Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.84 del 23/04/87 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

Scarica PDF completo

Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CERCHIO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 3) dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Bergoglio Cordaro, Bosio, Bruciamacchie, Carazzoni, Fassio Ottaviano Genovese, Martinetti, Minervini Calandri e Pezzana.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

Verifica della validità del numero legale


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, il Consiglio deve provvedere con urgenza alla nomina dei rappresentanti dei Collegi dei Revisori dei Conti delle UU.SS.SS.LL. di Santhià e di Borgosesia. Invito pertanto il Consigliere Segretario Guasso a procedere all'appello nominale per verificare la validità del numero legale.
La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Non abbiamo voluto fare alcuna manovra ritardante circa l'approvazione del bilancio, tanto è vero che abbiamo presentato già in Commissione gli emendamenti, nonostante non ci fossero stati forniti tutti i dati che avevamo richiesto per predisporli adeguatamente, sapendo che se li avessimo presentati in aula ci sarebbe stato un rinvio in Commissione, con un ritardo nella approvazione del bilancio. Nonostante questo nostro atteggiamento responsabile, dobbiamo constatare che la maggioranza, alle ore 10 passate, non è ancora presente per discutere il suo bilancio.
Chiediamo pertanto l'applicazione dell'ultimo comma dell'art. 50 del Regolamento del Consiglio che prevede, in caso di mancanza del numero legale, il rinvio della seduta, in prima istanza, con un intervallo di tempo non minore di un'ora.



PRESIDENTE

Dato che vi sono alcuni provvedimenti urgenti da assumere, la Presidenza si era preoccupata di verificare le condizioni numeriche per provvedere a tali incombenze e quindi procedere all'esame dei punti iscritti all'o.d.g.
Il Gruppo comunista ha formulato ora una richiesta formale in merito pertanto invito il Consigliere Segretario Guasso a procedere all'appello nominale.



(Il Consigliere Segretario Guasso procede all'appello nominale)



PRESIDENTE

Poiché i Consiglieri presenti sono 30 e i Consiglieri in congedo sono 9, il numero legale sussiste.
Propongo pertanto, se non vi sono osservazioni, di procedere nei nostri lavori.


Argomento: Nomine

Nomine


PRESIDENTE

In merito al punto 9) all'o.d.g. si distribuiscano le schede per le seguenti nomine.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 46 di Santhià. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Mario Suman.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 49 di Borgosesia. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Sergio Pareti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Bilanci preventivi - Bilancio pluriennale

Esame progetto di legge n. 197: "Approvazione bilancio di previsione 1987 e bilancio pluriennale 1987/1990"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 6) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 197.
La parola al relatore, Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con il bilancio di previsione dell'esercizio 1987 si tocca il massimo di crisi della finanza regionale.
La limitatezza del tempo a disposizione ed il prossimo dibattito in quest'aula sulla situazione generale della finanza regionale, in particolare di quella della Regione Piemonte, che è penalizzata nei confronti della finanza delle altre Regioni trainanti della economia nazionale, ci esime dall'effettuare considerazioni in merito. Siamo tuttavia consapevoli che proprio da quella situazione generale discendono le cause principali del disagio nel far quadrare i conti del bilancio, che il Consiglio si accinge ad esaminare.
Da un lato, la mancata attuazione della riforma del sistema delle autonomie locali rende incerto il quadro istituzionale dei livelli di governo che devono concorrere con la Regione alla soluzione dei principali problemi sociali ed economici. Dall'altro, l'estrema limitatezza dei finanziamenti alle Regioni, che ne compromette la già scarsa attività programmatoria, ha determinato una perdita di credibilità nei confronti degli altri soggetti istituzionali territoriali e, di conseguenza, una situazione di distacco di questi ultimi dalla Regione, i quali tendono a risolvere i loro non semplici problemi attraverso contatti diretti con gli organismi statali competenti.
Tutto ciò si riflette in una scarsa partecipazione degli Enti locali alle consultazioni che la I Commissione ha a suo tempo effettuato sul documento originale di bilancio e che tuttora ha in corso sul Piano regionale di sviluppo.
A livello regionale la mancata approvazione della legge sulla finanza regionale scaduta nel 1981, la notevole riduzione nei valori reali dei trasferimenti statali stabiliti ogni anno con la legge finanziaria, il cui incremento risulta addirittura inferiore al tasso programmato di inflazione e a sua volta sistematicamente inferiore al tasso reale d'inflazione infine la tendenza dei Ministeri a trattenere quote di finanziamenti sempre più consistenti per funzioni peraltro già trasferite, hanno determinato la quasi totale paralisi amministrativa delle Regioni.
Per quanto riguarda la Regione Piemonte la situazione si manifesta ancora più grave in quanto soggetta ad una costante penalizzazione nella ripartizione dei fondi statali settoriali, che trova fondamento nell'evoluzione della spesa storica, la quale, essendo per il Piemonte partita da livelli molto più bassi rispetto ad altre Regioni, ancora oggi si mantiene su livelli nettamente inferiori alle effettive esigenze della comunità regionale.
Infatti, il dislivello iniziale della spesa storica anziché ridursi è andato progressivamente accentuandosi in quanto con il tempo si sono aggiunti i riflessi negativi di incrementi percentuali di risorse molto significativi, incrementi che negli ultimi anni invece si sono ridotti al tasso programmato di inflazione.
A questa situazione di penalizzazione la Giunta regionale intende reagire, da un lato facendo valere in sede ministeriale quelle che ritiene essere le giuste rivendicazioni finanziarie della Regione Piemonte dall'altro determinando in sede politica una presa di coscienza della gravità della situazione finanziaria, con un dibattito in Consiglio regionale che sfoci nell'assunzione di posizioni ed in manifestazioni di volontà per esigere dal Governo il rispetto delle giuste rivendicazioni della comunità piemontese, consoni all'importanza ed al ruolo che essa riveste nel quadro economico e sociale nazionale.
Un'altra occasione da non perdere per reagire a questa situazione di paralisi progressiva è l'esame del Piano regionale di sviluppo. In questi giorni la I Commissione ha iniziato le consultazioni, a livello provinciale e circondariale (nel caso dei circondari di Biella e di Verbania), per ultimarle poi a livello regionale, dei soggetti istituzionali territoriali delle loro Associazioni a livello regionale, delle Organizzazioni sindacali, delle Associazioni provinciali e regionali degli imprenditori e delle altre categorie economiche. Le consultazioni hanno il fine di ridestare in tutte le forze politiche, sociali ed economiche l'interesse per i problemi concreti che la Regione ha posto sul tappeto e di coordinare la partecipazione di idee e di mezzi posti a disposizione sia dalla parte pubblica che dai privati.
Il Piano regionale di sviluppo si pone due grandi obiettivi generali sui quali credo converga il consenso di tutte le forze politiche, sociali ed economiche: il potenziamento dell'occupazione e la salvaguardia dell'ambiente. Sono obiettivi che rivestono un'importanza prioritaria assoluta anche su quelle scelte che in passato sembravano rivestire un carattere di priorità, come l'innovazione tecnologica.
Purtroppo, dal programma pluriennale di attività e di spesa, collegato al Piano regionale di sviluppo, risulta che le risorse a disposizione della Regione nel triennio di validità del piano ammontano appena a 2.000 miliardi, a fronte di interventi statali che dovrebbero ammontare a 20.000 miliardi, nel rapporto cioè di 1 a 10. Ma, in occasione del Piano di sviluppo, sarebbe opportuno pervenire anche ad una revisione del sistema generale di spesa della Regione, e di conseguenza del documento contabile che ne è l'espressione, cioè il bilancio annuale e pluriennale, in quanto si ha l'impressione che numerosi finanziamenti, sia perché inadeguati, sia perché non più rispondenti alle attuali esigenze, potrebbero essere eliminati, per concentrare le poche risorse disponibili al finanziamento di interventi d'interesse regionale nei settori più significativi.
La situazione finanziaria oggi è tale per cui, se non mutano le condizioni, le Regioni devono limitarsi a finanziare alcune funzioni fondamentali quali la formazione professionale, il diritto allo studio l'assistenza sociale, mentre risulta già più difficile prevedere investimenti per il disinquinamento e la tutela del territorio.
Per questo e per altri aspetti, le Regioni avevano prospettato allo Stato la necessità di poter disporre complessivamente di l.000 miliardi in più (che non sono stati concessi) come soluzione provvisoria in attesa della legge di riforma della finanza regionale. Non sarebbe stata peraltro la soluzione adeguata alla necessità di assicurare alle Regioni il loro ruolo istituzionale di programmazione, in relazione al quale le Regioni hanno avanzato la proposta di riconoscimento di una loro capacità ed autonomia impositiva: questo elemento, che potrebbe concorrere a risollevare le sorti della finanza regionale, per altro aspetto servirebbe a dimostrare il senso di responsabilità e di autocontrollo delle Regioni nel predisporre programmi di spesa.
Ma tant'è, per ora la situazione è rimasta immutata. Le Regioni continuano a sopravvivere in uno stato di quasi paralisi amministrativa generalizzata e questo Consiglio regionale è costretto a prendere in esame un bilancio di previsione per l'anno 1987 che consente un'attività molto limitata. Esso pareggia sulla somma di 5.535.248 milioni e presenta un incremento dell'1,3% circa rispetto all'ammontare del bilancio assestato dell'esercizio 1986. Le risorse sono costituite da 897 miliardi di avanzo finanziario presunto, da 789 miliardi e 133 milioni circa di risorse senza vincolo di destinazione, di cui 210 miliardi sono costituiti dal provento dei mutui a pareggio del bilancio, da 3.844.660 milioni circa di risorse a destinazione vincolata, pari al 69,5% dell'intero bilancio, da 4.455 milioni di risorse per contabilità speciali.
I principi che hanno presieduto all'impostazione di questo bilancio sono quelli enunciati dal Governo nel documento di programmazione economico finanziaria e cioè: contenimento dell'incremento delle spese correnti al netto degli interessi attivi entro il tasso programmato di inflazione sviluppo degli investimenti parametrato al tasso di crescita del prodotto interno lordo; adeguamento progressivo delle tariffe e dei proventi di diversa natura al costo dei servizi resi; pieno esercizio dei poteri impositivi riconosciuti dall'ordinamento con contestuale recupero delle eventuali aree di evasione; ricorso all'indebitamento esclusivamente per il finanziamento degli investimenti e, per la parte non finanziabile, con l'eccedenza delle entrate correnti sulle spese correnti; rigorosa osservanza del principio del pareggio del bilancio, sia nella formulazione delle previsioni che nel corso della gestione; costante verifica dell'organizzazione dei servizi, al fine di raggiungere più elevati coefficienti di produttività; contrazione dei servizi a fronte del ridursi degli effettivi bisogni delle collettività amministrate; revisione di ogni prestazione assistenziale, al fine di limitare gli interventi alle situazioni di effettivo bisogno.
In particolare, da parte della Giunta è stato fatto il massimo sforzo per rispettare l'incremento del 4% delle spese correnti al netto degli oneri finanziari e per impiegare il maggior volume di risorse nel finanziamento delle spese di investimento. Questo sforzo è stato compreso dagli Enti e dalle Organizzazioni che sono state consultate dalla I Commissione, le quali, più che rivolgere critiche alla Regione, hanno preso consapevolezza della situazione di inadeguatezza e di rigidità del bilancio regionale ed hanno portato alla Regione suggerimenti per poter procedere sulla strada intrapresa di dotare il Piemonte di un Piano di sviluppo coerente e fattibile, che non si risolva in un grande libro dei sogni. Una raccomandazione che spesso ritorna nelle osservazioni degli organismi consultati è l'invito a riflettere e, per quanto possibile, a modificare il sistema di spesa della Regione, collegando più strettamente il bilancio al programma pluriennale di attività e di spesa e prendendo in considerazione tutte le possibili fonti di finanziamento da destinare agli investimenti siano esse libere o vincolate, interne od esterne alla finanza regionale ma tutte finalizzate all'attuazione del Piano di sviluppo.
Una preoccupazione costante degli organismi consultati è quella relativa all'ammontare dei residui passivi, che contabilmente raggiungono i 604 miliardi circa, ma che, per l'analoga natura dei fondi statali a destinazione vincolata reimpostati, salgono a l.500 miliardi circa, pari al 27,l % dell'intero ammontare del bilancio regionale. Il fenomeno dei residui passivi si fa soprattutto preoccupante relativamente al settore dell'ambiente, dove il rapporto tra residui passivi e stanziamenti di competenza è particolarmente elevato. Senza voler nascondere la gravità del problema, occorre però fare alcune considerazioni che possono sdrammatizzare alquanto la situazione. Al 31/12/1986, a fronte dei 1.500 miliardi circa di residui passivi presunti, stavano 1.493 miliardi e 448 milioni di residui attivi presunti, tra i quali evidentemente una certa relazione esiste, poiché il 79% dei residui attivi è costituito da fondi statali a destinazione vincolata, che lo Stato non ha ancora erogato.
Un altro elemento che può determinare il costituirsi di una massa di residui passivi è la scarsa liquidità di cassa, che non sempre consente di far fronte ai pagamenti man mano che si presentano. D'altra parte non sempre l'esistenza di residui passivi sta ad indicare l'incapacità a spendere della Regione: da un lato la formazione dell'impegno di spesa sta ad indicare la volontà dell'Amministrazione di procedere nel programma di spesa, dall'altro l'impossibilità di pervenire alla fase del pagamento, se in parte può essere imputata a difficoltà della struttura burocratica dell'Ente, può essere anche la conseguenza di condizionamenti esterni talvolta da parte stessa degli altri livelli di governo locale, come nel caso dell'ambiente.
Un grosso problema infine è stato posto dai rappresentanti delle Province in relazione alla concessione delle deleghe allo svolgimento delle funzioni, la quale può avere un senso soltanto con il correlativo trasferimento del personale, necessario allo svolgimento delle funzioni stesse, e soprattutto delle risorse necessarie ad assicurarne l'esercizio.
Non si può disconoscere la fondatezza di tale impostazione agli effetti di una maggior efficienza dell'esercizio della funzione delegata, ma non si può peraltro dimenticare che la Regione si trova nella stessa situazione nei confronti dello Stato, il quale ha trasferito numerose funzioni alle Regioni senza il relativo supporto finanziario, e magari con il trasferimento del personale e del relativo onere a carico della Regione mentre si sta affermando la tendenza, da parte dei Ministeri interessati, a trattenere quote sempre più consistenti di finanziamenti relativi a competenze già trasferite alle Regioni.
Ritornando al merito delle cifre, nello stato di previsione delle entrate si rileva un notevole incremento dell'avanzo finanziario, pari al 49,5%, per un ammontare complessivo di 897 miliardi. Esso risulta tuttavia ancora insufficiente a costituire la copertura finanziaria del complesso delle economie presunte dei fondi statali a destinazione vincolata e reimpostati nella competenza dell'esercizio 1987, che ammontano a 913 miliardi e 17 milioni per cui, anziché di avanzo finanziario presunto, si deve parlare di disavanzo finanziario effettivo.
A costituire il disavanzo concorrono però anche altre somme, in particolare minori reimpostazioni effettuate in assestamento 1986 per 17 miliardi e 842 milioni circa; stanziamenti per annualità, ex legge 153 di recepimento delle Direttive CEE in agricoltura, iscritti in assestamento 1985 solo in entrata per 17 miliardi e 328 milioni; e minori reimpostazioni, rispetto ai dati del preconsuntivo 1986, per 73 miliardi e 816 milioni.
La situazione del bilancio regionale non era dunque tranquillizzante anche perché sussiste la richiesta fatta dal Governo, in occasione dell'assestamento del bilancio 1986, nella quale si ingiunge, oltre a provvedere alla copertura finanziaria di alcune reimpostazioni di fondi statali a destinazione vincolata per 80 miliardi e 664 milioni con risorse regionali diverse dal provento dei mutui a pareggio del bilancio, di rientrare dal disavanzo effettivo, che al 31/12/1986 era di 35.170 milioni con l'approvazione del bilancio di previsione per l'esercizio 1987. Poich con il bilancio in esame non solo non si è potuto provvedere al rientro dal disavanzo, ma si è creato ulteriore disavanzo, l'Amministrazione pur esprimendo tutta la propria disponibilità si è vista costretta a richiedere un'ulteriore proroga all'effettuazione dell'operazione di rientro, che il Governo ha accettato a condizione che gli venga sottoposto un piano di rientro diluito nel tempo. A questo obiettivo fondamentale, per l'approvazione del bilancio 1987 da parte del Governo, l'Assessorato al bilancio ha lavorato in questi mesi ottenendo anche risultati apprezzabili che hanno condotto a un ridimensionamento dei componenti prima visti del disavanzo effettivo.
Relativamente al disavanzo risultante dal bilancio 1987 sono stati riscontrati due errori contabili, ma privi di effetti finanziari, relativi ad altrettante partite della Sanità, provenienti dall'esercizio 1983.
Il movimento contabile di queste partite finanziarie nei confronti del bilancio regionale, per la loro particolare natura, ha lo stesso comportamento delle partite di giro, in quanto entrano ed escono risorse nella stessa misura. Da ciò consegue che per ogni erogazione a favore delle UU.SS.SS.LL. è necessario redigere reversali e mandati, in modo che, ad erogazione ultimata, sussiste un sostanziale pareggio tra quanto è entrato e quanto è uscito. In relazione a queste due partite qualcosa non ha funzionato, in quanto, benché le UU.SS.SS.LL. nulla avessero da reclamare per mancata erogazione di risorse, per una di queste partite dell'ammontare di 190 miliardi circa, non sono stati fatti né reversali n mandati, mentre per l'altra, di 41 miliardi circa, sono state fatte le reversali, ma non i mandati. Ora, mentre nel primo caso l'errore è ininfluente agli effetti dell'ammontare del disavanzo, in quanto si riducono di pari ammontare i residui attivi (poiché, non essendo state fatte le reversali, la somma risulta ancora da riscuotere) e le economie di spesa, pur non essendo stati fatti i mandati di pagamento la somma è stata erogata, nel secondo caso invece la mancata effettuazione di mandati per 41 miliardi circa ha portato ad un errato incremento delle economie e quindi delle reimpostazioni, trattandosi di fondi statali a destinazione vincolata.
La scoperta di questi 41 miliardi è stata provvidenziale poiché, senza nulla voler anticipare, a consuntivo 1986 ultimato il disavanzo dell'ultimo esercizio, che con i dati del preconsuntivo ammonta a 100 miliardi circa dovrebbe ridursi a una quarantina di miliardi che troverebbero copertura in quelle minori reimpostazioni. Restano come disavanzo i 35 miliardi e 170 milioni degli esercizi precedenti relativamente ai quali, trattandosi di annualità, si provvederà al rientro in correlazione all'esercizio di scadenza. Naturalmente tutta l'operazione potrà essere effettuata soltanto in sede di assestamento del bilancio ora all'esame.
Delle risorse disponibili in competenza, naturalmente quelle sulle quali si punta maggiormente la nostra attenzione, sono le risorse liberamente disponibili da parte della Regione, che hanno trovato impiego nelle aree di intervento nella misura di 808 miliardi e 190 milioni, di cui 132 miliardi e 389 milioni sono proventi derivanti dalla contrazione di mutui a pareggio del bilancio, e quindi per legge destinati al finanziamento di spese di investimento.
Ammettendo che tutte le altre risorse libere siano destinate alla copertura delle spese di natura corrente, solo la copertura delle spese rigide, escluse le reimpostazioni, comprendono gli oneri per i mutui (86.423 milioni); le annualità passive (125.757 milioni); le spese di funzionamento (195.168 milioni); il Fondo Nazionale Trasporti (44.941 milioni); il Fondo Sanitario Nazionale (7.264 milioni); l'assistenza sociale (12 miliardi); l'assistenza scolastica (36.523 milioni); le Opere universitarie (11.550 milioni); i residui perenti (10 miliardi); gli oneri contributivi per gli apprendisti artigiani (5 miliardi); la convenzione SNAM (7.500 milioni) che complessivamente ammontano a 542 miliardi e 126 milioni, per cui solo 134 miliardi e mezzo di risorse senza vincolo di destinazione hanno potuto essere destinate ad altre spese di natura corrente che pure sono elevate. Basti pensare alla formazione professionale che da sola assorbe 90 miliardi circa.
Per quanto riguarda le entrate relative si fondi statali a destinazione vincolata, il finanziamento del programma regionale di sviluppo, ex art. 9 della legge n. 281/70, è previsto incrementato del 7% rispetto alla corrispondente previsione assestata dell'esercizio 1986.
Le assegnazioni di fondi a favore della formazione professionale per il finanziamento di progetti finalizzati a specifiche occasioni d'impiego, ai sensi della legge n. 845/78, complessivamente risultano previste in misura superiore di 1 miliardo e 500 milioni, pari al 7,5%, passando da 20 miliardi a 21,5 miliardi, ma nell'ambito delle medesime diminuisce di 2 miliardi l'assegnazione dello Stato e si incrementa di 3,5 miliardi il contributo della Comunità Economica Europea.
I fondi statali per il finanziamento dei programmi di intervento nel settore agricolo, ai sensi della legge n. 752/86, sono previsti in aumento di 1 miliardo e 189 milioni, pari al 2,3%, cui si aggiungono 6 miliardi e 20 milioni per l'attuazione del Regolamento CEE n. 797/85 e 9 miliardi e 905 milioni per la concessione del concorso nel pagamento degli interessi su mutui quindicennali di miglioramento fondiario. Un finanziamento di 2,5 miliardi riguarda la concessione di contributi negli interessi per la costruzione, l'ampliamento ed il riattamento dei fabbricati rurali, a valere sulla legge n. 457/78. Un altro finanziamento di 644 milioni riguarda la concessione di contributi negli interessi sui prestiti, per far fronte alla crisi del settore agricolo conseguente l'incidente alla centrale di Chernobyl, e un'assegnazione di 615 milioni riguarda la concessione di contributi in capitale per la realizzazione di impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili.
A favore dell'agricoltura mancano tuttavia nella competenza dell'esercizio 1987, rispetto all'esercizio 1986, contributi della CEE per 28 miliardi circa. Riassumendo, le assegnazioni a favore dell'agricoltura nell'esercizio 1987 sono complessivamente previste in 100 miliardi e 98 milioni, con una diminuzione, rispetto alla previsione assestata dell'esercizio 1986, di 17 miliardi e 132 milioni, pari al 13,7 comprensive dell'assegnazione per il finanziamento delle Comunità montane che si incrementa di 829 milioni, pari al 9%, rispetto all'assegnazione del 1986.
Relativamente alle assegnazioni di fondi per il settore dei trasporti sono previste maggiori disponibilità di risorse, rispetto alla previsione assestata dell'esercizio 1986, per 28 miliardi e 987 milioni, pari al 14,5 circa, per gli investimenti nel settore dei trasporti pubblici, e di 7 miliardi e 947 milioni, pari al 2,5% circa, per il ripiano dei disavanzi d'esercizio delle aziende di trasporto.
Relativamente alla costruzione, impianto, arredamento, nonché gestione funzionamento e manutenzione degli asili nido, il contributo statale ai sensi della legge n. 981/77 è previsto in aumento di 2 miliardi e 677 milioni, pari al 25,2% circa, passando da 10 miliardi e 631 milioni a 13 miliardi e 308 milioni.
In materia di sanità, oltre ad un incremento rispetto all'esercizio 1986 di appena 11 miliardi della quota di riparto del Fondo Sanitario Nazionale per le spese correnti, che ammonta a 3.007 miliardi e 503 milioni, si può rilevare un incremento del 14,4% circa della quota di riparto del Fondo Sanitario Nazionale per le spese d'investimento, che raggiunge i 124 miliardi; una maggiore assegnazione per gli anni 1985 e 1986, proveniente dal riparto del Fondo Sanitario Nazionale destinata a spese correnti, dell'ammontare di 82 miliardi e 735 milioni, superiore del 42% alla maggiore assegnazione iscritta nell'esercizio 1986. Vi è infine l'assegnazione di 1 miliardo e 665 milioni per il finanziamento di spese in conto capitale dell'Istituto Zooprofilattico Sperimentale per il Piemonte e la Liguria.
In materia di assistenza, l'assegnazione di fondi, provenienti dalle entrate degli Enti della tabella B di cui all'art. 113 del D.P.R. 616/77, è prevista in aumento di 1.479 milioni, pari al 5,57%.
In materia di edilizia residenziale pubblica si rileva un'assegnazione di 71.948 milioni circa, a valere sulla legge n. 94/82,per la concessione di contributi in capitale per l'acquisto, la costruzione o il recupero di alloggi.
In materia di realizzazione di opere idrauliche e di navigazione interna, l'assegnazione dei fondi, a valere sulla legge n. 99/1985, che nel bilancio assestato dell'esercizio 1986 ammontava a 14.771 milioni, non è prevista nella competenza del bilancio 1987, come non è stata prevista, in quanto non ancora stabilita dallo Stato, la quota di riparto del fondo FIO per l'anno 1986, quota che nell'esercizio 1985 ammontava a 230.477 milioni.
La stessa situazione si è verificata per il turismo, per cui la previsione del contributo statale per lo sviluppo dell'offerta turistica ai sensi della legge n. 217/83, che nell'esercizio 1986 ammontava a 6.440 milioni, non si è potuta effettuare relativamente alla competenza dell'esercizio 1987.
Circa le assegnazioni per l'esercizio di funzioni delegate, in materia di interventi in agricoltura per far fronte ai danni causati da avversità atmosferiche, a valere sulle leggi nn. 364/1970 e 590/1981, sono previste risorse per 11.321 milioni, inferiori di 5.446 milioni della previsione assestata 1986, pari al 32,5% circa.
Un'ultima partita riguarda l'assegnazione di fondi per la corresponsione di indennità per l'abbattimento degli animali, per la quale è stata fatta una previsione di 2.200 milioni.
Relativamente alle entrate dell'esercizio 1987 si deve ancora rilevare che l'ammontare presunto dei residui attivi è di 1.493.448 milioni e presenta un incremento, rispetto all'ammontare definitivo dei residui attivi al 31/12/1985, di 390.675 milioni, pari al 35,42%. Questi residui attivi riguardano per 1.127.168 milioni le assegnazioni statali a destinazione vincolata, per 361.125 milioni le entrate senza vincolo di destinazione e per 5.155 milioni le contabilità speciali.
Lo stato di previsione della spesa si suddivide nelle seguenti grandi partite: le spese correnti che ammontano a 4.332.763 milioni circa; le spese in conto capitale, o per investimenti, che ammontano a 1.189.200 milioni circa; le spese per rimborso mutui e prestiti che ammontano a 8.831 milioni; le spese per contabilità speciali che ammontano a 4.455 milioni.
Conviene ora esaminare la ripartizione delle risorse tra le aree d'intervento, e meglio ancora alla loro suddivisione tra i programmi e i progetti che tali aree costituiscono, onde orientarsi meglio nella politica della spesa seguita dall'Amministrazione.
L'area di attività, che accoglie tutte le spese di funzionamento degli organi e dell'apparato regionale, nel bilancio 1987 ha una dotazione di 195.565 milioni, con un incremento di 12.144 milioni, pari al 696 circa rispetto alla previsione assestata dell'esercizio 1986. Sulla ripartizione di questi 12 miliardi di maggior possibilità di spesa tra i vari programmi e progetti in cui l'area di intervento è suddivisa, si possono fare alcuni rilievi.
Le spese di funzionamento del Consiglio regionale sono incrementate di 1.746 milioni, la spesa per il personale, in vista dell'applicazione di una quota del miglioramento economico del nuovo contratto nazionale, si incrementa rispetto all'assestamento del bilancio 1986 di 5.309 milioni mentre quella relativa all'acquisto di beni e servizi si incrementa di 3.802 milioni: in relazione alle varie voci di spesa che fanno parte di questo programma, si deve rilevare, tra le principali variazioni di stanziamenti, l'aumento di 5 miliardi delle spese per la progettazione e l'esecuzione di lavori per la sistemazione di immobili, nonché per l'acquisizione di immobili da destinare allo svolgimento di servizi di interesse regionale. Altre variazioni di rilievo sono: la diminuzione di 1 miliardo della spesa per canoni di locazione di immobili destinati ad uffici e servizi; la riduzione di 500 milioni delle spese di manutenzione riparazione e sistemazione degli immobili e dei relativi impianti; un aumento di 500 milioni delle spese per l'acquisto di arredi, attrezzature macchine da scrivere e contabili, ecc.
Relativamente ai contributi a favore degli Enti strumentali si deve rilevare: un aumento di 400 milioni del contributo all'IRES; una diminuzione di 892 milioni del finanziamento all'ESAP; una diminuzione di 100 milioni del contributo nelle spese di funzionamento del CSI.
Sul programma del decentramento oltre alla mancanza di previsione di spesa per i Comprensori, spesa che nella previsione assestata dell'esercizio 1986 ammontava a 145 milioni circa, si può rilevare un incremento della previsione di spesa a favore delle Comunità montane per l.035 milioni, essenzialmente dovuto all'aumento, di pari misura, del contributo statale; infine, un incremento di 220 milioni rispetto al 1986 della previsione di spesa per l'attuazione delle deleghe. Sotto questo aspetto il programma decentramento può ancora contare su risorse per 100 milioni, accantonate nel fondo globale di cui al cap. 12500, per il finanziamento di un nuovo provvedimento legislativo che autorizza spese di natura corrente.
Nel programma per l'informazione si è incrementata di 850 milioni la previsione di spesa per la predisposizione di programmi e procedure per l'elaborazione dei dati a servizio dell'Amministrazione regionale; mentre nel programma di attività per la programmazione socio-economica si è ridotta di 345 milioni la previsione di spesa per l'attuazione delle analisi socio-economiche. In merito alle consulenze a favore della Regione sono stati stanziati 4 miliardi, con un aumento del 9,7% circa rispetto alla previsione assestata 1986.
Tra gli altri interventi, che rientrano nell'ambito dell'area di attività senza far parte di alcun programma, si deve rilevare l'incremento delle risorse stanziate a favore della protezione civile, che passando a 500 milioni si incrementano del 233% circa.
L'area di intervento agricoltura presenta una previsione di spesa di 308.612 milioni, superiore di 15.902 milioni, pari al 5,4% circa, alla previsione assestata dell'esercizio 1986; già si è rilevato che la previsione delle assegnazioni a favore dell'agricoltura sono invece inferiori a quelle dell'esercizio 1986 di 17.132 milioni, per cui vi è da ritenere che la copertura finanziaria della differenza sia costituita o da maggiori reimpostazioni o da risorse regionali libere.
La maggior disponibilità di risorse si riflette sulle somme che sono state stanziate a favore dei vari programmi; il programma di ammodernamento di aziende agricole, con la sua disponibilità di 38.960 milioni, vede incrementarsi la sua possibilità di spesa di 17.073 milioni.
La previsione di spesa per il programma per la zootecnia mantiene la posizione dell'esercizio 1986 con una disponibilità di 64 miliardi circa.
Il programma per il potenziamento delle colture pregiate, avendo a disposizione 18.669 milioni circa, riduce la previsione di spesa, rispetto all'esercizio 1986, di ben 2.842 milioni, pari al 13,2% circa.
Il programma per la forestazione presenta una disponibilità di risorse pari a 30.750 milioni, per cui la sua previsione di spesa rimane pressoch inalterata rispetto a quella dell'esercizio 1986. Inferiore risulta la disponibilità finanziaria relativa al programma per la bonifica l'irrigazione e le infrastrutture, il cui stanziamento complessivo di 11.050 milioni è inferiore dell'11,6% allo stanziamento assestato del 1986.
Le stesse considerazioni valgono per il programma per il riordino fondiario e per la valorizzazione delle zone collinari e montane, il cui stanziamento di 21.730 milioni è inferiore del 5,3% circa di quello relativo all'esercizio 1986.
Un incremento di previsione di spesa presenta invece il programma di assistenza tecnica, di sostegno e di sviluppo delle aziende e delle cooperative agricole, la cui disponibilità complessiva di 100.746 milioni è superiore di 4.065 milioni, pari al 4,2%, a quella assestata dell'esercizio 1986.
Relativamente agli altri interventi che si effettuano nell'ambito dell'area d'intervento agricoltura, ma che non rientrano in alcun programma, con lo stanziamento di 20.933 milioni la disponibilità finanziaria supera di 300 milioni quella dell'esercizio 1986.
L'area di intervento Attività secondarie e terziarie presenta una previsione di spesa che rispetto a quella assestata dell'esercizio 1986 si è incrementata di 7.086 milioni, pari all'1,5% circa, raggiungendo l'ammontare di 468.091 milioni.
I programmi e i progetti che rientrano nell'ambito di quest'area d'intervento sono numerosi, ma le principali variazioni delle disponibilità finanziarie che hanno determinato il suddetto incremento sono relative soltanto ad alcuni di essi. Quest'area di intervento, come avremo occasione di verificare nel corso dell'esame dei singoli programmi, può ancora contare su ulteriori 3.800 milioni di risorse accantonate nei fondi globali di cui ai cap. 12500 e 12600, in attesa di prelievo per fare da copertura finanziaria a nuovi provvedimenti legislativi, che comportano spese di natura corrente o spese d'investimento. Il programma di sviluppo industriale riduce la propria previsione di spesa di 1.651 milioni, pari al 31,1% circa, come conseguenza del minor finanziamento, per 1 miliardo di risorse regionali, per la predisposizione e l'ampliamento di aree industriali attrezzate, ai sensi della legge regionale n. 9/80; i rimanenti 600 milioni sono la conseguenza del venir meno di ogni disponibilità finanziaria a valere sulla legge n. 240/81. Proprio sotto questo aspetto la Regione tende ad integrare la mancanza dei fondi provenienti dalla legge n. 240/81, che finanziava l'introduzione delle innovazioni tecnologiche nelle medie e piccole industrie e nelle imprese artigiane, accantonando nei fondi globali, tra le risorse sopra ricordate, 1.100 milioni sul cap. 12500 per il finanziamento delle spese di natura corrente e 2 miliardi sul cap.
12600 per il finanziamento delle spese d'investimento, destinati a finanziare un nuovo provvedimento legislativo relativo alla promozione e diffusione delle innovazioni tecnologiche.
Una riduzione di 390 milioni, pari al 6,8% circa, si deve rilevare anche per il programma lavoro, nonostante un aumento di 90 milioni per il funzionamento dell'Osservatorio regionale sul mercato del lavoro. Anche per questo programma è prevista nel corso dell'esercizio 1987 una integrazione delle risorse a disposizione, sia per l'adozione del provvedimento legislativo in materia di migrazioni, che autorizza spese correnti per 350 milioni, accantonate nel fondo globale di cui al cap. 12500, e spese d'investimento per 50 milioni in bilancio accantonate nel fondo globale di cui al cap. 12600, sia per l'adozione di altro provvedimento legislativo che autorizza contributi a favore dell'attuazione di progetti per l'utilizzo di cassaintegrati, per l'ammontare massimo di 300 milioni accantonati nel fondo globale di cui al cap. 12500 per il finanziamento di spese correnti.
La previsione di spesa del programma di sviluppo e qualificazione del settore artigiano si incrementa di l.243 milioni, pari al 7% circa. Questa variazione complessiva di segno positivo deriva dal concorso di variazioni di segno opposto in diversi capitoli di spesa.
A favore del settore commerciale in genere, la disponibilità finanziaria nel bilancio 1987 non ha subito variazioni significative rispetto alle disponibilità dell'esercizio 1986, sia per quanto riguarda la distribuzione commerciale che per la promozione commerciale fieristica mentre per le attività estrattive non sono nemmeno più stati stanziati i 65 milioni dello scorso esercizio.
Un altro dei settori dove si sono verificate maggiormente le variazioni, che hanno portato all'incremento della disponibilità finanziaria a favore dell'area 2, è il settore dei trasporti pubblici e delle comunicazioni: la motivazione principale è l'aumento dei fondi relativi alle assegnazioni dello Stato. Il Progetto autobus si è incrementato di 28.646 milioni, pari al 117% circa, ammontando complessivamente a 53.149 milioni circa.
Il progetto per la realizzazione di infrastrutture per il trattamento delle merci, o per l'interscambio tra sistemi di trasporto, riduce la propria possibilità di spesa di 9.150 milioni, soprattutto in conseguenza della minor disponibilità di 10 miliardi sulla quota del fondo FIO 1985 che finanzia progetti per il settore dei trasporti pubblici.
Una riduzione dello stanziamento complessivo di spesa per 250 milioni pari al 25,4% circa, presenta pure il progetto per lo sgombero della neve.
Per le altre spese che rientrano nel settore trasporti si prevede una minor spesa per 19.157 milioni, pari al 5,54%.
Per gli altri interventi che rientrano nell'ambito di quest'area d'intervento, ma che non fanno parte di alcun programma o progetto, si ha una maggior disponibilità di risorse per 6.710 milioni, pari al 64% circa.
Detto incremento è la conseguenza dell'iscrizione di 3.600 milioni per contributi alle Province, nelle spese per la manutenzione delle strade comunali classificate tra le provinciali; dell'aumento di l.350 milioni fino a raggiungere i 2 miliardi, del contributo in capitale ai Comuni ed altri Enti, nella spesa per la costruzione, il completamento e la sistemazione di strade comunali; dell'iscrizione di uno stanziamento di l.636 milioni per contributi costanti trentacinquennali nelle spese aventi uguale finalizzazione.
La previsione di spesa dell'area di intervento n. 3 Gestione ed assetto del territorio si riduce nell'esercizio 1987, rispetto alla previsione assestata dell'esercizio 1986, del 9,85°6 circa, passando da 600.329 milioni a 541.222 milioni, con una diminuzione di 59.107 milioni. Anche questa variazione complessiva è determinata dal concorso delle variazioni di segno opposto della disponibilità finanziaria, che presentano i vari programmi e progetti, che rientrano nell'ambito dell'area di intervento.
Il programma per la promozione della pianificazione territoriale presenta una riduzione delle possibilità di spesa pari a l.450 milioni derivanti dalla riduzione di 150 milioni del finanziamento del progetto per la realizzazione dei piani paesistici e dal mancato finanziamento per 1.300 milioni del Progetto geologia, in quanto trattandosi di finanziare un servizio regionale le spese sono state comprese nei competenti capitoli dell'area di attività.
Minor disponibilità finanziaria per 100 milioni presenta pure il programma di promozione degli strumenti urbanistici.
Il programma d'intervento sulle infrastrutture di acquedotti, fognature ed urbanizzazione primaria delle aree destinate ad edilizia pubblica e residenziale presenta una minor disponibilità, rispetto all'esercizio 1986 di risorse per 10.546 milioni, pari al 7% circa, derivante dalle numerose variazioni di segno opposto che sono state apportate agli stanziamenti di spesa relativi ai vari capitoli.
In materia di acquedotti si rileva anche la diminuzione rispetto all'esercizio 1986 di stanziamenti di spesa per 39.550 milioni, relativi a minor disponibilità su assegnazioni statali per la realizzazione di acquedotti consortili.
Il programma per l'edilizia residenziale pubblica con uno stanziamento complessivo di 107.127 milioni presenta una maggior disponibilità di risorse per 27.148 milioni pari al 34% circa. Per quanto riguarda l'edilizia sovvenzionata si rileva, rispetto all'esercizio 1986, oltre ad una maggior reimpostazione di fondi statali a destinazione vincolata per 13 miliardi a valere sulle assegnazioni per contributi in conto capitale dalle leggi nn. 457/78 e 94/82, una assegnazione statale di 71.948 milioni circa vincolata per contributi in capitale per l'acquisto, la costruzione ed il recupero di alloggi. Una variazione è stata apportata con la prima nota di variazione al bilancio con la quale lo stanziamento di 2 miliardi destinati alla realizzazione dell'Anagrafe regionale degli assegnatari di abitazioni di edilizia residenziale pubblica è stato annullato e le risorse destinate al fondo sociale per la corresponsione di contributi per i servizi accessori all'abitazione, destinato agli assegnatari di alloggi di edilizia sovvenzionata.
Relativamente al progetto per l'edilizia residenziale agevolata, la minor disponibilità di risorse raggiunge invece i 56 miliardi, che praticamente sono rappresentati dalla mancata iscrizione degli stanziamenti per contributi negli interessi, a valere sui fondi della legge n. 457/78 che nel 1986 complessivamente ammontavano a 55.732 milioni.
Circa il progetto per l'edilizia scolastica, la previsione di spesa appare incrementata di l.275 milioni, soprattutto per l'iscrizione di uno stanziamento di l.500 milioni di fondi regionali, per l'adattamento di stabili di proprietà dei Comuni a scuole elementari e secondarie di primo grado.
Il programma d'intervento per i parchi e le riserve naturali incrementa la propria disponibilità finanziaria di 894 milioni, per uno stanziamento che è stato iscritto in relazione alle spese di tabellazione, ed un incremento della spesa per interventi per la salvaguardia e lo sviluppo di aree di elevato interesse botanico.
La disponibilità finanziaria relativa al programma di intervento per lo sviluppo del turismo si incrementa di 5.879 milioni, pari al 34,2% circa essenzialmente per un aumento della previsione di spesa per la propaganda turistica da 2 a 3 miliardi; per l'iscrizione di un nuovo stanziamento di 3 miliardi per contributi in capitale ad Enti locali, per lo sviluppo delle strutture turistiche, e per un limite d'impegno di 1.448 milioni circa slittato dal 1985, per contributi costanti, della durata massima di 15 anni, per la costruzione ed il miglioramento delle strutture ricettive ed esercizi della ristorazione, nonché di strutture complementari all'attività turistica.
Circa i contributi in conto capitale dello Stato per la costruzione e il miglioramento delle strutture ricettive, l'assegnazione per il 1987 a valere sui fondi della legge n. 217/83 non è ancora stata effettuata, ma i 6,5 miliardi dell'assegnazione 1986 sono ampiamente compensati da una reimpostazione di fondi statali, relativi ad esercizi precedenti, per 8 miliardi. Non possiamo infine dimenticare che per la promozione turistica sono accantonati 3.500 milioni nel fondo globale di cui al cap. 12500 per far fronte a nuovi provvedimenti che comportano spese correnti. Le risorse destinate al programma di interventi per lo sviluppo dello sport diminuiscono, rispetto all'esercizio 1986, di 1.500 milioni, pari al 23 circa, di cui 1 miliardo riguarda la riduzione dello stanziamento di spesa per lo sviluppo dell'impiantistica sportiva e 500 milioni sono relativi alla riduzione dello stanziamento di spesa per lo sviluppo delle strutture per il tempo libero.
Il programma di interventi per la caccia e la pesca mantiene inalterata la disponibilità di risorse dell'esercizio 1986.
La previsione di spesa del programma per la sistemazione idrogeologica e forestale si riduce, rispetto all'esercizio 1986, di ben 20.110 milioni pari al 74% circa, in conseguenza principalmente della mancata assegnazione della quota di riparto dei fondi di cui alla legge n. 99/85 per le opere idrauliche, che nel 1986 ammontava a 14.771 milioni, e della minor disponibilità di risorse regionali per interventi in materia di sistemazione di bacini montani, opere idrauliche forestali ed opere idrauliche di cui alla legge regionale n. 54/75, che passano da 12 miliardi a 5 miliardi. La minor disponibilità di risorse è leggermente compensata da una maggior reimpostazione di fondi statali per opere idrauliche, di cui alla legge n. 53/82, per l.662 milioni.
Il programma per la protezione ed il risanamento delle acque nell'esercizio 1987 presenta una minor disponibilità di risorse per 66.344 milioni, pari al 27,2%, 35.000 dei quali sono relativi alla minor disponibilità dei fondi FIO 1985 per la realizzazione di opere di disinquinamento.
A determinare la suddetta diminuzione di risorse disponibili concorrono altre minori reimpostazioni di fondi statali a destinazione vincolata, a valere sulle leggi: n. 650/1979 per 630 milioni, per contributi ai Comuni e relativi consorzi per la costruzione e l'ammodernamento degli impianti n. 526/1982 per 3 miliardi circa, per il risanamento delle acque nell'area metropolitana torinese e del bacino della Valle Scrivia n. 730/1983 per 28.167 milioni per la raccolta e la depurazione delle acque reflue n. 130/1983 per 9.133 milioni per la depurazione e canalizzazioni consortili nel bacino Alba nord e per la depurazione delle acque di scarico dei Comuni della bassa Val Sesia.
Una maggior reimpostazione per 5.517 milioni riguarda ancora i fondi della legge n. 650/1979, per contributi alle imprese industriali ed agricole, per l'ammodernamento degli impianti atti alla tutela delle acque dall'inquinamento. Per quanto riguarda i fondi regionali, la disponibilità di risorse, a valere sulla legge regionale n. 22/1979, per contributi in capitale e negli interessi nelle spese per la costruzione di collettori e di impianti di depurazione degli scarichi di acque reflue, passando complessivamente da 9.300 milioni a 14 miliardi, si è accresciuta del 66 circa. Inoltre è stato iscritto un nuovo stanziamento di 1.300 milioni relativo ai fondi della L.R. n. 38/86 destinati al medesimo suddetto scopo.
Una parità di possibilità di spesa, rispetto all'esercizio 1986, ha mantenuto il programma per lo smaltimento dei rifiuti solidi, nonostante l'iscrizione di un nuovo stanziamento di 1 miliardo, relativo ai fondi della legge regionale n. 18/86, per la gestione del catasto dei rifiuti e degli impianti di smaltimento.
Il programma per la prevenzione ed il controllo dell'inquinamento atmosferico, che non ha ancora finanziamento, può contare però, nel corso dell'esercizio 1987, sulla disponibilità di 1.180 milioni, rispettivamente accantonati per 780 milioni nel fondo globale di cui al cap. 12500 per le spese di natura corrente e per 400 milioni sul fondo globale di cui al cap.
12600 per le spese d'investimento.
Anche il programma per la tutela dell'ambiente naturale ha mantenuto pressoché invariata la propria disponibilità finanziaria, ammontante a 900 milioni.
Per le spese relative agli altri interventi che si attuano nell'ambito di quest'area, ma che non rientrano in alcuno dei programmi, la disponibilità di risorse si è accresciuta di 550 milioni circa. Tra le numerose variazioni dello stanziamento dei capitoli di spesa si segnala l'incremento di 800 milioni per contributi agli oneri di realizzazione di nuovi metanodotti, che nell'esercizio 1987 ammontano complessivamente a 7.500 milioni.
Il programma di pronto intervento può contare nel 1987 su una maggiore disponibilità di risorse per 6.867 milioni, pari al 23,2% circa. Ad incrementare questa disponibilità di risorse concorrono anzitutto i fondi regionali, di cui alla L.R. n. 79/1979, la cui disponibilità complessiva passa da 13,5 miliardi a 17 miliardi. Due stanziamenti poi per complessivi 2 miliardi sono stati iscritti nel bilancio '87, relativi rispettivamente ai fondi della L.R. n. 38/78 e successive modificazioni ed integrazioni per 800 milioni da destinare alla partecipazione a fondi operanti a favore di aziende danneggiate da calamità naturali e per l.235 milioni a quote di limite d'impegno, slittati dal 1981 e 1982, per contributi negli interessi per sopperire alle necessità derivanti da eventi alluvionali; altre quote di limiti d'impegno per contributi negli interessi per far fronte a necessità conseguenti ad eventi calamitosi, che sono state iscritte nel bilancio dell'esercizio 1987, ammontano complessivamente a 2 miliardi circa.
L'area d'intervento Servizi sanitari e sociali presenta una previsione di spesa che ammonta a 3.695.108 milioni circa e risulta superiore alla previsione assestata dell'esercizio 1986 di 102.398 milioni, pari al 2,9 circa. Il programma d'interventi per la riorganizzazione dei servizi socio sanitari di base infatti si incrementa di 3.065 milioni ed il progetto per la tutela materno-infantile, che ne fa parte, si incrementa di 765 milioni di cui 579 milioni riguardano la maggior disponibilità di fondi da assegnare a Comuni e Province, per lo svolgimento delle funzioni amministrative già esercitate dall'ONMI; 332 milioni sono relativi alla maggior disponibilità di fondi statali per gli asili nido, a valere sui fondi della legge n. 1044/1971; mentre sono diminuiti di 154 milioni i fondi regionali a favore degli interventi per gli asili nido. L'altro progetto che fa parte di questo programma è il progetto anziani, la cui disponibilità di risorse si riduce di 2 miliardi e coincide con i minori fondi regionali con i quali è stata rifinanziata, per l'esercizio 1987, la L.R. n. 14/86. Per le altre spese che fanno parte di questo programma senza rientrare in alcuno dei due progetti, si ha una maggior disponibilità di risorse di 5.800 milioni, di cui 3 miliardi derivano dalla maggior assegnazione statale di fondi, che concorrono a formare il Fondo per la gestione dei servizi socio-assistenziali, mentre le risorse regionali destinate alla formazione dello stesso fondo sono state ridotte di 600 milioni; l'altra variazione in aumento è lo stanziamento di 2.200 milioni relativo all'indennità per l'abbattimento degli animali, che deriva da un'assegnazione di pari ammontare, a valere sui fondi della legge 594/86.
Il programma di interventi per l'esercizio delle funzioni connesse all'attuazione del Servizio Sanitario Nazionale è quello la cui variazione di disponibilità di spesa determina la variazione dell'intera area. Per l'esercizio 1987 la previsione di spesa per questi interventi è maggiore di quella assestata dell'esercizio 1986 per 99.520 milioni, pari a 2,85%.
Relativamente al programma per l'assistenza sociale, la disponibilità di risorse è superiore a quella dell'esercizio 1986 di 500 milioni e corrisponde al maggior stanziamento per contributi ad Enti ed istituzioni di assistenza, sussidi assistenziali e contributi per provvidenze eccezionali specialmente in caso di calamità. Per gli altri interventi socio-sanitari che non rientrano in alcun programma la previsione di spesa è diminuita rispetto all'esercizio 1986 di 2.189 milioni, pari a 19,4 circa. A questa minor disponibilità concorrono anzitutto gli stanziamenti relativi alle assegnazioni dello Stato per il funzionamento dell'Istituto Zooprofilattico, che nell'esercizio 1986 ammontavano complessivamente a 4.698 milioni, mentre nel 1987 si ha solo la disponibilità di 3.665 milioni; altra mancata iscrizione riguarda lo stanziamento di 200 milioni di fondi regionali per la ristrutturazione del complesso edilizio di Pra Catinat.
L'area d'intervento formazione e cultura complessivamente presenta una minor disponibilità di risorse, rispetto all'esercizio 1986, di 12.781 milioni,pari al 6,4%.
Per quanto riguarda la formazione professionale, la minor disponibilità di 10.747 milioni è conseguente al minor stanziamento di fondi regionali per 9.400 milioni, per contributi ad Enti pubblici o privati per l'organizzazione ed il funzionamento dei corsi di formazione ed addestramento professionale e dei corsi per apprendisti, nonché per 1.100 milioni per contributi per l'acquisto e la manutenzione straordinaria di attrezzature per i corsi di formazione professionale. Concorrono inoltre a determinare una minor previsione di spesa, rispetto all'esercizio 1986, una minor disponibilità di 2 miliardi sul fondo di rotazione istituito ai sensi della legge n. 845/78, per la realizzazione di progetti finalizzati alla possibilità di occupazione ed un maggior ammontare di risorse disponibili per 3,5 miliardi, da parte della CEE, per contributi per lo svolgimento di attività di formazione professionale.
La minor possibilità di spesa, rispetto all'esercizio 1986, per 2.657 milioni, del programma per i beni e le attività culturali, è essenzialmente dovuta, oltre ad altre minori variazioni, al mancato stanziamento di 3 miliardi di fondi regionali, per spese corrispondenti a proventi di cui alla legge n. 512/82, per l'acquisto, la manutenzione, la protezione o il restauro di quanto indicato all'art. 1 della legge n. 1089/39, ivi comprese le spese per l'organizzazione di mostre e di esposizioni delle cose anzidette e per gli studi e le ricerche a tal fine necessari.
Circa gli altri interventi che si effettuano nel settore della cultura relativamente si quali la disponibilità di risorse è complessivamente aumentata di 621 milioni, si possono fare alcuni rilievi: gli oneri derivanti dal trasferimento si Comuni delle funzioni, già esercitate dalla Regione, in materia di diritto allo studio, si sono incrementati di 1 miliardo, mentre di 1 miliardo si sono ridotti i contributi agli Enti delegati per l'esercizio delle funzioni in materia di diritto allo studio e sono cresciute di 500 milioni le spese per la realizzazione, l'ampliamento la ristrutturazione e l'ammodernamento, nonché per l'arredamento di strutture idonee per l'espletamento dei servizi per il diritto allo studio nell'ambito universitario.
I residui passivi presunti alla fine dell'esercizio 1986 ammontano complessivamente a 603.812 milioni, con un incremento rispetto al loro ammontare definitivo, all'inizio dell'esercizio 1986, di 94.073 milioni pari al 18,45%.
Per quanto riguarda le singole aree d'intervento, i residui passivi dell'area di attività ammontano a 48.621 milioni, pari al 23,l % delle risorse stanziate in competenza, con un incremento del 5,9% rispetto ai residui passivi alla fine dell'esercizio 1985.
L'area d'intervento agricoltura presenta alla fine dell'esercizio 1986 una massa di residui passivi presunti dell'ammontare di 63.386 milioni pari al 22,9% delle risorse disponibili in competenza, con un incremento dello 0,8% rispetto si residui passivi definitivi all'inizio dello stesso esercizio.
Per l'area d'intervento Attività secondarie e terziarie, i residui passivi presunti, che ammontano a 90.161 milioni pari al 19,3% delle risorse disponibili in competenza, presentano un incremento del 36,2 rispetto all'ammontare definitivo dell'inizio dell'esercizio.
I residui passivi relativi all'area d'intervento Gestione ed assetto del territorio sono i più elevati in valore assoluto raggiungendo i 247.576 milioni, pari al 51,2% delle risorse disponibili in competenza, con un incremento rispetto all'ammontare definitivo all'inizio dell'esercizio del 30,75%.
Nell'area d'intervento n. 4 Servizi sanitari e sociali i residui passivi presunti, che ammontano a 90.161 milioni, pari al 2,6 dell'ammontare complessivo delle risorse a disposizione in competenza, si riducono del 14,6% rispetto all'ammontare definitivo all'inizio dell'esercizio. Infine si rileva un notevole incremento, pari al 137,6%, in relazione ai residui passivi presunti dell'area d'intervento Formazione e Cultura che ammontano a 43.143 milioni, pari al 23,3% delle risorse disponibili in competenza.
Relativamente ai residui passivi presunti si può ancora rilevare che rappresentano l'11,6% dell'ammontare delle risorse disponibili in competenza, mentre alla fine dell'esercizio 1985 ne rappresentavano il 9,3%.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, da queste poche note che hanno preso in considerazione solo limitati aspetti del bilancio regionale per l'esercizio 1987 risulta l'immagine di un bilancio povero, ma ancorato alla realtà della situazione economica e sociale piemontese e determinato ad indirizzare le modeste risorse di cui dispone alla realizzazione di quegli obiettivi prioritari che sono alla base del Piano regionale di sviluppo.
Non è un bilancio fallimentare, in quanto consente ancora un sia pur limitatissimo margine di manovra, ma è evidente che, perdurando le attuali condizioni, tale già modesto margine andrà sempre più restringendosi.
Dipenderà anche dalla risolutezza delle posizioni e dalla concretezza delle proposte che questa assemblea saprà far scaturire in ordine alla riforma della finanza regionale, unitamente alle altre Regioni, se i bilanci dei prossimi esercizi potranno offrire nuove maggiori possibilità di operatività programmatoria.
Per quanto riguarda il bilancio 1987, la I Commissione ha esaminato approfonditamente tutti gli aspetti, ha valutato positivamente gli sforzi dell'Amministrazione per conservargli un carattere di operatività, a maggioranza lo ha approvato e ne consiglia l'adozione a questo Consiglio regionale.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Il Consigliere Biazzi svolgerà ora la relazione di minoranza.
Informo i Consiglieri che è stato ipotizzato che al termine di tale relazione interverrà la Giunta. Si era detto in sostanza che si univa a questo dibattito sul bilancio l'espressione di qualche linea sulla finanza locale.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sull'anticipazione del Presidente in ordine all'inserimento di un dibattito sulla finanza locale nel dibattito sul bilancio regionale continuo ad esprimere le mie perplessità. Mi era sembrato di capire che si coglieva anche questa occasione per fare alcune riflessioni, ma il Partito comunista ha ritenuto (e in questa ambiguità comportamentale che abbiamo adottato posso considerarlo legittimo) di presentare un documento. Siamo alle solite: si inserisce un dibattito in modo surrettizio e non lo si iscrive formalmente all'o.d.g. Il dibattito sulla finanza locale deve avere un titolo a se stante e cioé: "Dibattito sulla finanza locale introdotto dall'ordine del giorno presentato dal Partito comunista". Non possiamo improvvisare su questi argomenti. I Gruppi hanno il diritto-dovere di atteggiarsi in ordine al ragionamento, peraltro apprezzabile del Partito comunista, con i tempi parlamentari.
Non sollevo quindi alcuna questione sull'indicazione del Presidente, e cioè che si usa questa occasione per trattare anche problemi di carattere generale, né sollevo problemi formali per la presentazione del documento comunista; chiedo però al Partito comunista e alla Giunta di valutare se lo sbocco finale di questa discussione che avviamo non sia più proprio farlo slittare ad una discussione ad hoc da calendarizzare quanto prima per dare dignità all'argomento e soprattutto per legittimare le posizioni politiche che dovranno su questo confrontarsi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Anch'io ho sottolineato che un dibattito va previsto e introdotto formalmente. Da quattro o cinque mesi questo argomento viene variamente avanzato come una questione di quadro preliminare entro cui inserire il ragionamento sul bilancio. Noi abbiamo preso questa iniziativa perch riteniamo che sia davvero preliminare avere qualche idea sui rapporti tra finanza regionale e finanza locale. Sulle modalità parlamentari decideremo.
E' comunque difficile sostenere che arriviamo a ciel sereno su questa questione.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Nel passato, ordinando i lavori del Consiglio, c'era la preoccupazione quella sollevata testè dal collega Marchini, di introdurre un dibattito ampio sul quale si era resa disponibile la Giunta attorno ai problemi della finanza regionale e della finanza locale raccordate alle voci più ampie della legge finanziaria nazionale. Però era anche stato detto che, in assenza di un documento ad hoc presentato dalla Giunta, era comunque possibile fare dei riferimenti ad elementi che, di fatto, avrebbero potuto coinvolgere o essere coinvolti all'interno della discussione del bilancio.
Questo è lo spirito con il quale i colleghi Vetrino e Turbiglio intendono prendere la parola, raccordandosi alle poste del bilancio, in una visione più ampia che, alla fine, riesce a stabilire un ponte tra il bilancio della Regione e la politica finanziaria nazionale che innegabilmente sono elementi incidenti sulla stessa discussione del bilancio.
Dichiaro sin da ora la disponibilità ad un ulteriore approfondimento in altra seduta nella quale la Giunta si riserva di introdurre la discussione con un suo documento.



PRESIDENTE

Nessuno ha mai detto che oggi si sarebbe discusso anche su questo tema.
E' vero che in Commissione fu da me personalmente richiesto che si aprisse un dibattito su questa materia e mi sono anche fatto parte diligente nel fornire i documenti che le altre Regioni avevano elaborato, si era giunti però alla conclusione che oggi non si sarebbe dibattuta tutta la materia ma che, in occasione del bilancio, ci fosse una collocazione della Giunta.


Argomento: Bilanci preventivi - Bilancio pluriennale

Esame progetto di legge n. 197: "Approvazione bilancio di previsione 1987 e bilancio pluriennale 1987/1990" (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo il dibattito relativo al p.d.l. n. 197. Ha ora la parola il Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, purtroppo non c'è stato il tempo materiale per distribuire la relazione di minoranza al Consiglio. D'altronde i Consiglieri hanno appena avuto la relazione di maggioranza.
Non è facile capire esattamente la situazione dei conti della Regione.
Le cifre sono cambiate spesso fino all'ultimo, in modo più o meno significativo.
Alcuni punti non secondari sono ancora da chiarire, per esempio, per alcune voci della sanità abbiamo scoperto che una quarantina di miliardi possono essere considerati minori spese e indirettamente maggiori entrate.
I residui passivi sono aumentati nella sostanza di circa 150 miliardi e questo lo riteniamo abbastanza incomprensibile perché i dati di preconsuntivo, che già dovevano trovare collocazione in questo bilancio erano stati redatti dopo un mese di esercizio dell'anno successivo. Non riusciamo a capire per esempio questo spostamento in avanti dei residui passivi.
Sono tutti elementi che abbiamo sottoposto all'attenzione della Commissione sui quali chiediamo chiarezza fino in fondo anche per individuare eventuali responsabilità personali.
La relazione di maggioranza l'abbiamo udita soltanto in parte perché il relatore ha dato per letta la parte ultima, per cui ci troviamo in una situazione anomala.
Alcuni punti sono quindi da chiarire, mentre altri ci sembrano punti fermi e la proroga dell'esercizio provvisorio da noi richiesta ha permesso di capire qualcosa di più dei conti regionali. La relazione di maggioranza invece, per quel poco che sono riuscito a sentire e a leggere, mi sembra un po' troppo reticente. E' un testimone che probabilmente non dice bugie, ma non dice tutta la verità. Non dice cioè quello che dovrebbe dire, non fornisce elementi al Consiglio sufficienti per capire la reale situazione del bilancio, le scelte compiute o non compiute dalla Giunta e dalla maggioranza.
Nonostante il tempo a disposizione, lo ricordava poco fa il Capogruppo Bontempi, si è arrivati all'ultimo momento senza avere il tempo per predisporre le relazioni, senza preparare adeguatamente il dibattito sulla finanza regionale in generale, che ci eravamo impegnati a fare anche su sollecitazione del Presidente. Alla fine di gennaio o ai primi di febbraio si riteneva utile e necessario far precedere questo dibattito alla discussione generale sul bilancio e noi in Commissione abbiamo sempre sollecitato questa iniziativa.
Si doveva chiarire anzitutto al Consiglio la situazione dei conti per decidere assieme le iniziative da prendere. Non l' ha chiarita la relazione di maggioranza nonostante sia abbastanza ponderosa.
Cerchiamo di dire qualcosa noi. Innanzitutto è ormai chiarissimo che queste scelte non contengono alcun riordino dei conti. Bisogna dire che sono proprio le scelte della Giunta con questo bilancio che introducono elementi di dissesto che probabilmente non saranno facilmente sanabili in futuro. Infatti per la sola parte delle spese correnti 1987 le entrate libere della Regione erano pari a 566 miliardi, che con le note di variazione sono arrivate a 579 per varie probabili maggiori entrate. Le spese libere della Regione a fronte di quelle entrate erano e rimangono di 664 miliardi, in partenza erano 98 miliardi di disavanzo e si ridurranno a 80-85 miliardi con gli aggiustamenti che sono stati introdotti con, le note di variazione di bilancio, per cui a fine esercizio 1987 ci troveremo di fatto con un disavanzo di 80-85 miliardi da coprire non si sa come. Questo solo in virtù delle scelte del bilancio preparato da questa Giunta e da questa maggioranza.
Quali conseguenze tra l'altro queste scelte e questo disavanzo effettivo avranno sul pluriennale? Come mai non si è tentata una proiezione al 1990 di queste scelte e di questa situazione? Noi l'avevamo abbozzata questa proiezione fin dal gennaio scorso con gli strumenti rudimentali che abbiamo a nostra disposizione e quando abbiamo discusso il Piano di sviluppo purtroppo non è stato possibile affinarla nel confronto in Commissione perché in tre mesi non si è riusciti ad esaminare a fondo i conti della Regione per la latitanza della maggioranza, nonostante l'input così autorevole e così accalorato che aveva dato il Presidente del Consiglio fin dal gennaio scorso. Solo martedì pomeriggio c'è stato u n confronto veloce sul bilancio annuale. Il bilancio pluriennale e la prospettiva della finanza regionale sono argomenti che non si sono mai affrontati, infatti in Commissione c'è stato un esame parziale e monco dei documenti di bilancio e sulle prospettive della finanza regionale.
L'Assessore Turbiglio, a cui diamo atto di essere sempre stato presente con noi in Commissione, ha esposto il modo con cui ha cercato di quadrare il bilancio 1987 e in parte è detto nella relazione, ma per il resto c'è il buio completo. Non sappiamo qual è la prospettiva della finanza regionale.
E' incomprensibile la latitanza della maggioranza sul bilancio pluriennale, tanto più che in questi giorni si tengono le consultazioni sulla proposta di Piano regionale di sviluppo dalle quali emergono critiche e osservazioni interessanti e molto puntuali.
Qui emerge la mancanza assoluta di corrispondenza tra quanto scritto nel Piano e le risorse realmente disponibili. Dalle quattro consultazioni tenutesi emerge in modo generalizzato che il piano è torinocentrico, che manca di scelte prioritarie sulle emergenze che vive la Regione l'emergenza idrica e l'inquinamento, manca il legame tra ambiente occupazione e sviluppo, manca una attenzione adeguata per quanto riguarda l'agricoltura. Di qui i nostri emendamenti al bilancio, limitati ma significativi.
Non si è tenuto conto delle scelte fatte nel Piano di sviluppo e di quanto è stato indicato nei Piani territoriali dei Comprensori, scelte, è emerso dalle consultazioni, fatte senza sentire nessuno.
E' mancato persino - è messo in evidenza con molta puntualità - un esame collegiale della Giunta e della maggioranza, per cui per quanto riguarda la partita della sanità e dell'assistenza il Piano sanitario dice una cosa e il Piano di sviluppo dice una cosa completamente diversa.
Quindi, mancato coordinamento tra Assessorati e mancanza di coordinamento all'interno dello stesso Assessorato per quanto riguarda il rapporto tra Piano di sviluppo e Piani territoriali, ma soprattutto per quanto riguarda bilancio pluriennale e Piano di sviluppo. Ci troveremo nella condizione di approvare i Piani territoriali degli ex Comprensori che indicano obiettivi e programmi completamente diversi dal Piano di sviluppo. Siamo nell'Ente Regione in una situazione di strabismo programmatico semplicemente incomprensibile.
Eppure i dati del bilancio annuale dovrebbero suonare allarme continuo per l'intera Giunta, che invece nel suo complesso sembra indifferente a tutto e nemmeno l'Assessore Turbiglio, che conosce la situazione, è ancora riuscito a scuoterla.
Qual è la situazione che io ho appena accennato con le tre grandi cifre? Dai dati che ci sono stati forniti avevamo nella prima proposta un avanzo contabile di 897 miliardi, assorbito interamente dalle reimpostazioni. Con le riscritture è diventato 654 miliardi, anche questo assorbito interamente dalle reimpostazioni, quindi, a quanto sembra, al 31/12/1986 per questa partita i conti potevano e sono di fatto pareggiati.
Dal 1° gennaio 1986 in poi però abbiamo lo sbilancio che deriva dalle scelte di questo bilancio, in particolare per quanto riguarda le partite correnti, gli 80-85 miliardi.
Come sono stati coperti? Si prende una parte di quell'avanzo che deve andare a coprire i fondi statali da reimpostare o le diverse economie (gli 80-81 miliardi) per coprire lo sfondamento che viene attuato con le scelte di bilancio 1987. Si usa impropriamente di nuovo il mutuo a pareggio di bilancio per coprire i fondi statali reimpostati per la stessa cifra un'operazione meramente contabile che nasconde però il deficit reale causato nel 1987 dalle scelte di bilancio della Giunta. Infatti, non si possono contrarre mutui a pareggio del bilancio per coprire le spese e i fondi statali reimpostati, come ci ha ricordato il Commissario di Governo quindi si introducono con questo bilancio elementi gravi di dissesto e questo deve essere chiaro.
Rimangono fuori al 31/12/1986 i circa 35 miliardi di cui abbiamo avuto notizia in Commissione che non sono coperti da questa situazione. E' questa la vera situazione dei conti della Regione dopo due anni di gestione! Quanti di questi 35 miliardi sono derivati dalle scelte di bilancio 1986? Sarebbe bene andarlo a vedere! Quanto è l'arretrato? Certamente al 31/12/1986 i conti di fatto erano in pareggio; ci sono anche possibilità di contrarre mutui per investimenti per oltre 200 miliardi.
Sappiamo ora che già dal 1984 sono disponibili almeno i 41 miliardi per la revisione della spesa sanitaria.
Dopo l'incontro con la Commissione ero caduto nell'errore che questi fossero in più e che andavano a coprire i 35 miliardi. Ma non è così, per il relatore ha commesso lo stesso errore, se non ho capito male.
Certamente, questi 41 miliardi che probabilmente possono essere aumentati come aumentano, diminuisce persino lo scoperto dei 35 miliardi. Se il trend di spesa che emerge non viene corretto, alla chiusura di questa legislatura nel 1990 ci troveremo con un deficit che veleggerà verso i 500 miliardi.
Altro che progetto di rientro, come chiede il Commissario di Governo! Da qui le iniziative che noi sollecitiamo da tempo (probabilmente dovremmo smettere di sollecitarle, visto l'esito che hanno) e con noi altre autorevoli espressioni del Consiglio regionale e precisamente riqualificazione della spesa regionale, iniziative della Giunta regionale verso l'esterno, Governo e Parlamento, perché si affrontino adeguatamente e celermente i problemi della finanza regionale, rivendicando il ruolo che le Regioni hanno svolto, che possono svolgere in futuro, e che viene mortificato dalle scelte di Governo e anche del Parlamento.
Finora però non abbiamo visto né l'una né l'altra iniziativa. La Giunta galleggia nell'indifferenza.
Noi abbiamo presentato un ordine del giorno in coerenza con gli impegni da tutti assunti in aula e in Commissione, ma rischiamo di essere patetici perché non c'è nessuna spinta a cambiare questa situazione. Ho fatto persino una battuta provocatoria in Commissione: se questa è la situazione se a questo deficit bisognerà aggiungere i 100 o 120 miliardi per adeguare i nostri edifici alle norme di sicurezza, perché la Regione deve sobbarcarsi oneri del genere con artifici contabili, quando la responsabilità per queste scelte di carattere generale non può che cadere sul Governo e sul Parlamento? L'Assessore alle finanze dovrebbe consegnare al Ministro Goria le chiavi della Regione piuttosto di assumersi l'onere del deficit in bilancio senza sapere come riuscirà a coprirlo. Non solo, ma la Regione dovrebbe assumere iniziative molto più decise di rifiuto di questa situazione che la penalizza e che creano uno spreco generale, perch non ci sono risorse per gli interventi, ma le spese fisse rimangono a carico delle Regioni e della collettività; l'apparato regionale per la pura sopravvivenza costa 100 miliardi, ma se non ci sono le risorse per farlo funzionare non è uno spreco inaccettabile? Più di l.000 miliardi verranno sprecati in questo modo dall'intero sistema regionale. A noi sembra quindi che ci siano motivi e spazio per un'azione decisa delle Regioni verso il Governo.
Noi siamo del parere che si possa mandare temporaneamente in deficit il bilancio a fronte però di scelte di assoluta priorità per la comunità regionale; parallelamente però occorre portare avanti iniziative per recuperare immediatamente questo svantaggio. Il bilancio di previsione del 1987 però non fa di queste scelte, per esempio, non risponde alle emergenze di vaste aree del Piemonte sul piano dell'ambiente e dell'occupazione.
Ripercorre, nel migliore dei casi, vecchie strade - e lo ammettono candidamente esponenti della maggioranza - che noi avevamo sottoposto a revisione e a critica già prima del 12 maggio 1986, quando ritenemmo doveroso che queste scelte venissero riviste alla luce di quanto emerso e maturato negli ultimi anni. Ci meraviglia che questa Giunta, che alcuni suoi esponenti definivano radicalmente alternativa alle precedenti, nei fatti sia incapace di affrontare il nuovo, anzi, porti fino all'estremo alcuni limiti della passata gestione come quello della formazione professionale. Prendiamo il capitolo n. 11150 della formazione professionale: "Contributi ad enti pubblici e privati per la gestione dei corsi". Nel 1981 erano assegnati 11 miliardi e 797 milioni, per difficoltà di bilancio sono scesi a 7 miliardi nel 1982, sono saliti a 35 miliardi nel 1983 e nel 1984, a 44 miliardi nel 1985, a 86 miliardi e rotti nel 1986. Le spese per la formazione professionale partono dai 36 miliardi del 1981, 21 nel 1982, 61 nel 1983 (perché si prevedeva l'incasso di 32 miliardi da parte della CEE, che non sono arrivati), 73 miliardi nel 1984, si scende a 63 miliardi nel 1985, ma si sale a 106 miliardi nel 1986.
Questo è l'esempio di una spesa che sfugge ad ogni controllo e molti avanzano dubbi e critiche sull'utilità di tale spesa. Ieri a Vercelli un rappresentante dell'Unione Industriale diceva che è una formazione professionale che, tutto sommato, coinvolge pochi allievi, che ha scarsa incidenza nel sistema educativo, che avvia al lavoro in scarsa misura, che non coinvolge le nuove attività e faceva riferimento ad un'analisi fatta dalla Fondazione Agnelli. Faceva osservazioni anche sul Piano di sviluppo in particolare per la discrasia tra i piani territoriali, le scelte locali e le indicazioni del Piano stesso.
Questo è un esempio clamoroso di come i limiti sono stati portati all'eccesso da questa Giunta e da questa maggioranza, mentre la situazione generale della finanza locale peggiora notevolmente come abbiamo precisato nella nostra proposta di ordine del giorno.
Altre Regioni come la Lombardia sin dal 1985 hanno introdotto elementi di riordino piuttosto drastici.
I nostri emendamenti cercano di riqualificare il bilancio mettendo l'accento su grandi questioni: lavoro e occupazione, ambiente e agricoltura, assistenza e servizi sociali e progetti finalizzati d'area.
Sono proposte per circa 30 miliardi più 25 miliardi per i progetti finalizzati d'area. Quando i conti regionali sono sbilanciati di oltre 80 miliardi senza una riqualificazione della spesa stessa, siamo di fronte a un documento chiaramente inaccettabile, per cui all'interno di queste decisioni di spesa possono essere introdotti elementi di riordino che qualifichino l'azione della Regione e siano in sintonia con quanto emerge anche dalle consultazioni del Piano di sviluppo.
Lavoro e occupazione. Proponiamo un intervento finanziario limitato per l'avvio di un'agenzia del lavoro e un fondo straordinario per il lavoro e l'occupazione.
Abbiamo tutti presente l'emergenza nel settore dell'ambiente e dell'agricoltura. Conosciamo i problemi dell'assistenza e dei servizi sociali. Si tratta di dare attuazione alla legge n. 20 sia che si punti all'inserimento delle attività assistenziali all'interno delle UU.SS.SS.LL.
sia che si lasci una parte di queste attività ai Comuni. Dalle consultazioni e da quanto abbiamo sentito sul territorio emergono dati preoccupanti perché con queste disponibilità i servizi sociali rischiano di essere tagliati e di essere tolti anche dai Comuni in cui ci sono punte accettabili; certamente non potranno essere avviati i servizi sociali in quelle aree che attualmente ne sono prive. Da qui il nostro emendamento per un raddoppio del fondo regionale per l'assistenza (magari anche solo per quest'anno) per permettere un avvio serio dell'attuazione della legge n. 20 e una ramificazione adeguata dei servizi.
I progetti d'area noi riteniamo che siano in coerenza con quanto è stato detto dalla Giunta, anche con la proposta di Piano di sviluppo, anche se non troviamo poi indicazioni puntuali e precise nell'elaborato.
Riteniamo che offrano una risposta al Verbano - Cusio - Ossola, alla Valle Scrivia e alla montagna. Dalle consultazioni è emerso che i nostri emendamenti incidono su problemi reali.
Sarebbe opportuno che la Giunta e la maggioranza dessero una risposta positiva su questi emendamenti. Non si tratta di dare una risposta positiva al Gruppo comunista della Regione Piemonte, ma di dare una risposta positiva ai problemi che la Regione vive e che nelle consultazioni sul Piano di sviluppo sono stati giudicati prioritari ed urgenti. I deficit di 87, 80 o 90 miliardi richiedono una riqualificazione e che almeno si dia una risposta alle emergenze che tutti ormai constatiamo.
Chiudo con una nota pessimistica, ma la speranza non deve mai morire.
Questo richiede una volontà e una coesione politica che non riusciamo a vedere in questa Giunta e in questa maggioranza. Speriamo che il dibattito convinca Giunta e maggioranza a fare le scelte che sollecitiamo.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, è stato convenuto vi fosse ora la collocazione della Giunta attraverso l'Assessore Turbiglio e il Vicepresidente Vetrino.
La parola all'Assessore Turbiglio.



TURBIGLIO Antonio, Assessore al bilancio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, se ho capito bene le modalità di questo dibattito, io mi porrei in una posizione di riserva per una risposta che sarà obbligatoria da parte dell'Assessore al bilancio su quanto è stato detto nelle relazioni di maggioranza e di minoranza in riferimento al bilancio 1987. Vorrei seguire l'impostazione del dibattito odierno facendo qualche considerazione generale sulla finanza regionale.
E' opportuno che noi collochiamo il dibattito sul bilancio 1987 in un quadro più ampliato; ho sentito diverse imputazioni di stasi e di indifferenza da parte della Giunta, ma io ricordo bene di aver detto in fase di presentazione del bilancio 1987, al momento dell'esercizio provvisorio, che la Giunta si assumeva l'impegno di organizzare una riunione ampliata al massimo ove discutere la posizione finanziaria del Piemonte nel quadro del problema finanziario nazionale delle Regioni.
Questo avevo detto in collegamento e in simbiosi con il Consiglio regionale.
Perché non è stato ancora fatto? Non certamente per indisponibilità della Giunta, ma perché la presentazione successiva del Piano di sviluppo ha convinto la Giunta che la discussione doveva essere fatta dopo le consultazioni sul Piano di sviluppo.. Di ., questo abbiamo anche parlato in I Commissione e i Commissari si sono dichiarati d'accordo nel rinviare questa discussione successivamente alle consultazioni sul Piano di sviluppo che è molto importante per introdurre una discussione di questo tipo. E' chiaro che la Giunta continua a pretendere di essere stata annunciatrice di questa richiesta: che il dibattito sulla finanza regionale sarà introdotto ed organizzato insieme al Consiglio al momento opportuno.
Oggi, parlando del bilancio 1987, ci è parso, e così anche il Presidente Viglione aveva sottolineato in una sua presenza nella I Commissione, che non si poteva parlare di un bilancio di 6.000 miliardi (e così ha ripetuto questa mattina) senza inserire la discussione in un ambito più vasto che riguardasse anche la situazione di impossibilità delle Regioni ed in modo particolare della Regione Piemonte.
L'assetto finanziario della Regione Piemonte si presenta oggi, nel momento in cui facciamo questo dibattito, con elementi che non sono molto diversi da quelli di tutte le altre Regioni italiane a Statuto ordinario.
Sottolineo a Statuto ordinario, perché per le altre Regioni ci sono posizioni di favore che mettono le stesse nelle condizioni di poter preparare bilanci e disporre finanze in un modo completamente diverso da quelle a Statuto ordinario.
Su queste situazioni hanno influito le politiche e gli interventi che sono di competenza statale, non ultimo, come è già stato ricordato, la mancata approvazione del disegno di riforma, ma anche gli indirizzi di spesa del Tesoro che negli ultimi anni in realtà hanno reso stabili e vincolati gli afflussi delle risorse da parte dello Stato alle Regioni in un clima di contenimento rigido della spesa che è finalizzato al risanamento del deficit del bilancio statale. I trasferimenti di risorse con destinazione libera si sono attestati negli ultimi anni a quote inferiori allo stesso tasso programmato di inflazione; per i trasferimenti di fondi derivati da legislazione di spesa speciale si è privilegiato l'obiettivo di finanziare progetti elaborati e già pronti per l'immediatezza della spesa, come il FIO, i progetti per danni di calamità naturali, i progetti di piani integrati mediterranei, i piani straordinari per il Mezzogiorno.
Di fronte a questo tipo di politica per le Regioni si presenta un'unica possibilità di manovra, cioè una manovra che cerca di utilizzare tutti gli spazi tecnico-contabili cercando di recuperare economie non utilizzate spazi di indebitamento presunto, nella speranza di creare qualche momento di elasticità nei bilanci, utile a coprire spese per leggi nuove, per problemi nuovi, per le emergenze di cui parlava il collega Biazzi poco fa.
E' una situazione piemontese, ma diciamo nazionale, di estrema fragilità, lo sappiamo tutti, lo ripetiamo da mesi, tuttavia è una situazione che, per una gestione programmata in carenza di trasferimenti ed in mancanza di risorse autonome, è priva di margini di manovra e si muove in un complesso di estrema e grande difficoltà, ai limiti ormai del possibile. Di questo la minoranza è edotta, d'altra parte nella relazione di minoranza mi pare che lo stesso Biazzi non abbia negato questa situazione particolarmente difficile che poi dall'Assessore al bilancio viene immancabilmente ricordata in ogni riunione di Commissione o altro che riguardi il bilancio.
In una situazione così difficile, che cosa può fare una Giunta? Occorre ricordare che ci sono delle politiche pregresse, politiche che sono già state attivate e che pretendono continuità, che non possono essere eluse da una nuova formazione di Giunta, da una nuova maggioranza. Politiche che chiedono dei completamenti, che sempre di più però vengono a comprimere nuove scelte e nuove politiche. Ci sono inoltre dei fattori esterni che impongono altre rigidità di spesa e ci sono rigidità nella stessa legislazione regionale, non dimentichiamolo, che hanno, nei tempi di vacche grasse, privilegiato meccanismi di crescita predeterminata con carattere pluriennale, in forma di contributi generalizzati, in annualità ricorrenti che oggi noi ci troviamo e che costituiscono degli impegni non eludibili.
Analizzando i provvedimenti regionali degli anni passati si pu sottolineare che forse si sono privilegiati i settori segnati da forti caratteri assistenziali o di mera impostazione programmatica o di studio o di settore, sia esso in agricoltura o nei trasporti oppure anche nella stessa formazione professionale o di altro.
Si può criticare una disattenzione per progetti di investimento più produttivo e di assetto del territorio o di servizi sociali o di infrastrutture, ma si deve anche sottolineare che la spesa si è dilatata oltre ogni accettabilità, proprio per gli adempimenti richiesti quasi sempre dalle leggi nazionali: leggi quadro, norme di indirizzo, norme di coordinamento, regolamenti CEE, norme di sicurezza, leggi di condono potrei ricordarne altre. Gli adempimenti richiesti poi sono derivati anche da accordi governativi diretti, per esempio per la spesa del personale, per i costi della sanità, tutti problemi per i quali le Regioni non sono state consultate e non hanno partecipato in alcun modo a questa organizzazione.
Quindi, se da un lato le Regioni hanno ricevuto dallo Stato leggi impositive e norme di rispetto agli accordi nazionali, dall'altro hanno avuto per gli adempimenti trasferimenti di risorse di anno in anno più insufficienti, più contenute, nel nome di una politica nazionale di contenimento della spesa e in definitiva questo si è risolto per le Regioni soltanto in un'azione punitiva che ha creato le difficoltà ricordate da me ed anche dalla relazione di minoranza del Consigliere Biazzi.
Entrando nel merito della situazione della finanza regionale, osservo che nella relazione previsionale programmatica per il 1987, presentata al Parlamento dai Ministri del Bilancio e del Tesoro, è scritto che per il 1986 i trasferimenti dello Stato a qualunque titolo concessi alle Regioni sono ammontati a 62.107 miliardi con un incremento del 4,32% rispetto al 1985. Il complesso di detti trasferimenti rappresenta, come mi pare sia stato ricordato dalla relazione di maggioranza, il 69,29% delle entrate regionali ed è costituito per il 65% dai trasferimenti a titolo di Fondo Sanitario Nazionale (40.411 miliardi).
Più consistente risulta l'incremento delle altre entrate regionali che passano dai 22.284 miliardi del 1985 ai 27.520 miliardi del 1986 con un aumento del 23,50%.
Facciamo un'analisi di queste spese regionali, perché in fondo quando si parla di analisi di entrate vale il discorso delle spese: il nostro infatti, è un sistema di cifre trasferite per cui arrivano in entrata ed escono in spesa.
L'incremento del 9,24% delle spese regionali pone in evidenza che le spese correnti si attestano a 59.000 miliardi, cioè circa l'8% in più rispetto al 1985, di cui 39-40.000 miliardi per il settore sanitario, e le spese in conto capitale a 29.000 miliardi, l'11% circa in più rispetto al 1985. Dunque, l'incremento dei trasferimenti dallo Stato (4,32%) è stato inferiore al tasso programmato d'inflazione per quel periodo (6%) e all'incremento delle spese regionali (7,99%), delle spese correnti (10,9%) e di conto capitale.
Non vorrei essere noioso nell'elencazione di questi numeri, però sono numeri che vengono a chiarire molto bene una situazione ed un certo tipo di politica che questa Giunta si ritrova ormai da due anni. Da un esame più approfondito della relazione dei Ministri, come già indicato anche nella terza parte del Piano di sviluppo, emerge l'alto grado di rigidità della spesa regionale. Questo si può notare facendo il confronto tra le componenti ordinarie e ricorrenti delle entrate regionali e le diverse componenti delle spese regionali, con particolare riguardo a quelle sulle quali la capacità di manovra dell'Amministrazione è da considerarsi inesistente o comunque molto limitata.
Dobbiamo ricordare che la finanza regionale ha conosciuto dal 1976 al 1981 un periodo di espansione per certi aspetti incontrollata per effetti di meccanismi di lievitazione indicizzata introdotti dalla legge n.
356/1976. Le entrate del Fondo comune ex art. 8 sono cresciute, dal 1976 al 1981, del 234% (media annua del 27,84%) seguendo proporzionalmente i tassi di incremento delle entrate tributarie dello Stato.
In questa situazione di relativa tranquillità finanziaria si è potuta sviluppare, senza che si frapponessero seri ostacoli, come già ho detto una legislazione regionale di spesa prevalentemente orientata al finanziamento di attività e servizi di carattere continuativo e ricorrente difficilmente comprimibili una volta portati a regime.
Il "raffreddamento" repentino impresso negli ultimi anni alla finanza regionale nel contesto di una più generale operazione di contenimento della spesa corrente ha colto di sorpresa le Regioni, determinando subito gravi difficoltà nel garantire continuità alle attività e si servizi di carattere corrente già avviati.
Ecco perché non soltanto il Piemonte, ma tutte le Regioni attualmente si trovano in questa enorme difficoltà, se non impossibilità, di fare delle variazioni importanti, decisive in quelle che sono le scelte del bilancio.
Noi ci troviamo di fronte ad un meccanismo ormai messo a regime che volenti o nolenti, dobbiamo accettare, naturalmente impostando un sistema di rientro che sarà operato a tempi lunghi, tempi che non possono essere di un anno o due, collega Biazzi. E' impossibile arrivare a fare questo, io sfido chiunque a farlo senza correre il pericolo di provocare reazioni nella collettività, reazioni che in fondo si riverserebbero anche sulla credibilità e sull'efficacia dell'istituto regionale.
Ci sono poi altre circostanze, oltre a quelle già citate e ancora, non direttamente attribuibili alla libera scelta delle Regioni, che hanno concorso ad un progressivo irrigidimento dei bilanci regionali, aggravando la situazione finanziaria, come: l'obbligo di indicare i trasferimenti correnti a favore dei Comuni sulla base del trend di crescita del Fondo comune per le funzioni trasferite ai medesimi dal DPR n. 616/1977 la notevole crescita dei tassi sui mutui previsti per il finanziamento di investimenti, in larga misura già autorizzati ed impegnati, tanto sul bilancio annuale che su quello pluriennale il consolidamento, rispettivamente all'anno 1979 ed all'anno 1981 della spesa sanitaria regionale anteriforma e dell'integrazione regionale alle aziende di trasporto pubblico, ai fini del loro versamento nei rispettivi fondi nazionali.
E' opportuno a questo punto fare una classificazione delle spese regionali: vi sono le spese rigide, le spese semirigide e le spese facoltative. Ciò mette in condizione di giudicare quello che la Giunta potrebbe anche voler fare e non può, quello che la Giunta ha potuto fare ma che ha tentato di fare anche in limiti più grandi e che forse daranno risultato per gli anni a venire.
Per le spese rigide è nulla o minima la possibilità di manovra nel breve e, in larga misura, anche nel medio periodo, in direzione di un suo contenimento o di una sua riduzione. In esse è possibile ricomprendere la maggior parte delle spese di funzionamento ordinario degli uffici e servizi dell'Amministrazione; tutta la spesa per l'ammortamento dei mutui; le spese per le annualità di contributi negli interessi su mutui contratti da terzi la spesa per le assegnazioni correnti agli Enti locali di fondi relativi alle funzioni trasferite ex DPR n. 616/1977; nonché i fondi di riserva per le spese obbligatorie e per il pagamento dei residui perenti.
C'è una spesa poi che si può definire semirigida, riguardante attività ed interventi di carattere corrente che può prestarsi a qualche manovra di contenimento, ma proprio qui, come ho accennato poc'anzi, hanno trovato copertura interessi ormai consolidati che lasciano molti dubbi nel definire come semirigida un tipo di spesa che al principio ci darebbe, è vero qualche indizio di possibilità, ma poi andando in fondo a vedere si evince che le possibilità di manovra sono pochissime. In gran parte si tratta di spese a sostegno di servizi ed attività resi da enti terzi. Normalmente dietro questi interventi ci sono aspettative difficilmente eludibili in termini significativi nel breve periodo, spesso proprio per gli interessi ramificati che in esse trovano espressioni. Basti ricordare la formazione professionale, i contributi per l'attività degli enti ed istituzioni culturali ed artistici, le spese per il sostegno e la promozione di servizi assistenziali.
Questa Giunta ha continuato ad operare su una strada che prima criticava perché ha messo in difficoltà il bilancio e non dà indizi di voler correggere un certo percorso, ma - egregi colleghi - mi pare tutti dobbiamo riconoscere che le difficoltà sono proprio quelle che ci mettono la paura di introdurci in un sistema di promozione. A questo punto, pu essere considerata autenticamente discrezionale solo quella spesa che la Regione può ridurre od aumentare autonomamente, secondo esigenze contingenti obiettive o valutazioni di opportunità politica, senza precostituire un impegno costante.
Per la spesa corrente gli spazi per un'autentica discrezionalità sono molto limitati. La spesa regionale è prevalentemente di trasferimento; con il passare del tempo è indubbio che intorno ad interventi proporzionali apparentemente discrezionali, si costruiscano attese di un sistema di attività spesso non autosufficienti in assenza dell'intervento.
A titolo esemplificativo può essere indicata come spesa discrezionale quella relativa a consulenze, studi, collaborazioni scientifiche sperimentazioni, indagini conoscitive, ricerche, collaborazione di esperti interventi a favore del tempo libero, valorizzazione, incentivazione e promozione di attività nei vari settori economici, contributi per l'organizzazione di fiere, mostre e manifestazioni non organizzate direttamente dalla Regione.
La ripartizione suindicata riguarda esclusivamente quella parte di spesa regionale che è finanziata con bilancio regionale. Da qui le difficoltà che il bilancio incontra per questo tipo di spesa.
Mi fermo qui in attesa di sentire dai colleghi i commenti alle relazioni di maggioranza e di minoranza e le opinioni sul bilancio per poter in fase di replica esprimere il giudizio della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Vetrino.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il collega Turbiglio ha effettuato un'analisi molto dettagliata della situazione finanziaria regionale e ha posto in luce le ragioni e gli aspetti di natura generale e di natura specifica Che ne hanno determinato un progressivo quanto costante deterioramento, tanto da ritenere che questa situazione, in assenza di pronte ed adeguate soluzioni, possa pregiudicare fortemente la possibilità di un pieno esercizio dei ruoli istituzionali attribuiti alla Regione.
La mancata riforma della finanza regionale, la riduzione crescente dell'area di discrezionalità nella gestione delle funzioni amministrative di competenza regionale, soggetta di fatto ad un insieme di vincoli e rigidità crescenti, hanno creato un quadro di difficoltà e di incertezza che induce profonde preoccupazioni ed esige un impegno straordinario e complessivo che consenta di recuperare ruolo ed immagine all'istituzione regionale, di esprimere una capacità di programmazione e di orientamento ad alto livello ad una dimensione che travalichi il quotidiano per dare un contributo durevole alla crescita sociale ed economica della popolazione e del sistema produttivo piemontese.
Nella convinzione che da un ampio e costruttivo confronto tra gli organi istituzionali con le forze politiche e le organizzazioni economiche e sociali possano scaturire utili quanto rilevanti punti di riferimento per il governo della Regione, la Giunta aveva richiesto fin dal dicembre scorso, al momento della presentazione del Piano regionale di sviluppo, di avviare un approfondito dibattito sul tema specifico dello stato e delle tendenze in atto della finanza regionale.
Tale scelta di momento e di occasione non è stata casuale bensì responsabilmente a lungo valutata; è stata meditata alla luce di serie ed approfondite analisi sulla situazione finanziaria regionale che hanno preso avvio fin dal novembre 1985 e si sono tradotte in un'ampia parte del Piano di sviluppo. La parte terza, intitolata "Finanza regionale e finanza locale: tendenze della finanza regionale e della finanza locale", contiene oltre all'esame spassionato dell'evoluzione del sistema di finanza regionale e locale negli ultimi anni, le proposte e gli indirizzi fondamentali di lineamenti per una politica finanziaria di bilancio, volta ad un effettivo risanamento finanziario, alla riqualificazione degli interventi di spesa della Regione in coerenza con gli obiettivi che il Piano si pone.
A nessuno può sfuggire quindi la rilevanza delle connessioni fra aspetti finanziari e sistema di programmazione, se essi costituiscono il principale ed essenziale strumento attuativo del Piano di sviluppo e del programma pluriennale di attività e di spesa.
La Giunta in altri termini ha scelto la via, certo non clamorosa dell'analisi e dello studio di possibili soluzioni ed ha avanzato le sue proposte nella sede più appropriata sul piano istituzionale (ma anche sul piano politico) aprendosi al confronto di altre possibili proposte, di altri fattivi contributi.
Si è inteso così affrontare problemi vitali per l'Amministrazione regionale in modi non superficiali, ma avendo già esperito un'ampia gamma di verifiche, anche con gli organi centrali dello Stato e in ispecie con il Ministero del Tesoro, al fine di acquisire alcuni elementi di certezza sulle prospettive che ci attendono e di poter così formulare proposte precise in ordine al quadro di riferimento finanziario entro il quale potrà essere sviluppata l'attività della Regione nei prossimi anni.
Altri hanno preferito percorrere altre strade ed innescare a volte delle strumentalizzazioni sull'atteggiamento, forse umile, ma sotto tutti i profili ineccepibile della Giunta. Certo, la via della propaganda giornalistica è più facile e soprattutto può consentire con notevole disinvoltura di scaricarsi di ogni responsabilità passata e presente.
Improvvisamente tutti si sono messi a contare, quasi fossimo diventati tutti degli Sherlock Holmes, il famigerato "buco". In verità il buco c'era Consigliere Biazzi, e c'è. E' stato accertato dalla situazione finanziaria predisposta al 30 novembre 1985 in base alla quale la Giunta ha promosso i dovuti approfondimenti e ha avviato la messa a punto di un piano di rientro finanziario. E questo, l' ha detto l'Assessore Turbiglio, non si pu realizzare nel giro di un anno.



BIAZZI Guido

Non facciamo il gioco delle tre carte; allora il bilancio è falso! 0 è falso il bilancio che ci avete presentato oppure non è vero quanto affermato dal Vicepresidente Vetrino.



BRIZIO Gian Paolo

No, sono falsi i precedenti.



BIAZZI Guido

No, no! Sono stati fatti i conti esatti in Commissione!



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Purtroppo li abbiamo i conti esatti.
Il Piano di sviluppo, d'altra parte, ha fornito in proposito le dovute precisazioni e indicazioni e ad esso dunque occorre riferirsi se si intende affrontare con la dovuta serietà l'ordine dei problemi e delle difficoltà che occorre superare nell'interesse generale, tenendo conto in ogni caso che le scelte di piano sono e saranno fortemente condizionate dalla situazione finanziaria regionale e dalla sua evoluzione.
La proposta di piano della Giunta ha individuato gli obiettivi di fondo da proporre all'azione della Regione e alla comunità regionale come sistema Piemonte; ha definito le linee di organizzazione territoriale; ha indicato la funzione dei progetti di rilevanza regionale, premessa indispensabile per ridare respiro e prospettive all'attività di programmazione e ha messo a punto le politiche di settore che si traducono nel programma pluriennale di attività e di spesa.
In parallelo, il disegno programmatico è stato accompagnato da un intenso lavoro di proposta legislativa della Giunta già in sintonia con le direttrici fondamentali del Piano, dalle norme per la valutazione di impatto ambientale a quelle di intervento per lo- sviluppo dell'innovazione tecnologica e della cooperazione in agricoltura, all'applicazione della legge quadro sull'artigianato, alle leggi sulle discariche, alla disciplina in materia di tutela dei beni culturali.
L'impegno è stato ed è solerte, costante per intensità, forse poco appariscente, senza clamori propagandistici, improntato a quello spirito e a quella cultura piemontese che privilegia la sostanza alla forma, le cose concrete all'apparenza, il senso del dovere nello svolgere una funzione al servizio della comunità.
In altre parole, la Giunta ha dato corso all'iter di discussione del Piano di sviluppo in tempi ragionevoli e al contempo ha sviluppato quelle iniziative legislative essenziali per disporre delle prime condizioni strumentali necessarie a dar corpo agli obiettivi più generali assunti come riferimento.
E' in questo contesto, dunque, che si è posta la centralità della questione finanziaria, dei suoi inevitabili limiti e condizionamenti poiché siamo convinti che la programmazione diventa metodo di governo solo se si mantiene il nesso inscindibile che lega gli aspetti di programmazione economica e sociale con quelli di programmazione territoriale e soprattutto di programmazione finanziaria e di bilancio.
Il bilancio pluriennale oggi in discussione non si discosta di conseguenza - e qui devo contraddire il Consigliere Biazzi - dalle previsioni del quadro delle risorse finanziarie regionali nel periodo 1987/1990 tracciato nel Piano di sviluppo (sarebbe anche di cattivo gusto e faremmo torto anche a quelli che non fanno che trasferire i dati). Dal punto di vista contabile, infatti, i dati complessivi di entrata e di spesa coincidono e riflettono in termini più restrittivi e forse ancor più preoccupanti il sistema dei vincoli che già sono stati evidenziati dal collega Turbiglio e che hanno condizionato la formulazione del bilancio di previsione 1987 secondo criteri di puro funzionamento, o se si vuole, di puro mantenimento dell'Ente. Un bilancio povero, diceva il relatore Santoni.
D'altra parte, l'analisi della situazione finanziaria e di bilancio della Regione ha posto in luce due aspetti fondamentali: l'esistenza di un sistema di vincoli in entrata e di spesa che non lasciano margini di manovre discrezionali sul versante della spesa corrente e riducono le possibilità di finanziare nuovi investimenti alla sempre più ridotta capacità di indebitamento. Una posizione sostanzialmente deficitaria della Regione, a partire dal 1980, determinata da un insieme di valori negativi riconducibile all'esigenza di far fronte ad obblighi di natura diversa: piena e regolare reimpostazione di fondi statali non coperti dall'avanzo finanziario; sottostima di alcune spese; indicizzazione di alcune leggi regionali; sovrastima di alcune entrate.
Questi sono aspetti correnti che succedono in tutte le Regioni. L'altro giorno, durante un'intervista, l'Assessore al bilancio della Regione Lombardia diceva le stesse cose che stiamo dicendo noi. I debiti si sono creati per questi motivi. Adesso occorre rientrare da questa situazione perché il Governo non accetta più i provvedimenti che finora avevamo assunto per superare la situazione di difficoltà.
Per quanto concerne il primo aspetto non vi è dubbio che il peggioramento del sistema di vincoli in entrata è stato determinato dall'evoluzione quantitativa e qualitativa dei trasferimenti statali e dall'applicazione di criteri di riparto non più rispondenti alle nuove realtà economico-sociali delle Regioni, che hanno visto così ridursi progressivamente anche la possibilità di programmare i propri interventi.
Ma non si può negare che sul versante della spesa ulteriori e preoccupanti elementi di rigidità sono stati introdotti dalle scelte di politica finanziaria e di bilancio adottate nel corso degli anni dall'Amministrazione regionale, rigidità che hanno poi concorso a determinare altresì una pericolosa situazione di deficit sommerso.
Tali scelte hanno contribuito al progressivo peggioramento della situazione finanziaria soprattutto su due versanti: da un lato attraverso un troppo elevato volume di interventi in conto interessi, dall'altro lato mediante l'uso non sempre appropriato di leggi di spesa continuativa e ricorrente e di provvedimenti a valenza pluriennale, dei quali parlava il collega Turbiglio.
Le politiche adottate al di fuori di riferimenti programmatici sia di natura economica, sia di natura finanziaria, in periodi peraltro di relativa abbondanza di risorse (gli anni che ha citato Turbiglio), hanno inciso negativamente sui conti regionali aggravando una già difficile situazione di cui ancora oggi si porta tutto il peso.
Il raffronto tra le entrate libere e le spese vincolate o rigide nel periodo 1980/1986 pone in luce assai chiaramente tali aspetti. Tra il 1980 e il 1985 si è verificato un incremento di oltre il 10% dei vincoli crescita quota di risorse destinate a spese di parte corrente fisse o prefissate e, di conseguenza, si riduce la quota di risorse per investimenti. Contemporaneamente si verifica una forte concentrazione e sovrapposizione settoriale di risorse libere e risorse a destinazione vincolata, a fronte di un insufficiente utilizzo effettivo di queste ultime.
A tal proposito, occorre tenere presente che il fenomeno della reimpostazione di fondi statali, la cui entità è significativa, tra l'altro, della inadeguata propensione ad un pieno ed incisivo utilizzo dei medesimi, ha accompagnato e favorito il prodursi del disavanzo effettivo regionale, da finanziarsi sottraendo quote ingenti al già scarso volume delle risorse libere.
I negativi effetti di tali fenomeni si riproducono in termini di rigidità anche sul periodo di piano e concorrono ad erodere le già scarse disponibilità prevedibilmente acquisibili per far fronte ad interventi discrezionali.
Così il volume delle entrate previste nel bilancio pluriennale 1987/1990, esclusa la capacità di indebitamento suscettibile di dare copertura esclusivamente a spese di investimento, risulta appena sufficiente per far fronte alle spese fisse o prefissate derivanti da oneri per il funzionamento, annualità di spesa, oneri per i mutui, assistenza sociale e scolastica, restituzioni ai fondi nazionali sanitario e dei trasporti.
Esemplare è in tal senso l'incidenza dei costi per la gestione del patrimonio regionale acquisito a titolo diverso negli ultimi dieci anni.
Sul cap. 1000: "Spese per la progettazione e l'esecuzione di lavori relativi alla sistemazione di immobili di proprietà regionale, nonché spese per l'acquisizione o connesse all'acquisizione o rilascio di immobili" sono stati impegnati tra il 1975 e il 1986 circa 123 miliardi.
Le spese generali per canoni di locazione e gestione di immobili (cap.
640) hanno assorbito circa 53 miliardi, passando da 751 milioni nel 1975 a 10 miliardi nel 1985.
La manutenzione e riparazione (cap. 840) sono costati tra il 1975 e il 1986 15 miliardi circa (da 182 milioni nel 1975 a oltre 2 miliardi nel 1985).
Oggi la gestione del patrimonio regionale costa circa 20 miliardi l'anno, mentre la messa a norme di sicurezza degli edifici e le minime ristrutturazioni necessarie e prioritarie impegneranno minimamente 60 miliardi nel periodo 1987/1990. Se facciamo però i conti correttamente potrebbero essere anche di più.
Quando sedevo sui banchi dell'opposizione, e oggi lo posso ripetere con assoluta coerenza dai banchi della Giunta, ho sempre condiviso la scelta e la filosofia di fondo della maggioranza guidata da Viglione (e credo che questi erano anche gli intenti del collega Rivalta) di restituire alla comunità piemontese delle preziosità architettoniche ed ambientali che fino a qualche tempo fa erano riservate soltanto a poche e questa è stata una scelta opportuna e oculata. Ci sono state delle valutazioni di convenienza economica all'acquisto, ma rispetto alle future spese di ripristino e di gestione si è creato un grosso nodo da affrontare nel futuro. Dobbiamo distogliere un volume di risorse notevole agli investimenti produttivi agli interventi di sicurezza sociale, alle attività formative. Dobbiamo mantenere e gestire le case della Regione che talvolta sono state anche inutilizzate e talvolta hanno avuto degli utilizzi straordinari eccezionali, di livello europeo e mondiale, come quello del Castello di Rivoli.
La necessità in ogni caso di far fronte ai vincoli indicati in un quadro di risorse di per sé esiguo e di garantire l'indispensabile equilibrio di bilancio porta come conseguenza inevitabile la drastica riduzione della spesa corrente, che si traduce nelle previsioni del bilancio pluriennale, previsioni che sono al limite della sopravvivenza che rendono quanto mai problematica la possibilità di far fronte ad altri e diversi oneri in misura pari agli anni passati.
Nel periodo 1988/1990 si prevede una disponibilità complessiva per investimenti pari a circa 75 miliardi. La cifra non ha bisogno di commenti basta pensare al volume di competenze e funzioni da esercitare, basta pensare che contemporaneamente occorre reperire adeguati finanziamenti, ad esempio, per la formazione professionale che sola assorbe ogni anno 75-80 miliardi di risorse regionali libere e ha integralmente natura di spesa corrente. Tanto è vero che il bilancio pluriennale non contiene previsioni in tal senso poiché, come già detto, nel bilancio pluriennale sono previsti soltanto gli stanziamenti di spesa fissa e prefissata e, in ogni caso, le previsioni di entrata non lo avrebbero consentito.
Anche il nodo della formazione professionale occorrerà affrontarlo in termini più coraggiosi di quelli finora impiegati anche da questa maggioranza.
I fondi regionali (cap. 11550) per la formazione professionale hanno visto negli anni un incremento pauroso: siamo passati dagli 11.800 milioni del 1981 progressivamente alla cifra che oggi si aggira sugli 80 miliardi.
Nei passaggi da un'amministrazione ad un'altra ci sono esigenze di necessaria continuità. Circa le critiche rivolte dagli industriali alla formazione professionale sulla non preparazione al lavoro, sulla sottoqualificazione non dico che sono colpe della politica sulla formazione professionale svolta dall'altra amministrazione, ma che questa Amministrazione non ha svolto nessun incremento di attività. Abbiamo dovuto sistemare una serie di impegni che hanno potuto essere mantenuti in questi anni attraverso il pagamento di debiti che, nella fase iniziale, erano previsti in misura minore. E questo l'abbiamo già chiarito all'interno del Consiglio in tutti questi anni. Oggi attorno a questo e ad altri temi occorre la generale convinzione che ogni spesa deve essere riqualificata e che l'obiettivo di raggiungere più elevati coefficienti di produttività deve essere applicato anche alla formazione professionale affinché essa possa essere connotata sempre di più come funzione di strumento di politica economica e culturale e non con un alone di prestazione assistenziale, come per certi versi nei programmi che abbiamo finora approvato essa poteva adombrare.
Non vi è dubbio, quindi, che definiti i possibili ambiti di manovra di bilancio, ad essi devono essere ricondotte le scelte di piano e più precisamente del programma di attività pluriennale all'interno del quale occorre operare una severa quanto obbligata selezione alla luce delle priorità di obiettivi e di opzioni che il Piano stesso ha delineato.
Occorre, in altri termini, una profonda opera di risanamento, diretta all'effettiva riqualificazione della spesa che è cosa ancora ben diversa nella sostanza dei pur necessari interventi di natura contabile, tesi a garantire l'effettivo pareggio di bilancio, mediante il progressivo recupero del deficit in un piano di rientro che con l'assestamento sarà introdotto nel bilancio pluriennale.
Certamente, 1 e Regioni hanno ragioni da vendere per spiegare le loro conclamate difficoltà e la crisi del loro ruolo. La mancata riforma della finanza regionale, quindi, in presenza di una legge precaria qual è la legge n. 281 del 1970, l'assenza della legge di riforma delle autonomie e la continua incertezza istituzionale rendono sempre più difficile predisporre bilanci preventivi attendibili e programmi pluriennali realistici. Questo va detto a tutte lettere e questo vale per tutti gli Enti.
Se è vero che i dati disponibili nei prossimi anni segnalano un prevedibile incremento delle risorse correnti degli Enti locali, in misura mediamente pari al tasso di inflazione, occorre subito dire che ci saranno Enti per i quali sarà difficile mantenere costante il bilancio corrente in termini reali.
Nella migliore delle ipotesi si può pensare, nel prossimo triennio, ad una costanza in termini reali del livello degli investimenti infrastrutturali degli Enti locali piemontesi, il che imporrà uno sforzo da parte della Regione in termini di programmazione degli investimenti pubblici locali complessivi. Ciò assume tanto più significato quanto più si tiene conto che nei precedenti anni, ed in particolare nel periodo 1977/1982, lo sforzo di investimento locale, anche dei Comuni, aveva raggiunto livelli eccezionalmente elevati (si legga in proposito la relazione IRES sull'andamento della finanza locale datata 1986).
A testimonianza di quanto si afferma nella relazione IRES, si consideri che dal 1977 al 1985 l'andamento delle operazioni effettuate in questi anni, quali concessioni effettuate dalle Sezioni per il finanziamento delle Opere Pubbliche degli Istituti Speciali di Credito, è stato: 152 miliardi nel 1977, 300 miliardi nel 1978, 282 miliardi nel 1979, 166 nel 1980, 256 nel 1982, 376 nel 1983, 449 nel 1984, per precipitare a 177 miliardi nel 1985.
Per la prima volta, considerando la situazione alla fine del periodo la situazione degli impieghi in essere al 31/12/1985 segna una diminuzione del 9% con una drastica parallela riduzione delle operazioni effettuate nel 1985 rispetto al 19 8 4 d e l 61%. Anche se a tutt'oggi non si hanno ancora i dati definitivi sulle concessioni di credito della Cassa Depositi e Prestiti, è tuttavia presumibile che essi non sono stati in grado di compensare il crollo delle operazioni del circuito creditizia normale.
Queste condizioni disastrate convincono che è urgente cominciare a valutare gli effetti economici di una possibile autonomia degli Enti locali nelle varie proposte che continuano a susseguirsi.
Nel più generale quadro normativo istituzionale di riferimento si pone poi il problema del ruolo della Regione, intesa come Ente e come territorio, per l'individuazione delle piú efficaci politiche di trasferimento - corrente ed in conto capitale - dallo Stato agli Enti locali.
In particolare (è una proposta compresa nella parte del Piano di sviluppo riferita alla finanza locale), si potrebbe prevedere una ripartizione a due stadi (prima a livello regionale, poi a livello locale) del fondo perequativo e del fondo per gli investimenti per gli Enti locali.
Le metodologie impiegate per il riparto rischiano in caso contrario, specie per quanto concerne il fondo perequativo, di inserire elementi di inefficienza nella distribuzione dei fondi anche per il fatto che verrebbe a mancare ogni riferimento reale agli indirizzi e agli obiettivi del Piano regionale di sviluppo.
D'altra parte ed in alternativa, anche per quanto concerne l'autonomia impositiva, occorrerà valutare le possibilità di delineare un sistema coordinato all'interno del quale le Regioni possano intervenire mediante le funzioni loro proprie di indirizzo programmatico. In questo senso è ipotizzabile e proponibile un sistema che veda l'attribuzione della autonomia impositiva dallo Stato agli Enti locali, la delega effettiva di funzioni ai medesimi da parte delle Regioni, che contestualmente possano concorrere a definire il riparto del gettito sempre in base agli obiettivi del Piano. Non c'è dubbio che tale contesto non può indurre a rosee prospettive, ma è altrettanto indubbio che per fronteggiare questa difficile situazione si pone con urgenza il problema di riaprire un più serrato e fermo confronto con il Governo, sia attraverso nuove iniziative concordate con le altre Regioni, per una ridefinizione migliorativa della riforma della finanza regionale e delle legislazioni di settore, sia più in particolare per la realizzazione di specifici progetti interregionali concordati con le Regioni finitime.
Ogni sforzo dovrà prioritariamente per quanto ci riguarda essere fatto per riportare il livello delle assegnazioni della nostra Regione almeno pari a quello delle altre Regioni che abbiamo visto quanto essere diverse.
Anche se, pur dopo aver raggiunto questo livellamento, non potremo, come Regioni, disattendere i traguardi che il risanamento della finanza pubblica e la riqualificazione della spesa impongono ad ogni livello.
Non potremo infatti non contenere l'incremento delle spese correnti, al netto degli interessi passivi, entro i tassi programmati d'inflazione.
Non potremo non farci carico di uno sviluppo degli investimenti parametrato al tasso di crescita del PIL.
Non potremo non adeguare progressivamente le tariffe e i proventi di natura diversa al costo dei servizi stessi.
Non potremo non attuare il pieno esercizio dei poteri impositivi riconosciuto dall'ordinamento con contestuale recupero delle eventuali aree di evasione, anche se il Piemonte a questo riguardo non ha nulla da rimproverarsi, perché le percentuali sulla consistenza dei tributi propri sono tra le più alte ed indicano quindi un maggior utilizzo della pur ridotta capacità tributaria.
Non potremo non imporci di ricorrere all'indebitamento esclusivamente per il finanziamento degli investimenti e per la parte non finanziabile con l'eccedenza delle entrate correnti rispetto alle spese correnti.
Non potremo non osservare rigorosamente il principio del pareggio di bilancio sia nella formulazione del preventivo che in fase di gestione.
Non potremo non verificare costantemente che l'organizzazione dei servizi sia tale da raggiungere sempre più elevati coefficienti di produttività; così come non potremo non considerare che a fronte del ridursi degli effettivi bisogni delle collettività amministrate, i servizi possono anche essere contratti e non potremo non revisionare ogni prestazione assistenziale al fine di limitare gli interventi alle situazioni di effettivo bisogno.
Su altro fronte, identico dev'essere l'impegno regionale di fantasia per reperire risorse aggiuntive da destinare ad investimenti per lo sviluppo economico e sociale della Regione.
La consapevolezza che l'accesso alle piú interessanti fonti di finanziamento, quali i fondi CEE, BEI, FIO, è condizionata da una selezione rigorosa delle proposte attraverso una preventiva analisi di fattibilità tecnica ed economica dei progetti, trova per quanto ci riguarda una prima risposta nell'esplicarsi di una nuova e più intensa capacità di progettazione.
In questo contesto e con l'intento di promuovere progetti integrati che vedano il concorso tecnico organizzativo e finanziario di Enti pubblici Enti locali e del sistema privato, la Giunta ha proposto nel Piano di sviluppo in consultazione la gamma dei progetti di rilevanza regionale che meglio possono rispondere agli obiettivi di fondo delineati dal piano.
Il processo di riorganizzazione complessiva della struttura regionale nel quale si è già inserita la creazione di una struttura tecnica interna di natura sperimentale per la verifica di fattibilità dei progetti FIO consentirà d'altra parte di sviluppare e diffondere all'interno dell'Ente quella capacità progettuale che costituisce ormai la condizione indispensabile per il pieno utilizzo di tutte le risorse e per garantire efficacia ed efficienza all'intervento della Regione.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rossa. Ne ha facoltà.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, a nome del Gruppo socialista propongo una sospensione dei lavori del Consiglio per consentire una riunione dei Gruppi di maggioranza per avere un chiarimento attorno ad alcune questioni a cui ha fatto riferimento il Vicepresidente Vetrino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Credo che su questo debba pronunciarsi il Consiglio, la Presidenza. Non posso però non registrare il fatto politico e cioè che nel mezzo della discussione sul bilancio, a seguito delle dichiarazioni del Vicepresidente il Gruppo socialista chiede un chiarimento e una verifica politica.
Crediamo che, in realtà, ci siano le condizioni di merito per una richiesta di questo genere, va però segnalato da parte dell'opposizione che questo fatto inedito, assolutamente nuovo per il nostro Consiglio, è anche il segno di una crisi nei rapporti, nel linguaggio, nelle intenzioni, nelle proposte, nella maggioranza che non può non essere rimarcata.
Non so quanto una sospensione di pochi minuti o anche di qualche ora possa sanare questioni molto di fondo che da tempo veniamo dicendo e che mi pare oggi siano apparse in maniera clamorosa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Intervengo in merito alla proposta avanzata dal Capogruppo socialista.
Signor Presidente, penso sia opportuno che da parte dell'ex Presidente della Giunta regionale del Piemonte venga una dichiarazione in merito a quanto ha affermato il Capogruppo democristiano Brizio, che mi auguro le stenotipiste abbiano potuto sentire e mettere a verbale e che comunque ripeto. Secondo il Capogruppo Brizio: "i bilanci approvati fino al 1985 erano falsi" e non quelli che sono stati presentati negli ultimi due anni in quest'aula. Questo è stato detto testualmente. Chiamo a testimonianza di questo la registrazione fonica, nonché quanto hanno udito tutti i colleghi.
Per cui le chiedo formalmente, signor Presidente, di rendere quanto è a sua conoscenza al riguardo, perché quanto è stato detto è di una gravità inaudita.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Non volevo intervenire in ordine a questo problema, ma poiché vengo chiamato in causa lo faccio molto volentieri. Il testo è chiaro. Mentre svolgeva il suo intervento il Vicepresidente Vetrino, v'è stata una interruzione da parte del Consigliere Biazzi, il quale ha detto: "queste cifre sono false!" ed io ho risposto: "se queste sono false, sono false quelle precedenti", perché c'è un discorso di fondo che le collega.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Sentiamo la registrazione.



BRIZIO Gian Paolo

Non me ne importa proprio niente della registrazione! Io do' l'interpretazione autentica di quello che ho affermato, e ho diritto di darla, caro Staglianò. C'è stata un'interruzione e io sono intervenuto su quell'interruzione.
Biazzi ha fatto un riferimento ad una falsità di cifre e io ho risposto che se questa esiste riguarda anche il passato.
Se Staglianò avesse partecipato alle riunioni della I Commissione e avesse sentito la relazione del Presidente avrebbe constatato che si è trattato di accertati errori materiali che si ripercuotono sulla validità delle cifre.
Per quanto riguarda il dato politico, che è quello che mi interessa noi riteniamo sia utile aderire alla richiesta di sospensione venuta da parte di un Gruppo della maggioranza, al fine di chiarire e sdrammatizzare incomprensioni che a nostro avviso non hanno ragione di essere. Quindi, in modo chiaramente costruttivo, siamo disponibili ad una breve sospensione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Intervengo perché mi è stata attribuita una frase che non mi pare di aver pronunciato e semmai questa è l'occasione per chiarirla fino in fondo.
Io non ho mai detto che le cifre date dalla Vicepresidente Vetrino sono false; ho detto semplicemente che se le cifre indicate dalla Vicepresidente sone vere, è falso il bilancio che è stato sottoposto all'esame del Consiglio. Questo per dovere di chiarezza da parte mia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, intervengo soltanto sul piano procedurale della richiesta. Se si entra nel merito delle cifre del bilancio, secondo la richiesta del Capogruppo socialista, si rientra nella discussione generale e non so se a questo punto vi siano le condizioni per farlo.
Vi è certo un carattere di novità nella richiesta socialista per quel che riguarda le discussioni del Consiglio regionale, quindi c'è una irritualità rispetto alle procedure all'interno del Consiglio. E' per stato richiamato un fatto politico che quest'aula non può non apprezzare e valutare. Quindi, anche per contribuire a svelenire il clima esasperato che si è creato in queste discussioni...



STAGLIANO' Gregorio Igor

Facci sapere come stanno le cose.



MIGNONE Andrea

Arrivo anche a quello. La strada, come nella bolgia dantesca, del voler camminare avanti guardando indietro già altre volte ho detto che è una strada che non produce molto e mi pare che in questi ultimi tre anni il risultato delle discussioni sul bilancio lo stiano a confermare.
Dunque, per svelenire queste situazioni la richiesta del Capogruppo socialista è una richiesta che può e deve a mio avviso essere accolta intendendola come una sorta di pregiudiziale, proprio perché in questo modo si può anche far chiarezza rispetto ad alcune questioni che attengono alle cifre. La questione che deve dirimere il Consiglio è se questa chiarezza deve avvenire attraverso il confronto nell'aula, che è un fatto tecnico.
Diverso è invece il fatto politico, perché il Capogruppo socialista ha chiesto, rispetto a talune affermazioni e a talune valutazioni date della storia finanziaria della Regione, una riunione dei Gruppi di maggioranza.
Questa è una questione che deve fare premio e quindi il Gruppo socialdemocratico aderisce alla richiesta avanzata dal Gruppo socialista.
Rimane impregiudicato il fatto che la chiarezza generale sui dati di bilancio è un fatto che attiene alla sovranità del Consiglio. La questione posta dal collega Rossa è leggermente diversa, è di taglio più politico sulla quale mi pare non si possa che accedere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il Gruppo liberale non può non aderire alla richiesta di sospensione del Gruppo socialista, ritiene però, per chiarezza e per rispetto di tutte le parti politiche presenti in Consiglio, di non potere sottacere la gravità della richiesta socialista. Qui non si sta discutendo sui dati del bilancio, si sta discutendo dell'atteggiamento che questa maggioranza può e deve tenere nei confronti del giudizio che va ad esprimere ed esprime rispetto alla gestione 1975/1985. Questo è il problema che è emerso stamattina in aula ed è veramente un grave problema.
A me sembra che bene abbia fatto il Vicepresidente a dichiarare quella che, secondo la signora Vetrino, non è un'opinione perché essere o non essere non è un'opinione, ma è un fatto che esiste o non esiste. Il problema politico quindi si sposta. E' la libertà di questa maggioranza di utilizzare come elemento di ragionamento il passato, tra l'altro senza esprimere i giudizi, ma semplicemente indicando esistenze.
Ritengo quindi che la sospensione debba essere accordata, questa riflessione va fatta. Mi sembra non corretto eludere il problema, perché il problema è di natura politica. E' ingeneroso considerare l'affermazione del Vicepresidente, responsabile del bilancio pluriennale, come una licenza verbale. E' un elemento di ragionamento finanziario del quale il Vicepresidente, a nome della Giunta, ha assunto qualche responsabilità ed è su questo che si va a ragionare. Non è un problema che va drammatizzato e non è neanche un problema che possa essere minimizzato, ma deve essere affrontato realisticamente per la dimensione che ha. Sono i margini di questa maggioranza di giudicare e di atteggiarsi rispetto alle vicende del passato. Questo anche per permettere finalmente quello che diceva giustamente Mignone e cioè che la politica non si fa guardando indietro, ma si fa guardando in avanti senza ignorare il passato: non rifacciamoci al passato, ma non ignoriamolo. La maggioranza e soprattutto la Giunta devono trovare un giusto atteggiamento rispetto a questi processi. Certamente è difficile immaginare che ci siano delle censure politiche e intellettuali sulle vicende di questa Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, il Gruppo repubblicano non può che aderire alla proposta formulata dal Capogruppo socialista di sospensione della seduta anche se alcune considerazioni ci fanno dire che questo non è un problema da affrontare e risolvere in una breve sospensione. Si tratta di un problema più grave.
Il mio stupore è che in realtà le affermazioni di oggi del Vicepresidente Vetrino, condivise o non condivise, sono affermazioni che vengono dette non solo oggi, ma da un paio di anni.



(Interruzioni dei Consiglieri comunisti)



FERRARA Franco

Spiegherò queste cose nel corso del dibattito specifico sul bilancio.
Mi limito per ora alla questione procedurale della sospensione, nei cui confronti ribadisco la disponibilità del Gruppo repubblicano.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Il bilancio è atto fondamentale di una Regione, quindi nello stesso possono ritrovarsi molti aspetti anche conflittuali o di contraddizione che possono caratterizzare un tipo di percorso, un passaggio ed una presenza.
Se poi pensiamo che le tensioni che possono esplodere in un'aula oggi vengono a collocarsi in un quadro generale politico di tensioni accresciute, posso anche capire che quanto è avvenuto questa mattina possa avere alle spalle anche delle giustificazioni.
Non porto a minimizzare quanto è avvenuto come potrebbe essere nell'interesse del governo regionale. E' necessario però chiarire. Ci sono chiarimenti che attengono all'immediato e quindi delle risposte che talvolta possono assumere ruolo e carattere tecnico, affinando e perfezionando quel tipo di rilievo e di osservazioni, che già sono stati oggetto di confronto all'interno della Commissione.
Ritengo che una maggioranza non sia una gabbia entro la quale quelli che vi si trovano non abbiano la possibilità di fare delle maturazioni delle riflessioni in proprio. Così come norma di comportamento devo anche dire che questa maggioranza è nata registrando la confluenza di forze che avevano provenienze, origini tanto diverse l'una dall'altra per le esperienze che diversamente l'una piuttosto che l'altra delle componenti aveva vissuto all'interno dei governi che si sono succeduti in questa Regione.
Ritengo che la Giunta regionale abbia cercato di sfuggire quegli aspetti che a livello di convivenza potevano essere stridenti, potevano portare a posizione di contrasto e soprattutto impedivano di trovare spazi unificanti attorno ai problemi di fondo che sollecitano un tipo di operatività da parte di questo governo, non tanto rispetto ai precedenti ma rispetto all'immediato e al futuro della Regione. Non ho mai detto all'interno di quest'aula che tutto quanto è accaduto prima sia da buttare e che il nuovo e il meglio sia iniziato solo con questo governo. Dico soltanto, e lo risottolineo, che è nato un nuovo corso con una tendenza almeno intenzionale da parte nostra, di migliorare e di crescere che non può non tenere conto delle esperienze maturate nei passati tre lustri di vita della Regione, dalla sua nascita, cogliendone in tutti gli archi di tempo di attività gli aspetti migliori, fruendo della capacità e delle doti di quanti adesso nell'area di pentapartito questa esperienza hanno vissuto quindi non in chiave di ricerca di responsabilità politiche di ieri quanto come approfondimento necessario per il futuro.
Sotto questo aspetto penso sia accettabile la richiesta di chiarire gli aspetti tecnici. Mi pare che questa risposta debba essere data accogliendo sollecitazioni da parte di altre forze all'interno del pentapartito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Sono costretto ad intervenire nonostante che molto educatamente mi fossi messo ai margini di una questione che la maggioranza aveva avocato nel suo seno partendo da questioni peraltro comuni.
L'intervento del Presidente necessita di una puntualizzazione. E' stata fatta la richiesta da parte di un Gruppo di maggioranza al resto della maggioranza di chiarire al Consiglio un punto politico. Io ho detto, e altri della maggioranza lo hanno confermato, che è punto politico che da due anni viene portato avanti, che può essere un atteggiamento legittimo ma che sempre di più si scontra con i fatti, con le realtà e con quello che l'opposizione lamenta, quindi non credo possa essere risolto. Lo diciamo chiaramente: noi non ci staremmo al gioco secondo cui alla richiesta e al chiarimento si dica che è una questione tecnica a cui si dà un chiarimento verbale.
Abbiamo colto un aspetto politico. E' emerso in maniera clamorosa e l'intervento del Presidente Beltrami, che ha ritenuto di spiegare la filosofia della nascita e dell'origine della maggioranza, lo conferma.
Credo che sia venuto il momento - e mi auguro che venga colto e con senso di correttezza istituzionale da parte della Giunta e della maggioranza per fare un chiarimento soddisfacente delle questioni emerse. Il chiarimento deve essere fatto sia sotto il profilo politico che sotto il profilo della conoscenza della congruità dei dati dei quali siamo stati tenuti all'oscuro visto che da tre mesi cerchiamo un confronto.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12,30 riprende alle ore 15)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Prosegue il dibattito sul progetto di legge n. 197.
La parola al Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nella seduta di stamane, di fronte a talune considerazioni svolte in aula dal Vicepresidente e da altri intervenuti in successivi interventi, si è determinata l'esigenza di una ridefinizione, a mo' di chiarimento, delle valutazioni attorno ai problemi finanziari emersi in aula con il bilancio 1987, peraltro problemi comuni a larga parte delle Regioni a Statuto ordinario. Non parliamo delle Regioni a Statuto speciale perché il discorso ci porterebbe assai lontano. Il confronto tra il bilancio della Valle d'Aosta con all'incirca 100.000 abitarti e quello della Regione Piemonte è di largo sconforto.
Si è svolto un incontro tra la Giunta e i Consiglieri dei Partiti che la compongono. In tale sede sono riemerse le difficoltà che a livello nazionale e regionale accompagnano la vita delle Regioni ivi confermando apprensioni e difficoltà già dibattute all'interno della Commissione consiliare e che sono state oggetto di costante attenzione e di proposte di risoluzione da parte della Conferenza nazionale dei Presidenti delle Regioni. In ordine alla finanza regionale si è riscontrata una grave e deludente situazione di stallo che si protrae oltre ogni limite attraverso il rinvio sine die dell'approvazione del disegno di legge sulla nuova disciplina della finanza regionale giacente presso il Senato della Repubblica da oltre quindici mesi.
La forzata rinuncia ad una disciplina organica e definitiva della finanza regionale ha provocato situazioni di grande disagio spingendo il fondamentale problema del finanziamento nel più ristretto ed incerto alveo delle leggi finanziarie annuali dello Stato.
Puntualmente le Regioni hanno denunziato la sostanziale inadeguatezza di tale strumento concorrendo nello stesso tempo, ed in particolare con i lavori delle ultime Conferenze dei Presidenti delle Regioni, a formulare critiche, osservazioni, proposte rivolte a ricercare soluzioni idonee al pieno espletamento del proprio ruolo istituzionale in un confronto aperto e costruttivo con il Governo e con il Parlamento. Di fatto per il 1987 nessuno degli emendamenti proposti dalle Regioni alla legge finanziaria è stato accolto in, sede di approvazione di detta legge.
La situazione della finanza regionale è diventata pertanto fortemente precaria raggiungendo i livelli più bassi dall'istituzione delle Regioni e relegando in un inaccettabile cono d'ombra le stesse prerogative autonomistiche ed istituzionali, cono d'ombra che stamane è stato riferito ad un disavanzo diciamo ragionieristico, impropriamente chiamato buco, con tutte le valutazioni indotte che in negativo accompagnano siffatta denominazione.
Una dotazione aggiuntiva straordinaria di almeno 1.000 miliardi è stata richiesta dalla Conferenza dei Presidenti per il finanziamento dei programmi regionali; così come è stata richiesta la possibilità di accedere direttamente da parte delle Regioni alla Cassa Depositi e Prestiti. Le Regioni hanno inoltre sollecitato, in ciò trovando un muro, di poter conseguire un'autonomia impositiva che consenta di cogliere quelle risorse finanziarie che, diversamente, lo Stato non conferisce alle stesse.
La situazione delle diverse Regioni è quindi di una spesa che supera le entrate, gli stessi bisogni della comunità; nel mentre più volte il tasso di inflazione programmato supera quello reale, determinando slittamenti configurabili in disavanzi, il cui risanamento è affrontato dalle Regioni e quindi anche dalla Regione Piemonte nella gradualità, direi quasi nella fisica impossibilità, avendo registrato da parte del Governo centrale un rigoroso richiamo in tal senso anche nell'ultimo incontro che chi vi parla con i colleghi delegati al settore, ha avuto a Roma con il Ministro Goria.
La Regione Piemonte è peraltro più penalizzata di altre. Ancorandosi ai parametri ancora in allora fissati con la legge n. 281, la Regione ha registrato due penalizzazioni: l'una sul piano della spesa ordinaria delle Regioni, in quanto la stessa era stata calcolata anche alla luce del reddito pro capite dei cittadini componenti le comunità regionali e l'altra una parsimoniosa attenzione rivolta alla spesa nel campo della sanità che ha ugualmente penalizzato il Piemonte rispetto ad altre Regioni d'Italia.
La riunione di stamane ha verificato queste cose, ha svolto le considerazioni che testè ho riferito e ha consentito di verificare ancora a fondo queste difficoltà. Soprattutto ha registrato la ferma volontà di stabilire un'azione rigorosa ad ogni livello, affinché sia data alle Regioni italiane, e quindi anche alla Regione Piemonte, la possibilità di svolgere i compiti istituzionali conferiti loro dalla Carta costituzionale.
Contemporaneamente, ed in tale ottica, ha sollecitato l'approvazione del bilancio sottoposto all'attenzione del Consiglio regionale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Presidente Viglione che interviene in qualità di Consigliere.



VIGLIONE Aldo

Signori Consiglieri, rarissimamente chiedo la parola al banco e vi chiedo scusa di questo. Tutto è molto serio in politica e nell'amministrazione, ma i fatti finanziari e il bilancio sono estremamente seri e quindi vanno trattati in modo serio, chiaro e reale. Già un tempo intervenni su questa materia e questa credo sarà l'ultima volta, perché o si capisce o non si capisce, in tal caso sarà inutile procedere ancora ad ulteriori discussioni.
La finanza locale, e noi ci consideriamo finanza locale derivando da una legge, è un problema che ha trovato negli ultimi quattro anni una serie di interventi estremamente complessi e difficili per la vita delle autonomie locali.
Non vi è ignoto che dal 1983 ogni esercizio finanziario dello Stato ogni legge finanziaria, ha segnato una decurtazione delle assegnazioni in modo inversamente proporzionale dal 1975 in poi creando una situazione diversa rispetto ai bilanci precedenti.
Già in precedenza avevamo chiesto che quanto previsto dalla legge finanziaria n. 281 e da altri interventi legislativi fosse dato sui consuntivi che solitamente raggiungono livelli più elevati, ma ci è sempre stato opposto che si doveva fare riferimento al preventivo. Avevamo quindi accettato l'ipotesi cosiddetta del preventivo. E questo si è invertito senza dare però una soluzione ai problemi delle autonomie locali. Tutti i Gruppi politici avevano chiesto che a questa pur giusta linea che corrispondeva all'elemento inflazione (meno soldi spesi per le autonomie locali uguale meno inflazione) si accompagnasse il correttivo della spesa cosiddetta selettiva. Rivendicavamo nei confronti del Governo che su molte spese, che selettive non erano, ma che venivano trattenute per un ritorno al centralismo, quindi anche in settori di competenza della Regione venisse applicato il correttivo attraverso la cosiddetta spesa selettiva per cui se selettiva doveva essere quella delle autonomie locali, selettiva doveva pure essere quella del Governo accrescendo quindi le sostanze delle Regioni, delle Province, dei Comuni, del cosiddetto complesso delle autonomie locali.
A partire quindi da quell'anno abbiamo avuto un'inversione di tendenza rispetto alla globalità della spesa, ma né il Governo, né tanto meno il Parlamento hanno affrontato le numerose leggi che furono presentate da parte di vari Gruppi (dal Gruppo comunista, dal Gruppo socialista e dal Governo attraverso Scalfaro, Rognoni ed altri) che furono riunite in un unico pacchetto dal quale si doveva estrarre poi l'ipotesi legislativa per le autonomie locali nell'ambito almeno degli anni 1984/1985. Il Senato mi pare avesse votato un ordine del giorno in proposito.
La partenza controinflattiva si aggira intorno agli anni '83 quindi senza questo correttivo che le Regioni e i Gruppi politici tutti insieme reclamavano, ci siamo trovati ad affrontare situazioni pregresse che tenevano conto della legge finanziaria n. 281 (artt. 8 e 9, il fondo comune o il fondo di sviluppo, i due fondi sui quali la finanza regionale di base si fondava). Se si fosse sempre tenuto conto della percentuale del 17-18 delle entrate tributarie dello Stato devolute alle Regioni dovremmo avere circa 700 miliardi. Mi pare però che non raggiungiamo i 400 miliardi.
Mentre sul fondo di sviluppo dovremmo avere almeno 80-100 miliardi. Quindi 800 miliardi circa contro i 430 miliardi che abbiamo adesso. Siamo esattamente decapitati.
Se si vuole parlare seriamente di finanza si deve tenere conto del fatto che, mentre dal 1970 al 1975 operavamo in un clima di certezza della spesa regionale con un aumento annuale che toccava anche il 20% dei tributi dello Stato, la crescita attuale è praticamente uguale a zero perché,depurata anche dall'inflazione del 4,50-5%, è intorno al 3-3,50% di aumento il che vuol dire zero.
Questo era il dibattito che si doveva fare e in occasione di un bilancio si poteva certamente fare. Se nel futuro non interverranno dei correttivi, se non andremo a riparare attraverso la legge finanziaria, che è alla base dell'attuazione delle autonomie locali con la certezza delle attribuzioni anche alle autonomie locali, con la suddivisione della Repubblica, secondo il dettato della Costituzione, certamente ci troveremo a dover fare delle osservazioni molto più pesanti di quelle che stiamo facendo oggi.
Questo il Ministro Goria lo rilevava già nel momento in cui accendeva per l'esercizio in corso, un deficit di 100 mila miliardi che, unito a quello precedente, tocca circa 800 mila miliardi. Ma nessuno ha mai parlato del buco di Goria perché si è trattato di un deficit annuale registrato verso il quale si è cominciato ad operare un risanamento attraverso una politica finanziaria determinata dagli interessi sui BOT, sui CCT, dagli interessi che sono partiti dal 20%, che oggi toccano 1'8% e che depurati dalla tassa del 12% a decorrere dai mesi prossimi andranno a meno del 7%.
Andiamo verso il risanamento, ma non so come ciò avverrà perché 800 mila miliardi sono una cifra rispettabile di fronte ai 200-210 mila miliardi di tributi di entrate.
Noi siamo nella stessa situazione. Noi chiediamo che anche il Governo faccia la spesa selettiva che lo Stato ci chiede, chiediamo che il Governo tagli le parti parassitarie gravissime che ancora oggi ha nel suo bilancio.
Le parti parassitarie del Governo sono tantissime e potremmo andarle a cercare nei vari capitoli di bilancio, non sto a citarle perché sono talmente tante che potrebbero non soltanto raggiungere 1 1.000 miliardi di cui ha parlato il Presidente Beltrami, ma potrebbero essere ben superiori.
Se la finanza è seria, come è seria la politica e tutta l'amministrazione, dobbiamo creare un terreno largamente unitario perch questa legge passerà soltanto con una piattaforma largamente unitaria.
La Regione, con quello di cui dispone, non potrà certamente provvedere alla programmazione professionale, ai lavori pubblici, all'inserimento del turismo. Se il Piano di sviluppo verrà approvato, ci sarà un buco di circa 5.000 miliardi per andare incontro all'attuazione degli 82 progetti. Non capisco perché abbiamo criminalizzato tanto Sanlorenzo a suo tempo quando ha proposto gli 84 progetti. Io sono stato uno di quelli. Non criminalizziamolo più.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, le dichiarazioni del Presidente della Giunta hanno voluto mettere in evidenza due elementi. Il primo riguarda l'esigenza di ridefinire i problemi finanziari e le difficoltà delle Regioni.
A me sembra però che non era il caso di arrivare fino ad oggi pomeriggio per dire queste cose dopo l'inizio della discussione e un'interruzione insolita e straordinaria del documento fondamentale della Regione. Questi argomenti potevano essere affrontati, come del resto noi chiedevamo, in un confronto preliminare sui problemi della finanza locale e regionale per dare delle indicazioni sui comportamenti di Giunta e di Consiglio delle Regioni verso il Governo e verso il Parlamento.
Ma un altro elemento delle dichiarazioni del Presidente deve farci riflettere. Il Presidente dice che si tratta di un disavanzo ragionieristico e credo che si riferisca, rettificandole, alle affermazioni del Vicepresidente Vetrino. Non è una cosa da poco. Il Presidente della Giunta ha rettificato le affermazioni del Vicepresidente, qui in aula, ma a noi non basta perché continua l'ambiguità, perché il punto vero non era, al momento dell'interruzione, il dibattito sulla finanza regionale delle Regioni, ma era l'affermazione fatta dal Vicepresidente e sottolineata anche dal collega del suo Gruppo, il Consigliere Ferrara, che in effetti c'era un buco di 300 miliardi lasciato dalle precedenti Giunte.
Su questo punto si è interrotta la discussione di questa mattina e noi su questo punto vogliamo vederci chiaro fino in fondo e non vogliamo essere presi in giro.
Abbiamo sollecitato il confronto in Commissione per ben tre mesi.
Coloro che fanno queste affermazioni in aula non si sono mai presentati in Commissione per la verifica puntuale dei conti. Perché permane l'ambiguità? Forse è una presa in giro del Consiglio! Perché un giornalista di GRP ha chiesto al nostro Gruppo la nostra opinione sulle affermazioni del Vicepresidente della Regione sul buco di 280 miliardi, affermazioni fatte dopo l'incidente scoppiato in aula, dopo che la maggioranza aveva chiesto di sospendere l'esame del bilancio per fare una verifica al suo interno.
Da una parte abbiamo il Presidente della Giunta che ci ha dato una risposta e dall'altra abbiamo invece il Vicepresidente che dice una cosa completamente diversa, fuori di quest'aula. Il Consiglio non può più accettare comportamenti di questo tipo.
Che cosa è emerso in Commissione? Sono emersi due punti fermi: innanzitutto che le scelte di bilancio fatte dalla Giunta regionale per il 1987 comportano un buco di almeno 80 miliardi, e su questo non ci sono dubbi. In secondo luogo quei 300 miliardi, di cui tanto si è vociferato non esistono più oggi, come non esistevano al 31/12/1986. A meno che la Giunta in Commissione abbia detto il falso. Questo va chiarito fino in fondo.
Le nostre affermazioni non sono infondate. Quei 300 miliardi di deficit sbandierati nei fatti non sono mai esistiti. Vogliamo sapere fino in fondo la verità e credo che questa sia un'esigenza di tutto il Consiglio che si appresta ad approvare il bilancio. Abbiamo le affermazioni del Presidente della Giunta e le dichiarazioni del Vicepresidente e Assessore al bilancio pluriennale che sono completamente discordanti tra di loro ed entrambe sono diverse da quanto affermato dall'Assessore Turbiglio.
Chiediamo perciò il rinvio in Commissione per chiarire fino in fondo la questione. Chiediamo che gli Assessorati presentino la situazione delle entrate correnti e delle spese libere della Regione per il 1986 e per il 1985 (noi l'abbiamo fatto per il 1987). Perché? Perché è da questo confronto che emerge quanto la Regione eventualmente nel 1985 e nel 1986 ha risparmiato e ha eventualmente coperto del buco, se mai esisteva, di 300 miliardi. Le entrate libere della Regione, cioè quelle che possono essere utilizzate per coprire eventuali arretrati, sono quest'anno intorno ai 560 miliardi. Sicuramente erano meno l'anno scorso; ma a fronte di queste entrate libere di 560 miliardi quante erano le spese vincolate e correnti? Noi pensiamo che fossero pressappoco uguali se non qualche decina di miliardi in più! Ma vogliamo vedere le cifre con calma e vogliamo un chiarimento che non può essere fatto qui sui due piedi in aula, ma con serietà all'interno della Commissione per poi riferire al Consiglio. Perch se fosse esistito veramente il buco di 300 miliardi, poi sparito come ci dice la Giunta al 31 dicembre 1986, vorrebbe dire che la Regione nel 1986 avrebbe risparmiato 280 miliardi sui 500 e poco più che aveva a disposizione. Noi crediamo che questo non sia possibile. C'è qualcosa che non quadra all'interno della girandola di dichiarazioni fatte in Consiglio dai vari esponenti della Giunta.
A me sembra che sia doveroso da parte di questo Consiglio, prima di decidere, chiedere la massima chiarezza su un documento così importante che, comunque è certo, con queste scelte porta un disavanzo di almeno 80 miliardi per il 1987.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, la proposta del Gruppo comunista è di riesaminare in Commissione il bilancio regionale per chiarire esattamente come stanno le cose.



BONTEMPI Rinaldo

Vorremmo sentire l'opinione dei vari Gruppi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente, quello che emerge è che i bilanci presentati in questi ultimi anni sottostimano forse alcune spese presumibili dell'esercizio e quindi lasciano intendere una possibilità di bilancio con disavanzo sommerso che può emergere alla fine dell'esercizio.
Voi della opposizione avete indicato quest'anno in 80 miliardi tale possibile disavanzo, ma l'Assessore Turbiglio aveva affermato in sede di Commissione che "nell'anno precedente erano 140 miliardi". Quindi questo è un rientro graduale rispetto al deficit, o se volete disavanzo pregresso sommerso. Siamo pienamente d'accordo sulle dichiarazioni di Viglione sulla finanza locale perché sono esatte.
Il cambiamento della metodologia di distribuzione delle risorse dallo Stato alle Regioni ha fortemente penalizzato queste ultime, sicché negli esercizi passati si è determinato nella sostanza un disavanzo sommerso; la scarsa copertura delle spese nel bilancio di quest'anno c'era anche nell'esercizio precedente, anzi, era maggiore, come abbiamo potuto verificare in Commissione.
In Commissione si è fatta anche qualche valutazione sui consuntivi e si è rilevato che sono state portate avanti delle reimpostazioni che in realtà non dovevano essere conteggiate (come ho sostenuto questa mattina) per l'esistenza di errori materiali. Non facciamo polemiche perché le cifre sono cose serie. E' chiaro tuttavia che sono venuti alla luce errori materiali nella reimpostazione delle cifre come è stato ammesso da parte di tutti. Vi sono i 41 miliardi della sanità sui quali abbiamo discusso per ben due sedute in Commissione e, come ha ammesso l'Assessore, ed è rilevato anche nella relazione, ci sono 35 miliardi di annualità non comprese nel bilancio che andranno ad essere ammortizzate, secondo gli accordi intervenuti con il Governo. Ci sono quindi importi che slittano quest'anno negli anni precedenti ne sono slittati altri e possiamo affermarlo in misura maggiore. Come è stato chiarito in Commissione, è quindi in atto un piano di rientro difficoltoso in una situazione di finanza regionale che è quella delineata con chiarezza dagli interventi del Presidente Beltrami e del Presidente Viglione. Quindi non v'è nulla da chiarire in più e vi è da respingere una polemica che non intendiamo assolutamente cavalcare. Il Gruppo democristiano ha però il dovere di dire che esiste la difficoltà di coprire in bilancio lo slittamento, un possibile disavanzo sommerso, che tra l'altro hanno molti Comuni - secondo quanto ha affermato il Senatore Triglia nel suo intervento all'ANCI - che nasce dalla insufficienza delle entrate rispetto ad uscite che sono inderogabili.
Nel 1983, senza polemiche, senza usare termini impropri, affermavamo testualmente: "Per noi s'impone un esame approfondito dello stato finanziario della Regione indirizzato da un lato ad analizzare a fondo le principali componenti della spesa rigida e dall'altro a verificare l'effettiva copertura finanziaria e la completezza del bilancio".
Noi oggi diciamo: "Facciamo intendere che il bilancio è carente e facciamo un discorso di chiarezza".
Per noi non esistono ragioni accettabili perché il documento ritorni in Commissione. Il problema è stato chiarito nella sua interezza. Si è concordato con il livello nazionale lo slittamento di talune spese, perch c'è una insufficienza, e non è un fatto nuovo; è un fatto che si ripete che ha delle ragioni profonde che non imputiamo espressamente a gestioni passate per ragioni politiche perché non guardiamo assolutamente al passato. Non ci interessa la polemica sul passato, ci interessa invece guardare al futuro con attenzione e con puntualità. Quindi non ci sono ragioni per il ritorno in Commissione di un documento che è stato esaminato a fondo con molta attenzione e che tra l'altro ha fatto emergere le cifre con chiarezza e con analitiche, lunghe, attente informazioni date dall'Assessore Turbiglio in Commissione e che sono riprese nella relazione del Presidente Santoni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, per valutare compiutamente da parte dell'aula la richiesta di ritorno in Commissione del bilancio occorre centrare tre argomenti; forse i colleghi che non hanno partecipato ai lavori della I Commissione non sono in grado di apprezzare appieno tale richiesta.
La I Commissione ha iniziato l'analisi seppure sommaria di questo bilancio non tre giorni fa, ma nel dicembre 1986 quando è stato presentato insieme alla legge di autorizzazione all'esercizio provvisorio, proprio ai fini dell'approvazione della legge di autorizzazione dell'esercizio finanziario.
In quella sede fu richiesto ciò che negli anni precedenti non era stato fatto, che all'inizio dell'esame del bilancio gli uffici della I Commissione redigessero una relazione tecnica di analisi approfondita di tutte le cifre del bilancio. Questo è stato fatto e il documento conseguente, che è stato totalmente assorbito dalla relazione svolta questa mattina, è stato consegnato nel gennaio 1987 ai Commissari e ai Gruppi.
Proprio per questo stamane ho chiesto ai colleghi, e il silenzio è approvazione in questi casi, di essere autorizzato a non leggere questa parte di analisi dettagliata, puntuale, specifica di tutte le cifre che erano contenute nel bilancio perché i Commissari e i Gruppi avevano avuto questa analisi nel gennaio 1987, oltre tre mesi fa.
L'esame del documento del bilancio è proseguito in Commissione certamente non tutti i giorni e non tutte le settimane. La Giunta aveva necessità di presentare alla Commissione, come questa aveva richiesto, una serie di specificazioni, di documenti. C'era il problema sostanziale e pesante delle reimpostazioni dei fondi statali a destinazione vincolata occorreva avere esattamente le cifre del consuntivo e dell'avanzo dell'anno precedente per poter fare un discorso serio e puntuale. Avevamo soltanto in allora le cifre del preconsuntivo, che poi si sono dimostrate non così strettamente sovrapponibili a quelle del consuntivo reale; c'era - ripeto una serie di problemi compreso quello di trattare con il Governo l'ipotesi di rientro su una serie di reiscrizioni, che non potevano essere fatte in questa tornata di bilancio e soprattutto sulla necessità che il bilancio venisse approvato pur non aderendo al cento per cento alle richieste che erano state fatte dal Commissario di Governo per quanto riguarda l'assestamento del 1986. Tutti questi passaggi sono stati esperiti e credo sia doveroso da parte nostra, non per una difesa d'ufficio del collega Turbiglio che ci rappresenta in Giunta, ma per una difesa della verità storica del lavoro che è stato fatto, dire che puntualmente l'Assessore Turbiglio e i suoi funzionari sono stati presenti in Commissione e, via via che la situazione andava evolvendosi, presentavano ai Commissari esattamente i dati, le cifre, la situazione del bilancio, la situazione del consuntivo, la situazione dei rapporti con il Governo per l'approvazione del documento di bilancio.
Nella tornata finale dei lavori della Commissione è stato altresì richiesto - lo voglio sottolineare perchè è stato richiamato, forse non propriamente, dal collega Biazzi - un ulteriore documento per una migliore comprensione del bilancio. E' stato richiesto che gli uffici dell'Assessorato redigessero un documento specifico sulle risorse proprie della Regione. Questo documento e il tabulato allegato sono stati forniti ai Commissari più di un mese fa - Assessore Turbiglio mi corregga se sbaglio - e oltre a questo ne è stato richiesto un altro che consentisse l'accorpamento e l'estrapolazione di queste cifre relative alle risorse proprie della Regione. Il documento è stato oggetto di analisi e di discussione in sede di Commissione.
Tutto questo discorso è per dire che questo documento di bilancio è stato analizzato nelle sue cifre complessive, nelle sue cifre di dettaglio nei problemi che presentava, nei disavanzi nascosti, occulti, reali o fittizi che poteva presentare o che presenterà nei prossimi anni.
Abbiamo parlato di cifre e della necessità di un riesame delle cifre sulle risorse libere del bilancio. Voglio richiamare quello che è scritto nelle pagg. 8 e 9 della relazione che ho letto questa mattina. In quelle pagine si danno dei dati e delle cifre estremamente chiari e specifici, si dice che le risorse libere della Regione ammontano a 808 miliardi e 190 milioni, compresi i 132 miliardi e 389 milioni derivanti dalla contrazione di mutui a pareggio del bilancio, una massa di risorse, certamente non massiccia ma significativa, per poter far fronte eventualmente a situazioni di necessità che costringessero a dirottare una quota di queste risorse libere a copertura di riesportazioni derivanti da quest'anno e dagli anni precedenti.
Se si prosegue nella lettura di queste cifre si legge a pag. 9 della relazione che ben 524 miliardi e 129 milioni sono destinati alla copertura di spese di natura corrente e di spese rigide; sono somme che non possono essere sottratte e che comprendono le annualità passive, le spese di funzionamento, il fondo nazionale trasporti, il fondo sanitario nazionale l'assistenza sociale, l'assistenza scolastica, le opere universitarie residui perenti, gli oneri contributivi per apprendisti e artigiani, la convenzione SNAM ecc. Vediamo che questa cifra, certamente significativa in partenza, si riduce di 524 miliardi e 126 milioni. Dobbiamo togliere altresì i 132 miliardi e 389 milioni di mutui a pareggio del bilancio e ci resta una somma che è di 134 miliardi.
Allora, se vogliamo dire le cose come stanno, dobbiamo dire che le vere risorse libere della Regione sono 134 miliardi, non una lira di più! Questa è la realtà! Se consideriamo - ed è scritto anche nella relazione - che 90 miliardi sono assorbiti dalla formazione professionale vediamo che risorse libere non ne rimangono o ne rimangono estremamente poche. Le acrobazie che l'Assessorato al bilancio ha dovuto fare per cercare di far quadrare i conti di questo documento sono state molte.
Tutto ciò per dire che l'analisi delle cifre è stata fatta in maniera chiara e coerente. Non è stato nascosto nulla. L'Assessore ha detto chiaramente in Commissione che ci sono delle necessità di rientro, ci sono delle necessità di ammortizzare negli anni una serie di cifre che dovrebbero essere immediatamente reimpostate, che assorbirebbero quasi tutto quello che è la disponibilità concreta e reale delle risorse libere della Regione. Ciò significherebbe ovviamente non spendere più una lira n per la formazione professionale né per l'assistenza scolastica né per tutte quelle voci che ho citato. E questo, a prescindere dalle collocazioni di maggioranza o di opposizione, nessuno può volerlo. Quindi bisogna immaginare qualche cosa che ci consenta di rientrare in un periodo diverso soprattutto più lungo se si considera che tutta una serie di cifre relative a reimpostazioni avranno la loro maturazione in anni futuri, addirittura in anni successivi al 1990. Credo quindi che debba essere fatto un piano serio e sereno di rientro in Commissione in considerazione anche della scadenza andando poi a reimpostate quelle cifre man mano che verranno a maturazione e che potranno essere eventualmente reiscritte a bilancio.
Non mi sembra che si tratti di capire meglio la situazione di questo bilancio. L'abbiamo fatto ampiamente, con chiarezza, senza nascondere niente a nessuno. Il problema potrebbe sorgere su una vecchia polemica che è riesplosa questa mattina: questa situazione deriva da fatti maturati negli anni 1986, 1987 e per metà del 1985, tanto per comprenderci dopo il cambiamento di Giunta e di maggioranza, oppure è una situazione che colposamente, dolosamente deriva dalle gestioni precedenti? E' un problema di natura politica, possiamo discuterne qui o in Commissione, ma mi sembra che non attenga e non infinga al problema di una chiara comprensione delle cifre di bilancio, di una chiara comprensione della situazione finanziaria della Regione! Per questo credo che la richiesta che è stata fatta non possa essere accolta, almeno per il nostro Gruppo non è accolta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, avrei dovuto intervenire prima, ma intervengo ora dopo la dichiarazione del Presidente Beltrami e dopo l'intervento del Presidente Viglione.
Il nostro Gruppo condivide la dichiarazione del Presidente Beltrami perché consente di superare il motivo per il quale avevamo chiesto la sospensiva. Il chiarimento è venuto dal Presidente della Giunta che ha ristabilito i termini di una discussione che incombeva, che non era mai arrivata al chiarimento definitivo.
Sentito il chiarimento del Presidente Beltrami, credo che la richiesta del rinvio in Commissione non sia accoglibile. Ritengo che la discussione su questi problemi potrebbe essere affrontata al momento della presentazione del bilancio consuntivo o dell'assestamento. In questa sede dovendo accelerare il dibattito sul bilancio, il Gruppo socialista ritiene che si debba proseguire la discussione ed approvare entro questa sera il bilancio di previsione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, è dovere costituzionale dell'opposizione porre una questione preliminare.
Un Gruppo della maggioranza e, con varie tonalità, altri Gruppi della maggioranza hanno chiesto un chiarimento su una questione specifica che si riferiva ad un'affermazione del Vicepresidente sulla quantità del deficit degli scorsi anni.
C'è stata una riunione tra la Giunta e i Consiglieri di maggioranza. Il Presidente Beltrami ha poi ritenuto di dare una spiegazione che in realtà non ha nemmeno sfiorato l'argomento (lo ha fatto solo implicitamente) al punto che, di fronte all'intervento di Biazzi, il Vicepresidente Vetrino continua ad asserire che il problema è che c'è un buco di 280 miliardi. E' rilevante sapere come sono spariti questi 280 miliardi o meglio se con le cifre si gioca. Su questo non c'è stato un chiarimento e qui pongo un problema costituzionale, signor Presidente. Quando una maggioranza ritiene di porre qui dei problemi di verifica o di chiarimento politico li pone a tutta l'aula; la maggioranza non può ritenere, credo impunemente, di trattarseli al suo interno. Che ne so io di quello che è avvenuto nella riunione di maggioranza? Si è riportata la bonaccia nella tempesta? Questo non ha niente a che fare con i rapporti istituzionali che sono dovuti.
Comunque quella parte del Consiglio che non ha partecipato a quella riunione registra che è scoppiato un incidente politico su una questione che quella questione non si è chiarita, anzi, si è fatto un vago e generico richiamo alle questioni che da sempre ci travagliano nei confronti della finanza regionale. Addirittura abbiamo avuto nel corso del dibattito, per fortuna vivo non finto, la reiterazione da parte del Vicepresidente della Giunta delle affermazioni che erano state alla base dell'incidente.
Il Consigliere Santoni ha dato una spiegazione delle cifre, ma questo non c'entra niente con la questione che è stata aperta all'interno della maggioranza. Chiedo la valutazione di una situazione, che è si riferita al passato, ma che ha le scaturigini e le conseguenze sul presente. Non so se eravamo così cattivi da avere lasciato dei buchi, questo mi è indifferente.
E' invece rilevante sapere che se erano vere le affermazioni che sono state reiterate oggi, come è possibile che una manovra di rientro che è stata definita graduale dal Capogruppo della Democrazia Cristiana sia stata così veloce da azzerare praticamente in due anni. Questo vuol dire che, al limite, vengono poste in gioco le questioni politiche. Il bilancio è anche questo. Per fortuna è un documento importante nella cui discussione si dedica attenzione sulla veridicità delle affermazioni o sulla incautela con cui vengono rese. Certo, sul piano politico è più comodo rilasciare le interviste, come ha fatto l'Assessore Turbiglio al giornale di Novi, che non misurarsi con i problemi. E per questa strada oggi tutti sono confusamente d'accordo sulla proposta al Governo nazionale.
Credete davvero che il Consiglio possa essere preso in giro? Si era detto di fare un dibattito sulla finanza regionale, ma la Giunta non ha prodotto alcun documento. Si sarebbe dovuto fare un dibattito che sarebbe stato introdotto da un documento. Il Piano di sviluppo avrà una sua trattazione, un suo riferimento, una sua validità, ma non è il documento.
Se non si sollevava questo incidente politico, sollevato dal Gruppo socialista, questi temi non si sarebbero affrontati.
A me sembra che in questa manovra ci sia una confusione negli atteggiamenti politici che porta, fatto più grave, una confusione nelle conseguenze, nelle cifre (che si afferma non esserci state in passato) dei deficit.
C'è però anche una ragione politica. La maggioranza può fare quello che vuole quando ha i numeri, quello che invece ad un sistema costituzionale non è permesso è il non dare il chiarimento, è la pervicacia con cui si sostiene di dover andare avanti, nonostante sia stato sollevato un incidente in Consiglio che investe tutto il Consiglio, anche quella parte che non l'aveva sollevato, per esempio, l'opposizione che, a questo punto ha diritto di parola.
Fra l'altro, la questione l'avevamo sollevata anche noi dicendo che il chiarimento non c'è stato e che al Consiglio converrebbe, secondo una norma di buona prudenza, fare quell'accertamento che chiedeva Biazzi in Commissione.
Le opinioni qui sono però diverse. Secondo me, è una grave lesione delle regole istituzionali, signor Presidente. Forse queste regole dovremmo tutelarle prima di tutto anche perché il guasto nei rapporti non porta beneficio a chi governa, comunque non lo porta alle istituzioni nel loro complesso.
Voglio aggiungere un'ultima considerazione che mi sembra di qualche peso. Il Presidente Beltrami ha fatto il suo compitino spiegandoci sinteticamente quali sono i rapporti tra la finanza regionale e la finanza statale, visto che in questa stessa sede durante l'intervento di Biazzi il Vicepresidente Vetrino ha...



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Ha parlato.



BONTEMPI Rinaldo

...infatti sto chiedendo di parlare per farci capire a che punto siamo e se il pannicello caldo sulla gamba di legno che ha voluto dare Beltrami sia il modo per uscire da una strettoia. Il Presidente ha interrotto Biazzi dicendo che quelle cifre sono scritte. A noi non interessa la polemica retrospettiva, evidentemente interessa a voi, perché siete voi che la fate con la testa girata all'indietro, il che è molto preoccupante. Il dato politico vero è che a due anni di distanza abbiamo la bontà di leggere interviste come quella di Turbiglio o quella del neoeletto Martinetti che ha detto che le cause delle difficoltà della Regione stanno in una burocrazia troppo politicizzata dalle Giunte di sinistra. Ho letto questa "perla".
Un'altra perla, che aggiunge molto sul piano dell'atteggiamento alla faccia dell'impotenza, dell'immobilismo, dell'incapacità, che è rilevatrice dello star chiusi in una cittadella di arroganza, è data dal fatto che si continua, ormai da due anni, a parlare e a sparlare del governo delle Giunte rosse dei dieci anni passati, che pure hanno fatto degli errori e anche notevoli. Dice Turbiglio: "Mi sono dovuto riprendere da uno choc iniziale appena ho preso le redini del bilancio, dopo la non esaltante esperienza...". Credo che leggere la realtà in questo modo sia rivelare l'essere, d'altra parte le conferme vengono pesanti dai fatti.
Chiudo qui, visto che non mi sarà più data occasione di parlare, visto che le proposte e i ragionamenti che facciamo vengono contrastati da un muro di indifferenza e di arroganza dei numeri. Avete un po' tutti in questi due anni girato su Viglione, il problema era di dire le cose che non sentisse Viglione o di scriverle magari sperando che Viglione non le leggesse. Certo, Viglione ha avuto una parte importante in queste Giunte.
Il problema sta nei fatti. Continuiamo a vedere enormi difficoltà ad impostare una politica da tutte le cose che non vengono fatte e da quelle poche che vengono fatte dalla Giunta. Avevamo offerto la nostra disponibilità anche a rivedere criticamente i dieci anni passati. Crediamo che siano stati anni importanti, anche anni di errori, anni in cui cominciavano ad apparire alcuni sintomi di decadenza della Regione nei rapporti con il Governo nazionale, probabilmente anche perché non abbiamo reagito in tempo a certe questioni. Abbiamo cominciato questo ragionamento sul personale. Vedo Carletto attento e mi rivolgo a lui. Nel 1985 abbiamo detto che avremmo riproposto formule politiche di Giunte di sinistra e di progresso sulla base di una forte innovazione, non potevamo mettere l'orologio indietro. Sono sempre più convinto che l'orologio non si pu mettere indietro; gli anni grandi che abbiamo vissuto sono stati intanto un pochino obnubilati da anni meno grandi, da certi errori di impostazione.
Abbiamo tentato di dare peso e senso alla nostra presenza in presa diretta con i problemi della gente e del Piemonte attraverso una riconversione della concezione della programmazione. Parliamo ormai di alternative poniamo anche le questioni dell'autonomia dal versante politico. Per esempio dovremmo rinunciare a qualche chilometro di asfalto per avere 50 o 60 miliardi per potabilizzare l'acqua in una determinata zona. Abbiamo pensato che l'innovazione, il cambiamento e la revisione critica di quello che avevamo fatto fosse la condizione di credibilità, ma questa disponibilità non solo non ha trovato rispondenza nella maggioranza, ma ha avviato preoccupantemente una polemica che dura da due anni, le cui conseguenze istituzionali sono di oggi. Le ragioni dell'opposizione vi paiono irose, ma noi non siamo arrabbiati per non essere più al governo. Ho detto già che abbiamo persino avuto una lezione da queste elezioni e, come noi, altri dovrebbero averle. Spero che le elezioni che si profilano diano ai vincenti e soprattutto ai perdenti il modo di ragionare su tante cose che sono cambiate. Questo istituto è diventato un guscio vuoto in cui si possono esercitare tranquillamente dei trucchi d'aula per cui i chiarimenti non chiariscono e l'opposizione viene ricacciata nelle condizioni di chiedere un chiarimento forte, ma il chiarimento forte di solito si adotta attraverso azioni clamorose.
Riteniamo che la maggioranza abbia il dovere di rendere conto al Consiglio e al sistema democratico delle ragioni per le quali ritiene di dire altro.
Cominciamo a vedere con sempre più certezza la mancanza di una strategia. Questo bilancio è stato definito bilancio verità, ma noi e con noi forse qualcuno della maggioranza riteniamo che sia un "bilancio confusione".
Il piano di rientro quali cadenze ha, quali modalità, quali poste? Per questo il nostro atteggiamento è particolarmente amareggiato, anche se non imprevisto perché ci siamo avvicinati al bilancio in tono minore.
Conta fino a un certo punto, caro Santoni, che siete venuti in Commissione a spiegare questo e quello, quando poi la manovra complessiva, il collegamento con il Piano di sviluppo, di cui vi eravate fatti scudo per far passare il primo esercizio provvisorio, non viene fuori. Oggi registro la novità che si attacca il Governo. Dovrei registrarla con piacere, anche se strumentalmente non l' ho mai vista tanto bene; l' ho sempre vista necessaria però, visto che gli interessi oggettivi erano contrari. Mi viene in mente però che il Governo non c'è più e forse, nelle maglie rigide dell'eterodirezione, questo oggi è reso possibile. Caro Beltrami, ci sono delle componenti soggettive che rendono possibile a te di governare fin quando vorrai in forza di una indifferenza a quello che viene detto. Nota bene che il 50% di quello che viene detto possono essere stupidaggini, ma l'altro 50% è vero, dato da calcoli statistici e detto da una forza che non viene in Consiglio ogni tanto per dilettarsi, ma per lavorare sui problemi.
Ebbene, caro Beltrami, questa non reattività ti garantirà una lunga vita politica, però quello che consuma il cinismo e l'arroganza soggettiva insieme all'arroganza politica è molto. Hai definito spirito di servizio l'accordo del pentapartito sulle UU.SS.SS.LL. a Torino. Secondo me hai qualificato l'identità di un modo di governare, l'identità che può fare di quelli che a noi paiono dei disvalori addirittura dei valori.
Un valore è quello di capirsi parlando delle stesse cose, però oggi questo non avviene perché respingete un confronto in Commissione su questo argomento specifico, su come si è rientrati dai 280 miliardi. Noi vorremmo questo confronto per capire se le cose dette sono vere, le capacità taumaturgiche di recupero al galoppo del deficit siano tali da farci cambiare il giudizio politico, da farci d'improvviso entusiasti del Vicepresidente, del Presidente, del pentapartito. La posta è grossa. Io accoglierei questo invito al confronto. Potrebbe farci ricredere. Il bilancio si discuterà il 29 o il 30 aprile, però martedì potremmo avere l'occasione di discutere che io vi inviterei a cogliere.
Naturalmente, mi immagino già la risposta. Non abbiamo più fiducia, non abbiamo più quel credito nei rapporti che di solito salva i rapporti politici (lasciamo perdere per ora quelli personali). Invece di respingerla con tanta burbanza e tranquillità,questa nostra richiesta dovrebbe essere più acutamente esaminata. La pongo anche alla Presidenza del Consiglio per i doveri di garanzia dei rapporti costituzionali all'interno dell'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, intervengo sulla richiesta del Consigliere Biazzi relativamente al rinvio del bilancio in Commissione. Ho ascoltato con molta attenzione l'intervento del Consigliere Bontempi e pur non avendo partecipato a tutte le riunioni della I Commissione devo dire che il problema è stato posto.
L'Assessore Turbiglio in Commissione aveva spiegato e documentato alcune situazioni che sono oggi oggetto di questa piccola polemica. Devo dire con molta franchezza che non era intenzione del Gruppo repubblicano riaccendere la polemica sul passato perché riteniamo che il passato sia stato giudicato dagli elettori che sono gli unici che hanno titolo e diritto di esprimere dei giudizi. Crediamo che la Giunta e le forze politiche di maggioranza abbiano ripreso il problema dell'eventuale deficit del passato per le conseguenze che esso ha sul bilancio attuale e non certamente per continuare una inutile polemica con altre forze politiche e con le precedenti maggioranze.
Devo dire che gli interventi di oggi dell'Assessore Turbiglio, del Vicepresidente Vetrino, del Presidente Beltrami e del Presidente Viglione non sono per nulla contraddittori fra di loro anche se hanno esaminato il problema da diverse angolazioni. Il disavanzo dei bilanci degli anni 1986 1985, e anche del 1984, 1983, 1982 viene ogni tanto alla ribalta.



BIAZZI Guido

Scusa un momento, ma quante volte ti ho chiesto in Commissione di andare a vedere i conti? Ci sono i Commissari che possono testimoniarlo qui. Perché non si è mai andati a vedere? Noi l'abbiamo chiesto. La tua è un'affermazione generica...



FERRARA Franco

Io credo che l'Assessore Turbiglio abbia dato degli elementi.



BIAZZI Guido

Nossignore, nossignore.



FERRARA Franco

Le argomentazioni portate oggi pomeriggio dal Presidente Beltrami sul disavanzo ragionieristico in realtà non sono contraddittorie: la ragioneria non è niente altro che una tecnica per mettere in evidenza dei risultati quindi è una conferma. L'intervento del Presidente Viglione mi pare abbia dato la giustificazione che il disavanzo non è un momento di allegria amministrativa da parte di pubblici amministratori, e non poteva evidentemente farlo lui che è stato responsabile di quella maggioranza; ha parlato di situazioni oggettivamente difficili della finanza locale che hanno determinato i disavanzi, che qualcuno vuole chiamare slittamenti contabili e qualcun altro ancora chiama buchi (l'affermazione relativa al buco fatta stamane dal Vicepresidente era conseguenza di un'affermazione fatta dal collega Biazzi). Quindi mi pare che in realtà non ci siano diversificazioni o posizioni contrastanti, mi sembra quindi opportuno oggi continuare il dibattito sul bilancio. La Giunta avrà occasione di portare quegli elementi ulteriori di conoscenza, quegli elementi chiarificatori per superare i dubbi che possono esserci ancora, affrontare senza polemiche l'emergenza finanziaria della Regione che è un dato oggettivo e reale e trovare delle soluzioni. Il dibattito di oggi ha proprio lo scopo di individuare dei comportamenti nuovi, delle regole nuove che questa Regione e le altre Regioni e gli Enti locali in genere devono fare nei confronti del Governo perché esiste una situazione obiettiva di estrema gravità che deve essere affrontata in qualche modo e risolta.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, vorrei fare un'osservazione rispetto ai compiti del Presidente del Consiglio. La richiesta che è stata formulata ha una sua ragione e nasce da una discussione che è di lunga durata. Con le mie dichiarazioni sono già andato oltre quello che è il compito di un Presidente, ma ritenevo di doverlo fare perché, com'è già stato detto, il problema non attiene soltanto ad un aspetto particolare, ma al rilancio complessivo dell'istituto regionale che via via ha perduto in questi anni per tante ragioni la vitalità e la forza che inizialmente aveva.
C'è però un documento sul quale potrà avvenire più propriamente quello che è stato chiesto dal Consigliere Biazzi, il consuntivo che dovrebbe già essere presentato.
Il consuntivo permetterà più di ogni altro documento l'accertamento.
Devo confessarvi che ho sempre più paura dei consuntivi che non dei preventivi, perché il preventivo può essere migliorato, il consuntivo invece costituisce la realtà.
Il consuntivo rappresenta il punto adatto per accogliere la proposta di confronto che è stata formulata, a mio giudizio giustamente. Sul consuntivo non si potrà più giocare, perché è la fotografia reale di quanto è avvenuto.
Il Presidente del Consiglio può arrivare sino a questo punto, non pu andare oltre. Al di là della richiesta di questo chiarimento non vi è che la rimessione della decisione alle forze politiche. Il Presidente del Consiglio non può decidere nulla. Diceva il bravissimo Fanti che fu Presidente dell'Emilia e lo dicevo anch'io quando ero Presidente della Giunta che il Presidente del Consiglio è solo uno speaker.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Penso che questa sia la probabile via di uscita. Noi però non siamo assolutamente soddisfatti - e la registrazione testuale può dimostrare che si è parlato d'altro per risolvere il problema - e chiediamo che almeno venga data dal Vicepresidente Vetrino una spiegazione. A noi interessa sapere come si è rientrati dal deficit di 280 miliardi, qualora ci fosse.
Se la questione verrà inquadrata in termini che questa mattina non ci sono giunti, l'incidente può davvero essere chiarito, altrimenti rimane il problema con il Consiglio, o meglio, con una parte del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Alla fine del dibattito, dopo tutti gli interventi, verranno i chiarimenti da parte nostra.



BONTEMPI Rinaldo

Ma come facciamo ad intervenire nel merito? Ci costringete, con un atteggiamento di arroganza o peggio, a non poter partecipare al dibattito.



BRIZIO Gian Paolo

Ancora?



BONTEMPI Rinaldo

Ma come ancora? Ti rendi conto di quello che sta succedendo? Oppure, a forza di pillole, sei convinto che noi si possa stare qui cloroformizzati a vedere tutto quello che succede? Non abbiamo neanche alzato i toni, siamo partiti semplicemente da quello che è avvenuto.



PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta ritiene di aver dato esaurienti spiegazioni rispetto a questo, pertanto non posso far altro che far proseguire il dibattito. Ci saranno in questa seduta e successivamente dei modi e dei termini per poter recuperare il confronto democratico su questo discorso.
L'assenza da un dibattito segna sempre un momento di rottura e, come Presidente del Consiglio, non vorrei che questo avvenisse.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, di momenti di rottura del linguaggio e degli accordi di fondo ce ne sono già troppi, però si metta nei miei panni. Forse apparirò testone e verrò urlato da Brizio, come già incominciava a fare dicendo: "fallo pure, non mi offendo, è nei diritti parlamentari".
Chiedo al Presidente Beltrami se il chiarimento da lui dato, che riguarda una parte del dibattito, ha a che fare con la questione come è stata posta.
Abbiamo chiesto di andare in Commissione, ma ci è stato risposto di no.
Abbiamo chiesto al Vicepresidente di chiarire se vale la versione data da Beltrami o se vale la versione politica che ho sentito questa mattina da parte del Vicepresidente Vetrino.
Se a tutte e tre le questioni si dice di no, evidentemente qui facciamo pressoché nulla quindi, molto a malincuore, pronti a sentirci tutte le reprimende sul carattere dell'opposizione che rompe tutto, saremo costretti ad abbandonare l'aula. Quando ci si mette in un cul di sacco non si può uscire con un finto chiarimento. Non si chiede l'impossibile.
Si vuole continuare il dibattito? Se la Giunta e la maggioranza ritengono che così stanno le cose, noi molto a malincuore, anche perch avevamo presentato degli emendamenti, siamo costretti a non partecipare a questa discussione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in verità non volevo intervenire rispetto alla questione sulla quale stamattina si è sospeso il Consiglio, perché ritengo che la dichiarazione resa dal Presidente Beltrami attorno al merito della questione e alle sue implicazioni politiche sia stata chiarita.
Il Presidente della I Commissione, Santoni, nel ribadire l'itinerario di discussione in Commissione ha chiarito i termini della questione che attengono ad una differenza di accentuazione politica rispetto ad una realtà che nessuno disconosce e che non nasce dalle colpe di alcuno, ma che è l'assommarsi di un trend che si è interrotto nei trasferimenti dei fondi dallo Stato alla finanza regionale.
Il Gruppo comunista dice che se non viene data risposta abbandonerà i lavori del Consiglio.
Invito il Gruppo comunista a riflettere ancora perché, come ben ricorderà il Consigliere Bontempi, quest'aula subì già una discussione sul Piano di sviluppo che andò a finire in questo modo e noi allora, credo giustamente, ritenemmo che questo comportamento non favorisse il crescere complessivo della Regione e dei rapporti all'interno del Consiglio. Anche in questo caso vale la stessa raccomandazione.
Il deficit, peraltro da tempo evidenziato nei documenti, non è colpa di nessuno, ma è il frutto di una serie di situazioni finanziarie che negli anni sono venute stratificandosi. Sarebbe opportuno che la Giunta desse alcune notizie che martedì in I Commissione l'Assessore Turbiglio ha dato in ordine ad un piano di rientro graduale e ad una serie di notizie relative a situazioni, poi chiarite, in ordine a vicende contabili e amministrative interne, e chiarisse come si è arrivati tecnicamente ad oggi.
Nessuno vuole sfuggire al dibattito (e certamente non vi si pu sfuggire con colpi di mano dicendo "intanto, per votare il bilancio ci siamo"). Questo non è il ragionamento a cui deve presiedere una forza politica all'interno di un consesso pluralistico. Se vi sono le condizioni minime per dare queste risposte, prego di valutarle e di percorrerle prima di arrivare a questo passo.
Insomma, non vorremmo su questo atto fondamentale chiudere il dialogo che, invece, ci pare importante ed essenziale.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, capisco che ci sono posizioni che talvolta toccano punte che oltre il carico di sicurezza si accostano a quello di rottura, per parlare in termini fisici.
L'intervento che ho svolto non me lo sono inventato, ma era un intervento che interpretava gli stati d'animo, le valutazioni, le riflessioni che sono intervenute nella riunione di stamane. Il chiarimento era dovuto all'aula, Consigliere Bontempi, ma era essenzialmente richiesto all'interno delle componenti della maggioranza che intendeva vederci chiaro su questi atteggiamenti. Ho reso una dichiarazione all'aula, quindi a tutti, e mi è parso che la dichiarazione di per se stessa potesse essere ritenuta appagante. Così non ho potuto rilevare dagli ultimi interventi che si sono svolti. Non è che esista all'interno del governo una posizione che è di un componente e un'altra che è del Presidente. Allorquando assume la parola il Presidente mi pare che, pur con i limiti personali, questi parli a nome dell'intera Giunta, quindi, la questione potrebbe essere risolta e superata dall'intervento che ho svolto. A seguito di questo nel confronto che si è acceso in aula ci sono stati altri interventi, cito per tutti quello del Presidente della I Commissione, che ha un valore anche di rappresentanza istituzionale, il quale ha recuperato complessivamente il discorso e ha avviato delle risposte che avrebbero potuto essere ritenute appaganti e di precisazione.
L'ipotesi del rientro in Commissione poteva anche essere allettante se non avessimo avuto dei limiti temporali non trascurabili, siamo a giovedì 23 aprile e avremmo potuto rinviare il bilancio alla prossima settimana.
Esistono però obiettive preoccupazioni che non ho difficoltà ad esternare.
Il bilancio è il motore, anche pagante sotto il profilo finanziario dell'attività della Regione. Non potevamo arrischiare che un ulteriore sollevarsi di problemi all'interno del Consiglio avesse potuto paralizzare questa attività, per cui, senza forzature, senza arroganza, che non ci appartiene, chiediamo al Consiglio di proseguire la discussione, precisando che i colleghi Vetrino e Turbiglio non hanno difficoltà a stabilire ulteriormente delle precisazioni che - mi è stato detto - sono intervenute in termini di totale approfondimento all'interno della I Commissione dove si è discusso per settimane attorno a questo argomento.



BONTEMPI Rinaldo

Tenete presente che noi non ce ne siamo accorti. Forse è giusto che ce ne andiamo perché non sappiamo neanche più quello che avviene.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

La mia non è né una sollecitazione ad andare via né una provocazione.
Se c'è una sollecitazione da parte mia è quella di chiedervi di restare in aula, così come hanno fatto tutte le opposizioni all'interno di quest'aula dal 1970 ad oggi sui temi essenziali espressi attraverso il bilancio.
Se dobbiamo perfezionare un intervento e chiedere alla cortesia di Turbiglio di riproporre gli argomenti che ha posto in Commissione, se questo è un elemento che possa consentire un'ulteriore caduta di tensione all'interno di quest'aula e se questo consente di proseguire l'esame del bilancio, questo verrà fatto anche perché non abbiamo nulla da nascondere.
Il conflitto di questa mattina è nato su un termine, non è nato sulla sostanza delle cose. Il Consigliere Biazzi è un tecnico del suono e questo discorso l'aveva anche approfondito a suo tempo e aveva avvertito i termini aritmetici, finanziari, ragionieristici del problema, che sono stati riprodotti in quest'aula attraverso argomenti che appartenevano magari ad aspetti di principio e di genericità di proposta, svolti sia dal Presidente del Consiglio che da chi sta parlando in questo momento.
Ritengo che questo modo di muoversi potesse essere ritenuto accetto. E' un termine che non gratifica, ma che è valido ed appagante per tutti i presenti.
Evidentemente poi si resta nella convinzione che si aveva all'inizio della discussione. Capisco i ruoli, le funzioni, capisco dove si vuole approdare attraverso questo confronto, ma non potete pretendere che andiamo a prendere un collega della Giunta e lo sacrifichiamo sull'altare del Consiglio regionale per poter dire che abbiamo appagato le insofferenze dell'aula! Chiedo al collega Turbiglio o alla collega Vetrino se intendono stabilire un perfezionamento per dare risposta alla sollecitazione che è stata fatta in aula dal collega Mignone, questo lo possiamo fare, pensando e di questo sono estremamente convinto - che l'aula andrà a risentire le cose che sono state dette dal Presidente della I Commissione, dal Consigliere Brizio, dal Presidente del Consiglio e da chi vi sta parlando.
Se questa è la condizione per poter proseguire e concludere entro la giornata la discussione del bilancio, la Giunta è disponibile a seguire questo percorso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Turbiglio.



TURBIGLIO Antonio, Assessore al bilancio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi ero ripromesso di prendere la parola alla conclusione del dibattito per dare risposte agli interventi e per illustrare i punti che fossero ritenuti dubbi. Non so se è questo che chiede la minoranza, se è questo che Bontempi si aspetta da me o se è questo che il Consigliere Biazzi vuole. Ribadisco di essere venuto sempre e comunque in Commissione, di aver dato tutte le spiegazioni che mi sono state richieste, di avere illustrato un piano di rientro, quale può essere proposto dalla Giunta, piano che è naturalmente fattibile attraverso gli anni, e certe posizioni che possono andare bene o che possono essere modificate anche a seguito di consigli della minoranza, ad esempio dei consigli di Biazzi che in questo campo, riconosciamo, ha un'esperienza notevole. Se volete che io ripeta quello che sono venuto a dirvi in Commissione, ve lo ripeto, ma naturalmente non posso qui sentirmi dire che a voi sono mancate queste spiegazioni, perché a me pare che ingenuamente candidamente come spesso vengo descritto, mi sono comportato con la massima disponibilità. Si è sottolineata una situazione che si è verificata a seguito di un'intervista.
Scusa, caro Bontempi, quando nelle vostre interviste dite che noi non siamo capaci a far niente, che noi siamo addormentati, io non ho mai contestato o evidenziato queste cose. Non sono mai venuto a dire: "Bontempi cosa dici!". Adesso tu tiri fuori un'intervista vecchia, nella quale ho detto che le Giunte rosse avevano fatto delle spese pazze. Allora, caro Bontempi, ti devo dire che anche io ho fatto delle spese pazze in vita mia e non me ne pento assolutamente e vorrei ritornare indietro di trent'anni per farle ancora.
Questa mattina durante la riunione di maggioranza con il Presidente Viglione abbiamo parlato del patrimonio ed egli ci ha ricordato la necessità della Regione di avere un tetto, perché non piovesse negli uffici regionali, ci ha spiegato i suoi acquisti di beni, di immobili.
Permettetemi di dire che qualche cosa di pazzesco però è stato fatto quando siamo andati a comprare castelli, a destra e a sinistra, che non erano la casa della Regione ma che erano una scelta del Presidente Viglione. Scelta che può anche essere ben valutata, ma che non ha tenuto presente tutti gli aspetti per cui oggi queste scelte ci comportano degli oneri particolari così pesanti che mi costringono a considerarla una vera e propria pazzia.
Con questo non intendo offendere nessuno e criticare nel senso più assoluto e deleterio quello che è stato fatto.
Se siamo arrivati ad un punto di incomprensione tale tra maggioranza tra gestione della Regione e minoranza e siamo al punto in cui anche un'intervista può essere determinante per rompere i rapporti, mio caro Bontempi, qui non ci conosciamo più.
Ho finito perché ho visto che Biazzi chiedeva la parola, io sono qui per darvi tutte le spiegazioni che volete. Ho qui dei numeri, dei dati, mi sono informato il più possibile su tutto e resto a vostra disposizione. Se questo va bene per calmare questa situazione, approfittate pure di me, ne avete già approfittato altre volte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti.



CERNETTI Elettra

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non intervengo sul bilancio ma soltanto per dire che non sono per niente d'accordo con l'Assessore Turbiglio. Può aver fatto le spese pazze che voleva, ma riguardano la sua persona. Questo non giustifica che faccia delle spese pazze anche a livello di bilancio regionale, quindi, se mi consente, Assessore, il paragone non è calzante.



TURBIGLIO Antonio, Assessore al bilancio

E' semplicemente un modo di dire.



CERNETTI Elettra

Ho capito, però quello che non ammetto, e colgo l'occasione per puntualizzare il mio pensiero, è che si attribuisca alle passioni personali di un Presidente l'acquisto di castelli e altro. Non dico questo perché si tratta del Presidente Viglione. Infatti, ogni volta che c'era da dare contro ad Assessori o Presidenti del mio Partito io non mi sono mai tirata indietro.
E' vero che era un periodo di vacche grasse e che potevamo fare cose che ora purtroppo non possiamo più permetterci, però è anche vero che l'acquisto di castelli e di determinate proprietà, se non rientra in un bilancio ragionieristico, rientra in una visione culturale più aperta, una visione che hanno l'ente pubblico e anche i privati. Sono sempre meno per i privati che si sobbarcano l'onere di mantenere e di conservare alla società patrimoni di cultura, di storia, di arte che, se non ci fosse l'intervento pubblico, non esisterebbero più, a parte la giustificazione parziale che dava Viglione dicendo che oggi sono patrimoni che tornano anche dal punto di vista economico se è vero che il palazzo che occupa l'Assessorato all'agricoltura costa circa un miliardo e mezzo d'affitto l'anno.
Oggi il Vicepresidente Vetrino ha messo in evidenza quanto spendiamo.
Non l' ho interpretato come accusa, ma come constatazione. Dal punto di vista ragionieristico non conviene spendere 20 miliardi all'anno per manutenzione e una buona fetta di miliardi per ristrutturazioni, per ripeto - ci sono cose che vanno ben al di là e ben al di sopra di un bilancio ragionieristico.
Non è una difesa del Presidente Viglione, che, certo, non ha bisogno delle mie difese, ma è per sottolineare che l'acquisizione di opere che rimarranno alla società piemontese deve essere considerata meritoria.
Dispiace ogni volta sentire che i meriti vengono invece imputati come colpe.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, voglio dire all'Assessore Turbiglio che in effetti non abbiamo nessuna domanda da porre all'Assessore al bilancio annuale, perché tutte le risposte ce le ha già date in Commissione. Ed è proprio su quelle risposte, che hanno confermato anche i nostri dati (oppure i nostri dati hanno trovato rispondenza nelle risposte puntuali date dall'Assessore e dall'Assessorato),che abbiamo costruito il nostro discorso. Il nostro discorso quindi è suffragato proprio da quanto tu ci hai detto e confermato in Commissione. Da ultimo nella riunione di martedì scorso alla quale erano presenti praticamente tutti i Gruppi. Là erano emersi confermati i dati che noi abbiamo citato: questo bilancio per il 1987 porta un deficit di 80 miliardi e al 31/12/1986 ci sarebbe uno scoperto di circa 35 miliardi. Per cui non abbiamo proprio null'altro da chiederti perché le risposte le hai già date.
Il problema, hanno ragione Bontempi ed altri, è che si divaga. Il problema sorto qui è un altro: i 300 miliardi. E' per questo che noi chiediamo non il rinvio del bilancio, ma la sospensione della discussione e gli accertamenti in Commissione. Perché è stata ripetuta l'affermazione dell'esistenza di un buco, chiamiamolo come vogliamo, al 31/12/1985 di 300 miliardi? Perché chiediamo la verifica? Non solo per andare a vedere se le parole sono state usate bene o male, non è questione di terminologia, ma perché se ci fossero stati questi 300 miliardi non coperti al 31/12/1985 la conseguenza sarebbe grave anche su questo bilancio annuale 1987. Noi diciamo di andare a controllare. Se ci fosse veramente il buco al 31/12/1985 non basterà prenderne atto. Si dovranno trarne le conseguenze anche sul bilancio 1987. Perché ha influenza anche su questo bilancio? Facciamo per ora un ragionamento molto semplice, ma vogliamo poi un confronto più approfondito in Commissione. Se c'erano al 31/12/1985 300 miliardi di deficit a cui trovare la copertura, non è pensabile che sia stato possibile trovarla nel 1986. Da dove sarebbero saltati fuori? Ha battuto moneta di notte la Regione? Tutti noi sappiamo che per trovare i 300 miliardi effettivi per coprire quel buco occorre aver fatto altrettanti risparmi effettivi; e tutti noi sappiamo che il risparmio effettivo non pu che derivare dalla differenza tra le entrate libere e le spese libere. E' stato possibile in un anno, nel 1986, risparmiare su 500 miliardi ben 300 miliardi? Il 55-60% delle entrate? Credo che non sia per niente pensabile una cosa del genere. Bontempi ha posto il problema anche a livello istituzionale, non certo per tirare in causa strumentalmente la Presidenza.
Ma se effettivamente ci fossero stati quei 300 miliardi come afferma il Vicepresidente, vuol dire che il bilancio presentato oggi non è vero.
Questi sono gli elementi su cui riflettere e a me sembra che il Consiglio abbia il dovere di andare a vedere come stanno le cose prima di approvare un documento fondamentale. Ecco perché non chiediamo il rinvio del bilancio in Commissione, non facciamo piccole manovre di questo tipo (d'altronde questo incidente non l'abbiamo provocato noi).
Abbiamo presentato gli emendamenti in Commissione non avvalendoci della norma del Regolamento che comportava il rinvio in Commissione qualora fossero presentati in aula. Dateci atto che non vogliamo nessuna manovra dilatoria. C'è un bilancio pluriennale che praticamente nessuno ha visto nessuno sa come è stato presentato. Non abbiamo mai voluto attardarci su questioni di dettaglio e puramente formali. Però questioni di fondo come questa mi pare meritino l'attenzione dell'intero Consiglio, perché qui si tratta di accertare qual è la vera situazione. Secondo me, c'è stata un'affermazione azzardata; ma non possiamo ignorarla, perché è stata ribadita ed è arrivata dal Vicepresidente della Giunta che è anche l'Assessore al bilancio pluriennale.
Possiamo scivolare con indifferenza su un'affermazione del genere fatta dopo l'incidente in aula e ripetuta alla televisione privata GRP? Mi pare che il Consiglio debba prendere atto di questi dati nuovi e debba accertare fino in fondo la situazione.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, chiarito questo aspetto, dobbiamo purtroppo procedere e quindi iniziare la discussione. Invito ancora a cercare il confronto nel corso della discussione e delle dichiarazioni di voto e di voler aprire ancora, se possibile, uno spazio di confronto perch l'abbandono di una discussione è sempre un elemento negativo che ricade anche su chi dirige, non soltanto su chi è investito.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Con l'ultimo intervento di Biazzi credo che siamo stati chiari. Abbiamo addirittura posto alcune subordinate. Devo dare atto peraltro all'Assessore Turbiglio, al di là degli esiti concreti del suo intervento, di avere voluto manifestare l'intenzione di stare al rapporto.
Assessore Turbiglio, non ci siamo offesi per quell'intervista, ma diciamo che politicamente ne dobbiamo parlare anche qui.
Dopo quello che è avvenuto questa mattina e per il peso politico che ha avuto, noi riteniamo di non poter continuare a partecipare ad una discussione senza avere una risposta.
Il Presidente Beltrami ha spiegato molte cose, ma non ci detto nulla dei 280 miliardi.
Il condizionamento sul bilancio attuale, come diceva Biazzi, è forte e sul piano politico è scarsamente accettabile.
Ci spiace di dover lasciare questa discussione e ci spiace di dover registrare che tutto ciò è letto come volontà di scontro.
Se viene sollevata una questione che ha un chiaro oggetto specifico questa va affrontata. Chi governa non può far finta che non è successo niente o far finta che l'opposizione sia qui solo per scaldare i banchi.
Alla discussione eravamo preparati, avevamo preparato anche degli emendamenti, però non abbiamo segni di vita e ci dispiace. Ringraziamo il collega Mignone per l'intervento che ha perlomeno dimostrato una sensibilità nei rapporti d'aula, che pure hanno qualche peso.



(Il Gruppo comunista abbandona l'aula)



PRESIDENTE

Non posso far altro che aprire la discussione. Purtroppo questo è il mio compito.
La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, in verità dopo tutto quello che è successo stamane e nel pomeriggio avrei voluto buttare via questi fogli che avevo cominciato a scrivere prima del famoso incidente del buco.
Ma la conclusione verso la quale questa discussione si avvia mi obbliga a sottoporre alla sua attenzione e a quella dei colleghi alcune considerazioni che voglio restino a verbale, a futura memoria come si dice.
Chi ha seguito con attenzione l'intervento del Presidente del Consiglio Viglione oggi pomeriggio ha potuto cogliere le difficoltà di gestione della cosa pubblica in Regione, aggravate da una politica centralistica praticata da una maggioranza parlamentare omogenea a quella di questo Consiglio. Per cui ha più grande valore la sollecitazione, che in quell'intervento era contenuta, di affrontare con spirito aperto, unitario, al di là degli steccati, problemi di fondo che vanno effettivamente al di là degli schieramenti e che implicano un disegno di società, un disegno di istituzioni che noi non possiamo condividere.
Chi, viceversa, ha seguito con attenzione l'intervento del Presidente della Giunta regionale Beltrami ha potuto cogliere una situazione estremamente confusa; al di là della sostituzione del termine buco, chissà perché ritenuto antiestetico, con quello di slittamento.
Signor Presidente e colleghi, debbo dare atto al Presidente del Consiglio Viglione delle ripetute sollecitazioni da lui fatte in sede di Conferenza dei Capigruppo sull'urgenza di programmare il dibattito in aula sul bilancio di previsione per il 1987. Si trattava, ha voluto ripeterci più volte il Presidente Viglione, di non bloccare fra le altre cose il pagamento del personale della Regione. Per provvedere a questa incombenza politica e istituzionale la maggioranza del pentapartito non ha esitato a fare uno sgarbo al Gruppo repubblicano impegnato nel proprio Congresso nazionale in corso a Firenze. Sgarbi, scortesie, agguati che si contano ormai quotidianamente in una coalizione scollata sempre più inadeguata, a nostro avviso, a fronteggiare i pesanti problemi sociali della nostra gente e lo stesso svuotamento istituzionale della Regione che traspare dallo stato della finanza regionale e operato dal potere centrale, considerazioni che non sono estranee a quelle svolte dal Presidente della I Commissione Santoni nell'avvio della relazione illustrata stamane in Consiglio.
Nè la sollecitazione della Presidenza del Consiglio, né la violazione di una civile consuetudine politica sono stati sufficienti a mettere in condizione questa assemblea oggi a pronunciarsi con cognizione di causa nel merito delle cifre e delle proposte avanzate dalla Giunta e dalla I Commissione.
Su un punto siamo arrivati alla chiarezza quanto meno dei contorni del problema: quello relativo al cosiddetto buco di 280 miliardi.
Alla luce di quanto è avvenuto stamane e oggi pomeriggio tutto è più chiaro. E' più chiaro lo spirito che anima questa coalizione: quello di ributtare le difficoltà del presente soltanto sul passato. Passato nei confronti del quale il nostro giudizio non è per nulla tenero, ma proprio per questo riteniamo inaccettabile che si continui, anno dopo anno, a ripetere sempre gli stessi frusti argomenti.
Alla fine del quarto mese dell'anno a cui il bilancio di previsione si riferisce non è stato possibile, signor Presidente, e la richiamo a un po' di attenzione attorno a questo problema che voglio sottoporre a lei anche personalmente, avere fino a questa mattina i documenti su cui il Consiglio deve deliberare. Ancora ieri sera ho telefonato al funzionario della I Commissione, dott. Leone, per poter avere documenti, per poter lavorare con i miei compagni a preparare i nostri contributi, le nostre proposte nel merito. Mi è stato risposto ieri sera che la relazione del collega Santoni doveva essere ancora battuta a macchina e che l'articolato del d.d.l. n.
197 doveva ancora giungere a Palazzo Lascaris da Piazza Castello. Stando così le cose sono costretto a ripetere in quest'aula, signor Presidente (che non è grigia ma azzurrina, come possiamo constatare, ma ugualmente sorda al pari di altre più autorevoli aule parlamentari, che ci troviamo di fronte ad una gravissima violazione dei diritti e della sovranità di ciascun Consigliere che, fino a prova contraria, qui dentro non rappresenta solo se stesso ma l'intera comunità piemontese.
L'intollerabile violazione dei nostri diritti e della nostra sovranità consiste nella impossibilità pratica di formulare giudizi, presentare proposte, formalizzare emendamenti nell'uso delle scarse risorse disponibili oggi per risolvere i più gravi problemi sociali del Piemonte che cominciano dalla mancanza di lavoro per finire, si fa per dire, con l'emergenza ambientale.
Io so, signor Presidente, che la sua sensibilità sul corretto funzionamento istituzionale della nostra assemblea è viva. La invito pertanto caldamente a fare ogni atto in suo potere per tutelare i diritti costituzionali di ciascun Consigliere regionale e di tutti quanti noi messi assieme. Quando un diritto essenziale, come quello che ho cercato di richiamare poc'anzi, si spegne anche solo per uno di noi, è l'intera democrazia che si impoverisce.
Per parte nostra - sottolineo il pronome plurale - avendo cercato di affrontare collettivamente come DP un argomento di così grande rilievo per la nostra comunità quale è il bilancio per un anno di funzionamento delle istituzioni rappresentative, le conseguenze da trarre per questa situazione sono obbligate.
Sono costretto - lo sottolineo - a non partecipare alla discussione in aula sul bilancio e tanto meno al voto, benché avessimo predisposto come Gruppo DP una serie di emendamenti per un uso migliore, a nostro giudizio delle risorse regionali sia sul versante dello sviluppo occupazionale che su quello della tutela ambientale che su quello della sicurezza sociale Può darsi che il ritardo con cui i documenti vengono presentati ai Consiglieri non sia estraneo alla recondita volontà di risolvere sbrigativamente il confronto politico fra maggioranza ed opposizione nonostante la cortesia, di cui do volentieri atto all'Assessore Turbiglio con la quale egli rivolge le sue argomentazioni all'assemblea.
E' certo comunque che dopo due anni di governo Beltrami ed alla vigilia della discussione del Piano regionale di sviluppo non è stato possibile confrontare in quest'aula le idee forza - ammesso che ci siano - del pentapartito piemontese.
Sappiamo bene, signor Presidente, che la maggioranza ha scelto di navigare sotto costa lasciando fare ai potentati economici senza disturbare il manovratore, FIAT in testa; manovrando gran parte delle risorse disponibili per lastricare di cemento quel che resta del nostro territorio.
Noi, signor Presidente, non siamo d'accordo e chiediamo a lei di fare la sua parte perché si arresti il degrado politico-istituzionale nel quale questa assemblea va sprofondando progressivamente e che le vicende di oggi pomeriggio non fanno che confermare.
Noi auspichiamo infine che queste considerazioni e le conseguenze stringenti, che sentiamo il dovere di trarre, non restino lettera morta nel comportamento delle altre forze politiche del Consiglio, a cominciare dalle forze di opposizione che sono rimaste. A quelle forze politiche, che di fronte a questi ragionamenti fanno spallucce e se ne fregano, vorrei ricordare che chi se ne fregava fece una brutta fine a Piazzale Loreto.
Di fronte a quanto è avvenuto verrebbe da concludere che "ubi maior minor cessat". Di fronte a una situazione che non si è voluto chiarire come quella che abbiamo cercato anche noi di sollecitare stamane, parrebbe che il richiamo alle regole sia poca cosa, ma la questione del rispetto di queste non è assolutamente una cosa minore a nostro avviso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Quaglia.



QUAGLIA Giovanni

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non deve stupirci il fatto che ogni volta che in questa aula si dibatte su documenti di carattere finanziario, e in particolare in occasione dei dibattiti annuali per l'approvazione dei bilanci di previsione e dei disegni di legge sull'assestamento, il discorso cada da parte di tutti gli interventi sulle questioni concernenti la finanza locale, la sua crisi, la finanza regionale in generale e la finanza della Regione Piemonte in particolare.
Ne abbiamo avuto sentore anche questa mattina: l'argomento è stato introdotto dalla prima parte della relazione del Presidente della I Commissione, Santoni, che ha ripreso questi argomenti in termini, se non drammatici, certamente allarmanti. D'altra parte non può che essere così altrimenti la discussione su un documento di bilancio, predisposto dalla Giunta, non terrebbe conto della realtà fondamentale, cioè di quella che è una ormai cronica limitatezza delle risorse.
Non riprendo ovviamente le considerazioni svolte sull'argomento dal relatore, che il mio Gruppo condivide. Voglio però richiamare l'attenzione dei colleghi rimasti su alcuni dati che evidenziano l'andamento delle entrate e delle spese regionali della Regione Piemonte con riferimento al periodo 1978/1987 per cercare di trarre velocemente dalla realtà dei dati una valutazione il più possibile obiettiva della situazione, al di là delle polemiche.
Primo: nel periodo considerato 1978/1987 le risorse totali affluite al bilancio della Regione Piemonte sono cresciute del 460% in termini nominali e dell'81% in termini reali. Al netto però delle partite di giro le risorse sono diminuite in lire del 1978 del 5%; basta questo dato a chiarire come la capacità di spesa effettiva della Regione non solo è rimasta immutata ma si è indebolita a distanza di nove anni.
Secondo: una quota crescente delle risorse disponibili è stata destinata alla copertura di spese che hanno progressivamente irrigidito il bilancio. Infatti, le spese di funzionamento sono cresciute in termini reali del 34% mentre sono più che raddoppiate (più 111%) le risorse destinate al pagamento di annualità di oneri d'ammortamento. In totale la crescita delle risorse destinate alla copertura di spese rigide è stata del 58%. Mentre tale aggregato rappresentava nel 1978 il 22% delle risorse disponibili, nel bilancio del 1987 purtroppo ne rappresenta il 37%.
Terzo: per effetto di questo cambiamento le risorse libere sono diminuite in termini reali del 43%; oggi esse rappresentano meno di un quarto delle risorse disponibili, mentre nel 1978 ammontavano al 40% del totale.
Questi dati che concernono l'andamento e la dimensione quantitativa delle entrate, delle risorse gestibili dalla Regione, assieme ad un sistema di controllo della spesa ancora fortemente centralistico, che obbliga le Regioni a gestire una spesa predeterminata negli obiettivi, negli indirizzi e che induce una risposta a sua volta di accentramento nei confronti degli Enti locali, con conseguente impostazione prevalentemente amministrativistica della politica regionale, rendono non più differibile l'esigenza di voltare pagina nella politica finanziaria regionale.
Diamo atto come Gruppo della Democrazia Cristiana alla Giunta regionale e al suo Presidente di aver posto con forza in questi ultimi tempi nell'ambito della Conferenza dei Presidenti delle Giunte regionali, questo problema al Governo e al Parlamento. Di questo discuteremo ancora e attorno a tale questione dovremo cercare di costruire il consenso degli Enti locali, delle forze politiche e sociali.
In questa direzione l'aver tenuto consultazioni sul territorio da parte della I Commissione sulla proposta di bilancio e attualmente sul Piano di sviluppo 1987/1990 è servito anche a far crescere, a far prendere coscienza agli Enti locali e alle forze economiche e sociali della reale situazione della finanza regionale. Ci troviamo a discutere di questo problema in un momento particolarmente importante. Siamo ormai giunti al cuore della legislatura: il bilancio del 1987, con quello del 1988 e del 1989, segnano il momento centrale dell'attività di questa legislatura e di questo governo regionale.
In secondo luogo, siamo in presenza di una elaborazione programmatica quale la proposta di Piano di sviluppo approvato dalla Giunta e che è in consultazione, che focalizza i problemi del Piemonte, propone soluzioni per conseguire gli obiettivi di fondo da tutti condivisi, quali la questione dell'occupazione, la questione della valorizzazione e della difesa dell'ambiente, la necessità di intervenire rispetto alle realtà e alle fasce più deboli della popolazione con una attenzione particolare quindi ai problemi dell'assistenza e del riequilibrio territoriale.
Giustamente il documento di Piano sottolinea i problemi connessi alla situazione della finanza regionale e ad essa rapporta, per quanto possibile, le proprie opzioni per i prossimi anni.
Ma ci troviamo a dibattere di questa questione senza avere, purtroppo a livello centrale degli interlocutori autorevoli: un Parlamento che sta per essere sciolto e un Governo che è chiamato a gestire la fase elettorale; abbiamo quindi un interlocutore sostanzialmente poco credibile e poco attento. Potrei dire che prima, quando avevamo un Governo decisionista e un Parlamento nella pienezza delle sue funzioni, i risultati non sono stati migliori; ma in questa situazione è difficile anche costruire un rapporto positivo con il livello centrale.
Essendo alla vigilia - pare ormai inevitabile - di una consultazione elettorale, è necessario che noi stessi sensibilizziamo le forze politiche di rispettiva appartenenza affinché nei programmi elettorali vengano poste al centro dell'attività del prossimo Parlamento alcune di queste questioni urgenti, tra cui certamente la riforma degli Enti locali, della finanza locale e la questione della finanza regionale.
Fatto questo accenno alla situazione della finanza locale e venendo brevissimamente ad alcune annotazioni sul bilancio di previsione per il 1987, mentre si può affermare che esso è stato impostato secondo le indicazioni consigliate dal Governo centrale, si deve altrettanto chiaramente dire che il documento risente del periodo di incertezza e di precarietà che la finanza regionale sta attraversando. Ciò non di meno esso è un anello della politica di intervento che la Regione Piemonte vuole attuare per il prossimo quadriennio. Va letto pertanto assieme al Piano regionale di sviluppo e ai documenti che lo accompagnano.
Non posso fare a meno di ricordare la questione accennata dalla relazione del Presidente Santoni e poi ripresa in varie fasi del dibattito odierno: la questione del disavanzo.
Credo che finalmente sia stata avviata un'operazione di chiarezza che ricordo - negli anni passati è sempre stata sollecitata da tutti e in particolare dal nostro Capogruppo.
Restano sostanzialmente come disavanzo i 35 miliardi degli esercizi precedenti relativamente ai quali, trattandosi di annualità, si provvederà al rientro - secondo l'ipotesi che la Giunta ci ha assicurato aver concordato con il Tesoro - in correlazione all'esercizio di scadenza.
Naturalmente tutta l'operazione potrà essere effettuata soltanto in sede di assestamento del bilancio che ora esaminiamo, ma il chiarimento intervenuto ci consente di dare risposta ai rilievi del Governo, mossi in occasione dell'assestamento del 1986.
Non ritengo, per molte ragioni, di addentrarmi nell'analisi degli stanziamenti previsti per le varie aree di intervento. Al riguardo, nel corso delle consultazioni, da più parti sono stati sottolineati gli sforzi compiuti dalla Giunta per acquisire nuovi margini di manovra anche se è stato detto - e condivido - che tali sforzi risultano attuati solo in parte, dal momento che il documento di bilancio ricalca largamente l'impostazione degli anni precedenti e la ripartizione delle disponibilità tra le diverse aree sembra seguire ormai alcune regole ben precise e probabilmente difficilmente modificabili.
D'altra parte è emersa a più riprese la constatazione che l'insufficienza delle risorse liberamente disponibili rende assai problematico individuare, al di là della volontà politica, scelte regionali operate in relazione a pochi indirizzi prioritari.
Spesa largamente predeterminata dunque e pochissima autonomia di indirizzo per scelte qualificanti. Eppure non si può non riconoscere che alcuni tentativi per recuperare elasticità e margini di manovra al bilancio sono stati compiuti.
A tale riguardo si possono sottolineare gli sforzi diretti: l) a contenere le spese di funzionamento, le cui previsioni restano pressoché costanti in termini reali 2) a contenere la spesa per la concessione di nuovi contributi in conto interessi e meno del 3% delle risorse libere 3) a contenere l'autorizzazione di spese crescenti con imputazione ai bilanci degli anni successivi, infatti non figurano nel bilancio 1987 maggiori oneri rispetto al 1986 derivanti da leggi approvate nel corso dell'ultimo esercizio finanziario che rinviassero il finanziamento agli anni successivi.
Si tratta di tentativi di per sé certo non risolutivi di una situazione che permane critica. E' però importante che si sia iniziato il cammino sulla strada del controllo attento e rigoroso della impostazione e della gestione della spesa.
Un altro capitolo su cui da parte dei consultati è stato fatto più volte riferimento è quello dei residui passivi. La relazione del Consigliere Santoni ne ha parlato diffusamente e non mi resta che rinviare a quanto egli ha affermato.
E' comunque essenziale che siano rimosse le cause che impediscono di gestire con la massima efficienza tutte le risorse, tanto libere quanto vincolate. Molte volte una delle cause di questa incapacità di spesa è la complessità delle procedure. E' dunque dovere della Regione non appesantire ulteriormente tali procedure, giungendo possibilmente ad un coordinamento di tutte le autorizzazioni, di natura ambientale, urbanistica, ecologica ecc., richieste nella fase preparatoria e di esecuzione, in modo da abbreviare il più possibile i tempi di realizzazione degli interventi.
Concludendo, mi pare occorra che la Regione riprenda una forte capacità di relazioni e di coordinamento; sappia porsi in modo propulsivo nei confronti - come dice il Piano di sviluppo - di tutto il sistema Piemonte sia in grado cioè di riacquistare quel ruolo di governo e di programmazione che ormai non passa più attraverso la gestione delle proprie sempre più scarse risorse, ma attraverso il governo delle risorse del sistema Piemonte.
Si potrebbe forse accogliere il suggerimento, venuto da alcuni consultati, di pervenire ad una sorta di bilancio consolidato in cui dovrebbero confluire sia le risorse regionali destinate ad investimenti sia le risorse provenienti da altra fonte: CEE, BEI, FIO, ANAS, F.S., ecc.
Diversamente, questo Consiglio si troverà a discutere di bilanci sempre più striminziti cercando, come è avvenuto oggi, responsabilità che probabilmente non risolvono alcun problema; a dibattere questioni marginali, mentre all'esterno di quest'aula la società muta rapidamente e richiede anche a noi comportamenti attenti a tali cambiamenti.
Questa mi pare debba essere la dimensione in cui si debbono leggere i documenti di bilancio che sono all'esame di questo Consiglio. Questa mi pare la strada più giusta da percorrere per ridare alla Regione Piemonte un ruolo reale di governo e di sollecitazione all'interno del sistema Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, da quando faccio parte del Consiglio regionale ho sempre avuto una certa ritrosia ad intervenire sulla questione del bilancio. So che è un atto fondamentale, ma nella sua attuazione avvengono aggiustamenti che molte volte portano lontano dai problemi contingenti.
La discussione di oggi ha però un significato fondamentale non solo sul piano istituzionale, ma sul piano politico. Il bilancio ha assunto il ruolo di cartina di tornasole per verificare la possibilità di dare ruolo e pregnanza alle assemblee elettive.
Per capire il clima che ha animato questo dibattito è sufficiente pensare al momento in cui parlava il Vicepresidente Vetrino quando l'aula era chiassosa e indifferente. Probabilmente non interessava tanto il merito del bilancio quanto, come succede da qualche tempo a questa parte, un problema di schieramento pregiudiziale che prevale sulle idee e sui contenuti.
Questa situazione non fa che confermare quella perdita di credibilità delle Regioni che un importante giornale pubblicava in seguito ad un recente sondaggio. La gente considera le Regioni a livello del Parlamento molto discutibili, non credibili (qualche credibilità l' hanno ancora le Amministrazioni comunali). E' la prova di un fallimento e lo dissi nel Convegno nazionale delle ACLI del 1983, al quale era presente il prof.
Onofrio, diventato successivamente responsabile della DC per gli Enti locali. Egli interloquì su questa mia dichiarazione sostenendo una tesi abbastanza simile e cioè che le Regioni erano ad una svolta e stavano misurando la loro credibilità e il loro ruolo istituzionale e anche costituzionale.
Da allora le cose non sono certamente migliorate. Il pentapartito ha dato il colpo decisivo alla credibilità delle assemblee elettive. D'altra parte, mancando in questa situazione delle alternative sufficientemente credibili, più che possibili, il pentapartito in questa situazione è obbligato a governare sapendo che tra molte forze che lo compongono poco o nulla c'è da spartire se non l'esigenza di mantenere in piedi per dovere nazionale un sistema di alleanze.
Un Consigliere non componente della I Commissione, di fronte a un provvedimento di questo genere, incontra molte difficoltà perché avrebbe bisogno di una verifica più approfondita.
Bisogna dare atto all'Assessore Turbiglio dello sforzo e della disponibilità dimostrata. Noi non stiamo giudicando il comportamento di un Assessore, ma stiamo giudicando la realtà dei fatti che è la non disponibilità, da parte di molti Consiglieri regionali, a far si che attorno al bilancio si possa sviluppare un ragionamento, che molte volte può anche andare al di là del ruolo dei Gruppi consiliari e che interessa prima di tutto la responsabilità individuale dei Consiglieri, in quanto rappresentanti di uno spezzone di realtà sociale del Piemonte.
Il fatto di non aver avuto la relazione al bilancio per tempo in modo da poterla leggere non ha permesso di poter andare nel merito di alcune questioni. Personalmente non posso esprimere valutazioni di merito mancando gli strumenti conoscitivi fondamentali, essenziali. Siamo di fronte a inadempienze gravi della Giunta e della maggioranza. Cito soltanto due settori, il territorio con i piani paesaggistici e quello interessato dall'inquinamento. Si è compiuto qualche atto di buona volontà, altre Regioni però hanno già fatto dei passi avanti.
In merito all'inquinamento del territorio, delle acque, in merito allo smaltimento dei rifiuti c'è il caos assoluto, c'è un vuoto legislativo, c'è un vuoto politico probabilmente non abbiamo mai raggiunto una situazione così grave.
Anche la politica culturale meriterebbe un approfondimento, una verifica, un dibattito per trovare il modo di uscire dai provvedimenti parziali. Per esempio, in ordine al ruolo delle Università e delle scelte che si sono compiute, abbiamo visto parzialità, non presenza, svuotamento mancanza di progetti.
In merito al turismo, per esempio, da tempo con il Consigliere Ala ho presentato un'interpellanza in ordine al progetto Sestriere 2. Nonostante la disponibilità dell'Assessore Moretti, non si è avuta una risposta da parte della Giunta.
Trasporti. La Regione è talmente svuotata nel suo peso politico che non riesce ad ottenere un incontro con il Presidente dell'Ente F.S. per aprire una riflessione sul trasporto ferroviario e sull'uso dei mezzi collettivi di trasporto, ma Sindaci di città anche piccole, dalla sera al mattino ottengono incontri con i responsabili nazionali.
E potrei fare molti altri esempi, ma il tempo che mi è concesso è scaduto. Questo bilancio non viene presentato con il dovuto approfondimento, con le dovute verifiche programmatiche, è sbilanciato rispetto al programma di sviluppo che marcia per conto suo senza un'integrazione di scelte che lo guidino nei suoi contenuti.
Il mio è un giudizio politico negativo sulla maggioranza di pentapartito. Lo dicono anche nelle interviste personaggi locali e nazionali del pentapartito, Donat Cattin (ma è un caso tipico perché è un cattivo di natura, quindi Donat Cattin tanto sarà sempre critico), lo hanno detto l'on. Spadolini al Congresso del PRI e Nicolazzi al Congresso del PSDI.
La stessa situazione economica ha dimostrato la sua inefficacia e la sua non incidenza rispetto a questi problemi. Sono questioni che attengono al dibattito politico: evidentemente tra maggioranze ed opposizioni, sia pure diversamente articolate, questo non esime dai giudizi differenziati.
Voglio anche dire qualcosa sulla credibilità delle istituzioni e sul funzionamento delle assemblee elettive. Oggi abbiamo verificato che non c'è disponibilità a discutere e a trovare convergenze sui problemi, c'è invece un pregiudiziale collocarsi delle forze politiche che svilisce il confronto tra maggioranza ed opposizione. Rende inutile il confronto e impossibile portare in Consiglio regionale delle proposte costruttive. C'è una chiusura incredibile da parte del pentapartito. Le idee e le proposte non sono quasi mai state prese in considerazione neanche su aspetti importanti. E' chiaro che le assemblee elettive finiscono per diventare quello spettacolo che purtroppo stanno offrendo.
Mi domando se è utile dare un contributo in un consesso come questo, se merita proporre in Consiglio regionale degli emendamenti e delle idee, se merita chiedere il confronto sui grandi temi che riguardano il Piemonte. Io dico di no, è inutile partecipare ad assemblee elettive com'è' questa.
Certo, c'è la politica centralizzatrice del Governo nazionale, però là c'è la stessa maggioranza di qui e quando il pentapartito esce dal caos di questa mattina addossando al livello centrale le responsabilità della crisi degli Enti locali in particolare sulla finanza pubblica, bisogna dire che esiste omogeneità di maggioranza tra il livello centrale e il livello locale, per cui Goria, tanto per fare un esempio, è un eminente rappresentante della DC che opera per nome e per conto della DC, quindi è alquanto difficile che la stessa DC prenda le distanze a livello locale quando un Ministro del suo Partito è collocato in un punto strategico del Governo.
Ma c'è anche una responsabilità dell'assemblea del Consiglio regionale.
Il rapporto tra Regione e società civile, tra Regione e le autonomie locali, tra Regione e le forze sociali più rappresentative si è sfilacciato, viene mantenuto solo grazie l'attivismo di qualche Assessore o di qualche Consigliere.
Credo sia inutile proseguire il dibattito in queste condizioni, perch le collocazioni sono già state fatte, il pentapartito sta insieme non sulla base di un ragionamento politico, ma per altre motivazioni. Non tutti i gatti sono bigi. Le responsabilità dello svilimento delle istituzioni hanno delle indicazioni e dei nomi ben precisi.
Sono considerazioni che in qualche aspetto toccano anche l'etica.
Chiedo scusa se offenderò qualcuno. Il discorso del Vicepresidente Vetrino è stato corretto dalla dichiarazione del Presidente della Giunta concordata con la maggioranza; all'esterno invece, attraverso interviste e dichiarazioni, si è data una situazione diversa.
Io non sono uno che fugge dalle sue responsabilità, il Gruppo di cui formalmente faccio parte ha deciso di uscire dall'aula. In altre occasioni io non me ne sono andato, ma oggi, per i motivi che ho illustrato nel mio intervento, ritengo inutile tentare di dare un apporto costruttivo, quindi mi assenterò dall'aula.



(Il Consigliere Reburdo abbandona l'aula)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è noto ormai che quando ho il diritto di parola e comincio a parlare, non si sa bene perché, ci sono sempre delle divagazioni che, chiunque sia l'oratore che mi ha preceduto si situano sempre prima del mio intervento. Probabilmente sono tentativi per differirlo perché forse si pensa che io stia per dire chissà quali cose e per annoiare l'assemblea.
Non intendo fare un intervento in merito al bilancio, che è materia che non ho assolutamente seguito nella discussione in Commissione, ma motivare la mia uscita dall'aula, a questo punto. E per non contarla troppo a lungo prendo a prestito quanto ha detto il collega Reburdo che mi ha preceduto facendovi grazia di non ripetere le stesse motivazioni.
II mio intervento pertanto si riduce semplicemente ad un saluto e ad un augurio di buon lavoro nel prosieguo. Nel contempo però chiedo la verifica del numero legale.



PRESIDENTE

Chiedo al Consigliere Ala se intende che tale verifica si effettui attraverso appello nominale o per alzata di mano.



ALA Nemesio

Per alzata di mano.



(Si procede alla verifica del numero legale)



PRESIDENTE

La informo che i Consiglieri presenti sono 33, pertanto sussiste il numero legale.



(Il Consigliere Ala abbandona l' aula)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti.



CERNETTI Elettra

Quanto è emerso dalla discussione in Consiglio era già emerso in modo estremamente chiaro in I Commissione dove la situazione era apparsa così disastrata che non poteva più essere taciuta, anzi, doveva essere esposta chiaramente. La riduzione di questi anni è avvenuta progressivamente. Siamo passati da un fondo comune di 700 miliardi a 400 miliardi. Non sono più consentite le spese finora attuate, ma semplicemente una spesa corrente di pura sopravvivenza che rende necessari certi slittamenti (non chiamiamoli più buchi, anche perché sui buchi noi abbiamo sempre rischiato di spaccarci, cominciando da quelli della centrale nucleare di Trino per finire a quelli sul bilancio). Anche il Piano di sviluppo prevede una spesa all'incirca di 5.000 miliardi, che a tutt'oggi non sappiamo da dove ricavare.
La verità è che il tanto declamato Quintino Sella e la sua politica per il Piemonte non ci ha fatto un buon servizio visto che il reddito pro capite in Piemonte è pari ai 2/3 di quello della Lombardia.
A mio avviso e ad avviso di molti altri Consiglieri, si rende assolutamente necessario un dibattito per preparare il clima e proposte di fondo da presentare allo Stato per un progetto di rientro pluriennale più veloce di quello messo in atto e per il riappropriarsi del ruolo regionale che sta svanendo. La poca credibilità delle Regioni non è dovuta solo all'esiguità dei fondi (gli amministratori ci chiedono non tanto leggi o programmazione quanto e soprattutto fondi, quindi minori fondi danno minore credibilità e quindi minore capacità di programmazione), ma anche dalla lentezza elefantiaca delle procedure; tra il dire e il fare spesso non c'è solo il mare, ma l'oceano. Questa poca credibilità l'abbiamo constatata nell'assenza pressoché assoluta di interlocutori nel corso delle consultazioni sul bilancio e sul Piano di sviluppo, per esempio, per il Basso e Medio Novarese erano presenti cinque Comuni, che tutti assieme non raggiungono 10.000 abitanti e queste sono le presenze finora riscontrate in altre consultazioni.
Quindi, per riappropriarci di questo ruolo la Regione dovrebbe inventarsi un modo. Le Regioni dovrebbero avere una rappresentanza effettiva ed incisiva com'è l'ANCI per i Comuni. Dovremmo anche fare delle scelte precise sui programmi, sulle spese e sulle opere da finanziare e cercare di non concedere, come spesso avviene, finanziamenti doppi. Questo è assolutamente necessario altrimenti le Regioni andranno incontro non dico ad un fallimento finanziario perché gli Enti locali finanziariamente non possono fallire, ma ad un fallimento politico indipendentemente dalla maggioranza che ne regge le sorti.
Si continua su una scia che dura da anni, senza innovazioni e senza scelte ben precise e voglio fare un esempio. Non sono del parere del Consigliere Ferrara. I Partiti della maggioranza, forse ancora più che quelli della minoranza, nel Piano di sviluppo hanno puntato il dito sui piani paesaggistici, sulla depurazione delle acque, sulle discariche e sull'assistenza.
Non è che voglia stare dalla parte degli Assessori del mio Partito a tutti i costi, perché non ho esitato a votare contro l'Assessore Maccari in merito allo stop ai lavori della centrale nucleare di Trino, però ritengo che non si può continuamente puntare il dito su un Assessore rimproverandogli tutto quello che c'è e soprattutto quello che non c'è per la depurazione delle acque e per le discariche senza fare una scelta precisa per quanto riguarda l'ambiente, senza dargli i mezzi per realizzare i progetti.
Questo bilancio da una parte fa quel poco che può fare con le scarse finanze che ha, d'altra parte devo riconoscere che non è entusiasmante perché ci aspettavamo delle scelte mirate di fronte all'emergenza che spesso denunciamo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi ha facoltà di intervenire il Vicepresidente della Giunta Vetrino per la replica.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Svolgo una breve replica a conclusione di un dibattito che, per il pathos che è riuscito a determinare, per le tensioni, le reazioni, le azioni che ha scatenato, può essere certamente ascritto ai momenti più significativi di questo Consiglio.
Al di là del dispiacere di vedere 1' aula privata della presenza importante dei Gruppi di minoranza, credo che questo dibattito abbia segnato il malessere che noi, come amministratori regionali, viviamo in tema di finanza.
Mi ritengo soddisfatta delle parole che ha pronunciato il Presidente a nome della Giunta. Per principio sono contraria ai tentativi di stravolgimento dei dibattiti, quando si stabiliscono dei dialoghi e si obbligano gli Assessori a rispondere come se si fosse a "Lascia o raddoppia".
Il metodo di lavoro di questo Consiglio prevede vi siano gli interventi e le repliche della Giunta. Le risposte che ho dato, nel momento in cui mi venivano richieste dalla televisione, le posso dare adesso in sede di replica, che mi sembra anche la più opportuna. Sono dispiaciuta che non sia presente il Gruppo comunista che ha sollevato questa questione.
Si è parlato di un "buco" e io ho usato questa parola stamane trascinata e in coerenza con il dibattito che si è sviluppato dal mese di gennaio attorno al deficit regionale. Infatti su "La Stampa" di qualche mese fa comparve un articolo dal titolo: "Regione: buco da 100 miliardi".
Il termine "buco" è entrato nel gergo del dibattito regionale. Prima si parlava di disavanzo, di deficit sommerso, oggi il Presidente ha parlato di disavanzo ragionieristico che è il termine più corretto, anche se nel lessico normale noi lo intendiamo come disavanzo o deficit.
Ma il problema non è stato, come diceva peraltro il Consigliere Santoni, nella difficoltà di far quadrare i conti del bilancio 1987 perch i conti in Piemonte come in tutte le Regioni stentano a quadrare dal 1979 cioè da quando sono cadute determinate assegnazioni e si è in carenza di una legge della finanza regionale. Infatti, è ancora operante la legge n.
281 perché non ce n'è un'altra. E' stata introdotta la legge transitoria che ha garantito la finanza dal 1977 al 1981, ma anche quella è caduta.
Quindi le Regioni sono in assenza di uno strumento di finanziamento e questo è il motivo per cui in questi anni si è andato accumulando da parte delle Regioni un disavanzo che era determinato dai fondi statali reimpostati non coperti dall'avanzo, da una sottostima delle spese, da leggi di spese indicizzate e da tanti altri provvedimenti di natura diversa che avevano portato, alla data del 1985, ad un disavanzo effettivo che in questi anni abbiamo cercato di recuperare attraverso una serie di iniziative e che cercheremo di colmare in assoluto con il piano di rientro.
Se non ci fosse stato il disavanzo, non avremmo avuto la necessità di parlare di rientro dal deficit. Tra l'altro, questa mattina non ho dato alcuna cifra, mi sono semplicemente riferita alla fotografia che la Regione Piemonte aveva fatto nel 1985 e che portava a stimare in termini generali questa cifra. Ho detto che proprio la coscienza della responsabilità che abbiamo di fronte ai conti della Regione ci aveva spinti ad esaminare la situazione con molta chiarezza e con molta trasparenza.
Queste cose comparivano già nelle relazioni di bilancio di previsione e nelle relazioni di bilancio consuntivo dal 1979 al 1980. Qualcuno ha l'impressione che si sia voluto camuffare queste cose, ma non è assolutamente vero! Queste cose risultavano perfettamente e dai banchi dell'opposizione di allora la sottoscritta, i Consiglieri Bastianini Paganelli e poi Brizio avevano sempre cercato di richiamare la maggioranza.
Questa però è una questione di carattere istituzionale che riguarda il Consiglio. Il problema che abbiamo di fronte è della maggioranza certamente, ma è anche del Consiglio ed è per questo che la giornata odierna avrebbe potuto molto utilmente essere impiegata in un confronto più serrato, più aperto, più schietto, più chiaro, senza posizioni precostituite, andando alla radice, arrivando a prendere alcune decisioni non ultima quella di stimolare i Presidenti delle Regioni ad assumere una posizione più ferma nei confronti dello Stato. Le Regioni sono state inascoltate, ma probabilmente si sono anche accorte molto in ritardo delle discriminazioni delle quali erano oggetto e della scarsa attenzione che da parte del Governo veniva loro riservata.
Il problema non è assolutamente drammatico. C'è da stupire che esso si sia originato soprattutto sull'onda di una parola che è entrata nel gergo televisivo e che probabilmente io stessa avrei potuto anche non usare. La sostanza è che ci troviamo di fronte ad una situazione grave, come quella di tutte le altre Regioni, e abbiamo la seria volontà di procedere.
Non si tratta tanto di risanare contabilmente il nostro bilancio (questa è una necessità che ci viene richiesta da chi deve controllarlo) quanto di attuare una profonda opera di risanamento perché ci sono delle spese che vanno riqualificate. Questa mattina si è parlato della formazione professionale, ma probabilmente tante altre spese andrebbero considerate con la stessa attenzione. Se vogliamo realizzare il Piano di sviluppo non dobbiamo avere di fronte a noi i limiti della finanza che ci portano, come ricordava Santoni, ad una discrezionalità di 134 miliardi, ma dovremmo avere una discrezionalità di alcune migliaia di miliardi. Nel Piano abbiamo anche indicato come pervenire a questi finanziamenti. Non possiamo pensare che nello stato della finanza regionale, e comunque anche in previsione di un miglioramento, possiamo finanziare attraverso gli ordinari finanziamenti il nostro Piano regionale di sviluppo. Infatti, per ogni progetto abbiamo indicato le possibili fonti di finanziamento, dalla BEI alla CEE al Fondo Investimento Occupazione. Quest'ultimo in questi anni ha finito per rappresentare una delle fonti di finanziamento ordinario della Regione; tra l'altro, si sono distorti i suoi obiettivi generali che erano quelli di creare delle occasioni eccezionali di finanziamento per progetti che per le loro caratteristiche avrebbero dovuto essere cantierabili e in grado di determinare occasioni di investimento e di occupazione. Per la verità le Regioni, in una situazione di miseria come quella che abbiamo vissuto in questi anni, hanno visto nel FIO l'unica possibilità per finanziare dei progetti importanti. Perla verità il Piemonte è stato abbastanza fortunato perché da quando c'è il FIO una serie di centinaia di miliardi sono arrivati e grandi opere si stanno realizzando come il SITO, proprio grazie a questo input. La Regione non avrebbe mai potuto con la sua finanza portare in porto quella legge così importante.
Con questo metro avremmo dovuto affrontare il dibattito. Evidentemente le opposizioni svolgono il ruolo che ritengono di svolgere. Io non dico che questa Giunta è la quintessenza dell'intelligenza, dell'efficacia e del valore, ma dico che in questi due anni ha avviato una serie di iniziative in tema di finanza regionale, ha posto le basi per il risanamento, ha fatto conoscere a tutti che la Regione ha bisogno di altri metri e di altre dimensioni per realizzare i suoi obiettivi. Ogni anno infatti discrezionalmente l'Amministrazione ha un potere ridotto. I 134 miliardi sono già tutti condizionati perché noi parliamo di spesa libera ma siamo costretti ad una spesa, per esempio, per la formazione professionale che è tutta di parte corrente e che assorbe i due terzi della nostra discrezionalità.
Noi pensavamo che questa fosse l'occasione per fare questo confronto anche in riferimento alle altre realtà locali.
Il Consigliere Cernetti dice che non c'è partecipazione e credo che ci dobbiamo preoccupare del fatto che le amministrazioni locali non guardano più alla Regione con interesse e con speranza per ottenere i contributi.
Questo calo è stato determinato dalla impossibilità di poter cogliere momenti di necessità da parte degli Enti locali, mentre in un recente passato le risorse erano diverse e le possibilità per avviare iniziative sono state più significative e più importanti.
Farò un ultimo accenno ai piani paesistici. Non colgo la critica a questo riguardo perché credo che in questo campo la Regione Piemonte non meriti assolutamente critiche. Se basiamo le nostre valutazioni sulle recensioni de "La Repubblica" e de "Il Corriere della Sera" e andiamo a vedere che cosa ha fatto la Regione Piemonte e che cosa hanno fatto le altre Regioni, credo che questo giudizio non sia generoso e non sia nemmeno giusto.
La Regione Piemonte ha inforcato la strada più difficile, perché l'aver voluto dare valenza paesistica a strumenti di pianificazione e di progettazione che noi avevamo già in cantiere si è rivelata una idea stimolante, sicuramente, condivisa tra l'altro dai professionisti che hanno elaborato i piani, ma che ha dimostrato nel suo compimento tutta la sua difficoltà. Tuttavia siamo arrivati in porto. Ieri la Giunta ha adottato il primo piano paesistico, quello di Vercelli e contiamo di approvare nei mesi di maggio e giugno i restanti piani e successivamente di avviare all'interno del Consiglio, e soprattutto all'interno della comunità che dovrà confrontarsi con questi piani, il lavoro di consultazione e di perfezionamento.
Credo che alla fine il lavoro relativo ai piani paesistici avrà un suo riconoscimento, anche se ammetto che è stato ed è tutt'oggi ancora estremamente difficile portarlo a compimento secondo i dettami della legge n. 431, tenendo conto che noi abbiamo in tema di pianificazione territoriale una serie di leggi che devono necessariamente essere compatibili tra di loro ed ora anche compatibili con la legge n. 431.
Ringrazio a nome della Giunta tutti i colleghi che sono intervenuti. Il Presidente Viglione ha giustamente detto che questo tema è così importante che non si può pensare di esaurirlo in una giornata. Gli spazi per il confronto, magari anche per ricucire un confronto che oggi si è interrotto sono sicuramente infiniti. Abbiamo il bilancio consuntivo, ma avremo molto presto anche l'assestamento e soprattutto - spero - il Piano regionale di sviluppo per far realizzare al Consiglio quel livello di confronto che oggi purtroppo è mancato.



PRESIDENTE

Con la replica della Giunta si conclude il dibattito generale.
Passiamo pertanto all'esame dell'articolato e successivamente alle eventuali dichiarazioni di voto. Occorre però votare innanzitutto gli emendamenti che sono stati presentati dal Consigliere Biazzi ed altri.
Ha chiesto di parlare l'Assessore Turbiglio. Ne ha facoltà.



TURBIGLIO Antonio, Assessore al bilancio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la Giunta ha esaminato tali emendamenti in una apposita riunione tenuta ieri avendoli ritenuti molto importanti e ha verificato che per accettarli occorrono leggi che disciplinino l'intervento, cosa che è impossibile fare in questo momento.
Inoltre, poiché entro cinque giorni occorre trasmettere il bilancio al Commissario di Governo, tutti gli atti sono già stati stampati e preparati per l'invio al Governo. Naturalmente oggi non sarebbe possibile accettare alcun emendamento che verrebbe a variare tutte le cifre sospendendo il bilancio in attesa di approvazioni di leggi. Tutti sappiamo che per una legge l'approvazione richiede tempi lunghi.



PRESIDENTE

Capisco, non bisognerebbe stamparli prima del voto, altrimenti non vedo perché il voto debba essere dato.



TURBIGLIO Antonio, Assessore al bilancio

Scusi Presidente, le possibilità di ristampa e di correzione sono sempre in essere per rispettare qualsiasi voto.
Seguirà all'approvazione del bilancio la legge finanziaria che terrà conto certamente di tutto quanto è stato chiesto dalle minoranze e in fase di assestamento, che noi intendiamo fare a giugno, la Giunta si è ripromessa di prendere in esame le richieste pervenute da parte del Gruppo comunista. Non ci sono chiusure preconcette.
La Giunta in questa fase si dichiara nell'impossibilità di accettare gli emendamenti rinviando il tutto all'assestamento.



PRESIDENTE

Vorrei spiegare il significato delle parole che sono state dette. Gli atti non sono stati stampati prima del voto, ma sono prestampati, perché in caso di qualche modificazione è possibile completare i documenti prestampati e inviare in cinque giorni tutto un complesso di atti. Quindi non si colga questo con la malignità di chi prestampa senza attendere il voto.
Pongo in votazione gli emendamenti presentati dal Gruppo PCI.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Gli emendamenti sono respinti all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Passiamo pertanto alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 18 è approvato.
ART. 19 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 19 è approvato.
ART. 20 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 20 è approvato.
ART. 21 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 21 è approvato.
ART. 22 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 22 è approvato.
ART. 23 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri L'art. 23 è approvato.
ART. 24 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 24 è approvato.
ART. 25 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 25 è approvato.
ART. 26 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 26 è approvato.
ART. 27 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 27 è approvato.
ART. 28 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 28 è approvato.
ART. 29 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 29 è approvato.
ART. 30 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 30 è approvato.
ART. 31 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 31 è approvato.
ART. 32 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 32 è approvato.
ART. 33 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 33 è approvato.
ART. 34 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 34 è approvato.
ART. 35 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 35 è approvato.
ART. 36 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 36 è approvato.
ART. 37 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri L'art. 37 è approvato.
ART. 38 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 38 è approvato.
ART. 39 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 39 è approvato.
ART. 40 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 40 è approvato.
ART. 41 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 41 è approvato.
ART. 42 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri L'art. 42 è approvato.
ART. 43 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 43 è approvato.
ART. 44 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 44 è approvato.
ART. 45 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri L'art. 45 è approvato.
ART. 46 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
L'art. 46 è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, forse la dichiarazione di voto del nostro Gruppo sembra una usurpazione alla pazienza e alla disponibilità del Consiglio, ma è una dichiarazione di voto dovuta perché questo dibattito ha investito le responsabilità istituzionali del Gruppo, che sono massime su questa materia: quella dell'Assessore, al quale è stata riconosciuta una manovra complessiva di bilancio e che porta avanti un processo di rientro da alcuni fenomeni del passato, che qui non richiamo perché non sono sicuro di trovare la terminologia giusta, e quella del collega Santoni, al quale è stata riconosciuta una condizione estremamente capace, attenta ed intelligente del suo ruolo di Presidente della I Commissione.
Consentitemi di dire che un Gruppo che ha queste responsabilità e che le conduce con l'apprezzamento generale ha anche il dovere di fare alcune riflessioni sulle conseguenze politiche del lavoro che svolge in questa istituzione. Ebbene, il nostro Gruppo non ritiene di immaginare l'anno prossimo di tornare qui a fare una discussione sul bilancio nei termini in cui è stata fatta oggi. Non lo riteniamo possibile, quindi nella misura in cui abbiamo le responsabilità dei momenti contabili della Regione ci sembra doveroso dover segnalare alcuni elementi di difficoltà politica che individuiamo e alcune esigenze di novità forte nella interpretazione dei fenomeni finanziari della Regione. In questo senso vi prego di scusare il tempo che ritengo di dovervi rubare.
Anche perché, se questo non facciamo, cari amici, il modo d'essere nelle istituzioni di tutti noi, compresa l'opposizione, rischia di tornare ad essere quello che è stato oggi. Possiamo scandalizzarci dell'uscita dall'aula del Partito comunista, però la maggioranza e la Giunta hanno il dovere di preparare il terreno del confronto all'opposizione e di dare il senso delle novità che si registrano, non recuperare le responsabilità sui conti passate e presenti.
Il nostro Gruppo deve fare alcune considerazioni che in qualche misura sono nuove rispetto alle cose che abbiamo sentito. Ci vuole una premessa e se mi consentite - un po' di carattere storico. Le Regioni sono nate e sono state scritte nella Costituzione all'interno di una cultura che è fortemente superata: la cultura della negazione dello Stato centrale e della convinzione che, inventando delle strutture sub-statali tra il Comune e lo Stato, ma molto simili allo Stato come organizzazione, come personale si potesse creare un sistema delle autonomie.
Noi non siamo più nella cultura delle autonomie, colleghi Consiglieri ma siamo nella cultura delle sinergie, della partecipazione, della chiamata a responsabilità e a concorso. Non c'è più nessun autonomo che possa svolgere in proprio un modello di comportamento decisionale, le cose sono fortemente cambiate. Quindi, la Costituzione in qualche misura non è più funzionale al senso d'essere di una Regione ai giorni nostri. Così come non è più funzionale al senso d'essere della Regione la cultura che ha fatto da ara di battesimo delle Regioni, la programmazione. Il livello regionale è l'unico che crede ancora nella programmazione, che però non esiste più perché sono saltati i meccanismi decisionali di conoscenza dei processi. I sistemi informatici, con l'accelerazione delle decisioni e delle previsioni, fanno saltare il quadro del riferimento programmatorio che, per sua natura come decisione politica, richiede tempi non più compatibili con la società moderna.
Dicevamo un giorno con la collega Vetrino che il tempo in cui una maggioranza governa, in funzione della programmazione che ha scelto, è una specie di sezione aurea di qualche mese, dopodiché la maggioranza ha il dovere e il rispetto di predisporre con cautela un documento, che verrà gestito magari da una maggioranza diversa. Probabilmente è su questo che dobbiamo ragionare. Non sono quindi d'accordo con i colleghi che ritengono che il nostro confronto sullo Stato deve essere sulle competenze, intese come una specie di Fort Apache da difendere a tutti i costi, chiuso verso l'esterno e verso l'interno, e una contestazione sul piano delle risorse.
In questa logica siamo poco disponibili a seguire la contestazione a nuovi modelli di comportamento nazionale come il FIO. Non si può discutere il FIO perché è un modello nuovo, che evidentemente va affinato, di realizzazione dello Stato della partecipazione delle sinergie, non dello Stato delle autonomie. L'autonomia è la capacità di avere proprie risorse e di gestirle. La nostra società si avvia a dimensioni multinazionali.
L'Assessore all'agricoltura probabilmente guarda più all'Europa che non allo Stato. Dovremmo rivendicare anche nei confronti dell'Europa una nostra autonomia finanziaria? No, ma dobbiamo inventare dei modelli di comportamento decisionali di programmazione dei nostri interventi funzionali al nuovo scenario rispetto al quale ci dobbiamo collocare. Mi rendo conto che sono cose dette in modo affrettato e anche molto raffazzonato, ma è indubbio che questa maggioranza ha davanti a sé la responsabilità di riflettere sulla chiusura di una fase regionalistica intesa come rivendicazione di autonomia da far ricadere con lo strumento della delega sulla Provincia. Questo è finito. La delega è un vocabolo che leggiamo nella Costituzione e nello Statuto, ma anche questo, a nostro modo di vedere, è superato. Il rapporto con la Provincia non deve più essere concepito con la delega, ma deve essere inteso come compartecipazione della Provincia ai processi. Questa visione dello Stato delle autonomie con proprie risorse e chiuse a riccio in cui ognuna fa la sua parte, magari sovrapponendosi, è finita. Andiamo verso la programmazione verticale che dall'Europa passa attraverso gli Stati nazionali e qualche volta li salta come avviene in materia agricola e in materia di formazione professionale in cui il livello internazionale europeo salta il livello nazionale e colloquia direttamente con la Regione. Questo è il modello culturale al quale dobbiamo cercare di avvicinarci.
Spiace che il dibattito di oggi sia stato rissoso verso i precedenti responsabili diretti del governo e sia stato di contestazione verso lo Stato. Bisogna capire se il comportamento dello Stato centrale è una rivendicazione di neocentrismo da parte di uno Stato superato oppure se è un modo nuovo di essere rispetto ai poteri locali. Su questo occorrerà ragionare ed avviare un dibattito serio che non potrà limitarsi ad un fatto di tipo culturale di convegno, ma dovrà, a metà della legislatura determinare un forte confronto all'interno del Consiglio e soprattutto della maggioranza sul modo in cui la stessa si atteggia anche strutturalmente rispetto a queste questioni.
Abbiamo il dovere di denunciare la fine dell'illusione della programmazione e quindi di essere più funzionali alla capacità di muoversi sui progetti integrati che non su un quadro di riferimento generale che come diceva giustamente il Vicepresidente Vetrino, ha senso pratico nella misura in cui riesce a canalizzare risorse sui progetti, ma attraverso gli strumenti ai quali facevamo riferimento prima: i progetti integrati internazionali, i progetti complessi con l'iniziativa privata oppure i progetti del FIO. Questi erano comunque gli scenari con cui confrontarsi non sono più la velleitaria programmazione di ridurre ad uno schema di ragionamento tutti i nostri interventi. Sarei curioso di sapere se un giorno uscirà un documento da cui potremo leggere quali atti della Regione sono stati coerenti ad un disegno di programmazione. Probabilmente nessuno.
Le cose che dico non sono farneticazioni, ma sono tratte per larga parte da un documento, che avete sul vostro tavolo, sottoscritto dal Ministro per le Regioni, on. Vizzini. Se il Ministro Vizzini all'uscita dalla sua esperienza disegna un quadro di rapporti istituzionali Stato Regioni - Province - Comunità internazionale molto diverso, sideralmente diverso rispetto ai ragionamenti di oggi secondo i quali dovremmo puntare solo o quasi a recuperare risorse, vuol dire che qualche rapporto con lo Stato è saltato.
Non ho fatto polemica a suo tempo, ma ricordo che le polemiche con l'on. De Lorenzo in ordine alle competenze regionali in materia ambientale tendevano a difendere la Regione all'interno di un palazzo e non prendevano atto che lo Stato deve inventare dei modelli qualche volta extra e super regionali.
Il problema dell'inquinamento non si risolve. E' inutile accusare l'Assessore competente. Non si risolve perché non ci sono le risorse, non ci sono gli strumenti, non ci sono le professionalità, non esiste l'imprenditoria. E' tutto da inventare e anche la scala su cui inventare tutto questo è ancora da inventare. E' inutile che pretendiamo delle competenze. Il Consigliere Ala ha detto che attraverso la delega delle autorizzazioni alle Province addirittura abbiamo dato meno certezze e minore uniformità. Su questi aspetti bisogna ragionare.
Mi è sembrato importante dire questo perché la maggioranza e la Giunta oggi qualche problema lo hanno avuto. Abbiamo di fronte un paio di mesi di serenità perché saremo tutti impegnati in un confronto politico che terremo fuori di quest'aula e che quindi renderà il confronto in quest'aula meno acceso, meno pregnante, probabilmente meno impegnativo.
Sono a richiamare la Giunta, soprattutto le forze di maggioranza all'esigenza di utilizzare questi spazi ed anche alcuni passaggi istituzionali che ci saranno, per esempio, le dimissioni di alcuni Assessori, per un ripensamento serio di come l'istituzione Regione si deve confrontare rispetto ad una realtà che per qualche verso è diversa da quella sulla quale siamo vissuti fino ad oggi e che sarà sempre più diversa con un moto accelerato. Il modello di trasformazione del rapporto Stato Regione si accentua. Probabilmente questa è una delle ultime sedute in cui abbiamo il piacere di avere il collega Cerutti. Il collega Cerutti questo tipo di metodo lo ha individuato prima di altri, sicuramente prima di me e sappiamo tutti che l'Assessore Cerutti conta all'interno delle decisioni dello Stato al di là delle competenze. Questo è probabilmente il modo in cui dobbiamo cercare di rapportarci con lo Stato. Forse l'Assessore Cerutti ha avuto anche troppi soldi, però dobbiamo riconoscere che accanto ai soldi che è riuscito a portare a casa per le competenze del suo Assessorato ha avuto la capacità di inserirsi da protagonista all'interno di processi che formalmente non competono alla Regione.
La Regione allora, non in un disegno del 2000, ma già di oggi, è più un luogo di organizzazione dei bisogni della società e di rappresentazione degli stessi agli enti decisori veri, che sono i Comuni sul piano della prestazione e lo Stato sul piano della grande programmazione e della fornitura delle risorse, che non un luogo di rivendicazioni di risorse sulle quali innescare una propria autonoma programmazione che non fa alcun riferimento a un quadro generale, che non c'è mai stato e che non potrà mai più esserci.
La raccomandazione che faccio alla Giunta e ai colleghi di maggioranza mi dispiace che non ci sia l'opposizione ad ascoltare - è che si utilizzi questo momento, questo snodo nella vita di questa legislatura rappresentato dalle elezioni politiche anticipate, per meditare molto più di quanto non abbiamo fatto all'inizio della legislatura e per immaginare che a metà della legislatura ci sia un forte ripensamento sui nostri obiettivi, sul nostro modo d'essere e, perché no, anche sul modo di essere di ogni componente la Giunta, ripensando alcune situazioni anche istituzionali, per esempio, l'opportunità di mantenere certe deleghe accorpate rispetto ad altre. Dichiaro questo pubblicamente e qualcuno me lo rimprovera, ma non vedo perché queste cose si debbano dire soltanto nei corridoi.
Questa Giunta ha l'occasione delle elezioni anticipate con l'uscita di alcuni Assessori per ripensare la struttura della Giunta, per riflettere su alcuni approcci ai grandi temi della programmazione, della finanza e ai grandi temi istituzionali che sono superati.
Il Gruppo repubblicano, come forza d'opinione che ha in Consiglio e in Giunta un ruolo non secondario, ritiene di dover rappresentare queste nostre esigenze, queste nostre volontà anche per rispetto nei confronti dei colleghi e della Giunta che hanno diritto di sentirsi dire pubblicamente in Consiglio e non nei corridoi le aspettative di alcuni Gruppi, del nostro in particolare, ma che penso che per largo verso siano condivise da molti Consiglieri qui presenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Noi siamo estremamente attenti alle cose che sono state dette in sede di dichiarazione di voto dal collega Marchini e riteniamo che debbano trovare, come abbiamo già avuto occasione di dire in altro momento, delle attenzioni particolari, visto che siamo quasi a metà legislatura.
Queste cose da parte nostra hanno tutta l'attenzione dovuta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Sui problemi politici sollevati diciamo che per parte nostra avremo grande attenzione a questo momento di riflessione. Riteniamo anche che questa maggioranza abbia la possibilità di condurre la seconda parte della legislatura in modo estremamente positivo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.
Si proceda alla votazione per appello nominale dei relativi allegati.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 31 Consiglieri.
Gli allegati sono approvati.


Argomento: Università - Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame proposta di deliberazione n. 467: "Diritto allo studio nell'ambito universitario. Definizione per l'A.A. 1987/1988 dell'ammontare dell'assegno di studio, della borsa di studio e di altri servizi a prezzi differenziati delle fasce di reddito, nonché dei requisiti di merito richiesti"


PRESIDENTE

Esaminiamo infine la proposta di deliberazione n. 467, di cui al punto8) all'o.d.g.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è d'accordo è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'immediata esecutività di tale deliberazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Comunico che il Consiglio è convocato per i giorni 29 e 30 aprile.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,20)



(La seduta ha termine alle ore 19,20)



< torna indietro