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Dettaglio seduta n.83 del 22/04/87 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


CERCHIO GIUSEPPE



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Passiamo al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze".
Comunico che all'interrogazione n. 612 del Consigliere Ala è stata data risposta scritta da parte dell'Assessore Maccari.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g. "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale" comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Acotto, Alberton, Beltrami, Biazzi, Bontempi, Bresso, Carazzoni, Fassio Ottaviano, Ferrara, Fracchia, Genovese, Martinetti, Minervini, Moretti Petrini, Santoni e Sestero.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco delle leggi vistate dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

d) Comunicazione dimissioni del Consigliere regionale Stefano Strobbia da Commissario liquidatore dell'Azienda autonoma di turismo di Ivrea


PRESIDENTE

Comunico altresì che il Consigliere regionale Stefano Strobbia ha rassegnato le proprie dimissioni dell'incarico di liquidatore dell'Azienda autonoma di turismo di Ivrea.


Argomento:

d) Comunicazione dimissioni del Consigliere regionale Stefano Strobbia da Commissario liquidatore dell'Azienda autonoma di turismo di Ivrea

Argomento:

e) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 14 aprile 1987 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma, della L.R. 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Interrogazione n. 762 del Consigliere Ala inerente la diga sull'Ingagna


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'ordine del giorno "Interrogazioni ed interpellanze", esaminiamo ora l'interrogazione n. 762. Risponde l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alle opere pubbliche

Il collega Ala chiede di sapere se rispondano al vero le affermazioni riportate dalla stampa locale in merito alle dichiarazioni rese dal sottoscritto nel corso di un incontro avvenuto a Mongrando con la Commissione ambiente, la Giunta e il Sindaco di detto Comune.
Io ho voluto rendermi conto personalmente della situazione effettuando un sopralluogo sul sito della diga che è quasi interamente ultimata. Ho espresso alcune valutazioni non tanto sull'Ente Consorzio bonifica della Baraggia, perché non conosco e pertanto non mi azzardo a rispondere in quel senso, ma per talune richieste che lo stesso Consorzio ha fatto in quest'ultimo periodo: anziché utilizzare l'acqua per l'irrigazione dei terreni e quindi aumentare la produzione di foraggio, così come il programma a suo tempo dimostrava, utilizzarla per fini energetici ed acquedottistici.
Visto che dal programma iniziale presentato dal Consorzio bonifica della Baraggia si è passati ad una fase addirittura opposta (allora si sollecitavano aumenti di produzione di carne, di capi di bestiame, adesso si va all'abbattimento di questi capi), è indubbio che quel programma a suo tempo sviluppato per consentire tale aumento di produzione viene ad essere disatteso.
Durante quell'incontro emersero diverse questioni.
La prima è legata al problema della sicurezza. Devo dare atto che esistono profonde contraddizioni fra le valutazioni di carattere tecnico operate da incaricati del Consorzio e i dati forniti a seguito di sopralluoghi e accertamenti operati da parte del Ministero dei Lavori Pubblici. Ci troviamo di fronte ad un tipo di diga che è il primo realizzato in Italia. Si tratta di una diga per metà realizzata in struttura in calcestruzzo e metà in terra, adagiata su una parte di terreno non molto stabile con un tipo di giunto di dilatazione che rappresenta una novità in termini di esecutività strutturale.
Questa situazione di conseguenza lascia grosse perplessità nella popolazione, soprattutto in ordine alla contrapposizione dei dati sulla posa delle fondazioni della diga: da una parte si parla di punto di taglio di rocce, pertanto di posizione critica anche soggetta a scosse telluriche dall'altra invece di situazione di assoluta tranquillità e di compattezza.
La seconda questione è connessa all'utilizzo dell'acqua. Siamo di fronte a un invaso di 7 milioni di metri cubi di acqua. Agli effetti irrigui però sarebbero sufficienti 2 milioni di metri cubi: ciò darebbe immediatamente maggiore sicurezza (un terzo di spinta sulle strutture) e quindi un invaso decisamente meno pericoloso. La popolazione e la stessa Commissione sarebbero pertanto più disponibili a valutare attentamente e in termini diversi la situazione dell'Ingagna.
Un'altra questione era rappresentata dalla possibilità di chiedere al Ministro, direttamente da parte dei Comuni o dei Consorzi, di utilizzare in prima persona la diga: operare cioè il passaggio dal Ministero dell'Agricoltura al Ministero dei Lavori Pubblici che diventerebbe titolare della diga. Si è parlato e scritto spesse volte sui giornali in questo periodo della grande scarsità di acqua nella Provincia di Vercelli dovuta all'atrazina e ad altri ingredienti; questo invaso potrebbe rispondere immediatamente e positivamente a una serie di necessità di carattere idrico.
Se le finalità non sono più irrigue ma idriche, ritengo giusto che siano gli stessi Comuni a gestire la diga, a operare soprattutto il collaudo con "una Commissione - ho detto - mista fra Ministero dei Lavori Pubblici e tecnici incaricati dalla Commissione ambientale del Comune di Mongrando", in modo che ci siano certezze reciproche sotto l'aspetto della stabilità. Inoltre si tratterebbe di una gestione diretta che metterebbe i Comuni nella condizione di un controllo costante senza dipendere da informazioni provenienti da altri.
Su questa linea mi sono mosso per raccogliere la disponibilità dell'allora Ministro dei Lavori Pubblici, on. Nicolazzi, che è stata positiva. Ho sollecitato i Comuni a farsi promotori di questa gestione in termini diretti. Se mi giungerà una richiesta in tal senso, la stessa verrà inoltrata al Ministero dei Lavori Pubblici anche con il parere favorevole di questo Assessorato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Ringrazio l'Assessore soprattutto per la celerità. L'interrogazione infatti è dell'8 aprile, per cui sono trascorsi pochissimi giorni e questo è un elemento positivo. Devo comunque rilevare che è rimasta inevasa la domanda relativa alla richiesta di condono da parte dei costruttori.
Dalle notizie giornalistiche ho ripreso una cronaca nella quale mi rendo conto che possono essere state riportate in maniera imprecisa le dichiarazioni dell'Assessore. Lo scopo principale dell'interrogazione era verificare tali dichiarazioni.
A mio avviso rimangono però sempre le perplessità sulla sicurezza dell'impianto. Comunque, la strada di una Commissione mista è già un riconoscimento che l'Ente della Baraggia non può essere il solo garante della sicurezza dell'impianto, ma si deve tenere conto delle richieste della popolazione e dei Comuni interessati.
La proposta di ridurre la portata dell'invaso da 7 a 2 milioni di metri cubi d'acqua influisce positivamente sulla pericolosità dell'invaso stesso.
Rimane ancora da vedere come il Consorzio per la bonifica della Baraggia abbia gestito questa vicenda e come intenda gestirla in futuro.
Chiedo infine all'Assessore di ottenere copia della corrispondenza relativa alle richieste del Consorzio che sono state citate. Presenter formale richiesta per iscritto.


Argomento: Trasporti su ferro

Interrogazione n. 759 del Consigliere Mignone inerente gli orari delle FFSS, ed interrogazione n. 767 dei Consiglieri Guasso, Bontempi, Dameri e Biazzi inerente il piano integrativo delle FFSS.


PRESIDENTE

L'Assessore Cerutti risponderà congiuntamente alle interrogazioni n.
759 e 767.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Più che degli orari penso che il collega Mignone sia preoccupato degli investimenti, infatti nella sua interrogazione fa riferimento al decreto del 6 aprile con il quale il Governo ha assegnato 41 mila miliardi alle FFSS, da utilizzare fino al 1995. Devo dire al collega e compagno Mignone che non ci è ancora pervenuto il testo del decreto e pertanto al di fuori di alcune indicazioni raccolte dai giornali non abbiamo avuto la possibilità né di confronto con il Ministero dei Trasporti né di poter formulare delle osservazioni sul decreto stesso. Sappiamo comunque che tale decreto è obbligatoriamente legato al Piano generale dei trasporti.
La battaglia condotta a suo tempo aveva lo scopo di inserire come corridoio plurimodale di primo livello il tratto Modane - Torino - Milano Venezia che era posto in un grado inferiore rispetto al tratto Milano Roma - Napoli. Siamo riusciti ad ottenere questo riconoscimento, tant'è vero che si è parlato di alta velocità anche su questo tratto, quando in un primo momento ciò veniva escluso.
Prioritariamente questo piano di investimenti dovrebbe integrare sotto l'aspetto finanziario il piano integrativo avviato nel 1981. Uno degli aspetti chiave è il quadruplicamento dell'asse di Torino che ha già a disposizione circa 380 miliardi e attraverso questo ulteriore finanziamento si avrebbe la possibilità di completa re una serie di lavori.
Ci sono poi finanziamenti minori che sono elencati non per singola e specifica opera, ma per tipi di intervento: le elettrificazioni, i controlli centralizzati, le attrezzature per migliorare il controllo e la gestione delle linee ferroviarie, in modo particolare quelle che già erano state Indicate nel Piano dei trasporti.
Analoga risposta do ai colleghi comunisti che nella loro interrogazione evidenziavano la preoccupazione di vedere completato questo piano integrativo che prevedeva: la linea Susa-Bussoleno sulla linea Domodossola - Isella la variante del Rio Rido il triplicamento della Chivasso - Castelrosso lo scalo di Torino Orbassano il nodo di Torino lo scalo di Domo-2 tutta la serie di elettrificazioni e di controlli banalizzati ed automatizzati interessanti le linee piemontesi infine la grande quantità di risorse finanziarie destinate al materiale rotabile e alle navi traghetto.
Le Regioni Piemonte, Lombardia e Veneto saranno delegate a gestire direttamente la navigazione sui laghi.
Per quanto riguarda invece il problema degli orari è stato costituito un Comitato per valutarlo. Purtroppo le scadenze per gli orari imposti dalle FFSS, non ci hanno consentito un approfondito dibattito e una maggiore raccolta di dati. Abbiamo interessato le Organizzazioni sindacali le Camere di commercio e gli Enti locali, ma non è stato comunque possibile approfondire come avremmo voluto l'esame degli orari.
L'impegno - lo abbiamo già riferito alle FFSS. - è che nella predisposizione dei prossimi orari ci sia data la possibilità, in tempi tali da raccogliere tutta una serie di elementi, di essere interlocutori diretti dell'Ente FFSS, e non subire quindi tagli o modifiche all'ultimo momento così come, in funzione di una riduzione da tre a due turni, le FFSS, hanno autonomamente operato in materia di orari.
L'interrogazione comunista riguarda il nodo di Torino, in modo particolare lo scalo merci di Orbassano, il triplicamento della linea Chivasso - Castelrosso e i provvedimenti da attuare nell'ambito del progetto per il blocco automatico banalizzato della linea Torino-Bussoleno.
Per il nodo di Torino fra tre giorni si aprirà il cantiere della galleria passante sotto il quadrivio Zappata (è il secondo cantiere riguardante il nodo). Fornirò ai colleghi del PCI, se lo richiederanno, le conclusioni del Comitato di coordinamento (il secondo rapporto); avranno così tutto il PERT che mostra che i tempi di esecuzione delle opere sono stati finora rispettati.
Se ho letto bene l'interrogazione, i colleghi del PCI si preoccupano per quello che potrebbe succedere da adesso in avanti, cioè dei ritardi eventuali dell'Amministrazione comunale che è interessata per l'aspetto operativo, soprattutto infrastrutturale, e per l'interconnessione delle stazioni fra Stura, Dora e Porta Susa dove, per ragioni diverse, questo quadruplicamento viene a innescarsi con il meccanismo del trasporto integrato.
Lo scalo merci di Orbassano, che sta per essere ultimato, sarà collegato con il centro intermodale per le merci (SITO).
Per quanto riguarda il triplicamento della Chivasso - Castelrosso, dopo avere lungamente ascoltato i diversi Comuni, in modo particolare Chivasso la Giunta regionale ha deliberato martedì scorso il parere favorevole con la raccomandazione che un breve tratto di cavalcavia non costituisca autentica barriera per lo scavalcamento della linea ferroviaria; pertanto anche questi lavori dovrebbero partire.
Per quanto riguarda i progetti mirati siamo giunti alla scadenza della presentazione dei lavori perché la consegna dei progetti di massima che interessano l'intero sistema dovrebbe avvenire nel mese di giugno; il blocco automatico banalizzato della linea Torino-Bussoleno sta per essere completato.
Il quadruplicamento dell'asse ferroviario Torino Lingotto-Stura finora non ha registrato forti ritardi, perché si sono dovute superare prima ragioni tecniche che mi auguro non si verifichino d'ora in avanti.
La Giunta regionale intende essere, come in passato, garante del legame Ferrovie dello Stato da un lato e Città di Torino dall'altro con un coordinamento continuo con la Segreteria del Comitato e con l'impegno costante che questo problema richiede, se si vuole raggiungere l'obiettivo preliminare a qualsiasi ammodernamento di linea ferroviaria, perch soltanto con la soluzione del nodo di Torino e del quadruplicamento almeno fino a Chivasso si potrà risolvere correttamente il sistema della penetrazione dei treni e pertanto dell'attestamento incrociato e l'integrazione con la metropolitana e le linee in concessione che potrebbero, anzi dovrebbero, percorrere almeno un binario dei quattro che le Ferrovie dello Stato metteranno a disposizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Ringrazio l'Assessore Cerutti per la solerzia con la quale ha risposto all'interrogazione.
In realtà la mia interrogazione prendeva lo spunto da un fatto contingente, peraltro messo in evidenza anche da articoli di giornali che titolavano: "A Roma si arriva prima quando si perde il treno". In base infatti al nuovo orario pare addirittura che si faccia prima a raggiungere la stazione di Roma Termini passando da Milano, che non partendo prima da Torino.
Nella mia interrogazione chiedevo, rispetto al nuovo orario ferroviario, quali ulteriori penalizzazioni venissero per i cittadini piemontesi. Da un primo riscontro si nota che con il nuovo orario vengono intensificati e velocizzati soprattutto i collegamenti fra Milano e Roma e vengono penalizzati i treni a lunga percorrenza fra Torino e il centro e il sud d'Italia, come vengono anche penalizzati i collegamenti locali, perch in tempi successivi alla mia interrogazione sui giornali sono apparse notizie di linee locali, soprattutto i collegamenti interregionali tra Piemonte e Liguria, che con il nuovo orario estivo vengono ulteriormente penalizzate.
Chiedevo di avere notizia rispetto alla configurazione del nuovo orario e al tipo di rapporti intrattenuti, pur sapendo ovviamente che si tratta di un rapporto che attiene a buona volontà fra istituzioni, nel senso che è l'Azienda delle Ferrovie a predisporre l'orario per cui non possiamo sostituirci ad essa. Però si tratta di capire se nel rapporto positivo come ricordava l'Assessore, che si è stabilito tra Regione e Azienda delle Ferrovie, c'è stata anche la possibilità di discutere dei problemi legati al nuovo orario.
Lo scopo della mia interrogazione però era piuttosto quello di chiedere se è condivisa l'impressione (suggerita dal decreto dei 41.000 miliardi prontamente emanato dal Ministro Signorile) di un Piemonte che viene progressivamente emarginato nel complesso della infrastrutturazione ferroviaria del nostro Paese. Da questi piccoli segnali e da altri più complessivi emerge la tendenza di ordine generale e programmatico strategico per cui l'asse portante del sistema ferroviario italiano è quello che parte dall'Europa centrale (Danimarca, Germania) e attraversa Lombardia, Veneto e dorsale appenninica, tagliando fuori dal grande circuito internazionale del traffico passeggeri e merci il Piemonte, a scapito di una direttrice Inghilterra, Francia, Piemonte, sistema portuale ligure, ma anche della Spagna, Paese che è entrato a far parte della CEE.
Segnali piccoli e marginali, come l'orario ferroviario, danno un'indicazione rispetto a dove si vanno a collocare i treni di alta velocità e i collegamenti rapidi. Giustamente l'Assessore dice: "abbiamo ottenuto che nel piano l'alta velocità ci sia anche per il tratto Modane Torino-Milano-Venezia". Però anche qui andiamo sempre verso una direttrice strategica che fa confluire comunque sulla Padania, con il ruolo centrale di Milano e di Bologna, tutto il sistema. La mia interrogazione era più che altro volta a richiamare l'attenzione su quella che mi sembra una tendenza pericolosa per il Piemonte, di una sua progressiva marginalizzazione, di una scarsa considerazione delle direttrici provenienti dalla Francia che fanno quindi perno sul Piemonte e del complesso del sistema dei porti liguri. Credo addirittura che anche la Liguria dovrà stare attenta a questa indicazione.
Rispetto al decreto del Ministro Signorile non avevo insistito nell'interrogazione, almeno per il testo che è stato pubblicato da "I1 Sole 24 ore" che dice essere quello integrale; per quanto riguarda gli interventi previsti in questi 41.000 miliardi oltre al nodo di Torino e lo scalo di Domodossola ci sono pochi altri interventi, se non il raddoppio del binario sulla Novi-Tortona, il blocco della Torino-Bussoleno, il controllo centralizzato per la Carmagnola-Bra. Rispetto ad una miriade di altri interventi mi pare che questi non siano grande cosa. So che l'Assessore Cerutti quando fu presentato il Piano generale dei trasporti espresse le sue riserve rispetto a quello che era un disegno che si andava prefigurando in una certa direzione. Mi pare però che questi atti concreti non facciano altro che confermare una progressiva marginalizzazione del Piemonte rispetto al grande disegno delle Ferrovie dello Stato. Faccio quindi una raccomandazione per mettere in campo tutte le azioni programmatiche e politiche, tendenti a scongiurare questo pericolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guasso per la seconda interrogazione.



GUASSO Nazzareno

Ringrazio l'Assessore per la risposta, della quale lo prego di farmi avere copia scritta, come anche del documento cui ha fatto cenno l'Assessore, quindi la sua offerta viene immediatamente accolta.
Con l'interrogazione del Consigliere Mignone e la nostra, oggi inquadriamo temi importanti e d'attualità, che sono anche temi di fondo per l'elaborazione delle linee del nuovo Piano regionale dei trasporti che andremo a definire, mi auguro, verso la fine di quest'anno.
La struttura ferroviaria del Piemonte è una struttura portante del piano quindi il capire come vanno decisi gli investimenti e quali nuovi investimenti sono necessari, è un elemento prioritario alla stesura e alle scelte di piano.
Svolgerò due osservazioni.
La prima è che nella parte centrale della nostra interrogazione abbiamo espresso una preoccupazione consapevoli del fatto che - sono d'accordo con l'Assessore - la prima parte degli appalti dei lavori del passante è avviata: i due primi lotti sono già stati avviati e fra tre giorni si aprirà il terzo. C'è però il nodo delle decisioni che il Comune di Torino dovrà assumere relativamente alle tre stazioni che sussistono su questa linea e quindi sul quadruplicamento del passaggio. Finora definizioni in questa direzione non sono venute, perché pare siano state rimesse in discussione le vecchie scelte del Piano dei trasporti delle Giunte di sinistra del Comune di Torino, quindi anche quelle relative alle definizioni delle stazioni di Porta Susa, Dora e Stura. E' a quel punto che potrà emergere un intoppo. Mentre la Regione da anni sollecita la costruzione (ora ci sono tutti i finanziamenti) del passante, del quadruplicamento Lingotto-Stura e poi Settimo-Chivasso che rappresenta una delle questioni fondamentali della struttura dei trasporti nell'area metropolitana della città di Torino, un intoppo di questa natura potrebbe mettere in discussione non solo l'opera, ma il suo eventuale proseguimento.
Noi siamo quindi a chiedere all'Assessore Cerutti di assolvere fino in fondo la sua funzione chiedendo che il Comune di Torino rispetti l'applicazione della convenzione. Questa materia ha alla sua base, con alcuni aggiornamenti, una convenzione Comune - Regione - FFSS, che stabiliva lo sviluppo, la linea e i tempi di attuazione del passante.
Noi dobbiamo chiedere al Comune che questa convenzione venga rispettata e che i tempi di definizione delle sue scelte siano tali e precisi in modo da non ritardare assolutamente i lavori definitivi e totali del passante.
Di parlare della seconda questione che voglio porre mi dà occasione la duplice interrogazione; ne abbiamo già discusso l'altra settimana. Una parte di questi investimenti è nel piano integrativo del 1981 (non solo il passante, ma anche le altre opere che abbiamo richiamato nella nostra interrogazione): fanno parte - per intendersi - dei 45 mila miliardi che sono venuti maturando tra il 1981 ed oggi. C'è poi il nuovo decreto che è in aggiunta a questi 45 mila ed ancora ci sono 10 mila miliardi per l'alta velocità, quindi sono tre le cifre che si muovono: una del piano integrativo, una del nuovo decreto e una della legge finanziaria che autorizza l'Ente ferroviario a contrarre mutui fino a 10 mila miliardi per il progetto alta velocità: per ora solo sul tratto Battipaglia - Milano, ma noi intendiamo la politica dell'alta velocità molto più ampia di quella intesa in questa prima fase.
Nel confronto eventuale sul nuovo piano finanziato con 41 mila miliardi (che deve ancora avvenire perché alcune delle opere richiamate nel decreto sono la riconferma delle scelte già fatte nel piano integrativo, niente altro e niente più, anche quelle minime che sono state richiamate dall'Assessore) dobbiamo portare, insieme all'idea dell'alta velocità, che è ancora un'idea, due scelte presenti nel Piano generale dei trasporti.
Insieme infatti al Corridoio intermodale Torino - Milano - Venezia, ci sono altre due scelte fondamentali per il Piemonte: la Medio Padana (Torino Chivasso - Casale - Mortara - Pavia) e la Tuttomerci (Voltri (porti liguri) Sempione, via Novara - Borgomanero).
Le tre grandi scelte ferroviarie aggiuntive del Piano generale dei trasporti sono dunque il Corridoio intermodale, la Tuttomerci e la Medio Padana.
Noi dobbiamo chiedere al nuovo Ente ferroviario che oltre a riconfermare gli investimenti presenti nel vecchio piano integrativo queste due ultime scelte comincino a vedere segnali di investimento e diventino realtà, perché ambedue sono di grandissima portata. La Medio Padana consentirebbe di mettere in moto l'alta velocità perché avrebbe in parte anche una funzione di scarico, di alternativa alla Torino - Milano Venezia. La Tuttomerci rappresenta il rapporto Europa - porti liguri, che è una delle grandi direttrici di marcia su cui ormai tutti si pronunciano. Se nei 41 mila miliardi, anche solo come segnali, queste due scelte di piano non vengono recuperate, non ci basta che il Piano generale dei trasporti le indichi, noi vogliamo incominciare a vederle indicate come progetti realizzativi da parte dell'Ente ferroviario cui competono queste scelte.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Sempre però che Genova risolva la questione del porto, perché se va avanti così...



GUASSO Nazzareno

Sul porto di Genova possiamo tornare a discutere. La questione però di un rapporto nuovo tra porti liguri e l'Europa attraverso una linea di collegamento Tuttomerci Genova-Sempione, anche seguendo le indicazioni e le richieste che vengono dalla Svizzera, è una questione sulla quale non possiamo rinunciare, indipendentemente dalla vertenza al porto di Genova che ci auguriamo prima o poi venga risolta, altrimenti anche quel poco che è rimasto del traffico marittimo sui porti liguri finirà sui porti del Nord Europa.



VIGLIONE ALDO


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Comunico al Consiglio le decisioni prese ieri dalla Conferenza dei Capigruppo in merito allo svolgimento dei lavori della seduta odierna: dopo aver svolto le interpellanze e le interrogazioni verrà data lettura della relazione del Presidente della Commissione d'indagine conoscitiva sull'inquinamento, Consigliere Bergoglio, alla quale seguirà l'intervento del Vicepresidente della stessa Commissione, Consigliere Bruciamacchie. Il dibattito complessivo su questa materia verrà invece svolto nelle sedute del 29 e 30 aprile.
Alle relazioni sull'inquinamento seguirà oggi il dibattito inerente i problemi dei trasporti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, vorrei fare un'osservazione se lei mi consente. Non si è chiarito se ci sarà discussione o meno sulla relazione, perché io insisto sulla necessità o quanto meno sulla opportunità che la discussione si avvii sulla relazione qualora qualche Gruppo o la Giunta ritengano di proporre una mozione sulla relazione. Non si discute su una relazione di tipo informativo, si discute sulle conseguenze che qualcuno ritiene che si debba trarre dalla lettura della relazione.
Se sulla relazione intendono parlare dei commissari si ha la illustrazione, ma la discussione sulla Commissione è un non senso. Si discute per concludere. Allora le proposte di conclusioni normalmente sono all'interno di un documento che qualcuno deve proporre dopo la illustrazione, ma la discussione su una relazione non finalizzata a un pronunciamento di tipo propositivo mi pare non sia molto produttiva. Lascio ai colleghi questa riflessione e ne facciano l'uso che ritengono più opportuno.



PRESIDENTE

La discussione complessiva si avvia con gli interventi del Presidente e del Vicepresidente della Commissione.
Il Consigliere Marchini, in sede di Conferenza dei Capigruppo, aveva rilevato che la discussione sulla relazione avrebbe potuto concludersi con l'accettazione tout court da parte della maggioranza o di altre maggioranze composite, oppure non avere sbocco. Egli ipotizzò la presentazione di un documento che precisasse i punti rilevanti della relazione sui quali poi il Consiglio avrebbe potuto pronunciarsi, talché politicamente ciascuna parte potesse esprimere la sua posizione. Diversamente - ha ragione il Consigliere Marchini - non ha alcun senso la discussione, perché si potrebbe dire che la maggioranza vota a scatola chiusa la relazione della Commissione e l'opposizione fa quello che deve fare. Ma questa sarà la seconda parte. Nella seduta odierna si avvierà la discussione complessiva di questa materia attraverso le relazioni.


Argomento: Attrezzature sanitarie (presidi di diagnosi e cura delle USSL)

Interpellanza n. 676 dei Consiglieri Calligaro, Bontempi, Acotto, Marchiaro e Sestero inerente l'acquisto di immobili da parte del Comune di Cuorgn dalla S.a.S. Cedit di Torino. U.S.S.L. n. 38


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interpellanza n. 676 dei Consiglieri Calligaro Bontempi, Acotto, Marchiaro e Sestero. Risponde l'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

In data 12/12/1985 il Comune di Cuorgné chiedeva alla U.S.S.L. n. 38 di poter destinare ad altro uso l'immobile di Via Signorelli n. 1, già adibito a servizi sanitari, allo scopo di effettuare su di esso interventi di recupero mediante l'assegnazione da parte dell'Assessorato all'industria e all'edilizia residenziale di una quota di finanziamento di lire 400 milioni.
La U.S.S.L. n. 38, con deliberazione del Comitato di Gestione 24/1/86 n. 23, regolarmente ratificata dall'Assemblea Generale, esprimeva parere favorevole alla richiesta di trasformazione del vincolo di destinazione di quell'immobile a condizione che il Comune stesso individuasse altra area o struttura di corrispondente valore da destinare ad uso sanitario.
Il Comune di Cuorgné con lettera 906 del 14/211986 proponeva alla U.S.S.L. stessa "quale prima ipotesi di localizzazione il costruendo edificio di Via Carlin Bergoglio (angolo via Gramsci)".
Con deliberazione 7/3/1986 n. 76 esecutiva per legge, il Comitato di Gestione dell'U.S.S.L. n. 38 di Cuorgné esprime parere favorevole all'unanimità circa la localizzazione della sede degli uffici, del poliambulatorio e del distretto nell'erigendo edificio di Via Carlin Bergoglio, accogliendo così la proposta della Giunta comunale di Cuorgn inoltrata con nota 906 del 14/2/1986.
Allo scopo di poter approvare, ai sensi dell'art. 9 della Legge regionale 9/83, lo svincolo dall'uso sanitario dello stabile di Via Signorelli, venne richiesto il prescritto parere ai Responsabili dei Servizi Affari Generali e Programmazione dell'Assessorato alla Sanità, i quali così si espressero: il primo "che venga acquisita prima del provvedimento di competenza regionale l'individuazione formale dei beni che il Comune destinerà ai servizi sanitari" il secondo "considerato che la localizzazione in Cuorgné della sede degli uffici centrali di USSL e del Poliambulatorio di tipo A risulta congrua con le indicazioni della L.R. n. 59/85 (PSSR) si esprime parere favorevole allo svincolo d'uso dell'immobile di via Signorelli condizionato al visto di congruità sul valore dei due immobili interessati rilasciato dall'UTE, e con la riserva di esprimere il parere di competenza in sede opportuna in relazione all'analisi del progetto edilizio".
Nel frattempo, veniva presentato il progetto esecutivo, redatto in data 15/4/86, relativo alla realizzazione della sede degli uffici, del poliambulatorio e del distretto, dell'importo complessivo di L. 2.970 milioni comprese spese tecniche ed IVA, da collocare nell'ambito dello stabile in costruzione.
Il Comitato di Cuorgné a sua volta, con atto 15/5/86 n. 109, approvava tra l'altro due perizie con le quali il geom. Piero Ricciardi giudicava congruo l'intervento previsto in quanto il valore di mercato dell'area dello stabile in costruzione, destinato ad accogliere le strutture dell'U.S.S.L., stabilito in L. 600 milioni, e l'intervento edilizio ed impiantistico, ammontante a L. 2.970 milioni, costituivano un'innegabile convenienza ove si consideri che "ha notevole rilevanza l'incidenza degli impianti connessi alla specifica tipologia dell'opera"; ed attribuiva all'immobile di via Signorelli una stima di L. 126 milioni.
Si palesavano quindi due distinte ipotesi: approvazione dello svincolo d'uso dell'immobile di via Signorelli 1 e contemporaneo scambio d'utilizzo con lo stabile di via Gramsci approvazione del progetto esecutivo di realizzazione, nello stabile di via Gramsci, della sede degli uffici dell'U.S.S.L. n. 38 del poliambulatorio e del distretto socio-sanitario.
Per la prima è stato predisposto apposito provvedimento in data 10/2/87 n. 106-11077, con la quale la Giunta regionale ha approvato, ai sensi dell'art. 20 della L.R. n. 9, lo svincolo e lo scambio d'uso succitati "previa acquisizione del parere di congruità dell'UTE in merito al valore dei due immobili". Il provvedimento è stato reso esecutivo dal Commissario del Governo in data 25/2/87.
Per quanto attiene invece l'esame del progetto presentato dall'U.S.S.L.
interessata, occorre precisare che se la sua approvazione spetta al Presidente della Giunta regionale, la competenza ad esprimere approfondito parere in linea tecnica spetta al Comitato Regionale Opere Pubbliche, cui è stato trasmesso con nota n. 1932 del 16/2/1987.
La Commissione edilizia dell'Assessorato sanità, peraltro, si è espressa favorevolmente in merito alla congruità dell'opera con le indicazioni del Piano socio-sanitario regionale.
La copertura finanziaria dell'opera è assicurata per L. 1.700 milioni con finanziamenti regionali già concessi e per la rimanenza con eventuali disponibilità che risulteranno sui futuri programmi d'investimento.
A seguito dei ripetuti inviti da parte dell'Assessorato, il Sindaco del Comune di Cuorgné con nota n. 1011 del 12/2/87 ha alfine richiesto all'Ufficio Tecnico Erariale di Torino il prescritto parere di congruità circa il valore attribuito ai due immobili.
Si comunica infine che, con provvedimento del 3/3/87 n. 94, il Comitato di gestione dell'U.S.S.L. n. 38 ha messo a disposizione del Pretore di Cuorgné gli atti relativi all'individuazione dello stabile di via Gramsci invitando il Comune ad adottare analoga determinazione.
Sarà pertanto l'autorità giudiziaria a stabilire se siano o meno intervenute nella vicenda particolari incompatibilità tra interesse pubblico e privato, non rientrando di certo nella competenza di questo Assessorato l'accertamento di eventuali responsabilità su decisioni prese dal Comitato di gestione (e ratificate dall'assemblea generale) dell'U.S.S.L. n. 38, mediante formali provvedimenti regolarmente vistati dal Co.Re.Co.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, si tratta di una vicenda che ha dell'inaudito: il Presidente dell'U.S.S.L. di Cuorgné è al tempo stesso titolare della ditta CEDIT, vale a dire costruttore e venditore dell'immobile che dovrà essere sede dell'U.S.S.L. e del distretto. Penso che non esistano precedenti di questo genere. Tra l'altro il Co.Re.Co. di Ivrea aveva rinviato la deliberazione del Consiglio comunale di Cuorgné per "valutare - si diceva - se non vi sia soluzione diversa e più economica da quella prescelta per dotare l'U.S.S.L. n. 38 di nuova sede degli uffici e di ambulatori così com'è attualmente prevista, comportante la notevole spesa di 3 miliardi 280 milioni oltre spese tecniche ed IVA".
Questa operazione ha suscitato non pochi sospetti e toccherà all'autorità giudiziaria verificare la.correttezza dell'operazione stessa.
Ha suscitato un pandemonio nello stesso partito a, cui appartiene il Presidente dell'U.S.S.L. di Cuorgné; a questo proposito i quotidiani hanno dato ampio risalto alla vicenda da alcuni mesi e questa parte.
Non solo, ma il Presidente stesso, che è costruttore e venditore dell'immobile, con provvedimento urgente del Presidente del 30/12/86 disponeva di "approvare gli impegni di seguito esposti - era scritto - per i programmi a fianco indicati, rimandando a successivo atto deliberativo l'individuazione del beneficiario e le caratteristiche della fornitura". Ma il beneficiario era lui stesso in quanto costruttore e venditore dell'immobile.
Ancora di più, il 9 gennaio il Comitato di gestione era chiamato a ratificare il provvedimento urgente del Presidente alla presenza del Presidente stesso che non ha abbandonato la seduta del Comitato di gestione (dai verbali risulta che ha partecipato ai lavori del Comitato di gestione).
Noi chiedevamo che fossero accertate eventuali irregolarità l'Assessore ci risponde che tocca all'autorità giudiziaria constatare eventuali irregolarità nell'operazione.
Siamo qui a sottolineare comunque che è dovere della Giunta e quindi dell'Assessore stabilire dei punti fermi circa l'assoluta inopportunità e incompatibilità tra interesse pubblico e interesse privato. E' un atto politico quello che noi chiediamo. E' un problema di correttezza amministrativa, di stile, di buon gusto: qui si manifesta, è evidente come non mai, una incompatibilità sostanziale. Questo è un problema politico di primaria importanza che non può non riguardare l'Assessore e la stessa Giunta.
Lo scandalo dell'U.S.S.L. di Torino e dei laboratori privati ha precise matrici che risiedono nelle commistioni tra interesse pubblico e interesse privato. Queste matrici hanno una loro base nella formidabile forza di penetrazione dei privati nei servizi pubblici per comprometterne il livello di funzionamento: questo grazie a favoritismi, a compiacenze, a operatori e funzionari pubblici spesso infedeli. Si registra il fenomeno di funzionari e operatori pubblici cointeressati, persino amministratori delle strutture private.
Il caso più emblematico è quello del capo servizio ispettivo che al tempo stesso è amministratore di laboratori privati. In quell'occasione l'Assessore invocò la buona fede, ma bisogna che noi stabiliamo un punto politico molto fermo a proposito della vicenda di Cuorgné.
Se sono queste le cause dello scandalo dell'U.S.S.L. di Torino, bisogna rimuovere queste cause. Nel caso di Cuorgné abbiamo un Presidente dell'U.S.S.L. che al tempo stesso è costruttore e venditore di un immobile sia pure per interposto ente, perché è l'Ente locale che acquista questo immobile, per adibirlo però a sede dell'U.S.S.L. e del distretto.
Se vogliamo tutti quanti imparare l'amara e drammatica lezione che ci è stata impartita dai fatti in questi ultimi mesi, sarà bene intervenire dal punto di vista politico e stabilire che c'è assoluta inopportunità incompatibilità sostanziale e di fatto, nella vicenda di Cuorgné. Un cittadino può fare il costruttore, il venditore, può fare quello che gli pare, ma non può essere contemporaneamente Presidente di una U.S.S.L. C'è un problema di stile, di buon gusto! Abbandoni la presidenza dell'U.S.S.L.
e faccia il costruttore e il venditore! A me pare questo un principio irrinunciabile se vogliamo mettere ordine nel caos che sta travolgendo la sanità nella nostra Regione, se vogliamo stabilire misure minime decenti, decorose, di incompatibilità di fatto indipendentemente da ciò che dice la legge.
Questo è un fatto di inaudita gravità; non può essere affrontato con tono burocratico, dicendo in sostanza che "i fatti sono stati questi". I fatti sono anche quelli che ho citato io! Noi chiediamo un atto politico non chiediamo alla Giunta e tanto meno all'Assessore di trasformarsi in magistrati, chiediamo loro atti politici che spazzino via fenomeni di commistioni inaccettabili fra pubblico e privato. Questo chiedevamo e quindi la risposta dell'Assessore non ci soddisfa minimamente.


Argomento: Presidi privati di diagnosi e cura

Interpellanza n. 765 dei Consiglieri Calligaro, Bontempi, Acotto, Marchiaro e Sestero inerente l'inchiesta sull'U.S.S.L. n, l/23


PRESIDENTE

Viene ora discussa l'interpellanza n. 765 dei Consiglieri Calligaro Bontempi, Acotto, Marchiaro e Sestero.
Gli interpellanti rinunciano all'illustrazione, pertanto ha la parola l'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

La nomina dei membri del Consiglio regionale di sanità e assistenza altresi denominato Co.Re.S.A., rientra fra le competenze del Consiglio regionale. La procedura indicata all'art. 3 della L.R. 4/7/84, n. 30 non prevede alcun intervento della Giunta a livello di proposta e segnalazione di nominativi.
Peraltro a tutt'oggi questo Assessorato, in merito all'oggetto dell'interpellanza, non ha conoscenze precise dell'evolversi dei fatti, se non attraverso notizie giornalistiche. Vorrei, anzi, ribaltare la domanda chiedendo al Consiglio di darmi notizie su eventuali provvedimenti in merito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Chiedevamo se la Giunta lo ha fatto dimettere o revocato da membro del Co.Re.S.A.
Sono sconcertanti le risposte. Vengono a galla inquietanti fenomeni: in questo caso il soggetto inquisito per peculato e interesse privato avrebbe si dice, dirottato pazienti dai servizi pubblici a laboratori privati di cui era cointeressato, se non amministratore, ma persino amministratore dicono i giornali. Noi vogliamo prescindere nel modo più assoluto dall'inchiesta giudiziaria. Ci interessa capire se stabiliamo alcune norme sulle incompatibilità oppure no. E' assolutamente incompatibile la nomina nel Co.Re.S.A. e al tempo stesso la funzione di amministratore di laboratori privati: è del tutto elementare, ovvio. Tra l'altro i Commissari comunisti che fanno parte della Commissione d'inchiesta hanno chiesto di avere tutti gli atti riguardanti il rapporto tra l'Assessorato e il soggetto di cui stiamo parlando.
Nell'interpellanza del 19 marzo chiedevamo: qual è la posizione dei funzionari regionali coinvolti nell'inchiesta giudiziaria: quali provvedimenti cautelativi sono stati presi nei confronti di funzionari componenti di organi tecnici consultivi coinvolti nell'indagine giudiziaria quali decisioni urgenti intende assumere la Giunta per garantire la funzionalità di un Assessorato come quello alla sanità, funzionalità gravemente compromessa in quanto l'Assessorato è privo di 6 responsabili di servizi di primaria importanza.
Vale il discorso di prima: stabiliamo delle regole per cui il controllore non sia al tempo stesso controllato. Stabiliamo un minimo di regolamento decente che non metta in questa imbarazzante situazione funzionale, perché se non stabiliamo norme minime è evidente che le commistioni imperversano, da tutti i punti di vista: uno è al tempo stesso controllore e controllato. Stabiliamo alcune norme semplici, chiare, in modo tale che si possa mettere ordine nella situazione che è venuta a determinarsi e che suscita l'inquietudine di tutti.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interpellanza n. 719 dei Consiglieri Acotto, Valeri e Bresso inerente il progetto ENEL per lo sfruttamento idroelettrico in Valsesia


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interpellanza n. 719 dei Consiglieri Acotto, Valeri e Bresso.
Gli interpellanti rinunciano alla illustrazione, pertanto ha la parola il Vicepresidente della Giunta regionale, Bianca Vetrino.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

L'interpellanza in oggetto si richiama sostanzialmente ad un'altra interpellanza che i Consiglieri Acotto, Bresso, Valeri e Rivalta avevano indirizzato nel 1985 concernente l'uso idroelettrico delle acque del fiume Sesia e a cui venne data in quell'occasione risposta.
Sul medesimo argomento in tempi successivi sono state anche presentate un'interrogazione urgente da parte del Consigliere Ala in data 2/l/1986 ed una interrogazione da parte del Consigliere Croso in data 24/10/1985.
In risposta ai Consiglieri Ala e Croso, la Giunta aveva predisposto una memoria scritta (documento che io considero in questa mia risposta l'allegato A che consegnerò ai Consiglieri interpellanti) che delineava chiarito il ruolo e i principali riferimenti del progetto all'interno del Verbale di intesa Regione-ENEL del 27/12/1985 - un possibile percorso operativo così sintetizzabile: messa a punto di una procedura sperimentale, concordata cioè con le parti e soggetti interessati, di valutazione di impatto attraverso la configurazione di uno specifico gruppo tecnico-scientifico allora ipotizzato nell'ambito del Comitato tecnico-scientifico degli Atenei torinesi operante sul problema della centrale elettronucleare di Trino Vercellese e di una sede di raccordo nell'ambito dell'organizzazione delle strutture regionali, ove far convergere i diversi esami settoriali in merito al progetto.
Nel quadro di tale operazione avrebbe trovato una sede opportuna sia la concertazione con l'ENEL degli indirizzi dei principali contenuti su cui avviare lo studio di impatto, sia la definizione della possibile articolazione della fase valutativa vera e propria; ipotesi successiva di impostazione del Progetto Territoriale Operativo che a seguito delle risultanze dello studio di impatto condotto potesse configurarsi come strumento progettuale di coordinamento dell'insieme degli interventi diretti ed indiretti da preordinare sul territorio anche al fine di concretizzare le eventuali misure di mitigazione emergenti dalla valutazione degli impatti.
I Consiglieri interpellanti danno notizia che l'ENEL starebbe completando la stesura dello studio di impatto ambientale del progetto relativo allo sfruttamento idroelettrico della Valsesia. Noi non abbiamo finora ricevuto questa valutazione di impatto ambientale.
Come i Consiglieri sanno, l'ENEL. in attuazione del verbale d'intesa subito dopo la redazione di tale verbale nel 1983, inviò un programma di costruzioni nel campo idroelettrico in Piemonte che prevedeva la realizzazione di nuovi impianti di sola produzione in Valsesia, per un ammontare complessivo di circa 380-400 miliardi. Questo impegno, previsto nell'ambito del verbale d'intesa, tendeva da un lato a ristrutturare gli impianti idroelettrici tesi a valorizzare le risorse naturali della Regione, dall'altro a fare degli investimenti in fonti energetiche rinnovabili ed integrative, sempre che siano tecnicamente ed economicamente attuabili e per le quali si fossero ottenute le relative autorizzazioni.
Ricordo soltanto che l'importo del complesso degli investimenti di tipo idroelettrico avrebbe dovuto non essere inferiore all'ordine di grandezza di quello della centrale nucleare e il progetto Valsesia si collocava in questo programma. Ripeto però che alla data - attuale non abbiamo ancora ricevuto questo progetto di valutazione di impatto ambientale.
Devo dire che l'insieme di ipotesi di lavoro che abbiamo configurato trova attuazione nel momento attuale secondo le fasi e le modalità operative delineate dal Servizio pianificazione territoriale nel documento "Programma di lavoro inerente l'attività di supporto all'introduzione delle procedure di valutazione di impatto ambientale", in particolare nei Capitoli II "Prima ipotesi di configurazione delle guide tecniche" e III "Studi pilota di valutazione di impatto ambientale", che io unitamente alla prima nota consegnerò ai colleghi interpellanti.
Si tratta di un documento operativo interno, attraverso il quale per si ha la possibilità di valutare la via gestionale amministrativa scelta dalla Giunta rispetto al complesso di questi problemi, quindi anche nei confronti degli impianti in Valsesia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Ringrazio il Vicepresidente Vetrino per la risposta data, anche se non mi pare di potermi dichiarare soddisfatto, dato che la domanda di fondo della nostra interrogazione resta, al momento, ancora senza risposta.
Leggeremo con attenzione il fascicolo del programma di lavoro che l'Assessore Vetrino ha citato, noi però abbiamo in modo particolare rivendicato la costituzione degli strumenti atti a procedere immediatamente all'esame dei progetti di valutazione di impatto ambientale dell'impianto previsto per la Valsesia, appena l'ENEL li avrà consegnati. Questa richiesta rimane tuttora senza una risposta.
La notizia che l'ENEL starebbe per consegnare il proprio studio di valutazione di impatto ambientale rischia perciò di trovare impreparata la Regione. Non solo: restano inapplicati anche gli impegni assunti ad attivare procedure sperimentali di V.I.A.
Inoltre, per quanto riguarda la costituzione del gruppo tecnico scientifico di valutazione, sono già stati presi contatti e accordi con l'Università e con il Politecnico? Non ci risulta.
Rimangono quindi interamente aperti gli interrogativi che abbiamo proposto, e senza risposta l'esigenza di non frapporre mesi e mesi di ritardo all'avvio della valutazione del progetto ENEL. Al momento questo pericolo non è scongiurato, perché al di là del fascicoletto con il programma ora consegnatoci, gli strumenti atti ad attivare quel programma tuttora non esistono e, quel che è peggio, non abbiamo colto dalla risposta dell'Assessore neppure i prodromi del lavoro necessario per costituirli.
Auspichiamo dunque che quanto meno la nostra interpellanza venga assunta come sollecitazione ad evitare che si assommino ulteriori ritardi nella predisposizione dei suddetti strumenti.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Commissione d'indagine conoscitiva sull'inquinamento: prima relazione al Consiglio regionale


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Commissione d'indagine conoscitiva sull'inquinamento: prima relazione al Consiglio regionale" ha la parola il Presidente di tale Commissione, Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il lavoro che la Commissione ha presentato quindici giorni fa nella prima stesura della relazione al Consiglio regionale è molto serio e ha occupato parte notevole del tempo dei Consiglieri e di quanti hanno collaborato a questa iniziativa.
Mi preme innanzitutto sottolineare che il massimo sforzo è stato fatto per coinvolgere quanto più possibile coloro che a livello locale hanno la responsabilità della conduzione dei Comuni, delle associazioni rappresentative delle varie categorie, delle associazioni ambientaliste.
La relazione, che al di là della volontà nostra è piuttosto voluminosa mette in evidenza (spero del resto che molti colleghi abbiano avuto modo di valutarla con la dovuta attenzione) come si sia potuto attivare in maniera del tutto soddisfacente, ancorché non conclusiva, la collaborazione dei Comuni interessati con l'invio di un questionario che ha trovato la risposta di circa 1.050 Comuni su l.209, ma al di là del dato numerico dei Comuni è interessante notare come oltre il 91% della popolazione sia stato rappresentato dalle risposte date al questionario.
Occorre ancora fare un lavoro di approfondimento e di verifica sui dati che sono stati portati alla nostra attenzione, anche perché i tempi di lavoro che abbiamo avuto a nostra disposizione sono stati molto limitati soprattutto per la fase di elaborazione dei dati, direi senza colpa di nessuno, ma per una serie di circostanze sfavorevoli, quali qualche assenza del personale o la mancanza nell'ambito del Consiglio stesso di personale particolarmente attrezzato per questo tipo di lavoro. Devo dire però che questi problemi sono stati superati grazie alla buona volontà e allo spirito di collaborazione di tutti coloro che hanno in questa fase lavorato all'indagine.
La relazione si articola in diversi capitoli, alcuni più estesi nel contenuto, altri meno, ma è stata nostra premura sottolineare in ogni parte della relazione che non si trattava ancora di un lavoro conclusivo, ma di un primo esame che si proponeva al Consiglio anche in vista del dibattito più complessivo su questa materia, sia sulla relazione dell'Assessore all'ecologia, sia sulla mozione presentata dal Partito comunista, sia sugli ordini del giorno presentati da altri Gruppi, calendarizzato per la prossima settimana. Infatti, a questo momento successivo si rimandano le valutazioni del Gruppo della DC in merito al problema e le prese di posizione sulle varie questioni che complessivamente verranno considerate.
A noi pare assolutamente indispensabile che prima di entrare nel merito di provvedimenti operativi e prima di darsi dei tempi di lavoro si venga a conoscenza della situazione del Piemonte che emerge da questi dati. Del resto, il mandato che il Consiglio regionale aveva affidato alla Commissione era quello di svolgere un'indagine conoscitiva sui problemi dell'inquinamento, con particolare riferimento agli episodi verificatisi nell'Alessandrino e agli inquinamenti da rifiuti solidi.
La situazione negli ultimi tempi è precipitata anche sotto altri aspetti e a questo proposito nella relazione sono state fatte alcune considerazioni, molto limitate perché non c'è stato il tempo di approfondire i problemi e quindi di poter fare un serio lavoro di ricognizione. Ma non è sfuggito a nessuno che il problema degli inquinamenti delle falde acquifere e degli acquedotti in questi ultimi tempi, in Piemonte e non solo, ma certamente in Piemonte in misura rilevante, stanno assumendo dimensioni drammatiche. Anche sotto questo aspetto, se il Consiglio regionale lo riterrà opportuno, potremo avviare un lavoro di approfondimento.
I compiti e gli obiettivi che la Commissione si era data, dedotti dalla deliberazione istitutiva della stessa e dalla mozione che ne è stata la premessa, sono stati sintetizzati al primo capitolo della relazione e si possono cosa ulteriormente sintetizzare: la verifica dello stato di attuazione delle norme e dei piani regionali.
Su questo tema l'Assessore Maccari ha svolto un'ampia e articolata relazione nella scorsa seduta del Consiglio e credo che su questa ci si potrà successivamente pronunciare. Noi abbiamo cercato di avviare sia con l'Assessorato regionale alla sanità che con quello all'ecologia un rapporto di collaborazione, di richiesta dati e informazioni. Alcuni di questi aspetti sono ancora in fase di elaborazione; infatti stiamo attendendo dall'Assessorato regionale alla sanità i dati relativi a una serie di problemi di sua competenza, così come altri dati sono già stati forniti dall'Assessorato all'ambiente e del resto la relazione dell'Assessore ha fornito a tutti i Consiglieri materia per ulteriori approfondimenti.
Un altro punto qualificante rispetto al compito della Commissione è stato quello di disegnare una mappa delle discariche esistenti. Noi non abbiamo potuto, ma neanche voluto, non avendo né le competenze tecniche n gli uffici e le strutture adeguati, fare una mappa in senso cartografico ma abbiamo cercato di fornire dei dati che sono all'attenzione dei Consiglieri sulla situazione esistente, aggregandoli Provincia per Provincia. Questi dati costituiscono una base conoscitiva utile per qualsiasi ulteriore approfondimento, anche perché tra gli elementi che sono a nostra disposizione abbiamo potuto acquisire, grazie alla collaborazione con le Prefetture con le quali abbiamo instaurato un rapporto molto corretto e proficuo, i dati dell'indagine a suo tempo effettuata a seguito dell'ordinanza Zamberletti.
Pertanto tali dati sono confrontabili con quelli che la Commissione ha acquisito tramite i questionari compilati dai Comuni: potranno quindi darci delle indicazioni interessanti, sebbene alcune di queste situazioni cosa come sono emerse forse sono meno allarmanti di quanto appaiano di prima battuta perché alcuni Comuni hanno dato risposte talvolta eccessive. Taluni Comuni infatti hanno ad esempio indicato come discariche abusive quelli che sono dei semplici mucchi d'immondizia, di rifiuti di vario genere abbandonati nei fossi o sulle piazzole. 'Naturalmente questo non è un fatto positivo, ma certamente non costituisce un preoccupante fenomeno di inquinamento, tant'è che molte di queste "discariche abusive" sono già state ripulite, riducendone di conseguenza il numero. Il problema delle discariche di sostanze tossiche e nocive è molto più preoccupante, ma di questo dirò successivamente.
Per quanto riguarda il problema delle cave, abbiamo cercato di verificarne la situazione perché non può sfuggire all'attenzione di nessuno che le cave sono un potenziale naturale elemento di discarica successiva e abusiva quando siano dismesse o esaurite. E' noto ai Consiglieri che in questo campo vige una normativa relativamente recente che prevede il ripristino e la risistemazione delle cave esaurite; il problema è ancora da definire nei particolari perché non abbiamo ancora completato la raccolta dei dati.
Non è stato possibile individuare all'interno delle discariche abusive esistenti le sostanze contenute nei materiali. Alcune di queste discariche sono oggetto di azione di bonifica e fanno parte già di un piano di finanziamento previsto dalle leggi di protezione civile, al momento per non risulta che ci siano dei lavori molto proficui al riguardo. Di questo abbiamo scritto nel capitolo relativo, riferendoci in particolare alla Società Costalia che dovrebbe essere attrezzata per opere di bonifica di questo genere, ma in realtà - a quanto risulta alla Commissione - si tratta semplicemente di una società di progettazione e di tipo finanziario che non ha strutture operative proprie, per cui si corre il rischio che le aziende che avevano inquinato siano poi incaricate dell'opera di bonifica. Credo che una soluzione di questo genere non sia auspicabile, pertanto la Commissione invita l'Assessorato e gli enti competenti a vigilare affinch ciò non avvenga.
Tra gli altri compiti della Commissione c'era quello di promuovere informazioni utili per la scoperta e il censimento di attività di smaltimento abusive.
Va detto che la ricerca è difficile, perché molto spesso, almeno questo è quanto ci è apparso nel primo giro di consultazioni e verifiche sul posto, le sostanze che vengono stoccate più o meno provvisoriamente sono ignote e non sono state ancora analizzate. Sono in corso accertamenti alcuni dei quali ordinati dalla Magistratura, c'è però il problema dell'impossibilità di attuare un'attività di bonifica vera e propria in quanto non si sa bene dove smaltire queste sostanze. Questo è il succo di tutto il discorso: possiamo dirlo in termini più ampi, più articolati, ma la sostanza è che avendo una carica esplosiva di bidoni in zone varie soprattutto dell'Alessandrino, e avendo in realtà l'esigenza di contenere e bonificare queste zone, il problema è di sapere dove andare a collocare e come trattare queste sostanze. E' un problema che al momento, per quanto è a nostra conoscenza, non è ancora stato affrontato e quindi non risolto.
Per quanto riguarda il metodo di lavoro che ci siamo dati, oltre ad aver lavorato sul questionario collegandosi con le Prefetture che hanno collaborato sollecitando i Comuni a rispondere, la Commissione ha avuto molti incontri e consultazioni articolate in diverso modo.
La prima serie di consultazioni si è avuta a livello regionale a Torino con tutte le Province e gli Enti interessati. Abbiamo svolto poi una serie di consultazioni sia specificatamente nell'Alessandrino, sia nelle aree di maggior difficoltà, quali quelle che anche gli organi di informazione e le stesse interpellanze esaminate in Consiglio regionale avevano a suo tempo anticipato.
Il sistema delle consultazioni e delle verifiche sul posto ci ha permesso di trarre delle indicazioni e delle impressioni che pur senza dare in termini conclusivi ritengo di poter cosa sintetizzare: c'è a tutti i livelli una maggior coscienza ed un diverso spirito di attenzione al problema degli inquinamenti.
Le "batoste" di questi ultimi mesi, la gravità della situazione attuale, hanno finalmente fatto comprendere a tutti che questo problema è di grande importanza ed è una priorità che non si può ulteriormente dilazionare. E' impensabile che si continuino ad affrontare i problemi della salvaguardia dell'ambiente e della tutela della salute con interventi di protezione civile; bisogna predisporre piani seri d'intervento preventivo che consentano di fare scelte prioritarie in modo da evitare di dover sempre correre a tamponare situazioni divenute ormai disastrose.
Purtroppo si sta continuando ancora in questa direzione.
Le associazioni di categoria e gli stessi Comuni, nonché gli operatori interessati ai problemi sotto l'aspetto sanitario, hanno tutti dimostrato e sollecitato maggiore attenzione e impegno. Questo è un aspetto da sottolineare, come anche quello, altrettanto rilevante, che emerge una grande confusione.
Molto spesso non sono note né le competenze né i compiti dei vari enti né chi debba esattamente intervenire e in che modo. Non c'è dubbio che uno degli elementi di difficoltà è rappresentato dalla scarsità dei mezzi del personale impegnato nei servizi di igiene urbana (di questo abbiamo parlato nel successivo capitolo relativo alle proposte e alla situazione esistente).
Mi soffermo brevemente sui dati del questionario perché credo sia interessante che il Consiglio regionale venga a conoscere il lavoro fatto al riguardo.
Il questionario, almeno per i membri della Commissione che hanno dedicato particolare tempo a queste questioni, è un fiore all'occhiello in quanto, con mezzi assolutamente limitati e con personale numericamente esiguo, è stato avviato un lavoro che potrà sicuramente essere condotto con maggiori mezzi e con maggiore disponibilità tecnica per approfondire gli aspetti che ancora sono da esaminare.
I dati così come sono stati presentati, Provincia per Provincia mettono in evidenza qual è la situazione relativa al regolamento per il servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti in ogni Comune; qual è la dimensione del Comune coperta da questo servizio; quale tipo di smaltimento viene effettuato; se esiste raccolta differenziata; se esiste il sistema di recupero di rifiuti; quali sono le ordinanze emesse ai sensi dell'art. 12 del regolamento; quali sono altri impianti, quali eventualmente le soluzioni e le ipotesi per attuarle; qual è la situazione relativa alle discariche abusive; quali sono i rifiuti prodotti non assimilabili agli urbani e quali sono i progetti di impianti di smaltimento; infine, se esiste sistema fognario o depuratore finale.
Inoltre, nel questionario vi è stato uno specifico riferimento alla situazione esistente delle cave per i problemi cui avevo prima accennato a proposito del collegamento possibile tra discariche abusive e cave dismesse.
La situazione che emerge, senza voler entrare nel merito n approfondirla del tutto perché richiederebbe molto più tempo di quanto non mi sia urbanamente concesso, è abbastanza preoccupante.
E' vero che tutti i Comuni hanno il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti solidi ed urbani; è vero anche che non denunciano grandi situazioni di inquinamento dovuto a discariche abusive di questo o di quel prodotto ma su questi dati non abbiamo elementi di grande certezza.
E' invece certo un altro elemento: che la maggior parte delle discariche è arrivata a livelli di quasi saturazione, per non parlare di quella di Torino che continua ad essere prorogata, ma è sicuramente ormai ai livelli di guardia.
Non c'è quindi dubbio che la situazione, che al momento non è drammatica, in prospettiva vada affrontata con molta serietà perché rischia di diventarlo in poco tempo proprio perché le discariche sono sostanzialmente esaurite, almeno per quanto riguarda le grandi aree di concentrazione dei vari Comuni. Comunque su questi dati si potranno trarre ulteriori conclusioni, soprattutto tenendo conto del fatto che molti Comuni si consorziano in aree di concentrazione per cui la proposta che viene avanzata, e che anche in altre occasioni l'Assessore ricordava, è quella di creare almeno una discarica per rifiuti solidi ed urbani a livello consortile.
Per quanto riguarda la situazione delle autorizzazioni e del controllo delle discariche esistenti, nonché delle aziende e degli impianti che operano in questo settore, come è noto si Consiglieri, la partita è stata affidata dalla Regione alla responsabilità delle Province.
Noi abbiamo raccolto, attraverso le consultazioni con le stesse Province, i dati della situazione attuale. I dati che vengono forniti non sono stati elaborati perché non c'è stato il tempo materiale e non abbiamo pertanto approfondito ulteriormente questa parte. Le Province si sono limitate ad inviarci un quadro della situazione al momento presente. Non abbiamo potuto ancora fare un confronto tra i dati dismessi dalla Regione al momento del passaggio delle competenze di questa materia alle Province cioè tra la situazione esistente al giugno-luglio dell'anno scorso e quella attuale. Le Province stanno avviando un lavoro di censimento e di verifica di quanto era stato trasmesso a suo tempo dalla Regione.
La maggior parte delle Province (per non dire tutte) sta lavorando in regime di prorogatio, di fatto cioè sono state prorogate le autorizzazioni provvisorie laddove erano state date e le autorizzazioni in scadenza, salvo casi particolarmente preoccupanti per i quali sono state emesse ordinanze di sgombro o di chiusura.
Apro una parentesi. Le ordinanze di sgombro o di chiusura sono dal punto di vista amministrativo un giusto e dovuto provvedimento, anche per non incorrere nel reato di omissione di atti d'ufficio. E' altrettanto vero però che diventa un modo di lavarsi le mani piuttosto "pilatesco", per usare un termine che può essere in questi giorni utile, perché bisognerebbe dire dove stoccare questi prodotti e come eventualmente trattarli. Il problema al momento, come ho già detto prima, non ha trovato opportuna soluzione.
Nel capitolo quinto sono stati semplicemente elencati i dati del questionario relativo alle cave. Sarà poi interessante fare una verifica incrociata tra cave esistenti e discariche probabili.
Il capitolo sesto è invece dedicato alla indicazione e all'esame, anche in questo caso molto sintetico per le ragioni che spiegherò subito, dei cosiddetti "casi del Piemonte sud orientale". La sinteticità è dovuta al fatto che già l'Assessorato aveva a suo tempo indicato alcuni dati al riguardo che sono sostanzialmente riscontrati e quindi ancora validi; lo stesso discorso vale per i dati che la Prefettura di Alessandria ha messo a nostra disposizione. Non solo, ma la situazione esistente non ha subito variazioni nel periodo di tempo in cui è stata da noi presa in considerazione per cui sui singoli casi stata presentata una breve sintesi della situazione esistente con una altrettanto breve cronistoria dei fatti così come li abbiamo potuti evidenziare dai documenti che ho citato e dalle verifiche sul posto. Il problema è ancora come l'abbiamo lasciato; le operazioni di bonifica che sono state avviate sono molto limitate e si possono così sintetizzare: la copertura, con teloni di plastica e altro materiale impermeabile, dei bidoni che sono esposti alla luce del sole sotto la pioggia e le intemperie, e il controllo da parte dei tecnici dell'USSL attraverso periodici prelievi di campione. Un lavoro di maggior impegno dovrà essere sicuramente avviato, ma anche in questo caso il problema è di individuare con chiarezza dove e come questo lavoro dovrà essere effettuato.
Giova ricordare in questa sede, per sottolineare la gravità della situazione che noi abbiamo verificato, che se dovessimo teoricamente poter aprire nell'arco di due o tre anni le discariche previste, che sono ragionevolmente 5 o 6, con un impegno e uno sforzo notevole, queste sarebbero sicuramente saturate in brevissimo tempo dalla quantità di sostanze che sono in stoccaggio provvisorio presso le aziende o in altri luoghi più o meno conosciuti, per cui soltanto per smaltire l'arretrato occorrerebbero quelle discariche che potenzialmente dovrebbero essere messe a disposizione per il futuro.
Su questi problemi non mi dilungo ulteriormente, non perché non ci sia altro da dire, ma perché ritengo se ne possa discutere in sede di dibattito generale anche perché non credo sia opportuna né utile ai fini del tempo una lettura materiale del testo che lascio alla cortese attenzione dei colleghi, che credo l'avranno già fatto o lo vorranno fare.
Mi dilungo invece sul capitolo VII che si riferisce alla situazione in termini generali. Non abbiamo prodotto all'attenzione del Consiglio tutta la documentazione che la Commissione ha raccolto, ma abbiamo ritenuto opportuno presentare una sintesi dei vari documenti che sono pervenuti suddivisi per enti che li hanno presentati, indicando a fianco gli argomenti che nelle memorie sono stati presentati, in modo che chi desidera approfondire singole questioni o verificare la quantità di dati che la Commissione ha acquisito è in grado di farlo con un lavoro ragionevolmente breve. Naturalmente di ogni singola questione è a disposizione la relativa documentazione.
Abbiamo ritenuto opportuno fare questo lavoro di sintesi per dare un quadro riassuntivo della situazione esistente nelle varie zone rispetto alle relative UU.SS.SS.LL.
Nella relazione non sono stati citati talune UU.SS.SS.LL., Comuni e Province, perché non hanno risposto. Devo dire con molta chiarezza che mentre molti enti e UU.SS.SS.LL. hanno collaborato con correttezza e tempestività, tale tempestività, non voglio dire non correttezza, non si è verificata per altri enti, peraltro di notevole importanza e dimensioni cito per tutti il Comune e l'USSL di Torino, che non hanno risposto nonostante i solleciti e gli inviti alla consultazione. Questo dispiace perché rappresenta una lacuna in questa prima stesura, che ci auguriamo di poter colmare nel prossimo futuro, se il Consiglio riterrà opportuno, come noi ci auguriamo, di ulteriormente prorogare questo lavoro per poterlo completare e aggiornare.
Per quanto riguarda le consultazioni è chiaro che le questioni che sono emerse sono state sintetizzate nel capitolo che brevemente vi illustro.
Abbiamo cercato di raggruppare i problemi per aree e per qualità.
Per quanto riguarda i rifiuti tossici e nocivi, principali sono i problemi dell'industria e dell'artigianato. Il problema chiave è quello della individuazione dei siti e la costruzione di discariche controllate.
E' emerso, ma non c'era bisogno di istituire una Commissione di indagine per scoprirlo, che non esistono in Piemonte discariche o impianti di smaltimento di rifiuti speciali tossici e nocivi in conto terzi e le vicende delle aziende che fino a qualche tempo fa hanno operato (vedi Ecosistem ed Ecolibarna, che sono talmente note che non è il caso di dilungarsi) non hanno rappresentato certo un esempio di razionalità e di buon lavoro.
Oltre al problema dell'individuazione dei siti e quindi della costruzione di discariche, vi è la situazione quasi paradossale di aziende che hanno 'stoccato provvisoriamente i rifiuti nelle proprie sedi, che oggi sono arrivate a livelli di saturazione e sono addirittura costrette a dismettere magazzini per collocare i rifiuti. Questo va segnalato all'attenzione del Consiglio, perché i luoghi di stoccaggio sono quasi totalmente saturati.
Il problema per le aziende piccole e artigiane è piè grave in quanto si tratta di esigue quantità per le quali occorrerebbe creare punti di raccolta provvisori vicini ai luoghi di produzione. Anche perché, non nascondiamocelo colleghi, quando si dice che per smaltire rifiuti tossici di produzione industriale si va nella "Germania dell'Est o all'estero, è facile prevedere che una esigua parte prenda la strada dell'estero mentre una più cospicua prenda la strada sotto casa dei boschi e dei fiumi. Non è un dato che abbiamo potuto accertare materialmente, ma che ragionevolmente possiamo immaginare.
Il problema dell'individuazione delle discariche è legato alla difficoltà di ottenere i consensi delle popolazioni interessate. Queste difficoltà sono finora sembrate insuperabili, tant'è vero che tutti i tentativi fatti sono cozzati contro l'indisponibilità dei Comuni e delle autorità locali competenti a questo riguardo. E' opportuno trovare il modo per coinvolgerli correttamente, attraverso l'informazione o altre forme di incentivazione, altrimenti non si uscirà mai dalla situazione di teorica individuazione di aree che di fatto non riescono ad essere utilizzate.
Un problema a parte sul piano dell'industria è rappresentato dall'ACNA di Cengio in Liguria sulla quale noi abbiamo fatto un preciso riferimento.
La Commissione ha tenuto un'apposita seduta con la Regione Liguria instaurando un metodo che riteniamo molto utile di confronto, perché i problemi di questa dimensione non possono essere avviati se non sono visti dalle due parti. Il fatto di scaricare a casa altrui, siano essi Comuni o Regioni, sostanze inquinanti senza opportuni trattamenti non risolve complessivamente i problemi. Il lavoro che è stato avviato sia dalla Commissione che dall'Assessorato regionale può dare a questo riguardo gli opportuni frutti, anche perché è una questione che non investe solo l'ACNA ma riguarda l'inquinamento dell'intera Valle del Bormida che, come è stato detto durante le relative consultazioni, ha raggiunto livelli di assoluta intolleranza.
I problemi dell'agricoltura sono legati soprattutto all'uso di sostanze chimiche. Si parla di necessità di utilizzare le sostanze chimiche in agricoltura, ma occorre individuare tutta una serie di correttivi, di esami e di verifiche perché ciò che dovrebbe essere positivo in realtà non si trasformi in qualcosa di molto più nocivo e negativo.
Un problema che dovrà essere approfondito in collaborazione con l'Assessorato regionale all'agricoltura è quello degli allevamenti intensivi soprattutto dei suini, in particolare nelle zone del Cuneese dove sono molto diffusi, perché il problema dei liquami, delle sostanze di scarico di tipo organico, è di grandissimo rischio. Basti ricordare che un allevamento di suini produce mediamente sostanze tre volte maggiori di quelle di un egual numero di abitanti di una città.
Così come molto preoccupanti sono i problemi relativi alla viticoltura e all'enologia, perché vi sono inquinamenti dovuti alle sostanze di scarico e a quelle smaltite che spesso non hanno subito molti trattamenti. Questo problema non emerge laddove non è concentrato, ma diventa un potenziale grave inquinamento dove c'è un'alta concentrazione di lavorazioni di queste sostanze.
Altri problemi emersi nelle consultazioni sono stati sottolineati in punti che sintetizzo molto rapidamente. Esiste un problema di informazione di conoscenza e di trasparenza dei dati e di maggiore informazione sulle normative e sulle competenze. Spesso operatori pubblici e privati non avevano ben chiaro il quadro della normativa esistente anche perch onestamente tale quadro non è così chiaro e facile da comprendere. Sarebbe il caso (questo potrebbe essere un suggerimento operativo) di elaborare una specie di testo unico integrato delle varie normative esistenti al riguardo.
Un altro problema, anche se non è di stretta competenza della Commissione, è quello della trivellazione dei pozzi. Oggi questo problema non è ancora arrivato ai livelli di guardia, forse perché non si è ancora fatto sufficiente riferimento o non si è ancora fatta una analisi seria di tale questione, però non c'è dubbio che i pozzi che vengono scavati per altre ragioni mettono in comunicazione le falde superficiali con quelle più profonde. Le falde superficiali sono più facilmente inquinate e rischiano di andare ad inquinare anche quelle più basse che costituiscono invece una potenziale riserva di acqua pulita. Lo studio dell'impatto che ha questo aspetto rispetto al potenziale inquinamento è una questione tutta da verificare che segnaliamo per completezza di informazione. Questo riguarda soprattutto le zone del Novarese, dove sono in atto trivellazioni per pozzi allo scopo di ricerche petrolifere o di gas naturale.
Altro problema molto serio è quello del controllo e della verifica dei dati e della raccolta più o meno sistematica di campioni. La situazione delle strutture delle UU.SS.SS.LL. e dei Servizi di Igiene Ambientale al riguardo, giova dirlo con estrema chiarezza, è insufficiente e disastrosa.
Non possiamo pensare di avviare un problema serio di controllo, di verifica e di conoscenza della situazione, con uno stato dei servizi destinati a questo settore quale è quello attuale.
Quello degli inceneritori e del loro funzionamento è anch'esso un problema da sottoporre all'attenzione. La maggior parte di questi impianti rischia di non essere funzionale o di non risolvere le questioni tecniche che sono previste. Particolari difficoltà sono state riscontrate per gli inceneritori collegati agli ospedali.
Un altro problema è quello delle dimensioni dei servizi, perché alcune soluzioni non sono ipotizzabili se non con una dimensione sovracomunale dei servizi medesimi e con una situazione di consorzio più o meno esteso. Il problema dei consorzi è un altro degli aspetti da considerare e il fatto che si debbano rendere obbligatori credo sia ormai un dato assodato.
Un'altra delle questioni emerse è quella della collaborazione e integrazione: rapporti tra Enti pubblici ed Enti privati. Se è vero che da un lato c'è un interesse collettivo, e quindi l'esigenza che i Comuni e gli Enti pubblici si attivino in prima persona su questi problemi, è altrettanto vero che anche i privati debbono porsi nella logica del rispetto delle norme per fornire un servizio globale alla collettività. Non è più pensabile che il problema venga considerato come se si trattasse di fatti che in fondo riguardano soltanto chi produce rifiuti o al massimo gli Enti pubblici. Il problema dell'ecologia deve avere una dimensione complessiva.
Altro problema è quello del trasporto delle sostanze tossiche, non tanto come rifiuti, ma come materie prime, perché paradossalmente mentre esistono norme che riguardano il trasporto delle sostanze tossiche quando sono considerate rifiuti, non vi sono le stesse norme quando si tratta di materie prime altrettanto tossiche e nocive, occorrerebbe qui fare un grosso discorso che può essere importante ai fini delle materie che anzich essere considerate rifiuti sono considerate materie seconde per altre aziende: è la questione del riutilizzo, del riciclaggio delle sostanze prodotte da alcune aziende che possono essere impiegate come materie prime o seconde in altre.
Questo è un elenco molto sommario e altrettanto sommaria è la situazione dei provvedimenti e delle proposte che la Commissione ha inteso avviare per un confronto con il Consiglio.
Non c'è dubbio che la relazione che l'Assessore ha illustrato la scorsa settimana al Consiglio già tiene conto di una serie di considerazioni che la Commissione intendeva fare e in qualche modo le ha anticipate, se non altro come esposizione, però noi abbiamo ritenuto, sia pure in questa fase di lavoro non ancora conclusivo, di indicare quelli che a nostro avviso sono i problemi più importanti a questo riguardo.
Intanto occorre dal punto di vista regionale procedere ad una verifica e ad un aggiornamento del Piano dei siti previsto dalla legge regionale n.
31/79 per consentire l'aggiornamento del Piano di trattamento e smaltimento dei rifiuti industriali di varia classificazione. E' già stato sottolineato che questo è un punto essenziale e se non si affronta con grande energia e serietà questo impegno tecnico e politico è del tutto inutile parlare di soluzioni o fare ipotesi di lavoro attendibili. E' in ogni caso una condizione indispensabile e necessaria per la predisposizione di tutti gli atti successivi e concreti.
Abbiamo indicato due punti: l) individuare aree disponibili adatte ed agibili e coinvolgere coscientemente le popolazioni e le autorità locali, onde risolvere prima i problemi politici collegati alla collocazione di una discarica in una determinata zona 2) censimento-catasto sia delle discariche sia dei rifiuti prodotti e producibili. Sotto questo aspetto il discorso è tutto da fare.
Collegato a questi primi due interventi c'è quello della predisposizione delle piattaforme di trattamento e delle aree o spazi controllati per lo stoccaggio provvisorio di cui ho ripetutamente parlato.
Questa fase potrebbe consentire l'attivazione dell'osservatorio che in tal modo consentirebbe un'estensione dei compiti della Commissione tecnica prevista dalla legge regionale n. 18/86. Noi non vorremmo suggerire l'istituzione di nuove Commissioni al Consiglio regionale, perché riteniamo che di Commissioni tecniche ce ne siano a sufficienza; si tratta semmai di integrarle ed eventualmente farle funzionare con maggiore celerità e intensità.
Quello del trattamento, del trasporto e dello smaltimento è un altro dei problemi che abbiamo segnalato; bisogna costituire e promuovere aziende a capitale misto per questo tipo di attività, anche perché l'Ente pubblico come abbiamo già avuto modo di sottolineare, non è in grado di svolgere con sufficiente rapidità questo ruolo e i privati spesso non ne hanno la conoscenza tecnica o la competenza o semplicemente, se non si promuovono delle aggregazioni, c'è il rischio che isolati non si riesca a produrre quello sforzo comune e coerente che è necessario.
Altro problema riguarda l'istituzione dei servizi presso le UU.SS.SS.LL. per il controllo di queste strutture.
Altro ancora è quello collegato all'istituzione delle borse dei rifiuti per il riutilizzo e il riciclaggio. Noi abbiamo fatto soltanto alcuni esempi sebbene, come ho già detto ripetutamente, non sia stato possibile approfondire più di tanto, anche se tutto sommato qualche indicazione opportuna è emersa.
Una serie di altri problemi è legata alla situazione degli acquedotti della qualità delle acque e anche di questo ho già accennato, così come ho già accennato al problema della bonifica delle discariche abusive che potrebbe essere affidato, qualora fossero a regime, ad aziende miste di gestione delle discariche.
Siamo nel futuro, ma credo sia importante dare qualche indicazione anche in tal senso, altrimenti questa relazione rischia di dare un quadro pessimistico e negativo che peraltro esiste nella situazione attuale mentre invece dobbiamo lavorare in prospettiva.
Altri problemi che possono essere considerati marginali, ma che in realtà sono abbastanza importanti, sono quelli che riguardano la cosiddetta educazione all'ecologia, alla tutela della salute e dell'ambiente. Esiste un problema di maggiore conoscenza ed informazione, con raccolta e divulgazione dei dati, sia per quanto riguarda la comune conoscenza dei cittadini che dei tecnici e degli operatori e di quanti hanno interesse per questo tipo di lavoro.
Occorre attivare una maggiore ricerca scientifica e tecnica adeguata magari con convenzioni con Università e centri di ricerca. Anche gli Enti pubblici possono stimolare utili iniziative con raccolte differenziate preselezionate e con l'uso di prodotti alternativi e biodegradabili o più in generale costituire una mentalità in tutti, dal singolo cittadino all'operatore, alla comunità in genere, volta al rispetto e all'uso controllato e cosciente delle risorse esistenti in natura o adottate dalla tecnica e trasformate dalla produzione.
L'ultimo capitolo che abbiamo inserito nella relazione è quello che si riferisce alla normativa esistente, in rapporto all'attuazione e alle prospettive per il futuro, sia con riferimento alle leggi nazionali (naturalmente per cenni perché non era possibile scrivere un trattato di diritto al riguardo) e sia per quanto si riferisce alla normativa regionale che è in questo caso citata con maggiore diffusione.
Non penso di aver esaurito tutti gli argomenti, ma ritengo sia stata data una indicazione, sia pure sommaria, di quelli che sono i problemi emersi e che la Commissione ha cercato di evidenziare.
Mi preme, concludendo, fare ancora due considerazioni. Il lavoro che abbiamo potuto svolgere ha messo in evidenza quanto la questione "inquinamento" debba diventare per la Regione Piemonte un elemento prioritario di attività e di impegno, perché la gravità della situazione lo impone, se non vogliamo che si creino le condizioni perché si verifichino maggiori disastri.
Per quanto riguarda la procedura e il metodo di lavoro, noi abbiamo richiesto, con la firma di alcuni membri della Commissione, la proroga dei lavori della Commissione stessa per poter approfondire e concludere una serie di questioni che sono ancora non compiutamente trattate. Vorrei qualora il Consiglio ritenesse di accogliere questa proposta, fare una raccomandazione: che i Consiglieri che fanno parte della Commissione per deliberazione del Consiglio si impegnino tutti ad un maggiore impegno, una maggiore presenza ed un maggiore contributo di idee e di operatività.
Questo lavoro, che pure è stato notevole, avrebbe sicuramente potuto essere migliore e più approfondito se anziché essere il frutto del lavoro di cinque o sei Consiglieri fosse stato frutto dei sedici membri della Commissione che il Consiglio ha designato. Così come mi preme sottolineare (desidero farlo in sede finale, ma non perché sia l'ultimo problema che intendo sottolineare) che il personale che è stato messo a disposizione della Commissione da parte del Consiglio regionale e della Giunta, devo dire con diverse difficoltà, con solleciti, con ritardi, si è davvero rivelato all'altezza della situazione e si è dedicato con molto impegno anche al di là delle mansioni proprie delle singole qualifiche professionali. Desidero alla fine dell'illustrazione del lavoro della Commissione esplicitamente ricordarlo e ringraziare le collaboratrici che abbiamo avuto per l'impegno che hanno dimostrato.
In particolare desidero ringraziare la dott.ssa Garabello e lo voglio fare citandone esplicitamente il nome in aula perché molto spesso quando i funzionari regionali o pubblici in genere non si comportano correttamente vengono citati dai giornali oppure sono oggetto di critiche più o meno ufficiali. Come sempre avviene, anche in questa circostanza, si sa che fa più rumore l'albero che cade e molto spesso si continua a non prestare attenzione alla foresta che cresce. Credo che invece in questi casi, quando si riscontrano serietà ed impegno, sia bene ricordarlo.



PRESIDENTE

Desidero ringraziare il Presidente della Commissione, signora Bergoglio, per il lavoro che ha svolto, come anche tutti i membri del la Commissione e quanti altri vi hanno collaborato.
Ha ora la parola il Vicepresidente della Commissione, Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, i dati e gli elementi contenuti nella relazione che il Presidente Bergoglio ha illustrato sono anche a parer mio, di notevole importanza, non tanto per quello che già oggi ci dicono, ma soprattutto per quello che da essi si può con successive elaborazioni ricavare. Già oggi offrono in alcuni casi una fotografia che evidenzia come gli Enti locali hanno affrontato e affrontano questi problemi. Si evidenziano capacità di governo molto differenti: lungimiranza, ma anche gravi ritardi di ordine politico e culturale.
E' un patrimonio di conoscenza che sarebbe davvero colpevole disperdere oppure non utilizzare appieno sia da parte della Commissione sia da parte della Giunta, in quanto vi sono contenuti elementi non disponibili nemmeno a livello dell'esecutivo.
Anche il mondo dell'imprenditoria piemontese nel suo insieme, visti i ripetuti e gravi fatti di inquinamento, evidenzia la tenuta di un comportamento che ha teso sempre a scaricare sull'ambiente ogni residuo di produzione provocando guasti e disastri ambientali con costi sociali altissimi.
Anche qui, per non lasciare soli gli Enti pubblici e le cosiddette forze politiche, si nota un'assoluta mancanza di cultura ambientalistica (questo è storicamente documentabile: l'unico fine è quello della ricerca esclusiva del massimo tornaconto o se preferite, è forse più corretto, del proprio profitto), ma anche un'idea delle risorse, del loro uso, della produzione, che va radicalmente cambiata rispetto a quanto è stato realizzato fino ad oggi, pena conseguenze molto gravi per l'intera collettività.
Vi è quindi la necessità di acquisire una nuova cultura che riguarda sia i livelli di governo, da quelli locali (comunale, provinciale regionale) a quello nazionale, sia il mondo produttivo.
Al termine di questa prima parte del lavoro svolto dalla Commissione di indagine sull'inquinamento in Piemonte e a seguito dei dati raccolti, delle indicazioni e dei suggerimenti ricevuti, si possono formulare cinque riflessioni e indicazioni di lavoro per la Regione Piemonte, senza che questo significhi precostituire la conclusione del lavoro stesso della Commissione, però è indubbio che già da oggi dobbiamo cominciare ad agire in questa direzione.
Prima riflessione. La vastità dell'inquinamento del suolo, delle acque di superficie e di falda, nonché dell'aria, evidenzia come sia inefficace ogni azione di governo orientata solo ad intervenire nei cosiddetti punti di crisi, ogniqualvolta essi si manifestino in questa o in quella parte del territorio regionale.
E' evidente come sia necessario approntare una strategia complessiva di governo - su questo siamo decisamente in ritardo - capace di una grande opera preventiva sia sul fronte della produzione industriale che agricola intervenendo con risorse proprie della Regione e sollecitando quelle del Governo nazionale, mobilitando le competenze tecniche - abbiamo anche qui ritardi consistenti - e le conoscenze scientifiche esistenti nel campo universitario, per una grande opera di sviluppo di tecnologie e tecniche della produzione, capaci di ridurre al minimo i residui di produzione e conseguentemente il monte-rifiuti, utilizzando incentivi finanziari nazionali e regionali per il rinnovamento tecnologico e di prodotto.
In questo campo il ruolo della Regione può essere di ordine culturale e di ordine politico stimolando, attraverso iniziative specifiche, le riflessioni sul come, dove, cosa e per chi produrre.
Il governo del territorio e dello sviluppo economico e sociale regionale comporta maggiore attenzione per tutti quegli interventi produttivi, come la collocazione delle attività industriali, tesi ad evitare una disordinata disseminazione sul territorio (caratteristica costante di questi anni di sviluppo), che lo divorerebbe, rendendo quindi sempre più difficili i controlli e più onerosi i costi delle opere di trattamento dei rifiuti e dei residui industriali.
A questo fine è indispensabile un più stretto rapporto fra le scelte autonome che compiono i Comuni, in merito alla destinazione di aree industriali, e la Regione, attraverso una valutazione rigorosa di impatto ambientale, al fine di permettere uno sviluppo produttivo che sia portatore di reali benefici economici e sociali e non elemento distruttivo di altri beni e ricchezze naturali.
Lo sforzo da compiere è quello di rendere compatibile lo sviluppo con la salvaguardia, il recupero e l'utilizzo razionale delle risorse, onde evitare, come avviene oggi, che azioni economiche prive di ancoraggio a questi riferimenti producano non solo spreco di risorse, ma un danno economico e sociale che la stessa società non è più in grado di sopportare.
Governare il territorio regionale sul fronte delle attività produttive industriali e agricole significa non chiusura regionalistica, ma rapporto stretto con le Regioni confinanti: Lombardia, Emilia-Romagna, Liguria e Val d'Aosta, per una analoga opera di governo territoriale e per l'attività comune da mettere in essere onde evitare divergenti linee di intervento con possibili effetti negativi sia sul fronte produttivo che ambientale.
Seconda riflessione. Appare ormai chiaro come la non conoscenza dei tipi dei rifiuti, della loro quantità a livello regionale e della loro articolazione provinciale, è l'elemento condizionante di fondo per ogni azione di intervento in questo campo.
L'acquisizione di questa conoscenza primaria è la base di ogni politica mirata e non può essere lasciata alla disponibilità delle singole unità produttive.
Il pubblico (Comuni, Province, Regione) dovrà acquisire ogni conoscenza di dettaglio articolata territorialmente e procedere all'istituzione di quel catasto pubblico dei rifiuti, del quale da tanto tempo si parla e di cui non conosco il livello raggiunto in termini di acquisizione dati catasto che deve essere realizzato non in tempi storici, ma definiti e brevi: pena l'incapacità di produrre una politica mirata in questa direzione.
Solo attraverso la conoscenza di questi dati di base sarà possibile far compiere una crescita della coscienza su questa tematica e rendere possibili quelle iniziative inerenti gli impianti di trattamento - quali le discariche controllate, i centri di stoccaggio, le piattaforme di trattamento - in genere ostacolate territorialmente anche per scarsa riflessione su cosa oggi è il proprio territorio, su cosa e quanto provoca in termini d'inquinamento, su quanto sia alto il livello di compromissione ambientale.
Per le iniziative prima ricordate si possono fare le seguenti riflessioni e proposte: a) è urgente avere un Piano regionale dei siti per le discariche controllate che sorga da una rigorosa e non confutabile analisi scientifica e tecnica dei territori o aree dove si intende collocarle. L'esperienza deve essere per noi elemento importante d'insegnamento: abbiamo effettivamente in passato lavorato con troppa leggerezza o comunque con non adeguati supporti tecnici scientifici che sono stati alla base poi dell'azione di rigetto delle proposte che noi avevamo indicato utili a livello regionale.
Detto Piano, più che nel passato, dovrà essere costruito con il concorso di tutto il sistema delle autonomie locali e delle forze politiche e sociali, pena la sua non realizzabilità. Qui c'è un elemento che ci distingue da chi regge questa responsabilità a livello della Regione Piemonte e cioè che non pensiamo assolutamente che sia praticabile la realizzazione di un Piano regionale dei siti che abbia i caratteri di imposizione rispetto agli altri livelli Istituzionali, perché una strategia di questo tipo ci porterebbe inevitabilmente ad avere uno scontro con i vari Comuni o Province e soprattutto con le popolazioni Interessate abbiamo bisogno invece di fare una grande opera che è culturale, politica e tecnica, tendente al massimo coinvolgimento e responsabilizzazione di questi livelli, pena la non realizzazione concreta di questo obiettivo.
Le discariche controllate dovranno contenere solo prodotti inerti, resi tali da processi di trattamento preventivo.
b) In ogni provincia, in accordo tra Comuni, Amministrazioni provinciali e imprenditori, oltre che centri di stoccaggio nelle proprie aziende, è necessario realizzare centri di stoccaggio con assoluto e garantito controllo pubblico: Ci sono ritardi da parte delle forze di governo, nonostante non siano richiesti tempi lunghissimi per la realizzazione dei centri di stoccaggio provvisorio.
Per venire incontro al mondo della produzione è possibile in tempi sufficientemente rapidi individuare dei centri, attrezzarli con adeguati laboratori senza costringere, così come di fatto avviene oggi, ad effettuare stoccaggi in azienda che creano grossi problemi alle attività produttive, oppure a ricorrere, in assenza di altri centri di smaltimento alle pratiche quotidiane. Da quando, l'anno scorso, sono avvenuti i gravi fatti di Casale, Alessandria e Carbonara, elementi di novità in termini di concreta realizzazione non ne sono praticamente venuti, se non di avvio di qualche procedura.
c) Per il necessario trattamento di inertizzazione, la costruzione di piattaforme di trattamento, rigorosamente rapportate alla necessità del nostro mondo produttivo, appare come una risposta indispensabile in grado di fugare i dubbi e le preoccupazioni presenti ogniqualvolta investiamo questa o quell'altra area di una ipotesi di tale natura.
La creazione di società pubbliche o miste è lo strumento per far crescere questo tipo d'imprenditoria, portando così a compimento una grande e articolata opera economica e ambientale, creando anche nuove possibilità occupazionali. Più livelli locali, in particolare alcuni Comuni, hanno già iniziato ad operare creando società o stabilendo convenzioni tra mondo produttivo e Comuni, avviando quindi delle esperienze in questo senso. In questo campo vi devono essere delle iniziative molto precise da parte del governo regionale.
d) La conoscenza della qualità e quantità dei rifiuti industriali prodotti in Piemonte permetterà la realizzazione della cosiddetta "Borsa merci residui di produzione" alla quale possono riferirsi gli operatori del settore.
e) Si impone inoltre la costituzione dell'Agenzia regionale per lo smaltimento dei rifiuti industriali come elemento importante per un governo di questa natura.
Terza riflessione. La scoperta di un alto numero di discariche abusive non riprendo i dati contenuti nella relazione perché ritengo siano ormai acquisiti, anche tramite l'illustrazione che ne ha fatto il Presidente nella Commissione - di materiali altamente tossici e nocivi di origine industriale o di altri rifiuti urbani evidenzia una inadeguata conoscenza da parte dei pubblici poteri del pericolo d'inquinamento dei rispettivi territori.
In generale si può constatare come poche o nulle siano state le iniziative o azioni di controllo delle aree più esposte, quali le vecchie e nuove cave autorizzate e non, il corso dei fiumi, torrenti o rii, le fasce laterali di questi corsi d'acqua.
Queste carenze hanno una duplice motivazione: la prima è di ordine generale, del ritardo culturale nel prendere coscienza di una nuova cultura ambientalista da cui discende una disattenzione politica molto grave; la seconda è dovuta alla non chiarezza e carenza legislativa; all'attribuzione non certa delle competenze .e responsabilità; alla carenza anche di uomini e mezzi da adibire a questa attività di controllo e di analisi.
La fase della ridefinizione delle competenze in attuazione dell'applicazione della Legge nazionale n. 833/1978 tra comuni, Province UU.SS.SS.LL. e Regioni, ha portato anche ad un grave peggioramento delle condizioni di funzionalità dei Laboratori Provinciali di Sanità Pubblica.
In tutti i casi di inquinamento verificatisi in Piemonte, a fronte di un fabbisogno di analisi crescente a cui dare risposta in tempi rapidi anche per mettere in condizioni le autorità pubbliche di prendere gli opportuni provvedimenti a salvaguardia della incolumità sanitaria delle popolazioni amministrate, i Laboratori Provinciali di Sanità Pubblica hanno evidenziato una inadeguatezza grave in termini di strumentazione disponibile (perché non si può affermare che non è possibile fare l'analisi del bentazone perché manca uno strumento, che costa poi non più di 4 milioni e non ci si preoccupa a distanza di mesi di acquistarlo), di personale addetto e forse anche di professionalità.
E' evidente che restituire funzionalità, efficienza e competenza a livelli elevati è una necessità assoluta. Ma anche in questo caso i tempi non possono essere storici: abbiamo bisogno di disporre di strumenti funzionali in tempi brevi, perché sono anni ormai che si discute di questi problemi, ma un piano straordinario di intervento in questa direzione non è stato predisposto.
A mio giudizio appare urgente un intervento straordinario della Regione, in accordo con tutte le UU.SS.SS.LL. del Piemonte, per dotare i Laboratori di Sanità Pubblica di tutti quegli elementi tecnici ed umani capaci di rispondere alle esigenze che non solo l'emergenza ambientale richiede. Questo intervento straordinario dovrà comportare un impiego di risorse regionali non certo disgiunte da quelle statali, da reperire già in questo bilancio regionale.
Quarta riflessione. Lo stato delle acque di falda e di superficie della nostra regione appare sempre più compromesso.
Gli interventi fatti nel corso degli anni, non obbedendo ad alcuna logica di uso razionale di questa risorsa, hanno provocato una situazione gravissima, di non facile recupero e di altissimi costi economici.
L'attività industriale ha scaricato sovente sul territorio e in acqua i suoi rifiuti; l'attività agricola, nel suo processo di specializzazione intensiva, ha comportato un uso sproporzionato e non controllato di prodotti chimici, di cui non si conoscono i livelli e 1 tempi di permanenza nel terreno, la loro penetrabilità nelle falde, il grado di tossicità e nocività per l'ambiente e per l'uomo. A ciò va aggiunta l'attività di prelievo di inerti nell'alveo dei corsi d'acqua e nel restante territorio.
Un intervento, in genere poco considerato, ma di estrema importanza è quello relativo alla ricerca di falde acquifere da sfruttare per uso civile o produttivo.
Questa azione di perforamento per la ricerca dell'acqua di falda associata ad analoga attività di perforamento condotta dall'ENEL per lo studio sul possibile insediamento di una centrale elettronucleare e dell'ENI per la ricerca di idrocarburi e gas naturali, non condotta nel rispetto delle norme tecniche necessarie, ha in molte occasioni messo in comunicazione le falde di superficie con quelle profonde, rendendo possibile la penetrazione di acque inquinate a profondità che sfiorano o superano i 100 metri.
Alla luce di ciò appare estremamente urgente una conoscenza precisa delle falde acquifere dei vari bacini piemontesi (è stato realizzato uno studio sulla qualità delle acque che non può essere mantenuto nel cassetto deve essere verificata la validità di quei dati nonché aggiornati al fine dei successivi interventi); un controllo rigoroso di ogni azione tesa a ricerche e sfruttamento delle acque di falda; una riflessione attenta sul rifornimento idrico degli acquedotti capace di prospettare indicazioni tecnico-operative tali da garantire continuità di rifornimento e qualità delle acque.
Quinta ed ultima riflessione. L'opera di bonifica delle discariche abusive non può che partire da una precisa classificazione delle stesse, da cui far discendere le priorità di intervento e i soggetti responsabilizzati e competenti a farlo, la quantificazione di risorse finanziarie e la metodologia di intervento.
Sono passati ormai 13 mesi, ma il piano deve avere un minimo di queste caratteristiche di cui noi non siamo a conoscenza. Occorre passare dall'elenco delle discariche abusive censite a un piano vero e proprio di intervento prioritario in termini di quantificazione di risorse, di strumenti tecnici, di società che possono intervenire avendo l'adeguata strumentazione e il controllo da parte del pubblico.
Molte discariche abusive rilevate sono configurabili come quantità più o meno grandi di rifiuti solidi urbani, di residui di attività edilizia, di elettrodomestici o veicoli abbandonati ai margini di strade, nelle piazzuole, lungo le rive dei corsi d'acqua.
E' evidente che l'intervento di rimozione e pulizia di queste aree pu essere fatto dal livello di governo locale, rivalendosi sugli autori del degrado o attingendo dalle risorse all'uopo previste dalla L.R. n. 32/82.
Non ricordo al momento se tale legge è dotata di finanziamenti adeguati per realizzare questo tipo di intervento, ricordo però che quando venne votata furono stanziati fondi ammontanti a 1.500-l.800 milioni. Mi risulta che pochi Comuni, anche negli anni scorsi, abbiano usufruito delle possibilità loro offerte. Dobbiamo riattivare, se risorse non ci sono, gli strumenti a nostra disposizione, rifinanziando i capitoli di spesa con risorse adeguate.
L'opera di recupero di aree degradate, il perseguimento dei responsabili, l'avvalersi dell'azione delle guardie ecologiche anche volontarie nonché della segnalazione dei singoli cittadini, può essere fatta in forza sempre della citata L.R. n. 32/82 dagli EE.LL.
Per quanto riguarda invece le restanti discariche abusive rilevate contenenti sostanze tossico-nocive e interessanti consistenti porzioni di territorio, appare evidente l'impossibilità di un intervento solo locale e regionale. La pericolosità di questo tipo di discariche è tale da richiedere un intervento straordinario programmato e coordinato a livello regionale in accordo con i poteri centrali.
L'interramento di sostanze altamente tossiche e nocive, molte volte a contatto con le falde acquifere, è un pericolo grave per aree estese della nostra Regione, a volte interessante interi bacini con centinaia di migliaia di persone. L'intervento di bonifica dell'area interessata non pu avere tempi lunghi; deve essere rapido, tecnicamente e scientificamente garantito, coinvolgente l'autorità 1ocale di governo del territorio, oppure questa condizione noi potremo continuare a denunciarla fra sei mesi o un anno senza che nulla in concreto sia mutato.
Ad oltre un anno dalla scoperta delle prime discariche abusive di Carbonara Scrivia e di Tortona, l'intervento si è estrinsecato tramite il Ministero della Protezione civile e con la creazione della società Castalia (Gruppo IRI). Siamo però in presenza di un intervento estremamente limitato per aree interessate e per avanzamento dei lavori di bonifica; non si conoscono in dettaglio i piani e le tecniche adottate né le società subappaltatrici (sembra infatti che al di là della sigla e di qualche dipendente, con competenze peraltro in ricerche petrolifere in alto mare non vi siano professionalità adeguate e gradiremmo avere risposta a questo problema che avevamo sollevato tra l'altro tramite una nostra non molto recente interpellanza), mentre i Comuni interessati sono stati completamente esclusi da ogni possibile partecipazione e intervento di proposta e verifica.
Periodicamente ogni tre o quattro mesi si ha la bontà di informarli su come si è proceduto, fornendo qualche dato. E' un fatto molto grave, perch non è pensabile che un'opera di queste dimensioni di bonifica e di recupero ambientale, di rimozione di così gravi pericoli, possa essere svolta, in termini di conoscenza concreta di tutto ciò che avviene, saltando la Regione, la Provincia e il Comune. E' un assurdo, è un duro attacco alle istituzioni, Nessuno di noi, anche nel momento in cui è stato proponente della richiesta dell'intervento della Protezione civile, affermerebbe che questo tipo di intervento non ci dev'essere e che lo Stato non dev'essere presente con competenze tecniche e risorse, ma non è pensabile che vi sia una delega e una rinuncia a tale ruolo.
Il Comune ha il potere e il dovere di esercitare le sue competenze nel suo territorio in modo più compiuto ed essere quindi soggetto attivo attorno a questa problematica. Ciò invece non avviene: l' hanno detto chiaramente le Amministrazioni locali quando ci hanno chiesto di costituire una commissione per partecipare in modo puntuale a tutti i lavori, sia alla discussione per l'approntamento dei piani sia alla verifica di come venivano realizzati.
Questo problema resta aperto e lo propongo insieme agli altri come riflessione finale e come possibile indicazione operativa, perché è vero che chiediamo in ultimo una proroga di tempi alla Commissione per approfondire e acquisire altri elementi, ma pensiamo che in questo lasso di tempo chi ha il compito di agire e di operare deve farlo, perché o questi fatti avvengono nei tempi che sono dovuti oppure è un'esercitazione stanca che non produce nulla e i problemi rimangono.
E' urgente predisporre un piano regionale di bonifica delle discariche abusive, anche in forza della normativa nazionale (decreto legge del 28/2/87).
Rileviamo come ancora una volta si sia costretti ad imboccare questa strada avendo perso un anno, quando era possibile e giusto, per svolgere una concreta azione di governo, iniziare l'anno scorso. Si dice di realizzare il Piano entro il 1987, quando avrebbe già dovuto essere fatto e quindi aver prodotto i primi interventi. Ci preoccupa il ritardo nella predisposizione di questi strumenti ed anche lo stravolgimento dei poteri e delle competenze istituzionali.
Con questo intervento abbiamo voluto collocarci solo nell'ambito del lavoro che unitariamente abbiamo svolto all'interno della Commissione d'indagine sull'inquinamento. Siamo con questo spirito disposti ad operare ancora se il Consiglio regionale concederà la proroga richiesta.
Appare comunque evidente che, da quanto è stato fino ad oggi rilevato dalla Commissione, non si può più attendere per mettere in atto azioni di governo concrete, precise, capaci di incidere nella realtà che abbiamo rilevato e denunciato.
Il rischio è che si consumi un rito, che si svolgano stanchi e ripetitivi dibattiti che portano all'assuefazione. Abbiamo bisogno invece di produrre uno scatto, uno scatto che non può essere semplicemente di volontà, ma deve essere dimostrato e verificato con atti concreti. Questo è il compito di chi ha la responsabilità di governare: sono costoro che devono dimostrare che dalle parole si passa ai fatti; la volontà si materializza in atti e in opere concrete tese a rimuovere la situazione di grave pericolo in cui viviamo.



PRESIDENTE

Sulle relazioni del Presidente e del Vicepresidente della Commissione d'indagine sull'inquinamento è aperto il dibattito.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ala. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Il Consiglio era stato paziente, nel disinteresse generale, ad ascoltare quella che il collega Bruciamacchie ha chiamato un'esercitazione stanca. Appena ha terminato il collega Bruciamacchie, che magari merita più rispetto perché appartiene ad un grande Gruppo ed è una persona seria, si è sentito il bisogno di fare una piccola ricreazione, forse perché questo Consiglio non ce la fa più a sentire interventi sui rifiuti. Non vorrei essere uno di quelli che si illude di essere ascoltato. Penso comunque al compito assolto dal Presidente e dal Vicepresidente della Commissione d'indagine che con grande fatica, lo si avvertiva anche nelle riunioni dei Capigruppo, sono riusciti comunque a fare, in un modo o nell'altro, una relazione sul lavoro svolto dalla Commissione. Colgo l'occasione per ringraziare il Presidente e il Vicepresidente, perché ho collaborato con loro e con il collega Devecchi nel lavoro di questa Commissione di cui non conosco ancora adesso esattamente quali fossero i membri che ne facevano parte perché tutti insieme credo di averli visti solo quando c'è stata l'elezione del Presidente e del Vicepresidente. Anche molto di rado ho visto la Giunte, sia fisicamente, sia soprattutto con la necessaria dialettica, cioé scambio di opinioni e di informazioni.
In qualità di Consigliere che fa parte dell'opposizione penso di possedere pochi altri strumenti, se non quello di procurarmi i dati da solo, per cui ho apprezzato il fatto che vi fosse una Commissione di indagine perché finalmente i dati che non riuscivo ad ottenere potevo così in parte procurarmeli. E' una cosa che ho fatto, che mi propongo di fare ancora di più nel prosieguo quando da un lato si dovrà cercare di acquisire i dati mancanti, dall'altro cominciare a ragionare su quelli già posseduti sia quantitativi e qualitativi, in merito ai rifiuti e ai processi amministrativi e alle interpretazioni della legislazione messi in atto da Regione, Province, Comuni, UU.SS.SS.LL., Ministero della Protezione Civile e Prefetture. Su questo verrà meno un lavoro interessante e unitario che anch'io ho condiviso. Del resto non esistono relazioni di minoranza in questo momento. Il lavoro unitario probabilmente si interromperà - questo forse è un peccato - perché è evidente che i due Consiglieri di maggioranza, che hanno lavorato con serietà e abnegazione, necessaria perché purtroppo questo lavoro viene fatto nel disinteresse e nella misconoscenza da parte degli altri, dovranno cercare, quando si andrà a stringere sulle conclusioni, di coprire la totale mancanza di operato da parte della Giunta. A questo problema invece si dovrà dare una risposta, si dovrà giustificare sostenendo che qualcosa comunque è stato fatto. Sto svolgendo questo intervento sulla base di alcuni appunti, perch l'intervento che avevo preparato nei giorni scorsi l' ho poi lasciato in montagna, in quanto mi è sembrato che non fosse così importante, e questo perché ieri sera ho avuto una folgorazione guardando il TG3.



ROSSA Angelo

Beato te che lo vedi!



ALA Nemesio

No, beati voi che certe volte non lo vedete. Comunque, mentre guardavo il TG3 ho scoperto che abbiamo un Verde all'Assessorato all'ecologia perch ho visto come sia possibile sostituire con le immagini e la politica dell'immagine la mancanza di una politica seria sui rifiuti in questa Regione. L'Assessore Maccari ha recitato, per i telespettatori piemontesi che ricevono il TG3, l'art. 1 del D.P.R. n. 915 (quindi non una novità) laddove si dice che lo scopo principale è il riciclaggio, che i rifiuti sono una risorsa e soprattutto che le discariche inquinano e l'incenerimento anche, e che quindi i rifiuti sono un grave problema ambientale per tutti noi. Questa intervista mi ha fatto molto piacere perché significa che finalmente queste cose sono giunte ad essere il programma della Giunta regionale e non solo più quello degli ambientalisti delle associazioni, delle opposizioni o di qualche professore universitario e magari anche dell'ENEA. Ma non è di questa Giunta regionale! Infatti tutto questo finora è rimasto immagine e quindi si gabella con le immagini quello che invece è il vuoto totale di gestione dei rifiuti in questa Regione. Vuoto totale che mi preme, per completezza, precisare che esiste fin da quando in questa materia sono state chiarite le competenze regionali, cioè fin dalla data almeno del D.P.R. n. 915,ossia il 16/9/1982.
Si potrebbe andare anche più indietro, ma diciamo che dal 1982 in avanti questa Regione assolutamente non ha brillato nella capacità di sviluppare una politica sui rifiuti.
Anche se non è ancora detto nella relazione, basta leggerla con attenzione per vedere che questa mancanza di governo dei rifiuti traspare praticamente da ogni pagina. Traspariva fin dall'inizio quando i Consiglieri facenti parte della Commissione hanno avuto un elenco scritto a mano delle autorizzazioni regionali concesse (scritto a mano perché non c'era neanche un elenco dettagliato delle autorizzazioni concesse). I Consiglieri sono ancora fortunati perché la popolazione piemontese su questo ha un'informazione totalmente inesistente, visto che sul Bollettino Ufficiale non sono mai state pubblicate le deliberazioni complete, in modo da offrire una chiara conoscenza soprattutto di quali tipi di autorizzazioni venivano concesse e per che cosa. Soprattutto tenendo conto che - con una legge affrettata nella stesura ed enormemente in ritardo per quanto riguarda i tempi, quale la legge regionale n. 18 - la materia passando alle Province, è di fatto scomparsa da qualsiasi controllo della popolazione piemontese.
Io ho lasciato l'intervento a casa, penso però di poterlo riprendere quando si esamineranno le mozioni e gli ordini del giorno sulla materia.
Se vi è stata questa svolta nella politica della Giunta, quale è stata espressa ieri sera alla televisione, penso che forse se ne vedranno, mi auguro, rapidamente i frutti. Dal 16/9/1982 ad oggi i frutti si sono visti soltanto sotto un'altra forma; frutti che discendono da un non-governo della materia: si tenga conto, ad esempio, che la legislazione della Lombardia (si dice sempre che i rifiuti della Lombardia vengono in Piemonte) ha sotto molti aspetti precorso lo stesso D.P.R. n. 915 e ha stilato un catasto che rappresenta una iniziativa decente in grado di prevedere e verificare dove vengono stoccati i rifiuti. Teniamo conto che le scoperte e le segnalazioni di abusivismo in provincia di Alessandria stando ai documenti giacenti presso gli archivi - partono proprio da UU.SS.SS.LL. della Lombardia e in particolare della provincia di Milano: trovano infatti la loro origine nella gestione incrociata dei dati del catasto. Cosicché se analizziamo per esempio l'Ecosystem, vediamo che questa azienda dichiara di smaltire solo rifiuti provenienti dalla Lombardia. Questo perché non c'era alcuna norma che obbligasse l'Ecosystem a denunciare i rifiuti provenienti dal Piemonte e nessuno si era mai chiesto dove andassero a finire. Non si tratta soltanto di rilasciare le autorizzazioni all'epoca giusta o controllare se tutti i documenti richiesti sono stati allegati alla domanda, ma di realizzare un'opera all'altezza della situazione in modo da poter gestire qualcosa nel campo dei rifiuti. E' difficile che il Piemonte possa sopravvivere ancora a lungo a questa quantità di rifiuti senza un'attenta gestione di tutta la materia che non è certo soltanto amministrativa e politica, ma in questa sede è soprattutto quello.
Teniamo conto che però è anche difficile pensare che il Piemonte possa andare avanti altri due anni e mezzo con una gestione quale ha operato l'attuale Giunta. Per questo mentre da un lato ho proposto un ordine del giorno di censura sull'operato della Giunta in ordine a questa materia dall'altro ho creduto, forse ingenuamente perché sono nuovo in questo Consiglio regionale, ai lavori della Commissione, sulla quale la Regione deve fare molto affidamento, nonostante sia dotata di limitati poteri, sia pure considerando il disinteresse di molti Gruppi e di molti Consiglieri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente e colleghi, in qualità di membro della Commissione ritengo doveroso intervenire anch'io, benché il Presidente Bergoglio abbia complessivamente illustrato il lavoro della Commissione, nell'ambito della quale ho cercato di dare il mio contributo di idee, di conoscenze compatibilmente con altri impegni. Dall'elenco delle presenze si può notare che ho partecipato al 50% delle sedute, ma la mia partecipazione è stata condizionata da impegni concomitanti a cui non ho potuto mancare altrimenti avrei partecipato più che volentieri ai lavori della Commissione, doppiamente interessato al problema, sia per l'emergenza ambientale, sia in qualità di Consigliere regionale proveniente da una provincia che ha subito una serie di contraccolpi in questa direzione.
Intendo comunque dare atto del buon lavoro svolto dalla Commissione sulla quale il Gruppo socialista aveva insistito perché avesse natura di Commissione di indagine piuttosto che di inchiesta. La Commissione di indagine ci ha consentito di svolgere un lavoro scevro dell'aspetto inquisitorio e quindi è stato possibile ricevere una collaborazione più ampia da parte dei settori che sono stati ascoltati. La collaborazione è stata proficua in tutte le province, soprattutto in quella di Alessandria dove c'è stata piena disponibilità da parte di tutti gli organismi.
E' emerso l'aspetto contraddittorio che la Provincia di Alessandria è quella che meglio e più delle altre dispone di strumenti di informazione pubblica, ma ciò non ha impedito che fosse la provincia più colpita, più manifestamente all'attenzione di quelli che sono gli aspetti negativi dello sviluppo di questi decenni.
Il lavoro della Commissione ci consente di individuare una situazione nei confronti della quale approntare poi gli strumenti, dare risposte più adeguate ad una politica di radicale modifica dei comportamenti rispetto all'ambiente, comportamenti che sono stati seguiti in questi anni e di cui è necessario sempre di più prendere coscienza circa la necessità di una maggiore incisività.
Ritengo gratuita e un po' pretestuosa l'accusa rivolta all'Assessorato regionale di un'assenza da un impegno in questa direzione. Semmai devo dare atto di un'attenzione particolare dell'Assessore Maccari e dell'Assessore Olivieri, del loro impegno nell'affrontare eventi che in qualche momento hanno anche travolto gli strumenti normali, le visioni di una situazione che fino a un certo punto non era considerata di tale emergenza.



FERRO Primo

Dai atto di una attenzione particolare e travolta?



ROSSA Angelo

Certo, ne do atto, anche perché ci siamo venuti a trovare di fronte ad una situazione completamente nuova, della quale nessuno aveva piena consapevolezza. Io non ho mai avuto timore di parlarne, perché nessuno era a conoscenza che migliaia di bidoni di sostanze tossiche e nocive venissero nottetempo sepolti qua e là. Come in tutte le cose, quando si supera il segno, la situazione dilaga. Fino a un certo momento però tutti quanti maggioranza e opposizione, del problema ambientale, della gravità dell'emergenza, non avevamo l'esatta consapevolezza che abbiamo oggi, ma credo che fosse anche nell'ordine normale dello sviluppo. L'ambiente ha potuto sopportare fino ad una certa soglia e tutti avevamo la persuasione che in questa direzione si rischiasse di compromettere l'ambiente, ma l'esatta consapevolezza della gravità e della drammaticità della situazione l'abbiamo avuta soltanto da poco tempo a questa parte.
E' necessario che si accelerino tutti i processi e un contributo in questa direzione lo ha dato la Commissione d'indagine che ha lavorato molto bene nei vari campi, che può dare risposte a determinate aspettative e pu mettere a fuoco le carenze, gli strumenti da utilizzare, i mezzi, le disponibilità finanziarie necessarie che vengono rivendicate dalle varie parti, perché non c'è dubbio che vi siano ritardi notevoli da colmare e interrogativi cui dare delle risposte rispetto alle quali non so nemmeno se c'è la volontà di darle da parte di tutto l'assetto generale dello Stato.
E' strano che con tutta la tecnologia che questo Paese possiede non si riescano a realizzare strumenti in grado di smaltire le sostanze tossiche e nocive. Ci si può interrogare sulla ricerca scientifica, sulla tecnologia gestita dal pubblico o dal privato, a questo punto non ha molta importanza l'importante è che queste cose vengano fatte. Il Presidente Bergoglio ha detto che ci sono aziende quali l'Ecolibarna e l'Ecosystem che sembravano in grado di realizzare quest'opera, una indicata addirittura come un modello nel campo dello smaltimento, e poi si è scoperto il contrario.
In generale, senza prese di posizioni nette, era difficile capire quali fossero le reali capacità di smaltire queste sostanze da parte della Ecosystem. Per quanto concerne invece l'Ecolibarna si sostenevano tesi controverse: c'era infatti anche chi sosteneva che si trattasse di un'azienda in grado di operare concretamente. Si dice che si portano i rifiuti all'estero, nei Paesi dell'Est: sono falsi scopi per nascondere invece il fatto che i rifiuti vengono stoccati da qualche parte nel nostro Paese. Occorrerà organizzare davvero una struttura in grado di intervenire.
Sono state concesse le deleghe alle Province, ma anche in questo caso si registrano molte carenze, perché accanto alle deleghe occorre individuare mezzi, uomini e strumentazioni capaci di far fronte a questi problemi. Occorre realizzare le discariche; questa Commissione ha verificato che esistono molte discariche abusive. Occorre quindi che si realizzino i piani che a dir la verità erano stati individuati prima dalla Giunta di sinistra e sono stati ribaditi dalla Giunta di pentapartito. Il problema però non è soltanto questo, occorre verificare effettivamente dove è possibile realizzare queste discariche, altrimenti ogni qualvolta si individuano delle ipotesi queste vengono immediatamente contestate.
L'emergenza ambientale deve assumere i connotati di quella nucleare, di fronte alla quale quindi si devono assumere atteggiamenti definiti. Si sarebbe dato un contributo importante a prendere coscienza di urgenze che non possono essere rinviate.
Mi auguro che l'ottimo lavoro svolto dalla Commissione di indagine concorra, insieme all'impegno dell'Assessorato e dell'intera Giunta, a far avanzare un programma diretto da un lato a disinquinare, dall'altro a proporre interventi peri quali finora, pur dandoci reciprocamente atto che vanno fatti, abbiamo incontrato grandi difficoltà.
Ho voluto intervenire, signor Presidente, per dare atto di questo importante lavoro, senza assumere atteggiamenti salomonici, ma con molta obiettività, riconoscendo il contributo, le difficoltà e il fatto che se vogliamo - essere all'altezza dei tempi nuovi, delle necessità e delle esigenze, è evidente che il problema dell'ambiente deve trovare una prima immediata risposta: nel calendario del nostro lavoro deve pertanto essere in cima.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, termina qui la fase relativa alla prima relazione della Commissione.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 575: "Modificazione alla deliberazione del Consiglio regionale n. 185-9231 del 19 giugno 1986 recante 'Istituzione di una Commissione di indagine in adempimento della mozione approvata nella seduta del Consiglio regionale del 17 aprile 1986'"


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. la proposta di deliberazione n. 575 relativa alla proroga dei termini per la relazione finale della Commissione d'indagine sull'inquinamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti. La deliberazione che sottopongo all'esame del Consiglio proroga al 31 luglio 1987 i termini concessi alla Commissione d'indagine ai sensi del punto 4) della deliberazione precedente.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'immediata esecutività della deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 13,10)



(La seduta ha termine alle ore 13,10)



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