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Dettaglio seduta n.105 del 05/02/97 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 5) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Marengo e Vindigni.


Argomento: Trasporti su ferro

Comunicazioni della Giunta regionale in merito all'incontro avvenuto a Roma con il Ministro Burlando sul tema dell'Alta Velocità


PRESIDENTE

Iniziamo i lavori con alcune comunicazioni da parte del Presidente della Giunta in merito all'incontro avvenuto ieri a Roma con il Ministro Burlando sul tema dell'Alta Velocità.
Prego, Presidente Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Mi ero impegnato a trasferire al Consiglio il risultato dell'incontro avvenuto ieri a Roma con il Ministro Burlando per quanto concerne l'Alta Velocità. Pertanto, prima di concludere la mia relazione sul bilancio vorrei rendere una breve comunicazione al Consiglio su questo incontro.
Come avevo accennato, questo incontro nasceva dal desiderio del Ministro di fare il punto sulla tratta Milano-Torino dell'Alta Velocità. A questo incontro sono state invitate tutte le istituzioni interessate al tracciato: Regione Lombardia, Provincia di Milano, Comune di Milano Regione Piemonte, Province di Torino, Vercelli e Novara, Comuni di Torino Vercelli e Novara.
Il Ministro, nella relazione introduttiva, naturalmente conseguente ad una sua comunicazione alla Camera sul tema dell'Alta Velocità o, come il Ministro la chiama, "quadruplicamento dell'attuale rete", ci ha trasferito le volontà dell'attuale Governo sul tema. Argomentazioni sulle quali la Giunta del Piemonte ha sempre espresso pareri chiari e che con grande soddisfazione da parte mia hanno trovato totale rispondenza.
La linea Torino-Milano è ritenuta strategica per lo sviluppo trasportistico ed assolutamente necessaria nel collegamento ovest-est onde evitare che nel riammodernamento dei trasporti del nostro Paese il settentrione d'Italia, di conseguenza il sud dell'Europa, venga escluso dalle grandi linee di traffico che potrebbero, nel caso in cui noi non realizzassimo questa linea, essere totalmente assorbite dalle iniziative e dagli investimenti che Germania e Francia stanno attuando a nord delle Alpi.
In sostanza, per semplificare il concetto, dobbiamo assolutamente realizzare questo ammodernamento, o quadruplicamento dell'asse ovest-est in relazione al pericolo che la mancata realizzazione di quest'opera comporterebbe: l'emarginazione dalle grandi direttrici dei trasporti, che a quel punto passerebbero al di là delle Alpi.
Le scelte tecniche alle quali il Governo fa riferimento sono per certi versi quelle del modello tedesco, in relazione anche alla considerazione che la scelta non è solo di trasporto passeggeri, cioè sul modello francese del TGV, ma di integrazione merci-passeggeri, con tutti i meccanismi di intermodalità ed interconnessione con la rete degli autoporti e degli interscambi merci già esistenti sul territorio. Scelta che vede però, dal punto di vista tecnico, la realizzazione di una linea che possa anche raggiungere velocità vicine ai 300 km/h, parallela ad una scelta di esercizio che può prevedere anche velocità minori. Questa l'indicazione e la scelta che il Governo attraverso il Ministro Burlando ha intrapreso.
C'è quindi la dichiarazione di assoluta necessità della realizzazione del collegamento, propedeutico all'ipotesi di collegamento Torino-Lione anche in questo senso il Ministro ha dichiarato l'assoluta volontà del Governo di perseguire tale ipotesi. Il Ministro ha anche dichiarato che tale volontà è altrettanto determinata da parte del Governo francese. Da questo si evince l'assoluta necessità di realizzare la tratta Milano Torino, propedeutica alla conclusione del collegamento internazionale con Lione.
L'agenda dei lavori prevede una serie di visite che il Ministro Burlando compirà nei prossimi giorni in Piemonte: il 26 febbraio a Cuneo il 27 a Torino e il 28 a Novara. Le due prime visite (Cuneo e Torino) sono di carattere istituzionale - a Cuneo incontrerà la Provincia di Cuneo e la Regione; a Torino incontrerà Comune e Provincia di Torino e la Regione; per quanto riguarda invece la visita a Novara la sua segreteria ci deve ancora comunicare se l'incontro avrà carattere istituzionale oppure politico.
A Torino si discuterà anche del passante ferroviario, elemento di grande criticità finanziaria per il Comune di Torino, ma anche di grande rilevanza per l'intero riammodernamento della rete ferroviaria piemontese.
Da questo punto di vista, il Ministro ha dato la propria disponibilità ad aiutare il Comune di Torino a risolverne l'aspetto finanziario.
L'agenda dei lavori cosa prevede? Il principale impegno che il Ministro ha assunto - ed io ritengo estremamente importante che il Ministro dei Trasporti abbia deciso di entrare, in prima battuta, sulla definizione della tratta Milano-Torino - è di convocare tra il 15 e il 30 marzo la Conferenza dei Servizi, nella quale si dovrà riaprire la discussione sui punti ancora da risolvere, in maniera particolare, per quanto riguarda il Piemonte, il nodo di Novara. Successivamente, l'impegno che il Ministro ha assunto è di chiudere la Conferenza dei Servizi entro l'estate. Si tratta dunque di dichiarazioni molto specifiche e molto perentorie.
Il Ministro ha anche riconosciuto la validità di una richiesta che avevo sottoposto alla sua attenzione nel momento in cui ero stato convocato per discutere l'ipotesi della linea Genova-Milano: prima di discutere della Genova-Milano, la Regione Piemonte riteneva prioritaria la chiusura della discussione, e di conseguenza di tutte le analisi progettuali, sulla Torino Milano. Il Ministro mi ha assecondato in questa richiesta e ha dichiarato di accettare la volontà della Regione Piemonte; chiuso l'aspetto della Milano-Torino, si intraprenderà la discussione sulla Genova-Milano. Allo stato attuale delle cose, dunque, c'è un momento di "decantazione" sul secondo progetto e una grande determinazione per quanto riguarda la realizzazione della Torino-Milano.
Naturalmente sono state fatte considerazioni anche di carattere generale, relativamente alle quali il Ministro ha fatto presente la propria disponibilità.
E' ovvio che nella Conferenza dei Servizi la discussione dovrà specificamente occuparsi degli aspetti tecnici della tratta Torino-Milano ma saranno altrettanto necessari, nell'ambito della disponibilità da parte della Regione, un'analisi ed un approfondimento su tutti gli aspetti complessivi della viabilità e sugli impegni che le Ferrovie già in passato si erano assunte per quanto concerne la rete regionale. Tutto ciò sarà dunque oggetto specifico dell'incontro del 27 febbraio a Torino.
Vi trasferisco la grande soddisfazione mia e dell'Assessore Masaracchio, presente con me alla riunione, dovuta alla certezza della volontà specifica del Ministro di accelerare la definizione del progetto per poter finalmente arrivare alla cantierabilità. E' un'occasione - queste sono parole del Ministro - che la nostra nazione non può perdere un'occasione che la nostra Regione non deve assolutamente perdere.
Ieri ho notato maggiore disponibilità da parte degli Enti locali ad approfondire e a valutare in senso positivo la chiusura della Conferenza dei Servizi - anche da parte del Comune di Novara. Vista la presenza del Ministro, il patrocinio del Ministero dei Lavori Pubblici, nonché la dichiarazione, ormai palese e chiara, della volontà del Governo di realizzare queste linee (interconnesse con l'asse nord-sud, perché la Conferenza dei Servizi della Milano-Bologna è praticamente chiusa), ritengo ci siano ottime speranze affinché, per la fine dell'anno, possa essere definito l'aspetto procedurale, per partire, con il 1998, all'apertura dei cantieri per la realizzazione della tratta.
Ripeto, è stata una riunione, dal mio punto di vista e da quello dell'Assessore Masaracchio, molto proficua ed utile. L'elemento politico di estrema importanza che si è evinto dalla riunione è che il Ministero è assolutamente disponibile, ritenendo strategica, per l'aspetto trasportistico di cui parlavamo prima, la realizzazione di questa tratta.
E' tutto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

So che inizieremo la discussione sulla comunicazione del Presidente successivamente a quella sul bilancio, però vorrei avanzare una richiesta in modo che il Presidente del Consiglio possa sin da adesso meditare: non potremmo chiedere al Ministro Burlando, quando verrà a Torino (il 27 febbraio p.v.) di incontrare il Consiglio regionale?



PRESIDENTE

Passerò la sua comunicazione al Presidente della Giunta.



CHIEZZI Giuseppe

In sostanza, sarebbe possibile avere qui, in aula, il Ministro Burlando e discutere di Alta Velocità anche in Consiglio, oltreché in Giunta?



PRESIDENTE

Credo che il Presidente della Giunta non sia così geloso delle sue prerogative da non permettere che voi incontriate il Ministro.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame progetto di legge n. 260: "Provvedimento generale di finanziamento per l'anno 1997 degli interventi previsti da leggi regionali, nonch disposizioni finanziarie per l'anno 1998" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo ora l'esame del progetto di legge n. 260, di cui al punto 7) all'o.d.g.
Presidente Ghigo, continui pure l'illustrazione del bilancio.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Ieri ho concluso con le considerazioni sul finanziamento del DOCUP del triennio precedente e naturalmente di quello in discussione e in valutazione, già deliberato lunedì dalla Giunta, per il triennio 1997/1999.
Altre iniziative comunitarie.
Il Settore Industria ha seguito anche i PIC, Programmi Comunitari che mirano alla soluzione di problematiche specifiche di area e/o di settore.
Per l'avvio di tali Programmi, che avverrà nei primi mesi dell'anno, è stato previsto uno stanziamento complessivo di fondi regionali di 6,6 miliardi, i quali attiveranno 15,8 miliardi di contributi statali e 21,7 miliardi di finanziamenti comunitari.
4) Aree Industriali Attrezzate.
Questa linea di interventi ha come obiettivo quello di favorire un più equilibrato assetto economico (voci chiaramente legate alla composizione del DOCUP) e territoriale del sistema produttivo del Piemonte e la diffusione di nuove iniziative imprenditoriali.
L'azione della Regione, in attuazione della L.R. n. 9/80, si esplica con la concessione di contributi in conto capitale ai Comuni singoli, o a Comunità montane, o ai Consorzi di Comuni.
Nel corso del 1997 proseguiranno gli interventi già avviati ed avranno inizio le fasi operative relative ai nuovi interventi contenuti nel programma; l'entità dei finanziamenti regionali previsti per il 1997 dovrebbe ammontare a circa 4 miliardi di lire, previsione analoga a quella del 1996.
5) Promozione e diffusione dell'innovazione tecnologica.
Gli interventi, che sono previsti dalla L.R. n. 56/86, hanno come finalità la promozione e la diffusione dell'innovazione tecnologica e della qualità nel sistema delle imprese minori.
Nei primi undici mesi del 1996 sono stati approvati dal Comitato tecnico di Finpiemonte 143 progetti, con un intervento dell'apposito fondo regionale gestito da Finpiemonte, di 15 miliardi circa; dall'inizio della sua applicazione le domande di finanziamento approvate sono state 904, con un impegno del fondo per 90 miliardi.
Nel 1997 la Regione prevede di mettere a disposizione per gli interventi previsti dalla suddetta legge la somma di 3 miliardi di lire. Un ulteriore miliardo sarà previsto per sostenere le iniziative regionali di innovazione tecnologica, quali i parchi tecnologici che si stanno avviando.
6) Distretti Industriali.
Sono 25 le zone del Piemonte classificate come distretti, con specializzazioni produttive in campo meccanico, tessile-abbigliamento, agro alimentare, orafo; distretti cui va lo stanziamento di oltre 3 miliardi prima ricordato.
Lavoro ed occupazione.
Relativamente al tema "lavoro ed occupazione", farò alcune considerazioni in coda di comunicazione.
Le diverse leggi di intervento nel settore prevedono stanziamenti significativi a favore della cooperazione per 14 miliardi, dei cantieri di lavoro per 3 miliardi, dello sviluppo di nuove imprese per oltre 9 miliardi e dei CILO (Centri Informazione Lavoro ed Occupazione) per più di 1 miliardo.
L'Assessorato ha attivato azioni volte a favorire il reingresso di soggetti deboli sul mercato del lavoro e sta valutando le conseguenze e le misure necessarie a fronte della crescente immigrazione, di fronte ai ben noti squilibri demografici.
Ma al lavoro e all'occupazione, temi di cui tratteremo più oltre, è strettamente connessa la formazione professionale.
Formazione professionale.
Nel corso del 1997 il Settore Formazione Professionale è impegnato ad implementare i rapporti di collaborazione con le Amministrazioni locali sul territorio regionale, oltre alla progettazione di nuove logiche per la programmazione delle attività formative.
Un capitolo importante è quello della determinazione di una maggiore integrazione tra le scelte politiche nazionali individuate nel cosiddetto "patto per il lavoro" e le scelte programmatiche del settore.
Nel corso dell'anno si dovrà avviare la trasformazione dei centri di formazione a gestione diretta regionale in società consortili miste. Verrà attivato il Comitato guida della qualità per la certificazione dell'azione nell'ambito dei soggetti erogatori della formazione. La programmazione delle attività formative dovrà contenere nelle proprie linee-guida gli elementi necessari per adeguare l'offerta formativa alla realtà dei sistemi produttivi e della loro trasformazione.
Rispetto al 1996 la Regione ha incrementato il capitolo finanziamento corsi di 5 miliardi, destinati a promuovere l'integrazione tra agenzie formative ed istituti tecnici. E' stato inoltre incrementato di 1,5 miliardi il capitolo del cofinanziamento regionale ai programmi comunitari a fronte di ulteriori progetti realizzabili dalla Regione nel corso del 1997. L'ammontare complessivo dei finanziamenti è di oltre 231 miliardi di lire.
Ambiente.
Le voci di bilancio di maggior rilievo nel settore riguardano il finanziamento dell'Agenzia regionale per l'ambiente (ARPA), i contributi per interventi su acquedotti e fognature, gli interventi per i bacini montani, la spesa correlata agli interventi previsti dalla Finanziaria regionale 1996 e dalla Finanziaria statale 1995.
Gli interventi si orientano nelle direzioni della bonifica, lo smaltimento dei rifiuti, gli interventi integrati nel settore.
Il settore opera nella direzione della tutela e valorizzazione delle risorse naturali, tenendo conto delle esigenze assolutamente prioritarie della tutela del suolo, a fronte dei gravi eventi calamitosi che si sono presentati con allarmante regolarità negli ultimi anni.
Sul tema più generale e strategico della prevenzione nella tutela dell'ambiente, particolare rilievo assume l'avvio di attività dell'ARPA nuovo supporto tecnico-scientifico dell'Amministrazione, cui sono dedicate le risorse prima richiamate.
Urbanistica.
I fondi per lo sviluppo dell'uso delle fonti rinnovabili in edilizia è a carico del bilancio regionale, mentre cospicue risorse per l'edilizia provengono dalla Finanziaria statale 1996 e soprattutto dall'intervento di accelerazione della programmazione attuato con lo stralcio della gestione FIP.
Di particolare significato sociale è l'azione per la ristrutturazione della prima casa, mentre significato spiccatamente orientato verso lo sviluppo è quello della legge di parziale modificazione della normativa urbanistica regionale, con l'introduzione di importanti meccanismi di decentramento.
Ciò rappresenta un'innovazione nella direzione della modernizzazione dell'Amministrazione, della riduzione degli oneri burocratici per il pubblico, per il privato e in prospettiva il recupero della credibilità stessa della Regione come autentico momento di scelta e programmazione, al di là delle minute esigenze quotidiane del territorio.
Con riferimento al provvedimento relativo alla casa l'azione è tesa a prevedere nuove modalità di intervento che consentano di superare il dissidio Stato-Regioni-Comuni, lesivo per tutti e in particolare per il cittadino.
Commercio ed Artigianato.
Per il credito al settore commerciale si propone un incremento di disponibilità a favore dell'ammodernamento delle piccole e medie imprese.
Il contributo a fondo perduto è giunto ad un massimo del 15 dell'investimento facendo lievitare le richieste inoltrate.
Nel settore artigiano il fondo di rotazione si è rivelato strumento efficiente per l'assegnazione di mutui agevolati. L'approvazione del testo unico sull'artigianato prevede un incremento delle risorse per l'attivazione di nuove forme di sostegno come gli investimenti sull'adeguamento alle norme di sicurezza nei luoghi di lavoro o la riconversione ad uso artigianale di aree industriali dismesse. In questo contesto merita sottolineare i servizi di promozione commerciale, le agevolazioni alle esportazioni, la tutela ed il rilancio dell'artigianato artistico.
La Regione intende confermare e potenziare il ruolo di sostegno agli Enti locali nell'ambito della promozione turistica.
Per la tutela del consumatore si segnala un consistente aumento di fondi.
Montagna.
L'operato della Giunta regionale a favore delle zone di montagna è teso a promuovere la riqualificazione del territorio, le attività produttive ed economiche. Particolarmente rilevanti sono il Fondo regionale per la montagna, i fondi e i contributi per le spese di finanziamento delle Comunità montane e il Fondo per le spese relative allo svolgimento delle attività di interesse regionale da parte del Corpo forestale dello Stato.
Il governo regionale ha perseguito gli obiettivi di sviluppo socio economico delle aree di montagna, di mantenimento, miglioramento ed incremento degli ecosistemi forestali, di incentivi agro-silvo-pastorali e di gestione territoriale.
Agricoltura.
Il settore, così importante come i recenti episodi dimostrano, opera nei campi del cofinanziamento degli interventi comunitari e ricorre in modo significativo agli interventi del FIP. L'agricoltura ha un ruolo strategico per la diversificazione dell'apparato produttivo regionale e una stretta connessione con le tematiche territoriali ed ambientali.
E' da evidenziare l'impegno della Giunta per studi, indagini e formazione sulla lotta fitopatologica integrata, i contributi alle Associazioni degli allevatori, per gli Enti e Consorzi per la realizzazione di opere irrigue, per le cooperative, i contributi sulle spese di primo insediamento di giovani agricoltori e a favore di imprenditori agricoli singoli od associati.
L'azione dell'Assessorato si è inoltre incentrata sulla valorizzazione dei prodotti agricoli, il miglioramento delle strutture agrarie e lo sviluppo agricolo nelle zone rurali.
Cultura.
Anche quest'anno il governo regionale individua nella cultura uno spazio importante non solo di tutela civile della propria storia, ma anche un campo per lo sviluppo economico e produttivo del Piemonte. I temi prioritari sono stati individuati nella valorizzazione e recupero delle Residenze e Collezioni reali (Venaria), del patrimonio religioso in vista del Giubileo e dell'Ostensione della Sindone, nei grandi lavori per il Forte di Exilles, Palazzo Madama, Duomo di Torino e Palazzo Reale, nella modernizzazione tecnologica ed amministrativa di musei e biblioteche, negli accordi di programma sul patrimonio culturale di città e province nell'integrazione tra cultura e turismo. L'indirizzo regionale è di qualificare sempre più la spesa della Regione orientandola agli investimenti strutturali ed infrastrutturali, ricercando per la gestione forme di partenariato con gli Enti locali e l'intervento di privati.
Uno spazio a parte merita il già citato progetto delle Residenze reali che vede nel recupero di Venaria il suo momento più significativo. I 200 miliardi di fondi regionali, statali ed europei destinati allo scopo rappresentano uno dei più significativi investimenti mai effettuati in tema di recupero di beni culturali.
Dalla lettura del bilancio emerge che gli interventi relativi alla cultura potrebbero essere interpretati come una smobilitazione, in quanto è iscritto un investimento inferiore rispetto a quello dell'anno scorso.
Questa considerazione è invece riconducibile - nel caso qualcuno l'avesse fatta, ma poi nel dibattito probabilmente ci sarà la possibilità di approfondirlo - al fatto che abbiamo inserito gli stessi soldi che avevamo inserito all'inizio del 1996, dopodiché l'incremento è avvenuto in fase di assestamento di bilancio. Dichiaro che è intenzione della Giunta di procedere esattamente nello stesso modo, nel senso che abbiamo l'intenzione di investire esattamente le risorse che abbiamo investito nel 1996, ma lo faremo nel corso dell'anno a consuntivo, anche per la considerazione - che ho già espresso ieri - che la finanza regionale non è ancora definita: c'è l'IREP, l'Ecotassa, ci sono alcuni aspetti ancora da mettere a punto e di conseguenza le risorse libere che dovremo destinare non abbiamo ancora avuto modo di definirle. Pertanto siamo partiti dal presupposto storico del dato del 1996, ma c'è lo specifico impegno da parte dell'Assessore condiviso da tutta la Giunta, che nel corso del 1997, quando faremo le revisioni di bilancio, destineremo le cifre analoghe per proseguire la politica di grande investimento che la Giunta ha deciso di realizzare nei confronti del settore culturale.
Conclusioni.
Alcune conclusioni finali, che vanno anche al di là della portata del bilancio annuale.
In primo luogo, il tema delle deleghe ci è stato sottoposto anche nelle consultazioni svoltesi nelle varie Commissioni, da parte delle Province nei confronti della Regione. Mi permetto di sottolineare che ci troviamo in un momento di particolare trasformazione, nel quale noi stessi aspettiamo l'applicazione dei decreti Bassanini per avere in maniera chiara ed esplicita la certezza dei compiti che ci verranno trasferiti. E' innegabile che il problema che le Province sentono nei nostri confronti è lo stesso che noi sentiamo nei confronti dello Stato. Infatti siamo di fronte ad una situazione che potrebbe vedere un trasferimento di deleghe dallo Stato centrale alle Regioni, ma la discussione sulla copertura finanziaria delle stesse è tutta da fare.
In sostanza, ho fatto questa considerazione di carattere generale per dire che siamo assolutamente disponibili a rispondere alla sollecitazione che le Province, nell'ambito della Commissione, hanno portato al tavolo della Regione. Nelle prossime settimane convocheremo una riunione per intraprendere un'analisi puntuale e corretta su quelle che saranno le possibili deleghe che noi trasferiremo alle Province, e sulle coperture finanziarie delle attuali deleghe che abbiamo trasferito alle Province.
Quindi, non c'è preclusione, ma totale disponibilità ad analizzare tale eventualità con le Province.
Inoltre, si assicurano gli enti destinatari che i trasferimenti di competenze non saranno disgiunti dal necessario conferimento delle risorse introducendo opportuni criteri di organicità ed impostando una soluzione che dia, in prospettiva, certezza alle Province per la formazione dei rispettivi bilanci.
In secondo luogo, gli impegni assunti in direzione di un contributo in termini di aliquota sul bilancio, destinato ad azioni promosse in ambito FAO, sono confermati, nel senso che la discussione avvenuta in aula ha stabilito una certa disponibilità ad assumere tali iniziative.
Infine, l'argomento che più mi preme sottolineare (elemento qualificante nell'azione politica che questo bilancio, dal punto di vista amministrativo, vuole rappresentare nei confronti del territorio piemontese) è quello dell'occupazione, in merito al quale, nell'ambito della discussione che oggi avverrà sugli emendamenti che le forze di opposizione hanno presentato, come Presidente della Giunta voglio dichiarare la volontà di una valutazione approfondita e corretta, in quanto ritengo che su un tema come questo sia opportuno raccogliere valutazioni più ampie. Si tratta di un tema strategicamente determinante per il nostro territorio e noi non possiamo non avere un orecchio particolarmente sensibile alle sollecitazioni che possono anche venire attraverso la presentazione di emendamenti da parte dell'opposizione. Credo pertanto che la discussione su questo tema dovrà trovare, nell'ambito dell'esame che faremo oggi sui singoli emendamenti, da parte della Giunta una certa qual disponibilità ad una valutazione in prospettiva a prescindere da chi o da dove tali emendamenti sono stati presentati.
L'attuazione sarà valutata nelle sedi opportune secondo le obbligazioni assunte.
Infine, la preoccupazione centrale, cioè l'azione per l'occupazione.
Come anticipato nel documento che traccia le linee per la nuova programmazione regionale, la prima delle azioni che la Regione può mettere in atto e sulla quale siamo massimamente impegnati è quella dello sviluppo delle infrastrutture.
Questo, naturalmente, emerge in tutte le nostre azioni: infrastrutture tradizionali nel campo dei trasporti e dell'azione sul territorio, perch strategicamente noi riteniamo l'infrastrutturazione della nostra Regione un elemento determinante per il rilancio produttivo occupazionale del territorio; aree industriali, parchi tecnologici ed innovazione, quale il "Piemonte in rete", che serve a modernizzare la pubblica amministrazione ma anche a fornire alla collettività piemontese le basi per il definitivo sviluppo della società dell'informazione.
Tra le azioni di investimento nella direzione della cultura prima fra tutte vi è la scelta su Venaria.
Un secondo passo è l'azione per l'imprenditorialità, sia nel campo della micro imprenditorialità e dell'imprenditorialità giovanile, sia più in generale come emissione dell'Ente pubblico nella realizzazione dello sviluppo.
La Regione deve operare per il consolidamento e la crescita del futuro tecnologico della nostra area. Lo scopo è operare per creare posti di lavoro duraturi capaci di sostenersi da soli e di generarne altri.
La Regione, dunque, come starter per l'occupazione e moltiplicatore delle risorse di un tessuto produttivo che storicamente è rappresentato da una vocazione nel settore meccanico, con la presenza di una concentrazione di grandi imprese. Abbiamo la necessità e l'obbligo, secondo me, di implementare lo sviluppo delle piccole e medie imprese: questo naturalmente, con differenziazione di pressione fiscale nei confronti delle grandi aziende rispetto alle piccole, come avviene in altri Paesi europei diversamente, non potremo mai avere un tessuto produttivo in trasformazione, da piccola azienda a media, da media a grande; occorre una differenziazione e noi porteremo questo elemento di riflessione nelle sedi opportune, a livello governativo.
C'è volontà di diversificazione, con il mantenimento degli investimenti nel settore della cultura; c'è un incremento e un mantenimento degli investimenti per quanto riguarda gli aspetti turistici, una sensibilizzazione particolare agli investimenti e agli interventi per la tutela dell'ambiente e il riordino idrogeologico del nostro territorio; c'è la grossa preoccupazione, come sottolineavo prima, di creare quelle situazioni di starter, di catalizzatore.
La Regione dovrebbe assumere un ruolo catalizzante nei confronti di questo processo chimico - se vogliamo fare questo paragone - per permettere al nostro tessuto produttivo di assumere dimensioni più diversificate sulla piccola e media impresa, non solo con una valutazione legata al settore meccanico, ma anche all'aspetto occupazionale. Tutto questo, secondo noi non può che avvenire attraverso un riammodernamento di due aspetti: uno è quello infrastrutturale del nostro territorio, perché senza infrastrutture non siamo competitivi né rispetto alle altre Regioni italiane n soprattutto, rispetto all'Europa; l'altro aspetto fondamentale è il riammodernamento ed una maggiore efficienza da parte dell'amministrazione pubblica. Questi gli elementi, se volete di carattere filosofico ma anche pragmatico, che attraverso la politica di bilancio tentiamo di perseguire.
Naturalmente, oltre a quella che io considero ordinaria amministrazione non in senso riduttivo - ovvero il finanziamento delle leggi esistenti la gestione dei trasferimenti dallo Stato alle Regioni in modo efficiente e sempre più razionale, voglio sottolineare - perché mi sembra che questo Consiglio non abbia dato la giusta portata politica a questa considerazione che la Regione Piemonte ha deciso di non aumentare il prezzo della benzina e del metano. Parecchie Regioni hanno intenzione di farlo naturalmente se non si trova un accordo fra tutte le Regioni questo non avverrà. La dichiarazione che io ho fatto nella Conferenza dei Presidenti è che comunque la Regione Piemonte ha impostato un bilancio, per il 1997, che prevede il non aumento di queste due aliquote, che ci siamo potuti permettere attraverso una razionalizzazione delle spese e una ricontrattazione di tutti i mutui. Nel momento in cui da parte del Governo avremo l'indicazione del livello di indebitamento che potremo permetterci con la sottoscrizione di nuovi mutui potremo intraprendere ulteriori azioni di prospettiva grazie anche alla condizione favorevole che il nostro Paese vive in questo momento.
Il costo del denaro è decisamente più basso rispetto al passato; siamo sicuramente in un momento in cui, avendone la possibilità, si possono fare investimenti nella direzione di tipo strategico che vi ho indicato.



PRESIDENTE

Grazie, Presidente, per la sua comunicazione e per l'integrazione relativamente ai suoi colloqui romani.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Intervengo soltanto in questa fase, sulla comunicazione, per porre un quesito al Presidente della Giunta.
Non possiamo che essere soddisfatti per le notizie fornite nel corso della comunicazione in ordine all'Alta Velocità. Quello che chiedo al Presidente Ghigo è se in preparazione della Conferenza dei Servizi annunciata mi pare per l'inizio di marzo, non sarebbe utile censire le questioni che come Regione Piemonte intendiamo portare alla Conferenza stessa, esaminandole insieme magari in II Commissione; ci potrebbe essere in questo modo, una prima valutazione, qualche utile suggerimento.
Devo porre una domanda relativamente alla tratta Milano-Genova, che mi pare tema importante.
La posizione assunta dal Presidente, che condivido, mi pare di ordine tattico. Egli dice: "Prima definiamo la Torino-Milano, poi vediamo la Milano-Genova".



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere Saitta, adesso lei sta intervenendo su...



SAITTA Antonino

Sulla comunicazione del Presidente.



PRESIDENTE

Farà anche la dichiarazione generale sul bilancio? Grazie.



SAITTA Antonino

Mentre concordo sulla posizione tattica del Presidente Ghigo, resta da affrontare il problema strategico.
Credo che su questo tema ci debba essere una presa di posizione più complessiva: occorre stabilire come intendiamo comportarci rispetto a queste linee; senza strategia corriamo il rischio che le cose vadano avanti con minimo nostro potere di partecipazione alla gestione di queste opere.
L'invito è di approfondire il tema con una comunicazione più specifica intorno alla Milano-Genova.
Sul bilancio non faccio un intervento generale; colgo una valutazione che condivido, fatta dal Presidente Ghigo nella sua conclusione e che egli ha definito pragmatica, ma che in realtà mi pare fortemente politica; egli ha individuato nelle infrastrutture e nell'efficienza della Pubblica amministrazione le due grandi leve per lo sviluppo del Piemonte. Non ho colto, però, nel bilancio di previsione 1997, dove e in che maniera si intende operare attraverso questi due strumenti. Non ho rilevato interventi nel bilancio, sia nella parte corrente sia nella parte degli investimenti dai quali sia possibile desumere che l'ottima intenzione del Presidente possa trovare attuazione in termini di capitoli di spesa.
Non vedo nulla, per quanto riguarda le infrastrutture, perlomeno quelle infrastrutture che dovrebbero modernizzare il territorio piemontese e renderci competitivi con altre aree europee; non trovo nulla neanche per quanto riguarda l'altro grande obiettivo: l'efficienza della Pubblica amministrazione. Se Presidente e Giunta intendessero aiutarmi in questo tipo di lettura, mi permetterebbero successive valutazioni di tipo generale.



PRESIDENTE

Mi scusi, Consigliere, la pregherei di completare il suo discorso altrimenti nella discussione generale non potrò darle nuovamente la parola a meno che lei non intenda intervenire sul primo articolo del bilancio.



SAITTA Antonino

Interverrò sul primo articolo di bilancio, ma i due elementi di carattere politico cui ho accennato mi parevano fondamentali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

L'intervento corposo sulle linee generali del bilancio verrà svolto dal compagno Papandrea. Io mi limiterò, in termini sintetici, ad esprimere il nostro giudizio negativo, che nasce soprattutto da una considerazione: ci sembra che dalla spezzettata manovra di bilancio non sia emersa alcuna politica, nemmeno quella di centro-destra, ove sia mai esistita.
Manca un filo conduttore e anche i settori sui quali il Polo di centro destra fa più propaganda e professione di attenzione, sono tutto sommato sottovalutati.
Il settore commerciale non mi sembra sia stato minimamente preso in seria considerazione, tant'è che anche Rifondazione Comunista, ritenendo scarsa l'attenzione, ha presentato emendamenti in merito.
Manca una visione generale, manca una visione di progetto; abbiamo proposto una serie di emendamenti atti a riempire i buchi lasciati vuoti.
Abbiamo poi una proposta di carattere generale che esporr sinteticamente, riservandomi di soffermarmi successivamente, in fase di illustrazione degli emendamenti.
Di fronte al problema dell'occupazione proponiamo uno scatto in avanti con un grande investimento: 100 miliardi attraverso accensione di mutui. Questo per intervenire su tutte le situazioni di suolo non sicuro, per renderlo sicuro con l'impiego di manodopera specializzata, con messa in circolo di studi, di ricerche, quindi mettendo un motore diverso al Piemonte.
Suolo sicuro: sono 100 miliardi, vogliamo utilizzare alcune leggi; ci rendiamo conto che questo è un impegno per la Regione Piemonte, per riteniamo importante che in questo momento l'occupazione venga al primo posto e la Regione si indebiti per ulteriori 100 miliardi - visto che lo può fare per 300 miliardi.
Ci siamo fermati a 100 miliardi perché ci rendiamo conto che non possiamo consumare tutto, ma noi riteniamo che un investimento di questo genere, almeno per tre anni, possa contribuire a fare questa scelta.
Questo il giudizio generale sul bilancio.
Per quanto riguarda l'Alta Velocità, penso che dalla comunicazione del Presidente emergano delle novità. Il fatto che il Ministro parli di "quadruplicamento" non lo prenderei sotto tono, come ha fatto il Presidente: c'è una grossa differenza.
Parlare di quadruplicamento della rete esistente - e non di Alta Velocità - è cosa diversa, in quanto una delle critiche fondamentali mosse all'Alta Velocità è che non si tratterebbe di quadruplicamento, ma di un nuovo sistema ferroviario affiancato all'attuale con il quale avrebbe pochissime relazioni; il quadruplicamento, di solito, è inteso come estensione dell'attuale sistema.
Il fatto che il Ministro abbia usato questo termine non è irrilevante e ai fini del dibattito penso sia utile una verifica - così come auspicato dal Ministro - su una logica che, mi pare, venga oggi rimessa in discussione. Non è in discussione il maggior ruolo delle ferrovie, sul quale siamo tutti uniti, il problema è se il progetto Alta Velocità consegue tale obiettivo - la nostra forza politica non è di questa opinione.
La richiesta di poterne discutere - oltre che in Commissione anche in Consiglio - è per consentire al Piemonte di dire al signor Ministro - che sta riflettendo su questi temi - quali sono le opinioni e le opzioni in campo da parte di tutte le forze politiche. Non c'è nulla di consolidato continuare a progettare "a trecento all'ora" non è necessario se i treni poi non possono sopportare una tale velocità. Perché allora continuare una progettazione così dura e così costosa? Sono molti gli elementi in discussione; per esempio, la Torino-Milano può essere quadruplicata in modo molto diverso, molto più interconnesso; la Genova-Milano può essere rimessa interamente in discussione in vista di un diverso progetto di sviluppo del nostro territorio; il collegamento Torino Lione può essere rafforzato senza il tunnel di 46 chilometri e il raddoppio completo delle linee.
Sono tanti gli elementi sui quali il Ministro ha aperto una fase di confronto. Abbiamo tempo fino al 15 marzo; gradirei, sia in Commissione sia in Consiglio, un momento di confronto vero e di sintesi.
Questi gli elementi che volevo mettere in luce; c'è poi il problema del nodo di Torino: mi risulta che la volontà della Regione sia di non rendere alcun parere alla Conferenza dei Servizi finché non si risolve il problema con tutte le relative connessioni regionali - sulla Torino-Milano.
Ci sono vari problemi che mi sembra possano essere affrontati in modo nuovo - e mi rivolgo all'Ulivo - rispetto al passato. Certi tabù, certe rigidezze sembrano venute meno da parte del Ministro e mi pare ci sia apertura al ragionamento.
Alcune distanze permangono tuttora, ma ora c'è anche terreno sul quale confrontarsi seriamente. Anche la Presidente della Provincia di Torino Bresso, mi sembra che sulla Torino-Lione stia dicendo cose diverse dal passato.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Che noi non condividiamo!



CHIEZZI Giuseppe

Dato il panorama meno blindato, meno plumbeo, qualcuno potrebbe per cominciare a ragionare in modo diverso: "E se non fosse così separato? E se si trattasse di un quadruplicamento? E se la connessione fosse stretta? E se si sciogliesse la TAV?".
Sono tanti i "se" che il Ministro Burlando non ha negato e si è dimostrato disponibile ad ascoltare.
Diamogli modo, quando verrà a Torino, di sentire tutte le voci; spero ci sia anche un maggiore ascolto reciproco, in questo campo, del settore di sinistra.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Angeli.



ANGELI Mario

Nutriamo anche noi delle perplessità sul bilancio proposto, tant'è che abbiamo presentato degli emendamenti.
Si fa abbastanza fatica a comprendere quali siano le motivazioni vere e reali della presentazione in due riprese del bilancio. Capisco il significato delle spese fisse; faccio più fatica a comprendere l'ammonticchiarsi di quattrini da utilizzare successivamente. In conclusione, mi diventa drammaticamente impossibile comprendere effettivamente dove si vuole "andare a parare" con la programmazione di questa Regione.
Per quanto riguarda la comunicazione del Presidente, volevo anch'io mettermi in sintonia con quanto diceva il Consigliere Chiezzi. Il quadruplicamento di una linea non è l'Alta Velocità. L'Alta Velocità è cosa assolutamente diversa, se per Alta Velocità si intende quella francese.
Credo che - come ho già affermato in precedenza - sia impossibile per l'Italia restare fuori dalla famosa "T", ossia l'asse Torino-Milano-Genova Lione e - se così vanno le cose - Brennero-Verona-Roma-Napoli.
Questo tipo di scelta deve sicuramente essere attuata; credo però che anche il Ministro - e in questo mi associo al Consigliere Chiezzi - debba rendersi conto della drammaticità in cui versa il nostro sistema ferroviario.
Chi avesse voglia di ridere - o di preoccuparsi - dovrebbe acquistare Il Secolo XX di ieri e leggere quanto successo tra lunedì e martedì notte sulla linea Milano-Genova. Il rapido partito da Milano alle 21 è arrivato a Genova Principe alle 3,30: è caduta la linea, è deragliato un primo treno poi un secondo ed un altro ancora successivamente! In ciò mi rifaccio anche a quanto successo con il Pendolino: molto sagacemente qualcuno ha addossato ogni colpa ai macchinisti, e dunque alla velocità, che però non si riesce a capire quale fosse, visto che la cosiddetta cassetta nera, che altro non è che una zona tachimetrica, è stata sequestrata.
Quasi costantemente si verificano ritardi impensabili sulle linee ferroviarie non solo del Piemonte, ma della Liguria, della Lombardia, ed incidenti anche gravi: nessuno si preoccupa di mettere mano alla struttura complessiva, dorsale delle ferrovie italiane. Oltreché parlare di Alta Velocità vorremmo parlare anche di risistemazione complessiva delle ferrovie.
Ragionamento a sé stante deve essere quello relativo alla linea Milano Genova. Così com'è stata presentata è cosa che non sta da nessuna parte! Non è possibile: io non sono un ingegnere né un tecnico, a lume di naso però, non riesco a comprendere il motivo di certe gobbe e perché i costi delle strade ferrate debbano aumentare a dismisura; si parla di quasi 100 miliardi! Cento miliardi non sono noccioline! Sono soldi che dobbiamo tirar fuori dalle tasche dei cittadini! Ci troviamo di fronte ad una situazione paradossale; si parla di linee ad Alta Velocità - 300 km/h - per trasferire le merci; le merci non possono essere trasferite su queste linee perché ne distruggono il tracciato! Pregherei vivamente il Presidente del Consiglio e il Presidente della Giunta regionale di far sì che all'incontro con il Ministro Burlando sia presente anche il Consiglio regionale, per poter discutere di queste questioni. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Grazie, Presidente. Intervengo brevemente sulla comunicazione del Presidente della Giunta regionale relativa all'incontro di ieri con il Ministro Burlando.
Innanzitutto ritengo che la Giunta regionale debba cambiare idea sull'Alta Velocità, considerando la riflessione che sta emergendo nel nostro Paese e soprattutto, nei Paesi che per primi hanno applicato questa tecnologia. Non si può essere determinati nel modo in cui dimostra la Giunta essere, viste le considerazioni e riflessioni generali emergenti da più parti.
Una recente lettera del Presidente Ghigo al Ministro Burlando credo sia stata abbastanza significativa: "Ci va bene tutto, purché facciate quanto a noi interessa; diversamente, se non fate quanto a noi interessa, non ci starà più bene niente". In questa nota non c'è alcuna considerazione sull'utilità tecnologica, sulla convenienza dal punto di vista della mobilità e così via.
Ritengo opportune posizioni meno strumentali, meno ideologiche e più dirette all'essenza del problema: occorre ripensare alla questione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Interverrò in termini generali e molto velocemente per quanto riguarda le problematiche del bilancio, poiché interverrà successivamente e in modo esaustivo per il nostro Gruppo il Consigliere Miglietti.
Condivido le osservazioni precedenti di altri colleghi; penso però che non individuandosi nel bilancio scelte nette, un'idea forte di governo della Regione e una direzione di marcia precisa, ci siano questioni che non vengono sufficientemente evidenziate.
Mi riallaccio quindi alla comunicazione del Presidente della Giunta regionale sulle problematiche relative all'Alta Velocità e ad una visione strategica sulle grandi infrastrutture, che rappresentano certamente una delle questioni centrali, oggi all'o.d.g., e rispetto alle quali, come Gruppo, rileviamo una non scelta, un non indirizzo preciso di governo all'interno del bilancio.
Per quanto riguarda la problematica delle infrastrutture per l'Alta Velocità in particolare, abbiamo con interesse appreso le risultanze dell'incontro svoltosi ieri a Roma. Ci pare di comprendere che in una complessiva prospettiva del Governo, sono all'o.d.g. del dibattito alcune importanti novità. In particolare, il rapporto merci/passeggeri e questione centrale della relazione del Ministro Burlando alla Commissione Trasporti della Camera, quella relativa agli appalti e ai costi. Queste ci paiono, in sostanza, le problematiche aperte sul piano generale.
Per quanto riguarda il Piemonte in particolare, abbiamo un appuntamento importante: si riapre la Conferenza dei Servizi sulla tratta Torino-Milano.
Appuntamento di importantissimo rilievo anche perché su tale tratta sono aperti nodi estremamente problematici. Penso, in particolare, al nodo di Novara.
Ritengo ci si debba preparare a questo appuntamento con un'attenzione alle problematiche di ordine più complessivo, quindi al rapporto merci/passeggeri, al rapporto appalti/costi ed anche al rapporto tra Alta Velocità e linee ferroviarie ordinarie, quelle che comunemente utilizziamo e che necessitano di un potenziamento. In questo, facendo riferimento all'applicazione dell'Accordo di programma del 1993, siglato dalla Regione in tale prospettiva.
Tre le questioni da mettere al centro del previsto incontro con il Ministro in Piemonte, così come la possibilità di chiusura delle problematiche aperte nel modo più vantaggioso possibile per quanto riguarda importanti territori piemontesi. Consideriamo infatti di estrema importanza il confronto con il Ministro, al quale la Regione dovrà accostarsi con una posizione assolutamente ponderata e motivata rispetto alle novità e alle questioni aperte, affinché la Conferenza dei Servizi debba e possa essere per noi un'occasione importante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Miglietti.



MIGLIETTI Franco

Grazie, signor Presidente. Colleghe e colleghi, la novità che registriamo quest'anno è il tentativo del Presidente della Giunta regionale di approccio all'approvazione della parte politica di bilancio - se così si può definire il disegno di legge n. 260, di integrazione del n. 253 - in modo più articolato e completo, tentando di entrare nel merito e delineando una certa coerenza politica sugli obiettivi postisi dalla Giunta all'indomani del 1995.
Dall'intervento del Presidente si evince una discrepanza notevole in termini di tempo. Ritengo che una relazione così impostata sarebbe stata accettata e da noi valutata in modo assolutamente positivo se fosse stata presentata in previsione del bilancio 1996, ad un anno dall'insediamento della Giunta Ghigo. In questo momento, a due anni dall'insediamento, la riteniamo assolutamente anacronistica; stabilisce una strategia che avrebbe dovuto avere compimento a due anni dall'insediamento della Giunta. Non si può, a due anni di distanza, definire una strategia ed operare un'analisi di ciò che si "dovrebbe" fare, e che invece, a mio modo di vedere - ma credo sia il giudizio di tutto il centro-sinistra - "avrebbe dovuto" essere fatto. E' quindi una critica di immobilismo e di non coerenza con le premesse del 1995.
Il punto fondamentale della strategia proposta, che si basa su uno dei punti di competenza principale del governo regionale, il Piano di sviluppo regionale, viene solo accennato. Ne viene allegata una prima bozza, nella quale però non vi è alcuna analisi completa della situazione economica del Piemonte, del significato del residuo del momento molto problematico della deindustrializzazione e del post industriale di cui ha sofferto principalmente la nostra regione. Alcune regioni sono state toccate marginalmente dal problema, altre molto meno, ma per il Piemonte è stato un momento di grande sofferenza. E questo vale per il sistema industriale, per il sistema commerciale e per il sistema artigianale.
Il Piano regionale di sviluppo era il lavoro principale cui la Giunta insediatasi all'indomani del 1995, avrebbe dovuto accingersi come compito e dovere da portare a compimento per il bilancio 1996. Delinearne le linee dopo due anni e non averne ancora definito i termini operativi, e quindi legislativi o comunque istituzionali, credo sia un limite veramente notevole.
Non ho letto, all'interno delle scelte assessorili, quanto si prefigge la Regione Piemonte nei diversi tasselli che devono comporre il Piano di sviluppo regionale: il sistema dei trasporti, della viabilità, delle aree industriali, del commercio, della viabilità in termini generali e quindi delle grandi infrastrutture.
Si accenna dicendo: "lo leggeremo più avanti, nell'ambito dei Piani singoli, nei tasselli del mosaico che comporranno il Piano regionale di sviluppo"; lo stesso Piano territoriale necessita assolutamente di un aggiornamento. Tutto questo, con un anno di ritardo; il che comporterà per il governo regionale una fretta inopportuna nel concretizzare i tasselli del grande mosaico del Piano regionale di sviluppo.
In una parte della relazione del Presidente viene sottolineato che la popolazione si sta modificando, che vi è invecchiamento della popolazione e poco incremento delle nascite - problema non solo piemontese, ma nazionale.
Nulla viene detto, però, su cosa comporta per il Piemonte un rapporto giovane-anziano quasi di uno a uno; dello sconvolgimento tellurico che comporta nel sistema dei rapporti umani. Se non prendiamo accorgimenti anche in termini culturali non sapremo a cosa andremo a parare all'indomani del 2000 - quindi fra tre o quattro anni. Di tutto questo non si fa cenno non si dice quali sono le strategie messe in campo o qual è la volontà del governo regionale in tal senso.
Questi i punti salienti e fondamentali. Non parliamo poi dei poli di sviluppo, del recupero ambientale, di tutti i problemi conseguenti alla dissennata politica di tipo generale portata avanti dal nostro Paese, ma anche della Regione Piemonte, in questi anni.
La Giunta Ghigo - punto che intendo sottolineare - ha avuto una grande chance, che avrebbe dovuto saper cogliere: otto mesi di governo di centro sinistra hanno prodotto leggi importanti, che hanno permesso al Governo Ghigo di promulgare - depurate dalle leggi di bilancio, che ritengo siano un dovere e non una scelta - circa quaranta leggi. Su novanta leggi regionali, quaranta provengono dalla vecchia amministrazione, dalla Giunta Brizio.
Anche sotto il profilo della produzione legislativa vi è stato grande rallentamento; lo verifichiamo in sede di Commissione: vi sono Commissioni che si riuniscono per non più di dieci minuti perché non vi sono argomenti all'o.d.g. E questo non credo sia ascrivibile soltanto al fatto che vi sono troppe Commissioni, ma probabilmente anche all'improduttività dei Gruppi consiliari in generale. Essendo però acclarato al governo della Regione Piemonte, per Statuto e per legge, il compito di impulso al sistema legislativo, credo vi sia chiara impasse di idee.
Esprimo comunque un giudizio assolutamente positivo per come è stato condotto il bilancio. Occorre riconoscere al Presidente Ghigo di essersi esposto, abbandonando un pochino la tecnica del "non dire", alla quale difficilmente vi è replica. L'assunzione di responsabilità del dire e quindi di produrre al Consiglio regionale una relazione - che possiamo anche non condividere - è già un merito di per sé.
Credo che il nostro sforzo di andare in una direzione che non fosse strumentale, ponderando, capitolo per capitolo, i motivi per cui abbiamo proposto degli emendamenti possa essere apprezzato da parte di tutta la minoranza. Ci assoceremo a molti degli emendamenti presentati da Rifondazione Comunista, che, credo, si assocerà a molti di quelli presentati dal nostro Gruppo. Infatti, pur non lavorando di concerto, nella lettura degli emendamenti abbiamo verificato molti punti di convergenza. Se sotto il profilo dell'impostazione politica non vi è stata alcuna convergenza - ma questo è noto; nessuno ha mai tentato di nasconderlo, anzi è stato più volte evidenziato - su moltissimi emendamenti vi è stata larga convergenza. Firmeremo, quindi, gran parte degli emendamenti presentati da Rifondazione Comunista.
Vorremmo capire se da parte del Presidente della Giunta, dopo gli interventi che tutta la minoranza ha voluto esternare in questa sede, vi è la volontà di recepire parte di tali emendamenti, che riteniamo assolutamente importanti, interessanti ed essenziali per la costruzione di quel mosaico che è il Piano di sviluppo regionale, oppure se la maggioranza è arroccata su posizioni predefinite, senza alcuna possibilità di apertura e di dialogo. Conseguentemente all'atteggiamento della maggioranza decideremo il nostro.



PRESIDENTE

Informo il Consiglio che finora si sono iscritti a parlare solamente Consiglieri di minoranza.
La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Abbiamo ascoltato e letto con attenzione ed interesse la relazione del Presidente della Giunta sul bilancio. Più che una relazione sul disegno di legge n. 260 mi è sembrata un'illustrazione più generale dell'insieme delle iniziative che coinvolgono la Regione; sull'aspetto specifico del bilancio invece, ci sono sì delle affermazioni, ma poi mancano elementi di riferimento precisi. Forse sarebbe stata utile una relazione specifica rispetto al provvedimento in sé, perché se è vero che occorre inquadrare il bilancio all'interno dell'insieme delle ipotesi prospettive, credo anche che per comprendere realmente le scelte della Giunta sia necessario analizzare puntualmente il bilancio.
La mia preoccupazione sulla situazione piemontese è decisamente maggiore di quella che emerge dalla relazione. Una serie di fenomeni estremamente gravi non sono stati affrontati in modo adeguato, nonostante sia arrivata alla nostra Regione una rilevante quantità di risorse.
Vedo due grandi problemi: il primo, la deindustrializzazione della nostra regione, con gravissime ricadute sulla disoccupazione; il secondo il dissesto del territorio. Il settore delle infrastrutture è per noi quello su cui si deve puntare, ma non vediamo scelte in tal senso.
C'è inoltre una sottovalutazione del fenomeno della deindustrializzazione; è utile e necessario cercare di superare la monocultura industriale da sempre nettamente prevalente nella nostra Regione, ma ciò sta avvenendo non con la crescita di altri settori, ma con la progressiva scomparsa di quello che era l'asse economico fondamentale del Piemonte.
Permangono forti elementi di preoccupazione.
La grave crisi dell'Olivetti non è conclusa: la vendita del settore informatico può portare ad una chiusura, ad un ridimensionamento ulteriore.
Questo è nell'ordine delle cose; in questo senso le preoccupazioni dei lavoratori, che vedono la soluzione non come la fine della loro precarietà ma, anzi, come un incremento di tale situazione.
Si tratta tra l'altro del settore piemontese più consistente dal punto di vista economico, cui sono collegate molte piccole e medie imprese; in Piemonte, infatti, le piccole e medie imprese sono strettamente legate alle dinamiche delle grandi imprese, non hanno molta vita autonoma.
L'altro settore in crisi è quello dell'auto, per il quale è attualmente in vigore il provvedimento del Governo, che darà nove mesi di fiato, nove mesi di vita, fino a settembre.
In Francia c'è stata una legge simile che ha smesso di funzionare ad ottobre; nel mese di gennaio 1997 il calo delle vendite è stato del 32%, ed è da quattro mesi che in Francia si verificano cali di vendite che vanno dal 30 al 40%.
La possibilità che si verifichi una situazione analoga in Italia è indubbia, è nell'ordine delle cose. Avremo un fine anno (prospettiva non lontanissima) complicato, se non drammatico, principalmente perché in questa fase di rilancio vi è stata soltanto una diminuzione della cassa integrazione - tra l'altro, prosegue il ridimensionamento dello stabilimento di Rivalta. La diminuzione della cassa integrazione a Rivalta è dovuta al trasferimento di lavoratori dello stabilimento verso Mirafiori (carrozzeria); a Rivalta il numero dei lavoratori si sta riducendo in modo preoccupante: il livello di occupazione ha ormai raggiunto dimensioni così scarse da poter mettere a rischio addirittura la stessa sopravvivenza dello stabilimento. Se avremo un momento di crisi grave, non sappiamo cosa potrà avvenire; personalmente, non mi aspetto niente di positivo.
Indubbiamente il provvedimento messo in atto dà un po' di fiato, ma sappiamo anche che durerà poco. Per questo credo che occorrerebbe pensare a misure aggiuntive che possano tonificare l'economia piemontese ed attenuare il problema della disoccupazione. Occorrono ulteriori misure, che permettano un rilancio più duraturo dell'economia, perché in questo ambito il grosso degli interventi attuati dalla Regione avviene prevalentemente attraverso i cofinanziamenti dei fondi europei.
Credo ci sia stato troppo ottimismo; l'opinione diffusa è che la pioggia di miliardi (si tratta indubbiamente di risorse consistenti) che cadrà sulla regione arrecherà senz'altro benefici: personalmente penso che questo sia tutto da dimostrare.
Siamo in una fase in cui parte dei progetti è stata realizzata; non siamo all'anno zero, ma in una seconda fase. Per capire - e questo non è stato fatto - come attuare la seconda fase, sarebbe servito un bilancio molto più attento sulla prima fase del programma; per le informazioni in mio possesso, nella prima fase del programma non sono stati raggiunti gli obiettivi prefissati. Il declino industriale della nostra regione non è stato frenato, nonostante l'arrivo, negli anni scorsi, di centinaia di miliardi dall'Unione Europea. Il declino occupazionale - una delle ragioni degli aiuti comunitari - non si è ridotto, anzi si è incrementato proprio nelle stesse aree di declino per le quali erano stati erogati i fondi.
Fare un bilancio significa riconoscere che è bene che i fondi arrivino ma anche capire perché in precedenza il meccanismo non ha funzionato. I soldi arrivavano con una finalità ben precisa: capire cosa non ha funzionato, fondamentale per rilanciare tutto il meccanismo.
Non ho visto niente di tutto questo; nel nuovo programma vedo un rilancio di vecchie logiche, di vecchie prospettive, un ripetersi di vecchi progetti. Di conseguenza, sono preoccupato. Indubbiamente i progetti porteranno un innalzarsi del giro d'affari, ma, data la situazione, non credo possa bastare. Rischiamo di sprecare ingenti risorse rispetto agli obiettivi prefissati: la reindustrializzazione e l'occupazione.
Mi sembra che anche i settori collegati, che si vogliono rilanciare vivano una crisi in qualche modo riflessa dagli elementi di cui parlavo prima. Per esempio, il turismo, nonostante la congiuntura molto favorevole di una serie di avvenimenti che hanno coinvolto la nostra Regione, non ha avuto un bilancio brillante quest'anno; dunque, anche in questo settore rischiamo di trovarci di fronte agli elementi che ricordavo prima (ovvero una certa "gamba zoppa"). Questo anche perché le persone disoccupate o alle quali è stato tagliato il reddito non vanno in montagna a sciare durante la settimana e a visitare i musei il sabato e la domenica: non hanno i soldi per farlo! Se si vuole una diversificazione occorre tenere presente anche questo tipo di aspetto e - ripeto - mi pare assolutamente necessario riflettere sulle politiche fin qui adottate.
Abbiamo due grossi elementi di critica. In primo luogo, riteniamo che nella parte specifica del disegno di legge n. 260 non vengano attuate scelte.
Ieri il Presidente parlava di "scelte dolorose"; la mia impressione è che l'unica vera scelta contenuta nel provvedimento sia quella di non farne alcuna, di consolidare le esperienze accumulate dai vari Assessorati senza muovere quasi nulla. Credevamo doverosi, quest'anno, segnali molto forti anche da questo punto di vista. Invece non arriva alcun segnale e nuovamente si "spalma" la spesa nel modo tradizionale: si premiano Assessori come Leo - che dimostra efficacia nello spendere il denaro che gli viene attribuito - ma non conseguentemente ad una scelta, ma semplicemente sulla verifica di quanto finora fatto.
Occorrerebbe individuare delle priorità e lanciare messaggi evidenti dire, per esempio: "Noi puntiamo su questo".
I nostri emendamenti ed anche altri dell'opposizione - il Consigliere Miglietti ricordava che alcuni sono abbastanza simili e, a parte quelli su cui abbiamo divergenze politiche, sottoscriveremo gran parte dei loro e viceversa - sono fondamentalmente rivolti a due ambiti precisi: il lavoro e l'assetto del territorio.
Per quanto riguarda il settore occupazione, crediamo vi sia un equivoco. Fino adesso si è parlato di lavoro, di formazione professionale di occupazione, di incentivi all'attività economica. Crediamo siano tutte cose utili, ma non si può continuare a pensare che le une siano conseguenza delle altre, che vi sia una concatenazione. Non è detto che investendo molto nella formazione - utilissima - si attenui il problema occupazionale magari, il fatto di formare delle persone dal punto di vista professionale può far sì che queste trovino più facilmente lavoro a Milano, a Bologna o a Genova, ma non è detto che si creino nuovi posti di lavoro in Piemonte.
Le politiche di incentivo ai settori economici - che pure ci devono essere - non hanno necessariamente ricadute di tipo occupazionale.
In questo senso, nei nostri emendamenti facciamo una scelta molto netta: privilegiare quelle leggi che hanno dimostrato efficacia rispetto alla ricaduta occupazionale, con un rapporto quasi certo: investo "tot" posti di lavoro "tot". Quindi, lavori socialmente utili, interventi sulle cooperative che hanno dimostrato effetti certi come ricaduta occupazione investimenti nel settore artigiano. In questa direzione, non c'è stata alcuna scelta da parte della Giunta.
Parlavo prima della deindustrializzazione. Ebbene, personalmente credo che 3 miliardi siano insufficienti. E' vero che la legge nasce quest'anno ma rispetto all'enfasi con cui viene presentata, l'investimento è assolutamente ridicolo.
L'altro settore su cui pensiamo occorrerebbe un messaggio chiaro è il territorio, che tra l'altro per noi è la vera grande infrastruttura su cui investire. Un suolo sicuro è per noi una priorità; pensiamo che questo tipo di investimento infrastrutturale abbia un rapporto molto stretto con l'occupazione e che più di altri investimenti possa avere una ricaduta occupazionale, oltre a rendere sicuro il territorio, struttura primaria su cui camminiamo e su cui viviamo sicuri, e quindi essere realmente di aiuto allo sviluppo della regione.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Papandrea.
Per dare modo al Presidente di non fare due interventi riassuntivi rispetto alla discussione generale sull'art. 1, prego coloro che si erano iscritti, intanto il Consigliere Saitta, di voler anticipare il loro intervento alla discussione generale, di modo che il Presidente possa rispondere complessivamente a tutte le riflessioni dei Consiglieri. Grazie.
La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Inizio con una piccola riflessione sugli interventi, tra coloro che mi hanno preceduto, nei quali ho riscontrato grande demagogia: esaltazione eccessiva delle grandi scelte, eccessiva richiesta di protagonismo alla Giunta laddove i grandi progetti, le grandi infrastrutture richiederebbero una presenza forte.
Come esaltare queste scelte partendo dal presupposto che le risorse libere del bilancio complessivamente si aggirano a non oltre il 4% di tutto l'attivo? Con questa disponibilità di fondi, non vedo possibili presenze forti, scelte forti, ruoli da protagonista nelle grandi infrastrutture mentre il portafoglio fondamentale è a Roma.
Vorrei ricordare, a proposito dei grandi investimenti - e ben vengano le aperture di cantieri per l'Alta Velocità! - che i ritardi sono determinati dalla contabilità generale romana, la quale, in vista dei parametri di Maastricht, sta cercando (come tanti altri Paesi dell'Europa) di posticipare le grandi spese di investimento.
Vengo al bilancio. Sappiamo esserci una parte di spesa corrente e una parte in conto capitale. E' rilevante - forse quest'anno da parte mia vi è stata una lettura più accurata - il rapporto tra spesa corrente e in conto capitale, di quasi 10 a 1. Su circa 11 mila miliardi, 10 mila sono di spesa corrente, a fronte di poco più di 900 milioni di spesa in conto capitale mentre quest'ultima dovrebbe avere capacità pluriennale (sono infatti le spese di investimento che dovrebbero avere effetto durevole!).
Si tratta di un dato che, comunque, non ritengo ascrivibile ad alcuna Giunta - almeno non alla nostra di centro-destra - perché si tratta di un pregresso di oltre vent'anni di welfare state. Non sono parole strane, ma quelle che impongono alla pubblica amministrazione di occuparsi di tutto.
Ed è il welfare state, che sembra affliggere regionalmente anche il Piemonte, e non da quest'anno o da un anno e mezzo, ma progressivamente da oltre venticinque anni, che porta la pubblica amministrazione ad occuparsi di tutto, a bruciare una quantità incredibile di ricchezza, per cui ci ritroviamo una spesa corrente che è dieci volte quella in conto capitale di puro esercizio. Infatti, ad ogni fine esercizio di azzera e si riparte con altri 10 mila miliardi di spesa; si tratta di un'impasse che ci deve far riflettere: dobbiamo veramente pensare, per quanto riguarda la pubblica amministrazione, se sia opportuna l'occupazione di ogni spazio, sociale e non solo, quotidiano, della vita pubblica e della vita di tutti i cittadini.
Detto questo, ritorno alla pochezza delle risorse a disposizione della Giunta. Siamo a circa 120 miliardi degli oltre 11 mila di libera risorsa disponibile e ad appena circa 300 miliardi liberi per la spesa in conto capitale.
Vorrei sapere quali sono le scelte forti, le grandi politiche che si possono effettuare con queste risorse. Può sembrare un bilancio imponente ma è invece un bilancio impotente, perché continuiamo ad impegnare il 99 della spesa per il puro esercizio, il puro mantenimento.
Al riguardo giova rilevare che la spesa sanitaria, circa 7.500 miliardi su 11 mila, assorbe quasi il 70% delle risorse. Ritornando alle nude cifre credo che anche con un approccio esclusivamente asettico, il giudizio non può che essere positivo.
La Giunta ha aumentato tutti i finanziamenti a disposizione dei settori importanti, collega Miglietti, quali il commercio e le piccole e medie imprese. Questo non può che essere giudicato positivo, sia quantitativamente sia in termini politici.
Nel settore commercio, la disponibilità è passata da 6 a 16 miliardi quasi triplicando le risorse, soprattutto per il finanziamento di alcune leggi (legge n. 57/95) che prevedono contributi alle piccole e medie imprese.
Teniamo conto che questa legge, collega Miglietti, prevede il finanziamento del miglioramento della rete distributiva commerciale che insieme al documento sul blocco della grande distribuzione, mi pare sia un segno significativo della politica di centro-destra. Che altro dovrebbe essere una manovra di questo genere? Sull'artigianato c'è un aumento che porta a 22 miliardi i fondi in dotazione alla legge n. 30/94, essenziali alla vita della piccola e media impresa e che probabilmente saranno il perno del Testo Unico che spero arrivi in aula il più presto possibile.
L'industria è la priorità evidente di questa Giunta. Sono stati stanziati oltre 83 miliardi in ausilio alla realizzazione dei programmi comunitari (Regolamento n. 2081 per gli anni 1995/1996 e 1997/1999), che prevedono complessivamente 3 mila miliardi. E' chiaro che con queste cifre non è facile pensare di risollevare il declino industriale ed economico della nostra Regione, perché i 3 mila miliardi di investimento devono corrispondere a molto di più dei 3 mila investiti dal settore privato, oggi in crisi. Possiamo anche finanziare il 30% di un investimento di un'azienda, ma il 70% è a carico suo. In un momento di difficoltà come quello attuale, non è sufficiente impiegare 3 mila miliardi per arrivare nel complesso a 10 mila. La situazione economica delle piccole e medie imprese fa sì che queste ultime non siano disponibili ad investire quanto di loro competenza in tempo utile.
Come Consigliere di maggioranza vorrei rivolgere un invito al Presidente della Giunta: costituire al più presto un riferimento unitario di questo complesso di risorse e progetti. Il Regolamento n. 2081 pu innestarsi nel discorso dei distretti industriali, il programma 1997/1999 nei parchi tecnologici, ma è necessario arrivare il più in fretta possibile ad un riferimento unitario.
Relativamente ai settori non economici, ma sicuramente strategici un'attenzione a parte la merita la sanità. E' fuori discussione che si tratta di un argomento fortemente all'attenzione della Giunta, anche se la legge finanziaria 1997 del Governo Prodi, porterà ad una decurtazione del 2% dello stanziamento del Fondo Sanitario Nazionale, per una generale diminuzione della spesa. Fortunatamente, in Piemonte, per effetto della ricomposizione dei meccanismi di riparto sulla base della popolazione e del territorio, questo 2% in meno sarà riequilibrato da una maggiore distribuzione derivante dal riparto del Fondo Sanitario Nazionale. Quindi un'imposta diminuzione della spesa viene riequilibrata quasi per fortuna.
Del complessivo stanziamento sulla sanità possiamo dare il migliore di tutti i giudizi. Infatti, dei 7.500 miliardi a disposizione, di cui gran parte vincolati alla spesa delle Aziende sanitarie, l'Assessore ha dimostrato di usare benissimo tutti i fondi a disposizione e di allocarli nel modo migliore, con efficienza e funzionalità, procedendo anche a convenzioni sul privato e, con le poche somme a disposizione, ad aprire poliambulatori modernissimi: quello di Via Farinelli è un esempio fondamentale.
Rimane, al di là della possibilità di investimento della spesa, il mero giudizio politico sull'Assessorato alla sanità, che non può che essere positivo, dal momento che è stata dimostrata grande correttezza e grande efficienza.
In merito alla cultura non è previsto alcun aumento, però è lodevole l'impegno assunto poc'anzi dal Presidente della Giunta, che ha affermato che saranno aumentate le spese di investimento. Inoltre, lo sforzo di recuperare le varie Residenze reali, Castelli e Biblioteche darà sicuramente un risultato positivo.
Penso davvero che non si potesse fare di più con un bilancio sicuramente imponente, ma altrettanto impotente sul piano della libera scelta.
La Giunta si è impegnata non tanto nel fare della demagogia sulla crisi occupazionale del Piemonte - che non può certo risolvere - quanto nel prestare attenzione a tutti i settori, soprattutto a quelli in grave crisi non risolvibile, forse, nemmeno a livello nazionale.
Vorrei che tutti riflettessimo sull'Olivetti, ma anche su quei gruppi che non appaiono così sovente sui giornali. Faccio un esempio: il GFT dal 1992 al 1995 ha prodotto gli stessi licenziamenti dell'Olivetti: oltre 2.000.
L'Olivetti è tristemente famosa e la crisi in cui versava è stata tristemente nascosta per troppo tempo e tristemente difesa da una certa parte politica: però la grande crisi ricade oggi sul centro-destra e sulle spalle di questa Giunta.
Concludo con un piccolo riferimento alle entrate; il bilancio non riceve, motu proprio, delle entrate. I tributi propri sono appena lo 0,005 di tutto il bilancio: 620 milioni di tributi riscossi direttamente. Tutto il resto è assegnazione dello Stato. L'Ecotassa è ancora in fase di definizione; poi, aspetteremo l'IRAP, che appare, a mio parere un'autentica presa in giro: probabilmente, decentrerà soltanto il prelievo fiscale, il più odiato, e non decentrerà proprio nulla. A meno che la legge Bassanini non riservi delle sorprese, taglierà soltanto il costo dei trasferimenti. Probabilmente l'IRAP avrà un effetto devastante, determinato dall'aliquota sui redditi prodotti dalle piccole e medie imprese, ben maggiore delle imposte che l'IRAP andrà a sostituire. L'aumento è stimato dal 2% al 3%; l'ICIAP, la tassa sulla salute e l'ICI, che le piccole e medie imprese pagano oggi, determinano una cifra di gran lunga inferiore all'aliquota IRAP applicata sui medesimi redditi.
E' un autentico badò, che purtroppo cadrà sulle nostre spalle in questa legislatura: una bella pensata della politica nazionale del PDS, di un Ministro nazionale - sempre del PDS - sempre più incapace, a mio avviso, di capire come e dove deve cominciare una seria riforma del sistema fiscale italiano.
Concludo esprimendo parere favorevole al bilancio. Seguirà la dichiarazione di voto del Capogruppo Agostino Ghiglia. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Grazie, Presidente. E' veramente difficile, per me - e così credo per "noi", forze politiche di minoranza - esprimere un giudizio politico su questo bilancio che presenta un'analisi della realtà, della situazione piemontese davvero poco rispondente. Non leggiamo, tolte le scarne e nude cifre, alcun disegno politico e, soprattutto, alcun progetto.
I problemi li abbiamo tutti presenti: credo che da parte di nessuno ci siano difficoltà a rilevare i problemi della nostra Regione. E, a fronte di questo, manca qualsiasi progetto per affrontare, ad esempio - come ricordava il collega Papandrea - la grande questione dell'occupazione.
Eppure parrebbe naturale, per una delle Regioni che più ha pagato per i recenti eventi alluvionali, scommettere su un grande progetto territoriale che possa diventare anche un efficace volano per l'occupazione nel nostro Paese e nella nostra Regione. Esiste un progetto da presentare al Governo? Eppure il Piemonte sarebbe titolato a farlo.
In due righe, nella relazione del Presidente Ghigo si dice che si sburocratizza l'edilizia con la legge di modifica dell'art. 17 - peraltro bloccata dal Commissario di Governo, come tutti sappiamo - senza comprendere che è il governo del territorio che determina e regola lo sviluppo. Non serve a nessuno un territorio disseminato di capannoni industriali vuoti.
Un limite, ad esempio, è stato quello del Piano Regolatore di Torino che non ha permesso lo sviluppo che i privati chiedevano, proprio perch incentrato su un'espansione ormai superata senza produrre né occupazione n realizzazioni. I privati, timorosi nel non sapere dove sarebbe avvenuto il reale sviluppo, non hanno investito: ma lo sviluppo è ovunque! Vi è poi, nella relazione, un richiamo immaginifico all'informatica alla telematica, a tutte le nuove scoperte scientifiche che tutto miglioreranno.
Il Presidente Ghigo mi ricorda il romanzo di Giulio Verne "Ventimila leghe sotto i mari"; mi sembra Capitan Nemo che con la sua "Giunta", sul Nautilus, sta a guardare dal periscopio una realtà tutta immaginifica, ma la guarda da ventimila leghe sotto i mari! Non ha, quindi, una rappresentazione dei veri problemi da affrontare; è tutto finto, è tutto effimero e non si riesce a dividere la realtà dalla fantasia.
LEO, Assessore regionale Il Nautilus ha anticipato il futuro.



CAVALIERE Pasquale

In realtà, quindi, questo bilancio, che potrebbe essere occasione per costruire un progetto, diventa semplicemente la palestra del litigio dei componenti del Nautilus: il vero accadimento di questo bilancio è la battaglia tra pezzi della Giunta e Alleanza Nazionale su quanti zingari mandare via. Questo è il vero aspetto politico del bilancio: quanti zingari riuscirà a mandare via Alleanza Nazionale! Credo che ridurre un bilancio a queste cose sia veramente un peccato. La Giunta non permette di confrontarsi su un progetto, magari anche da criticare, da approfondire, da modificare, perché non c'è alcun progetto.
I nostri emendamenti chiederanno di spostare delle cifre da un capitolo all'altro, ma manca qualsiasi idea di sviluppo.
Rimarrà l'immagine del Presidente Ghigo a Sestrière attaccato ad una fune.
Questa l'immagine del Piemonte: Ghigo a Sestrière attaccato ad una fune viene salvato dalla Protezione civile; chi salverà i piemontesi?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Il dibattito sul bilancio di una Regione come la nostra a mio parere deve partire dal quadro normativo generale nel quale si inserisce il documento proposto.
Inizio richiamando il senso delle parole del mio intervento sul bilancio regionale dell'anno scorso; quando si affronta un bilancio regionale permane il problema di fondo di giungere, in sede nazionale, ad una definizione coerente della redistribuzione di compiti e funzioni tra Governo centrale e periferico.
La nostra Costituzione all'art. 19 recita: "Le Regioni hanno" - in realtà dovremmo dire "avrebbero", per come sono andate finora le cose "autonomia finanziaria nelle forme e nei limiti stabiliti da leggi della Repubblica, che la coordinano con la finanza dello Stato, delle Province e dei Comuni. Alle Regioni sono attribuiti tributi propri e quote di tributi in relazione alle esigenze...". In realtà questo principio costituzionale viene sistematicamente disatteso; problemi di coordinamento con le strutture statali, comunali e provinciali, nonché la scarsa volontà di decentrare, hanno reso l'istituto Regione dipendente, in massima parte dall'assegnazione di fondi effettuata annualmente nella legge finanziaria dai vari Governi.
In aggiunta a ciò occorre sottolineare che la maggior parte dei finanziamenti sono vincolati, cioè destinati, obbligatoriamente, a determinati settori di intervento, rendendo così estremamente limitato l'ambito operativo.
La legge finanziaria della Regione Piemonte è un esempio classico di questa situazione: abbiamo possibilità di manovra su circa 400 miliardi.
In un simile contesto il Governo Prodi ha pensato bene di apportare un proprio contributo, prevedendo nella legge finanziaria recentemente approvata tagli significativi agli Enti locali; operazione che dimostra più estemporaneità che programmazione. Le Regioni, infatti, hanno tutta una serie di impegni inderogabili, con la conseguente necessità di disponibilità finanziarie per la loro assolvibilità, che rendono impossibile la realizzazione dell'obiettivo fissato dal Governo.
Risulta evidente l'intenzione di colpire in via indiretta settori quali, ad esempio, sanità ed assistenza, senza proporre alcun piano alternativo penalizzando altri progetti di sviluppo sociale.
E' curioso che in Italia si parli continuamente di riforme in senso federale, quando viene costantemente disattesa la volontà dei padri fondatori della Costituzione.
La Commissione dei "75", nel presentare il progetto della Costituzione sottolineò che l'innovazione più profonda presente nel testo era da individuarsi nell'ordinamento dello Stato sulla base dell'autonomia. La necessità di rendere le istituzioni più agili ed efficienti non può non portare a dotare di maggiore autonomia gli apparati locali, più vicini alle realtà dei cittadini.
Quanto intuito nel 1947 non viene capito oggi. Il Governo Prodi ha pensato bene di interrompere il tentativo di miglioramento dei rapporti Stato-Regione sancito dall'art. 4 della legge-delega n. 421 del 1992.
Quest'ultima, pur non prevedendo una riforma in senso definitivo, aveva dato inizio ad una serie di provvedimenti a sostegno della finanza locale.
In un periodo in cui il problema del bilancio pubblico rappresenta un nodo cruciale per l'entrata in Europa, è strano come l'unica strada percorribile, cioè la razionalizzazione della spesa attraverso la responsabilizzazione degli Enti locali, venga oggi in gran parte ignorata.
Come diceva in precedenza, con efficacia, il collega Salerno, non possiamo pensare che dall'imposta regionale sulle attività produttive possa venire un momento decisivo per l'attuazione, anche se blanda, del federalismo fiscale. Ricordo che il prof. Forte, quando spiegava le trasformazioni, le riforme delle imposizioni fiscali, ai ragazzi degli anni '60, concludeva, con una nota di realismo, dicendo che ogni riforma deve portare ad un maggiore gettito, diversamente non ci sarebbe ragione per addivenire a delle riforme.
Se questo è il quadro nel quale si inserisce il documento presentato dell'Amministrazione dobbiamo rilevare come questo sia il secondo anno che la nostra maggioranza presenta un proprio bilancio. Documento centrale del quinquennio; i primi mesi mesi dell'attuale legislatura sono stati retti da bilanci presentati da formazioni, Giunte e maggioranze diverse. Il primo anno è quello - come dire? - di approccio, di studio dei problemi; il secondo anno dovrebbe essere quello centrale del quinquennio. Ma se il secondo bilancio che si presenta è quello che dovrebbe essere centrale debbo dire che non c'è entusiastico consenso, anzi c'è un po' di delusione.
Il documento non affronta i problemi dell'ipertrofia normativa riconosciuta da tutti, non solo nella nostra Regione, ma più in generale nello Stato.
Bilancio troppo timido nelle scelte; il nostro Gruppo si sarebbe aspettato interventi più incisivi nel senso della sburocratizzazione, uno dei punti in base ai quali la nostra maggioranza è stata eletta.
Si tratta, sicuramente, di un bilancio scrupoloso e puntuale nel recepire tutte le previsioni delle varie leggi regionali; ma proprio questa puntualità, questa scrupolosità viene ad essere un elemento di giudizio politico negativo. Non abbiamo quel forte richiamo ai principi che sono alla base di questa maggioranza: da una parte, il liberismo e, dall'altra il principio della solidarietà e della difesa delle classi deboli. Cito un solo capitolo, a titolo di esempio, per rilevare l'attenzione puntuale ad una norma di legge, non più adeguata ai tempi: prevediamo una spesa di 300 milioni per interventi riguardanti l'inserimento dei portatori di handicap: la somma, relativa a tutta la regione piemontese, è assolutamente inadeguata.
Non si colgono, in particolare, linee di intervento progettuale sui grandi temi; non si presta alcuna attenzione, in prospettiva, a quello che sarà uno dei momenti che potranno creare occasioni di occupazione: il cosiddetto terzo settore, il settore no profit. Settore che trova spazio anche nella Finanziaria di quest'anno, che lascia alcuni mesi di tempo per individuare le caratteristiche delle associazioni che ne fanno parte integrante. Faremmo bene, come maggioranza, a prestare maggiore attenzione a questo argomento.
Documento che non suscita un coinvolgimento trascinante, perché lascia trasparire uno spazio troppo ampio alla quotidianità, alla gestione ordinaria, ad un corpus normativo caratterizzato, per troppa parte, da una filosofia e da una logica che non appartiene alla maggioranza, e che per larga parte non appartiene nemmeno più all'attuale minoranza. Credo sia questa, una delle critiche più pesanti che si possono fare al documento.
Per concludere, credo che insieme alla nostra adesione, critica in quanto manca completamente quel disegno, quell'intervento progettuale che i nostri elettori si sarebbero aspettati, rivolgiamo un forte invito al Presidente Ghigo a caratterizzare il lavoro e l'impegno della Giunta regionale - che non è mancato - applicando i principi del programma sulla base del quale i cittadini piemontesi hanno espresso il loro consenso alla nostra maggioranza. Per parte mia, credo ci sia la possibilità di dare qualche segnale di intervento nel senso che ho indicato.
Questo il mio intervento come parte generale; mi fermo qui, per non tediare oltre i colleghi - anche se un po' di disturbo l'avrei volentieri voluto arrecare alle loro piacevoli conversazioni. Mi riservo di intervenire successivamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Signor Presidente, l'intervento che mi ha preceduto è stato, dal mio punto di vista, di grandissimo interesse per le pesanti critiche politiche e non soltanto contabili, al bilancio di previsione del 1997 - anche se il collega Deorsola, concludendo il suo intervento ha dichiarato fedeltà alla maggioranza e quindi non potrà che votare a favore.
Intervento che però non può passare inosservato, in quanto esprime un'insofferenza, una difficoltà, una crisi vera della maggioranza. Non per difendere il collega, che è avvocato, e dunque si sa difendere benissimo da solo, ma credo che il richiamo che egli ha fatto ai principi, al fondamento politico per il quale la maggioranza si è costituita e il centro-destra ha vinto, sia di estrema importanza.
Noi non abbiamo condiviso quell'impostazione, ma al momento della formazione della Giunta, pur condividendo alcune parti del suo programma per esempio relativamente alla sburocratizzazione, ad un maggiore rigore nella gestione economica, avevamo espresso un'opinione negativa, perch convinti che la maggioranza, per come composta, per gli uomini scelti a governare, "non ce l'avrebbe fatta". Seguì una pesante critica da parte nostra; intervenni anch'io ed il mio Capogruppo, Ferraris, mi accusò di eccessiva durezza. In realtà, credo che l'intervento del collega Deorsola abbia dimostrato come questa maggioranza, questa Giunta - non complessivamente, ci sono delle eccezioni - non abbia risposto alle aspettative che la stessa maggioranza di centro-destra aveva al momento della campagna elettorale.
L'intervento del collega Deorsola lo dimostra, così come, credo, il dibattito avvenuto in Commissione. In quella sede, Alleanza Nazionale non ha detto cose banali, ma ha precisato: "Ci riserviamo di presentare degli emendamenti". Quando un Gruppo di maggioranza così consistente ed importante, fa questo tipo di premessa significa che la maggioranza non tiene, che ha delle difficoltà, che è in crisi. Presidente, cos'è capitato? Le ricordo, Presidente Ghigo, che l'anno scorso, con un colpo di scena durante la discussione del bilancio, lanciò una sfida alle minoranze che divenne l'elemento politico del dibattito: "Lancio una grande sfida alle minoranze; per il Piemonte, per una grande alleanza". Tema che divenne centrale nella discussione, anche se, per la verità, Presidente Ghigo, io non ho visto alcuna sfida. E' passato un anno, ma la sfida per una grande alleanza non l'ho vista; non c'è stata un'idea degna di una grande alleanza. Noi dicemmo che si trattava soltanto di una manovra tattica, per ottenere il consenso sulla legge sul personale appena presentata: la grande sfida non è mai stata lanciata e la legge sul personale è ancora ferma.
D'altronde, Presidente Ghigo, penso che sia il suo intervento sia quello degli Assessori in Commissione dimostrano che la carica propulsiva di questa maggioranza si è ormai esaurita. Non c'è neppure tensione e tanto meno, un obiettivo meritevole di questa definizione. Gli Assessori presentano i loro emendamenti senza nemmeno difenderli; la maggioranza fa altrettanto. Siamo in una fase di ordinaria e grigia amministrazione.
Il Presidente Ghigo ha diviso il proprio intervento sul bilancio in due parti: una parte sulla programmazione, che ha letto mi pare senza entusiastica convinzione, quasi come un fatto formale, e una parte, che forse ha vissuto maggiormente, sulle scelte di bilancio che non condividiamo.
Il problema reale è ritenere tutto un fatto formale: la Giunta pensa che amministrare la Regione Piemonte significhi mettere insieme esigenze raccolte in riunioni di partito e non, e dare delle risposte. Questo, nella prima Repubblica, tanto citata negativamente, veniva chiamato clientelismo.
Penso che dal negativo metodo di lavoro sul quale si è innestata la maggioranza occorra uscire subito. Lei, Presidente, ha asserito che una metodologia per la redazione del Piano regionale di sviluppo, sul quale dovrebbe essere fondato il bilancio di previsione, non c'è. E quella che ha presentato non è neppure una bozza di Piano di sviluppo; è uno studio interessante, fatto - forse - da qualche professore universitario che sa scrivere bei capitoli di libro. Ma non contiene nulla, non c'è una scelta non c'è alcuna lettura dei problemi che affliggono il Piemonte, rispetto al quale non c'è alcun nesso visibile: non è stato citato, non esiste.
Il collega Miglietti, che ha letto il bilancio più profondamente di quanto possa aver fatto io o altri colleghi, sicuramente può testimoniare che non c'è alcun un nesso tra i problemi del Piemonte e le risposte che vengono date.
E i Piani di settore? C'è nesso fra bilancio e Piani di settore? Cosa siamo in grado di giudicare? E' come se dovessimo giudicare se è più importante il ponte su Vinadio piuttosto che in altro luogo, visto che nell'Accordo di programma sulla provincia di Cuneo c'è scritto che la Regione deve finanziare il ponte di un certo rio. Siamo arrivati ormai a trasformare la Regione in un grande Comune, che dà contributi a destra e a sinistra. Ma la valutazione su quanto dobbiamo finanziare non è valutazione che può fare l'Assessore partecipando a qualche riunione. Occorrono documenti di settore, il Piano dei trasporti, il Piano sui rifiuti. Non c'è nulla; si continua a dire, "faremo", "arriverà". Ma quando? Continuiamo a non vedere assolutamente nulla! Il Piano dei rifiuti è arrivato in aula, poi è stato ritirato per presentarne un altro; il Piano dei trasporti non contiene alcuna indicazione economica. Sono documenti puramente formali, presentati perch previsti dalla legge; il bilancio, conseguentemente, è un insieme di tante scelte, senza alcuna logica politica, senza alcuna filosofia politica.
Manca qualsiasi disegno strategico. Non siamo in grado di valutare significati, valori, priorità di scelta. Soltanto il Consigliere Salerno può illudersi che quella fatta sia la migliore scelta possibile. Ma quale "miglior scelta possibile", collega Salerno? Neppure gli Assessori ne sono convinti! Capisco il realismo e la difesa delle scelte di maggioranza, ma ritiene veramente che la scelta della Giunta di dividere il bilancio in parte rigida e parte flessibile sia una scelta reale? E' stata una scelta tattica, che tenta di nascondere il problema vero, ovvero la riduzione delle spese correnti e la liberalizzazione delle risorse. La parte più importante del bilancio, che abbiamo già votato, è stata fatta passare come strada obbligata. Cosa assolutamente non vera: attraverso quella legge abbiamo finanziato moltissime leggi, vecchie e nuove, senza valutare se tutte avessero necessità di finanziamento. Senza valutare se fossero finalizzate ad un obiettivo ancora valido. Questo è il problema vero! Vorrei ricordare al Presidente Ghigo che nel suo programma - credo che trascorsi anni dall'insediamento possiamo incominciare ad esprimere un'opinione - tra gli obiettivi di politica finanziaria ha previsto una riduzione delle spese correnti, che avrebbe introdotto un'inversione di tendenza rispetto all'espansione burocratica che ha snaturato progressivamente la Regione, facendone un Ente più gestionale che normativo. E' proprio convinta la maggioranza che c'è stata una riduzione delle spese correnti? A me non pare proprio. C'è stato un aumento, collega Salerno. Ed è qui che si misura la capacità di rigore di una maggioranza: non sulle parole, non sugli slogan, non sulle manifestazioni, non sui titoli di copertina "Scegliamo obiettivi di sviluppo!".
I titoli, gli slogan sono soltanto immagine: tanti bei colori, calcoli sulla crescita della popolazione. Ma a cosa servono gli slogan rispetto alle scelte da compiere? "E poi" - continuava il Presidente Ghigo al momento del suo insediamento - "promozione di politiche in grado di contenere i costi di gestione e di finanziamento attraverso miglioramenti dell'efficienza operativa degli apparati". E' stata fatta una scelta legislativa, dico una, che risponda a questo obiettivo? Assolutamente no.
Mi si dimostri il contrario! Concludo con un richiamo al rapporto con gli Enti locali.
Presidente, lei ha la grande capacità di cogliere i problemi, di evidenziarli - come ha fatto oggi per quanto riguarda le deleghe - e di immaginare una loro soluzione: il tavolo, l'incontro con le Province.
Esprime grande disponibilità e volontà, che noi cogliamo pienamente, ma sul piano operativo gli Assessori non hanno fatto nulla relativamente alle deleghe. Quando abbiamo proposto di dare alle Province le deleghe in materia urbanistica c'è stato un "no" corale! Quando si è cominciato a ragionare sull'opportunità di un provvedimento generale (era l'inizio della legislatura), il Vicepresidente Majorino ci disse che era pronto: è passato un altro anno e non c'è assolutamente nulla! E hanno ragione, anzi fanno male a protestare così poco, le Province e gli Enti locali: che abbiano perso fiducia? Deleghe e trasferimenti di funzioni devono essere attuati altrimenti non siamo credibili quando parliamo di federalismo assolutamente! Potrei continuare di questo passo, ma mi avvio alla conclusione.
L'entità e il significato degli emendamenti sono stati rappresentati dal collega Miglietti. Ci sono sensibilità diverse tra maggioranza e centro sinistra, ma mi pare di capire che ci siano sensibilità diverse anche all'interno della maggioranza: relativamente alle questioni sociali, quella espressa poco fa dal collega Deorsola è inversa a quella di Alleanza Nazionale.
Per quanto riguarda il lavoro, volevo soffermarmi sull'emendamento relativo alle politiche familiari.
Ebbene, sulle politiche familiari l'anno scorso il centro-sinistra fece una grande battaglia: riuscì a convincere una maggioranza timida a stanziare 5 miliardi - anche se la proposta era più ampia. I 5 miliardi non sono stati utilizzati: la maggioranza non è stata in grado di proporre una legge sulla famiglia - dopo aver dato la nostra disponibilità, come Popolari a ritirare la nostra proposta, e così pure il CCD, il CDU e qualche altra forza politica. Si è data la precedenza al Museo Ferroviario di Savigliano, alla funivia Stresa-Mottarone... Così pure sulla droga, ma su questo problema interverrò in seguito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'intervento che mi ha preceduto ha richiamato la sensibilità. Nel bilancio proposto colgo una prima sensibilità, non irrilevante: il governo della Regione Piemonte ha evitato di intervenire ancora una volta sul portafoglio di ogni singolo cittadino, che è sempre più vuoto - di certo non perché non ne avesse bisogno! Ed è sempre più vuoto per prelievi statali che hanno ormai raggiunto quote inaccettabili, al punto da impedire qualsiasi attività imprenditoriale forte, che dia impulso ad uno sviluppo economico altrettanto forte.
Non lo dico in termini critici, ma perché è passato troppo inosservato il fatto che il governo della Regione Piemonte ha deciso di non intervenire per esempio, sugli aumenti della benzina e del metano; aumenti che sarebbero andati a toccare tutte le fasce sociali ed in particolare, con l'aumento del metano, alcune fasce estremamente deboli.
I trasferimenti dallo Stato ancora una volta vengono diminuiti (anche se non sono un esperto, mi pare si aggirino attorno ai 50 miliardi) e la Giunta ha deciso di sopperire a queste mancanze attraverso la ricontrattazione dei mutui e con minori spese rispetto agli anni scorsi.
Ritengo questa scelta un dato politico da non sottovalutare. Sarebbe stato opportuno, fra le critiche della minoranza al bilancio, che questo aspetto venisse rilevato, se non altro perché è inconfutabilmente un fatto estremamente positivo.
La seconda proposta che condivido è la disponibilità a discutere sulle deleghe da conferire agli Enti locali da parte della Regione, richiesta dalla minoranza e rilevata nella relazione del Presidente Ghigo all'inizio di questo dibattito. L'argomento, però, non può essere solo considerato di quest'aula. Faccio un esempio per tutti: se - e non è uno scaricabarile il Governo centrale cominciasse seriamente a conferire deleghe alle Regioni, che magari verranno con i "Bassanini" che non ho ancora avuto modo di leggere, la Regione dovrebbe considerare con molta attenzione, in termini di federalismo e di autonomie locali da attuare, le materie da delegare agli Enti locali. Credo infatti che senza questi tasselli non si possa attuare quella riforma dello Stato, delle Regioni e degli Enti locali che tutti auspichiamo. Non si può "sfogliare la margherita" soltanto in alcune sale, e in altre no! Si tratta di una riforma che deve avvenire globalmente! Io sono tra coloro - l'ho detto nella discussione sul primo bilancio della Giunta - che credono fermamente che la Regione non debba amministrare alcunché! Io vorrei vedere seduti sui banchi della Giunta dei Ministri senza portafoglio, Ministri che attuino il decentramento sugli Enti locali che ne ripartiscano le economie, che indirizzino, in termini di pianificazione generale e di programmazione, quanto gli Enti locali devono attuare. Affinché questo si attui però, le Regioni devono avere quelle funzioni che probabilmente erano già nella mente della Costituente; la Costituzione è assolutamente inattuata.
Spero davvero che si attui questa riforma, in parte minima attraverso i "Bassanini" e in larga parte attraverso l'azione della Bicamerale, che però, come ho già detto, vedo in termini estremamente critici: probabilmente non porterà alle soluzioni dei problemi posti più di una volta in quest'aula.
Per quanto riguarda la parte numerica del bilancio, ho già dichiarato la mia enorme difficoltà ad entrare nel merito delle cifre. Credo comunque che si stiano discutendo cifre irrisorie rispetto a quelle che occorrerebbero per un'azione forte della Regione.
Faccio un esempio per tutti. Non ho ancora verificato i mille emendamenti che abbiamo sul tavolo, oggi; ne prendo come esempio uno quello del collega Chiezzi e del suo Gruppo, letto sui giornali, che propone 100 miliardi per la tutela del suolo in termini generali - mi si passi il termine. Ebbene, sicuramente credo che nessuno in quest'aula si sentirebbe di dire "no" a tale proposta, se fosse stato attuato il tanto richiesto decentramento dallo Stato centrale, anche in termini di fondi sarei il primo a dire sì.
Faccio un altro esempio. Si parla della ristrutturazione della Reggia di Venaria. Pensate che debba essere un'attività gestita dal Governo centrale? Se noi avessimo autonomia rispetto ai nostri beni culturali, non saremmo i primi a dover attuare, con il denaro che continua a concentrare su di sé lo Stato centrale, un intervento del genere? Ma pensate ragionevole che per organizzare i Mondiali di sci a Sestrière, un Assessore regionale debba andare a pietire miliardi che sono suddivisi con i Giochi del Mediterraneo a Bari o, secondo i momenti politici, con le Universiadi o cos'altro in Sicilia, ed accontentarsi delle briciole? Tutto questo dopo che un referendum ha chiesto al Governo centrale di abolire il Ministero del Turismo, interpretato con la soluzione di dare l'incarico ad un Sottosegretario? E noi stiamo a discutere dei 55 miliardi di fondi liberi che rimangono rispetto alle spese correnti o dei 202 miliardi che rimangono sulle spese sulle quali potremmo portare alcuni interventi legislativi! Potrei citare alcuni interventi estremamente necessari - e so che in quest'aula vi sono colleghi molto sensibili a questi argomenti. E' stato citato il Mottarone. In Commissione ho chiesto più volte - e credo che possa essere attuata attraverso una legge specifica sui fondi ancora liberi e di riserva - la soluzione del Pian del Frais, che oggi è frazione completamente scollegata dal resto.
A mio avviso, sarebbe un intervento interessante - e a questo proposito abbiamo predisposto un emendamento - a cui pensare in termini propositivi ed attuativi, la riconversione dell'ex manicomio di Collegno come struttura forte e portante. Non è presente il collega Miglietti, ma credo che su questo ci troveremmo d'accordo mille volte. In tal senso, propongo un emendamento - sul quale si dovranno verificare le sensibilità - anche su questo bilancio, per lasciare un segno, per aprire un capitolo, per aprire una volontà, lasciare un'indicazione.
Bilancio che giudico senza enfasi, ma come l'unico possibile da attuare che però dovrà essere esaminato nell'attuazione dei singoli punti, rispetto alle singole volontà dei responsabili della Giunta.
Il Presidente e i singoli Assessori dovranno dirci le cose anticipatamente affinché non si venga a conoscenza delle loro scelte programmatiche attraverso i giornali.
Chiedo alla Giunta di venire in Commissione ad illustrarci le linee programmatiche corrispondendole alle somme iscritte in bilancio in questo momento; impegno anche l'Assessore al bilancio a verificare se, attraverso variazioni di bilancio, non si debbano attuare determinate priorità.
Ho cercato di concentrare dichiarazione di voto ed analisi al bilancio politica e non ragionieristica; annuncio il voto favorevole del mio Gruppo riservandomi eventualmente nella dichiarazione di voto, che in questo momento penso di non svolgere, un ulteriore apporto alla soluzione di bilancio di questa Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Ho ascoltato le chiare comunicazioni politiche del Presidente della Giunta regionale, riguardanti il programma di sviluppo del Piemonte in relazione al bilancio 1997, ed intendo formulare alcune considerazioni fortemente critiche su agricoltura, montagna e turismo.
Dall'enunciazione, il documento politico-programmatico-finanziario è in perfetto metodo liberista ed imprenditoriale in tutte le tematiche istituzionali dell'Ente Regione sui vari capitoli di spesa per i settori citati, i cui investimenti sono enormemente insufficienti per il loro vero rilancio e sviluppo produttivo ed occupazionale per i prossimi anni.
L'agricoltura è una tematica economica centrale e prioritaria per lo sviluppo sociale, civile ed occupazionale, però le cifre stanziate dalla Giunta non delineano scelte politiche concrete e programmatiche per incentivare la presenza dei giovani sul territorio attraverso un maggiore reddito agrario in un settore così fortemente in crisi.
Mi riferisco anche a maggiori stanziamenti nel settore rispetto alle leggi nazionali e regionali sull'associazionismo, la cooperazione con la costituzione di gruppi collettivi per acquisti di concimi, fertilizzanti dei mezzi tecnici, dello sviluppo aziendale per una maggiore valorizzazione delle Cantine Sociali, delle Associazioni dei produttori vitivinicoli piemontesi, dell'allevamento zootecnico soprattutto della pregiata razza piemontese, al di là del risultato complesso delle "quote latte", dello stesso problema del latte e del suo sottoprodotto creando caseifici o centri attrezzati per produrre formaggi tipici, incentivare allevamenti sperimentali di caprini e ovini con piani aziendali, utilizzando anche i fondi FEOGA (sovente disattesi).
Manca dal bilancio 1997 una vera politica agraria regionale che garantisca, oltre ai necessari finanziamenti, anche la presenza ai vari livelli governativi ed europei degli interessi agricoli delle aziende piemontesi singoli od associate.
Necessita incentivare le risorse regionali a partire dall'utilizzo dei progetti relativi ai finanziamenti CEE sugli Obiettivi 5B - 2B per creare una vera svolta dell'attuale politica agricola e realizzare una nuova e diversa filosofia per privilegiare le colture di pianura e di collina dando al settore produttivo agricolo un vero ruolo strategico ed occupazionale, per i giovani soprattutto.
Vanno anche promossi viaggi-studio per visionare realizzazioni pilota in campo zootecnico o vitivinicolo di altre Regioni o Paesi stranieri anche per l'entrata italiana in Europa e per la politica comunitaria (molto deficitaria da parte della Regione e del Governo italiano).
Così pure poco è stato stanziato a bilancio 1997 in campo economico produttivo di sviluppo per la montagna e le zone svantaggiate del Piemonte.
Eppure diciotto mesi or sono al momento del lancio politico della maggioranza di centro-destra si sbandierava con eccessiva enfasi la delega esclusiva alla montagna per il Piemonte.
Dai capitoli di spesa specifici per le delicate ed importantissime realizzazioni agro-montane emerge scarsa sensibilità e serietà programmatica in materia forestale, zootecnica ed agroturistica.
Nelle zone montane piemontesi, nelle numerose Comunità montane vi sono forti preoccupazioni, ansie e rabbia tra la popolazione che invecchia sempre più e che spesso è dimenticata dalla programmazione dell'attuale Giunta di centro-destra.
Il Fondo regionale per la montagna va notevolmente potenziato per la vera riqualificazione del territorio, per lo sviluppo delle realizzazioni progettuali dei Comuni montani e delle Comunità montane.
Per l'importantissimo settore del turismo, dell'agriturismo, del settore termale e del termalismo, pur essendo settori economico-produttivi occupazionali decisivi e determinati, le risorse disposte a bilancio 1997 sono decisamente carenti e lacunose, partendo anche dalla deludente legge n. 75 recentemente approvata dalla maggioranza straripante di centro-destra che governa malamente da diciotto mesi la Regione Piemonte.
Sui vari capitoli di bilancio si riscontrano cifre approssimative ed insufficienti, relative ai contributi per le Agenzie di promozione turistica, ai parchi naturali, per lo sviluppo termale cui il Piemonte è interessato per cinque aziende, tra le quali quelle importanti di Acqui e di Stresa; tra l'altro, un recentissimo emendamento parlamentare alla legge Bassanini delega alle Regioni la proprietà degli stabilimenti termali.
Così pure sono ridicoli gli interventi ad enti e società per la diffusione dell'attività sportiva e dell'impiantistica piemontese. Notevoli e continue le proteste di moltissime Amministrazioni locali per i mancati o tardivi arrivi dei finanziamenti sportivi già stanziati.
Molti sono gli emendamenti presentati dal Gruppo di Rifondazione Comunista atti a migliorare la difficile situazione del turismo dell'agriturismo piemontese, soprattutto nell'ottica occupazionale. Un settore delicato, ma strategico sul piano occupazionale, che va assolutamente modificato e potenziato negli indirizzi politico-economico produttivi per una vera svolta di sviluppo per l'economia piemontese proiettata verso l'Europa.
Nel bilancio regionale 1997 tutte queste importantissime tematiche su agricoltura, montagna e turismo sono gravemente disattese, anche in modo vergognoso. Il Piemonte ha bisogno di politiche economico-sociali occupazionali molto diverse e più puntuali sui notevoli cambiamenti della società italiana e piemontese, soprattutto verso l'occupazione giovanile e sui progetti concreti per realizzarla.
La proposta politica del Gruppo di Rifondazione Comunista per 100 miliardi da stanziarsi per il suolo sicuro in Piemonte è una scelta importantissima per il futuro del Piemonte proiettato verso il 2000.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Il bilancio, nel momento in cui viene presentato e discusso rappresenta certamente un momento di verifica rispetto a delle cifre, ma per un'aula consiliare, per dei Gruppi eletti direttamente dalla gente dovrebbe essere soprattutto un bilancio del lavoro politico, amministrativo ed istituzionale che il governo e, a mio avviso anche l'opposizione, hanno saputo svolgere durante il loro mandato. In sostanza, il bilancio è sì un bilancio di cifre, ma anche di progetti, di modi di porsi rispetto all'amministrazione della cosa pubblica.
Oggi ci troviamo in grande imbarazzo complessivo, perché non siamo in condizione di esaminare il complesso delle cifre, che comunque sono state spezzettate in due bilanci. Questo l'argomento di fondo che ci ha portato al voto contrario nell'appuntamento precedente; ci troviamo purtroppo a fare delle osservazioni altrettanto negative rispetto al bilancio politico progettuale, di proposte, di leggi.
Lo scorso anno il Presidente Ghigo nel presentare il bilancio si era posto (secondo me, in maniera moderna in quella circostanza) come capo dell'esecutivo che faceva proposte al Consiglio, in un momento istituzionale alto quale quello del dibattito sul bilancio, nonché quale elemento di riferimento delle politiche dell'esecutivo, ma anche dei rapporti, delle collaborazioni, dei coinvolgimenti - da sponde diverse, sia ben chiaro - rispetto ai grandi progetti e quindi rispetto anche all'opposizione.
Lo scorso anno, quello del Presidente Ghigo nei confronti dei Gruppi dell'opposizione è stato un approccio politico a tutto campo, per me moderno, non superficiale, ma rispondente all'impostazione che il nuovo sistema elettorale ha conferito al ruolo del Presidente della Giunta regionale.
Quest'anno il Presidente Ghigo si è presentato, in un'aula un po' più distratta, in maniera completamente diversa. Il Presidente Ghigo ha letto la sua relazione; si è presentato con un documento che si caratterizza da sé - se mi è permesso - in modo volutamente più superficiale. Mi sono chiesta se con la sua scelta - come Presidente della Giunta, non ci si presenta in aula in un determinato modo senza aver compiuto una scelta, ne sono sicura - di presentarsi dietro al paravento di documenti abbastanza scolastici e di una procedura altrettanto scolastica, il Presidente della Giunta si sia sentito più forte e più interprete del ruolo nuovo che conferisce la legge elettorale o se abbia fatto questo tipo di scelta perché si sente più debole. Mi sono posta anche un altro interrogativo: se si sentiva più debole rispetto all'opposizione o se si sentiva più debole rispetto alla sua maggioranza. Non tocca a me la risposta; cercher comunque di dare il mio contributo come osservatrice politica.
Credo peraltro che gli emendamenti che da più parti politiche - ad esempio, anche da parte della Lega - sono stati presentati e le risposte che questa maggioranza darà, le faranno capire - "ci" faranno capire, "mi" faranno capire - Presidente, se si sente più forte o più debole rispetto alla maggioranza che la sostiene, ma anche rispetto all'opposizione.
Come si è caratterizzata questa Giunta? Il collega Cavaliere ha parlato di "Giunta di centro-destra". Personalmente, mi chiedo se la Giunta sia davvero caratterizzata politicamente in qualche modo o se si tratta semplicemente, di una Giunta, che, in questo tempo politico, ha gestito e tende a gestire ciò che può: sostanzialmente, l'ordinaria amministrazione.
Questo è il problema: nonostante le grandi emergenze della nostra Regione anche lo spezzettamento del bilancio - ma certamente non solo questo - fa sì che questa Giunta si ponga in una logica di ordinaria amministrazione.
Poi, naturalmente, ci sono le questioni nazionali, gli Accordi di programma con lo Stato, i rapporti con l'Europa, i rapporti con gli altri enti istituzionali; rispetto ad ognuna di queste questioni, però, ci si colloca in una situazione di trascinamento, non in una situazione di gestione politica.
E' per questi motivi che abbiamo presentato alcuni emendamenti. Se guardiamo al bilancio non solo delle cifre, ma a quello degli atti di governo, possiamo rilevare una grossa carenza di progettualità: infatti grandi leggi di impianto non sono state realizzate. Come Gruppo, abbiamo pertanto compiuto una scelta che tende per quanto possibile a dare un'anima progettuale al bilancio. Le questioni sulle quali ci siamo mossi sono di vario ordine. In primo luogo, abbiamo presentato emendamenti tendenti ad aiutare il Piemonte più sofferente, non perché povero, ma perché portatore di disagi, di difficoltà, di un modo difficile di condurre l'esistenza quotidiana. Questo tipo di Piemonte è purtroppo in crescita; è in tal senso che chiedo agli Assessori competenti di voler esaminare con attenzione i nostri emendamenti.
Ci siamo mossi nei confronti di un Piemonte che - mi permetta Presidente - non compare nei documenti alla nostra attenzione.
Quest'assenza contrasta con l'umanità che riscontro in alcune componenti della maggioranza; umanità che non emerge per forte condizionamento di carattere politico, ma che porta anche a far sì che non ci sia una decisa caratterizzazione di centro-destra, e che questa risulti essere una Giunta assolutamente ordinaria.
Dietro alle cifre e alle presentazioni dei bilanci di un ente pubblico come la Regione si vorrebbero intravedere non le caratteristiche dei consulenti che ne hanno tratteggiato la stesura; come amministratori non siamo chiamati a questo.
Oggi, invece, non vedo alcun elemento positivo, ma un'impostazione tecnicistica. Mi chiedo anche come si possano presentare, per esempio relativamente al Programma regionale di sviluppo, documenti assolutamente astrusi. La fortuna di tanti documenti è che non vengono letti! Diversamente, ci troveremmo in non poche difficoltà.
Personalmente, per esempio, mi sono sforzata di capire cosa sia il Supporto alle decisioni (SAD): "dotare la pubblica amministrazione di un sistema di aiuto alle decisioni (SAD) è sicuramente un atto di modernizzazione della gestione pubblica; il tentativo di introdurre criteri e tecniche di aiuto alle decisioni è la parte più innovativa del Piano regionale di sviluppo, favorisce l'emergere di obiettivi di legislatura su cui concentrare l'attenzione, la conoscenza di elementi quantitativi, di progetti e di atti, che direttamente o indirettamente entrano nelle decisioni di programmazione".
Non ho capito di cosa si tratti; l'ho letto, l'ho riletto e lo rileggerò, anche perché mi sembra un punto centrale del documento. Non l'ho capito! Badiamo bene che riteniamo di essere estrazione culturale attenta al nuovo, alle nuove tecnologie, sapendo cogliere l'importanza, anche d'immagine, dell'informazione, dell'informatizzazione, ma quando tutte queste cose supportano contenuti politici, programmatici e legislativi e non mere enunciazioni! Mi sembra di poter dire che questo bilancio non è convincente forse perché corrisponde ad una fase di transizione dell'istituto regionale, ad una fase di stanchezza della maggioranza - che non ha trovato un proprio volano - ad una mancanza di progettualità dovuta anche a difficoltà economiche: risente di una comunità piemontese enormemente in difficoltà.
Mi chiedo: è proprio un caso che "i sassi di Tortona" siano a Tortona? Mi chiedo: perché quel padre che si è buttato dal quinto piano, si è sentito così solo? Sono segnali di problemi più gravi e profondi? Personalmente penso di sì, penso che la nostra sia una Regione con grandissimi problemi.
Una Regione che aveva proprie caratteristiche economico-sociali, proprie caratteristiche di identità, che non ha più: una Regione che non vede più prospettiva precise.
La Regione Piemonte come si pone rispetto a questi problemi? Come Gruppo abbiamo presentato degli emendamenti sul problema-immigrati ed extracomunitari, non certo per valutare l'atteggiamento di Alleanza Nazionale - che, onestamente, è cosa molto importante, ma che mi coinvolge poco - ma perché è indubbiamente un'emergenza straordinaria.
Riprendo un pensiero che Luciano Violante ha espresso recentemente: c'è bisogno di un ritorno della politica; rivolto all'amministrazione, al governo, a chi è eletto, è un richiamo al ritorno "dell'anima".
Credo che la caratteristica più negativa - mi sia permesso - sia che non parliamo abbastanza di uomini, di donne, di progetti, di povertà, di ricchezza, di lavoro, con più anima e con minori approcci astratti. Esprimo queste riflessioni molto sommessamente, per tutti noi.
Per quanto mi riguarda, personalmente e come Gruppo, dalla conduzione del dibattito e dall'esame del migliaio di emendamenti che voglio valutare molto seriamente, capiremo lo stato di salute della Giunta e il ruolo politico che il Presidente sente di sé. Ispireremo a queste valutazioni la nostra dichiarazione di voto, senza dubbio molto severa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Credo che il dibattito sul bilancio non sia solo la sede di valutazione dei mutamenti numerici nell'ambito di un quadro normativo già predeterminato e di variazioni frutto della piccola valutazione delle emergenze - "piccola", ma importante sotto l'aspetto politico, perch evidenziazione delle emergenze più sentite in quel momento. Il bilancio rappresenta il momento politico, prima che numerico, più importante di un'amministrazione pubblica: il Presidente della Giunta analizza lo stato di salute della Regione, nei limiti della propria forza politica. Forza politica intesa non come partito o disponibilità finanziaria o potere normativo - e conseguentemente come capacità normativa - ma come capacità di amministrazione e gestione, al fine di modificare, integrare e fermare determinati processi. E' quindi necessario partire dall'analisi della realtà piemontese; analisi contenuta nel Piano di sviluppo e in tutti gli studi e documenti che ci pervengono ormai giornalmente. Inizierei con un quesito: il Piemonte è una regione tutta uguale, omogenea? Sicuramente no.
Questo Piemonte, che ha più di 1.200 Comuni ed altrettanti dialetti, al momento attuale si presenta economicamente e socialmente a macchia di leopardo, con un'accentuazione della situazione via via sempre maggiore.
L'attuale Piemonte mette in chiara luce un recesso per deindustrializzazione e delocalizzazione in quelli che per anni sono stati i più importanti poli di sviluppo della città di Torino, del Canavese, del Verbano Cusio Ossola; zone che per anni sono state di massimo benessere e di attrazione di occupazione, con immigrazione anche da altre regioni.
Quello attuale è un momento caratterizzato dalla crisi di un sistema di accordo oligopolistico, che vedeva Stato e grande industria determinare il futuro, in una concertazione permanente e in un quadro di globalizzazione dell'economia a livello mondiale: le zone basate essenzialmente sulla grande produzione sono entrate in crisi.
In altre realtà del Piemonte, che forse "viaggiavano" ad un ritmo più lento rispetto a tali economie, si assiste ad una sorta di immobilismo: per esempio, nel Vercellese e in alcune aree dell'Alessandrino. Nel Cuneese che alcuni paragonano al nostro nord-est, si è verificata una ripresa di settori considerati ormai in declino, sui quali è intervenuto l'aiuto pubblico o quello europeo. Pensiamo alle manovre regionali sull'agricoltura, ma anche a certe imposizioni europee che sono state forse una mortificazione di determinati concetti di agricoltura del nostro Piemonte.
Occorre quindi partire da un'analisi il più possibile articolata, per poter analizzare i motivi per cui alcune zone riescono ancora a maturare sviluppo: i motivi storici e i motivi di prospettiva. Anche nel Novarese si è verificata la stessa situazione, anche se in modo diverso.
Quale può essere l'intervento? Occorrono, naturalmente, dei distinguo tra quale "deve" e quale "può" essere in base alla nostra limitazione istituzionale. Il Consigliere Montabone citava le disponibilità numeriche personalmente, avrei preferito non parlare di numeri, per la verità assai esigui. Non è possibile e non ha alcun senso pensare di risolvere la politica regionale, collega Papandrea, applicando il diretto rapporto fondo pubblico occupazione/fondo pubblico posto di lavoro: rischia di trasformarsi in un furto alla collettività. La destinazione del fondo pubblico, come giustamente individuato dalla Giunta, deve essere la creazione di infrastrutture per rendere dinamico il processo di conversione del sistema produttivo piemontese.
Viste le ristrettezze, ritengo giuste le scelte di bilancio finalizzate ad operare sulle infrastrutture generali e sul settore culturale e turistico, fino ad ora il meno sfruttato, ma che con gli anni potrebbe fruttare sotto l'aspetto del benessere in generale e, quindi anche di ricaduta in termini occupazionali in zone caratterizzate nel tempo dalla monoindustria. Si tratterebbe, comunque, di una diversificazione che coprirebbe unicamente l'emergenza: è come l'aspirina, che serve solo per non sentire dolore.
Non riusciremo a difendere centinaia di migliaia di posti di lavoro dobbiamo creare le occasioni affinché si creino nuove centinaia di migliaia di posti di lavoro.
Pertanto, vi è la necessità di un intervento propositivo per il futuro, che consenta ai piemontesi di operare in un quadro di regole certe: elemento fondamentale per liberare le iniziative, le potenzialità latenti del mondo privato. Non è sufficiente investire bene le poche risorse a disposizione è fondamentale fare in modo che l'Ente Regione - e il nostro intervento potrebbe essere di stimolo alle Province, ai Comuni, a tutti gli altri Enti sia caratterizzato da dinamicità ed efficienza, dando ai cittadini la certezza di un interlocutore credibile, che dà risposte in tempi certi siano esse positive o negative.
Siamo l'Ente dalle mille scadenze, dalle mille domande, dove solo gli "artisti" della nicchia della pubblica amministrazione sanno come muoversi dove solo i pochi addetti ai lavori conoscono le scadenze giuste e la legge giusta sulla quale chiedere il finanziamento: i cittadini rimangono "tagliati fuori". Come Consiglio regionale, probabilmente, non ci occupiamo dei cinque milioni di cittadini piemontesi, ma dei centomila che ruotano attorno all'Ente Regione, con le loro domande, i loro contributi, i loro flussi. E' quindi necessaria una reale revisione del processo legislativo del sistema di produzione delle nostre leggi; in questo, mi rivolgo innanzitutto al Presidente del Consiglio, ma anche alla maggioranza e al Vicepresidente Deorsola - che certe critiche deve farle prima di tutto a se stesso e non ai colleghi, siano essi di maggioranza o meno, del Consiglio regionale.
Questo uno dei primi punti sui quali dobbiamo avere il coraggio di intervenire, tenendo ben presente l'obiettivo finale: una qual certa delegiferazione, al fine di proporre un quadro certo ai cittadini e le "famose" deleghe a Province e Comuni. Così come chiediamo deleghe al Governo, dobbiamo essere pronti a ribaltare il discorso sugli enti minori ed in grado di controllare responsabilmente. E' necessario fare chiarezza.
Il processo di federalizzazione sarà ineluttabile; nuove risorse, nuove deleghe, nuovi poteri, nuovo modello di Stato imporranno al nostro Ente anzi, impongono fin d'ora - di attrezzarsi ad affrontare la grande rivoluzione istituzionale che vedrà finalmente la Regione in grado di gestire le risorse del proprio bilancio per funzioni e non per settori. Non avremo più tabelle con scritto "fondi per Assessore Masaracchio", "fondi per Assessore Majorino", "fondi per Assessore Vaglio" - che gli Assessori divideranno successivamente. Cito questi fenomeni, ben presenti a tutti noi.
Ripeto: gestire il bilancio non per settori, ma per funzioni. Nasce a questo punto la necessità di un controllo sistematico di quanto viene portato avanti, di quanto viene realizzato. Diversamente, significherebbe restare indietro rispetto al resto del Paese.
Necessità di dare un nuovo respiro, mettendo a disposizione quel poco che possiamo per creare le condizioni di un vero mercato e di cittadini piemontesi liberi di manifestare la loro voglia, la loro tenacia, la loro capacità di intraprendere e di fare, di stare all'avanguardia nell'economia e nel benessere sociale, a confronto con tutto il mondo.
Rivolgo quindi un invito alla Giunta e al Consiglio, al fine di impegnarci, insieme, a creare queste opportunità, centrali nel programma della maggioranza del 1995, ma per gran parte condivise dalla minoranza.
Sforzo che forse ci costerà fatica, ma che darà sicura soddisfazione al Consiglio regionale, alla Giunta, ai singoli Consiglieri, se riuscirà ad incidere sul processo di sviluppo del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rosso.



ROSSO Roberto

Grazie, Presidente. Ho ascoltato attentamente quanto detto dal Presidente della Giunta regionale, anche se con una relazione un po' spezzettata tra ieri ed oggi; inoltre, mi sono riletto il "libro delle buone intenzioni", ovvero quanto vorrebbe attuare la maggioranza nel 1997 quasi come se il governo Ghigo si insediasse oggi.
E' verissimo quanto detto da alcuni esponenti dell'Ulivo, ovvero che manca un piano globale, che, per il Piemonte, non si sono fatte scelte precise - o forse non si potevano fare. L'intero Piano è molto generico, a volte sfocato; per riprendere il filone della fantascienza del collega Cavaliere, non è poi così vero che siamo a ventimila leghe sotto i mari; a me pare che dal documento emerga più la visione di una maggioranza sulla luna, che osserva da lontano la terra, che dalla luna appare bella. Ma non si vede il Piemonte e non se ne riescono a capire i veri problemi; e non ci si accorge neanche dei disastri causati da determinate decisioni o dal rifiuto di assumerne altre.
Ebbene, secondo noi, questa situazione è sì imputabile ad una certa incapacità della maggioranza, ma non è l'unica spiegazione; spiegazione che troviamo soltanto guardandoci alle spalle per vedere quanto è stato fatto in questo anno e mezzo di Giunta di centro-destra. In realtà, non ha governato solo la maggioranza di centro-destra; a ben vedere, è esistito un costante "inciucio" tra Polo ed Ulivo.
Voglio citare alcuni esempi per far capire questa nostra tesi.
All'inizio della legislatura il Consigliere Chiezzi diceva ai rappresentanti di Alleanza Nazionale che erano sporchi fino ai capelli del sangue dei partigiani; subito dopo, destra e sinistra, allegramente, si sono votati i Presidente delle Commissioni e la maggioranza non ha avuto il coraggio di dire che sarebbe stata un'opzione sua propria: "Visto che le Commissioni devono fare funzionare il Consiglio le gestiamo noi, nominando noi i Presidenti". No, non è stato così, ci si è andati ad "inciuciare" con l'Ulivo. Questo il primo esempio.
Sorvolando su altri episodi, arriviamo alla storia recente dell'autunno 1996: i dodici referendum del Polo hanno registrato un'amplissima maggioranza in questo Consiglio. Mi sono stupito: vista l'adesione, invece di proporre dei referendum - con spese enormi, per poi aspettare degli anni, magari con la bocciatura della Corte Costituzionale si potevano trasformare le proposte di referendum in proposte di legge alla Camera, visto il grande consenso in tutti i Consigli regionali.
E la proposta alla Bicamerale? Sentendo le posizioni dei singoli Capigruppo nessuno era d'accordo: tutti avevano da eccepire; al momento della votazione, tutti d'accordo, per rispettare, questa volta, un "inciucio" a livello più alto, tra Presidenti di Giunte di destra e sinistra.
Sorvolo sulla scarsa attenzione prestata da questo Consiglio alla proposta della Lega - posso anche capirla; non sorvolo sul fatto che avevamo presentato una mozione, passata in aula, sul referendum propositivo, del quale non si è fatto alcun cenno nella proposta alla Bicamerale. In VIII Commissione, mi è stato detto: "Ci siamo dimenticati di inserirla, chiediamo scusa; aspettiamo... vedremo...", ecc. In ultimo, le "quote latte"; in Consiglio, in sede di Capigruppo, in sede di Commissione Agricoltura si disse: "Ma sì, non parliamone in Consiglio tanto giovedì" si era a martedì - "ci sarà l'incontro a Roma... Risolveranno loro".
Abbiamo visto come hanno risolto! E se non ci fosse stata la Lega ad imporre la discussione sulla problematica delle "quote latte", il Piemonte si sarebbe dimenticato dei suoi allevatori! Le motivazioni sono semplici: gli allevatori non erano assistiti né da sindacati né da associazioni.
Lasciamo che questi cittadini protestino, poi, tanto, c'è sempre qualche Prodi di turno, che mette loro un freno.
Veniamo al bilancio. Non è sicuramente un atto di coraggio della maggioranza; vi sono scelte che, a volte, fanno pensare - al di là di quanto dicono i colleghi della sinistra - che non siano di una Giunta di centro-destra. Mi rifaccio a due righe dell'intervento del Presidente: "Sono di grande importanza per l'attuazione delle scelte regionali gli interventi a favore delle cooperative sociali degli enti e delle istituzioni di assistenza"! Chi legge pensa si tratti della relazione della Presidente Bresso o del Sindaco Castellani! Invece, è il Presidente Ghigo! Inoltre, spero verrà corretto quello che è stato definito un errore - ma non posso pensare che ci si sbagli su queste cose - ovvero, lo stanziamento in bilancio, da parte di un Assessore di Alleanza Nazionale, di 1 miliardo a favore degli extracomunitari e di mezzo miliardo a favore dei nomadi! Non mi risulta che sia questa, a parole e in campagna elettorale, la politica del Polo. Senza pensare, tra i vari capitoli, a quanto assistenzialismo, a quanti contributi si erogano alle solite associazioni.
Personalmente, non ho la grande esperienza di altri colleghi che sono stati Sindaci, Consiglieri provinciali o Assessori; la mia unica esperienza è stata quella di Capogruppo in una Circoscrizione di Torino. Leggendo questo bilancio mi sembra di leggere quello della Circoscrizione: sono solo altri numeri, centinaia di miliardi invece che centinaia di milioni. Invece di fare scelte precise continuiamo come sempre, sia con governi regionali di destra sia con il grande "inciucio", prima del termine dell'ultima legislatura, con il PDS facente parte della maggioranza. E' il solito assistenzialismo: "stampami il libricino..., diamo a quell'associazione così li facciamo tutti contenti...", ma mancano quelle scelte che dovrebbe fare la Regione Piemonte. Se poi vogliamo fare come il piccolo Comune o la Circoscrizione, basta prenderne atto.
Se non ci svincoliamo dal luogo comune: "bisogna andare sempre d'accordo con tutti, destra e sinistra, così non ci sono problemi", come possiamo ottenere il rispetto dello Stato? Come potremo svincolarci dagli ordini che arrivano dai partiti centralisti romani? E poi, caro Presidente ci sono anche le malelingue; perché a forza di "inciuciare" c'è addirittura qualche...



PRESIDENTE

Non possiamo usare un termine più corretto, per rispetto dell'assemblea? Non voglio censurare nulla, ma da un elogismo ne viene un altro peggiore; l'ho sentito parecchie volte: mi pare ci siano termini istituzionalmente più corretti.



ROSSO Roberto

Lo cambio: senza bisogno di accordi più o meno chiari. Se si attuasse una politica coraggiosa non ci sarebbero malelingue che insistono nel dire che - per esempio - il Presidente Ghigo si sta accordando con il Sindaco Castellani per candidare un rappresentante debole del Polo in modo da far vincere Castellani al primo turno e far rimanere tutto tranquillo in Regione...! O sentir dire che le nomine della Finpiemonte si danno alla minoranza perché siamo bravi, però la Bresso e Castellani... Ma cosa ci importa della Bresso e di Castellani? Risponderanno essi stessi agli elettori; qui siamo alla Regione Piemonte; perché dobbiamo sempre fare ragionamenti del tipo: "Tu mi dai, io ti dò"? Abbiamo iniziato la legislatura sapendo di entrare in un Consiglio regionale in cui c'erano diversi partiti, diverse posizioni politiche - e noi abbiamo la nostra.
Abbiamo presentato diverse proposte di legge perché abbiamo intrapreso la strada dell'opposizione propositiva. Queste dozzine di leggi, a parte l'unica eccezione del Museo Ferroviario, sono rimaste nei cassetti? L'unica tolta dai cassetti, quella sulla cultura, la storia e la lingua piemontese nonostante tutti dicano che si lavori per il Piemonte, per la sua cultura, per la sua storia, nonostante la grande iniziativa degli Stati Generali - sono stato costretto a ritirarla temporaneamente, perché sulla stessa in realtà non esiste, a parte un paio di Gruppi, alcuna maggioranza né di destra né di sinistra né trasversale. Non abbiamo mai condiviso le posizioni ostruzionistiche di alcuni Gruppi dell'opposizione, però devo ammettere che forse qualche ragione l'avevano.
Come Gruppo abbiamo cercato di fare opposizione in maniera propositiva e continueremo a farlo, ma ci vediamo costretti anche noi a presentare una grossa quantità di emendamenti (856), di cui duecento politici e i rimanenti assolutamente ostruzionistici. Lo dico con grande tranquillità: sono stati dimenticati, oltreché le nostre proposte, anche numerosi altri campi in questo bilancio. Ne cito alcuni: l'agricoltura, l'allevamento, la polizia locale, il patrimonio storico-linguistico, la cultura del Piemonte la salvaguardia delle nostre tradizioni, l'ambiente, lo smaltimento rifiuti, la valorizzazione della montagna, l'aiuto concreto ad artigiani e commercianti, l'urbanistica. Sono alcuni esempi, entreremo nel dettaglio successivamente.
Chiudo dicendo che oggi ho trovato una citazione, secondo me molto attuale, di Abramo Lincoln: "Puoi imbrogliare tutta la popolazione alcune volte, puoi imbrogliare parte della popolazione tutte le volte, ma non si può imbrogliare tutte le volte tutta la popolazione". In queste parole anche se arrivano dal passato, mi sembra di trovare un esempio nell'unanime coro di fischi non organizzato al Presidente del Consiglio italiano, a Sestrière.



PRESIDENTE

Comunque, Abramo Lincoln era contro la secessione.
La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Durante questo dibattito il mio Gruppo ha già illustrato, con i due interventi dei compagni Papandrea e Moro, la nostra manovra di bilancio. Vi ritorno solo per chiarire meglio la portata della nostra proposta, anche a seguito di alcune osservazioni del collega Pichetto - che non vedo in aula.
Per quanto riguarda il senso di questo dibattito, la cosa che mi ha colpito, a differenza della discussione della scorsa volta, è la totale mancanza di entusiasmo, anche da parte delle forze che hanno dato vita a questa Giunta. Non si sono visti né entusiasmo né passione né condivisione.
Capisco che l'opposizione faccia richieste su richieste; qui, però, hanno chiesto un po' tutti, Presidente Ghigo. Tutti gli interventi, da quello del Consigliere Salerno a Pichetto a Montabone, hanno avanzato delle richieste.
E di solito si chiede quando non si è soddisfatti; si può chiedere in termini diplomatici, in vari modi, ma la sostanza è che non vi è una maggioranza convinta di quanto sta succedendo in Regione Piemonte dal punto di vista della vostra azione di governo.
E' una maggioranza un po' distaccata; sento del distacco. Si sostiene la Giunta perché "si deve", ma fra un po' - Presidente Ghigo - non sarà più una strada obbligata, perché la protezione di cui, a norma di legge, gode la Giunta regionale sta per scadere. L'inamovibilità oggi la tutela, ma forse, la rovina anche un po' perché la certezza che nulla può succedere può generare apatia, inerzia, sufficienza nell'esaminare i problemi "tanto di qui per due anni nessuno ci schioda...". E invece, tra poco l'esperienza può anche finire senza che la Regione debba chiudere i battenti e chiamare alle urne gli elettori.
Personalmente, ho colto questo distacco. Probabilmente il fatto che si stia procedendo in una notte abbastanza scura, a luci spente, è una sensazione comune un po' a tutto il Consiglio: non si vede bene dove si sta andando, non ci sono territori più illuminati di altri, non ci sono scelte riconoscibili. Si va avanti per tran tran. Aspetto ancora di sentire il collega Ghiglia: magari è lui ad essere entusiasta. Finora, comunque, non mi sembra che l'analisi sia: "Basta galleggiare su questa crisi per procedere".
Ci sono anche le note di colore, che però, forse, rientrano anch'esse in un certo quadro. Presidente Ghigo, quando si passano tre ore appesi ad un seggiolino invece di governare la Regione Piemonte, personalmente ritengo ci sia qualcosa che non va. La notizia fa sicuramente titolo, ma è cosa che non entusiasma alcuno. Io ho visto quella sua permanenza come tre ore di lavoro perso, di progetti persi, di ipotesi, discussioni, analisi dei problemi persi. Lei è stato "salvato", ma la Regione no! In quelle tre ore la Regione è rimasta priva di guida.
Questi gli elementi di contorno, che però si inseriscono in un mosaico di comportamento dal medesimo disegno: l'immagine per se stessa, le proposizioni di bontà, un documento formato da quindici pagine scritte e nove di figure inutili, grossolane, prive di significato proprio! Presidente Ghigo, vada a rileggersi qualche documento che cercava di organizzare, in Italia (quindi in occidente, con la nostra storia, le nostre radici), il tema difficile della programmazione. Parta pure dal primo centro-sinistra: vada a vedere gli sforzi fatti per capire, in un Paese ad economia di mercato, cosa significasse attivare governi di programmazione. Quanto scritto negli ultimi cinquant'anni in Italia meritava qualcosa in più delle quindici pagine di cose molto generiche e gracili, con invenzioni tra l'altro nemmeno descritte. Si parla di "sistema di aiuto", di Piano regionale di sviluppo come software organizzativo. Ci sono due parole inglesi, in queste quindici pagine: una è software, e va bene, programmiamoci, facciamo dei programmi; l'altra è lobby, cioè gruppi di pressione. Sulla prima, software, a mio modo di vedere il lavoro degli ultimi cinquant'anni meritava di essere letto, per fare un passo avanti: si leggono, invece, buone proposizioni.
Per quanto riguarda il secondo termine, emerge chiaramente che le lobby divengono punto di riferimento, perché manca completamente l'idea di programmazione. In questo buio, emergono le lobby. "La programmazione si basa su un repertorio di progetti". I progetti da dove nascono? Dalle lobby. Quindi - grande invenzione! - la base della programmazione è il repertorio - altra bella parola! - di progetti.
Si capisce quindi perché manca l'entusiasmo, perché manca qualsiasi progetto! Dal documento presentato si capisce benissimo che voi governate in base al fatto che "siamo qui; finalmente abbiamo vinto le elezioni: adesso le lobby cosa ci dicono?". Fatti i progetti, entrano in Regione e diventano repertorio; fatto il repertorio, facciamo il documento di attuazione - e non il "programma" perché avete paura di questa parola.
Grande innovazione: chiamate con la parola "documento" la scelta di governare.
Vedo molta gracilità e, tutto sommato, un po' di affanno nella maggioranza; dopodiché, per quanto riguarda il mio Gruppo, così stando le cose, sarebbe meglio andare alle elezioni. Sarebbe bene chiudere questa legislatura prima del tempo finché siamo in tempo a farlo - ma probabilmente questa è opinione solo del nostro Gruppo.
Cosa fare? Il nostro Gruppo non è certamente interessato ad ipotesi di pasticcio ribaltato in qualsiasi direzione se non ci sono mutamenti nelle scelte di governo, se non ci accendono luci che possibilmente indirizzino i loro fasci, la loro attenzione, gli investimenti e le politiche verso aree che noi riteniamo decisive per risolvere i problemi del Piemonte.
Cogliendo l'occasione della discussione di bilancio, siamo però interessati a verificare, innanzitutto con le forze dell'Ulivo con le quali si sarebbe potuto avere un confronto più attento di quello tenuto fino adesso - ma che potrebbe cominciare proprio a fronte dell'ormai evidente e persistente crisi di progettualità - se la Regione Piemonte non possa intraprendere indirizzi diversi da quelli fin qui tenuti.
Voglio ricordare al collega Pichetto, che continuo a non vedere, che molte delle nostre proposte segnalano già una sintonia con quelle avanzate dall'Ulivo; tra queste, c'è quella relativa all'investimento di 100 miliardi che non è, come ha detto il collega Pichetto, una sorta di furto o di vecchio modo keynesiano di impiegare la gente facendole scavare buchi per poi riempirli! Mi dispiace che il collega Pichetto non sia in aula forse l'equivoco è solo dovuto a non comprensione.



PRESIDENTE

Non si faccia prendere dalla sindrome dell'assenza...



CHIEZZI Giuseppe

Non si tratta di sindrome, ma Pichetto è uno dei colleghi più attenti in quest'aula, ed io apprezzo molto la serietà dei suoi interventi, spesso pur non condividendoli. Quindi, non considerando il collega Pichetto pregiudizialmente distante da certi argomenti, volevo solo segnalare che la nostra proposta, legata al problema del "suolo sicuro", non è una proposta assistenziale. Non vogliamo dare picco e pala a qualcuno affinché scavi dei buchi nella terra e poi li riempia! Il progetto "Suolo sicuro" e il relativo investimento di 100 miliardi, secondo la spirito della nostra proposta, corrisponde ad un intervento di carattere strutturale nell'economia della nostra Regione! Disporre di un suolo sicuro noi riteniamo sia condizione di base per attirare investimenti duraturi nel tempo; e questo è un elemento strutturale, infrastrutturale, di carattere economico! Se il suolo su cui viviamo, abitiamo, studiamo e lavoriamo non è sicuro, diviene fattore economico negativo nella vita e nei bilanci delle aziende! Quello da noi proposto è dunque un intervento strutturale sia dal punto di vista del benessere e delle potenzialità economiche sia dal punto di vista dell'offerta di lavoro. Gli investimenti in questo campo, a parità di capitale, sono infatti quelli che generano più occupazione. Sollecitiamo il Consiglio a verificare se questa proposta debba essere accettata.
Per quanto riguarda la forma della nostra opposizione, noi non abbiamo mai fatto alcun "inciucio", avendo grande rispetto delle regole istituzionali. Abbiamo condotto battaglie aspre e meno aspre, a seconda dei tempi. Forse oggi vedremo in azione la Lega: vediamo cosa sarà capace di fare. Finora, dalla Lega, di colpi non ne ho sentiti battere - collega Rosso, consentimi - neppure sulla disattenzione - com'egli dice - del resto del mondo sulle "sue" leggi. In merito alla legge sul patrimonio linguistico, non conosco quali percorsi oscuri abbia intrapreso. Sono per a conoscenza del percorso trasparente e visibile della seduta dell'11/3/1996: il collega Rosso ha presentato la propria legge, ma la discussione è stata rinviata; l'8 luglio ha proseguito l'illustrazione e poi ha deciso il rinvio; il 15 luglio ha ripreso l'illustrazione e chiesto la sospensione della discussione; il 27 luglio ha richiesto un rinvio. Così il 9, il 23, il 30 settembre; il 14 ottobre ha ridiscusso la faccenda e chiesto un ulteriore rinvio; il 28 ottobre si è rinviato l'argomento per assenza del proponente; il 4 novembre il rinvio, di quindici giorni, è stato giustificato per l'attesa di altre proposte. Il 9 dicembre, al momento della discussione il Consigliere Dutto non era presente e si è nuovamente rinviato; il 13 gennaio, il Consigliere Dutto se n'è andato e la discussione è stata rinviata. Infine, il 20/1/1997, il rinvio è stato dovuto all'assenza dei rappresentanti della Lega Nord; il 21 gennaio ho saputo che il Consigliere Rosso ha chiesto che la discussione della legge venisse cancellata una volta per tutte. Secondo me, non c'è stata disattenzione da parte del resto del mondo: noi eravamo presenti.
Dopodiché, se parallelamente a questo percorso pubblico, il collega Rosso ha intrapreso percorsi secondari in cui parlando con la maggioranza con noi non ha parlato - ha ricevuto dei dinieghi, si tratta di strade che noi non abbiamo visto. Però mi sembra strano che si possa parlare di disattenzione: forse si è trattato di mancanza di "inciucini"...



(Interruzione del Presidente del Consiglio, Picchioni)



CHIEZZI Giuseppe

Scusi, Presidente, se insisto, ma anche il Presidente Violante parla di "inciucio"; noi, umili Consiglieri regionali...



PRESIDENTE

Non perdiamo altro tempo. Consigliere, ha già parlato cinque minuti prima.



CHIEZZI Giuseppe

Ho finito, Presidente.



PRESIDENTE

Grazie.
Il Consigliere Rosso chiede la parola per fatto personale; potrà intervenire dopo l'intervento del Consigliere Ghiglia.
Consigliere Ghiglia, la prego di tenersi in un linguaggio da linea gotica.



GHIGLIA Agostino

E' un po' pericoloso, Presidente; comunque ci provo, basta che non sia da linea Maginot! Ringrazio il Presidente Ghigo e l'Assessore Gallarini per essere riusciti a proporre una discreta legge finanziaria senza aumentare le tasse a differenza del Governo Prodi che ha messo insieme una pessima finanziaria, aumentando le tasse. Credo che questo sia il primo dato importante da sottolineare più volte e dal quale si può dedurre che invece, la nostra modestissima finanziaria - non per colpa della maggioranza - è una buona finanziaria e un buon bilancio.
Come ha detto il collega Salerno, non è che fideisticamente appoggiamo il bilancio - collega Saitta, non facciamo la guardia alla tanica di benzina ma votiamo le cose quando siamo convinti. Allora, dovremmo ricordare che mentre questa maggioranza ha più volte e con forza chiesto elementi di federalismo reale, di decentramento autentico e di autonomia "materiale" plastica e visibile, gli unici che hanno dimostrato da questo punto di vista un'assoluta sordità sono stati non soltanto il Governo centrale romano - c'è chi prende ordini da Roma e chi prende ordini da Milano ognuno ha i propri capi - ma anche la Corte Costituzionale. Le esigenze di federalismo provenienti dalle Regioni sono state contrastate da Prodi Presidente del Consiglio di centro-sinistra, che ha dato un preciso segnale alla Corte Costituzionale (costituita per il 90% da esponenti dell'Ulivo) la quale, nella sua assoluta indipendenza, ha poi deciso di bocciare gli unici referendum autenticamente federalistici che le Regioni avevano presentato.
C'è una cosa che mi ha un po' inquietato. Devo pregare il Presidente Ghigo di fare molta attenzione, perché quando sento parlare il collega Saitta di clientelismo come metodo di gestire la maggioranza, sinceramente mi preoccupo. Certamente il collega Saitta non è esperto di clientelismo e quindi se usa un termine tanto forte parlando del modo in cui lei Presidente della Giunta, gestisce la maggioranza di centro-destra, o ne parla per ignoranza (nel senso di non consapevolezza) - quindi non per conoscenza, perché sicuramente non ne ha - o per provocazione, che però io la inviterei a respingere con molta fermezza.
In buona sostanza, dov'è il federalismo fiscale di cui abbiamo bisogno? Ha detto benissimo il collega Montabone: noi stiamo parlando delle briciole; al di là della bellezza dell'aula, dell'importanza cui io dò ad un Consiglio regionale - anche perché sono un Consigliere regionale, non sono così autolesionista - noi stiamo ragionando di briciole, di cifre che un Comune medio-grande spende in due mesi, non in un anno. La risibilità delle cifre non permette assolutamente le rivoluzioni di impostazione culturale che qualcuno pretende dalla maggioranza.
Lo "sfruculiamento" continuo, sul fatto che questa maggioranza mancherebbe di un'impostazione di centro-destra, non funziona più nei confronti di Alleanza Nazionale. La maggioranza di centro-destra non fa rivoluzioni culturali in questa Regione perché è bloccata da due elementi: uno, la staticità e la sedimentazione incancrenita della pubblica amministrazione nei suoi meccanismi; secondo, i soldi che lo Stato centrale uno dei punti che abbiamo in comune con la Lega Nord - continua a negare.
Anche la fantomatica IREP non è altro che un modo ambiguo e finto di approcciarsi al problema, dandoci una parte di denaro e di dirci: "adesso gestiteveli", oppure di ridurre - e questo meccanismo il Governo di centro sinistra lo sa fare molto bene - del 6% i trasferimenti alla Regione Piemonte, conferendoci 52 miliardi in meno e riducendo magari i trasferimenti ai Comuni e alle Province: "beccatevi da una parte le critiche dell'opposizione, che vi dice che non sapete né programmare n governare né dare un'impostazione di centro-destra alla vostra maggioranza noi non vi diamo la possibilità di intervenire e in più vi diamo la facoltà" - grazie, Presidente Prodi - "di aumentare le tasse, magari quella sulla benzina".
Invece, il merito di questa maggioranza - mi rendo conto che l'approdo è un po' minimalistico - è che è riuscita a fare dei miracoli, nonostante la povertà assoluta in cui, ancora una volta, lo Stato centrale ci ha voluto ridurre; nonostante che lo Stato abbia preparato, e lo stanno dimostrando tutti gli indicatori economici, una pessima Finanziaria, che non ci sta portando in Europa. E non lo diciamo noi, ma quel signore grande e grosso che si chiama Kohl, che solitamente quando parla tutti lo ascoltano con tanto di cappello e reverenza.
La maggioranza di centro-destra è riuscita a fare miracoli che vi potrei citare; personalmente, ho letto tutto il bilancio e l'ho seguito: mi sono segnato ben quindici punti positivi, che elencherò in sede di dichiarazione finale.
Avrei tante cose da dire; gli spunti sono stati tanti e ricchi. Per una volta, ho la fortuna di parlare per ultimo; solitamente, intervengo per terzultimo e dopo di me parla sempre il PDS e magari Rifondazione Comunista: per una volta che ho questa fortuna ne approfitto e anch'io per fare il "Pierino" su quanto detto dagli altri. Dunque, "pierinando" qui e là, ho notato in alcuni interventi, un po' stucchevoli, un po' astiosi molto di maniera, molto normali, molto banali, il teatrino della politica parole di Silvio Berlusconi. In realtà si sa benissimo, da parte degli attori stessi, che si sta parlando sul poco, tentando di arrampicarsi sui vetri per condannare il bilancio o la micro finanziaria di una Regione che invece, rispetto - ahimé, ahinoi - a tanti esempi nazionali e locali, ha fatto un lavoro assolutamente egregio. Finché non ci sono le deleghe finché non ci sono i soldi - questa la sostanza - le rivoluzioni culturali di impostazioni, che Alleanza Nazionale ha sempre - usando un termine forte preteso dalla maggioranza, non ci potranno essere. Noi reclamiamo e continuiamo e continueremo a reclamare una più forte identificazione della maggioranza - ma non tanto in una politica di centro-destra, quanto in una sua alternativa ed alterità rispetto alle maggioranze di centro-sinistra che hanno governato e governano tuttora Regioni, Comuni, Province e quant'altro, molto spesso in modo pessimo.
Mancando le deleghe, non si può fare di più; il Governo non dà e di conseguenza... Ecco, di conseguenza, come disse l'on. Casini in una frase che mi ero appuntato perché mi era piaciuta - credo fosse sua, poiché non citava alcuna fonte - "se non si produce ricchezza non si può distribuire solidarietà". Frase che mi è rimasta fortemente impressa; quando si accusa questa Regione di non avere un occhio di particolare riguardo nei confronti delle fasce deboli, nei confronti delle categorie più povere, nei confronti di tutti gli sfortunati di turno, si dimenticano gli aiuti per le odontoprotesi piuttosto che i contributi per il riscaldamento alle categorie meno abbienti, che poi magari pervengono alle persone con lettera dei Comuni di appartenenza, e non della Regione.
Grande attenzione al sociale: ma quando i soldi non ci sono, come si fa? Come diceva il Consigliere Montabone, ai 100 miliardi che vengono chiesti per il "Suolo sicuro" chi direbbe di no: è un po' come tentare di opporsi ad uno dei tanti coordinamenti per la pace. Sembra che si sia per la guerra... Visto il forte impegno da parte delle forze di centro sinistra, che sono in maggioranza al governo del Paese, nel proporci, ogni due settimane, sulle cronache de La Stampa e Repubblica l'intervento del Vicepresidente Veltroni che promette 200 miliardi per il Castello di Venaria, potremmo chiedere al Vicepresidente 100 miliardi per Venaria e l'impegno di altri 100 per la campagna "Suolo sicuro". Potremmo andare un po' più lenti nei restauri, ma un po' più lesti nella sistemazione degli argini, della revisione idrogeologica complessiva del nostro territorio.
Ritengo che la Giunta sia sempre molto propositiva nei confronti del Governo, anche perché il discorso è sempre lo stesso: mancano i soldi.
Concludendo, ho sentito alcune critiche da parte della maggioranza.
Devo dire che in questa occasione non le condivido assolutamente; anch'io ogni tanto sono critico nei confronti della maggioranza, però - non per farmene un merito - lo sono tutto l'anno. Uno è critico dal mattino alla sera, non è critico a spizzichi e bocconi e, soprattutto, le critiche devono essere propositive.
Comunque non mi sottraggo al tentativo di dare suggerimenti, affinch sin da domani la maggioranza si impegni su tre progetti, che il prossimo anno - questa maggioranza rimarrà... - possano dare una svolta decisiva.
Delegificazione. L'ha già citata il collega Pichetto - e non solo lui: c'è necessità assoluta di delegificazione, di Testi Unici. Su questo, la maggioranza è stata carente; è la verità e non possiamo nascondercelo - e questa non è una critica politica, ma operativa. Di pende sicuramente anche dalle tante mancate approvazioni di leggi, bloccate magari pretestuosamente dalla minoranza in Commissione, come ad esempio quella sul personale.
E' mancato quindi un forte impegno, anzi una forte visibilità, nel rendere più facile il rapporto con i cittadini; quei famosi "sportelli", di difficile realizzazione, continuano ad essere un'ottima idea, che però non viene realizzata.
Il rimprovero che muovo alla maggioranza non è di non fare le cose, di non impegnarsi nelle scelte; critico una sola cosa: il timore culturale di "vendere" queste iniziative come alternative, come iniziative del centro destra: come iniziative che voi avete pensato, voi avete creato, voi avete portato avanti e voi avete il legittimo diritto di assumere.



PRESIDENTE

I lavori del Consiglio riprenderanno oggi pomeriggio con la prosecuzione dell'esame del progetto di legge n. 260.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,18)



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