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Dettaglio seduta n.104 del 04/02/97 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI


Argomento: Informazione

Interrogazione n. 1060 dei Consiglieri Saitta, Marengo, Spagnuolo e Chiezzi relativa all'accordo Giunta regionale/FIPE (Federazione Italiana Piccoli Editori) - Collaborazione editoria locale piemontese


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" comunico che, secondo quanto convenuto nella Conferenza dei Capigruppo iniziamo i lavori del Consiglio con l'esame di due interrogazioni urgenti.
La prima è la n. 1060, è stata presentata dai Consiglieri Saitta Marengo, Spagnuolo e Chiezzi ed è relativa all'editoria locale.
Risponde il Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

In relazione all'interrogazione urgente, alla quale nella riunione dei Capigruppo si è addivenuti alla disponibilità da parte della Giunta ad una risposta, leggo una breve nota sull'accordo stipulato dalla Giunta regionale con la FIPE.
La collaborazione con la Federazione Italiana Piccoli Editori per la pubblicazione di pagine mensili su periodici locali del Piemonte intende di fatto contribuire a realizzare una presenza dell'informazione dell'istituzione regionale sul territorio piemontese che non pu assolutamente, a nostro avviso, essere considerata propaganda.
Questa necessità nasce da un'analisi sul tipo di informazione della quale fruiscono i cittadini piemontesi. Esiste una ricerca che è stata commissionata dalla RAI regionale sul tipo di comunicazione fatta da Datamedia sul livello di conoscenza dell'istituzione regionale nei confronti dei cittadini ed è fatta per ogni singola Regione. Questa pubblicazione ci è stata fornita come servizio, come prodotto e credo che sia disponibile a tutti coloro che la chiedono nel senso che non è un prodotto nostro, ma - ripeto - della RAI e quindi bisogna chiederlo alla RAI, io ne ho una copia che naturalmente è a disposizione di tutti i Consiglieri.
Da questa indagine, condotta su tutte le Regione italiane, a parte alcune considerazioni sulla notorietà del Presidente, sulla soddisfazione dei cittadini sull'operato della Giunta, emerge un'analisi sul tipo di affezione, di fruizione della comunicazione a livello regionale.
Per quanto concerne la nostra Regione emerge in maniera chiara che il mezzo informativo al quale, per le notizie regionali, fa riferimento il cittadino piemontese, è principalmente il TGR regionale (38%); al secondo posto ci sono le testate locali; al terzo posto invece ci sono i giornali nazionali con pagine locali. In Lombardia il rapporto è completamente diverso: il TG3 rimane sempre il mezzo di informazione nei confronti del quale i cittadini fruiscono maggiormente notizie legate alla Regione, ma al secondo posto ci sono testate nazionali con informazioni di carattere regionale. D'altro canto, non sarà sfuggito a nessuno di voi, la differenza di impaginazione per quanto riguarda le notizie regionali del Corriere della Sera rispetto al principale quotidiano della nostra Regione che è La Stampa.
Mi spiego meglio: una notizia regionale o viene pubblicata sulla seconda o terza pagina di cronaca, ma se è pubblicata sulla quarta pagina di cronaca la leggono solo a Torino, non la leggono a Novara né a Vercelli né ad Asti, perché l'impaginazione del quotidiano La Stampa ha questo tipo di meccanismo che noi ci siamo già permessi di rappresentare presso la direzione. Ci hanno detto che hanno intenzione di fare un'impaginazione diversa, del resto La Stampa è organizzata con redazioni provinciali perciò in realtà le notizie della Regione non vengono quasi mai riprese dalle redazioni provinciali. In sostanza, l'informazione - e da questa analisi emerge in maniera estremamente chiara - che i cittadini piemontesi hanno sull'operato della Regione è deficitaria perché il principale quotidiano della nostra Regione - voi sapete ha una diffusione di 300/320.000 copie sul territorio piemontese, perciò è un giornale nazionale, ma che viene soprattutto letto nella nostra Regione - non ci permette, come Regione, di comunicare le nostre iniziative in maniera diffusa e corretta. Di conseguenza, abbiamo ritenuto opportuno intraprendere un rapporto di collaborazione con la FIPE.
I temi trattati - riprendo la lettura della risposta all'interrogazione presentata su questo argomento - il taglio delle notizie e l'inserimento di informazioni utili ai cittadini, dimostrano invece che l'impegno è volto in modo inequivocabile ad informare la comunità su iniziative di carattere istituzionale e comunque su attività sviluppate dall'Amministrazione.
Non si può inoltre considerare "discriminatoria" un'iniziativa che non è rivolta a trentacinque testate piemontesi, ma è stata concertata con un rapporto diretto con la FIPE. Quindi non siamo stati noi che abbiamo scelto le testate, noi abbiamo avuto come interlocutore la FIPE ed insieme a questa abbiamo individuato le testate sul territorio del Piemonte nelle quali inserire questo tipo di informazione.
La scelta della FIPE quale interlocutore è stata considerata un mezzo per garantire caratteristiche di professionalità, qualità del lavoro e serietà. Sta alla FIPE segnalare le testate che rispondono a questi requisiti. Per parte nostra non esistono preclusioni di sorta, ma solo il vivo interesse di servire al meglio la comunità piemontese attraverso un veicolo forte e valido qual è quello della stampa locale periodica in Piemonte.
Credo che tutti voi sappiate che sul nostro territorio ci sono delle testate che hanno delle diffusioni bisettimanali, decisamente anomale rispetto al panorama nazionale delle testate locali.
Il taglio dell'informazione pubblica, curata direttamente dall'Ufficio Stampa della Giunta, risponde a criteri di vivacità e grafica giornalistica essenziali per rivolgersi in modo chiaro e non elusivo al più vasto pubblico dei periodici locali, illustrando i contenuti dell'attività dell'Amministrazione in modo comprensibile ed appetibile, senza venir meno ad obblighi di completezza informativa e di servizio al lettore e al cittadino. La rielaborazione del materiale è dunque in questo caso parte essenziale del messaggio istituzionale e l'affidamento di questo compito all'Ufficio Stampa, composto tutto da giornalisti professionisti, è chiara garanzia della volontà di non stravolgere od inficiare una comunicazione che è soprattutto al servizio del cittadino così come stabilito dall'art. 8 dello Statuto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Signor Presidente e colleghi, intervengo per esprimere l'insoddisfazione del mio Gruppo politico per la risposta data.
Nell'interrogazione abbiamo posto una domanda precisa, oltre ad esprimere nelle premesse, delle valutazioni. La domanda era appunto se la Giunta non ritenga opportuno ritirare il provvedimento in questione che, per le caratteristiche attuali, ha come conseguenza un'occupazione delle redazioni giornalistiche di cui riduce la libertà e svilisce l'autonomia. Questa è la domanda alla quale non è stata data risposta direttamente. Indirettamente mi pare di capire che si intende continuare con le modalità intraprese finora.
La risposta del Presidente confonde due problemi importanti per la politica, ma non soltanto: una questione è l'informazione e l'altra è la pubblicità. Mi pare che nella sua risposta, Presidente, ci sia una voluta confusione tra questi due concetti. Noi non siamo contrari a che i giornali locali diano informazioni sull'attività regionale. Concordiamo sulle valutazioni e sulle ricerche che sono state fatte; c'è la necessità di dare informazione sull'attività regionale, questo deve essere fatto e ricercato così come c'è la necessità di sostenere l'editoria locale, la piccola editoria, e gli interventi ci sono, è stata annunciata una legge per l'editoria locale e contemporaneamente si è detto che questa è una sorta di prima tappa per sostenere l'editoria locale. Questo è errato: l'editoria locale va sostenuta in quanto ha delle necessità, ma non in quanto pubblica le notizie della Giunta regionale. Nessuno può ignorare il fatto che l'informazione preparata da parte della Giunta regionale è un'informazione sicuramente istituzionale, ma soltanto della Giunta, che tende soprattutto a sottolineare alcuni aspetti che definisco propagandistici e che in effetti lo sono, perché l'enfasi di certe notizie mi pare abbiano sicuramente il tono propagandistico.
La strada che noi suggeriamo è diversa, molto più corretta, che tenda a non occupare le testate giornalistiche. Se si vuol dare informazione devono essere i giornali a crescere, a fornire l'informazione sull'attività regionale. Se la Regione intende sostenerli, lo faccia, ma debbono essere i giornali a fornire l'informazione. Il fatto che i testi vengano preparati a Brescia e poi da Brescia vadano ai giornali locali, mi ricorda la "cassetta di Berlusconi", come ho già detto in una dichiarazione a La Stampa. Con l'aggravante che questa volta sono i cittadini a pagare la cassetta giornalistica, Berlusconi se la poteva fare a sue spese. In questo caso è una cassetta giornalistica preparata dalla Giunta e poi diffusa. Questa è pubblicità, è un atto lesivo della libertà di stampa.
La Giunta ritiri, dunque, quel provvedimento, perché non è neppure coerente nell'applicazione con i principi dello Statuto. Noi dobbiamo fornire informazione sull'attività della Regione, non sull'attività della Giunta, quindi sul dibattito in Consiglio regionale. Quando l'informazione non è pubblicazione di leggi, bandi, avvisi, di informazione corretta, deve fornire un'informazione completa sulle modalità con le quali vengono formati gli atti, su tutte le posizioni, sul dibattito; questa è corretta informazione, Presidente. Nell'altro caso è soltanto ed esclusivamente pubblicità.
Non sono quindi contrario al sostegno all'editoria, anzi credo occorra un sostegno maggiore. Le leggi non bisogna soltanto annunciarle, bisogna anche presentarle e la legge per l'editoria è stata soltanto annunciata. Noi la presenteremo la prossima settimana e se arriva una proposta della Giunta a favore dell'editoria la sosterremo.
La dobbiamo sostenere fino in fondo, ma l'informazione è un'altra cosa.
Non si può dare sostegno in cambio della pubblicazione: questo è mercato, è pubblicità.
Credo che i canali per l'informazione debbano essere completamente diversi e suggerisco la strada - mi ripeto, chiedo scusa - di ritirare il provvedimento e di renderlo coerente con lo Statuto, che parla di informazione dell'istituzione Regione, comprendendo per Regione tutti gli organi regionali, senza svilire l'autonomia delle testate giornalistiche.
Le testate giornalistiche che hanno la necessità e la voglia (se non hanno la voglia bisogna comunque incentivarle) di fornire informazione diano la loro disponibilità alla Regione Piemonte e la Regione Piemonte le aiuti economicamente.
Le testate debbono obbligarsi a dare l'informazione giornalistica, al limite impegnandosi a pubblicare gli atti ufficiali, gli avvisi, i bandi, i regolamenti, le leggi approvate. L'informazione, ancora, deve essere un'informazione sull'attività della Giunta nel suo complesso, sull'attività del Consiglio. Questa mi sembra la strada più corretta da seguire. L'altra strada è estremamente pericolosa e svilisce i giornali locali, i quali accettano perché è una proposta economica interessante, ma accettano una proposta pubblicitaria e non una proposta di informazione corretta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Grazie, Presidente. Concordo con il collega Saitta, ma vorrei aggiungere alcune questioni. Ci troviamo di fronte a due interpretazioni se cioè si tratta di informazione o di pubblicità. In tutti e due i casi trattasi di informazione o di pubblicità, la Giunta ha sbagliato dal punto di vista amministrativo e legislativo. Se si trattasse di informazione l'accordo e l'interlocuzione andrebbero fatti con la stampa subalpina e non con la rappresentanza degli editori. Se si tratta di informazione, questa deve essere indipendente, autonoma e non può essere confezionata in stile Pravda dalla Giunta.
Questo accade nei regimi totalizzanti dove l'informazione è preparata dall'organo di governo e il giornale locale o nazionale è obbligato a diffonderla. Questo è proprio dei regimi totalizzanti, non dei regimi democratici, piaccia o non piaccia. Trattiamo di un aspetto fortunatamente piccolo, ma la lesione democratica è grave.
Se, invece, trattasi di pubblicità, come di fatto è, perché vi è un accordo con l'Associazione degli editori per inserire in trentacinque testate locali un inserto preconfezionato e pagato, in questo caso, Presidente interviene la nostra legge, la n. 52, che all'art. 5 dice: "Le iniziative pubblicitarie della Regione sono dirette alla promozione delle immagini e delle attività del Piemonte, alla conoscenza da parte dei cittadini dei servizi pubblici e delle modalità di accesso ai medesimi, alla sensibilizzazione dei cittadini su argomenti specifici di comportamento civico, sociale ed economico; all'informazione di carattere istituzionale quando, per l'importanza e la particolarità di norme o atti regionali, non sia sufficiente la pubblicazione ufficiale, ecc.".
Ed inoltre: "Le iniziative pubblicitarie di qualsiasi genere non devono essere personalizzate né avere forma di interviste o dichiarazioni di singoli amministratori o funzionari regionali. Esse sono destinate ai vari strumenti informativi, ecc.".
Mi pare chiaro, Presidente. L'attività promozionale pubblicitaria ancorché legittima, deve essere caratterizzata in modo molto preciso e deve essere un'informazione di promozione del Piemonte, come del resto è già stato fatto. Quando si è fatta la campagna pubblicitaria "I Piemontesi sono aperti" siamo entrati nel merito della promozione; non abbiamo messo in discussione il fatto che la Giunta potesse fare quel tipo di campagna: noi avremmo valorizzato altro piuttosto che quello che è stato valorizzato, ma non l'abbiamo messo in discussione.
Altro è, invece, la promozione pubblicitaria delle attività della Giunta fatta, tra l'altro, in modo contrastante con la legge: con le fotografie, con le dichiarazioni e con le interviste, che possono sì essere fatte, Presidente, ma non con i soldi pubblici, non con i soldi di tutti i cittadini e anche nostri.
Questo è il principio; a dimostrazione di ciò vi è anche il suo giudizio, Presidente, sull'informazione. Molte volte lei si è lamentato del fatto che la stampa nazionale locale tratterebbe male la Giunta e quindi si è costretti a prendere certe iniziative. Non credo che questi presupposti evidenzino in modo chiaro la caratteristica del vostro intervento. E' lampante che questo atto non è legittimo e pertanto chiediamo di modificarlo. Si potrebbe assumere un'iniziativa come quella che suggeriva prima il collega Saitta, in maniera tale che diventi l'informazione del Piemonte oppure un'iniziativa della Giunta di forte pubblicizzazione.
Siamo pienamente d'accordo sul fatto che vengano utilizzati i giornali locali, che vi siano delle iniziative istituzionali o quant'altro di importante e di promozionale per la nostra Regione. Invece, mentre da un lato non si fa funzionare una legge regionale esistente, che ancora adesso si riduce a passare il fax alle testate locali, per cui non si appoggia non si promuove, non si aiuta l'informazione locale (importante, ma debole economicamente), dall'altro vengono erogati dei finanziamenti a patto che sulle pagine locali venga inserita la pubblicità del padrone. Non va bene.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Condivido entrambi gli interventi e mi rivolgo al Presidente della Giunta regionale per dire che questa discussione, che è stata, grazie anche al Presidente Picchioni, tempestivamente inserita all'o.d.g. dei nostri lavori, ha ancora - se ancora non risultasse chiaro un intendimento interlocutorio di lavoro e di ragionamento.
Spero che il Presidente Ghigo si accorga che qui stiamo portando dei ragionamenti, perché, senza offesa per il Presidente, può anche darsi che egli non si sia reso conto esattamente della portata del provvedimento da lui preso. Voglio dare una quota di assoluta buona fede al Presidente, per lo invito a riflettere sulle cose dette dai due colleghi, perché quello dell'immagine della Regione che le sta tanto a cuore è un problema di immagine e di aspetti pubblicitari nell'attività di ciascuno, sulla quale lei professionalmente penso sia molto competente; tuttavia, è un problema che, in quanto Presidente della Giunta regionale, va vissuto in modo congruente con questa funzione.
Comprendo il suo anelito ad apparire, ad avere un'immagine forte perché poi attraverso l'immagine del Presidente Ghigo - lei dice - c'è l'immagine di tutta la Regione, quindi non nego questa sua tensione verso attività che pongano lei, come persona all'interno dell'edificio regionale all'attenzione del mondo. Le ricordo, però, che questo suo anelito deve fare i conti con tante cose: una di queste è il rispetto della libertà di stampa.
La libertà di stampa è composta di molti elementi, alcuni non controllabili ed assolutamente rilevanti (ad esempio, le disponibilità economiche), però la libertà di stampa è fatta anche di una cosa preziosa e cioè gli spazi liberi per l'informazione. Una libertà di stampa che vede occupati da altri soggetti degli spazi di informazione, diventa una libertà di stampa limitata e compressa.
Se la Regione Piemonte decide che, per quanto riguarda le attività della Giunta regionale, l'informazione viene prodotta dalla Regione Piemonte, dalla Giunta regionale, allora la confeziona in termini di Ufficio Stampa della Giunta regionale e la immette a forza. A forza vuol dire con la forza del denaro, con la forza persuasiva che per le testate locali può significare avere un contratto che le aiuta a sopravvivere.
Introdurle con la forza del denaro dentro l'informazione a stampa significa limitare la libertà di stampa, perché l'informazione su cosa succede in Regione non si farà più a mezzo di libera stampa, nessun giornale avrà la forza e la voglia di dire ai propri giornalisti di rimasticare o fare la chiosa a notizie di impronta giornalistica che la Regione stessa si è autoconfezionata e ha messo sul mercato.
Io la invito a pensare al fatto che questa sua decisione limita comprime, soffoca la libertà di stampa, perché toglie degli spazi alla libertà dei giornalisti nel modo in cui dare notizie sull'attività della Regione. Si tratta di un'avocazione di spazi e di temi da parte di un'istituzione, Presidente Ghigo.
Libero mercato: ricordi le sue origini e le sue esperienze, la libera iniziativa. Lei è Presidente di una Regione e vuole soffocare la libera iniziativa in un settore così delicato? Siamo al ragionamento, ma io condivido le preoccupazioni dei due colleghi intervenuti precedentemente.
Su questa strada sarebbe bene che lei riflettesse e tornasse sui propri passi, anche perché nel fare questo, discriminando alcune testate, si aggiunge difetto a difetto, perché lei risponde come politica regionale all'insieme delle attività che si svolgono in Regione. Se lei ha scelto la procedura di avere un interlocutore che ha prodotto, come risultato del rapporto tra Regione e questo organismo, una discriminazione di alcune testate, questo non sta in piedi. Non sta in piedi perché alcune testate si vedono private di un contributo economico alla loro sopravvivenza a vantaggio di altre.
Se la FIPE fa questa scelta la Regione non può starci. Non so se debba scegliere la stampa subalpina o quant'altro, ma quel risultato non è compatibile con attività di equilibrio, di equidistanza che deve avere la Regione nei confronti di tutta l'informazione.
Non è compatibile: avete scelto una strada che ha prodotto un risultato discriminatorio.
Quindi ritirate questa delibera, ripristinate una libertà di spazio, se credete possiamo aiutare, più di quanto facciamo adesso, tutte le testate.
Un aiuto - implicito in un'attività regionale - è ad esempio quella di diffondere informazioni: bandi, leggi, avvisi, anche circolari. Pubblicate queste note informative sulle testate anche locali, pagando il corrispettivo dovuto per le informazioni pubblicitarie. Questo è un primo sostegno che si può dare alla testata locale, in quanto svolge un servizio di diffusione dei concorsi, dei bandi e via dicendo che potrebbe essere radicalmente incrementato.
Invito il Presidente - ringrazio ancora il Presidente Picchioni che ha avuto la sensibilità di capire l'escursione di questa polemica - a riflettere, a correggere rapidamente questa decisione.


Argomento: Programmazione sportiva (impianti e attivita")

Comunicazioni della Giunta regionale in merito allo Stadio "Delle Alpi" (connessa interpellanza n. 1050 presentata dal Consigliere Marengo) Presentazione ordine del giorno n. 428


PRESIDENTE

Passiamo ora ad alcune comunicazioni della Giunta regionale in merito allo Stadio "Delle Alpi", di cui al punto 6) all'o.d.g.
Vi è un'interpellanza urgentissima, la n. 1050, presentata dal Consigliere Marengo, che ora vi leggo: "Premesso che Torino ha già uno stadio costruito in modo particolare per il calcio come deciso dalle precedenti Amministrazioni comunali, e che esso deve poter essere utilizzato dalle società cittadine, il Torino e la Juventus, e dai loro sostenitori nelle migliori condizioni economiche e logistiche appare del tutto avventata la proposta di costruire un altro stadio per il calcio a Torino, lasciando così inutilizzata la struttura attualmente in uso e determinando un nuovo costo per tutta la cittadinanza è da giudicare con severità la decisione della Juventus di trasferire lontano da Torino i propri incontri di calcio interpella il Presidente della Giunta per sapere come intenda rapportarsi con il Comune di Torino per intervenire nei confronti delle società concessionarie dello Stadio "Delle Alpi" e delle società di calcio cittadine affinché si possano rapidamente risolvere i problemi legati all'utilizzo dell'impianto senza penalizzare la città e tutti i cittadini della Regione".
Il Consigliere Marengo ha diritto di illustrare la propria interpellanza. Ricordo a tutto il Consiglio che questa interpellanza è stata mutata in comunicazione da parte della Giunta.
Inviterei il Presidente della Giunta regionale, se lo ritiene, di intervenire subito, in modo da dare al Consiglio la possibilità di intervenire sulle sue comunicazioni.
Prego, Presidente Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Senza riprendere la storia della nascita e costruzione dello Stadio "Delle Alpi" di Torino, merita ricordare alcuni aspetti che nell'ambito di questa storia sono peculiari e particolari.
Il nuovo Stadio "Delle Alpi" nacque in occasione dei Mondiali del 1990 anche su richiesta pressante delle società di calcio che avevano pure avanzato proposte proprie: il Comune di Torino aveva optato per la costruzione di un nuovo stadio dopo che era risultata impercorribile la via della copertura dello Stadio Comunale per divieto della Sovrintendenza.
La realizzazione della pista di atletica era stata posta come condizione dal CONI per l'approvazione del progetto e di conseguenza per la concessione dei finanziamenti dello Stato.
Per diversi motivi si era formato pertanto un ampio consenso per la costruzione del nuovo Stadio "Delle Alpi" (successivamente venne chiamato "Delle Alpi"), che non può essere facilmente dimenticato, smentito.
Ciò posto, pare quindi opportuno superare le polemiche strumentali ed i tecnicismi tattici, per consentire a Torino di svolgere al meglio le sue funzioni di centro di servizi di scala regionale per le attività sportive attraverso un'impiantistica idonea sotto il profilo tecnico, funzionale e gestionale.
Pare infatti del tutto inopportuno che, mentre si cerca di rilanciare il Piemonte e l'area di Torino, diversificando le opportunità economiche e di attività, valorizzando le funzioni turistiche, culturali e fieristiche e di servizio in senso lato ed utilizzando a tal fine i grandi eventi sportivi (dai Mondiali di sci ad una moltitudine di altre opportunità), si possa pensare di rinunciare al grande calcio a Torino.
Non tanto e non solo per ciò che esso rappresenta come patrimonio storico e culturale che si intreccia con uno sviluppo dell'ultimo secolo e che coinvolge passioni sportive di molte persone, ma ancora di più l'immagine che esso offre di un'area vitale e con continue energie che si rinnovano e per il ruolo economico che svolge per un ampio indotto.
Si lamenta, a ragione, sovente che Torino e il Piemonte inventano cose nuove e poi se le lasciano scappare (il cinema, la RAI, l'Ente Moda, c'è una grande preoccupazione anche per l'ENEL - probabilmente faremo una comunicazione in questi giorni - ecc.) e non si impegnano a sufficienza per tutelare ciò che hanno saputo creare.
Ciò in futuro non deve certo più succedere, ed il ragionamento credo debba valere anche per il calcio, indipendentemente dalla propria passione sportiva.
Certamente pare difficile ipotizzare in un'ottica di pianificazione anche su scala regionale, del sistema dei servizi e dell'impiantistica sportiva la realizzazione in aggiunta allo Stadio Comunale e allo Stadio "Delle Alpi" di un terzo Stadio, a Torino o in altro Comune.
Voglio ricordare a tutti che la convenzione prevedeva la non possibilità di utilizzare altri impianti nella provincia di Torino. C'è un vincolo tale per cui la convenzione stipulata con la Società Acqua Marcia prevede che si possa, nell'ambito della provincia di Torino, solo giocare allo Stadio "Delle Alpi" incontri di calcio di serie A, B e C.
Oltre alle diseconomie evidenti che creerebbe la presenza di tre strutture di tali dimensione, la realizzazione di uno Stadio, come ha dimostrato lo Stadio "Delle Alpi", necessita di un intervento forte di infrastrutturazione del territorio per fare fronte alle punte di utenza che determinano un siffatto impianto e quindi una serie di costi aggiuntivi che vanno bene oltre a quelli del manufatto sportivo.
Si ritiene pertanto più sensato e realistico ricercare le soluzioni che consentono la permanenza del grande calcio a Torino, in un equilibrato rapporto tra costi e benefici, mediante un miglior utilizzo delle strutture esistenti, anche attraverso interventi di rimodulazione delle stesse che consentono un miglioramento della loro funzionalità, gestibilità ed economicità.
La Regione si impegnerà quindi a favorire la ricerca di soluzioni nella direzione sopra indicata, fornendo il sostegno per la parte di propria competenza.
Volevo solo aggiungere che naturalmente queste sono considerazioni e concetti che come Giunta abbiamo voluto esprimere. Non posso, come Regione escludere a priori la realizzazione di qualsiasi altro stadio, nel senso che, nel caso in cui qualche Comune, qualche Provincia, avanzasse delle proposte per la costruzione di un impianto sportivo, posso, allo stato attuale delle cose, dire che le valuteremo; non posso dire che la Regione non darà il permesso per costruire nessun altro stadio da nessun'altra parte, non lo posso dire a priori. Esprimo, però, come Giunta, la forte preoccupazione e la volontà di tentare in tutti i modi di trovare una soluzione affinché il grande calcio possa continuare a svolgersi allo Stadio "Delle Alpi", magari modificandolo, magari facendo qualche intervento, ma credo che la nostra Regione, nella maniera più assoluta non può permettersi che la principale squadra - e non me ne vogliano i tifosi del Torino - della nostra Regione e, naturalmente anche il Torino, non giochi nella nostra città.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Grazie, Presidente. Il Presidente Ghigo, nella comunicazione resa poc'anzi, ha già ricordato com'è nato lo Stadio "Delle Alpi".
Personalmente, vorrei ritornare un attimo sulla questione, in quanto mi pare vi siano alcune cose da capire rispetto all'attuale atteggiamento del gruppo dirigente della Juventus in particolare. Lo stadio è nato per i Campionati mondiali del 1990; le squadre avevano insistito molto, e non solo loro: mi pare che anche l'attuale Presidente della Juventus, allora Consigliere comunale e Presidente del CONI piemontese, abbia insistito moltissimo per la costruzione dello Stadio "Delle Alpi", e lo stesso CONI pose come condizione per i finanziamenti la costruzione della pista di atletica - così come ricordava il Presidente Ghigo.
Ricordo anche personalmente la vicenda; essendo responsabile della CGIL torinese e in quanto rappresentante delle organizzazioni sociali, come sindacato fummo convocati dal Comune di Torino, che chiese un nostro parere sulla costruzione del nuovo stadio. Io non ero per nulla favorevole, ma chi osava mettere in discussione la questione veniva considerato un conservatore che non capiva le trasformazioni della città, che non sapeva cogliere le potenzialità che avrebbero dato lustro e sviluppo alla città.
Mi meraviglia che personaggi come Chiusano, Giraudo e la stessa FIAT attraverso il sen. Umberto Agnelli, allora grandi sostenitori della necessità di una nuova costruzione - e non di ristrutturare lo Stadio Comunale - mettano oggi in discussione quella scelta e pensino di ritornare, tra le altre ipotesi, proprio allo Stadio Comunale.
Credo che le posizioni del gruppo dirigente, o meglio degli amministratori - e non è un caso che io li definisca così - della Juventus siano inaccettabili. Li definisco amministratori poiché, in modo particolare, l'Amministratore delegato dott. Giraudo, mi pare che non pensi minimamente al calcio, e quindi ad una politica diretta al grande calcio come spettacolo, come tifoseria, come sentimenti che questo sport è in grado di mettere positivamente e negativamente nell'animo nei cittadini. Mi pare, anzi, che il calcio entri molto poco nella politica del gruppo dirigente della Juventus: l'unica cosa davvero importante è il profitto.
Domenica scorsa ho letto l'intervista di Gianni Rivera - a Torino sabato - rilasciata a La Stampa, che concludeva dicendo: "Calcio mio, non ti riconosco più!". E questo non perché intorno al calcio non ci siano mai stati grandi interessi economici, ma perché oggi sono diventati prevalenti.
Ed è esattamente questo il ragionamento del gruppo dirigente della Juventus; ragionamento che personalmente ritengo inaccettabile, intanto rispetto alle scelte concrete che propongono: far giocare le squadre fuori Torino, in particolare a Bologna, è cosa a dir poco strampalata, per diversi motivi. Innanzitutto, quando la Juventus verificò tale possibilità il Bologna giocava in serie B, ed oggi le cose sono cambiate. L'anno prossimo è molto probabile che anche il Torino ritorni in serie A - così il Consigliere Lido Riba sarà contento! Sono contento anch'io: vedremo di nuovo il derby! Spero duri a lungo e non solo un anno! - e dunque quasi sicuramente ci saranno due squadre in serie A. Al di là delle battute questa eventualità crea dei problemi.
Attualmente, i vincoli della convenzione pongono i problemi che rilevava il Presidente Ghigo nella sua comunicazione: rendono impossibile intanto, l'andare a giocare da altra parte. E, al di là di tali vincoli credo sia inaccettabile pensare di giocare da un'altra parte, poiché ci sono, intanto, problemi di infrastrutture e di conseguenza costi enormi.
Abbattiamo lo Stadio "Delle Alpi"? E' costo non indifferente, peraltro! Si costruisce un nuovo stadio? Chi lo paga? Giraudo, che costruisce uno stadio solo per la Juventus? Verrebbe meno il calcio a Torino e quindi la pluralità dell'utilizzo degli impianti sportivi e via dicendo. Rimarrebbe poi il grosso problema delle infrastrutture che sarebbero, nuovamente, a carico delle comunità locali.
Per questi motivi, Presidente Ghigo, sono per dire - e non perché non siedo nei banchi della Giunta - un "no" a priori, perché ci sono problemi di infrastrutture e, tra l'altro, anche di sicurezza. Credo che tutte le domeniche vengano utilizzati circa 50 vigili urbani: qual è quel Comune della provincia di Torino che ha la possibilità di garantire, tutte le domeniche, un così alto numero di vigili urbani per lo svolgimento regolare del traffico e le necessarie infrastrutture viarie? Inoltre, idea che mi pare assolutamente balzana, è pensare allo Stadio Comunale, che potrebbe contenere non più di 15 mila spettatori; ma non solo, è emersa l'idea di parcheggi sotterranei! Pensiamo a cosa significano rispetto al problema del deflusso e soprattutto di sicurezza: incanaliamo i tifosi nei parcheggi sotterranei? E' cosa assolutamente incredibile; si potrebbe pensare che probabilmente, chi avanza ipotesi del genere ignora assolutamente i problemi che pongono. Non credo che si tratti di persone ignoranti probabilmente hanno in mente altre scelte.
Credo quindi che a fronte di tali reali problemi l'unica soluzione sia l'utilizzo del "Delle Alpi" attraverso tutti gli opportuni interventi anche di riorganizzazione, che ci possono essere: soluzione che penso accontenti tutti. Anche perché se non viene trovata una soluzione per tutti i soggetti che oggi hanno una partecipazione (dalla società concessionaria alle squadre, alle istituzioni locali), è evidente che si rischia l'apertura di contenziosi che non finirebbero più, che costerebbero anche denaro sonante a qualcuno. Tutto ciò - ripeto - se non si corrisponde in termini di soluzione per tutti.
Il Governo si è impegnato ad intervenire e il Sottosegretario Valitutti è stato coinvolto da parte del Vicepresidente del Consiglio Veltroni ad interessarsi della questione. Credo che un intervento del Governo sia utile, anche perché vi è il problema del pagamento dei mutui, di una partita di giro che riguarda Comune e Governo. L'intervento del Governo deve concludersi in tempi brevi, su questo hanno ragione le squadre: bisogna che la questione sia conclusa entro la fine di febbraio, perch bisogna pensare al calendario del prossimo anno, sapere dove si andrà a giocare. Tra l'altro, non si può fare una scelta che riguarda solo il prossimo anno, ma una scelta che vada in direzione di risolvere il problema anche più avanti nel tempo.
Credo pure che sia fondamentale il ruolo delle istituzioni. Il Comune di Torino deve fare la sua parte, ma penso che anche la Regione, nei termini in cui dicevo prima, debba fare la propria e non solo sul piano urbanistico - come sottolineavo poc'anzi - ma anche su quello dell'iniziativa e del rapporto con il Comune di Torino. D'altronde, il calcio e la presenza di due squadre di serie A a Torino è un problema che riguarda non solo la città, ma come minimo tutta la Regione, per non dire tutto il Paese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Devo ringraziare il Consigliere Marengo per avermi anticipato, con questa interpellanza, evitandomi di doverne scrivere una simile, forse un pochino più completa, e altresì per avere risposto, in occasione della riunione dei Capigruppo, di poter aprire il dibattito su questo argomento perché ormai la storia dello Stadio "Delle Alpi" è diventata una storia infinita, quasi una "telenovela".
Con la sua interpellanza, il Consigliere Marengo ha voluto sottolineare la volontà di giudicare con decisione e con severità l'ipotesi - più volte acclarata, alcune volte tentata - che una delle due squadre torinesi vada a giocare fuori Torino. Il collega richiama la severità con cui dobbiamo giudicare tutto questo, ed è una severità rivolta all'opportunità che i tifosi torinesi hanno di vedere la propria squadra; non soltanto, ma anche al fatto che Torino, i tifosi torinesi, piemontesi e di tutta Italia meritano di poter vedere giocare in questa nostra città la squadra che in questo momento rappresenta la società maggiore nell'ambito calcistico.
Dicevo prima, la storia infinita dello Stadio "Delle Alpi" - è stato accennato nella risposta del Presidente Ghigo - parte da un rifiuto della Sovrintendenza per la ristrutturazione dello Stadio Comunale per adeguarlo alle esigenze dei Mondiali di Calcio 1990; passa poi attraverso una volontà, a mio modo di vedere non sbagliata, del CONI di allora di costruire attorno allo Stadio "Delle Alpi" la pista di atletica. Di certo non si è tenuto conto che una struttura analoga già esisteva e poteva essere utilizzata, nella migliore delle ipotesi, da 60 mila spettatori: lo Stadio Comunale, infatti, disponeva già di un'altra pista di atletica (situata a fianco) per permettere il riscaldamento agli atleti che dovevano svolgere delle grandi competizioni a livello internazionale per l'atletica leggera.
In sostanza, dopo aver costruito una pista all'interno dello Stadio "Delle Alpi", se noi oggi dovessimo ospitare una grande manifestazione mondiale di atletica, non saremmo in grado di farlo, perché mancherebbe comunque una pista adiacente per il riscaldamento degli atleti stessi.
Invece allo Stadio Comunale questa c'era.
Ecco, se io devo sottolineare un errore irrecuperabile da parte delle Amministrazioni comunali di Torino che si sono succedute nelle varie legislature, ma in particolare dell'ultima, è quello di aver lasciato in quasi completo abbandono lo Stadio Comunale di oggi e non solo quello, ma anche l'adiacente campetto di atletica, trasformato in una sorta di campo di calcetto, lasciando crollare le tipiche tribunette dello stadio di riscaldamento dell'atletica leggera.
Dovremmo passare poi anche alle responsabilità del COL, non solo di quello piemontese al quale ha accennato prima il Consigliere Marengo, ma anche a quello nazionale. Dovremmo chiederci chi presiedeva queste organizzazioni, le quali avevano precise responsabilità sulla costruzione degli stadi, in Piemonte certamente per quello che riguarda il discorso regionale, ma anche in tutta Italia.
Ci è stato detto che bene è stato fatto, che gli stadi dovevano essere tutti coperti, e qui mi collego al discorso della fruibilità di uno stadio che avrebbe dovuto essere costruito in una città come Torino esclusivamente per il calcio, mentre è stato costruito per il calcio e per altre cose che non si potranno mai realizzare in quello stesso stadio.
Un accenno rispetto alla struttura. Quello stadio non doveva essere un "catino" punto e basta: doveva essere la concentrazione di alcune attività forti che avrebbero dovuto vedere lo sport protagonista nella nostra città.
Io credo che abbia avuto anche una funzione sociale forte, lo stadio costruito in quel luogo; a me sembra che siano cambiate le dimensioni e le opportunità sociali e anche la vivibilità di una certa zona di Torino come quella delle Vallette, che in alcuni momenti era resa invivibile dall'essere lasciata a se stessa. Una struttura del genere l'ha fatta vivere un po' meglio di prima, e questo è un aspetto sociale da non dimenticare.
Ebbene, se non si vuole rinunciare al calcio a Torino, bisogna anche che gli Enti pubblici facciano il loro sforzo. Collegandomi a quanto dicevo prima, e cioè al fatto che quello stadio non è stato costruito esclusivamente per le partite di calcio, ma anche per creare una maggiore vivibilità, forse gli Enti pubblici (ma pure le iniziative private) dovrebbero guardare a quello stadio come ad un punto di riferimento per i grandi avvenimenti, non soltanto sportivi, ma anche di spettacolo. Così si abbatterebbero decisamente le spese di manutenzione e di gestione dello stadio, senz'altro con un suo migliore utilizzo.
In secondo luogo, a me sembra che una delle due società calcistiche torinesi, in particolare quella che oggi va per la maggiore, in questo momento, attraverso la sua dirigenza, ne faccia esclusivamente una questione di carattere economico. In sostanza, non si tratta tanto di dire che in quello stadio non si può assistere nel migliore dei modi alla partite di calcio a causa della lontananza fra il rettangolo di gioco e le tribune, ecc., ma che la questione è esclusivamente economica.
Comunque anche le questioni economiche sono legittime; d'altronde non dobbiamo dimenticare che in questo momento la gestione delle squadre di calcio professionistiche è quella tipica delle S.p.A., delle società per azioni che intendono anche trarre profitto dalle proprie attività. E' un'impostazione legittima, però se si avanzano delle richieste agli Enti pubblici, bisogna che gli stessi si rendano conto una volta per tutte dei reali costi della fruibilità dello Stadio "Delle Alpi". E allora, per avere anche un parametro rispetto alle spese che ha una società per azioni - che imposta tutto il suo argomentare rispetto alla questione economica bisognerebbe chiedersi quanto spendono le squadre di altre città - simili alle nostre per importanza - per fruire degli stadi nelle città metropolitane, in particolare del nord Italia. E bisognerebbe sapere con assoluta esattezza il costo negli anni passati dello Stadio "Delle Alpi" per la società Juventus e per il Torino.
Personalmente ho provato a fare una piccola indagine, che credo sia esatta. Mi si comunica che il Milan e l'Inter, per giocare allo Stadio Meazza, pagano dai 13 ai 14 miliardi all'anno.
Queste cifre devono comunque essere verificate. Credo che uno dei compiti del Presidente e dell'Assessore incaricato per lo sport debba essere quello di verificare l'esattezza di queste cifre e magari di portare un'ulteriore relazione in Consiglio che ne confermi o meno la veridicità.
Mi dicono che a Genova, città molto più piccola di Torino, la Sampdoria e il Genoa, che hanno le stesse caratteristiche delle nostre due società torinesi (una frequentante e giocante nel campionato di serie A, l'altra nel campionato di serie B), pagano 7 miliardi e mezzo all'anno per usufruire dello stadio di Genova.
A Roma, due grandi società che giocano in un grande stadio (pu ospitare 100 mila persona, ma forse la visibilità e la fruibilità di questa struttura sono peggiori di quelle dello Stadio "Delle Alpi"), pagano 8 miliardi all'anno per giocare.
Bisogna sapere che - io ipotizzo, mi danno dei dati, ma voglio che siano confrontati e verificati - a Torino le due squadre che giocano nel campionato di serie A e di serie B pagano complessivamente 6 miliardi e 400 milioni; a ieri, perché l'innovazione odierna è che sono cambiati i diritti sulla pubblicità. Cioè, incassando le due società i diritti pubblicitari oggi, sembra che vengano a pagare 400 milioni all'anno, detratte le somme che incassano per la pubblicità in uno stadio che - vivaddio! - è pur sempre uno stadio pubblico, non di proprietà delle società che negli anni scorsi avrebbero potuto costruirsi gli stadi, ma che non l'hanno fatto.
Ebbene, le due società verrebbero a pagare 400 milioni all'anno (dati da verificare).
Io credo che in questo momento - e arrivo al discorso più importante quello che interessa la Giunta regionale - dovremmo certamente abbattere i costi di gestione dello stadio con delle iniziative da attuare all'interno dello stadio stesso, tutti insieme. Comune, Regione e Provincia dovrebbero darsi da fare per agevolare questo tipo di iniziative, ma dobbiamo in questo momento dire con assoluta certezza che siamo contrari al fatto che una delle due società vada a giocare fuori, ma non basta! Qualora - ha detto bene il Presidente della Giunta - venisse da Comuni diversi della nostra regione la proposta di costruire un altro stadio nella nostra Regione, ebbene, una delle prime questioni da affrontare, al di là della questione urbanistica che noi dovremmo verificare, è quella dei costi di manutenzione dell'altro stadio! Credo non sia possibile pensare che la Juventus costruisca uno stadio spendendo 30 miliardi e che tutto il resto continui a farlo il pubblico per poi fargli gestire gli utili e dividere i debiti! Concludo con una considerazione. Auspico che questo dibattito a tempi brevissimi, dopo aver verificato le cifre che vi ho dato, torni in quest'aula per un ragionamento più definitivo e magari con un ordine del giorno da votare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Devo innanzitutto dire che io non capisco questo desiderio, anche insistito, di coinvolgere la Giunta regionale nel discorso Stadio "Delle Alpi". E lo dico con molta chiarezza: non c'è alcuna competenza della Giunta regionale in merito allo Stadio "Delle Alpi", così come non c'è alcuna competenza che riguardi la Giunta regionale o il Consiglio regionale in merito a tutti gli altri stadi piemontesi.
Certo che c'è l'Assessore al turismo e allo sport al quale pu dispiacere, da un punto di vista personale sicuramente gli dispiace, e anche da un punto di vista sportivo e sociale, che le squadre torinesi soprattutto la più grande e la più forte, la Juventus, abbandonino la città o vogliano abbandonare la città. Detto questo, io non condivido assolutamente il discorso che la Regione debba farsi partecipe o promotrice di indagini, ricerche su costi, benefici, tasse, canoni pagati da altre società in altri stadi. Queste sono cose delle quali la Regione non ha...



PRESIDENTE

Ci interessiamo di tante cose, Consigliere Ghiglia, anche di Pellirossa, per cui interessiamoci anche delle cose della Juventus e del Torino.



GHIGLIA Agostino

Allora posso anche dire che non spetta al Presidente del Consiglio dare un giudizio sull'intervento che sto svolgendo, però non lo dico e proseguo.



PRESIDENTE

Volevo dire che abbiamo una latitudine così vasta di interessi che possiamo ammettere anche questo.



GHIGLIA Agostino

Sinceramente non comprendo questa interruzione.



PRESIDENTE

Lei sa che il Presidente del Consiglio potrebbe ritenere ammissibili o non ammissibili certe interrogazioni ed interpellanze. In questo spirito le ho risposto, perché poteva anche essere un'indebita censura rispetto all'ammissibilità delle interrogazioni ed interpellanze che mi sono state rivolte.



GHIGLIA Agostino

Cioè lei mi sta facendo una censura formale su quello che sto dicendo?



PRESIDENTE

No. La sua poteva essere un'implicita censura rispetto all'ammissibilità di un'interpellanza che è stata rivolta al Consiglio.



GHIGLIA Agostino

Signor Presidente, da me si potrebbe solo aspettare censure esplicite per iscritto.



PRESIDENTE

Qualche volta si può anche sbagliare.



GHIGLIA Agostino

Da parte di chi?



PRESIDENTE

Da parte mia.



GHIGLIA Agostino

Detto questo, perché ho iniziato con questo ragionamento? Perché non ci sono dei responsabili in questa vicenda, però vorrei solo ricordare al collega Marengo - che non è in aula adesso, una volta tanto parlo io dopo di lui, così almeno non mi può rimbrottare - che il primo a parlare di abbattimento e di mandare le ruspe allo Stadio "Delle Alpi" è stato il Sindaco della città di Torino! Non è stato il Presidente della Juventus o il Presidente del Torino, è stato il Sindaco Castellani che in un momento anche di legittima disperazione, ha detto che l'unica soluzione per il "Delle Alpi" è quella di mandarci le ruspe! Questo lo dico perché c'è stato, a mio avviso, un tentativo abbastanza goffo da parte del Comune di Torino, che invece ha pertinenza sulla questione stadio, di intervenire sulla situazione. La Città di Torino riceverà gratuitamente, a termini di convenzione, lo Stadio "Delle Alpi" fra ventitré anni. Ripeto: gratuitamente, senza pagare una lira! Il primo tentativo dell'Amministrazione comunale era stato quello, invece, di recuperare, di acquisire immediatamente, pagando quindi con i soldi pubblici, la concessione, cioè riacquistando immediatamente lo stadio e poi accollarsi direttamente anche i costi della gestione. Questa è la cronaca degli ultimi due anni, cosa alla quale ovviamente noi ci siamo fermamente opposti.
La città avrà lo stadio gratis fra ventitré anni, non si capisce perch dobbiamo spendere 20 miliardi subito, accollarci una spesa di 11 miliardi all'anno per la gestione, magari - e in questo concordo con il collega Marengo - per favorire le squadre di calcio che in quanto società private ed imprese hanno come obiettivo primario quello che un liberale definirebbe guadagno e quello che la sinistra definisce lucro. Questo tentativo è andato fortunatamente a vuoto.
Adesso c'è il problema, insuperabile, che comunque in questa querelle hanno tutti ragione e nessuno torto. Ci sono sicuramente delle responsabilità del passato e su queste noi non possiamo dare giudizi, per l'attualità è una cosa estremamente concreta ed è un rapporto, quello sulla questione stadio, strettamente connesso tra Comune, società concessionaria e squadre di calcio. E' per questo che io non comprendo in che modo la Regione potrebbe intervenire, magari esprimendo qualche valutazione di merito sul fatto che il Milan, ad esempio, paghi di più. Il Milan ha Berlusconi ed è giusto che paghi di più, ha anche più abbonati e più pubblicità - potremmo dire - ci sono cioè varie cause sulle quali non capisco come potremmo intervenire. Un tentativo c'è da fare, a mio avviso ma da parte esclusivamente dell'Amministrazione comunale.
Quindici giorni fa scrissi una lettera al Sindaco sottoponendogli una possibilità: vedo con piacere che adesso il Governo, attraverso il Sottosegretario, ha promesso il suo interessamento. Quasi tutti gli stadi in Italia sono stadi comunali e le squadre pagano, o meglio non pagano, e sono spesso morose per decine di miliardi, il canone ai Comuni. Queste squadre continuano a giocare e i Comuni continuano a rimetterci in proprio.
Lo stadio della città di Torino è l'unico stadio che invece si trova in una situazione anomala nel senso che è di proprietà della città (in teoria perché diventerà proprietà della città fra ventitré anni, quindi oggi non lo è ancora) ed è qualcun altro, cioè la società concessionaria, che deve ricevere il pattuito da parte delle squadre. Allora, l'intervento del Sindaco, o dell'Amministrazione regionale a questo punto, dovrebbe essere quello di chiedere al Governo se il calcio ha una funzione sociale. Se il calcio ha questa funzione sociale occorre trovare a livello di Stato una soluzione perché allora come non paga il Napoli, che è moroso per oltre 10 miliardi, così non pagano la Juventus o il Torino che dicono che non possono pagare perché è troppo caro.
Io capisco che questa sia una soluzione problematica, però non capisco il motivo per cui le squadre di Torino, solo perché vivono una situazione strana nella quale lo stadio è della città, ma non è ancora della città debbano essere costrette a pagare, mentre la maggior parte delle squadre italiane di serie A e B semplicemente se ne fregano e non pagano in quanto gli stadi sono direttamente di proprietà comunale o pubblica e si sa benissimo che dove c'è il pubblico non c'è quasi mai sfratto.
Questa è una situazione anomala nella quale veramente il Sindaco della città, e magari anche l'Assessore, potrebbe intervenire sul Governo chiedendogli l'istituzione di un "fondo Stadi" per permettere alle società di pagare dei canoni equi ed avere non lo scorretto lucro, ma il corretto guadagno, anche perché i costi di gestione sono i costi di gestione e anche costruendo un nuovo stadio sarebbero enormi e probabilmente insostenibili anche per le altre squadre.
L'idea - ripeto - di abbattere lo stadio e di costruirne uno nuovo proviene da quella stessa parte che oggi presenta un'interpellanza tentando di ottenere dalla Giunta una risposta a priori che ritengo, come ha detto giustamente il Presidente Ghigo, la Giunta non può e non deve dare. Come si fa a dire aprioristicamente "no" ad una struttura? Ci sarà la valutazione nel momento in cui si presenterà l'occasione, perché dire aprioristicamente "no" significherebbe implicitamente dare un supporto all'Amministrazione del Comune di Torino nella sua battaglia, lotta o opera di mediazione nei confronti della società e della concessionaria. Io non dico che la Regione non debba dare un aiuto, in termini di proposta (ad esempio, quella del fondo governativo, soprattutto se paragonato agli altri stadi), ma non può la Regione costruire o costituire una copertura o un muro d'appoggio per un rapporto nel quale non è partecipe. Come si fa a dire di impegnarsi a dire "no" a tutti gli stadi passati, presenti e futuri? No, il mondo gira, magari domani tutti gli stadi saranno privati la Juventus compra lo stadio, abbatte un anello...
Non dico che questo sia giusto, però non dico neanche che si possa tranquillamente dire di no, in maniera tale che la Juventus o il Torino si trovino obbligate a stare allo Stadio "Delle Alpi" alle condizioni che impongono gli altri. Questo mi pare profondamente sbagliato ed un motivo neanche troppo elegante per dare un certo tipo di copertura politica all'Amministrazione comunale che ha in questi anni, con molta, troppa leggerezza e troppe dichiarazioni spesso contraddittorie e scombinate gestito la questione dello stadio di Torino.
Ribadisco e concludo: se il calcio ha una funzione sociale, se è vero come è vero, che le altre squadre italiane spesso non pagano i canoni riconoscendo questa funzione sociale, bisogna fare di Torino un caso nazionale, bisogna portare il caso "stadio di Torino" a livello governativo e provvedere od insistere per un intervento diretto dello Stato atto a mantenere le squadre a Torino. Sarebbe una vera e propria iattura se, non solo la Juventus, ma anche il Torino, andassero a giocare altrove. Questa città di problemi ne ha già abbastanza.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliere Ghiglia.
Devo pregare i Consiglieri, che hanno chiesto di parlare in merito a questo argomento, di posporre il loro intervento alle dichiarazioni del Presidente della Giunta in merito al bilancio. Voi sapete che il Presidente deve partire, per cui immediatamente dopo le dichiarazioni del Presidente riprenderemo la discussione sullo stadio.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame progetto di legge n. 260: "Provvedimento generale di finanziamento per l'anno 1997 degli interventi previsti da leggi regionali nonch disposizioni finanziarie per l'anno 1998"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame del progetto di legge n. 260, di cui al punto 7) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Pichetto, che ha facoltà di intervenire.



PICHETTO FRATIN Gilberto, relatore

Dò per letta la relazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri recita: "Illustre Presidente, egregi Consiglieri, la I Commissione, dopo aver esperito le consultazioni con le categorie economiche e sociali e dopo aver acquisito i pareri delle altre sette Commissioni permanenti competenti per materia, ha esaminato ed approvato a maggioranza il disegno di legge n. 260 recante 'Provvedimento generale di finanziamento per l'anno 1997 degli interventi previsti da leggi regionali nonché disposizioni finanziarie per l'anno 1998'.
Il disegno di legge predisposto dalla Giunta regionale integra la manovra di bilancio per l'anno finanziario 1997 destinando le disponibilità sui fondi regionali discrezionali, accantonati con L.R. 20/1/1997, n. 12 'Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1997' nei fondi globali.
Le risorse per l'anno 1997 sono complessivamente pari a 590 miliardi di cui 193 accantonati nel fondo globale di parte corrente, 323 in quello di conto capitale per spese di investimento e 74 miliardi nel FIP (Fondo Investimenti Piemonte).
Va rilevato che per una corretta utilizzazione e rappresentazione degli investimenti proposti, che vanno oltre il 1997, la Giunta regionale ha indicato le quote di disponibilità 1998 correlate a detti investimenti che sono di L. 97 miliardi circa (art. 2).
Conseguentemente le risorse hanno questa natura, finalità ed entità: 1997 - Spesa corrente: L. 193 miliardi 1997 - Spesa conto investimenti: L. 397 miliardi 1998 - Spesa conto investimenti: L. 97 miliardi.
Totale: L. 687 miliardi.
Questi valori di disponibilità sono stati stanziati in diversi capitoli relativi ai settori delle tabelle di seguito descritte, mentre la differenza rispetto agli stanziamenti previsti dalla L.R. n. 12/97 rimane accantonata sul cap. 15910, per la parte corrente, e sul cap. 27179 per la parte relativa alle spese di investimento.
Le disponibilità sono riassunte nella tabella 1), concernente la ripartizione della spesa corrente per il 1997 relativamente a 138 miliardi e nella tabella 2) concernente la ripartizione della spesa di investimento per il 1997 di 121 miliardi, e per il 1998 di 97 miliardi.
TABELLA N. 1) FONDI REGIONALI Spesa corrente 1997 Sistemi informativi e informatica 6.748 Enti strumentali e Partecipazioni 920 Turismo, Sport, Parchi 16.068 Agricoltura 3.313 Urbanistica 80 Ambiente, Energia, Opere pubbliche 7.495 Sanità Assistenza 26.680 Personale, Patrimonio, Bilancio, Finanze Cultura, Istruzione 39.084 Trasporti, Lavoro, Formazione professionale 27.560 Economia montana 5.839 Artigianato e commercio: Caccia e pesca 5.065 Complessivamente 138.852 TABELLA N. 2) FONDI REGIONALI Spesa di investimento 1997 1998 Sist. inform. e inform. 10.000 Ent. strum. e Partecip. 13.120 Turis. Sport, Parchi 7.560 Agric.
Urbanis. 1.300 Amb., Energia, Op. pub. 20.000 Sanità 7.000 20.000 Assistenza 4.500 Person., Patr., Bil., Fin. 5.631 19.169 Cultura, Istruzione 20.000 5.000 Trasp., Lav. For. prof. 16.210 20.000 Economia montana Art. e comm.: Caccia e pesca 15.830 5.000 Compless. 121.151 9.169 L'art. 3 del disegno di legge n. 260 ha provveduto, nelle more dell'approvazione del Piano regionale di sviluppo, ad estendere all'anno finanziario 1997 la procedura prevista dalla L.R. n. 40/95 (Accelerazione delle procedure di attuazione del Fondo Investimenti Piemonte) e ad approvare le schede guida per la presentazione dei progetti al FIP.
Le risorse previste per il FIP ammontano a 74 miliardi e sono ripartite secondo i diversi settori di intervento e precisamente: TABELLA N. 3) SETTORI (in milioni) Turismo 16.500 Termalismo 6.000 Edilizia residenziale agevolata 25.000 Agricoltura 13.500 Commercio 5.000 Presidi socio-assistenziali 8.000 Complessivamente 74.000 Il disegno di legge n. 260 provvede inoltre, all'art. 10 all'approvazione del piano di attività per l'anno 1997 del Museo regionale di Scienze Naturali, piano che viene allegato al disegno di legge in esame.
Il disegno di legge provvede infine alla costituzione (art. 11) di apposito Fondo per la partecipazione finanziaria ad Accordi di programma di interesse delle Province.
La norma assegna un termine di 90 giorni, dall'avvenuta pubblicazione della presente legge sul Bollettino Ufficiale della Regione, per la presentazione delle proposte, proposte che verranno selezionale sulla base della rapida fattibilità e del sostegno all'occupazione.
La I Commissione ha approvato a maggioranza il disegno di legge n. 260 e lo rassegna all'aula per l'approvazione".



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Mi scuso, ma oltretutto l'incontro con il Ministro Burlando è stato anticipato, quindi ho chiesto di posporre i rimanenti interventi sul tema dello stadio alla mia relazione sul bilancio che andrà in discussione a partire da domani in quest'aula consiliare.
Ho preparato una relazione che è un po' la bozza del Programma regionale di sviluppo, che dopo il mio intervento vi verrà distribuita, e poi entrerò in maniera più specifica, anche se non così ampiamente specifica, sui vari aspetti legati agli impegni di spesa di ogni singolo Assessorato, in modo che voi abbiate un intervento di carattere generale sulle linee guida di sviluppo che intendiamo proporre e le iniziative di politica finanziaria in relazione a questo progetto ed iniziativa, perché naturalmente le due cose sono strettamente correlate. Un programma di sviluppo ed interventi di sviluppo non possono che essere realizzati attraverso una politica finanziaria di bilancio.
Il disegno di legge n. 260 completa la manovra di bilancio con l'attribuzione di risorse libere per gli interventi previsti da leggi regionali. Le scelte sono limitate dalle rigidità entro le quali si muove la finanza regionale. Si è tuttavia coscienti che anche in queste condizioni occorre costruire dei riferimenti più efficaci per la programmazione della spesa, riferimenti che trovano collocazione nel programma regionale di sviluppo che è in corso di formazione.
Colgo quindi l'occasione per dare un'ampia informativa sulle finalità del programma regionale e sulla sua possibile articolazione, senza per questo sostituire i momenti di consultazione previsti dalle procedure, ma con la disponibilità a raccogliere eventuali considerazioni già in questa sede, a conclusione della votazione sul disegno di legge n. 260 che costituisce oggetto principale della nostra attenzione.
Le indicazioni del programma regionale si calano sull'attuale realtà piemontese. Per interpretarla si è utilizzato lo scenario economico e sociale predisposto dall'IRES, di cui tutti voi siete a conoscenza.
Tale scenario disegna con approfondita ed attenta analisi un quadro del futuro del Piemonte, non privo di elementi di preoccupazione, come è giusto sia fatto da un Istituto di ricerca. Benché in esso vengano segnalati processi di riorganizzazione produttiva e territoriale capaci di favorire una ricollocazione della Regione tra le aree forti d'Europa, si richiamano anche le difficoltà strutturali che rischiano di compromettere un'evoluzione positiva. Ne emerge una situazione complessivamente inquietante per gli equilibri economici e sociali della nostra area, dal punto di vista sia dell'evoluzione demografica sia delle prospettive economiche.
Le prospettive demografiche indicano un generale declino della popolazione e, causa ed effetto di quella tendenza, il marcato invecchiamento della popolazione piemontese.
La nostra è una regione in cui gli anziani sono molto più numerosi dei giovani. Ciò pone problemi di carattere sociale, in particolare per quel che riguarda la cura e l'assistenza, ma anche di carattere economico.
Recenti tendenze relative all'area torinese, dov'è rallentato il declino della popolazione, per effetto dell'arrivo di popolazione straniera e per l'ulteriore invecchiamento della popolazione, di conseguenza meno propensa che in passato a lasciare la grande città, non sono che aspetti ulteriori del complesso problema demografico piemontese.
L'IRES, fotografando i punti di forza, ma anche di debolezza della nostra economia, individua una tendenza al declino e alla stasi, che si traduce in una prospettiva di crescita tendenzialmente meno favorevole rispetto alle dinamiche di sviluppo nazionale.
I motivi di questo stato di cose sono molti e la loro individuazione è propriamente compito del Programma regionale di sviluppo, dalle carenze infrastrutturali al deficit di promozione internazionale, alla modernizzazione e qualificazione ad alto e altissimo livello del sistema formativo, all'effetto di un costante trasferimento di risorse prodotte nel nostro sistema a favore dell'economia nazionale.
Fra tutti i motivi, uno è più forte e di immediata comprensione: in un'area che invecchia mancano gli stimoli più forti ad investire e ad innovare, cioè quelli legati al futuro della comunità regionale.
Un atteggiamento rinunciatario porterebbe ad accettare questo stato di cose come ineluttabile e in qualche modo potenzialmente equilibrato: meno popolazione, meno posti di lavoro.
All'opposto, è dovere di chi ha la responsabilità di governo di rifiutare con forza l'equilibrio della rinuncia, che sembra essere un atteggiamento che prende piede, la falsa rassicurazione che giustifica l'inazione.
Il programma regionale di sviluppo diventa un'occasione straordinaria per reagire alla situazione, ma prima di tutto per denunciarla all'interno e all'esterno della nostra Amministrazione, affinché tutti noi siamo consapevoli, e altrettanto lo siano gli operatori economici e sociali e tutti i cittadini, dello sforzo da compiere per rimettere in moto la macchina Piemonte.
Reagire allo scenario negativo che si prospetta nel nostro futuro significa chiamare a raccolta tutte le energie disponibili, dal pubblico e dal privato, per indirizzare ogni atto e ogni scelta nella giusta direzione.
Ciò deve contare nelle grandi e nelle piccole cose, nelle scelte di lungo periodo e nelle contingenze improvvise, con l'azione compatta di tutti, al di là delle posizioni politiche che hanno ragione di scontrarsi su infinite questioni, ma non sulla ricognizione dei problemi di fondo e sulle azioni irrinunciabili.
Casi come quelli recenti della deliberazione CIPE per la ripartizione dei fondi destinati a Ministeri e Regioni per la realizzazione di opere infrastrutturali nelle aree depresse, con la suddivisione dei fondi disponibili non sulla base del merito dei progetti e soprattutto della loro cantierabilità, ma dell'assegnazione quasi automatica per popolazione e disoccupazione, non devono più ripetersi. Poco importa che in questo caso il Piemonte abbia comunque ricevuto più risorse di tutte le altre Regioni del centro-nord.
E' sul metodo delle scelte, sulle strategie di fondo che dobbiamo concentrare l'attenzione per conseguire i risultati indispensabili per la nostra area.
Casi come quello, altrettanto recente, dell'esclusione del CIM, il Centro Intermodale di Novara - notizie recentissime fanno ipotizzare una rivisitazione del provvedimento e di conseguenza un reinserimento del CIM nel contesto delle aree di interscambio della nostra nazione, e questo è un elemento positivo - dall'elenco delle iniziative finanziate dal Piano nazionale degli interporti, non possono essere trascurati, da parte di nessuno.
L'alternativa all'assunzione di decisioni e di iniziative per lo sviluppo sarebbe un atteggiamento falsamente rassicurante, che porterebbe a minimizzare le conseguenze a medio e lungo termine dei dati oggettivi all'insegna del "tutto si aggiusta", illudendosi che le tendenze demografiche si rovesceranno, che il nostro livello formativo e scolastico dia risultati competitivi rispetto ad altre realtà europee, ecc.
Significherebbe chiudere gli occhi in modo colpevole di fronte ad un problema di dimensioni gravi, mai sperimentato nell'economia e nella società, con la somma del disagio sociale, del declino della popolazione del rallentamento strutturale dell'economia.
Una politica per il Piemonte; un Sistema di aiuto alle decisioni.
Spetta alla Regione creare il quadro di consenso in cui si superino i particolarismi e le reciproche diffidenze ed impedimenti, nonch rappresentare al centro le nostre esigenze ed attese.
Spetta ai nostri parlamentari un impegno di promozione e vigilanza continua a favore del Piemonte, nella consapevolezza della difficile situazione e sulla base del quadro di informazioni che solo la Regione è in grado di mettere a fuoco.
Spetta all'azione della Programmazione regionale offrire a tutti gli operatori il quadro di dati e conoscenze necessari per assumere ogni iniziativa ed azione, in modo coerente e costruttivo, rappresentando per tutti noi un moderno Sistema di aiuto alle decisioni.
Tutti devono soprattutto comprendere che investire in Piemonte è necessario non solo per il futuro della regione, ma per l'economia nazionale, le cui sorti complessive dipendono anche dal buon funzionamento di aree strategiche qual è il Piemonte.
Per questo occorre riprendere con forza l'esperienza dell'Accordo di programma Stato-Regione, come parte integrante della Programmazione regionale, sia per quel che riguarda la coerenza delle diverse scelte, sia nell'attuazione.
Alcuni dati, per memoria: con il 7,5% di popolazione determiniamo il 10,2% del prodotto industriale nazionale, l'8,6% del prodotto nazionale lordo, le nostre esportazioni eccedono sistematicamente le nostre importazioni, all'opposto del dato nazionale. Del prodotto lordo piemontese, solo il 91,5% è consumato o investito in Piemonte; il restante 8,5% corrisponde all'avanzo delle nostre esportazioni sulle importazioni e va a beneficio dell'economia nazionale.
Una Regione più forte se unita sui temi di fondo; il ruolo del Programma regionale di sviluppo.
Questi temi - azione più compatta verso il centro, presa di coscienza dei problemi piemontesi da parte di tutti - sono all'attenzione da tempo qualche volta anche con successo, sempre però precario e da consolidare: si pensi, ad esempio, al lavoro compiuto nel campo della promozione dell'Alta Velocità e al continuo alternarsi di momenti positivi e negativi nelle scelte verso gli interessi della nostra area.
Quello che ci è mancato è stato soprattutto uno strumento operativo per rendere sempre più costruttiva e coordinata l'azione a favore del Piemonte.
Strumento che identifico in un'impostazione rinnovata ed innovativa del Programma regionale di sviluppo.
Obiettivo centrale, quello di una Regione più forte e credibile, per ottenere il risultato più importante: far conoscere a tutti i soggetti la comune convenienza a collaborare nell'ambito di un progetto di sviluppo del Piemonte, per uscire dalla trappola del declino.
Una guida per l'azione regionale.
Il Programma regionale di sviluppo non sarà quindi più una somma di documenti e di procedure per formarli e al più per collegarli blandamente alle scelte regionali, con qualche rituale richiamo in leggi, relazioni di enti strumentali e premesse di bilancio.
Diventa un software organizzativo, con forti legami attuativi collegati alla riforma dell'organizzazione della Regione, al nuovo ruolo della dirigenza, al rinnovamento dell'uso dell'informatica nell'Ente, con le reti; alla stessa presenza della Regione sugli strumenti di informazione e comunicazione, non ultimo Internet.
Enti strumentali.
Diventa infine riferimento concreto per l'azione degli Enti strumentali della Regione, la cui autonomia operativa deve essere intesa come garanzia di efficienza, ma non deve tradursi in carenza di coordinamento, né sulle finalità dell'azione, né nel merito dei diversi passi da compiere.
L'organizzazione interna.
Dal punto di vista organizzativo, ciò significa puntare: sull'individuazione di un ristretto numero di manager ai vertici delle diverse funzioni regionali, tratti dal mondo pubblico o da quello privato cui si chiede di lavorare su obiettivi precisi sulla completa automazione degli strumenti di lavoro - grazie all'informatica e alla telematica - come garanzia per la qualità del lavoro, per la sua certezza e trasparenza, per la facile accessibilità delle informazioni per tutti sul servizio diretto al cittadino e all'operatore pubblico o privato tramite sportelli decentrati, concepiti come punti di accesso unico, dove grazie alla telematica - il cittadino può ottenere informazioni, avviare pratiche, ottenere risposte; l'organizzazione interna degli uffici sarà dunque orientata in tale prospettiva.
Sono scelte la cui portata va ben al di là della legislatura regionale destinate a cambiare completamente la Regione e il suo rapporto con i cittadini; è indispensabile ricordarle come presupposto forte del Programma regionale di sviluppo.
Dal Programma regionale di sviluppo inteso come documento, al Programma procedura.
La programmazione regionale deve soprattutto potersi realizzare nei fatti, cioè nella prassi di applicazione e nella collaborazione continua fra tutte le Direzioni regionali.
Ciò non significa trasformare la programmazione in una serie di atti sequenziali e indipendenti, ma all'opposto realizzare rapidamente un insieme di azioni coordinate, senza restare paralizzati da meccanismi di scadenze, tempi di consultazione, osservazione e successiva azione, che hanno fatto sì che il meccanismo della legge n. 43/94 sia rimasto nei fatti autoreferenziale, quasi fine a se stesso.
L'impostazione di una programmazione che si mette in moto mentre si forma - senza cadere nella tela di ragno, robusta ed inestricabile, dei tempi rigidi, delle sequenze e dei documenti in cascata - richiede quindi una totale innovazione nel modello di programmazione adottato.
Innovazione soprattutto per due aspetti: quello dell'articolazione territoriale; quello dell'aggiornamento continuo del programma.
Articolazione territoriale.
L'articolazione territoriale del Programma regionale di sviluppo non rappresenta in alcun modo un doppione del Piano territoriale; si tratta invece dell'analisi dei progetti tenendo conto dell'effetto che hanno territorialmente, sia con la finalità della valutazione economica, sia per rilevare inevitabili discrasie e contraddizioni, anche alla luce dell'elaborazione dello stesso Piano territoriale.
Il Piano territoriale deve quindi a sua volta essere valutato in stretta connessione con le più generali scelte della programmazione, di cui rappresenta un momento alto e determinante sia nelle valutazioni di indirizzo, sia nelle concrete possibilità di attuazione.
Non solo, tutte le considerazioni di programmazione articolate territorialmente dovranno tenere conto delle indicazioni dei Piani di settore preparati nell'ambito della Regione Piemonte e, altrettanto, delle scelte più rilevanti dello Stato e di altre Regioni, per quel che riguarda gli effetti e le ricadute sul territorio piemontese.
Un esempio per tutti: le scelte che si stanno compiendo sul ruolo della cosiddetta grande Malpensa e sui collegamenti di tale infrastruttura verso il Piemonte, oltreché verso la Lombardia, hanno riflessi enormi su una grande porzione della nostra regione, che in alcun modo non possono essere trascurati.
L'aggiornamento continuo del programma che sta alla base della scelta di innovazione della programmazione fa sì che il programma non sia immobilizzato nel tempo, non fosse che per la difficoltà di aggiornamento.
Lo schema logico del nuovo Programma regionale di sviluppo.
Per questo è necessario riprogettare quasi completamente lo schema logico del nuovo Programma regionale di sviluppo. Schema che si deve articolare in cinque parti: 1) scenario economico 2) obiettivo e strategie 3) azioni di governo 4) programmazione di bilancio 5) sistema di aiuto alle decisioni.
Lo scenario economico che sta alla base delle considerazioni fin qui svolte è la ricognizione della situazione con capacità di guardare in prospettiva le tendenze evolutive. Come il programma di cui fa parte, non è un documento cristallizzato, ma deve essere continuamente aggiornato, come minimo con cadenza annuale, ad esempio in coincidenza con la presentazione della ricerca IRES.
Dopo lo scenario l'obiettivo e le strategie dell'azione regionale.
L'obiettivo, che discende dal no all'equilibrio della rinuncia coerente con il programma sul quale si è formato il governo regionale, è la riorganizzazione dell'Amministrazione regionale, per dare maggiore qualità di servizi ai cittadini e per aumentare l'efficacia delle azioni rivolte al territorio piemontese.
Ne discendono le scelte strategiche: del miglioramento della qualità dei servizi ai cittadini, dell'incremento della competitività del territorio piemontese, della verifica continua delle azioni di governo.
Lo strumento operativo, per collegare analisi, obiettivo, strategie all'azione di governo e alla gestione della risorse è il Programma regionale di sviluppo.
Dalle scelte si passa quindi all'azione di governo. Nell'ambito del Programma regionale di sviluppo inteso come software organizzativo dell'intera macchina regionale e della sua interazione con il territorio l'economia e la società nel suo complesso, le azioni di governo risultano collegate alle strategie indicate, attraverso ben specifici atti di rilievo giuridico e politico, tali da consentire ampio margine al confronto politico in senso proprio.
Sono tali: gli atti di indirizzo e di coordinamento per l'utilizzazione dei finanziamenti comunitari, gli accordi di programma con lo Stato e con le Province, gli interventi del Fondo Investimenti Piemonte (FIP), gli indirizzi di assetto del territorio, le linee programmatiche per gli enti e le società regionali, gli indirizzi generali per la gestione del patrimonio e del personale, i programmi settoriali.
In parallelo con le azioni di governo opera la programmazione di bilancio. Con la politica delle entrate, la definizione dei budget per Direzione, come innovazione strettamente collegata alla riorganizzazione regionale, gli strumenti di finanza flessibile, dall'utilizzazione dei BOR all'uso innovativo del project financing.
Il collegamento tra programmazione di bilancio ed azioni di governo è reso più agevole dal quinto elemento della nuova struttura di programmazione, vale a dire del Sistema di Aiuto alle Decisioni (SAD).
Il sistema assicura la disponibilità di conoscenze quantitative e qualitative, di aiuto alle decisioni, anche dal punto di vista delle conseguente dirette e indirette delle diverse azioni, dei costi-opportunità (mancati effetti di scelte alternative): assicura i necessari apporti di conoscenze giuridiche ed amministrative per gli atti attuativi della programmazione, in particolare con lo strumento degli Accordi di programma.
Il SAD Piemonte organizza infine il Repertorio dei progetti.
La scelta più innovativa è infatti quella di organizzare il Programma regionale di sviluppo intorno ad un Repertorio di progetti aperto perch continuamente aggiornabile, grazie all'iniziativa di tutti. Un Repertorio che può nascere anche dal contributo degli enti strumentali della Regione ma al quale - nell'ambito delle scelte effettivamente tangibili e concrete del nuovo Programma regionale di sviluppo - essi stessi dovranno fare riferimento.
Assume quindi particolare rilievo la specificazione del Repertorio dei progetti (ampliando la portata dell'art. 8 della legge n. 43/94) al fine di inventariare ed utilizzare come riferimento le indicazioni ragionate che provengono dal territorio, sia ad opera dei diversi livelli della pubblica amministrazione, sia da parte dei privati, in particolare nella dimensione associativa.
Tutte le indicazioni preparate in modo costruttivo ed organico debbono essere quindi inventariate nel repertorio, indipendentemente della loro scelta, come elementi di formazione del programma, che è compito del momento di governo.
La presenza delle proposte in un inventario accessibile per tutti permette la formazione di opinioni ed integrazioni, permette soprattutto di dare rilievo alle diverse istanze della società e del sistema della stessa pubblica amministrazione in modo trasparente, con una modalità di lobby moderna.
Il tutto alla luce di un collegamento sempre più forte tra programma e bilancio; ciò significa utilizzare sempre più il meccanismo dei fondi globali destinati a rendere effettivo il legame tra le scelte di governo e la loro attuazione continua tramite il bilancio, come emerge anche dalla recente legge sull'accelerazione della programmazione in materia di investimenti (legge n. 59/96).
In questo modo si introduce flessibilità nelle scelte di bilancio sul fronte dell'entrata, anche per superare la contraddizione del rifiuto dei fondi vincolati di origine nazionale e della contemporanea introduzione di vincoli forti auto originati.
Soprattutto si incentiva l'interazione tra direzione regionale e programmazione, tra direzione e bilancio, anche con gli strumenti della programmazione della cabina di regia per i fondi europei, per le connesse ricadute in termini di cofinanziamento, che nei fatti determinano rilevanti scelte di bilancio.
Per rendere praticamente applicabile la programmazione intesa come processo, come software di gestione, si introduce il documento di attuazione della programmazione, con riferimento ad un intervallo di tempo correlato dall'azione del bilancio. Il documento di attuazione delinea gli interventi relativi agli investimenti anche tramite il Fondo Investimenti Piemonte, in relazione ai progetti pervenuti secondo le procedure, alle scelte di cofinanziamento e agli Accordi di programma, ex art. 9 all'indirizzo di ogni canale di intervento della pubblica amministrazione e dei privati nella nostra Regione, ovviamente in relazione alle scelte dirette o indirette della Regione.
Il documento di attuazione si serve del sistema di aiuto alla decisione per valutare gli effetti dell'azione regionale, la sua compatibilità con le altre linee di attività, i costi e i benefici delle diverse iniziative, i costi-opportunità, laddove, essendo limitate le risorse, una scelta ne esclude l'altra.
Il documento di attuazione, il Sistema di aiuto alla decisione e più in generale la documentazione di base della programmazione, come scelta complessiva di progetti e di analisi di compatibilità, si articola in atti successivi, anche di modificazione e adattamento alle mutate esigenze, alle nuove iniziative, all'emergenza o esigenze che via via si manifestano.
Per questo si parla, in termini volutamente non cogenti, di Documento di attuazione e non di Piano o Programma di attuazione.
Il programma nasce quindi dai comportamenti, consente libertà ed innovazione nell'azione, moltiplica i risultati delle diverse iniziative.
Un Programma regionale di sviluppo snello e continuamente aggiornabile formato dalla struttura dei cinque capitoli sopraindicati ed accompagnato da allegati in gran parte innovativi: lo scenario economico, il repertorio dei progetti, la struttura delle Direzioni regionali come parti integranti.
Un programma per contribuire a cambiare il Piemonte, Regione in cui tutti crediamo e vogliamo credere. Piemonte le cui prospettive dipendono soprattutto da noi e cioè da un'apertura internazionale, dalla nostra volontà di attuare una coraggiosa politica di investimenti nelle infrastrutture della Regione per accentuarne l'apertura internazionale apertura da confermare e rafforzare con le azioni di promozione specifica già attuata in perfetta collaborazione con il Comune di Torino, cito l'Agenzia di promozione; dall'apertura ragionata e costruttiva a fenomeni di immigrazione che consentano di compensare il naturale invecchiamento della nostra popolazione, fenomeno europeo, ma certamente accentuato nei nostri territori. L'apertura all'immigrazione è, tra l'altro, uno dei grandi fenomeni di avvicinamento tra popoli e costumi che sempre più caratterizzerà la fine del secolo, naturalmente regolamentata da legge in maniera corretta.
L'adozione di politiche di investimento per l'innovazione e la formazione anche di alto e altissimo livello nell'industria e nei servizi.
Importanti esempi che inducono all'ottimismo non mancano, dalle biotecnologie per le quali si sta predisponendo un'importante azione integrata fra ricerche, iniziative industriali, alla telematica in cui la stessa Regione, con la propria riforma, sarà elemento traente all'automazione dei trasporti pubblici e privati, che presenta prospettive enormi per la nostra area - voglio ricordare l'esperimento di "Formula" alla stessa riforma della pubblica amministrazione a tutti livelli, come domanda di servizi qualificata, e offerta, a sua volta, di un nuovo più qualificato servizio a tutta l'area.
Questa la relazione di carattere generale per quanto riguarda il Programma di sviluppo, elemento, nella nostra intenzione, propedeutico alle scelte di bilancio.
Se mi permettete, vorrei ora rappresentarvi in termini più concreti le iniziative di bilancio di ogni singolo Assessorato, che la Giunta ha proposto al dibattito in Consiglio.
Queste note sono impostate tenendo conto che la presentazione del bilancio, da un lato, non poteva esimersi dal sottolineare il collegamento strutturale tra bilancio e programmazione regionale, previsto dalla normativa sulla programmazione stessa e solo ora, con questa legislatura in fase di sostanziale applicazione.
A ciò si è dato ampio spazio nel documento "Programma regionale di sviluppo" presentato per il dibattito sul bilancio. Dall'altro lato, la presentazione non può però prescindere né dall'impegno assunto lo corso anno nei confronti del Consiglio - quando si assicurò, per il 1997 un'ampia valutazione delle poste di bilancio - né dalla sostanziale esigenza di collegare il programma del governo regionale alle scelte attuate nella stesura del presente documento di bilancio.
Una premessa: la programmazione, per essere credibile, richiede la disponibilità delle risorse finanziarie oltreché delle idee - prima abbiamo parlato delle idee, ma per metterle in pratica occorre, chiaramente disponibilità finanziaria.
Disponibilità finanziaria che vuole anche dire possibilità di conoscere con sufficiente grado di certezza l'ammontare di risorse finanziarie acquisibili nel lasso di tempo preso a base per la programmazione.
Purtroppo, nell'attuale situazione di attesa della vera riforma della finanza regionale che dovrà, tra l'altro, dare l'avvio all'auspicato federalismo fiscale, il grado di certezza non è sufficiente per tutte le entrate: l'Ecotassa è appena partita ed è difficile stabilirne il gettito la tassa di circolazione dipende dall'andamento del mercato dell'auto - in questo senso, abbiamo qualche buona notizia: sembra che tale mercato sia in ripresa, grazie agli interventi di defiscalizzazione - l'IREP è tassa tutta da scoprire: è stata annunciata, ma la sua attuazione ci dovrà essere esplicitata nel corso di quest'anno.
La recente legge finanziaria di accompagnamento per l'anno 1997 ha decurtato del 6% il Fondo perequativo per le Regioni per l'anno 1998, con una riduzione per il Piemonte di circa 52 miliardi. Sono infine incerte le quantificazioni del tetto dell'indebitamento - altro aspetto importante in una situazione di tassi bancari favorevoli. In effetti, stiamo ricontrattando tutti i mutui: se avessimo indicazioni precise sul livello di indebitamento dal punto di vista degli investimenti potremmo decidere in relazione al mercato attualmente favorevole, di incrementarlo. Le maggiori risorse potrebbero essere positivamente utilizzate per dare un forte impulso all'economia con incentivi agli investimenti.
Occorre inoltre non dimenticare che non è ancora stato definito il quadro delle competenze regionali, come previsto dalla legge di accompagnamento della Finanziaria dello scorso anno.
In tale situazione diventa obbligatorio operare più per progetti settoriali che per obiettivi strategici generali, tenendo conto che buona parte delle risorse regionali libere deve essere destinata a copertura dei cofinanziamenti dei Regolamenti comunitari - Obiettivi n. 2 e 5 - pena la perdita dei consistenti finanziamenti nazionali e comunitari.
Voglio sottolineare, com'è emerso d'altronde dal dibattito in Commissione, che la Regione Piemonte, come del resto tutte le altre Regioni italiane, ha deciso di non accedere alla possibilità di aumentare il prezzo della benzina e del metano. Questo, tanto per dare un ordine di misura avrebbe significato per le economie regionali un introito di 70 miliardi circa, di fatto la cifra equivalente alla riduzione del fondo perequativo.
Abbiamo però ritenuto, in sintonia con tutti i Presidenti delle Regioni, di non intraprendere questo tipo di iniziativa, valutando che non era sicuramente il modo migliore per iniziare un decentramento/federalismo fiscale. Abbiamo naturalmente rappresentato al Governo le nostre critiche per questo tipo di atteggiamento e deciso di intervenire sull'ottimizzazione delle risorse e sulla riduzione delle spese, onde non dover poi ricorrere all'aumento della benzina e del metano.
Passo ora all'analisi del bilancio per singolo Assessorato.
Presidenza e Vicepresidenza.
La Presidenza - come centro di spesa - ha una connotazione solo per eccezione rispetto all'attività degli Assessorati; si ritiene però comunque opportuno sottolineare alcuni capitoli di spesa che presentano innovazioni importanti.
Con il bilancio 1997 si conferma la crescita dell'impegno della Regione verso l'apertura internazionale, percorrendo una strada sempre più innovativa, consistente nell'attivare nuovi strumenti di intervento, qual è l'Agenzia per l'internazionalizzazione di Torino e del Piemonte finalizzata ad attrarre sul territorio investimenti innovativi dall'estero o contribuendo al potenziamento del Centro Estero delle Camere di Commercio piemontesi.
Altri filoni in capo alla Presidenza, di rilievo per il bilancio, sono l'azione specifica per i giovani, anche per la valorizzazione della creatività e dell'espressione artistica giovanile e l'addestramento nel campo della Protezione civile.
L'investimento in capo alla Presidenza cresce con il bilancio 1997 in misura assai significativa, soprattutto per il Fondo di riserva per gli Accordi di programma con le Province, collegato alla prima applicazione della nuova organizzazione della programmazione regionale descritta dal documento specifico (abbiamo infatti inserito un capitolo per gli Accordi di programma su progetti presentati dalle Province).
L'importo di oltre 13 miliardi di investimento in capo alla Vicepresidenza rappresenta l'intervento straordinario per l'aumento del capitale di Finpiemonte.
L'assistenza.
Nel campo dell'assistenza l'intervento di maggiore rilievo è quello relativo ai Presidi socio-assistenziali, per cui sono previsti interventi sia dalla Finanziaria regionale 1966 sia dal FIP.
Altri interventi rilevanti sono quelli nei campi delle funzioni della formazione specifica e del volontariato; inoltre quello dell'aiuto - molto positivo - ai cittadini bisognosi per le spese di riscaldamento.
Sono infine di grande importanza per l'attuazione delle scelte regionali gli interventi a favore di cooperative sociali ed enti ed istituzioni di assistenza.
Ciò è coerente con l'impostazione delle scelte di questo governo regionale che intende favorire una maggiore tutela dei soggetti più deboli contribuendo nel contempo a far crescer l'efficienza delle strutture socio assistenziali. La conferma viene anche dalle attività svolte relativamente all'assetto dei servizi in questione, dove emerge l'azione svolta per il riconoscimento della famiglia quale luogo primario e fondamentale per il pieno sviluppo della persona.
Dal lato degli investimenti sulle strutture, le principali realizzazioni sono orientate ai portatori di handicap, agli anziani e ai minori, categorie per le quali si stanno definendo nuove forme di servizi che tengano conto dell'uso delle nuove tecnologie.
Il bilancio.
L'azione del bilancio, al di là della spesa necessaria per la manutenzione e la sistemazione del patrimonio esistente, anche in ottemperanza al DL n. 626 sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, è proiettata verso le principali innovazioni strutturali dell'organizzazione regionale, sia per le scelte relative alla sede unica sia per la costruzione di Piemonte in rete, rete telematica della Regione.
Dal punto di vista politico, all'Assessorato competono scelte interne ma di grande portata strategica, nella direzione del futuro della finanza regionale, dai BOR alla gestione dell'Accordo di tesoreria, ad altri strumenti per superare il vincolo derivante delle decisioni centrali che determinano la finanza regionale in termini di precarietà.
Sanità.
Nel campo della sanità, al di là dell'azione di trasferimento, che obbligatoriamente segue regole ed indicazioni su cui l'azione regionale ha solo rilievo parziale, sono fondamentali le scelte di investimento, per ammontare cospicui e determinati per l'ottenimento degli obiettivi di efficienza del servizio al cittadino, potenziamento delle strutture sanitarie allo scopo di conseguire un'effettiva umanizzazione del sistema sanitario.
Relativamente ai debiti pregressi per gli anni 1994/1995, si è riscontrato, positivamente, che la sanità piemontese non ha maturato debiti negli anni passati e che, anzi, è sostanzialmente in pareggio anche per il 1996. Altre Regioni hanno invece contratto debiti nella gestione sanitaria piuttosto consistenti. E' in atto un dibattito piuttosto acceso relativamente al riconoscimento a carico del Governo di tali debiti, mentre il Governo vorrebbe trasferirli alle Regioni già a partire dal 1995. Il Ministero sembra intenzionato a sopperire a questa mancanza di risorse attraverso lo spostamento dell'ex art. 20, ovvero quello delle quote per gli investimenti nel settore della sanità, a copertura dei debiti della gestione della stessa. Naturalmente questo, per la Regione Piemonte sarebbe praticamente un dramma, perché noi non abbiamo debiti di gestione ma abbiamo invece grandi impegni di investimento; in sostanza, stiamo battagliando per evitare che questi ci vengano tolti, in considerazione del fatto che abbiamo un impegno su Asti, un impegno su Biella ed altre situazioni che vengono finanziate con l'ex art. 20.
Se in realtà i soldi dell'ex art. 20 vanno destinati alla copertura dei debiti pregressi del 1995 su determinate Regioni, noi rischiamo - visto e considerato che non abbiamo debiti - di essere estremamente penalizzati. In questo senso, nella Conferenza Stato-Regioni stiamo facendo veramente di tutto perché questo non avvenga.
Alla spesa già corrispondono risultati per i cittadini, quali la riduzione dei tempi di attesa per gli esami medici, l'aiuto per le odontoprotesi, gli interventi nell'ambito familiare, l'attivazione della carta dei servizi.
Sono stati attivati accordi in tale senso con gli operatori privati per accelerare gli esami e per aprire a prezzi certi all'attività delle strutture private. Non sono però mancati investimenti nelle strutture pubbliche per favorire la competitività ed avviare opere da lungo tempo in attesa, qual è il caso del Presidio di Via Farinelli a Torino.
Turismo.
La spesa dell'Assessorato si caratterizza per una anticipazione dei criteri di accelerazione delle scelte di programmazione, con l'uso del FIP per oltre 22 miliardi.
Sui capitoli di bilancio si segnalano i contributi per l'Agenzia di promozione regionale, i contributi di pubblicità e promozione turistica e gli interventi di formazione rivolti alla preparazione dei Campionati del mondo di sci.
Gli interventi a favore di enti e società per la diffusione dell'attività sportiva si integrano con quelli per lo sviluppo dell'impiantistica sportiva.
La materia di competenza dell'Assessorato costituisce un importante esempio di applicazione del modello di interazione tra gli Assessorati in termini di comunicazione, attuato nell'ultimo anno.
Trasporti.
Nel settore si segnala il rilievo dei contributi agli enti concessionari di servizi di trasporto, gli interventi di rinnovo dei mezzi l'azione infrastrutturale sugli interporti. Anche su questo tema abbiamo fatto un grande sforzo, perché siamo finalmente riusciti a recuperare il gap di questi trasferimenti alle varie aziende di concessione di trasporto e oggi siamo nella situazione di poter dichiarare che nell'arco del 1997 dovremmo riuscire a "metterci in carreggiata" sui tempi di trasferimento.
In termini generali la linea di azione dell'Assessorato - in relazione al programma e all'attività svolta nella direzione dell'infrastrutturazione del territorio - si caratterizza per scelte i cui effetti vanno al di là della portata del bilancio annuo e si esplicitano essenzialmente nella prospettiva della programmazione regionale.
Voglio qui ricordare l'intervento sulla tangenziale di Cuneo, che giudico particolarmente innovativo perché comunque la Regione Piemonte stanzia 39 miliardi per la realizzazione di un'opera in copartecipazione con l'ANAS, aspetto non di poco conto e di grande impegno per quanto riguarda l'Assessorato ai trasporti e alla viabilità.
Industria.
La Giunta regionale con la proposta di legge sulla Finanziaria 1997 ha voluto dare una priorità assoluta alle iniziative e agli interventi da attuare sul territorio regionale collegati ai problemi complessi dell'industria e del lavoro. Per questo dedichiamo ad essi ampio spazio in questa relazione.
In tale contesto l'Assessorato all'industria durante il 1997 dovrà favorire e seguire la realizzazione di numerosi progetti legati ai vari programmi comunitari, finanziati con i fondi, strutturali e per essi ha previsto un fabbisogno finanziario di fondi regionali di 83 miliardi, di cui 3 per i distretti tecnologici.
In particolar modo saranno interessate a queste iniziative le aree che l'Unione Europea ha riconosciuto a declino industriale e cioè la Provincia di Torino, il Verbano Cusio Ossola e la Valle Scrivia (aree dell'Obiettivo 2).
Programma n. 2081 - Obiettivo 2 - Periodo 1994/1996.
Complessivamente dovrà attivare investimenti per 2.700 miliardi assistiti da risorse pubbliche (comunitarie, statali e regionali per oltre 1.000 miliardi).
Saranno realizzati progetti significativi ed impegnativi quali i parchi tecnologici e i Poli Integrati di Sviluppo (PIS).
Molte iniziative, soprattutto quelle dei privati, sono partite, mentre sono in ritardo soprattutto quelle degli Enti pubblici e dei Comuni. Poich per diversi progetti non sono stati cantierati i lavori entro il 31/12/1996 come vuole l'Unione Europea, la Commissione ha consigliato e consentito di riprogrammare fondi e progetti (destinati a quegli interventi che non si sono realizzati) nel nuovo DOCUP - Obiettivo 2 per il triennio 1997/1999.
DOCUP n. 2081 - Obiettivo 2 - Periodo di programmazione 1997/1999.
Il nuovo DOCUP ha come obiettivo strategico (che abbiamo deliberato ieri) quello di creare i presupposti favorevoli ad un nuovo modello integrato di sviluppo produttivo, privilegiandone forme di specializzazione a più alto contenuto innovativo di qualità.
Il DOCUP prevede l'istituzione di nuovi assi di intervento nei settori delle reti telematiche, delle società dell'informazione e delle politiche attive del lavoro, unitamente alla riconferma di quelli riguardanti lo sviluppo e il rafforzamento del tessuto delle piccole e medie imprese, la valorizzazione del patrimonio turistico e culturale, la promozione - voglio ricordare l'intervento di Venaria e del circuito delle residenze reali - e la diffusione dell'innovazione tecnologica, l'ambiente (parco tecnologico).
In concreto i progetti più rilevanti riguardano il recupero della Reggia di Venaria e il Castello della Mandria, il completamento dei parchi scientifici e tecnologici.
Il complesso degli investimenti che verranno attivati ammonta a oltre 3.000 miliardi che saranno assistiti da 950 miliardi di contributo pubblico così suddiviso: 398 di fondi comunitari, 566 dello Stato e 110 della Regione. E' il programma più corposo e più ampio di tutti quelli presentati dall'Italia per l'Obiettivo 2.
L'importanza di questo DOCUP si può desumere anche dalla valutazione dei risultati attesi in termini di occupazione.
Si prevede infine che entro il secondo trimestre del 1997 il DOCUP potrà essere completamente operativo.
Nel bilancio 1997 sono previsti interventi pari al 25% circa dei fondi che finanzieranno il programma, 88 miliardi di fondi comunitari, 103 miliardi statali e 20 miliardi regionali.
Signori, scusate se devo interrompere qui la lettura del documento, ma rischio di perdere l'aereo: sono le 12,10 e dovrei partire alle 12,55.



PRESIDENTE

Presidente, possiamo sospendere questo argomento e riprenderlo domani mattina, così potrà terminare la lettura delle restanti dieci pagine della sua relazione.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

C'è un tema che gradirei, se me ne date la possibilità, affrontare ed integrare domani mattina, che è quello legato agli interventi sull'occupazione.



PRESIDENTE

Va bene. Facciamo distribuire il discorso scritto del Presidente domani mattina lo integrerà.


Argomento: Trasporti su ferro

Richiesta del Consigliere Chiezzi di una comunicazione da parte della Giunta regionale in merito all'incontro previsto a Roma sull'Alta Velocità


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Mi sembra che il Presidente Ghigo vada a Roma per un incontro sull'Alta Velocità. Non so bene quali posizioni andrà a sostenere, in quanto lei Presidente, non ha avuto l'intenzione di informarci prima su questa audizione, sulle cose che andrà a dire. Se avesse la cortesia, forse la correttezza di informare successivamente (domani) il Consiglio su cosa è emerso da questa riunione, sarebbe utile per il nostro lavoro. Grazie.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Non ho alcun motivo per non fare domani mattina una comunicazione su quello che è l'oggetto.
Tanto per inquadrare il problema, si tratta di una convocazione che il Ministro Burlando ha fatto a tutti i soggetti istituzionali interessati alla linea Torino-Milano: il Sindaco di Milano, il Sindaco di Torino, i Presidenti delle Province interessate all'attraversamento di questa linea.
In sostanza, c'è stata una convocazione territoriale - chiamiamola così per discutere sulla Torino-Milano e chiaramente per verificare se è possibile che il Ministro possa mantenere gli impegni che si è assunto in più occasioni, primo fra tutti quello di aprire entro la fine di marzo la Conferenza dei Servizi e chiuderla entro giugno. Credo che l'obiettivo del Ministro in questa riunione sia di verificare la possibilità che questo avvenga. Comunque domani relazionerò al Consiglio regionale su questi temi.


Argomento: Programmazione sportiva (impianti e attivita")

Comunicazioni della Giunta regionale in merito allo Stadio "Delle Alpi" (connessa interpellanza n. 1050 presentata dal Consigliere Marengo) - Esame ordine del giorno n. 428 (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo il dibattito in merito allo Stadio "Delle Alpi", di cui al punto 6) all'o.d.g.
Il primo iscritto ad intervenire è il Consigliere Cavaliere.
Prego, Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Presidente, credo che nelle osservazioni di poc'anzi sullo Stadio "Delle Alpi" siano mancati alcuni passaggi fondamentali, e cioè non è per nulla chiara a tutt'oggi la proprietà dello Stadio "Delle Alpi", oltre chiaramente - ma questo è noto e risaputo - i costi.
Tra vent'anni il Comune di Torino, a termine della convenzione, cosa riceverà? Lo Stadio "Delle Alpi" o i mutui del S. Paolo sullo Stadio "Delle Alpi"? E ancora, è il S. Paolo l'attuale proprietario dello Stadio "Delle Alpi" o chi altro? Si tratta di questioni fondamentali per capire cosa sta succedendo e chi ha un reale interesse a costruire un nuovo stadio, come costruirlo, se abbattere questo o altro.
Tuttavia - lo diceva il collega Marengo questa mattina - dobbiamo ricordare il clima che portò a quella realizzazione, perché non è vero che la ristrutturazione del vecchio Stadio Comunale fu resa impossibile dalle posizioni della Sovrintendenza, ma ci furono altre considerazioni sullo sviluppo, sul fatto che lo stadio era indispensabile, ecc.; le ricordiamo tutte, e ricordiamo anche chi era il promotore di questa iniziativa, che non credo abbia molto valorizzato un quartiere degradato.
Tornare indietro e vedere a pochi chilometri la Reggia di Venaria, cosa si sarebbe potuto fare con quei 180 miliardi, che pare - stante l'ultimo concordato - siano il prezzo indicato, a fronte dei 40/50 miliardi che era stato dichiarato dovesse costare lo Stadio "Delle Alpi"? L'Assessore Angeleri dice 60 miliardi, ma da 60 a 180 miliardi c'è una piccola differenza.
E non capisco nemmeno la posizione di Alleanza Nazionale; non ho capito perché la Regione non dovrebbe interessarsi di una grande opera pubblica che tra l'altro fu realizzata nell'ambito di quelle che furono le infrastrutture per i Mondiali con tutto ciò che comportò. Capire cos'è successo, come andrà a definire la questione adesso credo che sia del tutto importante.
Credo anche che sia legittimo, da parte di chi poi ha svolto un ruolo fondamentale nel chiedere di costruire quello stadio, dire "ne costruiamo un altro"; si accollino i costi dell'abbattimento e ne costruiscano pure un altro! Non credo che la città e la Regione possano avere delle obiezioni rispetto al fatto che quello stadio, come tutti sanno, è uno stadio che dal punto di vista dell'obiettivo, cioè di guardare le partite, non funzioni che è sovradimensionato perché la capacità di pubblico sarà raggiunta una volta o due in dieci anni e tutte le altre considerazioni tecnico logistiche che conosciamo.
Credo che la questione sia chiara, ma non è ancora chiaro chi è veramente il proprietario - ripeto - dello Stadio "Delle Alpi", quale ruolo ha il S. Paolo in questa vicenda e quali interessi vi sono.
Ricordo un film di qualche anno fa, che non riguarda questioni sportive, ma che ha un titolo molto bello "Il console onorario". Se dovessimo fare un film sullo stadio lo potremmo intitolare "Il console onorario" e chiedere il perché a Martinat.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Molte cose sono già state dette e nel mio breve intervento vorrei fare un riferimento particolare al clima che alcuni Consiglieri presenti oggi in quest'aula avevano vissuto perché sedevano al Comune di Torino (come Consiglieri o con responsabilità di esecutivo) allorquando si affrontò la questione della costruzione del nuovo Stadio "Delle Alpi".
In quella vicenda erano presenti anche alcune delle questioni che sono state poste dall'ultimo intervento, ma pure da altri. All'interno del Consiglio comunale di Torino, ma la questione non si risolveva assolutamente all'interno del Consiglio comunale di Torino, anzi c'erano delle competenze esplicite ed espresse da parte del CONI e dei Ministeri competenti, si svolse un ampio dibattito sulla ristrutturazione o non ristrutturazione del vecchio Stadio Comunale. Prevalse l'orientamento del non ristrutturare e di andare alla costruzione di un nuovo stadio, ma in funzione di un progetto più ampio che era proprio quello cui ha fatto riferimento nel suo intervento il Consigliere Montabone della riqualificazione di una porzione di città. Questo era il progetto; dentro la questione dello Stadio "Delle Alpi" stava la riqualificazione di quel quartiere e se si leggono tutti gli interventi dell'epoca, che non è lontanissima, risale a otto anni fa, c'era un progetto che doveva avere una sua continuazione e a questo noi dobbiamo ricollegarci. Vedo che alcuni colleghi che erano con me in Consiglio comunale fanno dei cenni di assenso.
Nel dibattito sulla costruzione del nuovo stadio ci fu un'altra questione che sembrò essere un dogma e cioè la pista di atletica. Il CONI ci impose la pista di atletica e coloro che erano dalla parte della ristrutturazione dello stadio, che dicevano che non era il caso di andare a spendere del denaro, erano i grandi fautori anche della pista di atletica in una logica di ridimensionamento del calcio fine a se stesso. "Non facciamo i brasiliani" si diceva, "non guardiamo soltanto all'area nella quale si gioca al pallone; il pallone non è il centro degli interessi di una città metropolitana come Torino, non si devono spendere delle risorse soltanto per il pallone: uno, riqualifichiamo le Vallette; due, facciamo anche la pista di atletica". Fu quindi posta questa condizione.
A questo punto, ecco perchè anche una persona come me, della mia posizione politica in generale, un po' si stupisce quando legge dichiarazioni del tipo "abbattiamo lo stadio". Sono cose che lasciano molto stupiti anche perché essendo io una persona che ha sempre lavorato nel pubblico credo che il pubblico abbia un principio a cui deve rendere conto cioè quello della continuità amministrativa, ma capiamo anche i paradossi.
Ho colto prima una battuta del Presidente del Consiglio che diceva che noi discutiamo di tutto e dunque dobbiamo discutere anche di questo. Io credo che questo sia un dovere, e lo dico soprattutto dopo avere sentito la relazione del Presidente della Giunta sul bilancio allorquando ha detto che noi dobbiamo convincere gli imprenditori ad investire in Piemonte.
Se dobbiamo convincere gli imprenditori ad investire in Piemonte - e io sono d'accordo - credo che dobbiamo anche avere un rapporto con la Juventus, leggasi FIAT, per quello che essa significa e non soltanto FIAT evidentemente, ma le grandi aziende, i grandi imprenditori, perch evidentemente rispetto a questa questione diventino interlocutori dei Comuni e della Regione.
Noi abbiamo presentato un ordine del giorno con il quale proponiamo di approfondire le questioni che attengono allo stadio, perché c'è una storia amministrativa, perché c'è una storia politica, perché sono di un interesse oggettivo di larga parte della popolazione del Piemonte, perché ci sono anche delle questioni in qualche modo di principio.
Gli interlocutori sono il Comune di Torino, le società di gestione e ovviamente le squadre di calcio. Rispetto a questa questione dobbiamo acquisire degli elementi e suggerire una proposta ed un ruolo.
In questo documento proponiamo, insieme ad altri colleghi, di svolgere un'audizione, un incontro presso la Commissione competente di tutte le parti interessate (io ne ho citate alcune, se altre si riterrà che debbano essere sentite verranno sentite), alle quali porre anche quei quesiti che sono stati posti nell'intervento che mi ha preceduta. Io escludo personalmente, per i livelli di conoscenza che ho, che il Comune di Torino non sia proprietario dello stadio, ma qualora fossero intervenuti degli elementi nuovi o si dovesse approfondire, abbiamo una sede formale ufficiale, nella quale porre questi quesiti che sono di interesse pubblico collettivo e regionale per l'importanza di questa opera.
Ritengo che questa sia una grande questione, se la affrontiamo nella maniera più corretta con la quale venne impostata, cioè la riqualificazione di una parte di Torino.
Nel dibattito che noi faremo prossimamente sul bilancio, una delle grandi questioni che almeno da parte mia verrà posta sarà quella della riqualificazione delle aree a rischio, delle periferie di Torino. Nel momento in cui noi parliamo della riqualificazione delle periferie, delle aree a rischio, dei tanti drammi che le periferie delle metropoli e delle grandi città vivono, lasciare incompiuto quel progetto significa di fatto avere sprecato non solo risorse e denaro pubblico, ma anche speranze.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Per quanto riguarda il passato di questa storia mi sembra non ci siano dubbi sul fatto che la decisione di costruire un nuovo stadio fu decisione politicamente orientata a favore dell'effettuazione di un grande investimento in denaro per realizzare una nuova struttura. Cioè il motore di questa decisione non fu altro che questa scelta politica. E non è vero che sia stata obbligata in qualche modo, questa è una bugia detta e ridetta, perché nemmeno l'allora responsabile mondiale dei Campionati di calcio chiese mai una nuova struttura, come fu detto, dicendo una bugia, per garantire a Torino una partita di semifinale, non è mai stato detto questo. Un Commissario di cui non ricordo il nome chiedeva stadi idonei, non nuovi stadi (prima bugia).
Seconda bugia: non è vero che non si potè predisporre un progetto di messa in sicurezza e ammodernamento dello Stadio Comunale, perché la Sovrintendenza ha sempre e solo detto che dello Stadio Comunale non si potevano toccare alcune cose, non si poteva toccare l'attuale copertura della tribuna, ma nessuna opposizione ha mai fatto interventi sullo stadio che prevedessero i posti a sedere su tutto lo stadio, riducendo la capienza da 65.000 a 35/40/45.000, alla copertura della rimanente parte scoperta.
Mai questo fu detto dalla Sovrintendenza.
Quindi, non ci fu alcun vincolo estraneo alla scelta politica; fu una scelta politica di costruire un nuovo stadio con i finanziamenti del Mondiale, e via dicendo. Fu una scelta politica che la Juventus condivise appieno, lo ricordo molto bene perché ero tra le forze politiche che si opponevano alla costruzione del nuovo stadio e sostenevano la ristrutturazione e l'ammodernamento dello Stadio Comunale. Siamo stati sconfitti su questa idea e ricordo che il quotidiano La Stampa, pubblicava foto di Bettega, che stringeva la mano a Ghigo un giorno sì e un giorno no e tutti gli altri erano ben felici; anche Boniperti, che era partito con qualche dubbio, ha poi fatto quadrato anch'egli sull'idea di andare al ""Delle Alpi"". Le responsabilità, quindi, sono chiare: è stato il motore del grande affare che ha spazzato via tutto il resto.
L'osservazione che faccio è questa: per quanto ne so, è indubitabile che il terreno su cui sorge lo Stadio "Delle Alpi" sia di proprietà del Comune di Torino, e la concessione di terreni sui quali vengano edificate opere non può che essere una concessione a termine, al termine della quale il terreno torna di proprietà del concessionario. Questo è indubitabile e per quel che ne so, anche la proprietà dello stadio tornava al concessionario. Adesso il Consigliere Cavaliere dice che forse anche qui ci sono dei buchi, andiamo a verificare questi buchi, perché l'origine di questa convenzione era che dopo...



(Interruzioni)



CHIEZZI Giuseppe

Verificheremo anche questo. Diventava proprietario a costo zero, perch questa era stata l'operazione iniziata dal Comune di Torino, costruire il nuovo stadio a costo zero, non contando i costi delle fogne, delle strade dell'illuminazione pubblica, dei parcheggi. Lo stadio costava nulla e dopo un certo numero di anni tornava in possesso del Comune di Torino.
C'è un'altra questione che riguarda l'utilizzo di questo stadio, al quale la Regione Piemonte è interessata sia dal punto di vista urbanistico sia per procedure che la stessa ha messo in campo per realizzare, ad esempio, le opere attorno allo stadio. Su alcune di queste opere la Regione ha dato parere favorevole oppure contrario, altrimenti ha chiesto integrazioni.
Cari colleghi, ci troviamo in una situazione in cui l'ente pubblico ha speso risorse pubbliche per far funzionare questa struttura. Abbiamo speso decine e decine di miliardi in opere fisse; diciamo anche che l'insieme della società e delle istituzioni pubbliche hanno organizzato un proprio modo di agire (numero di personale, orari, contratti con varie ditte) per consentire il funzionamento in quei giorni, ma ci sono rilevanti interessi pubblici che hanno sostenuto la scelta di far giocare allo Stadio "Delle Alpi" tutte le partite di rilievo nazionale, più altre partite internazionali, dalle quali l'istituzione non può prescindere.
Noi non possiamo dimenticare che abbiamo deciso una spesa e che non vogliamo che questa spesa rientri nel capitolo "spreco di denaro pubblico".
Perché se lo Stadio "Delle Alpi" non funziona, la spesa per costruire attorno a tutto quel po' po' di roba che è stata costruita diventa uno spreco di denaro pubblico, totale o parziale, a seconda, anche se questo stadio viene usato meno di quanto previsto.
Secondo il mio modo di vedere a questo punto è anche utile che noi segnaliamo questo fatto, con un richiamo ufficiale - in termini calcistici "alziamo un cartellino giallo" - nei confronti della Juventus, perché i dirigenti della Juventus non possono far finta di niente, nè di non aver partecipato - Montezemolo - a quella scelta, nè del fatto che quella scelta ha comportato utili per quanto riguarda la spesa pubblica e adesso dice: "non gioco più". Penso che la Juventus non possa fare questo discorso perché contrasta con un interesse pubblico. L'interruzione di pubblico spettacolo, perché la Juve mette in atto un'interruzione di pubblico spettacolo nella città di Torino in un luogo a ciò dedicato, per il quale essa aveva anche lavorato affinché avvenisse, è un'interruzione che ci provoca qualche problema perché i soldi da noi spesi in quell'intorno, per effettuare questo spettacolo, andrebbero sprecati.
Condivido, insieme a tutti i colleghi che hanno presentato l'ordine del giorno, che oggi, fatte salve le verifiche che chiedeva il collega Cavaliere, le verifiche che faremo, che già da oggi la Juventus sappia che l'istituzione regionale, che là ha speso dei soldi, segnala questo problema e richiama la Juventus, sino a che non si risolve questo problema, a non pensare di poter semplicemente disfarsi dell'utilizzo di questa struttura perché è un'interruzione di uno spettacolo che ha conseguenze sulle decisioni della Regione. Noi non siamo disponibili ad aver sprecato, senza nemmeno un richiamo, del denaro pubblico attorno allo Stadio "Delle Alpi".
Condivido quindi la richiesta dei colleghi e condivido che anche la Regione, che ha materia per discutere, si faccia avanti e, attraverso la Commissione competente, inizi a verificare lo stato di questa situazione.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Burzi.



BURZI Angelo

Ringrazio anch'io, in primis, il collega Marengo, perché ha consentito un dibattito importante. E partendo dalla fine - da buon granata, e ricordando al Vicepresidente del Consiglio, che ieri si interessava (meglio tardi che mai!) di questo problema, che la Juventus è una delle due società e non "la" società di calcio di Torino - sono stupito, ma molto favorevolmente, di dover vedere che, senza trasversalismi, senza inciuci senza accordi, c'è davvero una volontà comune di questo Consiglio ad affrontare il problema e le conseguenze che ne derivano.
Sono stupito anche perché, al di là delle motivazioni, che credo siano diverse, condivido integralmente l'ultimo intervento del Consigliere Chiezzi. E' un'eccezione, non è mai successo in questi due anni, sarei preoccupato che succedesse di nuovo, ma oggi i fatti sono questi...



(Interruzione audio)



BURZI Angelo

Ho notato che l'aver dichiarato di essere d'accordo con il Consigliere Chiezzi ha fatto sì che, giustamente, mi venisse tolta la parola, tale è stata la sorpresa della struttura.
Il dibattito relativo allo stadio sui giornali molte volte è stato ricco di idee balzane, stravaganti ed iprocrite; alcune sono momentaneamente ricomparse anche oggi, sebbene gli interventi dei Consiglieri Marengo Montabone, Spagnuolo e Chiezzi mi pare abbiamo comunque riportato ordine nel dibattito.
Vediamo di riepilogare velocemente: un nuovo stadio è impossibile, non perché non sia diritto di qualche comunità dell'Area metropolitana chiederlo, bensì perché - ammettendo che esistessero le aree attrezzate per prevederne l'edificabilità - francamente non si vede chi possa, come investitore privato, avere la volontà di edificarlo. Sarei sorpresissimo se il dott. Giraudo, per la prima volta nella sua carriera, facesse, oltre che l'amministratore, come è stato ricordato, anche l'investitore; tuttavia c'è sempre un limite al peggio e quindi può darsi che, in questo caso, la nota società di auto torinese, che mi pare non lontana dalla società Juventus possa davvero investire.
Supponiamo che ciò avvenga. La Regione darà i pareri per quanto riguarda gli eventuali coinvolgimenti urbanistici - se ce ne saranno, come ha correttamente ricordato Chiezzi - ma c'è un dettaglio che soltanto chi non vuole tanto bene al Sindaco Castellani - io sono fra questi, ma desidero che tutti vogliamo bene alla collettività comunale - può non aver presente. Infatti, se qualcuno concedesse questa autorizzazione scatterebbe una penale. Come in tutti i contratti, anche in questo - se sarà il caso, qualcuno andrà ad occuparsi della proprietà, francamente in questo momento il tema mi sembra esuli, ancorché vi sarà sede e modo per appurarlo - c'è una penale, perché lo Stadio "Delle Alpi" è stato garantito come utilizzabile, altrimenti i privati non avrebbero mai investito, n tanto né poco.
Se qualcuno vuole dare autorizzazioni ed edificare, ammettendo che sia possibile, ammettendo che ci siano i pareri, ammettendo che ci siano i soldi, costui dovrà anche farsi carico delle penali oltre che delle vertenze che inevitabilmente ne deriverebbero. Queste penali sarebbero a carico della collettività torinese. E io non sono certamente un sostenitore del Sindaco Castellani - su questo credo non ci sia alcun sospetto - ma ritengo che la collettività torinese non meriti questo ulteriore problema.
Quindi un nuovo stadio è impossibile, se nell'ambito di un discorso politico facciamo dei commenti politici. Altrettanto balzana è la possibilità di riutilizzare lo Stadio Comunale; se ne discusse a lungo - è stato ricordato con molta chiarezza dalla collega Spagnuolo - le polemiche sono tuttora in corso, ma - l'ha ricordato anche il collega Marengo - dove mettiamo le auto? Sottoterra? Ma davvero qualcuno non osa ridere quando sul giornale noti amministratori sostengono queste tesi? Davvero qualcuno vuol pensare di non coinvolgere un quartiere così importante e che per lungo tempo ha lamentato l'inagibilità del suo territorio (anni fa, quando questa città era ben più ricca e ben più orientata allo sviluppo di quanto, ahimé, non sia oggi)? In pratica, un nuovo stadio non si può, il Comunale non si può: c'è lo Stadio "Delle Alpi", bello o brutto che sia e a proposito del quale ci sono lunghissime discussioni. Cito solo due elementi: come ha ricordato Chiezzi e casualmente il 17/1/1997, esattamente 15 giorni fa - la FIFA, che è un organismo non così trascurabile nell'ambiente del mondo del calcio, ha giudicato il ""Delle Alpi"" - all'interno di un esame delle strutture che gestiranno i Mondiali del 1998 in Francia - nell'ambito dei primi dodici stadi europei. Giusto o sbagliato, mi sembra di poter dire che il tema è abbastanza controverso.



CAVALIERE Pasquale

Come costo?



BURZI Angelo

No, ne giudicava l'abilità; quello dei costi è un argomento che in genere interessa solo a te, che hai una visione molto ragionieristica della politica, ma questo è un problema tuo e non mio.



CAVALIERE Pasquale

Sono limitato.



BURZI Angelo

Vorrei non essere interrotto. Che tu sia limitato è un fatto già assodato ormai, non soltanto da ora. Poi vorrei un piccolo abbuono per le interruzioni indebite: niente cartellini gialli. Se tutto va bene, sei anche juventino. Vorrei che il collega Mancuso mi aiutasse, ma anche lui è assente in questo momento.
Bene, ho perso il filo grazie al Consigliere Cavaliere, ma lo recupero da qualche parte.
Citavo la FIFA. La bellezza o la bruttezza dello stadio è questione controversa ed oggetto di discussione; comunque lo stadio c'è e, come coerentemente è stato ricordato, faceva parte di un progetto a cui anche alcune persone - e sono state citate - che all'epoca avevano ruoli nell'ambito dei Comitati organizzatori dei Mondiali, sia a livello nazionale che regionale (persone non certo sospette di avere posizioni preconcette verso gli attuali amministratori della società), diedero parere favorevole. Faceva parte di un progetto di riqualificazione del quartiere Vallette, anzi era il fulcro di quel progetto; ora, se qualcuno ipotizza l'idea di utilizzare le ruspe - ma mi pare che sia passata di moda, pu darsi che sia stato uno dei periodi di basso umore del nostro attuale Sindaco - e pensa che sia abbandonabile, credo che seria sia l'ipotesi di che cosa dovrebbe succedere - e in parte è stata avviata una progettazione con i soldi pubblici - per la riqualificazione di un quartiere che è ben lungi dall'aver rispettato il progetto di cui fece parte la decisione di costruire l'attuale Stadio "Delle Alpi".
Quindi bisogna utilizzare al meglio lo stadio che c'è, e qui entra in gioco l'ultimo punto che è stato ricordato e che vorrei sintetizzare.
Appare evidente, solare, che l'unica motivazione legittima - soprattutto per uno come me che sostiene che le società, qualunque esse siano, abbiano diritto al profitto e a tendere al profitto - l'unica ambizione, legittima ripeto, degli attuali amministratori sia quella di massimizzare i loro profitti. Questo è certamente legittimo. E nel farlo, nel premere utilizzano forme che qui sono state giudicate inopportune ed inaccettabili quali quelle di abbandonarne l'utilizzo e trasferirsi a Palermo, a Bologna o a Taiwan (perché anche questa battuta è stata fatta).
Il problema è che esistono altre aree di interesse che, non tanto gli amministratori di questa società, ma di questa nota casa di produzione automobilistica che credo abbia delle affinità con essa, hanno per la collettività (hanno avuto, hanno e avranno).
E allora, senza coinvolgere ulteriormente né il Presidente del Consiglio, che ha già dei problemi evidenti, né il Vicepresidente, che dovrebbe ancor più occuparsi di cultura, il Sindaco di Torino e il Presidente della Regione con questa area di interessi, tutti legittimi sia ben chiaro - devono avere tutto lo spazio di dialettica (l'hanno avuto ce l'hanno e lo avranno) per far capire con chiarezza che questo Consiglio regionale considera inopportuno ed inaccettabile che queste forme di pressione vengano utilizzate in un momento in cui questa città e questa regione hanno solo bisogno di occasioni di sviluppo.
La relazione del Presidente Ghigo infatti si è conclusa - poi ne dibatteremo - cercando nuove modalità di sviluppo. Non possiamo dunque più perdere tempo a piangere le cose che avemmo e non abbiamo più (lungo è l'elenco!). Questa - lo stadio - c'è ancora, e abbiamo tutte le possibilità per convincere dell'inopportunità, dell'inaccettabilità per questa comunità, senza tra l'altro - e mi ricollego all'intervento del collega Montabone - che i costi di gestione che le società di calcio hanno sostenuto, sostengono e sosterranno, siano molto lontani dall'essere non paragonabili a quelli di altre città - come ricordava giustamente il Consigliere Montabone - che hanno lo stesso problema od opportunità: Milano, Genova e Roma.
Inoltre tanto denaro della collettività è stato sprecato. Credo che se la comunità vuole riflettere sull'opportunità che questo non avvenga quindi ulteriormente agevolare - questa è una delle aree in cui concordemente, Comune, Provincia e Regione, possono verificare se esistono i modi per far sì che questo ulteriore danno alla collettività non venga inferto. Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Credo che il dibattito odierno su questa materia non sia improprio come è stato considerato in qualche intervento. Non stiamo dibattendo dell'utilizzo di un impianto sportivo, ricordando anche quanto correttamente avevano richiamato la collega Spagnuolo ed altri. Sicuramente il progetto è nato in un momento di grande fretta, come è stato quello che ha preceduto i Campionati del 1990, ed era non solo rivolto a ricostruire un impianto per la pratica del calcio ma, purtroppo, anche per l'atletica.
Personalmente sono propenso per utilizzare l'impianto solo per la disciplina del calcio e non per altre, ma questo lo dico tra parentesi.
Il dibattito odierno è rivolto alla valutazione sul complesso di un progetto che non ha ancora avuto completa attuazione. Penso a quelle che dovevano essere tutte le attività complementari al campo di calcio e perci ad una valutazione, da parte del nostro Gruppo, pesantemente negativa sull'odierna incapacità dell'Amministrazione comunale di Torino di valutare il bene che si trova di fronte e le possibilità di completare quel disegno prima di svolgere delle critiche affrettate e di individuare delle soluzioni sull'utilizzo dell'impianto.
Penso ad un'ipotesi a bassissimo costo e con qualche beneficio: utilizzare il parcheggio che esiste vicino allo Stadio "Delle Alpi" come un parcheggio di interconnessione. I flussi di traffico che arrivano dalla Valle di Susa potrebbero servirsi di questo rudimentale parcheggio di interconnessione, che rappresenterebbe comunque un momento di snellimento del traffico cittadino. Tale parcheggio potrebbe essere utilizzato anche gli altri giorni della settimana; il tram, che arriva allo stadio, potrebbe benissimo garantire un collegamento con il centro della città.
Per l'Amministrazione di Torino il problema è trovare soluzioni alternative alla demolizione del complesso, a meno che con quella battuta il Sindaco intendesse dire che il complesso deve essere ridimensionato smantellando l'ultimo anello, ma questo sarebbe un dettaglio tecnico che oggi non è il momento di analizzare.
Credo invece che opportunamente sia stato presentato questo ordine del giorno, con le firme di quasi tutte le componenti politiche, per trovare un'occasione di confronto e di analisi e per rivedere le condizioni di utilizzo dello Stadio "Delle Alpi" e anche degli altri impianti, come il Comunale e il Filadelfia.
Credo che questo sia un compito di pertinenza del Consiglio regionale anche se da più parti si avanzano richieste e condizioni per trovare diverse soluzioni di utilizzo (ad esempio, dal S. Paolo, come avente titolo dall'Acqua Marcia, dal Comune e dalle società che utilizzano l'impianto).



PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'ordine del giorno n. 428 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Marengo, Spagnuolo, Burzi, Montabone, Saitta Deorsola, Picchioni, Vaglio, Rosso e Rubatto.
Tale ordine del giorno recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte auspica che il problema dell'utilizzo dello Stadio "Delle Alpi" trovi rapidamente soluzioni accettabili per le parti come sede delle partite di calcio professionistico richiamati gli investimenti pubblici effettuati per organizzare gli spazi funzionali all'esercizio dell'impianto richiama la Società Juventus a garantire, rispettando la scelta da essa condivisa di costruire lo Stadio "Delle Alpi", il pieno utilizzo dello Stadio evitando con scelte di disimpegno, di rendere inutili e mal impiegate le ingenti risorse pubbliche impegnate in opere di pubblica utilità attorno allo Stadio impegna la Commissione consiliare competente ad organizzare un'audizione con tutti i soggetti interessati ed il Comune di Torino".
L'Assessore Angeleri accetta questo ordine del giorno.
La parola all'Assessore Angeleri.



ANGELERI Antonello, Assessore al turismo, sport e tempo libero

Mi pare che il dibattito di oggi abbia espresso in qualche modo la volontà di questo Consiglio regionale, una volontà unanime.
Innanzitutto ringrazio non solo il Consigliere Marengo che ha fatto il suo dovere da un punto di vista politico presentando l'interpellanza. Un ringraziamento lo dobbiamo rivolgere a colui che ci ha permesso di discutere di questo problema, che definirei non indifferente in quest'aula ossia delle dichiarazioni di Umberto Agnelli che possono essere giudicate almeno dal sottoscritto, provocatorie: per questa città è una sorta di insulto alla miseria. Una sorta di provocazione nei confronti di una città che vive un momento particolare anche dal punto di vista economico. Ci vuole sicuramente del coraggio ad individuare, nella soluzione di alcuni problemi, la costruzione di un nuovo stadio e l'abbattimento di uno stadio che alla collettività è costato sicuramente molto, molto di più di quanto preventivato.
Condivido l'intervento del Consigliere Cavaliere, perché ho operato insieme alla collega Spagnuolo, al collega Leo e a molti altri, in quest'aula proprio nei mesi in cui si è deciso questo importante sviluppo di un'area della città che, come diceva la Consigliera Spagnuolo, è stata in questo modo riqualificata. Devo dire che, insieme a questo progetto di riqualificazione di un'area completamente abbandonata della città, c'è stata anche la scelta di un conseguente decongestionamento di un'altra area che era quella del vecchio stadio, che non poteva più sopportare la pressione dovuta alla presenza di due grandi squadre di calcio, quali la Juventus ed il Torino.
E' vero, Consigliere Ghiglia, non esiste da parte del Consiglio regionale una competenza sugli stadi; condivido la sua affermazione. Esiste però un ruolo politico della Giunta regionale e del Consiglio sulla determinazione delle scelte future e programmatiche in questa nostra Regione. Ruolo che in Consiglio è stato affermato un po' da tutti; credo quindi che alle provocazioni si debba rispondere con fermezza: i problemi della nostra Regione non sono assolutamente/solamente i problemi della FIAT.
Bene ha fatto il Presidente Ghigo a ricordare, anche se con piccoli accenni, la cronistoria dello Stadio "Delle Alpi"; cronistoria richiamata da più colleghi, soprattutto da coloro che hanno vissuto direttamente la vicenda - come la collega Carla Spagnuolo. C'è stato, infatti, un susseguirsi di problematiche accumulatesi nel tempo, a partire probabilmente - da un'allora prevista pianificazione da parte dello Stato sicuramente sommaria per finire con una valutazione del CONI altrettanto sommaria. E' giusto ricordare che la realizzazione della pista di atletica è stata posta, allora, come "conditio sine qua non" per il contributo dei 30 miliardi a carico del CONI - che nel preventivo originario rappresentavano il 50% del costo complessivo dell'intera opera.
E' bene ricordare che quando il Consiglio comunale di allora è stato messo della condizione di dover decidere tra vecchio e nuovo stadio è subentrata una decisione della Sovrintendenza, in ordine alla copertura del vecchio stadio. Ha fatto bene il Presidente, così come altri Consiglieri, a ricordarlo.
E' bene ricordare anche l'ampio consenso all'intervento che si decise di attuare in un'area completamente degradata della nostra città.
Oggi siamo noi a dover ripianificare quanto fatto in precedenza in modo sommario; è corretto che la discussione sia avvenuta nella sede regionale che è sicuramente la sede competente in materia di programmazione territoriale. Costruire o meno un nuovo stadio sul nostro territorio, e conseguentemente riqualificare o meno un'area territoriale, è sicuramente una scelta determinante.
Sembra che la risposta in questa direzione sia emersa prima dal Presidente, ma successivamente, all'unanimità, da tutto il Consiglio regionale.
La risposta, ancora una volta di grande consenso, scaturita da quest'aula penso sia la migliore nei confronti di chi, probabilmente, ha poco rispetto non solo delle istituzioni, ma soprattutto dei cittadini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Sull'intervento dell'Assessore Angeleri vorrei fare un'osservazione relativamente alla competenza. Se è vero che abbiamo competenza sul territorio, penso però che questa sia ben poca cosa rispetto a quella rivestita dal Comune di Torino, a suo tempo, nell'avviare il progetto per lo Stadio "Delle Alpi": ruolo fondamentale, politico e non solo amministrativo. Con il senno di poi, ma anche senza, andando a ritroso erano non pochi gli scettici: una così grande costruzione sembrava dovesse poi assomigliare ad una cattedrale nel deserto! Come sappiamo, il calcio sarà sempre più uno spettacolo da televisione e sempre meno saranno gli spettatori che riempiranno gli stadi. Ma sull'onda dell'emozione - occorre non scordare che il Commissario dell'intera vicenda era Luca Di Montezemolo dello slancio per costruire lo stadio, sembrava che tutti dovessero essere d'accordo. Su un nuovo stadio, funzionalmente nuovo e moderno, si doveva per forza essere d'accordo, e lo siamo stati.
Oggi, nel ridiscuterlo, vogliamo invece lasciare al Comune il ruolo principale, soprattutto in rapporto alle intenzioni della Juventus.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Scanderebech.



SCANDEREBECH Deodato

Grazie, Presidente. Ho ascoltato attentamente quanto enunciato da tutti i colleghi sul problema dello Stadio "Delle Alpi". Molti anni fa fui chiamato personalmente, come tecnico, a dare un parere per quanto riguardava la parte estetica della copertura. Già allora dissi: "Mamma mia! Uno stadio del genere chissà quanti e quali problema avrà, in seguito, per quanto riguarderà il problema della manuntenzione!".
Ho ascoltato la linea-guida politica espressa dal collega Angeleri relativamente al nostro compito di Consiglieri regionali; dal punto di vista tecnico, però - giustamente, per carità! - non ho sentito focalizzare il vero problema di questo stadio: gli elevatissimi costi di manuntenzione.
Lo stadio ha una struttura tensioattiva che è quasi impossibile poter fare della manutenzione. Quindi, per quanto riguarda la manutenzione, ci sono dei costi eccessivi. A suo tempo sono stati fatti degli errori progettuali gravissimi, che oggi la Giunta torinese del Sindaco Castellani (e di chi l'ha preceduto) non ha il coraggio di ammettere. In sostanza, si sta ribaltando la situazione: si sta trasformando un problema tecnico progettuale in un problema di scelta politica.



CAVALIERE Pasquale

Perché non glielo hai detto allora?



SCANDEREBECH Deodato

E' semplice: perché l'ingegnere Scanderebech, come tale, non aveva voce in capitolo. Sotto l'aspetto professionale, per ciò che riguarda le coperture, penso di avere abbastanza competenza, e già allora dissi nelle opportune sedi tecniche, non politiche, qual era il vero problema dello Stadio "Delle Alpi".
A suo tempo era stato fatto un budget, secondo il quale i costi potevano essere ammortizzati con l'introito delle pubblicità, introito che in questi ultimi anni è andato però diminuendo - d'altronde tutti sappiamo qual è oggi il problema pubblicitario e che i costi pubblicitari si sono ridimensionati - per cui è subentrato un problema di carattere economico che ha messo in discussione l'operatività dello stadio.
Questa è una situazione dalla quale ritengo sia difficile uscire. Il Consiglio ha il dovere di interessarsi per un eventuale riutilizzo dello stadio; secondo me andrebbe rivista la progettualità dello stadio, perché è impensabile, indipendentemente da tutte le clausure e da tutti i vincoli poter costruire un altro stadio a Torino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia per dichiarazione di voto.



GHIGLIA Agostino

Noi ci asterremo su questo ordine del giorno, perché sinceramente lo riteniamo abbastanza inutile.
Condivido quello che ha detto l'Assessore Angeleri, nel senso che la programmazione spetta alla Regione Piemonte; ho solo il timore che impegnare la Commissione consiliare due anni dopo l'inizio della querelle fra i soggetti interessati possa servire esclusivamente ad aumentare il tasso di confusione e rallentare l'arrivo di eventuali soluzioni.
Quindi noi non siamo contrari perché si tratta di una questione di principio, ma perché la riteniamo inutile e pericolosamente confusionaria lo dico con molta serenità. A nostro avviso, non aggiunge nulla al dibattito e soprattutto non ha alcuna possibilità di contribuire alla soluzione positiva che tutti noi auspichiamo affinché le squadre torinesi rimangano a giocare a Torino e non mandino in tilt Palermo piuttosto che Bologna, per questioni - queste sì - di borsellino.
Il fatto di richiamare la Juventus e di non richiamare anche il Torino non lo dico perché sono juventino, ma in quanto il Torino ha sempre protestato e si è sempre lamentato dei costi dello Stadio "Delle Alpi" e anche l'anno scorso il Presidente del Torino, quando la squadra era in serie A, più volte aveva fatto capire che ci si sarebbe potuti anche trasferire da un'altra parte a giocare - mi sembra individuare esclusivamente nella società Juventus la responsabile di questa impasse e di questa situazione, cosa che sinceramente non mi sembra condivisibile.
Abbiamo sostenuto prima che forse l'errore primigenio, ormai ampiamente sorpassato dai tempi e dalle costruzioni, fu la scelta di costruire un nuovo stadio; oggi trovare il chi, il chi è della ragione, è oggettivamente difficile, per cui non condivido lo spirito di un richiamo ad una società piuttosto che a tutti i soggetti interessati, piuttosto che alla sub concessionaria, piuttosto che al S. Paolo, piuttosto che alla stessa Città di Torino, la quale fra ventitre anni diventerà pienamente e a tutti gli effetti proprietaria dello stadio di Torino e quindi ha un certo interesse.
Questo ordine del giorno, oltre che inutile, mi permetto di dire che dà una soluzione, cioè individua con questo richiamo un responsabile unico.
Secondo me, questo è sbagliato ed inviterei i colleghi a riflettere su un'impostazione di questo genere.
Non dubito che i firmatari abbiano già riflettuto nel momento in cui hanno sottoscritto il documento, ma visto che sullo stadio di Torino essendo Consigliere comunale, ho qualche anno di dibattito alle spalle, mi permetto di sottolineare che secondo me non contribuisce a creare quel clima di distensione che invece servirebbe per arrivare alla soluzione del problema, e individiduando un responsabile non si arriva di certo a questo.
In conclusione, dichiarando l'astensione del Gruppo Alleanza Nazionale mi permetto di proporre un'eventuale modifica in senso un po' più equilibrato di questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Volevo aggiungere alcune riflessioni sulla vicenda e poi, chiaramente dire come voterò.
Se chiedessi a qualsiasi mio collega di dirmi se è a conoscenza di chi ha pagato i 180 miliardi per la realizzazione dello Stadio "Delle Alpi", credo che nessuno in quest'aula saprebbe rispondermi. Il costo iniziale era di 60 miliardi: chi ha pagato i restanti 120/140 miliardi? Lo Stato, una banca qualcun altro, la Juventus, il Toro? Chi li ha pagati? Vedete, in questa questione c'è molto della soluzione del problema circa il fatto di costruire o non costruire uno stadio nuovo, perché chi ha pagato questi 120/140 miliardi, fra ventitre anni non restituirà lo stadio alla Città di Torino, semmai restituirà i mutui di quei 140 miliardi.
Questo è oggettivo, sta nell'ordine delle cose, e forse bisogna chiedere qualcosa al S. Paolo.
Allora, se questa Commissione vuole accertare, capire la situazione non sarebbe sbagliato che la Regione facesse una retrospettiva su tutte le opere dei Mondiali. Non capisco perché quando parlo di sprechi, il collega Burzi si arrabbia... è un mistero!



(Commenti da parte del Consigliere Burzi)



CAVALIERE Pasquale

Però gli sprechi li facciamo anche noi come politici, quindi dobbiamo interrogarci e discutere sul perché la Torino-Ceres, finanziata per i Mondiali, non ha realizzato l'unica cosa che doveva: il collegamento con l'aeroporto; sul perché abbiamo fatto quello stadio.
I cittadini delle Vallette, con le carceri di Nicolazzi e lo stadio, hanno visto qualificato il loro quartiere. Ma con le carceri uguali alle case e quello stadio, personalmente ho dei dubbi che si senta molto qualificato quel quartiere; comunque questo è oggettivo, va a gusti e quindi può anche darsi.
Dicevo, la Regione non sbaglierebbe affatto a fare una retrospettiva su tutte le grandi opere che erano in cantiere per i Mondiali. Anche perché su problematiche come queste prima o poi si torna a riflettere. I Mondiali di sci del Sestriere, anche se fortunatamente non hanno avuto l'impatto che potevano avere e che qualcuno avrebbe voluto che avessero, hanno per denotato una cultura sbagliata sulle opere pubbliche, tant'è che quel meraviglioso albergo da 30 miliardi che si è realizzato con soldi pubblici e che non verrà utilizzato in modo pubblico nei prossimi anni, fa interrogare sul continuare(puntini)



(Commenti in aula)



CAVALIERE Pasquale

Mi spiego; ne abbiamo discusso anche qui.
E' stato realizzato con i fondi dei Mondiali ed inaugurato alcuni mesi fa un grande albergo, per il quale lo Stato ha erogato 10 miliardi. Io, se fossi stato nella Conferenza dei Mondiali con l'Assessore Angeleri e il Presidente Ghigo, avrei detto: "Va bene, i 10 miliardi servono per costruire quello che adesso utilizzemo per gli atleti e che sarà un albergo domani, ma in quell'albergo per vent'anni i ragazzi delle scuole del Piemonte accederanno con tariffe ridotte". Questo potrebbe essere uno sforzo di utilizzo pubblico; il contrario denota una certa cultura.
Se dunque la Regione facesse una retrospettiva su come sono state realizzate le grandi opere dei Mondiali, non sarebbe cosa sbagliata.
Io voterò a favore dell'ordine del giorno, considerando che forse è possibile, interloquendo con tutti, capire meglio la questione e far mettere i piedi per terra a chi lascia o raddoppia - che su questa questione mi pare sia un pochino esagerato.
Credo che questo stadio debba essere anche un monumento della nostra riflessione, perché non si può far finta di niente e dire: "Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato, ha dato", collega Burzi: quella cosa lì, quando la si guarda, fa un pochino arrabbiare tutti i piemontesi.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 428, di cui ho già dato lettura.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 38 voti favorevoli e 5 astensioni.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 5) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Bellingeri, Bellion, Farassino e Majorino.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Alle ore 15 è convocata la Commissione Nomine.



CHIEZZI Giuseppe

Chiedo cortesemente che la convocazione sia posticipata alle 15,30 visto che abbiamo finito così tardi i lavori.



CAVALIERE Pasquale

Vorrei conoscere l'o.d.g. perché forse non sarò presente.



PRESIDENTE

Si tratta del problema delle nomine dei Direttori generali delle UU.SS.LL.



CAVALIERE Pasquale

Non della Finpiemonte?



PRESIDENTE

No.
La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Vorrei chiedere una cosa che ho già sollevato la settimana scorsa.
Visto che ho sentito chiedere delle comunicazioni per la giornata di domani da parte del Presidente Ghigo sull'Alta Velocità e quant'altro, io chiedo - come ho già fatto la settimana scorsa - che eventuali comunicazioni del Presidente, seguite da un dibattito perché una volta che il Presidente comunica si apre un dibattito, vengano decise dalla Conferenza dei Capigruppo.



PRESIDENTE

Lei ha giustamente ricordato la sua proposta, siccome però le comunicazioni del Presidente possono essere inerenti anche al discorso generale sul bilancio potrebbe essere questa un'occasione eccezionale per venire incontro alle esigenze di chiarimenti e anche di riflessioni da parte dei Consiglieri. Comunque la sua osservazione mi pare molto puntuale e cercheremo di tenerla in debito conto.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,20)



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