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Dettaglio seduta n.91 del 29/05/87 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Dibattito relativo all'inquinamento delle acque Pregiudiziale presentata dal Gruppo comunista (seguito)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Proseguiamo il dibattito relativo all'inquinamento delle acque, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Nella seduta di ieri il Consigliere Valeri, a nome del Gruppo comunista, ha posto una questione pregiudiziale.
Per delega del Presidente della Giunta regionale (che ieri si era assunto l'impegno di fornire oggi le notizie richieste) risponde alla pregiudiziale l'Assessore competente Maccari che ha pertanto la parola.
MACCARI, Assessore alla tutela ambientale Ad integrazione degli elementi portati ieri si specifica, in relazione al problema degli inquinamenti e dell'emergenza idrica di questi ultimi mesi, che il Ministero della Protezione Civile è intervenuto con ordinanza del 23 marzo stanziando 80 milioni a Caresana per un pozzo; con ordinanza del 23 marzo stanziando 110 milioni e Rive, in provincia di Vercelli, per un pozzo; con ordinanza del 30 marzo stanziando 300 milioni per Trino Vercellese. Inoltre, con un'ordinanza del 9 aprile ha stanziato 3 miliardi per i problemi di inquinamento dovuti al bentazone nelle province di Alessandria e Vercelli. Tale ordinanza è stata integrata con successiva ordinanza del 29 aprile con uno stanziamento di 2 miliardi. Con la stessa ordinanza del 29 aprile il Ministero ha stanziato altri 10 miliardi per risolvere l'emergenza idrica in tutto il Piemonte.
Il totale di detti stanziamenti ammonta a 15 miliardi e 490 milioni.
Per quanto riguarda i Comuni interessati delle province di Vercelli e Novara (Ticineto, Crescentino, Fontaneto Po, Palazzolo Vercellese, Trino Vercellese, Rive, Balzola, Morano Po, Villanova Monferrato, Pezzana Stroppiana, Caresana e Motta dei Conti) alcuni di questi (precisamente Balzola, Morano Po, Villanova Monferrato e Trino Vercellese) hanno già inviato i progetti di ripotabilizzazione predisposti tenendo conto delle note di istruzione date dalla Regione Piemonte. Gli altri sono in formazione e non appena perverranno saranno immediatamente valutati e finanziati dal Servizio Acquedotti della Regione che in una circolare inviata a tutti i Comuni piemontesi aveva ricordato la possibilità di stanziamento prevista dal decreto. Abbiamo ricevuto una notevole mole di richieste che dobbiamo valutare se rientrano nei casi di emergenza idrica oppure di ampliamento di acquedotti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.
VALERI La breve comunicazione supplementare di questa mattina integra le insufficienti relazioni di ieri e consente di superare la pregiudiziale da noi posta. E' preoccupante, tuttavia, l'assenza di analisi e di indicazioni operative della situazione dei Comuni impossibilitati a risolvere l'emergenza mediante impianti di potabilizzazione, come nel caso dei Comuni del Casalese privi di acquedotti e di San Nazzaro Sesia nel Novarese. Lo stesso vale per il problema della nuova rete consortile di acquedotti che continua a rimanere un vago obiettivo. Nessuna notizia, inoltre, è stata data circa l'esito dei provvedimenti riguardanti l'agricoltura e le eventuali iniziative intraprese per quanto riguarda il controllo dei divieti e delle limitazioni introdotte e l'assistenza tecnica assicurata alle aziende interessate dai provvedimenti. Idem per quanto riguarda i gravi problemi conseguenti alla pratica, diffusa in alcune aree, degli interventi antiparassitari mediante elicottero, anch'essi con effetti di natura inquinante nelle risorse idriche. Non so se nel corso del dibattito riusciremo, com'è auspicabile, ad avere qualcuna di queste notizie, io comunque le riprenderò illustrando l'ordine del giorno che abbiamo presentato relativamente ai problemi dell'emergenza, in quanto l'altro ordine del giorno, più generale, lo illustrerà la collega Bresso. Al centro del nostro documento abbiamo posto l'esigenza della messa a punto di un programma di interventi che da un lato abbia a base la mappa completa degli inquinamenti da diserbanti registratisi in questi mesi, essendo questa l'emergenza più urgente, anche se ovviamente l'emergenza acque non è soltanto derivante dai processi di produzione agricola. Ciò non significa demonizzare l'agricoltura, ma semplicemente prendere atto del fatto nuovo intervenuto in questi anni, accentuatosi negli ultimi tempi, della crescente e a volte incontrollata "chimizzazione" dei processi di produzione agricola e del fatto che questo settore è entrato anch'esso a far parte dei settori a rischio ambientale, come già lo erano e lo sono settori industriali del nostro Paese.
Ciò richiama l'attenzione sugli interventi necessari ad intervenire sulle cause di tale situazione. E' chiaro che interventi di questa natura non possono essere risolutivi in un breve lasso di tempo, ma possono comunque essere proiettati all'attivazione di inversioni di tendenza peraltro non ottenibili soltanto attraverso i pur necessari interventi di qualificazione professionale dei produttori agricoli, per ottenere un impiego meno incontrollato e più mirato dei prodotti chimici.
Occorre contestualmente approntare misure di fondo che coinvolgano i processi di produzione agricola, in particolare per attivare forme di lotta guidata, e non a calendario, di lotta integrata e biologica.
Non sto dicendo di fare assieme lotta guidata e lotta biologica, ma piuttosto di promuovere forme di lotta guidata laddove non è possibile introdurre d'acchito la lotta biologica, sviluppando i servizi necessari a stimolare gli interventi in questa direzione; cosa che al momento non ci risulta avvenga a livello adeguato.
In proposito credo che esistano nella categoria dei produttori agricoli problemi di natura politico - culturale non aggirabili e da affrontare.
Tanto per fare un esempio, l'iniziativa promossa da un'associazione di categoria a Borgo d'Ale, con la partecipazione di quaranta produttori, per la sperimentazione di forme di lotta guidata antiparassitaria, potrebbe essere meno isolata, qualora questo genere di scelta fosse compiuta con il necessario vigore e con il necessario supporto di interventi finanziari e tecnici da parte delle categorie produttive agricole e della Regione.
Lo diciamo rendendoci conto che, in tal senso, gli sforzi da compiere non sono pochi. Tuttavia occorre prendere atto che anche in agricoltura non è più possibile procedere come se nulla fosse accaduto.
Fatta questa considerazione di carattere generale sulla necessità di raccordare gli interventi di emergenza alle misure volte a rimuoverne le cause, desidero sottolineare quelli che, a giudizio del nostro Gruppo, sono i due grandi campi di intervento di principale emergenza: le misure di ripotabilizzazione dell'acqua, laddove ciò è possibile, e la costruzione della rete acquedottistica in quei Comuni tuttora privi di acquedotti e nei quali la rimozione delle cisterne non è ottenibile con la sistemazione di filtri o di altri sistemi di potabilizzazione ad ognuno dei rubinetti delle case di abitazione private.
Anche alla luce di quanto detto nell'ordinanza n. 953 del Ministero della Protezione Civile, che attribuisce alla Regione i compiti di promozione e di coordinamento di tutti gli interventi amministrativi volti a far fronte all'emergenza, nel nostro ordine del giorno abbiamo evidenziato la necessità che la Regione si faccia carico del governo effettivo delle misure di emergenza, determinando, d'intesa con i Comuni un vero e proprio progetto di intervento. Ma purtroppo non ne vediamo traccia e il Presidente della Giunta ci deve dare atto che non è dovuta ad animosità la constatazione che nelle relazioni di ieri pomeriggio e nella comunicazione supplementare di questa mattina non c'è traccia di qualcosa che possa assomigliare ad un progetto di intervento. Un progetto o un programma operativo che, per essere tali, debbono basarsi su una conoscenza dettagliata dei problemi da affrontare, che la Giunta non ha dimostrato di avere, e indicare, località per località, area per area, gli interventi che si ritiene vadano realizzati. A significare le carenze che rileviamo basta un esempio, inerente il Comune di San Nazzaro Sesia, nelle cui condotte acquedottistiche è stata trovata una consistente traccia di bentazone e che sin dal 4 aprile, ossia quattro giorni dopo la rilevazione dell'avvenuto inquinamento, ha inviato in Regione la richiesta di finanziamento per 235 milioni per il progetto di un nuovo pozzo.
Un mese dopo, nel corso della riunione del 4 maggio con la Giunta regionale, il Sindaco di quel Comune ribadì e sollecitò l'intervento richiesto; il 18 maggio, non avendo ricevuto alcuna risposta, il Comune ha riscritto alla Regione. Anche questo ulteriore sollecito non ha però finora sortito alcun esito. Si badi che l'intervento di apertura di un nuovo pozzo a San Nazzaro Sesia pare assolutamente inevitabile, dato che il vecchio pozzo, situato a 120 metri di profondità, a giudizio del Comune e di chi lo ha costruito, risulta essere inquinato a causa delle numerose finestrature lasciate sopravvivere in corrispondenza delle falde freatiche più superficiali, per potenziare la portata del pozzo, che diversamente non avrebbe avuto la portata sufficiente a soddisfare le esigenze del paese.
Nella riunione del 4 maggio in Giunta, però, l'ipotesi da me stesso avanzata di interventi di emergenza che prevedano l'eventuale intubamento delle finestrature superficiali suscitò tutta una serie di dubbi e comunque non trovò risposta concreta. D'altro canto, anche qualora un simile intervento fosse fattibile, il problema di San Nazzaro non sarebbe risolto in quanto la chiusura delle finestrature superiori ridurrebbe la portata di prelievo dalla falda più profonda che non è sufficiente e che quindi richiederebbe lo scavo di un nuovo pozzo.
Attualmente si è risolta l'emergenza pescando da un piccolo pozzo non inquinato in quanto, pur attingendo a 60 metri, è privo di finestrature.
Questo pozzo alimenta cinque rubinetti, dai quali attinge tutta la popolazione con l'unico beneficio di non doversi approvvigionare dalle cisterne, ma con l'evidente impossibilità di sostituire il pozzo inquinato a causa della limitata portata disponibile. In tali condizioni con l'inverno l'emergenza diverrebbe più acuta, perché il tipo di allacciamento volante che è stato compiuto non è tale da riparare dai rigori del freddo che lo renderebbe inutilizzabile, costringendo di conseguenza a ricorrere alle cisterne.
Si tratta di un caso concreto ed esemplificativo del ruolo di coordinamento e di attivazione degli interventi che la Regione è chiamata ad assolvere. Ma non è così. Il Comune ha presentato i progetti e la richiesta di finanziamento. Abbiamo sentito questa mattina che vi sono 10 miliardi, oltre a quelli destinati per Vercelli e per Novara, da utilizzarsi per il resto del Piemonte, quindi i 235 milioni richiesti da San Nazzaro rientrano ampiamente nelle somme già disponibili. Invece l'istruttoria del progetto...
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Il progetto non è allegato. Il Sindaco sta ancora lavorando.
VALERI No, il Sindaco ha scritto il 4 e ha riscritto il 18. A me risulta che il progetto è pronto; è la risposta al Sindaco che non c'è stata.
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Il Sindaco è in contatto costante con...
VALERI No, non è in contatto costante! MACCARI, Assessore alla tutela ambientale Consigliere Valeri, il Sindaco è in contatto con il Servizio, le specifico anche la persona, il funzionario Cargnel. E' stata esaminata la situazione, non appena verrà inviato il progetto interverremo.
VALERI A me non risulta questo! OLIVIERI, Assessore alla sanità Basta! E' un'ora che discutiamo, ma su che cosa? Questi non sono problemi, santo cielo! Parliamo dei problemi! VALERI Ho parlato ieri sera alle 18 con il Sindaco di San Nazzaro. Che cosa ci venite a raccontare? BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Il progetto non è in Regione.
MACCARI, Assessore alla tutela ambientale Consigliere Valeri, può strumentalizzare tutto quello che vuole particolarmente ed evidentemente in questo periodo.
VALERI Ma sono cose da pazzi! MACCARI, Assessore alla tutela ambientale No, ascolti, se lei ha la cortesia di lasciarmi parlare 30 secondi...
VALERI Signor Presidente, le chiedo di consentirmi di continuare l'intervento e di pregare la Giunta di ascoltare attentamente.
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Sei stato provocatorio.
BONTEMPI Non vi sono mai state Giunte che si comportassero così male nei fatti e che fossero così arroganti.



(Proteste dai banchi della Giunta)



PRESIDENTE

MACCARI, Assessore alla tutela ambientale



PRESIDENTE

Il tono di voce travalicante è il suo, non il mio!



(Scambio di apostrofi tra maggioranza ed opposizione)



PRESIDENTE

Signori Consiglieri e Assessore, vi prego di lasciar proseguire l'oratore che in questo momento ha la parola.
Il collega Valeri può avere ragione o meno, ma il torto e la ragione non appartengono alla disputa politica, bensì alle opinioni. Le opinioni espresse si possono poi verificare. Ha facoltà di proseguire il Consigliere Valeri.



(Proteste del Capogruppo comunista Bontempi)



PRESIDENTE

VALERI



PRESIDENTE

L'esempio fatto è servito a mio giudizio a porre in evidenza ciò che noi intendiamo per progetto complessivo. Ulteriore conforto è ricavabile da un dato contenuto nella striminzita comunicazione supplementare resa questa mattina dalla Giunta. In essa è detto che i progetti di potabilizzazione dell'acqua sono pervenuti da Balzola, Morano, Villanova e Trino; che a Caresana e a Rive sono arrivati i contributi per fare i nuovi pozzi direttamente dal Ministero della Protezione Civile, e di San Nazzaro abbiamo detto poc'anzi. E degli altri Comuni attualmente approvvigionati da cisterne che ne è? Quale assistenza tecnica è stata data loro - assistenza tecnica, non chiacchiere - per predisporre i progetti di potabilizzazione a quattro mesi ormai dall'inizio dell'emergenza? E soprattutto quali soluzioni sono state progettate per i Comuni privi di acquedotto, come Frassineto ed altri, nei quali non è pensabile sistemare impianti di potabilizzazione per ciascuna casa privata? Abbiamo voluto fare, e potrei continuare, gli esempi di che cosa intendiamo per reale progettazione. A questi esempi si aggiunge il problema relativo all'acquedotto consortile nell'area trinese-casalese, di cui si è parlato anche nella comunicazione di ieri della Giunta, che presuppone anche esso, per essere risolto, un forte intervento di assistenza tecnica e amministrativa da parte della Regione. E ciò per favorire l'aggregazione dei Comuni interessati e per cominciare ad attivare interventi geologici volti all'individuazione delle aree, nelle quali avviare i carotaggi per la ricerca della falda, adatta ad accogliere l'unico grande pozzo che dovrebbe alimentare l'acquedotto consortile, verificandone per intanto la fattibilità.
Ognuno di questi esempi sta a dimostrare come un programma complessivo sia giustificato e, anzi, indispensabile. Del resto in cos'altro se non in questo deve manifestarsi la capacità di governo richiesta alle Regioni dall'ordinanza ministeriale con cui ci sono state applicate le risorse da investire.
Oltretutto un programma generale e dettagliato, quale da noi indicato nell'ordine del presentato, è indispensabile anche al fine di capire che cosa chiedere al Governo ad integrazione delle insufficienti risorse finora stanziate. Anche negli ambienti della Giunta e degli Assessorati competenti si riconosce che saranno necessarie altre decine di miliardi. Ma come ci presentiamo al Governo? Sulla base di quali valutazioni e progettazioni atte a motivare concretamente le nuove richieste? Si collocano in questo contesto anche le misure da noi richieste di controllo e di verifica dell'applicazione dei divieti o delle limitazioni nell'uso di diserbanti. Non si può far finta di non sapere che si tratta di divieti e limitazioni che dovrebbero incidere sul corpo vivo di un'agricoltura fino ad ieri abituata ad usare senza controlli e senza limitazione alcuna le sostanze risultate essere gravemente inquinanti. E' chiaro che il decreto del Presidente della Giunta ancorché essere criticabile per il fatto che assume passivamente il paradossale decreto emanato del Ministro Donat Cattin, con il quale è stata decretata la potabilità dell'acqua inquinata, cozza contro abitudini agricole consolidate, contro modelli culturali certamente inadeguati all'esigenza di modificare determinate tecniche colturali e determinati processi produttivi. Perciò le popolazioni interessate si attendono dalle istituzioni anche l'esercizio di un minimo di misure di controllo e di verifica affinché i nuovi vincoli vengano rispettati. A meno che sia lo stesso governo regionale a dare per scontata la in applicazione delle proprie prescrizioni! Accanto a ciò abbiamo posto il problema del potenziamento dei servizi di assistenza tecnica e la necessità, al riguardo, di un intervento di emergenza che preveda anche la sollecitazione di un impegno delle associazioni di categoria. Sui giornali vi sono stati impegnativi pronunciamenti di dirigenti di primo piano della Coldiretti e della Confcoltivatori. Quest'ultima proprio nei giorni scorsi ha tenuto anche un convegno di studio, nel quale è emersa la volontà di farsi carico dei problemi nuovi da affrontare in campo agricolo. E' quindi giustificata la chiamata a raccolta di queste associazioni, per farle collaborare agli interventi di emergenza. Ad esempio, i CATA, che sono finanziati dalla Regione, ma gestiti dalle associazioni di categoria, potevano e possono, in circostanze come questa, essere incaricati di compiti definiti e decisi dalla Regione.
Circa le strutture di rilevamento e di controllo, ossia i Laboratori di sanità chiamati ad un super lavoro in questi mesi, la relazione dell'Assessore Olivieri ha registrato la loro carenza strutturale strumentale e di personale. Per quanto riguarda il personale, l'Assessore ha detto che all'esame una deliberazione per aumentare gli organici mentre sono state concesse autorizzazioni alle UU.SS.SS.LL. per la sostituzioni di parti della pianta organica. Sarebbe stato utile sapere quante di tali autorizzazioni di variazione delle piante organiche sono state usate ed attuate.
D'altra parte occorre avere presente che anche l'adeguamento degli organici è di per sé insufficiente in assenza dei provvedimenti di completamento e di potenziamento delle dotazioni strumentali dei Laboratori.
In proposito ricordo che il nostro Gruppo aveva presentato, mediante un emendamento al bilancio, la proposta per il recupero all'interno della nostra dotazione finanziaria delle risorse finora negate dal governo.
Ovviamente non possiamo riproporre ora quell'emendamento che la maggioranza respinse. Riproponiamo qui, però, quanto già sollecitammo nel corso di un precedente dibattito, ossia il recupero, all'interno della nostra quota del Fondo Sanitario Nazionale, della priorità agli interventi di potenziamento strumentale, al recupero del finanziamento di 5 miliardi che l'Assessore ha indicato come necessari per realizzare il programma di potenziamento dei Laboratori di sanità pubblica. Infine, il nostro ordine del giorno chiede che si attivino studi conoscitivi del sistema idrico sotterraneo. In proposito rilevo che con la Provincia di Vercelli ha preso autonomamente un'iniziativa che giudico molto utile ed interessante: quella di incaricare un gruppo di esperti in geologia di tracciare la mappa del rischio delle falde idriche sotterranee, anche capire quali sono i percorsi di penetrazione dell'inquinamento. E' stato fatto qualcosa di analogo da parte della Regione? Non ci risulta. Noi lo riproponiamo.
Infine, un elemento che può apparire marginale, ma non lo è. Le critiche che abbiamo avanzato denotano a nostro giudizio un'insufficienza e un limite grave della capacità di governo di questi processi da parte della Giunta regionale e soprattutto da parte dell'Assessorato all'ambiente e delle sue strutture tecniche operative. Noi proponevamo nel nostro ordine del giorno, presentato più di un mese fa, la costituzione di una unità flessibile interdisciplinare, onde riuscire a coordinare, almeno a livello tecnico-operativo all'interno della Giunta, gli interventi necessari. Non ci risulta però che nulla del genere sia stato predisposto. Perciò, dato che un governo complessivo dei processi resta comunque indispensabile ribadiamo la nostra richiesta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.
ADDUCI "Chiare fresche e dolci acque, ove le belle membra pose colei che solo a me par donna". Mi chiedo chi, oggi, oserebbe, non dico innalzare un inno alle acque di qualsiasi fiume, ruscello o mare del nostro bel Paese, ma semplicemente baciare le belle membra, emergenti dalle acque, della persona amata.
Vorrei ricordare che il problema che ci troviamo di fronte è certamente, a breve termine, anche quello di costruire degli acquedotti, di costruire dei pozzi come ben ha evidenziato Valeri, ma il nodo fondamentale è un altro. Se non vogliamo che i pozzi aperti quest'anno vengano chiusi l'anno venturo o fra due anni e se non vogliamo che gli acquedotti costruiti restino vuoti ed inutili monumenti all'idiozia umana, dobbiamo preoccuparci seriamente della qualità generale delle acque. Non ho alcun dubbio sul fatto che i miliardi per costruite acquedotti e pozzi si trovino. L'Assessore Maccari questa mattina ha garantito la disponibilità di 15 miliardi, il Presidente ieri ha assicurato che se ne chiederanno altri 11 in aggiunta a quelli già reperiti. Presidente, non ho dubbi: se lei si fosse mosso un po' prima, soprattutto in questo clima elettorale quei soldi li avrebbe già trovati, ma il problema non è di soldi.
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Scusi, non le apprezza queste cose? ADDUCI Le apprezzo, Presidente. Sono certo del fatto che i soldi li troverete subito.
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Dopo le elezioni.
ADDUCI Il problema è che non si troverà più l'acqua potabile.
Se così stanno le cose, dobbiamo chiederci qual è la ragione di tutto ciò ed agire di conseguenza.
Indubbiamente l'impiego agricolo di antiparassitari è cresciuto vertiginosamente nell'ultimo dopoguerra, parallelamente a quello dei fertilizzanti in generale, con una varietà incredibile di prodotti organici e di sintesi estremamente pericolosi.
L'inevitabile aspecificità d'azione degli antiparassitari colpisce le creature innocue o addirittura utili come l'uomo, le api e altri insetti comuni (l'anno scorso ci fu una moria di api anche a Santena, ma nessuno se ne ricorda più). Attraverso la catena alimentare, gli insetti avvelenati arrivano anche ad uccidere altri animali che di essi si cibano e che sono i loro antagonisti naturali. Ricordo Simone di Monfort quando, nel 1209 combatteva la crociata contro gli Albigesi: uccideva tranquillamente i cattolici e i protestanti dicendo: "Tanto ci penserà il buon Dio a vedere quali sono i suoi". La stessa situazione si ha con i pesticidi, il cui effetto biologico è dirompente anche sugli animali. Gli insetti, come è noto, si riproducono molto rapidamente: in un anno i discendenti di un solo insetto possono essere miliardi. Essi tendono, così, a selezionare ceppi resistenti al tossico, mentre altri animali, vivendo più a lungo accumulano gli effetti di ripetute esposizioni e per la minore prolificità non fanno in tempo a sviluppare, come specie, sufficienti capacità di difesa. Quindi la selezione naturale dei parassiti fitofagi resistenti ed il contestuale sterminio dei loro antagonisti biologici aggravano l'infestazione che si voleva combattere: il che induce ad un più intenso impiego di pesticidi nella continua ricerca di principi sempre più attivi più distruttivi, è il caso di dire, degli equilibri ecologici. Insomma è in atto una spirale perversa di transitori benefici, il cui esito è l'aggravarsi permanente del danno. Ci troviamo di fronte alla classica miope situazione in cui il vantaggio momentaneo amplifica lo svantaggio duraturo in un ciclo perverso che quando si chiude è per noi troppo tardi.
Queste sono le ragioni sostanziali che ci hanno spinti fin dall'anno scorso, esattamente dal 17 aprile 1986, a presentare un ordine del giorno circa l'uso dell'elicottero nella diffusione degli anticrittogamici. E' infatti divenuto ormai sistematico l'uso dell'elicottero per diffondere veleni nella nostra Regione. Questo lo ha affermato l'Assessore Olivieri in una comunicazione resa al Consiglio regionale il 9 aprile scorso: "Gli undici eliconsorzi autorizzati nel 1986 hanno trattato una superficie di 6.000 ettari, cioé 60 kmq". L'Assessore ha ammesso che sono state irrorate con pesticidi case di civile abitazione e persone; incredibilmente ha poi affermato che "si è trattato di incidenti voluti o non voluti" e ci ha invitati a meditare sul fatto se sia preferibile il mezzo aereo o il mezzo terra. L'Assessore non c'è, non lo vedo, pongo le domande e spero che qualcuno prima o poi risponda o ne risponda. Vorrei sapere quante case e quante persone sono state irrorate dai pesticidi. Vorrei che l'Assessore ci illustrasse le conseguenze di tali irrorazioni e ci informasse circa i provvedimenti assunti nei confronti di quei piloti che ha definito disattenti o irresponsabili. Vorrei infine che ci dicesse quali iniziative ha intrapreso verso quei consorzi, regolarmente autorizzati si badi, che si avvalgono di quei piloti "disattenti" o dai comportamenti "irresponsabili" così come l'Assessore li ha definiti. E' mai possibile, mi chiedo, che in questo Paese se uno ruba un melone, anche irrorato, finisce dritto in prigione mentre invece piloti disattenti od irresponsabili possono cospargere di pesticidi case e persone senza che succeda nulla? Ha segnalato o no l'Assessore alla Magistratura i casi di incidente da irrorazione di cui è a conoscenza? Cosa ha fatto per tutelare la salute pubblica, come è suo preciso dovere, dal momento che è Assessore alla difesa della salute e non alla difesa dei pesticidi? Che il mezzo aereo, come l'Assessore ha rilevato, offra maggiori garanzie all'uomo, in quanto non lo mette in contatto con il pesticida che usa, può essere vero per chi di pesticida ferisce, ma quali garanzie è in grado di dare il nostro Assessore alla sanità a chi di pesticida perisce o meglio è costretto a perire? In realtà, la turbolenza dell'aria provocata dal rotore spinge le particelle aerosoliche alla deriva in un raggio assai vasto, facilmente a contatto con persone fragili o malate, ma di queste ignare persone nessuno si preoccupa. Il fatto è che l'applicazione agricola dei pesticidi ha raggiunto livelli da capogiro: il consumo per ettaro nel Canada è di 15 grammi, di 40 nella Repubblica Federale Tedesca, di 130 nella Svezia, di 180 in India, in Italia tale consumo raggiunge la media di 500 grammi, come risulta dagli atti del Convegno Chimica e Agricoltura tenutosi in Emilia il 20 novembre 1981. Se però consideriamo il rapporto fra antiparassitari irrorati e terreno effettivamente coltivato l'indice italiano, per i soli insetticidi, sale a 1 kg e mezzo per ettaro di superficie agricola; se il livello di sviluppo di una nazione si misurasse ad etti di pesticidi consumati saremmo il Paese più sviluppato del mondo.
Nell'ordine del giorno richiamato chiediamo che la Regione si doti di un regolamento sulla diffusione degli antiparassitari tramite elicottero.
Indichiamo molti punti che dovrebbero costituire la struttura del regolamento stesso e che per brevità non elenco, su di essi però richiamo l'attenzione della Giunta affinché questa delicata materia sia regolamentata al più presto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Villa.
VILLA Sarò molto breve perché il dibattito tratta solo una parte del problema più ampio che attiene alla tutela e alla difesa dell'ambiente. Dagli interventi è venuto il riconoscimento dell'utilità del dibattito che abbiamo sviluppato sia ieri che oggi. Gli apporti, a volte accesi, hanno avuto come finalizzazione l'utilità massima della difesa del nostro territorio e la conoscenza del quadro generale. C'è una mappa degli inquinamenti che va via via aggiornandosi. E' un problema che quotidianamente può riservare delle sorprese, a volte anche buone, nel senso che vengono attenuate pericolosità e timori che ognuno di noi pu avere, a volte invece di segno opposto. Ecco allora l'esigenza di essere pronti all'intervento.
Questa conoscenza deve essere continuamente tenuta viva sia per i luoghi, sia per le sostanze, sia per la quantità e sia per i tempi. Qualche Consigliere parlava di cultura dell'ambiente: questa coscienza non deve essere soltanto a livello dei pubblici amministratori (potrebbe essere un compito d'ufficio), ma dovrebbe anche estendersi agli operatori industriali, commerciali e agricoli, alle organizzazioni associative. Di qui nasce evidentemente una responsabilità anche personale, una responsabilità che si generalizza nei vari settori, e non da oggi. I primi avvisi li abbiamo avuti con i pesticidi, ad esempio il DDT per quanto riguardava gli insetticidi e il 24D per quanto riguardava gli erbicidi.
Di fronte a questo problema si sono appuntate le attenzioni generali.
L'attenzione all'ambiente è una delle espressioni dei mutamenti della società. La nostra è una società che chiede di poter vivere in un ambiente vivibile. E' d'obbligo quindi l'attenzione sia della Presidenza che della Giunta. Divieti cautelativi ne sono stati emessi nei mesi di giugno e ottobre 1986 e nei mesi di marzo e aprile 1987 ed erano tutt'altro che indolori se gli stessi scienziati, gli stessi intenditori della materia lo hanno riconosciuto. Non si arriva però mai a conoscere tutto; quanto più uno crede di sapere o cerca di sapere tanto più si accorge di non sapere nulla, lo dicevano già gli antichi.
L'attenzione posta dalla Giunta e che è stata richiamata e vivacizzata dai numerosi ordini del giorno, dalle mozioni e dalle interrogazioni che sono stati presentati e dal dibattito di ieri e di oggi in Consiglio, è l'attenzione di tutto il Consiglio, è un'attenzione della Regione che deve essere continuamente tenuta desta. E' un'attenzione del mondo scientifico che dove potersi basare su fondamenti certi ed incontestabili.
Ma dove sta la scienza certa ed incontestabile? Tuttavia occorre esaminare analiticamente ogni singolo problema per poi ricondurlo, come dicevo già in principio, alla globalità. L'attenzione delle categorie è presupposta, nel senso che non ci può essere economicità se non c'è la visione chiara di tutti i rischi che possono emergere nelle varie lavorazioni.
L'esame generale richiesto ha valore non soltanto come partecipazione al lavoro, ma anche per sottolineare quanto la Giunta ha fatto. Non credo che questa mattina possiamo arrivare alla soluzione di tutte le proposte: non è stato solo un "parlottio" tanto per ripetere delle cose già dette bensì una proposizione di cose da farsi, alcune delle quali sono già state fatte. Leggo, ad esempio, dall'ordine del giorno del PCI "...ultimare le sperimentazioni di diverse tecnologie". In questa direzione c'è stato l'incarico all'Acquedotto di Torino, l'aggiornamento della mappa; i servizi di protezione civile e via dicendo.
Il Consiglio regionale non deve fermarsi qui; è chiamato a riprendere come si è stabilito ieri, la stessa strada, attraverso l'aiuto dei vari Assessorati e dei funzionari che sono particolarmente versati, ognuno nel proprio campo. Sotto questo aspetto potrebbe darci qualche possibilità la legge sulla vigilanza che è stata approvata recentemente. Sarà quindi opportuno conglobare il lavoro di proposta dei vari Assessorati, delle Commissioni ad hoc e di altri soggetti.
Solo lavorando concordemente sarà possibile superare questa impasse per ottenere risultati concreti.
Lascio alla meditazione questa ipotesi di lavoro prospettata in una maggiore attenzione al problema singolo, che non può evidentemente avvenire in un'aula di 60 Consiglieri (se fossimo presenti tutti 60), ma deve calarsi più particolarmente in coloro che sono più competenti o addetti a questi settori e quindi o a livello di Commissione o a livello di comitato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Vorrei porre una questione pregiudiziale; la pongo politicamente non ricorrendo all'articolo del Regolamento perché confido, signor Presidente nella sua prudente e saggia valutazione della situazione.
Chiedo che il dibattito sia interrotto e continui quando le condizioni che sono venute meno si riproducano. Voglio insistere soprattutto su una che è tale da potermi permettere di invocare, se lo volessi, l'art. 61 del Regolamento.
C'è stato prima un violento scontro, inusitato da parte della Giunta sulla valutazione dei fatti. Il Consigliere Valeri asseriva che un certo atto progettuale del Comune di San Nazzaro era stato compiuto e presentato alla Giunta. Ciò è stato negato. Oggi abbiamo avuto conferma che il 6 aprile è stato presentato il progetto per il nuovo pozzo tanto alla Protezione civile quanto all'Assessorato.
Mi chiedo, signor Presidente, se sia opportuno proseguire il dibattito vista la violenza con cui un Assessore in particolare, che adesso non vedo presente, iterando sue abitudini, ha ritenuto di dover dare sulla voce a chi parlava sostenendo dei fatti che si dimostrano veri, tanto più che l'arroganza della Giunta è contraddetta dalla realtà.
Chiedo che questo dibattito venga ripreso la prossima seduta consiliare con una Giunta più informata, più seria e più rispettosa di quanto dicono i Consiglieri che, evidentemente, non inventano né strumentalizzano, ma partono dai fatti. Partire dai fatti è l'unica condizione possibile, lo diceva il Consigliere Villa poco fa. Se non verrà accolta questa richiesta ma mi auguro che ci sia ragionevolezza e che si tragga una lezione da questo - invocherò l'applicazione dell'art. 61 del Regolamento interno del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.
NERVIANI Noi non abbiamo posizioni pregiudizialmente contrarie alla richiesta di un rinvio in altro momento del dibattito su un tema così importante.
Vogliamo tuttavia rilevare con molta franchezza due questioni in ordine al metodo che si usa nel procedere in questi dibattiti: il non rispetto assoluto dei tempi che ciascuno di noi si dovrebbe dare in termini regolamentari e l'abuso che si fa del tempo del Consiglio, salvo poi rinviare continuamente la conclusione del dibattito e lamentare il fatto che la produzione del Consiglio è modesta o che non si giunge alle conclusioni nei tempi che dovrebbero essere sempre fissati in modo ragionevole.
Lamentiamo troppo spesso il fatto che anche la stampa ha un consistente disinteresse per i lavori del Consiglio, ma io credo che questo disinteresse sia anche collegato all'abuso che facciamo del tempo che ci è dato nei dibattiti che qui si svolgono.
Chiedo al Presidente del Consiglio, che sempre saggiamente lo regola di richiamare più spesso ciascuno di noi al rispetto dei tempi che sono stabiliti dal Regolamento e che comunque noi dovremmo darci nel rispetto degli altri.
Per quanto attiene allo specifico richiamo al Comune di San Nazzaro ritengo che la persona che ha contattato il collega Bontempi è tanto uomo d'onore quanto è uomo d'onore l'Assessore Maccari, quindi le sue parole valgono tanto quanto quelle dell'Assessore, salvo prova contraria. Quindi non è questo l'elemento consistente per un rinvio. Ci saranno altre ragioni, comunque teniamo conto delle altre ragioni e non ci opponiamo.
Anche altre volte è stata portata qui la notizia telefonica che proveniva da Roma per fatti accaduti che poi sono stati opportunamente corretti. Noi crediamo alle cose che ci vengono dette, ma parimenti crediamo all'Assessore Maccari.
Ciò nondimeno, vista la richiesta del PCI, non volendo entrare in bagarre su argomenti così importanti, per quanto attiene al Gruppo DC, c'è la disponibilità ad un rinvio in tempi successivi con le raccomandazioni che mi sono permesso di fare non già al Presidente del Consiglio, ma ai colleghi Consiglieri per il rispetto dei tempi e per il rispetto di ciascuno di noi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
ALA L'intervento immediatamente precedente del Consigliere Nerviani mi ha deluso profondamente. Intanto, perché questo tema non interessa nessuno tolto quattro gatti, qui dentro...



PRESIDENTE

Non permetto assolutamente che si usino questi termini! Questa mattina c'è un'attenzione abbastanza adeguata. Non si può girare costantemente e poi dire che gli altri non ascoltano. Non permetto che si dica che qui ci sono quattro gatti.
ALA Ho imparato, stando qui da due anni, a capire quali sono gli argomenti che interessano alle forze politiche e quali invece no. I problemi di cui discutiamo oggi non interessano. Punto e basta! C'è una mozione del Partito comunista e due ordini del giorno della Lista Verde: non c'è null'altro agli atti! Si fa soltanto tanta retorica su questo problema importante, ma poi non c'è nulla, non ci sono le proposte.
Quello che interessa sono altre cose. Le cose che volevo dire sono scritte sull'ordine del giorno. La produzione del Consiglio sul problema delle acque è agli atti di questa discussione e quindi si sa benissimo a quali Gruppi appartiene. Da parte della Lista Verde la ragionevolezza non c'è più. E' idiota fare questo lavoro ed è da tonti pensare di fare delle proposte al vuoto dell'assemblea. Ora, il tutto si è sfaldato e la materia è tornata in Commissione ad attendere che il pentapartito produca qualche idea concreta e assuma qualche impegno. Non mi interessa nemmeno che vengano assunti gli impegni proposti dalla Lista Verde perché, anche se saranno assunti, non verranno mantenuti.
Vi sono, ad esempio, i problemi delle aziende a rischio; un ordine del giorno di un anno e mezzo fa proposto da me e dal collega Reburdo è stato approvato all'unanimità, ma non ha prodotto nulla.
Mi chiedo pertanto: che senso ha proporre qualcosa a questa maggioranza, a questo governo? Non ha assolutamente senso. Torniamo pure in Commissione, riparliamone quando penserete che la cosa sarà importante.
Sappiate solo che quest'acqua è l'ultima che abbiamo! Cito un breve aneddoto, senza bisogno di scomodare Petrarca o Simone di Monfort: Maria Antonietta diceva ai parigini che avevano fame che potevano mangiare brioches. Quando i piemontesi diranno che non avranno più acqua cosa direte? Che c'è Gancia, il Martini o lo champagne?



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, per rettifica di quanto detto dal Consigliere Ala devo informare che nel corso della discussione sulle discariche furono prodotti due ordini del giorno anche da parte del pentapartito così come furono presentati quattro documenti da parte del Gruppo Comunista ed altri.
La risposta della Giunta si può valutare nella sua portata, nell'ambito però di una triplice discussione, quindi occorre fare molta attenzione a porsi come l'elemento determinante di ogni fatto. Ci sono molti aspetti dell'ambiente che interessano tutti i Gruppi politici che questa mattina vedo tutti attenti.
Lo scontro può essere motivo di maggiore attenzione ai problemi. La proposta di riportare la discussione in Consiglio può essere ricondotta in questi termini.
In qualità di Presidente del Consiglio devo dire che vi possono essere momenti di ragione in cui non si votano i documenti, ma si compongono.
Questo è un elemento rafforzativo di taluni documenti che sono composti da tutte le parti politiche per essere portati avanti. Non è malvagio operare se si cerca la maggiore unità possibile, la forza maggiore su un documento di indirizzo. Potremmo in futuro non più fermarci a cercare questa unità e questo motivo di collaborazione generale per rafforzare, ma andare avanti e far tranciare il documento dalla maggioranza o dalla minoranza conterebbero i numeri e non conterebbero le idee. Ma se sono le idee che contano e non i numeri, bisogna che noi operiamo. E' necessaria quindi una costante attenzione fra le tesi dei vari Gruppi.
La parola al Consigliere Nerviani.
NERVIANI Ci siamo disposti ad accettare la richiesta del Gruppo comunista e chiediamo la sospensione del Consiglio per dieci minuti in quanto l'esame del punto immediatamente successivo comporta per il nostro Gruppo un momento di riflessione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Prima della sospensione chiesta dal Consigliere Nerviani a nome del Gruppo DC chiedo si passi al voto dell'ordine del giorno riguardante il problema degli assistenti sociali. Mi permetto di richiedere che il dibattito sulla questione dell'acqua non venga rinviato ed insabbiato in Commissione, ma venga ripreso in Consiglio.
Quanto diceva il Consigliere Ala fa il paio, per altro verso, con quanto dicevo io e cioè che la Giunta e la maggioranza devono indicare con fatti concreti la volontà di arrivare a delle conclusioni. Lo dico al Consigliere Nerviani: sono tutti veri i problemi dei tempi, ma c'è anche il problema delle reali intenzioni e dell'atteggiamento della Giunta.
Quindi, Presidente Beltrami, sarà bene che a qualche Assessore spenga i bollori perché si renda conto che quando dice delle cose che non stanno in piedi forse è meglio che le dica a se stesso, anziché usarle come clava nei confronti del dibattito.
Non ci stancheremo mai di sanzionare il comportamento della Giunta all'interno del Consiglio; non a caso alcuni Assessori non lo fanno mai mentre altri lo fanno continuamente. Quindi, signor Presidente, dovrebbe capire che qualche problema esiste. Possiamo anche sbagliare, abbiamo per titolo di parlare in pienezza di autonomia politica.
In questo caso non sbagliavamo, avevamo ragione, quindi prenderla più bassa, andare al confronto delle cose o fare qualche autocritica sulla propria assenza ed incapacità sarebbe opportuno o meglio renderebbe più facile il lavoro anche nelle maggioranze.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Signor Presidente, prima della eventuale sospensione della seduta e prima di passare al punto successivo che riguarda il referendum sul nucleare, chiedo se è possibile esaurire gli altri punti all'o.d.g. ed iscrivere la deliberazione riguardante la riproposizione della zona Alpi nella provincia di Alessandria lasciando all'ultimo punto la questione nucleare, il cui esame per i molti aspetti controversi potrebbe richiedere molto tempo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
ALA Non so, signor Presidente, se a termini di Regolamento ci si pu opporre ad una richiesta di sospensione. Però, al di là di quanto stabilisce il Regolamento, mi oppongo ad ogni richiesta di sospensione dei lavori del Consiglio. Mi pare incredibile sostenere che ora occorrano altri dieci minuti per ragionare su un punto iscritto all'o.d.g. da sei mesi o da un anno ed ampiamente noto. I dieci minuti non servono a niente. 0 la sospensione si chiede per non riconvocare il Consiglio oppure è inutile.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, accolgo la richiesta di sospensione, come del resto ho sempre fatto quando vi è un motivo che ritengo valido.
Prima di sospendere i lavori propongo, accogliendo la proposta avanzata dal Consigliere Bontempi, di esaminare l'ordine del giorno n. 303.


Argomento: Cultura: argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno n. 303 in merito agli assistenti sociali


PRESIDENTE

Esaminiamo pertanto l'ordine del giorno n. 303 in merito agli assistenti sociali sottoscritto da tutti i Gruppi, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale a conoscenza che il DPR n. 14 del 15/1/1987 (Valore abilitante del diploma di assistente sociale in attuazione dell'art. 9 del DPR n. 162 del 10/3/1982) regolamenta positivamente il riconoscimento del diploma per assistenti sociali ponendo termine ad una situazione di vuoto legislativo tenuto conto che detto decreto necessita però di ulteriori chiarimenti rispetto a tutti coloro che: 1) stanno conseguendo (successivamente all'entrata in vigore del decreto) il titolo di studio in scuole non riconosciute (le scuole riconosciute sono tutte collocate in centro Italia e il Piemonte ne è sprovvisto) 2) hanno conseguito il titolo (prima dell'entrata in vigore del decreto) ma non hanno ancora prestato servizio come assistenti sociali 3) sono in servizio, ma non 'di ruolo' (ad esempio, precari con contratto libero professionale, a termine per sostituzione di personale di ruolo temporaneamente assente, ecc.) 4) hanno partecipato a concorsi pubblici, sono stati dichiarati idonei e conseguentemente inseriti in graduatoria, ma non sono stati necessariamente assunti rilevato che: 1) fino al momento attuale numerosi Enti pubblici hanno gestito direttamente (ad esempio, il Comune di Torino) o attraverso convenzioni le Scuole di Servizio Sociale presenti sul territorio regionale, garantendo così la salvaguardia del diritto allo studio e alla formazione professionale con programmi sostanzialmente simili a quelli previsti dal D.N. 30/5/1985 (possesso di scuola media superiore, triennalità del corso tirocinio biennale, obbligo di frequenza di almeno 2/3 dell'orario previsto, materie fondamentali) 2) dall'entrata in vigore del decreto si è creata una notevole disparità di condizioni tra persone che hanno seguito lo stesso tipo di formazione professionale; infatti, finora gli Enti pubblici (Comuni, UU.SS.SS.LL.
Province, Ministero di Grazia e Giustizia, ecc.) e privati si sono avvalsi degli assistenti sociali formati nelle scuole piemontesi riconoscendo di fatto il valore giuridico di un titolo oggi ritenuto nullo 3) l'emanazione del DPR n. 14/87 ha rappresentato per moltissimi assistenti sociali il sorgere di grossi problemi rispetto al mantenimento o al reperimento del posto di lavoro in quanto: a) gli Enti locali hanno comportamenti differenti rispetto ai concorsi pubblici, agli incarichi precari e a quelli professionali b) analoga situazione si presenta per gli uffici di collocamento.
C h i e d e al Governo e al Parlamento 1) che sia data efficacia giuridica a tutti i diplomi rilasciati dalle scuole dichiarate idonee con decreto del Ministro della Pubblica Istruzione (art. 6 DPR n. 14/87) anche se conseguiti in periodi precedenti l'emanazione del decreto stesso 2) che sia riconosciuto titolo sufficiente a dare valore abilitante al diploma l'aver conseguito, in un concorso pubblico per assistenti sociali l'idoneità 3) che sia al più presto esplicitato formalmente il termine 'in servizio' (art. 4 DPR n. 14/87) dandovi la più ampia interpretazione i m p e g n a la Giunta regionale a sollecitare il Ministero della Pubblica Istruzione affinché: 4) dichiari idonee, prima dell'inizio dell'Anno Accademico 1987/1988, le Scuole di Servizio Sociale del Piemonte in modo che possano completare i corsi in atto 5) approvi la modifica dello Statuto dell'Università degli Studi di Torino al fine di creare le condizioni per l'avviamento di una scuola universitaria per assistenti sociali in Piemonte 6) nel quadro del progetto di sviluppo del sistema universitario del Piemonte siano previste le SDFS per assistenti sociali a Novara e Cuneo mantenendo le localizzazioni già proficuamente esistenti, organizzate in questa prima fase come decentramento dell'Università di Torino impegna altresì la Giunta ad operare immediatamente, e comunque in tempo utile prima dell'inizio dell'Anno Accademico 1987/1988; affinché il Ministero della Pubblica Istruzione risolva in via prioritaria e positivamente quanto richiesto al punto 4) del presente dispositivo e che sia data efficacia giuridica a tutti i diplomi rilasciati dalle scuole dichiarate idonee con decreto del Ministro della Pubblica Istruzione (art. 6 DPR n. 14/87) anche se conseguiti in periodi precedenti l'emanazione del decreto stesso".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 44 Consiglieri presenti.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame ordine del giorno n. 298 relativo alle discariche


PRESIDENTE

Prima di sospendere la seduta do ancora la parola al Consigliere Bontempi che l' ha richiesta.
BONTEMPI Signor Presidente, sono d'accordo che venga concessa la sospensione perché è un diritto dei Gruppi.
Prima di passare al punto 6) all'o.d.g. vorrei però richiedere al Consiglio di discutere una materia che abbiamo trattato ieri e che è stata riportata sui giornali di oggi, sulla quale avevamo proposto un ordine del giorno. Si tratta della questione delle discariche sulla quale ieri abbiamo deciso di rinviare la discussione all'esame di un documento di indirizzi sull'intera materia. Oggi il giornale riporta la questione con l'aggiunta di cose che non sono stato dette. E' una questione molto delicata per tutto il Consiglio e noi non vogliamo assolutamente lasciarla nel vago perch riguarda la questione del "business" e il motivo per cui in Piemonte non si sarebbero presi provvedimenti per via del "business che tutti i Partiti cercherebbero in qualche modo di governare o di controllare": così viene detto.
E' una questione che Pezzana ha già affermato e che è stata abbondantemente ripresa. Noi riteniamo che queste illazioni siano estremamente offensive per tutti coloro che assolutamente non c'entrano.
Noi vogliamo tagliar corto istituzionalmente con i poteri che la politica ha - ed è giusto che la Magistratura faccia la sua strada se deve farla - però noi abbiamo il dovere di tutelare coloro che fanno consapevolmente e con fatica il loro lavoro, senza essere sottoposti a questo "killeraggio".
Abbiamo presentato un ordine del giorno molto chiaro e chiediamo che venga votato subito. Io spero che venga ripreso dalla stampa; si pu comunque ricorrere al sistema della pubblicazione a pagamento.
L'ordine del giorno impegna la Giunta ad avviare nell'attuale fase di perfezionamento dell'Albo regionale delle imprese, specialmente per quelle compartecipi a società miste, tutte le iniziative atte a produrre la massima documentazione sulle imprese, sui loro assetti proprietari, sulla relativa struttura organizzativa, sull'affidabilità delle tecnologie utilizzate ed utilizzabili.
Per quanto ci riguarda noi chiediamo trasparenza e chiarezza e invitiamo tutti i Gruppi ad associarsi a questo ordine del giorno.
Chiediamo, se è possibile, di votarlo immediatamente perché la risposta ai furbi si fa attraverso le armi della chiarezza, della trasparenza e del coraggio di chi ha la coscienza a posto fino in fondo.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, ripropongo un problema generale che ho già rilevato in molte altre occasioni.
E' vero che la Costituzione dice che le opinioni espresse in Consiglio sono esenti da azioni penali, le affermazioni però debbono essere trasmesse al Procuratore della Repubblica e non appena avrò il verbale lo trasmetterò.
Anche se la Costituzione ci garantisce per le opinioni espresse in aula, non si possono dire cose che non risultano poi vere perché se quanto è stato affermato dovesse risultare non vero, la persona che l' ha affermato dovrà trarre delle conseguenze. Un Consigliere, quando esprime opinioni d'indirizzo politico, è libero, quando invece fa riferimento a comportamenti che possono essere illeciti e che non hanno nulla a che fare con il tema politico, deve fare - come si suol dire - i nomi.
In questi giorni è nata una polemica sui corsari. Qualcuno ha chiesto: "Chi sono i corsari?" e l'altro ha risposto: "Basta leggerlo sui giornali".
No, non basta leggerlo sui giornali! Chi sono i corsari? C'è il business? Chi sono quelli del business? A questo punto, bisogna trasmettere il verbale al Procuratore della Repubblica. La Costituzione garantisce l'opinione, ma non va esente l'affermazione. Fate attenzione, signori Consiglieri, a usare queste armi perché qualora dovessero risultare non vere talune affermazioni sarò il primo a chiedere di trarre le conseguenze. Se si fanno affermazioni riferentisi specificamente ai comportamenti (e non parlare di "corsari" genericamente) garantisco che il Procuratore della Repubblica andrà a fondo. Qualora il Procuratore della Repubblica trovi i corsari, li condanni; qualora la giustizia non trovi i corsari, dica alla persona che ha fatto l'affermazione in senso generale che deve trarre delle conseguenze.
Il comportamento di ciascuno in un Parlamento, stante la garanzia costituzionale, non può essere aperto a qualsiasi affermazione.
L'ordine del giorno rende chiarezza su questo punto. Noi abbiamo sempre affermato che questa chiarezza la vogliamo. Pertanto rimetto nelle mani dei Gruppi il documento presentato dal Gruppo comunista.
REBURDO La stampa farà le proprie dichiarazioni.



PRESIDENTE

Consigliere Reburdo, la stampa fa il suo dovere. Mancherebbe che io andassi a censurare qualcuno! Non posso censurare nessuno.
Ha chiesto di parlare l'Assessore Maccari. Ne ha facoltà.
MACCARI, Assessore alla tutela ambientale Nell'ordine del giorno c'è un richiamo al disegno di legge n. 168, art.
10, circa l'istituzione dell'Albo nazionale delle imprese esercenti servizi di smaltimento; probabilmente sarà mantenuto nel prossimo decreto perch questo andrà a cadere. Non abbiamo ancora, come loro sanno, alcuna indicazione sulla formazione dell'Albo nazionale, così come non c'è ancora alcuna indicazione operativa da parte del Ministero sul disegno di legge n.
168.
Per quanto riguarda la richiesta di documentazione, una delle ultime deliberazioni assunte dalla Giunta regionale prima del 31 luglio 1986 era relativa proprio a questo. Probabilmente potremmo, per dare maggior peso tradurre il provvedimento in deliberazione di Consiglio: trattandosi infatti di deliberazione di Giunta regionale, non essendo quindi un atto legislativo, le Province si ritengono autonome nel rispettare tali indicazioni.
Possiamo ricevere queste documentazioni soltanto dai Tribunali e dalle organizzazioni perché non abbiamo né la capacità né gli strumenti che ha ad esempio, la Guardia di Finanza per fare dei controlli incrociati sugli assetti societari. Dobbiamo accettare la documentazione che viene allegata alla richiesta e che è giacente presso i Tribunali, solo mettendola insieme possiamo fare una verifica incrociata.
Anche la struttura organizzativa possiamo verificarla attraverso la documentazione allegata alla richiesta perché il controllo è sempre affidato alle Amministrazioni provinciali. Non esiste una capacità regionale di verificare i singoli impianti; la Regione attualmente è impossibilitata a fare i controlli sull'affidabilità delle tecnologie utilizzate ed utilizzabili in quanto non ha né il personale ne le capacità tecniche necessarie; tanto meno ha le possibilità di verificare a tappeto l'esistenza e la validità di tutti gli impianti.
Ho ritenuto doveroso dire questo affinché nell'ordine del giorno non vengano affermate cose che già a priori sappiamo di non poter realizzare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.
FERRO Stiamo discutendo di un problema politico di un certo spessore in cui gli aspetti di carattere tecnico mi pare siano subordinati.
E' possibile scrivere in luogo di "affidabilità" le parole "sulle tecnologie utilizzate", fermo restando che la Regione ha delle competenze per quanto riguarda l'organizzazione dei Piani di smaltimento, quindi gli elementi di controllo riconducibili all'organizzazione dei Piani di smaltimento sono tutti interni alla Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Noi abbiamo predisposto questo ordine del giorno il 21 maggio, cinque minuti dopo che il Consigliere Pezzana aveva fatto le affermazioni che ha ripetuto ieri e che sono state riportate oggi sul giornale. La motivazione quindi è molto esplicitamente politica e tende a mettere in piedi su questa questione un sistema di visibilità e di trasparenza nuovo, inedito ed esemplare.
Non c'è solo il versante del ragionamento, peraltro giusto, del Presidente del Consiglio, ma c'è un versante che deve essere esemplare per tutte le istituzioni. Per tutti coloro che ritengono di operare correttamente, per diradare il sospetto gettato, non c'è altro modo che andare a vedere come stanno le cose.
Al di là della formulazione dell'ordine del giorno, quindi della correzione della parola "affidabilità", chiedo che venga inserita la seguente clausola finale: "...impegna la Giunta ad assumere tutte quelle iniziative, anche di carattere straordinario ed esemplare, volte a fornire al Consiglio e alla comunità le informazioni riguardo alle situazioni di partecipazione dei vari privati rispetto alle decisioni pubbliche".
Al di là dei giusti perfezionamenti sul piano tecnico chiediamo questo impegno. Gli aspetti specifici sono costitutivi di questo impegno: ciò che non si può fare lo si dimostri, per esempio se non si è in grado di controllare l'affidabilità.
Deve essere questo impegno, perché il punto è tutto politico. Noi ci siamo limitati agli assetti proprietari e agli assetti organizzativi, ma perché non fare su questa base un esemplare di come il provvedimento amministrativo di autorizzazione o di affidamento dei lavori è cosa a monte? Perché non proviamo a mettere in opera la deliberazione della trasparenza che proponiamo da tempo? Questo è il modo di rispondere. Noi comunisti non stiamo a quello che dice il Consigliere Pezzana. Stiamo però alla sua provocazione e vogliamo andare fino in fondo per garantire tutti coloro che vogliono fare politica allo scopo di risolvere i problemi e non per altri fini.
L'ordine del giorno da noi presentato deve essere addirittura rafforzato nell'impegno politico; occorrono misure straordinarie per seguire tutto il percorso che porta alla decisione, che è molto di più che controllare solamente gli assetti proprietari.
Su questo piano torneremo nelle prossime sedute. Noi abbiamo qualche piacevole o spiacevole novità su alcuni percorsi assunti per assumere decisioni. Non si faccia però finta, proprio perché ci sono questi percorsi chiari, di non esserci, di non sapere o di aver solo conoscenza da fonti giornalistiche delle cose. Non mi riferisco alle discariche, ma ad altro.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore alla tutela ambientale Sull'impegno politico siamo d'accordo. L'importante è che non mi chiediate di votare un documento che già in partenza sappiamo di non poter adempiere per mancanza di strutture. Il termine dell'affidabilità è generico; per verificare l'affidabilità è necessario un controllo tecnico che però l'organizzazione interna della Regione non è in grado di fare perché mancano le capacità tecnico-professionali e gli strumenti. Questa è la realtà.
BONTEMPI Noi chiediamo che venga data informazione sugli assetti proprietari sulla struttura organizzativa e sulle tecnologie. La valutazione dell'affidabilità verrà nel momento in cui la Regione metterà in piedi strutture atte a farlo.
MACCARI, Assessore alla tutela ambientale La validità tecnica dei progetti verificata dalla Commissione tecnica è stata istituita ai sensi della L.R. n. 18. E' la verifica degli impianti esistenti in loco e della validità tecnica sul campo che la Regione non è in grado di effettuare. D'altronde non possiamo mandare sul territorio i membri della Commissione tecnica che già con grandissima volontà si riunisce tutte le settimane. Si tratta di professionisti, di docenti universitari, non possiamo pertanto pretendere da loro che facciano anche questo lavoro quando già sopportano un carico che è superiore a quello di qualsiasi altro comitato regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.
NERVIANI Comprendo appieno le preoccupazioni del Consigliere Bontempi, ma lui che ha partecipato nella passata legislatura ai lavori della II Commissione preparatori all'approvazione della L.R. n. 18 sui lavori pubblici ricorderà come l'argomento della verifica, del controllo degli assetti societari delle disponibilità dei mezzi, è venuto ripetutamente fuori. Ritengo sia giusto richiedere un impegno politico perché il controllo massimo possibile venga esercitato sulle aziende che si dispongono a lavorare per la Provincia e per la Regione. Capisco però, sul piano istituzionale, la preoccupazione di un uomo che intende fare il suo mestiere fino in fondo rispettando le norme che gli diamo, di non poter assolvere fino in fondo ai compiti che sono definiti in questo ordine del giorno.
Dobbiamo sempre pensare alle conseguenze che discendono a grappolo dalle affermazioni che facciamo, che hanno sostanza e valenza politica, ma che poi debbono avere anche delle concretizzazioni operative. Capisco quindi la resistenza dell'Assessore Maccari. Noi non vogliamo nascondere gli assetti proprietari, la struttura organizzativa di questa o di quella azienda, Consigliere Bontempi, però mi pare che sia giusto trovare, magari durante questo intervallo, una formula che tuteli l'ambito operativo dell'Assessore competente.
In questo senso chiediamo di sospendere per qualche minuto la seduta al fine di trovare una risposta adeguata alle preoccupazioni esecutive che l'Assessore Maccari ha manifestato.



PRESIDENTE

D'accordo.
La seduta è pertanto sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12,15 riprende alle ore 13,10)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
E' stato concordato un ordine del giorno che è stato sottoscritto da tutti i Gruppi, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale, premesso che nell'attuale situazione di emergenza ambientale in materia di rifiuti e di fronte ad una inadeguata presenza sul territorio di impianti di smaltimento da più parti vengono avanzate richieste di autorizzazione all'apertura di impianti e di discariche da parte di imprese espressione spesso di diverse compartecipazioni societarie; considerato che anche per una maggiore e più accurata analisi sull'affidabilità e serietà delle società operanti nel settore il d.d.l. n.
168/87 prevede all'art. 10 l'istituzione presso il Ministero dell'Ambiente dell'Albo nazionale delle imprese esercenti servizi di smaltimento considerato altresì che sulla serietà e affidabilità delle imprese operanti in Piemonte è necessario, oltre alle previste fidejussioni, produrre un arricchimento delle documentazioni sia sulle società, sui loro assetti proprietari e sui loro incroci e compartecipazioni impegna la Giunta a garantire per ogni impresa autorizzata o autorizzanda per discariche ed impianti di smaltimento la massima informazione e trasparenza in ordine a tutti gli elementi e fatti attinenti: a) all'iter procedurale autorizzative b) agli assetti proprietari c) alle relative strutture organizzative d) alle tecnologie utilizzate o utilizzabili.
Tale informazione dovrà essere tempestivamente fornita al Consiglio e alla comunità attraverso idonee forme di pubblicità".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.


Argomento: Referendum abrogativo e consultivo - Problemi energetici

Esame proposta di deliberazione n. 77: "Norme per la consultazione popolare nei Comuni di Bianzè, Crescentino, Crova, Fontanetto Po, Lamporo, Livorno Ferraris, Palazzolo Vercellese, Ronsecco, Salasco, Trino Vercellese Tronzano Vercellese sulla installazione della centrale elettronucleare di Trino Vercellese"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 6) all'o.d.g che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 77.
Comunico al Consiglio che è stata presentata una questione pregiudiziale da parte dei Gruppi DC, PSDI e PRI, ai sensi degli artt. 48 e 64 dello Statuto, il cui testo recita: "I sottoscritti Consiglieri regionali, prima che venga esaminata nel merito la proposta di deliberazione n. 77 riguardante: 'Norme per la consultazione popolare nei Comuni di Bianzè, Crescentino, Crova, Fontanetto Po, Lamporo Livorno Ferraris, Palazzolo Vercellese, Ronsecco, Salasco, Trino Vercellese, Tronzano Vercellese sulla installazione della centrale elettronucleare di Trino Vercellese', chiedono che sia posta al Consiglio la questione della sua ammissibilità, ritenendo essi che la proposta stessa sia inammissibile perché non aderente né allo spirito né alla lettera dello Statuto regionale che agli artt. 48 e 64 norma gli istituti della partecipazione popolare e la consultazione popolare, in modo da escludere consultazioni su un provvedimento già assunto quale quello relativo alla installazione della centrale elettronucleare di Trino Vercellese".
La Commissione ha indicato quali relatori il Consigliere Fassio Ottaviano di maggioranza e il Consigliere Staglianò di minoranza.
La questione pregiudiziale verrà esaminata al termine delle illustrazioni della proposta di deliberazione da parte dei relatori indicati dall'VIII Commissione consiliare.
Ha pertanto la parola il relatore di maggioranza, Consigliere Fassio Ottaviano.
FASSIO, relatore Il 31 gennaio 1986 l'VIII Commissione ha avviato l'esame della proposta di deliberazione a firma del Consigliere regionale Igor Staglianò, che prevede: "Norme per la consultazione popolare nei Comuni di Bianzè Crescentino, Crova, Fontanetto Po, Lamporo, Livorno Ferraris, Palazzolo Vercellese, Ronsecco, Salasco, Trino Vercellese e Tronzano Vercellese sulla installazione della centrale elettronucleare di Trino Vercellese". Durante la seduta del 4 febbraio 1986 è stata sollevata la questione della compatibilità della proposta di deliberazione in esame con lo Statuto della Regione Piemonte.
Conseguentemente la Commissione ha ritenuto di interpellare per un parere sulla materia l'Ufficio Legislativo regionale e il prof, avv. Carlo Ettore Maiorca, Ordinario dell'Università di Torino. Il parere del prof avv. Maiorca, che si sintetizza nella sua conclusione "di conseguenza non pare ammissibile la proposta di deliberazione n. 77 presentata dal Consigliere Staglianò in data 29 gennaio 1986 contenente 'Norme per la consultazione popolare sulla installazione della centrale elettronucleare di Trino Vercellese. in quanto la materia relativa a detta installazione ha formato oggetto di provvedimento già assunto dall'Ente Regione con la deliberazione consiliare n. 786/77 in data 4 gennaio 1985", è stato contraddetto dal Consigliere Staglianò, a nome di DP, con una memoria svolta con il contributo dello Studio legale degli avv. Vincenzo Enrichens Roberto La Macchia, Lorenzo Trucco ed altri. Nella memoria si affermava ovviamente, una posizione contraria alle conclusioni Maiorca, ritenendo legittimo ammettere alla discussione in Consiglio la proposta di deliberazione succitata.
Nella seduta del 12 settembre 1986 dell'VIII Commissione sono stati esaminati gli elementi offerti dalla memoria del prof. Maiorca e dalla nota di DP. Le posizioni della maggioranza di Consiglio sono state espresse dai Consiglieri Petrini, Fassio Ottaviano e Nerviani che hanno sostenuto la non ammissibilità della proposta di deliberazione; diversamente hanno concluso i Consiglieri Staglianò, Marchiaro, Valeri e Majorino per i Partiti di opposizione. Posto ai voti, il parere favorevole all'ammissibilità è risultato avere la maggioranza tra i presenti in Commissione.
Nella seduta del 17 ottobre 1986, l'VIII Commissione ha quindi iniziato l'esame di merito della proposta Staglianò e a maggioranza ha ritenuto di non approvarla trasmettendola comunque al Consiglio regionale. Il Consiglio ha quindi di fronte a sé il parere positivo della Commissione relativamente all'ammissibilità e il parere negativo della stessa nel merito della proposta.
La maggioranza di Consiglio intende in sede di dibattito generale sollevare nuovamente la questione pregiudiziale in ordine all'ammissibilità in quanto resta immutata la convinzione del fondamento della posizione assunta in Commissione che poggia anche sulle argomentazioni del prof, avv.
Maiorca. Tuttavia, se apparirà opportuno evitare in questo momento ulteriori dibattiti di ordine giuridico sulla materia e di esprimersi invece immediatamente sul merito della proposta di legge, si affermerà che come già sostenuto in Commissione, il parere non potrebbe essere che negativo per queste due elementari considerazioni: 1) perché un referendum abbia senso occorre presumere l'efficacia delle decisioni che da esso conseguono.
Il Consiglio regionale ha già chiaramente manifestato la sua indisponibilità determinata anche dall'impossibilità ad annullare l'efficacia della deliberazione con la quale si individuava il sito di Trino Vercellese come il più idoneo per l'insediamento di una centrale elettronucleare in Piemonte.
Si deve dunque ritenere ininfluente l'orientamento che sortisse dal referendum dei paesi indicati nella proposta Staglianò e conseguentemente inutile il referendum stesso.
2) Non pare abbia senso indire referendum per aree limitate quando si tratta di centrali nucleari.
Decisioni relative al nucleare sono di interesse generale del Paese e un'ipotesi di referendum in materia può essere fatta esclusivamente immaginando il campo d'inchiesta esteso a tutto il territorio nazionale.
Sulla base di queste considerazioni, la maggioranza non si orienta positivamente sull'approvazione della proposta di deliberazione "Norme per la consultazione popolare dei Comuni di Bianzè, Crescentino, Crova Fontanetto Po, Lamporo, Livorno Ferraris, Palazzolo Vercellese, Ronsecco Salasco, Trino Vercellese, Tronzano Vercellese sulla installazione della centrale elettronucleare di Trino Vercellese", licenziata con parere contrario dall'VIII Commissione, riservandosi in aula le necessarie conclusioni definitive.



PRESIDENTE

La parola al relatore di minoranza, Consigliere Staglianò.
STAGLIANO', relatore Signor Presidente, giunge finalmente in quest'aula la proposta di deliberazione che, come ricorderanno i colleghi ed è opportuno richiamarlo oggi, fa seguito ad una discussione svoltasi in quest'aula il 14 novembre 1985 sulla richiesta di referendum regionale avanzata attraverso una petizione popolare sottoscritta da 20.000 cittadini piemontesi promossa da DP.
In quella sede fummo costretti a registrare tutti quanti, sebbene con accenti diversi, l'insufficienza degli strumenti della partecipazione popolare previsti dallo Statuto della Regione Piemonte. Si convenne sull'urgente necessità di colmare quei vuoti per consentire una migliore partecipazione dal basso della nostra comunità rispetto alle attività istituzionali della Regione.
Benché siano passati, signor Presidente, un anno e mezzo da quel dibattito, non è possibile registrare a tutt'oggi alcuna iniziativa intrapresa a colmare quel vuoto, se si esclude questa proposta, che ha fatto seguito a quella discussione nella quale è stato possibile registrare tengo qui a sottolinearlo - ad esempio gli argomenti portati all'attenzione del Consiglio dal collega Marchini, Capogruppo liberale, il quale testualmente affermava nella seduta pomeridiana del 14 novembre 1985: "Se qualcuno ritiene di rendere finalmente funzionanti gli strumenti di democrazia diretta quali sono quelli della consultazione popolare, per carità, si presenti davanti alle nostre Commissioni in tempi stretti (omissis)".
Noi di DP l'abbiamo fatto, signor Presidente, prendendo per vere quelle argomentazioni, assumendo realmente e dialetticamente quegli impegni che venivano manifestati il 14 novembre 1985, proprio al fine di dialogare con la società civile che ci poneva e ci pone dei problemi molto stringenti.
Ho ritenuto opportuno fare questa premessa perché è necessario collocare nel contesto le decisioni che andremo a prendere. Do atto alla relatrice di maggioranza di aver ripercorso, sebbene in maniera notarile le tappe di questa vicenda: dalla presentazione della proposta di deliberazione nel gennaio 1986 fino al voto in Commissione del 17 ottobre 1986. In tutti questi mesi la proposta è rimasta in frigorifero per una volontà politica che noi non abbiamo condiviso, quella cioè di ritenere come ci è stato ripetuto ancora poc'anzi, ininfluente il parere dei cittadini ed inefficace la consultazione popolare sull'insediamento del mega impianto nucleare a Trino Vercellese. Io voglio ripercorrere invece brevemente, il ragionamento che e nostro avviso dovrebbe indurre l'intero Consiglio a ritenere necessaria ed efficace la consultazione popolare.
Come è noto, in data 4 gennaio 1985 il Consiglio regionale del Piemonte ha assunto una deliberazione di localizzazione definitiva di una centrale elettronucleare da 2.000 Megawatt nel territorio del Comune di Trino Vercellese, all'interno della cosiddetta area Po 1, già precedentemente individuata nella carta dei siti.
Detta deliberazione, assunta in adempimento della procedura di cui all'art. 4 della legge n. 393/75, è di indubbia eccezionale importanza per le popolazioni residenti nell'area Po 1, tanto per le conseguenze economiche, quanto per le conseguenze ambientali, quanto per le previste mutazioni urbanistiche, geologiche e di carattere territoriale, quanto infine per le trasformazioni sociali indotte dall'eventuale insediamento che gli abitanti della zona si troverebbero ad affrontare.
I Comuni limitrofi o circostanti, signori Consiglieri e signor Presidente (e questo è un dato molto rilevante ai fini della decisione che andremo a prendere), la zona ove dovrebbe sorgere l'impianto elettronucleare sono i seguenti: Tronzano Vercellese, Crova, Salasco Ronsecco, Palazzolo Vercellese, Fontanetto Po, Crescentino, Lamporo Livorno Ferraris, Bianzè, Trino Vercellese, ognuno dei quali, tanto in relazione alle provvidenze di cui alla legge n. 8/83 quanto in relazione ai rilievi normativi e regolamentari antecedentemente richiamati, appare certamente interessato all'insediamento della centrale elettronucleare summenzionata.
Detti Comuni, sia con deliberazioni assunte dai Consigli comunali, sia con la proposizione di azione giudiziaria, ad esempio nei confronti del TAR. hanno manifestato la loro opposizione all'insediamento. In presenza di questo e ciononostante, il Consiglio regionale del Piemonte ha ritenuto a maggioranza il solo Comune di Trino interessato ad esprimere l'intesa necessaria e preliminare all'approvazione della deliberazione.
In tutti i Comuni dell'area Po 1 indicati, inoltre, i cittadini hanno ripetutamente manifestato un altissimo interesse all'intera questione attraverso l'organizzazione di dibattiti pubblici, manifestazioni assemblee cittadine, lettere alla stampa locale e nazionale, referendum autogestiti.
Dal 4 gennaio 1985 ad oggi sono cresciute le preoccupazioni delle popolazioni interessate relative al possibile insediamento, tanto per il perdurare della mancanza di sufficienti garanzie di sicurezza, e in quest'aula ne abbiamo discusso ripetutamente per un anno intero, quanto in ordine alle mutate previsioni tecnico-economiche, sulla base delle quali il Consiglio regionale aveva deliberato la localizzazione definitiva del sito rilevando per quest'ultimo aspetto che: a) i sondaggi sistematici eseguiti a luglio 1985 nell'area interessata all'insediamento hanno rilevato che la falda acquifera situata, secondo le previsioni dell'ENEL. ad una profondità media di 1,8 metri è in realtà mediamente a meno di un metro di profondità. Ciò, oltre ad aggravare ulteriormente i già pesanti problemi di impermeabilizzazione dell'area (più di 70 ettari) dove dovrà sorgere l'isola nucleare, si riflette in modo rilevante su altri aspetti tecnici, in particolare sull'altezza fuori terra del rilevato, ossia dello zoccolo nel quale dovrebbero affondare le fondamenta dell'impianto elettronucleare. Dai 2 metri preventivati e dichiarati, si è ora arrivati per questo zoccolo ad un'altezza presunta di 8-9 metri, con un salto, in termini di quantità di inerti necessari per la sua realizzazione, da 1,2 milioni di metri cubi a 5,6 milioni di metri cubi, che secondo alcuni esperti saranno poi in realtà circa 10 milioni di metri cubi.
b) Per procurare una tale ingente quantità di materiale l'ENEL prevede di sfruttare a fondo tutte le cave esistenti nella zona, di aprirne delle nuove nell'anfiteatro morenico di Borgomasino - Borgo d'Ale e addirittura di utilizzare la discarica della miniera amiantifera, oggi chiusa, di Balangero, la cui pericolosità per la salute collettiva è ben nota. Oltre al disastro ecologico e paesaggistico che si prospetta a causa delle coltivazioni di cave vere e proprie, è necessario considerare il fatto nuovo e preoccupante dell'enorme flusso di autocarri pesanti che si è venuto ed ancora verrebbe improvvisamente a creare nella zona. Considerando l'arco di un anno lavorativo, si prevede infatti un afflusso di autocarri nell'area della costruenda centrale ad un ritmo di circa tre al minuto con prevedibili conseguenze di danno per la popolazione residente.
c) Gli stessi conti economici presentati dall'ENEL al Consiglio regionale e alla pubblica opinione stanno registrando profonde revisioni.
Fino alla fine del 1985 l'ENEL aveva sostenuto che il costo complessivo della nuova centrale sarebbe stato di 3.200-3.500 miliardi di lire. Oggi le fonti ENEL ammettono un costo di circa 5.000 miliardi di lire attuali senza considerare cioé il processo inflazionistico. Secondo autorevoli esperti e docenti, membri della Commissione incaricata dagli Atenei torinesi di svolgere il ruolo di consulente per la Regione su questa materia, il costo effettivo della nuova centrale andrebbe valutato tra gli 8.500-9.000 miliardi di lire correnti; ciò perché l'ENEL avrebbe trascurato di inserire tra le voci dei costi quella relativa agli interessi di capitale che, come è noto, è il fattore economico che più di ogni altro ha messo fuori mercato, soprattutto negli Stati Uniti, le centrali elettronucleari di prima generazione.
Signor Presidente, potrei dilungarmi ancora su questi elementi di novità che non possono non essere considerati dal Consiglio, ma mi fermo qui, aggiungendo poche altre considerazioni.
Un anno fa, di questi giorni discutevamo del disastro della centrale elettronucleare di Chernobyl, il quale ha scosso profondamente l'opinione pubblica di tutti i Paesi, a partire da quelli europei e del nostro in modo particolare. Sono stati rimessi in discussione, a causa dei fatti accaduti alcuni convincimenti alla base della scelta della costruzione e della localizzazione della centrale a fissione nucleare, compreso Trino 2, e cioè: la possibilità di realizzare impianti intrinsecamente sicuri con probabilità di incidente grave prossimo a 0 possibilità smentita dal disastro in Ucraina, ma ancor più dall'impressionante numero di incidenti di cui alcuni molto seri, in numerosissime centrali, molto più recenti di quella di Chernobyl, come in Germania ed in Francia. Lo "Spiegel", come sapete, ha contato almeno quaranta incidenti negli ultimi due anni avvenuti in Europa, ed in Francia in particolare, dove si registrano gravissimi guasti considerati teoricamente impossibili ad esempio al reattore Superphoenix dopo soli due mesi di funzionamento produttivo.
Inoltre, il disastro di Chernobyl ha messo in discussione l'idea che sia possibile garantire con opportuni piani di emergenza interna ed esterna alle centrali la tutela della sicurezza e dell'incolumità dei lavoratori e dei cittadini abitanti nelle zone circostanti. Il disastro di Chernobyl ha sconvolto completamente questa ipotesi, polverizzando tutti i limiti, anche i più pessimistici, relativi alle zone di totale evacuazione delle popolazioni residenti nelle zone controllate. In particolare per Trino 2 sono già emerse le totali insufficienze dei piani di emergenza (sono gli atti del nostro Parlamento nazionale alla Commissione Industria della Camera dei Deputati, che ha ascoltato anche la Regione Piemonte nella sede della Provincia di Alessandria qualche mese fa) e delle strutture di protezione civile e di emergenza sanitaria, nonché di radio-protezione utilizzabili.
Infine, il disastro di Chernobyl ha messo in discussione la valutazione dei costi economici.
Non solo tutti questi elementi sono ben presenti nell'opinione pubblica, in particolar modo tra le popolazioni del Piemonte e degli undici Comuni della zona Po 1 (i primi ad essere coinvolti e a convivere con un rischio di tale portata), ma hanno prodotto effetti sempre più rilevanti in settori sempre più larghi delle rappresentanze politiche e del mondo scientifico. Infatti, oltre agli undici Comuni della zona Po l, alcuni dei quali sono promotori del ricorso al TAR contro la deliberazione di localizzazione del Consiglio regionale (che è stata - se non ricordo male i termini - sospesa nella sua efficacia), altre assemblee comunali del Piemonte con richiesta esplicita di consultazione popolare si sono espresse contro l'insediamento della centrale o a favore di una consultazione. Io mi rivolgo in particolare ai Consiglieri della DC: per potere dire la loro si sono pronunciati i Comuni di Bianzè, di Crescentino, di Ronsecco, di Trino Vercellese; quest'ultimo ha assunto una deliberazione di sospensione del precedente atto di accettazione della centrale nucleare. Sono state consegnate altresì anche ai Capigruppo e alla Presidenza di questo Consiglio mozioni di altri Comuni del Piemonte: La Loggia, Baldichieri Saluggia, Caluso, Robilante, Bussoleno, Calcavegno, Margarita (e mi fermo qui) per indicare come questa esigenza di partecipazione popolare è sempre più diffusa.
E' da registrare inoltre il cambiamento di posizione sull'argomento avvenuto in numerose forze politiche e sociali a livello locale e nazionale.
Infine, 1 milione di cittadini italiani - noi non possiamo tacere in questa circostanza, in presenza soprattutto di argomenti strumentali quali si sono potuti sentire ancora poc'anzi da parte della collega Fassio - ha richiesto tre referendum abrogativi per pronunciarsi direttamente nel merito di una scelta vitale per il futuro nostro e delle generazioni che verranno. Questa possibilità non è stata data per lo scioglimento delle Camere, avvenuto per responsabilità prioritaria, se non esclusiva, del Partito della collega Fassio: la Democrazia Cristiana.
E' perciò evidente, anche dallo svolgimento della campagna elettorale in corso, che per i cittadini e per le istituzioni stesse la scelta di Trino non può essere intesa come una scelta già fatta. Questo è stato il senso del dibattito, colleghi, se vogliamo essere onesti con noi stessi svolto nella stessa Conferenza Energetica Nazionale che ha rinviato al nuovo Parlamento la soluzione di questo problema.
La scelta di Trino non può essere intesa come una scelta già fatta tecnicamente, perché la deliberazione del 1984 entrò nel merito di alcuni rilievi sollevati dalla collega di maggioranza - è inserita in un meccanismo decisionale complesso ancora in atto -. La deliberazione del 1984, cioè, non è l'unico provvedimento che questa Regione aveva ed ha da compiere in relazione all'insediamento nucleare. Nello stesso tempo non è politicamente già fatta la scelta per la realtà regionale, perché la deliberazione di Trino Vercellese, che già richiamavo, e le numerosissime decisioni del Consiglio regionale come quelle di graduare o sospendere i lavori, di non concedere all'ENEL gli ulteriori permessi operativi per il dewatering e per la coltivazione di cave, hanno dato inequivocabilmente segnali di un ripensamento fondato e complessivo dell'intera vicenda.
Allo stato attuale, nei confronti dell'opinione pubblica si pu affermare con sicurezza che la consultazione popolare che qui viene proposta è intesa come consultazione preventiva e rafforzativa delle prossime decisioni che dovranno essere assunte da questo Consiglio regionale in merito alla deliberazione del 4 gennaio 1985.
Vengo alla seconda parte del mio intervento, circa i rilievi di ammissibilità. Potrei dire che la questione, chiudendo qui il ragionamento ma per rispetto nei confronti del Presidente del Consiglio Viglione che si è fatto interprete di un'esigenza di approfondimento nel merito formale delle questioni e che ha provveduto a richiedere un giudizio tecnico al prof. Maiorca, per rispetto di questo e per non sfuggire alle questioni pure rilevanti che sono state qui portate, non posso non entrare nel merito di questo aspetto del problema.
Potrei, signor Presidente, dire che il parere del prof. Maiorca è un parere a tesi, ma questo si potrebbe dire di qualsiasi giudizio tecnico giuridico. Voglio invece prendere sul serio i suoi argomenti che ruotano intorno ad un concetto essenziale che già veniva richiamato prima. Ci troviamo, sostiene Maiorca, di fronte a provvedimenti assunti che, quindi renderebbero ininfluente e inefficace la consultazione.
Già dicevo che provvedimenti da assumere ce ne sono ancora molti. In questo senso, nel considerare tutti gli elementi di fatto che ho richiamato, da un punto di vista della dottrina giuridico-amministrativa non possiamo non tener conto di un elemento essenziale per decidere nel merito, se si vuole ragionare con serenità e se non si vogliono usare strumentalmente le questioni. Mi riferisco al potere di revoca, che risiede, come molti colleghi, a cominciare dal Presidente del Consiglio possono insegnare al sottoscritto, nel medesimo organismo che ha preso il provvedimento, qualora quel provvedimento non abbia finito di esaurire la sua efficacia. Questo sostengono tutti i manuali di diritto amministrativo nonché una prassi istituzionale ben consolidata. E noi ci troviamo esattamente in questa fattispecie: di fronte ad un provvedimento assunto che non ha esaurito i suoi effetti, ed è quindi passibile del potere di revoca da parte dell'organismo che precedentemente lo ha deliberato.
Si tratta di una questione di interpretazione autentica delle norme del nostro Regolamento e del nostro Statuto che assegna, con l'art. 99, la facoltà a quest'aula di decidere, fino a quando non sia disciplinata con legge, la consultazione di particolari categorie e settori di popolazione di cui all'art. 64 dello Statuto, stabilendone le relative modalità con apposita deliberazione, che è quella che abbiamo sotto gli occhi.
L'art. 64 dello Statuto recita: "La Regione può deliberare la consultazione di particolari categorie e settori della popolazione su provvedimenti di loro interesse". E questo è un provvedimento sicuramente di interesse delle popolazioni dell'area Po 1.
Come vedete, io ho preso sul serio gli argomenti che il 14 novembre 1985 sono stati portati da autorevoli rappresentanti della maggioranza come il Capogruppo liberale Marchini, al quale si associava il Capogruppo democristiano Brizio. Questa che oggi discutiamo è la traduzione di quelle disponibilità nel merito formale perché naturalmente nel merito politico è tutto un altro discorso, laddove per merito politico mi riferisco alla scelta pro o contro il nucleare. Qui però non si sta proponendo di chiudere con il nucleare; non è questo l'oggetto delle nostre decisioni di oggi; ed io aggiungo: "magari fosse questo". Qui si sta ponendo un problema di sostanza democratica, di opportunità e necessità politica, nonché sociale: di sottoporre cioè questa questione al giudizio dei cittadini su cui, è evidente, ciascuna forza politica potrà, nel confronto con i cittadini sviluppare i propri argomenti pro o contro la scelta nucleare (e la nostra è fermamente "contro"), ma rimettendo a quei cittadini un giudizio di cui poi noi dovremo tener conto per tutti gli atti successivi che in quest'aula si dovranno compiere.



PRESIDENTE

L'interpretazione della norma dello Statuto che è stata data in un certo senso dall'uno e in un certo senso dall'altro deve essere chiarita.
L'art. 64 dello Statuto in ordine alla consultazione popolare recita: "La Regione può deliberare la consultazione di particolari categorie o settori della popolazione su provvedimenti di loro interesse.
La consultazione può essere indetta anche per categorie di giovani non ancora elettori, purché abbiano compiuto i sedici anni." A questo punto nasce la questione se la consultazione debba essere fatta su provvedimenti da assumere oppure su provvedimenti che sono stati assunti.
Per quanto riguarda invece l'abrogazione di provvedimenti legislativi assunti c'è una specifica norma che viene attivata oggi in relazione alla caccia. Tale proposta di referendum abrogativo infatti è stata dichiarata incostituzionale per quanto riguarda la proposta nazionale, ma costituzionale per quanto riguarda quella regionale.
La pregiudiziale è pertanto messa in discussione. Il Regolamento prevede, all'art. 61, che soltanto un oratore per ciascun Gruppo o chi si dissocia dalla decisione del Gruppo possa esprimere il proprio parere in ordine ai problemi che sono scaturiti. Tale questione pregiudiziale inoltre deve essere discussa prioritariamente.
Uno dei proponenti ha diritto di illustrarla. Ne ha facoltà il Consigliere Nerviani.
NERVIANI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho seguito con attenzione l'appassionato rinnovato intervento del collega Staglianò e siccome sono abituato a riconoscere positività ad ogni posizione intellettualmente onesta che si manifesta, non posso che esprimere apprezzamento per molte considerazioni che sono state fatte.
Debbo tuttavia, se mi consente, uscendo per un secondo soltanto dal tema specifico dell'ammissibilità, osservare che la DC non intende affatto eludere il problema del nucleare, ma intende metterlo nell'ambito che gli è proprio e nel tempo e nelle condizioni politiche che sono le possibili e migliori entro le quali una iniziativa di consultazione di referendum pu svolgersi e trarre i massimi vantaggi per la popolazione del nostro Paese della nostra Regione.
Non ritengo che il discorso del nucleare sia chiuso, tanto meno nella Regione Piemonte. Ritengo soltanto che la dimensione della problematica nucleare non attiene all'area di Trino Vercellese o esclusivamente alla Regione Piemonte, ma attiene alla dimensione nazionale e che in quella sede deve avere la sua definitiva riflessione e le decisioni conseguenti.
Collega Adduci, non lasciamoci tirare per i capelli a portare argomenti politici, referendum, tensioni esistenti a livello nazionale in questa sede. Non serve, è assolutamente improduttivo. Posso anche con tranquillità dirti a titolo personale che la problematica nucleare mette in crisi molti di noi in questa sede, molti democratici cristiani che non hanno manifestato in termini definitivi il loro pensiero al riguardo. Il dibattito è ampiamente aperto e ce ne rendiamo perfettamente conto. Non usiamo di queste cose però - e debbo dire che purtroppo il dibattito rischia di far assumere alle cose aspetti di tipo strumentale - per utilità immediate, perché vanno sprecate nelle sfere competenti e ai livelli più alti che esse meritano.
Per questo dico che dobbiamo rimanere nel merito della questione che è un merito specifico, amministrativo, politico del referendum in quella zona e che è la valutazione della ammissibilità di una proposta di questo genere all'interno del Consiglio regionale.
Questi sono i due temi che sono di fronte a noi in questo momento. Non dobbiamo allontanarcene, perché altrimenti creiamo inutili tensioni che non possono essere che lette in termini strumentali avvilendo tutte le buone intenzioni di coloro che operano all'interno di questo Consiglio.
Noi riteniamo che la democrazia, amico Staglianò, abbia forza e consistenza quando si rispettano le forme che la democrazia stessa si è data. E quando facciamo questioni di ammissibilità ci riferiamo proprio a questo principio fondamentale, ci riferiamo agli Statuti che ci siamo dati ai Regolamenti e alla ragione che stava dietro agli Statuti e ai Regolamenti, alle preoccupazioni che ci sono negli atti che possiamo assumere che non sono in sintonia con gli Statuti e i Regolamenti.
Questa è la posizione che determina in via preliminare e pregiudiziale la nostra posizione e che ci ha raccomandato di suggerire una proposta di non ammissibilità della iniziativa che Staglianò ha assunto e che è stata a lungo dibattuta nelle Commissioni competenti.
Credo che il dubbio, almeno questo ci si deve riconoscere, abbia ragione di aleggiare fra di noi. Tanto è vero che il dubbio è ricomparso in Commissione e nell'Ufficio Legislativo e ha dovuto trovare una sede tecnica per una profonda riflessione. Tale sede tecnica giuridica, che io ritengo del, tutto approfondita e del tutto onesta, ha dato un parere che a mio avviso è assolutamente inequivocabile a meno che non si tenda a far prevalere la questione politica, la volontà del momento, la volontà dei Gruppi, ma la questione politica e la volontà dei Gruppi sono cosa diversa dalla forma della democrazia che tutela le volontà dei Gruppi e la volontà dei singoli, incanalandole in forme che rendono possibili la convivenza e le procedure corrette. Nè è argomento sostenibile, a mio avviso, quello che viene introdotto da Staglianò allorquando dice che altri provvedimenti debbono essere assunti successivamente su questa materia, perché sono provvedimenti diversi da quelli che abbiamo definitivamente e irrevocabilmente assunto in passato. Sono cose diverse, non dobbiamo confonderle. Il diritto tutela tutti dobbiamo rispettarlo se vogliamo essere opportunamente tutelati ora per quanto ci riguarda, domani per quanto può riguardare altre parti.
Il prof. Maiorca, che cito con apprezzamento perché ho letto il suo Parere con disponibilità ad accettare qualunque cosa senza posizioni pregiudiziali, fa una lunga disamina del problema e va ad individuare i soggetti che danno impulso alla questione dell'iniziativa popolare e della consultazione popolare. Individua nella Regione Piemonte l'istituto che dà impulso alla consultazione popolare, e dice che la Regione deve consultare su provvedimenti "di interesse". Io ritengo che debba essere "di interesse dei cittadini" della Regione e sul termine "provvedimenti" ritengo sia giusto quanto dice il prof. Maiorca laddove specifica: "Qualora si attribuisse al termine di provvedimenti il significato di provvedimenti già assunti potrebbe concludersi nel senso dell'astratta ammissibilità della consultazione popolare - sottolineiamo la parola astratta in quanto nel caso di specie la deliberazione del Consiglio regionale è entrata a far parte di un più ampio procedimento di competenza statale, quello previsto dall'art. 4 della legge 2/8/1975 n. 396 - essendosi ormai spogliata la Regione del provvedimento emanato non si vede quale incidenza concreta, ben inteso su un piano giuridico, potrebbe avere un qualsiasi esito della consultazione stessa". Mi pare che non faccia una piega questa osservazione e che introduca correttamente l'altra interpretazione: "Qualora invece si attribuisse a tale termine il significato di provvedimenti ancora da assumere dovrebbe concludersi ovviamente nel senso della non ammissibilità della proposta consultazione appunto perché - come sopra ricordato - la consultazione verrebbe ad interferire su un provvedimento già adottato dal Consiglio regionale".
Mi pare che la consultazione popolare debba dunque avvenire esclusivamente su provvedimenti che debbono ancora essere assunti e non è il caso del provvedimento che è alla nostra attenzione in questo momento.
Discende facile pertanto la conclusione di Maiorca: "In conclusione per le ragioni sopra esposte, non sembra che possa essere attribuito al termine 'provvedimenti', di cui al comma primo dell'art. 64, significato diverso da quello di provvedimenti ancora da assumere. Di conseguenza non appare ammissibile la proposta di deliberazione n. 77 presentata dal Consigliere Stagliano in data 29 gennaio 1986 contenente 'Norme per la consultazione popolare sulla installazione della centrale elettronucleare a Trino' in quanto la materia relativa a detta installazione ha formato oggetto di provvedimento già assunto dall'Ente Regione con deliberazione consiliare in data 4 gennaio 1985".
Mi pare si possa anche fare un'aggiunta del tutto marginale, ma su cui si potrebbe discutere a lungo, aggiunta che a mio avviso potrebbe quanto meno sollevare problematicamente un'altra perplessità. Nella proposta di deliberazione presentata dal collega Stagliano sta scritto: "I cittadini di detti Comuni di età superiore agli anni 16, che intendono partecipare alla consultazione, risponderanno al seguente quesito redatto su apposita scheda: 'Sei favorevole alla costruzione di una centrale elettronucleare di 2.000 megawatt nel territorio di Trino Vercellese?' ".La domanda a mio avviso è peraltro mal posta, perché la nostra competenza in ordine alla costruzione di una centrale elettronucleare è nulla; è la specificazione relativa al limite che diventa rilevante, ma la centralità della domanda sta nella costruzione in questo quesito e quindi anche sotto l'aspetto formale ci sarebbe da osservare che si tratta di una materia di cui noi non siamo competenti e che quindi non può essere sottoposta alla nostra specifica attenzione e a maggior riguardo all'attenzione dei cittadini, e perché è un provvedimento che non possiamo assumere e perché è un provvedimento che non è stato assunto e perché ancora è un provvedimento che non è neppure in itinere e quindi non rientra nella casistica prevista per le consultazioni popolari sulla quale conviene anche il prof. Maiorca.
In conclusione, prescindendo dal merito, profondamente convinto della pericolosità di un'approvazione di questo tipo non tanto per la materia quanto per l'utilizzazione di questo tipo di referendum in futuro per qualunque altra materia, io raccomando anche ai colleghi proponenti di fare un'onesta riflessione sulle cose che sono state dette e dico a tutti coloro che hanno voluto pazientemente ascoltarmi di valutare opportunamente la richiesta di non ammissibilità che mi sembra ampiamente fondata e su ragioni politiche e su ragioni squisitamente giuridico-tecniche che sono state esposte dal prof. Maiorca.



PRESIDENTE

E' aperta la discussione.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Rossa. Ne ha facoltà.
ROSSA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo socialista non ha aderito alla pregiudiziale che è stata presentata da altri Gruppi della maggioranza diretta a richiedere una espressione sulla non ammissibilità della richiesta di autorizzazione per la consultazione popolare nei Comuni di Bianzè, Crescentino, ecc.
Non ritengo di dovermi addentrare nella parte giuridica, perché non credo di averne la competenza; c'è un parere autorevolissimo del prof.
Maiorca che motiva le ragioni secondo le quali la richiesta non sarebbe ammissibile.
Le questioni di ordine giuridico presentano aspetti contrastanti d'interpretazione. Mi rammarico di questo perché auspico che le posizioni che si pongono nell'ambito strettamente giuridico non offrano l'occasione di differenti interpretazioni; la giurisprudenza però non è la matematica per cui è normale che vi siano anche posizioni contrastanti. Tuttavia io dico che la richiesta del referendum avanzata dai cittadini di questi Comuni non mi sembra tale da sconvolgere la tematica intorno alla quale da molto tempo siamo tutti impegnati. Tale richiesta è diretta a dare la possibilità di esprimere un'opinione su un problema che interessa direttamente molti cittadini, anche se per la rilevanza del problema non può essere determinante l'opinione dei cittadini che più degli altri sono interessati.
Mi sembra molto opportuna la discussione che si è andata sviluppando non solo nel nostro Paese, ma anche in altri Paesi d'Europa, intorno alla questione nucleare per la quale si ritiene di coinvolgere tutti i cittadini di una nazione. L'interesse generale è tale che non può esservi soltanto l'onere o l'impegno di una parte di cittadini che pure più degli altri possono essere interessati per altri aspetti che sono di impatto ambientale nell' habitat nel quale si realizzano questi insediamenti.
Il problema presenta due aspetti: uno di carattere politico generale e l'altro di carattere giuridico.
Per quanto riguarda il carattere politico generale il nostro impegno nella lotta per impedire la costruzione della centrale di Trino e del programma nucleare nel nostro Paese è noto.
E' una lotta generale che in queste ore e in questi giorni è all'attenzione della popolazione del nostro Paese e per la quale, se voi ricorderete (referendum sul nucleare e sulla giustizia), è andato in crisi il governo Craxi.
Attorno a questi problemi (il governo Craxi aveva già deciso di indire una consultazione popolare il 14 giugno) si è sviluppata una notevole discussione, ci sono state prese di posizioni che hanno portato, insieme ad altre ragioni, ad una crisi tale da produrre lo scioglimento anticipato delle Camere. Credo che nessuno possa sospettare il PSI di atteggiamenti non chiari, sia a livello nazionale che a livello regionale.
Non abbiamo avuto bisogno che il compagno Martelli, l' ho già detto altre volte, tornasse dal Congresso del S.P.D. per sensibilizzarci sul problema gravissimo aperto in Piemonte della costruzione del nucleare.
Qualcuno qui ha ricordato l'incubo della nube di Chernobyl, non avevamo bisogno di essere sensibilizzati, se appena qualche giorno dopo questo incubo il Gruppo socialista presentava una mozione diretta a richiamare l'attenzione della Regione sulla necessità di approfondire una serie di problemi prima di procedere nella costruzione della centrale e quindi sulla necessità di una sospensione dei lavori in attesa della preventivata Conferenza nazionale sull'energia.
Abbiamo cercato di prendere coscienza della portata sconvolgente che sicuramente hanno le centrali nucleari e per le quali è necessario un notevole impegno diretto a individuare nuove forme per consentire al Paese di andare avanti, ma non senza sapere dove, verso dei rischi o verso l'ignoto, ma in direzione di situazioni delle quali è giusto che si prenda coscienza.
Dal punto di vista politico, signor Presidente e colleghi Consiglieri non abbiamo dubbi: la nostra posizione è diretta a fermare, a sospendere, a rivedere di sana pianta tutta la questione del nucleare, in nodo particolare nella nostra regione. Su questa posizione si trova unito tutto il PSI, i Gruppi, le sue rappresentanze, da una parte all'altra del Paese.
Ho citato prima l'aspetto della ammissibilità.
All'inizio avevo fatto una riflessione astratta, un po' onirica, perch è chiaro che anche dal punto di vista della giurisprudenza possono essere date diverse interpretazioni, altrimenti sarebbe tutto troppo automatico.
Tenuto conto del modo nostro di stare all'interno di un Partito che si fa garante della libertà di espressione di ciascun compagno e tenuto conto delle responsabilità istituzionali alle quali più volte il Presidente Viglione ci richiama, desidero esprimere per quel che riguarda l'ammissibilità il voto favorevole del Gruppo socialista, nel rispetto delle forme di democrazia che caratterizzano il nostro modo di essere.
Dal punto di vista giuridico esiste un problema che non ci deve sfuggire: nel momento in cui riconosciamo il diritto della gente di partecipare, ci rendiamo conto che l'uso dello strumento democratico deve essere serio e responsabile. Non intendiamo con questo assumere un atteggiamento demagogico; conosciamo bene e non ci trovano impreparate le sottolineature di chi dice: "Si può dare la stura ad un modo di procedere che potrebbe portare la stessa democrazia di fronte a delle difficoltà impreviste". Di questo ci rendiamo conto, signor Presidente, tuttavia ci sembra che per la portata generale che assume il problema nucleare, la richiesta di questi cittadini sia accettabile. E' un grande dibattito che ormai ha superato le legittime richieste dei cittadini di questi Comuni e coinvolge il Paese in generale.
Su queste scelte si decidere il 14 giugno e noi ci auguriamo, se avranno successo le posizioni che portiamo avanti, possano essere scelte che consentono al Paese di individuare nuove fonti di energia tali da abbandonare definitivamente il nucleare.
La nostra posizione è diretta a farsi carico delle istanze di questi cittadini. E' una posizione che non è esente dai rischi e dalle responsabilità che derivano dall'assunzione di un impegno per il futuro; è tuttavia una posizione che riteniamo legittima, che deve essere accolta e inserita nel grande dibattito nel quale è coinvolto tutto il Paese. E proprio perché è coinvolto tutto il Paese non bisogna dare soverchia rilevanza al rischio che in qualche misura potrebbe venire dall'accettazione di una proposta di questo genere. In fondo questi cittadini hanno il diritto di vedere soddisfatte le loro attese e quindi dobbiamo mandare avanti il discorso per il quale da parecchio tempo ci siamo battuti e che non abbiamo ancora avuto modo di affermare come mi auguravo, ma spero non sia troppo tardi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prima di affrontare la questione pregiudiziale che viene proposta devo espressamente enunciare un chiarimento a nome del mio Gruppo, cioè a dire se verrà votata la deliberazione proposta dal collega Staglianò, nel senso che verrà conseguentemente indetta la consultazione popolare, in quella sede noi suggeriremo ai consultandi di esprimere un'opinione tendenzialmente favorevole all' opzione nucleare. Questo per coerenza alla posizione che noi abbiamo assunto prima e dopo i fatti di Chernobyl su questa complessa e delicata questione.
Fatto questo doveroso chiarimento per evitare ogni qualsiasi strumentalizzazione o equivoco in ordine alla nostra posizione, dico subito che noi ci dichiariamo favorevoli alla ammissibilità della proposta e superata l'ammissibilità, alla opportunità che la proposta trovi il suo sbocco nella indizione della consultazione popolare.
Questo perché noi non siamo costituiti in Alta corte di giustizia in maniera tale da dovere risolvere il problema della ammissibilità sulla scorta di contrastanti pareri strettamente giuridici. Noi dovremo risolvere la questione dell'ammissibilità si sulla scorta della lettera della norma racchiusa nell'art. 64 dello Statuto, ma anche tenuto presente lo spirito della norma, spirito che non può che avere un substrato a contenuto politico, perché nell'ipotesi in cui noi dovessimo risolvere problemi di interpretazione delle norme statutarie solo sotto il profilo giuridico saremmo fuori strada.
Per dimostrarlo cito dei precedenti: nell'ipotesi in cui si fosse dovuta risolvere la questione della ammissibilità per le Regioni di istituire con legge il proprio Piano sanitario regionale, sotto il profilo strettamente giuridico nessuna Regione, neppure la Regione Piemonte avrebbe potuto varare a suo tempo il Piano sanitario regionale. Infatti l'art. 55 della legge n. 833 dice testualmente che "i piani sanitari triennali devono essere coerenti con il contenuto del Piano sanitario nazionale" che non è mai esistito. In quel caso c'è stata una forzatura non da parte nostra, ma addirittura della Corte Costituzionale che ha avuto occasione di pronunciarsi sulla legittimità per le Regioni di emanare i Piani sanitari regionali, forzatura rispetto alla lettera della legge che presupponeva chiarissimamente che il Piano sanitario regionale dovesse essere coerente con il Piano sanitario nazionale.
Ma c'è di più: quando sono state istituite le Regioni, nessun esperto di questioni regionali, di diritto regionale, dubitava che le Regioni potessero legiferare senza leggi quadro o leggi cornice e anche questa questione venne poi superata perché se si fosse data a questa normativa di principio una interpretazione strettamente giuridica e non giuridico politica, allora le leggi della prima legislatura, della seconda, della terza e anche dell'attuale, sarebbero state numericamente estremamente modeste. Per esempio, non si sarebbe potuto legiferare in materia di turismo se non nel e dal momento dell'emanazione della legge quadro nazionale. Non si sarebbe potuto legiferare in materia di artigianato se non nel e dal momento dell'emanazione ella legge quadro e così gli esempi potrebbero continuare.
Si tratta quindi di interpretazione non strettamente giuridica, come ha dato e come doveva dare evidentemente il prof. Maiorca interpellato al riguardo. In un passo, il prof. Malora si è reso conto del problema, pur senza affrontarlo perché era il giurista che doveva dare il parere strettamente giuridico, cioé della questione sottile del parere giuridico solo.giuridico e non giuridico-politico. Ad un certo punto infatti dice "La Regione si è spogliata del provvedimento emanato - allude al provvedimento del 4 gennaio 1985 - e non si vede quindi quale incidenza concreta potrebbe avere un qualsiasi esito della consultazione, beninteso su un piano giuridico" e allora qui ritorniamo al discorso che su un piano strettamente giuridico può essere esatta e condivisibile la considerazione secondo la quale la consultazione in sé e per sé non può avere giuridiche conseguenze però sul piano politico il discorso cambia: ecco perché l'interpretazione non può che essere giuridico-politica. Pertanto, per una interpretazione giuridico-politica, ai fini di esaminarne l'ammissibilità, va innanzitutto ricordato che l'art. 64 dello Statuto che prevede la consultazione popolare si riferisce alla possibilità per la Regione di deliberare la consultazione di particolari categorie o settori della popolazione su provvedimenti di loro interesse. Quindi già la distinzione fra provvedimenti emanati e provvedimenti da emanare in base alla lettera dello Statuto è arbitraria.
Allora perché non si può al punto in cui siamo della procedura complessa di installazione della centrale nucleare sentire prima del provvedimento finale, che in termine di formula si chiama NOC (Nulla Osta alla Costruzione) le popolazioni interessate in via meramente consultiva? Abbiamo quintali, penso lo siano davvero, di documentazione che nel corso di questi anni è stata versata alla Regione da parte dell'ENEL. dell'ENEA e del Comitato scientifico che funzionava da nostro consulente, senza contare i numerosi, seri, necessari dibattiti che sono stati fatti, soprattutto in quest'aula, prima per individuare i due siti in astratto suscettibili di vedere installata la centrale, successivamente per individuare il sito puntuale.
In questa situazione, in un momento cioé in cui la questione del "nucleare si, nucleare no" segna il passo, in un momento in cui sarà il nuovo Governo e speriamo prioritariamente ad affrontare questo problema politico, non si vede perché accanto a tutto il materiale già esistente che scientificamente e politicamente si pronuncia in parte per il "si" e in parte per il "no", non possa esserci anche, ultimo venuto, il parere delle popolazioni interessate. Questo sarebbe, sempre per quel tale spirito politico che deve dominare l'interpretazione delle norme statutarie, anche coerente con un principio che io ho imparato quando ho messo per la prima volta piede in quest'aula, che è un principio sicuramente democratico che noi abbiamo sempre condiviso come forza politica - tant'è ci sono nostre proposte in materia, quelle che riguardano ad esempio il Difensore Civico ed altri istituti della partecipazione - principio dal quale lo Statuto della Regione Piemonte è, fra gli altri, dominato, cioé quello della partecipazione. Ne parlano l'art. 2, l'art. 6 e altre norme; questo principio presiede in generale a tutti i provvedimenti, siano essi legislativi o amministrativi, che la Regione Piemonte deve prendere.
In questa situazione il presupposto, non solo giuridico, ma giuridico politico come ha da essere per la consultazione, riteniamo ci sia e in tal senso noi ci esprimiamo a favore dell'ammissibilità.
Lo stesso discorso vale sotto il profilo dell'opportunità per una delle ragioni che ho già illustrato parlando della ammissibilità: vi sono dibattiti svolti in quest'aula, provvedimenti assunti in quest'aula, pareri scientifici, tecnici, politici, che costituiranno il presupposto per la scelta che dovrà fare il nuovo Governo sul piano energetico in generale e sulla politica nucleare in particolare, quindi mi parrebbe opportuno inserire anche la consultazione delle popolazioni interessate. Così come d'altro canto, sempre in base al principio - non vedo quale altro possa essere - della partecipazione, la legge 2/8/1975 n. 393, che disciplina la localizzazione delle centrali elettronucleari, prevedeva che il provvedimento della Regione di individuazione del sito puntuale dovesse essere preso ed emanato "d'intesa con i Comuni interessati" che è l'espressione che ha dato adito a tutte le controversie. Quindi se la stessa legge prevedeva di "avere l'intesa dei comuni interessati" in questo quadro partecipativo, mi pare proprio che oggi ci sia l'opportunità di avere insieme a tutto l'altro materiale esistente per una decisione definitiva anche il parere delle popolazioni interessate. Quindi si all'ammissibilità, si all'opportunità con quel chiarimento che consentitemi di ribadire - sarà per noi un suggerimento ai consultandi di esprimersi pro opzione nucleare.



(Il Consigliere Staglian si alza dal suo banco e va a stringere la mano al Consigliere Majorino)



PRESIDENTE

Il Consigliere Majorino ha detto "si" all'ammissibilità del referendum ma purché si dica "si" al nucleare.
STAGLIANO' Non c'entra niente! E' una lezione di democrazia per tutti quelli che gli stanno seduti dietro! VILLA Permettimi, Staglianò, di non imparare democrazia da te.
STAGLIANO' E' una lezione di democrazia per voi! Perché ha detto che il suo Partito dirà di votare "si" alla centrale, ma che si dia comunque la parola alla gente! Hai capito, Villa? VILLA E' da oltre quarant'anni che quelli come te non vogliono la democrazia! STAGLIANO' Hai capito, Villa? Vallo a spiegare ai tuoi concittadini di Crescentino!



PRESIDENTE

La prego, Consigliere Staglianò! VILLA Non permetto che un Consigliere di Democrazia Proletaria mi venga a dire che debbo prendere lezioni di democrazia da lui!



(Apostrofi del Consigliere Staglian all'indirizzo del Consigliere Villa)



PRESIDENTE

Per favore, Consigliere Staglianò! Sospendo la seduta e non la riaprirò fino a quando non sarà decorso un termine sufficiente perché ritorni la chiarezza. La prego di non fare alcun gesto plateale stringendo le mani ai colleghi. E' un gesto che può essere fatto fuori, ma non qui dentro! Dignità ci vuole, immagine!



(Reiterate proteste del Consigliere Staglianò)



PRESIDENTE

Sono gesti plateali che non devono essere fatti in aula perché non giovano a nessuno! Altrimenti tutti ci complimentiamo a seconda della dichiarazione, dichiarazione che tra l'altro, se lei l'avesse ascoltata non era quella che lei pensava! STAGLIANO' No, no, ho ascoltato benissimo: ha detto che dirà di votare "si" alla centrale, ma che siano i cittadini a potersi pronunciare...



PRESIDENTE

Consigliere Staglianò, non ha la parola. Non è possibile comportarsi in questo modo! Quando si dà la parola ad un oratore deve parlare lui! Non siamo in assemblea qui! Il '68 è lontano! La parola al Consigliere Valeri.
VALERI E' stata sollevata eccezione di inammissibilità sulla proposta di consultazione popolare e quindi su di essa come Gruppo comunista intendiamo pronunciarci anche se, per la verità, è nostra netta convinzione che le ragioni giuridiche che abbiamo ascoltato facciano velo in modo persino troppo trasparente a prevalenti ragioni di opportunità politica.
La stessa sottolineatura contenuta nella relazione di maggioranza circa la pretesa ininfluenza della proposta consultazione popolare, in quanto il Consiglio regionale si è già pronunciato con risicata maggioranza sulla impossibilità di annullare precedenti atti, rivela che la preoccupazione maggiore continua ad essere rivolta contro ogni possibilità che l'opinione pubblica sia chiamata a verificare e a giudicare gli atti fin qui compiuti.
Non riprendo le argomentazioni svolte dal collega Majorino e mi limito a ricordare a tutti i colleghi che il parere dato dal prof. Maiorca è da considerarsi un ausilio e non certo un vincolo che limita i poteri primari di questa assemblea in materia di interpretazione statutaria. La nostra responsabilità è piena e senza condizionamenti di sorta e come tale la dobbiamo esercitare.
Per quanto ci riguarda, dico subito che l'eccezione di cui si discute non la riteniamo motivata, a partire da quella che è stata indicata come la sua ragione principale: quella secondo cui la consultazione popolare è improponibile perché chiamata ad effettuarsi su un provvedimento che avrebbe già esaurito la propria efficacia. In realtà quell'atto non appare per nulla concluso, in quanto altri atti sono stati assunti successivamente e altri ancora dovrebbero essere assunti, in ottemperanza e a compimento dell'atto originario.
Si aggiunga, inoltre, che tra le più delicate delle nostre potestà statutarie vi è sicuramente quella di sottoporre a verifica gli atti assunti promuovendo, se lo si ritiene, una consultazione dei settori di cittadini ad essi interessati. Ed è evidente che anche questa nostra facoltà di sottoporre a verifica le deliberazioni assunte non sopporta, n concettualmente né giuridicamente, limiti di sorta. Tanto più che questa assemblea ha sempre e per intera la possibilità di revocare atti precedentemente assunti. Del resto nel parere espresso dal prof. Maiorca tale potestà non viene contestata. E non può essere contestabile neppure sulla base della constatazione che l'atto da noi assunto è parte di un procedimento complesso che coinvolge alti livelli decisionali in quanto come ho già avuto modo di rilevare, l'iter del provvedimento non è affatto concluso e a noi spettano in esecuzione di quell'atto una serie di altri atti conseguenti. Aggiungo che proprio in ordine agli obblighi che quell'atto ci comporta vi sono poteri di autotutela dei quali non ci possiamo privare, che ogni assemblea deliberativa è chiamata ad esercitare quando lo ritenga e quando essa sia posta, come nel nostro caso, di fronte a fatti nuovi che motivano l'esigenza di una riconsiderazione fino alla revoca del provvedimento originario.
La natura complessa del procedimento deliberativo in questione non è ostativa all'esercizio pieno delle nostre potestà anche per ragioni attinenti l'articolazione legislativa di detto procedimento. Mi riferisco ai poteri sostitutivi che al Governo e al CIPI sono riconosciuti nei confronti delle Regioni e che sono operanti sempre, sia qualora la Regione non decida entro i tempi di legge la localizzazione dell'impianto, sia nel caso essa revochi la decisione precedentemente assunta.
A noi pare, dunque, che non esistano ragioni giuridiche o amministrative che ostino pregiudizialmente all'esame della deliberazione.
Vi possono essere soltanto - ripeto - e sono prevalenti, ragioni di opportunità politica circa la volontà o meno di sentire le popolazioni interessate. Ne è una testimonianza anche l'affermazione, evidentemente forzata, secondo cui la consultazione sarebbe ininfluente, in quanto ci che si vuole rimuovere ed esorcizzare è appunto l'idea stessa di sottoporre al giudizio delle popolazioni interessate un atto amministrativo della Regione. Ci pare che, quanto meno, questo atteggiamento emerso dalla relazione di maggioranza sia assolutamente inaccettabile e rivolto - ripeto ad operare, attraverso una forzatura di questa natura, la copertura di timori politici che sono in sintonia con quanto a livello nazionale è accaduto in questi mesi, sino allo scioglimento anticipato del Parlamento.
Ci auguriamo che prima del voto possa esserci un ripensamento da parte della maggioranza. Tanto più auspicabile alla luce del documento sullo stato dei lavori consegnatoci in queste ore dall'ENEL. Invito i colleghi a leggere almeno le pagg. 5.d.7 e 6.d.7, nelle quali sono elencati i lavori in fase di preparazione che risultano, almeno da una prima e necessariamente affrettata lettura, ampiamente superiori a quelli discussi in quest'aula e nel corso degli incontri avuti con l'ENEL. Ricordo che allora si parlò essenzialmente di lavori di completamento e di salvaguardia di opere già da tempo avviate, quali la recinzione, le vasche di drenaggio delle acque meteorologiche, i capannoni per ospitare le apparecchiature della società chiamata a svolgere indagini geognostiche e, infine, i misuratori della portata dei corpi idrici attigui all'area della centrale.
Ora, invece, si parla di completamento di bonifica del terreno, di piazzali e di strade interne, di infrastrutture (uffici ed edifici accessori, mensa servizi igienici, ecc.) e di impianto di betonaggio principale. Questi lavori stanno sotto il titolo: "Opere eseguibili con impiego di ulteriori quantitativi di inerti". Alla pagina successiva, sotto il titolo: "Opere per le quali sono attese autorizzazioni di enti vari e privati", stanno le seguenti opere: svincolo raso dalla strada provinciale Crescentino Vercelli, attraversamento della strada suddetta, svincolo con sottopasso della strada suddetta, scarico di acque di cantiere nella roggia Acqua nera, pozzi per l'abbassamento della falda. Si dice infine - ascoltate bene "Nel loro complesso tali opere comporteranno l'impiego di centinaia di migliaia di metri cubi di inerti e di 300 uomini/anno, coinvolgendo le commesse già citate oltre alla S 6 (sistema di abbassamento della falda) e consentendo l'attività della commessa S 12 (servizio di sollevamento cantiere di interesse regionale)." A questo riguardo, al termine della seduta, chiederemo alla maggioranza se non ritiene opportuno affrontare l'esame delle mozioni presentate nei giorni scorsi affinché il Consiglio regionale sia nuovamente chiamato a pronunciarsi sulla sospensione dei lavori della centrale. Qualunque sia la risposta è tuttavia evidente che quanto ho testé letto costituisce una ulteriore ragione della necessità che si vada in tutta chiarezza politica a rimuovere con il voto questa ingiustificata ed inopportuna eccezione di inammissibilità, onde poter passare all'esame di merito della proposta di deliberazione n. 77.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
ALA Egregio Presidente, cari Consiglieri, intervenendo nel merito della eccezione di non ammissibilità di questo provvedimento desidero - per prima cosa - sottoscrivere e dichiarare il mio apprezzamento per l'intervento del collega Majorino, per ricordare sommessamente - sottolineando il fatto che ho capito benissimo che una volta approvato questo referendum, il Gruppo del MSI-DN darà un'indicazione di voto diversa da quella che possono dare i Verdi e diversa da quella che io mi auguro risulti vincente nella consultazione - che democrazia significa interpellare ed ascoltare i cittadini, sia quando questi possono darci ragione sia quando possono darci torto, sia quando consideriamo di essere i vincenti sia quando invece da una consultazione possiamo riconoscere di uscire sconfitti, risultando la nostra un'opinione minoritaria. Penso tra l'altro che sia il Movimento Sociale Italiano quanto la Lista Verde, quanto Democrazia Proletaria, hanno non in comune il fatto che gli estremi si toccano, come ha detto l'Assessore Brizio, quanto piuttosto il fatto di venire da una tradizione per noi da sempre, per il Movimento Sociale Italiano dal secondo dopoguerra, di minoranza. Un'abitudine che le forze abituate alla maggioranza forse non hanno: bisogna riconoscere che si può perdere, ma si accettano determinate regole.
Fatta questa premessa, rifacendomi all'intervento di Majorino ho poco da dire e da aggiungere in merito a pareri squisitamente e filologicamente giuridici, anche perché, mi dispiace dirlo, dal punto di vista giuridico la proposizione di inammissibilità non ha alcun fondamento.
L'art. 64 dello Statuto regionale - lo ha detto Majorino - non parla n di provvedimenti da assumere né di provvedimenti assunti e ogni altra definizione in merito è totalmente arbitraria. Non parla nemmeno di provvedimenti da assumere da parte della Regione, ma dice "provvedimenti di loro interesse". Si potrebbe dire che il Nulla Osta alla Costruzione, che è un provvedimento ancora oggi da assumere e non da parte della Regione, e comunque un provvedimento di interesse dei cittadini piemontesi.
Si potrebbe í si può dal mio punto di vista sostenere l'arbitrarietà di considerare che i provvedimenti debbano essere assunti dalla Regione, in quanto potrebbero essere provvedimenti da assumere da parte di altri Enti.
Vorrei citare - spero che i Consiglieri di maggioranza leggano i giornali - l'esempio recente di due referendum di questo tipo che si sono collocati praticamente nel medesimo contesto e nel medesimo punto in cui ora ci troviamo per quanto riguarda l'iter autorizzativo della centrale di Trino: i due referendum riguardanti i due grandi impianti a carbone, l'uno quello di Piombino e l'altro quello di Cerano presso Brindisi. Questi referendum che sono stati deliberati e si sono già svolti in Toscana e in Puglia, quindi il Piemonte è buon ultimo sulla strada di queste forme di democrazia popolare diretta. Si tratta si di centrali a carbone, ma hanno caratteristiche identiche dal punto di vista dei provvedimenti sui quali i cittadini della zona di Piombino e della provincia di Brindisi sono stati chiamati a votare. 0 partiamo dal presupposto che la democrazia è una cosa in Toscana e in Puglia e un po' meno in Piemonte oppure non vi è la possibilità di sostenere ulteriormente, se non per puri motivi politici, la non ammissibilità di questo referendum.
Porto altre argomentazioni. Supponiamo che i Verdi domani propongano un referendum consultivo su un provvedimento non ancora adottato, ad esempio il Piano dei siti ai sensi del DPR n. 915. Su che cosa, se il provvedimento formalmente non esiste, è possibile consultare i cittadini piemontesi? Sul Piano dei siti ai sensi del DPR n. 915? Finché le discariche non sono localizzate o finché anche la centrale elettronucleare non venne localizzata in Po l, su che cosa in astratto avrei potuto chiamare i cittadini piemontesi a pronunciarsi? Su Po 1 o su Po 2? 0 su un Piano dei siti? Li consulto se fare o non fare un Piano dei siti? Ma questo non è possibile perché il Piano dei siti è un obbligo di legge nazionale. Però su dove e su come farlo si! Evidentemente, però, questo è possibile soltanto quando il Piano esiste, perché solo allora i cittadini sanno su che cosa pronunciarsi. E fino a quando la centrale non venne localizzata come era possibile consultare i cittadini? Proviamo a fare un ragionamento per paradossi. Sappiamo che dal punto di vista giuridico finché un provvedimento non è adottato non esiste.
Correttamente, ad esempio, la legge n. 56/77 (la legge urbanistica) prevede le forme di partecipazione dopo che un provvedimento è stato adottato.
Ed ancora, ad esempio, non saprei come i cittadini di Collegno potrebbero essere consultati su un abominevole (questo è il mio giudizio personale) Piano Regolatore che però non esiste e non è visibile, perch non è adottato.
Come può una consultazione avere senso su una cosa che non si sa esattamente qual è? Solo quando io so dov'è la centrale e come sarà fatta di quanti megawatt è la potenza, quali caratteristiche ha, quali sono i suoi standard di sicurezza, la consultazione è possibile. Bisogna infatti conoscere per decidere e per poter esprimere la propria opinione. E' maggiore democrazia sapere su che cosa si vota, su che cosa si sceglie.
Altrimenti un referendum consultivo sulla nebulosa di un provvedimento che non si sa bene quale sia si presta a qualsiasi inganno e fraudolenta interpretazione da parte delle forze politiche.
Vorrei infine rilevare che la domanda posta nel referendum è la seguente: "Sei favorevole alla costruzione di una centrale (...) a Trino?".
E ricordiamoci tutti, allora, che tale costruzione non è ancora iniziata che siamo sempre ai lavori di pre-cantiere e che quindi il processo di costruzione di per sé formalmente non è ancora iniziato. Questo è, a mio avviso, un ulteriore elemento a sostegno dell'ammissibilità di questo referendum. Altrimenti tanto varrebbe dire che referendum consultivi la Regione Piemonte ritiene non debbano assolutamente essere svolti. Perch allora si tratterebbe di vedere quali sono i provvedimenti di interesse dei cittadini e quali possono essere in astratto quei provvedimenti non ancora adottati sui quali però i cittadini possiedano o possano possedere sufficienti elementi in base ai quali poter decidere, sempre che ciò sia gradito alla maggioranza consiliare.



PRESIDENTE

Non vedo altre richieste di parola.
Il Consigliere Montefalchesi chiede di poter parlare; debbo per ricordare al collega che il Regolamento in ordine alle questioni pregiudiziali ammette l'intervento di un solo oratore per ciascun Gruppo.
MONTEFALCHESI Signor Presidente, semplicemente io chiedo di poter avere copia scritta dell'intervento del relatore di maggioranza Consigliere Fassio.
Chiedo inoltre che la votazione sulla pregiudiziale di inammissibilità avvenga per appello nominale.



PRESIDENTE

Questo è già stato stabilito.
Signori Consiglieri, prima di passare alla votazione vorrei illustrare il significato del voto.
Il voto a favore della pregiudiziale significa dichiarare inammissibile la proposta di deliberazione n. 77; il voto contrario fa si che si proceda nella discussione sul merito di tale proposta di deliberazione ed è pertanto a favore della stessa.
Si proceda dunque alla votazione per appello nominale della pregiudiziale di inammissibilità.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 49 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 24 Consiglieri.
La questione pregiudiziale è accolta e pertanto la proposta di deliberazione n. 77 viene dichiarata inammissibile.



(Vive proteste a sinistra I Consiglieri comunisti e di DP gridano: "Pezzana è un uomo del pentapartito! E' il reale ago della bilancia!")



PRESIDENTE

Consiglieri, vi prego! Non permetto che quest'aula diventi un luogo dove possono avvenire discussioni al di fuori delle regole! BONTEMPI Le chiedo scusa, signor Presidente, ma lei deve anche capire un legittimo sfogo. E' la quarta volta che il gioco delle tre carte viene fatto sul nucleare da parte del Consigliere Pezzana. E' bravissimo, bisogna mandarlo nel sottopassaggio di Porta Nuova, è troppo bravo! Credetemi, è troppo bravo!



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, dobbiamo proseguire nell'o.d.g.



(Scambio di apostrofi tra il Consigliere Staglianò e l'Assessore Brizio)



PRESIDENTE

Ho ferma intenzione di procedere nell'esame degli argomenti iscritti all'o.d.g. perché questo è il compito del Presidente del Consiglio dell'intero Ufficio di Presidenza ed inoltre perché vi è stato affidato dai Capigruppo! Dunque, sono iscritti all'o.d.g. per il relativo esame da parte del Consiglio taluni provvedimenti che sono stati licenziati all'unanimità dalle Commissioni competenti.



(Reiterati commenti a sinistra)



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, capisco la particolare situazione del momento però bisogna dare atto che la deliberazione è stata iscritta all'o.d.g.
anche perché l'Ufficio di Presidenza si è fatto carico di questo adempimento, come d'altronde si fa carico di tutti i problemi della maggioranza e dell'opposizione. Il risultato poi è un'altra cosa.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.
BONTEMPI Signor Presidente, prima che lei passi al suo compito istituzionale che è quello di procedere nell'o.d.g. vorrei ricordare che nell'ultima Conferenza dei Capigruppo oltre ad aver inserito nell'o.d.g. il punto che è stato testè esaurito, con i risultati che abbiamo visto, fu avanzata una richiesta a cui non venne data risposta in quella sede, nel senso che ci fu una riserva da parte della Giunta di svolgere una comunicazione sull'andamento dei lavori alla centrale di Trino 2.
La questione non è tanto peregrina in quanto permetterebbe di poter discutere - a riprova magari del risultato, ma non più con la sostenibilità della questione di inammissibilità - ordini del giorno presentati da alcuni Gruppi, i quali ritengono che proprio di fronte ad una comunicazione sull'andamento dei lavori, che proseguono, debba essere riproposta la questione della sospensione.
Non si tratta di un punto iscritto all'o.d.g. per cui non lo rivendico come un argomento da svolgere, ma ricordo che allora la Giunta non rispose se o meno avrebbe svolto la comunicazione. Il fatto che la Giunta ci dica che cosa vuol fare può avviare un ragionamento ancora del tutto utile sul problema oppure impedisce di tornare sul merito delle questioni.



PRESIDENTE

Confermo i fatti illustrati dal Capogruppo Bontempi.
La parola all'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore alla tutela ambientale La documentazione è giunta nei palazzi regionali il giorno 26 e nei miei uffici il 28 ed oggi, prima ancora che fosse esaminata, vi è stata consegnata una copia. Pertanto.ne parleremo probabilmente in sede di Commissione prima e poi in aula.
PETRINI E' stata consegnata oggi dal sottoscritto in assenza del Presidente della Commissione.
BONTEMPI Stante questa procedura un po' strana, nel senso che non c'è stata una comunicazione verbale, ma l'invio invece del materiale in questi tempi accederebbe la Giunta eventualmente, senza discussione ovviamente all'esame degli ordini del giorno presentati in materia dato che ciò che è stato a noi consegnato conferma che i lavori vanno avanti? MACCARI, Assessore alla tutela ambientale No, perché la Giunta deve ancora esaminare il materiale. Vi è stato consegnato, avrete magari avuto il tempo di scorrerlo. Probabilmente è stato un errore consegnarlo subito, forse avremmo dovuto valutarlo prima in sede di Assessorato e di Giunta, ma è pervenuto ieri in seduta di Consiglio e non è stato possibile esaminarlo, per cui non possiamo accedere alla discussione.
BONTEMPI Si votano gli ordini del giorno, è molto semplice, non discuteremmo neanche!



PRESIDENTE

L'Assessore ha dichiarato di non essere in grado di discutere questa documentazione oggi. Ha detto di aver inviato i documenti e che prossimamente renderà una comunicazione in ordine agli stessi probabilmente quindi la vicenda si potrà sbloccare a breve termine.


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Esame progetto di legge n. 232: "Funzione del Centro di soggiorno Pra Catinat quale Laboratorio didattico dell'ambiente" (rinvio)


PRESIDENTE

Procediamo pertanto nei punti iscritti all'o.d.g. con l'esame del progetto di legge n. 232, di cui al punto 8).
Tale progetto di legge è stato licenziato all'unanimità dalla Commissione competente.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.
BONTEMPI Sulla questione di Pra Catinat vorrei sentire la valutazione dei tempi e dell'urgenza da parte dell'Assessore.
Un argomento del genere, che è senz'altro all'unanimità, merita un opportuno dibattito. Non è questione che si pub esaurire semplicemente con il voto: per la storia che ha avuto, per i progressi che ha fatto, un dibattito in positivo, se vogliamo essere chiari, deve essere fatto.
Chiedo allora, se è possibile, di rinviare l'approvazione di questa legge nel corso della prossima seduta, in modo da poter svolgere un dibattito adeguato, perché noi vorremmo intervenire.
Dico questo perché mi pare che i tempi della seduta odierna siano tali da impedirci di parlare a lungo.



PRESIDENTE

L'Assessore dice che non vi sono particolari problemi di urgenza.
Pertanto l'argomento è rinviato.


Argomento: Enti strumentali - Assestamento di bilancio - Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 239: "Integrazione alla L.R. 29/12/1986, n. 62 così come integrata dalla L.R. 23/l/1987, n. 8, per l'approvazione degli assestamenti al bilancio di previsione per l'anno 1986 dei seguenti enti: Ente di Sviluppo Agricolo del Piemonte (ESAP) - Riserva naturale del Bosco e dei Laghi di Palanfrè - Parco naturale dell'Alta Valle Pesio - Parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto al punto 9) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 239, che è stato licenziato all'unanimità dalla Commissione competente.
Poiché non vi sono richieste di parola, si proceda alla votazione del relativo articolato.
ARTICOLO UNICO - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 41 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere.
La legge è approvata.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 583: "USSL n. 68 di Asti - Ampliamento della pianta organica provvisoria finalizzato all'attuazione della legge 22/5/1974, n. 194"


PRESIDENTE

Il punto 10) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n.
583.
Poiché non vi sono richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione, licenziata all'unanimità dalla Commissione competente, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 41 voti favorevoli e 1 astenuto.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 584: "USSL n. 34 di Orbassano - Diniego di autorizzazione all'ampliamento della pianta organica provvisoria mediante l'istituzione di n. 2 posti di psicologo collaboratore, da assegnare al servizio di tutela della salute mentale" (rinvio)


PRESIDENTE

Il punto 11) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 584.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Acotto. Ne ha facoltà.
ACOTTO L'USSL n. 34 di Orbassano con questa deliberazione si vede negata la richiesta dell'istituzione di due posti di psicologo.
La ragione del diniego è legata si parametri che la Giunta regionale a suo tempo aveva adottato per stabilire il numero di psicologi a fronte della popolazione e altri tipi di riferimenti che danno, attraverso un atto che stabilisce questi criteri, la possibilità di calcolare il numero degli psicologi.
Non contestiamo questo aspetto, ma ci siamo opposti a questa deliberazione per il fatto che l'Assessore non ha voluto accettare, almeno alla prova dei fatti non ha ancora compiuto atti in quella direzione l'estensione di parametri anche per le altre figure professionali in questi settori a cavallo tra sanità ed assistenza, segnatamente per quanto riguarda le assistenti sociali, nonché abbiamo assistito ad alcune deliberazioni che davano la possibilità di ampliamenti in quella direzione altre invece che la negavano.
Il nostro "no" va quindi nella direzione di sollecitare l'Assessore a fornire criteri a questo riguardo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Olivieri.
OLIVIERI, Assessore alla sanità Dobbiamo perdere di vista il vecchio concetto dell'uguale tutto per tutti, perché ci sono differenze specifiche rispetto ai territori legati all'epidemiologia, alla frequenza di determinati aspetti morbosi o determinati fenomeni; diversamente non saremmo razionali. Bisogna avere maggiore fluidità circa l'armonizzazione delle soluzioni rispetto alle reali necessità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Montefalchesi.
MONTEFALCHESI Vorrei capire meglio quanto detto dall'Assessore. In questi giorni anche perché è stata aperta pubblicamente una polemica da parte di un Consigliere regionale, sono andato a rileggermi la relazione della Commissione di indagine sullo stato di attuazione della legge n. 180 che svolse questo lavoro nella scorsa legislatura. Emerge con estrema chiarezza da quella relazione la carenza di personale nei servizi che operano nell'ambito della tutela della salute mentale. Mi risulta quindi assolutamente incomprensibile il fatto che qui si nega l'innalzamento dei parametri in ordine al personale relativamente a questo tipo di servizio.
Ritengo sia un atteggiamento incomprensibile e contraddittorio rispetto ad una conclusione alla quale il Consiglio regionale nella scorsa legislatura era pervenuto unanimemente nel momento in cui aveva evidenziato le carenze di personale in questo settore. Quando si istituiscono Commissioni di indagine e si giunge a conclusioni unanimi si dovrebbe presumere che le Giunte che seguono gestiscano questi indirizzi dando risposte adeguate altrimenti davvero i lavori svolti dal Consiglio regionale e dalle Commissioni di indagine sono soltanto delle inutili perdite di tempo se le risposte sono contrapposte e contraddittorie alle esigenze che vengono individuate.
Chiedo quindi all'Assessore di fornire una risposta più chiara e meno ermetica di quella appena data.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.
REBURDO Il provvedimento in esame non è una ordinaria deliberazione di ampliamento delle piante organiche delle UU.SS.SS.LL. che consideriamo sempre come un fatto dovuto, ma si tratta di una questione che deve essere meditata e approfondita.
Quando le argomentazioni di diniego riguardano settori importanti e delicati, attorno ai quali è aperta non solo una polemica che io reputo di basso rango, ma una problematica reale che tocca aspetti, come quello della psichiatria o ad esempio della tossicodipendenza, estremamente delicati e ai margini, sarebbe opportuno che l'Assessore con uno sforzo più attento e più vagliato illustrasse maggiori argomentazioni al Consiglio in modo da poter svolgere, sulla base di queste argomentazioni, dei ragionamenti per giudicare se il diniego ha un suo valore oppure no. In questo caso la scelta della Regione può essere letta dall'esterno come una scelta che pone delle difficoltà alle UU.SS.SS.LL. le quali tentano di potenziare i servizi psichiatrici salvo poi favorire il fatto che i servizi psichiatrici vengono attaccati per delle carenze, probabilmente per certi aspetti anche veritiere, quando essi hanno delle insufficienze di personale cosa elevato da rendere perlomeno inaccettabile il diniego rispetto all'ampliamento delle piante organiche che li riguardano.
Si tratta quindi di un aspetto di importanza notevole, sul quale chiediamo di avere dei chiarimenti più approfonditi. Diversamente saremo obbligati ad ampliare il momento dell'intervento e dell'approfondimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Per uscire da una situazione che rischia di degenerare e di non portare a compimento questa seduta, almeno da parte nostra, viste le motivazioni molto forti che sono state addotte sulla lettura e sulla comprensibilità del diniego, mi chiedo se non sia il caso di sospendere l'esame di questa deliberazione per giungere ad un maggiore approfondimento da parte di tutto il Consiglio (può darsi che in Commissione si sia fatto, ma come ha detto Acotto noi abbiamo delle riserve, pur avendo partecipato ai lavori della stessa) per valutare le reali motivazioni e quindi per esprimerci a ragion veduta di fronte ad una questione che posta in questi termini non riusciamo a capire.
Aggiungo un'altra argomentazione. Si tratta di una USSL. quella di Orbassano, che ha grandi problemi sul piano generale di governo e di gestione, per le vicende che sono capitate. Peraltro si tratta di un settore che deve essere curato con attenzione particolare (discende il ragionamento della Commissione d'indagine), per cui credo che il modo corretto per uscire da questa situazione sia quello di sospendere l'esame della deliberazione e mettere il Consiglio nelle condizioni di poter approfondire le ragioni per cui la Giunta e la maggioranza ritengono di denegare questi due posti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Olivieri.
OLIVIERI, Assessore alla sanità La presa di posizione del Consigliere Acotto è squisitamente legata all'aumento delle piante organiche in Torino in relazione alla tossicodipendenza e agli assistenti sociali. I fenomeni variano a seconda del territorio e quindi devono avere soluzioni diversificate. Non si pu dire che A è uguale ad A dappertutto, purtroppo no: a volte A è uguale a B.
Questo è il principio fondamentale per cui la massificazione programmatoria è quanto di più nequitoso, dispendioso e antieconomico ci possa essere.
Infatti privilegiando apparentemente una parificazione fra tutti si sottostimano altre situazioni o si sorvolano tutte, il che sarebbe ancora peggio per certi versi.
La questione dell'USSL n. 24 è molto diversa perché stiamo completando l'iter della convenzione Università - USSL n. 24. Non più tardi di tre giorni fa abbiamo incontrato la Presidenza e i rappresentanti della Facoltà di Medicina: si è stabilito un complessivo aumento degli organici di circa 300 unità per detta USSL. di cui stiamo facendo richiesta ufficiale al Ministero e riusciremo, probabilmente nello spazio di pochissimo, ad ottenere tale aumento.
E' prevista l'istituzione del Servizio psichiatrico universitario parallelo a quello già esistente e quindi i problemi vengono risolti in altro modo, più diversificato e articolato, dando non solo pienezza di risposta, ma dignità di una risposta che è sovrazonale.
In questo momento quindi tale deliberazione, che è nata prima ancora che vi fosse questa soluzione, deve essere evidentemente cassata perch stiamo affrontando il problema in modo ben più ampio e diversificato.
Ciò non toglie però che la mia prima impostazione "che non tutto pu essere uguale, perché vi sono differenti realtà sul territorio" ha pieno valore. E' una ragione molto precisa e specifica, che rivede la soluzione dell'USSL n. 24 alla luce di tutta una serie di nuovi sviluppi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Adesso ho capito un po' più di prima. E' vero che la convenzione con l'Università prevede quel numero di posti in pianta organica, ma da quello che ho letto (non sono sufficientemente informato, ma è mio diritto rivendicare di esserlo) mi pare che la questione della psichiatria sia diversa.
OLIVIERI, Assessore alla sanità E' previsto un altro Servizio di psichiatria.
BONTEMPI Si, però il problema è quello che ponevano i colleghi Reburdo e Montefalchesi: noi andiamo a negare, anche con il nostro voto, comunque a permettere che si neghi un provvedimento in materia di servizi psichiatrici, la cui gestione è stata attaccata recentemente dall'iniziativa di un Consigliere regionale di cui non dico neanche più il nome perché è noto. Questo pone intanto il problema di rispondergli, anche da parte della Giunta, perché la gestione è responsabilità del governo regionale. Noi chiediamo quindi una sospensione che dia modo di arrivare ad un approfondimento delle ragioni di un problema così noto.
OLIVIERI, Assessore alla sanità Non ho alcun problema a sospendere l'esame di questa deliberazione.



PRESIDENTE

D'accordo. L'esame della deliberazione è pertanto rinviato.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 585: "USSL n. 47 di Biella - Diniego di autorizzazione all'ampliamento della pianta organica provvisoria del personale dei servizi finalizzati all'attuazione delle leggi 29/7/1975 n. 405, 22/12/1975 n. 685 e 22/5/1978 n. 194"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 12) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 585.
La parola al Consigliere Acotto.
ACOTTO Vorrei far rilevare si colleghi che non hanno sotto mano la deliberazione, come ad esempio il collega Petrini, che rimarrebbe certamente un po' sorpreso, che si tratta di un diniego totale delle richieste avanzate dall'USSL di Biella. La spiegazione è che le richieste dell'USSL di Biella sono state nel frattempo superate dalla legge di sanatoria, la quale ha ricompreso i posti per i quali l'USSL di Biella aveva chiesto l'aumento della propria pianta organica. Di qui il voto favorevole del Gruppo comunista alla deliberazione in esame.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 37 voti favorevoli e 2 astensioni.


Argomento: Nomine

Esame proposta di deliberazione n. 601: "Consiglio di amministrazione dell'IRES - Nomina del Comitato Scientifico dell'Istituto"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 13) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 601.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione licenziata all'unanimità dalla Commissione competente, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 39 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Distributori carburante

Esame proposta di deliberazione n. 596: "Proposta di modifica dell'art. 12 lett. b), della deliberazione C.R. n. 743-8079 del 26/7/1984 recante norme di attuazione del piano di razionalizzazione della rete di distribuzione carburanti"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 14) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 596.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Bruciamacchie. Ne ha facoltà.
BRUCIAMACCHIE Il Gruppo comunista ha votato a favore di questo atto in sede di Commissione e ribadirà quel voto anche oggi in aula.
Il nuovo Assessore deve sapere che su questa materia, che è stata trasferita alle Regioni dal DPR n. 616, la Regione Piemonte ha già operato con relativi piani di settore a livello regionale e ha preso i dovuti provvedimenti in termini di spostamento di orari.
Ci troviamo ora di fronte ad un atto della CEE risalente al 1985 che si riferisce alla benzina senza piombo, al quale si devono adeguare i governi nazionali. Le scadenze sono dilazionate, ma i ritardi consistenti.
Il Governo ha deciso di dotare, nel periodo da giugno in poi, di questo tipo di benzina i distributori sui raccordi autostradali che sono ancora di pertinenza statale.
La rete ordinaria invece è di competenza regionale. Il Ministero, con semplicità, riunisce le Compagnie, con esse stabilisce quali sono gli impianti di distribuzione da potenziare con questo tipo di prodotto, in barba a quelli che sono gli strumenti di pianificazione e di coordinamento elaborati a livello regionale.
Visto che siamo prossimi al mese di giugno, comprendiamo che sia giusto favorire coloro che usano auto con quel tipo di marmitta, quindi siamo favorevoli a questo provvedimento. L'aspetto grave sta nel fatto che sono trascorsi due anni dal momento in cui la CEE ha deliberato questo provvedimento e nell'arco di questi due anni la Regione non ha minimamente pensato di individuare gli impianti dove collocare questo tipo di prodotto e ora la scelta dei 45 punti di distribuzione viene fatta senza valutare a priori il fabbisogno, per esempio, del turismo a livello regionale. Si adottano criteri che sono alquanto discutibili.
Cito l'esempio dell'impianto del Comune di Sale, nell'Alessandrino, che viene indicato come impianto ad alta intensità turistica. Ma come voi sapete il Comune di Sale ha meno di 4.000 abitanti e si caratterizza per la produzione di mais, grano e ortaggi; altre caratteristiche particolarmente significative non ne ha, non è attraversato da assi viari particolarmente significativi. Quindi a Sale credo si debba andare specificatamente per trovare Angiolino Rossa o qualche altro abitante di quella zona.
Le scelte fatte nell'accordo tra Ministero e Compagnie sono, per certi aspetti, veramente assurde.
Noi siamo disposti a votare favorevolmente questo provvedimento, ma raccomandiamo al nuovo Assessore, nel momento in cui si assume questa responsabilità, di valutare attentamente il problema per l'avvenire per verificare se davvero gli impianti sono individuati nel modo giusto.
In questo modo non si fa certamente una scelta nell'interesse del turismo in Piemonte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.
BRIZIO, Assessore al commercio A prescindere dal fatto che non sono ancora in possesso della delega in merito alla materia specifica, devo dire che accolgo la raccomandazione. Ho partecipato al dibattito in qualità di membro della IV Commissione e ho preso conoscenza di queste osservazioni. Si è convenuto di approvare il provvedimento e di esaminare approfonditamente la situazione.
Invito nel frattempo il Consiglio a votare la deliberazione e l'immediata esecutività perché il provvedimento è urgente.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione la deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'immediata esecutività della deliberazione stessa, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento: Delega di funzioni regionali agli enti locali - Artigianato

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Norme per la tutela degli Albi provinciali delle imprese artigiane e disciplina degli organi di rappresentanza e di tutela dell'artigianato"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 16) all'o.d.g. che prevede l'esame della legge rinviata dal Governo relativa a: "Norme per la tutela degli Albi provinciali delle imprese artigiane e disciplina degli organi di rappresentanza e di tutela dell'artigianato".
La parola al Consigliere Guasso.
GUASSO Riconfermo a nome del Gruppo comunista il voto positivo dato in sede di prima approvazione.
A nome dei membri della IV Commissione e dell'Assessore uscente credo di poter rilevare che per la prima volta ci troviamo d'accordo con le osservazioni del Commissario di Governo Lei sa, signor Presidente, che avevamo steso due articoli che rispondevano esattamente alla questione del personale, ma in seguito alla pressione che ci è venuta dall'Assessorato al personale abbiamo modificato in peggio questi articoli che il Commissario del Governo ha respinto.
Mi rendo conto che i principi vanno rispettati. La Commissione e l'ex Assessore però avevano trovato la soluzione indicando nei particolari, come ora chiede il Commissario del Governo, il tipo, la quantità e la qualifica del personale che veniva delegato ai lavori delle Commissioni provinciali per l'artigianato. I funzionari dell'Assessorato al personale della Regione hanno ritenuto di farci cambiare quella indicazione. Adesso troviamo una sistemazione confusa anche perché le modifiche che abbiamo apportato e che in Commissione abbiamo approvato, sempre su suggerimento del personale regionale, non ci soddisfano e probabilmente non soddisfano nemmeno il Commissario del Governo con il pericolo di un nuovo rinvio.
Vorrei osservare che quando in una Commissione competente troviamo il pieno accordo con l'Assessore, che parla anche a nome della Giunta, non possiamo trovare pressioni di settori particolari, anche se importanti come quello del personale, che ci fanno mutare una legge e ci mettono in queste condizioni.
Oggi la riapproviamo e se otterrà il visto del Commissario del Governo dato che è una soluzione raffazzonata più di prima, raccomandiamo all'Assessore Brizio, che credo confermi perché l' ha detto in IV Commissione, di presentare entro tre mesi dall'entrata in vigore della legge una deliberazione di assegnazione del personale necessario al funzionamento delle Commissioni provinciali per l'artigianato indipendentemente dall'iter della legge n. 42.
Questa è una delle condizioni per far camminare la legge, rispettando così per la prima volta una osservazione giusta del Commissario di Governo che avevamo già anticipato su cui purtroppo abbiamo dovuto fare marcia indietro.
Questo deve servire da insegnamento per il futuro se vogliamo che le leggi procedano seriamente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Brizio.
BRIZIO, Assessore all'artigianato Ribadisco l'impegno assunto in sede di Commissione.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi possiamo passare alla votazione degli articoli modificati.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 12 - La Giunta regionale ha presentato il seguente emendamento: il primo comma dell'art. 12 è sostituito dal seguente: "l. Presso le Commissioni provinciali e regionali per l'artigianato operano apposite strutture organizzative di segreteria che costituiscono articolazione interna del settore competente per materia, istituito ai sensi della L.R. 8/9/1986 n. 42 recante 'Norme sull'organizzazione degli uffici della Regione Piemonte".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 30 voti favorevoli e 4 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 12 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
ART. 22 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri.
L'art. 22 è approvato.
Si passi alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 30 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Presidi privati di diagnosi e cura

Esame progetti di legge nn. 205 e 238: "Requisiti minimi dei laboratori di analisi di cui al DPCM 10/2/1984" (rinvio)


PRESIDENTE

In merito al progetti di legge nn. 205 e 208, di cui al punto 7) all'o.d.g., ha chiesto di parlare il Consigliere Devecchi. Ne ha facoltà.
DEVECCHI Ho captato alcune affermazioni sul progetto di legge che riguarda i requisiti minimi dei laboratori. Mi rendo conto che a questo punto e a quest'ora è difficile intraprendere l'esame di una legge. Vorrei sottolineare che se c'è una legge che è urgente e che è interesse di tutti i settori del Consiglio in questo particolare momento di approvare come risposta anche a certe situazioni piemontesi, è questa, quindi sarebbe da prendere in esame. Non insisto, mi preme sottolineare l'urgenza del provvedimento.



PRESIDENTE

Devo però rilevare che il relatore del progetto di legge non è presente.
La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Mi associo alle considerazioni fatte dal Presidente della V Commissione e insisto perché venga esaminato tale provvedimento.



PRESIDENTE

Occorre che la Giunta si pronunci e che il relatore, Consigliere Cernetti, venga a svolgere la relazione. La messa insieme di questi tasselli è un compito che non spetta al Presidente del Consiglio.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.
BONTEMPI Prendo atto con piacere di queste dichiarazioni dei Gruppi DC e PLI anche perché, come è noto, nell'altra legislatura vivemmo una vicenda diversa, nel senso che non altrettante sollecitazioni vennero fatte sull'urgenza di analogo provvedimento. Noi siamo convinti, non solo da oggi, che una normazione in materia sia necessaria. Lo affermammo all'indomani dell'esplosione dello scandalo. Siamo d'accordo di esaminare tale progetto di legge subito, come chiedeva il Consigliere Marchini; è una legge che varrebbe la pena di votare arricchendola delle risultanze del lavoro.
Se riteniamo che su questo argomento si possa dedicare tutto il tempo necessario, noi siamo per insistere che si passi all'esame. E' per necessaria la disponibilità del relatore e dell'Assessore. Non intendiamo accorciare il dibattito su questa questione anche perché c'è una storia alle spalle, l'iter del provvedimento e, in particolare, il lavoro della Commissione.



PRESIDENTE

Sono perfettamente d'accordo a che si proceda. Chiedo all'assessore se dobbiamo procedere o se è più opportuno discutere il provvedimento dopo che si siano riportate le posizioni delle parti.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Stagliano. Ne ha facoltà.
STAGLIANO' Sono d'accordo su questa seconda ipotesi perché la questione è molto rilevante e bisogna darle il giusto spazio nella discussione e nel suo riverbero all'esterno. Mi pare sia rilevante anche un altro elemento: manca il relatore e la questione è di un certo peso, per cui mi pronuncio perch questo argomento venga affrontato in un altro momento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.
MINERVINI Noi prendiamo atto del fatto che una legge così importante e così pregnante, che doveva procedere con urgenza, viene rinviata alle ore 16 della seconda giornata di Consiglio regionale in assenza, tra l'altro, del relatore che doveva sentirsi responsabilmente impegnato e pertanto doveva attendere la fine di questa seduta.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, al primo punto all'o.d.g. della prossima seduta collocheremo i punti che sono stati iscritti e che non sono stati discussi oggi. Dal confronto è emersa l'opportunità di dare lo spazio necessario alla discussione su questo provvedimento. Saranno necessarie alcune ore di dibattito perché si tratta di discutere i criteri minimi dei laboratori di analisi dopo che è scoppiata la vicenda dei laboratori privati che chissà quando e come si concluderà.
La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Io proporrei di svolgere, vista l'urgenza, i punti 17), 18) e 19) all'o.d.g. Chiediamo inoltre che la Giunta informi il Consiglio sugli incontri con il Presidente del Consiglio Fanfani e con il Ministro Goria sulla cassa integrazione. Siamo disponibili a finire i lavori anche alle ore 19.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 304 relativo alla Carello S.p.A.


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, è pervenuto alla Presidenza un ordine del giorno relativo alla Carello S.p.A., firmato da tutti Gruppi, il cui testo recita: "Il Consiglio Regionale del Piemonte considerato che l'Azienda Carello S.p.A. di Torino ha effettuato nel corso dell'ultimo anno oltre 100 assunzioni, ed altre deve effettuarne, sulla base di contratti di formazione e lavoro autorizzati nel settembre 1986, nel febbraio e nel maggio 1987 per un totale di circa 170 unità che le oltre 100 assunzioni già fatte riguardano solo manodopera di sesso maschile che l'Azienda ha reiteratamente dichiarato alle organizzazioni sindacali che non intende assumere personale femminile che i nuovi assunti sono stati inseriti in produzioni di linea alle quali è attualmente addetta manodopera prevalentemente femminile considerato pertanto che tale comportamento dell'Azienda, che si protrae da molti mesi configura con ogni evidenza una reiterata violazione della legge sulla parità impegna la Giunta 1) ad intervenire per fare cessare questo comportamento sia convocando tempestivamente l'Azienda, sentite le organizzazioni sindacali, sia attraverso la Commissione regionale per l'impiego (che è presieduta dall'Assessore al lavoro della Regione ), utilizzando gli strumenti necessari di legge previsti dalla legge n. 863 (art. 3) e specificatamente richiedendo l'intervento dell'Ispettorato del Lavoro 2) ad inviare il presente ordine del giorno alle parti interessate e a darne adeguata pubblicità sugli organi di informazione." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. della seduta odierna due provvedimenti che rivestono carattere di urgenza: progetto di legge n. 259: "Gestione provvisoria dei comparti alpini di nuova determinazione" proposta di deliberazione n. 604: "Approvazione D.G.R. n. 147-13474 del 26/5/1987 'Determinazione ad opera della Giunta regionale della zona faunistica delle Alpi in Provincia di Alessandria. L.R. 60/79, art. 61 Approvazione del Consiglio regionale"'.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
I provvedimenti sono iscritti all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 234: "Abrogazione parziale dell'art. 7, primo comma, della L.R. n. 8/76, recante la costituzione dell'Istituto Finanziario Regionale Piemontese"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del progetto di legge n. 234, di cui al punto 17) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Brizio che ha pertanto la parola.
BRIZIO, relatore Si tratta di adeguare la struttura contabile della Finpiemonte a quella di una Società per Azioni. Quando si costituì l'Ente si previde il bilancio di cassa che e peraltro un appesantimento burocratico. Questa modifica statuaria viene proposta per evitare alla Finpiemonte vincoli di carattere gestionale che non siano pertinenti alla sua natura di società per azioni.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola passiamo all'esame del relativo articolato.
Articolo Unico - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'articolo unico è approvato.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali - Enti strumentali

Esame proposta di deliberazione n. 463: "Finpiemonte S.p.A. - Modifiche degli artt. 21, 29 e 36 dello Statuto sociale"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 463, di cui al punto 18) all'o.d.g., che è conseguente alla legge testè approvata.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Valeri. Ne ha facoltà.
VALERI Il Gruppo comunista si asterrà su questa deliberazione non potendo votarla per punti. L'unica nostra obiezione riguarda l'ultima parte modificativa dell'art. 29. Sul resto conveniamo.
La nostra opposizione è riferita all'aumento dell'esecutivo, che noi riteniamo ingiustificato e non corrispondente ad esigenze di funzionalità della società di intervento regionale, bensì di rappresentanza della maggioranza.
Conveniamo invece sulla soppressione dell'art. 21 e sulla sostituzione dell'art. 36. Nel contempo intendiamo segnalare che, rispetto alla stesura proposta dalla Giunta, la modifica della prima parte dell'art. 29 e stata integrata in VIII Commissione mediante l'introduzione di un inciso che riporta all'interno del Consiglio le deliberazioni relative all'assunzione di nuove partecipazioni, nonché alle modifiche statuarie delle partecipazioni già di proprietà. Si tratta di una modifica sostanziale, che imporrà la rideterminazione di scelte compiute recentemente dal Consiglio di amministrazione di Finpiemonte, volte ad attribuire al solo esecutivo tali competenze, mediante una centralizzazione dei poteri, che ha sollevato serie riserve anche da parte di Consiglieri di maggioranza.
L'emendamento da noi proposto, approvato in Commissione, ristabilisce e per una certa parte addirittura amplia i poteri del Consiglio di amministrazione. La nostra astensione ha quindi le altre motivazioni che prima ho sommariamente richiamato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Chiedo all'Assessore di rinviare questo punto perché ci sono ancora alcuni aspetti da definire.



PRESIDENTE

Per conto mio non ci sono problemi, sono però i Gruppi e la Giunta che insistono per gli adempimenti che devono essere compiuti.
La parola al Vicepresidente della Giunta, Vetrino.
VETRINO, Vicepresidente della Giunta regionale Da un lato c'è un'esigenza di operatività che porta a dover concludere nel più breve tempo possibile un argomento rispetto al quale il Consiglio ha già ripetutamente rinviato il dibattito e la votazione.
Devo anche dire che non sussiste più l'urgenza che permaneva fino a qualche giorno fa in quanto l'assemblea, che avrebbe dovuto fare propri gli adempimenti del Consiglio regionale, non si è potuta svolgere quindi questi argomenti saranno oggetto di una prossima assemblea che per la verità non è ancora stata convocata. Abbiamo di fronte a noi un tempo relativamente lungo se teniamo conto del fatto che l'assemblea deve essere convocata e che la data di convocazione deve essere pubblicata, quindi verosimilmente c'è tempo fino alla fine di luglio per esprimere la volontà del Consiglio regionale.
La delicatezza della materia e il dibattito che si è sviluppato nell'ambito della Commissione meriterebbero un maggiore approfondimento rispetto a quanto potremmo fare in questo momento, tenendo conto che è stata anche presentata un'interpellanza del Partito comunista che pone alcuni temi che esorbitano da questi specifici momenti di verifica statutaria.
Nell'interpellanza si accenna al programma della Finpiemonte e alla necessità di riferire al Consiglio rispetto a degli indirizzi.
Penso che si potrebbe cogliere l'occasione per un nuovo dibattito attorno a questi temi partendo dalla situazione contingente di modifica dello Statuto.
Mi permetto ancora di rilevare che stiamo esaminando una richiesta del Consiglio di amministrazione della Finpiemonte e non una proposta della Giunta; dobbiamo quindi esaminare nel merito questa richiesta.
Non ritengo vi sia un problema di rappresentanza della maggioranza semmai in questo momento abbiamo la necessità di rappresentanza generale all'interno del Consiglio di amministrazione. Infatti, mentre è rappresentata una sola forza di minoranza, il Partito comunista, non sono rappresentati gli industriali. Il Presidente ha manifestato la necessità di avere all'interno del Comitato esecutivo la maggiore e migliore rappresentanza. Quindi credo che non si possa prescindere da queste nuove esigenze che si sono determinate per una situazione nuova di interpretazione dello Statuto: il Consiglio doveva nominare il Comitato esecutivo e i Sindaci hanno assunto una posizione diversa da quella del passato.
Per ricomporre la situazione non c'è altro da fare che maggiormente specificare lo Statuto e renderlo più facilmente interpretabile per consentire un aggiornamento nei numeri che garantisca una maggiore rappresentanza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Signor Presidente, non sono solito fare le cose a caso. E' la seconda volta che questo argomento è iscritto all'o.d.g. Il Consigliere Valeri ha parlato del rientro nell'alveo giusto del rapporto di poteri tra Consiglio d'amministrazione ed esecutivo che deve essere definito al più presto.
Pertanto la richiesta di rinvio che viene avanzata dal Gruppo socialista o è motivata chiaramente - e possiamo apprezzarne le ragioni caso mai esprimendoci - oppure non si capisce. Oggi abbiamo iniziato una discussione che ci porta a definire un passo in avanti, anche se non soddisfacente perché la proposta dei nove membri non ci soddisfa, passo che è frutto del lavoro della Commissione e della collaborazione dell'Assessore per il ripristino dei giusti rapporti nei poteri tra esecutivo e Consiglio d'amministrazione. Pertanto, o ci sono delle ragioni molto forti, e vanno esplicitate, oppure non può essere accettato il rinvio. Attendo che siano esplicitate queste ragioni, in caso contrario insisterò perché si voti il provvedimento all'o.d.g., salvo ridiscutere il nostro atteggiamento sulla deliberazione che è stata inserita a forza oggi.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, quando ho proposto di iscrivere all'o.d.g. la deliberazione e la legge relative ai comparti alpini, ci siamo impegnati ad esaminarle e a votarle entro oggi. E' stato un atto di collaborazione generale del Consiglio. Quale garante del Consiglio, non posso non porli in votazione, ovviamente si può anche votare contro.
ROSSA Ritiro la richiesta.



PRESIDENTE

D'accordo. Pongo pertanto in votazione la deliberazione n. 463 il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata 20 voti favorevoli e 13 astensioni.


Argomento: Caccia

Esame progetto di legge n. 259: "Gestione provvisoria dei comparti alpini di nuova determinazione"


PRESIDENTE

Proposta di deliberazione n. 604: "Approvazione D.G.R. n. 147-13474 del 26/5/1987 'Determinazione ad opera della Giunta regionale della zona faunistica delle Alpi in provincia di Alessandria. L.R. n. 60/79, art. 61.
Approvazione del Consiglio regionale'"



PRESIDENTE

Passiamo all'esame contestuale del progetto di legge n. 259 e della proposta di deliberazione n. 604 iscritti precedentemente all'o.d.g.
La relazione al progetto di legge n. 259 è data per letta. Il Consigliere Rossa svolgerà la relazione in merito alla proposta di deliberazione n. 604.
ROSSA, relatore Il TAR del Piemonte con la sentenza n. 254 del 24/9/1984 ha annullato la deliberazione del Consiglio regionale n. 325 del 27/7/1982 relativamente all'inclusione di parte del territorio della provincia di Alessandria nella zona faunistica delle Alpi, in quanto l'area in questione non rientrerebbe sotto il profilo ambientale e geografico nella zona delle Alpi.
Premesso che il Consiglio di Stato, con decisione n. 939 del 7/3/1986 sui ricorsi presentati dalla Provincia di Alessandria e dalla Regione Piemonte per l'annullamento della citata sentenza del TAR per il Piemonte ha rilevato in ordine all'interpretazione dell'art, n. 61, primo comma della L.R. n. 60 che non può escludersi a priori che il territorio della provincia di Alessandria possa essere incluso in zona alpina soltanto perché i monti che vi si trovano fanno parte della catena degli Appennini.
L'inclusione nella zona alpina di territori che vi sono estranei sotto il profilo strettamente geografico comporta però una rigorosa motivazione in ordine alla consistente presenza della tipica flora e fauna alpina, il che presuppone almeno la vicinanza delle Alpi in senso stretto.
Visto che la Giunta regionale, sulla base di ulteriori valutazioni dell'Istituto nazionale di biologia della selvaggina, ha determinato la zona faunistica delle Alpi in Provincia di Alessandria con deliberazione della Giunta regionale n. 147 del 26/5/1987, preso atto che l'efficacia di detto provvedimento è stato limitato dalla Giunta regionale fino al 31/12/1987, in attesa della definizione dei piani faunistici regionali e provinciali attraverso i quali delineare le fondamentali linee di indirizzi in ordine ad una migliore qualificazione dei territori ed si fini della tutela e della gestione razionale del patrimonio faunistico, si constata che la determinazione della zona faunistica delle Alpi in provincia di Alessandria con la conseguente costituzione dei Comparti alpini da parte della provincia di Alessandria, si sensi dell'art. 62 della L.R. n. 60, e funzionali all'applicazione di norme che disciplinando in modo rigoroso il numero dei cacciatori, consentano nell'impossibilità di attivare già nell'imminente stagione venatoria altri istituti di disciplina dell'esercizio venatorio, di evitare un'attività di caccia che sarebbe pregiudizievole per la sopravvivenza della specie faunistica ivi esistente nonché le gravi conseguenze che dall'inevitabile eccessiva pressione venatoria deriverebbero in ordine alla tutela dell'ambiente ed alla attività agricola.
La regolamentazione e l'autogestione che sono intervenute in questi tre anni sono in linea generale soddisfacenti.
Se ne raccomanda l'approvazione da parte del Consiglio.



PRESIDENTE

L'esame dei provvedimenti relativi ai comparti alpini è momentaneamente sospeso.


Argomento: Nomine

Nomine


PRESIDENTE

Esaminiamo nel frattempo il punto 19) all'o.d.g. che reca: "Nomine".
La parola al Consigliere Bergoglio.
BERGOGLIO La Commissione Nomine ha dato parere favorevole a tutte le candidature presentate. Si è poi raggiunta un'intesa su quindici nominativi rappresentanti varie aree, partiti, associazioni e autocandidature. Poich il voto è limitato a dieci candidate e si debbono eleggere quindici candidate, si è raggiunta l'intesa che la maggioranza ne vota dieci e l'opposizione le altre cinque, quindi invito i colleghi a rispettarla.
Desidero fare una dichiarazione circa la proposta di nominare dei funzionari regionali. Ritengo che la nomina nella Commissione per le pari opportunità di un funzionario regionale al massimo livello sia inopportuna.
Il Gruppo propone una candidatura di parte. Non è consuetudine interferire sulle designazioni degli altri Partiti (non faccio eccezione sulla persona), pongo però una questione di opportunità perché non ritengo che funzionari regionali facciano parte della Commissione per le pari opportunità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Abbiamo stabilito, non a caso, norme di incompatibilità tra funzionari regionali e nomine che attengono alla gestione. Questa è una Commissione con carattere di rappresentanza, nata da una legge nazionale e avente compiti che nulla hanno a che fare con la gestione degli enti o degli organismi tecnici regionali.
Un limite di questo genere ci pare limitativo della possibilità di rappresentanza di espressione delle valenze esistenti all'interno della società piemontese, non solo sul piano giuridico ma anche sul piano della opportunità.
Noi siamo di parere radicalmente contrario a questa interpretazione anzi, riteniamo non opportuna questa presa di posizione; auspicherei che si operasse con la massima chiarezza e trasparenza, proprio perché le nomine quando hanno il proponente e l'allocazione nel rispettivo ente rispondono a criteri di massima trasparenza. Addirittura dovremmo riflettere ulteriormente sull'opportunità di rappresentanze in enti diretti da parte dell'Assessore e dei suoi funzionari per mantenere quel collegamento funzionale che attualmente manca. E' un'altra fattispecie che dovremmo valutare.
In questo caso però non si pone nemmeno questa questione. Ritengo che escludere la rappresentatività a qualsiasi dipendente (in questo caso la dipendente è stata proposta dall'ex Consigliere, signora Marchiaro, che si è valsa del principio della legge sulle nomine) sia inopportuno. Quindi sosteniamo, non solo a testa alta, ma con piena consapevolezza questa scelta.



PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per le seguenti nomine.
Commissione regionale per la realizzazione delle pari opportunità fra uomo e donna (L.R. 12/11/1986, n. 46). Nomina di 15 rappresentanti con voto limitato a 2/3.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo elette le signore Maria Paola Tripoli, Barbara Viscardi Balduzzi, M. Ludovica Casali, Caterina Cogno, Silvina Donvito Saccheri, Frida Malan, M. Antonietta Piccitto Pavan Maria Rovero, Stefanella Campana, Laura Scagliotti, Ornella Allocco, Amelia Andreasi, Paola Ferrero, Enrica Belli e Maria Teresa Calloni.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazione della Giunta regionale sul problema occupazionale in Piemonte


PRESIDENTE

La parola al Presidente Beltrami per una comunicazione sul problema occupazionale in Piemonte.
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Sono rammaricato che questa comunicazione venga resa in termini di tutta curva, attesa la dimensione che ha alle spalle e le implicanze che porta appresso. L'aula è stata notiziata dall'Assessore Genovese nel più recente passato su questi problemi. Quanto meno abbiamo assunto degli impegni che rispondevano a un indirizzo preciso emerso dall'ordine del giorno votato da questo Consiglio regionale, documento che è stato sufficientemente reclamizzato.
Mi sono ricollegato poco fa per telefono con il collega Genovese, che è appena sortito dall'ospedale, il quale, pur essendo in costante raccordo con Roma, non è in grado di dire se questo provvedimento sia stato decisamente assunto.
I colloqui con Borruso sono noti, ugualmente quelli con il Ministro Goria. Abbiamo approfittato domenica scorsa della venuta a Torino del Presidente del Consiglio...



PRESIDENTE

L'abbiamo assaltato.
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Il termine che ha usato il Presidente Viglione è vero.
Abbiamo tentato di usare, pur con educazione, tutte le pressioni che erano necessarie e che il caso richiedeva. Devo dire che, come dichiarazione di principio, all'inizio il Presidente del Consiglio aveva avuto qualche riserva sull'accesso continuo alla decretazione evidentemente in quel momento non ricordando il grande uso dei decreti che era stato fatto.
Gli abbiamo lasciato tutta la memoria che era necessaria per tentare di risolvere la questione, per affrontarla positivamente e quando ci siamo allontanati il varco lo avevamo aperto con una riserva che era quella che il Ministro del Tesoro non frapponesse degli ostacoli a questa determinazione.
Il Ministro del Tesoro, personalmente contattato prima dallo stesso Presidente Viglione, poi dal collega Genovese (prima ancora l'avevo contattato io ad Asti), avrebbe dato la sua assicurazione di appoggiare questo provvedimento.
Sono rammaricato di non essere in grado di dare ulteriori precisazioni.
Fino a questo momento non sappiamo se il Consiglio dei Ministri ha assunto il provvedimento.
L'Assessore Genovese è tuttora collegato con Roma. Nella giornata di domani torneremo alla carica.
Mi auguro che questa iniziativa possa avere il giusto sfondamento, non posso dire di più perché se dicessi di più non si accosterei a quella oculatezza e a quella pulizia mentale che mi pare sia necessaria in casi nei quali bisogna rifuggire dalla demagogia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.
AMERIO Ritengo che due parole vadano dette dopo la comunicazione resa dal Presidente della Giunta.
Noi avevamo scritto nell'ordine del giorno approvato dal Consiglio la scorsa seduta che gli impegni del Governo, la deliberazione di proroga della cassa integrazione in scadenza e il decreto di estensione della 301 alle aziende in liquidazione, non erano, nonostante gli impegni di Borruso provvedimenti sicuri e garantiti, ma - cito testualmente - "riproposizione di impegni già assunti dal Governo e finora rimasti senza esito".
Voglio richiamare il giudizio dato giovedì scorso dal Consiglio regionale per dire che siccome difficilmente sarà ancora convocato il Consiglio prima delle consultazioni elettorali, noi intendiamo richiamare la Giunta all'impegno contenuto in quel documento, cioè rendersi direttamente garante e farsi carico del mantenimento di questi impegni che sono essenziali per il posto di lavoro di 20.000 persone, anche in assenza di convocazione prossima del Consiglio.
Com'è noto, il Ministro Goria fino a ieri si opponeva alla presentazione di questo decreto, quindi la novità dataci dal Presidente la apprendiamo con piacere. Non costituisce pero una garanzia: l'unica garanzia può essere costituita dalla presentazione del decreto e dalla deliberazione di proroga.
In conclusione, chiedo alla Giunta di farsi carico di questo problema nei modi indicati nell'ordine del giorno; forse è il caso di recarsi a Roma nei prossimi giorni, mantenendo comunque contatti con i Gruppi consiliari in modo che siano tempestivamente messi a conoscenza degli sviluppi della situazione.
Se non dovessimo ricevere notizie, il tono e il taglio del nostro intervento nel prossimo Consiglio cambieranno.
Abbiamo ancora una volta, nonostante gli esiti finora negativi espresso un'adesione ad un impegno unitario del Consiglio regionale ricordo che il presupposto era che la Giunta ponesse un carico eccezionale su una propria responsabilizzazione, a partire dal Presidente, su questa vicenda estremamente preoccupante. Non vorremmo che nulla venisse risolto e ritrovarci tra un mese con qualche centinaio di disoccupati in più.


Argomento: Caccia

Esame progetto di legge n. 259 ed esame proposta di deliberazione n. 604 (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo l'esame del progetto di legge n. 259 e della proposta di deliberazione n. 604 relativi si comparti alpini.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Bruciamacchie. Ne ha facoltà.
BRUCIAMACCHIE I provvedimenti al nostro esame riguardanti una realtà della provincia di Alessandria, la cosiddetta zona Alpi, con relativa modifica della L.R.
n. 60, pur se esaminati con stanchezza evidente da parte del Consiglio e disinteresse anche comprensibile da parte di molti, rappresentano un problema molto serio. Non si tratta di discutere una norma relativa a specifici aspetti, ma di un provvedimento che riguarda un'area vasta provvedimento che è già intervenuto in materia con il risultato però di essere completamente annullato. Su questo dobbiamo riflettere, sebbene ora non ci sia il tempo o comunque la sufficiente attenzione per fare una riflessione più complessiva.
Pongo all'Assessore alcuni problemi. Noi operiamo in virtù di una legislazione regionale tra le più interessanti, in presenza di una legge nazionale da rivedere a livello parlamentare. Non si applica però la L.R.
n. 60/79 nelle parti decisive, ma solamente negli aspetti più particolaristici, sembrerebbe quasi marginali, con il risultato che la parte più significativa della legge (il piano regionale faunistico, i piani provinciali, la carta delle vocazioni faunistiche) quella che poi determina una politica venatoria, della fauna e dell'ambiente, estremamente seria viene sistematicamente lasciata da parte. Di conseguenza si producono situazioni assurde nel senso che si compiono atti che sono di volta in volta frammentari, contraddittori, che ingenerano confusione, malcontento critiche molto profonde. Quando dico questo mi rendo conto che mi riferisco anche ad un periodo durante il quale il nostro Partito era forza di governo e non sono critiche od obiezioni dirette all'Assessore che attualmente ha questa responsabilità, ma a chi lo ha preceduto in modo molto netto e preciso, su questo non c'è dubbio.
A distanza di sette anni noi siamo ancora privi degli strumenti di base previsti dalla L.R. n. 60/79; operiamo a livello regionale senza disporre di un Piano. Abbiamo provveduto, dopo tre anni dall'approvazione della legge, ad incaricare prima l'IPLA per la parte vegetazionale e l'Istituto Nazionale di Biologia per la parte faunistica, ma a distanza di ormai cinque anni (l'incarico fu dato nel 1982) non disponiamo ancora dello studio sulla parte faunistica, ma soltanto su quella vegetazionale consegnatoci dall'IPLA da circa 18-20 mesi. Manca quindi lo strumento base sul quale elaborare i Piani.
E' necessario fare un intervento molto serio, perché noi non possiamo come livello statuale, pena l'ulteriore discredito dello stesso, continuare ad approvare norme che hanno strutture interessanti, alle quali però non segue una capacità operativa adeguata da parte nostra e di altri soggetti ad esse deputati, in questo caso le Amministrazioni provinciali.
Il risultato è che la situazione odierna dell'attività venatoria in Piemonte è molto pesante, perché gli interventi fatti hanno obbedito esclusivamente ad una logica molto frammentaria.
Conviene ricordare ancora un particolare: la Regione ha assunto una serie di atti riferiti dapprima alla formazione delle aziende faunistico venatorie e dopo al trasferimento del controllo sulle stesse aziende alle Amministrazioni provinciali. In questo momento le aziende faunistico venatorie sono ridotte in una situazione tale che se dovessimo applicare la normativa nazionale e quella regionale non una probabilmente di esse si salverebbe, perché tutte quante sono diventate un'altra cosa rispetto alla normativa vigente, ma i controlli non vengono effettuati né a livello provinciale né a livello regionale. Sorge allora il dubbio che si voglia in modo molto chiaro e preciso, mantenere in piedi strutture che hanno un significato diverso rispetto a quelli che sono i principi ispiratori della legge.
Occorre pertanto intervenire. Noi avevamo chiesto, attraverso un'interpellanza, di rivedere questa parte e al limite di azzerare ogni cosa partendo quindi dai piani, dagli studi necessari per poi vedere se questi Istituti potevano essere collocati e dove dovevano essere collocati.
Siamo giunti davvero ad uno stravolgimento generale; è necessaria un'azione molto rigorosa da parte del governo regionale che impegni le Province a fare verifiche puntuali e precise e che si utilizzi l'istituto della revoca per tutte quelle aziende faunistico - venatorie che non rispondono minimamente ai requisiti di legge. Questa è la precisa richiesta del Gruppo comunista che speriamo venga accolta dall'esecutivo.
Vorrei ricordare ancora un'altra modifica che apportammo alla legge n.
60 - l'Assessore Moretti non era d'accordo - quella cioé che si riferiva alle azioni di ripopolamento che nella legge originaria erano fissate nel periodo fine marzo - inizio aprile. In questi anni abbiamo assistito ad un'azione di ripopolamento assurda perché si sono registrate, non solo in provincia di Alessandria, ma a livello regionale, azioni di ripopolamento protratte per quasi tutta l'annata venatoria con il risultato che sono stati lanciati ad esempio i cosiddetti "fagianotti", animali che non hanno alcuna autonomia in termini di alimentazione, bensì semplicemente funzione di alimento per i cosiddetti nocivi, impegnando ingenti risorse da parte delle Amministrazioni provinciali. E' opportuno ripristinare la vecchia norma, impedire questo tipo di azione, perché rappresenta uno sperpero enorme di risorse senza portare alcun beneficio alla situazione venatoria.
L'ultima considerazione che voglio fare riguarda la zona Alpi in Piemonte.
Con la deliberazione del 1982 istitutiva della zona Alpi in Piemonte noi sostenemmo - io votai contro quell'atto - un arbitrio perché vi fu un'interpretazione, secondo noi errata, dell'art. 7 della legge nazionale e dell'art. 61 della L.R. n. 60/79, in quanto il legislatore nazionale e anche quello regionale, individuando la zona Alpi come zona di caccia a s stante, avevano stabilito che è classificabile zona Alpi quell'area ove sono presenti la fauna e flora tipicamente alpine. Se non vi sono questi elementi evidentemente non può esistere la zona Alpi.
Noi sollevammo questa questione e la ponemmo con forza. Ci fu detto che questo tipo d'operazione rappresentava uno strumento di controllo del territorio.
A seguito di quella deliberazione fu presentato ricorso al TAR da parte di alcune associazioni ed anche di privati ed il TAR con sentenza del settembre 1984 annullò quel provvedimento. La Regione ricorse presso il Consiglio di Stato che con pronuncia del marzo 1986, ma non venne comunicata ufficialmente, per evidenti problemi che si aprivano in quella fase, se non a dicembre 1986, fa proprio il giudizio del TAR. riconfermando quindi la sentenza di annullamento del provvedimento del Consiglio regionale. Sentenza di annullamento che in sostanza dice che la zona Alpi in provincia di Alessandria non può sussistere perché - ne riassumo i termini - al di là di questa classificazione, si tratta di territorio appenninico e non alpino, non vi sono infatti - e non è stato provato nemmeno dall'Istituto Nazionale di Biologia della selvaggina - la flora e la fauna tipicamente alpine.
Quel provvedimento pertanto è stato annullato. E' trascorso un anno da allora; nel frattempo si sono avuti diversi pronunciamenti, a mio parere dal punto di vista culturale, abbastanza miseri. Viene chiesto all'Istituto Nazionale di Biologia della selvaggina un nuovo parere sul quale io do un giudizio estremamente negativo: davvero mi preoccupa se un istituto che dovrebbe avere un carattere di grande competenza e capacità scientifica esprime un giudizio senza considerare la fauna e neppure se la zona è alpina oppure no, ma soltanto la flora, dicendo: "in effetti in quell'area nel 1987 venne riscontrata una coturnice in quello di Gavi e che talvolta ha nidificato la cinciallegra con il ciuffo". Questa è una grande cosa, un contributo notevole, vero Consigliere Devecchi? Io ho letto, come credo avrai fatto tu, sia la sentenza del Consiglio di Stato, sia quella del TAR e sia ancora il giudizio dell'Istituto Nazionale di Biologia, il quale dice anche che il gallo cedrone è un animale che in Germania vive in pianura, ma dimentica che ci sono dei paralleli diversi rispetto alla nostra area e quindi si potrebbe su questo ironizzare all'infinito, ma non lo voglio fare.
Ci troviamo ora nuovamente di fronte ad un provvedimento che istituisce la zona Alpi in provincia di Alessandria che presenta - io dico - un altissimo rischio di nuova invalidazione da parte del TAR qualora venisse investito dal ricorso di un qualsiasi cittadino. Già due sentenze ci hanno dato torto, per cui continuare a credere di avere comunque ragione è un assurdo. Non siamo riusciti, al di là delle acrobazie che fa l'Istituto Nazionale di Biologia, a dimostrare che li esiste ciò che affermano la legge regionale e la legge nazionale.
Noi esprimiamo quindi un giudizio molto negativo. E' vero che c'è il problema oggi (noi l'abbiamo denunciato con un'interpellanza che risale al mese di gennaio di quest'anno) del come garantire un esercizio venatorio in quell'area senza che si producano non solo alla fauna, ma anche al territorio, danni rilevanti dovuti, se la lasciamo senza regolamentazione ad una pressione venatoria molto forte. Questa è la motivazione per la quale si ricorre ancora a questo strumento.
Noi abbiamo fatto altre proposte che riteniamo abbiano la capacità di cogliere appieno lo spirito dell'art. 15, con un'interpretazione esatta del primo comma della legge nazionale, allo scopo di esercitare un controllo maggiore della pressione venatoria, creando nuovi istituti, delegando le Province a normare questa materia attraverso Comitati consultivi e così via, avviandosi quindi verso una gestione sociale del problema con il coinvolgimento dei contadini, delle associazioni naturalistiche, dei cacciatori oltreché degli Enti locali interessati. Non si è voluto imboccare questa strada, se ne è scelta un'altra in modo cocciuto per certi aspetti da parte dell'Amministrazione provinciale di Alessandria e poi a livello regionale con la divisione delle forze sindacali, riproponendo questa scelta.
Riconosciamo che a fine maggio c'è bisogno sicuramente di un provvedimento; ma quello che si propone non coglie l'esigenza generale delle associazioni ambientalistiche, faunistiche e venatorie della provincia di Alessandria; questo provvedimento ha un altissimo rischio di invalidazione; c'è effettivamente bisogno di ripensare tutta la politica venatoria condotta in questi anni a livello regionale. L'unica cosa che ci conforta è che il provvedimento è estremamente limitato nel tempo, scade infatti il 31 dicembre di quest'anno, con l'affermazione esplicitata in deliberazione che questa proroga è intesa a governare una situazione di emergenza e che tutto dovrà essere rivisto alla luce del Piano regionale e dei Piani provinciali. Questo è l'unico elemento positivo che intravediamo nel provvedimento in esame.
Il nostro voto pertanto non può essere favorevole, ma il nostro atteggiamento al momento del voto sarà determinato dagli impegni che si assumeranno la maggioranza e l'Assessore Moretti in particolare. Prima del 31 dicembre 1987 il Piano regionale e i Piani provinciali devono decollare e se l'Istituto Nazionale di Biologia non consegna gli elaborati che avrebbe dovuto consegnare nel 1984 si prendano i necessari provvedimenti di revoca. Ricordo che abbiamo speso per questi Piani 830 milioni di lire, che non è cifra di poco conto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.
MIGNONE Sarò breve anche se l'argomento è tutt'altro che irrilevante non tanto perché l'abbiamo definito di fatto provinciale, ma perché ha delle implicazioni e delle valenze di ordine generale rispetto alla tematica complessiva della gestione della caccia e dell'individuazione sul territorio regionale dei vari istituti previsti dalle leggi nazionali e regionali.
Il collega Bruchiamacchie ha introdotto argomenti di carattere generale molto interessanti che richiederebbero ben altri tempi. Le leggi regionali del Piemonte, a partire dalla n. 60 e le sue modifiche, rappresentano per l'intero quadro legislativo nazionale un punto di riferimento nella misura in cui, al di là della condivisione o meno degli istituti concretamente introdotti, hanno comunque sancito il principio che non si può più consentire una mobilità indiscriminata e indistinta dei cacciatori sul territorio; si è stabilito che il numero di cacciatori ammessi ad esercitare l'esercizio venatorio deve essere rapportato alla superficie venabile e alla consistenza della fauna, quindi si sono introdotte delle limitazioni molto significative.
In questo quadro ci sta anche il provvedimento che introduce la zona faunistica delle Alpi in provincia di Alessandria: sostanzialmente si configura come un istituto che da un lato cerca di realizzare un coinvolgimento diretto delle categorie e degli Enti locali nella gestione della caccia e dall'altro stabilisce il fatto che non vi possa essere un numero di cacciatori superiore ad un certo rapporto con la superficie venabile e con la consistenza della fauna.
Da questo punto di vista la legge regionale ha anticipato gli orientamenti che vengono avanti a livello nazionale e che sicuramente saranno ricompresi all'interno delle modifiche della legge quadro, tra le quali vi è anche la considerazione che la zona faunistica delle Alpi non sarà intesa soltanto in senso geografico, ma che si dovrà considerare un tipo di esercizio venatorio alpino, per cosa dire, anche al di fuori di quelle che sono indicate zone Alpi dal punto di vista geografico.
Assai opportunamente la sentenza del Consiglio di Stato, ancorch confermi la sentenza del TAR di annullamento della deliberazione di istituzione della zona faunistica delle Alpi in provincia di Alessandria riprende questo principio dicendo esplicitamente che non si può escludere la zona faunistica delle Alpi in provincia di Alessandria solo per il fatto che li si chiamano Appennini anziché Alpi. Il parere dell'Istituto Nazionale di Biologia e selvaggina di Bologna ha dato sufficienti e adeguate motivazioni morfologiche, dal punto di vista della consistenza faunistica, secondo le nuove indicazioni che confermano tale possibilità.
Opportunamente quindi la Giunta regionale ha ripresentato questo tipo di provvedimento, inopinatamente impugnato negli anni 1982-1983 da un'associazione, fra l'altro non considerando che ad esempio in zone confinanti, come la Provincia di Asti, che hanno la stessa valenza territoriale, la zona faunistica delle Alpi ha continuato ad essere vigente. Se si vuole rifare un discorso di carattere generale, può essere fatto, però io credo che oggi vi siano le condizioni per riproporre la zona faunistica delle Alpi in provincia di Alessandria.
Nel confermare l'assenso del nostro Gruppo rispetto ai provvedimenti che sono in esame, dichiaro che li consideriamo, in particolare il disegno di legge, di carattere transitorio poiché noi riteniamo che la gestione della caccia nei comparti alpini debba, così come prescrive la legge a regime, essere affidata ai comparti alpini stessi attraverso loro rappresentanze.
Desidero infine rilevare che il limite temporale di valenza al 31 dicembre 1987, ancorché comprensibile per una serie di motivazioni da un lato, dall'altro indebolisce le motivazioni che stanno alla base della nostra proposta e quindi nel momento in cui acconsentiamo all'ulteriore cammino del provvedimento deliberativo del Consiglio regionale di approvazione della deliberazione della Giunta regionale, esprimiamo tuttavia qualche perplessità rispetto al termine temporale del 31 dicembre 1987, ancorché giustificato dall'acquisizione di ulteriori elementi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.
VALERI Lo schieramento che sta sostenendo la giustezza della proposta di deliberazione formulata dalla Giunta è grosso modo lo stesso che poco fa ci ha intrattenuti sulla inammissibilità della nostra proposta di deliberazione relativamente alla consultazione popolare nell'area Po 1.
Questo schieramento adesso ci propone addirittura un voto di interpretazione della geografia. Il che ha dello stupefacente in quanto è una novità in assoluto che la geografia sia una scienza da interpretare secondo concetti che rendono le colline alessandrine parte integrante delle Alpi.
Non riprendo le argomentazioni svolte da Bruciamacchie dato che le condivido interamente e rischierei di fare soltanto delle ripetizioni. Mi si consenta però di ribadire la incredibile stranezza insita nell'atteggiamento di colleghi che prima - ripeto - ci hanno dottamente intrattenuti sulla scienza giuridica e adesso ci propinano questa incredibile interpretazione giuridico - geografica, tanto più inaccettabile in quanto è dimostrato che la regolamentazione che si dice di voler dare all'area in questione la si otterrebbe molto più correttamente introducendo semplicemente il regime di caccia controllata, che sanerebbe il vuoto normativo attuale.
Ho voluto, signor Presidente, semplicemente rilevare un fatto che dimostra che, grazie alla Giunta, in quest'aula può succedere veramente di tutto!



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Moretti.
MORETTI, Assessore alla caccia Devo assicurare il collega Valeri che i fatti non stanno in questi termini.
Noi ci troviamo di fronte ad una situazione da rimediare, e lo dice uno che sulla prima proposta si espresse in modo contrario, stante la transitorietà del provvedimento, nel senso che si è tenuto conto di una parte del territorio. Secondo me si è commesso un errore: il problema della caccia deve avere una visione più ampia, non solo circoscritta alla questione Alpi, ma coincidere con tutto il territorio.
Il collega Bruciamacchie ha toccato argomenti interessanti in merito alla problematica faunistica della nostra Regione. La questione richiede una risposta, altrimenti si corre il rischio di improvvisare l'atto amministrativo seppure in forma transitoria. Il collega tocca giustamente la questione relativa allo stato di elaborazione del Piano faunistico regionale e l'esistenza o meno di Piani faunistici territoriali provinciali e ha perciò invitato la Giunta ad attivare tutte le procedure per predisporre questi piani.
In merito al primo punto devo far presente al collega Bruciamacchie che non si può affrontare un Piano faunistico regionale senza avere come riferimento non solo la carta faunistica, ma anche altri elementi.
Disponiamo della carta della vegetazione dell'IPLA ed occorre tener conto della Legge Galasso, dei parchi regionali, di quelli nazionali e dei corsi d'acqua, quindi è necessaria anche una carta ittica.
Le modifiche apportate alla legge hanno cambiato gli indirizzi della legge stessa sbagliando: occorreva tracciare le indicazioni in riferimento all'impostazione politica della legge che non è solo di gestione, bensì di programmazione.
Per quanto riguarda i ritardi, l'Assessorato ha già inviato tre lettere all'Istituto Nazionale di Biologia, il quale ha risposto lo scorso mese di aprile dicendo che per la prima parte, cioè il patrimonio faunistico avrebbe inviato la carta relativa a fine maggio. La carta al momento non è pervenuta, speriamo giunga al più presto. Arriverà poi la seconda carta che individua le aree geografiche rispetto alle specie con riferimento al territorio. E' una carta che non illustrerà solo le aree alpine, ma tutto il territorio regionale.
Sulla base di questa documentazione potremo elaborare il Piano faunistico.
Per quanto riguarda il problema delle aziende faunistiche concordo con il collega Bruciamacchie che occorre effettuare una verifica. A questo scopo è stata inviata, già da diversi mesi, una lettera alle Province delegate al controllo.
Alle revoche invece bisognerà procedere nel momento in cui si approverà il Piano faunistico, in quanto le attuali aziende non hanno alcun riferimento territoriale. Hanno, è vero, una giustificazione rispetto a quanto indica la legge, ma occorre attuare il Piano faunistico e ponendo la caccia in questi termini assolviamo ad una funzione di difesa dell'ambiente e della fauna, dopodiché si può parlare dell'attività venatoria. Ho sempre affermato che il ruolo del cacciatore, non me ne vogliano, deve essere quello di biologo, solo attraverso questa impostazione si può parlare di attività venatoria seria.
L'impegno della transitorietà ha la precipua funzione di salvare quello che si deve salvare; attualmente manca la gestione del territorio, per cui è necessario creare le opportune condizioni.
In ordine alla sentenza del Consiglio di Stato, ha già detto il collega Mignone che nelle motivazioni finali di detta sentenza si dà la possibilità alla Regione di predisporre un atto amministrativo supportato da elementi di riferimento scientifici.
L'Istituto Nazionale di Biologia è l'ente preposto allo studio della selvaggina in Italia. Ho avuto un incontro con i docenti dell'Istituto di Zoologia dell'Università di Torino, i quali hanno posto il problema di istituire in Piemonte un Istituto di Biologia, ma questo non rientra nei compiti della Regione, per cui l'Università di Torino può porre tale questione al Ministero della Pubblica Istruzione. Dobbiamo farci portavoce di questo problema attraverso un raccordo con l'Università di Torino.
Questo provvedimento, preso contro la mia volontà, è comunque un atto che è necessario assumere, altrimenti si creano delle difficoltà in ordine alla gestione e per evitare inoltre la distruzione di un ambiente ricco di fauna e di flora.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bruciamacchie.
BRUCIAMACCHIE Il problema che abbiamo posto ha avuto una parziale risposta da parte dell'Assessore. Abbiamo notato molta attenzione e molto impegno per quanto riguarda il Piano regionale, ma se il provvedimento ha un carattere di provvisorietà per tentare di gestire - si poteva fare diversamente, non lo si è voluto fare e questa è una responsabilità vostra - un determinato territorio e il tutto termina al 31 dicembre 1987 com'e scritto in deliberazione, dopodiché in applicazione degli elaborati si esamina il Piano e quindi si stabiliscono quali sono gli Istituti per gestire in modo adeguato la legge, il nostro voto non può essere favorevole, ma sarà di astensione. Se così però non è, e qualcuno ha, visto che si parla di caccia, "la volpe sotto il braccio", animale considerato nocivo da qualcuno, da altri no, il nostro atteggiamento cambia, perché evidentemente qualcuno gioca su due piani diversi.



PRESIDENTE

Un vecchio detto recita: "Chi è volpe finisce sempre in pelliccia".
La parola all'Assessore Moretti.
MORETTI, Assessore alla caccia Consigliere Bruciamacchie, sono io il responsabile della caccia, quindi riaffermo quanto ho detto e cioè che questa deliberazione ha carattere di transitorietà: scade il 31 dicembre 1987. L'Istituto Nazionale di Biologia entro il mese di ottobre ultimerà i lavori relativi alla carta faunistica quindi ritengo che entro il 1988 sia possibile predisporre l'intero Piano.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, possiamo pertanto passare all'esame dell'articolato del progetto di legge n. 259.
Articolo Unico - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 21 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 10 Consiglieri.
L'articolo unico è approvato.
Pongo ora in votazione la deliberazione n. 604 il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 21 voti favorevoli, 1 contrario e 10 astensioni.
Pongo inoltre in votazione l'immediata esecutività della stessa deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
L'o.d.g. della seduta odierna è così esaurito. Ringrazio i signori Consiglieri per il lavoro svolto.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17,30)



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