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Dettaglio seduta n.89 del 21/05/87 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Nella Conferenza dei Presidenti dei Gruppi, non essendo oggi previsto l'esame delle interrogazioni ed interpellanze, si è stabilito che la seduta odierna inizierà con il dibattito sulle discariche e, prima della chiusura della seduta del mattino, si procederà all'adempimento della nomina del Vicepresidente del Consiglio regionale a seguito delle dimissioni della signora Laura Marchiaro.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Carazzoni, Gallarmi e Olivieri.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco delle leggi vistate dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

d) Apposizione visto per decorrenza dei termini


PRESIDENTE

E' stato posto il visto per decorrenza dei termini (ai sensi del secondo comma dell'art. 45 dello Statuto regionale) alla L.R. del 9/4/1987: "Interventi di promozione turistica"


Argomento:

d) Apposizione visto per decorrenza dei termini

Argomento:

e) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco delle leggi non vistate dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione degli artificieri sergente maggiore Giuseppe Rizzo e sergente Sergio Cavernicocca, deceduti per lo scoppio di una bomba, nonch degli operai che sono rimasti vittime in un cantiere di Genova


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, sono caduti nell'adempimento del loro incarico il sergente maggiore Giuseppe Rizzo, il sergente Sergio Cavernicocca e l'operaio Mauro Corte, mentre è stato gravemente ferito l'operaio Franco De Michelis.
Questo si innesta anche in un altro gravissimo evento accaduto a Genova dove quattro operai nell'adempimento del loro lavoro sono deceduti, e di uno di essi non si è potuto neppure recuperare la salma.
I due luttuosi eventi, seppur lontani l'uno dall'altro, si ricollegano alla realtà che viviamo oggi, e di cui siamo spesso partecipi, legislatori o comunque determinatori nel campo della sicurezza e dei problemi attinenti al lavoro che ci fanno riflettere per il futuro.
Sono operai lavoratori che chiamati a svolgere il loro dovere pagano in modo duro con la vita, come è avvenuto a Genova o nel caso dell'operaio De Michelis, riportando lesioni gravissime, rischiando addirittura di perdere la vista.
Ci fanno riflettere sui problemi attinenti al lavoro, alla sicurezza allo sviluppo delle tecnologie che a volte sembrano garantire il futuro umano della società ed invece si rivelano trappole mortali.
Ci inchiniamo alla memoria del sacrificio del sergente maggiore Giuseppe Rizzo, del sergente Caverniccoca e dell'operaio Mauro Corte, come ci inchiniamo al sacrificio degli operai deceduti a Genova, con la speranza e con l'impegno da parte nostra di fare tutto il possibile perché lo sviluppo della società avvenga, con la garanzia però della salvaguardia della vita umana che è la cosa più importante a cui noi teniamo.
Un ricordo alla loro memoria e condoglianze di tutto il Consiglio regionale e di tutto il Piemonte alle famiglie che tanto hanno sofferto.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Dibattito sulle discariche avviato dalla comunicazione della Giunta, dalla prima relazione della Commissione d'indagine conoscitiva sull'inquinamento dalla mozione presentata dal Gruppo PCI e dagli ordini del giorno presentati dai Consiglieri Staglianò, Ala e Pezzana: determinazioni conseguenti


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g. relativo al dibattito sulle discariche ha chiesto di intervenire il Consigliere Bresso. Ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

Devo dire che sono critica persino nel titolo che viene dato a questo dibattito. Da molte sedute continuiamo a leggere iscritto nell'o.d.g.
"Dibattito sulle discariche", il che fa presumere ad un errore o ad una distrazione, comunque significativo per un lapsus freudiano, o che continuiamo a pensare che l'unico modo di affrontare il problema dei rifiuti sia quello di occuparsi di discariche. In realtà, come avr occasione di dire fra poco, è proprio il concetto di discarica che va cancellato dalla legislazione nazionale e regionale così come è stato cancellato dalla legislazione comunitaria il 3 ottobre.
Abbiamo presentato il 3 ottobre questa mozione, che illustrer collegandomi anche al resto del dibattito e a quanto è successo in questo periodo.
Secondo me bisogna incominciare a rilevare che è molto strano ed è purtroppo significativo che da allora ad oggi in sostanza non è successo nulla, non è cambiato nulla, a parte il lodevole lavoro della Commissione di indagine la quale ha, come d'altronde era suo compito, limitato agli aspetti conoscitivi il proprio lavoro e nel concreto del governo di questi problemi non ha ovviamente potuto né doveva fare nulla. La prima considerazione da fare, anche dal punto di vista semantico, sulla relazione che l'Assessore Maccari ha presentato alcune settimane fa su questo tema sta nel fatto che è tutta al futuro, o al massimo al condizionale: cercheremo di fare, si potrebbe fare, si dovrebbe fare, è probabile che si possa fare qualcosa. E' vero che si potrà e si dovrebbe fare, ma si sarebbe potuto e dovuto fare nei due anni precedenti.
Volevo iniziare il mio intervento con una lettura, può darsi che qualcuno qui la conosca, ma forse vale la pena di ricordarla: è inerente una delle città invisibili di Calvino, la famosa Leonia che è, secondo me ben rappresentativa di quello che ci succederà se continueremo non solo a parlare di discariche, ma a costruirle. Mi dispiace imporvi cinque minuti in più per leggervi la storia di Leonia, ma credo che valga la pena di rifletterci e di alleggerire al tempo stesso un po' un dibattito su un triste problema.
"La città di Leonia rifà sé stessa tutti i giorni, ogni mattina la popolazione si risveglia fra lenzuola fresche, si lava con saponette appena sgusciate dall'involucro, indossa vestaglie nuove fiammanti, estrae dal più perfezionato frigorifero barattoli di latta ancora intonsi ascoltando le ultime filastrocche dall'ultimo modello di apparecchio. Sui marciapiedi avviluppati in tersi sacchi di plastica, i resti della Leonia di ieri aspettano il carro dello spazzaturaio (fin qui assomiglia molto alle nostre città). Non solo tubi di dentifrici schiacciati, lampadine fulminate giornali, contenitori, materiali di imballaggio, ma anche scaldabagni enciclopedie, pianoforti, servizi di porcellana. Più che dalle cose che ogni giorno vengono fabbricate, vendute e comprate, l'opulenza di Leonia si misura dalle cose che ogni giorno vengono buttate via per far posto alle nuove; tanto che ci si chiede se la vera passione di Leonia sia davvero come dicono, il godere delle cose nuove e diverse o non piuttosto l'espellere, l'allontanare da sé, il mondarsi di una ricorrente impurità.
Certo è che gli spazzaturai sono accolti come angeli e il loro compito di rimuovere i resti dell'esistenza di ieri è circondato da un rispetto silenzioso, come un rito che ispira devozione, o forse solo, perché un volta buttata via la roba, nessuno vuole più averci da pensare. Dove portino ogni giorno il loro carico gli spazzaturai nessuno se lo chiede (come noi), certamente fuori dalla città, ma ogni anno la città si espande e gli immondezzai devono arretrare più lontano. L'imponenza del.gettito aumenta e le cataste si innalzano, si stratificano, si dispiegano su un perimetro più vasto; aggiungi che più l'arte di Leonia eccelle nel fabbricare nuovi materiali, più la spazzatura migliora la sua sostanza resiste al tempo, alle intemperie, a fermentazioni e combustioni. E' una fortezza di rimasugli indistruttibili che circonda Leonia, la sovrasta da ogni lato come un acrocoro di montagne. Il risultato è questo: più Leonia espelle roba, più ne accumula. Le squame del suo passato si saldano in una corazza che non si può togliere. Rinnovandosi ogni giorno la città conserva tutta se stessa nella sola forma definitiva, quelle delle spazzature di ieri che si ammucchiano sulle spazzature dell'altro ieri e di tutti i suoi giorni, anni e lustri. Il pattume di Leonia a poco a poco invaderebbe il mondo se sullo sterminato immondezzaio non stessero premendo, al di là dell'estremo crinale, immondezzai di altre città che anch'esse respingono lontano da sé montagne di rifiuti.
Forse il mondo intero, oltre i confini di Leonia, è ricoperto da un cratere di spazzatura, ognuno con al centro una metropoli in eruzione ininterrotta. I confini tra le città estranee e nemiche sono bastioni infetti in cui i detriti dell'una e dell'altra si puntellano a vicenda, si sovrastano, si mescolano. Più ne cresce l'altezza, più incombe il pericolo delle frane; è sufficiente che un barattolo, un vecchio pneumatico, un fiasco spagliato rotoli dalla parte di Leonia e una valanga di scarpe spaiate, calendari di anni trascorsi, fiori secchi, sommergerà la città.
Sommergerà la città nel proprio passato che invano tentava di respingere mescolato con quello delle città limitrofe, finalmente monde. Un cataclisma spianerà la sordida catena montuosa, cancellerà ogni traccia della metropoli sempre vestita a nuovo. Già dalle città vicine sono pronti, con i rulli compressori, per spianare il suolo, estendersi nel nuovo territorio ingrandire se stesse, allontanare i nuovi immondezzai".
Calvino queste cose le scriveva ormai più di 15 anni fa; da allora le Leonia del mondo si sono ampliate, la quantità dei rifiuti ci sommerge e forse ci aggredisce, non solo, come pensava Calvino, dall'alto per rovinarci addosso, ma ci aggredisce anche dal basso, inquinando le acque e inquinando ogni risorsa primaria.
Ho letto questo racconto perché credo che sul problema dei rifiuti, in particolare dei rifiuti industriali, occorra inserire da una parte un po' di preoccupazione, di vera angoscia e dall'altra un po' di ottimismo e di coraggio. Nessun problema è mai stato affrontato, governato e risolto senza coraggio e fantasia, e la mia impressione è che proprio perché continuiamo a parlare di discariche siamo rassegnati a fare la fine di Leonia rassegnati a buttare via ogni giorno infinite quantità di risorse, non più recuperabili, nella migliore delle ipotesi controllandole un po' affinch non producano troppi danni. Non abbiamo ancora interiorizzato la logica che invece proprio su questo problema dobbiamo intervenire non solo a parole dobbiamo cominciare a ridurre i rifiuti, a cambiare modi di produrre, a cambiare i tipi di produzione e non solo le tecnologie di produzione, a prevedere i recuperi non solo alla fine del ciclo quando il pattume è ben organizzato nei suoi sacchi di plastica, ma in tutte le fasi in cui è più facile andarlo a recuperare. Nel caso dei rifiuti industriali non facendoli uscire dalle imprese per accumularli nelle discariche, ma recuperandoli alla fonte dove è ancora possibile averli separati. Nel caso dei rifiuti urbani, organizzando in altro modo le raccolte. Qualche tentativo, a livello quasi spontaneo e per alcuni modesti aspetti, in realtà i Comuni piemontesi lo fanno. I risultati della Commissione d'indagine dicono che circa il 50% dei Comuni piemontesi fa un po' di raccolta differenziata di vetro e in quantità minore di carta. Ma con tutta la buona volontà delle Amministrazioni comunali, senza un governo di questi processi si ottiene molto poco; si recuperano alcune sostanze, quelle più semplici da recuperare, addirittura alcuni processi si invertono, ad esempio, sul recupero della carta le percentuali stanno rapidamente diminuendo per problemi di mercato. Quello che appare evidente è che se i processi non vengono governati quindi non si creano i mercati, le tecnologie, non si crea un qualche punto di riferimento progettuale e organizzativo a livello regionale, non è materialmente possibile procedere con tentativi a livello spontaneo, ci si fermerebbe a pochi e modesti interventi. La logica finale resta quella delle discariche, da cui magari vengono tolti alcuni rifiuti che non sempre si riescono economicamente a recuperare e a reimmettere davvero nei processi produttivi.
Dobbiamo da una parte verificare ciò che vogliamo e definirlo in modo preciso a livello programmatico e non come nel Piano di sviluppo dove quali unici interventi sull'ambiente,si prevedono discariche e depuratori.
Il nostro obiettivo è innanzitutto intervenire per ridurre drasticamente le quantità di rifiuti prodotti e per aumentare considerevolmente le quantità di rifiuti recuperati fra quelli che ovviamente continueranno ad essere prodotti, per successivamente intervenire, non con discariche, ma con impianti industriali di trattamento dei rifiuti, che in una terza fase riducano la quantità di rifiuti e per quanto riguarda i rifiuti industriali consentano di non più creare, in nessun luogo, discariche di rifiuti tossici o nocivi non preventivamente trattati, resi inerti, quindi non pericolosi per il suolo.
Questi sono gli obiettivi programmatici di governo su questa materia che dobbiamo rendere operativi: sulla base della pura speranza non si è mai visto realizzato niente. In questa sede occorre decidere, dopodich probabilmente avremo tempi anche lunghi di realizzazione, ma non possiamo dire "sarebbe bene che", "vorremmo che" o "prossimamente cercheremo di fare in modo che". Dobbiamo decidere dove andiamo, come ci andiamo e con quali strumenti; poi ci metteremo il tempo necessario, ma non possiamo perdere un giorno di più. Non possiamo darci obiettivi millenari, ma obiettivi realistici sia in termini politici sia in termini reali.
Spiegherò i motivi della presentazione di questa mozione e di come si collega al discorso che sto facendo; se vogliamo procedere nella direzione che abbiamo indicato, dobbiamo prima di tutto affrontare il problema dell'emergenza. La mozione tratta essenzialmente gli industriali, ma il ragionamento sarebbe fattibile anche per quelli urbani, per i quali comunque, qualche prospettiva di sistemazione è già in corso; vi sono molte difficoltà e problemi, ma l'intervento pubblico nel campo dei rifiuti urbani in qualche modo riuscirà ancora per un po' a tamponare il problema per quanto riguarda i rifiuti industriali la situazione è totalmente fuori controllo e ormai dura da molto tempo, ma percepita in maniera chiara da almeno un anno e mezzo, due anni. Non si deve fare nel modo solito in cui si interviene in Italia, rendendo l'emergenza permanente e non riuscendo mai ad avviare soluzioni a regime (quindi men che meno ad arrivarci).
Occorre intervenire sull'emergenza in modo che tale intervento consenta di avviare e di costruire per pezzi la soluzione a regime, dopo aver definito la soluzione stessa, i percorsi e gli strumenti per arrivarci. E lo dobbiamo fare partendo da due considerazioni: la ratio del DPR n. 915 configura un forte ruolo pubblico nell'affrontare questo problema, anche rispetto allo smaltimento dei rifiuti industriali, ma lascia la responsabilità e il carico finanziario ai privati; quindi, ruolo pubblico ma non intervento finanziario puramente pubblico. Prendendo atto che malgrado l'arroganza che spesso il mondo industriale assume nei confronti del settore pubblico e dell'inefficienza di tale settore, il confronto fra la modesta capacità d'intervento del settore pubblico nel campo dei rifiuti urbani e la nulla capacità d'intervento del settore privato nel campo dei rifiuti industriali non può non essere in favore del pubblico. Detto questo, dobbiamo accettare, se vogliamo un intervento nel campo dei rifiuti industriali, che non possiamo contare solo sulla spontanea messa in opera dei business privati nel campo dei rifiuti. I business privati sono sempre molto pericolosi e la gestione privata, in realtà, è rifiutata dalla popolazione poiché non dà garanzie e anche perché, di fatto, non hanno attuato assolutamente nulla. Occorre accettare, quindi, che il ruolo pubblico ci sia, ma che il carico finanziario non può essere solo pubblico diversamente andremo contro l'impostazione di tutte le direttive europee nel campo dell'esternalità ambientale.
La struttura del nostro sistema, dicevo, parte dall'individuazione di soluzioni provvisorie per affrontare l'emergenza. Alcune proposte, a livello di dichiarazione, sono citate anche nella relazione dell'Assessore Maccari: peccato che da un governo ci si aspetti qualcosa di più che una periodica storiella di quello che si potrebbe eventualmente fare.
Proponiamo che si individui un'organizzazione di centri di stoccaggio provvisorio sotto controllo pubblico con la possibilità di far intervenire le strutture pubbliche o anche private già esistenti, che consenta di capire qual è la dimensione del problema. E' vero, abbiamo alcuni dati, ma questi sono vecchi e prodotti da un'indagine campione, fatta peraltro dalla Federpiemonte. Non siamo attualmente in grado, non disponendo del catasto di avere una nostra valutazione; siamo di fronte a valutazioni di tipo sommario e induttivo basato sulla composizione media dei rifiuti industriali prodotti dai diversi settori, ma non sappiamo quanta parte di questi rifiuti viene recuperata direttamente dalle aziende, entrando quindi in circoli di borse di rifiuti di settore o di borse di rifiuti generali che peraltro mal funzionano. Occorrerebbe anche per queste strutture un intervento pubblico al fine di capire la dimensione reale e la tipologia dei rifiuti che ricorrerebbero a forme di stoccaggio provvisorio. Dobbiamo quindi, disporre e offrire luoghi dove sia i rifiuti prodotti attualmente dalle imprese sia quelli stoccati in maniera spesso poco corretta o precaria (nei cortili o nei capannoni di proprietà delle imprese) sia quelli recuperati dalle discariche clandestine, in grande quantità, possano essere depositati. Anche grazie ai fondi previsti dai numerosi decreti il cui numero non ricordo perché è cambiato parecchie volte dall'attuale decreto n. 168 o da un altro se decadrà anche questo, si possono individuare e organizzare centri di stoccaggio provvisorio che consentano di capire la quantità di rifiuti da trattare e contemporaneamente irrigidire molto il sistema dei controlli e delle denunce per chi continua a risolvere il problema in maniera scorretta. Dobbiamo essere in grado di offrire una soluzione a chi vuole operare legalmente e nello stesso tempo colpire duramente i trasgressori; si tratterebbe anche di un'offerta di regolarizzazione di una situazione assai illegale e grave per molti produttori.
Secondo aspetto della articolazione del problema provvisorio, l'obbligo per i trasportatori autorizzati di portare i rifiuti ricevuti in consegna ai centri di stoccaggio provvisorio oppure chiarire dove li scaricano.
Tali vicende di autorizzazioni al trasporto in strani luoghi e regioni dove esistono capacità di stoccaggio minime, dove arrivano, secondo le dichiarazioni, decine e forse più camion al giorno carichi di rifiuti tossici e nocivi,non sono assolutamente chiare; occorre quindi capire dove teoricamente, andrebbero coloro che non accettano di usufruire della struttura consentita. In seguito evidentemente si tratta, presso i centri di stoccaggio provvisorio e i laboratori di analisi, di utilizzare tali dati anche avviando contemporaneamente tramite il CSI - come mi pare si stia facendo - valutazioni, attraverso il catasto, della produzione effettiva di rifiuti che consenta di confrontare da una parte le produzioni e dall'altra quanto viene conferito al sistema di stoccaggio e di trattamento pubblico.
Successivamente occorrerà affrontare quanto previsto dalla legge n. 18 che riteniamo vada rivista - abbiamo anche presentato un progetto di legge e migliorata in una serie di sue articolazioni, anche rispetto al piano di smaltimento di rifiuti industriali e al piano dei siti per gli impianti.
Tali piani, così come previsto dalla legge n. 18, rappresentano un adempimento nella migliore delle ipotesi pluriennali (c'è da sperare non decennali) che deve essere scorporato per avviare prime soluzioni e poi man mano arrivare alla completa definizione.
Anche sotto tale punto di vista la definizione del piano di smaltimento e del piano dei siti deve essere rivista in modo da consentire un passaggio soft dalla situazione provvisoria a quella a regime; si richiede quindi il riordino della legislazione regionale.
La cosa più importante che proponiamo con la nostra mozione - cervello del sistema - è l'istituzione di un'agenzia regionale per lo smaltimento dei rifiuti e dei fanghi industriali che potrà diventare, senza sovraccaricarla immediatamente dell'intera problematica, un'agenzia regionale per lo smaltimento dei rifiuti tout court.
Parlo di cervello o di cuore, se preferite, del sistema perch l'agenzia non avrebbe solo, ma anche evidentemente l'incarico fondamentale di definire in primis un progetto operativo di trattamento e smaltimento di rifiuti industriali in Piemonte, coinvolgendo tutte le forze pubbliche e private competenti in questo campo, acquisendo competenze ove non esistano fuori della Regione; questo permetterebbe di assumere il personale specializzato che l'Assessore Maccari ci riferisce non può essere assunto tramite il sistema dei concorsi e di funzionamento burocratico, inevitabile per il momento, per quanto riguarda la struttura regionale.
Si tratterebbe quindi di un'agenzia in grado di definire un progetto operativo con capacità progettuale per individuare un'impostazione che avvii il problema a soluzione, a regime, e non provvisoria, in grado di dare garanzie agli Enti locali e alla popolazione sulla qualità dei progetti non solo propri, ma anche su proposte presentato da privati o da Comuni nei diversi settori. Questa operazione può essere avviata immediatamente anche per i rifiuti urbani - anche se in un primo momento l'agenzia non interverrebbe direttamente su questo problema - e soprattutto renderebbe possibile la progettazione dell'aspetto più importante e fondamentale che, ripeto, è la riduzione drastica della quantità di rifiuti prodotti e il recupero, per quanto già prodotto, di tutte le sostanze ancora utilizzabili. L'agenzia dovrebbe quindi definire i progetti operativi per arrivare ad una soluzione che, attraverso il raccordo con le imprese, individui come, dalle borse rifiuti alla diffusione e informazione tecnologica, in quasi ogni settore industriale esista già oggi la possibilità tecnica di ridurre drasticamente i rifiuti, compresi quelli idrici e quindi la produzione di fanghi di depurazione.
Evidentemente però il problema in questo campo, come peraltro in molti campi innovativi, è quello della diffusione della conoscenza dell'innovazione. Se pur vi è un'impresa che ha sperimentato positivamente un'innovazione, ve ne sono altre 8.000 che continuano a produrre rifiuti nel modo tradizionale; si tratta quindi, contemporaneamente, di gestire la soluzione temporanea affinché i rifiuti vengano trattati e smaltiti correttamente, ma anche di spingere le imprese ad adeguarsi, magari attraverso opportuni incentivi fiscali o tariffari regionali, od ancora iniziative nazionali per ottenere modifiche nel sistema della tassazione nel campo dei rifiuti. Una agenzia, quindi, che individui con le imprese il modo migliore e più economico per arrivare alla riduzione dei rifiuti e soprattutto alla progressiva eliminazione della produzione dei rifiuti tossici e nocivi. Tale operazione non può però essere l'obiettivo centrale per quanto riguarda i rifiuti tossici e nocivi, per convincere qualche parte della popolazione piemontese ad accettare di correre rischi in questo settore. Tale obiettivo non può essere quello della Regione Piemonte e rifiutiamo di condividerlo, per cui sarà del tutto inutile proporci di essere ragionevoli e di accettare norme che scavalcano la volontà delle popolazioni andando a localizzare forzatamente discariche di sostanze pericolose. La nostra risposta è che dobbiamo riuscire ad individuare soluzioni che intanto inertizzino per il momento i rifiuti tossici e nocivi ma soprattutto avviino la loro eliminazione.
La società non può permettersi di fare come Leonia, finire sotto una marea di rifiuti nocivi, vederli riemergere dall'acqua e quindi non saper più come approvvigionarsi di acqua potabile e per usi industriali e agricoli; si deve arrivare a soluzione prima che sia troppo tardi, tra l'altro, non così lontano nel tempo.
Affinché quanto detto non rimanga tale, ma vera operatività necessitiamo di uno strumento di altissimo livello che possa tradursi nell'agenzia di cui parlavo, sulla quale vanno investite grande attenzione nonché risorse finanziarie immediatamente e nella quantità necessaria. E' molto più importante utilizzare tali risorse in questo senso che costruire qualche depuratore in più sapendo benissimo come questi funzionino, visto che non vengono messi in funzione per non produrre fanghi che non si sa dove scaricare.
Abbiamo individuato, oltre all'agenzia, cuore della mozione, dopo un ampio dibattito con operatori del settore e con gli stessi rappresentanti delle associazioni imprenditoriali, altre soluzioni che potrebbero essere modificate a seconda della definizione del progetto operativo.
Quale organizzazione del sistema regionale dei rifiuti, concorderemmo con l'istituzione di centri di smaltimento progettati, verificati e controllati anche nel funzionamento dall'agenzia. Centri di smaltimento almeno di due livelli, ma naturalmente potrebbero essere anche di più. Un primo livello di trattamento di rifiuti, relativamente semplici e poco costosi da trattare, per i quali percorsi lunghi non sono praticabili per ragioni economiche, e almeno uno o un paio di centri di smaltimento di secondo livello che provvedano ai trattamenti più complessi.
Naturalmente, anche se disponiamo di un impianto industriale vero e proprio, che non sia un buco in cui ficcare i rifiuti per dimenticarceli esisterà un problema di discarica finale per la quota intrattabile e incomprimibile di rifiuti che purtroppo avremo sempre; dovrà trattarsi dunque di una discarica in cui stoccare sostanze inerti e quindi non pericolose.
A 'fianco di ciò andrà garantita non solo la partecipazione delle popolazioni alle decisioni, non solo la qualità progettuale e di localizzazione del sito, ma la valutazione di impatto ambientale andrà fatta con grande accuratezza e serietà, il che vuol dire che già da oggi non possiamo più affrontare questo problema, almeno a livello sperimentale senza effettuare la valutazione di impatto ambientale.
I centri di smaltimento potranno e dovranno avere caratteristiche modulari in modo da allargarsi, adattarsi e modificarsi a seconda dell'evolvere della domanda e delle tecnologie, adeguandosi ai bacini di utenza.
Per quanto riguarda il sistema dei controlli, l'agenzia potrebbe fornire le competenze e l'appoggio agli enti a ciò deputati. In questo caso abbiamo il problema di migliorare il sistema dei controlli, perché un sistema di trattamento dei rifiuti industriali che voglia avere questi obiettivi deve fornire agli operatori la garanzia che coloro i quali affrontano costi e problemi non indifferenti e accettano di passare da una situazione selvaggia ad una situazione controllata, non vengano poi puniti perché una quota di operatori, potendo sfuggire ai controlli, di fatto abbatte i propri costi di smaltimento, quindi i propri costi di produzione riversandoli sulla collettività. Quindi, la garanzia ai produttori seri che vogliono operare in questo senso deve essere fornita da un sistema di controlli efficiente, non necessariamente punitivo, un sistema che offra a fianco del controllo la soluzione.
Alcune soluzioni per avviare a conclusione il problema sono prospettate nella relazione dell'Assessore Maccari ed inserite nelle proposte avanzate dalla Commissione di indagine. Crediamo quindi che ci sia ampio spazio per concludere il dibattito con una proposta forte che ci consenta di cominciare da domani ad avviare le prime soluzioni sullo smaltimento dei rifiuti.
La preoccupazione che abbiamo, anche se l'Assessore Maccari nella sua relazione cita l'avvio di alcune iniziative a capitale misto, pubblico e privato, che potrebbero avere le caratteristiche dei centri di smaltimento che noi proponiamo, sta nel fatto che si avviano soluzioni per pezzi, non solo senza un disegno complessivo, ma senza un controllo della Regione su tali iniziative, quindi con il solito rischio di non essere in grado di fornire assicurazioni e garanzie alle popolazioni locali interessate, con il solito blocco dovuto al rifiuto di imbarcarsi in un progetto di cui non si conoscono i termini, non solo perché non esiste la valutazione di impatto ambientale e anche quando viene fatta si rifiuta di seguire la procedura fino in fondo attuando la partecipazione prevista dalla procedura, perché non si è in grado di fornire un riferimento per la verifica progettuale sicuro ed indipendente rispetto all'organizzazione dei centri, perché non si è in grado di fornire delle assicurazioni tecniche di analisti, di geologi, di tecnici, di ingegneri, a coloro che sono implicati, e quindi interessati, direttamente dal progetto: alle popolazioni stesse.
Il rischio è dunque che si parta con pezzi di soluzione; avendo avviato il cervello si progettano braccia che non potranno mai muoversi perché non dirette da un cervello e, soprattutto, non potendo avere che un piccolo motorino per fare quelle due o tre cose, chiamandosi magari pomposamente centri o impianti, continueranno di fatto ad essere poco più che delle discariche.
Riteniamo sia corretto, se si vogliono governare i processi, definire il cervello costruendo attorno ad esso le braccia, cioè gli strumenti organizzativi, le macchine e tutto ciò che è necessario per far funzionare il sistema; riteniamo esista ampio spazio per avviare questa soluzione.
Ricordo che un progetto di questo tipo lo avevamo già configurato in sede di discussione del bilancio 1986 con quella famosa mozione che prevedeva l'individuazione di un polo di progettazione per intervenire sullo smaltimento dei rifiuti, mozione che pur essendo stata votata all'unanimità è rimasta lettera morta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Petrini.



PETRINI Luigi

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dopo una fase di tempo alquanto lunga e che può obiettivamente far perdere il filo del discorso già avviato, riprendiamo oggi il dibattito sugli inquinamenti.
Al di là della città di Leonia, ricordata dalla collega Bresso, la tutela dell'uomo e ovviamente del suo habitat è argomento di tale attualità e rilevanza che la stessa Comunità Europea ha ritenuto opportuno ed utile definire il corrente anno 1987 "anno dell'ambiente".
In sintonia con tale tematica si dovranno affrontare ai diversi livelli (Enti locali, Regioni e Stato) il problema dell'inquinamento delle acque interne, dei mari, lo smaltimento dei rifiuti e le relative discariche l'inquinamento atmosferico e da rumore, il progressivo dissesto idrogeologico.
Tale impegnativo programma non potrà essere attuato attraverso una sorta di forum rappresentativo, ma si dovrà perseguire a nostro avviso il bene comune che non può e non deve conoscere barriere o delimitazioni perché coinvolge intere nazioni, ciascuna con il proprio corredo di uomini e di beni.
L'azione per la difesa dell'ambiente va inquadrata organicamente nell'ambito della strategia per la stessa sopravvivenza dell'uomo. Si tratta di due temi talmente connessi da costituire, l'uno e l'altro, facce di quella stessa medaglia che è il mondo, l'ecosistema che ci ospita.
Se condividiamo questa impostazione, occorre il pieno e solidale contributo di tutte le forze politiche, sociali e culturali, oltre che della più vasta opinione pubblica, per assumere la politica dell'ambiente come compito essenziale, primario e permanente delle istituzioni, Regione Piemonte compresa.
Alle forze politiche di questo Consiglio si richiede quindi una risposta di alta responsabilità e di impegno, anche per ricomporre la spaccatura tra la sempre crescente sensibilità della gente su questa tematica e la contemporanea sfiducia sulla capacità dell'Amministrazione pubblica di farvi fronte con decisione, cultura e professionalità.
L'attenzione dell'opinione pubblica, le riflessioni dei giuristi e degli operatori economici sono al momento focalizzate intorno ai problemi connessi con l'ambiente; vi è ormai consapevolezza che la protezione dell'ambiente, pur costituendo in se stessa un costo, può produrre reali benefici al di là di quelli fondamentali interessanti il livello di qualità della vita, cioé anche in termini puramente economici.
La spesa per la difesa dell'ambiente, che la collettività è ormai chiamata a sostenere, deve rivestire un ruolo nuovo nell'ottica della politica di investimento statale e locale.
L'istituzione del Ministero dell'Ambiente costituisce certamente un momento importante nel cammino della presa di coscienza dei valori ambientali, ma non l'ultimo: c'è ancora bisogno di una normativa che regoli l'azione dell'Amministrazione pubblica, soprattutto il raccordo tra Stato Regioni ed Enti locali, in vista di una sistematica collaborazione del riferimento ambientale nelle decisioni dell'Amministrazione pubblica.
Il problema fondamentale è quindi quello di una revisione graduale, ma organica, dei procedimenti amministrativi che conducono a decisioni importanti per i futuri equilibri ambientali.
Secondo una stima recentemente effettuata dal Ministero delle Partecipazioni Statali, nel prossimo triennio si spenderanno nel Mezzogiorno nei settori dell'ecologia del disinquinamento, dell'assetto del territorio, dei servizi per la Pubblica amministrazione e dell'impiantistica,14.390 miliardi, tutti stanziati già dalla legge per il Mezzogiorno. Altri 14.965 miliardi verranno spesi per le stesse voci sempre nel prossimo triennio, in tutto il Paese per effetto di altre leggi.
Se a queste cifre si aggiungono quelle previste per il turismo e l'informatica, che possono avere entrambe valenza ecologica, si desume che lo Stato tra il 1987 e 1988 impiegherà 32.290 miliardi per la difesa e il recupero dell'ambiente, l'assetto del territorio, la realizzazione di grandi opere pubbliche e le cosiddette infrastrutture di servizi necessarie alla modernizzazione dell'organizzazione collettiva.
Siamo, a mio avviso, alla vigilia del più grande sforzo finanziario che lo Stato abbia mai compiuto per riqualificare, tutelandoli e razionalizzandoli insieme, l'ambiente e il territorio.
La Regione Piemonte dal canto suo è concretamente presente in materia di ambiente e territorio con cospicui stanziamenti. L'ammontare complessivo di bilancio di competenza per l'anno 1987 è di circa 5.250 miliardi; gli stanziamenti destinati alla gestione e all'assetto del territorio sono pari a circa 470 miliardi; di questi, oltre 200 miliardi si riferiscono esclusivamente a programmi e progetti relativi alla salvaguardia dell'ambiente con articolazioni su oggetti che riguardano parchi e riserve naturali, sistemazioni idrogeologiche e forestali, protezione e risanamento delle acque, smaltimento di rifiuti solidi, tutela dell'ambiente naturale.
Questi 200 miliardi regionali rappresentano 1'11% circa dell'ammontare del bilancio 1987, al netto ovviamente della spesa per la sanità.
Accennato al problema della tutela dell'ambiente in generale, ricordate brevemente le disponibilità finanziarie ad esse pertinenti, occorre soffermare l'attenzione sui programmi operativi che riguardano più da vicino la Regione Piemonte.
Il dibattito sulla tutela dell'ambiente oggi in corso prende lo spunto da documenti per natura assai diversi fra loro: essi sono infatti costituiti da una relazione consiliare, da una comunicazione della Giunta regionale, da una mozione del Gruppo comunista, da ordini del giorno presentati dai Consiglieri Staglianò e Ala, e rappresentano, ciascuno nel proprio ambito, problemi, dati, informazioni, proposte di notevole peso e significato, da leggere con attenzione e su cui riflettere con serietà.
Esaminando la relazione presentata dalla Commissione d'indagine conoscitiva si può rilevare intanto il notevole lavoro, svolto con lodevole impegno e senso di responsabilità, ma soprattutto il grande interesse della quantità di informazioni raccolte in modo sistematico tramite lo strumento del questionario. E' vero che l'analisi non è stata spinta ad un livello più articolato di dettaglio, ma si è comunque in presenza di una base dati tale da poter costituire per l'Amministrazione regionale un buon punto di partenza per l'elaborazione dei progetti di piano da completare anche con i dati provenienti da altre istituzioni, quali le Camere di Commercio e da associazioni di categoria o da studi di settore.
Sull'urgenza e l'importanza di strumenti legislativi prima e di pianificazione di interventi poi credo non sia il caso di spendere troppe parole perché troppo noti sono i problemi di emergenza ambientale che si sono verificati e si stanno verificando non solo nella nostra regione, ma in Italia e nel mondo.
L'allarme lanciato dal Ministro dell'Ambiente, gli interventi del Ministro della Protezione Civile e, in ultimo, quello dei Ministri per l'Agricoltura e la Sanità, non sono che una ulteriore riconferma della gravità che il problema assume nel nostro Paese e in particolare nella Regione Piemonte. Si tratta - come già si era detto nella sede della discussione della legge regionale n. 18/86 di prima applicazione delle norme comunitarie - di adottare misure di natura varia, idonee sia a fronteggiare l'emergenza ambientale sia ad impostare la programmazione di interventi razionali e coordinati, al fine di dare organica risistemazione al settore nel medio periodo.
Atti significativi erano già stati assunti dalla Regione a partire dal 1975; le leggi regionali n. 46 e n. 28 del 1979 favorivano la formazione di consorzi entro aree di intervento appositamente identificate in un piano regionale per allestire e gestire impianti consortili per lo smaltimento di rifiuti. Venivano altresì forniti mezzi finanziari sia per gli impianti sia per il trasporto dei rifiuti stessi. Queste leggi, purtroppo, non hanno visto completa attuazione, per difficoltà sia di consorziamento fra i Comuni sia di reperimento di aree adatte per attrezzare discariche controllate.
I medesimi problemi sono emersi con ancora maggior evidenza nell'attuazione della legge regionale n. 31 del 1979, per la parte relativa al piano dei siti, idonee allo smaltimento di fanghi residuati da processi di depurazione; processi peraltro richiesti da tempo e sostenuti finanziariamente sia dallo Stato sia dalla Regione in base alla legge Merli e leggi regionali di settore.
A fronte di questo consuntivo non soddisfacente, si è rilevato un aumento consistente per tipologie e quantità dei rifiuti soprattutto industriali (come ampiamente ricordato nella comunicazione dell'Assessore Maccari). Molti problemi si sono riversati sul Piemonte a causa di minori attrezzature di altre Regioni. E' utile citare, attingendo alla fonte del Consiglio Nazionale delle Ricerche, alcuni dati significativi riferiti al 1985: in Piemonte si producono circa 600 grammi al giorno di rifiuti urbani per abitante, per un totale annuo complessivo di circa un milione di tonnellate, delle quali 956.000 sono trattati in discariche controllate e non, e solo 8.400 tonnellate annue sono trattate in impianti a tecnologia più complessa.
In Italia i parametri sopra ricordati assumono i seguenti valori: circa 14 milioni di tonnellate annue di rifiuti solidi urbani prodotti, dei quali 10 milioni e 300 mila trattati in discariche controllate e non, e solo 3 milioni e mezzo trattati in impianti a tecnologia più complessa, cioè incenerimento, compostaggio, riciclaggio.
Circa la produzione di rifiuti industriali si fanno stime approssimate per un totale nazionale di 33 milioni di tonnellate; di esse è molto più difficile conoscere le quantità smaltite in modo idoneo.
Per superare questa fase di incompleta conoscenza sono peraltro in corso iniziative di studio e ricerca molto interessanti condotte dall'Associazione industriale, come è ricordato anche nella relazione della nostra Commissione di indagine. Sono da accogliere con favore ed attenzione altre iniziative come quella assunta dalle forze produttive imprenditoriali, in particolare del settore industria - artigianato in collaborazione con le associazioni ambientaliste, che ha portato alla realizzazione di cicli di incontro sul problema rifiuti industriali. Dal dibattito e dal confronto sono emerse posizioni anche comuni sui concetti di uso parsimonioso delle risorse, introduzione di tecnologie pulite recupero e riciclaggio. Ma nonostante tutto, purtroppo, continuiamo ad attraversare una fase di grave emergenza, nella quale a difficoltà relative alla decisione di pianificazione territoriale si sovrappongono difficoltà di controlli (nella relazione è ben evidenziata la situazione delle UU.SS.SS.LL.), scarsità di mezzi, non elevata sensibilità di molte Amministrazioni locali.
Occorre, dunque, provvedere al più presto alla redazione del catasto dei rifiuti, previsto dalla LR n. 18/86, al potenziamento dei laboratori delle UU.SS.SS.LL., alla formazione dei piani regionali richiesti dalle leggi, alla bonifica delle aree inquinate, alla promozione, ad esempio, di società miste per affrontare il problema dei rifiuti industriali, nonché ad elaborare strategie per realizzare consorzi intercomunali.
Occorre anche una revisione del Piano dei siti, con la ricerca almeno di un sito per discarica per rifiuti speciali per ogni Provincia. Così come è indispensabile che il nuovo Parlamento assuma un provvedimento, non solo urgente, ma soprattutto calibrato, che permetta di superare l'attuale fase di difficoltà operativa.
Non è infatti più possibile assistere ad uno strano gioco che vede Stato, Regioni, Enti locali ed anche operatori privati impegnati da un lato a sollecitare interventi che nessuno effettua e dall'altro a dimostrare che le responsabilità non sono mai proprie. E' necessario realizzare il massimo di chiarezza su questo punto, ponendo le basi dunque affinché le condizioni legislative e operative consentano lo sviluppo di un grande e coordinato sforzo, non solo da parte degli Enti pubblici, ma anche degli operatori privati, verso obiettivi concreti e prioritari.
E' indispensabile infatti attribuire alle Regioni poteri precisi per la localizzazione degli impianti di smaltimento, creando le condizioni necessarie e sufficienti perché non si verifichi che tutti i siti siano impossibili a localizzarsi. A tal proposito, occorre ricordare il decreto legge del Ministro per l'Ambiente che non è stato convertito in legge, che è stato nuovamente ripresentato dal Governo Fanfani. Si trattava di un complesso di norme che incidevano in modo abbastanza profondo sull'impostazione legislativa del DPR n. 915, ritenuta fra le meglio delineate per quanto riguarda il quadro generale di riparto delle competenze fra Governo, Regioni, Province e Comuni, come peraltro emerge anche dal capitolo ottavo della relazione della nostra Commissione di indagine.
Forse è necessario un esame approfondito del testo normativo approvato ora dal Governo, per poter offrire alle nuove Camere una nostra valutazione e concrete osservazioni accompagnate, se del caso, da proposte di modificazione. Sappiamo che nel corso dell'esame al Senato erano state introdotte significative integrazioni, soprattutto rivolte a una più incisiva azione di tutela e recupero delle risorse naturali, ma ancora alcuni punti, come ha rilevato l'Assessore Maccari nella sua relazione destavano perplessità. Non dobbiamo comunque pensare che questi problemi siano tipici solo della nostra Regione.
Ha attirato la mia attenzione un recente articolo sui problemi della localizzazione di siti per discariche negli Stati Uniti e in Canada.
L'articolista afferma che grossi problemi si sono manifestati nel momento della ricerca e attrezzatura di nuovi impianti di smaltimento di rifiuti industriali, "quasi tutti i tentativi falliscono di fronte all'opposizione delle comunità locali 'timorose di rischi per la loro salute, per l'ambiente o per la perdita di valore degli immobili circostanti". E prosegue: "La cooperazione tra Enti di governo locale e statale o provinciale, tra settore pubblico e privato, è forse indispensabile per ottenere il necessario supporto governativo e allo stesso tempo minimizzare l'opposizione politica". L'esperienza nord-americana mostra che le località potenzialmente interessate all'installazione di impianti per lo smaltimento di rifiuti tossici devono essere tenute al corrente dei piani statali o provinciali e messe in grado di comunicare questo interesse agli organi statali o provinciali, per poi eventualmente mobilitare i cittadini favorevoli alla realizzazione di tali progetti.
Queste forme di partecipazione e di leadership da parte degli organi di governo locale sono condizioni essenziali affinché la questione della localizzazione degli impianti per lo smaltimento dei rifiuti tossici si trasformi da uno scontro tra lo Stato e comunità locali in un confronto nelle rispettive esigenze e disponibilità.
Ora il problema della localizzazione delle discariche o impianti di smaltimento non è che uno dei problemi, quello finale, rispetto al ciclo di vita - se così si può dire - del rifiuto.
Aspetti importanti sono rappresentati dalle fasi di stoccaggio provvisorio e di trasporto; fasi delicate sia per gli aspetti legati alla sicurezza della salute e dell'ambiente, sia alla difficoltà di controlli puntuali e costanti. Tali difficoltà esistono non solo a causa delle note croniche deficienze di organici degli enti preposti, ma anche della non ancora completa consapevolezza dell'urgenza e indispensabilità di tali azioni.
L'adozione di bolle di accompagnamento, di registri di carico e scarico, la richiesta di garanzie finanziarie, la possibilità con il costituendo catasto rifiuti di eseguire controlli incrociati, possono essere un primo importante passo per facilitare l'applicazione delle norme da parte degli utenti e da parte dei controllori.
Ma c'è un'altra fase del ciclo vitale che mi preme richiamare: la produzione del rifiuto è la fase che, stante la situazione d'emergenza viene sempre dimenticata. Certamente non si potranno ottenere risultati a breve termine, ma si deve cominciare a lavorare oggi per ottenere dei miglioramenti nel futuro.
Occorre, a mio avviso, operare in concreto affinché molte materie oggi ritenute rifiuto e quindi scartate siano invece riutilizzate come materie seconde, con benefici effetti di risparmio di costi, di energia e di inquinamento; sia imposto l'uso di imballaggi riciclabili e biodegradabili agendo sui prezzi per scoraggiare quelli a perdere. E' da valutare quindi l'ordine del giorno proposto dal Consigliere Staglianò, come pure analoghe proposte legislative avanzate dalla Lista verde, dal Gruppo comunista e dal Gruppo repubblicano; sia promossa la cernita preventiva dei rifiuti, se non a livello delle utenze familiari, almeno da parte dei Comuni al momento della raccolta; siano privilegiate le tecnologie di trattamento dei rifiuti che permettano recupero di calore o energia e producano sostanze riutilizzabili - bene ad esempio ha operato la Regione Piemonte adottando per prima la direttiva CEE sull'uso dei fanghi in agricoltura; siano sostenute e ampliate le ricerche affinché le aziende possano adottare cicli tecnologici diversi,ove possibile, al fine di riutilizzare il materiale producendo minor quantità di rifiuto, anche agendo con incentivi finanziari o fiscali a favore delle aziende stesse.
I Paesi industrializzati, pur non costituendo la maggioranza della popolazione mondiale, producono la maggior quantità di rifiuti: milioni di tonnellate, generalmente contenenti sostanze pericolose che vengono sparse sul suolo o immesse nelle acque e nell'aria.
Non possiamo, colleghi Consiglieri, permetterci di affrontare il problema in modo parziale ponendo mente solo ad alcuni aspetti, anche se l'emergenza di oggi lo impone; questa fase va affrontata con senso di responsabilità, con impegno, ma non si deve dimenticare di operare con altrettanto vigore su tutti gli altri aspetti.
Mi preme a questo proposito ricordare con forte sottolineatura la situazione del Piemonte orientale che si presenta drammatica per la chiusura per inquinamento degli acquedotti di Trino, Rive e Caresana in provincia di Vercelli, Balzola, Morano e Villanova Monferrato in provincia di Alessandria, San Nazzaro Sesia in provincia di Novara. E' urgente e prioritaria una discussione consiliare anche su questi problemi, che si farà certamente durante il prossimo Consiglio regionale, tenuto conto anche che consistenti interventi finanziari sono stati messi a disposizione dal Governo nazionale.
Per concludere, vorrei suggerire ancora alla Giunta regionale, e in modo particolare all'Assessore Maccari, di voler considerare alcune iniziative da attuare nel quadro dell'anno europeo dell'ambiente proclamato dalla CEE per il 1987: iniziative editoriali di informazione ed educazione rivolte soprattutto al mondo della scuola, seminari ad alto livello sui problemi tecnologici, tipo quello organizzato in autunno sul riutilizzo dei fanghi residui in agricoltura, campagne di sensibilizzazione in collaborazione con altri Enti locali e associazioni e così via. Alcune sono state proposte dalla Giunta regionale al Ministero per l'Ambiente per essere ammesse ai finanziamenti previsti altre più operative sono state ricordate dall'Assessore Maccari nella parte di relazione ove dà conto degli interventi posti in essere nel settore.
La VII Commissione potrebbe essere la sede per un concreto e proficuo confronto al fine di dibattere e predisporre le basi per realizzare alcune delle proposte suggerite o per poterne valutare di nuove. Ed inoltre, anche di fronte alle proposte avanzate dalla Giunta per avviare un polo di progettazione d'interventi in materia di prevenzione dell'inquinamento, del disinquinamento e trattamento dei rifiuti e ad altre avanzate ad esempio dal Gruppo comunista (ricordo quella della creazione di un'apposita agenzia), siamo disponibili come Gruppo democratico cristiano al più aperto confronto per valutare nel merito le varie ipotesi e soprattutto la loro percorribilità e compatibilità con il quadro normativo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Signor Presidente e colleghi, esprimo il mio disappunto per il ritardo con il quale questa discussione viene effettuata in Consiglio. Trovo inammissibile che, dopo la relazione della collega Bergoglio sulla Commissione d'indagine e dopo la relazione dell'Assessore Maccari, si sia potuto attendere così tanto tempo per iniziare un dibattito consiliare che come dimostra l'odierna scarsa attenzione e partecipazione, è , i n r e a l t à svuotato di ogni contenuto politico e di analisi. Non credo che le cose avvengano per caso, e quindi voglio che venga messa agli atti la mia profonda delusione (ma non è la parola giusta) di fronte a un ritardo che ha motivazioni squisitamente e puramente politiche.
Siamo chiamati oggi a discutere della relazione svolta dalla collega Bergoglio sulla Commissione d'indagine e sulla comunicazione resa dall'Assessore Maccari.
Comincio con l'esprimere alcune opinioni sulla Commissione d'indagine ricordando quanto noi ci fossimo espressi contro l'utilità di una tale Commissione: che intanto era di indagine e non d'inchiesta e verso la quale noi avevamo espresso dubbi molto pesanti. Tali dubbi sono stati confermati anche dai risultati che la Commissione ha fornito. E' ovvio che la Commissione abbia lavorato; avrà prodotto un'enorme quantità di carta, ma credo che gli unici dati interessanti stiano nella panoramica legislativa sui vari aspetti dell'inquinamento in Piemonte - anche se sono dati generici, non approfonditi - e nell'elaborazione di un questionario inviato agli Enti locali, che ha fornito una serie di informazioni.
Mi chiedo se questo doveva essere il lavoro di una Commissione d'indagine o se invece tale Commissione abbia supplito, in realtà, a una mancanza dell'Assessorato, perché questo tipo di informazione è il "lavoro" dell'Assessorato all'ambiente.
La Commissione d'indagine ha in sostanza rilevato tre punti interessanti che vale la pena discutere. Intanto la necessità di costituire laboratori di analisi sul territorio che collaborino con le Province nell'attività di controllo e repressione. Se l'Assessorato fosse attento non tanto a quanto si dice in aula, ma se non altro alle interrogazioni saprebbe che anche questo faceva parte da più di un anno di una nostra interrogazione mirante a potenziare i laboratori esistenti e in modo particolare quello di Grugliasco.
Dalla Commissione è venuta anche la richiesta di una verifica puntuale del Piano dei siti; occorrerebbe qui citare una dichiarazione dell'Assessore Maccari, rilasciata il 19 gennaio a "La Stampa", in cui l'Assessore stesso affermava che "i piani esistono, anche se il Ministero fa finta di non saperlo". Ma ritorneremo sul problema del Piano dei siti perché ci sono parecchie cose interessanti da dire. Mi interessava però in questo momento ricordare che l'Assessore Maccari crede che il Piano dei siti del 1983 sia valido, in tal caso lo deve dire apertamente e non rilasciare dichiarazioni che invece possono servire più che altro da fiore all'occhiello su qualcosa che non esiste.
Sempre dalla Commissione d'indagine emerge una richiesta che a mio avviso è molto pericolosa, anche se ottiene l'adesione di quasi tutti i Gruppi, almeno di quelli che si sono espressi in quest'aula, di un'azienda a capitale misto. Su questa posizione credo di non dire niente di nuovo quando ricordo, lo leggiamo ormai in moltissimi articoli e in moltissime affermazioni, il problema di capire fino a che punto il controllato possa rispondere al controllore quando in parte si tratta della stessa persona credo di dire un'ovvietà, ma evidentemente ovvietà non è, se ancora in questo Consiglio sia da parte comunista sia da parte democristiana si richiama l'utilità della creazione di un'azienda a capitale misto un'azienda che la collega Bresso ha definito "cervello e cuore del sistema" per arrivare ad una soluzione del problema dei rifiuti.



FERRO Primo

E' un'agenzia.



PEZZANA Angelo

Un'agenzia che poi in realtà dovrà trasformarsi in un'azienda, poich penso ci saranno dei capitali e dei soci. Comunque quello che mi interessa è la sostanza della definizione. Chiamiamola agenzia per ora.
Allora, l'agenzia dovrebbe essere il cuore e il cervello. La collega Bresso, secondo me, per essere onesta in tutto, doveva dare un'altra definizione all'agenzia e chiamarla anche portafoglio. Io ho più volte in questi due anni pesantemente criticato questo Assessorato sia verso la sua struttura come insieme sia nei confronti specifici dell'Assessore Maccari a questo punto mi chiedo se tali critiche non abbiano rivelato poi forse una profonda ingenuità da parte mia. Ripensiamo al Piano dei siti che è del 1983 e questo anche volevo dire alla collega Bresso quando dice "da due anni" (forse sarebbe il caso di dire da quattro anni abbiamo quindi delle responsabilità equamente divise tra L'Assessorato della Giunta precedente che ha lavorato per due anni sul Piano dei siti, e l'attuale Assessorato che ha lavorato per i successivi due anni.
Mi domando se i due Assessori che la Regione Piemonte ha avuto sono persone completamente inefficienti, incapaci, sia loro che i relativi Assessorati, oppure se non ci sia qualcos'altro.
Ho fatto più volte richiesta di documenti (peraltro mai avuti) e solo grazie alla relazione, che l'Assessore Maccari ha reso ormai parecchio tempo fa, ho potuto sapere che - cito testualmente -: "Il Comitato tecnico regionale ha svolto una notevole quantità di lavoro e di norme tecniche prescrizioni schede ed ha esaminato ed espresso pareri su ben 113 progetti ed iniziative, di cui 29 sono di discariche, 53 depositi, ecc. ".
Ho chiesto mesi e mesi fa di sapere quanto faceva il Comitato tecnico e non ho mai ricevuto risposta dall'Assessorato. Nella scorsa seduta del Consiglio sono stato avvicinato da un funzionario (presente oggi in aula) il quale mi disse: "Ci scusi, ci dispiace, ma le faremo avere subito quanto lei da mesi ci chiede", peraltro non ho ricevuto ancora nulla. Mi chiedo se questa è l'attenzione che l'Assessore e i suoi funzionari dedicano al lavoro di un Gruppo consiliare. Ma anche questo mi sembra che oggi abbia meno importanza rispetto alle valutazioni che trarrò più avanti.
Il Piano dei siti, dato in incarico nel 1983 alla Fiat Engeneering, non ha mai funzionato, perché oggi nel 1987, cioè quattro anni dopo, nella Regione Piemonte non si è individuato alcun sito in funzione positiva, nel senso cioé che i siti individuati non hanno mai dato come risultato l'effettuazione di una discarica controllata e costruita come si deve.
Rispetto ai siti quindi,anche se l'Assessore Maccari dice che "ci sono ed è il Ministero che fa finta di non saperlo", lo stesso Assessore mi dovrebbe dire che valore, che senso ha un piano dell'83, cioè di quattro anni fa quando in realtà non ha mai funzionato.
Nella relazione dell'Assessore Maccari si parla anche di queste ricerche. Non ripeterò qui una battuta che la collega Bresso mi ha tolto in quanto da un'analisi sull'uso dei verbi nella relazione dell'Assessore risulta che tali verbi sono tutti al condizionale o al futuro; tant'è che l'Assessore Maccari potrebbe tranquillamente essere chiamato "Assessore futuro" o "Assessore condizionale", non c'è mai nulla al presente.
MACCARI, Assessore all'ambiente Non ho nulla contro "Assessore futuro".



PEZZANA Angelo

Credo che la gente si stufi delle cose future, delle promesse, del "faremo", "molto è stato fatto e molto resta da fare". Sono tutte palle che la gente è davvero stufa di sentirsi ripetere.
L'Assessore Maccari nella sua relazione parla di ricerche avviate lo scorso anno con l'Università; ora, visto che il piano dei siti è dell'83 mi chiedo come mal le ricerche con l'Università sul tema dei rifiuti siano iniziate l'anno scorso. Non si cita mai un'iniziativa concreta derivata da questi studi, e mi chiedo quanti tempi occorrano prima di sapere qualcosa.
Comunque, è tutto un "si dovrebbe", "si farà", "si sarebbe dovuto", futuro e condizionale.
Una grande pensata dell'Assessore Maccari e del suo Assessorato è quella che si riferisce alla limitazione della produzione di rifiuti e loro recupero, come se questa fosse una novità, mentre invece non è altro che acqua calda riscoperta, perché non è né una decisione sofferta di questo Assessorato o dell'Assessore, meno che mai lo è autonoma e originale, in quanto, e ce lo ricorda proprio il DPR n. 915, è il recepimento in Italia di regolamenti e direttive comunitarie.
In tutta la relazione non si parla mai esplicitamente del Piano dei siti, a parte un accenno a pagina 22 dove parlando della prima fase del piano regionale di smaltimento rifiuti, usando sempre il futuro, incerto ed indefinito, quindi nuove forme di futuro inventate, questo è l'unico dato di fantasia che si può riconoscere al suo Assessorato, in cui si dice: "Si dovrà tenere presente il Piano dei siti". Ora, un Piano dei siti che non ha funzionato per quattro anni mi chiedo in quale misura dovrà essere tenuto presente.
Credo che ci debba essere una posizione chiara che rifletta le responsabilità, e questo secondo me è una pecca grave della Commissione di indagine che invece avrebbe dovuto risalire anche ai perché e alle omissioni di responsabilità, ma era appunto una Commissione di indagine e non di inchiesta ed era composta in modo tale che non doveva produrre nulla di fastidioso o comunque di grave nei confronti della Giunta e dell'Assessorato.
In tutta la relazione ci sono due punti in cui si parla in maniera effettiva delle cose concrete da fare. Il primo è quando si cita la prima fase del Piano regionale, quello delle urgenze che ho appena citato, ma dove comunque nulla è stato avviato e in cui vi è una sequela di "si dovrà fare", "si dovrà scegliere", ecc.
Il secondo è a pagina 26; sempre nell'ambito degli interventi urgenti da adottare (e vorrei capire dopo anni e anni quale significato abbia la parola urgente) si fa menzione di due iniziative: la prima "in collaborazione con le Aziende municipalizzate per i rifiuti con le quali si è fatto un censimento dei capannoni utilizzabili come siti per lo stoccaggio provvisorio dei rifiuti stessi". Fino ad oggi si è capito almeno dalla sua relazione, che sarebbero disponibili un milione di metri cubi di spazio, ma non si dice nulla nella sua relazione sull'acquisizione di questi spazi, sul modo e i tempi per attrezzarli in maniera sufficiente da renderli sicuri.
La seconda parte che possiamo definire concreta, anzi come la definisce lei Assessore "la seconda linea su ci si è mossi" è "lo studio di un centro integrato per il trattamento dei rifiuti solidi". Centro, agenzia, azienda ci arriveremo.
Dalla sua relazione, Assessore, deduco che non v'è nemmeno l'ombra di un Piano regionale. E vengo al punto per cui mi sono chiesto, mentre riesaminavo la relazione della Commissione di indagine e quella dell'Assessore, se noi siamo nelle mani, non da oggi, di un Assessore incapace e di un Assessorato fasullo che forse varrebbe la pena di cancellare e di eliminare o se invece non ci sia qualcosa di più. Allora sono andato a rivedermi tutte le interrogazioni che ho presentato al suo Assessorato, molte delle quali non hanno mai avuto risposta, e mi sono chiesto perché lei che poteva benissimo rispondermi in maniera evasiva come ha sempre fatto altre volte, sulle mie interrogazioni relative a queste aziende, a queste società a capitale misto, a capitale privato, non mi abbia mai risposto, e mi sono venuti in mente questi nomi: Ecosystem Ecolibarna, Edilvie, ultima Barricalla. Allora mi sono chiesto se in questo affare (io dico di centinaia di miliardi, ma non so evidentemente quanti saranno) non ci sia nella nostra regione una vera e propria guerra per bande per appropriarsi di questo enorme capitale e dividerselo tra i vari Partiti che sono interessati in queste aziende. Vorrei che lei, il suo Assessorato, mi sapesse dire quali sono le partecipazioni effettive, magari camuffate attraverso teste di turco, dei vari Partiti che stanno gestendosi questo enorme affare e che vede gli interventi anche dell'opposizione estremamente tenui, che ribadiscono ancora una volta la richiesta di capitali misti, quando noi sappiamo che questo è l'inizio della corruzione.
Io purtroppo non posso fare nomi di Consigli di amministrazione, perché non è compito mio, ma lo chiedo a lei come Assessore, lo chiedo alla Magistratura che intervenga per capire se queste società che vengono costruite e poi magari svaniscono nel nulla non siano altro che tentativi da parte dei Partiti di autofinanziarsi attraverso il denaro sporco che verrà investito in queste società.
In una dichiarazione rilasciata dall'ingegnere Mantellina vicepresidente della UIDA (Unione Imprese Difesa Ambiente), a "La Stampa" e pubblicata il 14 marzo, l'intervistato, parlando della preoccupazione giusta delle popolazioni a che non vengano realizzate discariche che possono essere inquinanti, quindi dannose per la salute della gente, dice facendo una dichiarazione secondo me estremamente indicativa di un clima culturale e politico che c'è in questa Regione - a proposito di questi provvedimenti, difendendoli, e su questo sono d'accordo: "Non sono provvedimenti antidemocratici: il voler stabilire, magari anche d'autorità di imperio, una discarica in un certo luogo quando siano date tutte le garanzie è un provvedimento indispensabile, dovuto". Sono d'accordo con l'ingegnere Mantellini quando dice che si tratta di provvedimenti antidemocratici, ma egli aggiunge: "anzi, potremo ovviare a quel malinteso senso della democrazia, in base al quale gli interessi, spesso non confessabili di sparute minoranze, pregiudicano la sicurezza e la sopravvivenza presente e futura dell'intera comunità". Sembra, da quanto dichiara l'ingegnere Mantellina, che siano "sparute minoranze" che si oppongono a che vengano realizzate le discariche. Questo non credo che sia l'obiettivo degli ambientalisti; ci troviamo di fronte invece a grandi maggioranze che si oppongono a che vengano realizzate tutte quelle imprese per salvaguardare il territorio e l'ambiente. Altro che, caro collega Petrini, "questo è l'anno dell'ambiente" è fare queste sparate tra il demagogico e l'augurio: questo è l'anno del disastro ambientale! Quali sono queste sparute minoranze che si oppongono? Credo invece che ci siano delle grosse maggioranze, che c'erano nella Giunta precedente e ci sono in questa. Io credo che il buon senso comune dovrebbe guidare un Assessore nel momento in cui le discariche devono essere realizzate, a fare un'analisi di mercato; io dico il buon senso comune di chi amministra la propria casa: prima di fare un investimento, un acquisto, si compie un'analisi di mercato per vedere quali sono le ditte più serie che producono e lavorano, si paragonano i prezzi di vendita di quel prodotto e in base a questa valutazione si sceglierà come investire il proprio denaro.
La stessa cosa deve avvenire in Regione. Perché da 4-5 anni questa Regione non ha ancora realizzato niente, barcamenandosi tra piani fasulli Commissione d'indagine e grandi chiacchiere piene di fumo come quelle che ci ha fatto ancora una volta l'Assessore Maccari? E' per questo che io dico che questi grandi interessi di centinaia di miliardi, che stanno dietro a queste aziende, a queste agenzie, a queste chiamiamole come vogliamo devono essere oggetto di posizioni chiare, ma io dubito che questo Assessore, questo Assessorato, abbiano la volontà e il coraggio di poterlo fare.
Dichiaro fin da ora che mi assumo pienamente la responsabilità di quanto ho detto, perché ritengo che ci troviamo di fronte a un fatto buio oscuro, pericoloso per la democrazia in questa Regione.



MIGNONE ANDREA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prima di entrare nel merito delle questioni che vorrei sottolineare e credo con tono tutt'altro che morbido, chiedo alla Presidenza che l'intervento del Consigliere Pezzana venga inviato senza indugio alla Magistratura. Noi riteniamo che il Consigliere Pezzana non possa impunemente lanciare delle cortine fumogene su tutti e su tutto, tirandosi fuori naturalmente da problemi di questo tipo, dando ad intendere che tutte le forze...



PEZZANA Angelo

Io mi assumo tutte le responsabilità di quello che dico; come puoi dire: "tirandoti fuori"?



FERRO Primo

Tirandoti fuori, nel senso che consideri i Partiti tutti uguali sollevi dei problemi che attengono alla questione morale e allora permettimi di dire che se hai degli elementi probanti li devi denunciare se esistono degli elementi. Se non esistono, il tuo atteggiamento è consentimi, decisamente scorretto, perché non si può, ripeto, lanciare delle cortine fumogene che non hanno certamente senso nel momento in cui poi si sa perfettamente che se non ci sono...



PEZZANA Angelo

Non sono cortine fumogene.



FERRO Primo

Allora, visto e considerato che sono stati fatti dei nomi in riferimento ad aziende specifiche, ma si è poi parlato di intrallazzi, non si è usato questo termine, ma si è fatto riferimento ai Partiti, le connessioni, se esistono, vengano fuori. Noi da questo punto di vista non abbiamo nulla da temere: chiediamo che queste dichiarazioni vengano inviate alla Magistratura, proprio perché su questo terreno è opportuno e giusto, a questo punto, far chiarezza.



(Interruzioni dei Consiglieri Valeri e Bosio)



PRESIDENTE

E' il Consigliere Ferro che ha la parola.



FERRO Primo

C'erano delle affermazioni sibilline su atteggiamenti morbidi dell'opposizione dell'intervento del Consigliere Pezzana.



PRESIDENTE

Il Consigliere Pezzana risponderà delle frasi che ha pronunciato.



FERRO Primo

A me pare che il quadro offerto dalla Commissione d'indagine, pur meritando gli approfondimenti che peraltro la stessa Commissione ha richiesto e intende avviare nei prossimi tre mesi, presenta dei dati e delle situazioni che ripropongono in tutta la sua gravità e complessità una realtà che va affrontata come una vera e propria emergenza.
Io non so francamente cosa intenda l'Assessore Maccari quando afferma come ha affermato nella sua relazione, che la situazione è sotto controllo.
Mi pare si tratti di un'affermazione molto impegnativa per una Regione dove si sono scoperte un migliaio di discariche clandestine e abusive e dove si producono 5 milioni e 300 mila tonnellate di rifiuti di cui oltre un milione di rifiuti urbani. L'affermazione che "tutto è sotto controllo" è tanto più impegnativa se oltre a guardare al dato quantitativa del fenomeno si considera il fatto che tutto il taglio della nostra legislazione nazionale e regionale o non affronta la questione dell'emergenza o quando la affronta la considera in termini sbagliati. Noi come Regione ci siamo dati una legge, ampiamente commentata, la LR n. 18/86, il cui limite maggiore è evidente: è una legge tutta proiettata in una prefigurazione della situazione a regime: le deleghe, il catasto, il Piano di smaltimento ecc.; tutte cose che puntano ad applicare in Piemonte il DPR n. 915. Si tratta di cose importanti, ma dobbiamo anche dirci che per come vanno avanti il catasto, il Piano di smaltimento, le deleghe, dell'applicazione a regime del DPR n. 915, se ne dovrà parlare quanto meno tra qualche anno.
Intanto però si è di fronte a un complesso di problemi che sono quelli dell'emergenza. Ora, per essere franchi fino in fondo, noi ci aspettavamo dall'Assessore una comunicazione, anche più scarna e meno descrittiva se vogliamo, ma un po' più puntuale nel definire idee, programmi e punti fermi in grado di assicurare il governo dell'emergenza. Sul problema dell'emergenza, almeno per quanto riguarda i contributi politici che in questa sede sono stati dati dalle forze politiche, non si parte da zero: il nostro Gruppo ha presentato, lo ricordava la collega Bresso, una mozione e una proposta di legge che sono ricche di indicazioni per governare l'emergenza. Intendiamoci, noi non siamo certamente il sale della terra non pretendiamo con queste proposte di avere l'asso nella manica, non è questo il punto, qualche debito di risposta alle proposte che noi abbiamo avanzato ci è dovuto. In qualche modo l'abbiamo ottenuto, per esempio, dal rappresentante della Democrazia Cristiana che sulla questione dell'agenzia in qualche misura, si è pronunciato. Dobbiamo constatare che da questo punto di vista le risposte dell'Assessore Maccari sono decisamente elusive.
Una risposta sull'agenzia, sulla necessità di avviare subito dei Piani stralcio di smaltimento, sull'estensione immediata delle deleghe alle Province, specialmente in materia di rifiuti urbani per concentrare più sforzi e gli impegni della Regione sui rifiuti tossici e nocivi, erano questioni nodali su cui aspettavamo dalla comunicazione dell'Assessore risposte puntuali.
Ci rendiamo conto che i problemi che poniamo implicano certamente una modifica della LR n. 18/86. L'idea da cui partiamo e che purtroppo abbiamo dovuto verificare in questi mesi di fronte ai fatti succeduti a Carbonara a Casale, ecc., è che la LR n. 18/86 è inadeguata.
Non capisco l'efficacia del mio intervento, perché la sovrapposizione di voci continue che sento dal Consigliere Pezzana, che io ho ascoltato con molta attenzione, ma che pur tuttavia continua imperterrito a chiacchierare senza consentire a chi interviene di concentrarsi su quello che dice, fa sorgere dei problemi.



PRESIDENTE

Colleghi Pezzana e Bresso, vi pregherei di non disturbare l'oratore per rispetto nei suoi confronti.



PEZZANA Angelo

La collega Bresso mi aggredisce verbalmente.



PRESIDENTE

Risolvete queste aggressioni personali in altro momento.



PEZZANA Angelo

Stavo dicendo alla collega Bresso di non fare troppo la fideista.



PRESIDENTE

Consigliere Ferro, prosegua.



FERRO Primo

L'indirizzo della comunicazione dell'Assessore mi pare vada nella direzione completamente opposta.
Se abbiamo capito bene, non viene data alcuna risposta alle nostre proposte: si dice che la situazione è sotto controllo e si dice che la LR n. 18/86 va modificata, ma per che cosa? Per recepire il Decreto n. 54 diventato ora n. 168. Eppure devo dire che la descrizione che l'Assessore ci offre della situazione piemontese, dietro l'ufficialità del "tutto è sotto controllo", è una descrizione non solo preoccupante, ma mi pare debba essere attentamente valutata, anche perché implicitamente si dice che la situazione rischia di diventare sempre più ingovernabile. La situazione già di per sé oggi è poco governabile, i fatti di Carbonara, Tortona e via di questo passo lo dimostrano, ma rischia sempre di più di diventare ingovernabile. Quando si afferma per esempio "che per i rifiuti tossici e nocivi non esistono impianti di trattamento in Piemonte" e che per quanto riguarda i rifiuti urbani si è in una situazione in cui in qualche modo qualcosa in più rispetto al passato si fa, siamo di fronte a delle situazioni che sono decisamente sotto tono rispetto a quelle che sono le esigenze. Si afferma anche "che per molti aspetti alcuni Comuni sbagliano nel momento in cui le questioni le pongono in termini di autorizzazioni per se stessi soli"; mi pare si affermino delle cose che dimostrano anche un certo tipo di ingovernabilità. Su 40 delle 1.000 discariche clandestine si ammette oggi la necessità di fare la bonifica; nei documenti allegati c'è un lungo elenco, prevalentemente in provincia di Torino, Alessandria e Vercelli, di discariche su cui occorre fare la bonifica. I Piani di bonifica vanno redatti entro il 31 dicembre 1987, cioè entro sette mesi. Il che significa che entro 7 mesi bisogna preparare quaranta Piani di bonifica, vuol dire quanto meno farne 5/6 al mese: non so se l'Assessorato sia nelle condizioni di avviare lavori di questa natura.
Si dice poi nella relazione "che l'opinione pubblica è contro le discariche", e si fanno i casi della Provincia di Asti, del Comune de La Loggia, di Ceva, del Consorzio dell'Acquese, ecc. Questi sono problemi veri, ma veramente si crede che con il Decreto n. 54 (ovvero l'attuale Decreto n. 168) si risolvano tali problemi? Si crede forse stravolgendo il DPR n. 915, espropriando i Comuni delle loro competenze autorizzative rimandando tutto al parere del Comitato tecnico regionale, di risolvere questioni che sono comunque di carattere politico? Io non credo che le risposte emotive che talvolta vengono date dall'opinione pubblica ad un nuovo impianto di discariche siano sempre giustificate e condivisibili. Non lo credo. Spesso comunque sono espressioni di perplessità che non sono infondate. Ad esempio, noi imponiamo delle prescrizioni di salvaguardia della impermeabilità sui terreni per 50 anni, ma in genere i materiali usati non garantiscono una tale impermeabilità; ma a parte questo veramente si crede che con un atto di imperio, come fa il Decreto n. 168, si riesca a risolvere e rimuovere i problemi e le perplessità che i Comuni e l'opinione pubblica hanno? Siamo in una fase, in Piemonte, in cui si avviano e si realizzano ricerche anche importanti con l'Università e il Politecnico sulla classificazione dei rifiuti, sulle tecnologie innovative e sui criteri tecnici di progettazione degli impianti; si tratta di ricerche certamente importanti, noi non le sottovalutiamo. Non vediamo però gli atti di governo della Regione che consentano di affrontare in modo sistemico l'attuale situazione di emergenza.
Lo stesso quadro offerto dalla comunicazione dell'Assessore riflette questa situazione: cosa si ricava da questo quadro? Si ricava, ad esempio che rispetto ai rifiuti urbani ci sono domande di Comuni che intendono risolvere singolarmente i problemi; vi sono poi domande di privati che hanno l'appalto della raccolta in diversi Comuni; l'autorizzazione alla discarica in questo caso serve a risolvere i problemi più assillanti di smaltimento di questo o di quell'altro Comune. L'Assessore Maccari fa riferimento a La Loggia, anch'io voglio farlo, ma per dire cosa? Per dire che quanti smaltivano i loro rifiuti a La Loggia ora vorrebbero andare a Benevagienna e il costo di trasporto è di 200 lire al chilogrammo: se consideriamo che il costo di smaltimento è sulle 30 lire il chilogrammo queste soluzioni moltiplicano per otto il prezzo che l'utenza deve pagare.
In sostanza vogliamo dire che le iniziative dei singoli Comuni, per risolvere i loro problemi, sono importanti, ma naturalmente non possono farsi carico del governo complessivo del problema e del territorio. Non a caso uno dei versanti su cui è maggiore la latitanza regionale è quello sui bacini d'utenza che dopo la LR n. 18/86 non sono stati definiti: su tali problematiche nessuno può sostituirsi alla Regione, lo possono certo fare le Province, ma a condizione che siano delegate.
Se non si pone mano a questi problemi, continueremo in Piemonte ad aver discariche contestate nel momento in cui si avvia il processo autorizzativo e camion di rifiuti che raccolgono a sud per portare a nord e viceversa.
Sui rifiuti tossici e nocivi. Apparentemente il problema potrebbe apparire più complesso, ma così non è, perché ormai esiste tutta una letteratura sui rifiuti ed è opinione diffusa che, contrariamente a quanto si crede, il rifiuto più difficile da trattare è quello urbano e non quello tossico e nocivo, poiché dentro il rifiuto urbano c'è un po' di tutto. Il tossico e nocivo, specie quando è industriale,è - se così si può definire un prodotto standard.
Noi giustamente sottolineiamo l'importanza del catasto, ma credo dovremo convenire che non occorre aspettare il catasto per avviare i centri di stoccaggio e di trattamento, tanto più che con un minimo di censimento credo sia possibile stabilire le tipologie prevalenti dei rifiuti industriali tossici e nocivi del Piemonte.
In fondo la nostra è una regione con un tessuto industriale non eccessivamente eterogeneo; questo permette la definizione e la qualificazione della tipologia prevalente dei rifiuti industriali.
Su questo versante ci aspettavamo qualcosa di più di quanto è stato detto; anche qui si enfatizza molto il ruolo delle società miste Finpiemonte e privati, ma noi vogliamo capire fino a che punto queste società possono essere caricate di aspettative superiori a quelle che correttamente e concretamente possono essere considerate.
In queste società che trattano il rifiuto industriale ci sono troppe cose che non ci convincono: società che passano di proprietà, società che si scompongono e ricompongono. Non è un mistero che quella società che ha un'autorizzazione per una discarica ha una specie di tesoro in mano; siamo arrivati a un punto tale che l'affidabilità di questa o quell'altra società sul mercato non è determinata dalle tecnologie usate, dalla ricerca fatta da sola o con altri partners. No, questa affidabilità sul mercato sta in qualcos'altro, sta nell'autorizzazione per la messa a discarica. Questa è anche la conseguenza di un venir meno nelle norme di attuazione ministeriale dei principi ispiratori del DPR n. 915.
Detto questo, però, molti problemi restano aperti e la Regione, bene o male, deve affrontarli. Sarebbe bene ad esempio che la Giunta chiarisse cosa intende per piattaforme di trattamento; va bene lavorare per realizzarle, ma le tecnologie usate consentono la completa inertizzazione problema che poneva la collega Bresso? Su questi problemi sarebbe necessario e opportuno dire di più di quanto è stato detto; piattaforme di trattamento e smaltimento si, ma quale tipologia di rifiuti viene trattata, quali le tecnologie usate? Quale affidabilità nell'inertizzazione? Ora, è strano che problemi di questo spessore vengano si considerati dalla Giunta, perché non li ignora la Giunta, ma li considera nell'ambito di una dimensione temporale che è di dieci, venti anni. Per ora no, si rimane, per i prossimi 2/5 anni nel generico: la filosofia è che si fa quel che si fa,tutto sommato per poter in qualche modo affrontare qualcosa nel breve termine.
Come garantire una saldatura tra il contingente e il futuro è una delle questioni che non ci è dato capire. Questa annotazione polemica, per carità, non vuol essere né inutile né gratuita, essa va ad affrontare un nodo che nelle considerazioni fatte dalla Giunta, purtroppo, non trova risposta. Una materia complessa come quella che stiamo discutendo implica un supporto tecnico- programmatico e progettuale per la Regione che allo stato attuale dei fatti non ci è dato avere. Potremo qui discutere per ore e ore sui ritardi di questa Regione sulla materia, non vogliamo qui riaprire un capitolo su questioni che ci porterebbero molto lontani dagli intendimenti che con la nostra mozione abbiamo inteso porre in primo piano senza voler, quindi, cadere in inutili polemiche, c'è un dato che credo in quest'aula in qualche modo debba essere acquisito.
Nel governo di questi problemi le Regioni che vengono considerate all'avanguardia sono la Lombardia e l'Emilia Romagna. Queste Regioni, per portare avanti la loro politica, fanno comunque affidamento s u robuste strumentazioni. La Lombardia ha la Lombardia Risorse, l'Emilia ha la rete di aziende municipalizzate e di aziende pubbliche che conosciamo. Il Piemonte non possiede né Lombardia Risorse né una consolidata e diffusa rete di aziende pubbliche.
Tornando al Piemonte, per il futuro vi sono gli impegni che sono fissati dal DPR 915; non so come l'Assessore e la politica che l'Assessorato porterà avanti riusciranno a soddisfare questi impegni: il piano di smaltimento, il catasto, le tecnologie per le piattaforme di trattamento, il Piano dei siti, ecc.; noi chiediamo un piano stralcio dei siti.
Queste sono le cose del futuro; per il futuro prossimo, per domani comunque ci sono le bonifiche di 40 discariche che sono quelle elencate dall'Assessore nella sua memoria.
Veramente si crede, senza avere una sufficiente strumentazione, di soddisfare sia le esigenze poste dal DPR n. 915 sia questa parte delle esigenze poste dal Decreto n. 168? Rispetto al Decreto n. 168, sono alquanto stupito che le osservazioni fatte dalla Giunta nel merito di questo Decreto diano comunque un giudizio positivo sull'art. 3 che taglia fuori completamente i Comuni. E' un dato di fatto che il Decreto n. 168 dovrà essere in qualche misura applicato e se veramente si vuole fare una politica di risanamento dovrà essere applicato sul versante della bonifica di queste 40 discariche piemontesi.
Si crede davvero che sia possibile sottrarsi al confronto attorno ai temi dell'agenzia? Ripeto, ho avvertito con una certa soddisfazione nelle posizioni espresse dalla DC un'apertura e una disponibilità su questo terreno vorremmo però che questa disponibilità, espressa da un Gruppo politico, non ancora dalla Giunta, e questa apertura fosse per un confronto complessivo sulle posizioni espresse nella nostra mozione e che in qualche modo abbiamo perfezionato nella successiva proposta di legge.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Limiterò il mio intervento ai problemi che in questi mesi hanno investito un Comune del vercellese a nome Arborio. Al riguardo, come aveva preannuciato il nostro Capogruppo Bontempi la seduta scorsa, abbiamo presentato una specifica mozione.
Mi appello all'attenzione dei colleghi, anche se probabilmente il nome di Arborio non dice molto a tanti dei presenti. La specifica situazione di cui tratterò consentirà probabilmente di verificare le analisi più generali ascoltate anche stamani e contenute, per parte della Giunta, nella relazione dell'Assessore.
Arborio, per chi ha avuto cura di leggere la relazione della Commissione d'indagine sulle discariche, è presente nell'elenco dei Comuni che hanno, loro malgrado, ospitato una discarica abusiva. Aggiungo che ad Arborio è presente un'industria che lavora al recupero del rame proveniente da scarti industriali e che produce effetti inquinanti molto gravi, tant'è che esistono varie denunce alla Magistratura. Ciò premesso, nei mesi scorsi, il Comune di Arborio si è sentito comunicare dall'Amministrazione provinciale la decisione di installare sul suo territorio un impianto di stoccaggio provvisorio di rifiuti speciali e tossico-nocivi di natura industriale. Preciso che la provvisorietà arriva ai 5 anni, successivamente rinnovabili, per cui si può, di fatto, parlare a tutti gli effetti di una discarica.
Qual è stata la procedura per il rilascio delle necessarie autorizzazioni? Come è stata gestita la delega di funzioni della Regione alla Provincia? Riassumo brevemente i passaggi del problema.
L'Amministrazione provinciale di Vercelli ha ricevuto in data 10 ottobre 1986 una richiesta, da parte di una ditta denominata IRA, di installazione dell'impianto di stoccaggio. L'Amministrazione provinciale senza neppure prendersi la briga di accertare se detta società esisteva, il 15 ottobre 1986, ossia quattro giorni dopo il ricevimento della domanda due dei quali non lavorativi, ha deliberato l'autorizzazione a favore di una società che si è poi scoperto non era ancora stata istituita, quindi ad un soggetto giuridicamente inesistente. Non solo. La Provincia di Vercelli non ha neppure provveduto ad attivare la norma vincolante contenuta nell'art. 7 della legge n. 18/86 di delega, che prevede l'assunzione obbligatoria del parere del Comitato tecnico regionale.
Aggiungo a tutto questo, che già di per sé si presenta come una situazione paradossale e stupefacente - gli aggettivi si sprecherebbero che in capo alla deliberazione l'Amministrazione provinciale scrive: "Sentito il Comune, ecc.".Abbiamo invece accertato - e il Sindaco di Arborio lo ha dichiarato nel corso di un'assemblea pubblica - che il Comune ha ricevuto la richiesta di un incontro nel corso del quale la Provincia ha comunicato la decisione di autorizzare l'impianto di stoccaggio. Come se non bastasse abbiamo accertato che detto incontro è avvenuto il 10 di ottobre, cioè lo stesso giorno della data di spedizione della richiesta della ditta IRA! Questa è la procedura adottata! La illegittimità di simile modo di procedere è di una evidenza solare, come pure il concorso addirittura strabiliante delle accuse di illegittimità. Prima di passare alle misure che a nostro avviso è necessario prendere per rimuovere queste gravi anomalie amministrative, occorre precisare che i rilievi mossi non partono dal presupposto di un'opposizione di principio alle discariche o agli impianti di stoccaggio dei rifiuti di natura industriale, anzi sicuramente, è però impensabile che si possano progettare discariche impianti di stoccaggio, o qualsiasi altro intervento di tale natura senza le necessarie garanzie e senza, aggiungo (forse è una riflessione che faremo sulla legge n. 18/86), che si siano sentiti formalmente i rappresentanti delle popolazioni interessate.
Ricordo ai colleghi che la Regione con l'art. 7 della legge n. 18/86 ha affidato una delega per l'esercizio di funzioni alle Province, ma conserva la titolarità della materia e, di conseguenza, essa ha non solo dei poteri di indirizzo, ma dei doveri di vigilanza e di controllo sull'esercizio delle deleghe medesime. D'altronde è evidente che se venissero meno le garanzie del rispetto delle regole stabilite, sarebbe lo stesso impianto della legge di delega ad essere posto in discussione.
Vorrei inoltre ricordare che la giustificazione addotta dall'attuale Assessore provinciale, scritta sui giornali, è che l'Assessore regionale li avrebbe autorizzati a procedere senza richiedere il parere al Comitato tecnico, in quanto in quel momento esso non era ancora stato costituito e si sarebbe poi provveduto in sanatoria.
Non mi soffermo sulla paradossalità di un simile comportamento qualora esso si fosse verificato realmente. Sarebbe come se l'Assessore Olivieri il quale ha sospeso le autorizzazioni relative alla sperimentazione di nuovi medicinali in attesa che si costituisca il Comitato tecnico regionale, istituito dalla recente legge regionale in materia, avesse deciso di procedere come se nulla fosse, fidando nei poteri di sanatoria! Maccari, nella risposta all'interrogazione che avevamo presentato, nega però di aver tenuto l'atteggiamento ascrittogli affermando che l'Assessore provinciale Smerieri smentisce di aver fatto simili dichiarazioni ai giornali. In verità, però l'Assessore provinciale non ha smentito proprio nulla e se ha fatto pervenire uno scritto di tal genere sarebbe interessante conoscerlo, perché né al giornale che ha pubblicato la dichiarazione né al Consiglio provinciale che si è riunito lunedì mattina per discutere del problema, l'Assessore Smerieri ha smentito alcunché.
MACCARI, Assessore all'ambiente Smerieri non era nemmeno in Consiglio provinciale.



VALERI Gilberto

Infatti, nella dichiarazione che ha rilasciato al giornale, non ha detto: "L'Assessore regionale ha detto a me". Al giornale ha dichiarato: "L'Assessore regionale ha detto alla Provincia"; ossia all'Assessore di allora o agli uffici.
Al di là dell'accertamento dell'esistenza reale di una smentita tuttora inesistente, rimane il fatto evidente che la procedura seguita dalla Provincia è impraticabile, in quanto la legge n. 18/86 non contiene norme transitorie operanti, in attesa della costituzione del Comitato tecnico regionale, per cui non prevede procedure che prescindano dallo stesso Comitato, quindi l'attribuzione della delega alla Provincia è espressamente regolata e normata dal parere di questo Comitato. Ogni diversa ipotesi è assolutamente insostenibile. Del resto se, per pura ipotesi, la norma di legge avesse potuto essere posta momentaneamente in non cale, sarebbe venuta meno anche la stessa delega di funzioni alle Province, dato che l'esercizio di tali funzioni è condizionato dal vincolo obbligatorio del parere da richiedere al Comitato tecnico. E neppure si possono nutrire dubbi che si tratta di un presupposto fondamentale della normativa legislativa anche per ciò che riguarda il profilo di merito del problema.
Non si tratta, infatti, di smaltire un qualche cartoccio di rifiuti urbani abbandonati per strada, bensì di un impianto di stoccaggio di rifiuti tossico-nocivi, per il quale il parere del Comitato tecnico rappresenta la fondamentale garanzia di accertamento reale e qualificato delle condizioni di affidabilità tecnica, sanitaria e ambientale.
Ho insistito sugli aspetti procedurali in quanto i problemi che ne conseguono non si riducono ad una mera questione formale. L'assenza di garanzie amministrative e tecniche, infatti, può avere effetti deleteri e tutti di merito. La discrezionalità e l'abbandono delle procedure e dei vincoli possono dare luogo ad autorizzazioni di impianti privi dei requisiti richiesti dalle leggi nazionali e regionali con gravi danni per la collettività. Non è un caso, ad esempio, che la deliberazione dell'Amministrazione provinciale non contenga alcun richiamo alla avvenuta verifica del progetto dell'impianto attualmente situato in una vecchia fornace, che presenta enormi buchi nel soffitto sin da quando si è cominciato ad usarla per lo stoccaggio dei rifiuti.
Dalla risposta dell'Assessore alla nostra interrogazione abbiamo preso atto, a conferma di quanto detto poc'anzi, che il Comitato tecnico regionale, interessato nei giorni scorsi, quindi a posteriori, ha espresso parere negativo sulla base dei documenti postigli a disposizione e ne ha chiesto l'integrazione. E' altresì sintomatico che nella deliberazione dell'Amministrazione provinciale non sia contenuta neppure la descrizione delle caratteristiche dell'impianto, dei rifiuti che dovrebbero essere stoccati, delle modalità di conferimento e dei controlli attivati per garantire che i rifiuti siano poi veramente corrispondenti alle caratteristiche prescritte. Potremmo dire, con una battuta, che la deliberazione contiene meno prescrizioni ed adempimenti di quelli che normalmente vengono richiesti quando si tratta di rilasciare un'autorizzazione alla vendita ambulante di frutta e verdura.
E' dunque legittima e doverosa la richiesta che la Regione, senza indugio, eserciti i suoi poteri di controllo e di vigilanza sull'esercizio delle deleghe di funzioni conferite all'Amministrazione provinciale di Vercelli. Poteri che comportano l'obbligo di richiedere la correzione dei macroscopici errori compiuti, mediante l'unico modo amministrativamente corretto a disposizione: la revoca del provvedimento a causa della sua manifesta illegittimità. L'irrinunciabilità di tale atto da parte del Consiglio regionale è rimarcata anche dal parere negativo espresso, seppur a posteriori, dal Comitato tecnico regionale. Peraltro, la considerazione è di carattere generale e va al di là del problema di Arborio; vale riflettere sull'intenzione manifestata dal Comitato tecnico regionale di escludere dai propri compiti la verifica progettuale degli impianti di stoccaggio. In effetti il termine "impianti di stoccaggio" non. è contenuto in nessuna parte della legge n. 18/86. Ma qui si tratta forse di riempire un vuoto di interpretazione, dato che un impianto di stoccaggio la cui durata può raggiungere i cinque anni, addirittura prorogabili, è del tutto parificabile a un impianto di discarica. Chiediamo quindi che l'Assessorato venga in VII Commissione a discutere l'interpretazione corretta da dare alla legge in modo che non si verifichino lacune in una materia di tale delicatezza e rilevanza.
Stando alle dichiarazioni dell'Assessore Maccari la nostra richiesta di votare una sollecitazione alla Provincia perché revochi il provvedimento in questione, dovrebbe essere rinviata all'accertamento dei fatti. Non vediamo cosa ci sia ancora da accertare e inoltre non riteniamo che, a questo punto, esistano le condizioni per attendere che la Provincia invii eventuali nuovi documenti e i chiarimenti, quali quelli richiesti anche dal Comitato tecnico. L'atto di revoca deve essere immediato, in quanto non ci sono i presupposti perché tale atto amministrativo conservi una qualche validità. Riteniamo che l'atto di revoca sia un atto dovuto e inevitabile.
In questi giorni il Consiglio comunale di Arborio ha deliberato all'unanimità chiedendo all'Amministrazione provinciale la revoca del provvedimento e il Consiglio provinciale è in attesa di pronunciarsi. A ci si aggiungono le oltre 500 firme raccolte ad Arborio, che rappresentano quasi il 70% del corpo elettorale. La richiesta da formulare all'Amministrazione provinciale di revoca urgente del provvedimento è una risposta dovuta ai cittadini, i quali si sono finora rivolti con fiducia alle istituzioni elettive, accantonando il ricorso alla Magistratura ordinaria, in attesa dell'esito dell'intervento delle assemblee elettive.
Siamo nelle condizioni di non deludere tale attesa.
Prima di concludere voglio ricordare che nella mozione da noi presentata poniamo anche un'altra esigenza di intervento, relativa alle sostanze tossiche interrate abusivamente nella ex Fornace Sila di Arborio che da più di un anno giacciono senza che siano stati finora effettuati interventi di bonifica. Ancora l'altra sera è emerso, durante una seduta pubblica del Consiglio comunale, che il Comune di Arborio è impossibilitato a risolvere da solo questo problema. Nella mozione abbiamo diligentemente elencato le norme di legge che possono consentire il finanziamento degli opportuni interventi di bonifica. In particolare, l'art. 18, terzo comma della legge n. 713/86, che stanziava fondi per Casale Monferrato, Carbonara Scrivia, ecc., specifica che i 30 miliardi messi a disposizione per la bonifica delle discariche abusive scoperte in tali località servono anche per interventi analoghi interessanti il territorio piemontese. Inoltre il decreto n. 54/86, reiterato all'inizio di questo mese e diventato n. 168 dispone "che il fondo della Protezione civile sia integrato di 200 miliardi per interventi di bonifica di aree inquinate da rifiuti industriali".
Perciò nella nostra mozione invitiamo la Regione a sollecitare immediatamente l'intervento della Protezione civile per la bonifica dell'area di Arborio e contemporaneamente a presentare entro 30 giorni il piano di tutti gli interventi che si prevede di compiere mediante l'utilizzazione del residuo dei 30 miliardi della legge n. 715 e della quota parte per il Piemonte dei 200 miliardi a disposizione della Protezione civile.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione n. 600: "Integrazione dell'Ufficio di Presidenza: elezione di un Vicepresidente in sostituzione di Maria Laura Marchiaro"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 3) dell'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 600.
Signori Consiglieri, ci eravamo ripromessi al termine della prima parte della nostra seduta di procedere all'adempimento dell'elezione del Vicepresidente del Consiglio regionale, in sostituzione della signora Maria Laura Marchiaro candidata alle elezioni nazionali.
Comunico anche che sono stati depositati documenti di carattere generale e particolare come quello illustrato or ora dal Consigliere Valeri su uno specifico campo e luogo quale quello di Arborio. Informo i Consiglieri che ci ritroveremo nel pomeriggio per la prosecuzione del nostro dibattito e per le conclusioni. E' in atto una riunione con i cassaintegrati alla quale partecipano quattro o cinque Consiglieri e l'Assessore Genovese per discutere di problemi del lavoro, occorrerebbe aspettarli.
Possiamo ora procedere all'esame del punto 3) all'o.d.g., al cui riguardo ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Ringrazio il Presidente per l'attenzione che ha voluto prestare all'iter di sostituzione del Vicepresidente del Consiglio che è di una certa formalità e ritualità. Si tratta di un momento istituzionale di rilievo, quindi anche l'invito alla presenza e al silenzio deve essere riconosciuto come un'attenzione alle forme nei sistemi democratici, che in alcuni casi possono apparire orpelli inutili, ma quando corrispondono a fatti, a ruoli e a momenti di snodo della vita istituzionale sono invece aspetti importanti ed essenziali.
Non prenderò molto tempo per avanzare la proposta di sostituzione che così come abbiamo visto nella riunione dei Capigruppo, è pacifico che competa al nostro Gruppo per effetto delle dimissioni dell'ex Consigliere collega di tutti voi e compagna nostra, Laura Marchiaro nel ruolo di Vicepresidente del Consiglio regionale.
Nel momento in cui andiamo a proporre una sostituzione, penso sia giusto da parte del nostro Gruppo ringraziare ancora la collega e compagna Marchiaro per il lavoro svolto. Ritengo che il suo impegno nel ruolo istituzionale ricoperto per molti anni sia stato apprezzato non solo dal Gruppo che l' ha espressa, ma da tutte le forze politiche presenti in Consiglio nonché all'esterno del Consiglio, in quanto è stato di assoluto e attento rigore istituzionale e insieme uno sforzo di collaborazione con gli altri membri dell'Ufficio di Presidenza, segnatamente di quest'ultimo presieduto dal compagno Viglione, per un raccordo con la comunità sui programmi che il Consiglio si è dato. Ricordo le questioni femminili quelle dell'antifascismo, in genere tutti quegli elementi che hanno attivamente impegnato questa assemblea nei momenti difficili di crisi della Regione.
Noi proponiamo la sostituzione con la collega e compagna nostra Silvana Dameri. E' una sostituzione che ha precise ragioni di ordine politico che mi pare giusto esporre. Dal 1985 in poi e in particolare in questa ultima consultazione abbiamo teso a caratterizzare la campagna elettorale con una larga presenza femminile.
Credo che questa linea possa avere un suo collegamento nel merito non astratto, anche con le presenze istituzionali in Regione. Dico non astratto perché mentre è giusto tentare un'apertura reale alle donne, le compagne del Gruppo comunista sanno quanto sia non tanto scontata, occorrono più presenze di donne aderenti ai rapporti reali esistenti nella popolazione e nella società e penso che questo sforzo che a volte va fatto con forzature debba essere coniugato con il merito. La scelta che il nostro Gruppo ha fatto credo sia aderente al merito.
Proponiamo la più giovane del nostro Gruppo, una donna che ha alle spalle un'esperienza politica di primissimo livello. Non ho difficoltà a dire che nel proporre questa compagna in questo ruolo abbiamo tenuto conto anche delle caratteristiche di equilibrio e di attenzione ai problemi della comunità che dal versante del Consiglio si possono affrontare, certo non è come essere al Governo, ma vi sono ruoli delicati, vi sono comportamenti importanti che dividono dalla mera presenza politica e qualificano il contributo che un Partito politico può dare ad un ruolo istituzionale, che di per sé coinvolge tutta la comunità regionale e non solo la parte da cui la persona viene espressa, sia essa il Presidente, sia un Vicepresidente un Segretario o un Presidente di Commissione del Consiglio. Le caratteristiche per svolgere tale ruolo ci sono.
Credo vada richiamato un elemento importante.
La Regione è in crisi da tempo per varie ragioni. Uno dei modi migliori per tentare di combattere questa tendenza, che a volte sembra inarrestabile, è quello di non arretrare, di non arrendersi, di non smettere nel mantenere al più alto grado di dignità, di comprensibilità e di leggibilità il ruolo dell'istituzione in modo che sia consono alle responsabilità che la democrazia affida alle istituzioni. Quindi il lavoro è all'interno dell'Ufficio di Presidenza in scambio con il Consiglio.
Ritengo che questo lavoro possa essere facilitato dall'opera del Presidente del Consiglio Viglione. E' un riconoscimento che non va inteso come strumentale perché obiettivamente dobbiamo dire che la conduzione del Consiglio, in un momento non facile, è stata forte, autorevole e che gli interessi della maggioranza non sono stati fatti a detrimento degli interessi dell'opposizione.
Questo è anche uno stimolo per noi per attribuire alla nostra collaborazione nell'Ufficio di Presidenza anche con questa nuova risorsa questa nuova forza, quei caratteri che nei contenuti, nelle iniziative, nei comportamenti possono essere una risposta utile ai momenti di crisi di identità e di autorevolezza della Regione.
Questa è la proposta che formuliamo e queste le motivazioni che diamo.
Se altre forze intendessero riconoscere questo ruolo, noi ne saremmo grati essendo fortemente convinti della bontà della scelta e credo anche della positività dei risultati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, a nome del Gruppo e segnatamente a nome della collega Minervini, devo dichiarare con tutta obiettività che il nostro Gruppo non contesta il diritto politico del Gruppo comunista a vedere eletta all'ufficio di Vicepresidente del Consiglio un proprio rappresentante e precisamente la collega Dameri.
Questo, con obiettività, non può essere contestato in quanto il Gruppo comunista e per i suffragi ricevuti nelle elezioni del 12/5/1985 e per la consistenza del Gruppo stesso è, in linea assoluta, il secondo Gruppo consiliare di questa assemblea ed è il primo Gruppo di opposizione.
Ciononostante noi metteremo nell'urna una scheda bianca, in quanto la risultante della scontata elezione della rappresentante del Gruppo comunista a Vicepresidente verrà di per sé solo a ricostituire l'abnorme situazione istituzionale in forza della quale nell'ambito dell'Ufficio di Presidenza, al di là della carica ricoperta, la rappresentanza delle minoranze viene a essere monopolizzata ed egemonizzata dal solo Gruppo comunista.
A nostro avviso l'assurdità, l'ingiustizia politica, ma soprattutto la non democraticità di una siffatta situazione di monopolio politico vennero già messe in evidenza nel corso della seduta del 4/12/1986, allorquando provvedendosi alla sostituzione del dimissionario Consigliere Ala, il Gruppo comunista fini per giungere allo stesso risultato odierno, cioè di vedersi attribuiti due seggi nell'ambito dell'Ufficio di Presidenza con la conseguente pretesa di rappresentare in tale consesso, che è e dovrebbe essere al di sopra delle parti, tutte le minoranze, quantunque, com'è noto lo Statuto si esprime nel senso che t'Ufficio di Presidenza, in quanto organo al di sopra delle parti, deve rappresentare sia la maggioranza sia la minoranza.
Oggi, non possiamo che ribadire siffatta situazione di non democraticità nella composizione dell'Ufficio di Presidenza, nell'ambito del quale, ed è di tutta evidenza, competeva al nostro Gruppo una presenza visto che nelle elezioni del 12/5/1985 la volontà popolare ci ha collocati come numero di suffragi al rango di quarta forza politica in Piemonte e visto che la situazione politica formatasi nell'interno di quest'aula ci ha collocati, come consistenza consiliare, nel ruolo di seconda forza di minoranza. Quindi una giustizia politica distributiva avrebbe dovuto far si che uno dei due seggi dell'Ufficio di Presidenza,riservati per volontà della maggioranza alla minoranza, competesse alla nostra forza politica.
Ribadiamo quindi la nostra ferma protesta e la nostra denuncia per quanto accaduto.
Un'ultima annotazione. Ritengo di dover ringraziare e dare atto al Presidente del Consiglio di aver con molta sensibilità e senso di responsabilità operato in modo che rapidamente e immediatamente dopo le dimissioni della collega Marchiaro, la cui opera di Vicepresidente anche noi abbiamo apprezzato nel corso dell'altra e dell'attuale legislatura venisse inserito all'ordine del giorno l'argomento della sostituzione della collega Marchiaro in modo che t'Ufficio di Presidenza venisse completato.
Ci saremmo aspettati che fosse stato osservato lo Statuto anche da parte del Presidente della Giunta, visto che lo Statuto prevede che allorquando vi siano dimissioni di uno o più Assessori, "il Presidente della Giunta ne propone la sostituzione". Lo Statuto recita "propone", ma non proporrà. Ci saremmo aspettati questo comportamento politico di completamento della Giunta, atto politico che avrebbe dovuto provenire dal suo Presidente, anche se ci rendiamo conto della evidente ragione per cui la sostituzione non è stata proposta. Non è stata proposta questa sostituzione per il noto e notorio disaccordo che esiste nell'interno della maggioranza in ordine alla successione nei due Assessorati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Credo sia motivo di disagio per una persona che si ritenga democratica e che quindi non abbia bisogno di riconfermarlo ad ogni piè sospinto doversi alzare in quest'aula e parlare a difesa di un buon diritto di un Gruppo che di per sé, devo dire anche coerentemente, non si richiama a principi democratici.



MAJORINO Gaetano

Come?



PEZZANA Angelo

Non come persone, ma come ideologia. Leggo anche le posizioni di destra e credo che la critica al sistema democratico sia tuttora valida. Diciamo che non è tra gli obiettivi che riscuotono maggior plauso da parte del Gruppo del MSI-DN.
E' motivo di disagio dover difendere la democrazia nel caso in cui viene violata non da un Gruppo che ad essa non si richiama o comunque non si richiama nei termini che abbiamo detto, ma da parte di tutti gli altri Partiti presenti in quest'aula che invece alla democrazia si richiamano.
Se l'art. 14 dello Statuto regionale recita: "L'Ufficio di Presidenza deve essere composto in modo da assicurare la rappresentanza della minoranza", devo dedurne che in questo parlamento la minoranza è rappresentata solo dal Partito comunista.
Io chiedo, dunque, che il MSI, la Lista verde, la Democrazia proletaria e la Lista verde civica vengano a far parte della Giunta. Se noi non siamo riconosciuti dall'Ufficio di Presidenza come facenti parte della minoranza! e non facciamo parte della maggioranza, mi chiedo oggettivamente in quale Gruppo dovremmo unirci, magari in una stanza separata con la possibilità almeno di udire i lavori di questo Consiglio, come appestati perché noi non facciamo parte né della minoranza né della maggioranza! Queste forze riconoscono come unica opposizione di minoranza il Partito comunista. Se l'unica opposizione riconosciuta come minoranza è il PCI, mi chiedo se sono fantasie quelle che i Verdi civici o i radicali vanno predicando rispetto ad una presenza anomala, non soltanto a livello regionale, ma a livello nazionale, di una forza che si dichiara di opposizione, ma che in realtà accetta questi giochi da parte di una maggioranza e di una Giunta. In questo caso posso anche capire questo modo di agire perché tenersi buono un grosso Gruppo di quasi totale opposizione può anche fare comodo! Quello che ritengo meno lodevole e meno pulito dal punto di vista politico è che un Gruppo di opposizione come quello comunista non riconosca intorno a sé, ma anche lontano da sé, comunque sempre facente parte dell'opposizione, il buon diritto di presenza di forze di minoranza, malgrado la sua volontà di dominio e di presenza esclusiva in questo Consiglio. Altrimenti l'art. 14 dello Statuto regionale contiene soltanto chiacchiere, è aria fritta e non ha alcun senso.
Capisco molto di più le ragioni della Giunta e della maggioranza che non quelle del Gruppo comunista. Se il PCI avesse fatto una richiesta per garantire la presenza nell'Ufficio di Presidenza di altre forze di opposizione, diverse dalla sua, avrebbe compiuto un gesto non solo democratico e non solo di generosità politica,ma anche d'intelligenza.
Gesto che invece è mancato.
Anch'io non voterò in favore della Vicepresidenza alla collega Silvana Dameri, che peraltro ho avuto modo di conoscere qui in Consiglio e di vederla lavorare, quindi dal punto di vista della colleganza regionale non posso che esprimermi in maniera del tutto positiva anche per una certa simpatia istintiva che sul piano umano mi può legare alla collega Dameri simpatia che non ho verso altri del suo Gruppo. Non posso però votarla perché questa votazione, anche se si riferisce ad una carica di Vicepresidenza del Consiglio, riconferma un gesto profondamente antidemocratico che voi forze democratiche di questo Consiglio avete attuato nei confronti del MSI-DN.
Questo ci tenevo e ribadirlo sottolineando semmai a difesa vostra, e nel dire vostra unisco tutti insieme Giunta e Gruppo comunista perché penso che possiate andare bene insieme in questa definizione, quando il TAR nel ricusare il ricorso presentato dal Gruppo consiliare del Movimento sociale italiano dà una spiegazione molto sottile e molto intelligente quando dice: "Si è di fronte ad un atto del tutto ed esclusivamente politico che si sottrae, come tale, ad ogni sindacato giurisdizionale".
Questo sta a significare che non contano i numeri, ma conta la volontà politica. La volontà politica di questo Consiglio è quella di emarginare le minoranze che non contano niente, perché l'art. 14 dello Statuto è aria fritta come l' ho definito prima.
La mia non partecipazione al voto è a difesa di un diritto democratico respinto da questo Consiglio nel suo insieme, maggioranza e unica apparentemente, opposizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti.



CERNETTI Elettra

A nome del Gruppo socialista devo dire che spiace che Laura Marchiaro si allontani dal Consiglio anche se siamo contenti per lei perché va "ad majora". Nell'Ufficio di Presidenza siamo state anche colleghe per due anni e mezzo ed ha svolto il suo ruolo con impegno, con diligenza e con intelligenza.
Siamo lieti della scelta del Gruppo comunista in quanto Silvana Dameri è una compagna di prestigio che, siamo convinti, farà altrettanto bene.
Come donna non posso che dichiararmi soddisfatta e solidale nel vedere che un'altra donna sostituisce Laura Marchiaro nell'Ufficio di Presidenza. Sono sicura che la compagna Dameri si inserirà prontamente nell'Ufficio di Presidenza e che il suo contributo sarà valido e attivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, quando il Consiglio approvò le dimissioni della collega Marchiaro non intervenimmo, quindi colgo l'occasione per apprezzare il lavoro svolto dalla signora Marchiaro nella Consulta femminile, nel Comitato per la difesa dei valori della Resistenza e, più in generale, all'interno dell'Ufficio di Presidenza.
La scelta illustrata dal Consigliere Bontempi porterà sicuramente gli stessi frutti. Ho potuto verificare nella collega Dameri molto senso delle istituzioni e forte impegno a livello regionale. Nell'esprimere il nostro compiacimento per la scelta fatta dal Gruppo comunista, affermo che il nostro Gruppo, come credo altri Gruppi della maggioranza, considerato che il ruolo del Vicepresidente è assegnato alla minoranza, voterà a favore del nome proposto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

In questi due anni di presenza in quest'aula ho avuto modo di apprezzare, e non lo dico come atto puramente di cortesia, lo stile con cui il Vicepresidente Marchiaro ha saputo dare senso e dignità all'istituzione come ha saputo rappresentare l'intero Consiglio e non soltanto una parte di esso.
Sono rammaricato che la signora Marchiaro abbandoni questo Consiglio però nello stesso tempo sono contento per lei.
Dovendo provvedere alla sostituzione riteniamo sia diritto del Gruppo comunista indicare un proprio rappresentante al ruolo di Vicepresidente quindi voteremo a favore della proposta presentata dal Gruppo comunista con l'augurio alla neo Vicepresidente di saper continuare con lo stile l'autorevolezza, la serietà e il senso delle istituzioni che in questi due anni ha dimostrato la signora Marchiaro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente, si tratta di votare la sostituzione di uno dei due Vicepresidenti del Consiglio Regionale. Se fossimo in prima votazione evidentemente il nostro voto andrebbe ad un candidato della maggioranza, ma c'è una prassi costante che fa si che una Vicepresidenza del Consiglio competa all'opposizione. Non eleggiamo un Consigliere segretario e quindi tutte le argomentazioni del Consigliere Majorino e del Consigliere Pezzana non mi pare siano nella fattispecie assolutamente pertinenti. Eleggiamo un Vicepresidente e si tratta di un ruolo di competenza dell'opposizione: per questa ragione faremo convergere anche noi il voto sul candidato proposto dal Gruppo comunista. Si tratta di una candidatura degna e che ha il nostro apprezzamento e la nostra stima; apprezzamento e stima che abbiamo riscontrato nella collega Marchiaro, che ha svolto il ruolo di Vicepresidente in modo brillante e corretto nel passato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, il nostro Gruppo voterà favorevolmente il nominativo della collega Dameri per la carica di Vicepresidente del Consiglio regionale. Il nostro voto non è solo di apprezzamento personale, è un voto istituzionale che ha all'interno un contenuto politico.
Ho l'impressione che quest'aula debba essere un po' più aperta al mondo, non chiudersi come una camera stagna rispetto a quello che avviene nella storia del nostro Paese e non assumere atteggiamenti conseguenti.
Noi liberali riteniamo di dover dare un voto che ha significato istituzionale nel senso che tende a rafforzare e a responsabilizzare chi ha la responsabilità dei vertici delle istituzioni perché riteniamo che in questo momento il nostro Paese a tutti i livelli possa contare solo sul ruolo e sulle capacità degli uomini che sono chiamati a guidare le istituzioni. Avvertiamo nel Paese un conflitto forte tra la società e le forze politiche, un'incapacità di comunicazione e di interpretazione che si potrà quagliare soltanto nella misura in cui reggeranno le istituzioni.
Comincio a pensare che a qualche livello le istituzioni qualche scricchiolio l'abbiano dato. Nella capitale del Regno di Sardegna è un liberale che crede che questo Stato l'abbia costruito la rivoluzione liberale e non Mazzini. Non si pretende certo di censurare la più alta istituzione dello Stato, certo è curioso che un Governo dimissionario venga rinviato alle Camere e poi il Governo della Repubblica sia affidato e sia in questo momento gestito da un gruppo di persone che il voto di fiducia dal Parlamento non l' ha mai avuto. Sono passaggi delicati ed inquietanti che ci pongono nelle condizioni di assumere atteggiamenti non solo di simpatia e di stima, ma di responsabilità politica. Bisogna lavorare nei confronti delle istituzioni in modo più serio. Sappiamo tutti che il problema sollevato dal collega missino in ordine all'integrazione della Giunta attiene al dopo elezioni; probabilmente anche il nostro livello verrà coinvolto in una vicenda che coinvolgerà altri livelli locali, non solo quelli piemontesi, ma coinvolgerà i livelli nazionali. E' una situazione rispetto alla quale non abbiamo aghi della bussola, ma abbiamo aghi della bilancia. E' sconvolgente apprendere che un Presidente del pentapartito ritenga che il pentapartito fosse un'emergenza. Noi non crediamo negli aghi della bilancia, ma crediamo nella democrazia. I liberali in Germania non hanno mai preteso di avere il Presidente del Consiglio, anche se da sempre sono l'ago della bilancia; e hanno cambiato la Germania avendo il coraggio di passare da uno schieramento di tipo moderato a uno schieramento di tipo progressista e sono ritornati a uno schieramento di tipo moderato ma non hanno mai preteso di rappresentare in quel Paese se non i loro valori, il governo dei rapporti internazionali che tutti riconoscono essere governati con grande misura, e il liberalismo europeo, che certamente non abita né nei salotti della Thatcher né nel salotto di Reagan, ma abita nello studio di Darandof.
Noi pensiamo che le istituzioni debbano avere la capacità di richiamare i partiti al loro ruolo e i protagonisti alla misura che debbono avere nel gestire una vicenda così delicata.
E' emblematica la vicenda dell'elezione di Malagodi a Presidente del Senato. Malagodi è stato eletto Presidente del Senato non perché sia un gentiluomo di campagna, come qualche illetterato della "Repubblica" l' ha qualificato, perché Malagodi quando ha rappresentato il nostro Paese a livello internazionale, nella sua qualità di Ministro del Tesoro, ha stupito i colleghi europei, perché finalmente si è visto un italiano che non ha bisogno dell'interprete e che soprattutto non ha bisogno di funzionari per parlare di economia.
Ebbene, a quest'uomo non ci si è rivolti per le sue capacità, ma per il senso delle istituzioni che incarna e, guarda caso, l'altro partito delle istituzioni, quello repubblicano, si è limitato in questo sforzo che si cercava, almeno a livello istituzionale, di avere con un massimo concorso costruttivo, a mandare la "piccola vedetta fiorentina" a votare contro.
Questo è un episodio che qui devo richiamare.
Cari amici, non possiamo pensare di fare politica, gestire l'inquinamento e le grandi trasformazioni, ignorando le tensioni che ci sono fuori di qui. Non si può. Noi siamo un Parlamento; quindi, se mi consenti, caro collega repubblicano, quando voto un comunista a rappresentare anche il sottoscritto, nell'Ufficio di Presidenza, non lo faccio per simpatia personale, anche se questa esiste, non lo faccio per stima personale anche se questa esiste, ma lo faccio perché ritengo che le istituzioni debbano in questo frangente della storia del nostro Paese avere la capacità di reggere lo scontro forte che ci sarà tra i partiti. Di questo ne siamo tutti consapevoli e dobbiamo prenderne atto: siamo di fronte ad uno scontro senza precedenti dal 1948. Quanto meno nel 1948 lo scontro era lasciato agli elettori nella misura in cui le forze si erano schierate in modo chiaro. Qui invece c'è uno scontro che passa attraverso l'elettorato e attraverso i partiti. Quindi in questo momento le istituzioni debbono avere il massimo di autorevolezza, il massimo di consenso, il massimo di sostegno. Questo è il senso del nostro voto alla collega Dameri, alla quale evidentemente, oltre che al senso istituzionale che comprende quello politico del voto, c'è quello di apprezzamento e di stima personale.



PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede e si proceda alla votazione a scrutinio segreto.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 53 votanti 52 non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
In seguito allo spoglio delle schede hanno riportato voti: Dameri Todarello Silvana 42 Pezzana Angelo 1 Valeri Gilberto 1 schede bianche 8 Proclamo quindi eletto il Consigliere regionale Dameri Todarello Silvana Vicepresidente nell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale in sostituzione del Consigliere Marchiaro Maria Laura.
Colleghi Consiglieri, comunico che alle ore 14,30 verrà convocata la Commissione Nomine.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,10 riprende alle ore 16,15)


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazione dell'Assessore Genovese inerente il problema occupazionale e votazione ordini del giorno nn. 290 e 291


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Signori Consiglieri, stamane il Presidente della Giunta aveva espresso l'intenzione di dare una comunicazione in ordine alla situazione verificatasi in parecchie fabbriche relativa ai problemi del lavoro e della Cassa integrazione, delegando all'Assessore Genovese l'intervento. Stamane c'è stata una riunione dei Capigruppo che può trovare in aula una sua conclusione attraverso la comunicazione a cui si era impegnato il Presidente della Giunta.
La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero, Assessore al lavoro

Signor Presidente colleghi Consiglieri, cercherò di essere breve nello svolgere a nome del Presidente della Giunta questa comunicazione tenendo conto, com'è stato richiamato dal Presidente del Consiglio, dell'incontro avuto stamane con i rappresentanti di 11 imprese dell'area di Torino e di Settimo in situazione di disoccupazione speciale in cui stanno per aprirsi procedure di licenziamento collettivo.
La comunicazione si ricollega all'ordine del giorno che il Consiglio regionale ha votato in modo unanime il 14 maggio. Tale ordine del giorno, a fronte dei licenziamenti collettivi già avvenuti o per i quali sono state avviate le procedure o che si preannunciano per il prossimo futuro prendendo spunto dalla situazione della SIN Montefibre di Ivrea, chiedeva al Governo, reiterando una richiesta che da mesi sta portando avanti il Consiglio regionale del Piemonte, in accordo con le organizzazioni sindacali, di dare corso concretamente all'impegno politico sottoscritto con il verbale d'intesa del 23 gennaio dal Governo stesso. Tale impegno prevedeva l'anticipazione della normativa transitoria contenuta nel disegno di legge di riforma della CIGS e quindi la generalizzazione, nella concessione di un'ulteriore proroga della CIGS di 12 o 24 mesi, a seconda delle diverse situazioni, per tutte le imprese, per cui il CIPI aveva decretato la concessione dell'ultimo periodo di cassa integrazione. Teniamo conto dell'evoluzione e dell'aggravarsi della situazione piemontese. Non siamo più di fronte solo ad una prospettiva di licenziamenti collettivi essendo questi già avvenuti in alcune imprese ed essendo avviate le procedure in altre imprese della regione, chiedevamo un intervento urgente e più preciso del Governo, in sostanza, di prevedere con un apposito decreto legge, da approvare con urgenza, l'equiparazione delle aziende in liquidazione, come la SIN Montefibre, a quelle in procedura fallimentare affinché i lavoratori possano beneficiare della cassa integrazione speciale prevista dalla legge n. 301. A fronte dell'impegno assunto dal Governo di presentare un emendamento di modifica al decreto legge sulla fiscalizzazione degli oneri sociali, in sede di conversione in legge, e tenuto conto che il Parlamento non procederà nei propri lavori prima delle elezioni politiche del 14 giugno, abbiamo come primo punto sottolineato la necessità di un decreto legge, da approvarsi urgentemente da parte del Governo per sancire l'equiparazione, sulla base della legge n. 301, delle aziende in liquidazione a quelle in procedura fallimentare.
Il secondo punto che richiamavamo era quello relativo alla traduzione attraverso lo stesso decreto legge, dell'impegno sottoscritto il 23 gennaio, stabilendo la generalizzazione della proroga della cassa integrazione di 12 o 24 mesi per tutte le aziende in cui si va alla scadenza della copertura della CIGS per effetto della decretazione del CIPI.
A seguito dell'ordine del giorno votato in Consiglio regionale, il Presidente ha chiesto a nome della Giunta l'incontro, cui la Giunta stessa era stata impegnata dal Consiglio, con il Presidente del Consiglio Fanfani e con i Ministri del Tesoro e del Lavoro. L'incontro che non si è ancora svolto è stato però onorato attraverso contatti personali o telefonici con i singoli Ministri oltre che con il Presidente del Consiglio, e si è proceduto inoltre a richiedere comunque, per la vicenda specifica della SIN, ottemperando così all'invito rivolto dai lavoratori e dalle organizzazioni sindacali e all'impegno rivolto dal Consiglio regionale alla Giunta, l'incontro a Roma per l'esame specifico di tale situazione.
Nell'incontro avvenuto ieri, a cui hanno partecipato il Presidente della Giunta Beltrami e i Consiglieri Calligaro e Amerio, è stato reiterato l'impegno del Governo con una variante rispetto all'ordine del giorno votato giovedì scorso. In sostanza, il Governo, attraverso il Sottosegretario Borruso che presiedeva l'incontro, ha assunto l'impegno di presentare una proposta di decreto legge urgente per equiparare le aziende in liquidazione a quelle in procedura fallimentare per consentire l'applicazione della legge n. 301; per quanto riguarda la nostra Regione ciò dovrebbe consentire di far fronte alla situazione della SIN Montefibre e di recuperare anche la situazione della Chatillon. L'impegno assunto ieri a Roma corrisponde alla richiesta specifica votata dal Consiglio regionale giovedì scorso.
Il Governo, relativamente al secondo punto, e cioè alla generalizzazione della proroga della CIGS in particolari situazioni tramite il Sottosegretario, ha riproposto non la presentazione di un decreto legge o l'estensione dello stesso a questa materia, bensì un atto amministrativo specifico e cioè la presentazione di una deliberazione del CIPI, soluzione che fin da dicembre, a Torino, era stata indicata dall'allora Ministro De Michelis. Successivamente, come tutti ricordiamo era stata definita un'intesa politica in tal senso, sottoscritta nell'incontro avuto il 23 gennaio presso il Ministero del Lavoro, a cui hanno partecipato le rappresentanze delle segreterie nazionali sindacali oltre che le rappresentanze regionali.
A seguito dell'incontro di stamani, a cui hanno partecipato tutti i Capigruppo, abbiamo preso atto che la situazione così come si è evoluta nella nostra Regione ci pone in una condizione politica diversa da quella che alla fine del 1986 ci aveva portato a formulare alcune proposte, con l'appoggio delle forze sociali ed economiche, nei confronti del Governo e Parlamento centrale; infatti quella che allora era una prospettiva preoccupante (già quest'anno coinvolge alcune migliaia di lavoratori, ma nel giro di pochi anni potrebbe riguardare dai 10 ai 15 mila) è diventata oggi una gravissima realtà.
A seguito dell'approfondimento avuto nell'incontro di stamani, tutti i Gruppi consiliari hanno ritenuto necessario, a fronte dei licenziamenti collettivi ormai avviati e rispetto alle procedure imminenti, che già oggi interessano più di mille lavoratori, assumere come realtà di straordinaria rilevanza e gravità per questa assemblea e per il governo regionale la situazione che abbiamo di fronte, dicendo chiaramente che questa materia difficilmente può essere lasciata alla mediazione, oramai impossibile in carenza di ammortizzatori sociali, dell'Assessorato o dei pochi colleghi che seguono questi problemi.
Credo si debba dire chiaramente che la situazione non è sopportabile socialmente e politicamente e vorrei che l'assemblea e il governo regionale, il Parlamento come richiama nei momenti importanti il Presidente del Consiglio Viglione, si rendessero conto che tra qualche mese nessuno sarà in grado di sostenerla: bisogna quindi impegnare nei confronti del Governo tutto il peso che l'assemblea e il governo regionale sono in grado di esprimere, riassumendo appieno il ruolo istituzionale che alla Regione Piemonte compete per far comprendere che questa non è una battaglia secondaria e che a fronte dei processi di evoluzione positiva e di ripresa produttiva industriale, che hanno connotato il recente andamento della Regione, si è aperta però una situazione socialmente non sopportabile che richiede l'espressione del massimo impegno, vero e solidale, delle istituzioni e delle forze sociali ed economiche. Questo è il problema più grave che il Piemonte ha di fronte, insieme a quello dell'ambiente, e cioè della valorizzazione e della tutela delle risorse.
Credo di dover dire a questo punto che non vi è nessun Assessore e nessuna Commissione consiliare che possano reggere tale realtà. Occorre riportare nell'assemblea e nel governo regionali la capacità di affrontare adeguatamente, con un impegno eccezionale, i problemi veri della nostra Regione: tralasciando i luoghi comuni, qui è in gioco la possibilità di vivere di migliaia di persone nella nostra regione ed è altresì in gioco la definizione delle relazioni industriali e dei rapporti tra diverse istituzioni che tutte insieme compongono lo Stato democratico.
A fronte di questi problemi ritengo che con ogni mezzo dobbiamo far capire che non chiediamo agevolazioni particolari, ma solamente che venga presa in considerazione una proposta articolata, non solo nell'interesse del Piemonte, di una diversa politica del lavoro: più coerente con la realtà del mercato del lavoro nella Regione Piemonte e in altre Regioni idonea ad affrontare la specificità delle situazioni, capace di ridare alla gente la speranza e insieme dignità e responsabilità alle istituzioni.
Perché, si, è in gioco anche il ruolo stesso delle istituzioni. Se non riusciamo tutti assieme ad ottenere dal Governo le cose che abbiamo chiesto e che in qualche caso costano meno in termini economici di quanto non avvenga attraverso l'applicazione delle norme oggi vigenti, credo che avremo perso tutti una battaglia politica e istituzionale importante e che non riusciremo ad essere interlocutori credibili e veri neppure su altri problemi.
A noi si chiede di intervenire con cantieri di lavoro, di attuare degli stanziamenti straordinari (è necessario anche questo ed è un discorso da riprendere), di intervenire con misure temporanee, di evitare la disperazione a molti lavoratori; però da soli non possiamo far fronte a questa situazione: occorrono decisioni che può e deve prendere il Governo centrale, poiché non possiamo neanche creare l'illusione che con i pochi mezzi e con le quasi inesistenti competenze in materia di politica del lavoro e di politica industriale, sia possibile avviare una iniziativa capace di far fronte ad un fenomeno così grave e negativo, che purtroppo non sarà di breve periodo, perché è difficile ipotizzare che l'evoluzione di mercato riassorba queste situazioni.
La conclusione, dunque, è di proporre non ritualmente un altro ordine del giorno al Consiglio che impegni ulteriormente e complessivamente l'assemblea e il governo regionale perché subito, prima delle elezioni politiche, si ottengano dal Governo centrale le misure che da tempo chiediamo. Il motivo è molto semplice e lo dico con amarezza,ma anche con schiettezza. Gli impegni normalmente si onorano: sulle proposte avanzate non abbiamo trovato né in questo governo né in quello precedente un interlocutore che ci abbia mai obiettato nel merito e sulla ragionevolezza delle richieste; anzi, abbiamo trovato un interlocutore formalmente attento e che ha sottoscritto impegni politici precisi, non solo a voce,ma anche per iscritto. Oggi dobbiamo quindi ancora chiedere ed ottenere il rispetto degli impegni presi e sottoscritti dal Governo centrale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, sarò molto breve in quanto già stamane, mentre era in corso la discussione sui rifiuti, c'è stata occasione di confronto fra i diversi Gruppi politici e una delegazione di lavoratori, i quali ci sollecitano ad una presa di posizione su questi problemi. Mi limito perciò, a brevissime considerazioni per riproporre, in questa sede, alcune proposte concrete già avanzate durante l'incontro di questa mattina.
Per prima cosa noi denunciamo con grande fermezza e decisione il comportamento del Governo Fanfani, e in particolare del Ministro Goria, il quale si è opposto, stando alle informazioni che ancora stamane ci venivano fornite dall'Assessore Genovese, all'emissione di un provvedimento immediato, un decreto legge d'urgenza in grado di prorogare la scadenza di cassa integrazione straordinaria e di estendere la normativa della legge n.
301 a tutti i lavoratori delle aziende poste in liquidazione, che era quanto avevamo votato all'unanimità nella precedente seduta di Consiglio.
Come Democrazia Proletaria riteniamo che non possa passare inosservato il comportamento, inaccettabile, di un Consiglio dei Ministri che, mentre nega decreti d'urgenza su problemi di drammatica pesantezza - come l'Assessore Genovese opportunamente richiamava poc'anzi - la settimana scorsa, per decreto, ha concesso aumenti salariali e pensionistici discutibili, sia in quantità sia in qualità, in favore di gruppi sociali ristretti e spesso già fortemente privilegiati come gli alti dirigenti dell'apparato dello Stato.
Di fronte a questo stato di cose, è nostra convinzione che il governo regionale e l'intera assemblea non debbano assistere passivamente al degrado sociale in atto nella nostra regione. Perché proprio di questo si tratta. Mentre crescono a dismisura i profitti della FIAT e dei grandi gruppi industriali (che si sono avvantaggiati in questi anni da enormi finanziamenti pubblici), i lavoratori inseriti nel processo produttivo sono stati buttati fuori delle fabbriche, ridotti al lastrico e senza alcuna prospettiva per il futuro.
E' nostra convinzione, signor Presidente, che non si possa continuare a mandare avanti la faccia pulita dell'Assessore Genovese, nell'affrontare questi problemi, ma che occorra un impegno complessivo sia del Governo sia dell'assemblea regionale. Per questo motivo ho presentato un ordine del giorno per avanzare la proposta che, dopo l'insediamento del nuovo Parlamento (e cioè a luglio), si faccia un Consiglio regionale aperto sui problemi della riorganizzazione del mercato del lavoro nero, sulla riforma della cassa integrazione, affinché il primo Consiglio regionale aperto di questa quarta legislatura possa essere dedicato ai problemi drammatici che la parte più debole della nostra società sta vivendo.
La proposta che abbiamo avanzato è, inoltre, quella che siano sentiti nell'ambito della IV Commissione permanente del Consiglio, tutti gli organismi sociali che hanno a che fare con questi problemi, cominciando dal coordinamento dei lavoratori cassaintegrati. Lo sforzo fatto stamane deve continuare. E' possibile convergere verso obiettivi comuni per pervenire ad un ordine del giorno chiaro e netto nei giudizi politici, ma anche chiaro e determinato rispetto alle cose da fare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, ad Ivrea 400 lavoratori da due mesi sono disoccupati; da sei mesi non percepiscono una sola lira e stanno chiedendo l'indennità di disoccupazione speciale, perché al primo di giugno saranno disoccupati a tutti gli effetti. A Vercelli i disoccupati sono circa 100 ad Aosta oltre 100, licenziati dalla fine di novembre dello scorso anno.
Ieri a Roma il Sottosegretario al Lavoro ha assunto impegni precisi, ha promesso un decreto governativo che assimili i lavoratori delle aziende in liquidazione a quelli delle aziende fallite concedendo loro 12 mesi di cassa integrazione straordinaria. Nel corso dell'incontro non ho potuto non notare differenze e difformità. Rispetto alla versione fornitaci dallo stesso Borruso il 14 di aprile c'è una aggiunta: "qualora si facesse questo decreto il liquidatore deve avanzare formale richiesta", si tratta quindi di una novità. Il 14 aprile ci avevano detto che si adottavano le normative della legge n. 301, proprio perché si evitava così la richiesta formale da parte dell'azienda, si poteva cioè prescindere dalla richiesta dell'azienda. Ma il quesito è d'obbligo. I lavoratori della Chatillon sono stati licenziati alla fine di novembre, così a Vercelli i lavoratori della società italiana Nylon di Ivrea sono disoccupati.
Quando verrà approvato il decreto? Entro il mese di giugno? Il liquidatore verificherà la possibilità, in presenza del decreto, di avanzare istanza formale? Ma come farà ad avanzare richiesta formale se ad Aosta si è chiusa la liquidazione, se ad Ivrea siamo di fronte a disoccupati e tutto è nelle mani del Governo? Devo dire che assistiamo ad un cinico, spietato, scandaloso gioco delle parti nei confronti dei lavoratori, ad un atteggiamento che è di presa in giro nei confronti della Regione Piemonte. Il gioco delle parti è molto semplice: il CIPI è restio a concedere proroghe di cassa integrazione, le aziende non avanzano istanza o le aziende avanzano istanza e il CIPI non concede le proroghe; poi si aggiunge il caso del liquidatore, qualora non avanzi formale richiesta, è come se non si fosse fatto il decreto, ma il decreto non è stato fatto. Noi nutriamo seri dubbi che venga fatto. Ammesso e non concesso che si faccia,il liquidatore per motivi pretestuosi non avanzerà istanza.
Sul secondo punto che riguarda la proroga della cassa integrazione straordinaria in scadenza, dopo aver ottenuto l'ultima proroga, l'impegno è che deliberi il CIPI di cui Presidente è ora il Ministro Goria. Si sono aggiunti nel frattempo i licenziamenti alla Framtek. La Seleco del pinerolese (380 dipendenti) annuncia che con il mese prossimo interrompe il rapporto di lavoro e i cassaintegrati eccedenti strutturali sono dell'ordine di decine di migliaia. La Farmitalia e la Pirelli dichiarano eccedenze di centinaia di lavoratori. I lavoratori delle fabbriche già fallite fruiscono degli ultimi 12 mesi di cassa integrazione, hanno perso di fatto la titolarità del posto di lavoro. Sono i lavoratori della Tae della Tecno, dell'Idromak, della Giustina, dell'Indirit, della Giglioli solo per ricordare quelli della zona di Settimo e Volpiano.
Quali impegni ha assunto ieri il Governo? E' sconcertante partecipare a queste trattative. Troppe reticenze, troppe furbizie, troppe versioni diverse, difformi e differenti, continua in sostanza un furbesco gioco allo scaricabarile. E' una sistematica inadempienza del Governo che è assolutamente inaffidabile.
Mi pare che la versione corretta e onesta sia stata fornita dal Ministro del Lavoro Gorrieri: "non penserete - ha detto alla Regione Piemonte - che il decreto sulla fiscalizzazione degli oneri sociali venga convertito in legge?". Incontriamo altri ostacoli, che sono il Tesoro e la Presidenza del Consiglio, i quali non vogliono l'estensione della legge n.
301 ai lavoratori delle società in liquidazione e non vogliono un provvedimento generale di proroga della cassa integrazione straordinaria si dice che sono contrari il Ministro Goria e il Presidente del Consiglio.
Si dice altresì che Fanfani è contrario in linea di principio all'abuso della decretazione d'urgenza. Giacciono in Parlamento 29 decreti non convertiti. Ma ne hanno aggiunti altri in questi giorni. Non si è esitato ad usare la decretazione d'urgenza per aumentare le retribuzioni e rivalutare le pensioni ai superburocrati con una retroattività di dieci anni.
Per concludere, voglio ricordare, evitando considerazioni di carattere politico, solo i fatti. Il 23 gennaio scorso si è raggiunto un verbale d'intesa con il Sottosegretario al Lavoro che, a nome di tutto il Governo ha sostenuto che sarebbero state prorogate tutte le casse integrazioni di un anno, al di sopra dell'anno di vigenza, di due anni per quelle la cui vigenza era inferiore all'anno. Il CIPI che doveva deliberare non ha deliberato. Durante il mese di marzo abbiamo messo in guardia la Giunta dicendo che il primo aprile scattano i licenziamenti alla Montefibre di Ivrea. Sono scattati i licenziamenti e siamo andati a Roma solo il 14 aprile per incontrare il Sottosegretario Borruso il quale ci ha detto che reiterando il decreto sulla fiscalizzazione degli oneri sociali, avrebbe introdotto un emendamento per assimilare i lavoratori delle aziende in liquidazione a quelli delle aziende fallite e che avrebbero comunque adottato un provvedimento generale di proroga delle casse integrazioni.
Alla fine di aprile è stato reiterato il decreto, ma ci si è dimenticati di inserire la clausola. Questo è un fatto gravissimo, perché se fosse stata introdotta la clausola non saremmo qui oggi a discutere la vicenda della Montefibre di Ivrea.
Il Presidente della Giunta ha una fede incrollabile. Nel corso di ogni Consiglio, in queste ultime due settimane, ci ha detto che Borruso sostiene che l'emendamento verrà inserito in Commissione nel corso della conversione in legge del decreto.
Stiamo ai fatti. Si sono riunite le Commissioni lavoro e bilancio in seduta congiunta, martedì 5 maggio, Borruso presente ha introdotto degli emendamenti, uno riguardava la rivalutazione sulle rendite INAIL. ma non ha presentato quello che noi attendevamo. Si è detto che lo avrebbe fatto mercoledì 13, ma quel giorno si è riunita la Commissione e l'emendamento non è stato presentato. Il Governo poi ha tentato di convertire in legge una parte dei 29 decreti che giacciono in Parlamento e giovedì 14 li ha portati in aula, ma in aula è mancato il numero legale. Se tutto andrà bene se ne parlerà a luglio.
Noi chiediamo che gli impegni vengano onorati da parte del Governo e chiediamo che la Regione compia uno sforzo straordinario, perché siamo di fronte ad un'emergenza sociale che non ha precedenti. Bisogna rispettare gli impegni. E' inutile che firmiamo ordini del giorno in modo unitario in quest'aula, se poi non vengono rispettati. Per esempio, c'è stato l'incontro con Federpiemonte; che risultati ha avuto? Perché abbiamo dato un parere consultivo favorevole ai trasferimenti di risorse pubbliche nazionali e comunitarie? Noi non volevamo ricattare nessuno, volevamo che si chiarisse che la Regione Piemonte non accetta nel modo più assoluto una linea di ricatto sui posti di lavoro. Circolano le indicazioni della Federpiemonte che dice: "approfittate di questa vicenda politica della crisi di Governo e liquidate definitivamente le eccedenze strutturali".
In questo Consiglio si è approvato un ordine del giorno che chiedeva alla Giunta di incontrare la FIAT per la questione Solex, ma non ne sappiamo nulla; di incontrare l'Olivetti per la vicenda Framtek, ma non c'è stata data risposta; abbiamo votato un ordine del giorno la scorsa settimana dove il Consiglio regionale chiedeva alla Giunta di incontrare urgentemente i Ministri Fanfani, Gorrieri e Goria e ieri siamo finiti dal Sottosegretario Borruso, che ci ha promesso mari e monti a tutti quanti e non ha mantenuto un solo impegno di quelli assunti in passato. Chiediamo più in generale quale tipo di società solidale volete, se state percorrendo questa strada. Chiediamo più in generale se volete o non volete sventare una chiarissima manovra politica portata avanti dai padroni. Visto che il sindacato sta, tra mille difficoltà, rialzando la testa e rilanciando l'iniziativa di fabbrica, ecco il contraccolpo immediato da parte della Confindustria e della Federpiemonte, gettare tra i piedi del sindacato migliaia e migliaia di nuovi disoccupati. Che cosa fa la Regione Piemonte in particolare che cosa sta facendo la Giunta? Da che parte sta la Giunta? Non è sufficiente dire che sta dalla parte dei lavoratori, non è sufficiente firmare ordini del giorno, tanto una firma non costa niente.
Bisogna davvero mettere in campo uno sforzo eccezionale. Se la Giunta saprà dispiegare questo sforzo non mancherà il nostro impegno, ma se non lo farà il nostro attacco sarà quanto mai duro.
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Ci sono stati assegnati dei luoghi comuni che vengono affidati ai condannati a morte. Noi ci siamo mossi mille volte.



CALLIGARO Germano

I risultati sono disastrosi, l' ha detto anche esplicitamente il vostro Assessore nel suo intervento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, le iniziative assunte dalla Regione Piemonte sono molto importanti, ritengo che possano costituire un elemento utile per migliaia di lavoratori che vivono una situazione estremamente critica.
Realisticamente però è una boccata di ossigeno per rinviare di alcuni mesi un nodo drammatico che nessuno strumento di politica attiva del lavoro sarà in grado di aggredire. Si tratta di lavoratori che il mercato da solo non è in grado di riassorbire e non tutti, tra sei mesi o un anno, andranno in pensionamento o in prepensionamento.
Lo sforzo che facciamo oggi è meritevole di attenzione, ma attenzione perché tra alcuni mesi ci troveremo ancora e negli stessi termini a confronto.
Gli strumenti della nuova legge n. 56, le agenzie, la gestione della mobilità, per la specificità della disoccupazione in Piemonte, sono purtroppo strumenti inadeguati per aggredire questo tipo di problema.
Questo lo dobbiamo dire anche per rispetto ai lavoratori presenti al dibattito. Si tratta di una boccata d'ossigeno necessaria. Non possiamo però rinviare a tempo indeterminato, aspettando magari che i lavoratori di 42 anni arrivino ai 50 anni di età per avere il prepensionamento o il pensionamento ordinario.
Il fatto grave da sottolineare è che a livello nazionale, ma purtroppo anche all'interno del movimento sindacale, 1 a specificità della situazione piemontese non è ben presente. Il problema della disoccupazione giovanile è grave, ma il problema della disoccupazione adulta, dequalificata, senza alcuna speranza di trovare lavoro,è gravissima. Sono padri di famiglia con figli che non lavorano ancora. Non c'è piena consapevolezza di questa situazione.
Il nodo sta nella scissione fra politica del lavoro e politica industriale. Oggi accettiamo tranquillamente che qualcuno parli di innovazione e prenda i meriti, senza farsi carico di costoro, che sono anche prodotti di scelte di imprese. La nostra carenza sta nel permettere tutto questo e io mi assumo la parte di responsabilità della - sinistra del mio Partito, ma tocca anche alle organizzazioni sindacali assumersi le responsabilità. Lo verifichiamo nella Commissione regionale per l'impiego dove passa solo una parte dei contratti di formazione e lavoro, mentre nell'altra parte non sappiamo che cosa avviene. Ieri nella Commissione regionale per l'impiego abbiamo chiesto alle parti sociali che si dichiarassero per dare trasparenza ai contratti di formazione e lavoro.
Non, possiamo bloccare un progetto del Fondo sociale europeo, che magari l'Unione industriale ha richiesto, vorremmo però sapere dall'Unione industriale quali istruzioni dà alle proprie imprese per la firma delle proroghe di cassa integrazione. In sostanza, ha detto alle imprese di non firmarle più oppure ha detto di firmare anche quelle scadute in modo da rendere più facile la procedura a livello nazionale? Non vogliamo utilizzare i nostri strumenti che sono modesti per un ricatto, ma se finanziamo, se qualcuno si prende questi vantaggi, la fiscalizzazione degli oneri sociali per lavoratori, al di sotto dei 29 anni, al di là dell'assunzione nominativa, la quota di finanziamento statale comunitario per la formazione dei giovani, gli anticipi regionali, credo che questo tipo di organizzazione sia civile, non sia aggressiva.
Quando in una seduta di VI Commissione avevo posto i miei dubbi e avevo chiesto un rinvio per arrivare a questo tipo di chiarimento, non era per animosità o velleità, ma era per utilizzare l'unico nostro strumento a disposizione per far esprimere l'associazione degli imprenditori su questa materia.
Dobbiamo dire, e speriamo che i mezzi di comunicazione di massa lo riportino, che una legge importante di politica del lavoro, come la legge 863 dei contratti di solidarietà, del part-time e dei contratti di formazione lavoro, è sottoutilizzata per due terzi in Piemonte, mentre la legge n. 675 relativa alla ristrutturazione è stata sovrautilizzata con i finanziamenti alle grandi imprese.
Dobbiamo esporre questa contraddizione, questa scissione tra politica industriale e politica del lavoro.
Dobbiamo anche dire che quando si formano le eccedenze nelle imprese e si mette in disparte l'elemento più debole dicendo che è il mercato a dover regolare i rapporti nella società, si isola il lavoratore debole, si emargina, lo si ghettizza. Accettiamo la società del ghetto? Accettiamo la società dei due terzi? Accettiamo gli occupati nelle innovazioni ed emarginiamo gli altri magari assistendoli? Se non accettiamo questa scelta, dobbiamo fare altre scelte coerenti.
Il mercato da solo non può regolare questi processi. E' una scelta politica che deve dare coerenza ad ogni atto, anche minore, in ogni sede.
Per questo apprezzo le parole dell'Assessore Genovese soprattutto quando dice che occorre coinvolgere anche le forze economiche.
Questa mattina ho detto ai cassaintegrati presenti in aula che dobbiamo civilmente fare entrare questo discorso in tutte le coscienze, in tutti i sistemi di interesse della nostra società e della nostra Regione. Ecco allora il significato delle parole dell'Assessore Genovese.
Tre settimane fa il dottor Romiti ha illustrato le benemerenze della FIAT nel settore dell'innovazione. Forse sarebbe stato utile che questa parte dei lavoratori, che rappresenta un campione dell'universo dei cassaintegrati, fosse stata presente e illustrata dal dottor Romiti perch è un processo concatenato.
Ritengo che l'iniziativa dell'Assessore Genovese vada apprezzata perch è coraggiosa. E' utile questo dibattito perché deve entrare in tutte le coscienze, soprattutto in quelle dei Consiglieri regionali. Questa è un'emergenza reale, perché costoro nel mercato non troveranno collocazione si arrabatteranno per anni e, se non riusciamo a coinvolgere tutte le energie della società, rimarranno ghetti nati e non accetterò, con le mie modeste forze, di permettere questo processo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Il problema dell'occupazione in Piemonte è grave. Non lo scopriamo soltanto oggi, esso è legato alla grande ristrutturazione del sistema produttivo che è in atto dal 1977. Ne abbiamo dibattuto più volte in Consiglio regionale, anche nel corso della passata legislatura: ricordiamo le relazioni dell'Assessore Sanlorenzo e i dibattiti che certamente il Consigliere Montefalchesi ha ben presente come ex Presidente della IV Commissione. E' un rito che abbiamo già affrontato molto spesso nella passata legislatura e maggioranza e opposizione si sono schierate in questa battaglia. Abbiamo sempre dato sostegno alla Giunta anche allora in tema di occupazione, anche se siamo stati critici, anche se abbiamo detto che in qualche fase il tipo di maggioranza e la sua azione potevano costituire una copertura alla grande ristrutturazione in atto. Il dibattito politico è aperto, possiamo accettare le critiche rivolteci dal collega Calligaro, ma non possiamo accettare le sue valutazioni sulla mancanza di volontà della Giunta e della maggioranza di operare sul terreno dell'occupazione.
L'Assessore Genovese è stato molto esplicito nell'illustrare la posizione della Giunta. Il Presidente della Giunta Beltrami ieri si è recato a Roma per dare il peso della Presidenza della Giunta nell'incontro, non per esplicare le funzioni di un Assessorato, ma per sottolineare il carico complessivo dell'impegno della Giunta, della maggioranza e di tutto il Consiglio in questa battaglia.
Siamo convinti che si creano delle fasce deboli sul mercato del lavoro e occorre fare un grande sforzo per inserirle nel mondo della produzione.
Ci rendiamo anche conto delle difficoltà oggettive; non rendersene conto di fronte alle modificazioni tecnologiche significa non avere sufficiente lucidità nella gravità della situazione. Il Gruppo DC che fa riferimento ad un Partito che ha sempre fatto della solidarietà sociale l'elemento centrale della propria politica, non rimane certamente fuori dalla battaglia a difesa dell'occupazione e del lavoro.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Goria ha messo un giogo.



BRIZIO Gian Paolo

Non siamo mai stati ammalati di conformismo con il Governo nazionale.
In quest'aula abbiamo sottoscritto molte volte ordini del giorno dialettici e polemici nei confronti del Governo e quindi queste affermazioni ci lasciano indifferenti. Non è un problema di gioco delle parti, ma è un atteggiamento coerente da parte nostra, portiamo avanti la nostra battaglia e siamo convinti nel dare alla Giunta il massimo sostegno anche se si ottiene il decreto che equipara le aziende in liquidazione a quelle soggette a fallimento. Questo è il problema. Il Consigliere Montefalchesi è testimone che questo tema ci ha trovati più volte convergenti anche nella passata legislatura per altri episodi (ricordo la questione della Venchi Unica). Anche allora abbiamo ottenuto la proroga, ma alla fine non l'abbiamo più ottenuta: non sono fatti che si verificano oggi soltanto.
Mi rendo conto della drammatica situazione di questi lavoratori, ma occorre avere presente la battaglia per l'occupazione condotta in Piemonte e problemi connessi. In IV Commissione altre volte abbiamo affrontato questi temi senza conclusioni positive. Quindi mi auguro che si possa concludere positivamente la questione ora aperta e che gli impegni assunti ieri ed oggi dal Governo vengano mantenuti. Da parte nostra c'è la determinazione a sostenere la Giunta regionale su questa strada anche nella necessaria dialettica con il Governo e con l'attuale Ministro del Lavoro che oltre al Ministro del Tesoro fa parte del nostro Partito.
Siamo dunque disponibili a firmare gli ordini giorno, caro Calligaro non per salvarci la coscienza, ma per portare avanti coerentemente una battaglia politica tesa ad ottenere un risultato che riteniamo giusto.
Naturalmente non si risolvono cosa tutti i mali. Il problema occupazionale è molto complesso; la strada per uscire dal tunnel è un rilancio produttivo ancora più marcato che coinvolga tutte le forze economiche e sociali per attuare un grande progetto di sviluppo. Questo non è facile certo nella presente situazione economica mondiale: abbiamo attraversato una fase favorevole per le imprese, ma già oggi si delineano ombre e incertezze sul mercato. Dobbiamo tutti insieme vedere con chiarezza,senza strumentalizzazioni, le difficoltà che abbiamo davanti ed operare con impegno per contribuire a risolvere il problema occupazionale perché nessuno ha la bacchetta magica per risolverlo e lo abbiamo ben visto a livello regionale, ove tutti ci siamo impegnati ieri e ci impegnamo oggi.
Diamo la nostra disponibilità a votare l'ordine del giorno, concordato anche nella parte dialettica, ma non possiamo allo stesso tempo non riconoscere l'impegno della Giunta, dell'Assessore e della maggioranza su questa strada.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, due brevissime considerazioni la prima per riconoscermi nelle argomentazioni svolte dal collega Tapparo che svolge il tema della non assunzione del problema piemontese come problema nazionale. Il problema piemontese non può essere ricondotto all'interno di provvedimenti di carattere generico che si scontrano contro la specificità e la drammaticità della vicenda piemontese. In questo senso e solo in questo senso, compete alla classe dirigente del Paese la responsabilità, e in questo senso anche a livello regionale, ma certamente esiste a livello sindacale e nazionale. Quindi, l'approccio probabilmente non sufficientemente comprensivo della complessa problematica può essere il limite rispetto al quale tutti ci siamo mossi; sindacati, istituzioni partiti. Forse tutti insieme su questo non abbiamo fatto abbastanza, ed è la considerazione sulla quale convengo. La considerazione sulla quale non convengo, che respingo con forza e denuncio come costume parlamentare, che dobbiamo impedire che faccia scuola, è che su una vicenda così delicata per la prima volta si cerchi alla presenza delle persone interessate di distinguere nel livello istituzionale (che competenze ne ha poche) le responsabilità della Giunta rispetto alla responsabilità dell'istituzione.
Questo non era mai avvenuto.
Ho firmato oggi un documento che mi è stato sottoposto da un amico della sinistra, così come in passato ho sottoscritto documenti che venivano sottoposti dall'Assessore comunista, ho sempre solidarizzato e dato il contributo marginale come una forza come la mia può dare su queste questioni, ma ho combattuto fortemente contro l'Assessore Sanlorenzo, sul piano dei documenti programmatici e politici, ma non ho mai combattuto sul piano della sua funzione di competenza su questa materia, neanche quando era protagonista di questioni che dal punto di vista politico ci vedevano molto lontani. Mi pare che una strumentalizzazione di questi argomenti possa essere un precedente che se non viene governato e considerato può far degenerare il confronto politico che è così difficile da avviare e da tenere distinto dai rapporti anche intersoggettivi.
Ci riconosciamo nel discorso dell'Assessore, ci sembra apprezzabile la puntualizzazione del Consigliere Tapparo, che su queste questioni ha esperienza essendo stato Assessore al lavoro. Tapparo aveva trovato nelle forze politiche di opposizione di allora il massimo sostegno. Mi riconosco in particolare nell'intuizione, che gli fa onore, della specificità del problema piemontese, che non e sufficientemente recepito e quindi regolamentato e legiferato, respingo però, come hanno fatto gli altri colleghi della maggioranza, l'attacco nei confronti della Giunta ingeneroso. Questo attiene ai valori morali, ma è strumentale e quindi da respingere sul piano dei valori politici.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, sono giunti due ordini del giorno nn. 290 e 291 sull'occupazione sottoscritti da tutte le forze politiche.
Chiede la parola il Consigliere Amerio. Ne ha facoltà.



AMERIO Mario

Signor Presidente, intervengo per motivare l'approdo unitario e per dare, nonostante la posizione netta, chiara e per molti aspetti polemica che abbiamo assunto nei confronti della maggioranza e della Giunta,una breve spiegazione in merito al secondo ordine del giorno che è riferito alla disoccupazione speciale perché è un problema nuovo che viene posto all'attenzione del Consiglio regionale.
Abbiamo espresso una critica serrata alla maggioranza e alla Giunta.
Voglio dire al Consigliere Brizio che è giusto difendere gli impegni della maggioranza e della Giunta, ma a noi interessano i risultati e i risultati sono che oggi ci troviamo nella stessa situazione di febbraio e di aprile.
Riproponiamo quindi un ordine del giorno unitario - e personalmente ho lavorato per la stesura del documento - perché crediamo che uno sforzo possa essere ancora fatto per evitare 20/22.000 licenziamenti in Piemonte in buona parte entro quest'anno.
Di fronte ad un atteggiamento evasivo e dilatorio del Governo è assolutamente indispensabile che la Giunta regionale marchi la gravità della situazione piemontese anche andando a Roma per seguire con Borruso l'iter del presunto decreto, e sollecitando l'incontro con Goria e Gorrieri anche intervenendo pubblicamente e, se è necessario, acquistando spazi sui giornali, a partire da "La Stampa" che non dedica mai un rigo a questi problemi.
L'altro documento è relativo alla disoccupazione speciale di lungo periodo. Questa mattina alcuni Consiglieri Capigruppo hanno ricevuto i lavoratori in cassa integrazione e disoccupazione speciale, alcuni dei quali in disoccupazione speciale di lungo periodo. Ci sono lavoratori alla soglia della pensione, con 30/32 anni di contribuzioni e lavoratori con 60 anni di età,ma che non hanno ancora i 15 anni di contribuzione utili per il pensionamento. Con questo ordine del giorno chiediamo un provvedimento straordinario del Governo per, riconoscere, ai soli fini dell'anzianità contributiva e pensionistica, i periodi di disoccupazione speciale per quei lavoratori che, usufruendone, potrebbero andare in pensione o raggiungendo i 35 anni (pensione d'anzianità) o per quelli che hanno 60 anni di età potendo completare i 15 anni di contribuzione minima. Questa nuova questione ci pare sostenibile. Non può però essere solo presentata al Ministro, ma deve essere sostenuta.
A partire dal convegno che convocheremo come è detto nell'altro ordine del giorno, chiederemo che questa questione venga affrontata e discussa costruendo,con il contributo delle organizzazioni sindacali e di altre situazioni che hanno molti lavoratori in disoccupazione speciale, i consensi necessari per realizzare un provvedimento straordinario di questo tipo. Occorrerà avviare un confronto con il Governo e con il Ministero del Lavoro per verificare la praticabilità di questa proposta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò per dichiarazione di voto.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Faccio questa dichiarazione di voto per motivare la mia firma in calce ai due documenti, in particolare sul primo. Stamane ho presentato un ordine del giorno su questi argomenti che purtroppo è rimasto prigioniero dell'Ufficio protocollo.
La discussione e il lavoro proficuo svolto hanno fatto si che le proposte che in quell'ordine del giorno avanzavamo, e cioè la richiesta di un incontro tra il Consiglio regionale e le forze sociali sul problema della riforma del collocamento, della cassa integrazione e il riconoscimento di dignità politica agli organismi sociali che si sono autorganizzati dal basso per portare all'attenzione di tutte le istituzioni democratiche e dell'intera società civile il loro drammatico problema venissero accolte. Essendo questi due elementi qualificanti, ritiro, signor Presidente, l'ordine del giorno presentato stamane ed annuncio che DP converge sull'ordine del giorno firmato insieme ad altri colleghi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese per la formulazione di alcune proposte e di alcune precisazioni.



GENOVESE Piero, Assessore al lavoro

Signor Presidente e colleghi, non vorrei intervenire in modo irrituale ma ritengo che nell'ambito degli interventi svolti siano state richieste alcune informazioni a cui mi pare opportuno, sia pur brevemente, dare un seguito informando su quanto abbiamo cercato di fare a fronte di situazioni che sono state ricordate e richiamate.
Innanzitutto devo dire ai colleghi che l'incontro per la società Solex si è svolto ed e stata concordata una linea che comporta la richiesta ulteriore di cassa integrazione da parte dell'impresa, attraverso una procedura e una formulazione particolare che abbiamo visto, ma che presuppone un ulteriore approfondimento ed un ulteriore incontro con i dirigenti della società.
Per, la Solex credo di potere dire che la strada imboccata - anche nella prospettiva che continuiamo a perseguire di provvedimenti generali a livello nazionale, di cui ancor oggi abbiamo discusso - tende ad impedire che si vada verso decisioni di licenziamento, sia pure parziali all'interno dell'azienda. Stiamo cercando, contingentemente, di definire un percorso per la.richiesta e l'approvazione della cassa integrazione alla società Solex onde evitare i licenziamenti.
Per la Framtek, durante la riunione di ieri al Ministero, è stata definita la convocazione delle parti a Roma per martedì prossimo alle ore 11 presso il Ministero e siamo in attesa della comunicazione e della convocazione ufficiale; quindi, possiamo dire che in quella sede ci sarà una valutazione specifica della situazione della Framtek.
Per quanto riguarda la Ceat, siamo intervenuti cercando di sbloccare la situazione sull'esame della richiesta di cassa integrazione presso il CIPI non siamo ancora certi se passerà nella prossima seduta del CIPI e quindi ci muoveremo ancora in questa direzione per cercare di ottenerne la discussione, perché la pratica è già stata istruita durante la seduta del CIPI del 28 maggio. La decisione è comunque imminente.
Devo poi informare ulteriormente i colleghi Consiglieri che, per quanto riguarda gli impegni che il Consiglio aveva indicato e su cui aveva vincolato la Giunta in ordine all'incontro con il Governo per ottenere la decretazione d'urgenza adeguata ad affrontare i problemi che oggi abbiamo discusso, si sono già avuti incontri da parte del Presidente della Giunta con il Ministro Goria e con il Ministro Scalfaro e abboccamenti, anche da parte mia, con il Ministro Gorrieri; nei prossimi giorni avremo un incontro con il Presidente del Consiglio per spiegare adeguatamente al Governo qual è la situazione della nostra Regione in ordine alla cassa integrazione e alla disoccupazione.
Credo che nel prossimo Consiglio saremo in grado di riferire compiutamente, secondo l'impegno che si richiede alla Giunta, nell'ordine del giorno che verrà posto in votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Intervengo per fare una proposta relativa all'ordine del giorno proposta che ritengo possa fare un passo in avanti reale rispetto alle polemiche. Qual è la polemica? C'è stata da parte nostra una accusa di incapacità e di non volontà di affrontare al massimo livello e con la massima determinazione questo problema.
Credo che una prova che possa conciliare le nostre motivate critiche e la difesa da parte del governo regionale sia quella di uscire da quest'aula di fronte alla gravissima emergenza. Dobbiamo inventare e pensare forme di conoscenza e di informazione atte a creare mobilitazione ed opinioni di forze, perché la volontà espressa dal Consiglio non sia una finta. Occorre uscire con una prova di verità contro le finte.
Chiediamo un impegno del Consiglio regionale a pubblicare, anche a pagamento, sugli organi di informazione della nostra Regione il testo di quest'ordine del giorno in modo che sia chiaro che il Consiglio regionale del Piemonte ha assunto questo impegno di fronte al grave problema della disoccupazione e in modo che il percorso che Giunta e Consiglio seguiranno nei confronti con il Governo venga dichiarato dai cittadini che chiamiamo a mobilitarsi anche nelle coscienze perché la questione in gioco è talmente grande che non può essere risolta attraverso schermaglie tra le parti politiche.
Il vero problema, signor Presidente e signor Assessore, è quello di produrre dei fatti. Tutte le forze politiche sono concordi, però occorre un ulteriore sforzo per uscire dal chiuso di quest'aula con un atto straordinario. Noi formuleremo il nostro emendamento in questo senso e chiediamo alle altre forze politiche di votarlo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Chiederei al Consigliere Bontempi di riflettere sulla opportunità di votare invece un ordine del giorno che chieda all'Ufficio di Presidenza di esaminare la possibilità di pubblicare il documento stesso.
Il suggerimento di Bontempi può essere accolto come proposta, però non nelle modalità attuative. L'Ufficio di Presidenza dovrà su questo riflettere molto, nel senso che è necessario immaginare le giustificazioni le risorse, le modalità in modo che il provvedimento non significhi un precedente troppo facilmente utilizzabile. Un provvedimento del genere qualora il Consiglio decida di assumerlo, richiede una ponderatezza che soltanto t'Ufficio di Presidenza, eventualmente assistito dalla Conferenza dei Capigruppo, può assumere. Ciò per le implicazioni delicatissime che una tale decisione può portare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Accolgo favorevolmente la pronta disponibilità del Consigliere Marchini. Sulla modalità deciderà t'Ufficio di Presidenza. Se è nella potestà dell'Ufficio di Presidenza di convocare una conferenza stampa e di trasmettere il testo dell'ordine del giorno, noi siamo d'accordo; se per non siamo sicuri che il testo venga pubblicato, si dovrebbe ricorrere all'inserzione a pagamento. Importante è l'impegno in questa direzione dimostrando che ci assumiamo le nostre responsabilità con coraggio. Non spaventiamoci dei precedenti, inventiamo qualche risorsa creando precedenti che potranno essere applicabili in altri casi, dimostriamo che questa assemblea non è sorda ed inutile, ma risponde alle richieste della popolazione quando queste sono urgenti.
Chiedo pertanto che la volontà di dar mandato all'Ufficio di Presidenza di provvedere alla pubblicazione sui giornali venga chiaramente espressa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Concordiamo sulla approvazione di questo emendamento che dà mandato all'Ufficio di Presidenza di verificare le forme di pubblicità necessarie.
Siamo quindi disponibili a votarlo.
La nostra preoccupazione sui precedenti esiste, poiché una tale procedura potrebbe ritenersi valida per infiniti altri provvedimenti. Il problema dei cassaintegrati è grande, ma ve ne sono tanti che meriterebbero pubblicità. Ritorneremmo ad una fase molto criticata: ricorderete che quando si facevano le inserzioni a pagamento da parte della Regione un po' su tutto si disse unanimemente no a tale forma di pubblicità.
Valutiamo quali possono essere le vie per qualche pubblicità dell'azione regionale. Si arriverebbe alla pubblicazione delle deliberazioni regionali e ad una sponsorizzazione che faciliterebbe più l'azione del governo che non quella dell'opposizione. Ripeto, i precedenti possono preoccupare come alcuni atteggiamenti del passato che tutti abbiamo voluto modificare.
Concordiamo con la proposta di Bontempi e con la controproposta di Marchini, ma la preoccupazione sui precedenti esiste sotto un profilo di carattere generale.
Non vogliamo giocare alle finte come si è insinuato e siamo ben d'accordo che si faccia una conferenza stampa e, se non bastasse, che si prendano iniziative successive per la pubblicità della posizione regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Forse non siamo stati chiari,vorrei perciò tornare sulla questione. Non abbiamo in mente forme di pubblicità. Tengo a precisare che si tratta di informazione, compito che rientra in quelli del Consiglio regionale (art. 8 dello Statuto). Di questo dovremo riparlare quando tornerà in aula la legge sull'informazione. Gli strumenti che abbiamo hanno un limite di penetrazione dell'informazione regionale.
Non conosco i precedenti a cui si riferisce in forma così preoccupata il Capogruppo democristiano. C'è il problema di trasmettere, in tempo reale e nelle forme necessarie date le caratteristiche dell'informazione regionale, questa volontà del Consiglio regionale. Quindi non è un problema da trattare. Chiediamo che il Consiglio, attraverso t'Ufficio di Presidenza, dia immediatamente informazione alla popolazione piemontese di questo impegno che ha assunto. Se ci saranno altre occasioni in cui sarà necessario dare informazione tempestiva le affronteremo, fatto salvo il fatto che dobbiamo affrontare complessivamente il problema dell'informazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Sull'emendamento sono assolutamente d'accordo, come già abbiamo avuto modo di dire stamane. Come lei sa, signor Presidente, non amo i giri di parole, per cui dico semplicemente che il problema si pone perché in questa città e in questa Regione, firmato l'accordo per i cassaintegrati Fiat, si è voluto ritenere che la cassa integrazione fosse risolta. Per "La Stampa" (intesa come editrice S.p.A.) non bisogna parlare più di questo problema.
Ora, siccome bisogna dire pane al pane e vino al vino, questo è il problema politico, nudo e crudo, che questa assemblea consegna alla sua rappresentanza istituzionale per spezzare questa sorta di cordone sanitario che, su un problema drammatico dal punto di vista sociale e politico, si è voluto stendere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Non abbiamo ritenuto di esprimere la nostra adesione sulla proposta di emendamento dandola per scontata dopo l'intervento del collega Tapparo e dopo la sottolineatura della rilevanza del tema della disoccupazione e della cassa integrazione, problemi che devono trovare il massimo impegno da parte di tutti. Certamente l'ordine del giorno deve essere reso noto.
Ritengo che la strada corretta da seguire sia quella di accompagnare il nostro voto con l'impegno per la Presidenza del Consiglio di valutare le forme migliori per dare la più ampia informazione. Ogni atto di questo Consiglio dovrebbe essere noto. Purtroppo a volte constatiamo che le cose che decidiamo restano qui dentro. Sono d'accordo con la collega Sestero che ha richiamato il problema della caduta di credibilità dell'istituzione che sta nel modo con cui ci si approccia con l'esterno. La Regione ha poteri di intervento, perché i trasferimenti ci sono stati, non c'è stato un vuoto formale, però non è ancora riuscita a trovare un corretto rapporto sia con gli altri enti, sia con le categorie sociali, sia con i cittadini. Mi auguro che dall'eccezionalità della situazione rispetto alla quale abbiamo riconosciuto che non si può per nessuna ragione abbassare la guardia, si veda di allargare i nostri orizzonti anche ad altri problemi.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Sembra che tu stia tenendo un dibattito sull'informazione.



ROSSA Angelo

Abbi pazienza, quando sarai al posto del Presidente del Consiglio mi richiamerai.
Voglio sottolineare che è necessario rendere noto ogni atto del Consiglio, perché non ci sono atti più aperti e atti meno aperti. Siamo consapevoli che è necessario non solo dare una risposta su un punto fondamentale, ma che da questo occorre partire per poter rilanciare l'impegno che il Consiglio regionale, maggioranza e opposizione, assume nell'affrontare i problemi del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero, Assessore al lavoro

A nome della Giunta voglio dire che è ovvio, in questi come in altri casi, che unitamente all'espressione di una volontà si trovi il modo di garantire la più ampia e corretta informazione. Ritengo che competa all'Ufficio di Presidenza garantire nel modo migliore possibile l'informazione delle decisioni assunte. Mi dispiace che non sia presente il Consigliere Bontempi al quale vorrei dire che come componente della Giunta posso assicurare di non aver mai partecipato a nessuna finzione o schermaglia verbale. Ho già detto con molta nettezza che attorno a questi problemi occorre recuperare la capacità di svolgere il ruolo istituzionale al massimo livello. Quindi è interesse di tutti dare la più corretta ed ampia informazione per due precisi motivi. In primo luogo, sappiamo come sia difficile dare informazioni sui problemi reali che riguardano il mercato del lavoro; per esperienza diretta posso dire che, sulle conferenze stampa e negli incontri dove si presentano gli andamenti del mercato del lavoro, normalmente vengono colte solo le indicazioni che possono indurre l'opinione pubblica alla convinzione che questa sia una Regione dispiegata ad ampie vele verso un futuro di lavoro e di occupazione per tutti e quelle valutazioni utilizzabili per dipingere una realtà ottimistica, mentre invece e purtroppo ciò non è riscontrabile né nella situazione di oggi n nelle previsioni che si possono fare per il futuro dell'occupazione.
In secondo luogo perché - ed esprimo una opinione personale nonostante i limiti d'azione e gli insufficienti risultati ottenuti, questa è l'unica Regione d'Italia che ha posto precisi problemi politici ed ha avanzato al Governo proposte formalmente definite in materia di Cassa Integrazione Guadagni e di anticipazione della riforma di tale istituto presentata dal Consiglio dei Ministri del Governo Craxi.
Quindi l'informazione è indispensabile per far conoscere le cose che si fanno e in particolare per far sapere ai cittadini che non è vero che in materia di occupazione siamo una Regione che non ha fatto nulla. Abbiamo invece cercato di esprimere un ruolo politico preciso e definito.
Oggi non è più sufficiente farlo nelle forme che abbiamo sinora perseguito. Per ottenere il rispetto degli impegni assunti dal Governo e dal Parlamento occorre dare una spinta ulteriore e riuscire, in modo più determinato e in misura più apprezzabile anche all'esterno, a porre la questione del lavoro come una delle questioni centrali, non eludibile da parte della nostra Regione.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, mi pare di capire, secondo quanto dichiarato anche dall'Assessore Genovese, che vi sia la volontà del governo, secondo quanto recita l'art. 8 dello Statuto, di rendere pubblico ogni atto della Regione.
L'emendamento che lo riafferma si colloca nello spirito dell'art. 8.
Compete all'Ufficio di Presidenza stabilire i modi,o tramite le conferenze stampa o attraverso la televisione.
Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno n. 290 il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte richiamato l'ordine del giorno 14/5/1987, approvato all'unanimità dal Consiglio regionale considerato che il successivo incontro con il Governo del 20 maggio presente il Sottosegretario Borruso, si è concluso con la sostanziale riproposizione di impegni già assunti dallo stesso Governo a gennaio ed aprile, ma finora senza alcun seguito, quali la presentazione al CIPI di una delibera di proroga della CIGS in scadenza, ed il varo di un D.L. di estensione della legge n. 301 ai lavoratori delle aziende poste in liquidazione giudicando preoccupante la mancata risoluzione di questo grave problema nonostante i reiterati impegni del Governo, ed inaccettabili ulteriori rinvii che determinerebbero nei prossimi mesi migliaia di licenziamenti nella Regione impegna la Giunta regionale ad annettere assoluta priorità all'impegno per scongiurare questa eventualità, operando nei prossimi giorni, in ogni forma possibile, per: l) seguire direttamente l'attuazione degli impegni assunti dal Governo anche recandosi direttamente a Roma, ed inoltre tenendo i contatti con le Commissioni e i Gruppi consiliari ed informando il Consiglio nella prossima seduta 2) rinnovare la richiesta di un incontro con il Presidente del Consiglio ed i Ministri Gorrieri e Goria, facendo pesare, oltreché la gravità della situazione sociale che si verrebbe a creare e l'unità di intenti già espressa dal Consiglio regionale, anche la massima determinazione e financo il prestigio del governo regionale nel suo complesso 3) a convocare, subito dopo l'insediamento del nuovo Parlamento nazionale un Convegno con la presenza del nuovo Ministro del Lavoro, per riprendere una forte iniziativa politica ed istituzionale sull'emergenza occupazione ed in generale sul lavoro in Piemonte (ivi compresi i temi della riforma del MDL e della CIGS), convegno preceduto da un'adeguata consultazione delle forze economiche e sociali, dei Sindacati e dei coordinamenti dei cassaintegrati, svolta dalla competente Commissione consiliare Il Consiglio regionale dà mandato all'Ufficio di Presidenza di rendere immediatamente pubblico in forma integrale il presente ordine del giorno sugli organi di informazione diffusi in Regione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 45 Consiglieri presenti.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno n. 291, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale a proposito di taluni casi di disoccupazione speciale che si protraggono ormai da molti anni preso atto che tali situazioni interessano non di rado lavoratori in età avanzata ed alle soglie della pensione considerato che può essere quindi in molti casi risolutivo un contenuto e transitorio provvedimento a sanatoria, in coerenza con le proposte già previste - sia pure con altre modalità - per i CIGS in lungo periodo, nel DDL di riforma dell'Istituto impegna la Giunta a richiedere e sostenere attivamente nei confronti del Governo un intervento legislativo straordinario, finalizzato a riconoscere l'anzianità di disoccupazione speciale ai soli fini previdenziali, per quei casi di disoccupazione in vigore da oltre 3 anni, limitatamente ai lavoratori ai quali il provvedimento consente il raggiungimento delle condizioni necessarie per il pensionamento".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 45 Consiglieri presenti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 293 sulla situazione dell'Interchim di Ciriè


PRESIDENTE

E' stato presentato un ordine del giorno sulla situazione dell'Interchim di Ciriè, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale appreso che l'impianto termico dell'Interchim di Ciriè sta per entrare in funzione avuta presente la vertenza in atto fra il Comune di Ciriè e l'Interchim che ha determinato anche effetti giudiziari preso atto delle preoccupazioni degli abitanti della Frazione Borche di Ciriè, ribadite con lettera del 29 aprile 1987, in merito all'entrata in funzione dell'inceneritore per rifiuti industriali dell'Interchim di Ciriè a mente delle dichiarazioni fatte al Consiglio regionale del 9/4/1987 dall'Assessore Maccari in risposta alle interrogazioni ed interpellanze relative a quell'impianto termico; evidenziato che, in effetti, detto impianto è autorizzato a trattare, mediante incenerimento, rifiuti speciali e tossici e rifiuti nocivi rilevato il fatto che, come è ovvio, i danni conseguenti ad un eventuale incidente sono tanto più gravi quanto più la zona dove esso accade è prossima ai centri abitati fatto presente che l'impianto di cui trattasi è ubicato proprio in una zona altamente sensibile caratterizzata da densità demografica, oltre che dalla vicinanza dell'ospedale civile, di alcune scuole e dello stesso centro abitato di Ciriè avuta notizia che l'Assessorato regionale con positiva iniziativa ha indetto un incontro con la partecipazione del Comune di Ciriè (Sindaco e Capogruppo), della Provincia di Torino, del Comitato contro l'inceneritore Interchim di Frazione Borche di Ciriè, dell'Interchim e dell'USSL n. 27, al fine di individuare soluzioni atte a salvaguardare la salute dei cittadini impegna la Giunta regionale ad operare affinché ogni determinazione in merito alla messa in opera dell'impianto venga sospesa".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 45 Consiglieri presenti.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame ordine del giorno n. 294 in merito all'inquinamento del fiume Bormida


PRESIDENTE

E' stato presentato inoltre l'ordine del giorno n. 294 in merito all'inquinamento del fiume Bormida, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale considerato e preso atto che i Consigli comunali di Saliceto, Camerana Levice, Perletto, Cortemilia e Gorzegno hanno deliberato di affidare un incarico e di autorizzare un legale 'ad avviare le azioni giudiziarie che saranno ritenute più opportune per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e non, subiti a seguito dell'inquinamento dell'aria dell'acqua e del suolo derivante dalle immissioni e dai comportamenti della società ACNA, i cui stabilimenti sono siti nel Comune di Cengio, non esclusa l'autorizzazione al Sindaco a costituirsi parte civile contro i dirigenti della società nei procedimenti penali attualmente pendenti avanti al Pretore di Cairo Montenotte' vista la legge n. 349/86, in particolare per quanto riguarda il danno ambientale ed il suo risarcimento considerato che dai fatti richiamati nelle deliberazioni comunali sono derivati e derivano gravissimi disagi e danni alla comunità regionale nonché ingenti danni economici alle popolazioni della zona ribadita la volontà espressa nell'ordine del giorno in cui si richiedeva per le Valli del Bormida il riconoscimento di cui alla legge n. 349/86 quale 'area ad elevato rischio ambientale' ritiene opportuno che la Regione Piemonte affianchi le Amministrazioni comunali di Saliceto, Camerana, Levice, Perletto, Cortemilia e Gorzegno (e di quegli altri Comuni della Valle Bormida che adotteranno analoghe deliberazioni) in tutte le azioni giudiziarie che saranno ritenute più opportune per ottenere il risarcimento dei danni patrimoniali e non, subiti a seguito dell'inquinamento dell'aria, dell'acqua e del suolo derivante dalle immissioni e dai comportamenti della società ACNA, i cui stabilimenti sono siti nel Comune di Cengio invita il Presidente della Giunta regionale - su conforme deliberazione della Giunta regionale - a promuovere ogni idonea azione giudiziaria, anche in sede civile, di rivalsa, di risarcimento danni e cautelare - ivi compresa la costituzione a parte civile - nei procedimenti penali pendenti a carico dei dirigenti della società ACNA di Cengio e di quanti altri verranno individuati in corso di istruttoria".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 45 Consiglieri presenti.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame ordini del giorno nn. 296 e 297 in merito alla Ditta IRA rifiuti speciali


PRESIDENTE

Passiamo all'esame degli ordini del giorno nn. 296 e 297 in merito alla Ditta IRA rifiuti speciali presentati rispettivamente dai Consiglieri Valeri e Ala e dai Consiglieri Villa, Mignone, Marchini, Fracchia e Rossa.
La parola al Consigliere Ala per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 296.



ALA Nemesio

Intervengo nel merito della vicenda di Arborio. Non riesco a capire le perplessità in merito alla revoca immediata di una deliberazione da parte della Provincia di Vercelli e da parte della Regione nel senso che, fatta la scelta di continuare a persistere in difesa di questa deliberazione ritengo che, per l'Amministrazione provinciale di Vercelli soprattutto, ma anche per la Giunta regionale, questo significhi essere disposti ad accettare altri tipi di rischio.
L'ordine del giorno da me presentato si è sommato alla mozione illustrata questa mattina dal collega Valeri, firmata dai Consiglieri Valeri, Adduci, Bresso ed altri. Non si tratta di una scrittura combinata dei due testi, ma di una sommatoria esatta e perfetta, proprio perch riguardano aspetti tra loro complementari e non sovrapponibili.
Nelle considerazioni generali dell'ordine del giorno presentato da me ieri vengono riassunte in generale tutte le motivazioni e i fatti emersi, a partire dall'ottobre '86, che determinano la nullità e l'illegittimità del provvedimento - a mio avviso manifeste e palesi - dalle quali emerge la necessità di una revoca della deliberazione. Si è revocata, per esempio, la deliberazione sull'autostrada urbana, poco tempo fa, in base a condizioni di nullità e di illegittimità molto minori rispetto a quelle presenti nella vicenda di Arborio.
Provo a riassumerle ad una platea purtroppo distratta, anche perch queste cose riguardano tre o quattro addetti ai lavori e gli altri non sanno mai nulla. Invece, si dovrebbe prestare attenzione perché le vicende di Arborio faranno scuola nella nostra Regione. Il meccanismo con il quale si può di fatto giungere ad una discarica di rifiuti tossici e nocivi in 5 giorni senza alcun parere, probabilmente diventerà istruzione da manuale.
Anche perché un conto è sapere cos'è successo ad Arborio, un altro conto è di prendere atto che la Regione non è capace di controllare queste vicende cosicché potrebbero già essere successe in altri luoghi, nella stessa provincia e in province limitrofe, che tra l'altro rispetto all'inventiva sul modo di stoccare i rifiuti, fino a qualche mese fa, erano enormemente più capaci e preparate. Per cui, appunto, può darsi che i termini e le graduatorie siano cambiati: da una parte si è imparato a fare un po' di attenzione e le inventive si trasferiscono in altre parti.
Vediamo i singoli punti, visto che questo, di fatto, è un ricorso al TAR. e mi auguro che qualcuno prima o poi lo presenti:. La ditta, lo sappiamo tutti, risulta costituita il 24 ottobre e l'autorizzazione rilasciata il 15 ottobre. Questo fatto da solo non rende nullo il provvedimento? Vorrei il parere di un avvocato esperto in diritto amministrativo. Il Comune di Arborio come sia stato "sentito" non lo sappiamo: tutti abbiamo un telegramma in merito ed è stato sentito così come è stata sentita la Giunta di Torino sull'autostrada urbana, detto in termini molto semplici. Il capitale sociale della ditta, il 24 ottobre risultava essere di 20 milioni. La ditta è una s.r.l. e sappiamo tutti che cosa voglia dire. Il Consiglio regionale il 14 novembre 1985 ha votato una deliberazione su "Definizione di criteri e modalità provvisori per la determinazione di garanzie finanziarie al fine di assicurare il corretto svolgimento delle operazioni di smaltimento dei rifiuti tossici e nocivi".
In questo caso, la garanzia finanziaria è pari a 150.000 lire il mc e la capacità di stoccaggio è di 50.000 lire/mc.
Chiedo che si spieghi come una ditta a responsabilità limitata con 20 milioni di capitale possa garantire per lire 150.000 al mc moltiplicato 50.000. Può anche esistere una banca disposta a correre il rischio di coprire queste cifre, però mi si spieghi come. Forse, il Nuovo Banco Ambrosiano, forse Candellero che poi mette tutti i rifiuti in un container e li porta in Svizzera con la Fragifin, però li abbandona alla stazione di Arborio, che stazione non ha.
Non è stato richiesto il parere del Comitato tecnico regionale. Si sa benissimo che detto Comitato non esisteva, però già questa mattina a questo proposito sono state dette alcune cose.
Bisognerebbe rileggere con attenzione la famosa deliberazione del 27 luglio 1984 del Comitato interministeriale dove parla di documenti e di prescrizioni che riguardano lo stoccaggio provvisorio di rifiuti tossici e nocivi, la domanda di autorizzazione, l'istruttoria e l'autorizzazione in merito. Chiunque legga i punti relativi all'istruttoria - ve ne faccio grazia perché sono due pagine di prescrizioni - dovrebbe spiegare come la Provincia di Vercelli sia riuscita a condurla in così breve tempo. La Provincia di Vercelli vuole correre dei rischi e la Regione vuole coprirla in questa vicenda. Sarebbe impossibile anche a Mandrake, e non solo alla Provincia di Vercelli, compiere questa istruttoria in tre giorni.
C'è poi il punto 531 delle disposizioni di cui sopra, che riguarda espressamente la nostra Regione, che prevede la pubblicazione integrale sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte di ogni autorizzazione riguardante i rifiuti tossici e nocivi: trasporto, stoccaggio provvisorio stoccaggio definitivo.
Questo adempimento non è mai stato colto nella legge regionale n. 18 ma rimane un adempimento sul quale non abbiamo possibilità di legiferare o di decidere. Dobbiamo farlo soltanto. Se deleghiamo la materia, dobbiamo in ogni caso prevedere che a noi compete la pubblicazione, per una garanzia di correttezza di informazione dei cittadini. Tutte le vicende di Arborio sono state fatte di nascosto e, per farla in questo modo, anche questa particolare prescrizione, fondamentale ai sensi dell'informazione ambientale, è stata negata.
Vi è poi un fatto che dimostra come a nessuno importi della Regione a cominciare dalle Province, ed è dimostrato dalla considerazione in cui tengono la deliberazione di Giunta del 22 luglio 1986 che riguarda i documenti che devono essere presentati da parte di chi richiede autorizzazioni. E' chiaro che sia questo ordine del giorno sia quello presentato dalla maggioranza chiedono che la deliberazione venga trasformata in una deliberazione del Consiglio regionale. Rimane il fatto che la Regione, ai sensi del DPR n. 915, può emanare norme integrative in merito alle prescrizioni del suddetto DPR. Le Province hanno affermato e affermano che non terranno conto di tali norme, non terranno conto dei casellari giudiziari, dei certificati penali pendenti, anzi, non chiederanno nemmeno l'iscrizione delle ditte alla Camera di Commercio, n il nome e cognome dei titolari, né la situazione patrimoniale della ditta.
E' incredibile che si dica che tali richieste possano non essere fatte quando sappiamo benissimo che la burocrazia nazionale, provinciale regionale e comunale, sa essere così vessatoria e borbonica da chiedere un'infinità di documenti per qualsiasi cosa, ma per maneggiare rifiuti tossici e nocivi non si richiede nemmeno la carta d'identità o il certificato di esistenza in vita. Si può anche essere persone defunte.
Manca poi uno dei punti fondamentali, la verifica dell'autorizzazione se essa è provvisoria o definitiva. Si dice che può durare al massimo cinque anni (tanto le discariche si riempiono in tre mesi). Resta il fatto che si tratterebbe della prima autorizzazione non provvisoria - se non vado errato - sui rifiuti tossici e nocivi, rilasciata in Piemonte da quando è in vigore il DPR n. 915. Tale autorizzazione, ripeto, è stata rilasciata in questo modo e con questa leggerezza.
Dalla risposta data la settimana scorsa dall'Assessore Maccari apprendiamo che sono giunti sul sito dei rifiuti prima che fosse stato dato il parere favorevole sull'impianto da parte dell'USSL n. 45. Il Comitato tecnico, buon ultimo, interpellato in seguito (e su questo occorre ammettere che se non altro la Regione ha iniziato una procedura a partire dal mese di dicembre), ha affermato che la documentazione prodotta non è sufficiente. Se non è sufficiente per il Comitato tecnico, ciò implica automaticamente che non poteva essere sufficiente per la Provincia, quando nell'ottobre prese tale decisione.
Questo è l'insieme del quadro. Se dopo tutto questo quella deliberazione non deve neppure essere revocata, mi si spieghi, come funziona ormai la normativa dei rifiuti. Vuol dire che non abbiamo imparato assolutamente nulla da quanto è successo e che non siamo capaci di sommare due più due e quindi di verificare i precedenti nel passato dei titolari di questa azienda che, all'atto dell'autorizzazione, era un vero fantasma.
L'ordine del giorno, quindi, non può che chiedere la revoca con effetto immediato della deliberazione del mese di ottobre 1986 e di tutti gli atti conseguenti e collegati. Impegna anche la Giunta regionale (se ci sei batti un colpo!), in caso d'inerzia, ad adottare i poteri sostitutivi e la invita a far si che, trasmettendola alla Commissione consiliare e cioè alla Presidenza del Consiglio, la deliberazione della Giunta venga trasformata in una deliberazione di Consiglio.
Ci sono poi tre punti ulteriori sui quali vorrei che si facesse una riflessione. Intanto devo dire che questa vicenda è una vicenda che va portata davanti alla Magistratura, perché un conto è risolvere i problemi di natura amministrativa che l'annullamento della deliberazione pu ottenere nell'immediato, evitando i ricorsi al TAR (a nostro avviso ancora possibili), un altro conto è l'aspetto penale. Se è stata trasmessa al Magistrato, come ha fatto il Sindaco Cardetti di Torino, tutta la vicenda dell'autostrada urbana, significa che esistono gli stessi e ancor più fondati motivi perché questa pratica, il fascicolo completo, al di là dei giudizi che noi non vogliamo anticipare, possa essere inviato alla Magistratura. Occorre inoltre stabilire al più presto che l'omissione di atti d'ufficio, come la mancata pubblicazione dell'autorizzazione sul Bollettino Ufficiale della Regione, abbia a finire. D'ora in avanti, tutte le autorizzazioni per i rifiuti tossici e nocivi devono venire pubblicate sul Bollettino Ufficiale.
In un altro ordine del giorno generale, che discuteremo la prossima settimana, avevo avanzato la richiesta che ogni anno si pubblicasse un supplemento del Bollettino Ufficiale della Regione con tutte le autorizzazioni vigenti sui rifiuti a partire dallo stoccaggio, al trasporto, al conferimento, alla cernita, al trattamento, all'ammasso, ecc e tutti i casi previsti dal DPR. E' chiaro che questo si può fare una volta all'anno, mentre le autorizzazioni (che riguardano i rifiuti tossici nocivi, già previste da una disposizione dello Stato) vanno pubblicate integralmente, come prescrive l'ordinanza, sul Bollettino Ufficiale. E subito.
C'è poi un problema di carattere generale. Dobbiamo prendere atto che le Province in questa vicenda stanno scendendo nel grottesco. Mi risulta che non tutte hanno mandato la relazione annuale che dovevano consegnare entro il 31 marzo.
Per quanto riguarda la Commissione d'indagine sullo smaltimento dei rifiuti, per carità di patria, finora non siamo intervenuti nel merito di alcuni foglietti che le Province ci hanno mandato dicendo quante autorizzazioni avevano concesso. Elenchi di difficile decifrazione, in cui si confondono le autorizzazioni in conto proprio, quelle in conto terzi quelle speciali e così via. Vi è una confusione terminologica tale che non si capisce nulla o quanto meno da far avanzare il fondato sospetto che all'interno dell'Amministrazione provinciale non ci sia nemmeno la chiarezza sulla legislazione vigente.
L'ultimo punto, quindi, è quello di capire se vogliamo delegare la materia alle Province per togliercela dai piedi - e per poi vedercela ritornare in questo modo - oppure se vogliamo servirci di una delega alle Province per gestire insieme questa materia. La Regione deve fare la sua parte occupandosi del piano di smaltimento e del piano dei siti (che ancora non ha fatto) e allo stesso tempo deve rendersi conto delle sue colpe, se non altro di ordine morale, per aver delegato la materia alle Province permettendo loro di gestirla in questo modo.
E' chiaro che l'ordine del giorno è dedicato al fallimento ed è destinato a non essere accolto dall'aula, che preferisce le sospensioni.
Questi sono inquietanti segnali di allarme in quanto la classe politica non riesce ad imparare nulla dagli errori. Imparano i bambini che giocano con i calcolatori, noi invece in quest'aula non riusciamo ad imparare nulla dagli errori del passato, anzi, ci copriamo dicendo che gli errori li ha fatti la Provincia di Vercelli. Però, a lungo andare, questo scarica barile diventa uno scarica bidoni. E' così che si governa in questa Regione?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Villa per l'illustrazione dell'ordine del giorno n. 297.



VILLA Antonino

Ho sentito in questa aula accuse pesanti contro l'operato di un'amministrazione provinciale. Non credo sia corretto imputare in modo violento delle inadempienze in quanto non c'è la controparte che possa dare illustrazioni su quanto avvenuto.
Ho esaminato e seguito la questione e sono dell'avviso che nell'immediato sia opportuno sospendere, come sta avvenendo in quanto la Provincia ha già preso questa strada, l'applicazione della deliberazione emanata dalla Provincia di Vercelli. Stiamo attenti: tale deliberazione potrà anche avere tutti i caratteri di nullità quali sono rilevati dall'ordine del giorno a firma Valeri e Ala, però è una deliberazione regolarmente approvata dal Co.Re.Co. e attuata nelle sue richieste. Non vorrei che una procedura troppo veloce impedisse di arrivare allo scopo finale che deve essere quello di dare la maggior sicurezza possibile agli abitanti e non permettere che si verifichino i rischi ipotizzati. Questo è lo scopo e la finalità cui tendono sia l'uno che l'altro ordine del giorno.
La strada da prendere è quella dell'immediata sospensiva della richiesta.
Non è la Regione che deve dare disposizioni ad un altro ente, deve per richiedere che ci sia una sospensiva, che l'ente tecnico (che allora non c'era, ma oggi c'è), il quale sta esaminando la pratica, dia un suo responso e dia la possibilità di attuare le misure che la Provincia, o la Regione nel caso in cui la Provincia non sia tempestiva nel prenderle assumerà; ciò è il comune desiderio.
Penso che su questa strada il nostro ordine del giorno possa essere accolto, al di là delle contrapposizioni che esistono.
Più che stare con i fucili spianati l'uno contro l'altro, quando si vuole lo stesso fine, quando gli enti, Regione, Province, Comuni, mirano ad attuare qualcosa che serve per la gente e per l'ambiente, è bene discuterne senza dare giudizi così pesanti.
Mi risulta che il Consigliere della Lista Verde della Provincia di Vercelli ha chiesto la sospensione del voto sulla sua mozione in attesa dei pareri dei saggi che erano stati indicati. Di fronte a questo, non so come si possa superare quanto nell'ambiente stesso era gia stato indicato.
Credo perciò che l'ordine del giorno presentato dai Partiti che costituiscono la maggioranza possa dare sicurezza per arrivare allo scopo di rendere sicuro il territorio di Arborio e la sua popolazione, che è il voto di tutte le forze di questo Consiglio Regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Mi ero rivolto anche a lei, signor Presidente, perché alla base del nostro voto negativo sull'ordine del giorno della maggioranza, al di là di tutte le ragioni di valutazione più complessive che sono state illustrate ed ampliate dall'intervento del collega Ala, vi erano delle ragioni di corretta prassi amministrativa.
Credo che la maggioranza non abbia valutato opportunamente i problemi e le questioni sollevate questa mattina. Intervengo senza alcuna violenza da parte del sottoscritto, né da parte del Consigliere Ala, dato che citare le cifre, le deliberazioni e i successivi atti amministrativi, non significa far violenza a nessuno, ma soltanto porre in evidenza come si sono svolti realmente i fatti. Capisco l'imbarazzo di dover giudicare l'operato di un'amministrazione provinciale, soprattutto per quanto riguarda quell'operato che viene a collidere con gli interessi della comunità locale e dei cittadini in generale, ma ad esso non si può sfuggire, tante meno da parte di quest'assemblea legislativa, dai cui atti ha preso il via la delega delle funzioni autorizzative all'amministrazione provinciale. E' lo stesso ordine del giorno della maggioranza ad affermare "che la procedura nel suo complesso non corrisponde a quanto dettato dal DPR n. 915 e dalla LR n. 18/86 pregiudicando il corretto esercizio delle funzioni regionali delegate alle Province in materia di smaltimento di rifiuti e le conseguenti garanzie di sicurezza sanitaria dei cittadini interessati".
Cos'altro bisogna aggiungere per riconoscere che è impossibile non prendere atto dell'illegittimità degli atti deliberativi assunti dall'amministrazione provinciale di Vercelli? Peraltro un atto riconosciuto illegittimo è già di per se stesso privo di efficacia amministrativa, in quanto gli mancano i presupposti giuridici per poter operare. La proposta contenuta nell'ordine del giorno della maggioranza, di richiedere la sospensione di un atto illegittimo, ci pare perciò priva di senso, in quanto avrebbe l'unico effetto di mantenere in vita, conservando la possibilità di dare ad esso esecuzione in un futuro più o meno prossimo, un atto del quale si è giudicata l'illegittimità. Perciò riteniamo che l'unico provvedimento corretto e di autotutela della pubblica amministrazione sia la revoca del provvedimento. Il voto che in tal senso esprimeremo va anche al di là della sua giustezza intrinseca. Ci troviamo infatti di fronte al pronunciamento di una intera comunità locale del nostro Piemonte, rivolto al Comune, alla Provincia e alla Regione, e non ancora al Magistrato, anche se tale passo non è stato escluso in assenza di risposta adeguata. Non possiamo dismettere i nostri doveri e le nostre responsabilità di legislatori, sacrificandoli al prevalere di dubbie ragioni di opportunità politica. Il modo più saggio di atteggiarsi di fronte ad un errore resta quello di rimuoverlo immediatamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, poiché su questa questione non ho avuto modo di esprimere la posizione del mio Gruppo, ritengo doveroso intervenire in fase di votazione dei documenti. Voterò a favore del documento inerente la revoca, la quale ci pare necessaria, non soltanto per vizi di legittimità su cui si sono opportunamente diffusi poc'anzi i colleghi Ala e Valeri, ma anche per vizi di sostanza che non possono essere taciuti.
Un'intera comunità, dopo aver ospitato una discarica abusiva per diversi mesi, invece della bonifica di 2.000 mc di terreno inquinato da sostanze tossiche e nocive, si è trovata a dover immagazzinare 50.000 mc di rifiuti industriali. E' opportuno, nel decidere, tenere presente la pratica truffaldina di fronte alla quale si sono trovati i cittadini di Arborio: una ditta veneta cercò di utilizzare a luglio del 1985 il terreno della cascina Ranza di Vercelli come discarica abusiva, forse nello stesso momento in cui i camion piemontesi si dirigevano nel Veneto, in una sorta di "import-export" selvaggio di veleni industriali. Ed è opportuno avere presente come nei fanghi industriali hanno affondato le radici dei miceli prodotti di fermentazione della soia: l'ingresso dei veleni sottostanti nella catena alimentare era ben aperto.
Di fronte a questi fatti, noi abbiamo assistito, signor Presidente, ad una istruttoria per deliberare l'autorizzazione di stoccaggio di rifiuti tossici assolutamente inaccettabile rispetto ai dettati della legge regionale n. 18/86 di questo consiglio. Ecco perché non è sufficiente la sospensione della deliberazione, ma occorre la revoca. In questi giorni ho ascoltato i cittadini di Arborio che hanno voluto seguire con molta pazienza e civiltà i nostri lavori, ed ho potuto sentire come da parte di alcuni esponenti politici si continua a parlare con lingua biforcuta: a Vercelli si dicono cose opposte a quelle che si spendono a Torino, forse perché la DC vercellese è troppo influente in queste materie. Ragion per cui, occorre ci sia un unico atto pulito, attraverso la revoca di un provvedimento che non sta in piedi, ché è un insulto al diritto, alla salute dei cittadini e alle leggi che la comunità piemontese si è data.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 296 presentato dai Consiglieri Ala e Valeri, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che in data 15 ottobre 1986 la Giunta provinciale di Vercelli autorizzava la ditta IRA s.r.l. di Vercelli allo stoccaggio provvisorio di rifiuti speciali e tossici e nocivi in Comune di Arborio, con deliberazione n. 1708, ratificata successivamente a maggioranza in data 9 marzo 1987 considerato che la domanda di autorizzazione era stata avanzata dalla stessa ditta IRA s.r.l. in data 10 ottobre 1986 considerato che negli ultimi tempi sono emersi alcuni fatti sconcertanti quali: a) la ditta risulta essere stata costituita il 24 ottobre 1986, ovvero successivamente alla domanda ed al rilascio dell'autorizzazione b) non risultano chiariti i termini con i quali è 'stato sentito' il Comune di Arborio (sede dell'impianto) c) il capitale sociale della ditta risulta essere di lire 20.000.000 mentre la deliberazione del Consiglio regionale n. 34-10891 del 14 novembre 1985 (Definizione di criteri e modalità provvisori per la determinazione di garanzie finanziarie al fine di assicurare il corretto svolgimento delle operazioni di smaltimento di rifiuti tossici e nocivi), fissa l'ammontare della garanzia finanziaria - per impianti di stoccaggio provvisorio di rifiuti tossici e nocivi - a lire 150.000 al mc (e a tal proposito occorre considerare che l'autorizzazione rilasciata riguarda una possibilità di stoccaggio fino a 50.000 mc e la ditta in oggetto è a responsabilità limitata) d) non è stato richiesto il parere del Comitato Tecnico Regionale istituito con la LR n. 18/86 e) l'incompletezza della domanda presentata e l'estrema genericità delle prescrizioni previste dalla deliberazione di autorizzazione e la lacunosità dell'istruttoria condotta dalla Provincia, che non appare rispondente a quanto previsto dai punti 4.l (Stoccaggio provvisorio di rifiuti tossici e nocivi), 5.1 (Domanda di autorizzazione), 5.2 (Istruttoria), 5.3 (Autorizzazione), di cui alle disposizioni per la prima applicazione dell'art. 4 del DPR n. 915/82 (Deliberazione 27 luglio 1984 del Comitato Interministeriale di cui all'art. 5 del DPR n. 915/82) f) la mancata pubblicazione integrale dell'autorizzazione sul 'Bollettino Ufficiale della Regione', invece espressamente prevista dal punto 5.3.1 delle precitate disposizioni per la prima applicazione dell'art. 4 del DPR n. 915/82 g) il mancato rispetto, da parte dell'Amministrazione provinciale di Vercelli, di quanto disposto (con deliberazione Giunta regionale n. 234 6903, in data 22 luglio 1986) per quanto riguarda le certificazioni richieste a tutte le imprese private che effettuano operazioni di smaltimento di rifiuti speciali di cui ai nn, l, 2 e 5 del quarto comma dell'art. 2 del DPR n. 915/82 e tossici nocivi (mentre l'art. 7 della LR n.
18/86, primo comma, espressamente prevede l'obbligo per le Province nell'esercizio delle funzioni delegate, alle prescrizioni tecniche emanate dalla Regione) h) la mancata specificazione dei termini dell'autorizzazione (vigendo, alla data in cui venne deliberata, il citato DPR n. 915/82 e la LR n. 18/86) ovvero se essa debba considerarsi 'provvisoria' o 'definitiva' i) l'arrivo di rifiuti nel sito autorizzato in data anteriore al parere favorevole all'impianto espresso dalla USSL n. 45 (in data 13/3/1987) l) il Comitato Tecnico ha espresso 'parere non favorevole in merito alla documentazione prodotta', riconoscendo in tal modo la lacunosità della documentazione medesima e contestualmente le carenze dell'istruttoria condotta dall'Amministrazione provinciale constatato che tali procedure, non corrispondendo a quanto dettato dal DPR n. 915/82 e alla LR n. 18/86, pregiudicano il corretto esercizio delle funzioni regionali delegate alle Province in materia di smaltimento di rifiuti e le conseguenti garanzie di sicurezza sanitaria dei cittadini interessati chiede all'Amministrazione provinciale di Vercelli di revocare, con effetto immediato, la deliberazione n. 1708 del 15 ottobre 1986 e tutti gli atti ad essa conseguenti e collegati impegna la Giunta regionale, in caso di inerzia da parte della predetta Amministrazione provinciale, ad adottare tutti i poteri sostitutivi in suo possesso per giungere ad analogo risultato invita la Giunta regionale a trasmettere alla Presidenza del Consiglio, perché la trasmetta a sua volta alla Commissione consiliare competente, la deliberazione Giunta regionale n. 234-6903 del 22 luglio 1986, affinch venga sollecitamente trasformata in deliberazione del Consiglio regionale invita il Presidente della Giunta regionale a trasmettere tutti gli atti relativi a questa vicenda all'autorità giudiziaria invita la Giunta regionale a predisporre i necessari adempimenti affinché venga rispettato quanto previsto dal punto 5.3.1 delle disposizioni per la prima applicazione dell'art. 4 del DPR n. 915/82 (Deliberazione 27 luglio 1984 del Comitato Interministeriale di cui all'art. 5 del DPR n. 915/82) impegna la Giunta regionale a compiere, anche in collaborazione con la Commissione d'Indagine Conoscitiva del Consiglio regionale (istituita con deliberazione del Consiglio regionale n. 185-9231 del 19 giungo 1986), una attenta ricognizione sulle modalità con cui le Province piemontesi hanno gestito le materie e le competenze loro delegate con la LR n. 18/86, anche ai fini dell'emanazione, da parte regionale, di nuove norme di indirizzo e della riconsiderazione complessiva delle competenze e delle deleghe in materia di smaltimento dei rifiuti, nel quadro normativo delineato dal DPR n. 915/82 e dai successivi decreti emanati in materia.
Inoltre, il Consiglio regionale considerato che, a tredici mesi dal suo ritrovamento, la discarica abusiva situata in Comune di Arborio, contenente circa 2.000 mc di sostanze tossico-nocive di origine industriale, attende ancora di essere smaltita e bonificata rilevato il persistere di un grave rischio di inquinamento della falda freatica sottostante visto l'art. 3, diciottesimo comma, della legge 28/10/1986 n. 713, che autorizza la spesa di 24 miliardi nell'anno 1987 per interventi di disinquinamento a Casale Monferrato, Carbonara Scrivia, ecc. 'nonché per interventi analoghi interessanti il territorio della Regione Piemonte' visto l'art. 15 del DL 2/5/1987 n. 168, il quale dispone che 'il fondo per la Protezione Civile è integrato per l'anno 1987 dalla somma di lire 200 miliardi per far fronte alle emergenze ed agli urgenti interventi diretti ad assicurare la potabilizzazione delle acque e a superare la situazione di crisi idrica, nonché allo smaltimento dei rifiuti abbandonati in aree vulnerabili, dai quali derivano gravi pericoli di danno ambientale, e alla bonifica delle aree medesime' impegna la Giunta a) a presentare d'urgenza al Ministero della Protezione Civile, d'intesa con il Comune di Arborio, un progetto di bonifica dell'area sopraddetta e la relativa richiesta di finanziamento b) a presentare al Consiglio regionale entro 30 giorni il quadro degli interventi di smaltimento delle discariche abusive e di bonifica delle aree relative di cui si intende richiedere il finanziamento da parte della Protezione Civile".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 16 voti favorevoli e 24 contrari.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 297 presentato dai Consiglieri Villa, Mignone, Marchini, Fracchia e Rossa, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale vista la procedura adottata dall'Amministrazione provinciale di Vercelli per il rilascio con deliberazione di Giunta regionale n. 1708 del 15/10/1986 alla ditta IRA s.r.l. di Vercelli, dell'autorizzazione all'attivazione nel Comune di Arborio di una piattaforma di stoccaggio provvisorio di rifiuti speciali tossico-nocivi constatato che nell'espletamento di tali procedure la Provincia di Vercelli non ha potuto avvalersi tempestivamente del parere del Comitato Tecnico Regionale ex legge n. 18/86, in quanto non ancora istituito, e che la procedura nel suo complesso non corrisponde a quanto dettato dal DPR n.
915/82 e alla LR n. 18/86, pregiudicando il corretto esercizio delle funzioni regionali delegate alle Province in materia di smaltimento rifiuti e le conseguenti garanzie di sicurezza sanitaria dei cittadini interessati considerato che la discarica abusiva situata nel Comune di Arborio contenente circa 2000 mc di sostanze tossico-nocive di origine industriale è stata inserita, a suo tempo, nell'elenco dei siti da bonificare a cura del Ministero della Protezione Civile; preso atto che la ditta IRA si è impegnata formalmente alla bonifica dell'area in questione, a sue spese avvalendosi del sito autorizzato sollecita l'Amministrazione provinciale di Vercelli a sospendere la deliberazione n.
1708 del 15/10/1986 e tutti gli atti ad essa conseguenti e collegati, in attesa della formulazione del parere da parte del Comitato Tecnico Regionale ex legge n. 18/86 invita la Giunta provinciale di Vercelli,, qualora il predetto parere risultasse negativo, a provvedere alla revoca immediata del provvedimento impegna la Giunta regionale, in caso di inerzia da parte della predetta Amministrazione provinciale, ad adottare tutti i poteri sostitutivi in suo possesso per giungere ad analogo risultato invita la Giunta regionale a trasmettere alla Presidenza del Consiglio, perché la trasmetta a sua volta alla Commissione consiliare competente, la DGR n. 234 6903 del 22/7/1986, affinché venga sollecitamente valutata l'opportunità della sua trasformazione in deliberazione di Consiglio impegna la Giunta regionale, in caso di revoca dell'autorizzazione, a sollecitare il Ministero per la Protezione Civile ad intervenire d'urgenza per la bonifica della discarica abusiva di Arborio".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 24 voti favorevoli e 16 contrari.


Argomento: Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati

Richiesta di discussione dell'ordine del giorno sull'Albo Nazionale delle Imprese


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Noi avevamo presentato un ordine del giorno sulle discariche, che giustamente è stato rinviato all'esame della Commissione. E' un ordine del giorno che impegna la Giunta a dare la documentazione completa sulle imprese, sui loro assetti proprietari, sulle strutture organizzative e sulla affidabilità delle tecnologie utilizzate. Chiediamo che venga approvato almeno la prossima settimana. Il Consigliere Pezzana ha sollevato questioni di non poco rilievo enumerando alcune aziende che si occupano di discariche di rifiuti industriali e sottintendendo la necessità di una verifica. C'è già stata una risposta di merito da parte del collega Ferro.
Riteniamo che su queste questioni sia opportuno avere la massima chiarezza e trasparenza. Per questo non vorremmo che questo ordine del giorno venisse legato ad altri, pure importanti, che riguardano i rifiuti. Perci chiediamo di votarlo la prossima settimana perché è una questione urgente rispetto ad un problema su cui non dobbiamo avere assolutamente la coda di paglia.



PRESIDENTE

Lunedì prossimo la Conferenza dei Capigruppo potrà decidere in merito.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 579: "Ampliamento della pianta organica dell'USSL n. 53 di Arona, finalizzato all'attuazione delle leggi n. 405/75 685/75, 180/78 e 194/78"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del punto 6) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 579, il cui testo è già a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Non essendovi interventi pongo in votazione tale deliberazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 578: "Adeguamento dell'organico dei laboratori di sanità pubblica, ai sensi dell'art. 18 del decreto legge 18 giugno 1986 n. 282, convertito nella legge 7 agosto 1986 n. 462"


PRESIDENTE

Il punto 5) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 578.
La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Sulla deliberazione in esame sarebbe interessante interloquire con l'Assessore, non tanto in ordine all'aumento degli organici presso i laboratori di sanità pubblica, ma per una utilizzazione non estensiva di questa legge. Questa deliberazione andrebbe letta nel quadro delle operazioni che le UU.SS.SS.LL. hanno condotto per aumentare la dotazione organica dei laboratori, mediante atti di competenza della Giunta che pertanto non passano all'esame del Consiglio, e sono le trasformazioni.
Presso i laboratori di sanità pubblica l'esito delle analisi si ottiene dopo mesi di attesa. Questo dato è molto significativo dal punto di vista delle carenze che esistono in questo tipo di strutture; a tali carenze non si può rispondere con provvedimenti molto limitati in termini quantitativi come quelli previsti da queste deliberazioni. In conclusione, non avendo a disposizione un quadro completo della situazione, perché l'Assessore non ha voluto a tutt'oggi fornirlo, non avendo voluto utilizzare appieno le potenzialità contenute nella legge sul metanolo per rimpinguare gli organici dei laboratori di sanità pubblica, il nostro atteggiamento - al di là del fatto che questa deliberazione non possa essere interpretata come un passo nella direzione di questo adeguamento - è di insoddisfazione. Per queste ragioni il nostro voto non è positivo.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, siccome questa deliberazione era già stata rinviata nella scorsa seduta, non mi sento di rinviarla ulteriormente.
Circa le osservazioni esposte dal Consigliere Acotto, che politicamente possono essere valide, invito il Consigliere a confrontarsi con l'Assessore.
Pongo pertanto in votazione la deliberazione n. 578 il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 22 voti favorevoli e 13 contrari.


Argomento: Nomine

NOMINE


PRESIDENTE

In merito al punto relativo alle "Nomine" si proceda alla distribuzione delle schede.
Interporto di Torino SITO s.p.a. (L.R. 18 marzo 1982 n. 8) - Consiglio di Amministrazione.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Daniele Franchi, Mario Villa, Franco Badulato, Sergio Hutter Jontof Cataldo Principe e Fedele Lombardo.
Interporto di Torino SITO s.p.a. (L.R. 18 marzo 1982, n. 8)- Collegio Sindacale.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Daniele Ciravegna quale Sindaco effettivo e il signor Dario Maffeo quale Sindaco supplente.


Argomento:

NOMINE

Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19)



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