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Dettaglio seduta n.108 del 11/02/97 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, i processi verbali delle adunanze consiliari del 12 e 26 novembre 1996 si intendono approvati.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 703 del Consigliere Cavaliere relativa alla presunta truffa CEE in provincia di Alessandria


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 703 presentata dal Consigliere Cavaliere.
Risponde l'Assessore Bodo.



BODO Giovanni, Assessore all'agricoltura

In merito all'interrogazione del Consigliere Cavaliere, risulta che in data 25/6/1996 si sono presentati agli uffici del SDA di Alessandria quattro agenti del NAS di Alessandria, muniti di mandato di perquisizione che hanno posto sotto sequestro la documentazione relativa al servizio di controllo sulla lavorazione di burro effettuata dalla ditta "Azienda Burro di Campagna" di Beinasco Giacomo, con sede in Tortona.
La ditta effettua la lavorazione di burro ai sensi del Regolamento CEE n. 570/88 ed il controllo viene svolto da quattro funzionari del Settore decentrato.
Allo stato attuale non sono in possesso di ulteriori informazioni e non so se alla ditta e ai controllori nostri dipendenti verranno formulati addebiti dalla competente autorità giudiziaria.
Quando l'Assessorato verrà in possesso di maggiori dati compatibilmente con quanto previsto dal silenzio istruttorio, questi verranno comunicati al Consiglio e l'Assessorato al personale sarà invitato ad assumere i dovuti eventuali provvedimenti verso i dipendenti nei cui confronti siano state provate delle violazioni delle norme di legge.
Per quanto concerne i controlli, occorre specificare che la Regione svolge questi compiti su richiesta dell'AIMA senza averne avuto precisa delega.
In questo momento, a causa della mancanza di personale nei Settori decentrati, l'Assessorato sta attivando le procedure presso l'AIMA per attribuire questi compiti al Nucleo Repressione Frodi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Prendo atto della risposta e ringrazio l'Assessore.


Argomento: Trasporti su ferro

Interpellanza n. 675 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea relativa all'incontro tra Regione Piemonte e Società interessate alla TAV


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interpellanza n. 675 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea.
Risponde l'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e alle comunicazioni

Il progetto della linea ad Alta Velocità Torino-Milano, presentato in procedura di VIA ed attualmente in fase di elaborazione esecutiva per la Conferenza dei Servizi, prevede un tracciato in affiancamento stretto, lato sud, all'Autostrada A4 dal km 2 circa (svincolo Settimo) al km 113 circa (Comune di Arluno, alle porte di Milano).
Da queste chilometriche, in direzione Milano, la linea scavalca l'autostrada e l'affianca per un breve tratto lato nord, per poi entrare nella stazione di Milano via Rho; in direzione Torino la linea flette per avvicinarsi alla linea storica e dopo averla scavalcata raggiunge la stazione di Stura ed entra quindi nel sistema passante attraverso l'interconnessione con la linea veloce FS.
Per quanto riguarda la questione stazione Alta Velocità il progetto ha acquisito le indicazioni contenute nel Piano Regolatore Generale nel nodo di Torino del 1985, aggiornato nel 1987, e ne ha verificato la compatibilità con l'inserimento dei treni Alta Velocità.
Sostanzialmente vengono confermate le scelte di fondo del citato Piano anche se si renderanno necessari alcuni interventi infrastrutturali atti a sviluppare un sistema (traffici FS - Alta Velocità) che garantisca condizioni di funzionalità ottimali.
In questo disegno la Stazione Alta Velocità rimane Porta Nuova riqualificata, per i treni con origine/destinazione Torino; Porta Susa verrà utilizzata per i treni Alta Velocità passanti (collegamento Milano Torino - Lione).
Il più significativo intervento infrastrutturale riguarderà la realizzazione dell'Impianto Dinamico Polifunzionale per la manutenzione dei materiali Alta Velocità, da localizzarsi nell'Area Smistamento del Lingotto.
Le interferenze con i progetti della ASTM.
La realizzazione della linea ad Alta Velocità presuppone il rifacimento di: a) tutte le interferenze viarie che attualmente garantiscono i collegamenti tra le due aree poste a nord e a sud dell'autostrada b) gli svincoli ed i manufatti a servizio dell'autostrada.
La progettazione dell'Alta Velocità si trova però a dover affrontare altre questioni che scaturiscono dalla necessità di rendere compatibile la stessa con le future ipotesi di adeguamento dell'autostrada.
A questo proposito esiste un progetto di massima datato 1986 il quale alla luce delle recenti indicazioni fornite dall'Autorità di bacino necessita di un'approfondita revisione soprattutto per quanto riguarda il dimensionamento delle opere per gli attraversamenti fluviali; tali determinazioni produrranno una modifica della livelletta dell'intera piattaforma autostradale.
Pertanto, il primo problema da affrontare riguardava l'acquisizione del progetto aggiornato di massima di adeguamento dell'autostrada A4.
Parte delle informazioni, concernenti il suddetto progetto di adeguamento, sono comunque già state trasferite ai progettisti della linea Alta Velocità durante gli incontri tecnici avvenuti in quei mesi e ciò ha consentito di risolvere alcune questioni dirimenti (ad esempio, aumento della livelletta dell'autostrada, messa a norma della corsia, rampe di accesso e compatibilità con sovrappassi e sottopassi già progettati) e di definire meglio alcuni punti singolari sui quali lavorare di comune accordo (ad esempio, interferenze con i principali cavi irrigui, smaltimento delle acque della piattaforma autostradale).
Un altro problema che richiederà ulteriori valutazioni, nonché accordi riguarda la definizione e gestione della viabilità di servizio da prevedersi nell'area interclusa tra le due infrastrutture e l'espletamento delle operazioni di manutenzione della stessa.
Su questo punto, c'è l'impegno da parte dei due concessionari a trovare delle soluzioni che contemplino anche le esigenze dei Consorzi irrigui, per la manutenzione delle infrastrutture irrigue di attraversamento, della protezione civile per gli eventuali piani di pronto intervento e degli agricoltori, nel caso si rendesse necessario garantire l'accessibilità ad eventuali aree intercluse suscettibili di un uso agricolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Siccome l'interpellanza risale a giugno dell'anno scorso, potrei sapere dall'Assessore la data di questa nota?



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e alle comunicazioni

Sì: 30 gennaio 1997.



CHIEZZI Giuseppe

Va bene. A me pare che il problema sollevato dall'interpellanza, ovvero l'interferenza tra il progetto di adeguamento dell'autostrada e il progetto di nuova linea ad Alta Velocità Torino-Milano realizzata a fianco dell'autostrada, non sia stato adeguatamente affrontato.
Mi sembra che questo argomento sia rimasto un po' a margine delle discussioni che abbiamo avuto e anche delle informazioni che abbiamo ricevuto in quest'aula. Dalle poche cose dette dall'Assessore, si capisce che è in corso (sin dal 1986) un progetto di ammodernamento dell'autostrada che, oltre all'allargamento della sezione stradale, prevede anche cambiamenti rilevanti come quello preoccupante, citato dall'Assessore relativo - lui ha detto - all'aumento della livelletta. Intendo che si tratti di un innalzamento della quota della superficie autostradale rispetto al piano di campagna: questo è un elemento di grossa preoccupazione, sul quale sinora non ho sentito dibattere.
Dato che anche la linea ferroviaria ad Alta Velocità risulterebbe progettata ad una quota di 3/6 metri sopra il piano di campagna, pensare alla pianura che va da Torino a Milano come intersecata da un nastro autostradale che aumenta la propria livelletta, affiancato da una linea ad Alta Velocità che corre a 5/6 metri d'altezza, è un problema non da poco.
E' un problema che sicuramente sarà oggetto di valutazione per quanto riguarda l'incontro con il Ministro Burlando sull'Alta Velocità, per sarebbe ora di collegare queste due progettazioni in una visione unica perché o una sostiene l'altra oppure, contestando una, bisogna contestare anche l'altra.
Viceversa, l'autostrada Torino-Milano è rimasta un po' ai margini del dibattito politico. Chiedo invece che nel dibattito venga riaffrontata la questione dell'adeguamento dell'autostrada contestualmente al problema della realizzazione della nuova linea ad Alta Velocità, perché non si tratta di una cosa da poco. L'aumento della livelletta, con tutti gli impatti che l'Assessore ha citato di attraversamento di fiumi, di gestione dei Consorzi irrigui e dei lotti interclusi, non è un problema da poco.
Abbiamo due progetti che attraversano la Pianura Padana, entrambi ad altissimo impatto sul territorio: l'Alta Velocità e l'adeguamento dell'autostrada. Portiamo in luce, facciamo emergere il problema dell'adeguamento dell'autostrada Torino-Milano (collegamenti con i Comuni e via dicendo), perché finora mi sembra un discorso messo un po' a margine.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e alle comunicazioni

L'opposizione presentata dal Consigliere Chiezzi possiamo tradurla in termini di domanda retorica, nel senso che tutto quello che è stato detto è all'attenzione del progetto di massima. Vedremo nel progetto esecutivo cosa accadrà.
A ragion di logica, l'alzamento - se così può essere detto, io non sono un tecnico - del livello dell'autostrada è necessario per evitare che le acque dall'autostrada si riversino sulla ferrovia o viceversa.
L'Alta Velocità deve correre ad un certo livello ed è necessario che l'autostrada venga portata a quel livello onde evitare che le acque della ferrovia si riversino sull'autostrada. Nel contempo il potenziamento della linea Torino-Milano dovrà avere la sua ragione, altrimenti tutta l'opera sarebbe vanificata. Si tratta di argomenti che riguardano la previsione in genere e ciò sarà verificato in sede di progetti esecutivi.
Sul piano della salvaguardia del territorio non c'è dubbio che la SETIS (istruita come organismo di attenzione e di revisione di tutto ciò che ci viene presentato), dovrà attendere al compito presentato dal Consigliere Chiezzi.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Interrogazione n. 923 dei Consiglieri Rosso, Farassino, Dutto e Bellingeri relativa alla Produzione Spumante Asti


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione n. 923 presentata dai Consiglieri Rosso, Farassino, Dutto e Bellingeri.
Risponde l'Assessore Bodo.



BODO Giovanni, Assessore all'agricoltura

In merito all'interrogazione n. 923 presentata dai Consiglieri Rosso Farassino, Dutto e Bellingeri, relativa all'incremento del massimale di produzione delle uve destinate alla produzione dell'Asti DOCG, comunico quanto segue.
L'art. 10, comma primo, lettera c), della legge 10/2/1992, n. 164 stabilisce che le Regioni, su proposta dei Consorzi volontari di tutela e sulla base di controlli effettuati dal competente Ufficio dell'Ispettorato repressione frodi sulla compatibilità fra titolo alcometrico volumico minimo naturale e produzione unitaria di uva, possono, in annate climaticamente favorevoli, aumentare fino al 20% le rese massime di uva e di vino stabilite dal relativo disciplinare.
La Regione Piemonte, con decreto del Presidente della Giunta regionale n. 3598 dell'11/9/1996, avvalendosi della facoltà prevista dalla legge in questione, ha aumentato fino al 10%, per la vendemmia 1996, la resa massima delle uve destinate a produrre vini a denominazione di origine controllata e garantita Asti DOCG, con una produzione di 110 quintali di uva per ettaro di vigneto iscritto al relativo Albo.
Il decreto è stato emanato dopo aver sentito i maggiori Enti tecnici preposti all'uopo, quali l'Ufficio di Asti dell'Ispettorato centrale repressione frodi, la sezione di Asti dell'Istituto sperimentale per la viticoltura ed il Centro di studio per il miglioramento genetico e la biologia della vite di Torino del Centro Nazionale delle Ricerche.
L'Ufficio di Asti dell'Ispettorato centrale repressione frodi, con nota dell'11/9/1996, ha comunicato che, dall'esame dei dati forniti dalla Sezione di Asti dell'Istituto sperimentale per la viticoltura, si poteva evidenziare che nella maggior parte dei vigneti e delle relative uve analizzate, pari al 94% dei campioni, esisteva una presenza di resa superiore od intorno ai 110 q.li/ha ed una marcata compatibilità tra la resa stessa e il titolo alcometrico minimo naturale stabilito dal disciplinare di produzione dell'Asti DOCG.
Inoltre, il Centro di studio per il miglioramento genetico e la biologia della vite di Torino del Centro Nazionale delle Ricerche rendeva noto, con lettera del 9/9/1996, che l'elevazione della resa delle uve moscato risultava opportuna in considerazione della quantità di prodotto presente nei vigneti.
L'aumento del 10% della resa massima per ettaro delle uve destinate alla produzione di vini a DOCG Asti era stato richiesto, con nota del 3/9/1996, in considerazione del particolare andamento climatico favorevole dal Consorzio di tutela dell'Asti e dall'Associazione produttori moscato d'Asti associati.
Inoltre, la specifica Commissione paritetica interprofessionale per il Moscato d'Asti, durante la seduta del 5/9/1996, nell'ambito dell'accordo triennale firmato tra le parti lo stesso giorno, ha chiesto all'unanimità punto 4) dell'accordo medesimo, "vista l'annata particolarmente favorevole per la vendemmia 1996, l'applicazione dell'art. 10, comma primo, lettera c), della legge n. 164/92, cioè l'incremento delle rese massime consentite dal disciplinare del vino DOCG Asti a 110 quintali ad ettaro (con un incremento del 10%)".
Infine, si può senz'altro affermare che la presenza eccellente delle componenti acida ed aromatica, nonché del titolo alcometrico volumico minimo naturale, riscontrata nei campioni di uve analizzate, ha consentito di ipotizzare una piena compatibilità tra la scelta attuata dalla Regione e la tutela della qualità del prodotto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dutto.



DUTTO Claudio

Grazie, Presidente. Prendiamo nota dei dati forniti dall'Assessore.
Manifestiamo una certa preoccupazione in merito alle concessioni in deroga ai quantitativi previsti, in quanto l'allargamento delle quantità di vini di elevatissima qualità, come lo Spumante Asti, finirebbe con il comprometterne la qualità (qualità e quantità non sono sicuramente due fattori direttamente proporzionali). Riteniamo invece che sia da privilegiare la qualità di questo vino che viene esportato in quantità notevoli.
Prendiamo atto che questa annata sia ritenuta eccezionale come produzione, ma invitiamo l'Assessore a valutare in modo molto ristretto la concessione di deroghe, in quanto ulteriori allargamenti potrebbero essere nocivi al mercato.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici - Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Interrogazione n. 564 del Consigliere Cavaliere relativa alla necessità di garantire la valenza storico-architettonica della Tenuta Sabauda in località Mandria di Chivasso (TO)


PRESIDENTE

Passiamo ad esaminare l'interrogazione n. 564 presentata dal Consigliere Cavaliere, alla quale risponde l'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore alla cultura

In riscontro all'interrogazione sopra citata ed in merito alla necessità di garantire la valenza storico-architettonica della Tenuta Sabauda in località Mandria di Chivasso, si fa presente che tali interventi di tutela non sono di competenza dell'Assessorato alla cultura della Regione Piemonte, bensì - come sappiamo - della Sovrintendenza ai Beni Ambientali ed Architettonici del Piemonte, ai sensi della legge di tutela 1/6/1939 n. 1089. Come noto, questi interventi fanno parte di quel pacchetto di questioni e di problemi che, non soltanto per questa importante materia oggetto dell'interrogazione, noi vorremmo che la Regione Piemonte o che le Regioni in generale potessero assumere come competenza. E questa è anche una delle questioni dibattute all'interno delle tematiche generali federalistiche.
Non risulta comunque a tutt'oggi pervenuta all'Amministrazione regionale alcun tipo di istanza, da parte dell'Ente proprietario o da altro soggetto avente diritto, per il recupero del bene stesso e pertanto non è stata avviato alcun tipo di istruttoria al riguardo. Risintetizzo: non è una nostra competenza e non sono arrivate richieste al riguardo. Però, la segnalazione del Consigliere Cavaliere ha messo in moto, da parte nostra un atteggiamento di ulteriore attenzione, e poiché l'Amministrazione regionale sta investendo significativamente nel settore del patrimonio culturale, eventuali programmi o progetti di rilievo troveranno da parte della Regione attenta considerazione.
Questa è sicuramente una di quelle aree da salvaguardare. Sempre nell'ambito di questa materia, informo che in Commissione - e ringrazio il Presidente della Commissione e i colleghi per questa occasione - abbiamo avuto un'audizione con il Sindaco di Venaria, Catania, con il quale abbiamo sì ragionato sulla Reggia di Venaria (e poi abbiamo avuto anche altri incontri in Consiglio regionale), ma con l'intento di fare un discorso complessivo per tutta l'area. Quindi dico al Consigliere Cavaliere che siamo disponibili ad ogni ulteriore approfondimento, magari anche in Commissione, di questa tematica.
Lo ringraziamo per aver sollecitato l'attenzione su questa specifica realtà, che è stata messa da me all'attenzione dei miei uffici, ma - ripeto finora non è stata avviata alcuna pratica, in carenza non solo di competenze, ma di qualsiasi richiesta. Ovviamente dovrà essere avviata una procedura, però - ripeto - dopo l'incontro con il Sindaco Catania e dopo questa sollecitazione nel discorso generale per Venaria e per la Mandria complessivamente, io credo che si debba tenere nella dovuta considerazione anche questo, sempre nel rispetto più completo per i beni culturali, per i beni materiali e per i beni ambientali.
Nel contempo, penso che anche la discussione sul bilancio consentirà di mettere a fuoco alcuni passi su interventi a proposito di beni culturali.
Ringrazio comunque sinceramente per questa interrogazione, perché è una materia che, come si sa, sta molto a cuore, tant'è che è stata più volte discussa in Commissione e non solo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

C'è un'incomprensione, Assessore: stiamo parlando della Mandria di Chivasso.



LEO Giampiero, Assessore alla cultura

Sì, della Tenuta Sabauda.



CAVALIERE Pasquale

Esatto. E' una residenza sabauda di quelle considerate minori, perch non era una residenza vera e propria, credo - dal nome - fosse una tenuta con stalle, ecc.
In Piemonte esiste il problema di tutta un'architettura, chiamiamola minore, fatta di cascine, di cascinali, ecc. - non è il caso della residenza in discussione in quanto è proprio una tenuta e non una cascina che vanno recuperate. Non esiste solo la Reggia di Venaria, ci sono anche queste tenute e sarebbe molto importante approfondire questo aspetto dell'architettura rurale, magari istituendo una sezione degli Stati federali per la tutela di questa architettura minore, ma di valore. Ci sono delle cascine rurali veramente bellissime, che spesso vanno distrutte.
Quindi io chiederei all'Assessore di occuparsi di più di queste cose che non creano imbarazzo, nel senso che ci si può anche far fotografare vicino - non è come per le signorine nude di Manara - e quindi credo valga la pena di occuparsene.
Assessore, credo si faccia più peccato nel farsi fotografare, nello star vicino, come è accaduto anche a lei...



PRESIDENTE

Lei non faccia il teologo morale, in questo Consiglio.



CAVALIERE Pasquale

No, perché l'Assessore Leo non si è vergognato, in passato, di farsi vedere con certi politici chiacchierati: quello è ben più grave delle signorine nude di Manara. Grazie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore alla cultura

Prometto di non intervenire sulla parte finale dell'intervento del Consigliere Cavaliere, anche perché queste cose le vedrei semmai con il confessore.
Ne approfitto semplicemente per ripetere una battuta felice del Consigliere Peano: non è un problema mio che i giornali si occupino di me, anche perch i giornali vogliono occuparsi per forza di cose... Ad ogni modo laicamente, la mostra è stata finanziata dalla Regione, quindi - come il Consigliere Chiezzi ha chiesto - i cataloghi saranno di nostra proprietà e ne farò avere uno ad ogni Consigliere della Commissione, tenendone uno anche per me. Semplicemente quel giorno avevo deciso di andare via per S.
Valentino con mia moglie, che credo sia un fatto del tutto personale. Io non mi turbo per queste cose, non sono così...



PRESIDENTE

Lei non è obbligato a dire queste cose, a meno che non voglia fare la confessione pubblica come si faceva prima della riforma tridentina.



LEO Giampiero, Assessore alla cultura

Finché sono questi gli elementi di gravità collegati ad un Assessore credo che anche la Giunta non debba preoccuparsi.
Invece, venendo all'interrogazione, è colpa mia che ho un po' esteso la risposta. Avevo compreso la raccomandazione del Consigliere Cavaliere sulla Tenuta Mandria di Chivasso; ho voluto soltanto dire, facendo un'analogia che come per Venaria non possiamo occuparci solo - anche se importantissima della Reggia di Venaria. E così come ho accolto alcune segnalazioni del Presidente Picchioni, terrò in debito conto anche quella in discussione.
Inoltre, visto che mi ha ricordato che è possibile visitare queste tenute, magari potremmo organizzare una visita sul posto con i componenti della Commissione, perché si tratta di opere veramente importanti. Accolgo quindi completamente questa parte delle valutazioni del Consigliere Cavaliere; sull'altra, ognuno... Grazie.


Argomento: Caccia

Interrogazione n. 603 del Consigliere Cavaliere relativa al Comitato di gestione Ambiti Territoriali di Caccia e Comprensori Alpini


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'interrogazione n. 603 presentata dal Consigliere Cavaliere.
Risponde l'Assessore Viglietta.



VIGLIETTA Matteo, Assessore alla caccia e pesca

La composizione degli organi direttivi degli Ambiti Territoriali di Caccia e dei Comprensori Alpini è contenuta nella legge n. 157/92, art. 14 comma decimo, laddove stabilisce che, in suddetti organismi, "deve essere assicurata la presenza paritaria, in misura pari complessivamente al 60 dei componenti, dei rappresentanti di strutture locali delle organizzazioni professionali agricole maggiormente rappresentative a livello nazionale e delle associazioni venatorie nazionali riconosciute, ove presenti in forme organizzate sul territorio. Il 20% dei componenti è costituito da rappresentanti di associazioni di protezione ambientale presenti nel Consiglio nazionale per l'ambiente e il 20% da rappresentanti degli Enti locali".
Di conseguenza, sia la vecchia L.R. n. 53/95, che provvedeva ad adeguare in misura parziale la legislazione regionale alle novità normative statali, sia le deliberazioni della Giunta regionale n. 179-45728 dell'8/5/1995 e n. 9-2791 del 31/10/1995 - che hanno dettato indirizzi e norme attuative per la costituzione degli organismi in parola, poi ribaditi dalla L.R. n. 70/96 - non potevano discostarsi da questo vincolo posto dalla legislazione nazionale. Poiché il numero dei componenti dei Comitati di gestione è stato fissato in venti membri, l'applicazione delle predette percentuali di rappresentanza ha comportato la seguente composizione: n. 6 rappresentanti delle associazioni agricole; n. 6 delle associazioni venatorie; n. 4 delle associazioni ambientaliste; n. 4 degli Enti locali.
Ai sensi della legge n. 157/92 e della conseguente L.R. n. 70/96 ai Comitati di gestione è stata assegnata la più ampia autonomia gestionale in ambiti faunistico e venatorio, intesa come reale decentramento delle funzioni amministrative in materia, e come pieno coinvolgimento delle categorie sociali e degli Enti territoriali interessati. Tale autonomia corrisponde alla suddivisione delle funzioni in ambito venatorio tra compiti di programmazione e controllo - in capo alla Regione e alle Province - e di attività gestionali affidate agli Ambiti Territoriali di Caccia e ai Comprensori Alpini. Di conseguenza, la composizione della rappresentanza delle diverse associazioni e degli Enti locali non ammette limitazioni che non attengano ai requisiti oggettivi, tratteggiati dalla legge e meglio identificati nei successivi atti regolamentari. Parimenti l'elezione dei Presidenti di detti organismi non può essere sottratta alla dialettica insita ad un qualunque organo collegiale, in cui si confrontano rappresentanze ed interessi di diversa natura.
La Regione, al fine di assicurare che l'attività gestionale si facesse carico di interpretare le varie istanze sociali rappresentate, ha previsto che in seno all'organo di gestione possa essere costituito un Comitato esecutivo, la cui composizione rispecchia le proporzioni stabilite dalla legge n. 157/92 per lo stesso organismo. Infatti, la succitata deliberazione della Giunta regionale n. 9-2791 del 31/10/1995 ha previsto all'art. 7, comma terzo, la seguente composizione per il Comitato esecutivo di sei membri: due in rappresentanza delle associazioni agricole, due delle associazioni venatorie, uno per le associazioni ambientaliste e uno per gli Enti locali. In tal modo si è evitato che, con l'elezione a maggioranza, si insediassero Comitati esecutivi limitati ad alcune componenti.
L'attività gestionale affidata agli Ambiti Territoriali di Caccia e ai Comprensori Alpini è strettamente vincolata, oltre che dalle indicazioni programmatiche regionali, al rispetto delle funzioni assegnate a questi organismi dalle leggi nazionali, regionali e dalle norme regolamentari. Si fa riferimento all'art. 14 della legge n. 157/92, agli artt. 15, 16, 17, 18 e 19 della L.R. n. 70/96 e alle già citate deliberazioni della Giunta regionale. Ciò per ribadire che appare riduttivo e sostanzialmente inesatto affermare che i compiti dei Comitati di gestione siano limitati all'acquisto di fauna d'allevamento, mentre le attività previste, e di fatto svolte, sono ben più ampie, così come contemplato dallo Statuto degli ATC e CA. In particolare si citano le seguenti attività: ricognizione delle risorse ambientali, programmazione degli interventi per il miglioramento dell'habitat, attribuzione di incentivi economici ai conduttori di fondi per attività volte alla ricostituzione di una presenza faunistica ottimale risarcimento dei danni arrecati alle colture agricole dalla fauna selvatica e prevenzione dei danni medesimi.
L'effettivo svolgimento di tali funzioni di pubblico interesse è evidentemente svincolato dalla rappresentanza associativa ed è assicurato da vincoli di legge cogenti nonché dalla funzione di coordinamento e di vigilanza esercitata dalla Regione e dalle Province, anche sotto il profilo finanziario e contabile. Lo stesso potrà essere ancora più efficace quando saranno istituiti l'Osservatorio della fauna selvatica e il Servizio di vigilanza regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Questo problema con l'Assessore Viglietta lo affrontammo anche in sede di definizione della legge regionale che è stata approvata nei mesi scorsi rimane però aperto il problema, nel senso che questi organismi decisi dalla legge nazionale sono obiettivamente sbilanciati verso le associazioni venatorie, nel senso che negli organi dirigenti di questi organismi raramente vi è un componente ad esempio delle associazioni ambientaliste o degli Enti locali. Accade infatti frequentemente che la carica del rappresentante dell'Ente locale combaci con quella di rappresentante delle associazioni venatorie. Questo è un problema, Assessore, che rimane e che in qualche modo bisognerà affrontare, altrimenti la gestione sarà sempre squilibrata e ci troveremo di fronte ad episodi tipo quelli incresciosi che sono avvenuti nelle vallate alpine con battute di caccia che sono state biasimate da tutti perché hanno rappresentato un problema veramente serio.
Questo avviene perché la gestione di questi comparti è affidata semplicemente e solamente alle associazioni venatorie e questo non è giusto, non è nello spirito della legge e bisogna in qualche modo porvi rimedio.


Argomento: Commercio al dettaglio

Interrogazioni n. 610 dei Consiglieri Dutto, Rosso e Bellingeri, n. 771 dei Consiglieri Rosso e Farassino e n. 849 dei Consiglieri Rosso e Dutto relative alla crisi nel settore del commercio al dettaglio


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame contestuale delle interrogazioni n. 610 presentata dai Consiglieri Dutto, Rosso e Bellingeri, n. 771 presentata dai Consiglieri Rosso e Farassino e n. 849 presentata dai Consiglieri Rosso e Dutto.
Risponde l'Assessore Viglietta.



VIGLIETTA Matteo, Assessore al commercio e artigianato

In merito alle interrogazioni n. 610, n. 771 e n. 849, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Per quanto concerne le deliberazioni della Giunta regionale elencate nell'interrogazione n. 610, per le quali si richiedono le motivazioni che hanno indotto l'organo deliberante ad assumere una decisione positiva, si mettono a disposizione degli interroganti i testi di ciascuna deliberazione dove sono evidenziati e descritti i criteri e le motivazioni del rilascio sia dei nulla osta regionali, di cui agli artt. 26 e 27 della legge n.
426/71, sia dell'autorizzazione urbanistica di cui all'art. 26, commi settimo e seguenti, della L.R. n. 56/77 e successive modificazioni ed integrazioni.
I nulla osta sono stati rilasciati, sentita la Commissione regionale commercio, in base ai criteri in vigore all'atto di presentazione delle domande, ovvero quelli contenuti sia nella DCR n. 581-2519 del 27/3/1980 per le parti in vigore dopo l'entrata in vigore del Decreto Ministeriale n.
375/88 (Regolamento di attuazione della legge n. 426/71) e sia nella DCR n.
1293-4556 del 21/3/1990 per le parti in vigore.
I criteri utilizzati si riferiscono al ruolo socioeconomico svolto nei confronti dell'area di gravitazione, alla localizzazione rispetto agli addensamenti commerciali preesistenti in ciascun Comune, alla tipologia distributiva - che deve essere comunque congrua rispetto al tipo di addensamento commerciale ove si inserisce - all'assorbimento delle quote di mercato, tenuto conto delle preesistenze di esercizi con superficie di vendita superiore a 1.500 mq di generi analoghi alla richiesta valutata.
Inoltre, è in ogni caso verificata la congruità della destinazione d'uso del lotto e dell'immobile di intervento.
Ove la struttura abbia particolari caratteristiche localizzative dimensionali e tipologiche, sono valutati aspetti attinenti al sistema del traffico e ogni altro elemento progettuale che consenta di verificare ogni impatto ambientale ed economico.
Si forniscono inoltre alcune informazioni generali in ordine ai "Discount".
E' questa una formula commerciale introdotta in Italia nel 1992, su modello tedesco, che sviluppa catene di negozi spartani, ove tratta, ai prezzi più bassi, generi alimentari (e di drogheria) non di marca.
La superficie di vendita media è relativamente ridotta (normalmente tra 400 e 1.200 mq). La localizzazione è assimilabile a quelle della superettes, minimercati e supermercati, ovvero urbano-residenziale, in Comuni con una discreta densità abitativa. Per quanto attiene alla consistenza dei Discount, allo stato attuale dell'arte la situazione nella nostra regione è la seguente: Torino - al 31/12/1993: 4; al 31/12/1994: 54; al 30/4/1995: 85; al 30/6/1996: 88 Vercelli - al 31/12/1993: 1; al 31/12/1994: 7; al 30/4/1995: 10; al 30/6/1996: 13 Novara - al 31/12/1993: -; al 31/12/1994: 12; al 30/4/1995: 13; al 30/6/1996: 19 Cuneo - al 31/12/1993: 8; al 31/12/1994: 25; al 30/4/1995: 30; al 30/6/1996: 29 Asti - al 31/12/1993: 2; al 31/12/1994: 5; al 30/4/1995: 5; al 30/6/1996: 4 Alessandria - al 31/12/1993: 7; al 31/12/1994: 21; al 30/4/1995: 25; al 30/6/1996: 23 Biella - al 31/12/1993: -; al 31/12/1994: 6; al 30/4/1995: 11; al 30/6/1996: 11 Verbano Cusio Ossola - al 31/12/1993: -; al 31/12/1994: 4; al 30/4/1995: 4; al 30/6/1996: 7 Totale Piemonte - al 31/12/1993: 22; al 31/12/1994: 134; al 30/4/1995: 183; al 30/6/1996: 194.
Il numero dei Discount rappresenta il 36% dei minimercati ed il 46% dei supermercati (da 400 a 2.500 mq) presenti nella nostra regione all'1/1/1996.
Dai dati raccolti emerge che i Discount si concentrano in 85 Comuni, 61 dei quali hanno una dimensione superiore ai 10 mila abitanti e gli altri una dimensione molto prossima ai 10 mila abitanti. Il grado di penetrazione del Discount è di un punto vendita ogni 22.155 abitanti.
Considerate le piccole dimensioni delle superfici di vendita su cui opera il Discount, e la localizzazione prescelta dalle aziende, le autorizzazioni sono normalmente di competenza comunale, vigente fino a 1.500 mq di vendita nei Comuni con popolazione superiore ai 10 mila abitanti. Quindi, nella maggior parte dei casi non è richiesta l'autorizzazione regionale. I Comuni rilasciano l'autorizzazione in base alla disponibilità di contingente previsto nei rispettivi piani commerciali. In taluni casi è utilizzata la legge n. 121/87, che consente di accorpare due esercizi operanti da più di tre anni nel Comune e di raggiungere così i 600 mq di vendita come atto dovuto (con semplice comunicazione di inizio attività ai sensi dell'art. 19 della legge n.
241/90).
Relativamente alla politica regionale nel settore della grande distribuzione, si rammenta che è stata approvata una revisione dei criteri programmatici con deliberazione del Consiglio regionale n. 267-12416 del 30/7/1996.
Le motivazioni che hanno indotto la Giunta regionale a proporre al Consiglio la revisione delle indicazioni programmatiche relative al rilascio del nulla osta per la grande distribuzione organizzata sono facilmente riassumibili: 1) Vi è una forte tendenza alla ristrutturazione del settore che provoca la repentina chiusura di migliaia di esercizi tradizionali ad un ritmo incalzante, che sembra accelerarsi nei tempi più recenti. Nell'arco di dodici anni, dal 1983 al 1995, in Piemonte sono "scomparsi" quasi 7.000 esercizi di dettaglio tradizionale, passati da 71.000 a 64.000, per far spazio alla crescita della distribuzione moderna, nel cui ambito i supermercati, nello stesso periodo, sono saliti da 163 a 418, i mini-market da 277 a 536, gli iper e i centri commerciali non esistevano nel 1983 e ora sono rispettivamente 23 e 45. E' il quadro di un cambiamento che ha letteralmente rivoluzionato il mondo commerciale. Fra i piccoli esercizi il quadro nel complesso negativo non è però uniforme. Se per gli alimentari si può parlare di crollo (oltre 8.000 negozi in meno dal 1983 al 1995 soprattutto nella categoria inferiore ai 200 mq di superficie), negli extra alimentari di pari dimensione il trend è opposto: erano 43.130 dodici anni fa e a fine 1995 sono diventati 44.530. Nell'ultimo anno vi sono anche segnali discordanti nelle movimentazioni di aperture e chiusure. Le prime sono state 2.247 contro le 2.006 del 1994, mentre le cessazioni sono state 2.516 contro le 2.360 del 1994. Il saldo, pur sempre negativo a quota 269 è dunque migliore di quello del 1994, che aveva fatto registrare un deficit di 354 esercizi.
Anche la rete commerciale delle singole province si presenta estremamente variegata. Infatti, a fronte di una media di 67 abitanti per ogni esercizio (pressoché invariata rispetto al 1994), si registra la seguente graduatoria provinciale, a partire dalle aree più "affollate" di negozi: Alessandria, 53,5 abitanti per esercizio; Verbania, 58,3; Cuneo, 58,8 Vercelli, 60,8; Asti, 62,15; Novara, 70,6; Biella, 70,9; Torino, 74,6.
Un discorso analogo si può fare per la grande distribuzione; in particolare per i supermercati, a fronte di una media regionale di 74 mq per ogni 1.000 abitanti, oscilliamo dai 58 mq di Torino ai 140 mq di Novara.
La provincia metropolitana, però, presenta alte quote per i centri commerciali, pari a 66 mq per ogni 1.000 abitanti, contro la media regionale di 54.
In un arco temporale poco più che decennale, la distribuzione tradizionale ha perso terreno in termini di superficie di vendita, passando dall'86% al 73%, mentre, viceversa, la grande distribuzione è salita da 14 al 27%.
2) La tendenza evidenziata è comune a tutte le regioni italiane e il Piemonte non si discosta da una linea media di crescita della grande distribuzione, con alcuni valori eccessivi solo per quanto riguarda gli ipermercati. Però il ritmo di trasformazione è troppo rapido e significativamente il problema si è posto contemporaneamente in tutte le Regioni settentrionali (in particolare, in Veneto, Lombardia e Toscana) dove sono state poste in discussione le medesime questioni affrontate in Piemonte. I risvolti occupazionali sono i più preoccupanti, perché un così repentino mutamento della struttura commerciale mette a repentaglio migliaia di posti di lavoro di persone che spesso, per l'età e la formazione professionale, oltre che per la notevole crisi occupazionale non riescono più a rientrare nel mercato del lavoro.
3) L'ampliamento della grande distribuzione rischia di "disertificare" intere aree, soprattutto quelle più disagiate (come collegamenti e trasporti) e quelle a minore densità di residenti. In queste aree i piccoli esercizi sono l'unica possibilità di offrire un servizio commerciale ai clienti, soprattutto alle fasce socialmente più deboli e con difficoltà di mobilità (ad esempio, anziani). Ridurre ulteriormente la rete distributiva tradizionale indebolisce dunque il servizio all'utenza in tale aree.
4) Infine, non si può dimenticare la progressiva flessione dei consumi riscontrata a seguito sia della crisi economica ed occupazionale del Piemonte (una Regione che presenta alti indici di disoccupazione) sia della perdita di potere d'acquisto dei lavoratori a reddito fisso, per il mancato recupero dell'inflazione reale. Inoltre, recenti studi specialistici confermano che esiste una tendenza strutturale nel calo dei consumi, a seguito di un mutamento dei valori e delle aspettative sociali. Anche fra i ceti abbienti la prospettiva consumistica appare meno rilevante che in passato.
Di conseguenza, l'approvazione dei nuovi criteri programmatici ha permesso di ridurre di circa il 30% i contingenti disponibili per le strutture sottoposte a nulla osta regionale e ha limitato l'ampliamento automatico rilasciabile dal Comune fino al doppio della superficie originaria di un esercizio che abbia già ottenuto il nulla osta regionale, solo fino ad un massimo del 10%; oltre tale quota è necessaria l'acquisizione di un ulteriore assenso da parte della Giunta regionale che valuterà l'istanza sulla base dei criteri in vigore. Grazie all'applicazione di questi criteri si ritiene che la crescita della grande distribuzione subirà un significativo rallentamento, se non una stabilizzazione, consentendo agli esercizi di piccola distribuzione la possibilità di un adeguamento in termini di strutture e di strategie di marketing.
5) Le iniziative della Regione Piemonte volte a sostenere la trasformazione del sistema commerciale sono incentrate sugli aiuti finanziari agli investimenti richiesti per l'aggiornamento degli esercizi, per l'acquisizione degli immobili, per il rispetto delle nuove normative sulla sicurezza ed igiene nell'ambiente di lavoro e per l'ammodernamento delle attrezzature. La norma regionale a cui si fa riferimento è la legge 11/4/1995 n. 57, che era fortemente limitativa delle possibilità di intervento regionale, attuato tramite le Cooperative di garanzia fidi e il Consorzio Fidipiemonte. Infatti, tale norma prevedeva che i prestiti in conto capitale non potessero superare il 3% della spesa ammessa; una percentuale di sostegno eccessivamente bassa, per non dire irrisoria, e tale comunque da non rendere appetibili gli strumenti creditizi approntati dalla Regione. Con due successivi provvedimenti di legge, rispettivamente n. 73 del 24/10/1995 e n. 81 del 15/11/1996, si è inteso potenziare l'azione della Regione, portando il limite massimo di contributo a fondo perduto al 15% della spesa ammessa e snellendo le procedure di trasferimento di fondi alle Cooperative convenzionate.
Nel corso del 1996 sono state impegnate L. 11.465.063.030 a favore di 594 beneficiari, ma si ritiene che gli effetti positivi saranno ancora più rilevanti nel corso dell'attuale esercizio. Si consideri che nel 1996 il settore commercio ha visto assegnazioni per complessivi 14 miliardi di lire circa, comprensivi dei contributi assegnati ai Comuni per le aree mercatali e di quelli destinati alle imprese ai sensi della L.R. n. 47/75, di contro ai 5 miliardi destinati ai medesimi scopi nel corso del 1995.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dutto.



DUTTO Claudio

Ringraziamo l'Assessore per la relazione, completa di dati, che ha fornito; richiediamo di averne una copia scritta.
Restano i punti fondamentali che ci avevano mosso a presentare queste interrogazioni e cioè: nella Regione Piemonte è in corso un decremento demografico; la media dei consumi pro capite sta comunque diminuendo, per fattori socioeconomici; a fronte di questo vi è un deciso aumento del numero di supermercati e di unità commerciali di grosse dimensioni. Per forza di cose i piccoli commercianti sono soggetti a chiusure continue, che portano dei gravi problemi nel campo occupazionale che perlopiù da Governo e Regione non vengono prese in considerazione.
A fronte di tutte le dichiarazioni di cui ringraziamo l'Assessore resta la motivazione politica delle nostre interrogazioni e bisognerà, nel futuro politico della nostra Regione, prendere le difese dei piccoli commercianti e proteggere un settore fino ad oggi dimenticato ed ora gravemente in crisi.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 832 della Consigliera Spagnuolo ed interpellanza n. 872 dei Consiglieri Chiezzi e Papandrea relative alla possibile integrazione del personale IPLA nell'ARPA


PRESIDENTE

Procediamo con l'esame congiunto dell'interrogazione n. 832 presentata dalla Consigliera Spagnuolo e dell'interpellanza n. 872 presentata dai Consiglieri Chiezzi e Papandrea.
La parola alla Consigliera Spagnuolo per l'illustrazione.



SPAGNUOLO Carla

Grazie, Presidente. Chiederei all'Assessore Cavallera, che già cortesemente ci ha dato una nota scritta, e ci aveva anticipato, nei contatti verbali che sono intercorsi, di evoluzioni ulteriori che si erano presentate, di volere relazionare in vista, anche, della riorganizzazione del personale della Regione, perché il personale dell'IPLA, che è un personale specializzato, è parecchio in agitazione in quanto si pone il problema del suo rapporto con il personale dall'ARPA.
Comprendiamo che sono competenze abbastanza differenziate: l'ARPA ha per legge istitutiva, tutta una serie di compiti, ma all'IPLA possono rimanere altri compiti, quindi noi perderemmo delle specializzazioni.
Questo è il senso dell'interrogazione, che peraltro chiede di avere un approfondimento in Commissione; un'altra angolatura, ma integrativa, ha l'interpellanza presentata da Rifondazione Comunista.
Trattandosi di personale specializzato, se non diamo delle destinazioni precise rischiamo di perdere delle professionalità che invece per la Regione, nel momento in cui pensiamo al grande dibattito che si sta sviluppando intorno alla materia dell'ambiente, sono estremamente importanti.
La normativa Ronchi, il Piano regionale di smaltimento di rifiuti e le tematiche ambientali ancorate alla tutela del territorio ci impongono di salvaguardare tutte queste professionalità. Questa è la natura dell'interrogazione che abbiamo presentato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea per l'illustrazione.



PAPANDREA Rocco

Anche noi siamo stati sollecitati dalla situazione di incertezza che vivono i lavoratori dell'IPLA, la cui stragrande maggioranza chiede un'integrazione nell'ARPA e un superamento dell'IPLA stesso.
Nella nostra interpellanza abbiamo anche evidenziato alcuni aspetti che si potevano giustificare non tenendo in considerazione l'ARPA; oggi invece, continuare a caratterizzare questi lavoratori come lavoratori agricoli, nella loro maggioranza, è un paradosso, perché si tratta di ricercatori con elevata specializzazione.
Intorno a quella definizione passavano una serie di cose: riduzione degli oneri sociali pagati e anche alcuni altri aspetti evidenziati nella nostra interpellanza sui quali vogliamo una risposta.
Noi, avendo avuto anche dei colloqui con questi lavoratori continuiamo a pensare che una volta conclusa l'operazione probabilmente sull'IPLA bisognerà riflettere se vale la pena mantenerla in piedi o meno, perch forse rischia di trasformarsi in una cosa che non regge dal punto di vista economico.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Dò per letta la risposta scritta che avete a vostre mani.
Le cose riportate nella risposta scritta si sono verificate dal punto di vista del principio, e possiamo fornire oggi dei dati quantitativi. Se ricordo, sono transitate dall'IPLA all'ARPA dodici persone. Il principio a cui ci siamo ispirati nel coordinare questa delicata fase di passaggio è stato la puntuale e rigorosa applicazione della L.R. n. 60, ovvero la legge istitutiva dell'ARPA.
In sostanza, oltre al personale delle UU.SS.LL., che svolgeva attività in campo ambientale, ovvero i dipendenti dei Laboratori di sanità pubblica i dipendenti dei Servizi di igiene pubblica che prevalentemente erano dediti ad attività ambientale, vi erano anche e, soprattutto, i dipendenti dei Comuni e delle Province che svolgevano attività in campo ambientale e dipendenti degli Enti strumentali specificamente dediti a questa attività per i quali era prevista una norma di mobilità speciale da attuare entro il 31 gennaio.
Possiamo dire oggi che questa fase si è chiusa. Naturalmente le difficoltà nel passaggio da Ente pubblico a Ente pubblico sono state relative maggiori invece sono state quelle registrate nel passaggio da società a capitale pubblico - come è l'IPLA - ad Ente pubblico come è l'ARPA, anche in ragione degli approfondimenti che si sono resi necessari.
E' chiaro che - come sollecitavano gli interroganti - la risposta non può esaurirsi in questi termini. Per realizzare questa mobilità speciale si sono tenute le dovute relazioni tra i vari Enti: è stato stipulato un protocollo d'intesa, l'IPLA aveva compiti in materia agricola, forestale di parchi, di ambiente, quindi si è dovuto enucleare tutta la parte ambientale che dall'IPLA passa all'ARPA; anche le attività in corso all'1 febbraio dovevano essere trasferite all'ARPA.
Questo trasferimento è avvenuto, naturalmente sono state esaminate le collaborazioni di questa natura che l'IPLA aveva con l'ARPA e, definito lo stato di avanzamento, si è stilato una specie di verbale di consegna per passare le attività all'ARPA con l'esatta individuazione dello stato di avanzamento dei lavori; non dimentichiamo la particolare natura di società per azioni, con il suo Collegio sindacale. La dialettica è stata molto approfondita e ritengo che questa fase sia sta superata brillantemente. Mi risulta anche che vi è stato il consenso dei lavoratori che sono transitati; a differenza del personale delle UU.SS.LL. che era obbligato al passaggio, per gli altri lavoratori la legge recita "può essere" trasferito. Per cui questo "può essere" è stato inteso a tutto campo, nel senso che occorreva il consenso del dipendente dell'IPLA e dell'ARPA. La Regione si è limitata a coordinare, ma ha dato delle direttive attraverso una lettera anche per dirimere sul nascere eventuali controversie.
Certamente lo spirito che ha improntato la nostra azione è stato quello di non perdere assolutamente le professionalità acquisite. Per quanto mi riguarda credo che con il passaggio nell'ARPA di tutto ciò che è competenza ambientale, in senso stretto, a mio avviso è salvaguardato il principio di ricondurre ad un momento unitario di gestione - nell'ARPA sta crescendo infatti questa consapevolezza - le attività parcellizzate sul territorio nei vari dipartimenti provinciali. Si cerca infatti di garantire sul territorio quel minimo di attività di routine che deve essere garantita in tutte le Province, ma si stanno costruendo anche i Centri di eccellenza anche in base alle vocazioni che storicamente sono presenti sul territorio.
E' chiaro che la Provincia di Torino con i suoi tre dipartimenti subprovinciali fa la parte del leone, ma anche le altre Province sono abbastanza all'avanguardia: cito le città di Cuneo e di Alessandria per quanto riguarda la questione delle acque - il caso ACNA non è secondario cito Vercelli per quanto riguarda le radiazioni, la presenza della centrale nucleare di Trino (storicamente anche questa ha determinato un certo orientamento), cito anche Novara per quanto si è fatto dopo lo scoppio del pozzo di Trecate.
E' in corso una serie di monitoraggi delle falde sotterranee che si possono attuare con fondi di varia natura: comunitari, ministeriali e regionali. Su questo abbiamo anche chiesto di poter fare una comunicazione nella Commissione delle risorse idriche perché riteniamo che tutto questo complesso di monitoraggi interesserà moltissimo l'ARPA: l'ARPA come prestazioni, ma anche come messa a disposizione di strumenti.
Noi cerchiamo anche di lavorare nella programmazione di queste attività cercando di potenziare, anche dal punto di vista strumentale, le nostre unità periferiche.
Sono d'accordo che dopo questa risposta formulata in modo unitario tra il sottoscritto, Assessore all'ambiente e il collega Majorino, Assessore alle società partecipate, che con me l'ha sottoscritta, è giusto interrogarsi sul destino futuro dell'IPLA: su questo tema mi avventuro con maggiore cautela perché l'interlocutore diretto, per competenza, è il collega Majorino.
Comunque noi abbiamo avuto riguardo, in questa fase, di non creare una destabilizzazione né professionale né amministrativa dal punto di vista delle normali attività di consulenza e di collaborazione, di assistenza tecnica dell'IPLA nei confronti della Regione. Per cui è andata via una fetta di personale - dodici persone, la cosiddetta "Sezione ambiente" coordinata dall'ing. Olietti, una serie di collaboratori hanno raggiunto anche accordi di tipo minuzioso. Alcuni studi erano pressoché alla conclusione e si è deciso che saranno completati dall'IPLA e l'ARPA consentirà che per qualche giorno, qualche settimana, alcuni funzionari lavorino anche dall'1 febbraio in collaborazione con l'IPLA ovviamente nominalmente, mentre giuridicamente dall'1 febbraio la sezione ambiente è transitata all'ARPA. Queste conclusioni hanno formato oggetto di protocollo d'intesa. Non nascondo che la discussione sia stata abbastanza accesa tuttavia, si è registrata una significativa opera di sintonizzazione: considerato che sia l'ARPA sia l'IPLA fanno parte dell'"arcipelago" regionale, abbiamo ritenuto di prendere in mano la situazione in maniera decisa, tentando di evitare complicazioni di tipo burocratico amministrativo, incertezze, mancanza di direttive.
E' chiaro che i problemi cui hanno fatto riferimento i colleghi relativamente alle nuove linee dell'ARPA e al destino dell'IPLA - così come quello di tutte le società di partecipazione della Regione e i vari Enti strumentali - sono tutti sul tappeto.
Per quanto riguarda l'ARPA, su nostra sollecitazione, quanto prima - penso a giorni - il Direttore generale consegnerà la pianta organica provvisoria.
In tal senso, avevamo infatti manifestato preferenza per "comandi" di personale; i trasferimenti definitivi, al di là dei dodici da compiersi ope legis, potranno essere determinati a fronte di una pianta organica provvisoria stabilita con consenso della Regione.
Di fronte alle centinaia di domande di personale che intenderebbe convergere all'ARPA, appare opportuno definire una pianta organica provvisoria, anche se di partenza, sia per rendere più trasparente il meccanismo di trasferimento del personale che ne ha i titoli, sia per una ragione formale, di copertura della spesa. Alla definizione di una pianta organica concorre, naturalmente, la garanzia di una copertura finanziaria.
A fronte di una pianta organica occorre naturalmente garantirne la copertura finanziaria.
Ritengo che l'urgenza che aveva determinato l'interpellanza dei colleghi, con riferimento al 31 gennaio, sia superata; rimangono ovviamente, tutti i problemi sul futuro dell'ARPA. Rinnovo la disponibilità a preparare una relazione a valle della presentazione della pianta organica, che dovrebbe avvenire a giorni, quindi se non a fine febbraio ai primi di marzo, in modo da poterne parlare ampiamente in Commissione o in Consiglio, come i Capigruppo decideranno.
Rimane il problema IPLA che, con altri Enti strumentali, potrà formare oggetto di discussione quando lo si riterrà opportuno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Prendiamo atto delle dichiarazioni dell'Assessore e delle rilevanti conclusioni cui siamo venuti a conoscenza. Rilevanti perché portano, da una parte, al processo di avviamento dell'ARPA, che ci trova del tutto favorevoli visto che ne avevamo sollecitato l'avvio; dall'altra, per penso si sia introdotta una modifica rilevante sul significato dell'IPLA finora, infatti, le competenze che passano all'ARPA erano assai significative all'interno dell'azione svolta dall'IPLA.
Pensiamo quindi che l'approfondimento proposto dall'Assessore sia quanto mai necessario. In sede di Commissione competente, alla luce delle novità annunciate, si potrà verificare il futuro dell'Ente ed anche - a mio avviso - se ha ancora ragion d'essere, interrogandosi in modo globale sugli Enti strumentali della Regione.
All'interno di questo approfondimento, che spero si possa fare nel più breve tempo possibile e che credo interessi l'intero Consiglio, si potranno anche discutere aspetti marginali presenti nell'interpellanza.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Mi associo alla richiesta del collega Papandrea.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 5) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Ha chiesto congedo il Consigliere D'Ambrosio.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Cultura: argomenti non sopra specificati

Richiesta di una comunicazione dell'Assessore Leo nella Commissione consiliare competente in merito alle notizie giornalistiche relative alla Mostra di Manara finanziata dalla Regione


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola la Consigliera Spagnuolo; ne ha facoltà.



SPAGNUOLO Carla

Mi spiace che in questo momento non siano presenti in aula n l'Assessore Leo né il Presidente della VI Commissione. Intervengo per una nota brevissima - so che, peraltro, il collega Cavaliere ha già sollevato la questione: chiederei che l'Assessore Leo relazionasse in Commissione in merito all'articolo apparso su "La Stampa" di oggi. L'articolo a tutta pagina sulla presenza o meno dell'Assessore competente alla cultura alla mostra di Manara, è questione di rilevanza di carattere politico istituzionale. E' evidente che nel momento in cui l'Assessore ha finanziato questo tipo di mostra, avrà dato l'adesione della Regione Piemonte alla questione culturale che vi sottende. Quindi, o l'Assessore Leo ritiene che le opere esposte siano pornografiche e allora se ne dissocia - ma non si comprenderebbero le ragioni del finanziamento - oppure replica alla stampa.
Non possiamo infatti accettare che su manifestazioni finanziate dalla Regione Piemonte si faccia questo tipo di speculazione; il pluralismo culturale esiste. Nel momento in cui l'Assessore Leo ha finanziato e sostenuto questo tipo di mostra evidentemente ne ha riconosciuto la valenza culturale. Non credo che si possano sottacere articoli in cui si dice: "Provo un certo disagio". Il disagio non è categoria che possa essere ricollegata a chi amministra; personalmente, facendo l'amministratore per tanti anni, ho provato molte forme di disagio, ma avevo dei doveri e li ho portati avanti.
A questo punto, chiederei un approfondimento in VI Commissione; la mostra ha una valenza culturale importante: o ci si dissocia, oppure la risposta dell'Assessore deve essere di altra natura.
Mi spiace che non sia presente l'Assessore Leo; so che ha già reso delle risposte al collega Cavaliere. Per quanto mi è stato detto sono risposte di carattere personale. Ritengo che né i fondi pubblici né le sensibilità personali possano essere trattate in maniera così superficiale.
La cultura è pluralista; rispetto a tale questione ci si dovrebbe porre.
Chiederei che l'Assessore Leo replichi alla stampa - se la stessa ha riportato correttamente il suo pensiero: potrebbe anche essere il contrario, per carità! In tempi complicati come il nostro queste pruderie così rappresentate non attengono al ruolo di un Assessore alla cultura.
Chiederei anche che la questione venga affrontata, per sue valenze di carattere istituzionale, nella Commissione cultura - sempre che il Presidente della stessa sia d'accordo e che la cosa sia possibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Sono venuto a conoscenza di questa vicenda pochi minuti fa, leggendo sulla cronaca di Torino di un quotidiano che l'Assessore Leo, pur avendo finanziato questa mostra, non vi avrebbe partecipato, in quanto imbarazzato dal contenuto della stessa. La questione può anche essere dibattuta in VI Commissione, penso; però l'inaugurazione è fissata per sabato prossimo.
Dal mio punto di vista, mi riesce difficile separare la decisione di un Assessore di finanziare una mostra dalla decisione di un Assessore di inaugurarla. Non sono due cose diverse, sono esattamente la stessa cosa. Mi sembra difficile condividere la possibilità di uno sdoppiamento dell'Assessore, che versa soldi ad una manifestazione, per la quale poi non ritiene possibile la presenza della propria persona.
Non è sdoppiabile, perché la figura dell'Assessore è figura pubblica incaricata di un servizio pubblico; come tale, risponde alla collettività.
Di conseguenza, se l'Assessore ha deciso di finanziare questa mostra, deve è dovere d'ufficio - parteciparvi; in caso contrario, si tratta di uno sdoppiamento che, oltre ad essere scorretto dal punto di vista della responsabilità di Assessore, è anche un po' comodo. E' un po' comodo perché una delle responsabilità dell'Assessore è scegliere politicamente gli indirizzi e i finanziamenti relativi; il fatto di sostenere con un finanziamento un indirizzo che non si condivide e poi non partecipare all'iniziativa, vuol dire un po' realizzare il miracolo della botte piena e della moglie ubriaca, perché si accontenta tutti: si accontenta chi è favorevole finanziando, si accontenta chi non è favorevole non partecipando. Questo è un po' troppo, Assessore Leo! L'Assessorato comporta responsabilità che possono anche provocare, come ha detto giustamente la Consigliera Spagnuolo - lo sanno tutti coloro che hanno amministrato - vari e duri turbamenti nel corso di questo agire, ma a mio parere non è motivata la posizione assunta dell'Assessore Leo.
Fatto salvo, collega Spagnuolo, il problema di avere un dibattito - non so a quanto serva - in Commissione, mi chiedo se invece questo Consiglio al quale l'Assessore risponde, non debba segnalare all'Assessore un'esigenza e farlo in questa sede, che è sede pubblica, autorevole, sede verbalizzata. Mi chiedo, ad esempio, se in quest'aula oggi non sia giusto che il Presidente della Giunta regionale inviti verbalmente ed ufficialmente, con una semplicissima dichiarazione, l'Assessore Leo, che ha finanziato questa mostra, ad inaugurarla sabato pomeriggio, quando avverrà l'inaugurazione.
Chiedo che venga inoltrato un invito ufficiale all'Assessore; non so se possa essere il Presidente del Consiglio - che interpreta in ampio, quando ritiene, la propria funzione - unitamente al Presidente della Giunta regionale, ad invitare l'Assessore Leo a fare il proprio dovere - perch non si tratta d'altro - come amministratore. Altrimenti ci troviamo di fronte ad un amministratore a "responsabilità limitata", che non mi sembra sia previsto dal nostro Statuto né dalle leggi dello Stato.



PRESIDENTE

La ringrazio. Farò presente all'Assessore e alla Giunta quanto è emerso dalle sue dichiarazioni e da quelle della Consigliera Spagnuolo, ovviamente limitandomi a fare la "cinghia di trasmissione" nei confronti della Giunta e dell'Assessore per le considerazioni che avete fatto. Grazie.


Argomento: Spesa socio - assistenziale

Esame proposta di deliberazione n. 419: "Riparto per l'anno 1996 del fondo per la gestione dei servizi socio-assistenziali, di cui alle LL.RR. n. 62/95, e successive modificazioni ed integrazioni, e n. 24/92 e successive modificazioni ed integrazioni - Impegno di L. 2.500.000.000 (cap. 11950/96)"


PRESIDENTE

Passiamo ora ad esaminare la proposta di deliberazione n. 419, di cui al punto 14) all'o.d.g.
Ricordo che in Commissione tale proposta di deliberazione ha ottenuto il voto favorevole dei Gruppi Forza Italia, PDS, AN, CDU, CCD e Patto dei Democratici; non hanno partecipato al voto i Gruppi Lega Nord e Rifondazione Comunista.
La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

In sede di Commissione, il nostro Gruppo non aveva partecipato alla votazione, perché voleva approfondire maggiormente questa proposta di deliberazione.
La proposta di deliberazione presentata dall'Assessorato all'assistenza, quindi dall'Assessore Goglio, propone per l'anno 1996 un riparto dei fondi previsti dalla legge n. 62/95 per la gestione dei servizi socio-assistenziali. In realtà, se il riparto proposto nella legge è di 2,5 miliardi, la somma in oggetto è una somma alta: si tratta di 64,5 miliardi da ripartire direttamente nell'ambito della Regione per lo svolgimento delle funzioni socio-assistenziali, dei quali l'impegno per la spesa del riparto risulta di 2,5 miliardi.
Come vedete, la questione assume un onere finanziario di notevole entità per questo noi riteniamo che questo progetto di deliberazione dovrebbe generare una discussione più ampia rispetto alla strategia, a nostro parere carente nell'ambito assessorile, relativamente allo svolgimento delle funzioni socio-assistenziali.
La questione in oggetto, secondo il Gruppo di Rifondazione Comunista dovrebbe riguardare anche i criteri di riparto che non sono presenti nella proposta di deliberazione. Somme di questa entità permetterebbero di definire degli impegni prioritari, cosa che non vediamo attuata e sottolineata nella proposta in oggetto; infatti non si individuano delle priorità sulle quali innescare dei meccanismi di intervento reali nell'ambito delle funzioni socio-assistenziali. E questa, a nostro parere non può essere una questione da sottovalutare.
In realtà noi, nell'ambito di questo dibattito, tentiamo di sollecitare anche l'Assessorato ad individuare, nell'ambito del riparto della somma di 64 miliardi e mezzo, perlomeno delle priorità di intervento nel settore socio-assistenziale.
In primo luogo, pensiamo che tra le risorse per le attività socio assistenziali svolte dagli Enti gestori (20 miliardi, circa il 34 dell'investimento totale), debba rientrare anche altro. Quindi, il 34 della somma in cui si fanno rientrare le attività socio-assistenziali non può in alcun modo essere esaustivo rispetto ad un impegno da parte della Regione Piemonte, come è richiesto da più parti del territorio.
Inoltre, è assolutamente ingiustificato lo stanziamento dello 0,85 previsto per la formazione in un momento in cui tale settore richiede sempre più professionalità e competenza a favore degli operatori che svolgono in questo contesto dei servizi che non riguardano solo ed esclusivamente il settore socio-assistenziale, ma tutta la complessa economia dei servizi e della cura delle persone. Per cui anche in questo contesto appare chiaro e netto che l'Assessorato non ha dato priorità ad una formazione di questo tipo che, anche in sede di bilancio, noi solleciteremo in quanto rientra in un progetto economico complessivo rivolto al mondo del lavoro.
E' inoltre ingiustificato l'impegno finanziario del 4,8% rivolto in particolare al settore dell'handicap.
Sollecitiamo questi tre elementi all'attenzione del dibattito e dell'Assessorato. Essi vogliono essere uno stimolo da parte del nostro Gruppo per individuare tre tipi di priorità nell'ambito del riparto dei fondi socio-assistenziali. A nostro parere, si tratta di tre lacune troppo pesanti per consentire un criterio di ripartizione che potrebbe essere corretto.
Secondo noi, questa deliberazione non solo non individua delle priorità, ma individua dei criteri di ripartizione dei fondi che sono sbagliati o comunque non consentono di esaurire il dibattito e tutte le richieste che provengono dal territorio. Occorre quindi riflettere su una programmazione che in realtà non esiste.
Dopo un anno e mezzo senza alcun tipo di piano (se non una semplice relazione sullo stato di attuazione della legge sanitaria assistenziale) oggi abbiamo ricevuto il Piano socio-sanitario.
Invito l'Assessore a svolgere una comunicazione, non limitandosi a dare per letta la relazione, in quanto la materia non è così superficiale e banale.
Chiedo infine all'Assessore di intervenire informando l'aula in merito alle priorità, dal punto di vista politico e strategico, della programmazione politica che sulla base di riparti finanziari di questa entità egli vuole attirare.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Goglio.



GOGLIO Giuseppe, Assessore all'assistenza e servizi

La presente deliberazione prevede il saldo dei fondi assegnati ai Comuni e alle UU.SS.LL. contenente i criteri di assegnazione e l'importo assegnato (64 miliardi) ad ogni Comune e ad ogni USL. Con due successive deliberazioni, già approvate dal Consiglio, sono stati assegnati il primo e il secondo acconto. Questo è il saldo che verrà ripartito tra i Comuni e le UU.SS.LL. che ancora per differenza avanzano qualcosa.
Quanto richiamato prima dalla collega Simonetti lo potremo discutere in occasione del riparto dell'anno 1997. Quando presenterò la deliberazione per il riparto del 1997 potremo distribuire il 4,8% sulla formazione professionale e su altro. Questo è soltanto il saldo di quanto già stabilito lo scorso anno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Anch'io, signor Presidente, desidero fare alcune considerazioni politiche in merito alla delicata materia socio-assistenziale, specialmente dopo l'intervento dell'Assessore competente. Infatti, nel delicato campo dell'assistenza e socio-assistenziale piemontese vi sono, a mio avviso gravi carenze a bilancio 1997 anche per la grave mancanza di sensibilità politica in questa difficile tematica.
Il maggiore rilievo è quello dei presidi socio-assistenziali, ma gli interventi finanziari, specie ai cittadini più bisognosi per le spese di riscaldamento o per le cooperative di servizi socio-assistenziali territoriali, sono irrisori e totalmente insufficienti.
Dalle esigue cifre a bilancio manca assolutamente una vera politica regionale socio-assistenziale. Necessitano maggiori risorse per finanziare l'avvio dei nuovi Consorzi per il servizio alla persona.
Occorre decisamente una nuova filosofia, una diversa programmazione per le difficili problematiche sanitarie ed assistenziali dei Comuni associati nella gestione e coordinamento delle esigenze ed emergenze sanitarie ed assistenziali che sono drammaticamente presenti sul territorio piemontese.
Purtroppo dai dati anagrafici emerge un continuo e preoccupante invecchiamento della popolazione piemontese, quindi i problemi del socio assistenziale aumentano di continuo e andavano programmati diversamente a bilancio per il 1997, con particolare riguardo anche alle zone montane e collinari più svantaggiate che spesso l'attuale Giunta dimentica o non tiene nella giusta considerazione politica. Quindi, l'impegno politico dell'Assessorato a mio avviso è totalmente insufficiente.
Bisogna quindi investire diversamente e con molte più risorse in questo importante settore sociale che sarà decisivo e determinante per la democrazia e lo sviluppo socio-sanitario del Piemonte verso il 2000.
Voglio pertanto ribadire la gravità di queste mancanze a bilancio diversamente il Piemonte si avvierà in un periodo non certamente corretto rispetto a questo importantissimo settore.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 37 voti favorevoli, 4 contrari e 5 astensioni.


Argomento: Bilancio - Finanze - Credito - Patrimonio: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 430: "Primo prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al capitolo n. 15970 dello stato di previsione della spesa del bilancio 1997 della somma di L. 55.826.110.332 per consentire pagamenti relativi alla gestione dei residui"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 430, di cui al punto 17) all'o.d.g.
E' stato presentato il seguente emendamento da parte dell'Assessore Gallarini: all'allegato di cui alla deliberazione "Primo prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al capitolo n. 15970 dello stato di previsione della spesa del bilancio 1997 della somma di L. 3.415.437.265 per consentire pagamenti relativi alla gestione dei residui - Proposta al Consiglio regionale" sono aggiunte le variazioni allegate al presente emendamento.
La parola all'Assessore Gallarini.



GALLARINI Pierluigi, Assessore alle finanze

E' un emendamento suggerito dagli uffici, quindi meramente tecnico. Per fare fronte ad alcune impellenze presentiamo questo emendamento, che modifica certo di molto la cifra indicata in deliberazione di 3 miliardi e 400 milioni, portandola a 55 miliardi e 800 milioni, ma - ripeto - è una questione meramente tecnica.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 31 voti favorevoli, 3 contrari e 14 astensioni.
Pongo pertanto in votazione la deliberazione come emendata, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 31 voti favorevoli, 3 contrari e 14 astensioni.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. i seguenti documenti: ordine del giorno n. 429 presentato in data 5/2/1996 dai Consiglieri Ghigo, Bellingeri, Montabone, Deorsola, Cotto, Casari, Riba, Cavaliere Gallarini, Manica, Cavallera, Griffini, Dutto, Vaglio, Ghiglia, Spagnuolo Saitta e Rubatto relativo alla privatizzazione dell'ENEL.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritto all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti.
Ordine del giorno n. 433 presentato in data 11/2/1996 dai Consiglieri Chiezzi, Papandrea, Cavaliere, Moro, Simonetti e Angeli, relativo ad una richiesta di incontro con il Ministro dei Trasporti Burlando sul tema dell'Alta Velocità.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritto all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti.


Argomento: Strutture ricettive (albergh., extra-albergh., campeggi e villaggi, classif., vincolo) e strutture e impianti turist.

Esame progetto di legge n. 265: "Modifica dell'allegato A) alla L.R. 24/1/1995 n. 14 'Nuova classificazione delle aziende alberghiere'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 265, di cui al punto 10) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Bellion.



BELLION Marco, relatore

La L.R. 24/1/1995 n. 14 "Nuova classificazione delle aziende alberghiere", di fatto, già al momento della sua approvazione, aveva recepito una situazione ormai operante nella gran parte del comparto alberghiero piemontese; infatti, la maggioranza delle aziende alberghiere della nostra Regione avevano da tempo provveduto ad adeguarsi alle esigenze ed alle aspettative della clientela.
I requisiti obbligatori per ogni classe sono in generale ampiamente superati al 97% delle strutture alberghiere e l'offerta è caratterizzata da servizi di qualità decisamente alta. Questa positiva situazione non esclude certo quelle poche realtà che non si possono o non si sono potute allineare per mancanza di un solo requisito, solitamente costituito dall'ascensore.
Il 3% delle strutture alberghiere che hanno problemi con la nuova classificazione sono aziende collocate in edifici nei quali sussistono impossibilità tecniche connesse ad elementi strutturali od impiantistici o soggetti a vincoli per il particolare pregio storico e culturale. Per questo motivo sono dichiarate "dimore storiche".
Questi comprovati impedimenti non consentono di dotare la struttura dell'ascensore, requisito - come già detto - ritenuto obbligatorio per la classificazione a due e tre stelle. Con la vigente norma la mancanza di tale standard comporta un declassamento dell'azienda alla classe inferiore.
Al fine di ovviare a tale forte penalizzazione (soprattutto per le dimore storiche) e poiché le strutture in questione mediamente posseggono tutti gli altri requisiti minimi e nella maggior parte dei casi sono abbondantemente dotate di standard qualitativi, con il progetto di legge all'attenzione dell'aula oggi si vuole rendere meno traumatico il passaggio di classe attribuendo loro, nei casi di dimostrata impossibilità di realizzazione dei requisiti richiesti, la categoria a due stelle che, come noto, nel panorama ricettivo della nostra Regione si colloca ormai con requisiti medi, occupando una fetta di mercato turistico-ricettivo tutt'altro che marginale, nonché il mantenimento della classe originaria alle "dimore storiche".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Come Gruppo non abbiamo votato a favore del testo, in quanto non ne condividiamo una parte, e a questo proposito abbiamo anche presentato un emendamento. Concordiamo sulla parte del testo di questa legge che parla delle tre dimore storiche - così ci è stato detto - ma non sull'estensione ad una quindicina di altri alberghi, perché la normativa prevede che gli alberghi con più di tre piani debbano avere le due stelle.
Ripeto, sulle dimore storiche che hanno un'impossibilità da vincolo non abbiamo nulla da dire: comprendiamo lo spirito, comprendiamo l'importanza anche di un turismo che valorizzi le dimore storiche; abbiamo invece delle perplessità su una legge che estende ad un numero ben preciso di soggetti (sotto i venti circa, quindi non è una cosa generalizzata) questa possibilità di avvalersi delle due stelle, senza essere forniti dell'ascensore, che non è una cosa da poco. Il cliente che dovrà andare al quarto piano e si troverà senza ascensore, sapendo che è di due stelle si sentirà un po' imbrogliato.
La legge, a mio avviso, è fatta un po' maluccio perché se si adibisce ad albergo un'abitazione che non è un immobile storico, quindi non ha caratteristiche di vincolo, se si è in grado di fornire i servizi si hanno le tre stelle, altrimenti si prende atto che non ha le caratteristiche per avere le tre stelle, quindi è un albergo che magari ha tutta una serie di altre caratteristiche di ottima qualità che però non è in grado di fornire quell'elemento ritenuto importante nella legge precedente per avere le due stelle e sarà classificato con una stella.
Altro problema: tutti quelli che hanno l'ascensore e hanno due stelle vengono posti in una situazione diversa perché ci sarà chi nel frattempo avrà adeguato la sua struttura, magari anche superando delle difficoltà e oggi si trova sul mercato un altro operatore che questo adeguamento non lo ha fatto. La Regione Piemonte fa una leggina che è comprensibile, ripeto verso le dimore storiche, ma molto meno verso gli altri, che mette a posto con una normativa di legge. Io penso che sia una legge sulla quale riflettere. Se si stralcia la norma sugli alberghi, e abbiamo presentato un emendamento in questa direzione, noi voteremo a favore; se invece viene mantenuta questa caratteristica non possiamo assolutamente votare a favore pur essendo d'accordo sulle dimore storiche, perché riteniamo che si mettano insieme due cose che non si possono mettere insieme.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Casoni.



CASONI William

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei innanzitutto inquadrare la situazione: qui stiamo parlando di una normativa che per la mancanza del requisito dell'ascensore e del montacarichi avrebbe comportato il trasferimento per alcune strutture alberghiere da tre stelle ad una stella.
Tutti sappiamo che per un albergo il passaggio da tre stelle ad una stella dal punto di vista economico è di per sé gravosissimo perché si tratta in pratica di passare da un albergo antecedentemente considerato come albergo medio ad un albergo, quello ad una stella, che è considerato il minimo strutturale e vitale anche dagli operatori turistici (è quello che una volta era classificato come locanda o pensione). Tra l'altro, la legge dice che per gli alberghi a due stelle il requisito dell'ascensore e del montacarichi non è obbligatorio nel caso di dimostrata impossibilità di realizzazione connessa agli aspetti strutturali od impiantistici o al rispetto di leggi e regolamenti.
Ora, declassificare di due stelle un albergo che non può di fatto fare questi lavori per motivi strutturali e che comunque antecedentemente era classificato a tre stelle, quindi evidentemente le camere hanno un certo standard, il ristorante, la hall e gli altri servizi erano stati antecedentemente classificati a tre stelle e quindi rispondevano a caratteristiche medie, per il fatto solo di non avere l'ascensore non pu essere declassificato ad una stella.
Con questa legge infatti si tenta di salvaguardare e sostanzialmente sancire che vengono comunque penalizzati perché non hanno l'ascensore e passano quindi da tre stelle ad una stella.



PAPANDREA Rocco

Non c'è scritto questo; c'è scritto che viene classificato a due stelle.



CASONI William

La casistica degli alberghi che abbiamo verificato riguarda alberghi a tre stelle che di fatto vengono classificati ad una stella; il provvedimento rientra in questo ordine di cose. Quindi, così come le dimore storiche non possono essere penalizzate perché sono dimore storiche e non vengono toccate, anche ad un albergo che non può modificare la sua struttura perché gli è impedito fisicamente, deve essere concessa almeno questa attenuante di diminuire di una stella anziché di due stelle.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Racchelli.



RACCHELLI Ettore

Penso che questa legge abbia un grande valore da un duplice punto di vista. Innanzitutto, il classificare nel campo alberghiero delle residenze storiche culturali di un certo valore dovrebbe essere un vanto per la Regione stessa e per l'offerta turistica piemontese. Trovo che questa legge vada nell'indirizzo di dare attenzione verso chi in effetti opera in strutture che sono particolarmente disagiate dal punto di vista strutturale, ma soprattutto disagiate dal punto di vista del mantenimento per quanto riguarda il valore storico ed artistico. Poi è chiaro che se vogliamo spendere in altri capitoli di spesa enormi quantità di capitali per mantenere questo patrimonio artistico e culturale credo che un minimo di attenzione anche per l'esistente senza permettere che un elemento strutturale come quello degli ascensori vada a deturpare una classe di strutture di questo tipo sia un ulteriore segno di sensibilità.
Penso che anche dal punto di vista dell'offerta turistica il fatto che una struttura di seconda classe comunque non abbia un ascensore possa essere ampiamente compensata da quello che può offrire nel senso culturale ed artistico e penso che chi sceglierà questa struttura avrà anche di che godere rispetto a quella che è la diminuzione di un servizio.
Ritengo che nell'ambito della tutela da parte della Regione Piemonte ci sia in primo luogo il patrimonio artistico rispetto ad una situazione che questa legge vuole comunque tutelare.



PRESIDENTE

L'Assessore non ritiene di replicare. Passiamo quindi all'esame dell'articolato.
ART. 1 Emendamento presentato dai Consiglieri Papandrea, Moro, Simonetti e Chiezzi: all'art. 1, comma primo, dopo le parole "albergo dimora storica" sopprimere le parole "o come albergo a due stelle".
La parola al Consigliere Papandrea per l'illustrazione.



PAPANDREA Rocco

Non ci si può nascondere dietro un alibi e l'emendamento cerca di dimostrarlo. Noi siamo favorevoli a che le dimore storiche possano essere classificate indipendentemente dall'avere o meno l'ascensore. Quindi il discorso sul patrimonio storico trova tutto il Consiglio d'accordo, ma il problema è un altro: l'estensione. Nella legge si prevede l'estensione di un criterio per cui si dice che altri alberghi possono essere classificati con due stelle anche se non hanno l'ascensore, mentre invece la normativa fino ad ora introduceva le due stelle quando l'albergo aveva più di due piani. Ora, dal terzo piano in su, l'ascensore, per chi ci arriva con le valigie, non è proprio una cosa da niente; l'albergatore può continuare a fare il suo mestiere, se poi è in una località particolarmente simpatica può anche non esserci l'ascensore e si va lo stesso, però secondo me è utile che il cliente sappia che va in un albergo che ha certe caratteristiche. Permettere invece, per legge, la modifica di questo vuol dire fare sì che l'utente si trovi di fronte ad un'informazione errata perché immaginerà di andare in un albergo, con quella classificazione, che ha certe caratteristiche.
Invitiamo quindi a riflettere bene sul nostro emendamento perché salva il patrimonio storico, e noi a questo punto voteremmo a favore, ed elimina questa, secondo noi, anomalia estesa ad alcuni interessi, ad alcune persone fisiche perché non è un problema generalizzato del Piemonte, si tratta di una quindicina di albergatori di questa Regione che si troverebbero di fronte al problema della declassificazione. Una volta approvata questa leggina, però, altri potranno aprire alberghi con determinate caratteristiche, appellandosi alla legge, cioè prenderanno in considerazione locali che prima non avrebbero preso in considerazione per aprire un albergo, li adegueranno e chiederanno anche loro le due stelle e noi non potremo dire di no perché la legge è una norma generale che non riguarda solo poche persone.
Invito quindi a riflettere sulla nostra proposta perché anche dal punto di vista della trasparenza del mercato e della concorrenza mi sembra una norma un po' atipica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galli.



GALLI Daniele

Ho seguito le considerazioni che ha fatto il Consigliere Papandrea.
Diciamo che se qualche operatore successivamente vuole recuperare una dimora storica o un vecchio castello, come sta avvenendo attualmente sul Lago Maggiore, io non capisco perché non debba poter usufruire di questa possibilità. Mi sembra legittimo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli, 26 contrari e 14 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 1, e quindi dell'intero testo della legge, per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 50 hanno risposto SI' 39 Consiglieri hanno risposto NO 4 Consiglieri si sono astenuti 7 Consiglieri La legge è approvata.


Argomento: Professioni e imprese turistiche (agenzie, guide turistiche alpine speleologiche, accompagnatori, maestri di sci, ecc. - Formazione professionale

Esame progetto di legge n. 73: "Norme per l'esercizio della professione di guida naturalistica" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 9) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 73.
Il testo di tale legge è stato licenziato con parere negativo dalla Commissione competente.
La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

hiedo che l'esame del suddetto progetto di legge sia rinviato ad una prossima seduta consiliare, in quanto non è presente in aula il presentatore, nonché relatore, Consigliere Vindigni.



PRESIDENTE

D'accordo. L'argomento è rinviato ad una prossima seduta consiliare.


Argomento: Trasporti a fune

Esame progetto di legge n. 248: "Interventi per l'ammodernamento della funivia Stresa-Mottarone"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 248, di cui al punto 11) all'o.d.g.
Relatori sono i Consiglieri Mancuso e Racchelli.
La parola al relatore di maggioranza, Consigliere Mancuso.



MANCUSO Gianni, relatore

Illustre Presidente, egregi Consiglieri, premesso che l'impianto funiviario "Stresa-Mottarone" rappresenta per il settore turistico del Comprensorio Verbano Cusio Ossola un momento molto importante, un volano economico strategico e ha anche una parziale valenza trasportistica, vi sottoporrò una breve nota storica della vicenda che ha indotto la Giunta regionale a predisporre questo disegno di legge.
Questa infrastruttura nasce agli inizi del secolo come ferrovia che viene trasformata in impianto a cremagliera fino agli anni '70, quando diviene funivia.
La società concessionaria è la medesima da lungo tempo e la concessione si è esaurita nel settembre 1995.
Stante la normativa di settore l'impianto venne ceduto al Comune di Stresa e si decise di prolungare per un anno la convenzione con il vecchio gestore ed il Comune.
Nel corso del 1996 l'Avvocatura dello Stato stabilisce che la proprietà è della Regione, complicando la già intricata vicenda.
Nell'ottobre del 1996 l'impianto viene chiuso per motivi di sicurezza (esaurimento delle funi traenti) e i quattordici dipendenti licenziati.
Alla luce di quanto sopra esposto, con questo provvedimento all'art. 1 si stabilisce di affidare l'impianto al Comune di Stresa al fine di garantire il futuro esercizio.
Con l'art. 2 si prevede di determinare l'importo massimo per gli interventi di manutenzione straordinaria, ammodernamento, razionalizzazione delle proprietà e messa in sicurezza degli impianti ed attrezzature in L. 3 miliardi.
All'art. 3 si prevede la possibilità di concessione delle agevolazioni di cui alle citate leggi n. 151/81 e n. 16/82.
All'art. 4, in merito ai finanziamenti relativi agli artt. 1 e 3 si provvederà con gli appositi capitoli di bilancio; a quello relativo all'art. 2 si provvederà con l'istituzione di apposito capitolo di bilancio con la dotazione di cassa di L. 3 miliardi.
Ricordo che in II Commissione vi è stato un ampio ed intenso dibattito dopodiché il provvedimento è stato trasmesso alla I Commissione per competenza e, quindi, ritrasmesso alla II Commissione dove è stato votato favorevolmente da tutti i Gruppi presenti.
Voglio ringraziare tutti i colleghi della Commissione per il contributo alla discussione e per la comprensione dimostrata per l'urgenza del provvedimento che dovrebbe consentire una ripresa dell'impianto e dell'economia che attorno ad esso ruota.



PRESIDENTE

La parola al relatore di minoranza, Consigliere Racchelli.



RACCHELLI Ettore, relatore

Credo che questo progetto di legge rappresenti il punto di arrivo di un processo che è iniziato parecchi mesi fa e che ha visto in discussione oltre alla Regione Piemonte, anche gli Enti locali e soprattutto il Comune di Stresa.
La funivia di Stresa rappresenta senz'altro qualcosa di anomalo nelle strutture di risalita a fune nell'ambito della competenza regionale essendo diventata la funivia di proprietà regionale e quindi avendo una sua funzione diversa da quelli che fino ad oggi sono stati considerati gli impianti stessi.
La funivia del Mottarone deriva da un impianto di comunicazione ferroviaria che è stato trasformato circa trent'anni fa e che fino alla fine del 1995 ha avuto un gestore privato. Probabilmente il gestore privato, pur svolgendo le sue funzioni nell'ambito della migliore competenza che ad esso si possa riconoscere, non ha potuto svolgere quell'attività di promozione e rinnovamento di cui questa struttura avrebbe necessitato.
Da qui è nata l'esigenza sia da parte del Comune di Stresa, sia da parte della Regione stessa, di orientarsi verso una gestione pubblica della funivia stessa e di operare un passaggio delle proprietà della funivia dalla Regione al Comune, il quale, pur di fronte alle grandi difficoltà di bilancio ed organizzazione che dovrà affrontare, essendo un Comune di 3.500 abitanti a dover gestire in futuro una struttura come questa, è risultata di fatto l'unica strada percorribile perché un servizio di questo tipo possa in breve tempo diventare un servizio con bilanci in pareggio.
Uno dei grossi problemi che si è presentato è quello di mettere in condizioni gli Enti locali di partecipare alla gestione dell'esercizio stesso, per cui anche da parte degli Enti locali c'è stato un coinvolgimento, anche finanziario, per fare sì che questa gestione rinnovata abbia una copertura finanziaria e che questa copertura finanziaria non pesi più esclusivamente sulla Regione Piemonte.
I soldi che vengono stanziati con questa legge serviranno per l'ammodernamento della funivia, per il cambio delle funi, per l'ottimizzazione della proprietà e per la messa in sicurezza. Crediamo che con la concertazione tra gli Enti e l'impegno, anche, della promozione turistica, si possa in breve tempo dare anche a questa struttura una valenza economica positiva che sia di traino per l'intera economia turistica nel comparto della Provincia di Verbania.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Grazie, Presidente. La mia è una dichiarazione di voto favorevole alla proposta di questo provvedimento, però colgo l'occasione per ribadire quanto ho già detto nell'intervento sul bilancio della scorsa settimana: a mio avviso, occorre creare un osservatorio per l'analisi di tutte le seggiovie e trasporti a fune che sono interessati da interventi regionali.
Ho avuto occasione, in Commissione, proprio su questo provvedimento, di sottolineare la valenza tipicamente di collegamento che alcune funivie che fino a ieri servivano esclusivamente come supporto turistico - hanno tra il concentrico e le frazioni. Cito una per tutte, quella di Chiomonte Pian del Frais: credo che l'Assessore - con il quale ho già avuto modo di scambiare alcune ipotesi - dovrebbe fare un monitoraggio sulle esigenze dividendo le esigenze legate al tempo libero dalle esigenze di collegamento, indispensabile per i cittadini di alcuni paesi della nostra Regione.
Quindi credo che su questo tema si possa approvare l'intervento con assoluta tranquillità; a lato di questo provvedimento occorre fare quel monitoraggio, perché faccia emergere le problematiche riguardanti soprattutto il trasporto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Masaracchio.



MASARACCHIO Antonino, Assessore ai trasporti e alle comunicazioni

Intervengo per assicurare che il monitoraggio è stato avviato, dopo aver capito che è necessario collegare il sistema del trasporto a fune con il sistema dei trasporti, che dovrà essere avviato ai contratti di servizio. Così come il trasporto per via acqua non può rimanere tagliato fuori dal sistema globale del territorio della Regione, ancorquando ci siano delle competenze non direttamente collegate con le prerogative della Regione e degli Enti locali.
Dividere il trasporto a fune dal mero servizio svolto per motivi turistici e sportivi è necessario anche perché, dovendo intervenire con delle risorse finanziarie, occorre che nella differenziazione si capisca quanto è dovuto per il trasporto di collegamento tra centri abitativi e quanto invece è dovuto alle competenze dell'Assessorato al turismo e allo sport.
Questo monitoraggio è stato già avviato, e riguarda circa quaranta realtà, o forse più, nel territorio piemontese; vedremo di produrre un testo legislativo regionale che possa soddisfare tutte le esigenze compresa quella di delegare gli Enti locali a gestire direttamente le competenze che riguardano un settore così delicato.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, passiamo all'esame del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 36 astensioni 4 L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 36 astensioni 4 L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 36 astensioni 4 L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per alzata di mano, ai sensi dell'art.
44, comma secondo, dello Statuto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 voti favorevoli 36 astensioni 4 L'art. 4 è approvato.
Si proceda infine alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI' 41 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere La legge è approvata.


Argomento: Nomine - Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 427: "Modifica composizione Commissione consultiva medicina di laboratorio, di cui all'art. 18 L.R. 5/11/1987 n. 55 'Requisiti minimi dei laboratori di analisi, di cui al DPCM 10/11/1984' Individuazione di nuova società scientifica più rappresentativa a livello nazionale, ex art. 5 della L.R. 23/3/1995 n. 39 'Criteri e disciplina nomine ed incarichi pubblici di competenza regionale'"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 427, di cui al punto 15) all'o.d.g.
In Commissione tale proposta di deliberazione ha ottenuto voti favorevoli dai Gruppi Forza Italia, PDS, CDU e Lega Nord; si è astenuto il Gruppo di Rifondazione Comunista.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 46 voti favorevoli e 3 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).


Argomento: Petizioni

Esame petizione popolare relativa a: "Danni causati dall'alluvione del novembre 1994"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 31) all'o.d.g. che prevede l'esame della petizione popolare relativa a: "Danni causati dall'alluvione del novembre 1994".
Pongo in votazione la presa d'atto della relazione presentata dalla II Commissione consiliare.
Il Consiglio prende atto all'unanimità dei 51 Consiglieri presenti.


Argomento: Problemi energetici

Esame ordini del giorno n. 429 e n. 414 relativi alla privatizzazione dell'ENEL


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame degli ordini del giorno n. 429, precedentemente iscritto all'o.d.g., presentato dai Consiglieri Ghigo, Bellingeri Montabone, Deorsola, Cotto, Casari, Riba, Cavaliere, Gallarini, Manica Cavallera, Griffini, Dutto, Vaglio, Ghiglia, Spagnuolo, Saitta e Rubatto, e n. 414 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti relativi alla privatizzazione dell'ENEL.
La parola all'Assessore Cavallera.



CAVALLERA Ugo, Assessore all'ambiente

Grazie, Presidente. L'ordine del giorno trova consenso ampio e pressoché generalizzato all'interno del Consiglio regionale, anche perch a mio avviso, coglie da un lato la necessità di intervenire in questo comparto, così come in altri, con una riflessione sull'organizzazione di questo importante servizio dal punto di vista della modalità di erogazione sul territorio e sulle forme gestionali ed istituzionali in quanto tali.
D'altro canto, coglie soprattutto le segnalazioni e le preoccupazioni provenienti dalle comunità locali e dalle forze economiche e sociali, in modo da salvaguardare sia la professionalità complessiva presente sul territorio sia le esigenze di sviluppo della nostra Regione, ovviamente collegate al potere di disporre, dal punto di vista sia qualitativo sia quantitativo dell'energia elettrica di cui si ha bisogno e prevedibilmente, di cui si potrà avere bisogno in un prossimo futuro.
Nel contempo, l'ordine del giorno è attento ad alcuni fatti singolari collegati a questa prima fase di ristrutturazione dell'ENEL, che personalmente ritengo propedeutica alle proposte avanzate in sede della cosiddetta Commissione Carpi, con una privatizzazione che prosegue con il cosiddetto "spezzatino", ovvero con articolazioni ora facenti capo totalmente all'ENEL o con varie società costituenti una futuribile holding definita o ENEL o sigle similari.
In sostanza, guardiamo con preoccupazione al fatto che una parte del nostro territorio, come l'Ossola, venga riferita alla Valle d'Aosta come centro direzionale così come apprendiamo con stupore e con preoccupazione il fatto che la direzione termoelettrica farà riferimento a Milano.
Questo aumenta soprattutto la preoccupazione in rapporto al previsto potenziamento di Chivasso; centrale termoelettrica rinnovata dal punto di vista dell'alimentazione dei combustibili, ma collegata anche ad un'ipotesi di teleriscaldamento. Allo stesso modo, attività specialistiche quali le teletrasmissioni, che hanno sempre avuto - ed hanno - un punto di forza a Torino, verrebbero subordinati a centri direzionali esterni.
In sostanza, l'ordine del giorno non intende fare un discorso puramente campanilistico, tutt'altro: prende atto della necessità di corrispondere a precise direttive CEE. Tuttavia, poiché l'avvio di questi processi avviene da parte di un Ente il cui azionista è al 100% il Ministero del Tesoro, è chiaro che nel momento in cui si avanzano delle proposte le risposte conseguenti dipendono fortemente da come decollerà il processo di riorganizzazione sia aziendale sia dal punto di vista dell'azionariato.
Si tiene conto che l'azienda ha dichiarato che il processo di riorganizzazione non mette in risalto, al momento, necessità di riduzione di posti di lavoro; è chiaro, però, che possono esserci forme striscianti di ridimensionamento della presenza occupazionale in Piemonte, attraverso mobilità, progressive disattivazioni od impoverimenti delle presenze direzionali, professionali, qualificate e dei centri di progettazione.
Cosa fare? Prima di tutto, raccordarsi con le altre Regioni e mettere in risalto l'assurdità del fatto che le stesse non siano fortemente coinvolte, a livello consultivo, nelle scelte che si vanno assumendo a livello ministeriale.
Di questo abbiamo informato i parlamentari piemontesi in un incontro svoltosi ieri; abbiamo quindi la certezza che senz'altro verranno richiesti in sede parlamentare percorsi più rispettosi della periferia. Si fa un gran parlare di decentramento, ma poi si assiste ad un fenomeno inverso neocentralistico, di accentramento di tutta una serie di attività nella sede centrale e, per quanto riguarda l'Alta Italia, nella sede milanese.
Dunque, coinvolgimento delle Regioni, confronto con il Ministero dell'Industria - il Ministero di riferimento per l'ENEL - coinvolgimento della stessa ENEL, mediante un confronto con l'Amministratore delegato.
Avevamo già preso contatto con il Presidente, in ordine ad alcune questioni come il progetto, da tempo giacente, della centrale di pompaggio di Piè di Lago, collegata ad un eventuale, nuovo, ipotetico elettrodotto con la Svizzera; qualche risposta l'avevamo avuta, ma adesso si tratta, a mio avviso - e bene ha fatto il Presidente a richiederlo - di realizzare un confronto a tutto campo con l'Amministratore delegato, proprio perché siamo una Regione fortemente interessata dal transito di infrastrutture di collegamento con i Paesi confinanti, e quindi di centrale rilevanza per il mantenimento di un sistema di rete all'interno dell'Unione Europea.
Occorre approfondire molti aspetti; nel momento in cui si parla di applicazione della Direttiva comunitaria si deve anche considerare che il dimensionamento delle aziende che opereranno all'interno di questo sistema avrà una certa importanza. Oggi come oggi, l'ENEL rappresenta l'8% del mercato elettrico europeo; si possono ipotizzare suddivisioni a livello di aree interne all'Ente, ma ulteriori frantumazioni possono essere negative sotto il profilo di una competizione che vede presenze significative all'interno del sistema elettrico italiano.
E' chiaro che occorre ampia concertazione con gli altri produttori presenti sul territorio nazionale; mi riferisco alle aziende che fanno capo alla Cisper così come a quelle produttrici, che fanno capo alla Confindustria.
Al di là di tutto questo, poniamo il problema dell'ENEL come problema al centro della nostra attenzione, di quella regionale e nazionale chiediamo al Consiglio l'approvazione dell'ordine del giorno per dare maggior forza al confronto, ovviamente istituzionale, della Regione con il Governo, con le Commissioni parlamentari e con l'ENEL stesso, nonché nelle fasi di confronto sindacale. Non vogliamo confondere i piani, ma concorrere perché nel nostro Paese si compiano scelte giuste.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Noi avevamo presentato un ordine del giorno precedentemente su un aspetto specifico del processo analizzato dall'Assessore, tra l'altro molto significativo, perché si tratta del settore delle teletrasmissioni, in cui sono presenti lavoratori ad alta qualificazione professionale e tecnologie avanzate che guardano al futuro.
Il piano ENEL prevede la dismissione nella nostra Regione dall'attuale dipartimento e la concentrazione, nell'ambito di un processo di ristrutturazione più generale, delle attuali otto strutture periferiche in tre comparti. Di conseguenza, le strutture attualmente operanti in Piemonte e i lavoratori - che, ripeto, hanno un'elevata professionalità - verrebbero trasferiti a Milano. Malgrado non si verifichi in questo caso una forte perdita di posti di lavoro (una cinquantina di persone), la questione è comunque significativa.
Si parla di Authority sulle telecomunicazioni a Torino; se poi i "pezzi" in qualche modo collegati se ne vanno, è chiaro che viene dato un segnale negativo, che tra l'altro fa seguito all'impoverimento dei settori tecnologicamente avanzati che sta subendo la nostra Regione. Ci pare dunque che l'ordine del giorno mantenga una propria valenza forte proprio perch sottolinea questo aspetto, entrando nel merito della questione. Ricordo che c'è stata una mobilitazione dei lavoratori del settore elettrico 15 giorni fa - espressione spontanea dei lavoratori stessi, non uno sciopero indetto dalle RSU o dalle Organizzazioni sindacali - da cui è derivata una crescente attenzione per il problema.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno presentato da altri Consiglieri, noi non l'abbiamo firmato anche se ne condividiamo le considerazioni finali. Non l'abbiamo firmato per un motivo preciso: in quell'ordine del giorno si dà per scontato il processo di privatizzazione in atto. Noi ne condividiamo le preoccupazioni espresse e le indicazioni contenute e anche noi auspichiamo che il processo in atto non comporti le conseguenze negative ventilate. Tuttavia, pensiamo che occorra fare un passo in più, cioè che occorra battersi affinché le privatizzazioni non avvengano.
Se si analizzano i fatti uno ad uno, ci si accorge come questa ristrutturazione sia anche funzionale alle privatizzazioni - in particolare penso alle teletrasmissioni - e funzionale proprio ad un processo di privatizzazione e scorporo del settore medesimo. Quindi non siamo contrari all'ordine del giorno - e adotteremo una forma di voto conseguente, la non partecipazione, in modo che il Consiglio possa votare unanime quell'ordine del giorno - però invitiamo a votare favorevolmente il nostro documento, in cui di privatizzazione non si parla né a favore né contro, ma dove si sottolinea un aspetto specifico ed importante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

Voglio sottolineare tre aspetti, che dovrebbero riguardare le preoccupazioni e le prospettive della nostra Regione.
Alcuni Consiglieri ricordano - credo in modo particolare i Consiglieri di Forza Italia - che noi in campagna elettorale avevamo espresso un'altissima preoccupazione, che non voglio riprendere in dettaglio, circa il rischio che il Piemonte, in un certo contesto politico complessivo finisse sempre di più per diventare una prosecuzione di Viale Certosa ossia, detto in termini più esplicativi, una succursale della Lombardia o un'area assorbita dal maggiore colosso economico-amministrativo, che è la Regione Lombardia.
Una serie di fatti ci sta dando ragione e quindi le preoccupazioni che ci vengono prospettate sono anche nostre, quando si tratta di difendere il ruolo e la prospettiva del Piemonte come polo di sviluppo e naturalmente come polo di sviluppo collegato ai settori a tecnologia avanzata, che sono quelli che hanno la maggiore prospettiva nel ruolo dell'economia nazionale.
Conclusa questa prima annotazione di carattere storico-politico, sulla considerazione della satellizzazione del Piemonte rispetto alla Lombardia si potrebbero aggiungere molti altri fatti, ma preferisco parlare della funzione storica subalterna del Piemonte per quanto riguarda le politiche energetiche.
Credo che i colleghi sappiano che la Regione Piemonte produce poco più della metà dell'energia che consuma. E' questa una situazione particolarmente sorprendente, per una Regione che dispone in quantità significativa, o comunque in misura non inferiore alla Lombardia, di risorse rinnovabili per la produzione energetica.
Al di là del vento, che è di tutti, non nostro in particolare, casomai del Colle di Cadibona e dell'area tra l'Appennino e il mare, le risorse idroelettriche sarebbero largamente utilizzabili nella nostra Regione. Ma di fatto gli accordi di importazione di energia e la costruzione di centrali nucleari francesi a ridosso del Piemonte fanno sì che la nostra regione oggi sia utilizzata essenzialmente come area di importazione.
Questo non è un elemento di vantaggio per l'economia nazionale, perch significa semplicemente collocare i pochi investimenti da altre parti e far gravare sul Piemonte l'insufficienza energetica.
Il Piemonte è dunque servente rispetto a questi progetti di importazione, per cui il nostro ruolo nella costruzione delle grandi reti in questo caso quella energetica, poi naturalmente ci sono quelle più significative (telematiche e stradali) - è di ospitare i transiti di grandi portate di voltaggio.
La terza questione riguarda il fatto che in questo contesto, in questa prospettiva un depauperamento della funzione della Regione Piemonte è un elemento consequenziale ed automatico rispetto alla scarsa utilizzazione delle nostre risorse per la produzione, rispetto all'utilizzazione della Regione per le importazioni, rispetto al ruolo di transito con l'Europa.
Credo che non sfugga ai Consiglieri il fatto che fino all'anno scorso cioè fin che l'Austria non era entrata nell'Unione Europea, abbiamo avuto il raro privilegio di essere l'unica Regione, assieme alla Liguria, ad avere le frontiere di comunicazione con i Paesi dell'Unione Europea. Non le abbiamo utilizzate adeguatamente, e questo ci porterebbe ad una discussione lontana; certo è che di qui in avanti avremo di meno questo ruolo, perch con l'apertura dei transiti dell'Austria verso la frontiera europea il Piemonte finirà per perdere ulteriormente questa sua condizione utilizzata in modo insufficiente.
Detto questo, noi non riteniamo che si tratti di contestare gli elementi di riorganizzazione industriale dell'ENEL, anche perché queste sono questioni alle quali provvede largamente in termini di discussione e di equilibrio della discussione la rappresentanza sindacale. A noi compete però di riposizionare il Piemonte su una collocazione economica avanzata rispetto ai grandi processi come quelli delle strutture avanzate, di comando, di governo, di tipo amministrativo, di tipo tecnologico e di tipo ingegneristico che riguardano gli impianti dell'ENEL.
Per queste ragioni aderiamo ampiamente - l'abbiamo anche sottoscritto all'ordine del giorno firmato anche dall'Assessore Cavallera, che tra l'altro interpreta i termini del confronto che c'è stato ieri tra la Giunta, il Consiglio e i parlamentari piemontesi, ma naturalmente siamo consapevoli che l'ordine del giorno rappresenta un mandato ad avviare una procedura che si inserisce con quelle avviate con la RAI e con altre direzioni per valorizzare la nostra funzione nel futuro dell'economia nazionale ed europea.
Infine, condividiamo l'ordine del giorno presentato dal Gruppo di Rifondazione Comunista, in quanto affronta una parte della problematica in termini corretti partendo da una descrizione dell'emergenza e proponendo sostanzialmente un ruolo positivo ed utile per la Regione, non tanto per interferire sulle modalità aziendali dell'ENEL, quanto per svolgere il ruolo che ci compete nel ridefinire lo spazio per le funzioni avanzate dell'economia regionale piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mancuso.



MANCUSO Gianni

Intervengo per una breve dichiarazione di voto.
La questione posta evidenzia che in merito al riassetto dell'ENEL si verranno a creare delle situazioni che non possono essere da noi condivise.
Infatti, per quanto riguarda la produzione termoelettrica, il Piemonte non avrà alcun ruolo e per quanto riguarda la produzione idroelettrica al Piemonte viene lasciato un ruolo secondario, in quanto si prevederebbero solo poche centrali di scarsa potenza, perlopiù concentrate nel Cuneese.
In merito alla distribuzione, Torino avrebbe una sede relativamente al Compartimento Piemonte-Valle d'Aosta, ma certamente il suo ruolo diventerebbe marginale. Quindi, bene ha fatto l'Assessore Cavallera assieme agli altri colleghi, a proporre l'ordine del giorno, che io credevo essere l'unico, ma comunque oggi ho letto anche il documento presentato dai colleghi di Rifondazione Comunista. Il problema è che in nome di una fantomatica riorganizzazione e di schematismi centralistici si penalizzano e si mortificano situazioni regionali e locali e vengono calpestate realtà produttive importanti, quali quelle esistenti nella parte montana del territorio regionale. Quindi è lecito temere una riduzione di posti di lavoro e che la nostra Regione perda professionalità importanti.
Va altresì evidenziato il fatto che dal punto di vista energetico il Piemonte verrebbe ad avere un ruolo neanche da comprimario, ma addirittura di gregario rispetto alla Regione Lombardia e, più in generale, rispetto al nord Italia.
Per queste ragioni, riteniamo condivisibili entrambi i documenti e pertanto voteremo a favore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Racchelli.



RACCHELLI Ettore

Signori Consiglieri, io credo che il problema della dismissione delle direzioni ENEL nell'ambito del Piemonte per la riorganizzazione del settore sia un fatto al quale non ci possiamo opporre, però diventa un fatto di rilevante importanza se si pensa a cosa il Piemonte in questa riorganizzazione va a perdere rispetto a quello che è il monitoraggio, la manutenzione, ma soprattutto il controllo di tutto quello che in Piemonte si svolge.
Il Consigliere Riba richiamava un ruolo di importazione, però è un ruolo non definito, in quanto la Regione Piemonte ha due grandissimi bacini di produzione del comparto idroelettrico che sono presenti in due aree ben precise: l'Alta Valle Ossola e il Cuneese. Se è vero che queste due aree di produzione sono importantissime perché rappresentano le aree più importanti di tutto il nord Italia, sia per produzione di Kwh, sia per tutte le linee di transito per la distribuzione a rete in Piemonte, immagino che una dismissione di questo tipo crei un impoverimento ed una situazione di allarme su tutto il territorio piemontese.
Se Cuneo può in parte assorbire affinché la distribuzione e il controllo di questo servizio restino nella gestione piemontese, la realtà delle teletrasmissioni, importantissima da oggi in poi per tutto il Piemonte e per l'Italia nel suo complesso, di fatto lascerà il Piemonte per andare sotto la direzione di Milano.
Tutti noi sappiamo che cosa rappresentano le teletrasmissioni nella distribuzione di questo servizio da parte dell'ENEL, immaginiamo che non avremmo più nulla da eccepire sulla riorganizzazione, la distribuzione e lo smistamento del servizio. Inoltre, pensiamo che il più grosso comparto di produzione di energia elettrica attraverso il comparto idroelettrico (l'Ossola con 12 milioni di Kwh) di fatto avrà una direzione che farà capo a Chatillon (Valle d'Aosta).
Credo che il Piemonte non si possa permettere di non avere voce e possibilità di incidere e soprattutto la possibilità di dare un indirizzo ben preciso ad un servizio come questo, che nel futuro sarà sempre di maggiore capillarità, diffusione ed interesse collettivo.
Sono convinto che l'Assessore Cavallera farà di tutto per rappresentare le nostre necessità in sede di Conferenza Stato-Regioni.
Vorrei però concentrarmi su due aspetti che chiedo all'Assessore di fare suoi.
Il primo è il problema delle teletrasmissioni. Non possiamo permettere che il Piemonte non abbia una direzione piemontese in merito alle teletrasmissioni. Questo fatto va portato all'attenzione della direzione ENEL e soprattutto all'attenzione dell'Amministratore delegato, che sull'argomento è già stato fortemente sollecitato anche dalle realtà locali.
Il secondo problema è relativo alla tutela del monitoraggio, del controllo e della verifica del più grande bacino di produzione idroelettrica del Piemonte: il bacino dell'Ossola. Esistono migliaia di linee che distribuiscono in tutto il Piemonte corrente e servizi. Io penso che togliere una direzione a questi comparti sia veramente una situazione che creerà in futuro grandi problemi ed impossibilità effettiva di incidere sulle reali necessità di espansione di un servizio importante e strutturale per lo sviluppo del Piemonte.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 429, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte visto l'evolversi della situazione relativa alla privatizzazione dell'ENEL iniziata con la trasformazione dell'Ente Nazionale per l'Energia Elettrica in società per azioni, che si propone di proseguire con l'attribuzione delle varie attività sia fondamentali (produzione, trasporto e distribuzione dell'energia elettrica) sia di servizio (teletrasmissioni immobili, ecc.), a diverse società per azioni, collegate ad una holding centrale, aperte al capitale privato preso atto dell'obiettivo di una simile ristrutturazione del settore elettrico, comparto strategico per lo sviluppo del nostro Paese e della nostra Regione, nel quale occorre garantire un'offerta energetica adeguata sotto il profilo della qualità e concorrenziale sotto il profilo dei prezzi collegati a costi sui quali si deve intervenire senza comprimere quelli ambientali e senza creare sperequazioni tra i cittadini-utenti del servizio elettrico, sia dal punto di vista territoriale, sia dal punto di vista settoriale valutate le notizie che provengono circa le più recenti elaborazioni del Ministero dell'Industria e circa le decisioni del vertice dell'ENEL che sta provvedendo a ristrutturare le varie aree dell'attuale società per azioni con l'alleggerimento della struttura direzionale operante in Piemonte non solo sotto il profilo dimensionale, ma anche subordinando, a centri direzionali esterni alla Regione, importanti attività elettriche sia produttive che di servizio come l'idroelettrico dell'Ossola e le teletrasmissioni ritenuto necessario opporsi non tanto alla possibile ristrutturazione del comparto, ma ad un ingiustificato ridimensionamento delle unità operanti in Piemonte nel settore della produzione (idroelettrica e termoelettrica) e dei servizi, anche in considerazione del ruolo di cerniera della Regione Piemonte verso l'Europa, che non può realizzarsi in un'esclusiva e pesante funzione di vettoriamento sommando a tali oneri anche i costi della perdita di centri ad alto contenuto specialistico considerate con preoccupazione le modalità con cui l'operazione viene sviluppata, anche in sede governativa, senza un preventivo confronto con l'Amministrazione regionale e tenuto conto che la prevista articolazione dell'ENEL non collegata ad un adeguamento della legislazione rischia di mettere ulteriormente in difficoltà la nostra Regione che sta predisponendo la seconda Conferenza regionale sull'energia, con il fine di dare un contributo utile alla definizione degli assetti e delle competenze nel quadro della più generale riforma del sistema impegna la Giunta regionale a richiedere un'immediata convocazione della Conferenza Stato-Regioni vista la rilevanza della questione ed i riflessi delle decisioni del Governo in materia energetica nell'ambito delle varie Regioni, soprattutto in questo momento di discussione sulle riforme istituzionali e sul decentramento di funzioni intraprendere ogni iniziativa nei confronti del Governo e dell'ENEL S.p.A. affinché l'attuazione della privatizzazione dell'energia elettrica porti ad una migliore economicità delle gestioni, garantendo però il livello quantitativo e qualitativo di servizio in una Regione come il Piemonte, fortemente impegnata nella competizione con le altre aree forti dell'Unione Europea, nella quale devono permanere le unità direzionali e specialistiche del comparto elettrico, da sempre presenti sul proprio territorio, che non vanno cancellate con decisioni affrettate, frutto di schematismi poco rispettosi della storia e dell'impegno di un'intera comunità regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 33 voti favorevoli (non hanno partecipato alla votazione 3 Consiglieri).
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 414, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che l'ENEL ha sviluppato nel corso di decenni la più grande rete aziendale di telecomunicazioni operante in Italia, rete cui sono affidati compiti di grande importanza e di straordinaria delicatezza, quali il monitoraggio delle dighe, le telerivelazioni di fumi di scarico delle centrali termiche le modulazioni di fiumi e bacini, il ripristino in tempi rapidi di fuori servizio di linee elettriche in piena sicurezza in questo settore l'ENEL ha deciso un processo di ristrutturazione che però non punta ad unificare i due settori di telecomunicazione presenti nel gruppo (legati uno alla produzione ed alla gestione degli impianti, l'altro alla rete commerciale), unificazione che arrecherebbe evidenti benefici economici e gestionali e permetterebbe anche un rafforzamento qualitativo di questo settore il processo di ristrutturazione avviato dall'ENEL comporta invece uno scorporo in una nuova società collegata del settore teletrasmissioni che gestisce impianti e produzioni secondo le dichiarazioni del Presidente dell'ENEL, Testa, tale scorporo dovrebbe preludere ad un ingresso dell'azienda nel settore telecomunicazioni e per questo motivo si cercherebbe un partner (straniero) già operante nel settore telecomunicazioni; al di là di ogni valutazione in merito al progetto, che metterebbe in competizione due aziende tuttora pubbliche - ENEL e Telecom - ci sono risvolti immediati di questo processo che creano allarme contestualmente allo scorporo, infatti, la ristrutturazione prevede una riorganizzazione con riduzione da otto a tre compartimenti sul territorio nazionale; gli organici passeranno dagli attuali 1.205 a 759, con una riduzione di 450 posti di lavoro tra i compartimenti da sopprimere c'è quello di Torino, dove è previsto il taglio di quaranta posti di lavoro, cui se ne aggiungono altri otto a Domodossola si tratta di lavoratori ad alta qualificazione in un comparto di tecnologie di avanguardia, per cui si assisterebbe ad un nuovo, grave impoverimento anche qualitativo per il Piemonte, da aggiungersi ai ridimensionamenti che hanno già colpito altri settori d'avanguardia quali l'informatico, l'aeronautico, la RAI, ecc.
il progetto dell'ENEL andrebbe infine in direzione opposta a quello di rendere Torino sede dell'Authority per le telecomunicazioni e, più in genere, alla volontà di rendere la nostra regione un polo tecnologico impegna la Giunta regionale ad acquisire i dati del piano di ristrutturazione dell'ENEL, in particolare quelli relativi alla struttura 'Servizi di Telecomunicazione' e ad informare il Consiglio regionale ad intervenire per evitare un ulteriore depauperamento tecnologico ed occupazionale della Regione ad ottenere garanzie sul mantenimento a Torino dell'unità territoriale (compartimento)".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.


Argomento: Trasporti su ferro

Esame ordine del giorno n. 433 relativo alla richiesta di un incontro con il Ministro dei Trasporti Burlando sul tema dell'Alta Velocità


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 433, presentato dai Consiglieri Chiezzi, Papandrea, Cavaliere, Moro, Simonetti e Angeli, precedentemente iscritto all'o.d.g.
La parola al Consigliere Chiezzi per l'illustrazione.



CHIEZZI Giuseppe

Questo ordine del giorno è stato scritto a seguito della comunicazione che il Ministro Burlando ha svolto presso la Camera dei Deputati in data 4/2/1997 in merito alla richiesta-verifica da parte del Parlamento del progetto di Alta Velocità, verifica che il Ministro aveva promesso sarebbe stata fatta entro il 31 gennaio. Nella seduta del 4 febbraio il Ministro Burlando non ha ancora consegnato in forma scritta la verifica richiesta ma ha svolto un'ampia relazione iniziando a dare alcuni risultati sulla verifica stessa.
E' stata una riunione - io ritengo - di grande importanza, perch leggendo il testo scritto della relazione svolta dal Ministro si può notare come egli abbia aggiornato la posizione del Governo in merito al tema dell'Alta Velocità, un tema che sappiamo per anni, dalla sua nascita, è rimasto vincolato alla strategia dei 300 chilometri all'ora, è stato vincolato a progetti che non determinavano in modo preciso quale fosse l'obiettivo finale del sistema ad Alta Velocità, lasciandolo nell'ipotesi un po' vaga e molto rigida del treno ai 300 chilometri all'ora.
Il Ministro Burlando, dobbiamo dirlo - e come Rifondazione Comunista siamo anche soddisfatti nel dirlo - ha aperto una riflessione nuova per quanto riguarda i contenuti. Egli ha detto chiaramente che il progetto che persegue il Governo intende portare l'insieme del sistema ferroviario ad avere - sono parole del Ministro Burlando - altissima capacità di trasporto. Quindi, passiamo da una dichiarazione di un sistema ad Alta Velocità, gestione Necci ed altri, ad un sistema che si vuole ottenere ad altissima capacità di trasporto di passeggeri e di merci.
Anche questo è un elemento di novità, perché sino ad oggi il sistema di Alta Velocità era nato un po' sull'onda del sistema francese di trasporto di passeggeri. Oggi, la dichiarazione del Ministro Burlando, e cioè che il sistema è un sistema misto, che intende elevare la capacità di trasporto di passeggeri e merci e trovare l'economicità dell'investimento in un trasporto passeggeri e merci, è un elemento di novità, tanto più se accompagnato dalla dichiarazione del Ministro che questo aumento della capacità di trasporto in altissima capacità va privilegiato rispetto ad ipotetiche velocità massime.
Il Ministro ha detto che, certo, all'interno dell'obiettivo dato, la velocità è una delle componenti e dobbiamo cercare di incrementarla, ma non è più la condizione necessaria e indipendente da tutte le altre. Il Ministro dice "Siamo disponibili a perdere, rispetto all'originario progetto, 10/20 minuti nel tratto da Milano a Roma, perché vogliamo che questo nuovo investimento nel sistema ferroviario sia più interconnesso con il sistema esistente, che fermi questo sistema là dove serve; ad esempio le merci sono distribuite in un certo modo, e se il sistema deve trasportare merci occorre che si fermi là dove le merci originano o vengono destinate".
La faccio breve: cari colleghi, si tratta di rilevanti novità che sino a prima della comunicazione del Ministro Burlando non erano sul tappeto queste novità possono essere variamente giudicate dal punto di vista politico.
Il mio Gruppo esprime grande soddisfazione, perché si è aperto almeno un terreno di verifica e di confronto su questo progetto, su linee che sono innovative rispetto al passato L'opposizione sul vecchio progetto di Alta Velocità da parte di Rifondazione Comunista non era un'opposizione ideologica e strumentale, era un'opposizione che partiva dal dubbio che un progetto così fatto servisse all'incremento generale della capacità di trasporto delle ferrovie; voi capite che il passare ad un progetto che si intende - e su questo siamo d'accordo con il Ministro Burlando - come un progetto capace di elevare e di sviluppare il sistema del trasporto ferroviario è una rilevante novità e quindi siamo soddisfatti di questa posizione.
In questo quadro - direi per tutti e comunque la si veda - la venuta del Ministro Burlando in Piemonte è un fatto di eccezionale interesse per tutti: per tutti quelli che hanno lavorato su questo progetto; per tutti i Comitati che l'hanno criticato in vario modo; per tutte le Amministrazioni comunali e provinciali che su questo progetto hanno dovuto esprimere, a norma del Regolamento sulla valutazione di impatto ambientale, il parere sui progetti; per tutti i partecipanti alla Conferenza dei Servizi e anche per le Amministrazioni comunali e provinciali che non sono direttamente interessate da questo progetto, ma sono interessate dal progetto a questo connesso che il Ministro Burlando dice di voler avere per l'insieme della rete ferroviaria.
E allora la presenza del Ministro Burlando a Cuneo (che non è interessata da linee di Alta Velocità, ma senz'altro è interessata a capire il futuro di quella Provincia e quali sviluppi avrà il sistema ferroviario), a Torino (e qui abbiamo tutte le problematiche che sappiamo) e a Novara (dove c'è un problema irrisolto per quanto riguarda il nodo) sono tre tappe che con questo ordine del giorno i firmatari chiedono di enfatizzare al massimo, nel senso che il Consiglio regionale chieda al Ministro, in questi tre giorni che si fermerà in Piemonte, di fare in modo di organizzare i propri programmi per ascoltare le istituzioni (l'ordine del giorno dice anche di ascoltare i Comitati e via dicendo), ma soprattutto di ascoltare le istituzioni regionali perché riteniamo che sia utile non solo per gli interessi della Regione, ma anche per il lavoro che il Ministro ha appena avviato, ascoltare lui stesso personalmente tutte le opzioni e le opinioni intorno a questo progetto perché penso che possa anch'egli trarne delle utili valutazioni.
L'ordine del giorno è incardinato su questo; auspichiamo che il Presidente della Giunta regionale, Ghigo, ma anche il Presidente del Consiglio regionale, Picchioni, condividano questa richiesta che la Regione, ma anche tutte le altre istituzioni, vengano coinvolte in questa "tre giorni" del Ministro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Torna nuovamente la storia dell'Alta Velocità sulla quale Rifondazione Comunista continua a recitare lo stesso ritornello. Questo è un progetto che va verso la maggiore capacità trasportistica e il dato iniziale sul quale pareva non ci dovesse piovere sopra è che questo nuovo progetto trasportistico arriva in un momento nel quale i binari che abbiamo in dotazione non sono più sufficienti al trasporto non solo nazionale, ma integrato nella rete internazionale europea, quell'Europa che tanto auspichiamo arrivi presto! E' chiaro che oggi i nuovi nodi ferroviari, i nuovi binari vengono costruiti con una tecnologia che è quella del 2000 e sui quali i treni possono viaggiare a 300 km/h. Si è fatta una gran confusione sul fatto che questo era esclusivamente un progetto per portare i treni a 300 km/h; in realtà, era per aumentare la capacità trasportistica.
Vorrei quindi che una volta tanto si facesse un po' di chiarezza sotto questo aspetto. L'Alta Velocità è soltanto una delle tante caratteristiche che i nuovi progetti ferroviari devono avere.
Sull'ordine del giorno il Gruppo di Alleanza Nazionale voterà contro perché non crediamo ad un'assemblea pubblica vasta nella quale istituzioni Enti locali e via dicendo si trovino, pletoricamente, di fronte al Ministro. Crediamo semmai ad un incontro seminariale (del quale noi abbiamo già dato un invito al Presidente di un'organizzazione), che non sia quindi un'assemblea pubblica, ma ristretta ai Consiglieri regionali, che vedremo come il Presidente Ghigo prenderà in considerazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Ritengo di dover ripetere quanto ho già detto nella riunione dei Capigruppo l'altro giorno in riferimento a quanto proposto da alcuni Capigruppo della minoranza e che è contenuto in questo ordine del giorno.
A mio parere, anche in queste occasioni la Regione deve in qualche modo sottolineare quelli che sono i suoi compiti di istituto. Io credo che la Regione non possa essere solo un Ente organizzatore di Enti pubblici, ha delle funzioni totalmente diverse; se vogliamo che si attui quanto abbiamo dichiarato in occasione della Bicamerale, abbiamo la necessità che la Regione si distingua rispetto a quelle che sono le funzioni degli Enti pubblici. Questo per rafforzare anche nelle loro funzioni gli Enti pubblici stessi, ma soprattutto per dare dignità all'istituto regionale che ha necessità, in questi ultimi tempi particolarmente, di averne di più.
Io non ho nulla in contrario rispetto a gran parte di quanto è detto nell'ordine del giorno. Credo che la visita del Ministro Burlando sia, per gli organi della Regione Piemonte, estremamente importante e credo che la Giunta e il Presidente del Consiglio regionale debbano organizzare un momento in cui tutte le voci del Consiglio regionale possano farsi sentire da parte del Ministro stesso. Non possiamo però diventare coloro che, come è avvenuto nel momento della visita dell'ex Ministro Di Pietro, invitano Province e Comuni, e quasi delegano a costoro quelle che erano le istanze questa volta sì di carattere legislativo, della Regione stessa. Tanto meno se è vero come è vero (condivido quanto è stato detto) che il Consiglio regionale rappresenta tutta la Regione Piemonte, non possiamo farci noi organizzatori di associazioni che abbiano, a favore o contro, preso posizione nei confronti dell'Alta Velocità.
Ritengo che questo ordine del giorno lo si possa assumere per capoversi. Non sono d'accordo sull'ultimo capoverso, mentre sono d'accordo a che la Giunta organizzi il suo momento di esecutivo con il Ministro Burlando e ribadisca in quella sede le sue intenzioni politiche su un tema come questo. Successivamente, se si vuol dare spazio a tutta la Regione Piemonte, io credo che i Consiglieri possano rappresentare dignitosamente tutta la Regione Piemonte rispetto a questa problematica.



PRESIDENTE

Vorrei ricordare che nella Conferenza dei Capigruppo sia il Consigliere Cavaliere che il Consigliere Saitta in maniera ancora più accentuata avevano rilevato come i rappresentanti del Consiglio rappresentano tutta la comunità piemontese.
Voglio anche aggiungere, se mi permettete, visto che il Consigliere Chiezzi mi ha interpellato, che personalmente, ma mi rimetto ovviamente all'autorevolezza e all'autorità del Consiglio, sarei d'accordo a che il Ministro venisse in assemblea, perlomeno incontrando i Consiglieri, non per una discussione, ma per un'illustrazione che non sia mediata da fonti diverse e forse sarebbe anche opportuno, ma questo è sempre un mio parere personale, che non le Associazioni, che possono essere considerate più o meno istituzionali, ma gli Enti locali interessati potessero anche avere in questa occasione la possibilità di un'audizione da parte del Ministro che sia sufficientemente collettiva e complessiva dell'intero problema sull'Alta Velocità.
Credo che questa potrebbe essere una mediazione rispetto a quanto ha detto il Consigliere Chiezzi e rispetto a quanto è stato sollevato da parte dei Consiglieri, salvo che il Ministro sia d'accordo e salvo che il Presidente della Giunta ritenga opportuno che si percorra questa strada.
Esiste un precedente, signori Consiglieri, quello dell'incontro con l'ex Ministro Di Pietro: c'erano i Capigruppo e molti Consiglieri regionali, ma c'erano anche gli Enti locali, tant'è vero che in quella sede sorse una disputa nei confronti della Giunta da parte dei Presidenti delle Province. Il precedente comunque non è così obbligante; rimettiamo al Presidente della Giunta di valutare le opportunità che sono state sollevate e che egli stesso potrebbe comprendere oppure rigettare.
Ha chiesto la parola il Consigliere Cavaliere; ne ha facoltà.



CAVALIERE Pasquale

Nella riunione dei Capigruppo, Presidente, era stato richiesto, e credo che su questo ci fosse un parere concorde, che certamente si svolgesse un incontro con il Consiglio, con i Capigruppo, come si ritiene più opportuno ma che la Giunta e il Presidente del Consiglio intercedessero affinch nella visita dei tre giorni ci fosse anche un momento di audizione del Ministro con i Comitati, con le Amministrazioni locali, con gli imprenditori. Credo che questa sia una richiesta istituzionale da parte di alcuni Gruppi consiliari abbastanza legittima, come credo sia legittimo che la Regione, che rappresenta i cittadini e il territorio, si faccia anche interprete di queste esigenze, che sono tutte legittime, perché comunque i Consiglieri non esauriscono il complesso delle realtà ed è giusto che si esprimano anche autonomamente.
La proposta, quindi, è che si svolga un incontro istituzionale, ma che si richieda nell'ambito del calendario del Ministro un momento in cui ci sia questa audizione con gli imprenditori, le Amministrazioni locali e i Comitati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Galli.



GALLI Daniele

Personalmente sono d'accordo sul fatto che il Ministro debba incontrare la Regione e discutere della problematica posta. Ritengo, però, che nello stesso tempo il Ministro, anzi il Governo, possa trovarsi gli interlocutori che vuole. Del resto, il Governo, nell'aver posto all'o.d.g. la Conferenza "Grandi città-Stato" non ha sicuramente chiesto l'autorizzazione alle Regioni.
Pertanto, ritengo determinante incontrare il Ministro, ma non andiamo certo ad invitare altri Enti, cosa che tra l'altro penso non sia di nostra pertinenza.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Bisogna prima di tutto puntualizzare un attimo quella che è, allo stato della mia conoscenza, l'agenda che il Ministro Burlando ha comunicato per la sua presenza in Piemonte. Abbiamo, il giorno 25, una visita alla Provincia di Cuneo e voglio ricordare a tutti voi che questa sua presenza non è stata sollecitata dalla Regione Piemonte, ma dalla Provincia di Cuneo. E già su questo chiaramente mi permetterò di fare presente alla Segreteria organizzativa del Ministro che naturalmente la presenza della Giunta e del Presidente in quella visita dovrà essere assolutamente prevista, perché ci sono anche degli aspetti che è inutile negare, ci sono alcuni Enti locali che invitano i Ministri a fare delle visite sul loro territorio, alcune volte magari lo dicono un giorno prima che questo avvenga, per non essere tacciati di non averci informato, ma in tempi così stretti tali per cui magari abbiamo poi dei problemi logistici per poter partecipare.
Sicuramente saremo presenti nella giornata in Provincia di Cuneo e il giorno dopo invece il Ministro sarà a Torino. Allo stato attuale delle cose dovrebbe avere per l'ora di pranzo un impegno presso l'IVECO, dove gli verrà consegnato uno studio sui trasporti, dopodiché nel pomeriggio avrebbe un incontro in Comune per discutere degli aspetti legati al passante incontro nel quale chiaramente la Regione sarà presente, un incontro successivo con la Provincia, perché la Provincia sente il desiderio e la necessità di rappresentare l'ipotesi di progetto sulla linea Torino-Lione.
Dopodiché, a fine giornata del 26, avrà un incontro con la Giunta regionale. L'impegno che ci siamo assunti è di organizzare una cena con il Ministro, naturalmente con il Comune e la Provincia.
Il giorno dopo mi risulta avere un impegno, di tipo privato, non istituzionale, in Provincia di Novara...



(Interruzione del Consigliere Chiezzi)



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Privato, non istituzionale, io prendo nota di quello che mi dice la Segreteria del Ministro Burlando...



(Interruzione del Consigliere Chiezzi)



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Privato, non lo so, glielo chiederemo. Devo chiederglielo?



(Interruzione del Consigliere Chiezzi)



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Tre giorni, però la Segreteria del Ministro mi dice che la giornata del 27 non è di tipo istituzionale, perciò prendo atto di quello che mi dice la Segreteria del Ministro. Poi, non è che...



(Interruzione del Consigliere Chiezzi)



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Io non so chi incontra a Novara, so che non è...



(Interruzioni)



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Va a Novara, perché so che va a Novara.



PRESIDENTE

Continui, Presidente.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Riprendiamo il filo del discorso. Gli aspetti organizzativi di queste due giornate, perché a questo punto di due giornate si parla, allo stato attuale delle cose non sono ancora definiti nei dettagli, perché le Segreterie devono naturalmente mettersi in contatto, in relazione anche ad eventuali impegni che possono sopraggiungere da parte del Ministro. Rimane comunque il fatto che, allo stato attuale delle cose, il tempo che il Ministro, nella giornata del 26, ha a disposizione per la Regione sarà all'incirca di due ore, due ore e mezza.
Quello che penso di poter proporre, accogliendo in parte, anche se modulata, la mia proposta in maniera diversa, ma credo comunque sufficiente a soddisfare le istanze che sono emerse da alcune dichiarazioni di quest'aula, siccome la visita del Ministro è con il Governo regionale, è che la Giunta abbia il tempo di incontrare il Ministro nella sede di Piazza Castello, in modo da poter rappresentare le istanze del governo regionale nei confronti dei temi che con il Ministro dobbiamo dibattere. Dopodich credo che in coda si possa addivenire ad una riunione con i Capigruppo.
Perché questo? Perché ritengo che quella sede, che è ristretta, in relazione al poco tempo che ha il Ministro, possa essere una buona occasione per tutti i Gruppi di rappresentare quelle che sono le loro istanze su questo tema, che poi è quello centrale della linea Torino-Milano e della Torino-Lione. Mi confronterò anche con Comune e Provincia per verificare quale tipo di organizzazione intendono dare, anche per non creare discrepanze, ma uniformità nei confronti appunto della visita del Ministro. Allo stato attuale delle cose, se questa mia proposta può trovare il consenso da parte dei Consiglieri, direi di procedere in questa direzione. Fatto salvo che se cambiano gli aspetti organizzativi, siamo assolutamente pronti a modificare anche l'agenda della giornata. Eviterei però di invitare le Associazioni o quant'altro, perché questa non mi sembra essere la volontà del Ministro. Se poi il Ministro metterà a disposizione più ore, io concettualmente non ho nulla in contrario che il Ministro venga in quest'aula.
La proposta del Presidente del Consiglio era di una comunicazione del Ministro al Consiglio, non un dibattito. La proposta dei Capigruppo invece, per certi versi riduce il numero dei partecipanti, ma dà più possibilità ai Gruppi di esprimere le loro posizioni. Questo è il quadro.



CHIEZZI Giuseppe

Si sa già se in Comune e Provincia incontra il Consiglio o la Giunta?



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Mi risulta la Giunta, però mi riservo di verificare con maggior dettaglio questo aspetto. Ho detto che non vogliamo fare i "diversi". In relazione a come si comporteranno Comune e Provincia vedremo di organizzare la giornata.
Il problema è: il Ministro viene qui e dedica alla Regione, per le tematiche che abbiamo in discussione, due ore, due ore e mezza? Mi sembra legittimo che la Giunta abbia il dovere di ottimizzare il tempo a disposizione per poter interloquire con il Ministro dei Trasporti sui temi che interessano il Piemonte. Poi, naturalmente, siamo assolutamente disponibili a dare spazio alle voci che il Consiglio rappresenta.
Configurare questo aspetto nei Capigruppo mi sembrava una soluzione pragmaticamente accettabile per i tempi contingentati che abbiamo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Se il problema è quello dell'agenda del Ministro, questo lo posso capire. Credo che si potrebbe trovare una soluzione in questo senso: la questione dei trasporti che il Ministro verrà a discutere qui è delicatissima, anche pesante, rispetto alla quale è bene che ci sia il massimo dell'informazione.
Mi sembra che ci potrebbe essere, sentendo la sua relazione, una mediazione tra l'esigenza, che hanno espresso diversi Gruppi di maggioranza e di opposizione, di sentire il Ministro, e quello che dice adesso il Presidente della Giunta, in relazione all'agenda del Ministro stesso. La mediazione potrebbe essere che il Ministro viene in Consiglio regionale dove ci impegniamo a che parli un Consigliere per Gruppo; per cui i tempi del Ministro sarebbero rispettati.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Dopo essere stato in Giunta.



SPAGNUOLO Carla

Sì, dopo essere stato in Giunta, per carità.
Posso completare il mio pensiero, Presidente? Mi sembra che non inventiamo niente di nuovo. I Ministri sono sempre venuti in Piemonte e hanno sempre avuto tutto il tempo per incontrare la Giunta, perché la Giunta ha delle posizioni di esecutivo che richiedono degli approfondimenti di carattere tecnico e conoscitivo.



PRESIDENTE

Di istruttoria.



SPAGNUOLO Carla

Nulla questio sul fatto che il Ministro venga in Regione ed incontri la Giunta. E' sempre avvenuto ed è legittimo che sia così. Mi sembra anche legittimo che il Ministro abbia degli incontri anche con delle istanze rispetto alle quali ha deciso di avere degli incontri.
Questo sta alla libertà del Ministro: vorrei vedere che il Ministro non faccia le riunioni con quanti crede! Credo si presenti un'esigenza di raccordo politico, che il Presidente della Giunta può esprimere, all'interno della quale può esserci l'esigenza che ho sentito riprendere da Gruppi di maggioranza - di poter sentire il Ministro, perché sentendo ci si forma le opinioni più facilmente; se c'è un problema di tempo, che rispetto, ci potremmo impegnare ad intervenire non più di un Consigliere per Gruppo. Che poi intervengano i Capigruppo o il delegato di un Gruppo è un problema interno che attiene alle nostre autonomie.
Non farei di questa questione un gran caso, visto che è una delle tante visite che il Ministro farà su un tema molto importante.
Quando è venuto il Ministro Di Pietro mi sembra che abbiamo dato concordemente un tipo di regia; diamo qui concordemente un tipo di regia altrettanto pratico, sapendo che ci sono istanze diverse.
Credo che abbiamo un problema rispetto agli Enti locali: loro hanno la loro legittima autonomia, ma se ci impegniamo ad una gestione e a questa poi ci atteniamo, possiamo decidere come dare maggiore soddisfazione a questo aspetto molto delicato.
Non vorrei che, cercando di attuare troppo una regia, si creassero alla fine delle reazioni che invece potrebbero essere contenute all'interno del dibattito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Non intervengo sull'agenda del Ministro. Mi pare, però, di poter condividere ciò che hanno detto prima il Presidente Ghigo e ancora prima il Presidente Picchioni.
In più aggiungo che se il tempo a disposizione con i Capigruppo è breve probabilmente bisogna pensare di chiedere al Ministro di organizzare un'altra occasione con più tempo, magari più in là, dove il tema venga dibattuto. Mi sembrerebbe molto più utile, anziché fare incontri veloci dove non si approfondiscono le questioni.
Valutino il Presidente del Consiglio o il Presidente della Giunta, ma se non c'è tempo a sufficienza per approfondire le questioni è meglio rimandare ad un altro appuntamento, chiedendo la disponibilità del Ministro.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Avendo preso contatto con la Segreteria del Ministro, per organizzare la giornata, farò presente al Ministro le necessità che sono emerse da quest'aula, onde richiedere a lui, comunque, o una dilatazione dei tempi o una disponibilità a raffrontare un dibattito, attraverso una sua comunicazione e dichiarazioni di un Consigliere per ogni Gruppo, dove lui riterrà opportuno. Non è detto che debba essere fatto qui, può essere fatto da qualche altra parte. Comunque io indicherò la sede del Consiglio regionale, in modo che ci possa essere questo incontro e vi comunicher appena ne sarò a conoscenza, le indicazioni che mi vengono dalla sua Segreteria.



PRESIDENTE

Mi pare che il Presidente abbia colto lo spirito di questa assemblea.
Non so in quale modo e in quale tempo, ma è stata data la possibilità di un contatto e di una comunicazione bilaterale tra il Ministro e l'assemblea per cui, forse, Consigliere Chiezzi, il suo ordine del giorno può essere ritirato, avendone colto completamente lo spirito.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Ringrazio i colleghi che hanno valutato l'ordine del giorno per i suoi contenuti reali. Questo ordine del giorno era stato pensato, attraverso l'informazione che ci aveva fornito il Presidente Ghigo la scorsa volta relativamente alla presenza del Ministro in tre città capoluogo di provincia.
L'informazione, da chi vi parla, era stata acquisita come tre momenti pubblici, tant'è che, partecipando a due Convegni, uno a Bussoleno sull'Alta Velocità venerdì sera e uno a Novi Ligure sabato, ho detto che il Ministro sarebbe stato presente in tre punti della nostra Regione. Quindi avevo anche sollecitato le istituzioni locali sul fatto che l'occasione di Novara poteva essere uno dei tre momenti pubblici.
Adesso so che i momenti pubblici sono solo più due, Cuneo e Torino: rimane comunque l'opportunità, a mio modo di vedere, di assumere responsabilmente un ruolo.
Il Ministro ha le sue agende ed è giusto che sia così; il Consiglio regionale esprime le proprie opzioni ed è una responsabilità che, secondo me, possiamo assumerci, perché sentita l'agenda del Ministro noi possiamo decidere se riteniamo importante, visto che il Ministro viene in Piemonte questo incontro dell'istituzione regionale con il Ministro stesso oppure no, che è una cosa diversa dal verificare, attraverso le Segreterie, se ci sia una finestra.
Questa è l'affermazione di un ruolo della Regione, l'affermazione pratica è una cosa diversa, perché questa è l'affermazione di un ruolo della Regione: affermazione pratica, non ostativa, non bicamerale del ruolo della Regione. La Regione Piemonte deve fare in modo che, quando il Ministro - che tratta problemi importanti, poi Burlando li sta trattando in modo estremamente interessante ed innovativo per la nostra Regione - si recherà a Torino parli ai sessanta Consiglieri regionali.
Devo dire che questo è l'elemento di maggiore interesse anche per il Gruppo di Rifondazione Comunista che poi ha mille modi e mille strade - e il Ministro lo sa benissimo qual è la nostra posizione - per far conoscere le proprie opinioni. Ritengo molto importante per noi che il Ministro in Consiglio parli a tutti i sessanta Consiglieri.
Quindi manterrei - senza vincolo ovviamente per tutti i colleghi che gentilmente hanno firmato il documento - l'ordine del giorno.
Quando si parla di ruolo delle Regioni, di federalismo e di svolta nei rapporti Stato-Regione, una piccola presa di posizione della Regione - in questo caso riferito all'incontro con il Ministro aperto a tutti i sessanta Consiglieri - mi sembra il minimo dei minimi. E' un minimo accenno che stiamo facendo sul serio, anche per la Bicamerale.



PRESIDENTE

Comunque potrò coadiuvare lo sforzo del Presidente Ghigo inviando come Presidenza del Consiglio un'istanza affinché ci sia la possibilità di un incontro consiliare.
La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Sono d'accordo con quanto detto dal Presidente della Giunta e dalla Consigliera Spagnuolo, sul fatto che il Ministro debba avere un incontro con dei rappresentanti del Consiglio regionale, siano essi Capigruppo o loro delegati. Cosa diversa è chiedere che in qualche modo il Ministro incontri il Consiglio regionale. Vorrei evitare che per strumentalizzazione politica si incontrasse il Consiglio regionale, ci trovassimo i Sindaci con le fasce tricolori e ci trovassimo i Comitati di protesta per propaganda politica.



(Voci in aula)



GHIGLIA Agostino

Io faccio istanza per il Consiglio regionale, per i rappresentanti del Consiglio regionale, diversamente diventa una strumentalizzazione alla quale io non mi sento di partecipare.
Quindi noi non parteciperemo ad un Consiglio regionale "aperto" fatto di contestazioni sull'Alta Velocità e di strumentalizzazione politica.
In quel caso noi non parteciperemo: deve essere molto chiaro che il Ministro Burlando incontra dei rappresentanti del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Nella Conferenza dei Capigruppo promuoveremo una chiarificazione sui termini dell'incontro che dovrà essere certamente obbligante per tutti.
La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Credo che sia utile sentire il Ministro, le sue posizioni in ordine all'Alta Velocità. Credo che come sempre, quando si fanno queste scelte sia meno utile fare delle manifestazioni contro. Nel senso che è utile sentire il Ministro e magari adoperarsi - come diceva il Consigliere Cavaliere - per farlo sentire anche ad altri.
E' molto meno utile organizzare una manifestazione, magari lo stesso giorno in cui viene il Ministro, davanti al Consiglio regionale e che questa sia organizzata dall'istituzione regionale, ma non perché non siano giuste le manifestazioni quando uno la pensa in modo diverso, ma credo che organizzata dall'istituzione regionale abbia un po' meno senso.
Affermo questo solo per chiarezza.



CHIEZZI Giuseppe

Le manifestazioni si possono fare anche davanti al Consiglio regionale.



MARENGO Luciano

Non vorrei contribuire io ad organizzarla. Ognuno è chiaramente legittimato ad organizzare le manifestazioni anche andando ad aspettarlo all'Aeroporto di Caselle, impedendogli di arrivare a Torino.
Ognuno - ripeto - è libero di organizzare le manifestazioni, io dico una mia opinione: non voglio organizzare una manifestazione contro il Ministro dei Trasporti tanto più se gli chiediamo di venire in Consiglio regionale a relazionare sull'Alta Velocità.
Ripeto, sono d'accordo sulla proposta avanzata dalla Consigliera Spagnuolo e dal Presidente Ghigo e cioè che ci sia l'audizione in Consiglio. Verifichiamo però gli impegni del Ministro con la sua Segreteria, prima di sentire le Segreteria della Juventus e del Torino evitando di imporre noi un'agenda al Ministro: lo dico per il Ministro Burlando come lo direi per qualsiasi altro Ministro.
Per questo motivo mi pare che l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Chiezzi non c'entri più con questa proposta, quindi noi non partecipiamo al voto.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 433, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che il Ministro dei Trasporti Claudio Burlando sarà in Piemonte nei giorni 26, 27 e 28 febbraio per incontrare la Giunta regionale ed altre istituzioni locali il dibattito sul problema dello sviluppo del sistema ferroviario è all'ordine del giorno in questo periodo per una serie di questioni aperte che vanno dalla sicurezza, alla ristrutturazione dell'Azienda FS, con la riduzione di migliaia di posti di lavoro, alla definizione della tematica Alta Velocità nel Paese ed in particolare in Piemonte considerato che in data 4/2/1997 il Ministro Burlando, nel corso dell'audizione della IX Commissione della Camera (Trasporti, Poste e Telecomunicazioni), ha asserito che il sistema ad Alta Velocità dovrà d'ora in poi definirsi 'quadruplicamento veloce' ed essere concepito soprattutto come 'un sistema ad altissima capacità' in questa logica diversa, da quando sempre affermato dai predecessori del Ministro Burlando, la velocità dovrà essere la più alta possibile, 'ma non concepita come obiettivo strategico del progetto', secondo quanto dichiarato sempre dal Ministro può prendere corpo una concezione nuova del trasporto ferroviario che vede come risultato finale quello di un sistema ferroviario in grado di trasportare complessivamente più merci e più passeggeri, con un incremento del trasporto merci dal 12 al 40% come massimo obiettivo realizzabile nei prossimi anni impegna il Presidente del Consiglio regionale: a convocare, nei giorni della visita del Ministro Burlando in Piemonte una seduta di Consiglio regionale con la presenza del Ministro finalizzata ad una discussione inerente la tematica trasportistica nella nostra Regione e la problematica dell'Alta Velocità per le tratte riguardanti il territorio piemontese a richiedere al Ministro dei Trasporti Burlando la disponibilità ad incontrare oltre la Regione e gli Enti locali interessati dai progetti Alta Velocità le Associazioni che in questi anni si sono impegnate nel confronto sui temi relativi all'Alta Velocità".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 7 voti favorevoli, 6 contrari e 18 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 11 Consiglieri).


Argomento:

Interrogazioni (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni pervenute alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,47)



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