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Dettaglio seduta n.116 del 11/03/97 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FOCO


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interpellanza n. 841 dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti relativa alle modalità sperimentali di assistenza sanitaria ai pazienti ricoverati presso la RSA di Via Braccini in Torino


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 4) all'o.d.g., "Interrogazioni e interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 841 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Moro Papandrea e Simonetti.
Gli interpellanti rinunciano ad illustrarla.
Risponde l'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

In premessa alla risposta all'interpellanza n. 841 presentata dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti, intendo fare alcune considerazioni.
L'11 novembre scorso finalmente la RSA di Via Braccini in Torino è stata aperta al pubblico. E' una RSA con 78 posti letto, di cui 8 per pronto intervento e 10 per dimissioni protette; inoltre è previsto un Centro Alzheimer. Ad oggi, 42 sono gli ospiti accettati dopo la valutazione effettuata dall'Unità di valutazione geriatrica.
Vengo ora al merito specifico dell'interpellanza presentata dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti, che attiene soprattutto all'assistenza sanitaria delle RSA.
L'Azienda regionale USL 2, nell'apposito regolamento per il funzionamento della RSA di Via Braccini, ha evidenziato le modalità di organizzazione dell'assistenza sanitaria, che viene erogata sulla base delle indicazioni contenute nella DGR n. 41-42433/95, che assegna la direzione sanitaria ad un medico preferibilmente geriatra con il compito di coordinare ed integrare le diverse componenti di assistenza presenti nella RSA.
Nel caso in oggetto, l'Azienda regionale USL 2 ha regolarmente applicato la normativa regionale, affidando la direzione della struttura ad un proprio medico dipendente con lunga esperienza nell'ambito della medicina generale (quindi non ad un geriatra, ma, così come prevede la deliberazione, ad un internista con lunga esperienza nell'ambito della medicina generale), la cui attività è integrata da un geriatra per un congruo numero di ore settimanali, che si occupa di: valutare le condizioni dell'ospite all'ingresso e adempiere agli atti conseguenti verificare il regolare approvvigionamento delle risorse, in particolare dei farmaci, dei presidi, protesi ed ausili approvare le diete settimanali verificare la corretta tenuta della cartella degli ospiti verificare il regolare funzionamento delle attrezzature verificare l'espletamento dei compiti di lavoro dei vari addetti.
Per quanto riguarda la sperimentazione attuata presso la RSA di Via Braccini si comunica che, pur trattandosi di un progetto sperimentale di assistenza, si ricorda che, ad esempio, nella Regione Veneto fin dal 1989 tale modalità di gestione sanitaria è operante a tutti gli effetti, tanto che negli anni successivi è stata sempre rinnovata; riguarda tutte le RSA pubbliche della Regione Veneto con risultati oltremodo soddisfacenti (questo per quanto riguarda l'assistenza del medico di medicina generale).
In questa RSA è stata sperimentata per la prima volta in Piemonte la possibilità che ogni venti assistiti abbiano un medico di medicina generale.
Nel progetto sperimentale della RSA di Via Braccini è prevista una modifica rispetto al progetto Veneto; in quella Regione è presente nelle RSA un medico ogni sessanta ospiti. Invece nelle RSA torinesi si prevede un medico ogni venti ospiti, rafforzando maggiormente il rapporto medico paziente.
Si ricorda che il paziente esce dal territorio e va in RSA per un tempo che potrebbe essere definito, anche se spesso diventa un ospite definitivo. Per questo motivo, la scelta del medico di famiglia viene "congelata" all'atto dell'ingresso nella RSA; se l'ospite della RSA esce e ritorna sul territorio tale scelta viene ripristinata.
Si rammenta altresì che ogni soggetto ospitato nella RSA può scegliere nel caso di Via Braccini tra i quattro medici di medicina generale previsti nella struttura.
Ricordo altresì che non si tratta di soggetti con patologie acute, ma di soggetti stabilizzati anche se non autosufficienti e che il medico di medicina generale operante nella RSA esplica nei confronti dei suoi assistiti, come previsto dall'art. 5 del regolamento della struttura, tutti i compiti previsti dall'accordo collettivo in vigore, comprese le prestazioni di particolare impegno professionale, le certificazioni ed ogni altra prestazione di competenza.
In particolare, non sono previsti nel regolamento particolari limitazioni di orario, ma questo viene concordato con la direzione della RSA sulla base delle effettive esigenze operative.
Infine, si rammenta che la Giunta regionale ha approvato, non ravvedendone violazioni della normativa regionale, il regolamento di funzionamento della RSA, rimandando a 36 mesi la verifica di tale modello organizzativo, con particolare riguardo all'attività sanitaria svolta dai medici di base.
Voglio aggiungere che l'assistenza sanitaria fornita dai quattro medici di medicina generale permette una copertura di quattro ore, anche perch nell'assumere l'incarico, i medici hanno accettato di assistere, nel periodo delle quattro ore in cui a turno si trovano nella RSA, anche i pazienti del collega e hanno altresì dato la disponibilità per la loro reperibilità.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Non sono soddisfatta della risposta dell'Assessore, in quanto sostanzialmente, non ha risposto all'interpellanza - perlomeno ai requisiti e ai quesiti da noi posti.
Nell'interpellanza si faceva riferimento ad un altro tipo di problema presente nella RSA di Via Braccini: il diritto - a nostro parere violato di libera scelta del cittadino del medico di base. L'importanza, quindi del rapporto fiduciario che deve instaurarsi tra paziente e medico di base rapporto che sembra abbastanza scontato. Vorrei sottolineare il fatto che nel progetto della RSA di Via Braccini è stato scritto che, all'atto dell'ingresso in questa RSA, sarebbe stata "congelata" la scelta del medico di base.
Ci sembrava una cosa assai grave, perché la RSA non è il luogo affettivo dove il cittadino, l'anziano non autosufficiente, vive con la propria famiglia, ma un luogo dove riceve cure sanitarie ed assistenza. La scelta - la non scelta, in questo caso - di non scegliere il proprio medico di base, ci sembra fatto da sottolineare, sul quale pensavamo la Regione avrebbe assunto delle posizioni. Questo, a quanto dice l'Assessore, non è avvenuto; i pazienti, tra l'altro - e viene anche citato nell'interpellanza sono costretti a rivolgersi ad uno dei medici individuati all'interno dell'USL 2, contrastando ancora di più il rapporto importantissimo prioritario, di fiducia tra medico e paziente.
In particolare, l'Assessore ha fatto riferimento ad altra questione: gli utenti e i pazienti non devono solo fare riferimento al medico di base che viene da noi individuato in geriatra - bensì a tale figura più il geriatra. Tutto ciò fermo restando che il medico di base all'interno della RSA di Via Braccini svolge un tempo di lavoro assolutamente limitato rispetto alle esigenze degli utenti: un'ora al giorno per cinque giorni alla settimana. In quest'ora al giorno il medico - indicato dall'USL 2 e quindi non scelto dall'utente - non deve fare riferimento ad un solo utente, ma coprire almeno venti posti letto, ed instaurare rapporti diversi con gli utenti in un tempo assolutamente limitato. L'Assessore ci dice che si aggiunge un geriatra, che svolgerà un numero congruo di ore - due alla settimana.
Chiedo all'Assessore di precisare l'orario del geriatra all'interno della RSA di Via Braccini, oltre a quello del medico di base. Diversamente oltre ad una violazione del diritto del paziente alla scelta del medico con il quale instaurare un rapporto fiduciario, in qualche modo si vìola e si calpesta il diritto all'assistenza dell'ospite della RSA.
Non sono soddisfatta della risposta; sostanzialmente, sono stati confermati i dubbi di violazione dei diritti che, a nostro parere, andavano evidenziati.
Come Gruppo, ci siamo chiesti il motivo per cui la Regione possa aver fatto da garante a queste modalità sperimentali di assistenza, che a nostro parere non andavano condivise in alcun modo.
Pensiamo vi sia, da parte dell'USL 2, violazione effettiva e compiuta della deliberazione citata dall'Assessore, che invece prevede che l'assistenza sanitaria venga assicurata da un medico per un numero congruo di ore - due ore - che certo non è un'ora al giorno, per cinque giorni alla settimana per venti pazienti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI



PRESIDENTE

La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Volevo sottolineare alla Consigliera Simonetti che generalmente rispondo alle domande che mi vengono poste nelle interpellanze - così come ho risposto questa mattina. Purtroppo, quando ci si ostina a credere di essere nel giusto, si dichiara di essere insoddisfatti e che si calpestano diritti della libera scelta ed altro.
La RSA di Via Braccini, Consigliera Simonetti, è una struttura paraospedaliera: se lei si recasse in ospedale avrebbe il diritto di scegliere il medico Neri, Rossi o Bianchi? E' una domanda che le sottopongo con estrema cordialità. Lei, inoltre, si chiede cosa possa fare un medico in un'ora, con venti pazienti. Io ho interpellato colleghi di altre Regioni italiane: in nessuna RSA è garantita un'assistenza continuativa di quattro ore da parte di medici di medicina generale e la presenza del Direttore della RSA sanitaria. La deliberazione cui lei faceva riferimento non prevede necessariamente un geriatra; può benissimo trattarsi di un internista.
L'USL 2, nel presentare il progetto si è consultata con noi: pensiamo che i cittadini ospiti della RSA di Via Braccini abbiano un'assistenza medica quasi ottimale.
Per quanto riguarda la scelta del medico di medicina generale, ma lei crede possibile che un medico che risiede all'inizio di Corso Giulio Cesare possa "scappare" in Via Braccini perché il suo paziente ha bisogno di lui? Quale rapporto può avere il paziente con un medico che ha 1.500 assistiti? Quel rapporto di medico di famiglia lo deve reinstaurare il medico di medicina generale, che accetta di assistere questi venti pazienti in quella struttura.
Questa è cosa che mi è sembrata giusta nei confronti del cittadino dal punto di vista dell'assistenza senza calpestare assolutamente alcun diritto dello stesso sia nella libera scelta del medico sia, soprattutto, dal punto di vista dell'assistenza sanitaria.
Vedremo quali saranno i risultati; abbiamo concesso 36 mesi prima di fare un consuntivo. Il Veneto, considerato il capofila in tal senso, ha previsto un medico ogni sessanta pazienti, per un'ora di assistenza al giorno.
Come lei ben sa, la guardia medica entra in servizio alle ore dieci dei prefestivi e termina alle ore otto del lunedì mattina. Spero che il progetto sperimentale della USL di Via Braccini vada bene a livello nazionale.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interpellanza n. 676 dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti relativa alla situazione degli alloggi di proprietà dell'Ente Poste


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 676, presentata dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti, alla quale risponde l'Assessore Botta.



BOTTA Franco Maria, Assessore all'urbanistica

Grazie, signor Presidente e signori Consiglieri. In riferimento all'interpellanza in oggetto preciso quanto segue.
L'ATC di Novara, espressamente interpellata, ha comunicato con nota protocollo n. 15523 del 18/9/1996 che il Ministero delle Poste non ha formulato offerte all'ATC per la gestione dei suoi alloggi né la stessa è stata interpellata per conoscere eventuali determinazioni al riguardo.
La legge 24/12/1993, n. 560, disciplina l'alienazione degli alloggi di proprietà dell'Ente Poste, ma non per questo li considera ineccepibilmente di edilizia residenziale pubblica. Infatti, al comma primo dell'articolo unico, definisce gli alloggi di edilizia residenziale pubblica, mentre al comma secondo stabilisce che le sue disposizioni si applicano altresì ad altre fattispecie di alloggi, quali quelli di proprietà della Società Ferrovie dello Stato S.p.A., quelli acquisiti dagli Enti di sviluppo quelli acquisiti dal Ministero del Tesoro e già di proprietà degli Enti previdenziali disciolti, nonché, per l'appunto, di quelli di proprietà dell'Amministrazione delle Poste e delle Telecomunicazioni.
Ad ulteriore riprova della sostanziale differenza tra gli alloggi in oggetto e quelli più propriamente di edilizia residenziale pubblica, si rileva che mentre l'investimento dei proventi derivanti dall'alienazione degli immobili di edilizia residenziale pubblica è sottoposto all'azione programmatoria della Regione, i proventi introitati dall'Amministrazione delle Poste sono utilizzati dalla stessa nella sua piena discrezionalità.
L'Amministrazione regionale ha pertanto operato sugli alloggi delle Poste solo mediante il loro inserimento nei piani regionali di vendita dietro specifica proposta dell'Ente proprietario e al solo fine di ottemperare all'obbligo imposto dalla già citata legge n. 560 del 1993.
Tutte le successive incombenze finalizzate alla concreta alienazione dei suddetti alloggi sono di esclusiva competenza dell'Ente proprietario senza necessità né possibilità di coinvolgimento di altri soggetti quali, ad esempio, l'Amministrazione regionale o l'ATC di Novara.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Assessore, l'interpellanza è del giugno 1996: siamo praticamente ad un anno dalla presentazione e già solo questo denota scarsa attenzione alle sollecitazioni provenienti dal Consiglio regionale.
Inoltre, la risposta è assolutamente burocratica: in pratica, l'Assessore risponde dicendo "Abbiamo inserito nel piano di vendita gli alloggi delle Poste, ma queste ultime possono fare quanto credono dei proventi che ne derivano". Occorreva quindi decidere se l'Amministrazione regionale ha interesse a che le Poste, nel momento in cui i loro alloggi vengono inseriti nel piano di vendita, hanno una politica di dismissione e di reinvestimento che interessi il nostro Ente; in tal caso, gli alloggi possono essere inseriti nel piano vendite; diversamente, non si inseriscono.
La risposta dell'Assessore assolve la Regione: "Le Poste possono fare quello che credono"! Possono fare quanto credono dopo che i loro alloggi sono inseriti nel piano vendita; ma la potestà di stendere il piano vendita è della Regione. Avrà dunque la Regione anche la potestà di indicare degli indirizzi all'Ente Poste, affinché l'alienazione avvenga secondo criteri non speculativi, di correttezza verso gli inquilini, che sulla base delle notizie raccolte nell'interpellanza vivono in alloggi inadeguati, mal manutenuti, con rischi d'incendio e via dicendo? Tutto questo nella risposta dell'Assessore non c'è. Risposta pervenuta con un anno di ritardo e che slaccia la Regione Piemonte da ogni vincolo politico. Quella che manca è la politica; una politica della Regione nel settore della casa, sia pure su Enti che non sono di edilizia residenziale pubblica - è notorio - ma Enti "pubblici", proprietari di case "pubbliche" costruite da Enti "pubblici": case sulle quali la politica dovrebbe esprimere almeno un vagito. Invece, nulla. La burocrazia impera, senza alcuna idea programmatica di ruolo della Regione Piemonte.
Nell'interpellanza si diceva "avviamo un tavolo di concertazione"; non ci sono solo le norme scritte da gestire nel modo più pedissequo, ci sono anche norme che possono essere gestite in termini politici, avanzando proposte - e non perché queste debbano essere accettate da altro Ente - che si ritiene ragionevole e sensato avanzare. Si avvia quindi una trattativa con un Ente che ha la sua autonomia, che può fare quanto crede, ma con il quale la Regione Piemonte si rapporta in termini di pari interesse ad una certa politica, visto che la Regione Piemonte ha la competenza di svincolare questi immobili e di consegnarli alla libera vendita.
Non avete messo in moto questo ruolo della Regione Piemonte, che viene confinato ad un ruolo notarile, di inserimento di un patrimonio alla vendita senza alcuna opzione, indirizzo o richiesta di indirizzo politico.
Quanto più impressiona, Assessore Botta, non è il non raggiungere eventuali risultati, ma non tentare nemmeno di farlo, lasciando che le cose scorrano nel modo in cui qualcuno decide debbano scorrere.
Mi rammarico di questa posizione della Regione Piemonte che, peraltro trova conferma nell'assenza di un forte e riconoscibile ruolo politico in tanti altri settori.
Mi dichiaro quindi completamente insoddisfatto della risposta dell'Assessore.


Argomento: Parchi e riserve - Cave e torbiere

Interpellanza n. 619 dei Consiglieri Bertoli, Manica, Miglietti, Riggio e Suino relativa all'autorizzazione per l'apertura di una cava in località Montarolo nell'ambito del Parco naturale del Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino (VC)


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 619 presentata dai Consiglieri Bertoli, Manica, Miglietti, Riggio e Suino.
Risponde il Vicepresidente della Giunta, Majorino.



MAJORINO Gaetano, Vicepresidente della Giunta regionale

Con questa interpellanza, i Consiglieri Bertoli, Manica, Miglietti Riggio e Suino lamentano in buona sostanza che vi sia stata da parte della Giunta una deliberazione con la quale venne autorizzata una cava in località Montarolo, nell'ambito del Parco naturale del Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino (VC). Nel lamentare questa autorizzazione rilevano che il Comune di Trino, per quanto di propria competenza, aveva espresso parere pesantemente negativo all'apertura di questa cava di sabbia e di ghiaia. Rilevano, inoltre, che la relazione di competenza del Settore Beni Ambientali era limitata a quella che viene definita una lacunosissima espressione, secondo la quale "la realizzazione non appare tale da alterare le caratteristiche ambientali della località".
Su queste premesse, con l'interpellanza si chiede alla Giunta di precisare meglio questa situazione, espressa in maniera sintetica da parte del Settore Beni Ambientali.
Innanzitutto - considerazione di carattere generale - vorrei rilevare che è notorio come il Settore Beni Ambientali sia di manica molto ristretta nell'esprimere i propri pareri, allorquando incidono su territorio tutelato da normative di tutela dei beni ambientali; inoltre l'espressione definita lacunosa ("la realizzazione non è tale da alterare le caratteristiche ambientali della località"), a me pare sufficientemente chiara e di per s significativa.
Ma c'è di più, nel senso che la zona sulla quale insiste il progetto di cava è zona definita dalla L.R. 19/8/1991, n. 38, la quale disciplina appunto il Parco naturale del Bosco delle Sorti della Partecipanza di Trino, come "zona di salvaguardia del parco", rilevandosi - sempre in base alle espressioni contenute nella legge - che la tutela posta per la zona di salvaguardia è di gran lunga diversa dalla tutela posta per il Parco naturale vero e proprio e che per quest'ultimo sono giustamente previste delle norme vincolistiche, mentre per la zona di salvaguardia, ove insiste la cava in questione, non sono imposti particolari specifici vincoli.
Quindi, in buona sostanza, le preoccupazioni oggetto dell'interpellanza poggiano, a nostro sommesso avviso, su un presupposto errato, nel senso che si ritiene che la cava insista su un'area di interesse naturalistico mentre nella realtà - a parte che si tratta di insistenza sulla zona di salvaguardia - si tratta di una zona che a suo tempo venne del tutto disboscata sino a divenire zona totalmente agricola; inoltre, questa zona già in passato era stata interessata addirittura da un'attività di coltivazione mineraria, solo recentemente portata a compimento, per cui questa della cava si aggiunge ad una precedente e vecchia autorizzazione di coltivazione mineraria. La superficie interessata dal progetto estrattivo in base appunto alle prescrizioni contenute nel provvedimento autorizzativo di Giunta, è destinata per quasi il 50% al rimboschimento; di conseguenza il bosco verrà a sostituire l'attuale uso agricolo, permettendo così di ricostituire l'unità ambientale rispetto al territorio del Parco naturale ormai persa nel tempo.
Sotto questo profilo, dunque, si può anche, direi con tranquilla certezza, affermare che l'autorizzazione alla cava e la concessione con queste prescrizioni di rimboschimento daranno luogo ad una situazione che risulterà in definitiva favorevole alla condizione naturale dei luoghi e alla loro tutela.
Mi preme però ribadire che il Settore competente dei Beni Ambientali è molto restrittivo in materia, e l'aver ritenuto che nulla si danneggia sotto il profilo del vincolo ambientale è espressione di per s significativa, che mi pare vada difesa anche in questa sede di risposta all'interpellanza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bertoli.



BERTOLI Gian Pietro

E' passato molto tempo da quando fu presentata l'interpellanza: un anno. Poiché solo le opere d'arte resistono all'usura del tempo e non essendo tutti artisti, diventa complicato presentare interrogazioni ed interpellanze. A dire il vero, in questo Paese non soltanto le opere d'arte resistono all'usura del tempo, ma anche i contenziosi legali. E l'autorizzazione in oggetto ha innescato un contenzioso legale, ragione per cui è ancora all'o.d.g. di una discussione utile.
Innanzitutto vorrei fare una considerazione di carattere generale, di cornice: è più facile difendere l'ambiente da una posizione lontana come quella della Regione Piemonte (tra l'altro gli compete), piuttosto che dalla singola realtà, dal singolo Comune, dove esigenze economiche stringenti possono indurre a considerare in modo più coinvolto la questione.
In questo caso, invece, mentre il Comune di Trino oltreché l'Ente di gestione del Parco e la Provincia di Vercelli, si sono opposti con forza al rilascio dell'autorizzazione per l'apertura della cava, la Regione ha espresso parere positivo.
Nel merito del contenzioso in atto - e a questo proposito mi pare che l'Assessore, nonché Vicepresidente della Giunta regionale, non avesse e non abbia bene in mente i termini della questione - bisogna considerare nello specifico la legge n. 431/85, che all'art. 1 vieta ogni modificazione dell'assetto del territorio nelle aree individuate ai sensi dell'art. 2 del DM del 21/9/1984 fino all'adozione, da parte delle Regioni, di Piani paesistici o di Piani urbanistico-territoriali con specifica considerazione dei valori paesistici ed ambientali.
Nel caso in ispecie, la Regione Piemonte - per quanto ne so - non si è ancora dotata degli strumenti di pianificazione previsti dalla legge n. 431 e pertanto sembrerebbe che l'autorizzazione all'apertura di una cava in località Montarolo sia stata concessa in contrasto alle vigenti disposizioni legislative. Allora, mentre la Regione ha concesso l'autorizzazione, dimostrando scarsa sensibilità ambientale e anche una certa trascuratezza nella predisposizione degli atti amministrativi, il Ministero, per la considerazione suddetta, ha sospeso la procedura avviata dalla Giunta regionale e ha invitato il Presidente della Giunta stessa, per quanto di sua competenza, a porre in essere tutti i provvedimenti necessari affinché i lavori non vengano eseguiti prima dell'avvenuto chiarimento in merito, al fine di escludere la possibilità del verificarsi delle condizioni di danno ambientale cui facevo riferimento in precedenza.
In sostanza, Assessore, la questione è del tutto diversa da quella che lei ha posto; di conseguenza, la risposta che lei ci ha dato non è per nulla soddisfacente, anzi pare non sia neanche entrata nel merito della questione, poiché ha dato per scontato che la procedura proseguisse il proprio iter, quando il tutto era "stoppato" per carenze negli atti amministrativi assunti dalla Giunta regionale del Piemonte non coerenti con le disposizioni legislative.



PRESIDENTE

La parola ancora al Vicepresidente della Giunta, Majorino.



MAJORINO Gaetano, Vicepresidente della Giunta regionale

Apprendo adesso, dalla replica dell'interpellante, un fatto nuovo: una nota ministeriale che ha contestato alla Giunta regionale - se ho ben capito - una sorta di irregolarità in questa concessione.
Ora, poiché l'Assessore risponde, per così dire, rebus istantibus, e soprattutto sulla scorta delle informative dategli dal settore competente di fronte al fatto nuovo che mi viene prospettato mi riservo o di fare ricalendarizzare l'interpellanza oppure di dare - forse è meglio sul piano operativo - al Consigliere Bertoli una risposta scritta che tenga conto di questo fatto, per me nuovo. Anzi, se vorrà propormi una nota indicandomi questo fatto, io potrò segnalarlo agli uffici per una loro, e successiva mia, valutazione.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Interrogazione n. 284 del Consigliere Racchelli relativa alla raccolta organica per tematiche delle normative regionali a mezzo di Codice regionale. Richiesta aggiornamento Codice esistente a fogli mobili e predisposizione a mezzo rete informatica


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 284, presentata dal Consigliere Racchelli, alla quale risponde il Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

L'interrogazione, in effetti, è un po' datata: abbiamo comunque ritenuto opportuno rispondere.
Per quanto attiene al Codice elettronico delle leggi regionali, si stanno completando i programmi di accesso alla banca dati "Arianna" per includere le funzionalità connesse alla consultazione del Codice; inoltre si sta predisponendo il CD del Codice delle leggi regionali (da integrare in una fase successiva anche con i regolamenti regionali, per ora non memorizzati in "Arianna").
Con l'introduzione del cablaggio integrato e con il rinnovamento dell'attrezzatura hardware presso le strutture e i Gruppi consiliari saranno inoltre innovate le funzionalità di accesso al sistema informativo consiliare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Racchelli.



RACCHELLI Ettore

Grazie per la risposta, della quale sono ampiamente soddisfatto.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interpellanza n. 574 dei Consiglieri Chiezzi, Moro e Papandrea relativa al Sacrario ubicato nel Broletto di Novara in stato di degrado


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza n. 574 presentata dai Consiglieri Chiezzi Moro e Papandrea.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Questa interpellanza solleva il problema dello stato di manutenzione del portico sito nel Proletto di Novara, nel quale vi è un bassorilievo in pietra ornamentale eseguito da Mella e vi è anche un sacrario in onore dei partigiani.
Siamo nel centro di Novara, in un luogo ad alta caratura culturale sede di avvenimenti culturali periodici e quindi un luogo di eccezionale valore nel centro storico della città. Il portico che dà l'accesso al cortile e a tutti i luoghi dove si svolgono attività museali ed espositive e nel quale è esposto questo sacrario, alla data dell'interpellanza era in uno stato di manutenzione indegno del luogo stesso sia per le attività culturali sia per il sacrario dei partigiani.
L'interpellanza chiedeva ragione di questo, chiedeva notizie su eventuali interventi previsti da parte della città di Novara e in ogni caso chiedeva alla Regione Piemonte di intervenire per riportare ad un civile stato di decoro un luogo importante, culturalmente valido ed anche un ruolo dedicato alla celebrazione dei caduti nella lotta contro il nazifascismo.
L'interpellanza è del maggio dell'anno scorso: attendiamo notizie su quanto accaduto dal maggio dell'anno scorso ad oggi, ovvero se questo problema sia stato affrontato e risolto.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Naturalmente, per rispondere in modo esaustivo a questa interpellanza ho chiesto delucidazioni al Sindaco di Novara, il quale, in data 23/12/1996, mi risponde: "L'intero edificio è vincolato dalla Sovrintendenza ai Beni Ambientali ed Artistici ed il servizio di manutenzione del Comune non ha mai effettuato interventi straordinari di manutenzione, necessitando il complesso di un progetto generale di restauro che esula dai compiti del servizio medesimo.
Nei limiti delle proprie competenze l'ufficio ha già previsto la rimozione delle lamelle pendenti di tinteggiatura degradata e la pulitura delle volte e delle pareti del porticato".
Questo è quanto l'Amministrazione comunale di Novara, su sollecitazione della Regione Piemonte, ha raccolto come informazione e trasferisce in risposta all'interpellanza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Vorrei fare una domanda al Presidente della Giunta: al momento attuale i portici, oggetto della nostra interpellanza, sono stati puliti e ritinteggiati?



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

E' già stato previsto.



CHIEZZI Giuseppe

Ho sentito la risposta che indica la volontà amministrativa di "fare" ma tale volontà, datata 23 dicembre, si è tradotta in realizzazione oppure ci sono ancora le lamelle pendenti? E quali sono i tempi? Desidero una risposta dal Presidente.
n ogni capoluogo di provincia esistono uffici decentrati; è sufficiente una telefonata per sapere a che punto siamo. Quindi, almeno per questa parte, rimanderei la risposta all'interpellanza alla prossima volta - o anche in questa stessa seduta se il Presidente volesse integrare con una breve comunicazione.
Sospendo pertanto la mia dichiarazione di soddisfazione o insoddisfazione e la rimando al completamento dell'informazione da parte del Presidente della Giunta.


Argomento:

Risposta scritta ad interrogazione


PRESIDENTE

Informo il Consiglio che all'interrogazione n. 656, presentata dai Consiglieri Rosso e Dutto, relativa all'istituzione di Uffici provinciali di Protezione Civile, sarà inviata risposta scritta da parte dell'Assessore competente.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 5) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Ha chiesto congedo il Consigliere Viglietta.


Argomento:

b) Approvazione modifica testuale al- l'art. 7 del disegno di legge n. 260 (legge finanziaria)


PRESIDENTE

Comunico che in data 24/2/1997 l'Ufficio di Presidenza ha approvato una modifica testuale all'art. 7 del disegno di legge n. 260 (legge finanziaria) dovuta al coordinamento con gli emendamenti accolti sui capitoli elencati nelle tabelle allegate al suddetto disegno di legge.


Argomento: Immigrazione

Esame ordini del giorno n. 443, n. 448 e n. 450 relativi alle iniziative dirette al reinserimento degli immigrati extracomunitari nei Paesi di origine


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 443 presentato dai Consiglieri Ghiglia, Montabone, Ferrero, Deorsola, Rubatto e Vaglio, di cui al punto 6) all'o.d.g.
Il Consigliere Rubatto, che inizialmente aveva firmato tale ordine del giorno, ha chiesto di considerare ritirata la propria firma.
Connessi all'ordine del giorno annunciato sono stati presentati gli ordini del giorno n. 448 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti e n. 450 presentato dai Consiglieri Suino, Riggio, Bortolin e Manica.
Devo anche informare che il riferimento alla legge n. 49/87, contenuto nell'ordine del giorno n. 443, era stato detto errato, perché errata era la citazione sui Codici delle leggi regionali; invece, da accertamenti fatti ulteriormente, è errato per non esatta trascrizione: sui Codici regionali la citazione è infatti riportata correttamente come legge nazionale. Per cui il refuso è consistito solamente nell'indicare una legge regionale mentre è una legge nazionale.
La parola al Consigliere Ghiglia per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 443.



GHIGLIA Agostino

Signor Presidente, intervengo brevemente per illustrare l'ordine del giorno che abbiamo presentato unitamente ai colleghi della maggioranza.
Si tratta di un ordine del giorno che riveste un'importanza del tutto particolare perché per la prima volta viene indicato come debbono essere spesi i fondi a favore degli immigrati extracomunitari. A nostro avviso una parte della cifra stanziata dal relativo capitolo di bilancio dovrà essere finalizzata al reinserimento dei lavoratori immigrati extracomunitari nei Paesi d'origine.
Sosteniamo che questo sia un principio, prima ancora che un'indicazione, da difendere e sostenere. Crediamo infatti che si possano aiutare i Paesi in via di sviluppo soltanto esportando intelligenze capacità, professionalità e formazione.
Come diceva l'Assessore Gallarini la settimana scorsa, non basta insegnare, non basta "dar loro il pesce", occorre fornire la canna, l'amo ed insegnar loro a pescare. I Paesi in via di sviluppo non hanno bisogno di semplice carità, non hanno bisogno di semplice cooperazione, non hanno bisogno di tonnellate di latte e di riso (a questo proposito ricordo gli scandali degli anni passati quando il latte in polvere arrivava a destinazione scaduto - ma questa è altra storia): hanno bisogno di capacità, idee e creatività.
In questo spirito, il nostro ordine del giorno indica il modo di spendere la maggior cifra che quest'anno è stata messa a bilancio dalla Giunta regionale per interventi a favore degli immigrati extracomunitari.
Fermi i 500 milioni dell'anno scorso, gli ulteriori 500 milioni verrebbero impegnati per la realizzazione di corsi di formazione diretti agli immigrati extracomunitari nei loro Paesi d'origine, anche mediante convenzioni con Enti locali ed organizzazioni private, ai fini previsti dalla legge n. 943/86. Si tratta di una legge molto importante, mai superata né dalla legge Martelli né dai decreti successivi in materia di immigrazione. Si tratta di legge molto importante anche perché affrontava l'immigrazione molto prima che si trasformasse in dramma, cioè molto prima che ci accorgessimo che l'immigrazione stava diventando un problema di convivenza, di accoglimento di milioni di persone alla ricerca di un futuro migliore. Ma un futuro migliore questa società non è in grado di offrirlo poiché non è in grado di offrirlo neanche ai propri cittadini, visto che in Italia abbiamo 8 milioni di persone che vivono sotto la soglia di povertà.
Vorrei citare brevemente la legge n. 943/86 che, all'art. 9, comma terzo, dice: "Il Ministro degli Affari Esteri... può predisporre progetti integrati per il reinserimento dei lavoratori extracomunitari nei Paesi d'origine". Oltre alle dovute misure di accoglienza e di prima assistenza che noi abbiamo sempre sostenuto, oltre ai fondi che verranno spesi quest'anno per dare condizioni di vivibilità accettabili agli immigrati giunti illegalmente nel nostro Paese, in attesa di rimpatriarli - questa è la nostra richiesta sempre, ieri, oggi e domani - noi crediamo che solidarietà sia anche esportare capacità.
Non è sufficiente parlare di solidarietà e nettarci la coscienza "buttando" qualche centinaio di milioni in iniziative che non tendono assolutamente a risolvere il problema vero dell'immigrazione in Italia, che non è quello dell'integrazione di coloro che in Italia sono regolarmente e hanno un lavoro, ma che è il grave, drammatico problema della fame, che è il grave, drammatico problema della disperazione che affligge quelle centinaia di migliaia di disperati clandestini che affollano le nostre strade e che purtroppo vanno molto spesso ad ingrossare le fila della criminalità organizzata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 448.



CHIEZZI Giuseppe

Prima di illustrare l'ordine del giorno, vorrei fare qualche considerazione sull'ammissibilità dell'ordine del giorno testé illustrato dal Presidente del Gruppo di Alleanza Nazionale.
Riteniamo sia un ordine del giorno che contrasta con i principi fissati dalla legge regionale in materia di immigrazione; mi chiedo quindi se sia possibile che il Consiglio regionale voti un ordine del giorno che contrasta con tali principi - e dirò adesso qualche parola sul motivo in base al quale, a mio modo di vedere, l'ordine del giorno contrasta con i principi della legge.
La L.R. n. 64 all'art. 1 afferma che "la Regione Piemonte promuove delle iniziative in modo che siano riconosciuti agli immigrati tutti i diritti secondo i principi ispiratori della Costituzione, nonché di garantire le libertà sancite dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo; la Regione ne promuove l'integrazione in condizioni di pari opportunità nella società civile, tutelandone l'identità linguistica e culturale e i legami con la Nazione d'origine". Questo l'impianto delle finalità, che non è un impianto limitato alla scelta di un problema da risolvere in capo agli immigrati nella nostra Regione; è una legge ad ampio spettro.
Sempre la legge dice con chiarezza che nei confronti degli immigrati non esiste un problema da privilegiare rispetto ad un altro: cosa che l'ordine del giorno di Alleanza Nazionale fa, riducendo ad uno i problemi da affrontare: il reinserimento degli immigrati nei Paesi d'origine. L'art.
10 della legge dice infatti chiaramente che la Regione Piemonte avvalendosi di collaborazioni, realizza, secondo le condizioni previste nel programma di attuazione, interventi organici.
Questo è il punto chiave: "interventi organici", ed enumera dalla lettera a) alla lettera m) gli interventi secondo i quali la politica della Regione Piemonte deve esplicarsi; non è assolutamente indicato l'intervento richiesto dall'ordine del giorno. Non sto a rileggere tutti gli interventi ma i colleghi possono facilmente dedurre, se non l'hanno a mente, che tali interventi vanno dalla sistemazione abitativa all'aiuto ai figli nelle attività scolastiche, alle attività culturali e via dicendo. Questa è la chiave, la filosofia della legge, rafforzata dall'art. 3 che dice che a questo fine (tutela di tutti i diritti, interventi organici) la Giunta deve sentire il parere della Consulta e predisporre un programma entro il 31 ottobre di ogni anno.
Signor Presidente, la legge ha per finalità un insieme di interventi organici inseriti in un Piano di competenza della Giunta redatto sentiti i pareri delle Associazioni; cosa del tutto diversa da quanto si chiederebbe alla Giunta di fare se venisse votato l'ordine del giorno di Alleanza Nazionale: senza alcun programma, senza alcuna discussione - come previsto dalla legge - con le Associazioni e la Consulta, il Consiglio regionale indicherebbe alla Giunta il da farsi, contravvenendo anche all'indicazione che il programma redatto dalla Giunta deve necessariamente indicare certe scadenze, certe tappe, tenendo conto di tutti gli interventi previsti.
L'ordine del giorno violerebbe quindi tali principi, costringendo la Giunta a scegliere una strada esplicitamente contraddittoria con quella indicata dalla legge. Ma possono essere messi in votazione ordini del giorno che indicano strade diverse da quelle contenute nelle leggi regionali? L'ordine del giorno presentato dal mio Gruppo, viceversa, volutamente chiede l'applicazione della legge. Non abbiamo scritto grandi cose anche perché riteniamo che un'impostazione organica del problema dovrebbe vedere il concorso di più Gruppi. Con il nostro ordine del giorno abbiamo semplicemente chiesto che la Giunta provveda a quanto previsto dalla legge regionale: un programma organico, discusso con tutti gli organismi previsti. Non si è infatti in grado, in quest'aula, se non per riferimenti e pulsioni di altro tipo, di carattere generale, di dire oggi cosa si dovrebbe fare, senza avere il polso delle esigenze reali.
Il nostro ordine del giorno è di semplice illustrazione; potrebbe addirittura essere ridotto alla frase "si impegna presto e bene la Giunta regionale a dare applicazione a tutti gli articoli della legge e a tutti i riferimenti ivi contenuti".
Questa l'illustrazione del nostro ordine del giorno; chiederei il parere dei colleghi sull'osservazione relativa alla votazione di un ordine del giorno non in sintonia con i principi, le modalità, le procedure e i criteri previsti da una legge regionale.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

La presentazione dell'ordine del giorno in cui si chiede un impegno alla Giunta per la limitazione degli interventi di sussidio agli immigrati residenti nella nostra Regione al 50% e che di conseguenza vengano liberati fondi per aiuti agli stessi ai Paesi d'origine, richiede una riflessione.
Vengo subito al punto. Il venir meno del finanziamento statale di un miliardo e 500 milioni, che unito ai 500 milioni costituiva lo stanziamento annuo per programmi di intervento cosiddetto di post-emergenza, ha posto la Giunta regionale nella situazione di valutare le conseguenze pesanti che il grave decurtamento di fondi avrebbe determinato sull'efficacia dei progetti di reintegrazione delle migliaia di immigrati presenti in Piemonte e in particolare nel capoluogo. Ricordiamo che al 31/10/1996, quindi successivamente alla cosiddetta sanatoria ad opera della legge n. 616 del 9/12/1996, i cittadini extracomunitari, segnalati per soggiorni in Italia erano 920.530, di cui 59.062 (circa il 6% in Piemonte), concentrati per circa il 60% nella provincia di Torino: 35.444.
La Giunta regionale ha inteso quindi, a mio parere saggiamente, ripianare sia pure parzialmente questo deficit, intervenendo con una disponibilità finanziaria di un miliardo, che comunque è sempre minore degli investimenti complessivi dell'anno scorso, al fine di garantire la continuità di interventi, così come da programma, che al di là del mero assistenzialismo garantissero la reale integrazione degli immigrati nel nostro tessuto sociale ed economico.
Il programma di aiutare gli immigrati nel loro Paese d'origine rappresenta certamente un punto fermo. E' indubbio che se vogliamo incidere sui numeri dei flussi migratori è indispensabile una politica che a livello comunitario e nazionale ponga in essere atti di collaborazione finanziaria e tecnologica con i Paesi in via di sviluppo.
Con l'approvazione della mozione sulla fame nel mondo e il relativo stanziamento di un miliardo e 800 milioni, la Regione Piemonte ha dato un segnale in questa direzione.
Credo tuttavia che tutti noi dobbiamo avviarci a considerare l'immigrazione non come fenomeno da combattere in assoluto; in una società avanzata l'immigrazione rappresenta un fatto da regolamentare, e se produce illegalità questa deve essere inflessibilmente perseguita. Dobbiamo far rispettare le nostre regole di convivenza, ma dobbiamo avere la consapevolezza che il fenomeno in sé non può essere ostacolato poiché se esistono flussi migratori ciò non è dovuto soltanto allo stato di disumana miseria in cui versano moltitudini di individui nei Paesi del Terzo Mondo ma anche ad esigenze precise della nostra economia - penso, ad esempio, al settore dell'agricoltura. E' stato detto: "noi siamo pochi, ricchi, sempre più anziani; loro sono tanti, poveri e giovani".
Ora il problema è pratico; come amministratori dobbiamo avere ben chiaro il nostro ruolo e gli effetti che le nostre decisioni, in termini di scelte legislative ed amministrative, hanno sulla comunità.
In questa sede dovremmo discutere di progetti, di come è possibile attraverso un'attenta programmazione, garantire agli immigrati, che vivono qui, le condizioni necessarie per la loro reale integrazione affinché non vengano spinti a vivere di espedienti o, peggio, di illegalità.
Dobbiamo avere chiara la distinzione tra mondo reale e mondo ideale.
Esistono azioni che noi possiamo sollecitare, auspicare, ma che non sono di nostra competenza, sono dello Stato, dell'Unione Europea.
Signor Presidente, io non parteciperò alla votazione dell'ordine del giorno n. 443, che ritengo un semplice proclama di principi, fine a se stesso facilmente strumentalizzabile ed in fondo contrario ai miei convincimenti personali.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 450.



SUINO Marisa

Abbiamo presentato un nostro ordine del giorno perché siamo fortemente preoccupati; confidiamo che i Gruppi firmatari dell'ordine del giorno presentato dalla maggioranza non vogliano farne soltanto questione di bandiera politica, ma abbiano la sensibilità di cogliere le implicazioni sociali ed umane che un argomento di questo tipo per forza di cose comporta.
Se volessimo essere provocatori diremmo che pare che la maggioranza voglia a tutti costi dare un segnale di forza contro il "diverso"; tutto sommato, qualche segnale del genere, in occasione del bilancio, lo abbiamo visto.
Dato che non vogliamo essere provocatori, ma presentare una proposta che incontri sensibilità ed attenzione, partiamo da alcuni dati che riteniamo doveroso elencare.
Attualmente, le stime dicono che sul pianeta-terra 250 milioni di bambini lavorano in stato di schiavitù; milioni sono i minorenni coinvolti nella prostituzione; 1 miliardo di persone è senza casa ed analfabeta; il 70% dei poveri è donna; 13 milioni di bambini muoiono per denutrizione o malattie correlate; il 90% dei contagiati dall'AIDS vive in quello che un tempo si definiva Terzo Mondo.
La dizione "Terzo Mondo", oggi, è superata; la forbice tra ricchi sempre più ricchi, e poveri sempre più poveri si è talmente divaricata che non bastano più materie prime e braccia per lavorare, per ridare dignità ai popoli.
E' limitativo rispondere - colgo quanto diceva prima il collega Ghiglia a questa realtà in termini o di buon cuore, o con discorsi solidaristici o di colpevolizzazione delle categorie della "classe ricca". Si tratta di perseguire azioni che promuovano una nuova realtà per i poveri, che riconoscano dignità e giustizia e non dimentichino i diritti umani sanciti dalle leggi internazionali.
E' giusto, a questo punto, che alcuni Gruppi politici approfittino di tali situazioni per provocare sottilmente emozioni e reazioni bestiali che tutto sommato, sono insite nell'animo umano? E' giusto accogliere il diritto ad una vita normale o, tutto sommato, prevale ancora una grossa e forte paura del diverso e della diversità? La media europea di presenza di stranieri è del 4,6%; la media italiana è dell'1,6%. Sono pochi, ma estremamente visibili, e questo li "frega" maggiormente, li rende più evidenti.
Si dice che con la scelta contenuta nell'ordine del giorno, la maggioranza propone, presenta e si fa carico dello sradicamento che queste persone hanno subìto, aiutandole a reinserirsi nella loro terra.
Noi riteniamo che non sia così e che si tratti di falsa dichiarazione: si pensa, di fatto, ad una sorta di deportazione, riportandoli nei luoghi dai quali sono scappati. Non dimentichiamo che sono scappati per fame, per guerra, perché perseguitati, perché violentati o semplicemente per cercare un pezzo di ricchezza, una vita dignitosa alla quale ritengono in qualche modo di avere diritto. Diversamente, le migliaia di italiani ed europei presenti in Germania, in Brasile, in Sud Africa o in Marocco, verranno a loro volta riportati - tra un po' di tempo - nei loro Paesi d'origine; in questo modo non risolviamo assolutamente il problema, né in un senso n nell'altro.
I flussi migratori sono fenomeni strutturali; non riconoscerlo è peccare di mancanza di prospettiva: bisogna essere capaci di guardare "oltre". Tanto più oggi, in presenza di quel villaggio globale evidente in tutte le grandi scelte della finanza, e non solo. Non ha molto senso ritornare a ragionamenti arcaici, che nulla hanno a che vedere con il contesto del Duemila, con il quale ci rapportiamo.
Da quando esiste l'uomo esistono le migrazioni e i tratti somatici di gran parte dell'umanità ne sono visibilissima testimonianza. Il problema va affrontato in un quadro di cooperazione e concertazione. Anche noi facciamo riferimento alle legge n. 64 del 1989 - ma non in modo strumentale parziale o machiavellico - e ne chiediamo la piena applicazione.
Se si volesse fare sul serio, in un solo anno probabilmente si riuscirebbe, Regione ed alcuni altri Enti locali, a risolvere ad esempio i problemi relativi alle popolazioni Rom, Dasikané, Korakané e Sinti.
Basterebbe fare sul serio: in poco tempo si potrebbero trovare serie politiche ed azioni concertate anche su altre realtà.
Il cuore del problema è l'incapacità di prospettiva che riscontriamo se non inquadriamo la risorsa-stranieri nel contesto nel quale viviamo.
L'emigrazione va posta in un contesto di mutazioni geopolitiche dalle quali dipenderanno la pace e la guerra del prossimo ventunesimo secolo.
Cosa sarebbe la Francia senza l'immigrazione che ha avuto? Sarebbe un Paese molto più vecchio, un Paese di 40 milioni di abitanti, un Paese molto più povero, a livello di reddito individuale. Si assisterà ad una formidabile accelerazione dei movimenti di popolazione sulla superficie della terra questo quanto ipotizzano gli esperti. C'è un ritorno al nomadismo di massa siamo all'opposto di quanto pensano comunemente le persone: molte Nazioni sviluppate dovranno ringiovanire la popolazione per potersi pagare le pensioni, per evitare un aumento troppo rapido dei costi della manodopera.
L'integrazione non deve essere vissuta come una mutilazione; l'avvenire sarà fatto di multiappartenenza, che significa tolleranza, ma anche di multicittadinanze. E parlare di multicittadinanza è parlare sul serio di democrazia. Il trattato di Maastricht è ben conscio di questo, visto che organizza il voto degli europei alle elezioni municipali nei Paesi di residenza.
Muoiono le civiltà che fanno dello straniero un nemico; sta a noi decidere se cadere fuori dalla storia o, al contrario, metterci all'avanguardia della democrazia senza frontiere, senza la quale il prossimo secolo non sarebbe altro che barbarie.
L'assenza di una politica dell'emigrazione programmata e consapevole ci depriva della capacità di adeguare elasticamente la nostra società ai cambiamenti epocali alla quale è sottoposta - mi riferisco alla globalizzazione dei mercati, al basso costo dei trasporti, ma anche della manodopera.
L'emigrazione è un trauma, una sofferenza per molte persone, per molte famiglie; è quindi da limitare per ragioni innanzitutto di umanità, ma anche di convenienza, attraverso politiche di investimento nelle aree povere del pianeta. Ciò è prioritario anche se non frenerà lo spostamento di masse ingenti da un Paese all'altro del mondo, né, tanto meno l'internalizzazione delle nostre economie, che saranno sempre più guidate da élite selezionate senza confini. La trasformazione cosmopolita della nostra società si configura come un processo dall'alto e dal basso, in contemporanea. Sta a noi saperne cogliere gli effetti in tutta la loro dimensione; dovremo convivere con manager e manovali a noi stranieri accettandoli come risorsa, ma sapendoli anche valorizzare e considerare come tali.
E' una contaminazione culturale che riteniamo arricchente per il nostro Paese, ma anche per quelle Nazioni che rientrano tra quelle definite più evolute.
Consapevoli di tutto questo, il nostro ordine del giorno mira a dare piena attuazione all'applicazione della legge n. 64/89, innanzitutto partendo da quel piano d'azione che la stessa richiede nella sua completezza, e quindi anche per gli aspetti che in un qualche modo l'ordine del giorno della maggioranza ha affrontato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossi.



ROSSI Giacomo

Grazie, Presidente. Concordo pienamente con lo spirito dell'ordine del giorno n. 443, e sono favorevole ad impegnare la Giunta e destinare nel limite del 50% gli interventi previsti nel capitolo di spesa n. 12000 a fondi per realizzare iniziative rivolte a reinserire gli immigrati extracomunitari nei Paesi d'origine. Tali iniziative possono avere luogo in Piemonte, con l'istituzione di corsi di qualificazione professionale utilizzando i Centri di formazione professionale della Regione riservati agli extracomunitari già emigrati che si impegnano a rientrare, una volta qualificati, nel loro Paese d'origine. Inoltre, si impegnerebbe la Giunta a stabilire convenzioni con le organizzazioni non governative che già operano nei Paesi in via di sviluppo, con il compito di organizzare all'estero corsi finalizzati a conseguire un mestiere.
In questi termini si deve intendere l'intervento regionale, che non deve limitarsi a semplice assistenzialismo. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Toselli.



TOSELLI Francesco

Signor Presidente, colleghe e colleghi Consiglieri, è opportuno sottolineare che le proposte di legge sia nazionali che locali in merito a questo argomento sono numerose. Resta un problema specifico: non esiste univocità di intenti. Univocità d'intenti che, peraltro, non è riscontrabile in quest'aula date le diverse posizioni sugli ordini del giorno presentati.
Indubbiamente devono essere individuate soluzioni concrete, al fine di reinserire effettivamente gli immigrati. Dovremo però fare attenzione: c'è un'accelerazione, a mio avviso molto grave, riguardo ad un sentimento di rifiuto molto forte, rivolto proprio agli immigrati, che sono considerati portatori di degrado e delinquenza.
La prima considerazione, peraltro ovvia, è che non si tratta di problema che riguarda solo la Regione Piemonte o l'Italia, ma riguarda l'intera Europa. Già il Consiglio d'Europa, come molti di voi sicuramente sapranno, si è pronunciato riguardo al problema dell'emigrazione e ha ammonito l'Italia proprio perché non abbiamo un controllo adeguato alle frontiere.
Non dobbiamo di certo invidiare i colleghi della Regione Puglia, che devono sempre trattare con un'emergenza costante ed individuare in tempo reale delle soluzioni.
Chi si allontana dal proprio Paese lo fa per trovare una vita migliore; ma la vita migliore che trovano le donne extracomunitarie ed emigrate in Italia la vediamo tutti i giorni, viaggiando in macchina, sulle strade: l'obbligo della prostituzione.
Perché si possa giungere ad una società multietnica occorre molto tempo, non per questione soltanto di lingua, ma per questione di integrazione di culture diverse. L'esperienza francese cui si richiamava la collega Suino si è sempre caratterizzata - è reale - nella sua storia per la difesa dei diritti civili, ma anche per l'atteggiamento conciliante in materia di immigrazione clandestina, è anche vero, però oggi la Francia paga questo atteggiamento tenuto in passato.
Vorrei leggere testualmente qualche riga di un'intervista rilasciata ad un quotidiano dalla signora Nicole La Fontaine, che è la Vicepresidente del Parlamento europeo: "Bisogna sapere quanti immigrati legali possono essere accolti e bisogna essere in grado di aiutarli, di integrarli nelle nostre società e di farli lavorare alla luce del sole; al tempo stesso, bisogna essere in grado di lottare efficacemente contro la piaga dell'immigrazione clandestina infine, bisogna saper dialogare con i Paesi da cui parte il flusso migratorio, dando loro una mano sulla via dello sviluppo economico".
Concludo facendo mia la frase finale di questa intervista: "Bisogna investire in questi Paesi".
Il Gruppo consiliare di Forza Italia - l'ordine del giorno è firmato anche dalla collega Ferrero - dà quindi voto favorevole all'ordine del giorno presentato dal Consigliere Ghiglia.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Credo che l'ordine del giorno presentato da molti Consiglieri della maggioranza stimoli una discussione dovuta.
E' evidente a tutti che il fenomeno dell'immigrazione nel nostro Paese nella nostra regione, ma soprattutto nella nostra città - d'altronde viviamo in una città che in qualche modo è l'esempio di un fenomeno dilagante, che ha visto la mancata integrazione all'interno del tessuto sociale - ha assunto dimensioni enormi. Tuttavia, strumentalizzare e tentare, attraverso un ordine del giorno del tipo e dello stampo di quello presentato dalla maggioranza - direzione univoca - di affermare principi di solidarietà e di buon cuore, limitando però di fatto l'intervento della L.R. n. 64 - che noi, tra l'altro, reputiamo carente sotto diversi aspetti a me personalmente sembra una valutazione di un problema complessivo profondamente sbagliata.
L'immigrazione - tutti lo sanno, ma può essere utile ribadirlo - nasce da situazioni di disperazione, di fame, di povertà e da drammi forti determinati dalle condizioni economiche e sociali dei Paesi sottosviluppati (ma non solo) del Terzo e del Quarto mondo; nasce da un complessivo mancato patto di solidarietà e da un insieme di mancate azioni positive che avrebbero dovuto svilupparsi tra i Paesi del mondo, in particolare dell'Europa, in favore appunto dei Paesi del Terzo e del Quarto mondo.
E' inevitabile che questioni di questa ampiezza e drammaticità, come la fame nel mondo, non possono che risolversi attraverso azioni dirette nei Paesi di origine e quindi attraverso progetti di cooperazione rivolti ai Paesi sottosviluppati; in sostanza, attraverso progetti che partono dalle varie Nazioni, ma che devono poi raggrupparsi, completarsi ed integrarsi in un progetto unico, in una cultura mondiale di solidarietà.
Vorrei riprendere alcune considerazioni delle diverse Consigliere dell'opposizione intervenute prima, in particolare della Consigliera Suino in riferimento alla dimensione di ricchezza e di umanità che gli immigrati possono apportare nelle nostre città. Personalmente, reputo che non debba essere sottovalutata l'integrazione, ma anche l'interazione, che i soggetti extracomunitari possono avere nelle nostre città.
Ormai il mondo in genere, in particolare l'Italia, presenta aspetti che sempre più diffondono il carattere multietnico, ovvero della differenziazione di razze e di culture. Ed è proprio sull'aspetto culturale (legato all'aspetto della solidarietà, ma non solo) che mi vorrei soffermare, perché non può assolutamente essere sottovalutato.
Personalmente, penso che l'integrazione fra diverse razze e culture possa apportare una ricchezza incredibile sia dal punto di vista culturale sia dal punto di vista economico, del lavoro, ecc.
Vi è necessità della crescita umana collettiva di principi di solidarietà, che ormai vanno perdendosi con la crisi di valori che si sta diffondendo ovunque, data la sempre maggiore aspirazione ad una cultura del benessere, dell'immagine.
Questa perdita di valori può essere recuperata attraverso progetti mirati al reinserimento, dando la possibilità ai soggetti che vivono nelle nostre città di integrarsi con noi, di vivere con noi, lasciandosi spazi di libertà a vicenda; il tutto, proprio attraverso il principio della ricchezza reciproca che possiamo trarne.
La legge n. 64 - ripeto, legge regionale a nostro parere limitata - nei vari punti che la costituiscono definisce forme di intervento (punti elencati con lettere alfabetiche) che ritengo debbano essere considerate con carattere di priorità. Viene definito, ad esempio, il fatto di favorire un'idonea sistemazione abitativa degli immigrati: è il problema-casa, che tutti sappiamo ormai preoccupante. Chi vive a Torino e conosce la realtà della città e di certi suoi quartieri, sa bene che i fenomeni di criminalità legati all'immigrazione sono spesso collegati all'eccessivo sfruttamento da parte non solo di singoli soggetti italiani, ma anche da parte delle autorità, degli Enti locali, che non intervengono rispetto a forme di sfruttamento evidente. Per esempio, pensiamo all'abusività di certi tipi di affitti di alloggi, al fatto che moltissimi immigrati siano condizionati, quasi obbligati, a vivere in massa in alloggi assolutamente insufficienti, assolutamente scadenti.
Il Consigliere Toselli faceva in precedenza riferimento al fenomeno della prostituzione. Non vorrei ribattere, poiché mi sembra molto umiliante, dal mio punto di vista, affrontare il problema della prostituzione come "il" problema delle donne extracomunitarie. Il problema della prostituzione non è "il" problema delle donne extracomunitarie. La prostituzione è il mestiere più vecchio del mondo; semmai, il problema della prostituzione in genere deve essere valutato da tutti complessivamente: chi lo fa e chi ne riceve servizio - ma non vorrei entrare nel merito di una discussione che, peraltro, in questo contesto mi sembra non adeguata.
Il complesso delle azioni e dei fenomeni che l'immigrazione apporta sul nostro territorio è dovuto ad una carenza dell'intervento pubblico, in particolare degli Enti pubblici, nel creare le condizioni di una maggiore integrazione. Adoperarsi in tal senso, viceversa, potrebbe portare a condizioni di vivibilità per tutti. A nostro parere, non si tratta essenzialmente di un problema di ordine pubblico, ma di dare spazio a principi di solidarietà e di libertà per tutti.
Mi avvio alla conclusione. La questione fondamentale che vorrei sottolineare è che il nostro voto sarà sostanzialmente ed essenzialmente contrario all'ordine del giorno della maggioranza. Indipendentemente dal fatto che il documento va a sottolineare un principio che noi non condividiamo, ci sembra una strumentalizzazione limitare l'importo per il funzionamento di una legge regionale (peraltro esiguo, a nostro parere, e largamente insufficiente al fine di adeguarlo alle reali esigenze del nostro territorio, per un progetto di integrazione vera).
I progetti di cooperazione, di solidarietà e gli interventi diretti ai Paesi sottosviluppati non possono rientrare in una legge regionale che ha dei punti nodali, tra i quali, essenzialmente, l'inserimento degli immigrati nella vita sociale della città in cui sono immigrati, attraverso la collocazione in idonei alloggi, attraverso dei progetti culturali che possano far loro apprezzare la nostra cultura, ma dare spazio anche a noi che non conosciamo la loro cultura, per poterla apprezzare e conoscere.
Un intervento mirato alla risocializzazione e all'inserimento sociale degli immigrati non può essere invalidato e mozzato da un finanziamento che per il 50% è rivolto ad un intervento per la cooperazione.
Vorrei aprire una parentesi: non credo che nello spirito dell'ordine del giorno ci sia veramente un progetto di cooperazione rivolto ai Paesi d'origine. Se così fosse, si potrebbe fare un ordine del giorno, come è stato fatto per la Bosnia e per altre questioni importanti e drammatiche a livello mondiale, per mirare un intervento della Regione, unitamente alla Nazione, quindi allo Stato italiano, direttamente nei Paesi interessati.
Questo potrebbe essere fatto; un'azione positiva in quei Paesi può dare grandi vantaggi, ma limitare una legge, peraltro insufficiente, in questo modo, mi sembra non solo sbagliato, ma largamente strumentalizzabile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rubatto.



RUBATTO Pierluigi

Signor Presidente, annuncio il mio voto contrario all'ordine del giorno n. 443, perché ad esso non è seguita una discussione e programmazione sugli interventi che dovrebbero essere svolti ed un piano di realizzazione da parte della Giunta e dell'Assessorato all'assistenza. Per questi motivi ho ritirato la mia firma all'ordine del giorno.
Infatti, non si presentano richieste di interventi, non vi è alcuna analisi precisa su quelli veramente necessari e da svolgere. Inoltre, a mio parere il Piano di assistenza regionale verso gli extracomunitari deve essere potenziato e non ridotto. In questo senso chiedo garanzie ed impegni maggiori, attuazione di progetti di inserimento nella comunità locale della nostra Regione, con mezzi e garanzie per l'attuazione di queste opere di vero inserimento. Altri miglioreranno le leggi sull'immigrazione; per ora dobbiamo desiderare che vengano applicate tutte quelle misure migliorative per garantire agli uomini di ogni Paese la stessa dignità e gli stessi diritti.
La mia astensione è su tutti gli altri ordini del giorno proposti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Ho sentito gli interventi, a mio parere molto accademici dell'opposizione, specialmente l'ultimo della Consigliera Simonetti: non so cosa volesse intendere quando parlava di prostituzione: che non è un fatto delle donne di colore, perché è il mestiere più vecchio del mondo? Non so davvero cosa volesse dire. Esiste un problema gravissimo, e non credo che quella della collega sia una risposta allo stesso.
I temi accademici affrontati dall'opposizione mi sembrano completamente fuori luogo; bisognerebbe abbassare un pochetto il livello del tema del dibattito di questi comizi e andare a vivere la realtà quotidiana - che ognuno di noi vive - specialmente nelle grandi città. Io vivo molto modestamente in un quartiere torinese, dove la situazione è talmente degradata ed invivibile che trasferire questo problema ai grandi temi della fame nel mondo mi sembra una presa in giro per centinaia di migliaia di torinesi, che si trovano a dover vivere una semiguerra di giorno e di notte: anzi, una guerra completa.
Un conto è parlare di immigrazione - cara Consigliera Suino - che è fatto di tutt'altro genere da queste ondate - parlando con tutto il rispetto, perché si tratta di ondate - di ingressi clandestini ed irregolari di milioni di profughi affamati. L'immigrazione è un fenomeno legato ad un fatto economico: una zona nella quale non c'è manodopera richiede un flusso di manodopera da un'altra zona in cui la manodopera c'è ma non c'è il lavoro, cioè non c'è il capitale, ma solo manodopera, in una zona dove c'è solo il capitale e non la manodopera. E sono i flussi migratori italiani, quelli degli anni '50 e '60, quando gli italiani andavano a riempire le fabbriche nel nord dell'Europa e dal sud dell'Italia sono venuti al nord dell'Italia a riempire i grandi complessi industriali.
Questo è il fenomeno dell'immigrazione. Quello al quale noi assistiamo oggi, in realtà, è l'ingresso disperato di popolazioni intere che non hanno la sicurezza fisica di rimanere nel loro territorio e che quindi chiedono disperatamente un aiuto. Allora dobbiamo intenderci, perché se questo non è immigrazione, non possiamo assorbire questi milioni di persone che cercano sicuramente anche un lavoro, non entrano in clandestinità e nella delinquenza perché sono nati delinquenti, perché da questo punto di vista Alleanza Nazionale non ha alcuna discriminazione. Riteniamo che entrino in delinquenza e clandestinità perché non hanno alcuna occasione di sostentamento.
Parlavo con alcuni colleghi dell'opposizione del fatto che alcuni lavori sono quasi tutti svolti da extracomunitari - i lavori più umili: fare le strade, gli imbianchini, ecc. - ma rispetto al numero e alla presenza di questi stranieri è una piccolissima parte. Non è possibile assorbire milioni di persone che cercano lavoro in un Paese nel quale oggi il lavoro è in crisi. Le medie poi di cui sentivo parlare (4,6%) a livello europeo, sono un'altra cosa rispetto all'1,6% italiano, perché l'1,6% è sicuramente inferiore, ma portato ad estremizzarsi in zone densamente popolate, dove non c'è alcuna possibilità di assorbimento, l'effetto è esplosivo.
Quindi dobbiamo intenderci su cosa fare. L'unica maniera - dico l'unica intelligente che questo ordine del giorno indica come intenzione - e questo lo volevo dire anche al collega Rubatto, perché di questo si tratta di intenzioni, perché sono fenomeni planetari, non è possibile pensare di risolverli con un ordine del giorno di una singola Regione - è l'indicazione - ripeto, unica ed intelligente - sul come risolvere il problema, perché tra qualche anno non ci saranno 2 milioni, ma decine di milioni di persone disperate che chiederanno di entrare in Europa, non avranno lavoro e non troveranno lavoro.
Inoltre mi chiedo, in relazione allo spirito di solidarietà di cui parlate perché alcuni sì e altri 10 milioni no? Perché no agli altri 50 milioni? Quante persone sono escluse da questa solidarietà, che è solo una goccia? Perché sì a coloro che sono già in Italia e no a tutti gli altri? Vengano tutti, allora! Non abbiamo possibilità: se due più due fa quattro, anche dal punto di vista della solidarietà, questo discorso non ha alcun senso. L'unica maniera è cercare di affrontare questi problemi nei Paesi di origine e non pensando di risolverli interamente attraverso l'assistenza.
Mi chiedo inoltre se qualcuno di voi, per quanto riguarda la spesa sanitaria, soprattutto per alcuni tipi di assistenza sociale, ha idea dei costi di tale solidarietà. In un Paese con 2 milioni e mezzo di miliardi di debito, pensate che possiamo davvero sostenere dei costi simili? Stamperemo altre decine di migliaia di BOT, cara Consigliera Simonetti, per fare della solidarietà che non ha alcun riflesso sul problema generale? Mi chiedo come sia possibile non votare il nostro ordine del giorno.
L'unica via da scegliere nel Duemila è risolvere il problema nei Paesi di origine, cercando di limitare questo flusso che, dal punto di vista umano è sicuramente drammatico, ma dal punto di vista di quadratura del cerchio anche etico e cristiano, non è possibile risolverlo qui.
Se siete veramente animati da grande spirito di solidarietà, vi chiedo come pensate di risolvere la situazione di migliaia di donne che vengono mandate a prostituirsi e di migliaia di clandestini che entrano nella delinquenza e nel giro della droga. Avete parlato con le Forze dell'ordine di una città come Torino? Non si tratta di un fatto discriminatorio. Io penso che se anziché neri, entrassero nel nostro Paese svizzeri o svedesi e non trovassero lavoro, entrerebbero nel giro della delinquenza anche loro.
Anche le donne svedesi o svizzere, se non avessero modo di sostenersi probabilmente prima di morire di fame potrebbero entrare nel giro della prostituzione. Non è fatto esclusivamente di questione razziale verso le popolazioni di colore.
Mi chiedo quindi se lo spirito di solidarietà ammette lo sfacelo umano che inevitabilmente siamo costretti a vedere, stante, ripeto l'impossibilità di un loro assorbimento nel mondo del lavoro con un adeguato sostentamento economico.
Il nostro ordine del giorno indica una forma, una via, un'intenzione intelligente, l'unica verso il Duemila, per risolvere i problemi del quarto, quinto e sesto mondo. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

L'ultimo intervento credo riesca difficilmente a contenere il fastidio verso il fatto che le prostitute non sono più italiane, ma sono nere.
Ricordo che quando ero bambino, Corso Massimo D'Azeglio e Via Ormea non erano diverse da oggi, se non per il colore. Ugualmente lo spaccio di droga e la delinquenza non sono fenomeni recenti, purtroppo, ma molto più antichi.
Parlare di immigrati riferendosi immediatamente alla prostituzione e alla criminalità è un modo reale di vedere il fenomeno immigrazione, perch dietro ci sono fatti concreti, ma questo angolo visuale, che si sottolinea costantemente, dimostra che si vuole affrontare il problema con una venatura non troppo nascosta di razzismo - il non voler vedere i morti di fame ci lascia il cuore in pace proprio perché non li vediamo! L'immigrazione è quella che è, non quella che noi vorremmo. Certo, noi vorremmo che ci fossero flussi ordinati di popolazioni che vanno nel posto giusto al momento giusto: purtroppo non è mai avvenuto.
Secondo me, ci sono due aspetti che questo Consiglio ha affrontato in modo a volte schizofrenico. Circa un mese fa abbiamo votato un documento relativo alla cooperazione verso i Paesi che patiscono il problema drammatico della fame, nel quale abbiamo previsto un intervento mirato soprattutto alle popolazioni dei Paesi che hanno un'immigrazione verso l'Italia. Ricordo che quando si è discussa l'entità economica di tale intervento da parte nostra c'era un certo lassismo, mentre da parte della maggioranza c'erano i richiami al vincolo del bilancio. Però, giustamente abbiamo stanziato 1.800 milioni a favore di quel tipo di politica. Anche non vedendo le nostre città gremite di immigrati o sapendo che ci sono nel mondo persone in quelle condizioni, indipendentemente dalla presenza o meno degli immigrati nel nostro Paese, penso sia giusta una tale politica.
Abbiamo fatto bene, ma avremmo dovuto fare di più.
Mi stupisce che il collega Ghiglia ed altri colleghi abbiano previsto non più di 1.800 milioni: sono stati molto rigidi. Si era parlato di una cifra molto più elevata, ma poi ci si è vincolati al minimo, a non più di quanto si era stanziato l'anno scorso per la Bosnia. Noi ci siamo adeguati nonostante avessimo proposto un intervento maggiore, perché ci rendiamo conto che se si vuole affrontare il problema del sottosviluppo, che è una delle cause dei flussi migratori, occorre uno sforzo reale. Questo è un corno del problema.
Il secondo corno, che durerà a lungo e che dobbiamo comunque affrontare, è il fatto che nel frattempo l'immigrazione continuerà. Dovremo prevedere una politica di integrazione, non di espulsione.
Ripeto, siamo favorevoli ad affrontare il problema in tutti e due i modi, però ci sembra errato togliere oggi una parte delle risorse che invece deve servire per integrare le persone che nel frattempo sono arrivate nel nostro Paese. Non riusciremo a risolvere rapidamente questo problema, riducendo la politica di integrazione a soli 500 milioni. Un approccio, comunque, lo abbiamo fatto.
Ci sembra invece che da parte del Gruppo di Alleanza Nazionale non si vogliano vedere le due cose. Andar dietro al quel certo razzismo esistente nelle posizioni di Alleanza Nazionale fa sì che l'aumento finanziario relativo alle politiche dell'immigrazione venga indirizzato verso una politica di sviluppo e non verso una politica nei confronti di chi arriva nel nostro Paese. Bisognerebbe agire in modo diverso, anche perché con 500 milioni non so che progetti seri possano essere realizzati e a chi possano essere destinati. Teniamo conto che tra gli extracomunitari interessati ad accedere a questi fondi ci possono essere dei biondi canadesi, finlandesi o svizzeri, che, momentaneamente a lavorare nel nostro Paese, venendo a conoscenza di una legge della Regione che facilita loro il rientro nei Paesi d'origine, potrebbero accedere alla possibilità di utilizzo di questi fondi. Chi sta peggio, chi, cioè, vive nelle condizioni che sono state ricordate, magari non ci pensa neanche, non sa neppure che esiste questa possibilità.
Se si vuole fare una politica seria verso i Paesi del Terzo Mondo, la prima cosa è ritirare l'ordine del giorno della maggioranza ed accettare di investire sulle popolazioni che già sono qui da noi, cercando di integrarle e permettendo loro di vivere in condizioni minimamente accettabili. Per questa ragione 1 miliardo è già poco, figuratevi 500 milioni! Per parte nostra saremmo d'accordo ad aumentare i 1.800 milioni a 2.800 o 3.000. Sottoscriveremmo subito un ordine del giorno in tal senso; pensiamo però sia errato e miope farlo con questa manovra, che sia demagogico oltreché contraddittorio verso chi si è opposto ad una politica e adesso in modo surrettizio, diviene favorevole alla stessa.
Per questa ragione noi invitiamo tutti a riflettere seriamente e a non votare l'ordine del giorno della maggioranza, ma di votare il documento che abbiamo presentato noi, peraltro simile a quello di altre forze di minoranza, che sostanzialmente chiede di applicare la legge regionale che tra le proprie finalità ha quella di permettere l'integrazione e non di favorire le espulsioni.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, personalmente sento l'esigenza di intervenire per affermare la mia diversità rispetto all'ordine del giorno di cui è primo firmatario il Consigliere Ghiglia, ma soprattutto rispetto ad alcuni interventi che ho sentito in quest'aula, dove si è materializzata, attraverso le parole, quell'inutile vanità delle vanità che ci priva del piacere e della gioia dell'amore verso il fratello e la sorella. Ci viene tolta la gioia di lavorare ad un futuro di giustizia e di pace, in questo nostro mondo travagliato e tormentato, in questa fine di secondo millennio che vede sofferenza, fame, distruzione e autodistruzione dei popoli.
Io perseguo ancora, Presidente e colleghi Consiglieri, un mondo ideale; non voglio che il mondo reale, che ci lascia pochissima speranza per il futuro distrugga la voglia del vivere quotidiano.
Non credo che si possa, anche nella nostra Regione, vivere pienamente la realtà senza conoscere la storia degli emigranti (la nostra Regione è terra di emigranti), testimoni e protagonisti di ciò che è stato un vivere tormentato anche da parte dei piemontesi.
Mentre interveniva il collega Ghiglia, che illustrava l'ordine del giorno con toni ed accenti sicuramente diversi e degni di maggior nota, rispetto a ciò che ci è toccato sentire dal Consigliere Salerno, leggevo l'articolo di fondo di Michele Colombino sui piemontesi nel mondo. Articolo che ci ricorda che lentamente, ma con progressione, grazie ad impegni concreti istituzionali e non che meritano considerazione e apprezzamento, la realtà migratoria piemontese sta uscendo dall'anonimato, oggi, dopo centinaia di anni di sofferenze. In ciò consentendo di scoprire, vivere e scrivere migliaia di storie fatte di stenti, di rischi, di sconfitte, di eroismi nascosti, di affermazioni dei tanti protagonisti e delle tante Associazioni che sono divenuti i pilastri che sostengono ancora la ramificazione dei piemontesi nel mondo. Chissà quando le popolazioni dell'Africa o di altri Paesi tormentati, dove si muore di fame, dove non vi è prospettiva per il futuro, potranno scrivere parole di questo genere, con riconoscenza anche verso i popoli e le realtà - quali la nostra - che hanno accolto i loro emigranti.
Non credo si possano opporre sentimenti di rifiuto nei confronti degli extracomunitari - perché delinquenti? - perché umanità sofferente che si trasferisce da un capo all'altro del mondo, che tenta di vivere e di risolvere problemi peraltro più che secolari - che trasformarono quelle realtà in Paesi di rapina, di colonialismo, di delitti immani nei confronti delle popolazioni - per cercare di sopravvivere, perseguendo il mito di un'Europa ricca, opulenta, colta, che però non lascia loro molta speranza se prevalgono i sentimenti che qui sono stati espressi.
E' stata citata un'intervista alla Vicepresidente del Parlamento europeo; mi permetto di dire che la citazione mi è parsa è un pochino fuori luogo: le leggi del Parlamento europeo condannano la xenofobia ed operano non certo per affermare lo sradicamento di coloro che vengono in Europa, ma per affermare la loro piena dignità e cittadinanza, cercando di eliminare l'emarginazione, di dar loro lavoro e possibilità di vivere degnamente e di guardare al futuro con un minimo di prospettiva.
La legge della Regione Piemonte del 1989 va sicuramente aggiornata molte cose sono cambiate da allora, purtroppo in modo non sempre positivo.
Dovremmo forse riscrivere la legge, tenendo conto di quanto il nostro Paese complessivamente è andato affermando nei confronti dei popoli extracomunitari che vengono in Italia, con altro spirito, però, con altro modo di approcciarsi, con altre volontà politiche: quelle che non riprendo perché sottoscrivo pienamente, espresse dalla mia collega Marisa Suino.
Voglio in ultimo ricordare che anche tra gli italiani ci sono state dolorosissime storie di emigrazione. Cito un dato relativo alla Sardegna (mi dispiace non aver fatto in tempo a procurarmi il dato delle altre Regioni o di tutte e due le isole che fanno parte della Nazione Italia): nel 1961, 400.000 persone, su poco più di un milione e mezzo di abitanti stabili, hanno lasciato la Sardegna nel momento in cui l'Italia viveva il suo miracolo economico - il passaggio è stato, quindi, da una società agricola ad una società industriale - grazie anche a questa migrazione tutta interna al nostro Paese. Oggi come ieri possiamo ancora affermare che il Piemonte è una delle Regioni più ricche d'Italia.
Io provengo da una provincia dove illuminati industriali hanno accolto l'immigrazione proveniente da altri Paesi, anche extracomunitari, offrendo loro lavoro: non più umile, "il" lavoro, qualunque esso sia! Una famiglia come quella dei Sella ha scritto oggi - e sottolineo, oggi - che senza conoscere la storia degli emigrati, testimoni e protagonisti del vecchio Biellese, e degli immigrati che nel Biellese sono giunti, noi non siamo in grado di conoscere la storia del nostro territorio.
Ritengo che si possa trasferire pari pari questa affermazione - non di un marxista, non della sinistra, ma di una parte politica che credo molto più vicina a coloro che nella maggioranza sostengono tesi inaccettabili - per affermare i principi contenuti nella vigente legge della Regione Piemonte per rivisitarla con questo spirito e non con quello che ho sentito tristemente esprimere in questo Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

In relazione all'ordine del giorno presentato dalla maggioranza e a quelli presentati dal nostro Gruppo e dal Gruppo di Rifondazione Comunista vorrei fare alcune considerazioni.
Partirei dall'ordine del giorno che ha come primo firmatario il Consigliere Ghiglia. Tale documento nel dispositivo chiede che vi siano iniziative regionali dirette al reinserimento degli immigrati extracomunitari nei Paesi d'origine, anche mediante convenzioni con Enti locali ed organizzazioni private.
Le considerazioni potrebbero essere di tre tipi. Una, più generale, di ordine culturale, attiene a ciò che ognuno di noi considera cultura della solidarietà; la seconda riguarda l'efficacia degli interventi previsti; la terza verte su cosa possono fare la Regione e gli Enti locali a livello territoriale.
La cultura della solidarietà - come le Consigliere Suino, Bortolin e Simonetti hanno fatto rilevare - è questione di fondo sulla quale occorre confrontarsi. In tal senso, ho apprezzato l'intervento della Consigliera Cotto: esiste anche una "finta" cultura della solidarietà, estremamente fragile, debole, esclusivamente superficiale; alle prime avvisaglie rispetto a momenti complessi e difficili di una società si riscopre immediatamente la cultura dell'intolleranza, dell'autoritarismo e della repressione.
Il confine tra le due culture, in questi momenti, è estremamente fragile e provoca inevitabilmente qualche rischio, qualche preoccupazione sulla stessa sostanza del confronto democratico, la cui essenza, a mio avviso, se collegata alla solidarietà, non può essere altro che il riconoscimento dell'esistenza di differenze, di conflitti. Differenze e conflitti che vanno regolati sul terreno democratico, dove l'"altro" è interlocutore da comprendere e da capire, da cui cogliere sollecitazioni non l'antagonista e l'avversario da abbattere e magari da cacciare.
E' questa la questione di fondo della concezione non solo della solidarietà, ma della democrazia solidale, che attiene anche - se mi consentite - alla verifica democratica delle forze politiche all'interno di questo Paese; verifica che si realizza proprio su argomenti di confine estremamente complessi come questi. E' troppo facile fare verifiche su questioni che non attengono a differenze profonde, a problematiche complesse ed anche difficili. E' su argomenti come questi che ci si confronta collettivamente come forze politiche e a livello di coscienza individuale dei singoli eletti.
La seconda considerazione è sull'efficacia degli interventi. I fenomeni migratori investono sia le società industrialmente avanzate del continente europeo - in particolar modo in questo momento mi occupo dell'Europa - sia Paesi che li hanno già vissuti anche in tempi passati, penso agli Stati Uniti: e si sono fatte, nel corso del tempo, anche guerre di secessione! Per quanto riguarda la nostra realtà europea dobbiamo fare una considerazione: i nostri sono Paesi in cui il tasso di natalità è ormai pari a zero; Paesi in cui vi è un rifiuto generalizzato a svolgere una serie di lavori, particolarmente faticosi o fastidiosi; Paesi come l'Italia, che invece in anni precedenti hanno prodotto grandi flussi migratori verso altri Stati. "Quei" lavori fastidiosi ed inaccettabili i lavoratori italiani li svolgevano in Svizzera, in Germania, in tutta una serie di realtà, non solo dell'Europa del nord, ma anche in altri continenti.
La terza questione è che un gruppo ristretto di Paesi detiene la maggior parte delle ricchezze del mondo. E' una lunga storia, che riguarda non solo il colonialismo e non solo il rapporto tra sud e nord Europa, ma tra il nord e il sud del mondo: su questi rapporti si sono costruite e mantenute anche le nostre economie, consentendoci di diventare delle potenze industriali a livello mondiale.
Tre processi dal carattere assolutamente oggettivo che ci dicono come questi flussi non saranno cosa transitoria; non come fenomeni di antica memoria in cui il primo repressore arriva con un bastone e risolve la questione-abissina in breve tempo! Esistono indicatori economici ed altri come la denatalità, il rapporto nord-sud del mondo a livello economico, il rifiuto di svolgere alcune mansioni da parte della manodopera delle società industrialmente avanzate, per cui il fenomeno assume caratteristiche di ordine permanente e segnerà il terzo millennio.
Delle due l'una: o pensiamo ad interventi inefficaci e non solidali o pensiamo, invece, ad interventi che possano coniugare efficacia e solidarietà.
Bisogna quindi costruire politiche complesse, che realizzino rapporti tra i vari Stati; non è sufficiente la politica di un unico Stato esclusivamente in direzione del problema lavoro e delle politiche di inserimento all'interno del Paese di accoglienza. Occorre affrontare anche il problema del contenimento dei flussi migratori - lo dico con grande chiarezza - e nello stesso tempo affrontare, a livello di ONU e di altre organizzazioni internazionali, il riequilibrio tra nord-sud del mondo da un punto di vista economico complessivo.
C'è poi un'ultima questione. In Italia, è stata presentata a livello di Consiglio dei Ministri una proposta di legge che affronta i due termini della questione - l'inserimento degli immigrati da un lato e la possibilità di controllo dei flussi migratori, per quanto è possibile con politiche avanzate, dall'altro - e questo testo è stato riconosciuto come il più avanzato e significativo d'Europa. Quello del testo presentato al Consiglio dei Ministri è lo scenario al quale dovremo rifarci relativamente all'adeguamento della legislazione regionale e alla sua applicazione. Ma abbiamo anche problemi di coordinamento: è compito della Regione risolverli, non possiamo sottrarci.
Rispetto alla legge n. 64 abbiamo problemi di applicazione proprio in quei punti che riguardano il coordinamento delle politiche degli Enti locali, dei Comuni e delle Province.
Voglio qui ricordare che molti Comuni e molte Province piemontesi hanno messo in campo iniziative, progetti-obiettivo in questa direzione, che riguardano le problematiche del lavoro, della prostituzione, dell'infanzia dell'assistenza sociale e sanitaria. Iniziative che non possono non trovare nella Regione la sede di programmazione, di applicazione della sua legislazione e di coordinamento delle iniziative di quegli Enti locali.
Cos'è questa Regione? La cittadella assediata, chiusa nelle sue mura da sola, senza alcuna relazione con la legislazione nazionale e con i suoi Comuni e le sue Province? Bene, se questa Giunta regionale, se questo Consiglio regionale non sono la cittadella assediata, non sono un organismo autoreferenziale che non comunica più né con Roma né con i Comuni e le Province piemontesi, penso che l'ordine del giorno dovrebbe essere respinto per riaprire un grande confronto per l'applicazione della legge n. 64.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Grazie, Presidente. Intanto, credo che l'ordine del giorno, le riflessioni e gli interventi dei colleghi abbiano stimolato in tutti noi osservazioni e considerazioni.
Credo che non possiamo trattare il problema immigrati in termini esclusivamente economici, di legislazione nazionale e regionale. Gli aspetti culturali e sociali sono investimenti troppo importanti e grandi per delegarli soltanto in termini economici. Né, tanto meno, collega Toselli, possiamo misurare l'aspetto in ordine al fenomeno della prostituzione che tu hai richiamato. La prostituzione non è soltanto un problema al femminile, ma problema che riguarda tutti quanti noi. Non è problema che esiste soltanto oggi, a Torino: esiste da sempre. Quando usciamo da queste mura per tornare ai nostri paesi, quello che verifichiamo sulle nostre strade non è fenomeno soltanto di oggi: è cambiato soltanto il colore della pelle, purtroppo.
Esistono a Torino 35 mila ragazzi extracomunitari che lavorano nei nostri cantieri edili, regolarmente iscritti negli uffici di collocamento 35 mila persone che fanno lavori dignitosi, che noi non vogliamo più fare.
Quanti di noi hanno avuto qualcuno, in famiglia, che ha lavorato in cantieri edili? Mio padre è un esempio: era un muratore, come questi ragazzi.
Tanti di noi hanno riportato molti numeri, ricordando i tempi della nostra emigrazione. Ho sentito gli interventi delle colleghe Cotto, Suino Manica e Bortolin; interventi che condivido.
Ricordo che, nel 1913, 800 mila italiani sono emigrati all'estero, in un solo anno; che la città di italiani più grande al mondo non è in Italia che negli anni '60, in un solo anno, 80 mila famiglie sono venute dal sud a Torino, per il miracolo FIAT.
Questo per dire quanto questi problemi sono stati grandi per tutti quanti noi e quanto il problema di integrazione razziale è difficile: la stessa società americana, che ormai ha una storia di secoli, non è ancora riuscita a risolverlo completamente. I cugini americani lo scorso anno sono venuti qui, nel nostro Piemonte, a visitare le nostre terre; sputarono sopra ad un manifesto che riportava dei ragazzi bianchi e neri e diceva "siamo tutti fratelli". Questo per dire quanto, anche là, è ancora difficile la convivenza.
L'essere paladini dell'ordine non è più caratteristica di qualche parte politica; tutte le forze politiche, oggi, vogliono l'ordine ovunque dappertutto. Così come la solidarietà non appartiene soltanto a qualche forza politica. Tutti quanti hanno a cuore i termini dell'ordine e della solidarietà.
Cosa possiamo fare? Intanto, mi pare che si stiano tracciando delle regole precise, da parte dell'attuale Governo, che creeranno grosso dibattito, ma certamente anche regole nuove, importanti per chi si reca in Italia.
Qualcuno parla, negli ordini del giorno, di "investire nei loro Paesi con la speranza di invertire la tendenza". Certo, può essere importante, ma non dimentichiamo che il processo in corso è inesorabile. Tutti quanti vorremmo vedere Nazioni ormai autosufficienti e ricche, ma c'è un processo inesorabile in corso. E i motivi sono tanti: della fame, dei conflitti etnici - la Jugoslavia, l'Albania e così via - della globalizzazione dei mercati: le nostre aziende stanno investendo ovunque, dappertutto, ma il problema è ancora enorme, grandissimo, perché in quei Paesi si guadagna pochissimo. C'è poi l'aspetto degli interscambi culturali e religiosi: l'Islam sta cercando di invadere il mondo con le proprie persone: problema per loro importante, religioso.
Cosa fare? Noi tentiamo di costruire la nuova società che si sta avvicinando a misura della "nostra" idea di società. E' un errore: non è più possibile fare questo; siamo una società destinata a scomparire. Si dice che nel 2020 ci saranno in Italia circa 15 milioni di extracomunitari il 2020 non è un tempo lontanissimo, ma vicinissimo.
Qualcuno ha ricordato il villaggio globale che stiamo costruendo, la civiltà dell'amore: questo è il percorso, oggi, dell'uomo. Lo sforzo è quello di creare un governo europeo solidale; uno sforzo che da anni si sta costruendo, attraverso tante persone e momenti interessanti ed importanti.
Oggi non possiamo vanificare questo sforzo con un ritorno al passato. Non si può tornare indietro: dovremmo ormai far sì che il tempo della solidarietà divenga cultura interiore di tutti quanti, per costruirla ovunque.
Non ci sentiamo quindi come Gruppo di votare l'ordine del giorno di Alleanza Nazionale; voteremo invece gli ordini del giorno presentati da Rifondazione Comunista e dal PDS.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Signor Presidente, il titolo della legge parla di "provvidenze a favore degli immigrati". Va ricordato che la legge è nell'interesse della comunità piemontese, tutta; la sfida che si propone di vincere questa legge, così com'è e con le innovazioni sollecitate dalla collega Manica alla luce dei nuovi avvenimenti ed anche della nuova legislazione nazionale, è quella di costruire una società moderna, capace di crescere, di avanzare: una società multietnica, che non sia attestata sul passato.
In questi giorni si sta facendo un grande parlare della questione della clonazione. Uno dei motivi fondamentali per cui la clonazione umana viene respinta, è proprio il fatto che si bloccherebbe la biodiversità.
Se è vero che è un valore, perché attraverso lo scambio genico l'interazione fra soggetti diversi può venire qualcosa di nuovo, di migliore, la biodiversità ha favorito la crescita e lo sviluppo della storia dell'umanità.
In realtà, la contaminazione fra culture diverse, fra popoli diversi ma anche fra geni diversi, è sempre stata un valore positivo. Mentre, al contrario, i nostri antenati, ancor prima che si facessero le ricerche di Mendel, hanno dimostrato che il cercare l'omologo è un meccanismo perverso di regressione.
Sapete da dove nasce la definizione di sangue blu? Il sangue blu era una malattia; il sangue blu che veniva portato come esempio di nobiltà era in realtà una grave malattia, collegata ad una patologia particolare, la tetralogia di Fallau, che determina un mescolamento tra il sangue arterioso e quello venoso, per cui anziché essere rosso come dovrebbe, il sangue finisce per avere un colorito piuttosto brutto.
E sapete chi veniva colpito da queste malattie, di tipo genetico? Soprattutto i nobili, i quali avevano l'abitudine di sposarsi fra loro abitudine che li portava a regredire, ad essere fisicamente sempre peggiori. Non a caso Shakespeare diceva che i bastardi sono sempre i migliori, perché frutto dell'amore e della diversità.
C'è un vizio di fondo nell'ordine del giorno presentato dal collega Ghiglia, un vizio che secondo me tradisce un difetto genetico - visto che la genetica rientra prepotentemente nel dibattito - del DNA del Movimento Sociale, che evidentemente non è stato seppellito a sufficienza. Dietro a tale ordine del giorno non c'è alcuna volontà di tipo solidaristico: nessuna. Al contrario, nelle affermazioni del collega Salerno - sicuramente più rozze rispetto a quelle raffinate del Consigliere Ghiglia - traspare l'intolleranza verso l'immigrato, il "diverso".
Personalmente, da ex extracomunitario - provengo dalla Sicilia, che a malapena riesce a far parte della Nazione italiana, anche se secondo qualcuno non dovrebbe più farne parte - ricordo che appena arrivato in Piemonte mi è stato concesso un alloggio soltanto perché dipendente statale e perché avevo detto che mia moglie - buonanima - lavorava (non era vero) e che avevamo un solo bambino (anche questo non era vero: portava già in grembo il mio secondo figlio).
Un signore che parlava una lingua per me sconosciuta, aveva detto: "L'è meridiunal, ma l'è statal, la mujer travaja, l'ha un sol cit, non è un criminal" - chiedo scusa, non parlo bene il piemontese: "Non è un criminale perché è statale, la moglie lavora e ha un figlio soltanto"; diversamente eravamo tutti a rischio di essere dei delinquenti - mi è venuto in mente questo episodio a proposito della criminalità.
L'ordine del giorno è anche un po' contraddittorio; se veramente si vogliono aiutare i Paesi del Terzo Mondo, ben altri sono gli interventi ha ragione la collega Manica - da attuare, ricollegandosi con azioni che competono allo Stato e ad organizzazioni internazionali. Se si vuole veramente combattere la criminalità, bisogna costruire ed attrezzare delle strutture di accoglienza. E' fondamentale attivarsi nei confronti di chi viene qui, per fare in modo che possa trovare facilmente un'accoglienza dal punto di vista della lingua, del lavoro e - collega D'Ambrosio dell'assistenza sanitaria.
A proposito dell'assistenza sanitaria, voglio evidenziare che questa legge "fa bene" agli immigrati, ma "fa bene" anche a noi: proteggere gli immigrati regolari (così come quelli clandestini) è un meccanismo per preservare la salute collettiva. Ricordiamo che la salute - questo l'ha insegnato la storia della sanità - è un bene collettivo che va tutelato, e solo tutelando la salute del singolo si tutela l'interesse collettivo. In questa direzione noi non facciamo molto, se è vero com'è vero - in base ad un'indagine svolta dalla Caritas italiana - che la maggior parte degli extracomunitari giungono nel nostro Paese sani e si ammalano successivamente - molto facilmente - di tubercolosi e di malattie delle vie respiratorie - malattie di cui soffre la popolazione più povera del nostro Paese.
Se si vuole veramente sostenere queste persone ed impedire la criminalità, si costruiscano strutture di accoglienza per persone indispensabili non solo per far crescere la nostra cultura, ma perch com'è stato ricordato dalla collega Manica - rappresentano, oggi, le forze di lavoro disposte ad affrontare i cosiddetti lavori delle tre D - come dicono gli scrittori anglosassoni: lavori difficult (difficili), dangerous (pericolosi) e dirty (sporchi): lavori che oggi vengono rifiutati dalla nostra manodopera, per condizionamenti culturali, di carattere economico ed anche di tutela della persona.
Un'ultima cosa. Se veramente si vogliono sostenere i Paesi da cui provengono gli extracomunitari, ricordiamo che per molto tempo l'Italia ha considerato una delle principali voci di accumulazione del capitale primario le rimesse degli emigranti. Il consentire agli immigrati di poter lavorare qui rappresenta il meccanismo più semplice, più naturale per costruire processi di capitalizzazione primaria nei Paesi di origine.
Noi siamo stati immigrati per tantissimo tempo, ed è veramente indecente fare, ora, certi tipi di ragionamento. Se facessimo questo discorso in una comunità bianca, anglosassone e protestante, ma - per la miseria! - siamo a Torino, che per fortuna è una città cresciuta proprio grazie alla sua multietnicità e alla capacità di accogliere l'immigrazione: fare questo tipo di discussione in una certa misura è umiliante per questo Consiglio regionale. Discussione che tra l'altro - come ho cercato di dimostrare - presenta degli aspetti di irrazionalità e, quel che è peggio nasconde un DNA antipatico, non più confacente alla stessa natura di Alleanza Nazionale (che peraltro io considero un partito che ha fatto un grande sforzo di innovazione), di intolleranza verso gli immigrati e i diversi: proprio non gli fa onore questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeli.



ANGELI Mario

Credo che il contesto in cui stiamo discutendo l'ordine del giorno della maggioranza abbia falsato in parte quella che mi era sembrata fosse la presentazione dello stesso.
Credo che questo documento sia stato presentato - io almeno ho interpretato così - per una variazione di 500 milioni su un capitolo di bilancio relativo ad interventi in favore degli extracomunitari. Oggi l'ordine del giorno assume un aspetto diverso. Per quello che ho sentito, se avesse effettivamente l'intenzione dichiarata, sarebbe un documento del tutto meritorio; anche perché, in questo contesto, ci troviamo a fare un ragionamento abbastanza singolare. Ho sentito parlare di Europa, di problemi visibili lungo le nostre strade, di malavita.
Si tratta di verificare i motivi alla base di questi fenomeni. Mai nessuno si è preoccupato - credo, sino ad oggi, escluso qualche Comune meritorio in Italia, tipo il Comune di Torino o quello di Modena, di Nonantola, insieme a Madrid, Barcellona e a Pamplona e ad altri Comuni anche Collegno - di attivare quella situazione innovativa che credo non si traduca in solidarietà, ma in giusto rimborso delle grandi Nazioni europee che hanno depauperato le risorse dei Paesi del Terzo Mondo, arricchendosi.
L'unica cosa che non è riuscita a fare l'Italia: anche lì ci ha rimesso.
Siamo bravi a rimetterci, costantemente.
Dobbiamo cercare di creare una situazione di normalità; ricercare un'integrazione reale all'interno delle nostre città, all'interno dei nostri paesi, all'interno delle nostre realtà; credo infatti - qualcuno l'ha già detto in precedenza - che sia assolutamente impossibile frenare l'immigrazione.
Noi andiamo fieri dei piemontesi e dei liguri nel mondo; ci sono organizzazioni che salvaguardano queste peculiarità, ci sono delle organizzazioni che scrivono, si fanno sentire, vogliono essere riconosciute. Abbiamo ancora delle realtà, come a S. Carlo, in Sardegna dove una colonia di Pegliesi - gente di Pegli, in provincia di Genova - si è fermata di ritorno dall'Africa, e che ancora oggi ritiene di far parte della Provincia di Genova.
Io ho vissuto per un periodo di tempo a Zurigo, da un mio amico lombardo che gestiva dei ristoranti. Un giorno ho visto all'ingresso di un ristorante, gestito da svizzeri, un cartello sul quale era scritto: "Vietato l'ingresso agli italiani e ai cani". Il mio conoscente lombardo che era proprietario di una catena di alberghi anche in Lombardia, tornato nella sua città ha fatto affiggere all'ingresso di un suo locale un cartello con scritto "Vietato l'ingresso agli svizzeri; è permesso ai cani". Si arriva ad incentivare situazioni abbastanza difficili.
Credo che l'intenzione dell'ordine del giorno fosse di assegnare una cospicua quota a favore dell'integrazione degli immigrati extracomunitari in Europa; l'Europa dà già queste sovvenzioni, non c'è bisogno che ci sforziamo più di tanto. C'è invece bisogno che tutti quanti, all'interno delle Regioni e dello Stato italiano, vadano a fare dei corsi di perfezionamento, per cercare di recuperare quei 48.000 miliardi che non riusciamo mai a spendere, che non riusciamo mai ad avere. Vediamo di farli noi quei corsi di preparazione; prima di chiedere ad altri di farli vediamo di incentivare quelle che sono le nostre conoscenze e di trovare realtà in cui ci sia, non dico solidarietà, ma convivenza comune.
Ricordo di aver imparato, da bambino, una poesia che non ricordo molto bene, ma che diceva più o meno così: "Se fossi il pastore dal lungo bastone, sai cosa vorrei? Sai che cosa chiederei? Chiederei che tutti i bimbi del mondo fossero uguali: il bianco, il rosso, il giallino e il nero". Valore che mi è rimasto sempre dentro; credo che ognuno di noi debba avere questa sensibilità nei confronti di tutto il mondo - vista soprattutto la globalizzazione che stiamo vivendo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Signor Presidente, colleghi, intanto devo ringraziare subito il collega Angeli che mi ha tranquillizzato nel suo ultimo intervento, perché man mano che gli interventi della giornata si susseguivano affannosamente andavo a rileggere l'ordine del giorno, perché nella disattenzione che molto spesso mi colpisce non riuscivo bene a capire se gli interventi fossero o non fossero connessi con l'oggetto del documento. Il collega Angeli mi ha tranquillizzato, dicendo: "Se l'intenzione fosse quella esplicita andrebbe bene, ma...". Poi, con ricca serie di argomentazioni, ha spiegato che le reali motivazioni non erano quelle esplicitate, ma una serie di altre motivazioni sottese - a suo dire - al documento.
Io voterò l'ordine del giorno in maniera molto tranquilla; voter quanto c'è scritto, né più né meno. Aggiungo una dotta motivazione che nel frattempo ho trovato su La Stampa di oggi: "Perché una cooperazione internazionale autentica e pulita potrebbe esportare sviluppo, anzich importare emigrazione, in uno spirito di reciprocità non solo a livello economico, ma in uno sforzo comune di accettare e rispettare i valori, la cultura, la fede degli altri, senza frapporre barriere insormontabili" dott. Ernesto Olivero, certamente non sospetto di essere della parte politica di questa maggioranza, certamente un esperto, anche se talora discusso e criticato nel mondo della cooperazione. E' questo concetto che io voterò.
Oggi però ho assistito ad una riedizione, per certi versi anche divertente - non me ne vogliano i colleghi - di quel gioco che si faceva da ragazzi, secondo il quale due dicevano una parola, uno ne diceva un'altra e poi vinceva la squadra che nel minor tempo effettuava una serie di passaggi logici.
Oggi abbiamo toccato tutto: il Consigliere Riggio, portando anche il contributo della sua personalità, ha parlato addirittura della clonazione.
Colgo l'occasione per dire che se il Capogruppo e l'Assessore Goglio con cui peraltro siamo già in contatto, saranno d'accordo, presenteremo un progetto di legge che meglio rappresenterà l'opinione di Forza Italia su questo tema, particolarmente importante.
Concludendo, affermo con chiarezza che la società multietnica non è più un'opzione, è un fatto; può piacere o meno ma è una realtà.
Vado oltre. Senza una corretta gestione dell'integrazione della nuova forza lavoro, come ha correttamente ricordato la Consigliera Suino, questa Regione, questo Paese non potranno che essere più poveri di quanto siano oggi, per le ragioni che ha citato anche la Consigliera Manica: denatalità e quant'altro.
La società multietnica c'è e ci sarà; la solidarietà è un tema che si può trattare con la passione, con il calore della Consigliera Bortolin - ed è accettabile - se non ci si dimentica qual è lo stato della solidarietà di oggi in questo Paese.
Se ne volessimo parlare seriamente, porrei all'attenzione del Consiglio due punti fondamentali, che nel dibattito sulla legge n. 64 naturalmente estenderemo.
Il signor William Beveridge, che nel suo contratto è considerato da tutti il padre del welfare state e dello stato sociale e che è stato, a mio modesto avviso, uno degli sponsor di un'area politica che oggi fa capo all'Ulivo e che nel tempo ha avuto altre connotazioni politiche, simboli e denominazioni, oggi è abbandonato da buona parte della cultura dell'Ulivo.
Lo stesso Bruno Trentin dice che oggi questa impostazione sarebbe improponibile, ma è comunque una paternità politica molto chiara.
Uno dei motivi per cui queste ondate di immigrazione, peraltro irrefrenabili, scelgono l'Italia rispetto ad altri Paesi non è soltanto perché siamo un popolo liberale e tollerante, ma perché qui oggi sono disponibili condizioni e possibilità che in altri Paesi, a torto o a ragione, non lo sono con la stessa facilità.
Hayek, che a suo tempo scriveva "L'abuso della ragione" e veniva criticato come reazionario, ma considerato ormai uno dei padri del liberalismo e dell'opposizione allo stato sociale, sosteneva argomenti che oggi D'Alema legge con attenzione e che si riflettono nei suoi discorsi (anche nel discorso domenicale del Congresso nazionale del PDS). Dai discorsi che facevano quindici-vent'anni fa le forze della minoranza emerge che, a confronto delle tesi di Hayek, il Movimento Sociale era considerato una forza liberale.
Allora, se ne può discutere seriamente, dicendo che la solidarietà di oggi è effimera, perché se ne è avvantaggiata essenzialmente soltanto la middle-class, cioè coloro che oggi sono in grado di capire i meccanismi per accedere alla burocrazia che gestisce questi benefici. A mio avviso, i legittimi percettori, le fasce deboli, non sono tecnicamente e culturalmente in grado di accedere ai vantaggi complessivi del welfare state, i cui costi non sono più sopportabili da parte del nostro Stato.
La società multietnica esiste, ci piaccia o meno; a me personalmente piace, purché si affrontino i problemi dell'integrazione. Il disegno di legge, che studieremo con attenzione, affronta tale problema. La gestione degli irregolari, siano essi bianchi, neri, gialli, rossi, maschi e femmine si è parlato anche di prostituzione di un tipo o dell'altro - è molto complessa e non attiene soltanto ai problemi dell'immigrazione: c'è un problema di pianificazione delle risorse lavoro ed è di solare evidenza che senza un'attenta integrazione della parte risorse lavoro, che oggi pu essere disponibile, certamente questa regione non tornerà ad essere una regione manifatturiera, come mi pare nei desideri di tutti.
Ho voluto ripuntualizzare tutti questi temi perché non fanno parte solamente della cultura delle forze politiche oggi in minoranza, ma passano attraverso una discussione in Regione della legge n. 64 su cui ci confronteremo, come pure in merito alla revisione delle competente regionali del welfare state (discussione che ha ben più ampio spazio a livello nazionale).
Per quanto attiene l'ordine del giorno lo voto molto volentieri perch mi sembra che i temi più o meno utilmente sollecitati nei vari interventi esulino totalmente dal discorso di oggi. Grazie.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE DEORSOLA



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, chiedo alla Giunta se intende dare una risposta.
Risponde il Vicepresidente della Giunta Majorino, poi passeremo alle dichiarazioni di voto.
Chiede la parola la Consigliera Bortolin; ne ha facoltà.



BORTOLIN Silvana

Vorrei sapere a cosa risponde il Vicepresidente Majorino: si tratta di ordini del giorno, la sua non deve essere una risposta, ma l'espressione della posizione politica della Giunta.



PRESIDENTE

Sì, certo.
La parola pertanto al Vicepresidente della Giunta, Majorino.



MAJORINO Gaetano, Vicepresidente della Giunta regionale

Dichiaro sin d'ora - successivamente lo farò con qualche precisazione che la Giunta è disponibile ad accettare l'ordine del giorno che porta come primo firmatario il Consigliere Ghiglia.
Innanzitutto devo sbarazzare il terreno dalla questione che ha posto il Consigliere Chiezzi, secondo la quale l'ordine del giorno non sarebbe proponibile, nel senso che la Giunta non potrebbe recepire l'invito o l'impegno che dir si voglia contenuto nello stesso in quanto stravolgerebbe il percorso della L.R. n. 64.
Al riguardo devo dire che l'ordine del giorno va ovviamente interpretato in maniera logica e razionale, nel senso che lo stesso deve essere inteso come un impegno - come si usa scrivere nella prassi degli ordini del giorno rivolti alla Giunta - o come un'indicazione relativamente all'atteggiamento che essa - Giunta - prenderà ai sensi dell'art. 3 della legge richiamata dal Consigliere Chiezzi, in sede di formazione del programma, sentita la Consulta degli immigrati. In quella sede, la Giunta che intende recepire l'ordine del giorno, si siederà al tavolo di questa non-trattativa di formazione del programma, sostenendo che metà dello stanziamento complessivo di 1 miliardo va destinato ai fini di cui al punto 11) dell'art. 10 della L.R. n. 64, cioè a dire ai fini di attuare iniziative, nelle materie di propria competenza, volte al reinserimento degli immigrati nei Paesi d'origine.
Al riguardo va sottolineato che anche senza questo ordine del giorno la Giunta era ovviamente libera di fare le proprie scelte all'interno delle undici possibilità di intervento previste dalla L.R. n. 64.
Va inoltre sottolineato che lo stanziamento, che l'anno scorso era di 500 milioni, è stato esattamente raddoppiato. Quindi la Giunta poteva anche rimanere arroccata sui 500 milioni dell'anno scorso, ma ha ritenuto di raddoppiare il contributo, evidentemente per avere una maggiore libertà di azione nell'ambito degli undici interventi possibili e consentiti dalla L.R. 64/89. Di questi, dieci sono interventi per così dire interni nel territorio della Regione Piemonte, da quelli che riguardano l'insegnamento della lingua ai figli degli immigrati, il loro inserimento nelle scuole, la loro tutela sanitaria e via dicendo (sono i primi dieci indicati nell'art.
10). Per questi interventi la Giunta, su proposta dell'Assessore competente, additerà quali - o tutti quanti o prioritariamente alcuni o una parte di loro - riterrà, nel predisporre la proposta di delibera al Consiglio, di privilegiare. Questo per quanto riguarda lo stanziamento di metà dell'importo di un miliardo.
Per l'altra metà, voluta dalla Giunta ai fini del suo inserimento nel bilancio così come si è verificato, la Giunta ritiene che sia condivisibile l'opinione, l'ipotesi, l'invito espresso nell'ordine del giorno di indirizzarla ad un intervento per così dire esterno, cioè ad iniziative volte al reinserimento degli immigrati nei Paesi d'origine. In questo senso quindi non c'è alcuna non proponibilità dell'ordine del giorno, ma c'è, fra l'altro, la scelta razionale di dire che i 500 milioni già stanziati l'anno scorso proporremo di destinarli, sentita la Consulta degli immigrati, al ventaglio dei primi dieci interventi possibili. Gli altri 500 milioni, cioè il nuovo stanziamento, li destineremo per quello scopo più volte detto del reinserimento di immigrati nei loro Paesi d'origine.
Mi pare non ci sia niente di stravolgente né sotto il profilo concettuale e neppure sotto il profilo della legge vigente. Certo, come è stato detto da più parti, andrà cambiata, modificata, limata, però allo stato attuale della legge non c'è niente di straordinario se si sceglie una destinazione particolare per questa tranche di 500 milioni.
Questa sarà la proposta che in coerenza con l'ordine del giorno e oserei dire indipendentemente dall'ordine del giorno, la Giunta nella sua autonomia intende fare allorquando si siederà al tavolo per formulare la proposta di delibera al Consiglio ai sensi dell'art. 3 della legge, più volte citato dal Consigliere Chiezzi.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI



PRESIDENTE

I lavori riprenderanno oggi pomeriggio con le dichiarazioni di voto.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,35)



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