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Dettaglio seduta n.97 del 30/07/87 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Carazzoni, Gallarini e Olivieri.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco delle leggi non vistate dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

c) Mancata apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

d) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco delle leggi vistate dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

e) Modifiche nella composizione delle Commissioni


PRESIDENTE

Comunico le seguenti modifiche nella composizione delle Commissioni: Stefano STROBBIA Stefano: I e VI Commissione.
Gianluigi GALLARINI: II e V Commissione.
Andrea MIGNONE: III e VII Commissione.
Comunico inoltre che il Consigliere Stefano Strobbia sostituisce il Consigliere Andrea Mignone nella Commissione Nomine.


Argomento:

e) Modifiche nella composizione delle Commissioni

Argomento:

f) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 21 luglio 1987 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma della L.R. 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Nomine

g) Dichiarazione di decadenza dalla carica di Revisori dei Conti delle UU.SS.SS.LL. effettuata dalla Commissione consultiva per le nomine ai sensi dell'art. 16 della L.R. 18/2/1985, n. 10


PRESIDENTE

La legge regionale 18/2/1985, n. 10, all'art. 13 prevede che l'intervenuta nomina o designazione sia immediatamente comunicata all'interessato il quale, entro 15 giorni dalla ricezione, deve comunicare per iscritto la propria accettazione, dichiarando nel contempo l'inesistenza o la cessazione di eventuali cause di incompatibilità e l'inesistenza di conflitto di interessi in relazione all'incarico da assumere. L'art. 16 della stessa legge stabilisce che la mancata presentazione o l'infedeltà delle dichiarazioni di cui agli articoli precedenti possono essere accertate dalla Commissione Nomine in ogni momento e comportano di diritto la decadenza del nominato designato dall'incarico ricoperto.
In relazione a tali disposizioni la Commissione Nomine, nella seduta del 21 luglio, ha accertato che alcune persone, nominate Revisori dei Conti nelle UU.SS.SS.LL., hanno trasmesso le prescritte dichiarazioni evidenziando nel contempo situazioni che, a loro avviso, non comportano l'esistenza di incompatibilità o di conflitti. Esaminati tali casi, la Commissione Nomine ha rilevato esistere situazione di incompatibilità nei seguenti casi: USSL n. 67 di Ceva: si ritiene incompatibile il signor Luciano Boasso, nominato Revisore dei Conti con deliberazione n. 512/87 in quanto lo stesso dichiara di essere altresì componente dell'assemblea generale di tale USSL. in base al principio che non può essere controllato il controllore USSL n. 50 di Gattinara: si ritiene incompatibile il signor Oreste Lavaselli nominato Revisore dei Conti con deliberazione n. 495/87 in quanto lo stesso dichiara di rivestire la qualifica di Direttore amministrativo dell'Unione Farmaceutica Novarese, venendosi così a creare una situazione di possibile conflitto.
In relazione a quanto sopra la Commissione Nomine ritiene di dichiarare i signori Luciano Boasso e Oreste Lavaselli decaduti dalla carica di Revisori dei Conti in quanto incompatibili.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Dimissioni del Presidente della Giunta regionale (art. 35 Statuto) e dimissioni del Consigliere Cerchio dalla carica di Vicepresidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il punto 2) all'o.d.g.: "Dimissioni del Presidente della Giunta Regionale (art. 35 Statuto)".
E' giunta all'Ufficio di Presidenza, in data 28 luglio 1987, la seguente lettera da parte del Presidente della Giunta regionale: "La presente per informarla che in data odierna ho comunicato ai componenti della Giunta regionale partecipanti alla seduta dell'organo collegiale l'intenzione di presentare le mie dimissioni da Presidente della Giunta regionale medesima.
Rassegno quindi le mie dimissioni dandone a Lei formale comunicazione, ai sensi di quanto disposto dall'art. 35 dello Statuto e per gli effetti ivi previsti.
La prego di voler, di quanto sopra, dare notizia al Consiglio regionale per i provvedimenti statutari di propria competenza".
Ai sensi dell'art. 35 dello Statuto, prima della presa d'atto da parte del Consiglio, le dimissioni possono essere ritirate, ma non mi è giunta nessuna volontà di ritirare tali dimissioni.
A questo punto, devo considerare che le dimissioni sono presentate.
Le dimissioni del Presidente della Giunta, ai sensi del primo comma dell'art. 35, comportano le dimissioni dell'intera Giunta.
Non essendovi opposizioni alle dimissioni, il Consiglio prende atto.
Signori Consiglieri, annuncio inoltre che il Vicepresidente del Consiglio Giuseppe Cerchio, ha rassegnato le dimissioni da tale carica.
Il Consiglio prende atto.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni

Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto per l'elezione del Presidente della Giunta e della Giunta regionale


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, passiamo ora al punto 3) dell'o.d.g. che reca: "Adempimenti di cui all'art. 32 dello Statuto per l'elezione del Presidente della Giunta e della Giunta regionale".
Ricordo che è pervenuto il documento sulle linee programmatiche recante altresì il nome del Presidente e l'elenco degli Assessori che formano la Giunta, documento che ho inviato ai Gruppi, si sensi dell'art. 32 dello Statuto.
Possiamo pertanto dar luogo alle dichiarazioni di uno dei proponenti, alla discussione ed infine alle dichiarazioni di voto.
Successivamente si procederà alla elezione del Presidente della Giunta e degli Assessori.
La discussione è aperta.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a due anni esatti dalla nascita della Giunta di pentapartito ci ritroviamo a concludere questa verifica programmatica tra le forze che compongono la maggioranza.
Si tratta di una verifica e non di una crisi: questo è il primo dato che dobbiamo evidenziare perché altri sono i presupposti di una crisi, che nasce invece da difficoltà di alleanza, da tensione tra le forze che compongono la maggioranza, dalla impossibilità di raggiungere sui problemi delle sintesi adeguate, da gravi divergenze sul terreno gestionale operativo e della produzione legislativa.
Nulla di tutto ciò ha caratterizzato questa fase politica e quindi non siamo in presenza di una crisi, che sarebbe pretestuoso cercare di individuare, ma siamo in presenza di una verifica. Una verifica tra l'altro serenamente annunciata, prima delle elezioni politiche, da interventi in quest'aula di diversi Gruppi: ricordo quello del Capogruppo socialista in particolare, ma anche quella di altri Gruppi della stessa maggioranza. Una verifica che proprio per essere tale, aveva quindi due presupposti: la conferma dell'alleanza ed una valutazione positiva della prima fase di attività di questi due anni di lavoro.
Aveva inoltre tre obiettivi: l'aggiornamento del programma e le necessarie puntualizzazioni dopo due anni di lavoro la verifica dell'assetto dell'esecutivo e della funzionalità delle deleghe agli Assessori la necessità di dare nuovo slancio all'azione di governo per la seconda parte della legislatura.
La verifica si è svolta su questi temi ed il suo svolgimento è stato pacato e anche temporalmente limitato.
Certo, come in tutte le verifiche, ci sono state delle accelerazioni e delle frenate.
Le elezioni politiche hanno posto positive premesse per una soluzione rapida della verifica in corso, anche se non erano in discussione - come ho detto - formula ed alleanza.
Hanno pesato invece come freno altri avvenimenti: la contestualità della crisi in Comune ed anche - bisogna avere il coraggio di dirlo - il caso dell'Assessore Olivieri, che peraltro riguarda fatti del tutto estranei all'attuale governo regionale e all'attività dell'ente Regione.
In proposito abbiamo espresso le nostre opinioni, che forse è opportuno riprendere. Noi siamo garantisti, quindi riteniamo che tutti sono innocenti fino a sentenza definitiva. Respingiamo con forza il binomio "politica corruzione", perché la corruzione nasce nella società civile dietro il mito di un nuovo valore che è quello del denaro; privilegiamo una linea di recupero morale che punta sul comportamento dell'individuo più che sulle regole. Anzi, riteniamo che devono essere semplificate le regole perch dietro a regole complesse si annidano meccanismi di corruzione che talvolta si svolgono oltre le spalle ignare di chi è impegnato in prima fila.
Siamo per la divisione dei compiti fra amministratori e funzionari e riteniamo che se qualcosa di fondamentale e di nuovo deve essere fatto questo è la revisione della natura e degli effetti giuridici, anche penali degli atti amministrativi, non per richiamare superate garanzie amministrative, ma per respingere che nel concreto a queste garanzie amministrative vengano di fatto sostituite generiche presunzioni di colpevolezza altrettanto inaccettabili.
La risposta vera alla questione morale (che è riapparsa in questa verifica) noi riteniamo stia soprattutto nel far funzionare le istituzioni.
E' su questo terreno che siamo impegnati. La chiusura della verifica significa anche questo: una risposta nell'interesse dei cittadini con il privilegio alla capacità di governo, ad una governabilità che è importante ed essenziale.
La verifica non poteva non richiedere una valutazione del lavoro compiuto in questi due anni.
Noi, come Gruppo democristiano, ne diamo un giudizio positivo.
Sul terreno legislativo c'è stata una forte produzione: basti ricordare la legge sul personale, la legge sulla protezione civile, la legge sull'innovazione tecnologica, la legge sul turismo (una vera legge riformista), la legge sulle direttive CEE in agricoltura, la legge sull'artigianato, la legge sulla promozione e sulle fiere che coprono spazi ancora vuoti nella legislazione regionale, le leggi importanti anche sul terreno sanitario riguardanti i requisiti minimi delle case di cura e la legge recentissima sui requisiti minimi dei laboratori: una produzione legislativa ampia e qualificata.
Sul terreno della programmazione, dove la Giunta ha presentato tempestivamente (forse è quella che l' ha presentato più tempestivamente nella storia e nella vita della Regione Piemonte) il Piano di sviluppo con annesso Piano pluriennale di attività e di spesa (novità assoluta anche questa nella storia della nostra Regione) e sta portando avanti la predisposizione dei piani paesistici.
Sul terreno istituzionale è stato compiuto un grande lavoro per la predisposizione della legge sulle autonomie che è già stata licenziata dopo una prima approvazione in aula ed un ritorno dal Governo, dalla Commissione competente e che attende ancora di venire qui in aula, proprio perché noi non abbiamo fatto troppa fretta allo scopo di consentire quel confronto che, come dirò dopo, ci sta a cuore, sempre che da parte di tutti ci sia la volontà di perseguirlo.
Sul terreno del governo e della gestione un'attività puntuale con qualche limite, forse, che anche noi cogliamo ma comunque con dei risultati concreti, basti pensare alla riduzione del disavanzo consuntivo avvenuta quest'anno dai 111 miliardi a 59 miliardi con la dimostrata capacità di rientrare gradualmente in una fase peraltro caratterizzata dalla scarsità delle risorse.
Un'azione quindi non appariscente ma solida, non perfetta certo, non esaustiva, ma concreta. Se la situazione economica piemontese migliora - e basta leggere quello che il documento recentissimo di "Piemonte Informa" edito dalla Finpiemonte evidenzia nella introduzione per coglierne anche i dati concreti - non si può certo considerare ininfluente in proposito l'azione del governo regionale.
Il nuovo documento che accompagna l'elezione della nuova Giunta è un documento volutamente sintetico perché siamo in presenza di una verifica e non di una crisi ed è un documento che innanzitutto conferma l'alleanza di pentapartito. Non è poca cosa in un momento di movimentismo e di incertezza il riferimento all'85 e quindi il riferimento ad una maggioranza organica precostituita, direi politica ancor prima che programmatica.
Si conferma il governo coordinato e le linee di programma dell'85. Il documento è breve, ma perché ci sono questi riferimenti. D'altro canto le maxi relazioni, i fiumi di parole, i libri dei sogni sono alle nostre spalle; dobbiamo imparare dal Parlamento europeo, dalle grandi democrazie la sinteticità degli interventi e delle posizioni, l'indicazione di linee chiare, nette e non di complessi e contorti documenti.



MONTEFALCHESI Corrado

Sull'energia siete molto sintetici.



BRIZIO Gian Paolo

Parlerò anche dell'energia. Ho previsto di farne un accenno in questo mio pur breve intervento.
Le dimissioni della Giunta non sono da ascriversi a ragioni politiche o programmatiche, ma ad esigenze di rispetto di norme istituzionali. Nel documento si affrontano alcuni temi specifici. Così come quello del Piano di sviluppo, a proposito del quale si afferma con chiarezza che il Piano di sviluppo sarà rivisto, sarà aggiornato, in modo da tener conto delle consultazioni ma non sarà ritirato perché non c'è ragione di ritirarlo.
Si prevede un'azione di governo forte nel campo della tutela del territorio e dell'ambiente; si tratta il tema importantissimo dei beni ambientali con un impegno preciso, l'approvazione di una legge finalizzata ad una gestione articolata, decentrata e delegata agli Enti locali. Vi è l'impegno in ordine a proposte organiche tempestive in campo urbanistico.
Penso con riferimento all'osservazione del Capogruppo comunista Bontempi che non sia necessario richiamare espressamente la Legge 56 per far comprendere il testo scritto del nostro documento: è sufficiente leggerlo con attenzione. Si accenna all'attuazione delle deleghe agli Enti locali si affrontano anche gli argomenti, tutti importanti, della formazione professionale per la quale c'è l'impegno di un piano pluriennale che ne superi le rigidità, delle politiche attive del lavoro, dell'emergenza sanitaria, dell'aggiornamento del Piano socio sanitario, dei servizi alla persona, della modernizzazione della macchina regionale, di una rigorosa politica di bilancio ed anche della valutazione della redditività delle proposte con nuovi organismi tecnici. E qui il riferimento ad un nucleo di valutazione, che a qualcuno è sfuggito, appare netto.
L'assetto della Giunta ritorna alla composizione normale di 12 Assessori anche per una migliore sistemazione delle deleghe. La maggioranza ha ampiamente discusso - secondo una proposta che veniva dall'ambito repubblica- no - una possibile definizione per legge delle deleghe assessorili e dopo aver dibattuto (perché abbiamo dibattuto a fondo la sostanza dei problemi e non ci siamo interessati soltanto di spartizioni) abbiamo convenuto che non fosse quella una via opportuna perché in presenza di una realtà che si muove, che muta, fissare le deleghe per legge significherebbe "imbalsamare" la realtà più del necessario. Certo non ci sfugge il lato positivo della proposta che sta nell'evitare le manovre di piccolo cabotaggio, lo spostamento di deleghe (o di mezza delega) da una parte all'altra o da un Assessore all'altro con una prassi peraltro esistente dal 1970 e che nei dieci anni, dal 1975 al 1985, nessuno si è peritato di modificare, ma cogliamo anche il lato negativo in un momento in cui occorrono flessibilità di comportamento, rapidità di spostamenti, ed emergono necessità nuove. Fissare in una legge le competenze strette di ogni Assessore ci pare limitativo. Per queste ragioni la proposta del PRI non è stata assunta nel programma ed evidentemente, se così è, ci significa che anche la proposta comunista, che sarà pure attentamente valutata, non rientra nelle cose che al momento la maggioranza ritiene possibili ed utili.
Si è dato alle deleghe, anche se limitatamente, un assetto più razionale, tanto è vero che negli incontri di maggioranza si è discusso proprio di razionalizzazione e non di posti; il confronto fra i partiti di maggioranza si è avviato su una proposta (che peraltro personalmente non condividevo appieno) presentata proprio dalla Democrazia Cristiana. Si afferma: "Non è razionale mettere l'energia con il lavoro", ma in realtà si affianca l'energia all'industria, l'urbanistica alla casa, si unifica il responsabile dei bilanci: non c'è più l'assegnazione differenziata, che poi non ha mai funzionato, fra bilancio annuale e bilancio pluriennale; si trasferisce il settore delle cave all'ecologia; si alleggeriscono alcune deleghe che erano troppo pesanti. Si va sulla linea della razionalità certo non c'è una razionalità perfetta, della quale sia depositario qualcuno e non siamo neanche noi certi di aver raggiunto il risultato ottimale, anche se siamo convinti che è stato un lavoro positivo. Ma tutto l'attacco che il Gruppo comunista ha creduto ieri di portare attraverso una conferenza stampa al documento della Giunta ed alla maggioranza appare - me lo si consenta - strumentale e superficiale assai più di quanto possa essere superficiale il documento che si vorrebbe colpire. Ma oltre che strumentale e superficiale, la sintesi della conferenza stampa comunista è veramente di basso livello.
Non abbiamo alcuna difficoltà a pubblicare sui giornali "a pagamento" come provocatoriamente propone il PCI, il testo del documento di maggioranza quale oggi viene presentato e approvato dal Consiglio regionale; ma, siamo disposti a farlo se si concorda assieme una sintesi del documento del 1985 e una sintesi del documento del 1986, con l'indicazione dei principali provvedimenti legislativi, dei loro effetti e dei principali atti di governo di questo biennio. Una pubblicazione completa che sia comprensibile alla grande massa degli elettori e dei cittadini e non una pubblicazione "a freddo" che possa essere utile alle facili e superficiali strumentalizzazioni. Faremo così un confronto con gli 84 progetti prodotti dal comunista Sanlorenzo quando era vicepresidente della Giunta.
Per le deleghe agli Assessori l' ho già detto. L'attacco è veramente ridicolo perché conosciamo il passato che ha visto gli accoppiamenti più incredibili.
Non accettiamo poi lezioni sulla genesi del documento, non c'è alcun giallo di un documento occulto del Partito repubblicano. C'è stato un apporto scritto del Partito repubblicano che è stato ampiamente discusso insieme ad apporti di altri Gruppi con i quali è stato valutato giungendo poi a quella forma di documento stringato che fin dall'inizio ci eravamo proposti di presentare per le ragioni politiche prima indicate.
Non c'è un accenno all'energia, questo è vero. C'è il riferimento al 1985 e quindi noi diciamo che per la parte importante delle fonti alternative c'è l'impegno completo di sempre. Circa il nucleare il Consiglio regionale si è espresso per la tenuta dei referendum; il Governo nazionale si esprimerà in merito alla modifica del Piano energetico nazionale. Allora in presenza di punti fermi chiari ci collocheremmo secondo la logica che emergerà dal Consiglio regionale, come sempre abbiamo fatto.
Per quello che attiene al Piano di sviluppo ribadiamo che non sarà ritirato, ma opportunamente integrato.
Rispetto al documento comunista, diciamo che non ci spaventa la rigorosa richiesta...



BONTEMPI Rinaldo

Non è un documento.



BRIZIO Gian Paolo

Forse, ma tu non puoi sparare sui giornali e poi pretendere...



(Voci in aula)



PRESIDENTE

Brizio, non lamentiamoci dei giornali perché ci sono i giornalisti presenti.



BRIZIO Gian Paolo

Allora cambierò la forma. Dico che non ci spaventa il richiamo all'applicazione rigorosa dei regolamenti, alla denuncia delle leggi inattuate che sono ben altre oltre quelle indicate, basti pensare alla legge 43 relativa alle procedure della programmazione! Ciò conferma la nostra opinione: le leggi che non sono applicabili vanno coraggiosamente cambiate e revocate, si deve camminare verso una semplificazione legislativa piuttosto che mantenere un carico di leggi non praticabili.
E vengo per concludere a quello che è il ruolo della DC in questa maggioranza, a ciò che si propone di fare particolarmente il Gruppo DC. Noi abbiamo sempre cercato il confronto con l'opposizione, siamo sempre stati aperti al suo contributo, ne abbiamo sempre considerato essenziale il ruolo: cercheremo di perseguire anche nel futuro un rapporto aperto.
Ma non saremmo chiari se non dicessimo che l'atteggiamento dell'opposizione comunista in questo periodo ci lascia perplessi. Non ci seducono le prediche pseudomoraleggianti, né ci piacciono gli ammonimenti e le intimidazioni, che pure non ci spaventano, perché come Gruppo democratico cristiano nulla abbiamo da temere e nulla abbiamo da pagare soprattutto non subiremo la paralisi: non pagheremo questo prezzo che sarebbe ingiusto anche perché non l'abbiamo mai fatto pagare, in dieci anni di corretta opposizione, alla maggioranza di sinistra. Non cercheremo lo scontro, ma se saremo forzatamente portati su quel terreno lo affronteremo senza complessi.
Daremo la massima collaborazione ai nostri alleati di governo, come l'abbiamo data in passato. Cercheremo con essi la massima convergenza possibile sui problemi per contribuire ad una sintesi di maggioranza efficace. Continueremo a svolgere quel ruolo di grande equilibrio che ci è stato generalmente riconosciuto per assicurare quella stabilità e quella governabilità che sono essenziali per un positivo lavoro.
E' necessario un governo regionale attivo, impegnato ed anche autorevole, capace di intensificare l'azione, di alzare il tono della sua presenza per portare avanti il rilancio del Piemonte, rilancio che è in atto e che deve essere rafforzato e consolidato.
Lavoreremo per questo in Giunta, con la nostra delegazione totalmente confermata dal Presidente agli Assessori ed integrata dal collega Cerchio in sostituzione del dimesso Sartoris, per privilegiare la continuità, nelle Commissioni dove la nostra presenza è sempre qualitativamente e quantitativamente esemplare ed essenziale; in aula e nella società alla quale siamo legati in modo autentico e vitale, ma non ci appiattiremo in una azione di sostegno alla Giunta acritica e indiscriminata. Non faremo i difensori d'ufficio. Pur perseguendo sempre gli interessi generali, secondo la nostra tradizione e la nostra vocazione solidaristica non rinunceremo ad esprimerci e a portare avanti le nostre specificità in una fase politica che sembra preconizzare un confronto a tutto campo.
Siamo convinti che il nostro dovere è essere noi stessi e che così operando potremo dare un contributo forte ed originale ad un governo impegnato a perseguire la crescita, ormai riavviata, del Piemonte.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, rilevo innanzitutto che il documento programmatico, che accompagna la lista degli Assessori e l'indicazione del Presidente, contiene, a guisa di preambolo, una affermazione che a nostro avviso è sbalorditiva e nello stesso tempo significativa.
Si afferma infatti che le dimissioni della Giunta e del suo Presidente presentate martedì scorso non sono da ascriversi a ragioni di natura politica o programmatica. Prendendo atto di questa preziosa affermazione, e poi vedremo che non è esatta, dobbiamo per intanto concludere che se fosse vero che non ci sono ragioni politiche e programmatiche dovrebbe ritenersi che le ragioni delle dimissioni vanno individuate puramente, semplicemente ed esclusivamente nella, più volte da noi denunciata, volontà dei partners del pentapartito di ridistribuirsi nel loro interno gli Assessorati attraverso la consueta logica lottizzatrice, di cui abbiamo avuto ampi riferimenti attraverso gli organi di stampa, aggravata questa volta da un anomalo accorpamento di deleghe non omogenee fra di loro.
Ma, come accennavo, la realtà è diversa nel senso che accanto alla volontà di ridistribuzione delle deleghe e degli Assessorati all'interno del pentapartito c'era latente una crisi di fatto. Crisi di fatto sulla quale noi siamo intervenuti più di una volta mettendola in evidenza denunciandola, e che era facilmente individuabile attraverso tre segnali che così possono sintetizzarsi: la nota dichiarazione di pochi giorni fa del Capogruppo socialista secondo la quale l'attuale governo è inadeguato ai molti problemi che attanagliano la società piemontese l'affermazione, sempre di parte socialista, secondo la quale il Piano di sviluppo va riesaminato e, se le parole hanno un senso, riesaminare significa rivedere e modificare un documento di grande importanza che era stato varato sul presupposto di un accordo delle forze del pentapartito terzo punto: indice e segnale più che evidente della crisi di fatto la frattura del 1986 fra il Gruppo socialista e gli altri Gruppi componenti il pentapartito, a partire dai fatti di Chernobyl, il che si è reiteratamente manifestato sull'opzione nucleare. Frattura questa che è nota, che si è manifestata almeno in quattro o cinque occasioni, a proposito della votazione di ordini del giorno; frattura che ha portato il Gruppo socialista su una posizione decisamente antinucleare, anche se nell'arco di questo anno e in occasione della votazione degli ordini del giorno, la parola d'ordine era "minimizzare".
Quindi, per il momento si può affermare che è una grossolana deformazione della realtà politica, allorquando si afferma testualmente: "le dimissioni non sono state conseguenza di una crisi", "le dimissioni non sono da ascriversi a ragioni politiche e programmatiche".
Fatta questa considerazione preliminare, possiamo passare con estrema sintesi a vedere il documento programmatico che, per sua definizione costituisce e incarna le norme di condotta a cui Presidente e Giunta dovranno attenersi una volta avuta l'investitura del Consiglio.
Nell'introduzione di questo documento si dice che il documento stesso rappresenta la continuità rispetto ai documenti sinora presentati e che il suo scopo è principalmente quello di indicare delle priorità.
Per intanto e prima di tutto ribadiamo il nostro giudizio negativo perché se questo documento costituisce prosecuzione e continuazione dei due precedenti documenti, il nostro giudizio non può che essere negativo e lo motivammo ampiamente nel corso degli interventi dell'agosto 1985 e del febbraio 1986, concludendolo con una formula di sintesi secondo la quale ci trovavamo di fronte a un vuoto progettuale, mutuando o sottraendo la definizione alla collega Cernetti che, pur appartenendo alla maggioranza con estrema onestà aveva parlato di vuoto progettuale esaminando, il 6 febbraio, il documento programmatico della Giunta.
Su quei documenti noi ci collocammo in senso negativo perché mettemmo in evidenza che si trattava da un canto di una minuziosa elencazione dei problemi che su ogni versante assillavano e assillano il Piemonte e dall'altro canto di dichiarazione di meri intenti; e questo si verificava non solo perché questa fosse una nostra motivata valutazione, ma perché i due documenti programmatici, dell'agosto 1985 e del gennaio 1986, passavano attraverso il filo conduttore della tattica del rinvio al futuro prossimo delle soluzioni concrete.
Infatti, il documento programmatico del 1 agosto 1985, di cui quello odierno rappresenta la continuità, rimandava per le soluzioni concrete ed operative al documento di indirizzi. A sua volta il documento di indirizzi programmatici del gennaio 1986 si autodefiniva "traccia di lavoro non ancora ben definita" e si autodefiniva "tappa intermedia verso il Piano di sviluppo", verso quel Piano di sviluppo che oggi finalmente apprendiamo dal documento programmatico essere sottoposto ad attenta rilettura.
Il Capogruppo socialista Rossa parlava di necessità di riesame, nel documento si parla di attenta rilettura; sono entrambe formule ambigue perché non sappiamo che cosa significa, fuor di metafora, "attenta rilettura". Il collega Brizio ha già detto che non significa ritiro e ripresentazione, allora significherà rifacimento parziale o correzione parziale.
Questa attenta rilettura in che cosa consiste? Almeno nelle sue linee essenziali, scheletricamente, in maniera estremamente concisa, come ha detto Brizio che questo programma vuole essere, ci si doveva dire in che cosa consiste l'attenta rilettura del Piano di sviluppo. Tanto più che a questo Piano di sviluppo, come ho già ricordato, il documento programmatico dell'agosto 1985 e la sua prosecuzione nel gennaio 1986 rimandavano per definire le soluzioni concrete da dare ai problemi del Piemonte e tanto più che il Piano di sviluppo per sua definizione ha efficacia di indirizzo prescrizione e vincolo di tutte le attività amministrative e legislative della Regione.
Quindi, se non ci si dice in che cosa consiste l'attenta rilettura, non si comprende come da parte nostra si possa valutare questa annunciata ridefinizione del Piano di sviluppo. Quindi, quando parlammo di vuoto progettuale non era una battuta d'effetto, ma era qualcosa di concreto e di reale.
In questo documento programmatico c'è una grossa lacuna che accompagna la lista degli Assessori e l'indicazione del Presidente ed è la lacuna che riguarda la posizione della Giunta sul grosso problema dell'opzione nucleare. Il Capogruppo della DC Brizio ha minimizzato su questo, ha detto che è noto a tutti che ci saranno presumibilmente i referendum e che in quella sede ci si collocherà. Però, mi pare che questo non basti, anzi, è del tutto insufficiente, anche perché pur avendo accennato ai prossimi referendum "in esito ai quali ci si collocherà" - se ho ben capito le parole usate - il Capogruppo della DC Brizio ha rimandato al documento del 1985 nel quale si diceva testualmente "viene assunto l'impegno di assicurare che la gestione dell'insediamento nucleare, deciso nella passata legislatura, sia accompagnato dal massimo rispetto di impegni assunti".
Se così stanno le cose, anche se l'effetto Chernobyl è passato anche attraverso le nostre file, per noi che siamo tendenzialmente nuclearisti con tutte le riserve in merito alla sicurezza, potrebbe anche andare bene ma se le cose stanno come sono state indicate dal collega Brizio, cioè che ci si riferisce al documento del 1985, spero di poter sapere dai colleghi del Gruppo socialista che interverranno come si collocano, se condividono la dichiarazione fatta. Se poi si deve rimanere, al di là della interpretazione autentica data da Brizio, alla inesistenza di una necessaria indicazione, di fronte alla dichiarazione programmatica di cui si dice che il documento attuale è la prosecuzione, rimane il fatto che non è stato indicato per iscritto, programmaticamente, quindi con dichiarazione solenne e vincolante, qual è l'atteggiamento della Giunta regionale in ordine al problema della opzione nucleare. Si sarebbe sicuramente dovuto dire qualche cosa se l'intenzione politica della Giunta era quella di chiedere al Governo o al Ministro dell'Industria una sospensione dei lavori di precantiere fino al referendum o se si voleva proseguirli o graduarli o se si voleva chiedere al Ministro dell'Industria una riflessione sul nulla osta alla costruzione.
In altri termini, doveva essere assunta una chiara posizione in materia sia pure con tutte le riserve riferite ai prossimi referendum. E' fin troppo evidente che questa lacuna è dovuta al fatto che su questa importante materia, che tiene diviso da un lato il Gruppo socialista e dall'altro lato gli altri quattro Gruppi che compongono il pentapartito non poteva essere detto nulla per iscritto perché altrimenti al documento programmatico non si sarebbe arrivati.
Per tutte queste considerazioni, lacuna sull'importante nodo del nucleare, continuità rispetto ai documenti programmatici sui quali avevamo diffusamente esposto la nostra opinione negativa nei precedenti dibattiti il nostro giudizio sul documento odierno non può che essere negativo; anche se va colta qualche novità su alcuni punti, non certo di scarso rilievo che sono contenuti nel documento, ma sulla cui attuazione, in particolare sul punto che riguarda il capitolo del personale, ove si ipotizza un divorzio fra classe politica che deve decidere e programmare e organi tecnici che devono attuare, che in linea di massima ci potrebbe vedere consenzienti, noi esprimiamo un grosso scetticismo anche sull'attuazione di queste pochissime parti del documento che rappresenterebbero un "qúid novi" nel senso che si tratta di proposte che non erano contenute nei precedenti documenti. Esprimiamo scetticismo perché abbiamo rilevato che su grosse questioni, sulle quali peraltro non erano annunciate soluzioni concrete, ma si preannunciavano, tipo quella della revisione della legge urbanistica oggi, a distanza di due anni dal governo pentapartitico installatosi in Piemonte 1'1 agosto 1985, si è rimasti al punto di partenza nel senso che neppure quel documento di massima e programmatico concernente la revisione della legge urbanistica è stato attuato.
Quindi scetticismo sulle parti nuove, qualcuna delle quali in astratto e in linea di massima condivisibili, e conferma del nostro giudizio negativo per quel vuoto progettuale, ribadito e contenuto nel primo documento, nel secondo che rimanda al Piano di sviluppo che dovrà essere riveduto e corretto, non si sa bene in base a quali criteri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, mi auguro che questo dibattito sul documento programmatico della Giunta non porti via molto tempo ai lavori del Consiglio, perché davvero molto tempo non lo merita. E' un po' come quando si esce dall'aver visto un film che fa dire: "poteva essere un buon film, ma è mancata in effetti la regia".
E' un documento trasparente nel senso che ne denota la non esistenza.
E' un documento inesistente e di buone intenzioni, ricco anche di molti spunti che cercherò di enucleare molto brevemente, ma sul quale non mi sento di intervenire per dare giudizi, negativi o positivi, perché ancora una volta è un documento programmatico che poteva avere uno spessore dieci o quindici volte maggiore o poteva essere ancora più sottile; una Giunta non credo debba essere giudicata dopo due anni di lavoro da un ennesimo documento programmatico, quando queste discussioni già sono state fatte altre volte. Quindi è un po' un replay quello che noi siamo obbligati a giocare in quest'aula.
Mi limiterò a fare gli auguri al neo Assessore, Elettra Cernetti, alla quale toccherà un incarico molto delicato. E' scritto in questo documento che suscita anche un po' di affezione perché non è un documento aggressivo anzi, in certi punti è patetico. Io vengo accusato di essere a volte aggressivo, in realtà non mi sento di esserlo nei confronti di questo documento.
E' scritto a pag. 3: "... in primo luogo la tutela del territorio e dell'ambiente capace di rispondere all'emergenza ecologica e di tutelare i terreni agricoli, particolarmente i più fertili.....". Mi sembra che una frase di questo genere voglia dire non tenere conto di come il terreno agricolo sia stato sfruttato in questi ultimi trenta, quarant'anni al punto che tra poco non produrrà più nulla. Quindi mi chiedo se la differenza anziché fra i terreni fertili e meno fertili, non sia da fare sui sistemi chimici impiegati in agricoltura.
A questa frase ne segue un'altra dove la Giunta dichiara il suo impegno a tutto campo legislativo e di governo sui processi di inquinamento e sulle loro cause. Che la Giunta si prefiguri un'indagine sulle cause dell'inquinamento mi sembra un impegno rivelatore di una eredità che lascia una immagine di pochissima intelligenza sul problema. Che la Giunta debba ancora chiedersi quali sono le cause dei processi di inquinamento è molto grave! Leggo ancora che la Giunta chiamerà a confronto la coscienza più avanzata dei giovani. E quelli che hanno la coscienza meno avanzata li lascia indietro? Chiamerà a confronto gli ambientalisti. Ce n'è qualcuno in quest'aula, se stesse a sentirli, magari potrebbe essere anche più facile capirsi. Chiamerà a confronto il volontariato (questa è l'ultima risorsa!) il mondo della scienza, le categorie produttive, la professionalità, la tecnica. E si poteva andare avanti per cinquanta pagine.
Questo progetto è anche ricco di humor (involontario, ma è il migliore come si sa). Si dice che è "un Piano organico nella duplice direzione, già approvata dal Consiglio regionale, del massimo recupero dei rifiuti e del definitivo smaltimento in condizioni di massima sicurezza con la loro collocazione a discarica".
Mi chiedo dove l'Assessore Cernetti "collocherà a discarica" quando subito dopo c'è scritto che è urgente la revisione del Piano dei siti.
Questo Piano dal 1984 non ha mai funzionato, l' ho sempre ripetuto fin dall'inizio al trapassato ad altro incarico, Assessore Maccari. Mi auguro che avrà maggiore energia l'Assessore Cernetti, perché questo Piano dei siti, che dovrebbe servire a collocare a discarica il buon intendimento fatto prima, è tutto ancora da vedere perché non è mai stato affrontato.
Questo è un altro tema ricco di umorismo involontario subito seguito da quella che è la perla di questo documento che ho letto con grande passione.
Dice il documento della Giunta: "Quindi un processo di razionalizzazione e di riconduzione a sistema del complesso delle normative regionali che superi sovrapposizioni di procedure e di decisioni con conseguenti incertezze e conflitti di competenze, con forti ritardi e diseconomie non più consentite in una società che ha visto ridursi, grazie all'informatica, in modo drastico, i tempi dell'analisi e della decisione".
Se l'informatica ha prodotto tutto questo, sul Consiglio e sulla Giunta dobbiamo rivedere tutte le nostre idee perché, secondo me, è avvenuto il processo inverso, cioè abbiamo subito un rallentamento.
C'è poi una nota, anche questa ricca di involontario umorismo. Centrali rispetto a queste volontà sono "un forte sviluppo della ricerca, della formazione e qualificazione del personale sanitario".
Alla Sanità ci andrà Maccari. Mi auguro che il personale sanitario avrà miglior sorte dei rifiuti, dell'ambiente, delle discariche, e visto che il personale è vivo e parlante, mi auguro che questo personale, che peraltro non è stato trattato con i guanti dall'Assessore Carletto, saprà magari esprimersi in maniera più vivace di quanto ha fatto finora per capire se questo documento riserva un'ennesima presa in giro o no.
Quanto all'Assessore Carletto, che a quanto mi sembra rimane allo stesso posto, questo documento parla di "processo di rivalutazione e professionalizzazione del personale regionale". Mi sembra che la legge sul personale vada invece in una direzione completamente opposta.
C'è un punto che ho apprezzato ed è quello a pag. 11 contenuto in una riga e mezza con queste parole: "Molto della questione morale si pone su questo specifico versante e su questo molto possiamo e dobbiamo fare". Mi sembra che l'essere stati così concisi su un problema serio come la questione morale, che va affrontata nei fatti e non nelle chiacchiere, sia l'unico punto serio e non da prendere magari con le molle o in punta di piedi come ho fatto io fino adesso perché mi sembra una cosa seria non dire che cosa è la questione morale, ma realizzarla nella volontà e questo lo giudicheremo volta per volta.
Mi sembra un documento debole, privo di volontà decisionale che ripete cose già dette in questi due anni; d'altronde è il riflesso di una Giunta che non ha mai avuto il coraggio di avocare a sé il compito di governare dando una mano alle indicazioni che vengono ormai sempre più spesso dalla società civile e che sono quelle di dire a chi governa e a chi comanda di fare il suo dovere e a chi sta all'opposizione di fare altrettanto.
E' una Giunta - l' ho ricavato dalle parole del Capogruppo democristiano - che nella volontà tenue e mite di questo documento non farà altro che riproporre nei prossimi tre anni una confusione di ruoli, una chiamata di corresponsabilità di una parte dell'opposizione alla gestione del governo regionale e questo mi sembra un pessimo avvio di dopo verifica.



PRESIDENTE

Ha ora la parola il Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Intervengo per dire che il Gruppo repubblicano esce abbastanza soddisfatto da questa verifica, anche se ne esce senza aver aumentato il numero dei propri Assessori, senza aver aumentato la quantità e l'ampiezza delle deleghe, anzi, in qualche misura, persino avendole contenute rispetto a quelle che aveva prima. E' soddisfatto sul piano del programma e cercher di spiegarlo.



GUASSO Nazzareno

Sarà dura!



FERRARA Franco

Non sarà dura, Guasso, e mi dispiace che nessuno l'abbia colto, ma cercherò di spiegarlo.
Un accordo tra cinque Partiti è sempre abbastanza complesso perché pu determinare, e di fatto le determina, delle situazioni di mediazione anche evidenti. Si tratta di vedere fino a qual punto queste operazioni di mediazione riescono a raggiungere una soluzione ottimale, comunque non negativa, e fino a qual punto, invece, la mediazione determina qualcosa di troppo neutro, di troppo debole, incapace di costituire comunque un documento di indirizzo per la nuova Giunta. Perché di documento di indirizzo si tratta, il programma è programma della Giunta, queste sono soltanto delle linee di indirizzo date alla nuova Giunta che si va a costituire. Quindi non era corretto, nel momento in cui ancora la Giunta non c'era, dare dei termini perentori e troppo precisi rispetto agli impegni da assumere.
Alcuni indirizzi che sono contenuti in questo documento sono originali nuovi e in qualche misura anche in controtendenza rispetto alle scelte fatte in passato. Questo è un fatto positivo, non conflittuale, non contraddittorio rispetto al passato, un fatto che, prendendo atto della situazione nuova che è venuta maturando, sa assumere delle posizioni, sa fare delle scelte che in passato non erano state fatte.
Il documento naturalmente parte da una conferma delle impostazioni e degli indirizzi generali dei precedenti documenti programmatici, e questo mi pare giusto trattandosi di una maggioranza che ha una sua continuità.
Contiene però anche alcuni punti impegnativi per la Giunta, alcuni dei quali sono sempre stati ripetuti: una valutazione della legge 56 modificando o adeguando le norme alle necessità, fermi restando i suoi principi fondamentali perché a nostro giudizio non è una legge da prendere e da buttare, ma una legge da migliorare e da modificare in relazione alla sua pratica attuazione.
Nel documento si fa riferimento ad aspetti che sono naturali e ovvii si parla di legge sui beni ambientali, di problemi dei rifiuti, di completamento della presentazione dei piani territoriali di coordinamento a valenza paesistica, di cartografia, tutti aspetti già esistenti nei precedenti programmi. Si parla anche di formazione professionale e leggendo il documento si coglie qualcosa di nuovo e di diverso, per esempio, là dove si dice: "Entro la fine dell'anno il varo del nuovo piano pluriennale di formazione professionale dovrà essere comunque ispirato al superamento delle rigidità presenti che si traducono in forti diseconomie complessive alla razionalizzazione del sistema e all'organizzazione del massimo coinvolgimento delle varie forze interessate....". A noi pare qualcosa di diverso rispetto al passato.



STAGLIANO' Gregorio Igor

E' quello che chiede la Federpiemonte.



FERRARA Franco

Può darsi che sia quello che chiede la Federpiemonte (che poi non è vero). C'è una mozione del Gruppo comunista sull'argomento e il Gruppo repubblicano la ritiene un importante documento di esame e in gran parte ci vede consenzienti e pare non sia così lontana da queste affermazioni di principio. Crediamo che un confronto concreto in quest'aula possa determinare provvedimenti migliorativi rispetto a questo difficile e importante problema.
Ma ci sono altri aspetti che ancora non sono stati colti. Per esempio là dove si parla di politica e di burocrazia. La separazione è un fatto importante e fino adesso tutti lo abbiamo enunciato, è diventato quasi di moda enunciare che occorre separare politica e burocrazia. A pag. 11 del documento alcune righe forse non sono state lette con la dovuta attenzione dove si dice: "La realizzazione di un sistema di rapporti tra il complesso burocratico e il sistema politico che riconduca ai politici la responsabilità e l'autorevolezza della decisione politica e riconosca ai funzionari, sulla base di un diverso e coerente assetto burocratico, la responsabilità della gestione". L'assetto burocratico, per essere funzionale rispetto a questa nuova volontà di separare questi due poteri deve essere diverso da quello attuale e coerente ad un progetto di razionalizzazione e di responsabilizzazione di tutto il funzionariato.
Non è un fatto marginale. Come non è un fatto marginale l'ultima parte là dove si parla di modifiche dell'assetto istituzionale dell'Ente Regione.
Non si è scritto, perché non sarebbe stato corretto scrivere questo, non si è parlato di legge che fissi le deleghe, proposta che il Gruppo repubblicano ritiene necessario tanto è vero che aveva cominciato questo approfondimento in un convegno tenuto a Torino tra gli amministratori regionali italiani; avevamo dato l'incarico di approfondire e preparare una proposta di legge in questo senso, ma poiché è una proposta di legge piuttosto complessa che va ad investire aspetti istituzionali, norme nazionali, abbiamo ritardato; apprendiamo con grande soddisfazione che il Gruppo comunista più in fretta di noi l'abbia presentata. Ci confronteremo con quella legge, perché non siamo affatto convinti che si tratti di una legge che ingessa e vincola l'autonomia dell'Ente Regione, anzi, crediamo che possa essere un utile elemento per una gestione più corretta della Regione, senza dibattiti preventivi a monte che a volte possono anche essere negativi. Non c'è su questo punto una convergenza delle forze politiche, quindi il Consiglio regionale dovrà essere un momento di confronto e di dibattito. Il documento del Gruppo comunista si chiede dove è finito il nucleo di valutazione degli investimenti. E' finito a pag. 12 dove si parla di ".., iniziativa anche attraverso organismi tecnici di nuova costituzione, mirati da un lato alla valutazione preventiva degli investimenti ...". Si parla pure del controllo della gestione che è un elemento nuovo e originale rispetto a questo programma.
Mi pare quindi che ci siano degli elementi originali nel programma che questa maggioranza affida alla nuova Giunta. Anche la politica di revisione dell'assetto del patrimonio immobiliare della Regione, e se sarà necessaria la sua eventuale alienazione o parziale alienazione, è un elemento nuovo.
Occorre dare attuazione concreta a questi indirizzi contenuti nel documento. Noi crediamo che il Consiglio regionale debba essere la sede migliore perché un dibattito in questo senso possa verificarsi.
E credo che dovremmo anche avere il coraggio di capire per quale motivo non sempre questo Consiglio regionale è stato momento di confronto tra le forze politiche, confronto che invece c'è stato positivamente in altre sedi, quali le Commissioni. Forse occorre fare un approfondimento per rimuovere eventuali cause che determinano queste cose. Se agli Assessori si è consentito un certo rodaggio quando sono entrati a far parte della Giunta, forse occorre riconoscere un minimo di rodaggio (che ormai c'è stato) ai Consiglieri regionali, dopodiché sarà possibile avviare questo confronto fra tutte le forze politiche per individuare momenti d'intesa anche al di là di quelli che sono i limiti di una maggioranza, per determinare sinergie, per dare forza a scelte che forse altrimenti non si potrebbe determinare, anche per dare forma a nuovi metodi di gestione degli enti strumentali. Crediamo che occorra superare la posizione di confronto dichiarato ma nei fatti non realizzato, e che occorra individuare forme e capacità perché questo confronto possa costituire uno scambio reale di capacità politiche, tali da consentire alla Regione di affrontare importanti questioni che devono essere affrontate. Dopo le elezioni, come diceva Brizio prima, tutto è più sfumato, tutto è più incerto. Noi non siamo molto d'accordo su questo, ma pare che le maggioranze, anche solo le affinità e le omogeneità tra le forze politiche, siano un fatto non più necessario. Noi crediamo invece che ancora debba essere necessario questo ma soprattutto crediamo che all'interno di un Consiglio regionale si debbano trovare soluzioni capaci di dare sbocchi concreti a queste gravi necessità che ci stanno di fronte, se i programmi hanno un senso; se invece consideriamo il programma un documento scritto sul quale è inutile confrontarsi, evidentemente tutti questi problemi non si pongono.
Il Gruppo repubblicano è corretto partner della Giunta e della maggioranza sapendo che per essere corretti occorre essere anche vigili nelle realizzazioni degli impegni, sapendo che se il documento di indirizzi dovesse essere vanificato nella sua pratica attuazione e nella sua tempestività, anche le ragioni di solidarietà di questa maggioranza almeno per quanto riguarda il Gruppo repubblicano - potrebbero venire meno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, confesso di essere stato incerto sull'opportunità di intervenire data la scarsa serietà della vicenda che ci troviamo a discutere. D'altronde dalla ricerca opportuna sui precedenti di crisi di Giunta fattici pervenire dal Presidente Viglione che ringrazio, emerge un vizio costante. Si direbbe che le crisi e i rimpasti debbano avvenire sempre a ridosso di feste, Natale o Pasqua, o di ferie, quasi a domandare complicità, signor Presidente, al generale riposo.



PRESIDENTE

Aveva detto Craxi: "L'agosto ci aiuta!".



STAGLIANO' Gregorio Igor

Appunto. Qui però si va anche oltre agosto, si usa anche Natale Capodanno e Pasqua, magari appunto come collante.
Dicevo che ero incerto se intervenire o no. Sto rileggendo in questi tempi le opere di Niccolò Machiavelli e mi sono imbattuto nel XIX capitolo del libro I dei "Discorsi" sotto la I deca di Tito Livio scritti dall'autore per Zanobbi, Buondelmonti e Cosimo Rucellai, fra il 513 e il 519.
A me è parso interessante e, se mi consentite, ve lo leggo di modo che serva come richiamo a tutti per quanto bisognerà fare. Sin dal titolo lo trovo estremamente significativo: "Dopo uno eccellente principe si pu mantenere uno principe debole; ma dopo uno debole non si può con un altro debole mantenere alcun regno". Questo è il titolo e il testo mi pare altrettanto significativo: "Considerato la virtù ed il modo del procedere di Romolo, Numa e di Tullo, i primi tre re romani, si vede come Roma sorti una fortuna grandissima, avendo il primo re ferocissimo e bellicoso l'altro quieto e religioso, il terzo simile di ferocità a Romolo, e più amatore della guerra che della pace. Perché in Roma era necessario che surgesse né primi principii suoi un ordinatore del vivere civile, ma era bene poi necessario che gli altri re ripigliassero la virtù di Romolo altrimenti quella città sarebbe diventata effeminata," (ahimè - nota del commentatore - era un po' maschilista Niccolò Machiavelli) "e preda dei suoi vicini. Donde si può notare che uno successore non di tanta virt quanto il primo, può mantenere uno stato per la virtù di colui che lo ha retto innanzi, e si può godere le sue fatiche; ma s'egli avviene, o che sia di lunga vita o che dopo lui non surga un altro che ripigli la virtù di quel primo, è necessitato quel regno a rovinare. Così per il contrario, se dua l'uno dopo l'altro sono di gran virtù, si vede spesso che fanno cose grandissime, e che ne vanno con la fama in fino al cielo".



STROBBIA Stefano

Guarda che conosco il "Principe" tutto a memoria.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Vedi, io ho la memoria corta. Lasciatemi lavorare, come dice Brizio.
Vedo che il Machiavelli, benché sia ampiamente praticato in quest'aula, non riscuote un grandissimo favore nei richiami testuali.
"Davit, sanza dubbio fu un uomo per arme, per dottrina, per giudizio eccellentissimo; e fu tanta la sua virtù che avendo vinti e battuti tutti i suoi vicini, lasciò a Salomone, suo figliuolo, uno regno pacifico: quale egli si potette con l'arte della pace e non con la guerra conservare, e si potette godere felicemente la virtù di suo padre. Ma non potette già lasciarlo a Roboam, suo figliuolo, il quale non essendo per virtù simile allo avolo, né per fortuna simile al padre, rimase con fatica erede della sesta parte del regno. Baisit, sultan de' Turchi, come che fussi più amatore della pace che della guerra, potette godersi le fatiche di Maumetto, suo padre, il quale, avendo come Davit, battuto i suoi vicini gli lasciò un regno fermo, e da poterlo con l'arte della pace facilmente conservare. Ma se il figliuolo suo Sali, presente signore, fusse stato simile al padre e non all'avolo, quel regno rovinava, ma e' si vede costui essere per superare la gloria dell'avolo. Dico pertanto con questi esempli che dopo uno eccellente principe si può mantenere uno principe debole, ma dopo un debole non si può con altro debole mantenere alcun regno, se già e' non fusse come quello di Francia, che gli ordini suoi antichi lo mantenessero, e quelli principi sono deboli che non stanno in su la guerra.
Conchiudo pertanto con questo discorso, che la virtù di Romolo fu tanta che la potette dare spazio a Numa Pompilio di potere molti anni con l'arte della pace reggere Roma. Ma dopo lui successe Tullo, il quale per la sua ferocità riprese la riputazione di Romolo; dopo il quale venne Anco in modo dalla natura dotato che poteva usare la pace e sopportare la guerra. E prima si dirizzò a volere tenere la via della pace, ma subito conobbe come i vicini giudicandolo effeminato, lo stimavano poco: talmente che pensò che a volere mantenere Roma bisognava volgersi alla guerra, e somigliare Romolo, e non Numa. Da questo piglino esemplo tutti i principi che tengono stato: ché chi somiglierà Numa lo terrà e non terrà secondo che i tempi o la fortuna gli girerà sotto; ma chi somiglierà Romolo, e fia come esso armato di prudenza e d'armi, lo terrà in ogni modo, se da una ostinata ed eccessiva forza non gli è tolto. E certamente si può stimare che se Roma sortiva, per terzo suo re un uomo che non sapesse con le armi renderle la sua riputazione, non arebbe mai poi, o con grandissima difficultà, potuto pigliare piede, né fare quegli effetti ch'ella fece. E così in mentre che la visse sotto i re, la portò questi pericoli di rovinare sotto uno re o debole o malvagio".
Signor Presidente, la morale del tutto penso che possa risultare chiara senza aggiungere troppe parole a queste magnifiche del Niccolò Machiavelli.
Depurato dal suo bellicismo, nonché maschilismo, collocato nelle vicende politiche attuali, è evidente come quest'aula si appresta a consegnare senza il nostro consenso, le redini ad un principe che è debole quanto quello che lo ha preceduto, forse un po' di più.
Mi sono sforzato, leggendo i giornali di questi giorni, di capire se quelli che gestivano le fila di questa crisi si stessero ispirando agli omologhi romani. Si sono sforzati tutti ad inventare formule per questo governo senza nome che oggi incomincia il suo corso al Senato della Repubblica. Il Segretario liberale l' ha chiamato "delle convergenze programmatiche". Io non so se "il Beltrami due" si possa chiamare "governo della inconsistenza programmatica"; forse sarebbe meglio dire della "insipienza programmatica", insipienza secondo il "Devoto - Oli" è la totale mancanza di impegno intellettuale o morale.
Penso che ci troviamo davvero di fronte a questo caso - e lo dico molto sconfortato - perché un paio di Assessori non fanno primavera.
Già il documento è stato chiosato nei suoi passaggi salienti da altri colleghi. Io mi limito a rilevare come la montagna del PSI ha partorito il "topolino Croso" - consentimi il termine. Speriamo che il "topolino Croso" tenga il bilancio regionale meglio di quello suo personale - non offendo nessuno - data la sua preoccupante dichiarazione a reddito zero alle imposte dirette di Vercelli. Io non so se la promozione del collega Croso è un premio di produzione per le assenze mirate e ripetute, oltre che dall'aula anche dalla Commissione che pure avrebbe dovuto presiedere.
Se i compagni socialisti sono onesti, ho l'impressione che debbano riconoscere come si siano cuciti addosso un abitino stretto, stretto e che la gabbia costruitavi dalla DC, lungi dall'essere d'oro, non è nemmeno laccata d'oro, come abbiamo sentito dalle parole del Capogruppo Brizio.
Abbiamo appreso, ad esempio, che i socialdemocratici a livello nazionale disdegnano i ministri senza portafoglio, in compenso sarebbero disposti, almeno i veneziani e i trevisani a stare a pane e acqua; stando alle vicende piemontesi, i nostrani avrebbero questo motto - mi perdoni Mignone se procedo con la mia consueta franchezza - "mattoni e cemento Dio ce li ha dati, guai a chi ce li tocca". Per non parlare poi di quella tigre di carta velina che il PRI si è dimostrato essere in questa vicenda.
Sinceramente mi aspettavo di leggere nel documento qualche cosa di pregnante. Ho ascoltato con sincera attenzione le cose che ha detto il Consigliere Ferrara, ma non mi pare un grande risultato, date le premesse dalle quali era partito il Gruppo repubblicano che l'avevano indotto addirittura a disertare per ben due sedute l'aula.
Penso che non sia stato fatto nemmeno un piccolo guizzo di fantasia eppure sarebbe bastato poco. Forse Rossa ha avuto una intuizione tardiva.
Sarebbe bastato offrire al collega Pezzana un Assessorato. Nel prologo della Conferenza dei Capigruppo ultima scorsa, ha lasciato capire che l'avrebbe presa in considerazione. Se fosse stata fatta sarebbe stato un guizzo di fantasia che avrebbe senz'altro semplificato la geografia dell'emiciclo; penso che il collega Pezzana nella maggioranza organica di pentapartito ci sarebbe stato senz'altro meglio.
Ho finito, ritengo che non abbia molto senso mettersi a fare l'enumerazione dei problemi che non sono stati affrontati, dall'agricoltura appestata dalla chimica e dai pesticidi, all'energia, di cui appunto non si fa cenno, e non casualmente, e per non dividersi subito se le cose che si leggono e si sentono da bocca socialista sono da prendere sul serio. Così come sulla drammatica piaga del lavoro, rispetto alla quale esprimo un piccolo rammarico personale di non avere dall'altra parte dell'aula un interlocutore attento e sensibile, quanto meno sul piano personale, come il collega Genovese. Le sue consegne passano a Cerchio; vorrà dire che ne guadagnerà anche la chiarezza del confronto politico, perché sicuramente anche dalla lettura del documento che ci è stato presentato l'altro ieri non risulta che l'emergenza lavoro, la piaga della disoccupazione di massa vada al di là di qualche sensibilità personale. Per cui il nostro giudizio non può che essere negativo su questo documento e mi scuso, signor Presidente, se ho deviato qualcuno immettendo in quest'aula discorsi che forse sono fuori luogo, dato il luogo.



PRESIDENTE

Grazie al Consigliere Staglianò, anche per il suo tocco di cultura, che non guasta mai. Il buon governo dell'antica romanità toglie un po' di spazio ad altre forze politiche che della romanità ne avevano fatto una caratteristica, ma la storia è sempre storia. Invito il Consigliere Staglianò a preparare, per le prossime volte, qualche altro passo di storia.
Ha ora chiesto di intervenire il Consigliere Rossa. Ne ha facoltà.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il nostro Gruppo ha ritenuto necessaria la verifica, aperta circa un mese e mezzo fa, per verificare questioni di carattere politico programmatico. Con l'elezione della nuova Giunta e con i documenti che sono stati concordati con gli altri Gruppi, si chiude la prima parte della legislatura che ha preso l'avvio due anni fa in questi giorni, e si avvia la seconda parte della legislatura con una Giunta che vede l'ingresso di un altro Assessore e con alcune modifiche, anche se nella sostanza la guida resta nelle mani di Beltrami e Vetrino che succedono a loro stessi.
Con le elezioni del 1985 si è chiusa una fase politica che è durata dieci anni e si è posto il problema di formare un governo capace di interpretare le nuove esigenze del Piemonte. Nel chiudere questa prima fase della legislatura noi diamo un giudizio largamente positivo. Ringrazio i nostri Assessori per quello che hanno fatto. Ho detto nel corso del dibattito sulla mozione di sfiducia presentata dal Gruppo comunista che dobbiamo prepararci a vedere le cose nel loro rapido divenire. Qualcuno ha detto che stavo svolazzando nell'alto dei cieli, invece credo che sia la verità.
La nuova Giunta, contrariamente alle valutazioni che sono state fatte da alcuni colleghi dell'opposizione, ha la convinzione, la forza e la volontà di dare insieme con la maggioranza queste risposte e il documento che viene presentato è una sintesi di programma, E un richiamo aggiornato dei punti che erano contenuti nel documento del 1985. Non ha la pretesa di esaurire le risposte che verranno preparate e date dagli Assessori nel discorso che si farà con il riesame del Piano di sviluppo regionale. E' un documento che riassume alcuni punti importanti, nel quale si realizza uno stretto rapporto con la struttura della Giunta nella quale si sono riaccorpate competenze che in precedenza erano state distribuite sotto la spinta di vicende e avvenimenti imprevisti, mi riferisco si fatti del marzo 1982. E' una struttura di Giunta con una nuova definizione delle competenze, maggior omogeneità delle materie, punti programmatici convergenti su precisi indirizzi di lavoro. C'è una linea di continuità nella formula e anche di rinnovamento. Questo aspetto lo intendo sottolineare. Questa nuova formazione di Giunta rafforza quella linea riformista che noi socialisti intendiamo portare avanti con più decisione rispetto al passato. Si rafforza anche, benché la nostra collega e amica Elettra Cernetti oggi vesta un tailleur rosso ...



VETRINO Bianca

Non è rosso, è rosa e poi non è un tailleur!



ROSSA Angelo

Con la componente verde, con l'ingresso della compagna Elettra Cernetti e dell'amico Nereo Croso che ha il grande pregio di saper leggere i bilanci.
Noi diamo di questa verifica un giudizio largamente positivo per tutti gli aspetti che riguardano l'innovazione, il trinomio innovazione occupazione - sviluppo, il problema dei giovani, quello degli anziani l'emergenza ambientale, il servizio alle persone, l'autonomia, le deleghe le leggi sui beni ambientali.
Il Gruppo socialista entra in Giunta con quattro Assessori; vengono confermati i compagni Maccari e Moretti; abbiamo due nuovi Assessori, i compagni Cernetti e Croso. Saluto tutti e faccio loro gli auguri di buon lavoro. Ringrazio anche il compagno Olivieri che ha fatto molto e che spero egli possa ritornare in questo Consiglio al più presto. Ci sarà parità tra il ruolo di chi sta nell'esecutivo e il ruolo di chi sta nella maggioranza.
Non voglio scomodare il "Conte di Montecristo" quando si rivolgeva a Caderus dicendo: "quell'anello ti porti fortuna nella misura in cui l'avrai meritata". Governare oggi non è semplice, è un lavoro aspro che, al di là delle differenti collocazioni politiche, dovrà essere apprezzato e riconosciuto. Ci sarà un approfondimento da parte della Giunta su tutte le parti che sono richiamate nel documento, ci sarà il dibattito sul Piano di sviluppo, ci saranno questioni sulle quali ci misureremo anche al di fuori di questo Consiglio, mi riferisco al problema dell'energia e del nucleare.
Certo, sarebbe stato utile parlarne, però esistono delle divergenze che non possono essere superate in una verifica facendo rinunciare agli uni o agli altri le proprie idee e le proprie posizioni. Noi abbiamo ritenuto di affidarci alle scelte che il Governo Goria porta avanti, e sono quelle del referendum sul nucleare e sulla giustizia che si farà in primavera. Siamo per il referendum, siamo per una politica energetica alternativa. Questa è la nostra posizione che ribadiremo nel dibattito che si terrà nel Paese.
Una attenta rilettura del Piano di sviluppo deve corrispondere al riequilibrio territoriale, al rilancio, alla messa in movimento di tutte le energie più avanzate.
Concordo con chi ha detto che l'intesa a cinque non è così semplice e così facile. Tuttavia riteniamo che la geografia politica sia in grado di rispondere, con l'intesa a cinque, alle esigenze che abbiamo avvertito senza con ciò chiudere nulla. Forse è stata una battuta, forse è stata un'uscita "coram populo" quella di offrire al collega Pezzana un Assessorato (che non l' ha rifiutato). Se questo Paese vuole veramente aggregare le istituzioni e la gente ha bisogno di rivedere anche le formule, ha bisogno di trovare gente attenta per vedere che cosa è possibile fare. Le coalizioni sono frutto di intese nel quadro politico generale e di programmi anche se le formule di questi tempi sono svalutate.
Quando le formule si appannano nei loro contorni è chiaro che occorre trovare dei punti di impegno di carattere programmatico per riequilibrare una fase incerta, per governare. Questa Giunta è in grado di governare, è in grado di rappresentare il punto di riferimento più avanzato delle necessità del Piemonte e nello stesso tempo è una Giunta aperta. La politica è fatta di due componenti: un quadro generale e i programmi. Pu essere che il quadro si sfumi e allora c'è bisogno di un apporto di programma. Il collega Bontempi diceva che la Giunta passata era una Giunta dannosa per il Piemonte e pericolosa per le istituzioni. Quella dichiarazione mi ha profondamente amareggiato perché ritengo che in un sistema democratico forte come il nostro anche la Giunta più arretrata non può mai essere pericolosa per le istituzioni. Bisogna lavorare, siamo tutti impegnati su questo fronte, ciascuno nella sua funzione. Siamo una forza della sinistra democratica di questo Paese e il successo elettorale che ci è venuto dalla classe lavoratrice ci conferma che occorre dare garanzia governabilità, occorre essere in grado di portare avanti questo, tra le forze progressiste, perché il disegno di costruire una grande alleanza riformista per realizzare nel Piemonte e nel Paese una democrazia compiuta come esiste in Europa, è un disegno nel quale ci sentiamo impegnati. Con questo assumiamo il nostro leale impegno di collaborazione nella Giunta che tra poco andremo ad eleggere.



PRESIDENTE

Ha ora la parola il Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sono contenta di intervenire dopo il Capogruppo socialista perché dirò cose che chi ha maggiori responsabilità politiche di me non potrebbe o non vorrebbe dire. Io credo però che qualcuno in quest'aula debba esprimere lo sconcerto che coglie tutti noi quando sentiamo interventi come quello che il collega Rossa ha fatto.
Sono intanto esterrefatta dall'aspetto politico del suo intervento: una serie infinita di ammiccamenti, un po' di qui, un po' di là, un po' a noi un po' al collega Pezzana: questo in gergo corrente può definirsi il tentativo di tenere i piedi in due staffe. Forse il Consigliere Rossa addirittura li tiene in molte staffe: per un po' è al Governo, per un po' all'opposizione e oggi governa con questi dicendo "state tranquilli compagni della sinistra, in futuro potremo anche governare con voi".
Io vorrei rassicurare il collega Rossa del fatto che personalmente, ma credo tutto il Gruppo comunista e i colleghi Ala e Staglianò, che stanno qui sui banchi della sinistra (non so il collega Pezzana, ma il suo caso è diverso), stiamo benissimo all'opposizione. Gli vorrei anche ricordare che l'opposizione è l'unica cosa che distingue le democrazie dalle dittature.
Quindi, il ruolo dell'opposizione in democrazia è importantissimo e noi ci stiamo proprio bene.



(Voce in aula: E con la perdita di voti più ci starete!)



BRESSO Mercedes

Si, si, non ti preoccupare. In realtà Panebianco ha fatto rilevare che il peso politico del Partito comunista e la capacità di entrare in gioco forse sono aumentate proprio a causa della perdita di voti. D'altronde la dimostrazione del fatto che pochi voti non impediscono di avere peso politico, e i nostri sono comunque ancora tanti, forse troppi, è proprio il Partito socialista che ha costruito le sue fortune elettorali odierne in tempi di continui cali di voti. La storia non riguarda gli ultimi tre giorni. Tutti sanno, anche quelli che non hanno fatto economia, che nei fenomeni sociali non esistono quasi mai dei trend lineari. I trend sono quasi tutti ciclici, per cui si può guadagnare o perdere voti, credo che importante sia la coerenza politica. Da questo punto di vista anche chi ha vinto in questa specifica elezione non deve esimersi dall'avere coerenza politica. Non è che avere guadagnato qualche voto, che poi è qualche punto in percentuale, debba esimere dall'avere un minimo di decenza e di coerenza politica.
Sono esterrefatta dal modo in cui si comporta il Partito socialista.
Sono stupita e addolorata per questo modo di fare politica, nonostante la stima e il rispetto che ho avuto per tanto tempo del Partito socialista, ma che stando in questi banchi comincio a perdere.
Vorrei, compagni socialisti, che ci rifletteste. Il confronto non pu essere condotto nei termini in cui lo conduce il Partito socialista in quest'aula. Devo dire che in quei termini non sono interessata, sono molto più interessata, al modo con cui, per esempio, conduce il confronto il Consigliere Marchini o il Partito liberale e persino per come lo conduce la DC che mi pare almeno più chiaro e più corretto. Vedo il collega Nerviani annuire e devo dire che sono molto contenta che sia tornato Capogruppo Brizio perché ci siamo resi conto che non c'è mai limite al peggio. Il periodo di reggenza da parte del collega Nerviani come Capogruppo della DC non l'abbiamo apprezzato molto.
Torniamo all'oggetto del contendere che è questa nuova maggioranza di quadri sfumati e quindi di programmi.
Il quadro politico è sfumato - dice Rossa - però ci sono dei programmi.
Mi pare che i programmi siano adeguati al quadro, anche loro cosa sfumati da capirci proprio poco. Non capisco una cosa. Questa maggioranza - ci è stato detto - è sempre quella, non ci sono problemi; c'erano da fare alcune piccole messe a punto, soprattutto di organizzazione assessorile, ma l'accordo è sempre valido e solido.
Sapete quanto io abbia parlato male del documento di indirizzi programmatici: andate a rileggere cosa dissi. Sul documento di piano non siamo ancora arrivati a discutere nel merito ma abbiamo già avuto occasione di esprimere quanto lo consideriamo inconsistente. Devo dire però che di fronte a questo documento sono dei gran capolavori. Mi domando perché dopo quelle cosucce malfatte, che però qualcosina dicevano, non si sia lavorato per precisare che cosa quei documenti non precisavano. Il testo di questo documento sfuma ancora rispetto alle poche cose che in qualche modo venivano dette negli altri.
A parte qualche eccezione che riguarda essenzialmente la differenziazione di responsabilità fra politici e funzionari, che non è una novità, non è che un elenco delle cose su cui la maggioranza nei dibattiti in aula e in Commissione palesemente non è d'accordo, ma che sono messi 11 proprio perché, non essendoci un accordo, si vuole dire qualcosa, ma qualcosa che non dica nulla, in modo che non si evidenzi il fatto che non c'è l'accordo.
Il caso più clamoroso è quello dell'energia che secondo Rossa, è fondamentale, anzi, uno dei temi sui quali ci sarà occasione di grande battaglia, ma anche di ammiccamento. Sull'energia ci dite che ne avete parlato, ma non sappiamo che cosa vi siete detti. Nel documento non c'è niente, ma nell'accordo di maggioranza c'è qualcosa e saremmo lieti di sapere che cosa.
Si riafferma poi la politica dei parchi, la politica urbanistica, la politica dei piani paesistici. Sappiamo benissimo che questa è una delle principali ragioni di frizione continua in sede di Commissione e in sede d'aula fra le diverse componenti della maggioranza, tant'è vero che i progetti di legge sui parchi, almeno quelli che riguardano territori consistenti sul piano territoriale di tutela, sono tutti bloccati da polemiche interne alla maggioranza. Allora aspetterei di sapere che cosa la maggioranza intende fare per il Parco di Fondotoce, per il Parco di Domodossola. La maggioranza dei progetti dei parchi, su cui c'è oggetto di contendere, è ferma in Commissione. Se allora c'è un rinnovato accordo sulla politica dei parchi, diteci su quei concreti progetti e su quelli futuri che cosa intendete fare; che eravate favorevoli alla politica dei parchi con i distinguo già lo sapevamo dalla prassi politica di tutti i giorni e anche dal documento di indirizzi programmatici precedente.
Non solo non siete d'accordo sui parchi da fare, ma non siete d'accordo neanche su come rivedere la legge di cui annunciate la revisione. C'è un progetto di alcuni Consiglieri della Democrazia Cristiana pendente, sul quale non si entra in discussione perché non ci sarebbe uno straccio di accordo di maggioranza.
Lo stesso si può dire della normativa sull'urbanistica. Era già scritto persino in termini più chiari nel documento d'indirizzi e addirittura nel documento su cui si votò la Giunta nell'85. Sappiamo che c'è polemica all'interno della maggioranza, ma non capiamo assolutamente in che direzione si vuole andare per cambiare la legge n. 56. Tanto è vero che per passare al tema dei piani paesistici che è strettamente collegato siamo di fronte ai progetti che riguardano piani paesistici che necessariamente comporterebbero una revisione della legge n. 56, ma che non si affrontano nemmeno perché sarebbero in palese contrasto con la normativa vigente e non si sa che cosa si vuole fare della legge n. 56. E questo documento non dice niente.
A noi risulta che i piani paesistici siano fermi dopo l'approvazione dei primi due. Qualcuno si è accorto che con l'adozione scatta il vincolo di salvaguardia del territorio che di fatto equivale a una vera e propria adozione. Di nuovo in questo documento si parla di: "Rapida approvazione con la necessaria revisione".
C'è poi l'approvazione della legge sulla valutazione di impatto ambientale che è ferma perché la maggioranza non è d'accordo su un articolo, non è d'accordo su una virgola di quel disegno presentato dalla maggioranza stessa. Come si scioglie questo nodo? Non veniteci a raccontare che avete deciso di fare la legge sulla valutazione di impatto ambientale che era già scritta su tutti gli altri documenti.
Se veniamo al Piano di sviluppo, io insisto nel dire che quel documento non ha nulla del Piano di sviluppo. Bene hanno fatto i socialisti ed altre forze politiche a dire che deve essere cambiato e riveduto. D'altronde la revisione è stata chiesta a furor di popolo dalle pur non sempre frequentatissime consultazioni.
Noi diciamo che il Piano di sviluppo va ritirato e rifatto perch chiunque ci metta le mani non riuscirebbe a fare una cosa migliore, ma farebbe soltanto dei pasticci.
Ci sono frasi roboanti sulla politica del territorio e dell'ambiente.
Abbiamo davanti agli occhi la situazione della Valtellina e ci chiediamo come il Piemonte scioglierà il nodo della politica territoriale vista la continua approvazione di strade e di opere pubbliche che vanno ad intaccare la solidità della montagna.
Noi avevamo presentato un'interpellanza sull'autostrada della Valle di Susa, uno dei tanti problemi elencati in questo documento programmatico. La valutazione di impatto ambientale non si potrà fare perché la Giunta non ha nominato un proprio comitato scientifico, quindi non siamo in grado di dare le prescrizioni, quindi lo studio, se anche verrà fatto, sarà una burletta quindi l'autostrada della Valle di Susa sarà fatta nel solito modo e il solito modo è quello che è successo ad Exilles, dove è stata tagliata una strada di servizio a picco sulla Dora di quattro metri e dove si sta creando una situazione simile a quella della Valtellina, dove c'è stata la caduta di un fronte di circa due chilometri.
Il rischio per il territorio è continuo e non si sa chi deve controllare: dicono che dovrebbe essere l'Assessorato alle foreste; mi domando perché il taglio di una strada in montagna non lo controlli il Servizio Geologico. Qualcuno vada a controllare e qualcuno faccia qualcosa soprattutto qualcuno ricordi che senza uno strumento di valutazione di impatto ambientale 'serio con la capacità di seguire fino alla fine le prescrizioni questo tipo di incompatibilità fra viabilità montana e territorio montano è totale; ma resto dell'opinione che anche in pianura la compatibilità fra autostrade e la tutela del territorio è sempre meno possibile. Comunque questo è un altro discorso.
Da quel documento viene fuori che l'unica ragione per cui volete tornare insieme è che stavate bene insieme già così, cioè a fare niente, e continuerete a fare poco. Vorrò vederlo il libro bianco su quello che è stato fatto, perché potremo anche parlare non solo del non fatto, ma anche del fatto.
C'è un punto del vostro documento sul quale sarei d'accordo: la semplificazione legislativa. Spero proprio che la realizzerete, visto che se ne parla da molto tempo, però sarebbe interessante sapere come, quando e su quali linee intendete procedere. Proprio perché l'intervento pubblico è una cosa fondamentale in questo Paese, sono convinta che le leggi che facciamo sono fatte male. Probabilmente non erano fatte meglio quelle delle Giunte di sinistra. Devo ammettere che tutte le leggi in materia di ambiente - sto studiando legislazione regionale - sono fatte male, così come lo sono le leggi nazionali. La legge sui controlli dei laboratori di analisi, che ho votato anche io per disciplina di Gruppo, mi ha lasciata esterrefatta. Approviamo leggi troppo complicate e tali che sono ingestibili; ovviamente non vengono rispettate, poi magari qualche Assessore (per fortuna che Assessori sarete voi!) finisce in galera perch non è riuscito a controllare che sia 4 x 4 la dimensione della stanza in cui deve essere localizzato il laboratorio e non 3,90 x 3,90. Si era già previsto il problema della semplificazione legislativa due anni fa, ma non è mai stata messa in piedi una commissione che affronti il modo di fare le leggi. E' anche opportuno ricordarsi di abrogare le leggi precedenti; per esempio, sui rifiuti siamo in presenza di un pasticciaccio legislativo perché sono vigenti due leggi non essendo stata abrogata la prima, con forti zone di contraddizione tra di loro.
Chiederei a questa neonata maggioranza, una volta stabilite le deleghe agli Assessori, di prevedere un dibattito in aula in cui il Presidente della Giunta illustri le ragioni di capacità, di competenza, di esperienza dei diversi Assessori. In fondo perdiamo giorni e giorni a discutere di un singolo progetto di legge o di un singolo ordine del giorno, ma non abbiamo mai l'occasione di dialogare direttamente con gli Assessori designati su quello che intendono fare: Chiediamo che le persone delegate ci illustrino che cosa intendono fare nei posti assegnati e che sia consentito di intervenire su quello che ci è stato illustrato. Non basta questo documento a riempire l'adempimento dello Statuto che prevede che la Giunta sia eletta su indirizzi programmatici. A me piacerebbe che diventasse prassi il tenere una sorta di udienza pubblica in cui gli Assessori illustrano la loro esperienza, la loro capacità, i loro programmi, i risultati ottenuti, in cui sia possibile dialogare direttamente con loro. Questo in realtà non avviene mai nemmeno in Commissione, come è previsto.
Se non lo farete voi, lo richiederemo noi perché in realtà non ci sono molto chiare le ragioni per cui alcune persone ricoprano certe posizioni per esempio, non ho capito perché il presidente della Commissione ambiente ed energia finisca dopo due anni di occuparsi di bilancio, così come non ho capito come l'unico soldato semplice sui banchi socialisti resti il Consigliere Tapparo, che, devo dire, ho imparato ad apprezzare in quest'aula e che mi pare abbia competenze e capacità di notevole respiro.
Non voglio dire solo dei socialisti, perché anche l'ipotesi di assegnare l'Assessorato all'energia a Cerchio, senza possibilità di verifica, non mi sembra giustificata.
Quindi non solo il programma è inconsistente, ma anche la scelta degli uomini collegati al programma e alle deleghe è modesta. Comunque vorrei sentire gli Assessori illustrare il loro programma.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Strobbia.



STROBBIA Stefano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anche questa mattina fra gli interventi che si sono succeduti è emerso quel termine felice, che è stato usato in altre sedi e non qui, di separatezza fra il paese legale e il paese reale.
Mi chiedo se un dibattito di questo tipo aggiunga o riesca ad aprire la forbice in un senso o nell'altro. Personalmente ho qualche risposta a proposito e mi auguro che anche i colleghi abbiano le loro e ogni tanto ci pensino e ci riflettano.
A nome del Gruppo socialdemocratico confermo che il nostro Gruppo ha sottoscritto il documento politico che è stato presentato con il quale oggi viene eletta alla guida del governo piemontese la nuova Giunta. Sappiamo il limite di questo documento, è stato ricordato nell'intervento di apertura del dibattito con molta precisione dal collega Brizio, sappiamo altresì quanto c'è alle spalle di elaborato, di predisposto e di già verificato in termini di indicazioni programmatiche e di priorità operative. Argomenti sui quali questo Consiglio regionale dovrà ritornare ad interessarsi. Mi auguro che, non attraverso una ulteriore produzione di carta stampata che non so quanti leggeranno, non attraverso un dibattito di tante parole lanciate nel vento, ma di volta in volta con la testimonianza diretta del lavoro fatto dalla Giunta, dai singoli Assessori i quali dovranno, in questa sede, col loro lavoro quotidiano e con l'adempimento del programma portare la concretezza della operatività che oggi affidiamo alle loro responsabilità. Credo che in questo senso debba essere accolta la raccomandazione fatta dalla collega del Gruppo comunista che è intervenuta prima.
Noi facciamo propri gli sforzi di aggiornamento che sono stati compiuti al fine di cogliere le novità e le emergenze presenti nelle istituzioni e nella società e riteniamo preminenti alcune priorità a cui abbiamo ispirato la nostra presenza politica in questa maggioranza e anche in altre precedenti: l'occupazione, le autonomie locali, il funzionamento della macchina regionale, i problemi della sanità e dell'ambiente.
Crediamo che lo sviluppo dell'intervento regionale a favore della cooperazione, del sostegno temporaneo e straordinario a fronte dell'emergenza occupazionale debba fare un salto di qualità. E' interessante la recente proposta avanzata dal Gruppo comunista alla quale mi auguro possa essere portato un contributo rapidamente.
Nel programma è inserito l'obiettivo della messa in funzione dell'agenzia regionale per il lavoro e per l'impiego. C'è del nuovo anche in termini finanziari a favore di queste iniziative. Ci sono delle esperienze compiute da altre Regioni. Il governo nazionale nel mese di aprile ha approvato una nuova legge molto avanzata, con nuovi mezzi a disposizione delle Regioni. Crediamo che questa priorità debba trovare attenzione e impegno da parte delle forze politiche della maggioranza e anche dell'opposizione in un progetto comune su questo terreno che tanto preoccupa non soltanto sotto l'aspetto economico. Crediamo che debba trovare attenzione un rilancio dell'autonomia locale con questo processo di valorizzazione e sviluppo, anche attraverso l'attuazione delle deleghe e la revisione del sistema Regione - Province - Comuni che ridistribuisca razionalità, funzione, responsabilità in un rapporto costruttivo e trasparente fra le gerarchie istituzionali.
Per quanto riguarda la sanità siamo sempre più convinti che la gestione richieda onestà, competenza, dedizione da parte degli amministratori preposti, ma anche programmi politici che devono essere conosciuti dai cittadini. Noi riteniamo in particolare che l'aspetto della compartecipazione, della conoscenza, dell'informazione non possano essere garantiti da commissari che non rispondono dei loro atti ai giudizi elettorali.
Abbiamo ribadito l'esigenza di ridare autonomia funzionale nei presidi ospedalieri attraverso lo scorporo degli ospedali dalle UU.SS.SS.LL.
pensiamo sia indispensabile un rilancio, quantitativo oltre che qualitativo, dei ruoli e delle funzioni degli operatori sanitari. Abbiamo infine definito sul piano operativo alcune concrete iniziative riguardanti l'ambiente.
Anche alla luce dei fatti recenti successi nella vicina Regione Lombardia, riteniamo indispensabile la riorganizzazione della politica di prevenzione dei rischi idrogeologici, mettendo meglio la connessione che esiste tra il pronto intervento, la protezione civile e l'attuazione in questo ambito del progetto "Foreste Piemonte".
Intendiamo altresì continuare nella necessaria revisione dei sistemi di gestione dei parchi, tenendo nella più assoluta considerazione gli interessi degli operatori agricoli e delle popolazioni residenti.
Colleghi Consiglieri, signor Presidente, questa maggioranza, dal punto di vista politico e dal punto di vista numerico, nasce in questo momento forte e rinnovata. Noi riteniamo che debba essere recuperata autorevolezza alla Regione con un alto tasso di volontà politica. Per noi le Giunte e le maggioranze si costituiscono sulla base di contenuti e capacità di azione.
Non ci piacciono - lo abbiamo più volte ricordato - quando, ancorch numericamente forti, diventano, strada facendo, motu proprio, politicamente deboli; ci sono i presupposti perché questa maggioranza, forse necessitata anche in termini di formule e di numeri, possa continuare a lavorare nell'interesse del governo regionale.
Ancora un paio di piccole considerazioni di natura più politica. Altri si sono divertiti attorno a queste valutazioni e ne vogliamo aggiungere anche noi un paio.
Ci è sembrata una boutade la proposta lanciata un paio di volte dal collega Rossa nei confronti degli amici del Partito radicale. Ricordiamo che l'area cosiddetta del 20% qui, guarda caso, ha un'applicazione numericamente esatta. Ci pare altresì che alcune osservazioni fatte dal collega Pezzana abbiano aspetti di notevole interesse e mi sembra che in quella direzione debba essere dedicata più attenzione, senza giustamente fare soltanto delle osservazioni che in quest'aula hanno anche il loro effetto. E' vero che se ogni tanto il dibattito viene interrotto da qualche battuta forse recupera più attenzione, è anche questa una tecnica di intervento apprezzabile. Ma, al di là di questo aspetto, riteniamo politicamente utile verificare meglio queste possibilità di adesione almeno relativamente ad alcuni temi che sono cari alla proposta politica di cui il collega Pezzana è portatore e che sono altrettanto cari alla proposta politica di cui noi vorremmo essere interpreti.
Il nostro Partito è stato in passato, in due o tre occasioni rimproverato anche da esponenti della maggioranza perché il collega che ha preceduto nella delegazione di Giunta il compagno Mignone aveva un'eccessiva intraprendenza e volontà di agire. Vorrei anche ricordare che nel governo precedente la componente piemontese nella delegazione ministeriale era rilevante; pur tuttavia in questa sede ho sentito più volte lamentare scarsa attenzione ai problemi della nostra regione proprio da parte dell'autorità governativa. Nell'elenco dei Ministri pubblicato ho visto che la quantità numerica (che ancora non vuole dire politica), in termini di rappresentatività territoriale e regionale nel governo è decisamente diminuita. Ricordo che nell'impegno che il nostro Partito ha profuso in passato, con la rappresentanza di due Ministri espressi dalla terra piemontese oltre che dalla rappresentanza socialdemocratica, c'è sempre stato un riferimento e un collegamento con le esigenze. Non altrettanto è avvenuto con altri Ministri espressi per altre funzioni probabilmente c'erano delle ragioni sulle quali noi abbiamo dato i nostri giudizi.
Queste esigenze devono rimettere in discussione una relazione di rapporto fra le autorità di governo centrale e quello regionale. E' con questi sentimenti che noi, prima di giudicare questa Giunta che oggi si insedia rinnovata, con degli Assessori che vi siedono come matricole aspettiamo di vederne l'operato e l'impegno. Non ci piace assegnare pagelle precostituite e preconfezionate con voti in negativo. Questo tentativo, pur limitato, di riorganizzazione razionale del funzionamento della Giunta, è un tentativo compiuto per evitare conflitti di competenze o eventuali accorpamenti di funzioni che possono andare in quella direzione.
Siamo tutti in attesa delle dichiarazioni del principale Gruppo di opposizione. In occasione dell'ultimo dibattito che si è svolto in quest'aula, molti di noi sono usciti con amarezza perché l'atteggiamento assunto dal Partito comunista, forse anche provocato, forse anche non sufficientemente meditato, ci è sembrato pericoloso per la qualità e la quantità di produzione che quest'aula può dare. Mi auguro che i compagni comunisti che sempre in passato hanno dato senso di responsabilità, di attaccamento e di rispetto dei servizi istituzionali, continuino con quella stessa loro funzione di presenza, di stimolo e di impegno.
Da parte nostra non mancherà la massima collaborazione per quello che loro rappresentano, non soltanto in quest'aula ma nella realtà piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, cari colleghi, eccovi il mio intervento, anche se ormai da parte di alcuni Consiglieri di opposizione che mi hanno preceduto è stato già detto tutto quanto sia possibile dire su questo documento che come è già stato fatto rilevare, è documento abbastanza striminzito.
Però voglio raccontarvi come ho cercato di leggere questo documento facendo alcuni riferimenti ad argomenti che meglio conosco e dei quali mi occupavo prima di entrare in Consiglio regionale. Argomenti, inoltre, di cui sento sempre più la necessità di tornare ad occuparmi, forse per gratificazione personale. Al di là infatti delle affermazioni, già richiamate da Pezzana, in cui si tirano in ballo gli ambientalisti un'innovazione rispetto alle linee programmatiche della precedente Giunta regionale non si è vista. Finora, ogni proposta e tutte le parole sono cadute come in un vuoto pneumatico, in cui i suoni non si diffondono per mancanza d'aria e le parole cadono ai piedi di chi le ha pronunciate.
Allora, proviamo a vedere questo documento in un'altra luce.
Ieri sera, ho avuto una sensazione interessante. Per leggere questo documento mi sono messo comodo in poltrona e ascoltavo dei dischi. Il disco che sentivo l' ho portato. Ieri sera è stata una serata felice ...



PRESIDENTE

Direi che oggi è una giornata di cultura!



ALA Nemesio

Si, però siamo in una società di massa che non è più quella di Platone di Guicciardini o di Machiavelli. La politica si fa in un'altra maniera oserei dire che ...



PRESIDENTE

Non è una tirata d'orecchie?!



ALA Nemesio

No, no. Ci sono documenti che passano alla storia, ma, diciamolo subito, e spero di trovare l'unanimità, questo documento non passa alla storia, passa agli atti, va in archivio. Per cui certi confronti non reggono, non vanno fatti e sono persino un indizio di gentilezza e dimostrano troppa accondiscendenza nei confronti di documenti di cui si parla.
Noi viviamo in una società di massa. Sono sempre più convinto che la politica, i modelli culturali, i nostri nuovi modelli di comportamento discendono sempre più da nuove forme, da nuove correnti espressive e sempre meno dalla parola scritta. Penso che, soprattutto nel mondo giovanile, a partire dagli ultimi venti anni, un ruolo importante è stato svolto dalla cultura musicale che ha rappresentato una frattura nel modo di concepire la realtà, nel modo di descriverla. Allora provavo a fare un confronto tra il disco che ascoltavo e il testo che leggevo e ho provato un'estrema fascinazione. Ascoltavo "Ambient 1" (non faccio pubblicità) e "Music for airports" di Brian Eno. Un musicista che non è mai andato al Festival di Sanremo, ma neanche nessun Consigliere regionale e neanche il Presidente della Giunta vi sono andati, quindi siamo alla pari. Conosco a memoria tutti quelli che sono andati al Festival di Sanremo. Stamattina mentre mi facevo la barba, ascoltavo il programma "I grandi della canzone" su RAI 1 dopo il giornale radio. Il grande della canzone oggi era Orietta Berti. Ma torniamo a ieri sera: ascoltavo "Music for airports" di Brian Eno, non so se i colleghi Consiglieri lo conoscono; Brian Eno rappresenta una corrente musicale definita "minimalista e ripetitiva". Sono cose serie nel campo musicale. Nel campo musicale è in atto una contestazione da parte di alcuni gruppi correnti rispetto al sistema tonale che è quello della razionalità della cultura occidentale. Su questo Max Weber ha scritto cose molto interessanti, purtroppo poi smentite negli anni seguenti.
"Music for airports" di Brian Eno è concepito per due facciate, questa è la prima di una serie, poi segue "Music for film", poi "Ambient 2" e poi "Apollo" dedicato ai viaggi sulla luna. Comunque "Music for airports" è concepito come musica per sala d'aspetto di aeroporto internazionale.
Pensando che viviamo ormai in ambienti artificiali; fuori sta diluviando ma qui siamo in una sorta di bunker, circondati da un rumore di fondo sempre più alto, da un continuo disturbo. L'operazione che può compiere la musica è un'operazione di maquillage estetico, quello di amalgamare i suoni e di creare elementi che interferiscono con l'ambiente e lo modificano leggermente. Questa musica non ha ovviamente delle grandi pretese, è una "musica d'uso", avrebbero detto i musicologi tedeschi tra le due guerre cioè una musica che non si propone come grande progetto estetico (Wagner non si sa più chi sia); l'autore non si sa più cosa sia. Si cerca solo di fare una musica che nella monotonia della quotidianità cerca di intervenire con un'altra monotonia, ma esteticamente è leggermente diversa; crea un paesaggio sonoro. Del resto il walkman è un meccanismo con cui in un ambiente sonoro che ci disturba noi cerchiamo di intervenire con un altro ambiente sonoro portatile che ci inventiamo da soli.
Questa "Music for airports" che cosa ha di particolare? E' una banalità, è una musica banale, una musica d'uso, una musica che usiamo soltanto per essere un po' meno disturbati. E' però una novità nel campo musicale, perché mette in discussione il concetto di autori, il concetto di opera d'arte, il concetto di grande prodotto.
Io ero affascinato - scusate se il paragone va alle lunghe - perché il documento della Giunta regionale da questo punto di vista è aggiornatissimo: è una banalità, qualcosa che passa nelle orecchie senza che si senta.
Questa è una musica per sale d'aspetto di aeroporto, è qualcosa che si mette in mezzo a tanti altri rumori: degli aerei che partono, voci degli speakers che annunciano i voli in partenza, voci di passeggeri, check-in ecc., e, in mezzo a tutto questo, ogni tanto si sentono alcune note di pianoforte. Per esperienze più quotidiane è la stessa cosa della Upim o della Rinascente o dei supermercati: mentre facciamo la spesa si sente una musica che poi viene intramezzata da: "Una cassiera al banco n. 5".
Le parole del documento scivolavano sulle mie orecchie, e secondo me scivolano sulle orecchie dei piemontesi in questa stessa e identica maniera: come riempitivo o come aggiunta ad un paesaggio, e ad un paesaggio sonoro che comunque è fatto fondamentalmente di altre cose.
Visto che non sempre pigliamo gli aerei, possiamo scendere ad un altro paesaggio sonoro più noto, che è quello dello scompartimento ferroviario.
Anche li c'è un grande rumore di fondo, ci sono passeggeri, individui che soprattutto d'estate riempiono gli scompartimenti, c'è rumore e se si va fino a Reggio Calabria ci vogliono con gli scioperi quattro giorni, e i passeggeri cominciano a discutere del più e del meno, magari c'è quello che ha la radiolina o passa quello che vende le bibite.
Tutto questo rumore sembra essere quello che esce dal documento, con una differenza: chi è nello scompartimento ferroviario sa che ci sono delle regole di buona educazione, non si deve litigare, e così infatti di solito si parla del tempo, di dove si va in vacanza e così via. Si parla di cose banali su cui più o meno tutti si è d'accordo; in ogni caso i discorsi si collocano sempre ad un livello superficiale per non mettere in crisi gli altri che stanno ascoltando: magari non sono competenti su un certo argomento e noi non si vuole passare per professori. Assestati su un bassissimo livello, tutto diventa indistinto, conformistico, omologato ad un minimo comune denominatore.
Il documento è appunto un documento da chiacchiere di scompartimento proprio perché i temi sui quali c'è tensione si evitano. E questo è già stato detto in maniera diversa dalla collega Bresso e da altri.
Se in treno parlo con una persona che so che la pensa diversamente oppure capisco che se vado avanti in un discorso finiremmo per litigare non litigo e parlo d'altro. Allora si passa in rassegna tutto l'universo fino a quando troviamo un argomento sul quale sia possibile continuare a discutere. Questo avviene però negli scompartimenti ferroviari tra persone che non si conoscono, che si incontrano per caso e che non hanno altri impegni se non quello di passare il tempo tra la stazione di partenza e quella di arrivo.
Purtroppo coloro che si occupano della futura Giunta regionale, i futuri Assessori, dovrebbero invece sapere prima e dirci poi che cosa effettivamente intendono fare.
Prendiamo, per esempio, le due righe citate dal Consigliere Pezzana sulla questione morale. Questa è una perfetta citazione da scompartimento ferroviario: ".., bisognerebbe fare qualcosa, c'è molto da fare, ecc." Ugualmente si dice che ci si dovrebbe preoccupare di più delle frane di più di questo, di più di quell'altro, c'è l'inquinamento, c'è il problema della maggiore professionalità, però il livello, come dicevo grosso modo è quello. Ed è gravissimo che questi passeggeri che si trovano insieme nello scompartimento, quando erano ancora sul marciapiede, sotto la pensilina, si siano detti: "Di nucleare nel programma non parliamo".
Il collega Majorino, che per primo ha sollevato l'argomento, è stato perfetto.
Hanno detto: "Di nucleare non parliamo altrimenti non saliamo neanche e non partiamo".
Questo fa il paio con il pensiero di Goria sul nucleare, pubblicato integralmente da "Il Manifesto". Grosso modo, il ragionamento è questo: "Per intanto, facciamo un pezzo insieme, scendiamo, al prossimo viaggio ne parliamo".
Questa, e vorrei che fosse ben chiaro soprattutto per i colleghi socialisti, è una forma di capitolazione da parte di coloro che hanno sostenuto la necessità di un'uscita dal nucleare per il nostro Paese e per la nostra Regione. Chi nel Partito socialista ha sostenuto la necessità di continuare testardamente e ostinatamente con il nucleare vediamo che nella Giunta c'è ancora.
Ugualmente si può leggere che lo scorporamento, come si apprende dai giornali, della competenza dell'energia dall'Assessorato all'ambiente per accorparla all'Assessorato all'industria oltre a rappresentare, dal punto di vista culturale, un netto passo indietro, rappresenta comunque una sorta di dichiarazione, di non affidabilità del nuovo Assessore all'ambiente che il Partito socialista ha silenziosamente subito. Gli unici affidabili sul nucleare, dopo le dichiarazioni fatte nel famoso convegno di Genova prima delle elezioni e le dichiarazioni del senatore Andreatta (il vero interprete della linea nuclearista democristiana), sono per l'appunto i democristiani.
Allora lo si dà ad un democristiano proprio pensando che devono essere rispetto all'esterno e rispetto agli enti di Stato, garantiti un rigore e una perseveranza su una linea politica ché è quella - l' ha detto il collega Majorino - del documento del 1985, visto che "quello che non si dice" rimane così come era stato scritto nel 1985. Questo mi pare ovvio anche se tra le varie parole che scivolano nelle orecchie c'è quella che sta tra pag. 1 e pag. 2 che dice che questa verifica era "un aggiornamento rispetto ai documenti menzionati, ai fini di cogliere le novità e le emergenze presenti oggi nelle istituzioni e nella società". Questo vuole anche dire che per questa maggioranza, compresi socialisti e socialdemocratici (anche se la fede antinucleare socialdemocratica io in Regione non l' ho mai lontanamente vista), non è successo nulla in campo nucleare: Chernobyl non è successo per questa maggioranza.
Ben venga come insegnamento per tutti la chiarezza di un pentapartito che si ritrova all'insegna della continuazione del programma nucleare per la nostra regione.
Sul tema dei rifiuti il Piano dei siti doveva essere fatto da alcuni anni, il riciclaggio è scritto nel DPR 915 del 1982, quindi anche in questo caso "reperita iuvant"; la musica ripetitiva l'avevano inventata gli antichi romani nel senso che gli stessi impegni e le stesse cose, nella loro banalità, si possono ripetere all'infinito.
E' dal 1982 che la linea politica espressa dalla legislazione del nostro Paese da parte delle forze politiche che hanno governato e dell'opposizione è quella del riciclaggio e della riduzione dei rifiuti. In attesa che i rifiuti ci sommergano, possiamo continuare a sostenere che la nostra linea politica è quella! Vorrei in ultimo sapere qualcosa sui progetti di legge presentati da forze politiche che si richiamano alla maggioranza e che sono in contrasto con queste linee programmatiche. Sono i progetti di legge sulla valutazione di impatto ambientale, sui parchi. Sui parchi abbiamo anche una recente proposta del Partito socialdemocratico che si colloca in posizione diametralmente opposta rispetto a quanto sostiene questo documento programmatico. Ne abbiamo una di un neo Assessore. Sui piani paesistici abbiamo varie proposte di legge in contrasto con quelle della Giunta regionale. Vorrei, ad esempio, capire se la proposta di unificazione presentata da Viglione in qualità di Consigliere, rispetto all'attuazione della legge 431/85, sia stata fatta propria dalla maggioranza. Sono risposte a piccole curiosità personali che è esagerato chiedere in una sala d'aspetto di un aeroporto. In una sala d'aspetto di aeroporto la gente parte, ognuno va in vacanza in un posto diverso, ognuno pensa sempre di avere destini diversi. Una caratteristica dei mezzi di trasporto, aerei o treni, è sempre quella della casualità dei compagni di viaggio. Il passaggio dalla musica, alle stazioni e al documento continua e continuerà a lungo a circondarmi e ad interessarmi. Vi auguro comunque di fare un buon viaggio senza tanti scossoni. Occorre però accuratamente evitare, se è possibile, gli argomenti di litigio, almeno cosa si fa un viaggio tranquillo, si arriva alla meta più riposati. Del resto in un viaggio su uno stesso scompartimento ferroviario diversi sono i motivi che hanno portato i passeggeri a salire e diversi sono i motivi che li fanno andare in un posto. Tolti i pettegoli o i curiosi che ficcano il naso nelle faccende altrui o quelli che sono enormemente ciarlieri e raccontano i fatti propri, di solito quando si viaggia si racconta poco di sé e si parla d'altro.



PRESIDENTE

Sono ancora iscritti a parlare i Consiglieri Reburdo, Tapparo, Bontempi e Marchini.
A questo punto però sospendo la seduta.



(La seduta, sospesa alle ore 13 riprende alle ore 14,40)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Riprendiamo il dibattito sul documento programmatico.
Il primo iscritto a parlare è il Consigliere Reburdo. Ne ha facoltà.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, il livello del documento che è stato presentato è strettamente legato alla capacità propositiva delle forze politiche che lo hanno definito, quindi nessuna sorpresa se affronta i problemi in termini dequalificati dal punto di vista politico e per certi aspetti anche culturale, e se tralascia problemi fondamentali. E' frutto di una mediazione che non è basata sulle priorità programmatiche, ma sulla esigenza di stare insieme per la divisione del potere, è il frutto di una gestione disarticolata dei vari Assessorati che la comunità piemontese non può capire.
Ancora una volta prendiamo atto che non vi è la volontà di rilanciare e riqualificare politicamente la Regione, ancora una volta prendiamo atto della incapacità di affrontare i problemi reali. Il documento nella prima pagina è patetico, si dice che le dimissioni della Giunta non sono da ascrivere a ragioni di natura politica o programmatica. Non si capisce perché allora occorra un aggiornamento della maggioranza. Il Gruppo socialista avrebbe dovuto essere molto più attento. Il 14 e il 15 giugno ci hanno portato delle novità: l'elettorato ha evidenziato problemi che da troppo tempo sono irrisolti e che soltanto un governo forte può cambiare.
Le analisi sociologiche ed economiche evidenziano come il dualismo nella società italiana sia crescente, la differenziazione non è soltanto fra il nord e il sud del Paese, ma è fra le aree protette e le aree che risentono profondamente dello sviluppo tecnologico che tende a qualificare la produzione e i servizi ma che emargina tutto quello che non è considerato funzionale alla logica del profitto.
Il documento programmatico dovrebbe riprendere quanto è stato pubblicato sull'ultimo numero del Notiziario di statistica e toponomastica della Città di Torino dove due noti sociologi parlano delle mappe di disagio giovanile. Di questi problemi non si tiene conto come se il disagio giovanile non fosse un elemento caratterizzante di una società che avanza ma che non avanza sul piano dei principi e degli ideali, ma sul piano dell'individualismo, della concorrenzialità portata a livelli estremi dello spezzettamento, della frammentazione, tutti aspetti che dovrebbero indurre le istituzioni a tentare un processo di ricomposizione attraverso spezzoni di progettualità di cui le istituzioni dovrebbero essere punto di riferimento. E il Capogruppo Rossa, anziché proporre in modo superficiale Assessorati, molto più utilmente dovrebbe richiedere un confronto programmatico in Consiglio sui problemi emergenti, per superare quella vecchia politica che nel suo intervento di questa mattina ha reso in modo emblematico per superare l'azione spartitoria di Assessorati, di potere di sottogoverno. In Comune si è aggregata una forza politica in più pagandola non dal punto di vista programmatico, ma con una presidenza di commissione.
Non mi pare quello un modo per rispondere alle sollecitazioni che vengono dai risultati delle elezioni del 14 giugno che in qualche modo hanno tentato di premiare qualche vostra proposta politica. Se si vuole ridare dignità a questo Consiglio, non soltanto prevaricandolo con la forza dei numeri, ma con la forza delle idee, ci vuole un confronto di carattere programmatico.
Nella società piemontese mancano le condizioni e i presupposti perch possa esplicitarsi in pieno la democrazia. La democrazia è fondata anche su un sistema di informazione corretto, aperto e pluralista, ma in questa Regione avviene esattamente l'opposto. Lo verifichiamo anche qui in Consiglio. I giornalisti sono sempre presenti, compresi quelli della RAI ma certo non svolgono quella funzione di esplicitazione pluralistica delle esperienze del Consiglio regionale. E' sufficiente leggere i resoconti de "La Stampa" o sentire il TG3 per capirlo. Vorrei che questo aspetto venisse acquisito da questa maggioranza che dichiara di volersi aprire alle sollecitazioni nuove che vengono dalla società. E' un problema che è aggravato dal fatto che il sistema di informazione privato non è concorrenziale. Quindi, la Giunta come intende affrontare una questione così fondamentale e così determinante per un sistema di democrazia e di libertà reale? Vorrei richiamare anche i problemi dell'ambiente, problemi che non credo sia possibile affrontare settorialmente. L'errore più grande che si possa fare è quello di pensare agli specialismi e ritenere che una buona legge sulle discariche o una buona legge sui rifiuti possa risolvere a fondo il problema.
Il prof. Galasso in un recente articolo su "Il Corriere della Sera" ha affrontato la questione ambientale in modo molto corretto mettendo in rilievo un aspetto che alcuni di noi appartenenti al movimento ambientalista da tempo evidenziamo: la trasversalità della questione ambientale, l'esigenza di innescare l'idea della preservazione e della qualificazione dell'ambiente in ogni provvedimento e in ogni iniziativa.
Soltanto questa politica può contribuire a risolvere il problema.
Siamo di fronte a potenziali disastri ambientali. La Valtellina ne è un tragico esempio, d'altra parte in Valtellina si sta raccogliendo quanto si è seminato perché quel dissesto è causa delle scelte politiche e territoriali compiute in questi anni.
A Bormio si sono tagliati più di cinquemila alberi, ma gli ambientalisti che manifestavano per difendere l'ambiente e la natura sono stati presi a sassate! Oggi però le conseguenze sono più gravi di quanto avrebbero potuto essere se quel disboscamento non ci fosse stato e se non si fosse abbandonata l'agricoltura e la montagna così come è stato programmato.



MARCHINI Sergio

E' esattamente il contrario. Ti porto io a vedere come vivono in montagna. Parli così perché non vivi in montagna e prendi lo stipendio qui.



REBURDO Giuseppe

Io mi accontento di vivere in campagna. Tu invece lo prendi in montagna lo stipendio? Qui c'è un' ulteriore sfida a coloro che nella maggioranza ritengono che il problema dell'ambiente vada affrontato realmente. E' la stessa sfida che il prof. Galasso lancia. Anche in Piemonte si sono individuati centinaia di miliardi per opere infrastrutturali, autostrade e altri interventi del genere. Dice il prof. Galasso che vi sono 190 mila miliardi da spendere per grandi opere pubbliche. Ebbene, si rinunci alla vanagloria al lusso e perfino alla comodità delle grandi strade, dei grandi ponti marini, si perfezionamenti e rifinimenti della rete autostradale e si concentri tutto sull'acqua, sul suolo e sulla sicurezza igienico sanitaria in connessione anche con l'agricoltura e con la pesca, attraverso l'approvazione di leggi adatte, attraverso l'applicazione di quelle inosservate, attraverso il miglioramento di quelle esistenti, ma soprattutto attraverso una grande pianificazione ad hoc di lavori pubblici.
Se esiste questa emergenza, chiedo a questa maggioranza di verificare se nel suo programma ci sono queste cose perché l'emergenza durerà per molti anni, quindi andrà affrontata con la dovuta serietà e tempestività.
La maggioranza dovrebbe aprire un confronto reale non per offrire assessorati o presidenze, ma per discutere delle varie problematiche, da quella giovanile, a quella dell'emarginazione, da quella dell'ambiente a quella della produzione energetica.
Questa è la sfida che lanciamo a quelle forze della maggioranza che ritengono che il confronto reale sui problemi possa superare l'impasse nella quale si trova la Regione, se si vuole dare un minimo di dignità al Consiglio regionale. Credo che possa essere fatto a prescindere da quelle che sono le linee programmatiche della maggioranza che si è riconfermata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ritengo che il Consiglio in questi anni abbia potuto cogliere dal vivo come la rapida trasformazione della situazione economica e sociale della nostra regione abbia assunto caratteri particolari, tali da richiedere sempre più interventi pubblici qualificati, rapidi ed efficaci.
Vecchi problemi purtroppo sono rimasti irrisolti, ne sono emersi dei nuovi. E' stato già sottolineato dall'intervento di alcuni colleghi come emerga una forma di dualismo, di rottura all'interno della nostra società la quale evolve rapidamente tra aree deboli e aree forti che sanno padroneggiare questi cambiamenti.
Abbiamo visto la fine del ciclo drammatico della disoccupazione ed altri aspetti, ad esempio, la fine della cassa integrazione nata alla fine degli anni '70 e i primi degli anni '80.
Tutti questi elementi ci hanno arricchiti; ci hanno dato preoccupazioni e hanno posto nuove problematiche al nostro modo d'essere.
In questa circostanza, in questo giro di boa, la verifica in Regione coincide con l'avvio della seconda parte della legislatura. Credo che sia importante e utile cogliere questa occasione per fare un approfondimento e per gettare le basi per una operatività efficace, attenta e puntuale attorno ai problemi nuovi.
Forse in questa occasione occorreva determinare qualche priorità qualche emergenza. Non si può fare riferimento al documento programmatico dell'85, non perché è male elaborato, ma perché è datato e molte situazioni sono mutate radicalmente nel volgere di pochi anni. Il collega Ferrara ha toccato numerosi aspetti che non sono stati colti e mi sono appuntato alcuni passi del suo intervento. Io direi che quelli che sono stati colti sono stati posti in modo ermetico: è una tecnica del politichese che quando si misura con i problemi economici e con i problemi sociali, produce qualche ermetismo (non legato certamente alla scuola dell'ermetismo che conosciamo). Forse l'ermetismo serve ad assemblare diverse posizioni, ma se questo ermetismo non lascia situazioni al buio, se ne possono anche accettare certe forme.
Questo documento ha bisogno di un forte impegno interpretativo dinnanzi alle esigenze e alle emergenze del Piemonte. Il Gruppo socialista nel divenire della legislatura solleciterà approfondimenti dei vari passaggi che sono stati tratteggiati nel documento che oggi viene presentato guardando con attenzione ai contributi dell'opposizione perché crede che si possano trovare delle determinazioni comuni su molti problemi e là dove non saranno comuni, il dibattito e la dialettica potranno arricchire la soluzione che andrà ad emergere.
Mi permetterei di portare all'attenzione dei colleghi pochi punti che nel documento sono accennati brevemente o con quell'ermetismo che ho illustrato in precedenza.
Forse un aspetto è tenuto in ombra, ma sembra quasi una cosa scontata.
Lo voglio dire per primo perché è un impegno che il Gruppo socialista si assume. E' una presenza qualificata, un ruolo alto del momento pubblico una presenza che sappia svolgere il suo ruolo con correttezza, con capacità, con determinazione, con puntualità e anche con orgoglio, senza piegarsi a potentati finanziari, culturali e di informazione.
In questo senso anche la crisi dello Stato sociale non può essere una linea d'uscita per pensare che volontariato di ogni specie possa surrogare quelli che sono gli obblighi che uno Stato, una comunità, un momento pubblico devono assolvere. Se vogliamo essere coerenti il primo strumento al quale - ahimè! - il mio collega Croso sarà chiamato direttamente, è quello di finalizzare la spesa pubblica in modo coerente con gli obiettivi.
Quindi occorrerà vigilare giorno per giorno che ci sia coerenza tra le cose che annunciamo, come gli ordini del giorno che firmiamo quasi sempre all'unanimità, e l'attività legislativa, il funzionamento dell'apparato regionale e la gestione finanziaria. Se non c'è un nesso logico che lega queste funzioni rispetto all'indicazione di fondo che diamo, credendoci, ci permetteremo di intervenire nelle forme e nei modi più opportuni per rendere quei principi attuabili.
Credo che sia importante agire affinché lo sviluppo della nostra regione sia il più rapido, il più efficace e il più equilibrato possibile.
In questo senso la crescita complessiva della regione, senza pensare che il polo torinese possa fungere da locomotiva dello sviluppo, è importante anzi, il ritardo delle aree periferiche può costituire delle diseconomie esterne che rallentano la velocità di marcia del polo torinese nel suo processo di ristrutturazione e di sviluppo. Quindi l'attenzione a uno sviluppo equilibrato è una condizione fondamentale per la quale il Gruppo socialista si impegnerà a trovare le coerenze opportune sia nelle decisioni che verranno assunte sia nell'elaborazione legislativa.
Le emergenze di questi giorni ci hanno indicato che occorre pensare ad un adeguamento della gestione del territorio, che non vuol dire smantellamento di strumenti legislativi, ma adeguamento al nuovo. Dobbiamo fare uno sforzo di sintesi che guardi all'interesse complessivo della collettività, non possiamo essere megafoni di tutte le spinte particolaristiche per le quali nessun fatto, nessuna logica, anche la più deleteria, come quella del gioco delle preferenze, può valere.
Ci sono dei terreni forti dove possiamo operare - è una infrastrutturazione immateriale della nostra regione - ad esempio, la formazione del nostro capitale umano per quello che possiamo fare con le nostre risorse e con le nostre competenze, cito la formazione e l'orientamento professionale.
E' all'ordine del giorno il piano annuale della formazione professionale. E' un dibattito che mi auguro non rapido alla fine di una seduta tanto per salvarci l'anima, ma un dibattito adeguato, su un pezzo importante di spesa e di funzione della regione. La formazione professionale è un elemento strategico e oggi abbiamo degli elementi di giudizio nuovi sulla sua efficacia.
Nel documento programmatico si parla giustamente - e lo colgo con grande piacere - di dare attenzione alla politica attiva per il lavoro.
Ebbene, se non vogliamo lasciare ad un rituale che non serve a nulla questa politica attiva per il lavoro, significa che questo governo regionale ha la volontà, la forza, la grinta, la determinazione di aprire un rapporto alla pari con i grandi gruppi industriali e finanziari della Regione e con le Partecipazioni statali. Non possiamo assistere al definitivo smantellamento del nostro impianto siderurgico, non possiamo assistere alla determinazione dei processi di formazione degli indotti dalle grandi aziende, dove c'è la formazione di posti di lavoro fatti in completo e assoluto distacco da quello che può essere l'interagire corretto; non vogliamo essere dei feudatari che vogliono fare di loro testa, ma vogliamo agire correttamente per gli interessi economici e sociali della nostra comunità.
Anche sulle deleghe c'è il rischio di debordare da una parte o dall'altra; c'è il rischio da un lato di pensare che in termini di potere la Regione debba dare poche deleghe, che quindi debba gestire un po' di tutto; dall'altro lato di pensare che il dare le deleghe sia un fatto di per sé utile, corretto e valido. Noi dobbiamo compiere un processo di analisi per quanto riguarda le deleghe perché diano dei risultati di ottimizzazione dell'efficienza e dell'efficacia dell'intervento pubblico.
Se invece la delega porta in senso contrario perché amplifica la spesa di gestione, dobbiamo pensare che la soluzione deve trovare una definizione nuova e particolare.
Sul problema della centrale di Trino credo che non sia sufficiente un rinvio ai referendum. E' un problema che richiede una definizione precisa.
L'impegno del Gruppo socialista è quello di tentare di far mantenere la rotta a questa maggioranza, almeno sui principi e sulle linee guida che ho indicato in precedenza. Cercheremo di dare un contributo in questo senso e mi fa piacere che nel documento si colga l'impegno a ridefinire il Piano regionale di sviluppo. Ieri in sede di VI Commissione trattando i problemi della formazione professionale ho cercato un ausilio da quel Piano per riuscire a trovare qualche spunto, qualche stimolo di strategia e non sono riuscito a trovarlo in una funzione così alta, così forte com'è la formazione professionale.
E' finita una fase di rodaggio durata due anni, possiamo dire che abbiamo davanti a noi un periodo di intervento deciso e qualificato.
Entrano in campo alcuni miei colleghi, i Consiglieri Cernetti e Croso ai quali faccio sinceri auguri di buon lavoro. Ribadisco che il Gruppo socialista sarà presente, puntuale e partecipe in tutto il processo di formazione legislativa e sarà attento al comportamento della Giunta, pronto ad intervenire per correggere la rotta là dove sarà necessario, senza timori alcuni, senza intimidazione alcuna: dove si vedrà uno spostamento non accettabile rispetto alle indicazioni di fondo noi interverremo con grande determinazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, le caratteristiche strutturali di linguaggio e di rapporto non si discostano da quelle che da molto tempo si stanno usando che sono contrassegnate, oggi forse in modo più significativo, dalla difficoltà di comunicazione se non da una vera e propria incomunicabilità.
Questa sembra una recita a soggetto con enorme difficoltà a trovare bandoli comuni di linguaggio. Viene meno una delle condizioni essenziali delle assemblee elettive: dialogare e agire. Una delle principali responsabilità delle maggioranze parlamentari è quella di porre le assemblee nella condizione di poter manifestare, anche nella diversità di opinioni, le proprie posizioni. Questo non è avvenuto neanche stamattina.
Vorrei spiegare questa assenza di confronto.
Così come non siamo né orfani né vedovi delle posizioni di governo per le ragioni che ho già spiegato altre volte, a cui rimando se qualcuno fosse interessato - non lamentiamo la scarsa diplomazia della maggioranza.
Caso mai è un tratto di stile. Lamentiamo invece l'assenza del confronto questo modo di sfuggire ai problemi, anche quando Statuto regionale e prassi indurrebbero a partire dai problemi.
Abbiamo espresso e continuiamo ad esprimere un giudizio molto duro sul documento politico - programmatico. Sappiamo come vanno le cose, sappiamo che è difficile tenere l'equilibrio tra assetti di Giunta e documenti politico - programmatici. Sappiamo che da un po' di tempo le cose vanno al contrario di come dovrebbero andare. Parlano i fatti e compito della nostra forza politica è quello di cercare di interpretare i fatti.
La spartizione del potere precede il collante politico, precede i principi, gli obiettivi. Non voglio mitizzare, so che le cose possono anche andare così, ma qui abbiamo registrato una situazione davvero inedita.
Abbiamo usato espressioni dure e le confermiamo. Lo stupore è forte perch si fa questa verifica politico - programmatica dopo due anni di governo.
Nel programma della Giunta, nel momento della sua formazione, c'era del vago, ma se allora era ammissibile e giustificabile, non lo è oggi. Manca la ricognizione degli auspici, mancano le scelte sui problemi emersi. Non pretendo una elencazione di tutti i problemi ma su alcuni era assolutamente necessario dire qualcosa di più. L'arroganza più pericolosa e più dannosa è quella di sottrarre i problemi alla sede propria. Caro Rossa, ti rendi conto che non si può andare avanti rinviando gli scogli? Questo atteggiamento rende molto difficile il nostro lavoro. E' comunque garantito che c'è incomunicabilità, che i rapporti sono molto tesi con la conseguenza che l'istituzione diventa più debole, meno reale, in qualche misura persino meno creduta come punto di riferimento per tutti non solo per l'opposizione.
Voi dite che va bene così, noi diciamo che non va bene e qui si potrebbe, secondo un ragionamento ancora strutturale e metodologico, dire che le posizioni sono pari. Confondere, come ho sentito dire, sinteticità con assenza di indicazioni, vuol dire sottrarre esplicitamente problemi. Mi domando se siete costretti o se lo volete. Lo so che la soluzione dei problemi è difficile, ma compito delle maggioranze di governo e delle istituzioni è quello di misurarsi sulle cose per risolverle.
Molti hanno citato autori. E' un vezzo che non mi piace molto. Voglio soltanto dire che quando sento lodare un programma come quello contenuto in queste tredici pagine mi viene in mente l'elogio alla pagina bianca di Mallarmè (che però aveva tutt'altro significato). Questo purtroppo ha un significato di fuga, di ritiro e in qualche misura di spregio non considerando che il dibattito politico si impatta sui problemi e che proprio su questi le parti che rappresentano la società hanno qualcosa da dire.
Negli ultimi due anni sono sorti molti problemi in Piemonte. Ricordo quello dell'energia nucleare. So che ci sono dei problemi all'interno della maggioranza. Forse non è giunto il momento per dare credibilità al sistema istituzionale e alle forze politiche raccogliendo la proposta contenuta nel nostro documento del 1983 quando, scottati da certe esperienze (anche per noi non erano anni molto felici e il programma troppo spesso veniva usato come spolverino di intese su certe cose), proponemmo di evidenziare i problemi e di prospettare soluzioni diverse. Sarebbe stata e sarebbe oggi un'operazione verità utilissima che rivaluterebbe le forze politiche sul piano della dignità. E' certo che, qualora le divisioni all'interno della maggioranza fossero prevalenti, se ne dovrebbe trarre le conseguenze politiche. Forse uno dei motivi del silenzio è proprio questo, ma questa è una mia illazione.
Il documento repubblicano è un tentativo che non è sfociato in niente almeno io non me ne sono accorto.
Sulla questione della distinzione tra tecnici e politici mesi fa c'è stata una lettera di Marchini e una mia risposta. Quelle lettere sono cadute nel vuoto, malgrado affrontassero questi problemi. Proponevamo una sede di incontri per superare addirittura il sistema delle nomine e ipotizzavamo la nomina dei tecnici con responsabilità. Questo non è per avvenuto e parlo di una questione su cui non abbiamo una primizia perché vi hanno lavorato due Gruppi diversi, addirittura di due collocazioni politiche diverse.
Il 20 dicembre è stato presentato il Piano di sviluppo mostrando i molti suoi limiti. La nostra critica è stata radicale e ci siamo assunti la responsabilità di elaborare un nostro documento e con questo ci siamo sottoposti alla critica di chi in quel documento non trova magari tante cose.
Altri Gruppi hanno fatto il tiro al bersaglio ma oggi sul Piano di sviluppo si parla di integrazioni e di innovazioni. Secondo me, anche in questo caso è una mistificazione che non è ammissibile perché sottrae i problemi.
Quali integrazioni, quali innovazioni? Nel Piano di sviluppo si annunciano alcuni criteri di variazioni alla Legge 56, ma oggi si ripropone alla stessa maniera, anzi, in due anni non siamo neanche riusciti a sapere qual è la politica urbanistica. Allora vedete che quello che voi ritenete essere un fazioso attacco del Gruppo comunista, è certo un nostro atteggiamento profondamente sconcertato e lo sconcerto non si può che tradurre in una maggiore durezza di rapporti.
Sul grave problema dalla sanità a Torino, che cosa avviene dopo il commissariamento? Nulla. La Regione ha pesantemente abdicato. Alle nostre critiche ci è stato risposto che non avevamo diritto di farle o che quelle critiche non avevano un senso. Il fatto è che non si sa se avremo dieci commissari, se si avvierà il decentramento e a quali condizioni e come si potrà mettere in piedi il ritorno alla normalità della sanità.
C'era l'impegno di presentare una legge sul Parco del Po. E' sparito anche questo; ritornerà, me lo auguro, spero che non sia la benedizione in "articulo mortis" di tutte le buone intenzioni. Certo è che chi legge questo programma non può che, definirlo espressione di un vuoto di impegni di un vuoto di indicazioni assolutamente in questa fase. I provvedimenti devono essere costruiti. E anche le cose che sono scritte, rimangono inattuate: la legge sulle autonomie locali, le deleghe. Forse dovevate informarci. Domando alla maggioranza che cosa si è fatto per costruire un processo di deleghe, sapendo che le deleghe sono uno strumento complesso che non è sufficiente una legge per affidarle, che hanno bisogno di condizioni, clima, consensi, atti con gli Enti locali che devono gestirle.
Nulla è avvenuto di tutto questo. Addirittura siamo andati indietro perch il personale degli ex comprensori è tornato alle proprie sedi: i comprensori sono espressione di morte di un'idea, ma anche di assenza di un'altra.
Per le procedure sui piani paesistici è mancata la fase di coinvolgimento della comunità sugli argomenti costruttivi. Allora dobbiamo chiederci che verità hanno le cose dette perché quando si annuncia una soluzione, quando si assume un impegno, ci vuole un rapporto con i comportamenti.
La programmazione è in difficoltà per tante ragioni. Manca una programmazione nazionale, manca la legislazione nazionale, mancano gli strumenti, tutte cose vere, però, il colpo mortale alla programmazione è venuto dal fatto che è stata contraddetta nella realtà e nella volontà. Il significato della programmazione sta nel raggruppare i problemi e i bisogni, nel partire da osservazioni partecipate e ponderate per decidere e non nell'escludere a priori un metodo che garantisce più leggibilità e forse un'approssimazione migliore. Il Piano di sviluppo soffre perché è vecchio, è un Piano che vuol dire tutto e in realtà non colpisce nulla, ma soffre anche perché i comportamenti sono stati molto diversi. E questo posso anche capirlo. Questa è una Giunta che non ha un forte collante programmatico, è una Giunta che dopo due anni dalla sua formazione non riesce a trovare il filo d'Arianna.
Sulla gestione non mi esprimo. Vorremmo verificarla, abbiamo dei segnali preoccupanti sotto certi punti di vista. Non escludiamo che la maggioranza si sia ritagliata un terreno per cui qualche frutto politico ai vari Assessori possa venire ma, al di là dell'indignazione che abbiamo per aver fatto piazza pulita di anni di storia della Regione o dell'idea regionalista, non ci sembra comunque una carta forte perché è una carta che deve fare i conti con una società che non ha bisogno della Regione come ente erogatore per la spesa tradizionale. Ha bisogno di altro, ma mi pare che manchi un soggetto del genere in Italia e manchi in Piemonte.
L'autorità del potere pubblico la recuperiamo se la Regione sta a gambe salde sulla scena, nel match.
Le gambe però non sono salde, le gambe sono fragili, mi pare che la Regione in questo match stia pesantemente nell'angolo. L'unico modo per stare nell'angolo è appunto quello della gestione.
Di qui viene il discorso sulla struttura della Giunta. Noi abbiamo criticato alcuni accorpamenti insulsi. Abbiamo detto che con un maggior numero di Assessori si potevano risolvere delle contraddizioni presenti sin dal 1985, relative ad alcune deleghe. Ma alcuni accorpamenti sensati, che riconosciamo sensati (ne cito due: l'urbanistica con la casa e le cave insieme all'ambiente) purtroppo appaiono più frutto della casualità che non frutto della intenzione vera di rimettere in piedi un pezzo efficiente che sia in grado di incidere, in grado di garantire alla struttura regionale di lavorare in maniera diversa.
Le nostre perplessità poi si estendono ad alcuni uomini. Non ci si pu trovare in questa sede di confronto e sentirci prendere in giro. Questa non è sfiducia politica, ma è sfiducia istituzionale. Non si può dire che le cose erano in una maniera e poi dire che erano diverse.
Il nostro atteggiamento è duro e fermo anche perché si è rotto qualcosa.
Per noi questo è intanto garanzia di identità. Il confronto non si invoca, ma si pratica. Non sono né le diplomazie, né gli ammiccamenti, n gli inviti verbali che ci potranno convincere.
Sono in questa assemblea da molti anni e credo di esserci stato facendo il meglio che potevo fare; ho sempre considerato le persone con rispetto.
Ma a un certo punto le persone e la politica si identificano, i fatti che capitano sono questi, quindi anche nei confronti delle persone purtroppo sta montando in me, e credo anche nei miei compagni, una sfiducia preoccupante; perché poi sappiamo che oltre a questo non c'è niente e questo non ci va.
Avrei voluto rinunciare a questo intervento perché avevo già detto tutto; oggi però ho detto cose diverse, ma la musica non cambia. Non vorremmo mai dare l'immagine di essere assuefatti. E' uno stato di cose che riteniamo sbagliato, dannoso e pericoloso.
Caro Rossa, faresti bene a non fare dei grandi voli pindarici dopo aver sostenuto che tutto va bene e dire: "Andremo forse d'accordo un giorno chissà quando, come e su che cosa". Secondo me dovresti stare attento. Ho parlato di danno e di pericolo per le istituzioni perché questa Giunta e questa maggioranza hanno spesso abdicato e sono fuggite da quelli che mi paiono essere i tratti identificanti di un'autonomia regionale e l' hanno fatto senza mai reagire anche quando le colpe non erano tutte solo dell'istituzione. Noi riteniamo che questo sia dannoso e faccia dei danni caro Rossa, potresti accorgertene anche tu, nel momento in cui alla Regione viene dato minor credito di una volta.
Da qualche giorno siamo rimproverati di avere un atteggiamento pregiudiziale e fazioso. Ma, nel giudicare il nostro atteggiamento non si può non tener conto dell'atteggiamento che avete tenuto voi. E siamo obbligati, non avendo altre armi d'espressione, a collocarci sulla stessa lunghezza d'onda e sul tipo di rapporti che la maggioranza stabilisce.
Devo dire che mi sono molto arrabbiato quando ho saputo che sulle due mozioni che il Gruppo comunista ha presentato sulle acque (e presentare una mozione di quattro o cinque pagine, salvo che si dicano delle sciocchezze costa fatica) questa maggioranza, in una foia - permettetemi la parola - un pochino squallida, ha detto: "gliela bocciamo, gliela facciamo vedere a quelli". E dato che quando poniamo i problemi tutto viene letto in questo modo, non c'è da stupirsi se poi il nostro atteggiamento muti. Lo diceva ieri Guasso in Commissione.
Siamo convinti che il funzionamento delle istituzioni è comunque un caposaldo; non vorremmo essere come gli ultimi cecchini austriaci o giapponesi quando le casematte erano vuote ed erano ancora 11 con l'archibugio! Non siamo proprio così tonti! Però vogliamo tenere fermo l'architrave della democrazia e continuiamo a fare la nostra parte sapendo che è un versante dell'espressione naturale dell'economia, della produzione, della società, dei movimenti.
Però questo atteggiamento è difficile tenerlo a lungo quando conosciamo il senso degli inviti che fate. Non metto neanche in dubbio che in tutti gli inviti ci sia della malafede, però, quando fate gli inviti, signori dovete incominciare a traguardarli sui fatti, a tirare le conclusioni in base ai fatti e non solo in base agli auspici.
L'incomunicabilità sta diventando totale. Mesi fa parlavo di un muro di vetro, oggi sto parlando di qualcosa di più diffuso: l'incomunicabilità che è difficile poterla mantenere. Quello delle acque è stato un episodio, ma ci sono altre mozioni, ci sono le nostre proposte di legge che giacciono e che danno il senso della situazione.
Quando sul piano programmatico, sul piano delle iniziative notiamo che crescentemente tutto questo viene lasciato cadere, le reazioni sono quelle di prenderne atto e di dedurre dai fatti i comportamenti. Ci rendiamo conto che l'emergenza dell'autonomia regionale, del valore di una istituzione del succo di una politica che riesca a raggruppare, attorno all'autonomia forze ed energie su un progetto di governo, dei fenomeni di trasformazione e delle molte gravi e grandi lesioni a territori e a persone che si sono prodotte e che si stanno sempre più producendo, di fronte a questo noi nella società ma anche qui, non foss'altro per quegli impegni che ho variamente sentito da parte di alcune forze politiche, staremo a vedere quello che queste forze sapranno fare, ma non ci limiteremo a questo.
Proponiamo una sfida aperta a tutti sulla questione dell'autonomia regionale. E' una sfida grande che non può essere affrontata da un solo Partito ed è anche uno dei punti di differenziazione tra questa crisi dell'istituzione e del complesso democratico piemontese che pare ineluttabile e qualche possibilità di uscirne in senso positivo e adeguato ai problemi della società.
Il nostro documento sul Piano di sviluppo rappresenta una novità di struttura. La legge sulla struttura della Giunta è un altro punto concreto su cui raffrontarsi, ma potremo confrontarci sui temi e sulle questioni inerenti l'autonomia della Regione.
Noi intendiamo proporre fuori di quest'aula, ma anche in quest'aula questi temi, sperando che mutino le condizioni, andando a vedere se si vogliono mutare le condizioni. Non possiamo più prenderla bassa o a pezzi.
Eserciteremo una rigorosa funzione di opposizione e di controllo sulla gestione della Giunta, ma ribadiremo che sul piano dei rapporti non possiamo essere considerati degli utili idioti, anzi, siamo una forza politica dignitosa, anche orgogliosa della sua storia e della sua natura soprattutto quando è leggermente ferita.
Inoltre, questa sfida raggruppa molti contenuti, ma raggruppa anche una idea, un principio, degli obiettivi. Voi sapete che questo Gruppo ha capacità di pragmatismo, ha capacità di innovazione, ma è attaccato fortemente ai principi.
Ci pare, in conclusione, che il nostro no si possa raggruppare nel fatto che questa maggioranza non riesce ad esprimersi.



PRESIDENTE

L'ultimo iscritto a parlare è il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nella continuità c'è anche l'andamento del dibattito odierno. Il dibattito del 1985 si è aperto con l'intervento del Capogruppo Brizio e si è chiuso con l'intervento del sottoscritto; il dibattito odierno si è aperto con l'intervento del Capogruppo Brizio, che torna a tempo pieno al suo posto, e si chiude con il mio intervento.
A titolo personale ringrazio il Gruppo e i colleghi che mi consentono questa posizione di spicco che di questi tempi mi è particolarmente gradita.
Colleghi Consiglieri, siamo in presenza di un atto formale, le dimissioni della Giunta, e a nome del Gruppo liberale vorrei ribadire il senso che noi diamo al termine "dimissioni".
Per noi le dimissioni sono il canale istituzionale obbligato per perseguire un risultato di ordine tecnico.
Il passaggio del numero degli Assessori da il a 12 è finalizzato alla razionalizzazione delle deleghe. Dico in modo esplicito che un'altra ipotetica giustificazione noi la rifiutiamo. Non avremmo accettato le dimissioni della Giunta se fossero state finalizzate a sostituire un Assessore.
Quindi se queste sono dimissioni tecniche, dovremo trarne le conseguenze e, di conseguenza, dovremo atteggiarci. Il nostro Partito ha chiesto alla cortesia dei colleghi di consentirgli di fare, come forza politica, una esperienza di governo più gestionale dopo aver retto con grande responsabilità e con l'apprezzamento di tutti un Assessorato di coordinamento.
I risultati sono sulla carta, gli apprezzamenti sono venuti da tutte le parti.
Il nostro Gruppo ritiene di non aver in alcun modo rifiutato la responsabilità, che ha assunto e gestito con autorevolezza e capacità, e ha ritenuto di poter completare la sua esperienza per acquisire una cultura di governo, che a un Partito è essenziale per completare il suo bagaglio culturale.
Le dimissioni comportavano necessariamente l'avvio di un iter proceduralmente regolato dallo Statuto che prevede la stessa procedura per l'apertura della legislatura e l'insediamento della Giunta, o comunque di una nuova Giunta. E per nuova Giunta, in termini politici, non si intende l'insediamento di alcune persone al posto di altre, ma una Giunta diversa per volontà politica o per volontà programmatica. Quando così non è probabilmente, l'enfasi dello Statuto fa forza alla realtà delle cose e le cose sono inadeguate rispetto alla formula dello Statuto. Ci rendiamo conto che questo documento non ha lo spessore, il dettaglio e il respiro di un documento programmatico che insedia una nuova Giunta. Ma questa non è una nuova Giunta, è la continuità della Giunta precedente che, per ragioni tecniche, si amplia, che, per vicissitudini politiche e non, viene modificata in alcuni dei suoi componenti e in alcune delle sue deleghe. Non c'è alcun elemento di novità politico - programmatica, che sarebbe stata la ragione della crisi e che giustificherebbe un documento con lo spessore e il respiro che lo Statuto richiede.
Noi liberali ci riconosciamo ampiamente in questo documento pur senza disconoscere il merito e la giustificazione delle critiche che ci sono venute, che sono la presa d'atto di un fenomeno assolutamente necessario.
Di fronte a questo passaggio le diverse forze politiche si sono atteggiate secondo la loro cultura, secondo la loro interpretazione di questo passaggio, che noi consideriamo di tipo strettamente processuale.
Noi, se mi è consentito citare uno scrittore dell'antichità e non uno del Rinascimento o del primo '800, riteniamo che le formiche, che non gracidano ma lavorano molto, non siano da meno di altri insetti che gracidano molto e non lavorano.
Quindi rifiutiamo la strumentalizzazione e la divaricazione che si è cercato di dare da parte dell'opposizione al ruolo che in questa crisi e su questo documento alcune forze politiche avrebbero svolto nei confronti di altre. Ognuno ha il proprio modo di esprimersi, ognuno ha il proprio stile di comportamento, ognuno ha la propria cultura, ognuno ha il proprio temperamento. Però rifiutiamo che si possa dire che in questa trattativa in questa esigenza di lavorare insieme per predisporre un documento, ci sia stata autonomia di proposta da parte di chicchessia tale da fare assurgere un contributo di una forza politica. Una cosa è un documento che ha valenza politica interna ed esterna, altra cosa è un contributo che viene rimesso alla riflessione dei colleghi e che diventa un tutt'uno con il documento finale e non ha alcuna legittimazione propria.
Quindi la strumentalizzazione del PCI e dell'opposizione è poco corretta e mette una forza politica come la nostra nelle condizioni di dover replicare controvoglia su questa interpretazione, anche nei confronti di chi questa interpretazione non ha voluto ma che deve subire, mi riferisco al PRI. Perché, guarda caso, il nostro Gruppo, sui temi che il PRI ha evidenziato, ha presentato puntualmente proposte di legge che sono giacenti in Commissione. Quindi non ci sentiamo secondi a nessuno sul piano della proposta politica, cosa come non riteniamo di essere secondi a nessuno nella esigenza comune e specifica di cercare di assumere il ruolo di governo più consono alle nostre capacità e al tipo di rappresentanza che riteniamo di avere nella società. Non si tratta di spartizione.
Semplicemente ogni Partito cerca di avere nel governo il ruolo più funzionale alla sua capacità di risposta ai problemi e alle domande della società.
Il documento è indubbiamente squilibrato perché per alcuni versi accentua alcuni elementi di novità, probabilmente non sufficientemente filtrati nei termini proposti, per altri versi rimanda in termini troppo appiattenti al programma del 1985. La ragione, colleghi, è nell'aver voluto enfatizzare in termini formali un processo meramente processuale e nel voler quindi dare valenza politica ad un documento che, soprattutto, deve rispondere formalmente alle esigenze dello Statuto ed è quindi anche occasione di riflessione sulle questioni specifiche.
Le novità non mancano; una è stata evidenziata dal collega Ferrara ed è stata ripresa correttamente da Tapparo: la enunciazione sul quadro della formazione professionale dovrà avere una prima risposta, o perlomeno dovrà avere una risposta non incoerente, nel dibattito di domani.
C'è poi la riaffermazione che questa è una Regione "forte". Cari colleghi, non mi pare di aver visto in nessun documento della programmazione di questa Regione il recupero di questo termine, che era un termine odioso non molti anni fa.
Noi per "Regione forte" non intendiamo la Regione in cui sono insediati gli interessi forti, ma una Regione che deve creare il meglio della qualità della vita nei rapporti sociali, economici, culturali e di altra natura. E questo aggettivo ha una chiave di lettura degli elementi del documento. Non è un caso che su questa accentuazione non ci sia stato dibattito. Questo era un terreno di confronto politico che trovava, probabilmente impreparati sia la maggioranza che doveva sviluppare le enunciazioni sia la opposizione che probabilmente deve maturare ancora i termini della propria proposizione.
Un altro elemento fortemente significativo è stato volutamente ignorato dall'opposizione. Noi affronteremo con una proposta di legge, che verrà presentata domani, il problema dello stato d'essere della burocrazia regionale in ordine ai rapporti con i politici; formalizzeremo entro domani la proposta, però contemporaneamente ci rendiamo conto che deve cessare la separatezza tra il sistema della politica, il sistema della burocrazia e il sistema della cultura esterna e della società.
Non si può immaginare che la politica debba passare necessariamente attraverso la burocrazia. La politica può arrivare alla società anche attraverso l'espressione della società e così la cultura universitaria, le professionalità e le capacità della società. Questo elemento nuovo, perch significa in parole molto povere cambiare radicalmente la legge sulle consulenze, è un segnale significativo e forte che non ha trovato da parte della opposizione alcuna accoglienza perché avrebbe messo fortemente in discussione il loro giudizio di assoluta gratuità del documento.
Il nostro intervento potrebbe anche finire qui, signor Presidente visto che è un elemento di un intervento globale che la maggioranza ha fatto in termini estremamente raccordati. Però verrebbe offesa la sensibilità politica del Consiglio se non venissero colte alcune insoddisfazioni e alcuni disagi.
Le insoddisfazioni sono quelle - e bene lo ha detto la collega Bresso di non essere chiamati al confronto concreto, puntuale e preciso.
Ritengo, come rappresentante di un Gruppo di maggioranza, che questa insoddisfazione debba trovare una risposta. Non so come gli Assessori o la Giunta riterranno di avviare questo confronto con le opposizioni più capaci, più interessate e più sensibili. Certamente questo tipo di confronto va avviato.
Che poi lo facciano i singoli Assessori con documenti specifici sui singoli problemi o che lo faccia la Giunta in un confronto globale a tutto campo, questo attiene alla responsabilità della Giunta.
In termini di sensibilità politica riteniamo di dover dare una risposta a questa insoddisfazione, alla voglia di capire e di essere capiti, che è poi il senso della politica. Noi facciamo politica perché vogliamo essere capiti dalla gente. La politica è l'arte di rendere sempre più comprensibili i problemi alle persone e le persone sempre più in grado di capire i problemi.
Suggerisco quindi alla Giunta di riflettere su questa esigenza esposta dalla opposizione. Suggerisco però che questi confronti abbiano il respiro ampio dell'aula pubblica perché i confronti in Commissione sono molto costruttivi, molto concreti, però perdono l'ala della politica e del confronto. Si riducono molte volte alle questioni povere. Allora, queste occasioni di confronto devono trovare delle espressioni pubbliche nell'aula parlamentare o in un convegno: lascio alla Giunta il compito di esaminare tempi e modi.
Suggerisco anche all'opposizione di non voler strumentalizzare questa mia disponibilità ponendo termini, contenuti e scadenze a questo suggerimento che do alla maggioranza, perché tanto più sarà proficuo questo momento di confronto quanto più si lascerà la maggioranza libera di scegliersi i tempi, i contenuti e i modi per avviare il confronto.
Il confronto lo si avvia quando chi è chiamato a decidere ha qualcosa da proporre e non viceversa: e questo è uno degli elementi distorcenti della vita di questo Consiglio regionale per il quale paghiamo dei grossi prezzi e sui quali vi vorrei richiamare.
Si è polemizzato in questa sede in ordine ai nostri rapporti con la opposizione. Certo che ognuno di noi si comporta in termini di cultura politica, di temperamento, ma qualcuno di noi, dietro al comportamento che sembra solo di tipo personale, ha anche un disegno politico e qualche preoccupazione politica. Noi riteniamo di dover ricercare in ogni momento il massimo di ruolo, il massimo di rispetto delle forze di opposizione perché riteniamo che ci siano ragioni di insoddisfazione, ma anche ragioni di insofferenza, che sono cose diverse.
Le insoddisfazioni, secondo me, sono sentimenti e sensazioni che vanno nei confronti di chi non ci dà qualcosa. Le insofferenze sono comunque delle situazioni di disagio nei confronti di qualcosa la cui responsabilità è difficile da determinare. E' un distinguo difficile, ma ha un significato istituzionale e politico ben preciso.
La opposizione e la maggioranza dovrebbero riflettere sulla insoddisfazione nei confronti del lavoro di Giunta che vede coinvolta la opposizione. Soltanto che i rappresentanti dell'opposizione hanno modo di esplicitare questa insofferenza e i rappresentanti della maggioranza hanno difficoltà ad esprimerla, perché sembra insoddisfazione, mentre è insofferenza.
Colleghi Consiglieri, è questa insofferenza che dobbiamo cercare di governare in positivo cercando di porvi rimedio uscendo dalla ragione di questo nostro confronto e di questo nostro dibattito.
E' vero, la maggioranza avrebbe potuto pensare delle risposte più puntuali alle questioni che sono presenti. Ho però qualche dubbio che possa poi rispondere alle risposte.
In atri termini - lo ha detto anche Bontempi - la crisi delle autonomie e la crisi della Regione esistono. Allora, mentre si deve rispondere allo stato di insoddisfazione, che è interno ed esoterico, e possiamo rimediarlo nel dibattito franco tra maggioranza e opposizione, tra Consiglio e Giunta lo stato di insofferenza riguarda il nostro rapporto con lo Stato e con la società, il quale va rimediato non con l'azione di governo della maggioranza, ma con il lavoro dell'istituzione che vede protagonisti in pari dignità, sia pure in ruoli diversi, la maggioranza e l'opposizione.
Che cosa vuol dire questa premessa, colleghi Consiglieri? Sono convinto, e con me sono convinti i colleghi del Gruppo liberale che se non apriamo una questione con lo Stato e con la società sui temi che ci vedono insoddisfatti, l'insofferenza si coniugherà con l'insoddisfazione fino ad arrivare ai drammi esistenziali che qualche Gruppo o qualche persona qui sta già vivendo.
Ha ragione Tapparo quando dice che sull'occupazione possiamo avviare una politica attiva del lavoro, ma se non apriamo una questione con lo Stato centrale affinché riconosca il problema della disoccupazione in Piemonte come una questione nazionale e se non poniamo la questione della siderurgia come una questione nazionale, il problema della disoccupazione rimane una mera enunciazione.
Questo però significa che la Giunta si impegni a chiedere questo confronto con il Governo, come si è fatto in non poche occasioni nella passata legislatura.
Non mi pare utopistico immaginare che in quest'aula, in pari dignità ma con differenza di ruoli, il Presidente della Giunta, l'Assessore al lavoro e i colleghi che più su queste questioni sono attrezzati, possano colloquiare direttamente con il Ministro del Lavoro per capire dove andrà la questione dell'occupazione piemontese, che è soprattutto una questione nazionale.
Anche sulla questione dell'ambiente riusciremo a rispondere in termini di governo regionale alle insoddisfazioni, ma non potremo rispondere all'altro processo perché quando rispetto ai diserbanti e si concimi il Governo nazionale si comporta in modo così paradossale si apre una questione nazionale e la Regione deve porre il problema della genuinità dei propri territori e delle proprie acque come questione nazionale nei confronti del Governo nazionale che fa una politica caratterizzata da decisioni molte volte l'una distorcente rispetto all'altra.
Sul piano della sanità la Regione Piemonte, con le sue esperienze in negativo e in positivo, è all'avanguardia. Ricordiamo che la nostra è la prima Regione che ha approvato un Piano sanitario regionale, in assenza di un Piano sanitario nazionale. Quindi il Piemonte deve avviare un confronto con il Governo e con il Ministro Donat Cattin, che è torinese e che mi vede favorevole rispetto ad alcune sue anticipazioni.
Non è accettabile che rimanga incertezza normativa o di processo nella gestione della sanità, per cui in una situazione che è rimessa globalmente all'autonomia politica improvvisamente i commissari vengano nominati dal Prefetto. Questo aspetto giustifica l'apertura di una questione con il Governo nazionale.
Questo discorso, colleghi Consiglieri, vale soprattutto per la questione dell'energia. A me non interessa molto quello che dirà il Consiglio in ordine al dibattito che sicuramente faremo sulla opportunità o meno di continuare i lavori a Trino 2 e sulla idoneità dell'intervento di check up su Trino! E' una questione fortemente importante, ma il discorso che dobbiamo aprire qui a Torino con il Ministro competente - consentitemi qualche volta qualche peccato di supponenza - è quello delle Regioni, e della Regione Piemonte in particolare, in ordine alle decisioni sui grandi insediamenti energetici. Se siamo alla vigilia del referendum e se sappiamo che il referendum porterà necessariamente a una modificazione delle leggi di procedure, il problema istituzionale che ci coinvolge tutti è quello di garantire un ruolo nuovo alle Regioni, che non sia quello fin qui svolto del paraninfo. Infatti alle Regioni era solo consentito dire delle cose che, se per caso non avessero detto, avrebbe detto qualcun altro. Questo è stato messo in evidenza in modo cruciale dal quesito posto sul referendum non vorremmo che la risposta che lo Stato darà al quesito sul referendum fosse ancora più centralizzatrice di quanto non sia quella attuale. Perch basterebbe modificare l'articolo della legge e sostenere che la decisione definitiva, anziché competere al CIPE, compete al Parlamento nazionale.
Sarebbe un modo di scippare o di continuare a scippare le Regioni di una funzione che hanno di governo del territorio nella correttezza della interpretazione della legge e magari di un processo che vede le Regioni sempre più emarginate.
Quale ruolo ha la Regione in ordine ai grandi insediamenti produttivi in particolare quelli energetici? Questa domanda apre una questione con il Governo nazionale ed evidentemente apre una fase di consultazione con tutte le Regioni del nostro Paese, in particolare quelle specificatamente interessate a questo problema.
Questo è un modo, a nostro avviso, di rilanciare l'azione di questa Regione e delle Regioni nel loro complesso, ma anche di questa Regione all'interno delle altre Regioni.
La stessa questione, colleghi Consiglieri, va posta sui problemi del territorio. Noi apprezziamo il decreto Galasso, ci sembrerebbe però giusto che il Governo, in un franco scambio di valutazioni con le Regioni individuasse, per esempio, i percorsi legislativi susseguenti, senza incertezze e senza possibilità di fughe interpretative. Perché noi facciamo i piani paesaggistici ma poi abbiamo difficoltà a capire quale ricaduta avranno nel governo del territorio, quali procedure innescheranno. Lo Stato non può continuare a fare dei proclami di indirizzo, che hanno immediatamente una ricaduta pesante sul territorio e sulle attività riproduttive, lasciando poi le Regioni nella assoluta incertezza normativa di quadro nazionale. Le Regioni rischiano di porre la loro legislazione e i loro atti amministrativi (vedi, per esempio, le norme sulla salvaguardia) in modo molto debole di fronte ai giudizi amministrativi.
Quindi, questo processo sul territorio, del quale lo Stato si è riappropriato, probabilmente anche in assenza di idonea attività da parte degli Enti locali, non può che essere riavviato in un rapporto nuovo tra Regione e Stato.
Chiedo scusa al collega Moretti, questo non si riferisce all'attività specifica del turismo attinente alle competenze regionali. E' certo che alcune specificità sono ad alta vocazione turistica.
Su questo dobbiamo aprire una questione a livello nazionale per capire come lo Stato consente situazioni di assoluta disparità tra gli operatori delle Regioni a Statuto speciale e quelli delle Regioni a Statuto ordinario. E' un limite che va superato, è una questione nazionale da porre che ha degli aspetti eclatanti e anche scandalosi e che dal turismo si pu allargare ad altre situazioni. La specialità delle Regioni a Statuto speciale si giustificava nel '45 ed è stata pensata per impedire dei fenomeni di diaspora della società nazionale, ma non si giustifica più adesso quando l'eguaglianza dei cittadini la si tutela non attraverso le frontiere, ma la si tutela attraverso gli stessi diritti e la stessa qualità della vita che si consente loro.
E' questa una questione, di nuovo, che potrebbe mettere la nostra Regione al centro di un dibattito sulle istituzioni e sull'autonomia vera e reale, al di là delle parole e dei convegni che molte volte facciamo.
Altrettanto vale sulle procedure del FIO, che sono, in definitiva l'ultima riserva strategica di governo delle Regioni per grandi investimenti, ma devono trovare delle procedure corrette, garantiste e trasparenti che non siano sottoposte, come succede adesso, all'umore dell'ultimo Ministro nominato. Perché dalla possibilità di contare su finanziamenti corrispondenti alla razionalità della proposta passa anche molto del premio che si deve dare alla capacità di programmazione di una Regione.
Ha ragione Bontempi a dire che la programmazione a livello nazionale è entrata in crisi. Quantomeno dobbiamo chiedere allo Stato che sia non dico premiata, ma corrisposta la capacità di programmazione delle Regioni nel loro insieme, e della nostra nello specifico, al di fuori dei gatteggiamenti romani molte volte condizionati da questioni che con la razionalità della programmazione poco o niente hanno a che fare.
Il processo di apertura di una questione Regione nei confronti dello Stato e nei confronti della società non può soffrire le lacerazioni dei rapporti che abbiamo visto crescere e maturare tra maggioranza e opposizione, ripeto, al di là delle questioni personali e al di là delle questioni caratteriali.
Una proposta politica di questo respiro richiede l'apporto costruttivo sia pure dialettico e magari non consenziente, di tutte le forze politiche del Consiglio.
Se poi questa scommessa la vogliamo allargare alla scommessa della maggiore capacità dell'istituzione regionale di rappresentare la realtà sociale, al di là delle competenze indicate dalla Costituzione e dal DPR 616, il nostro rapporto con l'opposizione si pone ancora più fortemente.
Nella misura in cui questa Regione è soprattutto la Regione degli interessi forti, che probabilmente non hanno alcuna esigenza di essere rappresentati perché si rappresentano da sé, come gli avvocati che si difendono, è evidente che gli interessi meno forti, che devono in qualche misura compenetrarsi con gli interessi più forti, devono avere nell'istituzione regionale una capacità di risposta e di rappresentanza politica che va al di là di quella istituzionale. Ma, signori Consiglieri noi abbiamo il diritto di chiedere che gli interessi forti non si esauriscano nel recupero degli equilibri aziendali, ma che gli equilibri aziendali siano funzionali rispetto al rilancio della Regione nel suo complesso, ma, sia chiaro, non caricando gli equilibri aziendali di sovrapposizioni di carattere sociale o di costi impropri come avveniva in passato, ma cercando di inserirli nei grandi processi integrati che saranno il sentiero attraverso il quale crescerà la Regione forte del futuro. E' stato fatto molto con il progetto Ignitor, ma esiste una serie di progetti integrati ai quali la nostra Regione potrebbe essere ancorata.
Vorrei sapere se questo tipo di interessi trova nella Regione Piemonte e nel complesso del sistema delle autonomie, addirittura attraverso la delegazione dei parlamentari piemontesi al Governo nazionale, una sufficiente rappresentanza politica.
Su questo ho qualche fiero dubbio.
Signori Consiglieri, ho svolto questi due corpi di considerazioni per giustificare ad alcuni colleghi della maggioranza qualche comportamento diverso di questi giorni rispetto ai nostri rapporti con l'opposizione. Il programma che ci è stato sottoposto, che abbiamo sottoscritto, che abbiamo contribuito ad elaborare e che voteremo, sul quale si sostanzia formalmente questa Giunta e il suo Presidente, sono le operazioni a breve termine, la risposta a questioni immediate. Questi due anni di legislatura consentiranno probabilmente delle scommesse forti. Noi, come Gruppo liberale, al di là degli elementi contenuti nel programma, rassegnamo all'attenzione e alla riflessione della Giunta questi scenari un po' ambiziosi, sui quali ritengo di poter scommettere che ci sia l'attenzione critica o solidale di gran parte delle forze politiche.
La scommessa che facciamo significa anche che noi a questa Giunta non diamo solo un voto, dicendo "esisti". Noi scommettiamo su questi problemi scommettiamo sulla Regione, ma scommettiamo anche sulla Giunta e sulla sua capacità di perseguire questi risultati e di incamminarsi su questi percorsi nell'ambito di questi scenari.
Noi siamo sicuri che il Presidente Beltrami, che in questi due anni è cresciuto (sottolineo questo termine) nel rispetto e nella considerazione di noi tutti, saprà condurre il suo governo su un sentiero difficile, in scenari che non possono non essere anche un po' ambiziosi.
Se nella politica viene meno l'ambizione legittima, cadiamo nel gestionale e il gestionale comprime la nostra capacità di inventare, di pensare, di ragionare con il rischio di cadere sul piano dei rapporti nelle vicende recenti che, prima in termini personali, poi in termini politici ci auguriamo non abbiano a ripetersi.



PRESIDENTE

Il dibattito sulle linee politiche e amministrative è chiuso.
Ai sensi del primo comma dell'art. 32 dello Statuto ricordo che "il Presidente e la Giunta sono eletti dal Consiglio nel suo seno con votazione per appello nominale".
Inoltre l'art. 32 dello Statuto prescrive che "sulle linee politiche ed amministrative proposte si svolge un dibattito, al termine del quale il Consiglio procede con votazioni successive all'elezione del Presidente e quindi della Giunta. E' proclamato eletto Presidente il Consigliere che ha conseguito la maggioranza assoluta dei voti dei Consiglieri assegnati alla Regione. Ove non sia raggiunta la maggioranza richiesta, l'elezione è rinviata ad altra seduta da tenersi non prima di otto e non oltre quindici giorni".
Le votazioni sono quindi due: una per il Presidente, l'altra per la Giunta alle quali deve seguire l'immediata esecutorietà della nomina.
Si proceda pertanto alla elezione del Presidente della Giunta regionale nella persona del Consigliere Vittorio Beltrami.
Prego un Consigliere Segretario di procedere all'appello nominale. Dicendo "Si" si intende approvare il programma, il suo contenuto e il Presidente proposto.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 55 votanti 55 maggioranza richiesta 31 hanno risposto SI 35 Consiglieri hanno risposto NO 20 Consiglieri.
Proclamo eletto Presidente della Giunta il Consigliere Vittorio Beltrami che ha conseguito la maggioranza richiesta dallo Statuto e che invito a prendere posto al banco della Presidenza della Giunta.



(Il neo-eletto Presidente della Giunta regionale Vittorio Beltrami prende posto al banco della Presidenza della Giunta)



PRESIDENTE

Pongo ora in votazione l'immediata esecutorietà della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953 n. 62. Ricordo che tale proposta deve essere approvata per alzata di mano a maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 55 maggioranza richiesta 31 favorevoli 37 Consiglieri si sono astenuti 18 Consiglieri.
Tale deliberazione è quindi immediatamente eseguibile.
Prima di procedere alla elezione della Giunta regionale, ricordo che il settimo comma dell'art. 32 dello Statuto recita: "Avvenuta l'elezione del Presidente, il Consiglio procede alla elezione della Giunta a maggioranza semplice, con votazione della lista ad esso collegata".
L'elenco che è stato distribuito ai presenti risulta composto dai seguenti nominativi: Alberton, Carletto, Cerchio, Cernetti, Croso, Genovese Lombardi, Maccari, Mignone, Moretti, Turbiglio e Vetrino.
Prego un Consigliere Segretario di procedere alla votazione per appello nominale di tale lista.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

L'esito della votazione è il seguente: presenti 55 votanti 55 hanno risposto SI 34 Consiglieri hanno risposto NO 21 Consiglieri.
Poiché si è raggiunta la maggioranza richiesta, proclamo eletti Assessori i Consiglieri: ALBERTON - CARLETTO - CERCHIO - CERNETTI - CROSO - GENOVESE LOMBARDI - MACCARI - MIGNONE - MORETTI - TURBIGLIO -VETRINO.
Invito pertanto i neo Assessori a prendere posto al banco della Giunta.



(I neo-eletti Assessori prendono posto al banco della Giunta)



PRESIDENTE

Pongo ora in votazione l'immediata esecutorietà della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62. Ricordo che tale proposta deve essere approvata per alzata di mano a maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 54 maggioranza richiesta 31 favorevoli 36 Consiglieri astenuti 18 Consiglieri.
Tale deliberazione è quindi immediatamente eseguibile.
Sono stati così assolti gli adempimenti statutari.


Argomento: Presidente della Giunta Regionale

Discorso inaugurale del Presidente della Giunta regionale, Vittorio Beltrami


PRESIDENTE

Il Presidente eletto, Vittorio Beltrami, vuol portare un saluto inaugurale.
Ha facoltà di intervenire.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, attorno alle caratteristiche di questa crisi è già stato detto parecchio; attorno alla portata delle note integrative dei programmi ugualmente. La sinteticità del documento proposto prima al Consiglio regionale, non disgiunta da sostanziali puntualizzazioni, riconduce, di fatto, l'area programmatoria, pur necessitante di integrazioni e di aggiornamenti, ai precedenti documenti dell'1 agosto e del gennaio e febbraio 1986.
Quindi, sarò portato a dire qualcosa di più di un saluto, ma non di allontanarmi da una certa traccia ricercata e anche suggerita, non recuperando quegli aspetti che attengono all'elemento programma. In ci sollecitato dalla ulteriore precisazione che il documento era semplicemente di puntualizzazione, di sollecitazione, di indicazione di priorità.
E' stata riaffermata qui la non soluzione di continuità rispetto al precedente governo della Regione anche per l'ultima fase che registrò, pur con carattere di estrema provvisorietà, l'autorevole e preziosa presenza di due Capigruppo di maggioranza e l'assunzione da parte del Presidente della Giunta regionale delle deleghe già tenute dall'Assessore Olivieri.
Ringrazio queste due collaborazioni, così come non riesco a nascondere la personale commozione pensando in quest'ora al collega Olivieri, al suo tormentato percorso di uomo, alle sue ansie, alle speranze, sue e della sua famiglia, alle nostre ansie e alle nostre attese, alla grande sete di giustizia, di libertà e di pace di questa comunità piemontese.
Mi sono stati dati poco fa dei segnali e penso che nella giornata di domani questo problema dovrebbe essere risolto e questo potrebbe decisamente fare superare l'odierna amarezza e l'intensità della commozione.
Per il Piemonte questi riferimenti a giustizia, all'ansia di libertà e di pace non sono parole vuote, poiché il Piemonte questi valori li ha pagati a duro prezzo.
Nasce questo governo, ricalcando gli schemi della vecchia composizione si muove entro la stessa area; area nella quale le stesse componenti di ieri sono state chiamate a costituire un governo qui e a Roma.
Nasce con degli intenzionali aggiornamenti rispetto alle precedenti distribuzioni delle deleghe tentando un ulteriore accostamento verso la razionalizzazione, certamente rivolto ad uno sforzo di miglioramento, anche quale momento intermedio per ricondurre il dibattito al vero, unico serrato appuntamento sui programmi di questo governo regionale rappresentato dalla discussione e dall'approvazione del progetto di Piano di sviluppo, proposto dalla Giunta regionale per accogliervi integrazioni e ne siamo intenzionati - sollecitazioni, aggiornamenti, intuizioni, così che la fantasia, la speranza, le attese trovino contorni e poi sostanza di costruzione nella creatività di un momento programmatorio maturato attraverso le consultazioni, le esperienze con l'accostarsi di chi governa a quanti l' hanno delegato a governare. Anche con coloro i quali questa delega a governare oggi non hanno ritenuto di dover dare, con un difficile sforzo da parte nostra che non intendiamo trascurare o escludere l'apporto del dissenso e dell'opposizione entro auspicabili e ritrovati spazi di comprensione, di tolleranza, di rispetto per affrontare le grandi emergenze, le generali difficoltà.
L'appuntamento è dunque, per quanto attiene al programma, sul Piano di sviluppo.
Salto a pie' pari quanto avevo preparato attorno all'aspetto programmatorio per dire un grosso grazie a chi ha ritenuto di dover dare questo apporto di consenso alla Giunta regionale, a chi l' ha dato con grande apertura, a chi con riflessione e a chi con una certa sofferenza.
Salto, quindi, a pie' pari tutte queste osservazioni e devo dire, non solo per mero motivo di ospitalità, che intendiamo perfezionare il raccordo con il Consiglio regionale, risottolineandone i valori di centralità e quindi per partecipare attivamente alla esaltazione del ruolo, riscoprendo quegli sforzi di collaborazione già fortemente praticati e che non si risolvono semplicemente nella episodicità di pur già avvenute e prestigiose determinazioni.
Ho taciuto dunque, non certo per trascuratezza, ma solo per il tipo di questa verifica, di questa elezione, vale a dire di questo assestamento. Il Piano regionale di sviluppo consentirà al dibattito globale il confronto complessivo.
Mi è stato detto di non aggiungere altre parole al grazie. Chiedo solo di poter fare due brevissime riflessioni e terminare.
La prima è vecchia quanto è vecchia questa coalizione. Quando qualche nostro atteggiamento di facciata appare di distacco, ovvero di non reattività, riesce ad esprimere di certo non una incapacità a sentire un voluto distacco dai problemi, piuttosto è un nostro modo di collocarsi, un modo che appartiene a molti di noi, adusi a riflettere, a contenere emozioni, tensioni, ansie, e, perché no, gioie e paure, pur vivendone intensamente i singoli aspetti, il tormento del dubbio, non ultimo quello sul nostro modo di muoverci e riflettere se non fossimo noi a sbagliare, ad essere dalla parte del torto.
Sono convinto che il confronto posto a tolleranza, lo sforzo di correggersi, di pensare che anche l'avversario più difficile possa possedere la verità, è che la politica deve tornare ad essere testimonianza e coraggio di portare avanti i propri ideali per non essere sorpassati oggi si dice dal ciclone dei "mega trends". I giovani soprattutto sono chiamati ad essere elementi d'avanguardia, mi si consenta di usare un termine che ormai è entrato anche nella terminologia dei laici, ad essere minoranza profetica.
Dobbiamo recuperare il nostro ruolo di guida dei processi di trasformazione, vorremo come governo della Regione compartecipare ed operare con le forze politiche del Piemonte impegnate sulla questione morale, sforzo che è vera scelta di fondo sulla quale tutte le parti, e soprattutto gli uomini che le compongono, dovranno misurarsi nei prossimi tempi o adeguarsi in modo acritico alle nuove tendenze della società e a chi le impone nell'affannoso tentativo di non restar troppo indietro rispetto al mondo che cambia, o viceversa cercare di recuperare il proprio ruolo di guida dei processi di trasformazione tornando a giocare sul tappeto delle idee e degli ideali.
Occorre allora la consapevolezza che da quando è finito il periodo delle lotte ideologiche in cui spesso i grandi Partiti raccoglievano consensi solo per il fatto di essere l'uno contrapposto all'altro, era iniziata una fase in cui le forze politiche avevano iniziato a cercare consensi offrendo soltanto maggiori livelli di benessere o di tutela ai singoli e alle categorie economiche. E' stato un vicolo cieco in cui i Partiti, vedendo sempre più sfumare le distinzioni tra le rispettive posizioni, sono stati costretti a cercare la differenziazione e lo scontro su questioni sempre più marginali.
Abbiamo anche da questo livello di governo regionale la grande aspirazione di riportare il dibattito tra le forze politiche e anche la battaglia per la ricerca dei consensi sul piano degli ideali da raggiungere.
La paura di essere fuori moda, di parlare di temi ormai invecchiati l'ansia di voler sembrare ad ogni costo un politico al passo con i tempi in grado di affrontare i problemi senza il condizionamento di ingombranti valori, possono giocare brutti scherzi, far dimenticare cosa pretendono le nostre aspirazioni, per tutto il muoversi e l'agire in modo occasionale senza sapere in quale direzione compiere ogni sforzo quotidiano.
Può forse essere considerato vecchio, ma di certo è ancora entusiasmante credere che sia possibile far tornare, anche in quest'aula la politica ad essere testimonianza delle proprie idee e coraggio nel portarla avanti; un comportamento anche contro gli interessi più forti pu essere proprio questo il modo per non essere spazzati via da quel ciclone al quale accennavo poco fa; non rinunciare a provare a strappare la guida delle grandi trasformazioni dalle mani di chi vuole modellarle soltanto sulle proprie esigenze di profitto, sui propri anche legittimi interessi economici, talché - e concludo - le logiche dell'economia e della tecnica lasciate a se stesse diventano sempre più padrone della vita e della morte dei popoli e delle persone. Sembra che i mezzi dell'economia e della tecnica anche in questo Piemonte non abbiano più confini. Ma è questo che ci sgomenta per un certo verso: una sovrabbondanza di mezzi ed una insicurezza sui fini.
Qui è evocata un'alta idea della politica che alla fine è anche la nostra risposta alla questione morale, non ad un ritorno di prigionie ideologiche ma ad una difficile, ostinata, paziente ridefinizione dei fini comunitari dello sviluppo quantitativo e delle opzioni qualitative guardando l'uomo, a tutto l'uomo, a tutti gli uomini che compongono questa nostra comunità. E' lo sforzo per non rinunciare a restituire là politica alle idee, la guida della società che cambia mettendo già nel conto di non essere talvolta capiti, e talvolta abbiamo l'impressione di non essere capiti anche qui dentro, di sentirci dire che non ci siamo, arrischiando di restare minoranza nel complesso sistema, minoranza che cerca con semplicità di rispondere all'attesa della povera gente. Non possiamo lasciare che la società dell'indifferenza e dell'egoismo faccia sempre più sbiadire i sogni, le speranze, gli ideali che appartengono alla migliore tradizione solidaristica di questo nostro Piemonte, a valori il cui recupero è costato lo spegnersi di molte giovani vite.
Non appaia, colleghi Consiglieri e signor Presidente, la riflessione che ora ho svolto una deviazione di percorso, piuttosto è stata l'esigenza di fare qualche affermazione di fondo in un momento nel quale sono in molti a sparare nel mucchio di chi è impegnato in politica e talvolta l'atmosfera si appesantisce e diviene irrespirabile anche qui in questa Torino.
Se tentare di tonificare, di ricercare delle motivazioni può dare respiro, ci consentirà di riprendere il cammino del governo arricchiti da queste tensioni e dalle esperienze fin qui maturate, confortati e contornati, ovviamente, da luci e da ombre che di solito accompagnano il cammino degli uomini.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non abbiamo altre pretese ed è una proposta portata avanti con tanta semplicità, seppur rigorosamente quella di servire il Piemonte, essere a fianco della sua gente.



PRESIDENTE

Ringrazio il Presidente della Giunta Vittorio Beltrami.
Mi sembra che la giornata sia stata produttiva. Ringrazio tutti i Consiglieri per i loro interventi e devo dire che l'assemblea ha condotto un dibattito molto alto, molto impegnato. Per questo sono grato a tutti.
Auguro alla Giunta e al suo Presidente buon lavoro.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 16,50)



(La seduta ha termine alle ore 16,50)



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