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Dettaglio seduta n.88 del 14/05/87 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


VIGLIONE ALDO



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni e interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 697.
Risponde l'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in riferimento all'interrogazione dei Consiglieri Adduci, Marchiaro, Rivalta e Sestero relativa all'attuazione presso gli uffici della Regione Piemonte di tirocini di insufficienti mentali frequentanti corsi prelavorativi organizzati dal Comune di Torino, si precisa che dall'inizio del mese di giugno 1985 sono stati avviati sei tirocinanti che hanno svolto la propria opera presso le varie sedi regionali fino alla conclusione dell'anno scolastico 1985/1986, con interruzione nei mesi di luglio e agosto 1985. In particolare gli stessi hanno avuto le seguenti destinazioni: uno presso il Centro Stampa della Giunta regionale uno presso il Servizio Economato per compiti attinenti il magazzino della sede di Piazza Castello uno presso l'Ufficio Posta del Servizio Segreteria del Consiglio regionale uno presso il Servizio Affari Generali dell'Assessorato al lavoro.
Inoltre, una tirocinante ha espletato la propria attività presso il Servizio Partecipazioni del Consiglio regionale nel mese di giugno 1985 ed una seconda è stata inserita presso il Servizio Economato da giugno a dicembre 1985.
Tutti i predetti tirocini hanno seguito il calendario dell'anno scolastico con relativi periodi di assenza e sono stati disposti per tre giorni settimanali concordati dagli insegnanti che seguono l'inserimento con gli uffici interessati per un impegno giornaliero di circa quattro ore dalle ore 8,30 alle ore 12,30.
Non risponde pertanto al vero che l'Amministrazione regionale si sia dimostrata insensibile a collaborare all'attività di recupero di persone portatrici di handicap mentali.
E' vero invece che questa Amministrazione, d'intesa con il Comune di Torino che cura tramite i propri uffici l'organizzazione dei tirocini continua a dimostrare la propria disponibilità per la suddetta attività di recupero. Infatti attualmente stanno svolgendo il proprio tirocinio presso gli uffici regionali, con le stesse modalità, due portatori di handicap inseriti rispettivamente presso il Centro Stampa della Giunta dal mese di novembre 1986 e presso il Servizio Segreteria del Consiglio regionale dal mese di settembre 1986 con termine per entrambi nel mese di giugno 1987.
A completamento della presente comunicazione si informa che si sta attualmente valutando, di concerto con il Gruppo di coordinamento centrale fasce deboli operante presso il Comune di Torino e i Servizi Affari Generali dei diversi Assessorati, l'attuazione di ulteriori inserimenti di tirocinanti che stanno attualmente frequentando i corsi prelavorativi organizzati dallo stesso Comune di Torino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Ringrazio l'Assessore per l'informazione. A noi è risultato difficile appurare se agli impegni presi è stata data attuazione. Riteniamo che l'avvio al tirocinio sia ancora limitato; ci auguriamo però che questa sperimentazione possa rafforzarsi e svilupparsi. Non sto a richiamare i motivi per cui riteniamo importante l'intervento di sostegno per queste persone. A tutt'oggi ci sono, se ho ben capito, due inseriti fino al termine dell'anno scolastico 1986/1987 rispetto ai sei precedenti: ci paiono pochi; speriamo di avere, alla ripresa autunnale, dei dati più consistenti.



PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione n. 691.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore allo smaltimento rifiuti

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in merito alla discarica in oggetto, le uniche notizie di cui l'Assessorato è a conoscenza riguardano una ricerca che la Comunità montana stava eseguendo per l'individuazione di un'area da destinarsi a discarica.
In proposito i geologi dell'Assessorato avevano eseguito una ricognizione su una serie di aree che la Comunità montana aveva individuato al fine di reperire quella o quelle che per giacitura presentassero maggiori caratteristiche di idoneità; fra di esse vi era anche l'area in questione sulla quale la Comunità montana aveva inteso approfondire le indagini di rito per la scelta progettuale.
In sede di Consorzio monregalese per lo smaltimento rifiuti, di cui la Comunità montana fa parte, era stato esaminato l'affidamento di incarico per il progetto, considerato che lo stesso progetto doveva far parte integrante dei programmi consortili.
Nei termini prefissati dal D.L. n. 924 del 31/12/1986 il Comune di Ceva presentava, ai sensi di detto D.L., domanda di finanziamento per la realizzazione di una discarica, a servizio della Comunità montana localizzata in tale area. Alla domanda non era però allegato alcun progetto esecutivo, per cui non vi è stato alcun seguito.
Mi pare quindi doveroso precisare che: la Regione non ha mai sentito il parere di un non meglio precisato comitato di esperti il Comune non ha richiesto autorizzazioni specifiche per quell'area non è mai stata rilasciata autorizzazione e tanto meno sono state indicate specifiche prescrizioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prendo atto della risposta dell'Assessore. Se in altre circostanze è stato nostro dovere essere critici nei confronti dell'Assessore, in questo caso devo però prendere atto di una risposta decisamente pertinente e puntuale, per cui mi dichiaro soddisfatto.
Mi permetto di raccomandare all'Assessore, quando Consorzi di questa natura o Comunità montane chiedono anche in modo informale delle autorizzazioni, che le valutazioni vengano ricondotte essenzialmente alla realtà complessiva del bacino di utenza.



PRESIDENTE

In merito all'interrogazione n. 516 ha chiesto la parola il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

Signor Presidente, vorrei far notare che questa interrogazione risale al mese di ottobre 1986, pertanto si riferisce a quell'annata.
Rispondendovi oggi cade il senso stesso dell'interrogazione, per cui, mio malgrado, devo rinunciare ad ascoltare la risposta dell'Assessore.
Rispetto a questi problemi occorre un minimo di sensibilità nel dare la risposta in tempi puntuali.



PRESIDENTE

Questo è vero. Debbo però rilevare il fatto che sovente è difficile esaurire gli elenchi delle interrogazioni per assenza o degli Assessori o dei Consiglieri.



PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione n.641.
Risponde l'Assessore Moretti.



MORETTI Michele, Assessore al turismo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, notizie giornalistiche hanno informato di un progetto che prevede la costruzione di una stazione sciistica nella Valle dell'Orco, in località Alpe Cialma di Locana, con notevoli investimenti da parte della Società finanziaria Fininvest.
La stazione sciistica dell'Alpe Cialma nel Comune di Locana è stata realizzata sul finire degli anni '50. Dotata di quattro impianti di risalita (due telecabine ad ammortamento fisso e due skilifts) e di due alberghi - rifugio, cessò l'attività nel 1972 a causa di difficoltà di esercizio acuite dai danni provocati dalle eccezionali nevicate di quell'anno.
Il piano di sviluppo della Comunità montana Valle Orco e Soana prevede il ripristino della stazione preesistente come intervento a carattere prioritario per lo sviluppo economico della Valle.
L'area interessata dall'intervento non interessa direttamente né la zona del Parco del Gran Paradiso né la fascia pre-parco insistendo su un versante opposto della Valle (il Gran Paradiso è verso la Valle d'Aosta l'Alpe Cialma è verso la Valle di Lanzo).
Al momento risulta che oltre le indicazioni del piano di sviluppo della Comunità montana siano state fatte previsioni più dettagliate nel progetto preliminare di Piano Regolatore Generale del Comune di Locana.
Com'è noto, il progetto preliminare di Piano Regolatore non è soggetto a verifica e ad approvazione della Regione, esprimendo gli indirizzi politico - amministrativi del Comune da sottoporre ad osservazioni e controdeduzioni da parte dei cittadini e di quanti siano interessati.
Condizione preliminare perché possa essere avviato qualsiasi intervento di sviluppo turistico dell'area interessata e perché possano essere rilasciate le autorizzazioni di vario tipo è invece che il Comune di Locana adotti il PRGC e la Regione l'approvi. In questa sede la Regione esercita il suo potere di controllo e può fare osservazioni, dettare prescrizioni e richiedere modifiche tenendo presenti le preoccupazioni espresse dall'interrogante.
Indubbiamente è necessario che in un progetto di sviluppo turistico, e in particolare in progetti di realizzazione di nuove stazioni sciistiche si ponga sempre più attenzione all'impatto ambientale dell'intervento all'esigenza di tutelare l'ambiente naturale sia per il suo intrinseco valore sia per il suo valore di risorsa turistica che deve essere mantenuta e valorizzata e non "consumata", alla necessità che il rapporto tra costi e benefici degli interventi determini un saldo positivo in termini generali di crescita socio-economica anche sul lungo periodo. In questa direzione e con questi intendimenti l'Amministrazione regionale sta operando e seguendo i suddetti criteri e valuterà altresì la proposta di Piano Regolatore Generale del Comune di Locana quando sarà trasmessa alla Regione.
Venendo in particolare all'articolo giornalistico apparso su "La Stampa" i primi giorni dell'anno, si deve rilevare che esso riporta le notizie già contenute in un identico articolo apparso sullo stesso quotidiano nello stesso periodo dell'anno precedente, poi rivelatesi del tutto infondate.
In effetti l'articolo è colmo di imprecisioni e inesattezze e sarebbe da considerare soprattutto un articolo di colore per riempire il vuoto di notizie in un periodo di vacanza se non avesse sollevato aspettative infondate e preoccupanti.
Non è infatti vero che il Comune di Locana sia ormai dotato di PRGC che consente di avviare gli interventi previsti e sembra altresì destituito di fondamento uno specifico interesse della Fininvest all'operazione.
Mancando presupposti fondamentali per una valutazione del progetto in argomento, l'Amministrazione regionale non è quindi in grado al momento di formulare alcuna valutazione. Però non appena saremo in possesso di questi elementi potremo formulare valutazioni dal punto di vista urbanistico e ambientale e anche per quanto riguarda l'aspetto economico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, apprendo con soddisfazione di tutte queste inesattezze. E' vero che questo articolo era già apparso l'anno precedente; abitando da quelle parti, questa vicenda la seguo da anni. Si può dire che si tratta di una vicenda ricorrente iniziata nel momento in cui si cominciò a parlare di riaprire questi impianti.
Ho potuto fare riferimento solo a quell'articolo perché notizie più certe o documenti pubblici non ne ho trovati. I documenti dei Comuni, o della Fininvest o di altre fonti, ad esempio, parlavano non solo della semplice riapertura di quella stazione, ma di tutta un'altra serie di infrastrutture che avrebbero costituito un notevole impatto ambientale.
Ringrazio l'Assessore della risposta e prendo atto della sensibilità nei confronti dell'impatto ambientale, una sensibilità che non è dato ritrovare nell'intera Giunta.
Ad esempio, l'attività urbanistica e quella connessa al CUR sono state oggetto di un'altra interrogazione dalla cui risposta è emerso che le vicende relative all'impatto ambientale di grandi insediamenti turistici sono state considerate con molta minore attenzione rispetto a quanto ha dichiarato ora l'Assessore Moretti.
Spero che di questo progetto si possa riparlare ancora il prossimo anno, quando il solito articolista riscriverà il solito articolo.



PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione n. 695.
Risponde l'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, per quanto concerne le stazioni di rilevamento dell'inquinamento atmosferico nella città di Torino, si fa presente che il Commissario prefettizio della USSL 1/23 ha comunicato al nostro Assessorato la reale situazione riguardante quanto indicato dall'interrogazione.
In particolare ha segnalato che la notizia di disattivazione di stazioni di rilevamento dell'inquinamento atmosferico da parte del reparto chimico del Laboratorio di sanità pubblica di Torino è stata formulata a titolo personale dai due intervistati, che non hanno preventivamente informato neppure il Capo Servizio igiene pubblica della necessità di adottare il provvedimento ventilato, né hanno avuto disposizioni in proposito.
Ha pure segnalato una certa carenza di personale e che la disattivazione di due stazioni di per sé non produrrebbe un aumento dell'inquinamento atmosferico né un danno alla salute umana, in quanto si tratterebbe di una semplice, se pur deprecabile, diminuzione di dati inviati ed elaborati da un desk-computer M 40, installato ad hoc in Via della Consolata.
Ciò in considerazione che le due stazioni, di cui si è ipotizzata la disattivazione (Parco Vittorio in via Passo Buole e corso Racconigi) fornirebbero da tempo dati sostanzialmente stabili, riferibili ad inquinamento da impianti termici di riscaldamento privato, non dissimili come tassi di concentrazione, da quelli rilevati nella stazione di Via della Consolata.
L'Assessorato alla sanità tuttavia è del parere che la rete, già predisposta all'inizio degli anni '70, non venga assolutamente ridotta stante la sua rilevanza per la salute pubblica. Al contrario ne auspica e persegue un potenziamento.
A tal fine infatti (vedi nota n. 3467/2/135 del 28/4/1987), il Commissario prefettizio è stato vivamente sollecitato a potenziare l'attività, ridistribuendo il personale dello SRIA, oppure in subordine ad utilizzare il restante personale tecnico del Servizio di igiene pubblica.
Si è raccomandato, in ogni caso, di garantire la continuità dell'attività finora svolta.
Per poter meglio seguire l'andamento e l'evolversi della situazione si è preteso che i dati raccolti ed elaborati dalle stazioni vengano, almeno quindicinalmente, inviati all'Assessorato alla sanità.
E' intendimento dell'Assessorato stesso utilizzare i dati ricevuti anche per diffonderli fra gli esperti ed eventualmente per la stampa cittadina, che certamente potranno permettere di far valutare meglio le interconnessioni fra inquinamento e salute anche per quanto attiene al rapporto fra medico e paziente rispetto a certe patologie che possono essere aggravabili da condizioni di inquinamento. Su questo aspetto riteniamo sia importante, cosa che avevamo già pensato anni fa e che poi non potemmo portare a termine, un bollettino settimanale sull'inquinamento che venga comunicato alla stampa e che permetta di valutare l'andamento in rapporto ad eventuali provvedimenti sanitari preventivi per la popolazione.
E' proprio di ieri la proposta in V Commissione del primo potenziamento del personale dei Laboratori di sanità pubblica per coprire una serie di carenze che si sono verificate e su cui purtroppo abbiamo dovuto attendere alcuni mesi sperando che venisse definita a livello nazionale la suddivisione dei fondi stanziati con il decreto sul cosiddetto metanolo e che in realtà non sono ancora avvenuti; partiamo quindi con un'iniziativa propria per sovvenire a queste esigenze critiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ringrazio l'Assessore per la risposta relativamente tempestiva. Debbo manifestare la mia piena soddisfazione per le conclusioni cui l'Assessore è giunto in merito alla utilità sociale del Servizio e quindi circa il suo mantenimento.
Per una volta bisogna registrare con piacere una sintonia tra i politici e i tecnici in merito ad una questione molto rilevante. Subito dopo aver letto su "La Stampa" dell'8 marzo scorso il grido d'allarme dei responsabili dell'antinquinamento ho voluto parlare con il dott. Paolo Natale, il quale non soltanto mi confermava a viva voce l'impossibilità pratica a mandare avanti con le strutture e il personale a sua disposizione quanto in questi anni era stato faticosamente costruito, ma confermava inoltre come Torino avesse quattro buoni motivi per essere un laboratorio sull'inquinamento: è la città che ha più veicoli per abitante; ha un clima inadatto per smaltire le sostanze inquinanti; ha un elevato ritmo di sostituzione dei veicoli; inoltre possiede un notevole patrimonio di dati.
Proprio in considerazione di questo, non si può non essere soddisfatti del fatto che l'Assessorato condivida questa tipicità del lavoro che è stato svolto e proprio per questo penso abbia maggior valore il progetto del bollettino sull'inquinamento che auspico vivamente possa vedere la luce al più presto, anche per le connessioni rispetto alla salute di tutti noi che già l'Assessore opportunamente richiamava.
Mi riservo di leggere con maggiore attenzione, per non incorrere magari in considerazioni non sufficientemente meditate, la risposta dell'Assessore, se cortesemente vorrà mettermela a disposizione.
Mi pare un tantino reticente e insoddisfacente la risposta che il Commissario avrebbe dato all'Assessorato, in particolare laddove si afferma che le due stazioni sarebbero state disattivate perché oramai inutili. E' un singolare procedimento questo: si disattivano le centraline senza interpellare i responsabili del Servizio che al riguardo - e - immagino che lei, Assessore, lo sappia molto bene - hanno opinioni completamente diverse.
Così come occorre essere più stringenti, e mi auguro che l'Assessorato lo faccia con tempestività, rispetto alle carenze di organico. Ho ascoltato delle storie assolutamente inaccettabili per una società come la nostra quelle di attrezzature che sono state costruite artigianalmente da parte dei tecnici del Laboratorio perché, pur avendole richieste da tempo, queste attrezzature non sono state fornite oppure alcune, acquistate a suo tempo giacciono in qualche magazzino inutilizzate.
Così come, per quanto riguarda l'elemento strettamente riferito al personale, è incomprensibile che un Servizio così importante debba essere mandato avanti soltanto da due tecnici più un volontario.
Auspico che l'Assessorato abbia voglia, tempo e modo di mettere mano a questa situazione e quindi di intervenire rispetto a un atteggiamento che non ci pare né condivisibile né saggio da parte del Commissario, stando alla risposta che l'Assessorato avrebbe ricevuto e che leggerò con maggiore attenzione.



PRESIDENTE

Viene discussa infine l'interrogazione n. 706.
Risponde l'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non appena venuto a conoscenza della sconcertante vicenda relativa a presunti casi di maltrattamenti avvenuti all'interno della Casa di Riposo San Giuseppe di Ronco Canavese ho interessato l'USSL n. 38 di Cuorgné perché accertasse la rispondenza dell'attività, dell'organizzazione e degli strumenti utilizzati dalla predetta struttura socio-assistenziale agli indirizzi del vigente Piano socio-sanitario regionale.
Con nota n. 1996 dell'8 aprile u.s. questo Assessorato sollecitava la risposta chiedendo inoltre ogni altra documentazione utile a fare chiarezza rispetto alle notizie apparse sui quotidiani.
La Casa di Riposo di Ronco Canavese è un presidio socio-assistenziale registrato come tale in data 29 agosto 1985 con deliberazione n. 245 dell'USSL n. 38, con n. 80 posti letto per anziani autosufficienti e non autosufficienti.
L'USSL n. 38 di Cuorgné ha istituito con deliberazione n. 112 del 21 marzo 1986 una Commissione paritetica di lavoro per l'analisi della situazione della suddetta Casa di Riposo. La Commissione, dopo circa un anno di lavoro, ha fatto il punto sull'attività del presidio sopra indicato attraverso una rilevazione dello stato della struttura, dei contenuti delle modalità di intervento e della conseguente qualità dell'operatività a livello di territorio.
Non risulta alla Commissione sopra indicata che gli ospiti della Casa di Riposo fossero soggetti a maltrattamenti né la Commissione di vigilanza (vedi verbale in data 12/3/1987) ha riscontrato segni o lesioni che possano comprovare eventuali maltrattamenti.
L'USSL n. 38 è stata invitata a seguire con particolare attenzione l'andamento generale della struttura e dei relativi servizi riferiti alle esigenze della persona e socioculturali degli ospiti, attivando un processo costante e dinamico di collaborazione e di promozione nei confronti della struttura, teso a rendere sempre più rispondente l'attività dell'ente agli indirizzi del Piano socio-sanitario regionale.
Più analiticamente: alla data del 10 marzo 1986 la situazione della struttura era la seguente: persone ricoverate n. 62 di cui n. 16 non autosufficienti personale dipendente n. 14 documentazione amministrativa regolare certificato Nulla Osta Provvisorio richiesto al Comando dei Vigili del fuoco in data 5/8/1985.
Rispetto all'adeguamento della struttura alla vigente normativa si segnala che: la ricostruzione degli impianti elettrici è stata completata è stata installata una idonea rete di illuminazione d'emergenza sono stati installati in vari punti rilevatori di fumo ed estintori sono in corso lavori di adeguamento nel reparto caldaia.
Dato che nei vari sopralluoghi l'USSL ha rilevato che in alcuni locali gli ambienti e le suppellettili erano in stato di pulizia e manutenzione inaccettabili, da parte della stessa è stato condizionato il permanere dell'autorizzazione al funzionamento della struttura all'osservanza di alcune precise prescrizioni fissando un termine di mesi sei per la loro realizzazione. Esse riguardano: la manutenzione dei locali, l'esecuzione di alcuni lavori tesi all'abbattimento di barriere architettoniche l'adattamento di alcuni servizi igienici alle esigenze dei cittadini non autosufficienti.
Per quanto riguarda la qualità dei servizi si prevede l'adeguamento alle indicazioni di Piano socio-sanitario regionale del rapporto ospiti personale addetto, oggi squilibrato rispetto alle reali esigenze, e l'avvio di momenti di qualificazione del personale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti.



CERNETTI Elettra

Assessore, lei crede di avermi risposto con quanto mi ha detto? Io non le ho chiesto quanti posti letto ha il San Giuseppe o notizie sulla ristrutturazione, lo stato del complesso, il personale, i non autosufficienti. Dalla risposta che lei mi ha dato risulta che tutto va bene, che, tutto è a posto, che li non succede niente. La verità è che le vecchiette sono seviziate....



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Scusi, Consigliere Cernetti, non ho capito l'ultima affermazione: le persone li sono seviziate? Queste cose vanno messe a verbale!



CERNETTI Elettra

Sul giornale risultava chiaro che i parenti avevano fatto una denuncia circa sevizie, le chiami come vuole, fatte ad un anziano. Non credo che i parenti denuncino fatti simili se non sono accaduti! Comunque risulta che li tutto va bene. Io rimango con una legittima suspicione, con un sospetto perché in genere capita, purtroppo, che si è più portati a subire maltrattamenti, quindi a tacere, che ad inventarseli anche se è vero che molte volte i giornali possono accentuare il lato scandalistico di una vicenda.
Sollecito, come sempre, un controllo ed una vigilanza attiva da parte dell'USSL. sempre scarsa, quando addirittura inesistente, e sollecito - lei Assessore sa che io l' ho sempre fatto questo - un servizio di controllo a livello di Assessorato sulle UU.SS.SS.LL.
Questo in pratica non esiste. Ricordo che avevo un solo funzionario part-time per il controllo e la vigilanza su tutte le UU.SS.SS.LL. della Regione Piemonte. Il controllo praticamente non c'era. Sollecito quindi un servizio di controllo attento sulle UU.SS.SS.LL. in modo che casi simili non succedano più. Sui giornali di oggi (non in Piemonte per fortuna) è riportato il fatto di una ragazza handicappata rimasta incinta. Li è evidente l'abuso, molto meno evidente può esserlo su una persona anziana.
Tutti sappiamo però che questi fatti accadono soprattutto in istituti per anziani e handicappati, pertanto è assolutamente necessaria una più stretta vigilanza da parte delle UU.SS.SS.LL. sugli istituti stessi e da parte della Regione sulle UU.SS.SS.LL. perché facciano il loro dovere.


Argomento:

Risposta scritta ad interrogazione


PRESIDENTE

Comunico infine che all'interrogazione n. 747 dei Consiglieri Marchiaro, Sestero, Calligaro, inerente l'Opera Ipab Conservatorio SS.
Rosario con sedi a Torino e Chieri, verrà data risposta scritta da parte dell'Assessore all'assistenza Carletto.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a)Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Adduci, Carazzoni, Croso, Gallarini, Ratti e Turbiglio.


Argomento:

a)Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento: Nomine

NOMINE


PRESIDENTE

In merito al punto 9) all'o.d.g. proclamo i candidati eletti nella seduta consiliare dell'8 maggio 1987.
Museo dell'Agricoltura (Del. C.R. n. 478 del 21/6/1979) - Consiglio direttivo. Proclamo eletti i signori Bruno Ferraris e Giovanni Chiri.
Rivalta Scrivia S.p.A. (L.R. 29/4/1985, n. 55) - Consiglio di Amministrazione. Proclamo eletto il signor Adriano Bianchi.
Consorzio Acquedotto Monferrato (art. 13, primo comma, dello Statuto relativo) - Consiglio di Amministrazione. Proclamo eletto il signor Benito Salerno.
Promark (L.R. 26/3/1976, n. 16, modificata con L.R. 9/3/1978, n. 11) Consiglio di Amministrazione. Proclamo eletti i signori Stefano Gennari Curlo, Giuseppe Di Claudio, Carlo Gasparone, Fernando Vera, Bruno Meda Antonio Visone, Bruno Pittatore, Vincenzo Lalli e Paolo Roba.
Pongo in votazione l'immediata esecutività della deliberazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Promark (L.R. 26/3/1976, n. 16, modificata con L.R. 9/3/1978, n. 11) Collegio sindacale. Proclamo eletti i signori Dario Maffeo, Armando Zaccaria e Rocco Orlandella quali Sindaci effettivi e i signori Giancarlo Cordaro e Sandro Mosele quali Sindaci supplenti.
Pongo in votazione l'immediata esecutività della deliberazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
ESAP (L.R. 24/4/1974, n. 12, modificata dalla L.R. 25/10/1977, n. 51) Consiglio di Amministrazione. Proclamo eletto il signor Giacomo Rossi.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati - Cooperazione

Esame progetti di legge nn. 72, 94 e 126: "Interventi regionali straordinari per il consolidamento e lo sviluppo della cooperazione agricola di valorizzazione dei prodotti agricoli". Pregiudiziale dei Consiglieri Reburdo ed Ala. Votazione relativo ordine del giorno


PRESIDENTE

Passiamo pertanto al punto 4) all'o.d.g. che reca: "Esame progetti di legge nn. 72, 94 e 126".
La parola al relatore, Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, una delle competenze che la Costituzione repubblicana affida alle Regioni è l'intervento nel settore dell'agricoltura. E' per questo che la produzione legislativa regionale è ricca di leggi che prevedono l'intervento a sostegno dell'agricoltura, sia nel momento in cui produce beni agricoli, sia quando, associandosi, si impegna nella trasformazione e nella commercializzazione delle produzioni agricole e agro-alimentari.
Nella nostra regione è oggi operante la L.R. 12/10/1978 n. 63 con le sue modificazioni ed integrazioni, che raccoglie tutti gli interventi agevolativi a favore dei produttori agricoli. E' una legge che ha contribuito a mantenere in efficienza le strutture agricole, anche se ormai l'attenzione delle forze sociali e professionali operanti nel settore è rivolta a far acquisire una maggiore forza ai produttori che, associandosi possono meglio partecipare al processo di evoluzione che vede una sempre più vasta integrazione tra produzione, trasformazione e commercializzazione.
E' un dato largamente acquisito che voler limitare l'attenzione al settore agricolo come settore a sé stante è fortemente limitante e penalizza l'agricoltura nei confronti dell'industria e del commercio.
L'entrata, che per certi versi è clamorosa, del mondo finanziario ed imprenditoriale nel segmento agro-alimentare è significativa delle grandi potenzialità, sia in termini di innovazione dei processi che di innovazione dei prodotti che può esprimere la produzione agricola. E' indispensabile dunque una forte concentrazione e concertazione delle imprese per meglio reggere alla profonda evoluzione del mercato internazionale.
Larghe fasce di produttori agricoli hanno consapevolezza di ciò e sono convinti che rafforzando le proprie strutture associative possono meglio controllare il processo a partire dalle fasi iniziali della produzione a quelle finali di esitazione dei prodotti sul mercato.
Ne' va dimenticato che il controllo di ogni fase dei processi produttivi (dalla semina, all'alimentazione animale, alla trasformazione) è strumento indispensabile per garantire il consumatore finale sulla genuinità e salubrità del prodotto. E' un tema non secondario al quale le forze politiche devono dedicare la necessaria attenzione.
Il rafforzamento della cooperazione agricola, meglio agro-alimentare, è perciò un problema primario cui è necessario contribuire con strumenti legislativi agili ed efficienti. Cogliendo perciò queste esigenze, in più sedi espresse anche dalle organizzazioni professionali e dalla cooperazione, prima due partiti politici (PSI e PCI) e poi la Giunta regionale hanno formalizzato proprie proposte per un intervento straordinario per consolidare e sviluppare la cooperazione agricola.
Il testo del presente disegno di legge è frutto di ampie consultazioni e di una vivace partecipazione delle organizzazioni agricole. Il 9 luglio 1986 si è tenuta la prima consultazione, successivamente le sette organizzazioni in forma unitaria (e questo è un dato estremamente significativo) hanno fatto pervenire una nota nella quale sono indicati i punti ritenuti irrinunciabili per una buona legge.
La III Commissione ha esaminato il materiale pervenuto e ha licenziato a maggioranza il testo in approvazione.
Concludendo questa premessa, non può non essere sottolineata una novità sostanziale contenuta nel disegno di legge n. 126: l'ammissione tra i beneficiari dei consorzi agrari. E' il superamento di vecchi steccati ideologici e deve essere considerato solo un primo passo per un effettivo allargamento della partecipazione di tutte le componenti alla ristrutturazione delle strutture consortili che, potenzialmente, sono di grande utilità a tutta l'agricoltura italiana.
Il vincolo, previsto dall'art. 3 punto 1), dell'eventuale presentazione di un progetto con l'assistenza delle centrali cooperative indica la necessità di un coordinamento con le altre strutture da parte dei produttori agricoli associati.
Le forze politiche mettono a disposizione delle organizzazioni agricole gli strumenti legislativi di propria competenza: sta ora al gioco democratico garantire eque partecipazioni al processo di ammodernamento degli organismi produttivi che, quanto più sono efficienti, tanto meglio rispondono alle esigenze del rafforzamento della cooperazione agricola oggi ancora debole per competere con le altre forze economiche e produttive.
Solamente con moderne ed efficienti cooperative i produttori agricoli possono raccogliere la sfida del mercato. Il disegno di legge, composto di pochi articoli e che dovrebbe dispiegare i propri effetti all'inizio del 1988, vuole essere uno strumento in questa direzione.
Fatte queste premesse si illustrano le principali caratteristiche del disegno di legge n. 126.
Come già detto, la cooperazione agricola in Piemonte controlla quote di produzione modeste risultando pertanto inadeguata alla competizione in atto con il settore commerciale ed industriale che vede l'accentuazione progressiva di forme di integrazione, con un peso sempre crescente nella componente commerciale ed industriale rispetto a quella agricola. La cooperazione agricola di lavorazione, trasformazione, conservazione e commercializzazione dei prodotti, per poter competere con le altre componenti necessita perciò di un consolidamento e di uno sviluppo attraverso un organico programma pluriennale. Si è ritenuto di poter individuare nella ricapitalizzazione uno degli strumenti più idonei per il consolidamento, tenuto conto che attualmente in molte cooperative il capitale è inadeguato alle attività da svolgere.
Un altro punto da perseguire è il consolidamento che deve essere finalizzato a risanare alcune situazioni critiche che si sono formate in questi ultimi anni per un insieme di circostanze sia strutturali che congiunturali. La condizione essenziale è quella che le cooperative da risanare, attraverso l'estinzione di passività onerose, abbiano un avvenire su basi di economicità e di produttività.
Una parte importante del progetto pluriennale è riservata allo sviluppo con nuove aggregazioni, fondendo le strutture di base fino al raggiungimento di unità valide a misura di mercato, dotate di strutture gestionali e commerciali avanzate, di risorse finanziarie e di adeguata professionalità, con un recupero di strutture attraverso interventi di specializzazione e di integrazione produttiva, di concentrazione commerciale e di impiego di nuove tecnologie.
Viene lasciato alla fase di sviluppo del progetto pluriennale un largo spazio alle diverse esigenze di progettualità dei componenti e che possono riguardare interventi sulle strutture, impiantistica, rete commerciale marketing, formazione delle risorse umane, ecc.
I progetti coinvolgono nella propria logica, oltre a diverse fasi anche una pluralità di soggetti che vanno dalla grande cooperazione di lavorazione, trasformazione, conservazione e commercializzazione dei prodotti agricoli alla cooperazione di produzione (come, per esempio,stalle sociali) nonché ai soci singoli, assegnando un preciso ruolo ad ogni soggetto in favore dei quali sono previsti conseguentemente differenziati interventi regionali.
Quale riconoscimento dell'importante ruolo che le centrali cooperative debbono svolgere è previsto inoltre un contributo finanziario a favore delle centrali cooperative riconosciute (Sezioni regionali) per l'azione di assistenza progettuale nella predisposizione dei progetti e la successiva assistenza gestionale per la realizzazione degli stessi.
Il disegno di legge vuole essere uno strumento straordinario limitato nel tempo, innovativo rispetto agli interventi pubblici tradizionali sia come metodologie sia come categorie di aiuti, vuole affrontare la problematica della valorizzazione dei prodotti agricoli piemontesi nella sua globalità dando una risposta organica sia alla cooperazione di produzione, recuperando quella che presenta prospettive economiche, sia alla cooperazione di valorizzazione a condizione però che riescano a trovare un loro funzionale collegamento al fine di porsi sul mercato con maggiore forza.
Il progetto oltre ad avere il carattere della globalità è anche un progetto integrato in quanto può prevedere anche interventi finanziabili dalla CEE e/o dallo Stato.
Presupposto indispensabile per la riuscita di questo salto di qualità oltre all'impegno finanziario che la Regione si propone di mettere in atto con il presente disegno di legge, è senza dubbio l'impegno dei produttori delle cooperative e delle loro organizzazioni sia in termini finanziari sia in termini di capacità professionali e di imprenditorialità.
Il disegno di legge, essendo un provvedimento straordinario, limitato nel tempo e finalizzato alla cooperazione di valorizzazione, non incide da un punto di vista normativo sugli interventi previsti dalla L.R. n. 63/78 riguardanti la cooperazione e l'associazionismo, che continua pertanto a rimanere lo strumento normale di intervento nei limiti dei finanziamenti possibili, tenuto conto naturalmente della opzione verso la cooperazione di valorizzazione rispetto a quella di produzione, come indicato nelle linee del programma per l'agricoltura presentato dalla Giunta regionale.
Va infine sottolineata un'altra importante novità: la costituzione del Nucleo di valutazione dei progetti presentati, prevista dall'art.6, punto 3). Si prevede la presenza di esperti nei campi dell'economia e del marketing quali "consulenti" della Giunta regionale per la valutazione tecnica ed economica dei progetti.
A conclusione di questa relazione, desidero ringraziare i Capigruppo che hanno concordato di porre in discussione questo disegno di legge e il Presi dente della III Commissione, Consigliere Mignone, nonché tutti i Commissari per il contributo dato.
Raccomando quindi l'approvazione di questo disegno di legge da parte del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Rossa è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

Ai colleghi degli altri Gruppi più attenti che hanno il gusto di guardare oltre il contingente e di non rimanere prigionieri delle cose più immediate non sarà certamente sfuggito un documento del Gruppo comunista sulla programmazione che in materia di agricoltura, ma soprattutto di rapporti tra agricoltura e mercato, tocca problemi di qualche interesse.
Anche per non rubare molto tempo al dibattito, mi guarderò bene dal riproporre in questa sede le questioni che in quel documento poniamo tuttavia se qualcuno di noi dovesse rispondere in modo molto semplice all'interrogativo se l'agricoltura piemontese è un'agricoltura moderna o arretrata, credo che avrebbe molte difficoltà nel rispondere. Certo, quella di pianura e di collina pregiata è un'agricoltura moderna. In questi anni le rese per ettaro sono aumentate notevolmente; è un'agricoltura che in questi anni ha recepito, talvolta anche con effetti negativi sul territorio e sull'ambiente, l'applicazione di tutte le più moderne tecnologie che, ad esempio, l'industria chimica e la genetica hanno messo a disposizione.
Quando in questa sede si parla di inquinamenti, di estrogeni, ecc., qualche collega forse dovrà riflettere su un antico senso comune tipico di una Regione torinocentrista e tipico anche di una certa ideologia per cui l'agricoltura sarebbe ancora al vecchio ruralismo, all'atavico che sopravvive a se stesso, alla vecchia civiltà contadina.
La rivoluzione tecnologica in agricoltura, nel bene o nel male, è stata almeno pari, in termini di innovazione e di nuove tecnologie, a quella registrata in altri settori. Quindi, sotto questo aspetto non c'è dubbio che l'agricoltura è un settore moderno con tutti i suoi aspetti positivi ma anche con tutte le degenerazioni che un esasperato produttivismo ha creato, non solo all'agricoltura piemontese, ma in generale a tutta l'agricoltura più avanzata.
Se guardiamo l'altra faccia della medaglia, vediamo che questa modernità non è valsa a superare antiche arretratezze, antiche subordinazioni e vecchie e nuove strozzature a cui il sistema cooperativistico può dare delle risposte solo parziali.
L'invadenza dell'industria chimica da un lato (destinata tra l'altro a consolidarsi anche nel rapporto agricoltura - mercato con le politiche del gruppo Ferruzzi), il fatto che un'agricoltura forte sul piano produttivo non riesca a unificare l'offerta, a produrre una politica dell'offerta dall'altro, ci fanno dire che in fondo le grandi innovazioni tecnologiche non hanno inciso nell'organizzazione del mercato, anzi, l'agricoltura oggi è ancora più disarmata rispetto all'organizzazione del mercato. Allora ha senso parlare, come dicono gli amici della Coldiretti, di una agricoltura allargata, o come diciamo noi di una filiera agro-alimentare. E' giusto parlare di una nuova politica dell'offerta e di innovazione di processo di prodotto, coerenti con questa nuova politica dell'offerta.
Condivido molti obiettivi che sono presenti nel progetto Aquila. Ho la sensazione però che, per quanto riguarda le ambizioni, se si vuole volare molto in alto, come è giusto e necessario, il rischio vero sia poi quello di cadere quando si tratta di definire gli obiettivi. Fare in modo che l'innovazione vada oltre l'azienda produttiva e che, puntando ad una innovazione di sistema, diventi un elemento di riequilibrio all'interno di quella che viene definita l'agricoltura allargata, significa mettere in atto un complesso di politiche che non si esauriscono solo sul versante cooperativistico. E sono politiche (parlerò dopo del disegno di legge della Giunta) che non vediamo né nella bozza del Piano di sviluppo né negli atti concreti della Giunta.
Se non vediamo queste politiche, si corre il rischio di caricare la cooperazione - e di fatto questo emerge dal Piano di sviluppo - e quindi di caricare questa legge di contenuti enfatici (e mi pare che la prima parte della relazione di Rossa sia una enfatizzazione della legge) che sono chiaramente impropri. La cooperazione può fare la sua parte nella innovazione di processo e di prodotto, può fare la sua parte nella nuova politica dell'offerta, ma a condizione che sia all'interno di un complesso di politiche che vanno in questa direzione.
Queste cose abbiamo cercato di dirle nella relazione che accompagnava la nostra proposta di legge. Guardate che prima di dirle ad altri, abbiamo cercato di dire queste cose a noi stessi.
Lasciamo perdere polemiche dispersive e devianti. Noi partiamo dal dato vero che consiste nel fatto che, pur con luci ed ombre, la cooperazione in Piemonte negli anni passati ha fatto dei passi avanti non indifferenti. Le polemiche devianti sono quelle di chi sostiene - e spesso ne sentiamo l'eco in Consiglio - che questo settore è stato privilegiato dalle Giunte di sinistra ricevendo non indifferenti contributi per il sostegno. Lo strano di queste polemiche è che quanti sono contro il sostegno pubblico alla cooperazione, non lo sono poi, guarda caso, per altri settori agricoli.
Anzi, in genere magnificano la grande imprenditoria delle zone risicole che si regge sul sostegno pubblico, certo, sostegno pubblico indiretto derivato dai Paesi della CEE.
Grandi passi avanti,dunque.
Tuttavia da un lato, allo stato attuale dei fatti, non si può parlare nella nostra regione di un vero e proprio sistema cooperativistico perch le interrelazioni tra le diverse strutture sono ancora troppo deboli. La cooperazione agricola in genere è sorta come un fatto locale e sociale per risolvere il problema di una determinata realtà in una determinata zona forse allora era giusto, ma oggi non basta più. Uno dei problemi decisivi per qualunque cooperativa è l'impatto con il mercato sia per quanto riguarda la qualità, sia per quanto riguarda i costi. Questa legge doveva nascere per affrontare questi problemi o meglio le proposte di legge presentate, pur avendo molte differenziazioni fra loro ed era naturale perché erano di diversa ispirazione politica, erano comunque ispirate a questo obiettivo.
Dall'altro lato c'è l'innovazione di sistema nel settore agro alimentare. Ci sono processi per così dire di modernizzazione in questo settore che trovano difficoltà a compiersi in modo corretto per una serie di ragioni. Prima fra tutte, a livello nazionale e regionale, quella relativa alla carenza di politiche economiche e sociali.
Noi eravamo partiti dalla convinzione che questa legge, senza enfatizzare la cooperazione, poteva essere un tassello importante per avviare una nuova politica dell'offerta, per aprire la regione ai problemi posti da questa modernizzazione agro-industriale. Se così fosse stato sarebbe stato messo a punto un complesso di politiche che, entrando nel cuore dell'innovazione di sistema, andavano in una direzione più attenta della valutazione dei collegamenti tra ricerca, riorganizzazione del processo produttivo agricolo alimentare, innovazione alle esigenze di visioni intersettoriali dell'intervento.
Nella bozza di Piano di sviluppo, dicevo, non è così. Anzi, la politica della cooperazione in definitiva finisce per essere caricata di questi aspetti che le sono impropri.
Perché ho cercato di dire che innovazione di sistema nell'agro industriale e cooperazione non possono essere separate, anzi, la cooperazione può essere uno dei tasselli di una politica più complessa che governi l'innovazione di sistema? La risposta è semplice: noi accettiamo la base del ragionamento che fanno gli amici della Coldiretti. Quello che non ci convince e a cui ci opponiamo è la conclusione finale: nell'innovazione di sistema, nella nuova politica dell'offerta, sembra quasi che tutto diventi serio, credibile possibile, raggiungibile se diamo i soldi ai consorzi agrari. Se non diamo i soldi ai consorzi agrari tutto diventa meno credibile, meno possibile meno raggiungibile. Anzi, da parte di alcuni che ieri erano contro i consorzi agrari e che oggi sono folgorati dalle proposte (non dell'Assessore, amico Rossa) di un'agenzia sulla Federconsorzi, altro che divisioni, steccati ideologici con qualche posto in Consiglio di Amministrazione! Qui in Piemonte è stato detto che siamo troppo scettici che si possono fare grandi cose se consideriamo i consorzi agrari come momenti importanti della politica di cooperazione. Può anche darsi che noi pecchiamo di miopia e di poca lungimiranza, ma sull'orizzonte più lungo della politica di questa Giunta non vediamo l'innovazione di sistema, la nuova politica dell'offerta. Ci pare non riesca a vederla neanche la Coldiretti, così duramente e giustamente critica verso questa Giunta.
L'inserimento dei consorzi agrari, quelli si, quelli li vediamo! Gli stessi che inseguono il sogno dell'agenzia con qualche posto in Consiglio d'Amministrazione ci hanno rimproverato di non vedere l'importanza del processo di democratizzazione che l'inserimento dei consorzi agrari nella nostra legge avrebbe significato. La cosa francamente ci stupisce, perché sino a ieri, sino alle consultazioni su questa legge costoro erano i più fieri oppositori alla presenza dei consorzi agrari. Ora non lo sono più.
Quando si apprende che il 60% dei consorzi agrari ha un bilancio in rosso e che hanno debiti per 4.000 miliardi, permetteteci il diritto e il dovere di capire due cose molto semplici: prima di tutto se la democratizzazione, a questo punto, non sia un atto dovuto da tempo, per la quale - permettetemi - la Regione può fare ben poco.
Il Parlamento da tempo doveva essere impegnato ad affrontare la riforma della Federconsorzi. Dal 1983 noi poniamo problemi di democratizzazione per la legge dei consorzi agrari, garantendo l'accesso come soci di produttori singoli e associati e soprattutto poniamo il problema della regolamentazione dei rapporti tra consorzi agrari, Federconsorzi, Regione Governo e AIMA. Senza questa regolazione è impossibile ogni vera democratizzazione.
Seconda questione. Mi chiedo se la legge regionale non finirà con il contribuire col denaro pubblico a ripianare qualche debito e ad alleggerire la situazione di indebitamento. Quando sosteniamo questo ci si risponde che non abbiamo fiducia, che siamo troppo sospettosi, che immiseriamo battaglie nobili che hanno bisogno di atti concreti di volontà. Nella ventisettesima assemblea nazionale della Coldiretti mi pare che neanche la Confagricoltura abbia preso con eccessivo impegno il discorso del progetto Aquila. Anche qui, diciamolo francamente, nei corridoi è anche un po' così: ad esempio qualche democristiano ha cercato di spiegarci che la nostra in fondo è una battaglia inutile. Ci è stato detto: "Noi in legge i consorzi agrari li mettiamo, tanto i soldi difficilmente li avranno perché non sono in grado di rispettare le cose richieste".
Non so se sia così, intanto registro che il ruolo da noi assegnato nella nostra proposta al Nucleo di valutazione è stato molto ridimensionato dalla Giunta. Ammesso e non concesso che sia così, perché privilegiare in una legge più che i principi le furberie? Perchè inserire i consorzi agrari? Qui non stiamo licenziando una legge generica come può essere la Costituzione americana che ammette un vago diritto alla felicità di tutto il popolo americano, stiamo molto più modestamente licenziando una legge di intervento di spesa in cui devono essere chiari i soggetti beneficiari.
Stiamo compiendo un atto che non è di poco conto. Se passa la proposta della Giunta, saremo tra le pochissime Regioni che considerano i consorzi agrari come vere e proprie cooperative. E' un primato poco invidiabile e su questa strada, dopo il convegno nazionale della Coldiretti, può anche darsi che qualche altra Regione ci voglia seguire. Questa, a nostro parere, è una strada opposta ad un processo di democratizzazione dei consorzi agrari. Le leggi regionali serviranno ad allentare la tensione nazionale l'alleggerimento dell'indebitamento dei consorzi agrari non farà venire al pettine i nodi del rapporto tra consorzi agrari e Federconsorzi perché a quel punto figuriamoci se la stessa Federconsorzi vorrà fare il conto con se stessa, tanto più che nella legge finanziaria nazionale c'è una riserva di fondi per la Federconsorzi.
Intendiamoci, non voglio riprendere antichi steccati ideologici, quindi non voglio assolutamente demonizzare la Federconsorzi, anzi, voglio liberare la discussione di oggi da polemiche passate e anche dalle polemiche attuali sui conti presentati allo Stato per servizi resi e sulla loro attendibilità (sono cose che c'entrano assai poco con la nostra discussione). Voglio ritornare alle cose che guardano al futuro e alla nuova politica dell'offerta. Ho grossi dubbi che la Federconsorzi con le sue varie ramificazioni nelle attività collegate all'agricoltura, con i suoi interessi consolidati nei vari campi, che vanno dalle macchine agricole alla produzione dei pesticidi, possa diventare, se non si pone mano alla sua riforma, un interlocutore possibile nella nuova politica dell'offerta. Ho seri dubbi e siamo quindi molto critici sul testo che andremo a discutere oggi. Rispetto all'impostazione di partenza, quando la questione dei consorzi agrari non aveva ancora inasprito i rapporti tra le diverse forze politiche, potevano esserci delle differenziazioni tra noi e la Giunta, differenziazioni non esasperanti. Una di queste poteva essere quella dei soggetti beneficiari sulle cooperative che potevano essere ammesse all'intervento regionale. Noi eravamo per allargare molto l'area dei possibili beneficiari sino alle piccole cooperative; importante era la valutazione sul progetto di consolidamento di sviluppo, sulla sua attendibilità, sul ruolo che in questo quadro legislativo assumeva il Nucleo di valutazione.
La Giunta si muove in altre direzioni: restringe l'area dei beneficiari ed ha una concezione diversa del Nucleo di valutazione. Voglio solo dire che quando si parla dei beneficiari di cooperative a larga base associativa si intendono cooperative con più di 600 soci.
L'altra questione riguarda le risorse finanziarie che vengono messe a disposizione in questa legge. Troppo poche; stiamo discutendo di risorse che sono meno del 2% delle risorse finanziarie previste per l'agricoltura nel bilancio regionale.
Non sono cose insignificanti queste, sono tuttavia cose su cui avremmo voluto un confronto più di fondo, aperti come eravamo a capire anche la ragione degli altri, a premiare quindi gli aspetti positivi di una proposta che in qualche modo recepiva il contributo dato dal Gruppo comunista.
Divergenze marcate dunque, ma rientranti in un quadro di confronto su cui riconoscevamo - diciamolo pure - un impianto dignitoso alla proposta della Giunta. L'introduzione dei consorzi agrari come soggetti beneficiari cambia molto e impone al nostro Gruppo una valutazione assai diversa sull'intero testo della legge.
Capisco il discorso che viene fatto sul versante democristiano parliamoci chiaro. E' vero che il Piemonte non ha cooperative di consolidato interesse nazionale. Ed è di un certo interesse il discorso che in alcuni settori (latte, zootecnia, vino, ecc.) è possibile con una legge straordinaria avviare un consolidamento delle strutture in modo da produrre la realizzazione di una cooperazione con una maggiore rilevanza nazionale.
Siamo veramente convinti che si risolva il problema della commercializzazione con i consorzi agrari? Siamo convinti che il peso dei consorzi agrari nella commercializzazione rispetto ai progetti che verranno presentati sia così decisivo? Questo ruolo come si può svolgere nei progetti che verranno presentati alla Giunta per il finanziamento? Lo Bianco nel progetto Aquila parla di 3.300 punti di vendita dei consorzi agrari come tanti nuovi supermercati. Non saranno 3.300, saranno molti di meno, comunque, capisco un progetto di questa natura a livello nazionale. Ma in Piemonte siamo convinti che in una legge come questa si possa finanziare sul vino, tanto per fare un caso, la razionalizzazione del sistema cooperativistico, il secondo grado, le strutture di imbottigliamento per più cooperative e poi, quando si tratta di commercializzazione, qualche punto di vendita in qualche consorzio agrario? Si crede veramente che questo sia un tassello importante e decisivo per riuscire a realizzare i progetti? L'art. 2 della legge costitutiva dei consorzi agrari è del 1948, per assegna compiti di servizio per le realtà agricole in cui opera. Chiunque pensi a compiti che siano in coerenza con le finalità di questa legge deve pensare a compiti sulla commercializzazione; ma per essere credibili sulla commercializzazione si deve pensare non ad uno o più consorzi agrari come beneficiari, ma al sistema dei consorzi agrari, alla stessa Federconsorzi.
Ecco quindi che il problema torna ad essere, volenti o nolenti, un problema di carattere nazionale; il nodo è nazionale, affrontarlo in questo modo come si vuol fare in Piemonte vuol dire pasticciare.
A questo punto al nostro Gruppo si impone una valutazione su come condurre la discussione in aula. Noi potremmo presentare molti emendamenti su punti su cui possiamo esprimere compiutamente il nostro punto di vista e che comunque rispetto alla questione dei consorzi agrari sono indubbiamente dei punti marginali.
Siamo però del parere che la scelta di presentare molti emendamenti vanificherebbe il significato politico degli emendamenti che devono essere presentati sulle questioni di maggior rilievo.
Presentiamo quindi pochi emendamenti,ma significativi e tutti relativi alla questione del Nucleo di valutazione dei consorzi agrari.
Una sola cosa noi chiediamo alla cortesia dei colleghi degli altri Gruppi politici e in particolare dei Partiti socialista, repubblicano socialdemocratico e liberale: chiediamo di pronunciarsi politicamente prima del voto, su questi pochi emendamenti. Chiediamo un pronunciamento che tenga conto di un fatto che, bene o male, sostanzia la posizione del nostro Gruppo: la questione dei consorzi agrari poteva apparire in passato come una questione di principio (gli steccati ideologici di cui parlava Rossa), noi abbiamo cercato invece di dimostrare nel nostro intervento che le cose non sono così o quanto meno non sono più così. Le cose sono un po' più complesse e le implicanze di una scelta come quella di oggi vanno assai oltre alle pure e semplici questioni di principio.
Agli altri chiediamo se condividono il nostro ragionamento sulle implicanze. Se non lo condividono, ci spieghino il perché. Quello che abbiamo detto crediamo possa aprire un varco alla perplessità, a qualche dubbio. Vorremmo che questo dubbio non venisse né taciuto né rimosso.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Fracchia. Ne ha facoltà.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, svolgerò soltanto alcune brevi considerazioni perché la parte più significativa sarà riservata agli emendamenti che il Gruppo repubblicano ha presentato.
Il disegno di legge che stiamo esaminando giunge finalmente in aula dopo una lunga elaborazione e discussione in Commissione.
Noi lo riteniamo un intervento molto importante perché opera all'interno di un comparto che garantisce ancora una congrua parte del prodotto lordo nonché dell'occupazione di forza del lavoro in Piemonte. Non solo. Esso favorisce un modello di organizzazione della produzione che si è affermato sempre di più in anni recenti nel mondo agricolo e, superate le tradizionali diffidenze verso le forme di associazione per la produzione consente di affrontare uno dei principali problemi della struttura produttiva del settore primario in Italia, cioè l'eccessivo frazionamento delle unità di produzione e la strozzatura nello scambio tra il produttore e il consumatore.
Del resto il Partito repubblicano ha sempre visto con estremo favore lo sviluppo di forme di aggregazione nel comparto agricolo atte a sostenere sul piano produttivo di trasformazione commerciale le aziende minori che da sole sarebbero condannate a una posizione di marginalità; forme di aggregazione che paiono costituire un valido sostituto ad un sempre più problematico riordino fondiario in relazione ai tempi lunghi e alle inevitabili difficoltà economiche e giuridiche.
Ogni azione però deve essere mirata in modo esclusivo alle realtà sane e per un progressivo e incisivo coinvolgimento degli operatori economici individuali nelle esperienze associative.
In questa ottica non possiamo mettere una qualche perplessità circa la possibilità di interventi per il ripiano delle passività onerose accumulate dai soggetti beneficiari sia pure a condizione che un eventuale progetto non preveda la mera copertura delle passività. E' indubbio infatti il permanere di un clima da sanatoria. Queste perplessità le avevamo già manifestate in sede di Commissione oltre a quelle relative a quelli che debbono essere i soggetti beneficiari. I dubbi riguardavano in particolare l'ammissione dei consorzi e dei singoli soci.
A noi pare che se l'intervento è politicamente motivato dalla volontà di sostenere la cooperazione agricola, ciò non comporta la necessità di contributi che possono essere erogati in sostanza ben tre volte: prima all'imprenditore in qualità di socio di una cooperativa, poi alla cooperativa che concorre a costituire e da ultimo al consorzio a cui aderisce la cooperativa in questione.
Evitare simili rischi ci parrebbe un modo per coinvolgere seriamente chi ha optato per una forma di organizzazione della produzione o commercializzazione del prodotto, ostacolando le speculazioni private dei furbi a danno del pubblico danaro. La garanzia che chiediamo è un sostanziale impegno alla seria valutazione dei progetti per discernere ci che effettivamente è un investimento produttivo dell'ente Regione da ci che si conformerebbe come puro assistenzialismo.
Siamo tuttavia convinti che in tale direzione si muova un notevole passo avanti con l'introduzione del parere obbligatorio di un istituendo Nucleo di valutazione presso l'Assessorato. Si afferma infatti il fondamentale principio che ogni progetto agevolato dall'intervento della Regione sia sottoposto ad un'analisi attenta dei costi previsti e dei benefici auspicati. Si pone in tal modo un ostacolo alla distribuzione a pioggia indiscriminata di danaro pubblico. E' un'innovazione che il Partito repubblicano considera in modo particolare positivo e che dà tempo va auspicando.
In varie occasioni e da tempo i repubblicani vanno affermando che qualsiasi intervento di notevole peso effettuato dall'ente pubblico, che comporti un esborso immediato a carico della collettività con possibili conseguenze a livello gestionale per gli anni a venire, sia preceduto da un'approfondita analisi di fattibilità tecnico - economica.
Il tempo e il danaro impiegato per tali analisi saranno comunque ben spesi e ciò soprattutto laddove i risultati dimostreranno la non convenienza a procedere nell'intervento proposto. Si potrà così evitare di sprecare in investimenti non validi cifre che con assoluta facilità raggiungono importi per centinaia di milioni.
Secondo noi il vero limite che presentano queste analisi è eventualmente dato dai vincoli che dai risultati delle stesse possono derivare a chi si trova a gestire l'applicazione della normativa che ci avviamo ad approvare. D'altra parte ben sappiamo che ciò non preoccupa particolarmente il politico amministratore che intenda fare politica in modo serio.
Non mi dilungo nella discussione generale riservandomi di intervenire dettagliatamente sugli emendamenti proposti dal nostro Gruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Il collega Ala ed io abbiamo presentato una serie di emendamenti su questo provvedimento, emendamenti che da un lato esprimono preoccupazione e dall'altro tendono ad una ulteriore valorizzazione del provvedimento in discussione.
Ci sono alcune considerazioni di carattere generale che preoccupano e che richiederebbero probabilmente un non passaggio al voto degli articoli ma un ritorno in Commissione per un approfondimento. Anticipo che noi porremo questa pregiudiziale in base all'art. 77 del Regolamento.
Questo provvedimento tende ad avviare un minimo di ragionamento su un settore della cooperazione estremamente importante e qualificato come quello della valorizzazione dei prodotti agricoli. Sappiamo quanto il Piemonte ne abbia bisogno e quanto interesse abbia a farlo. E' chiaro per che un provvedimento formulato in questo modo non può essere accettato perché parla di consolidamento della cooperazione agricola, il che vuol dire che si tende a recuperare una situazione passiva esistente in alcune realtà ed esperienze di cooperazione che probabilmente potrebbero essere di una dimensione tale da poter far dire che questo provvedimento di legge è sostanzialmente finalizzato a questo. La parola sviluppo per il livello degli stanziamenti previsti non può essere scritta in questo provvedimento.
Chiederei che si dica quante sono le situazioni da recuperare, che livello di passività hanno, che tipo di impegni richiederebbero come intervento regionale per poter capire se la parola sviluppo ha un senso oppure no. Quando si interviene in una materia si deve avere il quadro preciso della situazione esistente. Purtroppo, salvo che nella replica dell'Assessore venga detto, questo quadro non esiste e quindi mi chiedo come possiamo approvare un provvedimento di legge che presenta un così importante vuoto di informazione.
Un'altra questione di rilievo politico riguarda l'art. 3, laddove recita che gli aiuti vengono concessi per interventi specifici inseriti in un organico progetto di consolidamento e sviluppo presentato con l'assistenza delle sezioni regionali delle organizzazioni delle cooperative agricole nazionalmente riconosciute.
Sia il Consigliere Ala che io siamo convinti che sia fondamentale ed importante il discorso dell'associazionismo, quindi del rafforzamento delle organizzazioni cooperative come elemento di democrazia, di trasparenza, di peso politico, di capacità organizzativa e tecnica, di indirizzo, di orientamento, ma una cosa è valorizzare l'esperienza del movimento cooperativo, un'altra è accettare che in un provvedimento di legge ci sia un vincolo di adesione al movimento cooperativo quale condizione per ottenere gli interventi. Questo è davvero inaccettabile. Se il movimento cooperativo è un movimento serio, come credo e auspico, dovrebbe respingere questo consenso obbligato. A noi pare che questo aspetto che condiziona e che qualifica il disegno di legge sia inaccettabile nello spirito e nella lettera dello Statuto della Regione.
Esistono poi delle commistioni che a me pare debbano essere sciolte.
Non è pensabile che la Regione deleghi ad altri il giudizio tecnico senza che la stessa si attrezzi autonomamente in modo da potersi esprimere in una materia così delicata, valorizzando ed utilizzando le risorse di cui dispone all'interno dell'Assessorato e degli enti strumentali o a livello universitario o di altri istituti pubblici. Certo, le centrali cooperative si attrezzeranno e si auspica che miglioreranno. Un dibattito generale sulla cooperazione in Piemonte andrebbe fatto per verificare alcune carenze abbastanza preoccupanti del movimento cooperativo.
Un'altra questione riguarda i consorzi agrari. Perché si deve ogni volta inserire questa questione in provvedimenti di stretta competenza della cooperazione? Cerchiamo di distinguere i ruoli e le funzioni diverse della cooperazione, in quanto tale, e dei consorzi agrari. Sono due elementi distinti che non possono essere coinvolti in un unico provvedimento. Chiediamo che questo aspetto venga rivisto.
Lo spirito del provvedimento è importante perché la valorizzazione dei prodotti agricoli piemontesi ha bisogno di ulteriori sforzi, però il meccanismo che si è messo in moto con questo provvedimento stravolge i principi costituzionali e democratici di libera associazione, di libera conquista dell'associazionismo.
Noi rimaniamo in attesa delle informazioni che vorrà darci nella replica l'Assessore competente e ci riserviamo, al termine della stessa, di chiedere eventualmente l'applicazione dell'art. 77 del Regolamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paris.



PARIS Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi debbo innanzitutto scusare di essere arrivato in ritardo,a causa di problemi di viabilità in Val Susa e di posteggio in Torino, per ascoltare la prima parte della relazione del collega Rossa. L' ho comunque letta con attenzione e sinceramente l' ho apprezzata per la sua ampiezza e la sua precisione. Quindi è mio dovere ringraziare il relatore e con lui il Presidente e i membri della III Commissione con i quali ho lavorato per redigere questo testo.
Il nostro Gruppo è ovviamente d'accordo con il disegno di legge che si propone di consolidare e di sviluppare la cooperazione in agricoltura. E' un problema che conosciamo tutti, ma penso non sia superfluo ricordarlo a noi stessi e anche alla stampa. Il punto debole, diciamo il ventre molle dell'agricoltura, i problemi più gravi che assillano i produttori agricoli del nostro Paese non sono più quelli della produzione, ma quelli della commercializzazione.
I coltivatori italiani e in particolare quelli piemontesi sanno produrre molto (le rese per ettaro sono elevate) e bene sotto l'aspetto qualitativo. Ci sono molte aziende nel cuneese, nel torinese, nel vercellese, nell'astigiano, nell'alessandrino e nel novarese, insomma in tutte le province piemontesi, che sono all'avanguardia in diversi settori della produzione agricola, cerealicoltura, zootecnia, viticoltura frutticoltura, risicoltura. In Piemonte, tranne le olive e gli agrumi, si produce tutto e bene.
I problemi per l'agricoltore sorgono nel momento in cui il prodotto deve essere commercializzato e deve dare (questo lo sottolineo perché il coltivatore è un lavoratore come gli altri) una giusta remunerazione a chi vive del lavoro della terra, a chi dedica a questa attività passione e spirito imprenditoriale e impiega ingenti capitali. Ecco perché vediamo nel potenziamento e nello sviluppo della cooperazione seria e vera l'unica strada per fare aumentare il potere contrattuale dei produttori agricoli.
Questo a vantaggio non solo di chi lavora per produrre, cioè il contadino ma anche di chi lavora per poter utilizzare per il proprio sostentamento i prodotti della terra, cioè i consumatori, gli abitanti della città, coloro che non si dedicano al settore primario.
Il valore aggiunto che oggi va in mano ai grossisti, che spesso non vedono neppure la merce, sanguisughe del nostro sistema economico, va distribuito in modo diverso, a favore di chi produce col proprio sudore e anche a vantaggio del consumatore. In sostanza ciò che stanno facendo De Benedetti, Ferruzzi e Gardini lo debbono poter fare anche i coltivatori uniti ed aiutati.
Per conseguire questo obiettivo non vediamo altra strada che quella della cooperazione, della aggregazione delle cooperative e quindi siamo pienamente d'accordo su questo disegno di legge che si propone di aiutare in modo concreto la cooperazione.
Non ritengo di rispondere alle osservazioni del collega Ferro sul dissenso in merito ai consorzi agrari. Mi riservo di esporre il nostro pensiero in merito, senza spirito polemico ma con tutta la chiarezza della quale sono capace e soprattutto con grande serenità, quando illustrerò gli emendamenti che come pentapartito abbiamo presentato.



MIGNONE ANDREA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il nostro Gruppo ha dato su questa legge un giudizio positivo e quindi si appresta a dare un voto finale favorevole.
E' stato sollevato il problema dei consorzi agrari ed è stato detto che questo è un canale che tende a privilegiare il sistema della cooperazione.
A noi sembra che i due argomenti nel corpo della legge siano stati risolti bene.
Come liberali non possiamo non esprimere non più la preoccupazione perché se fossimo preoccupati evidentemente non voteremmo questa legge, ma l'attenzione che continueremo ad avere agli sviluppi di questi due problemi. Si tratta di capire nel concreto se l'incentivo al processo di cooperazione, tale da coprire il settore della intermediazione e della commercializzazione, non finisca per essere uno strumento privilegiante e scriminante rispetto a soggetti non compresi. Questi sono problemi più di carattere concreto e gestionale di governo che non questioni di principio.
Il ritenere che strutture presenti sul territorio come i consorzi agrari non possano svolgere questa funzione solo perché sono indubbiamente responsabili di problemi di natura economica e anche di ragione politica mi sembra anche questa una scriminante che non poteva essere accettata in questa legge; peraltro deve farci essere molto attenti come istituzione sul piano del governo e della gestione, che il processo all'interno del quale vogliamo coinvolgerli non è un'occasione per portare all'interno del processo questi vizi, ma è questione che rimane separata. Se queste strutture sono funzionali all'obiettivo che la Regione si pone con questa legge va bene, bisogna però essere molto attenti, e il nostro Gruppo e senz'altro anche l'Assessore lo saranno, affinché questi vizi di natura politico - istituzionale che hanno i consorzi agrari e queste problematiche di natura finanziaria alle quali sono soggetti non influiscano nell'uso corretto delle risorse, soprattutto non inquinino gli obiettivi di questa legge.
Quindi non è che le questioni sollevate dall'opposizione di sinistra che sono anche questioni di scuola liberale, non ci vedano presenti. Non ci sembra però che questa legge possa fare giustizia di questi problemi. Sarà possibile verificare se sono reali o soltanto ipotetici nella gestione della legge stessa. Quindi, dopo il voto favorevole, rinviamo la nostra attenzione alla corretta gestione da parte dell'Assessore sulla quale essendo Lombardi persona capace, non dubitiamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho potuto seguire in maniera molto frammentaria l'avvio della discussione su questo disegno di legge per la concomitanza di una riunione con dei cassaintegrati svoltasi al piano di sopra, che continuano a porci problemi molto seri. Quindi mi scuso se ripeto considerazioni già fatte.
Per DP ci sono due punti cardinali per orientarci dentro questa legge che voglio esplicitare anche per introdurre il comportamento successivo che riteniamo di assumere nel corso della discussione.
Il primo punto cardinale riguarda le finalità della legge, la quale deve servire a sviluppare la cooperazione e l'associazionismo nell'agricoltura, ma, accanto a questo, qualunque legge che intervenga sulla produzione agricola non può non considerare l'emergenza che è balzata agli occhi di tutti ancora nelle settimane scorse. Mi riferisco all'esigenza di lottare contro la contaminazione chimica dell'agricoltura cercando di valorizzare e incentivare le esperienze di un'agricoltura alternativa o biologica, come viene definita. Noi siamo in grado di far attraversare qualsiasi nostro atto da questa consapevolezza. Il mondo agricolo va aiutato ad affrancarsi progressivamente dal dominio della industria chimica, oppure noi non soltanto non facciamo un buon servizio agli agricoltori, ma ne faremmo uno ancor peggiore a tutti i consumatori.
Questo è uno dei punti qualificanti che in qualche modo deve essere presente mentre discutiamo questo disegno di legge.
Il secondo punto cardinale riguarda la destinazione dei contributi pubblici.
Ci pare che sia assolutamente condivisibile la preoccupazione di tutelare la libera scelta delle aziende, grandi o piccole, non vincolandole all'affiliazione alle centrali cooperative per usufruire dei benefici pubblici. E' una questione di principio molto rilevante che a noi sta molto a cuore nel mentre tentiamo di favorire con le nostre forze lo sviluppo dell'associazionismo in forma anche centralizzata; non può però essere posto come vincolo l'appartenenza alle centrali cooperative per poter accedere ai contributi pubblici.
Per noi è ancor più importante, sempre relativamente alla destinazione degli interventi pubblici, evitare l'uso improprio dei contributi regionali. Qui entra in campo la questione che è già stata sollevata relativa ai consorzi agrari i quali, a quanto ci consta, non appartengono ad alcuna centrale cooperativa. Qui c'è già una prima contraddizione con il ragionamento che facevo prima, nel senso di rafforzarne gli elementi critici che provavo ad esprimere. I consorzi agrari non appartengono a nessuna centrale cooperativa, anche se originariamente erano nati come cooperative di singoli produttori. Oggi non esiste la possibilità di conoscere i soci, gli statuti stessi non sono aggiornati alle norme delle cooperative.
I consorzi agrari, in secondo luogo, prefigurano un'organizzazione nazionale non conforme, ci pare, al movimento cooperativo; essi peraltro fruiscono già di ampie facilitazioni statali.



PENASSO Alfredo

E' una falsità!



STAGLIANO' Gregorio Igor

Va bene, Penasso, smentiscimi! Se mi fai cambiare idea, sono ben contento di cambiare idea.
Quello che mi pare incontrovertibile è che la Federconsorzi ad esempio a livello nazionale ha un passivo accertato di oltre 1.000 miliardi. Non è stato possibile però ricostruirne i passaggi a livello di singoli consorzi cioè non è stato possibile capire come si arriva a questo passivo di oltre 1.000 miliardi.
Penasso, capisco la tua irritazione, però qui stiamo parlando di come usare le scarse risorse pubbliche che abbiamo. Quelle risorse non possono avere un uso improprio quale sarebbe la destinazione al ripiano dei deficit dei consorzi agrari per le caratteristiche che i consorzi agrari hanno in questo Paese. E' un'opinione, è una valutazione politica che prego tutti i colleghi di considerare con la necessaria obiettività.
Con la clausola introdotta al punto 2) dell'art. 4 si rischia di ingoiare tutto lo stanziamento solo a ripianare la passività dei consorzi qualora si accettasse (ma secondo noi non bisogna accettare) che i consorzi agrari ne usufruiscano.
Sul primo punto cardinale, le finalità della legge per favorire le esperienze di lotta alla contaminazione chimica dell'agricoltura, a noi pare che lo strumento più opportuno, stante la normativa attuale, stante lo stato dell'arte, sia quello di un ordine del giorno di indirizzo che è stato proposto e che è all'attenzione di tutti i colleghi. In sostanza, non ci pare che su questa materia sia possibile legiferare a valle senza che a monte siano stati definiti parametri che consentano di individuare le esperienze riconducibili ai criteri dell'agricoltura biologica.
Da questo punto di vista ci siamo permessi di richiamare in questo ordine del giorno una proposta di legge che è già all'attenzione del Consiglio e il cui iter andrebbe accelerato.
Sul secondo punto abbiamo presentato tre emendamenti che mi riservo di illustrare eventualmente nel corso dell'esame dell'articolato.
Prima di questo però penso che sarebbe opportuna una risposta da parte del relatore o dell'Assessore in merito alla pregiudiziale che è stata posta in precedenza dal collega Reburdo, che mi pare meritevole di attenzione.
Il voto finale di DP sull'intera legge dipenderà ovviamente dal comportamento della maggioranza in merito alle due questioni che abbiamo sollevato, che mi auguro possano riscontrare un'attenzione più pacata e serena di quanto il collega Penasso non abbia sin qui manifestato.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, ha facoltà di replicare l'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio gli intervenuti, in particolare il relatore collega Rossa, di cui condivido pienamente la relazione ampia, completa ed approfondita. Ringrazio il Presidente e i membri della III Commissione che hanno lavorato per lungo tempo attorno a questo disegno di legge che viene oggi all'approvazione del Consiglio.
Questa legge è frutto di un confronto assai approfondito con le organizzazioni professionali agricole, con le centrali cooperative e le associazioni. Ci conforta che su queste proposte il mondo agricolo piemontese è unito. Difficilmente provvedimenti di questo rilievo trovano tutti i soggetti interessati concordi con la proposta che viene presentata all'attenzione del Consiglio. Questa considerazione deve essere valutata in maniera positiva dai Consiglieri che hanno ritenuto, qualche volta anche con argomenti fondati, di muovere rilievi a questa proposta.
Tutti gli intervenuti hanno dichiarato l'esigenza di creare nella nostra regione dei punti forza della cooperazione piemontese. Una cooperazione, cresciuta in qualità ma soprattutto in quantità, che oggi commercializza una parte notevole del nostro vino, del latte, della frutta degli ortaggi, della carne è dei nostri cereali e che quindi sta lentamente affrontando i problemi della presenza del produttore agricolo sul mercato presenza che il singolo non può più realizzare con i dovuti requisiti di concorrenzialità con il mondo con cui si confronta nel momento della commercializzazione con i produttori agricoli, tenendo conto che sta venendo avanti nel nostro Paese una particolare attenzione da parte di grandi gruppi industriali e finanziari al momento della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti.
Se vogliamo che il pluralismo, che esiste in molte realtà sociali del nostro Paese, possa continuare ad esistere anche nella realtà agricola è importante che le iniziative di gruppi industriali e finanziari, che hanno pieno titolo ad essere svolte e portate avanti, abbiano di fronte un mondo agricolo che non sia completamente condizionato dalle decisioni esterne al mondo agricolo stesso.
E' importante che in Piemonte il mondo della cooperazione riesca a dotarsi degli strumenti necessari per essere concorrenziale sul mercato e fra i consumatori con le grandi iniziative che stanno sorgendo nel nostro Paese e anche nella nostra Regione.
Se siamo tutti d'accordo su questo obiettivo, bisogna verificare come questo obiettivo possa essere raggiunto. Ecco allora che cadono alcune critiche al disegno di legge. Cade il rilievo, la critica circa il fatto che viene assegnato alle centrali cooperative il ruolo di rappresentanza delle esigenze della cooperazione piemontese. Non limitiamo il diritto della singola iniziativa o del singolo soggetto, perché, com'è detto chiaramente nel disegno di legge, l'obiettivo si può perseguire e raggiungere solo quando vi siano più soggetti che concordano su un progetto, e credo che questo debba passare attraverso le associazioni. E' impensabile che la cooperativa singola vada a confrontarsi con altre cooperative singole per creare le condizioni di un progetto. Allora è importante che le associazioni e le centrali cooperative svolgano questa azione di sintesi e poiché il progetto deve essere portato avanti con l'assistenza delle centrali cooperative non è detto che questo significhi obbligatoriamente l'adesione alle cooperative. Significa che la cooperativa singola deve concordare con altre cooperative, con l'assistenza delle centrali, la formulazione del progetto.
Ho sentito parlare di piccole iniziative. Ebbene, le piccole iniziative non vengono prese in considerazione da questo disegno di legge. Iniziative associate significa che ci devono essere più cooperative consorziate quindi deve esserci qualcuno che abbia la capacità di coinvolgere queste iniziative in modo da presentare un progetto comune.
Per le stesse motivazioni cadono le opposizioni a inserire i consorzi agrari fra i soggetti beneficiari. Non vorrei fare la storia della legislazione sui consorzi agrari. Ricordo che si tratta di una legge predisposta da un Ministro comunista che cercava di valorizzare e di mettere a disposizione del mondo agricolo italiano una struttura esistente formidabile, invidiataci anche da Paesi extraeuropei. Non vale il discorso della democratizzazione perché sarei il primo a ritenere inopportuno un finanziamento ad una cooperativa, sia una cooperativa tradizionale o un consorzio agrario chiuso, non aperto alle condizioni dello Statuto, non disponibile ad accettare altre presenze. Siccome questo non corrisponde a verità, siccome i consorzi agrari sono una realtà esistente nella nostra regione e nel Paese, se vogliamo fare un discorso che superi gli steccati ideologici, che vada alla sostanza e alla concretezza dei problemi, se vogliamo fare una programmazione nel settore della cooperazione, non possiamo non prendere in considerazione tutti i soggetti portatori di queste iniziative.
Com'è possibile una programmazione di intervento completa nel settore della trasformazione dei prodotti se non inseriamo soggetti che possono attuare iniziative nel settore? Poiché ci deve essere un coordinamento tutti i soggetti che possono costruire qualcosa nel settore della trasformazione devono rientrare fra i soggetti che possono presentare un progetto e devono comunque collegarsi con altri soggetti. Non è possibile prendere in considerazione i consorzi come soggetti a sé stanti. I consorzi devono collegarsi con la realtà cooperativa piemontese, tant'è vero che non essendo riconosciuta una centrale come rappresentanza della cooperazione, è chiaro che questo progetto, qualora preveda la presenza anche dei consorzi agrari, deve passare attraverso le centrali cooperative. E' una garanzia l'istituzione di un Nucleo di valutazione di ordine finanziario e tecnico che deve garantire sul piano politico - amministrativo che l'intervento che si va a realizzare ha i necessari requisiti (che non sempre in passato sono esistiti). Questa ulteriore garanzia ci permette di capire che i progetti che verranno esaminati ed approvati dovranno avere le caratteristiche di collaborazione nel mondo della cooperazione piemontese, soprattutto dovranno avere quei requisiti che ricordava il Consigliere Fracchia, non dovranno essere momenti di assistenza. Qui nascono alcune contraddizioni ma entrerò successivamente nel merito dei vari emendamenti. C'è un emendamento contraddittorio che scinde il consolidamento dallo sviluppo noi vogliamo consolidare solo quello che si può sviluppare; un emendamento che preveda solo il consolidamento propone un intervento che va nella direzione che il Consigliere Fracchia ha ampiamente criticato.
Vi è infine il problema delle risorse finanziarie.
La legge stanzia 20 miliardi. E' una cifra rilevante, ci rendiamo per conto che per portare avanti un'azione di questo tipo nel mondo della cooperazione piemontese queste risorse possono essere insufficienti.
In merito a questo aspetto devo comunicare al Consiglio che, nella ripartizione delle somme stanziate dalla legge n. 752, al Piemonte è stata riconosciuta una percentuale del 4,555%. Il Piemonte, dal 1979, aveva avuto un parametro di ripartizioni del 3,962%, chiaramente ingiusto se rapportato all'importanza dell'agricoltura piemontese. Dopo una battaglia iniziata dalla Giunta e dopo la presentazione di un ordine del giorno votato dal Consiglio regionale, nelle ultime assegnazioni la decisione finale ha portato a un risultato notevole ottenuto senza tanto clamore, il che significa che poiché gli stanziamenti di oltre 10 mila miliardi fino al 1990 si baseranno su questo parametro la Regione Piemonte disporrà di parecchie decine di miliardi in più per gli interventi nel settore agricolo. Questo ci permette di dire che qualora le risorse stanziate saranno insufficienti, come già si evidenzia, sarà possibile integrare questo intervento.
Per quanto concerne il problema della tutela della produzione agricola dall'inquinamento, questa legge non può prendere in considerazione tale aspetto. Il collega Staglianò ha presentato un disegno di legge che è già stato assegnato alla Commissione competente.
Credo che, con i dovuti accordi, possa essere accolto l'ordine del giorno presentato perché si vada veramente nella sede giusta e opportuna a regolamentare questo aspetto che ha un notevole rilievo anche nella valorizzazione dei prodotti.
Interverrò successivamente sugli emendamenti che sono stati presentati.
Ritengo che il Consiglio regionale abbia all'attenzione un disegno di legge che può far fare un vero salto di qualità alla cooperazione agricola nella nostra regione.



VIGLIONE ALDO



PRESIDENTE

Il Consigliere Reburdo e il Consigliere Ala, ai sensi dell'art. 77 del Regolamento consiliare, hanno presentato il seguente ordine del giorno di non passaggio agli articoli: "Verificato che dalla discussione sul progetto di legge n. 126 non sono emersi elementi sufficienti a chiarire il livello quantitativo delle passività onerose da recuperare attraverso la presente legge e che l'articolato di legge contiene elementi di anticostituzionalità (art. 3 punto 1; art. 6, punto 5), chiedono il diritto costituzionale dei cittadini sancito dai principi fondamentali e dai diritti e doveri dei cittadini (art. 18) i sottoscritti Consiglieri regionali chiedono il non passaggio all'esame degli articoli ed il rinvio nella competente Commissione per i dovuti approfondimenti".
Ha la parola il Consigliere Reburdo per l'illustrazione della pregiudiziale.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in verità, speravo che nella replica dell'Assessore ci fosse stata data una delucidazione e un approfondimento su alcune questioni dirimenti. Intanto, l'art. 4 parla di aiuti regionali straordinari e si riferisce a interventi di consolidamento e alle passività onerose. Questa è la domanda che poniamo: quanto dei 20 miliardi va nella capitalizzazione di recupero di passività onerose? Se i 20 miliardi rientrano nel discorso della capitalizzazione e delle passività onerose è chiaro che la parola sviluppo diventa superflua. Noi chiediamo pregiudizialmente di avere una informazione dettagliata sulla quantità delle situazioni in sofferenza che meritano un intervento.
E' inoltre estremamente grave che la salvaguardia del liberalismo non sia neanche più salvaguardata dal Partito liberale nel senso che è liberale sempre più di nome e sempre meno di fatto.
L'art. 3, che recita: "Gli aiuti vengono concessi per interventi specifici, inseriti in un organico progetto di consolidamento e sviluppo presentato con l'assistenza delle sezioni regionali delle organizzazioni delle cooperative agricole nazionalmente riconosciute", pone un vincolo nell'intervento perché le organizzazioni cooperative danno l'assistenza nella misura in cui c'è una adesione alle centrali cooperative. Questo problema potenzialmente esiste. In Piemonte ci sono alcune realtà di cooperative, anche associate fra di loro, che probabilmente non aderiscono.
Anche una sola cooperativa, con o senza determinate dimensioni, che sia interessata a questa legge, deve essere da noi garantita affinché possa usufruire di un provvedimento pubblico. All'art. 3 questa garanzia non esiste, quindi vengono lesi dei principi fondamentali.
Ho già detto e l' ho ripetuto: giuro di essere fedele al movimento cooperativo, al suo essere e al suo ruolo, però qui si tratta di garantire un principio inalienabile previsto dalla Costituzione che con un provvedimento di questo genere potenzialmente viene leso.
Noi chiediamo una ulteriore riflessione in Commissione in ordine a questo problema, salvo che venga fatta qui.



PRESIDENTE

Sulla questione pregiudiziale di non passaggio al voto presentata dai Consiglieri Reburdo e Ala ha chiesto di parlare il Consigliere Rossa. Ne ha facoltà.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nella richiesta del collega Reburdo non credo esistano le condizioni per il non passaggio al voto, per cui ritengo che il Consiglio debba respingerla. Intanto perché nemmeno nella illustrazione mi sembra di cogliere le ragioni che portano al non passaggio al voto, in secondo luogo perché negli interventi e nella relazione dell'Assessore sono emersi elementi che confermano la necessità di procedere all'approvazione della legge. Questa legge si caratterizza per la sua apertura, è una legge che si pone di fronte i problemi della cooperazione piemontese, ma che non può a priori stabilire se deve essere privilegiata una cosa o l'altra. C'è un Nucleo di valutazione, potranno essere presentati progetti di legge di sviluppo e progetti di legge che legati al consolidamento e al superamento delle passività, puntano verso lo sviluppo. Sarebbe una posizione chiusa se fissasse delle pregiudiziali nei confronti di una proposta di questo genere. Molte cooperative hanno superato queste difficoltà, hanno chiamato i soci ad assumere ulteriori responsabilità dal punto di vista degli oneri finanziari e hanno realizzato dei reali momenti di sviluppo. Non parlo solo di cooperazione, ma anche di iniziative private, di grandi aziende nel settore commerciale o nel settore industriale che hanno avuto dei momenti di difficoltà che però hanno stretto i denti, hanno elaborato dei progetti, hanno trovato dei sostegni e oggi sono diventate delle grandi aziende da indicare come modello nel Paese e nel mondo. Allora perché vogliamo porre dei limiti facendo una distinzione capziosa tra lo sviluppo e il consolidamento delle passività?



REBURDO Giuseppe

Quante sono queste passività?



ROSSA Angelo

Non lo sappiamo, lo vedremo. Mi auguro che non siano molte, ma se ci fossero e mi si presentasse un progetto in grado di poter rispondere a quelle che sono le nuove esigenze, noi abbiamo il dovere di dare il nostro sostegno perché sappiamo che esistono delle volontà, esistono delle condizioni concrete, economiche e amministrative per poterlo fare.
La seconda questione è quella delle centrali cooperative sulla quale si mena grande scandalo, ma non mi pare che occorra sollevare una questione di questo tipo. Non credo che si vada a violare l'autonomia, il diritto della libertà in un Paese in cui la libertà è molto ampia sul piano delle espressioni ideali e sul piano delle scelte. Non compromettiamo nulla, noi cerchiamo di ordinare un rapporto che, nella misura in cui a volte non c'è rischia di essere estemporaneo.
Mi pare che sia un segno di alta responsabilità avere degli interlocutori, delle proposte sorrette dal senso di responsabilità che guida le grandi organizzazioni.
Detto questo non intendiamo assolutamente negare o venir meno ai principi di libertà che informano anche la vita economica del Paese, per mi sembra che debbano essere privilegiati i rapporti che abbiamo stabilito all'art. 3 che parla di assistenza delle strutture preposte allo sviluppo della cooperazione, che con il settore pubblico e quello privato rappresenta la struttura portante dell'economia del Paese.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

I problemi posti dal collega Reburdo hanno uno spessore notevole soprattutto per la richiesta finale che viene svolta, cioé il non passaggio agli articoli. Credo che di fronte a una richiesta di questo genere valga la pena vedere la consistenza delle argomentazioni che consigliano una siffatta conclusione.
La prima questione è relativa al capitolo finanziario; probabilmente occorre distinguere nel capitolo finanziario le passività onerose della capitalizzazione; se la Giunta presentasse un emendamento su questo punto probabilmente l'obiezione che viene fatta da Reburdo verrebbe rimossa. E' un'obiezione di carattere tecnico - politico.
L'altra questione è relativa ai beneficiari e all'assistenza delle organizzazioni cooperativistiche.
Condivido alcune osservazioni fatte dall'Assessore, c'è solo un problema rispetto a queste osservazioni ed è rappresentato dall'art. 7.
Sono convinto che per quanto riguarda i progetti relativi a consorziamenti e fusioni diventa difficile non seguire un percorso che sia quello, in fondo, dell'assistenza delle organizzazioni cooperativistiche. Non mi convince invece l'inserimento dell'assistenza delle organizzazioni cooperativistiche. Può esserci una cooperativa singola che trasferisce le richieste dalla L.R. 63 a questa legge e che non ha certamente bisogno dell'assistenza dell'organizzazione cooperativistica.
Se si sciolgono questi due nodi probabilmente è possibile raggiungere le condizioni per rimuovere gli ostacoli sollevati dal collega Reburdo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Ci riconosciamo nelle dichiarazioni espresse dal relatore e siamo evidentemente sulla linea di respingere la richiesta di non passaggio agli articoli.



PRESIDENTE

Non essendovi altre richieste di parola, pongo in votazione la pregiudiziale per il non passaggio all'esame degli articoli presentata dai Consiglieri Reburdo e Ala.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 4 voti favorevoli, 28 contrari ed 11 astensioni.
E' stato presentato un emendamento al titolo della legge da parte dei Consiglieri Reburdo e Ala: dopo le parole "consolidamento e" aggiungere "o" così leggendo "consolidamento e/o lo sviluppo....".
La parola al Consigliere Ala per l'illustrazione.



ALA Nemesio

Nella legislazione italiana è sempre difficile capire che cosa implichi la particella "e". Possono essere questioni lessicali, ma non sono di poco conto. Leggendo il titolo non si capisce se si intenda considerare insieme consolidamento e sviluppo, cioé come un meccanismo in cui si ha consolidamento solo attraverso lo sviluppo, oppure al contrario se è possibile un intervento regionale distinto per il consolidamento e per lo sviluppo. La Lista Verde ritiene che lo sviluppo debba essere sempre più messo da parte ed è favorevole a forme di consolidamento che prescindano da uno sviluppo che non deve discendere necessariamente da un consolidamento.
Può essere lezioso - per usare un nuovo aggettivo - l'emendamento, per chiedo di prestarvi attenzione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Non vorrei addentrarmi in una valutazione di tipo lessicale, ma credo che le particelle "e/o" abbiano un significato esattamente contrario a quanto ha detto il Consigliere Ala. Se scriviamo "o" si può fare o il consolidamento o lo sviluppo. Secondo il disegno di legge invece il consolidamento è legato allo sviluppo. Quindi ci deve essere il consolidamento e lo sviluppo; altrimenti si può presentare una domanda in direzione o del consolidamento o dello sviluppo.
I presentatori dell'emendamento hanno espresso due posizioni contraddittorie, pertanto l'emendamento non è accettabile.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento testè discusso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 39 contrari e 3 astensioni.
Passiamo pertanto all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Emendamento presentato dal Consigliere Rossa: L'art. 1 è soppresso e sostituito dal seguente testo: "La presente legge ha lo scopo di promuovere in Piemonte il consolidamento e lo sviluppo della cooperazione agricola-alimentare con particolare riferimento a quella di lavorazione, trasformazione, conservazione e commercializzazione dei prodotti agricoli attraverso interventi regionali straordinari".
Ha chiesto la parola il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

L'emendamento presentato dai colleghi del pentapartito migliora il testo presentato dall'Assessore, perché introduce il concetto di agricolo alimentare, tuttavia non esaurisce ancora le esigenze che avevamo posto nel momento in cui avevamo sollevato un problema di cooperative e di produzione, oltre che di lavorazione, ragione per cui ci asteniamo su questo emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Rossa.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 21 voti favorevoli e 16 astensioni.
Emendamento presentato dai Consiglieri Reburdo e Ala: alla terza riga, prima della parola "lavorazione", aggiungere la parola "raccolta".
La Giunta accoglie l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 1 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 17 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Emendamento presentato dal Consigliere Rossa: L'art. 2 è soppresso e sostituito dal seguente testo: "I destinatari degli aiuti regionali straordinari, previsti dalla presente legge, sono secondo quanto specificato nei successivi punti: 1) i consorzi di cooperative agricole e/o le cooperative agricole iscritte al registro prefettizio sezione agricola 2) le cooperative agricole e/o i consorzi di cooperative agricole che abbiano incorporato od intendano avviare procedure di fusione mediante incorporazione di altre cooperative agricole; 3) gli enti cooperativi di cui al D.L. 7/5/1948 n. 1235.
I soggetti di cui al presente art. 2 punti 1, 2, 3, devono essere per base sociale e/o volume di attività di rilevanza regionale 4) possono infine beneficiare dell'intervento di cui al successivo punto 1.1., comma secondo,dell'art. 4, i soci degli organismi di cui ai commi precedenti".
Ha chiesto di parlare il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

Al primo firmatario dell'emendamento, Angelo Rossa, chiederei un chiarimento in ordine all'emendamento proposto dal pentapartito. Vorrei sapere che cosa si intende quando si dice: "I soggetti di cui al presente art. 2, punti 1, 2 e 3, devono essere per base sociale e/o volume di attività di rilevanza regionale". Mentre lo capisco per i punti 1 e 2 voglio chiedere, per quanto riguarda i consorzi agrari, ossia il punto 3 che cosa si intende per base sociale e volume di attività di rilevanza regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Dove si parla di enti cooperativi, i consorzi agrari, di cui al D.L.
7/5/1948, si intende che non lo può fare un solo consorzio agrario.



FERRO Primo

Ma qui si parla di rilevanza regionale.



ROSSA Angelo

Certo, almeno due consorzi agrari provinciali sono di rilevanza regionale. Mi sembra possa essere interpretato in questo modo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Questa dizione era già presente nell'art. 2 della proposta originaria e rappresenta un limite. Non comprendo per quali motivi ci si oppone ad un limite fissato per tutti i soggetti beneficiari. Anche i consorzi agrari per poter essere soggetti beneficiari devono avere una rilevanza regionale per base sociale e per volume d'affari. Ci potrebbe essere un consorzio agrario la cui base sociale non giustifica questo riconoscimento e, siccome è un limite che viene posto per i consorzi di cooperative e per le cooperative, mi sembrerebbe strano che un limite non, venga posto anche per i consorzi agrari. Questo al fine di mettere tutti i soggetti nelle stesse condizioni e con le stesse regole.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Non è stata data risposta sulla questione essenziale per la comprensione stessa delle norme che intendiamo adottare. In altri termini non essendoci stata data risposta, non riusciamo a capire come il Consiglio, al di là di diverse valutazioni politiche, possa ritenere di incorporare come una sua norma prescrittiva quella che dice: "devono essere per base sociale e/o volume di attività di rilevanza regionale", ovvero non viene individuata una fattispecie legata a criteri o a parametri certi.
Viene introdotta la fattispecie di rilevanza regionale legata a base sociale e volume di attività, ma poi non ritroviamo in altre parti né della legge né della normativa l'ancoraggio di parametro per questa base sociale.
Potrebbe essere inteso che la rilevanza regionale dipende dal numero della base sociale, dalla qualità della base sociale e per il volume di attività si ripropone la stessa questione, quindi, invito i proponenti a riconsiderare questa norma.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Ritengo che chi ha seguito la legislazione regionale e nazionale in merito alla cooperazione sappia che già nella L.R. 63 ci sono questi riferimenti e che nella legge nazionale sulla cooperazione sono previsti interventi riservati alle cooperative di rilevanza nazionale e non si fissano in alcun modo né numeri né entità, ma si lascia al momento della gestione, che d'altra parte passa attraverso la partecipazione dei soggetti interessati e spesso anche delle Commissioni consiliari, il valutare quando esistono questi requisiti.
Non è possibile, a meno di fare un allegato di molte pagine individuare la base sociale e il volume d'affari perché si modifica da prodotto a prodotto.



BONTEMPI Rinaldo

D'accordo, però qui si parla dei consorzi agrari e non delle cooperative.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Questo è un limite per le cooperative ed anche per i consorzi agrari se togliessimo questa dizione per i consorzi agrari significherebbe che le cooperative e i consorzi di cooperative devono avere queste caratteristiche, mentre i consorzi agrari non devono averle. Ritengo invece che anche i consorzi agrari debbano avere queste caratteristiche, perch potrebbe esserci un consorzio agrario che presenta un progetto e che per base sociale o volume d'affari non ha le caratteristiche che richiediamo ad altri soggetti.
La spiegazione mi sembra sufficiente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Nel momento in cui configuriamo due consorzi provinciali, quindi due momenti nell'ambito della stessa regione, che superano la provincia, questi due momenti conferiscono alla scelta una rilevanza regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paris.



PARIS Mario

Mi ero ripromesso, quando sono intervenuto sui problemi di carattere generale - e penso di interpretare anche il pensiero dei colleghi che hanno sottoscritto con me l'emendamento - di dare un chiarimento e una risposta all'amico Ferro sul problema della riformulazione dell'art. 2.
Il nostro emendamento propone di sopprimerlo e di sostituirlo, e riguarda i soggetti destinatari degli aiuti straordinari. Si elencano i soggetti che possono beneficiare di tutti gli interventi previsti dalla legge (progetti di consolidamento e di sviluppo, capitalizzazione, aiuti per il ripianamento, estinzione e trasformazione di passività onerose interventi di sviluppo, contributi degli interessi o forme combinate in alternativa per interventi di consolidamento e sviluppo) e cioé: i consorzi di cooperative agricole e/o cooperative agricole iscritte nel registro prefettizio Sezione Agricola, le cooperative agricole e/o i consorzi di cooperative agricole che abbiano incorporato o intendono avviare procedure di fusione mediante incorporazione di altre cooperative agricole, e (punto 3) gli enti cooperativi di cui al D.L. 7/5/1948, cioé i consorzi agrari.
Come ha già detto molto bene l'Assessore Lombardi, la riformulazione dell'articolo è stata operata tenendo conto delle osservazioni e delle richieste esplicite, delle organizzazioni sindacali operanti nel settore agricolo; sottolineo di tutte le organizzazioni sindacali.
Il fatto di includere i consorzi agrari del Piemonte (e non la Federconsorzi) tra i beneficiari di tutti i tipi di intervento è un mezzo per dare una specie di "dest-riga" ai consorzi agrari, perché i consorzi agrari adempiano compiutamente ai fini statutari, perché non si limitino a vendere trattori, concimi o sementi, ma si organizzino, si modernizzino per la raccolta, la conservazione, la trasformazione e la commercializzazione dei prodotti agricoli. Questo a beneficio dei produttori e a beneficio dei consumatori. Avevo anche detto che ciò che fanno i gruppi finanziari ed economici lo debbono poter fare anche i coltivatori associati, perché i gruppi economici e finanziari, che si sono buttati sull'agro-alimentare e che si stanno impadronendo di questo settore, non distribuiscono i prodotti agricoli degli agricoltori piemontesi e italiani, ma acquistano altrove gli stessi prodotti che anche noi produciamo magari migliori degli altri e che siamo costretti troppo sovente a svendere o addirittura a buttare sotto le ruspe. Quindi anche i consorzi agrari possono e debbono svolgere questa funzione a tutela dei produttori agricoli piemontesi e italiani, ma lo debbono fare con soci veri, attivi e corresponsabilizzati.
In sostanza i consorzi agrari possono beneficiare delle provvidenze previste a favore delle cooperative e dei consorzi di cooperative, ma debbono darci le identiche garanzie che chiediamo alle cooperative e devono quindi operare come quelle. Ai consorzi chiediamo esplicitamente che predispongano progetti di rilevanza regionale, che non siano solo progetti di esclusivo ripianamento di passività perché i debiti commerciali non vengono ripianati, che vi sia partecipazione finanziaria dei soci per lo sviluppo, la capitalizzazione e il ripianamento delle passività onerose.
Secondo la maggioranza, che ha sottoscritto l'emendamento, questa - ne sono convinto - potrebbe essere la leva giusta per sollevare quella specie di macigno che ha finora impedito ai consorzi agrari del Piemonte, e non parlo di Federconsorzi, di riorganizzarsi e di adempiere alle fondamentali funzioni di raccolta, conservazione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli.
Queste tesi non sono cadute dal cielo, ma sono emerse dal documento proposto da tutte le organizzazioni sindacali e cooperative, nelle quali crediamo. Abbiamo fatto nostre queste tesi che sono comprese nell'emendamento che abbiamo proposto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

La discussione, in realtà, si è allargata a tutti e tre gli emendamenti soppressivi. Quelli del Gruppo comunista e del Consigliere Staglian chiedono di escludere i consorzi agrari fra i beneficiari di questa legge.
L'argomento più specifico, che peraltro l'Assessore ha chiarito, è che i consorzi agrari debbono avere certi requisiti per poter beneficiare dei contributi; perché se togliessimo il punto 3) vorrebbe dire che mentre le cooperative debbono avere alcuni dati, che poi si tratterà di definire rispetto al significato di rilevanza regionale, i consorzi agrari non sono neanche soggetti a questo tipo di verifica. Invece la discussione è generale sull'opportunità o meno di considerare i consorzi agrari fra i beneficiari. E' stato questo un argomento che abbiamo lungamente discusso in Commissione e vi erano valutazioni divergenti anche all'interno della maggioranza. Alla fine però è parsa prevalente l'opinione di considerare questi soggetti tra i beneficiari per cercare di avviare con questi enti un primo dialogo anche per non continuare a considerarli altro, cioè enti che non debbono avere, data la loro natura e la loro origine, nessun rapporto con la Regione e con il mondo agricolo in generale.
Fra l'altro, nella legge si introducono alcuni meccanismi che probabilmente faranno in modo che i singoli soci potranno avere più peso nel senso che avranno più possibilità di controllare l'operato del consorzio agrario sia attraverso il discorso della capitalizzazione, sia attraverso meccanismi di apertura della vita associativa.
Fondamentalmente per queste ragioni abbiamo acceduto all'opportunità di inserire i consorzi agrari tra i beneficiari della legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Invito ancora i rappresentanti del pentapartito a riflettere sull'emendamento che presentano, perché le argomentazioni che sono state addotte relativamente ai criteri che presiedono alla definizione della base sociale e del volume di attività sono argomentazioni che confondono ancora di più. E' vero, come dice l'Assessore, che nelle leggi nazionali e anche nella L.R. n. 63 ci sono dei riferimenti alla base sociale e al volume di attività, ma sono riferimenti che riguardano la cooperazione, non i consorzi agrari. La stessa legge istitutiva dei consorzi agrari del 1948 non chiarisce che cosa si intende da questo punto di vista, e non poteva chiarirlo probabilmente. Qui si usa come ultima argomentazione un'argomentazione che viene mutuata dalla legge relativa alle associazioni di produttori: qualora ci siano due consorzi agrari di carattere provinciale che decidono di consorziarsi insieme, a quel punto assumono una rilevanza regionale.
Questa è l'interpretazione che viene data. Ma io dico che questa interpretazione nella legge non c'è, se ritenete che questa sia l'interpretazione corretta, inseritela nella legge, perché altrimenti dovremo poi dare l'interpretazione autentica di quello che si intende. Si tratta di avere maggior certezza dei beneficiari, quindi invito la maggioranza a predisporre un emendamento che dica questo chiaramente dopodiché ogni singola forza politica si atteggerà.
Il fatto è che qui parliamo e parliamo, però i problemi veri, la realtà disastrata dei consorzi, non vengono fuori: 4 mila miliardi di debiti a livello nazionale, il 60% dei consorzi agrari registra delle notevoli passività. Lo spirito della legge va ad introdurre degli elementi di risanamento.
Se si vanno a vedere le finalità dei consorzi agrari sulla base della legge del 1948 si vede chiaramente che, anche qualora noi avessimo intenzione di introdurre correttamente degli elementi che vanno nella direzione del risanamento, creeremmo un pasticcio dal punto di vista legislativo. E' vero che la legge nazionale parla di lavorazione e di trasformazione, ma dice anche nel punto 2) che i consorzi agrari si collocano in questa fase come intermediari e come parti. E' chiaro che nel momento in cui si dà un ruolo ai consorzi agrari, che è un ruolo di intermediazione, non vedo chiaramente come questi possano essere considerati alla stregua delle cooperative nel momento in cui andiamo alla definizione di una legge di questo genere.
E' indubbio quindi che andremo incontro a una situazione estremamente pasticciata, e lo diventerà tanto più nel momento in cui si aprirà il fronte alla questione delle passività onerose. Voglio poi capire quali saranno gli elementi concreti di controllo. Capisco che su un progetto di sviluppo possano esserci degli elementi di controllo, ma sulle passività onerose quali saranno gli elementi di controllo che consentiranno di vedere se questi soldi saranno andati nella destinazione voluta, se avranno prodotto gli effetti desiderati? Oltre alla difficoltà a considerare i consorzi agrari alla stregua delle cooperative, esistono anche difficoltà nella fase di controllo a garantire che le cose vadano nel modo voluto.



PRESIDENTE

La discussione è stata molto ampia, le posizioni sono state chiarite poi ognuno politicamente ne assumerà le responsabilità che riterrà.
Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Rossa.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 22 voti favorevoli, 14 contrari e 2 astensioni.
Emendamento presentato dal Consigliere Ferro: all'art. 2 è soppresso il punto 4 che recita: "gli enti cooperativi di cui al D.L. 7/5/1948 n. 1235".
La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Se noi insistessimo su questo emendamento il nostro potrebbe avere il sapore di un atteggiamento di stizza. Siccome il nostro Partito ha un ruolo politico non indifferente e in certi casi deve anche saper perdere, con rincrescimento dobbiamo constatare che qui è stato compiuto un atto non indifferente, però accettiamo anche il fatto che esiste una maggioranza che questo atto l' ha voluto e se ne assumerà le responsabilità. Proprio perch non vogliamo assumere atteggiamenti di stizza, ritiriamo il nostro emendamento.



PRESIDENTE

Il Consigliere Staglianò ha presentato il seguente identico emendamento che comunica di ritirare: è soppresso il punto 4 che recita: "gli enti cooperativi di cui al D.L.
7/5/1948 n. 1235".
Emendamento presentato dai Consiglieri Ala e Reburdo: punto 1, prima riga dopo le parole "agricole di" aggiungere la parola "raccolta" punto 2, seconda riga, prima della parola "lavorazione" aggiungere la parola "raccolta" punto 3, seconda riga, prima della parola "lavorazione" aggiungere la parola "raccolta".
Pongo in votazione tale emendamento. Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
Emendamenti presentati dai Consiglieri Ala e Reburdo, che comunicano di ritirare: a) il punto 4 viene abrogato. Successivamente abrogare in tutti gli articoli il riferimento 4 b) l'ultimo comma è così riscritto: "I soggetti di cui ai punti 1, 2, 3 devono essere almeno di rilevanza provinciale".
Emendamento presentato dal Consigliere Ferrara: nell'art. 2 - "Soggetti" inserire, dopo il punto 3, quanto segue: "- 4. Le società per azioni il cui capitale sia sottoscritto per almeno il 51% da cooperative, a larga base associativa, di lavorazione trasformazione, conservazione e commercializzazione e/o da Associazioni di produttori. Il limite percentuale di cui sopra può anche essere raggiunto mediante la partecipazione congiunta di Enti pubblici e/o Società per azioni a capitale prevalentemente pubblico.
Il successivo punto 4 viene corretto in 5".
Ha chiesto la parola il Consigliere Fracchia per illustrare l'emendamento. Ne ha facoltà.



FRACCHIA Mario

Le integrazioni che proponiamo agli artt. 2 e 3, relative alla possibilità di estendere la concessione di aiuti a società per azioni purché siano assicurati particolari requisiti di partecipazione nelle stesse di cooperative, associazioni di produttori, enti pubblici, società a capitale prevalentemente pubblico, ci paiono di particolare importanza stante il loro carattere per molti versi innovativo e richiedono da parte nostra qualche approfondimento.
Sempre più l'agricoltura si ricollega all'industria di trasformazione tramite una diretta partecipazione dei produttori agricoli alla fase della trasformazione e successiva commercializzazione.
Per partecipare direttamente al processo di trasformazione il mondo agricolo ha diverse possibili alternative: può dare vita in proprio ad un'attività industriale di trasformazione; può acquistare in toto o comunque in posizione di maggioranza e quindi gestire uno stabilimento di trasformazione già esistente; può entrare con una partecipazione di minoranza in un'industria di trasformazione già operante; può acquisire una compartecipazione paritaria in un'industria già operante.
Il primo caso ha una larga diffusione con risultati non raramente positivi (si pensi alle cantine sociali); il secondo caso si presenta non tanto raramente, ma anche non raramente si verifica che le aziende industriali su cui il mondo agricolo mette le mani si rendano disponibili perché non redditizie o addirittura decotte e sovente oggetto di salvataggio da parte di un ente pubblico che spesso le gira al mondo agricolo. I risultati - è purtroppo storia di tutti i giorni - sono troppo sovente disastrosi, non siamo nel Lazio, tanto per fare un esempio.
E' quindi fondamentale che si valutino profondamente in termini di fattibilità tecnico - economica operazioni del genere, sia che vengano affrontate da cooperative, sia che vengano affrontate da società per azioni con capitali sottoscritti da cooperative prima di intervenire nelle operazioni stesse.
Spesso rischioso appare per il settore agricolo anche l'essere in posizione di minoranza in una società e comunque in tale situazione non pare sussistano le condizioni per prevedere particolari aiuti alla società stessa se attinti da fondi destinati al mondo agricolo.
Resta tra le alternative sopra indicate la partecipazione paritaria del mondo agricolo ad un'industria di trasformazione già operante. Si tratta di un rapporto quasi necessariamente passante attraverso le società per azioni dal momento che troppi ostacoli sconsigliano, per motivi diversi, di passare attraverso cooperative, joint-venture, consorzi, ecc. E' un rapporto che si può determinare quando nessuna delle due parti è disposta a cedere all'altra la maggioranza della società stessa. E' chiaro che un rapporto paritario in una società per azioni presenta il rischio non indifferente del determinarsi di una situazione di stallo, qualora le due parti, agricola e industriale, possano in qualche modo avere esigenze opposte.
E' quindi necessario prevedere la presenza di un eventuale ago che, a nostro parere, non può essere che un ente pubblico o una società per azioni a capitale pubblico.
Tale presenza garantirà che gli aiuti di cui dovesse beneficiare la società non vengano dirottati in direzione contrastante con gli interessi del settore agricolo.
Una comunione del genere sopraevidenziata può avere ragione di sorgere soprattutto laddove l'industria di trasformazione già esistente, valida e con spazi di mercati non utilizzati, non disponga dei necessari capitali per espandersi e contemporaneamente gli agricoltori abbiano difficoltà a trovare uno sbocco ai loro prodotti.
In una simile situazione, non così teorica come qualcuno potrebbe pensare, l'originaria parte industriale (in seguito anche gli agricoltori si trasformerebbero in industriali) beneficia ovviamente di certi vantaggi: il poter conseguire un aumento delle proprie dimensioni e del proprio campo d'azione, anche attraverso il ricorso a provvidenze pubbliche, che in non pochi casi almeno non sarebbero rese disponibili senza la presenza al suo fianco del comparto agricolo. Ma d'altro canto gli agricoltori possono fruire del marchio, dell'esperienza e della rete di commercializzazione di un'industria già affermata, con la possibilità di vedere aumentare gli sbocchi per i propri prodotti ed il prezzo conseguibile per gli stessi oltreché di fruire degli utili che l'industria può conseguire.
Tale tipo di società, ad apporto paritario da parte del mondo agricolo rappresentato da cooperative e/o associazioni di produttori e del mondo industriale con un ago rappresentato da una società a capitale prevalentemente pubblico, ha visto un concreto, valido e importante esempio in anni recenti nella nostra regione ed in particolare nel cuneese nel settore della trasformazione ortofrutticola (mi riferisco all'Azienda Aglione di Tarantasca).
A nostro parere, laddove vi siano concrete possibilità di dar vita a forme societarie quali quelle ora indicate, che sulla base di una preliminare approfondita analisi di fattibilità mostrino di avere validità tecnico - economica, sarebbe bene cercare di favorirle proprio nell'interesse dell'agricoltura. E ciò anche se si tratterà di società per azioni nei confronti delle quali troppo spesso si sono nutriti, almeno in passato, dubbi nell'ambito del settore agricolo e anche se i contributi che la collettività metterà a loro disposizione, prelevandoli da fondi destinati all'agricoltura, andranno in parte a favorire oltre che il comparto agricolo anche quello industriale.
In questa logica va anche la proposta di emendamento all'art. 3.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Staglianò per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Faccio una dichiarazione di voto brevissima perché dobbiamo essere grati al collega Fracchia, il quale ci ha fatto un identikit molto preciso di quelli che saranno i beneficiari di questa legge accogliendo il suo emendamento.
Ha mancato soltanto di aggiungere la sigla: Ferrero S.p.A. Dopodich quanto c'entri questo...



(Proteste del Consigliere Fracchia)



STAGLIANO' Gregorio Igor

Collega Fracchia, non ritengo che sia una cosa ignominiosa, tutt'altro.
Qui dentro ciascuno di noi rappresenta degli interessi determinati.



PRESIDENTE

Consigliere, le faccio notare che il Consigliere Fracchia ha citato l'Azienda Aglione, non Ferrero.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Penso che questo non c'entri proprio nulla con la cooperazione soprattutto in presenza di un processo di ristrutturazione industriale che viene attuato - mi riferisco all'industria di trasformazione - attraverso il decentramento produttivo inteso come responsabilizzazione per la gestione delle briciole, tentando di far rientrare questo decentramento produttivo in forme giuridiche che da un punto di vista della congruità formale possono anche esserlo, ma da un punto di vista della sostanza sociale non c'entrano per niente.
Dichiaro quindi che voterò contro pur apprezzando la limpidezza, ancora una volta, delle argomentazioni del collega Fracchia che ci ha reso luce sull'argomento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sono del parere che l'emendamento presentato dal Gruppo repubblicano sia un emendamento serio che pone un problema rilevante. Ho delle difficoltà a capire come una legge come questa possa recepire qualcosa che, per esempio, nella legislazione francese è normato in modo puntuale, e che noi vogliamo invece normare in sole sette righe.
Il problema che pone il Gruppo repubblicano delle società miste (51 cooperazione, 49% privati) credo che in futuro avrà delle prospettive e porrà dei problemi che non potremo certamente eludere. Sono convinto che posto in questa fase, apra delle difficoltà non indifferenti. Oggi la concentrazione è in mano ai Ferruzzi, ai De Benedetti e via di questo passo e mi ricollego a quanto ha detto Paris. E' anche vero che non è difficile spostare una cooperativa su certe posizioni, per cui c'è il rischio che questo venga usato in un certo modo.
Condivido le osservazioni dei repubblicani sull'Azienda Aglione e capisco l'importanza di un emendamento di questa natura, ho però delle perplessità a inserirlo in un testo di legge come questo.
Ho poi delle perplessità di carattere tecnico. Siccome la parte relativa ai beneficiari si riferisce ai singoli punti, bisognerà capire l'oggetto dei benefici che vengono dati alle società, quindi bisognerà modificare anche gli articoli relativi ai beneficiari. E' un aspetto secondario che comunque va sottolineato.
Se il Gruppo repubblicano insiste noi voteremo contro, pur riconoscendo che si tratta di un problema che implica una regolamentazione molto più puntuale.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Ferrara.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 24 voti favorevoli, 13 contrari e 4 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 2 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 18 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

Intendo fare una dichiarazione che involontariamente aiuta l'esame di questa legge nel senso che nel momento in cui si fa opposizione ad una legge, l'opposizione può essere graduata, ci possono essere atteggiamenti che riconoscono le ragioni degli altri e che entrano nel confronto cercando di far valere le proprie ragioni. La votazione dell'art. 2 mi ha molto stupito perché mi era parso di cogliere un certo interesse nelle argomentazioni che avevamo sollevato, ma non ho sentito nessuna dichiarazione da parte dell'Assessore: si è fatto punto a capo sulle cose dette da noi e si è proceduto tranquillamente nella direzione voluta da quella che continuiamo a considerare una maggioranza.
In una situazione di questo genere abbiamo la sensazione che non vi siano questioni di principio e di dignità legislativa, ma una sorta di "do ut des" all'interno della maggioranza. Noi non vogliamo assolutamente essere coinvolti in questa sorta di mercanteggiamento e sui successivi articoli non interverremo per non voler prestarci a strumentalizzazioni ed essere usati in questa forma di mercanteggiamento, pertanto il nostro voto finale sarà decisamente contrario.



PRESIDENTE

Propongo di sospendere i lavori.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,30 riprende alle ore 15,20)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Prosegue l'esame dell'articolato dei progetti di legge nn. 72, 94 e 126.
ART. 3 - Emendamento presentato dal Consigliere Staglianò: al punto l, abrogare la seguente frase: "presentato con l'assistenza delle sezioni regionali delle Organizzazioni delle cooperative agricole nazionalmente riconosciute".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 2 voti favorevoli, 23 contrari e 9 astensioni.
Emendamento presentato dai Consiglieri Reburdo e Ala, che comunicano di ritirare: punto 1, dopo la parola "sviluppo" abrogare sino a "riconosciute".
Emendamento presentato dai Consiglieri Reburdo e Ala: punto 2, aggiungere due sottopunti: "5) il miglioramento qualitativo delle produzioni attraverso l'impiego di esperienze di lotta biologica e la netta riduzione dell'uso dei diserbanti pesticidi, conservanti, etc.
6) la ricerca di un organico rapporto con le organizzazioni e/o associazioni dei consumatori".
La parola al Consigliere Reburdo che illustra l'emendamento.



REBURDO Giuseppe

Avevo presentato due emendamenti, il primo lo ritiro perché è già stato votato l'emendamento Staglianò. Questo lo mantengo per sottolineare alcuni aspetti da valorizzare, come il miglioramento qualitativo delle produzioni attraverso la lotta biologica e la riduzione dei diserbanti e pesticidi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Ho già detto questa mattina che questi emendamenti non possono rientrare in un disegno di legge che regola gli aspetti relativi alla trasformazione e alla commercializzazione dei prodotti. E' stato votato un ordine del giorno che impegna il Consiglio in questa direzione. Credo quindi che queste espressioni di volontà politica possano rientrare in quell'ordine del giorno. Oltretutto l'emendamento si riferisce a problemi che non rientrano nella legge.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 2 voti favorevoli, 20 contrari e 11 astensioni.
Emendamento presentato dal Consigliere Fracchia: nell'art. 3 - "Progetti di consolidamento e sviluppo", nel subpunto 4 del punto 2, dopo le parole "delle società acquisite", aggiungere: "anche nei termini previsti secondo il disposto del punto 4 dell'art. 2".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 22 voti favorevoli e 10 contrari.
Emendamento presentato dal Consigliere Staglianò: dopo l'ultimo comma aggiungere: "3. Gli aiuti vengono concessi prioritariamente per interventi inseriti in un organico progetto che preveda, al suo interno, esperienze di lotta antiparassitaria con metodi biologici, di lotta guidata, con esplicita indicazione di diminuzione quantitativa e qualitativa dell'impiego di prodotti chimici di sintesi (fertilizzanti, antiparassitari, conservanti dei prodotti lavorati)".
La parola al Consigliere Staglianò per la illustrazione.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Vorrei sottolineare una specificità che immagino l'Assessore e altri colleghi già abbiano colto. Qui non si fa riferimento alla produzione e valorizzazione dei prodotti di agricoltura biologica, rispetto alla quale valgono i ragionamenti che sono stati già svolti e cioè che abbisogna di quella regolamentazione a cui si fa riferimento nell'ordine del giorno più volte citato. Qui si fa riferimento a interventi di lotta antiparassitaria con metodi biologici, quindi il riferimento non è alla qualità del prodotto, ma viceversa al contenimento dell'uso della chimica in agricoltura. In questo senso mi pare che l'emendamento potrebbe riscontrare una attenzione diversa da parte dei colleghi della maggioranza.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Vale lo stesso ragionamento fatto in merito agli emendamenti proposti dai colleghi Reburdo e Ala, anche se mi rendo conto che qui si affronta il problema nei termini del prodotto conferito nelle aziende cooperative.
Ritengo che l'ordine del giorno che impegna il Consiglio di fronte a questo problema può dare una soluzione anche a questo aspetto; per cui anticipo il consenso su questa impostazione al momento in cui regolamenteremo la lotta biologica.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Staglianò.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 3 voti favorevoli, 20 contrari e 10 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 3 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 16 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Emendamento presentato dal Consigliere Rossa, ritirato dal Consigliere Paris coofirmatario: al punto 1.1. - Capitalizzazione: al primo comma è soppresso il numero "4".
al secondo comma il numero "5" è sostituito dal numero "4".
La parola al Consigliere Paris.



PARIS Mario

L'emendamento all'art. 4, punto 1.1., non ha più ragione di essere quindi lo ritiriamo.



PRESIDENTE

Emendamento presentato dai Consiglieri Rossa e Paris: al punto 1.2. - Passività onerose, il primo comma è soppresso e viene sostituito dal seguente testo: "Gli aiuti vengono concessi ai soggetti di cui al precedente art. 2, punti 1, 2, 3".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 23 voti favorevoli e 15 contrari. Emendamento presentato dai Consiglieri Reburdo e Ala: " 2. Interventi di Sviluppo, secondo comma, dopo la parola "riguardare" (prima riga), aggiungere "il miglioramento delle colture".
La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Non è accolto perché riteniamo, come ho già detto, che questi aspetti non rientrano nella trasformazione e commercializzazione dei prodotti.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 3 voti favorevoli, 22 contrari e 13 astensioni.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ferro per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

Quando in III Commissione si discutono le leggi che riguardano l'agricoltura, e quando si cerca di aprire un varco rispetto ad una impostazione tradizionale di questa regione, gli amici della Coldiretti ci dicono che un certo signor Gianni Agnelli potrebbe avere diritto a certe cose. Il varco su cui sono molto sensibili gli amici della Coldiretti è stato aperto con questa legge dall'art. 4 che stabilisce che: "Per gli interventi di sviluppo inseriti nel progetto possono essere concessi i contributi in conto capitale sino al 70% della spesa ritenuta ammissibile".
I beneficiari, con l'emendamento repubblicano, non sono più solo le cooperative, non è più il 51% delle cooperative in quanto beneficiarie, ma sono le società per azioni in cui c'è il 51% delle cooperative, il che significa che il 49% può essere di un certo signor Agnelli, ma più verosimilmente di un signor De Benedetti o di un signor Ferruzzi. Grazie di questo capolavoro!



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 4 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Emendamento presentato dai Consiglieri Reburdo e Ala: l'art. 5 è sostituito dal seguente testo: "L'assistenza progettuale, gestionale ed amministrativa, su richiesta, è garantita dagli enti strumentali della Regione e da eventuali convenzioni con l'Università, il Politecnico ed altri Enti di diritto pubblico".
La parola al Consigliere Reburdo che lo illustra.



REBURDO Giuseppe

Tentiamo di chiarire l'ambiguo, e neanche cogestionale, rapporto con il movimento cooperativo.
Il movimento cooperativo con questa operazione corre il rischio di andare per l'ennesima volta a elemosinare dei rapporti invece di conquistarsi un proprio rapporto di forza. All'art. 3, abbiamo detto che il vincolo dell'assistenza progettuale delle organizzazioni cooperative checché dicano il collega Rossa e il Capogruppo liberale, è un'operazione che lede la libera associazione prevista dalla Costituzione e svilisce il ruolo di organismi democratici. Su questa questione ci so no gravissime preoccupazioni. Con l'emendamento noi diciamo che l'assistenza deve essere data in primo luogo dalle strutture della Regione, a partire dagli enti strumentali, dall'Università e dal Politecnico attraverso convenzioni. Se poi il movimento cooperativo abbia l'esigenza di usufruire della assistenza progettuale della Regione può attivare questo rapporto. Mi stupisce questa commistione tra interventi privati, cooperativi, movimento, è una cogestione che svilisce il senso e l'importanza di questa legge.
Sicuramente non vince l'azienda coltivatrice diretta o associata, ma vince il concetto di una agricoltura forte e organizzata, che il nostro Consigliere Marchini sponsorizza e che può essere garantita solo da concentrazioni molto forti. Non credo che il movimento cooperativo possa accettare una situazione di confusione di questo genere, salvo che ci sia dietro qualche altra esigenza.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 13 voti favorevoli, 22 contrari e 1 astensione.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 5 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Emendamento presentato dal Consigliere Rossa: al paragrafo 1, secondo comma, il numero "3" è sostituito dal numero "2".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 20 voti favorevoli e 15 astensioni.
Emendamento presentato dal Consigliere Ferro: la prima frase del punto 3) è così sostituita: "Per la valutazione tecnica ed economica dei progetti, l'Assessorato Agricoltura e Foreste si avvale di un apposito Nucleo di valutazione composto da esperti in materie di economia agraria, economia aziendale e marketing designati tra il personale docente dell'Università degli Studi".
La parola al Consigliere Ferro per l'illustrazione.



FERRO Primo

Nel testo presentato dalla Giunta è la Giunta che sceglie gli esperti invece nel nostro emendamento chiediamo che la designazione avvenga da parte dell'Università, quindi con minor potere discrezionale da parte della Giunta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Oltre a questo aspetto, nella proposta della Commissione è comunque prevista la possibilità di scegliere gli esperti anche al di fuori dell'Università. Non è detto che all'interno della stessa ci siano degli specializzati nelle materie da affrontare, quindi, appunto per lasciare questa maggiore possibilità di scelta, riteniamo di non poter accogliere l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 15 voti favorevoli e 21 contrari.
Emendamento presentato dal Consigliere Fracchia: nell'art. 6 - "Procedure", al secondo comma del punto 3) dopo le parole "del competente Assessore", aggiungere: "Il Nucleo di valutazione, in relazione a particolari esigenze, potrà ricorrere all'apporto di tecnici specialistici in campi determinati designati dall'Assessore all'agricoltura".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 22 voti favorevoli e 13 contrari.
Emendamenti presentati dai Consiglieri Reburdo e Ala: Punto 3), sesta riga, dopo la parola "marketing" aggiungere "scienze vegetali e biologiche"; settima riga, dopo la parola "tra" aggiungere "il personale della Regione e dei suoi Enti strumentali" Punto 5), alla quarta riga dopo la parola "revisionati" aggiungere "dal Ministero competente".
La parola al Consigliere Reburdo che illustra l'emendamento.



REBURDO Giuseppe

Un emendamento riguarda l'utilizzo del personale della Regione e dei suoi Enti strumentali.
Il punto 5) invece si riferisce ai bilanci. E' risaputo che non solo le organizzazioni cooperativistiche hanno il compito di revisionare i bilanci ma anche il Ministero competente fa questo. Questa è l'ennesima dimostrazione che state facendo una legge che lede profondamente i diritti di libertà di associazionismo, cercate di ricondurre tutto nell'imbuto impositivo del movimento cooperativo. Noi alla fine faremo un esposto al Commissario di Governo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Per la verità mi sono contenuto nell'intervento per l'economia dei lavori, non certo per voler sfuggire al confronto, che d'altra parte è avvenuto in maniera completa in Commissione. Respingo l'impostazione data dal collega Reburdo perché non c'è nessuna intenzione di andare nella direzione che egli sostiene. Il Ministero competente, per legge, ha titolo a svolgere questo controllo, quindi questi emendamenti sono strumentali. Il Ministero ha titolo a svolgere queste revisioni, come d'altra parte hanno titolo e diritto a svolgerle, per diritto riconosciuto dallo Stato, le associazioni cooperative; quindi non si vuole limitare il diritto di libertà a nessuno, ma si vuole semplicemente avere tutte le garanzie che i progetti che vengono presentati abbiano le caratteristiche di serietà necessarie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

La questione posta dal nostro emendamento non va considerata nel modo in cui la considera l'Assessore. Non si tratta di conoscere il modo in cui ai sensi della legge vengono revisionati i bilanci, ma il tipo di controllo che la Regione chiede alle cooperative. La Regione, con il punto 5) dell'emendamento, prevede l'obbligatorietà per le organizzazioni cooperativistiche nazionalmente riconosciute a revisionare i bilanci mentre invece, secondo la legge, questo non è obbligatorio. Se il bilancio è revisionato solo dal Ministero non va bene per la Regione. La Regione prevede che passi attraverso l'imbuto dell'organizzazione cooperativistica nazionalmente riconosciuta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio,Assessore all'agricoltura

Le leggi prevedono l'obbligatorietà della revisione, quindi la Regione non fa una scelta, ma è semplicemente coerente con quanto stabiliscono le leggi di carattere generale. Le informazioni che vengono date e le motivazioni che vengono portate non hanno fondamento nella realtà della legislazione italiana.



PRESIDENTE

Pongo in votazione gli emendamenti presentati dai Consiglieri Reburdo e Ala.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono respinti con 3 voti favorevoli, 25 contrari e 9 astensioni.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 6 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Ha chiesto la parola il Consigliere Reburdo. Ne ha facoltà.



REBURDO Giuseppe

Siccome questa mattina il Consigliere Ferro chiedeva se non fosse possibile nelle disposizioni finanziarie dividere la parte di spettanza agli oneri passivi rispetto al discorso della capitalizzazione, per tentare di venire incontro ad alcune richieste, vorrei capire se la risposta è positiva o negativa prima di votare le disposizioni finanziarie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Non credo sia possibile dare una risposta positiva perché la risposta verrà nel momento in cui i progetti saranno presentati. E' impossibile riconoscere nel progetto la parte che riguarda le passività onerose e la parte che riguarda lo sviluppo e la capitalizzazione, quindi in questo momento l'articolo finanziario non può essere modificato.



PRESIDENTE

L'Assessore non dà una risposta negativa, ma dice che nel momento in cui saranno presentati i progetti si potrà stabilire questo principio.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 9.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 24 Consiglieri hanno risposto NO 13 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
Prima di porre in votazione l'intero testo della legge, passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Mignone. Ne ha facoltà.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo per esprimere il consenso del Gruppo socialdemocratico su questo disegno di legge che ha avuto un iter molto lungo in Commissione; è partito da alcune proposte di iniziativa consiliare, segnatamente dei Gruppi comunista e socialista, e da una posizione della Giunta che complessivamente può rappresentare una risposta positiva alle istanze rappresentate dalla legge.
Esprimiamo voto positivo a questo provvedimento che riteniamo utile soprattutto nella misura in cui cerca di dare un sostegno al settore della cooperazione più sano, più vivace e così presente nella nostra regione, a quel settore che vuole avventurarsi soprattutto sul terreno della trasformazione e della commercializzazione dei prodotti.
Questo merito va riconosciuto a questa legge, non tanto perch privilegia il momento della produzione, ma perché è in linea con gli orientamenti di carattere comunitario secondo i quali oggi il problema della nostra agricoltura non è tanto quello di aumentare la quantità prodotta, ma piuttosto di migliorare la qualità e di ridurre i costi. Ci pare che le iniziative più intelligenti, che potranno trovare sostegno con questa legge, potrebbero essere, ad esempio, proprio quelle indirizzate alla riduzione dei costi per poter essere competitivi sui mercati.
L'altra questione che riteniamo risolta in modo sufficientemente positivo con questo provvedimento è quella che attiene ai beneficiari, ivi compresi i consorzi agrari, per i quali questa mattina sono intervenuto con uno specifico emendamento. Forse è giunto il momento di considerare i consorzi agrari non come una realtà esterna al mondo agricolo e istituzionale piemontese, ma come realtà con la quale avviare una serie di rapporti.
Certo, anche noi sul mondo dei consorzi agrari o della Federconsorzi potremmo avere alcuni dubbi e alcune perplessità, però io credo che questo provvedimento si inserisce in un discorso volto ad aprire i consorzi agrari alla realtà associativa che si è venuta evolvendo in questi ultimi trent'anni, responsabilizzando maggiormente i singoli soci.
L'altro elemento che ci piace richiamare è se questo provvedimento ha finalità meramente assistenziali o meno. Dobbiamo dire che alcune proposte iniziali avevano un connotato e un taglio che sembrava far prevalere l'aspetto assistenzialistico. Ci pare però che il testo licenziato dalla Commissione, pur non trascurando anche questo problema che talora affligge il mondo delle cooperative, ha un taglio nettamente diverso.
L'altro elemento positivo è il riferimento ai progetti. Questo consentirà appunto alla struttura regionale di valutare le iniziative in base ai progetti, anche innovando rispetto al meccanismo tradizionale di finanziamento regionale al mondo delle cooperative così come è stabilizzato, secondo le procedure della L.R. 63, che continua a mantenere una propria capacità di spesa per quanto riguarda la cooperazione in generale. Con questa legge invece, legando l'intervento finanziario alla presentazione di un progetto, si cerca di affrontare in modo diverso e in modo nuovo anche questo aspetto. Così come l'affidamento ad un Nucleo di valutazione della decisione sulla fattibilità dei progetti, sulla loro redditività, sul rapporto costi - benefici è un altro elemento positivo che ci consente appunto di dare un giudizio favorevole a questa legge che, per questi pochi riferimenti che ho fatto, rappresenta prima di tutto un mutamento di indirizzo generale e in secondo luogo contiene dei positivi riferimenti soprattutto per consentire l'inserimento dell'agricoltura in un settore che diversamente diventerebbe preda soltanto del mondo industriale.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo abbia fatto bene il collega Mignone a richiamare il punto di partenza di questa legge consistito in due proposte di legge presentate dal nostro Gruppo e dal Gruppo socialista.
E' però fuor di dubbio che il punto di approdo a cui si giunge è completamente diverso, anzi è peggiorativo rispetto alle finalità che si proponevano sia la nostra proposta di legge che quella del Gruppo socialista.
A me è parso di vivere - consentitemi questa digressione - durante questa discussione una situazione che era tipica del cuneese. Ad Alba negli anni '47, '48, '49, si diceva ai bambini: "Se stai bravo ti porto a veder mangiare il gelato da Berta", una pasticceria sulla via principale: mi pare proprio che i compagni socialisti siano stati trascinati a veder mangiare il gelato da Berta perché, ripeto, sono completamente stravolte le finalità della loro proposta di legge.
Abbiamo tre motivi per dare voto contrario alla legge.
Il primo consiste nel fatto che è stato introdotto surrettiziamente dal Gruppo repubblicano un emendamento che mal si combina con il testo della legge, che di fatto, anche attraverso l'art. 4, concede aiuti ai privati e non più alle cooperative, purché questi privati siano per il 49 all'interno di società miste. Ci rendiamo conto del varco che questa vicenda può aprire, anche rispetto all'impianto legislativo tradizionale di una Regione come la nostra.
La seconda osservazione riguarda la questione dei consorzi agrari che è stata profondamente pasticciata: è difficile capire come la base sociale e il volume complessivo di fatturato dei consorzi agrari, non essendo specificati, possano rappresentare di fatto dei parametri rispetto alle possibilità d'intervento da parte della Regione. Vorrò poi vedere sul piano della gestione concreta come si risolverà questo problema.
L'ultima questione non attiene all'impianto legislativo, ha carattere politico e riguarda i consorzi agrari. , Sarà interessante vedere come potranno intervenire nella commercializzazione e nella realizzazione dei progetti che sono riferimento di questa proposta di legge.
Siamo di fronte ad una realtà profondamente pasticciata per tutte le improvvisazioni emerse attraverso gli emendamenti, che sono stati recepiti dalla Giunta, e che penalizzano la qualità della legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Come sicuramente è emerso nel corso della discussione ci sono due punti qualificanti di questo disegno di legge, che approda al voto finale su cui il giudizio di Democrazia Proletaria è molto critico. Il primo riguarda l'affiliazione obbligata alle centrali cooperative per poter usufruire dei contributi pubblici. Mi permetto di richiamare l'attenzione dell'Assessore Lombardi, che sicuramente è un conoscitore dell'argomento, sul fatto che la serietà dei progetti non è certificata dai timbri della Coldiretti o della Confcoltivatori....



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Non hai capito, non c'entra la Coldiretti con i coltivatori.



STAGLIANO' Gregorio Igor

E' certo che c'entra la lega, c'entra l'unione, ecc. Volevo richiamare quelle che sono le determinazioni concrete in termini operativi. Al riguardo penso che valga l'esperienza che viene fatta sul campo da parte di cooperative associate, che pure non sono affiliate a nessuna centrale cooperativa, ad esempio, nell'esperienza dell'agricoltura biologica; gran parte di queste aziende, a mia conoscenza, non fanno parte di alcuna centrale cooperativa pur praticando esperienze vieppiù .rilevanti, visto che negli ultimi tre anni la superficie complessiva di terreno coltivato biologicamente è raddoppiato nella nostra regione superando quasi i 4 mila ettari. Allora, mentre sulla serietà e la fondatezza dei progetti per evitare la dispersione incontrollata delle risorse si può convenire, mi pare che la traduzione che si è voluta trovare ad ogni costo non sia per nulla condivisibile perché viola, fra l'altro, come è stato già rilevato principi di libera scelta che sono tutelati dal nostro ordinamento costituzionale.
Sul secondo punto, quello riguardante la destinazione dei contributi anche ai consorzi agrari, il nostro giudizio è ancora più nettamente critico.
Auspico al riguardo che il Commissario di Governo abbia qualche cosa da dire al riguardo, auspico in sostanza che verifichi la congruità di questa disposizione alle leggi che regolano la cooperazione nel nostro Paese.
Stamane il collega Penasso si è arrabbiato quando facevo i riferimenti ai consorzi agrari laddove affermavo che, pur essendo nati come natura giuridica cooperative, via via hanno perduto questo connotato, sociale prima ancora che giuridico, e non ci risulta - su questo vorrei essere smentito dall'Assessore se non dal Commissario di Governo - che gli statuti dei consorzi agrari siano stati adeguati alle leggi nazionali sulla cooperazione. Come sappiamo, sono entrati in vigore quasi nove anni dopo l'entrata in vigore della legge sui consorzi agrari del 1948. In questo senso auspichiamo che il Commissario di Governo verifichi questa congruità e semmai ci rimandi la palla, proprio perché pensiamo che le risorse da destinare alla cooperazione, aspetto molto importante, debbano essere utilizzate per lo sviluppo della cooperazione e non invece per sanare deficit che con la cooperazione c'entrano poco.
Penso che nel corso della discussione non possa non essere stato colto un peggioramento obiettivo introducendo l'emendamento "Ferrero" - mi perdonerà il collega Fracchia - fatto a misura esattamente dell'azienda con la quale lui ha un rapporto di lavoro, se non sbaglio, e che è funzionale ad una politica industriale di decentramento produttivo, di scorporo delle maestranze dall'azienda madre, che ancora una volta nulla ha a che fare con la cooperazione.
Sento che il campanello mi avverte che il tempo è finito.
Sono due argomenti molto rilevanti che non possono non indurci a votare contro ad una legge che già aveva spunti non pienamente soddisfacenti all'inizio e che esce ulteriormente peggiorata dal nostro punto di vista.
Auspico che quantomeno sulle prospettive indicate nell'ordine del giorno citato ci possa essere una apertura, che purtroppo non è stato possibile registrare su alcuni emendamenti che erano migliorativi nello stesso impianto della legge, se non alla luce di una arroganza di numeri che svilisce la dialettica parlamentare di quest'aula:



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Cari colleghi, penso sia ovvio a questo punto il voto contrario della Lista Verde, che vede sempre rinviati quei provvedimenti che, in materia di agricoltura, potrebbero almeno dare inizio ad alcuni mutamenti di rotta nell'attività agricola. Con questa legge non si fa altro che riconoscere i rapporti di forza in agricoltura ed aiutare, sia pure con appena una ventina di miliardi, quelle che sono le tendenze vincenti in questo momento.
Riprendo alcune osservazioni del collega Ferro vedendo come nel testo finale sono completamente scomparse le tracce di quel poco di cultura di sinistra che i provvedimenti iniziali presentavano.
Mi pare che siano anche scomparse le tracce di quella che è ancora la cultura di una componente importante del nostro mondo agricolo, proprio la piccola azienda coltivatrice diretta. Non voglio rifarmi alla Coldiretti in quanto tale, ma alle piccole esperienze del mondo agricolo, sia quelle tradizionali che durano da molto tempo sia quelle nuove a cui faceva riferimento Staglianò, cioè le nuove forme di cooperazione giovanili, i nuovi tentativi e le nuove sperimentazioni. Anziché aiutare questi processi, che oltre ad essere fonte di occupazione sono anche una fonte culturale importante per quanto riguarda il rapporto tra le persone e l'ambiente, questi vengono lasciati cadere a favore del grande capitale finanziario, che compra, vende, si sposta e non ha nessun rapporto di amore verso il territorio, verso questo nostro ambiente piemontese che si degrada sempre di più.
Rimane ancora la parvenza del 51%, però è chiaro che si favoriscono le grandi concentrazioni. Infatti le cooperative devono essere tutte grandi quindi a chi ha già sarà dato e chi ha poco non avrà niente.
Quello di non favorire in alcun modo i piccoli è culturalmente un segno negativo, soprattutto se si fa molta demagogia politica, soprattutto da parte della Democrazia Cristiana, sull'interesse verso la piccola conduzione agricola. Anche i Verdi sono a favore dei piccoli nuclei produttivi in agricoltura. Devo però constatare ancora una volta che il Partito cui gran parte di questo mondo e di queste persone fanno riferimento alla prova dei fatti preferisce i grandi interessi e il grande capitale finanziario.
E' la stessa storia della centrale nucleare: di fronte agli interessi dei grandi enti di Stato come l'Enel, l'interesse dei coltivatori vercellesi, grandi o piccoli che fossero, è comunque venuto in secondo piano. L'unica cosa che si può ancora garantire al mondo agricolo sono gli aiuti in cambio di consenso. Quindi è anche scontato che una simile legge approdi, dopo tanti rinvii e tanti pasticci, all'aula a un mese esatto prima delle elezioni. Spero però che venga letta con estrema attenzione dai destinatari. I destinatari veri capiranno senz'altro. Mi auguro invece che i destinatari presunti, quelli a cui apparentemente la legge è destinata abbiano la capacità e l'accortezza di capire che per loro rimarranno come al solito le briciole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Non avevo più intenzione di intervenire perché avevo già detto troppo.
Purtroppo non ho sentito tutto l'intervento del collega Staglian ribadisco però che il mio non è un emendamento "Ferrero". Chiedo di avere copia di quanto è stato detto perché intendo, se ci sono gli estremi, dare querela al collega Staglianò che ha detto delle cose ingiuste nei miei confronti.
L'emendamento presentato dal sottoscritto è stato preparato con l'ufficio studi agricoltura del Partito repubblicano. La Ferrero c'entra come i cavoli a merenda. Quindi chiedo copia del resoconto stenografico poi vedremo le conseguenze.



PRESIDENTE

Il verbale sarà consegnato.
Ricordo che la Costituzione garantisce al Consigliere in aula durante il Consiglio una specie di immunità. Non entro nel merito del giudizio dico soltanto che il Consigliere è esente da pena, però non è esente da una censura pubblica o da un prezzo politico. Il Presidente del Consiglio ha l'obbligo, quando una persona è investita da accuse, di mettere le cose a posto. Nel verbale è detto che l'emendamento poteva essere riferito ad una certa industria, in verità il Consigliere Fracchia aveva fatto il nome di un'altra industria che è stata creata negli anni del mio mandato come Presidente della Giunta. Semmai attacca il sottoscritto che nelle Giunte di sinistra fece di quell'industria privata un'industria pubblica.
Rimesse così a posto le cose diamo la parola al Consigliere Rossa che ha facoltà di intervenire.



ROSSA Angelo

Signor Presidente e colleghi, questo mi conforta e lo ribadirò in questa dichiarazione di voto circa l'impegno che lei ha assunto allora: sicuramente è stato un precursore di un indirizzo che vede un impegno pubblico e privato molto più consistente ed insistente.
Questa è una novità che per varie ragioni non è stata sufficientemente valutata o si è collocata in un clima politico rigido in cui gli schemi ideologici prevalevano sul resto impedendo di capire l'indirizzo che deve essere sviluppato in una società pluralista sul piano politico ma anche sul piano economico. Questo pluralismo sul piano economico oltre che sul piano politico ha consentito, insieme ad una serie di fattori concomitanti di carattere nazionale ed internazionale, di risolvere e di uscire da gravissimi problemi economici. Avremmo potuto risolverne degli altri e io mi auguro che le scelte dell'elettorato italiano siano tali da consentire la formazione di governi capaci di riprendere il discorso che è stato interrotto con lo scioglimento anticipato delle Camere.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Sulla storia dei consorzi agrari avete litigato per mesi e mesi...



ROSSA Angelo

Arrivo, Igor, arrivo.
Volevo esprimere la soddisfazione del Gruppo socialista e mia personale perché siamo arrivati alla conclusione dell'iter legislativo di questo provvedimento. E' positivo che, anche attraverso un iter lungo e difficoltoso, si sia arrivati alla conclusione di una legge importante.
Alcuni colleghi hanno fatto il confronto tra il momento di partenza e la conclusione. Io non intendo rivendicare alcun titolo di primogenitura per un impegno assunto in direzione di un settore importante come quello della cooperazione. Non intendo ergermi a giudice, anche perché una legge quando arriva alla conclusione, non è mai il risultato di un indirizzo preciso, non conserva il marchio della partenza, perché è difficile che possa conservare l'originaria veste quasi potesse passare indenne attraverso la discussione vivace che questa legge ha avuto impegnando molti protagonisti sia in sede di Commissione che in aula. Quindi è sicuramente il risultato del concorso di idee e di proposte. Ci possono essere state altre idee e altre proposte che non sono state accolte, ma questo fa parte dell'iter di una legge.
Il mio giudizio è positivo e non la considero affatto, come il collega Ferro, una legge pasticciata, credo invece che debba essere letta in tutte le sue sfaccettature, quindi non è una proposta di legge pasticciata, ma è una proposta che rispecchia l'indirizzo di fondo che riguarda lo sviluppo la capitalizzazione, le passività onerose, il Nucleo di valutazione per l'esame dei progetti, la caratteristica interprovinciale che riguarda i consorzi agrari che gli conferisce un carattere regionale.
Certo, non sono molti i 20 miliardi disponibili, comunque ritengo che nel momento in cui il Consiglio accoglierà questo disegno di legge....



STAGLIANO' Gregorio Igor

A Roma eravate contrari....



ROSSA Angelo

....e lo trasformerà in legge avrà esplorato una via nuova alla quale mi auguro che tutti diano il massimo sostegno perché nei prossimi anni si realizzi un impegno maggiore in questa direzione.
Abbiamo voluto assumere come interlocutori privilegiati le centrali cooperative, ma noi abbiamo ritenuto che questa fosse la scelta per rafforzare un settore importante, senza negare il ruolo altrettanto importante nell'economia dell'iniziativa privata e del settore pubblico.
Riteniamo che il discorso della cooperazione e dell'associazionismo sia importante, ma, cari colleghi, qui ad ogni pie' sospinto si fa il discorso del rafforzamento dell'associazionismo e delle forme consortili, ma non si a sufficientemente ciò che si fa in altre Regioni che, probabilmente hanno una grande tradizione riformista alla quale si riportano i socialisti fin dalla fine del secolo scorso. Forse in Piemonte si sente un po' di meno, tuttavia riteniamo che vi siano le condizioni perché si possa sviluppare anche qui, si possa sostenere, nel momento in cui c'è un grande confronto e una grande attenzione da parte delle forze economiche nel settore agro-alimentare. Riteniamo che sia necessario dare un appoggio sostenere gli sforzi che debbono essere compiuti nella direzione dell'ammodernamento e del rinnovamento.
Questa legge ha avuto il consenso delle associazioni, come hanno sottolineato l'Assessore Lombardi e il Presidente della III Commissione Mignone, è il risultato di un lavoro fatto in sintonia, fatto con fili particolari, quindi non può che trovare delle udienze attente.
Questa legge reca anche un discorso di apertura nei confronti dei consorzi agrari. Questi strumenti si trovano all'interno di un quadro politico profondamente diverso e per cambiarlo ci sono voluti tanti sacrifici e tanti sforzi. Sarebbe però stato un errore escludere dal raggio di azione, dal ventaglio di lavoro della legge degli strumenti così importanti. E' un messaggio di disponibilità, di apertura a cui ci accostiamo con una visione laica, aperta ai problemi per arrivare attraverso la modifica degli statuti, attraverso la rivitalizzazione degli sforzi a quel salto di qualità che quindici o vent'anni fa non era possibile; oggi invece sono possibili intese e incontri. Le forze politiche vive devono essere attente e non essere rimorchiate per mantenere fede a impegni che sono superati sul piano ideologico.
Ecco la ragione della nostra profonda convinzione. Riteniamo di avere tanti amici anche nei consorzi agrari, detto fuori dai denti; non ci sono più gli steccati ideologici di una volta che schieravano la gente muro contro muro. C'è un tentativo di mantenere aperto questo discorso e ci sono anche tentativi contrari. Avrete letto le dichiarazioni, poi le smentite poi le smentite delle smentite che hanno coinvolto persino la Chiesa cattolica in questa vicenda. Le situazioni sono cambiate e bisogna saperle valutare, oggi le situazioni sono più difficili ma sono più esaltanti proprio perché sono più difficili.
Allora, nessuna folgorazione sulla via di Damasco, ma un processo riformistico in un grande confronto di posizioni.
Non possiamo agire con gli occhi rivolti al passato.
Caro collega Ferro, ho detto in una battuta che ci siamo messi a fare i gelati e li facciamo con il garofano rosso, speriamo appunto che siano parecchie le persone che ce li accolgano.
Mi sembra, signor Presidente, che con questa legge la Regione Piemonte lanci un messaggio ad un settore molto importante che vuole concorrere a far progredire il Paese verso lo sviluppo della società.
Il voto favorevole del Gruppo socialista è fuori discussione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, devo dire che, per chi come me è nato e vissuto un po' da agricoltore, questi discorsi megagalattici confondono perché sono a mezza strada tra le dieci tavole (del Musiné) e il discorso della montagna (di Rossa).



PRESIDENTE

Marchini, devi dire che sei nato a Moncenisio che è il più piccolo Comune d'Italia.



MARCHINI Sergio

Preferisco dire che è il più alto.



MIGNONE Andrea

E' altissimo.



MARCHINI Sergio

Visto che "L'Edera punta in alto", noi puntiamo Altissimo! Dicevo che con le dieci tavole del Musiné il discorso della montagna di Rossa ci sta poco per qualche nostra considerazione.
La dichiarazione di voto è ovviamente favorevole. Devo però dire che il Consiglio non può non apprezzare lo sforzo che è stato fatto soprattutto dai Consiglieri Staglianò e Reburdo di individuare alcuni rischi. Come ex agricoltore ho qualche difficoltà a capire il fondamento di queste preoccupazioni e ho qualche difficoltà anche a capire come qualcuno possa molto semplicemente dire che queste preoccupazioni sono del tutto infondate.
Sono stato particolarmente colpito dalla considerazione di Ala relativa al fatto che questo significa un limite nei confronti dell'innovazione soggettiva in agricoltura. In effetti l'agricoltura incomincia ad essere riscoperta da soggetti nuovi rispetto al passato, che probabilmente - ci dicono gli amici dell'opposizione - rispetto a questa legge si trovano in difficoltà.
Ritengo che l'Assessore farà tesoro di quello che i colleghi che ho indicato hanno detto in quest'aula per misurare al contrario la validità di questa legge. Questa legge sarà valida soprattutto nella misura in cui dimostrerà con i fatti che queste preoccupazioni non avranno fondamento.
Però tout court dire che questo problema non esiste mi pare un po' semplicistico. Se però è detto dalla Giunta, che ha poi la responsabilità nei fatti di garantire questo, mi rassicura di più.
Quindi, un voto favorevole da parte del Gruppo liberale, ma anche un invito alla Giunta affinché segua passo passo all'attuazione pratica di questa legge, garantisca nei fatti che non si avviino dei processi di consortizzazione obbligatoria e contestualmente che questo non significhi in definitiva anche il congelamento di forme e di esperienze nuove di approccio ai problemi dell'agricoltura da parte di soggetti e realtà completamente diversi.
Chiedo ancora scusa all'Assessore, però siccome credo molto nel dialogo ho l'impressione che agli amici dell'opposizione, che questi problemi ci hanno posto con tanto calore e con tanta preoccupazione, una risposta di attenzione da parte di un Partito vada data. Si dice: noi riteniamo che quanto ha detto la Giunta in sede di replica fa giustizia in termini legislativi di questo problema; noi ribaltiamo il problema all'Assessorato e chiediamo alla Giunta di controllare nei fatti che queste preoccupazioni erano infondate non soltanto nel dettato della legge, proprio perché, lo ripeto e chiedo ancora scusa, il calore e gli argomenti che i colleghi dell'opposizione hanno messo a supporto delle loro argomentazioni mi hanno in qualche misura molto colpito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paris.



PARIS Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prendo la parola per un intervento telegrafico.
Intanto devo dire che non considero nemici quelli che non la pensano come me. Quindi parlerò senza alcuna animosità e non con quel livore che mi pare di aver avvertito oggi nelle dichiarazioni di qualcuno che ha parlato prima di me e che mi ha profondamente amareggiato. Se uno non la pensa come noi, non è il caso di mettergli il piede sul collo.
Ciò che ha detto il collega Ala è da respingere con forza perché dal suo intervento sembrerebbe che le cooperative piccole, le cooperative singole siano dimenticate, non abbiano più i finanziamenti.
Questo non è vero: le cooperative continuano ad avere le loro fonti di finanziamento da altre leggi tuttora in vigore. Dobbiamo ricordare e sottolineare che questo è un intervento straordinario per favorire l'aggregazione delle cooperative che sono in mano ai coltivatori, per creare dei punti forti e ha finalità diverse rispetto alle leggi che riguardano i finanziamenti delle cooperative singole. Questa legge non annulla, non diminuisce, non limita il sostegno che con legge regionale viene dato ad altre cooperative.
Inoltre, per quanto riguarda le osservazioni dell'amico Ferro, abbiamo ritenuto fosse nostro dovere tenere conto dei pareri, delle richieste delle osservazioni venute dalle organizzazioni sindacali e dalle cooperative. Se poi il PCI e la Confcoltivatori la pensano in modo diverso allora non siamo noi che dobbiamo andare a dare spiegazioni di soci della Coltivatori Diretti, ma siete voi che dovete andare a giustificarvi con quelli della Confcoltivatori. Detto questo, confermiamo l'onestà dei nostri intendimenti.
Sono personalmente convinto che con questa legge riusciremo a modernizzare i consorzi agrari, quindi manifesto il parere favorevole del nostro Gruppo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 15 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.
Signori Consiglieri, in merito alla legge testè approvata è stato presentato un ordine del giorno a firma del Consigliere Staglianò.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Reburdo. Ne ha facoltà.



REBURDO Giuseppe

Personalmente non condivido la logica che sta dietro all'approvazione di leggi settoriali e di ordini del giorno settoriali. Questo è un problema trasversale. Noi abbiamo proposto una serie di emendamenti su vari disegni di legge per recuperare queste tematiche perché questa è la strada da percorrere, non quella degli ordini del giorno che soffocano l'elemento culturale e tecnico di riconsiderare le leggi della Regione e dello Stato alla luce delle tematiche ambientali che qui sono in parte recepite. Voter questo ordine del giorno, ritengo però che si dovrebbe avviare un ripensamento su una serie di leggi che sono significativamente più importanti di un ordine del giorno o di leggi settoriali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Capisco lo spirito dell'ordine del giorno, a quest'ora della sera si capisce tutto! Qui non c'è un riferimento alla lotta biologica, sul quale sarei d'accordo perché la lotta biologica implica la ricerca di microbiologie implica la ricerca di qualcosa di nuovo che consenta, soprattutto per quanto riguarda i prodotti alternativi ai pesticidi, l'uso di tecniche che sono attinenti alla lotta biologica. Qui non si parla di lotta biologica si parla di tecniche di produzione agricola biologica. Ora - scusate il bisticcio - si possono usare benissimo tecniche di produzione agricola biologica senza fare la lotta biologica.
Rispetto al mercato l'uso di tecniche di produzione agricola biologica è un passo avanti, ma, rispetto alle innovazioni che si attendono dall'agricoltura, non so se rappresenti un passo avanti. Per cui la lotta biologica può anche essere valutata positivamente, ma se tutto si riconduce unicamente alle tecniche di produzione agricola biologica, ho delle perplessità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ho rinunciato ad illustrare l'ordine del giorno perché ho guardato l'orologio e ho pensato che la discussione che si è svolta fosse sufficiente nella sua unitarietà, come da premessa del Presidente del Consiglio, viceversa gli interventi dei colleghi Reburdo e Ferro mi inducono a intervenire, intanto sulle ultime osservazioni del collega Ferro. Sono francamente sorpreso dal fatto che poc'anzi, su un emendamento che proponeva la lotta biologica ai parassiti, Ferro e il Gruppo comunista si siano astenuti. Quando parliamo di lotta biologica si dice che il problema è un altro, quando parliamo di tecnica agricola biologica si dice che il problema è quell'altro di prima.
Io sono per scrivere: tecniche biologiche, lotta biologica, tutto quello che vogliamo, perché non ritengo, contrariamente all'interpretazione del collega Reburdo, che sia una visione settoriale questa.
Mi era parso di spiegare prima nel dibattito generale della legge che è difficile intervenire in un campo che acquisisce vieppiù maggiore importanza: nel 1984 in Piemonte gli ettari di terreno coltivati biologicamente erano 2.000, il 35% del totale nazionale, oggi sono circa il doppio, il che vuol dire non soltanto che c'è spazio sociale e nuova coscienza culturale in settori crescenti del mondo agricolo, ma c'è anche spazio di mercato.
Dicevo che è difficile intervenire a valle per favorire queste esperienze se non si definiscono a monte parametri, criteri, ecc., che in qualche modo consentano di individuare che cosa si intende oggi per tecnica agricola biologica. E' evidente che non si intende con questo ordine del giorno, signor Presidente e colleghi, anticipare una discussione nel merito che andrà fatta nella Commissione agricoltura e quindi nell'aula consiliare. Si intende semplicemente segnalare, in relazione a un'emergenza ambientale che tutti condividiamo, a esperienze sociali, economiche che vengono svolte, ecc., l'urgenza di intervenire nel merito con tutte le proposte che si riterranno più opportune.
Francamente mi sfugge l'obiezione del collega Ferro e mi pare eccessiva la preoccupazione del collega Reburdo.



PRESIDENTE

E' stata data una spiegazione dell'ordine del giorno sotto ogni punto di vista.



FERRO Primo

Intendiamo proporre un emendamento, ovviamente se esiste il consenso del presentatore. Proponiamo di sostituire le parole "tecniche di produzione agricola biologica" con le parole "lotta biologica".



PRESIDENTE

La parola al presentatore dell'ordine del giorno, Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Se l'emendamento è sostitutivo non sono assolutamente d'accordo, se invece è integrativo mi va bene. Spero che tutto il Consiglio sia della stessa opinione.
Sostituire non vuol dire proprio nulla. Se diciamo "tecniche agricole biologiche e lotta biologica" non ho nessuna obiezione, anzi, mi va benissimo. Ma la sostituzione di "tecniche agricole biologiche" con "lotta biologica" è la sostituzione concettuale di due cose completamente diverse.
Mi spiace che il collega Ferro, che è un conoscitore molto più ferrato del sottoscritto di questi argomenti, cada in questi errori evidentissimi.



PRESIDENTE

Lasciamo andare gli errori evidentissimi, questo è un giudizio relativo, altrimenti tutto ciò che uno dice può essere un errore evidentissimo e allora Ferro potrebbe ribaltare su Staglianò lo stesso ragionamento. Diciamo che sono delle tesi diverse. Ferro propone di sostituire la tecnica agricola biologica con la lotta biologica. Se il tema è posto così avrà una sua logica e un suo motivo. Evidentemente se il presentatore non l'accetta, sappiamo politicamente che il tema è stato posto e che non è stato accettato.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Non discettiamo sugli errori evidentissimi: mi riferisco alla corrispondenza tra le parole e la realtà. La lotta e la tecnica agricola biologica sono due cose integrative. Se è in questi termini lo accolgo.



PRESIDENTE

Si aggiunge, quindi non si sostituisce. La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Pur non essendo un esperto come i colleghi Ferro e Staglianò su una materia molto complessa e anche nuova come quella della lotta biologica e dell'agricoltura biologica, credo di poter esprimere un giudizio.
Sostanzialmente la lotta biologica non dà un frutto esente da contaminazioni e residui di prodotti chimici, mentre l'agricoltura biologica deve essere esente, e andremo a verificare, collega Staglianò, se effettivamente sui 4.000 ettari in cui si fa agricoltura biologica i prodotti sono privi di tali sostanze. Se si vuole dare un marchio ad una produzione esente dall'uso di sostanze chimiche, si deve parlare di agricoltura biologica e non di lotta biologica. La lotta biologica non è altro che una forma che, aggiungendosi alla lotta chimica, crea le condizioni per ridurre il consumo e l'uso di prodotti chimici.
Quindi, se vogliamo offrire un prodotto migliore ai consumatori dobbiamo andare nell'ottica dell'agricoltura biologica. Vedremo poi quale sarà la prospettiva economica di questa forma di produzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Vorrei porre una questione che mi pare abbastanza importante. Mi chiedo se non sia più proprio impegnare il Consiglio e le Commissioni I e III circa l'approvazione di norme in materia, anche sulla base delle proposte di legge giacenti.
Questa mi parrebbe una collocazione istituzionale corretta e credo sia anche nell'interesse di Staglianò che ha proposto una legge.
Nel merito non sono in grado ora di dire se questa o altre proposte siano quelle su cui dobbiamo puntare. Dico questo anche perché il nostro Gruppo ha in preparazione una proposta di legge che, qualora si arrivi in tempo rispetto all'iter legislativo, vorremmo valorizzare. Perch altrimenti oggi sono costretto a votare a priori e dare un assenso che pu essere poi usato e spacciato per il merito di quella legge. Io non me la sento.



PRESIDENTE

La proposta del Consigliere Bontempi è di aggiungere nell'ultima parte dell'ordine del giorno l'avvio in tempi brevi dell'esame e dell'approvazione di norme in materia.
La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Spiace questa polemica nella fase terminale. Quando abbiamo preparato questo ordine del giorno, avevamo perfettamente presente questo problema.
Consigliere Bontempi, non è nostro costume spacciare alcunché, cioè spacciare l'indicazione dell'urgenza di esaminare norme in materia con assenso nel merito di proposte che andranno valutate, tant'è vero che l' ho detto illustrando brevissimamente l'ordine del giorno. Mi va benissimo la frase "sulla base delle proposte giacenti", oggi ce n'è soltanto una, ma ne verranno presentate delle altre, non importa, questo è nel diritto dei Consiglieri; quindi la discussione nel merito la faremo in luogo e in tempo dovuti. Pertanto non ho difficoltà a togliere il riferimento del numero e ad aggiungere "sulla base delle proposte esistenti".
Sia chiaro - è questo il senso dell'ordine del giorno che al collega e compagno Bontempi sicuramente non sfugge e do atto pubblicamente di quanto l'Assessore ha detto al riguardo - che non possiamo aspettare altri due o tre anni per avviare una discussione in attesa che tutti i Gruppi avviino iniziative analoghe con quel meccanismo di ritardo a catena per cui noi questo problema non lo affronteremo mai. Se nell'ambito della Commissione o nell'ambito dell'aula si ritiene, come a noi pare opportuno e necessario di affrontare l'argomento, ciascun Gruppo si collocherà; la Giunta pu presentare tutti i disegni di legge che vuole e così via discorrendo. Per non vogliamo che il succo venga stravolto in termini di attesa e che tutti si siano pronunciati prima di incominciare un lavoro nel quale, appunto c'è spazio per tutti.



PRESIDENTE

Spetta al Presidente chiarire il significato del voto. Voglio precisare che se dovesse essere introdotta la frase "dei progetti oggi giacenti" dovremmo togliere la parola "oggi" perché sarebbe antistatutaria.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Ringrazio il Consigliere Staglianò della precisazione e anche dell'accoglimento dello spirito della nostra osservazione che dovrà avere un riscontro preciso nel momento in cui vogliamo ottenere l'obiettivo principale che è quello di avviare rapidamente l'esame di tutte le leggi giacenti. Voglio ricordare che proprio perché abbiamo alle spalle norme molto importanti, come quella sull'impatto ambientale, riteniamo di dovere qualificare e valorizzare la nostra iniziativa e di cercare un confronto reale per riuscire ad arrivare, insieme alla Giunta e agli altri Gruppi, ad un risultato normativo utile per i problemi trattati. Riteniamo perciò sia importante chiudere questo ordine del giorno così come è stato modificato dopo l'intesa Ferro - Staglianò con una frase come questa: "impegna il Consiglio ad approvare rapidamente le norme in materia attraverso l'avvio rapido da parte della I e della III Commissione dell'esame delle proposte avanzate in materia".



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno n. 280 nel testo seguente: "Il Consiglio regionale impegnato nella approvazione del d.d.l. 12.6 'Interventi regionali straordinari per il consolidamento e lo sviluppo della cooperazione agricola di valorizzazione dei prodotti agricoli' considerato che i prodotti chimici di sintesi (sia fertilizzanti, sia antiparassitari vegetali e animali) costituiscono uno dei fattori di inquinamento profondo delle falde acquifere in vaste porzioni di territorio della regione considerato che esistono in Piemonte ormai numerose realtà di produttori agricoli, sia singoli sia associati in cooperative, che conducono esperienze consolidate di tecniche di produzione agricola biologica considerato altresì che in assenza di una sistematica regolamentazione giuridica e tecnica della materia, in particolare del mercato dei prodotti agricoli biologici, con sufficienti garanzie per i produttori e per i consumatori, i suddetti produttori singoli ed associati in cooperative rischiano di continuare ad essere esclusi anche dai benefici previsti dal d.d.l. 126 giudica urgente regolamentare la lotta e le tecniche agricole biologiche, al fine di sostenerne la sperimentazione e lo sviluppo impegna la I e la III Commissione ad avviare, in tempi brevi, l'esame delle proposte e dei disegni di legge in materia avanzati." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno n. 283 inerente la Montefibre


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, è stato presentato un ordine del giorno in merito alla proroga delle scadenze della cassa integrazione straordinaria per i lavoratori della Montefibre di Ivrea, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale considerato che il 23 gennaio scorso il Governo sottoscriveva un verbale di intesa con la Regione Piemonte, le organizzazioni sindacali nazionali e regionali, che affermava '.., al fine di congiungere la normativa vigente sulla CIGS alla nuova normativa prevista nel d.d.l. approvato dal Consiglio dei Ministri del 21 gennaio 1987 e presentato al Parlamento, il CIPI prorogherà di ulteriori 12 mesi tutti i provvedimenti di CIGS che abbiano superato un anno di vigenza, di 24 mesi quelli al di sotto di questo limite' assumendo così un preciso impegno finora non attuato preso atto che il Governo reiterando il decreto sulla fiscalizzazione degli oneri sociali non ha esteso, come si era impegnato a fare il 14 aprile scorso, la normativa prevista dalla legge 301 (proroga di 12 mesi della CIGS ai lavoratori delle aziende fallite) anche ai dipendenti delle aziende in liquidazione considerato inoltre che è intenzione del Governo presentare un apposito emendamento in fase di conversione del decreto, ma il provvedimento difficilmente potrà essere adottato in tempo utile per i lavoratori della SIN-Montefibre di Ivrea (da giugno a indennità di disoccupazione speciale) e di altre aziende impegna la Giunta a incontrare urgentemente il Presidente del Consiglio Fanfani e i Ministri del Lavoro Gorrieri e del Tesoro Goria, per chiedere al Governo di onorare gli impegni assunti mediante un provvedimento immediato di decretazione d'urgenza in merito alla proroga delle scadenze di cassa integrazione straordinaria e alla estensione della normativa della legge 301 a tutti i lavoratori delle aziende poste in liquidazione." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.


Argomento: Comuni - Beni demaniali e patrimoniali

Esame progetto di legge n. 244: "Autorizzazione a donare al Comune di Cortandone (At) i beni mobili ed immobili provenienti dalla eredità del signor Federico Venturello"


PRESIDENTE

Il punto 6) all'o.d.g. reca: "Esame progetto di legge n. 244". Poich non vi sono richieste di parola, possiamo passare alla votazione dell'articolo unico.
ARTICOLO UNICO - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'articolo unico è approvato.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Conclusioni del dibattito sulle discariche avviato dalla comunicazione della Giunta, dalla prima relazione della Commissione d'indagine conoscitiva sull'inquinamento, dalla mozione presentata dal Gruppo PCI e dagli ordini del giorno presentati dai Consiglieri Staglianò, Ala e Pezzana: determinazioni conseguenti (rinvio)


PRESIDENTE

In merito al punto 5) all'o.d.g. che reca: "Conclusione del dibattito sulle discariche avviato dalla comunicazione della Giunta, dalla prima relazione della Commissione d'indagine conoscitiva sull'inquinamento, dalla mozione presentata dal Gruppo PCI e dagli ordini del giorno presentati dai Consiglieri Staglianò, Ala e Pezzana: determinazioni conseguenti",ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

A nome del Gruppo che per primo ha chiesto di svolgere questo dibattito, e in coerenza con quanto ritiene anche il Consigliere Pezzana credo che non si possa pensare di iniziare a quest'ora un dibattito di questa rilevanza. Però voglio ricostruire la storia di questa vicenda affinché si sia tutti consapevoli di questo ulteriore slittamento, che ormai va avanti non ricordo più da quanto tempo.
Siamo giunti con molto sforzo e dopo lunghi mesi a inserire all'o.d.g.
questo punto. Alla fine però comincio ad avere dei dubbi sulla reale volontà di tutti di porre questo tema nella centralità dovuta. Si è arrivati ad uno slittamento di circa un mese e mezzo. E' chiaro che in queste condizioni non si può svolgere un dibattito di questa portata e di questa ultronea maturazione. Chiedo pertanto che questo argomento venga iscritto al primo punto all'o.d.g. della prossima seduta per poter svolgere contestualmente, ma anche nel giorno successivo, il dibattito sull'acqua che è pure da tempo in attesa di discussione.
Chiedo che venga assunto un impegno in questo senso dai Presidenti dei Gruppi validato anche dal Consiglio. Francamente su questo argomento si sta passando il limite dell'accettabile. Tra l'altro, i colleghi che sull'argomento devono intervenire sono ogni settimana impegnati.
Questa nostra richiesta è piuttosto perentoria.
Aggiungo che conferiremo anche un documento relativo alla discarica di Arborio, di cui si è discusso in questi giorni ampiamente nella comunità vercellese. Il tempo passa e si aggiungono altre prese di posizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Nel corso della seduta precedente, quando il dibattito sui rifiuti era di nuovo slittato, dopo molte precedenti sedute di Consiglio in cui ugualmente era slittato, mi ero chiesto a cosa servissero le Conferenze dei Capigruppo dove si stabiliva l'ordine dei lavori.
Sembrava una battuta provocatoria, in realtà, l'esperienza di oggi dà ragione a quanto mi chiedevo l'altra volta. Oltretutto si è ventilata anche l'ipotesi di far slittare qualche seduta di Consiglio per la campagna elettorale ormai iniziata.
Mi chiedo se l'argomento rifiuti sia di effettivo interesse per questo Consiglio oppure no. Voglio vedere se giovedì prossimo affronteremo questo argomento così importante per la salute dei cittadini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Credo che il Presidente del Consiglio abbia ricevuto una lettera da me indirizzata nei giorni scorsi a nome della Commissione che presiedo per sollecitare il dibattito in Consiglio sull'intera questione. La Commissione ha valutato che le è difficile proseguire nei suoi lavori in mancanza di valutazioni e di indicazioni prioritarie da parte del Consiglio perch possa procedere alla esplorazione di cui è stata incaricata.
Nella lettera da me inviata c'era anche una sollecitazione circa l'organizzazione dei lavori del Consiglio e cioè l'invito ai Presidenti dei Gruppi perché tenessero conto di questa esigenza in modo che il dibattito non venisse sbrodolato nei ritagli di tempo e magari rimandato a sedi successive, perché l'impressione che se ne ricaverebbe qui ma anche all'esterno è di uno scarsissimo interesse a questo dibattito.
Quindi chiedo formalmente, e credo di interpretare l'opinione di molte altre forze politiche se non di tutte quelle che compongono la Commissione di iscrivere questa discussione al primo punto all'o.d.g. della prossima riunione del Consiglio. Questa sarebbe una dimostrazione di serietà e di coerenza rispetto a quanto andiamo dicendo, ma che di fatto non sembra interessare più di tanto. Non voglio fare polemiche nei confronti di nessuno. Prego il Presidente del Consiglio di farsi carico di questo messaggio nella prossima seduta dei Capigruppo.
Non è serio nei confronti dei colleghi che si sono preparati a intervenire sull'argomento cinque o sei volte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Il nostro Gruppo è d'accordo che questo argomento sia iscritto al primo punto all'o.d.g. della prossima seduta. Faccio però presente, anche in relazione alle osservazioni di Pezzana, che non sempre nella Conferenza dei Capigruppo si possono stabilire i tempi occorrenti per l'approvazione di determinati provvedimenti. Questo è rimasto tre mesi in attesa di poter approdare all'aula, e si riteneva che la discussione sulla legge della cooperazione richiedesse minor tempo. Invece il dibattito in aula si è allargato a tutti e questo, come spesso avviene, ha comportato uno slittamento dei tempi. Non si tratta quindi di mancanza di volontà o di indisponibilità. Lo stesso fatto è successo per la legge sulla promozione e sulle fiere che ha richiesto degli aggiustamenti in aula.
Al momento non ci sono progetti legislativi urgenti, quindi le richieste avanzate ci paiono giuste e siamo disponibili a iscrivere al primo punto all'o.d.g. questo argomento per la prossima seduta di Consiglio. Nell'incontro dei Capigruppo di lunedì lo decideremo.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, non c'è bisogno d'impegno perché gli argomenti che sono iscritti all'o.d.g. proseguono. L'esame di questa materia è iniziata due settimane addietro con due relazioni, una del Consigliere Bergoglio l'altra del Consigliere Bruciamacchie, assai lunghe e interessanti.
Dopodiché si è preso atto che erano stati presentati sull'argomento una mozione del Gruppo comunista e tre ordini del giorno da parte dei vari Gruppi. Di conseguenza occorreva una riunione generale per procedere in questa direzione.
I lavori di un Consiglio sono sempre organizzati. Però bisogna discutere anche le interrogazioni e le interpellanze e se alcune di esse non vengono svolte si reclama; poi vi sono le leggi che hanno caratteristiche importanti e urgenti, quindi bisogna discuterle; altre volte si dice che le leggi vanno votate con attenzione perché possano essere applicate. Tutto questo comporta molto tempo. Questo provvedimento è già iscritto all'o.d.g., quindi la prossima settimana si prosegue con l'esame di questo argomento.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17,40)



(La seduta ha termine alle ore 17,40)



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