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Dettaglio seduta n.99 del 10/09/87 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Signori Consiglieri, prima di iniziare i lavori di oggi desidero salutare il Consigliere Gallarini che è tornato dopo lunga malattia.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Bergoglio, Bresso, Carazzoni, Cernetti, Croso e Vetrino.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge non vistati dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

e) Dimissioni del Consigliere Croso dall'incarico di Presidente della VII Commissione


PRESIDENTE

Comunico che il Consigliere Croso ha rassegnato le proprie dimissioni dall'incarico di Presidente della VII Commissione.


Argomento:

e) Dimissioni del Consigliere Croso dall'incarico di Presidente della VII Commissione

Argomento:

f) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 28 luglio, 4 e 27 agosto e 2 settembre 1987 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma, della L.R. 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Problemi energetici

Dibattito sulla sospensione dei lavori della centrale nucleare di Leri Cavour e sul completamento del check-up generale dell'impianto della centrale E. Fermi di Trino


PRESIDENTE

La convocazione di oggi è stata decisa dai Presidenti dei Gruppi a seguito dell'istanza presentata dal Gruppo comunista e dai Consiglieri Ala e Staglianò per la discussione degli ordini del giorno nn. 331 e 332.
Trattandosi di convocazione promossa dai Gruppi politici, secondo i principi dello Statuto e del Regolamento del Consiglio regionale, ed essendo gli ordini del giorno stati presentati a suo tempo dagli stessi promotori della riunione del Consiglio di oggi, darei la parola per l'illustrazione dei due documenti.
Ricordo ai signori Consiglieri che uno dei due ordini del giorno riguarda la sospensione dei lavori della centrale nucleare di Leri-Cavour in previsione del referendum per il quale è stata fissata la data per l'8 e il 9 del mese di novembre.
Il secondo ordine del giorno riguarda la centrale E. Fermi di Trino Vercellese e specificatamente la ripresa dell'attività in relazione alle riparazioni e ristrutturazioni in corso.
Gli ordini del giorno sono pienamente ammissibili e quindi si tratta di procedere alla discussione. Mi è stato nel frattempo preannunciato un altro ordine del giorno che viene presentato dalla maggioranza, in corso di battitura, e che sarà consegnato nel corso della discussione.
La parola al Consigliere Valeri per l'illustrazione degli ordini del giorno nn. 331 e 332.



VALERI Gilberto

Signor Presidente, illustrerò contestualmente i due ordini del giorno cercando di mantenermi sintetico anche perché sicuramente la ragione di fondo che ha indotto il Gruppo comunista a presentare con i Verdi e con Democrazia Proletaria gli ordini del giorno è abbastanza precisa ed evidente: la richiesta al Governo di sospensione dei lavori della centrale nucleare e la verifica delle conclusioni del check-up che ENEL ed ENEA hanno effettuato all'impianto della centrale E. Fermi di Trino.
Le motivazioni che ci hanno spinti a presentare gli ordini del giorno e a richiedere la convocazione straordinaria del Consiglio regionale, per garantire la discussione che ci era stata negata per via ordinaria dalla maggioranza e dalla Giunta prima delle ferie, sono essenzialmente oggettive, cioè prescindono dagli atteggiamenti che le diverse forze politiche e i singoli Consiglieri hanno deciso o decideranno di assumere in ordine alle questioni di fondo dell'abbandono o meno del nucleare ai fini della produzione di energia elettrica.
Con questo non voglio dire che la sospensione dei lavori a Leri-Cavour non abbia collegamenti con il tema generale, tutt'altro, ma non nel senso di costituire la logica conseguenza, l'estrinsecazione attuativa di una scelta già decisa. Ne rappresenta semmai la precondizione...



PRESIDENTE

Scusi Consigliere, devo avvertire il pubblico presente in aula che il Regolamento vieta di portare striscioni in questa sede. Invito pertanto a toglierli.
Consigliere Valeri, prosegua pure nel suo intervento.



VALERI Gilberto

Dicevo che la sospensione rappresenta la precondizione più importante affinché il dibattito e il confronto che prepareranno lo svolgimento dei referendum, e successivamente la ridefinizione delle scelte energetiche del nostro Paese, non sia viziato e compromesso da atteggiamenti prevaricatori e da rigidità di tipo ideologico assolutamente inaccettabili ed inspiegabili. Non si chiede di fare ora una scelta di campo sul nucleare ma di agire di conseguenza rispetto a scelte e decisioni parlamentari che con la convocazione dei referendum impongono la rideterminazione delle strategie energetiche del nostro Paese. La sospensione e un atto coerente con la riflessione critica che abbiamo avviato sulle scelte energetiche dopo la tragedia di Chernobyl, ma riteniamo che le persone che non condividono la revisione delle scelte non possono sottrarsi dal considerare la stridente contraddizione che vi sarebbe tra l'indizione del referendum con la conseguente remissione delle scelte alle decisioni del popolo, e la continuazione dei lavori.
E' vero che i quesiti referendari sono limitati rispetto al problema generale del sì o del no al nucleare, ma è anche vero che quei referendum avranno oggettivamente, per generale ammissione di tutti, una valenza politica istituzionale più generale. L'insensibilità della Giunta e della maggioranza, giustificata con il rifiuto di discutere gli ordini del giorno prima delle ferie, ci ha costretti ad attivare le procedure statutarie onde impedire un ennesimo insabbiamento del problema. Questa insensibilità costituisce un precedente non incoraggiante, che però il dibattito potrebbe anche smentire, evidenziando la capacità del Consiglio regionale di non porsi in posizione di scontro aprioristico tra scelte che non sono di natura ideologica, guardando con ragionevolezza e buon senso alle ragioni oggettive dei problemi ci stanno di fronte.
Ci auguriamo che talune dichiarazioni più caute e possibiliste di fonte governativa, anche recenti, abbiano indotto nel frattempo la Giunta e i Partiti di maggioranza ad uscire da una posizione, ormai insostenibile improntata alle piccole furbizie, alle strumentalizzazioni e al non governo di un problema tanto rilevante. Il dibattito consiliare provocato dell'iniziativa dei Gruppi comunista, di Democrazia Proletaria e dei Verdi è l'occasione per uscire da una situazione di pratica impotenza politica di contraddizioni interne alla maggioranza, tanto laceranti quanto immobilizzanti, di accodamento pratico agli eventi in attesa che altri decidano anche per noi, di colpevole ignavia di fronte agli interessi della comunità regionale e agli obblighi di governo del territorio e dell'ambiente che competono a questa istituzione. Non v'è chi non vede come, a fronte delle sempre più diffuse incertezze e alla sempre più diffusa opposizione sociale e politica, la continuazione dei lavori della centrale rappresenta uno spreco di risorse finanziarie e materiali intollerabile. Si tratta di una compromissione grave del territorio e dell'ambiente non giustificata da alcuna ragione pratica se non dalla ottusa volontà di perseguire obiettivi ormai compromessi, cercando di premere la mano alle istituzioni nella vana speranza di superare opposizioni divenute ormai, a nostro giudizio, prevalenti. Non ha senso pensare di costruire una sola centrale di una filiera di quattro, che per giudizio pressoché unanime non verrà realizzata. Si tratta di un non senso che è divenuto evidente anche a quei settori che nei mesi scorsi invece insistevano con arroganza sulla prosecuzione dei lavori a Trino, come pure ai settori più avveduti dello stesso schieramento favorevole alla prosecuzione del nucleare. Ne è testimonianza, riteniamo, la stessa pur ambigua dichiarazione rilasciata nei giorni scorsi dal Ministro Battaglia uno dei nuclearisti più convinti. Queste dichiarazioni ritengo smantellino le ambiguità di fondo che hanno giustificato, da parte della maggioranza e della Giunta, la prosecuzione dei lavori nei mesi scorsi, all'insegna di quel consolidamento delle opere realizzate di cui parla il Ministro Battaglia come unico margine operativo che dovrebbe rimanere all'ENEL.
Termine che, ancorché vago e a nostro giudizio non accettabile, è qualcosa di sostanzialmente e radicalmente diverso da quanto è accaduto finora. Il muro di cinta, i capannoni, gli igrometri e le altre opere sulle quali la maggioranza nei mesi scorsi aveva ritenuto di dare mano libera all'ENEL sono ben altra cosa rispetto al consolidamento delle opere realizzate.
Peraltro abbiamo anche seri dubbi che i lavori eseguiti si siano limitati all'esecuzione di tali opere.
In realtà si è anche giocato sulle parole da parte dell'ENEL.
consenzienti la Giunta e la maggioranza, per gabellare una prosecuzione dei lavori che non si è avuto il coraggio di affermare chiaramente. Questo ricorso alle furbizie e ai doppi sensi delle parole ha visto la Giunta in prima fila e cercherò di darne qualche esempio. Tutti ricordiamo il dibattito che si ebbe in quest'aula nell'autunno dello scorso anno su questi stessi temi. Allora, a fronte della richiesta delle opposizioni per la presentazione di un'immediata richiesta al Governo di sospensione dei lavori, la Giunta rispose, anche attraverso dichiarazioni alla stampa e agli organi di informazione del suo Presidente e dell'allora Assessore Maccari, che si sarebbe ottenuto lo stesso risultato senza dichiarare l'esplicita sospensione dei lavori, limitandosi a negare gli atti autorizzativi di competenza regionale. Si affermò in sostanza che il non compiere gli atti conseguenti in materia di cave e di prelievo degli inerti avrebbe impedito la prosecuzione dei lavori. Lo si disse anche in quest'aula; ricordo ancora le accalorate dichiarazioni del Capogruppo democristiano al riguardo, con le quali ci si rimproverava di non capire che questo sarebbe stato l'esito concreto dell'atteggiamento della Giunta e che solo la nostra ottusità ci impediva di cogliere il significato politico dei pronunciamenti della maggioranza.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ti si è allungato il naso, Brizio!



VALERI Gilberto

Ricordo anche le dichiarazioni fatte ai quotidiani dal Presidente Beltrami e dall'Assessore Maccari, che per suffragare l'interpretazione prima ricordata assunsero la relazione dell'ENEL. che minacciava la sospensione dei lavori, a mo' di cartina di tornasole, per sostenere che quella sarebbe stata la conclusione scontata e naturale, mentre nella realtà la decisione della Giunta si dimostrò capace soltanto di produrre una situazione di mano libera al saccheggio del territorio da parte dell'ENEL e dei cavatori.
E' vero che la Regione non ha fatto il piano regionale e che nel verbale d'intesa firmato congiuntamente dall'ENEL e dalla Regione - entrato a suo tempo a far parte integrante della deliberazione di approvazione della localizzazione del sito - è stabilito che nessun prelievo a favore dei lavori di costruzione della centrale può essere effettuato in assenza di piano regionale, è altrettanto vero però che la Giunta ha continuato a riunire il Comitato tecnico, il quale è chiamato a dare pareri ai Comuni per l'esercizio della delega in materia di autorizzazione di cave, per cui i Comuni hanno seguitato a ricevere regolarmente, per iniziativa della Giunta che presiede quel Comitato tecnico, tutti i pareri richiesti risultati in gran parte positivi e tali da consentire loro di rilasciare le autorizzazioni.
Ricordo ancora che nella scorsa primavera l'Assessore Sartoris nell'ultima seduta prima di correre l'avventura per lui non favorevole delle elezioni parlamentari, venne in quest'aula a rispondere ad una serie di interrogazioni su questo tema, per ribadire che la Regione aveva unicamente autorizzato il prelievo di 100 mila metri cubi di inerti. Era però una finzione, una menzogna che le relazioni dell'ENEL sullo stato di avanzamento dei lavori si sono incaricate di smentire duramente dimostrando che a fine giugno il materiale inerte utilizzato nei lavori della centrale ammonta a 675 mila metri cubi. E si badi che questi sono i dati denunciati dall'ENEL sui quali è legittimo nutrire qualche dubbio tanto più che la realtà sta dimostrando che il materiale prelevato dalle cave, laddove si è andati a controllare, supera di gran lunga le autorizzazioni rilasciate. La norma contenuta nel verbale d'intesa ancorché chiara ed esplicita, è stata dunque bellamente ignorata e violata proprio da parte di chi aveva il dovere di farla rispettare e di attuarla aggiungendo in tal modo ragioni ulteriori per chiedere al Governo l'immediata sospensione dei lavori.
Su questi argomenti il Presidente dell'Unione dei Costruttori di Vercelli mi ha scritto una lunga lettera, nella quale è criticata pesantemente la Regione in quanto, in fatto di formazione del piano regionale delle cave, essa non ha assolto ai suoi doveri rendendo, egli dice, inevitabile e senza alternative l'inapplicazione del protocollo d'intesa Regione-ENEL. Ho risposto al Presidente dell'Unione dei Costruttori che l'assenza di leggi, o di adempimenti di parte istituzionale volti a consentirne un'attuazione corretta, non autorizza nessuno a farsi giustizia da solo e a procedere come se fosse in suo diritto usare e abusare arbitrariamente del territorio. Inoltre è perlomeno strano che il Presidente dei Costruttori di Vercelli scriva a me e non alla Giunta, e che invece di venire, con delegazioni di costruttori e di impresari, a chiedere che la Giunta faccia ciò che, a suo giudizio, è un atto dovuto, rimbrotti chi, cercando di far rispettare le leggi, si oppone agli abusi compiuti o in via di compimento.
Almeno questa situazione è sperabile induca, anche per chi non condivide tutte le nostre altre motivazioni, a rendersi conto che non è più pensabile continuare nel non governo dei problemi e che occorre invece uno scatto di responsabilità per salvaguardare interessi irrinunciabili della comunità regionale e dell'istituzione che rappresentiamo.
A questa stessa esigenza - e vado rapidamente a chiudere questo mio intervento - obbedisce la richiesta di verifica delle conclusioni cui è pervenuto il check-up effettuato alla E. Fermi da parte di ENEA ed ENEL.
Anche in questo caso siamo stati costretti dall'ignavia della Giunta a porre di fronte al Consiglio la riaffermazione di una volontà e di un impegno a suo tempo deciso in quest'aula e finora disatteso dalla Giunta.
Allora, su iniziativa nostra, questo Consiglio votò all'unanimità un preciso ordine del giorno cui la Giunta si è sottratta in modo quasi impudente. Addirittura, dopo quel voto, si tenne una riunione della VII Commissione al termine della quale furono concordate determinate azioni attuative dell'ordine del giorno, prima fra tutte quella di dotare la Regione degli strumenti tecnico-scientifici necessari ad interpretare opportunamente la relazione conclusiva dell'ENEA.
Finora a questo impegno non è stato dato seguito e la riunione svoltasi poco prima delle ferie con ENEL ed ENEA, è servita solamente a constatare che la Regione non si era data questo strumento e che neppure la Giunta era in grado di interloquire con quanto ENEL ed ENEA erano andati esponendo.
Ribadiamo perciò la necessità che sia data attuazione agli atti da tempo individuati e discussi, onde assicurare - appunto - che la verifica da parte nostra possa avvenire prima del preannunciato riavvio degli impianti.
Che la verifica avvenga ad impianti ancora disattivati costituisce un obiettivo abbastanza facilmente conseguibile se è vero, com'è vero, che l'ENEA non ha finora assunto e non pare intenzionata ad assumere gli atti ultimi di sua competenza, atti a consentire all'ENEL il riavvio degli impianti. A tutt'oggi l'ENEA non l'ha fatto, ci risulta, per ragioni di natura politica e su pressione del Ministro incaricato. D'altra parte dopo il referendum, è prevedibile che questa fase di prudente attesa avrà termine per cui occorre muoversi con tempestività per ottenere innanzitutto il completamento della relazione ENEA e la sua consegna alla Regione nonché per dotarci degli strumenti necessari a consentirne la lettura tecnico-scientifica, per la qual cosa occorre rimuovere le inerzie e le dismissioni di responsabilità da parte della Giunta che ci hanno condotti a questo punto.



PRESIDENTE

E' terminata l'illustrazione dei due ordini del giorno. Si apre la discussione. Ha chiesto di intervenire l'Assessore Cerchio. Ne ha facoltà.



CERCHIO Giuseppe, Assessore all'energia

Pare giusto e corretto a questa Giunta regionale non sfuggire alle proprie responsabilità, peraltro richiamate dal collega Valeri per indicare alcune prese di posizione, alcune collocazioni e giudizi in ordine ai due ordini del giorno testé illustrati, i quali ripropongono un approfondimento settoriale su tematiche già affrontate in questa sede e che si riferiscono a Trino 2, alle sue prospettive e alla centrale E. Fermi presso la quale nelle scorse settimane sono state ultimate le verifiche ordinarie di check up e la verifica straordinaria sollecitata in occasione della nona fermata.
L'illustrazione dei due documenti ha ripreso temi e riproposto argomenti e aspetti che da tempo sono al centro del dibattito nel nostro Paese e in particolare nella Regione Piemonte. L'illustrazione ha ampliato l'orizzonte sugli aspetti relativi al Piano energetico e alla questione energetica, che non è soltanto una questione di settore, ma che implica giudizi generali sulla realtà extraregionale e valutazioni di carattere internazionale oltreché scelte economiche e sociali di ampio respiro.
La Giunta regionale del Piemonte non si sottrae all'esame di questi due documenti, in sostanza non sfugge, come ritengo non sia sfuggita la maggioranza quando alla fine del mese di luglio 1987 vennero proposti gli stessi ordini del giorno, che non vennero discussi perché non vennero iscritti all'o.d.g. Mi esprimo in termini neutri perché come amministratore e legislatore allora non avevo all'o.d.g. quella discussione. Oggi sono a qui a rispondere a nome della Giunta.
Sul piano politico-istituzionale ci stiamo avvicinando all'8 novembre data di realizzazione del referendum, peraltro sollecitato da un voto, mi pare unanime, del Consiglio regionale del Piemonte all'inizio di luglio.
La Giunta regionale è consapevole che su questi argomenti si intrecciano questioni diverse, sviluppo economico, consumi energetici, qualità della vita e dell'ambiente, diversificazione o meglio flessibilità delle varie fonti energetiche; tutto questo significa che si deve affrontare e risolvere nel nostro Paese il problema energetico nazionale.
La Giunta regionale non è deputata ad esprimere giudizi sul referendum inteso come fatto istituzionale, per non alimentare occasioni di campagna elettorale nella sede regionale, anche se su questo tema l'assemblea ascoltando l'illustrazione del collega Valeri, ha introdotto questo aspetto nuovo a fronte del documento presentato il 29 luglio. Certamente, non possiamo non rilevare che questi referendum esprimono una esigenza, a volte esprimono delle emozioni - lo abbiamo visto e lo vedremo soprattutto nei prossimi giorni - non risolvono però i problemi. Chiedono ai cittadini un giudizio su tre temi specifici e non sul tema globale del nucleare problemi che dovranno comunque essere affrontati e risolti dopo il referendum. La Giunta è intenzionata a muoversi su questo versante per creare un clima di confronto rigido, ma sereno per non sovraccaricare il referendum di significati impropri, per non usare in modo demagogico i referendum e per non assumere atteggiamenti diversi da quelli che come cittadini siano chiamati ad esprimere.
I cittadini sono chiamati a decidere con sovranità popolare su quesiti specifici anche se il voto può avere un valore politico.
Sono convinto che la partecipazione popolare, qual è il referendum previsto dalla Costituzione, è un fatto positivo e forse sarà necessario pensare di realizzare consultazioni popolari non solo a livello nazionale ma anche a livello continentale e di evocare una dimensione internazionale.
Questo non per parlar d'altro. Possiamo convenire con i colleghi proponenti che non è immaginabile un'ecologia dell'orticello, ma è necessario fare un discorso più generale su una ecologia intercontinentale.
Dopo il 29 luglio 1987, data in cui alcuni Gruppi hanno presentato i due documenti, fatti nuovi si sono presentati all'attenzione della comunità piemontese e della comunità nazionale. Le novità che incidono nella valutazione di questi due ordini del giorno che fanno dire che molte cose possono essere riviste, riesaminate o rilette, sono date dal fatto che il Governo, il 6 agosto quindi successivamente al 29 luglio 1987, ha espresso per bocca del Ministro competente Battaglia, una presa di posizione sia sulla vicenda della centrale E. Fermi sia sulla vicenda di Trino 2. Nel dibattito parlamentare del 6 agosto, in ordine alla centrale E. Fermi, il Ministro competente proponeva il rinvio di qualsiasi decisione successivamente alla realizzazione degli aggiornamenti dei piani di emergenza che il Governo si impegnava a rielaborare.
In data 2 settembre 1987 il Governo ha predisposto l'iter per la predisposizione degli aggiornamenti dei piani di emergenza.
In merito a Trino 2 il Governo dichiara che la questione è rinviata al 31 dicembre 1987. Questo è un aspetto indubbiamente nuovo che dobbiamo valutare. L'altro elemento nuovo è che di fatto la centrale E. Fermi non è stata riattivata come si temeva dalla metà di agosto secondo la disponibilità dell'ENEL e dell'ENEA (dichiarazioni espresse nella riunione del 21 luglio in un incontro tra Regione, ENEL, ENEA-DISP e rappresentanti della VII Commissione regionale).
Un ulteriore elemento nuovo, che ci aiuta a rileggere e a reinterpretare tutta la vicenda, è il rapporto dell'ENEA-DISP pervenuto alla Regione Piemonte nel mese di agosto su sollecitazione della Giunta regionale. Quel rapporto, a cui faceva riferimento il collega, illustra il check-up in ordine alla ricarica e alla verifica straordinaria realizzata sin dall'inizio del 1987. Questo rapporto, pervenuto il 7 settembre, è stato tempestivamente inviato alla Presidenza del Consiglio e alla Presidenza della VII Commissione, con preghiera di estenderlo ai Gruppi consiliari.
Sono passaggi nuovi e significativi che la Giunta e il Consiglio regionale del Piemonte non possono non considerare, passaggi che consigliano una rilettura della posizione dell'istituzione regionale comunque superano nei fatti quanto viene proposto dai due ordini del giorno dell'opposizione, oggetto della discussione odierna.
Infatti, nell'ordine del giorno inerente alla centrale Trino 2 i Gruppi firmatari chiedono al Governo la sospensione dei lavori, ma tale richiesta è superata dalla posizione del Ministro competente. L'ordine del giorno inerente alla centrale E. Fermi richiama alcuni aspetti che sono superati sia perché la verifica straordinaria si è completata, sia perché l'ipotesi di riapertura a metà agosto non si è realizzata, sia perché la documentazione sollecitata all'ENEA-DISP da alcuni Gruppi dell'opposizione e dalla Giunta regionale è pervenuta il 7 settembre, sia perché, in ordine alle perplessità sottolineate nell'ordine del giorno sull'affidabilità degli attuali piani di emergenza, il richiamo della posizione del Governo in data 6 agosto, attraverso le dichiarazioni del Ministro competente rimanda ogni decisione sul riavvio della centrale E. Fermi alla predisposizione dei nuovi piani d'emergenza "commissionati" in data 2 settembre.
Lo stesso ordine del giorno invita il Governo a sospendere il riavvio e sollecita la Giunta a dotarsi di strumenti idonei per la verifica e per la rilettura degli elementi tecnici (che non possono essere volgarizzati da un'assemblea non tecnica qual è il Consiglio regionale).
Devo dire che la Giunta conferma quanto aveva detto l'Assessore Maccari nella riunione del 21 luglio circa una convenzione-consulenza con il Politecnico come istituzione garante sia dei check-up già realizzati sia dei risultati indicati nella relazione dell'ENEA-DISP.
La Giunta regionale è anche dell'avviso di allargare la questione al ciclo nucleare di Saluggia e di Bosco Marengo.
Quindi non si tratta di una rinuncia, non si tratta di abdicare, anche se ritardi ci possono essere, anche se molte strade e molte accelerazioni devono essere attivate.
Questa è la strada che, tra la fine di agosto e l'inizio di settembre la Giunta ha imboccato per rispondere alle domande avanzate dall'opposizione negli ordini del giorno e alla domanda che la società piemontese si pone su un problema così importante e così rilevante non solo a livello regionale, ma a livello nazionale.
In sostanza, non ritengo che si debba andare ad ulteriori impegni di risorse finanziarie finalizzate al proseguimento di opere edili o di cantiere, perché si creerebbero delle condizioni di reversibilità sempre più difficili. Riteniamo di chiedere al Governo di intervenire nei confronti dell'ENEL affinché sospenda gli interventi relativi al programma di attività del precantiere; riteniamo conseguentemente che possano essere predisposte le cosiddette opere per la sicurezza del cantiere.
Il collega Valeri ha parlato degli inerti. Personalmente non ho delega sulla materia. L'Assessore Cernetti, responsabile delle cave e delle torbiere, è assente per impegni legati alla sua funzione di amministratore regionale; al suo rientro risponderà alle interpellanze e alle interrogazioni in ordine a questo problema. La Giunta su questa vicenda intende fare una verifica delle quantità di inerti prelevate, soprattutto assicurando il richiamato rispetto della convenzione ENEL-Regione.
Dovevo comunicare che in data 31 agosto l'ENEL ci ha inviato una lettera in ordine agli inerti, la quale ripropone una nuova edizione del prospetto consuntivo a tutto il mese di giugno, indicando alcuni riferimenti in difformità a precedenti indicazioni. Nella lettera è anche detto che nel mese di luglio l'ENEL ha iniziato ad utilizzare materiali limosi di risulta dagli scavi per la formazione sia di rilevati di livellamento sia di strati di bonifica e che per ora sono stati messi in opera qualche migliaio di metri cubi di stabilizzati con calce. Trasmetter ai colleghi, in giornata, questa ulteriore documentazione.
Riteniamo che la riapertura della centrale E. Fermi non potrà essere attivata (se verrà attivata) se non dopo che la Regione avrà valutato approfonditamente i rapporti dell'ENEA-DISP e dopo l'elaborazione dell'aggiornamento dei piani di emergenza che il Governo si sta attrezzando a predisporre.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente e colleghi, mi trovo nella situazione un po' anomala di Consigliere che interviene su un ordine del giorno altrui, invece che in quella di Consigliere proponente un ordine del giorno, al quale, perlomeno per correttezza, si sarebbe dovuto richiedere se conveniva ad un'unica risposta, così com'è avvenuto per i due ordini del giorno presentati in data 29 luglio. Ancora una volta, invece, devo riconoscere che gli ordini del giorno in questo Consiglio sono divisi fra quelli di serie A e quelli di serie B.
Chiedo al Presidente del Consiglio che sul mio ordine del giorno, di contenuto simile a quelli presentati in data 29 luglio, ma presentato in realtà il 30 aprile 1987, e che termina chiedendo l'interruzione dei lavori a Leri-Cavour, venga sovrapposta una stampigliatura recante "ordine del giorno di seconda classe". Questo perché trovo incredibile che un ordine del giorno presentato in aprile non sia stato tenuto nella giusta considerazione, ma sia semplicemente stato rubricato ed archiviato.
Evidentemente - ripeto ancora una volta - in questo Consiglio gli ordini del giorno o sono a maggioranza e appoggiati da grosse firme o non hanno alcuna possibilità di essere considerati per quello che valgono. Un ordine del giorno può anche non essere ritenuto valido, credo però che sia dovuta ad un Consigliere l'attenzione di una valutazione da parte del Consiglio su un ordine del giorno relativo allo stesso argomento sul quale si discute oggi. Se tale documento è da considerarsi inutile lo si dica chiaramente.
Mi pare si stia preparando una riforma dello Statuto e del Regolamento del Consiglio. Inviterei a prevedere un articolo dove si dica che gli ordini del giorno possono essere rubricati con la stampigliatura "serie A" o "serie B".
Con questa premessa intervengo brevemente su quanto ho sentito dall'illustrazione dell'opposizione e dalla risposta dell'Assessore Cerchio, risposta che peraltro contiene notevoli indicazioni che non sono venute nemmeno da una parte dell'opposizione. Uno dei temi che contraddistingue da sempre la posizione radicale sta nel fatto che considera la battaglia contro il nucleare una battaglia europea o, in caso contrario, battaglia persa.
Ho sentito dall'Assessore Cerchio una proposta che mi auguro entri nell'ordine del giorno che la maggioranza sta preparando. Mi auguro infatti che il referendum europeo possa trovare eco non soltanto in quest'aula, ma venga riportato anche nell'ordine del giorno che la maggioranza sta preparando. In caso contrario, quella demagogia elettorale di cui parlava l'Assessore Cerchio dovrebbe ritornare come un boomerang contro la sua stessa persona. Se si sostiene una tesi così interessante e giusta politicamente come quella di una battaglia europea in favore o contro il nucleare, questa posizione deve poi trovare riscontro preciso nella posizione della Giunta. Questo anche perché, come sappiamo tutti, la posizione dei filonucleari in questo momento è di totale slittamento.
L'immagine del filonucleare - lo ricordava il collega Valeri parlando di battaglia del PRI - è alla ricerca di un recupero. Non a caso la tesi di oggi dei filonucleari è che anche se i cittadini voteranno per il "sì", in realtà si tratterà di una scelta che non comporterà obbligatoriamente l'abbandono del nucleare.
Questa è una posizione estremamente ambigua, che non ha alcun riferimento con la realtà; se i cittadini voteranno "sì" alle domande che verranno loro poste, opponendosi al nucleare così com'è stato impostato oggi dal nostro Governo, si dovrà trattare di uno stop a quanto ha significato il nucleare in Italia fino ad oggi. Queste posizioni ambigue ed ipocrite non dovrebbero venire da parte della Giunta che dovrebbe almeno affrontare il problema del nucleare in maniera chiara, pulita e netta in una regione come il Piemonte che è stata fin troppo devastata dal nucleare.
La situazione piemontese non è facile. L'ENEL. che sappiamo come da sempre giochi di furbizia e di anticipo e in questo godendo di larghi appoggi, prosegue con i lavori concordati con la Regione, e questa è una situazione indubbia.
Sono già stati sottoscritti 1.500 miliardi di opere, quindi è un impegno che va oltre la preparazione del sito, e questo è usato dall'ENEL come forma di ricatto. Riteniamo che quest'arma debba essere spuntata.
Incominciamo a dire che gli impegni sottoscritti e il denaro impegnato non sono in realtà un problema. Invito l'Assessore Cerchio, se ha intenzione di affrontare seriamente questo problema, a studiare un piano di riconversione perché questo denaro possa essere programmato in altri settori, come quello del risparmio energetico o quello della sistemazione delle centrali idroelettriche esistenti. Sappiamo che l'ENEL è la peggiore azienda europea in quanto a manutenzione delle proprie centrali idroelettriche, di cui la maggior parte sono disattivate. Si potrebbero riattivare le concessioni per lo sfruttamento delle piccole centrali di produzione dandole a privati, così come si è già cominciato a fare, oppure si potrebbe provvedere alla sistemazione idrica del territorio piemontese che potrebbe risolvere il problema delle piene stagionali e delle irrigazioni. Sono indicazioni concrete che mi auguro la Giunta possa valutare e fare proprie.
Vorrei inoltre ricordare che l'ENEL. malgrado tutte le sollecitazioni non ha mai fornito i dati sul consumo di energia elettrica né in campo agricolo, per il prelievo e la distribuzione di acque in profondità, né in tema del risparmio che si potrebbe ricavare dall'uso delle pompe grazie ad una diversa canalizzazione delle acque in superficie.
Vorrei ricordare, in conclusione di questo breve intervento, che noi stiamo discutendo di un problema che fino a non molto tempo fa era condiviso nella volontà di realizzazione da quasi tutte le forze di maggioranza e di opposizione. Dico questo non per polemica facile nei confronti dell'attuale posizione del Partito comunista. Questo argomento l'ho già affrontato altre volte e non credo che ripeterlo sia conveniente e neppure divertente anche se ci sarebbero motivi per un riso amaro su una situazione di questo genere. Vorrei però richiamarmi ad una valutazione di carattere generale.
Quando i radicali e alcune forze ambientaliste proposero il referendum abrogativo ci fu una specie di panico nei Partiti della sinistra, nelle forze antinucleari, che erano sicure che un referendum di questo genere sarebbe stato perso e che quindi ci sarebbe stata anche in Italia una situazione irreversibile per quanto riguarda il nucleare. Dopo quanto è successo a Chernobyl le cose sono cambiate. In questo, secondo me, sta il ritardo storico che è caratteristico della sinistra, ci vuole sempre un fatto drammatico per prendere consapevolezza che alcune battaglie possono essere invece vinte semplicemente avendo fiducia del buon senso e dell'intelligenza dei cittadini. A sostegno di questa posizione vorrei leggere il risultato della votazione segreta sul nucleare (è interessante rilevare che questo vocabolo non venne notato dal Consiglio e venne eliminato dal gergo politico dei nostri Partiti che nel 1982 votarono il nucleare alla Camera). Leggo l'articolo da una fotocopia del bollettino parlamentare: "Disegno di legge: Norme per l'erogazione di contributi a favore dei Comuni e delle Regioni sedi di centrali elettriche alimentate con combustibili diversi dagli idrocarburi". Noi stiamo discutendo oggi proprio di combustibili diversi dagli idrocarburi che finalmente, dopo Chernobyl, abbiamo appreso che si devono chiamare nucleari. Quella votazione si svolse nel modo seguente: "presenti e votanti 28, voti favorevoli 27, contrari 1". E' inutile dire che il contrario fu il deputato del Partito radicale, Tessari. I 27 favorevoli furono tutti gli altri Partiti. Questo non lo dico col senno di poi di chi aveva capito prima degli altri le cose, ma lo dico in merito a tanti argomenti che riguardano la società Italiana, che riguardano il crescere civile e che sono immediatamente criminalizzati nel momento in cui vengono esposti.
L'ultimo argomento che citerò, senza entrare nel merito, è inerente alla droga. Vorrei che da parte delle forze politiche che si dichiarano attente e sensibili al cambiamento (non per il cambiamento in se stesso, ma perché dobbiamo riconoscere che una società civile è tale se va avanti, se non rimane ferma) si riconoscesse che anche le forze politiche minoritarie che presentano ordini del giorno sono portatrici di istanze che alla lunga si rilevano paganti, non in senso di moneta elettorale, ma nel senso del progresso civile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Signor Presidente, intendo brevemente esporre un'analisi delle procedure per verificare se quelle previste dalla legge per l'installazione delle centrali nucleari, dalla decisione del 4 gennaio 1985 in poi, sono state rispettate dall'ENEL.
Ritengo che in questi due anni vi sono state e sono tuttora in atto violazioni di legge con l'obiettivo preciso di mettere tutti di fronte al fatto compiuto. I lavori svolti dall'ENEL in questi due anni vanno molto al di là di quelli necessari per la preparazione del sito che l'ENEL avrebbe potuto svolgere secondo la legge. Vale la pena richiamare quelle procedure di legge. L'art. 4 della legge n. 393, ultimo comma, stabilisce che una volta localizzata la centrale, il Ministero dell'Industria autorizzerà l'ENEL ad eseguire le opere preliminari di preparazione del sito. Questo il Ministero l'ha fatto il 6 febbraio 1985. L'art. 5 riguarda il nulla osta alla costruzione, stabilisce che a localizzazione avvenuta l'ENEL deve predisporre il progetto di massima della centrale delle relative infrastrutture e l'analisi preliminare di sicurezza e protezione, con riferimento agli aspetti di progettazione, costruzione ed esercizio dell'impianto e deve trasmettere tale documentazione al Ministro dell'Industria e all'ENEA per la necessaria istruttoria ed approvazione.
Ottenuto il parere positivo dell'ENEA, il Ministero dell'Industria rilascia il nulla osta alla costruzione e solo dopo il rilascio del nulla osta possono iniziare i lavori di costruzione. Questa è la legge. Il nulla osta peraltro non è ancora stato rilasciato dal Ministero. Il ruolo che l'ENEA deve svolgere in questa fase è normato dal DPR n. 185 del 1964; l'art. 37 di questo decreto stabilisce che il richiedente l'autorizzazione (l'ENEL) ai fini dell'accertamento delle condizioni di sicurezza nucleare e di protezione sanitaria, deve trasmettere al Ministero dell'Industria e all'ENEA i seguenti documenti: progetto di massima dell'impianto, corredato dalla pianta topografica, dei piani esplicativi dei disegni e descrizione dell'impianto e da studio preliminare di smaltimento dei rifiuti; rapporto preliminare di sicurezza con l'indicazione delle previste misure di sicurezza e di protezione. Stabilisce inoltre che il Comitato, cioè l'ENEA effettua un'istruttoria tecnica e redige una relazione nella quale deve essere espresso l'avviso sull'ubicazione dell'impianto, il che significa che l'ENEA può anche mettere in discussione l'ubicazione dell'impianto. La relazione tecnica che il Comitato elabora va al Ministero, il quale sente il parere degli altri Ministeri interessati e la Commissione tecnica tenuto conto delle eventuali osservazioni dei vari Ministeri, esprime un parere tecnico finale specificando le eventuali prescrizioni da stabilire per l'esecuzione del progetto, e lo trasmette al Ministero. Queste sono le procedure.
In sostanza, le leggi prevedono una procedura secondo la quale l'ENEL predispone il progetto di massima, lo trasmette al Ministero e all'ENEA L'ENEA deve valutare il rapporto di massima e il rapporto preliminare di sicurezza, sotto il profilo della sicurezza e della protezione sanitaria.
In questa valutazione l'ENEA può al limite mettere in discussione l'ubicazione dell'impianto e comunque indicare delle prescrizioni che devono essere rispettate per l'esecuzione del progetto, cioè per la costruzione della centrale.
Da questa normativa emerge chiaramente che la costruzione della centrale può avere inizio solo dopo il rilascio del nulla osta e che questa è una fase estremamente delicata ed importante al fine di garantire la sicurezza dell'impianto, fase che non solo non si può saltare, ma che non si può nemmeno condizionare con dei fatti compiuti come l'avvio della costruzione della centrale.
Una prima grave violazione della legge è stata compiuta dal Ministero dell'Industria con il decreto del 6 febbraio 1985 che, oltre ad autorizzare a norma di legge i lavori preliminari di preparazione, disponeva, violando la legge, che i lavori occorrenti per la realizzazione della centrale devono aver inizio entro sei mesi dalla data del decreto. Il Ministro dell'Industria ha dunque violato la legge n. 393 fissando il limite temporale di sei mesi per l'avvio dei lavori di costruzione della centrale in quanto l'unico limite temporale per l'avvio dei lavori di costruzione è previsto dalla legge n. 393, cioè il momento del rilascio del nulla osta che a tutt'oggi non c'è.
Non si tratta di valutare se i lavori che l'ENEL ha fatto o sta facendo sono reversibili o meno, ma si tratta di valutare se attengono alle opere preliminari di preparazione, che sono propedeutiche alla redazione del progetto di massima, oppure se attengono alla costruzione vera e propria della centrale. Noi abbiamo la certezza che l'ENEL a Trino sia andata molto al di là dei lavori di preparazione e che abbia iniziato lavori di costruzione della centrale veri e propri. Infatti nel sistema normativo come confermato anche da uno scritto interpretativo comparso sulla "Rassegna giuridica" del 1976 dell'ENEL - i lavori preliminari possono essere finalizzati solo alla presentazione del progetto di massima e del piano delle infrastrutture; preordinazioni conoscitive di tutto quanto necessita per la redazione del progetto stesso, al fine di eliminare eventuali dubbi sorgenti da una non perfetta conoscenza dei luoghi e della natura.
L'ENEL. invece, come è stato detto anche dal collega Valeri, sta facendo ben altro; sono ben visibili anche dall'esterno del cantiere gli scavi, i movimenti del terreno ed il crescente afflusso di inerti l'operazione di scoticamento, per qualcuno, è opera di preparazione delle fondamenta della centrale; così come la costruzione del muro di cinta ove dovrà essere collocata l'isola nucleare, il reattore. Tutto questo e chiaramente in contrasto con l'istruttoria che l'ENEA deve fare sul progetto di massima. Infatti l'art. 39 del DPR n. 185 nella parte che tratta dell'istruttoria prevede che l'ENEA deve esprimere il parere sull'ubicazione dell'impianto; l'ENEA ha la possibilità di mettere in discussione l'ubicazione dell'impianto; questo dimostra che l'ENEL sta effettuando dei lavori che attengono alla costruzione e che non potrebbe fare in quanto non esiste il nulla osta, quindi è in contrasto con la procedura.
Questa non è una questione formale, ma sostanziale; infatti vengono meno i presupposti fondamentali della procedura autorizzativa che attiene alla sicurezza dell'impianto; è necessario che tutte le opere di costruzione della centrale, comprese quelle edilizie, siano conformi alle prescrizioni dettate dall'ENEA per quanto riguarda la sicurezza.
Che vi sia un legame inscindibile tra l'approvazione del progetto (nulla osta) e l'inizio delle opere edilizie è stato confermato dalle dichiarazioni del Ministro Battaglia, il quale nella presa di posizione espressa in Parlamento il 6 agosto, ricordata dall'Assessore Cerchio diceva: "Per quanto riguarda Trino 2, il Governo ritiene che si renda necessaria ed opportuna anche nella costruzione delle opere civili una riflessione e una verifica fino al 31 dicembre 1987 e ciò in ordine alla possibilità di armonizzare le opere di edilizia civile, ecc., fin dallo stadio attuale, all'eventualità di utilizzare i cosiddetti sistemi di sicurezza intrinseca avanzata che sono attualmente in fase di approfondimento scientifico." Se ho capito bene l'Assessore Cerchio ha affermato che rispetto alla richiesta di sospensione dei lavori la posizione del Governo supera la richiesta contenuta nell'ordine del giorno.
Riteniamo che la Regione debba farsi carico della posizione del Governo per riaffermare con forza la sospensione dei lavori, senza aggettivazioni di sorta, e porre la seconda questione, che è il nodo vero, cioè garantire che i lavori vengano effettivamente sospesi.
Noi chiediamo che venga riaffermata la sospensione e che il Governo insieme alla Regione, si doti di strumenti tecnici di controllo che garantiscano la sospensione dei lavori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, il Gruppo liberale voterà contro l'ordine del giorno proposto per alcune motivazioni già avanzate dall'Assessore Cerchio. Ci sembra che il documento sia superato rispetto alle due questioni che poneva a fronte di una posizione chiarissima sulla quale non esprimiamo giudizi, mi riferisco alla posizione assunta dal Governo nella sede competente sia per quanto attiene ai lavori sia per quanto attiene alla riattivazione della centrale E. Fermi, laddove si specifica che fino ad approvazione dei nuovi piani di emergenza non verrà riattivata la centrale stessa.
A questo punto l'intervento del Gruppo liberale potrebbe concludersi ma ritengo un preciso dovere usare questa occasione di non polemica sull'argomento sul quale si vota, cioè sul documento che, secondo il mio parere, va cassato pregiudizialmente, per fare invece alcune considerazioni sull'assenza della Regione.
La vicenda pone rilevanti problemi, in primo luogo l'interpretazione e la collocazione che la Regione-istituzione intende assumere rispetto al problema dei referendum. Nel documento che alcuni componenti della maggioranza presenteranno in aula, e che il Gruppo liberale è orientato in linea di massima a votare, non c'è alcun riferimento al significato di portata nazionale che hanno i referendum, ma a mio modo di vedere hanno anche un significato preciso di portata istituzionale regionale.
L'atteggiamento della Regione-istituzione non è relativo al nucleare, ma alle procedure del nucleare, e il punto centrale attiene alle competenze regionali. Si chiede di superare il potere sostitutivo del Ministro, ma se il referendum passa, come è probabile, quello che dovrà fare il Governo o il Parlamento sarà sostituire una norma abrogata con una norma diversa. La Regione invece di ergersi a tecnico esperto e perito dovrebbe preoccuparsi del punto di vista politico e legislativo chiedendosi come Regione all'interno del concerto con le altre Regioni, quale tipo di pressione deve fare rispetto alla soluzione che il Parlamento nazionale deve dare al superamento della norma stessa. In altri termini, vogliamo rimanere nella gabbia dell'intesa prevista con il Comune che ci lega a valle e del potere sostitutivo del Governo che ci condiziona a monte? La Regione dovrebbe immaginare che questi enti dovranno concorrere, siccome sono parti interessate, al processo legislativo che si avvierà subito dopo. Su questo argomento parteciperei con più passione e più interesse perché penso di poter concorrere, insieme ai colleghi di Gruppo, al raggiungimento di un risultato più costruttivo per il complesso del sistema decisionale, ma soprattutto per la chiarezza sulla funzione della Regione. Siccome però la legge straordinaria dell'accelerazione dei referendum ha imposto termini brevi, ho l'impressione che il problema di come vogliamo noi che vengano modificate le norme sull'impianto di potenza (se vanno modificate in senso centralista, cioè a favore dello Stato oppure a favore dei Comuni o delle Regioni) sia un importante passaggio istituzionale: è una questione sulla quale avrebbe più senso soffermarsi che non invece su questioni di semantica, sul significato delle parole precantiere, rispetto civile e rispetto edile.
L'altra questione che preoccupa il nostro Gruppo è che improvvisamente si è dimenticata la ragione per cui questo Consiglio regionale a larghissima maggioranza aveva dato la sua adesione all'ipotesi nucleare.
Tale adesione non era inerente alla tecnologia nucleare, alla scelta nucleare, ma era una scelta programmatoria e significativa che questa maggioranza ha in parte ereditato e che o gestisce o cambia, anche per evitare di cadere in grossolane contraddizioni come stiamo facendo con alcuni dei suggerimenti dati in questa sede che in parte sono già stati gestiti dalla Giunta. La Regione Piemonte non si è limitata a dire un "sì" preliminare al sito, ma ha deciso di investire gran parte delle sue risorse, non di quelle istituzionali, bensì della sua gente, delle sue intelligenze e della sua capacità professionale produttiva in un momento di forte diversificazione e modernizzazione della cultura, della scienza nonché dell'assetto socio-economico della Regione. Noi puntavamo sulla centrale nucleare come occasione per fare recuperare al Piemonte la sua antica vocazione di regione in cui si alloca il meglio della cultura tecnica e scientifica del nostro Paese. Quindi immaginavamo che intorno alla centrale nucleare nascesse un pool di ricerca come occasione per rilanciare il Politecnico finalizzato non soltanto a disegnare cambi per automobili. Avevamo immaginato che intorno a tutto questo si creassero anche le ragioni politiche che giustificassero a livello internazionale la scelta dell'area Saluggia Ispra come area di grande ricerca e di sperimentazione sulle energie del futuro. Avevamo inventato alcuni strumenti operativi finalizzati a governare al meglio questa scelta politica e globale di programmazione che non era una scelta su una tecnologia, bensì su un avanzamento della società piemontese. Avevamo inventato quindi in sede di modifica della legge urbanistica un piano territoriale operativo che avrebbe dovuto essere un esempio di come la democrazia sa gestire un processo di insediamento tecnologico forte, e per certi versi disastrante, all'interno di un progetto forte di governo del territorio non solo dal punto di vista ambientale, ma anche dal punto di vista economico e socio-economico.
Ritengo che sia giunto il momento, e mi rivolgo soprattutto ai colleghi della maggioranza, di dirci se questa volontà politica esiste ancora oppure no; la volontà politica, colleghi Consiglieri, di andare alla diversificazione culturale e per quanto possibile produttiva della nostra regione, obiettivo che si può perseguire con o senza la centrale nucleare.
Non esiste solo questo strumento, però questo obiettivo si deve dire se esiste ancora e se si ritiene che si debbano realizzare strumenti sostitutivi riguardo all'ipotesi nucleare sulla quale abbiamo ragionato.
Non possiamo immaginare che le ragioni che ci hanno portato a formulare questo progetto compiuto ed integrato siano completamente cadute perch improvvisamente si scopre che la centrale nucleare deve essere soggetta a verifiche sul piano della sicurezza. Non possiamo lasciare questo buco nero nella programmazione generale, ovvero non legato ai documenti, ma ai suoi destini; non possiamo ignorarlo.
Mentre confermiamo l'attenzione puntuale ai problemi della centrale come processo territoriale e tecnologico, ho l'impressione che la maggioranza su questo punto debba riflettere. Come suo componente, mi riesce difficile accettare che la maggioranza non riesca a gestire in modo diverso un disegno compiuto, interessante e stimolante che il Consiglio nel suo complesso, peraltro in funzione di una maggioranza e di una Giunta di colore diverso, aveva predisposto nella III legislatura. E' un buco nero al quale, secondo i liberali, la maggioranza del Consiglio deve porre rimedio.
Se così non è, le contraddizioni prima o poi emergono. Non accetto che la Regione sia controllore: la funzione della Regione non è quella del controllo, bensì della proposta. La funzione, ad esempio, del Politecnico non è di controllo, ma di ricerca. E' certo che in un recupero delle capacità scientifiche e di ricerca del Politecnico, dell'Università e degli altri centri in Piemonte in grado di eseguire tali studi, c'è anche il momento del controllo, ma questo è finale rispetto alla ricerca e all'acquisizione delle conoscenze tecnico-scientifiche che non sono finalizzate alla realizzazione. All'Università e al Politecnico si ricerca e si studia non per controllare, ma per creare e realizzare; le stesse tecniche e le stesse conoscenze che servono a proporre e realizzare sono utili anche per controllare che quanto viene fatto sia conforme ai progetti propositivi.
Su questo tema ho l'impressione che la Regione Piemonte debba fare un salto di prospettiva: mentre continua l'attività di verifica puntuale e di intermediazione tra ENEL e Governo per gestire al meglio questo problema ci deve essere un salto di qualità che rimetta la nostra Regione - non solo la nostra istituzione, ma la nostra società - in termini propositivi rispetto ad un obiettivo sul quale i liberali continuano a scommettere. La Regione, come momento di coagulo dell'intelligenza, delle risorse economiche e dei canali di decisione politica, è il soggetto che deve individuare se esistono spazi per la diversificazione culturale e produttiva in Piemonte.
Mi rendo conto che questo discorso non tende a criminalizzare la centrale né a cercare voti rispetto ad un residuale Partito nuclearista piuttosto che non per un Partito come il nostro, con non più del 2% dei voti. Un Partito del 2% potrebbe scegliere di sposare in pieno l'ipotesi nuclearista che avrà nel Paese un plafond del 15%. Se noi, repubblicani e liberali, facessimo questa scelta per ragioni meramente elettorali rispetto all'assoluta indifferenza nei confronti di questa fascia elettorale da parte degli altri Partiti, potremmo sposare questa tesi e andare avanti. Ma a noi sembra che questo non sia un problema politico bensì tecnico-scientifico: quando sarà risolto a livello scientifico il Governo assumerà con il Parlamento le necessarie decisioni e ci saranno le conseguenti ricadute sul nostro territorio di cui prenderemo atto cercando di dare il nostro miglior contributo al Governo. Abbiamo però colto questa occasione per richiamare il Consiglio regionale, in particolare la maggioranza e la Giunta - mi spiace non sia presente il Presidente - su questo aspetto specifico e cioè che il buco nero della programmazione regionale trovava una risposta nella centrale nucleare come importante momento di sperimentazione delle capacità di governo della Regione, di un processo di trasformazione forte del territorio capace di coinvolgere forze produttive, intellettuali e di ricerca. Se si è perduta questa occasione dobbiamo avere la capacità di inventarne un'altra; se non la si è perduta dobbiamo essere in grado di cogliere il momento puntuale in cui si prende atto che questa occasione non è più praticabile e la si deve abbandonare.
Non possiamo rimanere latitanti su questo tema ancora per altro tempo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, voglio tranquillizzare il collega Marchini dicendogli di essere stato fra quelli che hanno seguito con attenzione il suo intervento relativamente al ruolo oggi inesistente di questa Regione nella materia di cui trattiamo. In questo senso penso che il collega Marchini avrebbe fatto meglio se avesse rivolto più esplicitamente le sue preoccupazioni ad una Giunta di cui fa parte anche un esponente del suo Partito in un ruolo rilevante e determinante.
La prima osservazione da fare è che la tecnologia nucleare adottata il 4 gennaio 1985, che doveva rilanciare o rinverdire il ruolo di ricerca delle nostre intelligenze scientifiche e tecniche, si è rivelata una scelta miope. Queste speranze e questi desideri sono stati applicati su una tecnologia che è ritenuta obsoleta di almeno 15 anni nei Paesi laddove è stata applicata all'inizio degli anni '60. C'è quindi più di una contraddizione nei ragionamenti svolti da Marchini: piuttosto che pensare di dare lavoro al Politecnico per fotocopiare i progetti della Westinghouse per adattarli alle risaie di Trino Vercellese, forse sarebbe stato opportuno, come va chiedendo da due anni l'opposizione di sinistra in questa Regione, rinnovare la convenzione con gli Atenei. Questo non perch siamo vittime di quell'allucinazione più o meno collettiva che va sotto il titolo di "presunta neutralità della scienza", ma perché pensiamo che le questioni complesse debbano essere affrontate da chi possiede nozioni complesse, in modo tale da mettere in condizione il potere politico decisionale di decidere più consapevolmente.
Non è questo però il punto su cui volevo soffermarmi sebbene manchino ormai quasi tutti gli interlocutori. Bisogna dare atto all'Assessore Cerchio, che ha usato un tono finalmente dialogante con il resto dell'assemblea, di aver fatto un passo in avanti non da poco rispetto al suo immediato predecessore, caratterizzatosi su questo argomento come molto distratto e un tantino arrogante. L'Assessore Cerchio però nel corso del suo intervento ha voluto dimostrare che i nostri ordini del giorno sono superati ed inutili. Se ci aveste consentito di discuterne il 31 luglio forse oggi avremmo discusso d'altro, ad esempio dell'inchiesta sulla sanità in Piemonte di cui da quattro mesi bisognerebbe parlare.
Ho appena rivisto l'ordine del giorno di una parte della maggioranza (firmato dai Consiglieri Brizio, Rossa e Strobbia) che non si può definire ordine del giorno di pentapartito, ma di triciclo traballante. Questo documento supera parte delle nostre preoccupazioni, mi riferisco a quelle relative al funzionamento della centrale E. Fermi; l'ultimo capoverso riprende, nella sostanza e nella forma, quanto proponevamo come DP, Lista Verde e Gruppo comunista nell'ordine del giorno del 29 luglio. La Regione però è tutt'altro che in condizione di interloquire con l'ENEA-DISP in merito alla congruità o meno delle operazioni svolte nella centrale E.
Fermi. I colleghi presenti all'incontro svoltosi presso l'Assessorato all'energia con l'ing. Naschi, con lo staff dell'ENEL e l'Assessore competente, avranno potuto verificare come da parte dell'ENEA-DISP quanto è stato fatto è sufficiente per riavviare i motori; l'ha detto espressamente rispondendo ad una mia domanda precisa, l'ing. Naschi ribadendo anche che il Ministero dell'Industria può dare l'ok alla ripresa dell'attività della centrale. Ad un'ulteriore domanda, l'ing. Naschi affermava che i piani di emergenza esterna non sono stati ancora adeguati. Mi fa piacere che l'Assessore abbia ricordato che fino a quando i piani di emergenza esterna non saranno adeguati la Regione non darà il suo assenso, anche perché in merito la Regione ha dei poteri operativi precisi, ad esempio, per quanto riguarda gli aspetti sanitari.
La Regione è in grado di interloquire a questo livello? E' in grado di entrare nel merito dei costi economici dell'operazione rivernissage della vecchia E. Fermi? Ancora ad una precisa domanda posta in quella sede i dirigenti dell'ENEL non hanno voluto dirci quanto hanno speso per l'operazione. La conclusione di questo primo capitolo non può che essere quella di attivare tutti gli strumenti istituzionali per collocarci come Regione in un processo decisionale insieme al Parlamento nazionale. Scelta istituzionale che non è stata fatta, ritengo per arroganza, non so se intellettuale o politica, dall'Assessore Maccari, ma oggi auspichiamo che ci si metta su questa via.
Rispetto ai problemi posti dagli ordini del giorno firmati dai tre Gruppi politici che hanno richiesto la convocazione straordinaria del Consiglio, ci possiamo ritenere soddisfatti e penso di interpretare al riguardo anche l'opinione degli altri colleghi firmatari.
Il secondo capitolo, cioè l'andamento dei lavori per Trino 2, è più pregnante sia dal punto di vista politico che da quello sociale in relazione al processo di verifica popolare.
Il collega Marchini può girare la frittata dicendo che si abrogano soltanto delle norme, la verità è che con tutti i tentativi di svuotamento politico attuati nel merito della consultazione popolare dell'8 novembre e che si intensificheranno nelle prossime settimane, il popolo italiano sarà chiamato a pronunciarsi su un indirizzo di politica energetica e quindi di politica sociale, cioè di politica nell'espressione più alta del termine.



MARCHINI Sergio

Di questo ne parlate voi, se dovremo fare la centrale il problema non si pone.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Certo, sarebbe interessante se noi potessimo discutere in questa sede dell'impatto sociale ed ambientale dei megaimpianti e se in una società articolata come la nostra, con le tecnologie oggi a disposizione, con le emergenze ambientali da fronteggiare costantemente, la scelta dei megaimpianti alimentati a carbone, a nafta o con la fissione atomica, è compatibile e socialmente accettabile.
Veniamo alla pregnanza politica della consultazione referendaria e su come noi rendiamo effettivamente sovrano il popolo prima direttamente e poi attraverso gli interventi parlamentari, che dovranno essere fatti per la verifica del PEN. L'Assessore dice: "Avete presentato l'ordine del giorno il 29 luglio e il 6 agosto il Ministro Battaglia ha risolto tutto". Se leggiamo l'intero resoconto - e penso che l'Assessore Cerchio strappando qualche minuto alle sue ferie di agosto lo abbia fatto - di quella seduta riscontriamo più di una contraddizione: ad esempio, al termine della seduta non fu votato un ordine del giorno che richiedeva quanto noi chiediamo di votare oggi, cioè la sospensione dei lavori, in modo che non si determini quel fatto compiuto che svuoterebbe di significato politico, sociale evidentemente intollerabile dal nostro punto di vista, la consultazione referendaria, con un voltafaccia che abbiamo già visto da parte del Capogruppo parlamentare socialista alla Camera e in quest'aula circa un anno fa da parte del Capogruppo socialista al Consiglio regionale del Piemonte, quando firmò un ordine del giorno e poi non lo votò. Non voglio inasprire polemiche, collega Rossa, ma avresti potuto votare il 6 novembre 1986 un ordine del giorno finalmente chiaro, invece in tale data non lo hai votato e due tuoi Assessori si sono nascosti dietro alla tenda per non votarlo.
Lo spirito del mio intervento non era di rinfocolare polemiche, quanto piuttosto di registrare il fatto che rispetto alla sospensione dei lavori non tutto è ancora sufficientemente chiaro. Se il Consigliere Marchini acconsente, nel senso che scuote la testa in modo affermativo, significa che la situazione è proprio in questi termini. Quindi la discussione in corso, Assessore Cerchio, è tutt'altro che superata, nel senso di mettere le bocce ferme fino a quando il Parlamento non avrà modificato il PEN qualora la maggioranza dei cittadini italiani si sarà pronunciata, come noi auspichiamo, per abrogare quelle norme la cui valenza più volte abbiamo discusso.
Nella premessa dell'ordine del giorno firmato dai Consiglieri Brizio Rossa e Strobbia, ricorre frequentemente il vocabolo "ulteriore: ulteriore impegno nella premessa, ulteriori interventi nel dispositivo; ma cosa significa "ulteriore"? Nella lingua italiana significa che ciò che è in corso va avanti. Il terzo capoverso della premessa dice: "sottolineato che l'eventuale ulteriore impegno di risorse finanziarie da parte dell'Ente Elettrico Nazionale potrebbe precostituire le condizioni di irreversibilità della nuova realizzazione nucleare o al contrario un ingente spreco di risorse"; si fa finta di non sapere, Assessore Cerchio, che l'ENEL ha già commissionato all'Ansaldo e ad altri addirittura il blocco del reattore. Se da parte del Parlamento nazionale e di questo Consiglio nei confronti del Parlamento nazionale, non si interviene con la revoca delle autorizzazioni concesse è evidente che queste commesse andranno avanti. Quindi l'irreversibilità sul piano progettuale, oltreché fattuale, prosegue. Nella premessa si dimentica che l'ENEL ha intensificato, in prossimità della Conferenza energetica nazionale e della consultazione referendaria, gli appalti per i lavori della centrale. Dal punto di vista degli effetti pratici la cosa più impegnativa viene citata nel dispositivo dove si chiede di sospendere ulteriori interventi relativi al programma di attività di precantiere. Ciò significa che quanto è ancora in corso può andare avanti con l'inciso: "salvo la messa in sicurezza del precantiere", che è la storiella che ci sentiamo ripetere da un anno a questa parte dall'ENEL. Non si può più assistere al solito gioco delle tre carte, perché è un anno che si stanno intorbidendo le acque su questo versante, non c'è nessun ostacolo a sospendere - come noi chiediamo e come si chiedeva nell'ordine del giorno poi non votato alla Camera il 6 agosto - i lavori in corso e le relative autorizzazioni, affinché il controllo, a cui giustamente si appellava il collega Montefalchesi sulla effettività dei provvedimenti prima, sia intrinseco al provvedimento che l'Assessore assume.
Ritengo che la discussione che stiamo svolgendo sia utile e tutt'altro che superata. Auspichiamo che ci sia una volontà di confronto vero nell'affrontare il ruolo istituzionale della Regione che noi troveremo pari pari nel processo che il Parlamento nazionale dovrà affrontare di revisione del PEN e quindi su come ci si rapporterà nella politica energetica di questo Paese con le comunità locali e con gli organi istituzionali che territorialmente sono preposti a questo. Auspichiamo altresì che questa discussione, finalmente all'altezza dovuta dei problemi, si possa affrontare sgomberando il campo dagli equivoci e dalle forzature che se si sono potuti compiere da parte dell'ENEL in questo periodo, lo si deve alla rinuncia da parte della Regione di esercitare il proprio ruolo. Tutto questo si è verificato grazie all'insipienza di una Giunta regionale e marcatamente dell'Assessore competente che ha letteralmente rimosso i problemi che con più o meno forza abbiamo cercato di sottoporre all'attenzione di tutto il Consiglio. Ritengo quindi che in fase di voto sarà necessario collocarci nel merito dei documenti presentati. Come DP riteniamo che sul punto della sospensione dei lavori per Trino 2 si debba essere netti, chiari e finalmente precisi per poter fare tutto il lavoro a cui si faceva riferimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, desidero ringraziare l'Assessore Cerchio che nel suo intervento ha confermato la posizione contenuta nell'ordine del giorno.
Sono vicende sulle quali si è discusso anche con una certa tensione e preoccupazione. Ogni Gruppo esprimerà la propria posizione anche se mi pare di aver capito dall'intervento del collega Marchini che c'è disponibilità ad aderire all'ordine del giorno. I fatti e gli avvenimenti vanno interpretati con una visione dinamica delle cose, e questo supera le perplessità avute in un primo momento di fronte agli ordini del giorno dell'opposizione che proponevano di ritornare a discutere del nucleare prima del 6 agosto. Di questo problema abbiamo già parlato altre volte e ci saremmo ritornati comunque anche se la situazione non è cambiata. Se ne poteva fare a meno, tenendo conto della indizione dei referendum.
Dopo la riunione del 6 agosto è stata fissata la data del referendum si è sviluppato un dibattito su una serie di aspetti che giudico positivi perché sono il segno di una situazione dinamica. Esprimo a nome del Gruppo socialista e mio personale la soddisfazione nel registrare una situazione in movimento anche se presenta una serie di elementi contrastanti tra le varie forze politiche. Sono noti gli avvenimenti che hanno colpito tutti in Italia, in Europa e nel mondo, che hanno imposto aggiornamenti correzioni, verifiche e spinte tali che - sono convinto - al di là degli aspetti di procedura su cui l'elettorato italiano sarà chiamato ad esprimersi l'8 novembre faranno emergere elementi per un nuovo quadro politico, per un nuovo scenario nel quale collocare il problema delle fonti energetiche.
Non desidero rivendicare una primogenitura in ordine al nucleare, non sono mai stato un antinucleare viscerale, ma ho sempre ritenuto che il nucleare non garantisce neanche relativamente all'uso pacifico. Purtroppo una serie di fatti lo confermano.
Cari colleghi, l'ordine del giorno deve tenere conto di una realtà in movimento; il PSI e le forze dell'area socialista - mi rivolgo anche al collega Strobbia - si sono mosse per la moratoria e per la sospensione partendo dalla realtà e modificando le cose delle quali erano convinti.
Nessuno ha assunto mai atteggiamenti pregiudizialmente contrari. Collega Staglianò, questa è la direzione di marcia.
Sono convinto che l'elettorato italiano si esprimerà per una politica energetica diversa da quella del nucleare. Se le forze politiche dovranno esprimere le loro posizioni, non sarà un problema: il PSI lo ha già fatto e, senza drammi, è disponibile a confrontarsi. Esistono spazi, proposte idee nuove per il rilancio della tecnologia. Sicuramente il Piemonte, nel momento in cui ha proposto la centrale nucleare, ha collegato i problemi dell'occupazione a quelli della ricerca di nuove fonti energetiche e a quelli dell'attivazione dell'apparato tecnologico. Non si tratta di una scelta senza alternative.
Il 6 agosto si è fatto un passo avanti come mai prima se era fatto.
Abbiamo discusso, ci siamo anche divisi, abbiamo avuto momenti di tensione di contrasti e ciascuno ha assunto le proprie responsabilità.
Se il collega Staglianò, quella sera in preda all'ira, non si fosse fatto prendere da una reazione epidermica, avremmo votato un documento - lo dico serenamente - in cui si chiedeva la sospensione dei lavori. Il collega può attribuirci altre responsabilità, ma noi siamo in grado di distinguere la nostra funzione da un impegno di governo rispetto al quale siamo impegnati lealmente senza rinunciare alle nostre linee generali. Nella riunione del 6 agosto a Roma sono emersi elementi nuovi apprezzabili e il collega Valeri li ha apprezzati. Potranno essere insufficienti, però c'è una direzione di marcia, un notevole senso di responsabilità da parte delle forze politiche.
La posizione espressa dal Ministro Battaglia è per la sospensione dei lavori; viene rinviato tutto al 31 dicembre 1987; si parla di opere civili ed edili, mi sembra chiaro ed anche ragionevole che ci sia in questa direzione un senso di responsabilità nel dire: "fermiamo le bocce tranne che...". Ci sono interessi che premono e che finora sono riusciti ad uscire indenni dalle varie sollecitazioni alle quali abbiamo dato la nostra adesione.
Noi chiediamo all'ENEL di fermare gli ulteriori interventi che fanno parte del programma, tranne le messa in sicurezza; la messa in sicurezza non è una panacea. Vogliamo essere chiari che se una buca costituisce pericolo per il cittadino o per chiunque possa avvicinarsi, noi abbiamo a cuore la sicurezza per gli addetti e per i non addetti ai lavori.
Mi auguro che, dopo l'8 novembre, si torni a parlare del nuovo PEN solo quando si sarà chiusa la vicenda sul nucleare; personalmente considero che la vicenda nucleare si sta chiudendo. In quel momento si porrà il problema dell'alternativa a Trino di quello che si potrà fare.
L'ENEL aveva proposto di ammucchiare la terra da una parte, se poi si fosse decisa la sospensione della costruzione della centrale, l'avrebbe rimessa dove l'aveva levata.



MARCHINI Sergio

Dillo perché ci sono i naturalisti che sentono e devono sapere che cosa vuole il Partito socialista!



ROSSA Angelo

Infatti, il Partito socialista non vorrà questo. Se si parlerà di fare un impianto energetico, noi saremmo per farlo a gas e non a carbone collega liberale. Ora non voglio nemmeno ipotizzare quello che sarà il futuro.
Per quanto riguarda Trino 1 mi sembra sia stata data una risposta da parte dell'Assessore e che ci sia stato un consenso più ampio che su Trino 2.
Bisogna cambiare, sono d'accordo. Bisogna recuperare il ruolo della Regione. Non si può dire che la Regione non abbia svolto un ruolo, l'ha avuto nel momento della scelta e nel momento in cui ha dovuto seguire le vicende che hanno accompagnato la questione del nucleare; sicuramente dovrà averne ancora uno più significativo dopo il referendum, quando si aprirà uno scenario politico diverso per il quale sarà necessario un nuovo impegno.
Il dibattito sul Piano di sviluppo regionale consentirà di compiere una riflessione per definire le risposte e le proposte che in questa direzione si potranno fare, tenendo conto degli interessi generali e complessivi della società piemontese e tenendo conto anche della sicurezza per la comunità.
Mi auguro che il problema nucleare possa essere visto in un quadro europeo più ampio. Nell'incontro tra i due rappresentanti della Germania est e ovest, Kohl e Honnecker, si è parlato di ambiente e anche di sicurezza degli impianti. Credo che anche l'Italia debba muoversi in questa direzione, non per subire o seguire la logica della divisione internazionale del lavoro, ma per avviare un processo di sviluppo. La CEE si rafforzerà ulteriormente se sarà in grado di cogliere gli elementi di collaborazione che verranno anche dall'utilizzo di quelle fonti energetiche che altre nazioni hanno predisposto...



MARCHINI Sergio

Citane una.



ROSSA Angelo

Ne posso citare quante ne vuoi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Vorrei richiamare brevemente alcuni punti relativi agli avvenimenti del 21 luglio (ultima seduta consiliare che vide respinti, come al solito dalla maggioranza gli ordini del giorno), alle dichiarazioni dell'Assessore Cerchio e all'ordine del giorno della maggioranza, oltreché alle dichiarazioni rese dal Ministro Battaglia, il 6 agosto scorso, nella Commissione parlamentare. Su questi punti vorrei esprimere un breve giudizio.
Una delle cose che ho apprezzato della dichiarazione dell'Assessore Cerchio, anche se forse riguarda più specificatamente l'Assessore Cernetti è finalmente un impegno concreto ad una verifica sull'approvvigionamento degli inerti. Era ora, perché è un anno e mezzo che il problema viene sollevato da più parti ed anche dal sottoscritto praticamente senza ottenere risposte, nemmeno attraverso diffida al Presidente della Giunta regionale.
Gli Assessorati non dovrebbero metterci molto, poiché tutti gli elementi sono a loro disposizione: tutti gli aggiornamenti dell'ENEL. mese dopo mese, fino a quello del 29 luglio. Per il 29 luglio è presto detto: il totale è 703 mila metri cubi a fronte di 400 mila autorizzati. Questo è il dato complessivo, ma in seguito si potrà valutare caso per caso. Esiste addirittura un ricorso a materiale proveniente da una bonifica agraria scritto con chiarezza dall'ENEL che non si preoccupa affatto di nascondere il fatto che è vietato dalla legge regionale l'uso di materiale proveniente da bonifica agraria. L'ENEL invece lo scrive tranquillamente. Quindi ben venga l'utilizzo e la verifica dei dati relativi all'approvvigionamento degli inerti. Chiedo solamente agli Assessori e alla Giunta di trarre gli atti conseguenti quando si dovrà, per necessità, verificare il mancato rispetto del Verbale d'intesa. Tra l'altro, tutto il problema dell'approvvigionamento degli inerti si ricollega ad un discorso che faremo subito dopo sul dissesto idrogeologico e sull'attività del Magistrato per il Po, il quale a fianco di una certa inerzia regionale rispetto alle autorizzazioni in merito, ha letteralmente proceduto ad una serie di autorizzazioni a largo raggio, su ogni alveo e per ogni dove per permettere all'ENEL di approvvigionarsi a proprio piacimento. Su quanto detto, spero di avere l'attenzione dei colleghi repubblicani qui assenti, ma che con me hanno presentato una proposta di Commissione di indagine sulla Magistratura del Po. Il problema delle alluvioni, del dissesto idrogeologico e del nucleare, su questo punto si tengono strettamente.
Non voglio soffermarmi sul problema delle procedure, in merito alle quali la Regione è stata troppo distratta in questo periodo, procedure sulle quali invece si è soffermato il collega Montefalchesi. Rispetto a tutta la vicenda sulla centrale nucleare direi che si è persa per strada da parecchio tempo, gia dal mese di maggio del 1985, l'ipotesi che era stata offerta alla comunità piemontese, in buona fede o in malafede, di realizzare e garantire un controllo da parte degli Enti locali sulla vicenda. Non sono a conoscenza se questo controllo da parte degli Enti locali - in primis da parte della Regione che aveva su questo assunto degli impegni rispetto all'intera comunità piemontese - sarebbe stato rispettato da altre Giunte, da altri Assessori o in altre situazioni (senza l'incidente avvenuto a Chernobyl, ad esempio, o in un altro contesto).
Comunque, si sono accumulati pesantemente forti sospetti sull'attività svolta dall'ENEL e sulla sua regolarità, anche sotto i risvolti penali rispetto al modo con il quale viene costruita questa centrale. Quindi, se finalmente si esce da questa situazione e si dice che forse è necessario controllare qualcosa, direi che è quasi ora. Uso sempre e continuerò ad usare il tempo condizionale non per diffidenza, ma perché - al di là dell'accento nuovo che mi è sembrato di cogliere timidamente nelle dichiarazioni dell'Assessore Cerchio e di alcuni fatti nuovi che forse si leggono nell'ordine del giorno presentato dai tre Gruppi della maggioranza è ancora troppo presente alla memoria il ricordo di come sono sempre andate le cose nel passato. La situazione in questo momento forse lascia intravedere delle possibilità di mutamento, soprattutto per quanto riguarda la vicenda della centrale E. Fermi. Qui le differenze rispetto al 21 luglio sono significative. Si vedono accolti, sia pure con toni e sfumature diverse, alcuni punti da me richiesti nell'ordine del giorno presentato alla fine di luglio. Mentre invece, per quanto riguarda la vicenda Po 1 ancora troppi aspetti sono tali da far usare il modo condizionale, questo non tanto e non solo per quanto detto dall'Assessore, ma per quanto detto dal Ministro Battaglia. Continuo a sostenere, dal mio punto di vista e dal mio pessimismo, che qualsiasi lettura delle dichiarazioni del Ministro Battaglia che suoni come sospensione dei lavori o come rallentamento del programma nucleare è totalmente infondata. Al di là delle parole, a me pare che questa volontà nel Governo non esista, o esista troppo poco, per cui quando si fa riferimento alle dichiarazioni del Ministro Battaglia io non vedo possibile un riferimento a dichiarazioni che esprimano, in qualche modo, un atteggiamento favorevole verso la sospensione dei lavori.
Cercherò comunque di riflettere e di capire, soprattutto per quanto riguarda la vicenda Po 1, nella quale l'elemento forte e significativo sicuro indizio di un mutamento, è l'accettazione da parte di questo Consiglio del fatto che l'ENEL bara sulle parole che dice, cioè che i lavori realizzati in cantiere ed altrove sono andati avanti. Rimane una profonda divergenza, non soltanto rispetto al futuro, ma rispetto a quanto sta accadendo, a quello che è accaduto dal maggio del 1986 e continua ad accadere, soprattutto dopo la lettera dell'ENEL del settembre 1986 e dopo le decisioni del Consiglio di Stato che di fatto ha concesso all'ENEL la ripresa dei lavori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, torniamo a discutere sul nucleare in un dibattito che non ha dato alcun contributo aggiuntivo rispetto alle cose già dette e che in qualche modo erano perfino superate per le posizioni che il Governo ha assunto e che in parte hanno chiarito certi atteggiamenti e certe prospettive. Ho sempre avuto qualche perplessità rispetto a questi dibattiti, che regolarmente sono stati provocati dalla minoranza, facendo in parte il proprio dovere e andando a cogliere certe situazioni che oggettivamente ci sono, e dalla maggioranza offrendo spazio a questi aspetti. Credo che anche da questo dibattito non uscirà una proposta concreta, originale e nuova rispetto alle politiche che il Governo dovrà assumere. Mi pare che abbia un'unica originalità negativa che è compresa in qualche ordine del giorno che è stato presentato, e cioè che questo dibattito vada ad alimentare una posizione che porterà fatalmente ai tre referendum abrogativi su domande specifiche che attendono risposte chiare, sul ruolo nuovo che la Regione dovrà assumere, sull'uscita dell'ENEL dalle centrali internazionali, risposta questa che pone il problema della Superphoenix che contribuisce al fabbisogno energetico del nostro Paese.
A fronte di questi argomenti importanti, che dovranno essere affrontati dal referendum abrogativo, si è cercato di trasformare questi referendum in un referendum consultivo sul nucleare senza informazione. Non credo esistano delle lobby solo da una parte, soprattutto non credo alle lobby.
Ho sincere perplessità che al problema della politica energetica nel nostro Paese, oggetto di un referendum, si possa rispondere con un sì o con un no.
Ci assumiamo una grave responsabilità rispetto alle popolazioni con questo modo di affrontare i problemi. Deleghiamo alle popolazioni la responsabilità di una scelta che non può essere fatta dalla comunità.
C'è un dato politico che differenzia i dibattiti su questo problema a seconda di come vengano tenuti in certe sedi o in certe altre. A livello parlamentare ci sono ragioni e vincoli di solidarietà che portano a trovare delle mediazioni, a superare delle spaccature, che portano, in sostanza, a dare unità alle maggioranze. A noi pare che in questo Consiglio regionale non sia stato tenuto lo stesso atteggiamento. Chiudo, signor Presidente rinunciando ad una fetta del tempo attribuitomi. Pertanto il PRI rispetto agli ordini del giorno ha assunto determinate posizioni e voterà a favore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, entrando nel vivo dell'argomento rilevo come sia fin troppo ovvio, ed è nella realtà delle cose, che la consultazione referendaria produrrà fatalmente effetti politicamente rilevanti sulla problematica delle centrali nucleari.
Qualsiasi sia l'esito del referendum, anche se le previsioni della vigilia sono nel senso di un'abrogazione delle normative connesse con l'installazione delle centrali nucleari, questo produrrà effetti nel senso che il Governo dovrà aggiornare, sottoponendolo all'esame del Parlamento il Piano energetico nazionale, con tutte le problematiche connesse al ruolo in materia degli Enti locali in generale e delle Regioni in particolare.
In vista della consultazione referendaria, noi, in coerenza con le motivate nostre prese di posizione passate, che attraverso un autonomo ordine del giorno risalente al luglio 1986 ci avevano visti tendenzialmente favorevoli alla sospensione dei lavori di Trino 1 e di Trino 2 sino all'esito della Conferenza nazionale sull'energia che si è tenuta nel gennaio-febbraio scorso, siamo favorevoli ad una sospensione pura e semplice dei lavori sia in Trino 1 sia in Trino 2 senza aggettivazioni e senza riserve.
Al di là di ogni altra considerazione, riteniamo che la scelta del nostro Gruppo trovi in definitiva un rafforzamento in quella che è stata la presa di posizione del Governo attraverso il Ministro Battaglia, laddove si dice che appare opportuno un momento di riflessione e di verifica.
Noi riteniamo che le parole "riflessione e verifica", se interpretate in maniera politicamente seria ed oggettiva, non possono aver altro significato vero e reale che di una tendenziale sospensione dei lavori con particolare riferimento a Trino 2.
Noi prendiamo responsabilmente una posizione diretta ad appoggiare una sospensione pura e semplice dei lavori a Trino 1 e Trino 2 salve quelle urgenti opere per la sicurezza.
Il Capogruppo socialista diceva che occorre riempire i buchi per evitare che qualcuno vi cada dentro: sono problemi sicuramente marginali ma importanti ai fini della sicurezza e che andranno affrontati prendendo le doverose cautele.
La nostra presa di posizione però è favorevole ad una sospensione anche se, dopo questa premessa e questa precisazione, non possiamo non ribadire la nostra presa di posizione pregressa, che abbiamo avuto modo di motivare più volte in quest'aula, tendenzialmente filonucleare; anche se per ragioni fin troppo evidenti la problematica ha carattere non nazionale ma europeo e andrà affrontata ampliamente e responsabilmente in quest'ottica; anche se - e non abbiamo alcun complesso nel sottolinearlo l'effetto Chernobyl ha prodotto e tracciato una linea gotica anche nell'ambito delle file della nostra forza politica e dei sostenitori delle posizioni di destra.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Strobbia.



STROBBIA Stefano

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, nella riunione dei Capigruppo avevo suggerito un'inversione dell'o.d.g. che è stato presentato; mi sarebbe sembrato più opportuno un atto di sensibilità nei confronti dei nostri concittadini, discutendo prima i problemi che interessano più da vicino e in modo diretto le nostre popolazioni e riservando eventualmente a dopo la discussione su questo tema che ritorna per la tredicesima volta in quest'aula.
Credo sia stato detto quasi tutto; le posizioni dei Gruppi sono le solite tendenzialmente orientate; sono state però annunciate alcune novità interessanti, in particolare ho rilevato alcune considerazioni dell'Assessore Cerchio e riprese dal Consigliere Pezzana in ordine alla esigenza di una dimensione europea almeno per discutere questi temi, e la sollecitazione puntuale che potrebbe essere mandata è quella di questa ricerca di referendum. Di referendum se ne fanno altri o se ne vogliono fare altri per raccogliere il consenso delle popolazioni europee su temi che forse sono meno importanti o meno attuali. Quella di lanciare i referendum potrebbe essere un'idea. Esiste un'organizzazione largamente strutturata e vi fanno parte il Movimento federalista e il Consiglio d'Europa. Effettivamente potrebbe essere un'iniziativa che anche i Gruppi regionali del Consiglio potrebbero intraprendere, poiché siamo tutti consapevoli che la dimensione del problema nucleare non può essere circoscritta all'interno dei nostri confini nazionali.
Il Consigliere Marchini ha richiamato gli aspetti relativi alla necessità di aver garantito un processo di sviluppo, di ricerca scientifica e di arricchimento del nostro patrimonio che era anche nei disegni e nello spirito con cui a suo tempo la Regione Piemonte aveva deciso il riconoscimento del sito. La Regione Piemonte aveva effettivamente indicato e riposto molte speranze di sviluppo e di ricerca scientifica attorno a quel progetto. E' chiaro che se questo dovesse venir meno occorrerà rivedere certi piani di sviluppo e lo stesso programma d'azione della maggioranza insediata in questo Consiglio regionale. Quindi, aspetti di questa natura continuano a ricorrere nelle nostre considerazioni.
Il Gruppo socialdemocratico ha una posizione lineare e precisa, anche più volte esplicitata e definita e cercherò per sommi capi di ricordarla dando l'adesione che ci pare già raccolta nel documento che abbiamo presentato. Abbiamo avanzato la cosiddetta proposta di moratoria nucleare abbiamo registrato oggi, rispetto alla nostra proposta, degli elementi di novità; sappiamo che il tema del nucleare come fonte di energia ha bisogno di una pausa di riflessione e abbiamo spinto perché questo avvenisse durante la quale possa evolversi in maniera adeguata un miglior riscontro ai requisiti di sicurezza che oggi vengono richiesti.
Il nostro Partito, con i compagni del PSI, ha firmato un protocollo d'intesa su questo argomento e ha avuto anche l'adesione di altre forze politiche. Quel documento dice "no" al nucleare così come oggi viene prodotto, questo però, dal nostro punto di vista, non è un veto assoluto al tipo di energia. La moratoria per noi significa blocco per la durata di un quinquennio di iniziative per nuove centrali elettronucleari, sospensione delle entrate in esercizio di Montaldo di Castro, in attesa di definizione e verifiche dei nuovi livelli di sicurezza, chiusura della centrale di Latina, sospensione dei lavori di Trino 2, continuazione dell'esercizio della centrale di Caorso e di Trino 1 subordinatamente alla verifica degli standard di sicurezza ed elaborazione di precisi piani di emergenza sospensione delle ricerche di sperimentazione che possono comportare gravi rischi nucleari. Ci sembra di essere su una posizione di estrema chiarezza e di estrema determinazione. Affinché la moratoria nucleare però non si trasformi in una moratoria socio-economica dello sviluppo occorre far fronte alle domande d'energia per i tempi dati alla stessa.
Il Partito socialdemocratico ha proposto sette linee di azione di politica energetica che consentano con investimenti, molto inferiori a quelli per nuove centrali elettronucleari, di sopperire al mancato apporto previsto dal PEN a tutto il 1995. Ne ricordo alcune: il recupero della potenzialità delle centrali idroelettriche; il rilancio della ricerca delle fonti alternative; il miglioramento delle strutture di conduzione.
E' puntuale la relazione pervenuta oggi dall'ENEA circa il check-up fatto su Trino che rientra in una delle richieste che avevamo fatto.
Ci sembra molto responsabile, e la giudichiamo favorevolmente, la decisione della Giunta regionale di chiedere ad integrazione della relazione dell'ENEA un supplemento di verifica sui dati degli organismi scientifici, fra i quali il Politecnico di Torino, e di estendere non soltanto alla realtà di Trino questo tipo di esigenza. E' infine positiva la posizione assunta dal Governo in questi ultimi giorni. Sono state anche ricordate le dichiarazioni del Ministro dell'Industria per quanto riguarda l'atteggiamento che deve esserci anche nei confronti della realtà piemontese.
Ci pare che intorno alla nostra proposta originale si sia costituita la base programmatica addirittura dell'azione governativa. Ne prendiamo atto con soddisfazione.
Confermo il voto favorevole del Gruppo socialdemocratico al documento presentato e mi auguro, per questa serie di elementi di novità, per le cose che sono state dette in quest'aula, che ci sia anche un ripensamento. Il Gruppo del Movimento sociale ha fatto delle osservazioni positive in questa direzione. Credo che la responsabilità tradizionale del PCI possa portarlo a vedere se c'è una convergenza su questa ipotesi così larga e così auspicabilmente sottoscrivibile.



PRESIDENTE

Ha la parola il Consigliere Brizio che con il suo intervento chiude la discussione.



BRIZIO Gian Paolo

Cercherò di essere sintetico e di limitarmi ad alcune puntualizzazioni considerato che il nostro Gruppo ha già avuto occasione di esprimersi con pienezza su questo problema complesso ed ancora aperto.
Voglio ricordare innanzitutto che siamo a discutere di centrale nucleare perché nella passata legislatura il Piemonte ha assunto una decisione favorevole con la convinzione della maggioranza, ma anche con largo consenso di tutti perché in allora la scelta nucleare era di tutti o quasi. La scelta del nucleare in allora era messa solo marginalmente in discussione. Questa scelta, anzi, si riteneva potesse costituire una grande occasione per rilanciare lo sviluppo del Piemonte in un momento di forte recessione e di riflessione dell'economia e dell'occupazione piemontese.
Tutto ciò deve esserci presente anche per una formulazione non disattenta delle valutazioni odierne.



PEZZANA Angelo

Chiamiamolo errore.



BRIZIO Gian Paolo

Io non dico se sia un errore o meno poiché v'è stata della polemica gratuita sulle nostre posizioni.
Il dopo Chernobyl, forse troppo enfatizzato, ha aperto una fase di ripensamento, di riflessione e di verifica. In questa fase si è tenuta la Conferenza nazionale dell'energia intorno alla quale v'erano molte attese in parte - dobbiamo riconoscerlo - deluse, e v'è stato da parte del Governo l'impegno a rivedere il Piano energetico nazionale; quindi, siamo già in movimento. Si è voluto rimproverare qui un nostro atteggiamento incongruo o disattento (senza scendere nei particolari). Questa impostazione va nettamente respinta, Consigliere Valeri. Noi quest'aula abbiamo sempre tenuto una linea molto chiara proprio perché si è aperta una fase di riflessione nei fatti e abbiamo voluto camminare su una linea che lasciasse aperta la reversibilità degli interventi a Trino. Non abbiamo voluto cavalcare linee meramente nominalistiche o altre; al contrario, diamo già per scontata e chiusa una fase di studio sul nucleare che nella sostanza è aperta e non può essere cancellata semplicisticamente.
Voglio richiamare la coerenza di atteggiamento del nostro Gruppo e questa attenzione che abbiamo sempre avuto anche nella fase di riflessione sul problema. Siamo nella sostanza in una fase aperta nella quale anche i referendum sono importanti, però per la limitazione dell'oggetto, per essere i referendum abrogativi e non propositivi, per la questione europea aperta, che è stata ricordata dall'Assessore e dal Consigliere Pezzana, per il problema dell'approvvigionamento futuro, con il nucleare o senza nucleare, non possiamo assolutamente e completamente preconizzare l'evolversi futuro.
Anche i referendum sono un elemento importante, ma non possiamo enfatizzarli oltre il giusto! Per il Piemonte dobbiamo pensare ad una forte politica energetica.
Siamo in una fase di "impasse" e noi lo abbiamo anche riconosciuto stralciando l'argomento dalla verifica, perché è chiaro che se non si risolve il nodo del nucleare e di ciò che si potrà fare a livello locale il problema rimarrà aperto, come Marchini ha giustamente affermato.
Come Gruppo di maggioranza ci impegniamo e siamo fortemente interessati a far sì che il Piemonte abbia una politica energetica forte e che, rivisto il Piano energetico nazionale e giunti a scelte definitive, si possa utilizzare il tema del rifornimento elettrico del Piemonte come importante occasione di sviluppo. Ed è per questo che non diamo per scontato nella e non diamo neanche per scontato, come altri della stessa maggioranza hanno fatto, una soluzione che è ancora vaga e che deve essere vista con grande attenzione.
Prendiamo atto positivamente della posizione chiara e netta assunta dal Governo di rinvio al 31 dicembre 1987 delle determinazioni e cioè dopo la fase di confronto referendario e dopo le valutazioni che potranno essere fatte in ordine alla revisione del Piano energetico nazionale.
E' una posizione che condividiamo e che abbiamo ripreso puntualmente nel nostro ordine del giorno. Vogliamo anche esprimere una valutazione positiva sulla comunicazione della Giunta, sull'attenzione che la stessa ha dimostrato al problema, sulla tranquillità con cui lo ha affrontato, anche con il necessario approfondimento.
Porgiamo alla Giunta un plauso, come anche al neo Assessore che ha dimostrato in questo breve tempo volontà di approfondire l'argomento capacità e impegno. In conclusione, abbiamo predisposto un documento di maggioranza. Anche se esso è siglato dalla Democrazia Cristiana, dai socialdemocratici e dai socialisti, è stato discusso analiticamente pure con i liberali e repubblicani. La firma di questi Gruppi manca per ragioni di dettaglio che possono avere, ad avviso dei Gruppi stessi, importanza e significato. Nella sostanza però è stata annunciata una convergenza di questi Gruppi e quindi la maggioranza si trova nel complesso unita in una valutazione omogenea dei fatti di oggi e delle prospettive che ci sono davanti, ma soprattutto dell'atteggiamento che il Consiglio regionale deve assumere in questa fase aperta, di verifica e di riflessione. Un atteggiamento di grande attenzione al problema sia per Po 2 sia, e lo abbiamo visto anche nelle dichiarazioni, per quello che attiene al problema della centrale E. Fermi.
Annuncio quindi il nostro voto favorevole al documento predisposto con gli altri Gruppi della maggioranza e preciso che si tratta di un voto favorevole pienamente convinto.



PRESIDENTE

Procediamo all'esame degli ordini del giorno presentati dal Gruppo comunista, con i Consiglieri Staglianò e Ala, e dai Consiglieri Brizio Rossa e Strobbia.
La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Chiedo che la votazione dell'ordine del giorno della maggioranza avvenga per parti separate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Abbiamo letto attentamente l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza, abbiamo preso atto dello sforzo compiuto, anticipato nell'intervento dell'Assessore Cerchio, nel medesimo tempo ci pare che alcuni punti non esprimano con sufficiente chiarezza talune esigenze espresse dai vari Gruppi questa mattina. Riteniamo possibili e necessari alcuni perfezionamenti ed integrazioni. In particolare a nome del mio Gruppo presento tre proposte di possibile variazione dell'ordine del giorno presentato dalla maggioranza, dal cui accoglimento dipenderà il nostro atteggiamento nella votazione conclusiva.
La prima consiste nel proporre che dopo le parole: "impegna la Giunta" sia soppressa la frase: "salvo la messa in sicurezza del precantiere stesso". Queste formulazioni sono state alla base delle ambiguità di questi mesi e non ha alcun senso reintrodurre dei contemperamenti ad una volontà che va espressa con chiarezza e senza mitigazioni di sorta.
Proponiamo, inoltre, di rendere più esplicito il secondo punto e di distinguerlo in due punti separati, formulandolo nel modo seguente: "a richiedere al Governo la sospensione dell'autorizzazione a suo tempo rilasciata per l'effettuazione dei lavori di precantiere" in quanto è chiaro che i lavori sono avvenuti ed avvengono in forza di un'autorizzazione rilasciata dal Ministero. Se vogliamo realmente la sospensione dei lavori è evidentemente al Governo che dobbiamo richiedere la sospensione del provvedimento.
La terza integrazione dovrebbe consistere nell'introduzione di un punto che preveda l'attivazione dei controlli, da parte della Giunta indispensabili per garantire l'effettiva sospensione dei lavori e il blocco degli approvvigionamenti di inerti al cantiere di Leri-Cavour, sollecitando in proposito la collaborazione degli organi locali di polizia urbana e invitando i Comuni, nonché il Magistrato per il Po, a procedere all'immediata revoca delle autorizzazioni al prelievo di inerti allorquando ne sia accertato l'uso totale o parziale in funzione dei lavori di cantiere della centrale Trino 2.
Le ragioni che motivano queste integrazioni e correzioni ci paiono evidenti per cui attendiamo di conoscere il pensiero della maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Abbiamo prestato grande attenzione alle proposte di Valeri, peraltro ci spiace di non poterle accogliere. Il documento della maggioranza costituisce già un punto di equilibrio complessivo. Avete rilevato voi stessi il fatto - d'altro canto non certo da noi nascosto - che il documento è siglato da tre Gruppi e viene votato per impegno degli stessi dai cinque Gruppi della maggioranza. Il documento - come ho già rilevato è un punto di equilibrio per cui inserire altre modifiche ci pare veramente impossibile. D'altro canto noi riteniamo che il documento di maggioranza sia nella sostanza chiaro e che ulteriori modifiche non possano che togliergli quella chiarezza e quell'equilibrio per noi essenziale.



(Voci in aula)



BRIZIO Gian Paolo

Riteniamo il nostro documento assolutamente chiaro; è stato valutato con la massima attenzione e riteniamo che non possa essere modificato, n sono accoglibili le modifiche proposte. Non entro nel merito delle proposizioni. Ricerchiamo sempre convergenze, però c'è un limite che non è possibile superare.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Bontempi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Mi sembra opportuno chiedere di votare per parti separate anche il nostro documento. In realtà sono due documenti che trattano lo stesso argomento, ma che divergono proprio su quanto ha detto ora il Consigliere Brizio su alcuni punti fondamentali contenuti negli ordini del giorno.
Mi limito a fare una considerazione rapida che vale anche come dichiarazione di voto. Oggi un giornalista mi ha posto questa domanda: "E' la tredicesima volta che si discute di nucleare, perché? Vi siete dovuti rendere conto, voi dell'opposizione, che la coesione della maggioranza, sia pure facendo qualche passetto in avanti, ha tenuto". Ho risposto che è vero e vuole essere una risposta anche a Brizio. La coesione della maggioranza in questa materia si è basata sulla confusione e sulla non chiarezza. E' ridicolo tornare per la tredicesima volta su questi argomenti: ciò significa che sono stati lasciati da chi governa spazi di grande ambiguità. A due mesi dalla celebrazione dei referendum non è venuta dalla Regione una parola chiara, un atto autorevole che sgombri il terreno da quella che mi pare essere la vera partita in gioco.
Questo atto avrebbe voluto dalla maggioranza un taglio di spada, una semplificazione; coesione voleva significare anche coesione nel governare nella chiarezza degli indirizzi di governo. Se oggi qualche passo in avanti è stato fatto, sembra un passo reso in un momento in cui conta meno lasciando permanere ombre e un atteggiamento di confusione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 331 presentato dai Consiglieri Bontempi, Stagliano, Ala, Bresso, Ferro e Valeri, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale considerato che il nuovo Governo nazionale si è impegnato a tenere i referendum sul nucleare entro l'autunno e a rivedere in conseguenza del risultato del voto il Piano energetico nazionale sottolineata quindi la necessità di evitare, nel periodo intercorrente tra l'oggi e le decisioni conseguenti alla tenuta dei referendum, ulteriori compromissioni ambientali e territoriali nell'area Po 1 e ingiustificati ulteriori impegni finanziari da parte dell'ENEL. miranti oggettivamente a rendere irreversibile la costruzione della centrale o, in caso contrario, a risolverli in inaccettabili sprechi di risorse c h i e d e al Governo e al Ministro competente di procedere all'immediata sospensione dei lavori della centrale nucleare e delle relative autorizzazioni impegna la Giunta a non compiere atti che contrastino con tale obiettivo e ad assumere tutte le iniziative utili ad ottenere l'immediata sospensione dei lavori".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 22 voti favorevoli, 27 contrari e 2 astensioni.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 332 presentato dai Consiglieri Bontempi, Staglianò, Ala, Bresso, Ferro e Valeri riguardante la centrale E. Fermi, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale considerato l'ordine del giorno n. 206, approvato dal Consiglio regionale in data 19 dicembre 1987, relativo alla verifica delle condizioni di sicurezza della centrale elettronucleare E. Fermi di Trino, durante la programmata fermata della centrale per la ricarica del combustibile considerato che in detto ordine del giorno si richiedevano: un check-up generale delle condizioni di affidabilità e sicurezza dell'impianto, una verifica delle condizioni di sicurezza dello stoccaggio e dello smaltimento delle barre di combustibile esaurito, nonché delle scorie a bassa e media attività considerata la documentazione riguardante il programma di interventi connessi con la fermata per la ricarica dell'impianto nucleare di Trino Vercellese formulato dall'ENEL e dall'ENEA-DISP e gli esiti dell'incontro recentemente svoltosi presso l'Assessorato all'ambiente della Regione tra ENEL. ENEA-DISP, Giunta regionale e VIII Commissione consiliare considerato che in detto incontro l'ENEL e l'ENEA-DISP hanno dichiarato che il programma di interventi sta per essere completato e che l'impianto verrà riacceso entro la metà del prossimo mese di agosto e considerato altresì che non risulta essere stata ancora fornita una esauriente documentazione scritta in merito agli esiti ed alle risultanze degli interventi connessi con la verifica delle condizioni di sicurezza dell'impianto, dello stoccaggio e dello smaltimento delle barre di combustibile e delle scorie a bassa e media attività considerato che negli ultimi mesi sono emerse notevoli perplessità rispetto all'efficacia e all'affidabilità dei Piani di emergenza esterna perplessità sottolineata dalle stesse risultanze della Commissione Parlamentare d'Indagine - e che è ormai unanimemente condivisa l'esigenza e l'urgenza di una profonda revisione del Piano energetico nazionale considerato che i tempi indicati dall'ENEL non sono tali da permettere alla Regione una propria lettura ed analisi delle risultanze di questa verifica, una volta che queste vengano ufficialmente trasmesse considerato altresì la necessità di valutare queste risultanze contestualmente ad una verifica dell'efficacia e dell'affidabilità del Piano di emergenza esterna i n v i t a l'ENEL e l'ENEA-DISP a fornire al più presto una relazione dettagliata sul lavoro svolto nel quadro del programma di interventi connessi alla fermata per la ricarica dell'impianto nucleare di Trino e sugli esiti di questo, per quanto riguarda le condizioni di affidabilità e sicurezza dell'impianto, la verifica delle condizioni di sicurezza dello stoccaggio e dello smaltimento delle barre di combustibile esaurito nonché delle scorie a bassa e media attività.
I m p e g n a la Giunta regionale ad avviare le necessarie procedure ed iniziative per dotarsi di strumenti idonei, d'intesa con la VII Commissione consiliare, per procedere ad una verifica di questa documentazione.
I n v i t a il Governo e il Ministero dell'Industria a sospendere il previsto riavvio dell'impianto, da valutarsi contestualmente alla programmata revisione del Piano energetico nazionale ed alla necessaria verifica dell'efficacia e dell'affidabilità dei Piani di emergenza esterna, e considerata altresì la necessità di un esame da parte regionale della documentazione prodotta".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 22 voti favorevoli, 27 contrari e 2 astensioni.
In merito all'ordine del giorno n. 334 presentato dai Consiglieri Brizio, Rossa e Strobbia, chiede di parlare il Consigliere Ala. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Continuo a leggere l'ordine del giorno della maggioranza come se fosse doppio e contenesse due punti che ho sempre considerato tra loro diversi e da mantenere distinti nella nostra discussione: uno riguarda la sospensione dei lavori nella Po 1, l'altro le vicende e l'intervento regionale nei confronti del check-up della centrale E. Fermi; per questo mantengo la mia richiesta di votare separatamente le ultime sei righe, che sono diverse e non hanno rapporto né con l'approvazione né con le dichiarazioni del Ministro Battaglia, in merito alle quali ho già espresso la mia valutazione nel corso del precedente intervento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Visto che si vota per parti separate e dato che conveniamo che la dizione sulla centrale E. Fermi sia corretta, ma altrettanto corretta era quella contenuta nel nostro ordine del giorno, noi per chiarezza non partecipiamo al voto per parti separate e daremo voto contrario all'intero ordine del giorno.



PRESIDENTE

La votazione per parti separate è ammessa dal Regolamento. Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale considerato che il Governo ha deciso di far svolgere il prossimo 8 novembre i referendum relativi agli impianti nucleari la cui effettuazione già il Consiglio regionale aveva auspicato il 9 luglio 1987 con proprio ordine del giorno rilevata la necessità che prima di tali esiti non debbano sussistere condizioni che possano alimentare la confusione e i conflitti sociali o che possano produrre compromissioni ambientali e territoriali nell'area piemontese denominata Po 1 e interessante il sito di Leri-Cavour in Comune di Trino Vercellese sottolineato che l'eventuale ulteriore impegno di risorse finanziarie da parte dell'Ente Elettrico Nazionale potrebbe precostituire le condizioni di irreversibilità della nuova realizzazione nucleare o, al contrario, un ingente spreco di risorse approvato quanto detto dal Ministro dell'Industria Battaglia a nome del Governo nella seduta parlamentare del 6 agosto 1987, vale a dire che 'Per quanto riguarda Trino 2, il Governo ritiene che si renda necessario ed opportuno, anche nella costruzione delle opere civili, un momento di riflessione e di verifica fino al 31 dicembre 1987', che nella sostanza significa una decisione del Governo di fermare per l'anno in corso tutte le attività edili di Trino 2 impegna la Giunta a richiedere all'ENEL. richiamandosi a quanto dichiarato dal Ministro Battaglia a nome del Governo in sede di dibattito parlamentare il 6 agosto scorso, di sospendere ulteriori interventi relativi al programma di attività del precantiere, salvo la messa in sicurezza del precantiere stesso a sostenere con proprie azioni presso il Governo e l'ENEL la linea sopra esposta, compiendo atti che possano agevolare tale scelta e non assumendo iniziative che direttamente o indirettamente possano consentire l'attivazione di ulteriori lavori ed opere a verificare con l'ENEL le quantità di inerti prelevate, assicurando il rispetto della convenzione ENEL-Regione impegna inoltre la Giunta a richiedere al Governo di non riavviare l'esercizio dell'impianto E.
Fermi sino a dopo l'approfondimento, da parte della Regione, del rapporto ENEA-DISP sull'esito e sui risultati conseguenti alle verifiche effettuate nel corso del programma di verifica straordinaria (IX fermata) e comunque non prima che sia concluso l'aggiornamento dei piani di emergenza che il Governo sta elaborando".
Pongo in votazione la prima parte dell'ordine del giorno fino al punto "impegna inoltre la Giunta".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 30 voti favorevoli, 4 contrari e 1 astensione (17 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione).
Chiede di parlare il Consigliere Staglianò. Ne ha facoltà.



STAGLIANO' Gregorio Igor

La ringrazio, signor Presidente. Il voto sull'ultimo punto dell'ordine del giorno mi pare inammissibile essendoci pronunciati poc'anzi sostanzialmente sulla stessa questione. Sulle conseguenze di questo atto ciascuno si assuma le proprie responsabilità, ma dal punto di vista procedurale mi pare questo un aspetto che deve essere considerato dalla Presidenza dell'assemblea.



PRESIDENTE

Non essendo stato approvato l'altro ordine del giorno evidentemente è caduto e rimane in piedi questo.
Pongo pertanto in votazione la seconda parte dell'ordine del giorno.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 30 voti favorevoli e 3 astensioni (17 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione).
Pongo infine in votazione l'intero testo dell'ordine del giorno.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 31 voti favorevoli, 20 contrari e 1 astensione.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,45, riprende alle ore 15,30)


Argomento: Interventi per calamita' naturali - Calamità naturali - Protezione civile

Esame situazione determinatasi in Piemonte a seguito delle recenti calamità naturali, con particolare riferimento al Novarese e all'Alessandrino; esame proposta di deliberazione n. 647: "L.R. 29/6/1978, n. 38 e successive modificazioni. Dichiarazioni di evento calamitoso grave sul territorio piemontese per le piogge dell'agosto 1987. Delimitazione delle zone colpite ai sensi dell'art. 9" ed esame ordini del giorno nn. 342 e 346


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Passiamo al punto 3) all'o.d.g. che prevede l'esame della situazione determinatasi in Piemonte a seguito delle recenti calamità naturali, con particolare riferimento al Novarese e all'Alessandrino.
Le interpellanze presentate sulle recenti calamità naturali sono assorbite in seguito alla decisione di assumere la deliberazione n. 647.
La Commissione ha rassegnato la deliberazione con alcune modificazioni proposte dall'Assessore Mignone.
La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore all'assetto idrogeologico

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sono ormai trascorsi quindici giorni dalle eccezionali avversità atmosferiche e giustamente il Consiglio regionale intende compiere una prima valutazione dei danni subiti, ma soprattutto intende discutere le politiche regionali future, atte a prevenire o comunque mitigare gli effetti perversi di particolari condizioni meteorologiche.
Oggi possiamo affermare di avviarci verso il dopo emergenza (salvo i casi gravi dell'isolamento di Formazza e dell'interruzione di attività per alcune aziende significative per l'economia della Valle Formazza e dell'Ovadese), con il graduale ripristino della viabilità, degli acquedotti e delle fognature; con lo sgombero dei nuclei abitati da detriti e fango con l'avvio delle più urgenti opere idrauliche per la difesa spondale e la pulizia degli alvei. Tuttavia - per converso - oggi registriamo il crescere dell'entità dei danni causati alle opere pubbliche, al territorio alle attività economiche, nella misura in cui si completano gli accertamenti, si raggiungono le ultime località isolate, si evidenziano i guasti al territorio, si sommano i danni ai privati e alle aziende: ormai il danno complessivo patito dal Piemonte, dalla sua gente e dalle attività economiche, tocca i 400 miliardi.
Soltanto risposte rapide e certe, soltanto interventi adeguati soltanto il sostegno della nazione possono rafforzare negli abitanti delle zone colpite la fiducia verso le pubbliche istituzioni in modo da evitare sfiducia, ulteriori abbandoni della montagna e della collina, disaffezione per attività economiche quali l'artigianato ed il turismo. Abbiamo registrato - e i colleghi lo avranno avvertito nei vari incontri - grande dignità, fierezza e volontà di ripresa da parte delle popolazioni soprattutto nella misura in cui hanno sentito la Regione partecipe dei loro problemi e vicina nel delineare pronte soluzioni attraverso l'opera concreta degli Enti locali. E', questo, uno stimolo importante per tutti noi, ma tale da obbligarci a non deludere tali aspettative che ci impegnano con la forza del sentimento ancor più e prima che con quella della doverosa risposta amministrativa. La indiscutibile forza delle popolazioni colpite e la capacità delle loro amministrazioni locali deve quindi trovare adeguato sostegno, indirizzo e capacità di istanza presso il Governo e il Parlamento da parte della Regione Piemonte, che intende svolgere il proprio ruolo senza riserve o tentennamenti.
La Regione considera il patrimonio delle sue aree montane (alpine ed appenniniche) come una parte essenziale del suo territorio, parte che per le sue caratteristiche peculiari merita uno specifico riconoscimento di identità economico-sociale che le presenti drammatiche circostanze hanno reso di assoluta evidenza.
Per quelle coincidenze che assumono talora un significato emblematico (anche se la meteorologia spiega che il fatto non è casuale) la calamità ha colpito le parti estreme del Piemonte: dalla stessa delimitazione proposta si può vedere come le aree colpite siano soprattutto il basso Piemonte (dall'alta Valle Bormida cuneese all'Appennino alessandrino) e l'alto Piemonte (dal Canavese al Verbano). Due aree già martoriate negli ultimi vent'anni da più calamità naturali, anche se diverse ne sono state le manifestazioni in quest'ultima circostanza.
Nel basso Piemonte l'eccezionale quantità di pioggia caduta in poche ore (come si evince dalla tabella A che porta un raffronto tra le alluvioni dell'ottobre 1966, dell'ottobre 1977 e quella di agosto) ha causato il repentino ingrossamento dei torrenti e dei rii minori che ha inciso pesantemente sul regime idraulico dei corsi d'acqua. E' noto che siffatte precipitazioni, date le caratteristiche morfologiche delle aree interessate, particolarmente se localizzate su piccoli bacini idrografici incidono decisamente sulle portate esaltandole a valori elevatissimi con effetti negativi sull'assetto idraulico dei manufatti e quindi sulle infrastrutture. Si sono così verificate esondazioni e allagamenti di campagne e di centri abitati, erosioni di sponde ed argini, interruzioni viarie, smottamenti ed incisioni nelle zone collinari.
A nord, oltre alle piogge elevatissime (come risulta dalla tabella B che riporta un confronto con l'alluvione del 1978) si è avuto il contemporaneo rialzo della temperatura in alta montagna unita alla pioggia che ha provocato l'ingrossamento dei piccoli corsi d'acqua. I tributari sia di sponda destra che sinistra del fiume Toce hanno notevolmente contributo a determinare situazioni di dissesto del territorio, per l'ingente apporto di materiale detritico proveniente dai versanti (originato anche dalle nevicate eccezionali del 1985 e 1986) che ha modificato la conformazione delle conoidi e le confluenze nell'asta principale, inducendo repentine e rovinose divagazioni dell'alveo che hanno in molti casi sconvolto in modo gravissimo il territorio dei Comuni. L'evento di eccezionale piena nel fiume Toce, caratterizzato dalla notevole incidenza del trasporto solido ha provocato dissesti di notevole entità, sia per la carenza di alcune opere di difesa spondale, sia per la mancata regimazione delle aste secondarie. Il materiale lapideo misto a tronchi d'alberi ha determinato in alcune zone sbarramenti ed invasi, la cui successiva improvvisa rottura ha avuto conseguenze rovinose a valle.
Le conseguenze sono state in entrambe le situazioni gravissime: si è dovuto registrare un morto per la piena del torrente Erro, mentre la sciagura si è evitata in Valle Formazza anche grazie al prodigarsi senza risparmio di energie dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, dei Vigili del Fuoco, della Forestale e di volontari. Il territorio ne è risultato sconvolto: frane, borgate isolate, frazioni evacuate, interruzione di strade (statali, provinciali e comunali), di ferrovie, di energia elettrica, di acquedotti e fognature, allagamenti con crolli di case erosione di sponde, nuclei abitati invasi da fango e detriti. A Macugnaga poi, la piena del torrente Anza ha determinato situazioni di particolare rischio per la frazione Pecetto, aggravato dall'improvviso aumento del Lago delle Locce.
Analoghe resocontazioni di dissesti possono essere fatte per la Valsesia, l'alto Canavese (cui si è aggiunto l'effetto di venti particolarmente burrascosi) e l'alta Langa cuneese.
Va subito segnalato come - scattato l'allarme - ci sia stata l'immediata reazione delle autorità preposte, a cominciare da quelle coordinate dalla Protezione Civile, che hanno dimostrato capacità di rapido intervento. Anche alla Regione Piemonte (grazie soprattutto alle articolazioni periferiche dei servizi Opere Pubbliche - Difesa del Suolo e del Servizio geologico) è stato pubblicamente riconosciuto di aver agito con prontezza ed efficacia: desidero qui pubblicamente ringraziare i dipendenti regionali per la preziosa - e riconosciuta a livello locale opera svolta in questa emergenza. Si è lavorato senza risparmio nel dare il primo supporto tecnico atto ad avviare a soluzione gli interventi di emergenza, rappresentando per i Comuni e Comunità Montane un sicuro punto di riferimento. Si è anche sollecitamente proceduto agli accertamenti ed ai sopralluoghi per evidenti ragioni di dare certezze a livello locale e di stroncare inevitabili tentativi di inserimento.
Si è anche attivata la Protezione Civile, le cui forze sono state decisive in molte situazioni, ma soprattutto per affrontare l'isolamento di Formazza e per il trasferimento a valle di circa 900 turisti.
A pochi giorni dall'evento la Regione era già in grado di fornire un primo quadro complessivo dei danni, compresi quelli patiti dalle infrastrutture pubbliche di altre competenze (ANAS, F.S., Magistrato per il Po, ENEL. Province), diventando un autorevole punto di riferimento nei confronti dello Stato, un elemento sollecitatore di interventi rapidi ed adeguati. In tal modo le interruzioni su strade statali venivano eliminate in pochi giorni e i Comuni provvedevano ai primi interventi urgenti ai fini della tutela della pubblica incolumità ed igiene. Veniva tempestivamente chiesto allo Stato la dichiarazione di stato grave di calamità naturale oltre ad un adeguato sostegno finanziario per le opere di pronto intervento, per quelle a carattere definitivo e per il risarcimento dei danni a privati. Sono ormai note le prime risultanze di questa azione nei confronti del Governo e del Parlamento, grazie anche all'opera di sensibilizzazione svolta dai colleghi Consiglieri e dalle forze politiche.
La scorsa settimana abbiamo incontrato a Roma i Ministri Gaspari e De Rosa oltre ai Presidenti delle competenti Commissioni alla Camera e al Senato.
Vi è stata una prima significativa testimonianza di solidarietà e di impegno del Governo nell'incontro di sabato scorso a Premia (offuscato da un episodio, su cui si sono incentrate le attenzioni dei mezzi di comunicazione, nel quale la Regione non ha responsabilità, tanto più che non aveva, già in precedenza, "dimenticato" i Comuni i cui Sindaci erano tra coloro che protestavano, essendo già stati inseriti nella proposta di delimitazione per la calamità grave e già visitati dai tecnici regionali e anche dal sottoscritto), con l'assegnazione dei primi 35 miliardi per affrontare l'emergenza e la soluzione dei pronti interventi, mediante ordinanza firmata ieri dal Ministro per la Protezione Civile. Si ha altresì notizia di una probabile visita (richiesta dalla Regione) delle Commissioni parlamentari Ambiente e Lavori Pubblici.
La Regione ha altresì richiesto ufficialmente il sostegno dello Stato per le opere definitive, seppure da inquadrare entro progetti integrati di bacino, al fine di tentare di dare risposte organiche, se non esaustive, e per quanto possibile complete, a parti importanti delle aste dei corsi d'acqua maggiormente investiti dall'evento. Anche per questi motivi sono già stati attivati rilievi aereofotogrammetrici dei corsi alluvionati, al fine di avere un quadro aggiornato della situazione territoriale e di consentire confronti con situazioni precedenti per una più meditata valutazione tecnica delle cause, dei guasti e dei rimedi.
Si è chiesto inoltre che le aziende piemontesi ubicate nelle zone danneggiate (agricole, turistiche, artigianali, industriali) possano godere dei benefici già previsti nel provvedimento a favore della Valtellina quali sgravi fiscali, esenzioni, agevolazioni su oneri di urbanizzazione e costruzione, oltre a contributi per la ripresa delle attività. Il nuovo provvedimento potrebbe assumere la veste di nuovo decreto legge sostitutivo ed integrativo del D.L. 20/7/1987 n. 293 che scadrà il prossimo 20 settembre e che non potrà essere, presumibilmente, convertito in legge. Il nuovo decreto legge dovrà essere la premessa più idonea per la predisposizione di apposita legge organica.
L'entità dei danni subiti dalle attività produttive, con il passare dei giorni e con l'invio di notizie da parte di Comuni, Camere di Commercio Unioni Artigiane ed Industriali, tende ad assumere rilevanti proporzioni.
La Regione Piemonte ha attivato - oltre al lavoro già ricordato di supporto ai Comuni e di accertamento puntuale dei danni - i meccanismi previsti dalla L.R. n. 38/78, proponendo il riconoscimento della calamità grave, ai sensi dell'art. 9, per le zone delimitate con il provvedimento su cui il Consiglio è chiamato ad esprimersi. Rispetto ai quasi 280 Comuni nei quali, previo sopralluogo, sono stati accertati danni, la delimitazione proposta riconosce per 182 di essi la calamità grave: sappiamo che l'entità del danno varia da Comune a Comune tra quelli individuati e che l'inclusione è in alcuni casi dovuta o per l'accertamento di danni a privati od aziende o per evidenti ragioni di omogeneità territoriale.
La Giunta ritiene di aver compiuto un lavoro serio e documentato, anche alla luce della considerazione che per i Comuni esclusi occorrerà in qualche modo provvedere con risorse regionali, comunque scarse ed insufficienti.
Nel contempo la Giunta propone al Consiglio anche l'elevazione dell'ammontare del contributo previsto per i fabbricati civili danneggiati da consolidare, ripristinare o ricostruire, oggi fermo all'importo indicato nel 1978. Viene altresì attivato l'apposito Fondo (cui partecipano altri soggetti) per la concessione alle aziende colpite di mutui a tassi agevolati. La Giunta regionale propone altresì - ma su questo punto riferirà compiutamente il collega Lombardi, in una prima valutazione dei danni all'agricoltura e sull'applicazione della legge n. 590 - un provvedimento straordinario per l'immediato ripristino della viabilità interpoderale e delle altre infrastrutture collettive, tale da consentire agli agricoltori di effettuare il raccolto dei prodotti (in particolare uva e mais) e le semine autunnali, problema che è particolarmente evidente nell'Alessandrino.
La Giunta regionale ha altresì deciso di costituire un gruppo di lavoro interassessorile di funzionari, secondo le varie competenze, per un esame collegiale dei documenti progettuali relativi ad opere connesse all'evento calamitoso, al fine di accelerare il più possibile l'iter autorizzativo degli interventi e l'emissione di pareri. Si tratta della necessità di superamento dei vincoli per l'esecuzione delle opere pubbliche o di pubblico interesse, unificando l'espressione di pareri e nulla osta, il che non significherà certo minore vigilanza. In questo quadro, relativo alla struttura regionale, si colloca anche l'attività del Centro Operativo di Domodossola che sarà adeguatamente supportato sul piano strumentale e potenziato nelle professionalità presenti, rappresentando la prima e più immediata risposta regionale a tutte le problematiche dell'alto Verbano. Al Centro sarà quindi affidato il compito di seguire - con gli ovvi collegamenti al Servizio di Novara e con il supporto di tecnici dell'Assessorato - l'opera di ripristino e ricostruzione nella zona delimitata.
Si tratta quindi di un insieme di politiche regionali e statali che attraverso le autorizzazioni ai pronti interventi, di cui si ritiene sin d'ora opportuno informare la competente Commissione - rappresentano una prima risposta alle comunità locali, atte a consentire loro di vedere l'approssimarsi dell'inverno con qualche speranza in più e qualche timore in meno. Non per questo diminuirà l'impegno nei confronti di Governo e Parlamento, le cui decisioni si appalesano come vitali per ciò che riguarda il futuro economico e sociale delle valli e per le sistemazioni definitive del territorio; il relativo programma delle opere a carattere definitivo sarà sottoposto al parere della competente Commissione prima di essere avviato ad esecuzione.
Ma l'azione della Regione non può essere soltanto quella di richiesta di risorse finanziarie allo Stato o di approntamento delle risposte più urgenti ed immediate. La Regione deve partire da questa rinnovata attenzione nei suoi confronti da parte delle comunità locali per riprendere una capacità politica di risposta complessiva ai problemi, per riacquistare un ruolo centrale nel governo del territorio e nel rapporto con Comuni e Comunità montane. E questo è certo un problema di finanziamenti, ma anche e soprattutto di autorevolezza nel dialogo con lo Stato, di capacità progettuale, di azione coordinata per progetti integrati.
Si è registrato come, nonostante la violenza delle avversità atmosferiche, le opere realizzate dalla Regione abbiano retto bene l'impatto, abbiano rappresentato una valida difesa: a dimostrare che gli interventi succedutisi in questi anni, attraverso le leggi regionali nn. 38 e 54 e quelle statali nn. 53 e 99, sono stati indirizzati verso opere utili a fini preventivi, idonee alla difesa degli abitanti, adeguate dal punto di vista tecnico, idraulico e geologico. Sappiamo che quando si verifica un'alluvione riprendono le polemiche tra chi sostiene essere la colpa tutta dell'uomo e chi sostiene essere tutta della forza incontrollabile della natura, tra chi dice essere la causa degli allagamenti le escavazioni e chi sostiene essere l'assenza di pulizia degli alvei e degli argini.
Le prime valutazioni ci dimostrano che l'evento atmosferico ha raggiunto punte del tutto imprevedibili, e che non erano pertanto prevedibili tutti gli effetti, ma ci indicano anche che l'uomo ha la sua parte di colpe. Al di là di una riflessione generale (da compiersi con serenità, ma in profondità) sullo stato della montagna e della collina depressa, sullo spopolamento (e viceversa sulla funzione di presidio svolta dal montanaro), sulle tecniche colturali, sull'indubbia trascuratezza nella manutenzione di quei microsistemi idraulici con i quali da sempre l'uomo ha protetto il territorio - per i quali occorrerà pensare a regolamentazioni che consentano ai Comuni di essere più vincolanti nei confronti dei privati che deve indurre la Regione a rimeditare le politiche per la montagna e ad irrobustirne gli interventi, si è registrata anche tanta trascuratezza e superficialità.
Come diversamente giudicare fabbricati civili e strutture aziendali costruiti a ridosso degli argini se non nell'alveo dei corsi d'acqua; come giudicare sbarramenti abusivi di rii a fine di irrigazione? Ancora, troppo spesso, la realizzazione di manufatti ed opere anche significative (aree attrezzate, complessi sportivi, arterie stradali ed autostradali) non tiene nel dovuto riguardo l'impatto sul sistema idraulico del territorio investito dall'intervento, avendo come unica preoccupazione il salvaguardare il manufatto stesso dalle acque piovane. Talora questi fatti hanno giocato un ruolo anche importante nella dinamica di certe esondazioni ed allagamenti.
Al proposito abbiamo già avviato una iniziativa nei confronti dell'ANAS e delle Società concessionarie di tronchi autostradali al fine di individuare corrette linee di comportamento e l'adozione di misure conseguenti, idonee a prevenire il verificarsi di analoghe situazioni.
Lo stesso dicasi per la pulizia degli alvei, tema ricorrente nei nostri ultimi incontri. Se è giusto che le escavazioni nei corsi d'acqua siano rigidamente controllate ed autorizzate entro un piano complessivo di bacino, va altresì detto che molte volte un falso ecologismo esasperato e totalizzante ha impedito anche la normale pulizia dei torrenti, con il risultato di avere corsi d'acqua pensili, alvei ingombrati da materiale litoide o da arbusti privi di alcun pregio botanico che obbligano l'acqua a sfogare la propria irruenza sui lati, rovindando così gli argini e le rive e quindi esondando. Anche su tutto ciò va fatta una riflessione corale che tenga conto di tutte le espressioni scientifiche e che eviti ogni forma di manicheismo.
Quello della sistemazione dei bacini dei corsi d'acqua è oggi un nodo cruciale. La Regione Piemonte ha a disposizione studi ed ipotesi progettuali definite, anche per alcuni dei corsi interessati dagli eventi calamitosi di agosto. La puntuale ripresa di tali proposte entro il Piano regionale di sviluppo e le richieste prioritarie al Fondo Investimenti e Occupazione (che vanno oggi a maggior ragione ribadite nei confronti del Governo nazionale) confermano la volontà della Regione di procedere in questa direzione che è di ricostruzione definitiva e di prevenzione. Il tema generale della difesa del suolo è da tempo alla nostra attenzione: siamo tra le poche Regioni che hanno un Servizio geologico con 23 dipendenti. Per questo abbiamo accolto con piacere la notizia della riproposizione del decreto legge sulla difesa del suolo, sia la volontà di rafforzare gli organismi tecnici centrali, sia per lo stanziamento di 650 miliardi, di cui parte per le Regioni. Riteniamo che entro questo quadro per il 1987 dovrebbero trovare risposte prioritarie per piani di bacino proprio le Regioni colpite da eventi calamitosi, quali il Piemonte. Anche su ciò non mancheremo di portare le nostre valutazioni all'attenzione del Parlamento.
Al Parlamento chiedevamo altresì che nella conversione in legge del D.L. n. 366/87, con cui si stanziano tra l'altro 70 miliardi per il pagamento di indennità ai lavoratori delle zone alluvionate di Sondrio Bolzano e Novara (come detto anche dall'on. Amato sabato scorso a Premia) si estenda il provvedimento anche alla zona dell'Alessandrino, sede di importanti aziende gravemente danneggiate dall'alluvione.
In sostanza, tutta la ricostruzione e il ridisegno delle infrastrutture pubbliche dovrà mirare a dare salvaguardia e stabilità a territori di montagna con caratteristiche uniche le cui risorse naturali hanno apportato grandi benefici anche alle aree metropolitane.
La Regione deve cioè provvedere alla ricostruzione con finalità di sviluppo economico-sociale e di riassetto del territorio, di propulsione delle produzioni industriali ed agricole, di potenziamento dei servizi nella salvaguardia del patrimonio culturale delle popolazioni in un quadro di sicurezza idrogeologica: forme specifiche potrebbero essere la formazione di organismi di volontariato, assistito dalla Regione per attività ambientali-territoriali, oppure la previsione di misure integrative del reddito a favore di chi vive ed opera in aree collocate a particolari quote altitudinali.
Questo quadro composto di azioni potrà delinearsi nei contorni e nel disegno solo nella misura in cui la Regione sarà capace di un ruolo - non inventato, ma conquistato sul campo - di coordinamento, di raccordo e di iniziativa. Il programma relativo dovrà tener conto delle istanze locali la sua attuazione e gestione dovrà essere attribuita alle Province, alle Comunità montane, ai Comuni interessati.
Obiettivo perseguibile nella misura in cui proseguirà il comportamento costruttivo ed unitario positivamente realizzato tra le diverse forze politiche e sociali.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Presidente e colleghi, la mia sarà una relazione molto più contenuta nel tempo e forse anche nella pregevolezza di quella del collega Mignone che è davvero approfondita e che, per aver partecipato ad alcuni incontri tiene conto di indicazioni e suggerimenti critici venuti dalle forze sociali e dagli amministratori locali delle zone colpite.
Danni a colture ed abbondanti precipitazioni del mese di agosto 1987 hanno provocato alle coltivazioni agricole, alle strutture aziendali ed alle infrastrutture rurali di vaste aree del Piemonte danni di rilevante consistenza.
L'evento calamitoso del 23-25 agosto è avvenuto a conclusione di una estate particolarmente siccitosa, caratterizzata, come è ormai purtroppo consuetudine nella nostra regione, da grandinate, con danni alle sole coltivazioni, in diverse zone, già delimitate con deliberazioni della Giunta regionale. Le piogge di fine agosto, eccezionali per durata ed intensità, hanno invece causato pluralità di danni come appresso sommariamente elencati: a) danni alle coltivazioni (mais, soia, barbabietola da zucchero ortive, foraggiere e vigneti) dovute in buona parte all'allagamento dei campi, all'asportazione di terreno agricolo ed in alcune zone all'azione congiunta di nubifragio e grandinata.
Dalle stime dei Servizi decentrati per l'agricoltura, che stanno definendo le proposte di delimitazione delle zone danneggiate risulta la seguente perdita di P.L.: Alessandria in 64 Comuni L. 7.500.000.000 Torino in 17 Comuni L. 2.800.000.000 Novara in 4 Comuni L. 560.000.000 Cuneo in 20 Comuni L. 3.500.000.000 Totale in 105 Comuni L. 14.360.000.000.
Per danni alle coltivazioni le provvidenze del Fondo di Solidarietà Nazionale (legge n. 590/81 art. 1, lett. b) e c), legge n. 198/85 art. 2) scattano quando l'azienda ha subito un danno superiore al 35% della produzione lorda vendibile globale esclusa quella zootecnica. Le provvidenze si concretizzano mediante ricostituzione dei capitali di conduzione, compreso il lavoro del coltivatore, a mezzo di: art.1, lett. b1) - prestito quinquennale a tasso agevolato (attualmente è pari al 2,50%, con abbuono del 40% del capitale mutuato.
art.1, lett. b2) - contributo in conto capitale, pari all'80% della spesa ritenuta ammissibile, e fino a L. 2.500.000 (elevabili a L. 8.000.000 per le aziende che abbiano subito danni agli impianti di protezione di colture specializzate).
Provvista dei capitali di esercizio mediante: art.1, lett. c) - prestito quinquennale a tasso agevolato (attualmente pari al 2,40% per i coltivatori diretti e del 4,35% per gli altri imprenditori agricoli).
b) Danni alle strutture fondiarie aziendali: Vengono segnalati danni alle strutture fondiarie aziendali, compresi macchinari agricoli ed impianti arborei segnatamente nelle province di: Alessandria L. 12.000.000.000 Novara L. 950.000.000 Totale L. 12.950.000.000.
Per la ricostruzione ed il ripristino di dette strutture la citata legge n. 198/85 all'art. 4, lett. d), prevede mutui decennali a tasso agevolato (2,20% per i coltivatori diretti e 3,05% per gli altri imprenditori agricoli) o contributi in conto capitale diversificati a seconda del tipo di azienda e dei soggetti beneficiari di importo medio sul 50-60% previsti dalla legge n. 590/81 art.1, lett. d).
c) Infrastrutture.
Le infrastrutture agricole sono quelle che più hanno patito del nubifragio del 24-25 agosto scorso, soprattutto per quanto concerne la viabilità minore (strade consorz.. Interpod. e vicin., ecc.) subendo l'azione di erosione dell'acqua, smottamenti, frane, allagamenti, ecc.
L'Assessorato regionale all'agricoltura sta procedendo alla constatazione dei danni, sulla base delle apposite segnalazioni che stanno tuttora giungendo.
A tutt'oggi per danni alle infrastrutture agricole (strade opere irrigue, acquedotti, opere di bonifica, ecc.) si possono constatare i seguenti dati: Provincia di Alessandria 95 Comuni L. 36.000.000.000 Provincia di Asti n. 29 Comuni L. 11.000.000.000 Provincia di Cuneo n. 19 Comuni L. 5.000.000.000 Provincia di Torino n. 17 Comuni L. 2.000.000.000 Provincia di Novara n. 4 Comuni L. 200.000.000 Provincia di Vercelli n. 3 Comuni L. 60.000.000 Totale Comuni n. 167 L. 54.260.000.000.
Per tali danni il Fondo di Solidarietà prevede il contributo a totale carico dell'Amministrazione per il ripristino delle opere, comprese quelle di bonifica.
Tutto è ovviamente condizionato dal riconoscimento dell'eccezionalità dell'evento anche da parte del Ministero dell'Agricoltura e del successivo riparto dei fondi alla Regione. Resta il problema dei tempi perché le procedure previste dalla legge possano venire espletate ed i fondi messi a disposizione dei soggetti interessati, che non hanno nella maggiore parte dei casi, essendo consorzi volontari, molti mezzi propri. Onde supplire a ciò la Giunta regionale ha predisposto il d.d.l., che è all'attenzione del Consiglio regionale per consentire tramite contributi alle Province ed alle Comunità montane il ripristino di quelle opere urgenti ed indifferibili che si rendono indispensabili per garantire la continuità dell'esercizio dell'infrastruttura stessa.
La tempestività dell'intervento dovrebbe essere assicurata dall'Ente locale presente nel territorio al quale verrebbe affidata la gestione dell'intervento, inviando successivamente alla Regione relazione e documentazione delle spese ammesse sostenute.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sulla necessità che venisse varato un provvedimento che dichiarasse gravi gli eventi calamitosi dell'agosto scorso e che delimitasse territorialmente i Comuni nell'ambito dei quali potranno e dovranno scattare le provvidenze previste dalla legge n. 38, non sussistono dubbi. La perplessità che è sorta in noi relativamente alla proposta della Giunta riguarda un aspetto che solo apparentemente è formale e accademico, ma che, come vedremo meglio, ha certi aspetti di sostanza.
Abbiamo rilevato che il provvedimento proposto all'approvazione del Consiglio è totalmente privo di motivazione. Mi si potrà obiettare che per quanto riguarda la declaranda gravità dell'evento non possono sussistere dubbi e che quindi questo aspetto è puramente e semplicemente formale. Pu essere così, però penso che, ai fini della perfezione del provvedimento nulla costi colmare questa lacuna richiamandosi a quanto notoriamente si è verificato, sulla scorta per di più delle relazioni degli uffici tecnici regionali e degli uffici del Genio civile, ovvero quei danni ingenti a beni pubblici e privati, quei dissesti a torrenti, a strade, a fondi rustici, a strade interpoderali.
Se le nostre censure si esaurissero unicamente sotto questo aspetto, il discorso sarebbe meramente formale e facilmente colmabile la lacuna; ma c'è un secondo aspetto che contiene incisive ragioni di sostanza a base della critica del totale difetto di motivazione della deliberazione.
Prima di venire al punto sostanziale apro una parentesi per mettere in evidenza che è principio generale che tutti i provvedimenti amministrativi sia pure succintamente e concisamente, devono essere motivati. Ritengo che su questa affermazione il nostro Gruppo possa trovare il consenso incondizionato del Gruppo liberale, il quale in data 31 luglio ha presentato la proposta di legge n. 286 che si intitola "Nuove norme in materia di procedimento amministrativo", che ho avuto occasione di leggere qualche ora fa dopo che la relazione di minoranza era già stata stesa.
All'art. 2 di questo provvedimento, che nelle sue linee essenziali è condivisibile, si propone testualmente al Consiglio che "ogni atto amministrativo deve essere motivato. La motivazione deve indicare i presupposti di fatto, le ragioni giuridiche essenziali che hanno determinato la decisione dell'Amministrazione in relazione alle risultanze dell'istruttoria". Mi riferisco ora al secondo punto della deliberazione laddove si procede a delimitare le zone sinistrate. A questo proposito penso che, sia pure succintamente, la Giunta avrebbe dovuto indicare nella deliberazione che andremo a votare il criterio oggettivo dal quale fare discendere le ragioni per cui un numero considerevole di Comuni delle province di Torino, Alessandria, Novara e Cuneo viene inserito fra le zone sinistrate. Il che non è di poco conto perché solo se e in quanto si è inseriti in queste zone scatterà il diritto per gli edifici pubblici e privati, per i restanti complessi immobiliari, per torrenti danneggiati, a ricevere le provvidenze previste dalla legge n. 38. Se non si vuole seguire la via di indicare un criterio oggettivo, mi sembra che quanto meno sempre ai fini di avere una motivazione sarebbe stato necessario, accanto ad ogni Comune indicato negli allegati, indicare a guisa di scheda in maniera estremamente concisa l'entità o quanto meno la qualità dei danni subiti.
Questo era necessario sotto il profilo giuridico-amministrativo della perfezione del provvedimento, ma era necessario per motivare il perch certi Comuni sono inclusi in questo elenco e soprattutto era necessario verso la collettività, quella che siamo andati a consultare, Premia e Ovada, proprio in ordine alle richieste e ai danni che, riferiti dai Sindaci, dai Presidenti delle Comunità montane, si riteneva essere stati subiti.
Al di là del perfezionismo giuridico-amministrativo penso ci sia una ragione, veramente pregnante e politica, di riguardo, di rispetto nei confronti dei consultati i quali devono poter sapere, attraverso la lettura del provvedimento finale, quali sono i criteri che la Regione ha seguito per includere certi Comuni e territori nelle aree sinistrate e per escluderne altri.
Per queste ragioni abbiamo molte perplessità - salvo che vengano proposti degli emendamenti per integrare questa inesistente motivazione ad esprimere assenso al provvedimento in concreto, anche se in astratto era doveroso, opportuno e necessario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Nessuno dubita ormai che siamo di fronte ad eventi gravi; l'Assessore ha ricordato che i danni in Piemonte ammontano ad oltre 400 miliardi.
Abbiamo già discusso ripetutamente di questi problemi nelle Commissioni con le comunità locali e con i rappresentanti del Governo.
Noi faremo solo alcune considerazioni generali perché rinviamo alle discussioni già avute nelle sedi istituzionali con le Comunità montane.
Quello che emerge è che gli eventi sono stati molto diversificati sul territorio, hanno avuto in Val d'Ossola, con propaggini verso la Val Sesia e l'alto Canavese, una caratteristica abbastanza diversa rispetto al basso Alessandrino e alcune zone del Cuneese.
La parte nord della Regione, come conferma la relazione dell'Assessore ha avuto punte di disastro veramente inusitate, con danni soprattutto ad opere pubbliche e ad infrastrutture; nella parte meridionale della regione probabilmente il danno è stato subito soprattutto dai privati, dal sistema irriguo che è a metà pubblico e a metà privato.
Anche nella parte nord della nostra Regione non tutto il territorio interessato alla calamità, come delimitato nella deliberazione, ha avuto la stessa intensità di danni. All'interno di questo territorio è fuor di dubbio e non è necessario essere tecnici, basta guardarsi attorno, che l'intensità maggiore si è avuta nella Valle Antigorio e Formazza, cioè in quattro Comuni e stranamente in un Comune che è fuori da questa Comunità montana, Pallanzeno. Ma non è così strano, perché abbiamo i dati dell'Istituto idrografico che confermano che lì c'è stata una particolare intensità di precipitazioni.
Le Commissioni hanno fatto i sopralluoghi nel nord e nel sud della regione. Gli incontri con gli amministratori hanno chiarito qual è stata la dinamica degli eventi e confermano come sia diversa l'intensità degli eventi alluvionali. A nostro modo di vedere occorre partire da questa constatazione per individuare l'azione della Regione. Ci sono priorità che stanno sicuramente sopra tutte le altre; dopo questa constatazione occorre assumere comportamenti e atti coerenti. Tornerò poi sull'argomento specifico.
Quello che è emerso nelle ultime ore è che forse si rendono necessarie ulteriori verifiche. Innanzitutto a me sembra che occorra rafforzare il ruolo dei tecnici. A fronte dei provvedimenti che andiamo ad assumere ci devono essere istruttorie tecniche molto motivate. Comprendiamo che nel giro di pochi giorni è difficile poter ricostruire il quadro generale degli eventi, che sono stati tanto diversi. Riteniamo però sia necessario probabilmente prima di arrivare all'adozione di provvedimenti definitivi un ulteriore controllo sulle prime valutazioni che sono state fatte. Parto dall'esempio concreto di uno dei cinque Comuni che ho indicato prima Pallanzeno. Sembra che emergano rischi incombenti per cifre che vanno ben oltre quelle indicate originariamente dal Servizio decentrato della difesa del suolo della Regione. I sopralluoghi di questi giorni, ma soprattutto di queste ultime ore, confermano questo dato. Se così è, evidentemente occorre un ripensamento complessivo per quanto riguarda la gestione della deliberazione.
Se è vero, come sembra confermato, che lo Stato mette a disposizione della Regione Piemonte 35 miliardi per i pronti interventi, occorre garantire la priorità vera negli interventi. Non è solo una nostra esigenza, visto che è gia stata manifestata ieri in Commissione dai colleghi Picco ed altri. Dobbiamo darci strumenti perché le zone maggiormente colpite non siano penalizzate dalla distribuzione delle provvidenze trasferite alla Regione Piemonte per le calamità del 24 e 25 agosto. Dico questo perché nella zona c'è un notevole sconcerto soprattutto tra gli amministratori delle zone maggiormente colpite, Pallanzeno e i quattro Comuni. Probabilmente questo deriva da una insufficiente informazione. Gli amministratori dicono che si sono trovati di fronte a modifiche di cifre inizialmente previste senza capire il perché. Io non so entrare nel merito di questi problemi. Ieri il responsabile della difesa del suolo della Provincia di Novara ha dato alcune risposte in Commissione.
Domani è indetta un'assemblea in uno di questi Comuni e questa mi pare l'occasione per la Giunta regionale per fornire l'informazione adeguata.
Gli eventi ancora una volta richiamano la necessità di carattere generale di un programma straordinario a salvaguardia della vita in montagna. Anche l'Assessore lo ha sottolineato. Purtroppo constatiamo ancora una volta come durante le varie feste della montagna tutti si stracciano le vesti nel dire che occorre impostare una politica coerente per mantenere l'uomo in montagna, però ben poco si è fatto. E' continua la denuncia dell'assenza di una politica nazionale per la montagna. La Regione, anche se non può supplire alla mancanza di una politica nazionale deve assumere un comportamento adeguato. La critica, emersa in tutte le consultazioni, è che nella nuova proposta di Piano di sviluppo è assente una proposta globale dell'azione della Regione verso la montagna.
Al di là del discorso di carattere generale, partendo dagli ultimi eventi alluvionali per quanto riguarda l'Ossola, si impone la predisposizione di un progetto pilota che sia di modello per il resto del Piemonte. E non pensiamo solo a grandi opere da inserire all'interno di questo progetto; ci sono altri tipi di interventi non eccessivamente costosi che la Regione può portare avanti, dando una risposta ai problemi dell'assetto idrogeologico e contestualmente una risposta, anche se limitata, ai problemi occupazionali. Per esempio la pulizia, come viene richiesta da parecchi studiosi del territorio e dagli amministratori locali, di rii e riali. Sul progetto pilota interverrà il Capogruppo. A noi sembra che questo progetto sia oggettivamente giustificato dall'eccezionalità degli eventi che da oltre un decennio colpiscono l'Ossola; non si possono nemmeno più considerare di carattere eccezionale perché sono diventati quasi di carattere ordinario. Inoltre esistono nella zona capacità tecniche e scientifiche, anche all'interno di strutture regionali, maturate sul posto; ci sono dati di conoscenza, c'è un quadro di riferimento che è un piano di bacino già predisposto, spesso ci sono progetti praticamente cantierabili; esiste infine un progetto Ossola che è stato elaborato dai Servizi della Regione e che è stato presentato al FIO per 56 miliardi di investimenti per l'assetto idrologico ed ambientale e che non è indicato tra le priorità. Il piano di bacino è uno dei sette avviati dalla Regione un decennio fa e ci sembra sia ad un buon livello di approfondimento, però attende di essere attuato. Occorre farlo; questa è del resto l'esigenza manifestata unanimemente dagli amministratori locali.
Sul piano di bacino mi permetto di fare un'osservazione. Alcuni sostengono che è un piano rimasto nel cassetto, ma probabilmente non è così. La Regione ed altri Enti hanno investito nella zona negli ultimi sette-otto anni cifre che, ai valori attuali, probabilmente superano i 250 300 miliardi.
Sono investimenti effettuati dall'ANAS, dalle ferrovie statali, dal Magistrato del Po per centinaia di miliardi. E' evidente che, in particolare per gli investimenti coordinati dalla Regione, si è tenuto presente come quadro di riferimento il piano di bacino, che indubbiamente andrà adeguato, ma che può essere considerato tuttora un riferimento valido. Per cui abbiamo un piano di bacino in gran parte attuato, che attende di essere completato. E' necessario che la Regione dia una priorità agli investimenti per poter attuare il piano che può diventare un progetto pilota. E' ormai una esigenza maturata proprio alla luce degli ultimi eventi alluvionali.
Sembra che perfino i Ministri vogliano muoversi in questa direzione come constatato nella riunione di Premia di sabato scorso. Prendiamo atto della loro volontà e delle loro intenzioni. Tutti dicono di voler affrontare seriamente l'emergenza, di predisporre la ricostruzione e poi di avviare un piano di sviluppo della zona. A me sembra che la Regione debba svolgere un suo ruolo preciso, è chiamata direttamente in causa. Una prima critica va fatta. Un anno fa abbiamo tenuto a Stresa un convegno attorno ad un progetto per lo sviluppo del Verbano - Cusio - Ossola. Si partiva dal II Piano di sviluppo, per integrarlo. Purtroppo dobbiamo constatare che dopo un anno poco è stato fatto. E' stato indubbiamente un errore perch molte indicazioni emerse in quel convegno, tra cui le nostre proposte possono dare risposta ai tanti problemi che affrontiamo oggi. Errore fu la mancata priorità per l'accesso al FIO del progetto redatto dalla Regione di sistemazione idrologica e ambientale dell'Ossola.
Noi abbiamo forti dubbi sulla impostazione della deliberazione: 180 comuni ci sembrano troppi; addirittura in una sola provincia ci sono 140 milioni di finanziamenti per 12 Comuni, una media di poco più di 10 milioni. Ci sembra che questa strada non sia produttiva, innanzitutto perché riteniamo importante la concentrazione degli interventi al fine di ottenere il massimo di efficacia e perché ci sembra che la deliberazione non faccia emergere l'ordine di priorità degli interventi, che deve essere legata al grado dell'intensità della calamità verificatasi. Non sottovalutiamo le argomentazioni che possono portare all'estensione del territorio colpito da grave calamità naturale, ma avremmo privilegiato la concentrazione degli interventi, altrimenti c'è il rischio che, con questo stemperamento, ad essere danneggiati siano i Comuni più colpiti, che così rischiano di essere danneggiati due volte dall'alluvione e dalla penalizzazione nel riparto delle provvidenze.
Qualche parlamentare si è chiesto cosa succederà a Roma. Vorremmo che arrivassero al Piemonte tante provvidenze, perché i problemi ci sono su tutto il territorio, però abbiamo dei dubbi e dei timori e le prime avvisaglie che abbiamo sentito ce li confermano. Alla Camera, quando si parla di calamità del Piemonte, alcuni autorevoli parlamentari piemontesi ci dicono che non ne sanno niente oppure arricciano il naso, forse perch per fortuna nostra, non ci sono stati morti e i mass media ne hanno parlato poco, e sicuramente perché non si conosce esattamente l'entità della calamità. Questa però è la situazione all'interno delle Camere. Ci si aggancia alla Valtellina e forse questa è la strada più breve, insieme all'ordinanza assunta dal Ministro Gaspari - che constatiamo con piacere aver continuato il suo iter - ma, come è stato detto in Commissione ci sono altre Regioni che sono in movimento, per esempio il Veneto; ci si muove per la Val Camonica e per altre Valli della Lombardia. La nostra preoccupazione è di poter licenziare un provvedimento che sia fortemente motivato altrimenti c'è il rischio che le Camere possano introdurre dei tagli indiscriminati o, come teme il nostro Capogruppo, si stralci addirittura il Piemonte magari insieme a proposte di altre Regioni dal provvedimento sulla Valtellina rischiando di complicare ulteriormente le cose.
Questi sono i motivi che ci rendono critici e dubbiosi sull'efficacia della deliberazione che è stata proposta dalla Giunta. Qualcuno in Commissione ha parlato di maggior rigore, di ripensamento su alcune posizioni.
Sono emerse dalle consultazioni con le comunità motivi di soddisfazione da parte nostra, come amministratori regionali. Innanzitutto si è detto che le opere eseguite dalla Regione dal 1978 in poi hanno resistito bene questa ci sembra la conferma positiva dell'attività della Regione. Positiva ci è sembrata anche la valutazione che le comunità danno sull'opera svolta in questa circostanza dai servizi e dagli uffici della Regione che insieme ai Comuni e alla popolazione si sono prodigati fin dall'inizio. Rimane aperto il problema del coordinamento degli interventi della Regione insieme agli interventi portati avanti da altri enti sul territorio. Il Consigliere Rossa diceva, e credo che abbia colto una parte della realtà, che da questi incontri forse emerge quasi un recupero della Regione come istituzione nei rapporti verso le comunità locali. Allora occorre agire con coerenza proprio per non inficiare il rapporto tra Regione ed istituzioni locali come sta forse accadendo anche per cattiva informazione. Qualche avvisaglia di questo deterioramento mi pare sia abbastanza consistente nell'Ossola, dove non ci sono solo le dimissioni perché i Sindaci non sono stati ricevuti dai Ministri, ma ci sono anche timori che non si porti avanti un rapporto serio tra i vari livelli istituzionali tra Stato Regione e comunità locali.
Secondo me ha agito bene il Presidente Beltrami a parlare con gli amministratori e ad invitarli a partecipare comunque alla riunione con i Ministri per esprimere le loro opinioni.
Occorre fare un passo in più, cioè assumere anche un atteggiamento coerente per consolidare questo rapporto tra Amministrazione regionale ed Enti locali. La moglie di Cesare deve essere al di sopra di ogni sospetto.
Credo che si possa rafforzare un rapporto tra Regione ed Enti locali con il massimo dell'informazione su quanto è avvenuto sulle decisioni assunte e su quanto la Regione ha intenzione di fare. In questo senso, dopo la riunione della Commissione abbiamo steso una proposta di ordine del giorno che proporremo ai Gruppi per giungere, se c'è l'accordo, ad una formulazione unitaria dello stesso ordine del giorno in cui al primo punto si mette in evidenza la necessità dell'informazione, per consolidare un rapporto costruttivo tra Regioni ed Enti locali. Nel secondo punto dell'ordine del giorno indichiamo la necessità, già emersa nelle Commissioni, che il progetto FIO finanzi prioritariamente gli interventi di sistemazione idrogeologica ed ambientale del "progetto Ossola"; proponiamo di affidare, ovunque sia possibile anche alla luce dell'esperienza fatta durante le precedenti alluvioni, la gestione delle opere pubbliche di pronto intervento e di sistemazione definitiva agli Enti locali, a partire dalle Comunità montane; indichiamo anche la necessità di provvedere in modo decentrato all'istruttoria degli atti amministrativi relativi alle opere pubbliche da realizzarsi nelle zone sinistrate, anche in questo caso partendo da un'esperienza già consolidata, e di potenziare il Centro operativo di Domodossola. L'Assessore ha già anticipato l'intenzione della Giunta di procedere in questo senso.
Nella riunione di Premia è emersa la necessità di operare perché il Servizio nazionale della Protezione Civile possa mettere a disposizione di quel territorio così vasto e disastrato, per il quale chiediamo questo progetto speciale, un elicottero, come del resto viene già fatto in parecchie vallate europee. Si tratta di un mezzo molto "leggero", non costoso. Ci sembra che il Ministro della Protezione Civile di fatto non si sia dimostrato contrario alla messa a disposizione dell'elicottero in modo permanente all'interno delle zone. Infine si indica nell'ordine del giorno, anche se non è compito diretto della Regione, se non a livello di coordinamento, la necessità di garantire collegamenti stabili con l'alta Val Formazza.
Mi sembra che il Consiglio regionale in questo modo dia anche una risposta a quanto unitariamente è emerso dagli incontri che il Consiglio ha avuto nella varie comunità.
A margine mi permetto di sollevare un problema di cui ho avuto informazione nelle ultime ore, che riguarda gli eventi non alluvionali, ma ben altrimenti disastrosi. Purtroppo ci sono state numerose vittime delle frane dell'agosto del 1985, purtroppo sempre in Val Formazza. Mi è stato detto, e chiedo conferma, che alle vittime non è stato dato alcun indennizzo per i danni. Per il rimborso dei danni sono avviate procedure legali verso la Provincia ed altri enti istituzionali, non c'è stato alcun contributo per i danni alle attività produttive, ad alberghi ed altre attività. Si parla di diverse centinaia di milioni di danni; per alcuni familiari delle vittime è stato un dramma perché non hanno nemmeno i mezzi di sostentamento. Sembra che ci sia (lo dico con beneficio d'inventario) un'unica provvidenza predisposta dalla Provincia di Novara a favore di una donna rimasta gravemente mutilata dagli eventi (20 milioni) e null'altro.
Anche questo è un problema da considerare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente, temo che sarò una voce fuori dal coro perché se non possiamo non trovarci d'accordo sulle lodi dell'Assessore Mignone al Servizio geologico, che in questa circostanza drammatica si è dimostrato totalmente all'altezza dei compiti, altri avvenimenti invece lasciano in sospeso alcune domande. Il discorso sulla protezione civile è stato iniziato in Piemonte anche da me fin dal febbraio scorso, in una serie di interrogazioni, quattro per la precisione, che non hanno mai ricevuto alcuna risposta. Con quella del 13 febbraio chiedevo come mai non era stato ancora scelto il responsabile del Servizio protezione civile e quando la Giunta sarebbe intervenuta per provvedervi. Con l'interrogazione del 24 febbraio chiedevo come mai, in mancanza del funzionario responsabile e nominato ufficialmente, ci fosse un funzionario regionale che firmava documenti qualificandosi invece come responsabile dell'ufficio protezione civile senza essere mai stato ufficialmente nominato. Anche a questa interrogazione non ho mai ricevuto risposta. Il 13 luglio, anche con un'interrogazione, chiedevo alla Giunta regionale perché aveva presentato e poi rinviato una deliberazione per il conferimento ad una persona dell'incarico di responsabile del Servizio di protezione civile. Come mai la Giunta regionale e l'Assessore competente non hanno ritenuto di fornire risposta ai quesiti che avevo posto con le interrogazioni precedenti? Chiedevo inoltre se rispondeva al vero che su quel funzionario esistevano comunicazioni giudiziarie. Anche quella interrogazione non ha mai avuto risposta.
Il 4 settembre, quindi abbastanza recentemente, ho presentato un'interrogazione per chiedere alla Giunta come mai in un momento così drammatico mancava un Servizio istituito per la protezione civile.
Leggo oggi pomeriggio che quella interrogazione ha avuto un riscontro su "Stampa Sera" dove il Capo gabinetto della Giunta risponde dicendo che il responsabile del Servizio, durante i mesi precedenti, aveva seguito le varie emergenze acqua, neve e frane, aveva viaggiato su e giù da Roma cercando di recuperare fondi, non aveva potuto godere delle ferie che gli spettavano dal 1986 ed era rientrato qualche giorno dopo. Mi chiedo che significato abbia un Servizio di protezione civile basato su tre persone mi pare un Servizio del tutto inefficiente, solo di facciata, quando invece dovrebbe operare e non soltanto dopo gli eventi che continuiamo a chiamare naturali.
Con l'esperienza che abbiamo ormai dovremmo anche capire le cause di eventi così drammatici, che non dipendono solo dalla pioggia, ma da un sacco di altri fattori dovuti anche al degrado ambientale. L'Assessore Mignone intende mantenere un funzionario, evidentemente a capo di questo Servizio per meriti (che avrà, anche se non ci credo) basati sulla sua esperienza per quanto riguarda l'ambiente? Se bisognava dargli una promozione si poteva scegliere un campo in cui aveva dimostrato di essere esperto, non sicuramente nel campo della protezione civile, visto che irresponsabilmente in quei giorni drammatici ha lasciato l'ufficio protezione civile totalmente vuoto. Non mi si venga a dire che era assente per ferie. Se si è capo di un Servizio d'emergenza credo che le ferie debbano comunque venire in secondo piano.
Quindi non abbiamo un Servizio di protezione civile. Arriverà l'inverno, lo sfruttamento selvaggio del territorio procede senza soste e avremo sempre più calamità. Vorrei pregare l'Assessore all'agricoltura Lombardi di non chiamarle calamità naturali, perché buona parte delle calamità si possono prevedere. Non a caso il Servizio geologico, che è potuto intervenire prontamente, è dotato di strumenti di informazione per cui, se fosse attivato e consultato più sovente forse potremmo anche prevedere di più, naturalmente con una protezione civile che funzioni.
Non vorrei essere una Cassandra, ma sappiamo che tutti gli anni in Italia si verificano disastri ambientali. Che senso ha avere un Servizio che risponde forse soltanto ad un'etichetta, ma che non ha nessuno realmente responsabile e capace di gestirlo?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente e colleghi, il Gruppo PRI ha presentato un documento per favorire l'apertura di un dibattito che, prendendo spunto da quanto è successo nell'Ossola e nell'Alessandrino, guardasse alle diverse problematiche con una prospettiva più ampia. Credo che l'assemblea debba discutere di questi eventi calamitosi non limitandosi a registrare i fatti ma ponendo in relazione le diverse posizioni e idee con gli strumenti propri dell'azione regionale. Il nord e il sud del Piemonte sono aree, come scrivono i geologi, caratterizzate da un rischio idrogeologico molto superiore; ci sono situazioni che presentano aspetti ben più allarmanti di quelli in Valtellina. In caso di disastri, come diceva Pezzana, non si potrà parlare di fatalità, in quanto già oggi è nota, metro per metro, la situazione delle valli subalpine e i diversi fenomeni franosi che sono in evoluzione.
La Regione è a conoscenza di queste situazioni e credo abbia fatto qualcosa com'è dimostrato dai programmi e dai progetti elaborati dalla Giunta. Nel Piano regionale di sviluppo sono previsti i progetti "Ossola" e "Piemonte foreste"; non solo, ma oltre a questi interventi sul territorio, in ordine alla prevenzione ed alla protezione civile ci sono i progetti per il sistema informativo territoriale, il raccordo degli archivi, ripreso anche nel piano pluriennale di attività e di spesa, è il progetto per il sistema integrato di rete radio-telefonica regionale con mezzi mobili di pronto soccorso.
Qualcosa si è fatto: ci sono progetti e programmi, quindi non è giusto dire che la montagna è stata trascurata. Tuttavia, per rendere operativi questi progetti e quindi per garantire la sicurezza delle popolazioni, è necessario attuare i programmi e i progetti esistenti reperendo le necessarie risorse finanziarie, che come tutti ben sappiamo sono oltre modo scarse nella Regione Piemonte. Si tratta quindi di dare attuazione a nuove politiche di bilancio, operando delle precise scelte, anche difficili occorre incidere su enti ed organismi non regionali che svolgono attività nel settore in questione, occorre razionalizzare e riorganizzare le politiche di intervento. Sono tre i punti complessi sui quali si è concentrata in questi giorni la nostra riflessione e che ci saremmo augurati - ma è un augurio vanificato visto l'andamento di questo dibattito avesse potuto essere condivisa o comunque valutata dalla Giunta e dal Consiglio regionale. Ci rendiamo invece conto che è di nessun interesse n della Giunta né di questo Consiglio regionale. Comunque, le nostre valutazioni le abbiamo fatte e, partendo dall'ultimo punto, che riguarda la razionalizzazione e la riorganizzazione delle politiche di intervento occorre creare preliminarmente un assetto generale che favorisca gli interventi preventivi regionali. E' comunque ancora più indispensabile recuperare in grandezza maggiore le risorse per questi investimenti. E poiché non possiamo attendere esclusivamente le provvidenze statali, siano esse eccezionali o normali, tra le quali non possiamo non mettere anche i fondi FIO, è necessario procedere a scelte interne al bilancio, ma anche a scelte prioritarie rispetto al Piano di sviluppo regionale, del quale si è parlato molto fuori dal Consiglio regionale e fuori dalle istituzioni, ma che troppo lentamente procede nell'esame da parte di questo Consiglio. Non è questa una critica nei confronti di alcuno, ma è una critica nei confronti delle norme che ci siamo dati per l'approvazione di questo progetto.
Nel Piano regionale troviamo i progetti "Ossola" e "Piemonte foreste" che dovevano ritenersi prioritari ancor prima degli interventi calamitosi del mese di agosto, quindi oggi non possono non ritenersi, se è possibile dirlo, prioritariamente prioritari.
Questa è una scelta che non riguarda, come troppe volte in polemica si è detto del Piano di sviluppo, la città o la provincia di Torino, è una scelta che può aiutare e non illudere gli alessandrini e gli ossolani affinché la loro vita e la loro economia non dipendano dall'assistenzialismo del pronto intervento che non risolve i problemi.
Attuando questi progetti, si aprirà anche una prospettiva occupazionale non indifferente direttamente legata ad opere ed interventi che miglioreranno sensibilmente un impianto tanto degradato e soprattutto tanto costoso quando bisogna intervenire a seguito di disastri.
Il secondo fronte a cui facevo riferimento è riferito alla concentrazione degli interventi; non mi riferisco soltanto agli interventi eccezionali, ma anche agli interventi ordinari dell'amministrazione.
Infine è urgente concertare con le altre istituzioni, lo Stato, ma anche le Province e i Comuni, interventi di tale complessità. A questo fine e abbiamo presentato un ordine del giorno a questo proposito sottoscritto anche dal Consigliere Ala - ci pare opportuno richiamare l'attenzione sulla figura del Magistrato del Po, organo dello Stato che in occasione di questi eventi ha importanti responsabilità.
Ma l'aspetto più significativo, politicamente rilevante, che ha formato oggetto dell'ordine del giorno presentato dal Gruppo PRI, si riferisce al primo fronte ovvero quello riferentesi a politiche e scelte difficili. Non si può non rilevare una grande scarsità di risorse legate alla prevenzione dei rischi naturali. Prevenzione non significa poter programmare, secondo un ordine di priorità, l'attività nelle zone di rischio, concentrando questi sforzi e le azioni relative su certe zone. A questo proposito si registra un incredibile squilibrio tra la spesa relativa alla prevenzione e quella relativa al pronto intervento. Lo squilibrio è evidentemente a favore di questa seconda spesa. Io l'ho fatto ed è un'operazione che consiglio a tutti i Consiglieri regionali, quella di guardare con più attenzione le deliberazioni relative all'attuazione della legge n. 38. Si ha la sensazione dell'assenza totale di una politica in questo settore.
Diversi mesi fa il Partito repubblicano presentò un'interrogazione per chiedere alla Giunta se non riteneva di stabilire dei criteri per l'attuazione della legge n. 38. Fummo accusati di non aver colto il senso di quella legge, che non può esserci programmazione nel pronto intervento il quale avviene in situazioni non programmabili. Nella relazione della legge n. 38, presentata da un Consigliere della minoranza, ma votata all'unanimità, è detto che, visto che il territorio piemontese è con una periodicità molto ravvicinata soggetto a fenomeni alluvionali, deve farsi strada accanto ad un ampio disegno di riassetto territoriale urbanistico l'idea di interventi specifici per la difesa del suolo, interventi non solo successivi all'evento, ma anche preventivi, soprattutto se collegati con le situazioni di incombente pericolo per la pubblica incolumità.
Questo è quanto si disse nel 1978 quando si approvò la legge n. 38 e proprio sulla base di quelle valutazioni, il Partito repubblicano ritenne e ritiene che l'attuazione di quella legge debba essere preventivamente programmata, non lasciata al puro caso, comunque attuata attraverso provvedimenti estemporanei.
Infatti l'esame delle deliberazioni di questi ultimi anni lascia un grande sconcerto. Condivido in grandissima misura l'intervento del Consigliere Biazzi e credo che volesse fare una critica al passato. La mia non vuole essere una polemica nei confronti di altre maggioranze o di altre Giunte, purtroppo è il modo di condurre e di gestire questa legge che accomuna le maggioranze e le Giunte degli ultimi anni. In questi ultimi anni ci sono stati molti interventi, anche di poche centinaia di migliaia di lire, alcuni anche a favore di privati. La sensazione che si aveva, come qualcuno ha ricordato, poteva essere raffigurata da un individuo che avendo un rubinetto che perde, anziché chiamare l'idraulico mette degli stracci per tamponarlo. Tale sensazione, dopo la lettura delle deliberazioni, ne esce rafforzata, non solo, ma in qualche caso si coglieva l'occasione della perdita del rubinetto per riparare lo specchio o per fare qualche altra cosa.
Tornando alle prospettive del pronto intervento, occorre che l'attuale squilibrio tra i due settori di spesa, pur tenendo conto delle scarsissime risorse per entrambi, venga senza indugio riequilibrato. La spesa suddivisa in una moltitudine di deliberazioni di fatto disperde le già scarse risorse finanziarie e vanifica ogni tipo di politica. A noi pare che 52 miliardi per il pronto intervento di fatto abbiano vanificato qualsiasi politica della prevenzione.
Il primo problema è come ritrovare una connessione tra il settore della prevenzione e il pronto intervento. La soluzione deve tener conto di una revisione delle leggi di competenza che oltre ad assicurare una più stretta connessione tra i settori assicuri trasparenza e chiarezza delle scelte di spesa. E' necessario inoltre completare il progetto di accorpamento delle deleghe assessorili avviato con l'ultima consultazione della maggioranza.
Siamo convinti che sia necessario unire il pronto intervento alla protezione civile e al servizio geologico.
Il Partito repubblicano ha apprezzato lo sforzo della Giunta e dell'Assessorato competente operato in occasione dei recenti eventi che hanno dato anche segni di un diverso approccio a quella legge, ma ritiene che questo sforzo debba essere prontamente portato a compimento. Questa è la ragione per cui il Partito repubblicano chiede con l'ordine del giorno che venga provvisoriamente sospesa l'erogazione di fondi ancora disponibili nella legge n. 38; i fondi che derivano dallo Stato riteniamo che possano seguire un'altra strada, anche se le osservazioni di Biazzi e le sue attenzioni sono fondate. Mi pare che l'ordine del giorno presentato anche dalla maggioranza si faccia carico di questa difficoltà. Noi abbiamo chiesto la sospensione immediata delle erogazioni di questi fondi al fine di utilizzare le scarse risorse disponibili nel capitolo di bilancio.
D'altronde il secondo comma dell'art. 9 della legge n. 38 affida alla Giunta l'approvazione dei programmi di intervento. Noi chiediamo che questi programmi vengano approvati successivamente dal Consiglio per un esame più complessivo che tenga conto della necessità e della priorità della prevenzione. Questo è il modo migliore per dare una risposta concreta alle comunità dell'Ossolano e dell'Alessandrino. Ogni altra soluzione che potesse essere proposta, noi crediamo possa avere vantaggi per qualcuno certamente non darà giusti vantaggi e benefici alle comunità che in questi mesi e in queste settimane sono state colpite dalle alluvioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente e colleghi, apprezzo l'intervento del collega Ferrara per l'impostazione che ha dato sulla questione che ci troviamo a discutere.
Come dobbiamo intervenire sul territorio per prevenire gli eventi e senza disperdere le risorse? Nel mio intervento mi soffermerò in particolare sulle due zone investite dal maltempo alla fine di agosto, la Val d'Ossola e l'Alessadrino, basandomi sui sopralluoghi che la II Commissione del Consiglio regionale ha svolto in quelle zone.
Prima di entrare nel merito mi si consenta di fare due annotazioni. La prima. Con l'arrivo del Ministro Remo Gaspari è subito frana anche in Piemonte, nel senso che in Val d'Ossola tale situazione ha indotto alle dimissioni, cosa gravissima, di otto Sindaci per il trattamento subito come abbiamo potuto apprendere direttamente da rappresentanti autorevolissimi del Governo. E' vero, non è solo colpa del Ministro Gaspari, infatti la frana l'hanno fatta Gaspari, il Vicepresidente del Consiglio Amato e il Ministro dei Lavori Pubblici De Rose.
Al di la delle battute, che si potrebbero moltiplicare a bizzeffe, sul Ministro Gaspari, di profonda insoddisfazione su come metodologicamente il Governo centrale si rapporta alle comunità locali, ho potuto registrare nei due incontri che abbiamo avuto con i Sindaci delle Comunità montane della Valle Ossola e dell'Alessandrino come effettivamente esista un'attenzione nuova rispetto ai compiti che ci vengono assegnati; una domanda più precisa e pressante a svolgere un ruolo effettivo di governo del territorio, un riconoscimento, di ruolo istituzionale che non sempre è meritato.
Quindi la prima annotazione è: come può il Governo centrale su questa materia continuare a voler governare il territorio attraverso i Prefetti.
In questa chiave è spiegabile il fatto che ai Sindaci verranno impartite direttive dalle autorità di governo nelle Province.
Se volessi proprio tracimare - come diceva il collega Nerviani - si potrebbe tirare in ballo la storia di Porto Azzurro su come ci si rapporta ormai alle autonomie locali e ai rappresentanti del popolo. Non volevo per disperdere l'acqua del mio ragionamento, ma arrivare alla seconda annotazione. Mi dispiace che non sia presente l'Assessore Mignone e che il banco della Giunta non sia al gran completo.
La seconda annotazione riguarda la tentazione, ancora una volta, di usare a pioggia le poche risorse che abbiamo a disposizione. Aggiungi questo, aggiungi quell'altro, aggiungi quell'altro ancora, la lista dei Comuni che ci è stata presentata è davvero molto grande rispetto alle risorse che possiamo movimentare. Allora si ritorna a quella che deve essere la filosofia di fondo che dovrebbe guidarci nell'affrontare questi aspetti.
In sostanza, condivido quanto dicevano i colleghi al riguardo e cioè che, alla luce delle valutazioni positive che abbiamo potuto registrare in qualche comunità locale sulle esperienze di intervento completo, non episodico, per opere di contenimento definitive, dovremmo indirizzare le risorse in interventi di bacino. In primo luogo occorre intervenire in Val d'Ossola e nell'Alessandrino sugli epicentri che il maltempo di fine agosto ha evidenziato.
Ho preso molti appunti dagli incontri che ho avuto con le comunità locali, non li ho ancora meditati del tutto, ma penso che qualcosa si possa leggere dalle osservazioni che venivano da quegli amministratori che conoscono più di noi il proprio territorio. Nell'Ovadese i Sindaci affermano che in questa vicenda si sono registrati danni superiori a quelli dell'alluvione del 1977 e anche superiori a quanto ha censito finora il Genio civile, danni determinati dalla scarsa manutenzione delle infrastrutture agricole; nella Val d'Ossola i Sindaci affermano che siamo in presenza di un innalzamento progressivo dei letti dei fiumi per l'erosione del terreno fertile dai costoni delle montagne e di esondazioni sempre più frequenti. Fra l'altro in Val d'Ossola l'attività di cava non è attrezzata di adeguate discariche dei fanghi di lavorazione, per cui tutto quello che rimane dell'attività estrattiva se lo porta via la pioggia alzando il letto del fiume con tutti i pericoli che conosciamo.
Non voglio diffondermi più di tanto su questi particolari, seppure siano gli aspetti che ci aiutano a comprendere i fenomeni più grandi.
Vorrei però concludere questo ragionamento abbozzato con un'osservazione. I colleghi che si sono recati in Val d'Ossola avranno sicuramente notato come il lago Maggiore, all'altezza di Baveno, non era azzurro, benché il cielo fosse sereno, ma marrone e non per il fango, ma per le tonnellate di legname che, tirato giù dalle montagne, è convogliato nei fiumi ed è finito nel lago. Tra l'altro le nostre esperienze empiriche ci dicono che questo legname che è stato sradicato e riportato a valle dall'impeto delle acque è stato fra le cause principali di molti danni. Per esempio, in Val d'Ossola ci sono i boschi più maltenuti della nostra Regione; in sostanza, da parte delle autorità preposte alla funzione forestale, non esiste un'attività mirata alla cura del territorio assegnato. Riguardo al problema specifico della funzione del Corpo forestale ho raccolto da numerosi amministratori molte osservazioni critiche. Si domandano in sostanza se è possibile che queste persone istituzionalmente preposte ad un compito ben preciso debbano ridursi, come progressivamente è successo, ad un ulteriore corpo di polizia vigilante anziché curare i boschi che sono sotto la loro responsabilità.
La situazione dei boschi mi fa entrare immediatamente nel merito di una proposta che voglio sottoporre all'attenzione dei colleghi e che evidentemente mi riserverò di formalizzare nelle forme più opportune.
Faremmo buona cosa forse se spendessimo le nostre risorse in maniera mirata, dando l'incarico a part-time ai valligiani, coordinati dagli organi territoriali o dal Corpo forestale, di curare i boschi, di ripulirli, di incanalare sin dai piccoli rii il corso delle acque. Il discorso sul corso delle acque chiama in causa la disciplina dei corsi principali. In Val d'Ossola, per esempio, o si riesce ad abbassare il letto del Toce, a ripulirlo, ad arginarlo nelle parti più a valle oppure tutti gli interventi che si faranno in quella zona avranno breve durata. Il discorso della disciplina del corso delle acque dei fiumi principali chiama in causa quanto è avvenuto anche nell'Alessandrino: i danni ad Ovada sono stati ingenti anche perché il corso dell'Orba è stato vieppiù ristretto, perché i Comuni hanno concesso licenze edilizie per costruire fin sull'argine che si stringe sino al punto che non esiste più lo spazio sufficiente per liberare, di fronte ad eventi più o meno eccezionali, la forza delle acque accumulate a monte. Sono responsabilità di programmazione del territorio ben precise, da cui non si può scappare. Faccio l'esempio di Ovada, ma ciascuno di noi potrebbe farne a decine. Impegnare i valligiani nella cura dei boschi è un modo per riavvicinare la gente alla montagna da cui troppo spesso è costretta a fuggire.
Per quanto riguarda l'Ossola, sottoporrò, riservandomi anche in questo caso di formalizzarla opportunamente, un'ulteriore proposta all'attenzione dei colleghi, quella di utilizzare i ristorni fiscali dei lavoratori frontalieri per opere di ripristino del territorio. Si tratta di qualche decina di miliardi. Sono risorse che appartengono alla comunità piemontese che ci ritornano per il sacrificio che tanti nostri concittadini compiono quotidianamente varcando la frontiera per andare a lavorare in Svizzera.
Pensiamo di poter far ritornare questo denaro in termini di opere pubbliche utilmente incanalate nelle zone da cui quelle stesse risorse provengono.
Penso infine che, se si vuole davvero intervenire con l'ottica di programmazione e di prevenzione, dobbiamo rafforzare il livello decentrato delle strutture in cui si articola il potere pubblico. Non posso non riportare in quest'aula la discussione in merito all'opportunità di rafforzare il Centro operativo di Domodossola ponendolo in relazione, ad esempio, con le Comunità montane. Gli amministratori locali ritengono che l'intervento possa essere guidato dai tecnici della Regione, ma debba essere gestito innanzitutto dalle comunità locali. In questo senso, sarà opportuno verificare se si tratterà di potenziare l'operatività tecnica del braccio regionale, certo non può esserci l'ottica del commissariamento mutuando cattivi esempi dall'autorità centrale.
Occorre provvedere ad un aspetto minimo, ma essenziale: realizzare una cartografia topografica su scala adeguata. Dalle ricerche che ho fatto risulta che non esiste, contrariamente ad altre Regioni a noi simili alcuna cartografia su scala 1:5.000 o 1:10.000 che, a giudizio dei tecnici pare essere uno strumento essenziale per poter conoscere davvero il territorio sin nei suoi particolari. In questo senso l'opera di programmazione territoriale potrebbe intervenire a ragion veduta.
Mi scuso per la frammentarietà del ragionamento portato. Le conclusioni cui ritengo di dover giungere sono che il Gruppo DP non ritiene adeguata la filosofia che supporta il lungo elenco di Comuni in calce alla deliberazione che ci è stata proposta. Mi asterrò dalla votazione perch ritengo che di emergenza in emergenza non si rovescia mai il principio su cui si opera in queste circostanze e si finisce per rendere in gran parte vano il lavoro di rincorsa degli eventi che ci troviamo a dovere fronteggiare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, il tempo che ho a disposizione è pochissimo per un impegno alle 19 ad Alessandria, desidero comunque portare l'apprezzamento del Gruppo socialista e mio personale per la deliberazione con cui viene proposta la richiesta di stato di calamità che risponde alle attese delle due zone colpite maggiormente, la Val d'Ossola e l'Alessandrino.
Sono anche grato al Presidente del Consiglio Viglione e alla Giunta regionale che tempestivamente hanno proposto al Consiglio regionale questa iniziativa.
Ci siamo trovati di fronte ad avversità di singolare portata ed eccezionalità. Occorre attuare una svolta recuperando in modo nuovo la politica del territorio. Quindi, superata l'emergenza insieme con gli Enti locali, occorrerà individuare gli interventi prioritari e i comportamenti utili per evitare che l'incuria dell'uomo procuri altri danni. Mi riservo di intervenire in occasione della discussione del Piano di sviluppo.
Oltre alla necessità di individuare la priorità degli interventi vi è l'esigenza di rivedere le strutture turistiche; sarebbe anche opportuno, ad esempio, costituire un fondo d'intervento.
Ci conforta il fatto che gli interventi realizzati dopo i danni alluvionali degli anni 1977 e 1978 hanno confermato la validità della politica avviata. Ora si tratta di proseguire in modo programmato verificando le necessità della forestazione, dei bacini, le competenze del Magistrato del Po, l'urbanistica. Occorrerà definire i rapporti con il Magistrato del Po, il suo ruolo nel contesto democratico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PRESIDENTE

PICCO



PRESIDENTE

Potrei riprendere tutte le considerazioni che si potrebbero fare in ordine ai problemi generali, però avendo sollecitato l'Assessorato, in occasione della discussione in Commissione, ad una certa metodologia sui rilevamenti, mi preme ribadire questa posizione anche in aula e giustificarne le ragioni.
La nostra posizione è favorevole rispetto alle delimitazioni proposte perché strumentali ad un certo uso delle leggi. Possiamo lamentare la metodologia dello strumento legislativo che abbiamo finora usato indipendentemente - come qualcuno ha detto - dal colore politico delle maggioranze.
Il problema che emerge in tutta evidenza e la connessione tra rilevazione del danno subito rispetto alla potenzialità del rischio che già esisteva a danno avvenuto. Sottolineo questo aspetto e chiedo all'Assessore Lombardi: possiamo continuare ad indennizzare colture di granoturco che stanno sotto gli alvei dei fiumi? Non vi è dubbio che essendo siti esondabili questi fenomeni continueranno a ripetersi. E' quindi opportuno che si tenga presente che anche rispetto all'uso delle risorse pubbliche esiste l'esigenza di un minimo di obiettività nel prospettare alcune soluzioni. Per quanto riguarda i territori montani è ovvio che vi siano potenzialità di smottamento, dovute anche a pennelli delle valanghe potenziali che il nostro Servizio geologico conosce; su questa e su altre situazioni similari non si può presumere di riperpetuare un riciclo di indennizzi pari a quelli che invece vengono riconosciuti in zone "a rischio", laddove ad esempio, come ho sottolineato, si devono comunque realizzare opere pubbliche. Se c'è una strada che deve passare in una zona "a rischio" è chiaro che probabilmente è stata fatta in quel posto perch non era possibile farla altrove.
Bisognerebbe riconsiderare tutta la posizione delle infrastrutture.
Evidenziando l'esigenza di una delimitazione delle zone "a rischio" che sia strumentale all'uso degli strumenti di indennizzo, sottolineo che in difetto ci ritroveremmo ogni volta a piangere sul latte versato e a fare considerazioni che, nella loro ovvietà, non risolvono alcun problema.
Quindi le ragioni dell'interesse che tutti i Gruppi manifestano, compresa la DC, alla deliberazione non sono solo attestate al dover rispondere, come è stato correttamente fatto dalla Giunta, agli adempimenti della Regione per indennizzare i soggetti danneggiati. Il fatto poi che un Comune risulti isolato nelle delimitazioni geografiche proposte non penso debba avere influenza negativa rispetto ad un Comune che invece si trova aggregato ad altri rispetto al danno; per l'applicazione con giustizia delle provvidenze previste è bene che questo Comune venga riconosciuto. Esiste semmai il problema di modificare, se lo riteniamo, l'uso degli strumenti.
Un'ultima considerazione la voglio fare su un problema che viene sollecitato nell'ordine del giorno e che noi abbiamo sottoscritto: è l'uso degli strumenti a dimensione territoriale. Se vogliamo invocarli, dobbiamo ritenerli strettamente connessi agli strumenti della programmazione. Se non sono sostanziati da capacità di definire risorse economiche, la denuncia puntuale di tutte le emergenze nelle zone "a rischio" non dà valenza di gestione agli strumenti di programmazione. E' questo l'appunto ai due Piani di sviluppo che hanno partorito e gestito le Amministrazioni regionali di sinistra che non sono riuscite a dare contenuto amministrativo e quindi capacità di riserva di risorse finanziarie ad alcuni progetti obiettivo indicati in quei piani. Oggi ci ritroviamo a riproporre l'ipotesi del progetto A e del progetto B, che non vorrei si riducessero al rischio dell'inutilità quali probabilmente saranno i piani paesistici. Dico questo perché siamo troppo abituati a considerare esaustiva, rispetto alla soluzione del problema, l'individuazione del problema stesso e la denuncia di una certa emergenza; questo non è sufficiente. La programmazione e quindi l'indirizzo della gestione di risorse da parte della Regione hanno un senso nella misura in cui, individuato l'obiettivo, si definisce anche solo in termini sommari qual è l'ordine di grandezza delle risorse che vi debbono essere destinate. Ciò vale anche per il futuro progetto dell'area Po.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, per raggiungere Val Formazza abbiamo impiegato sei ore, quindi abbiamo iniziato in quel modo. Agli eventi calamitosi di solito si accompagna una frana di parole che non portano a nulla. Ho come una piccola bibliografia di ciò che è stato pubblicato negli ultimi anni sulla necessità di una politica di prevenzione e di interventi che vadano al di là dell'emergenza e che tengano conto delle caratteristiche morfologiche del nostro territorio. In questi articoli c'è già scritto tutto, da parte dei Ministri, dei Sottosegretari, dei Sindaci, da parte dei democristiani dei comunisti, dei verdi e dei missini.
Mi soffermerò invece sull'elemento nuovo comparso nel dibattito e ripreso dall'Assessore Mignone, elemento che proviene da quel laboratorio di difesa dell'ambiente che è la provincia di Alessandria, laddove si sostiene che le alluvioni sono causate dagli ambientalisti. Questo è l'unico elemento nuovo nella eziologia delle frane; si sapeva tutto, ma in provincia di Alessandria è nata questa nuova interpretazione.



BRIZIO Gian Paolo

Leggi cosa dice dei neoambientalisti.



ALA Nemesio

Caro Brizio, pensa che il Ministro Gaspari di ambiente ha cominciato ad occuparsene da quindici o venti giorni. E se non altro, il Ministro Gaspari non è responsabile delle frane perché sono successe prima che lui diventasse Ministro.
L'unico elemento nuovo è dunque il tentativo di occultare in maniera maldestra le cause reali e non naturali che stanno alla base di questi avvenimenti. Su questo aspetto già si è soffermato il collega Pezzana.
Quello che non è naturale sono le conseguenze degli eventi chiamati meteorici (per rifarsi al termine usato dai geologi nelle relazioni ufficiali), conseguenze in gran parte aiutate ed incentivate dall'attività umana, dalla negligenza e dall'escavazione in alveo. Sono stati segnalati alcuni sbarramenti abusivi: si possono riparare i danni, ma nello stesso tempo bisogna attuare i necessari meccanismi di rivalsa. Sugli interventi e sulle costruzioni in alveo esistono o non esistono i piani regolatori, il CUR. la legge n. 56, la legge n. 27 sul vincolo idrogeologico? Se tutto questo non viene messo in pratica, gli stessi Sindaci un giorno concedono una licenza edilizia e il giorno dopo piangono perché ci è passata sopra e dentro l'acqua. Quando parliamo di pagare i danni, dobbiamo parlare anche di quelli delle industrie di Ovada che sorgevano in alveo? Questo dobbiamo chiarirlo.
Vi è un altro argomento che mi preoccupa che riguarda il Magistrato del Po che sta diventando il benemerito dell'ambiente, come si legge su alcuni giornali. L'atteggiamento più dissennato nei confronti del territorio piemontese consiste nel pensare che i fiumi debbano diventare canali.
Questo problema riguarda soprattutto la provincia di Alessandria dove in certe zone i fiumi sembrano aver bisogno di una maggior quantità di cemento a seconda delle industrie e degli interessi che sorgono sulle loro rive.
Non si pensa che il fiume non è un organismo vivente ed è naturale che cresca e che si allarghi, ma se lo si vuole trasformare in un canale, la velocità dell'acqua aumenta e prima o poi l'acqua strariperà. Non si pu sostenere che straripa perché proprio lì "Italia nostra" o la "Lega ambiente" o il "WWF" di Casale, di Valenza o di Acqui sono riusciti con una difficile opera di sensibilizzazione e rivolgendosi alla Magistratura a far sì che non tutto il fiume venisse trasformato in un canale. Questo, invece è quanto sostanzialmente viene detto e scritto ad Alessandria. Quando si comincia a pensare che i fiumi siano dei canali discendono gli altri errori. Per questo non posso che essere d'accordo con il collega Ferrara e con la necessità che da parte nostra sugli interventi del Magistrato del Po si vada a fare chiarezza. Da un lato, rispetto alla legge n. 431/85 e al sovrano disprezzo che di questa legge manifestano alcuni enti dello Stato e dall'altro in merito al comportamento del Magistrato del Po, reso ancor più grave dal totale disinteresse a raccordarsi con la Regione e con altri enti territoriali per la predisposizione di opere di arginatura e di regolamentazione dei fiumi. Ha fatto tutto da solo. Ed il problema consiste anche nel raccordo tra quelle acque che sono rimaste di competenza regionale e le acque di competenza del Magistrato del Po.
Vorrei richiamare l'attenzione su un altro aspetto. Si parla di danni e di ricostruzione. Non ho capito se si deve ricostruire tutto. A me non pare assolutamente logico sostenere che tutto quello che è stato distrutto vada ricostruito. Alcune opere non occorre ricostruirle perché si tratterebbe soltanto di un coazione a ripetere all'infinito gli errori. Alcune opere non erano necessarie allora e non sono necessarie ora e parlo soprattutto di interventi legati alla regimentazione dei corsi d'acqua. Quindi, non ricostruire tutto per principio.
Mi chiedo poi chi gestirà la ricostruzione perché molte volte le opere di ricostruzione, dopo le calamità, possono creare più danni di quelli già causati. Il richiamo al Magistrato del Po è importante. Esistono delle logiche che prevedono una enfasi proprio sulla regimentazione dei fiumi e su altre procedure di questo genere che magari, non nell'immediato, ma nel futuro - ed è sui lunghi periodi che dobbiamo riflettere risulterebbero peggiori della situazione esistente.Non è possibile ragionare Comune per Comune, chilometro per chilometro di argine, elencare i danni e ricostruire; si deve uscire da questa logica per entrare nella logica di bacino e di vasto raggio. Non è detto che il dissesto idrogeologico sia solo un problema di specifici Comuni. Le situazioni a rischio possono originarsi molti chilometri a monte e spesso le alluvioni a valle possono essere il risultato di situazioni profondamente dissestate che si trovano a chilometri di distanza. Tutto questo è da sottoporre all'attenzione della nostra attività regionale che non può limitarsi alla gestione dell'emergenza, che invece pare interessare i Sindaci di molte comunità locali. Non è in primo luogo un problema di denaro, è un problema di politica molto complesso. Ad esempio: il turismo è prioritario rispetto alla tutela del territorio, quando questi due aspetti sono tra di loro contraddittori? E' prioritaria l'idolatria delle strade (non parlo della strada della Val Formazza che è fondamentale ed importante) rispetto alla tutela del territorio? Le parole sono state dette tutte, anche le mie non sono altro che riciclaggio di luoghi comuni.
Se non vi è un'attività di salvaguardia in merito al dissesto idrogeologico, ci limiteremo a calcolare i millimetri di pioggia, a constatare che è piovuto tanto e che la colpa è del Governo o del Padre eterno.
Rispetto alla deliberazione predisposta dalla Giunta regionale, non posso che fare mie le considerazioni dei colleghi Biazzi e Majorino. Di fronte al ripetersi di questi eventi ed alla loro enorme estensione su vaste zone del territorio nazionale, non è possibile continuare con leggi speciali e con finanziamenti per le ricostruzioni; questi debbono esserci ma su zone ed aree limitate. Come Consigliere regionale, devo essere messo in condizione di valutare le situazioni Comune per Comune; purtroppo questo non è possibile, pertanto sono perplesso di fronte all'inserimento di alcuni Comuni. L'evento può essere definito grave se è circoscritto con estrema precisione. Ripeto, di leggi speciali ne facciamo una ogni due anni. Forse è meglio cambiare metodo e discutere sul Magistrato del Po e sul vincolo idrogeologico, anche perché sui bollettini vi sono soltanto deliberazioni di Giunta per autorizzare opere in zone sottoposte a vincolo idrogeologico e ce n'è quasi nessuna che imponga divieti; se non vi è una mappa seria delle zone dove si è costruito in aree esondabili, se non vi è un intervento serio che impedisca tali edificazioni, se si pensa soltanto ad un'altra legge speciale, si finisce con il ragionare esclusivamente di contributi e nei Comuni le domande lievitano una dopo l'altra per una propensione a sfruttare l'emergenza che a me pare uno degli aspetti più tragici della nostra comunità regionale. Invito l'Assessore e la Giunta a stare attenti perché considero che una comunità regionale debba essere rigorosa perché non si possono chiedere dei contributi per eventi o interventi che, per quanto importanti, non sono legati ad un evento calamitoso. Altrimenti il dissesto idrogeologico diventa una farsa, un modo per chiedere dei soldi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, il Gruppo liberale esprime apprezzamento per il metodo e per il risultato del lavoro della Giunta che ci viene sottoposto come proposta di deliberazione.
Mi sembrano ingenerose e in qualche misura fuorvianti alcune riserve fatte, che formalmente possono anche essere affascinanti, ma che oggettivamente non hanno alcuna giustificazione.
L'individuazione di aree significa semplicemente verifica di due condizioni: che vi è stato un evento naturale che per le sue caratteristiche è da considerarsi grave e che ha determinato un danno.
Un'area che sia stata investita da un fenomeno che presenta queste due caratteristiche ha il diritto di essere inserita all'interno dell'area rispetto alla quale scatteranno alcune provvidenze. Non si capisce quindi quale altro criterio poteva avere la Giunta se non la verifica che le due fattispecie previste dalla legge si siano concretizzate. Certo, tutti abbiamo fatto opposizione in vita nostra, noi liberali soprattutto e per molto tempo. L'imputazione dell'uso a pioggia delle risorse e di clientelismo, più o meno esplicitato, è un'accusa facile. Esiste un linguaggio, un vocabolario e una letteratura che possiamo utilizzare con grande facilità, nella specie però mi pare che la Giunta non sia ancora suscettibile di questo tipo di censura. Si tratta di una delimitazione all'interno della quale scattano i diritti dei beneficiari degli interventi risarcitori ad avere risarcimenti, qualora si verifichino le condizioni di legge. Esistono probabilmente dei margini di discrezionalità, e quindi di governo, che competono alla Giunta.
Su questo dobbiamo fare chiarezza. Il risarcimento del danno al privato, quando si verificano le condizioni, e il diritto all'ente pubblico di avere la ricostruzione e il risarcimento del manufatto distrutto o danneggiato, sono diritti che prescindono dalla capacità di governo della Giunta. La capacità di governo della Giunta probabilmente si articolerà nella capacità di colloquio con le comunità locali affinché le risorse risarcitorie che arrivano per questi titoli vengano utilizzate in termini non solo risarcitori, ma magari preventivi. Non si può fare in questo momento questo tipo di analisi e quindi di predisposizione di elementi di motivazione come richiesto; sarà un atto di raffinatezza politica - e l'ordine del giorno presentato ci trova consenzienti - che dovrà sperimentare la Giunta regionale, avendo però ben presenti i limiti rigorosi all'interno dei quali si muove la discrezionalità regionale. La Regione può fare un'opera di sensibilizzazione affinché le risorse rispetto alle quali i destinatari maturano dei diritti, con l'avvio della procedura vengano utilizzate in termini più razionali rispetto all'oggetto che è stato danneggiato o distrutto. In Commissione abbiamo individuato alcuni criteri che dovrebbero presiedere a questa opera di sollecitazione e di pungolo da parte della Regione. Tra questi criteri c'è in particolare quello di Picco che, guarda caso, ha trovato immediatamente forti resistenze; è in sostanza quel criterio secondo il quale si dovrebbero individuare le situazioni a rischio rispetto alle quali conferire il massimo di risorse, non per volontà regionale, ma come obiettivo regionale con il concorso delle volontà dei soggetti titolari del diritto, cioè degli Enti locali. Quello indicato da Picco è un tipo di obiettivo che ci trova totalmente consenzienti.
Il Consigliere Ala si è rammaricato di alcuni giudizi emessi sugli ambientalisti. La nostra forza politica riconosce gli ambientalisti come portatori di un'attenzione e di una preoccupazione che li fa meritori dei molti risultati politici che si sono avviati, quindi va agli ambientalisti il riconoscimento di tutta la classe politica. Detto questo, occorre per dire che taluni ambientalisti, dopo aver acquistato la tessera di una certa associazione, praticano il dilettantismo, il pressapochismo e l'allarmismo di modo che abbiamo in questa stessa sede sentito due accuse esattamente uguali e contrarie. Si dice che i letti dei torrenti e dei fiumi salgono perché sono pieni di terra fertile che arriva dalla montagna. Chiunque si interessi di questi problemi sa che la terra, prima di arrivare al letto del fiume, diventa sabbia, ghiaia, limo, ma i corsi d'acqua alpini non conoscono la terra fertile, l'humus come sottofondo. Si dice quindi che bisogna impedire che salgano i letti dei fiumi e dei torrenti. D'altra parte ci è stato detto che la colpa di tutto quanto accade sta nel fatto che si drenano i torrenti.
Oggi abbiamo avuto la prova che attorno a queste problematiche c'è molto pressapochismo, grande voglia di fare e di dire, ma probabilmente occorre avere l'umiltà di pronunciarsi solo quando le questioni hanno fondamento scientifico.
Per quanto riguarda gli alberi, caro collega, per anni ho sentito dire che occorre piantare i pioppi lungo le sponde dei fiumi per rassodarle qualche anno dopo si diceva invece che occorre togliere i pioppi perch cadendo ostruivano i fiumi! Vorrei che qualcuno ci dicesse una volta per tutte se è opportuno piantare i pioppi oppure no, dove si possano piantare quando si può drenare e raccogliere gli inerti.
Riteniamo che occorre investire molto soprattutto sulla capacità di conoscere per poter conseguentemente deliberare ma, attenzione, senza enfatizzare.
Ho sentito fare lodi sperticate nei confronti di alcuni Servizi, non vorrei che tali lodi siano riservate a quei Servizi che si specializzano nel dire alcune cose e non vengano estese a quelli che ritengono più serio non dirle. Se ben ricordate, avevo imprudentemente presentato un'interrogazione con la quale chiedevo se era vero che la galleria di Serlaut, in Valle di Susa, slittava a valle di 10 cm all'anno. L'Assessore competente mi rispose che erano tutte fandonie. Quelle fandonie, però, le avevo apprese da funzionari regionali, probabilmente proprio gli stessi che hanno steso la relazione per l'Assessore! Il governo di questi fenomeni e di questo processo non viene dalla forza delle istituzioni, ma dalla conoscenza. Difficilmente avremo dei compiti istituzionali diversi, difficilmente riusciremo a scalzare i Prefetti, probabilmente li metteremo nella necessità di riconoscere la capacità di governo della Regione su questo tema per i suoi approfondimenti culturali e conoscenze tecniche. Suggerirei alla Regione di investire fortemente nel settore dell'intelligenza senza però farsi prendere dall'innamoramento di alcune mode. Ho sentito dissertare tra le competenze del Magistrato del Po e le competenze della Regione. Proprio alla confluenza di queste due competenze nascono le alluvioni; anche il Padre eterno potrebbe essere chiamato in causa e dobbiamo avere l'umiltà di riconoscerlo. Avere questa umiltà non significa abbassare la guardia, ma significa rendersi conto che queste cose non sono riconducibili ad argomentazioni di moda, ma hanno la loro ragione nel tempo, hanno le loro cause nelle trasformazioni socio-economiche della società.
Si è parlato di turismo e di ambiente; a mio modo di vedere, sono due realtà che debbono e possono convivere e probabilmente creano le condizioni per mantenere l'equilibrio in montagna. Se finisce il turismo in montagna con le sue esigenze di intervento sul territorio, la montagna viene abbandonata. La montagna viene abbandonata perché la montagna non è quella che si vede nelle cartoline, è qualcosa di diverso. L'equilibrio al quale fanno riferimento gli amici ecologici è l'equilibrio della povertà, della miseria; la gente di montagna quel tipo di equilibrio pagato con le fatiche, con la miseria e con la fame non ce lo garantisce più.
Dall'equilibrio artificiale dei nostri nonni si tornerà ad un equilibrio naturale che è quello del ritorno alla montagna e alle leggi della natura.
Certo, questa fase comporterà degli impatti e dei rischi, ma è un processo socio-economico che si è avviato nella nostra generazione e che in una qualche misura la nostra generazione deve governare e pagare. Non possiamo continuare a ragionare come se queste questioni fossero riconducibili soltanto a fenomeni di carattere negativo dal punto di vista della storia della società. Ritengo che la collettività debba essere orgogliosa per essere riuscita a dare a centinaia di migliaia di cittadini, in particolare a coloro che vivevano di fame e di fatica in montagna, condizioni di vita diverse.
Il nostro Gruppo ritiene che la Regione debba investire molto nella prevenzione in senso lato. Quando è avvenuto nel sistema del management regionale ci dice che i risultati più immediati, non solo in termini oggettivi, ma anche in termini politici, li abbiamo ottenuti laddove abbiamo investito sull'intelligenza portando a casa una classe manageriale in grado di governare i processi. Ritengo che questa sia la strada sulla quale ci si deve muovere.
L'ordine del giorno presentato dal Gruppo comunista per larga parte mi trova consenziente anche se ha alcune enfatizzazioni improprie, per esempio, la contestualità del rapporto tra Giunta, Commissione ed Enti locali. Sono due tipi di rapporti da avviare in tempi stretti e con il massimo di contestualità, ma che evidentemente devono essere governati dalla Giunta anche temporalmente.
Il Gruppo liberale è contrario alla tendenza, che è anche emersa in Commissione a proposito di altre questioni, di cogliere queste occasioni per mantenere o creare sul territorio un decentramento regionale giustificato dalle emergenze. Pensiamo che si debba immaginare un sistema di uffici regionali in grado di muoversi sul territorio, ma non collocato nel territorio, perché se creiamo un sistema consolidato ed istituzionalizzato sul territorio, alla luce di emergenze che statisticamente non si ripeteranno almeno in questa legislatura, lasciamo scoperte aree a rischio, magari anche solo per le regole statistiche e creiamo un passaggio dal quale sarebbe difficile tornare indietro. Noi immaginiamo, invece, un territorio organizzato sul quale il sistema dei servizi regionali si muove e ha i suoi riferimenti minimali.
Un'ultima annotazione al richiamo all'elicottero fatto dall'estensore dell'ordine del giorno, richiamo che mi sembra improprio e non opportuno con l'individuazione di un'area precisa. L'elicottero che deve intervenire in situazioni di emergenza in montagna deve essere molto sofisticato, più sicuro, più costoso e di più difficile manovrabilità. Sono d'accordo nel sottoscrivere questo auspicio e questa esigenza, ma immaginando un quadrante operativo che comprenda le aree sulle quali ragioniamo. A livello regionale sono in fase di avvio alcune iniziative tendenti a garantire sul piano della sicurezza le popolazioni montane, le quali individuano dei quadranti operativi. Le questioni localistiche e il campanilismo non devono prevalere rispetto alle esigenze di organizzare un servizio in termini razionali, rispettosi delle esigenze del territorio.
Pertanto suggerirei di modificare questa parte dell'ordine del giorno nel senso che la richiesta di "un sistema di protezione civile a mezzo elicottero" sia in grado di garantire quelle aree. Sarei molto preoccupato che si approvasse un ordine del giorno così definito perché il giorno dopo sorgerebbero analoghe richieste da parte di tutta una serie di soggetti.
Noi dobbiamo invece ragionare per organizzare un sistema di tutela e di protezione civile anche attraverso l'elicottero, che faccia per riferimento ad un sistema di quadranti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente e colleghi, ho apprezzato gli argomenti dei vari Gruppi sulla esigenza di dare una svolta al procedere classico e peraltro stantio che registriamo tristemente all'indomani di alluvioni o di frane in Italia. In questo dibattito sono emerse molte riflessioni giuste ed interessanti e la disponibilità a ragionare. Concordo con il Consigliere Marchini sulla necessità di accoppiare questi ragionamenti con il lavoro concreto della scienza e della cultura.
Il Gruppo comunista sta elaborando una proposta sulla quale spera di trovare la disponibilità degli altri Gruppi. E' opportuno stringere i tempi, operare con comportamenti e atti nella direzione di una svolta che è matura ormai nelle coscienze dei cittadini rispetto ad uno scenario ripetitivo di frane, di distruzione, di lamentele spesso anche eccessive.
E' vero che a volte si ignora la portata degli eventi naturali ed è pur vero che l'ingenerosità talvolta è motivata dal fatto che neanche gli strumenti messi in atto hanno operatività ed incisività, anche quando i Ministri sono persone guardate con rispetto, come l'attuale Ministro alla Protezione Civile. Credo che si debba prevedere un programma straordinario di respiro poliennale per la salvaguardia dell'ambiente e della vita di tutto l'arco montuoso piemontese. Programma straordinario indicato nel documento sul Piano di sviluppo che ha prodotto il Gruppo comunista e che è di rottura rispetto agli schemi del passato. In quel documento ci siamo soffermati sulle priorità politiche e sui comportamenti delle istituzioni abbiamo parlato di progetti classicamente intesi e di un insieme di progetti e di azioni persuasive e dissuasive per indurre, attraverso un'azione amministrativa ed istituzionale, ma anche politica e culturale, a comportamenti diversi in un momento in cui l'attuale meccanismo di sviluppo e la sua concreta applicazione stanno mostrando clamorosamente la corda.
Il programma straordinario che abbiamo in mente e che vorremmo fosse un terreno di lavoro, con gli altri Gruppi, è costituito di progetti, di leggi e anche di atti amministrativi e di comportamenti sull'inquinamento e sui danni atmosferici. La questione ambientale è prioritaria, non è possibile considerare l'ambiente staccato dal governo del territorio. Bisogna unificare le competenze. Per esempio, sulla formazione della Giunta abbiamo proposto un unico Assessorato per la pianificazione territoriale e per l'ambiente. Se l'ambiente è prioritario deve essere la prima cartina di lettura dell'intervento territoriale; non si possono decidere strade ed infrastrutture e poi relegare l'ambiente in una competenza laterale con il rischio di varare leggi irrilevanti (fiori, funghi, ecc.). Questa è la prima considerazione fondamentale da fare.
L'altro punto importante l'ha accennato il Consigliere Picco ed è la verifica da attuare sui piani regolatori sia nei termini delle loro previsioni sia nei termini già fatti. Abbiamo una legge regionale importante - e sono contento di poterlo dire la legge n. 56 con i suoi presupposti fondamentali, la sua filosofia e le sue precise prescrizioni per esempio, la relazione geologica obbligatoria per ogni piano regolatore.
Quella fu davvero un'innovazione coraggiosa che antivedeva. La legge n. 56 è stata troppo criticata, ma per fortuna è rimasta nella sua struttura fondamentale e auspico che la Giunta non voglia metterci le mani. Questa legge ha prodotto molti piani regolatori, ma sappiamo che il suo limite è nella visione separata di ogni piano regolatore. Manca una griglia, una fotografia e una lettura comparata del territorio tale da permettere di verificare se per esempio il geologo o l'architetto hanno deciso cose sbagliate in un certo territorio. C'è una verifica della viabilità. Non passa in maniera indolore questa scelta. Passa attraverso la priorità delle risorse e la priorità delle scelte. Per esempio, la teoria delle strade in montagna non è solo maleficamente da attribuire ai signori dell'asfalto, ma è anche da attribuire ad una diffusa esigenza. E' il caso o no di proporre alternative a strade asfaltate, che diventano canali, rispetto a strade costruite in maniera diversa, è il caso di non proporre del tutto la strada? E' più importante tutelare un paesaggio impedendo la funivia e la strada o è più importante tutelare la montagna e l'insediamento abitativo? La Valle di Susa e la Valle Ossola sono interessate da fenomeni di grande viabilità e l'iniziativa di una verifica presa dai miei compagni, che pare essere corrisposta dalla Commissione, va nella direzione giusta. In questo senso è positivo l'atto assunto dal Presidente per la sospensione dei lavori in Valle di Susa.
Dobbiamo però andare oltre. Il ripensamento si alimenta di conoscenze scientifiche, ma anche di atteggiamenti politici, amministrativi e culturali di svolta che danno il segno che i discorsi che facciamo non sono solo un rito stantio da celebrare ogni volta che capitano questi fatti, ma sono il segno della volontà di cambiare qualcosa. I piccoli lavori della montagna stanno diventando questioni gravi.
Ritengo che prima di attivare il programma di forestazione occorre definire la questione dei piccoli lavori, parlo delle cunette e di tutti i modi per canalizzare e per smistare l'acqua. Ritengo prioritaria la scelta che corrisponde al binomio uomo e natura, al trinomio uomo, qualità della vita e natura, anche attraverso all'impegno pubblico per arrivare a progetti di manutenzione delle montagne che risulterà più risolutiva di altre grandi scelte o roboanti progetti. Ci sono le forme tradizionali come i piani di riassetto. C'è una proposta avanzata dal compagno Ferro c'è una mappa idrogeologica dei rischi in Piemonte che va letta anche con l'antropizzazione successiva. Perché non attiviamo dei progetti territoriali operativi di sistemazione di quelle zone? Quanto questi progetti sono collegabili con un lavoro non assistenziale, ma imprenditoriale per aggregare forze su scelte e su risorse? Un programma straordinario di questo tipo deve partire con un progetto pilota che è fatto proprio di leggi, di nuovi indirizzi amministrativi, di raccomandazioni, di interventi, di strutture. Proponiamo che la Valle Ossola, non foss'altro ahimè! che per i meriti acquisiti dalle disgrazie sia oggetto di questo progetto e proponiamo che il Consiglio lo realizzi.
Il terremoto nel Friuli è un precedente. Il Consiglio regionale e la Giunta di quella Regione realizzarono un progetto pilota per la ricostruzione di una comunità montana. Chiedo che il progetto pilota della Valle Ossola sia di titolarità del Consiglio regionale, non per voler escludere la Giunta ma per voler rappresentare lo sforzo che la comunità globalmente intesa tenta di fare.
Tutto ciò sta in piedi se manteniamo alcune coerenze. Faccio mie le osservazioni del Consigliere Ala. Personalmente ho un pregiudizio nei confronti della Magistratura del Po, intanto per la scarsissima trasparenza e penetrabilità democratica e poi per quello che ha fatto. Nessuno pu dimenticare l'impresa delle prismate a Casale e la lotta contro di esse nessuno può dimenticare che rispondono ad un criterio che nessuno oserebbe più sostenere.
Abbiamo presentato un'interrogazione in cui chiediamo se risponde al vero che la Regione ha aderito al progetto di navigabilità del Po. E' una decisione, dal punto di vista del Piemonte, contestabile; noi la contestammo; c'era una questione prioritaria dei porti liguri dal lato territoriale. Ma oggi ci chiediamo: è prioritario o no risanare il Po più che renderlo navigabile comportando altri pericoli? Il Consigliere Ferrara è intervenuto sugli elementi di coerenza e di programmazione. Condivido il suo intervento, voglio solo ricordare che ci sono occasioni perdute che rendono meno vero quello che si dice. Un mese e mezzo fa la Giunta ha fatto passare - e il nostro Gruppo ha abbandonato l'aula - senza discussione la sostanziale caducazione della legge di programmazione sulle opere pubbliche n. 18. Se si crede a queste cose bisogna stare attenti a non fare passi sbagliati; e un passo sbagliato è stato fatto anche dal Gruppo repubblicano; detto questo spero che l'ammonimento e il ricordo faccia cambiare strada.
Sulla protezione civile, un breve inciso. Non solo c'è la questione sollevata da Pezzana, ma vi è la questione generale di attuazione della legge. La svolta è nei comportamenti, è sulle opere pubbliche, è sull'attuazione della legge della protezione civile.
Della deliberazione non siamo assolutamente soddisfatti. La Giunta, un po' sciattamente, ha impostato un provvedimento delicato ed importante. Lo sottolineiamo perché non sono emersi quegli elementi che ricordava Majorino, ad esempio, l'assunzione chiara di responsabilità da parte dei tecnici e l'assunzione di decisioni politiche. Se andassimo alle asseverazioni tecniche per una serie di Comuni inclusi, penso che sarà difficile per i tecnici approvarle. Il procedimento amministrativo avrebbe dovuto essere più trasparente e motivato.
Aggiungo poi che ci sono dei punti che stridono. Ad esempio, per la provincia di Asti, sono previsti 11 miliardi d'intervento per infrastrutture per l'agricoltura (strade interpoderali), ma contemporaneamente non è prevista una lira per i danni alle colture: se l'alluvione ha colpito quelle zone è logico pensare che, insieme alle strutture o alle infrastrutture, ci sia stato un danno anche alle colture.
Nell'ordine del giorno chiediamo la produzione tempestiva di tutti i dati istruttori che sono alla base delle scelte. Abbiamo l'impressione che si sia adottata una linea non coerente con il principio della concentrazione massima degli effetti. La dispersione è pericolosa soprattutto alla luce dei possibili interventi nazionali. Siamo abituati a tutto, ma potete immaginare, signori Consiglieri, la mia sorpresa e il mio sbalordimento questa mattina quando ho visto ricomparire qui Peppino Cerutti, nostro ex collega. E' ricomparso e mi ha apostrofato dicendo: "Questa deliberazione non starà in piedi, è inaccettabile".



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Questa è grossa!



BONTEMPI Rinaldo

E' grossa, sì. Cerutti l'abbiamo visto all'opera, ha dei grandi pregi non abbiamo mai associato però il rigore delle scelte e delle priorità ai suoi pregi. Però questo mi spaventa sotto il profilo dei risultati possibili. La deliberazione non sta in piedi perché comprende eventi non gravi e sostenibili. La pezzatura degli interventi è attorno ai 10-12 milioni, quindi ogni Comune, anche il più piccolo, può pagare 12 milioni per un manufatto. Si rischia per piccoli vantaggi di creare un grande svantaggio, quello di invalidare la credibilità di un atto che avrà già molte difficoltà in sede parlamentare. Invito la Giunta ad un ripensamento.
Non daremo voto favorevole, ma ci asterremo con queste motivazioni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore all'assetto idrogeologico

Sinteticamente mi fermerò su due questioni, la prima attiene alla deliberazione e ai rilievi che sono stati fatti sia in ordine ai presupposti sia in ordine alla delimitazione proposta.
Credo che la deliberazione presentata dalla Giunta regionale abbia tutti i requisiti e gli elementi di giudizio per consentire l'ulteriore corso e l'accoglimento a livello nazionale. La delimitazione che abbiamo proposto nasce dalle indicazioni che ci vengono dai tecnici, dopo aver fatto i sopralluoghi e gli accertamenti tenendo conto di situazioni di rischio analoghe fra di loro, con alcuni elementi di omogeneità di territorio, per evitare una delimitazione a macchia di leopardo - come in altri casi in parte è avvenuto e per l'identità dell'evento calamitoso che ha interessato le varie zone del Piemonte.
La deliberazione della Giunta regionale ha nelle sue premesse il supporto dell'indagine dei tecnici che la giustificano pienamente.
Nel predisporre questa deliberazione - per quanto la storia non abbia sempre ragione come si suol dire - ci si è riferiti ad altre deliberazioni predisposte in questi anni dalla Regione in analoghe circostanze, ma con un elemento in più. Per esempio, nella deliberazione del 1978 non si faceva riferimento a quanto ha ricordato il Consigliere Majorino, là dove dice che l'omissione degli elementi potrebbe essere superata qualora vi fosse un richiamo agli accertamenti eseguiti dagli organici tecnici. La deliberazione del 1978, che fu approvata all'unanimità, non conteneva nessun richiamo a questo.
La deliberazione della Giunta regionale in discussione dice invece che la Regione ha rilevato, tramite i propri servizi centrali e periferici, la specie e l'entità del danno. Questa affermazione, contenuta nelle premesse della deliberazione, dà già una risposta al quesito sulla localizzazione quello del radicamento della delimitazione predisposta dalla Giunta regionale. Per altri aspetti, invece, richiama la deliberazione approvata nel 1978 all'unanimità dei Consiglieri. Si tratta di una delimitazione che fa riferimento a danni verificatisi su aste di corsi d'acqua attraverso un insieme di eventi che hanno coinvolto in modo omogeneo il territorio che viene delimitato. Questo con effetti diversi, realtà comunale per realtà comunale. E' un elemento che verrà tenuto in considerazione nel momento in cui si autorizzeranno i pronti interventi, ma soprattutto nel momento in cui andranno a predisporsi gli interventi definitivi.
E' negli intendimenti dichiarati della Giunta di intervenire in via prioritaria nelle zone maggiormente a rischio e laddove ci sono stati segnalati ed accertati i maggiori danni.
Apro una parentesi. Credo che questa proposta renda anche conto dell'estrema prudenza con la quale la Giunta regionale mette in circolazione gli elenchi, proprio perché, diversamente, si crea un meccanismo al quale diventa difficile porre un argine.
Voglio anche dire che per i Comuni nei quali sono stati evidenziati i maggiori danni, poi accertati, sono state anche individuate da parte dei Geni civili le maggiori risorse. Ad esempio, si faceva il caso dei quattro Comuni della Valle Formazza più Pallanzeno: va detto che all'interno delle somme complessive indicate dai Geni civili per opere di pronto intervento i Comuni dell'area delimitata nel Novarese assommano danni per complessivi 23 miliardi: ebbene, quasi 18 di questi sono destinati a quei 5 Comuni.
Questo per dire che il danno è stato accertato laddove l'evento è stato più rovinoso. Da questo punto di vista non vi devono essere preoccupazioni da parte degli Enti locali.
Questo vale anche per quanto riguarda la gestione. La Regione non vuole assumersi la gestione che è opportuno che venga fatta a livello locale da parte delle Comunità montane e dei Comuni. Non posso dire che la gestione sarà a carico delle Comunità montane, se non vi è l'intesa dei Comuni a questo tipo di indicazione, certamente però se ci sarà l'intesa non ci opporremo a questo tipo di scelta, posto che la gestione deve essere affidata a livello locale, ancorché vi sia il controllo tecnico e scientifico dell'organismo regionale. Sarebbe importante riuscire a predisporre anche interventi di sistemazione definitiva, ma che vadano nell'ottica della prevenzione, anche in questo caso evitando per quanto possibile di realizzare pezzi di intervento fra di loro staccati. E' chiaro che questo è possibile nella misura in cui vi siano risorse adeguate a sostenere questo sforzo. Ricordava il Consigliere Picco che si fanno i programmi e i progetti, ma se poi non vi sono le risorse questi rimangono nei famosi libri dei sogni.
Nella relazione credo di aver evidenziato con molta onestà quelle che sono le colpe dell'uomo e come non vi sia considerazione per il regime idraulico dei suoli quando, ad esempio, si vanno a realizzare grossi interventi nelle strade importanti e nelle autostrade non tenendo conto dell'impatto che queste hanno sul sistema idraulico del territorio. Questo elemento lo porremo con forza nei confronti dei soggetti attuatori degli interventi. Nella relazione credo di aver evidenziato con molto equilibrio questi aspetti e come sia da attribuire all'uomo la colpa dell'abbandono di certe zone e certi fenomeni. E' necessario evitare la reazione opposta ed è opportuno che vi sia una visione unilaterale anche dal versante opposto.
Quindi la delimitazione proposta, per le indicazioni contenute nelle premesse, per il fatto che si radica su indicazioni tecniche che fanno riferimento a situazioni di rischio analoghe, ad un discorso di aree omogenee, al fatto che si tratta di un evento che ha avuto caratteristiche ed effetti omogenei sul territorio, ha una sua validità e pertanto, ad avviso della Giunta, potrebbe trovare conferma da parte del Consiglio.
Rassicuro il Consiglio che la Giunta informerà celermente su quelli che sono i programmi urgenti per quanto riguarda il discorso delle opere definitive. Si tratta di coordinare la fase dell'urgenza con quello che è invece un disegno più complessivo che non va mai dimenticato a scapito dell'urgenza. Si cercherà di coniugare, per quanto è possibile, i due corni del dilemma.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Qualche breve riflessione per risottolineare quanto è stato da più parti detto. Stiamo discutendo di un evento di gravità eccezionale che invoca una risposta seria. L'attenzione della Regione viene rivolta a gente seriamente ferita ed eccezionalmente composta nel resistere davanti al dissesto e situazioni che propongono quadri il cui riferimento al paesaggio lunare è cosa da poco. Abbiamo assistito ad una violenza degli eventi naturali che ha stravolto ogni pensabile previsione; mentre nel passato sui 3.000-3.500 metri di altezza nevicava ed a valle pioveva, quest'anno ha piovuto molto e quello che è accaduto a 1.000 metri più in basso non era facilmente prevedibile anche se le opere sistemate, dopo gli eventi del 1978, hanno resistito alla violenza degli elementi. Temevamo per il lago delle Locce dove da anni è in corso un importante lavoro per il contenimento; è un lago sul quale sono stati investiti parecchi miliardi ed altri continuerà ad assorbirne; abbiamo speranza, anche stante la contenutezza del tempo fisico di lavoro, che il tutto possa essere definitivo almeno entro quest'anno o l'anno prossimo. Temevamo per gli invasi, che per fortuna hanno resistito, ma sarà necessario fare alcune riflessioni. C'è stato un solo morto per nostra fortuna in mezzo ad un dissesto generale, dico per fortuna, anche se si tratta pur sempre di un morto. Nella zona dell'Erro, all'estrema punta verso il passo San Giacomo vi è una comunità di Formazza che è isolata con i problemi che comporta l'isolamento per i rifornimenti e per l'inizio delle scuole.
Mi parrebbe che l'intervento che ha testé svolto il collega Mignone tendesse a far capire ai colleghi o comunque a perfezionare le precedenti illustrazioni per comprendere prima noi e poi agli altri che non c'è stata alcuna forzatura con questa deliberazione, come ha giustamente affermato il collega Mignone. Essa viene a riproporre gli stessi schemi, lo stesso percorso che è stato seguito nel 1978, alla luce dell'esperienza di allora ed è stato aggiunto qualche cosa di più. Avevamo tentato il percorso dei 264 Comuni per tentare di cogliere dallo Stato, dalla mano pubblica superiore alla nostra, quanto era raccoglibile, poi abbiamo avvertito che il tentare di allargare a macchia d'olio, a pelle di leopardo questa richiesta avrebbe potuto essere controproducente. Abbiamo scoperto delle aree che erano decisamente omogenee o rendibili tali, ad esempio, l'alta Val d'Ossola, ha una delimitazione certa, sicura; sull'altra c'è una certa elasticità dovuta anche alla natura dei luoghi, all'andamento geomorfologico. L'Assessore addetto a questo settore ha dato delle assicurazioni ampie in ordine all'uso del denaro che potremmo portare a casa, in ordine ai diversi interventi e alla gestione. Questo dovrebbe costituire un elemento rassicurante. Questa sera è stata fisicamente trasmessa l'ordinanza con i 35 miliardi che costituiscono a malapena la decima parte del denaro che occorrerà per dare una risposta alla complessità dei guasti che sono intervenuti sul territorio. Si è citata l'aggregazione alla legge della Valtellina; sono convinto che per aggregarci a quella legge con robustezza di proposta e capacità di domanda dovremmo poter quanto meno dare luogo alla registrazione che il Piemonte nella sua complessa presenza delle diverse forze politiche, richiede allo Stato centrale questo tipo di attenzione. Se presentiamo una deliberazione che ricalca il percorso della precedente, in una cordata difficile, come è accaduto per l'Ossola la cui legge prevedeva tutto e solo per l'Ossola, ma si sono aggregate tutte le Regioni d'Italia, ho l'impressione che il risultato che potremo scoprire sarebbe certamente inferiore a quello che sarebbe invece se le forze del Consiglio riuscissero ad esprimersi con una certa unitarietà di deliberazione.
La Regione Piemonte si è data una strategia per il breve e per il lungo termine, anche guardando a quei percorsi progettuali richiamati in aula dal Capogruppo comunista, dal Consigliere Picco e da altri Consiglieri, in un rapporto di mediazione tra la difesa dell'ambiente ed il bisogno di gruppi e di comunità. I tempi e gli elementi sono maturi per proporre una domanda che dia risposta, anche in chiave di flussi finanziari, ai bisogni del nostro territorio.
Abbiamo registrato che il Ministero della Protezione Civile si è sostituito alle presenze che erano proprie di altri Ministeri, per esempio il Ministero dell'ambiente, al quale auguro di potersi rafforzare per svolgere il proprio ruolo anche perché si è dato delle leggi rispettose del dettato costituzionale.
Abbiamo richiesto lo stato di calamità grave al Parlamento; oggi stiamo affrontando quello regionale attraverso questa proposta e insisteremo perché l'aggregazione ai provvedimenti per la Valtellina sia cosa certa già mi pare che l'ordinanza di 35 miliardi venga ad essere calata su una reiterazione del decreto riguardante i danni per la Valtellina. Questo primo sposalizio tra i due effetti di disastro verrebbe compiuto già in settimana entrante attraverso questo provvedimento del Governo. Non vorrei sottovalutare questo ingresso di denaro, lo ripeto e non in chiave trionfalistica, certamente però nella condizione di poter dare con immediatezza talune risposte, nel rispetto delle diverse esigenze - lo risottolineo - anche sul piano della gestione, per fugare i sospetti che sono stati sollevati in forme ed in modo diverso e quelli che non sono stati sollevati, ma che sono nell'aria per garantire una certa pulizia di trattamento e di intervento.
Il fatto che siano usciti dagli uffici taluni elenchi, che sono ipotesi di lavoro e che sono serviti quanto meno per definire la quantificazione evidentemente ha scatenato sul territorio la rincorsa al modo di essere trattati tra l'uno e l'altro Comune al di là delle vere esigenze. Ritengo che queste cifre, questi elementi debbano essere approfonditi, e lo saranno nei prossimi giorni, così che si dia la più giusta, contenuta e proporzionale risposta anche alla luce delle nostre possibilità. Peraltro questo denaro si aggiunge agli interventi nelle aree proprie dello Stato con il quale abbiamo stabilito una collaborazione; è già intervenuto l'appalto per il rifacimento del collegamento fra l'Antigorio e la Formazza, nella zona dove c'è stato scoscendimento e crollo di ponti, di strade e di tornanti. Ci sono stati anche taluni interventi finanziari per dare ai Comuni la possibilità di far fronte, per esempio, alle spese di ricovero in strutture ricettive ed alberghiere. Mi auguro che nella settimana entrante le Commissioni preposte ai lavori possano licenziare le modifiche alla L.R. n. 38 e a quelle sull'agricoltura. Il Ministro Gaspari in linea di massima, ha dato affidamento affinché siano anticipate alle Regioni le somme relative ai danni della neve del 1987; non risolverebbero i problemi, ma sarebbero certamente un alleggerimento per i Comuni per far fronte a talune difficoltà.
Sull'emergenza idrica sono stati acquisiti 26 miliardi attraverso la Protezione civile; potrebbero avere qualche correzione, ma certamente una destinazione non stravolta.
Esiste la legislazione regionale istitutiva del Servizio di protezione civile che, dopo il filtro fatto da parte dello Stato, affida a questo Servizio taluni compiti della previsione e della prevenzione; non affida compiti di pronto intervento. L'intervento avviene attraverso triangolazioni tra gli uffici regionali; la stessa legislazione nazionale ha una legge in itinere da anni e non è mai uscita dal Parlamento; esiste un Comitato regionale della Protezione civile presieduto dal Presidente della Regione, ma che non ricomprende nel Comitato i Prefetti della Repubblica che sono preposti agli interventi di protezione civile sul territorio dalla legge vigente.
Costituendo il Comitato abbiamo invitato anche i Prefetti, come ci aveva sollecitato il Ministro Zamberletti, a titolo di favore perché non avevano titolo per essere presenti. Lo Stato, al momento, non ci ha dato di più; chi segue la legge sul volontariato, attraverso la quale si era tentato qualche raccordo con le realtà periferiche e i gruppi di volontariato locale, sa che lo Stato non vuole assolutamente che i gruppi di volontariato siano gestiti dalla Regione.
C'è un disegno del governo regionale che non è stato completato, ma che è su un percorso di attuazione e mi pare che trovi una prima conseguenza attraverso una prima razionalizzazione delle deleghe affidate ai componenti della Giunta. Il Settore geologico è stato assegnato, con il riparto nell'ultima assegnazione, alla Presidenza, titolare del Servizio di Protezione civile. Il terzo vertice di questo triangolo è quello dell'intervento a difesa del suolo, quello dei Geni civili che è affidato al collega Mignone.
Ho potuto constatare di persona che negli ultimi mesi, da che è stato ricostituito questo governo regionale, c'è stato un certo raccordo nel modo di condurre le cose per cui il prodotto non nasceva solo dalla Presidenza o dall'Assessorato, ma nasceva da un complesso di raccordi non trascurabile.
Devo dire per correttezza e per lealtà verso il collega, che ho pregato personalmente di seguire il Servizio di protezione civile, che alle 9,30 del mattino, dopo il rientro dalle ferie, era presente presso l'ufficio del Servizio del suolo. Non ha timbrato la cartolina, risultava ancora in ferie pur prestando questo servizio. Devo anche dire che aveva rinunciato alle ferie del 1986. In raccordo con il Servizio della protezione civile, il Servizio difesa del suolo e il Servizio geologico, abbiamo tenuto attraverso i funzionari della Protezione civile, allertati i Geni civili e i Servizi periferici sul territorio, collegati telefonicamente con le Prefetture, per tutto il mese di agosto perché si sa che è un mese piuttosto cattivello e malvagio sul piano delle preoccupazioni. Il giorno appresso il disastro erano sul territorio sette geologi distribuiti nelle zone laddove c'era maggiore esigenza. Il sottoscritto ha avocato a sé per tutta una serie di motivi l'organizzazione delle strutture. L'Assessore era all'estero ed è stato fatto rientrare attraverso i Carabinieri.
Con tutto questo voglio dire che abbiamo tentato di dare una risposta seria, non demagogica, sforzandoci di essere vicino alla gente. Abbiamo anche avuto l'impressione di essere stati capiti dalla gente e mi pare anche che gli interventi di oggi in aula abbiano dimostrato comprensione per la presenza che abbiamo offerto, in quanto dovuta, alla comunità regionale. Vorrei pregarvi di non fare di questi aspetti una questione di Stato, aspetti che sono semmai di lacerazione nel confronto tra le parti.
Mi permetterei di sollecitare non solo la vostra cortesia, ma la vostra sensibilità affinché il voto di questa sera sia il voto più robusto perch davanti alla robustezza di questa deliberazione risponde robustezza di proposte e di istanze al Governo centrale e anche robustezza di risultato.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 647.
I Consiglieri Nerviani, Marchini, Ferrara, Strobbia e Biazzi hanno presentato il seguente emendamento: dopo il secondo capoverso della premessa alla parte deliberativa e prima di "delibera" aggiungere: "impegnata la Giunta regionale a definire tempestivamente le necessarie priorità che intende applicare nell'attuazione degli interventi definitivi conseguenti e a riferirne al Consiglio regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 35 voti favorevoli e 3 astensioni.
Si era stabilito che dopo la replica della Giunta era possibile intervenire per dichiarazione di voto.
Chiede di intervenire il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

La risposta della Giunta non ha soddisfatto il nostro Gruppo.
Manteniamo la nostra determinazione a non votare la deliberazione, quindi il nostro sarà un voto di astensione.
L'appello del Presidente, è dal mio punto di vista, ambiguo. Egli sottolinea che il voto non unanime potrebbe essere un rischio. Noi non ci sentiamo vincolati da nessun atto che faccia venir meno la nostra volontà di determinazione. Vogliamo però tranquillizzare il Presidente: i parlamentari piemontesi faranno tutto ciò che sarà in loro dovere per ammettere il Piemonte alle provvidenze di cui le popolazioni hanno diritto.



PRESIDENTE

E' chiaro l'intento del Gruppo comunista.
Pongo pertanto in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 25 voti favorevoli e 18 astensioni.
Pongo inoltre in votazione l'immediata esecutorietà della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.
A seguito della deliberazione testé approvata è stato presentato l'ordine del giorno n. 342 firmato dal Consigliere Ferrara.
La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

L'ordine del giorno che ho presentato non è in contraddizione con il voto da me espresso sulla deliberazione della Giunta, la quale si riferisce allo stanziamento dei fondi, all'individuazione delle aree e degli ambiti dichiarati calamità naturali; ritengo che, soprattutto con l'emendamento approvato, la deliberazione dia una dimensione quadro rispetto all'ambito nel quale dovrà muoversi la Giunta. Approveremo in Commissione il progetto definitivo e il piano degli interventi.
E' stato detto che si parla di prevenzione e poi non si fa nulla; si è detto che occorre modificare gli strumenti, fare in sostanza qualcosa e dare un segnale. Ebbene non chiedevamo di sospendere l'erogazione dei 35 miliardi, ci limitavamo a chiedere che prima dell'erogazione dei fondi regionali, iscritti in bilancio a fronte della legge n. 38, si procedesse all'elaborazione di un piano che desse il senso che comunque qualcosa stava cambiando nell'attuazione di questa legge.
Questo senso e questo segnale noi crediamo debba ancora essere confermato, quindi chiediamo alla Giunta di aderire a questa impostazione e se ha qualche modifica o qualche emendamento che possa attutire in parte questo, che dia il senso che ci stiamo avviando verso un piano complessivo di prevenzione all'interno del quale inserire i fondi relativi alla legge n. 38, credo che questo sarebbe il segnale concreto che tutti chiediamo.
Con l'approvazione della deliberazione della Giunta questo segnale non è ancora stato dato. L'ordine del giorno presentato dal Gruppo repubblicano è un segnale minimo, modesto, su fondi molto inferiori rispetto allo stanziamento dei 35 miliardi di cui abbiamo parlato prima, ma esprime la volontà precisa a modificare il modo di gestire questo strumento legislativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Desidero esprimere il voto favorevole all'ordine del giorno presentato dal collega Ferrara, in quanto - pur non essendo questo documento perfettamente collimante con le mie posizioni - riflette e riprende uno dei migliori articoli scritti da un uomo politico sulle recenti vicende del maltempo ed in merito alla necessità di una rigorosa politica di prevenzione. Mi riferisco all'editoriale dell'on. Galasso, ex sottosegretario, probabilmente troppo bravo per essere confermato in un Governo di serie B quale il presente. In quell'articolo, comparso sul "Corriere della Sera", senza mezzi termini egli affermava che quel segno andava dato e che accanto al pronto intervento, accanto alla protezione civile occorreva totalmente e profondamente modificare il modo con cui si pensano, progettano e realizzano le opere pubbliche e soprattutto il modo con cui si finanziano, si decidono e si deliberano; quindi deve essere dato un segno diverso. E' chiaro che quanto in quell'articolo era contenuto, in merito ad un modello nuovo di gestione del territorio e delle opere pubbliche, in quest'ordine del giorno non si ritrova. E neanche si potrebbe ritrovare. Però vedo un legame, un segno, un atteggiamento nuovo che personalmente apprezzo, anche se ovviamente rimanda ad una fase successiva ancora da discutere e da esaminare. Questo segno, da solo, è ben poca cosa anche perché ormai ho esperienza di ordini del giorno che passano come acqua fresca.
Confermo pertanto il mio voto favorevole all'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Questo ordine del giorno mi parrebbe costituire una sollecitazione da parte del Consigliere proponente alla trasparenza, alla pulizia ovvero a quegli elementi di rigore che abbiamo riproposto più volte e ancora nell'intervento da me svolto poco fa.
Se vogliamo metterci attorno ad un tavolo per trovare il modo di capire il percorso da farsi perché questa trasparenza e pulizia, questa potabilità degli interventi possa essere garantita, sono convinto che questo sia fattibile. Alla luce però della situazione di bilancio, di quanto resta di operatività come flusso finanziario per un intervento straordinario sulla legge n. 38 e alla luce anche degli interventi che necessariamente ci stiamo accollando. Il riconoscimento dello stato di calamità grave nelle zone che sono state delimitate, con la sollecitazione ancora intervenuta poco fa in quest'aula a togliere dall'elenco dei Comuni il numero di essi che non rientrasse in aree omogenee, comporta un impegno economico da parte della Regione che non si può inventare e che deve essere colto dalle poste di bilancio preposte a questo tipo di attività.
Se domani succedesse un guasto, una frana, non potremo non intervenire.
Questo è un dato certo.
Capisco l'ansia di capire qualcosa di più e di controllare da parte di tutti e della comunità quanto sta succedendo, però, posto il problema in questi termini, non siamo nella condizione di poter aderire. Non perch vogliamo rifuggire dai canoni della pulizia e della trasparenza, ma perch non è operativamente percorribile questo ordine del giorno. Possiamo, dopo un'opportuna riflessione da parte della Giunta e dei Capigruppo, stabilire una traccia di percorso per rendere il più trasparente possibile il comparto del pronto intervento. La verità è però che rimangono pochi fondi e un centinaio di Comuni aspetta delle risposte.
Non siamo quindi nella condizione di accogliere proposte quali quelle sentite qui. Se il Consigliere proponente intendesse rimettere in discussione il problema in un momento di maggiore tranquillità, la Giunta non rifugge da questa occasione per tentare magari un percorso che possa essere di serenità per tutti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, con questo ordine del giorno non ho posto questioni di potabilità o di trasparenza. Guardando, come ho cercato di dire stamattina, la storia del pronto intervento di questi ultimi anni, ho visto che è sempre stato gestito in modo estemporaneo, con provvedimenti a pioggia di poche centinaia di migliaia di lire; c'erano deliberazioni al di sotto del milione.
Visto che è rimasto poco denaro che non potrebbe essere quindi risolutivo, per dare un segnale che qualcosa si vuole cambiare, proponevo di sospendere l'erogazione nell'immediato di questi fondi e di inserirla in una prospettiva più coordinata di prevenzione complessiva e non soltanto sempre di riparazione e di pronto intervento. D'altronde, come ho detto stamattina, ma forse non mi sono spiegato, la legge n. 38 sul pronto intervento faceva riferimento, in modo particolare, all'attività di prevenzione e non di pronto intervento in senso stretto. Se il Presidente ritiene che nel giro di un mese potremo riportare alla discussione le proposte confrontandoci con la Giunta e con i Gruppi per stabilire delle norme sul pronto intervento, non ho alcuna intenzione di creare difficoltà purché entro questo termine si mantenga l'impegno di ridefinire il tutto.
Già con un'interrogazione avevo chiesto di applicare i criteri di gestione della legge n. 38. Non mi è stata data risposta positiva da parte della Giunta, ma mi si è detto che non si può programmare nulla poiché si tratta di un'attività non programmabile. Credo che certi criteri possano essere previsti, che norme di gestione possano e debbano, soprattutto sulla base dell'esperienza passata, essere impostate. Se il Presidente mi dice che nel giro di un mese cercheremo di definire i criteri di gestione di questa legge, non ho alcuna difficoltà a ritirare l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

La sollecitazione di Ferrara a ridefinire i criteri di gestione del problema non è da respingere perché la ritengo degna di attenzione e soprattutto scaricherebbe i colleghi e il Consiglio da tensioni che talvolta potrebbero essere giuste, talvolta appartengono anche alla fantasia, ma che alla fine devono poter restituire tranquillità.
Siamo per dare questa tranquillità al Consiglio regionale e quindi aderisco alla proposta del proponente dell'ordine del giorno, Consigliere Ferrara, che sospende o ritira l'ordine del giorno. Mi parrebbe che il discorso possa ritenersi per ora chiuso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Personalmente non ho capito il senso di questa discussione. Ci troviamo di fronte a tre atti su cui dobbiamo prendere delle decisioni alcune sono state prese con la deliberazione della Giunta regionale modificata con un emendamento presentato all'unanimità, che indica come affrontare la gestione degli interventi, precisando che la Giunta regionale deve proporre le priorità da sottoporre al Consiglio per l'approvazione.
L'altro atto, non di poco conto, è l'ordine del giorno del Consigliere Ferrara in cui ci sono molte indicazioni e prescrizioni, ma c'è già un'indicazione precisa su come deve comportarsi la Giunta regionale, non solo per l'utilizzo delle poche disponibilità della Regione, ma più in generale su tutte le risorse pubbliche che saranno mobilitate nelle zone colpite. Infatti si chiede l'elenco dettagliato dei danni, le proposte di pronto intervento, l'elenco degli interventi urgenti avviati e le proposte per la sistemazione definitiva. Mi pare che su questo ci sia l'accordo di tutto il Consiglio e l'impegno della Giunta. Questa è una verifica che si fa sulla gestione del pronto intervento regionale e anche su quello fatto dalla Regione con i soldi dello Stato.
Noi non interverremo più sul nostro ordine del giorno. Diamo atto a Ferrara delle buone intenzioni di voler interventi coordinati e programmati nel limite del possibile anche nel pronto intervento. Ho dei dubbi che si possa sospendere l'erogazione dei fondi ancora disponibili a bilancio sulla legge n. 38. Semmai non si deve sospendere l'erogazione, ma l'avvio degli interventi di pronto intervento, perché una volta che gli interventi sono avviati, l'erogazione dei fondi deve essere ovviamente automatica.
Il nostro Capogruppo si è espresso su come alcuni principi vanno rivisti o reimpostati per quanto riguarda il pronto intervento. Penso che il nostro ordine del giorno sia già una risposta in questa direzione; in base alle esperienze si potranno poi modificare le leggi.
L'altra parte dell'ordine del giorno a noi sembra si debba ricondurre all'attività di prevenzione nelle zone a rischio e non ad un piano di pronto intervento. Ecco perché siamo rimasti abbastanza esterrefatti della risposta del Presidente della Giunta. Vengo al motivo per cui siamo intervenuti che dice di accettare quanto sostenuto dal collega Ferrara. Non vorremmo che, accettando questa indicazione, e cioè che entro un mese la Giunta si impegna a presentare qualcosa (ma non ho capito esattamente che cosa), venissero messi in secondo piano, considerati adempimenti da abbandonare, atti formali e precisi che il Consiglio ha già adottato modificando la deliberazione oppure che si appresta ad adottare con l'ordine del giorno presentato da noi e da altri. Non vorrei poi che per la famosa questione dei punti di equilibrio che non si sa mai dove si assestano, passasse in secondo piano invece qualcosa di molto chiaro che il Consiglio vuol far emergere alla conclusione di questa discussione impegnando in modo preciso la Giunta regionale.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno presentato dal Consigliere Ferrara è pertanto ritirato.
Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 346 presentato dai Consiglieri Biazzi e Nerviani relativo alla deliberazione di evento calamitoso grave e di delimitazione delle zone colpite ai sensi della legge n. 38/78, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale in relazione agli eventi calamitosi del 24 e 25 agosto 1987 e alla deliberazione di dichiarazione di evento calamitoso grave e di delimitazione delle zone colpite ai sensi della legge n. 38/78 impegna la Giunta regionale 1) a presentare: l'elenco dettagliato dei danni le proposte di pronto intervento l'elenco degli interventi urgenti avviati le proposte per la sistemazione definitiva alla Commissione consiliare competente e contemporaneamente alle Comunità interessate (Comunità montane, Comuni e Province) 2) ad intraprendere presso il Governo tutte le iniziative perch sia decisa la priorità assoluta del finanziamento del 'Progetto Ossola di sistemazione idrogeologica ed ambientale tra le scelte del FIO in corso di definizione 3) ad assicurare tempestivamente, anche attraverso la legge n. 590 ed altri strumenti legislativi di carattere straordinario che dovranno essere sollecitati a livello nazionale, le necessarie iniziative volte a far fronte ai gravissimi danni alle coltivazioni in atto, alle strutture aziendali, alle scorte ed alla viabilità poderale ed interpoderale 4) ad affidare, ovunque sia possibile, la gestione delle OO.PP., di pronto intervento e di sistemazione definitiva alla Comunità montana Antigorio e Formazza, alle altre Comunità montane o ai Comuni in base alle competenze territoriali 5) a provvedere in modo decentrato all'istruttoria degli atti amministrativi relativi alle opere pubbliche da realizzarsi nelle zone sinistrate 6) a potenziare e a coordinare adeguatamente il Centro operativo di Domodossola 7) ad operare perché il Servizio Nazionale di Protezione Civile crei le condizioni per la costante disponibilità per le Valli ossolane nella prospettiva di un sistema di quadrante, di un elicottero al servizio delle comunità 8) a svolgere ogni pressione ed ogni controllo presso gli enti competenti perché siano assicurati e garantiti con urgenza i collegamenti stabili con l'Alta Valle Formazza".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 33 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 343 in merito alla custodia cautelare del prof. Signorelli


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame dell'ordine del giorno n. 343 presentato dai Consiglieri Ala, Brizio, Carazzoni, Ferrara, Marchini, Majorino, Minervini Reburdo, Rossa e Strobbia in merito alla custodia cautelare del prof.
Signorelli, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che il cittadino italiano prof. Paolo Signorelli è rinchiuso in carcere dal 28 agosto 1980 in custodia cautelare con l'imputazione di reati da otto dei quali è già stato prosciolto in sede istruttoria o in sede dibattimentale ritenuto che una carcerazione cautelare che perdura ormai da oltre sette anni si traduce in una situazione gravemente violatrice della civiltà giuridica, oltreché gravemente lesiva della dignità umana e dei primari diritti di libertà garantiti dalla Costituzione ritenuto che l'inaccettabile ed insostenibile situazione in cui è venuto a trovarsi il prof. Signorelli è stata ancora recentemente condannata da Amnesty International e dall'opinione pubblica, di cui si è fatta portavoce la stampa di ogni colorazione, mentre è notorio che oltre 200 parlamentari nazionali di tutti i Partiti hanno sottoscritto una petizione onde siffatta abnorme situazione venga a cessare ritenuto quindi che - al di là e al di sopra delle differenti collocazioni politiche e ideologiche - appare responsabile trovarsi convergenti nella difesa di valori inalienabili dello Stato di diritto quali il garantismo e la civiltà giuridica richiede urgentemente al Governo e segnatamente al Ministro di Grazia e Giustizia di porre in essere tutte le iniziative consentite dall'ordinamento affinché la detenzione cautelare del prof. Signorelli venga a cessare attraverso la concessione della libertà provvisoria o degli arresti domiciliari e di assumere inoltre tutte quelle altre iniziative di carattere legislativo dirette a dare un assetto degno di uno Stato di diritto all'esercizio della giurisdizione penale e in particolare all'istituto della custodia cautelare, onde gravi fatti come quello denunciato non abbiano mai più a ripetersi".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Questioni internazionali

Esame ordine del giorno n. 347 in merito al riconoscimento dello Stato d'Israele da parte dello Stato del Vaticano


PRESIDENTE

I Consiglieri Pezzana, Brizio, Bontempi, Marchini, Ferrara, Strobbia Rossa, Ala, Staglianò e Majorino hanno presentato l'ordine del giorno n.
347 in merito al riconoscimento dello Stato d'Israele da parte dello Stato del Vaticano.
Pongo in votazione l'ordine del giorno il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte rilevato che da parte della Santa Sede si è manifestato un rinnovato impegno per migliorare i rapporti con lo Stato d'Israele considerato altresì che tale atteggiamento non può non contribuire anche al positivo sviluppo dei rapporti tra cattolicesimo ed ebraismo rilevato infine che lo Stato del Vaticano non ha ancora riconosciuto ufficialmente lo Stato d'Israele auspica che lo Stato del Vaticano trovi le condizioni per il riconoscimento dello Stato d'Israele, anche al fine dell'ulteriore sviluppo dei rapporti tra cattolici ed ebrei i n v i a il presente ordine del giorno a S.S. Giovanni Paolo II, alla Segreteria di Stato vaticana, al Ministero degli Esteri italiano, agli organi di informazione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 348 in merito alla drammatica vicenda dei lavoratori della Società Italiana Nylon degli stabilimenti di Aosta Vercelli ed Ivrea


PRESIDENTE

Esaminiamo infine l'ordine del giorno n. 348 presentato dai Consiglieri Calligaro, Bontempi, Valeri, Montefalchesi, Amerio, Strobbia, Staglian Rossa, Tapparo, Majorino, Minervini, Ala, Brizio e Marchini in merito alla drammatica vicenda dei lavoratori della Società Italiana Nylon degli stabilimenti di Aosta, Vercelli ed Ivrea.
Pongo in votazione l'ordine del giorno il cui testo recita: "Il Consiglio regionale preso atto che i 600 lavoratori degli stabilimenti di Aosta, Vercelli ed Ivrea della Società Italiana Nylon - Montefibre (ormai liquidata) sono disoccupati e rappresentano, in particolare nell'Eporediese, per le centinaia di famiglie colpite, un drammatico problema sociale verificato che i precedenti Governi (Craxi e Fanfani) avevano assunto il preciso impegno di approvare urgentemente un decreto legge di estensione del beneficio previsto dalla legge n. 301 (ulteriore periodo di dodici mesi di CIGS per i lavoratori delle aziende fallite) anche ai dipendenti delle aziende in liquidazione verificato inoltre che gli impegni governativi sono stati annunciati e confermati in più occasioni dal Presidente della Giunta in sede di Consiglio regionale accertato che l'impegno non è stato mantenuto, anzi, l'atteso decreto non è mai stato neppure presentato al Consiglio dei Ministri, nonostante che il ricorso alla decretazione d'urgenza sia ormai diventato prassi quotidiana dei Governi, fino al punto di impegnare risorse dello Stato per oltre 60 mila miliardi di lire e di creare seri problemi al Parlamento che deve convertirla in legge riscontrato che la Montefibre aveva dichiarato la sua disponibilità ad avanzare istanza per permettere ai lavoratori di ottenere il beneficio della 301, qualora il Governo avesse approvato il decreto promesso chiarito che tra i Governi in carica prima delle elezioni politiche e la Montefibre si erano curiosamente invertite le parti (era sempre il Governo in carica a sollecitare la Montefibre affinché presentasse istanza di proroga della CIGS) ritenuto quindi che le responsabilità a questo punto sono da addebitarsi esclusivamente ai Governi succedutisi i m p e g n a il Presidente della Giunta e il governo regionale nella sua collegialità a chiedere un incontro urgente al Ministro del Lavoro Formica per ottenere l'approvazione del decreto, a più riprese promesso dai precedenti Governi della Repubblica. E' questa l'unica conclusione socialmente equa, accettabile dai lavoratori e dai sindacati e capace di recuperare autorevolezza all'istituzione regionale, della drammatica vicenda dei lavoratori della Società Italiana Nylon. Infatti, un ulteriore periodo di integrazione salariale consentirà successivamente ai lavoratori di fruire delle norme di indennità di mobilità e di prepensionamento a 50 anni previste dalla riforma della CIGS (disegno di legge governativo già ripresentato dal Ministro Formica) e rappresenterà una soluzione del problema meno onerosa per lo Stato".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,40)



(La seduta ha termine alle ore 19,40)



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