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Dettaglio seduta n.82 del 16/04/87 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza n. 744 dei Consiglieri Calligaro, Bontempi, Amerio Bruciamacchie e Guasso sulla CIG per i lavoratori della Società Italiana Nylon di Ivrea


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza n. 744 presentata dai Consiglieri Calligaro Bontempi, Amerio, Bruciamacchie e Guasso.
Risponde il Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Sostituisco il collega Genovese che non interverrà al Consiglio di stamane.
In riferimento all'interpellanza in oggetto comunico che la Giunta regionale, e in particolare l'Assessore al lavoro Genovese, hanno seguito in questi mesi con estrema attenzione la vicenda SIN Montefibre di Ivrea.
Nel corso del 1986 con l'intervento e la pressione della Regione Piemonte e di tutte le parti interessate si è ottenuta più volte la sospensione dei licenziamenti per i 410 lavoratori e la proroga della cassa integrazione speciale per crisi aziendale.
Il 29 maggio 1986 è stato sottoscritto un accordo al Ministero dell'Industria che prevede la proroga della cassa integrazione fino al 30 novembre 1987 e, in data 4 dicembre 1986, un ulteriore accordo per un'ultima proroga fino al 31 marzo 1987, presso il Ministero del Lavoro.
Con l'avvicinarsi di questa scadenza la Giunta regionale aveva più volte sollecitato un incontro al Ministero del Lavoro al fine di scongiurare i licenziamenti.
L'ultima richiesta dell'11 marzo u.s., sollecitata anche dal Comune di Ivrea e dalle Organizzazioni sindacali, è stata inoltrata al Ministro del Lavoro De Michelis e al Ministro del Bilancio Romita.
Dopo numerosi solleciti la riunione è stata fissata per il giorno 9 aprile, ma veniva aggiornata al 14 aprile.
Nel frattempo l'Assessore Genovese è intervenuto sia sulla Direzione Montedison sia sul dott. Re, liquidatore della SIN, perché non venisse dato corso ai licenziamenti e venisse presentata la richiesta di proroga della cassa integrazione.
Tutti gli sforzi profusi sono stati vani. Infatti alla riunione del 14 aprile al Ministero del Lavoro il dott. Re ha ribadito duramente che non era più possibile alcuna proroga della cassa integrazione.
All'incontro, convocato dal Sottosegretario on. Borruso, erano presenti il Presidente della Giunta regionale, il Consigliere Calligaro, il dott.
Scollica, direttore dell'Ufficio Regionale del Lavoro, il Parlamentare Manfredini, rappresentanti del Comune di Ivrea, delle Organizzazioni sindacali e del Consiglio di fabbrica della SIN Montefibre di Ivrea funzionari del Ministero del Lavoro e del Ministero del Bilancio (in rappresentanza del Ministro Romita, assente per lutto di famiglia).
Di fronte al rifiuto ostinato del dott. Re di richiedere un'ulteriore proroga della cassa integrazione, il Sottosegretario Borruso ed io abbiamo convenuto di sospendere l'incontro e di promuovere un intervento congiunto con l'ing. Bencini, Amministratore delegato della Montefibre, per verificare se esiste ancora qualche possibilità di sospendere i licenziamenti.
Il mancato rinnovo della cassa integrazione e la procedura della disoccupazione speciale, oltre a creare una forte tensione sociale eporediese, non consentirebbero l'aggancio alla nuova normativa sulla cassa integrazione e quindi ulteriori prepensionamenti.
La riunione dovrebbe essere aggiornata al Ministero del Lavoro subito dopo le feste pasquali e, comunque, prima della fine del mese di aprile.
L'on. Borruso dal canto suo ha assicurato che qualora la vicenda non dovesse concludersi positivamente e quindi dovesse scattare la procedura della disoccupazione speciale, cercherà di inserire nella nuova legge di riforma della cassa integrazione una norma che preveda la possibilità di ricorrere alla stessa non solo per le aziende fallite, ma anche per quelle in liquidazione e, in particolare, per i disoccupati delle aziende in liquidazione.
Nonostante numerosi tentativi non sono ancora riuscito a conferire telefonicamente con l'ing. Bencini (il quale è assente dall'ufficio, in sostanza noi continueremo a rincorrere l'Amministratore delegato della Montefibre sperando, per un problema di dignità, che lo stesso possa rendersi vivo e dare una risposta), ma nella giornata del 15 aprile ho trasmesso un telex che non copre certamente il problema, ma colloca ulteriormente sul piano delle responsabilità un'eventuale assenza dell'azienda da quest'ultima fase di rincorsa per un colloquio costruttivo sotto questo aspetto.
Stamane riproporrò la ricerca dell'Amministratore delegato, ho un appuntamento telefonico con il Ministro Romita per le ore 10, ugualmente devo trovare la possibilità di contattare l'on. Borruso, il quale ha riconfermato validi gli orientamenti espressi nella riunione del 23 gennaio 1987. A tale proposito non sarà emanato un provvedimento straordinario, ma il Ministro del Lavoro farà in modo che le istanze di proroga siano esaminate favorevolmente.
Ho partecipato alla riunione romana, che si è svolta un po' tra il tragico e il farsesco; tragico per la posta in gioco, farsesco per l'impostazione della stessa. Ho tentato, e penso che i colleghi interpellanti possano serenamente darne atto, di difendere al meglio le posizioni di giusta rivendicazione di coloro che si trovavano, non dico dalla sera al mattino, su strada, ma certamente in grande difficoltà per l'intervenuta comunicazione di licenziamento; anche una dignitosa posizione della Regione che è scesa a Roma attraverso la massima espressione del Governo aveva titoli per vedere risolta la riunione in termini diversi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Ringrazio il Presidente Beltrami per la risposta. Debbo dire che è stato inqualificabile l'atteggiamento del Governo nei confronti della massima autorità della Regione Piemonte che si era recata a Roma presso il Ministero del Lavoro per affrontare il drammatico problema del licenziamento di 400 lavoratori della Società Italiana Nylon di Ivrea.
Questo licenziamento collettivo è il più consistente da decenni a questa parte. Non è mai passato un licenziamento collettivo riguardante 400 lavoratori; se si aggiungono gli oltre 100 lavoratori della Chatillon e i 100 di Vercelli, in tutto si tratta di 600-650 lavoratori che d'un sol colpo hanno perso il posto di lavoro. Altri purtroppo ne seguiranno. Ci troviamo in sostanza di fronte all'onda lunga della crisi e dei processi di ristrutturazione che determina oggi effetti perversi. Le cause, signor Presidente, sono perlomeno tre: le clamorose inadempienze dei Governi che si sono succeduti in questi anni, l'orientamento degli industriali a non rinnovare la cassa integrazione. Si coglie l'occasione della crisi governativa per scaricare, cioè licenziare i cosiddetti eccedenti strutturali. A questo proposito c'è un preciso orientamento dell'Unione Industriale di Torino e del Piemonte che invita le aziende a cogliere l'occasione della crisi di Governo per liquidare definitivamente migliaia e migliaia di cassaintegrati considerati strutturalmente eccedenti i quali in sostanza non hanno più un posto di lavoro.
La terza causa è rappresentata dal CIPI, eccessivamente rigoroso nel concedere le proroghe alla cassa integrazione. Siamo in attesa della riforma della cassa integrazione speciale, ma di qui alla riforma trascorreranno non pochi mesi. E' necessario recepire le norme transitorie previste dal disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 21 gennaio scorso in modo da poter congiungere l'attuale situazione a quella nuova che verrà a determinarsi con la riforma della cassa integrazione speciale, altrimenti in Piemonte c'è il rischio di avere almeno 20 mila disoccupati in più nel giro di 5 o 6 mesi. Negli ultimi periodi di cassa integrazione ad ogni scadenza non c'è il rinnovo e scatta il licenziamento e di conseguenza si creerebbe una situazione di emergenza sociale inaccettabile.
E' necessario un provvedimento generale, recepito da deliberazione del CIPI, che raccolga le norme transitorie del disegno di legge del Consiglio dei Ministri del 21 gennaio scorso e prorogare tutte le casse integrazioni.
Tra l'altro il Governo aveva già assunto con la Regione Piemonte questo impegno, ed è un impegno di valore nazionale, tant'è vero che il 23 gennaio scorso si è raggiunta una sorta di intesa tra il Governo nazionale, la Regione Piemonte e le Confederazioni sindacali nazionali. In tale sede è stato detto che, ai fini di congiungere la normativa vigente sulla cassa integrazione speciale alla nuova normativa prevista dal disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 21 gennaio di quest'anno e presentato al Parlamento, il CIPI prorogherà di ulteriori dodici mesi i provvedimenti di cassa integrazione speciale che abbiano superato un anno di vigenza e di 24 mesi quelli al di sotto di questo limite. "Sulla base di tale assicurazione - continua il verbale d'intesa - le aziende interessate saranno invitate a presentare istanza di proroga della cassa integrazione speciale e a sospendere l'efficacia dei licenziamenti in atto. A tale fine ove è necessario, il Sottosegretario promuoverà incontri specifici in sede ministeriale per la soluzione dei problemi che si presenteranno". Anche il Governo ha recepito l'esigenza di prorogare tutti i casi di cassa integrazione in scadenza, però il CIPI non ha deliberato in questo senso.
Si lascia in questo modo purtroppo mano libera alle aziende nell'estremo tentativo di scaricare le eccedenze strutturali di forza lavoro.
C'è un secondo problema oltre a quello di una proroga generalizzata della cassa integrazione che riguarda le aziende in liquidazione. A proposito della proroga sostengo in questa sede che non vogliamo perpetuare i periodi di cassa integrazione speciale, siamo anche noi per riformare la cassa integrazione speciale, non riducendo i periodi di cassa integrazione ma nel quadro di organiche politiche di intervento capaci di contenere il fenomeno della disoccupazione e di affrontare il problema di nuovi posti di lavoro. Siamo in sostanza per cercare di tracciare un percorso socialmente accettabile per la forza lavoro più colpita. Se nel caso dei lavoratori della Società Italiana Nylon potessimo ottenere un ulteriore periodo di cassa integrazione in modo tale da poterci agganciare alla riforma della cassa integrazione che prevede l'indennità di mobilità, avremmo appunto lavoratori che, terminato il periodo di cassa integrazione, verrebbero posti in mobilità e riceverebbero un'indennità salariale. In questo stato di mobilità forse qualche cosa è praticabile, è probabile che alcune decine di cassaintegrati riescano a trovare in un periodo di 18-20 mesi una nuova collocazione, ma soprattutto potremmo agganciarci alle misure di prepensionamento a cinquant'anni visto che un terzo di quei lavoratori supera i cinquant'anni. Se questa nuova misura entrasse in vigore, il fenomeno assumerebbe una dimensione accettabile e poi resterebbe sempre l'indennità di disoccupazione speciale, tracceremmo in questo modo un percorso socialmente accettabile per i lavoratori più colpiti dai processi di ristrutturazione, garantiremmo loro per qualche anno un reddito con il quale vivere e cercare un'altra collocazione. Però, così non è.
L'azienda è in liquidazione, i lavoratori sono licenziati, non c'è proroga della cassa integrazione speciale che tenga per questi. E' necessario un provvedimento straordinario che non può che essere assunto dal Governo. I meccanismi - lo abbiamo riscontrato nell'incontro con il Sottosegretario - esistono. Se c'è volontà politica è possibile risolvere questo problema, è stato lo stesso Sottosegretario a dire che è sufficiente una leggina di un solo articolo che allarghi alle aziende in liquidazione la normativa prevista dalla legge n. 301 per le aziende dichiarate fallite.
In questo modo otterremmo altri dodici mesi di cassa integrazione e potremmo certamente congiungerci alla nuova normativa prevista dalla riforma. Ha scarsa importanza se nel decreto sulla fiscalizzazione degli oneri sociali si inserirà questa clausola, questo emendamento. Allora l'esito di questa drammatica vicenda dipende totalmente dalla volontà del Governo.
Lo stesso Monsignor Bettazzi, Vescovo di Ivrea, ha rivolto un appello ai politici affinché trovino una soluzione. E' noto che a difesa dei posti di lavoro e dell'occupazione il nostro impegno è incondizionato e unitario.
Ma se si arriva alle estreme conseguenze del licenziamento non c'è unità che tenga. A ciascuno le proprie responsabilità. Il Governo può impedire i licenziamenti, spetta al Governo impedirli, il governo regionale ha le sue responsabilità anche perché rispecchia fedelmente lo schieramento dei Partiti che formano il Governo nazionale. Si è sempre sostenuto che un governo locale omogeneo a quello nazionale sarebbe stato più autorevole più forte e più ascoltato in sede di Governo nazionale. Ebbene, dimostriamo che questo è vero. C'è affinità tra la formula del governo regionale e la formula del Governo nazionale (sia pure in crisi). Facciamo valere questa affinità fino in fondo. Quattrocento licenziamenti non sono tollerabili perché sono i primi di una lunga serie che potrebbe vedere accresciuta in Piemonte la disoccupazione nei prossimi 5 o 6 mesi di 20-22 mila unità.


Argomento: Viabilità

Interrogazione n. 721 dei Consiglieri Bontempi, Guasso, Biazzi e Dameri e interrogazione 749 del Consigliere Mignone sugli stanziamenti ANAS per la grande viabilità in Piemonte


PRESIDENTE

Esaminiamo ora congiuntamente l'interrogazione n. 721 presentata dai Consiglieri Bontempi, Guasso, Biazzi e Dameri e l'interrogazione n. 749 presentata dal Consigliere Mignone.
Risponde ad entrambe l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Al Consigliere Mignone, assente per malattia, farò avere risposta scritta.
I colleghi Bontempi, Guasso, Biazzi e Dameri hanno presentato un'interrogazione urgente per avere notizie sugli investimenti e sugli stanziamenti decisi dall'ANAS nel Consiglio di amministrazione del 12 marzo che riguardano in particolare il traforo del Frejus, la bretella di Chivasso, la strada di penetrazione per Torino e la bretella autostradale per la Malpensa. Gli interroganti chiedono se le notizie giornalistiche corrispondono al vero, se le opere richiamate dai giornali sono effettivamente quelle che l'ANAS intende finanziare e quando e come sia stata interpellata la Giunta e soprattutto quale sia il suo parere in merito.
Le opere finanziate nel Consiglio di amministrazione dell'ANAS ammontano a 500 miliardi per il collegamento del Frejus, tratto traforo autoporto di Susa; assieme a questo stanziamento sono stati approvati tutti i progetti relativi ai lotti 7°, 8°, 9°, 14°, 15°, 16° e 17° per la copertura finanziaria che era stata deliberata.
I lotti sono: Viadotto di Pietrastretta, Galleria Mompantero, Dora autoporto, Galleria di Exilles, Viadotto Deveys 2, Viadotto Deveys 1 e impianti tecnologici e interferenze di strade di accesso.
Sempre relativamente ai fondi che fanno parte degli interventi previsti dalla legge finanziaria n. 810 del 1987 per il completamento e l'avvio di opere autostradali già programmate e parzialmente finalizzate ai sensi della legge n. 531 con priorità per l'accesso e l'attraversamento delle aree metropolitane, oltre a questi 500 miliardi sono stati assegnati altri 16 miliardi alla penetrazione urbana che, aggiunti a quelli stanziati nel 1986, portano a una somma disponibile da parte dell'ANAS a 46 miliardi.
Questi sono i fondi assegnati ai tronchi autostradali. Vanno aggiunti come somme integrative, 116 miliardi destinati per opere già finanziate nel piano triennale e per le quali necessita l'integrazione di spesa, ai sensi della legge n. 526 del 1985. Le somme sono riportate in uno specchietto che posso fornire ai colleghi e riguardano la difesa contro le valanghe sulla 460, sulla tangenziale di Asti, sulla bretella 537 Casale sud, sulla variante di Nizza Monferrato, sulla Valle Mosso - Trivero, sulla Roddi Bra, sulla Gattinara - Ghemme, sulla Fondo Toce - Confine di Stato, sulla variante di Alessandria, sulla Predosa - Strevi, sulla Circonvallazione di Ponti e sulla tangenziale di Novara.
Nella stessa seduta sono stati approvati i seguenti progetti: sulla Torino - Milano il progetto di massima dalla A4 (Falchera) alla Stazione Dora con il primo stralcio del tronco A4 (C.so Grosseto) per l'importo di 58 miliardi e 157 milioni sull'autostrada Torino - Milano il raccordo autostradale per la Malpensa, come progetto di massima, unitamente alla circonvallazione di Galliate e lo stralcio Agognate - Tornavento, cioè il tratto della bretella vera e propria, per 89 miliardi e 70 milioni; - sull'autostrada Torino Milano, il raccordo autostradale ad est di Chivasso in funzione dell'arretramento del casello autostradale con il tronco funzionale fra la SS 31/bis e la SS 590, progetto di massima di 35 miliardi e 835 milioni.
Per attivare queste e per consentirne il finanziamento occorre la convenzione fra ANAS e Società autostradale o fra ANAS, Società autostradale e Città di Torino.
Informo inoltre il Consiglio che su queste opere non c'è stata consultazione di Giunta perché fanno parte delle opere inserite nel piano decennale; le quote integrative sulla legge n. 526 sono nel piano triennale; quelle che riguardano il sistema autostradale sono opere di competenza dello Stato per le quali la Giunta ha già dato il proprio parere favorevole (la bretella Torino - Malpensa, la penetrazione per il primo tratto della Falchera - Dora e per quanto riguarda la circonvallazione di Chivasso). Sono tratti che riteniamo facciano parte del disegno strategico della grande viabilità, non solo dell'area torinese, ma del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guasso.



GUASSO Nazzareno

Ringrazio l'Assessore per la risposta. Resterò nei tempi com'è mio costume anche se la questione non è di poco conto tant'è vero che ne abbiamo già discusso vivacemente un anno e mezzo fa in II Commissione con l'Assessore Cerutti. Mi pare giusto che il Consiglio sia più informato su una vicenda che necessita di elementi di chiarezza, soprattutto per quanto riguarda 1"'autostrada urbana" o di penetrazione urbana e la bretella autostradale per la Malpensa. Sono lieto, invece, dei provvedimenti ANAS per l'Alta Valle di Susa; chiederemo all'Assessore di discutere tra breve anche la nostra mozione sulla Valle di Susa. Mi pare anche di estrema necessità il raccordo di Chivasso.
Complessivamente la vicenda è allucinante, così e parsa fin da quando venne presentato l'ultimo programma triennale ANAS 1985/1987 che elencava anche un gruppo di opere che dovevano essere definite. Se prendo in considerazione la discussione avvenuta 48 ore fa al Consiglio comunale di Torino devo dire che la vicenda è piuttosto degradante per le istituzioni Uso un termine pesante anche se non è nel mio costume, ma si ha la sensazione che attorno a questa vicenda sia il Consiglio regionale, sia il Consiglio comunale di Torino, siano stati raggirati. Sicuramente c'è della confusione.
Ho messo al corrente della situazione i miei colleghi di Partito al Consiglio comunale di Torino sin dai mesi di gennaio e febbraio 1986. Sono soddisfatto dei termini con i quali si è conclusa la discussione di ieri in Consiglio comunale di Torino perché finalmente si arriverà ad avere un po' di chiarezza. L'Assessore Cerutti, che ha buona memoria, sicuramente ricorderà che in due successive riunioni della II Commissione (gennaio febbraio 1986) ci furono da parte nostra discussioni accese e un po' dure nei confronti dell'Assessore Cerutti sul parere dato dalla Regione Piemonte su questo pacchetto di opere il 17 dicembre 1985. Si tratta di una deliberazione della Giunta che ho scoperto sfogliando,com'è mia abitudine il Bollettino Ufficiale, contenente il parere della Giunta sui progetti di massima e che in particolare riguardava anche l'autostrada di penetrazione urbana e la bretella per la Malpensa.
Avevo già detto allora, e ripeto adesso, che non è chiaro chi avesse richiesto la formulazione di tale parere. In Consiglio comunale, l'altra notte, la Regione ha fatto una brutta figura, tengo a precisare che facciamo tutti parte di questa istituzione, non solo l'Assessore Cerutti.
Ritengo di dover ripetere le stesse cose, anche con vigore, già dette più volte in II Commissione ove vi fu uno scontro vivace e perfino la contestazione di una frase dell'Assessore Cerutti che avevo ripreso dal verbale. Non era chiaro allora come oggi chi avesse richiesto quel parere: si è trattato dell'ANAS, del Comune di Torino, prioritariamente interessato, o della società autostradale Torino - Milano? L'Assessore Cerutti ci disse allora che il parere gli era stato chiesto - come si riscontra nella deliberazione - dall'Ufficio progetti dell'ANAS di Genova concordemente con il parere della Giunta comunale di Torino.
Dopo il dibattito di oggi veniamo invece a scoprire che il Consiglio comunale di Torino non era a conoscenza: data la decisione assunta dal Sindaco di Torino alle 4 di mercoledì mattina sembra che la Giunta comunale non ne sapesse nulla. La stessa II Commissione, se non fossimo andati a sfogliare il Bollettino, non sarebbe stata informata di questo parere.
Infatti, alla riunione della Commissione feci questa osservazione di merito, dicendo che sarebbe stato utile - com'è uso dell'Assessore Cerutti e di questo gliene do atto - venire preventivamente in Commissione a portare deliberazioni o pareri su decisioni che devono ancora essere formulate. In questo caso noi ne siamo venuti a conoscenza tramite il Bollettino e abbiamo dovuto richiamare la questione un mese dopo in Commissione.
Al Comune di Torino non si parla più di "progetto di massima", al quale il nostro parere era riferito, anzi, l'altra sera alcuni Consiglieri non solo dell'opposizione hanno voluto che il Sindaco precisasse che si trattava e si tratta di uno studio di fattibilità. Io non me ne intendo molto, ma credo che il mio compagno di Gruppo, Rivalta, confermerà che fra progetto di massima e studio di fattibilità vi sia una differenza sostanziale. La deliberazione della Giunta del 17 dicembre dà, ripeto, un parere su un progetto di massima e, anzi, aggiungiamo che a seguito di questo parere, con successive deliberazioni, la Giunta regionale approverà i progetti esecutivi relativi ai progetti di massima in oggetto. In pratica, diamo via libera ai progetti di massima, aspettiamo i progetti esecutivi mentre il Comune di Torino non è a conoscenza di nulla. Non solo non vi è stata discussione in Consiglio, ma si decide di rinviare la deliberazione in Commissione poiché si tratta di uno studio di fattibilità.
Chiedo scusa del calore con cui affronto certi problemi, credo che nessuno di noi possegga la verità assoluta, sovente si commettono degli errori, l'essenziale è riconoscerli. Trattiamo cifre considerevoli, per cui occorre essere cauti.
Assessore Cerutti, rifaccio le domande che ti ho già posto in Commissione: o l'iniziativa è stata tua, ma non credo, oppure ci devono essere i documenti della Giunta comunale (deliberazioni o impegni della Giunta stessa). E' vero, ci sarebbero state ulteriori discussioni, ma su un progetto di massima di questa portata, che se attuato sconvolgerebbe una grandissima parte della città di Torino, non ci si doveva pronunciare senza chiedere il parere, come minimo, della Giunta comunale se non addirittura del Consiglio di una città delle dimensioni di Torino. Si è trattato di un'iniziativa di un solo Assessore del Comune? Se non ricordo male in Commissione qualcuno parlò di una lettera dell'Assessore Ravaioli: esiste questa lettera? Si tratta di un atto ufficiale, è un atto di Giunta? E' un parere personale? Si tratta di un'iniziativa di un singolo Assessore del Comune? Già allora non ne sapevamo nulla. Infine, ripeto, gli interrogativi che avevamo allora vengono in parte risolti dalla deliberazione della Giunta che dice: "A seguito della trasmissione dei progetti dall'ufficio speciale ANAS di Genova .., noi diamo il parere ...". Ma chi aveva redatto i progetti di massima, chi li aveva autorizzati? Che parte aveva avuto il Comune di Torino sui primi atti di un'opera di questa natura, per cui oggi si parla di 56 miliardi già stanziati? Tale cifra sicuramente non sarà sufficiente per attuare il progetto di collegamento dalla stazione Dora fino a Largo Orbassano, per il quale occorrono centinaia di miliardi.
Che rapporto ha quest'opera con i problemi dei gravi ritardi sull'utilizzo dei 360 miliardi già stanziati dal piano integrativo delle ferrovie per il passante ferroviario? Che rapporto esiste fra i due progetti e che studi sono stati svolti? Attorno a questa problematica nessuno è stato informato, tanto meno i Consiglieri comunali che ne hanno discusso l'altra notte.
Perché la Giunta regionale con tanta solerzia diede quel parere il 17 dicembre 1985? Chi era stato interpellato all'interno del Consiglio comunale? Probabilmente il progetto di massima è stato redatto dalla Società autostradale Torino Milano che non possiamo certamente considerare ente pubblico.
Visto l'evolversi della situazione durante l'anno in corso, dalle riunioni della II Commissione sino al dibattito dell'altra notte, facciamo delle richieste precise di massima chiarezza su come e chi ha deciso e sulla documentazione a sostegno del parere del 17 dicembre 1985. Chiediamo sia revocata la parte di deliberazione inerente l'autostrada urbana e la bretella per la Malpensa, laddove si sta aprendo il nuovo discorso di ordine ferroviario che non può essere eluso. Inoltre si chieda all'ANAS il blocco di questi due finanziamenti fino a quando non verrà fatta chiarezza.
Aggiungo anche che venga richiesto all'ANAS l'immediato dirottamento di questi due finanziamenti da opere non prioritarie ad altre opere del Piemonte drammatiche e urgentissime come l'autostrada Susa - Rivoli per la quale mancano finanziamenti.
Voglio ancora una volta usare termini un po' pesanti: nessuno pu permettersi il gioco delle tre carte a livello istituzionale, se qualcuno l' ha fatto se ne assuma le responsabilità.
Ripeto, Assessore Cerutti, vogliamo che tutta la materia sia ricostruita e chiediamo atti concreti da parte della Giunta regionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Chiedo la parola, anche se non è regolamentare, perché ritengo giusto che il Consigliere Guasso debba avere risposte concrete in ordine all'ultima affermazione.
Nella chiarezza che ritengo abbia ogni atto da me compiuto, ribadisco quanto ho riferito ai giornalisti e cioè che il progetto e la richiesta di parere mi sono giunti attraverso l'ANAS, Ufficio speciale autostrade, e che mi è stata trasmessa una lettera dall'Assessore competente del Comune di Torino di cui il Partito comunista è in possesso perché l' ho vista circolare in fotocopia. Cerchiamo quindi di essere trasparenti e seri fino in fondo.



BONTEMPI Rinaldo

Assessore Cerutti, non sono in possesso della lettera.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Ebbene, te la farò avere al più presto.
Nella lettera l'Assessore dichiarava che la Giunta comunale aveva approvato il progetto, pertanto mi metteva in condizione di esprimere il parere ai sensi degli artt. 81, 82 e 83 del DPR n. 616. Con la deliberazione della Giunta è stato trasmesso il parere sul progetto di massima, addirittura con la precisazione, trattandosi di problema molto complesso, che ci si riservava di esaminare successivamente il progetto esecutivo. Questo per quanto riguarda la strada di penetrazione sull'asse urbano che - ripeto - era già stata oggetto di dibattito (presente il collega Rivalta) sull'opportunità o meno di quell'opera, dibattito in cui vennero espressi pareri diversi da parte dei Gruppi comunista democristiano e socialista. Si possono anche mantenere le proprie convinzioni, ma la realtà dei fatti non può essere cambiata.
Se il Sindaco e la Giunta comunale ritengono che l'Assessore Ravaioli ha scritto quella lettera di sua iniziativa assumendosene la responsabilità, devono darmene comunicazione ufficiale, non attraverso i giornali, mi devono dire che quel parere non esiste, pertanto l'Amministrazione regionale prende i provvedimenti conseguenti. La correttezza fra enti pubblici è questa.
Non si possono revocare degli atti a seconda di indicazioni o di momenti particolari.
Per quanto riguarda la bretella per la Malpensa non concordo con Guasso che dice che è un collegamento superfluo, che non serve. Sarà opportuno fare un dibattito approfondito sul significato che l'aeroporto milanese ha per il Piemonte.
Agli atti ci sono i pareri dei Comuni e un parere da parte del Comune di Novara che in sostanza è un "ni".
Se i Consiglieri lo ritengono gli atti sulla strada di penetrazione urbana di Torino li trasmetto al Presidente del Consiglio perché li metta a disposizione.
Per quel che mi riguarda si tratta di un progetto di massima (non so dove stia il confine fra progetto di massima e progetto di fattibilità) per il resto la cosa non mi compete.
Per quanto riguarda la sospensione dei finanziamenti di tutte queste opere, preciso che l'unico finanziamento predisposto era riferito alla strada di penetrazione urbana; è stata addirittura sollecitata al Comune in base alla legge n. 531, art. 5, la sottoscrizione della convenzione che prevede da parte del Comune l'esborso di 10 miliardi. Ovviamente, se il Comune di Torino non ha intenzione di appoggiare il progetto, la convenzione non potrà esserci e pertanto nessuna opera verrà realizzata.
E' bene chiarire questo aspetto all'opinione pubblica. Che serva o no la strada di penetrazione urbana è un argomento di profonda meditazione da parte del Comune soprattutto dal punto di vista urbanistico.
I 380 miliardi spendibili da parte delle F.S. nulla hanno a che fare con questa parte. Anche su questo punto occorre essere coerenti fino in fondo. Si può iniziare dalla galleria, si può aprire un cantiere, c'è tutta una serie di interferenze con le sottostrutture urbane del Comune che devono essere spostate e spero che questi momenti vengano risolti da parte dell'Amministrazione.
Metterò a disposizione dei Consiglieri gli atti in mio possesso.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interpellanza n. 650 dei Consiglieri Ala, Bontempi e Rivalta inerente la seduta del CUR del 26 gennaio 1987


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interpellanza n. 650 presentata dai Consiglieri Ala Bontempi e Rivalta.
La parola al Consigliere Ala per l'illustrazione.



ALA Nemesio

Signor Presidente, vorrei illustrare l'interpellanza, presentata pochi giorni dopo la seduta del CUR del 26 gennaio u.s., in quanto ritengo sia un argomento di grande rilevanza che investe l'operato della Giunta nel suo complesso. Credo debba riguardare da vicino il Consiglio e possa offrire l'occasione per affrontare il problema del funzionamento di un Comitato quale il CUR. qui considerato in merito all'esame delle controdeduzioni al Piano regolatore generale di Pragelato, poco dopo che su questo stesso progetto (al quale il CUR diede parere favorevole) la Giunta regionale aveva applicato l'art. 9 della legge urbanistica n. 56/77 per inibire determinati lavori denominati "Pian 2000", relativi ad un grande insediamento turistico nella zona. Ricordo come l'Assessore Vetrino, prima di proporre questo provvedimento alla Giunta regionale, abbia presentato il problema alla competente II Commissione, la quale espresse a maggioranza un parere favorevole all'adozione dell'art. 9, e credo che il collega Rivalta il quale ha firmato con me l'interpellanza, possa, in sede di replica intervenire nuovamente in merito.
Come interpellanti, abbiamo rilevato un trattamento di favore per il Comune di Pragelato rispetto al modo con cui sono state esaminate queste controdeduzioni. Il punto non era iscritto all'o.d.g., quindi non è giunto a conoscenza dei Consiglieri regionali, ma è stato poi iscritto in un ordine del giorno suppletivo consegnato in maniera anomala in un determinato momento della seduta, quando una parte dei membri del CUR era assente o uscita, proprio perché era ormai iniziata la trattazione di un altro Piano regolatore: quello di Piovà Massaia.
Riteniamo che l'esame di questo Piano regolatore sia stato bloccato e si sia passati successivamente, con una procedura di urgenza in merito alla quale chiediamo spiegazioni, all'esame delle controdeduzioni del Piano regolatore di Pragelato. Non risulta vi sia stata una dettagliata illustrazione dell'argomento che avrebbe dovuto portare tutti i membri del CUR a conoscenza degli atti, ivi compresa la deliberazione con cui venne adottato l'art. 9. Vorrei inoltre sapere quali fossero i membri del CUR effettivamente presenti all'atto della consegna dell'ordine del giorno suppletivo e all'atto della discussione. Occorre rivolgere delle domande più generali non all'Assessore all'urbanistica, ma alla Giunta regionale nel suo complesso, per venire a conoscenza dei rapporti che regolano i diversi provvedimenti adottati dalla Giunta. Esaminando l'adozione all'art.
9, troviamo un provvedimento di Giunta, quindi collegiale, rispetto al quale il parere tecnico del CUR si colloca a un livello inferiore. A questo punto è interessante sapere come la Giunta intenda operare dopo che è stato dato frettolosamente l'avvio, con una procedura di favore, a questo progetto considerato dalla Giunta regionale una sorta di "follia urbanistica", e chiediamo se si possono far passare progetti, facendo finta di ignorare l'esistenza di altri provvedimenti nel settore, approfittando di una serie di strumenti messi a disposizione dal Presidente del CUR.
sulle basi di un regolamento poco chiaro.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'urbanistica

In risposta all'interpellanza presentata dai Consiglieri Ala, Bontempi e Rivalta inerente la seduta del CUR del 26 gennaio scorso e al fine di inquadrare esattamente, anche sotto il profilo di legittimità degli atti la questione relativa al Piano regolatore generale del Comune di Pragelato desidero puntualizzare quanto segue: l) l'oggetto della discussione in Comitato non era il Piano regolatore del Comune di Pragelato in generale nelle sue scelte, nelle sue ipotesi di sviluppo, nella sua rispondenza o meno alle norme di legge in quanto tutti questi aspetti erano già stati ampiamente dibattuti e valutati nella seduta del CUR del 24 febbraio 1986; viceversa oggetto della discussione del 26 gennaio scorso erano unicamente le controdeduzioni che l'Amministrazione comunale aveva fornito alle osservazioni mosse dal Comitato Urbanistico Regionale nel suo primo esame del 24 febbraio 1986 già ricordato.
2) In merito all'inserimento della pratica in un ordine del giorno suppletivo si precisa che è prassi consolidata del CUR. da parecchi anni inserire pratiche del tipo di quelle in questione in appositi elenchi suppletivi (le controdeduzioni o comunicazioni di chiarimento). Gli ordini del giorno principali infatti, per dar modo di rispettare i rigidi tempi previsti dal Regolamento, vengono compilati e spediti circa tre settimane prima della seduta del CUR a cui si riferiscono. In alcuni casi successivamente alla data di compilazione degli ordini del giorno pervengono dai vari relatori segnalazioni di disponibilità di discussione al CUR di pratiche. Stante il fatto che il CUR si riunisce una volta al mese, si potrebbe verificare quindi il caso per certe pratiche di tempi di attesa anche di 40 giorni prima della discussione. A fronte di tale eventualità si è instaurata da anni, con Assessori all'urbanistica, la prassi di inserire alcuni tipi di pratiche, quali l'esame delle controdeduzioni comunali su strumenti urbanistici già esaminati dal Comitato Urbanistico, in ordini del giorno suppletivi e questo allo specifico scopo di non allungare ulteriormente l'iter dei piani in una fase finale, ormai preliminare all'approvazione, nella quale non è più possibile formulare osservazioni di merito, ma che è limitata a valutare le risposte comunali alle osservazioni già formulate in precedenza. Nulla è stato stravolto dal 1985 rispetto alla prassi che le Giunte hanno seguito nei dieci anni precedenti, in modo particolare da quando il CUR è stato istituito dalla legge n. 56.
3) Per quanto concerne le modalità di divulgazione di tali ordini del giorno suppletivi si segnala che, nel rispetto di quanto prescritto dal Regolamento, gli stessi sono depositati presso la segreteria e consegnati all'inizio della seduta. Gli stessi sono comunque sempre disponibili sul tavolo della segreteria accanto al foglio delle firme di presenza e si tiene a precisare che su tale prassi, peraltro seguita anche nel caso in questione, non sono mai state sollevate nel corso degli anni, e non solo dopo il 1985, obiezioni di sorta da parte dei membri del Comitato Urbanistico Regionale. In merito alla presunta violazione del diritto di informazione lamentata nell'interpellanza, si sottolinea come la procedura seguita sia espressamente prevista dal Regolamento per il funzionamento del Comitato Urbanistico Regionale, approvato dal Consiglio regionale nel 1978 e che la stessa continuerà ad essere seguita fino a che le norme regolamentari non verranno modificate.
4) In merito alla richiesta formulata per conoscere i membri presenti alla trattazione del Piano regolatore generale - controdeduzioni del Comune di Pragelato - si segnala che dall'esame degli atti risultano presenti oltre al Presidente i seguenti signori: l'ing. G. Anselmo, l'arch. G.
Arnaudo, l'ing. M. Barbieri, l'arch. S. Belforte, il dott. A. Coletto l'ing. P. Daviero, l'ing. B. Gallina, l'arch. G. Ghè, l'arch. G. Martelli l'arch. G. Varnero, il dott. E. Abatelli, l'arch. G. Cellino, l'arch. M.
Cena, l'arch. M. Meinero, l'arch. A. Migliore, l'arch. M. Sanpietro l'arch. B. Sarà, l'arch. M. Vetere, l'arch. Carlo Alberto Barbieri, l'ing.
P. Bigone, l'ing. G. Tovo, l'ing. S. Marchi, l'arch. G. Massarella, l'arch.
M. Piacentino, l'arch. M. Vernetto Piazza e l'ing. C. Musumeci. Si tiene a precisare comunque che sono considerati presenti i membri che hanno firmato all'atto del loro ingresso in aula il foglio delle presenze e che non hanno comunicato espressamente alla segreteria il loro successivo allontanamento dall'aula. Chi conosce il CUR sa che quando ci si assenta lo si comunica alla segreteria, lo testimoniano i verbali di questi ultimi otto anni.
5) Sull'affermazione poi che per la trattazione della pratica relativa al Piano regolatore generale di Pragelato si sia interrotta la discussione di un diverso punto all'o.d.g. per poi riprenderla subito dopo, con una procedura a dir poco curiosa, basti affermare che questo non corrisponde assolutamente al vero. Infatti, quando il CUR ha esaminato il Piano regolatore di Pragelato risultava finita la discussione del Piano regolatore generale di Venaria e non ancora iniziata quella del Piano regolatore generale di Piovà Massaia.
6) Sulla presunta violazione lamentata dagli interpellanti di quanto previsto dal nono comma dell'art. 4 del Regolamento, che prescrive una dettagliata illustrazione dell'argomento oggetto della discussione, si tiene a precisare come l'illustrazione dell'argomento sia stata effettuata dal relatore incaricato nei termini soliti con i quali tali casi vengono trattati in sede CUR.
Devo ricordare che la notizia della deliberazione della Giunta regionale, assunta in novembre in mia assenza, è stata data durante quella discussione con una fotocopia del Bollettino e non con atto ufficiale quale mi pare fosse previsto dal verbale della Commissione. Quindi il CUR non ne era assolutamente a conoscenza.
Non vorrei sbagliare, ma mi pare sia stato un architetto, membro del CUR. funzionario dell'Assessorato, a consegnare la fotocopia del Bollettino (dove però il contenuto è scarso a causa dei tanti "omissis").
Non dimentichiamo che l'ampiezza dell'illustrazione deve essere sempre rapportata all'entità e al tipo di argomento trattato. In altre parole quando la pratica da relazionare è, come nel caso in questione, relativa a controdeduzioni comunali è evidente che la discussione verterà unicamente sui punti nei quali le determinazioni comunali si discostano dalle osservazioni del CUR; si può presentare quindi il caso, peraltro molto frequente, in cui l'accoglimento globale da parte del Comune delle richieste del Comitato Urbanistico Regionale rendano di fatto superfluo qualsiasi tipo di illustrazione dell'argomento, quando si è in sede di esame di controdeduzioni e quando il Comune risponde accettando tutte le osservazioni fatte dal CUR nella prima istanza di esame.
Fatte queste premesse, non si può che ribadire come la seduta del CUR del 26 gennaio e la trattazione in tale sede della pratica in questione non possa assolutamente considerarsi irregolare né in essa si possono riscontrare le numerose violazioni lamentate e ancor meno le disinvolte interpretazioni del Regolamento del Comitato Urbanistico Regionale sottolineate dagli interpellanti.
Sulla questione di merito si puntualizza ancora una volta che oggetto della discussione al Comitato Urbanistico Regionale erano solo le controdeduzioni comunali alle osservazioni formulate dal Comitato stesso in sede di primo esame del Piano regolatore di Pragelato, esame avvenuto il 24 febbraio 1986 e non era in discussione il Piano regolatore generale.
In sede di primo esame del piano regolatore, cioè nella sede del 24 febbraio 1986, né alcun membro del Comitato né alcun altro ente o associazione aveva mosso obiezioni su tali interventi edificatori.
Il Comitato nei suoi vari anni di attività non ha mai ritenuto di rimettere in discussione decisioni già assunte in fase di esame del Piano regolatore generale e questo evidentemente sia per rispetto di quelle che sono le procedure fissate dall'art. 15 della L.R. n. 56/77 e sia perché (è fin troppo facile intuirne le conseguenze) oltre a rappresentare un atto di profonda scorrettezza nei rapporti con le amministrazioni locali innescherebbe delle procedure a catena di osservazioni, controdeduzioni ulteriori osservazioni e così via che priverebbero di qualsiasi certezza le Amministrazioni comunali. Giustamente ha fatto, quindi, il Comitato Urbanistico Regionale ad assumere su tale argomento, di cui peraltro non era mai stato interessato, un atteggiamento di semplice presa d'atto segnalando peraltro alla Giunta regionale le discrasie fra i due provvedimenti, l'uno già assunto e l'altro da assumere. La Giunta ha esaminato il problema con una mia specifica comunicazione sull'argomento e sta affidando un incarico legale al fine di esaminare la situazione e venire a capo di un comportamento che possa dare garanzie alla Giunta, al Consiglio regionale e al Comune.



PRESIDENTE

Gli interpellanti hanno entrambi facoltà di replica essendo rappresentanti di due Gruppi.
La parola, per la prima replica, al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

E' sempre difficile cogliere appieno il tono delle risposte che a volte è più importante di quanto viene scritto.
Vorrei iniziare facendo delle brevi considerazioni sul punto riguardante le controdeduzioni al Piano regolatore. Nell'interpellanza si dice: "In detta seduta risulta essere stato trattato un punto relativo all'esame delle controdeduzioni al Piano regolatore generale di Pragelato".
Gli interpellanti, quindi, sapevano benissimo che si trattava esattamente di controdeduzioni e non di altre amenità come nella risposta si vuol far credere. Lo stesso Assessore conferma che è la prima volta che viene applicato l'art. 9 nel corso dell'esame di un Piano regolatore generale presso il CUR (cioè nel corso della sua approvazione) e che, tuttavia, ci è rilevante al fine dell'attenzione con cui il CUR deve provvedere al suo esame. La procedura è la solita, se si trattasse di una banalissima situazione in un banalissimo Comune. E invece non è così: si tratta di uno dei punti cruciali della difesa del territorio e dell'ambiente nella nostra Regione.
Vengo al punto saliente, al di là dei richiami al Regolamento, delle prassi e delle procedure. Si sapeva che Pragelato era uno dei punti caldi della situazione piemontese, in cui vige la legge n. 431 ed un "galassino" (cioè un decreto di pubblica utilità) perfettamente in vigore quando è stato esaminato il Piano regolatore nel febbraio 1986. I decreti pubblicati sul supplemento del 19 dicembre 1985 della Gazzetta Ufficiale sono stati presi in esame dal TAR Piemonte nel luglio 1986, ma a febbraio 1986 erano perfettamente in vigore. In merito agli insediamenti di Pragelato da tempo vi è l'attenzione di varie forze ambientaliste e politiche, ma su tutto questo, asetticamente, il CUR non sa assolutamente nulla. Pragelato, per il CUR. è un Comune qualunque, dove forse si pensa di costruire tre abitazioni o di ristrutturare due baite.
L'Assessore fa finta di non conoscere l'esistenza di un provvedimento relativo all'art. 9, introdotto dalla Giunta stessa, come se l'Assessore all'urbanistica fosse un altro. Poi, rispetto alla fotocopia dell'articolo si tenta di banalizzare, come se si trattasse della segnalazione di un qualsiasi cittadino leggermente preoccupato della difesa del territorio a Pragelato e non invece di un atto di estrema rilevanza, qual è una deliberazione di Giunta regionale.
Il pensare che poi sia necessario un parere legale per dirimere la questione, rivela che attraverso l'operato del CUR si è voluto sabotare un provvedimento adottato dalla Giunta regionale. E pare si voglia far credere che il parere del CUR (ripeto quanto detto in sede di illustrazione dell'interpellanza) possa essere considerato alla pari di una deliberazione della Giunta regionale. La risposta non prende affatto in esame il tipo di rapporto con un Comitato urbanistico che, come dice la sigla, si occupa solo di urbanistica e non rivela alcuna sensibilità per quanto riguarda la tutela ambientale e paesistica. Vi sono invece specifiche competenze ed esigenze contemplate e previste dalle leggi vigenti: la legge n. 1497, la legge n. 431, l'esistenza di un Comitato per i beni ambientali, l'esistenza di Piani paesistici, attualmente allo studio da parte dell'Assessorato regionale alla pianificazione territoriale. Può il Comitato urbanistico far finta che non esista null'altro se non la sua visione panurbanistica dei problemi e decidere da solo sull'edificabilità? Vorrei ora esaminare ciò su cui non è stata data risposta: le motivazioni di urgenza. La prassi seguita è quella abituale, tuttavia non può valere nel caso di un Piano regolatore come quello di Pragelato: vorrei avere delle chiarificazioni in merito.
E' stato detto che in effetti non si sa chi fosse presente al momento della discussione. Forse, allora, occorre cambiare il Regolamento, in modo da sapere chi è presente quando si prendono delicate decisioni e se certi esami di provvedimenti specifici vengono iscritti di punto in bianco. Non è possibile mettere in discussione determinati problemi solo perché, magari alcuni personaggi scomodi del CUR sono in quel momento assenti o aspettare la loro uscita e cambiare le carte in tavola. Ciò può forse essere il normale funzionamento delle Presidenze. Tuttavia, secondo me, certi problemi rilevanti richiedono un'assoluta correttezza.
Il fatto di entrare ed uscire dal CUR mette in discussione un altro problema che investe la legge delle nomine. Problemi di etica professionale, sui quali occorrerà ritornare: è il problema dei troppi interessi da parte di membri del CUR rispetto ai Piani regolatori o a cose di questo genere. Tutto ciò fa si che ci sia un via vai con troppa frequenza. L'essere nel CUR finisce per essere un qualche cosa di diverso ma questo non è l'oggetto dell'interpellanza, quindi su questo non mi soffermo.
Passo ora ad un altro punto: il diritto all'informazione dei Consiglieri regionali, che in modo tale non vengono mai a conoscenza degli ordini del giorno suppletivi, di cui si informano invece i Comuni.
Probabilmente il Comune di Pragelato ha più diritti dei Consiglieri regionali o dei Capigruppo; il Comune di Pragelato sarà stato informato dell'ordine del giorno suppletivo, ma non le Sovraintendenze, non altri vari Comitati, quale quello per i beni ambientali ai sensi della legge n.
431. Questi no, si informano solo quelli che non solleveranno obiezioni, si aspetta, che gli altri siano fuori dall'aula. Direi che si può fermare qui la mia risposta, aggiungendo ovviamente che non posso essere assolutamente soddisfatto, soprattutto perché in tutta la risposta, al di là del tono, si è continuato a sostenere che Pragelato è ordinaria amministrazione. E questo è assolutamente grave anche perché si è voluto innescare un meccanismo che mette in crisi un comportamento collettivo adottato dalla Giunta. A quali fini mi pare sia ovvio.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione di Primo Levi, morto suicida l'11 aprile 1987


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, siccome avevamo convenuto che alle ore 11 avremmo commemorato Primo Levi, sospendo per qualche minuto la discussione sull'interpellanza n. 650.
Carissimi amici e compagni della nostra lotta di liberazione e dei campi di sterminio che vedo qui in rappresentanza dei tanti compagni che non ci sono più che hanno dato la vita e di tanti che sono stati lesi per sempre, Primo Levi non è più fra noi.
Ogni morte porta con sé elementi di mistero e noi oggi di fronte al ricordo di lui ci inchiniamo riverenti.
C'eravamo salutati qualche giorno addietro in questa sala in occasione di un convegno a cui lui aveva partecipato. Sembrava esile, quasi fragile ma come sempre vigile, attento, problematico, più silente del solito.
Con voi, suoi compagni di tante memorie e di tante battaglie, ci eravamo accompagnati per tanti e tanti anni. Avevamo ascoltato, seguito, se si può dire così amato di chi ama l'intelligenza, il pensiero l'espressione, la cultura, il narratore ed il poeta.
D'altronde, nella storia dell'umanità non vi sarà mai più testimone così importante di tutti i tempi e in tutti i tempi che la stessa umanità abbia potuto generare. Noi ci riferiamo nei nostri studi classici e storici a tante persone di cultura nell'antichità, nei tempi intermedi e anche negli ultimi secoli, ma un testimone così impareggiabile, attento e profondo di quanto è successo probabilmente l'umanità ancora non ha espresso come lui e probabilmente non esprimerà più.
Non era un testimone arido in un raffronto tacitiano, teso soltanto ad un racconto personale di una vicenda tremenda quale egli aveva vissuto e che ben poteva raccontare oppure ad un grande pezzo di letteratura eccezionalmente elevata delle sofferenze vissute. No. Primo Levi era tutto questo, poeta, letterato, aveva la coscienza delle cose che erano successe ma Primo Levi era nato per raccontarle non a sé, ma perché gli uomini che c'erano, che ci sono stati e che ci saranno lo ricordassero.
Ed è singolare la sua vicenda umana perché nel momento in cui egli andrà a pubblicare la sua prima opera "Se questo è un uomo" sarà il solo Franco Antonicelli che avrà il coraggio con una piccola casa editrice di dare alle stampe un libro di tale grandezza, il primo libro di Levi a cui seguirà una nutrita letteratura. Ebbene, è singolare che nei primi tempi il libro non avesse trovato un editore.
Si è ricercato nella storia così sofferta di questa vicenda il motivo perché solo dopo qualche anno si accorgeranno in una nota casa editrice torinese, che tutti conosciamo per tanti e tanti pezzi di letteratura che ci ha dato, della grandezza dell'opera, di una testimonianza così forte che rimarrà nei secoli di una vicenda che non era soltanto sua, ma era di milioni di uomini che con lui avevano vissuto quelle tremende sofferenze.
Quasi nessuno era tornato. Quanti sono tornati? Pochissimi.
Allora, chi forse meglio ha rievocato, anche per la lunga comunanza letteraria e culturale, la sua figura, se non Norberto Bobbio nella definizione "una sentinella contro il buio"? Questo può essere l'elemento determinante del suo disegno e del suo aspetto narrativo e culturale. Il bisogno di raccontare risale al tempo della prigionia, talvolta è quasi un voto, una promessa che il credente fa a Dio e il laico a se stesso: "se ritorno racconterò affinché la mia vita non sia stata priva di scopo".
Il contenuto e l'indirizzo della sua vita non era la sua vicenda personale, era la vicenda di milioni di uomini che avevano pagato, era la storia di una perfidia a cui non fa riscontro alcun elemento storico, nei secoli che stanno alle nostre spalle, era qualche cosa che lui doveva raccontare, era la storia di 50 milioni di morti assassinati, uccisi nelle camere a gas, torturati e umiliati, che è la cosa peggiore. Nei suoi racconti c'è l'umiliazione non solo la sofferenza fisica, quando racconta di ogni minuto, di ogni attimo, di come ci si vestiva o svestiva, di come ti davano la scarpa che non era tua perché tu soffrissi, di come te la facevano cercare per interi blocchi, di come ogni giorno tu subissi una sofferenza tale da renderti non più un uomo. Infatti lui si chiede "se questo è un uomo". In ultimo l'aspetto tremendo della vicenda, che anche Bobbio coglie nel suo aspetto più grande: potrebbe ancora accadere! Primo Levi si pone questo problema in tutta la sua narrativa, non c'è momento in cui lui non scavi in questo. Tutto quello che è successo, tutto quello che è avvenuto, la teoria della razza eletta, per cui la razza eletta era quella che era chiamata per destino ad essere principe ed artefice, mentre le razze sottostanti dovevano perire tutte interamente, e l'olocausto di milioni di israeliti, trascinati da tutto il mondo da quel convegno di cui abbiamo parlato in questa stessa sala. Era una giornata del '41 e in un sobborgo di Berlino, vicino al piccolo lago di Wanse, si erano riuniti per l'olocausto, per eliminare milioni di uomini, perché la razza eletta trionfasse.
Primo Levi si era posto a fondo questo problema:"badate che non è finita" diceva.
Noi pensavamo, di fronte a questa vicenda così drammatica di 50 milioni di uomini portati a morire in nome di una tremenda, terribile inconcepibile teoria, che tutto potesse essere finito, che gli occhi della gente si sarebbero aperti, che nulla sarebbe più avvenuto. Primo Levi si è posto questo problema e ha detto: "io racconterò, io sarò fra i giovani sarò con voi". Primo Levi è sempre stato presente con i suoi compagni, con i giovani, con le scuole, sempre problematico, sempre attento, magari silente. Bobbio dice: "la sentinella contro il buio". Era una sentinella inimitabile e certamente nei millenni troverà la sua collocazione.
Se vogliamo ricordarlo oggi nella sua morte problematica e misteriosa c'è sempre un mistero dietro queste vicende così grandi - dobbiamo dire che egli era la sentinella contro il buio. Egli appartiene a tutti noi, a tutti i democratici, a tutti gli uomini e le donne di ogni Paese, egli non appartiene più soltanto alla sua famiglia, non più soltanto al suo Paese ma all'umanità intera. Noi dobbiamo cogliere la proposta che è stata formulata che il 26 aprile, il giorno mondiale del ricordo dell'olocausto sia dedicato a lui affinché tutti i popoli della terra possano ricordare ciò che è accaduto, che potrebbe ancora accadere, ma che con la loro volontà non dovrà più accadere. Grazie a Levi, un ricordo perenne che non scomparirà mai più dalla nostra mente e dalle nostre coscienze.



(I presenti, in piedi osservano un minuto di silenzio)


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interpellanza n. 650 (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo il nostro lavoro con il ricordo del nostro compagno Primo Levi, che così avrebbe voluto.
La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Signor Presidente, devo vincere un'impressione di irriverenza rispetto ai sentimenti e alla storia umana che la memoria di Primo Levi ha evocato in noi per poter riprendere il dibattito sulle questioni su cui ci impegna il nostro lavoro di Consiglieri, che hanno una portata relativa incomparabilmente limitata. Su sollecitazione del Presidente cerco di riprendere i lavori, vincendo la commozione, e mi scuso verso i colleghi.
La risposta dell'Assessore Maccari alla nostra interpellanza è pervasa da una volontà e desiderio di mostrare che nell'andamento del lavoro del CUR. nella seduta in cui si sono esaminate le controdeduzioni del Comune di Pragelato, non c'è stato nulla di innovativo, quindi sotto questo profilo è stata rispettata una tradizionale prassi di lavoro.
Le affermazioni dell'Assessore Maccari, che fugano dubbi di irritualità di comportamento, rilevano tuttavia una condizione, una pratica di lavoro consolidatasi nel CUR in questi anni, che non può non porre una serie di problemi. Rilevo intanto che esiste - e questo fatto che riguarda il Piano regolatore di Pragelato lo dimostra - una grande separatezza e contraddizione tra le varie decisioni prese all'interno della Regione (siano esse decisioni di organi della Regione o di organismi di lavoro della Regione). La prassi di lavoro del CUR non è in grado di sopperire a questa disorganizzazione e mancanza di comunicazione interna alla Regione.
Se si è trattato di disinformazione significa che al CUR non si leggono i Bollettini Ufficiali della Regione; sotto questo profilo non posso accettare né il merito né il tono con i quali l'Assessore ci convalidava come ha fatto nella risposta di oggi, la pratica di lavoro seguita. Se gli effetti sono quelli che misuriamo attorno alla questione di Pragelato questa pratica non può certo essere considerata qualitativamente e oggettivamente positiva.
Dichiaro, già per questo fatto nuovo, di essere assolutamente insoddisfatto della risposta di Maccari. Si tratta evidentemente di una pratica che va modificata; se essa può giustificare il comportamento tenuto non può essere indicata invece come un dato qualitativo del lavoro svolto.
Si è trattato di un'istruttoria condotta dal CUR e dell'espressione di un parere su una questione oggetto già di decisioni della Giunta regionale (si veda la deliberazione del 18 novembre 1986) che, al di là del cattivo o inefficace meccanismo di comunicazione interno alla Regione, doveva essere tenuta in considerazione da chi opera in questi settori e in particolare dal CUR e da chi ha il compito di coordinare e inquadrare il lavoro del CUR stesso.
Non è consentito all'interno della Regione di non essere a conoscenza di una deliberazione presa dalla Giunta regionale (da un organo della Regione) convalidata e resa più autorevole dal fatto che la decisione consegue a un concorso di parere dato alla Giunta regionale dal Consiglio regionale, nella forma pur contratta, stante l'urgenza, prevista dalla L.R.
n. 56, di parere della Commissione consiliare.
Detto questo, aggiungo che c'è un altro aspetto della risposta dell'Assessore Maccari che assolutamente non mi pare accettabile: egli ci ha detto che anche in questo caso specifico si è operato secondo l'esigenza primaria e generale di accelerare le istruttorie, per cui non si rivedono le decisioni già prese in precedenza.



MACCARI Eugenio, Assessore all'urbanistica

Scusa, Rivalta, se ti interrompo, ma tutto ciò solo in relazione ai Comuni che accettano le controdeduzioni..



RIVALTA Luigi

Certo, appunto a queste situazioni ci riferiamo nella nostra interpellanza.
Volevo chiarire che anche sotto questo profilo non sono soddisfatto della risposta dell'Assessore. Sono sempre molto favorevole ai tentativi di accelerare le procedure, di mostrare che l'ente pubblico, in questo caso l'istituzione regionale, è efficiente anche nel tempo con cui dà le risposte; se mi consentite è lo spirito con cui nelle passate legislature stimolati dall'allora Presidente della Giunta Viglione, ci siamo mossi.
L'accelerare, però, non è un valore di per sé; lo è quando si attua per conseguire obiettivi di qualità, di carattere sociale, culturale amministrativo, economico. In questo caso, in ballo c'era il problema qualitativo della difesa dell'ambiente; l'accelerazione si è tradotta invece in una situazione per cui questo problema è stato accantonato e lo sbocco che si è avuto è l'esatto contrario della difesa dell'ambiente: si è resa operante una decisione urbanistica che provoca il degrado ambientale della valle Concordo con l'Assessore circa l'esigenza di accelerare le procedure e di non essere schiavi delle forme, ma quando questo è orientato verso il conseguimento di un obiettivo di merito qualificante. In questo caso invece, si è consentito che nel Piano regolatore di Pragelato permanesse la decisione di realizzare un insediamento che intacca non marginalmente, come la stessa Giunta ha deliberato, il paesaggio e l'ambiente della Val Chisone, alle porte della Val Troncea.
Non posso accettare che l'accelerazione delle istruttorie diventi una giustificazione del loro cattivo esito; era necessario, forse, impiegare qualche tempo di più, ma non correre questi rischi.
Tutto questo vale per l'esame delle controdeduzioni ma, a maggior ragione, vale per l'esame del Piano regolatore avvenuto nel febbraio del 1986, quando non solo si era già in presenza di discussioni attorno all'insediamento di Pragelato (sul finire della passata legislatura già si erano presi contatti con l'Amministrazione di Pragelato per impedire quella operazione), ma si era anche in presenza dei Decreti Galasso che introducendo vincoli ambientali, ci avevano tranquillizzati. Il Piano regolatore del Comune di Pragelato non tiene conto di tali vincoli (forse è stato elaborato prima); il CUR aveva l'obbligo di tenerne conto. Se fossero stati presi in considerazione non sarebbero sorti i problemi di carattere qualitativo per cui oggi discutiamo. Questo doveva essere l'obiettivo dell'attività del CUR.



MACCARI Eugenio, Assessore all'urbanistica

Era quella la sede!



RIVALTA Luigi

Fortunatamente, l'iter non è concluso; si concluderà al momento della deliberazione di Giunta di approvazione del Piano regolatore. Fino a quel momento non ci possono essere impedimenti che precludano alle fasi successive della procedura stessa di rimediare alle decisioni o pareri precedenti quando vi sono in gioco motivi di qualità.
Ritengo che se già non si sarebbero dovuti dimenticare il Decreto Galasso e i problemi di merito dibattuti anche pubblicamente, persino attraverso i giornali e le televisioni locali, non poteva essere eluso il problema nel momento in cui la Giunta regionale, il 18 novembre 1986 approvava una deliberazione a salvaguardia di quei terreni dall'edificabilità.
E' in ballo, quindi, anche la delicata questione della natura del lavoro del CUR. Certo, non era oggetto dell'interpellanza, ma lo pongo perché la risposta dell'Assessore Maccari, sulla base della prassi, tende ad avvalorare anche nel merito il lavoro del CUR. Mi pare invece che questa esperienza metta in evidenza che la natura e il lavoro del CUR. gli stessi compiti assegnatigli, non siano adeguati per dare risposte di qualità o perlomeno, non lo sono sempre.
Secondo me, si pone il problema serio di rivedere il tutto.
Il Consigliere Ala ha già accennato al fatto che probabilmente nel CUR mancano le componenti disciplinari necessarie al fine di garantire un esauriente esame dei Piani regolatori; occorrerà quindi provvedervi alla luce della sempre maggiore rilevanza dei problemi ambientali; l'esame deve partire dalle valutazioni di impatto ambientale. E' però possibile che si debba addirittura rivedere totalmente nella sua concezione il CUR stesso.
La questione sollevata per Pragelato, peraltro, non è unica: accenno soltanto, avendo già preparato un'interpellanza, al caso analogo riguardante San Mauro. Il Consiglio regionale ha deliberato, sul finire della passata legislatura, di inserire nel Piano dei parchi regionali la fascia fluviale del Po. Qualche settimana prima, il Comune di San Mauro aveva già adottato un Piano regolatore pervenuto all'esame del CUR e della Regione. Il CUR non ha tenuto conto della decisione del Consiglio regionale, ha convalidato l'edificazione prevista dal Comune di San Mauro di un'area che insiste nella fascia fluviale del Po e la Giunta regionale con propria deliberazione, ha approvato il Piano regolatore. Si tratta di un caso in cui addirittura una deliberazione del Consiglio regionale viene contraddetta da una successiva deliberazione della Giunta, dopo l'istruttoria del CUR. Tali situazioni mettono in evidenza l'inefficacia e l'inaffidabilità delle procedure che stiamo seguendo nell'esame dei Piani regolatori.
C'era una possibilità (che l'Assessore Maccari non ha preso in considerazione), anche se riduttiva e a mio avviso inaccettabile nel merito, che poteva essere assunta per San Mauro e che potrebbe ora nel caso di Pragelato essere adottata dalla Giunta: quella di almeno sospendere, se non cassare, la validità operativa delle indicazioni edificatorie contenute nei Piani regolatori adottati dai Comuni in contrasto con orientamenti espressi dalla Giunta e dal Consiglio regionale. E' un criterio che non approvo, ma che il CUR poteva proporre e la Giunta applicare. Proprio questa stessa procedura di rinvio è stata adottata per San Mauro: nel decreto di approvazione del Piano regolatore del Comune di San Mauro si è subordinata e rinviata la realizzazione del secondo PEEP previsto nel Piano alla realizzazione del primo, quello che è nella fascia fluviale del Po! Si sarebbe dovuto fare il contrario. Se per il Comune di San Mauro si fosse cassata l'indicazione, del primo PEEP e consentita la realizzazione del secondo si sarebbe mostrata una cautela giusta e una volontà di compiere scelte di qualità che invece non appare.
Concludo pertanto affermando che sono completamente insoddisfatto della risposta riguardante il comportamento della Giunta.
L'Assessore Maccari ha detto: "Abbiamo investito dei legali per rivedere la questione". Alla Giunta diciamo che se non ha già approvato il Piano regolatore di Pragelato (la nostra interpellanza è stata un invito a che non lo si facesse) deve accollarsi oggi l'impegno di non approvarne la stesura così come è uscita dall'istruttoria del CUR. Il Piano pu eventualmente essere approvato con un decreto che annulla quella parte dando quindi applicazione formale alla deliberazione della Giunta del 18 novembre. L'Assessore Maccari non ci ha dato questa risposta; egli rinvia la decisione dicendo che: "adesso stiamo a vedere sul piano giuridico e per questo abbiamo interessato dei legali".
Peraltro, speravo che la risposta alla nostra interpellanza non fosse solo dell'Assessore Maccari, il quale ci ha dato una risposta di procedura di forma e di prassi, invece di dare una risposta di merito. Una collaborazione, come sollecitava la nostra interpellanza, di Giunta con gli altri Assessorati competenti (intanto quello alla pianificazione territoriale che peraltro ha promosso la deliberazione del 18 novembre) avrebbe forse dato più sostanza alla risposta.
Questo non è avvenuto ed anche per questo motivo mi dichiaro completamente insoddisfatto della risposta. Ribadisco la nostra richiesta sollecito la Giunta a dare conclusione alla questione: attraverso il decreto di approvazione del Piano regolatore di Pragelato si prenda posizione contro l'insediamento, ribadendo la decisione già assunta con l'applicazione dell'art. 9 della legge n. 56 il 18 novembre scorso.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Acotto, Carazzoni, Genovese, Mignone e Minervini


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 7 aprile 1987 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma, della L.R. 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Trasporti su ferro

Comunicazione dell'Assessore Cerutti sulle Ferrovie dello Stato interrogazione urgente n. 742 presentata dal Gruppo PCI in data 25 marzo 1987 e ordine del giorno n. 264 presentato dai Gruppi DC, PCI, PSI, PSDI e PLI


PRESIDENTE

Passiamo ora ad una comunicazione al Consiglio regionale dell'Assessore Cerutti in merito alle linee ferroviarie piemontesi nel piano di riclassificazione funzionale delle ferrovie.
La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in II Commissione si era delineato il quadro di riferimento e la situazione attuale delle ferrovie a scarso traffico e delle ferrovie in concessione.
Ho già riferito alla Commissione in merito e ritengo opportuno ripetere la comunicazione al Consiglio regionale in modo che tutte le forze politiche e tutti i colleghi siano informati del quadro generale per arrivare, se sarà possibile, ad un voto unitario sull'ordine del giorno che ho predisposto e che sottoporrò all'attenzione dei colleghi.
Il Ministero dei Trasporti, in ottemperanza al disposto dell'art. 8 della legge 22/12/1984, n. 887, ha presentato una proposta di piano di riclassificazione funzionale della rete ferroviaria che stabiliva la graduale soppressione di numerose linee ferroviarie in tutta Italia e per il Piemonte in particolare si prevedeva la chiusura dell'esercizio su 14 linee per un'estensione di oltre 500 chilometri.
L'Assessorato regionale ai trasporti della Regione Piemonte ha presentato il 9 giugno 1986 lo studio "Valutazione tecnico - economica sulle linee piemontesi a scarso traffico" inserite nella prima fase del piano di riclassificazione funzionale della rete F.S., vale a dire le linee Ceva - Ormea, Susa - Bussoleno, Trofarello - Chieri, Varallo Sesia Vignale, Pinerolo - Torre Pellice, Asti - Chivasso e Airasca - Saluzzo.
Tale studio, oltre ad un'analisi della situazione attuale delle citate linee ferroviarie, proponeva una serie di provvedimenti atti a ridurre i deficit di esercizio attraverso riduzione di personale, razionalizzazione del servizio, opportuna integrazione del trasporto ferro-gomma e con il mantenimento o il miglioramento dell'offerta del servizio di trasporto.
Una parte sostanziale di tali provvedimenti coinvolge direttamente la Regione Piemonte poiché riguarda la soppressione di tutti i passaggi a livello presenti sulle linee in questione.
Nella proposta dell'Assessorato ai trasporti si prevede che una parte dei passaggi a livello vengano automatizzati a cura dell'Ente F.S. ed una parte chiusi e sostituiti con opportune opere da realizzarsi a spese della Regione, delle Province e dei Comuni che in parecchi casi hanno già dato la loro disponibilità ad intervenire.
Tuttavia, come recentemente ribadito dall'Assessorato trasporti alla Direzione Generale dell'Ente F.S., l'intervento finanziario regionale è subordinato alle garanzie che l'Ente stesso fornirà in merito al mantenimento in esercizio delle linee a scarso traffico, garanzie che per ora sono state limitate alla proroga dei decreti di soppressione dei servizi per sei delle sette linee, mentre sulla Saluzzo - Airasca il servizio è stato soppresso a partire dal 1 *gennaio 1986.
In riferimento al problema delle linee a scarso traffico e in particolare alla posizione assunta dalla Regione Piemonte riguardo la riapertura della Saluzzo - Airasca, l'Assessorato ai trasporti ha più volte sollecitato incontri con i Ministri competenti e con la Direzione Generale dell'Ente F.S.
Più precisamente sono stati tra gli altri inviati agli uffici competenti fonogrammi in data 31/7/1986 e 16/9/1986 seguiti il 10/10/1986 da una nota con la quale si ribadiva la richiesta, già avanzata con i citati fonogrammi, del ripristino del servizio di trasporto passeggeri sulla linea Saluzzo - Airasca. A dette comunicazioni non è stato dato alcun riscontro sebbene ulteriori sollecitazioni siano pervenute al Ministero dei Trasporti ed alla Direzione Generale F.S. da parlamentari piemontesi e dall'associazione di utenti sorta in difesa della linea.
L'Ente F.S. pertanto ha già iniziato ad operare nell'ottica della riduzione dei deficit sia sulle sei linee precedentemente citate, sia su quelle inserite nella seconda fase del piano di riclassificazione funzionale, vale a dire Biella - Novara, Biella - Santhià, Cantalupo - Bra Cavallarmaggiore, Asti - Casale, Savigliano - Saluzzo, Saluzzo - Cuneo.
I primi provvedimenti attuati riguardano principalmente la riduzione della fascia oraria di abilitazione della linea, passando da tre a due turni ed in alcuni casi la riduzione dei treni in servizio. Tali provvedimenti anche se discussi nell'ambito delle conferenze degli orari organizzate dalla Regione Piemonte e con la partecipazione della Regione stessa, delle Province, dello OO.SS. e delle Camere di Commercio, che hanno raccolto le istanze degli utenti sulle proposte dell'Ente, non rappresentano tuttavia che un piccolo passo sulla strada per la soluzione del problema dei rami secchi.
Inoltre, se tali provvedimenti non vengono assunti in concomitanza ad altre iniziative che garantiscano il mantenimento del servizio di trasporto passeggeri (sia su ferro che su gomma) si rischia di offrire un servizio inadeguato alle esigenze dell'utenza con conseguente diminuzione della medesima ed ulteriori aumenti del deficit del servizio sulle linee ferroviarie considerate.
Occorre comunque rilevare, in riferimento alle conferenze orari, che il tempo a disposizione per l'esame della proposta di orario presentata dalle F.S. e dalle richieste dell'utenza nonché per la discussione delle medesime da parte degli enti e organizzazioni interessati,non ha permesso di ottenere risultati completamente soddisfacenti e, a tale proposito, da diverse parti sono giunte critiche sull'operato della Regione.
Per l'esame delle prossime proposte F.S. in merito agli orari, con maggior tempo a disposizione, sicuramente sarà possibile raggiungere con una maggior completezza gli obiettivi che sono stati fissati nel protocollo d'intesa che ha costituito la "Conferenza orari".
La Regione Piemonte, ribadendo sia il proprio impegno ad intervenire sull'eliminazione dei passaggi a livello, come più volte confermato secondo le modalità già discusse anche con l'Ente F.S.,sia la volontà di attuare una reale razionalizzazione del trasporto ferro-gomma che fornisca un adeguato servizio dell'utenza efficiente ed economico, sottolinea come il problema del trasporto collettivo di persone sul territorio piemontese non possa essere risolto esclusivamente con la diminuzione dell'offerta di servizio per ottenere immediati risparmi che a lungo termine potrebbero rivelarsi controproducenti, ma si debba giungere ad una reale integrazione dei sistemi di trasporto, ad un miglioramento dell'offerta del servizio e ad una economicità di esercizio per tutti gli enti coinvolti in collaborazione con gli Enti locali, OO.SS. e utenti.
In tale ottica l'Assessorato regionale ai trasporti ha iniziato la raccolta dei dati sulle linee F.S. inserite nella seconda fase e precedentemente citate per analizzare l'attuale reale situazione e per proporre, come già fatto per le linee di prima fase, un modello di esercizio che possa realizzare le economie necessarie al mantenimento del servizio.
Il quadro di riferimento nel quale ci troviamo ad operare è questo: uno scivolamento dei tagli che dovevano essere operati in prima fase con il riscontro di carattere economico da parte del Ministero che si è rivelato corretto e valido; l'impossibilità di intervenire su queste linee in termini radicali; l'azione iniziata dal Compartimento di Torino per ridurre immediatamente i costi attraverso la fascia delle utenze, il taglio netto del terzo turno, utilizzando sedici ore anziché ventiquattro, con il risultato di un taglio dei treni in coda e in testa, con una riduzione alquanto discutibile di alcuni collegamenti ferroviari anche nella fascia intermedia e con il risultato di scoraggiare ulteriormente l'utenza e il pericolo di sentirci poi dire: "come vedete le linee sono effettivamente di scarso traffico".
L'impossibilità di migliorare le linee attraverso la realizzazione di infrastrutture come i passaggi a livello, l'impossibilità, come soluzione di ripiego, di trasformare linee soggette a taglio in linee in concessione per la mancata definizione della legge 2390, la preoccupazione per i 5.000 miliardi previsti per le linee in concessione (che sono stati interamente distribuiti ed assegnati dal livello governativo e, per quanto riguarda la Regione Piemonte, direttamente al gestore delle ferrovie attraverso appalti centralizzati) danno la dimensione delle difficoltà nelle quali si opera.
E' giunta in forma indiretta l'ulteriore verifica attuata in prima fase dove emerge la volontà di effettuare un taglio di due linee, la Varallo Novara e la Ceva - Ormea. Notizie più tranquillizzanti provengono dalla seconda fase che riguarda i collegamenti con il Biellese e con il Saluzzese.
Era nata e si era concretizzata come volontà politica del Consiglio la proposta di dare un'organizzazione diversa al sistema di trasporto dell'area metropolitana con un carattere integrativo tra ferrovie in concessione, metropolitana e collegamenti in Superficie recuperando in questo quadro organico le linee Trofarello - Chieri, Torino.- Pinerolo Torre Pellice e Susa - Bussoleno. La proposta lasciava all'Ente F.S. la gestione che gli compete del trasporto su ferro. Se tutto questo fosse stato possibile, la preoccupazione di ulteriori tagli con l'alternativa di trasformare i tagli con linee in concessione sarebbe stata sicuramente meno traumatica.
Colgo l'occasione di questa relazione per chiedere al Consiglio regionale un nuovo incontro a livello torinese con i responsabili ministeriali e dell'Ente F.S.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guasso.



GUASSO Nazzareno

Signor Presidente, devo riconoscere che l'impegno dell'Assessorato su questa materia esiste. In II Commissione abbiamo chiesto di tornare a discutere in aula di questo problema perché i tempi si fanno troppo lunghi perché i problemi rischiano da marcire, perché di soluzioni positive e definitive non se ne prospettano e perché la proposta che poteva essere un'ancora di speranza in merito alla legge sulle ferrovie in concessione non riesce a decollare. Purtroppo questo disegno di legge è nato male perché è decaduto nel 1979 poi nel 1983 a fine legislatura e rischia di decadere anche questa volta per l'identico motivo. Ma auguro che l'Assessore diventi deputato o sottosegretario o ministro e che faccia varare immediatamente la legge.
La situazione è pesante e drammatica ed è per questo che vogliamo richiamare l'attenzione del Consiglio. Da più di un anno discutiamo del ripristino del servizio ferroviario della linea Airasca - Saluzzo, lottiamo per salvare 500 chilometri di linea, mentre spendiamo soldi per produrre dei validissimi studi (il Piemonte è l'unica Regione italiana che affronta il problema con questo taglio). La politica dell'Ente F.S. sembra tutta tesa ad eliminare dei treni, a sconvolgere gli orari (e siamo la prima Regione in Italia ad aver dato uno strumento di politica degli orari). La tendenza dell'azienda sembra essere quella di aggravare la qualità dei servizi offerti agli utenti per poi dimostrare l'improduttività di queste linee: vuol dire far entrare dalla finestra quello che avevamo cacciato fuori dalla porta! Il nuovo Ente F.S. dopo l'entrata in vigore della legge da riforma rilancia il treno in tutti i quotidiani. C'è stata a Francoforte un'interessante mostra di ingegneria ferroviaria organizzata dall'Associazione ingegneri tedeschi dove si è parlato di velocità altissime dei treni e da orari uguali a quelli aerei e mi ha fatto piacere che tutto lo staff politico e amministrativo dell'Ente ferroviario fosse presente. Malgrado questo però noi continuiamo a non poter trattare con l'Ente. Il Ministro non riceve i parlamentari piemontesi, l'Ente ferroviario non viene ad una trattativa, tutta parlano del rilancio del treno e noi che storicamente siamo la prima grande regione ferroviaria del Paese rischiamo di diventarne l'ultima. E' inutile andare a vedere la mostra di Francoforte, è inutile fare pubblicità sui giornali, perché nel momento in cui sarà ultimato il primo tratto della direttissima Roma Milano, quel tratto avrà gia venti anni, sarà già superato e non si potrà più parlare di alta velocità nemmeno su quel primo tratto.
Da un anno abbiamo scelto la strada della collaborazione, l'Assessore stesso si è mosso in questa direzione, la Commissione competente ha scelto la strada della collaborazione, a questo punto dobbiamo pretendere di arrivare ad una trattativa. Il sindacato apre una trattativa per avere delle vittorie. Il vecchio Di Vittorio diceva: "Quando si apre una vertenza sindacale si sa già quando e come la si deve concludere".
Fino a qualche tempo fa si scusava l'Azienda Ferrovie per la mancanza di soldi, a parte il fatto che era incapace di spendere. Oggi però dopo che è stata riformata, ristrutturata, aggiornata può uscire dal buco in cui era fino a quattro anni fa quando non era capace di spendere più di 340 miliardi l'anno, compresi gli stipendi. Ora siamo di fronte ad uno stanziamento per le ferrovie mai visto negli ultimi 40 anni, siamo nell'ordine di 91 mila miliardi che aggiunti a quelli per le autostrade arrivano per la prima volta nel nostro Paese ad uno stanziamento di 187 mila miliardi per tutto il settore dei trasporti.
Ora si tratta di capire come questi soldi saranno spesi. Se facessimo i confronti tra la nostra rete ferroviaria e le nostre capacità di trasporto con i servizi della Francia e della Germania passeremmo non solo come in ambito calcistico in serie B, ma in serie C2. Anche se si tagliassero 500 chilometri di linea si recupererebbe soltanto il 5% del deficit generale dell'azienda F.S. che oggi è di 14 mila miliardi. Per cui l'azienda migliori il servizio, stia sul mercato e offra servizi adeguati.
Noi siamo d'accordo con l'Assessore Cerutti circa un preciso pronunciamento del Consiglio verso l'Azienda e non verso il Ministro perch in questo momento il Governo non c'è. Sono perché si dia mandato all'Assessore Cerutti (mentre ancora siede sui banchi, della Giunta) e alla Giunta perché apra una trattativa. I 2 miliardi per i passaggi a livello già li abbiamo a bilancio anche se nella legge nazionale per l'abolizione dei passaggi a livello sono 7 mila miliardi da spendere; noi ne avevamo soltanto 2 e li abbiamo messi senza chiedere di aderire alla legge nazionale che stanzia 7 mila miliardi che nessuno utilizzerà perché nessuno vuole eliminare i passaggi a livello per non creare questioni di organico.
Si apra la trattativa, la si concluda e si promuova qui un incontro a livello di Giunta e di Consiglio con la nuova direzione dell'Ente Presidenza e Consiglio di Amministrazione. E' una questione di scelta del nuovo Ente F.S. non soltanto su quelli che vengono chiamati rami secchi e che noi riteniamo linee di interesse locale e regionale, ma sulla partita complessiva di quella parte dei 91 mila miliardi che sono già stanziati per il Piemonte. In questo contesto complessivo chiediamo una risposta definitiva sul mantenimento delle nostre linee, anche in ordine alle idee che noi avevamo di reinquadrare certe linee in un ambito metropolitano, di avere un progetto complessivo, di non guardare pezzo per pezzo, ma di fare una politica del ferro e delle ferrovie nel nostro Piemonte, parte organica del vecchio piano dei trasporti della passata Giunta e parte organica delle scelte attorno alle quali l'Assessore Cerutti sta lavorando nel preparare il nuovo Piano dei trasporti.
Noi voteremo l'ordine del giorno se le nostre osservazioni verranno accolte con questi tre impegni.
Ringrazio l'Assessore per la comunicazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Ringrazio l'Assessore per la tempestività della comunicazione e il collega Guasso, che è l'esperto più valido in II Commissione su questo ramo.
Già in Commissione, quando l'Assessore Cerutti aveva accennato a questi problemi, mi ero fortemente preoccupato, ma lo sono ancor più in questo momento dopo aver sentito le ultime notizie. Stanno avvenendo dei fatti che scavalcano tutto quanto era stato detto. La soppressione dei treni, senza sostituzione, in modo particolare nei giorni festivi, fatta in modo strisciante, con preavvisi all'ultimo minuto, ha provocato disguidi enormi e notevoli proteste. Adesso sentiamo parlare di nuovo in via ufficiosa di soppressione di linee. Come cuneese mi preoccupo in modo particolare della linea Ceva - Ormea dove la viabilità stradale è impossibile e dove un servizio sostitutivo porterebbe ulteriori intoppi alla circolazione.
Quali saranno i tempi di realizzazione circa la soppressione dei passaggi a livello? Non vorrei che decidessimo di sopprimere i passaggi a livello e le linee non ci fossero più. Questo è il pericolo che stiamo correndo in questo momento! Sollecito l'incontro con il Presidente del nuovo Ente ferroviario per poter dare il via alle iniziative di sostituzione dei passaggi a livello.
Le questioni che riguardano i Comuni e le Province dovrebbero essere inserite in un piano organico della Regione Piemonte. Sono di primaria importanza i tempi di attuazione e mi pare che ci stiamo avviando verso tempi lunghissimi.
C'è stata anche una riduzione di treni merci e questo è un grande errore in un momento in cui la circolazione stradale dei TIR è contenuta (per esempio da domani fino a martedì non circolano i TIR. una settimana di sciopero dei trasportatori ha indotto alcune aziende a richiedere la cassa integrazione).
Nell'ottica delle linee a bassa redditività dovremmo ristudiare il piano del trasporto merci, l'unico che potrebbe sopperire in parte alla difficoltà della circolazione stradale e autostradale. In Italia il trasporto ferroviario di merci non raggiunge il 10% di tutti i trasporti siamo ai livelli africani, su questi punti dobbiamo confrontarci.
Sono d'accordo con il collega Guasso di richiedere un incontro al più presto possibile fra Giunta, Consiglio, Commissione e gli enti interessati per poter finalmente mettere un punto fermo su questo grosso problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Ci ritroviamo a discutere sulla comunicazione dell'Assessore Cerutti.
Da tempo avevamo chiesto di accelerare i tempi di soluzione di questo problema, anche richiamati da un incontro avuto a Moretta circa due mesi fa sulla questione della linea Saluzzo - Airasca. Illustri personaggi della politica nazionale, europea nonché piemontese si erano assunti degli impegni precisi circa un confronto con l'on. Zigato dell'Ente ferroviario nonostante questo ci ritroviamo a prendere atto che nulla è andato avanti e che non solo i problemi passati si aggravano, ma c'è la minaccia di ulteriori provvedimenti soppressivi di linee, comunque è in atto un processo di smembramento del trasporto ferroviario attraverso la riduzione dei turni e la soppressione dei treni da rendere impossibile l'uso corretto delle strutture ferroviarie, per dimostrare magari tra qualche mese l'inutilità delle ferrovie e la necessità di sostituirle con altri mezzi.
Siamo di fronte ad uno sperpero di miliardi che non ha precedenti. Per la ristrutturazione della linea Saluzzo - Airasca si erano spesi diversi miliardi e da oltre un anno quel materiale ferroviario è inutilizzato. Mi domando come si potrà riprendere in mano una situazione di depauperamento così grave.
L'altra settimana ritornando da Roma ho incontrato la delegazione guidata dal Sindaco di Biella che ha avuto un incontro con l'on. Ligato.
Sono stato informato delle garanzie che l'on. Ligato, in accordo con il Ministro Signorile, ha dato circa la questione di Biella. Non ho potuto non fare una considerazione sul fatto che né la Giunta né il Consiglio regionale sono in grado di mantenere rapporti diretti con il Governo e con il Parlamento. Vedremo quanto i politici di livello nazionale ed europeo che erano presenti all'incontro di Moretta riusciranno ad ottenere. Potete votare un ordine del giorno del Consiglio regionale per richiedere ancora una volta un incontro con l'on. Ligato, perché è normale amministrazione che una Regione abbia un rapporto con le istituzioni nazionali e viceversa però è del tutto risibile proporre un ordine del giorno perché si attui una iniziativa di normale amministrazione.
Assessore Cerutti, quale risposta hanno dato quegli eminenti personaggi politici del Governo e del Parlamento presenti all'incontro di Moretta? Probabilmente è stato giusto che dietro pressioni politiche non si sia fatta la marcia prevista sulla Saluzzo - Airasca perché dava fastidio ai manovratori che si erano presi degli impegni e che non hanno mantenuto uomini di governo, parlamentari nazionali ed europei. Quindi questo ordine del giorno - e mi rincresce che non ci sia Quaglia - votatevelo, staremo a vedere se la Regione riuscirà ad avere una normale amministrazione nei rapporti con il Governo e con gli altri Enti nazionali. Probabilmente un esame di coscienza sull'incapacità della Regione Piemonte di essere un interlocutore valido con il Governo deve pur essere fatta. Questo è il caso emblematico dove da un lato ci sono i miliardi e dall'altro le esigenze degli utenti, ma nessun passo avanti viene fatto; in sostanza i problemi non solo rimangono come prima, ma si aggravano.
Deve essere detto chiaramente che ci sono delle responsabilità governative che hanno nome e cognome, quindi non è accettabile che si giochi a Roma e a Moretta in modi diversi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, il Gruppo socialista è favorevole ad un'iniziativa diretta a bloccare il processo di ridimensionamento delle linee ferroviarie, che visto dall'osservatorio romano può avere qualche giustificazione, ma non è soltanto l'osservatorio romano che può avere titolo per valutare l'opportunità di ridimensionare delle linee ferroviarie importanti come quelle che noi conosciamo, delle quali abbiamo tenuto conto quando abbiamo elaborato il Piano dei trasporti.
Sono pienamente d'accordo con l'Assessore Cerutti di sviluppare un'iniziativa diretta a modificare questa impostazione. Esistono linee importanti di collegamento con arterie principali che vanno salvaguardate anzi, in alcuni casi vanno potenziate. Qualche anno fa le F.S. erano per potenziare alcune linee, oggi non si capisce perché le stesse linee vengano declassificate e ridimensionate.
C'è poi la necessità di realizzare dei servizi più efficienti; non credo che il ridimensionamento delle linee ferroviarie, anche se vengono considerate secondarie, possa invertire le tendenze negative che sono ancora presenti in Piemonte. Lo sviluppo economico passa anche attraverso una rete di servizi che veda le ferrovie svolgere un ruolo importante. Noi socialisti siamo per una politica riformista, siamo d'accordo sulla necessità di modificare, di fare le necessarie economie, ma non siamo assolutamente per una politica che in nome dell'efficienza, in nome di un'interpretazione metallica delle cose, trascuri il ruolo e il rapporto che ci deve essere tra le persone, la gente che lavora, le aree popolate che possono dare il loro contributo se non vengono private dei mezzi che sono condizione essenziale per concorrere a realizzare un cambiamento nella situazione economico-sociale del Piemonte. L'Ente delle ferrovie pu realizzare dei risparmi dal punto di vista economico e finanziario, ma quale diseconomia produce nel momento in cui abbandona una serie di linee che interessano direttamente il Piemonte e che interessano le nostre zone? Certamente questo è un momento difficile per incontrare degli interlocutori validi, comunque, al di là della difficoltà di questo momento, mi auguro che si possa interloquire direttamente con il Ministero e con l'Ente preposto alla gestione dell'azienda ferroviaria e con i dirigenti del settore per far conoscere le ragioni e le posizioni che la Regione Piemonte intende portare avanti affinché si modifichi il piano di ridimensionamento.
Sono convinto che questi argomenti se ben rappresentati troveranno le udienze necessarie e che tronchi importanti della nostra rete ferroviaria non verranno soppressi.
Rinnoviamo in questa sede il nostro pieno sostegno affinché la politica di rilancio e di sviluppo delle ferrovie accanto alla viabilità stradale ambedue essenziali per la ripresa del Paese, possano trovare accoglimento da parte del Ministero e possano essere motivo di tranquillità per le popolazioni che giustamente e legittimamente hanno espresso le loro preoccupazioni.
Noi socialisti aderiamo alla proposta di presentare un ordine del giorno che solleciti un ripensamento in questa direzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ratti.



RATTI Aldo

Unisco una breve dichiarazione a nome del Gruppo della Democrazia Cristiana in merito al problema dei trasporti, sul quale vi è unanimità da parte di tutte le forze politiche consiliari. E' un argomento che in II Commissione viene presentato con una certa frequenza. L'Assessore Cerutti è sempre stato largo di informazioni, ma anche di preoccupazioni per la difficoltà di dialogo con le Ferrovie e con il Ministero.
Anche noi siamo d'accordo di presentare un ordine del giorno che richiami l'attenzione su questo problema.
Fin da quando è sorta la questione della soppressione dei rami secchi siamo stati contrari a questa linea di impostazione non perché vogliamo difendere i bilanci deficitari, ma perché ci sembra che la filosofia del trasporto pubblico non sia quella di sopprimere il trasporto che è in sede propria per portarlo in sede pubblica, quella di chiudere i rami delle ferrovie, che potrebbero funzionare con una diversa gestione, per scaricare sulla gomma quello che dovrebbe invece essere un processo contrario.
Abbiamo sempre ascoltato con interesse e senza pregiudizio di parte gli interventi del collega Guasso che è competente in materia. La politica che dobbiamo portare avanti è quella dell'ammodernamento, della trasformazione e non della soppressione. Noi pensiamo che le linee che non sono attive economicamente lo potrebbero diventare con un'impostazione totalmente diversa.
Abbiamo guardato con molto sospetto la trasformazione in atto nella città di Torino con la creazione della metropolitana leggera perché è un tentativo di dare il trasporto pubblico in sede propria, perché se non è in sede propria non può funzionare efficacemente, contenendo i limiti di spesa, ma dando una soluzione intermedia che probabilmente non avrà gli effetti desiderati. Quello che non si può attuare in città, si può fare nell'ambito della Regione.
Le linee che non sono attive non devono essere penalizzate e soppresse ma devono subire una trasformazione di impostazione applicando il suggerimento dato dalla Regione, che non è stato sufficientemente accolto e che va portato avanti, perché abbiano un tipo di gestione come quella metropolitana e un incremento di convogli, una spesa contenuta, attirando l'utente anziché respingerlo. E' evidente che se da Torino a Pinerolo si impiega un'ora e mezza, la gente utilizza poco quel mezzo di trasporto. In Inghilterra, in Germania, in Francia il trasporto nell'hinterland è fatto con mezzi estremamente celeri, estremamente puntuali, estremamente numerosi. Se noi seguissimo questi esempi risolveremmo il nostro problema e sopprimeremmo le linee automobilistiche e non quelle ferroviarie.
La mia è una breve dichiarazione di adesione all'ordine del giorno, che ci trova estremamente consenzienti. Siamo perché la Regione abbia più voce nella contrattazione per la trasformazione delle linee passive e non per la loro soppressione.
Penso che l'Assessore Cerutti continuerà a battersi su questa strada sapendo che ha l'approvazione delle forze del Consiglio regionale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CERCHIO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo liberale ha apprezzato in Commissione, e lo conferma in questa sede, a differenza di quello che hanno fatto altri Gruppi davanti alla gente, il lavoro svolto dall'Assessore. Quando è opportuno dissociarsi o non allinearsi con l'Assessore (perché questo non paga) alcuni Gruppi sono portati a non riconoscerlo. Questa condotta non rientra però nel nostro costume. Quindi registriamo con soddisfazione questa pausa di riflessione su tutta la materia. Mi sembrerebbe opportuno integrare l'ordine del giorno che ci viene sottoposto in modo che gli elementi significativi della controversia con il Governo emergano di più dal punto di vista tecnico.
Il sistema che abbiamo studiato probabilmente sarà più economico di quello attuale però, come è nella natura dei pubblici servizi, sarà qualcosa che non si potrà misurare in termini di redditività. Però, noi puntiamo ad un utilizzo di questi segmenti ferroviari in modo che diventino dei segmenti di un traffico diverso che deve puntare anche al riconoscimento e alla legittimazione della Regione in questo settore.
Immaginiamo in sostanza che diventino dei segmenti di viabilità esterna rispetto alla metropoli torinese e rispetto alle grandi città alle quali afferiscono. Siccome, come voi sapete, a Roma si legge poco e si legge soprattutto dopo la pennichella, non vorrei che questo ordine del giorno venisse letto soltanto come nostra disponibilità a sopprimere i passaggi a livello. Non ho alcuna difficoltà a sottoscrivere e a votare questo ordine del giorno, suggerisco però all'Assessore, posto che ha la solidarietà di tutti i Gruppi, che spenda alcuni minuti per ragionare sull'integrazione che si potrebbe concretizzare in un comma che richiami questi obiettivi e che anticipi la disponibilità della Regione ad intervenire anche con quelle opere di trasformazione funzionali al territorio che questo sistema deve contenere. Non facciamo degli esempi di tipo localistico, ma in molti casi da un sistema ferroviario si passerà ad un sistema tranviario in sede propria, quindi questo non si concretizza soltanto con il superamento del passaggio a livello, probabilmente bisognerà realizzare una serie di stazioni o di punti di sosta che, dal punto di vista dell'obiettivo del traffico (non del risparmio), diventano più importanti del superamento dei passaggi a livello, perché la continuità di una tratta ha senso se serve in modo diverso e migliore gli utilizzatori e probabilmente servono meglio appunto organizzando il sistema di utenza in modo diverso da quello attuale che prevede soltanto due terminali. Quindi a me sembra rischioso dichiarare la nostra disponibilità solo in un settore; se l'Assessore ritiene che questo debba essere l'obiettivo prioritario, lo sottoscrivo, non intendo assolutamente interferire nelle valutazioni dell'Assessore, però noi dobbiamo immaginare di poter intervenire anche nei settori che sono più funzionali alla funzionalità del servizio, non alla sua economicità.
Abolire un passaggio a livello significa rendere il servizio più economico non vuol, dire renderlo più efficiente; invece noi siamo convinti che si debba puntare di più ad un diverso inserimento del sistema di viabilità e di trasporto nel territorio che non alla sua economicità; l'economicità dobbiamo recuperarla per garantirci la permanenza ma, garantita la permanenza, dobbiamo ipotizzare che sia strutturata in modo diverso dal punto di vista funzionale. L'intervento a cui si riferisce l'ordine del giorno punta solo all'aspetto economico, mentre le risorse regionali dovrebbero essere spese in modo articolato, armonico e tale da cogliere il senso politico dell'intervento regionale; recuperare sul piano dell'economicità per garantire la continuità della presenza di questi settori e contemporaneamente avviare il processo di diversa utilizzazione sul territorio rispetto alle comunità. Il nostro lavoro politico alla fine verrà giudicato su come il livello di utenza di una tratta è cambiato in conseguenza di un nostro intervento.
La nostra obiezione è di tipo costruttivo, non abbiamo difficoltà a sottoscrivere l'ordine del giorno. Suggeriamo però che venga integrato con un ragionamento generale che richiami le ragioni della nostra battaglia con il Ministero, ma che anticipi una disponibilità della Regione ad intervenire sui settori d'intervento finalizzati all'aspetto funzionale e non solo a quello economico. Può essere una voce generica, senza riferimento a quantità o a esercizi specifici, ma tale che dia il senso di un intervento di recupero funzionale di tratte attualmente disastrate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, sarò brevissimo perché molte cose sono già state dette dai colleghi Guasso, Reburdo ed in ultimo dal collega Marchini la cui parte terminale in relazione alla qualità dell'intervento regionale in questo contesto condivido pienamente.
Intervengo per manifestare la nostra disponibilità a sottoscrivere l'ordine del giorno a riprova di un'urgenza avvertita da tutti in relazione ai disagi determinati dalla politica nazionale dei tagli in verità poco "signorili".
Nell'ultimo anno si è fatto poco rispetto alle questioni concrete, se si esclude la parte relativa agli studi, in particolare per quanto sta avvenendo sulla linea Airasca - Saluzzo dove cresce il disagio e la disponibilità a muoversi per ottenere risultati concreti.
Stando così le cose ed essendo decisivo l'intervento per riqualificare nei confronti dell'utenza il servizio pubblico su strada ferrata a proposito di trasporti, anche a me pare limitativo il primo punto del dispositivo dell'ordine del giorno. Quindi sarei per soprassedere a quella formulazione, che potrebbe addirittura apparire come una forma di sponsorizzazione da parte del Consiglio di un punto molto circoscritto del programma di risanamento e di ammodernamento della situazione. La funzione del Consiglio non è quella dello sponsor, ma è quella di indicare linee generali di lavoro e non tanto questo o quel particolare.
Quindi ritengo inopportuno questo riferimento rispetto alla eliminazione dei passaggi a livello e la definizione di fondi per la realizzazione delle opere sostitutive. Auspico che l'Assessore accolga questi rilievi. Mi consentirà però l'Assessore Cerutti un'amara constatazione e cioè che abbiamo bisogno di presentare costantemente ordini del giorno e mozioni per essere ricevuti nelle anticamere romane. La verità è che questa istituzione, il Consiglio e il governo regionale,perdono costantemente quota rispetto ai poteri centrali dello Stato. E' una considerazione di ordine generale che si attaglia perfettamente a questa vicenda laddove la Regione Piemonte non riesce a farsi ricevere nemmeno dall'Amministratore delegato di un'azienda parastatale.
Ribadisco la disponibilità di Democrazia Proletaria a sottoscrivere questo documento del Consiglio emendato in quella che mi sono permesso di segnalare come un'ulteriore prova, senza nasconderci le considerazioni di natura politica e istituzionale che sottolineava nel suo intervento il collega Reburdo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

E' doverosa da parte mia una risposta ai Consiglieri Marchini e Staglianò.
Non ho voluto tralasciare nell'ordine del giorno l'aspetto importante del recupero delle linee ferroviarie in funzione alla loro importanza strategica e non contavo sull'approvazione della legge n. 2390 per dare questo significato. Oggi c'è un pericolo. Se la Regione Piemonte si dichiara disponibile ad una certa funzionalità delle ferrovie, da parte dello Stato si procede ai tagli nella convinzione che quelle linee passeranno alla Regione. Sotto l'aspetto economico la Regione non ce la farebbe, non è in grado di dare una risposta sulla gestione e sui costi che esuli dal bilancio regionale.
Allora il documento si rifà ai precedenti atti del Consiglio (questo è l'ennesimo atto) nei quali si impegna la Regione, per quanto di sua competenza, ad un ulteriore contributo di carattere finanziario vista la richiesta in questa direzione da parte del Governo per un contributo concreto al miglioramento del servizio e del costo economico. Andare oltre in questo momento mi sembra che si corra un pericolo.
In assenza di una legge che riconosca le ferrovie in concessione e il ruolo specifico delle Regioni nel sostituirsi alla gestione statale c'è il pericolo che lo Stato riversi sulle Regioni ciò che ritiene superfluo per se stesso mettendo le Regioni in condizioni di non poter rispondere positivamente a queste richieste.
Se poi alcuni deputati hanno chiesto incontri a livello ministeriale ne risponderanno direttamente, non posso rispondere io per loro conto. L'Ente F.S. è composto da esponenti di tutte le forze politiche, pertanto la risposta che il Consiglio di Amministrazione potrà dare sarà collegiale. Un ordine del giorno di questo genere ha anche il significato di impegnare le forze politiche per raggiungere questo obiettivo e trovare nell'Ente Regione la sede opportuna per un'ulteriore verifica e confronto su un tema così importante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Avevamo posto quasi una pregiudiziale, la ritiriamo e consideriamo il verbale che verrà fatto sulle dichiarazioni dell'Assessore come la chiave di lettura del documento, il quale potrà essere utilizzato da chi succederà all'Assessore Cerutti come pezza d'appoggio e di motivazione politica di un documento che oggettivamente soffre qualche limitazione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

Mi è stato consegnato l'ordine del giorno n. 264 firmato dai Gruppi PSI, PSDI, PCI, DC e PLI.
La parola al Consigliere Reburdo per dichiarazione di voto.



REBURDO Giuseppe

Mi asterrò su questo ordine del giorno perché lo ritengo di normale amministrazione. E' inutile l'approvazione di un documento sui cui contenuti da tempo le forze politiche, la Giunta e il Governo avrebbero dovuto responsabilizzarsi.
Potrei sottilizzare su alcuni aspetti, ma non lo faccio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Mi rammarico che l'Assessore non abbia voluto raccogliere la sollecitazione che gli ho rivolto, quindi mi vedo costretto ad astenermi su questo ordine del giorno. A nostro avviso dare priorità alle infrastrutture come qualificazione dell'intervento della Regione rispetto alla politica dei tagli è assolutamente limitativo. Ribadisco che il ruolo del Consiglio non può essere quello di sponsorizzare la discussione di una componente della Giunta, dentro la Giunta - faccio delle illazioni -, per fare i collegamenti stradali sostitutivi dei passaggi a livello. Noi abbiamo bisogno di fare la nostra parte e operare nei confronti del Governo perch vengano predisposti i piani di risanamento in modo che servano innanzitutto l'utenza e i cittadini, dopodiché alla luce di questi il Consiglio regionale e la Giunta valuteranno se fare il raccordo o meno.
Questo comportamento è a mio avviso sbagliato e inadeguato. Quindi condividendo il problema che con l'ordine del giorno viene sollevato, non voto contro, ma mi astengo. Penso che sarebbe stato preferibile per tutti che l'Assessore sfumasse la parte iniziale del dispositivo, cosa che non ha ritenuto di fare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guasso.



GUASSO Nazzareno

Noi abbiamo firmato e voteremo l'ordine del giorno pur avendone presenti i limiti oggettivi, perché è l'ennesimo ordine del giorno che votiamo sulla materia. Poteva essere semmai un atto in più per rafforzare l'iniziativa e il lavoro che la Giunta e l'Assessore Cerutti devono fare per arrivare alla conclusione della trattativa avendo chiaro che le linee ferroviarie sono gestite dall'Ente ferroviario.
Se perdiamo di vista questo punto di riferimento rischiamo di fare il gioco di coloro che nello Stato pensano di scaricare tutte le linee di interesse locale e regionale sulle Regioni senza una legge finanziaria che tenda al ripiano del deficit, all'ammodernamento e al rilancio di quelle linee.
Non escludo che alcune linee di interesse locale regionale possano diventare struttura di un sistema regionale. L'Assessore Cerutti le ha indicate; sono la Chieri - Trofarello, la Torino - Pinerolo, ma un conto è una scelta sulla base di una legge generale che, affrontando la questione delle ferrovie concesse, apra alle Regioni la possibilità di interscambi tra linee e linee che passano dalle F.S. alla Regione e viceversa, un'altro conto è l'operazione, che è in corso da un anno e mezzo, di chiudere o di far pagare alle Regioni.
Noi questo non possiamo accettarlo. Abbiamo già fatto qualcosa fuori dell'ordinario.
La Regione si è impegnata a mettere quel poco che ha per realizzare l'opera di avvio dei progetti di ammodernamento di ogni singola linea intervenendo sulle infrastrutture, intervento già eccezionale chiestoci dalle Ferrovie perché esiste una legge nazionale per abolire i passaggi livello; non avremmo dovuto farlo, era un atto aggiuntivo che abbiamo fatto non solo per dimostrare la buona volontà, ma per dimostrare la disponibilità nei confronti di un progetto complessivo delle ferrovie sempre che non venga scaricato sulla Regione.
A quel punto avremmo risolto il problema: un'azienda più piccola, ma le Regioni non saranno più in grado di dare dei servizi di trasporto pubblico adeguato e all'altezza dei tempi moderni come qui qualcuno ricordava.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, pongo in votazione l'ordine del giorno n. 264 presentato dai Gruppi DC - PCI - PSI - PSDI - PLI il cui testo recita: "Il Consiglio regionale preoccupato del fatto che da oltre un anno è aperto un confronto con il Ministro dei Trasporti e con l'Ente F.S. sul mantenimento, o meno, del servizio ferroviario su un numero consistente di linee F.S. di interesse locale e regionale, che abolito, come già avvenuto sulla linea Airasca - Saluzzo determinerebbe un aggravamento delle condizioni di vita e di lavoro delle comunità più direttamente interessate visto lo studio 'Valutazione tecnico-economica sulle linee ferroviarie piemontesi a scarso traffico - Prima Fase' predisposto dall'Assessore regionale ai trasporti e presentato il 9 giugno 1986, relativo ad un'analisi sulle linee ferroviarie piemontesi minacciate di chiusura considerata la sospensione da parte del Ministro dei Trasporti dei decreti di soppressione del servizio trasporto passeggeri sulle linee ferroviarie Trofarello - Chieri, Asti - Chivasso, Ceva - Ormea, Pinerolo - Torre Pellice, Varallo - Novara e Susa - Bussoleno, oggetto del citato studio con il passaggio delle medesime alla seconda fase del Piano di riclassificazione funzionale della rete F.S.
rilevato che nello studio dell'Assessorato ai trasporti, fra le misure proposte per ridurre il deficit delle linee ferroviarie esaminate, viene presentato un programma per l'eliminazione del presenziamento della maggior parte dei posti di guardia tramite l'automatizzazione o la soppressione dei passaggi a livello e loro sostituzione con opere sostitutive o raccordi stradali considerato che tale programma prevede, in linea di massima, una spesa di oltre 10 miliardi per la realizzazione delle opere ad arte e dei raccordi stradali sostitutivi dei passaggi a livello soppressi valutato come positivo ed attuabile detto programma, anche nell'ambito della propria scelta per politiche volte al riequilibrio territoriale ed all'utilizzo privilegiato del patrimonio ferroviario come previsto dal Piano regionale dei trasporti impegna a) la Giunta regionale a prevedere sugli opportuni capitoli di bilancio per il triennio '87/'89 i fondi necessari per la realizzazione di quanto proposto dal programma di eliminazione dei passaggi a livello, e l'Assessorato regionale ai trasporti a proseguire i contatti con i rappresentanti dell'Ente F.S. per definire il suddetto programma e a utilizzare tali fondi contestualmente alle garanzie che l'Ente stesso fornirà in merito all'impegno volto al mantenimento in esercizio delle linee piemontesi di interesse locale e regionale b) l'Assessorato trasporti a proseguire i contatti con il Ministero dei Trasporti e con la Direzione Generale dell'Ente F.S. per raggiungere le opportune intese onde conseguire il ripristino del servizio ferroviario sulla linea Saluzzo - Airasca e a richiedere un incontro con il Direttore Generale dell'Ente F.S. da tenersi presso la Regione Piemonte alla presenza dei rappresentanti del Consiglio, per dibattere il problema delle linee ferroviarie in Piemonte".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 30 voti favorevoli e 3 astensioni.


Argomento: Problemi energetici - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Comunicazione della Giunta regionale in merito al guasto al generatore Superphoenix in Val d'Isére


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Reburdo.
Ne ha facoltà.



REBURDO Giuseppe

Ho scritto una lettera al Presidente del Consiglio e al Presidente della Giunta in merito agli incidenti nucleari accaduti in Francia che ci coinvolgono direttamente in quanto nell'operazione è coinvolta l'ENEL.
Nella lettera chiedo al Presidente della Giunta se ci sono degli aggiornamenti in merito alle conseguenze di tali incidenti e, in caso contrario, invito il Presidente a far pervenire una nota scritta per informare il Consiglio su quanto avviene oltralpe.



PRESIDENTE

La Giunta è disposta a dare una breve comunicazione al riguardo nel pomeriggio. Si è concordato che ad essa non seguirà alcun dibattito, in quanto l'argomento non era previsto nell'ordine dei lavori.


Argomento: Nomine

NOMINE


PRESIDENTE

Passiamo al punto 6) all'o.d.g. che reca: "Nomine".
La parola al Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Il Consiglio regionale deve provvedere alla nomina dei componenti di competenza nel Collegio dei revisori dei conti delle 63 UU.SS.SS.LL. del Piemonte.
Com'è noto con L.R. 22/8/1983 è stato istituito l'Albo dei revisori dei conti delle UU.SS.SS.LL., mentre il relativo regolamento è stato promulgato il 10 gennaio 1986. Si tratta quindi di una nomina che è sottoposta ad una procedura diversa da quella prevista dalla L.R. 10/1985 (legge sulle nomine).
La Commissione si è pertanto limitata a prendere atto dell'elenco degli iscritti all'Albo predetto, a seguito sia della prima applicazione della normativa che della successiva integrazione avvenuta nel settembre 1986, e a richiedere loro, tramite il competente Assessorato l'integrazione della documentazione presentata con la dichiarazione circa la situazione penale.
A tale richiesta non hanno risposto 15 persone, mentre 5 hanno dichiarato di avere qualche pendenza in corso. I dati relativi sono disponibili presso la segreteria della Commissione per i Consiglieri che volessero prenderne visione.
La votazione avverrà quindi su lista di votazione, costituita da un elenco di tutti gli iscritti all'Albo e che viene distribuita ai Consiglieri insieme alla scheda di votazione. Occorre inoltre procedere nuovamente alla votazione dei rappresentanti delle Associazioni naturalistiche e protezionistiche operanti nella Regione, della Consulta regionale per la tutela della fauna e la disciplina della caccia e ad altre nomine.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Dichiaro che non parteciperò alla votazione dei componenti il Collegio dei revisori dei conti dell'USSL n. 24 di Collegno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Il Gruppo comunista conferma in aula il voto che ha assunto all'interno della Commissione Nomine relativamente alla scelta dei revisori dei conti.
Noi voteremo per tutti coloro che sono iscritti agli Albi professionali.
Quindi il nostro voto sarà espresso solo per i candidati che hanno queste caratteristiche perché questo criterio di selezione ci pare quello più giusto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Nel corso della riunione della Commissione Nomine la posizione del Gruppo comunista favorevole ad una indicazione prioritaria per gli iscritti all'Albo professionale dei revisori dei conti non si era espressa come comportamento nel voto.
Noi abbiamo sostenuto in quella occasione che la priorità potrebbe avere un valore, ma pensare però di escludere altri candidati, che hanno titolo semplicemente perché non iscritti all'Albo dei revisori ufficiali dei conti, ma iscritti regolarmente all'Albo regionale previsto dalla legge, non è possibile, perché non avrebbe senso la legge del 1983 che abbiamo approvato in quest'aula.
Occorre essere corretti.
Il Commissario di Governo chiede che ci sia una votazione maggioritaria, la votazione non è limitata, e votiamo quindi USSL per USSL.
Abbiamo concordato un elenco di candidati che dà spazio alle indicazioni proposte dall'opposizione e ci pare assurdo che l'opposizione non voti i proposti dalla maggioranza quando questa vota i candidati indicati dall'opposizione, perché se non li vota essi non sono eletti.
Quindi, l'atteggiamento del PCI se confermato ci pare preclusivo nei confronti della maggioranza su un'indicazione pretestuosa, che comunque è politica, ma che non ha senso in riferimento alla legge.



VALERI Gilberto

E' una valutazione di merito...



BRIZIO Gian Paolo

Non introduco un criterio politico; non faccio una divisione politica anche se la divisione politica esiste. Noi riteniamo ci debba essere un impegno, al di là delle differenti valutazioni dei Gruppi, a sostegno di tutta la lista.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, noi consideriamo l'atteggiamento del Partito comunista consequenziale ad una riflessione che tutti abbiamo fatto. Non dobbiamo però dimenticare da dove siamo partiti.
L'Albo che noi abbiamo avviato con legge regionale tendeva a riconoscere una qualifica a soggetti che per legge questa qualifica non hanno. Non mi pare che questa iniziativa sia da ascrivere a questa o a quella forza politica. Non ricordo neanche se noi eravamo tra i più favorevoli o tra i meno favorevoli.
La politica è anche prendere atto che le situazioni cambiano e in qualche misura si prende atto con l'atteggiamento comunista della fondatezza di alcune riserve che sono maturate da parte di tutte le forze politiche. In un clima nuovo, in un'esigenza nuova, addirittura nella lettura della riforma Degan, che richiede una professionalità specifica per i membri dei Comitati di gestione, sembrerebbe che la professionalità specifica, non costruita come quelle che noi costruiamo con la legge, debba essere ricercata anche e soprattutto per uno strumento di controllo e di verifica contabile. Questa riflessione è stata fatta da tutte le forze politiche, quindi siamo tutti consapevoli che questa legge in positivo e in negativo va superata; va superata in negativo probabilmente in termine restrittivo, per dire che queste cariche le può assumere soltanto chi ha una professionalità specifica e - se mi permettete - in senso estensivo.
Questa legge è così paradossale per cui, se per caso le domande di iscrizione all'Albo fossero state in numero inferiore ai posti da coprire le nomine dei revisori dei conti nelle UU.SS.SS.LL. non si potrebbero fare.
Non esprimo un giudizio sulla valutazione del Partito comunista, dico per che si colloca all'interno di una serie di riflessioni che tutti abbiamo fatto. Questa legge è superata dal punto di vista dell'immagine e dal punto di vista della coerenza rispetto alla legge Degan e soprattutto non ha avuto nel corpo sociale, il risultato che tutti ci aspettavamo, quindi finisce per essere la canalizzazione di una minoranza molto ridotta all'interno di funzioni professionali che vanno riservate ai professionisti del caso.
Ci si rende anche conto che non si può ignorare che la legge è stata votata per perseguire un tipo di obiettivo, quindi il nostro Gruppo concorre a nomine di persone che non hanno i requisiti indicati dal Partito comunista; personalmente ritengo di non dare al pronunciamento del Partito comunista altra importanza se non quella di carattere politico. Se esiste il pericolo di non poter portare a completamento l'iter di nomina suggerisco che il Partito comunista, fermo restando il suo pronunciamento in aula che rimane a verbale e ne rappresenta il comportamento politico nei comportamenti concreti consenta la nomina dei 75 candidati, e fermo restando che un eventuale concorso di qualche voto superiore ai numeri della maggioranza non significa in alcun modo la messa in discussione n alcun ripensamento rispetto alla proposizione politica che il Partito comunista ha ritenuto di fare e che a nostro modo di vedere dovrà trovare la sua risposta concreta in una modifica, anzi, nel ritiro della legge tout court.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Noi ci siamo limitati a segnare la nostra volontà che è condivisa da altri. Se considerassimo l'invito del collega Brizio per il valore che ha il Gruppo comunista dovrebbe decidere di non votare alcun candidato, nel senso che non ci si può imporre una forzatura rispetto ad una nostra scelta che è una scelta che ha caratterizzato le discussioni in Commissione Nomine per mesi. Prendiamo atto della non disponibilità da parte di altri Gruppi nell'essere conseguenti e coerenti ad una impostazione. Noi questa coerenza la manteniamo sino in fondo, quindi il nostro voto si limiterà per coloro che sono iscritti agli Albi professionali escludendo tutti coloro che questa caratteristica non hanno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, la dichiarazione del rappresentante del Gruppo comunista ribadisce la posizione assunta nella Commissione Nomine.
E' doveroso ribadire le ragioni dell'approvazione di questa lista che non comprende soltanto gli iscritti all'Albo professionale. Io ho sostenuto in Commissione che occorre aprirsi verso la società; nel momento in cui abbiamo inserito un Consigliere comunale che non è iscritto all'ordine professionale, non abbiamo soltanto dato una parificazione di partecipazione per meriti di servizio, ma abbiamo voluto aprire questo discorso anche alla società. La considero una questione di principio anche nei confronti di altre questioni che potrebbero presentarsi. Mi stanno bene gli iscritti all'ordine, ma dobbiamo tener conto che non soltanto gli ordini,ma la società nel suo insieme può vantare dei titoli e mi sembra che la proposta che abbiamo fatto vada in questa direzione.



PRESIDENTE

Procediamo al voto dopo gli approfondimenti che sono stati fatti.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 1 di Torino. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Felice Calissano.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 2 di Torino. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Walter D'Agostino.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 3 di Torino. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Filippo Jannelli.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 4 di Torino. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Dario Cerati.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 5 di Torino. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Alessandro Salamano.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 6 di Torino. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Carlo Rovere.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 7 di Torino. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giuseppe Paonessa.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 8 di Torino. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto la signora Carla Mosso.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 9 di Torino. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Aldo Pedussia.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 10 di Torino. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giacinto Ronco.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 24 di Collegno. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giancarlo Cordaro.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 25 di Rivoli. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Luciano Astaldi.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 26 di Venaria. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giorgio Stradella.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 27 di Ciriè. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo.eletto la signora 0riella Pavan.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 28 di Settimo. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Aniello De Simone.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 29 di Gassino. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giacomo Biglia.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 30 di Chieri. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Armando Dal Zotto.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 31 di Carmagnola. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto la signora Ombretta Uliva Ramonda.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 32 di Moncalieri. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Luigi Romeo.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 33 di Nichelino. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Sergio Avetta.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 34 di Orbassano. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Pier Carlo Gabbio.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 35 di Giaveno. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Francesco Chirico.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 36 di Susa. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Paolo Monzeglio.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 37 di Ceres. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Vincenzo Musso.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 38 di Cuorgné. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Simeone Piffari.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 39 di Chivasso. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Livio Riva Cambrino.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 40 di Ivrea. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Mauro Borla.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 41 di Caluso. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto la signora Danila Bonino.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 42 di Perosa. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Sergio Gay.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 43 di Torre Pellice. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Cesarino Coxe.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 44 di Pinerolo. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Elio Paolo Bordunale.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 45 di Vercelli. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giacomo Manachino.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 47 di Biella. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Aldo Vené.
Collegio. Revisori dei Conti dell'USSL n. 48 di Cossato. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Ermanno Bodo.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL 'n. 50 di Gattinara. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Oreste Lavaselli.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 51 di Novara. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Guido Bosetto.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 52 di Galliate. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Felice De Falco.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 53 di Arona. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Alfredo Lodari.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 54 di Borgomanero. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Francesco Dulio.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 55 di Verbania. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Franco Mico.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 56 di Domodossola. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Gerardo Melloni.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 57 di Omegna. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Marco Fantini.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 58 di Cuneo. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Paolo Civalleri.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 59 di Dronero. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Edoardo Giacò.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 60 di Borgo San Dalmazzo. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Pietro Ambrogio.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 61 di Savigliano. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Bruno Zucchini.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 62 di Fossano. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Battista Fagnola.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 63 di Saluzzo. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giovanni Ferro.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 64 di Bra. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Marino Manganelli.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 65 di Alba. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto la signora Mariella Bottallo.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 66 di Mondovì. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Franco Aschieri.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 67 di Ceva. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Luciano Boasso.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 68 di Asti. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Andrea Giusti.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 69 di Nizza Monferrato. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Alessandro Capozzoli.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 70 di Alessandria. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Egidio Rangone.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 71 di Valenza. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Domenico Ivaldi.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 72 di Tortona. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Ernesto Stramesi.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 73 di Novi Ligure. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giuseppe Fava.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 74 di Ovada. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giancarlo Bocca.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 75 di Acqui Terme. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Vittorio Incaminato.
Collegio Revisori dei Conti dell'USSL n. 76 di Casale. Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Michelino Sassone.
Consulta regionale per la tutela della fauna e la disciplina della caccia (art. 15 L.R. n. 60/79, modificata dall'art. 9 L.R. n. 38/85). Nomina di un esperto in problemi faunistici della zona Alpi, due esperti in Scienze Naturali (zoologia ed ecologia), un esperto in problemi agricoli forestali.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Enrico Bassignana (esperto in problemi agricoli forestali), Giuseppe Dottino (esperto in problemi faunistici), Francesco Garofalo (esperto in scienze naturali) e Paolo Durio (esperto in scienze naturali).
Consulta regionale per la tutela della fauna e la disciplina della caccia (art. 15 L.R. n. 60/79, modificata dall'art. 9 L.R. n. 38/85). Nomina di due rappresentanti della Organizzazione Professionale Agricola maggiormente rappresentativa a livello regionale, un rappresentante per ciascuna delle altre Organizzazioni Professionali Agricole operanti nella Regione.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Italo Mussio (Confcoltivatori), Giovanni Peverati (Coldiretti), Giovanni Maria Girò (Coldiretti), Giuseppe Cassina (Confagricoltura) e Giuliano Gondoletta (AIC).
Consulta regionale per la tutela della fauna e la disciplina della caccia (art. 15 L.R. n. 60/79, modificata dall'art. 9 L.R. n. 38/85). Nomina di due rappresentanti dell'Associazione Venatoria maggiormente rappresentativa a livello regionale e un rappresentante per ciascuna delle altre associazioni riconosciute operanti nella Regione.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Francesco Dellarole (Federazione Italiana della Caccia), Carlo Biroli (Federazione Italiana della Caccia), Dario Piola (Enalcaccia), Vittorio Cardurani (Associazione Nazionale Libera Caccia), Giulio Gabriel (Arci Caccia), Carlo Ganni (Italcaccia) e Giuseppe Maccarini (Italcaccia).
Consulta regionale per la tutela della fauna e la disciplina della caccia (art. 15 L.R. n. 60/79, modificata dall'art. 9 L.R. n. 38/85). Nomina di cinque rappresentanti delle Associazioni naturalistiche e protezionistiche operanti nella Regione.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Piero Belletti (Pro Natura), Francesco Framarin (W.W.F.), Giorgio Aimassi (Italia Nostra), Alberto Di Janni (Lega Ambiente) e Silvano Traisci (E.M.P.A.).
Scuola di formazione per dipendenti pubblici coinvolti in processi di informatizzazione (Del. Consiglio provinciale n. 206 del 27/7/1983) Comitato Scientifico. Nomina di un rappresentante.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletta la signora Olimpia Gambino.
Commissione regionale di disciplina per i medici di medicina generale (art. 12 DPR 16/10/1984 nn. 882/883). Nomina di quattro medici di medicina generale.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Eduardo Paternoster, Carlo Bracco, Antonio Saccia e Francesco Panarelli.
Commissione "Arti Visive" (art. 7 L.R. 28/8/1978 n. 58). Nomina di due rappresentanti.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Giuseppina Gazzano Belfiore e Sergio Toffetti.
Finpiemonte (art. 8 L.R. 26/1/1976 n. 8 e art. 19 dello Statuto relativo) Collegio Sindacale. Nomina di un Sindaco supplente in sostituzione del signor Francesco Spione.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Marco Fagnola.
Commissione tecnico consultiva per il credito al commercio (art. 13 L.R.
4/6/1985, n. 47). Nomina di un esperto in sostituzione del signor Carlo Savorè.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Alberto Zanone.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13.25 riprende alle ore 15.20)


Argomento: Problemi energetici - Sanita': argomenti non sopra specificati - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Comunicazione della Giunta regionale in merito al guasto al generatore Superphoenix in Val d'Isère (seguito)


PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola all'Assessore Olivieri per una comunicazione in merito agli incidenti che stanno avvenendo alle nostre frontiere di cui non conosciamo la portata.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Signor Presidente, signori Consiglieri, ritengo doveroso dare alcune brevi informative sugli incidenti avvenuti nelle centrali nucleari francesi e sull'ipotetico incidente nucleare russo per gli eventuali risvolti che potrebbero avere sul nostro ambiente.
Per quanto attiene agli incidenti delle centrali nucleari francesi è stato contattato il Consolato francese per avere notizie ufficiali. Il Consolato ha risposto di prendere contatti con l'ENEA in quanto è l'ente di riferimento dell'ente di controllo francese. Si è provveduto a richiedere notizie ufficiali all'ENEA. Speriamo che siano rese entro brevissimo tempo.
In merito al presunto incidente nucleare russo che avrebbe dato inquinamento aereo abbiamo riunito il gruppo dei nostri esperti. Sulla scorta dei dati rilevati dall'ENEA di Saluggia gli esperti hanno convenuto che a tutt'oggi i dati non segnalano un aumento significativo di attività di radionuclidi (i dati ci pervengono anche dai due laboratori del comparto fisico di Vercelli e di Ivrea). Infatti i dati riscontrati nel mese di marzo sono uguali a quelli dei mesi precedenti, quindi sul piano statistico nessun elemento significativo di aumento rispetto ai mesi precedenti ricordando che con Chernobyl avevamo raggiunto una media di duecento con punte di duecentoquaranta picocuries al metro cubo.
Con il gruppo di esperti abbiamo deciso di procedere comunque in questo periodo ad analizzare i filtri della rete di controllo dell'inquinamento di Torino, come dato campione per il Piemonte, e di intensificare il monitoraggio dell'aria sia ad Ivrea che a Vercelli, oltre ovviamente all'ENEA di Saluggia. Questo programma di lavoro è stato predisposto in questi giorni e ha preceduto le disposizioni dell'on. Zamberletti che attenevano alla stessa materia. Non appena avremo elementi nuovi li produrremo in tempi brevissimi in modo che anche la popolazione ne venga a conoscenza, evitando comunque momenti di allarmismo che allo stato attuale delle cose mi paiono ancora ingiustificati.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, avevamo stabilito che alla comunicazione dell'Assessore non sarebbe seguito un dibattito, ma soltanto brevi dichiarazioni.
La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Signor Presidente, abbiamo presentato un ordine del giorno a questo proposito e chiediamo che sia messo ai voti.
La situazione è estremamente preoccupante in quanto all'incidente al Superphoenix non è ancora stato posto alcun rimedio. E' una situazione grave alla quale bisogna far fronte urgentemente. Il Consiglio regionale piemontese assuma tutte le decisioni necessarie atte ad acquisire le informazioni relative ai piani di emergenza e di sicurezza della centrale di Creys-Malville. La popolazione del Piemonte deve essere informata e siccome non si riesce a far fronte all'incidente, bisogna chiedere che il Superphoenix venga bloccato perché la situazione è pericolosa.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Stamane quando si è convenuto di rendere al Consiglio regionale una breve comunicazione si era precisato che ad essa non avrebbe fatto seguito alcun dibattito; la presentazione, quindi, di un ordine del giorno non pu essere certamente impedita perché appartiene alla facoltà propositiva di ogni singolo Consigliere, ma questo allontanerebbe e non rispetterebbe i termini dell'accordo.
Posso assicurare che abbiamo immediatamente preso contatti con il Consolato e con l'Ambasciata di Francia e, come ha detto precedentemente l'Assessore Olivieri, abbiamo ascoltato i tecnici che operano ad Ivrea nei laboratori di ricerca e di analisi. Le notizie rese dall'Assessore Olivieri parrebbero offrire momenti di relativa tranquillità. La Giunta è impegnata ad attivarsi nel perfezionamento di queste iniziative e, per quanto valga è disponibile a far proprie talune indicazioni che sono contenute nell'ordine del giorno. Pacta sunt servanda, quindi correttamente oggi non dovremmo dare luogo ad alcuna discussione su questo argomento.



PRESIDENTE

La comunicazione è stata resa, quando saremo in possesso di dati potremo affrontare la discussione.
Il Presidente del Consiglio della Val d'Aosta ha fatto un passo identico al nostro, sarà quindi opportuno mantenere i contatti.


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Comunicazione della Giunta regionale in merito allo stato di attuazione del DPR n. 915/82 in Piemonte: determinazioni della Giunta in merito all'entrata in vigore del DL 28/2/1987 n. 54 e sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Passiamo al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazione della Giunta Regionale in merito allo stato di attuazione del DPR n. 915/82 in Piemonte: determinazioni della Giunta in merito all'entrata in vigore del DL 28/2/1987 n. 54".
Sono stati presentati due ordini del giorno, una mozione ed una relazione. La procedura è inedita, chiedo quindi all'assemblea di esprimersi sul modo di procedere.
La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Sarebbe opportuno ascoltare prima la comunicazione della Giunta.



BONTEMPI Rinaldo

Prima di scegliere il documento da cui iniziare la discussione, sarebbe opportuno stabilire come si vuole svolgere il dibattito. Sono d'accordo di iniziare con la comunicazione della Giunta e di proseguire con la relazione della Commissione di indagine e con la presentazione della mozione dopodiché si potrà svolgere un dibattito unico sui documenti presentati.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla tutela ambientale

Quando la Regione Piemonte agli inizi della sua attività affrontò i problemi connessi allo smaltimento dei rifiuti urbani e industriali, pur in carenza di una normativa nazionale, si dotò di due strumenti: un piano che prevedeva lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani mediante la costituzione di Consorzi di Comuni riuniti per bacini di utenza e un piano dei siti per lo smaltimento dei rifiuti industriali.
Nessuno allora immaginava che questi due piani, anche se razionali avrebbero avuto un così scarso successo.
L'attuale Amministrazione si è trovata a dover affrontare il problema su diversi piani. Il primo era quello dell'emergenza a fronte degli inquinamenti in atto. Il secondo di costringere tutti gli operatori Comuni, Consorzi, industriali e artigiani, ad adeguarsi alle norme. Il terzo a stimolare le iniziative che permettano di superare le discariche stesse attraverso il recupero dei rifiuti, producendo energia e materie prime.
Con una situazione di bilancio e di personale non modificabile sostanzialmente, l'Amministrazione ha cercato di supplire alla mancanza fino a pochi mesi fa, di un servizio di protezione civile. Ma è evidente che i mezzi tecnici e finanziari regionali sono inadeguati ad un'emergenza colossale come quella riscontrata. La situazione è peraltro uguale in altre Regioni italiane e solo un intervento dello Stato può neutralizzare i pericoli incombenti di micidiali veleni abbandonati sul territorio. Credo che i Consiglieri abbiano letto l'articolo su "La Stampa" di due giorni fa dove si diceva che le discariche per tossici e nocivi funzionanti in Italia sono cinque.
La situazione resta drammatica per lo smaltimento dei rifiuti. Alla difficoltà di mettere a norma le discariche esistenti e comunque in via di esaurimento si è aggiunta quella di aprirne di nuove. La chiusura di alcune discariche, irrimediabilmente fuori norma, ha creato colossali problemi.
Valga per tutte quella di La Loggia che serviva oltre quaranta Comuni, oggi alla ricerca di altre discariche inesistenti e, provvisoriamente e solo per tempi brevi, indirizzati presso le poche discariche pubbliche.
Gli imprenditori privati non sono stati da meno. Anche dopo la promulgazione delle norme del DPR n. 915/1982 hanno preferito rinviare il momento di costose decisioni e continuare a concepire la produzione di rifiuti come un momento estraneo al processo produttivo da liquidarsi a parte affidandola a terzi con poca spesa.
Il DPR n. 915/1982 normando per la prima volta il settore ha messo in crisi il diffuso sistema della messa a dimora nel terreno di tutti i residui industriali e urbani senza particolari controlli.
La trascuratezza del valore dell'ambiente, la sottostima economica del rifiuto, la cultura dell' "usa e butta" con il conseguente spreco delle energie e l'avvelenamento dell'ambiente hanno condotto l'opinione pubblica e gli amministratori a riconsiderare il problema facendone una scelta prioritaria nella politica italiana. Per il momento però l'opinione pubblica reagisce istintivamente e spesso solo con il rifiuto di qualsiasi soluzione. Ad esempio, la Provincia di Asti ha cercato con un suo studio di proporre quattro aree per l'intera provincia. Tale studio non è ancora arrivato in Regione che già si sollevano le proteste per le individuazioni di Piovà Massaia, di Incisa, di Vaglio Serra. Altro caso: la Comunità Montana Valle Tanaro aveva individuato un'area a Ceva e subito sono sorte le polemiche. Il Consorzio dell'Acquese che non trova soluzione per gli stessi problemi, si è sfasciato e di conseguenza sono pervenute alla Regione le richieste per quattro discariche su un'area a servizio di non più di 50.000 abitanti con il rischio di avere delle discariche antieconomiche, se condotte a norma, oppure discariche gestite con il vecchio sistema comunale, fonte di tanta cattiva reputazione nei riguardi di questo metodo di smaltimento.
Di fronte a questa emergenza l'iniziativa della Amministrazione regionale è stata soprattutto quella di dare attuazione al DPR 915/1982.
Delle competenze che vengono assegnate alle Regioni l'attuazione è la seguente.
Per l'approvazione dei progetti e degli elaborati tecnici e per l'autorizzazione ad enti ed imprese ad effettuare lo smaltimento dei rifiuti di cui all'art. 6, commi c) e d), è stata approvata la legge regionale n. 18/1986 nella quale sono state previste ampie deleghe alle Province. Che questa scelta sia stata produttiva lo dimostra il fatto che dopo qualche incertezza iniziale, la situazione oggi è sotto controllo come accertato dalle relazioni delle Province stesse e si è instaurato un buon rapporto fra Regione e Province, cosa che fino ad oggi era inesistente. E' stata comunque presentata alla Giunta una modifica alla legge regionale n.
18/1986 che permette di snellire le attuali procedure e di chiarire alcune incertezze di interpretazione.
Questa modifica non è ancora stata discussa in VII Commissione in quanto il Decreto Legge De Lorenzo n. 924 e il successivo n. 54 del 1987 con le successive modifiche (finora non è stata fatta la conversione in legge anche se c'è l'approvazione da parte delle Commissioni, del Senato e della Camera nella giornata di ieri) hanno suggerito di attendere eventuali sviluppi diversi da quanto finora previsto.
Questo ritardo ha coinvolto anche la deliberazione consiliare n.
154/1986 che era stata già discussa in Commissione ed il cui dibattito in aula era previsto abbinato alle modifiche della legge regionale n. 18/1986.
Come il Consiglio ricorderà questa deliberazione dà attuazione alle competenze previste dal DPR n. 915/1982 all'art. 6, comma f).
Le competenze di cui al comma e) hanno preso inizio con la deliberazione della Giunta n. 123-12153 del 31 marzo u.s. con la quale viene proposto di approvare il programma di lavoro per impostare il catasto regionale dei rifiuti e per il quale si avvia una collaborazione fra CSI IPLA e Società specializzate.
Della competenza di cui all'art. 6, commi a) e b), relativa alla elaborazione, alla predisposizione e all'aggiornamento dei piani di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti e alla individuazione delle zone idonee, dopo le discussioni avvenute nella Commissione regionale per lo smaltimento dei rifiuti, riferirò nel corso di questa relazione.
In attesa del Piano organico sono state per intanto avviate molte ricerche di settore. Già da tempo l'Università di Torino ed il Politecnico sono impegnati per la Regione Piemonte in un programma di ricerca. In particolare il programma riguarda l'approfondimento di studi riferiti alla classificazione dei rifiuti tossici e nocivi, alla valutazione quali quantitativa, alle tecnologie innovative (anche al fine della problematica sul catasto dei rifiuti), allo smaltimento dei rifiuti in discarica, con particolare riferimento alla localizzazione di impianto di scarico controllato per i rifiuti urbani e speciali assimilabili agli urbani.
Infine un programma riguardante lo smaltimento dei rifiuti in discarica, in particolare sulle problematiche di geotecnica applicata ai siti per impianti di discarica controllata e criteri tecnici di progettazione.
A sua volta il CSI ha approntato l'elaborazione dei modelli di schedatura dei rifiuti, la codificazione dei rifiuti stessi e le procedure per l'archivio-dati e ha preparato il piano di fattibilità per il sistema informativo ambientale e gli studi per la sua applicabilità.
Per completare il quadro degli interventi nel settore si porta a conoscenza del Consiglio che è stato consegnato alla Giunta il ddl "Norme a tutela dell'ambiente dall'inquinamento atmosferico", il quale dovrebbe prefigurare alcuni indirizzi in corso di elaborazione nella Legge nazionale che dovrà sostituire l'attuale n. 615/1966 ormai superata.
Anche lo studio di ricerca sui rifiuti ospedalieri è già stato completato e verrà quanto prima tradotto in un piano da portare all'attenzione degli organismi competenti.
E' stata avviata in questi giorni una collaborazione fra la Regione l'ANCI, l'URPP, il CISPEL. l'AMRR e l'IPLA che ha prodotto uno studio sulle più opportune linee programmatiche da seguire per la raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani e sui sistemi di recupero ed utilizzo delle risorse in esse contenute.
Il progetto su un periodo di tre anni si articola: sulla ricerca dello stato attuale della raccolta differenziata sul mercato delle materie recuperate in ordine alla ricettività del sistema produttivo sull'analisi quali-quantitativa dei rifiuti e la messa a punto di una metodologia di classificazione su uno studio dei sistemi di raccolta differenziata su uno studio di fattibilità per l'attuazione della raccolta sulla predisposizione di criteri per la redazione di norme tecniche di pianificazione.
Per concludere, con riguardo all'attuazione delle competenze di cui al DPR 915/1982, metto solo in rilievo che il Comitato tecnico di cui alla legge regionale 18/1986, oltre all'emissione di una notevole quantità di norme tecniche, prescrizioni, schede, ha in particolare già espresso pareri su 113 progetti e iniziative (29 discariche, 53 depositi, 19 trattamenti, 3 a spandimenti su suolo agricolo e altri 9 pareri vari).
Per quanto riguarda i rifiuti urbani e i rifiuti speciali assimilabili gli impianti idonei allo smaltimento e adeguati alle norme del DPR n.
915/1982 sono ancora pochi e soprattutto non equamente distribuiti sul territorio, mentre per i rifiuti tossici e nocivi la situazione è drammatica in quanto al momento non esistono in Piemonte impianti autorizzati per conto terzi, ma solamente alcuni (e comunque pochi) in conto proprio. Questa situazione si può rilevare anche dagli elenchi che sono in distribuzione.
Mi auguro sia distribuita celermente quella che può essere considerata la fotografia della situazione. Riassumo brevemente i dati che sono riportati negli elenchi che saranno consegnati ai Consiglieri.
In Piemonte gli impianti per rifiuti urbani e assimilabili esistenti a norma, pubblici o privati, in conto terzi sono 16: 1 in provincia di Asti 4 in provincia di Alessandria, 4 in provincia di Cuneo, 2 in provincia di Novara, 4 in provincia di Torino e 1 in provincia di Vercelli.
Vi sono poi gli impianti in corso di adeguamento o in costruzione che sono globalmente 11, così ripartiti: 2 in provincia di Cuneo, 3 in provincia di Novara, 4 in provincia di Torino, 2 in provincia di Vercelli.
Anche in questo caso si tratta di impianti per rifiuti urbani. Lo schema prevede nuovi impianti, in attesa di essere realizzati o in attesa di approvazione del progetto. Qui il numero è più consistente. Sono infatti 30 di cui 9 impianti pubblici per urbani e assimilabili, 11 privati per urbani e assimilabili, 9 privati per rifiuti speciali tipo b) e 1 privato per rifiuti speciali tipo c).
Proseguendo l'analisi dello schema troviamo le ipotesi emerse dai contatti che l'Assessorato ha avuto in questi ultimi tempi con gli operatori pubblici e privati. In totale le iniziative proposte sono 11 di cui 10 pubbliche e 1 privata.
Infine sono riportate le aree per le quali si prevedono interventi di bonifica da inserire nel piano di bonifica previsto dal DL n. 54. Molti di questi fanno già parte dell'elenco inviato alla Protezione Civile su richiesta del Ministro Zamberletti e, se ben ricordo, è riportato anche dalla Commissione d'indagine nella relazione finale che ci è stata consegnata.
L'ultimo dato relativo alla situazione in atto riguarda le richieste pervenute entro il 3 aprile, termine ultimo per la presentazione dei progetti per le procedure previsto dal DL n. 54. In totale i progetti pervenuti sono 21 di cui una parte rientra in quelli già in precedenza elencati, 14 invece riguardano progetti presentati da singoli Comuni, i quali ritengono di risolvere il problema dei rifiuti in modo autonomo basandosi solo sulla realizzazione del progetto, senza minimamente pensare agli oneri di gestione che risultano altissimi se questa rispetterà le norme.
Mi pare importante sottolineare che 8 di questi 14 progetti sono realizzati da Comuni con meno di 2.000 abitanti. Questa ultima considerazione fa di nuovo emergere e ribadire la necessità di addivenire al più presto a Consorzi di Comuni individuati nell'ambito dei bacini di utenza.
L'operatività del settore ha subito i contraccolpi delle vicende del Decreto De Lorenzo. L'ultimo testo, con le modifiche apportate dal Senato e approvato ieri alla Commissione della Camera, deve ancora avere la conversione ufficiale in legge. E' quindi legato alle vicende parlamentari e se non verrà approvato nei prossimi giorni rischia di decadere.
Il Decreto contiene norme che possono essere giudicate positivamente ed altre che lasciano invece perplessi. Viene generalmente giudicato positivamente il terzo comma dell'art. 3 che recita: "L'approvazione del progetto da parte delle Regioni sostituisce ad ogni effetto visti, pareri autorizzazioni e concessioni di competenza di enti, organi regionali provinciali e comunali".
E' giudicato positivamente anche il quarto comma dove si dice testualmente: "L'approvazione regionale del progetto costituisce, ove occorra, variante allo strumento urbanistico e comporta la dichiarazione di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità dei lavori". Così com'è giudicato positivamente l'aggancio della normativa all'art. 23 di un Decreto relativo al terremoto, dove si dice che il TAR deve emettere la sentenza sui ricorsi entro 60 giorni altrimenti prosegue l'iter normale.
Tra le norme del Decreto n. 54 che invece suscitano perplessità vi è il primo comma dell'art. 1, quello che dà la possibilità ai Comuni di accedere al finanziamento indipendentemente dai piani regionali. Ciò rischia di vanificare tutti gli sforzi per consorziare i piccoli Comuni, incominciati da questa Regione fin dal 1975, e rischia di disseminare il territorio di piccole, antieconomiche per costruzione e per gestione e difficilmente ottimali discariche comunali di rifiuti urbani.
Se verrà superato il problema della conversione in legge, senza la quale non è possibile iniziare alcuna procedura, gli uffici regionali dovranno strutturarsi per approvare entro l'anno i piani di bonifica delle aree inquinate, di cui all'art. 5 del Decreto, e approvare tutti i progetti di adeguamento dei vecchi impianti e di costruzione dei nuovi. La ristrettezza dei tempi e la clausola del "silenzio-assenso" costituiscono una sfida cui siamo tenuti a rispondere, sfida complicata da alcune incertezze interpretative tra le quali cito, ad esempio, il termine "conferenza" tra il Comitato tecnico e gli indeterminati Enti e organismi interessati necessari per il preventivo parere di cui all'art. 3.
Chi ha letto il Decreto ricorderà che si dice che il Comitato tecnico deve essere integrato dai rappresentanti di Enti e organismi locali interessati per l'approvazione dei progetti. Ho interpellato l'ufficio legislativo del Ministero,ma non sono riuscito ad avere una risposta se la Conferenza deve essere unica regionale, Comitato tecnico più gli interessati, oppure se si deve fare una conferenza per ogni singolo progetto che comporterebbe una procedura molto lunga e complicata, non sempre di facile attuazione.
Negli ultimi mesi, anche alla luce di quanto sta avvenendo con i tentativi di normalizzare il settore dei rifiuti urbani industriali l'Assessorato ha fatto un'approfondita valutazione delle proposte per il superamento dei problemi contingenti e permanenti. La conclusione è che una politica ottimale di smaltimento dei rifiuti porta a imboccare la via di un recupero, per quanto possibile integrale degli stessi, sia per ottenere materie prime e seconde riciclate sia per giungere almeno ad un recupero energetico. Questa indicazione non era ancora stata decisamente recepita da nessuna Regione perché è sempre sembrata da una parte troppo ambiziosa per la necessaria utilizzazione di tecnologia non ancora sufficientemente sperimentata e dall'altra parte per gli investimenti finanziari non facilmente quantificabili. L'alternativa da percorrere però si rileva altrettanto difficile. Impostare un piano di smaltimento che individui i siti per le discariche puntualmente precisato, fin nelle particelle catastali, al di là della sua validità intrinseca, si rivela spesso - ne abbiamo una testimonianza nella Regione Piemonte - una fatica inutile per le immancabili e incessanti opposizioni locali motivate o meno, anzi, ci sarebbe da dire che se non vogliamo una discarica in un determinato sito basterebbe mettere in giro la voce che li ci verrà una discarica e siamo sicuri che in quel luogo la discarica non si farà mai.
La mia proposta è a lungo termine, quella di imboccare coraggiosamente la strada del riciclo, del riutilizzo e della raccolta differenziata, anche se sono consapevole delle difficoltà che questo comporta e dei tempi necessariamente lunghi. Però, in uno Stato come il nostro che difetta di materie prime e che ha risorse energetiche scarse, il riciclaggio dei rifiuti e la produzione di energia mi pare una linea da intraprendere.
Indubbiamente, il primo strumento a cui ricorrere è il piano di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti, previsto dal DPR 915/1982, dalla L.R. n. 18/1986 e dal Decreto n. 54. Il Piano, ad avviso dell'Assessorato e della Giunta, dovrà attivarsi in due fasi.
In una prima fase dovrà essere in grado di fornire indicazioni tali da risolvere il problema per il breve e medio periodo (indicativamente quantificabile dai due ai cinque anni).
In una seconda fase, che dovrà avere una dimensione temporale più ampia (indicativamente 10-15-20 anni dovrà essere rivolta ad indicare le tecnologie di smaltimento finalizzate al riutilizzo e al recupero che devono essere privilegiati.
La prima fase dovrà rispondere ad esigenze che possono essere così schematizzate: 1) previsione di tipi e quantitativi di rifiuti da smaltire 2) previsione di metodi di trattamento ottimali in relazione ai tipi e alle quantità 3) individuazione di aree di intervento a livello territoriale ove prospettare soluzioni integrate per i rifiuti, riferite complessivamente a tutte le fasi dello smaltimento (dalla raccolta, trasporto, stoccaggio, al trattamento delle fasi finali) 4) definizione di procedure per la predisposizione di studi di fattibilità riferiti alle soluzioni di cui al punto precedente 5) individuazione delle zone idonee in cui realizzare impianti di trattamento e/o stoccaggio temporaneo o definitivo dei rifiuti, ivi comprese le discariche 6) previsione delle modalità di stoccaggio temporaneo e definitivo 7) previsione delle piattaforme specializzate per i trattamenti di rifiuti tossici e nocivi 8) indicazione delle modalità di realizzazione del piano, tali da favorire le soluzioni di smaltimento che consentano il riutilizzo, il riciclaggio e l'incenerimento con recupero di energia.
Viste le scadenze temporali pare ragionevole sviluppare e redigere prioritariamente la fase dedicata alla soluzione delle urgenze fornendo indicazioni operative.
Il piano - e mi riallaccio alla prima fase dove si parlava di necessità nei prossimi anni - dovrà essere articolato nel rispetto delle indicazioni del DPR n. 915/1982 tenendo conto sia delle necessità di corretto smaltimento che delle opportunità di smaltimento congiunto offerte dalla deliberazione 27/7/1984 del Comitato interministeriale di cui all'art. 5 del DPR n. 915/1982, segnatamente per quanto riguarda le discariche e i processi di incenerimento. Dovrà tenere conto degli strumenti programmatici esistenti, che per noi sono il Piano orientativo dei rifiuti solidi urbani il Piano dei siti, il Piano di sviluppo 1987/1989, e di quelli in avanzata fase di realizzazione che sono il Piano di smaltimento dei rifiuti ospedalieri, il Piano per l'utilizzo agricolo di fanghi e rifiuti speciali.
Dovrà individuare le risorse umane e strutturali e le necessità finanziarie disponibili presso la Regione per valutarle e provvedere alla loro eventuale ristrutturazione e adeguamento. A tal fine si possono indicare i programmi di ricerca già avviati con l'Università, il Politecnico, il CNR. gli Enti strumentali e la riorganizzazione dei Servizi di sperimentazione fitosanitaria regionale ai fini di usufruire di una struttura analitica per le certificazioni di qualità sui rifiuti, per i controlli di processo sugli impianti di smaltimento e per sopperire ad esigenze regionali di emergenza analitica e di valutazione di impatto ambientale.
Questa fase dovrà ancora individuare risorse umane, strutturali e finanziarie presso tutti i soggetti interessati allo smaltimento, siano essi produttori o smaltitori di rifiuti o enti nazionali o internazionali e definire gli strumenti normativi necessari per il coinvolgimento dei soggetti e la fruizione delle risorse strutturali e finanziarie. Dovrà prevedere le strutture regionali adibite alla sperimentazione di sistemi di smaltimento ed alla formazione di personale adibito alla gestione degli impianti di controllo.
Dovranno essere individuati tipi e quantitativi di rifiuti da smaltire e, per rispettare le tempistiche imposte, è necessario partire con un'indagine campione propedeutica all'avvio del catasto regionale dei rifiuti, che potrà servire come fonte di atti più puntuale solo in un secondo tempo. Questa fase dovrà ancora prevedere i trattamenti ottimali in relazione a tipi e quantità di rifiuti scontando le esigenze temporali.
In questa prima fase è necessaria una scelta differenziata che privilegi comunque: il completamento e l'avvio degli impianti di trattamento per i rifiuti urbani e speciali di Cuneo e Novara per i quali a tutt'oggi si prevede un programma di sperimentazione pluriennale per l'ottimizzazione dei processi e l'utilizzo dei materiali recuperati l'allestimento di discariche di I categoria nelle aree di intervento previste dalla L. R. n. 46/75, a tutt'oggi prive di soluzioni per lo smaltimento dei rifiuti urbani e speciali assimilabili la ristrutturazione, l'ampliamento e la messa a norma degli impianti di incenerimento di Mergozzo e di Vercelli l'allestimento di impianti di compostaggio di fanghi urbani e rifiuti speciali suscettibili di utilizzo agricolo (utilizzati nel Cuneese e nel Basso Novarese compresa l'area di Vercelli e Casale) la realizzazione di una discarica per provincia e di almeno tre discariche di II categoria di tipo B (se sono tre a servizio delle aree di Torino, Novara, Cuneo e Alessandria) la realizzazione di una discarica di seconda categoria tipo C di utenza regionale (è inutile pensare di farne dieci). Se riusciremo a predisporne una o due nei prossimi cinque anni sarà già un successo la realizzazione di un impianto di termodistruzione di rifiuti altamente tossici e nocivi (di utenza regionale) l'individuazione dei sistemi e della rete ottimale dei trasporti e delle eventuali stazioni di stoccaggio provvisorio in funzione della localizzazione degli impianti e discariche attivati, anche tenendo conto della normativa che è stata introdotta nel Decreto n. 54 circa la possibilità di convenzione con le F.S. per il trasporto dei rifiuti tossici e nocivi su ferrovia (sistema già adottato in Germania e Danimarca dove esistono grosse piattaforme centralizzate).
Alcuni provvedimenti sono già in corso o stanno per essere avviati.
Per quanto riguarda i centri di stoccaggio provvisorio sono stati avviati contatti con le aziende municipalizzate dei rifiuti e con le associazioni imprenditoriali per la creazione di centri di stoccaggio provvisori dei rifiuti industriali da creare all'interno degli impianti di smaltimento dei rifiuti solidi urbani gestiti dalle aziende di igiene pubblica. Questa soluzione ha il vantaggio da una parte della capillarità della raccolta, vista la diffusione delle aziende municipalizzate sul territorio e dall'altra del basso costo di gestione in quanto i costi generali sarebbero ammortizzati su tutto l'impianto.
Inoltre, con la collaborazione della Federpiemonte si è avviata una ricerca di capannoni per eventuali centri di stoccaggio, da gestirsi sempre con capitale pubblico e privato, e si è rilevato che nelle sei Province la disponibilità odierna è di 142.000 mq di capannoni per un totale possibile di stoccaggio di oltre un milione di metri cubi. Questo si è fatto anche in conseguenza delle difficoltà incontrate quando si è trattato di disinquinare Carbonara nel trovare depositi per il materiale che veniva asportato. Il deposito venne trovato nel centro di Rivalta Scrivia evidentemente con dei costi molto diversi e molto più alti di quelli che potrebbero essere determinati dal recupero di capannoni.
Per il momento ne sono identificati 23 su base regionale con una diffusione tale che potrebbe coprire sufficientemente il territorio regionale. Devono però ancora essere verificati e ancora non è stata fatta nessuna scelta operativa.
Ci si è mossi su una seconda linea: lo studio per la creazione di un centro integrato per il trattamento dei rifiuti solidi. Si è richiesto alla Finpiemonte di verificare la fattibilità di un impianto di termodistruzione dei rifiuti tossici e nocivi provenienti da cicli produttivi e da impianti di depurazione per scariche industriali.
Da un primo sondaggio condotto dalla Finpiemonte, che ha tenuto conto dell'esperienza della società Barricalla (formata dalla Finpiemonte, dalla Lega delle Cooperative attraverso una società di servizio e dal Servizio industriale) emerge la possibilità di creare un centro per il trattamento integrato dei rifiuti solidi da costituire ex novo in forma di società mista pubblico-privata.
Tale centro interverrebbe nel trattamento dei rifiuti speciali, dei rifiuti industriali pretrattati declassati, dei fanghi di impianti biologici e nella destinazione finale per centri di prima raccolta.
Interverrebbe nella destinazione finale delle bonifiche di discariche abusive e interverrebbe nella sperimentazione sui rifiuti assimilabili agli urbani e sui fanghi di impianti di depurazione industriale.
L'iniziativa del centro integrato opererebbe anche con il fine quindi di attuare il declassamento della tossicità dei rifiuti, cosa non marginale ma fondamentale in un sistema di smaltimento dei rifiuti, attraverso metodiche opportune già note o attraverso metodiche da sperimentare. Il livello di tossicità del rifiuto potrebbe essere ridotto in maniera sostanziale e quindi influire positivamente sulla destinazione finale.
Proseguire questa linea con la Finpiemonte diventa una logica di intervento integrato sul mercato in quanto l'investimento effettuato dalla Finpiemonte nella società Barricalla assumerebbe un carattere di complementarietà con il centro. La Barricalla naturalmente continuerebbe a rappresentare il destino finale perché nella panoramica attuale in Piemonte sarebbe l'unica discarica 2C che potrebbe essere avviata per volumi inferiori dei rifiuti tossici e nocivi derivanti dai trattamenti, mentre una quota rilevante potrebbe andare in discariche o in impianti di livello inferiore, in quanto si tratterebbe di rifiuti debolmente tossici o addirittura speciali.
La scelta del centro integrato per trattamento dei rifiuti solidi assume una rilevanza particolare in quanto le indagini effettuate hanno posto in rilievo i seguenti aspetti: la termodistruzione dei rifiuti è molto efficace nel caso dei liquidi, ma è molto più problematica per quel che riguarda i rifiuti solidi eterogenei la quantità dei rifiuti solidi, che richiedono esclusivamente l'incenerimento, è relativamente ridotta. Possono essere espletate varie modalità di declassamento di tossicità del rifiuto solido riservando alla termodistruzione solo il risultato finale di alcuni vitali trattamenti preliminari.
Dal punto di vista impiantistico un inceneritore non specializzato comporta investimenti molto elevati. Richiede comunque la costruzione di una discarica per le ceneri che risultano ed è molto complesso sia da realizzare che da gestire.
Il centro in progetto potrebbe affrontare il problema dei rifiuti in maniera globale decidendo la destinazione finale discarica 2C, discarica 2B, inertizzazione, combustione, trattamento presso imprese operanti sul mercato, sulla base del proprio know how e delle analisi e sperimentazioni effettuate su campioni. Le componenti tecniche del progetto possono essere così sintetizzate: discarica per rifiuti speciali di seconda categoria (tipo B); trattamento per inertizzazione; discarica e/o trattamento per fanghi biologici; impianto di sperimentazione per rifiuti speciali assimilabili agli urbani; inceneritore per alcune tipologie di rifiuti solidi.
Il costo indicativo di questo impianto potrebbe essere stimato intorno ai 15 miliardi a cui vanno aggiunti altri 10 o 12 miliardi per l'allestimento progressivo nel tempo delle discariche fino ad un totale di circa 2 milioni di metri cubi.
La localizzazione del centro è un motivo di preoccupazione e di ricerca molto attenta. Si sta procedendo ad una seria indagine. Si è orientati ad una zona possibilmente argillosa con una falda alla profondità di 50 o 60 metri, dove ci sia una grande disponibilità di spazi. Possibilmente la posizione deve essere equilibrata rispetto alle aree di sviluppo industriale della Regione.
La configurazione del centro, oltre prevedere la partecipazione della Finpiemonte, della Lega delle cooperative e della Servizi Industriali potrebbe essere integrata con la presenza delle Associazioni industriali e dell'Azienda Municipale Raccolta Rifiuti, andando ad integrare così le due iniziative che oggi paiono essere allo studio, quella della AMRR in collaborazione con l'API e l'ENI e questa in collaborazione con la Finpiemonte.
Un altro problema sul piano operativo all'attenzione della Giunta è il problema della verifica di impatto ambientale. Si pensa ad una verifica di impatto ambientale a consuntivo su impianti in funzione da più anni. Con la Finpiemonte, attraverso contatti con il Comune di Torrazza, si sarebbe orientati per un'analisi di impatto ambientale della discarica di Torrazza per accumulare un'esperienza e una conoscenza dell'evoluzione nel tempo del comportamento dei rifiuti industriali.
I risultati di tali analisi, opportunamente utilizzati, consentirebbero infatti all'operatore pubblico di disporre di elementi di certezza essenziali per quanto riguarda la futura attività di programmazione, anche in rapporto con gli enti delegati.
Teniamo conto che per la realizzazione e la gestione di un moderno impianto per smaltimento controllato di rifiuti solidi e industriali occorrono due tipi di scelta fondamentali: 1) la tecnica di gestione; la tipologia di impianto. La possibilità di studiare un impianto già realizzato e gestito con tecniche avanzate permetterebbe una corretta valutazione di impatto ambientale e un consultivo dell'impianto che corregga e rafforzi le scelte in esso realizzate o comunque dia delle indicazioni tecnico-scientifiche per la progettazione e per l'approvazione di altri impianti da costruire in Piemonte.
2) Il rilevamento dello stato dell'impianto e della zona circostante potrebbe essere il contenuto della valutazione di impatto ambientale in termini concreti. Potrebbe essere determinato dal rilievo topografico dell'impianto, dall'individuazione dei pozzi di abilità, dal rilievo degli impianti tecnologici, dall'individuazione delle tipologie di impermeabilizzazione, dall'individuazione della viabilità esterna dei pozzi limitrofi, dalla stratigrafia dell'area di impianto, dalla raccolta dei dati pubblici degli enti di controllo o dei dati della società che gestisce l'impianto, dall'analisi delle acque con la determinazione dell'andamento delle acque superficiali, dalla determinazione della posizione dell'andamento della falda, dall'analisi chimica delle acque di falda con punti di prelievo a monte e a valle dell'impianto.
Si potrebbero avere dei dati positivi per l'attività futura attraverso l'analisi del percolato di ciascuna cella con la correlazione di analisi chimica, con i prodotti stoccati e con il confronto con i dati storici già raccolti. Da questo potrebbe derivare una relazione di validità o meno dell'impianto e in modo particolare potrebbero derivare proposte di modifiche su realizzazione e gestione e successivamente proposte di localizzazione di futuri impianti.
Tra le varie iniziative da mettere in cantiere su cui si sta lavorando cito la necessità di istituire almeno 20 borse di studio, in accordo con l'Università di Torino, con l'IPLA e con società specializzate per preparare personale specializzato (chimici, biologi, tecnologi, ingegneri chimici o minerari): a) per il rilevamento del catasto delle acque e per il censimento dei corpi idrici che oggi è difficile concretare per la mancanza di personale nelle UU.SS.SS.LL.
b) il personale potrebbe servire per una collaborazione con le Province oggi per la formazione del catasto dei rifiuti e domani del catasto delle emissioni (il disegno di legge è già stato presentato) c) il personale potrebbe poi essere destinato alle Province per la gestione del catasto dei rifiuti, per il catasto delle emissioni e dell'inquinamento atmosferico e per le altre deleghe che potranno essere date dalla Regione alle Province.
Il piano dovrà soprattutto mirare ad impostare la seconda fase finalizzata ad indicare le tecnologie di smaltimento. Occorrerà individuare in primo luogo i criteri tecnici mediante la realizzazione di studi e ricerche di settore che dovranno definire i sistemi ottimali di smaltimento a lungo termine e gli interventi di modifica delle scelte effettuate nella prima fase del piano, nonché gli strumenti finanziari e di gestione.
Questa seconda fase dovrà provvedere inoltre a effettuare interventi per limitare la produzione di rifiuti, verificando i cicli produttivi di provenienza dei rifiuti, incentivando quelli a minore produzione specifica di rifiuti, promuovendo la ristrutturazione dei cicli esistenti facilitando il recupero all'interno dei cicli produttivi stessi.
Questa seconda fase dovrà altresì tenere in considerazione il dato obiettivo che la concentrazione del recupero in impianti specifici ha il vantaggio di una maggiore economicità e di una maggiore possibilità di controllo pubblico. Questa strada è però quella maggiormente dipendente dalle disponibilità finanziarie e dalle possibilità tecnologiche che offrirà il mercato.
Dovranno quindi essere promosse e coordinate a livello regionale e interregionale le borse dei rifiuti nell'evidenza che le stesse, almeno agli inizi, non potranno essere abbandonate alle leggi di mercato, ma sorrette da accordi preliminari tra gli operatori del settore. Dovranno essere incentivate le raccolte differenziate in relazione al mercato delle materie seconde e all'invio agli impianti di trattamento.
Rimane una considerazione finale sul problema della gestione e dei costi di questi impianti. Oltre alla ricerca di finanziamento, attraverso tutti i canali possibili, la gestione dovrà essere prevalentemente pubblica o a capitale misto, pubblico e privato. E' questa la via su cui ci si sta muovendo e su cui converrà proseguire e a tal fine è necessaria una forte capacità di coordinamento dell'Assessorato regionale e dei vari enti strumentali già esistenti e operanti, l'AMRR. la CISPEL e i consorzi di depurazione che esistono sul territorio e con il pieno coinvolgimento delle associazioni imprenditoriali.
Segnalo in conclusione che sarà presentato dalla Giunta un d.d.l. per la creazione della Consulta regionale dell'ambiente, che dovrebbe avere al suo interno i rappresentanti dei Comuni, dell'ANCI, delle Province, o dell'Unione regionale delle Province, delle associazioni ambientalistiche delle associazioni imprenditoriali, dei sindacati e degli enti esistenti sul territorio, il CNR. l'ENEA e l'ENEL.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Intervengo per una questione procedurale.
Sono esterrefatto dal fatto che non ci è stata fatta una comunicazione breve sullo stato di attuazione del Decreto n. 54, ma un'ampia relazione la cui lettura ha richiesto un'ora di tempo. Questo è uno di quegli atti tipici che vengono precedentemente consegnati al Consiglio per dar modo ai Gruppi di valutarlo.
Mi risulta fra l'altro che i membri della maggioranza erano da tempo in possesso di questa relazione.



BRIZIO Gian Paolo

Non è vero.



BONTEMPI Rinaldo

Se è così, meglio. A questo proposito vorrei ricordare che in una riunione dei Presidenti di Gruppo avevamo chiesto una precisa comunicazione sullo stato di attuazione del Decreto n. 54. I temi oggetto della relazione dell'Assessore avremmo dovuto introdurli con la nostra mozione o, semmai la situazione dei fatti sarebbe dovuta uscire dalla relazione della Commissione d'indagine.
Questo dibattito è estremamente anomalo, signor Presidente del Consiglio, credo che tutti se ne possano rendere conto.
Chiedo che si accerti se la relazione è stata consegnata a qualcuno in via preliminare. Vorrei inoltre rilevare che è difficile, se non impossibile, collocarsi politicamente su una relazione di tale ampiezza non avendola potuta esaminare prima. Il nostro Gruppo chiede pertanto che si svolga la relazione di indagine conoscitiva, che si proceda all'illustrazione della nostra mozione e che la discussione sulla relazione della Giunta avvenga dopo essere stati in grado di leggere il documento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Chiedo la parola per fatto personale e non per entrare nel merito di quanto esposto dall'Assessore Maccari. Mi sento veramente offeso nella mia professionalità di Consigliere regionale dal metodo seguito dall'Assessore.
Ritengo estremamente scorretto leggere una relazione per un'ora - come ha sottolineato il collega Bontempi - e poi pretendere che questa lettura sia oggetto di dibattito.
Tale metodo è indice di come l'Assessore Maccari intende il lavoro in questo Consiglio, è indice di poco rispetto di pareri diversi dal suo.
Lavorare con un Assessore che si comporta in questo modo mi offende profondamente. Chiedo alla Giunta e alla Presidenza se si può tollerare di lavorare in questo modo. Chiedo che la risposta venga messa agli atti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Signor Presidente, manifesto stupore e disappunto e voglio fugare ogni dubbio sul fatto che a qualcuno sia stata consegnata la relazione della Giunta in via anticipata. Personalmente, l' ho richiesta a mezzogiorno al dott. Falsetti. Peraltro il testo fornitomi è molto limitato rispetto a quello che l'Assessore ha aggiunto verbalmente. AZ di là di ogni considerazione, credo anch'io che non sia molto simpatico - per usare un'espressione garbata - che i lavori di una Commissione di indagine consiliare, presenti i Consiglieri di tutte le forze politiche o almeno di quelle che hanno ritenuto di lavorare con questo metodo, siano stati inseriti in un calderone anomalo, con una procedura che in questo Consiglio non si è mai seguita. In casi analoghi si partiva con l'illustrazione della relazione della Commissione d'indagine per poi innestarvi tutti i particolari e i problemi specifici, compresa la posizione della Giunta.
La mia protesta, signor Presidente, per la scorretta procedura è doppia; intanto parlo come Presidente della Commissione d'indagine a nome di tutti i Consiglieri che ne fanno parte e poi come componente della maggioranza. Si è trattato di un gesto grave nei confronti dei colleghi della maggioranza e non soltanto di distinguo dall'opposizione che non avrei comunque condiviso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Intervenendo dopo la collega Bergoglio, che ha trattato il problema della Commissione d'indagine, ritengo di avere un elemento in più di discussione. Condivido gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto mi associo alle loro proteste e, soprattutto, sottolineo come la Giunta non abbia mantenuto quell'atteggiamento di informazione e documentazione nei confronti della Commissione d'indagine, a mio parere necessario, anzich lavorare in assenza della Giunta. Faccio proprie le considerazioni di Bontempi, di Pezzana e della Bergoglio a nome anche degli altri membri della Commissione. Ho seguito i lavori della Commissione e adesso sento dire che è stata solo una perdita di tempo: "Cari colleghi, avete scherzato, va bene, ma il lavoro è un altro".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, per l'economia dei lavori accettiamo la proposta del Consigliere Bontempi di procedere alla lettura dell'intervento del rappresentante della Commissione d'inchiesta, il Presidente Bergoglio, e di sospendere la discussione per riprenderla nella seduta successiva, e continuare i lavori della seduta odierna con l'esame della legge sulla cooperazione regolarmente iscritta all'o.d.g. Non esaspererei oltre la polemica, perché è da un mese che si discute sul problema di abbinare la mozione comunista con la posizione della Giunta alla relazione della Commissione d'inchiesta. Quindi, il merito della discussione sta nella difficoltà di assemblaggio degli argomenti, non nelle posizioni differenziate ed articolate. Si era chiesta una comunicazione della Giunta e forse l'Assessore ha ecceduto nella lunghezza del testo però se, come avviene invece da troppo tempo, non venisse disatteso l'ordine dei lavori che stabiliamo nella Conferenza dei Capigruppo la lunghezza della lettura sarebbe stata apprezzata.
Credo che il problema vada valutato con calma e con attenzione, senza alcun elemento di tragicità. Non vogliamo frenare il dibattito, se il Consiglio ritiene di collocarsi sulla relazione della Giunta e successivamente sull'intervento del Presidente della Commissione Bergoglio nella seduta successiva non abbiamo nulla in contrario, purché si proceda nel lavoro legislativo previsto e senza alterare gli impegni assunti e già calendarizzati per le prossime sedute consiliari.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, prima di dare la parola al Consigliere Majorino ricordo che nella Conferenza dei Capigruppo avevamo esaminato questo aspetto, cioè la diversità dei problemi, ma non il fine che essi maturavano. Le osservazioni sollevate dal Consigliere Bergoglio hanno un loro fondamento in quanto la relazione della Commissione ha un suo specifico ambito, così come la mozione e l'ordine del giorno ne hanno un altro. Mettere tutto in un grande calderone è un errore perché non si distinguerebbero le argomentazioni.
Nella seduta odierna abbiamo la possibilità di discutere la relazione dell'Assessore e di ascoltare la relazione della Commissione, comunque la scelta è rimessa ai Capigruppo e ai Presidenti. Ribadisco che i documenti sono separabili e non possono essere messi insieme.
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, mi riconosco nelle osservazioni e nelle dichiarazioni di protesta avanzate dai colleghi Bontempi, Ala e Pezzana per l'ampia relazione svolta dall'Assessore che ha ritenuto di trattare tutto lo scibile della materia sullo smaltimento dei rifiuti. Lo spirito con il quale si era programmato questo dibattito era principalmente quello di affrontare e discutere la mozione del Gruppo comunista, il quale il 3 ottobre 1986 aveva presentato una mozione che evidenziava l'esistenza di una vasta area di discariche clandestine ed abusive e in cui si sollecitava l'attuazione di provvedimenti amministrativi e legislativi, che possono essere condivisi o meno, ma che occorreva valutare.
Si ritenne di assemblare alla mozione l'illustrazione della relazione della Commissione d'indagine e una comunicazione dell'Assessore, però lo spirito con il quale si era programmato questo dibattito era in relazione alla discussione della mozione comunista, sulla quale ogni forza politica avrebbe dovuto prendere posizione sui provvedimenti amministrativi o legislativi urgenti in merito alle discariche abusive e clandestine.
In questo senso ci si era preparati - uso il noi non come plurale majestatis - per affrontare un dibattito che partiva appunto da questa premessa: che cosa è opportuno fare in via d'urgenza nei confronti delle discariche clandestine e abusive per fronteggiare questo problema e gli altri problemi strettamente connessi? Non si era chiesto di trattare l'intero scibile della materia sullo smaltimento.
Come è stato osservato giustamente dal collega Pezzana, ci troviamo in uno stato d'inferiorità rispetto all'Assessore che ha avuto tempo e modo di elaborare la sua relazione e noi ci troviamo di colpo a dover replicare a tutta la problematica.
Decideranno dunque il Presidente e i Capigruppi come proseguire i lavori, tuttavia in linea logica ritengo che avremmo dovuto affrontare prima la mozione del Gruppo comunista sulle concrete problematiche e sulle proposte perché ognuno possa legittimamente collocarsi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, siamo indignati, offesi e abbiamo protestato. Mi pare che l'essenziale sia stato già detto.
Allo stato delle cose conviene - è una proposta formale che rivolgo a lei - signor Presidente, sospendere la seduta e riunire i Capigruppo per verificare come l'argomento, che si è voluto ingarbugliare in questo modo può essere svolto. I problemi che avevamo oggi sul nostro tavolo sono di vitale importanza (letteralmente inteso il termine "vitale").
Da questo punto di vista mi permetto di rilevare come da parte dell'Assessore Maccari ci sia stata una incapacità politica di relazionarsi ai fatti e agli avvenimenti giuridici e concreti che avvengono nella nostra società.
Mi riferisco alle conseguenze del DL n. 54, che di fatto svuota la L.R.
n. 18 che abbiamo votato la scorsa estate, rispetto alla quale non si è capito quali sono le valutazioni del governo regionale del Piemonte.
Rilevo quindi questa incapacità politica e questo smacco nell'affrontare un argomento così importante.
Rinnovo la proposta di convocare la Conferenza dei Capigruppo e di calendarizzare i punti iscritti all'o.d.g. E' chiaro che non possiamo discutere oggi pomeriggio la relazione dell'Assessore Maccari. D'altra parte sarebbe far torto al lavoro dei colleghi che hanno operato nella Commissione d'indagine sui rifiuti aprire alle 17 la discussione su un argomento così rilevante. Ritengo che l'argomento vada affrontato con tutta l'attenzione che merita e possibilmente in apertura di seduta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente, innanzitutto chiedo che venga rinviata la discussione della legge sulla cooperazione in quanto non è presente il Presidente della Commissione, collega Mignone. Faccio questa richiesta perché il rinvio servirebbe all'economia dei lavori.
Sull'ordine di lavori ritengo che la proposta avanzata dal Presidente del Consiglio sia la più accettabile in quanto sarebbe opportuno avere una conoscenza approfondita degli argomenti trattati.
Noi riteniamo che il dibattito possa proseguire sulle comunicazioni e sulla relazione della collega Bergoglio, successivamente i Capigruppo definiranno quando si dovrà procedere con la discussione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, si sono udite in aula espressioni molto pesanti e sono successe cose spiacevoli che non è facile sottacere.
Di fatto si è posto il problema della correttezza dell'Assessore nei confronti del Consiglio e si è avviato un miniconflitto tra il governo e la Commissione d'indagine. Su questo bisogna ragionare per rimediare per quanto possibile a quanto sta succedendo. Sull'incidente esistono delle responsabilità, ma non sono dell'Assessore, sono nel metodo e nello stravolgimento dei ruoli che troppe volte in quest'aula avviene.
L'iniziativa politica del Partito comunista sarebbe stato bene avviarla immediatamente. E' una questione che dobbiamo scrivere nel nostro modello di comportamento. La mozione che avvia un confronto politico tra un Partito di opposizione e la Giunta deve avere la priorità su tutto, perché se la mozione ha un minimo di pregio politico, poiché la politica nasce al mattino e muore alla sera, merita di essere contrattata dalla Giunta nei tempi politici ottimali quindi qui c'è stato il primo errore.
Il secondo errore è di aver presentato in aula una relazione immaginando che su questa ci potesse essere il dibattito. La Commissione d'inchiesta e la Commissione d'indagine sono finalizzate per mettere a disposizione il materiale ai Consiglieri e ai Gruppi affinché questi e la Giunta sul lavoro della Commissione avviino le iniziative politiche legislative e di governo conseguenti. Il dibattito in Consiglio non si fa sulle relazioni di tipo informativo, sarebbe come se facessimo dei dibattiti sulle biblioteche. Non voglio sminuire il lavoro delle Commissioni, ma bisogna che ci si intenda. La responsabilità della proposta politica - deliberativa - legislativa deve avere un padre e una madre, non può essere un documento informativo.
Ritengo quindi che non sia assolutamente scorretto che la Giunta nel momento cruciale di tutta questa materia abbia ritenuto, sulla scorta di proprie informazioni, di proprio materiale e di proprie convinzioni, di fare qui una proposta politica di lavoro. Tutto ciò è preciso dovere della Giunta.
Sul fatto poi che si dica che non ci si può immediatamente confrontare sulla proposta operativa della Giunta sono perfettamente d'accordo. Ma non ci si deve scandalizzare sul fatto che la Giunta faccia la sua parte e cioè che faccia la proposta. E' un tipico atto del governo. Ci siamo sempre scandalizzati perché la Giunta non opera: per una volta che lo fa dovremmo rallegrarci.
La verità è che l'iniziativa della Giunta spiazza alcune abitudini del Consiglio, quelle cioè di parlare di tutti e di tutto e, all'ultimo momento, in cinque minuti, di mettere in piedi un ordine del giorno scritto magari affrettatamente, sul quale peraltro ci riconosciamo (anche perché domani è Venerdì Santo e magari la Giunta si trova incastrata su alcune situazioni che non aveva avuto tempo di ponderare).
Mi pare però che ci siano spazi per recuperare questa situazione al di là dei fatti caratteriali e di orario. La Giunta ha fatto una comunicazione, esiste un problema politico avviato dal Partito comunista che mantiene intera la sua legittimazione politica; quindi, deve essere il Partito comunista a dire in che modo desidera lo svolgimento del dibattito.
Il nostro Gruppo si pronuncerà con un apprezzamento del lavoro della Commissione d'indagine, non del contenuto, perché come non è possibile atteggiarsi in un quarto d'ora sull'intervento dell'Assessore così non è possibile inventare un'iniziativa politica sulla quale avviare un dibattito.
Ritengo che le tre questioni vadano separate. L'informazione della Giunta va memorizzata e tenuta da parte e su questa ci dovrà essere una proposta operativa o da parte della Giunta o da parte dei Gruppi che intenderanno esprimere delle proposte di comportamenti decisionali e per questo riandrà a una data da calendarizzare.
Se oggi non si esce con atti di natura decisionale e propositiva su quanto la Giunta ci sottopone, altrettanto si deve fare nei confronti della relazione della Commissione. Quindi gli ordini del giorno, i materiali che nascono dalle relazione devono essere accantonati così come devono essere accantonati quelli della Giunta ed esaminati con i tempi e con lo spazio necessari.
I Presidenti dei Gruppi dovrebbero cercare di capire come questo dibattito prosegue nell'esame delle conseguenze del lavoro che stiamo facendo. Questo passaggio di tipo processuale deve essere affrontato al più presto e desidererei che le considerazioni personali e istituzionali non appesantissero oltre misura i rapporti tra Giunta e Consiglia e tra Commissione e Giunta che mi pare abbiano superato il limite.
Prima di dare la parola alla signora Bergoglio si ha il dovere di informarla che la sua relazione sarà oggetto di un dibattito oppure soltanto di un attento ascolto da parte nostra perché se siamo qui come semplici ascoltatori è un conto, se invece sulla relazione dobbiamo atteggiarci, abbiamo qualche problema perché come Gruppi di maggioranza dobbiamo atteggiarci alla relazione e anche sull'intervento dell'Assessore.
Non possiamo immaginare di dissociarci su questa questione. Quindi suggerisco che la maggioranza immagini un percorso per cui sul documento della Giunta, considerate le conclusioni della relazione, si pervenga ad una proposta operativa politica che fa confluire ad un'unica proposta di Giunta o di maggioranza il lavoro delle due linee dell'istituzione regionale.
Un confronto fra i Capigruppo e il Presidente della Commissione su questa questione deve essere fatto in tempi brevi per recuperare nel modo migliore "uno strappo" in termini istituzionali tra Giunta e Commissione che non può passare sotto silenzio. Alcuni aggettivi usati nei confronti della Giunta il Consiglio non li può tollerare oltre misura se non chiedendo l'assunzione delle conseguenti responsabilità da parte degli interessati. Quando si esprimono giudizi e valutazioni si assumono dei comportamenti politici e istituzionali. Allora cerchiamo di recuperarli oppure chiediamo che queste esacerbazioni di tipo politico tra Consiglio e Giunta, ma soprattutto tra opposizione e Giunta e tra Giunta e Commissione vengano recuperate. Se non vengono recuperate, comunque su quanto è avvenuto una sanzione deve essere trovata perché non è consentito che queste questioni arrivino ai livelli comportamentali e di linguaggio che sono stati usati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, non so se siamo in grado di risolvere in aula il problema o se non sia il caso di sospendere i lavori e riunire i Presidenti dei Gruppi per decidere come procedere. Ci siamo trovati a discutere di questi problemi nella Conferenza dei Capigruppo e abbiamo dato per scontata la necessità di unire tutti i documenti, ma forse non abbiamo visto con chiarezza il percorso che avrebbero avuto. Non mi sembra che l'Assessore Maccari abbia voluto prevaricare o anticipare le posizioni della Giunta era nel diritto della Giunta di collocarsi.
Un elemento di confusione è venuto dal fatto che nell'ordine del giorno si legge: "Commissione d'indagine conoscitiva sull'inquinamento. Prima relazione del Consiglio. Comunicazione della Giunta regionale in merito allo stato di attuazione del DL n. 54", quindi si è posposta la relazione della Giunta. Questo non mi sembra però che possa essere un elemento destabilizzante della discussione. Allora fermiamoci un momento e facciamo chiarezza sulle cose da fare. Propongo che i Presidenti dei Gruppi valutino se la portata della relazione generale è occasione per avviare immediatamente il dibattito o se richiede una riflessione o una pausa preparatoria.
Chiedo che si riuniscano i Presidenti dei Gruppi perché decidano al riguardo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Prendiamo in considerazione la proposta di riunire i Capigruppo più che altro per un'esigenza di civiltà di rapporti, a quest'ora però devo dire che il dibattito che è seguito a quanto è successo è sorprendente: Brizio dice che non è successo nulla, Marchini con più sensibilità dice che è successo molto, ma che la Giunta non ha colpa, e Rossa dice un po' che non è successo e un po' che quel che è successo era inevitabile. E' la prima volta che viene prodotta una relazione diversamente da quello che si era convenuto.
Una comunicazione di un'ora annulla di fatto l'inserzione della Commissione d'indagine e della mozione del Gruppo comunista giacente da due mesi.
Non mi preoccupo in questo momento della Commissione d'indagine, ma mi preoccupo della mozione presentata dal Gruppo comunista. Abbiamo anche abbandonato la seduta dei Capigruppo per protesta di fronte alla confusione che regnava.
Una Giunta e un Assessore che non sanno stare in Consiglio devono trarre le conseguenze di questi atteggiamenti perché la prima legittimazione l' hanno dal voto del Consiglio, il primo dovere non è all'esterno, ma è qui se rimane qualche simulacro di correttezza istituzionale.
Riuniamo pure i Capigruppo, quello che è certo è che oggi un argomento posto al centro della discussione pomeridiana non può essere svolto perch c'è stata una collocazione onnicomprensiva da parte della Giunta che in qualche modo costringe ogni Gruppo che non ha letto la relazione perlomeno a prenderne atto.
Allora, non possiamo dire che non è successo nulla, anzi, è successo parecchio.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, secondo gli schemi che avevo proposto durante la seduta dei Capigruppo ritenevo scindibili i documenti e oggi, a riprova di quanto affermavo, questo è avvenuto.
Nulla è però perduto. L'Assessore consegnerà la relazione che la Presidenza provvederà a distribuire. Per l'esperienza quasi ventennale che ho maturato in quest'aula, devo arguire che, dopo aver ascoltato una così ponderosa relazione, dopo aver sentito numerose voci che sostanzialmente concordano, al di là del tono e del modo, occorre rimettere alla prossima riunione dei Capigruppo la decisione di scindere i documenti presentati. Il Consigliere Marchini ha individuato giustamente come la relazione della Commissione parlamentarmente ha un seguito diverso.
Personalmente, a questo punto ritengo la riunione dei Capigruppo ultronea; la prossima riunione deciderà gli esatti termini dei rapporti riprendendo quegli elementi che avevamo sottoposto all'attenzione e che possono sempre essere oggetto dell'attenzione di tutti i Capigruppo.
La scindibilità fra i vari documenti la dobbiamo affermare una volta per sempre. Vi sono documenti che possono avere delle connessioni, delle l'affinità elettive" e ci sono invece dei documenti che hanno un loro corso e che è stato evidenziato ampiamente. Mi fa piacere che molte voci sono discordi dalle opinioni dei Capigruppo, questo dimostra la vivacità del Consiglio. Non è detto che il Consiglio debba essere appiattito dalla lettura delle relazioni, anzi, questa vivacità è segno di intelligenza.
Si tratta ora di decidere, fatti gli auguri di Pasqua, se sciogliere la seduta o se procedere alla discussione della legge sulla cooperazione che si compone di quattro o cinque articoli.
Visto che potremmo lavorare ancora per un'ora, un'ora e mezza, e visto che sono accantonate le discussioni sulle discariche, le discussioni sulla relazione della Commissione, sulla mozione del Gruppo comunista e sugli ordini del giorno presentati dai Consiglieri Staglianò e Ala, potremmo passare all'esame della legge sulla cooperazione.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Chiedo quando collocheremo la discussione in merito alla relazione dell'Assessore e quella sulla nostra mozione.
A mio avviso, la discussione sulla relazione della Commissione d'indagine e sulle proposte che i Commissari riterranno di fare dovrebbe collocarsi in una seduta autonoma.
La prossima seduta consiliare potrebbe iniziare, anziché con le interrogazioni, con la relazione e gli interventi dei Commissari, quindi si stabilirà la data del dibattito che terrà conto della nostra mozione, della relazione dell'Assessore e della relazione della Commissione d'indagine. Il dibattito rappresenterà a quel punto la conclusione dell'iter e potrà portare qualche determinazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, il Partito repubblicano non ha chiesto di interrompere il Consiglio per il proprio Congresso. In un secondo tempo ha chiesto che la discussione sul bilancio non si svolgesse durante il Congresso repubblicano.
Alla Conferenza dei Capigruppo si è deciso comunque di svolgere il dibattito sulla finanza regionale e sul bilancio proprio nella seduta del 23 aprile.
Chiedo a lei, signor Presidente, e al Consiglio che nell'ordinare i lavori della prossima seduta si passi immediatamente al bilancio in modo che possa essere votato entro la mattinata.



BONTEMPI Rinaldo

Non so se impiegheremo una mattinata o una giornata. Il bilancio è un argomento importante, quindi sarebbe preferibile stabilire un'altra data come suggerivo.



FERRARA Franco

Possiamo però impegnarci ad iniziare alle ore 9,30 l'esame del bilancio tralasciando ogni altro argomento.



BONTEMPI Rinaldo

Su questo siamo d'accordo. Però è chiaro che non possiamo impegnarci di finire entro una certa ora.



FERRARA Franco

Il mio vuole essere un auspicio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Siccome quella del 22 aprile è una seduta statutaria, potremmo svolgere la relazione della Commissione di inchiesta e gli interventi dei membri della Commissione che vorranno intervenire. Nella seduta del 23 aprile procederemo come stabilito all'esame del bilancio. Nel frattempo verificheremo in sede di Conferenza dei Capigruppo come calendarizzare il prosieguo dei lavori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Non vorrei che un problema così importante come quello dei rifiuti venisse deciso oggi in aula e non in una riunione dei Presidenti dei Gruppi. Chiedo quindi che prima di decidere come organizzare la discussione, che non è unitaria, ma che ha diversi aspetti, se ne discuta nella riunione dei Capigruppo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, io sono abituato alle assemblee popolari per cui non ho nessuna difficoltà a discutere come stiamo facendo. Mi parrebbe però che una riunione a quest'ora attorno ad un tavolo per calendarizzare i lavori delle prossime sedute sarebbe più proficua. Rinnovo quindi questo invito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Non intervengo, signor Presidente, sulla programmazione a lungo termine dei lavori, ma su come si vuole impostare la discussione del 23 aprile per quanto riguarda il bilancio.
In Commissione ci eravamo impegnati tutti a procedere ad una verifica sulla situazione della finanza regionale in modo approfondito, prima dell'approvazione del bilancio, e ad una discussione al fine di indicare come Regione Piemonte le iniziative che permettono di uscire da questa situazione di emergenza. A quattro mesi di distanza, da quando ci eravamo assunti questi impegni, non abbiamo ancora avuto la possibilità di confrontarci sulle linee che tutti avevamo concordato. Inoltre, nella riunione ultima di Commissione si era concordato di far svolgere i lavori consiliari nel seguente modo: al mattino la discussione generale, al pomeriggio l'approvazione del bilancio.
I Capigruppo evidentemente decidono. Non posso nascondere però la mia meraviglia sul fatto che, tenendosi il Consiglio il 23 aprile, non si riesca a procedere nel seguente modo: al mattino un confronto su come lavorare per uscire dall'emergenza in cui si trovano il Piemonte e le altre Regioni, nel pomeriggio approvazione del bilancio. Francamente non riesco a capire perché non si debba seguire questa strada.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Prima di esaminare la legge sulla cooperazione, chiedo la convocazione della Conferenza dei Capigruppo per stabilire il prosieguo dei lavori.



PRESIDENTE

Convoco la Conferenza dei Capigruppo e sospendo la seduta per alcuni minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 17.20 riprende alle ore 17.45)


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati - Cooperazione

Esame progetti di legge n. 72, 94, 126: "Interventi regionali straordinari per il consolidamento e lo sviluppo della cooperazione agricola di valorizzazione dei prodotti agricoli" (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta riprende.
I Capigruppo, visto che la riunione di questa sera ha visto un'ampia discussione rispetto al problema all'o.d.g., ritengono che la legge sulla cooperazione debba trovare un ampio spazio nelle prossime sedute che si terranno il 22 aprile, seduta statutaria, il 23 aprile, nella quale si discuterà il bilancio, il 29 e il 30 aprile nelle quali saranno discussi i problemi attinenti l'inquinamento e le acque.
Nelle sedute successive sarà data priorità alla legge sulla cooperazione.
La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Signori Consiglieri, avevo chiesto di esaminare la legge sullo sviluppo e il consolidamento della cooperazione, ma i lavori del Consiglio non l' hanno permesso.
Altri la pensano in modo diverso.
Chiedo che rimanga agli atti che l'Assessore aveva chiesto che la legge venisse esaminata. Eventuali ritardi saranno motivati dall'ordine dei lavori di questo Consiglio, ma non potranno venire addebitati all'Assessore.



PRESIDENTE

Ringraziamo l'Assessore Lombardi per la sua volontà di arrivare alla definizione della legge.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.00)



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