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Dettaglio seduta n.1 del 12/06/95 - Legislatura n. VI - Sedute dal 23 aprile 1995 al 15 aprile 2000

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Argomento:


SPAGNUOLO CARLA



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

La seduta è aperta.
Nella mia qualità di Presidente uscente e Consigliera rieletta assumo ai sensi dell'art. 3, comma primo, del Regolamento interno del Consiglio regionale, la Presidenza provvisoria della prima adunanza del Consiglio regionale eletto nella consultazione elettorale del 23 aprile 1995.
Chiamo quindi a svolgere la funzione di Segretari, ai sensi del comma secondo del citato art. 3 del Regolamento, i Consiglieri Goglio e Majorino in quanto Segretari uscenti del precedente Ufficio di Presidenza e rieletti, e li invito a prendere posto al banco della Presidenza.



(I Consiglieri Segretari Goglio e Majorino prendono posto al banco della Presidenza)


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Discorso di apertura dei lavori della VI legislatura da parte della Presidente provvisoria Spagnuolo


SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Signori Consiglieri, come ho testé richiamato, come Presidente uscente lo Statuto regionale mi riserva il compito di presiedere questa prima seduta. Ed io sento il dovere di rivolgere a tutti voi un breve cenno di benvenuto.
E' oggi la prima seduta del Consiglio regionale che dà avvio alla VI legislatura. Iniziamo gli anni che rapidamente ci porteranno al Duemila.
Anni che, per le Regioni, dovranno essere di grande importanza.
L'augurio che voglio fare a noi tutti è che le diverse forze politiche e i singoli Consiglieri sappiano essere protagonisti del percorso politico istituzionale che ci attende. La passata legislatura regionale è stata fortemente travagliata, segnata dalle vicende della politica nazionale che hanno visto il costituirsi di nuove formazioni politiche, la trasformazione, ancora in atto, di partiti storici o il ridimensionamento e quasi la scomparsa di realtà politiche e culturali, che hanno avuto parte rilevante nei decenni scorsi, di partiti che hanno concorso alle più importanti pagine di storia del nostro Paese.
Siamo ancora in una fase di transizione. Si parla di fine della I Repubblica, ma possiamo dire che non si profila con chiarezza la II Repubblica. Vi sono all'orizzonte ancora troppi vizi antichi, forti e radicati, e il nuovo, sovente, appare figlio della peggiore versione della partitocrazia, senza riferimenti o con scarsa attenzione a quei valori delle migliori tradizioni politiche e culturali che hanno portato alla formazione della Costituzione repubblicana e dello Stato democratico.
Per questo la VI legislatura potrà essere importante se riusciremo anche in questa assemblea regionale a strappare la malapianta di deformazioni radicate della politica facendo prevalere un'autentica volontà di rinnovamento che - sono certa - esiste in molti di noi e nella parte migliore delle forze politiche vecchie e nuove.
Della passata assemblea regionale sono stati rieletti diciassette Consiglieri. Ad essi io porgo un saluto sincero, sapendo che sono fortemente animati dalla volontà di continuare l'azione indispensabile per il completamento della riforma regionale e per la revisione della nostra Costituzione in senso regionalista e federalista.
Vi sono poi molti volti nuovi di Consiglieri che io saluto, di Consiglieri a cui il mio benvenuto in quest'aula è sincero, così come è davvero profondo l'augurio che essi, queste nuove realtà presenti nel Consiglio regionale, sappiano appassionarsi al ruolo che gli elettori hanno conferito loro. Vi sono molti esponenti di professioni, di mestieri, del mondo del lavoro e dell'impresa, che certo potranno dare e fare molto per la crescita del Piemonte, portando il frutto di esperienze diverse.
Mi auguro personalmente che l'intreccio delle esperienze amministrative ed istituzionali che sono presenti in quest'aula, con la ricchezza di entusiasmo e la originalità di proposte di quanti per la prima volta ricoprono il ruolo di Consigliere regionale, sappia rendere più fecondo il frutto del lavoro di sessanta espressioni della volontà popolare che costituiscono appunto l'assemblea regionale piemontese dal 1995 al 2000.
Vi accorgerete tutti prestissimo di quanto sia già oggi importante il ruolo della Regione, ma di quanto debba e possa ancora crescere e consolidarsi in un intreccio di rapporti con il Parlamento e con il Governo nazionale da un lato e con i Comuni e le Province piemontesi dall'altro.
Entrambi i rapporti possono crescere e migliorare, e, sia nella direzione nazionale e sia nel rapporto con gli Enti locali piemontesi, la Regione potrà contare di più e diventare un più forte punto di riferimento.
Signori Consiglieri, ci attende un grande lavoro. Per questo le cariche che verranno elette in questa seduta consiliare e i ruoli del futuro esecutivo assumono una grande importanza in una fase di così forte transizione.
Auguro a tutti noi di sapere dare al Piemonte nuove occasioni di sviluppo economico e culturale, di sapere trasformare la VI legislatura in una legislatura costituente con forti contenuti di autonomia e di federalismo.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Consegna del verbale da parte dell'Ufficio centrale regionale


SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Ai sensi dell'art. 15, penultimo comma, della legge 17/2/1968, n. 108 dò atto che è stato consegnato, da parte dell'Ufficio centrale regionale l'esemplare del verbale delle operazioni compiute dall'Ufficio stesso con i relativi allegati e che di tale consegna è stata rilasciata regolare ricevuta.
Il verbale è a disposizione dei Consiglieri presso la Segreteria del Consiglio regionale.
Da tale verbale risulta che sono stati proclamati eletti i seguenti Consiglieri regionali.
Prego il Consigliere Segretario Goglio di volere fare l'appello invitando ciascuno a rispondere: "presente". Questa elencazione è necessaria per la determinazione della validità di questa prima assemblea regionale.



(Si procede all'appello nominale)



ANGELERI Antonello



ANGELI Mario



BELLINGERI Gian Franco



BELLION Marco



BENSO Teresa Anna Maria



BERTOLI Gian Pietro



BODO Giovanni



BORTOLIN Silvana



BOTTA Franco Maria (non risponde:

"presente")



BURZI Angelo



CASARI NASTURZIO Raimonda



CASONI William



CAVALIERE Pasquale



CAVALLERA Ugo



CHIEZZI Giuseppe



COTTO Mariangela



D'AMBROSIO Antonio



DEORSOLA Sergio



DUTTO Claudio



FARASSINO Giuseppe



FERRARIS Paolo



FERRERO Caterina



FOCO Andrea



GALLARINI Pierluigi



GALLI Daniele



GHIGLIA Agostino



GHIGO Enzo



GOGLIO Giuseppe



GRASSO Luciano



GRIFFINI Massimo



LEO Giampiero



MAJORINO Gaetano



MANCUSO Gianni



MANICA Giuliana



MARENGO Luciano



MASARACCHIO Antonino



MIGLIETTI Franco



MINERVINI Marta



MONTABONE Renato



MORO Francesco



PAPANDREA Rocco



PEANO Piergiorgio



PICCHIONI Rolando



PICHETTO FRATIN Gilberto



RACCHELLI Ettore



RIBA Lido



RIGGIO Angelino



ROSSI Giacomo



ROSSO Roberto



RUBATTO Pierluigi



SAITTA Antonio

SALERNO Roberto (non risponde: "presente")



SCANDEREBECH Deodato



SIMONETTI Laura



SPAGNUOLO Carla



SUINO Marisa



TOSELLI Francesco



VAGLIO Roberto



VIGLIETTA Matteo



VINDIGNI Marcello



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Sono presenti 58 Consiglieri regionali eletti e pertanto dichiaro valida la seduta.
Ricordo che per quanto attiene alla convalida, l'art. 17 della legge n.
108/68 prevede che "al Consiglio regionale è riservata la convalida dell'elezione dei propri componenti, secondo le norme del Regolamento interno".
A tal fine, l'art. 16 del Regolamento stabilisce che l'esame delle condizioni di ciascuno dei Consiglieri eletti sia effettuato dalla costituenda Giunta delle Elezioni, la quale proporrà successivamente al Consiglio regionale l'adozione dei provvedimenti conseguenti.
Ricordo infine che, a norma dell'art. 13 del Regolamento, "entro quattro giorni dalla prima seduta, i Gruppi consiliari si convocano e procedono alla costituzione dei propri organi, nominando un Presidente ed eventualmente uno o due Vicepresidenti ed un Segretario".
Dell'avvenuta costituzione è data comunicazione al Presidente del Consiglio entro due giorni.
"Qualora uno o più Gruppi non abbiano costituito i propri organi nei termini stabiliti, il Presidente provvede a tal fine alla loro convocazione entro i successivi cinque giorni".
Faccio in ultimo presente che è stato consegnato ai Consiglieri un plico contenente documenti da compilarsi a cura del Consigliere, e da restituire con la massima sollecitudine alla Segreteria del Consiglio, in quanto relativi ad adempimenti di legge.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Adempimenti di cui all'art. 14 dello Statuto e art. 4 del Regolamento interno: a) Elezione del Presidente del Consiglio regionale b) Elezione dei Vicepresidenti c) Elezione dei Consiglieri Segretari


SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Il punto 1) all'o.d.g. prevede i seguenti adempimenti di cui all'art.
14 dello Statuto e art. 4 del Regolamento interno: a) Elezione del Presidente del Consiglio regionale b) Elezione dei Vicepresidenti c) Elezione dei Consiglieri Segretari.
Dò ora lettura dell'art. 14 dello Statuto: "Il Consiglio, come suo primo atto, procede all'elezione dell'Ufficio di Presidenza, composto dal Presidente, da due Vicepresidenti e da tre Segretari.
L'Ufficio di Presidenza deve essere composto in modo da assicurare la rappresentanza delle minoranze.
L'elezione del Presidente del Consiglio ha luogo a scrutinio segreto ed a maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio. Se nessun candidato ottiene tale maggioranza, si procede ad una votazione di ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti. In caso di parità è eletto il più anziano di età.
All'elezione dei Vicepresidenti e dei Segretari si procede con votazioni separate e ciascun Consigliere vota, a scrutinio segreto, con le modalità stabilite dal Regolamento.
I componenti l'Ufficio di Presidenza restano in carica trenta mesi e sono rieleggibili".
Prego i Consiglieri che intendono intervenire, di rispettare i tempi previsti dal Regolamento, che sono fissati in dieci minuti.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

Presidente del Consiglio, colleghi Consiglieri, signori e signore del pubblico, è con una certa emozione, che traspare anche dalla mia voce, che ho l'onore di esordire in Consiglio regionale con questo primo intervento.
Gli articoli della nostra Costituzione, dal n. 114 ai successivi definiscono il ruolo dell'Ente Regione. Nel gennaio del 1970 il Parlamento approvò la legge finanziaria regionale necessaria per l'istituzione prevista dalla Costituzione stessa, delle Regioni a Statuto ordinario.
Nel giugno dello stesso anno, esattamente venticinque anni fa, si tennero le prime elezioni per la formazione dei Consigli regionali a Statuto ordinario. Sono passati venticinque anni, e credo che non sia difficile affermare con ragionevole certezza che gli obiettivi, che spinsero i legislatori dell'assemblea costituente di allora alla stesura di quegli articoli ed il Parlamento ad approvare le leggi regionali, siano tuttora attuali.
Infatti, la grave crisi che sta vivendo il Paese - crisi morale economica e soprattutto istituzionale che ha creato un profondo distacco tra i cittadini e le istituzioni - sta, secondo noi, alla base dell'esigenza di cambiamento testimoniata dal voto del 27 marzo di allora e del 23 aprile u.s. e sottolinea ancor più la necessità di dare applicazione a tali obiettivi, affinché l'Ente Regione possa avere un ruolo portante nel panorama delle istituzioni del nostro Paese.
A nostro avviso, la Regione, al contrario di quanto spesso è avvenuto in passato, deve realizzare completamente il dettato costituzionale soprattutto attraverso un confronto serrato con le istituzioni centrali tenendo conto dei principi di federalismo, al fine di dare risposte concrete alle istanze dei cittadini, tenendo conto delle organizzazioni sociali e delle imprese che chiedono alla Regione poche, ma significative leggi che regolamentino in modo organico, semplice ed applicabile le diverse tematiche di sua competenza.
Il Consiglio regionale deve avere una sua centralità, fungendo da insostituibile cerniera tra le istanze dei cittadini e il governo della Regione sulla base dei principi di buon governo, che assegnano margini di autonomia ai diversi organi ed individuano, nell'assunzione di responsabilità di ognuno, un possibile antidoto al regredire dell'azione individuale in forme di collusione e di negoziazione che possono andare a discapito dell'interesse collettivo.
Crediamo infatti che solo con l'assunzione di precise responsabilità, e dal rischio conseguente alle proprie azioni all'interno della rispettiva autonomia, sarà possibile instaurare quel minimo di funzionalità interna premessa indispensabile per ristabilire il legame di fiducia interrotto, ma ci auguriamo non rotto, fra cittadini e Regione.
Crediamo che l'intero Consiglio, sia nella componente di maggioranza sia in quella di opposizione, debba ribadire con forza la centralità del suo ruolo, ponendosi nei confronti della Giunta con atteggiamento costruttivo di stimolo e di confronto aperto, affinché le intelligenze e le volontà presenti possano, indipendentemente dalle loro ideologie, operare per il bene, per il progresso e per la prosperità della nostra Regione.
Nell'ambito del mandato affidatoci dagli elettori piemontesi, il Gruppo, che ho l'onore, sebbene provvisoriamente, di presiedere, garantisce fin da ora alla costituenda Giunta un appoggio pieno, leale e solidale per la realizzazione del programma, e si dichiara altresì pronto a recepire qualunque istanza proveniente dalle opposizioni che possa essere ritenuta funzionale al buon governo del Piemonte.
Siamo consapevoli di dover fronteggiare importanti responsabilità di governo per le quali molti di noi, e in primis chi vi parla, non hanno consolidata esperienza amministrativa. Siamo altresì convinti che nella cultura liberaldemocratica prodotta nel tempo dalla tradizione di governo e nel dialogo costruttivo con l'opposizione, sapremo trovare le linee guida e la forza che ci permetteranno di superare le difficoltà che ci attendono.
Dobbiamo e vogliamo migliorare noi stessi innanzitutto, essendo sicuri che attraverso ciò saremo in grado di migliorare l'intero insieme.
Sono convinto che questi anni caotici e difficili appena trascorsi e che stiamo trascorrendo, pur nell'acuirsi dello scontro politico e del livello del dibattito, abbiano fatto emergere in modo chiaro e netto la necessità di ritrovare valori condivisi da tutti i cittadini, al di là degli schieramenti politici e ideologici.
Crediamo quindi fortemente che l'etica della responsabilità e la necessità di creare un tessuto connettivo, capace di indurre comportamenti individuali compatibili con il bene collettivo, siano una premessa imprescindibile per la ricerca e per l'affermarsi di tali valori da più parti condivisi. Quindi, non è solo una priorità mia, ma soprattutto del Gruppo che ho l'onore di rappresentare, e credo anche di tutto il Consiglio.
Concludo il mio brevissimo intervento proponendo, a nome del Gruppo di Forza Italia, la candidatura dell'on. Rolando Picchioni per il ruolo di Presidente del Consiglio e, pur sapendo che sarà oggetto di elezioni successive, quelle del Consigliere Roberto Vaglio nella qualità di Vicepresidente e della Consigliera Anna Maria Benso nella qualità di Consigliere Segretario.



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Vi è stato un primo intervento con la proposta di candidature.
Ha chiesto la parola la Consigliera Ferrero; ne ha facoltà.



FERRERO Caterina

Signor Presidente, signori Consiglieri, ho già espresso, ed ampiamente motivato all'interno del nostro Gruppo consiliare, il mio personale dissenso nei confronti della candidatura del Consigliere Picchioni alla Presidenza del Consiglio regionale. Purtuttavia oggi esprimerò un voto a favore, nel rispetto delle decisioni prese a maggioranza all'interno del mio Gruppo e per spirito di gruppo.
Desidero tuttavia ricordare alcune parole che il Presidente designato alla guida della Giunta regionale del Piemonte, Enzo Ghigo, disse qualche tempo fa: "Forza Italia è un giovane movimento politico nazionale fatto di uomini e donne liberi dai miti del passato, forte di passione civile e politica, vaccinato dal periodo di estremismi di destra e di sinistra determinato a proseguire il risanamento morale, istituzionale ed economico dell'Italia, ostinato nel costruire un'Italia più libera, più moderna, più solidale".
Mi auguro che nelle prossime decisioni, che noi tutti dovremo prendere non vengano disattese queste parole, e che si possa dare finalmente ai nostri elettori un giusto segnale di discontinuità rispetto al passato e di vero e reale rinnovamento.



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Ha chiesto la parola il Consigliere Ghiglia; ne ha facoltà.



GHIGLIA Agostino

A nome del Gruppo di Alleanza Nazionale esprimo la nostra dichiarazione di voto favorevole alla candidatura dell'on. Rolando Picchioni.
Vorrei ricordare ai colleghi, che hanno espresso alcune perplessità che le perplessità sui nomi di tutti noi ce le siamo scambievolmente espresse, perché questo fa parte della dialettica politica. Vorrei per ricordare che le coalizioni e il patto costituito davanti ai piemontesi devono essere rispettati, perché, se la regola pacta sunt servanda deve essere sempre alla base della nostra azione politica e morale, questo è tanto più vero quando il patto si fa direttamente con i cittadini. Noi questa coalizione l'abbiamo costituita direttamente con loro. Abbiamo fatto un patto con loro e questo patto a nessun costo può e deve essere interrotto o tradito.
Le persone hanno una loro valenza e, a nostro avviso, la persona dell'on. Picchioni potrà rappresentare in maniera ottima tutto il Consiglio per le sue doti di equilibrio, di capacità e di esperienza nell'ambito di questa sala.
Oltre a questo, più importanti dei singoli sono i movimenti che, con le loro idee e con i loro programmi, hanno espresso il rinnovamento della Regione Piemonte che, attraverso l'elezione di una sua maggioranza e attraverso il patto che, con i partiti che la compongono, aveva sottoscritto, vuole diventare una realtà di governo.
Perciò nel ribadire la nostra fiducia nei confronti dell'on. Picchioni candidato a nome di tutto il Polo delle Libertà e del buon governo, vorrei candidare la dott.ssa Marta Minervini alla carica di Segretario dell'Ufficio di Presidenza.



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Ha chiesto la parola il Consigliere Deorsola; ne ha facoltà.



DEORSOLA Sergio

Signora Presidente e colleghi, come Centro Cristiano Democratico intendiamo rispettare il rapporto con gli elettori e ribadire la nostra appartenenza alla coalizione di maggioranza, confermando l'assenso al Presidente incaricato Ghigo e alla sua Giunta. Riteniamo che il consenso che il Presidente Ghigo e noi tutti abbiamo avuto dagli elettori sia stato determinato dalla ricerca di una novità, dal desiderio che la Regione così ho colto anche in altri interventi - acquisisca un ruolo nuovo, nella prospettiva di recepire quegli elementi di federalismo, di snellezza e di liberaldemocrazia largamente condivisi dall'opinione pubblica e da molte forze sociali e politiche esterne.
La prospettiva di recepire i risultati dell'auspicata assemblea costituente dovrebbe farci uscire dall'attuale fase di incertezza e di difficoltà politica, e ciò attraverso l'introduzione di un nuovo rapporto tra maggioranza e minoranza che superi il vecchio consociativismo unitamente ad una modifica costituzionale per acquisire, come Regione nuovi poteri e precisare quelli che già abbiamo.
Per questo motivo il nostro consenso andrà, nella votazione specifica a chi saprà essere credibile interprete di questo ruolo.
Non crediamo che si debbano fare questioni di personalismi, per ripeto - chiediamo che il Presidente del Consiglio risponda a queste caratteristiche. Pertanto, nella votazione per il Presidente dell'assemblea il nostro Gruppo uscirà dall'aula; ribadiamo invece che, per quanto riguarda le successive votazioni, nelle prossime riunioni daremo il nostro pieno appoggio alla Presidenza Ghigo e alla sua Giunta.



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Incominciamo con Rifondazione Comunista, cari colleghi, anche perch qualcosa da dire l'abbiamo.
Innanzitutto rivolgo un saluto cordiale a tutti i colleghi, con i quali lavoreremo in accordo o in disaccordo per questi cinque anni, ma - penso cercando tutti di fare l'interesse del Piemonte.
Devo subito dire, Presidente pro tempore e cari colleghi, che potevamo pensare anche ad un altro inizio per questa nostra prima riunione. Poteva essere un inizio senza soverchie polemiche, lasciando queste o al passato della campagna elettorale nella quale ci siamo divisi (campagna elettorale in cui la polemica è il sale del confronto) oppure al futuro, quando la maggioranza governerà e ci divideremo sui vari provvedimenti.
Si poteva pensare ad un inizio che avesse un'alta caratura istituzionale, e lo si poteva fare a patto che la maggioranza che ha vinto le elezioni lo avesse pensato, progettato e praticato. In che modo? Muovendo i primi passi, che sono i più delicati della legislatura, nella direzione di scegliere un rispetto privilegiato del ruolo istituzionale, e non di parte, caro Burzi, che la Costituzione e lo Statuto della Regione Piemonte assegnano al Consiglio regionale.
Così mi sembra che non possa essere, dopo il vissuto di queste settimane; settimane che noi dell'opposizione abbiamo passato ad assistere alle maniere in cui la maggioranza vittoriosa si è organizzata e confrontata per realizzare la concreta presa di possesso dei posti di responsabilità nel governo della Regione e nell'attività del Consiglio regionale. Non molto fruttuosamente, a quanto ho appena sentito.
Purtroppo, da questo punto di vista, non ci siamo trovati di fronte ad alcuna sorpresa nel modo di fare della maggioranza, perché questo suo armeggiare attorno alle responsabilità e attorno ai luoghi del potere per trovare l'equilibrio tra le componenti e la soddisfazione per le ambizioni personali ha prodotto non il piacevole stupore che forse molti si aspettavano, ma piuttosto, almeno in noi, l'imbarazzo del già vissuto.
Nella vostra proposta avete convalidato una delle conseguenze non necessarie del sistema maggioritario: l'impossibilità di discutere ipotesi di Presidenza del Consiglio al di fuori della maggioranza. Questo non è mai successo; in quest'aula non successe nel 1990, quando fin dall'estrema destra del collega Majorino venne l'invito a ricercare un assetto unitario per l'Ufficio di Presidenza. Oggi questo non è stato nemmeno tentato e si dà per scontato che la Presidenza del Consiglio regionale tocchi alla maggioranza. Non ho sentito, in nessuno degli interventi svolti finora mettere in dubbio tutto ciò, né l'abbiamo sentito in queste giornate di notizie di cronaca.
Invece, anche a partire dal sistema maggioritario e quindi da questa posizione un po' arretrata, dal nostro punto di vista, della democrazia, si può pensare ad un Presidente che, pur rimanendo nell'ambito della maggioranza, sia costruito attraverso un percorso che permetta un confronto, una discussione e - perché no? - in astratto, un consenso più largo della maggioranza stessa. Voi questo non l'avete tentato in nessun modo, non avete aperto confronti su ipotesi di candidature e pare che anche i confronti aperti al vostro interno non siano stati risolutivi da questo punto di vista.
Qualcosa dunque non va alla radice del problema nel modo di "cucinare" la vostra politica. Forse molti di voi (o alcuni di voi) non hanno partecipato a quelli che voi chiamate " lavori della I Repubblica" e non conoscono il comportamento del ceto politico in quell'ambito; per cui, non conoscendolo - ve lo dice una persona con occhi che riconoscono - ne hanno riprodotto gli esempi peggiori. Leggendo i giornali di queste settimane si può riconoscere nel metodo, nel merito, negli attriti esattamente il già vissuto della I Repubblica; forse, non avendovi partecipato, non sapevate esattamente cos'era, però guardate che state ripetendo esattamente le stesse cose.
Questo primo "bozzetto" della maggioranza è quindi molto somigliante ai ritratti che dal dopoguerra, all'interno del sistema di potere della Democrazia Cristiana e dei suoi alleati, più volte dalle maggioranze sono stati prima abbozzati e poi definiti in veri e propri affreschi.
Dobbiamo dirci tutto, sempre con molta franchezza.
Il Consigliere Burzi, nella sua introduzione, ha tracciato una linea di carattere molto generale sui lavori della Regione. Io, invece, vorrei soffermarmi, in modo particolare, su alcuni aspetti del lavoro del Consiglio regionale, proprio perché le competenze dello stesso sono specifiche.
Veniamo al problema - come è stato giornalisticamente affrontato della Repubblica di Salò. Un giornale ha scritto: "Attenzione, ci sono rappresentanti della Repubblica di Salò in Consiglio regionale"; ma da questo punto di vista quale stupore? Direi che non c'è nulla da stupirsi sul fatto che Alleanza Nazionale, nell'ambito delle persone che porta al governo, presenti persone che possono aver dato l'adesione, a suo tempo alla Repubblica di Salò. Non è cosa che deve stupire, però in Piemonte questa presenza di Alleanza Nazionale al governo è una novità di carattere assoluto. Una novità che al Gruppo di Rifondazione Comunista ovviamente preoccupa, perché vedete, il problema fascismo-antifascismo non è un problema che possa essere risolto nell'ambito di un Consiglio regionale in termini di silenziosa ed implicita adesione ai principi costituzionali; no sul tema fascismo-antifascismo la Regione Piemonte non ha alcuna astrattezza o ambiguità. In amministrazione le scelte politiche si vedono e si contano e nessun arzigogolo o nessuna fioritura di parole congressuali può mascherare in alcun modo il dilemma di come ci si pone di fronte alla questione antifascista, che è la questione di attuare il midollo vivo della nostra Costituzione.
Sappiamo tutti che il Consiglio regionale e l'Ufficio di Presidenza tra le proprie competenze hanno quello di produrre provvedimenti amministrativi, legislativi, di deliberazione, sia di Consiglio che di Ufficio di Presidenza, a sostegno non solo dei fatti celebrativi, che ricordano la nascita della nostra Repubblica, ma anche dei problemi di studio, di avanzamento di una cultura di carattere antifascista. Infatti l'Ufficio di Presidenza è chiamato a sostenere iniziative dei Comuni dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, dell'Istituto storico della Resistenza. Il nostro Gruppo battaglierà, in Consiglio e fuori affinché in quest'aula e in questo Consiglio regionale continuino queste iniziative consistenti in viaggi di studio, sostegno alle Associazioni nazionali ex deportati, pubblicazioni di libri, ecc.
A parte che, dal nostro punto di vista, l'antifascismo è vivo nell'attuazione della Costituzione, ma qui noi porremo in modo duro e concreto la posizione antifascista, consci che non è certamente in termini astratti o con qualche circonlocuzione verbale di congresso che la questione possa essere risolta.
Prendiamo atto di questa novità costituita dalla dichiarazione del rappresentante del Centro Cristiano Democratico. A me non piace fare questioni di carattere personale, quindi cercherò di depurare da ogni personalismo le cose che sto per dire. La maggioranza candida di certo un grande navigatore di bonaccia e di bolina lungo il percorso del sistema di potere democristiano, una persona molto esperta nella progettazione, nella gestione, nella costruzione e nell'amministrazione di sistemi di potere dell'era democristiana. Da questo punto di vista non si può dire che sia persona incapace, anzi la ritengo persona capacissima, è una persona, tra l'altro, che era già stata eletta Vicepresidente cinque anni fa in questa stessa aula sia pure per alcune settimane. Non si tratta quindi di una novità, pertanto se vogliamo andare sulla strada della novità, come forza di opposizione chiediamo una costruzione diversa dell'Ufficio di Presidenza.
Ci dichiariamo disponibili ad intraprendere confronti con tutto il Consiglio regionale se la strada è quella di carattere istituzionale. A questa prima votazione il nostro Gruppo non parteciperà al voto.



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Ha chiesto la parola il Consigliere Ferraris; ne ha facoltà.



FERRARIS Paolo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sento doveroso anch'io, in apertura di questa VI legislatura, augurare cordialmente a tutti i Consiglieri una proficua attività a favore del Piemonte. Sento altresì il dovere di ringraziare, in modo particolare, i due Presidenti uscenti, Carla Spagnuolo e Gian Paolo Brizio, per quanto con intelligenza, tenacia e pazienza hanno fatto per il miglior funzionamento della Regione e per mantenere il Piemonte vivo e competitivo, pur in una stagione difficilissima.
Per entrare nel cuore dei temi che oggi dovremmo affrontare, non credo sia utile limitarsi a considerare questa assemblea sostanzialmente come un seggio elettorale, senza affrontare i nodi politici ed istituzionali che sono sul tavolo del dibattito.
Credo infatti, al di là della collocazione politica di ciascuno, che in molti dei presenti alberghino in questi momenti due sentimenti contrapposti. Da un lato la speranza che questa VI legislatura possa costituire, sul piano politico, l'avvio di una stagione meno drammatica di quella appena vissuta. Una stagione che rappresenti l'affermarsi di forze politiche rinnovate e capaci di costituire una democrazia più matura, non consociativa, con responsabilità forti e definite sia di maggioranza che di minoranza, e che sul piano istituzionale veda finalmente affermarsi un solido regionalismo, o federalismo, come lo si voglia chiamare; sul piano amministrativo veda consolidarsi la ripresa economica e sociale che oggi oggettivamente è in atto e alla quale la precedente Giunta aveva dato un significativo contributo. Dall'altro lato, però, si avverte forte il timore, alimentato anche dalle vicende delle ultime ore, che tutto ciò non possa accadere e che ci si riavviti in una tensione politica interminabile caratterizzata dalla frantumazione dei partiti, dal prevalere delle posizioni personali, dall'impossibilità di far emergere una nuova modalità di fare politica.
Il Gruppo regionale dei Popolari non darà contributi negativi in questa direzione. Il sistema elettorale bizzarro - e non la maggioranza degli elettori - ci ha assegnato il ruolo di minoranza; lo accettiamo perch queste sono le regole democratiche, ma intendiamo esercitare questo ruolo con l'esercizio del compito di controllo di cui saremo capaci e, nella chiarezza dei ruoli, con ogni iniziativa possibile di proposta per garantire al Piemonte un positivo processo di crescita e un adeguato processo di ammodernamento.
Sui contenuti programmatici dell'azione di governo parleremo nei prossimi giorni, oggi però, nel momento dell'insediamento del Consiglio regionale, non credo si possa evitare di approfondire alcuni dei temi che nel prossimo quinquennio saranno oggetto di lavoro per una fase costruttiva ed utile. Il primo auspicio è che non si ripetano le tristi vicende istituzionali della precedente legislatura che avrebbe dovuto essere il quinquennio delle grandi trasformazioni, ma che si è concluso con un solo risultato: una leggina elettorale fatta più per disperazione che per convinzione.
La Bicamerale non ha avuto il tempo di varare un atto maturo e decisivo con l'estensione dei poteri delle Regioni. Il governo Berlusconi, nato anche per affermare il federalismo, si è infranto non solo, ma pure, su questo scoglio; al punto che, dopo aver accentuato le tendenze centralistiche, ha costretto la Lega alla rottura.
Il risultato dei referendum sull'abrogazione dei Ministeri del Turismo e dell'Agricoltura è stato vanificato ed i poteri non solo non sono andati alle Regioni, ma sono stati riportati a capo dello Stato centralista. Dopo cinque anni di vuoto e di fallimenti del Parlamento nazionale ci troviamo ora in una situazione di autentico stallo. Per ciò che vuol dire e nei limiti del peso che abbiamo, l'impegno di noi Popolari nei prossimi cinque anni sarà orientato in quest'aula consiliare a sostenere, sul piano istituzionale, cinque progetti.
Ci batteremo perché diventi forte l'iniziativa di promozione del regionalismo: senza la responsabilità delle autonomie locali, il Paese non potrà essere governato meglio.
E' importante che il Governo annunci, in questi giorni, i primi seppur timidi tentativi di federalismo fiscale: devono essere incoraggiati sperimentati ed ampliati, così come si deve riprendere l'eccellente lavoro svolto dalla Bicamerale per completare il riparto delle competenze funzionali dallo Stato alle Regioni. Dalla nostra assemblea deve venire la spinta affinché nei consessi regionali, tra le forze politiche e nell'opinione pubblica avanzi l'esigenza di questo nuovo autogoverno locale.
Secondo punto. Mentre cammina questa rivendicazione nei confronti dei poteri centrali, occorre evitare una sorta di neo-centralismo regionale che alligna nei nostri Assessorati e tra noi stessi. Non ci sarà un disegno costituzionale perfetto e non trionferà finalmente la responsabilità di ciascuno e la ricerca del più razionale ed efficiente disegno di governo se non verranno concretizzate le deleghe delle funzioni amministrative dalla Regione agli Enti locali, secondo quanto previsto anche dalla legge n. 142.
E' un tema, questo, tutto regionale, che potrà dare un grande contributo anche allo snellimento delle procedure e riavvicinare i cittadini alla cosa pubblica. E' però sicuramente materia complessa perché, accanto al disegno istituzionale, comporta una radicale riorganizzazione della struttura regionale ed una rivoluzionaria riallocazione delle risorse finanziarie.
Terzo punto, terzo progetto. La liberazione della Regione dal peso diretto di gestione di minute competenze può ridare alla stessa il grande ruolo di programmazione e di indirizzo che le è costituzionalmente assegnato. Su questa strada nell'ultimo periodo il Piemonte si è spinto parecchio: il Piano territoriale, il Programma regionale di sviluppo, lo Schema del Piano dei trasporti sono gli esempi più evidenti di una strategia che, se incoraggiata, potrà ridare spinta alla nuova Regione.
Il quarto progetto riguarda l'applicazione del DL n. 29. Non si tratta di ridisegnare solo la struttura organizzativa della Regione, ma soprattutto di distinguere il potere di indirizzo politico-amministrativo da quello gestionale. E' in ciò che sta la rivoluzione dei comportamenti dei pubblici amministratori, che potranno essere liberati dalle improprie incombenze burocratiche e potranno meglio esercitare i poteri di scelta e di controllo, mentre i funzionari saranno responsabili fino in fondo dei loro compiti gestionali, con i poteri necessari e la retribuzione adeguata ma anche la responsabilità dovuta e regolata da un rapporto di lavoro privato.
Se si saprà applicare il DL n. 29 il controllo politico dei funzionari di cui abbiamo sentito parlare recentemente è una fatica inutile, oltre che un esercizio odioso evitato. I dirigenti risponderanno per la capacità di attuare i programmi, non di essere fedeli: o saranno capaci o saranno sostituiti. E se gli amministratori non lo faranno, saranno loro a rispondere politicamente all'opinione pubblica.
Con spirito di collaborazione, per dimostrare come intendiamo in concreto contribuire senza pregiudizio al governo della Regione, alla fine di questa prima seduta, con altri colleghi Capigruppo, presenterò un disegno di legge di riorganizzazione degli uffici del personale, auspicando che possa essere rapidamente esaminato ed approvato dal Consiglio regionale.
Il quinto progetto riguarda la semplificazione delle procedure burocratiche. E' un lavoro complesso, conclusivo delle riforme prima enunciate (delega delle funzioni ed applicazione del DL n. 29). E' un lavoro appena avviato dal vecchio Consiglio, che dovrà trovare più consistenza, passando attraverso la revisione dell'intero corpo legislativo regionale. Su una materia limitata si è già provveduto con il Fondo Investimenti Piemonte, ma su altre materie - basti pensare all'urbanistica il lavoro da compiere è gigantesco.
Accanto alla semplificazione delle procedure, occorre far crescere la trasparenza; con la legge n. 241 si è fatto qualche passo innanzi, ma occorre dare vita definitivamente all'Ufficio Relazioni con il pubblico ed ai numerosi strumenti di informazione già predisposti e che, per mancanza di tempo, la Giunta uscente non ha potuto attivare concretamente.
Su questi cinque progetti il lavoro che il Consiglio potrà svolgere sarà decisivo: lavoro di impostazione proprio, ma anche di controllo dell'attività della Giunta e della sua disponibilità a procedere in questa direzione. Ad un Presidente, ad un Consiglio regionale che lavorino in questa direzione non mancherà il contributo sincero del Gruppo dei Popolari.
Fatte queste prime necessarie riflessioni istituzionali sul lavoro del Consiglio regionale, non posso però rinunciare ad alcune riflessioni politiche. Tra poco dovremo procedere all'elezione dell'Ufficio di Presidenza: qualche ragione di tensione politica è presente, e credo che richieda di essere chiarita.
"Devo ricordare che l'Ufficio di Presidenza dovrebbe essere l'organo imparziale e super partes a contenuto prevalentemente istituzionale. Quindi la sua genesi, la sua gestazione avrebbe dovuto snodarsi nell'ambito delle istituzioni, e quindi, in concreto, sarebbe stata opportuna un'iniziativa diretta a far sì che i rappresentanti delle forze politiche si fossero incontrate nell'alveo delle istituzioni, ai fini di trovare una soluzione possibilmente unitaria. Invece la scelta è stata discussa e patteggiata all'interno delle Segreterie regionali dei partiti". Queste parole non sono mie, sono state pronunciate nella prima seduta del Consiglio regionale l'11 giugno 1990 dal Consigliere Majorino. Come non cambia il mondo! O meglio che scherzi fa il mondo quando cambia inaspettatamente! Non pretendo di sapere se queste erano riflessioni sincere allora e oggi diventano quindi un atto di autoaccusa dei protagonisti di un'incredibile battaglia in corso. Certo, non abbiamo visto finora molta trasparenza tra i vincitori delle elezioni regionali e nemmeno una normale considerazione del ruolo delle minoranze. Dobbiamo solo alla sensibilità della Presidente Spagnuolo l'unica occasione di confronto prima di questa seduta, anche se il risultato è stato modesto, anzi per ora nullo.
Condividiamo quindi le affermazioni del Consigliere Majorino del 1990 ma non comprendiamo e non accettiamo quanto sta accadendo nel 1995. Nessuno si agiti: non c'è alcuna volontà consociativa, non c'è il desiderio di ricercare una Presidenza che, per regola politica e per norma scritta del nostro Statuto regionale, compete alla maggioranza.
Vogliamo però ribadire innanzitutto che la conduzione del Consiglio regionale nelle sue varie articolazioni è di tutte le forze consiliari. Se così non fosse, allora anche l'Ufficio di Presidenza dovrebbe essere tutto di maggioranza, ma visto che così non è, è doveroso che Presidenze di Commissioni competano anche alle minoranze.
In secondo luogo, le decisioni relative al funzionamento interno del Consiglio sono dei Gruppi consiliari e quindi non accettiamo che la Regione diventi una palestra di esercizi partitocratici e diretti da personaggi nemmeno tanto occulti come nelle peggiori tradizioni politiche del Piemonte che nel 1990 avevano toccato il vertice e che nel 1995, cambiati quasi tutti i protagonisti, purtroppo sembrano ricominciare da capo e da subito.
In terzo luogo, la richiesta di pareggiare in altri Enti locali le Presidenze di Commissioni non è omogenea. Altrove è stato, è e sarà fatto nell'autonomia dovuta di quegli Enti locali; non può però esserci compensazione con la Regione. Se permettete, sembra di rivivere le trattative del 1990. Ad ogni Ente deve essere riconosciuta la sua dignità e la sua autonomia.
La maggioranza esprima già qui, oggi, la sua sensibilità politica e riconosca che ciò è dovuto e non è un regalo, una concessione, ma il riconoscimento di un diritto politico delle minoranze.
Quarta osservazione. Senza trarre affrettati giudizi, mi pare, anzi è evidente, che ci sia già un significativo scollamento all'interno della maggioranza. Vengono posti problemi seri di coerenza politica con un recente passato; ci sono distinzioni personali e rincorse a garantire fedeltà di voto; si rivendica l'esigenza di lealtà di un accordo politico precedente; si discute di viceposti e così via. E' sicuramente una situazione sorprendente per i tempi, ma non nuova nel suo manifestarsi.
Occorrerà nei prossimi giorni, qualunque sia l'esito del voto di oggi valutare a fondo il significato di quanto sta succedendo. Se è netta la sensazione che le posticce alleanze elettorali abbiano scarso cemento politico, non si capisce a cosa porti tutto ciò. Il dibattito consentirà forse, di comprendere meglio: lo vedremo.
Di tutto quanto abbiamo detto siamo sinceramente convinti e, di conseguenza, non presenteremo un candidato alla Presidenza del Consiglio regionale, per cui nella votazione per l'elezione del Presidente non parteciperemo al voto.



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Comunico che ci ha raggiunti il Consigliere Botta; sono quindi presenti, in questo momento, 59 Consiglieri regionali.
E' iscritto a parlare il Consigliere Marengo; ne ha facoltà.



MARENGO Luciano

Signora Presidente, colleghi Consiglieri, anch'io mi associo a quanto già hanno sottolineato gli interventi precedenti e cioè l'augurio di un proficuo lavoro per il Piemonte a tutti i Consiglieri, in modo particolare ai nuovi Consiglieri che si apprestano ad avviare la VI legislatura.
Ritengo che la discussione che stiamo svolgendo oggi in quest'aula sia un importante avvio per affrontare alcuni problemi politico-istituzionali che sono emersi anche in questo dibattito e che riguardano il ruolo del Consiglio; a questi mi atterrò. Ci saranno altre sedute successive per affrontare problemi di carattere più programmatico, credo però che oggi sia importante sottolineare alcuni problemi di ordine politico-istituzionale.
Voglio affrontare questi problemi politico-istituzionali riportando in quest'aula alcuni fatti che, a mio giudizio, sono stati più significativi di qualsiasi commento che qui possiamo fare: i fatti cioè che sono successi in questa Regione, nel dibattito politico esterno a quest'aula, ovviamente dal 23 aprile in poi, cioè dal giorno dopo i risultati elettorali.
Il nuovo sistema elettorale ha dato la maggioranza a chi ha avuto il 39% dei voti in questa Regione. E' una regola democratica che in quanto tale va rispettata, e non lo dico per mettere in discussione questa regola elettorale. Sulla legge elettorale ci sarebbe molto da discutere e credo che possa anche essere modificata in modo più positivo, ma questo è un risultato dovuto ad un sistema elettorale, non è il punto da mettere in discussione. Di fronte a ciò che è avvenuto, cioè l'elezione di una maggioranza alla Regione con il 39% dei voti e l'articolazione che si è successivamente realizzata con le elezioni delle Amministrazioni provinciali e dei principali Comuni della nostra Regione con maggioranze diverse da quella che è stata eletta in questa Regione, credo che l'insieme di questi fattori debba far sì che ciascuno, a partire dalla maggioranza tenga conto di ciò che è avvenuto in questa Regione, che per questo ho voluto ricordare. Immediatamente dopo i risultati elettorali, il Presidente designato, On. Ghigo, ha annunciato tempi brevi per la formazione del governo, per dare un segnale forte di governo, per rilanciare lo sviluppo della nostra Regione, ma da quel momento sono iniziati subito i distinguo nella maggioranza: i distinguo di ordine politico, i distinguo rispetto ai giudizi sulle persone e sulle caratteristiche delle persone (li abbiamo sentiti anche in aula questa mattina), ma soprattutto i distinguo rispetto alla composizione degli organi di governo ed istituzionali intesi come partecipazione delle forze politiche e personali alla composizione della Giunta e degli assetti dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio. Fino ad arrivare ad un'affermazione politica a conclusione del congresso di una forza che fa parte di questa maggioranza (mi riferisco al congresso di Alleanza Nazionale) dove è stato definito che si sarebbe affidato ad un "direttorio", composto dai segretari e dai responsabili dei movimenti e dei partiti che fanno parte della maggioranza, che avrebbe affiancato il futuro Presidente della Giunta per dare la garanzia che così si realizzasse la governabilità in questa Regione. E' una pratica che è stata teorizzata da Alleanza Nazionale nel suo congresso, soprattutto, ma che è stata ripresa anche da altri esponenti, e questa pratica è stata realizzata: il Capogruppo designato Ghiglia alla riunione informale che abbiamo avuto venerdì della settimana scorsa ha spiegato che i problemi politici non li discutono i Capigruppo, i problemi politici, vedi Presidenze delle Commissioni, che riguardano il funzionamento istituzionale del Consiglio dovrebbero discuterli i segretari dei partiti e i responsabili dei movimenti, cioè al di fuori di qualsiasi logica di sede istituzionale.
Questo è un nodo politico-istituzionale molto importante e su questo punto noi, come opposizioni, tutte insieme, abbiamo posto, nella riunione informale con i Presidenti dei Gruppi, il problema dei rapporti con le opposizioni. L'abbiamo posto al Presidente designato, on. Ghigo, ma non abbiamo ancora avuto delle risposte certe: non le abbiamo sentite in quest'aula e siamo quindi in attesa di queste risposte certe da parte della maggioranza.
In generale, il governo che viene definito attraverso il sistema elettorale maggioritario spetta a chi ha ottenuto la maggioranza dei voti da parte degli elettori, e in questo sistema, proprio perché c'è una netta divisione tra gli organismi di governo e quelli di controllo istituzionale le Presidenze delle sedi istituzionali vengono date alle opposizioni. Ci rendiamo conto però che siamo in un sistema imperfetto, perché il nostro non è il sistema classicamente maggioritario, come avviene invece in tutti gli altri Paesi del mondo dove vige questo sistema, come in Inghilterra che rappresenta il classico sistema maggioritario secco.
Abbiamo preso atto, lo sottolineavano già altri colleghi prima di me, a partire dal Consigliere Ferraris, che la proposta rispetto al Presidente del Consiglio sarebbe stata fatta dalla maggioranza. Abbiamo poi appreso successivamente dagli organi di informazione che l'on. Ghigo avrebbe proposto a nome della maggioranza Rolando Picchioni come Presidente del Consiglio. Lo abbiamo appreso dagli organi di informazione e non invece in sede istituzionale, neanche in quella informale dei Capigruppo di venerdì scorso. Credo che questo sia un metodo sbagliato ed inaccettabile.
Sbagliato ed inaccettabile perché il confronto con le opposizioni sugli incarichi istituzionali non è solo un fatto formale, è un fatto di sostanza politica ed istituzionale, non per mettere magari in discussione le proposte della maggioranza, ma perché credo opportuno che su incarichi delicati come quello del Presidente del Consiglio il confronto debba essere fatto con tutte le opposizioni e a tutto campo.
Il Consigliere Picchioni sa bene, proprio per la sua esperienza e la sua cultura, quanto sia importante il dialogo con tutti per far funzionare il Consiglio regionale. Mi dispiace e mi rammarico che forse lo stesso Rolando Picchioni, prigioniero di una maggioranza che riteneva, penso fino a questa mattina, di essere autosufficiente, non sia riuscito a sviluppare quella sua volontà di dialogo che lo ha sempre contraddistinto.
Dicevo fino a questa mattina, perché oggi, attraverso le dichiarazioni che qui sono state fatte da parte di interventi di Gruppi della maggioranza, sappiamo che sulla proposta di Rolando Picchioni non c'è una maggioranza, non c'è la maggioranza che avrebbe dovuto proporlo in quest'aula. Credo che la maggioranza debba prendere atto di questo fatto politico e di questa situazione politica nuova; credo che debba aprire un confronto a tutto campo prendendo atto di questa situazione politica nuova.
La maggioranza, già fin dall'avvio di legislatura (credo sia la prima volta che succede in questa Regione), tanto più di fronte ad un sistema elettorale maggioritario, non riesce a garantire l'elezione del Presidente del Consiglio.
Credo che di questo si debba prendere atto. E' un fatto politico sostanziale nuovo. Credo che la maggioranza non possa continuare con la sordità che ha dimostrato fino ad oggi con le opposizioni. Credo che la maggioranza debba cambiare metodo, partendo dal fatto che, intanto, questa maggioranza non c'è in quest'aula per l'elezione del Presidente del Consiglio questa mattina. E' necessario quindi un confronto alla pari con tutti i Gruppi che compongono questo Consiglio per definire gli incarichi istituzionali.
Non sto chiedendo una sorta di consociativismo. Lungi da me, questo! Il governo è un diritto-dovere della maggioranza e la maggioranza dovrà esercitarlo fino in fondo, e noi come opposizione faremo fino in fondo opposizione politica sul merito dei problemi e dei programmi che riguardano il Piemonte e quindi la nostra Regione. Credo che il ruolo e il funzionamento del Consiglio appartengano a tutti i Gruppi, a tutti i sessanta Consiglieri. E' per questo che credo sia opportuno, partendo da questo fatto nuovo che si è verificato questa mattina in aula, prendere atto di questa situazione - la maggioranza, ovviamente, in primo luogo deve prenderne atto - per avviare quel confronto a tutto campo che chiedevo prima.
Per questi motivi noi non parteciperemo al voto per l'elezione del Presidente del Consiglio e ci riserveremo successivamente, sulla base dei risultati di questa prima votazione, il nostro comportamento in aula.



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Grazie, Consigliere Marengo.
Inviterei tutti coloro che interverranno successivamente a guardare ogni tanto, l'orologio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Vaglio; ne ha facoltà.



VAGLIO Roberto

La ringrazio, Presidente. Era e rimane mia intenzione fare un breve intervento di saluto ai vecchi e ai nuovi colleghi.
Da come si stanno evolvendo le cose in aula, dall'atteggiamento delle minoranze, mi preme ricordare che questo Consiglio e il governo del Piemonte sono praticamente fermi da quasi tre mesi; le scadenze alle porte sono innumerevoli e gravissime, quindi la necessità di dare vita rapidamente ad un governo efficiente, ad un Consiglio che lavori e che legiferi deve essere posta al di sopra degli interessi dei singoli, al di sopra degli interessi di partito, al di là delle nostre posizioni, di maggioranza o di minoranza, in questo Consiglio. Lo sa benissimo chi mi ha preceduto: il Consigliere Marengo, che ha avuto nella passata legislatura l'onere del governo dell'industria e del lavoro; lo sanno i colleghi che si sono occupati e che ancora si occupano di agricoltura; lo sanno tutti quelli che si occupano di attività produttive: noi non possiamo assolutamente cadere in una trappola levantina! Detto questo - e augurandomi che si parta presto e si parta bene a governare con l'ausilio, la collaborazione e il consiglio delle opposizioni ritengo di dover restare sull'argomento che era di questa seduta, di non entrare nel merito delle considerazioni squisitamente politiche che ha fatto il Presidente del Gruppo dei Popolari di Bianco, se non ricordando molto "en passant", che l'atteggiamento di oggi è molto distante, è diametralmente opposto all'atteggiamento di cinque anni fa, quando le forze di maggioranza allora (minoranza oggi) erano assai meno ben disposte nei confronti dell'autogoverno della Regione.
Ricordo, ma credo che lo ricordino molti dei colleghi dei diciassette rieletti, che l'atteggiamento nei confronti delle proposte federaliste era assai diverso da quello che oggi viene ricordato dal collega Ferraris, e me ne compiaccio: vuol dire che questi cinque anni non sono passati invano qualcosa hanno prodotto.
Prima di tornare all'argomento di oggi, il dover dare a questa assemblea un governo, apro una parentesi: le battute sono battute, le prendiamo per quello che valgono, anche se non dovrebbero essere fatte in quest'aula e soprattutto nella solennità di questo insediamento. Ricordo che cinque anni fa la costituzione dell'Ufficio di Presidenza cre situazioni che, successivamente, portarono una qualche ilarità.
Nell'Ufficio di Presidenza furono eletti dei membri per mere ragioni di sopravvivenza dell'allora maggioranza. In questa fase non ritengo che la situazione sia analoga ad allora, non ritengo che ci sia un ripresentarsi di vecchie situazioni se non nell'animo di alcuni dei colleghi che le hanno richiamate.
Quindi, ritornando all'elezione del Presidente annuncio il voto favorevole mio e del collega Giacomo Rossi che fa parte con me del Gruppo federalista liberaldemocratico.
Lealmente accetto e sottoscrivo le indicazioni date dai colleghi Capigruppo di maggioranza; mi sento di poter invitare i colleghi dell'opposizione a non creare situazioni sgradevoli per la conduzione, e soprattutto per l'insediamento, di questo Consiglio che possano non evidenziare lacune e carenze della maggioranza, ma incapacità di questo Consiglio di darsi un governo, in una figura che ritengo rappresenti ampiamente una garanzia per tutte le posizioni politiche qui espresse.



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Ha chiesto la parola il Consigliere Leo; ne ha facoltà.



LEO Giampiero

Cari colleghi, anch'io essendo ormai, ahimé per certi versi, un Consigliere anziano, voglio dare il benvenuto con molta simpatia ai colleghi che sono tornati in Consiglio e ai colleghi nuovi. Molti dei colleghi nuovi li conosco per esperienza, capacità e bravura, altri li conosco per entusiasmo. Mi permetto, però, per quel briciolo, allora, di esperienza, che in qualche modo posso avere, di soffermarmi sull'importanza del ruolo del Presidente del Consiglio e dell'Ufficio di Presidenza. E' un'elezione questa - chi ha già vissuto fasi consiliari davvero lo sa! veramente importante. E' un ruolo delicato, è un ruolo di servizio, è un ruolo di servizio tecnico-politico: tecnico perché il buon funzionamento dei lavori, la conoscenza delle leggi, degli infiniti regolamenti, dei meccanismi, la gestione dell'aula è una cosa tutt'altro che semplice; è un ruolo politico che richiede equilibrio, obiettività, una forte autorevolezza; presiedere un Consiglio regionale forse è il compito istituzionale più complesso che vi sia. Deve sentirsi garantito il governo della Regione; deve sentirsi garantita la Giunta; deve sentirsi garantita la minoranza; deve sentirsi garantita la maggioranza; deve sentirsi garantito ogni singolo Consigliere. Quindi, è un ruolo di grande equilibrio e complessità, un ruolo - mi permetto di dire senza retorica importantissimo per il bene comune, per il bene del Piemonte e delle sue comunità. Una buona conduzione del Consiglio non confonde i ruoli, ma consente ad ognuno di fare la propria parte con maggiore soddisfazione ed utilità. Per questo la scelta della persona idonea è una scelta delicata sul piano di tutte le caratteristiche qui indicate.
In passato, mi permetto di dirlo senza piaggeria, la scelta della Presidente Spagnuolo è stata ottima. La conduzione di una legislatura così travagliata non avrebbe avuto tanti elementi positivi se non ci fosse stata una conduzione del Consiglio autorevole, ferma e con nervi saldissimi. E' un ruolo complicatissimo, ma è interesse di tutti coloro che hanno a cuore il buon funzionamento dell'istituzione. Il fatto che la persona che presiede abbia questi requisiti è dato politico, culturale, ma anche di autorevolezza personale. Ebbene, riteniamo che l'On. Picchioni abbia tutti questi requisiti.
Abbiamo udito varie posizioni nel dibattito, posizioni rispettabilissime. Mi permetto di ricordare, per esempio, agli autorevoli colleghi delle opposizioni che ritardi nella composizione della Giunta sono dovuti anche ai ritardi della proclamazione dei risultati elettorali. Da quanto ci consta non ci sarà un direttorio politico fuori dalle istituzioni, ma distinzione e collaborazione fra l'importantissimo e il dignitosissimo ruolo istituzionale che ci danno i cittadini e il ruolo politico, che chi ha esperienza sa che è importante.
Le ultime vicende nella nostra società ci hanno richiamato l'importanza del ruolo dei partiti politici nell'assoluto rispetto delle istituzioni e come canale di dialogo con i cittadini.
Pur nel rispetto di tutte le posizioni, devo confessare, magari per mia carenza, di non comprendere quella degli amici del CCD; non la comprendo politicamente, ma anche logicamente. Non la comprendo politicamente, perch il ruolo della persona - e del partito a cui appartiene - candidata a rivestire la carica di Presidenza del Consiglio ci sembra un fatto di equilibrio, di moderazione, ma anche di rispetto al rapporto bilaterale con gli amici del CCD, rapporto che speriamo cresca, diventi più proficuo, di dialogo per il bene di tutta la maggioranza, del Consiglio regionale e soprattutto della democrazia.
Abbiamo ascoltato a questo proposito, in comunicati stampa ed interventi, un termine immaginifico, ma che va interpretato come discontinuità. Lo comprendo perfettamente, perché ognuno di noi è continuo e discontinuo in ogni atto della vita e della giornata. Ma non voglio fare filosofia. Voglio dire politicamente che una discontinuità nel Partito Popolare vi è stata; nelle scelte politiche vi è stata la rottura di un partito, e questo in politica è un atto di dolorosa discontinuità.
Spero che la separazione non sia come quella delle due Coree, ma come quella degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, che dopo una divisione si ritrovarono nelle grandi battaglie ideali e nei grandi destini della democrazia. E' stata una distinzione avvenuta su scelte strategiche culturali, filosofiche, sistemiche, attraverso un passaggio elettorale che in democrazia ha sempre un significato primario.
Ho molto apprezzato il ragionamento di tutti i colleghi, anche dell'opposizione, che hanno dato il giusto valore ad un passaggio elettorale. Ritengo persino superfluo far notare come si era schierati in questa battaglia elettorale, che ha avuto nell'ambito delle forze della maggioranza una prospettiva comune. Comune era la lista del maggioritario comune era il candidato alla Presidenza, e i risultati elettorali sia sul maggioritario sia sul proporzionale hanno dato conforto ed indicazioni precise.
Devo ringraziare il Presidente incaricato Ghigo per averlo fatto notare in interviste non semplici sui giornali. Qualcuno ritiene che il passato che l'adesione a precedenti esperimenti di governo regionale sia una colpa.
Noi non riteniamo che sia una colpa perché la precedente esperienza è stata, da parte del Partito Popolare, un atto di responsabilità verso il Piemonte, e l'effetto è stato una Giunta che, nel suo Presidente e nei suoi Assessori, ha molto bene operato per il Piemonte.
Trovo che sia stato cavalleresco, onesto ed intelligente da parte del Presidente incaricato Ghigo farlo rilevare al Presidente uscente Brizio, e apprezzo anche molto la capacità del Presidente Brizio nel passaggio delle consegne. Lo dico sapendo che ci sono colleghi che sono stati all'opposizione prima - e che oggi sono colleghi di destra e di sinistra che hanno a cuore il buon funzionamento delle istituzioni, le regole, la realtà, la correttezza. Oggi lo scenario politico è diverso per ragioni note a tutti, che vanno comprese con serenità. La politica è un fatto di serenità, altrimenti diventa fanatismo, odio e demonizzazione.
Apprezzo l'equilibrio non solo per un fatto psicologico, ma perch credo che sia per il bene delle istituzioni. Credo che consenta di far crescere la democrazia e a tutti di lavorare meglio.
In questo scenario, assicuriamo l'assoluta, operativa e fattiva, lealtà verso il Presidente incaricato Ghigo, verso la Giunta che si costituirà e verso la maggioranza.
Ho molto apprezzato tutti gli interventi e, in modo particolare, un intervento fatto non in quest'aula, ma precedentemente, dal Capogruppo di Forza Italia, il Consigliere Burzi, il quale, quando non si sapeva se le posizioni sarebbero state collimanti, mi disse che, comunque, sarebbe stato assoluto il rispetto per le scelte ideali, per le coerenze e per le opzioni politiche. Credo che questo sia un metodo nuovo; demonizzare le scelte altrui è un metodo vecchio.
Quindi, assicuriamo l'assoluta lealtà verso la maggioranza, verso il Presidente incaricato Ghigo, ma anche fortissimamente verso il senso del bene comune e delle istituzioni, perché questa è l'essenza della democrazia.
Per questo il nostro voto sarà convinto e favorevole per il Presidente Picchioni e per gli altri candidati all'Ufficio di Presidenza.



LEO Giampiero

MAJORINO MAJORINO GAETANO



MAJORINO Gaetano, Presidente provvisorio

La parola alla Presidente provvisoria Carla Spagnuolo, che parla in qualità di Consigliera.



SPAGNUOLO Carla

Non intervengo come Presidente, ma come Consigliera regionale, come Capogruppo proposto per il Patto dei Democratici.
Desidero cominciare questo intervento, che penso di svolgere brevemente anche perché ho avuto il privilegio di portare un saluto di benvenuto a tutti voi, partendo proprio da alcune riflessioni ora pronunciate dal Consigliere Leo, circa le caratteristiche che deve avere il Presidente del Consiglio regionale e l'Ufficio di Presidenza nel suo insieme per svolgere al meglio la sua funzione.
Indubbiamente queste caratteristiche richiedono prima di tutto una forte autorevolezza, perché è vero che il ruolo del Presidente del Consiglio regionale e dell'Ufficio di Presidenza si svolge all'interno di quest'aula per garantire una corretta attività di tutta l'assemblea, ma è altrettanto vero che le stesse caratteristiche servono all'esterno per fare in modo che vi sia un forte consenso verso la nostra istituzione. Tali caratteristiche devono accompagnare l'Ufficio di Presidenza nei rapporti esterni con la società civile, culturale, con tutto il mondo politico e del lavoro, con le altre autorità del Piemonte.
Il Presidente del Consiglio è un Consigliere che presiede l'assemblea ma che deve dare delle certezze nel corretto svolgersi dei lavori, sia rispetto alla maggioranza che all'opposizione; in sostanza, deve essere un garante per tutta l'assemblea e quindi si tratta di un ruolo sempre delicato.
Il Piemonte in questi anni, non soltanto nei rapporti con la società piemontese, ma anche in quelli con il Governo e il Parlamento nazionali, in alcuni momenti ha scelto di affiancare al Presidente della Giunta (figura normalmente considerata, per competenza, rappresentativa dell'Ente) anche la figura del Presidente del Consiglio, in quanto insieme avrebbero dato più forza ed autorevolezza alla rivendicazione di autonomia di cui molte volte abbiamo dovuto farci portatori rispetto al Governo nazionale e al Parlamento.
Penso ad alcune questioni, come al ruolo della RAI nel campo dell'informazione; sui temi istituzionali, come Regione Piemonte abbiamo presentato al Parlamento una proposta di legge per la modifica della Costituzione relativamente ai nuovi ruoli che le Regioni devono avere, e siamo andati insieme a Roma a difendere questi argomenti per il Piemonte.
Penso a temi delicatissimi, quali le battaglie ambientali, quelle per la Valle Bormida, ai tantissimi temi di particolare rilevanza che, insieme abbiamo cercato di portare avanti come priorità per il Piemonte.
Credo che oggi vi sia l'esigenza di continuare in un'impostazione di forte autonomia, e mi sembra di poter dire che il ruolo del Presidente del Consiglio regionale in questi anni è cresciuto; mi auguro che si continui in questa direzione.
Devo anche dire che, anche nei confronti con le altre Regioni, il fatto che il ruolo del Presidente del Consiglio regionale del Piemonte fosse vissuto in sintonia con il ruolo del Presidente della Giunta regionale del Piemonte è stato ritenuto un grande valore. Voglio cogliere qui l'occasione è già stato fatto - per esprimere un ringraziamento al Presidente uscente, Brizio, proprio perché in questi anni, anche se con tante differenze, abbiamo cercato di lavorare insieme e abbiamo cercato di lavorare bene.
Adesso siamo in un sistema elettorale nuovo e molte cose sono cambiate ma dobbiamo ricordare come è stata commentata in quest'aula la legge elettorale. Per molti versi, la nuova legge elettorale ci suscitava delle perplessità; tuttavia, su un punto l'abbiamo valutata più o meno positivamente. Mi riferisco al valore del sistema maggioritario, che ci portava ad individuare preventivamente maggioranze e coalizioni tra forze politiche, soggetti politici uniti da un progetto di governo della società da un programma, da un modo di rapportarsi con la società civile. Ebbene io credo che, rispetto alla novità rappresentata dal sistema maggioritario noi oggi in quest'aula non possiamo che esprimere una notevole delusione.
Tutto è legittimo, ma c'è un'espressione dei vari interventi che io non posso condividere e che, per la verità, mi stupisce. Il Consigliere Vaglio alzandosi, ha criticato l'atteggiamento delle minoranze, dicendo: "Rispetto a questo atteggiamento delle minoranze c'è qualcosa che non va". No consentitecelo: noi siamo spettatori delusi, politicamente amareggiati rispetto all'atteggiamento della maggioranza che gli elettori del Piemonte si sono scelti. Credo che i risultati che vediamo, questo tipo di approccio della maggioranza in momenti così delicati e importanti non possa non lasciarci molto preoccupati.
Forza Italia, Alleanza Nazionale, Centro Cristiano Democratico, i Popolari di Buttiglione: li enumero perché non mi sento, per ora sommessamente, di poter parlare di una coalizione. Queste forze si sono subito presentate come una somma di Gruppi politici che si esprimono - e ci dispiace moltissimo constatarlo - con vecchi sistemi, con vecchi modi di fare politica, con parole, metodi, rapporti che - consentitemelo - non hanno nulla di nuovo.
Ciò che la legge elettorale cercava di dare, cioè il senso della squadra, della coalizione, non ha retto neppure una settimana al risultato elettorale. Non abbiamo neppure l'illusione di essere di fronte ad una coalizione cementata da programmi, da compattezza intorno ad un Presidente designato; anche le cariche che oggi devono essere elette e che per la loro immagine dovrebbero essere caratterizzate da una più forte coesione (per tutte le ragioni che non soltanto io, ma che già altri Consiglieri in quest'aula hanno espresso) giungono in quest'aula dopo un forte scontro politico, uno scontro personale, uno scontro di Gruppi. E tutto questo all'interno di ciò che viene chiamato centro-destra.
Lo scontro non si è poi fermato, come si poteva ancora sperare, ad uno scontro di carattere giornalistico (per carità, questo è sempre avvenuto) lo scontro non è stato portato in quest'aula con i toni della politica, del confronto legittimo e democratico fra Gruppi, ma con i toni dei distinguo con i toni delle grandi perplessità politiche. Ne prendiamo atto - ripeto con preoccupazione rispetto ai ruoli, anche con dispiacere rispetto alla volontà che il legislatore nazionale aveva espresso parlando di aggregazioni e di maggioranze precostituite.
Il Patto dei Democratici è una forza politica che cercherà di richiamarsi in quest'aula ai valori del socialismo riformista, ai valori della cultura laica che sono assolutamente indispensabili nel nostro tempo politico. Abbiamo partecipato alla coalizione e alla battaglia elettorale con convinzione, in una scelta che è stata di centro-sinistra: continueremo a lavorare anche qui per i valori del riformismo.
La nostra amarezza non è tanto quella di avere perso le elezioni, anche se perdere le elezioni è sempre un grande dispiacere; a questa si aggiunge un senso di profonda perplessità, e il nostro malessere diventa forte quando ci accorgiamo che ha vinto una coalizione che - permetteteci di dire non esiste: è una sommatoria di Gruppi che non esprimono un collante e, a questo momento, mi sembra non esprimano nemmeno delle solidarietà personali.
In questi giorni abbiamo assistito ad un vivace, continuo scontro giornalistico: tutto un déjà vu, con le espressioni peggiori di questo modo di dire, sintetico ma estremamente chiaro. Io credo che gli elementi di preoccupazione continueranno. Abbiamo sentito parlare di direttorio; ci auguriamo invece che questa sia semplicemente una vicenda giornalistica.
Sono soprattutto questi gli elementi a cui assistiamo, rispetto ai quali ripeto - non possiamo esprimere che preoccupazione.
Esaminiamo ora brevemente il rapporto tra maggioranza ed opposizione.
E' chiaro che con una maggioranza che si presenta con queste caratteristiche diventa ancora più importante il rapporto con l'opposizione. Giungiamo oggi in quest'aula - è stato detto - senza che vi sia alcuna chiarezza sul tipo di rapporto che si vuole avere con l'opposizione.
Per questo motivo il nostro Gruppo, pur esprimendo - me lo consenta e sappia che è sincero - apprezzamento per la persona designata alla carica di Presidente del Consiglio, Picchioni, dichiara che non parteciperà alla votazione. Ciò proprio per segnalare la preoccupazione per l'avvio di una maggioranza che non ha ritenuto, in nessun momento, di avviare dei confronti, nel reciproco rispetto di maggioranza ed opposizione, neppure per una consultazione formale o per delle ipotesi di gradimento, pur evidentemente conservando i ruoli di maggioranza e di opposizione.
E' un brutto segnale, è decisamente un brutto inizio che viviamo con preoccupazione, consapevoli che questa legislatura dovrà avere nel Paese delle caratteristiche di carattere costituente.
A lei, Consigliere Picchioni, un augurio personale di saper utilizzare all'interno della maggioranza di centro-destra che si è scelto, quelle doti di tessitore di rapporti politici che la caratterizzano e di cui le forze che compongono l'attuale maggioranza dimostrano di avere così fortemente bisogno.
Inoltre, come eventuale, futuro Presidente del Consiglio regionale, le auguro di sapere rafforzare questo ruolo e di portare l'assemblea regionale a confrontarsi con il Piemonte su tutti i temi più importanti per lo sviluppo della Regione.
Sono stati di grande utilità tutte le occasioni di rapporto esterno che l'assemblea ha saputo sviluppare negli anni passati per far crescere il Piemonte; tutto ciò dovrà intensificarsi per ritrovare un corretto rapporto con l'esecutivo che non dovrà sentire questo ruolo conflittuale, ma di stimolo.
Mi chiedo però, ed è una mia preoccupazione, se questo modo unilaterale e conflittuale con cui la maggioranza giunge alla votazione dell'Ufficio di Presidenza, consentirà al Presidente del Consiglio regionale di condurre l'assemblea regionale verso un processo di crescita e di confronto con il Piemonte, o se invece non accentui la fisiologica conflittualità che in qualche modo può esistere tra esecutivo e Consiglio regionale. E' un dubbio ulteriore che si aggiunge alle molte certezze sulla brutta navigazione che si intravvede e che ci spinge - insieme alle altre forze dell'opposizione a non partecipare a questa votazione.



MAJORINO Gaetano, Presidente provvisorio

Ha chiesto la parola il Consigliere Farassino; ne ha facoltà.



FARASSINO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, consentitemi di esternare in quest'aula la mia soddisfazione per avere ripilotato la Lega Nord in questo Consiglio regionale.
La Lega Nord aveva già partecipato a questo Consiglio nel 1990 con tre Consiglieri, aveva portato tre baldi giovani e forti che dovevano essere dei maratoneti che portavano la fiaccola del federalismo verso il futuro invece con il tempo si sono dimostrati abili atleti, ma soprattutto specialisti nel salto della quaglia.
Quindi abbiamo dovuto rivedere le nostre posizioni, rimboccarci le maniche e riportare nuove truppe in questo Consiglio: oggi sono presenti in Consiglio regionale cinque Consiglieri.
A parte questa soddisfazione pensavo che questo fosse il passato e che si andasse verso il nuovo, questo nuovo conclamato da tante persone, da tutti gli uomini politici, da tutti i Gruppi politici, anche da quelle forze politiche che oggi rappresentano - per la volontà popolare che si è espressa nelle ultime elezioni amministrative - la maggioranza.
Sembrava ci fosse la volontà, anche del Presidente designato di andare verso qualche cosa di nuovo, di andare verso un new deal che sconfiggesse il passato, il passato delle Giunte Brizio, il Brizio alchimista, il funambolo, il campione del consociativismo, per portare questo Consiglio regionale verso un futuro, verso una realtà che consentisse di affrontare le grandi difficoltà che ci troviamo a vivere quotidianamente. Un'attualità che, al di là di quelli che sono gli ottimismi di certi opinionisti ripropone le difficoltà che tutti conosciamo. Siamo di fronte ad una crisi istituzionale, una crisi economica, una crisi occupazionale; la nostra Regione deve affrontare gravi problemi inerenti l'agricoltura - dovuti anche alle passate esondazioni - i trasporti, l'urbanistica e quanti altri.
Ebbene, questa nuova Giunta, questo "nuovo", doveva portare questo Consiglio regionale verso un radioso futuro. Ma dal primo incontro che abbiamo avuto mi è sembrato invece che, più che attingere tali decisioni e slanci dalle esperienze specifiche, istituzionali o, in mancanza di queste dal proprio istinto, dalla propria capacità umana, culturale, ci si sia limitati ad attingere suggerimenti perentori delle varie Segreterie politiche. E questa mi sembra una cosa molto brutta.
Una cosa che sarà difficile superare sono le tensioni e la conflittualità che inevitabilmente verranno ad ostacolare le esigenze politiche, istituzionali, amministrative del nostro Piemonte.
Il rischio sarà quello di irrigidire ognuno, sia la maggioranza che l'opposizione, nei propri teoremi che, per quanto affascinanti possano essere, non hanno nulla di costruttivo.
Porgerei un invito, soprattutto al Presidente designato, di rivedere certe posizioni, di rivedere certe forme di "cadute di stile", nel rispetto umano e politico di coloro che rappresentano l'opposizione. Certe posizioni devono essere riviste per evitare che ad un certo momento possano sfociare in tensioni, per esempio, verso la persona indicata come Presidente del Consiglio.
Tutti conosciamo Rolando Picchioni, ho sentito qui tentativi di beatificazione. Io non voglio demonizzare l'amico Picchioni, riconosco le sue qualità di tessitore, di sarto che ha pilotato la passata Giunta tra sentieri impervi fino ad abbracci addirittura fatali; oggi ha scelto un'altra strada che io non giudico; invoco per me la libertà di vivere come si vuole e di morire come si può, quindi figuriamoci se vado a giudicare un'altra persona! Però - proprio come ha detto il Consigliere Leo nel suo intervento - il Presidente del Consiglio deve essere una garanzia, una garanzia per tutti, una garanzia per la Giunta, una garanzia per la maggioranza, una garanzia per la minoranza.
Il fatto di non essere stati interpellati (non ci siamo neppure sentiti chiedere: "Mah, secondo voi andrebbe bene il signor Picchioni?") chiaramente porta ad un irrigidimento logico e conseguente di quelle che sono le forze di opposizione.
Pertanto, proprio in coerenza con quanto ho detto in pochi minuti e nel pieno rispetto di quella che è la posizione della Lega, il mio Gruppo non parteciperà alla votazione per il Presidente del Consiglio designato.



SPAGNUOLO CARLA



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Ha chiesto la parola il Consigliere Masaracchio; ne ha facoltà.



MASARACCHIO Antonino

Signor Presidente, un saluto agli egregi, esimi colleghi, vecchi e nuovi. Consentitemi di andare un po' fuori dalla righe perché tutto quello che si doveva dire sulla diplomazia degli interventi e sul gioco degli scacchi, per quanto riguarda ciò che la stampa dovrà portar fuori, fa parte della miglior tradizione della politica. Ma si è fatto anche cenno alla peggiore tradizione della politica per cui chiedo che non si sorrida, se in questo momento io ricordo che nel passato noi, che proveniamo dal Movimento Sociale Italiano - Destra Nazionale, siamo stati considerati come le Cassandre d'Italia, certo sottovalutando la nostra proposta politica, che adesso l'elettorato dimostra di non sottovalutare; ma è anche vero - per quanto i termini della morale corrente dovrebbero suggerirmi di non riferirmi a questo concetto - che non mancano le vergini incinte.
Qui, adesso, siamo tutti a dover dimostrare che nella politica c'è una parte migliore, e guarda caso questa è rappresentata da coloro i quali non hanno avuto i poteri della maggioranza. Anche se si è accennato al fatto che la maggioranza ha soltanto il 39% (ma io mi chiedo come si sarebbero sentiti gli altri se avessero avuto il 39%), questa è una maggioranza che è superiore a quanto gli altri hanno potuto registrare. Non solo, ma se il 39% di questa coalizione rappresenta comunque una maggioranza, così come voluta dalla legge, gli altri non hanno saputo coalizzarsi in maniera tale da avere quanto meno il 38%.
E allora diciamoci pure che le stanze della politica vengono percorse sempre nella maniera in cui la politica impone: con gesti di diplomazia e con grandi strade lastricate di buone intenzioni. E le buone intenzioni guarda caso, sono rappresentate da coloro i quali hanno governato nel passato, per cinque anni, la Regione. Certo, non in termini di maggioranza consolidata, forte, ma in termini di compromessi realizzati nel chiuso delle stanze, poco evidenziati dalla stampa e quindi poco trasparenti.
Noi, che abbiamo vissuto le vicende ultime della Giunta che ha ceduto il passo attraverso questa competizione elettorale, sappiamo che cosa è stato approntato anche sul piano legislativo. E trasgredendo un pochino diciamoci pure che, con i poteri dell'ordinaria amministrazione, questa Giunta ha deliberato fior di miliardi; ha chiamato a sé il diritto di riproporre testi legislativi, deliberazioni; questa Giunta ha fatto tutto quello che poteva fare per cercare di mettere avanti le mani.
In quest'aula si lascia prefigurare che le vicende politiche democratiche - perché la democrazia è un valore, ma è anche uno strumento che bisogna accettare in pieno - hanno portato - si dice - ai patteggiamenti; tuttavia, questa maggioranza ha tutte le liceità per cercare di avere una quadratura del cerchio (perché in politica il cerchio può anche essere portato in termini di quadrato) tale da consentire, quanto meno, una certa serenità. E' vero che talune affermazioni questa mattina hanno rotto il vertice di un angolo, ma non certo in termini irreversibili perché il vero governo della Regione - checché se ne dica - non sta soltanto o esclusivamente nella Presidenza del Consiglio e nella composizione dell'Ufficio di Presidenza, bensì nella Giunta, nel programma che la Giunta ha già pronto per governare questa Regione in termini radicalmente diversi.
Staremo a vedere chi avrà capacità di governare, con quale qualità e con quale piglio, e staremo anche a vedere quali sono le buone, vere intenzioni dell'opposizione che qui ha lasciato intendere che, in fondo in fondo, come minoranza, è comunque pronta a governare con la maggioranza o a far governare la maggioranza. Sono tutte frasi che abbiamo ascoltato quando è stato il momento del Governo Berlusconi e vicende che abbiamo vissuto quando è stato il momento della maggiore crisi che ci ha condotto a tutto lo sconquasso che poi ha portato, con il ballottaggio negli Enti locali, ad avere maggioranze diverse da quella registratasi per la Giunta.
Beh, la politica ce l'abbiamo tutti quanti presente, non soltanto nel cuore, ma anche nella mente. Che siano fugate tutte le attese che ci si possa squagliare come neve al sole, non fosse altro che per l'esperienza negativa che è stata esercitata a livello di governo centrale! Noi siamo pronti a governare, ma siamo anche pronti a tornare nei banchi del Consiglio, magari lasciando il posto o la poltrona assessorile nel caso in cui si dovesse verificare che nella maggioranza non ci sono vere, concrete intenzioni di governo.
I riferimenti al passato che qualcuno oggi, molto più autorevole di quanto non si sia noi dentro quest'aula, ha voluto fare andrebbero fatti con la coscienza e la cultura che nobilita la partecipazione in politica.
Il passato non va dimenticato, ed è ciò che vale per poter percorrere le strade del futuro; non per niente i romani, riferendosi alle cose concrete e sostanziose del passato, usavano il termine "tradizione", che viene da "tradere", portare avanti.
Ma se per passato si intende soltanto puntare il dito nei confronti di un collega che è stato eletto dall'altro Consiglio a Segretario dell'Ufficio di Presidenza, ricordando la Repubblica Sociale Italiana, beh collega Chiezzi, lasciami dire, con una punta di polemica, ma forte e decisa, che qui di rifondato c'è soltanto il Partito Comunista che tu rappresenti. Ma al di là di ciò che si può pensare e si può dire dei congressi, è certo che, al di là delle parole, valgono le azioni.
Per quello che ci compete e ci concerne, le nostre azioni saranno da verificare nel momento in cui andremo a governare. Per quel che ci si ricorda, noi non possiamo dimenticare che proprio in quest'aula la frattura, nell'ambito di quello che era una volta il Partito Comunista, tra PDS e Rifondazione è un altro elemento non certo di coesione nei confronti della maggioranza, che pare non dimostri di essere un agglomerato di coesione.
E per quel che si è accennato del direttorio, magari ricordando la Rivoluzione francese per far paura attraverso l'immagine delle ghigliottine, beh, insomma, i direttorii politici non mancano in Italia, e non credo che nell'ambito delle opposizioni non ci siano stati non dico direttorii, ma accordi tali da farci trovare di fronte a questa dilagante non partecipazione, che non è un gesto democratico nel senso in cui si è voluto far intendere prima. La democrazia è confronto; la non partecipazione significa strategia, ed è la strategia di non farci sapere se c'è un qualche nome nel cassetto.
E se è vero che questa non è una maggioranza, perché presupporre che questo Consiglio non abbia la capacità autonoma di votare l'elemento eccellente? Qual è l'elemento di questo Consiglio dell'opposizione? Se il collega Picchioni non è l'elemento eccellente, fateci sapere qual è il vostro elemento eccellente e noi, come in tante altre occasioni nell'altra legislatura, siamo pronti, così come si conviene alla memoria della cultura personale che io porto in questo Consiglio, a porgere "tanto di cappello".
Ma l'elemento eccellente ce lo porterete nel secondo turno della votazione? A buoni intenditori, tante belle parole.
Signora Presidente, poteva risparmiarsi, lei, di fare accenno alla partitocrazia introducendo, in questa assise così tanto solenne ed importante, il discorso politico che ha voluto pronunciare.



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Ha chiesto la parola il Consigliere Cavaliere; ne ha facoltà.



CAVALIERE Pasquale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il cambiamento del sistema elettorale non sembra aver sortito gli effetti sperati, almeno a vedere dalle vecchie pratiche cui stiamo assistendo nella nostra Regione. Pratiche che pensavamo archiviate tra le vecchie scartoffie della I Repubblica e che invece vediamo riaffiorare prepotentemente.
Avremo certo modo di esprimere un giudizio più compiuto e di manifestare le nostre proposte allorquando il Presidente della Giunta incaricato, dottor Ghigo, presenterà, ammesso che vi riesca, il suo programma e gli Assessori preposti ad eseguirlo. Ma già oggi abbiamo numerosi motivi di inquietudine e di insoddisfazione, soprattutto per la scarsa propensione alle regole istituzionali che, muovendo i primi passi questa maggioranza ha fatto intravedere.
A preoccuparci non sono solo le incredibili schedature dei dipendenti regionali in base alle loro idee politiche o l'intenzione manifestata dal dottor Ghigo, dimenticando il ruolo istituzionale che dovrà ricoprire, di recarsi a trovare nel carcere di Ivrea il suo superiore, manager di Publitalia, Dell'Utri, ma soprattutto la tutela extra-istituzionale a cui questa maggioranza, ammesso che lo sia, è stata sottoposta. Da ciò che finora abbiamo potuto apprendere o verificare direttamente emerge chiaramente la sovranità limitata di cui godrà il Presidente incaricato. Lo stesso pare ostaggio del meccanismo da lui stesso messo in essere per vincere le elezioni. Lo scarso radicamento territoriale di Forza Italia ha fatto stringere alleanza alla stessa con il vecchio gruppo doroteo della Democrazia Cristiana che negli ultimi anni si era riorganizzato attorno al terzo polo. Sono costoro che, a prescindere dal Gruppo al quale appartengono, sia esso il CCD, il Polo Popolare o Forza Italia, anche numericamente oggi sovrastano chi aveva creduto di rinnovare con Berlusconi la politica italiana. Sono sempre loro, sono il vecchio gruppo di potere cresciuto nel malaffare del nostro Paese e della nostra Regione: dallo scandalo dei petroli al caso Zampini, fino alla più recente Tangentopoli! Sono coloro che negli ultimi vent'anni si sono spartiti le banche e le autostrade, le UU.SS.SS.LL. e gli appalti. Gli scandali e le inchieste giudiziarie li hanno appena scalfiti o, peggio ancora, selezionati. Sono arrivati a noi i più astuti, i più accorti, coloro che sono riusciti a dimostrare di non aver fatto fino a tre anni fa le campagne elettorali con i soldi di Bonsignore o di La Ganga, senza mai domandarsi naturalmente da dove provenissero gli stessi! Quando si vuole stigmatizzare il trasformismo della nostra classe politica si fa spesso riferimento al Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, ma almeno Tancredi, il nipote del principe, partecipò, ferendosi, ai Moti Garibaldini, mentre i nostri al più, nella battaglia per il nuovo evidenziano i segni di qualche mancato avviso di garanzia. Sarebbe fin troppo facile denunciare la loro continuità anche generazionale, ma la vera continuità con cui dobbiamo fare i conti è quella rappresentata dalle lobby economiche e finanziarie che hanno sostenuto in questi anni il gruppo doroteo. Sono le stesse lobby che, in cambio dell'appoggio a questa classe politica, hanno ottenuto enormi guadagni in mercati di monopolio, nelle grandi opere pubbliche, nelle società autostradali, nella sanità. Sono costoro che continuano a sostenerli perché vogliono continuare il monopolio di mercato di cui hanno finora beneficiato.
Ghigo è dunque ostaggio di tutto questo ed è costretto ad accettare il "direttorio" o comunque un organismo extra-istituzionale dal quale dovrebbero passare le scelte importanti per la nostra Regione. Al momento il direttorio è inceppato e forse assomiglia più ad una curatela fallimentare, ma che cos'è questo direttorio se non forse un nuovo CAF piemontese? Un nuovo accordo di potere che ha come unico scopo la spartizione del potere stesso! Sono passati cinque anni da quando Bonsignore e La Ganga decidevano in una trattoria romana come dividersi il Piemonte e oggi, tralasciando i meccanismi elettorali che avrebbero dovuto far decidere ai cittadini Vietti, Picchioni e Martinat decidono cosa dovrà fare Ghigo e, con buona pace di quelli che hanno il cognome difficile, loro pronunciano le facili parole del potere. A questa spartizione si è aggregata ben volentieri Alleanza Nazionale che in Piemonte è sempre stata molto di aiuto ai vari pentapartito, come sta bene a dimostrare la vicenda di Martinat e dello stadio Delle Alpi, o le recenti abbuffate nelle società autostradali.
I veri problemi del Piemonte sono distanti anni luce da chi sta in questi giorni discutendo se valgono di più due Vicepresidenze o un Assessorato. Da queste logiche non pensiamo che il Piemonte otterrà molto semmai abbiamo il timore di vederne saccheggiate le sue risorse. Avremmo preferito sentirvi sul come ricostruirlo, sul come rilanciare l'occupazione, sul come migliorare la qualità della vita e dell'ambiente dei nostri cittadini. Su questi temi saremo impegnati nei prossimi giorni nelle prossime settimane e nei prossimi mesi.
Crediamo però che nella questione contingente dell'elezione del Presidente del Consiglio dobbiamo, come hanno fatto altri precedendomi stigmatizzare il fatto che questa figura deve essere di garanzia dell'intero Consiglio regionale e così non è maturata, così non è cresciuta nella proposta che abbiamo avuto modo di conoscere. Noi quindi non parteciperemo a questo voto, manifestando in questo modo il nostro disappunto.



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Ha ora la parola, per l'ultimo intervento, il Consigliere Rubatto.



RUBATTO Pier Luigi

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il movimento che rappresento espressione di categorie più deboli, trae la forza dei suoi intenti e dei suoi interventi dalla volontà di operare nel nostro Paese e nella nostra Regione al servizio di quanti non hanno voce o meglio sono ignorati e pertanto abbandonati da un sistema politico nazionale e da un apparato burocratico inefficiente, dimentico dei diritti costituzionali, diritti sui quali le classi più disagiate hanno il dovere-diritto di far leva.
Intendo rappresentare quelle classi sociali che spesso vivono sulla loro pelle la negazione dei loro diritti, la mancanza delle strutture sociali e sanitarie, la difficoltà di vivere il loro quotidiano in questa realtà che spesso li dimentica.
Il nostro movimento cercherà di dare voce a queste persone sempre nel contesto di altre forze politiche che condivideranno i nostri programmi di intervento, proponendo nuove leggi, garantendo l'applicazione corretta di quelle esistenti, intervenendo ove vi è la mancanza di quelle basilari strutture che sono indispensabili non solo agli anziani, non solo ai pensionati, ma ad ogni cittadino di questa nazione.
La Giunta, che prossimamente voteremo e che, forse, governerà la Regione Piemonte nei prossimi anni, già dai primi passi ha operato senza cercare qualsiasi tipo di contatto con le opposizioni. Questa Giunta ci ha dato l'impressione di voler operare senza dare quello spazio di controllo alle opposizioni, spazio che le stesse, proprio in quanto tali, hanno in ogni contesto politico.
La carica istituzionale del Presidente del Consiglio regionale non è scaturita da un approfondito esame tra maggioranza ed opposizione, bensì da un rapporto interno delle forze di maggioranza e dalle sedi dei partiti e solo di alcuni partiti. Tale carica, come ho detto, avrebbe dovuto essere sostenuta a mio avviso da un accordo tra maggioranza e minoranza per dare non solo più peso alla carica stessa, ma anche per evidenziare la volontà di questo Consiglio di operare unitamente per garantire nuovi interventi alla Regione Piemonte. Anche per le Presidenze delle Commissioni è nostro avviso che la maggioranza non solo non voglia riconoscere numericamente le opposizioni, ma anche disconoscerne la volontà di mettersi a disposizione per poter affrontare unitamente, con diverse sfumature politiche e responsabilità, i problemi che verranno posti sul tappeto. Per questo motivo la mia posizione sull'elezione del Presidente del Consiglio regionale sarà quella di non partecipare al voto. Ciò dimostra, signor Presidente designato della Giunta regionale, che noi intendiamo già da oggi affermare chiaramente che tratteremo con serietà tutti i problemi che ci verranno sottoposti, cercando dai banchi dell'opposizione di operare in meglio al servizio della Regione.
Inizieremo subito con la richiesta di ottenere, signor Presidente, la realizzazione di quel progetto "Osservatorio anziani" che noi approviamo e condividiamo, progetto fatto proprio dalla scorsa legislatura, siglato dalla tre Confederazioni sindacali e da oltre venti associazioni tra le quali gruppi di rilevanza operativa come Sermig, Cilte e Volontariato Vincenziano. Questo, del quale sin d'ora chiediamo la realizzazione, ed altri progetti come ad esempio i "Centri anziani", l'Ospedale dell'Eremo ecc., saranno il punto di partenza per il nostro lavoro al servizio dei cittadini che ci hanno dato la loro fiducia e di quanti credono nel nostro movimento. Grazie.



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Non avendo altri iscritti a parlare dichiaro chiusa la discussione.
Possiamo procedere all'elezione del Presidente del Consiglio.
Pregherei i Consiglieri che si sono allontanati di voler cortesemente tornare in aula, se lo ritengono.
L'art. 4, comma settimo, del Regolamento, recita: "L'elezione del Presidente del Consiglio ha luogo a scrutinio segreto ed a maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio".
Si distribuiscano pertanto le schede per la votazione.
Prego il Consigliere Majorino, componente dell'Ufficio di Presidenza uscente e la Consigliera Simonetti, come membro più giovane dell'assemblea eletta, di voler assistere l'urna.
Posso chiedere ai Consiglieri che intendono partecipare alla votazione di voler entrare in aula? Pregherei anche le persone che non fanno parte dell'assemblea eletta di voler lasciare l'emiciclo.
Prego il Consigliere Goglio di procedere con l'appello nominale.



(Si procede all'appello nominale, quindi l'Ufficio di Presidenza provvisorio procede allo spoglio delle schede)



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Comunico l'esito della votazione: presenti 56 votanti 29 hanno ottenuto voti: Picchioni 29 schede bianche schede nulle non hanno partecipato alla votazione 27 Consiglieri.
Dichiaro, a norma dell'art. 4, comma settimo, del Regolamento, che l'elezione del Presidente del Consiglio non ha ottenuto la maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio stesso.
A questo punto, sempre secondo il comma settimo dell'art. 4, il Consiglio deve procedere ad una votazione di ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti e viene eletto il Consigliere che ottiene la maggioranza assoluta dei voti.
Qui siamo in presenza di un solo Consigliere, ma dobbiamo dare continuità alle indicazioni dell'art. 4, comma settimo, del Regolamento.
Ha chiesto la parola il Consigliere Chiezzi; ne ha facoltà.



CHIEZZI Giuseppe

Grazie, Presidente. Vorrei solo poter avere qualche minuto di tempo per poter verificare gli articoli del Regolamento e dello Statuto che sono stati appena citati in quest'aula prima di procedere alla votazione in seconda istanza; quindi chiederei, se fosse possibile, di sospendere per un paio di minuti il Consiglio regionale, così da dare modo ai Gruppi di verificare le norme. Grazie.



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Prego, collega Vaglio.



VAGLIO Roberto

Mi scuso se intervengo non propriamente ai termini di Regolamento, ma ritengo inammissibile la richiesta del collega, per cui invito il Presidente a non procedere in tal senso.



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Non credo che ci siano ragioni di inammissibilità rispetto a questo tipo di richiesta; non si ravvisano ragioni di inammissibilità.



VAGLIO Roberto

Lo conoscono tutti il Regolamento, da mesi.



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

L'essenziale è che i colleghi si fermino nell'aula e che la verifica richiesta si possa svolgere in poco tempo.
Se non vi allontanate dall'aula tutto questo si può svolgere nel rispetto della continuità.
La seduta riprende fra cinque minuti esatti.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13 riprende alle ore 14,10)



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

La seduta riprende.
Ha chiesto la parola il Consigliere Burzi; ne ha facoltà.



BURZI Angelo

A nome del Gruppo di Forza Italia e dei Gruppi della maggioranza desidero chiedere un rinvio ed una sospensione della seduta odierna, una convocazione dei Capigruppo di tutte le forze presenti nel Consiglio regionale che lei vorrà convocare secondo la sua e le disponibilità degli altri Capigruppo.



SPAGNUOLO Carla, Presidente provvisoria

Ringrazio per l'intervento il Consigliere Burzi. Alla sua richiesta non posso che rispondere in termini favorevoli, perché il Regolamento e lo Statuto non parlano di immediatezza delle due elezioni. Pertanto possiamo procedere nella direzione richiesta.
Colgo l'occasione per chiedere a quei Gruppi che ancora non l'avessero fatto, di voler designare il loro Capogruppo nella giornata odierna in modo da procedere, nella giornata di domani, alla convocazione della Conferenza dei Capigruppo consiliari.
Se questo vi trova concordi, per evitare telefonate o altri colloqui su questo problema, proporrei di convocare la Conferenza dei Capigruppo per domani mattina alle ore 10,30 con la richiesta di presentare la composizione dei Gruppi e l'indicazione dei Capigruppo definitivi.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 14,15)



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