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Dettaglio seduta n.103 del 28/01/97 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE DEORSOLA


Argomento: Zootecnia

Comunicazioni del Presidente della III Commissione, Consigliere Riba, in merito all'incontro con una delegazione di agricoltori e sull'esito della Commissione riunitasi per discutere sulle "quote latte"


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito all'incontro avvenuto tra la III Commissione ed una delegazione di agricoltori relativamente alle "quote latte", ha la parola il Consigliere Riba, Presidente della III Commissione, che riferirà sugli esiti della stessa.



RIBA Lido

La Commissione si è riunita per valutare la possibilità di assumere un atteggiamento d'intesa in ordine alle eventuali iniziative del Consiglio regionale sulla vertenza in corso relativamente alla questione delle "quote latte".
La Commissione è stata introdotta con l'ipotesi - espressa dal sottoscritto e dall'Assessore Bodo - di non passare in questa giornata alla determinazione di ordini del giorno, considerando il fatto che è in corso una trattativa multilaterale tra il Governo, i Comitati spontanei e le organizzazioni professionali. Naturalmente tale trattativa è complessa anche per il fatto che le posizioni sono tra loro distanti e presentano scarsa omogeneità. Ci sono articolazioni anche all'interno delle organizzazioni professionali e pertanto abbiamo ritenuto che in una situazione di questo genere (in cui, tra l'altro, si rileva un'evoluzione delle posizioni dei singoli soggetti, come è naturale che sia quando c'è una trattativa in corso) un nostro ordine del giorno potesse essere soltanto generico e quindi poco efficace qualora non si ritenesse di scegliere separatamente il sostegno dell'una o dell'altra parte, ma questo evidentemente non avrebbe costituito un dato di omogeneità nel Consiglio regionale.
La posizione è stata condivisa a maggioranza nella Commissione, ma si è preso atto che i colleghi della Lega Nord hanno presentato un ordine del giorno chiedendone l'iscrizione ai sensi del Regolamento. I contenuti di tale ordine del giorno esprimono specificatamente la loro posizione politica, ma naturalmente non ritengo possano essere largamente condivisi.
Tuttavia è stato chiesto da parte dei colleghi stessi che l'argomento sia discusso.
A questo punto, come Presidente della Commissione, ritengo che il problema non sia più di competenza della Commissione medesima, bensì della Presidenza del Consiglio relativamente alla proposta di iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno, e dei Capigruppo per quanto riguarda l'adesione di 42 voti.
Mi limito a segnalare che ritengo - mi sia consentito, lo dico a titolo personale, ma penso di poter esprimere anche l'opinione del mio Gruppo che in un Consiglio, che ha una tradizione di sensibilità verso gli ordini del giorno, intesi come espressione delle voci, delle posizioni, delle esigenze e delle ipotesi di lavoro da parte dei Gruppi politici, mi sembra poco confacente non concedere tale iscrizione e pertanto l'esame di questo argomento in una situazione di emergenza. Tuttavia questa è un'opinione quindi rassegno alla Presidenza del Consiglio queste valutazioni segnalando che i membri della Commissione e i singoli Gruppi hanno ritenuto di proporre, nel caso in cui l'ordine del giorno della Lega Nord sia iscritto ed esaminato, altri ordini del giorno che rappresentino delle posizioni più o meno ampie o condivise da parte dei singoli Gruppi di maggioranza ed opposizione, come è naturale che avvenga se si passa alla discussione di merito.



PRESIDENTE

Credo che il problema di iscrivere in questo momento l'ordine del giorno non si ponga perché, a colpo d'occhio, il numero dei Consiglieri presenti in aula non è sufficiente.
Credo sia opportuno procedere ad una breve sospensione dei lavori del Consiglio e convocare la Conferenza dei Capigruppo per valutare insieme il prosieguo dei lavori.
I Capigruppo si accomodino nella Sala A).



(La seduta, sospesa alle ore 15,40 riprende alle ore 15,55)


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta riprende.
In merito al punto 5) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico:


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Hanno chiesto congedo i Consiglieri Farassino, Racchelli e Rubatto.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione n. 436: "Convalida del Consigliere Agostino Gatti (ai sensi dell'art. 17, legge 17/2/1968, n. 108 e dell'art. 16 del Regolamento interno)"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 6) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 436: "Convalida del Consigliere Agostino Gatti (ai sensi dell'art. 17, legge 17/2/1968, n. 108 e dell'art. 16 del Regolamento interno)".
Comunico che la Giunta delle Elezioni si è riunita e ha proceduto all'esame della condizione del Consigliere eletto, per accertare se sussistano nei suoi confronti cause di ineleggibilità o di incompatibilità (art. 15, comma secondo, e art. 16 del Regolamento interno del Consiglio regionale).
La parola al Presidente della Giunta delle Elezioni, Angeli, per la relazione.



ANGELI Mario

La ringrazio, signor Presidente. E' una comunicazione brevissima quella che devo fare.
La Giunta delle Elezioni si è riunita e ha verificato che non pende alcun ricorso nei confronti del Consigliere Gatti ed il Consigliere non ha più nessun incarico dal 31/12/1996, quindi è eleggibile.



PRESIDENTE

Grazie. Visto che nulla è stato rilevato in ordine alla posizione del Consigliere Agostino Gatti, si può procedere alla convalida.
Si distribuiscano le schede per la votazione a scrutinio segreto.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 46 votanti 45 hanno risposto SI' 43 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere Proclamo convalidata l'elezione del Consigliere Agostino Gatti.
Comunico che copia della deliberazione di convalida sarà depositata nella Segreteria del Consiglio per l'immediata pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione, ai sensi dell'art. 16 del Regolamento interno del Consiglio regionale, e sarà trascritta nel processo verbale dell'adunanza in corso. Alla suddetta deliberazione verrà altresì allegata, per farne parte integrante, la relazione redatta dalla Giunta delle elezioni.


Argomento: Psichiatria

Dibattito sui problemi della psichiatria con esame provvedimenti connessi


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 7) all'o.d.g.: "Dibattito sui problemi della psichiatria con esame provvedimenti connessi".
La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Signor Presidente, egregi Assessori e Consiglieri, la delicata materia che ci apprestiamo a dibattere esige particolare attenzione per un'analisi che, seppur puntuale nei singoli atti all'o.d.g., non deve perdere di vista la globalità del problema in esame. E per tale ragione che nel mio intervento, pur prendendo spunto dalla prima deliberazione in discussione relativa ai requisiti strutturali ed organizzativi del Dipartimento di Salute Mentale, cercherò di argomentare ampiamente anche i successivi provvedimenti amministrativi relativi all'approvazione dei Piani di superamento degli ex Ospedali Psichiatrici.
Il lungo percorso per giungere alla chiusura degli ex O.P., iniziato diciannove anni fa con la legge "Basaglia" (legge n. 180/78), si avvia alla conclusione. Il termine ultimo per la definitiva chiusura dei residui manicomiali, fissato dalla legge n. 724/94 al 31/12/1996, è stato rispettato grazie all'impegno di tutti: istituzioni, forze sociali ed operatori del settore.
In questa sede è comunque d'obbligo ricordare che le dimissioni degli ospiti e la trasformazione dei modelli di cura degli Ospedali Psichiatrici delle nostra Regione, non avverrà contestualmente alla scadenza prevista dalla legge, né il definitivo abbandono del modello di gestione manicomiale determinerà dimissioni "selvagge". E' stato un lento processo che ha coinvolto gradualmente le realtà locali ed i servizi territoriali. A questo proposito voglio ricordare che tutte le UU.SS.LL. dove insistevano gli O.P.
della nostra Regione avevano già approvato all'inizio degli anni '90 piani di dimissioni degli ospiti che hanno significativamente ridotto il numero dei pazienti nel corso degli ultimi anni.
Adesso si tratta di compiere l'ultimo sforzo per consentire la corretta soluzione assistenziale e terapeutica agli oltre 1.000 (1.032 per la precisione) ancora ospitati negli attuali ex O.P. piemontesi. In tal senso il primo provvedimento in discussione oggi riguarda proprio la riorganizzazione del Settore psichiatrico con la determinazione dei requisiti strutturali ed organizzativi del Dipartimento di Salute Mentale.
Ci siamo tutti interrogati, anche in sede di dibattito in quest'aula sul perché le previsioni della L.R. n. 61/89 siano rimaste pressoch inapplicate. Ed è apparso nettamente come uno dei motivi centrali fosse l'eccessiva rigidità degli standard strutturali, prima che organizzativi previsti dagli atti amministrativi applicativi della L.R. n. 61/89.
Parametri e standard di livello decisamente superiore a quelle che sono state e che sono le risorse disponibili.
Fatto questo che non ha consentito il decollo di tutte quelle strutture intermedie per i malati psichiatrici che, a detta di tutti, Assessore alla sanità per primo, costituiscono la vera chiave di volta non solo per raggiungere il definitivo superamento del ricovero in ospedale psichiatrico, ma anche per concretizzare i principi stessi della L.R. n.
61/89 del progetto obiettivo "Tutela della salute mentale" (DPR 7/4/1994).
Credo di interpretare l'opinione della maggior parte delle forze politiche presenti in aula e di tutte le forze sociali che si occupano di psichiatria, quando affermo che senza le strutture intermedie, soprattutto senza strutture residenziali protette o non protette e senza strutture semiresidenziali diurne, non riusciremo mai ad offrire in Piemonte un modello di assistenza psichiatrica deistituzionalizzato.
Un modello di assistenza psichiatrica che non può più essere caratterizzato soltanto dal ricovero ospedaliero o, peggio, dall'abbandono e dalla deresponsabilizzazione dei Dipartimenti di Salute Mentale.
Ma per poter realisticamente affermare il modello delineato dalla L.R.
n. 61/89 e dal progetto obiettivo "Tutela dalla Salute mentale" è assolutamente necessario che le strutture intermedie siano realizzabili.
Affinché siano realizzabili occorrono standard, soprattutto strutturali, sufficientemente flessibili, anche per non correre il rischio di livellare l'assistenza erogata ai malati psichiatrici che invece esprimono necessità diverse da un caso all'altro.
Vorrei ancora sottolineare come l'obiettivo che mi pongo non è quello di rivedere i principi della L.R. n. 61/89, sui quali questa Giunta e l'Assessore alla sanità sono assolutamente concordi. L'obiettivo, invece, è proprio quello di cominciare a tradurre in pratica la L.R. n. 61/89 dopo un grave ritardo dovuto a responsabilità che non sono certamente né mie n della Giunta attuale. Ciò lo intendiamo fare proprio attraverso la revisione degli strumenti attuativi della legge stessa che sono, questi sì da superare e da modificare finalizzandoli davvero al perseguimento di quegli obiettivi sui quali tutti concordiamo.
Questa operazione di revisione degli strumenti attuativi è resa ancora più urgente dall'imminente avvio del processo di superamento degli ex O.P.
Quindi la revisione degli standard va anche vista in relazione a questo importante obiettivo che altrimenti rischieremmo di non perseguire o di perseguire solo parzialmente.
Sono convinto, infatti, che sarà possibile concretizzare i progetti soltanto se la Regione Piemonte si doterà di strumenti che consentono di assistere i soggetti dimessi all'interno di quelle strutture intermedie oggi così carenti, a prescindere dal problema della chiusura degli Ospedali Psichiatrici.
I nuovi Dipartimenti, intesi come centri unici di decisione e di spesa consentiranno di svolgere un efficiente ed efficace ruolo di programmazione delle attività necessarie per la tutela della salute mentale. In particolare sapranno svolgere il pregnante ruolo di coordinamento con gli Enti locali indispensabile per raggiungere la necessaria integrazione socio sanitaria e gli interventi.
Ad un'organizzazione semplificata e diretta nei momenti decisionali fa riscontro una vasta rosa di soluzioni assistenziali terapeutiche per gli interventi possibili nel settore. In questa direzione il gruppo di lavoro di esperti psichiatrici, consulenti dell'Assessorato a titolo gratuito hanno prestato preziosa opera di supporto per l'individuazione di diversificate risposte che soddisfino appieno il complesso mondo della salute mentale.
Come già evidenziato, il filo conduttore dell'atto proposto consiste nella "deistituzionalizzazione" della psichiatria, nella restituzione al territorio delle azioni necessarie per la riabilitazione e la reintegrazione nella società dei soggetti affetti da malattie mentali. A tal proposito sono individuati quali possibili soluzioni abitative dei soggetti riabilitati: le comunità alloggio ed i gruppi appartamento connotati da un'organizzazione gestionale e strutturale del tutto simile alla normale edilizia residenziale integrati nel tessuto urbano e nella rete dei servizi sociali.
Con l'istituto dell'assegno terapeutico si sostanzia un sostegno economico utile ai fini riabilitativi rivolto a pazienti assistibili a domicilio per ridurre i ricoveri in strutture residenziali sanitarie.
La previsione di "borse di lavoro" concretizza un sostegno economico a favore del paziente o del datore di lavoro o di entrambi per inserimenti formativi, lavorativi ed occupazionali per giovani ed adulti, finalizzato anche ad inserimenti agevolati più stabili.
In via sperimentale è previsto "l'affido familiare" come soluzione alternativa a ricoveri in strutture sanitarie o di ospitalità in strutture socio-assistenziali; anche per questo tipo di soluzione è previsto un sostegno economico.
E' prevista anche l'attivazione dell'assistenza domiciliare psichiatrica che opera sia presso il domicilio privato che presso il domicilio sociale.
Contestualmente, nel campo degli interventi più marcatamente sanitari di cura dei soggetti affetti da malattia psichiatrica, è prevista la realizzazione di servizi territoriali quali: Centro di salute mentale, per interventi ambulatoriali e domiciliari Day-hospital rivolto a pazienti con psicopatologia sub-acuta con necessità di interventi farmacoterapico e psicoterapeutico riabilitativo Centro diurno rivolto a pazienti i cui bisogni derivano da incapacità o difetti gravi nello stabilire rapporti interpersonali o sociali che necessitano di programmi occupazionali volti all'apprendimento di specifiche competenze utilizzabili in senso lavorativo.
Ad un livello assistenziale intermedio di tipo riabilitativo è prevista l'ospitalità temporanea presso apposite Comunità protette, di tipo B) quando la necessità assistenziale educativa è prevalente; di tipo A) in presenza di più pregnanti attività riabilitative post acuzie della malattia. In entrambe le soluzioni di residenzialità protetta è indicata una permanenza temporanea onde evitare pericolose riproposizioni di realtà "istituzionalizzate".
Inoltre, è da evidenziare che per ogni singola tipologia strutturale prevista dal provvedimento sono disposti sia i requisiti definitivi per le strutture di nuova realizzazione o soggetta a radicale ristrutturazione che i requisiti minimi di adeguamento in regime transitorio per i presidi attualmente realizzati e funzionanti.
Per ogni singolo Presidio il regime transitorio cessa di aver effetto in caso di variazione della proprietà immobiliare o della tipologia di utenza ospitata.
I successivi cinque provvedimenti all'o.d.g., quelli del superamento degli ex-O.P. (cinque sono gli Ospedali Psichiatrici in Piemonte: quelli di Collegno, Vercelli, Alessandria, Novara e Racconigi) propongono l'approvazione dei singoli Piani di superamento degli ex Ospedali Psichiatrici.
Il processo di superamento degli Ospedali Psichiatrici deve essere inteso come un processo graduale, se non si vuole correre il rischio di attuarlo attraverso interventi solo formali. Ciò che sicuramente non deve capitare in questa complessa operazione sono le trasformazioni solo di facciata, quelle in cui nulla cambia se non l'aspetto esterno dell'ospedale psichiatrico oppure il dirottamento di pazienti verso strutture che non sono nelle condizioni di garantire adeguati livelli assistenziali ed un percorso di riabilitazione efficace.
Dal 1978 ad oggi sono state iniziate opere di revisione, peraltro solamente parziale, di alcune parti degli ex Ospedali Psichiatrici in aree socio-sanitarie che in base alla disposizione ministeriale sono anch'esse da adeguare agli standard.
Questa Giunta nell'aprile del 1996 ha determinato i criteri di rivalutazione clinica dei pazienti ricoverati negli ex Ospedali Psichiatrici e quindi ha dato avvio alla fase di studio del fenomeno per poi programmare il superamento, anche se con i ritardi a tutti noti e per i quali tutti abbiamo qualche responsabilità, ad iniziare dal Ministero nell'elaborazione delle linee-guida che hanno preceduto di pochi giorni il termine per la chiusura, fissato al 31/12/1996 - le linee-guida sono arrivate il 20/12/1996 - per finire alle UU.SS.LL. nell'affrontare il problema ancora in parte attuale per alcune e nel non assumersi le responsabilità di carattere gestionale e di carattere economico finanziario.
La Giunta regionale con provvedimento del 29/11/1996 aveva indicato le linee-guida per la redazione dei Piani anzidetti. Pertanto, le Aziende UU.SS.LL sul cui territorio esistono i residui manicomiali, hanno predisposto la definitiva chiusura degli ex Ospedali Psichiatrici entro il 31/12/1996 in conformità ai dettami della legge n. 724 del 1994, e contestualmente propongono all'approvazione del Consiglio regionale i rispettivi programmi di superamento secondo gli indirizzi impartiti dalla Giunta regionale.
Il lavoro svolto dalle Aziende ha assolto due compiti sostanziali: il primo è stato la rivalutazione clinica degli ospiti degli ex Ospedali Psichiatrici, suddividendoli in tre grandi tipologie, non certamente per discriminare, ma per offrire ad ognuno l'assistenza più confacente alla propria patologia: a) pazienti con prevalenti problemi psichiatrici a loro volta suddivisi in soggetti che possono uscire in tempi medio-brevi per essere accolti all'interno di strutture, quali le comunità alloggio ed i soggetti che necessitano di un più lungo periodo riabilitativo all'interno di strutture protette b) pazienti con prevalenti problemi di disabilità c) pazienti con prevalenti problemi di tipo geriatrico.
Il secondo compito è stato quello di individuare la necessità assistenziale e la tipologia strutturale in cui ognuno dei soggetti può essere inserito consentendo così alle Aziende di proporre un Piano di trasformazione edilizia e di edificazione ex novo, anche in considerazione delle UU.SS.LL.
di provenienza dei pazienti qualora gli stessi possono allontanarsi dall'ex Ospedale Psichiatrico senza particolari traumi (così da progetto individuale).
Dall'analisi complessiva risultante dalla rivalutazione clinica degli attuali ospiti ex Ospedale Psichiatrico secondo le categorie indicate dal Ministero, risulta che 253 sono i pazienti adulti portatori di handicap 278 sono i pazienti non autosufficienti anziani e non; 490 sono di esclusiva competenza psichiatrica; 25 sono anziani non autosufficienti, per un totale di 1.046 cittadini.
Sulla base delle ipotesi organizzative previste dal provvedimento all'o.d.g., si possono tratteggiare le ipotesi di costo dell'intero processo di superamento degli ex Ospedali Psichiatrici, individuando con sufficiente approssimazione i costi gestionali dell'organizzazione futura del Dipartimento di Salute Mentale, suddivisi per quote sanitarie socio assistenziali secondo le tabelle distribuite in copia.
Naturalmente, le ipotesi di costo distribuite sono costruite sulla base di livelli medi di prestazione e non tengono conto né dei singoli progetti individuali né di una precisa analisi tariffaria. L'Assessorato si è già attrezzato per predisporre nell'arco dell'anno 1997 l'analisi complessiva delle prestazioni sanitarie, che si concluderà con l'approvazione delle conseguenti tariffe precise di riferimento.
Sarebbe oltremodo interessante, a questo punto, verificare la differenza di costo tra attuale organizzazione psichiatrica degli ex Ospedali Psichiatrici ed organizzazione dipartimentale oggi in approvazione purtroppo le informazioni in possesso dell'Assessorato non consentono di quantificare l'onere attuale, in quanto essendo gli ex Ospedali Psichiatrici già fase di superamento, gran parte degli ospiti è già in carico ai servizi territoriali, pertanto non sono individuabili puntuali centri di costo; posso affermare però che da alcuni indicatori, parziali e sommari, ho tratto la netta impressione che il nuovo modello organizzativo consentirà addirittura un risparmio nell'ordine del 10%-15% rispetto ai costi attuali (circa 75 miliardi, i costi previsti, circa 64/65 miliardi).
Resta un problema irrisolto che voglio portare all'attenzione dei colleghi Consiglieri: la quota di costo socio-assistenziale posta a carico dei pazienti e/o delle comunità locali.
Come si può desumere dai dati cui facevo riferimento poc'anzi, tale quota non ha in assoluto grande rilevanza, soprattutto se la medesima sarà ripartita alle diverse comunità locali di provenienza degli ospiti, tenendo conto anche delle quote recuperabili dalle risorse personali degli ospiti stessi.
Occorre però rammentare che in un sistema di finanza pubblica, qual è quello attuale, dove sistematicamente gli oneri aumentano e le risorse diminuiscono, soprattutto per i Comuni di piccole dimensioni, le quote socio-assistenziali a cui i medesimi possono essere chiamati a far fronte rischiano di mettere in crisi i bilanci pubblici locali.
Proprio per questo, a mio avviso, la Regione è chiamata a farsi carico del problema, ricercando la legittima soluzione che consenta di aiutare gli Enti locali almeno nella delicata fase di avvio del nuovo modello organizzativo dipartimentale e comunque per non meno di anni due.
Purtroppo le ultime disposizioni ministeriali in materia, distribuite con circolare in data 20/12/1996, non lasciano molto margine di manovra per l'accollo di spese socio-assistenziali sul Fondo Sanitario Nazionale. In tal senso è necessario un ulteriore approfondimento della materia che anche in collaborazione con i tecnici ministeriali, mi impegno personalmente ad effettuare; se i colleghi Consiglieri lo riterranno opportuno, l'impegno potrebbe scaturire anche da un apposito ordine del giorno di questa assemblea. Ne ho preparato uno in tal senso, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto della necessità di intervenire finanziariamente per supportare i costi delle comunità locali per l'attuazione dei Piani di superamento degli ex Ospedali Psichiatrici impegna la Giunta regionale a verificare la possibilità di sostenere le quote socio assistenziali derivate dall'assistenza agli ospiti ex Ospedali Psichiatrici nella delicata fase di avvio del nuovo modello organizzativo dipartimentale sino al completamento dell'attuazione dei Piani di superamento degli ex Ospedali Psichiatrici".
E' per questo motivo che l'ultimo disposto delle singole delibere di approvazione dei Piani di superamento dà mandato alla Giunta regionale ad adottare i provvedimenti relativi alle spese gestionali conseguenti i Piani di superamento dei singoli residui Ospedali Psichiatrici.
In ultima analisi restano da argomentare i tempi necessari alla realizzazione strutturale della rete di risposte residenziali e terapeutiche necessarie al definitivo superamento degli ex Ospedali Psichiatrici.
Il periodo di transizione di due anni previsto dalla DGR n. 489-14975 del 29/11/1996 sarà rispettato con i seguenti interventi strutturali e finanziari, premettendo che già ad oggi tutti i Dipartimenti di Salute Mentale nelle 22 Aziende UU.SS.LL. sono dotati di Centro di Salute Mentale (CSM) e, ad esclusione delle Aziende USL 5 (Rivoli), 14 (Verbania) e 21 (Casale), sono dotate di Centro Diurno (CD).
Sul territorio sono già autorizzate: Comunità protetta 20 posti letto (struttura pubblica USL 17) Comunità protetta 20 posti letto (struttura privata USL 19) Comunità protetta 24 posti letto (struttura privata USL 16).
Sono stati finanziati in conto capitale 1994: 1 Centro di Terapie Psichiatriche 12 posti letto (USL 1) 1 Comunità Alloggio 20 posti letto (USL 3) 1 Centro di Salute mentale e 1 Centro Diurno (USL 3) 1 Comunità protetta 20 posti letto e 1 Centro di Terapie Psichiatriche 20 posti letto (USL 15) 1 Centro di Terapie Psichiatriche 20 posti letto (USL 16) 1 Comunità protetta 20 posti letto (USL 17).
Finanziamenti ex art. 20 legge n. 67/88, primo triennio (si tratta di Comunità che verranno ultimate entro il 1998, poiché alcuni lavori sono iniziati in gennaio ed altri inizieranno in febbraio): 1 Comunità protetta 20 posti letto e 1 Centro di Terapie Psichiatriche 20 posti letto (USL 9) 1 Comunità protetta 30 posti letto e 1 Centro di Terapie Psichiatriche 20 posti letto (USL 12) 1 Centro di Terapie Psichiatriche 20 posti letto (USL 14) 1 Centro di Terapie Psichiatriche 20 posti letto (USL 17) 1 Comunità protetta 20 posti letto e 1 Centro di Terapie Psichiatriche 20 posti letto (USL 18).
Finanziamenti in conto capitale 1995/1996 (deliberazione n. 40-16161 adottata dalla Giunta regionale il 27/1/1997): 1 Comunità protetta 20 posti letto (USL 8) 1 Comunità protetta 20 posti letto (USL 10) 1 Comunità protetta 20 posti letto (USL 19) 1 Comunità protetta 20 posti letto (USL 22).
Integrazione per realizzare: - 2 nuclei da 20 posti letto Comunità protetta nell'ex O.P. di Alessandria 2 Comunità protette da 20 posti letto nell'ex O.P. di Novara 1 Comunità protetta da 30 posti letto nell'ex O.P. di Vercelli.
Sul numero dei posti letto potremo discutere, in quanto sono a conoscenza che alcuni Consiglieri preferirebbero che non si superassero i 20 posti letto. Noi abbiamo previsto Comunità protette da 20 posti letto anche se nell'ex O.P. possono esservi due o tre Comunità protette separate completamente tra di loro; pertanto in realtà potrebbe esservi anche più di una Comunità protetta da 20 posti letto.
Con l'utilizzo delle risorse provenienti dall'alienazione dei beni: 3 Nuclei da 20 posti letto di Comunità protetta nell'ex O.P. di Collegno 2 Centri di Terapie Psichiatriche da 20 posti letto nell'ambito dell'Azienda USL 5 Comunità Alloggio Psichiatriche.
Come evidenziato nella circolare ministeriale, queste strutture si ispirano a modelli di gestione capaci di tutelare e promuovere la salute psichica degli ospiti, intesa anche come capacità di un'adeguata vita di relazione pertanto, nel reperimento e nella gestione delle strutture, avranno compiti specifici, oltre alle Aziende UU.SS.LL., anche gli Enti locali (Comune Provincia e Regione) utilizzando, in particolare, gli alloggi di proprietà degli ATC riservati per legge.
Residenze per anziani non autosufficienti.
Le quantità non eccessivamente rilevanti, se paragonate alla più vasta realtà esistente relativamente alla società anziana, nonché le puntuali previsioni di localizzazione dei Piani di superamento degli ex O.P.
consentono di essere ottimisti sulle soluzioni possibili. D'altronde, a fronte di un totale di 278 ospiti anziani non autosufficienti, presenti complessivamente negli ex O.P., a tutt'oggi le risposte strutturali programmate dalla Regione Piemonte contano oltre 3.300 posti letto nelle RSA (tutti finanziati ovviamente) in fase di realizzazione finanziati con il primo triennio ex art. 20 legge n. 67/88 ed una previsione di realizzazione di oltre 1.000 posti letto annui con i finanziamenti in conto annualità della L.R. n. 73/96.
Residenze per disabili.
Il bando di assegnazione aperto dalla L.R. n. 73/96 consente ai soggetti attuatori pubblici e privati di accedere a finanziamenti strutturali anche per la realizzazione di Comunità Alloggio Disabili; in tal senso entro il mese di aprile c.a. saranno concessi i relativi finanziamenti; inoltre, il bilancio regionale "flessibile" di prossima approvazione prevede l'impegno di L. 8 miliardi in conto investimenti che, l'Assessore Goglio potrà confermare, saranno finalizzati al settore strutturale dell'handicap. Anche per il soddisfacimento della richiesta di tali residenze, mi pare si possa dichiarare un moderato ottimismo.
Credo quindi di poter concludere evidenziando due aspetti: 1) la Giunta si è attivata rispetto al problema degli ex Ospedali Psichiatrici con grande senso di responsabilità, pur in carenza di indicazioni precise da parte del Ministero, riuscendo a rispettare le scadenze previste ed evitando le penalizzazioni minacciate dal Governo - mi auguro che le deliberazioni vengano approvate dal Consiglio questa sera poiché se ciò non avvenisse saremmo penalizzati dello 0,5%, il che significa circa 40 miliardi di penalizzazione. Un Governo, aggiungo, che non può pensare di programmare - non per fare polemica, ma sono tempi stranissimi - la chiusura degli Ospedali Psichiatrici per il 31/12/1996 chiusura che deve essere coerente con le linee guida che vengono emanate il 20/12/1996! 2) Con altrettanto forte senso di responsabilità assumiamo l'impegno che i costi non vengano scaricati sui Comuni. Occorrerà, tra le altre cose valutare anche i contenuti del progetto obiettivo "Tutela della salute mentale" 1997/1999, in corso di predisposizione da parte del Ministero (ho avuto assicurazione che questo DPR sarà emanato entro il prossimo mese di luglio e non oltre).
Mi sembra di aver detto tutto ciò che poteva essere utile per chiarire i problemi in esame. Sono a disposizione per le ulteriori delucidazioni che potranno emergere dal dibattito e colgo l'occasione per ringraziare i Consiglieri, i funzionari, i Commissari delle Aziende UU.SS.LL., i consulenti ed operatori del settore che con grande spirito di servizio, in breve arco di tempo ed in assenza, ribadisco, di precise e puntuali "indicazioni" ministeriali, hanno collaborato alla predisposizione degli atti in esame.
Voglio rammentare ancora che il termine del 31/1/1997 indicato dalla legge finanziaria per l'approvazione degli atti in esame ci obbliga a richiedere l'immediata esecutività dei provvedimenti; sarà quindi necessaria separata votazione a termini di Statuto.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PICCHIONI



PRESIDENTE

Grazie, Assessore.
E' aperto il dibattito generale.
La parola alla Consigliera Bortolin.



BORTOLIN Silvana

Grazie, Presidente. Ad ascoltare l'Assessore viene subito in mente una persona che tenta - Assessore, mi consenta - di giustificare i ritardi complessivi dei governi regionali, non solo relativi al periodo in cui lei ha assunto e svolge la delega assessorile alla sanità in Piemonte scaricandoli sull'attuale Governo nazionale. A me pare davvero improprio dire che è in ritardo il Governo - non voglio fare una difesa d'ufficio non mi interessa - e certo non risolveremo i problemi se continuamente cerchiamo il capro espiatorio al di fuori delle nostre responsabilità.
Noi dovevamo attuare in primo luogo la legge di riforma sanitaria n.
833 del 1978, ed inoltre, anche sulla base di deliberazioni successive, la legge n. 724/94 che fissava la dismissione degli Ospedali Psichiatrici al 31/12/1996. Adesso siamo in ritardo, ma di tempo a disposizione ne abbiamo avuto. Indicazioni a livello nazionale ne abbiamo avute da parte dei Ministri che si sono susseguiti e non solo dall'ultimo Ministro, tant'è che ci possiamo avvalere di un progetto obiettivo a tutela della salute mentale che sta scadendo, ma del quale il Governo nazionale sta predisponendo l'aggiornamento e il nuovo progetto.
Detto questo, vorrei far rilevare alcune questioni di carattere generale prima di entrare su alcuni esempi particolari. L'Assessore ha affermato che sono stati presentati dei progetti a tempi brevissimi, il meglio di ciò che poteva essere fatto. Assessore, ne abbiamo discusso alcuni mesi fa in Consiglio regionale, dove abbiamo detto che certamente un quadro complessivo della situazione lo potevamo fare, ma perché la Giunta e il suo Assessorato potessero operare correttamente occorreva una riorganizzazione dell'ufficio, un ampliamento delle persone che si occupano di psichiatria a livello regionale, un supporto alle Aziende ed un impegno costante e continuativo non solo sulla base delle consulenze. Ciò non è stato fatto; molto lavoro, pur tra varie difficoltà, è stato presentato, ma diremo poi quali sono secondo noi le grosse lacune di una struttura, non esistente a livello di Assessorato regionale per quanto riguarda la psichiatria o fortemente insufficiente non nella qualità di chi vi lavora ma nel numero delle persone che vi operano, che non consente di andare oltre o di garantire a noi, Consiglieri regionali, il governo corretto di questa operazione di trasformazione e di rivoluzione dell'assistenza psichiatrica nella nostra Regione.
Non credo che dalla ricognizione che ci è stata presentata - e alla quale poi mi rifarò brevemente - si possa davvero pensare che sia realistico prevedere un risparmio, oggi anno 1997, domani anno 1998 (tempi previsti dall'Assessorato per realizzare questa rivoluzione nell'ambito della psichiatria: mille persone da mandare da casa, da assistere in altro modo e contemporaneamente strutture psichiatriche che restano aperte infatti non possiamo tirare giù la serranda e mandarli a casa domani mattina) di 11 miliardi sull'attuale spesa di 75 miliardi e di 64 miliardi dopo. Dopo quando? Ma nel frattempo quanto spenderemo? Sono interrogativi che ci poniamo, altrimenti il castello di proposte che ci è stato presentato perde di significato e di credibilità.
Queste questioni non ci vengono specificate chiaramente, così come Assessore - dal punto di vista della programmazione nella bozza di piano sanitario (la bozza di Piano socio-assistenziale la discuteremo più avanti), che è a nostre mani e che è in fase di consultazione con il territorio, si dice che, per quanto riguarda, ad esempio, i repartini ospedalieri psichiatrici, siamo oggi alla copertura media del 60%. Inoltre ci ha detto: "Faremo"; ma nelle nuove proposte di deliberazione che ci vengono sottoposte, quali sono i tempi? E quale reale credibilità rispetto ai tempi che sono previsti si può dare a queste proposte? Ci è stato inoltre detto che l'attività residenziale rappresenta il grosso problema della psichiatria piemontese, non solo dal punto di vista quantitativo, ma anche da quello qualitativo. Nelle varie soluzioni residenziali attivate sono ospitati circa 2.500 pazienti, altri non trovano ricovero se non in attività di volontariato e dobbiamo dismettere 1.000 pazienti dagli ex O.P.
Pertanto, è chiaro che una situazione di questo genere - che lei Assessore, ha ereditato, che tutti insieme abbiamo da una parte lavorato per superare e dall'altra magari opposto resistenza perché non volevamo da un punto di vista culturale e politico superare gli Ospedali Psichiatrici (perché anche di questo bisogna parlare) - è estremamente precaria, di risposta ampiamente insufficiente, e a nostro parere sarà difficilissimo colmarla nei dodici/diciotto mesi che ci vengono prospettati nelle deliberazioni che dovrebbero essere oggi sottoposte al voto di questo Consiglio regionale. Così come riteniamo ampiamente insufficiente il rapporto che si vuole instaurare con gli Enti locali, problema specificato nelle proposte di deliberazione che ci sono state sottoposte, ma che non possono essere esaustive come proposte risolutive.
Sarà difficile recuperare una situazione culturale e di approccio al problema del malato psichico in tempi così brevi, con un corpo di amministratori pressoché totalmente rinnovato in quest'ultimo anno e mezzo.
Sarà necessario aprire con loro un confronto chiaro e puntuale sulla futura proposta e sul futuro assetto della risposta che vogliamo dare ai malati psichiatrici, e tenere conto del contributo notevole che i Sindaci e non solo i Direttori generali delle Aziende possono dare. Infatti non si tratta di gestire un'Azienda per dare delle risposte che devono essere competitive con il privato; il privato non è competitivo sulla psichiatria, perché non se ne vuole occupare se non con quelle cliniche o con quelle locande, per quanto riguarda purtroppo una nota dolente di Torino, dove i malati psichici vengono riempiti di farmaci, il che porta loro certamente un profitto, ma bisogna tenere conto che queste persone subiscono un trattamento disumano, cosa che noi non potremo più consentire. Noi non abbiamo un privato che compete su questo; il settore pubblico a livello di Regione, a livello di Enti locali, a livello di comunità di volontariato deve farvi fronte con una rete non soltanto di servizi, ma prima di tutto di solidarietà per garantire una cittadinanza al malato mentale al pari del cittadino che ha una malattia di altro tipo, una cittadinanza della malattia mentale, con la quale dobbiamo convivere e alla quale non è più possibile oggi dare delle risposte di istituzionalizzazione.
Lei, Assessore, ha ricordato che l'impegno primario della deistituzionalizzazione, è di togliere dalle strutture chiuse malati che sono diventati non autosufficienti e lungodegenti quasi irrecuperabili semplicemente perché si è provveduto e voluto provvedere in quel modo negli anni: una cultura ha fatto sì che quello fosse il destino, nel nostro Paese, della malattia mentale. Per fortuna negli anni '70, '80 e '90 questa cultura è stata ampiamente combattuta; un'altra cultura è venuta avanti ed è a questa cultura che noi dobbiamo fare appello se vogliamo realizzare alcuni obiettivi.
Dico velocemente ancora due cose, poi lascio ai miei colleghi e al resto del Consiglio il tempo per dibattere la questione.
Le direttive di carattere nazionale - ha ragione, Assessore - sono arrivate abbastanza tardi: il 31 dicembre, il 17 dicembre e il 22 dicembre. Sono però, anche puntuali e danno due segnali, a mio parere: il primo è che non si torna indietro rispetto alla legge n. 180, rispetto alla scelta che il Governo nazionale fece negli anni che ho prima ricordato. Non si torna indietro, non si fanno finte dismissioni, finte chiusure, non si prendono provvedimenti tesi solo a tamponare una situazione che invece deve essere affrontata alla radice.
Bisogna dare delle risposte programmatiche serie, a livello anche regionale, sulla base di indicazioni nazionali, e bisogna utilizzare tutte le risorse, comprese quelle che sono rappresentate dagli immobili e dai terreni che oggi ospitano i manicomi, a favore della ristrutturazione della psichiatria.
Lei ha detto alcune cose e le delibere le riprendono. Voglio solo fare un accenno, poi saranno problemi che riprenderemo nei nostri interventi per quanto riguarda le delibere che sono alla nostra attenzione.
La prima, quella degli standard: noi in questo Consiglio abbiamo preso un impegno che lei, Assessore, ha condiviso. L'hanno condiviso la Giunta e la maggioranza, e credo la completezza del Consiglio: dobbiamo modificare la legge n. 61/89 (se non sbaglio), legge della Regione Piemonte, per renderla flessibile, per mettere in condizioni il territorio, le Aziende e gli amministratori di individuare la risposta, territorio per territorio necessaria ad affrontare il problema psichiatrico.
Riteniamo che questa delibera che ci viene presentata sugli standard non rispetti questo principio di fondo: è puntuale nell'indicare come una comunità deve essere realizzata, addirittura, andando ad indicare una seconda volta quali devono essere le caratteristiche per un reparto ospedaliero che deve avere delle peculiarità: su quelle peculiarità soffermiamoci, ma deve avere la caratteristica primaria del reparto ospedaliero, "con delle peculiarità". Qui invece si ridisegna tutto.
Voglio ancora evidenziare un'incongruenza grave, che fa sì che tutto l'impianto non possa vedere una posizione favorevole. Assessore, in questa delibera degli standard ci viene detto quali devono essere i tempi di cura dei malati nelle varie risposte che noi vogliamo dare a livello territoriale.
Faccio l'esempio, e chiudo, della Comunità protetta. Ci viene detto giustamente, che, per quanto riguarda gli infermieri, per una Comunità protetta di 20 posti letto si devono dare 168 ore settimanali di presenza infermieristica continuativa ed integrazione notturna mediante pronta disponibilità. Siamo perfettamente d'accordo. Faccio l'esempio della mia provincia, Assessore, che conosco: l'ex O.P.N. della mia provincia vede un organico personale dipendente, che può essere trasferito con la ristrutturazione sul territorio, di due, quattro, sei, otto, dieci o undici infermieri professionali. Quella che ho citato, la Comunità protetta, è una delle risposte e noi diciamo che le Aziende e il territorio devono dare questa soluzione in sei, dodici, diciotto mesi; strutture nuove da costruire, personale da reperire, con una proposta che non è credibile per noi: il tutto con 11 miliardi di risparmio! Se la Giunta riesce a dimostrare davvero che questa è una proposta a cui noi dobbiamo credere dovrà argomentare ulteriormente e andare oltre a ciò che l'Assessore ci ha detto oggi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Questo importante dibattito politico, relativo alla complessa e delicata materia della psichiatria piemontese, spero approdi a fatti concreti e positivi, altrimenti si deluderanno ancora, e per l'ennesima volta, i malati di mente ed i loro familiari e sarebbe una vera vergogna per il Piemonte e per la sanità, ma anche per il superamento della legge n.
180, dopo ben diciassette anni di inapplicabilità sia nazionale che regionale.
Il Gruppo di Rifondazione Comunista è fortemente preoccupato di come l'Assessorato competente tratti la delicata materia psichiatrico-sanitaria con un forte secco arretramento di ordine culturale ed organizzativo sulle cose concrete da fare.
La Regione Piemonte, fin dal 1989, ha approvato la legge n. 61, che imponeva la creazione di una rete completa di strutture diversificate sanitarie e socio-assistenziali con relativi tempi di attuazione, ma che assurdamente è disattesa da ben sette anni. Così pure non si conoscono le poche strutture esistenti e mal funzionanti nella nostra Regione.
Anche i Dipartimenti della Salute Mentale non sono mai decollati ed erano stati legiferati con grande interesse e speranze per la salute mentale sul territorio.
Credo che nella decisa lotta alla prevenzione psichiatrica occorra un diverso potenziamento delle strutture territoriali, con i Centri di igiene mentale, le comunità alloggio, i centri di accoglienza più idonei ed europei.
A sette anni dall'approvazione della L.R. n. 61, il bilancio è assolutamente disastroso; non una sola lira è stata spesa, non un solo posto letto è stato realizzato e pochi sono i progetti di superamento di Ospedali Psichiatrici che si intendono realizzare in Piemonte (solo cinque).
Eppure gli obiettivi previsti erano di realizzare in un decennio 25 Centri di terapie psichiatriche, 25 Comunità protette, 50 Comunità alloggio. E' questo il bilancio fallimentare di una legge regressiva ed inapplicata. Nel frattempo, i pazienti sono stati scaricati alle loro famiglie, alle pensioni, alle Case di cura private.
Non esistono in Piemonte comunità terapeutiche specifiche e specializzate, come la legge n. 61 prevede. E' finalmente ora che l'esecutivo regionale di centro-destra intervenga senza demagogia o furbizia politica su tutte le tematiche psichiatrico-sanitarie, onde aiutare concretamente i Servizi psichiatrici e le famiglie interessate, che veramente sono molto preoccupate.
Però, per le considerazioni socio-assistenziali sentite e viste dalle linee guida dell'Assessorato competente nel Piano Sanitario Regionale dubito fortemente che la psichiatria piemontese possa evolvere positivamente ed ottenere quella svolta culturale e strutturale che invece dovrebbe avere per il Piemonte, che è una delle Regioni più importanti d'Italia.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Manifesto all'Assessore D'Ambrosio e anche al Consiglio la delusione che si registra oggi in quest'aula per come un problema così delicato, ma anche una scadenza così attesa e prevista, viene affrontato. Delusione sia dal punto di vista culturale sia dal punto di vista della progettualità e dal punto di vista dell'attendibilità delle realizzazioni proposte.
L'aspetto culturale non si è affrontato né in Commissione né, ancora meno, in quest'aula.
Il fenomeno che stiamo trattando è indubbiamente in crescita nella nostra società, ma a questo non si fa riferimento; mi sembra che un'occasione importante, come quella dell'andata a regime della legge n.
180, sia stata affrontata in termini generici e non umani - probabilmente è già stato osservato - senza un rafforzamento di tutta la struttura che, in maniera continuativa, deve fare fronte rispetto al problema. Questo non significa assolutamente non ringraziare le intelligenze che hanno lavorato ho seguito il dibattito anche in Commissione - e che ruotano intorno all'Assessorato e all'Assessore, alle quali va rivolto un ringraziamento.
Tuttavia una questione è fare riferimento all'insieme degli esperti che prestano la loro competenza e professionalità, altra cosa è sentire acquisita, da chi deve governare il Piemonte, la tematica psichiatrica in tutti i suoi aspetti e risvolti.
In sostanza, questo poteva essere un appuntamento, ma si arriva con una disamina e con una serie di provvedimenti che non può che lasciare perplessi per ragioni culturali, ma non soltanto.
La nostra società continua a produrre disagio, è una società che continua a produrre difficoltà, malattia psichiatrica. Mi dispiace che non si sia colta questa occasione per fare un ragionamento anche un po' innovatore; qualche accenno c'è stato nel dibattito in Commissione, ma credo che forse un'enunciazione prima politica e poi progettuale più coraggiosa era, ed è, assolutamente indispensabile.
Noi dibattiamo il problema alle soglie del terzo millennio, in una società che richiede sempre più competenze, che chiede ai singoli di essere sempre più attrezzati, di essere in qualche modo anche sempre più cinici una società che ti aiuta ad avere poche difese; pertanto la questione avrebbe dovuto essere affrontata con più tensione morale e con una programmazione concreta.
In una città importante come Torino si poteva analizzare la tematica delle zone a rischio, di come affrontare questo aspetto, di quali strumenti si danno agli operatori; invece, in questa occasione si è stati lontani da questo tipo di attenzione. Un'occasione nella quale certamente c'è una scadenza, quella della chiusura degli Ospedali Psichiatrici, c'è un riferimento a questi mille e più cittadini che devono trovare una soluzione rispetto alla legge n. 180, ma un'occasione che si poteva utilizzare con maggiore convinzione, con maggiore tensione morale e con una diversa progettualità - non soltanto rispetto ai soggetti direttamente interessati ma anche rivolta alla prevenzione e all'attenzione nei confronti delle famiglie e del territorio.
Tutto questo mi sembra che non ci sia stato, anche se - sottolineo questo Consiglio arriva all'esame di tale deliberazione avendo già dibattuto nel passato sempre su richiesta delle forze consiliari e della nostra in particolare.
Le deliberazioni recano, da un lato, numerose precisioni rispetto agli standard, però non credo che la questione della malattia psichiatrica e le risposte nei confronti del malato psichiatrico, del portatore di questa malattia possano essere delle risposte che si esauriscono nell'individuazione di standard: magari fosse così! Credo sia molto importante riproporre l'esigenza di flessibilità. Oggi ci troviamo di fronte a standard diversi, ma nuovamente di fronte a standard che complessivamente si presentano rigidi.
Esporrò ora due osservazioni sulle deliberazioni e anche sull'approccio programmatico o sulla volontà di presentare da parte dell'Assessore un approccio come programmatico. Ci troviamo - e questo mi ha stupito sia in Commissione sia nella relazione dell'Assessore di oggi - di fronte ad enunciazioni di cifre (75 miliardi, 64 miliardi) in una situazione, in qualche modo, di incertezza. Nel senso che l'Assessore stesso ci ripete che non ha una possibilità di quantificare, realmente, qual è stata la spesa e quindi quali possono essere gli esborsi ulteriori o quali possono essere gli eventuali risparmi e come attuare queste deliberazioni.
Esiste un problema di credibilità; mi dispiace fare queste critiche non voglio nemmeno imputarla soltanto a questi ultimi anni. C'è stata senz'altro una sottovalutazione di questo problema drammatico, che mi pare interessi nella sostanza poco anche a questo Consiglio. In questi anni certamente c'è stata una sottovalutazione del problema; credo che a questo appuntamento - anche dal punto di vista della credibilità della spesa - si potesse arrivare con una maggiore preparazione.
Ci troviamo di fronte ad una serie di enunciazioni rispetto alle quali forse, dovremmo fare un atto di fede. Per esempio, l'Assessore nella sua relazione dice che ci si rende conto dei problemi del territorio e ci assicura che i costi non verranno scaricati sui Comuni. Ebbene, Assessore le chiedo quali sono per un Consigliere regionale, per un Consiglio regionale gli strumenti in base ai quali queste enunciazioni possono essere verificate.
La genericità dei provvedimenti e delle enunciazioni - personalmente mi sono già permessa di muovere delle osservazioni sulla struttura delle deliberazioni - sono tali da indurre un'amplissima perplessità sia sugli aspetti di ordine culturale sia sulla mancanza di progettualità e sugli aspetti deliberativi.
Pertanto, il nostro voto non sarà favorevole ai provvedimenti in esame; il nostro voto contrario deve essere interpretato come stimolo ad evidenziare l'attenzione che intendiamo mantenere nei confronti dell'Assessorato e dell'opera di governo di questa Regione sul difficile terreno dell'intervento sulle problematiche legate alla psichiatria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Grasso.



GRASSO Luciano

Prima ho sentito parlare di delusione; la mia sarà una voce che esce da quanto enunciato in precedenza da coloro che mi hanno preceduto.
Si è parlato di aspetto culturale non sufficientemente dibattuto, sia in Commissione sia in Consiglio. A mio modo di vedere il dibattito culturale è già stato svolto e sviluppato da anni, anzi da decenni dibattito culturale che ha comunque portato, in seguito alla legge Basaglia, alla soluzione che oggi andiamo a votare. Soluzione tecnica aziendale, che tiene conto di quanto dibattuto negli anni passati.
Alcune considerazioni generali. La L.R. n. 724, stesa in attuazione della legge n. 180 del 1978 di antica memoria, fissava al 31/12/1996 la chiusura definitiva degli Ospedali Psichiatrici. L'obiettivo è stato confermato dalla legge finanziaria, che prevede entro il 31/1/1997 l'adozione di appositi strumenti di pianificazione riguardanti la tutela della salute mentale.
La finanziaria - dobbiamo ricordarlo - prevede, oltreché la chiusura degli ex O.P., anche sanzioni molto gravi nei confronti dei Direttori generali e delle Regioni inadempienti.
Per quanto riguarda le Regioni, è prevista la riduzione della quota del Fondo Sanitario Nazionale pari allo 0,50% per il 1997 e addirittura pari al 2% per gli anni successivi. Basta fare un semplice calcolo, una moltiplicazione veloce, e si quantifica una cifra di centinaia di miliardi.
E' comunque opportuna, nonché necessaria per il territorio piemontese, una formalizzazione nei tempi dovuti.
In realtà, la forma di pressione utilizzata dal legislatore non legittimava chiaramente iniziative formali di rispetto del termine previsto; quanto fatto dalla Giunta è certamente una buona iniziativa formale, concreta e sostanziale per avviare a conclusione l'effettivo superamento dell'istituto manicomiale, per evitare disagi sia ai pazienti e - non dimentichiamoli mai sia ai loro parenti, coloro che il più delle volte devono sopportare il carico maggiore di questa problematica. Mi sembra si sia interpretata la volontà del legislatore, che è quella di avviare e concludere un processo di superamento dei residui manicomiali, con modalità e tempi certi e programmati. Questo nelle deliberazioni è ben definito: ci sono date scadenze e modalità precise. Probabilmente, sulle cifre, peraltro non indicate in deliberazione, ma prodotte in un documento a latere, può anche darsi che si sia stati leggermente ottimisti. Essere ottimisti, comunque non fa mai male: se si dovrà splafonare di qualche miliardo avremo speso comunque sempre meno di quanto si spendeva in anni precedenti e si potrà avere qualche disponibilità per poter intervenire a sostegno dei Comuni.
Dobbiamo renderci conto che non si tratta di gestire una fabbrica, ma di intervenire in un sistema molto complesso su soggetti che hanno problematiche gravi, con tutto quello che queste comportano.
Un'individuazione certa dei costi penso fosse quasi impossibile. Infatti si dice "ipotesi di costo", non si dice "costo definitivo, complessivo".
Si è anche collegato il superamento degli ex O.P. con la realizzazione di strutture, servizi e residenze territoriali. In tal senso, è già stato adottato un provvedimento da parte della Giunta per l'individuazione dell'intervento da realizzare. Oltre a quanto indicava prima l'Assessore dobbiamo ricordare che conformemente agli standard che andremo a votare sono previste realizzazioni di quattro Comunità protette da 20 posti letto a Moncalieri, Pinerolo, Asti e Novi Ligure, per un costo complessivo di 1 miliardo e 900 milioni - facendo una divisione veloce si arriva al costo per posto letto, di 95 milioni - che ritengo un costo giusto ed equo.
Con altri tre adeguamenti per riconversioni in Comunità protette delle ex aree O.P. sono previsti complessivi 110 posti letto, per un costo di 2,4 miliardi - 30 posti a Vercelli, 2 nuclei da 20 a Novara e due nuclei 20 ad Alessandria. L'unico che sembrerebbe uscire dallo standard dei 30 posti letti è quello di Vercelli: in realtà, si tratta di due nuclei, che complessivamente portano a 30 posti letto. Chiaramente, gli standard dovranno essere comunque verificati e rispettati.
In totale, 160 posti letto di prossima realizzazione su un totale dei 400 necessari. Chiaramente, dovremo utilizzare il tanto vilipeso settore privato, che in quest'ottica si attiverà, come ha sempre fatto, per supportare il settore pubblico nella realizzazione degli interventi utili per la comunità.
Come ha attuato, la Giunta, la pianificazione della salute mentale? Attraverso la definizione degli standard strutturali ed organizzativi del Dipartimento Salute Mentale; con l'approvazione dei Piani di superamento delle singole Aziende sanitarie, dove è presente il disagio mentale. Si tratta di Racconigi, Vercelli, Novara, Alessandria e Collegno.
Per quanto riguarda gli standard strutturali ed organizzativi, il Dipartimento deve prevedere un operatore ogni 1.500 abitanti e svolge i suoi compiti strutturali con strutture molteplici: il Centro di salute mentale, il Servizio psichiatrico diagnosi e cura, Comunità protette che si dividono in tipo a) e in tipo b), i Centri terapia psichiatrica e le Comunità alloggio. Inoltre, si devono prevedere interventi alternativi di ricovero e di assistenza domiciliare. Un intervento idoneo è stato previsto in gruppi-appartamenti con massimo quattro utenti e due unità abitative che moltiplicate per quattro danno otto utenti per gruppo-appartamento.
Esiste anche l'affido familiare e un sostegno alla famiglia che ha in affidamento un disabile. E' questa un'iniziativa in via sperimentale che durerà quanto il Piano sanitario e che riteniamo possa dare effetti importanti.
La molteplicità delle forme d'intervento permette di personalizzare il modo di intervenire su ogni soggetto malato psichico con interventi il più possibile mirati, per ottenere il maggior beneficio. La malattia mentale è di molteplicità incredibile; non si tratta di malattia dalla casistica e dalla terapia precisa. L'avere strumenti d'intervento diversi fa sì che si possa intervenire in maniera personalizzata.
Una soluzione ottima, della quale occorre ringraziare sia l'Assessorato sia i funzionari, è a mio avviso data dall'intercambiabilità tra strutture sanitarie - tra RAF (Residenze Assistenziali Flessibili) e Comunità protette. Le RAF hanno standard omogenei con quelli previsti per le Comunità protette; il che permette di riconvertire, in maniera veloce e senza stravolgere l'intera struttura, una RAF in Comunità protetta e viceversa. Questo, logicamente, in riferimento alle esigenze del momento.
In conclusione del mio intervento, volevo rispondere alla preoccupazione di un collega, che si chiedeva come sarà possibile attuare quanto previsto nel breve periodo. Naturalmente, nel breve periodo non sarà facile realizzare tutto quanto; abbiamo comunque individuato degli strumenti. In ogni caso, se il settore pubblico non sarà sufficiente a realizzare nel breve periodo tutte le iniziative previste per risolvere il problema, ci faremo aiutare dal settore privato, che in ambito di convenzioni, di parametri certi, di controllo costante farà da supporto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Peano.



PEANO Piergiorgio

Anche se oggi mi trovo nei banchi dell'opposizione, colleghi Consiglieri ed Assessori, mi sento di dover fare un'assunzione di responsabilità per la mia presenza, nella passata legislatura, in quella che è stata l'area di governo e quindi anche del settore sanità di questo nostro Piemonte.
Pur con qualche difficoltà, mi sento di dover esprimere un voto positivo alla deliberazione n. 420, relativa agli standard strutturali ed organizzativi dei Dipartimenti di Salute Mentale. Intanto perché, mi è parso di capire, recepiscono le indicazioni del Progetto obiettivo 1994/1996 di tutela della salute mentale che il Ministero ha approntato e richiamato negli ultimi tempi e formalizzato, come chiusura degli ex O.P.
entro il 31/12/1996. Indicazioni relativamente a quattro grandi questioni che dovevano essere comunque affrontate. In particolare, la costruzione, in tutte le UU.SS.LL., di una rete di strutture territoriali. Ricordo la fatica, in questi ultimi cinque anni, nel far decollare le strutture residenziali, i famosi C.T.P. (Centri Terapia Psichiatrici), nelle nostre UU.SS.LL.
Mi pare che si sia data una risposta anche in termini di competenza professionale per il recupero della domanda emergente dal territorio ed un'organizzazione dipartimentale, che mi pare assai opportuna. Un Dipartimento di Salute Mentale che anche in questa Regione avrà da oggi pur con tutte le sue difficoltà, ma con indicazioni delle diverse deliberazioni, il riconoscimento in termini di rilevanza istituzionale al pari delle altre strutture dipartimentali della sanità piemontese.
Abbiamo poi il definitivo superamento degli Ospedali Psichiatrici, che tutti abbiamo auspicato, raggiunto anche con le successive deliberazioni che oggi andremo ad approvare. Daremo un voto positivo proprio per il significato politico e per l'importanza culturale che esse esprimono.
Avremo ancora due anni di transizione, di lavoro importante per attuare i Piani di superamento entro i quali gli operatori a tutti i livelli dovranno ipotizzare, con progetti specifici e sovente personalizzati, la ricollocazione dei pazienti in situazione di controllo terapeutico e di risocializzazione.
Certo, tutti abbiamo commesso degli errori in questi anni, anche numerosi; dobbiamo riconoscerlo a tutti i livelli. Intanto a livello di scontro ideologico che portò - e seguì - alla legge n. 180 e anche i successivi dibattiti; la deresponsabilizzazione degli operatori a seguito di un confronto che non si è ancora sopito totalmente e che ha visto su posizioni ancora contrapposte - ancora esistono - chi voleva i malati da ospedalizzare e basta e chi li voleva gestire esclusivamente sul territorio, sovente scaricando responsabilità, oneri e pesi alle famiglie.
Sovente abbiamo trattato questo tema nel nostro Consiglio e all'interno delle nostre Commissioni, parlando della malattia mentale come male insuperabile, senza comprendere fino in fondo la sofferenza interiore dei malati stessi.
Credo che tutti abbiamo avuto modo ed occasione di visitare ospedali psichiatrici nei nostri anni di impegno, di stare a contatto, dentro e fuori gli ospedali, con qualche malato. Alcune volte li ho sentiti chiedere aiuto nei momenti di lucidità, consci dell'incapacità e della gravità della loro affezione.
La società ha ancora paura di scontrarsi ed incontrarsi con la sofferenza di questi malati; la società si trova ancora a disagio.
Alcune brevissime riflessioni su cosa fare. Intanto, la Regione non deve sentire ultimato il suo ruolo con indicazioni, deliberazioni, norme o vigilanza successiva. Dobbiamo lavorare affinché i Dipartimenti diventino operativi su tre ambiti: preventivo, terapeutico e riabilitativo. Mentre sul piano terapeutico si è fatto abbastanza in questi anni e si spera di poter ancora fare, poco si è fatto sul piano riabilitativo - i risultati non sono ancora sufficienti - e molto poco, o forse nulla, sul piano della prevenzione.
Dobbiamo poi raggiungere lo standard in fabbisogno, in strutture residenziali o semiresidenziali, nel minor tempo possibile, ma con l'accortezza di non trasformare i grandi manicomi di oggi in piccoli manicomi di domani.
Inoltre, un'attenzione particolare ai CSM (Centri di Salute Mentale) che costituiscono, a mio parere, i luoghi preferenziali sul territorio, sia per l'assistenza ai malati sia per il rapporto e il sostegno alle famiglie sia per il rapporto con i medici di base e le strutture ospedaliere e residenziali e in particolare per la programmazione dei programmi personalizzati di riabilitazione, di risocializzazione, di inserimento sociale anche lavorativo per i nostri malati.
Un altro aspetto che va considerato e tenuto in debita attenzione è la famiglia, le associazioni di volontariato e del privato sociale che operano sul territorio. I programmi devono coinvolgere le famiglie, proteggerle difenderle e renderle partecipi coscienti, informandole sulle patologie sui rischi e sui comportamenti.
Un ultimo aspetto riguarda la formazione e l'attenzione agli operatori.
Credo che tutti noi, visitando gli ospedali psichiatrici, abbiamo avuto occasione di incontrare degli operatori molto sovente sfiduciati, perch sprovvisti di istruzioni ed incompresi nel loro operare. C'è bisogno di formazione, soprattutto di sperimentazione, di ridare senso di fiducia a tutto il comparto. Non sono sufficienti le deliberazioni e l'indicazione di norme, dovremo fare qualcosa di più per superare il momento negativo.
Gli operatori vivono a contatto con una malattia difficile, lo stress è normale, ma fortissimo. Quindi credo che abbiano voglia di sperimentare e di essere in qualche modo riqualificati ed aiutati per poter operare meglio sul territorio.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliere Manica.



MANICA Giuliana

Signor Presidente, non riprendo le considerazioni della Consigliera Bortolin - che condivido ampiamente - e di altri colleghi intervenuti precedentemente.
Al di là delle considerazioni di ordine generale, vorrei entrare nel merito delle deliberazioni in esame. Qualcuno riterrà di doverle assumere in modi e tempi affrettati, poiché le direttive si rincorrono e i tempi sono sempre molto stretti, mentre qualcun altro potrebbe dire che avevamo una lunga legislazione sulla psichiatria che ci doveva da lungo tempo preparare a questo momento, ma per le ragioni più diverse (culturali politiche, burocratiche ed amministrative), abbiamo talmente nicchiato che ci ritroviamo alla data del 31/12/1996 e, con questi piani, alla data del 31/1/1997 a dover ancora rilevare che, a tanti anni dall'approvazione della legge di riforma psichiatrica, siamo in ritardo e non siamo in grado di approntare gli strumenti più veloci, sufficienti ed approfonditi.
E' del tutto evidente che io propendo per un tipo di risposta che ci doveva culturalmente, politicamente ed amministrativamente vedere attrezzati in modo diverso, ma non voglio fare ora questo dibattito perch mi interessa invece entrare nel merito di alcuni argomenti che riguardano queste deliberazioni.
Noi assumiamo queste deliberazioni, in particolare la n. 421 sulla dismissione degli Ospedali Psichiatrici e la n. 420 sugli standard, sulla base di una precedente deliberazione della Giunta della fine di novembre e di atti successivi del Ministero della Sanità. Inoltre vi è stato un ordine del giorno del Consiglio regionale e delle affermazioni dell'Assessore regionale alla sanità che rilevavano che il punto prioritario in merito alla psichiatria in Piemonte era la revisione della legge n. 61 nella sua cultura esclusivamente rigida e basata su standard anch'essi molto rigidi che occorre rivedere e flessibilizzare.
Cosa ci accompagna parallelamente a ciò che stiamo votando oggi? Ci accompagnano le consultazioni sul Piano sanitario regionale, con il quale l'Assessore demandava, anche rispetto agli impegni di quell'ordine del giorno, la riorganizzazione della psichiatria per il prossimo triennio in Piemonte, dandole un respiro ampio ed assumendo le varie problematiche.
Che cosa possono configurare le deliberazioni in esame? Se votata come viene oggi presentata, la deliberazione n. 420, relativa agli standard strutturali ed organizzativi del Dipartimento di Salute Mentale, non solo non consente di ottemperare a ciò che avevamo scritto nell'ordine del giorno votato da questo Consiglio, non solo prefigura l'organizzazione della psichiatria piemontese per i prossimi anni, ma ci deve fare verificare il fatto che bloccheremo tutto ciò che scriveremo e voteremo rispetto al Piano sanitario regionale, salvo che questo, essendo legge regionale di grande importanza, non inserisca una modifica sul testo che approviamo oggi e ci faccia rimanere compiutamente all'interno dell'ottica della legge n. 61, che l'Assessore diceva che doveva essere superata e rivista.
Perché pongo questo problema? Perché è vero che noi definiamo, per quanto riguarda l'organizzazione del Dipartimento di Salute Mentale, degli standard minimi (è il Ministero che ci chiede di definire standard tipologie, personale e quant'altro - sono vere tutte queste cose), ma io ritengo che dovremmo trovare una forma meno rigida, che consenta una maggiore sperimentazione, un maggiore dibattito con le Aziende sanitarie su questioni di grande importanza, nonché un maggiore confronto su ciò che oggi sta avvenendo in psichiatria. Infatti approvando una deliberazione come questa, nei fatti burocratizziamo al massimo tutta la vicenda della psichiatria e dei servizi e manteniamo una struttura che è prevalentemente concentrata sulle strutture rigide.
A questo punto, vorrei chiedere a coloro che in questo momento stanno operando sul territorio piemontese se con questi organici, seppur definiti minimi, se con questi standard, con queste caratteristiche di strutture siamo veramente in grado di far funzionare i due punti più significativi avanzati dalla psichiatria: da un lato, il territorio e quindi i Centri di Salute Mentale e, dall'altro lato, le strutture più flessibili, a più bassa soglia di accesso che consentono appunto un rapporto più forte con il territorio, con la realtà e con la società. Tanti psichiatri, tanti psicologi, tante associazioni, tante persone che si occupano di psichiatria in Piemonte, mi hanno detto che con questi standard difficilmente sarà realizzabile. Sono sempre possibili le controprove, ma io non penso che sia stata fatta un'ampia consultazione o confronto con chi sta operando nel territorio. Lo dico bonariamente: non con i Commissari, in questi giorni e in queste settimane, che, talmente travagliati dalla "nomina sì e nomina no", erano poco partecipi, poco sereni nel poter avere un rapporto con l'Assessore. Capisco anche il momento di travaglio che stavano vivendo.
Guardiamo a chi non era in una situazione di precarietà in quei giorni ma a chi in prima linea operava da anni nella psichiatria e ci sudava. Lei non mi dica che sono standard minimi, perché io in psichiatria gli standard minimi li ho sempre visti come gli iper massimi che non si raggiungono mai e, quando si definiscono standard minimi come questi, siccome sappiamo che non arriveremo neanche alla metà di tutto questo, bisogna dimostrare concretamente che funzioneremo.
Se a questo aggiungo il fatto che l'operazione di dismissione degli Ospedali Psichiatrici, come avevamo anche detto nel dibattito sull'ordine del giorno, non solo in una prima fase non può comportare un risparmio che lei, invece, dice essere intorno ai 10 miliardi, allora vuol dire che gli standard delle cose che abbiamo definito non tengono, Assessore! Come pu dire che riusciamo a fare del risparmio in una situazione in cui da una parte c'è tutto da costruire sul territorio, le comunità, le strutture (che mancano per la dismissione), sono da definire gli standard degli operatori e nello stesso tempo dall'altra parte dismettiamo una cosa fatiscente ed insufficiente, che era solo un cronicario! Dobbiamo costruire il processo di dismissione e per contro abbiamo una cosa fatiscente e superata dall'altra parte e lei mi dice che riusciamo a fare del risparmio! Ha già avviato operazioni di alienazione che recupera, che rientrino nella sanità? Dove è questo ordine di risparmio, visto che noi abbiamo in sofferenza tutti gli organici dei servizi? Abbiamo gli organici e le strutture bloccate da lungo tempo in un'attività routinaria, che noi sappiamo essere tale, mentre invece dovunque è stato operato un intervento serio di dismissione non esiste possibilità diversa di un contemporaneo finanziamento dei due processi per una prima fase, e solo ad un certo punto si arriva al risparmio, perché ciò che tu impegnavi in quella struttura fissa diventa momento che si sposta sul territorio e vi provoca un ordine di risparmio.
Risparmiare adesso vuol dire che ho ragione io, che gli standard delle cose che abbiamo scritto non tengono in questa fase! Debbo poi dire che è sempre possibile, su queste questioni, fare delle grida spagnole, che poi lasciano qualcuno nel grave disagio (operatori famiglie, sofferenti per quanto riguarda malattie mentali). E' sempre possibile fare questo, ma è particolarmente grave su una vicenda di questo genere.
Avviandomi alle conclusioni, Assessore, mi chiedo l'utilità di queste delibere, considerato che questo processo non solo presenta un'incertezza di finanziamento, ma ha questi standard (su cui nessuno può giurare, ma tutti li sentiamo sotto ai minimi), presenta una serie di problemi di ordine complessivo e non c'è una coerenza con il Piano Sanitario; arrivati a questo punto non sarebbe forse operazione migliore, da parte nostra assumere una deliberazione più flessibile, al posto della 420, che consenta di ottemperare a ciò che il Ministero ci chiede per fare l'atto dovuto di oggi, cioè le cinque deliberazioni sulla dismissione degli Ospedali Psichiatrici? Nello stesso tempo consentire un atto che non abbia queste caratteristiche, così chiuse, e che vanno nella direzione che io ho detto inevitabilmente. Quindi l'auspicio è di arrivare all'approvazione consentendo di riflettere maggiormente sulla questione degli standard e considerare di fare un'operazione di maggior respiro per quanto riguarda la psichiatria sul Piano regionale, visto che stiamo contemporaneamente portando avanti l'operazione del Piano Sanitario Regionale.
Questo ci metterebbe, a mio avviso, in condizione di gestire questo ordine di processo: l'approvazione di questa deliberazione, a monte delle delibere di dismissione. Io non intervengo nel merito di nessuna, ma risentono tutte della fretta, della stretta dei tempi, della preoccupazione unica di non perdere il finanziamento, più che di una strutturazione di programma vera, anche per i tempi che si avevano a disposizione; pertanto potremmo darci questo ordine di possibilità. Questo è un ordine di proposta che avanzerei e che consentirebbe, a mio avviso, a tutti noi e all'Assessore, di assumere meditatamente, in modo maggiore, una delibera sugli standard.
Qualora la deliberazione rimanesse in questo modo, non solo noi non la riterremmo coerente con l'ordine del giorno votato, ma la riterremmo anche di difficile interpolazione rispetto al Piano sanitario che andiamo a votare. La consideriamo un'operazione sulla psichiatria piemontese che creerà delle grandi difficoltà e invece di cogliere la grande occasione della dismissione degli Ospedali Psichiatrici, per fare veramente un salto qualitativo nella gestione della psichiatria piemontese, diventerebbe semplicemente una grande ulteriore occasione mancata, dietro, purtroppo, a tante sofferenze di molti.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Simonetti.



SIMONETTI Laura

Credo che il dibattito di oggi su questo tema sia più che opportuno.
Molti degli interventi hanno rilevato la necessità di superare la legge n.
61 nell'ambito psichiatrico.
Già nelle deliberazioni proposte dalla Giunta regionale, ma anche nel capitolo del Piano sanitario relativo alla tutela della salute mentale emerge su questo tema - la legge n. 61 - una serie di contraddizioni.
Da un lato, vista la forma e la strategia assolutamente assente dell'Assessorato, a nostro parere, vi è la necessità di rivedere la legge n. 61: secondo noi è l'unico modo per poterla cancellare, perché è una legge che ha previsto la realizzazione di strutture che non sono mai state realizzate. Per cui ciò che prevedeva non è stato affrontato per nulla.
Dall'altra parte, però, prevede di modificare gli standard funzionali e i requisiti strutturali per poter adeguare le strutture e fare in modo che tali strutture possano realizzare ciò che la legge n. 61 proponeva effettivamente.
Questo evidenzia l'incapacità di questa Giunta, a nostro parere, di approcciarsi a questo tipo di problema, quale quello della psichiatria di estrema e drammatica rilevanza su tutto il tessuto sociale e nazionale, ma in particolare regionale. In questa regione abbiamo delle aree che in modo particolare riflettono delle realtà drammatiche.
L'approccio non vi è stato, sia dal punto di vista culturale, sia dal punto di vista strategico o politico, che dal punto di vista legislativo.
Le proposte di deliberazione che sono state presentate dalla Giunta regionale sono a nostro parere delle scatole assolutamente vuote, che non evidenziano delle strade o dei percorsi se non in modo assolutamente generico. Quindi buoni propositi, grandi enunciazioni, ma prive di una volontà e di strumenti che possano attuare quel percorso. Intanto, come primo punto, queste proposte di deliberazione sono in contrasto netto con le linee guida nazionali in materia di superamento degli ex Ospedali Psichiatrici.
Vorrei anche placare questo continuo ricorso dell'Assessorato, che già in Commissione è stato evidenziato, di continuare a rifugiarsi sul fatto che le linee guida ministeriali sono apparse il 20 dicembre. In realtà, esiste la legge n. 724 del 1994, dove venivano affrontate, come bozza, le linee nazionali in materia di tutela di salute mentale: la chiusura degli ex Ospedali Psichiatrici; linee, tra l'altro, riconfermate dalla deliberazione nazionale, e quindi ministeriale, che ha affrontato determinati percorsi per la risoluzione di questi problemi, evidenziando la realizzazione di strutture territoriali alternative, di gruppi di appartamento, di comunità alloggio, di servizi territoriali che devono offrire un'assistenza socio sanitaria 24 ore su 24. Quindi veniva evidenziato un percorso che non è assolutamente presente in alcune di queste deliberazioni.
Le deliberazioni oggi in esame prefigurano, peraltro, delle trasformazioni degli ex Ospedali Psichiatrici che nella sostanza non cambiano la realtà istituzionale, scaricando sul socio-assistenziale il problema degli ex pazienti psichiatrici. Infatti sono state realizzate le cosiddette RAF (Residenze Assistenziali Flessibili) che, inevitabilmente sono strutture socio-assistenziali e non strutture sanitarie. In realtà tutto il problema della psichiatria e quindi dei malati psichiatrici, come riconferma anche oggi l'incontro con il coordinamento sanità-assistenza sul quale poi l'Assessore, come da me richiesto, farà una comunicazione al Consiglio - non può e non deve, soprattutto in questa fase, essere scaricato sui costi dell'assistenza in quanto è un problema di tipo strettamente sanitario.
Su questo punto vengono affrontate - in tutti gli Ospedali Psichiatrici (Collegno, Grugliasco, Vercelli, Novara e Racconigi) - nuove rivalutazioni cliniche.
Il mio Gruppo aveva già espresso in Commissione le perplessità di fronte a delle rivalutazioni di tipo clinico - su dei pazienti che hanno vissuto una vita in queste strutture manicomiali - che non hanno nulla di scientifico.
Nelle proposte di deliberazione scompare il fondamentale principio indicato nelle linee guida nazionali, dove viene evidenziato con maggiore rilevanza che le strutture territoriali devono essere direttamente gestite dal Dipartimento della Salute Mentale che è competente territorialmente.
Peraltro, tali strutture, anche se svolgono un'attività mirata prevalentemente alla risocializzazione, al reinserimento sociale, devono essere considerate assolutamente delle strutture sanitarie. Anche questo è un principio che non è in alcun modo presente nelle proposte di deliberazione e anche nel capitolo del Piano sanitario; tali strutture ospitano, molto spesso, delle persone che sono invalidate da lunghi periodi di ospedalizzazione.
Si corre quindi il rischio che tali lacune "cambino" l'etichetta esterna di queste strutture, mantenendo essenzialmente la logica sia funzionale che organizzativa della segregazione manicomiale, senza provvedere in realtà ad adempiere agli indirizzi indicati già a livello nazionale. In realtà, le strutture rimangono le stesse, molte delle strutture alternative sono riconducibili alle aree degli ex O.P., per cui non cambia assolutamente nulla, perché l'area competente rimane quella infatti l'Assessorato nelle proposte di deliberazione dice "per tutto il periodo transitorio massimo due anni". Quindi noi avremo ancora per due anni una situazione assolutamente di stallo, vuota, nella quale non saranno indicati dei percorsi precisi che l'Assessorato intende compiere in questa direzione.
Nelle proposte di deliberazione non sono presenti le strutture alternative o, meglio, si fa un gran parlare anche da parte dei membri della maggioranza e dell'Assessorato dell'esigenza di strutture alternative: gruppi di appartamento, comunità alloggio; in realtà, queste non sono assolutamente enunciate, non c'è un progetto rispetto a nessun tipo di Piano e quindi nessun tipo di area provinciale, in base alle quali si prevede una ricollocazione dei pazienti nelle strutture territoriali idonee e adeguate rispetto all'esigenza dell'utenza, in questo caso dei pazienti psichiatrici.
In realtà, l'unica questione affrontata, anche se sempre in maniera molto superficiale, è quella delle Comunità protette in cui l'Assessorato tenta di risolvere la situazione psichiatrica regionale realizzando quattro Comunità protette nelle varie UU.SS.LL.: la 8, la 10, la 19 e la 22.
Tra l'altro, non osservando le regole che definiscono un massimo di 20 posti letto - già peraltro molto alto - che non consente comunque un riadeguamento e una risocializzazione dei pazienti, indica le varie tipologie, 20, 30 e 40, sottoindicando poi che esistono dei moduli, ma questi fanno comunque riferimento ad una stessa struttura. Per cui in realtà si andrebbe ad evidenziare una logica che è quella degli ex O.P.
Incredibilmente la Giunta regionale e l'Assessorato hanno presentato dei piani di approvazione del superamento degli ex manicomi pubblici dimenticando che nella nostra regione è presente un istituto psichiatrico denominato "Fatebenefratelli" privato, clinica neuropsichiatrica, un ex ospedale psichiatrico a tutti gli effetti. Ciò è chiaramente individuabile nelle tipologie indicate dalle linee guida e nelle caratteristiche dei pazienti ricoverati.
Quindi con il termine di "residuo manicomiale" - si affrontò già il tema in un dibattito culturale che va avanti da decenni - si intende manicomi pubblici e manicomi privati, comprese le succursali che, seppure in epoche precedenti abbiano svolto funzioni di istituto psichiatrico e sebbene poi in epoche successive abbiano cambiato la loro denominazione continuano però a mantenere le caratteristiche organizzative e funzionali di un ospedale psichiatrico.
Il "Fatebenefratelli", l'istituto psichiatrico privato, ha questo tipo di caratteristiche e deve necessariamente rientrare nell'ambito degli ex Ospedali Psichiatrici da superare. Per cui invito l'Assessorato a predisporre, in termini urgenti, un Piano di superamento, non tralasciando una realtà importante qual è quella del "Fatebenefratelli", che effettivamente è assimilabile ad un istituto psichiatrico.
Sostanzialmente il mio Gruppo esprime delle perplessità: riteniamo assolutamente incongruenti, non sufficienti, anzi gravose, le deliberazioni oggi in esame. Rispetto alla modifica degli standard strutturali e funzionali sottolineo che con questo tipo di modifica è inevitabile il ricorso ad una flessibilità sia delle strutture che del personale, che noi non possiamo condividere. E' un gioco al massimo ribasso sia funzionale che organizzativo, in quanto si stimola ancora di più la flessibilità del personale, invece di riqualificarla. Si devono assolutamente adeguare le strutture rispetto all'esigenza dei pazienti, e non le strutture rispetto all'esigenza del pubblico e del privato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Personalmente ritengo, come altri colleghi hanno già sottolineato, che questo dibattito abbia qualche difficoltà ad entrare come si dovrebbe nella questione, forse anche perché l'organizzazione del Consiglio e il lavoro delle Commissioni non permettono di entrare con decisione in questi importanti problemi.
Pur comprendendo tutte le difficoltà, ritengo anch'io non sufficiente e non ben delineato il percorso che dobbiamo intraprendere (e quindi la deliberazione quadro).
Esprimiamo quindi un giudizio negativo, riconoscendo anche gli sforzi dell'Assessorato, che però non sono bastati e non bastano, perché negli ultimi anni il problema era stato completamente abbandonato.
In precedenza qualcuno faceva riferimento ai limiti della legge n. 180.
Io ritengo che questa sia stata una delle leggi migliori del nostro Paese ma, come sempre è accaduto nel nostro Paese, non la si è voluta applicare appieno; laddove andavano costituite strutture per appoggiare i pazienti non lo si è fatto e le famiglie hanno visto accollarsi tutto il peso della malattia. Questo - lo ripeto - non l'ha voluto la legge n. 180, ma chi l'ha gestita malamente.
La contraddizione maggiore di questo provvedimento è che lascia immutata una grossa fascia di questi pazienti; sulle difficoltà di questi ultimi anni sono pesate due facce del problema; da un lato, la dismissione graduale, ma ancora con molti problemi, degli Ospedali Psichiatrici, e dall'altra un settore privato, dove - in molta parte di esso - si sono riprodotte situazioni istituzionalizzanti, non più permesse da un lato negli O.P. e dall'altra nella psichiatria ufficiale. Alcuni esempi: in molte strutture private della nostra regione, ancora in questo periodo, è utilizzato come metodo terapeutico l'elettroshock; in molte strutture private delle nostra regione è utilizzata a larghe mani la contenzione fisica.
In questo nostro percorso, per il momento, questo aspetto non lo consideriamo: dobbiamo invece in qualche modo contemplare questa sfaccettatura del problema.
Analogamente, il rischio grande è che si riproducano strutture manicomiali più piccole, ma con le stesse logiche, con le stesse dinamiche.
Questo sarebbe permesso, ad esempio, con le Comunità protette quando esse venissero portate a 40/60 posti. Si può dire quanto si crede, ma in strutture di questa natura non potremo che veder riprodotte certe dinamiche.
Quindi, Assessore, chiediamo che venga modificata immediatamente la deliberazione, almeno nelle storture più gravi - mi riferisco, per esempio alle strutture da 40 posti - e verificare se complessivamente si pu rimettere mano alla deliberazione, che forse è stata stesa con troppa fretta.
Mi pare si tenda ancora, in generale, ad avere difficoltà, comunque, ad approcciarsi alla malattia mentale; riusciamo a confrontarci con tutte le altre malattie, temporanee o permanenti, ma questa la trattiamo in altro modo, con un pudore diverso, che ci fa entrare con difficoltà nel vero problema, che continuiamo a rimuovere.
Per concludere, avendo rilevato brevemente, ma credo in maniera chiara i problemi interni al deliberato e il nostro atteggiamento, volevo dare una chiave di lettura dell'atteggiamento un po' di tutti quanti quando si parla di psichiatria, e leggere un piccolo passaggio di Bettelheim, che ritengo davvero importante: "Non riusciamo a dormire - riferendosi ai malati psichiatrici - se pensiamo alla loro sorte, perché i nostri sogni sono troppo simili ad alcuni dei loro deliri e perché i nostri desideri inconsci sono troppo simili ad alcune loro azioni; desideriamo vedere che il malato mentale sia pericoloso, ma il pericolo non viene dal malato, bensì dall'idea che possiamo essere o diventare simili a lui".



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Minervini.



MINERVINI Marta

Presidente, colleghi e colleghe, sino a questo momento ho sentito delle considerazioni in negativo - quasi tutte - sul provvedimento in esame.
Voglio provare, invece, a dire quanto di positivo Alleanza Nazionale ha riscontrato nel provvedimento presentato dalla Giunta.
Il nostro atteggiamento è fondato sulla complessiva valutazione dell'approccio al problema del definitivo superamento degli Ospedali Psichiatrici, che l'esecutivo ha affrontato per giungere alla loro effettiva chiusura, in ottemperanza alle linee guida del Ministero alla Sanità.
Fin dall'aprile dello scorso anno (DGR 3/4/1996) era stata prevista la rivalutazione clinica dei pazienti, per individuare in maniera puntuale i bisogni di ciascuno, per attualizzarne le terapie, per individualizzarne i trattamenti. Il tutto è avvenuto con l'utilizzo di strumenti già presenti nelle strutture pubbliche delle UU.SS.LL. con l'attivazione delle Unità di valutazione geriatrica, integrata dallo psichiatra, ed il Comitato tecnico per l'handicap, integrato anch'esso dallo psichiatra.
Sulla base delle valutazioni effettuate sono stati elaborati nuovi standard strutturali ed organizzativi del Dipartimento di Salute Mentale che oggi vengono posti all'esame dell'assemblea consiliare. Tali nuovi standard si basano sul recepimento dell'indice di un operatore ogni 1.500 abitanti introdotto dal Progetto obiettivo "Tutela della salute mentale" 1994/1996. I nuovi standard organizzativi del Dipartimento si prefiggono di individuare situazioni minime di assistenza, da garantire dal punto di vista medico e psico-sociale adeguati.
Dal punto di vista strutturale e fisico si è previsto di dare omogeneità alle realtà di tipo residenziale, individuando per le Comunità gli standard della residenza assistenziale flessibile, con una diversa destinazione d'uso di alcuni ambienti.
E' ovviamente necessario prevedere, per l'esistente, un regime transitorio, dal momento che è impensabile una conversione tout court delle variegate situazioni esistenti. Anche per il transitorio, però, tutte le strutture esistenti devono adeguarsi in termine di standard organizzativi e strutturali a quelli previsti in deliberazione.
Il filo conduttore nel dettare gli standard sia per il regime transitorio che per il definitivo è stato il risultato dell'ultimo dibattito in ordine di tempo tenuto qui in Consiglio regionale sulla psichiatria e di quanto segnalato dall'Associazione dei familiari dei pazienti circa la rigidità e l'onerosità degli standard attualmente operanti. Non va sottovalutato che tale rigidità ed il conseguente esborso di risorse sono, ad oggi, la concausa della mancata realizzazione delle strutture alternative all'ospedale psichiatrico. Il dibattito consiliare le proposte che ne sono scaturite, hanno suggerito di ricercare risposte alternative al ricovero in strutture sanitarie.
Si prevede quindi l'assistenza domiciliare, il gruppo-appartamento assistito e, in via sperimentale, l'affido familiare. Da non sottovalutare poi, gli interventi di natura economica, quali il mantenimento dell'assegno terapeutico e la borsa-lavoro - un intervento economico è previsto anche per l'affido familiare.
Questo complessivo riordino dei servizi per i pazienti affetti da patologia psichiatrica, lo sforzo di diversificare le risposte, rendendo il progetto assistenziale il più individualizzato possibile, si colloca nella linea del perseguimento pieno degli scopi che il Progetto obiettivo nazionale si prefigge, e consente altresì di superare l'impropria collocazione nei pazienti dimessi dagli Ospedali Psichiatrici in locande o in case di riposo.
Nell'una come nell'altra situazione l'individuo viene sottratto alla naturale assistenza di paziente che ha bisogno di essere seguito in alcuni fondamentali momenti di gestione della sua condizione; vedi, ad esempio l'assunzione di farmaci nel caso dell'abitare in una locanda, o il ritmo di vita sostanzialmente non confacente al bisogno del singolo nel caso della casa riposo.
La premessa al definitivo superamento degli Ospedali Psichiatrici è la puntuale applicazione del provvedimento che oggi abbiamo in esame; dai Dipartimenti di Salute Mentale, da parte di tutte le Aziende di UU.SS.LL.
operanti nella Regione. Mi sembra però opportuno fare alla Giunta, e quindi all'Assessore, una raccomandazione sulla vigilanza nell'applicazione del provvedimento che ha predisposto. Sulle linee di indirizzo che andrà a fornire ai Direttori generali è necessario garantire una vigilanza continua, anche al fine di calibrare gli strumenti per affrontare i problemi con gli accorgimenti da assumersi da caso a caso.
Nel procedere a definire le linee di indirizzo per la chiusura degli Ospedali Psichiatrici si è operato usando il buon senso, convinti che soluzioni miracolistiche non erano praticabili.
Si è operato dando la possibilità di consentire a parte degli Ospedali Psichiatrici di riconvertirsi in strutture adeguate agli attuali bisogni dei pazienti, in linea con quanto previsto dal Progetto obiettivo nazionale, ribadito nella circolare ministeriale del 17/12/1996.
Mi pare che il provvedimento abbia contemplato così tutte le ipotesi praticabili per il superamento della situazione esistente, con la prudenza necessaria a non consentire salti nel vuoto. Va tenuto presente altresì che si tratta di una fase di avviamento di un processo innovativo che pertanto può presentare problematiche relative alla transitorietà dell'adeguamento in corso.
Importa però che ciò avvenga per permettere una nuova visione terapeutica che evidenzia la soggettività degli interventi medici sopportandone i costi e l'imprevedibilità di una soluzione globale immediata ai problemi.
La realizzazione del progetto è sì affidata alle UU.SS.LL. ed all'Assessorato alla sanità, ma è anche compito - penso - del Consiglio regionale far decollare il progetto così come formulato e seguirne l'evolversi per i necessari aggiornamenti.
Quindi, trovando la proposta, così com'è strutturata, rispondente ai criteri del Progetto obiettivo, anticipo il voto favorevole di Alleanza Nazionale, che sarà poi più completamente dichiarato da un mio collega.
Grazie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Riggio.



RIGGIO Angelino

Personalmente sono convinto che la legge n. 180 abbia avuto per tantissimo tempo un'opposizione culturale di grosso spessore, di cui non ci siamo ancora liberati e che in gran parte è presente nelle deliberazioni che ci sono state prospettate: la cultura della rimozione della malattia psichiatrica e del malato psichiatrico.
Per tantissimo tempo l'atteggiamento, fra la cosiddetta "gente comune" è stato quello, così come rispetto a tanti "diversi", di costruire una scatola, un box, dove poter infilare il "diverso" e toglierlo dal nostro sguardo.
Questo tipo di cultura è quello che ha fatto gridare allo scandalo al tempo delle prime proposte di Basaglia, così come ha fatto gridare allo scandalo contro la legge n. 180, e ha fatto in modo che la legge restasse in larga parte inapplicata.
Questo stesso tipo di cultura è ravvisabile anche nei comportamenti che hanno guidato la redazione delle deliberazioni in esame; e questo traspare anche dalle dichiarazioni dell'Assessore - che è molto distratto - e del Presidente della IV Commissione: "Siamo stati costretti a fare queste deliberazioni, perché avremmo dovuto pagare delle penali terribili!". In pratica, ogni volta che il problema della malattia psichiatrica si ripropone, si ripropone sempre con la logica dell'emergenza. E con la stessa fretta con cui si affronta ogni situazione di emergenza è stato affrontato anche questa volta.
Eppure, ormai, l'Assessore alla sanità è insediato da quasi due anni quindi, tutta una serie di alibi che all'inizio potevano avere un senso "Questa è la situazione che ho trovato!" - hanno sempre meno valore.
Penso che chi occupa una posizione di direzione della Regione Piemonte debba assumere fino in fondo la responsabilità dei propri atti. Per cui trovare delle scusanti rispetto ai comportamenti del Governo, che manda le direttive all'ultimo momento, non giova molto.
Si è votato un ordine del giorno, a seguito di un dibattito svoltosi nel mese di maggio e nei primi giorni di giugno (risale quindi a sette-otto mesi fa), che lanciava tutta una serie di cose che sono state tra l'altro proposte dallo stesso Assessore e che avrebbero giustificato delle deliberazioni sicuramente più meditate.
Vorrei richiamare questo ordine del giorno perché poi il risultato sono queste deliberazioni. Io invito i Consiglieri - che sono così distratti, a partire dall'Assessore all'assistenza che dovrebbe partecipare un pochino di più, visto che la cosa lo riguarderà - a leggere queste deliberazioni alcune delle quali hanno uno spessore culturale interessante (come, ad esempio, quella che si riferisce a Vercelli), mentre altre riflettono la fretta e, secondo qualcuno, la provvisorietà in cui si trovano al momento attuale i nostri Commissari.
Faccio un esempio per alleggerire un po' il dibattito. Nella deliberazione che si riferisce ad Alessandria ci sono circa trecento voci (suppellettili, ecc.), catalogate nello stesso giorno, che avevano un certo valore iniziale e che mantengono lo stesso valore a distanza di quattro anni senza che ci sia stato alcun deprezzamento. Con questo si può rilevare con quale fretta e con quale superficialità sono state preparate queste deliberazioni. Eppure c'era il tempo per costruire qualcosa di diverso, in particolare rispetto agli standard.
I funzionari, che hanno lavorato sotto pressione e al massimo delle loro possibilità, durante un colloquio privato a margine della Commissione hanno affermato che la deliberazione degli standard è inevitabile; quello che non è inevitabile è che questa deliberazione venisse fatta in questo modo, perché nel dibattito svoltosi circa sette-otto mesi fa si insisteva sul fatto che la psichiatria di tutto ha bisogno, tranne che di rigidità.
Tutti ci siamo pronunciati contro la rigidità e come ci sia la necessità di avere un atteggiamento flessibile, e di come la standardizzazione sia esattamente il contrario dell'approccio corretto rispetto alla malattia psichiatrica.
C'era la possibilità. Al punto 6) dell'ordine del giorno proposto dall'Assessore si diceva che occorreva dare vita, all'interno dell'Assessorato alla sanità, con il necessario coinvolgimento degli Assessorati all'assistenza e al lavoro, ad un gruppo di lavoro con il compito di raccogliere dati ed informazioni sull'attività regionale in merito alla tutela della salute mentale, un osservatorio per la conoscenza e l'analisi epidemiologica, per il coordinamento e la consulenza in campo psichiatrico, per il controllo e la valutazione. Sarebbe interessante sapere che cosa ne è stato di tutto questo.
Taccio sulla relazione che doveva svolgersi entro il mese di novembre dell'anno scorso, perché ho sempre scrupolo di usare questa assemblea in modo tale che non vengano ripetute cose già dette.
I miei colleghi e compagni hanno già detto in modo molto chiaro tutta una serie di cose ed altre, molto valide ed interessanti - che condivido sono state dette da altri Consiglieri di opposizione. Io vorrei riferirmi in particolare ad una questione. L'Assessore oggi ci propone un ordine del giorno ed afferma: "Vi garantisco che non una lira ricadrà sui Comuni". Se veramente c'era questo tipo di volontà, perché arrivare oggi con un ordine del giorno estremamente generico e scorretto? Secondo me, è scorretto parlare in questo momento semplicemente della fase di avvio e poi...



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

C'è una deliberazione in cui la Giunta ha già assunto l'impegno di supportare i Comuni... Non si tratta di un ordine del giorno. E' scorretto...



RIGGIO Angelino

Certo, è scorretto.



(Ulteriore interruzione dell'Assessore D'Ambrosio)



RIGGIO Angelino

E dopo i due anni? Dov'è la variazione di Giunta? Dov'è la variazione di bilancio? L'ordine del giorno prevedeva l'avviamento, nella fase di elaborazione della programmazione sanitaria ed assistenziale, di un confronto fra Assessorati, quindi tra gli Assessori alla sanità e all'assistenza, per definire programmi, competenze e risorse da destinare alla psichiatria e per il confronto con gli altri operatori sanitari, con le Associazioni di volontariato e con gli Enti locali.
Io chiamo in causa l'Assessore all'assistenza per sapere quanto di tutto ciò sia stato fatto, perché - tanto per parlare come si mangia - non è pensabile che le cifre che prima venivano spese per gli attuali ricoverati negli ex O.P. oggi vengano a scaricarsi sull'assistenza e a cascata sul territorio con un risparmio per la sanità. Questo non è un meccanismo corretto, è un meccanismo che ci riporta a fare in modo che la legge n. 180 venga ancora una volta sabotata: sembra che si stia lavorando per risolverla, invece si scaricano i problemi sul territorio, sulle famiglie e sui Comuni.
Allora, quali sono le garanzie rispetto a tutto questo, non solo per i due anni, ma anche per il futuro? Quali sono gli accordi che sono stati presi? Assessore, quando noi chiedevamo che il Piano sanitario fosse un Piano socio-sanitario avevamo in testa una serie di questioni in cui inevitabilmente la sanità e l'assistenza si intrecciano. Fra tutte queste la psichiatria è una situazione simbolo, in cui è inevitabile andare a costruire un percorso comune, altrimenti inevitabilmente ci sarà qualcuno che resterà penalizzato: questo qualcuno rischiano di essere il socio assistenziale e il territorio, che viene chiamato ad un ruolo molto importante se si crede nella legge n. 180. Infatti il territorio può essere chiamato ad un lavoro di collaborazione per il reinserimento, ma non si pu scaricare tutto sui Comuni, sul territorio e sulle famiglie.
Chi garantisce che domani i Comuni siano in grado o abbiano la possibilità di intervenire rispetto a questo? Noi non abbiamo assolutamente alcuna di queste garanzie e l'ordine del giorno nella sua genericità non ci tranquillizza affatto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi per dichiarazione di voto.



CHIEZZI Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vi è stato l'accordo all'inizio della seduta - ma era implicito negli accordi già presi in Conferenza di Capigruppo - che si svolgesse una discussione di carattere generale sulla psichiatria, così come è richiesto da mesi, inserendo nel dibattito gli eventuali collegamenti con queste deliberazioni.
Relativamente al dibattito generale sulla psichiatria, così collegato alle delibere, il nostro Gruppo presenta un ordine del giorno che chiede di votare, coerentemente con lo svolgimento del dibattito.
Quindi chiederemo la votazione di un ordine del giorno a conclusione del dibattito generale sulla psichiatria, che preceda l'approvazione e la votazione delle delibere; ordine del giorno che, dal nostro punto di vista concluda il dibattito, visto che di comune accordo si è svolta una discussione di carattere generale.
Nel dibattito di carattere generale si è parlato di elementi di valutazione delle delibere che, difatti, sono contenuti in questo nostro ordine del giorno.



PRESIDENTE

Essendo l'ordine del giorno collegato alle delibere, dovremmo votare prima le delibere e poi l'ordine del giorno.
Se però, invece, vi è qualche forma di pregiudizialità rispetto alle delibere che si votano, allora potremmo fare...



CHIEZZI Giuseppe

L'ordine del giorno conclude questo dibattito di carattere generale ritenendo insufficienti le delibere proposte e, valutando il perché di questo giudizio, che è sempre di carattere generale e particolare, chiede un impegno alla Giunta.
L'ordine del giorno ritiene insufficienti le delibere, anche se devono ancora essere votate; noi chiudiamo, quindi, il dibattito generale con questo ordine del giorno, segnalando alcuni problemi e chiedendo alla Giunta determinati atteggiamenti.



PRESIDENTE

Allora lei mi aiuta e lo trasforma in pregiudiziale? Io non lo conosco perché non è ancora pervenuto.



CHIEZZI Giuseppe

Io non lo trasformerei in pregiudiziale, perché è una conclusione solita di dibattiti generali. Noi chiudiamo questo dibattito generale con un ordine del giorno.



PRESIDENTE

Non c'è nulla di ostativo.
La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Grazie, Presidente. Volevo solo dire che c'era un altro ordine del giorno collegato, che era stato concordato in Commissione, riferito agli altri presidi psichiatrici, in cui si chiede che vengano assunti nel Piano Sanitario Regionale alcuni aspetti attualmente non contemplati.
Vorrei anche ricordare all'Assessore che sono state chieste delle modifiche possibili all'attuale deliberato: volevo capire l'opinione dell'Assessore rispetto alle modifiche che, pur mantenendo l'opinione che abbiamo espresso sul quadro generale del deliberato, ci sembrano necessarie.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Manica.



MANICA Giuliana

Ci associamo alla richiesta del Consigliere Cavaliere.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Il dibattito è stato abbastanza ampio sulle deliberazioni, ma non soltanto sulle deliberazioni, così come peraltro avevamo convenuto.
I colleghi di Rifondazione Comunista hanno presentato un ordine del giorno, che hanno distribuito adesso, molto ampio, che fa riferimento non soltanto alle deliberazioni, ma anche al più ampio dibattito in materia di psichiatria.
Chiederei ai colleghi e a lei, Presidente, se fosse possibile ritenere iscritto l'ordine del giorno, perché c'è un collegamento per materia, ma eventualmente non votarlo in questa seduta; mantenerlo all'o.d.g. del Consiglio per avere un argomento non soltanto per ampliare le riflessioni sul dibattito in materia psichiatrica, ma che ci permetta anche di collegarci al Piano Socio-Sanitario. Se i colleghi fossero d'accordo, si potrebbe adottare questa soluzione intermedia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Senz'altro, se questo è un segno di attenzione per i contenuti del nostro ordine del giorno. Rimane iscritto all'o.d.g. della prossima seduta.



PRESIDENTE

Assessore D'Ambrosio, gentilmente le è stato richiesto di dare qualche risposta possibile alle richieste di modifica che sono state avanzate. Pu dare delle risposte in merito?



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Grazie, Presidente. Prima di rispondere all'ultimo quesito volevo solamente dire che, in realtà, dopo anni di abbandono con episodiche fiammate (vedi L.R. n. 61), la psichiatria ha bisogno di alcuni anni di indirizzo costante e continuo, serio e coerente. E' quanto io assicuro di garantire se sar Assessore regionale alla sanità ancora in questa Regione.
Non entro in tutti i dettagli per quanto attiene alle osservazioni fatte dall'opposizione. Alcune, però, permettetemi di dire con estrema cordialità, sono pretestuose.
Vi debbo dire con tutta sincerità che il gruppo di lavoro che ha fornito gli standard è stato affiancato dagli stessi psichiatri che poi a voi hanno detto cose diverse sugli standard; non faccio polemica, però, a buon intenditore, poche parole! Vorrei dire alla collega Simonetti che il "Fatebenefratelli" indubbiamente è una struttura che va rivisitata, ma non è considerata, ad oggi, un ex Ospedale Psichiatrico. Questo per quanto riguarda i criteri ministeriali. Nel complesso insistono tre tipi di strutture contemporaneamente: quella di diagnosi e cura, che è omologabile ad una struttura di ricovero per acuti, tipo Case di cura private e verosimilmente, potrebbe essere accreditata; quella di lungodegenza funzionalmente in realtà assai simile ad un ospedale psichiatrico, sarà superata con gli stessi criteri - e in parte riconvertita probabilmente in psicogeriatria -; la riabilitazione ha la stessa funzione e la stessa tempistica delle Comunità protette, ma ha standard differenti che debbono essere anch'essi aggiornati e rivisitati.
Per quanto riguarda ciò che mi chiedeva il Consigliere Cavaliere, sono disponibile ad accettare le modifiche concordate in Commissione, proposte sia dal Consigliere Cavaliere che dagli altri Consiglieri dell'opposizione.



PRESIDENTE

La ringrazio.
Mi pare che l'Assessore abbia dato una risposta più che confortante alle richieste avanzate dai Consiglieri.


Argomento: Psichiatria

Esame proposta di deliberazione n. 420: "Standard strutturali ed organizzativi del Dipartimento di Salute Mentale. Modifica della DGR n. 191 37198 del 17/4/1990 ratificata dal Consiglio regionale con deliberazione n. 9-9044 del 29/7/1990 e della DCR n. 245-11504 del 31/7/1986" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 420, di cui al punto 8) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

L'Assessore diceva che le modifiche proposte in Commissione grosso modo le avrebbe apportate. Vogliamo capire se sono state apportate nel deliberato che stiamo votando.



PRESIDENTE

Consigliere Cavaliere, l'Assessore D'Ambrosio ha detto che le avrebbe apportate.



CAVALIERE Pasquale

Siccome sono state anche presentate ai funzionari in maniera precisa...



PRESIDENTE

La parola all'Assessore D'Ambrosio.



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Vi illustro gli emendamenti.
A pag. 1, allegato A), dopo le parole "ambulatoriale e domiciliare" aggiungere le parole "esso è il polo propulsivo dell'attività mirata all'integrazione sociale dei soggetti con disturbi psichiatrici".
A pag. 13 vengono cancellate le parole da: "Possono essere anche autorizzati fino ad un massimo di 40 posti letti suddivisi in nuclei in base a:", fino alle parole "proporzionalmente aumentati".
A pag. 19, la lettera d) viene così modificata: "accessibilità ai soggetti portatori di handicap usufruenti di sedie a rotelle secondo quanto previsto dalla legislazione vigente".
A pag. 22 vengono soppresse le parole "dalle Comunità alloggio è una struttura gestita..." fino alle parole "costi della funzione sanitaria".



(Voci in aula)



D'AMBROSIO Antonio, Assessore alla sanità

Togliamo le parole che l'ospite debba partecipare alla copertura della tariffa alberghiera.



PRESIDENTE

C'era anche un ordine del giorno in merito, che ho ricevuto proprio oggi dal Coordinamento sanità-assistenza. Quindi la logica è chiara.
Siamo in un momento delicato, per cui vi prego di fare silenzio.
E' stato richiesto di avere gli emendamenti scritti, quindi di non procedere alla votazione della deliberazione.
Questi emendamenti sono già stati anticipati in Commissione, occorre adesso una formulazione scritta.
Sospendiamo la votazione su questa deliberazione.


Argomento: Questioni internazionali

Esame mozione n. 382 relativa alle iniziative politiche di cooperazione con il Terzo Mondo (rinvio in Commissione)


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame della mozione n. 382, presentata dai Consiglieri Cavaliere, Suino, Benso, Cotto, Griffini, Peano, Chiezzi Casari e Foco, di cui al punto 27) all'o.d.g.
La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Grazie, Presidente. Riprendendo un modo di porsi del Consigliere Chiezzi che ha segnato un precedente, poiché al provvedimento, a mio giudizio estremamente positivo, non era stata richiesta la nostra sottoscrizione, vorrei annunciare che saremmo disponibili, prima dell'intervento di illustrazione del Consigliere Cavaliere, a sottoscrivere il provvedimento stesso.



PRESIDENTE

Grazie, Consigliera; lo sottoscrivo anch'io.
La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Grazie, Presidente. Con la mozione, preparata non solo dal sottoscritto, ma anche da altri colleghi, quali la Consigliera Suino, il collega Griffini ed altri sottoscrittori, intendiamo porre all'attenzione del Consiglio l'obiettivo postosi dal vertice della FAO (che abbiamo credo tutti seguito): dimezzare, nei prossimi vent'anni, il numero delle popolazioni che, nel mondo, soffrono la denutrizione. Ciò sta a sottendere che la nostra civiltà decide che, comunque, nei confronti di questo problema, non potrà fare più di tanto. Noi crediamo invece sia possibile dopo le politiche nazionali della cooperazione, che hanno determinato tante cose buone, ma altrettante decisamente meno buone (mi riferisco alle politiche nazionali della cooperazione, che nel nostro Paese sono state anche cospicue), assumersi delle responsabilità, come Regione ricca del nord del mondo, e impegnarci direttamente in un'opera di cooperazione decentrata.
Tale questione è molto attuale nel dibattito generale sulla cooperazione; autorevoli organismi internazionali ritengono la cooperazione decentrata come la giusta misura d'intervento, anche se c'è da sottolineare che è un intervento assai difficile.
C osa proponiamo? Proponiamo che, analogamente a quanto siamo riusciti a fare con l'intervento in Bosnia, dove la nostra Regione si è contraddistinta con un intervento utile e serio oltreché come quantità di impegno, ma soprattutto come tipo di impegno, noi si proceda ad individuare una Regione del sud del mondo verso la quale la Regione si faccia protagonista e coordinatrice di altri Enti locali - Comuni e Province che possono, in base alla finanziaria, destinare l'otto per mille dei primi due capitoli del proprio bilancio - ed esprima un proprio impegno finanziario individui una zona del sud mondo ed inizi con quest'ultima un'attività proficua e seria di cooperazione, in collaborazione e in sinergia con gli organismi internazionali. Così come abbiamo fatto con la Bosnia chiaramente su un problema diverso.
E' mia opinione personale che sarebbe oltremodo interessante svolgere la nostra azione nei confronti di una Regione interessata da fenomeni di emigrazione verso il nostro Paese.
Concludo ribadendo l'importanza dell'impegno, che porrebbe il Piemonte come Regione leader di un'ipotesi e di un progetto di cooperazione decentrata: credo valga la pena sperimentare questo tipo di impegno.
Grazie.



PRESIDENTE

Nella sua mozione, Consigliere, non c'è la specificazione di adozione di una Regione del Terzo Mondo, anche se l'esperimento Bosnia ha dato, come lei ha riconosciuto, risultati estremamente positivi e favorevoli.
La parola al Consigliere Salerno.



SALERNO Roberto

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, volevo fare una riflessione sulla mozione, che peraltro trova la mia approvazione, relativamente al problema della soggettività da parte della Regione di interventi e di cooperazione internazionale. Non essendo noi lo Stato, laddove il collega Cavaliere si riferisce ad accordi di cooperazione internazionale, come Regione non possiamo essere titolari di azioni di tal genere.
Su tale questione e sui rapporti che la Regione deve avere al di fuori dei confini nazionali è da ricercare un'identità della Regione come Ente autonomo per poter agire internazionalmente.
Ciò nonostante, è proprio sull'aspetto dei rapporti con la Bosnia che la Regione può invece intervenire, potremmo dire quasi "a titolo personale" in operazioni di questo tipo; quindi, non già come Ente titolare di diritto internazionale, ma come fautrice di operazioni mirate, intraprese non come soggetto internazionale, ma come operazione biunivoca tra Piemonte e una Regione del mondo. E' un esperimento, collega Cavaliere, importantissimo che stiamo valutando poco. Andiamo infatti ad innestare un precedente fondamentale senza arrogarci alcun diritto internazionale o soggettività di diritto internazionale: alla fine, però, operiamo lo stesso perché l'azione non può essere, in qualsiasi momento e in qualsiasi modo, né frenata n impedita. E' un apporto univoco di aiuto che la Regione può attuare come Ente, senza soggezione di diritto internazionale.
Lo so, occorrerebbe un dibattito un pochettino più serio; comunque, approvo pienamente la mozione presentata, come primo firmatario, dal collega Cavaliere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Papandrea.



PAPANDREA Rocco

Anche noi, come Gruppo di Rifondazione Comunista, abbiamo sottoscritto la mozione e condividiamo le successive indicazioni contenute nell'intervento del Consigliere Cavaliere.
Effettivamente, in questo caso, secondo me giustamente, interpretiamo in modo evolutivo i poteri della Regione; credo sia un primo passo concreto e positivo sperimentare questioni non espressamente previste, ma nemmeno vietate.
La drammaticità del fenomeno è reale; d'altro canto, il nostro Paese ha ospitato la Conferenza FAO e i mass media ne hanno discusso ampiamente; il problema, oltre alla sensibilità dimostrata, necessita di atti concreti quali quello proposto.
Potremmo addirittura, oltre a ritornare sulla questione per discutere come utilizzare operativamente questo primo stanziamento, pensare di trasformarlo, attraverso una legge, in una voce fissa del nostro bilancio non solo per quest'anno, affinché divenga un impegno costante della Regione su questo terreno.



PRESIDENTE

Si tratta di una proposta alla quale, probabilmente, darà risposta il Presidente Ghigo.
Prego, Presidente Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

E' già stato citato l'intervento in Bosnia della Regione Piemonte intervento che, grazie alla collaborazione di tutti gli operatori regionali e all'iniziativa che la Giunta ha assunto nel deliberare una considerevole somma di aiuto alla Bosnia, ha fatto sì - e credo sia fatto di estrema gratificazione per il Consiglio regionale - che nei confronti della nostra Regione, almeno in quell'area del mondo in cui si è vissuto e si vive un tragico momento, vi sia stata riconoscibilità e riconoscenza piuttosto sentita, ed espressa a tutti i livelli, sia al Governo italiano nella persona del Sottosegretario on. Fassino sia in tante altre occasioni. Credo che questo debba essere per noi elemento di grande soddisfazione.
Partendo da questo presupposto e rispondendo alla mozione che il Consigliere Cavaliere ha promosso, mi permetto di sottolineare che l'ipotesi proposta in relazione all'esperienza maturata dalla Regione Piemonte attraverso le sue strutture può essere una buona opportunità per intraprendere iniziative di più ampio respiro. Ciò nel tentativo di coordinare tutti quegli interventi che le varie Amministrazioni locali, a livello di bilancio, mettono a disposizione per interventi in aiuto a situazioni che identificano come critiche.
Saprete che esiste già un coordinamento delle varie iniziative che fa capo ai "Comuni per la pace", con i quali, peraltro, la Regione ha già realizzato dei contatti; coordinamento che potrebbe, attraverso l'iniziativa della Regione, essere allargato e proposto a tutte le Amministrazioni locali piemontesi.
Ciò con l'obiettivo specifico, attraverso la realizzazione di un tavolo di coordinamento, di definire un intervento comune in modo da sinergizzare le risorse economiche destinate da ogni singola Amministrazione e di identificare, ovviamente nell'ambito di questa Commissione o Comitato - la forma dovrà essere studiata - la possibilità, come Regione Piemonte, di guidare questi interventi, di raccogliere fondi di importanza maggiore rispetto a quello di ogni singolo intervento e di attuare una particolare politica nel settore.
Nella mozione del Consigliere Cavaliere si indica una percentuale che la Regione Piemonte dovrebbe destinare in bilancio. Pur accogliendo con favore e facendomi promotore della proposta di aiuto, insieme ai sottoscrittori della mozione, ritengo non accoglibile l'identificazione specifica di una percentuale a bilancio da destinare a questo genere di intervento. In sostanza, l'anno scorso per gli interventi in Bosnia abbiamo stanziato, con gli aggiustamenti di bilancio, circa 1 miliardo e 800 milioni; non abbiamo - e lo vedremo nella discussione del bilancio della prossima settimana - alcuna intenzione di ridurre questa disponibilità di denaro, ma nell'ambito della discrezionalità che una Giunta regionale deve mantenere ed esercitare sulle disponibilità finanziarie del proprio bilancio, ritengo non percorribile la richiesta del Consigliere Cavaliere di indicare tout court, in modo fisso e tassativo, una percentuale sul bilancio.
Riassumendo, assolutamente disponibile, come Giunta regionale, a promuovere l'iniziativa nei confronti delle altre Amministrazioni; assolutamente disponibile a discutere dove fare gli interventi e in che modo; non ritengo invece opportuno vincolare la Giunta regionale su una percentuale di bilancio.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Suino per dichiarazione di voto.



SUINO Marisa

Grazie. Abbiamo ascoltato con attenzione quanto il Presidente ha test detto e siamo consapevoli dell'importante scelta che lui stesso ha fatto rendendosi partecipe di questa opportunità.
Quindi la Regione diventa, in qualche modo, capofila, diventa colei che apre un tavolo; è la Regione, quindi, che riassume, anche in questo contesto, un ruolo di autorevole coordinamento e presenza. L'unico problema che ci pone delle difficoltà oggettive è che lo spirito che anima la proposta, che ha visto questa trasversalità di sottoscrizione e di condivisione, è quello della coerenza.
Il problema è che non si può fare finta di niente quando si affrontano argomenti di questa complessità e di questa natura; non possiamo parlare solo per conto degli altri e non agire in qualche modo con la consapevolezza, con la coscienza che impone ad ognuno di noi una scelta in prima persona.
Presidente, la difficoltà sta in questo: come può la Regione essere autorevole e credibile in un ruolo di gestione di un tavolo di coordinamento, quando i Comuni e le Province sottoscrivono, anche economicamente, e la Regione stessa non va a questa sottoscrizione? La cifra che noi abbiamo ipotizzato, che può essere chiaramente rivista, perde totalmente la sua dignità. Porre nel bilancio un punto fermo significa creare questo concetto di capofila, significa esplicitare che c'è la consapevolezza della responsabilità, che, come istituzione, come esseri umani abbiamo nei confronti di quella parte di mondo che ha oggettivamente di meno; significa che non ne facciamo soltanto una questione, pur importante, di trattati, di tavoli, di teorie o di convegni, ma significa che siamo disponibili con una parte simbolica, con una parte piccola, ma con una parte del bilancio - creando quindi un precedente - ad essere coerenti fino in fondo. Poi, di anno in anno, si valuterà nell'economia generale.
Può essere un primo gesto, ma noi la invitiamo, e con questo concludo la dichiarazione di voto, ad assumere in pieno - è un'opportunità che offriamo, non per niente c'è una trasversalità di intenti - l'importanza il ruolo e l'autorevolezza che questa Regione può avere in questo campo.
Non facciamoci solo portatori di un giusto tavolo di coordinamento, ma mettiamoci alla pari con i Comuni e le Province anche con una scelta economica: creiamo questo precedente, dopodiché vedremo, insieme agli altri, come rendere sinergici tutti gli apporti che ne potranno convenire.
Le rimandiamo, sotto forma di proposta, la nostra esortazione, convinti che solo con un preciso impegno all'interno del bilancio potrà essere concretata la proposta stessa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Solo per una precisazione: quella cifra non è messa a caso. E' vero che fa riferimento al bilancio complessivo della Regione - che, come dice il Presidente, non è poi quello reale - ma è corrispondente, e simbolica in quanto tale, allo 0,8 per mille dei Comuni e delle Province. Così è stata contemplata.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Per rispondere alle considerazioni fatte dalla Consigliera Suino sull'autorevolezza.
Io ritengo, condividendo nel principio le considerazioni che lei ha fatto perché sono assolutamente condivisibili, che la Regione Piemonte - l'ho detto anche prima - un minimo di autorevolezza in questo settore l'abbia già guadagnata; uno non deve sempre dimenticare quello che ha fatto. Per l'intervento in Bosnia - anche se è brutto fare queste considerazioni - la Regione italiana, oltre al Piemonte, che ha fatto lo stanziamento più alto è stata le Marche con 250 milioni: noi abbiamo investito 1 miliardo e 250 milioni.
Perciò, dire che questa Giunta non ha già dimostrato una certa qual sensibilità nei confronti di questi temi, mi sembra non corretto. Comprendo anche il significato dell'attribuzione a bilancio di una cifra consistente che possa rappresentare elemento di paragone, di traino nei confronti degli altri enti; naturalmente è una considerazione che ha il suo valore e il suo senso.
Mi permetto di sottolineare che la Giunta dà la sua disponibilità, come dimostra anche questo documento firmato in modo ampio dal Consiglio, ma sull'identificazione della cifra mi riservo, visto che discuteremo il bilancio la prossima settimana, di arrivare eventualmente alla definizione della cifra a bilancio.
Ad oggi ho imparato, nel fare questo lavoro, che prendersi degli impegni a priori è sempre piuttosto rischioso. Dico semplicemente che dò la disponibilità a fare una valutazione su quello che sarà l'andamento sulla discussione sul bilancio, sugli ordini del giorno che verranno presentati e relativamente agli impegni che la Giunta dovrà assumere di fronte al Consiglio nella discussione sul bilancio, alla fine, probabilmente, saremo in grado di poter dire con certezza che su questa iniziativa, che condividiamo, destiniamo la tale cifra.



PRESIDENTE

Quindi, non volendosi impegnare il Presidente su una cifra predestinata, lo 0,025 della mozione, significa che la mozione stessa deve essere rettificata in questo punto. Questa è la proposta del Presidente.
Cerchiamo di trovare una soluzione compatibile.
La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Ritengo che, se si vuole realizzare un progetto di cooperazione solido e serio, la cifra evidentemente deve essere adeguata, altrimenti si fa un'altra cosa.
Lo porrei come obiettivo credibile, fattibile a partire da quest'anno e per i prossimi anni, fino ad arrivare a quello che diceva il collega Papandrea del capitolo di bilancio, che peraltro già esiste, sotto la voce "Competenze del Presidente".
Quindi lascerei le seguenti parole della mozione: "Per tutte queste ragioni, si chiede che la Giunta regionale si impegni nel proprio bilancio di previsione, a partire dal 1997, a destinare fino allo 0,025 dello stesso". Ciò significa che se la Giunta, quest'anno, dopo il progetto deciderà di impegnare un terzo, la metà, due terzi di questa cifra, si sarà raggiunto l'obiettivo.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Ghigo.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Vorrei farvi presente che la discrezionalità è su delle cifre che si aggirano sui 150 miliardi. In realtà, la Regione Piemonte tutti gli altri soldi li trasferisce a copertura di leggi nazionali, perciò stanziare 6 miliardi su 150 miliardi significa, obiettivamente, intraprendere un'iniziativa abbastanza vincolante. E' vero che ci sono scelte strategiche prioritarie che abbiamo deciso di fare - le enunceremo nella discussione del bilancio - ma riteniamo anche utile questa iniziativa. Quello che chiaramente è di difficile attuazione è impegnarci su una cifra.
Ritengo che si possa partire dalla cifra dall'anno scorso e poi, in assestamento di bilancio, se ci sono ulteriori disponibilità si aggiungeranno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montabone.



MONTABONE Renato

Credo che gli ordini del giorno siano estremamente importanti nella misura in cui riescono a sottolineare dei principi e delle volontà che il Consiglio regionale intende portare avanti.
Gli ordini del giorno sono proprio competenza del momento parlamentare consiliare della Regione Piemonte e quindi del Consiglio stesso.
Altra cosa è l'amministrazione, e quindi l'impostazione di tipo economico che si vuole dare al problema. Quindi se l'ordine del giorno è condivisibile - e di questa condivisione me ne faccio parte con il mio Gruppo consiliare, che ha sottoscritto con la Consigliere Cotto questo ordine del giorno - ritengo però che ci siano le responsabilità da analizzare globalmente rispetto al problema di tipo economico.
Sulle responsabilità globali dell'impostazione amministrativa, noi riteniamo che la Giunta debba lei stessa fare la proposta e la riflessione sull'argomento.
Quindi riteniamo che sarà compito della Giunta - proprio perché la proposta della Giunta deve essere responsabile e verificata all'interno di una globalità del bilancio stesso - nella discussione del bilancio esporre le proprie intenzioni e le proprie volontà.
Propongo che questo ordine del giorno venga votato e si modifichi l'impostazione semplicemente con le parole "una cifra significativa", che il Consiglio sarà in grado di giudicare nel momento in cui approverà il bilancio della Regione.
Non si può, in questo momento, fare il bilancio attraverso ordini del giorno, ma deve essere il bilancio a recepire le volontà degli ordini del giorno del Consiglio regionale.
Propongo che non vengano inserite cifre su quell'ordine del giorno, ma che si sostituisca la percentuale con le parole "una cifra significativa".
Non possiamo farci carico di responsabilità che non ci competono.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Griffini.



GRIFFINI Massimo

Sono d'accordo con quanto ha detto il Consigliere Montabone, anche se userei la parola "cifra adeguata", lasciando alla discrezionalità della Giunta decidere, anno per anno, la cifra da devolvere per questa operazione. Tutto questo per fare in modo che questi importi vengano effettivamente devoluti a questo fine. E per evitare che, come è successo a Roma per la Conferenza mondiale della FAO, dopo tantissimi bei discorsi sulla fame nel mondo, per convincere tutti i partecipanti è stato offerto un pranzo che è costato 150 mila lire a persona; i partecipanti erano mille, quindi il totale è stato di 150 milioni e dopo quel pranzo si sono convinti tutti che la fame nel mondo c'era, con il Presidente della Repubblica che ha dovuto firmare 30 milioni di spesa per taxi e 50 milioni di regalini ai componenti delle Commissioni che si sono trovate a Roma.
Quindi vorrei la sicurezza che questi soldi vengano veramente devoluti ai Paesi che ne hanno bisogno: occorre organizzare meno conferenze e stanziare più contributi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pichetto.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Innanzitutto vorrei fare un momento di riflessione su quello che è il compito della Regione e dello Stato su un discorso di questo genere. Non vorrei che iscrivendo uno stanziamento a bilancio, 6 miliardi, risultasse irrisorio rispetto a quello che è il fenomeno trattato nella mozione e ci mettessimo la coscienza a posto per aver fatto il nostro bel gesto e a questo punto la partita è chiusa.
C'è una questione che non condivido in assoluto: è quella di devolvere uno stanziamento, fosse anche di 2/3 miliardi, senza conoscere la finalizzazione. Quando c'è stato l'intervento da parte della Regione Piemonte sulla Bosnia, si era detto: "Vogliamo arrivare a fare quello", e abbiamo stanziato l'importo necessario per raggiungere quel determinato obiettivo. Concordo sul fatto che la Regione Piemonte intervenga su questa finalità, ma lo deve fare dopo aver definito qual è il tipo di intervento che intende mettere in opera. Diversamente, discutere se dare un contributo alla FAO di 1/2 miliardi o di 100 milioni è discorso completamente diverso.
Se si parla di cooperazione, decidiamo "cosa" vogliamo fare. Altrimenti raggiungiamo soltanto l'obiettivo di apparire sui giornali di domani con titoli del tipo: "La Regione ha stanziato 5 miliardi per la fame nel mondo". Saremmo così tutti tranquilli, con la coscienza a posto, grassi come prima; al limite, avremmo speso un 5% della parte libera di bilancio!



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ghiglia.



GHIGLIA Agostino

Sono perfettamente d'accordo con quanto sostenuto dal Consigliere Pichetto. Non vorrei fare la parte del "cattivo" su uno dei famosi argomenti tabù, dei quali non si può parlare se non in positivo, se non aderendovi; diversamente, si passa per cattivi, insensibili ai problemi ecc.
Vorrei sottolineare alcuni aspetti del problema.
Si tratta di un problema che va affrontato dallo Stato e non dalle singole Regioni; i problemi della cooperazione e degli aiuti internazionali sono da sempre pertinenza dello Stato. A maggior ragione, quindi stanzieremmo somme vaghe per la fame nel mondo senza sapere neanche a chi come e quando arriverebbero. Inoltre, sui meccanismi che regolano le politiche dell'ONU e della stessa FAO ci sarebbe molto da ridire; ma questo è altro discorso, che semmai andrebbe affrontato in sede nazionale.
Ora, se contributo ci deve essere, questo deve essere finalizzato ad un'iniziativa. Quando abbiamo votato uno dei tanti ordini del giorno vaghi demagogici, a favore non ricordo più di quale iniziativa, commissione, o comitato per la pace - una cosa così... - avevo proposto di paracadutare in Ruanda degli aiuti in medicine, in vettovaglie, in qualcosa che servisse realmente a coloro che patiscono la guerra e non a favore di coloro che parlano di pace. Lo stesso ragionamento lo ripropongo ora; se, com'è stato fatto per la Bosnia, la Regione Piemonte individua - e può farlo perché ce ne sono mille - un campo di intervento finalizzato per quanto riguarda la fame nel mondo (ad esempio, la costruzione di un centro di accoglienza in Ruanda piuttosto che nello Zaire) sono perfettamente d'accordo. La Giunta stabilirà lo stanziamento in base al bilancio, alle possibilità reali che ha questa povera Regione. Perché la nostra è una Regione povera, che si sta impoverendo sempre di più: la mia preoccupazione, scusate l'egoismo, va sempre e soprattutto ai miei connazionali e corregionali.
Detto questo, se si stabilisce un progetto finalizzato e serio come Gruppo saremo assolutamente favorevoli a stanziare la cifra che la Regione riterrà di poter detrarre dal proprio bilancio in favore di un intervento umanitario serio e concreto. Non siamo invece assolutamente favorevoli a vincolare una somma predestinata, peraltro estremamente rilevante rispetto al bilancio disponibile né, tanto meno, siamo favorevoli a dare dei soldi "così".
Dunque, "sì" allo stanziamento della somma che la Giunta riterrà di poter accantonare, ma per un progetto finalizzato. Invito quindi i presentatori della mozione a precisare meglio i contorni dell'intervento.
Altrimenti, ci troviamo di fronte alla solita, demagogica, inutilissima presa di posizione puramente politica che, come diceva giustamente il Consigliere Pichetto, non serve a nessuno, salvo forse a metterci non tanto in pace con la nostra coscienza perché lo siamo già tutti, ma di far vedere all'esterno che vogliamo farci mettere in pace anche con le coscienze altrui.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Presidente, esprimo soddisfazione per una mozione non solo trasversale nel senso positivo del termine, ma che nel dibattito in aula si è arricchita man mano di altre firme - io stesso sono corso a firmarlo quando ne ho saputo l'esistenza.
Siamo quindi partiti dalla volontà, che mi è parsa di cogliere nell'intervento dello stesso Presidente della Giunta, di un accordo complessivo per consolidare un tipo di intervento di cooperazione che nel corso del 1996 è stato estremamente positivo e questo è stato riconosciuto non solo a livello piemontese, ma anche nazionale. Sappiamo infatti che l'intervento del Piemonte in Bosnia sta diventando un riferimento esemplare anche a livello internazionale.
Partiamo quindi da un aspetto importante, che ci trova tutti d'accordo sulla volontà di proseguire questo tipo di intervento con uno stanziamento di bilancio che si può ritenere consolidato. Partiti infatti da un primo stanziamento di 1 miliardo e 800 milioni, più i 290 milioni di trasferimento statale, mi pare che "in corso d'opera", per dare compimento agli impegni assunti a Zeniza, l'intervento della Regione Piemonte a tutt'oggi potrebbe essere quantificato intorno ai 2 miliardi e mezzo. Non solo, ma se guardassimo solo a quella realtà, il Protocollo d'intesa prevede ulteriori interventi.
Chiedo allora agli altri firmatari della mozione se siamo d'accordo nel togliere la quantificazione dello 0,025 a favore di una formulazione del tipo: "C'è una parte di bilancio che nel corso di un anno si è consolidata attorno ai 2 miliardi e mezzo; a partire della quella cifra in poi cercheremo di arricchirla". La mia proposta è quindi di trovare una formulazione che consolidi uno stanziamento di bilancio che già è in essere e non ci vincoli a parametri fissi.
Ancora sul testo della mozione. Personalmente, sarei d'accordo che alla pag. 2, dopo le parole "politiche di cooperazione", togliessimo "con il Terzo Mondo", per dare la possibilità di un intervento a più ampio raggio.
"Politiche di cooperazione" significa non soltanto con il Terzo Mondo; se avessimo usato questo termine, l'intervento in Bosnia sarebbe stato fuori dalla mozione del Consiglio regionale.
Mi permetto poi di suggerire un'integrazione: nella terza riga, dopo le parole "queste risorse in collaborazione con l'operato dei Comuni e delle Province della nostra regione che già attraverso", potrebbero essere aggiunte le parole "l'Istituto per la cooperazione e lo sviluppo di Alessandria", che è l'unico istituto in Italia sorto come cooperazione tra la Provincia e i Comuni capoluogo. Si tratta dell'unica esperienza costituitasi in base alla legge n. 49, quindi è l'unico esempio concreto che possiamo citare.
L'Associazione dei Comuni per la pace è un organismo che sta iniziando ad operare e deve ancora costituirsi formalmente, mentre l'Istituto per la cooperazione e lo sviluppo opera già da circa dieci anni con i Paesi del Terzo Mondo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Cotto.



COTTO Mariangela

Non ho capito tutta la discussione su questa mozione. Già negli accordi, quando avevamo firmato la mozione, era stato detto chiaramente che la cifra era puramente indicativa; c'era, infatti, chi voleva aumentarla chi voleva diminuirla, ma eravamo tutti convinti che era compito della Giunta stabilire la cifra sulla base dei progetti.
Mi pare che il Consigliere Cavaliere, e forse anche la Consigliera Suino, avessero avuto contatti con il Presidente per queste indicazioni. Di conseguenza penso che tutti i firmatari siano d'accordo, personalmente lo sono: la cifra è indicativa. Avrei voluto aumentare la cifra perché sono convinta che bisogna fare di più, però mi rendo anche conto di tutte le considerazioni avanzate fino a questo momento.
Per quello che mi riguarda - e a nome anche di altri Consiglieri che hanno firmato - sono d'accordo nel considerare la cifra indicativa e trovare l'aggettivo adeguato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cavaliere.



CAVALIERE Pasquale

Credo che sostanzialmente ci troviamo abbastanza d'accordo, per bisogna chiarirsi su alcuni termini.
Sul progetto i firmatari della mozione, pur avendo delle idee, non si sono addentrati più di tanto. Crediamo ci siano degli organismi (il Comitato di solidarietà, per esempio) con più esperienza; bisognerà coinvolgere tutte le organizzazioni - e sono tante e variegate - che operano sulla cooperazione e la solidarietà proprio come abbiamo fatto per la Bosnia.
Ricordo anche al Presidente che all'inizio non era molto chiaro cosa volessimo fare; avevamo un'intenzione emotiva di intervento, ma coinvolgendo tutte le organizzazioni che operano in questo campo dovremmo definire il progetto. La cooperazione è una cosa, la cooperazione atta ad alleviare la denutrizione è necessariamente riferita al Terzo Mondo; se poi vogliamo fare azione per la pace, ecc., è un'altra questione.
Per quanto riguarda la cifra, la cooperazione nazionale era arrivata a circa 5.000 miliardi in Italia. Si tratta di una cifra enorme che si è per la gran parte - la Somalia insegna - indirizzata sì ai Paesi interessati ma per altre finalità.
Credo che bisognerà approfondire molto bene la delicata questione. La cooperazione decentrata, vicina ai cittadini, vicino a chi coopera, a chi contribuisce può essere una strada - come diceva anche il Consigliere Salerno - di competenze regionali rispetto alle politiche. Però noi non possiamo essere autorevoli nei confronti dei Comuni che devolvono delle congrue cifre: il Comune di Torino ha destinato 500 milioni; il Comune di Rivalta ha destinato quest'anno, con lo 0,8 per mille, 120 milioni. Noi dovremmo dire a questi Comuni che intendiamo collaborare con loro per un unico progetto: dobbiamo in questo senso essere autorevoli.
Credo che la formulazione del Consigliere Foco sia adeguata; dobbiamo comunque raggiungere quella cifra e anche di più, ma dobbiamo partire perlomeno dallo sforzo consolidato. Al di sotto di quella cifra possiamo fare altro, sviluppare la cultura della cooperazione, ma non facciamo cooperazione.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Per arrivare ad una conclusione, mi domandavo se non si potevano utilizzare - sentite le posizioni dei primi firmatari, sentito quanto ci diceva il Presidente della Giunta - gli organismi di cui disponiamo, per esempio fare riferimento al Comitato di solidarietà, d'intesa con la Giunta, per individuare i progetti e i più congrui finanziamenti. Questo permetterebbe a tutti di poter reintervenire. Accelerare adesso questa decisione mi sembra un po' lavorare facendo quasi una forzatura. Abbiamo gli organismi, abbiamo individuato le priorità, lavoriamo mettendo in campo quelli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Foco.



FOCO Andrea

Ho chiesto la parola per la formulazione. E' ovvio che sono d'accordo con la proposta della Consigliera Spagnuolo, perché noi abbiamo addirittura la legge n. 67 e la legge n. 4.
La formulazione potrebbe essere la seguente: penultima riga della pag.
2 della mozione: "Per tutte queste ragioni, i sottoscritti Consiglieri chiedono che la Giunta regionale si impegni nel proprio bilancio di previsione, a partire dal 1997, ad aumentare o al limite a mantenere lo stanziamento in favore di politiche di cooperazione atte...". Mi pare questa una formulazione "vaga" e contemporaneamente ancorata ad una postazione di bilancio.



PRESIDENTE

Consigliere Pichetto, non vorrei essere assolutamente evasivo, per trasferiamo, quo aufertur non differtur, in sede di discussione della Finanziaria la quantificazione della cifra. Potrebbe essere questa la soluzione? Destinare un'adeguata somma in favore, la cui entità sarà perfezionata in sede di votazione della Finanziaria.



PICHETTO FRATIN Gilberto

Va bene, anche se spostiamo solo la discussione.



PRESIDENTE

Però nel frattempo noi possiamo precisare meglio. Siccome la Consigliera Spagnuolo ha detto che nel frattempo si potevano attivare i Comitati di solidarietà, per vedere qual è... Ma io seguo il processo che è stato indicato da voi! Allora manteniamo la dizione corretta del Consigliere Foco, in cui si dice di aumentare, eventualmente, o mantenere lo stanziamento consolidato nel 1996.



FOCO Andrea

A me pare che questa fosse un'interpretazione corretta del ragionamento fatto dal Presidente Ghigo.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, altrimenti rimandiamo la mozione in Commissione, perché c'è un affastellarsi di idee e proposte per le quali è difficilissimo trovare una soluzione.



GHIGO Enzo, Presidente della Giunta regionale

Vorrei semplicemente dire che non è neanche corretto, e di conseguenza sono d'accordo che eventualmente la discussione su questo tema sia trasferita in Commissione, che attraverso una mozione si voglia necessariamente arrivare ora in aula ad una risposta immediata su questa richiesta.
Visto che la discussione sul bilancio avverrà a breve, ovvero la prossima settimana, penso sarà possibile indicare, nella valutazione complessiva degli ordini del giorno che emergeranno dalla discussione stessa, una soluzione più precisa: ci sarà l'esame degli ordini del giorno che verranno presentati da più parti del Consiglio, dopodiché, avendo comunque delle risorse finanziarie limitate, si stabilirà se sarà più corretto l'intervento su una criticità esistente nella nostra Regione o se invece, sarà più corretto altro. Tutto ciò partendo dal presupposto che torno a ripetere per il Consigliere Cavaliere che è indispettito da questo comportamento - permanga la volontà della Giunta a mantenere. Ritengo che questo sia corretto.
Chiedo che venga ufficializzato nell'ambito della discussione del bilancio; non mi sembra di chiedere una cosa che non sta né in cielo né in terra.
Facciamo una legge Finanziaria, stabiliamo le risorse della Regione e stabiliamo che la Regione Piemonte fa un intervento su questa iniziativa che non sarà, comunque, inferiore a quella dell'anno scorso.
Chiedere che venga definita una cifra al buio, senza neanche dare la possibilità di avere un quadro generale delle necessità finanziarie della Regione, mi sembra forzare la mano, quando in realtà la disponibilità c'è.



(Il Consigliere Cavaliere abbandona l'aula)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Chiezzi.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Gradivo la presenza del collega Cavaliere, che non è più in aula. Vista la piega che prende la questione, l'ho sentito dire che ritira la firma da questa mozione, che è stata firmata, mi sembra, da molti Gruppi. Il cambiamento di senso della mozione non è da poco; io invece di ritirare le firme, semmai le mantengo, siano altri che le ritirano, chi ha letto male il testo. Per questo pensavo che la presenza del collega Cavaliere potesse consentire un'interlocuzione: la mozione non era equivoca non solo dal punto di vista della cosa scritta, ma neanche nel significato che assumeva la cosa scritta, perché decidere che una quota del bilancio sia destinata ad un problema è una scelta politica pesante e di rilievo.
Di fronte al problema della fame nel mondo, che sappiamo gigantesco non basta tutto il bilancio della Regione a risolverlo, quindi, la cifra comunque individuata è sempre sproporzionata rispetto al problema. Per cui non vi è il problema di fare cose serie rispetto alla cifra. Qualunque cifra si è disposti a mettere, si trovano cose serie da fare, se si è seri.
Quindi, decidere con una mozione che di fronte a questo sterminato problema vincoliamo le nostre scelte politiche a destinare una percentuale del bilancio è cosa molto diversa dal dire in un documento che cercheremo di fare il più possibile per questo problema. E' nettamente diverso, è un altro modo di approccio al problema stesso, è un altro tipo di scelta politica, che si discosta dalla precedente in modo rilevante, non in modo marginale.
Questo segnale, da questo punto di vista, è un cambiamento di tono politico, che era già ben chiaro ai firmatari della mozione. Quando ho firmato questa mozione mi sono reso conto che si stava introducendo una rigidità dei nostri comportamenti a fronte di un problema per il quale diversamente da quanto diceva il Consigliere Ghiglia nel suo intervento, mi pare che tutti noi non ci sentiamo innocenti - dal punto di vista dello squilibrio del mondo, del nostro essere persone in ogni parte del mondo.
A mio modo di vedere, la mozione che ho firmato resta tale, per me perché è un cambiamento di non poco conto. Mi dispiace dire questa cosa in assenza del Consigliere Cavaliere, però la dico in presenza di altri colleghi: io non ritiro la mia firma da questo documento, che chiedo venga votato così com'è.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marengo.



MARENGO Luciano

Considerando il dibattito che si è svolto e le ambiguità che sono emerse, e rispetto al fatto che il Consigliere Cavaliere, che è stato uno dei promotori di questa iniziativa, non è più presente in aula, chiedo che la mozione torni in Commissione e che in quella sede abbia tutti gli approfondimenti possibili.



PRESIDENTE

Alla I o alla VI Commissione? Probabilmente alla I e VI congiunte, lo decideremo dopo.
Consigliere Saitta, credo sia una proposta di buon senso.
La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Credo anch'io che questa possa essere una proposta. Volevo aggiungere ancora un elemento, per tornare un attimo indietro, per capire se c'è una strada possibile che ci permetta subito di assumere una posizione.
Mi pare che la formulazione del collega Foco, poi precisata dal Presidente Picchioni, sia la più utile, perché si concilia anche con l'esigenza espressa dal Presidente Ghigo e da altri Consiglieri sulle modalità con le quali spendiamo i quattrini: indicare una cifra in bilancio, in termini di competenza, non vuol dire evidentemente spenderla.
La valutazione sulla qualità della spesa verrà fatta al momento dell'approvazione del progetto e delle deliberazioni che verranno assunte.
Quindi si tratta soltanto di un'indicazione di competenze, e dire "almeno la cifra dello scorso anno" è già un'indicazione politica abbastanza precisa.
Per cui le preoccupazioni sollevate da qualcuno sul progetto che faremo e se il tipo di spesa è utile o meno, verranno rinviate al momento della scelta.
Mantenere l'indicazione suggerita dal collega Foco, poi precisata dal Presidente Picchioni, ci pare la soluzione più utile; tuttavia, se la strada della Commissione è quella che si vuole seguire, noi ci associamo.



PRESIDENTE

Rinviamo quindi alla I e VI Commissione la discussione della mozione per puntualizzare - eventualmente anche con il supporto del Comitato di solidarietà, che mi pare possa dare un utile contributo - i termini monetari del nostro intervento in preparazione della legge finanziaria.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. i seguenti documenti: ordine del giorno n. 418 relativo alla crisi occupazionale del Gruppo Finanziario Tessile.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritto all'unanimità dei 53 Consiglieri presenti.



(Il Consigliere Cavaliere rientra in aula)



PRESIDENTE

Propongo inoltre di iscrivere i seguenti documenti: ordine del giorno n. 416 relativo alle "quote latte", a firma dei Consiglieri Rosso, Bellingeri e Dutto.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritto all'unanimità dei 53 Consiglieri presenti.
Ordine del giorno n. 420 relativo alle "quote latte", a firma dei Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritto all'unanimità dei 53 Consiglieri presenti.
Ordine del giorno n. 421 relativo alle "quote latte", a firma dei Consiglieri Marengo, Foco, Riba, Angeli, Cavaliere, Spagnuolo, Bellion Bertoli e Peano.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritto all'unanimità dei 53 Consiglieri presenti.
Ordine del giorno n. 419 relativo alle "quote latte", a firma dei Consiglieri Casoni, Toselli, Cotto, Vaglio, Deorsola, Grasso, Burzi Ferrero e Gallarini.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritto all'unanimità dei 53 Consiglieri presenti.
Proposta di deliberazione n. 426: "Adesione della Regione Piemonte alla Fondazione Michele Pellegrino. Spesa L. 300.000.000 (cap. 11720/96)".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' iscritta all'unanimità dei 53 Consiglieri presenti.


Argomento: Psichiatria

Esame proposta di deliberazione n. 420: "Standard strutturali ed organizzativi del Dipartimento di Salute Mentale. Modifica della DGR n. 191 37198 del 17/4/1990 ratificata dal Consiglio regionale con deliberazione n. 9-9044 del 29/7/1990 e della DCR n. 245-11504 del 31/7/1986" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo il punto 8) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 420.
L'Assessore D'Ambrosio ha presentato i seguenti emendamenti: 1) secondo punto deliberato al termine, dopo le parole "che qui si approva", aggiungere le parole "in via sperimentale fino all'entrata in vigore del PSR".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 46 voti favorevoli e 4 astensioni.
2) Allegato A), pag. 1 dopo la parola "domiciliare", aggiungere la frase "esso è il polo propulsivo dell'attività mirata all'integrazione sociale dei soggetti con disturbi psichiatrici".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 50 Consiglieri presenti.
2 bis) Allegato A), pag. 13 Requisiti minimi C. P. Tipo A) e B) Va soppresso da "Possono essere" fino alla parola "aumentati".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 50 Consiglieri presenti.
2 ter) Allegato A), pag. 19, punto D.
cancellare dalla parola "legge 9/1/1989 n. 13" fino al termine del periodo e sostituire con le parole "legislazione vigente" cancellare il periodo "la struttura deve garantire complessivamente 30 mq per paziente".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 46 voti favorevoli e 4 astensioni.
3) Allegato B), pag. 22 cancellare l'ottavo capoverso da "La C.A." a "funzione sanitaria" nel nono capoverso dopo le parole "ai fini autorizzativi per", aggiungere le parole "le strutture socio-assistenziali a valenza sanitaria denominate".
Allegato B), pag. 24 sostituire le parole "Sarebbe auspicabile che le Aziende UU.SS.LL.
riservassero" con le parole "Le Aziende UU.SS.LL. devono riservare".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 46 voti favorevoli e 4 astensioni.
4) Allegato C), pag. 25 Gruppi appartamento secondo capoverso sostituire la cifra "4" con la cifra "5".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 46 voti favorevoli e 4 astensioni.
La parola alla Consigliera Suino per dichiarazione di voto.



SUINO Marisa

Abbiamo seguito con attenzione il lavoro svolto; prendiamo atto dello sforzo, dell'impegno e della coerenza da parte dell'Assessore, che ha recepito perlomeno i nodi principali emersi sia in sede di Commissione che nel dibattito di oggi.
Rimane un problema di fondo. Il pacchetto dei vari provvedimenti che si andranno ad approvare o meno, continua a manifestare una prevalenza di aspetti burocratici, amministrativi e strutturali a fronte di quelle politiche di azione sociale che, a nostro giudizio, dovrebbero invece caratterizzare questa fase, pur consapevoli delle difficoltà che questo momento porta in sé, ma anche dell'opportunità abbastanza unica che abbiamo di fronte. Opportunità che con un atto di coraggio ulteriore poteva essere perseguita, impostando la deliberazione n. 420 relativa agli standard assegnando priorità agli allegati B) e C), relativi agli aspetti più sociali (fase di affidamento, legata al territorio) rispetto agli aspetti più burocratici e strumentali, legati all'allegato A).
Corre obbligo di identico discorso per quanto riguarda l'aspetto della verifica e della valutazione che, nonostante l'inserimento emendativo prima approvato, non è comunque sufficiente, in quanto manca un'impostazione che consenta, in fase progressiva, di rivedere, rileggere, riadattare e modificare laddove necessario tutti quanti gli strumenti che ci si dà questa sera, proprio per la flessibilità e la dinamicità assolutamente prioritarie per tutto quanto il comparto psichiatrico, per tutta quanta l'operazione che sta a cuore all'Assessore e - credo - a tutte le forze politiche.
Venendo a mancare questi due importanti aspetti, la "colonna vertebrale" dell'intera operazione e prevalendo una fase di transizione non di breve periodo, ma di due anni, è evidente che una serie di difficoltà e di contraddizioni fanno ritenere che nonostante la volontà e l'assoluta coerenza dell'Assessore vi siano ancora oggettivi ostacoli, nell'iter burocratico, che impongono di accontentarsi.
Noi non siamo d'accordo che ci si debba limitare a questi provvedimenti; continuiamo ad essere fortemente preoccupati, nonostante gli emendamenti approvati implementino positivamente quella che era la deliberazione più importante, più corposa, la n. 420.
Per queste ragioni, anche se finora ci siamo espressi favorevolmente per quanto attiene agli emendamenti, dichiaro formalmente il voto contrario del nostro Gruppo.



PRESIDENTE

La parola alla Consigliera Spagnuolo.



SPAGNUOLO Carla

Brevemente, perché dal momento in cui siamo intervenuti come Gruppo ad ora sono emerse alcune questioni sulle quali vorrei riflettere.
Nel mio precedente intervento avevo parlato di un po' di delusione devo dire che ho poi notato, nella non replica dell'Assessore, un suo atteggiamento di delusione. Gliene voglio dare, umanamente, atto.
Credo che su una materia così complessa possano coesistere entrambi gli atteggiamenti, in relazione ai rispettivi e reciproci ruoli. Non in un gioco delle parti, ma in relazione alla complessità della vicenda, per tutti gli aspetti rilevati in precedenza, alcuni dei quali - come abbiamo anche riconosciuto - non possono essere addebitati né al momento politico né a quello amministrativo, ma alla storia della psichiatria e della sanità in Italia e in Piemonte.
Si tratta di un aspetto che volevo sottolineare e comprendo anche l'Assessore per la sua delusione. Voglio ribadire ulteriormente il ringraziamento ai tecnici e agli esperti che hanno seguito la materia credo sia da apprezzare l'aver accolto l'emendamento relativo all'introduzione della sperimentalità, proprio per la natura e i tempi che andremo ad affrontare, sia per quanto riguarda i dimessi dagli Ospedali Psichiatrici, ma anche per mantenere viva l'attenzione su tutto il comparto della psichiatria, che riguarda cioè il vastissimo arcipelago di cittadini portatori di questa grave malattia.
Ho proposto al Consigliere Chiezzi, che come primo firmatario ha accettato, che l'ordine del giorno rimanga iscritto ai lavori dell'aula d'altronde, credo che tutti gli ordini del giorno attinenti alla psichiatria che sono stati presentati dovrebbero rimanere iscritti ai nostri lavori.
Concludo dicendo che pur avendo prestato attenzione all'atteggiamento dell'Assessore e comprendendolo, e pur ritenendo positivo l'aver inserito l'emendamento che fa riferimento alla flessibilità, il nostro voto, come forza politica attenta ed assolutamente consapevole dell'importanza e della complessità della materia psichiatrica sarà contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Il collega Peano, intervenendo su queste deliberazioni, ha espresso un giudizio non negativo, con il suo consueto stile ecumenico, nel senso che si è fatto carico anche della storia della vicenda della psichiatria senza puntare il dito su responsabilità future e passate, senza alcuna polemica.
Tuttavia, durante il dibattito sono emersi elementi abbastanza nuovi da parte di altri colleghi della minoranza, insieme ad indicazioni e suggerimenti utili, che avrebbero potuto arricchire le decisioni del Consiglio regionale.
L'atteggiamento dell'Assessore in alcuni momenti è stato un po' di chiusura. Noi riteniamo che i suggerimenti fatti dagli altri colleghi della minoranza avrebbero potuto essere tenuti in considerazione, ma soprattutto essere elementi di confronto.
Per queste motivazioni esprimeremo un voto di astensione sulla deliberazione, in una posizione di attesa, per verificare se i suggerimenti emersi saranno tenuti presenti durante l'applicazione degli atti che oggi assumeremo. Il nostro voto, quindi, sarà di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mancuso.



MANCUSO Gianni

Grazie, Presidente. Svolgerò una breve dichiarazione di voto.
La chiusura degli Ospedali Psichiatrici prevista dalla legge n. 833 e confermata dalla legge n. 724/94, che ha fissato il termine del 31/12/1996 comporterà ovviamente un impegno gravoso da parte di tutti i soggetti chiamati in causa, che sono la Regione, le Aziende sanitarie e i Comuni.
La legge n. 180/78 a suo tempo ebbe il pregio di rompere il muro culturale e di togliere dal ghetto il malato psichico, ma fu anche un po' troppo velleitaria. Bisogna pur considerare che ci troviamo in Italia e vent'anni ancora non sono stati sufficienti per dare abbastanza dignità al malato psichico.
Il processo di superamento degli ex Ospedali Psichiatrici, che si dovrà articolare nei tre momenti della dismissione, della riabilitazione delle RSA geriatriche e per disabili, pare condivisibile e logico.
Ho ascoltato con vivo interesse gli interventi di tutti i colleghi che mi hanno preceduto e condivido alcune osservazioni svolte. Rilevo che solo il collega Peano, che adesso non vedo in aula, ha richiamato le colpe pregresse da parte di molte forze politiche che nel tempo hanno prodotto ritardi e lo ringrazio per l'onestà intellettuale delle sue affermazioni.
Il tentativo, consueto, di buttare sulle spalle della Giunta di centro destra tutte le colpe e le insufficienze possibili, non ci deve preoccupare: è il solito gioco delle parti.
Ho sentito fare alcune affermazioni inesatte; la Giunta si è attenuta rigorosamente alle linee guida della legge n. 724. E' evidente l'obiettivo delle opposizioni di ottenere subito una Commissione per monitorare l'esistente, ma il fatto che si preveda di consultare un siffatto organismo in un secondo momento è una scelta operativa che vale in quanto tale, in quanto scelta politica.
Con questi provvedimenti ci saranno due grosse novità: la prima è un Dipartimento di Salute Mentale per ogni Azienda, con un budget idoneo per gestire i servizi ed un responsabile e l'altra è che diventano fondamentali le strutture intermedie quali le comunità protette, le comunità alloggio, i gruppi appartamento, l'affidamento familiare, i centri diurni, i day hospital e quant'altro. Nel giro di un paio d'anni si prevede che si possa completare questo sistema.
Dal punto di vista economico, si è parlato di risparmio; ovviamente è una previsione, con tutti i limiti delle previsioni e solo il tempo ci dirà se queste scelte saranno state opportune. Certo è che non si è operato per risparmiare sulla pelle dei malati psichici, ma con la presunzione di essere dei buoni amministratori.
Sottolineo la buona disponibilità dell'Assessore, che ha predisposto gli emendamenti che abbiamo appena votato.
Il Gruppo di Alleanza Nazionale esprime un giudizio positivo sulle deliberazioni e quindi anche il suo voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moro.



MORO Francesco

Anch'io, a nome del Gruppo di Rifondazione Comunista, volevo associarmi a quanto ha dichiarato la minoranza, cioè noi siamo nettamente contrari alla proposta di deliberazione n. 420, perché la riteniamo in netto contrasto con le linee nazionali. Non stanzia finanziamenti adeguati e non prevede strutture idonee al malato di mente. Pertanto sono considerazioni serie e telegraficamente concludo dicendo che voteremo contro.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione la proposta di deliberazione n. 420, il cui testo verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 29 voti favorevoli, 19 contrari e 4 astensioni.
Pongo in votazione l'immediata esecutività di tale deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 41 voti favorevoli e 4 contrari.


Argomento: Psichiatria

Esame testo unificato proposte di deliberazione n. 421 e n. 429: "Approvazione Piano di superamento residui Ospedali Psichiatrici di Collegno e Grugliasco, art. 3, comma quinto, legge n. 724/94 e art. 15 comma primo, L.R. n. 61/89"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del testo unificato delle proposte di deliberazione n. 421 e n. 429, di cui al punto 9) all'o.d.g.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 29 voti favorevoli, 19 contrari e 4 astensioni.
Pongo in votazione l'immediata esecutività di tale deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 41 voti favorevoli e 4 contrari.


Argomento: Psichiatria

Esame testo unificato proposte di deliberazione n. 422 e n. 428: "Approvazione Piano di superamento residuo Ospedale Psichiatrico di Vercelli, art. 3, comma quinto, legge n. 724/94 e art. 15, comma primo L.R. n. 61/89"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il testo unificato delle proposte di deliberazione n.
422 e n. 428, di cui al punto 10) all'o.d.g.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 29 voti favorevoli, 19 contrari e 4 astensioni.
Pongo in votazione l'immediata esecutività di tale deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 41 voti favorevoli e 4 contrari.


Argomento: Psichiatria

Esame proposta di deliberazione n. 423: "Approvazione Piano di superamento residuo Ospedale Psichiatrico di Novara, art. 3, comma quinto, legge n. 724/94 e art. 15, comma primo, L.R. n. 61/89"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 423, di cui al punto 11) all'o.d.g.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 29 voti favorevoli, 19 contrari e 4 astensioni.
Pongo in votazione l'immediata esecutività di tale deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 41 voti favorevoli e 4 contrari.


Argomento: Psichiatria

Esame proposta di deliberazione n. 424: "Approvazione Piano di superamento residuo Ospedale Psichiatrico di Alessandria, art. 3, comma quinto, legge n. 724/94 e art. 15, comma primo, L.R. n. 61/89"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 424, di cui al punto 12) all'o.d.g.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 29 voti favorevoli, 19 contrari e 4 astensioni.
Pongo in votazione l'immediata esecutività di tale deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 41 voti favorevoli e 4 contrari.


Argomento: Psichiatria

Esame proposta di deliberazione n. 425: "Approvazione Piano di superamento residuo Ospedale Psichiatrico di Racconigi, art. 3, comma quinto, legge n. 724/94 e art. 15, comma primo, L.R. n. 61/89"


PRESIDENTE

Passiamo infine alle proposta di deliberazione n. 425, di cui al punto 13) all'o.d.g.
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 29 voti favorevoli, 19 contrari e 4 astensioni.
Pongo in votazione l'immediata esecutività di tale deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 41 voti favorevoli e 4 contrari.
Ha chiesto la parola la Consigliera Spagnuolo; ne ha facoltà.



SPAGNUOLO Carla

Gli ordini del giorno sulla psichiatria li manteniamo tutti? Non solo quello presentato dal Gruppo di Rifondazione Comunista, ma anche gli altri per analogia.



PRESIDENTE

Restano iscritti per la prossima seduta.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 418 relativo alla crisi occupazionale del Gruppo Finanziario Tessile - Riorganizzazione del lavoro degli stabilimenti di S. Damiano D'Asti e Settimo Torinese


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno n. 418 presentato dai Consiglieri Cotto, Foco, Vaglio, Chiezzi, Rosso, Saitta, Grasso, Papandrea, Casari Casoni e Spagnuolo, relativo al Gruppo Finanziario Tessile, precedentemente iscritto all'o.d.g.
Se non vi sono interventi, pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte appresa la decisione del Gruppo Finanziario Tessile di porre in mobilità i lavoratori degli stabilimenti di S. Damiano d'Asti (n. 167) e di Settimo Torinese (n. 50) fatte proprie le preoccupazioni dei Comuni di S. Damiano d'Asti e di Settimo Torinese e dell'Amministrazione provinciale di Asti per le gravi ripercussioni che tale decisione provoca in particolare su una zona già profondamente penalizzata dalla crisi di altre aziende invita la Giunta regionale a farsi promotrice di tutte le iniziative atte ad aprire un confronto con il Gruppo stesso e in particolare con la GEMINA volte a modificare la decisione assunta salvaguardando l'occupazione attraverso una riorganizzazione del lavoro finalizzata a rilanciare la produzione e la presenza sul mercato. Tali obiettivi possono essere raggiunti attraverso l'adozione di quegli strumenti di ordine sociale previsti dalla vigente legislazione in grado di realizzare le condizioni e le iniziative sul piano nazionale per raggiungere un rilancio permanente delle produzioni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 53 Consiglieri presenti.


Argomento: Enti Istituti Fondazioni Associazioni di rilevanza regionale

Esame proposta di deliberazione n. 426: "Adesione della Regione Piemonte alla Fondazione Michele Pellegrino. Spesa di L. 300.000.000 (cap. 11720/96)"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 426, precedentemente iscritta all'o.d.g.
La parola all'Assessore Leo.



LEO Giampiero, Assessore alla cultura e istruzione

Non illustro la deliberazione perché è conosciuta, l'importanza è nota.
Volevo solo segnalare in aula due cose: una è la passione di chi l'ha proposta, l'altra è un ringraziamento, che non voglio fare privatamente perché sarebbe troppo semplice, alla Commissione.
La Commissione ha seguito questa materia con esemplare attenzione e ha svolto anche la discussione sui criteri.



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 50 Consiglieri presenti.


Argomento: Zootecnia

Esame ordini del giorno n. 416, n. 419, n. 420 e n. 421 relativi alle problematiche sulla gestione delle "quote latte"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame degli ordini del giorno relativi alle problematiche sulla gestione delle "quote latte", prima iscritti all'o.d.g.
La parola al Consigliere Riba.



RIBA Lido

In quanto firmatario di uno dei documenti, volevo proporre di rinviare la discussione di questi ordini del giorno alla prima seduta della prossima settimana.
Voglio chiarire, Presidente, che, ancorché ci sia un problema di attualità, una discussione di questo genere cominciata adesso si concluderebbe fuori dall'attualità, perché non la finiremmo in tempo utile prima che il Governo abbia ulteriormente trattato le sue questioni.
Dopo una giornata che ha già visto così intensamente impegnata tutta la miglior parte del Consiglio regionale, credo che sarebbe irriverente proporre una fatica che a sua volta richiederebbe di impegnare un'altra parte che certamente è stata meno stressata, ma a questo punto vale il rispetto dell'interesse collegiale. Se si potesse rinviare tutto alla prossima settimana, sarebbe meglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Casoni.



CASONI William

Invece, data l'attualità del problema, che nei giorni scorsi è stato sulle prime pagine dei giornali e che in questi momenti si sta trattando anche a livello centrale, a me sembra opportuno impegnarci tutti ad essere sintetici e a non ripetere le posizioni già espresse in precedenti discussioni. Occorre passare all'esame di questi ordini del giorno affinché il Consiglio regionale possa assumere una posizione nella trattativa in corso in questo momento e non tra una settimana, quando le posizioni potrebbero già essere definite.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rosso.



ROSSO Roberto

Chiedo che venga aperta la discussione sugli ordini del giorno relativi alle "quote latte". Oggi si è parlato di tante cose interessanti, però noi non possiamo deludere le aspettative di questi allevatori; sono già stati delusi sia dallo Stato che dalle Associazioni di categoria, non li pu deludere anche la Regione Piemonte.
Se il Consigliere Riba vuole che il suo ordine del giorno venga rinviato alla prossima seduta, è libero di farlo, ma io chiedo di poter illustrare l'ordine del giorno della Lega e di poterlo discutere.



(Voci in aula)



ROSSO Roberto

Allora li illustriamo tutti; c'è stata una riunione dei Capigruppo, io ho una parola sola. Nella riunione dei Capigruppo si è deciso di esaminare gli ordini del giorno sulle "quote latte" al termine della discussione sulla psichiatria. Quindi adesso ne discutiamo, terminiamo la seduta anche alle 11 di questa sera, ma ne discutiamo!



PRESIDENTE

Voglio solamente comunicare che, relativamente alla mozione presentata dal Consigliere Cavaliere ed altri, prima rinviata, le Commissioni I e VI si riuniranno giovedì 30 gennaio alle ore 9,30.
Passiamo dunque all'illustrazione dell'ordine del giorno n. 416 presentato dai Consiglieri Rosso, Bellingeri e Dutto.
La parola al Consigliere Rosso.



ROSSO Roberto

Noi abbiamo presentato questo ordine del giorno perché da qualche settimana si parla di "quote latte", ma il problema la Lega lo ha già affrontato parecchio tempo fa. Basti ricordare i ripetuti interventi del parlamento di Mantova con i quali il Governo provvisorio della Padania ha formulato numerose proposte risolutive del problema, naturalmente sempre disattese da quel Ministro - credo che si chiami Pinto il Ministro - che probabilmente abituato all'olio del basso Mediterraneo, non sa nemmeno cosa sia il latte.
Per finire con la solidarietà attiva convissuta con i manifestanti non più tardi del giovedì 16 gennaio 1997, presso Segrate e anche qui a Torino i quali non essendo protetti o sponsorizzati dalla triplice sindacale, sono stati bloccati e qualcuno duramente malmenato dal braccio armato dello Stato romano.



(Voci in aula)



PRESIDENTE

Mi pare che con queste parole non si possa ravvisare alcuna offesa nei confronti dello Stato.



ROSSO Roberto

Braccio armato dello Stato romano, come lo chiamate voi.
Quando i vostri sindacati organizzano le manifestazioni, va sempre tutto bene; se sono cittadini non rappresentati da nessuno, si possono menare, così come hanno menato anche i parlamentari della Lega, ma va bene così.
Oggi è tempo che i governi locali prendano in mano la situazione e coraggiosamente intraprendano quella strada di decisioni strutturali che il Governo e lo Stato italiano hanno dapprima trascurato per insipienza, e che successivamente hanno abbandonato con consapevole decisione.
Nell'auspicio che questa sovrana assemblea di governo locale vorrà adottare le deliberazioni che poniamo alla sua attenzione, formuliamo fin d'ora la raccomandazione all'organo esecutivo che immediatamente dopo sia costruito un coordinamento permanente tra città, Province e Regioni della Valle Padana, al fine di costringere lo Stato, una volta per tutte, alla definitiva cessione dei poteri sulla materia, che già per referendum gli erano stati tolti. Solo così si potrà avviare a definitiva soluzione tutta la questione.
Vorrei ripercorrere brevemente quali sono state le cause delle tensioni tra i produttori padani e il Governo italiano.
La Comunità Economica Europea decise nel 1984 di bloccare il mercato del latte che produceva eccedenze di offerta rispetto alla domanda attraverso un regime di fissazione delle quote che ogni Stato membro sarebbe stato autorizzato a produrre.
Presidente, vuole usare per la prima volta il campanello così mi stanno ad ascoltare?



PRESIDENTE

Sì, effettivamente vi invito a stare più attenti a quello che dice l'oratore.



ROSSO Roberto

Con questa decisione, comunque contestabile sul piano dei principi di liberismo e di mercato a cui tutti ieri come oggi si sono sempre richiamati, si voleva porre un freno allo sviluppo quantitativo della produzione lattiera assegnando quote individuali, ma fisse ad ogni Stato membro. In caso di superamento delle quantità assegnate ad ogni singolo produttore, veniva altresì prevista l'applicazione di una sanzione pari al 115% del prezzo del latte.
Il problema di oggi nasce da una decisione e dal fatto che il Governo italiano non ha applicato il regime di quote fino al 1993; anzi, per farsi dare dalla CEE più quote, ha artatamente gonfiato la produzione di latte per cui ad un certo punto si è vista: 1) appioppare una multa di 6.320 miliardi, che costa una rata di 720 miliardi/anno a causa di latte che non è mai stato prodotto 2) assegnare una quota di 99 milioni di tonnellate/anno, in grado di coprire poco più del 50% del nostro fabbisogno interno. Il massimo del grottesco fu raggiunto allorché il Ministro Poli Bortone si vantò di aver ottenuto uno sconto nella multa comunitaria, senza sapere, o fingendo di non sapere, che i dati di produzione erano stati falsati.
Nonostante la lezione di correttezza, impartita ai vari Governi romani dalla CEE, la quale nel frattempo era diventata UEO, il metodo italiano è continuato in questo modo, ignorando completamente le disposizioni della UEO, che fissava il tetto a 99 milioni di tonnellate all'anno. Secondo il censimento fatto dalle Associazioni agricole, risultano pari a 102 milioni di tonnellate/anno, contro i 96 milioni dell'anno precedente e contro una produzione reale di 82 milioni di tonnellate. Come al solito evidentemente, c'è qualcuno che non dice la verità. Per questo la richiesta dei manifestanti, prima ancora che giusta, è assolutamente doverosa. Essi chiedono che l'AIMA tiri fuori i modelli L1, cioè i documenti che dimostrano la vera produzione di latte per ogni singola azienda. Atti pubblici da anni richiesti ai vari Ministri succedutesi, ma mai concessi.
La seconda richiesta dei manifestanti è quella di posticipare la data di fine gennaio, prevista per il pagamento del prelievo-sanzioni di 380 miliardi (1.500 lire al litro), in conseguenza del falso esubero della produzione rispetto alla quota prevista dalla UEO.
La terza richiesta degli agricoltori è quella che vengano disattivati gli effetti previsti dalla legge n. 46 del 1995, votata dal solito Parlamento consociativo con il solo voto contrario della Lega Nord per l'indipendenza della Padania, con cui i partiti della prima Repubblica hanno permesso all'AIMA di ridurre le quote solo nelle aree produttive della Padania esentando dai tagli le cosiddette zone svantaggiate - il solito Meridione notoriamente da sempre gran consumatore e produttore di latte. E' una legge che di fatto ha tagliato le "quote latte" in Padania, dove dieci province producono più dell'80% di tutto il latte, aumentandolo invece al sud, dove le vacche a quattro zampe si possono trovare solo negli zoo.
Per questo oggi gli allevatori, che hanno lavorato, investito e portato la nostra produzione lattiera a livello di primato mondiale, hanno spesso più latte che quote; al contrario del sud, che possiede invece più quote che latte e dei falsi produttori, che possiedono addirittura solo le quote ma hanno il potere della carta, che permette di sfruttare il lavoro padano.
La ferma e composta resistenza degli allevatori padani potrebbe ottenere qualche risultato se non abbandonassero la lotta troppo presto e se le istituzioni locali assumessero in modo concertato tutte le iniziative atte a proteggerli dal ritorno astioso e violento dello Stato-padrone.
Dobbiamo ricordare a questi pennivendoli del regime, che su molti giornali hanno presentato questa legittima e civile protesta come l'ultimo ricatto della lobby del contadino, il modo ignobilmente favorevole con il quale descrissero i bidoni-bomba al fosforo depositati dagli operai Montedison all'ingresso di Crotone, oppure le ancor più violente vicende di Gioia Tauro o di Taranto o, infine, le innumerevoli occupazioni di stazioni ferroviarie o, peggio, le gambizzazioni o distruzioni di intere Università.
E' il caso di oggi, l'abbiamo appreso dai giornali, quello dell'Alitalia società che vuole farsi rimborsare miliardi dai poveri allevatori, ma non li ha mai chiesti - perché lì ci sono i sindacati - al suo personale quando continua a fare sciopero: in tale caso va tutto bene, anche se hanno perso centinaia di miliardi! Quando sono cittadini che, ricordo, hanno eletto tutti noi, allora si possono anche bastonare e criticare.
Chiudo - sento già il Presidente suonare il campanello - arrivando all'ordine del giorno.
Al di là della parte iniziale, in cui è sintetizzato il discorso che ho fatto poco fa, voglio puntare il dito sul fatto che questi allevatori, che poi sono cittadini piemontesi, sono stati completamente abbandonati dalle Associazioni di categoria e completamente traditi dallo Stato. Molti dicono che giovedì si risolverà la crisi; io non ne sono convinto e penso che questo Governo troverà un altro modo di prenderci in giro e di prendere in giro gli allevatori.
E' dunque necessario votare questo ordine del giorno, che non solo parla delle cose che si potrebbero fare per risolvere la crisi, ma nella prima parte - ammetto: assai dura - si dice che questo Consiglio regionale dovrebbe scegliere di schierarsi non con lo Stato, ma con i cittadini.
Proponiamo quindi che venga sospesa l'attività del Consiglio regionale che vengano invitati gli allevatori e che emerga, qui, in quest'aula, una proposta da portare come Consiglio regionale, insieme agli allevatori, allo Stato se non dovesse essere risolta la crisi.



PRESIDENTE

Passiamo all'ordine del giorno n. 420 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti.
La parola al Consigliere Moro per l'illustrazione.



MORO Francesco

Grazie, Presidente. Sul difficile e complesso problema delle "quote latte", che in questi giorni è all'attenzione continua dell'opinione pubblica italiana anche per la dura protesta degli allevatori, vorrei esporre alcune considerazioni politiche, peraltro presenti nel nostro ordine del giorno.
Innanzitutto, gli allevatori penalizzati per lo sforamento delle "quote latte", hanno fatto come in Francia, bloccando per molti giorni gli aeroporti ed importanti arterie stradali italiane, anche con esperienze corporative. Le stesse sfilate di amministratori locali, che ostentano la loro solidarietà agli allevatori, con soluzioni miracoliste, sono solo una beffa altrettanto atroce quanto quella fornita in questi anni dai Ministri dell'Agricoltura italiana.
Spingere con tutti i mezzi lo sviluppo degli allevamenti industriali per intensificare la produzione del latte, organizzare la concentrazione delle produzioni in certe regioni ed in particolari zone a discapito del resto del territorio regionale e nazionale, esporre gli allevatori al baratro dell'indebitamento con banche e fornitori, sono gli effetti di un'errata politica agricola comunitaria, incapace di correggersi per evitare la desertificazione delle nostre campagne ed è il risultato negativo di una gestione irresponsabile nelle politiche agrarie regionali e nazionali dei Governi centristi e di centro-sinistra fino ad oggi.
Il Governo Prodi deve dare una precisa risposta soddisfacente e corretta alle proposte delle organizzazioni di categoria, che rappresentano gli interessi di tutti gli allevatori e dei contadini italiani e piemontesi; una soluzione positiva, tendente a definire interventi che non siano bloccati da Bruxelles per fornire gli allevatori chiamati a pagare il prelievo per avere superato le proprie quote, aiuti che consentano loro di farvi fronte, senza pregiudicarne l'attività.
L'Assessorato regionale competente, il Ministero delle Risorse Agricole, pur con politiche fortemente centralizzate e burocratiche possono intervenire per evitare danni irreparabili come quelli delle mancate gestioni delle quote.
E' doveroso ricordare che l'attuale difficile e delicata situazione nell'applicazione del regime delle quote è troppo vecchia - tredici anni e di grave insipienza, dei governi fino ad oggi, ed inefficienza burocratica di furbizia, approssimazione e demagogia.
In Piemonte, la zootecnia costituisce il 40% della produzione regionale e quella del latte oltre la metà del comparto e occupa circa 30 mila addetti, comprese zone montane, collinari e di pianura. Va quindi considerato un settore fondamentale per l'occupazione ed il reddito regionale.
In proposito, si aspetta con vivo interesse la costituzione di una Commissione d'inchiesta governativa, le cui conclusioni speriamo siano rapide, tempestive e positive.
Come Rifondazione Comunista, già nel luglio 1996, ci siamo attivati a livello nazionale, contestando duramente la linea politica e gli atti governativi sulle "quote latte", proponendo una legge di revisione totale della vecchia legge quadro, che regolava le quote stesse. I punti di forza della proposta inserita nel nostro ordine del giorno, oltre a restituire spazi alla politica di comparto delle Regioni affrontano i nodi del fallimento delle scelte operate nel nostro Paese, prima in favore di una gestione privatistica e poi di una fortemente accentratrice del Ministero delle Risorse Agricole, dell'AIMA, che ha dimostrato grande incompetenza e ha fatto gravi e ripetuti errori.
E' necessario a nostro avviso regionalizzare la materia con decentramento completo dei momenti amministrativi; occorre il consolidamento delle produzioni realizzate nelle Regioni con i meccanismi di ricollocazione territoriale delle quote, che vanno gestite a nostro avviso direttamente dalle Regioni.
Occorre una ridefinizione del bacino regionale, risultante dalla sommatoria delle quote attribuite dall'AIMA, dalla gestione della politica di comparto. Occorre anche la tutela delle aree di zootecnia debole.
Infine, pensiamo anche al blocco dei trasferimenti delle quote fra privati a favore di meccanismi di riattribuzione delle quote resesi disponibili per consentire il costante riallineamento dell'assegnazione con l'effettiva capacità produttiva.
Occorre anche la valorizzazione del piano di ristrutturazione gestito sempre dalle Regioni, con priorità a favore dei produttori della medesima Regione, quale strumento di tempestivo riallineamento delle attribuzioni di quota con le effettive capacità e potenzialità produttive sia aziendali che regionali. E' evidente che la nostra proposta, pur riconfermando il sistema delle quote, non rinuncia ad utilizzare come strumento di sostegno alle fasce deboli della produzione, alle aziende a rischio di sopravvivenza, ai giovani che vogliono restare o tornare in agricoltura in un tentativo di avviare un possibile riequilibrio all'interno delle Regioni e nel territorio nazionale.
Conosciamo la complessità dei problemi; è perciò necessario un grande impegno di tutti a ragionare sul destino della nostra agricoltura accettando anche i giusti suggerimenti politici dell'opposizione e nello specifico quello di Rifondazione Comunista che è per una soluzione positiva del problema quote, a partire dalla salvaguardia in montagna e nella difesa della zootecnia piemontese, anche in sede comunitaria, che spesso è disattesa.
La Giunta regionale di centro-destra deve proporre entro un mese un quadro organico di politica zootecnica, attivarsi maggiormente con il Ministero su tutti i problemi agricoli urgenti, compresa anche una maggiore presenza in sede comunitaria europea - se ne sente purtroppo l'assenza per una svolta di sviluppo per l'agricoltura piemontese.
Abbiamo bisogno di una diversa politica agricola regionale.



PRESIDENTE

Passiamo all'ordine del giorno n. 421 presentato dai Consiglieri Marengo, Foco, Riba, Angeli, Cavaliere, Spagnuolo, Bellion, Bertoli e Peano.
La parola al Consigliere Riba per l'illustrazione.



RIBA Lido

Signor Presidente, non credo ci siano le condizioni e le opportunità di ripetere un dibattito che questo Consiglio ha già avuto modo di sviluppare in diverse sedute. Mi limito a richiamare alcuni tratti della vicenda - se mi è consentito - poiché un grande Partito quale noi siamo ha anche una grande storia e delle grandi ascendenze.
Nel 1984, appena firmato l'accordo della Comunità Europea, Enrico Berlinguer, allora Segretario del PCI, in un suo comizio in un'importante città agricola italiana - Cuneo - disse: "Sono di ieri le decisioni della Comunità Europea che impongono all'Italia una limitazione della zootecnia e delle produzioni agricole mediterranee. Questo significa bloccare ai livelli del 1983 le produzioni zootecniche, scoraggiare gli imprenditori agricoli e contadini e questo è un danno per l'intera economia nazionale".
Ho voluto richiamare questa frase perché non si parlava di braccianti ma di imprenditori, di coltivatori e del danno che sarebbe derivato da un'improvvida impostazione di una politica comunitaria che clamorosamente assegnava al nostro Paese meno della metà delle quote assegnate a Francia ed Inghilterra e qualcosa in meno di quanto assegnato all'Olanda e alla Danimarca.
Vorrei far rilevare ai colleghi della maggioranza, che in qualche maniera non considereranno di disdoro essere in qualche modo ereditari di questa storia - noi stessi non possiamo dichiararci fuori - i quindici anni di responsabilità dalle quali è assolutamente impossibile per chicchessia chiamarsi fuori.
Il Gruppo di Alleanza Nazionale ha inteso non votare l'ordine del giorno che abbiamo proposto, preferendo votarne un altro per la necessità di distinguersi politicamente. Distinguetevi pure politicamente, colleghi ma mi pare, questo, un modo basso di impostare queste cose; una rissa politica certamente al di sotto delle attese che oggettivamente l'agricoltura ha nei confronti di un'istituzione alta, come deve essere la nostra, senza separare buoni e cattivi, la Coldiretti e la Confagricoltura i Cobas e i non Cobas, la Padania e così via.
Il nostro ordine del giorno intendeva riepilogare alcuni dati assolutamente oggettivi. Mi consenta, Presidente, di illustrarne alcuni in tempi assolutamente sintetici. Il Piemonte ha circa 7.000 aziende che producono in totale 8 milioni di quintali di latte, con una media di poco più di 1.000 quintali per ogni azienda, ovvero l'equivalente, oggi, di dodici/tredici mucche. Il dato di sopravvivenza è considerato a non meno di venticinque/trenta mucche - naturalmente adesso, che non abbiamo ancora esaminato la legge di Alleanza Nazionale che prevede la trasformazione degli allevamenti delle mucche in allevamenti di bufale, e poi magari trasformeremo le bufale in struzzi. La realtà è che adesso abbiamo a disposizione delle quote che non consentono la sopravvivenza di una quantità molto significativa delle nostre aziende.
Non condividiamo neanche che si possa mettere sullo stesso piano chi ha superato di poco la produzione per garantirsi il minimo vitale, potendo scegliere soltanto tra affittare le quote ed acquisire una rendita a carico dei pochi che rimanevano a produrre oppure rischiare in proprio di acquisire di fatto uno spazio di produzione che il senso dell'economia ci porta a considerare che dovrebbe essere tutelato.
Dire adesso in poche parole o in un ordine del giorno come debba essere risolto il problema mi sembrerebbe obiettivamente presuntuoso.
Dò atto al Presidente Picchioni innanzitutto e alla Giunta, tramite l'Assessore, di non essersi sottratti e di non aver cavalcato delle tigri.
Non l'abbiamo fatto nemmeno noi - e non credo sia un settore sul quale convenga. Questo anche per la tradizionale poca partecipazione delle istituzioni ai problemi di questo comparto, per cui si rischierebbe - da parte di tanti, me compreso - di proporre o discutere con superficialità pensando di risolvere con delle trovate o delle battute problemi che si denunciavano già nel 1984 e che stanno venendo al pettine.
Cosa chiediamo nell'ordine del giorno che abbiamo proposto? Sostanzialmente, un riconoscimento di spazio produttivo per le piccole aziende, a carattere familiare; che ci sia un'inchiesta sulle responsabilità, per evitare che le responsabilità si ripetano - non certo per perseguire dei soggetti che se hanno sbagliato, dovranno pagare. Il problema è superare una situazione che si ripete. I Ministri che hanno operato finora hanno potuto contare sulla possibilità di prelevare dalla cassa comune della Nazione 3/4/5/6.000 miliardi per risolvere questo problema. La verità, colleghi, è che per la prima volta - questo è lo shock, anche per me - la Comunità Europea nei confronti della nostra agricoltura non dà, ma prende; non dà i soldi per distruggere le eccedenze di frutta, non dà i fondi del 5B, dell'Interreg, di questo e di quello: non dà, ma regola.
Dobbiamo impedire che le "quote latte" diventino oggetto di un mercato insalubre tra soggetti che cessano perché privati della possibilità di trasformare un'attività familiare in una piccola e moderna azienda ed altri che si mettono ad affittare quote creandosi così una rendita finanziaria.
Questo non lo possiamo consentire in linea di principio, perch antieconomico - non perché antisociale. C'è un etica anche dell'economia: di certo non potrebbe prorogarsi una situazione di questo genere. Che la Comunità Europea agisca da regolatore e chieda non è questione che deve scandalizzarci; che tutto il comparto economico-amministrativo-politico che si occupa di questioni comunitarie delle "quote latte" debba trovare un'intesa, questo sì - perché all'Italia siano in totale riconosciute quote corrispondenti alla produzione - di fatto mi sembra una cosa sostenibile.
Naturalmente il fatto che questa cosa possa essere realizzata in tempi medi, o comunque non immediati, comporta che nel frattempo noi non poniamo a carico delle aziende degli oneri che non possono essere sostenuti.
All'interno di questa situazione ci sono certamente delle aziende che hanno fatto dei blitz di mercato: lo dico perché a fronte di una quantità di nostre aziende che hanno un'autorizzazione a produrre 400 quintali di latte, il che vuol dire cinque o sei mucche al massimo, per cui si tratta di un'azienda sulla soglia della dissoluzione - se le dissolviamo tutte sono 3 mila posti di lavoro che si perdono - c'è la Cirio Napoli con 230 mila quintali di autorizzazione a produrre! Non condivido l'ordine del giorno del Gruppo Rifondazione Comunista, ma annuncio che lo voteremo, salvo chiedere che sia ritirata la prima frase in cui si dice: "...ridiscutere da parte della Regione la politica di Maastricht", perché non è compito della Regione; se si toglie questa parte lo possiamo votare.
Avremmo anche votato l'ordine del giorno della maggioranza, ma dato che ci è stata segnalata questa necessità di distinzione, anche noi riteniamo di doverci distinguere.
Auspico, tuttavia, che il lavoro fatto con la presentazione del nostro ordine del giorno possa avere se non l'approvazione almeno il consenso di quella parte della maggioranza che ritiene di ragionare nel merito delle questioni, come abbiamo cercato di fare noi.



PRESIDENTE

Passiamo infine all'ordine del giorno n. 419 presentato dai Consiglieri Casoni, Toselli, Cotto, Vaglio, Deorsola, Grasso, Burzi, Ferrero e Gallarini.
La parola al Consigliere Casoni per l'illustrazione.



CASONI William

Innanzitutto faccio due premesse. Il Consigliere Riba sa che il nostro comportamento, tenuto anche in Commissione Agricoltura, ove possibile tende a concordare posizioni e, nell'ambito delle possibilità, ad assumere posizioni comuni. Non abbiamo mai tenuto a distinguerci in particolare sinora, su determinati provvedimenti. Questa, se a volte diventa un'abitudine, non per questo deve essere sempre costante.
Io ho solo rilevato, per trasferirlo a livello regionale, che le posizioni anche a livello centrale dei partiti su questo problema divergono profondamente.
Mi pare che l'altro ieri il Polo delle Libertà abbia chiesto le dimissioni del Ministro delle Risorse Agricole Alimentari, Pinto: quindi evidentemente, questa unità di vedute su come risolvere il problema perlomeno a livello centrale, non è ancora stata appurata.
Ritengo che la maggioranza abbia anche il dovere, ogni tanto, di distinguersi da posizioni che altrimenti all'esterno potrebbero sembrare consociative. Effettivamente non lasciare alla Lega Nord il primato di una protesta che noi invece rivendichiamo anche come nostra, perché nella gestione di questa problematica delle "quote latte" in questi anni troppi sono stati i lati oscuri. Vanno anche perseguiti i responsabili.
In questo ordine del giorno noi chiediamo che siano appurate le responsabilità, che siano chiamati a pagare i responsabili e che sia commissariata l'AIMA: questa è un'altra cosa che avevamo già chiesto nel breve periodo del Governo Berlusconi, attraverso il Ministro delle Risorse Agricole e Forestali, on. Poli Bortone.
Al Consigliere Rosso volevo solo ricordare che nei sette mesi del Governo Berlusconi, grazie al Ministro Poli Bortone, le "quote latte" italiane sono aumentate - unica volta in questi dodici anni - di 9 milioni di quintali. E' un dato reale, non è una falsità, perché basta vedere gli atti pubblicati e si potrà dimostrare che quello che dico è la verità.
Quindi, di fatto, su questo rivendichiamo anche questo tipo di soluzione.
Un'altra cosa che potrebbe agevolare il lavoro è avere una forte omogeneità nel definire questo tipo di protesta. C'è chi la vuole definire solamente un incidente di percorso e chi invece ritiene che sia anche un fatto strutturale, magari per una cattiva gestione dell'Unalat, dovuta forse a una non completa chiarezza, non dico altro. Parlo di una non completa chiarezza da parte di alcune Organizzazioni sindacali; di conseguenza, questi allevatori che, in buona fede in molti casi, hanno continuato a produrre e a permettere l'ingresso dei giovani nelle aziende ora si troverebbero, da soli, ad essere chiamati a pagare per errori che secondo noi, sono stati fatti anche da altri, e questi altri vanno chiamati come corresponsabili.
Invitando a votare il nostro ordine del giorno, intendevo dare un segnale politico: è un ordine del giorno che ha una visione dei fatti abbastanza chiara, non sto a ripetere tutti i punti elencati, e lo propongo alla votazione dei Gruppi della maggioranza e dell'opposizione che volessero votarlo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Deorsola.



DEORSOLA Sergio

Dato che abbiamo riscontrato che molti ordini del giorno contengono delle posizioni che sono da noi condivise, chiediamo che i documenti siano votati per parti separate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Saitta.



SAITTA Antonino

Il collega Riba ha illustrato bene l'ordine del giorno che anche noi abbiamo sottoscritto ed abbiamo contribuito ad elaborare.
Lo condividiamo totalmente anche perché rispetto all'ordine del giorno della Lega e della maggioranza ha un pregio. Non si limita soltanto a lanciare dei segnali politici, come diceva poco fa il collega Casoni, nei confronti di questo o di quell'altro soggetto politico economico, ma va ad indicare delle soluzioni.
E' un ordine del giorno che sottende una vera cultura di governo, cioè immagina delle soluzioni possibili, compatibili con la legislazione vigente e richiama anche a delle responsabilità che abbiamo come Regione. Non si limita soltanto ad individuare delle responsabilità da parte di organismi superiori, ma individua un ruolo attivo da parte della Regione. Sotto questo aspetto, è un ordine del giorno sicuramente utile.
Non è un ordine del giorno - ed in questo senso lo condividiamo - che tenta di cavalcare la protesta in questo momento. Cavalcare la protesta è molto facile. Credo che le vicende politiche degli ultimi decenni dimostrino come sia enormemente facile mettersi su quell'onda per poi ritrovarsi ad essere completamente scavalcati ed aver suscitato, nel frattempo, dei movimenti inarrestabili anche sul piano della democrazia.
Quando delle forze politiche assumono delle posizioni che non sono soltanto corporative, di difesa di posizioni singole, ma tendono ad inquadrare il problema in termini politici più generali, in termini di categoria, si ha il grande vantaggio di avere delle risposte di governo. In questo senso l'ordine del giorno ha questa caratteristica che noi condividiamo.
Un fatto utile da rilevare è che mi pare ci sia una lettura corretta della realtà dei produttori del latte.
Quando si prende atto che sul fronte della produzione, sulla base di queste proteste cosiddette spontanee, ma non sempre lo sono, sono posti sullo stesso piano i produttori che hanno superato le quote per raggiungere il minimo vitale e i produttori che hanno realizzato incrementi fisiologici connessi al miglioramento genetico e le aziende che hanno deliberatamente incrementato la produzione per espandere la loro presenza sul mercato, mi pare che si apra una questione di giustizia, perché mettere tutti sullo stesso piano sarebbe un grandissimo errore.
Vuol dire non lanciare dei segnali positivi verso chi si comporta correttamente, verso chi ha dovuto superare per necessità alcuni limiti.
Questo è anche un fatto politico di grande rigore e di grande interesse e per questo motivo noi approveremo l'ordine del giorno presentato dal collega Riba - che abbiamo sottoscritto - mentre non approveremo l'ordine del giorno della maggioranza, che mi sembra più finalizzato a mandare come diceva il Consigliere Casoni - un segnale nei confronti dei Cobas dicendo che l'azione dei Cobas è positiva.
Quindi il nostro voto è chiaro, anche perché limitarsi a riconoscere soltanto un'azione di protesta, senza immaginare delle soluzioni, mi sembra estremamente limitativo: si acquista qualche medaglia sul momento, ma non è una cultura di governo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Bodo.



BODO Giovanni, Assessore all'agricoltura

Innanzitutto vorrei precisare a questo Consiglio che la questione oggi in esame ha di recente spinto a formulare due ordini del giorno.
Ricordo a tutti che il Presidente della Giunta e l'Assessore di queste questioni se ne sono occupati parecchio - questo per rispondere a chi ci accusa di non seguire gli interessi del mondo agricolo.
Per quanto riguarda le quote, vi devo tediare cinque minuti.
Il regime delle "quote latte" nel nostro Paese è passato attraverso alcune tappe che, di volta in volta, hanno visto un'evoluzione per quanto attiene la titolarità delle quote, la modalità delle gestioni e le diverse figure che vi hanno partecipato.
In approssimazione si possono distinguere tre fasi: la prima, relativa agli anni 1984/1986, caratterizzata dal cosiddetto "bacino unico nazionale" la seconda, tra il 1987 e il 1992, corrispondente al produttore unico Unalat, e alle indicazioni produttive la terza, a far tempo dal 1993, vede l'assegnazione individuale delle quote.
Alla nascita del regime comunitario delle quote, con i Regolamenti CEE n.
856/84 e n. 857/84, mentre nella maggior parte degli altri Paesi viene assegnata una quota corrispondente alla produzione dell'anno solare 1981 nel caso dell'Italia l'anno di riferimento assunto è il 1983, in quanto si considerò l'anno 1981 come un anno di produzione anomala.
Di fatto il nostro Paese non aveva perfettamente a conoscenza la situazione produttiva di latte presente. Parimenti l'evoluzione produttiva è via via aumentata fino a raggiungere quantitativi molto rilevanti per singoli soggetti con produzione media di 80 quintali per capo, con punte di 100/120 e in alcuni casi fino a 140 quintali a capo.
I consumi del nostro Paese in latte ed in formaggio superano di ben il 40% la nostra produzione, ed il Paese Italia diventa così un florido mercato per altri Paesi partner.
Questa situazione è stata il terreno fertile per spingere a produzioni superiori alle quote assegnate, tanto che la Comunità Europes ha comminato al nostro Paese penalità consistenti.
Il problema delle gestioni di queste quote dal punto di vista amministrativo e legislativo è stato difficile e caotico. Un esempio: le quote oggi vigenti nella nostra Regione sono pari a 7 milioni e 100 mila quintali, ma prima del taglio della quota B, era di 8 milioni e 40 mila quintali e la produzione attuale, 1995/1996, è di 8 milioni e 400 mila quintali.
Abbiamo una produzione superiore alle quote di 1 milione e 300 mila quintali. Non è che gli allevatori da un giorno all'altro possono eliminare parte del loro bestiame solo perché, rifatti i calcoli, si riduce la quota di 900 mila quintali (dagli 8 milioni e 40 mila ai 7 milioni e 100 mila).
Questo presuppone di eliminare il bestiame e le stalle, gli investimenti colturali, cose che sono facilissime a dirsi e più difficili ad attuarsi.
La situazione tra penalità e riduzione è andata avanti fino alla campagna 1995/1996. Con l'avvento dell'attuale Ministro dell'Agricoltura Pinto, il problema "quote latte" ha avuto una svolta radicale i cui obiettivi, secondo quanto voluto dal Ministro, erano essenzialmente due: i produttori che producevano più latte rispetto alle quote di competenza dovevano pagare la soprattassa a partire dall'anno di commercializzazione 1995/1996 perché, sosteneva il Ministro, non era possibile dare alcun aiuto e oltretutto il regime delle quote era molto noto agli agricoltori.
Il secondo obiettivo era di trasferire, sic et sempliciter, alle Regioni, attraverso una legislazione molto vincolistica e caricando le medesime Regioni sia della loro applicazione sia delle responsabilità finanziarie se le Regioni non avessero ottemperato.
A nulla sono valse le difese dei produttori in sede di Comitato nazionale per le risorse agricole alimentari, della non praticabilità del percorso individuato dal Ministro, e la richiesta, ripetutamente ed insistentemente avanzata di modificare l'atteggiamento, è sempre caduta nel nulla.
La risposta è sempre stata la solita: gli allevatori devono pagare perché sapevano.
Ripeto, a nulla sono valse le prese di posizione degli Assessori regionali all'agricoltura, delle Organizzazioni professionali agricole, dei Presidenti delle quattro Giunte regionali dove si produce la maggioranza del latte in Italia.
A fronte di queste ermetiche chiusure vi è stata via via una mobilitazione crescente di chi doveva pagare le multe; sono avvenute le prime manifestazioni e successivamente quella di Milano che neppure gli organizzatori pensavano giungesse a dimensioni tali. Si è verificato un braccio di ferro tale da portare al blocco di alcuni punti strategici della città per costringere il Governo a riconsiderare le loro situazioni stante il fatto che, ripeto, il Ministro e anche il Sottosegretario non dimostrarono alcuna disponibilità all'ascolto.
E' indubbio che la nostra agricoltura, e in particolare la produzione di latte, sta attraversando un momento di crisi molto delicato, come da tempo non si verificava.
Il latte è oggi soggetto ad una concorrenza spietata, tanto che gli industriali hanno proposto, per il rinnovo del contratto, un prezzo di L.
640 al litro per il 1997 contro le L. 752 dell'anno scorso.
Né può essere negato che la protesta è cavalcata dalla Lega Nord della Padania, i massimi dirigenti sono leghisti, ex Senatore Robusti e mi pare un Consigliere regionale della Lombardia, Bettinelli, e anche dal Segretario politico.
Lo ripeto, ancora una volta a questa situazione siamo arrivati per l'intransigenza del Ministro e del Governo.
Il Ministro, a mio modo di vedere, si è dovuto rimangiare la sua parola e la sua posizione. Era comunque un modo di dire o un paravento che in sede CEE non si poteva fare nulla; comunque, è vero come è vero, che la Comunità non è stata totalmente sorda al problema, come si voleva far apparire.
Tanto che oggi si propongono finanziamenti agevolati, contributi per perdita di reddito, ristrutturazione della produzione lattiera assegnazione di quote gratuite ai giovani, il tutto con l'assenso della Comunità.
Con questa azione le Organizzazioni agricole e i dimostranti hanno imposto di chiedere e di rinegoziare con forza la nostra quota, e questo non solo per salvaguardare la nostra produzione, ma nell'interesse generale del Paese.
Mi auguro ed auguro alle Organizzazioni agricole che hanno rivestito un ruolo rilevante in questa questione e agli allevatori che hanno assunto queste iniziative, che tale vicenda si chiuda in modo positivo per loro.
Rimane da scongiurare il disegno di legge voluto dal Ministro e varato dal Governo, perché se non ci sarà l'aumento delle quote il problema verrà trasferito alle Regioni che non solo non avranno la possibilità di governarlo, ma saranno chiamate anche a rispondere finanziariamente.
Le Organizzazioni professionali e gli allevatori che hanno protestato hanno lottato e lottano anche per le Regioni. Se ci sarà concesso l'aumento delle quote, come io mi auguro, nell'interesse di tutti, e si troverà una condizione di accettabilità per i 1.724 produttori che hanno prodotto in più, lavorando duramente, si sarà raggiunto un risultato positivo che io non solo riconosco, ma apprezzo.



PRESIDENTE

Grazie, Assessore, per la sua comunicazione.
Passiamo dunque alla votazione degli ordini del giorno.
Iniziamo con l'ordine del giorno n. 416 presentato dai Consiglieri Rosso, Bellingeri e Dutto.
Il Consigliere Deorsola chiede la votazione di tale documento per parti separate.
Consigliere Deorsola, vuole intervenire?



DEORSOLA Sergio

Chiedo formalmente se si può votare il punto 1) separatamente dagli altri.



PRESIDENTE

Consigliere Rosso, accetta?



ROSSO Roberto

Non accetto per un motivo. Se la maggioranza non avesse proposto un proprio ordine del giorno, avrebbe avuto un senso. Siccome vedo che nell'ordine del giorno della maggioranza sono ripresi diversi concetti, che erano presenti nel nostro ordine del giorno, ma non si fa alcun accenno proprio al punto 1) che, oltre che a dire tante cose, farebbe intervenire questo Consiglio in maniera attiva nella protesta degli allevatori, non ha più senso. Esiste un ordine del giorno di maggioranza, uno della sinistra e uno della Lega Nord; io dico che, almeno per quanto riguarda il nostro, a questo punto si voti in toto.



PRESIDENTE

Devo solo comunicare, per correttezza, che il quarto comma dell'art. 66 del Regolamento interno del Consiglio regionale permette che "Il Presidente, di sua iniziativa o su richiesta di un Consigliere, pu disporre la votazione per parti separate", per cui indipendentemente dalla sua volontà, se il Consigliere Deorsola insiste, si deve votare per parti separate.
Il Consigliere Deorsola rinnova la propria richiesta di votazione per parti separate.



CHIEZZI Giuseppe

Scusi, Presidente, perché per parti separate?



PRESIDENTE

E' stata chiesta la votazione per parti separate. La può chiedere chiunque, lo stabilisce l'art. 66 del Regolamento.
Pongo dunque in votazione l'ordine del giorno n. 416, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che il settore lattiero sia per la consistenza propria che per quella derivata dal settore caseario, dal settore zootecnico e dal settore dei mezzi tecnici e delle materie prime, è un comparto assolutamente strategico per l'economia piemontese la situazione venutasi a creare a causa dell'inefficienza della burocrazia italiana nella gestione delle 'quote latte' mette il produttore nelle condizioni di non avere certezza della consistenza della propria quota e quindi non gli consente una serena pianificazione in un'economia aziendale ad elevato contenuto tecnologico e che prevede consistenti investimenti finanziari i quantitativi di latte prodotti in Italia sono stimati dall'AIMA in circa 103 milioni di quintali e ciò non corrisponderebbe all'effettiva produzione aziendale tanto è che l'Italia è il primo Paese a livello europeo importatore di latte sulla base dei quantitativi stimati dall'AIMA graverebbe sui produttori di latte piemontesi un superprelievo assolutamente non sostenibile dal sistema produttivo ed economico del comparto zootecnico la ricaduta sull'economia locale di provvedimenti che non abbiamo la certezza di un'assoluta trasparenza, che non basino le loro motivazioni sulla consistenza del diritto non inficiato da norme spesso contraddittorie e da sentenze non sempre applicate, è certamente deleteria e senza possibilità di alcun recupero il Regolamento CEE n. 3950/92, che introduce un regime di quote sulla produzione lattiera comunitaria per un periodo di sette annualità non è ancora stato recepito dal Governo italiano verificato che le Associazioni di categoria che dovrebbero rappresentare il mondo agricolo non hanno in alcun modo tutelato gli interessi degli allevatori piemontesi, anzi hanno partecipato attivamente alla gestione confusa e clientelare delle 'quote latte' preso atto che le giuste proteste dei Comitati spontanei alle quali stiamo assistendo in questi giorni segnalano il profondo malessere verso le Associazioni di categoria e gli organi istituzionali che hanno governato fino ad ora la politica lattiero-casearia impegna la Giunta regionale al fine di: supportare con atti concreti le richieste dei Comitati spontanei piemontesi facendosi carico di trasferire al Governo romano le istanze espresse dagli stessi allevatori ottenere il recepimento integrale del Reg. CEE n. 3950/92 con la sola modifica del quantitativo di riferimento di cui all'art. 4 che per l'appunto deve coincidere con l'annata lattiera antecedente a quella dell'effettiva applicazione del Regolamento stesso, facendo particolare attenzione alla titolarità della quota che deve essere di coloro che effettivamente producono e si impegna a: 1) interrompere i lavori del Consiglio regionale per tutta la durata della lotta e comunque fino alla sua positiva conclusione, con la sola eccezione del bilancio preventivo. Si chiede altresì l'occupazione permanente dell'aula consiliare da parte dei Consiglieri al fine di trasformarla in assemblea cittadina. Così riuniti e con l'intervento di tutti i cittadini e le Associazioni di categoria che li rappresentano potranno deliberare le misure più adatte a supportare di concerto con le altre istituzioni locali la lotta degli agricoltori. Misure che saranno sottoposte a referendum popolare 2) promuovere le azioni più idonee ad individuare le responsabilità penali verso coloro che hanno gestito il regime italiano delle quote, verificando se sussiste l'ipotesi di associazione al fine di vantaggio personale o distorsione del mercato 3) promuovere le azioni più opportune affinché sia l'AIMA, con le risorse di cui attualmente dispone, ad ottemperare ai pagamenti dei prelievi che oggi gravano totalmente sulle spalle dei produttori 4) ottenere dall'AIMA la pubblicazione dei dati singoli di produzione rendendo pubblici i modelli L1 degli ultimi tre anni e i dati completi della compensazione effettuata per ogni singolo allevatore 5) promuovere tutte le iniziative necessarie affinché venga modificata la legislazione vigente al fine di sopprimere la figura del 'sostituto d'imposta' attualmente esercitato dal primo acquirente, quale unico soggetto autorizzato alla riscossione del superprelievo a carico dei produttori 6) promuovere con forza presso le istituzioni comunitarie tutte le iniziative più idonee affinché allo Stato italiano venga concesso un aumento di quote di produzione in grado di restringere il divario attualmente esistente fra produzione e consumo interno".
Pongo in votazione l'intero ordine del giorno ad esclusione del punto 1).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 5 voti favorevoli, 11 contrari e 25 astensioni.
Pongo ora in votazione il punto 1) del dispositivo dell'ordine del giorno.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli e 39 contrari.
Passiamo ora alla votazione dell'ordine del giorno n. 420 presentato dai Consiglieri Chiezzi, Moro, Papandrea e Simonetti.
Il Consigliere Riba ha chiesto la votazione per parti separate.



RIBA Lido

Chiedo di separare, dopo "impegna la Giunta regionale", la frase "a modificare le politiche di Maastricht", perché credo che abbiano troppe difficoltà, non in termini di disponibilità e magari anche di esito, ma al momento mi sembra un impegno gravoso a carico della Giunta.



PRESIDENTE

Il Consigliere Chiezzi è d'accordo.
Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno n. 420, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte di fronte alla protesta degli allevatori in merito alle questioni conseguenti il superamento delle quote di produzione del latte assegnate dall'Unione Europea sulla base di accertamenti che vengono contestati rilevata l'esasperazione con la quale la protesta ha luogo, con blocchi stradali ed interruzione di servizi fondamentali quali quelli aeroportuali rilevato che il problema nasce da una dissennata e clientelare politica dei passati Governi nazionali, che hanno irresponsabilmente spinto i produttori ad intensificare la produzione del latte osservato che la soluzione del problema non deve consentire ad alcuno di approfittare della situazione riaffermato che condizione necessaria per consentire lo sviluppo di questo comparto economico è la conoscenza dei reali livelli di produzione ritenuto inaccettabile un ruolo dell'Europa che presupponga una gestione dei problemi economici che porta alla crisi di importanti settori economici dei Paesi aderenti, promuovendo lo sviluppo degli allevamenti industriali organizzando la concentrazione della produzione di latte in certe zone a discapito di altre ed esponendo gli allevatori all'indebitamento con banche e fornitori, secondo un'ottica ed una prassi delle politiche nazionali e locali irresponsabili impegna la Giunta regionale a modificare le politiche di Maastricht a proporre, entro 30 giorni, un quadro organico di politica zootecnica regionale a sensibilizzare il Governo circa la necessità di una definitiva regolamentazione della materia attraverso un completo decentramento amministrativo a consolidare le produzioni realizzate in Piemonte, anche con riallocazione territoriale delle quote, con meccanismi garantiti dalle Regioni e con la definizione del 'Bacino regionale', risultante dalla sommatoria delle quote attribuite dall'AIMA, per la gestione della politica di comparto a tutelare le aree a scarso sviluppo zootecnico a bloccare il trasferimento di quote ai privati, a favore di meccanismi di riattribuzione indispensabili per consentire l'allineamento tra assegnazioni ed effettive capacità produttive ad intervenire in ogni modo presso tutti gli organismi competenti affinché le quote produttive siano ricontrattate, i criteri di elaborazione dei contributi della Comunità Europea siano modificati, le strutture di ricerca - con progetti legati al territorio - siano recuperate e valorizzate, sia avviata una politica agricola ambientale compatibile, che dia certezza alle imprese, ai lavoratori ed ai consumatori".
Pongo in votazione l'intero ordine del giorno, ad esclusione della frase "a modificare le politiche di Maastricht".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 9 voti favorevoli, 9 contrari e 15 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
Pongo ora in votazione la frase: "a modificare le politiche di Maastricht".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 3 voti favorevoli e 27 contrari (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
Passiamo all'ordine del giorno n. 421 presentato dai Consiglieri Marengo, Foco, Riba, Angeli, Cavaliere, Spagnuolo, Bellion, Bertoli e Peano.
Il Consigliere Deorsola chiede la votazione per parti separate.



DEORSOLA Sergio

Propongo di votare separatamente il punto dalle parole "invita la Giunta regionale a definire" alle parole "di macellazione ed alla promozione dei prodotti".



PRESIDENTE

Il Consigliere Riba accetta la votazione per parti separate.
Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno n. 421, il cui testo recita: "Considerato che: la zootecnica costituisce quasi il 40% della produzione regionale. La produzione di latte rappresenta oltre la metà del comparto ed occupa circa 30 mila addetti connotandosi di fondamentale rilievo nel settore per l'occupazione ed il reddito regionale lo stato di fatto della vertenza legata alle 'quote latte' è parzialmente leggibile quale conseguenza della malaccorta gestione AIMA, del Ministero e degli stessi rapporti comunitari a partire dalla stipulazione, nel 1984 dell'accordo che precludeva alla zootecnia italiana ogni possibilità di adeguato sviluppo assegnandole un plafond produttivo inferiore di oltre il 50% rispetto a quello concesso a Francia e Germania e pari ad appena il 60 del fabbisogno nazionale negli anni si è trattato il problema con aggiustamenti parziali e marginali non respingendo le multe comunitarie, ma continuando ad accollarle allo Stato senza concertare: a) con le organizzazioni dei produttori i tempi e i modi della corretta applicazione degli accordi b) con l'Unione Europea i tempi ed i termini per la correzione dell'errore commesso la situazione di precarietà giuridica, la tollerata incompetenza dell'AIMA, manifestatasi con errori ripetuti che oggi sono alla base di migliaia di ricorsi il cui esito, in molti casi, si sta svolgendo a favore dei produttori ed il mantenimento dell'arcaico modello di gestione nazionale centralizzata delle quote, hanno concorso in modo determinante a produrre quella diffusa mancanza di 'governo' e di 'legalizzazione' della situazione che sono alla base del conflitto in corso tra i produttori e il Governo.
Preso atto che: sul fronte della produzione sono posti sullo stesso piano: produttori che hanno superato le quote per raggiungere il 'minimo vitale' allo scopo di garantire, almeno temporaneamente, il posto di lavoro al nucleo familiare produttori che hanno realizzato incrementi fisiologici connessi al miglioramento genetico e tecnologico degli allevamenti aziende che hanno deliberatamente incrementato le produzioni per espandere la loro presenza sul mercato.
Constatato inoltre che: la Regione è esclusa da un ruolo effettivo e da ogni sostanziale competenza nella gestione delle quote il Consiglio regionale del Piemonte afferma che le Regioni devono essere presenti a pieno titolo nella trattativa tra Governo e produttori, anche per la definizione degli aiuti alle aziende tenute al rientro nelle quote ed alla corresponsione di superprelievi esprime allarme e preoccupazione perché alla mancata risoluzione dei problemi dell'annata 1995/1996 - nella quale la produzione ammessa sarebbe stata superata, in Piemonte, di circa il 13% - tra soli due mesi si aggiungeranno i problemi dell'annata 1996/1997 (scadenza 31/3/1997) che si profilano ancora più pesanti anche perché manca il bollettino di autorizzazione alla produzione che avrebbe dovuto essere ammesso prima dell'avvio dell'annata medesima ritiene che la materia vada ridefinita: a) confermando la salvaguardia già concessa per le zone montane b) garantendo l'attribuzione alle aziende familiari di 'base' di quote 'di sopravvivenza' non inferiori ai 1.000 quintali per addetto, sostenendo in particolare le aziende con giovani inferiori ai quarant'anni c) accertando in tempi brevi le responsabilità, anche finanziarie, del Ministero e dell'AIMA d) approvando una regolamentazione che consenta il superamento del contenzioso giudiziario e) ottenendo dalla CEE una quota nazionale corrispondente alla produzione di fatto da ridistribuire a favore delle aziende applicando i criteri di priorità sopra indicati ribadisce che il regime delle quote è finalizzato alla regolazione del mercato e non deve costituire rendita finanziaria speculativa per titolari che non producono, ma vengono o affittano, con costi ingiustificati sulle aziende che producono latte auspica che l'attuale crisi non porti, come sta avvenendo, alla concentrazione della produzione nelle grandi aziende, con un'ulteriore decapitazione del tessuto sociale, professionale e produttivo della zootecnia invita la Giunta regionale a definire, entro un mese, un quadro organico di politica zootecnica sulla base delle leggi in corso ed anche attuando progetti di sostegno alle strutture di macellazione ed alla promozione dei prodotti sottolinea infine la necessità di definire in modo concertato tra Governo e Regioni: a) il quadro delle richieste minime ed irrinunciabili in ambito europeo ivi compreso il riallineamento della quota italiana b) il superamento dell'AIMA c) il trasferimento delle competenze alle Regioni, previa definizione di tutto il contenzioso in atto condivide, infine, la necessità che sia attivata la Commissione nazionale di inchiesta, limitando nel frattempo la riscossione dei superprelievi alle quote in corso di definizione tra il Governo e le parti interessate".
Pongo in votazione l'ordine del giorno, ad esclusione del punto dalle parole "invita la Giunta regionale a definire" alle parole "di macellazione ed alla promozione dei prodotti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 15 voti favorevoli, 9 contrari e 18 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
Pongo ora in votazione il punto dalle parole "invita la Giunta regionale a definire" alle parole "di macellazione ed alla promozione dei prodotti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 9 contrari e 18 astensioni (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).
Passiamo infine alla votazione dell'ordine del giorno n. 419 presentato dai Consiglieri Casoni, Toselli, Cotto, Vaglio, Deorsola, Grasso, Burzi Ferrero e Gallarini, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che la problematica delle 'quote latte' nel nostro Paese ha una storia che inizia dal 1983, quando la Comunità Europea ha imposto questo regime produttivo per contenere la produzione lattiera che ovunque in Europa aveva causato pesantissime eccedenza il nostro Paese sin dal 1983 ha ottenuto in sede comunitaria una quota complessiva nazionale di gran lunga inferiore alla sua reale produzione, da cui sono sorte le problematiche di gestione, di legislazione e le penalità a cui il nostro Paese è stato ripetutamente sottoposto dalla CEE parimenti l'errata impostazione del regime delle quote ha limitato la possibilità ai nostri produttori di perseguire un miglioramento tecnico ed economico adeguato alle necessità dello sviluppo agricolo comunitario molti produttori che hanno perseguito una politica di miglioramento delle proprie aziende, non avendo avuto modo di valutare le loro posizioni produttive a causa di ritardi burocratici, sono oggi sottoposti a penalità rilevanti sottolineato altresì che il Governo per mezzo del suo Ministro delle Risorse Agricole ha assunto una posizione di intransigenza al fine di ottenere il pagamento del superprelievo da parte dei produttori che le proteste dei produttori, sfociate in questi ultimi giorni con iniziative ed azioni uniche nella storia del nostro Paese, hanno costretto il Ministro ed il Governo a rivedere la posizione intransigente in precedenza assunta che la gestione dell'AIMA e in precedenza delle Associazioni dei produttori comprese nell'Unalat non hanno mai contribuito a chiarire la gestione del regime delle quote riconosce all'azione di protesta dei produttori agricoli il merito di avere posto con forza il problema del trasferimento della gestione delle quote dal Ministero alle Regioni, che il Governo avrebbe attuato senza alcuna modifica sostanziale scaricando ogni tipo di responsabilità sui governi regionali senza dotarli di mezzi e strumenti atti alla gestione del problema.
Tutto ciò premesso il Consiglio regionale del Piemonte chiede al Governo nazionale: 1) di ottenere con una trattativa in sede comunitaria l'aumento della quota assegnata al nostro Paese adeguata alla produzione e al consumo a partire dall'annata di riferimento 1996/1997 2) la verifica e la ridistribuzione dei tetti produttivi assegnati con la costituzione di un'unica quota individuale non più divisa tra quota A e B 3) la regionalizzazione della gestione delle 'quote latte' con compensazione nazionale 4) l'accertamento delle responsabilità nella cattiva gestione del sistema per le annate passate e la messa in liquidazione dell'AIMA 5) che nella controversia attuale relativa all'annata 1995/1996 nel rispetto della legge venga salvaguardata la vitalità e l'attività delle aziende produttrici oggi coinvolte nel superamento della produzione assegnata".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 28 voti favorevoli (non hanno partecipato alla votazione 2 Consiglieri).


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 21,15)



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