Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.9 del 03/10/85 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

Scarica PDF completo

Argomento:


CERCHIO GIUSEPPE


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che i processi verbali delle adunanze consiliari del 26 settembre 1985 sono stati distribuiti ai Consiglieri prima dell'inizio della seduta odierna e come convenuto saranno portati all'approvazione dei Consiglieri nella prossima seduta. Pongo invece all'approvazione dei Consiglieri i processi verbali delle adunanze consiliari del 17 settembre 1985 distribuiti nella seduta del 26 settembre 1985. Non vi sono osservazioni e pertanto gli stessi si intendono approvati.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione dei Consiglieri Amerio, Bontempi, Dameri e Manfredini e interrogazione del Consigliere Ferrara, inerenti l'Indesit


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione dei Consiglieri Amerio, Bontempi, Dameri e Manfredini e l'interrogazione del Consigliere Ferrara, inerenti l'Indesit.
Risponde ad entrambe l'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero, Assessore al lavoro

Signor Presidente, Colleghi Consiglieri, rispondendo alle interrogazioni sull'Indesit, presentate dai colleghi Amerio, Bontempi Dameri, Manfredini e successivamente dal collega Ferrara, desidero innanzitutto scusarmi per il ritardo che non è dovuto a scarsa attenzione per il problema e verso i proponenti, ma alla necessità di fornire risposte, per quanto possibile attendibili, dopo aver sentito le organizzazioni sindacali e il Commissario Straordinario.
Al 3 settembre, data di assoggettamento dell'Indesit all'Amministrazione straordinaria, tutte le produzioni risultavano ferme tale situazione permane tuttora ed interessa circa 3600 dipendenti dell'area piemontese con una forte incidenza, superiore al 55%, di manodopera femminile, coinvolge un numero elevato di famiglie a monoreddito (circa 600) ed ha già avuto ripercussioni pesanti sull'indotto, che interessa migliaia di persone, anche per il forte indebitamento dell'azienda con i fornitori oltreché per l'arresto della produzione Indesit.
Nonostante le difficoltà derivanti dal presumibile ritardo della fideiussione del Ministero del Tesoro nei confronti dell'Amministrazione straordinaria, la ripresa produttiva dovrebbe essere imminente e rappresenta la condizione necessaria per avviare i piani di ristrutturazione e la ricerca di partner, poiché dovrebbe consentire di salvaguardare quote di mercati esteri (Medio Oriente - Gran Bretagna) che al momento non sembrano ancora compromesse.
Tale ripresa, stante anche la necessità di fare ricorso inizialmente all'autofinaziamento, sarà forzatamente graduale, sia sul piano delle quantità prodotte che sul piano occupazionale, ma dovrebbe riguardare sostanzialmente l'intera gamma dei prodotti Indesit.
La ripresa produttiva costituisce un inequivocabile segnale della volontà di ricercare stabili soluzioni industriali e produttive, che non si esclude possano emergere anche in tempi relativamente brevi rispetto al biennio di durata dell'amministrazione controllata.
Qualora la ripresa avvenga e possa stabilizzarsi in tempi medio-brevi come da tutti è auspicato e ricercato, non appaiono però francamente prevedibili livelli occupazionali raffrontabili con quelli del passato.
Dagli incontri con l'azienda e le Organizzazioni sindacali si è ricavata la sensazione, peraltro non basata per ora su dati attendibili, che nella migliore delle ipotesi l'occupazione complessiva degli stabilimenti di None e Teverola (Caserta) non andrà molto oltre le 1500 unità, con un prevedibile esubero nella nostra regione di almeno 2000 unità di personale concentrate nel bacino di manodopera collocabile sull'asse Orbassano Pinerolo. In questa prospettiva gli strumenti della flessibilità e neppure interventi straordinari, pur auspicati, per il prepensionamento anticipato a cinquant'anni, appaiono risolutivi del problema, anche se potrebbero interessare una fascia consistente di lavoratori.
Inoltre per le gravi conseguenze economiche ed occupazionali, non vanno dimenticate le situazioni di crisi che si stanno inevitabilmente diffondendo nell'indotto Indesit a causa della stretta di liquidità, resa più drammatica dal congelamento dei crediti pregressi.
E' un fenomeno consistente che riguarda decine e decine di aziende e migliaia di lavoratori e che deve essere ugualmente e con urgenza compiutamente conosciuto e valutato. Sono stati richiesti quindi all'azienda dati più completi e precisi, mentre dobbiamo informare che sono giunte in Assessorato diverse richieste di intervento per aziende fornitrici dell'Indesit, già in crisi.
Complessivamente si profila quindi una situazione di seria emergenza che deve essere riconosciuta ad ogni livello e che dovrà essere affrontata efficacemente con modalità e strumenti straordinari di intervento.
Ritengo pertanto che sia necessario attivare per l'Indesit e nel Pinerolese tutti gli strumenti disponibili per il sostegno occupazionale e produttivo, dall'utilizzo delle forme interne di gestione degli esuberi di manodopera (CIG.S, a rotazione, part-time, contratti, di solidarietà e di formazione-lavoro), a quelli infrastrutturali e di "job creation", alle leggi, regionali sui consorzi, sulle cooperative e sui cantieri di lavoro a quelli derivanti dalla legge Gaspari sul pubblico impiego, pur conoscendone la loro limitatezza.
Una prima occasione per l'avvio di questa valutazione e di azioni conseguenti è costituito dal Convegno sull'occupazione nel Pinerolese indetto dalle OO.SS. territoriali per la metà di ottobre. Tale occasione consentirà inoltre di valutare e definire le opportune forme di coordinamento tra gli Enti locali e tra questi e la Regione.
Per quanto riguarda più strettamente l'Indesit appare comunque prioritario e urgente, lo ripetiamo, favorire e aiutare la ripresa, pur limitata, della produzione e dell'occupazione attiva.
In questa direzione, per quanto è possibile, la Giunta si è mossa immediatamente chiedendo al Governo la concessione tempestiva della fideiussione del Ministero del Tesoro all'Amministrazione straordinaria e per altro verso sottoponendo ufficialmente all'azienda l'opportunità, o meglio la necessità: l) di richiedere la proroga della CIG.S, a zero ore per tutti i dipendenti, che appare in questa situazione l'unico ammortizzatore sociale di cui disponiamo: 2) di avviare con le organizzazioni sindacali un esame delle strategie aziendali a breve e medio termine prima della ripresa, pur limitata, della produzione, perché già dalle prime decisioni si può configurare la strategia complessiva dell'Amministrazione straordinaria ai fini della ripresa stabilizzata della produzione e dell'occupazione dell'Indesit: 3) di valutare con le Organizzazioni sindacali i criteri per la selezione e il reingresso dei lavoratori attivi nel ciclo produttivo e le modalità di gestione della CIG.S. Riteniamo che ciò debba avvenire subito affinché non si crei una situazione di conflittualità e di difficoltà tale da pregiudicare la ripresa produttiva, pur limitata, iniziale e perché ci sembra che il processo di ripresa è difficilmente percorribile se non avviene creando forme di collaborazione e di ricerca di soluzioni stabili verso le quali le Organizzazioni sindacali appaiono seriamente impegnate.
Per quanto riguarda le iniziative della Giunta nei confronti del Governo e del Parlamento sui temi più generali di politica industriale e del lavoro si intende promuovere quanto prima un confronto con i Parlamentari piemontesi, con il Governo e con i Ministri piemontesi in particolare, per esaminare le proposte in materia di riforma del collocamento, di creazione delle agenzie per l'impiego e di agenzie di sviluppo, richiederne una pronta definizione e sollecitare l'approvazione urgente di strumenti straordinari, quale il prepensionamento anticipato che io credo, esprimendo un'opinione personale, debba essere limitato nel tempo e anche differenziato per aree territoriali e per situazioni delle imprese; strumenti che sono indispensabili per una concreta gestione di situazioni di crisi, quale quella piemontese, che appaiono difficilmente sopportabili e gestibili con gli attuali strumenti di politica del lavoro.
Sappiamo bene che si tratta di richieste, rivolte al Governo, di strumenti eccezionali e straordinari, ma chiediamo che non siano oggi eludibili perché è difficile poter pensare a una nuova fase di sviluppo e a governare per quanto possibile il mercato del lavoro, se non si affronta il problema enorme delle eccedenze e degli esuberi di manodopera che a seguito della grave e protratta situazione di crisi esiste nella nostra Regione.
Per quanto riguarda la valutazione della situazione complessiva del Gruppo Indesit ed eventuali incontri con gli Enti locali del Casertano, si è convenuto con le Organizzazioni sindacali e con l'Amministrazione straordinaria, sull'opportunità di attendere le indicazioni che emergeranno dal confronto che si avvierà a livello nazionale tra Organizzazioni sindacali, Governo e Amministrazione straordinaria attorno ai problemi della immediata, limitata ripresa produttiva sia nel Pinerolese come nel Casertano e attorno ai programmi di ristrutturazione e di stabilizzazione della produzione e dell'occupazione.
Infine, per quanto riguarda la sollecitazione rivolta alla Giunta a promuovere forme di coordinamento tra gli Enti locali del Pinerolese e un confronto atto a definire le modalità di intervento su quest'area per far fronte alla grave situazione di crisi, la Giunta ritiene che la prima occasione per un confronto di questo tipo sia costituita dal Convegno che è stato indetto dalle OO.SS, per il 15 e il 16 ottobre a Pinerolo. In quella occasione cercheremo di comprendere le iniziative e le proposte che emergeranno, ripromettendoci di dare un contributo per quanto possibile positivo all'individuazione delle possibili modalità di intervento e favorendo, se sorgeranno, le forme di coordinamento degli Enti locali rispetto alle quali la Regione potrà porsi come interlocutore per affrontare l'evolversi di una vicenda che purtroppo sarà dura e complessa e ci accompagnerà per molto tempo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.



AMERIO Mario

Ringraziamo l'Assessore Genovese, scusandolo volentieri per il ritardo della risposta, dovuto peraltro alla necessità che ben comprendiamo di approfondire con gli opportuni contatti la situazione seria che si è venuta a determinare.
Devo dire che le risposte date, attente ai problemi che avevamo posto non attenuano la preoccupazione, che si avvertiva anche nelle parole dell'Assessore, per la situazione grave dell'impresa e dell'area territoriale interessata. Vengono confermati i due ordini di preoccupazione che noi avevamo manifestato: il primo è relativo al pericolo della scomparsa dal Piemonte di un polo produttivo come quello del "bianco" con i riflessi che avrebbe sull'indotto, riflessi che già si stanno concretamente manifestando nella situazione di diverse imprese; il secondo riguarda il pericolo di disgregazione di una forte concentrazione di manodopera femminile che avrebbe rilevanti conseguenze sociali negative nell'area e su tutta la Regione. Preoccupazione confermata dalla notizia, che peraltro già era di massima a nostra conoscenza, che anche nella migliore delle ipotesi di una ripresa produttiva su tutta la gamma di prodotti noi avremmo comunque una eccedenza strutturale di oltre 2000 persone, in larga parte donne, che non potrebbero riprendere l'attività lavorativa.
Il problema che si pone a questo punto interessa più ordini di fattori.
Io li riassumo qui rapidamente, in parte erano contenuti nella risposta dell'Assessore e in parte vorremmo sollecitare un'attenzione particolare su questo problema.
Il primo è relativo al rapporto che deve essere tenuto con il Commis sario e con il Governo intorno a quella che veniva giustamente definita "la priorità" che la Regione deve perseguire, quella di una ripresa produttiva dello stabilimento, anche se parziale, e ne siamo tutti consapevoli. Si parla di ripresa produttiva su tutta la gamma; conosciamo cosa accade nel corso di una gestione commissariale; c'è da avere una grande attenzione ai quesiti che immediatamente si pongono: con quale partner? Con quale piano di rilancio dell' impresa? Con quanti occupati? E via dicendo.
Quindi questo primo versante che interessa sia gli impegni che aveva assunto a suo tempo il Ministro dell'Industria, sia la gestione commissariale, richiede,ci pare, un rapporto attento e costante con quest'ultima, in modo da evitare sgradevoli sorprese.
D'altra parte, è indubbiamente necessario, nel discutere di ripresa produttiva e di rientro parziale dei lavoratori e delle lavoratrici sperimentare soluzioni di redistribuzione del lavoro, senza farsi eccessive illusioni, ma che sono sicuramente possibili, e che possono consentire un maggior recupero di manodopera occupata. Soluzioni come il part-time o eventuali contratti di solidarietà, nell'ambito di una ripresa anche parziale della produzione, possono e debbono essere perseguite.
Il terzo aspetto è altrettanto importante e riguarda ancora il Governo.
Una situazione di questo genere nell'area del Pinerolese, 2000 donne, non si gestisce con gli attuali strumenti del mercato del lavoro. Prendiamo atto che questo dato di fatto è riconosciuto dall'Assessore, ma questo riconoscimento richiede una capacità di, iniziativa che la maggioranza deve dimostrare. Non possiamo stare ad aspettare che qualcuno istituisca l'agenzia del lavoro senza capire come viene fatta, con quali poteri, con quale finanziamento, se sarà un soggetto attivo di intervento sul mercato del lavoro, o se non lo sarà. C'è bisogno di una iniziativa di progettazione e di proposta della Regione, c'è bisogno di un confronto col Governo che talloni il Ministero del Lavoro.
Così sulla vicenda prepensionamenti che può utilmente interessare anche questa situazione. Anche per questa via quindi si richiede un rapporto con il Governo nel quale si faccia sentire il peso della preoccupazione e la capacità di proposta della Regione Piemonte.
L'ultimo elemento che volevamo sottolineare è quello relativo alle possibili iniziative della Regione per la gestione straordinaria del mercato del lavoro che sarà resa possibile dall'attivazione di questi strumenti nazionali nell'area piemontese.
Ripropongo ora alcune iniziative che avevamo sollecitato nell'interrogazione: una ricerca sul mercato del lavoro in zona, e nell'area territoriale che può essere interessata alla mobilità, sia sul versante della domanda che su quello dell'offerta; la verifica delle possibilità offerte dall'indotto, in rapporto alla soluzione industriale che si darà; il censimento delle possibilità di occupazione nel settore dei servizi, in rapporto non solo alle piante organiche degli Enti locali che sono carenti di 600 unità, perché certamente non si possono fare operazioni meccaniche, ma soprattutto in rapporto a progetti e obiettivi di effettiva rilevanza sociale, come i servizi pubblici, la forestazione, l'ambiente e via dicendo, collegate a progetti di formazione professionale; e ancora l'attivazione di ricerche di mercato e la sperimentazione di un'attività di creazione d'impresa con il concorso del sistema delle imprese che non pu chiamarsi fuori dalla gestione di una situazione di questo tipo nell'area piemontese; l'utilizzo delle leggi regionali sui cantieri e sulla cooperazione.
Ecco la quarta direttrice di intervento che noi intendiamo sottolineare.
Serve, indubbiamente serve, un punto unico di coordinamento e di direzione di questo lavoro. Servirebbe subito l'agenzia del lavoro e servirebbe un'agenzia che abbia le caratteristiche che qui rapidamente ricordavo.
Serve un coinvolgimento in prima persona degli Enti locali, delle Organizzazioni sindacali che stanno facendo uno sforzo unitario rilevante per dare un contributo alla soluzione dei problemi della zona. Serve un coinvolgimento non solo formale dell' Unione Industriale e del sistema delle imprese.
Queste le cose da fare rapidamente. Io convengo che può essere colta utilmente l'occasione del convegno indetto dalle OO.SS. del 15/16 ottobre per definire una forma di coordinamento da parte della Regione, degli Enti locali,che interessi anche gli imprenditori e le OO.SS.
Credo che sui, punti che qui richiamavo, oltre a quello del rapporto permanente con Governo e Commissario sulla soluzione industriale, quelli cioè dell'attivazione dell'agenzia e quello dei prepensionamenti richiedano un incontro con i Ministeri interessati e l'apertura di un secondo tavolo presso il Ministero del Lavoro per la gestione del mercato del lavoro in zona. Quindi richiedono una iniziativa specifica e urgente della Regione Piemonte.
Abbiamo ascoltato con attenzione l'Assessore. Le cose dette possono essere un utile punto di partenza, a condizione che la Regione sappia adesso manifestare una capacità di proposta di intervento dinamica in rapporto, in particolare in questa vicenda, con il Governo.
Sono le cose che noi chiediamo vengano rapidamente attivate sulle quali torneremo a verificare l'impegno e la capacità di rispondenza della maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara per quel che riguarda la seconda interrogazione.



FERRARA Franco

Signor Presidente, ho ascoltato con molta attenzione la precisa e puntuale risposta che l'Assessore ha dato su questo argomento e devo dire che con pari soddisfazione ho ascoltato l'intervento dell'altro interrogante, non tanto nel merito di alcune affermazioni che possono anche non trovarmi consenziente, ma certamente sul tono e sullo spirito che si vuol dare a questa discussione.
Questo problema è oltremodo serio. I dati che ci ha esposto l'Assessore danno il senso della grossa importanza: un'azienda di 7000 persone di cui 3500 in Piemonte e nell'area torinese soltanto, che sono tante di per s ma che sono molte di più oggi in una situazione del mercato del lavoro già difficile; quindi una situazione di obiettiva grave difficoltà.
Oltre a questa situazione contingente, esiste un problema complessivo dell'industria Indesit, nome importante e significativo nell'economia torinese, piemontese e nazionale, un nome di grande prestigio che ha un grande potenziale nel mondo e in Europa in particolare. I dati ci dicono che la Indesit ancora oggi, malgrado la situazione nella quale si trova che non è bella e non è cominciata solo oggi, perché la Indesit ha avuto vicende travagliate da alcuni anni, detiene una quota di mercato di oltre il 5%, con delle punte ancora più significative in certe zone dell'Europa in particolare la Francia e l'Inghilterra.
Quindi alla luce di queste considerazioni, noi crediamo che ci dobbiamo tutti adoperare perché la Indesit non muoia, affinché possa riprendersi anche se dobbiamo coscientemente renderci conto che non sarà più una situazione come quella precedente, avrà infatti un peso e una dimensione inferiori. Credo che rispetto alla situazione contingente nella quale ci troviamo sia opportuno esprimere apprezzamento al Commissario per quanto sta facendo: pare che in questi giorni stiano ripartendo 4 stabilimenti, 2 al nord e 2 al sud, che comportano la ripresa di tutte le produzioni dell'industria Indesit. E' un punto fondamentale, a parte il fatto che è una delle motivazioni che determinano il commissariamento in base alla Legge Prodi, la ripresa dell'attività produttiva, ma è anche l'unico strumento che può consentire alla Indesit di non morire, che può consentire ad un'industria di mantenere il suo mercato e quindi di crearsi le condizioni per una ripresa produttiva.
Noi riteniamo esista anche un altro problema, e cioè quello dei fornitori, che non è di secondo peso.
Attorno alla Indesit c'è uri indotto importante che ha dovuto subire una serie di fatti traumatici e gravi: dapprima, quando c'è stata la messa in amministrazione controllata, c'è stato un congelamento dei crediti dei fornitori con la concessione di azioni della Indesit in pagamento dei debiti, azioni che oggi possiamo, con tutta tranquillità, ritenere valgano nulla o quasi; e conclusasi ora l'amministrazione controllata, i fornitori si trovano di nuovo in una situazione di congelamento dei loro crediti, il che crea una situazione di tensione molto più vasta rispetto a quella riferita alla sola azienda Indesit.
Occorre che l'ente pubblico, la Regione, si muova non tanto a mo' di tavolo di trattativa o come altro elemento della trattativa, ma si adoperi perché si creino le condizioni ideali perché ci sia una.ripresa di attività produttiva, seppure a livelli molto più bassi, ma comunque una ripresa, in grado di fare riavviare l'azienda. Noi siamo d'accordo quindi su alcune affermazioni fatte dall'interrogante precedente e cioè che la Regione, per essa l'Assessore, debba seguire da vicino, affiancarsi, per avere notizie continue rispetto all'andamento di questa vicenda e debba fare tutto quanto è in sua facoltà, perché le condizioni di ripresa dell'azienda possano essere effettive e reali.


Argomento: Formazione professionale

Interrogazione del Consigliere Tapparo inerente le notizie apparse sul quotidiano "Stampa Sera", relative alla formazione professionale e interrogazione dei Consiglieri Amerio, Sestero e Manfredini relativa alla formazione professionale.


PRESIDENTE

Esaminiamo ora congiuntamente l'interrogazione del Consigliere Tappano inerente le notizie apparse sul quotidiano "Stampa Sera", relative alla formazione professionale e l'interrogazione dei Consiglieri Amerio, Sestero e Manfredini relative alla formazione professionale.
Risponde ad entrambe l'Assessore Alberton.



ALBERTON Ezio, Assessore alla formazione professionale

Signor Presidente, rispondo all'interrogazione del Consigliere Tapparo e a parte di quella del Gruppo Comunista, a firma dei Consiglieri Amerio Sestero e Manfredini, e cioè a quella parte che è più attinente al problema delle risorse finanziarie disponibili.
Faccio qualche premessa.
In presenza di un anno formativo in molti casi iniziato al 1 settembre 1985, nel corso del mese di settembre sono venute crescendo le sollecitazioni di Enti - allievi e famiglie - Docenti - OO.SS. richiedenti assunzioni di impegno da parte della Regione per il finanziamento dei corsi, anche in relazione alle norme della convenzione in atto, che prevede la corresponsione del 50% dell'importo stimato all'inizio dell'anno formativo.
Preciso che il mio atteggiamento nell'assunzione della responsabilità di questo Assessorato è stato, prima di tutto, quello di garantire in tutti i modi possibili la continuità istituzionale, credendo di dover privilegiare l'immagine, il ruolo della Regione in quanto tale, al di là di qualsiasi differenziazione di carattere politico del governo della Regione stessa.
La Giunta regionale, ed il sottoscritto per essa, era ed è nell'impossibilità di fornire tali impegni a causa: a) dei tempi di costituzione delle Commissioni consiliari (un fatto del tutto fisiologico da tutti compreso) b) dalla indisponibilità di risorse finanziarie sui capitoli di spesa della formazione professionale (fatto, questo, non fisiologico ed a tutti incomprensibile, anche se noto).
Sottolineo anche che il mio approccio rispetto a questi problemi è quello di tendere a rispettare al massimo le regole che si convengono tra le varie parti. Se certe regole sono concordate, devono essere rispettate: se non possono essere rispettate, si cambiano le regole, mentre è sbagliato convenire di far finta che le regole ci siano e poi non rispettarle nei fatti.
Questa preoccupante situazione e le conseguenti sollecitazioni, credo note al giornalista, imponevano al sottoscritto una precisazione: dopo aver tentato di rispondere singolarmente a tutti i richiedenti sentivo la necessità di fare una precisazione che giungesse a tutti gli interessati: di qui l'intervista. Era un dovere motivare che, se impegni non venivano assunti da parte della Regione, questo non dipendeva né da disinteresse, ne da inefficienza e quindi non c'era nella motivazione dell'intervista uno spirito di preventiva polemica.
Al giornalista Ricciardi ho consegnato un testo scritto: con correttezza professionale ha riportato tra virgolette passi di questo testo, commentando la situazione nel contesto dell'articolo con sue proprie valutazioni.
Nelle mie dichiarazioni scritte non entravo nel merito dei processi verbali: (rapporti tra entrate e uscite) a commento posso affermare che non ritengo ci siano state nel bilancio iniziale per l'anno 1985 errate previsioni delle entrate, in particolare per il capitolo del Fondo Sociale Europeo e in questo senso concordo con la parte della sottolineatura del Consigliere Tapparo.
Posso e debbo invece riaffermare che nel bilancio non sono state previste le risorse finanziarie necessarie, e prevedibili, per la spesa della F.P. Fornisco in allegato a questa risposta una tabella di sintesi delle spese sulla F.P. per gli anni 1981-84 e stanziamento 1985.
Nell'anno 1984 lo stanziamento finale dato dalla sommatoria dei capitoli 11550-11559-11561-11562 relativi ai fondi propri della Regione, ai fondi CEE ed al fondo di rotazione, è stato di L. 73880 miliardi (a fronte di un 'fabbisogno di 84 miliardi).
Nel bilancio di previsione 1985 gli stessi capitoli riportavano uno stanziamento pari a circa 41,5 miliardi. Questa cifra è stata ancora confermata nell'assestamento di bilancio predisposto dalla passata Giunta nei mesi di giugno-luglio 1985.
Quindi: bilancio iniziale (dicembre 1984); primo intervento (marzo 1985); secondo intervento (giugno-luglio 1985).
In tutti questi passaggi le cifre messe a bilancio sono state confermate (41,5 miliardi) a fronte di un fabbisogno stimato per il 1984 di circa 88 miliardi.
Il fabbisogno stimato per il corrente anno 1985 nel rispetto della normativa in atto è quantificabile in circa 90 miliardi.
Mi si dice che questa situazione era a tutti nota, ed era nota ai Consiglieri; se questo è vero, nessuno degli interessati dovrebbe mostrarsi sorpreso dalle mie dichiarazioni. Lo stupore è mio, non tanto verso il Consigliere Tapparo, che conosceva e conosce tale situazione meglio di me e che mi risulta abbia egli stesso ripetutamente evidenziato richiedendo in sede di Giunta stanziamenti più adeguati per questi capitoli di spesa.
Comprendo il suo legittimo bisogno di chiarificazione relativo a quella parte dell'articolo che, ripeto, non era di mia emanazione diretta, ma che poteva ingenerare qualche incomprensione anche se più all'interno degli addetti ai lavori che non da parte della popolazione interessata. Per quando egli si chiede: "Le elezioni sono avvenute il 12 maggio: come mai noi ci si accorge solo ora della necessità di risorse aggiuntive?" dobbiamo solo chiarirci a chi egli indirizza tale domanda.
Me lo chiedo ancora di più a fronte dell'interrogazione del Gruppo Comunista, che domanda con stupore come mai non siano state fatte al tempo giusto le necessarie scelte di priorità. Non so se interpretarla come una auto-interrogazione.
Ci sono stati n mesi e n interventi, e n interventi sul bilancio per poter compiere queste scelte.
Questa Giunta è impegnata a ricuperare il massimo delle risorse ancora disponibili, ma ritiene pienamente legittimo chiarire che questo intervento è oggi molto più difficile di quanto non sarebbe stato ieri, essendo ormai a 3/4 dell'anno, sapendo che siamo in presenza difatti che erano prevedibili già da allora.
Non entro nel merito del tema della F.P., ne nei contenuti del piano 1985/86, così come richiederebbe la seconda parte dell'interrogazione del Gruppo Comunista. Il piano è stato inviato alla Commissione competente per l'esame e oltre che :in Commissione sarà certamente oggetto di dibattito in aula e quindi credo che sia più opportuno rinviare in quella sede i commenti e le osservazioni del Gruppo Comunista.
Posso anticipare che gran parte delle osservazioni fatte non mi sembrano condivisibili né riferibili al contenuto del piano 1985/86 che sarà in esame.
Per quanto riguarda gli aspetti trattati, ribadisco la convinzione che la Regione debba essere più rigorosa nei suoi modi e tempi di azione fondando su ciò la pretesa che anche gli altri soggetti interessati rivelino nei loro comportamenti analoga rigorosità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Ringrazio l'Assessore per la sollecitudine con la quale ha voluto rispondere. Credo sia stato giusto da parte sua dare una precisazione sullo stato della Formazione Professionale agli interessati, che sono i Consiglieri regionali ma soprattutto i colleghi di Giunta, i quali dovranno misurarsi su questo problema nel prossimo assestamento di bilancio.
Vorrei ricordare che durante la preparazione del documento programmatico del pentapartito col quale l'attuale maggioranza si è presentata in questo Consiglio, al di là del fatto che nei lavori preparatori era già stato posto in evidenza il problema delle risorse finanziarie mancanti alla Formazione Professionale, erano stati indicati con precisione alcuni elementi di fondo relativi al quadro di riferimento in cui ci si veniva a trovare ad operare.
Il primo di tali elementi è quello della collegialità: un coordinamento politico-amministrativo-gestionale per rispondere alle nuove domande poste dalla realtà piemontese. Quali sono queste nuove domande? L'abbiamo sempre detto un po' tutti in quest'aula: i problemi del lavoro, della trasformazione dell'apparato economico, dell'innovazione tecnologica.
Si è poi detto e cito testualmente il testo del documento programmatico che: "obiettivi prioritari rivolti a un razionale uso delle risorse finanziarie disponibili .., la scelta dell'intervento sarà rivolta alla riduzione delle spese improduttive e sarà a favore delle spese per investimenti".
Evidentemente, un investimento classico è quello per la formazione del capitale umano; anche se nella contabilità pubblica tradizionale non è ancora così posto perché, per una visione vecchia e obsoleta, nei nostri bilanci la spesa in Formazione Professionale non è ancora equiparata ad un investimento.
Ebbene, la formazione professionale è inequivocabilmente un aspetto centrale dell'investimento sul capitale umano della nostra Regione; è un elemento propulsore per il processo di trasformazione e di adeguamento dell'apparato produttivo.
Ma, caro Assessore, ti inviterei a tener conto di un punto del programma di pentapartito che ho steso di mio pugno, che cito testualmente: "il metodo di governo, insieme al programma, si ispirano al criterio di una corretta analisi costi e benefici e al principio fondamentale secondo il quale l'impiego delle risorse finanziarie sarà coerente con gli obiettivi e le priorità del programma e non risulterà da una sommatoria delle esigenze storiche dei singoli Assessorati". Quindi l'operazione da farsi è chiara ed è dura per te e mi dispiace: siccome le risorse libere sono ridotte, vorrà dire che da alcuni Assessorati dovranno spostarsi cospicue quote di risorse a favore della Formazione Professionale.
So che su questo tema ci sono dei problemi. Se il tuo voleva essere un messaggio a tutti gli interessati è stato un messaggio corretto da parte tua, ma deve essere prioritariamente rivolto ai tuoi colleghi di Giunta.
Concludo con alcune considerazioni relative alla polemica "giornalistica". La richiesta che avevo avanzato di circa 40 miliardi al Fondo Sociale Europeo per finanziare il consolidato ha portato a casa poche risorse; questi 40 miliardi però non erano mai entrati nella previsione.
Sono consapevole che alcuni fanno circolare in modo subdolo la voce che tende a dire che è stato un errore di previsione. Va ribadito con chiarezza: mancando in gran parte questo apporto della Comunità Economica Europea questo non ha creato il "buco" famoso di cui impropriamente tu hai parlato. Sull'errore di previsione posso dire che la Giunta precedente riteneva che sarebbe stato il nuovo governo regionale a prendere delle decisioni nel mese di agosto-settembre per poter all'inizio dell'anno scolastico 1985/86 ridefinire la redistribuzione delle risorse all'interno del bilancio e per fronteggiare quindi le necessità reali.
Abbiamo circa 20000 ragazzi ed alcune migliaia di docenti in formazione professionale. Tendenzialmente il piano triennale dice che va limata e riadeguata questa struttura. Non ho ancora visto in dettaglio l'ipotesi del piano corsi che mi è stato consegnato ieri sera. Però per essere coerenti con quanto qui detto non dovremmo trovarci di fronte a degli sfondamenti perché allora cadremmo in due considerazioni: da un lato lamentiamo una carenza di risorse che si possono ricuperare comunque coi metodi che il programma del pentapartito ha indicato e dall'altro lato, se sfondiamo le quote di corsi di formazione professionale cadiamo in un'altra contraddizione che è quella di non tener conto che tendenzialmente le risorse libere delle Regioni sono in fase calante.



PRESIDENTE

La parola a un Consigliere interrogante del Gruppo PCI. Ne ha facoltà il Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Vorrei dire all'Assessore Alberton che non si è trattato affatto di una autointegrazione. Noi sappiamo bene, come pure i colleghi che hanno avuto questo incarico nella passata amministrazione, quali difficoltà di tipo finanziario ci fossero nel gestire una partita di questo genere, per il carattere stesso del settore, cioè soggetto a una spesa storica, a richieste spinte di qualsiasi genere e alla necessità di investire; in una direzione che fosse efficace e produttiva in rapporto ai problemi occupazionali.
Che la questione delle risorse fosse grave compare: peraltro anche dall'ultima delibera di programmazione pluriennale (fino al 1987) che contiene scelte ben precise, cioè ridurre la quota di formazione professionale più improduttiva, in qualche modo assistenziale, dirottando le risorse in direzione di una spesa caratterizzata da una qualità di investimento rapportata direttamente al mercato del lavoro e a possibilità concrete occupazionali.
Il fatto che ci è parso strano e che ci ha spinti a formulare in tal modo l'interrogazione è che questo problema non fosse all'attenzione dell'Assessore nel momento in cui, anziché affrontare nella collegialità dell'esecutivo un problema che c'è sempre stato e che ogni anno si riproduce, ha adottato un sistema di comunicazione di rilevamento del problema di tipo individuale, per conto suo, attraverso un comunicato alla stampa.



ALBERTON Ezio

In Giunta abbiamo cominciato a parlarne il giorno dopo in cui ci siamo insediati.



SESTERO Maria Grazia

Dalle dichiarazioni dell'Assessore apparse sul giornale invece non risulta.
Va bene che il problema si sia affrontato, ma il tono della comunicazione alla stampa era altro: era di tipo individuale, rivolto probabilmente anche ai colleghi di Giunta, segno, ma non ci scandalizziamo neanche di questo, di una probabile difficoltà che si riscontrava all'interno della compagine di Giunta nel risolvere un problema che c'è sempre stato, che c'è e che va affrontato con serietà.
Detto questo, noi non ci sentiamo affatto soddisfatti dell'esclusione della seconda parte dell'interrogazione nella risposta data dall'Assessore.
Non si può parlare oggettivamente di fabbisogno e di cifre se non si rapportano queste cifre alle scelte che l'amministrazione fa.
Il documento del piano per gli anni 1985/86 è da ieri in distribuzione e, sebbene abbia potuto scorrere soltanto rapidamente questi dati, vorrei far rilevare (è comunque questione che affronteremo nella competente commissione, il cui ritardato insediamento peraltro non è responsabilità mi pare, di parte del Consiglio e non è neanche fisiologico) che c'è una netta inversione di tendenza rispetto alla delibera di programmazione pluriennale e alle scelte lì segnalate, individuate e tradotte in termini di cifre nella tabella, per cui rispetto al piano di rientro pluriennale adottato dalla passata amministrazione che progressivamente doveva far fronte alla scarsità di risorse, ma contemporaneamente introduceva elementi di qualificazione degli interventi, prevedeva ad esempio nel passaggio dall'84 all'85 un rientro di 33000 ore sulla formazione professionale meno incisiva e meno finalizzata, in questo piano non solo non si è più adottato questo criterio, ma si va a uno sfondamento di 16815 ore rispetto all'anno precedente.
E' una scelta politica, ma se di fronte a una domanda che non sempre è pura rispetto alle finalità, si fa la scelta di rispondere comunque in toto a qualunque tipo di sollecitazione e di richiesta e si adotta il criterio del far stare tutto assieme senza effettuare delle scelte, è evidente che la spesa aumenta e rischia di diventare incontrollata.
Sarà un problema vostro.


Argomento: Artigianato

Interrogazione del Consigliere Fracchia inerente il disegno di legge n. 312


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Fracchia inerente il ddl n.
312.
La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

E' una risposta telegrafica quella che devo al Consigliere Fracchia il quale mi chiede quando la Giunta ha intenzione di ripresentare in Consiglio regionale il ddl n.312. Gli comunico che la Giunta ha già assunto la deliberazione di invio al Consiglio durante la sua ultima seduta accogliendo in toto le osservazioni del Commissario di Governo.
Mi auguro, come Assessore ai trasporti, che l'iter parlamentare della legge sia ridotto ai minimi termini in modo da approvare definitivamente questo impegno di programmazione che investe un settore importante della nostra economia regionale.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Ringrazio l'Assessore per la pronta risposta.
Vorrei far presente che intendevo sapere cosa intende fare la Giunta nelle more, perché mi risulta che alcuni Consorzi hanno già avviato la richiesta delle consultazioni per le nuove designazioni dei Consorzi Trasporti.
Forse sarebbe il caso di fare qualcosa per bloccare questa spesa inutile, se veramente la legge va in vigore e vengono soppressi i Consorzi Trasporti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Le comunico che il Presidente della Giunta manderà una lettera di normale prorogatio ai Consorzi. E' indubbio che durante questa vacatio la struttura attuale funzionerà fintanto che non verrà attuata la delega effettiva alle Province.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali

Interrogazione dei Consiglieri Valeri, Sestero, Avondo e Ferro inerente incarico a studi professionali per rilevazione opere abusive negli immobili di proprietà della Regione


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Valeri, Sestero, Avondo e Ferro inerente incarico a studi professionali per rilevazione opere abusive negli immobili di proprietà della Regione.
Risponde l'Assessore Turbiglio.



TURBIGLIO Antonio, Assessore al patrimonio

I signori Consiglieri regionali Valeri, Sestero, Avondo e Ferro in merito alla deliberazione n. 60-188 del 10/9/1985, relativa all'affidamento d'incarico ad undici Studi professionali di accertare, negli immobili in proprietà od in uso all'Amministrazione regionale, la sussistenza di eventuali abusi edilizi suscettibili di sanatoria ai sensi della legge 28/2/1985 n.47, hanno interrogato la Giunta regionale, ed in particolare gli Assessori al patrimonio ed all'urbanistica, per sapere: a) le ragioni in base alle quali la Giunta ha ritenuto gli Uffici tecnici dei competenti Assessorati regionali non in grado di compiere gli accertamenti di cui sopra b) i motivi che hanno indotto la Giunta a ritenere che nella costruzione o ristrutturazione del proprio patrimonio edilizio siano state commesse irregolarità edilizie c) i criteri adottati per l'attribuzione degli incarichi ai professionisti indicati in delibera d) se non ritenga opportuno soprassedere e revocare la sopra menzionata delibera.
Al riguardo si premette che la deliberazione n. 60-188 del 10/9/1985 è stata annullata dalla Commissione di controllo perché ritenuta illegittima per violazione all'art. 1 della legge regionale 6/11/1978 n.65 e per eccesso di potere sotto il profilo della motivazione, in quanto nell'atto deliberativo non sarebbe stata fatta alcuna menzione delle specifiche ragioni di ordine professionale che, impedendo di utilizzare il personale regionale, rendessero imprescindibile il ricorso a prestazioni esterne.
Negli anni precedenti decine e decine di incarichi erano stati affidati a studi professionali, non da ultimo quello affidato a un gruppo di architetti per procedere allo studio della sistemazione degli uffici regionali sotto il profilo della sicurezza.
A nostro avviso era intuitivo che la motivazione non dovesse essere riportata, in quanto già la Commissione di controllo aveva approvato questo tipo di delibere, permettendo di assegnare a studi professionali incarichi ritenuti non espletabili all'interno della Regione.
Sotto questo aspetto la Giunta ha ripresentato la delibera aggiungendo queste motivazioni. La Commissione di controllo ha riesaminato la delibera e l'ha approvata.
Non abbiamo fatto altro che agire come negli anni precedenti convinti di essere nel giusto.
In merito ai singoli punti dell'interrogazione, si fa presente quanto segue: punto a) la Giunta si è trovata nella necessità di fare ricorso a professionisti esterni, in quanto l'unico servizio regionale istituzionalmente competente ad effettuare gli accertamenti tecnici previsti dalla legge n.47 del 1985 è il Servizio tecnico patrimoniale, il quale però, avendo in organico soltanto otto unità, quasi tutti geometri, e dovendo già espletare una notevole mole di lavoro, è nell'assoluta impossibilità di far fronte alle incombenze sul condono, tenuto conto della notevole consistenza degli immobili regionali e del ristrettissimo termine posto dalla predetta legge per la presentazione delle eventuali domande di concessione o di autorizzazione in sanatoria.
E' da presumere che nell'ambito del personale regionale ci siano ingegneri, architetti o geometri in grado di compiere gli accertamenti di cui si tratta. Tuttavia, in base alla struttura amministrativa della Regione, questi funzionari tecnici sono preposti ad altre mansioni che non si saprebbe a chi far svolgere se gli stessi venissero distolti dai propri compiti punto b) la Giunta regionale ha ritenuto di far effettuare gli accertamenti di eventuali abusi edilizi, per non incorrere nell'applicazione delle sanzioni previste dalla citata legge n.47 del 1985.
A questo riguardo devesi far presente che gli abusi edilizi di cui si occupa la normativa sul condono, sono quelli commessi a partire dal 1942 cioè dalla data di entrata in vigore della legge urbanistica 17/8/1942 n.1150 fino alla data del 1 ottobre 1983.
Ora, negli immobili regionali, sia in quelli acquistati direttamente sia in quelli pervenuti dallo Stato o dagli Enti soppressi, nell'arco dei quasi 40 anni presi in considerazione dalla legge, cioè dal 1942 al 1983 possono essere stati commessi, dai precedenti proprietari, abusi edilizi di cui la Regione, attuale proprietaria, sarebbe chiamata a rispondere.
Inoltre non è da escludere poi che opere interne nei predetti immobili possano essere state realizzate dalla Regione stessa per conseguire una maggiore funzionalità dei locali, in relazione alle esigenze man mano manifestatesi.
In presenza di tali eventualità quindi, la Giunta regionale ha ritenuto proprio dovere far effettuare questi accertamenti, sia per regolarizzare gli eventuali abusi commessi, sia per evitare l'eventuale applicazione delle sanzioni comminate dalla legge in caso di mancata presentazione della domanda di sanatoria punto c) per quanto riguarda i criteri in base ai quali sono stati affidati gli incarichi, devo dire che poiché il tempo era molto ristretto ho effettuato rapidamente delle ricerche per poter assegnare questi incarichi a professionisti disposti a completare il lavoro nell'arco di due mesi e mezzo, in tempo utile cioè perché l'Assessorato possa esaminare gli elaborati, controllarne la validità e soprattutto la completezza.
Mi sono rivolto a ordini professionali e anche, per le mie esperienze professionali, a persone che conoscevo.
Poiché ci trovavamo ancora in periodo feriale, è stato molto difficile reperire quei 14/15 professionisti ai quali si pensava di affidare l'incarico, perché la legge sul condono non riguarda solo la Regione Piemonte, ma tutte le proprietà e quindi sono decine di migliaia le documentazioni che devono essere presentate entro il 30/11. Gli uffici che si sono dedicati a questo tipo di lavoro non sono molti, per cui sono tutti oberati di lavoro. In conclusione abbiamo reperito 11 nominativi disponibili.
I criteri adottati dunque sono stati imposti dall'urgenza e dalla professionalità del compito punto d) la Giunta regionale non ha ritenuto opportuno né soprassedere né revocare la delibera oggetto della presente interrogazione. Anzi, per i motivi che sono stati già illustrati, la suddetta delibera, sebbene annullata dalla Commissione di controllo, è stata sostanzialmente riadottata nella seduta del 26/9/1985, nella convinzione di aver compiuto un atto di tutela degli interessi dell'Amministrazione regionale.
Mi auguro di riuscire a presentare in tempo tutta questa documentazione, che sia perfettamente allineata con i dettami della legge e non penso che i Consiglieri interroganti mi abbiano interrogato per mettermi nella difficoltà di mandare il nostro Presidente in prigione.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Credo di poter tranquillizzare l'Assessore che l'intenzione degli interroganti non è di associare il Presidente Beltrami alle patrie galere.
Le ragioni erano altre e io cercherò di richiamarle, seppur brevissimamente, alla luce di una risposta che non possiamo giudicare soddisfacente. Sono venute alcune giustificazioni, ma, soprattutto nella risposta dell'Assessore, è emerso l'intento di circoscrivere la rilevanza dell'atto del quale si discute e dal quale si è originata la nostra interrogazione. In realtà questa è una delibera che potremmo considerare al di là della data della sua assunzione da parte della Giunta, abbastanza paradigmatica del comportamento della Giunta medesima in ordine ad una materia sicuramente delicata, sulla quale non si sono contati i richiami fortemente critici venuti nella scorsa legislatura da parte della DC, del PRI e del PLI in modo particolare. Il problema delle consulenze era venuto evidenziandosi come una sorta di discriminante da parte dell'opposizione nei confronti della maggioranza di allora. Ma, fatto questo riconoscimento occorre anche aggiungere che su questa materia, e i colleghi della I Commissione credo ne possano essere buoni testimoni, si era sviluppata una particolare sensibilità che andava ben al di là dell'opposizione, che toccava anche gruppi di maggioranza, che portò a bloccare in alcuni casi consulenze, che magari dopo lunghi rinvii erano state ripescate giudicandole comunque necessarie.
Un comportamento quindi ben diverso, e per consulenze di livello sensibilmente diverso, rispetto a questo che noi consideriamo assolutamente inaccettabile.
Si è fatto richiamo nella risposta ad un incarico precedentemente dato dalla Giunta per le misure di adeguamento alle norme di sicurezza. Io credo che questo sia un esempio assolutamente non calzante e che anche l'ing.
Turbiglio possa riconoscere la sostanziale differenza che passa tra la progettazione delle opere necessarie per adeguare gli immobili di proprietà regionale alle nuove norme di sicurezza, rispetto ad una pura verifica di quelle che sono le eventuali irregolarità edilizie gravanti sul patrimonio in uso o in proprietà della Regione.
Non si è detto però nella risposta data dall'Assessore Turbiglio se vi sia stato un interessamento formale da parte dell'Assessorato verso le strutture regionali che eventualmente potevano essere coinvolte e, quindi se vi sia stata da parte delle strutture medesime un rifiuto e una significazione di impossibilità ad operare. Sotto questo profilo la risposta è stata assolutamente non convincente, anche perché proprio quel richiamo che l'ing. Turbiglio ha fatto agli incarichi sull'adeguamento alle misure di sicurezza ci richiama al fatto che quelle misure erano state assunte dopo una seria indagine sull'accatastamento degli immobili e sulla consistenza della opere prive di concessione o di autorizzazione.
Non era dunque necessaria - e noi di ciò fino a prova contraria continuiamo a rimanerne convinti - una ulteriore indagine, un ulteriore esborso (nella delibera si parla di 50 milioni, ma non si sa se la cifra sarà sufficiente) per fare lavori che erano già ricavabili dal materiale a disposizione.
D'altra parte non è soltanto un problema di rapporto con gli apparati e di qualificazione degli stessi: problema questo che esisteva, che continua ad esistere e che questa delibera dimostra è destinato ad aggravarsi, tanto più che in questo caso appare molto più difficile dimostrare che non esistono all'interno delle strutture regionali le condizioni per svolgere direttamente l'indagine in questione.
Va sottolineato infatti che si tratta anche di un problema di costume amministrativo e di stile. Noi abbiamo cercato di verificare i soggetti ai quali è stato affidato l'incarico e, al di là delle difficoltà a reperire tra gli addetti ai lavori, la conoscenza, in alcuni casi anche soltanto fisica e professionale, di coloro che erano indicati come incaricati, si è constatato che tra gli affidatari dell'incarico si trova un Consigliere liberale di Nichelino, destinato pare a diventare Assessore; un Assessore liberale di Novara, un Assessore liberale di Biella e che tutti i restanti vengono considerati di area liberale. Del resto, il fatto che l'Assessore ci abbia detto che ha interpellato dei conoscenti, credo sia la conferma assoluta di questo fatto.
Di questo genere di accuse in sede di I Commissione, durante l'esame nella scorsa legislatura delle consulenze preposte dalla Giunta di allora non ne poterono mai essere lanciate.
Non so se la Giunta era a conoscenza dei contenuti della delibera in questione, certo è però che un simile comportamento sia abbastanza eufemistico definirlo discutibile e censurabile.
Io ricordo che "Provincia 2000", l'organo del Sottosegretario Costa che l'Assessore Turbiglio conosce molto bene, si distinse in grandi campagne e in vituperi di ogni sorta nei confronti del Presidente Viglione e della maggioranza in quanto tale su materie quali questa. Ci auguriamo che seguiti a scrivere, aggiornandosi soltanto sul tipo di maggioranza che governa la Regione.
Tutto ciò spiega perché noi riteniamo che sarebbe stato opportuno, come avevamo consigliato, addivenire a un ripensamento, anche perch diversamente vi è il rischio che le dichiarazioni di principio contenute nel documento programmatico presentate dalla Giunta, laddove si parla di rigorosa intransigenza programmatica, del più rigoroso rispetto delle procedure, della massima trasparenza amministrativa, della più ampia valorizzazione della professionalità dei funzionari, eccetera, già si appalesino quali vacue formulazioni.



VIGLIONE ALDO


Argomento: Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Interrogazione dei Consiglieri Sestero, Marchiaro e Adduci inerente la L.R. n. 49 del 29/4/85 sul diritto allo studio


PRESIDENTE

L'Assessore Alberton risponde all'interrogazione dei Consiglieri Sestero, Marchiaro e Adduci inerente la L.R. n.49 del 29/4/85 sul diritto allo studio.



ALBERTON Ezio, Assessore all'istruzione

Rispondo all'interrogazione n.28/33 del 13/9/85 presentata dai Consiglieri Sestero, Marchiaro e Adduci, in merito all'applicazione della L.R. n.49/85.
Dobbiamo richiamare che la legge è del 29 aprile 1985 e prevede che il piano venga approvato dalla Giunta regionale entro il 30 giugno dello stesso anno. Appare evidente a tutti come i tempi fossero impostati già in maniera molto difficile, in considerazione delle prossime elezioni amministrative e purtroppo nella legge non esistono norme transitorie per il periodo di prima applicazione. Per cui ci troviamo di fronte a un 30 giugno superato, termine entro il quale doveva essere formulato il piano e una Giunta che si è insediata dal 1 agosto.
1 - le proposte di progetto di cui all'art. 8 della L.R.49/85 pervenute complessivamente entro il 30 giugno 1985 sono state n.297 e così formate: a) conoscenza musei e parchi n.101 di cui n.41 da Enti locali, n.50 da Organismi scolastici, n.10 da Enti e Istituzioni culturali per un importo complessivo di L.1.002.520.000 b) inserimento e sostegno di minorati fisici, psichici e sensoriali n.97 di cui n.49 da Enti locali, n.46 da Organismi scolastici e n. 2 da Enti e Istituzioni culturali per un importo complessivo di L.3.299.750.000 c) applicazione di strumenti informatici, n. 99 di cui n. 26 da Enti locali, n.67 da Organismi scolastici e n.6 da Enti e Istituzioni scolastiche per un importo complessivo di L.1.235.200.000.
2 - I tempi di formazione della Giunta e delle Commissioni non hanno permesso l'attuazione della legge nei tempi prescritti.
L'istruttoria delle pratiche da parte degli Uffici dell'Assessorato è stata comunque espletata; si tratta ora di predisporre il programma di progetti tenendo conto sia delle proposte pervenute che dei necessari contatti-confronto in atto con Enti ed Organismi scolastici quali l'I.R.S.A.E., al fine di garantire al massimo il coordinamento delle iniziative di intervento della Regione con quelle degli enti scolastici più direttamente preposti. Si potrà poi, in tempi brevi e compatibilmente con il calendario dei lavori della Commissione consiliare competente, procedere all'approvazione del piano di intervento "Progetti regionali".
Si ricorda che l'art. 2 della legge 4.8.1977, n. 517 e relativa C.M.
21.7.78, n.169 prot. n. 3353 prevede che entro il secondo mese dell'anno scolastico (per quest'anno presumibilmente entro il 12/15 novembre) il Collegio dei docenti può predisporre il piano delle attività integrative scolastiche, tra le quali rientrano i progetti regionali di cui alla L.R.
citata; l'Assessorato si adopererà quindi, anche mediante l'organizzazione di incontri a livello locale, affinché i progetti approvati possano essere celermente avviati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere interrogante Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Ringrazio l'Assessore per questi primi dati che ci ha fornito che mi pare segnalino la necessità di procedere, anche rispetto allo stanziamento previsto nella legge, a un lavoro di selezione, di individuazione delle priorità. Vi è una sproporzione grande tra la cifra prevista e le domande pervenute e poi immagino che da parte della Regione ci siano anche esigenze e progettazioni dirette.
Intanto, credo che queste quantità segnalino che l'intervento previsto nella L.R. andasse nella direzione giusta. Diceva l'Assessore: "si tratta di espletare una serie di incontri e di verifiche" e io sul piano metodologico sono d'accordo che si debba fare riferimento a un ente come l'I.R.S.A.E, sperando che anche questo ente diventi produttivo nel suo operare.
Pregherei l'Assessore di impostare il lavoro con tempi il più possibile stretti per arrivare; rapidamente alla possibilità di dare; risposte ai soggetti interessati, di modo che non ci sia discrasia tra la programmazione didattica e queste attività che vanno necessariamente inserite nell'organizzazione della scuola. Sollecitiamo, ora che la Commissione: è stata insediata, una rapida verifica della materia da parte della Commissione.


Argomento: Fiere, mostre e mercati

Interrogazione dei Consiglieri Ferro e Acotto inerente l'iniziativa "Piemonte a Milano"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Ferro e Acotto inerente l'iniziativa "Piemonte a Milano".
Risponde il Presidente Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

In riferimento all'interrogazione dei Consiglieri Ferro ed Acotto nella quale si chiede di specificare alcuni punti circa l'iniziativa "Piemonte a Milano", tenutasi nel capoluogo lombardo ai primi di settembre ed in particolare, quali costi la Regione abbia affrontato per consentire la realizzazione dell'iniziativa, quale giudizio la Giunta abbia ricavato dai risultati ottenuti e come sia stato risolto il problema della gestione dell'iniziativa stessa, specifico quanto segue.
Penso di dare, almeno per il momento, una sommaria risposta, avendo attinto ogni più utile notizia presso gli Uffici e avendo riscoperto ogni più utile elemento, che era insorto con deliberazioni assunte prima di questo governo regionale.
Per meglio inquadrare la manifestazione, tenutasi a Milano 18/9 u.s.
mi pare opportuno fare una breve cronistoria di quanto ha preceduto l'avvenimento.
Da tempo gli Assessorati alla cultura, al turismo ed all'agricoltura avevano intrapreso singole campagne promozionali del "Prodotto Piemonte" nei settori di loro competenza nell'area milanese. I risultati di tali iniziative, se pur già di per sé soddisfacenti, hanno - ben presto evidenziato come una azione coordinata avrebbe permesso da una parte una maggiore incidenza evitando il verificarsi di inutili sovrapposizioni e dall'altra, se non di ottenere dei grossi risparmi dal punto di vista economico, almeno di razionalizzare le spese.
Ispirandosi a quest'ottica, la Giunta regionale della terza legislatura, con deliberazione n.110/42023 del 12.3.1985, ha incaricato la S.p.A. Promark di realizzare un piano di intervento promozionale nell'area milanese dei "prodotti del Piemonte", specificando che tra le esigenze dell'Amministrazione vi era la possibilità di poter disporre di un adeguato spazio polifunzionale dotato di servizio bar, ristorante ed enoteca da utilizzare per conferenze stampa e manifestazioni varie, di una segreteria permanente, dotata di personale in grado di fornire ai milanesi le notizie richieste, e di una struttura che potesse svolgere le indagini di mercato che via via si reputassero opportune.
La S.p.A. Promark, accettando l'incarico, ha elaborato il programma richiesto individuando il locale idoneo in Viale Gorizia n.22, ossia in prossimità della Darsena dei Navigli, posto come è noto caro ai milanesi e loro tradizionale punto di aggregazione.
Il locale ha uno spazio ricettivo polifunzionale di mq.145, è dotato di servizio bar e ristorante (numero posti 100, estendibili, eventualmente, a 200/250), cantina più dispensa di mq.120 oltre ad ulteriori 30 mq, nei quali può trovare collocazione il servizio di segreteria.
A seguito della presentazione di tale studio la Giunta regionale compiuti gli opportuni accertamenti, con deliberazione n.118-43354 del 23.4.1985, ha pertanto dato incarico alla S.p.A. Promark di provvedere alla sua realizzazione, preventivando una spesa di massima per quest'anno di L.640.000.000, di cui L.368.080.348, equamente ripartite sui vari capitoli di bilancio, sono state impegnate per far fronte alle spese di affitto del locale (L.85.000.000 + Iva) e per i servizi di marketing e di comunicazione e le rimanenti L.271.439.739 sono state accantonate in vista delle singole manifestazioni promozionali che la Regione Piemonte ritenesse di realizzare.
La prima di queste manifestazioni (autorizzata con delibera della Giunta regionale n.46/44802) è consistita in una distribuzione di materiale divulgativo che, prendendo lo spunto dallo stage di danza denominato "Vignale danza", informasse i milanesi delle attrattive turistico-culturali gastronomiche del Monferrato.
Spesa complessiva dell'iniziativa L.43.777.250 comprensiva, ovviamente dello studio e della realizzazione del materiale divulgativo.
A questo punto sorgeva la necessità di presentare alla gran massa dei milanesi la nascita di questo nuovo servizio della Regione Piemonte che nell'iniziativa precedente era solo stato preannunciato. Per questo motivo con deliberazione n.45/45855 del 30.7.85 la Giunta aveva dato incarico alla Promark di realizzare la manifestazione dell'8/9 u.s. preventivando una spesa massima di L.207.933.110.
Questa la storia ed i dati tecnici, gli interroganti però desiderano anche sapere quali siano stati i risultati.
E' ovvia la considerazione che per poter parlare di "ritorno", quindi di restituzione dell'investimento in termini reali è necessario attendere molto più del tempo trascorso. Tutto quello che, allo stato attuale, è possibile affermare è che, sia "Vignale danza" che il "Palio di Asti" hanno registrato una massiccia affluenza di pubblico e che la risposta immediata dei milanesi è stata di gran lunga superiore a qualsiasi aspettativa.
Basti pensare che, da calcoli approssimativi, si è potuta accertare una presenza di più di 200.000 persone alla manifestazione dell'8/9.
Ultimo quesito posto è che cosa intenda fare la Giunta per il futuro.
Come già ho avuto modo di dire è prematuro affermare sia che si sia trattato di un ottimo investimento, sia il contrario.
Sarà necessario raccogliere ogni utile elemento con il Comune di Milano, le Camere di Commercio piemontesi, che come è noto hanno attivamente contribuito alla realizzazione della manifestazione dell'8/9 u.s., e gli Assessori interessati.
Converrà verificare il meccanismo dei rapporti tra le componenti che gestiscono l'iniziativa, tenendo conto del carattere promozionale della stessa che viene attuata attraverso la Promark (Ente strumentale della Regione) ed i soggetti privati da lei coinvolti. Questa iniziativa appartiene decisamente e totalmente al Governo precedente, è vero, ma è iniziativa della Regione Piemonte, nella continuità della sua presenza noi l'abbiamo correttamente portata avanti. E con la stessa franchezza devo avvertire che scrupolo umano, preoccupazione politica, non disgiunta dalla considerazione che con questa iniziativa viene gestita una non indifferente massa di denaro pubblico, sollecitano la Giunta regionale, direi lo stesso Consiglio, a ricercare ogni più utile approfondimento, ogni suggerimento e valutazione tali da consentire al Piemonte di assumere ogni più utile decisione circa la continuità dell'iniziativa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dico molto francamente che dalla risposta che ci è stata data dal Presidente della Giunta, nella quale non ho capito bene per quali ragioni viene omessa risposta a un inciso presente nella nostra interpellanza circa i rapporti instaurati tra Regione, Promark e privati che mi pare sono stati anche coinvolti nella gestione, noi non abbiamo sufficienti elementi per valutare l'opportunità dell'iniziativa sulla quale, se è vero che si tratta di una iniziativa assunta dalla precedente Giunta, sono note le perplessità e le riserve nel momento in cui essa viene avviata.
La politica di promozione dei prodotti piemontesi ha visto negli anni passati un indirizzo della Regione inteso a forme di valorizzazione quali le botteghe del vino, le enoteche; valorizzazione, comunque, dei prodotti nell'ambiente e nelle zone da cui essi provengono mediante strutture che ricalcano un po' quello che è l'indirizzo seguito dai francesi.
Ora, non sono pochi quanti sostengono che la promozione non deve affidarsi a iniziative un po' estemporanee e un po' occasionali. Costoro partono dalla convinzione che i risultati di partecipazione, per esempio, a fiere, a rassegne, a iniziative (anche tipo quella assunta recentemente a Milano) abbiano in fondo dei risultati che non sono rispondenti al tipo e di aspettativa e di investimento che si fa in questa direzione. Ho sentito parlare di 640 milioni per quanto riguarda non un anno, ma quattro mesi cioè i quattro mesi finali di quest'anno.
Quale sarà l'investimento il prossimo anno, non è dato a capire.
Quindi, siamo di fronte a un investimento non certamente trascurabile. C'è oggi un dibattito che investe soprattutto gli operatori del settore vitivinicolo e qui si tratta di un'iniziativa in cui è presente anche una enoteca. E' un dibattito aperto da qualche anno nel quale sembrano definirsi orientamenti che sono sottovalutati dalla Giunta. Alcuni sostengono che la politica di promozione, specie nel settore vinicolo, deve essere più collegata alle strategie aziendali e interaziendali specie per quanto attiene la cooperazione che ha dei suoi riferimenti sul mercato delle proprie politiche di valorizzazione e di promozione.
La Regione, quindi, deve avere una propria politica di promozione che sappia garantire alle aziende delle occasioni in sintonia con le strategie che le aziende portano avanti e deve quindi fare tesoro dei risultati del passato. Ora, strutture come quella di Milano a noi pare inventino una promozione che taglia fuori tutto questo dibattito. Questo indirizzo sembra essere sempre più prevalente nell'orientamento delle aziende. Per questo noi siamo abbastanza tiepidi nel valutare una iniziativa che va nei filoni tradizionali della promozione. Scusatemi, ma Milano mi ricorda un po' il tipo di promozione generalizzata che fa l'ICE a Dusseldorf o a New York.
Tutti gli operatori sanno che la promozione generalizzata certo non guasta: è un'occasione che può anche essere offerta, specie quando non costa niente per gli operatori, ma non produce grandi effetti: occorre una promozione molto più finalizzata.
Per quanto attiene alle proposte per il futuro, credo che comunque ci sia la necessità di chiarire meglio tutta una serie di problemi. Si diceva prima, nella risposta del Presidente della Giunta, che sono state coinvolte le Camere di Commercio. Io so che le Camere di Commercio, nel complesso danno un giudizio positivo dell'iniziativa (un giudizio che non è certo euforico: è un po' cauto) però nello stesso tempo pongono con forza il problema del rivedere la gestione, il che significa che ci sono (per quanto riguarda la gestione) delle forme di parcellizzazione che devono essere superate. D'altra parte sarebbe stato interessante avere una risposta molto più puntuale, cosa che non è avvenuta, relativa al rapporto tra Promark e privato perché questo ci avrebbe consentito di vedere gli elementi anche di parcellizzazione che riscontriamo nella promozione non solo della Regione Piemonte, ma anche nei rapporti che la Regione instaura con enti come la Camera di Commercio e la Promark.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Pezzana e interrogazione del Consigliere Cerchio, inerenti il ritiro dal mercato dell'acqua Panna


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Pezzana e all'interrogazione del Consigliere Cerchio inerenti il ritiro dal mercato dell'acqua Panna.
Risponde ad entrambe l'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Signor Presidente, signori Consiglieri, per quanto concerne l'eventuale inquinamento e: comunque cattiva conservazione o inconvenienti dell'imbottigliamento dell'acqua Panna, dobbiamo precisare alcuni elementi.
Il tutto era nato non tanto da problemi di carica batterica, ma da problemi di inquinamento olfattivo, verosimilmente legati ad una partita di sostanza plastica che determinava questi inconvenienti. Sulla base di quello vi fu da parte della Regione Lombardia un approfondimento dell'indagine, anche dal punto di vista batteriologico, che non ha manifestato però particolari problemi.
Eliminato infatti l'inconveniente dei contenitori di plastica con sostituzione con materiale proveniente da partite scelte con maggior cura non si sono più verificati a livello della Regione lombarda, perlomeno per quanto è a nostra conoscenza, inconvenienti del genere.
Sono state poi allestite da parte nostra, soprattutto nel Novarese perché coinvolgeva una catena alimentare che è presente sia in Lombardia che nel Novarese da cui erano stati prelevati i campioni in Lombardia che avevano dato luogo a questi inconvenienti, ulteriori indagini dalle quali si è riscontrato una carica batterica lievemente superiore a quelli che sono i limiti cosiddetti di salvaguardia.
Occorre fare delle considerazioni molto specifiche: per acqua batteriologicamente pura non si intende assolutamente acqua esente da batteri. Si consente in genere che si arrivi a 10 elevato alla quarta per cmc nelle acque minerali. Si tratta di germi saprofiti; importante è che non vi siano germi di derivazione fecale, fatto che non è stato riscontrato assolutamente nell'acqua Panna.
Da successivi controlli, su questa come su tutte le altre acque che vengono sottoposte dai vari presidi di igiene sovrazonali ad indagini routinarie a campione, non è stato trovato nulla di allarmante.
Il problema è stato ascritto al fatto che quest'acqua durante i mesi estivi è stata esposta al sole in condizioni di temperatura molto elevata e quindi la carica batterica saprofitica peraltro iniziale è aumentata lievemente. Infatti da 100.000 (cioè 10 elevato alla quarta) è passata a 200.000 che può apparire molto, ma che in realtà è pochissimo, perché è il numero geometricamente immediatamente superiore, la riproduzione dei germi infatti è di tipo geometrico.
Non c'è quindi da preoccuparsi in alcun modo.
Si potrebbe poi entrare nella polemica "plastica o vetro". Il problema non è perfettamente chiaribile allo stato attuale dei fatti, perché se è pur vero che la plastica qualche volta determina inconvenienti del tipo che ho segnalato precedentemente, il vetro presenta altri gravi inconvenienti.
Se si trattasse tutto di vetro a perdere, ci sarebbero meno problemi, anche a prescindere dal fatto che in genere si tratta di un vetro di scarto quello delle bottiglie che in genere non viene prodotto da caolino puro o comunque da sabbie prese in origine, ma bensì in genere da riciclaggio di altri vetri, sui quali quindi non si ha controllo dei contenuti di sale di piombo e così via. Sono le classiche bottiglie di vetro verde che per certi aspetti sono valide perché salvaguardano l'acqua dall'azione della luce che su alcuni tipi di germi è favorente in termini di accrescimento; peraltro determinano poi problemi relativi alla cessione continua, in quanto vi sono sostanze di vetro neutro, di sostanze estranee alle acque ivi contenute.
L'inconveniente più grave per quanto concerne il vetro è che trattandosi in genere di bottiglie riciclate e lavate, talvolta persistono ancora delle incrostazioni, seppur minime, che possono determinare inquinamenti non di tipo batterico come tali perché la temperatura di lavaggio inibisce la presenza di grosse cariche batteriche, ma comunque sempre degli inconvenienti in quanto vi è quella cessione di sostanze estranee.
Occorre poi considerare ancora che le bottiglie già usate vengono conservate, trasportate in condizioni di disagio, nel senso che c'è un po' di tutto. C'è si il cittadino pulito che lava la bottiglia, che addirittura la risciacqua, mentre c'è quello che invece la usa per metterci il petrolio, per cui certe cose sfuggono evidentemente al controllo. Sono comunque aspetti non marginali.
La plastica, al contrario, non presenta questi inconvenienti.
La bottiglia di plastica infatti esce in pressofusione ed è sempre a perdere, quindi si hanno maggiori garanzie sul piano del mantenimento di cariche batteriche quali sono quelle originali dell'acqua che sgorga dalle sorgenti.
Un altro elemento da considerare è che la bottiglia di vetro è senza dubbio più atta e consona a mantenere l'acqua gasata, cioè addizionata di anidride carbonica che come è noto impedisce lo sviluppo della carica batterica.
Ci si salvaguarda per quanto riguarda la presenza della flora saprofitica, ma bisogna anche dire che ci si rovina lo stomaco. Credo che sia meglio forse ingerire un po' di saprofiti che non rovinarsi lo stomaco con l'acidità che nasce dall'uso smodato che abbiamo tutti dell'acqua gasata.
Ricordo un mio intervento di dieci anni fa in Consiglio comunale nel quale consigliavo ai cittadini di bere l'acqua che sgorga dal rubinetto. Il cloro, infatti, non crea problemi, è sufficiente lasciare un contenitore a bocca larga nel frigorifero, ad esempio, per garantirsi la scomparsa della clorazione.
Si tratta dunque di un problema che ha elementi di ambivalenza.
Bisognerebbe portare i controlli sui contenitori in plastica a livello di indagine soprattutto chimica per essere sempre sicuri che non sfugga occasionalmente o artatamente materiale non perfettamente idoneo sul piano ecologico. E' un problema che comunque è alla nostra attenzione, ma che forse richiederà anche una regolamentazione più precisa a livello nazionale.
Non c'è assolutamente nessun pericolo per quanto concerne le acque minerali che sono in commercio nella nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Ringrazio l'Assessore Olivieri per la sua risposta che trovo esauriente. Vorrei però aggiungere, e questo credo rientri nelle competenze del lavoro legislativo regionale, alcune osservazioni.
Se non ricordo male fu proprio l'anno scorso che il Ministro Altissimo parlò della legge che doveva essere discussa in Parlamento relativa alla eliminazione dal commercio, entro gli anni '90, di tutti i contenitori in materiale non biodegradabile. La questione dell'acqua Panna è uscita sui giornali milanesi con molta evidenza ed è per questo che ho chiesto all'Assessore qual era la situazione in Piemonte visto che questa acqua minerale è diffusa anche nella nostra Regione. Dal punto di vista legislativo, questa scadenza per il Parlamento è programmata per gli anni '90, ma non credo che sarebbe un demerito per la nostra Regione, per il nostro lavoro di Consiglio, se ci preoccupassimo già fin da ora dei problemi connessi al settore dei contenitori in materiale non biodegradabile.
E' un dato di fatto che i contenitori delle acque minerali, così come per tantissime altre sostanze, dovranno essere aboliti. Potremmo porci da un punto di vista di lavoro di commissione, non di dibattito in aula, con molto anticipo rispetto a questa scadenza e da un punto di vista civile e sociale è un compito sicuramente molto importante che io sottopongo al lavoro di questo Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio per quel che concerne la seconda interrogazione.



CERCHIO Giuseppe

Ringrazio l'Assessore Olivieri per là tempestività della risposta e per le assicurazioni date rispetto alla preoccupazione che al contrario era emersa soprattutto da alcune informazioni che organi di stampa avevano attivato, peraltro legittimamente, sul piano di alcune avarie che nei contenitori dell'acqua Panna si erano registrate nelle settimane addietro.
La interrogazione non mirava certo a creare danno a una ditta distributrice di quest'acqua, ma ad assicurare e rendere sicurezza alla utenza numerosa che di quest'acqua esiste sul territorio nazionale e di conseguenza sul territorio regionale.
L'Assessore ha richiamato il buon senso a che si ritorni a forme di assunzione di acqua forse più tradizionali, raddrizzando un uso eccessivo in questi ultimi anni dell'acqua imbottigliata. Richiamava l'Assessore il fatto di bere l'acqua che sgorga dal rubinetto e noi torinesi dai residuati "toretti" che ancora qua e là esistono nella città.
Il collega Paris esperto di tanto cose mi diceva che nel Corano sta scritto che se l'acqua scorre per tre metri è bevibile; non è che noi intendiamo bere acqua un po' solidificata, ma indubbiamente un richiamo in qualche misura alle abitudini e alle origini forse ci aiuta.
La ringrazio quindi per la tranquillità che ha voluto portare all'utenza piemontese.


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interpellanza del Consigliere Staglianò inerente la salute nel posto di lavoro


PRESIDENTE

Esaminiamo infine l'interpellanza del Consigliere Staglianò inerente la salute nel posto di lavoro.
La parola al Consigliere Staglianò per l'illustrazione della interpellanza.



STAGLIANO' Gregorio Igor

La ringrazio Signor Presidente. Questa interpellanza ha preso spunto da una notizia di cronaca, una di quelle a cui ormai andiamo tutti quanti adeguandoci senza batter ciglio: si tratta della nube tossica sprigionatasi dall'impianto della SAGIT di Via Chambèry 119 nel quartiere Pozzo Strada di Torino, tra il 21 e il 22 settembre u.s.
E' l'ultimo episodio di una serie che va costellando con incidenti più o meno gravi la vita e dei lavoratori e dei cittadini. Ho chiesto una risposta all'Assessore Olivieri, che ringrazio immediatamente per la tempestività con cui ha voluto raccogliere l'invito dando segno di opportuna sensibilità su un tema di grande rilevanza sociale e civile, per sapere che cosa si intende fare in Piemonte per costruire una mappa dei rischi ambientali.
A proposito della nube tossica di Pozzo Strada, "La Stampa" dell'altro ieri scriveva: "impiantiamo altre fabbriche e fabbrichette. Non diciamo niente di quel che c'è sotto. Sono d'accordo tutti: se no c'è rischio di chiusura, se no si perde lo zero virgola di produzione, se no la statistica del benessere si mette a ringhiare, se no c'è dieci lire di meno, se no c'è un centesimo di aria pulita che sopravvive e bisogna invece buttarlo gi sterminarlo e fare che gli occhi della gente brucino, che le gole si mettano a tossire, che tutti gli sfinteri diventino verdi e tutti gli sputi vermiglione. C'è compenso: più cultura! Più musica in piazza! Veleno e Schubert...Cianuro e Beethoven...".
Ho preso a prestito questo passo di un elzeviro dello scrittore Guido Ceronetti, ospitato nella terza pagina del giornale torinese, perché mi pare che indichi con la dovuta auto-ironia - dono prezioso dell'homo sapiens - i ritardi intollerabili, di cultura politica ed anche - direi l'affievolirsi degli istinti di sopravvivenza del genere umano. Non voglio farla lunga, Assessore e colleghi Consiglieri, perché penso che l'Assessore alla sanità non sia interessato a divenire Ministro del Polmone d'Acciaio come direbbe Ceronetti, stipendiato da Tànatos.
Allora si faccia in fretta.
Nel Piano Sanitario Regionale per il triennio '82-'84 sono contenute linee e proposte d'intervento che a nostro avviso sono valide e da praticare. E finalmente, perché ci pensa già il Ministro Degan ad accumulare ritardi su questo fronte, come è avvenuto ancora con il recepimento a scoppio ritardato della direttiva CEE 82/501. La periferia dell'impero, quali noi siamo considerati, può infatti attendere.
Quello che negli altri Paesi è già acquisito, nel nostro può aspettare mentre si moltiplicano le piccole Bhopal.
Penso che un censimento delle attività produttive pericolose e la costruzione della mappa dei rischi ambientali sia il primo passo per consentire a tutti, cittadini e lavoratori, di intervenire al meglio.
Noi siamo avvolti, colleghi Consiglieri, oltre che da nubi tossiche, da nuvole di mistero. Quando si parla di pericolo è subito top-secret. Proprio il contrario di quello che la logica e il buon senso vorrebbero, oltre che di quello che sarebbe necessario per far crescere la consapevolezza di tutti e per predisporre le misure di protezione civile sia per gli addetti che per i cittadini. Questo era il senso della mia interpellanza. Mi auguro che l'Assessore indichi concretamente i passi che in questa direzione sono stati già fatti o si intendono fare per sanare situazioni che a nostro avviso non sono più tollerabili.



PRESIDENTE

Il problema è così vasto che se ne potrebbe parlare per un giorno intero, ma questo non si può fare perché il regolamento stabilisce che alle interpellanze su un fatto specifico l'Assessore deve rispondere illustrando ciò che intende fare.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

In genere io sono libertario, non amo molto i regolamenti. Questo argomento è molto importante e complesso per cui è opportuno che legga a questa onorevole assemblea, per una doverosa informazione, i dati sullo stato delle cose. Poi farò alcune brevi considerazioni.
L'ordinanza del Ministero della Sanità del 21.2.85 avente a oggetto: "effettuazione del censimento delle attività industriali comportanti il rischio di incidenti rilevanti, rientrati nel campo di applicazione della direttiva n.82/501/CEE del 24.6.1984", stabilisce che entro 60 giorni dalla pubblicazione della stessa i fabbricanti che svolgono attività industriali rientranti nel campo di applicazione della direttiva CEE succitata devono fornire al Ministero della Sanità i dati richiesti con il questionario allegato; le stesse informazioni devono essere fornite dai fabbricanti che intendono avviare nuove attività rientranti nel campo della direttiva CEE allo scadere di 180 giorni precedenti l'avvio dell'attività medesima.
La Regione Piemonte, con nota dell'Assessore alla Sanità, ha richiesto al Ministero della Sanità tutti i dati che ha acquisito e/o acquisirà a seguito dell'ordinanza in oggetto. La disponibilità di tali dati è necessaria al fine di agevolare l'esercizio, da parte dell'Assessorato alla Sanità, delle funzioni di coordinamento ed indirizzo sulle attività delle UU.SS.SS.LL. in materia di sicurezza e igiene nei luoghi di vita e di lavoro.
A tutt'oggi non è pervenuta risposta in merito.
Una mia considerazione: si dovrebbe evitare la proliferazione delle inchieste perché spesso vi è un turbinoso richiamo a disposizioni analoghe da parte di più enti con conseguente disordine e incertezza anche a livello delle aziende. Quindi, quando la massima autorità si pone in quest'ottica dovrebbe, appunto in uno spirito di collaborazione, poter avere i dati nel più breve tempo possibile.
Per la realizzazione degli obiettivi individuati dall'allegato 13 del Piano Socio-sanitario Regionale, per il triennio 82/84, in materia di tutela della salute dei lavoratori in ogni ambiente di lavoro si è proceduto innanzitutto attraverso due linee fondamentali che sono: predisposizione a livello regionale di strumenti operativi ed organizzativi nonché completamento di alcuni provvedimenti legislativi. Gli strumenti operativi e organizzativi si possono sinteticamente compendiare in: gruppo di lavoro regionale relativo all'allegato 13 del P.S.S.R. E' stato approvato uno specifico piano di lavoro atto a definire metodologie e strumenti per avviare nelle UU.SS.SS.LL. interventi per la tutela della salute nei luoghi di lavoro unità flessibile interdipartimentale tra gli Assessorati alla Sanità Assistenza ed Ecologia al fine di tendere ad una sempre più organica ed omogenea politica degli interventi sugli ambienti commissione di lavoro per lo studio di una bozza-tipo di regolamento d'igiene e sanità pubblica commissione di lavoro per la attuazione della direttiva CEE sull'inquinamento da piombo e realizzazione del programma di sorveglianza biologica su un gruppo di popolazione collaborazione con strutture particolarmente qualificate quali l'Università di Torino, l'Istituto Elettrotecnico Nazionale "Galileo Ferraris", l'Istituto Superiore di Sanità, la Pretura Penale di Torino, per la definizione degli aspetti tecnici di particolare complessità collaborazione con i Ministeri interessati, l'ISPESL e le Regioni per una continua verifica sull'attuazione dei dettati della Legge di Riforma Sanitaria rapporti con le OO.SS. e le Associazioni di categoria per garantire una corretta e proficua partecipazione delle forze sociali alla costruzione e verifica dei programmi di intervento e di risanamento.
L'attuazione dei provvedimenti legislativi ha riguardato in particolare la gestione delle funzioni trasferite (legge 597/82) e delle attività di prevenzione.
Si è provveduto ad emanare prime indicazioni relative alla gestione delle attività ex ENPI, ex ANCI ed Ispettorato del Lavoro. Successivamente in ottemperanza a quanto previsto dal P.S.S.R., sono state avviate le iniziative necessarie alla attivazione delle funzioni ispettive multizonali e al loro graduale riordino. In questo senso sono in corso una serie di iniziative con le UU.SS.SS.LL. allo scopo di integrare più proficuamente a livello di ogni U.S.S.L. dette funzioni con le attività incentrate su programmi di lavoro omogeneizzandole in un organico piano di intervento.
In attuazione della Legge Regionale 60/80, sono stati inoltre individuati i criteri minimi per la costituzione delle sezioni di tutela della salute dei lavoratori (T.S.L.) nei servizi di Igiene Pubblica delle singole UU.SS.SS.LL.
A livello regionale si è inoltre cercato di sviluppare in aderenza ai lineamenti di piano la propria funzione di indirizzo nei confronti delle UU.SS.SS.LL. con la messa a punto delle seguenti iniziative: a) - scheda di notifica al fine di consentire l'aggiornamento sistematico sulla conoscenza, la verifica delle priorità di intervento e l'aggiornamento delle mappe di rischio; detta scheda è stata deliberata dalla Giunta regionale ed in collaborazione con alcune UU.SS.SS.LL. si è avviata una fase di sperimentazione che terminerà alla fine dell'anno in corso b) - individuazione ed aggiornamento delle procedure di intervento relative ai seguenti fattori di rischio e settori produttivi prioritari: agricoltura: definizione e avvio di un programma di intervento complessivo mirato alla prevenzione dei rischi specifici, la cui realizzazione coinvolge alcune UU.SS.SS.LL. della Regione e le relative Associazioni di categoria cancerogeni: si è prodotto un secondo manuale relativo all'utilizzo delle ammine aromatiche ed è in corso di aggiornamento il manuale delle sostanze cancerogene. Sono in stato di attuazione specifici progetti mirati previsti dall'apposita convenzione rumore: è stato ultimato uno studio specifico del danno da vibrazioni ed è in corso di aggiornamento il manuale relativo al rischio da rumore, in particolar modo per quanto attiene ai criteri di rilevazione, alla problematica del rumore impulsivo ed ai protocolli di diagnosi mirata.
Inoltre, dopo la definizione di un protocollo di archiviazione, è in corso una raccolta sistematica di soluzioni di bonifica broncoirritanti,silice ed amianto: è stata definita la convenzione con l'Istituto di Medicina del Lavoro e sono stati avviati i programmi di studio individuati nonché un programma specifico per gli addetti alla manutenzione delle strade, dipendenti delle Province esposti professionalmente all'utilizzo di pietrisco contenente amianto.
c) - alcune UU.SS.SS.LL. sono state impegnate nella realizzazione di alcuni interventi specifici relativamente ad alcuni rischi indicati nell'allegato 13 e/o in settori produttivi di particolare rilevanza nella Regione. Tali UU.SS.SS.LL. sono state altresì finanziate specificamente attraverso l'utilizzo dei fondi a destinazione vincolata pari a: due miliardi di lire nell'anno 1982; 1,65 miliardi nell'anno 1983, e due miliardi nel 1984.
d) - attività di formazione e aggiornamento: considerata la complessità della materia e la sua diversificazione in aspetti di vario genere (tecnici, giuridici, etc.) sono state avviate iniziative relative al problema della formazione degli operatori preposti, tendenti a: fornire elementi conoscitivi in relazione alle specifiche necessità delle UU.SS.SS.LL. rispetto alle molteplici figure professionali presenti nel Servizio di Igiene Pubblica fornire criteri e metodologie atte ad integrare le attività di conoscenza, mappatura e programmatorie con quelle di tipo strettamente tecnico ed a omogeneizzare in un organico piano di intervento complessivo fornire agli operatori elementi tecnici-metodologici tali da garantire interventi omogenei sull'intero territorio regionale.
Le iniziative che si intendono intraprendere sono legate, in modo particolare, alla realizzazione dei programmi e progetti già avviati tra i quali riveste importanza prioritaria l'ultimazione del programma sulla sperimentazione delle schede di notifica (quello cui faceva riferimento Staglianò proprio per avere sempre gli elementi conoscitivi di base) strumento indispensabile per una omogenea e mirata mappatura dei rischi, e la messa in funzione di tale strumento informativo in tutte le UU.SS.SS.LL.
della Regione.
Conseguentemente al recupero dei dati conoscitivi sulle attività industriali attraverso i dati di conoscenza esistenti in ogni U.S.S.L., i dati forniti dalla scheda di notifica e dall'ordinanza ministeriale l'Assessorato alla Sanità, in collaborazione con tutte le UU.SS.SS.LL.
predisporrà programmi specifici per l'informazione della popolazione e di tutti gli esposti, in relazione agli insediamenti produttivi a rischio presenti sull'intero territorio regionale.
Come vedete da questa scarna esposizione, il problema è estremamente complesso ed articolato. Non dobbiamo dimenticare che la tutela e la sicurezza devono esserci in tutti i luoghi di lavoro, non solo nella fabbrica o nella "boita", nella grande o nella piccola industria,, ma si allargano a tutte le attività. Abbiamo in Piemonte circa 129.000 imprese artigiane, 13.000 aziende industriali, 112.000 imprese commerciali.
Gli addetti sono articolati anche attraverso mansioni tipiche e specializzazioni anche alte. Questo è un primo elemento su cui riflettere.
Indubbiamente è necessaria una schedatura come elemento di base su cui impostare dei programmi mirati eventualmente randomizzati e cosa via.
Ma vi è un altro aspetto molto importante non certamente l'ultimo. Ho parlato di imprese artigiane che per certi versi costituiscono uno dei tessuti fondamentali della nostra Regione. Si parla di riconversione industriale, di terziarizzazione, di tutta una serie di aspetti necessari per passare alla società post-industriale. Oggi l'artigianato non è più quello che fabbrica il pezzo di cuoio battendo col bulino. L'artigianato ha raggiunto alti livelli tecnologici e, con numero relativamente modesto di addetti, rappresenta spesso momenti inizialmente trainanti di situazioni addirittura di avanguardia sul campo dell'applicazione delle più avanzate innovazioni tecnologiche.
Qui mi riconnetto con i problemi dell'occupazione. Il giorno in cui interverremo nelle cosiddette "boite" il problema diventerà esplosivo.
Speriamo che non lo diventi. Abbiamo di fronte a noi da un lato la tutela della salute che è doverosa e dall'altro un altro tipo di salute: il benessere inteso in senso generale. Ricordiamoci delle raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.
Forse dovremmo studiare qualche cosa che permetta di agevolare questa risposta che, a sua volta, vuol dire anche lavoro: è una catena che si protrae. Sono un medico, non sono certo un politico puro o un economista.
E' necessario cercare tutti insieme di trovare i mezzi per un finanziamento agevolato, mirato a questo tipo di intervento. Spero di essere cattivo profeta, ma il giorno in cui sarà a regime un sistema di controllo più policentrico, più capillare, più iterante e itinerante su questa materia potremmo avere dei contraccolpi molto gravi.
Allora dobbiamo cercare di coinvolgere gli istituti bancari di interesse locale. I tecnici sanno queste cose meglio di me, io cerco di buttare l'idea perché credo veramente che se riuscissimo ad attivare un sistema di finanziamenti agevolati in questo campo, avremmo fatto qualche cosa di buono per la salute e per il lavoro. Questo è un primo elemento.
Ma un'altra riflessione mi sovviene: la formazione degli operatori materia estremamente delicata.
Chiedo scusa al Presidente, ma siamo qui per dibattere e per discutere se no, pazienza, non dibattiamo e non discutiamo, ma non credo di dire delle sciocchezze.



PRESIDENTE

Il problema è che bisogna rispettare il regolamento.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Non ho dormito e sono un po' nervoso. Comunque cercherò di stringere e di essere breve. Sul piano della formazione del personale la Regione ha già fatto molto. Riprenderemo questa materia credo a brevissimo termine considerando che la maggior parte di questo personale va nell'industria privata e questo è per un verso un danno e per un altro verso un bene. La verità è che manca la cultura di base, esiste questa sofferenza nel sistema a livello nostro, livello della società produttiva, a livello del sindacato, il quale a volte "epidermizza" in modo reattivo certe situazioni rispetto a questi problemi.
Questo mi fa giungere ad una considerazione generale, secondo me, molto importante. Ho dato uno sguardo superficiale ai programmi scolastici soprattutto a quelli per formare gli operatori per produzioni che comportano rischi (periti chimici, elettrotecnici, elettronici, conciari: e la fila non finisce più) ma non ho letto nulla che insegni che questi operatori manipolano talvolta la "morte". Dovremmo fare uno sforzo tutti insieme per cercare di risolvere, nei limiti del possibile, questo problema a livello locale instaurando un rapporto con i Provveditorati agli Studi e con gli istituti. L'altra volta ho citato il famoso problema dell'educazione sanitaria.
E' anche opportuno promuovere politicamente un'azione a livello centrale perché queste materie compaiano nei programmi degli ultimi anni della formazione professionale.
Queste sono le mie brevissime considerazioni personali che chiudo per non atterrire il Presidente con le mie esuberanze verbali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere interpellante Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ringrazio nuovamente l'Assessore e dichiaro di ritenermi soddisfatto in particolare delle considerazioni finali da lui svolte, anche se sul problema dell'educazione sanitaria forse occorrerebbe tener conto che esiste un sistema scientifico per estrarre il profitto violando le stesse regole che la società civile va definendo. Su questo versante sarebbe utile che si attuassero dei controlli strettissimi perché, mentre si procede ad educare la gente, le norme già stabilite vengano applicate.
Nel merito specifico dell'interpellanza ritengo sia opportuno acquisire rapidamente da parte dell'Assessorato regionale alla Sanità tutti i dati raccolti dal Ministero competente in base all'ordinanza del 21.2.1985 per costruire questa mappatura; in particolare occorre avvalersi dell'art. 2 che prevede l'acquisizione, entro 60 giorni dal 21.2.1985, di tutti i dati sulle sostanze usate dalle aziende a rischio. Ciò affinché possano essere messi a disposizione, oltreché dei cittadini, di tutti gli organi competenti e anche degli organismi sindacali interni ai luoghi di lavoro che potrebbero dare un contributo, a nostro avviso essenziale, per esercitare una funzione di controllo e di intervento sulle condizioni di lavoro e di vita nell'ambiente di lavoro e anche fuori di esso. Dalle parole dell'Assessore mi è parso di capire che questo non è ancora stato fatto. Sarebbe auspicabile che l'Assessorato, proprio in virtù della sensibilità dimostrata in questa circostanza, mettesse rapidamente a disposizione di tutti i dati che via via provengono da queste inchieste conoscitive.


Argomento:

Interpellanza del Consigliere Staglianò inerente la salute nel posto di lavoro

Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Vi sarebbe ancora una interpellanza, ma non è più possibile discuterla perché ci sono diversi altri punti all'o.d.g. da esaminare e l'ora a cui siamo giunti è già tarda.
I richiami da me fatti agli oratori non riguardano a volte l'importanza delle questioni, ma il Regolamento che deve essere sommamente rispettato.
Non consento a nessuno di non rispettare il Regolamento nel modo più assoluto, perché diversamente si viene a violare ogni principio e le questioni che vengono dopo non possono più essere affrontate. Coloro che devono affrontarle hanno motivo di lagnanza, in quanto prima è stato violato palesemente il Regolamento.
Vorrei fare un altro richiamo circa la confusione che regna nei corridoi adiacenti all'aula che ormai non sono più a disposizione dei Consiglieri, ma delle persone più disparate. Ho dato ordine che vengano cacciati tutti coloro che non hanno attinenza con i lavori del Consiglio. A questo punto, se non bastano gli uscieri che non hanno un fisico adeguato chiamerò i granatieri o i corazzieri! E' una cosa indegna! Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, chiedo - e mi rivolgo ai gruppi più che a lei, anche se alla fine mi toccherà di chiederne la sanzione al Presidente - se sia possibile fare in modo che tutti i Consiglieri stiano nell'emiciclo e che il nostro Gruppo non sia disperso, ma unito.
Va bene che il voto popolare ci ha emarginati dal Governo, ma emarginarci anche dai banchi dell'emiciclo mi pare troppo.



PRESIDENTE

Già l'insediamento delle Commissioni è di per sé difficile perché chi ha promosso l'VIII Commissione doveva anche dire dove può insediarsi e prendere il personale.
Io ero favorevole alla istituzione di 5 Commissioni, perché so che quando si lavorava con 5 Commissioni si aveva sempre la maggioranza. La Lombardia ne aveva 8 e adesso ne ha istituite 7. Noi ne abbiamo 8 e adesso bisogna trovare i locali e il personale.
La stessa cosa è per i Gruppi; ma voi pensate che vi sia una disponibilità e una elasticità tale da poter fare queste cose? Queste cose hanno una difficoltà tremenda, allora mettiamoci almeno d'accordo: chi si sente a sinistra si mette di là e chi si sente invece un po meno a sinistra si metterà dall'altra parte.
Il problema verrà risolto rapidissimamente oggi pomeriggio.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Lombardi e Santoni.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

Sono stati presentati i seguenti progetti di legge: n. 6: "Integrazione della L.R. 22 gennaio 1985, n. 7, presentato dalla Giunta Regionale il 31 luglio 1985 ed assegnato alla I Commissione in data 27 settembre 1985 n. 7: "Prima nota di variazione al DDL avente per oggetto 'Assestamento al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1985' " presentato dalla Giunta Regionale il 31 luglio 1985 ed assegnato alla I Commissione in data 27 settembre 1985 n. 8: "Normativa provvisoria di attuazione dell'art. 7 - 4 comma della L.R. 21.l.80 n, 3 e successive modifiche", presentato dalla Giunta Regionale il 10 settembre 1985 ed assegnato alla V Commissione in data 27 settembre 1985 n. 9: "Interventi sulla stampa periodica locale e sulle televisioni private regionali, per l'informazione su attività, proposte e programmi della Regione", presentato dai Consiglieri Cerchio, Brizio, Fraire Nerviani, Villa il 26 settembre 1985 ed assegnato alla VI Commissione in sede consultiva in data 27 settembre 1985 n. 10: "Norme integrative per la presentazione delle domande di registrazione di presidi socio-assistenziali", presentato dai Consiglieri Nerviani, Devecchi, Ratti, Paris il 26 settembre 1985 ed assegnato alla V Commissione in data 27 settembre 1985.


Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 24 settembre 1985 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma, della L.R.
6/11/1978, n. 65 - sono depositate e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento:

d) Convalida Consiglieri regionali da parte della Giunta delle Elezioni


PRESIDENTE

Ho ricevuto dal Presidente della Giunta delle Elezioni, Germano Benzi cosa assai gradevole stamani, la seguente lettera: "Ai sensi dell'art. 16 del Regolamento del Consiglio Regionale, la Giunta delle Elezioni ha compiuto l'esame delle condizioni di ciascuno dei Consiglieri eletti per accertare la sussistenza delle cause di ineleggibilità.
Poiché nulla è stato riscontrato nei loro confronti, né sono pervenute a tutt'oggi istanze o ricorsi relativi alle condizioni di tali eletti, le propongo di sottoporre al Consiglio la convalida dei 60 Consiglieri regionali, nei confronti dei quali è stato accertato non sussistere cause di ineleggibilita." Pertanto, nell'o.d.g. della prossima seduta verrà posto quanto richiesto dal Presidente della Giunta delle Elezioni, Germano Benzi.


Argomento: Calamità naturali

Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale sulla situazione in Val Formazza


PRESIDENTE

Passiamo al punto 4) dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente della Giunta Regionale".
Il Presidente della Giunta ha fatto pervenire al Presidente del Consiglio, che l'ha trasmesso ai Presidenti dei Gruppi, un documento relativo ai problemi della Val Formazza.
La parola al Presidente della Giunta.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Ho due possibilità: una è quella di richiedere alla diligenza dei Consiglieri di dimostrarla dichiarando di aver letto la mia relazione e l'altra è che io la rilegga meccanicamente ora.
Mi affido al Consiglio. Penso che dopo quanto ho detto la prima volta e quanto ho scritto in una dozzina di pagine abbia almeno come atto di buona volontà esaurito ogni possibilità della Giunta di riferire al Consiglio almeno nella prima fase. Mi riservo evidentemente d'integrare la stessa relazione attraverso la sollecitazione di altri argomenti che il Consiglio mi può rivolgere.
Se c'è l'accordo, Signor Presidente, io darei per letta la relazione e offrirei la possibilità al Consiglio di aprire la discussione.



CERCHIO GIUSEPPE



PRESIDENTE

Mi pare che la metodologia instaurata sia stata corretta: è stata inviata per tempo la comunicazione ai Gruppi consiliari in modo che, senza una rilettura del documento, i Consiglieri possano fare le opportune valutazioni.
Se non ci sono altre richieste chiedo ai colleghi se intendano intervenire sulla comunicazione del Presidente della Giunta.
La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Dobbiamo subito dichiarare d'essere rimasti, non diciamo indignati (che sarebbe espressione forse troppo forte), ma certo negativamente impressionati dalla relazione presentataci dal governo regionale sulla sciagura che si è verificata in Val Formazza.
Ma come? L'evento franoso (come lo chiama nel gergo burocratico la documentazione messa a nostra disposizione) è accaduto oltre un mese fa esattamente il 29 agosto scorso, ed a distanza di oltre trenta giorni l'esecutivo, in più diverse sedi sollecitato dalle opposizioni, è riuscito soltanto a produrre uno scarso "compitino" di 10-pagine-10 (allegati esclusi), 6 delle quali dedicate ad una superficiale ed asettica ricostruzione cronologica di quanto avvenuto; e le ultime 4 ad una elencazione di "buoni propositi" naturalmente affidati al futuro! Francamente, un po' poco. Ora, noi comprendiamo benissimo le difficoltà di questa coalizione di maggioranza obbligata a far coesistere insieme all'insegna del pentapartito, e i governanti e gli oppositori di ieri.
Anche stamattina, nella affiorante polemica tra l'Assessore democristiano Alberton e l'ex Assessore socialista Tapparo sui fondi per l'istruzione professionale, abbiamo potuto chiaramente intravedere i limiti ed i condizionamenti di questo esecutivo.
Ma che adesso - per il timore di chiamare in causa i precedenti governi regionali, cioè (in parole ancora più precise) se l'esigenza tattica di non urtare le suscettibilità socialiste o socialdemocratiche - si tenti di mascherare loro eventuali e probabili responsabilità sotto il manto di un linguaggio felpato, smorzato, attutito; un linguaggio che dice e non dice un linguaggio tanto misurato nella forma quanto elusivo nella sostanza evvia, Presidente Beltrami, questo non è neppure un esempio di carità cristiana, ma è solo una dimostrazione di debolezza politica! D'accordo: qui ad essere sotto accusa è (o dovrebbe essere) la politica del territorio che, in tutta Italia, ha abbandonato al progressivo degrado moltissime zone del nostro Paese: da qui, infatti, dovremmo partire - e saremmo tentati di farlo - per vederci chiaro in una situazione divenuta ormai fortemente drammatica oltreché rischiosa per tutti noi.
Il discorso, però, ci porterebbe troppo lontano. Stiamo allora al fatto specifico, stiamo alla frana in Val Formazza e chiediamoci se era possibile prevederla, se la si poteva evitare, se tutto, proprio tutto, è stato diligentemente fatto, sulla strada di Sottofrua, per scongiurare pericoli di smottamento che posi, quando si sono verificati, hanno provocato la tragedia del 29 agosto.
Al riguardo, la relazione della Giunta regionale fa persino della macabra ironia - non si deve scordare, infatti, che vi sono state delle vite umane stroncate - allorquando (alla pagina 6) afferma testualmente: "Non è bastato quel piccolo tratto di muro a contenere la violenza della frana. Né servito il divieto di sosta ordinato sin dall'estate del 1983". Ecco, il pensare di contrastare il dissesto idrogeologico con "piccoli tratti di muro" od addirittura con i "divieti di sosta" (e perch non allora con i cartelli di "stop alle frane"?) è un'assurdità tale che ci esime da qualsiasi ulteriore commento.
E però, anche volendosi ammettere che quella da noi citata sia una "perla" sfuggita all'estensore della relazione oppure introdottavi di proposito per adombrare responsabilità di altri Enti Locali, vi sono ben altre colpe, distrazioni, ritardi che hanno da essere portati alla luce.
Perché vi è si un'inchiesta della magistratura ordinaria già avviata e noi ci auguriamo che possa giungere a rapide e certe conclusioni. Ma vi sono anche, però, episodi, particolari, risvolti di situazione che debbono essere (e che avrebbero dovuto essere) chiariti sin da ora: onde sia possibile ricavarne - almeno sul piano strettamente politico - un giudizio più completo sulla parte avuta dalla Regione (perché in questa sede, noi dobbiamo occuparci della Regione non tanto della Provincia di Novara o del Comune di Formazza) di fronte al disastroso crollo.
E qui mi sia consentito interrompermi in quanto non credo che le sedute del Consiglio Regionale possano essere presiedute da un Consigliere Segretario.
Chiedo che qualcuno presieda! Si invoca l'ordine e poi si dà questa dimostrazione proprio da parte dell'Ufficio di Presidenza. E' un'assurdità.



FRACCHIA Mario

E' previsto che il Consigliere Segretario più anziano possa presiedere.



BONTEMPI Rinaldo

E' una novità nella prassi del Consiglio.



CARAZZONI Nino

Non ha mai presieduto, per la verità, un Consigliere segretario.



MIGNONE Andrea

E' un rispetto del Regolamento.



CARAZZONI Nino

Vedo che sta arrivando il Vicepresidente vicario. Siamo a posto.
Al riguardo, quattro sono gli interrogativi che sentiamo di dover porre con fermezza, non avendovi trovato risposta sufficiente nel testo della relazione.
Prima domanda. Tre anni fa, il 28 settembre 1982, come ricordato in apertura di documentazione, era già avvenuto su quella montagna un altro franamento di proporzioni più contenute e fortunatamente senza vittime. Di fronte a quel "campanello d'allarme", al di là degli interventi disposti dalla Provincia di Novara, cui competeva la viabilità e perciò, in quel caso, il ripristino delle sole opere stradali danneggiate, che cosa ha fato, in concreto, la Regione per la sistemazione idrogeologica del suolo cioè per la bonifica del versante.da dove si erano staccati i lastroni caduti a valle? Seconda domanda. Si dice che, nella informativa geologica seguita a quel primo disastro, il tecnico esecutore aveva suggerito (a pagina 2) "di abbinare alle protezioni a quota strada anche una barriera para-massi a quota più alta".
Ed allora, posto che alla Provincia di Novara spettava di intervenire con la costruzione di un muro a difesa passiva della strada, forse che non spettava invece alla Regione, per le sue competenze nell'assetto idrogeologico del territorio, costruire uno sbarramento traversa in quota nel canalone, donde i massi erano precipitati a valle? E perché, allora, non si è provveduto a realizzare l'opera? Questo ci sembra essere un punto importante, da precisare con la massima puntualità.
Vogliamo ripeterlo: la barriera in quota competeva o no alla Regione? E se si, perché non lo si è fatto? Terza domanda. Si ricorda (alla pagina 4) l'esposto di un professionista ossolano, l'architetto Umberto della Ferrera, che aveva denunciato l'insufficienza dei lavori progettati e "preannunciato", per così dire, nuovi movimenti franosi nella zona, quali quelli poi disgraziatamente accaduti, addirittura aggiungendo "che le Autorità competenti sarebbero state responsabili civilmente e penalmente in caso di incidenti".
La relazione precisa che, tuttavia, pareri contrari all'esposto furono pronunciati dal Comune di Formazza, dalla Provincia di Novara, dal Corpo Forestale dello Stato. Benissimo: ma, noi chiediamo, di fronte ad una "denuncia" tanto precisa e circostanziata, la Regione non ha avvertito l'esigenza di documentarsi anche direttamente, accertandone attraverso i propri tecnici l'eventuale fondatezza e disponendo tutti i controlli, gli accertamenti, le verifiche del caso.
Quarta e ultima domanda. Non siamo, in tutta sincerità, riusciti a comprendere, dalla lettura della nota consegnataci, se sia vero o no il particolare sconcertante pubblicamente segnalato del Presidente della Provincia di Novara: che, cioè, la Regione abbia ritardato di ben 14 mesi dall'ottobre 83 al dicembre 84 - il rilascio della autorizzazione a costruire il muro para-massi, autorizzazione richiesta per zone sottoposte a vincolo idrogeologico. Anche questo è un punto da chiarire, perché dietro a questo ritardo la Provincia di Novara si trincera per spiegare l'esecuzione soltanto parziale dell'opera che, se interamente realizzata avrebbe potuto invece, a suo dire, rendere meno pesanti le conseguenze della frana.
Ecco: queste sono le inquietanti domande che non hanno ancora trovato risposta, pur dopo la comunicazione scritta fattaci pervenire.
Comunicazione che, già lo abbiamo detto, a nostro giudizio appare lacunosa ed insufficiente (oltreché reticente, per i motivi detti in premessa, dal punto di vista politico): e che è tale, in ultima analisi, da avvalorare ben fondati sospetti sul fatto che, per la tragedia della Val Formazza accanto a precise responsabilità del Governo centrale e degli Enti. Locali periferici, sussistano non minori e non diverse responsabilità anche regionali, imputabili agli esecutivi precedentemente in carica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, alcune brevi osservazioni dopo la lettura del documento che ci ha fatto avere il Presidente della Giunta.
E precisamente: a pagina 9 della relazione ho notato che le dichiarazioni sono molto generiche. Per esempio, non si capisce bene se si farà o meno un'indagine amministrativa per valutare le responsabilità della Regione. Il collega Carazzoni ha già ricordato l'episodio dell'Architetto Umberto della Ferrera che già nel 1983 aveva inviato un esposto in cui giudicava la situazione molto pericolosa.
Questo dato evidentemente dagli organismi tecnici della Regione non è stato valutato, non è stato tenuto nelle considerazioni dovute.
Vorrei citare inoltre due articoli usciti su Stampa Sera: uno è del 9 agosto. Prima della frana in Val Formazza era stata fatta una mappa dei pericoli, ma non era stata inserita la Val Formazza, anche se presentava grossi problemi e l'esempio è dato dal progetto dei lavori per il muro di contenimento.
Il secondo articolo è del 9 settembre e dice chiaramente che la frana era prevedibile. La mia domanda è: se la frana era prevedibile, perché non è stata prevista? Un'ultima annotazione ma è più che altro una curiosità. Vorrei che il Presidente della Giunta rispondesse in termini concreti, anche se questa può sembrare solo una curiosità in quello che intende quando a pagina 9 della sua relazione scrive che bisogna intervenire "con fantasia sul tema dell'assetto geologico ambientale del Piemonte".



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Pezzana. Interromperei qui la seduta mattutina del Consiglio Regionale e convocherei i Presidenti e i Vicepresidenti delle Commissioni e i funzionari delle Commissioni stesse immediatamente.
Contestualmente convoco l'Ufficio di Presidenza che subito dopo dovrà attendere ad alcune incombenze urgenti.



BRIZIO Gian Paolo

Chiedo che anche i Capigruppo siano convocati nella seduta dei Presidenti delle Commissioni.



PRESIDENTE

D'accordo.
I lavori proseguiranno oggi pomeriggio alle ore 15,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 12,45)



< torna indietro