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Dettaglio seduta n.96 del 23/07/87 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


VIGLIONE ALDO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Carazzoni, Gallarini e Olivieri.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetto di legge


PRESIDENTE

E' stato presentato il seguente progetto di legge: n. 279: "Modifica alla L.R. 4/7/1984 n. 30 (Istituzione del Consiglio regionale di sanità e assistenza) e successive modificazioni", presentato dalla Giunta regionale il 17 luglio 1987 ed assegnato alla V Commissione in data 16 luglio 1987.


Argomento:

b) Presentazione progetto di legge

Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 14 luglio 1987 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma della L.R. 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni - Presidente della Giunta Regionale

Mozione di sfiducia presentata dal Gruppo PCI: dibattito


PRESIDENTE

Il punto 3) all'o.d.g. prevede la discussione della mozione di sfiducia n. 323, presentata dal Gruppo comunista in data 16/7/1987, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale constata la situazione di paralisi del governo regionale, evidenziata dai seguenti fatti: a) il trascinarsi di una verifica che, per quanto trapelato dagli incontri clandestini tra le Segreterie dei Partiti è arenata nelle secche delle spartizioni assessorili, mentre l'unico accenno programmatico emerso rivela un totale disaccordo, nella stessa maggioranza, sul Piano di sviluppo per il quale resta solo la prospettiva del ritiro b) la protesta, silenziosa ma non meno significativa e grave di un intero Gruppo consiliare della maggioranza, quello del PRI, espressa con la diserzione da ormai due sedute dei lavori consiliari e delle Commissioni (e si tratta del Gruppo che esprime il Vicepresidente della Giunta) c) le dichiarate intenzioni espresse dall'Assessore al lavoro Genovese di voler abbandonare il suo dicastero per il totale disinteresse dimostrato dalla Giunta nel suo insieme sui gravi e drammatici problemi dell'occupazione in Piemonte d) la manifesta incapacità, per i dissensi interni già richiamati, di sostituire l'Assessore alla sanità, vacanza che sta provocando una sempre più grave inefficienza di uno dei settori più importanti e delicati, quello della salute e s p r i m e ai sensi dell'art. 33 dello Statuto regionale la propria sfiducia alla Giunta e la invita a rassegnare le dimissioni".
La mozione è firmata ritualmente secondo il numero richiesto dallo Statuto.
Dichiaro aperta la discussione. Chiede la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, ho chiesto la parola sia per intervenire nel merito sia per porre una questione preliminare.
Questa mattina ero intenzionato a fare il mio dovere, venire qui in quest'aula ed illustrare le ragioni della nostra sfiducia; ma quello che è avvenuto in questi giorni - non certo in Consiglio e nei rapporti con questo Consiglio - mi induce a presentare una questione preliminare alla Presidenza del Consiglio, come garante del corretto svolgimento dei lavori di questa assemblea, e alle altre forze politiche perché non intendiamo assolutamente lasciare passare in silenzio la farsa istituzionale vera e propria che si sta consumando in questi giorni. Farsa istituzionale sotto il profilo della verifica tutta extra istituzionale, sulla quale oggi avremmo voluto esprimere la nostra sfiducia, e che nei contatti privilegiati ed esclusivi con la stampa è gia data per conclusa sia nei suoi termini politici che addirittura nei termini concreti e minuti della ripartizione delle deleghe (che è l'unica vera ragione di questa verifica).
Con questo elemento di gravità, che non ci stancheremo mai di segnalare, nonostante i tempi sembrano indulgere ad una acquiescenza collettiva, alla rottura di ogni regola del gioco, vorrei rimarcare un altro elemento che deve far riflettere tutti e che riguarda il ruolo del Consiglio. La prima lacerazione sta nell'informazione che è data ad altre persone prima che ai componenti del Consiglio non permettendo così la discussione. Ma c'è un altro aspetto che mi pare ancora più rimarchevole e che riguarda la nostra mozione di sfiducia presentata la scorsa settimana.
Da quello che si legge sui giornali, e che sono tenuto a credere, ci troviamo in un momento di crisi politica non rimarginabile neanche con questa chiusura. Ci troviamo a discutere la mozione di sfiducia presumibilmente, essendo noi in minoranza, verremmo battuti e oggi pomeriggio si riaprirà un altro libro, si passeranno delle leggi; venerdì la Giunta dovrebbe dare le dimissioni, dopo di che come stabilito dallo Statuto la Giunta nuova dovrà presentare un documento, quindi si dovrebbe ridiscutere di questa nuova Giunta. A questo punto, tutti abbiano il dovere di reagire a queste farse per mantenere, almeno, una coerenza di ruolo, di presenza, di funzione in questo Consiglio.
Chiedo formalmente - e sentirò l'opinione degli altri Gruppi - alla Presidenza del Consiglio che per serietà sia accorpata la discussione sulla mozione di sfiducia nostra e le dimissioni annunciate di questo esecutivo e l'eventuale rielezione. Questo anche per mettere a confronto due ottiche radicalmente e profondamente diverse: una sui motivi, le ragioni e i fatti della sfiducia che noi proponiamo che, al di là dell'esito, riteniamo essere iscritta nelle cose, l'altra sul modo con cui è stata condotta politicamente questa verifica che, come abbiamo letto sui giornali, è incentrata esclusivamente, nonostante la partenza finta sul fantomatico Piano di sviluppo, sul valzer delle deleghe, non sempre facile, e della spartizione degli incarichi. Non provochiamo un'altra lesione, ma prendiamo atto che probabilmente la prossima settimana avverrà l'atto di dimissioni della Giunta. Chiediamo che le discussioni sulla nostra mozione di sfiducia, nonché quella sugli atti annunciati che la maggioranza riterrà di compiere, siano contestuali. In altri termini, non staremo al gioco che prevede che stamattina si discuta di una cosa sulla quale si ritornerà sotto altre spoglie e che nel frattempo il Consiglio venga usato per far passare delle leggi. Il Consiglio non è una macchinetta produttiva di atti al servizio di una maggioranza che del Consiglio non tiene conto e che non ha la delicatezza di collocarsi in modo corretto in momenti come questi.
Non sarebbe la prima volta che contraddizioni di questo tipo vengono portate avanti dalla maggioranza provocando un profondo scasso in Consiglio; lo stesso Consiglio avrebbe un'ammaccatura in più.
Capisco che a molti il problema possa non interessare o che molti non capiscano neppure quello che sto dicendo; spero comunque di essermi fatto capire dalle forze sensibili fra le quali certamente lei, signor Presidente, va annoverato.



PRESIDENTE

Il Gruppo comunista formula una richiesta preliminare. I Capigruppo hanno stabilito la discussione della mozione di sfiducia. Io però non posso dare la parola sulla mozione di sfiducia, così come è stata formulata in questo momento, che peraltro deve essere formalizzata affinché i Gruppi possano decidere in proposito.
Per risolvere una questione di tanta delicatezza occorre che vi sia una formale richiesta relativa al fatto che oggi non si discuta questa mozione ma venga portata giovedì prossimo. Occorre quindi una preliminare riunione dei Capigruppo che decida in ordine al problema poiché la decisione non pu essere rimessa all'aula. Abbiamo sempre stabilito che durante il corso dei lavori i Capigruppo possono inserire altri argomenti e che la richiesta è formulata in modo esplicito dal presentatore.
Sospendo quindi la seduta e convoco i Capigruppo.



(La seduta, sospesa alle ore 10,20 riprende alle ore 11)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Signori Consiglieri, la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi ha deciso di proseguire i lavori del Consiglio nell'ordine già stabilito. Pertanto prosegue la discussione sul punto 3) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

I Capigruppo della maggioranza non hanno ritenuto di accogliere la nostra proposta che aveva il grande pregio di registrare la realtà, quindi di non obbligare questo Consiglio a continuare giochi strani, di cui l'utilità, il peso e la ragione politica si intravedono sempre di meno.
La riunione dei Capigruppo, comunque, qualche utilità l' ha avuta anche se non è sfociata in quanto avevamo richiesto, vale a dire in una doverosa dichiarazione preliminare del Presidente della Giunta o comunque da parte della maggioranza che rendesse noto al Consiglio, unica sede formalmente titolata a interloquire su questioni politico-istituzionali riguardanti l'Ente Regione, che la verifica non è chiusa, che i tempi possono non essere quelli annunciati dai giornali, che esistono ancora problemi prima di poter dare come certa la chiusura della verifica. La verifica non è ancora chiusa, ma non giocherò tanto su questo elemento.
Il Segretario regionale del PSI ha posto la questione di una verifica a partire dai contenuti del Piano di sviluppo. Devo dire che mi ha colpito mi ha illuso, mi ha sorpreso soprattutto che questa maggioranza, che è nata in ben altro modo e che ha lavorato su altri temi e in altre condizioni che non quelle della programmazione, scoprisse d'improvviso che quel documento era elemento su cui avviare la verifica.
Non abbiamo avuto neanche la più labile informazione su che cosa stava cambiando negli orientamenti e nelle valutazioni in merito a questo atto supremo che è il Piano di sviluppo. E' una verifica quindi che è partita così come sono partite tante cose in questi due anni; è partita come una finta quasi che i problemi che abbiamo denunciato e che denunceremo anche stamattina non esistono. Questa è la vera ragione per cui abbiamo presentato la nostra mozione di sfiducia. Questo ci ha mosso a compiere un atto inedito in Consiglio regionale; non nasce da una particolare litigiosità del Gruppo comunista, ma nasce dal fatto che davvero la sfiducia è nelle cose e nei comportamenti e, come tutti gli strumenti costituzionali, l'atto di sfiducia è un tratto che segna i rapporti tra il governo regionale, la sua maggioranza e l'opposizione.
Noi non ci fidiamo più. Non voglio dire che le opposizioni sempre non si fidano. Le opposizioni normalmente fanno l'opposizione perché hanno altre opinioni e altre idee che contrastano duramente o meno nel merito delle linee e dei comportamenti delle maggioranze.
Ma non ci fidiamo più perché ormai in troppi casi abbiamo assistito a quelle che ripetutamente abbiamo chiamato finte di questa Giunta e di questa maggioranza. E' significativo quello che è avvenuto mercoledì scorso sulla legge delle opere pubbliche; è una legge in merito alla quale si è dichiarata l'opportunità di abrogazione con la motivazione della grande difficoltà nel metterla in cantiere, quando poi ci viene detto che la motivazione vera deriva da un grande e profondo disprezzo nei rapporti con il Consiglio, e prima di tutto con l'opposizione. E' una legge che obbliga a fare un programma degli interventi delle opere pubbliche, ma non va bene per alcuni Assessori i quali ritengono di poter usare a piena discrezione e senza la minima programmazione il denaro delle opere pubbliche. Questo è l'ultimo esempio. In questa verifica abbiamo anche avuto il segno con cui si è caratterizzata in questi due anni questa Giunta che è debole incapace, latitante e che sta portando un risultato negativo per aver abbassato il già critico tono dell'istituto e per non aver nemmeno tentato di reagire.
Nella concezione politica di fondo di questa maggioranza e di questa Giunta sta l'imperativo categorico di non reagire, di non contrastare i processi istituzionali, politici e sociali che stanno portando all'emarginazione e alla squalificazione della Regione con la fuga dalle responsabilità, con l'abdicazione nei rapporti col Governo. Ricordo per tutti il nucleare. Oggi ci ritroviamo nel programma del Ministro Goria in cui viene riproposto Trino.
Non so quale altro marchingegno troverà la Giunta per sfuggire alle responsabilità, non so come i compagni socialisti, che hanno dichiarato a livello nazionale di voler caratterizzare in segno riformista il programma di Governo, possano accettare che la continuazione della costruzione di Trino sia un elemento di quel governo, ma anche caratterizzante degli avvenimenti concreti in Piemonte, quindi della collocazione della Giunta e della maggioranza in Piemonte, sottomissioni e subalternità che hanno un comun denominato. Queste Giunte sono tenute in piedi da un collante particolarmente basso delle convenienze non di programmi, ma di aree di potere. I soggetti forti a cui va bene che le istituzioni siano in ginocchio, così potranno decidere come e quando vorranno attraverso altre vie le grandi trasformazioni produttive e strutturali del nostro Paese credo che vi tengano in piedi considerandovi esattamente per quello che siete e per quello che fate; dunque, non un interlocutore forte che pu dire la sua, ma un interlocutore messo in condizioni difficili, un interlocutore che da solo rinuncia a fare la parte fondamentale quella di equilibrare i poteri forti con le sue linee, le sue scelte a tutela degli interessi generali, intanto degli interessi delle fasce più deboli della popolazione. Quindi abdicazione e fuga dalle responsabilità in questo quadro e questa è una denuncia pesante che si sostanzia di fatti. Mi limito a ricordarne alcuni.
In una recente consultazione abbiamo sentito fare l'accusa più precisa a questo fantomatico Piano di sviluppo, tra l'altro ipercriticato da alcune forze di maggioranza. Anche il gioco del tiro al bersaglio attorno al Piano di sviluppo da parte della maggioranza che lo ha approvato è stata una farsa. Noi stessi l'abbiamo criticato e riteniamo che deve essere ritirato.
La maggioranza che lo approva e che lo "gioca" come documento verrà poi scoperta non solo dall'opposizione ma dai destinatari. Ci sono sindaci e presidenti di Comunità montane che si chiedono che cosa centri questa roba con quello che sta costruendo o distruggendo la Regione del pentapartito.
Non c'entra assolutamente niente, perché non c'è né la volontà né ci sono i fatti di programmazione. Ritorneremo sull'argomento e vedremo se nell'articolazione del dibattito gli stimoli delle nostre argomentazioni si collocheranno in un encefalogramma piatto oppure se ci sarà qualche rispondenza alle nostre dure critiche.
Ho parlato delle opere pubbliche e della deliberazione dei 75 miliardi ma parlerei del caso non ignoto del sotterfugio e del gioco sull'asse di penetrazione urbana, della deliberazione sui danni della neve, della protezione civile che doveva adottare la Regione ma sulla quale la Giunta ha ritenuto di decidere per conto proprio attraverso una sua tecnica quella di usare la spesa e l'intervento concreto in mille direzioni neanche utilizzando la vecchia tecnica dell'erogazione a pioggia, ma essendo presenti attraverso contributi senza un disegno organico di programmazione quindi con forti rischi di sacrificare le opportunità.
Ricordo che il riparto del Fondo sanitario, ovvero la spesa per i servizi, per gli acquisti e per le attrezzature non è mai stato presentato.
Nella parte che prevale di questa Giunta, che è quella che la rappresenta nel suo insieme poiché anche chi non è d'accordo alla fine è responsabile, c'è l'atteggiamento di considerare quanto detto dalle opposizioni uno sgradevole incombente da cogliere nell'aula di questo Consiglio il giovedì e nell'avere alcuni soggetti forti a cui va bene che continui questo sfacelo istituzionale per poter negli interstizi di questo gestire quella residua, ma non tanto piccola, spesa che passa attraverso la Regione. La Regione si limita ad essere un soggetto esattamente contrario di quanto è previsto negli Statuti in cui si legge che la Regione è progetto, è programmazione, è coordinamento. Un sindaco democristiano diceva che se la Regione non esiste, il problema è semplice: ognuno deve cercarsi il suo padrino e chi ha più gomiti riuscirà a farsi strada.
Nel 1975 l'atto che segnò la nascita dei comprensori fu l'iniziativa dell'allora Assessore Bajardi che riunì informalmente i sindaci dei Comuni per decidere con loro la collocazione e la destinazione delle opere pubbliche; quell'atto dimostrò la volontà di misurarsi con la comunità locale e con la programmazione. Qui invece abbiamo l'opposto; si fa una legge per sostituire i comprensori, tra l'altro depotenziando di ruolo e di funzione l'assemblea dei sindaci, ma non solo non va alla comunità, ma non ha più filtri di verifica e di partecipazione in tanti settori importanti come la formazione professionale e la cultura e addirittura il Consiglio viene svuotato della propria funzione.
Questo è un indicatore pesante come un masso. Non ci sono delle contraddizioni, dei distinguo, dei ricami da fare, secondo me non ci sono neppure delle scuse perché evidentemente questa è la linea scelta. Non so quanto possa durare un ciclo di così basso profilo che rischia di rendere insanabilmente guasti i rapporti all'interno del Consiglio.
Voglio fare una denuncia che sarà oggetto di una nostra iniziativa specifica. Abbiamo membri autorevoli di quel mai abbastanza criticato organismo che si chiama CUR. che agiscono nei confronti degli Enti locali sorpassando ruoli e competenze del Governo regionale nel senso che non solo sono i grandi domini delle relazioni, ma rispetto ad atti e iniziative attuate, come il parco del Po (che tra l'altro è stato rilanciato con mia soddisfazione vista la continuità con la nostra impostazione) cercano di delegittimare, di screditare la politica di pianificazione del Po.
E' una lesione clamorosa perché sapete che questi personaggi, in una perversione istituzionale assoluta, sono quelli che fanno passare o meno i piani regolatori. E, d'altra parte non c'è, su una questione del genere, un problema di abdicazione ancora più pesante, di consapevole affidamento a soggetti non abilitati, di funzioni di governo e di indirizzo nei rapporti delicati con il sistema delle autonomie quando l'ente, attraverso le sue rappresentanze formali, istituzionali, attraverso la sua Giunta, è nei fatti tagliato fuori? Questo fatto clamoroso mi sembra indicativo perché in problemi di notevole difficoltà si è scelta in parte la strada di non vedere le difficoltà per non annegarvi, quindi la rinuncia, in parte di seguire la strada bieca delle cose, della concretezza del potere. Non vedo altra configurazione. Non è un caso che anche i timidi tentativi compiuti dalla Vicepresidenza, criticabili per la lentezza su alcuni temi (ricordo l'ambiente) sono stati e sono smentiti dall'area dominante di questo governo.
L'esempio di come non è stata affrontata la questione ambiente rimarca questa contraddizione. Di fronte a timidi tentativi si pratica questa deregolazione, si pratica la delegittimazione di decisioni di questo Consiglio e i problemi continuano a marcire. C'è un potenziale alleato: l'assuefazione e l'indifferenza dell'opinione pubblica, la debolezza della società organizzata che contesta dentro di sé questo modello e la forza di un'altra società organizzata che deciderà, se deciderà di contestarlo, lo farà probabilmente per confermare le stesse linee.
In questi anni abbiamo assistito allo scarico pesante sul Consiglio di queste contraddizioni. E' sempre meno facile interloquire in Consiglio avere il confronto sugli atti di gestione. Noi riteniamo che, tali atti debbano appartenere alla Giunta e che ci sia data la facoltà della critica politica. E' chiaro che il Consiglio va in barca e diventa difficile il mestiere per tutti. Noi naturalmente sopravviviamo anche senza tristezza ce ne facciamo una ragione non storica, ma di fase, ma quello che non possiamo non denunciare gravemente sono le ragioni della sfiducia. Non ci fidiamo più perché non abbiamo mai visto alcun segno andare nella direzione di capire che così si va a fondo. E che vada a fondo la Regione non vuol dire che affondi la comunità, crescono però i problemi irrisolti ed è sempre più difficile a chi governa assumersi le responsabilità e fare la propria parte. La radice è la mancanza di idee e di progetti.
Partendo da queste considerazioni credo sia possibile, anzi necessario ribadire l'indirizzo che abbiamo maturato in questi due anni esplicitamente volto a ricostituire condizioni di un'altra fase sia sotto il profilo culturale che sotto il profilo sociale e politico. Crediamo che i processi, i cicli abbiano il loro percorso.
Ho molto apprezzato l'altro giorno alla Conferenza dei Capigruppo l'annuncio dell'iniziativa del Consigliere Pezzana rispetto un'inesattezza apparsa su "La Repubblica" nei confronti di chi aveva dato notizie non vere. Dovremo ricorrere anche noi a questo mezzo? In due anni abbiamo prodotto interrogazioni, ordini del giorno, comunicati e iniziative; non siamo assolutamente soddisfatti del come la nostra immagine, per riportarmi a quanto diceva Pezzana, viene ignorata o addirittura travisata.
Detto questo, continuiamo a ritenere che la mozione di sfiducia, il costringere al voto, il porre la questione preliminare sono l'attestato non solo di un ruolo di opposizione, ma dell'identità di una forza che ha sollecitato, per le esperienze fatte ed anche per le sconfitte che ha avuto, le necessità di innovazione e che sull'innovazione non vuole che si equivochi.
Nel nostro Paese occorre molto governo delle istituzioni pubbliche e meno sottogoverno, occorre serietà, lavoro e soprattutto occorre creare le condizioni perché la politica, anche attraverso il confronto o lo scontro ridiventi, la sede in cui si affrontano i problemi nella dignità coincidente di persone che militano nei Partiti o nelle maggioranze diventi il tratto caratteristico.
La nostra non è solo una mozione di sfiducia dovuta ad un ruolo di opposizione, è anche una mozione di sfiducia che recupera per intero e sanziona, dopo un'analisi dei fatti e dell'esperienza compiuta, una nostra identità di cui abbiamo necessità non solo di parlare, ma di proporre passi ed esperienze successive.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Prima di iniziare il mio intervento non posso non rispondere brevemente all'introduzione del collega Bontempi su determinati comportamenti della stampa. Il quotidiano "La Repubblica" aveva scritto che la mia presenza in aula aveva garantito il numero legale; dato che questo non era vero e ledeva profondamente il tipo di lavoro che svolgo in questo Consiglio e visto che non erano presenti i giornalisti, in quel momento ho dedotto che la notizia fosse uscita dall'Ufficio Stampa della Regione. Mi ha poi telefonato il giornalista Girola dicendomi che invece lui era presente dietro le quinte e che non ricordava se questa deduzione l'aveva tratta da solo o se gli era stata data dall'Ufficio Stampa della Regione.
Credo sia dovere di un giornalista smentire al quotidiano che ha pubblicato una notizia sbagliata, cosa che io ho fatto personalmente, ma che "La Repubblica" non ha fatto. Scrivere una cosa del genere non è un'inesattezza, ma è dare una notizia falsa, e il fatto è sicuramente grave. Se l'ANSA riporta un dato così grave per l'immagine politica di un Gruppo, questo qualche significato può averlo.
Vengo al dato importante di oggi.
Anch'io, come il collega Bontempi, avrei trovato logico e giusta una comunicazione del Presidente della Giunta, se non altro perché avrebbe arricchito questo dibattito di informazioni avute soltanto dalla lettura dei giornali.
Infatti, proprio dai giornali apprendiamo che stanno avvenendo verifiche, che forse aumenteranno gli Assessorati: insomma, siamo informati di quanto avviene nelle discussioni interne del pentapartito soltanto dai giornali e meno male che esistono, altrimenti non sapremmo assolutamente nulla! Detto questo, la mia posizione di concordia con il collega Bontempi Capogruppo comunista, finisce. Trovo infatti che la mozione di sfiducia è un tentativo timido di dimostrare la propria opposizione all'operato della Giunta regionale.
In due anni di permanenza in questo Consiglio ho sentito dire moltissime volte dal collega Bontempi "non ci fidiamo più". La mozione di sfiducia arriva però con un ritardo di due anni; non credo che in due anni il Gruppo comunista non abbia avuto l'accortezza di capire quali erano gli strumenti per fare opposizione. Mi dichiaro del tutto sorpreso da un'illustrazione della mozione così timida, quasi evangelica nella quale si è cercato di parlare di tutto e di niente.
Il collega Bontempi non si fida più da due anni e mezzo e dopo due anni e mezzo partorisce una mozione di sfiducia che lascerà, come è giusto che sia perché è una mozione del tutto al di sotto del livello della situazione politica, il tempo che trova. Avevo detto molto tempo fa, e lo dico senza superbia o pretesa di primogenitura, che un'opposizione che volesse fare realmente il suo ruolo di opposizione in questa Regione, avrebbe dovuto chiedere le elezioni anticipate e avrebbe dovuto chiederle collegialmente quale Gruppo politico presente nelle istituzioni locali, Regione, Comune Provincia. Ma tutto questo evidentemente al Partito Comunista non è permesso anche se nel suo intervento il collega Bontempi parla di tanti avvenimenti, parla di Trino.
Una frase abituale dei compagni comunisti è quella di ricordare alla Giunta i suoi doveri. Ricordare però che esiste una memoria collettiva di quanto è avvenuto significa anche ricordare che della centrale di Trino noi ne parliamo ancora grazie al fatto che la precedente Giunta di sinistra l' ha voluta e l' ha realizzata. Parlare delle grandi trasformazioni, che in questa Regione non sono mai avvenute, significa anche non avere la memoria corta e ricordarsi che proprio riguardo alle grandi trasformazioni questa mattina abbiamo letto sui giornali l'intervista di un giudice torinese il quale ha detto: "Avrei dovuto, se avessi mania di protagonismo, inviare comunicazioni giudiziarie alla FIAT e all'ex Sindaco Novelli". E' un affermazione molto grave che riguarda un fatto denunciato più volte dal mio Gruppo in questo Consiglio quando nel 1980 l'Amministrazione comunale spese più di 100 miliardi per acquistare dalla FIAT dei jumbo tram che giacciono da anni in un magazzino perché non possono essere utilizzati in quanto acquistati prima che il progetto stesso venisse approvato. Se sono queste le grandi trasformazioni a cui allude l'opposizione, devo dire meno male che quelle grandi trasformazioni hanno subito un arresto in attesa di capire qual è l'iter che dovranno seguire.
Il Gruppo Comunista parla di affrontare la questione ambiente e si dimentica, nel citare la centrale di Trino, che è stata voluta da quella Giunta che il Partito Comunista guidava; si dimentica dei trasporti. Oggi i mezzi di comunicazione di Torino e del Piemonte sono sottoposti ancora ad un piano che ha una paternità ben chiara nata dalla Giunta precedente. La città subirà sicuramente un'opera di distruzione avvalorata da Assessori della nuova maggioranza che non hanno la minima preoccupazione o intelligenza di realizzare opere dannose preparate dalla Giunta precedente.
Allora, che senso ha dire, come fa il Capogruppo Bontempi, "non ci fidiamo più, chiediamo la sfiducia", quando è già in corso una verifica una crisi, un dibattito in tutta la Regione con una Giunta che dà dimostrazione non solo di litigiosità, ma soprattutto di 'non avere nessuno indirizzo, nessun obiettivo, anche sbagliato, che ci permetta di capire dove vuole andare? Credo che la mozione di sfiducia sia un obiettivo del tutto insufficiente, anzi, ritengo che sia molto grave per un Gruppo di opposizione importante come quello comunista insistere su una posizione così riduttiva. Forse il Gruppo Comunista non può presentarsi oggi all'elettorato in una situazione che dal punto di vista politico e giudiziario è così drammatica e chiedere all'opinione pubblica che cosa pensa delle precedenti amministrazioni e come potrebbe ritenere di votare dopo le ultime elezioni politiche in una nuova fase elettorale regionale.
Detto questo, torno a dispiacermi della mancata comunicazione della Giunta sui fatti che hanno causato questo dibattito, perché negli interventi che ho fatto in precedenti sedute consiliari mi ero dichiarato solidale con la decisione della Giunta di non ritirare la delega assessorile all'Assessore Olivieri, detenuto sotto inchiesta, e l'avevo detto motivando in quanto mi sembrava una decisione estremamente corretta nel momento in cui un Assessore era in isolamento, non poteva esprimersi non poteva manifestare la propria opinione. Questo aveva detto il Presidente della Giunta e io avevo aderito a questa posizione della Giunta trovando saggia la decisione del Presidente Beltrami di assumere ad interim l'Assessorato alla sanità e rispondendone pienamente.
Ora invece sembra che le cose non siano andate casi. L'Assessore Olivieri è rimasto in isolamento due giorni, dalle dichiarazioni della moglie, quindi non per sentito dire; dopo di che ha potuto comunicare con i familiari e con gli avvocati. Ora, venirci a dire in Consiglio che l'Assessore 0livieri non poteva comunicarci le sue decisioni (questo, caro collega Bontempi, non si è detto...)



BONTEMPI Rinaldo

L' ho detto l'altra volta. Se tu non ci sei!...



PEZZANA Angelo

Credo che sia una soluzione profondamente immorale perché pone questo Consiglio di fronte a delle decisioni senza dare la giusta informazione.
L'Assessore Olivieri poteva benissimo, se intendeva farlo, dare le dimissioni e comunicarlo alla Giunta. L'Assessore Olivieri non l' ha fatto.
Se ha ritenuto di non comunicare le proprie dimissioni, credo abbia voluto con questo gesto dire che intendeva rimanere Assessore.
Noi crediamo, e credo di esprimere un'opinione comune al Consiglio, che nessuna persona va ritenuta colpevole fino a giudizio avvenuto. Da quanto è scritto sui giornali, ho saputo però che un Assessore passerà all'Assessorato della sanità per ricoprire l'incarico che aveva prima l'Assessore 0livieri, il che mi fa ritenere che la Giunta ritirerà la delega all'Assessore, ci sarà un rimpasto e Olivieri decadrà dalla sua carica. Questa mi sembra una decisione immorale e ingiusta perché fino a quando non sarà provata la sua colpevolezza a norma di legge, è un amministratore innocente. Credo che questa sia una dimostrazione di debolezza e avvalora qualunque critica che possa essere fatta da qualunque tipo di opposizione; è una prova di debolezza incredibile che la Giunta commette nei confronti di un proprio Assessore, è una prova di debolezza, è una mancanza di capacità decisionale e di spina dorsale di questa Giunta la quale, invece di sostenere un proprio Assessore, un proprio uomo nel momento in cui viene accusato, cede a ricatti e a forme di terrorismo ideologico dimostrando così di essere inadatta a reggere questa Regione.
Non ho mai risparmiato le mie critiche all'Assessore Olivieri. Se sarà ancora in questa aula e ricoprirà incarichi avrò con lui lo stesso comportamento franco che ho sempre avuto in questi due anni.
Credo nella validità di quanto sostenevo un mese e mezzo fa quando chiedevo le elezioni anticipate per permettere alla gente di sapere quanto avviene in Regione o per disattenzione o perché la platea è inesistente.
Sono affari interni. La mozione del PCI parla di "riunioni clandestine della Giunta". Non le definirei tali in quanto la Giunta è liberissima di riunirsi. Il lavoro però che qui viene svolto molto sovente è in realtà clandestino, i cittadini non sanno quello che noi discutiamo, non sanno quello che qui viene detto. E' una proposta giusta, seria, corretta e chi avesse le carte pulite da spendere, avrebbe sottoscritto questa posizione avrebbe chiesto le elezioni anticipate per giudicare se l'opposizione ha fatto il suo dovere, se questa Giunta, che nelle precedenti amministrazioni era all'opposizione, ma che di opposizione ne ha fatta molto poca, oggi sa dirigere un buon governo. Su questo i cittadini dovrebbero esprimersi. Ma questa proposta non riesce ad uscire da quest'aula, non sto dando la colpa né all'ufficio stampa della Regione né ai giornalisti presenti. Questa notizia data da un piccolo Gruppo non ha spessore, ma se fosse fatta propria da un grande Gruppo, come quello che rappresenta qui l'opposizione comunista, ne avrebbe un altro. Mi rendo conto della difficoltà dei compagni comunisti di esprimersi all'esterno su quanto sta avvenendo in questa Regione, sulle responsabilità che emergono grazie all'azione di certi giudici (anche se a mio avviso in maniera del tutto scorretta) che affrontano scandali che coinvolgono sia le grandi istituzioni private che le massime istituzioni pubbliche.
Siamo in un momento che vede il discredito cadere su queste istituzioni, non certo per colpa di tutti i politici (questa è la frase che ricorre molte volte in bocca di chi ha delle responsabilità ben precise).
Certamente, i cittadini non pensano che tutti i politici siano corrotti che siano coinvolti in questi scandali. Ci sono partiti e persone ben definite.
Questo è quanto mi permetto di ricordare a chi in Consiglio ritiene o pensa che l'opposizione molle "al formaggino" possa procurare credibilità all'esterno. Inoltre rivolgo una critica profonda alla Giunta perché se riterrà di comportarsi in questo modo nei confronti di un Assessore, il quale non può esprimersi apertamente in quanto sotto inchiesta, e se penserà di eliminarlo, questo comportamento è scorretto non soltanto dal punto di vista umano ma anche dal punto di vista politico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anche noi ci saremmo aspettati una preliminare comunicazione del Presidente Beltrami, non tanto sulla sostanza della discussione in corso fra i partner del pentapartito, o per meglio dire non solo su queste trattative in corso per conoscere quello che si sta verificando, ma soprattutto sull'esattezza e sulla veridicità o non veridicità della cronaca che compare sulla stampa di oggi laddove si prefigura quanto si sta verificando in Consiglio come una specie di commedia con recita a soggetto. Si dice: "Sappiamo come andrà a finire, una grande discussione, un voto di maggioranza che respinge il documento sappiamo anche che, cosa succederà domani: il Presidente Beltrami e la Giunta daranno le dimissioni e, se i calcoli sono esatti, il 29 luglio la maggioranza di pentapartito si ricompone". I casi sono due, o la notizia che prefigura la commedia, svilendo le istituzioni, non è esatta e, se non è esatta, avrebbe dovuto essere fornito un chiarimento, oppure è esatta e allora si sta ponendo in essere una verifica con recita a soggetto.
Dopo questa preliminare considerazione mi colloco sulla mozione di sfiducia.
Devo innanzitutto dire che per quanto riguarda la nostra forza di opposizione, la sfiducia nei confronti della Giunta pentapartitica - come è stato dimostrato nel corso di questi due anni della IV legislatura - è una costante che oggi avrà, alla luce degli eventi noti, occasione di essere ribadita.
Noi avevamo esposto e motivato la nostra sfiducia nel momento dell'elezione della Giunta Beltrami. Era 1'1 agosto 1985, allorquando con dovizia di argomentazioni mettemmo in evidenza come la Giunta pentapartitica più che su un contenuto programmatico era stata costruita sulla base della spartizione di posti e di poltrone. Questa grave affermazione non era strumentale, ma aveva un oggettivo riscontro nella dichiarazione di un patrono del pentapartito che si andava formando, in una dichiarazione solenne che compariva anch'essa nella cronaca del 1 agosto 1985, da attribuirsi all'onorevole Romita il quale diceva, testualmente, e questo confortava appunto la nostra tesi di un pentapartito che sorgeva non tanto sul programma, ma sulla spartizione di posti e poltrone: "Non si capisce perché il Partito Repubblicano debba avere la Vicepresidenza e un maxi Assessorato, non si capisce perché il Partito Liberale debba contare un Assessorato come noi, quando ha già la Presidenza della Provincia, non vedo perché il Partito Socialista debba fare la parte del leone in Comune ma, al di là dei numeri, è lo spirito con cui si avviano queste maggioranze del tutto inadeguate rispetto alla necessaria capacità di collaborazione che il pentapartito dovrebbe avere".
Questa dichiarazione che confermava la nostra tesi viene ripresa in epoca più recente da una breve dichiarazione del Capogruppo socialista, il Consigliere Rossa, il quale sul giornale "Il Piccolo" del 20 giugno 1987 diceva: "Dovevamo già prima essere adeguatamente rappresentati nella direzione della Giunta; oggi questo titolo non ci può essere scippato".
Apprendiamo così che nel corso delle trattative fra il 12 maggio e il 1 agosto 1985 si era verificato un episodio fra i partner del pentapartito che poi trovarono l'accordo di formare la Giunta: uno scippo ai danni del Partito Socialista che oggi sappiamo come e perché viene rivendicato attraverso la richiesta del dodicesimo Assessore.
Per quanto riguarda il contenuto programmatico la nostra sfiducia dichiarata il 1 agosto 1985 ci aveva fatto osservare come gravassero gravi problemi sul Piemonte, senza l'indicazione del modo di risolverli e si rimandava in allora al documento programmatico.
Il documento programmatico del gennaio 1986 elencava in 190 pagine, in maniera ancora più dettagliata, tutti i problemi del Piemonte e, se le parole della relazione accompagnatoria sono esatte, si rinviava al Piano di sviluppo le scelte decisionali al fine di risolvere i numerosi problemi del Piemonte.
A questo punto la sfiducia che abbiamo ribadito anche in occasione della discussione del documento programmatico non può non essere ribadita oggi,,in quanto ci troviamo di fronte ad una crisi di fatto.
Anche oggi motiviamo la nostra sfiducia richiamando le argomentazioni che concretano nella realtà la crisi che ha investito la Giunta pentapartitica, la quale non è vero che non abbia né padre né madre sicuramente un padre ce l' ha.
Il Capogruppo del Partito Socialista in una dichiarazione su "Il Piccolo" dell'1 luglio 1987 dichiarava espressamente: "L'attuale governo sembra proprio inadeguato a rispondere ai molti problemi che attanagliano la società, dall'occupazione giovanile alle esigenze dell'apparato industriale". Se una dichiarazione del genere, fatta non da un "quisque de populo", non da un qualsiasi politico ma da chi nell'ambito della Regione Piemonte in quest'aula rappresenta il Gruppo socialista, non viene smentita, mi pare si possa dire che la crisi di fatto c'è.
Non solo. E' stata fatta una dichiarazione di inadeguatezza, quindi di fallimento. Qualunque imprenditore che dichiarasse di non essere in grado di rispondere si problemi riguardanti la sua società verrebbe sicuramente dichiarato fallito o quanto meno porrebbe le basi per essere dichiarato tale. Vi è stata un'altra dichiarazione sempre del Capogruppo socialista che ha detto che va riesaminato il Piano di sviluppo regionale.
Tale piano, se non vado errato, era stato approvato all'unanimità dalla Giunta e quindi anche da parte degli Assessori socialisti.
Inadeguatezza, quindi, a risolvere i problemi. Piano di sviluppo che va riveduto e corretto, nonché questione del nucleare. Su questo argomento sono stati fatti numerosi dibattiti e tutti sappiamo benissimo come ci sia stato un ripensamento da parte almeno della maggioranza del Gruppo socialista. Benissimo. Ogni Gruppo politico ha diritto di riesaminare le proprie opinioni, ius paenitendi non è vietato nemmeno in politica. Occorre però chiarire all'interno della Giunta pentapartitica, sorta l'1 agosto 1985, che nell'ambito delle sue linee essenziali relativamente alla politica energetica, aveva sposato la tesi del nucleare, se questa dissociazione abbia senso. Parrebbe che, data l'importanza del problema sia di tutta evidenza come la dissociazione del Gruppo socialista costituisca un altro tassello della crisi.
Vi sono inoltre altre componenti altrettanto rilevanti. Si era detto ad esempio, che la legge urbanistica avrebbe dovuto essere riveduta entro la fine dell'aprile 1986, non tanto attraverso la presentazione di un disegno di legge che, data la complessità, non poteva essere predisposto per tale data, ma attraverso la predisposizione di un documento preliminare con il quale si sarebbero additate le linee essenziali per un'articolazione più semplice e soprattutto per uno snellimento nella formazione dei piani regolatori generali.
C'è poi l'altro disegno di legge di rilevanza politica che dovrebbe ridistribuire le deleghe dei comprensori e in maniera chiara e precisa assumere una prima posizione sul problema delle deleghe. Ebbene, questo disegno di legge, che com'è noto, venne respinto dal Commissario del Governo nel settembre 1986 ed è tornato in Commissione ma, nonostante dieci mesi di discussione, in VIII Commissione vede un sostanziale disaccordo fra i partner della maggioranza.
L'ultima questione di minor tenore, ma anch'essa di rilievo, è quella relativa all'Assessorato alla sanità. Già la volta scorsa avevo ricordato che, molto più responsabilmente, la Giunta regionale della Toscana nel momento in cui venne arrestato l'Assessore socialista al turismo - il fatto è di circa un mese fa - gli revocò la delega e altrettanto responsabilmente l'Assessore si dimise.
E' condivisibilissimo il principio ricordato oggi da Pezzana, secondo il quale nessuno può essere ritenuto responsabile fino a sentenza definitiva ma, di fronte all'impossibilità oggettiva della presenza dell'Assessore Olivieri, non si poteva lasciare l'Assessorato privo di guida; si sarebbe dovuto provvedere, attraverso il meccanismo del ritiro della delega, alla relativa sostituzione.
Ho esposto quelle che a mio avviso sono le argomentazioni principali ma potrei ancora continuare per dimostrare, d'altronde facilmente, che c'è una crisi di fatto.
Come si risolverà? Con una pura e semplice verifica o con le dimissioni della Giunta? Ritorno a quanto avevo accennato all'inizio, il fatto che non sia stato fornito nessun chiarimento e che non sia stato...
Vedo che l'Assessore Moretti è l'unico membro del governo che mi ascolta. D'accordo, la nostra posizione è poco consistente, ma penso di avere comunque il diritto di essere ascoltato. Leggeremo "Stampa Sera" di oggi pomeriggio, visto che le notizie ormai provengono solo dai quotidiani.
Concludendo, è da ritenersi che domani o nei prossimi giorni la Giunta rassegnerà le proprie dimissioni. In questo caso, il documento programmatico che dovrà essere necessariamente presentato insieme alla lista dei nuovi Assessori (mi rendo conto che l'aver detto "domani o nei prossimi giorni" è stato molto azzardato da parte mia ed è inesatto da parte della stampa visto quanto è scritto nell'articolo apparso sul giornale circa le possibili risse spartitorie), dovrà sciogliere tutti i nodi cui ho accennato sia con riferimento all'inadeguatezza di questa Giunta a risolvere i problemi solennemente dichiarati dal Capogruppo Rossa sia, soprattutto, sul Piano di sviluppo, sulla tematica nucleare e su tutte le altre problematiche che costituiscono i vari tasselli della crisi di fatto.
Se il documento programmatico non conterrà indicazioni su tutte queste problematiche, ci si troverà di fronte ad una vera e propria presa in giro sul piano politico.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Majorino anche per aver ricordato l'adempimento statutario del documento programmatico. E' bene non dimenticare questa parte dello Statuto.
Chiede di intervenire il Consigliere Rossa. Ne ha facoltà.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, signori Consiglieri, nella Conferenza dei Capigruppo indetta questa mattina per valutare la proposta avanzata dal Gruppo comunista di rinviare la discussione sulla mozione di sfiducia a giovedì prossimo e di proseguire i lavori del Consiglio con l'esame degli altri punti all'o.d.g., i Capigruppo, soprattutto quelli della maggioranza, hanno deciso di discutere la mozione di sfiducia nella seduta odierna. Ritengo che la scelta sia stata giusta e non rappresenti per il Partito Comunista un dramma. Il Consigliere Bontempi ha illustrato le ragioni di questa proposta. Il Gruppo socialista annuncia che voterà contro la mozione di sfiducia per ragioni di carattere politico opposte a quelle cui si riferiva il Consigliere Bontempi, anche se nell'illustrazione e nella precisazione dei punti della mozione ci sono essenzialmente elementi di operatività che però non sono separabili dalle ragioni di carattere politico.
Nel merito dei punti che compongono la mozione, devo dire che non ci sembrano rilevanti e tali da motivare la proposta. E' un meccanismo ad escludendum in cui non ci sono possibilità di dibattito ampio e libero anche se i motivi che sorreggono una mozione non ci possono e non ci debbono trovare disattenti. In definitiva vincola automaticamente il dibattito. Lo avevamo annunciato giovedì scorso quando ci sono stati posti i problemi riassunti nella mozione di sfiducia e avevamo detto che di li a otto giorni avremmo dato le giuste risposte che occorreva dare in un dibattito che immaginavamo più libero, nel senso che non avremmo voluto trovarci di fronte a una mozione incombente. Non ci sottraiamo dall'esprimere le nostre valutazioni sul quadro politico su ciò che forma l'oggetto della verifica in corso, che e mi auguro si concluda come era nell'intento dei segretari dei cinque Partiti quando il 7 luglio dopo l'incontro hanno approvato questo comunicato: "Le Segreterie regionali della DC, del PSI, del PRI, del PSDI e del PLI riunitesi in data 7 luglio 1987 riconfermano il loro impegno a proseguire nella legislatura nel quadro dell'alleanza di pentapartito. A questo fine i Partiti firmatari di questo documento ritengono indispensabile una verifica politico-programmatica che definisca le priorità da realizzare e approfondisca le linee di attuazione del Piano di sviluppo regionale per la seconda metà della legislatura ridefinendo anche il ruolo degli enti strumentali della Regione. Per raggiungere l'obiettivo di una maggiore funzionalità complessiva del governo regionale i Partiti firmatari di questo documento ritengono opportuna una ridefinizione delle deleghe Assessorili e della composizione della Giunta regionale ed un approfondimento dei modi per raggiungere un migliore funzionamento del Consiglio regionale.
In questo quadro la DC, il PSI, il PRI, il PSDI e il PLI si impegnano a chiudere la verifica politico-programmatica con la conseguente definizione dei nuovi assetti entro la fine del corrente mese di luglio." Ho motivo di ritenere che questo impegno sarà rispettato e ritengo che alcune risposte siano state già date negli interventi che mi hanno preceduto.
Tale verifica non è stata data con la dovuta informazione. Non dico che si dovessero usare squilli di tromba o rulli di tamburo, ma forse occorreva accendere i riflettori della televisione e informare le forze politiche in modo più ampio. Il Gruppo socialista già in un paio di occasioni aveva ritenuto necessario attuare la verifica e mi pare del tutto normale e ragionevole che due anni di lavoro legislativo di questa compagine si debba verificare lo stato di salute del governo regionale, l'impegno sui programmi e le prospettive.
Nel corso del nostro impegno nella maggioranza e nel governo ci sono stati anche momenti di dissenso tra di noi, alcuni attenevano a ragioni di carattere politico, altri erano fuori da questi aspetti. Mi riferisco al nucleare. E' naturale compiere una verifica. Ne ho parlato un paio di volte in quest'aula, altri amici ne hanno parlato al Congresso regionale del Partito Socialista. Ci siamo riferiti al Piano di sviluppo e abbiamo detto che occorre rivedere alcuni suoi aspetti, forse la stessa impostazione occorre ragionare sulla filosofia che si fonda sul concetto di equipotenzialità, occorre vedere se non sia un concetto teorico, magari senza riscontro nella realtà dei fatti.
Sono cose che ho dichiarato ai giornali e non ho nessuna difficoltà a ribadirle in quest'aula.
Il Partito Socialista ritiene che la Giunta, di qui al 1990, abbia necessità di un'ulteriore spinta.
Si è poi aggiunto il fatto imprevedibile di due Assessori che hanno presentato le dimissioni per candidarsi in Parlamento; sono stati sostituiti: ci sono state le elezioni politiche. E' chiaro che un'assemblea regionale non può non tenere presente che le elezioni politiche hanno iniziato un processo che, seppur lentamente e in sordina, avrà dei grossi sviluppi. Si è aggiunto l'arresto del collega Olivieri che mi auguro possa riavere la sua libertà al più presto.
Voglio sottolineare che l'impegno della Giunta c'è, sia rispetto ai problemi che già c'erano sia rispetto a quelli che si sono aggiunti. Non è un problema di formule, ma di rilancio di questa formula.
Auguro che presto ci saranno le conclusioni perché sostengo che siamo in grado di dare delle risposte.
Rilevo che la mozione di sfiducia del PCI significa un passo indietro rispetto ai rapporti costruttivi che la Giunta e la maggioranza auspicano ciascuno nel proprio ruolo. Ho l'impressione che un ripiegamento finirebbe per danneggiare il dialogo a sinistra che noi vogliamo aperto, franco e in grado di considerare gli impegni e le formule alla luce delle situazioni nuove che le elezioni politiche hanno indicato.
Il quadro politico regionale non è quello nel quale si è trovato il Governo Craxi. Noi siamo per la governabilità, per l'appoggio leale, non vogliamo fare la parte dei franchi tiratori, ma vogliamo dare incisività agli impegni che abbiamo assunto, siamo perché si colgano le novità che sono emerse.
Questa mattina l'amico Angelo Pezzana, facendo una battuta, ha detto che Bontempi gli ha offerto un caffè. Noi socialisti vorremmo poterti offrire, caro Pezzana, un Assessorato.



(Voci dai banchi comunisti)



PEZZANA Angelo

Rossa, hai avuto un grosso merito, sei riuscito con una battuta a svegliare l'opposizione comunista.



ROSSA Angelo

Ha un importante significato politico. Si colloca in quella che considero una situazione nuova. Non si tratta di assumerne in fretta le connotazioni, ma già ci sono. Noi confermiamo il nostro impegno in Regione come abbiamo dimostrato in questi mesi dopo le elezioni, la nomina dei Presidenti dei due rami del Parlamento e del Sindaco, la compagna Maria Magnani Noja, alla quale inviamo i saluti di buon lavoro anche da questo banco.
Mentre respingiamo la mozione di sfiducia del Gruppo comunista occorre rinnovare gli sforzi per dare all'alleanza pentapartitica un significato ampio, riformista capace di cogliere i nuovi problemi specialmente dopo il 14 giugno.
Ho salutato positivamente l'ingresso del rappresentante della Lista Verde Civica, Abba, nella maggioranza del Comune di Torino. Questo atto non lo leggo come isolato dal contesto, ma in un quadro più ampio, in un ventaglio più grande.
Pian piano vi sono degli aspetti che si stanno profondamente modificando in senso positivo; anche a livello parlamentare sono presenti Gruppi politici nuovi che rappresentano forze emergenti nello schieramento riformista e progressista del Paese. Questo significa che la società cambia.
Noi ci battiamo per creare nel Paese una democrazia completa, capace di farci diventare sempre più europei e il Piemonte, una delle regioni più avanzate del Paese, ha qualche titolo in proposito.
Respingiamo la mozione di sfiducia, opponiamo una visione ottimistica e lavoriamo affinché la Giunta, rinnovata nei programmi, nell'impegno, negli slanci e nei contributi, possa rispondere alle nuove domande provenienti dalla società piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente non ho capito se l'intervento di Rossa, che si è appena concluso, chiudeva o apriva una discussione in merito ad una vicenda politica che si svolge completamente fuori da quest'aula. Non è chiaro, in sostanza, se l'intervento di Rossa vuole essere un'indicazione di come ricucire un'alleanza scucita con ogni evidenza o un ponte lanciato verso il futuro che, in quanto tale, andrebbe reso più esplicito in modo che ogni forza politica si possa esprimere andando al di là delle offerte plateali di Assessorati a questo o a quel Partito.
Non mi sorprendo, contrariamente ad altri colleghi, che il Presidente Beltrami non abbia detto la sua in avvio di discussione in merito alla mozione di sfiducia. Non avrebbe potuto parlare a nome di tutte le forze politiche che lo hanno votato 1'1 agosto 1985. Questa è la verità.
Ancora stamattina nella Conferenza dei Capigruppo abbiamo potuto registrare almeno quattro letture diverse della crisi che è in atto: quella della DC, innanzitutto, che dà un connotato tecnico alla crisi e alla verifica; quella del PRI che continua a non essere molto chiaro al riguardo, ma si percepisce che in fondo vi è della sostanza; quella del PSI che, a nostro avviso, riporta valori contraddittori riconducibili al concetto che il pentapartito sta stretto al PSI; vi è poi la lettura del PLI che mette in evidenza problemi politici di sostanza nell'operare della Giunta e della maggioranza.
Si rileva con facilità che non esiste, oggi, unicità di direzione politica nel governo di questa Regione. Penso quindi che si possa dire, a buon diritto, che si sta consumando ancora oggi una commedia degli inganni (questo mio giudizio, peraltro, è stato considerato fondato nella Conferenza dei Capigruppo di stamani) se è vero che la maggioranza si appresta a respingere le dimissioni richieste dall'opposizione per dimettersi domani o dopodomani.
Quella innescata dovrebbe essere stata concepita (uso il condizionale poiché non si conoscono realmente gli sviluppi futuri) come una crisi a orologeria che deve detonare ad una certa ora, in una data intorno al 29 luglio.
Dico commedia degli inganni perché nei corridoi, in altri palazzi si vanno svolgendo confronti più o meno nobili. Non ci importa. Stiamo a quello che sentiamo qui e a quello che leggiamo con attenzione sui giornali.
Signor Presidente, quando sapremo finalmente cosa pensano i repubblicani, campioni della trasparenza, i quali per due sedute consecutive si sono nascosti dietro le tende sottraendosi ad un confronto aperto sulle questioni di più scottante attualità politica, come la questione sanità. In quanto a glasnost, mi consentirai, Ferrara, ti stai facendo scavalcare abbondantemente da Gorbaciov. Quello che più ci indigna signor Presidente, sebbene le parole qui non so che valore abbiano, è il fatto che marciscono i problemi sociali, marcisce la piaga della disoccupazione giovanile e della disoccupazione di ritorno determinata dai processi di ristrutturazione. Dieci giorni fa doveva svolgersi in quest'aula un convegno indetto dà un ordine del giorno votato dall'assemblea con la presenza del Governo nazionale, con la presenza della Giunta regionale, con la presenza della IV Commissione permanente del Consiglio, insieme ai rappresentanti viventi di queste piaghe sociali, i cassaintegrati e i disoccupati. Questo convegno si è svolto in verità con l'assenza totale sui quei banchi dei rappresentanti del governo regionale con l'assenza clamorosa, ingiustificabile e, dal nostro punto di vista intollerabile del Presidente della IV Commissione permanente del Consiglio regionale a cui era stata affidata là gestione della preparazione del convegno stesso. In quella sede abbiamo potuto sentire l'unico rappresentante del governo regionale, l'Assessore al lavoro Genovese lamentarsi pubblicamente per la sordità, i dissensi, l'isolamento che vive dentro la Giunta chi prova ad affrontare i problemi del lavoro e della disoccupazione. Abbiamo sentito critiche aperte e penso di non strumentalizzare per nulla le parole dell'Assessore Genovese, che spero mi stia ascoltando, se dico appunto nelle sue amare, sconfortate conclusioni lui facesse riferimento à come questo Piano regionale di sviluppo, che doveva rappresentare tutta là maggioranza, è stato concepito, dove appunto nessuna parola, nessuna volontà politica conseguente viene espressa su questi problemi.
Tra i problemi sociali che marciscono c'è anche l'emergenza rifiuti che pare si voglia risolvere con un balletto di Assessorati togliendo là titolarità del medesimo ad un Assessore che evidentemente, a giudizio della maggioranza oltre che dell'opposizione, sicuramente da parte nostra, non ha fatto il suo lavoro e si è dimostrato palesemente incapace ad affrontare questi problemi.
La questione nucleare, sulla quale ancora martedì scorso in un incontro con l'ENEL a proposito del check-up in atto nella centrale elettronucleare E. Fermi (quindi non parlo soltanto della centrale che vorreste costruire a Leri - Cavour) abbiamo potuto registrare l'incapacità, l'inesistenza di governo di questa Regione nei confronti di interlocutori che ormai snobbano apertamente con i sorrisini i confronti a cui cerchiamo di portarvi e di portarli.
Tra i problemi c'è il sempre più grave dissesto della sanità pubblica e potrei continuare questo lungo elenco che sostanzia la richiesta di dimissioni. Peraltro non abbiamo creduto, sin dall'1 agosto 1985, del pentapartito di affrontare questi problemi e, siccome continuiamo a pensare che il bel tempo si vede dal mattino, non ci sorprendiamo che la verità dei fatti continui a darci ragione, cioè che le questioni si aggravano e io sfido i rappresentanti della maggioranza che Interverranno dopo di me a smentire queste circostanze concrete, fatti precisi che indicano come questa Regione è governata esclusivamente dai più forti, da chi ha il potere, fuori di questa aula, di imporre a quest'aula le proprie priorità e le proprie scelte.
Potrei continuare questo lungo elenco, però vorrei soffermarmi su una brevissima riflessione: la crisi della politica e del rapporto fra le istituzioni e la società. E guardo in questo senso soprattutto a quanto avviene nella sinistra. Come spende, ad esempio, il suo consenso accresciuto (meritato o meno, è un altro discorso) il Partito Socialista italiano? Nessuna impennata progettuale, signor Presidente, da parte di una forza politica che è stata graziata dall'elettorato, che è stata incoraggiata dai nostri concittadini, nessuno scatto in avanti ad affrontare problemi concreti. E questo non è per nulla sorprendente dal nostro punto di vista quando l'unico orizzonte diventa la gestione dell'esistente usando in maniera spregiudicata il proprio potere di interdizione nonché il proprio potere di designazione, come abbiamo sentito poc'anzi, per dire "venite con noi", "correte verso la stanza dei bottoni che i compagni socialisti si sono dimenticati "essere in gran parte vuota" come diceva un ventennio fa un grande Segretario socialista, Pietro Nenni.
Una corsa verso la stanza dei bottoni indica questa crisi della politica questa crisi di rapporto con i problemi della società.
Non soltanto la stanza dei bottoni, più o meno vuota, è affollata anche l'anticamera, signor Presidente, è affollata, persino da forze che sono vissute dalla gente come alternative. Mi riferisco al Partito Radicale, al Partito di Angelo Pezzana, e mi riferisco con amarezza anche e mi spiace dirlo - ai compagni e amici verdi, a quelle forze in sostanza che dovrebbero dare speranza ad un progetto di cambiamento dei contenuti e delle forme della politica; Pannella freme letteralmente a varcare il portone di Palazzo Chigi. Quando si accredita, occultando i contenuti concreti, un campione della devastazione sociale dell'ultimo quinquennio come il Ministro del Tesoro, Goria, oggi Presidente incaricato, con l'unico obiettivo di conquistare un titolo di giornale, si perdono le misure della realtà. Non c'è bisogno di leggere i cultori del postmoderno per afferrare l'unicità della forma e della sostanza. Basterebbe ricordarsi di quel che scriveva tre secoli fa Giordano Bruno in "De la causa principio et uno".
So che Nemesio Ala queste cose le conosce. Abbiamo studiato sugli stessi libri, abbiamo fatto gran parte delle nostre esperienze in maniera comune e non è sorprendente, nemmeno questo, che il rappresentate della Lista Verde del Piemonte in quest'aula si sottragga, a nostro giudizio positivamente, alla chiamata verso l'anticamera a prendere la caramellina dolce.
Per noi si tratta di ripartire dalla società, dai problemi della gente per sollecitare la partecipazione, suscitare proposte, costruire movimento sociale e politico per l'alternativa che sia davvero di contenuti. In questo quadro leggiamo i motivi della crisi del pentapartito, che possono essere appunto ritinti con un maquillage, magari con mani di colore alla moda.
Ci sono molteplici ragioni della crisi: il balletto degli Assessorati disistima reciproca, questioni di sostanza. Ho voluto soffermarmi in particolare sulle questioni di sostanza denunciate da un Piano regionale di sviluppo messo in discussione dall'interno, né poteva essere diversamente se si voleva avere uno scatto di dignità. Il Piano regionale di sviluppo è stato dato in appalto a qualche centro studi della Federpiemonte.
C'è poi la questione della sanità.
Nella conferenza dei Capigruppo di venerdì scorso, proposi di svolgere subito dopo il punto all'ordine del giorno sulla mozione di sfiducia alla Giunta, finalmente, dopo 45 giorni dalla scadenza del suo mandato, la relazione della Commissione di inchiesta sullo scandalo delle UU.SS.SS.LL.
Questa questione così rilevante nella vita quotidiana di ciascuno dei 4 milioni e mezzo di concittadini piemontesi è finita al quattordicesimo punto dell'ordine del giorno, quindi nell'impossibilità pratica di svolgerla oggi e magari anche nella prossima seduta.
Questo non è che la testimonianza della incapacità di rapportarsi alla società civile, di governare, dal Governo o dall'opposizione, i processi che dovremmo affrontare.
La questione della sanità richiama in causa e rafforza la richiesta di dimissioni dell'intera Giunta. L'Assessore alla sanità continua ad avere la titolarità di un Assessorato molto importante. Noi abbiamo chiesto le dimissioni di Olivieri non perché siamo diventati all'improvviso colpevolisti e preconcetti, ma per una ragione politico-istituzionale: l'Assessore Olivieri è stato inquisito e incarcerato, vivendo una condizione umana grave e per questo aspetto non può che avere la solidarietà di tutti, e perché la sua posizione venga chiarificata al più presto e quindi se non ha responsabilità venga restituito innanzitutto agli affetti della sua famiglia, per una vicenda precisa che riguarda l'USSL 1/23 di Torino, riguarda un periodo in cui Olivieri ne era Presidente quindi per l'intreccio inevitabile di una situazione tipicamente italiana in cui controllato e controllore, per le funzioni istituzionali che sono proprie dell'Assessore regionale alla sanità, coincidono nella medesima persona.
Mi rammarico, signor Presidente, che questo nostro dibattito, che è uno dei momenti salienti del confronto politico-istituzionale fra chi dovrebbe rappresentare l'intera società piemontese, non sia stato trasmesso in diretta, che non giunga nella maniera più immediata possibile e al maggior numero di cittadini. I cittadini piemontesi potrebbero sentire dalla viva voce di Angelo Pezzana, quindi senza bisogno di querelare poi nessuno questo singolare ragionamento per cui dovremmo inviare al carcere di Pinerolo le carte, la scrivania e i dossier d'ufficio all'Assessore Olivieri perché possa continuare a svolgere le sue funzioni. Pezzana ha detto che per la Giunta è immorale accettare le dimissioni di un Assessore che è inquisito, penso che sarebbe stato importante che la gente che ci ha votati, per le questioni morali piuttosto che per le questioni istituzionali, ambientali, della disoccupazione, potesse sentire questi concetti. Non posso che essere molto critico e severo nei confronti di questo approccio al problema che indica da parte di Pezzana un modo di procedere strabico...



PEZZANA Angelo

Ci sono state le elezioni, altrimenti farei anch'io un manifesto come hai fatto per il referendum consultivo.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Noi i manifesti li facciamo anche senza le elezioni.
Non posso non denunciare il procedere strabico di un collega, pure intelligente come Angelo Pezzana, su questi problemi molto concreti, perch se andremo alle elezioni la nostra forza politica ha le carte in regola per presentarsi con la faccia pulita alla gente. Però qui non si tratta di svicolare dalle questioni concrete che di volta in volta si presentano, e la gestione di un Assessorato cosa importante come quello della sanità è una di quelle su cui non accettiamo che si svicoli.
Per cui riproponiamo le dimissioni dell'Assessore Olivieri; mi è parso di capire, tra l'altro, che non tutti nella maggioranza vedono bene il suo posto, sarebbe opportuno allora che dicessero per quali ragioni di autorevolezza istituzionale, di inconciliabilità politica, come diceva Marchini (la questione del controllato e controllore come sosteniamo noi).
Signor Presidente, il nostro impegno principale è quello di cercare di suscitare la partecipazione dal basso, senza illusioni e dandoci come terreno principale di lavoro quello che indicavo prima, pertanto non possiamo che votare si alla sfiducia a questa Giunta, denunciando alla gente che ci ascolta, che ci presta ancora attenzione, che si stanno ingannando non soltanto le regole, ma anche la sostanza delle questioni che noi dovremmo rappresentare. Quindi voterò si alla mozione del Gruppo comunista sapendo che dovremo ritornare su questi argomenti la prossima settimana perché la maggioranza ha voluto ingannare i nostri concittadini.



PRESIDENTE

Comunico al Consiglio che questo dibattito non può essere spezzato quindi va fino al termine.
La parola al Consigliere Strobbia.



STROBBIA Stefano

Credo di poter interpretare il messaggio del Presidente del Consiglio come un invito a essere il più conciso possibile eventualmente anche rompendo con questo aspetto della concretezza e della sinteticità una tradizione ed un vezzo che si sta largamente propagando nelle abitudini e nelle tecniche di intervento di questo Consiglio regionale.
Signor Presidente, forse oggi la deluderò un pochino perch contrariamente alle poche altre occasioni nelle quali sono intervenuto cercando di attenermi a questo principio, mi sentirò in dovere di dire qualcosa in più per il tenore della vicenda e per il clima di quest'aula distratta.
Ho colto negli interventi precedenti, sia in questa sede che in circostanze precedenti, un dato comune secondo cui questa maggioranza e questa Giunta, che ne è l'espressione, non stiano godendo di ottima salute.
Di fronte alla scarsezza di salute dello stato fisico e operativo della maggioranza e della sua espressione politica, sono state offerte due opzioni: l'una traumatica e incisiva da parte del Gruppo dell'opposizione che chiede alla Giunta di mettersi in disparte per valutare possibili alternative, e l'altra offerta dalle componenti politiche che sostengono la maggioranza e la Giunta secondo la quale la terapia da seguire in circostanze di questo tipo è quella che nel gergo politichese si chiama verifica politica, significa fare il punto della situazione per riuscire nuovamente a ritrovare le adesioni di indirizzo politico, l'insieme del "sound" necessario per rilanciare l'accordo che finora ha condotto le responsabilità in Regione.
Il Gruppo socialdemocratico opta per la seconda ipotesi e vota contro la mozione proposta dai colleghi del Gruppo PCI. E' un atto di fiducia nei confronti della maggioranza sperando che nel futuro che ancora ci separa di qui alla fine della legislatura e in questo momento di giro di boa si possano compiere quegli atti che molti di noi indicano come necessari e opportuni.
Detto questo, vorrei ricordare alcune questioni che mi sembra doveroso riprendere in questa occasione.
Ricordo che il Gruppo socialdemocratico ha sempre collaborato lealmente nella maggioranza e nella Giunta affinché la vita regionale riprendesse vigore e slancio rinnovando un ruolo propositivo dell'istituzione regionale. Ha dato priorità alle iniziative e alle azioni conseguenti piuttosto che a documenti programmatici, più che alle formulazioni generiche o a atteggiamenti divaricanti. In questo non facile periodo di 24 mesi circa di legislatura ha svolto un ruolo di equilibrio e di raccordo fra le forze politiche della maggioranza e dell'opposizione, un ruolo che immodestamente ci permettiamo di definire ruolo della ragione. Abbiamo esercitato con la nostra prudenza e con la nostra ragione portando avanti i nostri argomenti e i nostri richiami, ma vogliamo anche essere molto determinati per il rapporto futuro che si deve instaurare. E' chiaro che non potrà essere sempre così.
Siamo ancora convinti che esistano condizioni per un ruolo propositivo di grande significato per questa maggioranza. Una serie di situazioni obiettive di base lo possono permettere e assicurare; una sintonia di carattere politico fra coloro che alla maggioranza hanno dato la loro adesione; una forza numerica che potrebbe assicurare tranquillità nei processi consiliari; aspettative della comunità piemontese per un cambiamento avvenuto dopo le elezioni del 1985 e che in questa sede ancora debbono essere il punto di riferimento per l'espressione del voto popolare delle comunità piemontesi.
Lo stesso favorevole insieme di indicatori economici sono tutti requisiti significativi per un ruolo di coordinamento e di alta iniziativa politica a livello regionale. Credo che, invece, nei mesi trascorsi questa maggioranza e forse anche questo Consiglio abbiano scontato questi fatti in modo negativo: una formula politica quasi necessitata dal parallelismo con quella romana, una maggioranza che fa talora del numero un motivo per dialogare con le forze di opposizione, una Regione che pare attendere le dinamiche della società economica.
Anche nel nostro parlamento regionale, specie in questo ultimo periodo nel quale sono stato personalmente uno degli osservatori diretti, si colgono i frutti di questa anomala situazione, trovando così difficoltà ad un confronto dialettico fra tutte le forze consiliari. E' così capitato che l'argomento prevalente sia stato la polemica con la passata esperienza. Pur avvertendo noi stessi che comunicare con la testa girata all'indietro, come alcuni ricordi di natura dantesca, in fondo ci porti soltanto, guidando l'automobile, a finire nei fossi. Nel contempo, però, non si sono introdotte significative e vistose innovazioni nelle politiche regionali e di settore, talché da più parti si è mosso il rilievo che di fatto non si notano grandi mutamenti di indirizzo e di prospettiva.
Noi vorremmo lavorare e ci impegneremo perché questo clima generale si modifichi; vorremmo ripresentare il progetto di un disegno strategico con l'individuazione di obiettivi cui raccordare e dare senso all'azione regionale su cui chiamare al confronto e alla collaborazione le forze sociali ed economiche sane evitali presenti nel territorio regionale.
Soprattutto sarà indispensabile recuperare autorevolezza alla Regione stessa per evitare che appaia senza volontà politica. Infatti per noi le giunte si costituiscono sulla base di contenuti e della capacità propulsiva e di azione per cui non ci piacciono quando, ancorché forti, diventano politicamente deboli.
Sotto questo profilo, anche il Consiglio regionale, massima assise di confronto legislativo, di indirizzo e di controllo dovrà meglio sviluppare la propria potenzialità ed affinare le proprie tecniche. La realtà dell'aumento dei Gruppi consiliari non può essere semplicemente constatata.
Occorre che sul piano delle procedure, dei tempi, dell'organizzazione e della vita legislativa consiliare si introducano correttivi per accelerare e snellire i lavori del parlamento regionale. Infatti, non un Consiglio che tiene discorsi, non un Consiglio che fa documenti programmatici a non finire, ma un Consiglio che lavora per costruire, per tenere insieme un quadro di operazioni, di decisioni con caratteri strettamente politici. Il profilo alto (o basso) di un Consiglio si adegua a seconda del fatto che in esso i grandi problemi vengano non soltanto discussi, ma autorevolmente decisi, a seconda cioè che ciò che accade in Consiglio conti qualcosa e quanto conti; oppure non sia soltanto un apparato di approvazione talora anche mal tollerato.
E' pur vero che forse non c'è stato il tempo necessario per avviare un confronto su questo terreno con questi riferimenti, essendo stata la Regione investita da tre emergenze di cruciale impatto sul nostro territorio. Ricordo quella ambientale, quella del metanolo e la scelta nucleare, fra l'altro quasi sempre discussa sull'onda dell'emotività. E' opportuno su tali problemi potenziare la capacita di proposta, di coordinamento e di indirizzo della Regione per evitare di finire à rimorchio di questa o quell'istanza subendo decisioni del settore pubblico o peggio del settore privato.
E' pur vero che la finanza regionale è oggi in crisi sotto la duplice tenaglia di uno Stato che finanzia quasi esclusivamente con destinazione vincolata e di un'illusione che l'Ente regionale possa finanziare ogni richiesta che perviene dagli Enti locali. Va piuttosto ricercata l'attivazione di un ruolo di programmazione e di consolidamento più che di gestione, cosî come vanno colte le sinergie che possono derivare dagli investimenti statali, dal Fondo per gli investimenti dell'occupazione dalle grandi infrastrutture, da altri strumenti di natura finanziaria per il miglioramento dell'apparato dell'attrezzatura civile del territorio regionale per i quali sono in gioco - lo ricordiamo - quasi 200.000 miliardi del bilancio dello Stato e di questa larga parte del bilancio scarsa incidenza ha la presenza e l'assegnazione alle esigenze della comunità piemontese.
Purtroppo la vicenda non ancora definita della legge sul dopo Comprensori non consente di avviare un concreto processo di delega supportato da indirizzi, strutture, risorse né di recuperare un terreno di dialogo con i Comuni (che sono sempre più inclini a vedere nella Regione un vero appesantimento burocratico e a sentirla assente ai loro problemi) e di vedere lo Stato e le sue articolazioni più disponibili ad essere presenti nella loro azione di efficacia, anche se in alcuni casi lo Stato ne ha tratto profitto al punto di sconfinare dal proprio ruolo. E' stata ricordata in questa sede l'occasione della Protezione civile.
Signor Presidente, riproponiamo con forza il problema della qualità della produzione legislativa. Si può anche annegare nelle leggi e nelle leggine regionali; già nella passata legislatura era stato posto l'obiettivo del riordino legislativo e dei testi unici per materie.
Quell'obiettivo ancora oggi non è stato realizzato, ma deve diventare un punto di forza in questo squarcio di quinquennio che ancora manca. Le Regioni a Statuto ordinario hanno prodotto quasi 12.000 leggi, con una media di 60 leggi all'anno per Regione. E' un eccesso che sta provocando un'indigestione alla società civile.
Questi sono i problemi generali che ci stanno a cuore, attorno si quali speriamo che la cosiddetta cura della terapia della verifica possa metterci in condizione di riprendere lo slancio propulsivo e riassegnare alla Regione, nel quadro dell'accordo politico che oggi è perdurante, la possibilità di riacquistare una funzione di presenza istituzionale e di ricchezza nei confronti del territorio e della comunità piemontese.
Confermo il voto contrario del Gruppo socialdemocratico alla mozione di sfiducia.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Reburdo. Ne ha facoltà.



REBURDO Giuseppe

Non mi ha sorpreso il fatto che il Presidente della Giunta regionale non abbia introdotto il dibattito con una comunicazione per evidenziare le questioni di carattere programmatico, perché ritengo che il Presidente abbia un'onestà intellettuale tale da rendere evidente come la verifica nel pentapartito non avvenga sul programma, ma sulla dislocazione all'interno della maggioranza degli elementi di gestione di potere (che caratterizzano il basso profilo politico con il quale le Giunte di pentapartito non hanno governato la realtà sociale, economica e culturale). Quindi nessuna sorpresa, anzi un'ulteriore constatazione dopo 1e dichiarazioni del Capogruppo socialista che potrebbe anche arrampicarsi sui vetri, come fa sempre, potrebbe tentare demagogicamente di dare efficacia ad un'operazione politica, potrebbe anche offrire a destra e a manca (anzi più a destra che a manca) gli Assessorati, però rimane la sostanza del problema che è evidente a livello nazionale e coerente a livello locale: l'incapacità delle forze politiche che intendono innescare elementi di cambiamento profondamente riformistico, l'incapacità del pentapartito di giocare un ruolo che non sia subordinato all'elemento di conservazione che in larga parte guida le forze determinanti di questa politica; e mi riferisco ad aree ben precise.
Come indipendente di sinistra nel Gruppo comunista ho firmato la mozione di sfiducia, anche se solitamente firmo con molta parsimonia e con molta prudenza, perché ritengo che la credibilità della Regione Piemonte abbia raggiunto una condizione tale che è opportuno prendere le distanze per non essere coinvolto ulteriormente in questo processo degenerativo.
Questa è la realtà di un Ente locale la cui credibilità è caduta nei confronti delle Amministrazioni comunali e della società in generale realtà che favorisce i più forti e ancora una volta calpesta i più deboli in campo economico, sociale e culturale.
Detto questo vorrei rivolgermi al compagno Rossa che cerca di togliersi dall'imbarazzo dell'inconsistenza programmatica che ha caratterizzato il suo intervento, perché altri interlocutori all'interno della Giunta di pentapartito è difficile individuarli e potrei fare molti esempi. Mi riferisco in particolare a questo confronto perché mi pare che su alcune questioni emerga del tutto evidente il modo equivoco con cui il Gruppo socialista lavora in questo Ente. Un caso emblematico è quello del nucleare che ci ha visti a volte scontrarci frontalmente e a volte concordi. Sulla questione nucleare, e in particolare per quanto riguarda la centrale di Trino Vercellese, se qualche volta il Partito Socialista ha compiuto atti di chiarezza, di fatto la scelta nucleare era per la continuazione dei lavori nel cantiere di Trino, tant'è vero che oggi il governo Goria si pu permettere di dire che i lavori di Trino continuano. Quindi gli ordini del giorno e i tentativi che si sono fatti in questo senso hanno portato alla politica del doppio binario, cioè all'ambiguità sui contenuti e sugli atteggiamenti delle scelte strategiche. Non possiamo dimenticare innanzitutto che la questione della politica energetica del Piemonte era gestita da un Assessore socialista e ancora l'altro giorno in un incontro con l'ENEL e con l'ENEA si è visto l'atteggiamento politico con il quale l'Assessore e la Giunta, sostenuta anche dal Partito Socialista, hanno condotto l'operazione di Trino: disponibilità della Giunta ad accettare tutto quanto è evidenziato e supportato dalle scelte e dalle indicazioni dell'ENEL e dell'ENEA, non avendo mai attivato strumenti autonomi (vedi il raccordo con il Politecnico) che permettono un confronto paritario. Tant'è vero che il Politecnico è stato invitato a partecipare alla riunione della VII Commissione e dell'ENEA all'ultimo momento, senza aver avuto incarichi precisi, nell'impossibilità quindi di fornire quelle valutazioni tecniche che sono indispensabili alla Regione per svolgere una politica energetica.
Chiedo che su questo argomento il Partito Socialista esprima le proprie opinioni e faccia delle scelte precise. Il sottoscritto nella passata Amministrazione ha votato contro la scelta della centrale nucleare, assieme al compagno Montefalchesi, quindi ribadisco con tranquillità la mia posizione di autonomia nei confronti del Gruppo comunista; non posso non esimermi dal valutare come il Partito Comunista si è atteggiato nei confronti della scelta nucleare. Quando nel 1985 votammo contro la scelta nucleare dicemmo che il Partito Comunista avrebbe pagato questa sua collocazione filonucleare; purtroppo siamo stati facili profeti. Già nel 1985 quella scelta del Partito Comunista ebbe delle conseguenze di carattere elettorale. Da allora le posizioni del Partito Comunista a livello regionale si sono nettamente modificate; oggi il Partito Comunista ha acquistato credibilità nella battaglia per il superamento delle scelte nucleari mentre altre forze in questo Consiglio regionale sono responsabili di avere creato le condizioni perché fosse impossibile, e lo è stato almeno in due occasioni, esprimere in quest'aula una netta richiesta di blocco dei lavori di Trino. Allora da queste bocche non può venire nessun insegnamento e non c'è nessuna credibilità per lanciare accuse di questo genere come è avvenuto questa mattina. Non voglio fare delle polemiche con un Gruppo politico di cui non ho politicamente nessuna considerazione, stante una inconciliabilità culturale ed etica più che politica.
Caro Rossa e caro pentapartito, è giunto il tempo di capire se questa Regione sul piano energetico e sulle scelte energetiche intende essere una succursale dell'ENEL o del Governo nazionale. Occorre che diate una risposta, così come è necessario che diate una risposta sul problema dell'emergenza ambientale, il Piemonte è nel pieno di questa emergenza, non c'è solo il problema drammatico delle frane, questo Piemonte è stato colpito da una sistematica distruzione.



BONTEMPI Rinaldo

In aula non c'è nessuno.



REBURDO Giuseppe

Ringrazio comunque i presenti. Ritengo dignitoso intervenire ugualmente proprio perché ci sono certe assenze.
Non importa perché, come ha detto giustamente il collega Rossa, i giochi sono già stati fatti in altri luoghi. Ha letto il comunicato delle Segreterie politiche e lo ringrazio per avere fatto chiarezza. Qui siamo dei burattini giostrati dal di fuori.
L'ambiente ha origini e cause precise in scelte di distruzione del territorio e di inquinamento, non ci si è attrezzati per un intervento di prevenzione e di risanamento.
Sarebbe sufficiente richiamare le proposte che abbiamo formulato, per capire come, senza rivoluzionare nulla, sarebbe possibile intervenire concretamente su questi aspetti e su questi problemi. Per esempio, abbiamo chiesto di attivare delle sperimentazioni in agricoltura aiutando i produttori agricoli attraverso un progetto serio e definito per un minor uso dei prodotti chimici. Stiamo però ancora aspettando un progetto concreto di sperimentazione e di intervento in aree che possono permettere un confronto reale su questo problema. Stiamo ancora aspettando che la Giunta dia concretezza a quell'ordine del giorno approvato all'unanimità sulle industrie a rischio e nel quale c'erano dei precisi impegni da parte della Giunta. Che cosa si aspetta? Si aspetta, come è successo in Valtellina, che succeda il caso per stracciarci le vesti? Quell'ordine del giorno a che punto é? Sulla protezione civile c'è una legge che incentiva e valorizza il volontariato. C'è stato un problema con il Commissario del Governo, la questione è arrivata in VII Commissione, la maggioranza, invece di dare una risposta concreta a questo problema, ha chiesto una sospensione per approfondire questo problema. Ci auguriamo che questo approfondimento non avvenga dopo la fine della legislatura. Stiamo aspettando che gli impegni programmatici vengano recuperati. Il disastro della Valtellina ha aiutato probabilmente...



PRESIDENTE

Consigliere, la prego di concludere e a rispettare i tempi di regolamento.



REBURDO Giuseppe

Presidente, la vedo un po' agitata, se vuole che non parli, io smetto subito perché lei mi ha tolto la parola. Voglio che questo venga messo a verbale. Lei deve richiamare tutti nello stesso modo!



PRESIDENTE

Consigliere Reburdo, l' ho richiamata come ho richiamato tutti.



REBURDO Giuseppe

Lei mi ha tolto la parola e io prendo atto che non mi ha fatto parlare.
Altri hanno parlato tre quarti d'ora.



PRESIDENTE

Ho richiamato tutti.



REBURDO Giuseppe

Se lo faccia lei l'intervento, ottenga questo risultato. Grazie Presidente. Questo è un consesso democratico! Questo è un comportamento vergognoso del Presidente.



PRESIDENTE

Lei non può dire questo!



REBURDO Giuseppe

Abbandono l'aula.



PRESIDENTE

Io ho richiamato tutti, non solo lei, a mantenere i tempi che il regolamento fissa. Lei può abbandonare l'aula finché vuole, non pu permettersi però di dire queste cose! Alcuni hanno fatto osservare che i tempi vanno rispettati e io intendo farli rispettare! Non le ho tolto la parola, le ho solo detto che era passato il tempo che le è concesso. Lei sta parlando da più di venti minuti!



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, le chiedo di sospendere la seduta.



PRESIDENTE

I lavori verranno sospesi quando il dibattito sulla mozione sarà terminato.



(Proteste del Consigliere Reburdo)



BONTEMPI Rinaldo

Non possiamo continuare, siamo solo noi presenti in aula, signor Presidente! Dovremmo sospendere anche per consentire ai Consiglieri una pausa per il pranzo.



PRESIDENTE

Non possiamo spezzare la discussione. Ho richiamato gli Assessori in aula.
Consigliere Reburdo la richiamo all'ordine. Guardi, Consigliere, che uso l'espulsione e sarebbe la prima volta che questo capita in questo Consiglio! Ha facoltà di intervenire il Consigliere Ferrara.



(Il Gruppo comunista abbandona l'aula)



FERRARA Franco

Signor Presidente e colleghi, il dibattito in aula è un momento di confronto tra le forze politiche, ma mi trovo molto imbarazzato a parlare quando la forza politica di opposizione più consistente ha abbandonato l'aula. Mi chiedo come possa avvenire il confronto quando ad essere assente è la forza politica che ha presentato la mozione di sfiducia. Lei, signor Presidente, mi dà la parola ed io parlo, ma devo dirle che sono imbarazzato parlare senza avere interlocutori.
La mozione presentata dal Partito Comunista dovrebbe consentire un confronto per fare il punto della situazione rispetto all'attività della maggioranza e della Giunta degli anni passati e alle prospettive per i prossimi due anni e mezzo.
Non farò un discorso di ampio respiro, di grande strategia politica come ha fatto il collega Rossa, mi fermerò a parlare dei problemi dell'oggi o al massimo di quelli di domani mattina.
Devo dire che questa maggioranza, nata nel 1985, ha svolto un'attività che il Partito Repubblicano giudica positivamente, tenuto conto delle situazioni nella quale si è venuta a trovare e dei tempi in cui ha operato.
Superato un primo periodo di naturale, giustificata difficoltà conseguente all'insediamento, la Giunta ha saputo affrontare e superare alcune emergenze interne a questa Regione derivanti da fatti esterni. Mi riferisco alla terribile situazione della finanza regionale che non può continuare che deve essere oggetto di qualche modifica da parte del Governo nazionale se si vuole fare di questo Ente un Ente di programmazione capace di svolgere il proprio ruolo, così come era nelle premesse, un Ente concreto serio. Vi sono anche state emergenze di finanza regionale.
La Regione ha dovuto affrontare alcune situazioni conseguenza di slittamenti derivanti da anni precedenti che sono stati affrontati anche se non è ancora riuscita a giungere a conclusione per le difficoltà oggettive di cui parlavo.
Alcune emergenze di carattere esterno non sono certamente imputabili a questa Giunta e a questa maggioranza: il problema del vino al metanolo, il problema dell'acqua, Chernobyl e tante altre che hanno di fatto cadenzato le attività della Regione con un ritmo folle su argomenti non di sua diretta competenza.
Malgrado tutto questo, la Giunta regionale ha fatto delle azioni pregevoli che debbono essere ricordate.
Il Piano di sviluppo regionale è oggetto di polemiche, di contestazioni e di critiche, tuttavia costituisce un elemento di confronto concreto tra le forze politiche all'interno del Consiglio regionale e nella società civile, confronto che, se sarà portato a compimento nei tempi dovuti e in modo costruttivo, potrà costituire un elemento di crescita della Regione.
Altre cose, più limitate, ha fatto questa Regione e che vogliamo ricordare. Ha affrontato i problemi dell'ambiente, del commercio, dei turismo. Ha approvato leggi che ci hanno visto in parte dissenzienti, ma che pur tuttavia sono leggi quadro e di assetto. Mi riferisco alla legge sul personale.
Quindi, il nostro giudizio sull'attività della Giunta è positivo.
E' in corso una verifica. Non voglio entrare più di tanto in polemica su alcuni aspetti dell'aula, sulla pubblicità della verifica avvenuta su cose ignobili. A me pare che ogni verifica va fatta all'interno delle forze politiche di maggioranza e soltanto l'espressione finale avviene nelle sedi istituzionali. E anche se sono cose ignobili, al termine di una verifica quando si forma un governo bisogna individuare i ruoli, i pesi, le competenze dei singoli partiti. Il problema però è un altro. E' in corso una verifica che spero finisca positivamente e rapidamente: crediamo che la verifica sia migliore quanto più le conclusioni saranno valide. E' essenzialmente una verifica programmatica dell'attività della Giunta per i prossimi trenta mesi partendo dai problemi della società, dalle aspettative della società che forse non hanno ancora avuto risposte.
Vorrei individuare i punti che la verifica dovrà affrontare e risolvere. In primo luogo occorre concorrere al Piano di sviluppo regionale. Mi lascia perplesso quello che si fa sul Piano di sviluppo leggiamo dai giornali che è un Piano di sviluppo sbagliato, le polemiche non mancano, negli incontri tra i Partiti sentiamo dire che non è necessario approfondirlo più di tanto perché in realtà c'è comunque consenso. Oggi il collega Rossa dice che è da rivedere nella sua impostazione. Non ho ancora capito quali sono gli atteggiamenti rispetto a questo problema fondamentale e centrale. Dovranno essere approfonditi in tempi stretti, modi, priorità e tempi di attuazione dei vari punti.
Il Partito Repubblicano non considera il Piano di sviluppo un documento intoccabile; siamo convinti che la Giunta ha dovuto affrontare situazioni difficili e che quel documento possa essere ancora migliorato nei confronti con la società e con il Consiglio regionale. Occorre però individuare le cose che si vogliono fare, come e quando. Altri problemi a nostro giudizio debbono essere oggetto della verifica e li citiamo sapendo che quando svolgeremo il dibattito per l'insediamo della nuova Giunta avremo modo di approfondirli. Ci riferiamo all'assetto organizzativo della macchina regionale. Crediamo occorra giungere alla revisione della struttura organizzativa con la separazione dei ruoli tra politica e burocrazia individuando i metodi e le tappe per giungere a questo.
Altro problema importante è quello della formazione professionale settore che assorbe grande parte del bilancio regionale. Uno studio realizzato dalla Regione ha dimostrato come sia dispersivo di risorse e incapace di fornire risposte alle aspettative. Il Partito Comunista in merito aveva presentato una mozione che in gran parte condividiamo sulla quale si realizzerà un confronto serio in aula.
Dovranno essere affrontati i problemi dell'ambiente che ha emergenze reali. Sono problemi che non si risolvono a tempi brevi. Certamente a tempi brevi deve essere individuata e inquadrata la strategia.
Il collega Reburdo ha ricordato i fatti della Valtellina che per ora non ci hanno coinvolto, ma domani potrebbero coinvolgerci. Occorre una seria e rigorosa attività per individuare eventuali rischi esistenti nella nostra regione. Occorre affrontare la politica del bilancio del patrimonio alcuni problemi sono già stati affrontati, ma l'evoluzione delle situazioni li ha riproposti.
Il problema dell'Università e della seconda Università decisa dal Consiglio regionale, ma giudicata negativamente dagli organi centrali con motivazioni che paiono molto consistenti e valide, potrebbero essere nuovamente oggetto di esame.
Il ruolo degli Enti strumentali e i loro metodi di gestione. Sono molti i problemi da affrontare in questa verifica e occorre farlo in maniera positiva.
Per queste ragioni il Partito Repubblicano voterà contro la mozione del Partito Comunista. Essa però ci chiama in causa direttamente, quindi è nostro dovere dare alcune risposte. In essa è scritto: "I1 Partito Repubblicano non ha partecipato al Consiglio regionale della scorsa seduta", qualcuno ha detto che si trattava di un'assenza annunciata dal Partito Repubblicano. Infatti lo era, il Presidente della Giunta e i Capigruppo della maggioranza erano informati che il Partito Repubblicano avrebbe assunto questa posizione per esprimere il proprio dissenso rispetto alla posizione che la Giunta teneva su un caso che ci ha toccato tutti da vicino, sia sul piano umano che personale, ma sul piano politico doveva costituire oggetto di decisione da parte della Giunta. Il grave disagio espresso in Giunta in quest'aula dal Partito Repubblicano non ha trovato risposta. La questione morale è ormai inflazionata, crediamo debba essere un argomento da usarsi soltanto in certi momenti e non uno strumento di polemica o di lotta nei Partiti; riteniamo sia un modo d'essere in politica e regola di comportamento riferita in primo luogo a se stessi e ai propri Partiti.
Il Partito Repubblicano ha chiesto alla Giunta di assumere una posizione precisa, non vuole criminalizzare nessuno, ha appreso adesso - e ci dispiace - che l'Assessore Olivieri è stato in isolamento due giorni.
Eravamo informati che egli non poteva decidere.



FERRARA Franco

MACCARI, Assessore all'ambiente



FERRARA Franco

E' falso.



FERRARA Franco

Abbiamo tenuto dei comportamenti coerenti con le posizioni che avevamo assunto senza giocare di sponda, senza avere poca chiarezza anche se ci lusinga il confronto che ci ha fatto il collega Staglianò con Gorbaciov persona che guardiamo con molta attenzione. Il Partito Repubblicano aveva chiesto un incontro tra i Partiti della maggioranza per assumere.una posizione senza trovare particolari solidarietà, con la sola eccezione del collega Marchini che pur si era fatto carico di questo problema proponendo un tipo di mediazione.
Questi sono i motivi per cui noi dicemmo che non potevamo, per non creare elementi di tensione nella maggioranza, ,.partecipare ad un dibattito in Consiglio regionale su questi problemi, senza che ci fosse un'assunzione di posizione da parte della Giunta. Oggi siamo presenti per confermare il nostro impegno per questa maggioranza e questa Giunta; siamo presenti per respingere la mozione di sfiducia del Partito Comunista, ma vogliamo confermare il nostro permanente imbarazzo rispetto alla mancata assunzione di un comportamento coerente e necessario atto a garantire la dignità delle istituzioni in un momento di grande burrasca. Le cose si sistemeranno con la chiusura, quando avverrà, della verifica e questo è un bene perché si rimuoverà certamente un elemento di disturbo. Crediamo che il dovere verso le istituzione debba comunque sempre prevalere rispetto alle esigenze di parte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Gentili colleghi, ritengo opportuno svolgere solamente alcune brevi considerazioni, anche se è forte la tentazione di parlare per 40 minuti, ad imitazione di alcuni colleghi che mi hanno preceduto. Non potendo presentare come Gruppo una mozione di sfiducia, mi accingo a votare quella sottoscritta da un altro Gruppo. Avrei scritto questo documento con sfumature diverse, tuttavia ben venga a questo punto una mozione di sfiducia che non fa che anticipare, così come si è ampiamente capito nella riunione dei Capigruppo, un autoaffondamento e un'automozione di sfiducia da parte del pentapartito medesimo che si dimetterà da solo.
Questi episodi fanno parte delle regole e dei giochini, questo dibattito è rituale. Ed è altrettanto ovvio il fatto che ora vi siano in aula grosse e vistose assenze. A turno i Consiglieri mancano, devono pur mangiare! E' anche ovvio che la mozione di sfiducia venga respinta.
Insomma, tutto questo è un elogio ovvio. E' anche ovvio che il collega Rossa si ritenga padrone degli Assessorati e li offra: lo ringrazio, di sfuggita, che non l'abbia offerto a me, evitandomi di respingerlo. Così si dimostra, del resto, in quali mani stiano il potere e gli Assessorati.
Trovo anche buffo, facendo delle piccole annotazioni a margine, che si offra un Assessorato quando, leggendo i giornali, è possibile scoprire che non lo si è ottenuto per sé. In futuro, il Partito Socialista sarà sempre più costretto ad offrire Assessorati ad altre forze politiche perché avrà senz'altro, tra breve, più Assessorati che Consiglieri.



ALA Nemesio

TAPPARO



ALA Nemesio

Ci sono ancora io!



ALA Nemesio

E' vero. In questa verifica, a leggere i giornali, esiste un'unica certezza: Tapparo non avrà un Assessorato all'interno del PSI! Nel senso che se il PSI avesse otto Assessorati dovrebbe lasciarne uno a Pezzana o a me o a qualcun altro. Ecco alcune cose ovvie, un'altra certezza. Cose così rasserenano la vita, come il sapere che Tapparo non potrà avere la carica di Assessore.



ALA Nemesio

MORETTI, Assessore al turismo



ALA Nemesio

Chi l' ha detto!



ALA Nemesio

Come chi l' ha detto? Lo leggo sui giornali che sono la fonte di informazione dei Consiglieri di opposizione e ritengo anche di alcuni Consiglieri di maggioranza. Anche Tapparo, magari l' ha letto sul giornale.
Ma io sono contento per lui, per il fatto che non sarà Assessore: ci sono certe barche sulle quali è meglio non salire secondo me, dico questo con altrettanta ovvietà. Direi ai "compagni" (si usa questo termine, com'è noto, tra socialisti e socialdemocratici, e scusate se devo ormai limitarmi ad alcune divagazioni a margine, ma quasi tutto il resto è già stato detto negli interventi precedenti) di analizzare con attenzione, sull'ultimo numero di "Panorama", una splendida foto...



ALA Nemesio

MACCARI, Assessore all'ambiente



ALA Nemesio

Hai letto il Bollettino di Pramollo?



ALA Nemesio

No, quello non l' ho letto. Ma questo intervento è una collezione di interruzioni. Dicevo: sull'ultimo numero di "Panorama" è pubblicata una splendida fotografia che ritrae il Segretario socialdemocratico nella sua occupazione abituale: porta una carriola carica di mattoni.
Vorrei allora ricordare - e questo vale sia per il Parlamento nazionale che per quello locale - ai compagni socialisti e socialdemocratici alcune loro posizioni recenti sul nucleare, sottolineando che il nuovo programma presentato da questa Giunta regionale sul tema del nucleare dovrebbe essere accompagnato, al di là del numero degli Assessorati che servono a far finta che si è vinto qualcosa, da una dichiarazione di capitolazione da parte di queste forze, dello stesso tipo di quella che sta delineando a livello nazionale sul problema del nucleare ed in particolare in merito alla centrale di Trino. Comunque sul programma che presenterete e sulla nuova redistribuzione degli Assessori ci sarà modo di intervenire, credo la prossima settimana o a settembre. Personalmente non ho ben capito se nell'arco di una settimana ci riuscirete, ma vorrei che - qualora vi fosse un guizzo da parte dei socialisti e dei socialdemocratici - questo venisse registrato, affinché le parole non restino solamente delle dichiarazioni e la verifica si trasformi in qualcosa di concreto al di là di quello che appare a me, leggendo i giornali, nient'altro che una redistribuzione di incarichi soprattutto all'interno dei due Partiti che detengono il maggior numero di Consiglieri.
In conclusione voglio rassicurare il collega Staglianò. Per quanto mi riguarda non ho chiesto (né aspiro averli) Assessorati o Presidenze di Commissione. Potrebbe in questo caso succedermi come ad alcuni sedicenti verdi di entrare in una maggioranza e ottenere una presidenza di Commissione, il che francamente mi sembra pure poco: il rapporto costi benefici mi pare davvero troppo sfavorevole.
L'altra volta mi ero detto disponibile a fare l'Assessore all'ambiente ma all'interno di un gruppo di persone, di forze politiche, all'interno di una Giunta con un programma attento a questi problemi.
Io non ho visto alcun programma con queste caratteristiche: è chiaro che potete cambiare tutto. Le premesse però non depongono a vostro favore.
Basta pensare al minuto e 45 secondi con cui la settimana scorsa il pentapartito ha liquidato il dibattito sull'inquinamento delle acque.
Potrei fare altri accenni: l'intervento dell'onorevole Galasso sul "Corriere della Sera", già richiamato dal collega Reburdo, resta in quest'aula nient'altro che un articolo di giornale.
Vorrei richiamare ancora le opere pubbliche in Piemonte: non credo che ad alcun Assessore della Giunta o Consigliere delle forze politiche di maggioranza - non cito le forze di opposizione; forse non tutti, ma qualcuno ci fa attenzione - venga il sospetto che tra acquedotti frane e inquinamento sarebbe il caso di andare a rivedere quanto è stato autorizzato e pensare alla possibilità di moratorie, sospensioni e congelamenti di situazioni, partendo magari dalle autostrade, proseguendo con i porti turistici sul lago Maggiore e così via dicendo.
Relativamente alle tematiche ambientali non esiste alcuna iniziativa positiva. Voglio citare, ad esempio, il problema del rapporto (per non dire scontro) tra la Regione e il Magistrato del Po o a quanto si è finora fatto in merito all'attuazione della legge n. 431. Le proposte di legge, troppe e divergenti, sono ferme in Commissione: non so se la verifica si occupa anche di questi dettagli, visto che per alcune forze politiche si tratta soltanto di dettagli. Quella sulla valutazione di impatto ambientale è un'altra legge interrotta insieme a quella sul controllo delle immissioni in atmosfera.
Non credo che il Piemonte possa aspettare altri tre anni: le verifiche così a lungo protratte, infatti, finiranno con il venire fatte prima o poi anche dall'ambiente e dai processi naturali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il Gruppo liberale esprimerà voto contrario sulla mozione di sfiducia proposta dal Partito comunista.
Svolgo quindi, a nome del Gruppo, un brevissimo intervento misurato con le mie logiche. Ritengo in primo luogo che si debba tornare agli atti: questo significa che in Consiglio si deve discutere di quello che c'è sui nostri tavoli e non sulle cose che sono del futuribile.
La mozione comunista va respinta nel suo oggetto, nel suo metodo e nel principio che pone.
Il punto a) è una lamentazione sul metodo con cui la maggioranza starebbe ragionando al proprio interno, ma questo è un problema che compete alla maggioranza e del quale risponderà quando porterà in aula il risultato di questo confronto.
C'è un'ulteriore lamentazione molto ipocrita e di comodo, quella di registrare per l'ennesima volta che non tutto si decide in quest'aula.
Cari amici, non è colpa nostra se non siamo al Parlamento nazionale in cui i Partiti coincidono con le istituzioni. Certo, i segretari generali dei Partiti sono tutti onorevoli deputati o senatori della Repubblica quindi è meno evidente il ruolo diverso tra Partiti e istituzione che qui si coglie anche fisicamente; in quest'aula non hanno diritto di cittadinanza quelli che invece per ruolo loro riconosciuto dalla Costituzione devono indirizzare - e non governare - la società come partiti. I Partiti conservano un ruolo al di là del momento elettorale: hanno un ruolo di indirizzo, di contributo al valore delle istituzioni.
Quindi, la lamentazione del Partito Comunista ci sembra quanto meno forzata.
Il riferimento all'episodio del quale il Partito Repubblicano ha ritenuto di farsi protagonista è capzioso rispetto all'istituto che si è utilizzato della mozione di sfiducia; altrettanto capzioso e ingeneroso è utilizzare il temperamento generoso dell'Assessore Genovese che qualche volta non ha difficoltà (come probabilmente non avrebbe difficoltà il sottoscritto) a denunciare pubblicamente le difficoltà in cui vive, ma denunciandole non per attribuirle ad alcuno, ma per informare e per far rilevare anche i limiti oggettivi nei quali si muove un Assessore, un Consigliere, una Giunta.
Se non ci si rapporta con franchezza si dice che non c'è dialogo, se ci si rapporta con franchezza si strumentalizza in termini politici ma inadeguati. Ritengo che lo sfogo del collega Genovese non doveva passare sotto silenzio, ma doveva arrivare in quest'aula richiamato con lo strumento ad hoc: l'interrogazione o l'interpellanza. Questo sarebbe stato lo strumento di ispezione politica corretto, non quello della mozione di sfiducia.
Colleghi, cogliamo tutti in questa vicenda che c'è qualcosa di stonato e questo mi preoccupa perché si è utilizzato, per la prima volta nella memoria mia personale, uno strumento che a un lettore attento dello Statuto, com'è il sottoscritto, è rimasto nella testa diverso da quello che è. Ero convinto che la mozione di sfiducia fosse alla tedesca e quindi dovesse prevedere un documento costruttivo di proposta, tant'è vero che avevo richiamato il nostro ineccepibile Presidente all'improponibilità di questa mozione.
Il senso statutario della mozione di sfiducia nella cultura generale è una messa in discussione dell'azione globale di un esecutivo e della maggioranza che lo sostiene e, se mi consentite, nelle carte del Partito comunista questa accusa non c'è. Si fa riferimento al metodo con cui si lavora e si fa riferimento a due episodi che investono due colleghi, per i quali esistono meccanismi di ispezione politica e di confronto politico che sono le questioni specifiche: interrogazioni ed interpellanze. Non esiste quindi, all'interno delle carte del Partito Comunista alcun elemento che giustifichi sul piano processuale la presentazione di una mozione di sfiducia. Poi nell'intervento del Consigliere Bontempi gli argomenti sono stati sollevati e male ha fatto la maggioranza ad introdurre elementi di giustificazione anticipando, per esempio, quelle che saranno le conclusioni che collegialmente andremo a dare a questa non verifica, ma semplice scadenza tecnica che mette la Giunta nella necessità di sostituire alcuni Assessori e ad integrarli nel numero di dodici; questo ha fatto salire la discussione della mozione del Partito Comunista ad un dibattito sulla Giunta (che deve essere introdotto con un documento che non è sui nostri tavoli). Quindi i colleghi della maggioranza hanno ritenuto di anticipare quello che chiedono nelle trattative e quello che nelle trattative ritengono di ottenere sul piano del programma, ma questo mi sembra un atteggiamento dal quale dobbiamo guardarci. E vengo al dunque.
Provo amicizia personale per Bontempi e troppa stima per il suo Partito per non cogliere con inquietudine questo comportamento. Se il Partito Comunista, così attento a misurare gli strumenti rispetto agli obiettivi e le azioni rispetto alle situazioni, utilizza uno strumento di questo genere, è evidente che in questo Consiglio svolge un ruolo diverso rispetto a quello che la logica istituzionale della nostra assemblea dovrebbe svolgere. Questa non è responsabilità comunista, probabilmente questa è la vera responsabilità della maggioranza che, in termini di processo, ha portato a questo risultato che ha delle conseguenze brutte. Ne cito una, il gratuito giudizio sul collega Maccari. Mi si dice che Maccari è candidato a reggere la sedia più difficile da gestire, quella della sanità. Qualche collega dice con cattivo gusto che questa è 1a punizione: siccome si è constatato che Maccari non si può occupare di ecologia, vada pure alla sanità! E' una conseguenza brutta che deve farci riflettere su come arrivano a comportarsi le forze politiche nei rapporti personali. E' in modo formalmente scorretto. Il Partito Comunista ha dovuto inserirsi con un documento politico di grande respiro, non dal punto di vista sostanziale ma dal punto di vista formale, in un dibattito politico stravolgendo la logica della proposta e della risposta.
Tuttavia, colleghi Consiglieri, mi rendo conto che in questo Consiglio regionale il limite maggiore della maggioranza è stato di aver lasciato per troppe volte sui grandi temi l'iniziativa e lo spazio conseguente sui grandi temi della società. Il mio Partito, quando sarà presentato il documento, dichiarerà le ragioni per le quali si riconosce su quel documento e ne indicherà, magari, i limiti. Una cosa è certa: che non possiamo immaginare di passare alla seconda parte della legislatura con incertezze sui grandi temi che consentano all'opposizione di svolgere il suo ruolo e di fare, per esempio, dodici dibattiti sul nucleare. Di dibattiti sul nucleare se ne fa uno nel quale si esprime una volontà e si assumono le responsabilità. Il ruolo della maggioranza è quello di essere capace di proporre e di sottoporre i temi; il ruolo della minoranza è quello di intervenire con le sue considerazioni sui temi proposti dalla maggioranza, è quello di essere di stimolo, ma non di sostituirsi come soggetto protagonista del lavoro parlamentare. Il nostro Gruppo ritiene che si dovrà discutere al momento della presentazione del documento che accompagna il nuovo Presidente della Giunta e i nuovi Assessori.
Probabilmente questo peccato della maggioranza ha la sua radice nel fatto che è presa da cento problemi e che non ha saputo svolgere questo ruolo e questa è una responsabilità soprattutto della maggioranza, intesa come complesso di Gruppi consiliari, perché i grandi temi non attengono alla responsabilità dell'esecutivo, ma alla consapevolezza politica delle forze che li rappresentano. L'esecutivo ha la responsabilità della gestione mentre le forze consiliari hanno il compito della proposta del dibattito sulla questione emergente E' fisiologico e meccanico che un Gruppo di opposizione, pur importante e serio come il Partito Comunista, stravolga in termini anche provocatori la logica del nostro Statuto, ponendo una questione di sfiducia alla Giunta proprio nel momento in cui si sta attraversando il guado.
Questa non è una verifica nel senso pieno del termine, perché non esistono obiettivi di programmazione e di politica da riconsiderare, non esistono tensioni nella maggioranza, ci sono però esigenze tecniche di ricompattare e ricompletare il pacchetto di Giunta. Se alcune forze politiche riterranno di aprire su delle questioni di merito e di contenuto delle problematiche, il nostro Gruppo su queste proposte si pronuncerà.
Sul documento, come sempre ha fatto il nostro Gruppo, darà il proprio giudizio e il proprio voto e non si esimerà dall'indicare i limiti che rispetto a quel documento riterrà di individuare.
Presidente del Consiglio, lei è troppo attento alle cose istituzionali per non cogliere la preoccupazione che permea questo intervento. Il Gruppo liberale spera che tutti insieme si faccia uno sforzo per recuperare la logica del lavoro delle istituzioni. Ai Gruppi della maggioranza compete l'esigenza di richiamare quest'aula ai grandi temi della società; alla Giunta compete di dare attuazione al programma e di essere presente nel governo della Regione; l'opposizione ha pari dignità nel portare in aula i grandi temi della società e nel contrapporsi rispetto ai discorsi della maggioranza. Non è normale, non è fisiologico che su grandi questioni, sia in termini di tempi che di sensibilità, questa maggioranza sia sempre rimasta indietro almeno di una settimana. Questo, a mio modo, di vedere è il limite comportamentale della maggioranza che ha determinato quello che oggi considero un brutto incidente nella misura in cui si è utilizzato uno strumento che dovrebbe essere la messa in stato di accusa della globalità del modo di essere e di comportarsi di una Giunta sulla scorta di elementi che, rispetto a questo, sono marginali e anche ingenerosi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

A me spiace di intervenire per la quinta volta in assenza del Gruppo comunista, ovviamente in assenza in termini esemplari del Capogruppo. Il rispetto si esprime in altri modi, non andando a mangiare! Se la maggioranza potesse farlo, dovrebbe formulare una mozione di sfiducia all'opposizione. Lo dico con molta amarezza, riconfermando gli apprezzamenti per l'intelligenza e la serietà dimostrata, in altre occasioni, dal Gruppo comunista, presumendo e pretendendo dallo stesso atteggiamenti simili a quelli che la Democrazia Cristiana ha sempre avuto nel lungo periodo di opposizione, durante il quale l'abbandono dell'aula è stato fatto veramente unico ed eccezionale del quale persino ci siamo dispiaciuti.
Nel merito della mozione ritengo di non poter condividere né spirito n merito perché mi sembra che le argomentazioni che la sostengono siano estremamente fragili. A dimostrarne la fragilità ci sostiene la formazione dell'o.d.g. di questa seduta, che comprende, per un Consiglio efficiente e per una Giunta in carica, un'elencazione di argomenti di non secondaria importanza che i Gruppi di maggioranza erano pronti, d'intesa, ad affrontare smentendo le critiche, le accuse di stato di crisi che dall'opposizione ci vengono mosse.
Voglio ricordare a tutti che quest'oggi, oltre al rendiconto generale che è un'incombenza d'obbligo, dovevamo affrontare l'ordine del giorno presentato dallo stesso Gruppo comunista sulle barriere architettoniche, a cui non volevamo sottrarci, trattare la disciplina delle situazioni di incompatibilità, che non è elemento secondario nella questione che stiamo vivendo in questo momento, trattare la modifica dell'integrazione della legge sui gettoni delle indennità per i componenti degli organi di controllo che sono in obiettive difficoltà, dell'importante legge sul riordino dell'esercizio delle funzioni amministrative nelle materie di competenza regionale, gli indirizzi normativi per la delega di funzioni amministrative e una serie di altri argomenti non di modesta rilevanza.
Mi domando: è questa condizione di crisi? 0 è una condizione di difficoltà che non rinunciamo a dichiarare, perché, se cosa non fosse, non saremmo in verifica.
La verifica finora non ha impedito, come avrebbe fatto una crisi vera con dimissioni della Giunta, con situazioni di scontro, il funzionamento della nostra istituzione. Ci sono problemi e non li neghiamo. Ma quanti di questi sono stati acquisiti da un'opposizione che ha imposto dibattiti chilometrici che hanno deformato l'attività del Consiglio che dovrebbe essere preminentemente diretta all'attività legislativa? Questa situazione non è forse stata esaltata dalla propensione ad esagerare ogni piccola tensione che all'interno del Consiglio si è finora manifestata? Questo comportamento abituale ritengo che vada nel prosieguo cambiato, proprio per servire quelle istituzioni che si dichiarano in crisi in maniera esclusivamente strumentale.
Esistono dei problemi. Abbiamo dovuto verificare l'opportunità di modificare la consistenza dell'esecutivo, abbiamo vissuto e viviamo una condizione difficile per la decisione che si deve assumere su un Assessore attualmente impedito. Non nascondiamo posizioni diverse al riguardo, le ha assunte il collega del Partito Repubblicano in un determinato modo. La nostra propensione è di un'ulteriore tolleranza sul problema per le caratteristiche inusuali che lo stesso propone, assolutamente atipiche che ci pongono in posizione diversa da quella che è stata correttamente manifestata dal collega Ferrara. Esistono delle difficoltà in ordine alla realizzazione del programma; su alcuni nodi in Giunta e in Consiglio abbiamo manifestato posizioni diverse, ma non tali da incrinare il fondamento dell'intesa politica, la volontà di proseguire assieme. Mi pare che i cinque Segretari dei Partiti e i Gruppi in questo Consiglio regionale hanno ribadito fermamente questa volontà, che è la base di ogni intesa politica destinata a durare. Ci vorrà più o meno tempo. Concluderemo oggi o domani o la settimana prossima. Sarebbe disonesto formulare in questa sede delle affermazioni definitive. Noi assicuriamo l'attività sia del Consiglio sia delle Commissioni e parallelamente assicuriamo una verifica puntuale (com'è richiesta da alcuni Partiti) e nello stesso tempo assicuriamo una sottolineatura specifica ad alcuni problemi come siamo portati noi, Gruppo democratico cristiano, a fare in questo momento, ritenendo che l'esecutivo in un tempo successivo possa perfezionare queste indicazioni di emergenza e di difficoltà programmatiche. C'è intesa nelle volontà il che significa un sicuro progredire della nostra attività comune, che si orienterà - lo anticipiamo e non abbiamo timore nel farlo - nel recupero di una programmazione che sia di larga soddisfazione.
Sul Piano di sviluppo si sono dette molte cose, ma sottolineo che esso è stato presentato seriamente, è stato discusso e, alla verifica di questo sono stati chiamati gli Enti locali e tutte le forze interessate; se ci saranno da fare delle correzioni, si faranno, ma ritengo che questo rientri nella fisiologia di ogni provvedimento legislativo importante che viene proposto ad un'assemblea.
Abbiamo intenzione di accentuare il nostro impegno in relazione alle iniziative concernenti l'ambiente; abbiamo la viva preoccupazione di dare ai servizi maggiore efficienza e una risposta piena alle esigenze dei cittadini; abbiamo la volontà di arrivare ad un rapporto con gli Enti locali e con le autonomie che sia di maggiore soddisfazione per noi, ente programmatore e coordinatore, e per gli Enti locali, momenti in larga misura esecutori e realizzatori dei larghi indirizzi che anche noi contribuiamo a definire.
Credo che questa maggioranza, al di là di tutto, se si leggono le cose con serenità, non abbia molti rimproveri da farsi; forse è il caso di dire che è tempo di chiudere e di assumere delle decisioni: non mancano obbligatoriamente 48, 24 ore al momento conclusivo, dobbiamo però sentirci in procinto di dare una definizione nuova del nostro impegno, già segnato nel programma che abbiamo approvato nel 1985, che però va perfezionato rinfrescato e riproposto, facendolo coincidere con le modificazioni tecniche che all'interno della Giunta si debbono verificare.
Per queste ragioni ritengo che la mozione comunista vada respinta; in particolare non voglio neppure prendere in considerazione il terzo punto quello relativo all'Assessore Genovese, per altro sempre estremamente generoso di informazioni, di comunicazioni, di stati d'animo, di volontà.
In questo ha rispettato le regole della democrazia e dell'amicizia sotto ogni misura. Genovese sa che noi abbiamo commissioni giudicanti molto blande e tolleranti anche perché capiamo il senso delle sue dichiarazioni anche nel caso in cui siano state fatte così come è stato riferito. Non capiamo il Partito Comunista che le usi contro Genovese per un'azione puramente strumentale contro la Giunta. Questo comportamento lo rifiutiamo come rifiutiamo il tentativo della volta scorsa di portarci sotto le forche caudine accettando di trattare in Consiglio argomenti di basso livello per aver assicurato il numero legale. Non capiamo la prima cosa, non capiamo la seconda e non capiamo la terza proditoria mozione di sfiducia presentata dopo la trattazione degli argomenti che era stata fatta nella Conferenza dei Capigruppo.
Questi atteggiamenti non li capiamo e lo diciamo guardando negli occhi i nostri oppositori perché abbiamo sempre avuto con loro rapporti di correttezza e di lealtà. La loro è una via sbagliata, che abbiamo rifiutato nel passato e che invitiamo il Partito Comunista a rifiutare per il futuro.



(Il Gruppo comunista rientra in aula)



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Ringrazio i rappresentanti dei Gruppi che attraverso la discussione intervenuta hanno consentito a tutti di riflettere, sia chi ha proposto la mozione sia i destinatari in chiave negativa della mozione stessa.
Ringrazio, assai di più, tutti coloro i quali intenderanno rigettare e votare contro tale mozione.
Ho diversi appunti, ma penso che le regole del gioco, i tempi e quant'altro è nell'aria mi suggeriscano di leggerli qua e là per cogliere qualche riferimento e per consentire di passare oltre e di entrare veramente nella porzione legislativa, quale si addice come lavoro a questo nostro consesso.
Un paio di anni fa, quando varcai con la Giunta regionale eletta 1'1 agosto 1985 la soglia del palazzo, lo feci con gli altri amici con trepidazione, con paura, quasi con il timore di accostarmi a qualcosa più grande di me, qualcosa che dai nostri atteggiamenti poteva essere esaltato oppure dissacrato. Non sempre il risultato della nostra presenza è stato pari al nostro impegno ed anche qui, come in ogni avventura dell'uomo, sono riesplosi i limiti personali e le contraddizioni nelle quali è cresciuto questo nostro Piemonte.
Abbiamo lavorato come siamo stati capaci e - devo dire senza risparmiarci - intanto per conoscere la macchina regionale (qualcuno ha ricordato che, passato un determinato periodo di tempo, l'avremmo potuta conoscere) per tentare di regolarne le velocità, per tentare di metterla al passo con le esigenze della società, con la grossa ambizione di farla correre al passo dell'iniziativa privata e dell'imprenditoria privata anche se questa ha, al suo interno, delle possibilità di sollecitazione e di incentivazione che mancano alla macchina del settore pubblico.
Quando penso che la FIAT in un paio di anni, avendolo acquistato per somme relativamente tenui e avendo speso 14 miliardi, ha potuto riconsegnare, a Venezia, purtroppo non qui a Torino, Palazzo Grassi, una sede di un certo prestigio, agli antichi splendori, mi vengono in mente i tempi e i costi entro i quali il settore pubblico incanala le sue intenzioni per promuovere dei risultati, ad esempio, nel settore della conservazione del patrimonio o nell'iniziativa edilizia. Devo pensare che questa macchina ha qualche gesso che è necessario togliere.
E' stato un lavoro che non è emerso, che non fa immagine, ma penso che nei tempi lunghi possa essere salvifico per le istituzioni, perché sono convinto che è inutile proporre le grandi sfide verso il duemila, i grandi programmi, quando la macchina è ingrippata, quando qualcosa non funziona e centinaia e migliaia di pratiche giacciono negli Assessorati e non dando risposte a cittadini e ad enti.
Abbiamo tentato di guardare al lavoro immediato, a quello di routine e abbiamo cercato di guardare verso spazi più ampi cercando di intuire, di progettare. Nel mentre, talvolta, l'opposizione in quest'aula è impietosa.
Abbiamo cercato, e non solo per le diverse esperienze di governo appartenuto ai cinque Partiti che oggi costituiscono la maggioranza, di guardare al passato pur con il giusto senso critico riservato alle manifestazioni politiche dell'uomo politico, senza riproporre condanne e pur sforzandoci di coglierne esperienze, la costruttività, gli aspetti positivi.
Abbiamo espresso la semplice aspirazione di volerci rivolgere alla comunità con un originale modello di sviluppo, con un modo nostro di riferirci ai bisogni della gente, con una lettura originalmente nostra di detti bisogni per tentare di dare agli stessi bisogni una risposta parimenti regionale, convinti come siamo che dopo gli anni del cosiddetto ristagno economico, mentre l'economia del Piemonte cerca di ridecollare, è tempo di fare delle grandi scelte per la ripresa dello sviluppo confrontando le diverse anime della società, il loro ruolo, la loro natura incanalandone lo spontaneo animarsi.
A metà di un percorso quando una progettazione, uno sforzo, un disegno di lungo respiro comincia a manifestare qualche segno, interviene una mozione di sfiducia, lontana dalla naturale scadenza della legislatura regionale, quasi per anticipare un giudizio, mentre l'unico riferimento in tal senso, seppur per altro tipo di chiamata, quello delle elezioni del 14 giugno, quale voto popolare, ha complessivamente rafforzato i Partiti che sostengono questo Governo della Regione Piemonte.
Abbiamo guardato alle cose minute, ma abbiamo cercato anche di guardare un poco più in alto, più lontano per raccordarci con la gente, con la società, per realizzare l'impegno assunto all'inizio di questa quarta legislatura regionale, cioè di fare della Regione lo strumento per liberare le energie e le risorse presenti nella società piemontese, riscoprendo l'esigenza di creare uno spazio entro il quale far ritrovare il settore pubblico con quello privato.
Abbiamo cercato di collegarci con le realtà più impegnative del Piemonte dall'imprenditoria al sindacato, se è vero come è vero, pure facendo tutta l'autocritica necessaria sul piano della operatività, che siamo stati la prima Regione d'Italia a sottoscrivere con un sindacato un protocollo di intesa rivolto a mettere in comune esperienze, impegni intuizioni, progetti sullo sviluppo della società.
Abbiamo sottoscritto altri protocolli e altre convenzioni, con l'Istituto del commercio con l'estero, con il mondo militare, mondo che era del tutto isolato e distaccato dalla realtà in cui viveva con un apporto e una dimensione umana non trascurabile e non era sino a ieri l'altro riuscito ad integrarsi. Abbiamo costruito un solido rapporto con la Protezione civile, dando vita al Comitato, ricercando raccordi con le altre realtà di scienza, di studio e di cultura, con l'Università e il Politecnico.
L'imprenditoria si proietta oggi su scala europea e mondiale e cresce nei grandi progetti integrati dell'informatica, delle tecnologie tradizionali, delle telecomunicazioni, dell'aeronautica per collegamenti a breve e medio raggio, della fusione nucleare. Si pone quindi per la classe politica nazionale - ce lo siamo posti noi come classe politica del Piemonte - il problema di creare per quanto è possibile all'imprenditoria le condizioni per la partecipazione della stessa su scala europea, ma soprattutto garantire che nella nostra regione aree industriali, per consolidata tradizione, per valori e professionalità acquisite, realizzino le condizioni favorevoli necessarie perché la nuova imprendi teoria e le nuove tecnologie possano concretizzare quella quantità di ricchezza e di valore aggiunto che possano trasferire occasione e posti di nuova occupazione su tutto il territorio circostante.
Vorrei riproporre qualche flash, ma vedo di arrivare ad una conclusione avendo cercato di farmi sentire come espressione di governo. I tempi l'opportunità e il regolamento suggeriscono dei richiami ed è impossibile fare una rendicontazione. Ci eravamo proposti taluni obiettivi, alcuni sono stati raggiunti altri sono a metà strada; abbiamo cercato di accostare il cittadino, abbiamo tentato di offrire larghi spazi, alla trasparenza tentando per quanto è stato possibile di privilegiare su non poche iniziative della stessa Giunta il ruolo primario legislativo evitando l'arroccamento nei cosiddetti Assessorati-Ministero, cercando comunque di rompere un certo modo di collocarsi di chi governa rispetto alla gente.
La collegialità della Giunta, grande tema ancor nell'aria e che stiamo cercando di acquisire giorno su giorno, è ancora tanto lontano per condizioni che sono note e che evidentemente non ho il tempo di riproporre.
E' comunque invocato da noi la messa in comune delle esperienze, delle intuizioni e delle risorse.
La produzione legislativa non è stata da poco. Sono state promulgate 110 leggi in questa legislatura, talune di queste di grande rilievo: la delega alle Province per i trasporti e per i problemi dell'ecologia, la promozione e la diffusione tecnologica, la legge della protezione civile un corpus di leggi sulla sanità, dal servizio ispettivo alle case di cura private; ieri l'altro quella dei laboratori. Altre ne mancano, ma sono in itinere. C'è la legge sulla riorganizzazione degli uffici della Regione Piemonte, sull'artigianato, c'è la legge di superamento del comprensorio con tutte le avvertenze e le sollecitazioni che abbiamo acquisito e che sono state proposte anche stamattina. Un corpo di leggi sul turismo decisamente interessanti, largamente licenziato che sta per essere completato e che consentirà per la prima volta nella storia di questa Regione di presentare un riferimento complessivo interessante per il turismo. Ci sono le leggi dei centri fieristici, che stiamo perfezionando quelle dell'agricoltura e dell'emigrazione. Altre sono per strada, altre sono nella fase di preparazione; altre che attengono alla riorganizzazione delle strutture e allo snellimento di taluni passaggi sono avvertite, sono state registrate e vengono proposte con non poche difficoltà.
Il nostro modo di muoverci è passato tra difficoltà non trascurabili da quelle proposte dalla mano dell'uomo, l' ha ricordato Ferrara, dalla sofisticazione dei cibi e del vino, al disastro ecologico, ai dissesti del territorio per mille cause, dai diserbanti all'afta epizootica; la stessa nube di Chernobyl, l' ha ricordato il collega Marchini, è passata sulle teste dei piemontesi più forte che su quelle di ogni altra regione d'Italia per motivi noti, spaccando comunità, famiglie, partiti e sindacati; per non parlare di altri problemi, dei rami secchi, delle difficoltà di carattere finanziario che sono legati all'incertezza della legislazione, all'aumento dei costi di gestione, alla tenuità dei flussi finanziari.
Abbiamo, però, attivato la fantasia dei poveri rivolgendoci a fonti di danaro fresco dal FIO, all'ANAS, alla stessa Protezione Civile promovendo con quest'ultima iniziative per circa 150 miliardi, raccordandoci con gli istituti di credito che abbiamo ancora recentemente coinvolto nel risolvere problemi di carattere assistenziale della stessa città di Torino; ovvero sollecitandoli, seguendoli con attenzione taluni insediamenti dello Stato altrimenti dirottati su altre regioni. Ricordo per tutti il Centro Servizi della Guardia di Finanza al campo volo con 70 miliardi di spesa e potenziali 400 posti di lavoro.
I problemi sono decisamente molti. Vorrei poter solo dire che abbiamo affrontato anche i problemi di lavoro, talvolta in chiave relativamente sfortunata. Talune battaglie non sono arrivate a conseguire successi, per i quali ci eravamo impegnati a fondo. Questo non appartiene solo a questa legislatura, appartiene al passato, alle situazioni vere, reali, ai rapporti che sono intervenuti in passato all'interno del Piemonte tra le diverse forze sociali. Ci sono problemi della formazione professionale sui quali siamo legati a circa cento miliardi di spesa annua: al Tecnotex di Biella, ai problemi dell'agricoltura, ai quali vogliamo restituire tutta la dovuta attenzione.
C'è il tema degli enti strumentali. Non è pensabile di affrontarlo oggi, ma quando abbiamo varcato la soglia del palazzo abbiamo ricevuto anche per tensioni e per taluni aspetti che sono noti, critiche non indifferenti nel senso che avremmo affossato addirittura il Centro di calcolo, avremmo impedito che i dipendenti potessero essere pagati. Il CSI è passato dai 10/12 miliardi tradizionali delle precedenti amministrazioni a 13 miliardi e 800 milioni nel 1985 e a 15 miliardi e 600 milioni nel 1986; nel 1987 si accosta quasi ai 20 miliardi.
Ci sono i problemi dell'Università (2 miliardi per la Facoltà di geologia, ma non devo fare un rendiconto che potrà essere visto nei momenti del bilancio), ci sono i problemi della casa, il razionale uso del patrimonio. La risposta che stiamo tentando attraverso una ricollocazione e una ridefinizione di talune sedi della Regione marcia in questo senso e in questa direzione per consentire al cittadino che arriva dal di fuori di non distribuirsi in troppe direzioni sul territorio della regione.
Le stesse opere di conservazione di questo palazzo che ci ospita, che costituiscono una spesa non trascurabile, che sono nate per un impegno tenacemente portato avanti dalla Presidenza del Consiglio, appartengono a una scelta che alla fine ci ha accomunati tutti quanti. Abbiamo qualche altro impegno sui problemi della Mandria e sui temi della salute. Anche se non è pensabile poterli affrontare oggi, sottolineo che, pur nelle condizioni nelle quali oggi è venuto a trovarsi il personale dell'Assessorato, ho trovato collaboratori dipendenti disposti a stringere i denti, ma non a buttare la spugna, quando avevano larghi motivi di demotivazione, quando non riusciamo a far funzionare alcune Commissioni perché taluni componenti sono inquisiti o sentono che non debbono più andare avanti fin tanto che esiste un certo stato di tensione all'interno del territorio regionale.
Abbiamo progetti ambiziosi avviati, dal soccorso alpino a quelli delle eliambulanze. Operativamente il turismo in questa ultima fase ha cercato promozionalmente di richiamare sul territorio regionale gli stranieri, di riportare delle condizioni vivibili.
Chiudo questa elencazione ricordando la legge sull'emigrazione che è stata votata in quest'aula all'unanimità; sta cominciando a dare dei frutti; perfezionando gli approcci con l'estero, cominciano a confluire in Italia per accordi intervenuti con altre Regioni gli interscambi fra giovani dei diversi Paesi, figli di emigranti o gente italiana che comunque vive in questo momento all'estero. Scambi culturali che hanno alla fine una sottolineatura di carattere umano.
I problemi della cultura sono all'ordine del giorno, soprattutto lo sono, stati posti nel momento in cui si diceva che Torino era diventata morta gora, palude entro la quale non si registravano più animazioni in questa direzione. Il 1986 e il 1987 sono anni di riscoperta dei valori ambientali, della suggestività del territorio, dei recuperi ambientali e quindi anche dei valori squisitamente culturali legati al mondo che ci circonda, all'ambiente, alla storia e alla tradizione di questa nostra terra. E se è vero che lo Stato sta ridonando gli antichi splendori a Palazzo Carignano, la Regione Piemonte ha operato a Rivoli e continua ad operare a Racconigi, imposta il recupero di villa Gualino. La FIAT e la Cariplo recuperano la palazzina di caccia di Stupinigi, il San Paolo il museo Egizio e la Basilica di Superga, la Riv e l'Olivetti ripropongono il restauro e la reclamizzazione di opere prestigiose.
Queste cose non sarebbero avvenute per il gusto e per animazione spontanea se non avessero trovato all'interno della comunità uno spirito...



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

SESTERO



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

E i cassaintegrati?



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

I cassaintegrati c'erano già quando ci siamo insediati noi, abbi pazienza! Se lui vuol vivere sulla cassaintegrazione continui a vivere anche provocando, senza registrare una sola volta che da parte nostra c'è stato impegno per cercare di lenire i bisogni di questa fascia di popolazione.
Abbiamo ospitato non poche manifestazioni: piazza Castello sta divenendo un centro di richiamo si valori della cultura. Assieme al Consiglio abbiamo dato vita alla mostra dei pittori dei soldati del Risorgimento. Taccio su altre che sono elemento emblematico, aspetto irripetibile di un tipo di presenza.
Può dare fastidio se dico queste cose, ma sono fatti che appartengono alle realizzazioni di questo Piemonte. Certo, se avessi più tempo l'illustrazione sarebbe meno episodica, certamente più completa e più approfondita.
Abbiamo cercato di dare un taglio nuovo anche al modo di collocarsi di un Ente pubblico nei confronti della comunità, fuor uscendo da quegli aspetti delle prestazioni tradizionali, erogazioni di servizi, che peraltro sono atti dovuti, per tentare attraverso una forzatura al sistema di portarci entro spazi di novità, spazi sollecitatori di attenzione nei confronti dell'Ente locale, dell'Ente pubblico, in questo caso della Regione. In una Regione che è all'avanguardia nel settore dell'innovazione tecnologica, che impegna il 2,6% del prodotto lordo interno nella ricerca scientifica, il doppio della media nazionale (percentualmente è l'impegno che hanno Stati Uniti d'America e Giappone) abbiamo tentato, in un raccordo con le energie e le potenzialità del Piemonte, di dare un nuovo taglio alla presenza della Regione nella società. Il 29 maggio abbiamo inaugurato a villa Gualino la terza edizione di "Experimenta" con l'attenzione rivolta alle intelligenze naturali ed artificiali, lungo il meraviglioso percorso del cervello umano, una ricerca monotematica di una esposizione che travolge il modo tradizionale di collocarsi su questi temi. Ai primi di giugno abbiamo visitato questa mostra con il professor Coppi e la Regione ha consolidato con lo stesso la sua presenza con il professor Fubini nella realizzazione del progetto "Ignitor" auspicando il rientro del professor Coppi entro un ateneo italiano. L'altro ieri siamo stati in grado di annunciare alla popolazione del Piemonte che questo grande cervello del nostro territorio, che come altri era stato costretto per condizioni e per fatti che maturavano storicamente in quei tempi ad abbandonare i nostri atenei per rifugiarsi presso gli americani, rientra in Piemonte e viene acquisito al patrimonio del nostro Politecnico.
Vedo sorridere e mi chiedo se su queste cose si può scherzare. Comunque prendete atto che questo è un grande passo invocato e ipotizzato da tutti e siamo riusciti a tradurlo in un aspetto concreto.
Il 4 giugno 1987 abbiamo enunciato l'avvio del progetto operativo della rete telematica del Piemonte coinvolgendo la Regione, la SIP, le banche gli industriali, gli imprenditori e gli Enti pubblici. E' un progetto importante che dischiude orizzonti di speranza, che darà delle risposte alle attese del mondo delle imprenditorie e degli Enti pubblici.
Nei prossimi giorni dovrebbe darsi luogo alla riconduzione alla norma dell'assetto di governo e quindi anche al superamento delle difficoltà connesse alla particolare situazione che in Piemonte e in Torino alcuni hanno vissuto con delle grosse sottolineature di riferimento umano che non ci vedono né assenti né vogliosi di scherzare né tentati a buttare sul piano della superficialità cose che sono più grandi di noi, che avviluppano l'intera presenza della comunità e anche il futuro delle istituzioni.
Si dice da più parti che "mala tempora currunt" con riferimento ai sommovimenti, al tornado che si è abbattuto su Torino che in un modo o in un altro, per azioni che non erano immediatamente coinvolgenti, è riuscito a coinvolgere la Giunta e a interessarla. Vorrei spendere su questo piano responsabilmente, una parola di ottimismo, mai dismettendo la speranza che anche queste giornate abbiano a passare, se è vero come è vero che la storia ci dice che le ore buie precedono sempre l'alba, così come il buio che è calato su questa nostra Regione possa cedere il passo a momenti di maggiore tranquillità, superare sospetti, dubbi, inquietudini e incertezze.
La luce che ci attendiamo dopo il buio è espressa dalle migliaia di persone pulite, sane, da pubblici amministratori che in Piemonte, dalle grandi città ai piccoli Comuni, rinnovano ogni giorno la loro offerta di servizio alle popolazioni. Dopo i guasti del metanolo e le altre cose grame che ho detto, dopo i recenti processi sullo scandalo, sull'emergenza morale della scorsa legislatura, speravamo in un tempo di pace. Ma non è così.
Devo dire a tutte lettere che questo è tempo eccezionale entro il quale chi governa è chiamato a fare violenza su se stesso, deve contenere stati di emotività, eccesso di tensione, ovvero deve abbandonarsi a cupo pessimismo.
E' ora nella quale deve prevalere uno sforzo rivolto ad accedere a spazi di equilibrio, di saggezza, di lungimiranza, per avere dalla gente una restituzione di fiducia, di disponibilità, una restituzione di credibilità così che si impedisca che si abbiano ad erigere sulla piazza di questa Torino i patiboli per giustiziare la classe politica o semplicemente chi fa politica. Auspico, e per quanto valga invoco, che giustizia sia fatta e suggerisco a tutti di contribuire a creare le condizioni per le quali il percorso della giustizia possa essere facilitato.
Come uomo che oltre quarant'anni fa ha visto spegnersi giovani vite perché l'uomo potesse respirare a pieni polmoni la libertà, cercherei di tenere sempre accesa questa fiammella di libertà tra la gente e per la gente sperando che non sia stato consumato reato da uomini fortemente impegnati nella politica che alla fine è pur sempre un impegno di servizio alla gente, sperando che, se caduta può esserci stata, essa sia solo imputabile a fragilità o a superficialità umana e mai a calcolo o a fredda determinazione.
Quando il Presidente del maggior Gruppo di opposizione tenta di disegnare i contorni, il tratto, l'immagine della Giunta per rilevare al suo interno insipienza, abulia, apatia, distacco dai grandi problemi del Paese, così che alla vedovanza del potere tenta di contrapporre una formazione di minus habens, di incapaci (questo forse corrisponde sinceramente a un suo intimo modo di credere e di sentire), assume un atteggiamento talvolta impietoso, quasi che oggi fossimo all'anno zero, che non ci fosse un'esperienza passata, che non debba esserci un futuro di questo popolo e di questa Regione, quasi non esistessero gli stessi limiti degli uomini, le obiettive difficoltà di un percorso, addirittura quasi che chi vive un'esperienza entro una coalizione possa rifuggire dalla norma delle convivenze e dei comportamenti più logici.
Quindi respingo con fermezza un giudizio così duro, perché ricordo che le difficoltà non erano allora trascurabili e l'attuale interlocutore ha conosciuto formidabilmente sulla sua pelle le regole del gioco divenendo vera carta assorbente di tensioni, di paure, di stati d'animo, uomo di mediazione. Dico carta assorbente, e questo appartiene al mio linguaggio che taluno può anche definire garbato, ma che esprime anche il limite della mia fantasia che non intende ricorrere ad altre aggettivazioni.
Non ho svolto il rendiconto, ho superato non poche pagine di memoria non ho tentato di spostare giudizi o di modificare atteggiamenti che qui purtroppo sono determinati tra le diverse forze; il poco tempo a disposizione non ha consentito quindi di fare dei bilanci, semmai ho tentato di fare un attimo di legittima difesa: penso che questo sia un atto di giustizia che devo, prima d'altro, ai colleghi della Giunta, e poi, per quanto valga, a me stesso.
Ho tentato di dire in quest'aula che non ci siamo lasciati cogliere impreparati dal muoversi civile della rivoluzione che è intervenuta nella società; che ci sentiamo di compiere uno sforzo per pilotare la trasformazione; che sappiamo fare non poca autocritica, sottolineando che il nostro è un cammino disseminato da errori (ma avremmo talvolta gioito nel sentirci dire dall'opposizione che, per sbaglio, questa Giunta almeno una cosa giusta l'avesse potuta fare!) che, soprattutto amandolo, sentiamo la vocazione, la dedizione a servire questo nostro Piemonte e nei prossimi giorni chiederemo di poter continuare a servirlo.



PRESIDENTE

Secondo quanto stabilisce l'ultimo comma dell'art. 89 del Regolamento del Consiglio, uno dei proponenti la mozione, dopo la discussione, ha il diritto di replicare.
Chiede la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Ero incerto se replicare o meno perché ci sono momenti in cui i fatti le modalità e il sano rispetto di se stessi possono rendere inutili certe incombenze formali, in realtà invece uso questo diritto che mi è riconosciuto dal Regolamento del Consiglio per esprimere alcune riflessioni. Ho già spiegato i motivi della mozione di sfiducia dopo due anni di concreta sperimentazione da parte dell'opposizione dei comportamenti della Giunta e della maggioranza e ho già detto che noi abbiamo ritenuto di compiere questo atto inedito, definendo questa Giunta dannosa per il Piemonte e molto pericolosa per l'istituzione. Confermiamo interamente questo giudizio e quindi non dico altro sulla mozione di sfiducia.
Le considerazioni che voglio invece fare nascono da qualcosa di più preoccupante della sfiducia politica, che non riesco ad esprimere a caldo e che mi deriva soprattutto dall'intervento del Presidente. Ho l'impressione che non ci capiamo più perché non si usa più un linguaggio che ci permetta di credere che qui ci siamo per lavorare nel senso parlamentare classico.
Il nostro Gruppo ha posto delle questioni, ma non ci è stato risposto su nessuna di esse. Il Presidente della Giunta ha fatto un elenco assolutamente unilaterale, fazioso. E' grave che un Presidente sia fazioso è grave che la Giunta anziché partire dai problemi posti, faccia un'elencazione sconnessa, parli a volte di minutaglia, a volte di iniziative più importanti, a volte di cose solo pensate e non ancora in fase di realizzazione o metta assieme cose solamente trascinate nel tempo dalle premesse poste.
Noi parliamo invece della nostra sfiducia in un momento che altri riconoscono essere difficile per questa maggioranza. Queste questioni sono reali? Guardiamoci attorno.
Nel mio intervento di questa mattina ho continuamente evocato elementi che abbiamo ricavato da contatti, rapporti all'interno dell'istituzione regionale e all'esterno. Com'è possibile rispondere che tutto va bene anzi, va benissimo e che quello che non si è fatto non è colpa della Giunta? Non sono mai stato integralista al punto di affermare che dovete risolvere problemi irrisolvibili. Da tempo abbiamo detto e oggi lo diciamo in maniera forte con la mozione di sfiducia che non ci fidiamo per due ragioni. La prima perché le politiche messe in atto (si fa per dire) non rappresentano neanche il tentativo di riprendere in mano una funzione di governo seria; la seconda perché non ci fidiamo più per il continuo stillicidio, permettetemi di dire continue gherminelle, come contorno, come orpello di uno stile che, ahimè Beltrami, dovresti ripensare, visto che ne parli tanto.
Il Partito Repubblicano oggi dice che aveva comunicato alla Giunta il motivo della sua non presenza in aula, qui però è stato detto che non si sapeva niente, ché qualcuno era al mare. Si può dire di tutto naturalmente al patto però che poi si dia un giudizio serio sui fatti.
Non ci fidiamo più e questo vuol dire che si è rotto qualcosa per noi in maniera definitiva: si è rotto quel rapporto minimo che nei regimi democratici vede le opposizioni svolgere il ruolo loro tenendo in piedi le questioni, i problemi, suscitando sensibilità, muovendo risposte.
Questo qui non avviene, non parliamo più, il dialogo si rivolge tra sordi, tra fantasmi, e tutto ciò è pesante, è disperante perché, bene o male, noi viviamo qui. Certo, ne trarremo tutte le lezioni possibili. Non ci è sfuggita una certa articolazione del dibattito, per esempio, le argomentazioni di Marchini e di Ferrara sono diverse dalla rosea prospettiva delineata da Rossa, tanto rosea da coincidere forse un po' troppo con le rosee aspettative sue. Qualche problema è stato recepito anche dal Partito Liberale, comunque in modo molto diverso dell'arroganza che si è trasformata in attacchi personali, del Presidente e del Vice capogruppo della DC, arroganza che anziché partire dalle questioni per interloquire, ha evitato i problemi reali di cui in parte ci facciamo interpreti per fare una specie di cortocircuito sul passato e su di noi.
L'espressione di intégralismo che ho sentito nell'intervento del collega Nerviani non sorprende, era intuibile perché ce l'aveva già riservato altre volte il Presidente, integralismo che nel momento in cui l'opposizione pone i problemi, non parla dei problemi, ma vuole "sfiduciare il Gruppo comunista", scaricare le responsabilità sul Partito che fa l'opposizione e che ha tentato per un anno di proporre delle iniziative. Lo ha riconosciuto il collega Marchini, anzi addirittura avvertiva: "attenti perché se propongono troppo, si rischia di cambiare la ragion d'essere del Consiglio". Visto come venivano trattate, ma soprattutto come non venivano attuate queste cose, oggi si pone l'accento sull'elemento di sfiducia e di conflitto.
Il Presidente ha riassunto il succo politico del nostro ragionamento sulla Giunta e sui fatti con un attacco personale a me. Caro Presidente, le devo dire che passerò il mio tempo ad attaccare lei e la sua Giunta con determinazione, perché lei non offre nessuno spiraglio di speranza che quello che facciamo abbia un confronto reale e serio. Il Vice capogruppo della DC addirittura meschinamente ha fatto ritenere che noi abbiamo usato e strumentalizzato una persona, con cui tra l'altro abbiamo sempre avuto buoni rapporti e vogliamo continuare ad averli sul piano personale.
Proprio gli interventi del Presidente della Giunta e del Gruppo DC danno il succo vero dell'egemonia democristiana in questa maggioranza. A voi non piace questa parola, chiamatela presenza, influenza, abile dominio pugno di ferro in guanto di velluto che ha perfettamente capito che l'unica condizione per riuscire nei restanti due anni a mantenere una posizione peraltro ben consolidata ed articolata, è quella di traccheggiare e di galleggiare sui problemi nelle difficoltà, nelle dialettiche, approfittando anche della debolezza di alcuni Partiti a cui si sono rivolti tutti come interlocutori, anche se oggi non lo sono stati eccessivamente.
Il PSI aveva annunciato che avrebbe fatto chiarezza, ha chiesto la verifica e ha espresso qui il suo ottimismo, al punto di pensare all'allargamento della maggioranza, alle novità progressive nel Governo nazionale e qui, ma soprattutto ha avuto il demerito di aver deciso di tagliare i ponti del confronto reale con una parte consistente della società piemontese. Questo atteggiamento noi lo rifiutiamo nei metodi, nei rapporti e nei contenuti. In realtà in ogni occasione in cui si parla di politica frontale registriamo un'arroganza di questo tipo. Ci sono poi altri momenti in cui si deve approvare la legge o il provvedimento nei quali ci sentiamo dire: "State qui".
Non posso ovviamente fare altro che votare a favore della nostra mozione di sfiducia e preannunciare un contenuto di fatti all'incomunicabilità delle parole soprattutto quando non sono corrispondenti alla realtà come abbiamo visto tante volte, o sono un esercizio per galleggiare in Consiglio o contano molto meno dei fatti. Il nostro Gruppo avendo denunciato lo stato di profonda rottura che in questo Consiglio si è determinata nella fase estiva, ma già a cominciare dal prossimo appuntamento della verifica, parlerà molto più con i fatti che non con le parole di un dialogo che ci avete pesantemente negato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Pezzana. Devo però comunicare che il Regolamento del Consiglio prevede che solo uno dei proponenti la mozione ha il diritto di replica dopo la chiusura della discussione.



(Voci in aula)



PEZZANA Angelo

Vorrei sapere se il Presidente Viglione è stato sostituito da Staglian o da Reburdo. La parola mi viene data o tolta dal Presidente del Consiglio quindi prego i colleghi Consiglieri di stare tranquilli perché hanno tutto il tempo per parlare quando vorranno. Io voglio motivare perché esco dall'aula. La mia non è una dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

Non è possibile. Il Consigliere Pezzana si allontana dall'aula.
Si proceda alla votazione per appello nominale della mozione di sfiducia n.
323 presentata dal Gruppo comunista.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 53 hanno risposto SI 19 Consiglieri hanno risposto NO 34 Consiglieri.
La mozione è respinta.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15,15 riprende alle ore 16)


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame progetto di legge n. 253: "Rendiconto generale per l'esercizio finanziario 1986"


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Comunico che, secondo quanto hanno stabilito i Capigruppo, la seduta oggi dovrebbe aver termine alle ore 18. Nel frattempo si proceda all'esame del progetto di legge n. 253, di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il rendiconto generale della Regione allegato al disegno di legge, che il Consiglio regionale sta per prendere in esame, è articolato in numerosi documenti che vanno dal rendiconto della gestione dell'esercizio 1986 alla relazione tecnica al conto del tesoriere, al conto generale del patrimonio, ai rendiconti di alcuni enti strumentali della Regione e di alcune società a partecipazione regionale.
I vari aspetti della situazione finanziaria e patrimoniale dell'Ente sono dettagliatamente esposti, per cui questa relazione non può che limitarsi ad esprimere un giudizio d'insieme sui risultati ottenuti e sulla attività svolta dalla Regione nell' esercizio 1986.
I dati generali della gestione regionale nell'esercizio 1986 si riassumono in poche cifre: le entrate accertate ammontano a 4.764.628 milioni, di cui 2.996.520 milioni provenienti dal Fondo sanitario nazionale per il finanziamento delle UU.SS.SS.LL.; queste sono risorse che vengono iscritte nel bilancio regionale senza però che la Regione possa in alcun modo sudi esse influire, addirittura senza che esse passino attraverso le casse regionali.
Le entrate, quindi, sulle quali la Regione ha potuto fare affidamento ammontano a 1.768.108 milioni.
Gli impegni di spesa complessivi ammontano a 4.751.673 milioni circa di cui 3.308.819 milioni erogati alle UU.SS.SS.LL. come risorse del Fondo sanitario regionale; l'attività regionale dell'esercizio 1986 è pertanto limitata a l.442.853 milioni circa di impegni di spesa.
Stabilite le dimensioni delle risorse a disposizione della Regione e delle spese attivate attraverso l'attività del complesso apparato regionale si possono subito fare alcune osservazioni. Le entrate accertate si discostano dalle previsioni definitive di entrata di 134.123 milioni circa pari al 2,73%, il che su un complesso di risorse pari a 4.764 miliardi circa è uno scostamento che non assume dimensioni significative. Se però si esaminano le entrate più dettagliatamente, si può rilevare che nelle entrate tributarie lo scarto negativo è di 10 miliardi circa e poiché, per quanto riguarda le risorse provenienti da tributi dello Stato, la differenza tra previsioni ed accertamenti di entrata è di 46 milioni in tutto, ciò significa che lo scostamento riguarda le entrate per tasse sulle concessioni regionali per 3.377 milioni circa, pari al 30,7% della previsione definitiva; la tassa regionale di circolazione sui veicoli e autoscafi per 7.439 milioni pari al 16,2% della previsione definitiva.
Quindi, anche se il valore assoluto dello scostamento non è significativo ai fini di una reale valutazione delle capacità di finanziamento delle singole fonti di entrata, occorre tendere a previsioni più contenute rispetto a quelle operate.
Lo stesso dicasi per le entrate extratributarie relativamente alle quali lo scostamento tra accertamenti di entrata e previsioni definitive ammonta a 10.293 milioni circa, pari al 22,6% della previsione definitiva.
Infine, lo scostamento più rilevante tra previsione e accertamento riguarda le entrate provenienti dalla contrazione dei mutui, relativamente alle quali, a una previsione di mutuo a pareggio del bilancio 1986 di 300 miliardi, corrisponde un accertamento complessivo di mutui contratti di 200 miliardi, e quindi uno scostamento del 33,3% dalla previsione definitiva.
In questa tendenza però a contrarre mutui per un ammontare complessivo in misura inferiore alla previsione di bilancio e quindi alla capacità di indebitamento stanno i principi su cui da sempre è fondata la politica finanziaria della nostra Regione: evitare di irrigidire il bilancio regionale in misura fisiologicamente insopportabile con le rate di ammortamento dei mutui; non gravare il bilancio regionale di interessi passivi di ammortamento dei mutui che finirebbero con l'assorbire tutte le poche risorse liberamente disponibili della Regione.
Nell'esercizio 1986 i mutui contratti ammontano a 200 miliardi; è senz'altro una delle più grosse operazioni finanziarie fatte dalla Regione con istituti di credito. Il tasso d'interesse contrattato risulta abbastanza conveniente, essendo pari al 10,75%, e soltanto per una minima parte del mutuo e stato convenuto un tasso variabile, con le variazioni dei tassi dei titoli di Stato. E' evidente che, sia per la tendenza a una ripresa dell'inflazione, sia perché non rientra nella natura dell'Ente pubblico il rischio dei tassi, è preferibile contrarre mutui a tasso fisso un eventuale aumento dei tassi provocherebbe infatti un grave onere per la Regione.
Il fatto che una piccola quota dell'ammontare complessivo (5 miliardi circa su 200 circa miliardi di mutui) sia stata contratta a tasso variabile ha soltanto il significato di un segnale, che la Regione non è contraria a forme di credito che non siano quelle rigide finora praticate. Il maggiore onere derivante da un eventuale aumento dei tassi è in ogni modo contenuto entro limiti accettabili, dato il limitato ammontare del mutuo contratto a tasso variabile. La durata dei mutui contratti varia dai 15 anni ai 20 anni, ed è una durata che gli istituti di credito quasi non applicano più in quanto la tendenza è quella di accorciare al massimo i tempi della restituzione di capitale e interesse; opposta è invece la tendenza della Regione, che è di diluire al massimo nel tempo l'onere degli interessi passivi.
Un ultimo aspetto favorevole alla Regione di questa operazione finanziaria è che per il 50% dell'ammontare complessivo dei mutui contratti, vale a dire per 100 miliardi, vi è la possibilità per la Regione di incassarli entro 4 anni, con inizio dell'ammortamento a partire dall'anno successivo alla contrazione, ma con riduzione del tasso d'interesse per quelle quote di mutuo non utilizzate. E' evidente che sull'ammontare di 100 miliardi i vantaggi finanziari non sono pochi.
Un grave e preoccupante problema riguarda le entrate regionali, quelle accertate e non riscosse, cioè i residui attivi che nel corso dell'esercizio 1986 si sono costituiti nell'ammontare di 733.121 milioni pari ai 41,5% delle entrate della Regione, al netto delle risorse destinate alla Sanità. I 1.768 miliardi di entrate su cui è impostata la politica di spesa della Regione, sono stati infatti riscossi soltanto nell'ammontare di 1.034 miliardi circa, pari al 58,5%. Di queste entrate, accertate ma non riscosse, 517.381 milioni riguardano fondi statali a destinazione vincolata, provenienti da leggi statali settoriali e 200 miliardi corrispondono ai proventi dei mutui contratti dalla Regione nell'esercizio 1986, ma non riscossi.
I residui derivanti dai fondi statali a destinazione vincolata sono conseguenti al fatto che, per lo più, si tratta di fondi che la Regione non può riscuotere fino a quando non può dimostrare di averli spesi, come i fondi da destinare alle opere pubbliche, all'agricoltura, i fondi FIO ecc., si tratta per lo più di fondi da destinare al finanziamento di interventi che si protraggono a lungo nel tempo.
I residui attivi all'inizio dell'esercizio 1986 ammontavano a l.102.766 milioni e nel corso dell'esercizio sono stati eliminati nella misura del 55,2%, pari a 608.588 milioni, per cui alla fine dell'esercizio i residui attivi relativi a passati esercizi ammontavano a 473 miliardi circa, di cui 344.362 milioni relativi ad assegnazioni statali a destinazione vincolata e 102.466 milioni relativi a mutui contratti e non ancora totalmente riscossi. Con i residui attivi formatisi nel corso dell'esercizio, alla fine dell'anno 1986, essi ammontano complessivamente a 1.208.319 milioni nei quali i fondi statali a destinazione vincolata hanno raggiunto l'ammontare di 864 miliardi circa ed i proventi dei mutui contratti e non riscossi passano a 302 miliardi circa, a causa dei 200 miliardi di mutui contratti a pareggio del bilancio 1986 e non riscossi. Se si prescinde da quest'ultima massa di residui attivi, in quanto i 200 miliardi di mutui sono stati contratti pur sapendo che nel corso dell'esercizio non sarebbero stati riscossi, ma essenzialmente per contenere il disavanzo effettivo entro limiti accettabili, la situazione dei residui attivi va percentualmente migliorando rispetto al passato esercizio, ove si tenga anche conto che gli accertamenti di entrata si sono percentualmente incrementati, rispetto all'esercizio 1985, del 4,3%. A fronte infatti di questo incremento, l'ammontare complessivo dei residui attivi è aumentato dell' 1,1%.
Si può quindi concludere che, se anche non rilevante, la tendenza dei residui attivi è decrescente. Si è detto che dei 200 miliardi di mutui contratti, ma non riscossi, si può prescindere nel considerare la massa dei residui attivi esistenti alla fine esercizio, ciò in quanto essi rivestono natura diversa da quella dei normali residui attivi; anzitutto essi sono serviti a contenere il disavanzo finanziario effettivo che altrimenti avrebbe raggiunto dimensioni non accettabili; in secondo luogo non concorrono ad incrementare la spesa, in quanto quelle spese che trovano finanziamento nei 200 miliardi di mutui, avrebbero dovuto comunque essere sostenute, anche se i 200 miliardi di mutui non fossero stati contratti.
Per quanto riguarda invece lo stato di previsione della spesa, lo scostamento tra previsioni definitive e impegni di spesa si traduce in termini di incapacità a spendere della Regione.
Al netto della spesa sanitaria, l'ammontare complessivo degli impegni di spesa corrisponde al 73% circa delle previsioni definitive di spesa, con uno scostamento di 533 miliardi circa. Lo scostamento è particolarmente significativo nell'area d'intervento agricoltura, ove gli impegni di spesa che ammontano a 139 miliardi circa, rappresentano appena il 47,3% dello stanziamento definitivo, mentre gli ulteriori 155 miliardi circa sono rimasti inutilizzati. In quest'area sono prevalenti gli interventi finanziati con fondi statali a destinazione vincolata, per cui le somme non utilizzate vengono reimpostate nell'esercizio successivo e queste ammontano a 153 miliardi circa.
Le cause di questa impossibilità della Regione a spendere uno stanziamento di risorse anche modesto, come quello dell'area d'intervento agricoltura che, in contrasto con l'incremento complessivo del bilancio, ha subito una flessione del 10,8% nei confronti dell'anno precedente, sono molteplici; non ultima la necessità di una ristrutturazione delle produzioni agricole per adeguarle alle nuove necessità della comunità internazionale e ancor più la necessità di trasformare le aziende agricole in vere e proprie imprese produttive. Le maggiori economie di spesa riguardano infatti il programma di ammodernamento delle aziende agricole il programma di interventi a favore della zootecnia, il programma per la forestazione, il programma di valorizzazione delle zone collinari e montane, ma soprattutto il programma di assistenza tecnica alle aziende e alle cooperative agricole.
Un'altra area d'intervento che presenta un forte scostamento tra l'ammontare delle previsioni definitive e quello degli impegni di spesa è l'area d'intervento gestione e assetto del territorio, relativamente alla quale gli impegni di spesa, che ammontano a 361.375 milioni, rappresentano il 59,6% delle previsioni definitive, con un mancato utilizzo di 245 miliardi circa rispetto alle previsioni definitive.
Anche in questo caso le cause della difficoltà di spesa sono molteplici, e tra esse la mancanza di un raccordo tra l'attività della Regione e quella degli Enti locali, ai quali le predette risorse vengono in massima parte erogate.
Per quanto riguarda lo scostamento tra l'ammontare delle somme impegnate e i pagamenti effettuati, esso viene considerato in termini di efficienza dell'apparato burocratico ed è per questo che viene considerato con molta preoccupazione il formarsi dei residui passivi che, al netto della spesa sanitaria, nell'esercizio 1986 si sono formati nell'ammontare di 329 miliardi circa, pari al 22,8% circa dell'ammontare complessivo della spesa impegnata: quest'ultima, infatti,, che - come abbiamo già detto ammonta a 1.443 miliardi circa, è stata erogata nella misura del 77,2 circa, pari a l.114 miliardi circa.
Varie sono le cause della formazione dei residui passivi tra le quali si devono considerare i riflessi negativi sulla spesa della formazione di una gran massa di residui attivi, il fatto che i residui passivi sono per lo più relativi ad interventi che richiedono un certo numero di anni per completarsi, le situazioni di scarsa liquidità di cassa e non di rado si verificano nel corso dell'esercizio.
Le aree di intervento che presentano le maggiori percentuali di formazione di residui passivi sono infatti l'area di intervento agricoltura e l'area di intervento gestione e assetto del territorio che, più delle altre, sono finanziate con fondi statali settoriali e relativamente alle quali gli interventi che vengono attuati si realizzano soltanto nel giro di qualche anno.
L'area di intervento agricoltura presenta residui passivi formatisi nell'esercizio 1986 per 40 miliardi circa, pari al 28,7% delle spese impegnate, mentre nell'area di intervento gestione ed assetto del territorio si sono formati residui passivi per 150 miliardi circa, pari al 43,9% dell'ammontare delle spese impegnate.
Contribuiscono anche ad incrementare i residui passivi relativi alle grandi opere pubbliche i fondi FIO relativamente ai quali il CIPE, dopo averli assegnati per la realizzazione delle opere che gli sono state proposte e che sono cantierabili nel periodo massimo di 4 mesi, allorch accerta l'inizio dei lavori, eroga subito un acconto pari al 40% del valore complessivo dell'opera, mentre da parte della Regione i pagamenti avvengono sulla base degli stati di avanzamenti dei lavori e di qualche, certamente minore, anticipazione.
Alla scarsa liquidità di cassa come causa di formazione dei residui passivi possono essere invece ascritti i residui passivi formatisi nell'area di attività e nell'area di intervento formazione e cultura, le cui principali caratteristiche della spesa sono: la natura prevalentemente corrente; il fatto di essere quasi essenzialmente finanziata con risorse libere regionali. Orbene, l'area di attività presenta residui passivi per 22.716 milioni, pari al 13,7% degli impegni di spesa e l'area di intervento formazione e cultura presenta residui passivi per 33 miliardi circa, pari al 17% circa degli impegni di spesa.
D'altra parte i residui passivi si formano anche in conseguenza dei comportamenti della Regione nei confronti degli Enti pubblici minori, che sono analoghi al comportamento dello Stato nei confronti della Regione. Ci avviene ad esempio nei confronti dei contributi per le spese di adeguamento degli edifici pubblici, alle norme di sicurezza, che non vengono erogati fino a che gli enti beneficiari non possono dimostrare che le opere sono state effettuate. Da parte degli enti beneficiari si obietta però che le imprese non sono disposte a far loro credito, per cui, essendo i medesimi sprovvisti di capitali liquidi, i lavori non vengono iniziati e i contributi già assegnati vanno ad incrementare la gestione dei residui passivi.
Altra causa di formazione dei residui passivi, questa volta indipendente dalla volontà della Regione, sono i comportamenti dei soggetti beneficiari, i quali, per motivi più svariati, possono non ritenere appetibile l'offerta di contributo che la Regione fa con qualcuna delle sue leggi e per la quale stanzia in bilancio una certa somma. Se questa non viene utilizzata, è evidente che alla fine dell'esercizio essa va ad incrementare la gestione dei residui passivi.
I residui passivi all'1.1.1986 ammontavano complessivamente a 509.739 milioni circa e di essi nel corso dell'esercizio ne sono stati eliminati 227.616 milioni circa, pari al 44,6%, mentre ulteriori 215.877 milioni circa, pari al 42,36%, hanno continuato ad interessare la gestione dei residui passivi e i rimanenti 66.245 milioni circa sono stati portati in economia. Di questi ultimi le economie effettive di spesa sono minime, in quanto una parte di essi, valutabile in 33.264 milioni circa, è relativa a somme ancora da pagare sugli stanziamenti del bilancio 1984 che, ai sensi della legge di contabilità regionale, devono essere considerati perenti agli effetti amministrativi; un'altra parte, valutabile in 33.881 milioni relativa a fondi statali a destinazione vincolata impegnati sul bilancio 1984 e non pagati alla chiusura dell'esercizio 1986, devono essere reimpostati nella competenza del bilancio 1987 e quindi si compensano con maggiori spese del bilancio in corso.
Nel corso dell'esercizio 1986 si sono formati nuovi residui passivi per 341.434 milioni circa, per cui al 31.12.1986 l'ammontare complessivo dei residui passivi è di 557.311 milioni circa, che depurati dei residui passivi relativi al fondo sanitario nazionale, ammontanti a 43.507 milioni circa, puramente contabili, si riducono a 513.804 milioni circa.
L'incremento che si riscontra nei confronti del passato esercizio è collegato all'aumento in valore assoluto del totale complessivo del bilancio dell'esercizio 1986 e, in parte, agli impegni assunti in relazione ai 200 miliardi di mutui contratti a copertura del disavanzo. Non v'è chi non veda, tuttavia, che all'incremento in valore assoluto corrisponde una minor incidenza dei residui passivi sull'ammontare complessivo degli accertamenti di spesa, per cui si può affermare che la situazione è leggermente migliorata. E' pur vero che per valutare concretamente la reale situazione dei residui passivi occorre tener conto anche delle reimpostazioni dei fondi statali a destinazione vincolata, la cui natura non è molto diversa da quella dei residui passivi.
Poiché nel bilancio 1987 le reimpostazioni nel loro ammontare definitivo raggiungono i 685.073 milioni, si può concludere che alla fine dell'esercizio 1986 i residui passivi ammontano già a 1.243.384 milioni. La somma non è ancora di molto superiore all'ammontare dei residui attivi, per cui la situazione finanziaria della Regione è da considerare meno grave di quanto potrebbe apparire.
Compone la documentazione allegata al disegno di legge del rendiconto generale della Regione anche il conto del Tesoriere con la situazione contabile generale e la situazione degli utilizzi, sia per l'entrata che per l'uscita.
Circa la situazione contabile generale si può rilevare che la gestione dell'esercizio 1986 ha comportato l'emissione di reversali per 4.637.935.788.115 lire e l'emissione di mandati per 4.637.855.367.080 lire e poiché l'esercizio si è aperto con un fondo di cassa iniziale di 3.028.321.799 lire, a seguito delle riscossioni e pagamenti effettuati l'esercizio si chiude con un saldo di cassa finale di 3.108.742.834 lire.
Relativamente alla situazione degli utilizzi si può rilevare che l'utilizzo degli stanziamenti definitivi, delle previsioni di cassa del bilancio 1986 è dell'81,6% circa, con un mancato utilizzo di 1.046 miliardi di previsione in termini di cassa. La differenza è notevole, specie ai fini di una concreta valutazione del movimento finanziario annuale, sulla base del bilancio di previsione dell'esercizio e può essere solo giustificata dalla carenza di informazioni su quelle che potranno essere le erogazioni dei fondi settoriali da parte dello Stato, nonché sulle tranche di fondi che periodicamente sono resi disponibili alle Regioni.
La gestione dell'esercizio 1986 si chiude con un avanzo finanziario definitivo di 654.118 milioni circa, la cui funzione, come sappiamo, è quella di costituire la copertura finanziaria delle reimpostazioni, nel bilancio dell'esercizio 1987, delle economie delle spese finanziate con fondi statali a destinazione vincolata. E' proprio in considerazione di questa funzione che si può affermare che, per quanto riguarda il suddetto avanzo finanziario, si tratta di un valore puramente contabile in quanto il valore definitivo delle reimpostazioni di cui deve costituire la copertura finanziaria, valore che tiene anche conto dei riflessi negativi sulle spese, delle variazioni in diminuzione accertate in relazione alle corrispondenti entrate, è di 685.073 milioni, il che significa che in realtà si ha un disavanzo finanziario effettivo di 30.955 milioni.
Esaminati i principali aspetti della gestione dell'esercizio 1986 occorre esaminare gli effetti che essa ha prodotto sulla situazione patrimoniale complessiva della Regione. Il conto generale delle attività e passività finanziarie presenta un aumento nella consistenza delle attività di 105.634 milioni circa ed un aumento nella consistenza delle passività di 45.571 milioni circa; il conto generale delle attività e passività patrimoniali presenta un aumento nella consistenza delle attività di 21.943 milioni circa, ed un aumento nella consistenza delle passività di 218.377 milioni circa. Le attività pertanto presentano complessivamente un aumento nella loro consistenza di 127.578 milioni circa, mentre le passività complessive presentano un aumento nella loro consistenza di 265.949 milioni circa.
Si può quindi concludere che la gestione dell'esercizio 1986 ha determinato un peggioramento patrimoniale di 138.371 milioni circa. E' un risultato sul quale agiscono elementi positivi come il notevole formarsi nel corso dell'esercizio di residui attivi, ma anche elementi negativi come la notevole massa di residui passivi risultanti alla fine dell'esercizio e la necessità di contrarre mutui per 200 miliardi che, proprio in questo esercizio, si è verificata in misura così rilevante.
Allegati al rendiconto generale della Regione per l'esercizio finanziario 1986 vi sono poi i rendiconti di alcuni enti strumentali della Regione come: l'Istituto ricerche economico-sociali del Piemonte, l'Azienda regionale dei parchi suburbani di Venaria Reale, il Consorzio per il sistema informativo per il Piemonte. Sono poi allegati anche i rendiconti di alcune società a partecipazione regionale: la S.p.A. Aeroporto di Cuneo Levaldigi, la Società Aeroporto Cerrione, SACE S.p.A. e la SOCOTRAS S.p.A.
Infine sono allegati i rendiconti di sei parchi e riserve naturali.
Il rendiconto dell'IRES chiude con entrate per 3.842 milioni, di cui 2 miliardi sono costituiti dal contributo della Regione Piemonte e 918 milioni sono costituiti da contributi e rimborsi per indagini, ricerche elaborazioni ed altre iniziative a favore della Regione Piemonte.
Le spese impegnate ammontano complessivamente a 4.113 milioni circa, di cui 2.950 milioni circa di spese correnti e 581 milioni di spese in conto capitale. La differenza tra l'ammontare complessivo delle entrate e delle spese trova copertura finanziaria nell'avanzo finanziario dell'esercizio 1985. La gestione ha determinato un miglioramento patrimoniale di 442 milioni circa.
Il rendiconto per l'esercizio finanziario 1986 dell'Azienda regionale dei parchi suburbani di Venaria Reale ha determinato le entrate dell'Ente in 6.402 milioni circa, di cui: 3.500 milioni di contributi regionali l.745 milioni di rendite patrimoniali utili; 712 circa di avanzo finanziario dell'esercizio 1985. Le spese impegnate ammontano complessivamente a 5.282 milioni, di cui 2.107 milioni per il personale e 2.119 milioni per la gestione e lo sviluppo. La gestione si chiude con un avanzo finanziario da applicare al bilancio 1987, di 870 milioni circa, con un utile netto di esercizio di 1.242 milioni.
Il rendiconto del CSI per l'esercizio finanziario 1986 presenta entrate accertate per 26.335 milioni, di cui 816 milioni di contributi di funzionamento (300 milioni della Regione Piemonte), 24.401 milioni per proventi dei servizi (13.582 milioni della Regione Piemonte), 1 miliardo di contributo straordinario per l'acquisizione e l'installazione delle apparecchiature del CAD-CAM.
Le spese ammontano complessivamente a 26.573 milioni e la differenza dell'ammontare delle entrate trova copertura nell'avanzo finanziario dell'esercizio 1985. In esse sono comprese 21.601 milioni di spese correnti, di cui 10.776 milioni circa per il personale; l.965 milioni circa per la sede; 2.652 milioni circa per il centro di calcolo; 780 milioni circa per i servizi generali; 3.157 milioni circa per l'affidamento di lavori all'esterno; 2.186 milioni circa per oneri finanziari e fiscali. I rimanenti 4.972 milioni circa sono spese di investimento che comprendono: 3.846 milioni circa di investimenti per il centro e 1.126 milioni circa di investimenti per la sede.
Per gli altri enti, di cui si è allegato il rendiconto, mentre si prende atto con soddisfazione della loro puntualità, non si può non rivolgere una sollecitazione a tutti gli altri enti regionali o a partecipazione regionale, affinché si adeguino tempestivamente, e un invito alla Giunta affinché si adoperi con il massimo impegno a porre i medesimi in condizione di poter chiudere tempestivamente i conti dell'esercizio finanziario 1986.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la I Commissione ha esaminato attentamente i vari documenti che costituiscono la copiosa documentazione del rendiconto generale della Regione e ha approfondito i principali aspetti della gestione regionale, valutando positivamente gli sforzi compiuti dall'Amministrazione per migliorare la situazione della gestione dei residui, sia attivi che passivi, e per contenere entro limiti sopportabili la situazione deficitaria via via creatasi e che, senza un intervento particolarmente significativo ed incisivo come quello della contrazione dei 200 miliardi di mutuo a pareggio del bilancio, avrebbe potuto raggiungere dimensioni non più recuperabili.
La I Commissione, considerando la situazione finanziaria complessiva della Regione, oltre che meno grave di questo poteva apparire ad un esame superficiale, anche avviata sui binari che dovrebbero condurla al risanamento nel lasso di pochi anni, ha inteso appoggiare lo sforzo della Giunta in quest'opera di risanamento e di chiarificazione della situazione finanziaria regionale, approvando a maggioranza il rendiconto generale per l'esercizio finanziario 1986 e indicandolo per la trasformazione in legge a questo Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Intervengo, signor Presidente, molto brevemente soprattutto per un atto di cortesia nei confronti dell'Assessore Turbiglio, dato lo scetticismo che abbiamo, ormai, verso i confronti che si svolgono in quest'aula. Dicevo debito di cortesia verso l'Assessore Turbiglio perché egli con coerenza verso gli impegni assunti, anche se non formalmente, nella seduta scorsa non ha accettato che si chiudesse anche il punto all'o.d.g. che riguarda il conto consuntivo. Mi limiterò a dire che il rendiconto rispecchia l'attività della Giunta regionale ed i suoi anche molto gravi limiti conferma quanto detto in sede di discussione sul bilancio 1987, e cioè che alla fine del dicembre 1986 risultava un disavanzo effettivo stimato intorno ai 35 miliardi, a fronte dei quali sembra che ci sia un risparmio che potrebbe derivare da errati calcoli fatti a suo tempo sulla spesa sanitaria di 35 o 40 miliardi. Alla fine del 1986 i conti della Regione erano quindi in sostanziale pareggio.
Emerge dal conto consuntivo - ed i dati forniteci ultimamente e cortesemente dall'Assessore lo dimostrano - che nel 1986 non ci sono state economie che potevano ridurre un eventuale presunto deficit precedente al 31 dicembre 1986 e che quindi anche al 31 dicembre 1985 i conti della Regione erano in pareggio. Se d'ora in avanti ci sarà un deficit effettivo questo non può essere che imputato alle scelte che ha fatto la Giunta e la maggioranza, in particolare a partire dal 1987, stimato - come abbiamo già detto in sede di discussione per il bilancio 1987 - intorno a 80 miliardi.
La verifica sui conti della Regione quindi sarà necessaria quando affronteremo l'assestamento per il 1987 e in quella sede ci presenteremo con puntualità a fare gli esatti conti della Regione insieme con l'Assessore che avrà l'incarico in quel momento. Ci dicono che probabilmente l'attuale Assessore cambierà di incarico. Mi dispiace e colgo l'occasione per dargli atto di essere trai pochi che hanno sempre cercato di mantenere gli impegni assunti senza cercare scappatoie, Ciò non è cosa da poco, come mi sembra abbia dimostrato il dibattito di stamattina.
Il rendiconto è lo specchio dei diversi atteggiamenti della Regione.
Vado molto schematicamente. Emerge, per esempio, come si sia speculato nel modo che sappiamo sul presunto debito dei 45/50/55 miliardi verso l'INPS o l'INAIL sulle inadempienze presunte delle passate amministrazioni e sugli eventuali sforzi che sarebbero stati fatti per pagare quel presunto debito.
Anche questo doveva far parte dell'elenco sciorinato poco fa dal Presidente della Giunta. Noi allora non avevamo preso molto sul serio quelle affermazioni. Il Presidente del Consiglio Viglione si era addirittura indignato e venne su questi banchi a tuonare contro la Giunta e il suo Presidente.
Del rendiconto 1986 constatiamo adesso che non si è pagata nemmeno una lira su quel presunto debito e non si è pagata una lira nemmeno per il 1985; mi pare che non si siano nemmeno accantonate le eventuali quote di competenza degli anni 1985, 1986 e 1987. Anche questo è un elemento che dovrebbe far riflettere il Consiglio.
Il rendiconto - ripeto - è uno specchio dell'attività della Giunta. Fa emergere quanto noi denunciamo da tempo: l'assenza di trasparenza nell'indirizzare e utilizzare le risorse, poche in generale rispetto alle esigenze, ma cospicue per alcuni settori.
Opere pubbliche. Gli investimenti dell'anno scorso riguardanti gli oltre 75 miliardi per le opere pubbliche, di cui continuiamo a ripetere quasi inutilmente, la storia. Il rendiconto conferma che quel programma che riguarda oltre 75 miliardi di opere pubbliche è stato predisposto in 30 giorni nell'agosto 1986: in 30 giorni la Giunta ha predisposto per ferragosto un programma che riguarda oltre 75 miliardi di opere pubbliche.
Si tenterà un colpo analogo anche per il ferragosto di quest'anno? Eppure nonostante ciò, si è avuto il coraggio di affermare in quest'aula che in due anni non è stato possibile avviare o riprendere un minimo di programmazione, stendere un programma, quando, per ferragosto, si programmano investimenti per 75 miliardi. Oppure, Presidente, quando in vacanza quasi del Consiglio regionale, altri 60/65/70 miliardi vengono programmati appena prima delle passate elezioni. E c'è stato il tempo per qualcuno anche di programmare l'invio dei telegrammi con i quali si indicava l'attuazione di quel "programma" predisposto e verificato in pochi giorni. Emerge chiaro dai conti quanto noi denunciammo da tempo: non si vuole trasparenza nella gestione dei fondi, soprattutto quando sono cospicui. In questo, evidentemente, non ci sono solo responsabilità specifiche della Giunta.
Mi avvio rapidamente alla conclusione per rilevare che, nonostante le chiacchiere all'inizio della discussione sul bilancio 1986, 1 fondi per l'assistenza relativi allo stesso anno di fatto sono diminuiti, per cui i Comuni chiudono i servizi oppure devono aumentare .i costi per gli utenti intorno al 506; il che significherà che gli utenti li diserteranno e di fatto si andrà verso la chiusura di molti di essi.
Non accenno alla sanità dato che è assente l'interlocutore naturale.
Vedo che c'è stata un'economia di oltre 7 miliardi per quanto riguarda il personale. Constatiamo però, soprattutto in II Commissione, che ci sono strutture e servizi essenziali per la Regione che non sono in grado di funzionare per mancanza di personale. Ci anticipano che ci sono difficoltà derivanti soprattutto dai concorsi non espletati.
Il perdurare per anni di questa situazione indica la necessità di uno sforzo maggiore per dare risposta a problemi che riguardano settori importanti come l'edilizia residenziale, la gestione dei buoni casa, i cui ritardi continuano ad accumularsi indipendentemente dalla volontà, dalla competenza e dall'impegno degli attuali funzionari.
Per la pianificazione e la redazione dei piani paesistici la Regione ha speso 440 milioni circa. E' poco e ci fa piacere, ma indica che dopo una fase iniziale occorre dotarsi di strutture, di risorse e di personale adeguato alla gestione di un settore così importante.
Il rendiconto, come si è ripetuto, rispecchia l'attività della Giunta e della maggioranza; dal rendiconto emergono le ragioni del nostro voto, che non può che essere negativo. Personalmente auguro all'Assessore alle finanze, che assume altri incarichi, un buon lavoro; devo di nuovo dargli atto della correttezza che è riuscito sempre a mantenere nei rapporti con la Commissione. Non è cosa di poco conto nella situazione che si è deteriorata all'interno della nostra Regione, per quanto riguarda i rapporti tra Giunta e Consiglio e tra maggioranza e minoranze.



CERCHIO GIUSEPPE



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Turbiglio per la replica.



TURBIGLIO Antonio, Assessore al bilancio

La stesura del bilancio è un momento molto esaltante, in quanto si predispongono le spese e l'impegno della Regione nei vari settori. Il rendiconto è anche un momento di riflessione che ci mette di fronte ai risultati ottenuti, dandoci la possibilità di esaminare se gli studi eseguiti nella presentazione del bilancio hanno avuto le possibilità di essere seguiti nei risultati. Il rendiconto del 1986 ha ottenuto effetti soddisfacenti da parte della Giunta, in quanto le diversificazioni verificatesi e puntualmente segnalate nella relazione del Presidente della I Commissione, sono state estremamente contenute nel loro complesso.
Scendendo nei particolari, come già il Presidente Santoni faceva notare esistono delle situazioni che riguardano sia le entrate che le uscite che avrebbero richiesto un ulteriore approfondimento.
Le parole gentili che mi sono rivolte dal Consigliere Biazzi, per le quali lo ringrazio, mi lasciano emozionato e in difficoltà in quanto ritengo che l'operato della Giunta, tramite la mia persona non sia cosa eccezionale. La situazione che si rispecchia in me, come Assessore al bilancio, forse poteva essere più brillantemente recepita in quanto sui numeri non si possono raccontare storie e non si può divagare, soprattutto quando da parte della minoranza c'è una competenza ed una severità di giudizio che impone all'Assessore di essere particolarmente preparato e disponibile. Quando ho assunto in questa legislatura 1 'incarico di Assessore, mi sono impegnato a risanare il bilancio della Regione; non so se sono riuscito completamente a mantenere quella promessa, ritengo però di aver mantenuto l'impegno di dare la massima chiarezza, la massima certezza su tutte le posizioni e su tutte le situazioni.
Oggi dobbiamo riflettere sul rendiconto per operare meglio in futuro; i numeri e le percentuali riflettono in un miglioramento generale. Anche se i residui attivi e i residui passivi sono alti, dobbiamo tener conto che nel complesso il bilancio è aumentato di circa il 5,5%, per cui quando diciamo che i residui attivi sono aumentati del 9%, dovremmo togliere in questa percentuale il rapporto in aumento relativamente alle cifre gestite nel bilancio 1986. Stessa realtà vale per i residui passivi. Non dimentichiamo che grossa incidenza sulle percentuali deriva dai 200 miliardi che la Giunta ha contratto in mutui, operazione avvenuta il 31/12/1986, per cui all'entrata non corrisponde l'uscita in quando i mutui non erano stati n spesi né riscossi.
Alla relazione del Presidente della I Commissione vorrei aggiungere come sono stati negoziati questi mutui, non lo dico per avere consensi, ma per ribadire che la Giunta si è preoccupata molto nel momento in cui ha contratto 200 miliardi di mutui, cifra molto impegnativa per il futuro (anche se erano iscritti in bilancio 300 miliardi). Non si è ritenuto di far mutui a copertura perché 1 200 miliardi permettevano di far quadrare il bilancio; però essendo la cifra così grande e creando un vincolo per 15 o 20 anni al bilancio regionale, l'impegno è stato completo discutendo con gli enti erogatori sul tasso del 10,70%, che è un tasso fuori mercato e particolarmente favorevole. Certamente 1 200 miliardi di mutuo graveranno sul bilancio per gli anni futuri imponendo una rigidità al bilancio stesso.
Non si è potuto fare a meno di contrarli e, dovendo esprimere un giudizio a posteriori, ritengo che la Giunta abbia fatto un'operazione dovuta con tutti i vantaggi del caso.
I residui attivi ammontano a 1.208 miliardi contro i 1.102 miliardi del bilancio precedente; percentualmente hanno subito un incremento, però se togliamo il 5,4% dell'incremento complessivo del bilancio e i 200 miliardi notiamo che l'andamento è stato decisamente decrescente, per cui se i numeri danno un certo aumento, sia nei residui attivi che nei residui passivi, abbiamo un aggiustamento a favore del bilancio.
Varie motivazioni - e non le ripeto perché sono state esaurientemente esposte dal relatore - hanno vincolato sia i residui attivi che i residui passivi. Esiste in verità spesso l'impossibilità di incassare e spendere in vari settori in quanto, come è già stato detto, non possiamo incassare se non presentiamo i progetti, determinanti per l'incasso, e non possiamo pagare se non abbiamo gli elementi che giustificano il pagamento.
Non su tutte le aree incontriamo grossi residui; li riscontriamo nel campo dell'agricoltura, nel settore della viabilità, nei trasporti; si riscontrano nell'area 3, per i programmi relativi agli interventi di opere igieniche di edilizia pubblica, per la sistemazione idrogeologica e per il programma per la protezione e il risanamento delle acque, per il progetto e per la tutela dell'ambiente naturale. Tutte queste realizzazioni, oltre ad avere dei tempi di esecuzione di svariati anni, sono per lo più legate a finanziamenti statali la cui erogazione avviene con tempi e modalità talora complessi, in ogni caso non tempestivi.
Come il Consigliere Biazzi ha fatto notare, chiudiamo questo rendiconto con un disavanzo di 34/35 miliardi, sui quali c'è ancora in sospeso la ricerca che, come ho detto in I Commissione, dovrebbe essere terminata dai funzionari entro il mese di agosto; ci sono grosse speranze che dopo questa ricerca nell'ambito della ragioneria sanitaria ci sia la possibilità di compensare i 35 miliardi, non solo per il totale, ma forse anche in esuberanza, per cui il disavanzo dovrebbe essere annullato.
Sono lieto di lasciare questo tipo di bilancio al mio eventuale successore, al quale auguro di poter continuare su questa strada che ha visto il mio impegno e l'impegno della I Commissione, alla quale sono molto grato per le osservazioni che ha sollevato e per la serietà con cui ha seguito il mio lavoro aumentando e sollecitando il mio stesso impegno.
Inoltre ringrazio tutti coloro che hanno aiutato in Assessorato ed in Commissione, ringrazio i colleghi di Giunta che hanno collaborato nella preparazione e nella gestione del bilancio. Mi auguro che la Regione possa fare meglio, come certamente farà.



VIGLIONE ALDO



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, non essendoci richieste di parola per dichiarazione di voto, passiamo alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 47 hanno risposto SI 29 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente presenti e votanti 48 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 48 hanno risposto SI 30 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame proposta di deliberazione n. 614: "Rendiconto del Consiglio regionale per l'anno 1986 e relativi allegati"


PRESIDENTE

Il punto 6) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 614.
Relatore è il Consigliere Quaglia, che ha facoltà di intervenire.



QUAGLIA Giovanni, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il rendiconto del Consiglio regionale per l'esercizio finanziario 1986 pareggia nella somma di L.
18.833.977.734 con un avanzo di cassa, al 31 dicembre 1986, che ammonta a L. 2.019.570.918. Questo fondo iniziale di cassa è destinato al pagamento dei residui passivi esistenti alla fine dell'esercizio ed al rimborso alla Regione delle economie di spesa e degli interessi attivi sulle somme depositate in conto corrente bancario, per complessive L. 2.262.111.392.
La differenza è conseguente all'esistenza alla stessa data di residui attivi per L. 1.031.077.465; infatti, la somma del fondo finale di cassa dei residui attivi è uguale alla somma dei residui passivi, delle economie di spesa da restituire al bilancio regionale.
I residui attivi sono costituiti da 470 milioni che il Consiglio regionale aveva richiesto in sede di assestamento del bilancio 1986, in quanto corrispondenti ad impegni di spesa, ma che per un disguido amministrativo la Giunta versa soltanto in competenza all'inizio del 1987.
Altre voci che concorrono a costituire i residui attivi sono: gli interessi attivi maturati sul conto del Tesoriere, accertati a fine esercizio in L.
454.987.905; il rimborso del fondo economale per 100 milioni e piccole somme da recuperare per L. 6.069.500.
I residui passivi comprendono naturalmente anche le maggiori entrate e le economie di spesa che devono essere versate al bilancio regionale. Tale somma da restituire ammonta complessivamente a L. 1.243.524.896 ed è comprendente interessi attivi per L. 454.987.905 ed economie di spesa per L. 788.536.991.
Nel merito della gestione del bilancio del Consiglio regionale si pu rilevare che le spese per le indennità di carica e di missione ai componenti del Consiglio regionale è aumentata nell'esercizio 1986 del 13,5% circa, rispetto alla spesa dell'esercizio 1985. Le spese di rappresentanza del Presidente del Consiglio regionale ammontano complessivamente a L. 38.642.710, si sono incrementate del 45,3% circa rispetto all'esercizio 1985. Le spese relative al funzionamento del Consiglio regionale e cioè le spese postali, telefoniche, di cancelleria di resocontazione, di stampa, di documentazione, per la biblioteca e, in genere, di economato, di attrezzature ed arredi si incrementano nell'esercizio 1986 del 29%, per 910 milioni circa. Questi incrementi riguardano in particolare: 150 milioni circa per spese di affitto dei locali del Consiglio regionale che si sono incrementate del 132% circa; 52 milioni circa per spese pulizia dei locali che si sono incrementate del 20%; 104 milioni per spese per l'organizzazione e lo svolgimento delle sedute del Consiglio regionale e delle Commissioni, 69 milioni per spese per iniziative di carattere promozionale (agenzie, settimanali audiovisivi) che si sono incrementate del 203°,6 circa; 473 milioni per spese per acquisto attrezzature ed arredi, che si sono incrementate del 107,3%.
Tra le numerose diminuzioni che si rilevano nei capitoli di spesa (Cap.
30), si pongono in rilievo quelle relative al centro stampa del Consiglio regionale, le spese per le pubblicazioni a cura del Consiglio regionale, le spese per la rivista del Consiglio regionale.
Le spese per il personale addetto al Consiglio regionale si sono incrementate rispetto all'esercizio 1985, del 53,7%, per 50 milioni circa.
Il contributo per il funzionamento dei Gruppi consiliari è passato, da 844 milioni circa nel 1985, a 970 milioni nell'esercizio 1986, con un incremento del 15% circa.
Le spese imputate al Cap. 60 del bilancio del Consiglio regionale si sono incrementate di 412 milioni circa, pari all'82,8%. In particolare si sono incrementati di 121 milioni circa, pari al 417% circa, le spese per il conferimento di incarichi e consulenze nell'ambito delle attività dell'Amministrazione regionale.
Anche le spese per l'organizzazione, l'adesione e la partecipazione a convegni, congressi ed altre manifestazioni è aumentata rispetto all'esercizio 1985 di 248 milioni circa, pari al 200%; mentre le spese per la Consulta regionale per i problemi dell'unificazione europea sono passate da 32 milioni circa a 68 milioni circa, con un incremento del 112% circa.
Allegata al rendiconto del bilancio del Consiglio regionale è la relazione sulle risultanze finali del fondo di previdenza per i Consiglieri della Regione Piemonte - gestione 1986. Dalla relazione si rileva che le entrate ammontano complessivamente a L. 1.465.046.479, di cui 254 milioni circa giacenti sul conto corrente; 839 milioni per contributi a carico dei Consiglieri regionali; 177 milioni per rendite di titoli pubblici e 194 milioni per ritenute erariali sulle competenze, cioè per partite di giro in quanto dette somme vengono versate nello stesso importo.
Le spese della gestione del fondo ammontano complessivamente a L.
1.340.894.764, di cui 925 milioni circa per assegni; 6 milioni circa per rimborso contributi e 9 milioni circa per spese diverse di amministrazione 206,5 milioni sono stati investiti per l'acquisto di titoli emessi o garantiti dallo Stato, e di altri titoli; 194 milioni costituiscono il versamento delle ritenute erariali operate sulle competenze pagate.
La gestione si chiude con un saldo attivo sul conto corrente bancario di L. 124.151.715. Il fondo alla fine dell'esercizio ammonta complessivamente a L. 1.615.728.419 con un incremento di 342 milioni circa pari al 27% ed è costituito dalle seguenti partite: la giacenza in conto corrente per L. 124.151.715; obbligazioni Fonbanco al 13% per effettive L.
869.063.352; obbligazioni Fonbanco al 12% per effettive L. 274.063.352 C.C.T. al 16% per effettive L. 149.250.000; C.C.T. al 13,55% per effettive L. 199.200.
La Commissione ha esaminato attentamente i due documenti contabili ed avendo riscontrato che essi rispondono ad una gestione oculata caratterizzata da un lato dalla scarsa disponibilità di risorse tesa dall'altro a rendere concreta e produttiva l'attività del Consiglio regionale nonché a diffonderne al massimo la conoscenza tra le popolazioni della nostra regione, ha ritenuto di doverli approvare e ne consiglia l'adozione a questa assemblea.
Allegato al rendiconto del Consiglio regionale è stato trasmesso in Commissione anche il rendiconto dell'attività svolta nell'anno 1986 e delle somme impegnate dal Comitato regionale per l'affermazione dei valori della Resistenza e dei principi della Costituzione repubblicana.
La I Commissione ha constatato con piacere che l'attività del Comitato cui aderiscono le Associazioni antifasciste e combattentistiche, gli Istituti storici della Resistenza, i movimenti giovanili ed i Partiti dell'arco costituzionale. Essa è stata particolarmente rivolta ai giovani ed ha riguardato tre filoni base di iniziative: l'Antifascismo, la Costituzione e l'analisi di alcuni fenomeni sociali e culturali presenti nella realtà di oggi.
La I Commissione ha inoltre preso atto che tale attività ha comportato impegni di spesa per 247 milioni circa, di cui 158 già pagati e 89 milioni circa ancora da erogare.



PRESIDENTE

Sulla deliberazione n. 614 chiede la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Riteniamo di dover prendere la parola per segnare l'importanza dell'atto che stiamo approvando che è commisurata all'importanza dell'organo del Consiglio regionale che proprio oggi abbiamo segnato come sia una delle risorse ancora possibili e praticabili per quanto ci riguarda. Nei prossimi due anni, partendo dalla posizione netta che abbiamo annunciato, porremo la giusta e la debita attenzione a che lo spazio essenziale che è riservato all'opposizione sia debitamente garantito non tanto in termini formali, ma quanto agli effetti di una proficua ed utile attività politica. Questo per dire che proprio dal Consiglio può partire un cambiamento e una segnalazione forte e molto decisa da parte di un Gruppo di opposizione delle qualità e delle caratteristiche che l'attività consiliare può avere.
In questo senso considero che il bilancio rappresenti un'attività complessivamente utile e positiva del Consiglio. Noi porremo molta attenzione anche su questo punto avendo perfettamente capito che, mancando la dialettica tradizionale con le forze di maggioranza sui temi di governo sarà sul Consiglio che potremo esplicare il massimo di attenzione. Dovremo porci problemi e politiche di sostegno, di promozione e credo anche di programmazione. E' chiaro che la programmazione che conta è l'altra, non è quella del Consiglio, però anche se sarà piccolo lo spazio noi la pesteremo con tutti i nostri piedi per segnare che in questo spazio, in cui le vicende politiche e gli atteggiamenti politici tendono a confinarci in un'immane sterilità cercheremo di operare appieno. Questo vuol dire: metodi, criteri, spesa, funzionamento.
Resta comunque l'esigenza fondamentale di credibilità, più che di autorevolezza, e forse il problema più drammatico è di esistenza. Le condizioni per l'esistenza sono un Consiglio in cui siano rispettate le regole formali e in cui ci sia un'incisiva caratteristica politica di immagine, di rapporto e di raccordo corretto con le comunità, in cui si svolga una politica oculata sui filoni che, promuovendo la Regione, possano determinare risultati positivi nella comunità.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola pongo in votazione la deliberazione n. 614, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 43 voti favorevoli e 4 astensioni.


Argomento: Nomine

Esame proposta di deliberazione n. 633: "Individuazione si sensi dell'art. 4 della L.R. 10/85 di Associazioni, Enti ed Istituti titolari di potere di designazione per le nomine da effettuarsi nel secondo semestre 1987"


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. la proposta di deliberazione n. 633.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti.
Pongo pertanto in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti.
Pongo inoltre in votazione l'immediata esecutorietà della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'immediata esecutorietà è approvata all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti.


Argomento: Strutture ricettive (albergh., extra-albergh., campeggi e villaggi, classif., vincolo) e strutture e impianti turist.

Esame progetto di legge n. 268: "Proroga dell'efficacia della classificazione delle aziende alberghiere"


PRESIDENTE

Il punto 12) all'o.d.g. prevede l'esame del progetto di legge n. 268.
Non essendovi interventi possiamo passare alla votazione dell'articolato.
ARTICOLO UNICO - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri.
L'articolo unico è approvato.


Argomento: Istruzione e Formazione Professionale: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 632: "Legge 9/8/1986 n. 467 - Norme sul calendario scolastico. Parere della Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. la proposta di deliberazione n. 632.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti.
Pongo pertanto in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 23 voti favorevoli e 15 astensioni.
Pongo inoltre in votazione l'immediata esecutorietà, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'immediata esecutorietà è approvata all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17,40)



(La seduta ha termine alle ore 17,40)



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