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Dettaglio seduta n.86 del 30/04/87 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


CERCHIO GIUSEPPE


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Interpellanza n. 711 del Consigliere Staglianò inerente al finanziamento da parte della Finpiemonte all'Elettrochimica Marco Ginatta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito alle "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 711 presentata dal Consigliere Staglianò.
Risponde l'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore alla programmazione economica

In merito all'interpellanza rivolta dal Consigliere Staglianò il 12/3/1987, la Giunta ritiene di comunicare relativamente al finanziamento Ginatta le seguenti motivazioni.
La Regione Piemonte aveva indicato tra le priorità di intervento della Finpiemonte il sostegno a progetti innovativi della piccola e media impresa. In questo ambito era stata messa a punto una modalità sperimentale di intervento finalizzata a sostenere la commercializzazione di prodotti innovativi.
Il sostegno alla commercializzazione costituisce uno strumento rilevante per le piccole e medie imprese. Spesso infatti interessanti innovazioni di prodotto hanno difficoltà ad essere valorizzate per ostacoli nel reperimento di fonti di finanziamento per la commercializzazione. In molti casi la difficoltà di finanziare la commercializzazione rischia di far giungere sul mercato l'innovazione troppo tardi.
La formula che Finpiemonte voleva sperimentare permetteva all'impresa di disporre di una fonte di finanziamento il cui rendimento era correlato al risultato di mercato. Con questa modalità l'impresa aveva il vantaggio di sopportare oneri finanziari crescenti, ma legati al risultato economico la Finpiemonte di avere, in caso di successo, un rendimento finanziario più elevato.
Di seguito sono riportate sinteticamente le principali tappe del finanziamento Ginatta.
Il Consiglio di amministrazione nella seduta del 22/4/1984 aveva deliberato la destinazione e/o stanziamento di un fondo di 5 miliardi per "la prestazione di garanzia anche mediante pegno di titoli per finanziamenti finalizzati all'innovazione e al trasferimento di tecnologia".
Il Comitato esecutivo nella seduta del 26/11/1984 deliberava favorevolmente circa la proposta di finanziamento di progetti innovativi con una partecipazione al rischio limitatamente al rendimento del finanziamento stesso.
Il Comitato esecutivo, il 5/3/1985 dopo aver esaminato il parere dell'Avv. Weigmann circa la compatibilità statutaria dell'intervento di Finpiemonte a sostegno di prodotti innovativi, mediante la concessione di finanziamenti la cui redditività fosse legata al successo commerciale del prodotto, deliberava favorevolmente la formula di finanziamento.
Il Comitato esecutivo del 28/6/1985 esaminava la richiesta di finanziamento formulata dalla Elettrochimica Ginatta. Dopo una discussione approfondita il Comitato esecutivo deliberava "di esprimere parere favorevole sulla richiesta di finanziamento formulata dalla Elettrochimica Ginatta autorizzando un approfondimento istruttorio sotto il profilo tecnico, tecnologico e di mercato al fine di poter sottoporre la richiesta di finanziamento al Consiglio di amministrazione demandando a quest'ultimo la determinazione dell'entità del finanziamento".
L'approfondimento istruttorio venne affidato per gli aspetti tecnici e tecnologici al prof. Maia del Politecnico di Torino e, per gli aspetti economici e di mercato, al prof. Grospietro.
Il Consiglio di amministrazione del 17/10/1985, dopo aver esaminato le relazioni predisposte dai proff. Maia e Grospietro, che concludevano positivamente sulla validità tecnologica del prodotto nonché sulle prospettive di commercializzazione, all'unanimità deliberava di: concedere alla Ginatta S.p.A. un finanziamento di L. 600 milioni per la durata di sette anni con due anni di preammortamento ad un tasso del 5 con un prelievo di una commissione sul fatturato della linea batterie nel limite massimo del 5% annuo in modo da assicurare un rendimento minimo medio per tutta la durata del finanziamento pari a 2 punti percentuali in più rispetto al rendimento medio dei titoli pubblici durante lo stesso periodo considerare sufficienti, a garanzia del finanziamento, la fidejussione personale dei soci, il pegno sulla maggioranza delle azioni della Ginatta S.p.A., la cessione dei crediti derivanti dalle vendite e/o dai contratti con i maggiori operatori, limitatamente alla linea batterie autorizzare la definizione del contratto di finanziamento e la stipula dello stesso.
Il 27/11/1985 veniva stipulato il contratto di finanziamento e venivano assunte le garanzie richieste dal Consiglio di amministrazione.
Il contratto prevedeva, quali causali di rescissione del contratto medesimo: a) il non raggiungimento del programma minimo di vendite b) la mancata destinazione del finanziamento alla produzione e commercializzazione delle batterie sigillate c) la non completa informazione a Finpiemonte sull'andamento della commercializzazione.
Il 20/6/1986 e il 19/9/1986 la Finpiemonte contestava alla Ginatta la scarsità di informazioni circa le iniziative promozionali e commerciali assunte, nonché la ridotta dimensione del fatturato raggiunto rispetto al programma minimo indicato nel contratto.
In assenza di risposte adeguate da parte della Ginatta, la Finpiemonte in data 27/10/1986 manifestava l'intenzione di revocare al 31/12/1986 il finanziamento concesso ricorrendo alle condizioni di rescissione relative al non raggiungimento del programma minimo di vendite ed alla non completa informazione sull'andamento delle azioni di commercializzazione.
In data 20/2/1987 veniva effettuato un sopralluogo alla Elettrochimica Ginatta dal prof. Maia e dal dott. Bertone da cui risultava: la capacità produttiva permetteva la formazione di circa 16.000 batterie/anno la presenza in magazzino di 18.000 batterie sigillate di vario tipo.
In data 16/3/1987 la Elettrochimica Ginatta comunicava l'intenzione di estinguere il finanziamento secondo un piano di ammortamento da concordare.
In data 23/3/1987 la Finpiemonte, preso atto delle difficoltà di commercializzazione della linea di prodotto batterie sigillate dell'Elettrochimica Ginatta, comunicava la volontà di rientrare nel finanziamento concesso nei tempi più brevi al tasso contrattualmente previsto nel caso di revoca del finanziamento, pari cioè a 3 punti in più del "prime rate" ABI.
Si è in attesa di concordare con la Elettrochimica Ginatta un piano di ammortamento compatibile con le esigenze aziendali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Voglio sinceramente ringraziare il Vicepresidente della Giunta per la tempestività, rispetto al tempo medio delle risposte, con la quale ha risposto alle questioni sottoposte all'attenzione della Giunta.
Ho rinunciato ad illustrare questa interpellanza non solo per lo scarso uditorio, ma perché mi pareva potesse risultare superfluo. Alla luce della sua cortese risposta, che riprende soltanto alcune delle questioni che le venivano sottoposte, penso sia opportuno ricapitolare brevissimamente le premesse dell'interpellanza stessa, anche in considerazione del fatto che l'interpellanza ha dovuto far seguito ad una sollecitazione, non raccolta tempestivamente, del Consigliere di amministrazione della Finpiemonte Francesco Ciafaloni, alla direzione della stessa Finpiemonte in merito alla questione di cui trattiamo, in assenza di un intervento che a noi pareva tempestivo e che ha prodotto iniziative concrete: il 20 febbraio, undici giorni dopo la lettera di Ciafaloni, c'è stata l'ispezione presso l'Elettrochimica Marco Ginatta, così come si sollecitava. Occorre richiamare le premesse poiché può essere interessante ragionare su questi fenomeni di imprenditoria rampante, che costituiscono una violazione lampante di regole più che elementari. Siamo venuti a conoscenza di un fatto che non può essere taciuto e deve essere considerato nel futuro operare della Finpiemonte nell'uso del denaro pubblico.
Ci siamo trovati di fronte ad un'azienda che chiede di produrre e commercializzare prodotti innovativi. Per dimostrare la capacità produttiva al fine di accedere al finanziamento, viene allestito un reparto fantasma come accade a Cinecittà dove, finita la scena, si alzano le pareti e si smonta tutto. Siamo venuti a conoscenza di questo fatto tramite testimonianze dirette.
Una delle domande che le rivolgevo, Assessore, alla quale non è stata data risposta, era chi ha fatto l'ispezione, come e quando, per accertare la capacità produttiva della Ginatta in merito al finanziamento richiesto.
Questo perché ci troviamo di fronte a un caso evidente di inganno, forse di truffa. Attendevamo una risposta da parte della Giunta che ci pareva doverosa e ci riserviamo di approfondire, anche sotto il profilo giuridico eventuali carichi penali. Se i fatti si sono svolti come è stato possibile ricostruire finora, ci troviamo di fronte ad un inganno e forse anche ad una truffa ai danni della Regione. E' stato allestito un reparto per la produzione di batterie; viceversa queste - e abbiamo preso visione di prove concrete messe a disposizione del Consiglio di amministrazione della Finpiemonte, che invece ha ritenuto di considerarle superflue - sono importate da Taiwan, con il marchio Panasonic raschiato e con stampigliato sopra il simbolo della EMG.
Ci troviamo di fronte ad un fenomeno che a pieno titolo penso si possa definire di criminalità economica. Ciò anche in considerazione di un altro aspetto di cui dovremmo discutere, relativo all'attività inquinante della azienda perché truffando la Regione non soltanto si sono incamerati 600 milioni, ma si sono scaricati veleni (piombo, acido solforico e altro) direttamente nelle fognature bianche e quindi nel territorio circostante.
Penso che il percorso ricostruito nella cortese risposta della signora Vetrino sia al momento sufficiente per abbozzare la questione, ma ci pare insufficiente al fine di individuare le responsabilità che riteniamo ci siano sia nell'erogazione di un finanziamento assolutamente ingiustificato sia nella rinuncia all'effettuazione di controlli che era opportuno fare.
Giudico grave il fatto che il Consiglio di amministrazione della Finpiemonte non abbia sentito il dovere di richiedere al sottoscritto quanto era a mia conoscenza al fine di approfondire insieme la questione ciò soprattutto trattandosi di denaro pubblico e di una società finanziaria il cui socio di maggioranza è questo Consiglio.
Signora Vetrino, penso che alle domande cui non è stata data risposta occorra provvedere. Mi auguro che lei sia disponibile ad approfondire ulteriormente l'argomento.
A nostro avviso occorre più chiarezza e occorre predisporre un piano di rientro del finanziamento che tenga in considerazione i soggetti economici che non hanno alcun titolo di figurare in questa categoria.
Si tratta di una lunga storia che non è possibile accettare, un'azienda che vuole restare iscritta al libro degli artigiani per ovvie ragioni fiscali, che si avvale di contratti di formazione lavoro e poi licenzia i lavoratori non appena questi provano a controllare le condizioni di lavoro e di vita in fabbrica e che turlupina le istituzioni pubbliche. Non è possibile accomodare le cose.
Le chiedo, signora Vetrino, di fornirmi la risposta scritta perché io la possa leggere con più attenzione e mi riservo di tornare sull'argomento nelle forme più opportune.



MARCHIARO MARIA LAURA


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 772 dei Consiglieri Amerio, Calligaro e Bontempi inerente alla proroga delle casse integrazioni in scadenza


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 772 presentata dai Consiglieri Amerio Calligaro e Bontempi.
Risponde il Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Mentre parlo raccolgo alcuni elementi per fornire una risposta ai colleghi interroganti, anche se il susseguirsi di incontri e di approfondimenti mi ha messo nella condizione di acquisire non pochi argomenti che certamente il collega Genovese avrebbe potuto approfondire meglio, avendo egli seguito la vicenda dal suo sorgere.
L'interpellanza del Gruppo comunista ripropone la situazione della cassa integrazione in scadenza in Piemonte, talune ipotesi per incontri con il mondo imprenditoriale e sollecitazioni a sospendere l'esame di talune istanze per il Fondo Sociale Europeo e chiedono in sostanza di conoscere quali iniziative si sono attuate per scongiurare licenziamenti collettivi e quando si intenda convocare l'incontro richiesto.
Il problema della cassa integrazione aveva investito il Piemonte come un ciclone, nel senso che abbiamo rappresentato per lungo tempo il quarto del costo complessivo della cassa integrazione del nostro Paese; ancora oggi permangono, nonostante i grossi rientri in Fiat e nelle grandi imprese industriali, circa 22 mila cassaintegrati, quella parte che si trova in maggiore difficoltà rispetto agli altri rientrati nelle fabbriche proprio perché pare vi sia un orientamento piuttosto generalizzato da parte del cosiddetto mondo imprenditoriale a resistere nel proporre questo tipo di richiesta di prosecuzione della cassa integrazione stessa. Tempo fa abbiamo avuto un incontro in Giunta regionale con il Ministro De Michelis, con le rappresentanze del mondo sindacale e i Capigruppo del Consiglio regionale da un lato per sollecitare all'azienda il rinnovo della proroga della cassa integrazione e dall'altro l'intervento del Ministro con un atto di decretazione attraverso il quale consentire alle realtà più fragili (ditte in liquidazione, ditte che hanno chiuso i battenti, ditte che hanno in corso rilevanti ridimensionamenti) di non perdere la possibilità di accedere al prepensionamento e ad altre condizioni di favore che sarebbero maturate nel frattempo.
Dei casi sollevati, due avevano scadenza immediata, la Chatillon di Vercelli e la Montefibre di Ivrea. Rispetto alla prima purtroppo, stante la fragilità di questa particolare situazione, le conclusioni almeno per l'immediato non sono state favorevoli. In merito alla seconda, dopo aver sentito le maestranze e le loro delegazioni, abbiamo cercato un raccordo con il Governo e con la proprietà. Nel raccordo Con il Governo abbiamo registrato una disponibilità che invece non abbiamo trovato all'interno della proprietà, con la quale il colloquio è stato e rimane decisamente difficile. Abbiamo cercato di coinvolgere un po' tutti in questa vicenda dagli uomini di Governo precedentemente in carica a quelli del Governo attualmente in carica per la gestione di questo particolare momento.
Ieri, dopo aver ricevuto i dipendenti della Montefibre, abbiamo ricevuto anche i dipendenti della Framtek di Settimo che sono nella condizione di essere licenziati. Il 14 aprile abbiamo avuto un incontro a Roma con il Sottosegretario Borruso, durante il quale si è purtroppo dovuto prendere atto che la legge sulla fiscalizzazione degli oneri sociali, che avrebbe potuto consentire qualche spazio attraverso il quale raccordarsi ad una risoluzione del problema, non ha potuto decollare in quanto il Presidente della Repubblica l' ha rinviata per mancanza di copertura finanziaria. Si era sperato che nelle more il decreto che veniva a colmare il vuoto avesse potuto contemplare una particolare attenzione ai casi che noi abbiamo sollevato.
Il decreto non ha tenuto conto di questi particolari aspetti sembrerebbe per difficoltà frapposte dal Ministero del Tesoro in ordine agli aspetti di carattere economico.
Stiamo tentando di portare avanti questo discorso. Ieri mattina ho nuovamente parlato con il Sottosegretario Borruso, il quale tentava di riaprire spazi di speranza in sede di trasformazione in legge del decreto ma con l'attuale situazione parlamentare è impensabile che questo possa avvenire entro breve. Potrebbe invece esserci un recupero nel decreto che certamente subentrerà a quello in atto, allorquando scadrà per decorrenza dei termini. Questo però allontanerà ulteriormente la risoluzione del problema, anche se non bisogna mai dismettere la speranza di una sua risoluzione.
Sono riuscito ieri mattina a conferire con il Ministro Gorrieri, sul quale ho insistito al fine di rafforzare questa posizione entro la quale si trova consapevolmente e responsabilmente d'accordo il Sottosegretario Borruso. Sto aspettando da Roma la risposta sull'incontro urgente che avevamo sollecitato.
Ieri, dopo le sollecitazioni telegrafiche a Borruso e a Gorrieri abbiamo inviato un'altra memoria che investe complessivamente la situazione del Piemonte. Ho cercato di parlare ancora con l'Amministratore delegato della SIN Montefibre, però senza successo. Mi pare di aver incontrato se non un ulteriore irrigidimento, uno staccarsi da questa posizione. Ho semplicemente cercato di far capire, non tanto sul piano della contrattazione, quanto sul piano dell'opportunità, che investire la comunità di questo disastro, che certamente si accrescerà nei prossimi giorni qualora non si interrompa il cammino in discesa della situazione creerà guai inquietanti e come la Regione e gli Enti locali dovrebbero avere possibilità di confronto con costoro, attesi i compiti e le deleghe che istituzionalmente e costituzionalmente la Regione ha ricevuto dalla comunità.
Ieri abbiamo ricevuto i dipendenti della Framtek. Come richiesto nell'interpellanza urgente abbiamo sollecitato con telegramma, dopo aver insistito telefonicamente con il rappresentante dell'Associazione industriale, un incontro per cercare di capire se oltre ai fatti specifici e particolari non esista veramente un orientamento generalizzato e rivolto a chiudere questa particolare situazione. Siamo in attesa di avere l'incontro con gli industriali e con il Ministero del Lavoro. Penso stamane di poter avere una risposta quanto meno per quanto riguarda quello con il Ministro del Lavoro e il Sottosegretario Borruso.
Ci viene richiesto di sospendere momentaneamente l'esame di alcune richieste di Fondo Sociale Europeo per progetti di formazione professionale ad imprese associate all'Unione Industriale. Questa richiesta la trasmetterò al collega Alberton e devo correttamente dire che avendo analizzato i documenti solo questa mattina non sono nella condizione di dare risposte serie a queste sollecitazioni. Il collega Alberton è momentaneamente impedito per problemi suoi personali, ma nel pomeriggio potremo chiarire questa particolare situazione. Abbiamo tenuto in sospeso la richiesta di contribuzione proposta dalla Framtek per accedere al credito agevolato. Non siamo intenzionati, almeno oggi, ma gli Assessori approfondiranno la questione, non vorrei fosse solo un'affermazione di carattere demagogico o comunque umorale, a percorrere questa strada fintanto che non vi sarà chiarezza sugli intendimenti dell'azienda.
Mi auguro che la situazione di queste aziende e quella di altre del settore (la Bertello di Borgo San Dalmazzo, la Filasport di Biella, la Finter di Grugliasco ed altre ancora) non si aggravi ulteriormente.
Per quanto attiene all'intervento del governo regionale stiamo cercando di muoverci per cogliere ogni possibile spazio che consenta un recupero al problema complessivo o comunque una distribuzione temporale, che non subisca la violenza dell'immediato, perché se qualche cosa deve essere reciso avvenga in un momento che sia supportato dalla legislazione per evitare il peggio che definirei per il Piemonte un disastro di carattere sociale.
Non chiedo consenso ai colleghi interpellanti, ma vorrei chiedere loro di prendere atto che per quanto mi è stato possibile, magari anche solo in linea sostitutiva degli Assessori, ho cercato di non stare assente da questo grave problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Ringrazio il Presidente per la risposta. Siamo di fronte al consumarsi di una vera e propria sciagura di carattere sociale. Ai 202 mila disoccupati del novembre dello scorso anno c'è il rischio che entro breve tempo se ne aggiungano altri 20-22 mila. Mi pare si debba parlare di emergenza sociale. 0 si corre rapidamente ai ripari, inducendo il Governo la Regione Piemonte, le altre Regioni che si trovano nella nostra stessa situazione e le organizzazioni sindacali a prorogare la CIG speciale oppure si procede di fatto ai licenziamenti. Si tratta di quella forza lavoro strutturalmente eccedente che le aziende intendono rapidamente, in questa fase a loro favorevole, scaricare sull'intera società.
Non vogliamo perpetuare la CIG. Siccome però esiste un disegno di legge governativo di riforma della CIG che prevede norme transitorie per raccordare l'attuale situazione a quella che verrà a determinarsi con la riforma,pensiamo che si debba correre tutti insieme ai ripari. Ora si è aggiunta la crisi di Governo; abbiamo un Governo monocolore che porta il Paese alle elezioni politiche anticipate. Vi è un motivo in più che viene ad aggiungersi per una sanatoria, per una proroga generalizzata delle scadenze della CIG speciale.
Non possiamo poi dimenticare, signor Presidente, che l'orientamento della Confindustria e dell'Unione Industriale è dal punto di vista politico arrogante e preoccupante. La Confindustria è contraria al disegno di legge di riforma proposto dal Ministro De Michelis. Abbiamo un atteggiamento - e l' ha potuto constatare anche lei, signor Presidente - di vera e propria resa dei conti con le eccedenze strutturali delle aziende e degli industriali.
Non si vuole aspettare la riforma della CIG e si coglie l'occasione della crisi governativa per scaricare definitivamente le eccedenze strutturali. Si tratta di un.ricatto brutale, di una forma di pressione politica nei confronti dei lavoratori, dei sindacati e delle istituzioni che può essere esercitato perché il Governo è incerto su queste questioni ed è clamorosamente inadempiente.
Il Presidente sa che la Regione Piemonte e le stesse confederazioni sindacali nazionali, nel corso del mese di gennaio di quest'anno, avevano strappato al Governo il preciso impegno di prorogare tutte le scadenze della CIG di un anno per quelle aziende che hanno un periodo di CIG superiore all'anno e di due anni per tutte quelle aziende che hanno un periodo di CIG inferiore all'anno.
Questo impegno non è stato mantenuto, e se non verrà mantenuto nelle prossime settimane conteremo moltissimi licenziati. Oggi tocca ai lavoratori della Framtek; il 1°aprile è toccato ai lavoratori della Società Italiana Nylon Montefibre di Ivrea,.della Chatillon di Vercelli e della Montefibre di Aosta. Se il Governo non mantiene gli impegni assunti avremo 22 mila disoccupati in più.
Ma c'è di più. Vi sono situazioni ancora più complicate che riguardano le aziende in liquidazione. Ho partecipato all'incontro con il Sottosegretario Borruso (tra l'altro è stato riconfermato il suo posto nel nuovo Governo) il 14 aprile a Roma, presente il Presidente della Giunta.
Borruso aveva assunto in quella sede un preciso impegno dicendo: "Il decreto convertito in legge riguardante la fiscalizzazione degli oneri sociali verrà certamente respinto dal Presidente della Repubblica, in quanto non ha copertura finanziaria. Noi vi diciamo che reiterando quel decreto includeremo una clausola che allarghi la normativa della legge 301 per le aziende in fallimento anche alle aziende in liquidazione". Vale a dire che si concede ai lavoratori delle aziende in liquidazione una proroga di scadenza della CIG di un anno e questo avrebbe recuperato i lavoratori di Ivrea che sono licenziati.
Il Presidente della Repubblica ha respinto la legge sulla fiscalizzazione degli oneri sociali. In questi giorni il nuovo Governo ha reiterato il decreto urgente, senza includere questa clausola di cui abbiamo parlato e sulla quale avevamo raggiunto un accordo.
L'istituto regionale deve innanzitutto confrontarsi con le aziende.
Signor Presidente, in passato dicevate che i nostri Assessori al lavoro avevano una spiccata vocazione a fare i sindacalisti, incontravano le aziende, svolgevano mediazioni tra sindacati e aziende sui problemi più scottanti; parlo di Sanlorenzo e di Alasia (che era un vero e proprio missionario in questo campo). Voi non vi incontrate con le aziende.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Ieri ho incontrato i dipendenti della Framtek.



CALLIGARO Germano

Lei ieri ha ricevuto 30 lavoratori della Framtek, ma non l'azienda del gruppo De Benedetti. Io le sto chiedendo di incontrare non solo l'ing. De Benedetti, ma anche l'Unione Industriale che sulla questione delle eccedenze strutturali tiene un atteggiamento da resa dei conti. Ciò non è accettabile perché è un ricatto rivolto ai lavoratori, ai sindacati e alle stesse istituzioni.
Noi non dobbiamo dare i pareri consultivi che deve dare la Regione finché non muterà l'atteggiamento inaccettabile dell'Unione Industriale.
Non può continuare, nel nostro Paese, una situazione in cui tutto è dovuto alle industrie e alle imprese che usano e abusano della CIG e dei contratti di formazione lavoro. I trasferimenti sono ingenti, si trasferiscono risorse per le politiche industriali, per le politiche di sostegno, per le politiche di promozione. Tutto è dovuto, ma al tempo stesso subiamo il ricatto occupazionale da parte dell'Unione Industriale e della Confindustria.
Signor Presidente, so che c'è l'orientamento nella maggioranza di far passare questi pareri consultivi. Questo è un fatto molto grave. Era giusto bloccarli e chiedere urgentemente un incontro all'Unione Industriale, cosa che non è ancora avvenuta.
Chiediamo anche un incontro immediato con il nuovo Ministro del Lavoro Gorrieri e se è necessario un incontro con il Presidente del Consiglio.
Ventiduemila disoccupati non sono una bazzecola, sono una massa di disoccupati che si aggiunge a quelli esistenti tale da creare una situazione di emergenza sociale.
Non possiamo essere presi in giro dal Governo centrale. C'è un problema di autorità e di dignità delle istituzioni e dell'istituto regionale. Non possiamo raggiungere continuamente accordi a Roma che il Governo, quello precedente e quello attuale, non rispetta, verso i quali è clamorosamente inadempiente. Dovete assumervi le vostre responsabilità politiche; al centro abbiamo un Governo monocolore democristiano. Fate valere il vostro peso e la vostra autorità di Giunta di pentapartito guidata da un democristiano, altrimenti i guai sociali sono destinati a crescere. Se c'è la massima determinazione da parte della Giunta, c'è il pieno appoggio dei comunisti, ma se si arriva a conseguenze estreme nonostante l'impegno, a nostro avviso non sufficientemente determinato, ciascuno assuma le proprie responsabilità. Occorre mettere in campo tutto il peso del Consiglio regionale piemontese. Non possiamo raggiungere a Roma accordi che poi sistematicamente non vengono onorati dal Governo. Chiediamo un incontro con il Ministro del Lavoro Gorrieri, se però non è sufficiente, con la Presidenza del Consiglio, per chiarire una questione non più tollerabile da qualsiasi forza democratica che creda nei rapporti corretti tra istituzioni, associazioni imprenditoriali, sindacati e cittadini.


Argomento: Viabilità

Interrogazione n. 778 del Consigliere Valeri inerente la chiusura del tratto Tronzano - Casello autostradale di Borgo d'Ale sulla strada statale n. 11 Torino - Milano


PRESIDENTE

L'Assessore Cerutti risponde ora all'interrogazione n. 778 presentata dal Consigliere Valeri.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alla viabilità

Rispondo al Consigliere Valeri, la cui richiesta mi è pervenuta solo ieri, che ci siamo immediatamente accertati sullo stato dei lavori presso l'ANAS. Voglio assicurare il collega che i lavori dovrebbero finire oggi e l'apertura della strada dovrebbe avvenire il 1' maggio. L'ANAS mi assicura che, nella peggiore delle ipotesi, la strada sarà aperta al traffico al massimo lunedì 4 maggio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Mi ritengo soddisfatto della risposta.


Argomento: Viabilità

Esame mozione n. 257 presentata dal Gruppo PCI inerente i problemi della viabilità in Valle di Susa


PRESIDENTE

Passiamo al punto 9) all'o.d.g. che prevede l'esame della mozione n.
257 presentata dal Gruppo PCI inerente i problemi della viabilità in Valle di Susa.
La parola al Consigliere Guasso per l'illustrazione.



GUASSO Nazzareno

Prima che l'Assessore si allontani verso altri traguardi, vorrei brevemente illustrare la nostra mozione sulla viabilità e sui trasporti nella Valle di Susa. La mozione è chiara e solleva problemi non nuovi per il Consiglio, quindi aggiungo poche considerazioni.
Il motivo per cui il Gruppo comunista ha ritenuto necessario proporre una mozione su questa materia è semplice. Non solo i comunisti, ma l'intera comunità della Valle, dagli Enti locali alle Comunità montane, ritengono che la soluzione della viabilità nella Valle di Susa sia una questione di primaria grandezza e urgenza. Questa problematica ci era ben presente ancor prima che iniziassero i lavori autostradali del Traforo del Fréjus. Mi sia consentito dire che non occorreva una lungimiranza particolare per prevedere cosa sarebbe successo nella Valle dopo l'apertura del traforo autostradale. Aggiungo che solo uomini di governo sprovveduti, ieri ma anche oggi, potevano agire come si è fatto sino al 1976/77 pensando di costruire prima il traforo e di affrontare i nodi della viabilità e dei trasporti in un secondo momento.
Purtroppo in questo nostro Paese si agisce sempre in due tempi, ma il secondo tempo non arriva mai.
Mi si consenta di aprire una breve parentesi che non vuole essere polemica, ma vuole rifare la storia dei fatti e rendere più chiara la nostra mozione. Alcune settimane fa, in una riunione svoltasi a Susa, ho sentito parlare di pentiti, credo in riferimento a noi comunisti che a suo tempo ci eravamo battuti contro il traforo. Avendo vissuto direttamente quelle vicende mi sono tornati alla mente due fatti che voglio ricordare.
Il primo. Coloro che avevano voluto a tutti i costi il traforo, che avevano iniziato i lavori e che volevano aprirlo al traffico lasciando irrisolti i problemi della viabilità ad una seconda fase (il Parlamento scartò la strada della legge speciale per il finanziamento della viabilità conseguente al traforo, non rispettando gli impegni chiaramente indicati nella convenzione internazionale italo-francese che dettava e detta ai due Governi norme precise) si trovarono, proprio per la scelta dei due tempi di fronte ad un inghippo. La Camera ed il Governo si trovarono a fare i conti con l'art. 18/bis della legge Bucalossi che bloccava la costruzione di nuove autostrade nel nostro Paese e così perdemmo alcuni mesi. Votammo anche noi quell'articolo e ci trovammo di fronte a questo inghippo. Voglio però ricordare che alla Commissione Trasporti della Camera dei Deputati noi ci pronunciammo per il rispetto della Convenzione internazionale, secondo la quale il Governo poteva approntare una legge speciale di finanziamenti per quella strada.
Solo nel 1982 con il varo della legge n. 531, in particolare con l'art.
6, si procedeva a stanziare parte dei fondi necessari alla costruzione del collegamento, mentre il traforo era stato aperto al traffico il 12 luglio 1980. Siamo nel 1987 e non abbiamo risolto interamente il problema.
In una conferenza stampa della società di gestione del traforo è stato comunicato che transitano circa 1.500 TIR al giorno, pur con la parte alta non finita, ma che con la decisione del 12 marzo del Consiglio di amministrazione dell'ANAS si spera di poter ultimare entro il 1992, e con la parte bassa da iniziare, ma non sono neppure stati stanziati i finanziamenti per avviare i lavori.
Ripeto, la storia ci serve per guardare avanti, mai per guardare indietro e la parola "pentiti" oggi ha un significato strano. Siamo stati dei facili profeti: in tutta la vicenda ci sono delle pesanti responsabilità governative e politiche che hanno nomi e cognomi chiari e definiti. Noi comunisti possiamo ogni tanto fare dell'autocritica, ma l'autocritica che possiamo fare è quella di non essere ancora riusciti n in Parlamento né a livello locale a dare una soluzione definitiva ai problemi della viabilità della Valle.
Il secondo fatto riguarda la ferrovia. Ci sono voluti anni per ottenere il raddoppio del binario da Meana a Bardonecchia. Già negli anni 1979/80/81 chiedevamo che il piano integrativo delle Ferrovie dello Stato, varato nel 1981, prevedesse congrui investimenti per il tratto Torino - Bussoleno. I fondi sono stati stanziati allora, ma non sono ancora stati utilizzati interamente. Non si può dire che quando avremo completato gli investimenti F.S. ci troveremo di fronte ad una moderna linea ferroviaria di livello europeo. Non voglio tornare ad una vecchia polemica. Tra il 1976/77 ci fu una lunga discussione alla Camera dei Deputati circa il trasporto dei TIR su ferrovia. La Germania e l'Austria ne avevano ampiamente dimostrato la validità, ma noi comunisti che ne sostenevamo la fattibilità fummo tacciati di essere dei visionari nel pensare di poter trasportare dei TIR su ferrovia anche da Bardonecchia a Torino. L'anno scorso a settembre in un'intervista l'ex Ministro Signorile diceva: "Ora il TIR prende il treno quattro corsie preferenziali attraverseranno la penisola". Di quella affermazione mi sono compiaciuto. Se vi avessimo pensato allora avremmo preso con una fava due piccioni e avremmo risolto da un lato il problema della viabilità e dall'altro quello di una ferrovia adeguata anche per il trasporto dei TIR.
Chiedo scusa della parentesi e vengo alla questione nodale. Chiediamo l'impegno della Giunta rispetto a cinque questioni che poniamo e che riassumo.
La prima questione più urgente e più drammatica è quella relativa ai finanziamenti per il tratto della Valle dall'autoporto di Susa a Rivoli.
Due sono le strade da percorrere, Assessore Cerutti, l'una è quella di pescare i primi finanziamenti nella Finanziaria 1987 dove ci sono centinaia di miliardi per la viabilità e per le autostrade. L'altra settimana nel corso di una piccola polemica, diventata poi una bomba reale (ci ritorneremo in quanto abbiamo presentato un ordine del giorno in merito alla questione della penetrazione urbana a Torino), mi ero permesso di affermare che i finanziamenti stanziati dall'ANAS per due tratti di strade e di autostrade in Piemonte (bretella per la Malpensa e autostrada urbana per Torino) potevano benissimo essere dirottati in questa direzione per incominciare ad avviare un tratto della nuova autostrada della Valle.
La seconda strada è quella di autorizzare la società concessionaria a ricercare i finanziamenti sul mercato internazionale, dove esistono congrue disponibilità della BEI e delle Banche europee per grandi opere di collegamento internazionale, che stanno nelle indicazioni generali dei trasporti.
La seconda questione, che è stata posta con urgenza e riproposta in sede di II Commissione e all'Assessore Cerutti, è quella di procedere alla valutazione dell'impatto ambientale del tracciato. Gli studi sull'impatto ambientale devono tenere presenti quattro elementi: la salvaguardia del paesaggio, il corretto rapporto con l'attività agricola, il rispetto dell'assetto idrogeologico, la formulazione di un apposito programma sul prelievo e sul deposito dei materiali inerti necessari alla costruzione dell'opera. La valutazione di impatto ambientale è altrettanto urgente e deve camminare assieme ai finanziamenti e al progetto esecutivo.
Sempre sul piano della viabilità rilevo ancora che occorre premere sull'ANAS, o su chi di dovere, perché si accelerino i lavori per i nodi viari di Avigliana, Borgone e Gravere, per i quali sono già disponibili i relativi finanziamenti. Se non vado errato per il nodo di Borgone, anche se forse non bastano,i finanziamenti sono nel programma triennale ANAS 1979/81 1985/87; per il nodo di Avigliana i finanziamenti sono nel programma triennale ANAS 1985/87, e per la parte alta di Gravere - l'Assessore Cerutti scuote la testa, ma sarà più preciso - i finanziamenti sono nel programma ANAS 1979/81.
Mi si dice, e gradirei una conferma oltre che un impegno in questa direzione dall'Assessore, che ultimamente si sarebbe presa la decisione di affidare il nodo di Avigliana alla SITAF e quello di Borgone all'ANAS. A noi non interessa quali società realizzeranno quelle opere, a noi interessa che quei due nodi siano considerati prioritari nel progetto generale dell'autostrada Susa - Rivoli.
Sempre nella mozione richiediamo uno studio, eventualmente anche la ricerca di finanziamenti, per dare uno sbocco, che non sia quello dell'abitato di Alpignano, alla statale 24. Il poter pensare ad una soluzione di sbocco della statale sulla tangenziale di Torino, magari sullo svincolo di Bruere attraverso Alpignano - Pianezza con relativa circonvallazione di A1pignano, ci consentirebbe di avere un quadro più completo della viabilità definitiva nella Valle.
Il quarto punto si riferisce all'impegno della Giunta nei confronti del Compartimento dell'Ente ferroviario affinché si acceleri l'utilizzo dei fondi previsti per il blocco automatico banalizzato sulla linea Torino Bussoleno. Gli investimenti sono in corso, si tratta di capire dal Compartimento F.S. quando sarà completata l'opera di sistemazione del blocco automatico banalizzato sulla linea Torino - Bussoleno. Però sul piano ferroviario ci sono ancora due questioni da risolvere: salvare sulla base anche degli studi regionali la linea Bussoleno - Susa e non consentire lo smantellamento del deposito ferroviario di Bussoleno. Quando questa linea ferroviaria sarà collegata con le opere ferroviarie dello scalo merci di Orbassano, che è in via di definitiva costruzione da parte delle F.S. e con il passante ferroviario di Torino, quando verrà attuato, è così utopistico pensare che un giorno non lontano il TGV possa arrivare nella nostra città avvicinando di molto Torino e il Piemonte a Parigi e ad una parte dell'Europa? A noi non pare utopistico, potrebbe essere un nuovo obiettivo. Si dice che il Piemonte ha propensione europea, ma la propensione non può essere solo verbale, deve svilupparsi in scelte concrete.
Aggiungo un'ultima considerazione. Siamo consapevoli che i problemi della Valle di Susa non riguardano solo la viabilità e il trasporto. Questa nostra Valle è ammalata, soffre di un degrado economico e sociale, soffre di una crisi produttiva e industriale, soffre di un'agricoltura che rischia di scomparire e di una mancanza di politica turistica effettiva. La viabilità e i trasporti sono una faccia della medaglia della realtà di questa Valle. Bisogna pensare contemporaneamente e risolvere i problemi della viabilità e dei trasporti e del decollo di un reale piano di sviluppo economico-sociale per l'intera Valle. E' compito della Regione assolvere questa funzione decisiva e fondamentale.
La mozione chiede impegni alla Giunta di cui aspettiamo le risposte, ma data la portata, l'urgenza e il valore delle questioni che sono sul tappeto, la mozione si rivolge a tutte le forze politiche del Consiglio perché da parte di tutti ci sia il necessario impegno per affrontare e risolvere in tempi certi questi problemi.
Oggi, ancor più di ieri, i finanziamenti necessari, l'avvio dei lavori con cadenze precise, un corretto rapporto tra progettazione, esecuzione dell'opera e problemi ambientali, diventano tre nodi prioritari che la Giunta, in primo luogo, ed anche il Consiglio devono saper sciogliere entro il 1987.



PRESIDENTE

E' stato presentato un emendamento su questa mozione da parte del Consigliere Ala che ha pertanto la parola per illustrarlo.



ALA Nemesio

L'emendamento presentato chiede che la valutazione di impatto ambientale, prevista tra gli impegni della Giunta, si occupi anche di aspetti legati ai fattori dell'inquinamento acustico e a quello prodotto da polveri e dall'emissione dei tubi di scappamento. L'emendamento non ha grandi pretese, può quindi essere accettato dai proponenti.
Nelle valutario i di impatto ambientale, oltre agli aspetti del territorio legati a vincoli idrogeologici e a problemi di questa natura occorre tenere presenti anche i problemi relativi alla salute degli abitanti della zona, che più volte hanno segnalato come il peso del traffico nella Valle di Susa abbia conseguenze di ordine sanitario, legate non solo agli incidenti, ma soprattutto al trasporto di materiali tossici nocivi o pericolosi. Occorre quindi considerare anche questo aspetto.
Chiedo inoltre la votazione degli impegni della Giunta per parti separate. L'argomento è molto delicato e purtroppo non mi sento di condividere in toto un documento che di fatto va nella direzione di un'accelerazione di lavori che per me rimangono devastanti, inutili e non condivisibili. Non vorrei che l'approvazione del punto relativo all'impatto ambientale - anche se torneremo in seguito sull'aspetto riguardante le procedure adottate in sede regionale ed anche in sede di Comunità Europea finisca per essere una presa in giro poiché non serve che a giustificare lavori già decisi in altra sede.
Il punto relativo alla ricerca di finanziamenti e altri aspetti di questo genere purtroppo vedranno la mia astensione. Secondo me non sono assolutamente condivisibili in quanto impegnano la Giunta a cercare finanziamenti per la costruzione di strade, e su questo io non sono assolutamente d'accordo.
Invito i proponenti della mozione ad accettare l'emendamento e ribadisco la mia richiesta di votare per parti separate i punti relativi agli impegni della Giunta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alla viabilità

Sono convinto che ogni atto che viene presentato in un'assemblea come la nostra abbia lo scopo di stimolare, verificare, sollecitare e controllare atti e comportamenti di una Giunta su problemi strategici essenziali com'è quello della Valle di Susa. Sono grato al Partito comunista per aver presentato questa mozione anche perché consente di illustrare quanto la Giunta ha fatto, quanto ancora si deve fare e consente di esprimere qualche valutazione di carattere generale.
Parto dalle ultime considerazioni del Consigliere Guasso che conclude il suo intervento dicendo: "Siamo convinti che per la Valle di Susa la viabilità e i trasporti costituiscono un aspetto importante, ma è indubbio che la Valle richiede uno studio, una valutazione, un esame molto più approfondito per un rilancio economico".
E' una condizione che ci siamo posti dal 1980 in poi quando la realizzazione dell'Autoporto di Susa e la costituzione della società Consusa - oggetto peraltro di relazione attenta da parte della collega Vetrino per l'aumento di capitale e per le scelte di fondo che abbiamo assegnato a quella società - avevano come compiti primari non soltanto la gestione dell'autoporto, ben poca cosa rispetto ad un ulteriore incremento di capitale, ma soprattutto una funzione di studio, di analisi e di programmazione strategica.
Che cosa significa per la Valle di Susa la realizzazione del Traforo del Fréjus, la realizzazione di questo sistema autostradale, il potenziamento e il raddoppio della linea Torino-Modane e le prospettive di carattere turistico, commerciale e imprenditoriale che la vocazione di diversi Comuni della Valle possono dare? Consusa a sua volta ha dato il mandato alla Finpiemonte per studiare o per raccogliere le linee di questo programma, per consentire al Consiglio di dibatterle e di conseguenza di fare scelte conclusive. Partendo da questo presupposto e ritornando alla mozione, devo dire che alcune risposte le abbiamo già date.
Il collega Guasso nella sua cronistoria ha fatto riferimento al 1976 all'art. 18/bis, alle grosse difficoltà incontrate. Non voglio polemizzare con il Gruppo comunista per la sua opposizione al collegamento autostradale, alla decisione di migliorare esclusivamente la SS 24, alle difficoltà che ci sono state nel blocco che la legge dello Stato aveva fissato, perché ritengo che guardando indietro facciamo poca strada. Voglio però evidenziare che dal 1980 sono stati spesi lungo questo asse o perlomeno finanziati 1.600 miliardi: 500 miliardi spesi dall'ANAS per gli interventi iniziali; 600 miliardi in fase di costruzione spesi dalla SITAF e 500 miliardi (assegnati con il decreto ministeriale del 12 marzo) per arrivare fino a Susa.
Il primo aspetto importante è che si tratta del più grosso investimento che la Regione Piemonte abbia fatto in una determinata zona ed è giusto sottolineare il fatto che esiste una convenzione internazionale, con tutto quello che ciò comporta.
L'altra grande novità è il fatto che il 25 marzo il Ministro ha firmato la concessione alla SITAF per la costruzione e per la gestione dei lavori.
E' stata data la caratteristica di tipo autostradale al collegamento Rivoli Fréjus come condizione per poter attivare quei finanziamenti.
Le possibilità che oggi esistono non sono semplicemente quelle date dalla legge finanziaria 1987: il collega Guasso me lo insegna essendo stato un autorevole membro della Commissione Trasporti della Camera. Egli sa che la possibilità di mutuo per una società autostradale è legata.al suo bilancio, cioè alle possibilità di introiti e alle possibilità di investimento.
La prima condizione l'abbiamo realizzata. La seconda condizione sta per essere realizzata con un tratto funzionale di sistema autostradale, dove verrà imposto un primo pedaggio per giustificare la contrazione del mutuo.
Sono convinto che se si vorrà arrivare a Rivoli occorrerà un ulteriore finanziamento speciale. La convenzione è di carattere internazionale.
Certamente però, rivendicando con forza il fatto che il collegamento con il Fréjus è di tipo internazionale, frutto di una convenzione sulla quale lo Stato italiano si è impegnato, e di fronte al fatto che i conti non tornerebbero se non per circa 250 miliardi come possibilità mutuabile fra apporto societario e apporto ANAS, significa che per arrivare a Rivoli occorrono altri 500 miliardi con una legge speciale per consentire il completamento di questo collegamento.
Questa è la sollecitazione che il Consiglio regionale deve fare nei confronti del Parlamento affinché tutto ciò non venga disatteso riferendosi semplicemente e indicativamente alla legge finanziaria per il 1987 o a quella per il 1988.
I tempi per giungere a questo obiettivo a mio avviso coincidono con il tempo reale. Uno dei gravi ritardi che abbiamo registrato nella programmazione dei lavori da Susa in su è stato il lungo lavoro di perfezionamento del progetto per adeguarlo ad alcuni aspetti di tipo ambientale venuti da una serie di richieste di tipo comunale e dall'esigenza di rispetto dell'agricoltura vitivinicola che esiste nella Valle. Tutto questo ha comportato un cambiamento radicale dei progetti e ha fatto lievitare i costi di ben tre volte rispetto alla previsione iniziale.
Ora siamo alla presentazione del tratto Susa-Torino. E' giusto che si sottolinei in quest'aula la grande presenza della Comunità montana della bassa valle attraverso l'attività costante che il suo Presidente ha esercitato. Di qui è nato il Convegno, svoltosi a Susa, che ha visto la partecipazione di tutti i Comuni interessati e della società SITAF; vi è stata inoltre una serie di incontri attivati dall'Assessorato allo scopo di risolvere alcuni nodi che rischiavano di ritardare ulteriormente i lavori nonostante vi fossero i finanziamenti.
Stiamo andando avanti su questa strada anche se vi sono delle difficoltà. In primo luogo abbiamo chiesto alla SITAF di produrre il progetto di impatto ambientale utilizzando società di partecipazione regionale, quali IRES e STEF o comunque società in grado di dare garanzie e certezze al riguardo. In secondo luogo,abbiamo chiesto una verifica sommaria del progetto presentato che - è necessario sottolinearlo - ricalca esattamente il progetto di fattibilità a suo tempo predisposto dalla STEF e che viene ulteriormente puntualizzato con l'esecutivo.
Rischiamo il verificarsi di una serie di problemi. Da un lato ci sono richieste per spostare l'asse il più possibile sulla Dora per risparmiare la maggior parte di territori agricoli; dall'altro lato però lo spostamento sulla Dora costituisce una serie di impatti di carattere idrogeologico e di protezione del fiume che sono incompatibili con le richieste di tipo agricolo e, infine, aspetti di carattere ambientale difficilmente coniugabili con un asse ché viaggia sistematicamente sospeso sul fiume.
In aggiunta il Magistrato per il Po aveva formulato già nei confronti del primo progetto una serie di riserve che nella progettazione esecutiva sono state giustamente tenute in considerazione.
Questo tratto prevedeva inoltre degli svincoli che, per una giusta richiesta degli Enti locali, sono stati tolti.
Noi abbiamo il compito di definire il progetto, di approvarlo dopo aver ascoltato e coniugato in termini positivi le sollecitazioni formulate dagli Enti locali interessati, di perfezionarlo e di fornire la disponibilità finanziaria per realizzare le opere.
Nel frattempo è bene tenere in considerazione due aspetti che sono stati sollevati in quest'aula ovvero i nodi di Borgone e di Avigliana. Il nodo di Borgone è già stato appaltato; i lavori che dovevano iniziare quindici giorni fa sono stati però sospesi perché il Comune di Villarfocchiardo ha sollevato obiezioni di carattere idraulico e problemi di sicurezza. In seguito a ciò abbiamo avuto un incontro a livello regionale per cercare una soluzione di carattere tecnico che non costituisca pericolo per il Comune, anche se occorre tenere in considerazione che si trattava di uno svincolo provvisorio e che vi era l'impegno di una rimozione completa dell'opera.
Viste le diverse condizioni sul progetto, cercherò di risolvere il problema di carattere tecnico anche in modo definitivo a costo di non fare lo svincolo e di trovare una soluzione anche parziale al fine di evitare questo pericolo.
Tali lavori sono già appaltati; pertanto, risolti i problemi di carattere tecnico, possono essere realizzati.
Il discorso di Avigliana è più complesso. C'è un finanziamento di 45 miliardi; inizialmente si era pensato di fare solo una bretella per il collegamento definitivo con l'alta valle. Con la concessione, ormai firmata, è stata data indicazione alla SITAF di realizzare completamente e definitivamente il tratto a doppie corsie in modo da utilizzare i finanziamenti esistenti e la prima quota di finanziamento autostradale.
Ritengo che il problema di Avigliana possa essere risolto in breve tempo. C'era una riserva da parte del Comune di Villardora che si era sempre opposto al collegamento provvisorio di svincolo per rendere funzionale quel tratto. Speriamo che le riserve possano essere superate al fine di consentire la realizzazione dell'intera opera.
Rispetto allo svincolo di Bruere, informo i colleghi che la società ATIVA ha in questi giorni presentato il progetto esecutivo dello svincolo della "stazionetta" tra la SS 24 e la tangenziale di Torino a valle dell'abitato di Pianezza, richiesto più volte dai Comuni della zona. A questo proposito sono state avviate Immediatamente le consultazioni previste dal DPR n. 616 con il Comune di Collegno, competente per il territorio. Si ritiene che detto svincolo, che comporta una spesa assai modesta di fronte all'onerosissima soluzione di Bruere, sia in grado di soddisfare al momento le esigenze degli abitanti di Pianezza, Alpignano e Collegno.
Infine, gli aspetti di carattere ferroviario. La linea ferroviaria Susa Bussoleno appartiene alle linee ritenute di scarso traffico. Se, come mi auguro, la sfortunata legge sulle concessioni di tipo ferroviario e il riconoscimento di queste linee a carattere regionale verrà affrontata dal nuovo Parlamento, la linea Susa - Bussoleno sarà una linea di gestione regionale con caratteristiche di tipo tramviario e così si risolverebbe l'esigenza di mantenere la linea ferroviaria. Questo problema è provvisoriamente risolto nel senso che è stato rinviato tutto il pacchetto delle linee ritenute a scarso traffico e pertanto soggette al taglio della prima fase; vedremo nella soluzione definitiva quale sarà il suo futuro.
Facendo seguito agli incontri relativi al programma presentato da questa Regione per la soppressione dei passaggi a livello, informo che abbiamo messo a disposizione 2 miliardi per risolvere questo problema.
Sottolineiamo per l'ennesima volta che siamo disposti a questa spesa immediata per migliorare tali linee soltanto alla condizione di vedere definito il loro ruolo con la decisione del Governo, del Ministro dei Trasporti e dell'Ente Ferrovie. Ribadisco inoltre che i fondi stanziati saranno impegnati di conseguenza con la scelta di fondo che l'Ente F.S.
dovrà fare.
Per quanto concerne il deposito di Bussoleno, da informazioni assunte dal Compartimento delle Ferrovie di Torino risulta che un'eventuale soppressione dello stesso non è mai stata presa in considerazione, tant'è vero che si stanno facendo dei lavori di ampliamento e di ammodernamento del deposito. L'adozione di nuove tecnologie porterà alla revisione dei turni di lavoro, comunque la nuova organizzazione del lavoro sarà concordata con i sindacati nel pieno rispetto delle normative vigenti.
Per quanto riguarda il blocco automatico banalizzato della linea allo stato attuale vi sono finanziamenti per il tratto Torino-Collegno e per il tratto Bussoleno-Modane. I lavori sul tratto Quadrivio Zappata-Collegno e in vari tratti della parte alta della Bussoleno-Modane stanno per essere ultimati. La parte bassa della linea (Bussoleno-Collegno) non ha ricevuto finanziamenti, pertanto in questo tratto i lavori al momento sono fermi. Mi auguro che nell'ambito dei 100 mila miliardi stanziati per le ferrovie si trovi anche la modesta somma necessaria per completare l'intero sistema di blocco automatizzato e banalizzato per il miglior funzionamento della linea Torino-Modane.
Sulla mozione presentata dal Partito comunista ritengo di aver fornito una serie di risposte puntuali. Ribadisco che la salvaguardia del paesaggio, il corretto rapporto con l'agricoltura e il rispetto dell'assetto idrogeologico, sono le condizioni sulle quali noi operiamo per trovare soluzioni di impatto ambientale tali da non pregiudicare altre attività.
Il Consigliere Ala ha parlato di fumi e di rumori: devo dire però che la realizzazione di questo sistema di collegamento consentirà a quegli sfortunati Comuni di non vedere più il passaggio dei TIR sulle loro strade che tra l'altro è assai pericoloso per i frequenti ribaltamenti, per cui si troverà soluzione anche a quel problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paris.



PARIS Mario

Come valsusino sono grato al Gruppo comunista per aver sollevato il problema della viabilità in Valle di Susa. Condivido pienamente alcuni punti della mozione, mentre sono perplesso o addirittura contrario su altri.
I problemi della viabilità interessano ed angustiano da tanto tempo la nostra Valle. Che in Valle di Susa fosse necessaria un'autostrada la stragrande maggioranza della popolazione valsusina, arrotata dai TIR. lo dice da oltre venti anni, lo diceva ben prima dell'apertura del Fréjus imparando dai nostri vecchi che, forse meno istruiti di noi ma più accorti avevano costruito cento anni fa il Traforo ferroviario al Fréjus e non a Courmayeur, in quanto compresero che la via naturale di collegamento tra la pianura Padana e la pianura del Rodano, tra le aree forti dell'Italia e della Francia, tra Roma e Parigi, passava per la Valle di Susa e non solo perché attraverso questa valle erano passati Annibale e Carlo Magno. La configurazione geografica della Valle di Susa fa si che questa rappresenti il più adatto e breve collegamento con la Francia attraverso le Alpi occidentali. Dunque, non si poteva parlare di autostrada senza traforo e non si poteva parlare di traforo senza autostrada.
Ricordo, senza spirito polemico, che in quell'epoca mia moglie, operaia alla Magnadyne di Sant'Antonino, fu picchiata da attivisti di certi partiti, che oggi si autodefiniscono pentiti, perché non partecipava agli scioperi dietro i cartelli "Meno autostrade e più scuole". Lo ricordo per onore di cronaca che sta diventando ormai storia.
Guasso mi è testimone che a Susa non sono stato io a parlare di pentiti e il suo intervento mi ha spinto ad intervenire per dire come sono andate le cose. D'altra parte, essendo un credente, so che anche chi si pente e si converte, sia pure all'ultimo momento, viene accolto da San Pietro con la stessa cordialità con la quale viene accolto chi si è pentito prima, dato che non esiste né uomo né partito che non abbia mai peccato. Quindi nessuna polemica da parte mia perché parlare del passato serve solo a far perdere tempo e la Valle di Susa non ha più tempo da perdere.
Si dovrebbe innanzitutto parlare dei problemi della Valle di Susa.
Amministrativamente la Valle di Susa inizia da Casellette, geograficamente da Avigliana o dalla Sacra di San Michele; Alpignano non rientra nella valle, essendo però sulla strada che porta alla Valle di Susa può essere incluso.
Sono soddisfatto delle affermazioni fatte dall'Assessore Cerutti circa il collegamento tra la tangenziale e la "stazionetta", perché in questo caso le spese sono ridotte. Visto che autostrade e strade non passano in cielo, ma sulla terra, su terreno fertile, sono contrario al collegamento tra Bruere e Alpignano. Parlo come rappresentante della Coltivatori Diretti che da trent'anni opera all'interno dell'organizzazione, quindi ho a cuore i problemi del territorio come pure li ha il collega Ala. In sostanza significherebbe sciupare la terra e noi non ci stiamo. Piuttosto eliminiamo il pagamento del pedaggio al casello di Bruere che penalizza anche i pendolari della Valle di Susa. Da Bruere in su la strada è ormai scorrevole fino a Ferriere di Avigliana; aspettando che si faccia l'autostrada, tra Ferriere e Avigliana (non su terreni dei piccoli coltivatori, ma su terreni di proprietà della Fiat) si può fare un collegamento con la strada statale 24 che può servire come svincolo per la futura autostrada. Da Avigliana a Borgone la strada è già stata allargata. Eravamo soddisfatti perché avevamo scoperto una strada sconosciuta ai TIR. ma ben presto è stata scoperta anche dai mezzi pesanti. Nella mozione manca - e la gente la attende sempre che si trovi un punto d'incontro che io auspico perché sarebbe antipatico presentarci divisi su un problema così importante - la rettifica e l'allargamento della statale 24 sul tratto dal ponte della Giaconera di Borgone Villarfocchiardo fino al ponte ad ovest di Bussoleno. Auspico che l'Assessore Cerutti trasmetta al suo successore queste richieste. La strada da Bussoleno all'Autoporto di Susa è già allargata. Da Susa in poi è in costruzione l'autostrada, speriamo che i lavori proseguano velocemente.
Gli altri punti contenuti nella mozione per ciò che riguarda la difesa dell'ambiente, l'assetto idrogeologico, il recupero delle attività agricole li sottoscrivo, ma io li avevo già scritti in precedenza. In un Convegno tenuto in Valle di Susa la Coldiretti aveva presentato un documento simile a quello del Partito comunista. La Coldiretti aveva addirittura promosso una consultazione Comune per Comune sul problema dell'asse autostradale.
Poiché gli interessi generali devono prevalere su quelli delle singole categorie, devo ammettere che la Coldiretti a malincuore aveva dato il suo assenso alla costruzione dell'autostrada; aveva però chiesto alla SITAF rettifiche tecniche del tracciato. Non intendeva costruire un enorme viadotto a cavallo dell'alveo della Dora, ma chiedeva di avvicinarlo quanto più possibile al corso della Dora, evidentemente per occupare terreni ghiaiosi e meno fertili, per non creare dei fondi interclusi, per contenere le spese di costruzione dell'autostrada e per fare, in taluni punti del rilevato autostradale, una difesa contro le alluvioni della Dora. Inoltre è stata chiesta, con sottoscrizione da parte di tutti, tanto che l'Assessore Cerutti si è stupito dell'unitarietà di idee, la riduzione drastica del numero degli svincoli. Avevamo detto si allo svincolo di Avigliana con qualche piccola modifica tecnica per non sciupare troppo il terreno e per non creare situazioni di pericolo nel collegamento con la SS 24 sul ponte di Drubiaglio, e abbiamo detto no, e con noi erano anche i Comuni, allo svincolo di Villardora, a 3 chilometri da quello di Avigliana, e allo svincolo di Borgone. In quel tratto l'autostrada correrebbe 9 metri più in alto dell'attuale sede stradale per cui sulla sommità si potrebbe mettere un cartello l'Affacciati, qui sotto c'è il paese di Borgone. Consideriamo poi inutile lo svincolo di Chianocco. Sono pochi ormai i terreni fertili ed irrigui, si potrebbero allora utilizzare gli ettari sassosi dell'Autoporto di San Didero dove la valle è più stretta e dove è più facile collegare gli svincoli con la SS 24 e la SS 25.
Abbiamo poi proposto il recupero delle aree a finalità agricola. Il tracciato autostradale occuperebbe 150 giornate di terreno fertile.
Proponiamo di utilizzare questo terreno per colmare e ricoprire zone compromesse da vecchie discariche o da cave abbandonate. In questo modo recupereremmo circa 40-50 giornate di terreno coltivabile. Inoltre, abbiamo chiesto che per la costruzione dei rilevati e per non creare altre discariche vengano utilizzati gli inerti delle gallerie.
Sono d'accordo sul richiamo all'urgenza per i nodi di Avigliana Borgone e Gravere. Il tratto di Borgone è già stato appaltato. Purtroppo in quel tratto è morto il figlio di un mio amico, infatti nel punto in cui si strozza improvvisamente la strada diventa molto pericolosa.
Non mi sento di sottoscrivere la mozione così com'è stata presentata sono però disponibile ad un incontro per trovare una formulazione comune.
Conto molto sulla capacità del mio caro amico Marchini che è valsusino come sono io e che da tempo si occupa di questi problemi.
Dalla mozione eliminerei la parte relativa a vecchi problemi. Quando ero Consigliere nella Comunità montana ebbi una polemica con il vostro amico Benedetti, il quale, riferendosi all'autostrada, per non rimangiarsi quanto aveva detto, non aveva mai pronunciato la parola "autostrada" e la definiva "strada ad elevato indice di traffico e scorrevolezza, a doppia corsia, con spartitraffico centrale e senza incroci a raso": non prendiamoci in giro, colleghi, facciamo qualche cosa di serio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sono altrettanto grato come il collega Paris al Partito comunista che è molto attento si problemi della Valle di Susa riabilitandosi così di qualche peccato commesso in passato.
Sono però solito ripetere che la politica si vive e quando si danno dei giudizi bisognerebbe poter rivivere il momento nel quale sono stati espressi. La politica nasce al mattino e muore alla sera, il senno del poi in politica non deve contare.
Il Partito comunista a suo tempo ha assunto posizioni che sul piano storico hanno determinato alcune questioni. Non vorrei entrare troppo sul problema della viabilità che ha già sottratto agli amministratori locali e alla Regione Piemonte tempo e intelligenza sui problemi conseguenti e indotti rispetto alla viabilità in Valle di Susa.
La Valle di Susa chiede che i problemi della viabilità siano risolti al più presto e nel modo migliore. In ogni caso i problemi cominceranno nel giorno in cui l'autostrada sarà costruita, anche se nel modo migliore perché l'autostrada fisiologicamente determinerà alcuni processi di impoverimento e di decadimento delle aree attraversate (sono processi storici accertati). Pur prendendo atto del disinteresse generale in quest'aula, chiedo alla Giunta di riflettere sull'opportunità di aprire sulla questione Valle di Susa non un altro progetto FIO o un altro progetto del Piano di sviluppo (probabilmente ci starebbe anche questo), ma un confronto istituzionale tra la Giunta, la Commissione competente e le Comunità montane affinché si operi con un'azione articolata e trasparente.
Quello che succederà con l'autostrada della Valle di Susa è di fronte agli occhi di tutti: i ricchi diventeranno più ricchi e i poveri diventeranno più poveri. Penso, e ne ho parlato prima con un collega, che l'autostrada abbia la filosofia del pesce che si ingrossa nella testa e nella coda e si svuota nel corpo e noi abbiamo la grossa responsabilità di operare in modo che i disagi determinati dai ritardi del completamento dei sistemi di trasporto vengano ridotti, abbreviando gli stessi.
Politica non è soltanto lamentarsi del presente o interloquire su dove è più opportuno costruire un casello, ma è anche immaginare che cosa succederà in futuro e in questo caso che cosa succederà di questa valle quando l'opera sarà compiuta. Che venga compiuta due anni prima o due anni dopo importa molto perché potremo salvare vite umane e recuperare situazioni economiche. La mia attenzione di uomo di governo è quella di capire cosa posso fare per evitare questo processo di ingrossamento della coda e della testa a scapito del resto del corpo.
Mi rivolgo al Presidente della Giunta perché mi rendo conto che l'Assessore Cerutti, seppure attento a questo problema, non avrà più molta possibilità di intervento. Insisto perché non intendo più tollerare che della Valle di Susa se ne occupino e ne parlino tutti tranne che la Regione. Desidero quindi che la Giunta e la Commissione competente riassumano il governo della vicenda Valle di Susa e che con chiarezza si sappia chi sarà a decidere.
Ci saranno dei progetti FIO, dei progetti speciali, si tratterà di far ragionare i valsusini per far capire loro che la Valle di Susa è un fatto fortemente anomalo: è troppo bella per essere considerata una valle; la sua caratteristica è di essere un'area talmente percorribile e talmente favorita dalla natura in termini di viabilità e di passaggi di trasporti internazionali da non poter elaborare la propria cultura, quindi non essendosi elaborata una cultura di valle è difficile capire i reali problemi da risolvere.
Se fosse presente l'Assessore Olivieri potremmo farci spiegare perch la Valle di Susa utilizzerà l'Ospedale di Briancon, forse perché le autolettighe non possono andare da Avigliana a Susa (questa è la ragione attuale), ma la ragione vera è che la Valle di Susa non ha mai maturato la convinzione di essere una valle con un polo di riferimento centrale, si è sempre considerata un'appendice che parte da Torino e arriva a Sestriere non ha avuto il coraggio di fare alcune scelte di politica territoriale che riconoscano importanza all'asse attrezzato centrale Bussoleno-Susa (e bene ci sta la littorina Susa-Bussoleno). Se la Valle di Susa non recupera un centro forte di servizi e di sviluppo socio-economico intorno a Susa Bussoleno, cesserà di esistere. Anche l'alta valle nel suo futuro turistico è fortemente condizionata dalla qualità dei servizi che avrà perché, con l'innalzamento della qualità del gusto, la gente si muoverà sul territorio alla ricerca di un insieme di valori che si concretizzeranno in un ambiente turisticamente avanzato, ma che risentirà del substrato di servizio culturale che c'è alle spalle.
La gente si stancherà di guardare il mondo soltanto salendo con lo skilift e sarà molto più attenta alla cucina, a come parla la gente, a come si veste perché si muoverà per trovare sul territorio delle aree più qualificate di quelle fortemente banalizzate in cui è costretta a vivere nelle giornate lavorative.
L'alta Valle di Susa dall'autostrada è danneggiata nel frattempo, ma privilegiata nel futuro, deve essere messa nelle condizioni, non solo sul suo quadrante specifico, ma anche su quello della programmazione regionale di cogliere al massimo questa opzione, ma deve anche essere messa nelle condizioni di capire e accettare, se sarà il caso, dall'autorevolezza della Regione, che 1a qualità dello sviluppo passa sulla qualità dello sviluppo dell'intera valle in termini di servizi, di qualità di vita e di cultura.
Per questo mi preoccupa la frenesia dell'autostrada, è una preoccupazione degli amministratori. Continuiamo ad invitare l'Assessore di seguire le pratiche, preghiamo i nostri parlamentari di andare dal Ministro, oppure andiamo tutti in pellegrinaggio dall'on. Botta, di cui tutti conosciamo il merito, e forse questo è il modo migliore per ottenere le cose, però noi che siamo ente di programmazione dobbiamo immaginare che l'autostrada ci sia già. Il V.I.A, esiste e non è soltanto un problema di tutela delle robinie, ma è soprattutto un problema di tutela dell'ambiente che cesserà di esistere nella sua caratterizzazione storica, perché la Valle verrà sostituita da un'autostrada che si sovrappone a quella esistente e che è del tutto incomunicabile con quella.
Chiedo al Presidente della Giunta che i problemi della Valle di Susa vengano recuperati, ma non attraverso progetti affidati ai centri studi, a Finpiemonte, a quaranta teste d'uovo, ma a gente che ragioni su questi fatti molto semplici.
La Valle di Susa è un'area privilegiata da questo intervento, non ci importa per il momento del perché si è fatto il traforo, del perché si è costruita l'autostrada, questo attiene al quadrante internazionale, neanche torinese, quindi la Valle di Susa è in qualche misura estranea e indifferente rispetto a questi problemi. Si tratta di capire cosa succederà dopo.
Amici ambientalisti, è molto importante tutelare i prati, i fiori, gli alberi, però dobbiamo tutelare anche la popolazione della valle.
Sono comparso sui giornali locali come contrario all'autostrada avendo chiesto una valutazione di impatto ambientale in senso ampio a posteriori.
La valutazione di impatto ambientale ve fatta anche sull'autostrada già realizzata per capire come possiamo intervenire sulle aree devastate dall'autostrada, non tanto per recuperare l'ambiente estetico (sono così ottimista e così illuminista da pensare che l'ambiente estetico avrà le forze per recuperare se stesso) quanto per recuperare l'ambiente umano. Si tratta di forzare alcune resistenze storiche, alcune situazioni sociologiche che si sono consolidate che diventano elementi di resistenza al governo, da qualunque parte venga. Per esempio, la Dora per poter arrivare passando dall'alta alla bassa valle ha dovuto fare un atto di forza, spaccare la montagna e creare le gorge di Giaglione. Noi dovremo fare altrettanto, dovremo trovare il modo di spaccare questo salto, non soltanto naturale, tra Susa e l'alta valle e di ricomporre la nostra comunità. Possiamo farlo avendo la capacità, la forza e la disponibilità di pagare qualche prezzo, anche elettorale, per far capire alla gente, per esempio, che Avigliana non fa parte dell'hinterland vallivo, ma fa parte dell'hinterland pedemontano. Non ci si deve quindi scandalizzare se la fiera commerciale di Avigliana ha più successo di quella di Susa, è chiaro perché l'habitat è un'area, invece l'habitat della fiera di Susa è una linea.
Quindi la politica sanitaria, la politica scolastica e dei servizi, il superamento, che peraltro sta avvenendo sul piano politico ma non sul piano della programmazione, tra l'alta e la bassa valle sono fenomeni che dovranno essere oggetto di un atto forte di governo da parte della Giunta che deve essere in grado di fare giustizia dei molti luoghi comuni che su questo problema si sono lasciati andare avanti e riportare ad unità alcune iniziative, di cui sento parlare ma che non ho mai visto.
Faccio un solo esempio. L'alta Valle di Susa non ha mai posto il problema del disastro che il comprensorio di Chiomonte, Gravere, Frais e Piangelassa subirà con l'autostrada. Questo piccolo angolo con potenzialità turistica non diversa da una qualsiasi stazione dell'alta valle viene completamento abbandonato e non si considera che fra quattro anni, quando da Susa partirà l'autostrada, nessuno più andrà né a Chiomonte né a Gravere né al Frais.
Questo elemento viene accantonato perché si deve fare l'autostrada in gran fretta. Ebbene, facciamo pure di corsa l'autostrada, però la tutela di un comprensorio come quello va garantita.
Non si tratta di mettere di nuovo in pista notizie, informazioni, dati e tabelle, ma di riunire gli amministratori della valle, là Giunta regionale e i Consiglieri che vorranno dare il loro contributo per avviare un processo di governo su certe problematiche perché alla fine di tutta questa vicenda resterà lo spettacolo al quale faceva riferimento Paris e probabilmente questo tipo di fenomeno avverrà per tutta la Valle di Susa.
Diranno, passando sopra Borgone e guardando verso il fondovalle: "La bas c'etait un petit pays, mais c'est des bien mauvais gents", come dicevano del mio paese.
Dicevo che anche l'alta Valle di Susa corre un rischio di banalizzazione perché l'autostrada porta la gente molto in fretta a Bardonecchia e la porta altrettanto in fretta in Francia e il confronto tra il modello turistico francese e quello italiano non sarà più soltanto teorico, ma sarà alla portata delle tasche e delle opportunità di utilizzazione torinese, milanese e genovese. So bene che gli Assessorati competenti si stanno muovendo per rimuovere alcune penalizzazioni del turismo italiano rispetto a quello degli altri Paesi e a quello delle Regioni a Statuto speciale, occorre però convincere l'alta valle che l'autostrada non è una specie di tapis roulant che obbligatoriamente si fermerà in Italia. L'alta valle dovrà essere, in un processo già avviato in modo molto qualificato, attrezzata rispetto ad un turismo che diventerà più libero. La grande utenza delle città del nord ha due canali obbligati: la Valle di Susa e la Valle d'Aosta. Il canale del Fréjus mette a disposizione di questo bacino di utenza tutto il sistema francese che, valorizzato dalle Olimpiadi, diventerà un concorrente spietato.
Il progetto "Alta Valle di Susa" che si sta elaborando deve essere appoggiato, favorito, supportato e valutato, ma deve anche essere aiutato di fronte a problemi che riguardano la Valle di Susa nel suo complesso e questo non per una questione di solidarietà nei confronti della Valle di Susa, bassa e media, ma per una convinzione, condivisa da molti colleghi che le fortune dell'alta valle sono fortemente condizionate dallo sviluppo qualificato ed autonomo della bassa e media valle, che deve rappresentare anche rispetto agli aspetti turistici oltre che a quelli socio-economici l'entroterra culturale tipico. Senza tipicità nessuna area turistica sopravvive. Il bacino culturale di tradizioni che la valle è in grado di offrire al mercato turistico internazionale non deve essere dimenticato.
Chiedo scusa se ho colto un'occasione di natura tecnica - e ringrazio l'Assessore per la risposta e i comunisti che l' hanno avviata - per esprimere alla Giunta la preoccupazione che su questa vicenda una non sufficiente autorevolezza della Giunta lasci disperdere in tanti rivoli volontà ed energie nonostante che tutte siano finalizzate in senso positivo. Tutti hanno evidenziato aspetti che condivido, temo però che aspetti non conosciuti, non confrontati, rischino di lasciare degli spazi vuoti e soprattutto di non cogliere tutte le occasioni che abbiamo di fronte.



PRESIDENTE

La parola ancora al Consigliere Guasso.



GUASSO Nazzareno

Ringrazio l'Assessore per l'ampiezza della risposta.
Non abbiamo niente in contrario a che si incarichi la SITAF a produrre il progetto di impatto ambientale, usando l'IRES, la STEF e aggiungerei anche l'IPLA, altro ente strumentale estremamente attrezzato in materia.
Sarà opportuno porre attenzione ai tempi di realizzazione del progetto.
Sulla seconda questione, capisco le osservazioni dell'Assessore Cerutti sul nodo di Avigliana, ma non vorrei che si prolungassero ulteriormente i tempi. Vediamo di utilizzare i 45 miliardi messi a disposizione perché quel nodo è drammatico. Non conosco come i colleghi Marchini e Paris la Valle di Susa, ma so che si tratta di un punto drammatico.
Sulla SS 24 noi non facciamo questioni, l'unico problema che poniamo è quello dello sbocco perché non vorremmo che l'imbuto della statale andasse a scaricare nell'abitato di Alpignano. Cerchiamo quindi le soluzioni migliori, più utili e meno dannose per l'agricoltura, ma troviamo una soluzione a questo problema.
Per chiudere questo dibattito noi siamo d'accordo di togliere le prime due pagine della mozione con il nostro giudizio politico, vogliamo però che il Consiglio si pronunci per la soluzione dei problemi. Proponiamo pertanto di inserire al secondo punto della mozione l'emendamento del collega Ala sulla questione dell'impatto ambientale.
Chiediamo un impegno alla Giunta.



PRESIDENTE

Secondo le indicazioni che hanno dato i Consiglieri Guasso, Marchini Paris e l'Assessore Cerutti, invito i proponenti a riunirsi per formulare un documento comune.


Argomento: Commercio - Fiere, mostre e mercati

Esame progetto di legge n. 140: "Disciplina delle attività fieristiche"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 140, di cui al punto 4) all'o.d.g.
Il relatore Consigliere Brizio dà per letta la sua relazione.
La parola al Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario

Signor Presidente, sottolineo che l'articolato in esame si sposa felicemente con quanto il Consiglio regionale ha deciso ieri votando la legge sulla promozionalità. Anche questo articolato trae origine dalle discussioni e dai dibattiti che si sono sviluppati negli anni precedenti dai qual si era potuta constatare la situazione , di gravità e di pesantezza della realtà piemontese rispetto ad altre aree in Italia, in particolare la Liguria, l'Emilia, la Lombardia e in parte il Veneto.
E' un provvedimento che cala purtroppo nel disinteresse quando invece dobbiamo avere coscienza che con esso ci giochiamo una fetta importante dell'economia piemontese. Se ripercorriamo la storia della nostra Regione vediamo che il Piemonte ha una grande capacità di produrre prodotti di ottima qualità capaci di affermarsi sui mercati internazionali e di qualificarsi in settori avanzati. E' una caratteristica culturale non solo delle punte avanzate dell'industria (Fiat, Olivetti, ecc.), ma anche della piccola e media industria.
C'è però una caratteristica negativa nella non capacità di passare dalla produzione alla proposizione e alla commercializzazione dei prodotti sul mercato. E' un ritardo imprenditoriale molto grave che si è evidenziato a mano a mano che è divenuta più intensa la circolazione e lo scambio delle merci a livello italiano e a livello internazionale, con il risultato che imprenditorie di altre Regioni sono diventate punti trainanti delle strutture fieristiche. Abbiamo assistito in questi ultimi anni a fughe di iniziative che, nate a Torino, si sono poi spostate a Milano o in altri centri.
La relazione ricorda come a livello di strutture fieristiche in Piemonte esista la capacità di proporre manifestazioni di grande rilievo.
Il Piemonte però perde terreno, perché passa da otto manifestazioni con questa qualifica internazionale a sette, mentre altre Regioni accrescono la loro presenza e la loro capacità di promozione (la Lombardia passa da 51 a 62 iniziative, l'Emilia Romagna da 16 a 23, il Veneto da 14 a 15, perfino la Puglia aumenta da 8 a 9). Questo non è imputabile solamente a qualche contingenza politica riferita ai governi regionali o comunali che si sono alternati alla direzione dei livelli statuali, ma anche alla mancanza di cultura attorno a queste questioni con un danno molto grave per l'economia della Regione. Occorre recuperare terreno anche perché il processo che è proseguito in questi anni in altre Regioni ha cercato di occupare più spazi possibili. Il Piemonte ha una sua capacità produttiva e rischia di essere tagliato fuori da questi processi per la sua incapacità propositiva nel campo della commercializzazione dei prodotti, dello scambio di conoscenze della ricerca di operatori, sia che questi vogliano proiettarsi su altri mercati, sia che vogliano chiamare qui altri operatori.
Su questo ci sono responsabilità del potere pubblico, delle Regioni e dei Comuni, ma vi è anche da registrare il grave ritardo del mondo imprenditoriale. Il dibattito è aperto da tempo e oggi si arriva a questo provvedimento di legge; ieri è stata approvata dal Consiglio comunale di Torino una deliberazione con la quale si ipotizza il riutilizzo del Lingotto poggiando su strutture esistenti in quell'area solamente perché vi è la necessità da parte di un grande imprenditore di riutilizzare una grande struttura di valore architettonico e storico come quella del Lingotto. Solo di fronte a questa esigenza si trovano le forme societarie per affrontare il problema.
Denunciamo questo ritardo, perché né in passato né oggi accettiamo l'idea che la responsabilità del ritardo sia attribuibile semplicemente alle forze politiche.
E' evidente che una risposta alla domanda di uno o più centri espositivi di creare momenti associativi per proiettarci in un'opera di proposizione di prodotti e di servizi altamente specializzati è possibile solo se vi è convergenza di interessi pubblici e privati. Senza il capitale privato non è pensabile che il pubblico possa affrontare da solo il problema.
Noi, a differenza di quanto è avvenuto in altre Regioni, non pensiamo che il pubblico sia il solo soggetto abilitato ad operare nel settore pensiamo invece che ci sia spazio anche per il privato e chiediamo uno sforzo in questa direzione. Mi chiedo se le scelte fatte in questi giorni con il riutilizzo del Lingotto siano delle buone scelte.
Il Comprensorio di Torino aveva fatto uno studio e dopo aver analizzato varie possibilità (Italia '61, il Lingotto e l'ex Venchi Unica) considerando i fattori anche esterni per il rilancio di un grande centro espositivo, la capacità di collegamento, gli spazi per i posteggi considerando che una struttura idonea non pub organizzarsi su più piani era giunto alla conclusione, al di là dei problemi di utilizzo di territori fertili per l'agricoltura, di indicare Corso Marche. Noi allora esprimemmo un giudizio coerente con quel tipo di impostazione, senza con questo affermare che un contenitore come il Lingotto non dovesse essere preso in considerazione per questo o magari per altri usi.
Oggi ci troviamo di fronte ad una deliberazione del Comune di Torino che ci presenta una forma societaria con un costo molto elevato e con una necessità di interventi in termini di ristrutturazione e di opere collaterali non indifferenti. Un centro fieristico interessa migliaia di operatori che usano mezzi privati o mezzi pubblici che debbono essere organizzati, ma se penso a dove è ubicato il Lingotto temo fortemente che si sia imboccata una strada che soddisfa soltanto l'esigenza di un operatore privato, ma che mal si combina con l'esigenza di dotare il Piemonte di una struttura espositiva fieristica efficiente, moderna, capace di recepire i bisogni delle attività produttive del Piemonte. Il Piemonte necessita di una struttura molto modulare, di spazi grandi ma anche ristretti a seconda del tipo di manifestazione che si deve realizzare, ha bisogno di collegamenti di ordine diverso, di sbocco per le autostrade, di collegamenti con l'aeroporto, di strutture ricettive.
Non conosco nel dettaglio la posizione definitiva del Gruppo comunista nel Consiglio comunale di Torino sulla deliberazione relativa, prendo atto delle ipotesi programmatorie presenti nel piano comprensoriale, sul quale dovremmo pronunciarci; i documenti di piano dovranno essere considerati almeno in occasione del dibattito del Piano regionale di sviluppo. In passato abbiamo chiesto alla Giunta che cosa si farà di quelle indicazioni che abbiamo condiviso, ma che constatiamo andare in un'altra direzione.
Sono molto preoccupato di un'ipotesi di questa natura. Mi dovrete convincere. Sono molto aperto alle argomentazioni degli altri colleghi e pronto a cambiare opinione se mi si dimostra che effettivamente le scelte rispondono alle nostre esigenze.
Credo che il puntare sul rilancio di Torino come area produttiva forte possa richiamare l'attenzione del mondo imprenditoriale italiano ed internazionale e che possa dare vita a manifestazioni di altissimo livello quindi è necessario porsi come interlocutore vero anche in quel settore.
Noi siamo favorevoli a scelte che abbiano un minimo di lungimiranza rispetto ad un quadro che fra l'altro è in continua evoluzione: pensiamo alle iniziative di Milano nel campo fieristico espositivo e a come si è articolato questo sistema in altre Regioni. Mi riferisco in modo particolare all'Emilia Romagna e alla Lombardia che hanno avuto il più alto sviluppo e la più alta qualificazione in questo campo. Si è operato con strutture modulari e con capacità di adeguarsi alle nuove esigenze. Anche la Lombardia non è più solo Milano, ma si articola in altri centri.
L'Emilia non è solo Bologna, ma è anche Modena, Parma, Rimini, Piacenza.
Sono caratterizzazioni e specializzazioni che tendono a cogliere specificità locali ma che mal si configurano con l'ipotesi piemontese che ancora una volta è tutta torinocentrica. Non è detto che Torino debba essere sede dell'unico centro fieristico di importanza internazionale e che in esso debbano far riferimento tutte le proposte o gli enti abilitati ad operare nel settore.
Noi abbiamo respinto questa ipotesi di accentramento su Torino, anche perché questo finirebbe di non cogliere la realtà complessiva regionale. Il Piemonte è rappresentato da un'imprenditoria molto articolata e diffusa con sue specificità che sarebbe un delitto non cogliere; sarebbe anche grave non cogliere le disponibilità di investimento finanziario da parte del pubblico e del privato nelle varie realtà provinciali. Sarebbe un'utopia pensare di rispondere alle esigenze solo da parte di Torino.
D'altra parte questo atteggiamento è smentito dalla realtà perché a livello provinciale, al di là delle enunciazioni che facciamo qui, si va avanti e si è in una fase più avanzata rispetto a Torino nel creare momenti di specializzazione, strutture ed iniziative specialistiche. Parlo di Alessandria, ma ci sono altre realtà che sono già avanti, con società già costituite, con capitali già stanziati, con ricerche di terreni, con progetti, eccetera.
Noi abbiamo operato nella Commissione con lo stesso spirito con il quale abbiamo operato rispetto alla legge sulla promozionalità. E' il prosieguo di una riflessione iniziata da tempo nella nostra Regione, quindi non è patrimonio unico di questa o di quell'altra forza politica.
L'Assessore che ha avuto la volontà di portare avanti questo impegno al fine di giungere a questo sbocco è stato facilitato nel suo compito da una elaborazione consolidata e da ipotesi puntuali e concrete formulate in precedenza. Se un lavoro si evolve viene portato a compimento e si colloca nella direzione che noi avevamo scelto già in passato, sicuramente la nostra posizione non può che essere di assenso a questo sbocco; ci trova d'accordo anche l'articolato che è stato messo a punto e rifatto in alcune parti non secondarie.
Esprimiamo pertanto parere favorevole sull'articolato che è scaturito dall'esame della IV Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, mi pare ci sia una non unanimità e cercherò di motivarla. Per farlo mi sono documentato su quello che è stato il dibattito precedente sull'ente fiera in Consiglio regionale. Si è parlato per la prima volta di ente fiera nel 1975 in occasione dell'importante Conferenza sull'occupazione, sugli investimenti e lo sviluppo economico. Il Vicepresidente della Giunta regionale Libertini, parlando della qualificazione del terziario diceva: "Tra le iniziative nelle quali in questo ambito è impegnata la Giunta regionale, ha particolare rilievo, tra altre iniziative, il progetto di un grande ente fiera a Torino". E diceva ancora: "I1 progetto dell'ente fiera, che entro ottobre verrà avviato con un'iniziativa comune della Regione, della Provincia e del Comune di Torino mira a costituire una grande area che utilizzi una serie di edifici e di impianti esistenti oggi male o per niente utilizzati per organizzare una serie di servizi permanenti che facilitino il rapporto degli operatori piemontesi con il mercato interno e internazionale. In questo quadro sarà possibile riorganizzare e rafforzare una serie di servizi e di strutture esistenti".
Di ente fiera si è parlato successivamente quando si è entrati nel SAMIA, che è stata la premessa della Promark di cui in parte abbiamo parlato ieri; in quel dibattito tutti si espressero a favore di un ente fiera e tutti individuarono in questo un'idea per consentire all'imprenditore, piccolo e medio, al mondo artigianale in genere di avere ampi respiri, ampi mercati, ampie possibilità di domanda e di proposizione dei propri prodotti.
A questi concetti si collegava in tutti la creazione dell'ente fiera.
Ancora Libertini, quando parlava di questa legge, diceva che si compiva un primo passo preliminare ma indispensabile per un progetto assai più vasto che noi abbiamo dichiarato pubblicamente, e non da oggi,un progetto di dotare la Regione Piemonte, anche se l'ubicazione è naturalmente Torino, di un'organizzazione fieristica che sia all'altezza delle sue esigenze, del suo apparato produttivo e di un potenziamento delle sue correnti di scambio.
Il Consigliere repubblicano Gandolfi, che aveva alcune perplessità in ordine a questa proposta di legge, affermava che la Regione aveva sempre tenuto posizione di indirizzo che promuove nuove realtà, ma nelle precedenti Giunte aveva proceduto sempre con molta cautela all'assunzione di interventi diretti sul piano gestionale delle varie branche di attività.
Nella sua risposta Libertini coglieva la preoccupazione del Consigliere Gandolfi a proposito delle osservazioni che aveva fatto sulla prudenza che gli enti devono avere nell'avventurarsi in una gestione diretta, le riteneva del tutto fondate.
La Regione è e deve essere sempre più un ente con funzione di indirizzo e di controllo e non di gestione.
Abbiamo voluto rileggere queste affermazioni che caratterizzavano l'impostazione programmatica delle Giunte di sinistra che vedevano il PRI all'opposizione, ma che rappresentava in quel momento un grande fervore nella ricerca e nell'approfondimento delle ragioni di crisi del Piemonte di ricerca delle condizioni di sviluppo del Piemonte. Proprio per affrontare questi problemi pose la programmazione al centro di questo processo, programmazione intesa come individuazione e selezione dei bisogni, di confronto, di individuazione delle risorse necessarie, in sostanza, della migliore allocazione delle risorse.
Le scelte potevano essere discutibili, infatti ci vedevano all'opposizione, ma il metodo della programmazione non poteva da una forza come il PRI non essere condiviso. Avremmo detto queste cose anche in occasione del mancato dibattito, la settimana scorsa, sulla finanza regionale, avendo letto il progetto del Partito comunista là dove faceva riferimento alla programmazione, a creare nuove condizioni affinché la programmazione fosse di nuovo l'elemento pilota e trainante delle scelte di questa Regione, per due motivi fondamentali: non solo per la validità in un ente come la Regione della scelta programmatoria, ma anche per le condizioni finanziarie oltremodo limitate che imponevano scelte rigorose.
Noi eravamo d'accordo con l'impostazione che il Partito comunista recentemente ha dato. Il collega Bontempi molte volte fa riferimento a comportamenti finti e veri; forse ha ragione, non voglio entrare nel merito e giudicare, però la coerenza con le scelte e con le affermazioni di principio rispetto alle scelte che si fanno dà la prova e il senso della finzione o della verità delle affermazioni che si fanno, anche se so vivendo in quest'aula, che molte volte le scelte non sono del tutto libere e autonome, ma in qualche modo condizionate.
Vengo alla legge che oggi, dopo undici anni, fa un altro passo o forse fa il primo passo concreto in questa direzione, ma ho la sensazione che sia sbagliato.
Lo spirito della legge - e il Consigliere Bruciamacchie lo confermava non era soltanto di realizzare delle costruzioni in cui tenere delle manifestazioni, ma era di creare strutture complessive capaci di prestare servizi alle imprese per la conoscenza dei mercati, dei prodotti, delle tecnologie.
Questo principio lo condividiamo, la struttura fieristica è una parte importante, ma non è tutto. Con il centro fiera si vuole dare un servizio più complessivo al sistema industriale del Piemonte.
Ebbene, se l'ente fiera deve aver questa natura ed essere momento di interscambio, di informazioni, di conoscenza di mercati, luogo da cui attingere informazioni valide ed esaurienti per il sistema imprenditoriale mi chiedo se in questa prospettiva sia giusta la scelta che fa questa legge di prevedere dodici centri fiera in Piemonte con la partecipazione della Regione.
Forse la Regione ha già fatto scelte di questo genere e poi dopo qualche tempo diciamo magari che aveva sbagliato. Abbiamo parlato - mi spiace non sia presente il Consigliere Valeri - dell'aeroporto di Biella scelta che sembrava giusta, quando il PRI espresse le sue riserve, e proprio il Consigliere Valeri ha detto che forse era stato un errore, che occorreva concentrare, che l'aeroporto unico ed importante era quello di Torino.
Un'altra non scelta è stata quella sulle aziende di promozione turistica, vicina al problema delle fiere. Nella IV Commissione il Partito repubblicano si è trovato solo quando si sono individuati i mercati di interesse nazionale. A noi pareva che quello di Torino fosse l'unico ad avere veramente significato nazionale, ma si sono andati a individuare anche i mercati di Cuneo e di Alessandria. Tenete presente che la merce trattata nel mercato di Cuneo è un cinquantesimo rispetto a quella trattata a Torino e quella di Alessandria è un ventesimo.
Ha senso fare scelte di questo genere? Credo che molte volte queste scelte vengano fatte non su ragionamenti razionali, ma per esigenze campanilistiche.
Aveva ragione Libertini, aveva ragione la Regione Piemonte quando in quel periodo aveva scelto un ente fiera regionale con ampia capacità di strumentazioni, con ampi spazi. Il Consigliere Bruciamacchie ha parlato molto sull'ente fiera di Torino, poi ha concluso dicendo di essere d'accordo anche sugli altri. Di fatto però tutto il suo intervento si è incentrato sull'ente fiera di Torino.
Con le nuove tecnologie, con l'informatica distribuita, che senso ha creare tanti centri fiera? Non ha più senso realizzare un unico centro fiera piemontese, con sede principale a Torino e collegato in modo da offrire gli stessi servizi in tempo reale alle imprese e agli operatori economici distribuiti sul territorio? Riteniamo che questa sarebbe stata una scelta più ragionevole e questo è il limite di questa legge.
Non ci convincono le argomentazioni che in Commissione l'Assessore e gli altri Partiti ci hanno fornito: capacità di cogliere le realtà locali mobilitare maggiori risorse private. Non è questo quello che conta. Un centro fieristico vero deve avere le connotazioni di cui parlava Bruciamacchie: ampi spazi, ampia possibilità di dati, collegamenti con i grandi sistemi dei trasporti, con gli aeroporti.
Nulla di tutto ciò avranno i dodici enti fiera che verranno realizzati.
La nostra opinione è che ancora una volta si è fatta una scelta per motivi campanilistici, una scelta che è conseguenza di una cultura che intende la politica come la capacità di portare al proprio collegio elettorale qualche risultato della presenza politica, quindi un centro fiera anche se poi sarà incapace di offrire quei servizi di cui gli operatori hanno bisogno. Noi diciamo che questa scelta è la negazione della politica di programmazione di quella politica che dovrebbe presupporre prima la ricerca, quindi l'individuazione della scelta migliore e poi l'effettuazione. Se si vuole fare un vero centro fieristico capace di fornire servizi avanzati alle imprese, confermiamo che l'unica scelta da farsi è quella di un centro fieristico regionale efficiente, qualificato, che sappia offrire servizi alle imprese, che sappia gestire le grandi manifestazioni, non solo di Torino, ma nazionali ed internazionali che possono e si devono fare in Piemonte.
Se così non sarà, credo che daremo vita a dodici enti fiera di basso profilo, inutili, fatti per soddisfare probabilmente una serie di esigenze locali, capaci di soddisfare i dodici Consigli di amministrazione che andremo a costituire, i dodici direttori generali e i dodici collegi sindacali, ma che non sarà in grado di soddisfare le esigenze reali della nostra Regione.
Per questo motivo non ritiro gli emendamenti che sono essenzialmente orientati a cercare di dare agli enti che andiamo a costituire una valenza imprenditoriale seria e di dare una struttura capace di offrire i servizi necessari affinché la Regione Piemonte colga quell'opportunità che altre Regioni hanno già colto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Piemonte ha cambiato in questi ultimi anni la natura e i caratteri del suo apparato economico. E' cresciuta in modo significativo la quantità di beni finali, si è ridotta la quantità dei semilavorati, sono accresciute le specializzazioni di area e di settore. Sono aspetti estremamente importanti che rendono vulnerabile questo tipo di trasformazione, con una carenza di capacità di dare sbocchi ai prodotti.
La commercializzazione dopo la produzione è stata, nell'evoluzione dell'industria a livello mondiale, la seconda fase determinante. La terza fase è stata la finanziarizzazione e poi l'introduzione di innovazione.
L'area di commercializzazione rappresenta un'area che si appropria di grosse quote di ricchezza; l'area di produzione è sempre più compressa in termini di acquisizione di ricchezza. Lo possiamo constatare nelle economie avanzate del Giappone e degli Stati Uniti.
Da parte del Piemonte, quindi, la carenza o l'insufficienza di sostegno di infrastrutturazione a rendere massima possibile la commercializzazione dei propri prodotti è un handicap che si ripercuote nelle prospettive future del nostro apparato industriale.
L'attività commerciale che si promuove attraverso i centri fiera è un'occasione di sbocco alle produzioni e soprattutto di un affinamento dal rapporto tra domanda ed offerta. Queste occasioni sono fatti importanti per far si che la nostra struttura dell'offerta possa in qualche modo affinarsi incontrandosi con una domanda qualificata e cogliendo l'evoluzione dei prodotti.
Allora dobbiamo smettere di considerare il centro fiera come occasione per la gita domenicale della famigliola con il cestino del pranzo oppure come occasione per accrescere venature di consumismo presenti all'interno della nostra società. Questo tipo di attività non è da supportare, sono sprechi di risorse se guardiamo a quella dimensione dell'attività commerciale. Si tratta di trovare un modo per cui la struttura dell'offerta trae un giovamento favorendo la propria funzione marketing in forme ovviamente di infrastrutturazione che sono date dai centri fiera. E' un problema di adeguatezza.
Rispetto ad altre Regioni arriviamo in ritardo, probabilmente accumulato negli anni '60 e '70, ora possiamo anche trarne un vantaggio.
Non dobbiamo ripetere schemi di attività fieristiche promozionali vecchi obsoleti, non più adeguati al bisogno dell'apparato industriale. Mi riferisco anche alla promozione delle attività primarie e terziarie e non solo delle attività secondarie. Dobbiamo cogliere tutta l'innovazione che è implicita nel settore della commercializzazione dei prodotti, il carattere della specializzazione, che ha radici là dove può esprimersi. Lo vediamo nel terziario nazionale, ad esempio, a Cesena si svolgono attività fieristiche mirate; sarebbe molto più comodo che si svolgessero in termini di retroterra infrastrutturale a Bologna, ma là trovano l'ambiente in cui quel tipo di attività fieristica, estremamente specializzata, frequentata da 500 operatori, ha un suo retroterra significativo. E' il problema della complementarietà. Non possiamo pensare di andare avanti a compartimenti stagni. Le attività fieristiche fanno parte di un sistema di crescita dell'attività di marketing del sistema economico che va raccordato evitando doppioni e cose inutili. Dobbiamo guardare alla tecnologia e all'innovazione che è incorporata in questi tipi di attività. Sempre meno le manifestazioni come la Fiera di Milano, per ricordare un simbolo che nell'Italia del miracolo economico è stato un fiore all'occhiello, hanno significato e sempre più occasioni di diffusione e di reciproca informazione tra domanda ed offerta vengono ad essere momenti importanti come linea di tendenza. Questo non significa che bisogna buttare a mare il vecchio per imbarcarci nel nuovo. Certamente oggi ci sono aspetti nuovi nell'attività di marketing che devono essere colti.
Il disegno di legge che stiamo discutendo con i suoi limiti, ma che la sperimentazione sul campo ci permetterà di affinare nel tempo, risponde alle esigenze che dicevo, credo che possa essere in grado di cogliere stimoli e necessità e tradurli in modo corretto ovviamente con una selezione delle proposte e con la capacita di dare priorità agli stimoli.
Sono tre gli aspetti centrali della legge: la natura del centro fiera il numero delle attività, il ruolo del momento pubblico.
Per quanto riguarda la natura del centro fiera, credo che esso debba incorporare in sé tutti gli elementi che permettano che qualsiasi caratteristica del prodotto possa trovare la migliore esposizione e la migliore capacità di richiamare gli interessi. Con i compartimenti stagni non si può andare avanti perché sarebbe uno spreco di risorse.
Il collega Bruciamacchie richiamava l'ipotesi Lingotto che il Comune di Torino ha delineato nei giorni scorsi.
Signor Presidente, lei oggi ha incontrato dei cassaintegrati che in qualche modo sono interconnessi al sistema della grande impresa. Dinnanzi ad una operatività del momento pubblico circa il riutilizzo di aree o di immobili dismessi (pensiamo alle aree siderurgiche a Torino) non si pu scindere questo tipo di riutilizzo dalla problematica generale della nostra società. Le ex aree siderurgiche si discutono insieme al ruolo della siderurgia in Piemonte e a Torino, non si discutono rispetto al riutilizzo immobiliare. Anche in questo caso noi dobbiamo cogliere l'occasione per dire che i centri fiera costituiscono un motore importante nel quale il momento pubblico impegna risorse, energie e creatività, ma nelle quali vuole trovare un riscontro dall'apparato industriale che ne trae un giovamento.
Per quanto riguarda il numero, Consigliere Ferrara, credo che si possa rovesciare il discorso, ce l' ha insegnato l'utilizzo delle nuove tecnologie di trattamento automatico delle informazioni: si è ridotta la centralizzazione dei processi decisionali di produzione e di formazione della ricchezza perché attraverso il sistema di reti che permette la telematica si possono utilizzare delle energie diffuse come vedendole in trasparenza. Il centro fiera di Alessandria potrà leggere dalle banche dati con estrema trasparenza tutto quello che si può leggere da Torino o da Biella.
Non credo chela visione di un polo a Torino con dei sensori all'estero sia la decisione più giusta. Le preoccupazioni di Ferrara sono in parte comprensibili e anche accettabili, il rischio cioè di una proliferazione di interessi che non guardano a queste priorità e che sono concepite come centri di potere. In effetti una distribuzione accorta dei centri fiera nel territorio può rispondere alle esigenze di specializzazione e di risposta più mirata, può evitare che la fiera sia intesa in termini vecchi, ma come qualcosa radicato nel retroterra reale in certe realtà periferiche ovviamente con un gioco di coordinamento massimo. Il ruolo del pubblico è quello di evitare che il centro fiera di Cuneo, per esempio, vada per conto suo, non accetti un coordinamento e una serie di funzioni per l'operatore pubblico per poi erogare i finanziamenti. Se c'è questo coordinamento, con l'ausilio della telematica, potremmo avere trasparenze reali tra i vari centri e creare una sinergia reale rispondendo alle esigenze periferiche.
Negli anni '60 l'informatica si sviluppava con il grande centro di elaborazione e con dei terminali, oggi si è evoluta, è un sistema di intelligenza diffusa; anzi, rivendichiamo nell'evoluzione dell'organizzazione del lavoro che nella periferia si compiono operazioni importanti. In questo caso credo che si possa realizzare questo tipo di struttura.
Il ruolo del momento pubblico è molto importante. Occorre evitare di essere semplicemente dei costruttori di infrastrutturazioni e poi aprire un altro fronte il giorno dopo su un altro argomento: per esempio, la non volontà di alcuni settori imprenditoriali di firmare le richieste di rinnovo della cassa integrazione. Si deve trovare un fattore di congiunzione tra problemi interconnessi. Se operiamo per accrescere la funzione marketing dell'apparato industriale è perché riteniamo che in questo modo si accresca il valore aggiunto interno e si salvaguardi l'occupazione. Allora utilizziamo anche questo tipo di strumentazione che mettiamo in campo aprendo globalmente il rapporto sulle diverse articolazioni dei problemi. Ovviamente il ruolo della Regione consiste nel controllare e richiedere un coordinamento delle attività, di gerarchizzarle e di evitare di corrispondere risorse nel caso di attività inadeguate. Il ruolo del pubblico nella gestione di questo tipo di legge e nella creazione di questo tipo di infrastruttura marketing è fondamentale. E' un problema di volontà politica e di capacità di gestione. Le misureremo, se ci sarà qualche "baco" (come si dice in gergo informatico) all'interno del programma lo potremo correggere strada facendo. La sperimentazione sul campo è essenziale. Credo che l'impianto della legge permetta a questo tipo di strumento di avviare un'operatività corretta. Esprimo sin d'ora il voto favorevole del Gruppo socialista.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Non ho potuto partecipare alla discussione nell'ambito della IV Commissione intorno a questo disegno di legge cosa importante. Di questo mi rammarico e proverò a formulare in questa sede alcune osservazioni concentrandomi in particolare su una questione che a noi pare essenziale.
Il fattore realmente innovativo della normativa che ci si appresta a discutere, così come è possibile ricostruire dalla relazione del Consigliere Brizio che è stata data per letta, è concentrato sostanzialmente nella nuova definizione dei soggetti organizzatori delle attività fieristiche. Dice Brizio: "Abbiamo condiviso in Commissione la scelta compiuta nella proposta di legge, primo elemento a livello nazionale e a livello di normative regionali, quindi che parte dall'assunto che l'attività fieristica è connotata essenzialmente come attività economica e si è sancito a maggioranza che la stessa possa venire esercitata sia da soggetti di diritto pubblico che da soggetti di diritto privato, anche se costituiti a fini di lucro".
Per il ragionamento che intendo svolgere è essenziale distinguere fra soggetti organizzatori e centri fieristici. Mentre per i centri fieristici ci pare accettabile un intreccio tra figure istituzionali ed economiche diverse, non mi interessa in questo momento fare una discussione ideologica, per cui non vediamo nulla di strano a che la Regione partecipi con proprie risorse finanziarie all'istituzione dei suddetti; viceversa per quanto riguarda i soggetti organizzatori dell'attività fieristica, non ci pare che essi possano ricevere finanziamenti pubblici, laddove già prevedano una finalità di lucro.
Trovandoci a Torino, trovandoci in Piemonte, trovandoci di fronte ad una normativa che vuole essere battistrada a livello nazionale, voglio spiegare questo punto, per noi essenziale, con una esemplificazione. Tutti quanti sappiamo che il Salone dell'Automobile di Torino è organizzato dall'Associazione Nazionale per le industrie automobilistiche la quale per Statuto, come si può leggere recuperando il materiale in corso Galileo Ferraris n. 61, non ha finalità di lucro. Cosa avviene ora? Introduco la spiegazione di un emendamento che, se occorrerà, illustrerò nell'ambito dell'esame dell'articolato. Avviene che questa associazione senza finalità di lucro in verità ha un intreccio assolutamente evidente e stringente con l'Unione Italiana Costruttori Autoveicoli, la quale è una società che distribuisce dividenti dal 1984, i cui azionisti, fino all'anno scorso erano per il 40% la Fiat Auto, per il 35% la Fiat Iveco, per il 10% l'Alfa Romeo di Pomigliano, per il restante 15% l'Alfa Romeo di Milano. Dopo l'assorbimento dell'Alfa Romeo di Pomigliano d'Arco e di Arese il 100 delle azioni della UICA sono della Fiat.
Parlavo della sovrapposizione di figure giuridiche e quindi del possibile uso speculativo del denaro pubblico. Difatti l'Amministratore delegato della UICA è anche Presidente dell'ANFIA, mi riferisco all'ing.
Carlo Righini, il quale ogni volta cortesemente mi invia gli inviti, come immagino a tutti gli altri colleghi, per i Saloni che organizza, che apprezzo e quando posso vado a visitare. Ciò non toglie che, dando atto della sua cortesia, debba rilevare questa sovrapposizione. Il Direttore dell'UICA è il dott. Alberto Bersani, il quale è anche Direttore generale all'ANFIA. Potrei proseguire con le ulteriori cariche ricoperte in quest'ambito.
Esiste un intreccio di fatto e non dichiarato fra queste due società una non avente fine di lucro, l'altra avente fine di lucro e che distribuisce dividendi.
Tant'è vero che alla paga 32 dell'opuscoletto dell'ANFIA che riassume strutture, funzioni e aziende associate, fra gli organismi automobilistici nazionali ed internazionali, di cui l'ANFIA fa parte, non compare questa famosa UICA (fondata nel lontano 1954,se non ricordo male le date).
Può darsi che la maggioranza dei colleghi che ha esaminato l'articolato abbia ritenuto fosse opportuno sanare con la legge una realtà di fatto comunque che sia questo o sia altro noi non siamo assolutamente d'accordo con questa sovrapposizione e questo intreccio.
Alla luce di queste osservazioni molto stringenti, ci pare giustificato l'entusiasmo per il disegno di legge n. 140 espresso dall'ANFIA nell'ambito delle consultazioni, come ho avuto modo di leggere dai verbali della IV Commissione. L'ANFIA dice infatti nelle osservazioni generali: "Progetto lodevole perché percepisce le linee di fondo dell'evoluzione dell'organizzazione fieristica ed interpreta correttamente la realtà piemontese".
D'altra parte, colleghi, ci troviamo di fronte all'ostentazione di una spavalda arroganza, come nel caso dell'ing. Cesare Romiti, il condottiero della Fiat, che ha dichiarato ieri al suo giornale "La Stampa" che se il Comune di Torino non gli avesse dato i 40 miliardi per il riuso del Lingotto (si fa il paio quindi nel drenaggio di risorse pubbliche) sarebbe sceso direttamente in lizza durante la campagna elettorale ormai in corso.
Noi diciamo peccato perché tutto sarebbe stato finalmente più chiaro almeno su un punto in questo marasma di rotture delle regole istituzionali a cui abbiamo assistito nelle settimane scorse con lo scioglimento del Parlamento repubblicano. Avremmo avuto un elemento chiaro nel rapporto tra rappresentati, loro interessi e rappresentanti.
Come risulterà chiaro da quanto forse disorganicamente ho detto sin qui, noi siamo nettamente contrari all'uso speculativo del denaro pubblico che deve invece essere utilizzato per incrementare l'occupazione in senso stretto e per sviluppare servizi sociali che soddisfino bisogni generali.
E' un punto qualificante a cui attribuiamo grande significato, comunque determinante per definire la collocazione di DP in merito alla legge di cui fra breve esamineremo l'articolato.
Ho presentato un solo emendamento che auspico possa riscontrare l'apprezzamento dei colleghi degli altri Gruppi,i quali penso sia opportuno che si pronuncino in merito a questa questione che, dai verbali delle discussioni che ho letto, non mi risulta essere stata presa con la dovuta considerazione.



MIGNONE ANDREA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, il Gruppo liberale ritiene di dover svolgere un breve intervento, sollecitato da quello del collega Ferrara che ha riproposto in termini diversi un tema che ieri il nostro Gruppo aveva affrontato, il tema cioè che la maggioranza,' la Giunta e il Consiglio si debbono porre in termini strategici e istituzionali, quale modello di Regione riteniamo di costruire, soprattutto che tipo di Regione abbiamo davanti; che obiettivo ci dobbiamo porre, se quello del riequilibrio, della polverizzazione o del riconoscimento realistico e coraggioso della logica delle aree fori, considerando che in una geografia di carattere moderno si misurano aree almeno della dimensione dell'area piemontese. Su questo tema sollevato dai repubblicani io concordo sentendomi molto vicino alle considerazioni del Consigliere Ferrara. E' probabilmente il nodo intorno al quale si sta avviluppando la vita politica della nostra Regione e della città di Torino. La stessa vicenda dell'asse nord-sud dovrà tornare ad essere - e lo proporremo formalmente - una questione a carattere regionale. Come dobbiamo tornare ad essere i protagonisti dell'area torinese, così dobbiamo riconoscere la specificità del territorio e dell'assetto socio-economico della nostra Regione, quindi la tentazione forte, rispetto alla quale abbiamo poca capacità di resistere, di impiantare sul territorio strutture, iniziative ed enti immaginando una realtà diversa da quella che è, probabilmente è un atto di miopia politica.
La città che cosa sarà? La città cosa come l'abbiamo sempre pensata sta entrando in crisi, la città diventerà il punto di riferimento e di allocazione dei servizi qualificati, compresi quelli produttivi e nella città futura probabilmente Torino avrà questo ruolo. Quindi le città che noi riteniamo concorrenziali rispetto a Torino avranno una vocazione di tipo complementare non concorrenziale.
Il Consiglio regionale e la maggioranza, per le responsabilità di proposizione, e la Giunta per le responsabilità di governo, devono fare qualche sforzo di riflessione sul ragionamento correttamente condotto dall'amico Ferrara.
Il Gruppo liberale ha avviato la discussione su questo tema; ma soprattutto ai colleghi eletti nei Collegi provinciali non interessano queste problematiche e la disattenzione di alcuni di loro mi fa pensare che i liberali - e mi auguro anche i repubblicani - non dovranno porre queste tematiche con forza. Non è più accettabile che si ragioni più in termini di delegati delle Province piemontesi che in termini di Consiglieri regionali lo andiamo dicendo da mesi, ma viene considerato come una barzelletta e come nevrosi e non come problema di programmazione regionale. Almeno alcuni Partiti qui presenti hanno combattuto contro la logica del riequilibrio che era l'umiliazione di Torino rispetto al Piemonte e del Piemonte rispetto al resto d'Italia: Peveragno insegna e ricorda.
Adesso che siamo in maggioranza stiamo facendo le stesse cose senza aver neppure il disegno sociologico che c'era alla base della sinistra. Il Presidente mi darà atto che le ho segnalate per iscritto sin dall'inizio della legislatura.
Dopo due anni dall'inizio di questa legislatura finalmente un collega di un Partito che stimo cerca di capire se si risolve il problema della presenza internazionale del prodotto torinese polverizzando le fiere o puntando ad un'immagine forte del Piemonte soprattutto nel suo punto forte ovvero Torino. Torino è stata capitale d'Italia, ha fatto l'Italia. Queste cose sarebbero scritte in qualunque paese del mondo, qualunque paese del mondo nel palazzo della Giunta non terrebbe soltanto un dipinto, ma probabilmente gli ovali di tutti i regnanti di casa Savoia che hanno costruito questa realtà. Nei nostri castelli noi mettiamo quadri moderni ma la nostra storia, la nostra cultura, la nostra ricchezza la espelliamo rifiutiamo quello che è il ruolo di Torino al punto di cadere nella grossolanità di Staglianò che tende a separare le istituzioni dalla società, soprattutto quando questa è forte, capace di condizionare con le sue scelte, che dobbiamo sperare che siano di tipo positivo, la vita del 50% dei cittadini piemontesi; quasi ci si mette i guanti di materiale ininfiammabile quando si parla di questi aspetti perché si ha paura di confrontarsi, si esorcizza, si dice: "Non vogliamo avere niente a che fare con loro, non ci deve essere partecipazione dell'istituzione con gli interessi forti".
Di che cosa si deve occupare l'istituzione regionale che programma gli interessi forti che sono l'espressione più significativa di offerta e di richiesta della Regione? Ho ritenuto di fare questo intervento anche in termini di solidarietà culturale e politica nei confronti di Ferrara. Abbiamo rinunciato ad approfondire questo problema sui temi dell'Università. Mi sembra giusto che la nostra Regione avrà i "castella" universitari (sempre che li abbia), mi chiedo però se l'Università di Torino è in grado ancora di fornire alla società piemontese le intelligenze e le professionalità di cui ha bisogno.
Questo problema se lo pone Romiti, ma in quest'aula nessuno se lo pone. Ci poniamo il problema di avere qualche scuola qualificata in qualche baronia periferica e non ci rendiamo conto che a Torino non viene più prodotta dall'Università l'intelligenza nuova della società del futuro. Nel dibattito sull'Università di Torino di questo non si è parlato e io sono stato zitto per disciplina di Partito.
Cari amici, l'Università non è una casa, non è un mucchio di mattoni come diceva Malagodi ai suoi tempi, è un clima culturale, è un habitat di livello superiore, stimolante, di confronto e di selezione rispetto al quale il giovane deve avere il coraggio e la forza di misurarsi. Ci sono esperienze drammatiche di ragazzi cresciuti in periferia che rifiutano, e quando non lo rifiutano subiscono, il trauma e il confronto con la società urbana. Nella società del futuro non ci saranno le piccole città, ma le aree forti: il futuro della società si deciderà su come le aree forti riusciranno ad accentrare, ad accorpare e distribuire i processi socio economici.
Il nostro Gruppo darà voto favorevole a questa legge. Il Consiglio regionale, la maggioranza e la Giunta, per le reciproche responsabilità non possono lasciar passare sotto silenzio argomentazioni così stimolanti come quelle formulate dal collega Ferrara perché questo problema, antico e nuovo, si ripropone con forza soprattutto nel momento in cui il quadro dei rapporti politici a Torino fa immaginare un quadro di governo sulla città per il resto della legislatura fortemente difficile. Dovremmo di nuovo farci carico del ruolo di Torino nella Regione Piemonte e della Regione Piemonte rispetto a Torino perché probabilmente sarà difficile dopo il 2 giugno o quando matureranno le questioni torinesi un ritorno ad una solidarietà operativa. Quanto sta avvenendo a Torino fa immaginare che ci si avvii ad un tempo non breve di governabilità difficile. Proprio per questo gli argomenti posti da Ferrara non sono più soltanto un'esercitazione di dialettica e di confronto, ma di governo. Colleghi del Consiglio, colleghi della maggioranza, signori Assessori, non più qualche riflessione o qualche manifestazione di intolleranza, occorre assumere qualche decisione, qualche atto operativo conseguente per riportare il Consiglio regionale da assemblea dei delegati delle Province a governo del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Il provvedimento all'esame e il dibattito completano il disegno della Giunta nel settore della promozionalità e commercializzazione segnando, per l'impegno della Giunta, un notevole punto positivo meritevole di ampio apprezzamento.
Ritengo che non si possa trascurare questo elemento nel momento in cui le critiche all'inefficienza e inoperatività sono state fatte in misura abbondante e trovano un varco positivo, riconosciuto anche dall'opposizione, in leggi concrete, efficaci che guardano alla realtà produttiva e commerciale piemontese con autentica attenzione legislativa ed operativa.
Il collega Tapparo ha sottolineato quanto rilievo abbia per la crescita di una Regione il potenziamento del settore delle iniziative in campo infrastrutturale, il potenziamento delle capacità di commercializzazione dei prodotti. Tanto è importante questo in quanto la nostra Regione è avanzatissima sul piano tecnologico, ma resistente ad iniziative che portino alla diffusione e alla conoscenza in Italia e nel mondo dei suoi prodotti. Quindi l'assunzione della coscienza della rilevanza di questo aspetto mi pare un buon inizio per tentare di uscire da un circolo chiuso che ci ha portato a perdere negli ultimi anni alcuni importanti manifestazioni che si sono trasferite nella vicina Lombardia.
Quindi, apprezzamento positivo anche per coloro dell'opposizione che in Commissione hanno lavorato per dare tono legislativo rilevante a questo provvedimento e apprezzamento per l'Assessore che si è dimostrato disponibile ad un confronto aperto e in profondità.
Questa legge segna il modo con cui dobbiamo avvicinarci alla problematica della commercializzazione; ancora una volta, come si è fatto ieri, si è scelta la via della programmazione e del riordino della materia in modo serio e questo bisogna dirlo nel momento in cui si parla della legge. Sul riordino, sulla necessità della programmazione, sul coinvolgimento del Consiglio nelle grandi scelte siamo tutti d'accordo.
Voglio rilevarlo prima di avvicinarmi al discorso che ha costituito l'elemento più rilevante del dibattito: quanti centri fieristici possono essere costituiti in Piemonte e se un numero maggiore di centri può essere elemento negativo per lo sviluppo dell'attività di commercializzazione dei prodotti piemontesi nel nostro Paese e nel mondo.
Debbo dire al collega Marchini, che non vedo presente, che mi ritengo Consigliere regionale del Piemonte e ritengo di rappresentare gli interessi della Regione Piemonte, non sono delegato della Provincia lombardo-veneta di Novara, sono totalmente e profondamente convinto di svolgere il ruolo di Consigliere regionale. Ho rispetto per casa Savoia e per Torino, ma questo non mi impedisce di dire convintamente che si può immaginare, senza compromettere l'economia piemontese, un sistema di centri fieristici complesso, distribuito su tutta la nostra regione. Immaginare questo non significa obbligatoriamente accettarlo. Se Marchini avesse avuto il tempo e la voglia di leggersi l'art. 15, avrebbe scoperto che alla costituzione dei centri fieristici possono partecipare la Regione, direttamente o anche attraverso i propri enti strumentali, gli Enti locali territoriali, le Camere di commercio, le Associazioni di categoria ed altri soggetti economici.
A Marchini, uomo sottilmente attento ai problemi di lingua, va ricordato che il "potere costituire centri fieristici" non significa "dovere", non significa che questi debbano essere costituiti. Il compito di gestione della Regione è rilevante; la Regione può scegliere di appoggiare questi centri fieristici se hanno la connotazione della serietà e dell'opportunità, ma può anche scegliere di non costituirli.
Qual è la ragione che ha spinto la Giunta, l'Assessore e un numero consistente di Commissari a scegliere questa via? E' il potenziamento delle disponibilità locali ad operare nel settore della commercializzazione e in quello delle fiere in modo convincente, il timore - l' ha ripetuto frequentemente Sartoris - è quello di costituire un grande centro fieristico avvilendo le disponibilità già avviate, che sono consistentemente presenti nel territorio regionale fuori Torino.
Concordo con Ferrara, che mantiene una posizione limpidissima e corretta quando si preoccupa di avere un centro pilota rilevante a cui tutte le Province fanno riferimento. Ritengo che la Giunta possa in maniera specifica e preminente valorizzare il centro fieristico di Torino senza escludere iniziative che abbiano queste caratteristiche anche altrove.
La nostra posizione non è in contrasto con le preoccupazioni manifestate dal collega Ferrara. Ritengo che le sue indicazioni debbano essere tenute presenti nel momento in cui si darà concreta operatività alla legge.
Questa è una legge che ha il merito di coinvolgere il Consiglio su scelte importanti che spesse volte sono state delegate alle iniziative locali senza serietà ed approfondimenti sufficienti in un campo così rilevante.
Il nostro apprezzamento su questa legge è già stato manifestato. Siamo convinti che segnerà un momento importante. Con molta tranquillità respingiamo i toni ultimativi e torinocentrici in senso negativo e l'implicita accusa per tutti coloro che non accettano di essere dei proconsoli lontani dotati di minore capacità politica rispetto a quelli che rappresentano gli interessi centrali. Qui abbiamo tutti pari dignità e i nostri convincimenti vanno considerati tutti allo stesso modo, dobbiamo partire dal presupposto che siamo qui a rappresentare coscientemente e convintamente soltanto gli interessi della Regione Piemonte nel suo complesso e non nelle sue articolazioni particolari. Per questo motivo ritengo che l'accusa non vada al Consigliere Bruciamacchie, non vada al sottoscritto, non vada a nessuno di coloro che convintamente credono nella distribuzione dei centri fieristici per l'efficacia economica che possono determinare e per un avvio rinnovato di una politica più incidente nel settore delle fiere e dei mercati della Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, ho chiesto la parola prima della replica della Giunta perché, ascoltando con sufficiente attenzione il dibattito su questa importante legge, è nostro compito evidenziare una questione politica che si è aperta dopo gli interventi del Consigliere Ferrara e in particolare del Capogruppo liberale Marchini.
Nel momento in cui ci apprestiamo a votare questa legge, ci troviamo di fronte all'espressione di un radicale dissenso sulla filosofia e sull'impostazione del provvedimento legislativo da parte di due Gruppi di maggioranza. Per la verità da parte di Ferrara si sono tratte delle conclusioni presentando degli emendamenti, mentre da parte del Gruppo liberale si sono manifestate critiche dissolventi e distruttive ancora più forti. Pongo il problema nella sua intierezza politica. Le assemblee parlamentari continuano ad aver senso se hanno un rapporto con la realtà e la realtà nelle assemblee parlamentari è fatta di ciò che si dice per rappresentare idee ed interessi e di ciò che ne consegue sul piano del voto. Non siamo nuovi a sceneggiate in quest'aula però, per la peculiarità del tema e per la rilevanza delle questioni poste, credo sia opportuno che quest'aula (per la verità un po' vuota) e la maggioranza si pongano il problema.
Abbiamo sentito la dichiarazione di Marchini che purtroppo riecheggia il non commendevole spettacolo, a cui abbiamo assistito in questi giorni in Parlamento, di attacco violento alla legge, portato avanti con responsabilità precipue dalla maggioranza, salvo poi la diversa dichiarazione del voto. Ci chiediamo quindi se abbia senso e se sia accettabile in questa assemblea la pratica del voto finto. Ci chiediamo se questo modo di giocare con le istituzioni non sia per liquidare le istituzioni o una premessa per liquidare la loro credibilità agli occhi dei cittadini che sono indotti a non capire più quello che sta succedendo.
Quello che è avvenuto oggi in quest'aula testimonia che anche in Regione su una legge, tra l'altro concreta, si sono poste le premesse perché nessuno possa capire quello che sta succedendo. Chi più critica vota a favore, una logica politica e istituzionale vorrebbe muovere chi critica a trarne le conseguenze, non solo, ma chi critica dovrebbe far seguire delle conseguenze, per esempio degli emendamenti e dovrebbe porsi anche il problema del rapporto politico con l'opposizione.
Noi in Commissione abbiamo aderito ad un'impostazione che non ci lascia del tutto soddisfatti, ma questa mattina ci eravamo preparati a rivisitare anche alla luce di suggestioni, per esempio quelle citate da Staglianò.
Comunque intendiamo dire la nostra.
Vogliamo dire a Ferrara che in merito al grande centro e alle deduzioni di più Consigli d'amministrazione non sfugge a nessuno che una logica più organica, più integrata, meno parcellizata abbia un senso. In questa logica però il Piemonte (che non è solo Torino) verrebbe comunque e sempre considerato periferia o marchesato di un centro dell'impero. Esiste anche un problema politico di questo genere. Abbiamo parlato di un centro per provincia ed esiste una norma che dà la possibilità di deroga che penso vada vincolata fortemente. Forse per rispondere a questa esigenza si dovrebbe pensare ad una specializzazione merceologica per provincia. Il problema posto è quello del coordinamento. Rifiuto che a Torino si debba fare tutto, penso che si debbano fare certe cose ed altre possono essere fatte a Cuneo, a Novara, ad Alessandria. Non si tratta di sovrapporre, ma di specializzare Oggi stesso potremmo rappresentare la questione con un ordine del giorno.
Questa mia prima risposta nel merito è superata dalla questione politica e invito la maggioranza a riflettere e a dare una risposta.
Con rammarico, a questo punto, mancando un chiarimento, chiediamo alla maggioranza e all'Assessore che esaminino l'opportunità del rinvio in Commissione perché votare una legge all'insegna delle finzioni o all'insegna di scarsa chiarezza politica non conviene a nessuno. Il collega Staglianò mi guarda senza dire niente e mi ricorda che forse ci siamo trovati già male altre volte.
Aggiungendo sempre un pezzo le cose non restano uguali, ma peggiorano.
Spesso qui ricordiamo le regole istituzionali e le regole della politica come espressioni che sembrano formali, ma sono di interesse sostanziale del patto sociale che ha aggregato il sistema democratico. Se vengono violate non ci crede più nessuno.
Ho avuto ieri una discussione accalorata con un funzionario che mi dimostrava che a forza di venir meno a principi e a qualche regola, alla fine il risultato è che le regole non ci sono più.
Noi comunisti con calma, tranquillità ed equilibrio, participi di un processo legislativo su un tema non semplice, poniamo in tutta.la sua evidenza questa questione e ci attendiamo dalla sensibilità politica e democratica di questa maggioranza una risposta altrettanto calma e chiara.



VIGLIONE ALDO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sartoris.



SARTORIS Riccardo, Assessore al commercio

Il mio intervento non si riferirà alle considerazioni pregiudiziali svolte dal collega Bontempi, alle quali credo debba essere data una risposta collegiale da parte del Presidente della Giunta, ma si limiterà ad una replica agli interventi che si sono soffermati sul contenuto della legge.
E' noto a tutti il declino che la nostra Regione ha subito in questi anni in campo fieristico, e mi permetto di ricordarlo in questa particolare circostanza, che credo la più propria, sebbene il nostro capoluogo sia stato negli anni '60 in primo piano sia per le strutture sia per il tipo di manifestazioni organizzate.
La sfiducia delle forze politiche ed anche economiche nel ruolo che Torino avrebbe potuto svolgere come polo fieristico di un'area industriale forte ha forse impedito lo sviluppo e l'adeguamento delle strutture dei servizi fieristici piemontesi, con un corrispondente esodo delle nostre imprese verso i servizi offerti dagli altri centri fieristici italiani ed europei, che in questi anni si sono specializzati ad operare su scala internazionale.
Le fiere rappresentano uno degli strumenti più utilizzati dalle imprese per promuovere l'immagine e i prodotti sui mercati. La disponibilità di strutture e servizi fieristici adeguati costituisce un elemento fondamentale propulsivo dello sviluppo economico produttivo nonché sociale e culturale di uno Stato moderno.
Le fiere, e ci si riferisce alle mostre specializzate, alle esposizioni organizzate nel mondo, tralasciando le mostre mercato di natura commerciale, hanno vissuto in questi anni un processo di rinnovamento e si configurano sempre più come momenti di confronto tra imprese sui processi produttivi, sulle tecnologie usate e sulle forme di commercializzazione dei prodotti.
L'aspetto espositivo dei prodotti è accompagnato dal trasferimento di know how sui sistemi e sui processi produttivi. L'evoluzione degli scambi internazionali e dei rapporti commerciali tra differenti aree geografiche e tra economie governate da sistemi politici di diversa natura richiedono una profonda trasformazione degli stessi modelli organizzativi e strutturali a cui far riferimento per la creazione di centri fieristici capaci di fornire servizi promozionali e informativi necessari alle imprese maggiormente competitive sui mercati.
A questo obiettivo deve ispirarsi una politica regionale che individui nell'attività fieristica un efficace strumento di politica industriale a sostegno del rinnovamento e della riconversione dell'economia regionale verso i settori e le tecnologie con maggiori prospettive di sviluppo sui mercati internazionali.
In tal senso gli interventi in campo fieristico rappresentano un aspetto non secondario di una politica regionale indirizzata a favorire la crescita dei servizi terziari nella nostra regione.
La mancanza di una disciplina organica ha impedito la crescita e la riqualificazione delle strutture e dei servizi fieristici in Piemonte. Se dunque è vero che la nostra regione deve recuperare rispetto alle altre regioni italiane, è anche vero che le peculiarità del Piemonte permettono di cogliere le tendenze evolutive e gli elementi innovativi cui riferirsi per elaborare una politica fieristica adeguata.
Il Piemonte è caratterizzato dalla presenza di imprese che producono beni di produzione, che approntano forniture e impianti "chiavi in mano".
Nella nostra regione esiste una qualificata presenza di imprese che operano in settori ad elevato contenuto tecnologico; la grande impresa industriale ha sviluppato processi di integrazione produttiva con gruppi industriali appartenenti ad altre nazioni europee.
In campo fieristico il Piemonte è l'unica regione italiana che ha sperimentato forme di intervento privato (Torino-Esposizioni è l'unica struttura italiana realizzata con capitali privati). Sulla base di questo quadro di riferimento si sono delineati i principi a cui la Regione ha ispirato il presente disegno di legge: riconoscimento di soggetti di diritto privato quali organizzatori di manifestazioni fieristiche, allo stesso titolo dei soggetti di diritto pubblico; questi soggetti sono diretta espressione delle forze economiche e delle specifiche realtà produttive interessate alla realizzazione delle manifestazioni fieristiche.
Scissione tra l'organizzazione delle manifestazioni fieristiche e l'approntamento di strutture e servizi fieristici. L'organizzazione delle singole manifestazioni è appannaggio delle forze economiche direttamente interessate alla promozione degli specifici settori produttivi, mentre l'approntamento delle strutture e dei servizi fieristici è demandato a soggetti specializzati che operano sotto il controllo dell'Amministrazione regionale.
La distinzione tra questi due momenti è necessaria per programmare in Piemonte lo sviluppo di una rete integrata di centri fieristici altamente specializzati e concorrenziali rispetto agli altri centri fieristici italiani ed europei.
Il modello cui ci si riferisce è un insieme di centri fieristici provinciali specializzati nella promozione delle economie locali e strettamente integrati con un centro fieristico di livello internazionale localizzato nell'area metropolitana torinese.
Delineazione dei compiti e delle funzioni dei centri fieristici come soggetti che approntano ed erogano servizi fieristici e promozionali di marketing e di assistenza tecnica e commerciale per le imprese, con una visione integrata della struttura fieristica italiana ed europea.
Separazione, almeno per quanto riguarda i finanziamenti a carico del bilancio regionale, tra la creazione dei centri fieristici e la costruzione di strutture espositive. Mentre nella fase della creazione dei centri è prevista la possibilità di una partecipazione regionale, anche tramite gli enti strumentali, il finanziamento delle strutture espositive è demandato al Piano regionale previsto dalla legge sulle opere pubbliche allo scopo di evitare una crescita sproporzionata di strutture espositive sul territorio regionale. E' noto infatti che se il centro fieristico ha come finalità prioritaria la gestione di strutture espositive tende a despecializzarsi per coprire i costi derivanti dalla loro gestione. E' così che si determinano i contrasti con gli operatori commerciali locali che lamentano una concorrenza sleale da parte degli enti fieristici.
Attivazione di investimenti privati per la realizzazione dei centri fieristici.
La relativamente favorevole congiuntura che sta vivendo l'economia piemontese va sfruttata prospettando alle forze economiche ed imprenditoriali la possibilità di investire nella realizzazione di centri fieristici sia per l'effetto promozionale d'immagine che ne trarrebbero complessivamente le attività produttive sia per i vantaggi derivanti alle imprese piemontesi dalla disponibilità nella nostra regione di strutture e servizi fieristici concorrenziali con quelli esistenti negli altri poli europei. Teniamo conto inoltre del ruolo di attrazione che il centro fieristico metropolitano potrà esercitare nei confronti di organizzatori fieristici che operano in altre regioni italiane ed europee.
Definizione della natura dei soggetti che realizzano e gestiscono i centri fieristici come soggetti di diritto privato anche a partecipazione pubblica riconosciuti dalla Regione. Tali soggetti sono sottoposti al controllo regionale sia nella fase di riconoscimento, attraverso l'approvazione dello Statuto, che nella fase successiva con l'approvazione dei programmi di attività.
Inserimento della politica regionale nell'ambito degli interventi previsti a livello nazionale e comunitario. La legge finanziaria prevede infatti, per la prima volta, uno stanziamento triennale di circa 130 miliardi destinati all'ammodernamento delle strutture fieristiche. La politica comunitaria invece si è recentemente indirizzata verso consistenti interventi a sostegno delle piccole e medie imprese. Tra gli interventi compresi nel programma d'azione che riguarda queste entità economiche presentato dalla Commissione al Consiglio nell'agosto scorso, è previsto anche lo sviluppo e il potenziamento di una rete europea di servizi alle imprese.
La configurazione giuridica dei centri fieristici e le loro finalità consentono l'utilizzo dei fondi comunitari destinati allo sviluppo dei servizi alle imprese.
Un argomento che credo possa sin d'ora essere trattato è quello relativo al numero dei centri fieristici, e qui è stato sollevato con dovizia di argomentazioni. Uno o più centri fieristici? Si è optato per la possibilità che nasca un centro per provincia. Perché? Esistono in Piemonte realtà economiche locali caratterizzate da elevata dinamicità che non si identificano con l'area metropolitana; è necessario favorire la crescita di tali economie in cui la piccola impresa ha da tempo una maggiore autonomia sui mercati. Il centro fieristico torinese dovrà nascere non tanto in concorrenza con i centri provinciali, rispetto ai quali potrà attuare una politica di servizi, quanto inserirsi nell'attuale contesto europeo caratterizzato da poli fieristici internazionali di elevato livello.
Si tratta pertanto di due livelli di intervento complementari tra loro: il rilancio dell'attività fieristica specializzata di livello internazionale è demandato al centro fieristico collocato nell'area metropolitana, ai centri fieristici è demandata una funzione di approntamento di tutti i servizi necessari alle imprese per operare sui mercati extra-regionali sulla base delle esigenze e delle caratteristiche delle varie province interessate, compresa ovviamente Torino. Si creano in tal modo, ad avviso della Giunta, le condizioni per uno sviluppo articolato dei servizi fieristici e promozionali.
Chi sono i soggetti chiamati a creare i centri? Tutti i soggetti interessati allo sviluppo economico, in primis le Province, le Camere di Commercio, le Associazioni degli imprenditori, le imprese di servizio all'export. Non sarà la Regione a crearli direttamente, ma i soggetti interessati ai quali la Regione darà il necessario aiuto e riconoscimento non potrà essere quindi un processo calato dall'alto, ma dovrà attivarsi sulla spinta dei soggetti interessati allo sviluppo dell'economia. In sostanza, non vediamo il pericolo della nascita, come qualcuno ha detto, di tante Promark.
Signor Presidente, signori Consiglieri, l'iniziativa della Giunta arricchita fortemente dall'approfondimento e dai contributi della IV Commissione consiliare - ricordo che i lavori sono proseguiti per una serie di sedute con approfondimenti molto puntuali e che forse sarebbe bene riprendere quando si tratta la questione in aula - è partita da riflessioni di prospettiva compiute sull'esperienza altrui e su valutazioni attorno al muoversi dell'economia italiana, che il collega Tapparo ha ben ricordato e approfondito nel suo intervento, che trova il mio completo appoggio.
Le nostre imprese hanno imparato a commercializzare il proprio prodotto, si è avviata una vera strategia delle centrali capitalistiche moderne attraverso l'aziendalizzazione dei processi di commercializzazione le aziende, in specie le grandi, hanno capito che devono avere una diretta presenza nel campo distributivo (abbiamo visto le iniziative De Benedetti Smea, Agnelli-Rinascente, Schimberni, ecc.) con una sorta di presa diretta su tale momento. Si è verificato un affinamento della produzione sul presupposto che le aziende devono avere il meglio della finanza, della progettazione, del designer, della pubblicità e quindi commercializzazione.
Si assiste ad una concentrazione dei livelli che prescinde dall'aspetto territoriale; si va dove va il meglio del marketing; Biella e Prato vanno a Milano, e l'una è in Piemonte e l'altra in Toscana. Quando il singolo non può avere il meglio, per le più diverse ragioni, le aziende si rivolgono all'associazionismo. In sostanza, si cerca di bypassare i canali tradizionali.
La strategia delle imprese italiane e piemontesi sta diventando sempre più sofisticata. Forse in queste assemblee non riusciamo, per una serie di ragioni giustificatissime, a seguire questo processo di sofisticazione. Per quanto attiene all'attività fieristica si presentano alcune strade per strategie nuove che a nostro avviso devono esserci ben presenti: o lasciar fare al mercato, attraverso una concentrazione territoriale di dimensione e di selezione degli interventi, o accentuare il momento fieristico come momento di evento di immagine (trasformazione del nome, sovrastruttura della fiera; Rimini ha allestito l'attività fieristica sul "suo mare".
Umberto Eco dice che se si riesce a fare della propria fiera un evento questa resta anche al di sopra della sua struttura, realizzando il momento clou).
La terza ipotesi è di specializzare l'iniziativa: se si fa la fiera del bovino, si fa anche quella del libro sul bovino. Ma la specializzazione non è facile, è complessa, è raffinata.
Quarta ed ultima ipotesi, trasformare la fiera in centro di servizio congressuale, aggregazione di informazioni ed economie esterne di finanza di tecnologia, di innovazione e di ideazione del prodotto. Di queste strade il disegno di legge tenta di percorrere in particolare l'ultima che sembra preferibile perché corrisponde di più ad una logica imprenditoriale della fiera, che ha bisogno, appunto, di imprenditorialità con una strategia accresciuta dalla stessa.
I produttori oggi stanno incamerando dentro di sé le strategie di mercato, non sono più i semplici consegnatari dei loro prodotti ai commercianti o agli operatori tradizionalmente commerciali, c'è desiderio di cambiare, di creare la fiera come momento di impresa.
E' questo l'intendimento del disegno di legge che ha visto impegnati il Presidente Ferrara, il Vicepresidente Bruciamacchie, i Commissari della IV Commissione, il relatore Brizio, i collaboratori funzionari della Giunta e del Consiglio regionale, ai quali rivolgo un ringraziamento vivo ringraziamento che rivolgo anche al Presidente del Consiglio Viglione all'Ufficio di Presidenza del Consiglio e ai Capigruppo delle forze politiche che hanno consentito di esaminare oggi questo disegno di legge dimostrando di comprendere quanto sia importante che l'assemblea regionale si pronunci su un tema di grande rilievo per l'economia piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

L'Assessore Sartoris, nonostante l'iniziale invito a dover fare talune puntualizzazioni o comunque ad esprimere un più complessivo giudizio sulla legge e quanto meno sul modo di collocarsi delle forze politiche all'interno della votazione su un piano di sintesi, ha offerto alla riflessione dell'aula ogni più utile elemento, per cui questo mio intervento appare decisamente dispersivo e non rientra in un carattere di economicità sul piano dei tempi di lavoro. Ha citato addirittura Umberto Eco ed io non mi sentirei di rompere l'eco così positiva dell'intervento che ha testè svolto in aula.
Sottolineo che è legge decisamente coraggiosa, che se è vero che è nata da un'iniziativa della Giunta regionale è stata filtrata da un attento oculato lavoro in profondità nella Commissione e anche attraverso questa fase preparatoria della votazione all'interno dell'aula. E' un atto estremamente qualificante per il Piemonte, non per una parte o per il governo del Piemonte, ma è qualificante per la nostra comunità che sta lentamente tentando di perfezionare una presenza di legislazione atta a stabilire una disciplina che investa questo settore, che - è stato detto a tutte lettere - è settore del futuro. Interventi che fossero apparsi non totalmente convergenti o in parte divergenti dalle linee che sono state proposte dal quadro di maggioranza, entro il quale si erano ritrovate anche forze di opposizione, non riescono a vanificare i risultati di questo prodotto legislativo, che raccomando ancora e tuttora all'approvazione della maggior parte delle forze politiche collocatesi all'interno del Consiglio regionale.
Se qualche forza appartenente all'area della maggioranza ha ritenuto non dico di assumere posizioni divergenti, ma di formulare un altro tipo di riflessioni che appartengono agli sviluppi futuri di questa complessa problematica, mi pare che non possa proporre un quadro di scollamento di un insieme di forze a supporto del Governo; né possiamo, ogni volta che il Governo regionale si presenta per proporre un qualsiasi elemento di carattere legislativo o una richiesta, pensare che si sia allo sfascio.
Potrei anche concordare su alcune riflessioni fatte da qualche funzionario sul modo di andare avanti di questa complessa macchina regionale e che possano esserci ulteriori guasti. C'è però l'impegno da parte nostra di tentare di perfezionare la complessa macchina della Regione.
Episodi a se stanti o elementi dirompenti di un colloquio con la comunità possono dalla sera al mattino proporre un quadro di relativo disarmo di questa macchina, ma io penso che all'interno del personale collaboratore ci siano elementi, capacità e professionalità, talvolta ancora da scoprire, comunque da esaltare. Nell'insieme la macchina regionale, pur con qualche difficoltà, funziona. Su questa specifica parte che riguarda la proposta legislativa per un settore non trascurabile nell'economia e nel futuro del Piemonte, ritengo che la macchina abbia funzionato. Ritengo, per non rendermi interprete del Consigliere Ferrara o di altri che hanno parlato in questa sede, di aver capito che discostarsi dall'immediato su taluni aspetti, pur con l'interesse che investe la legge che andiamo a licenziare, non investa complessivamente una collocazione all'interno dell'aula consiliare. Devo dire che in mezzo a tutti i guasti è pur anche necessario che qualche voce, magari isolata, abbia a levarsi per confortarci, per sollecitarci ad una produzione sempre migliore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, nel merito dei problemi mi soffermerò quando tratteremo gli emendamenti.
Intervengo per una breve dichiarazione in ordine al problema posto dal Capogruppo comunista Bontempi in ordine al rilievo che c'è stato in quest'aula e al significato che se ne può dare.
Il mio giudizio su questa legge è stato manifestato nel corso del dibattito in sede di Commissione, che ha avuto motivi di convergenza rispetto ad una legge ampia, che va ad individuare una materia complessa.
Uno dei punti della legge si riferisce ai centri fieristici. In Commissione ho avuto motivi di contrapposizione rispetto alle forze politiche presenti avevo una concezione diversa e cercherò di spiegarla quando presenterò gli emendamenti.
Nei confronti di questa legge come nei confronti di quella votata ieri si è fatto insieme all'Assessore un lavoro positivo ed è emersa una posizione di convinto appoggio rispetto all'operato della Giunta proprio su questi provvedimenti. Io però su un punto particolare ho espresso il mio dissenso. Non ho capito se il ringraziamento a tutti dell'Assessore Sartoris volesse dire qualcosa di diverso. Certamente abbiamo avuto nella Giunta e in chi la rappresentava un rapporto assolutamente costruttivo e positivo, quindi nessuna implicazione di ordine politico giunge dalla presentazione degli emendamenti nei quali credo con assoluta convinzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Presidente e colleghi Consiglieri, mi riconosco e mi ritrovo nelle dichiarazioni del Presidente della Giunta, posto che il collega del Partito repubblicano ha ritenuto di precisare la sua posizione in relazione a considerazioni fatte dal Capogruppo Bontempi. Devo dire che la nostra posizione è ancora meno scandalosa, nel senso che noi non abbiamo parlato della legge, ma abbiamo posto il problema generale sul ruolo della Regione e dell'essere dell'istituzione regionale che evidentemente a suo tempo dovrà trovare una definizione anche in atti di programmazione e di legislazione coerenti rispetto al problema del ruolo della Regione.
Non ho anticipato soluzioni diverse da quelle dell'Assessore, ma ho chiamato alla riflessione i colleghi del Consiglio. Nè in Consiglio né in Commissione è stato introdotto alcun elemento di differenziazione rispetto alla Giunta. La Giunta ha predisposto la legge all'interno di un quadro dobbiamo confrontarci non sulla legge ma sul quadro di riferimento generale del ruolo dell'istituzione regionale all'interno della Regione Piemonte.
Questo problema esiste, lo sappiamo tutti, maggioranza, opposizione Giunta. Ci rendiamo conto di essere sul ponte del Titanic, sappiamo che dovremo navigare pieni d'acqua; questo purtroppo sta diventando il nostro destino ed è un problema rispetto al quale ognuno di noi reagisce secondo il temperamento, il tipo di cultura e di attenzione. Questa è la nostra reazione.
Questi due anni dovranno anche servire a rifondare la Regione nella nostra regione. Devo anche dire che mi scandalizza il fatto che l'opposizione voglia sempre cogliere come elementi di rottura della maggioranza le novità e le effervescenze del dibattito che, se vengono chiusi all'interno degli ambulacri della maggioranza, sono destinati a produrre minori risultati di quanti non possano avvenire in quest'aula.
Ci riconosciamo pienamente nelle dichiarazioni del Presidente della Giunta. Il ruolo della Regione e il rapporto di Torino con il resto della comunità regionale è problema che si pone in modo forte e le vicende di questi giorni lo dimostrano ampiamente.
La vicenda dell'asse di penetrazione è una questione rispetto alla quale la Regione ha svolto solo una funzione notarile e adesso rischia di essere accusata di falso ideologico. La Giunta deve attivarsi nel modo migliore. Noi riteniamo che si debba cogliere ogni occasione della vita legislativa e di governo per riflettere.
La discussione su una legge, che condividiamo e che riteniamo elaborata nel modo migliore rispetto al quadro all'interno del quale operiamo, non ci impedisce di immaginare un quadro di riferimento diverso per il quale riteniamo di lavorare e sul quale ci auguriamo di trovare il concorso massimo non solo della maggioranza, ma anche delle altre forze politiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, lei ha cercato stamattina con la collaborazione dei Capigruppo di ordinare i lavori per riuscire a completare un certo programma. Le chiedo scusa di questo mio intervento, ma lei capirà che ho il dovere, io come i miei compagni, di non lasciare cadere questi fatti gravi facendo finta di nulla, manifestando una capacità digestiva delle cose che altri hanno.
Spiegherò perché non ho posto la pregiudiziale. Era un caso tipico in cui si sarebbe potuta porre formalmente per questioni politiche emerse nel corso del dibattito, certo in piena legittimità; ma una cosa è la legittimità e un'altra sono le conseguenze che si traggono dalle affermazioni che si fanno. Non ho posto la pregiudiziale, e questo dà segno di fiducia" istituzionale non politica, che il Gruppo comunista manifesta nei confronti della maggioranza, perché eravamo certi che saremmo stati costretti a lavorare di nuovo muro contro muro, ma francamente non ci sembrava opportuno.
E' una scelta non semplice, perché la forma con cui si manifesta nei fatti politici questo gioco politico, questa finta politica, suscita una reazione: "basta". Il "basta" a volte non è strumentale, è il "basta" di un'opposizione che è messa in condizioni molto difficili nello svolgere il suo ruolo istituzionale e costituzionale.
Noi abbiamo criticato duramente il pentapartito a livello nazionale e lo critichiamo qui altrettanto duramente, perché si sta verificando la stessa cosa per quel grande gioco che anche durante la sua vita manifestò e che all'interno riusciva ad esprimere maggioranza e anche opposizione.
Questo elemento lo riprendiamo. Quello che è avvenuto è un episodio circostanziato, ma le motivazioni che sono state addotte credo siano inammissibili. Il collega Ferrara ha sostenuto che la questione non era politica e che politico è solo il giudizio sull'operato della Giunta.
Stiamo votando una legge, il punto da lui criticato è il cardine della legge, eppure ha detto che non era questione politica.
Il collega Marchini non ha parlato della legge, ma di altri problemi.
Ammetto che ci fossero suggestioni più generali, ma l'occasione e la virulenza dell'intervento critico riguardava un indirizzo della legge, una scelta della stessa in cui non si identificava.
Infine il Presidente. Per mia tranquillità psicologica occorre che mutino i rapporti con il Presidente; non gli voglio male, non ho mai voluto male a nessuno, men che meno a lei, signor Presidente. Lei mi disarma delle armi del linguaggio.
Ho posto una questione alla maggioranza e lei ha fatto una cosa che poteva anche non fare, si è alzato a rappresentare il momento esecutivo e di unità della maggioranza per spiegare che tutto sommato questo dibattito era di nuovo un elemento della fisiologia dei rapporti.
Quando un Presidente o un Assessore vogliono essere forti devono tentare di esserlo anche nei confronti dell'opposizione, non perch l'opposizione abbia sempre ragione, forse spesso non ne ha, ma perch rappresenta un pezzo della realtà ed essere forti non vuol dire essere condivisi, ma vuol dire essere credibili dando delle risposte alle questioni poste.
Stigmatizzo questi episodi. Al di là del fatto che non abbiamo posto la pregiudiziale, devo dire che come opposizione abbiamo dei problemi tattici per i giochi che stanno capitando, quindi cambieremo continuamente tattica rimanendo in aula o anche uscendo dall'aula.
Questo piccolo ma significativo episodio perduratamente triste dimostra che la nostra funzione è molto importante. E' così importante da legittimarci largamente a dimenticare il fardello dell'uomo bianco dei dieci anni e a tornare noi a governare.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, possiamo procedere alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L' art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI '41 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Il Consigliere Staglianò ha presentato il seguente emendamento: al prima comma, dopo il punto c), aggiungere: "Dai contributi erogabili dalla Regione sono escluse società di diritto privato aventi fine di lucro. Dai suddetti contributi sono altresì escluse le associazioni i cui membri ricoprono cariche di responsabilità giuridica in società di diritto privato aventi fine di lucro. Tali da configurare cointeressenze con le associazioni rappresentate".
La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

L'emendamento da me presentato è comprensibile soprattutto in considerazione di quanto ho detto stamane.
Tengo a sottolineare che questo emendamento è riferito ai soggetti organizzatori delle fiere e non è relativo ai centri fieristici. Se i termini politici sono chiarissimi (magari non condivisibili, anzi, prevedo di non riscuotere la maggioranza dei consensi), dal punto di vista giuridico potrebbero sollevare delle obiezioni. Qualche collega mi ha esposto le sue perplessità chiedendomi come si possa verificare o impedire che persone fisiche appartenenti ad associazioni non aventi fini di lucro siano membri di Consigli di amministrazione di altre società.
Se questa può essere un'obiezione e se i termini regolamentari me lo consentono, vorrei aggiungere al fondo dell'emendamento la dizione: "dai suddetti contributi sono altresì escluse le associazioni i cui membri ricoprono cariche di responsabilità giuridica in società di diritto privato aventi fini di lucro e tali da configurare cointeressenze con le finalità dell'associazione rappresentata", al fine della migliore chiarezza del testo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sartoris.



SARTORIS Riccardo, Assessore al commercio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, anche questo aspetto è stato approfondito in Commissione, tant'è vero che la formulazione originaria del disegno di legge era diversa da quella licenziata dalla Commissione a maggioranza.
Si è scelto di non tener conto della natura giuridica del soggetto organizzatore e di riservare la valutazione sull'opportunità e sull'entità del contributo tenendo conto delle caratteristiche della manifestazione organizzata, indipendentemente da chi la organizza, sulla base degli elementi che ho indicato nell'ultima parte del mio intervento. Nella legge è già previsto che i contributi siano riservati alle manifestazioni specializzate in quanto tali.
Francamente auspichiamo che soggetti privati provenienti da città o da regioni europee o extra-europee organizzino a Torino delle manifestazioni.
Credo vada valutata appieno dalla pubblica istituzione l'evenienza che un investimento privato, anche marginale, 'faccia decollare manifestazioni di questo genere. Riteniamo quindi che, indipendentemente dalla natura giuridica del soggetto organizzatore, si debba tener conto della necessità di provocare il decollo di manifestazioni specializzate alle quali è riservato il contributo.
Se un imprenditore fieristico internazionale vuole, per esempio organizzare a Torino una "borsa della tecnologia", riteniamo debba essere contemplata la possibilità di erogare un contributo a quello che sarebbe ritenuto momento stimolante dell'economia regionale. A nostro avviso occorre pregiudizialmente valutare con la massima considerazione se l'iniziativa sia o meno momento di stimolo dell'economia regionale.
Qualcuno ha accennato questa mattina alla necessità di riconversione dell'economia ricordando il problema dei cassaintegrati. Riteniamo che anche l'occasione dell'attività fieristica debba costituire un momento del quale approfittare per riconvertire l'economia regionale piemontese, a meno che si voglia stravolgere il concetto dell'attività fieristica specializzata come concetto di attività economica. Se così fosse assisteremmo ad un'ulteriore diserzione degli operatori che troveranno come trovano, in tutte le altre regioni del nord Italia degli stimoli e degli incentivi da parte della pubblica amministrazione. Sempre disponibile ad approfondire, anche se come ho detto complessivamente è difficile valutare il fenomeno fieristico, la Giunta ritiene di non accogliere l'emendamento proposto, ringraziando il collega Staglianò che ha dato la possibilità di approfondire. Ritengo che si possa riaffermare che l'intervento pubblico debba essere riservato a manifestazioni specializzate che stimolano e promuovono anche la riconversione dell'economia regionale senza tener conto della natura giuridica del soggetto organizzatore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Il Consigliere Staglianò ha posto un problema che va esaminato.
Staglianò dice: "Evitiamo che le scarse risorse pubbliche regionali funzionino da volano assistenziale per strutture private imprenditoriali già molto forti che ne possono fare a meno". L'esempio fatto da Staglianò è calzante. Se però questo aspetto viene messo in legge in questo modo rischia di essere astratto perché c'è l'altro versante del problema. La Regione può avere convenienza a dare 50 milioni ad una società pubblica senza fini di lucro che produca un'iniziativa inutile che non ad investire di più, magari in una società privata, perché è l'unica che si muove nel settore, che produca un'iniziativa utile. Questo è il problema. Da qui comprendo l'azzeramento del sesso dei destinatari, nel senso che valgono sia quelli pubblici che quelli privati. Faccio un esempio. Se la Regione promuovesse (me lo augurerei) una mostra fieristica internazionale sulle tecnologie dedicate all'ambiente, può darsi che si trovino degli enti pubblici, ma può anche darsi che si rinvengano iniziative di aziende private serie che possono ragionevolmente tenere in piedi per più anni le manifestazioni. Allora non possiamo che affidarci ad un meccanismo, che non può essere che quello della democrazia, della dialettica democratica e della programmazione, che ci permetta di andare a vedere i casi concreti. I contributi sarebbero dati non sulla base di indirizzi generici di politica fieristica, ma sulla base di programmi di fieristica e delle loro verifiche e quella sede non sarebbe lasciata solo all'esecutivo, ma passerebbe anche al Consiglio. In sostanza, sarebbe giusto portare in Consiglio la discussione sull'opportunità di finanziare l'ANFIA. Noi ci esprimeremmo per il no perché non la riterremmo una priorità, mentre finanzieremmo un'altra società che promuovesse una mostra poliennale sulle tecnologie dell'ambiente, anche congruamente, fatte le opportune verifiche.
Noi tendiamo ad ottenere lo stesso obiettivo posto da Staglianò sapendo però che il muoversi sul terreno dell'a priori e dell'astratto non vuol dire fare un buon servizio al reale.
Chiediamo alcuni minuti per mettere a punto il nostro emendamento. E' un passo che va nella direzione dell'obiettivo indicato dal compagno Staglianò e che tiene conto dei problemi reali esistenti.
Mi sono trovato a dover svolgere funzioni di Assessore e a dover decidere su insediamenti commerciali in base a indirizzi definiti con parole così vaghe che non sapevo cosa fare, per cui preferisco scrivere termini chiari, come programmazione, piano annuale, verifiche aggiornamenti, che possono essere le deliberazioni della Giunta e l'esame del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Mantengo l'emendamento perché mi pare che corregga la situazione comunque, non la affronta in termini sufficienti.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Staglianò.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 24 contrari e 13 astensioni.
Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Gruppo PCI, il cui testo recita: il punto 3) è così sostituito: "Gli indirizzi e il programma di politica fieristica sono proposti dalla Giunta regionale ed approvati dal Consiglio regionale. I contributi ai soggetti di cui ai commi primo e secondo del presente articolo sono concessi con deliberazione della Giunta regionale, sentita la competente Commissione consiliare, sulla base delle previsioni contenute negli indirizzi e nel programma".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 37 voti favorevoli e 1 astensione (l Consigliere non ha partecipato alla votazione).
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 13 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 39 votanti 38 hanno risposto SI 37 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti 39 votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri non ha partecipato alla votazione 1 Consigliere.
L'art. 14 è approvato.
Il Consigliere Ferrara ha presentato il seguente emendamento sostitutivo dopo l'art. 14: Il "Capo III - Centri fieristici" viene così modificato: "Capo III Centro Fieristico Piemontese". Conseguentemente verrà modificato ogni articolo - dall'art. 15 all'art. 18 compreso - nei punti ove compaiono le parole "Centri fieristici" con le parole "Centro Fieristico Piemontese".
La parola al Consigliere Ferrara per l'illustrazione.



FERRARA Franco

Gli emendamenti sono tre o quattro, ma sono tutti omogenei, quindi illustrandone uno li illustro praticamente tutti, anzi, li ho già illustrati nell'intervento. C'è soltanto un po' di confusione. Il collega Tapparo diceva che con l'informatica distribuita non ha senso accentrare tutto, meglio decentrare. Non sono in contrasto con questa impostazione anzi, l'emendamento da me presentato è perfettamente in quest'ottica, vale a dire istituiamo un centro, il quale potrà avere delle sedi periferiche collegate tra di loro.
Mi pare però che non ci si muova in quest'ottica se, anziché fare un centro con sedi separate e tra di loro collegate in modo informatico facciamo dodici società separate ed autonome che pare non abbiano nessun collegamento. Quanto affermato dal collega Tapparo mi trova consenziente ma credo che per raggiungere questo obiettivo l'unico modo consista nel fare un unico centro fieristico.
La mia proposta non è di fare il centro fieristico di Torino, non ho mai posto un problema di questo genere, non ho mai detto che il centro fieristico debba curare le manifestazioni torinesi, ho parlato invece di un centro fieristico della Regione Piemonte, con sede a Torino, ma potrebbe avere sede altrove perché la sede è irrilevante; è invece importante una visione assolutamente unitaria rispetto all'attività fieristica complessiva della Regione.
I tre emendamenti da me presentati si muovono in questa direzione; non cogliendo questa opportunità si commetterebbe l'errore di creare, quasi a risultato della personale attività di un Consigliere regionale, un centro fieristico in una determinata zona.
L'ultimo emendamento tiene conto del fatto che la Giunta potrebbe respingere i precedenti emendamenti. Chiedo di aggiungere il seguente comma: "La partecipazione sia diretta che indiretta della Regione Piemonte nei centri fieristici non può eccedere il 2% del capitale". Visto che dobbiamo partecipare comunque a dodici centri fieristici vorrei si trattasse di una presenza puramente simbolica. Se si vogliono determinare più centri al fine di mobilitare le risorse imprenditoriali locali vorrei che fossero queste a mobilitarsi e non le risorse pubbliche.
Inoltre: "La partecipazione degli enti pubblici territoriali non pu eccedere l'8% del capitale sociale".
Mi è stato detto che tale emendamento non presenta questioni di illegittimità in quanto l'ambito di intervento dell'ente fieristico non concerne alcuno dei compiti attribuiti per legge ai Comuni e alle Province né intacca la delega concessa ai Comuni di funzioni amministrative attribuite ex art. 54 del DPR n. 616. Di conseguenza, porre un limite alla partecipazione azionaria ad un ente che persegue fini di competenza regionale non costituisce per gli enti minori vincolo allo svolgimento delle loro funzioni. Quindi la questione di illegittimità non si pone e si pone allora solo una questione di merito. Se effettivamente si intende far partecipare gli enti pubblici soltanto in modo marginale e simbolico a fine promozionale e non per disperdere le risorse pubbliche sul territorio ritengo che l'emendamento all'art. 16 possa essere accolto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sartoris.



SARTORIS Riccardo, Assessore al commercio

Mi riferisco alla mia replica al dibattito per ricordare che rispetto al primo corpo di emendamenti la Giunta ha ritenuto che le motivazioni di una reiezione sono ancora più ampie di quelle legate ad aspetti di significato e contenuto informatico. Vi sono realtà economiche locali dinamiche che non si identificano in particolari aree della regione; noi riteniamo che debba essere favorita la crescita di queste economie stabilendo autonomie operative nelle varie realtà.
D'altra parte - come qualcuno ricordava - abbiamo discusso per tre mesi su questo nodo. La Giunta non può accogliere questo emendamento e quelli analoghi poiché, qualora questo emendamento venisse accolto, si dovrebbe compiere una serie di aggiustamenti.
Pertanto l'emendamento all'art. 16 del collega Ferrara non può essere accettato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente, intervengo per una breve dichiarazione a titolo personale. Mi asterrò sull'emendamento proposto dal Capogruppo del PRI pur capendo i motivi che hanno determinato la proposta.
Tenendo conto delle tradizioni che hanno alcune vecchie fiere del Piemonte, mi è impossibile accettare le motivazioni del collega Ferrara.
Voglio però essere corretto fino in fondo: non abbandonerò l'aula come hanno fatto altri colleghi e dichiaro apertamente che mi asterr sull'emendamento senza nessun contrasto con il mio Capogruppo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Ferrara.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 32 contrari e 1 astensione (l Consigliere non ha partecipato alla votazione).
ART. 15 - I Consiglieri Biazzi e Petrini hanno presentato il seguente emendamento: al comma terzo dell'art. 15 dopo le parole "un solo centro fieristico per ogni provincia" sono aggiunte le parole "e per i circondari di Biella e del Verbano - Cusio - Ossola".
La parola al Consigliere Biazzi per l'illustrazione.



BIAZZI Guido

Si tratta, in coerenza con le decisioni che ripetutamente il Consiglio ha assunto, di dare un'indicazione precisa su una materia che non dipende da volontà esterne alla Regione. Avremmo avuto dei dubbi se fosse stata tassativa l'istituzione di un centro fieristico in ogni Provincia. Il comma è preceduto dalla dizione "può essere presentato" pertanto, in questo contesto, non essendoci una scelta obbligata e una conseguenza automatica riteniamo che possa essere privilegiata un'indicazione che sottolinei la coerenza della Regione per l'istituzione delle due Province Verbano - Cusio Ossola e Biella. E' inoltre un'indicazione precisa al nuovo Parlamento nazionale che dovrà affrontare il problema della costituzione delle nuove Province.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Dopo l'intimidazione del collega Marchini sono un po' preoccupato a parlare di queste cose, debbo però dire con molta franchezza che mi metto sulla linea di Marchini (non dell'intimidazione) in quanto credo in ciò che sto per dire.
In primo luogo un problema di lettera e un problema di sostanza giuridica. Esiste il circondario di Biella da molto tempo, e per Biella potrebbe accettarsi l'emendamento; non esiste formalmente, e sarebbe motivo di rigetto da parte del Commissario del Governo, il circondario del Verbano Cusio - Ossola e Biazzi, maliziosamente, ha proposto l'emendamento, ma ben sapeva come stavano le cose.



BIAZZI Guido

Sono più di quindici anni che esiste il circondario del Verbano - Cusio Ossola.



NERVIANI Enrico

In senso costituzionale siamo perfettamente d'accordo, ma così come è organizzato a Biella e così come è nelle intenzioni delle leggi sulle autonomie, non esiste.
Tuttavia è positivo l'invito rivolto dai colleghi Biazzi e Petrini di pensare ad una presenza di momenti distaccati dei centri fieristici provinciali o di momenti alternativi con forte caratterizzazione locale. A Biella è naturale ed evidente che sia possibile pensare ad un centro fieristico per il prodotto tessile; così come nel Verbano-Cusio-Ossola per la legge è possibile pensare ad un centro fieristico per i prodotti di un artigianato particolare e per i prodotti della lavorazione della pietra.
Con questa raccomandazione diciamo che gli emendamenti sono positivi per la sollecitazione che hanno, ma non possono essere giuridicamente configurati in modo convincente. La preoccupazione di Petrini, di Biazzi e del sottoscritto non deve essere tuttavia dimenticata nell'organizzazione dei futuri centri fieristici.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario

Il comma terzo dell'art. 5 dice: "Può essere costituito un solo centro fieristico per ogni provincia. Tale centro può operare anche con sedi decentrate". La nostra preoccupazione in Commissione era di non creare una proliferazione di centri che significherebbe dieci-dodici centri preoccupazione legittima.
Il punto 4) dice: "E' possibile in deroga al precedente comma la costruzione di un solo altro centro fieristico per ogni Provincia, in area ad economia locale caratterizzata dall'elevata presenza di uno specifico settore economico con produzioni consolidate sui mercati interno ed estero purché sia finalizzata alla promozione di tale settore". Mi pare che siano contenute le esigenze concrete che vengono rappresentate.



PRESIDENTE

Dopo queste specificazioni i proponenti ritengono di mantenere l'emendamento.
La parola all'Assessore Sartoris.



SARTORIS Riccardo, Assessore al commercio

Accolgo la raccomandazione di Nerviani, attribuendo agli emendamenti il significato che hanno e che è stato descritto. La Giunta però non accoglie l'emendamento per le ragioni sviluppate puntualmente dal collega Bruciamacchie.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi per dichiarazione di voto.



BIAZZI Guido

Ovviamente voterò l'emendamento presentato dal collega Petrini e dal sottoscritto. Il circondario del Verbano - Cusio - Ossola esiste formalmente ed è approvato con legge regionale da oltre dieci anni. Nel merito ritengo esistano ragioni di fondo per approvare l'emendamento.
Alcune sono già state indicate, la specializzazione a Biella del tessile una delle concentrazioni più importanti del nostro Paese, il Verbano Cusio - Ossola, oltre ad attività specializzate, come la lavorazione delle pietre ornamentali che toccano tutta la zona del Verbano - Cusio - Ossola è zona di frontiera e credo che l'apertura verso l'estero che tutti vogliamo Incentivare debba essere portata avanti con coerenza. Francamente non per diminuire nessuno, non riesco a capire cosa ha di più Vercelli rispetto ad una zona di frontiera o rispetto a Biella. Al di là di tutto poi c'è una ragione di coerenza con le nostre scelte, continuamente ribadite, per l'istituzione delle due nuove Province. Se non ci sono è perché non si è deciso in sede nazionale. A noi sembra che il ribadire con coerenza le nostre scelte, anticipando la nuova Provincia, sia anche un'indicazione chiara al nuovo Parlamento che uscirà dalle elezioni del 14 giugno.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dai Consiglieri Biazzi e Petrini.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli, 16 contrari e 3 astensioni.
Il Consigliere Ferrara ha presentato il seguente emendamento: gli ultimi due commi dell'art. 15 vengono soppressi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 35 contrari e 1 astensione.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 15 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 15 è approvato.
Il Consigliere Ferrara ha presentato il seguente emendamento aggiuntivo: ART. 15/bis - "La Regione Piemonte potrà partecipare ad un solo Centro fieristico che sarà denominato 'Centro Fieristico Piemontese' e che dovrà curare le manifestazioni fieristiche nella regione che abbiano caratteristiche di notevole rilevanza per l'economia piemontese.
Detto Centro potrà avere sedi distaccate presso i capoluoghi di provincia particolarmente interessati a manifestazioni che si riferiscano specificatamente all'economia locale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 2 voti favorevoli, 30 contrari e 1 astensione.
ART. 16 - Il Consigliere Ferrara ha presentato il seguente emendamento: dopo l'ultimo comma aggiungere il seguente comma: "La partecipazione sia diretta che indiretta della Regione nei Centri fieristici non può eccedere il 2% del capitale sociale e quello degli Enti pubblici territoriali e complessivamente non può eccedere l'8% del capitale sociale. I suddetti limiti non sono applicabili al Centro fieristico della Provincia di Torino".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 2 voti favorevoli, 30 contrari e 1 astensione.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 16 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 18 è approvato.
ART. 19 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 19 è approvato.
ART. 20 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 20 è approvato.
ART. 21 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 21 è approvato.
ART. 22 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 22 è approvato.
ART. 23 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 23 è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Questo disegno di legge presentato dalla Giunta è stato oggetto di grande approfondimento con la collaborazione di tutti i Gruppi e vede il mio Partito dissentire su una parte e non sull'intero disegno di legge. Nel confermare che noi ci asterremo rispetto a questa legge, dichiaro che tale voto non ha alcun significato politico oltre al giudizio espresso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, in questa brevissima dichiarazione di voto voglio innanzitutto ringraziare i colleghi ed in particolare il compagno Bontempi per aver voluto accogliere le sollecitazioni che con l'intervento e con l'emendamento avevamo tentato di sottoporre all'attenzione di tutti.
Ritengo che la questione, così come si è potuta evidenziare, sia risultata in tutta la sua importanza, il che significa che la modifica apportata in seguito al dibattito scaturito dall'emendamento di DP impegnerà in maniera molto significativa questa assemblea e le sue articolazioni istituzionali perché sia effettivamente impedito che, ad esempio, e non è un esempio casuale, come ho provato a spiegare nell'intervento generale, la Confindustria si mangi anche quel poco di risorse di cui la comunità piemontese dispone, poiché riesce a digerire proprio tutto avendo fauci e stomaco molto capienti.
Colgo nella reazione del collega liberale nonché del Capogruppo repubblicano il fastidio rispetto al problema così come ce lo troviamo di fronte. Penso non ci sia da aggiungere altro a quanto ho avuto modo di spiegare prima.
Intendevo semplicemente motivare che la modifica apportata che ha visto la nostra astensione, mi riferisco all'erogazione dei contributi regionali nei confronti dei soggetti organizzatori, che è l'aspetto qualificante come viene ribadito nella relazione alla legge e come abbiamo potuto registrare accanto alla sua articolazione organizzativa che non a caso ha concentrato la nostra attenzione di questo pomeriggio, non è sufficiente però può far sì che il segno politico generale della legge muti. I colleghi che hanno potuto prestare attenzione avranno colto che c'è stato un voto favorevole del sottoscritto a nome di DP su tutti gli articoli della legge tranne sull'art. 13 che è quello intorno a cui abbiamo accentrato l'attenzione.
Ho visto che c'è stato uno sforzo sincero di dialettizzarsi di cui do atto anche all'Assessore Sartoris, sebbene con risultati per me insoddisfacenti, quindi la mia conclusione è quella di un voto contrario a nome del mio Gruppo per l'intera legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, auspichiamo che questo importante provvedimento possa segnare un'inversione di tendenza rispetto all'andamento economico del settore.
Con questo provvedimento che va collegato al provvedimento che ieri pomeriggio il Consiglio regionale ha avuto modo di esaminare e licenziare abbiamo dotato la comunità piemontese e le istituzioni di alcuni strumenti di intervento e di programmazione molto importanti. Al di là delle soluzioni tecniche e specifiche dal punto di vista organizzativo e strutturale, su cui si può discutere, e opinioni diverse sono già state espresse in quest'aula, ci pare comunque che siano provvedimenti importanti, sostanzialmente e complessivamente condivisibili, l'uno perch cerca di sviluppare la promozione del marchio, l'altro, votato oggi, che dovrebbe favorire la costituzione di momenti strutturali per la promozione di singoli prodotti che la realtà economica della nostra Regione è in grado di offrire. Essendo la produzione diversificata non solo territorialmente ma anche dal punto di vista della tipologia, crediamo sia condivisibile la previsione laddove si dà la possibilità, non dovere, di istituire più centri fieristici all'interno della Regione. Questa è, a nostro avviso, con tutte le prudenze che in questo caso debbono esserci, una scelta condivisibile in linea generale.
Da parte nostra si è sostenuta e si sostiene la necessità che per quanto riguarda Torino si sarebbe dovuto addivenire con legge a costituire un ente statale al riguardo, però sappiamo che questa strada o non si pu più percorrere o diventa difficile percorrerla, quindi la soluzione che oggi andiamo ad approvare ci sembra condivisibile.
Rispetto alla questione dell'unico o di più centri fieristici mi pare che non si debba esorcizzare e vedere le cose in modo manicheo, chi ne sostiene uno solo e chi ne sostiene di più, da una parte i buoni e dall'altra i cattivi. La Regione deve tener conto della complessa realtà territoriale e delle diversità dei comparti economici presenti sul nostro territorio, quindi deve essere adottata una soluzione che vada ragionevolmente in questa direzione. Ciò non vuol dire un premio alle istanze localistiche, ma vuol dire un giusto riconoscimento delle nostre realtà, che non vuol dire attivare una concorrenza esasperata fra i diversi livelli, ma il riconoscere una gerarchia di poli che debbono trovare un giusto coordinamento pur avendo un insediamento locale stabile e riconosciuto.
Da questo punto di vista non è il caso di riaprire una diatriba fra Torinocentrica o policentrica perché ci sembra siano argomenti superati nel senso- che le posizioni hanno entrambe una loro ragion d'essere; vi è una gerarchia multipolare, quindi vi è un fatto gerarchico, ma vi è anche una multipolarità che va riconosciuta e che va apprezzata.
Così come ci sembra condivisibile la scelta delle società miste che debbono gestire questi centri. Siamo ancora in presenza di una legge di procedura, tuttavia l'importante sarà il governo di questa legge, è certo che qui si misurerà davvero la capacità della Regione e del governo regionale.
Con queste motivazioni diamo il nostro assenso su questo provvedimento.
Alla luce del dibattito che oggi si è sviluppato l'astensione preannunciata dal Gruppo repubblicano ci sembra un atteggiamento che forse poteva essere riconsiderato.
Noi lo possiamo capire ma non giustificare alla luce del fatto che siamo ormai in campagna elettorale, quindi questo atteggiamento ha motivazioni che nascono non tanto da argomentazioni svolte in quest'aula ma da un disegno e da ragioni più complessive che non dovrebbero far premio nei comportamenti concreti in quest'aula.
Questo provocherà che anche altri Gruppi di opposizione che magari avevano già preannunciato il loro voto a favore si troveranno nella condizione di doverlo cambiare. Questo comunque non ci riguarda. Il nostro voto sarà favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, sembrava possibile rinunciare alla dichiarazione di voto in quanto il collega Tapparo nel suo intervento aveva già espresso il voto favorevole del Gruppo socialista; c'è poi stato un ulteriore sviluppo del dibattito e la discussione è andata oltre e, per le differenti valutazioni emerse, si è ritenuto opportuno esprimere le dichiarazioni di voto.
Ribadisco l'adesione e il sostegno del Gruppo socialista al disegno di legge.
Si tratta di una proposta che, oggi come ieri, per la parte relativa alle strutture fieristiche dà risposte importanti alla prospettiva di sviluppo e rinnovamento in cui è impegnato il Piemonte, le forze produttive e gli Enti locali.
Con questo provvedimento diamo un contributo significativo a questi sforzi per adeguare il Piemonte ai nuovi livelli di capacità che ci vengono significati spontaneamente da quanto operato sia dalla regione, come dimensione giurisdizionale, sia dal capoluogo.
Diamo il nostro sostegno convinti, soprattutto alla luce di una visione policentrica delle strutture; lo affermava precedentemente il collega Tapparo riferendosi alle tecnologie moderne e alla possibilità di consentire anche ai centri più lontani di collegarsi in tempi reali alle conoscenze, al know-how, per poter spuntare le soluzioni migliori del momento.
E' sempre più necessario realizzare un collegamento tra la produzione e il mercato a dimensioni ormai planetarie, riconoscendo a ciascuna area città o provincia, il ruolo che svolge.
Non sono fra coloro che disconoscono il ruolo e la dimensione di Torino, che non è soltanto rilevante per la tradizione industriale nel campo dell'automobile, ma anche in altri campi. Tuttavia, la qualifica di capoluogo della regione non può sequestrare qualsiasi iniziativa.
Come Gruppo socialista siamo per riconoscere questi livelli.
Vorrei che i colleghi repubblicani considerassero il fervore delle iniziative locali. Chi può negare il ruolo della mostra orafa di Valenza che ormai raggiunge livelli mondiali? Perché negare a quell'area che ha un ruolo geografico baricentrico una funzione così particolare? Queste posizioni, colleghi, le comprendo sempre di meno e ho l'impressione che siano l'anticipazione del discorso che ritroviamo anche nel III Piano di sviluppo regionale nei confronti del quale non siamo affatto d'accordo.
Ci possono essere dissensi e valutazioni diverse; non ritengo che in una maggioranza di pentapartito si debba sempre essere graniticamente d'accordo; ci sono momenti di dissenso che vanno collocati nel quadro di una dialettica che non intende sfuggire alle responsabilità che vanno raccordate tra le posizioni e le varie espressioni. Ci sono momenti che esprimono dissensi su questo o quel problema. Però, dopo le dichiarazioni del Presidente Beltrami, che hanno dato una risposta all'interrogativo posto dal Capogruppo comunista Bontempi, la posizione di totale dissenso come quella manifestata dal Capogruppo repubblicano è da valutare con un certo sconcerto. Il collega Ferrara ha detto che si tratta di un limitato dissenso, ma io mi domando se dietro questa posizione non vi siano ragioni più profonde. Non ignoro che l'altra sera il Gruppo repubblicano ha ritirato la sua delegazione dalla Giunta comunale di Torino. Non so se siete i portatori di una posizione lamalfiana antisocialista. Cari amici repubblicani, noi non possiamo non valutare questo con un certo sconcerto e non vedere, al di là della votazione che realizzeremo oggi, implicanze di carattere politico. Nessuno ignora che siamo in campagna elettorale, per non comprendiamo affatto questa posizione che vuole diversificarsi da una convergenza.
Rinnovo l'adesione del Gruppo socialista a questa legge. Mi pongo il problema delle implicanze che atteggiamenti come quelli annunciati dal collega Ferrara presentano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho dato a nome del Gruppo liberale voto favorevole alla legge nell'ambito di un ragionamento costruttivo che avevo svolto nel dibattito generale. Penso che qualcuno debba riflettere su come si sta nelle maggioranze e cosa significa. Stare nelle maggioranze non significa l'omogeneizzazione totale, significa l'assunzione comune delle responsabilità comuni.
A noi non sfugge, amici repubblicani, il disegno che perseguite sul piano nazionale e sul piano locale di porvi come l'unica forza in grado di scendere dal Sinai ad illuminare coloro che adorano il vitello d'oro. Fin quando questo viene detto da qualcuno che confonde la storia d'Italia con la storia del suo Partito ci può anche stare bene, pensiamo che probabilmente una certa biblioteca che viene riprodotta nelle fotografie a colori sia come quella di molti di noi che è stata comprata a dispense e mai letta.
Amico Ferrara, nessuno ignora che su questa legge si è voluto fare da parte repubblicana un distinguo chiaro sugli elementi di modernizzazione del polo torinese. Il nostro Gruppo ha dato il massimo di solidarietà e lo sta dando sull'asse di penetrazione urbana, ma non è certo la sola forza di pentapartito che punta alla modernizzazione del polo torinese sia in ordine all'asse attrezzato di penetrazione sia sulla creazione del tempio dell'innovazione tecnologica.
Ripeto, non accetterò mai di non poter esprimere la mia valutazione n nel mio Partito né in una maggioranza. Quando all'interno di un Partito all'interno di una maggioranza con il voto si devono assumere le responsabilità della maggioranza di cui si fa parte, diventa pericoloso delicato ed imprudente provocare la conta su posizioni contrapposte ed astenersi dall'assumere le responsabilità su fatti che, ripeto, non sono di natura processuale.
Ci rendiamo tutti conto che di questi tempi le forze politiche intermedie, quelle a più alto rischio, noi e i repubblicani in particolare abbiamo delle esigenze di protagonismo e di distinguo. Queste esigenze però, non possono contare più di tanto sulla tolleranza di altre forze politiche. Mettere in imbarazzo una forza politica come la mia su un certo processo di attrezzatura forte dell'area torinese ci trova consenzienti riteniamo di doverci distinguere dagli amici repubblicani nell'assumere delle responsabilità che lo stare in questa maggioranza comporta, anche mantenendo ferma la nostra valutazione, ma non potendo mai dire a nessuno in nessuna sede "noi quella legge non l'abbiamo votata".
Sappiamo tutti cosa vuol dire un unico ente fieristico in Piemonte, c'è paternità, maternità, indirizzo. Quando su una questione del genere si ritiene di assumere e prendere le distanze rispetto alla maggioranza si tengono comportamenti politici ai quali la nostra forza politica ha qualche problema ad adeguarsi nella misura in cui, condividendo le motivazioni, le ragioni e gli obiettivi delle stesse argomentazioni, le recupera all'interno di un obbligo di solidarietà di maggioranza, di umiltà di maggioranza, e ci si trova scavalcati da chi legge la storia immaginando che Cavour fosse un repubblicano, che Vittorio Emanuele II fosse un repubblicano, mandando a rotoli quel poco che la cultura moderna della ragione in questa nostra società, che ragione ne ha conosciuta poca nella sua storia, è riuscita a costruire faticosamente in un secolo.
Noi continueremo a dare al Partito repubblicano, come l'abbiamo dato nel dibattito sul bilancio, il massimo della solidarietà. Così non è stato per altre forze politiche. Questa mattina abbiamo dato il massimo della solidarietà sulle argomentazioni, abbiamo dato il massimo della solidarietà su una vicenda torinese in cui abbiamo un'iniziativa a livello di Regione per capire se qualcuno non vuole più l'asse di penetrazione urbana su Torino.
Questo è un patto di solidarietà tra forze politiche che vogliono realisticamente fondare le loro valutazioni sui fatti e non sulle pregiudiziali. I liberali sono per loro natura dei mediatori. Le rivoluzioni borghesi le hanno fatte i radicali, i liberali sono arrivati dopo, sono quelli che hanno garantito la continuità dei frutti delle rivoluzioni radicali. La cultura è la stessa, ma l'atteggiamento è diverso il liberale è un tollerante e ha qualche difficoltà a tagliare le teste sia pure con uno strumento raffinato come la ghigliottina; un radicale è della stessa matrice culturale, ma ha un tipo di atteggiamento verso il prossimo e verso la storia per cui può permettersi, anche senza alcun scrupolo l'uso di macchine così raffinate. La differenza tra le due forze politiche è tutta qui.
Quindi devo dire, anche solo per ragioni di sopravvivenza numerica, che arriverà il momento in cui la tolleranza per sopravvivere dovrà ricorrere all'intolleranza. Siccome ho rischiato per qualche ora di essere l'unico presente, come liberale, in un'assise parlamentare, devo dire che qualora il nostro Partito continui a dover essere accantonato per la sua tolleranza, dovrà ricorrere all'intolleranza dei comportamenti così come altri fanno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario

Noi ci siamo avvicinati all'articolato proposto dalla Giunta con lo spirito che ci ha sempre contraddistinto di fronte a disegni di legge che vanno incontro a problemi esistenti nella società piemontese. Abbiamo lavorato in termini di proposte politiche e abbiamo riconosciuto che il nostro sforzo trovava nell'articolato dei punti di convergenza, ma non coglieva appieno le nostre proposte. Ci siamo quindi impegnati per apportare delle modificazioni per giungere ad un testo unitario.
Ribadiamo che la scelta compiuta con questa legge è una scelta di grande significato perché tende a recuperare un ritardo storico, perché ha l'obiettivo di rilanciare l'iniziativa in un settore che ci vede marginali perché tende a cogliere l'esigenza del mondo imprenditoriale piemontese della piccola e della media industria e perché interviene nel settore dei servizi a disposizione delle attività produttive.
Ci siamo chiesti come il pubblico è in grado di essere propositore di una politica e capace attraverso risorse proprie di mettere in movimento altre energie, altre forze e altre risorse che esistono nella società. Si parla degli imprenditori privati e di come queste risorse, queste energie possano trovare un incontro positivo con la volontà del pubblico per dare vita ad uno sforzo congiunto per affrontare queste problematiche.
Credo che il problema rimanga. Oggi ci apprestiamo a votare un articolato, ma manca il rapporto con il sistema delle autonomie piemontesi Comuni, Province, Camere di Commercio. Quindi, bisogna vedere come possono essere soggetti attivi in una politica promozionale e di centri fieristici come si può sviluppare un rapporto di sollecitazione e di coinvolgimento dell'imprenditoria per favorire momenti associativi o singoli. Questo è un campo che dobbiamo indagare, sondare se non vogliamo che ogni ipotesi che è contemplata dall'articolato rischi di vanificarsi completamente e allora avremmo fatto una legge che non incide minimamente nella nostra realtà quindi quella china non verrebbe risalita e ci troveremo nuovamente nell'emarginazione. Quindi, la gestione di questa legge dipende da come il governo regionale riesce ad essere governo e come sia da rapportarsi con queste realtà.
Voteremo l'articolato, ci soddisfa il modo in cui è stato costruito, ci soddisfa la scelta riferita a Torino, che però guarda alla complessità del Piemonte nel suo insieme che non è localismo, ma capacità di governo che si esplica in un rapporto stretto con tutte le forze vive della realtà piemontese.
Ribadisco la validità delle scelte per Torino e per le altre realtà concrete e il ruolo dei soggetti privati.
Sorge però un problema politico che questa mattina il Capogruppo Bontempi ha ricordato, ma che in quel momento non ha avuto la risposta che avremmo desiderato.
Voi della maggioranza pentapartitica non potere pensare che si possa passare indenni attraverso l'adozione di un provvedimento legislativo, che è più o meno condiviso da tutti, fatte alcune eccezioni significative, e nel contempo manifestare un dissenso di fondo sugli indirizzi e sulle motivazioni che hanno ispirato il provvedimento. Questo è un problema serio che si è manifestato in modo palese oggi, ma che era latente e avvertibile in più occasioni. Quando si fa una scelta come quella fatta dal Partito repubblicano in Commissione e in Consiglio attraverso gli emendamenti e la dichiarazione di voto, quando si fanno discorsi di impostazione generale come ha fatto il collega Marchini questa mattina nell'intervento, poi in parte mitigati nella dichiarazione di voto, appare con estrema evidenza lo scollamento sugli indirizzi di fondo tra le forze politiche che governano questa Regione che portano a valutare se esistono sugli indirizzi generali sul Piano regionale di sviluppo sugli interventi settoriali quelle condizioni di base che permettano convergenze in termini operativi capaci di dare strumenti di governo alla nostra Regione.
Si dice che occorre un chiarimento politico generale. Cosa si annuncia con questo? Una verifica della maggioranza? Certo, quando si pongono questioni sul documento base del governo della Regione Piemonte occorre verificare se la maggioranza ha una base comune sulla quale operare.
C'è un Piano di sviluppo, ci sono gli indirizzi e gli strumenti di settore, c'è la Promark. Avevamo sollecitato un dibattito sulla capacità operativa di questa società per azioni. Mi è sembrato di cogliere una diversità di impostazione all'interno dei Partiti della maggioranza in merito a questo strumento. C'è il Lingotto. Si fanno delle scelte a livello comunale di Torino che contraddicono i documenti di piano di comprensorio.
Allora c'è uno scarto troppo grande tra il nostro governo e il Comune di Torino, tra gli orientamenti delle forze che compongono la maggioranza del Comune di Torino e le forze che governano la Regione Piemonte. Se questa non è crisi politica palese, mi domando che cosa deve essere inteso per crisi politica.
Stando così le questioni, ancora una volta dobbiamo dire con soddisfazione che il nostro modo di agire in rapporto ai problemi fa emergere le contraddizioni esistenti che con un'operazione politica si è cercato di nascondere, ma che oggi affiorano con la campagna elettorale.
Siamo sul solco nazionale con specificità a livello locale. Se non ci fosse stato un ruolo propositivo del Gruppo comunista, probabilmente la maggioranza non sarebbe stata in grado di portare a termine né questa legge né l'altra. Per effetto dello scioglimento del Parlamento nazionale e per la situazione di Torino, persino la Regione Piemonte rischia di essere paralizzata nella sua capacità di governo.
Noi voteremo questo articolato, ma evidenziamo questo quadro generale.
Se dopo anni di governo pentapartitico si prospetta un processo di paralisi per queste diversità di fondo, è evidente che l'operazione pentapartitica a livello regionale era di corto respiro e destinata a naufragare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questo dibattito a mio avviso è caratterizzato da alcune asperità, ma è anche segnato da un interesse non comune e da approfondimenti che vengono riservati ad occasioni più importanti che non sono quelle delle singole leggi di settore.
Di questo colpo d'ala nel dibattito consiliare il Gruppo DC, e specificamente il sottoscritto, non può che essere consistentemente soddisfatto, al di là delle evidenti distonie che alcune volte all'interno della maggioranza stessa si sono manifestate.
E' stato posto con evidenza e precisione il valore del terziario e l'impegno che in questa direzione deve assumere il Consiglio regionale. E' stato riproposto il tema che sta al fondo del dibattito politico sul Piano di sviluppo, il tema del presunto eccessivo centralismo torinese. La questione è sul tavolo del Consiglio regionale prima ancora che delle forze politiche e sulla questione dobbiamo misurarci con molta franchezza senza eccedere in provincialismo o in tentazioni di tipo sabaudo che probabilmente fanno parte di tempi passati. Mi pare che il discorso abbia anche impegnato la prossima scadenza elettorale e molte forze politiche non la nostra per la verità, a definire identità e storicità della loro presenza nella storia piemontese e in fondo ciascuno nel dibattito che si è sviluppato è andato alla ricerca del ruolo che deve svolgere nel prossimo confronto elettorale, legittima ricerca, legittimo ruolo che per ciascuno deve portare i risultati migliori possibili. Ma in questo fatto si è dimenticato per qualche momento lo specifico legislativo che dovevamo trattare in questa sede, le fiere e i mercati e la loro organizzazione, la loro programmazione e l'incidenza che questo tema deve avere nel complesso dello sviluppo dell'economia piemontese. Allora dobbiamo guardare allo specifico provvedimento e scoprire che esso è carico di intenzioni e di indirizzi e che queste intenzioni e indirizzi si concretano in norme legislative produttive da tutti riconosciute. Dobbiamo guardare ai contenuti della legge che sono l'impegno al riordino e l'impegno all'operatività concreta del provvedimento legislativo.
I colleghi Bruciamacchie e Bontempi hanno posto la questione politica legittimamente, ma ritengo in termini lievemente esasperati. E' obiettivamente constatabile che vi è vivacità di confronto all'interno delle forze che compongono il pentapartito, ma in Regione Piemonte tale confronto non ha mai passato i segni della sopportabilità della convivenza e pertanto ritengo che non possa configurarsi sotto l'aspetto della crisi ma come necessità di riflessione per segnare serenamente, per il Consiglio in primo luogo e per ciascuna forza politica che lo compone, la strada che si deve sviluppare.
Per quanto attiene alle.osservazioni sulla legge, credo sia giusto senza timori, cogliere anche le osservazioni iniziali del collega Staglian e riprese successivamente dalla proposta di emendamento sul timore che la Regione diventi dispensatrice di contributi economici a forze che dovrebbero svolgere, nel pensiero di Staglianò, interessi particolari.
L'industria privata, l'iniziativa privata nella nostra concezione di per s non svolgono soltanto un ruolo privato, ma anche un ruolo pubblico e il pubblico può anche essere generoso dispensatore di contributi conché si individua con chiarezza la finalità pubblica che il privato svolge. E' chiaro che il ruolo della Giunta e del Consiglio sono importanti, ed è per questo che è accolto l'emendamento proposto laddove si dice che deve essere trasferito al Consiglio il controllo delle erogazioni che anche l'esecutivo fa in questo specifico settore.
Per quanto riguarda l'osservazione del Consigliere Ferrara, che ha vivacemente animato la discussione di oggi, devo dire che l'abbiamo già condivisa in Commissione e l'abbiamo ampiamente legittimata come conseguenza di una posizione pervicace e onesta di continuità di una linea già intrapresa e abbiamo anche compreso il dissenso sullo specifico articolo. Ci risulta più difficile comprendere un atteggiamento diverso nella valutazione finale della legge e mi permetto ancora di sollecitare un ulteriore ripensamento affinché non ci sia un diaframma più grande con le altre forze che hanno deciso di approvare la legge.
D'altra parte, se è vero che il generale qualche volta si legge attraverso i particolari, non è detto che sempre il particolare ci consenta di leggere il generale e non è detto che un articolo possa portare ad una valutazione complessivamente negativa.
Questo era quanto intendevo dire prima di avviarmi alla conclusione recuperando un pensiero del collega, stimatamente intelligente, Marchini che ha fatto una riflessione relativa alla tolleranza. Non voglio guardare alla nostra storia lontana, non voglio guardare altrove perché i giudizi per il passato e per l'altrove li devono dare altri. Voglio guardare unicamente al comportamento del Gruppo DC. Mi pare che, a partire dal suo Capogruppo Brizio per andare a tutti gli altri suoi componenti, un dato è certo ed è quello della tolleranza invocata da Marchini. Il segno della tolleranza, che vuol dire tentativo di ricomposizione nella maggioranza e nel Consiglio, ha caratterizzato tutti i momenti del nostro impegno politico. In questo senso ancora ci muoveremo e quindi non metteremo mai Marchini nella condizione di trasformare la sua disponibilità alla tolleranza in un comportamento necessitato di intransigenza.
Concludendo, rivolgo un apprezzamento per quanto è stato fatto e che è stato reso possibile da una collaborazione in senso legislativo dell'opposizione, dall'Assessorato di Sartoris che ha portato a compimento in breve tempo una legge quadro sull'artigianato, la legge sui mercati all'ingrosso, la legge sulla polizia urbana, la legge sulla promozionalità ed ora - mi auguro - la legge sui centri fieristici. E' cosa che fa onore non solo ad una parte, non solo alla Giunta, ma al Consiglio. Per questo mi sento di ringraziare per la Democrazia Cristiana tutte le componenti di questo Consiglio. E in conclusione di un dibattito in una giornata particolarmente intensa rivolgo un ringraziamento al Presidente Viglione che ha condotto il dibattito con infinita, saggia serenità.



PRESIDENTE

Chiede di parlare il Consigliere Ferrara per fatto personale. Ne ha facoltà.



FERRARA Franco

Signor Presidente, ho fatto una dichiarazione quando mi era parso che nessuno volesse farla, nella quale ho confermato qualcosa che già avevo annunciato, che non ha voluto essere un colpo di mano. Tra l'altro il Gruppo repubblicano quando voterà dimostrerà che non c'è nessun particolare disegno strategico.
Dopo le vicende del Comune di Torino ho avuto un momento di riflessione perché pensavo che l'atteggiamento che il Partito repubblicano aveva assunto rispetto a questa legge potesse essere interpretato in modo errato.
Ho cercato di dire in modo palese che questa è una posizione assunta rispetto al disegno di legge, che non ha nessuna implicanza politica e ho spiegato le ragioni. Quindi, non ho capito la polemica fatta da alcuni Gruppi della maggioranza rispetto alla posizione assunta dal Partito repubblicano. E' nient'altro che un giudizio rispetto ad un provvedimento che per altri versi è un provvedimento condiviso dal Partito repubblicano.
Il collega Marchini ha fatto alcuni riferimenti generali rispetto al problema del Lingotto, a chi lo difende e a chi non lo difende. Io non mi sono posto problemi di questo genere, non ho nemmeno disegni strategici di questo tipo. Il Lingotto sarà fatto o non sarà fatto indipendentemente da questa legge, che si faccia un centro fieristico o che se ne facciano dieci è irrilevante rispetto al centro fieristico torinese, quindi voglio replicare alle garbate polemiche che mi sono giunte dal Consigliere Rossa (che prima mi ha giustificato e poi mi ha accusato, quindi non ho capito se mi ha assolto o mi ha condannato). Il comportamento del Gruppo repubblicano era già stato annunciato, quindi è coerente con quello che è stato detto in Commissione e che non ha nessun'altra valenza. Se avessimo voluto fare qualcosa di diverso, probabilmente ci saremmo mossi in altro modo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, condivido il giudizio sulla conduzione del Presidente Viglione, dato da Nerviani. Faccio però una riserva. E' stato usato l'istituto della dichiarazione di voto usando la motivazione del fatto personale e poi, giustamente come era nell'intento, si è discusso di politica. La dichiarazione di voto è un istituto riservato per una sola volta al Gruppo, non a caso non possono svolgerla due membri dello stesso Gruppo se non in caso di dissociazione. Per spiegare ciò che non si spiega o che non è spiegabile, forse è meglio non ledere ulteriormente la regola istituzionale.



PRESIDENTE

Concordo pienamente.
Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 39 Consiglieri hanno risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Viabilità

Esame ordine del giorno sulla viabilità in Valle di Susa


PRESIDENTE

Si è trovato l'accordo sull'ordine del giorno sulla viabilità in Valle di Susa giungendo a un documento comune che hanno firmato quasi tutti i Gruppi, eccetto i Consiglieri Ala e Staglianò.
Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno il cui testo recita: Viste le risultanze del dibattito sui problemi della viabilità e trasporti per la Valle di Susa, sentite le dichiarazioni dell'Assessore competente il Consiglio regionale impegna la Giunta: ad operare con celerità e fermezza al fine di ottenere che il Governo indichi in tempi brevi i finanziamenti necessari alla realizzazione del tratto Susa - Rivoli, o attraverso la Legge Finanziaria del 1987 che stanzia grandi somme per la viabilità, per cui si possono dirottare su questa opera somme esistenti per autostrade inutili e non prioritarie oppure ricorrendo al mercato internazionale sul quale, per questo itinerario, è possibile reperire tutti i mezzi finanziari necessari per realizzare l'opera in tempi coerenti con il completamento dei lavori autostradali in Alta Valle a procedere in tempi utili ad una valutazione di impatto ambientale del tracciato, coinvolgendo le Comunità montane, i Comuni interessati e le forze sociali, in particolare quelle espressione del mondo agricolo, in collegamento con la Società SITAF. Tali studi di valutazione di impatto ambientale dovranno, tra l'altro, indagare e formulare misure compensative e di minimizzazione dell'impatto a partire dai problemi: l) la salvaguardia dell'attività agricola 2) la tutela rigorosa del paesaggio 3) il rispetto dell'assetto idrogeologico 4) la formulazione di un apposito programma del prelievo e del deposito di materiali inerti necessari alla costruzione dell'opera e dell'utilizzo del terreno agricolo fertile asportato al fine del recupero di aree attualmente non coltivate 5) la valutazione e riduzione dei fattori di inquinamento che verranno provocati dall'incremento del traffico, in particolare per quanto riguarda l'inquinamento acustico, da polveri e da emissioni dei tubi di scappamento ad avviare iniziative nei confronti dell'ANAS al fine di dare corso, dopo le opportune verifiche di compatibilità, con celerità ai lavori per i nodi viari di Avigliana, Borgone e Gravere per cui sono già disponibili da tempo i relativi finanziamenti di studiare il collegamento della strada statale n. 24 con la tangenziale, a procedere alla rettifica ed allargamento, con carattere d'urgenza, della strada statale n. 24 nei tratti compresi tra i Comuni di Villarfocchiardo e Bussoleno e tra i Comuni di Drubiaglio e Caselette liberalizzare il caselle di Bruere sulla tangenziale di Torino agire nei confronti del Compartimento del Nuovo Ente Ferroviario al fine di: a) accelerare l'utilizzo dei fondi previsti dal Piano Integrativo delle Ferrovie per la realizzazione del blocco automatico banalizzato sulla Torino - Bussoleno b) operare per respingere definitivamente l'atto di chiusura del servizio ferroviario sul tratto Bussoleno - Susa puntando invece, come indicato dagli studi della Regione Piemonte, ad una ristrutturazione, ammodernamento e rilancio della linea c) mantenere infine operante il deposito ferroviario di Bussoleno".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 34 voti favorevoli e 3 astensioni.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati - Formazione professionale

Esame ordine del giorno corso professionale per educatori da tenersi presso l'USSL n. 24


PRESIDENTE

E' stato presentato un ordine del giorno relativo al corso professionale per educatori da tenersi presso l'USSL n. 24, firmato dai Consiglieri Staglianò, Calligaro, Tapparo, Rossa, Marchiaro, Reburdo, Ala Strobbia e Brizio.
Pongo in votazione l'ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale premesso che l'USSL n. 24 di Collegno e Grugliasco, in ottemperanza della legge di riforma sanitaria e del Piano socio-sanitario regionale, ha costituito: il Servizio di Salute Mentale per il superamento dell'Ospedale psichiatrico il Servizio per l'inserimento lavorativo per handicappati ultraquattordicenni il Servizio tossicodipendenze il Servizio distrettuale per handicappati infraquattordicenni e per i minori a rischio sociale premesso altresì che i servizi suddetti oggi sono, parzialmente o interamente, gestiti da educatori ad incarico libero professionale incarico affidato dopo:l'accertamento del possesso di diploma di scuola media superiore, un'esperienza lavorativa minima di un anno in settori equivalenti ed un colloquio attitudinale premesso inoltre che nel dicembre 1986 non sono stati rinnovati gli incarichi con la motivazione della non corrispondenza dei requisiti a quelli previsti dal D.M. del 10/2/1984 che introduceva per i concorsi da educatore il requisito del diploma per educatori nel presidio sanitario della durata almeno biennale ricordato che una tale scuola esiste attualmente solo a Roma, che un concorso a tale ruolo, indetto nell'agosto 1986, vedeva l'iscrizione di soli due candidati in possesso di tali requisiti e che il suddetto concorso non ha potuto svolgersi in quanto non esiste nella Regione Piemonte un educatore con tale qualifica per poter comporre la Commissione d'esame preso atto che venerdì 24/4/1987 il CO.RE.CO. bocciava la deliberazione del Comitato di gestione dell'USSL n. 24 che garantiva la proposta temporanea degli incarichi e che di conseguenza, a partire dall' 1/5/1987, cesseranno gli incarichi per 38 educatori libero professionali, con gravissimo disagio di un alto numero di utenti dei servizi sopra menzionati che risulteranno sostanzialmente paralizzati ricordato che con deliberazione del febbraio 1987 il Consiglio regionale ha stabilito 'il profilo professionale dell'educatore' e che di conseguenza l'Assessorato alla sanità sta predisponendo un corso di riqualificazione per tali educatori, da tenersi presso l'USSL n. 24, che permetterà l'acquisizione dei titoli ministeriali richiesti per partecipare ai concorsi a u s p i c a che il Comitato di gestione dell'USSL n. 24 ponga in essere tutti gli atti volti a garantire la proroga degli incarichi per i 38 educatori fino alla realizzazione degli specifici corsi di riqualificazione previsti dall'Assessorato alla sanità, garantendo così la continuità del sevizio e i livelli di assistenza sinora erogata agli utenti i m p e g n a il Presidente della Giunta e l'Assessore alla sanità a sottoporre all'approvazione in tempi rapidi la deliberazione dei previsti corsi di riqualificazione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame ordine del giorno relativo alla chiusura dello stabilimento Solex


PRESIDENTE

E' stato presentato inoltre un ordine del giorno relativo alla chiusura dello stabilimento Solex, firmato dai Consiglieri Calligaro, Bontempi Brizio, Strobbia, Cernetti, Ala e Staglianò.
Pongo in votazione l'ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale a conoscenza della decisione della Direzione della Solex di chiudere lo stabilimento e di ricollocare nell'arco di due anni solo 70 dipendenti su un totale di 180, proponendo per 1 restanti dimissioni incentivate, pre pensionamenti e lunghi periodi di CIGS a zero ore tenuto conto che il 70% dei dipendenti Solex è costituito da manodopera femminile che nell'area torinese è già la più colpita dalla crisi occupazionale; considerato che la chiusura dello stabilimento è conseguenza della crisi del settore non fronteggiata con adeguati investimenti innovativi, ma anche del riassetto complessivo del nuovo Gruppo (Fiat Auto e Matra francese) e che conseguentemente spetta alla Fiat, quale proponente dell'intera operazione, farsi carico dei problemi occupazionali connessi esprime la più viva preoccupazione per la grave situazione che rischia di tradursi in un ulteriore attacco all'occupazione femminile in Piemonte sempre più colpita da un processo incessante di espulsione dal mondo del lavoro e della produzione dà mandato alla Giunta di avviare un immediato confronto con la Fiat al fine di individuare soluzioni certe e temporalmente definite, onde evitare il protrarsi della cassa integrazione, per la totale ricollocazione dei lavoratori e delle lavoratrici della Solex a Torino nell'ambito del gruppo Fiat; impegna la Giunta a riferire al più presto al Consiglio regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Comunicazione del Presidente della Giunta regionale sulla CIG


PRESIDENTE

Ha ora la parola il Presidente della Giunta regionale, Beltrami, per una comunicazione sulla CIG in seguito all'interpellanza n. 772 presentata dal Gruppo PCI e discussa questa mattina.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

La comunicazione riguarda un'interpellanza urgente presentata dal Gruppo comunista. Stamane ho riconferito con il Sottosegretario Borruso il quale mi ha comunicato sul problema della CIG, problema che questa mattina è stato riproposto nella sua complessa tragicità, che martedì 5 maggio si riuniranno le Commissioni Lavoro e Bilancio del Parlamento per esaminare la conversione del - decreto legge sulla fiscalizzazione relativo alla CIG. In tale sede il Governo propone l'emendamento per assimilare le aziende in liquidazione e le aziende fallite secondo la disciplina della legge n. 301.
Con il Sottosegretario ho convenuto sul fatto che se l'emendamento venisse accolto dalle forze politiche una parte delle nostre apprensioni potrebbe almeno parzialmente, rientrare ed essere fugata.
Mi auguro che ciò avvenga, nel frattempo la Giunta regionale continuerà in questo tipo di presenza in raccordo con le forze politiche del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.



AMERIO Mario

Il problema è di estrema rilevanza. Sono d'accordo sulla dichiarazione del Presidente della Giunta, vogliamo però far notare che essa risolve solo parzialmente e in modo non definitivo il problema, perché attraverso la conversione in legge del decreto sulla fiscalizzazione non si risponde ai problemi di tutti i lavoratori in cassa integrazione che rischiano il licenziamento (20 mila dipendenti), ma solamente di coloro che appartengono ad aziende in liquidazione. Il decreto deve essere convertito in legge entro 60 giorni e l'attuale situazione politica mette in dubbio che possa essere convertito. Quindi, saremmo di fronte ad una soluzione annunciata ma voglio ricordare che era stata annunciata anche la traduzione dell'impegno di De Michelis in un decreto CIPI che poi non è venuto, che se confermata, risolverebbe solo in parte il problema dei lavoratori, con l'incognita della conversione in legge tutt'altro che certa. Quindi, siamo per chiedere che questo impegno venga tradotto rapidamente in un emendamento. Vi è poi il problema di questi lavoratori che vengono licenziati ogni giorno e di quei lavoratori che non appartengono ad aziende fallite, quindi riconducibili al provvedimento che si può assumere attraverso il decreto.
Rinnoviamo la richiesta alla Giunta e al Presidente di intensificare i contatti con il nuovo Ministro del Lavoro per garantire in tempi brevi un incontro per esaminare i problemi dei 20-22 mila lavoratori che rischiano il licenziamento. Chiederemo al Presidente di comunicare nella prossima seduta la data dell'incontro affinché il Consiglio possa intervenire anche sul nuovo Governo perché gli impegni presi dal precedente, ma disattesi siano confermati e finalmente assunti dall'attuale Governo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente e colleghi, è un fatto importante che nel decreto sulla fiscalizzazione sia stato introdotto un elemento che recupera la situazione dei lavoratori nelle aziende poste in liquidazione; è un fatto importante per la rilevanza del decreto che non dovrebbe trovare difficoltà nell'approvazione. Quindi, ringraziamo il Presidente della Giunta per questa iniziativa importante e per l'informazione data.
Tuttavia - lo diceva già il collega Amerio - la drammaticità della situazione è data dalla scadenza della cassa integrazione ordinaria. E' su questo problema che si gioca nel rapporto con le associazioni degli imprenditori un aspetto rilevante. Occorre capire se gli imprenditori e le loro associazioni sono disponibili, vista l'emergenza, a firmare le richieste di proroga, pur sapendo che siamo in una fase particolarmente complessa per richiederle.
L'invito che rivolgo alla Giunta e al Consiglio è quello di trovare una sede di confronto con le associazioni di categoria per capire l'atteggiamento che si intende assumere attorno alla scadenza della cassa integrazione che interessa 20 mila lavoratori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Intendo esprimere la soddisfazione del nostro Gruppo per la comunicazione del Presidente. Mi associo alle dichiarazioni dei colleghi Calligaro, Amerio e Tapparo.



PRESIDENTE

Comunico infine che la conferenza dei Capigruppo è fissata per lunedì 4 maggio 1989 alle ore 14,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 16,55)



(La seduta ha termine alle ore 16,55)



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