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Dettaglio seduta n.98 del 31/07/87 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In sede di Conferenza dei Capigruppo era stata sollevata dal Consigliere Bontempi l'opportunità di iscrivere all'o.d.g. l'esame degli ordini del giorno n. 332, relativo alla determinazione da assumere in ordine al check-up della centrale E. Fermi di Trino, e n. 331 relativo alla determinazione da assumere in ordine alla sospensione dei lavori della Centrale di Trino in attesa dello svolgimento dei referendum.
I Capigruppo avevano ritenuto a maggioranza di non accogliere la richiesta; una parte si era schierata invece a favore sulla proposta di discussione oggi in aula.
Su questa richiesta può parlare un oratore a favore e uno contro.
La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Presidente ha ricordato come questo tema sia già stato sollevato in sede di riunione dei Capigruppo.
Il fatto che insieme ad altri colleghi, rappresentanti altri Gruppi, e precisamente il Gruppo comunista e il Gruppo di Democrazia Proletaria venga ora riproposta, ai sensi dello Statuto, l'iscrizione di questo punto all'o.d.g. - ed è di questo soltanto che io desidero parlare è motivato da considerazioni che attengono a due soli ordini di problemi. Da un lato ad un precedente documento presentato in questo Consiglio regionale e votato all'unanimità il 19 dicembre scorso; dall'altro, alla considerazione di quanto dichiarato in una recente riunione presso l'Assessorato all'ambiente della Regione Piemonte, presenti la Giunta, la VII Commissione consiliare competente, i rappresentanti dell'ENEL e dell'ENEA-DISP. Sia la Commissione quanto la Giunta sono state informate del fatto che è intenzione dell'ENEL - e non esiste alcun ostacolo da parte dell'organo di controllo - riaprire, riavviare, riaccendere la centrale elettronucleare E.
Fermi in quanto il check-up richiesto da parte della Regione con l'ordine del giorno votato il 19 dicembre è da considerarsi concluso.
L'iscrizione di questo ordine del giorno è motivata essenzialmente dal fatto che la data proposta per il riavvio è la metà del mese di agosto prima cioè di qualsiasi possibilità, stante le decisioni assunte in sede di Capigruppo, di una nuova convocazione del Consiglio regionale.
L'iscrizione quindi è motivata dal fatto che il Consiglio regionale non ha più altra occasione per riflettere, discutere e parlare su questo tema all'infuori della seduta consiliare di oggi, a meno di ipotizzare un nuovo Consiglio regionale tra la data odierna e ferragosto. Cosa per noi fattibile, quindi non la escludiamo.
Il riferimento all'ordine del giorno votato dal Consiglio è per ricordare ai Consiglieri come in quell'ordine del giorno si richiedesse - e questo la Regione non lo ha ancora fatto - una partecipazione attiva della Regione nelle operazioni connesse con il check-up e quindi (ma questo appartiene già all'illustrazione dell'ordine del giorno proposto e in questo momento la tralascio) una nostra decisione prima del 1 agosto va prevista per stabilire quale ruolo prima del riavvio la Regione intende assumere, considerato che finora ruolo e presenza regionale non vi sono stati per lo meno attraverso gli strumenti previsti dall'ordine del giorno (Comitato scientifico degli Atenei, consulenze, verifica, a partire dall'istituto regionale, ecc.). Non verifica, come invece è avvenuta finora, tutta interna agli Enti di Stato legati alla centrale elettronucleare E. Fermi.
Propongo pertanto che il Consiglio valuti con attenzione le questioni e le scadenze temporali che abbiamo di fronte e che rendono necessaria, dal mio punto di vista, una discussione oggi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Il tema è stato discusso nella Conferenza dei Capigruppo, come ha affermato correttamente il Presidente, ed in quella sede si è deciso, sia pure a maggioranza, di non trattare oggi l'argomento per delle ragioni che sono evidenti: c'è un complesso ordine del giorno il quale prevede i lavori che attendono da tempo di essere svolti e non possono essere rinviati.
Abbiamo addirittura accettato, per portare avanti i provvedimenti più urgenti, di postergare a settembre la discussione della legge sulle autonomie che è approvata dalla Commissione competente da oltre due mesi non abbiamo quindi la possibilità oggi di trattare il tema proposto.
Possono esserci altre iniziative, alcune sono state indicate da Marchini nella Conferenza dei Capigruppo, o a livello di Giunta, o a livello di Commissione: si possono utilizzare altri strumenti, non solo il dibattito in aula che d'altra parte senza documenti su cui esprimersi sarebbe a nostro avviso...



STAGLIANO' Gregorio Igor

C'è un documento.



BRIZIO Gian Paolo

Sì, ma è un documento datato che, a nostro avviso, non tiene conto degli ultimi aspetti. E' un documento che precede la riunione dell'Assessore tenuta...



STAGLIANO' Gregorio Igor

No, no, caro, l'abbiamo scritto venerdì. Sei un bugiardo!



BRIZIO Gian Paolo

Calmo con le parole. Non conoscevo questo aspetto successivo, non ho alcuna difficoltà a rettificare, ma non accetto affermazioni tipo quelle di Staglianò, ed affermo con tutta tranquillità che confermiamo la nostra opinione e riteniamo che l'incontro effettuato in Assessorato ha già dato la possibilità di esaminare la situazione.
Sono possibili altre iniziative preferibili ad un dibattito, comunque non preparato, in quest'aula, che non trova pronti i Gruppi consiliari perché non era all'o.d.g. e perché già i Capigruppo avevano escluso la discussione di questo argomento, ritenendo che ci possono essere, come ho detto, altre iniziative, altre possibilità tra cui alcune indicate esplicitamente dal collega Marchini.
In definitiva noi siamo contrari all'iscrizione all'o.d.g.
dell'argomento proposto.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione la richiesta di iscrizione all'o.d.g. del documento relativo alle determinazioni da assumere in ordine al check-up della centrale E. Fermi di Trino.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 19 voti favorevoli e 24 contrari.
Ha la parola il Consigliere Bontempi che illustra la proposta di iscrizione all'o.d.g. del secondo ordine del giorno.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, abbiamo presentato due richieste di iscrizione all'o.d.g. perché distinti sono i problemi, distinte sono le scadenze temporali dell'urgenza: tutte e due però rappresentano per noi, che ce ne siamo fatti interpreti, una questione di grande importanza e preliminare.
Esaminiamo il quadro in cui si sono svolti i lavori di queste due giornate. Ricordo, per accenni, le cose che anche ieri abbiamo denunciato: si è operata l'elezione della nuova Giunta in tempi record, si è ritenuto di dover andare avanti in questo periodo normalmente con il lavoro delle Commissioni senza segnare lo stacco che un adempimento statutario come le dimissioni della Giunta avrebbe richiesto, si è ritenuto di dover aggiungere all'o.d.g. dei punti importanti, deliberazioni o altri provvedimenti di stretto interesse soprattutto della maggioranza.
Riteniamo che non sia serio non porre in discussione in quest'aula sia la questione che è stata rigettata poco fa, cioè l'assunzione della posizione della Regione in ordine al check-up di Trino 1, e la seconda questione, la votazione sui referendum, per la quale ieri il Consiglio dei Ministri ha presentato il disegno di legge, per cui si terrà tra ottobre e dicembre.
Con questo ordine del giorno, di cui chiediamo l'iscrizione, non facciamo che porre in essere delle condizioni di serietà, ragionevolezza e cautela rispetto agli elettori che saranno chiamati a decidere. In altre parole, la sospensione dei lavori di Trino, se prima poteva essere una valutazione politica vaga, oggi non può che essere un atto dovuto sul piano dei rapporti corretti con lo strumento partecipativo e di espressione della volontà popolare. E la Regione non può sottrarsi ad una posizione così chiara.
In altri termini, sarebbe incomprensibile, sotto ogni profilo, nel momento in cui si annuncia al popolo italiano che dovrà pronunciarsi sui referendum, che i lavori della centrale di Trino continuino alla chetichella e clandestinamente.
Aggiungo altre due considerazioni. Abbiamo proposto in aula questo ordine del giorno con carattere di urgenza perché non abbiamo ritenuto di poter sottostare a quello che riteniamo essere stato un colpo di forza della maggioranza, nella sede della Conferenza dei Capigruppo. Ogni Gruppo si assuma qui le sue responsabilità. E, per tranquillità di tutti, voglio ricordare che su questo tema non si potrà sfuggire a lungo, tanto vale allora registrare eventuali posizioni politiche diverse anche nella maggioranza.
Ieri è stata ricostituita la Giunta e si è scelto nel programma di non parlare del nucleare per non allargare i problemi politici, ma è chiaro che sulla questione della sospensione dei lavori di Trino questa Giunta e questa maggioranza dovranno arrivare a una decisione. Il confronto negato è la sottrazione dei problemi, specie la sottrazione dei problemi urgenti.
Allora invito ogni Gruppo, ogni Consigliere a farsi carico di questa responsabilità con il voto positivo su questo ordine del giorno. La nostra posizione è espressa chiaramente nell'ordine del giorno; la questione pu essere trattata tranquillamente in cinque minuti, ma riteniamo che questa decisione sia da prendersi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Non posso che confermare il giudizio già dato; la questione è stata trattata nella Conferenza dei Capigruppo e in quella sede è stata valutata serenamente da tutti i Gruppi l'opportunità di discuterne oggi. Le ragioni che ha espresso Bontempi sono state espresse anche da altri Capigruppo e si è giunti alla determinazione di non procedere oggi alla discussione di questo argomento.
Avendo già il Consiglio regionale espresso un parere favorevole a larghissima maggioranza sull'opportunità di procedere ai referendum ed essendosi già in precedenza espresso in ordine alla sospensione di tutti quei lavori che sono irreversibili, mi pare ci siano tutti gli elementi per andare con tranquillità ai referendum ed attendere i provvedimenti del Governo in proposito. Andranno avanti quei lavori che sono reversibili perché una posizione in proposito è già stata assunta.



(Interruzione del Consigliere Staglianò)



BRIZIO Gian Paolo

Non voglio entrare nel merito della questione, anche se nel merito potremmo trovarci tutti concordi. Non voglio entrare nel merito perch abbiamo assunto la posizione pregiudiziale di trattare oggi altri argomenti in Consiglio regionale. Ci sono i termini per un incontro con la Giunta e con la Commissione competente per esaminare pacatamente la questione. Mi riferisco alle proposte fatte ieri dal collega Marchini in sede di Conferenza dei Capigruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Chiedo che la votazione avvenga per appello nominale.



PRESIDENTE

Si proceda dunque alla votazione per appello nominale della richiesta di iscrizione all'o.d.g. dell'ordine del giorno n. 331.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 20 Consiglieri hanno risposto NO 29 Consiglieri.
Il Consiglio respinge.


Argomento: Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati

Esame ordini del giorno nn. 225 e 306 inerenti all'eliminazione delle barriere architettoniche


PRESIDENTE

Passiamo all'esame degli ordini del giorno nn. 225 e 306 presentati rispettivamente dal Consigliere Staglianò e dai Consiglieri Montefalchesi Dameri, Reburdo e Bontempi inerenti all'eliminazione delle barriere architettoniche, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Staglianò per l'illustrazione.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente e colleghi, ringrazio di aver la parola su un argomento che noi giudichiamo di grande valore morale e civile. Parliamo degli ostacoli che impediscono a molti nostri concittadini di avere una vita sociale effettivamente libera. Parliamo dell'argomento che comunemente va sotto il titolo di "barriere architettoniche".
In Piemonte, stando alle stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, ci sono 900.000 persone che incontrano notevoli difficoltà nell'uso delle strutture sia pubbliche che private. Ciò avviene a causa di handicap più o meno lievi e delle barriere architettoniche che si frappongono all'utilizzo ottimale dello spazio che circonda questi nostri concittadini.
Non deve meravigliare, signor Presidente e colleghi (benché l'argomento non cattura molta attenzione; d'altra parte le deleghe sono state distribuite ieri, quindi il bottino per le ferie è stato già fatto), il numero così elevato di persone coinvolte da questi impedimenti.
Se si tiene conto delle cause naturali e di quelle esterne che non permettono alle persone di utilizzare appunto lo spazio circostante, cause naturali possono essere considerate l'infanzia e la vecchiaia, due età che ogni persona attraversa, in cui le forze e l'attitudine non sono ancora o non sono più adatte ad usufruire delle strutture; un'altra causa naturale che limita il movimento è il periodo di gestazione della donna.
Tra le cause esterne principali che possono provocare sia invalidità temporanee che permanenti si possono considerare gli incidenti stradali e sportivi.



REBURDO Giuseppe

Si potrebbe sapere chi della Giunta si occupa in specifico di questa questione?



PRESIDENTE

Le deleghe non sono ancora state distribuite...



STAGLIANO' Gregorio Igor

Nessuno se ne occupa!



PRESIDENTE

Un momento. Stabiliamo che per adesso se ne occupa l'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero, Assessore all'urbanistica

Presidente, non so di chi sarà la competenza, so di chi era.



PRESIDENTE

Ma l'accettarla non sarebbe un grave fatto per uno come lei che si rivolge ai cittadini in senso sociale...



GENOVESE Piero, Assessore all'urbanistica

Qui si fa riferimento soprattutto alle opere pubbliche, quindi dovrebbe essere un'altra competenza.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, continuo se gli interlocutori mi ascoltano diversamente ritengo che non sia proficuo. Possiamo sempre chiedere la sospensione in attesa che ci sia un interlocutore.



PRESIDENTE

Può anche essere un problema connesso a due Assessorati, se portiamo in noi questo senso sociale. Ascoltiamo il Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ero arrivato alle cause esterne principali che possono provocare sia invalidità temporanee che permanenti. Si possono considerare cause esterne gli incidenti stradali e sportivi, gli infortuni sui luoghi di lavoro, le più gravi malattie degenerative fra le quali le cardiopatie, le artropatie e le malattie respiratorie.
L'unico provvedimento legislativo in materia di abbattimento di barriere architettoniche è rappresentato dalla legge 30/3/1971, n. 118. Si sono dovuti attendere ben sette anni per ottenere le norme tecniche di applicazione di questa legge con l'emanazione del DPR 27/4/1978, n. 384.
Questo DPR non è purtroppo un punto di riferimento serio e sufficiente a garantire l'abolizione delle barriere architettoniche. Infatti, non si fa alcun riferimento a sanzioni per chi lo evade. Non si individuano gli organi preposti al controllo e alla vigilanza, non sono affrontate le esigenze riguardanti le persone con problemi di udito e di vista, infine si rimanda ad ulteriori circolari tecniche l'applicazione di alcuni articoli rinviando "sine die" la soluzione dei problemi.
Le frequenti evasioni di tale decreto sono una testimonianza delle sue carenze. Se questo è il quadro nazionale (ogni tanto arriva qualche pernacchia, ma ritengo che non sia rivolta né all'argomento né alla mia persona; se proprio non si possono far sospendere i lavori andiamo avanti con i disturbi circostanti) nella legislazione regionale alcune norme hanno teso a mitigare i disagi determinati dalla presenza delle barriere architettoniche. Ad esempio, la L.R. n. 54 del 3/9/1984 e il relativo Regolamento del 29/4/1985 promuovevano disposizioni per l'eliminazione delle barriere negli edifici di edilizia residenziale pubblica da realizzarsi da parte degli IACP e dei Comuni. L'art. 87 della L.R. n. 61 del 6/12/1984, di modifica della L.R. n. 56/77, prevede di rivedere i Regolamenti edilizi comunali al fine del superamento diffuso delle barriere architettoniche.
Gli Enti locali però, ed è questo il punto, Assessore Genovese e Assessore Mignone (sono contento di avere voi come interlocutori, mi pare stiate seguendo con attenzione l'argomento), hanno quasi integralmente trascurato di attenersi alle norme dettate dalla legge n. 118/71 e dal successivo Regolamento di cui al DPR n. 384/78.
Di fronte a questo stato di cose la legge finanziaria n. 41 del 28/2/1986 ha recepito alcuni emendamenti presentati in Parlamento da parte del Gruppo DP, da parte del Gruppo comunista e da parte di altri Deputati della maggioranza di pentapartito, con i quali si stabiliva che le Amministrazioni competenti entro un anno, cioè entro il 28/2/1987, dovevano adottare piani di eliminazione delle barriere architettoniche affinché le strutture pubbliche e di uso pubblico (i trasporti, l'arredo urbano) siano rese conformi alla normativa.
Per consentire tutto ciò finalmente nel concreto sono stati stanziati 100 miliardi per il 1986 a disposizione dei Comuni.
La legge finanziaria, altresì, rinviava espressamente alle Regioni il dovere di provvedere alla nomina di un Commissario ad acta qualora si verificassero inadempienze da parte dei Comuni entro il 28/2/1987.
Le inadempienze dei Comuni, a cominciare dal capoluogo regionale, si sono prontamente verificate - come non era difficile prevedere - e il 28 febbraio, come sappiamo, è alle nostre spalle.
La situazione non è sufficientemente nota, gli Enti locali non sono sufficientemente supportati sul piano tecnico-amministrativo dagli organi della programmazione territoriale. La Regione dunque, a nostro avviso, deve intervenire attraverso un piano di commissariamento ad acta, come previsto espressamente dall'art. 32, ventiduesimo comma, della legge n. 41 del 28/2/1986.
La Regione, a nostro avviso, deve intervenire attraverso uno strumento espressamente previsto dal legislatore nazionale; deve intervenire sottolineo questo imperativo - perché riteniamo che quella di cui stiamo trattando sia una questione cardine, un'unità di misura del grado di civiltà di una società avanzata, e che vuole essere civile, come la nostra.
Un'unità di misura, signor Presidente, di come vengono trattati i più deboli e quindi coloro i quali più hanno bisogno dell'attenzione e della solidarietà delle istituzioni democratiche.



PRESIDENTE

Colleghi, mi rallegro che questo argomento sia stato portato in Consiglio regionale. Il problema è molto importante. Chiunque di voi abbia percorso gli Stati Uniti avrà notato che ogni piccolo centro, sia esso commerciale o no, a partire dai supermercati per arrivare agli stadi, è fornito di attrezzature adeguate per gli inabili e gli handicappati.
Dico questo perché il cosiddetto mondo industriale avanzato ha già predisposto da tempo tutte queste cose.
La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

Ringrazio innanzitutto il Presidente Viglione per aver sottolineato l'importanza dell'argomento che stiamo discutendo. In effetti credo che meriti attenzione e sensibilità da parte di tutti, in quanto stiamo parlando della possibilità per cittadini svantaggiati e più deboli di inserirsi nella società, di poter vivere nella società come qualsiasi altro cittadino normodotato.
Vorrei ricordare che ieri nel suo saluto il Presidente Beltrami ha segnalato al Consiglio che questa Giunta presterà attenzione ai problemi dei più deboli, dal che mi auguro che la risposta che la Giunta darà su questo argomento sarà conseguente.
L'Assessore all'urbanistica Genovese, che nella passata legislatura in occasione della modifica della L.R. n. 56 mostrò attenzione a questa tematica, dovrebbe far sì che la Giunta abbia questa sensibilità.
La battaglia per l'eliminazione delle barriere architettoniche si inquadra all'interno di una più generale battaglia di civiltà per dare ai cittadini svantaggiati sul piano fisico, come in questo caso, quelle opportunità di inserimento sociale che la società, pensata e organizzata per normodotati, non dà.
Per troppo tempo nel nostro Paese è prevalsa la cultura secondo la quale gli invalidi e gli handicappati sono soggetti da assistere. Una costante di questa cultura è rappresentata dalle difficoltà che sono frapposte ad invalidi e handicappati per l'accesso nei luoghi di lavoro molti sono i casi di espulsione di invalidi e di handicappati dai luoghi di lavoro e la legislazione nazionale negli ultimi anni ha agevolato tale espulsione e ha bloccato l'accesso ai luoghi di lavoro. Ricordiamo come nei processi di ristrutturazione di questi ultimi anni all'interno delle aziende la costante è stata prima di tutto l'espulsione di invalidi e handicappati.
Un'altra costante è stata la scarsa attenzione a tutti i livelli ai problemi di accessibilità nelle città. Non c'è dubbio che le barriere architettoniche rappresentano un grave problema che ostacola l'inserimento sociale degli handicappati e degli invalidi nella società e credo che chi più è sensibile a questa tematica abbia accolto con favore lo stanziamento di risorse nella legge finanziaria del 1986.
L'art. 32, comma ventesimo, della legge finanziaria del 1986 stabilisce: "Non possono essere approvati progetti di costruzione o ristrutturazione di opere pubbliche che non siano conformi alle disposizioni del decreto n. 384/78 in materia di superamento delle barriere architettoniche".
Il comma ventunesimo, che interessa la materia che stiamo discutendo stabilisce che: "Per gli edifici pubblici già esistenti, non ancora adeguati alle prescrizioni del decreto n. 384, dovranno essere adottati, da parte delle amministrazioni competenti, piani di eliminazione delle barriere architettoniche entro un anno dall'entrata in vigore della presente legge".
La legge è entrata in vigore il 28 febbraio 1986, quindi l'anno è scaduto il 28 febbraio 1987. In questo anno le amministrazioni avrebbero dovuto predisporre piani di eliminazione delle barriere architettoniche.
Il comma ventiduesimo della legge recita: "Per gli interventi di competenza dei Comuni e delle Province, trascorso il termine previsto dal comma ventunesimo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano nominano un Commissario per l'adozione di piani di eliminazione delle barriere architettoniche presso ciascuna amministrazione". Questo è un termine perentorio; non adempiere a questa prescrizione della legge pu anche voler dire omissione di atti d'ufficio.
Come spesso accade in questo Paese, il passaggio dalle norme scritte alla loro attuazione concreta è lungo, permane una insufficiente cultura rispetto a questa tematica.
Gran parte dei Comuni della nostra Regione probabilmente non ha adempiuto a quanto previsto dalla legge, cioè non hanno presentato il piano per l'eliminazione delle barriere architettoniche. Sono certo che il Comune di Torino non ha adempiuto a questa prescrizione, non ha ancora presentato il piano e dal 28 febbraio sono trascorsi diversi mesi.
Che cosa chiediamo alla Regione e alla Giunta? Chiediamo di applicare il comma ventiduesimo dell'art. 32 della legge finanziaria del 1986 e chiediamo che la Giunta nomini un Commissario per quanto riguarda il Comune di Torino. Potrebbe anche nominare il Sindaco. E' importante che la Regione compia questo atto politico, che imponga al Comune di Torino di rispettare la legge ed è altrettanto importante che la Giunta regionale faccia un'indagine per accertare quanti altri Comuni sono inadempienti con la conseguente necessità di nominare un Commissario.
Lo stesso discorso vale per la Regione. La Giunta regionale deve presentare un piano di superamento delle barriere architettoniche per gli edifici di sua competenza. Il comma ventiduesimo prevede perentoriamente la nomina del Commissario, quindi ci auguriamo che questa questione venga valutata con la dovuta attenzione da parte della Giunta.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE DAMERI



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Più che apprezzare il fatto che alcuni colleghi abbiano riportato in aula una questione annosa quale quella dell'abbattimento delle barriere architettoniche che vede continui pronunciamenti legislativi, ordini del giorno, mozioni, ma vede ugualmente un'altrettanto continua disattenzione da parte delle amministrazioni pubbliche e dei grandi enti privati.
Esiste quindi una situazione in cui, paradossalmente, ad una diffusa produzione legislativa - alcune volte supportata anche da disponibilità finanziarie - si aggiunge un'insensibilità da parte dei rami terminali delle amministrazioni, che dovrebbero farsi invece momento d'attuazione delle decisioni. Una legislazione di tipo illuministico - dico paradossalmente - che si scontra con una diffusa insensibilità.
Mi auguro che sui temi sollevati dall'ordine del giorno di Democrazia Proletaria e da quello del Gruppo comunista vi sia un chiaro pronunciamento della Giunta regionale e della maggioranza che, su questo come su altri aspetti, è assente e latitante. Mi pare sarebbe assai grave e preoccupante come è allo stato degli atti la situazione, che solo le forze di opposizione sollevino questi problemi e che il pentapartito non sia capace di gestire neanche questo, facendosi quindi interprete della generale insensibilità di cui parlavo prima. Parlo di forze politiche nel loro complesso, senza entrare nel merito dei singoli Consiglieri e dei singoli Assessori: la sensibilità personale, che pure esiste, viene annegata in una palude di incapacità.
Nel momento in cui si procederà all'unificazione degli ordini del giorno, vorrei che venisse recepita dai proponenti, e fatta propria dall'assemblea, la chiara indicazione che l'impegno della Giunta non riguarderà soltanto il Comune di Torino, ma si espanderà almeno ai grandi centri urbani. Per quanto non ritenga sia necessario ricordare l'emarginazione esiste sia nei grandi centri che nei piccoli Comuni e le barriere architettoniche sono tali sia in un piccolo Comune che in una grande città. Sarebbe opportuno un intervento da parte della Giunta regionale nei confronti dei suoi organi tecnici in materia urbanistica quali il CUR e il CROP. Il CUR è tenace nel consentire le edificazioni, ma dovrebbe essere tenace tutte le volte che si occupa di piani regolatori, di regolamenti, di varianti. Sarebbe utile una circolare dell'Assessore competente.
Le culture si costruiscono nella quotidianità delle segnalazioni, delle raccomandazioni e delle attenzioni. I progetti comunali di edifici scolastici recenti, anche nella cintura torinese, sono solitamente privi di questa attenzione. Non la si trova neppure per edifici nuovi, costruiti da amministrazioni che poi fanno e votano all'unanimità ordini del giorno in questo senso.
Questi aspetti di fatto vengono quasi sempre lasciati alla sensibilità del progettista. Ricordiamo che il controllo e la sensibilità dovrebbero venire dagli enti e dalle amministrazioni pubbliche, che non dovrebbero muoversi sempre e soltanto dietro la sollecitazione di associazioni di cittadini disabili ed handicappati, che sono le uniche a tutelare, giorno dopo giorno, le necessità e le urgenze legate alla condizione di emarginazione.
Può sortire qualche effetto anche un intervento della Regione nei confronti delle Facoltà di Architettura e Ingegneria tenendo conto che gran parte dei vizi di origine nasce in una certa concezione dell'insegnamento universitario legato alla materia che come porta a considerare l'architettura soltanto il "costruire", o la pianificazione territoriale soltanto "l'urbanistica", così porta a considerare quasi elementi irrilevanti della progettazione problemi di questo genere.
La strada da compiere è molto lunga.
Ultima considerazione. La Regione - e faccio riferimento all'ordine del giorno del collega Staglianò, laddove si richiede di mettere a disposizione degli Enti locali una struttura regionale adeguata per l'assistenza tecnico amministrativa - dovrebbe predisporre o prevedere un ampliamento di questa messa a disposizione anche a favore di privati o di enti non locali, cioè altre strutture operanti sul territorio regionale che richiedessero questa consulenza.
Forse è più interessante poter andare, come diceva il Presidente Viglione, allo stadio piuttosto che in Municipio, e poi vi sono le UU.SS.SS.LL., l'INPS, i supermercati, i giardini pubblici, le piscine, i parchi regionali.
Proprio in merito ai parchi regionali, quando si parla di eliminazione delle barriere architettoniche, si consideri - compatibilmente con la morfologia dei luoghi - la possibilità di offrire almeno l'accesso al perimetro del parco.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti.



CERNETTI Elettra

Mi pare che sia doveroso avere particolare sensibilità per le fasce più deboli dei cittadini. L'eliminazione delle barriere architettoniche era contenuta anche nella legge n. 20, che mi ha vista accesa sostenitrice in Giunta. Allora era competente l'Assessore Rivalta. Furono previste normative per gli edifici pubblici e per quelli dell'edilizia pubblica di nuova costruzione per cui nei progetti le barriere architettoniche scomparivano. Sono passati quasi sei anni e sono ancora purtroppo moltissimi gli Enti locali che non si adeguano alle nuove normative.
Approvo il piano di commissariamento proposto per i centri urbani più importanti del Piemonte. Noi provinciali accusiamo chi ha una visione centrata e mirata esclusivamente su Torino; certo, è la capitale della Regione, ma non è poi il principio e la fine del mondo. Si operi allora su tutti i grossi agglomerati urbani per eliminare le barriere architettoniche.
Un handicappato in carrozzella che voglia superare i pochi gradini che separano il corridoio dei passi perduti da quello immediatamente sottostante per accedere all'aula del Consiglio è nell'impossibilità di varcare quel baratro. Chiedo al Presidente del Consiglio se non sia il caso di adeguare anche l'interno di questo vecchio palazzo installando almeno nei punti essenziali, degli scivoli per facilitare l'accesso e la circolazione agli handicappati: l'ente pubblico darebbe un esempio; è una sensibilità che mi pare dovuta e doverosa anche nei confronti degli handicappati momentanei e degli handicappati per l'età avanzata.
Una società che va invecchiando sempre più e che conta un numero di anziani sempre maggiore, grazie alla qualità della vita che è migliorata deve avere una particolare attenzione anche nei confronti degli anziani per i quali - faccio un esempio - sono essenziali i corrimano nelle scale.
Non basta approvare le leggi per sancire questi accorgimenti, occorre poi metterli in pratica; purtroppo però in questi ultimi anni, nonostante la buona volontà e una sensibilità maggiore nei confronti dell'handicap, è mancata la volontà concreta e quotidiana di attuazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente, se fosse possibile vorrei rovesciare la situazione e vederla da un altro punto di vista, anche perché buona parte degli argomenti espressi a sostegno di questo ordine del giorno mi trovano, come ovvio, d'accordo, come credo sia per la maggioranza dei Consiglieri presenti.
Dico rovesciare la situazione perché esistono delle riforme pensate in buona fede, ma che poi si trasformano in strumenti micidiali, soprattutto a danno della categoria degli anziani a cui si riferiva l'Assessore Cernetti in questo momento.
La riforma che è stata attuata ormai da parecchi anni non soltanto a Torino, ma anche nei piccoli capoluoghi, è stata nel cambiare la struttura dei marciapiedi con gli scivoli. Lo scivolo però è la causa di un numero altissimo di incidenti che vanno attribuiti al 90% alle persone anziane, le quali invece di avere un vantaggio scivolano e quasi sempre la caduta è mortale.
Gli scivoli, soprattutto quando piove o quando nevica, si sono trasformati in strumenti mortali e non solo per gli anziani.
Queste riforme, attuate in realtà per aiutare i portatori di handicap hanno attaccato una categoria che oggi è di maggioranza, cioè gli anziani.
Una riforma pensata con le buone intenzioni, in realtà si può trasformare solo in nome di un cambiamento apparente, in una misura molto pericolosa per una categoria di persone così vasta com'è quella degli anziani.
Per accedere a quest'aula e al palazzo della Regione si incontrano continuamente gradini, molto sovente pericolosi anche per noi che, a causa della moquette uniforme, non ci accorgiamo dei gradini e rischiamo di cadere; a maggior ragione per chi vive un'età in cui i problemi di equilibrio e di stabilità motoria sono fondamentali. Vorrei invitare chi nella Giunta dovrà occuparsi di questo problema, di tenere conto anche dei problemi inversi che molto sovente sono speculari a quello che si vuole realizzare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Anch'io molto brevemente vorrei intervenire su questo argomento rilevante su cui c'è, ormai storicamente, una totale disattenzione.
Ho avuto un'esperienza diretta molto recente nel palazzo dell'Università dove lavoro, dove passano giornalmente migliaia di persone dove esiste una scalinata praticamente impossibile da superare per chiunque non sia agile di gambe, dove esiste un posteggio auto per handicappati dove esiste un montacarichi raggiungibile senza dovere superare ostacoli complessi, ma senza una indicazione su come poterlo raggiungere; è una specie di sotterraneo impossibile da trovare. Dovevo accompagnare il fisico Tullio Regge ad una conferenza che doveva tenere al quinto piano di Palazzo Nuovo; è stata un'impresa allucinante, abbiamo dovuto chiamare in soccorso decine di bidelli che cercavano di capire da che parte si potevano far salire gli handicappati. Trattandosi di Tullio Regge, si sono tutti attivati, anche se il suo handicap non è gravissimo. Alla fine della conferenza l'ascensore, che probabilmente non viene usato mai per handicappati, si è rotto, quindi abbiamo dovuto trascinare Tullio Regge attraverso un enorme corridoio per raggiungere un altro ascensore, che naturalmente non arriva in un posto da cui si possa raggiungere la strada senza superare gradini. Siamo riusciti in molti a farglieli superare, ma se avessimo avuto un handicappato in carrozzella, sarebbe rimasto bloccato alle otto di sera, a Palazzo Nuovo.
Questo per dire che in un posto, dove migliaia di persone passano tutti i giorni, nessuno si è mai preoccupato di adeguare alla normativa vigente le barriere architettoniche.
Ho l'impressione, per esempio, che in Consiglio comunale gli handicappati non possano arrivare. Se c'è un modo per arrivarci, non è indicato, perché non si trovano mai in alcun ufficio pubblico le indicazioni necessarie per usufruire di questa possibilità (accesso attraverso gli scantinati, con montacarichi o cose di questo genere).
Quindi suggerirei a chi dovrà occuparsi della realizzazione concreta dell'ordine del giorno, che speriamo di approvare oggi, di prevedere non solo la predisposizione, anche magari tramite commissariamento, dei mezzi per superare le barriere architettoniche, ma anche la loro funzionalità, il loro mantenimento in stato di efficienza, quando si tratti di mezzi meccanici o elettrici. Soprattutto è necessaria la chiarezza delle indicazioni: tranne gli aeroporti, i luoghi pubblici in Italia non hanno quelle indicazioni minime che permettono ad un handicappato di raggiungere il luogo in cui deve recarsi.
Quindi i problemi sono due, l'adeguamento delle strutture e l'informazione minima necessaria.
Esiste anche un altro problema, quello sollevato nel nostro documento integrativo relativo agli spazi per i parcheggi auto degli handicappati che devono venir fatti rispettare; si comincia a vedere i rettangolini gialli, ma sono sempre occupati da altre macchine.
C'è poi il problema dell'adeguamento dei mezzi pubblici che sono sempre di difficile accesso anche da parte degli anziani. Anche i trasporti pubblici rientrano in questo tema di cui da anni si discute e sui quali si sono assunte decisioni, deliberazioni, ordini del giorno da parte di tutte le assemblee elettive, ma poi non si è fatto nulla. Naturalmente voterò a favore degli ordini del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Picco.



PICCO Giovanni

Sarebbe opportuno che il Consiglio regionale si pronunciasse in merito ai compiti di controllo della Regione, compiti che giustamente vengono sollecitati dai Consiglieri regionali, in quanto prescritti dalla legge per i quali però occorre fare alcune precisazioni e puntualizzazioni.
Il legislatore si è preoccupato di affidare compiti di controllo alle Regioni, in pendenza di provvedimenti di sua competenza. La competenza per quanto attiene alla normativa tecnica sugli edifici pubblici è prioritariamente statale; le Regioni, qualora lo ritengano opportuno possono apportare modificazioni, correzioni ed integrazioni in funzione di quelle che possono essere le esigenze territoriali o le specifiche esigenze delle comunità locali.
Questa competenza normativa statale purtroppo non è stata completata anche perché sono intervenute le vicende a tutti note sul versante della sicurezza degli edifici, che hanno costretto il legislatore ad apportare a queste normative delle correzioni sostanziali, se non addirittura dei capovolgimenti a 180 o 360 gradi rispetto alle norme precedenti.
Questo aspetto credo che debba essere considerato anche rispetto alle difficoltà che soprattutto i grandi Comuni hanno nell'affrontare i piani di abbattimento.
Dopo la vicenda al Cinema Statuto, dopo l'intrecciarsi di norme relative alla sicurezza anche degli handicap, sono state apportate correzioni che sono state recentemente sancite in occasione della normativa sugli impianti sportivi, che a quanto mi risulta è la più recente.
Questa considerazione deve indurre la Regione non certo ad essere latitante rispetto a compiti che sono chiaramente attribuiti dalla legislazione nazionale, ma ad avere un atteggiamento di comprensione rispetto a programmi che, come detto giustamente dal Consigliere Pezzana se attuati a tappeto senza finalizzazione e senza priorità rispetto agli obiettivi che si vogliono conseguire, rischiano a volte di ottenere effetti se non controproducenti, certamente non finalizzati, non orientati.
Quindi la mia raccomandazione alla Giunta non è tanto la prudenza nell'affrontare la tematica specifica del commissariamento, quanto piuttosto l'istituzione di un servizio di vigilanza e di accertamento delle condizioni di applicazione delle norme rispetto alle leggi e alle norme statali vigenti, o con leggi o con decreti, in modo che riferendo al Consiglio regionale si possa con la dovuta collaborazione degli istituti presenti nella nostra Regione individuare le priorità rispetto a questi compiti di controllo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

L'incertezza con cui si è aperta la discussione su questi ordini del giorno da parte della Giunta (non si capiva chi fosse legittimato ad intervenire su questo argomento) è una brutta premessa. Gli ordini del giorno sono stati presentati l'uno il 26/1/1987, l'altro il 12/6/1987 quindi c'era il tempo per evitare una discussione solo di principi e per poter entrare invece nel merito.
Nel nostro ordine del giorno richiamiamo in dettaglio, e non casualmente, la legge finanziaria 1986. Alcuni punti richiamati, alcuni commi, invitano la Giunta a dare una risposta. Al comma ventesimo si richiama il divieto di erogazione di finanziamenti per edifici pubblici che non rispettino, sia negli interventi di costruzione che di ristrutturazione, le norme relative alle barriere architettoniche. Sarebbe opportuno che la Giunta dicesse se questo comma è stato rispettato. Penso ad esempio, alla partita dell'edilizia scolastica e mi domando se nei progetti rispondeva a questa norma.
Il comma ventitreesimo della legge finanziaria richiama la riserva della Cassa Depositi e Prestiti, all'1% per il primo anno, al 2% per gli anni successivi, per mutui destinati all'abbattimento delle barriere architettoniche. Come ha funzionato questa riserva per investimenti finalizzati? E' stata spesa, è stata richiesta dai Comuni o è sparita come spesso può accadere nella gestione della Cassa Depositi e Prestiti? In conclusione, chiediamo la nomina di un Commissario, date le scadenze trascorse e la procedura necessaria per verificare e dare attuazione a questo impegno legislativo.
Non posso non sottolineare come di fronte ad una legge che risponde alle esigenze di una categoria importante della società, siamo costretti a ragionare in assenza di qualsiasi intervento reale e a svolgere un dibattito ancora una volta sui principi e sui valori di socialità, sapendo che tra la legge e la sua realizzazione c'è il vuoto.
Visto l'impegno del Consiglio ad affrontare questa questione, credo che la Giunta debba dare oggi risposte concrete nel merito ed informazioni precise sullo stato di applicazione della legge. Aveva mesi per preparare questo resoconto, spero l'abbia fatto; se così non fosse, al di là della procedura per nominare un Commissario, credo che si debba tornare in aula con le informazioni necessarie per capire come si è risposto ad una normativa di legge e riaprire il dibattito sui dati certi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, ringrazio i colleghi che hanno consentito che questo problema venisse affrontato in aula.
Devo segnalare una certa insensibilità della Giunta che non ha ritenuto di rispondere ad una interrogazione da noi proposta il 15 aprile 1987 con la quale si chiedeva di conoscere quali Comuni avevano provveduto a predisporre i programmi, quali Comuni fossero stati commissariati e quali interventi integrativi dovesse fare la Giunta. Quindi faccio miei gli interventi che sono stati svolti dai colleghi e, per la storia di questo Consiglio, mi sembrava giusto rimarcare che c'era stata su questo argomento un'iniziativa nostra che non ha avuto riscontro.
Questa mancata sensibilità della Giunta evidenzia una caduta di attenzione e di sensibilità a questi problemi anche dell'opinione pubblica e della collettività. Il nostro Paese ha la caratteristica di seguire le mode, e non vorrei che sembrasse di cattivo gusto il termine che uso; sei sette anni fa andavano di moda gli handicappati, poi hanno iniziato ad andare di moda i tossicodipendenti, adesso vanno di moda i malati di AIDS.
Nel nostro Paese non si ha la capacità di cogliere le emergenze nuove tenendo presente le emergenze vecchie che persistono e che si aggravano.
Chiedo scusa alla Giunta se ho usato il termine insensibilità, ma lo colgo come segnale coerente con i segnali della società. Degli handicappati non importa più niente a nessuno. Ci sono anche questioni clamorose, come la tirchieria dello Stato sull'assegno di accompagnamento. Sfortunatamente l'attenzione di tipo politico su queste cose troppe volte è sollecitata dalla conoscenza diretta di questioni personali. Gli handicappati sono in questo momento la categoria a più forte rischio che paga le scelte politiche dello Stato che noi liberali condividiamo, ma che, guarda caso ricadono sulle categorie non più di moda.
Confido che la Giunta vorrà accogliere all'interno dell'ordine del giorno dei colleghi la raccomandazione che avevamo sottolineato, ma al di là delle questioni di carattere specifico va ricordato che oltre alle barriere architettoniche ci sono le barriere di relazione e di tipo culturale. Ritengo che la Regione debba prenderne atto a tutto campo e unica istituzione in Italia, acquisire la cultura e la capacità di non dimenticare le cose di ieri perché oggi ce ne sono altre che sembrano più interessanti. Il problema dell'AIDS e dei tossicodipendenti è drammatico ma il problema degli handicappati è altrettanto drammatico; non si riesce a capire perché questi cittadini, così deboli e così soggetti a rischio debbano soffrire delle campagne di entusiasmo seguite sempre da una campagna di indifferenza. Confido che la Giunta appena ricostituita rifletterà su queste considerazioni che ho svolto in termini molto superficiali, ma non per questo meno comprensibili, e sugli argomenti introdotti dagli ordini del giorno. La redazione dell'ordine del giorno dovrebbe essere molto attenta a misurare i meccanismi istituzionali che si ritiene di dover avviare. Non anticipo quindi un voto favorevole perché mi riservo, insieme ai colleghi presentatori degli ordini del giorno, di valutarne l'opportunità di rivedere i meccanismi istituzionali in ordine ad un processo che deve essere avviato con la massima sollecitudine e sensibilità.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei richiamare la vostra attenzione sul fatto che in Italia esistono leggi ad alto contenuto sociale e civile che vengono largamente disattese. Una di queste leggi è proprio quella sulle barriere architettoniche. Infatti il 30/3/1971 fu approvata la legge che reca il n. 118; fu poi emanato il decreto presidenziale del 27/4/1978, n. 384, ma la legge finanziaria nel 1986 si sente in dovere ed avverte la necessità di ribadire che non possono essere approvati progetti di costruzione o ristrutturazione di opere pubbliche che non siano conformi a quel dettato o a quei dettati legislativi. Queste date richiamano alla nostra mente le grida manzoniane: dobbiamo infatti constatare con amarezza che nonostante il tempo trascorso le barriere architettoniche esistono e sono numerose. Allora mi chiedo se si tratti semplicemente di un problema applicativo di leggi o piuttosto non si debba parlare di altre barriere. A me pare più logico è più sensato parlare invece di barriere mentali. Non si può parlare di un semplice abbattimento di barriere architettoniche bisogna parlare di abbattimento prioritario delle barriere mentali che ci impediscono di assumere iniziative dirette a far sì che i cittadini meno protetti trovino un modo di vivere, un modo di essere, un modo di appropriarsi più umano, non diciamo della città o delle città, ma quanto meno di alcune strutture indispensabili che purtroppo oggi ostacolano fortemente la loro vita di relazione, la loro vita sociale.
Voglio ancora rilevare brevemente che la maggioranza è stata completamente assente su questi argomenti. Io non dico che non lo ha fatto perché si è occupata otto anni fa degli handicappati, quattro anni fa dei tossicodipendenti e adesso si sta occupando dei portatori di AIDS. Non posso dire questo perché in realtà non si è occupata di nulla e non si sta occupando di nulla: né dei primi, né dei secondi, né dei terzi, come non si sta occupando di ogni altro problema sociale.
Questo però non è un dato da attribuire esclusivamente a questa Giunta regionale; il fatto è che è in atto nel nostro Paese il tentativo di demolire lo stato sociale, tentativo che sta purtroppo riuscendo: le categorie che più avrebbero bisogno di essere difese e protette sono quelle che subiscono i colpi più pesanti al loro modo di vivere. Tuttavia l'attenzione dimostrata dai colleghi nei loro interventi, la sensibilità della collega Cernetti, che ha posto questo problema, sono dati che lasciano in qualche modo ben sperare, ed io vorrei veramente poter sperare bene, almeno in questo settore.
Abbiamo posto questo problema in una nostra interrogazione del marzo 1987, alla quale per verità è stata data una risposta scritta in cui si elencava qualche provvedimento assunto e vi era un impegno vago nella direzione in cui va la nostra integrazione all'ordine del giorno. Mi piacerebbe se dalla sensibilità dimostrata in alcuni interventi nascesse qualche cosa di concreto.
E' chiaro che un intervento in materia di abbattimento di barriere architettoniche non può non essere scaglionato nel tempo. E' necessariamente così, perché si tratta di intervenire su edifici vecchi già esistenti, come ad esempio questo edificio. Mentre parlava il collega Staglianò sentivo un trapano lavorare e speravo che lavorasse per abbattere qualche barriera architettonica, ma non lavorava per quello.
Ci sono, è vero, alcune situazioni vecchie che possono essere soltanto parzialmente recuperate, su cui si può intervenire con il tempo; ma il fatto è che neanche nella progettazione di nuovi edifici si tiene conto della necessità, direi del dovere morale, innanzitutto, di applicare la legge contro le barriere architettoniche.
Una sensibilità regionale in questa direzione può essere attivata: non deve essere finanziato alcun edificio nuovo che non abbia in progetto l'abbattimento delle barriere architettoniche, questo si può fare e credo che si debba fare. Vi sono poi altri interventi che possono essere fatti subito, come quelli che proponiamo con la nostra integrazione, interventi che non richiedono spese, non richiedono modifiche; richiedono semplicemente di attivare una sensibilità in favore dei cittadini che sono impediti nei movimenti, e possono essere fatti subito. Entro l'anno sarebbe bene incominciare a riservare per i cittadini portatori di handicap dei posti auto davanti a tutti gli edifici regionali e davanti a tutte le strutture pubbliche su cui la Regione ha competenza; soprattutto si dovrebbe fare in modo che questo provvedimento sia rispettato. Si tratterebbe quindi di promuovere anche una campagna di educazione per l'abbattimento delle barriere mentali, per il rispetto degli altri, per il rispetto delle norme, per il rispetto delle regole, per il rispetto dei cittadini che hanno più bisogno degli altri di essere rispettati. Anche a me, come alla collega Bresso, è capitata un'esperienza personale in merito.
Ho accompagnato un cittadino handicappato, su una carrozzella, agli uffici regionali di via Magenta, perché doveva parlare con un funzionario della Regione. Non vi dico che cosa si è dovuto fare intanto per trovare parcheggio all'auto e poi per accedere a quegli uffici. Certo, sarebbe bello se le barriere architettoniche venissero abolite in tutti i locali pubblici; però sarebbe doverosa un'azione, per quanto è di competenza della Giunta, sia nei confronti della città di Torino che nei confronti delle altre città della Regione affinché spazi auto siano garantiti almeno davanti agli uffici regionali, agli ospedali, alle UU.SS.SS.LL. Come è doveroso provvedere affinché gli Enti locali rispettino questa legge che mi spiace ripeterlo - è una delle leggi più disattese, mentre in una società civile dovrebbe essere tra quelle a cui si presta maggiormente e prioritariamente attenzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questi ordini del giorno e le interpellanze precedenti sollevano un tema che viene trascurato dalle pubbliche amministrazioni e da molti settori della società, frutto della cultura del disvalore dell'uomo sia nel campo del lavoro che nel campo dei rapporti umani. La solidarietà si attenua nelle scelte politiche, nelle scelte economiche e nell'ambito dell'operatività dei servizi; questo inevitabilmente fa fare un salto culturale all'indietro anche in quei settori della società piemontese che avevano lentamente acquisito coscienza che i problemi dell'emarginazione non sono problemi settoriali, ma sono problemi che rientrano nel contesto generale delle scelte di carattere economico e dei rapporti sociali e culturali che compiono il pubblico e il privato. Che il tema delle barriere architettoniche sia presentato prevalentemente dal punto di vista tecnico è un altro segnale di crescita di disvalori e di insensibilità.
Oggi ci sono le condizioni per offrire soluzioni tecniche, non esistono ostacoli legislativi nazionali o locali. Ci sono le capacità tecniche perché le barriere architettoniche possano essere superate o possano essere evitate dove si costruiscono nuove strutture.
In questi ultimi anni anche i piccoli Comuni hanno asfaltato le strade e i relativi marciapiedi che presentano gradini molto alti. Questo è un classico esempio di come il settore della progettazione, le categorie professionali di architetti e ingegneri siano insensibili alle esigenze degli handicappati e non conoscano le leggi. Forse nessun Comune della nostra Regione ha attivato le possibilità offerte dalla legge finanziaria.
La Regione deve compiere un atto significativo in questa direzione deve investire il Comune di Torino e gradualmente i Comuni capoluogo di provincia, con un atto amministrativo di commissariamento affinché attivino nell'immediato il processo previsto dalla legge finanziaria. La Regione deve prevedere una serie di iniziative nei confronti delle categorie professionali e dei pubblici amministratori; deve avviare un'iniziativa con il volontariato; deve vedere se l'insieme di queste esperienze pu affrontare i problemi che è possibile affrontare per garantire in prospettiva la realizzazione degli obiettivi che qui sono contenuti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Sono grato ai colleghi Montefalchesi e Staglianò per la presentazione di questi ordini del giorno che hanno attivato un dibattito molto importante, anche se non sempre interessante perché ricco di riflessioni un po' scontate. Infatti molte osservazioni sono state già frequentemente affermate e rischiano la banalità, non tanto perché siano irrilevanti, ma perché molto spesso nulla si è fatto in questo campo, quindi il risentirle dà questo valore di banalità al complesso generale del dibattito.
Il Consigliere Marchini dice che degli handicappati e degli anziani alla gente pare interessi poco; contesto questa affermazione e riprendo l'accenno rapido che ha fatto Reburdo in merito al volontariato. Il problema degli handicappati è fortemente sentito, il servizio sostitutivo è complementare dello Stato è svolto in maniera molto alta, molto dignitosa e molto apprezzabile. Concordo con quanto ha sostenuto Adduci che si tratta di cultura che deve essere sempre più generalizzata.
Oggi affrontiamo un argomento specifico, ma vi sono numerose altre sfaccettature che dovrebbero essere considerate. Faccio degli esempi banali: le palinature poste in mezzo ai marciapiedi impediscono la circolazione dei disabili, soprattutto dei ciechi; la mancata possibilità di reperire i posti auto che trasportano handicappati è dovuta al fatto che non si rispettano quelli che già sono stati fissati. Tutto questo indica che la cultura del rispetto per chi ha condizioni meno positive delle nostre fatica ad entrare nella nostra società.
Non ritengo che lo Stato risolva meccanicamente il problema degli handicappati. Ho in questo senso totale sfiducia. Ritengo che ci voglia una disponibilità di mente e di cuore diversa.
Ricordo la lunga questione che c'è stata in un liceo artistico della città di Novara per portare al primo piano un handicappato in carrozzella.
I bidelli si sono sempre rifiutati di portarlo, gli alunni inizialmente l'hanno fatto e poi hanno receduto. A me sembra che in quel caso bastasse come avviene quasi ovunque dove c'è un minimo di sensibilità, la disponibilità a caricarsi di questo piccolo peso. Il meccanismo dei diritti dei più forti ha finito per prevalere sui diritti dei più deboli e non è scattato neppure il senso della solidarietà umana, che fa molto di più di quanto non possono fare tutti gli interventi tecnici che lo Stato pu attivare.
Non voglio dire che lo Stato non debba attivarsi, ma insieme a questo si deve diffondere questa cultura che deve nascere dalla volontà di guardare agli altri come un dovere primario che discende dalla nostra tradizione cristiana, ma anche dalla nostra tradizione fondata sui valori umani e sul rispetto di chiunque, in qualunque condizioni si trovi. Il dibattito ha portato ad esplorare anche settori paralleli al discorso specifico che si è fatto questa mattina.
L'ordine del giorno presentato dal Consigliere Staglianò è in larghissima misura condivisibile. Ho qualche perplessità sull'ordine del giorno del Consigliere Montefalchesi, laddove afferma che il Comune di Torino, non avendo assolto alla predisposizione del piano, merita il commissariamento. Questa affermazione, che non posso verificare direttamente, mi rende perplesso perché se la legge prevede che il commissariamento ci deve essere per i Comuni che non hanno attivato e che non hanno applicato il piano, allora il commissariamento deve essere realizzato per tutti i Comuni. Tuttavia, pensare al commissariamento per tutti i Comuni è cosa poco realistica.
Apprezzo molto di più la terz'ultima proposta dell'ordine del giorno del Consigliere Staglianò che invita la Regione a dotarsi di una struttura che consenta di aiutare i Comuni a creare i piani, che sono fondamentali anche per evitare l'impressione che si voglia esercitare una sorta di controllo fiscale, che non è nelle nostre intenzioni.
Quindi gli ordini del giorno di Montefalchesi e Staglianò possono essere accolti e unificati con qualche correzione in questo spirito che mi pare ci accomuni tutti. Sono certo che si possa arrivare ad una proposta comune, evitando però ogni aspetto fiscale, punitivo e presuntuoso da parte della Regione, la quale essa pure non è da tempo con le carte perfettamente in regola.
Anche le Ferrovie dello Stato debbono adeguarsi alle norme previste dalla legge n. 384. La Regione potrebbe intraprendere una simbolica iniziativa, perché anche le Ferrovie si sentano impegnate come tutte le aziende che gestiscono il trasporto pubblico.
In questo senso c'è il nostro consenso che è nel quadro generale di una cultura che vorremmo ampiamente diffusa e consolidata.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore alle opere pubbliche

La Giunta valuta positivamente l'iniziativa del Consiglio regionale e in particolare dei colleghi che hanno proposto, attraverso gli ordini del giorno, questa problematica che ha implicazioni di carattere culturale etico e morale oltre che operative che già sono state ricordate.
La Giunta non è certamente insensibile a questa problematica né ha al riguardo degli sbandamenti. Chiedo scusa al collega Staglianò se non ero presente quando ha iniziato a parlare, ma sono stato chiamato da un funzionario del Genio Civile per un problema che riguarda la Valle Susa.
Può capitare che su argomenti di questo tipo, che attraversano orizzontalmente le competenze e nello specifico riguardano le opere pubbliche, come il patrimonio, l'urbanistica, l'edilizia residenziale, vi sia la necessità di fare qualche sforzo ulteriore per un maggior coordinamento delle iniziative.
Questa Giunta è in generale sensibile a queste problematiche e cerca di avviare degli strumenti operativi che diano attuazione alle prescrizioni peraltro già contenute nel Decreto del 1978, e alle indicazioni puntualmente riprese negli ordini del giorno, contenute nella legge finanziaria 1986. La Regione ha già avviato una serie di iniziative, e non è vero che è del tutto latitante su questa materia.
Per quanto riguarda l'edilizia residenziale riferirà il collega Genovese. Io mi limiterò a ricordare che, per quanto riguarda l'approvazione delle opere pubbliche, nessun progetto viene approvato dal CROP se non vi è il rispetto della normativa che riguarda l'eliminazione delle barriere architettoniche.
Lo stesso vale nel campo dei trasporti. Una parte dei finanziamenti del piano di investimenti è stata destinata all'acquisto di mezzi che consentano l'accesso anche agli handicappati; sono poi previste pensiline e infrastrutture che agevolino questo tipo di accesso. Quindi qualche indicazione in questa direzione è stata data. Devo ricordare che la nostra azione deve essere di controllo, ma soprattutto di stimolo e di indirizzo se vogliamo davvero far crescere quella cultura che qui più volte è stata ricordata; è un riferimento etico e culturale che va sviluppato.
In campo le competenze precipue sono dei Comuni e delle Province che devono realizzare l'eliminazione delle barriere architettoniche. Sarebbe necessario un censimento per stabilire quanti piani sono stati predisposti e quanti e quali Comuni o altri Enti locali hanno provveduto ad accedere ai finanziamenti previsti dalla Cassa Depositi e Prestiti. Quando avremo questo quadro conoscitivo, valuteremo le iniziative da assumere, compreso il commissariamento che riguarderà Torino, ma credo anche altre realtà locali.
Rispetto all'ipotesi di una consulenza tecnica agli Enti locali o di istituire un servizio ispettivo, credo occorra fare un approfondimento di ordine giuridico. Credo che gli ordini del giorno presentati possano trovare in larga parte il consenso della Giunta; occorre quindi definire un itinerario per predisporre un ordine del giorno che raccolga l'unanimità dei consensi del Consiglio; seguendo la traccia di quello predisposto dal Consigliere Staglianò si possono trovare dei momenti operativi per la Giunta che diano risposta agli interrogativi posti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero, Assessore all'urbanistica

Credo sia possibile, sulla base della discussione avvenuta e degli ordini del giorno presentati, addivenire ad una posizione comune dei Gruppi.
Il dibattito su questi problemi ha caratterizzato in passato alcuni momenti della vita della Regione in modo significativo ed apprezzabile per i risultati e per le decisioni a cui si è arrivati, anche se in questo campo, forse più che in altri, è difficile rimuovere le barriere di ordine culturale e mentale, prima che fisiche, ed è difficile l'applicazione delle norme e delle decisioni assunte.
Sovente ci troviamo di fronte ad un processo di rimozione collettiva infatti al di là delle cose che si decidono - in ciò Pezzana ha ragione scattano meccanismi collettivi che rendono difficile assicurare comportamenti coerenti di gestione. Quando nel 1984 si discuteva la revisione della legge n. 56 tutti ritenevamo di avere approvato norme significative ed apprezzabili che corrispondevano ad esigenze di civiltà.
Quelle norme importanti rimangono però inapplicate e non per la sola responsabilità della Regione; perché a partire dall'art. 32 della legge n.
56, con la previsione dell'introduzione nei piani particolareggiati di elementi progettuali idonei per il superamento delle barriere architettoniche, per arrivare agli articoli che riguardano le prescrizioni del regolamento edilizio, citate anche negli ordini del giorno e agli articoli che riguardano gli elaborati che debbono accompagnare i piani particolareggiati oltreché alle previsioni che riguardano gli oneri di urbanizzazione, vi è un ampio spazio di iniziativa dei Comuni.
Non vi è quindi tanto la necessità di ulteriori decisioni regionali anche se avremmo dovuto adeguare, in base al primo comma dell'articolo che riguarda gli oneri di urbanizzazione, la deliberazione quadro regionale che ormai è datata da molto tempo e non richiedeva questa previsione specifica bensì la possibilità per i Comuni di considerare, come opere di urbanizzazione secondaria, le opere, realizzate anche da parte dei privati per il superamento delle barriere architettoniche. Infatti, per un verso, i Comuni possono utilizzare gli introiti degli oneri di urbanizzazione secondaria per realizzare opere di superamento delle barriere architettoniche e per altro verso possono applicare sgravi anche ai privati che realizzano queste opere, al momento dell'applicazione delle quote da versare per gli oneri di urbanizzazione primaria e secondaria.
Queste previsioni rimangono, ma non sono state realizzate e ci chiediamo perché. I destinatari delle norme sono i Comuni, mentre la Regione poteva fare qualcosa per attivare e coordinare le iniziative, tanto più in presenza della finanziaria del 1986 che, intervenendo con appositi nuovi meccanismi finanziari, che possono cumularsi con la previsione della legge regionale di tutela ed uso del suolo, dovrebbe consentire, anzi richiedere necessariamente l'attivazione degli Enti Locali per assicurare il rispetto della normativa che da anni è in vigore e che è richiamata e agevolata dalla finanziaria per il 1986.
Devo però aggiungere che non c'è una totale insensibilità al problema e non è vero che negli ultimi sei anni nulla si sia fatto, come ho sentito prima dire. Il collega Mignone ha ricordato come, sia pure per la normativa di carattere nazionale, tutte le opere che vengono esaminate dal CROP per ottenere contributi o finanziamenti o agevolazioni pubbliche devono necessariamente rispettare le prescrizioni statali in materia.
Per l'edilizia scolastica, l'Assessorato regionale alla cultura ha previsto un corso specifico presso il Politecnico per arrivare ad una progettazione idonea al superamento delle barriere architettoniche. La Giunta Regionale ha costituito cinque mesi fa un gruppo di lavoro interassessorile, coordinato dall'Assessore Carletto, di cui fanno parte funzionari di sei Assessorati, con il compito di predisporre una proposta di normativa completa in materia di handicap e di emarginazione, volta a considerare tutti gli aspetti che riguardano questa realtà; ciò nel rispetto di un impegno specifico assunto nell'inverno scorso al Convegno nazionale organizzato dalla Provincia di Torino su "I problemi dell'handicap e dell'emarginazione". Non so con esattezza se siano terminati i lavori di questo gruppo, però so che è stato predisposto un primo articolato, come conclusione di un lavoro di valutazione complessiva dei problemi, per cercare una risposta organica e coordinata ai problemi dell'handicap, che sono sì quelli delle barriere architettoniche, ma anche quelli del lavoro, del tempo libero, della scuola.
Devo rassicurare la collega Cernetti in ordine all'applicazione della L.R. n. 54 e del relativo regolamento di attuazione, ai fini del superamento delle barriere architettoniche nell'edilizia residenziale pubblica sovvenzionata; le difficoltà sono molte perché si deve restare all'interno dei massimali di costo fissati dai decreti del Ministero dei Lavori Pubblici; nessun progetto viene approvato se non rispetta gli elementi contenuti nella L.R. 54 e un regolamento di attuazione per l'attivazione dei finanziamenti pubblici concessi ai Comuni e agli Istituti Autonomi Case Popolari.
Detto questo, credo che sia necessaria, ed opportunamente gli ordini del giorno e il dibattito l'hanno richiamata, una considerazione dei problemi che riguardano l'handicap e l'emarginazione, cercando di utilizzare al meglio la normativa e la strumentazione che abbiamo a disposizione. E' necessaria un'indagine conoscitiva preliminare della Regione per capire in quale misura la normativa statale abbia trovato attuazione e per stabilire dove e come sia necessario intervenire, anche avviando l'esercizio dei poteri sostitutivi. Riteniamo che debbano anche essere avviate, con le modalità che l'ordine del giorno conclusivo potrà meglio precisare, forme di informazione e di sostegno progettuale ai Comuni da parte della Regione, perché se è vero che ci sono le leggi e che esistono aree di insensibilità o si manifestano processi di rimozione, è anche vero che sovente c'è l'inadeguatezza dei singoli Comuni ad affrontare in modo risolutivo questi problemi. Ci pare quindi doveroso che di ciò si debba fare carico la Regione, almeno a livello di informazione e di sostegno progettuale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Sono state avanzate diverse proposte, sarebbe quindi opportuno un incontro di tutti i Gruppi con un rappresentante della Giunta per concordare un documento conclusivo che veda la più larga adesione possibile, dato il carattere dell'argomento di cui parliamo. In questo senso proporrei al Presidente del Consiglio di sospendere la seduta, visto che è l'ora del pranzo, per consentire che si svolga questa riunione per pervenire possibilmente ad un documento comune da votare alla ripresa dei lavori.



PRESIDENTE

Coloro che si occupano della materia specifica possono riunirsi per concordare un documento unitario. Occorre definire l'ordine dei lavori di oggi, tenendo presente che alcuni provvedimenti non sono urgenti per cui possono essere rinviati alla ripresa dei lavori a settembre.
Chiede di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Chiedo di interrompere brevemente i lavori per poter comporre l'o.d.g.
di oggi.



PRESIDENTE

La proposta mi pare saggia.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12,45 riprende alle ore 14,15)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Comunico che i Gruppi hanno concordato un ordine del giorno unitario in merito all'eliminazione delle barriere architettoniche.
Il Consigliere Staglianò dà lettura del documento.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dopo una discussione proficua svolta fra i rappresentanti della Giunta e dei vari Gruppi, che si è svolta ai margini della seduta, è stato concordato il seguente ordine del giorno: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che i centri abitati sono costruiti con barriere architettoniche e d'uso e che tali barriere creano ostacoli al moltiplicarsi dei rapporti nella convivenza da parte di una pluralità di soggetti con difficoltà motorie, psichiche e sensoriali considerato altresì che la legislazione dello Stato in materia, bench parziale e lacunosa, avrebbe dovuto costituire riferimento per gli interventi nel territorio da parte degli Enti locali ricordato che il Consiglio regionale del Piemonte promuoveva disposizioni per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici di edilizia residenziale pubblica da realizzarsi da parte degli IACP e dei Comuni con L.R. n. 54 del 3/9/1984 e relativo Regolamento del 29/4/1985 ricordato inoltre che l'art. 87 della legge regionale 6/12/1984 n. 61 'Modifiche ed integrazioni della legge regionale 5/12/1977, n. 56' prevede di rivedere i Regolamenti edilizi comunali al fine del superamento diffuso delle barriere architettoniche visto che in realtà gli Enti locali hanno quasi integralmente trascurato di attenersi alle norme dettate dalla legge 31/3/1971, n. 118 e successivo Regolamento di cui al DPR 27/4/1978 n. 384 preso atto che la legge finanziaria 1986 (legge 28/2/1986, n. 41), al Titolo XII, art. 32, commi 20, 21, 22, 23, 24 e 25, stabilisce che le Amministrazioni competenti, entro un anno, adottino piani di eliminazione delle barriere architettoniche affinché le strutture pubbliche e di uso pubblico, i trasporti e l'arredo urbano siano resi conformi alla predetta normativa preso atto che la legge prevede stanziamenti ai Comuni per gli interventi di cui sopra da parte del Ministero dei Lavori Pubblici e della Cassa Depositi e Prestiti per oltre 100 miliardi per l'anno 1986 impegna la Giunta regionale 1) ad indicare agli Enti locali la necessità di effettuare un censimento delle strutture pubbliche e private di uso pubblico che non risultino conformi alle disposizioni del DPR n. 384/78 2) a mettere a disposizione degli Enti locali, qualora non si verifichino impedimenti di natura giuridica, una struttura adeguata per l'assistenza tecnico-amministrativa 3) a predisporre un piano di eliminazione delle barriere architettoniche per quanto di propria competenza ivi comprese quelle esistenti nei parchi regionali e nei giardini pubblici 4) ad attivare il commissariamento previsto dalla legge finanziaria n.
41/86, art. 32, comma 22, cominciando dai Comuni capoluogo di provincia nel caso di loro accertata inadempienza 5) ad attivare urgentemente il processo di formazione di un numero adeguato di spazi prossimi alle sedi regionali atti a consentire il posteggio delle automobili su cui viaggiano i cittadini privi di adeguata autonomia di movimenti.
I m p e g n a altresì la Giunta ad operare affinché altri Enti pubblici, gli Ospedali e le UU.SS.SS.LL. innanzitutto, riservino spazi auto ai cittadini portatori di handicap.
I n v i a infine il presente ordine del giorno a tutti i Comuni del Piemonte".
L'ordine del giorno ha registrato il consenso di tutti i presenti quindi auspico che tale consenso si possa registrare anche al momento del voto del documento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Siamo d'accordo sullo spirito che ha animato la discussione e sulla lettera del DPR n. 384, siamo d'accordo nell'impegno generalizzato per superare le barriere architettoniche in ogni dove sia possibile. Siamo orientati a votare questo ordine del giorno in quanto vi sono indicazioni esecutive operative per la Giunta che soltanto la stessa può valutare se accettare oppure rifiutare. Siccome fino a prova contraria facciamo parte di una maggioranza, vogliamo chiedere alla Giunta di assumere quelle iniziative che può assumere, quindi il nostro atteggiamento è di assenso se la Giunta è favorevole, di dissenso se non è favorevole.
E' sembrato che nella discussione i rappresentanti della Giunta fossero favorevoli all'accoglimento anche degli obblighi che derivano immediatamente da questo ordine del giorno, pertanto ci siamo resi disponibili ad approvarlo. Ma è la Giunta che ci deve dire la misura di accettabilità in termini operativi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Potrei ripetere le cose dette dal collega Nerviani, ma con un distinguo che valuteranno i colleghi se è significativo o meno.
Condivido lo spirito e il ragionamento contenuti nel documento, però mi rendo conto che l'attuazione che compete alla Giunta deve essere misurata dalla Giunta stessa. Il documento, per quanto mi riguarda, è da sottoscrivere e da approvare nella misura in cui non emergano da parte della Giunta delle controindicazioni. Valuti la Giunta l'accoglimento o meno dal punto di vista meramente tecnico dell'iniziativa che suggeriamo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore alle opere pubbliche

Nella riunione dei Capigruppo c'è stata la convergenza di tutti i Gruppi sull'opportunità di addivenire ad un ordine del giorno unitario che recepisse lo spirito e le indicazioni generali emerse dal dibattito. E' pur vero che alcune perplessità sono emerse rispetto alla tempistica attuativa delle indicazioni contenute nell'ordine del giorno stesso e in particolare alla capacità del dare una risposta nei tempi indicati.
Credo che la Giunta non possa che aderire allo spirito complessivo contenuto nell'ordine del giorno e che possa convenire rispetto alle indicazioni operative in esso contenute, alle quali certamente darà la consequenzialità e la gradualità che i tempi richiederanno, nel senso che procederà ad una verifica dello stato di adempimento della normativa e laddove si riscontri la non attuazione del dettato della legge, procederà agli atti conseguenti, peraltro discendenti da un obbligo legislativamente statuito.
In questo itinerario la Giunta regionale riconosce la positività dell'ordine del giorno e lo accoglie.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 40 voti favorevoli e 3 astensioni.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Comunicazione del Presidente della Giunta regionale sulla situazione delle carceri piemontesi (rinvio esame relativi ordini del giorno)


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale Beltrami che riferisce in merito alla situazione delle carceri piemontesi.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dei pochi appunti che ho raccolto su questo argomento vedo di cogliere i passaggi che i tempi relativamente costretti e i ritmi che il Consiglio si è imposto suggeriscono di portare avanti.
L'ordine del giorno del Consigliere Pezzana del 17 luglio 1987, nato nel settembre dell'anno scorso, è maturato alla luce dell'evolversi delle situazioni e in seguito al documento che la Giunta aveva presentato in gennaio; successivamente è intervenuto l'ordine del giorno del Gruppo comunista e un altro, si dice non ancora registrato, del collega Staglian che assieme agli altri proponenti aveva ugualmente sollecitato questo dibattito.
Vorrei fare qualche sottolineatura. Il mondo penitenziario rappresenta una somma di casi individuali e di problematiche sociali che gli Enti locali e l'Amministrazione regionale non possono ignorare, non hanno ignorato e tanto meno considerano come realtà senza significato, distaccata e avulsa dal contesto della comunità.
La realtà penitenziaria è una realtà di persone, uomini e donne, una realtà individuale ed essa stessa realtà sociale, oggettiva e presente. Non bisogna limitarsi a guardare i problemi connessi alla detenzione, bisogna conoscerli, capirli con la sensibilità ed essere disponibili ed offrire concreta collaborazione, accettare la presenza di altri operatori ed essere capaci di collaborare nel rispetto delle competenze, non solo per essere critici e propositivi, ma anche per essere direttamente coinvolti a svolgere un lavoro partecipato e partecipativo per non rischiare né la vanificazione delle iniziative e delle attività in svolgimento né la disfunzionalità di iniziative diverse non coordinate e non finalizzate.
L'attività promossa dalla Regione Piemonte data ormai dal 1981 con una deliberazione che introduceva un lavoro quotidiano oculato ed attento fatto dai nostri operatori all'interno di questa realtà che ha proposto la nostra Regione su un piano di attenzione nazionale, se è vero che il coordinamento e la sollecitazione a livello centrale, attraverso le Regioni e le realtà locali, è condotto principalmente dalla Regione Piemonte.
La realtà penitenziaria è complessa e delicata e la sua strutturazione istituzionale richiede non una sporadica e curiosa attenzione, ma una costante e motivata volontà di ascolto, disponibilità, interesse e partecipazione. E' una realtà penitenziaria che, a livello terminologico risulta omogenea, ma in realtà come ogni realtà umana è costituita da molteplici stanze personali, collettive e sociali. D'altra parte, quando i bisogni umani sono accentuati da situazioni di disagio particolare, di cui la detenzione costituisce un esempio senza equivoci, si assiste ad una molteplice e variegata serie di richieste, talvolta suscitate da pur concrete ma particolaristiche esigenze e talvolta da un'immediata pressante e poco motivata sollecitazione.
Si è consapevoli che le esigenze sono molteplici e diversificate. La volontà di agire e di rispondere alle esigenze più rimarchevoli è presente ma di frequente essa viene frenata dall'esiguità e talora anche dalla totale mancanza di mezzi economici e finanziari.
Ritengo che nonostante questa puntualizzazione, considerando la limitatezza delle disponibilità e l'esiguità numerica dei funzionari dedicati a questo settore, la Regione abbia cercato di ben operare sia per la significatività delle iniziative, sia per l'utilizzazione mirata dei fondi, sia per la felice collaborazione instaurata tra i funzionari regionali e i componenti della Commissione regionale sul disadattamento devianza e criminalità.
Ribadisco alcune considerazioni che servono a me come filo conduttore ogni volta che mi avvicino al problema carcere. Non sottrarrò troppo tempo al Consiglio.
Per costruzione umana, per origine, penso che l'uomo che è impegnato nella vita pubblica, che vuole essere testimone di una scelta, non pu restare assente dal tema della solidarietà nel tendere la mano a chi è in difficoltà, in questo caso a chi è in cattività, per cercare di percorrere per quanto possibile assieme a lui qualche passo in questa vita talvolta resa difficile per la stessa mano degli uomini.
Per questo motivo l'ente pubblico può dimostrare l'impegno a seguire, a seconda delle sensibilità e delle scelte alle quali si rifanno i propri rappresentanti, stabilendo un maggiore accostamento al problema oppure restandone totalmente distaccato. Ritengo che la Regione Piemonte appartenga a quegli enti che hanno cercato di essere decisamente sensibili su questo argomento.
Per un politico esiste il problema della conoscenza, della penetrazione nel sistema, di essere sensibilizzato per poi sensibilizzare gli altri e quindi proporre e realizzare. Non possiamo ignorare in Piemonte una realtà rappresentata da 27 istituti di pena per adulti con 3.000 reclusi circa tali dati richiedono un'attenta analisi e pongono alcuni interrogativi ai quali è necessario dare una risposta.
Abbiamo cercato di stabilire un dialogo con i carcerati e questo ha costituito un aspetto rimarchevole delle iniziative ed attività svolte e in svolgimento. Talvolta l'ente pubblico può rendersi semplicemente mediatore tra il bisogno e chi può soddisfarlo, portando avanti il peso pubblico e politico nell'istituzione ed estraendo da un'elencazione di attività ed impegni. Non siamo stati assenti, anche se non è compito della Regione, nel sollecitare il Ministero per quanto attiene al trasferimento dal vecchio al nuovo carcere per ricercare la dotazione di personale, e non nego di avere rivolto il messaggio direttamente al Ministro e di essermi personalmente adoperato per invocare la solidarietà degli uomini di governo e degli altri parlamentari che siedono alla Camera e al Senato della Repubblica. Ognuno di questi si è attivato per contribuire alla soluzione del problema ed anche questo è un segnale, un tentativo di non restare assenti.
Altre iniziative, altri atti operativi li abbiamo assunti entro il sistema, dai corsi professionali, che non sono pochi, ai laboratori di espressione corporea e di animazione teatrale, dai corsi di formazione per assistenti volontari alla rassegna retrospettiva filmografica sulle carceri, dalle giornate di studi e conferenze tenute da docenti universitari all'inserimento di giovani detenuti nei progetti di formazione lavoro, dal finanziamento e collaborazione nel "Progetto giovani" ai corsi di lingua inglese presso talune case circondariali ed altri ancora che non sto ad elencare perché diventerebbe una sorta di reclamizzazione di un prodotto, e questo sarebbe decisamente un aspetto antipatico del mio intervento. Il lungo elenco conferma però l'affermazione sulla sensibilità dell'istituzione; c'era ieri, c'è oggi e non appartiene semplicemente al richiamato atto deliberativo, ma è legata alle persone che la rappresentano e a coloro che con essa collaborano all'interno e all'esterno dell'istituzione. Il discorso delle cooperative, il raccordo con la cooperazione esterna non è cosa da poco, sono progetti, ambizioni che presentano intoppi nel modo di procedere perché ci sono blocchi legati ad aspetti di commercializzazione, di filtri, di passaggi, ma che innegabilmente, con la fantasia e con la buona volontà, possono essere affrontati e risolti quasi a livello imprenditoriale.
La Giunta sta elaborando un disegno di legge nato dalle sollecitazioni intervenute da più parti e che porta il titolo: "Impiego sperimentale di detenuti in semilibertà per lavori socialmente utili a protezione dell'ambiente".
Stiamo sensibilizzando attorno al problema del rispetto dell'ambiente anche queste persone che sono decisamente in difficoltà.
La Regione è intenzionata a proseguire, a completare e, per quanto le sarà possibile, a perfezionare questo tipo di presenza. Sono scelte di fondo che appartengono non solo alle ideologie, ma alle proposte di essere vicino a coloro i quali, per passi falsi compiuti all'interno della società, sono chiamati a subire conseguenze e costrizioni, che hanno bisogno di attenuazione, di presenza umana, soprattutto di gente che sappia loro tendere la mano all'insegna della solidarietà.
Le iniziative hanno un ampio ventaglio, coinvolgono una larghezza di proposte e di presenze e intervengono attraverso l'animazione religiosa l'animazione laica, decisamente umana. Il volontariato, nelle sue diverse sfumature all'interno del settore carcerario, ha avuto una sua significativa, peculiare, incisiva presenza, ha ristabilito un rapporto umano e questo non è cosa da poco.
La Giunta regionale, dopo la prima proposta di ordine del giorno del Consigliere Pezzana, aveva dichiarato la sua disponibilità a collaborare resocontando su questo argomento. Un primo rendiconto era stato rassegnato ai Gruppi nel gennaio 1987. Lo darei per letto richiamandone alcune attività che sono state svolte ed altre che sono in corso di svolgimento.
Ieri l'altro abbiamo presentato un aggiornamento di quel rapporto dal quale è possibile ricostruire gli incontri che sono intervenuti tra le Regioni su sollecitazione della Regione Piemonte, il Ministero di Grazia e Giustizia e i servizi sociali del territorio, gli incontri periodici fra assistenti volontari penitenziari, il discorso sulle cooperative del lavoro.
Una serie di interventi vengono fatti all'interno delle singole case circondariali. Mi spiace di non poter richiamare tutti gli aspetti che investono professionalmente ed operativamente i mille lati dei corsi professionali che all'esterno talvolta individuiamo nelle attività universitarie, per non dire in quelle della produzione artigianale, con tutti gli aspetti della fantasia e delle intuizioni che normalmente accompagnano le persone che, trovandosi in stato di libertà, hanno la possibilità di sprigionare fantasia nell'inventare, nel proporre e nel costruire, dall'educazione musicale, al laboratorio teatrale, ai cineforum alle attività di documentazione ed informazione. Se sottolineassi ancora questi passaggi con tutta probabilità avrei solo tentato di illustrare un tipo di presenza. Vi assicuro e forse noi politici il merito l'abbiamo nel senso che talvolta facciamo facciata ed immagine - che quella sparuta pattuglia dei collaboratori regionali che operano all'interno delle comunità carcerarie sta lavorando in termini non certamente facili. Già ho citato l'animazione teatrale e la mostra al di là delle sbarre, ma poi abbiamo l'adesione ad un circolo del cinema regolarmente costituito con atto notarile, gli incontri pre-esame degli studenti universitari. Talune di queste risposte già intervengono su talune segnalazioni che il collega Pezzana aveva a suo tempo rivolto nella sua indicazione svolta nell'ultima seduta attorno al problema del nuovo carcere di Torino.
L'attività motoria è guidata nella palestra. Possiamo intervenire sulle strutture solo parzialmente. Il nostro ruolo attiene alle sollecitazioni a carattere di volontariato individuale o di gruppi che hanno valore anche di spontaneità.
Avevo annotato la volta scorsa i singoli addebiti critici a questo spazio nel carcere delle Vallette, che erano stati illustrati in termini di non conforto. La possibilità nostra è di poter intervenire presso il Ministero, di insistere sugli ispettori distrettuali, sui direttori della casa circondariale, ma ci sono regole e norme che non ci appartengono.
L'ora d'aria ed altri momenti di vita delle carceri sono disciplinati da norme che sono dettate dallo Stato che devono essere rispettate.
Fornisco solo qualche elemento attorno al carcere delle Vallette circa il fatto della non esistenza del tossicologo. Per i tossicodipendenti vale la prassi instaurata da tempo per la sede delle Nuove, e cioè le cure per i soggetti in stato di tossicodipendenza o in fase di disintossicazione sono assicurate all'interno delle normali strutture dell'USSL n. 1-23 convenzionata con la struttura penitenziaria. Se poi ciò funzioni o meno è qualche cosa a cui potremo insieme tentare di rimediare. Quanto ai laboratori delle varie specialità mediche (centro clinico e laboratori di analisi esistenti, ma non ancora funzionanti) va ricordato che per poter essere utilizzati debbono essere consegnati dal Ministero dei Lavori Pubblici. Parrebbe una risposta burocratica, ma è comunque la verità, nella fattispecie, dal Provveditorato alle Opere Pubbliche all'Amministrazione penitenziaria, a seguito di un apposito collaudo che avverrà per nostra sollecitazione in tempi brevi. Così mi è stato assicurato.
Presso la struttura delle Vallette sono operanti otto medici che assicurano il servizio medico permanente 24 ore su 24 e cinque infermieri professionali che sono presenti in istituto dalle ore 8 alle ore 20; per ogni necessità di analisi di laboratorio, di interventi specialistici quali odontoiatria, ortopedia, oculistica, ci si avvale, per ora, della struttura delle Nuove dove i detenuti vengono accompagnati in base alle diverse esigenze. Per quel che concerne la non presenza continua di educatori ed esperti, dato che i detenuti sono praticamente tutti appellanti e ricorrenti, quindi non definitivi, e data la grave scarsità numerica degli operatori sopra richiamati, la cui attività va indirizzata prioritariamente verso l'osservazione e il trattamento dei detenuti definitivi, presenti invece in gran numero presso la struttura delle Nuove al fine di favorire al massimo la possibilità per costoro di accedere a diverse misure alternative e alle nuove misure previste dalla legge n.
663/86, si è preferito lasciar per ora concentrare queste seppure scarse forze laddove c'è un maggior numero di utenti ed utilizzarle presso la sede delle Vallette solo in determinati giorni della settimana e per un limitato numero di ore commisurato alle richieste concrete di intervento.
Venendo alle attività sportive, in special modo al fatto che oggi i detenuti giocano al foot-ball sul cemento degli spazi riservati al passeggio, e che il campo di calcio non è agibile, l'osservazione sicuramente è vera, ma anche qui vanno fatte alcune precisazioni.
Innanzitutto il campo di calcio è costruito secondo le misure regolamentari, non era stato però dotato delle strutture che ne consentissero l'effettivo uso (spogliatoi, docce, spazio per coloro che si soffermano quali spettatori, recinzione del campo immediatamente a filo dell'area di gioco regolamentare, con rischio perciò di gravi infortuni).
Su richiesta della Direzione, il Provveditorato delle Opere Pubbliche sta perciò ora predisponendo tutte le modifiche richieste, che dovrebbero essere portate a termine quanto prima. Va peraltro osservato che nel campo stesso potrà accedere solo un numero limitato di detenuti; d'altro canto i detenuti stessi nelle ore trascorse quotidianamente all'aperto preferiscono giocare al pallone nei vari cortili di passeggio. Va altresì detto che in ognuno dei cortili, così come richiesto dai detenuti, oltreché dalla Direzione, sono stati predisposti con finanziamento regionale i necessari impianti per le attività di pallavolo e di pallacanestro al fine di consentire a tutti, uomini e donne, di svolgere attività di gruppo.
Con il prossimo mese di ottobre inizieranno inoltre ad accedere negli istituti istruttori anche per questo tipo di discipline sportive. Mi pare però altrettanto importante ricordare che da più di un mese, presso le palestre dell'istituto, grazie alla collaborazione nata tra questa Amministrazione e l'ISEF ed un gruppo di volontari, settimanalmente opereranno otto istruttori di educazione fisica a cui fanno capo altrettanti gruppi di detenuti che hanno accesso alla palestra stessa secondo turni concordati, onde consentirne un utilizzo più ampio possibile.
Venendo ora alle osservazioni relative allo studio e alla biblioteca è a tutti noto che il trasferimento alle Vallette è iniziato nello scorso mese di marzo, per cui tutte le attività scolastiche ai diversi livelli erano assolutamente non più realizzabili nei tempi ufficiali. Dal prossimo settembre avranno regolarmente inizio i corsi di livello elementare e medio e i corsi di formazione professionale per i quali sono già stati presi i dovuti accordi a livello di Provveditorato agli Studi e di Assessorato regionale alla formazione professionale.
L'altro ieri la Giunta regionale ha deliberato interventi di educazione permanente nelle case circondariali di Alessandria, di Ivrea e nelle carceri delle Vallette.
Per quanto concerne la biblioteca, esiste un accordo con il Comune di Torino per la messa a disposizione dell'istituto di alcune migliaia di volumi. Da parte sua l'Amministrazione penitenziaria doveva provvedere a predisporre idonei locali per ospitare la struttura della biblioteca. I lavori di adeguamento sono stati terminati da circa un mese, si attende ora solo l'adempimento dell'impegno da parte comunale.
Il collega Pezzana ha sollevato il problema delle pochissime ore d'aria di cui possono godere i detenuti alle Vallette e della chiusura della porta blindata delle celle nelle ore notturne. Al riguardo va detto che, in base al regolamento interno di ogni istituto, i detenuti, non impegnati in attività di lavoro e di studio, in gruppo possono usufruire solo di alcune ore d'aria al giorno, variamente suddivise nell'arco della giornata. Alle Vallette, più precisamente, l'orario è il seguente: mattino, dalle ore 8,30 alle ore 11,30; pomeriggio, dalle ore 13 alle ore 15,30. La chiusura dei portelloni blindati nelle ore notturne dovrebbe avvenire alle ore 22. Data la temperatura dei giorni scorsi è stato consentito di posticipare tale chiusura alle ore 23,30.
Da ultimo esiste il sempre grave problema degli agenti di custodia che usufruiscono di scarsi turni di riposo. Essi godono di norma di due riposi al mese. A questo riguardo ricordo al collega Pezzana e agli altri colleghi che sono intervenuti su questo argomento che nel novembre scorso avevo informato il Consiglio regionale del mio personale interessamento presso il Ministro Guardasigilli e presso i Presidenti della Camera e del Senato perché si provvedesse ad un incremento dell'organico del personale civile e militare, ormai indilazionabile, da destinare ai nuovi istituti penitenziari così da consentire un ritmo di lavoro più umano agli operatori e per favorire lo sviluppo e l'ampliamento delle attività rieducative all'interno degli istituti stessi.
Non ho alcuna difficoltà a risottolineare come talune difficoltà che riguardano la materia della sicurezza attiva non ci appartengano. Ci compete la sollecitazione e il suggerimento, e questo lo abbiamo fatto più volte. Sono stato presso il Direttore generale degli istituti di prevenzione e di pena per tentare di stabilire, per quanto è possibile e nel rispetto della norma generale, talune condizioni che potrebbero rendere più vivibile questo complesso di presenze.
Sono intervenuto personalmente nei giorni scorsi per chiedere di attrezzare all'interno delle Vallette la sala polifunzionale da utilizzarsi per attività di teatro, conferenze, musiche ed altre iniziative di carattere culturale. Mi auguro che anche questo aspetto possa trovare norma attuativa in tempi brevi.
Vorrei dire che questo sforzo umano da parte nostra c'è. Abbiamo anche tentato con un gesto provocatorio di portare al di fuori delle carceri quanto all'interno delle stesse viene oggi costruito, concepito, realizzato in forma artigianale, con tutte le limitazioni che le norme, anche quelle fiscali e finanziarie, in genere propongono attorno a questo problema.
Inaugurando la mostra di opere dell'artigianato delle carceri, fatte all'interno di quell'area che è appartenuta al terrorismo, ho detto alla comunità piemontese, e penso di non aver interpretato solo uno stato d'animo mio, che era un gesto provocatorio rivolto alla città che ancora portava sulle sue carni le ferite che questi gruppi avevano loro inferto.
E' stato un gesto relativamente coraggioso, in larga parte penso che sia stato condiviso. E' stato un ulteriore contributo della Regione verso un momento di larga pacificazione tra le genti appartenute a diverse espressioni, a diversi movimenti della nostra comunità che la Regione Piemonte tendeva a rendere quale atto di servizio alla comunità stessa.
Con questo richiamo ritengo di avere chiusa questa mia relazione. Il Presidente Viglione con autorevolezza saprebbe ripetere frasi che sono state pronunciate nella riunione dei Presidenti dei Gruppi, che non sono di rito, ma sono intensamente sentite perché è stato l'iniziatore di questo percorso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Il Presidente della Giunta ha fatto una vera e propria introduzione di merito. Riteniamo l'argomento molto importante e meritevole di essere affrontato in un dibattito. Abbiamo qualcosa da dire su questa introduzione di merito.



PRESIDENTE

Si era stabilito che il Presidente della Giunta avrebbe dato notizia di alcune iniziative assunte. Ritengo valida quindi l'ipotesi formulata in sede di riunione dei Capigruppo di affrontare in modo adeguato l'argomento a settembre. Considero questa un'informazione dovuta e non come apertura di discussione.
La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Mi chiedo se il collega Bontempi ha perso la memoria di colpo.
Ricordo ai Consiglieri che questa decisione è stata presa dietro richiesta dei Consiglieri Bontempi e Staglianò. Io invece ho sostenuto che oggi bisognava discutere. Mi stupisce che il collega Bontempi giri la frittata e dica il contrario.



BONTEMPI Rinaldo

Avevo previsto tutto questo. E adesso il dibattito lo vogliamo fare dato che qui si gioca un pochino troppo astutamente su queste cose.
Il nostro interesse era prevalentemente per il dibattito e non per gli atti di governo e chiedevamo che fosse fatto con l'ampiezza e le conclusioni relative.
Di fronte ad altre esigenze è stata trovata una soluzione. Dato che la memoria non la perdo, anzi, ce l'ho da elefante, caro Pezzana, ricordo che era stata preannunciata un'indicazione dell'importanza del dibattito e dell'opportunità del rinvio a settembre. Di fronte a queste cose strane, ad alleanze e accordi che non capisco, l'unica cosa è la chiarezza.
Mi spiace, Presidente, per i suoi sforzi compiuti per dare sistema e ragionevolezza ai nostri lavori, ma noi intendiamo aprire il dibattito.



PRESIDENTE

Nel comportamento delle parti io non posso intervenire. I Capigruppo hanno deciso di riportare il dibattito a settembre. Io non posso in questo momento dar luogo ad altri processi, posso solo rifarmi alla decisione dei Capigruppo.
La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

I Capigruppo hanno convenuto che ci sarebbe stata l'introduzione del Presidente della Giunta, ma non ci sarebbe stato il dibattito. Forse Bontempi nella fase finale era distratto. Ciò è tanto vero che uscendo dalla riunione Bontempi mi ha chiesto che cosa si era deciso in quella sede e ho risposto: "Abbiamo deciso che interverrà solo il Presidente". Questo cambiamento improvviso di posizioni è singolare.
Pezzana aveva affermato che non avrebbe aperto il dibattito come relatore o come presentatore di un ordine del giorno perché poi non avrebbe più avuto il diritto di parlare. Allora il Presidente Viglione ha proposto senza rilievi, di dare corso all'introduzione della Giunta e di rinviare a settembre. Non vedo perché si vuole portare agli estremi una polemica che non ha ragione di essere. Noi concordiamo sulla valutazione del Presidente del Consiglio, perché nella sostanza l'intesa era quella e quindi inviterei anche gli altri Gruppi a non irrigidirsi e a far sì che si possa proseguire serenamente nello svolgimento dei lavori.



PRESIDENTE

Il dibattito sarà svolto a settembre partendo dagli ordini del giorno che sono stati presentati e dalla relazione del Presidente della Giunta che è consegnata ai Consiglieri.


Argomento: Trattamento economico dei membri del Comitato di controllo

Esame progetto di legge n. 203: "Modifiche ed integrazioni alle leggi regionali 12/8/1976 n. 42 e 27/5/80 n. 62 (Disciplina dei gettoni ed indennità per i componenti gli organi di controllo)"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 203, di cui al punto 8) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Fassio.



FASSIO Luigia

Do per letta la relazione che è a mani dei Consiglieri.
Chiedo la parola per una correzione formale da apportare al titolo. Il progetto di legge cita la legge regionale 2/7/1976, n. 33"; in realtà si tratta della "legge del 12/8/1976 n. 42". Prego di prendere atto di questa rettifica.



PRESIDENTE

Prendiamo atto di questa rettifica.
Non essendovi interventi possiamo passare alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Emendamento presentato dal Consigliere Valeri: alla prima riga, primo comma, sostituire "a decorrere dall'1/1/1987" con "a decorrere dall'1/8/1987".
Dal punto di vista istituzionale devo dire che la legge provvede per il futuro, non per il passato. Non vorrei che questa proposta di legge venisse respinta per questo motivo. Se verrà respinta la ripresenteremo a gennaio 1988.
La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Trattandosi di un emolumento che è fermo da molto tempo, riteniamo sia giusto dare la retroattività. Questo sul piano della sostanza. Sotto il profilo formale, ci rimettiamo alle decisioni della Giunta che deve dirci quale linea intende adottare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fassio.



FASSIO Luigia

Esiste una relazione della Giunta che propone la retroattività pertanto la Giunta si è già espressa.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Intervengo con non lieve difficoltà avendo seguito personalmente i diversi, sofferti e tormentati passaggi di questa legge che aveva dischiuso attese e speranze da parecchio tempo e che per una serie di cose non è andata avanti.
Senza intervenire nel merito e nei motivi per i quali non è andata avanti, registro l'autorevole richiamo del Presidente del Consiglio regionale, che oltre tutto è uomo di legge e che non parla semplicemente per suggerire alla Giunta un'occasione per risparmiare quattro soldi.
Non essendo un rapporto normato sindacalmente, pensavo potesse essere invocato un rapporto che per analogia possa rifarsi e quelli in uso contrattualmente tra Stato e comunità, tra enti pubblici e cittadino.
L'aspirazione della Giunta è di poter dare questa elevazione dall'1 gennaio scorso.
Registro la difficoltà che la legge possa essere rinviata. Mi chiedo se dobbiamo fare una forzatura votando così come è stata proposta la legge o se dobbiamo tentare una compensazione "una tantum" dal mese di gennaio ad oggi. Qualcuno mi aveva suggerito questa idea.



PRESIDENTE

Di fronte al rischio che la legge possa non essere approvata, non sarei per questa ipotesi, ma per l'ipotesi che la legge provveda per l'avvenire.
Può darsi che la legge abbia il suo corso. Alcune volte abbiamo ottenuto qualche retroattività, ma non rischierei di avere la legge non approvata.
La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

L'emendamento si propone di eliminare la retroattività datando l'efficacia della legge al 1 agosto.
Optano in tal senso le ragioni che ha illustrato il Presidente, sulle quali io non mi dilungo, ma anche e soprattutto la necessità di rifarsi ad una prassi di correttezza politico-amministrativa. Ricordo a questo riguardo che il nuovo status degli amministratori locali è rimasto in sofferenza per anni e nessuno si è sognato di proporre che, in ragione di ciò, il provvedimento avesse effetto retroattivo.
A maggiore ragione riteniamo che non abbia senso correre l'alea del rinvio della legge da parte del Governo al solo scopo di compiere una forzatura per riconoscere la retrodatazione di benefici non dovuti e non giustificati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guasso.



GUASSO Nazzareno

Sul terreno privato le parti, a chiusura di un contratto di lavoro valutano la lunghezza della trattativa e su quella base stabiliscono l'accordo dell'"una tantum" a copertura del periodo bianco. Qui siamo sul terreno legislativo e non sul terreno di un accordo tra le parti. Noi non abbiamo una vertenza o una trattativa con i membri del Co.Re.Co., per cui potremmo dire: "C'è una retroattività, la paghiamo x lire".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Il Gruppo DC si è rimesso alla Giunta, per cui attende una sua decisione. In assenza di dichiarazioni della Giunta vota il testo iniziale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ritengo che le argomentazioni che il Presidente del Consiglio ha espresso abbiano un loro fondamento e un loro peso e che debbano valere per ragioni prudenziali. Questa prudenza credo che possa avere il carattere della ragionevolezza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Suggerirei di fare una quantificazione numerica anche per sapere su cosa stiamo discutendo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Strobbia.



STROBBIA Stefano

Anche noi ci associamo alle osservazioni fatte dal Presidente del Consiglio. Al di là del fatto del rinvio eventuale della legge, mi pare che ci stia anche una piccola considerazione di costume. Anche gli organi del controllo, ahimè, sono inseriti nella cosiddetta vasta area della classe politica che non è la più amata all'interno della società e della gente. Siccome normalmente le contrattazioni di lavoro si chiudono al momento in cui decorrono, non capisco perché si debba riconoscere questo piccolo privilegio che poi ci ritorna addosso come un atto discutibile.
Quindi sono per la decorrenza dall'1/8/1987.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Sciolgo la riserva senza molto entusiasmo e con nessuna soddisfazione in quanto la precedente legge del 1980, che modificava quella precedente aveva di fatto operato retroattivamente, perché era intervenuta in maggio e decorreva dall'1 gennaio. Gli umori dell'aula mi pare siano per accogliere la data di agosto; non penso che sia un fatto di fede o di costumi o un fatto passionale quello di dover scegliere l'una o l'altra data. La Giunta pur prediligendo la data dell'1 agosto, si rende conto delle ragioni obiettive che sono maturate come riflessione nell'aula e aderisce a tale proposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Noi riteniamo che dobbiamo fare largo affidamento sulla competenza giuridica del Presidente del Consiglio e soprattutto sulla sua esperienza.
Il dibattito avviato dal collega Valeri ha reso certamente più difficile l'approvazione, se mai fosse stata possibile, di una proposta di legge che avesse valore retroattivo.
Ci rendiamo conto che non approvare adesso la legge con decorrenza all'1 agosto, potrebbe significare un'ulteriore perdita di tempo per i membri del Comitato Regionale di Controllo. Con queste premesse siamo disposti anche noi, sentita la posizione della Giunta, a votare la legge facendola decorrere dall'1 agosto 1987.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

In primo luogo devo dire che noi correttamente dobbiamo pronunciarci in ordine all'emendamento proposto dal proponente e non alle illuminate considerazioni del Presidente: questa è la tecnica parlamentare. Posto che l'orientamento è quello che abbiamo sentito, votiamo l'emendamento per le ragioni illustrate dal proponente. Se una cosa è giusta, la si fa e si affronta il confronto con chi ritiene che non sia giusta, cioè con il Commissario di Governo, non si patteggia con la nostra convinzione.
Rischiamo di perdere un mese cercando di recuperarne nove: questo è il conto che si sta facendo; se riapproviamo questa legge a settembre, il rischio che corriamo è di una mensilità, perché riteniamo giusto di avere i titoli giuridici per richiedere la retroattività. Mi sembra una motivazione un po' grossolana quella di dire: "diamo l'aumento perché ci bocceranno la legge"; diciamo che probabilmente si avvia il principio per cui l'Amministrazione regionale ritiene in genere di far decorrere le sue pronunce, almeno dal punto di vista finanziario, dal momento dell'approvazione della legge o da una data pressoché contestuale. Ma questo principio è tecnica di governo, non paura del Commissario di Governo. Probabilmente, se lo chiedessimo ai Commissari del Co.Re.Co.
preferirebbero rimetterci ancora un mese, ma tenterebbero di prendere gli altri otto. Non è questo il problema, il problema è che non è giusto e non è corretto riconoscere la retroattività a provvedimenti di natura finanziaria di questo tipo. Questa motivazione deve rimanere, almeno per quello che riguarda la nostra politica, agli atti del Consiglio.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Valeri.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 48 voti favorevoli e 1 astensione.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 1 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 44 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 44 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 44 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Emendamento presentato dal Consigliere Valeri: al secondo comma ridurre la previsione di maggiore spesa da 350 milioni a 200 milioni.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 4 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 41 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 41 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 5 è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Montefalchesi.



MONTEFALCHESI Corrado

A titolo personale dichiaro che voterò contro questa legge. Vi è una legge nazionale che disciplina lo status dei Consiglieri comunali e provinciali. La legge dispone che ai Consiglieri comunali dei Comuni più grandi dimensioni, come il Comune di Torino, spetta un gettone di presenza di L. 70.000 per ogni seduta. Ritengo che le responsabilità dei Consiglieri comunali siano almeno pari alle responsabilità che si assumono i membri del Co.Re.Co., quindi non vedo perché ci debba essere questa disparità.
Tutti potremmo convenire che né 70.000 né 80.000 lire sono adeguate alle responsabilità che si assumono i Consiglieri comunali presso il Comune di Torino e i membri del Co.Re.Co., ma questo è un altro discorso. Qui stiamo parlando di una legge che determina una disparità di trattamento che non è accettabile.
Per questo motivo il mio voto è contrario.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 41 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Norme in materia di partecipazione della Regione a società per l'istituzione, l'edificazione e la gestione dei mercati agro-alimentari all'ingrosso e modifica della L.R. n. 62/79"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della legge rinviata dal Governo relativa a: "Norme in materia di partecipazione della Regione a società per l'istituzione, l'edificazione e la gestione dei mercati agro-alimentari all'ingrosso e modifica della L.R. n. 62/79", di cui al punto 9) all'o.d.g.
Il Consigliere Ferrara è relatore di questa legge e dà per letta la relazione.
Non essendovi interventi possiamo passare alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 41 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 39 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Fiere, mostre e mercati

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Disciplina delle attività fieristiche"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della legge rinviata dal Governo relativa a: "Disciplina delle attività fieristiche", di cui al punto 10) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Nerviani che dà per letta la relazione.
La parola al Consigliere Guasso.



GUASSO Nazzareno

Premetto che l'andamento della discussione sull'art. 21 di questa proposta di legge può determinare da parte del nostro Gruppo il cambiamento del voto.
Nella prima lettura di questa legge noi votammo a favore pur avendo dei dubbi sull'art. 21; quando la ridiscutemmo in Commissione abbiamo rifatto la discussione su quell'articolo che nella seconda lettura è stato licenziato a maggioranza.



PRESIDENTE

Chiarisco il significato della sua dichiarazione.
All'art. 21 è stato presentato il seguente emendamento: "La Giunta regionale può concedere contributi ai Comuni che organizzano fiere periodiche, sulla base degli indirizzi di politica fieristica approvati dal Consiglio regionale.
I contributi possono essere concessi sino ad un massimo di 500 mila lire all'anno ad ogni Comune con meno di 5 mila abitanti."



GUASSO Nazzareno

Avevamo sollevato dubbi sulla formulazione dell'art. 21 sia nella prima formulazione che nella seconda. I motivi erano semplici ed oggi sono confermati dai fatti.
Abbiamo approvato la legge sulle fiere e sui mercati dopo una prima esperienza di azione legislativa, una buona legge sulla promozionalità che cercava di dare un'organizzazione e una programmazione alla materia non disperdendo l'intervento regionale in mille rivoli.
La legge sulla promozionalità è stata votata quasi all'unanimità. Solo Pezzana si era astenuto non perché non approvava il contenuto, ma perch non l'aveva seguita. Quella legge aveva cercato di dare delle priorità, di fare delle scelte e questa nostra argomentazione, che era anche di altri Gruppi, viene riconfermata dalla deliberazione assunta dalla Giunta il 7 luglio 1987 con cui, come prima tranche, si distribuiscono 290 milioni. Le previsioni sono che, applicando così l'articolo, vengono distribuiti 600 o 700 milioni di contributi a tutti ogni anno, indipendentemente dalla storia e dalle tradizioni dei Comuni.
Non voglio fare il cattivo. In questo elenco c'è qualche iniziativa interessante, forse anche storica. Ricordavo in Commissione che in una delle vallate del Cuneese si fa la fiera del "puciu". Non so come si chiamano in italiano.



PRESIDENTE

Nespole selvatiche. Queste cose le sappiamo noi che siamo contadini.
Gli altri non le conoscono.



GUASSO Nazzareno

Nelle altre vallate le piante di "puciu" sono morte.
Capisco che queste tradizioni vanno seguite, dobbiamo però inquadrare le scelte.
Leggo nell'elenco: Comune di Asigliano: mostra mercato dell'agricoltura.
Mi domando quale Comune non può fare una mostra mercato per l'agricoltura.
Ed ancora: Festa del boscaiolo Sagra dell'aglio: l'aglio lo piantiamo dappertutto.
E poi leggo - non si offenda il Consigliere Brizio: Mercatino delle pulci a Ciriè.
La deliberazione dice: "La Regione favorisce in modo particolare quelle manifestazioni che incentivano gli aspetti produttivi tipici della zona in cui si svolgono", quindi dà un indirizzo e una priorità nelle scelte. Nella promozionalità abbiamo cercato di andare nei particolari per aiutare queste cose, per favorire la produzione, la specializzazione, la storia. Abbiamo discusso a lungo con l'ex Assessore Sartoris sulla storia della produzione delle campane, un'unica produzione ancora esistente in Valle di Lanzo. Ma è un esempio di un prodotto, non di qualcosa di generico.
Qui siamo nel generico e diamo 500.000 lire di qua, un milione di là, 2 milioni da un'altra parte.
La IV Commissione in accordo con i due Assessori, prima quello stabile e poi quello provvisorio, ha cercato di portare avanti nei settori di fondo l'artigianato e l'agricoltura, una politica promozionale e la salvaguardia della storia e delle tradizioni, ma non tutte le baraccopoli che le Pro loco possono può fare in ogni Comune. In Commissione ho anche detto che i Festival dell'Unità, con la tradizione e la storia che hanno acquisito in questi ultimi anni, sono manifestazioni politiche, culturali e anche commerciali, quindi avrebbero diritto di ottenere un contributo.
Con l'emendamento chiediamo una modifica dell'articolo con l'obiettivo di mantenere vive le tradizioni, di dare la priorità ai prodotti tipici dell'artigianato e dell'agricoltura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Le fiere ricorrenti sono in gran parte legate alla tradizione e il loro finanziamento corrisponde ad una prassi costante. Non è che siano state inventate quest'anno e anche lo stanziamento (600 milioni quest'anno) ha carattere ricorrente. Le fiere sono di vario tipo, si va da quella delle ceramiche di Castellamonte ad altre di dimensioni minori. Quindi la Regione interviene anche con piccoli interventi e contributi di importo molto variabile: le pratiche sono tutte istruite dagli uffici con un approfondimento notevole e con la massima serietà sino alle proposte di sostegno che poi vengono valutate dall'Assessore.
Per quanto riguarda il riferimento personale, devo dire che ho assunto la deliberazione perché, essendo stato approvato il bilancio, c'era una prima tranche che doveva essere approvata, era anche necessario andare incontro alle esigenze maturate o alle assicurazioni che erano state via via fornite.
Nello specifico del mercatino delle pulci, devo dire che si tratta di un contributo già dato in passato nella stessa misura. E' una iniziativa portata avanti dal Circolo culturale "Ars et labor", si riferisce ad una tradizione locale della vecchia Ciriè e ha dei contenuti specificatamente culturali. Non è una novità inventata da me quest'anno, l'importo è uguale a quello erogato l'anno precedente, non è aumentato di un centesimo.
Qualcuno dice che ho fatto male a non aumentarlo, ma ho ritenuto di fare così. Questo per essere precisi ed obiettivi. Quindi non c'è nulla di nuovo, una rettilinea applicazione di criteri già applicati.
Veniamo ora all'art. 21 senza trattare altri piccoli argomenti che trovo anche di pessimo gusto. Venendo invece alla realtà delle cose ci si chiede se abbia un senso mantenere con la legge sulla promozione l'art. 21.
Io che ho discusso l'argomento in Commissione nella veste di Assessore ritengo che abbia un senso mantenere l'art. 21 perché consente una minima agilità da parte degli uffici e dell'Assessorato in ordine a possibili interventi su talune manifestazioni minori. Ritengo che andare fuori da queste disponibilità dell'Assessorato possa portare ad un criterio di programmazione assoluto che non è, a mio avviso, possibile. D'altro canto l'art. 21 recita: "La Giunta regionale può concedere contributi ai Comuni finalizzati all'organizzazione e al sostegno di fiere periodiche, sulla base degli indirizzi di politica fieristica approvati dal Consiglio regionale".
Ritengo non si possa togliere questa discrezionalità alla fine. Circa la limitazione degli importi, che è il merito dell'emendamento, devo dire che il testo licenziato dalla Commissione fissa degli importi già molto bassi. Il secondo comma stabilisce: "I contributi possono essere concessi fino ad un massimo di L. 1.000.000 all'anno ad ogni Comune con meno di 5.000 abitanti e fino ad un massimo di L. 3.000.000 all'anno ad ogni Comune con più di 5.000 abitanti". Quindi si scende già a dei livelli estremamente bassi. Scendere ancora oltre significa togliere ogni discrezionalità perché 500.000 lire ai Comuni al di sotto dei 5.000 abitanti e 1.000.000 ai Comuni al di sotto dei 20.000, vuol dire non dare contributi. Non si pu fare un calcolo semplicistico di moltiplicazione dei Comuni per la cifra consentita, perché non è così; vi sono Comuni dove c'è una cultura, una tradizione, ove le manifestazioni esistono ed allora si deve intervenire vi sono dei Comuni dove questa realtà non emerge e allora non si interviene; fissare per legge dei limiti inferiori a questi significa non voler dare contributi. E' una posizione risibile. Personalmente, e parlo anche a nome del Gruppo DC, sono contrario all'emendamento. Certamente ci rimettiamo, come sempre, alle decisioni della Giunta, alle valutazioni dell'Assessorato, ma riteniamo che sarebbe un errore limitare ulteriormente sia la possibilità di dare questi contributi, sia l'entità relativa che è già ridotta. Oggi non v'è alcun limite; qui si fissa già un limite ed è un limite basso. Scendere ancora significa non voler dare nulla.
Se si intende seguire questa strategia, mi pare una strategia che non prevede flessibilità. La realtà è complessa, bisogna intervenire sulle iniziative importanti, ma bisogna anche avere la capacità di intervenire quando è necessario, anche sulle cose più minute che però hanno anch'esse un senso e un valore sostanziale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Il Gruppo repubblicano su questa legge si era astenuto per valutazioni riferite ad altri articoli e quindi nella discussione generale non potrà che mantenere questa posizione.
Venendo all'art. 21 devo dire che l'emendamento che presenta il Gruppo comunista è l'emendamento che il Gruppo repubblicano presentò in Commissione e che la Commissione stessa ritenne di non accettare, per cui il Gruppo repubblicano lo ritirò. Oggi il Gruppo comunista lo ripresenta.
Evidentemente noi non possiamo che condividerlo per le ragioni e le argomentazioni che già abbiamo sostenuto in Commissione e che riteniamo di dover proporre anche all'aula.
Un articolo di questo genere, al di là delle buone intenzioni, al di là del comportamento coerente che l'Assessore al commercio saprà tenere soprattutto per la conoscenza che ha dell'estrema limitatezza delle risorse regionali, è un articolo che consente di dare 1 milione a tutti i Comuni fino a 5.000 abitanti e 3 milioni ai Comuni al di sopra dei 5.000 abitanti.
Una volta che per legge viene fissata questa norma, tutti i 1.200 Comuni se sanno che c'è la possibilità di avere un contributo di 1 milione o di 3 milioni, richiederanno questo contributo con un costo all'incirca di 1 miliardo, quindi rilevante per la Regione, ma con un beneficio inesistente per i Comuni. Crediamo che i Comuni siano in grado e in condizione di far fronte a queste manifestazioni con risorse autonome o trovando chi è disposto a dare questi contributi.
Mi pare sia una politica errata quella di mantenere una distribuzione di fondi a pioggia. Già in passato succedeva questo e l'abbiamo sempre criticato.
Crediamo che la sensibilità dell'Assessore possa portare a valutazioni diverse rispetto ai contenuti di questa norma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Intervengo per confermare le posizioni del Capogruppo Brizio e per porre in rilievo, perché questo può servire nel dibattito, la modifica che abbiamo apportato, nell'ultima seduta della Commissione, all'art. 21, per la quale i contributi non sono direttamente destinati agli organizzatori di queste manifestazioni locali, ma sono destinati ai singoli Comuni. Questo per avere una doppia griglia in ordine alla serietà delle iniziative: la prima griglia è quella dei Comuni e la seconda è quella della Regione.
Tutte le altre motivazioni che ha portato il collega Brizio dovrebbero essere largamente sufficienti a consentirci di valutare positivamente la proposta, anche perché è una proposta fortemente radicata nella tradizione della Regione.
Centinaia di Comuni da anni ricevono questo contributo, che qualche volta è un minimo aiuto per consentire di realizzare e concretizzare l'iniziativa, qualche altra volta è un obiettivo riconoscimento per la volontà, la fantasia, l'iniziativa dei singoli Comuni. Mi sembra che proporre di togliere questi contributi stia a significare la volontà di non premiare, e nella fattispecie addirittura punire, coloro i quali hanno fantasia, inventiva, capacità di iniziativa e quasi sempre pagano abbondantemente di tasca loro la volontà di rendere una testimonianza nell'attività culturale, produttiva, fieristica, commerciale della nostra Regione. Mi sembra davvero un intervento assurdamente punitivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

La legge che abbiamo approvato era finalizzata a sostenere l'attività di promozione delle produzioni dell'apparato produttivo minore. Questo intervento sulle fiere ricorrenti è un po' un'anomalia, una forzatura che viene inserita in un una legge che è rivolta proprio a dare un supporto in termine tecnico di marketing alla produzione del nostro sistema economico.
La legge parte dal presupposto di premiare la specializzazione, non di premiare la genericità di interventi dei quali proprio ieri si è discusso nel documento programmatico della Giunta si è enfatizzato i problemi della produzione, dell'aumento del valore aggiunto e di conseguenza della crescita occupazionale o della difesa dell'occupazione. Certamente questi tipi di fiere non hanno poco da considerare, da agire sul piano degli effetti positivi per quanto riguarda la struttura dell'apparato economico e dell'occupazione, però esistono come tradizione, come valore, quindi non può essere negato.
Mi pare improprio questo tipo di attenzione all'interno di una legge che ha un'altra finalità, un altro tipo di respiro.
Rispetto all'emendamento che i compagni comunisti hanno presentato sarei abbastanza preoccupato a vedere un taglio netto rispetto a queste iniziative, se non costruiamo qualche cosa di alternativo come aspetti prevalenti aree della cultura, del tempo libero. Non possiamo non riconoscere il valore di queste realtà, non certamente il valore in termini strutturali dell'apparato economico; probabilmente c'è un mix di economico di culturale, di tradizionale, di impiego del tempo libero che deve essere mantenuto. La fiera di Coazzolo non a caso si fa il 15 agosto, in un periodo turistico; moltissime fiere in questo periodo assumono un carattere diverso da quello che ha una fiera di promozione in termini tradizionali.
Abbiamo visto che certi tipi di fiera sono ai limiti dell'efficacia economica, a volte sono semplicemente la rivendita di prodotti da parte di commercianti, con scarsissimo effetto per il tessuto artigiano e per il tessuto industriale.
Credo che occorra contestualmente trovare una risposta a questa esigenza, che è però improprio collocarla in questo tipo di intervento. E' qualcosa che va difeso, che va mantenuto attraverso altre aree di intervento della Regione. Come dicevo, esiste un mix prevalente di cultura di tempo libero, di tradizione, che credo debba essere mantenuto o con nuova norma o attraverso l'attivazione di percorsi già esistenti, con leggi già operanti.
Il voto del Gruppo socialista sull'emendamento sarà di astensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fassio.



FASSIO Luigia

Mi permetto di fare ancora qualche considerazione sulla legge, ma soprattutto sull'art. 21.
La provincia di Asti, che purtroppo è considerata spesso la Cenerentola della Regione, è composta di piccoli Comuni al di sotto dei 1.000 abitanti.
Il discorso economico è innanzitutto prioritario. La fiera pu comprendere l'esposizione e la vendita del bestiame; i commercianti vanno a vedere il bestiame, lo comprano e lo stesso discorso può valere per il vino.
Oltre a questo lato puramente economico, c'è l'altro aspetto del richiamo delle persone che per varie ragioni hanno dovuto lasciare il paese d'origine, il luogo natio a cui si sentono ancora legate e la fiera offre l'occasione per rivivere certe tradizioni. E' l'unico momento dell'anno in cui possono ricollegarsi alla loro entità di origine. Quindi non è una questione economica, ma di sensibilità umana. Non si possono ignorare i piccoli Comuni che non hanno nulla. Voglio sperare che non si tolga questo piccolo aiuto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, a noi sembra che si voglia fare una tempesta in un bicchiere.
Apprezzo lo sforzo che ha fatto il Gruppo comunista con questo emendamento, che peraltro non trova il nostro voto favorevole. In effetti ci sembra di capire che l'individuazione di due fasce, con una cifra massima all'interno di un processo diffuso, finisce per creare alcuni elementi di rigidità che qualche preoccupazione me la pongono.
Ma questo non giustifica il richiamo ai grandi principi dei finanziamenti a pioggia o della selezione. Non è questo il problema. Qui non si tende a supportare le iniziative, ma a supportare un processo. E' una forma di finanziamento al processo di organizzazione di fiere, più che alla fiera in sé e questo giustifica questa parcellizzazione, anche se mi rendo conto - e sono sicuro che l'Assessore Turbiglio avrà apprezzato le considerazioni che sono venute da più parti - che bisognerà affinare questo meccanismo e ragionare sul senso che ha la soglia che abbiamo individuato e le quantità. Siamo tutti d'accordo di puntare alla valorizzazione di quanto si produce in termini di immagine, in termini di promozione, ma queste preoccupazioni non possono essere disgiunte da un sostegno ad un processo di volontariato organizzativo che deve vedere anche un processo di razionalizzazione e un processo di consenso. La vicinanza alle istituzioni è anche rappresentata dal fatto che la Regione è comunque presente (in termini non decisivi) in ordine a questo processo generalizzato di organizzazione. Molte volte sentiamo chiedere: "La Regione ci darà una mano?". E' un afflato più di consenso che non il contributo di natura finanziaria finale: è un po' come il patrocinio.
Mi rendo conto che su questa materia bisogna recuperare il massimo di capacità di selezionare, perché il processo deve essere sempre rivolto in alto e non alla gestione di cose di poco valore, però la polemica che si sta avviando su questo è un po' fuori misura e, come diceva il collega Tapparo, non è questa la sede per farla.
Sono sicuro che l'Assessore e la Giunta avranno apprezzato il senso di alcuni contributi, quindi, sia in termini di modifica di legge eventuale sia in termini di utilizzazione delle risorse, apprezzeranno questi sforzi che sono venuti da tutte le parti.
Il nostro Gruppo esprimerà voto contrario all'emendamento, anche se devo dire che questa occasione mi è stata personalmente molto utile perch ho finalmente capito una delle tante cose che non avevo mai capito, oltre ai buchi neri, e cioè cos'è l'autocritica per un comunista. E' la possibilità di parlare male del proprio governo quando si è mandati all'opposizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guasso.



GUASSO Nazzareno

Chiedo la parola per una breve aggiunta. Non vorrei essere stato frainteso e nemmeno apparire come colui che vuole affossare i piccoli Comuni, per carità! Voglio precisare che noi chiediamo che i contributi siano dati ai Comuni al di sotto dei 5.000 abitanti. Quindi facciamo una prima selezione.
I Comuni al di sotto dei 5.000 abitanti nel nostro Piemonte sono circa 1.000. Quindi guardiamo ai piccoli Comuni e manteniamo questo contributo eccezionale. Se 500.000 lire sono troppo poche, portiamo il contributo ad 1 milione. Con l'emendamento noi volevamo favorire i piccoli Comuni perch il grande Comune con oltre 50-60 mila abitanti può rientrare in un altro processo e dato che in questa deliberazione ce ne sono di quelle dimensioni, noi siamo contrari ad aiutare questi tipi di Comuni. Vorrei inoltre osservare che non possiamo fare la figura degli struzzi. Abbiamo una legge di programmazione che non possiamo dimenticare; abbiamo votato la legge sulla promozionalità che si muove su due filoni: i grandi progetti di promozionalità e le iniziative promozionali, che sono le fiere medie che hanno diritto a contributi fino al 50% della spesa sostenuta senza limiti.
Se vogliamo aiutare i piccoli comuni, se vogliamo mantenere viva la trazione della "Fiera del puciu", sono perfettamente d'accordo, ma se vogliamo gabellare questa cosa con altre, fare una distribuzione generica di soldi, non siamo d'accordo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

E' davvero insolito questo intervento, quasi in duetto con Guasso perché abbiamo sempre avuto altrove delle posizioni fortemente consonanti.
Per evitare fraintesi occorre però, oltre all'ulteriore precisazione di Guasso, la mia personale.
La distinzione che Guasso pone è fittizia perché la destinazione è ai Comuni, ma soprattutto ai promotori di iniziative del tipo di cui abbiamo discusso. Quindi il Comune è elemento filtro e non è più rilevante il fatto che il Comune sia di popolazione inferiore o superiore ai 5 mila abitanti.
Il Comune contribuisce assieme alla Regione a valutare l'iniziativa.
Essendo l'importo da 500.000 a 3 milioni un importo non particolarmente consistente, essendo discrezionale questo contributo e quindi dato sulla base di valutazione, con tutte le motivazioni che sono già state portate dai colleghi Fassio, Brizio e dal sottoscritto, noi riteniamo che, senza farne una guerra di religione, per la carità, per il tessuto, il radicamento che c'è in questa vicenda, che la posizione che è stata assunta in Commissione, con qualche perplessità dal collega repubblicano e dai colleghi comunisti, debba essere riconfermata. Ripeto, senza alcuna intenzione di fare su questo problemi di maggioranza o senza fare su questo delle guerre di religione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Turbiglio.



TURBIGLIO Antonio, Assessore alle fiere e mercati

Signor Presidente, quando arriveremo alla votazione dell'art. 21 ci sarà la presentazione dell'emendamento e faremo la discussione sull'emendamento. Non capisco perché dobbiamo parlare prima dell'emendamento, se dobbiamo ancora fare l'art. 1.
Che cosa vuol dire? Che se è accettato l'emendamento voi votate a favore della legge?



GUASSO Nazzareno

Altrimenti ci asteniamo.



TURBIGLIO Antonio, Assessore alle fiere e mercati

Questo non era stato detto. Questo momento di chiarezza ci voleva.
La Giunta non è propensa a fare elargizioni a pioggia e a sperperare il patrimonio della Regione già come Assessore al bilancio ho dato dimostrazione di prudenza e di attenzione nella spesa. In questo momento non ho elementi per calcolare le conseguente di questo emendamento. Ho qualche incertezza sul contenuto politico della richiesta. Sono anche Consigliere comunale di un Comune di 800 abitanti. Vedo l'intervento sotto l'aspetto di organizzazione culturale, di promozione di un lavoro che viene dalla spontaneità. Sono spesso le Pro loco che hanno le idee per organizzare la festa del paese. In un paese di 800 persone anche la fiera delle pulci o il campionato dell'urlo può avere un suo momento importante.
I Comuni con meno di 5.000 abitanti sono circa 1.000, quindi in effetti c'è una rappresentanza notevole. L'emendamento è accolto.



PRESIDENTE

L'emendamento ha lo scopo di favorire i piccoli Comuni. I Comuni con oltre 5.000 abitanti hanno la possibilità di organizzare le fiere, infatti non chiedono finanziamenti.
La Giunta accoglie l'emendamento.
Passiamo pertanto alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 47 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 47 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 47 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 47 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 47 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 47 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 47 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 47 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 47 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 47 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 47 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 47 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 47 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 47 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Emendamento presentato dai Consiglieri Biazzi e Acotto: il terzo comma è sostituito dal seguente nuovo terzo comma: "Può essere costituito un solo centro fieristico in ogni provincia e nei circondari di Biella e Verbania. Tale centro può operare anche con sedi decentrate".
La parola all'Assessore Turbiglio.



TURBIGLIO Antonio, Assessore alle fiere e mercati

La Giunta respinge questo emendamento anche perché il quarto comma dell'art. 15 recita: "E' possibile, in deroga al precedente comma, la costituzione di un solo altro centro fieristico per ogni provincia in aree ad economia locale caratterizzata da elevata presenza di uno specifico settore economico, con produzioni consolidate sui mercati, interno ed estero, purché sia finalizzato alla promozione di tale settore".
Possono rientrare in questo comma le città di Biella e di Verbania.
Per cui la Giunta respinge questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Forse dipende dal fatto che sono molto stanco, però francamente non riesco a capire le obiezioni che si fanno a questo emendamento.
La Regione Piemonte, ormai da tre anni, ha proposto l'istituzione delle due nuove Province di Verbania e Biella. Se fosse dipeso dal Piemonte queste due nuove Province farebbero già parte del nostro ordinamento. Se non ci sono è perché la decisione dipende da organismi esterni alla Regione, il Governo e il Parlamento nazionali.
Inoltre la Regione ha già individuato le aree delle future Province in modo preciso, attraverso i circondari, e prima ancora attraverso i comprensori. L'ultima motivazione suggerita dall'Assessore richiama il quarto comma dell'art. 15 che dice la stessa cosa. Io continuo a capire ancora meno. Si è tutti d'accordo, nella sostanza, che occorre fare scelte precise per quanto riguarda le due nuove realtà di Verbania e Biella; non riesco a capire perché non ci si debba esprimere in modo chiaro, con scelte precise. Per cui mantengo l'emendamento che ho presentato insieme al collega Acotto. Ripeto che non mi convincono le motivazioni che vengono addotte per respingerlo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Biazzi e Acotto.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli, 21 contrari e 10 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 15 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 47 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 47 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 47 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 47 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 18 è approvato.
ART. 19 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 47 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 19 è approvato.
ART. 20 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 47 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 20 è approvato.
ART. 21 - Sull'emendamento presentato dal Gruppo comunista c'è stata un'ampia discussione.
Pongo in votazione l'emendamento nel testo già citato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 49 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 21 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 49 Consiglieri.
L'art. 21 è approvato.
ART. 22 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 49 Consiglieri.
L'art. 22 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 46 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione n. 624: "Programma annuale dei corsi di formazione professionale normali e speciali e per invalidi civili anno formativo 1987/1988"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 624.
La parola all'Assessore Alberton.



ALBERTON Ezio, Assessore alla formazione professionale

La proposta per il piano annuale 1987/1988 che è stata discussa in Commissione presenta, rispetto al consuntivo del 1987, un incremento di 13.500 ore.
Se dobbiamo confrontare il preventivo 1988 con preventivo 1987 assistiamo ad una leggerissima riduzione, pari a circa 6.500 ore.
Questa sostanziale permanenza sul livello di ore è coerente con le indicazioni date nella circolare di organizzazione del piano corsi che imponeva il vincolo di non espansione del monte ore. Le ore che sono in aumento sono tutte relative a corsi di secondo livello e interessano tre realtà per le quali erano in corso problemi particolari, il Centro di Orbassano che aveva subito la ristrutturazione e quindi aveva ridimensionato la sua attività, il Comune di Torino che aveva avuto analoghi problemi di ristrutturazione di Centri e il Centro Ghiglieno nel Canavese, che aveva già alcuni anni fa lanciato un programma di espansione.
Questi sono i dati formali, burocratici del piano, ma il piano presenta una innovazione sostanziale. Per la prima volta viene fornito, in allegato al piano, una ricca documentazione relativa alla finalizzazione dei corsi stessi. Siamo riusciti a raccogliere questi dati in contemporanea con l'elaborazione delle proposte che venivano avanti per il piano 1987/1988 e le abbiamo rese disponibili per questo dibattito. Su questo tema particolare tornerò nel corso dell'intervento.
Quello della finalizzazione è per noi un punto molto importante. Nel corso della verifica che ha interessato la maggioranza, ma anche nel corso della discussione che ieri ha coinvolto un dibattito più complessivo sulla politica della Regione, il problema del raccordo della formazione professionale con il sistema delle imprese è stato ripetutamente sollecitato. La Giunta riconferma che per la formazione professionale il punto di riferimento deve essere il sistema delle imprese e il suo andamento: in esse si origina la domanda di professionalità e ad esso quindi bisogna riferirsi. E' certo che una domanda non sempre è facilmente traducibile in atti formativi, assistiamo ad un processo innovativo che non si è concluso; convivono nuove professionalità e professionalità tradizionali che pure esse mutano.
Le nuove professioni vengono prima percepite, soddisfatte dentro l'impresa stessa, poi, lentamente e anche con qualche difficoltà, riescono a concretizzarsi in domanda strutturata. La domanda per queste nuove professionalità si rivolge all'intero sistema formativo educativo, ma la formazione professionale risente certamente maggiormente le tensioni.
A questi dati strutturali del sistema si sovrappongono poi andamenti congiunturali; quando questi sono negativi e generano eventuali crisi, si stravolge in quantità e contenuto la domanda di formazione. La formazione professionale per giovani si tramuta in processi di riadattamento che a loro volta sottendono problematiche anche di recupero scolastico non indifferente. Spesso alla ricerca di un recupero di produttività, tanto più quando si esce da un periodo di crisi, e competitività a breve, le imprese espellono la funzione formativa dal loro processo produttivo.
Appare quindi determinante fare chiarezza e dare organicità a ciò che si vuole dal sistema formativo, a come lo si vuole, da chi e quando lo si vuole. In altri tempi sembrava essere il problema più serio quello del rapporto tra pubblico e privato e dell'eventuale egemonia dell'uno sull'altro; oggi mi pare essere quello del rischio di separatezza dei circuiti formativi fuori e dentro le imprese. I rischi della separatezza sono elevati anche nelle nuove professioni. Penso alla professione o alla formazione degli operatori su sistemi informatici, anche sul II III livello, non solo sul I. Quando si corresse il rischio di una grande specializzazione fuori dall'impresa, non avremmo fatto un intervento formativo corretto.
Queste considerazioni le faccio perché credo che sia giusto (per me è importante e mi auguro che lo sia per il Consiglio) riuscire una volta a recuperare un dibattito sufficientemente ampio su questo tema. Già queste considerazioni impongono un piano, questo lo intendiamo fare, ma non crediamo di poterci sottrarre alla definizione di un piano aperto, un piano che vuole fornire obiettivi e indicazioni di strumenti di natura istituzionale, organizzativa, finanziaria, con sistemi di controllo che rendano disponibile il piano stesso al mutamento. Faccio un esempio.
Attraverso le indagini fatte dall'Osservatorio regionale sul mercato del lavoro si riescono a capire gli andamenti dell'occupazione, gli andamenti della popolazione per classi di età. Sembra che in questo momento particolare la domanda e l'offerta di lavoro stiano bilanciandosi tra di loro, a differenza degli anni passati. Se portiamo le prospettive verso metà degli anni '90, correlando appunto l'andamento occupazionale con gli andamenti demografici, la domanda potrebbe anche superare l'offerta. Si pu prospettare, quindi, un certo scenario: da interventi volti a massimizzare comunque l'occupazione del brevissimo periodo, si potrebbe passare a formule che privilegino una formazione più completa. Questo ci impone di tutelare un sistema di formazione e non di assecondare una formula che potrebbe accontentarsi, nel breve o nel brevissimo periodo, di altri interventi a supporto dell'occupazione.
Pur facendo queste considerazioni, non siamo in presenza di omogeneità sull'intero territorio regionale. E questa sarà una considerazione che ripeterò parecchie volte perché abbiamo bisogno di mantenere attenta l'osservazione su un fenomeno che presenta molti aspetti di articolazione.
Altri esempi di processi di mutamento. Ancora le indagini dell'Osservatorio regionale sul mercato del lavoro ci indicano che sta innalzandosi l'età media per essere assunti. Le imprese tendono ad assumere giovani più maturi in relazione all'età e, a questo punto, forse anche indipendentemente dall'iter formativo compiuto. Questo non ci può non far evidenziare il grosso problema (che ritroveremo più volte nel corso dell'analisi) della riforma della scuola media superiore dell'innalzamento dell'obbligo, delle modalità con il quale esso deve essere realizzato e Come gestire la transizione tra questo momento e il momento in cui questa riforma sarà attuata, Considerando appunto questo problema dell'innalzamento dell'età nel momento dell'assunzione.
Se la formazione sembra incidere relativamente poco, almeno nelle fasce di età più basse, in relazione all'occupazione, certamente incide sui tempi di attesa dell'occupazione. Chi andasse ad esaminare i contratti di formazione lavoro sviluppatisi in questo ultimo anno (e consideriamo il boom che c'è stato nei contratti di formazione lavoro, che sono passati dal gennaio 1986 da un livello di 1.800 al mese al dicembre 1986 a 4.052, e considerando che i contratti di formazione lavoro oggi rappresentano il 50 delle assunzioni nominative) vedrebbe che la fascia di età dai 15 ai 18 anni è interessata solo per il 19%; la fascia di età dai 19 ai 24 anni è interessata per il 61% ed infine la fascia di età dai 25 ai 29 anni per il rimanente 20%. Si pone quindi con evidenza il problema delle fasce giovanili che sono interessate da questo strumento, che oggi è quello di maggiore libertà per le imprese, e che quindi possiamo interpretare come quello che fotografa l'indirizzo libero delle imprese verso le assunzioni.
Si evidenzia come le fasce giovanili possono rimanere fortemente scoperte dal processo in atto.
C'è un altro aspetto, il rapporto del mondo femminile con la formazione. L'offerta femminile cresce sul mercato del lavoro, ma tutte le analisi ci portano a riconoscere che per affermarsi ed occuparsi esso risente di un bisogno di un titolo di studio più elevato di quello richiesto al mondo maschile di pari età. E' un problema che certamente la formazione professionale nella nostra Regione non ha ancora recepito nella sua completezza.
Abbiamo analizzato le uscite dal sistema scolastico. Faccio queste considerazioni perché non è possibile credere che, sviluppando il piano annuale, la Regione, la Giunta, l'Assessorato, chiunque abbia interesse e doveri verso questa materia lo gestisca come un atto di pura burocrazia.
Quelle uscite che portano il giovane fuori dal sistema, senza diploma e senza qualifica di istituto professionale. Esse rappresentano circa il 50 della popolazione scolastica interessata. Il 25% circa esce dal sistema con il solo titolo di licenza di scuola media. All'interno di questo 25%, il 10% è addirittura senza licenza di scuola media. L'altro 25% è rappresentato dai cosiddetti drop-out della scuola media superiore all'interno del quale il 20% è rappresentato da coloro che fuoriescono dal sistema durante il biennio iniziale.
Siamo in grado quindi di rappresentarci quali sono i potenziali fruitori diretti di interventi formativi, almeno a livello di fascia giovanile e sono quelli che fuoriescono dal sistema scolastico e non entrano né nella vita attiva né nel sistema universitario. Escludendo dalle uscite del sistema scolastico i qualificati degli istituti professionali e i diplomati, rimane una popolazione di potenziali utenti di formazione professionale per l'anno 1987-1988 di circa 30.000 giovani, senza licenza media, con licenza media o con licenza media più qualche tentativo di percorso sulla scuola media superiore.
E' un problema rilevantissimo e ancora una volta è un problema che ci richiama l'urgenza e la necessità di questo intervento di riforma della scuola media superiore con il relativo innalzamento dell'obbligo e con le modalità da approfondire per la realizzazione di questo innalzamento. E certamente è da significare nei confronti delle altre istituzioni, in particolare dello Stato.
Gli oneri a cui si sottopone la Regione, là dove mantenendo un certo sistema formativo, fa certamente un'opera di supplenza nei confronti di questo bisogno di scolarità e di scolarizzazione che esiste, dovrebbero essere ripartiti con il sistema statale e non dovrebbero essere solo a carico del sistema regionale.
Di questi 30.000 giovani circa, il sistema della formazione professionale regionale ne raccoglie circa il 20%: sono circa 5-6.000 i giovani che si iscrivono al primo anno di uno dei nostri corsi. Mi sembra un valore non esaltante. Il coprire questo settore e questi bisogni incide fortemente sulle caratteristiche dei nostri corsi. Il 50% dei corsi è biennale. Sconta una necessità di recupero scolastico, mentre nella formazione professionale il tempo tra l'uscita dalla scuola normale e l'entrata in azienda dovrebbe essere il più breve possibile. Non solo abbiamo delle forti disomogeneità di presenze e di offerta del nostro sistema di formazione professionale sul territorio. Confrontando la popolazione che frequenta i nostri corsi, rispetto alla popolazione in età copriamo il 4% circa di questa popolazione di pari età nella provincia di Vercelli, e copriamo tre volte tanto (il 13%) nella provincia di Alessandria. Una situazione di questo genere contemporaneamente crea il problema di una tendenza a crescere del peso, almeno in percentuale, del numero di diplomati che negli anni a venire non si iscriveranno all'Università. Quindi ci esalta il problema della formazione professionale di II livello.
Vengo ora a trattare un altro aspetto del problema, quello del rapporto con le imprese. Negli altri Paesi europei sono stati chiaramente separati gli incentivi per le aziende finalizzati ad incrementare le assunzioni dagli incentivi di indennità per il sostegno alle attività formative e si sono create altre forme di sostegno e di incentivazione alla formazione anche promossa dalle stesse imprese, che non creassero però questo insieme non facilmente distinguibile che in questo momento sta penalizzando il contenuto formativo dei contratti di formazione lavoro. Eppure noi abbiamo il forte bisogno di un'integrazione e di limitare al minimo la separatezza tra i due circuiti formativi, tra i diversi circuiti formativi, Certamente almeno di quei due che rischiano di vivere parallelamente senza parlarsi tra di loro: quello che si svolge dentro l'impresa e quello che si svolge fuori dall'impresa. Quindi c'è il problema dei percorsi formativi stessi, e insisteremo nella progettazione dei corsi per realizzare l'alternanza tra percorso formativo esterno e percorso formativo interno all'impresa. Ma non solo integrazione nei percorsi formativi, integrazione nella programmazione, nella gestione ed anche nel finanziamento della formazione.
Ne discende che dobbiamo puntare tutto o almeno puntare molto sulla finalizzazione dei corsi. Dalle tabelle che sono state fornite emergono dati significativi sia in termini negativi che in termini positivi. Certo emerge ancora una volta una realtà estremamente differenziata: a livello regionale la media degli occupati, a un anno e sette-otto mesi circa dalla loro uscita dal sistema formativo regionale, risulta essere del 58%, a cui si aggiunge una fascia non indifferente che sta tra il 5-7-8% di popolazione, che riprende gli studi normali dopo aver compiuto un percorso di formazione professionale. Ma questa è una media che sul territorio va dal 52% della provincia di Alessandria al 74% della provincia di Cuneo. A livello di comparti passiamo dal 30 al 90%. Questo per il I livello. La stessa dispersione la troviamo nel post-qualifica, cioè nei corsi di specializzazione, e la troviamo anche nel post-diploma. Anche qui passiamo seppure su medie più elevate (il 72% per il post-qualifica e il 77% per il post-diploma), da un minimo del 30% ad un massimo del 90%. Mi sembra che emergano risultati qualche volta estremamente significativi, perché centri che riescano a piazzare nel sistema produttivo di occupati il 90% dei loro giovani dopo un anno e sei mesi (il tempo che siamo andati a fotografare) in un periodo di sviluppo del sistema economico, ma con tutti gli aspetti di crisi che conosciamo, mi suona come conferma di validità di certi interventi; mentre suona fortemente negativo, se non approfondendo l'analisi per modificarne il giudizio in relazione a fenomeni magari di natura congiunturale, di settore o di localizzazione, il fenomeno di percentuali così basse come quelle che ho citato.
Ciò che siamo riusciti a raccogliere, che ci consente di trasformare l'intuizione di analizzare fino in fondo questo problema da un'indagine "una tantum" in un momento permanente di controllo, ci mette a disposizione uno strumento non solo per il giudizio delle proposte che ci vengono fatte ma anche per i metodi di progettazione delle iniziative nuove, scontando ripeto - questa forte disomogeneità a livello di presenza sia di territorio sia di comparto.
Non possiamo neanche dimenticare che nella nostra struttura formativa a seguito della legge nazionale, sono state introdotte le cosiddette fasce: la progettazione che ha cercato di dare percorsi formativi uniformi a seconda delle qualifiche alle quali si mirava. Questo è, sotto tanti aspetti, un punto di forza del sistema perché ha creato, nei casi positivi dei centri capaci di sviluppare un percorso formativo completo; è certamente anche un punto di debolezza o di irrigidimento della struttura.
Siamo oggi in grado di procedere per fasce sui metalmeccanici, sui grafici, sugli elettromeccanici, stiamo introducendole per gli amministrativi e stiamo proseguendo le indagini per il settore informatico.
Possiamo dedurre, sempre analizzando il rapporto tra uscite dal nostro sistema formativo ed assunzioni, e andamento dei contratti di formazione lavoro, interpretati questi sempre come lo strumento di maggiore verifica dell'andamento normale e libero del sistema, che c'è una forte correlazione tra i settori in cui è presente il nostro sistema formativo e i settori del sistema produttivo, perché l'andamento delle uscite e delle assunzioni attraverso il contratto di formazione lavoro presenta molti elementi di coerenza. E' certo che si registra, dagli andamenti della finalizzazione e anche dai commenti, dai giudizi che ciascuno di noi raccoglie, che il contenuto e la validità intrinseca e verso il mercato del lavoro dei corsi è più in funzione dell'ente o del centro che li gestisce che non in se stessi e di nuovo reclama un giudizio e una gestione molto articolata.
Voglio fornire al Consiglio anche alcuni elementi di riflessione su altri aspetti che non direttamente intervengono con il nostro piano formativo, ma che hanno rilevanza forse superiore a quella del problema che stiamo trattando.
Le legislazioni nazionali ed internazionali hanno messo a disposizione del sistema delle imprese altri strumenti, uno per tutti il Fondo Sociale Europeo. Ad evidenziare il peso significativo, ma parziale del nostro sistema formativo basta ricordare che, se il piano corsi della formazione professionale regionale costa circa 75 miliardi, le domande per il 1988 (gli uffici mi hanno consegnato ieri sera la prima elaborazione, seppure ancora non completa) del Fondo Sociale Europeo sembra assommino per quest'anno a 224 miliardi. C'è un'esplosione del ricorso a questo strumento. Non credo sia possibile nascondere al Consiglio regionale i rischi che stanno dietro questa esplosione, le difficoltà di gestione (quest'anno saranno circa 700 progetti a fronte dei 400 dell'anno scorso e a fronte di 150-200 degli anni precedenti) e la relatività in cui viene confinato il sistema formativo a fronte di un uso di tale natura dello strumento del Fondo Sociale Europeo.
Evidenzio al Consiglio un altro grave problema. Il Fondo di rotazione come è stato comunicato dal Ministero del Lavoro, metterà a disposizione per la Regione Piemonte quest'anno circa 32 miliardi. Le domande che ho riportato prima presentano una richiesta per circa 75 miliardi. Il problema del Fondo Sociale Europeo, come strumento di formazione del personale delle imprese, presenta difficoltà pratiche ed operative che si sommano a quelle già pesanti di tipo regolamentare e legislativo, che rendono già difficile la gestione amministrativa e ancor più quella di merito. Pensiamo a cosa significhi gestire, da parte della Regione, i progetti a titolarità aziendale quando le Regioni sono responsabilizzate nell'istruttoria per la presentazione dei progetti al Ministero, ma che da quel momento perdono ogni capacità di controllo e perfino di conoscenza di come va avanti il fenomeno: se quei progetti sono finanziati, se su quei progetti viene esercitato il controllo, quale risultato formativo diano questi progetti la Regione non è in grado di registrarlo.
Anche qui, abbiamo già insistito, insisteremo, speriamo e siamo certi di avere il Consiglio su questa strada, c'è necessità che i circuiti formativi delle imprese si integrino, si relazionino con l'istituto formativo regionale.
Alcuni aspetti finanziari.
L'ISFOL valuta la spesa della formazione professionale in Piemonte in circa 600 miliardi, sommando quella pubblica e quella privata. Non so valutare che grado di veridicità abbia questa cifra, che credo sia difficilissima da stimare, ma questo è il dato che abbiamo a disposizione.
Vuol dire che la formazione professionale regionale gestisce circa il 10 15% di questo processo.
Ricordo che la formazione professionale in Piemonte comporta una spesa che, rapportata agli abitanti, rapportata agli occupati dipendenti rapportata agli occupati totali, è pari a quella che investono in questo stesso settore la Lombardia, la Liguria, la Toscana, il Veneto, l'Emilia.
La Giunta si è impegnata a sostenere questa spesa e chiede il conforto del sostegno al Consiglio.
La spesa è necessaria sia per recuperare aspetti pregressi, sia per tutelare un bisogno, che credo e spero di essere riuscito a illustrare seppure con i dati sintetici che ho citato finora.
Dire questo non vuol dire essere soddisfatti delle modalità attuali del nostro sistema formativo. Lo richiamava già il Piano pluriennale precedente. I parametri oggi in convenzione, per esempio, sono troppo rigidi, agevolano un controllo amministrativo certamente, ma irrigidiscono il sistema creando nei centri aspettative di continuità del flusso finanziario senza sollecitare atteggiamenti innovativi.
Nel sistema nuovo di controllo per obiettivi dovrà poi essere considerata non solo l'efficacia, cioè la finalizzazione dei corsi, ma anche l'efficienza. Anche qui c'è forte disomogeneità dei costi per allievo qualificato tra centro e centro. Nello stesso comparto metalmeccanico ci sono centri che formano un allievo qualificato con 10 milioni e ci sono altri centri in cui il costo per allievo qualificato arriva fino a 32 milioni.
Ciò mette in evidenza un altro problema: quello degli abbandoni durante il percorso formativo della formazione professionale. Abbandoni, tante volte, non per libera scelta, perché il giovane ha trovato uno sbocco occupazionale più interessante per lui, ma tante volte per difficoltà di seguire questo percorso formativo. E ciò ripropone la necessità, già richiamata ieri, di un forte interessamento sul problema dell'orientamento sia a livello informativo, ma crediamo anche a livello formativo.
La formazione professionale è un momento dello sviluppo economico. Esso conosce specifiche forme e contenuti nel territorio. Bisogna quindi essere capaci di essere adeguati in quel momento, in quel preciso contesto territoriale.
Sotto questo aspetto il localismo della formazione professionale è un valore. Per questo si ripropone la necessità di un reale coinvolgimento operativo di tutti gli interessi in gioco, delle imprese, del sistema pubblico, degli enti, anche per recuperare risorse, risorse intese nel senso più vasto del termine: finanziarie, umane, di servizi; con i problemi quindi di riorganizzazione sia dei livelli periferici che dei livelli centrali, per realizzare questo decentramento con un forte livello di programmazione e controllo regionale, ma che coinvolga nella gestione e nella programmazione anche risorse esterne.
Ho avuto parecchi momenti di incontri e di discussione con le organizzazioni sindacali in merito ai problemi del personale con la necessità di individuare o a livello nazionale o a livello locale nuove figure professionali all'interno del sistema, con la differenziazione dei livelli (questo sia nella categoria dei cosiddetti docenti, sia pensando a figure nuove di programmatori presenti sul territorio e capaci di interloquire con il resto del sistema) evidenziando loro la preferenza verso strutture consortili, eventualmente a maggioranza pubblica, ma aventi carattere privatistico per una gestione più efficiente.
Vengo alle conclusioni.
Il sistema formativo della nostra Regione appare sotto molti aspetti bloccato, anche se in esso convivono momenti di forte innovazione e momenti di grande passione ed intelligenza con altri invece sicuramente di stasi. I motivi sono diversi: la pluralità di situazioni che è chiamato a risolvere e quindi la diversità di obiettivi che spesso entrano in contrasto tra di loro e con la possibilità di fornire al mercato del lavoro un prodotto professionalmente appetibile l'aver impegnato tutte le risorse disponibili e quindi la necessità di potersi permettere innovazioni solo a fronte del contemporaneo spegnimento di iniziative obsolete e senza la possibilità quindi di innescare processi nuovi indipendentemente dal resto l'aver generato rigidità con enti e centri che vivono quasi esclusivamente per svolgere formazione professionale finanziata Regione i sistemi di contratto formazione lavoro che nella maggioranza dei casi svalutano la formazione professionale a poco più di un addestramento la contemporanea presenza sul territorio di istituti professionali di Stato gestiti dal Ministero della Pubblica Istruzione leggi confuse, contraddittorie e superate per quanto riguarda il collocamento e l'apprendistato il distacco che questo complesso di ragioni ha provocato tra il sistema formativo regionale e il sistema delle imprese.
Si scaricano quindi sulla formazione professionale alcune esigenze, che ritengo opportuno presentare con realismo, dicendo anche contemporaneamente che non le credo oggi eludibili, a parità di condizioni e di contorno di tipo legislativo-istituzionale.
Completare la formazione di base fornita dal sistema scolastico costruire anche - uso parole forti, ma perché preferisco la durezza del problema piuttosto che far finta che il problema non ci sia - una specie di parcheggio in attesa di avere la maturità per un posto di lavoro; svolgere un servizio sociale per le fasce più deboli; garantire una formazione a professioni utilizzate in massima parte da imprese di piccole dimensioni che, come conseguenza di una moderna organizzazione, non sono più idonee a perseguirla autonomamente.
Dobbiamo prevedere e gestire quindi due possibili scenari molto diversi purtroppo tra di loro, nel momento in cui ci accingiamo a formulare le previsioni per il piano pluriennale, a seconda che il sistema della scuola conosca o no l'innalzamento dell'obbligo. Se non ci fosse l'innalzamento dell'obbligo, come potrebbe andare il nostro I livello? Immagino la necessità di introdurre alcune correzioni e alcune innovazioni. Un irrobustimento del processo di orientamento, cui accennavo prima, per riuscire a superare quel fenomeno di abbandoni che pure si realizzano durante i corsi di formazione professionale e quindi di preguidare, se non di selezionare, la domanda. L'introduzione di corsi brevi molto finalizzati; certamente l'esaltazione degli stage pre-lavorativi.
Nella valutazione che ho cercato di fare di questo fenomeno dello spostamento verso l'alto delle età delle assunzioni, cercavo di ragionare anche sui problemi e su quali erano le valutazioni che il sistema delle imprese poteva fare al momento dell'assunzione. E cercavo di individuare tre elementi: le capacità logico-cognitive del giovane che veniva assunto le sue capacità relazionali e mi sembravano questi aspetti forse superiori a quelli delle abilità tecnico-specialistiche del giovane interessato. Ho riletto con piacere ed interesse quella frase che è inserita nella relazione per il Piano pluriennale del 1984: "La professionalità non è più scindibile dalla cultura e dall'istruzione così come il saper fare diviene rapidamente obsoleto senza il sapere", e mi ripropone il problema di questo innalzamento dell'obbligo scolastico. Se ci fosse un innalzamento e se ci fosse la riforma credo che potremmo dedicarci con tutta intensità alla maggiore integrazione possibile tra programmi della formazione professionale e programmi della scuola media superiore, che già oggi conosce larghi margini di possibilità di sperimentazione, e introdurre finalmente questi corsi brevi molto finalizzati che ci consentirebbero di elasticizzare il sistema, oltre che di ridurre la spesa; o almeno ci consentirebbero di interessare una popolazione molto più vasta di quella che oggi non riusciamo a coinvolgere.
E' per questo che ho parlato e continuerò a parlare di piano aperto, di processo continuo di verifica.
Il dibattito sulla riforma della formazione professionale si incentra molto sui tipi di intervento anche di II livello. Spesso dal dibattito sembra emergere una sorta di uguaglianza tra il rilancio qualificante pensare alla grande, della formazione professionale e concentrazione delle risorse sulla formazione professionale post-diploma. A me sembra riduttiva della realtà e della necessità della formazione professionale proveniente dal sistema delle imprese questa posizione, ma è certamente un'indicazione importante se vista in concomitanza con l'elevazione dell'obbligo scolastico. Anche in questo caso bisognerebbe porsi il problema dei cambiamenti che verrebbero determinati da un'eventuale riforma.
Che cosa fare se ancora una volta non avvenisse questa riforma? Credo che non andrebbero finanziati i corsi post-diploma i cui contenuti ed obiettivi siano generici e si traducano in un'operazione vicaria rispetto a quello che dovrebbe già essere insegnato nella secondaria superiore, e penso a tutti i corsi di informatica di base post-diploma che noi facciamo quando questa materia potrebbe e dovrebbe diventare patrimonio, almeno a livello sperimentale, della scuola. Va scoraggiata la tendenza dei centri di formazione verso generici impegni di formazione post-diploma, invece occorre spingere verso i master post-diploma, e ne abbiamo alcuni esempi anche nella città di Torino, le scuole a fini speciali sotto la garanzia universitaria per le quali la Regione sta operando, i centri di eccellenza già esistenti che costituiscono un punto di riferimento molto forte per il loro specifico territorio e per l'intera Regione. E strumenti possono essere le convenzioni dei centri che intendono svolgere attività formativa post-diploma con un'università o con un ente equivalente che garantisca il livello professionale e la qualità dell'insegnamento, sviluppando l'identificazione di questi centri di eccellenza, affinché siano di supporto anche per altri centri e che siano pilota sul territorio proprio per la professionalità ormai acquisita. Garantendoci, anche qui come per il I livello, uno stretto collegamento con il sistema delle imprese sia per l'analisi della domanda sia per l'analisi della progettazione dei centri sia per la programmazione dei medesimi.
Ho concluso, signori Consiglieri, e vi chiedo scusa se questa volta ho rubato un po' di tempo al Consiglio.
Ho richiamato alcuni degli elementi che saranno sviluppati negli studi per il Piano pluriennale. Il programma e del mio Assessorato è di riuscire a far acquisire dalla Giunta, nel mese di settembre, questi studi, che come il Consiglio sa sono stati commissionati all'IRES, che si è poi avvalso di una équipe di esperti, e generare su di essi un ampio dibattito dentro e fuori il Consiglio per venire alla proposta di piano entro la fine del 1987.
E infine verificare attraverso questo ampio confronto la reale convergenza e divergenza; è quello che ho cercato di fare in questi mesi in cui abbiamo lavorato intorno a questi studi sul piano; è la ricognizione l'esame di tutti gli aspetti del sistema di formazione professionale invitando i collaboratori a mettere in evidenza tutti i vincoli, le caratteristiche, gli scenari alternativi possibili, gli obiettivi, gli strumenti. Tutto ciò affinché la formazione professionale fosse vista come parte, non esaustiva né preponderante, di un sistema formativo integrato che interessasse la scuola, l'università, l'impresa, l'autoformazione, che saldasse i bisogni di un sistema economico produttivo con le aspirazioni di crescita e di affermazione del singolo cittadino giovane o adulto.
Ringrazio il Consiglio che ha voluto dedicare finalmente un po' di tempo a questo tema, ringrazio quei Consiglieri che hanno sottolineato anche nel recentissimo passato, fino a ieri, questo tema provocando anche la Giunta, ma certamente testimoniando interesse per questa materia.
In questi anni la Giunta, e posso dirlo anche per la mia persona, ha dedicato molto impegno su questo fronte, proporzionale forse solo all'importanza del settore, assegnando però al settore grande rilevanza economica e sociale, impegno accompagnato da metodo, costanza; discutendo ragionando con tutti i soggetti interessati: enti, comuni, imprese organizzazioni sindacali, personale con la convinzione di dover procedere con un consenso ragionato. Per fare in modo che i punti di debolezza del sistema si trasformassero in punti di forza bisognava anche tutelare il sistema. Non è interesse di questa Giunta apparire come il difensore di un sistema che alla fine non è stato da lei costruito, e quindi non si capirebbe perché dovesse essere questa Giunta ad apparire quella che difende a tutti i costi una situazione attuale. Sono convinto che questo sistema conosce pesantezze antiche, su cui si sono sperimentate nel passato con intelligenza ed impegno altre persone ed altre forze politiche. Rifiuto anche l'immagine di un settore in cui la spesa è inutile, è facile, è non essenziale.
Ho avuto scontri per respingere richieste, per frenare, per indirizzare, per correggere errori e per tutelare questo sistema. Vorrei solo che questo sistema venisse interpretato come un patrimonio complessivo della Regione, che ha certamente dei punti deboli, ma non è da buttare.



PRESIDENTE

La discussione è aperta.
La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Ho ascoltato con attenzione la lunga e sofferta relazione dell'Assessore in cui si evocavano problemi, questioni, scenari che vanno ben al di là della dimensione dell'intervento regionale. Vorrei capire per su che terreno si colloca questo confronto che avviene sulla deliberazione.
Non credo che sia questa la sede per avviare un dibattito generale sulla formazione professionale. Lo abbiamo chiesto più volte in Commissione e un ordine del giorno votato all'unanimità del Consiglio alcuni mesi fa pure lo richiedeva, ma non abbiamo mai ottenuto risposta. Abbiamo presentato una mozione sulla formazione professionale e vorremmo evitare che nel momento in cui si deve approvare la deliberazione del piano annuale dei corsi non si parlasse di quel piano e si sviluppasse invece un confronto, come spesso si verifica in quest'aula, che poi non ha proposte e produttività. Su molte delle questioni che l'Assessore Alberton ha posto c'è una possibilità di intervento, di espressione, di azione, di iniziativa per la Regione, anche se non è un suo campo diretto.
Nella conclusione dell'intervento dell'Assessore, in cui si indicano le vie per intervenire, anche su tutta una serie di problemi che vanno al di là della Regione, queste indicazioni non ci sono. Vorrei evitare appunto questo livello di confronto. Credo che sia giusto in questa occasione partire dalla deliberazione che abbiamo di fronte. E' vero che i problemi sono tanti e gravi e che il quadro entro cui si colloca l'intervento della Regione è un quadro complesso, ma oggi siamo chiamati a esprimere una valutazione sul piano del 1987/1988, per un importo dichiarato di 76 miliardi e mezzo, piano che avrà effetti sul piano scolastico 1987/1988 è qualche saldatura tra i problemi che l'Assessore evocava e altri problemi ci dovrebbe pur essere. Si diceva che questo piano si presenta con forti innovazioni; personalmente ho fatto fatica a capire quali fossero: ripercorrendo la strada degli ultimi tre anni innovazioni non se ne vedono.
Nella nota illustrativa del programma annuale dell'anno scorso si diceva che il programma del 1984/1985) non rispettava le indicazioni contenute nel piano pluriennale. Nel 1985 e nel 1986 si iniziò a rendere operative quelle linee: allora, con un'analisi puntuale sul piano presentato, dimostrammo invece che si trattava di un'inversione rispetto al piano pluriennale; per il 1986/1987 non si parla più di nessun elemento di programmazione, si dice semplicemente che il piano è stato definito sulla base delle proposte degli enti gestori, conformemente alla circolare del Presidente della Giunta. Per il 1987/1988 si ripete la stessa situazione cioè negli scarni documenti che accompagnano i piani annuali non troviamo nessun tipo di indicazione programmatica, non troviamo che i nodi delle questioni con quel piano siano stati affrontati. Nella circolare del Presidente della Giunta di quest'anno, mandata sostanzialmente agli enti gestori, si dichiara esplicitamente: "essere questo un anno di transizione e di premessa per il futuro", sono testuali parole. Siamo d'accordo: il panorama in questi tre anni è stato identico a se stesso, la premessa per il futuro non la scorgiamo, il futuro peraltro non è delineato da nessun piano pluriennale.
Se vediamo anche la storia delle scadenze non rispettate di questi anni, è scontato che sia così. Il piano triennale del 1984 scade nel 1987 nel Piano di sviluppo del febbraio 1987 c'è una parte sulla formazione professionale che contiene alcune invocazioni di bisogni, alcune denunce dell'esistente, dichiara palesemente insoddisfacente lo stato della formazione professionale, ma non indica le linee su cui si intenderebbe intervenire, né vi sono indicati obiettivi per questo settore. Il Piano di sviluppo, in realtà, in base alla legge n. 8, doveva vedere contestuale l'approvazione dello schema di piano pluriennale per la formazione professionale. Questo non è avvenuto; la contestualità non c'è stata, non siamo neanche ora in possesso di un piano pluriennale tant'è vero che abbiamo un piano annuale che va oltre la metà della legislatura, in piena transizione. E' vero che il 2 dicembre 1986 la Giunta approvava una deliberazione di convenzione con l'IRES per la predisposizione degli atti preliminari e i documenti che compongono il piano pluriennale. La deliberazione veniva approvata, la convenzione prevedeva un tempo di quattro mesi perché l'IRES consegnasse gli atti preparatori dei documenti per la stesura del piano pluriennale. Il rapporto con l'IRES non ha dato un esito nella produzione di questi documenti, e sono già trascorsi alcuni mesi dall'approvazione del Piano di sviluppo.
Devo anche dire, a margine, che la scelta di affidare all'IRES la predisposizione dei materiali per i documenti era discutibile perch c'erano i dati, c'era la conoscenza della situazione, c'era una ricerca già compiuta su cui c'erano le competenze e le capacità degli uffici la volontà politica della Giunta per arrivare alla definizione del piano pluriennale senza utilizzare una struttura. L'IRES poi ha riscontrato alcune difficoltà nel gestire in proprio queste ricerche, tanto che ha fatto ricorso a consulenti esterni, in particolare ad un esperto dell'Unione Industriale.
Tornerò più tardi su questa consegna a uno dei soggetti interessati a tutta la partita della formazione professionale.
In questi anni di fatto si è buttata nei cestini una ricerca dell'Osservatorio sul mercato del lavoro, terminata nel novembre 1985 e mai pubblicata, dove c'erano alcuni elementi di conoscenza della situazione e degli effetti della formazione professionale che stranamente non venivano utilizzati. Siamo di fronte ad una staticità e ad una ripetizione dei piani annuali di formazione professionale e in vuoto totale, anche rispetto alle scadenze d'obbligo previste dalle leggi, di interventi programmatori, di scelte politiche e linee di orientamento. Non a caso sul "Sole 24 Ore" in un articolo a firma Desana, Amministratore delegato della Tecnotex, e anche responsabile regionale della Federpiemonte, quindi non sospetto di esprimere posizioni vicine al Gruppo comunista, si dice che negli ultimi anni il sistema professionale che era al primo posto in Italia ha subito un declassamento e fenomeni di degrado e che, se non vedrà interventi coraggiosamente innovatori, non solo passerà dal primo a posti successivi ma condurrà ad una situazione preoccupante, e presumo preoccupante addirittura per le organizzazioni degli industriali.
In questa situazione di assenza di governo da parte della Giunta, il Consiglio alcuni atti li ha compiuti. Il 30 ottobre '86 veniva approvato all'unanimità un ordine del giorno sulla formazione professionale promosso per iniziativa del Gruppo comunista nel quale si ponevano alcune questioni inerenti al settore e si chiedeva la convocazione urgente di una conferenza regionale sulla formazione professionale, ma, come succede spesso nei rapporto fra il Consiglio e la Giunta non veniva data alcuna risposta. Il gruppo comunista da alcuni mesi ha presentato una mozione sulla formazione professionale, ma non si è mai ritenuto di iscriverla all'o.d.g. per la discussione. Il quadro in cui si muove la Regione a livello nazionale è un quadro di atti mancati e mi chiedo se la Regione non abbia gli strumenti per premere sul Governo nazionale, sul Parlamento perché alcune risposte vengano date.
La questione del Fondo sociale europeo che l'Assessore Alberton ha richiamato è grave, ma è assolutamente coerente con quel tentativo annunciato nel convegno di Mantova dell'anno scorso poi tradotto in un disegno di legge di De Michelis, che però non è mai approdato ad una veste ufficiale e che riguardava l'espropriazione della formazione professionale alle Regioni e la riassunzione in una titolarità nazionale. In sostanza mentre si lasciano deperire i sistemi professionali regionali, anche per volontà delle amministrazioni regionali in molti casi, contemporaneamente si attivano meccanismi che sorpassano la Regione e che mettono in rapporto diretto le imprese con gli stanziamenti nazionali e, in questo caso, con il riferimento comunitario.
Date queste premesse, questa difficoltà a governare, a trovare le indicazioni, gli obiettivi di gestione e di governo della formazione professionale, il piano di quest'anno si presenta come un atto ripetuto.
La deliberazione è sostanzialmente un atto di gestione, un atto amministrativo. Nella deliberazione si dice: "sentiti gli enti gestori". La legge n. 8 caratterizzava il sistema di formazione professionale della Regione sulla base di metodi e di procedure della programmazione. C'erano allora i comitati comprensoriali, che erano un passaggio essenziale, c'era la presenza delle Province, che poi non è stata sviluppata appieno, c'era uno strumento che era la Commissione per la formazione professionale.
Nella gestione di questi anni, la procedura e i metodi della programmazione previsti dalla legge n. 8 sono saltati; non c'è nessun livello che partecipi alla definizione del piano annuale tra la Regione e gli enti gestori, ormai il rapporto è diretto tra soggetti convenzionati e l'Amministrazione regionale. Su domanda la Regione finanzia.
Ci sono poi altri elementi non secondari, sono i ritardi abituali con cui si arriva all'approvazione del piano rispetto alla scadenza stabilita dalla legge. In tutte le leggi di settore si affolla sempre tutto negli ultimi giorni di luglio.
Ho già detto che questo è un piano ripetitivo. Resta fissa la quota della spesa. Non tornerò né sui ragionamenti e le polemiche che ci sono stati su questo argomento, né sugli obiettivi del piano pluriennale precedente, non ritornerò sui rientri finanziari, sulla qualificazione della spesa, quindi sul dirottamento delle risorse.
Ci sono due dati che a questo punto cominciano a preoccuparci seriamente. Ci sono enti che operano più per conservare se stessi che non in funzione della formazione che producono. Abbiamo l'impressione che un obiettivo sia di garantire a questi enti la parità di finanziamento e la quota di risorse stabile, indipendentemente dai risultati che si ottengono e che la conservazione di una quota così ampia di formazione professionale (675.000 ore su 900.000) esplicitamente dichiarata come sostitutiva del compimento dell'obbligo, faccia parte di quello che l'Assessore chiamava "come gestire la transizione a un sistema formativo integrato tra professionale e istruzione di Stato", cioè sia la conservazione di una realtà formativa prevalentemente privata che, nel momento in cui si definirà il prolungamento dell'obbligo scolastico, sarà pronta ad assumere la possibilità del completamento dell'obbligo all'interno del sistema complessivo formativo.
L'ipotesi della DC era quella che l'obbligo non si compisse nella scuola di Stato, ma si potesse completare anche all'interno del sistema formativo regionale, che sappiamo essere per l'80% privato e convenzionato altre forze politiche, tra cui la mia, non accettavano questa privatizzazione del sistema formativo. Poi c'è l'altro aspetto che coinvolge in gran parte i progetti del Fondo sociale europeo, per cui la formazione più qualificata, quella legata alle possibilità occupazionali di un certo livello, viene regalata tutta alle strutture di formazione dell'Unione Industriale, della Federmeccanica, delle imprese private, anche quando può essere svolta nei centri regionali. Da un lato si finanziano i centri privati e dall'altro si fa un trasferimento di risorse, che non è finalizzato neanche all'occupazione; è uno di quei tanti canali di finanziamento indiretto che ha permesso alla FIAT di avere un utile di 20 mila miliardi che ha suddiviso fra i suoi azionisti.
Questi sono i due sensi politici che reggono le scelte di questa Giunta. E' chiaro che su queste due direzioni non si possono introdurre mutamenti. Si possono invocare cose che non avvengono, si può continuare a dire che il sistema non è produttivo, ma il fatto che non si governi, che non ci siano degli obiettivi e degli interventi anche radicali, per introdurre modificazioni che spingano verso alcuni obiettivi, denota che questa situazione così deprecata poi funziona.
Non compete al piano, ma è certo che non abbiamo visto nessun intervento sui centri. L'Assessore richiamava il problema dell'occupazione e della formazione femminile. Non mi stupisco che gli uomini in genere abbiano poca sensibilità verso questo problema, questo però è un problema enorme, non liquidabile in questo modo. Si tratta di muovere iniziative azioni positive, progetti speciali, se si crede che il problema dell'occupazione femminile, e della occupazione femminile qualificata a certi livelli sia un problema ormai maturo.
Avevo preparato una serie di rilievi sui dati, li scorro rapidamente.
Ho l'impressione che l'aumento delle ore che si prevede per quest'anno rientri in piccola parte nella gestione diretta e derivi in realtà dall'espansione della gestione convenzionata. Il richiamo che l'Assessore faceva circa la ripresa dei centri di Orbassano e di Torino, in contrapposizione ad esempio con la diminuzione dell'Oxea, non mi pare giustifichino quel tipo di incremento.
Per il II livello, anche se le categorie usate in questo nuovo tipo di catalogazione forse sono imprecise, diminuisce la quantità degli allievi e dei corsi e aumentano le ore. Non è spiegato che senso ha questo tipo di parametro. Se poi proviamo a vedere la distribuzione della formazione professionale per settori c'è un dato che comincia a diventare preoccupante. Nel settore dell'industria c'è un aumento di 17 mila ore. Il settore dell'industria copre 560 mila ore delle 900 mila a disposizione per la formazione. Di queste 560 mila ore, se ne collocano ben 430 mila al I livello; al I livello metalmeccanico sono state destinate 231 mila ore.
Non è chiara la distribuzione territoriale che pure è un problema, non è chiaro perché aumenta tutto a Torino, dal 1984 è stato stabilito un aumento di 30 mila ore, mentre aumenta molto meno a Novara, molto meno a Cuneo e c'è una precipitazione di 10 mila ore, rispetto al 1984, su Alessandria, e non c'è traccia di una spiegazione.
Vorrei chiudere riassumendo il senso della nostra opposizione a questo atto deliberativo. Il nostro voto sarà contrario nel merito perch riteniamo che la strada scelta della conservazione di tutto e dell'orientamento delle risorse nelle due direzioni che dicevamo sia una strada negativa che non permette di fare alcuna politica attiva del lavoro forse non c'è neanche una politica economico-industriale della Giunta.
Giudichiamo che su questa strada la spesa diventi una spesa improduttiva e pericolosa che si presta, appunto, ad operazioni e a manovre politiche di altro genere. Ma questo rientra nelle scelte politiche della Giunta.
Ciò che invece riteniamo di non poter più accettare e che continuiamo a denunciare con forza è che tutte le leggi regionali vengano attuate come provvedimenti amministrativi abolendo ogni processo di programmazione abolendo la presenza delle decisioni dei soggetti istituzionali, i quali di fatto, stabiliscono un rapporto diretto fra i soggetti privati e l'Amministrazione regionale in uno scambio di risorse pubbliche non mediato, non verificato, non controllato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la discussione di una deliberazione sul piano annuale non può avvenire rapidamente, del resto non credo nemmeno che questa sia l'occasione per un intervento di respiro come sarà quando tratteremo il piano pluriennale.
L'Assessore ha introdotto argomenti estremamente stimolanti e importanti che richiederebbero da parte dei Consiglieri una risposta ampia ma mi pare ci siano alcune difficoltà in questo senso.
E' ormai convinzione generale che in ogni campo, e in questo a maggior ragione, dobbiamo cercare un ottimale impiego delle risorse. Per andare in questa direzione dobbiamo pensare che la formazione professionale è uno strumento non solo di politica del lavoro, ma anche di politica dell'innovazione, intendendo la capacità e la preparazione per padroneggiare quelle che sono le tecnologie di processo che evolvono rapidamente.
Bisogna essere consapevoli che la formazione del nostro capitale umano è una delle principali infrastrutturazioni immateriali, cioè è uno di quegli interventi che, come nel sistema della viabilità o dei trasporti o in altri sistemi, costituisce l'ossatura della nostra società sul piano economico e sul piano sociale.
Devo rammaricarmi a questo proposito che siano state tenute scorporate le deleghe della formazione professionale e del lavoro industria; ritenevo che un gioco di insieme avrebbe probabilmente potuto rendere più producente l'operatività dell'una e dell'altra funzione. Se l'innovazione sociale e l'innovazione economica sono i fari che illuminano, dobbiamo anche tenere conto che la Regione opera nelle emergenze sociali e che queste emergenze sociali spesso ci hanno costretto ad utilizzare, a volte non sempre in modo ottimale rispetto alle nostre aspirazioni, lo strumento della formazione professionale. Occorrerà cercare di forzare al massimo la connessione tra emergenza e innovazione. Non è accettabile la critica che viene dai settori imprenditoriali secondo la quale la Regione Piemonte si attarda; questo ritardo certamente c'è, ma è ben diverso dall'intervento voluto, mirato sulle emergenze.
Si parla sempre del rapporto corretto tra domanda e offerta. Dovremmo anche sapere come si costruisce questo rapporto con l'interfacciamento con le imprese. Ci facciamo interpreti passivi di un'espressione diretta delle imprese? Subiamo di più l'indicazione della grande impresa, che ha capacità e mezzi per far sentire la propria voce, rispetto alla piccola impresa che è più diffusa, meno aggregata, meno capace di fare arrivare la sua voce? Nel cercare di tenere conto del rapporto tra domanda ed offerta, dobbiamo stare ben attenti e l'Assessore parlava di una definizione del piano triennale. La formazione professionale - su questo mi sono trovato in disaccordo con le scelte di alcuni miei compagni di Partito a livello nazionale - non può vedere l'emarginazione assoluta dell'autonomia politica della Regione. E' uno strumento che ci permette di operare, di concorrere a forzare certe situazioni, a creare le condizioni ambientali di sviluppo di altre. Non dobbiamo farci sottrarre questo strumento.
L'Assessore ha illustrato i particolari con dovizia e la collega Sestero è stata altrettanto puntuale nell'illustrare alcuni nodi, per esempio, nel rapporto tra pubblico e privato. Ribadisco che il privato non è tutto equiparabile ad un'unica categoria. Oggi, proprio per la capacità che ha il sistema della grande impresa e delle sue diverse articolazioni a far sentire la propria voce, subiamo il suo orientamento e le sue indicazioni. Molti settori imprenditoriali hanno una attenzione ai problemi della formazione, che è legata alle agevolazioni economiche in termini di fiscalizzazione degli oneri sociali e preferiscono arricchire il proprio capitale umano che hanno in impresa, perché aumentano l'impiego dei fattori della produzione di cui dispongono.
L'utilizzo della legge 863 nei contratti di formazione lavoro segna sempre di più, specie in alcuni settori, questo tipo di rapporto. Non possiamo pensare che con le relativamente piccole gocce di contributo possiamo capovolgere le situazioni. Possiamo farlo, probabilmente nell'area della piccola impresa e dell'artigianato, che è quella che dovrebbe maggiormente vederci impegnati. Purtroppo, invece, succede che nei centri d'eccellenza, sia prevalentemente la grande impresa, Biella, Ivrea forse un po' meno Orbassano, a trovare interessi e sollecitazioni. Dovremmo pensare a centri di eccellenza che facciano diffusione di innovazione, non solo con la formazione professionale ma con altre modalità di cui abbiamo già i segni di esperienze compiute, verso la piccola impresa di artigianato che è meno capace a strutturarsi per affrontare il proprio fabbisogno di formazione. Dovremmo anche sforzarci ad enunciare i fabbisogni di qualificazione professionale del futuro e a investire in questo campo.
Ho voluto approfondire il caso dell'Oxea perché mi è sembrato molto strano. Dinnanzi alla preparazione di tecnici ecologici e ambientali figure fondamentali ormai per i processi produttivi delle imprese, per i problemi della legislazione in materia di ambiente, per il problema dei rifiuti e delle condizioni ambientali, abbiamo visto interpretare quella domanda nel senso che gli unici posti di lavoro sarebbero stati nelle UU.SS.SS.LL.; in sostanza il grado di finalizzazione è stato estremamente basso, anche se il grado di finalizzazione poteva essere basso in passato si può scegliere la linea strategica di forzare questi bisogni accertati che, se non si manifestano quantitativamente in modo rilevante oggi, lo saranno in un domani molto breve. Bisogna essere realistici perch esistono vincoli, limiti e problemi. Quale riforma possiamo attuare? Ci sono dei processi che vanno guidati e credo che sia accettabile una riforma per gradi se c'è una direzione di marcia. Se noi la individuiamo e la pratichiamo, questa direzione di marcia ha un segno tangibile ogni volta che ci sarà un appuntamento, come nel piano corsi.
Da parte nostra deve esserci la volontà politica. La Regione non pu rinunciare a un rapporto di pari dignità. Qui lo sostengo e come Gruppo lo voglio ribadire. Anche in materia di formazione professionale è essenziale il rapporto di pari dignità con la media e grande azienda che è quella che determina i processi di sviluppo dell'innovazione e le figure professionali. E solo un grado di informazione estremamente elevato con queste grandi aziende, con le loro strategie, con le loro trasformazioni tecnologiche e dei processi produttivi che ci permette di governare meglio.
Sull'artigianato o sulla piccola impresa potremmo produrre una legislazione avanzata valida, ma poi viene a mancare l'altra sponda che è determinata dai comportamenti della grande azienda, verso la quale potremmo, dare un contributo costruttivamente. La funzione dell'orientamento professionale a questo punto non sarebbe più intuitiva e a tentoni, ma sarebbe qualcosa di realmente forte.
Sottolineo anche un passaggio che tocca solo incidentalmente il piano corsi. Nei grandi progetti pubblici e privati del Fondo sociale europeo e della legge 863 dei contratti di formazione lavoro abbiamo visto ridursi il ruolo del pubblico rispetto a quello programmato per mille e una ragione.
Dobbiamo cercare di forzare questa situazione.
Credo che abbiamo un buon livello di conoscenze sul grado di finalizzazione con quanto abbiamo impiantato, credo che abbiamo accresciuto la nostra esperienza, ogni anno che passa ci formiamo un'esperienza. Avrei ritenuto utile e possibile qualche segnale di maggiore rapidità di trasformazione. Non è un problema di bilanciamento tra il I e il II livello. Ieri ho recuperato alcuni passaggi del documento programmatico della Giunta di pentapartito del 30 luglio 1985, dove c'era una determinazione ad un certo tipo di velocità di marcia. Sono a ridosso dei corsi, ma è sempre successo che le formazioni delle Giunte e le crisi si ricompongano a luglio; è successo così nel 1983, nel 1985 e succede ora. I mesi di aprile o maggio dovrebbero diventare il momento idoneo per approvare il piano, e non arrivare al mese di luglio, in modo da poter lavorare serenamente, accogliere proposte di emendamenti, di trasformazioni. Se il piano corsi venisse approvato a settembre ci sarebbero delle difficoltà oggettive ai fini della gestione dei centri.
E' auspicabile che l'anno prossimo ci siano i tempi per poter affinare e dare un senso al ruolo del Consigliere che anche in questo ruolo sembra quello che mette il timbro sì o il timbro no a seconda della maglietta che indossa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, quando si parla di formazione professionale e soprattutto quando si opera per la formazione professionale, si corrono tre grossi rischi. Il primo - lo ha già ricordato l'Assessore Alberton - è quello di costituire dei brutti doppioni della scuola secondaria con indirizzo professionale, dei doppioni che non hanno il contenuto di formazione, come ha, o dovrebbe avere, la scuola secondaria e che non hanno contenuti di orientamento professionale, come ovviamente la scuola secondaria non può avere se non in misura estremamente limitata. Ma vi è un altro rischio in cui qualche volta si è incorsi - mi auguro solo per il passato - quello di immaginare la formazione professionale o meglio i corsi per la formazione professionale come una sorta di area di parcheggio per la disoccupazione giovanile o per la disoccupazione di ritorno.
Il terzo rischio è quello che corsi di formazione professionale diventino di fatto un surrettizio contributo ad aziende per fasi di ristrutturazione industriale.
Capisco che questi ultimi due rischi, cioè quello dell'aria di parcheggio e quello di una sorta di contribuzione generica elargita sotto la voce di formazione professionale, in qualche caso ed in particolare quando certe situazioni di congiuntura economica raggiungono e oltrepassano livelli di guardia e livelli di allarme possono anche essere percorsi anche se, senza grande entusiasmo, ma laddove altre forme, altri strumenti non si trovano per superare una certa fase della congiuntura "per passare la nottata", come avrebbe detto Eduardo De Filippo, forse anche questi strumenti possono essere utilizzati, così come sono stati utilizzati.
Credo che oggi però questa situazione sia in larga parte fortunatamente superata, anche se non è superata l'emergenza occupazionale, ma è superata una certa fase, sia per quanto riguarda la ristrutturazione industriale sia per quanto riguarda la congiuntura economica. E allora dobbiamo essere più attenti a non incorrere in questi rischi che oggi sono sì rischi a costo puro, cioè non possono più essere accettati neppure come forma secondaria e dicevo prima - surrettizia per superare certe particolari situazioni.
Il nostro Gruppo quando parla di formazione professionale tende a mettere l'accento e la sottolineatura sempre più sul secondo dei due termini e cioè sul professionale, non sottovalutando certamente anche l'aspetto formativo, così come ha ricordato l'Assessore Alberton, anche se riteniamo che l'aspetto formativo dovrebbe essere più patrimonio della scuola dell'obbligo e della scuola secondaria che non di corsi che devono avere un indirizzo e una determinazione puntuale e precisa. Porre l'accento e la sottolineatura sul secondo termine significa per noi porre in diretta relazione e correlazione la formazione professionale con il problema del lavoro. Quindi, strumento per una attiva politica del lavoro interfacciando gli indirizzi della formazione professionale a quelle che sono le esigenze e le necessità del mercato del lavoro, con due vantaggi rispetto ad altri tipi di corsi che hanno pure indirizzi e destinazioni di questa caratteristica: la struttura di questi corsi può avere un contenuto di genericità inferiore ad altri tipi di corsi che pure hanno una destinazione alla formazione professionale i corsi così come sono quelli organizzati e finanziati dalla Regione hanno una flessibilità maggiore di un altro tipo di istruzione professionale, quindi una adattabilità alle necessità del mercato del lavoro, una adattabilità a quelle che sono le esigenze e le richieste di nuove professionalità o di vecchie professionalità insufficienti che certamente le ordinarie strutture di formazione non possono avere.
Credo che l'Assessore si sia mosso in questi due anni in questa direzione. Certamente ci rendiamo conto che la vischiosità del meccanismo e la vischiosità del sistema non ha ancora consentito di superare completamente i rischi a cui accennavo all'inizio, quindi paghiamo ancora lo scotto di situazioni che non possono essere trasformate dall'oggi al domani e che quindi la strada imboccata sia quella corretta. Noi sottolineiamo questo aspetto di apprezzamento, sottolineiamo anche il richiamo alla necessità che questa strada venga accelerata nella sua realizzazione in concreto.
Ci rendiamo conto che, al di là di alcune annotazioni di ordine generale, nel momento in cui si discute di un programma che ha già una sua struttura completa ed equilibrata, è difficile intervenire anche dove si ravvisino necessità di aggiustamento o insufficienze, perché non è più il piccolo aggiustamento, lo spostamento, l'ampliamento o il restringimento di quel particolare corso o di quei corsi, ma è la struttura complessiva che deve essere attaccata. Mi sembra che la disponibilità dell'Assessore e della Giunta in questo senso sia stata piena anche in Commissione. Per questo mi sono permesso di avanzare la proposta di andare nel prossimo autunno a sessioni di Commissione per discutere dell'impianto complessivo della formazione professionale, sia per quanto riguarda il programma annuale 1988/1989, sia per quanto riguarda il programma pluriennale. In quella sede potremo approfondire e sviscerare meglio i problemi di impianto e di indirizzo. Credo che ogni forza politica abbia una sua particolare visione di quella che può essere l'ottimizzazione di questi tipi di corsi.
E' necessario questo confronto non solo per arrivare a un definitivo chiarimento su quello che ognuno di noi ha in mente, ma anche per dare un conforto all'indirizzo e all'opera della Giunta, e dell'Assessore in particolare, che penso non avrà trovato nel procedere su questa strada poche vischiosità nel meccanismo dei corsi, degli organizzatori dei corsi delle aziende, delle scuole e degli istituti; quindi una linea chiara e netta in questa direzione che sia espressione non soltanto di una generica indicazione programmatica, che pure esiste ed è stata riconfermata a chiare lettere nel documento programmatico votato ieri e nel documento programmatico del 1985, ma anche in un più preciso e puntuale impegno delle forze politiche della maggioranza.
Ci rendiamo conto delle difficoltà di approntare un piano e un programma come questo, ci rendiamo conto che l'ottimo sarebbe di poter arrivare in tempi ancor più anticipati, ma ci sembra già un buon risultato che non sempre si è riusciti ad ottenere, quello di arrivare quantomeno prima del periodo previsto per l'inizio dei corsi per poter dare elementi di certezza che possono derivare soltanto dall'approvazione del Consiglio a chi in questo difficile campo si trova ad operare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente e colleghi, parlare di formazione professionale è molto importante ed è un peccato che questa discussione cada alle ore 18,30 del 31 luglio, quando tutti invitano a stringere gli interventi e forse anche a rinunciare a quello che si ha da dire.
La relazione dell'Assessore merita attenzione perché è stata di ampio respiro e perché va al di là del programma annuale e apre il discorso complessivamente sulla politica della formazione professionale. La politica della formazione è stata oggetto di grande attenzione da parte delle forze di maggioranza nel corso della verifica conclusasi ieri. E' un argomento che è stato oggetto di confronto tra le forze politiche per diversi motivi per l'impegno finanziario che questo comporta, per la funzione strategica che nel costruire un momento di incontro tra la domanda e l'offerta di lavoro. La formazione professionale è l'unico vero grosso strumento di politica attiva del lavoro.
Nel corso della verifica si sono evidenziati diversi aspetti, anche negativi, della formazione professionale della Regione Piemonte, aspetti negativi che non sono certamente imputabili all'attuale Giunta o all'attuale Assessore né, per coerenza e per onestà, sono imputabili alla Giunta precedente, ma che sono determinati da un processo storico che ha determinato l'attuale situazione, un processo storico che non è stato adeguato nei vari momenti, che ci ha portato a costi molto elevati, con un prodotto in buona parte scadente rispetto alle esigenze del mercato; un sistema oggi estremamente rigido, incapace di togliersi le vecchie incrostazioni, quanto meno in tempi brevi. Noi ci siamo assunti l'impegno ad un confronto concreto nel momento della presentazione del piano pluriennale che avverrà nel prossimo autunno.
Quel momento sarà importante perché dovrà rappresentare una diagnosi di quello che è, ma soprattutto dovrà dare delle nuove prospettive alla politica della formazione.
L'Assessore Alberton nel suo intervento ha già dato alcune indicazioni che non possono non trovare il consenso del Gruppo repubblicano. Alcune ammissioni, alcune sofferte verità che l'Assessore Alberton ci ha prospettato sono un fatto positivo, l'ammissione che i corsi sono molte volte troppo lunghi rispetto alle esigenze del mercato, troppo lunghi per una tradizione ormai vecchia, mi pare, che porta ad avere dei corsi biennali quando invece l'evoluzione del sistema industriale ed economico richiede corsi di più breve durata e con una maggiore frequenza; situazione che determina rigidità della spesa e che non consente di contattare tutte le persone che potrebbero essere coinvolte.
Giudichiamo positivo che l'Assessore non più riproponga in termini semplicistici il discorso del I, II e III livello dicendo che il I livello è da superare completamente mentre i livelli superiori sono da gratificare.
La formazione professionale deve collocarsi in tutti i momenti di uscita dal sistema scolastico ordinario, quindi anche nel momento dell'uscita dalla scuola dell'obbligo, con corsi di formazione di I livello che devono essere adeguati alle esigenze del mercato: incontro della domanda e dell'offerta. Si è detto che abbiamo fatto una formazione professionale tendente alle richieste del mercato della grande impresa la quale, in buona parte, la formazione professionale la fa in proprio, e non abbiamo avuto la capacità di vedere le esigenze del mercato della piccola e media impresa dell'artigianato, del commercio, dei servizi e anche degli enti pubblici.
Bisogna individuare l'incontro tra l'offerta e la domanda. L'Assessore Alberton ha parlato di localismo, di decentramento, di sistemi consortili.
Crediamo che questa sia la strada giusta.
Crediamo che alcune affermazioni dell'Assessore si muovano nella prospettiva di evoluzione del sistema. Non si risolve il problema della formazione professionale con il passato che ha alle spalle, con la difficoltà di evolversi, di rimuoversi, di togliere la rigidità che riscontriamo. Occorre dare degli obiettivi, delle prospettive di lungo periodo e muoversi in quel senso e in quell'ottica. Se questa è la politica nella quale intendiamo muoverci forse si potranno trovare delle soluzioni e degli sbocchi favorevoli.
Il documento che dobbiamo approvare oggi per certi versi non ci convince, se visto nel suo momento attuale; lo possiamo comprendere se consideriamo l'iter che ha avuto e come è stato determinato e dal perché si è giunti a questa situazione; queste perplessità sono superate da quel discorso più ampio che l'Assessore Alberton ci ha prefigurato e che dovrà essere oggetto di quel dibattito approfondito che faremo tra qualche mese dal quale forse si potranno trarre conclusioni positive, non soltanto in termini di bilancio, anche se sciupare risorse regionali con un bilancio così limitato è pur sempre grave colpa, ma anche in una prospettiva di vera azione di sostengo dell'offerta e della domanda del lavoro come momento di incontro, vero supporto del sistema industriale ed economico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo sia utile chiudere questo round sul tema della formazione professionale con alcune riflessioni rapide, ma anche mettendo in contrapposizione quello che è stato detto e quello che si è sentito dalla relazione dell'Assessore Alberton.
Credo che la sottolineatura più qualificante sia stata fatta con identico entusiasmo dal collega Montefalchesi quando ha chiesto con interesse di avere la relazione dell'Assessore. Credo che questo sia da notarsi perché è stata una forma di partecipazione a quanto è stato detto magari per approfondire, magari anche per criticare. Siamo qui proprio per avere questo contraddittorio. Non si può comunque negare che ci sia stata un'attenzione che credo logica.
L'analisi della situazione che è stata presentata dall'Assessore aveva una doppia risonanza: una emergente dall'interno comunicava il calore del lavoro che si sta facendo in questo campo, nell'altra c'era quasi una freddezza anatomica, propria dello sforzo di ricerca delle cause, di quali sono le realtà che ci troviamo davanti giorno per giorno, sulle quali dobbiamo intervenire e sulle quali dobbiamo discutere ed anche criticare.
Il tono iniziale dell'intervento della collega Sestero, cioè quello in cui sembrava si rimproverasse che ci fosse stata prospettata la realtà della formazione professionale quasi nella sua interezza, ci lascia credere che sarebbe stato elevato rimprovero inverso se l'Assessore si fosse ristretto a dire: "Questi sono i criteri con cui è stato redatto il piano 1987/1988. L'ho presentato: discutetene, discutiamone, secondo noi queste sono le situazioni". No, credo che bene abbia fatto invece il relatore ad allargare, e male si fa a non seguire la proposta che ci è stata presentata. Ha ragione il collega Ferrara quando dice che non è alle 18,30 del 31 luglio che si possono imbastire queste discussioni. E' un dibattito tuttavia propedeutico a quello che sarà il piano triennale. Abbiamo avuto l'assicurazione dell'Assessore che nel mese di settembre avremo gli studi e le appendici su cui ha lavorato l'IRES. Mi è piaciuto relativamente (sotto un certo aspetto malignamente, quasi, mi è piaciuto) l'accenno al "Sole 24 Ore": cioè, se il nemico odiato dice qualcosa che mi può servire lo utilizzo per contrapposizione. Era però manifesta una certa contraddizione in quello che è stato detto un momento dopo.
Dopo questa considerazione generale, ritengo che non molta rilevanza abbia la sottolineatura di quanto è scritto nella deliberazione. La collega Sestero si soffermava su "Sentiti gli enti gestori", quasi come si trattasse di assuefazione, di adagiarsi su volontà altrui.
Tu mi dici inoltre che non c'è stata un'evoluzione; l'evoluzione c'è stata e la rileviamo dalle cifre, quando vediamo alcune diminuzioni in determinati settori: basta osservare quella del terziario amministrativo al I livello e l'innalzarsi della parte informatica nel II livello: è un trascinare di esigenze e di impegni formativi, professionali. Perci ritorno ad approvare con convinzione: "Sentite le proposte degli enti gestori". Guai se non fosse così! Come si può programmare, anche a tempi brevissimi, come si può indicare che cosa si deve attuare un altr'anno, se non abbiamo le proposte degli enti gestori...



SESTERO Maria Grazia

Io sottolineavo ciò che manca: i livelli di programmazione intermedia.



VILLA Antonino

I livelli di programmazione intermedia, evidentemente, nascono non soltanto dalla "estemporaneità" (tra virgolette, perché non è estemporanea la programmazione di anno in anno), ma sono maggiormente inerenti al piano pluriennale. Allora c'è veramente la direzione, ci sono i binari su cui viaggiare.
Il collega Tapparo accennava ai tempi. Sarebbe il desiderio di tutti ricordando però che normalmente nel passato queste discussioni avvenivano dopo due o tre mesi che erano iniziati i corsi di formazione professionale e adesso lo facciamo almeno prima dell'inizio dei corsi di formazione professionale. E' chiaro che sarebbe utile farlo al mese di aprile-maggio.
Ma come possiamo noi farlo, quando non abbiamo ancora i dati delle richieste dei giovani utenti della formazione professionale? Come possiamo saper quello che avverrà un altr'anno? Praticamente dovremmo cominciare al mese di dicembre, se veramente i ragazzi, i giovani, i diplomati, i laureati che vogliono adire a certi corsi di formazione professionale potessero dircelo a Natale: allora arriveremmo in tempo a proporre dei corsi in tempi utili, in tempi anche che lasciano spazio al discorso e al dibattito.
Devo dire inoltre che raramente si è avuto, per tale ordine di deliberazioni, un soffermarsi dialettico su questo argomento. Quello di oggi non è un soffermarsi puntuale, è un soffermarsi che riconosce l'importanza dell'argomento.
A questo punto debbo avviarmi alla conclusione: finalizzazione degli interventi.
Credo che la documentazione di cui godiamo, di anno in anno migliore quest'anno abbia avuto una caratteristica: quella che ci viene proposta quando l'Assessorato, da quest'anno, ci dà il risultato di un meccanismo di rilevazione sistematica e continuativa del fenomeno formativo.
Questo è veramente il coltello che può incidere in qualche modo sulla essenzialità del problema, proprio perché noi possiamo seguire nella prospettiva quello che accade, quello che accadrà. Mi da un po' di dispiacere vedere che nella mia provincia ci si ferma al 4% delle risposte che è quello che incide meno. Sono 158 le risposte che provengono dalla provincia di Vercelli per l'indagine che è stata curata circa la finalizzazione degli interventi. Allora io mi chiedo: qualcosa non funziona? Vediamo se è possibile ottenere delle adesioni più numeroso, dal momento che sono centri, pubblici o privati, che sono nostri o conché hanno una convenzione con noi. E allora, collega Sestero, quando si osserva specularmente il privato col pubblico, dovremmo applicare fare molta, molta attenzione e seguire con visione non preconcetta quello che avviene. Io non so quali possono essere le proiezioni che si sono verificate nella mia provincia delle 158 risposte pervenute, come non conosco quelle delle 1.000 e più risposte della provincia di Torino o delle 400 della provincia di Novara, o delle 800 della provincia di Alessandria. E se ci accorgessimo che il centro pubblico ha delle incidenze negative e anche particolarmente negative in questo settore, che cosa dovremmo dire, che cosa dovremmo fare? Dovremmo affidarci pienamente alla iniziativa privata? Questo evidentemente è un discorso che bisogna approfondire, grazie anche ai dati che ci sono stati offerti.
Penso, e non mi dilungo oltre, a una proposizione del collega Tapparo.
Quando, con l'uso del politichese, accenna alla pari dignità tra l'istituzione e l'industria medio-grande. Dobbiamo dimostrare che siamo capaci di essere all'altezza del compito istituzionale che ci appartiene che ci appartiene come governo, come prospettiva, come mercato dell'occupazione; è tutto un lavoro che deve fervere, è tutto un lavoro che ci troviamo davanti, è un lavoro che ci chiama tutti ad operare, anche con la contrapposizione, anche con diversità di opinioni, mai però, io penso soltanto ad opporsi per il gusto dell'opposizione, il gusto intendiamoci non cattivo...



SESTERO Maria Grazia

Perverso.



VILLA Antonino

Non volevo dirlo, ma mi ha letto nel pensiero. Cercavo di renderlo con un eufemismo. Se è così però, credo che sia una prospettazione non giusta nel senso che diventa un'opposizione aprioristica.
E' l'eterna questione del manicheismo che da millenni grava sull'umanità. Cerchiamo di non farlo gravare anche nella nostra aula.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 28 voti favorevoli, 12 contrari e 2 astensioni.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita - Variazioni di bilancio

Esame progetto di legge n. 260: "Disposizioni finanziarie per gli anni 1987/1990" ed esame relativo ordine del giorno


PRESIDENTE

Il punto 11) all'o.d.g. prevede l'esame del progetto di legge n. 260.
Relatore è il Consigliere Santoni che da per letta la relazione.
La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Intervento sull'ordine del giorno che abbiamo presentato a fianco della legge e che voteremo alla fine di questo dibattito, mentre nel merito della legge interverrà il compagno Ferro.
Il senso dell'ordine del giorno è chiaro: chiediamo che il Consiglio regionale impegni la Giunta a presentare il piano e il programma di interventi entro il 15 settembre prossimo, in base al dettato del Decreto legge sulla finanza locale che riserva alla Regione la possibilità di ottenere il 25% dei fondi della Cassa Depositi e Prestiti.
Lo riteniamo un adempimento importante. Si tratta di dare attuazione a un dettato del Decreto sulla finanza locale. Da due anni ormai le Regioni lo richiedono con forza per potersi collegare alla programmazione (molto labile) a livello nazionale e dare inizio all'attuazione del famoso art. 11 del DPR del 1977.
Noi abbiamo l'esperienza dell'anno scorso. Di fatto la Giunta regionale del Piemonte non ha dato attuazione al dettato della legge che riserva alle Regioni, la possibilità di indirizzare il 25% delle risorse della Cassa Depositi e Presiti. Conosciamo tutti la vicenda dei famosi 75 miliardi di opere che sono state avviate dalla Regione, al di fuori da un vero e proprio programma di intervento. Questo metodo l'abbiamo definito semplicemente scandaloso e contro il dettato della legge. Se si seguisse di nuovo questa strada saremmo contro lo spirito e la lettera della legge.
Riteniamo che debba essere coinvolto il Consiglio regionale nella formazione di un atto importante di programmazione, se non altro sui criteri che vengono scelti per l'indirizzo di tali risorse.
Abbiamo ricordato i precedenti dell'anno scorso, ma abbiamo alle spalle un altro precedente di poche settimane fa, quello della ripartizione di mille miliardi per pronti interventi in materia di protezione civile, per danni che si sarebbero verificati a seguito degli eventi calamitosi del mese di gennaio 1987. E' una questione che avevamo sollevato in Commissione, su cui abbiamo avuto una documentazione che stiamo esaminando.
Questo atteggiamento, questa volta del Governo, ci sembra che esca da ogni criterio di programmazione delle risorse, in effetti esse vengono destinate non in base a impegni urgenti, inderogabili e accertati con serietà dalle strutture regionali o statali.
Spesso si è trattato di erogazione di fondi a Comuni che probabilmente hanno problemi aperti da anni e non riusciamo a capire perché non si segue una strada molto più chiara e molto più trasparente, quella di integrare le somme dei Comuni per opere pubbliche sulla base di piani chiari di priorità che siano state decise alla luce del sole.
Sappiamo tutti che i Comuni hanno bisogno di soldi, ma sappiamo anche che è utile e opportuno che i fondi siano ripartiti in base a piani e programmi.
Proprio perché critichiamo l'atteggiamento dello Stato, chiediamo alla Regione che, per quanto di sua competenza, predisponga piani e programmi in base a priorità e che dimostri alla comunità regionale che si vuole agire in modo trasparente e in base a effettive esigenze.
Abbiamo appena terminato la discussione sul documento programmatico della nuova Giunta del Piemonte. Tutti si sono dichiarati disponibili al confronto sull'attività di gestione della Giunta regionale affinché sia tutto deciso in modo trasparente.
L'atteggiamento che si assumerà sull'ordine del giorno è il primo banco di prova a 24 ore dal voto di fiducia dato alla Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Ricordo che, in occasione delle discussioni che avvenivano qualche anno fa sul bilancio e sulle sue variazioni, la parte più consistente dell'opposizione di allora immancabilmente sottolineava l'inadeguata capacità di spesa della Regione in materia di agricoltura.
Ora che le parti sono invertite, la tentazione di fare altrettanto è forte. Stando a questo ci ha detto il Presidente della I Commissione Santoni nella relazione sul rendiconto del 1986, su 294 miliardi di stanziamento definitivo ben 155 miliardi sono rimasti inutilizzati.
Questo malgrado ci sia stata una flessione del 10% delle risorse a disposizione dell'agricoltura. La capacità di spesa, almeno stando a quanto ci dice Santoni, in questo settore è del 47,3%. Credo sia il dato peggiore che si possa riscontrare tra i vari settori e le diverse aree che compongono il bilancio regionale.
La tentazione polemica a questo punto è forte; il divario tra le richieste di intervento che i beneficiari e quanti hanno diritto alle provvidenze avanzano, il volume delle risorse a disposizione e la capacità di spesa aumenta. E' come se avessimo tre treni che si muovono su tre diversi binari con tre diverse velocità. Il treno dei beneficiari e degli aventi diritto alle provvidenze è un treno che le organizzazioni professionali, ma soprattutto la politica regionale, fa muovere ad una velocità inimitabile. Quando fu approvata la legge n. 44 forse era possibile introdurre delle decelerazioni selezionando meglio le finalizzazioni degli interventi e qualificando la spesa pubblica in agricoltura.
Ora mi dicono che sul quel treno sono salite per beneficiare della legge n. 44 quasi tutte le domande presentate sulla legge n. 63 e un riscontro lo ritroviamo anche nella variazione di bilancio, dove la legge n. 44 quasi mai è citata, mentre viene sempre citata la legge n. 63.
Il volume delle richieste è aumentato ad un punto tale che per frenare questo treno in corsa si sospende l'accoglimento delle domande per le coltivazioni pregiate, per la zootecnia, per le opere di irrigazione e di sistemazione idraulico-agraria, per gli elettrodotti, gli acquedotti e le strade nelle zone di collina e di montagna. Ci sono domande pregresse per acquedotti ed elettrodotti che risalgono al 1980 e che attendono ancora di essere esaurite. Ma, mentre si decide di sospendere le domande per le coltivazioni pregiate, leggo dall'ultima relazione di Santoni, che per le colture pregiate c'è una riduzione nello stanziamento di 578 milioni e nella forestazione arriviamo a 4 miliardi e 800 milioni di riduzione. Nel momento in cui si vuole avviare il progetto "Piemonte foreste" credo che occorrano degli stanziamenti notevoli.
L'assenza di una legislazione agraria puntuale, meno indifferenziata e il mancato affidamento di deleghe alle province e alle comunità montane producono nella gestione situazioni dove diventa difficile cogliere i caratteri distintivi di una politica agraria. I colpi di accelerazione e di freno che vengono dati a questo treno in corsa non permettono non solo di governare la velocità, ma rendono persino incerto il percorso della finalizzazione della spesa pubblica.
Vengo alla capacità di spesa della Regione. Questa proposta di legge prevedendo risorse finanziarie che vengono per un triennio dalla legge n.
752, cerca di allineare la velocità dell'istruttoria delle pratiche a quella degli strumenti di bilancio. Come scelta tecnica nulla da eccepire il problema è di capire come questa scelta si cala nella gestione e nel governo della materia.
Non sono convinto che l'allineamento delle due velocità possa essere raggiunto. Intanto il divario quest'anno si aggraverà ancora di più perch la maggior parte delle somme a disposizione per l'applicazione del Regolamento 797 (80/90 miliardi di spesa) potranno decollare soltanto a settembre a causa dei noti ritardi nella definizione delle istruzioni e delle norme di attuazione. Lo stesso vale anche per il futuro per quanto riguarda il Regolamento n. 797 e la legge n. 44. I tempi sono tremendamente lunghi tra l'approvazione della legge e l'applicazione delle norme di istruzione.
Credo che il problema valga anche per il futuro e cerco di spiegarmi con un esempio significativo, ma preoccupante. La legge n. 44 è del 1986: dopo la legge, per definire le istruzioni e le norme di applicazione e per metterle a regime, si è impiegato più di un anno, tant'è che questa legge va a regime quest'autunno. Dal momento che pare che il Regolamento n. 797 venga modificato dalla Comunità Economica Europea, mi chiedo se è stato giusto recepirlo attraverso una legge regionale piuttosto che con una deliberazione di Consiglio; la modifica del Regolamento n. 797 implica una modifica della legge n. 44, implica una verifica delle norme di istruzione implica tempi di adeguamento che vanificano in parte gli obiettivi di questa proposta di legge di allineare le capacità di spesa agli strumenti di bilancio.
Ritorniamo al problema che il collega Santoni nel rendiconto ha evidenziato, il problema del bilancio e della sua gestione, nella quale è difficile individuare i connotati distintivi e dove non si individua neanche quel minimo guizzo di scatto che dimostri una volontà politica.
Non voglio discutere l'art. 3 del 752 sulle risorse derivate che sono ripartite dal Ministero alle Regioni. Sull'art. 5 il discorso è diverso perché a livello nazionale non si è fissato un parametro e i fondi verranno assegnati sull'operatività delle singole Regioni. Durante la discussione in questo Consiglio sul 797 abbiamo posto l'accento in particolare sulle aree sensibili, sui progetti pilota, sulla forestazione. Con il documento che ci viene sottoposto per la votazione prendiamo atto che, per i progetti pilota, la Regione Piemonte intende investire 200 milioni l'anno; per la forestazione prendiamo atto dalle dichiarazioni del collega Santoni che ci sono 4.862 milioni in meno e che si chiedono 400 milioni l'anno. Queste due cifre sono meno dell'1/2% di quanto in termini di risorse si intende attivare con l'art. 5. Questi motivi sono sufficienti per dimostrare rinunce e appiattimenti e questi diventano caratteri distintivi di una gestione che sta cambiando profondamente i tratti essenziali della politica agraria regionale. All'art. 4 vengono assegnati 6 miliardi e mezzo a produttori agricoli e ad altri soggetti (per altri soggetti si intendono gli industriali del latte per le spese di trasporto del prodotto).
Riteniamo che questa scelta sia sbagliata. La Regione Toscana ha fatto una scelta che ci convince molto di più: pur di evitare una riduzione del prezzo del latte ha deciso di concorrere alla spesa di trasporto in favore però delle imprese agricole situate nelle zone più svantaggiate. Il Piemonte ha scelto invece di contribuire in ragione di 10 lire al litro per tutte le aziende agricole che producono meno di 1.500 quintali di latte all'anno. La differenza non è di poco conto perché la Toscana spende 400 500 milioni l'anno, il Piemonte spende 6 miliardi e mezzo. E' difficile credere che si tratti di una misura valida solo per un anno, anche perch nella prossima trattativa per la nuova annata, molto probabilmente, ci troveremo di nuovo di fronte alle minacce degli industriali che vogliono ridurre il prezzo del latte e mantenere i benefici conquistati nel 1987.
Noi non condividiamo questa scelta sia in linea di fatto che in linea di principio. Sulle questioni di principio chiediamo la modifica del testo di legge per quanto si riferisce gli "altri soggetti" e su questo abbiamo presentato un emendamento. Le considerazioni che abbiamo sviluppato sulla variazione di bilancio e sul piano pluriennale sono sufficienti per dichiarare il nostro voto contrario.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il tempo non permette di rispondere agli argomenti che il collega Ferro ha introdotto, anche perch sono inerenti l'articolato oggi in discussione; ha fatto una panoramica di carattere generale sulla spesa in agricoltura della nostra Regione Piemonte e io mi limiterò ad alcune considerazioni in merito a questo disegno di legge sottolineando alcune inesattezze da lui fatte. Non so se sono inesattezze volute. Quando egli afferma che l'art. 5 della legge n. 752 stabilisce parametri diversi dall'art. 3, dice una verità, però dovrebbe sapere che il primo anno questi parametri non esistono, in quanto le assegnazioni successive avverranno sulla capacità di spesa delle Regioni.
Quindi il primo anno vi è lo stesso parametro che vi è all'art. 3. Questa è una questione importante che bisogna conoscere.
In merito al confronto sull'intervento per il trasporto del latte fra la Toscana e il Piemonte occorre tener presente che la Toscana spende 500 milioni per 600-700 mila quintali di latte prodotto, mentre il Piemonte ne produce 11 milioni di quintali; quindi l'intervento della Regione Toscana in proporzione al latte prodotto, è superiore all'intervento della Regione Piemonte.
In merito ai problemi derivanti dall'intervento sulla forestazione vorrei ricordare al collega Ferro che non si può fare un discorso non avendo presente il quadro generale dei problemi. Dimentica che il Regolamento 1401 interviene sulla forestazione che prevede in bilancio 10 miliardi all'anno; quindi la riduzione nei confronti del passato non tiene conto di questa nuova realtà. Quando fa il discorso delle coltivazioni pregiate non tiene conto dei Regolamenti comunitari sui quali la Regione Piemonte sta intervenendo in maniera massiccia. L'intervento sulla zootecnia c'è tuttora e così l'intervento sulla razza piemontese esiste proprio in contrapposizione a quello stanziamento. D'altra parte i 6 miliardi e mezzo per il settore del latte sono frutto di un accordo firmato dalle organizzazioni professionali agricole in un momento di notevole difficoltà; si tenga conto che, in questa Regione, il latte si paga al prezzo regionale nel Novarese (anzi, nel Novarese si paga di più), nel Vercellese, in collina, in pianura e in montagna. In altre Regioni il prezzo del latte stabilito vale pianura, ma in montagna le riduzioni toccano anche le 30-40 lire al litro. L'accordo generale tra il mondo agricolo e il mondo della trasformazione ha permesso di garantire in Piemonte il prezzo del latte così come il mondo agricolo si aspettava soprattutto ha garantito l'uniformità su tutto il territorio regionale, non dimenticando che se un produttore agricolo produce 5 mila quintali di latte all'anno, anche in zona di montagna, non è inferiore nei confronti di un produttore agricolo di collina o di pianura che produce solo 1.000 quintali all'anno. Non abbiamo fatto una suddivisione territoriale, ma l'abbiamo fatta sulla capacità produttiva dell'azienda; l'intervento non va solo a coloro che trasferiscono e vendono il latte all'industria, ma va a favore del settore della cooperazione che, guarda caso, svolge la propria attività in zone più difficili, specialmente in quelle montane quindi le 10 lire al litro vanno a favore soprattutto delle cooperative che operano in zone montane e i dati potranno confermarlo.
E' stato presentato un emendamento che ritengo fondato, che però in questa situazione, non può essere completamente accolto. Proporrei tenendo conto delle indicazioni del collega Ferro, di aggiungere alle parole "altri soggetti" la frase "purché sottoscrittori di accordo interprofessionale".
Questo ci garantisce che l'intervento non va a favore di soggetti esterni salvo che i soggetti esterni abbiano concordato l'intervento con i rappresentanti del mondo agricolo. E' anche una questione di carattere burocratico. Se mantenessimo la dizione proposta dal Gruppo comunista dovremmo giustificare l'intervento con una dichiarazione da parte dei soggetti, si creerebbero dei problemi a danno dei produttori e delle cooperative.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Mignone.



MIGNONE Andrea, Assessore ai trasporti

Credo sia opportuno che la Giunta esprima la propria opinione rispetto all'ordine del giorno presentato dal Gruppo comunista che nella Conferenza dei Capigruppo si era ritenuto addirittura pregiudiziale al prosieguo dei lavori.
A prescindere dalla presentazione dell'ordine del giorno, c'era la volontà della Giunta di dare al Consiglio precise assicurazioni, qualora il decreto legge venga convertito dal Parlamento con l'indicazione contenuta nell'art. 10 (il 25% riservato dalla Cassa Depositi e Prestiti per finanziamento di opere inserite in programmi regionali) e di portare il programma all'approvazione del Consiglio regionale.
La Giunta non ha obiezioni al riguardo, accetta le indicazioni contenute nell'ordine del giorno, che mi pare trovi il consenso delle altre forze politiche, legando la scadenza di presentazione del programma ai 30 giorni successivi dalla conversione del decreto legge. La Giunta ribadisce l'impegno a presentare il programma qualora vi sia la conversione del decreto, così come viene indicato da tutte le forze politiche del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guasso.



GUASSO Nazzareno

Ci auguriamo che questo decreto non venga rinnovato per i problemi che ha avuto quest'anno per il voto. Nel caso in cui il Parlamento entro metà settembre rinnovi il decreto, noi dovremo fare il piano in rapporto al nuovo decreto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Intervengo sul contro emendamento proposto dalla Giunta. La formulazione è certamente migliorativa rispetto a quella che troviamo nel testo. Tuttavia, rispetto alle osservazioni che facciamo noi, continua a essere insufficiente. Le leggi agricole del Piemonte, in particolare la legge n. 63, considerano come beneficiari gli imprenditori agricoli. Qui siamo di fronte ad una proposta che estende la possibilità di beneficio agli industriali. Si introduce il correttivo che si tratta di industriali che aderiscono all'accordo interprofessionale, tuttavia l'emendamento dell'Assessore continua ad essere insufficiente rispetto alla nostra proposta per cui insistiamo sul nostro emendamento.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi possiamo passare alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Emendamento presentato dai Consiglieri Ferro e Biazzi: nel secondo comma, la dizione: "Concessione di contributi a produttori agricoli singoli ed associati nonché ad altri soggetti sulle spese per la raccolta e il trasporto del latte" va sostituita con la seguente: "Concessione di contributi a produttori agricoli singoli ed associati anche attraverso altri soggetti sulle spese per la raccolta e il trasporto del latte".
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

All'emendamento del Gruppo comunista la Giunta ha proposto un contro emendamento. Quello del Gruppo comunista ci sembra però riduttivo rispetto alla posizione della Giunta e implica comunque un tipo di selezione rispetto ai destinatari. Mentre non avremmo posto problemi se questo fosse stato un emendamento che chiudeva la questione con l'opposizione, visto che l'opposizione non lo vota, non vedo proprio perché la Giunta si debba discostare dal proprio testo per chiedere alle forze politiche che si affidano alla Giunta e al testo della Giunta, una modifica in aula.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Darò una risposta molto breve sia al collega Ferro sia al collega Marchini.
Ho presentato l'emendamento nella convinzione che venisse incontro alle perplessità del Gruppo comunista. Evidentemente non ci sono riuscito e questo fa parte della difficoltà di dialogo che esiste in questo Consiglio.
Siccome si tratta di un intervento straordinario, che ha delle regole ben precise, mi sembra che la prima formulazione della Giunta come quella successiva non creino alcun problema. Non stiamo approvando una legge che dura nel tempo, ma una legge che, dopo l'accordo sul prezzo del latte prevede che questo intervento vada a favore di quelle aziende che hanno una produzione inferiore ai 1.500 quintali all'anno assegnando questo intervento all'industria che ha perciò mantenuto fermo il prezzo del latte.
Le aziende che non hanno sottoscritto l'accordo, non hanno titolo a usufruire della legge. Era una posizione assunta per far capire che non si voleva stravolgere la legge di intervento nel settore agricolo perché i soggetti beneficiari della legge n. 63 sono ben chiari e ben indicati, come in tutte le leggi agricole, anche se forse sarebbe opportuno che aprissimo le nostre disponibilità. Si parla sempre di settorialità e di corporativismo nel settore agricolo, e poi, quando si cerca di allargare il discorso ad altre forze economiche, c'è una chiusura. Penso di poter assicurare il collega Marchini che la sostanza rimane la stessa, perch tutti i soggetti industriali, titolari del provvedimento hanno sottoscritto l'accordo e solo questa sottoscrizione dà titolo all'intervento. Voleva assicurare il Gruppo comunista di aver capito la sua preoccupazione evidentemente non ci sono riuscito, ma la sostanza non cambia.



MARCHINI Sergio

La maggioranza e in particolare il nostro Gruppo, non avendo capito il significato dell'emendamento deve accettare un miglioramento, tale viene considerato dal PCI, che però non è soddisfacente rispetto al problema posto. Quindi, la Giunta considera l'emendamento migliorativo non delle posizioni politiche, ma della posizione della legge, ritiriamo la riserva.
Rimane questa assunzione di responsabilità da parte della Giunta, che lo considera migliorativo per la legge, non per la posizione politica.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Ferro e Biazzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 11 voti favorevoli, 25 contrari e 2 astensioni.
Pongo in votazione l'emendamento presentato dall'Assessore Lombardi nel testo seguente: al secondo comma, dopo le parole "nonché ad altri soggetti" aggiungere le parole "purché sottoscrittori di accordo interprofessionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano: E' approvato con 25 voti favorevoli, 10 contrari e 3 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 4 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 14 è approvato.
E' stato presentato un emendamento che prevede il nuovo art. 14/bis: "I capitoli di spesa di cui all'elenco n. 1, allegato allo stato di previsione della spesa del bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1987 ai sensi dell'art. 6 della L.R. 28/5/1987 n. 30 e relativo alle spese obbligatorie e d'ordine, considerate tali ai sensi e per gli effetti dell'art. 38 della L.R. 29/12/1981 n. 55, sono integrati con il capitolo 10 dello stesso stato di previsione della spesa".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 38 voti favorevoli e 1 astensione.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 14/bis che diventerà art. 15.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 38 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 14/bis (nuovo art. 15) è approvato.
E' stato presentato un emendamento che prevede il nuovo art. 14/ter: "Integrazione dell'elenco n. 3 allegato allo stato di previsione della spesa del bilancio per l'anno 1987.
Il prospetto dei capitoli delle spese alla cui gestione si può provvedere mediante apertura di credito a favore di funzionari della Regione approvato con l'art. 10 della L.R. 28/5/1987 n. 30 è integrato dai capitoli n. 2502 e n. 2517".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 26 voti favorevoli, 8 contrari e 5 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 14/ter che diventerà art. 16.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 8 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri.
L'art. 14/ter (nuovo art. 16) è approvato.
ART. 15 (che diventa art. 17) - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 15 (nuovo art. 17) è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte impegna la Giunta a presentare al Consiglio, per l'approvazione, nel quadro delle iniziative di programmazione nel settore delle opere e dei lavori pubblici, il piano e il programma relativi alle opere pubbliche previsti dal quarto comma dell'art. 10 del DL n. 256 del 20/6/1987 (Provvedimenti urgenti per la finanza locale), concernenti l'utilizzo della quota del 25% che la Cassa DD.PP. riserva ad opere previste in piani o programmi regionali, entro 30 giorni dalla conversione in legge del succitato decreto legge".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.


Argomento: Nomine

Esame proposta di deliberazione n. 639: "Individuazione ai sensi dell'art. 4 della L.R. n. 10/85 di associazioni, enti ed istituti titolari di potere di designazione per le nomine delle assemblee delle APT da effettuarsi nel secondo semestre 1987"


PRESIDENTE

Pongo ora in votazione la proposta di deliberazione n. 639, il cui testo è a mani dei Consiglieri è verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 617: "Art. 18, secondo comma, della convenzione stipulata fra la Regione Piemonte e l'Università degli Studi di Torino il 28 maggio 1985. Modifica dell'allegato B concernente l'USSL n. 34 di Orbassano"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 617, di cui al punto 15) all'o.d.g.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 625: "Ampliamento della pianta organica provvisoria dell'USSL n. 30 di Chieri finalizzato all'attuazione delle leggi 29/7/1975 n. 405, 22/12/1975 n. 685, 13/5/1978 n. 180 e 22/5/1978 n. 194"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 625, di cui al punto 16) all'o.d.g.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 26 voti favorevoli e 12 astensioni.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 613: "Ampliamento della pianta organica provvisoria dell'USSL n. 25 di Rivoli, mediante l'istituzione di n. 1 posto di educatore professionale, finalizzato all'attuazione della legge 22/12/1975 n. 685"


PRESIDENTE

Il punto 17) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 613.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati - Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione n. 629: "Corso agricolo n. 182/86-87 dell'INIPA - Deroga alla convenzione per l'inizio del corso"


PRESIDENTE

Pongo ancora in votazione la proposta di deliberazione n. 629 il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 27 voti favorevoli e 12 contrari.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. i seguenti progetti di legge: n. 265: "Ampliamento Parco naturale dell'Alta Valle Pesio" n. 266: "Istituzione della Riserva naturale speciale dell'Oasi di Crava Morozzo" n. 271: "Istituzione della Riserva naturale speciale della Garzaia di Bosco Marengo" nn. 168 e 190: "Istituzione della Riserva naturale speciale della SS.
Trinità di Ghiffa".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 265: "Ampliamento Parco naturale dell'Alta Valle Pesio"


PRESIDENTE

Esaminiamo pertanto il progetto di legge n. 265.
Non essendovi interventi possiamo passare alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 266: "Istituzione della Riserva naturale speciale dell'Oasi di Crava-Morozzo"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 266.
Pongo in votazione il relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 271: "Istituzione della Riserva naturale speciale della Garzaia di Bosco Marengo"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 271.
Pongo in votazione il relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetti di legge nn. 168 e 190: "Istituzione della Riserva naturale speciale della SS. Trinità di Ghiffa"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dei progetti di legge nn. 168 e 190.
Pongo in votazione il relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 14 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame progetto di legge n. 279: "Modifica alla L.R. 4/7/1984 n. 30 (Istituzione del Consiglio regionale di sanità ed assistenza) e successive modificazioni"


PRESIDENTE

Esaminiamo infine il progetto di legge n. 279, di cui al punto 13) all'o.d.g.
Non essendovi interventi possiamo passare alla votazione dell'articolo unico.



ARTICOLO UNICO

Si proceda alla votazione per appello nominale.
presenti e votanti 40 hanno risposto SI 29 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'articolo unico è approvato.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20)



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