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Dettaglio seduta n.119 del 18/03/97 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 5) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Farassino, Ghigo, Leo, Marengo e Masaracchio.


Argomento: Celebrazioni Manifestazioni Anniversari Convegni

Interpellanza n. 876 dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti relativa alla deliberazione della Giunta regionale concernente la manifestazione in materia di tartufi


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 876 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Moro Papandrea e Simonetti.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

L'Assessore Vaglio, in data 14 ottobre dell'anno scorso, ha deciso di concedere un ulteriore - ulteriore, se ben ricordo era scritto in delibera quindi vuol dire che ce n'erano stati altri prima? - contributo di 100 milioni all'Unione Trifolao piemontesi, presieduta da... qui c'è un nome: andiamo in seduta segreta, Presidente?



VAGLIO Roberto, Assessore al coordinamento politiche per la montagna

Nessun problema. Non c'è nessun problema, potete procedere.



PRESIDENTE

L'Assessore ritiene che non vi sia alcun problema.



CHIEZZI Giuseppe

Non lui, ma il signore che viene nominato... Io chiedo la seduta segreta, perché non voglio parlare di persona fisica.



PRESIDENTE

Mi porti a vedere la delibera, Consigliere.
Assessore Vaglio, valutiamo un attimo la questione.



(Il Consigliere Chiezzi si avvicina al banco della Presidenza per conferire con il Presidente e l'Assessore circa il procedere della seduta)



PRESIDENTE

SAITTA



PRESIDENTE

Scusate, signori, possiamo sapere qualcosa anche noi?



PRESIDENTE

Chiedo scusa all'assemblea, ma stiamo cercando di decidere se ci deve essere o meno seduta segreta. Pregherei i Consiglieri di avere pazienza.



(Il Consigliere Chiezzi e l'Assessore Vaglio ritornano ai loro posti)



PRESIDENTE

Prego il Consigliere Chiezzi di proseguire nella sua illustrazione, per il momento pubblica.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente.
Su questa mia interpellanza urgente del 24/10/1996 ho chiesto la seduta segreta perché si parla di attività svolta da una persona; l'Assessore e il Presidente del Consiglio hanno detto che non ravvisano la necessità di portare in seduta segreta questa interpellanza.
Io non condivido questa loro impostazione, perché la trattazione di questi argomenti, per essere - almeno da parte mia - completa, avrebbe avuto bisogno di una seduta segreta, in quanto si doveva parlare di attività svolta da persona. Prendo atto di questo impedimento.



PRESIDENTE

Consigliere, non si tratta di una persona singola, ma del Presidente di un'Associazione, e l'Associazione viene citata; in quanto tale, non c'è motivo... Comunque vedremo nel corso della trattazione se sarà il caso di andare in seduta segreta.
Lei ha la libertà di illustrare l'interpellanza come ritiene più opportuno.



CHIEZZI Giuseppe

Dato che non siamo in seduta segreta, devo stare dentro i confini della seduta pubblica, che sono diversi da quelli della seduta segreta. A questo mi atterrò.
L'Assessore Vaglio il 14 ottobre ha deciso di concedere un ulteriore contributo di 100 milioni all'Unione Trifolao, che è presieduta da una persona, come tutte le associazioni. Questa stessa persona, che non nomino opera anche nell'attività dell'Associazione Cantavino, che gira il Piemonte svolgendo attività di intrattenimento.
Il 14 ottobre l'Assessore Vaglio ha approvato il finanziamento di 100 milioni a questa associazione, e la stessa sera del giorno nel quale è stata approvata la deliberazione il suddetto Presidente, che opera anche nell'altra suddetta Associazione, avrebbe invitato diversi esponenti della Giunta regionale ad una cena a base di tartufo, in un ristorante sito nel Comune di Settime d'Asti. L'Assessore Vaglio si sarebbe prodigato personalmente a propagandare tale invito. Siamo venuti a conoscenza che il Presidente della Giunta regionale Enzo Ghigo ha partecipato a tale invito perché la cena è stata anche teletrasmessa dall'emittente locale Tele Asti International, che ha svolto un'intervista nel ristorante in questione.
Preso atto che questi 100 milioni di contributi regionali saranno impiegati dall'Unione Trifolao per manifestazioni di carattere propagandistico, si vuol sapere dal Presidente della Giunta regionale e dall'Assessore competente quale collegamento vi sia tra la concessione da parte della Giunta regionale del contributo di 100 milioni all'Unione Trifolao e la cena offerta il giorno stesso dal Presidente dell'Unione Trifolao ad alcuni componenti della Giunta regionale condotti dal Presidente Ghigo, cioè se ci sia un nesso tra lo svolgimento di questa cena e l'approvazione, il mattino, della deliberazione che concedeva 100 milioni. Inoltre, si vuol sapere quali finanziamenti abbia avuto l'Unione Trifolao oltre i 100 milioni in tale deliberazione, visto che si parla di ulteriore contributo e quali siano i rapporti economici che intercorrono tra l'Unione dei Trifulau, che beneficia di questi contributi e che ha come Presidente una certa persona, e l'Associazione Cantavino, che vede fra i propri attivi associati la stessa persona e che svolge attività di intrattenimento di tipo vario. Vogliamo sapere che tipo di attività, quale legame vi sia tra le attività delle due associazioni, visto che una delle due è sicuramente finanziata dalla Regione (non so se l'altra abbia anche qualche tipo di finanziamento) e una stessa persona regge le due situazioni. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vaglio.



VAGLIO Roberto, Assessore al coordinamento politiche per la montagna

Grazie, Presidente, e grazie al Consigliere Chiezzi per avermi consentito di intervenire in merito alla promozione del tartufo in Piemonte, che non è nota ai più.
Ho voluto rasserenare il collega in merito all'infondatezza di eventuali timori, solo ed esclusivamente perché i soggetti istituzionali che sono interessati e che dispongono dei finanziamenti regionali per la promozione dei tartufi, sono molti e sono anche di un certo livello.
Infatti, sono interessate le Province, che dispongono della promozione e dei relativi soggetti, i Comuni e la Regione, che interviene solo per il coordinamento delle iniziative.
La Regione Piemonte, in applicazione della L.R. 9/8/1989 n. 46, concede contributi per la promozione del patrimonio tartufigeno ai seguenti soggetti: Province Comuni altri Enti locali (tra cui le Camere di Commercio) Unione Regionale Trifolao.
Precedentemente all'attuale amministrazione, la destinazione del finanziamento non sempre è stata documentata nel dettaglio; spesso si verificavano sovrapposizioni di finanziamenti con concessione di contributi alla stessa fiera paesana da parte della Regione, Provincia, Camera di Commercio ed Unione Trifolao, mentre altre manifestazioni erano del tutto ignorate.
All'insediamento della Giunta attuale, in nome della trasparenza richiesta dalle leggi n. 142 e n. 241, i rapporti tra la Regione e gli altri enti interessati dalla L.R. n. 46/89 sono stati chiariti in un tavolo di concertazione comune, che si riunisce con cadenza semestrale presso il Municipio di Alba. Nel corso della prima riunione (aprile 1996) si è concordato che alla Regione sarebbe spettata la regia della promozione alle Province sarebbe spettata la concertazione con i Comuni e la concessione di eventuali contributi alle fiere minori; all'Unione Trifolao la realizzazione della promozione delle nove fiere più significative indicate dalle singole Province (Mondovì, Alba e Vezza d'Alba per la provincia di Cuneo; Asti, Montechiaro, Moncalvo e Canelli per la provincia di Asti; S. Sebastiano Curone e Murisengo per la provincia di Alessandria) ed inoltre interventi di manutenzione ambientale.
L'Unione Regionale Trifolao ha concordato con i Comuni interessati un programma promozionale estivo che prevedeva alcuni gemellaggi tra i Comuni piemontesi che ospitano le principali fiere del tartufo e località turisticamente vocate, per far conoscere ai visitatori le potenzialità dell'enogastronomia piemontese. L'organizzazione è stata possibile anche grazie alla fattiva collaborazione delle Province piemontesi.
Tra luglio e settembre 1996 sono state realizzate dodici manifestazioni: Pragelato, Sauze d'Oulx e Giaveno (provincia di Torino) Limone e Garessio (provincia di Cuneo), Stresa, Bognanco, Verbania, Orta S.
Giulio (provincia del Verbano Cusio Ossola), Ternengo (provincia di Biella), Alassio (provincia di Savona) e Bludenz (Austria).
Nel corso delle manifestazioni sono stati distribuiti oltre 20 mila pieghevoli promozionali, di cui 10 mila in francese, inglese e tedesco sono stati affissi 2 mila manifesti e distribuiti gratuitamente prodotti tipici delle località promosse.
Inoltre, la promozione ha coinciso con il rinnovo decennale dei tesserini per la ricerca dei tartufi (si ricorda che le risorse per la promozione e la manutenzione ambientale provengono dalla tassa di concessione regionale). Il coinvolgimento dell'Unione Trifolao ha stimolato i raccoglitori a versare la tassa regionale di concessione, i cui introiti negli anni passati stavano progressivamente calando, essendo praticamente assenti i controlli sul territorio che spetterebbero alle Province.
La Regione Piemonte nel 1996 ha concesso contributi per 1.200 milioni così suddivisi: Province: Alessandria L. 40.000.000 Asti L. 40.000.000 Cuneo L. 40.000.000 Torino L. 30.000.000.
Totale L. 150.000.000.
Comuni: Vezza d'Alba L. 10.000.000 Mondovì L. 21.000.000 Montechiaro d'Asti L. 10.000.000 Canelli L. 7.000.000 Murisengo L. 10.000.000 S. Sebastiano Cur. L. 20.000.000 Asti L. 15.000.000 Alba L. 45.000.000 Moncalvo L. 12.000.000.
Totale L. 150.000.000.
Unione Trifolao: prima assegnazione: realizzazione di diciannove manifestazioni promozionali: 1) conferenza stampa presentazione Tour promozionale: L. 500.000 2) acquisto piante micorizzate: L. 1.624.000 3) materiali fotografici, striscioni, spese spedizione, rassegne stampa prodotti monouso per degustazioni: L. 4.376.000 4) materiali promozionali (manifesti, pieghevoli, ecc.): L. 9.000.000 5) prodotti per degustazione: L. 15.000.000 6) prestazioni professionali: L. 51.500.000



(Interruzioni del Consigliere Chiezzi)



VAGLIO Roberto, Assessore al coordinamento politiche per la montagna

Si tratta di prestazioni professionali legate alle diciannove fiere e quindi tutto quello che attiene...



(Interruzioni del Consigliere Chiezzi)



VAGLIO Roberto, Assessore al coordinamento politiche per la montagna

Non so cosa siano, sicuramente anche canti, suoni e balli.



CHIEZZI Giuseppe

Di Cantavino.



VAGLIO Roberto, Assessore al coordinamento politiche per la montagna

Anche di Cantavino, se hanno ritenuto di utilizzarli. Ho assistito a manifestazioni in cui erano presenti complessi musicali (tra cui i Cantavino per la provincia di Asti), personaggi in costume del Palio di Alba...



(Interruzioni del Consigliere Chiezzi)



VAGLIO Roberto, Assessore al coordinamento politiche per la montagna

Si tratta di un problema che non è di competenza del mio Assessorato e di questa Regione. Io le sto documentando, come abbiamo documentato alle Province, come sono stati spesi i soldi.
7) Interventi recupero ambientale: - tartufaia di Murisengo: L. 9.000.000 tartufaia di Isola d'Asti: L. 1.000.000 tartufaia di Alba: L. 8.000.000.
Totale: L. 100.000.000.
Seconda assegnazione: L. 100.000.000 destinati ad opere colturali da eseguire durante l'inverno 1996/1997.
Comunità montana Alta Val Tanaro - Tartufaia sperimentale: prima assegnazione L. 35.000.000 seconda assegnazione L. 25.000.000.
Totale: L. 60.000.000.
CNR - Convenzione triennale: primo anno: L. 40.000.000.
Contributi per mantenimento piante produttrici di tartufo: assegnazione: L. 599.000.000 in base agli elenchi forniti dalle Province: il contributo è stato fissato in L. 40.000.000 a pianta.
Totale generale: L. 1.200.000.000.
Ovviamente si è provveduto all'erogazione dei finanziamenti solo dietro presentazione della documentazione delle spese sostenute dai singoli soggetti come previsto dalla vigente normativa regionale.
Ogni interpretazione od illazione non attinente a quanto illustrato è immotivata. L'occasione privata, argomento dell'interpellanza, in quanto iniziativa personale del Presidente dell'Unione Regionale Trifolao, che ovviamente se ne è assunto personalmente gli oneri derivanti, non pu costituire oggetto di risposta da parte della Giunta.



(Interruzioni del Consigliere Chiezzi)



VAGLIO Roberto, Assessore al coordinamento politiche per la montagna

Ripeto, l'occasione privata, argomento dell'interpellanza, in quanto iniziativa personale del Presidente dell'Unione, che se ne è assunto l'onere personale, non è argomento che può costituire oggetto di risposta da parte della Giunta.



(Interruzioni del Consigliere Chiezzi)



VAGLIO Roberto, Assessore al coordinamento politiche per la montagna

Come ho detto in premessa, si tratta di un'illazione. Era un'occasione del tutto privata.



(Interruzioni del Consigliere Chiezzi)



VAGLIO Roberto, Assessore al coordinamento politiche per la montagna

Era un'occasione privata. Gli Assessori non sono mai presenti ad occasioni private in veste ufficiale.



(Interruzioni del Consigliere Chiezzi)



VAGLIO Roberto, Assessore al coordinamento politiche per la montagna

Se permette, con le televisioni e i giornali parlo quando voglio.



(Interruzioni del Consigliere Chiezzi)



PRESIDENTE

Consigliere Chiezzi, lei risponderà dopo.
Prego, Assessore Vaglio, prosegua.



VAGLIO Roberto, Assessore al coordinamento politiche per la montagna

L'impiego del gruppo musicale "Cantavino" nelle manifestazioni promozionali è stato deciso di comune accordo fra i soggetti interessati (Province, Comuni e l'Unione).
La Giunta regionale non ha ritenuto di entrare nel merito dell'organizzazione della promozione, né le competeva, essendo nell'autonomia di ogni singolo ente la scelta dei modi, dei tempi e dei luoghi per promuovere le proprie specificità.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Premettiamo che noi apprezziamo le attività di promozione legate al tartufo, tant'è vero che avevamo proposto uno stanziamento in bilancio per ulteriori contributi - che l'Assessore non ha ritenuto di prendere in considerazione. La nostra non è, quindi, una polemica con i produttori e la commercializzazione del tartufo, che apprezziamo e riteniamo molto utile.
Nella nostra interpellanza ponevamo invece delle domande cui non si è risposto, mentre si è ampiamente risposto a problemi che noi non abbiamo assolutamente sollevato, se non parzialmente, quali, ad esempio l'ammontare dei finanziamenti all'Unione Trifolao.
Prendiamo atto che nelle decisioni delle singole iniziative la Giunta non c'entra, anche se poi, a livello individuale, una parte di Assessori ha partecipato al pranzo al ristorante, dietro invito privato - un privato strano, perché molto pubblico - anche se sono poi stati intervistati in quanto Assessori. Ci ha colpito il fatto che - casualmente - poco tempo prima c'era stato un contributo straordinario di ulteriori 100 milioni in favore dell'associazione: ci ha sorpreso che le due cose abbiano avuto un collegamento: casuale - ripeto - ma temporalmente vicino.
Altro fatto che non ci convince e ci pare poco corretto è che il Presidente dell'Unione Trifolao sia contemporaneamente membro di un'altra associazione che partecipa alle iniziative organizzate dai trifolao e ne viene retribuito.
Riteniamo questo un fatto eticamente non corretto; non si possono ricevere soldi pubblici per favorire un'associazione di cui si fa parte! Riteniamo sia un qualcosa da evitare in futuro! Probabilmente, non si è mai pensato di farlo; sarà bene informare anche le Province per intervenire in futuro affinché la cosa non si ripeta. Pensiamo anche che non sia opportuno che parallelamente a stanziamenti del Consiglio regionale vi siano inviti al ristorante; l'opinione pubblica potrebbe - a ragione - commentare in modo non benevolo! Occorrerebbe maggiore attenzione e non partecipare a questi pranzi; pubblicizzare addirittura l'iniziativa attraverso la televisione e articoli di stampa - che ho letto anch'io - ci sembra sia un modo per non far fare gran bella figura né alla Giunta né al Consiglio regionale.


Argomento: Montagna

Interrogazione n. 1009 del Consigliere Vindigni relativa alla riorganizzazione e alla riduzione del servizio postale in alcuni Comuni montani


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 1009, presentata dal Consigliere Vindigni, alla quale risponde ancora l'Assessore Vaglio.



VAGLIO Roberto, Assessore al coordinamento politiche per la montagna

Il Consigliere Vindigni chiedeva, nella sua interrogazione, notizie relativamente al Piano dell'amministrazione regionale dell'Ente Poste circa la riduzione del servizio postale nei Comuni di montagna.
Relativamente a questo argomento, all'inizio del 1996 l'Assessorato ha preso contatto, su richiesta della Conferenza dei Presidenti delle Comunità montane della provincia di Cuneo, prima con il dirigente responsabile per l'Ente Poste della provincia di Cuneo e successivamente con il Direttore compartimentale per il Piemonte, ing. Oliveri.
In questa sede, si è discusso dell'allora Piano di riconversione che prevedeva sperimentalmente sulla provincia di Cuneo l'utilizzo dell'operatore unico. Su 44 uffici postali della Provincia di Cuneo, previo uno stage di formazione, si è istituito l'operatore unico, ovvero un operatore che per tre ore teneva aperto l'ufficio postale per le pratiche consuete e per le altre tre ore distribuiva la posta. L'esperimento, a detta dei Presidenti delle Comunità montane della provincia di Cuneo, ha dato risultati abbastanza soddisfacenti: in alcuni casi si è assistito ad un miglioramento del servizio. Purtroppo non è stata sufficiente questa iniziativa da parte dell'Ente Poste perché la cronica carenza di organico delle Poste in Piemonte non è stata coperta con il personale risultante.
Successivamente, si è previsto di dare il via ad una nuova iniziativa che si chiama "cassette modulari", che comportava, per gli uffici postali a minor traffico, l'istituzione nei fondovalle, in punti di passaggio, di cassette postali dove i residenti nelle frazioni avrebbero dovuto andare a ritirarsi la posta. C'è stata una forte opposizione dell'UNCEM e della Conferenza dei Presidenti delle Comunità montane, quindi a questa iniziativa non si è dato corso.
Attualmente, quindi, sul fronte della ristrutturazione 1996 c'è stata la sperimentazione su 44 uffici postali dell'operatore unico.
Per quanto riguarda invece la ristrutturazione 1997 ho parlato con uno dei responsabili sindacali dei lavoratori dell'Ente Poste proprio questa mattina a seguito della manifestazione che si è svolta ieri a Roma in occasione dello sciopero generale delle Poste (incidentalmente questo responsabile è anche Sindaco di un Comune montano, è il Sindaco di Peveragno), il quale mi ha informato sulla previsione della chiusura di 4.000 uffici postali in Italia su 14.200 attualmente in funzione e sull'intenzione di far ricadere sul Piemonte questa operazione chiudendo 400 uffici postali. Non ho avuto modo di parlare ancora con il responsabile del Compartimento Ente Poste per il Piemonte, ma questa fonte sindacale mi informa che tale chiusura non dovrebbe provocare una riduzione di personale in quanto sarebbe sufficiente solo a coprire gli organici. Questo dal punto di vista sindacale.
Dal nostro punto di vista come iniziativa successiva c'è stato un primo incontro venerdì pomeriggio della settimana scorsa presso la Provincia di Cuneo con i Presidenti delle Comunità montane di Cuneo e c'è già stato un primo abboccamento con l'UNCEM. Abbiamo intenzione di richiedere a brevissimo termine un incontro con il Compartimento per il Piemonte per sapere quali siano le iniziative che vogliono essere poste in essere per far fronte alle previsioni della legge finanziaria.
Da parte delle Comunità montane è stata avanzata la proposta di istituire il servizio postale presso i Comuni, quindi di studiare con l'Ente Poste un sistema di franchising in cui le Poste assegnano ai Comuni il servizio e contemporaneamente le risorse necessarie all'espletamento del servizio. Questa proposta è stata avanzata quindici giorni fa. L'area di sperimentazione è stata individuata nell'Alta Langa cuneese per la situazione di grande spezzettamento amministrativo e per le difficoltà geografiche di spostamento e di infrastrutturazione viaria.
Siamo in attesa di una risposta da parte dell'Ente Poste; appena questa risposta arriverà conto di farne oggetto di un'informativa da portare, se il collega interrogante e il Presidente della Commissione lo ritengono, in Consiglio o in alternativa presso la Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Vindigni.



VINDIGNI Marcello

Prendo atto della risposta dell'Assessore e degli impegni ulteriori che ha preannunciato, anche se non posso non esprimere la mia preoccupazione per il quadro che è stato delineato, sia per quanto riguarda il lavoro fatto a livello regionale sia per quanto riguarda le prospettive future di riorganizzazione del servizio.
L'interrogazione aveva come oggetto quello di conoscere in che misura questo processo di ristrutturazione interessava l'intero territorio regionale e non solo la provincia di Cuneo. L'Assessore ha centrato la sua risposta solo su quello che è stato fatto o si pensa di fare sulla provincia di Cuneo; se la ristrutturazione riguardasse solo questa provincia ne prenderei atto, però dalle informazioni in mio possesso mi pare che il problema riguardi l'intera Regione e quindi chiedo all'Assessore di integrare la sua comunicazione dando informazione su quello che è capitato a livello regionale per il 1996.
Per quanto riguarda il 1997 e il futuro, lo scenario che delinea l'Assessore è estremamente preoccupante perché se si rivelasse fondata l'informazione acquisita tramite questo rappresentante sindacale, secondo cui è in vista la soppressione di 400 uffici postali nella nostra Regione chiaramente ci troveremmo di fronte ad una rivoluzione che toccherebbe i piccoli Comuni e in particolare i piccoli Comuni di montagna, andando in controtendenza rispetto a quello che si sta cercando di fare per consolidare la presenza della popolazione in questi ambiti anche in termini di presidio del territorio. E' chiaro che questi insediamenti sono possibili se si danno servizi alle popolazioni interessate. Allora, se la questione assume questa dimensione io credo che debba essere affrontata dalla Regione con provvedimenti ed impegni di tipo straordinario perché a me pare che l'ipotesi formulata dai Comuni di avere una sorta di sportello di servizi al cittadino localizzato presso gli uffici comunali sia interessante perché da un lato consente di ridurre i costi, però dall'altro la Regione non può essere, a questo punto, solo un rappresentante sindacale dei Comuni e delle comunità locali, ma deve avere una sua politica per rafforzare la struttura dei servizi alla persona nei piccoli Comuni e in particolare nei Comuni montani. Questa politica si deve attuare attraverso strumenti quali Accordi di programma fra l'Amministrazione postale e la Regione ed eventualmente le Province e le organizzazioni rappresentative dei Comuni, ma soprattutto con risorse.
Dobbiamo affrontare anche la questione delle risorse con le quali all'interno di un Accordo di programma la Regione, che ha già destinato una quota importante del proprio bilancio per le politiche nelle zone montane attraverso la costituzione del Fondo regionale per la montagna, decide di utilizzare una parte di queste risorse per consolidare questi servizi all'interno del territorio montano.
Concludo chiedendo se è possibile all'Assessore una breve integrazione della comunicazione relativamente alla situazione regionale 1996 e confermando la nostra attenzione al problema, in maniera tale che si possano avere informazioni più precise sul Piano di ristrutturazione globale e sulle modalità attraverso cui la Regione vuole concorrere a contenere i limiti e i pericoli connessi al Piano di ristrutturazione.


Argomento: Problemi energetici

Interrogazione n. 1129 del Consigliere Cavaliere relativa all'elettrodotto di Dogliani (CN)


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 1229 presentata dal Consigliere Cavaliere.
Risponde il Vicepresidente della Giunta, Majorino.



MAJORINO Gaetano, Vicepresidente della Giunta regionale

Questa interrogazione del Consigliere Cavaliere è datata 10/3/1997 e per la verità non è eccezionalmente urgente; tuttavia, in seguito alle insistenze del Consigliere Cavaliere in sede di Conferenza dei Capigruppo è stata calendarizzata e sono in grado di rispondere per quanto di mia competenza. Anche se, se volessi fare veramente il burocrate, direi, come mi hanno segnalato gli uffici del Settore Beni Ambientali, che proprio in questi giorni è in corso il trasloco di una massa di carta dalla sede di Via XX Settembre alla sede dell'ex Maffei, e che quindi non sono stati in grado di darmi notizie sufficientemente precise. Ciò nonostante, ho provveduto personalmente ad una ricognizione della questione e ad un'informativa.
In sostanza, il Consigliere Cavaliere mette in evidenza le proprie preoccupazioni per il fatto che, pur essendo stata revocata in data 7/8/1996 la deliberazione di Giunta che, per quanto riguarda le competenza della tutela ambientale, aveva dato il nulla osta all'ENEL, pur essendo stata revocata, ci sono preoccupazioni perché l'ENEL, in seguito al contenzioso che si è aperto, avrebbe di nuovo via libera per l'attuazione di questo elettrodotto.
Le cose stanno in questa maniera. Quando, a fine luglio venni informato, in particolare dal Consigliere Riba, dell'allarme sociale che si era creato in quel di Dogliani e Comuni viciniori per il fatto che l'ENEL incominciava a verificare lo stato dei luoghi per iniziare a realizzare il proprio progetto, in seguito ad una petizione dei cittadini di Dogliani mi resi conto del serio allarme sociale che si era creato. Allora diedi la direttiva al Settore di verificare la possibilità di revocare la precedente deliberazione che, ripeto, non era una deliberazione autorizzativa all'ENEL a procedere nei lavori; era, in base all'ordinamento regionale vigente, la preliminare deliberazione che diceva: "Per quanto concerne i beni ambientali nessun problema", perché era stato ritenuto di poter dare il via. Diedi questa direttiva al Settore, anzi fui io stesso a stendere pressoché materialmente la deliberazione di revoca, rilevando che l'interesse pubblico suggeriva la revoca, in quanto il Comune di Dogliani e i Comuni viciniori non erano stati sufficientemente coinvolti sotto il profilo informativo, allorquando era stato dato il nulla osta - ripeto e sottolineo ancora una volta - sotto il mero profilo della tutela dei beni ambientali (legge Bottai e legge Galasso). Venne dunque stesa ed approvata dalla Giunta la deliberazione di revoca, successivamente impugnata davanti al TAR del Piemonte da parte dell'ENEL. Sempre sulla linea della prestata attenzione alla problematica, diedi preciso incarico al servizio legale interno, senza rivolgermi ad esterni come avveniva in anni e lustri passati, di fare una robusta difesa, che io stesso esaminai, nei confronti del ricorso al TAR da parte dell'ENEL, che chiedeva l'annullamento della deliberazione di revoca e peraltro preliminarmente venne ottenuta la sospensiva della deliberazione di revoca. Avverso il provvedimento di sospensiva del TAR, dato con una motivazione estremamente superficiale dicendo cioè che la revoca della deliberazione autorizzativa potrebbe provocare danno grave ed irreparabile all'ENEL (è una formula di stile che purtroppo il TAR Piemonte usa allorquando ritiene di poter sospendere), ho dato la direttiva di proporre appello al Consiglio di Stato onde venisse a sua volta annullata la sospensiva della deliberazione di revoca. Anche il Comune di Dogliani si è attivato sulla stessa linea, cioè difesa della deliberazione di revoca ed appello al Consiglio di Stato, avverso il provvedimento del TAR che sospendeva la deliberazione di revoca, e risulta che subito dopo la settimana di Pasqua sarà fissata l'udienza davanti al Consiglio di Stato e sarà decisa la questione della sospensiva.
Questa è la situazione allo stato attuale delle cose e voglio far rilevare che anche se malauguratamente dovesse essere confermata la sospensiva della deliberazione di revoca, questo non significa che l'ENEL con pale e picconi incomincerà a lavorare e a mettere in opera l'elettrodotto, perché, come ho già detto prima, la deliberazione di Giunta era meramente autorizzativa, sotto il profilo dei beni ambientali. Occorre però, innestare l'altra complessa procedura, l'ordinamento è quello che è molto macchinoso, cioè a dire di passare attraverso il CROP e poi far esaminare dal CROP nel merito il progetto e successivamente, se l'esame del CROP risulterà positivo, ci sarebbe poi la seconda fase di vera e propria autorizzazione.
Nel frattempo, nell'interrogazione del Consigliere Cavaliere, si precisa che nel novembre 1996 l'ENEL, mentre da una parte impugnava al TAR la deliberazione di revoca di cui ho parlato, nello stesso tempo presentava un progetto che definiva diverso, ma che in realtà sarebbe identico almeno si dice nell'interrogazione - al precedente e che può provocare danni irreversibili sotto diversi profili. Questo progetto non è ancora stato esaminato dall'Assessorato beni ambientali: sarà mia cura farlo esaminare ed esaminare io stesso, ormai che sono bene addentro e coinvolto nella questione, onde fare le cose con la dovuta ponderazione.
Nell'interrogazione si fanno presenti altri aspetti di preoccupazione sotto il profilo dei danni all'agricoltura e alla salute, che riguardano altri Assessorati, però oggi come oggi la situazione è sotto controllo e non si sta procedendo ad attuare questo elettrodotto. E' ancora da valutare il nuovo progetto e si presterà la massima attenzione. L'altro progetto è sub judice; è stato autorizzato in un primo tempo, ma non esiste più perch è stato sostanzialmente revocato e posto nel nulla, c'è un contenzioso aperto. Con queste preliminari informative penso che le preoccupazioni possano essere sfumate, almeno allo stato degli atti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Credo ci siano delle questioni abbastanza serie e che siano state sottovalutate dal nostro Ente. L'elettrodotto in questione non riguarda come spesso si è fatto riferimento, solo il Comune di Dogliani, ma riguarda un tracciato di 34 km che attraverserebbe una delle zone paesaggisticamente, e non solo, più belle del Piemonte. Una delle zone meno intaccate dal punto di vista urbanistico e industriale, che verrebbe, dal primo progetto dell'ENEL, irrimediabilmente compromessa; è una zona di interesse viticolo. Si è venuti incontro alle rimostranze del Comune di Dogliani, perché è un Comune più grande per cui ci sono state considerazioni più articolate. Anzi c'è da dire che in un primo momento non sono state tenute in considerazione nemmeno le perplessità del Comune di Dogliani, per cui la Regione ha dato inopinatamente l'autorizzazione a scatola chiusa ad un progetto discutibile. Successivamente si è venuti incontro alle perplessità del Comune di Dogliani e si è pensato che si fossero risolti i problemi ambientali, come è stato scritto su un quotidiano di informazione, semplicemente perché la parte dei 4 km interessata dal Comune di Dogliani veniva interrata in un sistema che non è neanche considerato positivo dai servizi.
L'autorizzazione generale, quella precedente, veniva data evidentemente non sono neanche state lette le carte - nonostante il Servizio Geologico di Cuneo avesse detto che la zona dove venivano impiantati i tralicci, abbastanza grandi, era una zona di grave rischio franoso, perché, fra l'altro, è stata interessata dai recenti eventi alluvionali. Ci sono delle relazioni del Servizio Geologico che dicono che è una zona particolarmente franosa; nonostante questo venne data quell'autorizzazione.
La situazione, Assessore Majorino, è più complicata di prima, proprio per questa autorizzazione che venne superficialmente concessa, senza un'adeguata istruttoria. Io mi auguro che si intavoli con l'ENEL un ragionamento diverso, che non accetti intanto le pratiche ricattatorie dell'ENEL. Quando viene messo in discussione qualcosa l'ENEL dice: "Vi lasciamo senza energia elettrica". Questo non è accettabile come approccio generale, perché non c'è una richiesta che giustifichi la portata di oltre 130 mila volts per quell'elettrodotto; attualmente se ne usano 15 mila.
In ogni caso bisogna considerare percorsi alternativi e soluzioni diverse, perché attraversare quella zona per 34 km è veramente un peccato significa compromettere una delle zone più belle del Piemonte.
Ho avuto modo di visitarla tutta; ci sono alcuni tralicci che passerebbero a 50 metri da abbazie del 1200, chiese romaniche, zone pregiate che varrebbe la pena, invece, di valorizzare e rendere oggetto di un percorso turistico importante. Sono zone che hanno assistito negli ultimi anni al ritorno di molti cittadini che nei decenni passati erano emigrati verso la metropoli; ritornano, ricostruiscono un'economia legata all'agricoltura, all'agriturismo e bisogna considerare tutti questi aspetti e non dare solo un giudizio in ordine alle strette competenze dei beni ambientali che nella vicenda hanno in effetti competenze limitate. Bisogna dare un giudizio complessivo rispetto all'economia; anche l'Assessore all'ambiente dovrebbe dare un giudizio politico complessivo sull'operazione. Non ho capito qual è il giudizio politico e tecnico complessivo della Giunta, cioè se la Giunta è d'accordo sul progetto di base. Tutte le modifiche che prevedono l'attraversamento con quei alti tralicci per 34 km di quei paesaggi, non ci possono trovare d'accordo.
Intendo capire meglio qual è la posizione della Giunta rispetto a questo problema.



PRESIDENTE

Ringrazio, il Consigliere Cavaliere, perché mi ha interpretato. Io non posso intervenire perché si tratta di un'interrogazione, ma quanto lei ha detto - conoscendo le mie origini - è stata un'interpretazione fotografica.
La parola ancora al Vicepresidente della Giunta, Majorino.



MAJORINO Gaetano, Vicepresidente della Giunta regionale

Mi sembrava di essere stato, nella risposta all'interrogazione sufficientemente chiaro.
Una volta definiti i problemi che adesso lei mi ribadisce, la Giunta ha provveduto, con la deliberazione del 7 agosto, sostanzialmente a "togliere di mezzo", attraverso la revoca, quella autorizzazione che era stata concessa mesi prima.
Vorrei far rilevare che la Giunta, e il Settore interessato, hanno preso in seria considerazione le questioni che lei ha sottolineato, perch se un difetto ha il Settore - non per volerne fare in quanto Assessore con delega una difesa d'ufficio - è quello di essere molto rigoroso prima di concedere autorizzazioni per quanto riguarda i territori tutelati dai beni ambientali.
Lei mi dice che in definitiva la competenza del Settore è limitata ai beni ambientali, ma, dopo tutto quello che lei ha detto, relativamente al pregio di questa zona, mi pare che la competenza, seppur limitata, è rilevante. Nello stesso tempo, se il Settore beni ambientali, come ha già manifestato, attraverso la revoca, non concede il suo benestare, l'ENEL pu dimenticare il progetto.
Lei chiedeva quali erano le intenzioni della Giunta in merito. Per quanto mi riguarda posso dire che se non verrà concessa l'autorizzazione al primo progetto - autorizzazione peraltro già revocata - sul secondo progetto (che io apprendo attraverso l'interrogazione essere stato ripresentato a novembre del 1996) l'intenzione della Giunta è di prestare moltissima attenzione anche al progetto numero due e ad indurre, per quanto di ragione, l'ENEL all'attraversamento sotterraneo che mi pare di aver capito poter essere una soluzione tecnica.
Mi pare di aver dimostrato che la Giunta è stata, ed è tuttora, attenta a questi problemi. Quando si verificheranno gli ulteriori eventi, come ad esempio l'esame del secondo progetto ed altro, presteremo la massima attenzione ai fini, comunque, di non deturpare quella preziosissima zona paesaggistica alla quale il Consigliere Cavaliere si riferisce.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Noi non abbiamo una normativa precisa sui campi elettromagnetici.
Esiste una nostra proposta di legge - trattata diversamente da quelle contro l'ambiente - dove l'analisi - su questo mi riferisco all'Assessore Cavallera - sui campi elettromagnetici ci dà la possibilità di capire se la soluzione di interramento, che credo abbastanza difficile da realizzare per 34 km, sia positiva o meno dal punto di vista ambientale e salutistico.
Credo che la soluzione, Assessore, sia quella di un percorso alternativo, di vedere come l'ENEL può arrivare al ricongiungimento dell'anello, perché di quello si tratta, attraverso un progetto che non distrugga una delle parti più belle del Piemonte.


Argomento: Opere pubbliche - Trasporti su gomma - Trasporti su ferro

Esame progetto di legge n. 186: "Proposta di legge al Parlamento: 'Autorizzazione di spesa per la realizzazione e l'ammodernamento dei collegamenti internazionali autostradali (Asti-Cuneo-Nizza) e ferroviari (Fossano-Cuneo-Ventimiglia)'" - Presentazione ordine del giorno n. 417


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 7) all'o.d.g., che prevede l'esame del progetto di legge n. 186.
In Commissione hanno espresso voti favorevoli i Gruppi di Forza Italia Alleanza Nazionale, CDU, PPI, Patto dei Democratici e PDS; non ha partecipato alla votazione il Gruppo di Rifondazione Comunista.
La parola al relatore, Consigliere Riba.



RIBA Lido, relatore

Richiamato il vasto dibattito che ha preceduto la fase della presentazione e oggi della discussione di questa proposta di legge di iniziativa regionale al Parlamento, vorrei porre all'attenzione del Consiglio alcuni aspetti della relazione, allegata alla proposta di legge che tra l'altro credo sia piuttosto nota a tutti i Consiglieri.
Voi sapete, colleghi, che la premessa di questa discussione sta nel fatto che i Paesi a nord delle Alpi usufruiscono di un'intelaiatura di infrastrutture che ha reso agevole per loro realizzare i collegamenti, sia con il sistema portuale del Baltico, dell'area Atlantica, sia attraverso il sistema della navigazione fluviale, autostradale e ferroviario che è organizzato sia nelle direzioni nord-sud che nelle direzioni est-ovest. Per tutte queste ragioni in quell'area, sistema d'Europa, le relazioni, le connessioni, le infrastrutture sono in una fase particolarmente avanzata efficiente e competitiva. Il Ministro Burlando di recente, aprendo la Fiera del tartufo di Alba, segnalò agli operatori economici e politici presenti a quella riunione, che la sola Germania precede l'Italia di oltre 500 mila miliardi di investimenti fatti ed operanti nel settore delle infrastrutture; naturalmente si riferisce a quelle portuali, aeroportuali aereonavali, fluviali ed interportuali.
Lo sviluppo dell'area sud delle Alpi, come è noto, presenta le due fratture delle Alpi occidentali e dei Pirenei. Uno dei problemi con i quali si è sempre dovuto misurare il progetto di integrazione europea e di superamento dell'ostruzione rappresentata dalla barriera delle Alpi occidentali era proprio quello che riguardava il sistema di attraversamento che procede essenzialmente nella direzione nord-sud, per quanta riguarda attualmente il traforo del Frejus e il traforo del Monte Bianco.
L'organizzazione dei Paesi dell'Asia e l'associazione del sud Europa pose il problema del completamento dei collegamenti est-ovest, già nella riunione di Torino del 1995; la Comunità europea, sia a livello di Commissione che di Parlamento, nel definire le reti TEN pose e individuò i due grandi collegamenti che riguardano il nostro territorio, come esigenze fondamentali per la costruzione della rete delle relazioni transeuropee, il sistema di Alta Velocità - o adesso, con il nuovo nome che più opportunamente si va definendo, di Grande Capacità di Trasporto - per quanto riguarda la linea ferroviaria nella relazione del Frejus e il collegamento, attraverso il Tunnel del Mercantour, relativamente alle comunicazioni stradali ed autostradali. Questo per quanto riguarda l'impostazione dell'Unione Europea, che ha definito il tratto Asti-Cuneo Nizza come l'anello mancante della rete di collegamento che procederebbe dall'area balcanica fino a quella iberica. Questo relativamente alla definizione e alla scelta strategica del percorso del Mercantour.
E' stata insediata una Commissione intergovernativa, sono stati siglati gli accordi fra l'Italia e la Francia, gli studi stanno procedendo; ho qui una copia della lettera che di recente (febbraio) il Ministro Dini ha inviato al Ministro Costa, dopo la sua visita ad Alba, per sollecitarlo a fornire i supporti necessari per la prosecuzione delle attività di studio del tracciato ed apprestamento del progetto del Traforo del Mercantour essendo questo un impegno internazionale ed un'esigenza dell'Italia nell'ambito dei collegamenti con l'Europa.
Per quanto riguarda invece il tratto Asti-Cuneo, non dovrei spendere delle parole perché tutti i colleghi in varia misura sono stati testimoni delle diverse iniziative e battaglie; ricordo soltanto l'ultima riunione dell'anno scorso, svoltasi a Magliano Alpi, alla quale intervennero le Province dell'itinerario interessato e la Regione Piemonte (erano presenti anche il Presidente Ghigo e l'Assessore Masaracchio). In quella riunione si pervenne ad una definizione della situazione nei seguenti termini: per quanto riguarda il percorso internazionale autostradale del Mercantour, le decisioni sono state assunte a livello europeo, convalidate a livello nazionale e perfezionate a livello di rapporti bilaterali fra Italia e Francia; per quanto riguarda invece la relazione Asti-Cuneo, esiste da anni una concessione per l'affidamento dell'opera.
In tutta questa situazione, però, attualmente vi sono delle difficoltà di ordine finanziario, perché a fronte di questi impegni e di questa impostazione programmatica, lo Stato italiano non ha ad ora definito alcun impegno di tipo finanziario.
In quella riunione, da una sintesi del dibattito, emerse inoltre l'opportunità che la Regione si facesse carico del ruolo di riferimento programmatico ed istituzionale che gli compete, prospettando al Ministero un quadro organico di interventi tecnico-finanziari necessari per avviare concretamente la realizzazione dell'opera lungo tutto il percorso Asti Cuneo (perché questa è sia una definizione del Piano ANAS sia una definizione perfezionata a livello di concessione) e Cuneo-Nizza (perch questo costituisce tratto dell'itinerario europeo).
Ancora in quella riunione il sottoscritto, incoraggiato dalla convergenza di tutti gli interventi delle varie parti politiche circa la necessità che la Regione svolgesse il suo compito prospettando un quadro organico di interventi al Ministero, al Governo e al Parlamento, prese l'impegno di predisporre alcune linee di una proposta di legge di iniziativa regionale; queste linee furono in seguito sviluppate attraverso vari contatti e si pervenne quindi al testo di questa proposta di legge firmato da tutti i Gruppi (compresi i Presidenti della Giunta e del Consiglio), eccetto Rifondazione Comunista e Verdi.
La proposta di legge non si addentra nella questione dei tracciati e nelle parti tecniche, in quanto si tratta di aspetti affrontati in documenti specifici già depositati ed oggetto di valutazione di impatto ambientale; la proposta si riferisce esclusivamente all'impostazione di un'ipotesi finanziaria necessaria a supportare la realizzazione di questa opera.
Passo rapidamente ad individuare l'organizzazione delle esigenze finanziare e a descrivere come esse sono state previste nell'assestamento della proposta di legge.
Voi sapete che a fronte della concessione per la Asti-Cuneo, non è stato approvato il relativo Piano finanziario o, perlomeno, sono state proposte delle bozze di Piano finanziario che avevano tutte in comune il reperimento di risorse in parte attraverso un finanziamento statale e in parte con l'aumento dei pedaggi sulla Torino-Piacenza.
Per essere sintetico su questo punto, richiamo le dichiarazioni fatte di recente ad Alba, in occasione della visita del Ministro Costa, dal Direttore generale dell'ANAS, dottor D'Angiolino, il quale, confermando l'impegno, la scelta, la strategia per la Asti-Cuneo, disse semplicemente che per questa opera mancava il Piano finanziario. Si tratta di un'opera il cui costo è stimato (valutazione attuale) in 1.400 miliardi - possono anche oscillare in basso con l'appalto, ma ad ogni modo questi sono i conteggi mentre la proposta di finanziamento ministeriale governativo è di 450 miliardi, che rappresentano poco più del 30% della cifra necessaria per la realizzazione dell'opera: comunque sia e qualunque sia l'ente che la realizza, è questo il dato di partenza indispensabile. Inoltre - lo voglio ricordare perché una parte del dibattito verteva anche sulla possibilità di realizzare soltanto il tratto Asti-Marene, sganciandolo dall'altra parte del tracciato, cioè dalla Cuneo A6 - non è assolutamente possibile attuare questa operazione perché si tratta di una concessione unica, riferita ad un solo Piano finanziario. Di conseguenza, l'avvio di qualsiasi opera è subordinato all'approvazione di un Piano finanziario per il quale si considera fondamentale la disponibilità di una quantità minima di risorse.
Per quanto riguarda il tratto che va da Cuneo nord (punto in cui arriva l'arteria di grande comunicazione) fino a Borgo S. Dalmazzo, dove vi è l'innesto con le attuali strade dei valichi internazionali del Tenda e della Maddalena, si tratta di 15 km di attraversamento di un'area fortemente urbanizzata. Il Comune, la Provincia e le Comunità montane si sono espresse sui tracciati e quell'opera è considerata del costo non inferiore a 40 miliardi al chilometro, il che significa altri 600 miliardi.
Esiste poi la necessità di realizzare una strada di accesso a due corsie fino all'imbocco del valico, e questa opera è considerata nell'ordine di una spesa al massimo di 200 miliardi. Segnalo che questo investimento sarebbe comunque indispensabile per mantenere i valichi così come sono perché si tratta di realizzare un sistema di circonvallazioni, di interramenti e di passaggi in galleria.
A questa proposta, proprio perché si tratta di un progetto di realizzazione di un percorso internazionale plurimodale, si aggiungono i finanziamenti - su questo non mi trattengo, perché ne abbiamo già discusso ieri a proposito del progetto del Ministro Burlando per il Piano dei trasporti - necessari per il raddoppio della ferrovia Cuneo-Torino e Cuneo Ventimiglia-Nizza (quest'ultima deve essere raddoppiata nel tratto da Fossano a Cuneo, secondo quanto previsto in tutti i progetti e in tutte le proposte), nonché per l'elettrificazione del tratto da Limone fino a Breil e Ventimiglia. Il costo di questa operazione è al di sotto dei 100 miliardi.
Esiste una necessità urgente di interventi sul Colle della Maddalena (ormai chiuso per tre mesi all'anno) valutata attorno agli 80/90 miliardi (calcoli ANAS) per la costruzione di paravalanghe e passaggi in galleria. E questo completa il quadro degli 870 miliardi che si propone di destinare all'ANAS per le opere di realizzazione delle infrastrutture di questo corridoio.
La legge prevede poi un intervento di 60 miliardi da suddividere tra il Comune di Cuneo, le Comunità montane e la Provincia per la realizzazione di quelle opere di infrastrutturazione economica necessarie in parte a compensare il disagio prodotto dalla realizzazione dell'infrastruttura e in parte per ottenerne la massima fruibilità ai fini dello sviluppo dell'economia locale.
Completa la proposta di legge l'ipotesi sperimentale di istituzione della TAT (tassa per l'assetto del territorio). Come tutti sanno, il progetto per la sua applicazione europea è ormai in fase avanzata di studio (già esiste in Francia) e prevede la destinazione di un 3% dei pedaggi alle comunità locali, ai fini di consentire alle medesime di fruire direttamente dei proventi derivanti dall'opera realizzata con l'utilizzazione del proprio territorio. Questa è la proposta di legge.
Per concludere, Presidente, vorrei fare ancora una breve considerazione. Questa proposta di legge, come dicevo, è il frutto di un consenso maturato non solo nel confronto fra le comunità locali (Comuni Province di Cuneo e di Asti, Comunità montane), ma anche fra gli Enti pubblici ed economici (Camere di Commercio) e le forze economiche e sociali (Organizzazioni sindacali, Associazioni di categoria), che trova la sua sintesi nella Regione e nelle sue proposte di governo del territorio. Un consenso unitario, dunque, per una proposta di legge che è la sintesi di ciò che è necessario per tutto il Piemonte sud e di tutto ciò che oggi è possibile realizzare.
Questa iniziativa è definita in funzione dell'integrazione delle regioni alpine e dei porti liguri con le reti europee, ma vorrei dire di più: è in funzione di un rapporto peculiare, da un lato, tra il Piemonte e l'Italia e, dall'altro, tra il Piemonte e l'Europa, ossia tra il nostro Paese e l'integrazione europea sul versante nord-ovest, una delle frontiere più tormentate e chiuse di questi ultimi decenni. Ne consegue quindi che, a fronte di un consenso così vasto, non siano leciti né dubbi né perplessità da parte del Governo nazionale, sia sul piano programmatorio, perché questa iniziativa è ormai da decenni all'attenzione di tutti, sia dal punto di vista finanziario, perché le opere necessarie prevedono un modesto finanziamento annuale: poco più di 300 miliardi all'anno. Ricordo che tutte le grandi arterie realizzate in questo territorio hanno avuto costi di gran lunga maggiori ancorché realizzati attraverso una programmazione frammentaria che era certamente meno opportuna di quella che si prevede con una legge organica.
A conclusione di questa osservazione, occorre anche dire che non possiamo più accettare che il dibattito sulle grandi questioni infrastrutturali, sociali e produttive abbia come centralità soltanto quelle zone del Paese dove più si alza la voce e maggiormente si fa sentire l'influenza politica e la pressione partitica.
In Piemonte, non meno che altrove, si lavora, si produce, si compiono grandi sacrifici, si avanzano delle proposte serie, organiche ed argomentate: l'auspicio è che a livello del Parlamento e del Governo ci sia la corrispondente attenzione.
L'opera svolta dalle Comunità montane, dalle forze politiche, dalle forze sociali e dal Consiglio regionale nel suo complesso dimostra che vi è un consenso profondo sulla necessità di affrontare e risolvere il problema del collegamento Asti-Cuneo e tra il Piemonte e il sud Europa. Tra l'altro è un problema che si protrae da oltre tre decenni.
Il Parlamento e il Governo sono certamente impegnati in questo momento sui grandi temi delle riforme istituzionali, del federalismo, dei conti pubblici e della crisi economica, però spero abbiano presente che le emergenze si affrontano anche partendo dallo sviluppo e anche, se non soprattutto, programmando la crescita del Paese e il superamento delle cause di debolezza del nostro sistema territoriale ed infrastrutturale.
Sappiamo che la rinuncia ad affrontare le grandi questioni, a compiere delle scelte e a sostenere le conseguenti battaglie, porta al trionfo della deleteria quotidianità di collegio, alla parcellizzazione legislativa, allo spegnimento della politica e al declino delle istituzioni rappresentative.
Non richiamo altri elementi, ricordo soltanto che la realizzazione della Asti-Cuneo, per quanti appartengono all'area dell'Ulivo, è stato un impegno formale assunto dal Presidente del Consiglio Prodi in occasione della sua visita nel nostro territorio nella fase della campagna elettorale e ribadito successivamente durante alcuni incontri con vari amministratori.
Credo che il Consiglio regionale abbia di fronte una proposta organica organizzata e completa, che consente al Consiglio regionale del Piemonte di trasferire al Parlamento un'ipotesi di interventi finanziari assolutamente sostenibili soprattutto in questo momento in cui la riorganizzazione delle attività per la realizzazione delle infrastrutture fa parte dell'attualità politica all'ordine del giorno dei lavori del Governo e del Parlamento.
Ringrazio fin d'ora per tutti i contributi che sono venuti in questi mesi di preparazione del lavoro. Ricordo che il progetto è stato depositato nel giugno scorso (l'idea era nata all'inizio dell'anno scorso durante il convegno svoltosi a Magliano Alfieri), è trascorso un anno e se oggi concludiamo questa fase trasferendo il lavoro al Parlamento possiamo dire di aver realizzato un progetto certamente utile per lo sviluppo del Piemonte. Grazie.



PRESIDENTE

E' aperto il dibattito generale.
La parola al Consigliere Casoni.



CASONI William

Grazie, Presidente. Il nostro Gruppo ha pienamente aderito a questo progetto che secondo noi fa il paio con una proposta similare presentata come primi firmatari, da parlamentari del Polo della Libertà in sede di Parlamento, anche se non è così estesa in quanto non comprende la parte ferroviaria ed altre parti.
Vorrei significare all'aula che si tratta di un'opera fondamentale per l'asse viario non solo del Piemonte, ma diventa l'asse viario trasversale dall'Europa nord-orientale (dai Paesi dell'est, Austria e Germania) all'Europa sud-occidentale. Infatti, attualmente il traffico che proviene dal Brennero si stoppa all'altezza di Asti e il traffico che deve convergere verso la Francia deve necessariamente passare per le direttrici viarie della Liguria, dove l'Autostrada dei Fiori è già congestionata.
Quindi, uno sbocco che permetta la prosecuzione da Asti a Cuneo e da Cuneo a Nizza completerebbe questo asse diretto che permetterebbe di indirizzare su questa direttrice tutto il traffico che collega l'Europa nord-orientale all'Europa sud-occidentale.
A parte questa funzione tecnica di collegamento, per le province di Asti e di Cuneo questo collegamento è fondamentale soprattutto per le attività economiche. Ad esempio, per l'agricoltura dobbiamo considerare che attualmente il trasporto delle merci incide moltissimo sul costo finale dei prodotti e quindi sulla competitività che i prodotti agricoli del Cuneese e dell'Astigiano hanno sui vari mercati. Basti pensare che per un chilo di pesche o di mele il costo del trasporto, paragonato fra queste due ipotesi varierebbe di 70 lire al chilo. Tale cifra, sul mercato della frutta rappresenta un'enormità. Si potrebbero aprire anche commercialmente dei mercati che oggi sono preclusi ai nostri prodotti. Tant'è vero che, per rimanere nel settore della mela, la mela prodotta in Val di Non, al di là della qualità (è stato appurato che è quasi identica a quella della produzione cuneese), viene facilmente commercializzata per la vicinanza con i collegamenti autostradali del Brennero e quindi con la direttrice per i Paesi del nord.
Un'ulteriore considerazione, sempre per rimanere nel settore dell'agricoltura, riguarda il collegamento diretto e giornaliero con i mercati ortofrutticoli. Oggi è difficile collegarsi non solo con Milano, ma addirittura con Asti, però, in previsione del Mercantour, potremo posizionare i nostri prodotti agricoli in misura maggiore sui mercati della Francia e della Spagna.
Un altro impatto che potrebbe avere questa realizzazione sarebbe sicuramente la migliore valorizzazione dei prodotti DOC delle due province.
Noi oggi abbiamo i vini, la carne, i formaggi, i funghi, le castagne, le nocciole, che si trovano a dover competere con concorrenti in grado di garantire un migliore trasporto, a costi ridotti e più velocemente. E' questa un'altra gaffe che l'agricoltura di queste due province deve quotidianamente toccare con mano.
Logicamente, queste considerazioni valgono sia per il discorso della direttrice autostradale Asti-Cuneo-Nizza sia per il discorso ferroviario andiamo verso un sistema economico che prevede, comunque, i due tipi di trasporto: un sistema efficiente di trasporto dei prodotti agricoli dovrebbe prevedere ambedue i settori.
Altro settore che può essere ricollegato all'agricoltura è quello della trasformazione agro-industriale; abbiamo una legge, alla quale stiamo dando attuazione in questo periodo, sulla trasformazione agro-industriale, ma qualsiasi industriale, prima di impiantare un'attività dove il prodotto agricolo viene prodotto, fa logicamente i conti con quelli che possono essere, successivamente, i costi della commercializzazione del prodotto trasformato. Un'azienda di succhi di frutta - tanto per fare un esempio - è difficile che si posizioni nel Cuneese o nel Basso Astigiano: il solo costo di trasporto abbinato alla trasformazione probabilmente non renderebbe il prodotto competitivo rispetto a concorrenti di altre regioni o di altri Stati.
Altro settore che ritengo assai importante e che può trarre grande beneficio dal provvedimento in discussione, qualora approvato e finalmente realizzato, è quello del turismo. Tutti sappiamo che nel settore del turismo i collegamenti stradali sono fondamentali; ognuno di noi, nel decidere di andare in vacanza in una certa località, fra le prime cose che verifica c'è il tempo che occorre per raggiungerla. Sui cataloghi di viaggio di qualsiasi tour operator ci sono intere pagine dedicate al "come si arriva e in quanto tempo". Quanto tempo occorre per arrivare, per esempio, in Valle Gesso, provenendo da Milano? Ben quattro ore e mezzo di viaggio; diventa dunque molto difficile collocare a Milano la vendita di un pacchetto turistico di tipo naturalistico per le vallate alpine di questa zona del Piemonte. Se vogliamo collegarci in maniera efficiente anche dal punto di vista turistico dobbiamo preservare da un lato quelle che sono le caratteristiche del nostro territorio - che intendiamo conservare nel migliore dei modi possibile - ma dall'altro dobbiamo anche dare modo ai potenziali turisti di arrivarci con facilità. Senza queste due componenti abbinate, difficilmente si riesce a far sì che una zona turistica sia effettivamente spendibile sul mercato.
Le province di Asti e Cuneo hanno moltissimo da offrire al turismo: le Langhe, il Roero, lo stesso Monferrato. E non dobbiamo pensare solo al traffico turistico in arrivo da altre zone italiane, ma anche ai turisti che potrebbero provenire da tutta la Francia, dalla Costa Azzurra o addirittura dalla Spagna; nel soggiornare in tutta quella zona potrebbero conferirle non poco valore aggiunto. Le vallate alpine, le località sciistiche, tutte le città del Cuneese e dell'Astigiano, hanno molte attrattive da offrire ai turisti. La situazione attuale è invece quella che potrebbe essere descritta con il vecchio detto "cul de sac". Chi arriva dalla Francia in Italia non passa di certo né da Cuneo né da Asti, ma fa il giro attraverso la Liguria. Stessa cosa dicasi per l'inverso.
Altro settore fondamentale è quello del commercio dell'artigianato. E' noto che il tessuto economico di queste due province - Asti e Cuneo - si basa prevalentemente sull'artigianato, sul commercio e sulla piccola e media industria. Il discorso che facevamo prima sull'agricoltura è strettamente legato a quello sul commercio. Anche in questo caso difficilmente si avvieranno nuove attività imprenditoriali, commerciali ed artigianali se non ci sarà la possibilità di commercializzare in modo veloce tali prodotti.
Ultima considerazione di carattere sociale - e concludo. La gente di queste due province da troppo tempo sta aspettando questa strada. Lo verifichiamo con le persone anziane, con gli studenti e quanti altri lasciando da parte il tessuto economico: tutti ritengono questa opera fondamentale per il loro futuro. Sentiamo quindi l'obbligo morale di dare finalmente, dopo trent'anni, una risposta a questa gente, che, veramente se la merita. Grazie.



PEANO PIERGIORGIO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Grazie, Presidente. Dopo la relazione del Consigliere Riba è in discussione l'importante progetto di legge, il n. 186, proposto al Parlamento per l'autorizzazione di spesa atta alla realizzazione e l'ammodernamento dei collegamenti autostradali internazionali, Asti-Cuneo Nizza, e ferroviari Fossano-Cuneo-Ventimiglia.
Tale proposta di legge al Parlamento chiede sia autorizzata la spesa di 1.500 miliardi di risorse nazionali, che è totalmente avulsa dal quadro generale delle risorse della finanziaria 1997 e che, in generale, desta preoccupazione nel nostro Paese.
In un momento storico difficilissimo ed incerto sul piano economico sociale e produttivo, questa proposta di legge è assolutamente parziale limitata nell'ambito della tematica dei trasporti del Piemonte, in quanto vi sono altre importantissime esigenze prioritarie di zone e realtà del territorio regionale, specie nel Piemonte sud-alessandrino, che sono sempre disattese o non prese nella giusta considerazione politica dalla Giunta di centro-destra che governa questa Regione.
Ad esempio, com'è possibile pensare, come Regione Piemonte, di tentare di sviluppare le terme o il termalismo di Acqui senza potenziare la viabilità autostradale e stradale o ferroviaria, con l'apertura, per esempio, del casello a Predosa od aumentare l'arrivo dei treni diretti o interregionali dalla Liguria verso questa città termale? E' impensabile.
Così come si può pensare di incrementare il polo dolciario di Novi Ligure che dovrebbe dare impulso economico ed occupazionale in una drammatica situazione industriale qual è quella della Valle Scrivia, quando nella città della Pernigotti e del cioccolato Novi nonché dell'ILVA e Morteo, che sono due fabbriche in gravissima crisi economica ed occupazionale, non si ferma alcun treno Intercity e le stesse linee ferrate sono scarse e critiche nella manutenzione.
Ovviamente, vi sono tante altre zone importanti, turistiche, montane vitivinicole, artigianali, come l'Ovadese o il Valenzano - e non sto ad entrare nel campo orafo - che sono carentissime sul piano dei trasporti sia autostradali sia, soprattutto, ferroviari. E' ovvio che porto a conoscenza del Consiglio la realtà alessandrina, ma analogo discorso può essere fatto per le altre province.
Si chiede pertanto al Presidente del Consiglio, anche ai sensi del Regolamento interno del Consiglio regionale, di non procedere dopo la discussione generale all'esame degli articoli della proposta di legge n.
186, ma di rinviare la delicata materia alla competente Commissione per un riesame più complessivo e completo di tutte le realtà del Piemonte e per determinare meglio gli interessi del Piemonte in materia di trasporti.
Ho voluto evidenziare alcune realtà importanti e quindi credo che ci debba essere un riesame della proposta di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Io non sono un abitante della provincia di Cuneo né della provincia di Asti, ma conosco queste zone. Mi capita di andarci ogni tanto, più che altro in macchina, in treno meno, ma sento i racconti che vengono fatti, e sicuramente ci troviamo di fronte ad una zona che ha problemi seri di trasporto. Le popolazioni locali hanno difficoltà di collegamento, i tempi per raggiungere località relativamente vicine sono lunghi perché le strade lasciano molto a desiderare, spesso attraversano paesi. Tra l'altro, ci troviamo in un territorio che purtroppo è stato colpito da eventi alluvionali con maggiore frequenza rispetto ad altri territori, e sono eventi che aggravano la situazione perché crollano i ponti ed altre strutture. Tutti noi sappiamo che esistono questi problemi seri che peggiorano la qualità della vita delle popolazioni quando queste devono spostarsi.
Rispetto al trasporto ferroviario abbiamo discusso moltissime interpellanze, presentate anche dalla Lega Nord, ma soprattutto da parte nostra, rispetto ai problemi che ci sono in questa zona: ci sono problemi seri di infrastrutture, linee che sono da elettrificare, linee ad un solo binario, linee in stato di abbandono. Quanto è avvenuto fino ad ora nel settore del trasporto ferroviario è un peggioramento della situazione (mi riferisco, ad esempio, alla chiusura di stazioni), quindi mi rendo conto che da parte della popolazione ci si attenda qualcosa, un intervento per migliorare questo stato di cose, e come Rifondazione Comunista siamo completamente d'accordo. Lo abbiamo sottolineato anche ieri quando abbiamo esaminato l'aspetto ferroviario; oggi abbiamo un insieme di problemi che vediamo sotto un'ottica globale. Noi giudichiamo assurdo che ci siano dei valichi che ci collegano con la Francia che per mesi e mesi all'anno stanno chiusi a causa della neve. Non si può andare avanti così! Noi diciamo che non si può nemmeno andare avanti così aspettando il "Bengodi", cioè che tra dieci o quindici anni ci sia un tunnel che attraversa una zona e allora finalmente si potrà viaggiare.
Noi riteniamo che gli interventi sulle strade attuali, che ricordavo prima, sono comunque necessari, non sono problemi che si risolvono perch si fanno altre cose. Mentre invece ci pare che l'ottica con cui è stata presentata questa legge sia quella di offrire una bellissima ipotesi affascinante, ma che risolverà poco i problemi e comunque i tempi di realizzazione saranno lunghi. Dico questo perché prima di tutto è chiaro che con le risorse a disposizione, se si fanno delle opzioni, queste vanno a scapito di altre: se si costruiscono le autostrade difficilmente si costruiranno le circonvallazioni; se si investe molto in autostrade si investirà meno nelle ferrovie. Questo è un elemento di cui dobbiamo tenere conto; non possiamo non considerare che le cose sono collegate, non sono svincolate una dall'altra e non possiamo quindi andare a promettere tutto come ogni tanto c'è la tendenza a fare.
Inoltre, bisogna operare la scelta se intervenire con nuove infrastrutture, oppure migliorare ed adeguare significativamente quelle esistenti. Si tratta infatti di una zona che ha conosciuto eventi alluvionali e franosi, le caratteristiche del terreno sono particolari abbiamo verificato come a volte le infrastrutture che sono state costruite (le autostrade) sono stati elementi che hanno favorito quegli eventi.
Occorre quindi riflettere su questo aspetto per capire come intervenire su questo territorio, se può sopportare questo tipo di opere. Questa è una riflessione che va fatta proprio per non ritrovarsi dopo ad intervenire sui danni di scelte fatte oggi.
L'opzione per cui noi ci battiamo - abbiamo presentato un ordine del giorno in tal senso - è prevalentemente basata su: 1) una valorizzazione del traffico su rotaia, quindi occorre privilegiare il sistema ferroviario 2) un intervento che non preveda autostrade, ma un sistema di superstrade, che sia rivolto alle strade attuali e preveda le circonvallazioni in una serie di città perché, secondo noi, questo porta ad una velocizzazione e ad un miglioramento significativo. Molti problemi della popolazione sono infatti dovuti all'attraversamento delle città da parte del traffico veicolare. Chiunque vive in una cittadina con strade piccole che vengono attraversate dal traffico pesante si rende conto di questo problema. Ebbene, se voi andate ad Avigliana la costruzione dell'autostrada non ha risolto questo problema: molti paesi della Valle di Susa continuano ad essere attraversati dal traffico pesante perch l'autostrada costa molto (penso però che nella situazione attuale nessuno proponga che le autostrade siano gratuite), per cui spesso accade che coloro che dovevano usare l'autostrada poi non lo fanno perché si fanno due conti, ma lo stesso ragionamento lo fa l'automobilista perché, per esempio se da Sant'Antonino a Torino l'autostrada costa molto chi deve venire a lavorare qui non percorre più l'autostrada. Quindi abbiamo avuto nei confronti delle popolazioni della Valle di Susa un danno ambientale senza avere poi il vantaggio di trovarsi le loro località alleviate dal traffico in modo significativo intendo - perché in modo parziale questo comunque avviene. Certo, chi prende l'autostrada per andare la domenica a sciare a Bardonecchia si trova meglio perché viaggia velocemente, non si ferma in nessuno di quei paesi e va rapidamente a sciare. Così come secondo me l'enfasi che spesso abbiamo dell'autostrada per Savona non è dovuta al fatto che noi ci vogliamo fermare a Mondovì o a Ceva per visitarle, ma perché vogliamo andare al mare in fretta. Vediamo questa autostrada che ad un certo punto invece di permetterci di andare velocemente al mare è un'autostrada che non ha più le quattro corsie, è a senso alternato, quindi ci crea una serie di problemi, però il motivo di fondo per cui molti vogliono quell'autostrada è perché il sabato o la domenica, quando vanno al mare, hanno un'autostrada che non è veloce come le altre. Il motivo per cui vorrebbero l'autostrada non è integrato con la necessità di andare a visitare certi luoghi. Certo, esiste anche questo, ma a mio avviso è marginale. Ciò non mi convince rispetto alle argomentazioni portate a difesa di questa questione.
Si dice che ci sarà uno sviluppo dell'economia locale significativo che finora è impedito da questa mancanza di collegamento. Credo che questo sia un argomento falso, bisogna essere ciechi per dire questo, perché credo che dal punto di vista dell'economia della zona dell'Albese o del Monregalese, nonostante queste difficoltà di trasporto, che sono indubbie e che danneggiano la popolazione locale, è un argomento falso. Ad esempio relativamente a zone come quelle vicino ad Alessandria, o l'Astigiano potremmo chiederci se sono più conosciuti i vini dell'Astigiano o dell'Albese, cioè se sono più esportati quelli che hanno l'autostrada che gli passa di fianco o gli altri. Io credo che chiunque conosca un po' come va l'economia e come sono apprezzati i prodotti locali, sa che nonostante sia una zona più difficile da raggiungere, viene raggiunta da chi è interessato al turismo gastronomico ed enologico e quei prodotti raggiungono poi tutto il mondo. E' sicuramente una zona conosciutissima dal punto di vista del valore dei prodotti, ma ci sono zone come, ad esempio Novi Ligure che di autostrade ne hanno, perché gliene passano vicino magari tre, eppure subiscono un declino, sono zone in cui le autostrade non hanno frenato il declino. Credo che le strade servano per viaggiare, però quando si fa questo paragone bisognerebbe andare almeno a verificare la realtà.
Ripeto, se guardiamo la realtà piemontese questo è un discorso che non è vero in particolare per quel tipo di prodotti, per quel tipo di economia.
Certo, se si vuole un'economia diversa, basata su grandi industrie, allora la necessità di certe infrastrutture è più forte, ma io non credo che sia di questo che hanno bisogno quelle zone, proprio perché hanno individuato un meccanismo di valorizzazione della loro economia che funziona. Allora c'è bisogno che le strade non siano come quelle attuali, su questo siamo d'accordo tutti, ma non credo che la soluzione sia quella proposta nell'ipotesi di legge al Parlamento, mentre noi pensiamo - e chiudo, poi quando illustreremo l'ordine del giorno riprenderemo questi argomenti - ad un sistema che migliori effettivamente il trasporto con una serie di superstrade, di circonvallazioni e di trasporto su ferro che intervenga nel collegamento con la Francia.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grasso.



GRASSO Luciano

Grazie, Presidente. In merito alla riflessione del collega Papandrea sul fatto di valutare se realizzare nuove infrastrutture per migliorare le esistenti, devo dire che, per quanto riguarda l'Asti-Cuneo, non ci sono soluzioni di ripiego. La necessità è quella di realizzare il profilo autostradale come è stato progettato; è impossibile andare a mettere mano sulla viabilità esistente, una viabilità vecchissima che non dà possibilità di sviluppo del territorio cuneese. Bisogna anche dire che negli anni passati è già stato programmato di poter realizzare ampi tratti di questa viabilità. Ad esempio, l'attraversamento di Alba per un lungo tratto è già stato progettato in maniera tale da poter essere completamente utilizzato ed integrato in questa nuova struttura. Ritengo che il Gruppo di Rifondazione Comunista abbia una visione distorta delle necessità e degli obiettivi che devono perseguire i sistemi autostradali. Perché non servono solo per andare al mare o in montagna, ma sono veicoli di sviluppo dell'economia. E' vero, non basta l'autostrada per portare sviluppo o per aumentare le capacità occupazionali in un Paese, però, in un tessuto già ricco di opportunità e di economia, l'autostrada va a completare e ad integrare in maniera ottimale lo sviluppo di quell'area. Devo dire che la provincia di Cuneo è forse l'unica provincia d'Italia non collegata in maniera organica con l'autostrada, però la provincia di Cuneo ha un tessuto economico molto ricco e questo va a merito non solo della provincia di Cuneo, ma anche del Piemonte intero. Potremmo immaginare cosa sarebbe diventata la provincia di Cuneo se avesse avuto una rete viaria ottimale probabilmente sarebbe stato il fiore all'occhiello del territorio piemontese, probabilmente avrebbe attivato degli sviluppi economici in tutto il Piemonte. Purtroppo le Alpi sono una barriera difficile da superare: dobbiamo abbattere questo muro. Di questo problema si sta dibattendo da almeno trent'anni con studi Italia-Francia che valutano la possibilità tecnica di superare il problema. Il traforo del Mercantour è stato presentato come la soluzione ottimale per superare ottimamente la Valle Stura e la valle francese che collega a Nizza. Questo è un progetto che si inserisce nella proposta di legge (anche se la priorità resta comunque l'Asti-Cuneo o il traforo del Mercantour); è un progetto visto in prospettiva, ma avrà dei tempi tecnici di altro tipo che non l'Asti-Cuneo.
Sono stato a Roma quando il Consiglio dei Ministri Berlusconi 1994 ha approvato il progetto Asti-Cuneo. Devo dire che in allora eravamo molto troppo ottimisti, perché pensavamo che i 35 miliardi di finanziamento dello Stato e la restante somma per arrivare a 1.350 miliardi, che si pensava venisse sostenuta dalle società autostradali per realizzare l'opera avrebbero portato in tempi brevi alla realizzazione dell'opera. Si è poi scoperto che il Piano finanziario non era adeguatamente completato, si è visto che le società autostradali non avevano un corrispettivo economico nella realizzazione dell'opera, ed ecco arrivare la proposta trasversale delle forze politiche per ovviare a questa emergenza del nostro territorio.
Si tratterebbe di finanziare parzialmente quest'opera per poterla portare a termine. Il finanziamento - è già stato ampiamente detto dal collega Riba è di 1.500 miliardi, che verrebbero erogati in cinque esercizi a partire dal 1997, con la prima rata di 350 miliardi ed altri 300 miliardi nei successivi anni. Devo dire che questa è una proposta di legge fatta al Parlamento italiano. Saremmo entusiasti se venisse accolta in toto, ma ritengo che non sarà così facile. Probabilmente sarà uno stimolo al Governo nazionale per portare a termine in qualche maniera questa operazione, per riteniamo prioritario per il territorio piemontese portare a termine in tempi brevi questa iniziativa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Toselli.



TOSELLI Francesco

Signor Presidente e gentili Consiglieri, l'isolamento del Cuneese nei confronti delle principali linee internazionali di comunicazione - linee che dalla Val Padana si dirigono verso la Germania e l'est europeo - e nei rapporti, sebbene storicamente consolidati, con la Francia e la Liguria, è purtroppo un dato noto. Si tratta di un isolamento ancora più rilevante in quanto la realizzazione dell'unità europea implica che la libera circolazione di persone, beni e capitali sia effettiva ed impone un'evidente esigenza di integrazione tra le aree frontaliere di Paesi contigui.
Costituiscono un'occasione da non perdere per la nostra Provincia la possibilità di aprire nuovi varchi e l'abbattimento di quelle barriere sia psicologiche che normative - come ha ricordato il Presidente della Provincia Quaglia in occasione della Conferenza degli Stati Generali del 2 dicembre scorso - ma soprattutto di quelle barriere fisiche che si oppongono ad una più fruttuosa integrazione con la Regione francese PACA.
Il tema della giornata degli Stati Generali cui ho fatto cenno era infatti quello del passaggio del Cuneese da area periferica a regione europea.
Il 26 marzo prossimo verrà siglato a Nizza un protocollo di collaborazione generale fra il Dipartimento delle Alpi Marittime e le Province di Imperia e Cuneo. L'accordo abbraccia un ampio campo di settori operativi che traggono origine dall'esperienza maturata dalle tre realtà amministrative nella gestione delle passate edizioni dei progetti comunitari, in particolar modo Interreg 1.
Ma, affinché tutto questo fervore di propositi e di iniziative si traduca in qualcosa di concreto non sono sufficienti né le intese istituzionali tra gli enti Pubblici né l'intraprendenza dei privati.
Servono anche assi di collegamento che - come dichiarato dal prof. De Rita il 29 giugno dello scorso anno all'insediamento degli Stati Generali consentano a tutto il Piemonte di diventare una "frontiera che respira". La parte nord della Regione è già stata, seppure con non pochi ritardi, dotata delle necessarie infrastrutture, grazie ai collegamenti attraverso la Valle d'Aosta del tunnel del S. Bernardo e del Monte Bianco, mentre la Torino Lione è inclusa come tratta essenziale nel piano per l'Alta Velocità. Il Piemonte sud, ed il Cuneese in particolare, sono stati finora penalizzati sotto questo profilo.
Abbiamo potuto trarre un respiro di sollievo quando il Ministro ai Lavori Pubblici, Costa, il 29 gennaio scorso ad Alba ha fornito garanzie circa l'avvio dei lavori Asti-Marene: l'importante, come attesta la vicenda della Torino-Savona, è che si cominci. Ma sul versante dei collegamenti con la Francia non esiste purtroppo alcuna novità sostanziale. Perfino l'assicurazione informale dell'allora Ministro Di Pietro circa una ripresa dei finanziamenti da parte italiana alla Commissione Macori, non si è fino ad oggi tradotta in atto o provvedimento ufficiale, a quanto mi risulta.
Per queste ragioni, oggi più che mai, la proposta di legge regionale presentata al Parlamento nel giugno scorso dai Consiglieri Riba e Marengo non può che trovare concordi - per quanto attiene alle finalità e alle linee di intervento - tutti i Gruppi presenti in questa assemblea. Ma è necessario che non si lasci trascorrere altro tempo.
Riflettiamo solo un istante (astraendo dall'area di provenienza e dalla connotazione politica) sul fatto che: nel quadro di un più ampio progetto di riequilibrio tra i "grandi corridoi" storici nord-sud (Valle del Reno-Mediterraneo ed Amburgo-Trieste) e la fascia che da Barcellona, attraverso la Francia meridionale, la Lombardia e il Veneto punta all'Adriatico, la realizzazione di un moderno itinerario internazionale tra Nizza-Cuneo ed Asti può consentire un collegamento vitale tra il Piemonte - già componente del "triangolo industriale" oggi in declino - ed il nuovo asse adriatico che da Milano e dal nord-est si dirige, attraverso l'Emilia Romagna e le Marche, verso Roma (dalla capitale finanziaria a quella politica, per intenderci) l'iniziativa di un collegamento, mediante un nuovo traforo nell'arco alpino meridionale, con le "aree forti" di Nizza e Marsiglia-Fos, oltre a contribuire allo sviluppo di azioni dirette ad una sempre maggiore integrazione sia da un punto di vista sociale che economico tra le Regioni PACA da una parte e Piemonte-Liguria dall'altra, può beneficiare anche l'area nord della nostra Regione nei suoi rapporti con la Rhone-Alpes, già attivi e fiorenti l'ampia prospettiva che la proposta di legge si prefigge, tiene conto di molteplici strade da percorrere, anche contemporaneamente, per rompere l'isolamento della provincia di Cuneo, sia verso il cuore della pianura padana, sia nei confronti di tutte le comunità d'Oltralpe con cui sussistono forti correnti di interscambio. A questo riguardo è importante che tra le grandi infrastrutture da ammodernare e rafforzare sia compresa la strada statale n. 21 tra Vinadio e il Colle della Maddalena. Conosciamo bene, infatti, quali siano le ripercussioni negative dovute alla chiusura invernale del valico che collega Cuneo e l'intero Piemonte con Gap e Digne come pure le difficoltà che si frappongono ad una soluzione del problema che abbia carattere definitivo.
E' estremamente significativo, d'altro canto, che la Regione abbia previsto nel Piano dei trasporti, che sta predisponendo, il potenziamento del corridoio Nizza-Cuneo-Asti-Alessandria, indispensabile con quello che punta da quest'ultima città al Sempione, per impostare una politica delle comunicazioni basata sui principi di equità spaziale territoriale. Il progetto di legge in esame si colloca perfettamente in quest'ottica, perci anche sotto questo profilo i suoi contenuti meritano di tradursi al più presto in realtà concreta.
Con l'occasione, rifacendomi anche alle osservazioni espresse a suo tempo dalla Provincia di Cuneo in merito al progetto Riba, da tutti ormai condiviso, vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi per ciò che attiene gli interventi a favore delle comunicazioni viarie e ferroviarie previste dal progetto di legge sulla necessità di un'azione concertata tempestivamente con le Province del Piemonte in fase attuativa dell'art. 2 comma 45, della legge 28/12/1995 n. 549 (delega alle Regioni di trasporti di interesse regionale e locale, ivi compresi i servizi ferroviari riclassificazione e trasferimento alle Regioni stesse di tronchi di strade di proprietà dell'ANAS, ecc.).
Sulle specifiche disposizioni di carattere finanziario recate dall'art.
1 non posso che esprimere un parere nettamente positivo, con la raccomandazione, forse superflua, ma pur sempre importante dal punto di vista specifico del Cuneese, di una forte, comune pressione politica in sede governativa e parlamentare che consenta ad una così articolata e massiccia concentrazione di risorse su un territorio oggettivamente limitato di superare gli obiettivi che potrebbe incontrare in sede di tagli alla spesa pubblica, nell'ambito delle successive manovre e durante l'impostazione della Finanziaria 1998.
Il precedente della Torino-Savona, cui mi sono riferito, non indice purtroppo ad eccessivo ottimismo in tal senso, per cui credo doveroso rivolgere all'assemblea questo appello.
Essenziale è comunque - concludo riprendendo i temi toccati in premessa che l'interesse generale del collegamento europeo est-ovest venga costantemente ribadito e che non si sia costretti ad assistere ad un ennesimo sacrificio delle aree meno dotate rispetto a quelle più forti evidentemente anche in termini di potere contrattuale.
Non è più possibile fare accettare passivamente agli elettori cuneesi ulteriori ritardi nell'apertura di una nuova via di comunicazione vitale per il Piemonte. Ritardi che sembrerebbero frutto di una politica tesa a concentrare le risorse e le strategie di intervento prioritarie nell'area torinese, quasi che la stessa esaurisse con i suoi gravi problemi e le sue pur legittime istanze gli interessi dell'intera comunità regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dutto.



DUTTO Claudio

Non voglio ripetere quanto, esaurientemente, già illustrato dai miei colleghi; ma nell'ambito degli interventi, che finora ho ascoltato, vi sono state alcune note stonate.
Ho sentito che vi sono delle perplessità circa le risorse previste da questa legge, non sarebbero previste nella finanziaria nazionale, ho sentito parlare di priorità, di altre necessità nel quadro dei trasporti piemontesi.
Ebbene, inviterei i colleghi a guardare semplicemente la cartina stradale del Piemonte, per vedere come oggi il Piemonte abbia una rete autostradale relativamente completa, salvo un grosso "buco" nel sud-est che riguarda la provincia di Cuneo.
Inviterei, per quanto riguarda i collegamenti ferroviari, a consultare l'orario ferroviario, dove emerge chiaramente come la città e la provincia di Cuneo abbiano un servizio non paragonabile a quello, seppure non proprio ideale, che le FS offrono ad altre città del Piemonte.
Questa legge rappresenta in realtà un grosso atto di giustizia e va a colmare un grosso handicap di cui soffrono le province di Cuneo e di Asti.
L'isolamento in cui versano i vari centri della provincia di Cuneo è il problema maggiore di questa zona. E' un problema che, contrariamente a quanto dicono alcuni, ha compromesso lo sviluppo del turismo, perch recarsi a Cuneo sembra di andare in capo al mondo. Ha compromesso lo sviluppo industriale: forse c'è qualcuno che sostiene che questo sia una cosa positiva, io non sarei altrettanto convinto. Ha compromesso lo sviluppo agricolo: il costo di trasporto dei prodotti agricoli ha un'incidenza più rilevante rispetto ai prodotti di altre zone.
Per fortuna, economicamente, la provincia di Cuneo ha saputo diversificarsi, trovare dei prodotti di qualità, dei prodotti di nicchia che gli hanno concesso di sopravvivere nonostante questo isolamento, ma sicuramente non di godere di quella ricchezza che avrebbe potuto crearsi e che avrebbe potuto offrire posti di lavoro, aperti anche alle altre province.
Innanzitutto la legge in esame costituisce un atto di giustizia, ma in secondo luogo va ad inserirsi in una scelta oculata di integrazione della rete stradale del Piemonte con la rete europea, con la rete dell'area iberica, della Francia meridionale e, attraverso la rete della Padania, con la rete dell'Europa dell'est.
Quindi da una parte è un atto di giustizia, soluzione di problemi locali, ma dall'altra una grossa apertura del Piemonte intero allo sviluppo e a nuove possibilità per il futuro.
Ho poi sentito delle proposte - evidentemente fatte da chi non conosce a fondo la realtà delle nostre strade e delle reti esistenti - per migliorare la rete stradale esistente, in modo da ovviare alla costruzione di nuove autostrade: questo è assolutamente irrealizzabile e probabilmente comporterebbe dei costi maggiori. Mi succede spesso di percorrere la Cuneo Asti, come pure di recarmi a Nizza o a Larche, sull'altro colle: sono strade vecchie, tracciati che derivano da scelte fatte nell'800 o addirittura in periodi precedenti, e sono del tutto inutilizzabili per delle reti stradali o autostradali, considerate nello sviluppo attuale.
Faccio tra l'altro presente che non si tratta completamente di autostrade, ad esempio la Asti-Alba-Marene sarà una superstrada e non un'autostrada. In alcuni tratti, effettivamente, è possibile utilizzare qualcosa di esistente come il tratto di superstrada in uscita da Asti e la circonvallazione di Alba. In altri punti non è assolutamente possibile utilizzare tratti esistenti. Ad esempio, il progetto autostradale Cuneo Massimini è una soluzione ideale per concentrare tutto il traffico autostradale di Cuneo in collegamento con l'intera rete autostradale.
Questo tratto dà la possibilità ai cuneesi di utilizzare questa nuova autostrada sia per collegarsi con Asti, ma anche per collegarsi con Torino e con Savona, in quanto è un punto di equilibrio che consente, allungando di pochi chilometri, di recarsi in modo ideale in tutte e tre queste destinazioni.
Come alternativa si dovrebbe intervenire su un serie diversa di strade con delle lunghezze di gran lunga superiori, senza poi risolvere il problema.
Per fortuna non ho sentito molti interventi contro l'integrazione ferroviaria. Voglio sottolinearne l'urgenza. Io viaggio sovente in treno ma da Fossano a Cuneo è un disastro. I treni non riescono a mantenere gli orari, la linea a binario unico impone, ai numerosi treni che la percorrono ci sono circa 60 treni passeggeri giornalieri e un buon numero di treni merci - delle soste forzate con dei grossi perditempi che scatenano poi dei ritardi a catena che vanno a ripercuotersi e a moltiplicarsi su tutti i convogli.
Altrettanto problematica è la linea Limone-Ventimiglia che non è elettrificata, in quanto la potenza dei locomotori diesel non è sufficiente al traino, a velocità decente, di treni su una linea di montagna. Per cui anche in questo caso, ci troviamo di fronte a velocità ridotte, a grossi perditempo, ma soprattutto la potenza dei diesel non permette il traino dei pesanti treni merci. Per cui questa linea viene utilizzata oggi solamente per il transito locale e ne sono esclusi sia i treni a livello internazionale passeggeri, sia tutti i treni merci, che devono percorrere altre linee ben più lunghe.
Nutro un certo pessimismo su quello che sarà l'esito definitivo di questa legge. Oggi sono convinto che tale legge verrà approvata a larga anzi spero a larghissima, maggioranza, ma non so cosa succederà a Roma.
Sappiamo che ben poche proposte di legge regionali sono state approvate dal Parlamento romano. Questo è un motivo in più per dare a questa legge tutto il nostro appoggio, per fare tutti gli sforzi possibili, affinché si giunga alla sua approvazione.
I 1.500 miliardi previsti da questa legge per investimenti sul nostro territorio ci spettano di diritto, sono un credito che abbiamo; non stiamo andando a mendicare, stiamo chiedendo i nostri soldi, soldi che noi paghiamo normalmente di imposte e che finora sono sempre stati investiti altrove, dimenticando quelle che erano le nostre priorità, i nostri bisogni, le nostre giuste rivendicazioni.
Quindi quei 1.500 miliardi il Governo, quello di Prodi o di un altro li deve trovare, magari stornandoli da altre spese, da altri investimenti inutili o comunque assolutamente non prioritari come sono questi investimenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Mi riaggancio agli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, in particolare quelli cuneesi, per condividere le tante osservazioni e riflessioni positive espresse.
Se, come qualcuno ha accennato, i cuneesi non hanno meriti, io devo dire che oggi hanno dei diritti reali o che, se un merito c'è stato, è quello di aver avuto in tutti questi decenni una pazienza giobbiana nell'attesa di soluzioni che da anni avrebbero dovuto essere ormai sopraggiunte.
Un grazie al collega Riba per il lavoro che ha svolto, direi anche per tutti noi, riuscendo a preparare una proposta di legge che tutti quanti noi abbiamo soltanto sottoscritto, condividendola.
Un grazie anche a chi in quest'aula è intervenuto magari un po' fuori dal coro, ma che ha sollecitato delle soluzioni politiche inevitabili per un territorio che oggi deve trovare delle risposte alle esigenze relative ai collegamenti.
Direi soprattutto una cosa, che abbiamo evidenziato tutti in questi ultimi tempi e che è il nodo portante di questa proposta di legge e anche del dibattito di oggi. La proposta mette in evidenza che si tratta di un collegamento non soltanto per il territorio cuneese, ma per il territorio europeo. Un collegamento per mettere in comunicazione il nord e il sud dell'Europa attraverso collegamenti autostradali che possono far sì che tutta l'economia e il mercato trovino le vie ottimali per la commercializzazione dei prodotti.
Prendiamo atto inoltre che la Regione Piemonte, in questa legislatura ha saputo indicare le priorità delle proprie scelte; a tal proposito ricordiamo l'incontro con il Ministro Di Pietro e i precedenti momenti di dibattito. Ha messo al primo posto il collegamento Cuneo-Asti e i collegamenti di Cuneo con la Francia, in un'ottica esclusivamente europea.
Non dimentichiamo che in Europa non esiste - credo - nessun'altra Regione che si trovi nella stessa situazione del Cuneese.
La proposta di legge è il frutto di un consenso corale, maturato in questi anni, e che, attraverso le tante componenti politiche, socio economiche, sindacali, ecc., presenti nel territorio, ha dato luogo ad una proposta convincente, raccolta dal collega Riba, che in qualche modo pu portare a delle soluzioni.
Ci sono delle perplessità, collega Dutto; è impensabile che una proposta di legge di 1.500 miliardi arrivi in Parlamento senza trovare difficoltà, ma ci auguriamo che, almeno per qualche parte, possa trovare risposte.
Vi è però un ulteriore aspetto che vorrei evidenziare. La mancanza di collegamenti in questi anni ha tutelato un territorio. Non so se ciò sia stato per una scelta politica o per una mancanza di impegno dei politici cuneesi in questi decenni; comunque la mancanza di collegamenti ha di fatto tutelato un territorio.
Tuttavia oggi bisogna evidenziare che la mancanza di collegamenti rappresenta il punto prioritario all'ordine del giorno della provincia di Cuneo. Se in questi anni avessimo avuto i collegamenti del Tenda verso la Francia migliorati, se avessimo avuto i collegamenti del Colle della Maddalena messi in condizione di poter essere aperti durante la stagione invernale, oggi non saremmo qui a discutere. Se avessimo avuto i collegamenti ferroviari con Ventimiglia e Nizza e con il resto del Piemonte in grado di poter soddisfare esigenze di trasporti non soltanto dei pendolari, ma anche di merci, oggi non saremmo qui ulteriormente a discutere.
Ecco quindi l'esigenza che questa legge venga al più presto approvata dal Consiglio e trasmessa al Parlamento, perché il territorio cuneese esca dalla sua marginalità. Non dimentichiamo il dato essenziale: questi collegamenti non sono soltanto per il cuneese, ma soprattutto per l'Europa.
Fra i vari, oggi ho ascoltato anche l'intervento apprezzabile del Consigliere Casoni, che ha messo in evidenza che la provincia di Cuneo è isolata anche dal punto di vista turistico in conseguenza della mancanza di collegamenti. Dalla Francia si ha difficoltà a raggiungere il territorio cuneese e così anche tutto il resto del territorio piemontese.
Chiediamo con insistenza a questo Consiglio che oggi si faccia portavoce di queste esigenze viste in chiave e nell'ottica dei collegamenti europei e faccia sì che la proposta sia approvata e trasmessa al Parlamento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vaglio, che interviene in qualità di Consigliere.



VAGLIO Roberto

Presidente, io interverrò a nome del mio Gruppo e anche a nome della Giunta regionale.
Questo intervento per la costruzione dell'autostrada Asti-Cuneo-Nizza noi lo riteniamo doveroso nei confronti delle popolazioni locali; va ad infrastrutturare, dal punto di vista viario, una zona della nostra regione che soffre di gravi disservizi e che sta per cadere in una profonda crisi imprenditoriale ed economica proprio a motivo di una pessima rete stradale.
Mi riferisco tanto alle colline astigiane quanto e di più alla zona montana della provincia di Cuneo, zona sulla quale oggi abbiamo enormi difficoltà a fare proposte economicamente interessanti all'imprenditoria, in quanto penalizzata da una ormai storica impossibilità di collegamenti impossibilità di collegamenti che, come ben diceva il collega Peano diventa addirittura assenza di collegamenti nella stagione invernale.
Si è parlato di impatto e del fatto che si tratta di un'opera che probabilmente darebbe un impatto ambientale di un certo rilievo. E' vero bisognerà pensare di costruire questa opera nel più assoluto rispetto dell'ambiente che attraverserà; ciò nondimeno, l'opera è indispensabile e quindi deve essere messa in cantiere, anche perché probabilmente l'impatto ambientale di una forte ristrutturazione dell'attuale rete viaria sarebbe decisamente superiore all'impatto di un'opera nuova, fatta con criterio con intelligenza e nel rispetto delle norme per la valutazione dell'impatto ambientale stesso.
Non dimentichiamo che questa infrastrutturazione darebbe notevoli benefici, anzi potrebbe costituire la molla, l'innesco per il rilancio dell'economia delle vallate cuneesi e della Langa cuneese ed astigiana costituirebbe altresì un'importantissima soluzione per tutti i problemi di collegamento ovest-est che il Piemonte sta attualmente patendo. I collegamenti da ovest ad est verso la Francia (e conseguentemente la Spagna e il Portogallo) oggi sono pesantemente costretti dalla necessità ad incanalarsi su quello che ormai è diventato un budello, l'Autostrada dei Fiori, che attraversa la Liguria, oppure a ricorrere al Traforo del Frejus il quale - devo ricordare ai colleghi - attualmente non è ancora servito da una sufficiente infrastrutturazione stradale e che comunque fa confluire tutto il volume del traffico stradale piemontese verso le aree del nord ovest della Francia e quindi principalmente l'asse Lione-Parigi.
Manca una seria infrastrutturazione, un serio collegamento del Piemonte con il sud della Francia e con i Paesi della Penisola iberica, e questa proposta sarebbe una soluzione ideale per le nostre necessità. Non solo: oltre a costituire una linea direttrice di collegamento che consentirebbe un notevole sviluppo delle energie di tutta la regione, consentirebbe altresì lo sblocco di situazioni che pare non abbiano altre alternative se non nelle vallate della provincia di Cuneo aperte solo d'estate. Mi riferisco ai noti problemi di questi fondovalle sia dal punto di vista turistico che industriale, estrattivo ed agro-alimentare.
Voglio ricordare un problema noto soprattutto ai colleghi del Cuneese.
I trasporti della provincia di Cuneo, un'importante realtà economica di questa provincia, non potendo usufruire del valico della Maddalena nel periodo invernale, sono costretti a transitare per la Liguria, con un onere accessorio per ogni viaggio di alcune centinaia di mila lire, cosa che mette le aziende al di fuori del mercato, ma non solo: cosa che mette le industrie della provincia di Cuneo in grossa difficoltà ad esportare i prodotti verso la Francia. Ecco quindi la necessità di un collegamento viario che rivitalizzi queste zone, che non superi, ma si affianchi alla necessità di creare collegamenti migliori dal punto di vista ferroviario.
Ecco la necessità di segnalare il problema con un atto il più possibile unitario e condiviso dal Consiglio regionale del Piemonte, e di appoggiare con questo atto una richiesta da inoltrare al Parlamento italiano.
Devo ringraziare i colleghi presentatori di questo disegno di legge che sicuramente consentirà al Piemonte di avere una freccia in più al proprio arco, in un momento in cui la concorrenza, a livello europeo creata dal mercato unico, ci mette nella contingenza immediata di avere a disposizione strumenti per le nostre industrie e per la nostra economia in grado di consentire l'economicità dei trasporti, l'economicità dei collegamenti e l'economicità dei confronti con le realtà d'Oltralpe, che ormai sono realtà di ambito regionale con le quali dobbiamo continuamente avere un rapporto di questo tipo.
Concludo, chiedendo - unendomi al coro dei colleghi che mi hanno preceduto - al Consiglio una via preferenziale per questa legge e soprattutto un'ampia disponibilità a condividerla, perché le province di Asti e di Cuneo stanno aspettando questa risposta da parte del Consiglio questa presa d'atto delle gravi difficoltà in cui si dibattono, della presa d'atto di una situazione di infrastrutturazione viaria che non è assolutamente più al passo con i tempi.



PRESIDENTE

Informo il Consiglio che la Conferenza dei Capigruppo è convocata alle ore 14,30 in ordine al prosieguo dei lavori.
La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Signor Presidente, sono critico nei confronti di questo disegno di legge per motivi precisi che ora proverò ad elencare.
Riconosco che il problema posto alla base del disegno di legge esiste ma credo siano totalmente sbagliate le risposte che vengono date.
La risposta che viene data all'isolamento infrastrutturale del Cuneese è una risposta da anni '60, perché fonda tutta la sua concezione sullo sviluppo autostradale. Tra l'altro, si sommano le questioni, molto diverse tra loro, come il collegamento Asti-Cuneo dandogli poi il proseguimento naturale nel collegamento Cuneo-Nizza. Si tratta di una concezione sbagliata che porta il PDS indietro di vent'anni, alle concezioni del 1974 del nuovo modello di sviluppo: cemento dappertutto, si diceva allora.
Questa vecchia concezione è riportata nella relazione. Ne leggo solo due righe: "L'Arco Mediterraneo nord-occidentale presenta due grandi fratture per la sua continuità: la frattura pireneica e quella alpina".
Questo è il punto: la montagna è un ostacolo, una frattura, un muro da bucare. Invece la montagna è sempre stata un collegamento e non un ostacolo; collegamento di culture, attraversamento, non è stata un muro da bucare.
Il progetto del Mercantour, oltre a rappresentare un'ipotesi di grave disastro ambientale (per il quale sono preoccupati i pescatori francesi, le Amministrazioni e le parti più sensibili d'Oltralpe), dirotterà verso il nostro territorio il trasporto pesante su gomma dell'Europa meridionale dalla Spagna in particolare. Quindi, non credo che questa proposta risolva i problemi dell'isolamento di Cuneo: assedierà Cuneo con inquinamento ed altri gravissimi problemi. Si risponde in termini sbagliati ad un problema che esiste e poi concedetemi una digressione.
Quando il collega Riba presentò in Commissione questa proposta di legge propose il Mercantour perché di lì passò Annibale. Vorrei ricordare al collega Riba che le stesse cose vennero dette quando si costruì l'Autostrada del Frejus: anche lì passò Annibale. Vorrei ricordare che nel lavoro di un gruppo di studio sono indicate diciassette località nelle quali si presume che sia passato Annibale, però non mi pare il caso di costruire un'autostrada per ognuna di esse. Non si sa bene dove sia passato Annibale, ma sicuramente è passato da una parte sola. Consultiamo gli storici, ma non è che su ogni probabile percorso di Annibale dobbiamo costruire un'autostrada, anche perché poi è venuto Attila.
Questa è una questione centrale, che in parte il collega Peano ha toccato, perché l'isolamento ha preservato il Cuneese nella "sventura", che ora si trova con un territorio di un certo tipo. Infatti, la scommessa del Cuneese non è di urbanizzare, come il Torinese, l'Alessandrino, il Novarese, il proprio territorio, ma di trovare nelle valenze, nelle positività di quel tipo di territorio un volano economico essenziale. Se il Cuneese è uno dei maggiori punti turistici del Piemonte di attrazione di stranieri e di equilibrio ecologico - rivendicato, Consigliere Riba, più dalla destra che dalla sinistra: questo è un vero paradosso - lì sta la ricchezza, lì sta il volano economico del Cuneese. Anche se nessuno nega la necessità di collegamenti stradali, tra i quali, i più urgenti sono sicuramente la circonvallazione di Cuneo, la linea Asti-Marene, la risistemazione del valico del Moncenisio - ritardato ad arte dai fautori dell'autostrada.
Altro aspetto, anch'esso fondamentale, è che quella in discussione rischia di essere non la "legge Riba", ma la "legge colpo di spugna" per la responsabilità delle società autostradali, e in particolare per le responsabilità della SATAP. Si afferma che mancano i finanziamenti per l'Asti-Marene, ma la SATAP ha avuto il rinnovo delle concessioni e quindi introiettato centinaia di miliardi in pedaggi proprio perché si era impegnata a costruire, in autofinanziamento, la linea Asti-Marene. La serie di motivi per la quale non ci sono più i finanziamenti è che questi sono finiti nelle tasche di Gavio: questo è il problema! Gavio ha fatto acquistare tutte le sue aziende, quando la SATAP era pubblica, e ne ha prosciugato le casse! Questo è il problema! Non si può far finta di niente ed emanare una legge che, al di là anche delle buone intenzioni, è la legge che permetterebbe alla SATAP di fare, con i soldi pubblici - o almeno con grande parte di soldi pubblici - ciò che avrebbe dovuto fare, in parte, con le sue risorse.
Questo è uno dei problemi per i quali non ci si può nascondere dietro il dito e far finta che non esista la realtà dei fatti.
Avrei ancora delle osservazioni da aggiungere; mi riserverò di farlo in sede di dichiarazione di voto. Anticipo che ho presentato alcuni emendamenti soppressivi perlomeno delle parti di testo legislativo che fanno riferimento alla SATAP. In ogni caso, anche se venissero accolti gli emendamenti, si tratterebbe comunque di una "legge colpo di spugna" per la SATAP. Vorrei che il proponente ne abbia coscienza, al di là delle motivazioni, in parte anche giuste, che stanno alla base della presentazione della legge.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Grazie, Presidente. Questa proposta di legge riaccende la speranza, in molti di noi, di sbloccare una situazione ingarbugliata e di dare risposte concrete alle ben note aspettative degli abitanti del sud del Piemonte.
Non sto a ripetere argomentazioni già ben evidenziate sia dal relatore Consigliere Riba, e dai Consiglieri Casoni, Grasso, Dutto ed altri comprendo anche l'intervento-sfogo del Consigliere Moro, che ha portato in Consiglio le carenze della viabilità alessandrina. Lo stesso vale per tante altre province; personalmente, parlo ovviamente per quella che conosco maggiormente, la mia, e quindi posso sottolineare le carenze della viabilità per Canelli, Acqui, per il nord Astigiano, Castelnuovo Don Bosco Porta Garibaldi a Chieri, ecc. - chi ha più esperienza di me in Consiglio regionale certamente può fare un lungo elenco.
Siamo qui, però, per discutere dell'Asti-Cuneo-Nizza. All'inizio del mese di ottobre l'allora Ministro Di Pietro aveva assicurato che la priorità numero uno delle opere pubbliche da realizzare in Piemonte sarebbe stata questo collegamento. Notizie giornalistiche di fine anno, invece attribuivano a dichiarazioni del Sottosegretario ai Lavori Pubblici Mattioli, non pochi dubbi circa questa realizzazione.
Come sempre, come da vent'anni sta succedendo, si alternano speranze e delusioni. Chi è più vicino ai bisogni riesce senz'altro a spendere meglio il denaro e a meglio individuare le priorità di intervento sui vari problemi. Non a caso, il Sindaco di Asti, che aderisce allo stesso partito del collega Cavaliere, si è premurato di fare approvare dal Consiglio comunale di Asti un ordine del giorno - che leggerò - di sostegno verso questa proposta di legge. Ordine del giorno che è stato votato all'unanimità e quindi anche dai dieci Consiglieri comunali di Rifondazione Comunista presenti in Consiglio comunale ad Asti. Non solo, lo stesso ordine del giorno è stato presentato in Provincia a cura dei Gruppi "Grappolo" - che equivale all'Ulivo, il cui Capogruppo è un altro appartenente al partito di Cavaliere - Polo, Lega Nord, Rifondazione Comunista e CDU.
Cosa dice l'ordine del giorno? "Il Consiglio comunale di Asti" - lo stesso vale per il Consiglio provinciale - "preso atto della proposta di legge regionale al Parlamento presentata da alcuni Consiglieri regionali 'Autorizzazione di spesa per la realizzazione e l'ammodernamento dei collegamenti internazionali autostradali Asti-Cuneo-Nizza e ferroviari Fossano-Cuneo-Ventimiglia" quindi non si ferma a Marene - "preso atto altresì che tale proposta di legge è stata sottoscritta dal Presidente della Regione Piemonte e dal Presidente del Consiglio regionale, nonché da numerosi Capigruppo regionali; constatato che la proposta richiama le scelte fondamentali espresse della programmazione territoriale regionale e provinciale dei Piani di trasporto nazionale, regionale e provinciale cuneese, nonché dalla programmazione europea, e che tali scelte hanno come obiettivo la realizzazione, tra l'altro, del nuovo collegamento viario Asti-Alba-Cuneo degli accessi al costruendo valico internazionale del Mercantour, della risistemazione del transito del Colle della Maddalena, nonch dell'adeguamento delle principali linee ferroviarie del basso Piemonte di collegamento con Ventimiglia; tenuto conto delle positive ricadute sulla sicurezza del traffico, ambientali ed economiche, per lo sviluppo dei territori interessati a seguito dei miglioramenti proposti considerato che su tali progetti da numerosi anni ormai, promossi anche dall'Amministrazione provinciale e dai Comuni interessati, vi è un consenso vastissimo tra le forze sociali, le organizzazioni di categoria, le popolazioni e tra le forze politiche invita il Consiglio regionale ad approvare in tempi brevi la proposta che per la sua organicità e sostenibilità finanziaria, dopo la più attenta considerazione nel dibattito consiliare degli aspetti implicati (impatto territoriale, accessibilità locale, potenziamento rete ferroviaria, ecc.) meglio sintetizza le aspettative richiamate e può ottenere il necessario consenso parlamentare a farsi promotore di un incontro con le Commissioni parlamentari interessate, la Presidenza del Consiglio, il Ministro dei Lavori Pubblici dei Trasporti e dell'Ambiente, affinché la legge possa essere fatta propria dal Governo".
Questo ordine del giorno è stato approvato all'unanimità sia dal Consiglio provinciale il 29/7/1996 che dal Consiglio comunale il 30/7/1996.
Io penso che questo sia molto importante e significativo. Ho ovviamente portato il discorso di Asti; penso che la stessa cosa sia successa a Cuneo però è significativo che ad Asti i rappresentanti dei Gruppo dei Verdi e di Rifondazione Comunista, che sono vicini a questo problema, ci chiedano di fare in fretta ad approvare questa proposta di legge e io questo invito lo faccio mio per tutto il Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa proposta di legge potrebbe forse essere inserita in qualche guinness dei primati, perché è una proposta di legge che è stata sottoscritta da oltre un terzo degli assegnati al Consiglio regionale. Sono ventuno i Consiglieri che hanno firmato questa proposta di legge, penso che batta parecchi record, se non sia in assoluto la proposta di legge più firmata. Hanno firmato i due Presidenti (Giunta e Consiglio), i Capigruppo, tutti gli eletti in Provincia di Cuneo (non i nati, ma gli eletti), hanno firmato Foco e Deorsola (non so se come ufficio di Presidenza, non sono cuneesi, non so quindi perché), i Consiglieri Dutto, Toselli, Cotto e Grasso, e verrebbe da dire come mai non hanno firmato gli altri. Qui il problema non è chi ha firmato, ma chi non ha firmato.
Questa è una legge che mette un altro mattone all'ipotesi che è arrivato il mese del "libera tutti" e finalmente - a questo punto - si prende atto che queste maggioranze straboccanti il vaso del centro-destra possono finalmente avere la loro dignità e non continuare a vivacchiare tra una legge ed un'altra, tra un ammiccamento ed un altro. Fate questa maggioranza straboccante! Perché vi trovate d'accordo sul modo, dal nostro punto di vista insufficiente e sbagliato, secondo cui questa Giunta regionale sta amministrando i problemi. E questa legge, Presidente Foco tra l'altro lei l'ha anche firmata, mi spiace di rivolgermi a lei, però non posso farne a meno - che diavolo di legge è? E' una legge che è più parente di un volantino di partito che di una legge seria! Certo qui i partiti sono tanti, quindi è un volantino di più partiti, ma evidentemente è la legge del partito che ritiene che il Piemonte possa uscire dalla crisi con il rilancio di grandi, giganteschi investimenti, in vecchi modi di pensare lo sviluppo, in vecchie infrastrutture.
Quindi è un volantino di propaganda; è un volantino demagogico e qualunquista, con il quale senza assumere alcuna responsabilità si chiedono i soldi a Pantalone: 1.500 miliardi, tanto deve pagare lo Stato! Quindi è una legge segnata dall'irresponsabilità della Regione Piemonte e dalla facile e demagogica richiesta allo Stato di pagare! E' una legge che conferma nei fatti il giudizio positivo che questa maggioranza straboccante dà del modo di agire del Governo Ghigo, in quanto è una legge che in assenza di tutti gli atti di programmazione necessari per la Regione Piemonte fa finta di niente, non ci si accorge più che la Giunta regionale è inadempiente in atti fondamentali esistendo i quali e solo esistendo i quali si potrebbe giungere a piani di settore; è una legge che abbandona questo tema per accodarsi ad un modo di gestire la Regione Piemonte che pesca i problemi uno per uno e cerca di dare delle risposte.
E questo dispiace perché invece di essere conseguenti alle critiche tutte di facciata e di schieramento, fatte alla Giunta regionale, invece di essere conseguenti e svolgere come opposizioni di sinistra e dell'Ulivo una battaglia contro questa Giunta affinché essa predisponga questi strumenti essenziali e quindi per chiedere con forza, in aula e in Commissione, gli strumenti di programmazione e di pianificazione, non si predispone il Piano regionale dei trasporti, senza il quale ogni altra proposta non ha alcun senso, né il Piano regionale di sviluppo! Invece di incalzare a sinistra l'inadempienza di una Giunta regionale su questo che si fa? Si ritaglia un pezzo di Regione, quindi si spezza la Regione, si ritaglia un territorio atto grave, atto di malgoverno, e con un'azione, non so se chiamarla di lobby territoriale, la si espelle dal Piemonte e solo per essa, senza un quadro di riferimento che sia, si chiede che lo Stato versi 1.500 miliardi! Quindi è un'azione che contraddice la necessità del Piano regionale di sviluppo, del Piano regionale dei trasporti; conferma la pochezza di progetto che sta dietro l'amministrazione di questa Giunta che vive giorno per giorno e si fa stiracchiare da una parte e dall'altra pur di ricercare un indistinto e anche inefficace consenso.
Quindi è una legge che privilegia una parte del Piemonte a scapito delle altre perché se gli investimenti dovessero mai - non succederà avvenire in un luogo senza aver discusso la politica della Regione Piemonte, le altre Province saranno penalizzate.
E' una legge che poi non impegna la Regione Piemonte economicamente, è una legge che purtroppo convalida che il tema di infrastrutture, il pensiero unico unisce tutti. Li unisce in quest'aula, li unisce nella richiesta di credere uno sviluppo del Piemonte fondato sulla gomma. Questo è l'altro aspetto di merito.
Noi contrastiamo questa legge perché individua nello sviluppo del trasporto su gomma il futuro possibile, economico e sociale, di una parte del Piemonte. Noi siamo contro tutto questo. Diciamo che una legge di questo genere, che preveda di risolvere i problemi dell'isolamento della provincia di Cuneo, che ci sono, e noi proponiamo vengano risolti in altro modo, è una legge che farà comodo alla FIAT, a tutte le industrie che costruiscono mezzi di trasporto su gomma; forse non si farà perché non ci saranno i soldi per farlo, ma intanto si fa demagogia, si fanno campagne elettorali nel Cuneese per risolvere il trasporto passeggeri e merci con un'autostrada che non si farà, che devasterà un territorio delle valli del Cuneese per andare verso la Francia.
Quindi, "no" a questa legge che privilegerà la gomma, che distruggerà l'ambiente montano, che monetizza i danni all'ambiente provocati dall'ipotetica autostrada, concedendo una piccola percentuale alle persone che vivono ancora in montagna e condannati a vedere devastata la loro valle. Quindi è una legge sulla quale diamo un netto parere contrario. E' una legge che, tra l'altro, nella forma in cui è stata proposta, ha cancellato, su proposta del primo firmatario, anche una parola scomoda, la parola "SATAP", che era contenuta nel testo di legge e con un emendamento in Commissione è stata tolta. Ma la SATAP c'è, è concessionaria dell'autostrada Asti-Cuneo, però, date le trascorse vicende di questa concessionaria, non si vuole far vedere evidentemente al Consiglio evidentemente al Parlamento, evidentemente agli elettori, che - come diceva prima il collega Cavaliere - c'è una manovra in cui la soluzione di tutto quanto è successo in capo alla SATAP è una soluzione che viene aperta da questa legge. Denunciamo quindi questa situazione, chiediamo il ritiro della proposta di legge, opereremo, se la proposta di legge non viene ritirata, per contrastarla con tutte le nostre forze in ragione delle ragioni del resto del Piemonte. E' una legge che propagandisticamente viene venduta nelle varie piazze del Piemonte, in vario modo, una legge che ha contraddizioni al proprio interno sufficienti per portare a votazioni che non tengono conto di quanto vi è di negativo, in ragione di quanto vi è di positivo, nel senso delle reti ferroviarie minori e delle reti viarie minori, per cui non può essere invocata strumentalmente un'omogeneità di comportamento tra dibattiti ampi e sofferti, fatti in altre sedi, con il giudizio che il Consiglio regionale può dare sul senso di questa intera legge.
Presenteremo degli emendamenti ed illustreremo, emendamento per emendamento, i motivi della nostra contrarietà.



PRESIDENTE

I lavori del Consiglio riprenderanno oggi pomeriggio.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,22)



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