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Dettaglio seduta n.81 del 09/04/87 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


VIGLIONE ALDO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che i processi verbali delle adunanze del 23 settembre, 9 e 16 ottobre 1986 verranno posti in votazione nella prossima seduta.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Interrogazione n. 604 dei Consiglieri Adduci, Bresso e Ferro inerente l'inquinamento del fiume Stura - Stabilimento Interchim ex Ipca di Ciriè e interpellanza n. 608 del Consigliere Brizio inerente l'inceneritore Interchim ex Ipca di Ciriè


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo congiuntamente l'interrogazione n. 604 presentata dai Consiglieri Adduci, Bresso e Ferro e l'interpellanza n. 608 presentata dal Consigliere Brizio.
Risponde ad entrambe l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla tutela ambientale

L'Interchim è nata nel 1984 per la produzione di prodotti chimici e coloranti atossici per l'industria tessile, conciaria e cartaria e l'applicazione di tecnologie innovative nel settore del recupero di vettori energetici e di materie seconde da residui e reflui industriali.
Insediatasi negli impianti di industrie chimiche precedenti, tra cui la famigerata Ipca di cui ha assorbito i lavoratori, nella frazione Borche di Ciriè, ha ristrutturato gli impianti ed iniziato la produzione l'anno scorso di coloranti atossici. Vi è quindi una sostanziale diversità dalle lavorazioni delle industrie precedenti che si estende anche alle materie prime utilizzate.
Tutte le sostanze e i prodotti necessari per le sintesi chimiche non appartengono ai gruppi I e II di cui alle classificazioni delle circolari 46 del 1979 e 61 del 1981 del Ministero del Lavoro e non sono indicate nell'elenco di sostanze di uso industriale o processi produttivi cancerogeni aggiornato all' 11/6/1985 ed edito dalla Commissione consultiva tossicologica nazionale. Ogni colorante prodotto è accompagnato dalla relativa scheda di sicurezza indicante il relativo numero di color index che ne rileva sia la formula chimica e il campo di applicazione, che le specifiche avvertenze elementari per la sua manipolazione.
Come tipico di tutte le sintesi chimiche i prodotti vengono separati dai liquidi di reazione, lasciando delle acque madri che possono essere o recuperate (solventi o altri prodotti) o distrutte mediante via termica o sistemi analoghi o depurate mediante apposito impianto. Le lavorazioni effettuate prevedono, come peraltro accade in molte altre aziende, la possibilità, attraverso operazioni di recupero o riciclaggio, di utilizzare sottoprodotti e cascami industriali che divengono per l'azienda materie prime di processo. Tali recuperi vengono attuati secondo tecniche e metodologie di tecnologie innovative e sono previste nel rispetto delle normative vigenti.
Con riferimento alla normativa di cui al DPR n. 915/82 e legge n.
615/66, l'Interchim ha richiesto alla Regione Piemonte le dovute autorizzazioni. Con deliberazione n. 15 del 29/10/1985 la Giunta regionale autorizzava l'Interchim fino al 31/12/1986, autorizzazione poi rinnovata dalla Provincia di Torino che comprendeva: 1) trattamento di rifiuti per la produzione di coloranti organici e sintetici, pigmenti, materiali polimerici, solventi atossici ed inodori mastici, adesivi, sigillanti, insonorizzanti e materiale di base per la fabbricazione di linoleum e moquette 2) trattamento mediante incenerimento dei propri rifiuti speciali e tossici e nocivi provenienti esclusivamente dalle proprie lavorazioni effettuate presso lo stabilimento di Ciriè in frazione Borche 23.
Non si tratta di una autorizzazione data a cuor leggero: la deliberazione contiene ben 48 pagine di descrizioni e prescrizioni dei procedimenti da seguire. Conseguentemente il CRIAP nelle sedute del 18 19/6/1986 con 10 pagine di prescrizioni emetteva i pareri riguardanti l'inceneritore, pareri che il Sindaco di Ciriè notificava agli interessati in data 29/7/1986. Un incidente avvenuto il 7/7/1986 dava però inizio a un preoccupato movimento popolare, soprattutto tra gli abitanti della frazione Borche, cresciuta in questi anni attorno all'area industriale.
Di questo incidente richiamato in Consiglio regionale da una interrogazione firmata Adduci, Bresso, Ferro del 30/7/1986, veniva data notizia contrariamente a quanto asserito nell'interrogazione di Adduci, con risposta n. 822/1986 del 7/10/1986, nella quale si evidenziava che il Laboratorio di analisi pubblica dell'USSL 27 constatava che la perdita accidentale di colorante, finito nel torrente Stura di Lanzo, era costituito di sostanze coloranti atossiche. Si trattava cioè del colore blu usato per esempio dal Badedas che aveva dato per un giorno un colore azzurro alla Stura, ma senza danno alla flora e alla fauna. Questo certificava l'USSL. io lo do per buono anche con il sorriso di compatimento che posso avere. Ne era seguita la sostituzione di vecchi tubi dell'impianto di depurazione, danneggiati dal passaggio di alcuni pesanti automezzi.
Il timore della popolazione memore della triste esperienza dell'Ipca,riguarda però soprattutto l'inceneritore, stimato sovradimensionato, ed il timore che lo stesso venga destinato ad usi per conto terzi per eliminare i rifiuti urbani o speciali.
In risposta a questi timori si può osservare che l'autorizzazione regionale, e poi provinciale, è limitata esclusivamente ai rifiuti provenienti dalle lavorazioni proprie dello stabilimento e riguardo alle dimensioni l'Interchim assicura che l'impianto termico è dimensionato sulle ipotesi di sviluppo della produzione previste per il prossimo triennio.
La progettazione è stata eseguita da esperti ed il dimensionamento delle camere è conseguente si tempi di permanenza prescritti dalle delibere 27/7/1984 e del 20/11/1985 del Comitato Interministeriale di cui al DPR 915/1982 (tempo di permanenza nel post-combustore non inferiore a 2 secondi a l.200 gradi con eccesso di ossigeno minimo del 6%).
Gli interessati confermano altresì che sono state realizzate tutte le ulteriori prescrizioni imposte dal CRIAP di cui alla ordinanza sindacale inclusa la dotazione degli strumenti continui di analisi delle emissioni.
La realizzazione dell'impianto termico è finalizzata alle esigenze di fabbrica ed è quindi anche destinata alla produzione di vapore per uso tecnologico, e progettato per l'utilizzo di qualsiasi combustibile (carbone, oli densi e leggeri, ecc.) essendo dotato dei prescritti sistemi per la depurazione dei fumi. Detto impianto, che deve essere normalmente tenuto in funzione, in mancanza o carenza di reflui propri, viene alimentato con combustibili di mercato (gasolio, ecc.). L'impianto è strutturato per rispondere ai criteri sul risparmio energetico di cui alle disposizioni vigenti.
I giudizi sulla funzionalità di questo inceneritore sono comunque rinviati alle prove da effettuare con la messa in funzione dello stesso.
Questo inceneritore verrebbe comunque messo a disposizione dalla Interchim per la bonifica dell'ambiente, con particolare riguardo si materiali abbandonati nella fossa ex Ipca, di cui alle cronache giornalistiche, ed ai residui tossici rimasti dal fallimento dell'Ipca. Questi residui (in particolare tetrasolfuro di sodio, paratoluidina e acrilo-nitrile) stoccati all'interno dello stabilimento, con il passaggio di proprietà dello stabilimento dal fallimento ex Ipca all'Interchim dovevano essere distrutti dalla ditta aggiudicataria.
Una parte di questi è già stata smaltita in data 11 e 12 luglio 1985 in parte sono destinati quali materia seconda alla lavorazione ed in parte alla termodistruzione.
La vicenda della fossa ex Ipca di cui alle cronache e che ha portato ad una comunicazione giudiziaria all'attuale Sindaco di Ciriè si può così riassumere.
Gli scarichi dell'azienda avvengono utilizzando un sistema fognante interno che convoglia le acque di lavorazione ad un impianto di depurazione chimico-fisico, da cui le acque depurate vengono emesse a norma di legge mediante una canalizzazione interna.
All'uscita dello stabilimento e a valle del pozzetto finale di ispezione le acque così depurate vengono immesse in una canalizzazione di scarico al , torrente Stura a cui hanno accesso anche altre aziende che utilizzano una porzione degli ex stabilimenti Ipca ceduti agli stessi anteriormente all'insediamento dell'Interchim a Ciriè.
Esistono agli atti, presso gli Enti preposti, sia l'autorizzazione provinciale agli scarichi in data 10/10/1977 che le successive volture da parte della città di Ciriè da Ipca a Sico dell' 1/10/1982 e da Sico ad Interchim del 15/5/1985. Detta autorizzazione è stata revocata a seguito di ordinanza del Sindaco della Città di Ciriè n. 104 del 9/12/1986, facente seguito ad un sopralluogo dei tecnici dell'USSL n. 27 in cui si ipotizzava la possibilità di scarico di acque nel suolo e nel sottosuolo, in particolare relativamente ad una vasca di decantazione esterna al recinto dello stabilimento e ad un pozzetto interno. L'Interchim a questo proposito forniva al Sindaco di Ciriè perizia asseverata attestante la regolarità del sistema fognante sia interno che esterno.
A seguito di ulteriori sopralluoghi effettuati su richiesta Interchim in data 16/12/1986 e 22/12/1986, l'ipotesi di cui sopra si rivelava non vera talché l'USSL n. 27 provvedeva a comunicare in data 22/12/1986 e 9/l/1987 al Comune di Ciriè la regolarità del sistema di scarico. Questa vasca di decantazione esterna era stata utilizzata per parecchi decenni da parte di tutte le aziende operanti nel perimetro dello stabilimento ed era stata autorizzata insieme alla canalizzazione esterna dalla Provincia di Torino in data 10/10/1977.
L'Interchim aveva intanto provveduto ad escludere il transito delle acque in detta vasca mediante by-pass. Nella vasca sono contenute circa 1.000-1.200 tonnellate di materiale in corso di analisi presso il presidio di Grugliasco, probabilmente residui di lavorazioni delle aziende che hanno operato nel perimetro dello stabilimento Ipca anteriormente all'insediamento Interchim. Il Sindaco di Ciriè interveniva con ordinanza in data 28/1/1987 su richiesta del Prefetto e della Provincia di Torino ordinando alle ditte operanti in frazione Borche di smaltire i rifiuti della fossa. Contro detta ordinanza le ditte operanti in frazione Borche opponevano il ricorso che portava ai provvedimenti dell'autorità giudiziaria.
Nel frattempo, in data 12/1/1987, la ditta Interchim proponeva ricorso al TAR Piemonte per l'annullamento, previa sospensione del provvedimento del Sindaco n. 104 del 9/12/1986. Altro ricorso al TAR Piemonte in data 15/l/1987 veniva proposto dalla ditta Interchim avverso ad una sospensione sindacale di una serie di opere edilizie eseguite in presunta violazione delle vigenti leggi urbanistico-edilizie.
In attesa delle decisioni della Magistratura, quali iniziative sono possibili a questa Amministrazione? Ci troviamo di fronte al problema costituito da lavorazioni chimiche effettuate nella vicinanza di luoghi abitati. Questa situazione è dovuta a scelte urbanistiche risalenti a molti decenni fa e anche se, come in questo caso, i prodotti sono atossici non esiste mai la certezza assoluta della non pericolosità.
Ci sembra quindi necessaria una maggiore attenzione dei Comuni nella localizzazione delle industrie chimiche, partendo se del caso dallo strumento urbanistico. Bisogna inoltre tener conto che la stessa impostazione tecnologica dell'industria chimica sta cambiando.
La produzione viene effettuata con l'utilizzo sia di materie prime intermedie che di materie seconde ottenute da recupero. Il recupero di materie è insito nella logica di trasformazione propria dell'industria chimica che si trova quindi, per la natura dei propri impianti e per le peculiari infrastrutture, nella condizione di realizzazione di un utile ad altri settori produttivi tramite il riciclaggio e la conversione dei cascami, altrimenti destinati all'abbandono.
Altra attenzione va prestata ai pericoli veri o supposti della tempo distruzione. La paventata pericolosità dovuta a emissioni di diossina attraverso gli effluenti gassosi è valida se la temperatura di combustione si aggira intorno ai 300 gradi, ma le stesse a temperature superiori si decompongono e la loro concentrazione nelle ceneri volatili si riduce già di cento volte sopra ai 500 gradi. Ora l'impianto Interchim è predisposto per operare a temperature di oltre 1.200 gradi e quindi, come è ben risaputo per legge chimico-fisica, a queste temperature non solo si distruggono tutti i composti organici complessi (tra cui le diossine) trasformandosi in elementi naturali, ma nella combustione stessa non possono formarsi i composti complessi succitati.
A questo deve aggiungersi che l'impianto è dotato successivamente di ben quattro sistemi separati e sequenziali di lavaggio dei fumi, per cui le emissioni finali e la conseguente immissione in atmosfera degli effluenti gassosi, già alla bocca di uscita dal camino, punto di controllo dei gas non dovrebbe presentare alcun pericolo né effettivo, né potenziale, tanto meno quindi nelle aree circostanti l'azienda. Inoltre i parametri di lavoro devono essere registrati in continuo con obbligo di tenuta a disposizione degli Enti preposti della relativa documentazione.
Inoltre all'impianto è stato prescritto di dotarsi di dispositivi di controllo in continuo e di intervento in "tempo reale" che garantiscano il completo e immediato blocco dell'intero processo di combustione nel caso si verificasse qualsivoglia anomalia, e che permettano quindi l'attività dell'impianto in "sicurezza intrinseca". La condizione di un'efficiente conduzione dell'impianto può essere garantita solo con un continuo controllo al quale siano interessati gli Enti preposti: Comune, USSL e Provincia.
La Regione è comunque a disposizione con tutti i suoi uffici e pronta a seguire con attenzione ogni possibile soluzione della vertenza per la quale si sono già effettuati alcuni incontri con le parti interessate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Devo dare atto all'Assessore Maccari che la risposta alla nostra interrogazione, da un punto di vista formale e direi anche contenutistico di parte, è completa, complessa ed articolata. Prima vorrei chiarire Assessore Maccari, quanto da noi richiamato in questa interrogazione, in merito ai ritardi, al fatto cioè che lei non aveva ancora risposto all'interrogazione del 30 luglio.
In effetti oggi, e da lei, abbiamo appreso che l'USSL di Ciriè ha inviato i risultati delle analisi che noi non abbiamo mai ricevuto, avendo soltanto ricevuto la sua lettera del 4/9/1986 in cui ci comunicava di avere chiesto chiarimenti alla Provincia di Torino, al Comune di Ciriè e all'USSL competente, ma, ripeto, non abbiamo mai ricevuto le risultanze di questa sua richiesta. Ecco perché abbiamo evidenziato che lei non aveva ancora risposto. Comunque prendiamo atto del fatto che l'USSL ha poi inviato queste analisi.
Indubbiamente la situazione dell'Interchim è complessa, anche perch da un punto di vista anche emotivo, questa industria, come l'Assessore ha detto, si è collocata proprio sull'area dell'ex Ipca, fabbrica di cui tutti sanno qualcosa: produzione di coloranti all'anilina, con impiego di prodotti intermedi contenenti sostanze tossiche ed in particolare quelle famigerate amine aromatiche. Quel tipo di produzione ha portato, nel giro di alcuni decenni, a conseguenze gravissime, letali per moltissimi lavoratori che sono morti di cancro alla vescica, mentre altri hanno subito varie intossicazioni e l'impatto di quel tipo di intervento non è purtroppo ancora finito: continua a rimanere in atto.
Ci fu anche una vicenda giudiziaria che purtroppo fini con una lieve incriminazione a qualcuno dei responsabili; vi fu un qualche risarcimento alle famiglie delle vittime; vi furono numerose assoluzioni. Poi il Comune di Cirié dedicò una piazza alle vittime dell'Ipca davanti all'USSL n. 27.
L'Ipca fu intanto chiusa e gli abitanti tirarono un sospiro di sollievo. Si riteneva che il problema fosse così risolto. In effetti poi arriv l'Interchim la quale, devo dire con notevole intervento anche finanziario cercò subito di accreditare presso i cittadini un'immagine di industria ecologica. Ho visto pubblicità della Interchim persino su opuscoli della Lega per l'ambiente in cui c'era un bellissimo disegno: una rosa che nasceva da spine e questo riassumeva molto bene la situazione.
Tuttavia poi si verificarono alcuni incidenti che l'Assessore ha trattato e sui quali io non insisto. Però i fatti che si sono verificati al di là dei risultati delle analisi, hanno destato un certo allarme nella popolazione, tra la gente che vive proprio intorno a quella fabbrica. Il problema non è tanto o soltanto quello degli scarichi, il problema centrale è quello dell'inceneritore. All'Assessore chiedo copia della relazione perché vorrei leggerla con una certa attenzione, in quanto mi sembra veramente complessa. Ad un primo esame però emergono alcune contraddizioni molto evidenti: da un lato l'Assessore afferma - secondo me con eccessiva tranquillità, io spero che ne abbia la documentazione - che all'interno di quella fabbrica non si usano più sostanze nocive, si usano dei coloranti che però non hanno origine né danno luogo a sostanze nocive; ma nello stesso tempo e nello stesso momento dice che è stato autorizzato l'uso di un inceneritore, a quella ditta, per distruggere le sostanze nocive che produce la ditta stessa. Come si spiega questo fatto? Evidentemente delle due l'una: o non è vero che non si producono sostanze nocive oppure quell'inceneritore non aveva nessuna ragione di esistere, se non per incenerire sostanze innocue ed inerti, ma non mi pare che sia così. Questo mi fa pensare molto e credo che occorra indubbiamente un supplemento di indagine.
Altra grossa contraddizione. L'Assessore ha garantito che quel tipo di inceneritore, fatto in quel modo,non potrà mai dar luogo ad incidenti tutto avverrà secondo le regole classiche della natura.



MACCARI Eugenio, Assessore alla tutela ambientale

Consegnerò il testo scritto. Non riuscendo a pronunciare bene la lettera "erre", forse non sono capito bene.



ADDUCI Donato

No, ho capito benissimo. Lei, Assessore, ha detto che quell'inceneritore offre le massime garanzie e allo stesso tempo ha ritenuto opportuno e necessario precisare che sono stati imposti numerosi sistemi di controllo sull'inceneritore. Allora vuol dire che queste garanzie, come è noto e come è evidente dalle stesse imposizioni, non sono poi tanto eccellenti. Voglio dire: ci sono delle contraddizioni rilevanti.
Questo è il dato fondamentale e vorrei che su questo punto si riflettesse un attimo.
E' vero che in passato i Comuni hanno compiuto delle scelte urbanistiche sbagliate, sicuramente, quando si localizzava, sui piani regolatori, un'industria chimica vicino si centri abitati, però è anche vero che occorre, finalmente, prendere atto che questa situazione va cambiata. Il rischio in effetti è un'equazione che comporta due elementi: da un lato vi è la probabilità che l'incidente si produca e per quanto riguarda l'inceneritore, Assessore, "erre o non erre", lei non pu escludere questa probabilità come nessuno può escluderla; dall'altro quando l'incidente si è prodotto, occorre valutare quali danni sono stati causati. Su questi due elementi bisogna far presa.
Finora - e mi pare che lei continui a fare così - si è sempre proceduto ad esaminare un solo elemento: la probabilità dell'incidente, ma questo non basta. Anche perché, dopo quanto è successo, tutti gli sforzi tendono a diminuire statisticamente il verificarsi di questa probabilità: i fatti però, dimostrano che la probabilità stessa non sarà mai, per nessuna ragione, ridotta a zero, soprattutto dopo Chernobyl. Questo conferma, in modo ancora più lampante, che il passato non serve assolutamente a ridurre o a sopprimere i rischi perché il passato è fatto anche da Seveso, da Bhopal, dall'Ipca e da tanti altri incidenti più o meno gravi.
Mi vengono in mente quei vecchi generali, i quali scrivono le memorie delle loro battaglie. Ebbene queste memorie si riferiscono sempre alle battaglie passate, descritte nei minimi particolari, senza che questo abbia poi la minima influenza sul futuro. Evidentemente noi non possiamo continuare a ragionare in questo modo. Certo, si possono ridurre le probabilità di incidente, là dove esiste un rischio si può ridurre la probabilità di rischio, e così occorre agire là dove gli impianti chimici generalmente pericolosi, sono stati localizzati in modo sbagliato con scelte urbanistiche fatte nel passato, ma per il futuro questa logica va sicuramente cambiata. Bisogna che anche l'altro fattore venga evidenziato e cioè la gravità del danno che si produce una volta che l'incidente ha avuto luogo. In altri termini, occorre assumere come ipotesi che l'inceneritore della Interchim può causare un incidente. Questa ipotesi credo si debba assumere e se assumiamo questa ipotesi emerge evidente la necessità di stabilire chiaramente il limite del rischio industriale per arrivare finalmente, a vietare talune produzioni in talune zone sensibili, come ad esempio quella di cui ci stiamo occupando. Si tratta di un'area che ha una fortissima densità demografica, non solo, ma che avrebbe bisogno di ben altri interventi, data la situazione in cui si trova. Sappiamo tutti che spesso in queste zone si sfiora l'incidente gravissimo e che di conseguenza i danni per la popolazione saranno certamente rilevantissimi.
In sostanza vorrei che si incominciasse a capire che fattori, quali la densità abitativa elevata, l'assenza di ventilazione, l'impatto precedentemente creato da sostanze nocive, il convergere di moltissime altre circostanze climatiche o geografiche sfavorevoli, moltiplicano enormemente gli effetti di incidenti che in situazioni diverse forse sarebbero meno dirompenti. E' chiaro viceversa che se si installano delle industrie tossiche lungo i corsi d'acqua o in prossimità dei centri abitati o, peggio, all'interno dei centri abitati, come in questo caso, e si concede l'autorizzazione a bruciare rifiuti con tutte le conseguenze che questo può comportare alla popolazione che vive proprio a contatto con quell'inceneritore, partendo dalla immotivata convinzione che il rischio sia nullo, io credo, Assessore, che sbagliamo e sbagliamo di molto. E' chiaro infatti che il rischio di un incidente anche grave esiste; nessuno può escluderlo. Quindi io la inviterei a cominciare a pensare seriamente alla necessità di stabilire un rapporto tra un determinato ambiente ed un determinato insediamento produttivo, anche da parte sua Assessore, da parte di questa Giunta che mi pare non si ponga minimamente nell'ottica di ipotizzare, dico soltanto ipotizzare, attività antropiche compatibili con uno sviluppo equilibrato che abbia al primo posto nella scala dei valori non il profitto delle imprese, anche se forniscono delle indicazioni come quelle che lei ci ha dato molto utili e dettagliate, ma il rispetto della vita umana e la ricerca di una migliore qualità della vita.
Anche voi dovreste ormai prendere coscienza del fatto che, ad esempio vi sono zone alluvionali che contengono falde freatiche, come vi sono zone molto sensibili dove sarebbe necessario arrivare, finalmente, a vietare l'uso di prodotti pericolosi e l'installazione di inceneritori, visto che di quello parliamo.
Dovrebbe essere evidente che negli agglomerati urbani, o in prossimità di essi, non dovrebbe essere consentito l'immagazzinamento n l'incenerimento di sostanze altamente tossiche e che li si possano incenerire sostanze tossiche - lei lo ha detto, lo ha ammesso - mentre proprio in quella zona ciò dovrebbe essere vietato.
Ogni attività industriale è stata considerata, al momento del suo insediamento, non pericolosa - mi pare che stia accadendo anche adesso in base al ragionamento dell'Assessore - e comunque questo inceneritore viene considerato in grado di garantire la massima sicurezza. Tutto quello che è successo però ha smentito queste teorie. E' ora d'imparare la lezione dei fatti per elaborare teorie un po' diverse da quelle acriticamente accettate finora e di guidare processi in modo da rispondere alle aspettative, ai bisogni ed alle legittime preoccupazioni dei cittadini.
Quindi la invito a fare tutto il possibile affinché quell'inceneritore se proprio dovrà essere installato, sia installato in una zona diversa, non a contatto con i cittadini. Assessore, lei sa, e se non lo sa glielo dico io, che li vi sono moltissime abitazioni, vi è l'ospedale, vi sono le scuole, tutto gravita intorno a quell'area: chiedo, quindi, che venga compiuta un'azione diretta a far si che l'inceneritore non entri in funzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Ringrazio l'Assessore per la risposta molto articolata e puntuale della quale chiedo una copia, come ha fatto il collega Adduci, per poterla esaminare con attenzione ed eventualmente ritornare sull'argomento in altra occasione anche in forma scritta.
Il problema è molto grave. Tralascio la parte relativa agli scarichi che è una questione contingente e che non vedo collegata con l'altra sotto il profilo degli avvenimenti se non da elementi del tutto casuali.
Vengo al problema centrale che è quello dell'eliminazione dei rifiuti industriali e dell'attività dell'istituendo inceneritore. Esiste l'autorizzazione regionale dell'ottobre 1985, autorizzazione giuridicamente perfetta ma che - questo è l'unico appunto che faccio - sotto il profilo politico - amministrativo è un errore. L'aver concesso l'autorizzazione in un'area come quella in discussione, senza aver sentito il Comune interessato, è il nocciolo del problema, perché si è andati avanti con un'autorizzazione che costituisce nella sostanza un precedente. Certamente l'inceneritore avrà i visti del CRIAP, nessuno contesta la validità tecnica dell'inceneritore. La preoccupazione è data da due ragioni: la materia che viene incenerita e la localizzazione dell'inceneritore.
Siamo comunque in una zona A), una zona ad alto rischio per quanto riguarda l'inquinamento. E' una zona abitata, in linea d'aria è a un chilometro dalle scuole e dall'ospedale civile di Ciriè. Quindi il pericolo non è solo per la popolazione della frazione Borche, che immediatamente si è mossa, ma la preoccupazione è di carattere zonale.
Credo comunque che il consenso delle amministrazioni locali debba essere ricercato nello spirito se non nella forma del decreto De Lorenzo che è stato trasformato proprio in questi giorni in legge. E' vero,il decreto De Lorenzo stabilisce norme diverse per gli impianti in funzione e per gli impianti già autorizzati. Comunque per i nuovi impianti prevede il parere dei Comuni attraverso una commissione territoriale che valuti anche l'impatto sul territorio. Non dico che siano elementi dirimenti, ma indicano che questo problema non può passare completamente sulla testa della popolazione e delle amministrazioni locali.
Apprezzo la parte finale dell'intervento dell'Assessore che dice di essersi già attivato per approfondire la questione con gli amministratori locali, anche perché sotto il profilo urbanistico si sta andando verso una causa che non so come finirà. Il Comune dice che 11 può operare un'azienda ma questa azienda si conferma? E' un'azienda chimica che cambia completamente la lavorazione, quindi sotto il profilo amministrativo è uno scontro senza fine.
La parte finale della mia interpellanza chiede di verificare a fondo il problema, anche sentendo i rappresentanti della popolazione, cioè il Comune, per stabilire una eventuale diversa localizzazione dell'inceneritore in una zona non vicina alle abitazioni. Questa, secondo il mio parere, sarebbe la soluzione migliore.
Se questo non è possibile, perché già sono state avviate delle spese deve essere però rivista radicalmente l'autorizzazione in modo da dare la garanzia della sicurezza, senza la quale anche la Regione si assume delle grosse responsabilità. La mia richiesta in particolare è di portare avanti un intervento regionale che esamini a fondo la situazione per trovare una soluzione che abbia consenso e che soprattutto crei quel clima di tranquillità e di sicurezza senza il quale ci si assumerebbe delle gravi responsabilità.


Argomento: Trasporti su ferro - Viabilità

Interpellanza n. 663 dei Consiglieri Bontempi, Calligaro, Guasso e Rivalta inerente il collegamento Torino-Milano


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interpellanza n. 663 presentata dai Consiglieri Calligaro, Bontempi, Guasso e Rivalta.
La parola al Consigliere Rivalta per l'illustrazione.



RIVALTA Luigi

Richiamo alcuni aspetti sostanziali dell'interpellanza che, se pur già in essa sono espressi con sufficiente chiarezza, ritengo di dover qui puntualizzare.
L'interpellanza prende origine da notizie giornalistiche secondo le quali la Società Autostrada Torino-Milano avrebbe proposto un progetto di collegamento ferroviario ad alta velocità Torino-Milano integrato all'autostrada. Dico subito che gli interpellanti non sono assolutamente contrari ad un ammodernamento delle nostre ferrovie che introduca l'alta velocità. Quello che ci ha indotti a promuovere questa interpellanza è altro. Il fatto che proposte di opere pubbliche di grande incidenza infrastrutturale e organizzativa della mobilità sul territorio sono già state nel recente passato proposte da questa stessa Società Autostrada Torino-Milano. Mi riferisco al prolungamento dell'autostrada Torino-Milano all'interno della città di Torino, di cui abbiamo parlato in questo Consiglio su sollecitazione di una nostra interpellanza, al potenziamento della stessa autostrada, alla bretella di collegamento autostradale con la Malpensa e ad altre opere. La questione che ci preoccupa è che queste proposte sono relative ad interventi infrastrutturali non previsti nei piani formulati dagli enti pubblici interessati, nazionali o regionali, e nemmeno sono presi in considerazione dai piani locali. Non sono parte di indicazioni di piano o di programmi e comunque quando qualcuna lo è, come è il caso per esempio della linea veloce Torino-Milano, presa in considerazione dalle F.S., lo è in termini diversi. Le proposte che fa la Società autostradale o non sono parte dei programmi o li deformano (verr dopo su questa diversità che è quella che nel merito ci preoccupa).
Tutti questi progetti vengono presentati con clamore, attraverso i mass media, creando in qualche caso delle giuste aspettative di ammodernamento più spesso delle pure suggestioni di modernità che nascondono sostanziali insufficienze qualitative. Uno di questi casi è quello della penetrazione autostradale in Torino che abbiamo discusso, in modo insoddisfacente, in questa sede.
Di questi progetti si sa attraverso i mass media. Una di queste notizie giornalistiche, riguardante la linea veloce ferroviaria lungo l'autostrada è apparsa il 23 gennaio su "La Repubblica"; il progetto è stato presentato ai Sindaci delle due città capolinea. In questo modo si ha la sensazione che si voglia fare pressione sugli enti pubblici che hanno competenza di decidere le scelte infrastrutturali e di organizzazione del territorio e che possono disporre di finanziamenti. Questi Enti pubblici in realtà non hanno affrontato e non affrontano il problema all'interno delle assemblee elettive. In queste sedi, di queste questioni non si discute; si ha l'impressione che, con la loro inerzia, gli enti pubblici avallino in sostanza una linea che è predisposta dalle società private.
La nostra prima domanda dell'interpellanza potrebbe essere persino retorica, senonché esprime la nostra preoccupazione che scelte di questo tipo propugnate da operatori privati, che non sono discusse nelle assemblee elettive, che non sono parte dei programmi e delle indicazioni di piani possono essere effettuate attraverso linee puramente amministrative. Mi collego qui al fatto che un meccanismo amministrativo finanziario che pu portare davvero al finanziamento dell'intervento è stato messo in atto. Mi riferisco, per esempio, al fatto che la legge 531 del 1982 all'art. 31 consente alle società autostradali che impegnino il 30% dei finanziamenti di avere il restante 70% dallo Stato per opere di completamento ampliamento del sistema autostradale. E' con riferimento alle possibilità di ricorso a questa legge che la Società Autostrada Torino-Milano ha fatto le sue proposte. La stessa legge istitutiva delle Ferrovie dello Stato consente, a questo Ente, io credo giustamente, la costituzione di società miste con integrazione di capitale pubblico e privato. Queste disposizioni legislative, che consentono il finanziamento dell'opera, dovrebbero per essere attivate solo in base ad una grande capacità propositiva dell'Ente pubblico. Il richiamo dell'operatore privato dovrebbe avvenire a seguito di questa capacità propositiva: l'aggregazione dell'operatore privato ad operazioni pubbliche dovrebbe realizzarsi a partire da programmi decisi dall'operatore pubblico. Qui, invece, si sta sovvertendo nettamente il rapporto: siamo in presenza dell'immobilismo dell'operatore pubblico e di una vivacità propositiva dell'operatore privato. In questo modo l'operatore pubblico si pone in una situazione di sudditanza rispetto all'operatore privato, il quale senza una visione generale dei problemi cerca attraverso vari mezzi, tra cui l'uso dei mass media, di far passare le proprie linee.
Linee che sono giustificate e sostanziate da una logica imprenditoriale aziendale, ma che non vengono valutate in un quadro più complessivo dei problemi che invece un ente pubblico deve tenere presente.
Ho qui davanti due degli articoli che a suo tempo avevo ritagliato: uno da "La Repubblica" del 23 gennaio, l'altro da "Il Sole 24 Ore" del 23 febbraio. Si dice in maniera del tutto chiara e netta (anche se si tratta pur sempre di una notizia giornalistica che ai fondamenti oggettivi pu sovrapporre interpretazioni soggettive del giornalista) che le quotazioni del titolo della Società Autostrada la settimana prima quotato 11.700 lire il giorno 22 gennaio era già salito a 12.800 lire e si sottolinea che c'è quanto basta per avere la conferma che qualcosa si sta muovendo intorno al titolo dell'autostrada Torino-Milano; poi si procede dando informazioni sui passaggi azionari (io avevo chiesto a suo tempo, in relazione all'ipotesi di sopravvia interna a Torino, all'Assessore Cerutti di avere la cortesia di informarci anche sulla natura della società degli interlocutori cioè dai quali provengono le proposte). Non sto a leggerveli; sarebbe comunque interessante vedere gli atti societari. C'è ad esempio l'indicazione di un passaggio del pacchetto azionario dalla FIAT a un'impresa di costruzione si dice, di Tortona di proprietà di Marcellino Gavie; poi un successivo passaggio o, pare di capire da "Il Sole 24 Ore", una sorta di integrazione ha introdotto un altro impresario, milanese, Ligresti. Si delinea un quadro per cui questa società autostradale è gestita da costruttori edili. Essi sono mossi dall'interesse per le opere pubbliche che le leggi nazionali e i finanziamenti nazionali, compresi quelli stanziati dalla Finanziaria'87 palesano come possibili. Operano per una rivalutazione finanziaria della loro società: mi sembra sia in atto un gioco di rivalutazione basato anche sul clamore e sulla suggestione che vengono creati in merito alle potenzialità future della società, basate sul fatto che la nuova legislazione sulle opere pubbliche consente di affidare l'esecuzione delle opere attraverso l'istituto della concessione; i lavori possono essere controllati direttamente dagli imprenditori che detengono la società, la quale a sua volta riceve i finanziamenti statali.
Mi sembra quindi che, sotto questo profilo, si delinei un intreccio che, se non ho motivo di rilevare come illegittimo, comunque lega interessi imprenditoriali con la possibilità di utilizzare legislazione e finanziamenti pubblici. Tutto ciò determina una grande dinamicità degli imprenditori interessati rispetto alla quale l'ente pubblico rimane passivo e non approntando i propri strumenti di programmazione, anche succube.
Ultima considerazione, che del resto è già nell'interpellanza: noi non siamo contrari alla linea ad alta velocità Torino-Milano; essa peraltro fa parte del programma delle F.S. Mi sembra positivo e qualificato realizzare un sistema portante nella nostra penisola di treni ad alta velocità. Metto in evidenza però che mentre il programma delle ferrovie dello Stato parla di un sistema ad alta velocità da realizzarsi sulla rete ferroviaria nazionale (senza separazione dal resto delle funzioni ferroviarie, anzi,il sistema di alta velocità è considerato il cavallo trainante di un'operazione complessiva di qualificazione del sistema ferroviario: un sistema ferroviario ad alta velocità tipo quello della direttissima Firenze Roma dove viaggiano a un livello funzionale più alto anche altri treni non ad alta velocità, tra cui anche i treni merci), questa proposta tende a separare il sistema ferroviario più diffuso e capillare da quello ad alta velocità. Nell'interpellanza noi abbiamo posto il problema della compatibilità di questa duplicità di sistema dal punto di vista finanziario, intanto: il sistema ad alta velocità non deve togliere finanziamenti alla qualificazione del sistema complessivo. Qui, in Piemonte, stiamo discutendo sulla coda dei problemi delle ferrovie: i rami secchi; oltre a difendere i "rami secchi", proprio in merito alla Torino Milano poniamo il problema del potenziamento della linea a servizio di Vercelli, Novara e dei centri intermedi e contemporaneamente poniamo il problema del potenziamento della linea padana (attraverso Casale-Pavia).
Questi sono i progetti previsti nei programmi e nei piani delle ferrovie e in quelli regionali, mentre quell'altro dell'integrazione ferrovia autostrada no. Quindi tra le due ipotesi c'è un problema di compatibilità e di concorrenza finanziaria e un'alternativa di politiche infrastrutturali ben diversamente incidenti sull'organizzazione del territorio. Voglio mettere in evidenza che la qualificazione del sistema ferroviario nel suo complesso (cioè un unico sistema con integrata l'alta velocità, per cui gli investimenti per l'alta velocità qualificano il sistema complessivo) è una politica orientata alla diffusione dello sviluppo, mentre uno ad alta velocità,separato dalla rete ferroviaria, tende invece al potenziamento di alcuni poli e tralascia le potenzialità di sviluppo di altre zone del territorio.
Tutte queste questioni ci lasciano preoccupati e inaccettabile è il fatto che di questi problemi, che hanno una tale incidenza, non si parla nelle assemblee elettive. Si sta in un atteggiamento di attesa, un atteggiamento che ritengo succube; d'altra parte se ci fosse l'intenzione di sostenere proposte concorrenti, contrapposte a quelle private verrebbero certamente portate alla discussione. Noi diciamo che è necessario che la discussione comunque avvenga. Un atteggiamento passivo come quello che voi tenete non fa altro che ridurre ancora il ruolo delle istituzioni togliendo all'Ente Regione e agli Enti di Stato quel ruolo programmatorio che gli sono propri, per ridurli invece al semplice ruolo di sportello pagatore verso chi fornisce le idee e che, ottenendo anche i finanziamenti pubblici, realizza anche le opere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Non nascondo che mi hanno sorpreso la richiesta che viene fatta nella interpellanza e le preoccupazioni, come le ha chiamate il collega Rivalta ivi contenute; sorpreso perché l'interpellanza è stata formulata il 9 febbraio ed è arrivata il giorno 12, mentre il giorno 10 il PCI teneva a Torino una importante conferenza proprio su questo argomento, infatti uno dei relatori di massimo spicco era il dottor Vito Bonsignore, il quale ha svolto una relazione dettagliata sull'alta velocità. Il dibattito si è svolto su una relazione del Senatore Libertini, responsabile della Commissione trasporti e infrastrutture del Partito comunista. L' ho letta attentamente e ho notato che c'è qualche diversità fra le preoccupazioni che il Gruppo comunista esprime in quest'aula e alcune considerazioni che Libertini portava a sostegno di questo progetto. Cita il pool costituito dalla Società Autostrada Torino-Milano in collaborazione con l'Alitalia e la Fiat Engeneering che ha steso in embrione questo progetto di massima, le cui caratteristiche sono note agli esperti e che io richiamerò qui per sommi capi.
A conclusione dell'interpellanza i colleghi chiedono di sapere se la Giunta non ritiene che l'Amministrazione pubblica, abbandonando un rigoroso e trasparente metodo programmatorio e ponendosi a rimorchio delle proposte imprenditoriali, non finisca per favorire il gioco di interessi che secondo le stesse fonti giornalistiche si stanno sviluppando a livello societario.
E' mio dovere in qualità di Assessore ai trasporti assicurare il Consiglio e gli interpellanti su alcuni dati che sono fondamentali. In primo luogo, la battaglia che l'Assessorato ha condotto nell'ambito e nella definizione del Piano generale dei trasporti. Voglio ricordare che nella prima stesura il corridoio ovest-est Torino, Milano, Venezia, Trieste non era considerato come direttrice di importanza paragonabile alla dorsale Milano, Bologna, Firenze, Roma, Napoli. Dopo la nostra battaglia nella stesura definitiva questo corridoio è considerato alla stessa stregua.
E' indubbio che ponendoci allo stesso livello del corridoio della dorsale Milano, Roma, Napoli diventava altrettanto importante ed essenziale la richiesta che da parte della Giunta attraverso il sottoscritto veniva fatta affinché l'alta velocità prevista dalla legge finanziaria e dai piani delle Ferrovie dello Stato non fosse limitata esclusivamente alla Milano Roma, Napoli, ma fosse estesa anche sulla dorsale Torino, Milano, Venezia.
Questi sono i dati di fondo che fanno parte delle scelte definitive del Piano generale dei trasporti e dei fondi che la legge finanziaria dello Stato mette a disposizione per la realizzazione del progetto di alta velocità.
Gli incontri con l'Ente Ferrovie, il Consiglio di amministrazione e il suo Presidente, avevano lo scopo di capire come il nuovo Ente intende realizzare e gestire l'alta velocità. Dalle prime indiscrezioni trapelate si è capito che non ci si limita al discorso Milano-Torino. La scelta di fondo che il Consiglio di amministrazione stava prendendo o voleva prendere (non conosco gli ultimi sviluppi) era quello di costituire a lato dell'Ente Ferrovie una società, pubblica o privata o mista per realizzare esclusivamente l'alta velocità.
Nell'unico incontro che abbiamo avuto con Ligato abbiamo sottolineato due aspetti fondamentali. Innanzitutto che il Piemonte non venga isolato dal contesto dell'alta velocità che interessa Torino e Milano; in secondo luogo, che il discorso dell'alta velocità, inteso come raccordo fra Torino e Milano, non venga considerato positivamente da parte della Regione Piemonte, perché veniva riproposto su una struttura quanto mai importante il discorso del MI-TO al di sopra del territorio intermedio, senza quella disponibilità e quell'obiettivo di fondo del riequilibrio territoriale che è una delle direzioni sulle quali si è sempre mossa la programmazione regionale e che l'ultima bozza di piano di sviluppo riproduce.
Se da un lato la realizzazione o la costituzione di una società per azioni che possa realizzare in termini più pratici e immediati l'alta velocità poteva essere da parte nostra accettato, c'era il rovescio della medaglia, la preoccupazione cioè che l'alta velocità potesse costituire qualcosa a sé stante rispetto al discorso delle Ferrovie dello Stato. E' una preoccupazione che ha sottolineato il Consigliere Rivalta e che è contenuta in uno dei punti dell'interpellanza. Se ci poniamo nell'ottica dell'alta velocità al di fuori del discorso della rete ferroviaria esclusivamente per far scorrere i treni veloci di collegamento, siano essi quelli della Torino-Milano, Roma-Napoli, lasciando l'infrastruttura ferroviaria nelle condizioni attuali, troverebbe l'opposizione ferma qui e in Parlamento perché non ritengo che si possano spendere più 4.000 miliardi per realizzare un intervento volto solamente a far scorrere treni velocemente.
Inoltre sarebbe difficile poter gestire in termini di assoluta integrazione qualcosa che non è delle Ferrovie dello Stato e che fa parte di un'altra società, a meno che venga fatta una convenzione ad hoc per una gestione di questo genere.
Non possiamo criticare le scelte o le indicazioni che sono venute dall'iniziativa privata nel senso che i privati o le società oltretutto altamente specializzate per la progettazione, in un regime come il nostro possono tranquillamente inventare qualsiasi soluzione. Ho avuto modo di leggere un testo di colore rosso con alcune indicazioni e alcuni prospetti di soluzione. Innanzitutto vengono presentati a spanne, cioè una riga tirata fra Milano e Torino con una specie di deviazione sulla Malpensa e dove si dice: "Di fronte al miglioramento del sistema autostradale Torino Milano, dal momento che facciamo questo lavoro, poniamo a fianco l'alta velocità". In Germania è stato fatto questo esperimento, ma non mi sembra che i vantaggi siano di grande utilità.
Ribadisco in quest'aula, rispondendo ai colleghi che hanno predisposto questa interpellanza, che nel Piano regionale dei trasporti, che è in fase di aggiornamento, l'alta velocità trova la sua giusta collocazione, per con alcune precisazioni.
L' alta velocità se viene realizzata deve scorrere il più possibile o in termini integrati con la rete ferroviaria esistente. Il quadruplicamento comunque fino a Chivasso è uno degli obiettivi fondamentali se vogliamo evitare compromissioni e penalizzazioni delle relazioni minori del territorio sulla linea fondamentale della Torino - Milano. Fino a Chivasso significa consentire oltretutto la realizzazione della strategia di fondo che ci siamo posti, quella di un sistema integrato del trasporto metropolitano con l'inserimento delle due linee in concessione, sperando che vengano definite con legge dello Stato, la Canavesana e la Torino Ceres.
Per quanto riguarda il tratto successivo da Chivasso a Milano riconoscendo che esistono compromissioni del territorio che possono anche determinare delle difficoltà per la realizzazione in asse di questo quadruplicamento, si possono studiare soluzioni di carattere tecnico operativo che però non possono essere improvvisate come uno scoop pubblicitario per fare notizia sui giornali; tanto meno, ritengo, per potersi accaparrare i 1.500-2.000 miliardi che la legge finanziaria '87 mette a disposizione.
Nel ribadire queste ferme indicazioni dico si colleghi del Gruppo comunista firmatari dell'interpellanza: che la Regione continua con assoluta trasparenza la programmazione che da anni ha attivato con il Piano regionale dei trasporti, che trova aggiornamento quest'anno nella predisposizione del nuovo Piano che fa riferimento al Piano generale dei trasporti nel quale questo asse ha ottenuto il riconoscimento, il che significa trasporto merci passeggeri e in particolare il mantenimento di una serie di rami secchi o linee minori fondamentali per il trasporto di persone e la possibilità di realizzare, come per esempio sulla Firenze-Roma, l'alta velocità. Ritengo si tratti di un aggiornamento necessario per l'Ente Ferrovie dello Stato per poter mantenere una concorrenza ed una presenza sul mercato di alta qualità.
Mi lasciano indifferente i libri, gli studi, le proposte, anche se leggendoli e studiandoli ciascuno di noi fa delle riflessioni e assume delle valutazioni, però quelle proposte devono essere calate nella realtà e la Regione come penso le Città di Torino e di Milano vogliono comunque esaminare sul proprio territorio, sulle realtà che loro competono quale potrà essere la scelta di fondo.
Noi finora non abbiamo un interlocutore, lo dico con serenità e lo ripeterò quando parlerò di ferrovie in concessione. Il nuovo Ente ferroviario dello Stato è ancora in sede di assestamento generale per cui è difficile avere un dialogo ed un riscontro diretto. Sembra che da una parte ci sia una programmazione fatta dal Ministero e dall'altra una specie di gestione delle Ferrovie da parte dell'Ente preposto.
Mi auguro che le difficoltà di dialogo vengano superate per poter capire come nella realtà le Ferrovie dello Stato vorranno muoversi. Non ci soddisfa l'ipotesi che le Ferrovie dello Stato vogliano entrare nella Società Torino-Milano per realizzare l'alta velocità. Gradiremmo che il Consiglio di amministrazione, che è espressione delle rappresentanze politiche del Parlamento, voglia perlomeno chiedere agli enti territoriali Regione, Città di Torino e di Milano, cosa ne pensano per evitare che le Ferrovie entrino in una società autostradale per poi non realizzare la ferrovia perché il progetto incontrerebbe sicuramente delle difficoltà e le Ferrovie dello Stato anziché dedicarsi ai problemi di competenza si mettano a gestire le autostrade, magari dando un contributo al sistema viario anziché a quello ferroviario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

La risposta dell'Assessore Cerutti di fatto mette in evidenza che è stata opportuna e necessaria la presentazione della nostra interpellanza.
Altrimenti, infatti, non avremmo parlato in Consiglio regionale di un intervento di tanta rilevanza. Tuttavia ritengo che il modo con cui affrontiamo questo problema non sia ancora soddisfacente. Un momento importante sarà certo l'esame del Piano dei trasporti, quando esso verrà presentato. Credo però che sarà necessario anticipare quel momento perch su un aspetto chiave della politica dei trasporti nella nostra Regione come quello oggetto della nostra interpellanza, sia esso di competenza regionale o di competenza di enti Statali, la Regione si esprima tempestivamente onde evitare equivoci, onde non apparire passiva di fronte a giochi di prevaricazione, secondo noi. Non ci sarà nulla di illegittimo, ma certo la proposta assume il senso di una prevaricazione rispetto agli enti pubblici e, in qualche misura, anche di un'azione strumentale dettata da ragioni finanziarie e di immagine della società proponente. L'Assessore Cerutti ha fatto riferimento a un'iniziativa presa dal Partito comunista su questo problema. Ebbene, si è ritenuto di provocare qualche chiarimento su questa azione che la società sta svolgendo su problemi di competenza degli enti dello Stato.
Quello che noi abbiamo chiesto con l'interpellanza è che anche l'ente pubblico esprima con chiarezza le proprie posizioni e non stia in silenzio.
Mi conforta la posizione che Cerutti ha qui espresso, anche lui come noi come il mio Partito ha espresso in quello stesso convegno; è per l'ipotesi indicata dal programma delle ferrovie, quella cioè di integrazione della linea ad alta velocità con la rete ferroviaria esistente, sulla quale possano sviluppare velocità elevate i treni a ciò specializzati, ma sulla quale possono circolare a livelli più elevati di funzionamento tutti gli altri treni passeggeri e merci. Consideriamo, per esempio, che se l'alta velocità tra Torino e Milano è realizzata sul sistema ferroviario esistente, dei benefici ottenuti con l'inserimento delle tecnologie necessarie si avvantaggeranno anche i treni ordinari i quali marceranno più veloci e non salteranno Vercelli e Novara e altri centri intermedi. Sotto questo profilo non si isoleranno centri importanti della nostra Regione dalle linee di sviluppo interregionali; non solo, ma nella misura in cui i centri intermedi di questa linea, come Vercelli e Novara, godranno di benefici degli investimenti per il miglioramento qualitativo trainato dall'alta velocità, sarà l'intero sistema ferroviario collaterale che fa a capo a Vercelli e Novara che potrà goderne. In sostanza si genererà un beneficio che potrà diffondersi sull'intera Regione. Per questo ci conforta la posizione di Cerutti. La nostra interpellanza, per l'appunto, voleva intanto far esprimere dalla Giunta regionale nel Consiglio regionale un primo atteggiamento. Non lo considero però sufficiente; è necessario che l'atteggiamento della Regione si faccia incisivo, si faccia sentire, che non stia ad aspettare che l'Ente di Stato ci chiami per un parere. Si deve svolgere un'azione propositiva per evitare di incorrere in una situazione del tipo di quella che stiamo subendo per i rami secchi, dove inerzia e travisamenti dell' Ente di Stato ci stanno mettendo in difficoltà. Rispetto a questa situazione occorre reagire con tempestività, come abbiamo detto in Commissione: per questo oggi discuteremo un ordine del giorno.
Ritornando alla proposta di linea veloce integrata all'autostrada voglio dire all'Assessore Cerutti che considero corretto il suo atteggiamento perché il progetto è da lui giudicato in relazione a programmi più generali, più complessivi e sotto questo profilo è stato da lui messo in discussione; lo ha definito un progetto inventato. Se anche non fosse del tutto inventato va riconosciuto che certamente è in una fase di prima elaborazione; dovrebbe pertanto essere presentato con maggiore cautela, con minor magniloquenza. Penso che analogo atteggiamento dovrebbe essere tenuto nei confronti del prolungamento dell'autostrada nella zona urbana; atteggiamento che invece da questa Giunta non è stato tenuto. Le ragioni di cautela le ho già espresse in questa sede: l'autostrada non fornisce un apporto qualificante al tessuto urbano torinese; ma a queste ragioni vanno aggiunte altre che hanno relazione al tema che discutiamo oggi: se si vuole migliorare l'intero sistema ferroviario e integrare a questo sistema linee ad alta velocità, allora dobbiamo sapere che il sedime dell'attuale sistema ferroviario va fortemente difeso. L'autostrada urbana che dal casello della Torino-Milano tende a penetrare in Torino incidendo sulla ferrovia, se realizzata, verrà a costituire un impedimento alla realizzazione di un sistema ad alta velocità che raggiunga le stazioni centrali della città. Non a caso in questo progetto che l'Assessore Cerutti definiva inventato, si attesta per Milano a Rho e per Torino a Stura. Se così rimanesse, il tempo che con l'alta velocità si guadagna tra Rho e Stura poi lo si perderebbe quasi del tutto nell'entrare nella città....



(Interruzione dell'Assessore Cerutti)



RIVALTA Luigi

Ma se tu vuoi far viaggiare i treni ad alta velocità sull'attuale rete non basterà il quadruplicamento; bisognerà garantire che la rete assorba le esigenze ulteriori e nuove dei treni ad alta velocità. Temo che in una fascia ferroviaria congestionata come quella di Torino, dall'autostrada Torino-Milano alle stazioni interne alla città, la costruzione di questa barbara, secondo me, opera pubblica che è l'autostrada urbana ' porterà delle complicazioni non previste: non abbiamo esperienza di alta velocità nel nostro Paese, anzi, abbiamo esperienza purtroppo solo di bassa velocità Credo che quando riusciremo (se davvero riusciremo, mi auguro a tempi brevi) a far viaggiare dei treni ad alta velocità troveremo complicazioni organizzative, per cui gli spazi di un sistema ferroviario all'interno della città - dove all'alta velocità si assommeranno i treni a velocità ordinaria, i treni pendolari, le linee metropolitane - risulteranno insufficienti. Le esigenze organizzative che si determineranno troveranno difficoltà di soluzioni dalla complessificazione del sistema e dalla limitazione di spazio che l'inserimento di un'autostrada urbana sulla ferrovia ulteriormente aggraverà. Auspico quindi che alla luce delle cose che ha detto oggi l'Assessore Cerutti, lo stesso Assessore e la Giunta rivedano anche il giudizio sull'autostrada urbana.


Argomento: Assistenza farmaceutica (organizzazione, servizi ecc.

Interrogazione n. 717 del Consigliere Valeri inerente il reperimento del vaccino contro il virus dell'epatite tipo "B"


PRESIDENTE

Esaminiamo infine l'interrogazione n. 717 presentata dal Consigliere Valeri.
Risponde l'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Rispondendo all'interrogazione del Consigliere Valeri per quanto concerne la vendita di vaccino antiepatite B nelle farmacie posso dire quanto segue.
Con circolare - direttiva n. 6745/2/135 del 14/7/1986 l'Assessorato alla sanità ha fornito ai presidenti, si coordinatori dei Comitati locali del piano di vaccinazione antiepatite B e ai responsabili dei Servizi di Igiene Pubblica delle UU.SS.SS.LL. della Regione Piemonte le istruzioni relative alla possibilità di acquisto del vaccino in parola, per le categorie non comprese nel piano regionale presso le farmacie.
Contemporaneamente l'apposito Servizio ha concordato con le ditte produttrici - venditrici la costituzione di un deposito del vaccino stesso presso i centri di distribuzione dei medicinali Ovviamente, per poter tenere sotto controllo l'andamento della vaccinazione extra piano, si è stabilito che la vendita da parte delle farmacie avvenisse dietro presentazione di ricetta del medico di base vistata dal coordinatore locale del piano regionale o ricetta medica di quest'ultimo.
Da un accertamento eseguito telefonicamente risulta che il vaccino Merck Sharp e Dhome si trova nei seguenti depositi: 1) Farpiem, via Egeo n. 18, Torino 2) Unifarma, via S. Anselmo, Torino 3) Unione Farmaceutica Novarese, via Pontida n. 14, Novara 4) Unione Farmaceutica Novarese di Settimo Torinese.
Il vaccino prodotto dall'Istituto Pasteur di Parigi e commercializzato in Italia dalla Ditta Merieux si trova nel deposito Unifarma, via Nazario Sauro n. 78 - Fossano,e conseguentemente in tutti i depositi locali che da questo si approvvigionano.
La città di Vercelli in particolare è servita da un deposito locale limitato ai medicinali urgenti dell'Unione Farmaceutica Novarese e da un collegamento bigiornaliero con il deposito di Novara.
Da notizie assunte sempre telefonicamente risulta che dalle farmacie non siano state fatte delle richieste, se non molto rare, e che le farmacie stesse non abbiano ricevuto richieste da parte dei cittadini.
In ogni caso, per ovviare ad una possibile scarsa informazione da parte dei farmacisti della Regione, si è concordato con l'Ordine dei Farmacisti di Torino, e per il suo tramite con l'Associazione dei titolari di farmacia, l'invio a tutte le farmacie della Regione delle informazioni relative alle modalità di spedizione delle ricette, nonché della reperibilità del prodotto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Ringrazio l'Assessore della risposta e del suo contenuto.
L'interrogazione riguardante l'indisponibilità di vaccino per epatite virale di tipo B deriva dalle dichiarazioni del Primario del reparto malattie infettive dell'Ospedale di Vercelli che, nel corso di un dibattito pubblico sull'AIDS, ha evidenziato i disagi e le difficoltà derivanti dall'impossibilità di approvvigionarsi di vaccino presso le farmacie locali.
La risposta dell'Assessore contiene una serie di indicazioni che sicuramente, se effettivamente portate a conoscenza delle farmacie potranno consentire di superare le difficoltà che hanno finora costretto i soggetti a rischio di provvedersi del vaccino a Chiasso o addirittura a Parigi.
Mi auguro che le nuove disposizioni vengano comunicate rapidamente si titolari di farmacia. Nel medesimo tempo colgo l'occasione per ricordare sempre in riferimento all'informazione da dare alle farmacie, che nel corso del dibattito cui ho fatto cenno all'inizio ho ascoltato un rappresentante dell'organizzazione di categoria dei titolari di farmacia lamentare il mal funzionamento di un corso di aggiornamento incentrato su trasmissioni televisive sulla terza rete.
Mi si è fatto notare che la Regione non può ignorare che in ampie zone delle Province di Vercelli e di Novara i programmi della RAI 3 non sono ricevibili e, quindi, inutili. Egli consigliava, e io mi associo alla richiesta proponendola all'attenzione dell'Assessore, di ripetere tale corso coinvolgendo le emittenti locali delle due Province in questione utilizzando le cassette già registrate, in modo da soddisfare le esigenze di conoscenza e di aggiornamento rimaste insoddisfatte.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Vorrei aggiungere alcuni elementi accessori per una esatta informazione.



PRESIDENTE

Mi dispiace Assessore, ma il Regolamento non prevede repliche.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Presidente, il Consigliere Valeri è andato fuori tema e io intendo rispondergli.
Voglio dire che per quanto attiene i corsi le videocassette verranno date agli Ordini dei farmacisti dei territori che sono esclusi, in modo che possano organizzare la ripresa dei corsi con un contatto locale ed eventualmente con la presenza di qualche docente. Si potrà così avere una diversa sperimentazione di questi corsi che sono molto innovativi perché è la prima volta in Italia che si realizza un corso di questo genere attraverso una rete televisiva nazionale.


Argomento:

Risposta scritta ad interrogazioni


PRESIDENTE

Comunico che verrà data risposta scritta alle seguenti interrogazioni: interrogazione del Consigliere Ala inerente il collegamento stradale tra la Valsessera e l'Alta Valsesia interrogazione del Consigliere Ferrara inerente le opere di soccorso in caso di calamità naturali.
Comunico inoltre che i Consiglieri Acotto, Valeri e Bresso hanno chiesto un rinvio della risposta alla loro interrogazione inerente il progetto ENEL per lo sfruttamento idroelettrico in Valsesia.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Acotto, Alberton, Amerio, Carazzoni e Pezzana.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco delle leggi vistate dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco delle leggi non vistate dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

e) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 24 e 31 marzo 1987 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma della L.R. 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione n. 469: "Dimissioni del signor Germano Benzi dalla carica di Consigliere regionale e relativa surrogazione (ai sensi dell'art. 16 della legge 17/2/1968, n. 108)"


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, in data 8 aprile 1987 ho ricevuto dal Consigliere Benzi la seguente lettera: "Le comunico che in data odierna rassegno le dimissioni da Consigliere regionale.
Mentre la ringrazio per tutta l'attività da lei svolta nell'espletamento del suo alto mandato, la prego di voler porgere a tutti i nostri colleghi i miei saluti più cordiali con l'augurio che l'opera iniziata nell'ormai lontano 1970 dalla nostra Regione continui sempre per la difesa di quei valori morali e materiali che ci hanno impegnati alla ricerca continua di migliorare e difendere l'occupazione, l'ambiente, la cultura e le nostre tradizioni".
Nel momento in cui Benzi rassegna le dimissioni, desidero ricordare la sua opera.
Benzi ha svolto attività di Giunta, è stato Vicepresidente della Giunta e Presidente del Consiglio e sempre con dignità ha difeso i valori che attengono alle tradizioni e alla cultura del Piemonte. Ha partecipato ai movimenti che hanno per scopo di esaltare la cultura e la tradizione del Piemonte, che poi è stato denominato Regione Piemonte.
Noi gli siamo grati per quello che ha fatto. Diciassette anni di attività non sono pochi nella vita di un uomo. Benzi ci lascia perch assegnato ad altro incarico, che svolgerà certamente con la stessa passione. Signori Consiglieri, chiedo di volere accogliere le sue dimissioni.
Pongo quindi in votazione le dimissioni del Consigliere Germano Benzi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Occorre pertanto procedere, ai sensi dell'art. 16 della legge 17/2/1968, n.
108, alla surrogazione del Consigliere dimissionario. Ai sensi del citato articolo, il seggio che rimanga vacante per qualsiasi causa, anche se sopravvenuta, è attribuito al candidato che nella stessa lista e circoscrizione segue immediatamente l'ultimo eletto. La stessa norma si osserva anche nel caso di sostituzione del Consigliere proclamato a seguito dell'attribuzione fatta dagli uffici centrali regionali.
Dal verbale dell'Ufficio centrale circoscrizionale presso il Tribunale di Torino risulta che all'ultimo eletto nella lista del PSDI nella circoscrizione di Torino segue immediatamente il signor Stefano Strobbia al quale deve essere pertanto attribuito il seggio resosi vacante.
Pongo quindi in votazione la proposta che il Consiglio prenda atto che al Consigliere Germano Benzi subentra, nella circoscrizione di Torino, ai sensi dell'art. 16 della legge 17/2/1968, n. 108, il signor Stefano Strobbia.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Propongo che la predetta deliberazione relativa alla surrogazione del Consigliere Germano Benzi con il signor Stefano Strobbia sia dichiarata immediatamente eseguibile, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n.
62 (ricordo che la predetta proposta deve essere approvata a maggioranza assoluta dai componenti del Consiglio regionale).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con il seguente esito: presenti e votanti 32 favorevoli 32.
Per quanto attiene alla convalida dell'elezione del signor Stefano Strobbia ricordo che essa viene devoluta, ai sensi dell'art. 13 dello stralcio delle norme di Regolamento, alla Giunta delle Elezioni, la quale accerterà che non sussistano nei confronti del neo Consigliere cause di ineleggibilità e di incompatibilità. Ad esame compiuto la Giunta delle Elezioni riferirà al Consiglio.
Invito pertanto il neo Consigliere a prendere posto in aula.



(Il neo Consigliere Stefano Strobbia prende posto in aula)


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati - Tutela dagli inquinamenti idrici

Comunicazioni della Giunta regionale in merito all'inquinamento da diserbanti delle acque destinate al consumo umano


PRESIDENTE

La Conferenza dei Presidenti dei Gruppi ha stabilito che vi fosse da parte della Giunta una comunicazione relativa all'inquinamento idrico, alla quale non dovrebbe seguire un dibattito generale essendo rinviato alle sedute del 29 e 30 aprile.
La parola all'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Con l'entrata in vigore del D.P.C.M. 8 febbraio 1985 relativo alle caratteristiche di qualità delle acque destinate al consumo umano i Laboratori di sanità pubblica di Asti, Alessandria, Cuneo, Novara, Vercelli e Torino hanno incominciato ad analizzare le acque destinate al consumo umano.
Si è subito evidenziata, in alcune zone del Piemonte, la presenza di principi attivi usati per il diserbo e pertanto si è intensificata l'attività nella ricerca di tali principi attivi. Inizialmente sono stati presi in considerazione i *seguenti principi attivi: atrazina, simazina e molinate. Successivamente, dopo aver messo a punto le metodiche, si è avviata la ricerca per il bentazone.
Il dramma originario di questa situazione è che una serie di sostanze non aveva pregressi nella letteratura dal punto di vista della ricerca analitica su base di routine, ma si avevano esclusivamente ricerche analitiche di tipo laboratoristico - universitario quindi non passibili di grandi numeri in termini di indagini conoscitive.
L'atrazina e la simazina sono utilizzate per il diserbo del mais mentre il bentazone ed il molinate sono utilizzati per il diserbo del riso.
Nel maggio 1986, con l'entrata in vigore del D.P.C.M., i Laboratori di sanità pubblica hanno avviato le indagini secondo i seguenti criteri: l) esame delle acque dei pozzi pubblici (acquedotti) che forniscono l'acqua ad un alto numero di popolazione 2) esame delle acque dei pozzi privati dove non esiste acquedotto pubblico; 3) esame di pozzi privati nelle zone a rischio anche ove esiste l'acquedotto pubblico.
Si ricorda che il D.P.C.M, aveva fissato per le acque destinate al consumo umano il limite di 0,1 mcg/1 per ogni singolo principio attivo e che la somma dei diversi principi attivi non doveva superare il limite di 0,5 mcg/1.
Il Ministro della Sanità con proprie ordinanze del 25/6/1986 e del 22/12/1986 aveva ammesso il consumo ad uso alimentare di acque con concentrazione di atrazina non superiore ad 1 mcg/1.
In data 3 aprile u.s, il Ministro della Sanità con propria ordinanza ha vietato l'utilizzo dei principi attivi atrazina e molinate quando le analisi di Laboratorio accertano la loro presenza nelle acque di falda destinate al consumo umano in quantità rispettivamente superiore ad 1 mcg/1 e 3,5 mcg/1.
Inoltre, fino al 31 marzo 1988 per l'approvvigionamento idrico destinato al consumo umano è ammessa l'utilizzazione di acque in cui il residuo di atrazina e molinate non superi rispettivamente il limite di 1,7 mcg/1 ed il limite di 6 mcg/1.
L'Assessorato alla sanità nel dicembre 1986, dopo aver acquisito un significativo numero di dati, ha attivato, di concerto con gli altri Assessorati competenti, le procedure atte a favorire lo studio per il disinquinamento delle falde nonché gli studi per la ripotabilizzazione delle acque che presentano indici di inquinamento.
A tal proposito si sono anche avuti incontri con le altre Regioni della Padania in data 8/12/1986 e 27/1/1987. Durante tali incontri si è perfezionato il piano di monitoraggio lungo l'asta del Po e dei suoi affluenti; attualmente sono in corso le prime analisi e sarà mia cura comunicarne le risultanze al Consiglio.
Nel mese di marzo, a seguito dei risultati analitici, sono stati chiusi parecchi acquedotti di Comuni della fascia sinistra del Po, causa la presenza di bentazone.
Il bentazone, oltretutto, non era stato preso in esame dalla Commissione di esperti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che aveva invece recuperato una diversa incidenza di valori percentuali nelle acque destinate al consumo umano per quanto attiene atrazina e molinate.
In data 20 marzo u.s. si svolgeva presso l'Assessorato alla sanità un incontro con i Sindaci dei Comuni che avevano dovuto chiudere gli acquedotti, nonché con il professor De Fulvio, direttore del Laboratorio acque dell'Istituto Superiore di Sanità.
Nell'ultima riunione del Consiglio Sanitario Nazionale di circa un mese e mezzo fa avevo proposto che l'Istituto Superiore di Sanità si facesse parte dirigente per dare le indicazioni più precise possibili rispetto ad eventuali ripotabilizzazioni delle acque che, secondo me, è il migliore elemento di riqualificazione di un alimento indispensabile per tutti. Non mi fu risposto allora, però successivamente vi fu questa presenza specifica in loco e le prime assicurazioni su dati e risultanze valide per quanto atteneva la ripotabilizzazione rispetto ad atrazina e molinate.
Durante tale incontro si era accertata la disponibilità dell'Istituto Superiore di Sanità di installare impianti sperimentali di ripotabilizzazione delle acque nei Comuni di Morano e di Caresana.
Alcuni giorni dopo si verificava - sempre per la presenza di bentazone la chiusura dell'acquedotto di Trino Vercellese. In data 25 marzo a Trino intervenivano immediatamente funzionari dell'Assessorato alla sanità che in accordo con il Sindaco, valutavano le varie possibilità atte a limitare al minimo indispensabile il periodo dell'emergenza.
A questo punto abbiamo fatto scattare un'operazione di diverso tipo. A Torino opera un'azienda leader nel campo della potabilizzazione l'Acquedotto Municipale, azienda che ha trascorsi estremamente positivi anche in termini di consulenza per molte altre grandi città europee, quindi con altissimo livello di qualificazione. Abbiamo contattato la Presidenza e il tecnico della potabilizzazione, dott. Verde, ne abbiamo avuto l'immediata disponibilità tanto che il giorno dopo erano già presenti a Trino per la prima sperimentazione su bentazone con carboni attivi.
L'aspetto interessante di questi esperimenti è che convalidano ]a possibilità di un assorbimento su carboni attivi con granulometrie ben specificate e ben dosate.
Ma la sperimentazione prosegue secondo altri filoni: il trattamento con ozono e con raggi ultravioletti che permetterebbe la distruzione di tutta la sostanza organica presente, quindi impedendo le necessità di dover poi rigenerare i carboni, essendo più economico sul piano della gestione e soprattutto non dovendo poi intervenire con successivi problemi di clorazione in genere necessari dopo il trattamento con carbone attivo.
Inoltre l'ozono ha già un'autonoma azione battericida per cui si ha un miglioramento complessivo delle qualità dell'acqua.
Un altro sistema che si pensa di sperimentare è quello della clorossidazione. Si tratta di un sistema più complesso che va verificato con maggiore cautela per evitare che vi sia la possibilità che intervengano dei cloroderivati sui quali eventualmente bisognerà fare una indagine più approfondita.
Il problema essenziale è di riuscire a dare degli indici specifici di ripotabilizzazione, che possono essere applicati dai vari Comuni e dall'industria, in modo da garantire anche psicologicamente i soggetti che devono bere le acque. Oserei dire che si avrà ancora un miglioramento delle caratteristiche di queste acque che talvolta, essendo acque di pianura, non hanno perfetti caratteri organolettici, indipendentemente dalla presenza dei diserbanti attualmente incriminati.
Questo eviterebbe anche la corsa affannosa alla supertrivellazione che presenta dei margini di rischio, anche se le tecniche moderne di trivellazione possono garantirci dall'inquinamento delle falde profonde però è sempre un danno che possiamo in via ipotetica apportare a un bene prezioso come quello della riserva di fondo delle acque.
Le analisi effettuate a fine marzo sono state 5.102 e hanno interessato 314 Comuni e che sinteticamente si possono così riassumere: Atrazina. Sono state eseguite n. 1.537 analisi in 314 Comuni. In 228 Comuni è stato rilevato un valore inferiore a 0,l mcg/1. In 87 Comuni il valore è risultato compreso tra 0,1 e 1 mcg/1 in almeno uno dei pozzi esaminati. In 18 Comuni almeno in un pozzo è stato riscontrato un valore superiore a 1 mcg/1 (soglia di attenzione del Ministero della Sanità).
Simazina. Sono state eseguite n. 1.377 analisi in 288 Comuni. In 239 di essi è stato rilevato un valore superiore a 0,l mcg/1 in almeno un pozzo.
Molinate. Sono state eseguite n. 1.246 analisi in 274 Comuni. In 265 Comuni è stato rilevato un valore inferiore a 0,1 mcg/1. In due Comuni in almeno un pozzo è stato rilevato un valore superiore a 3,5 mcg/1 (soglia di attenzione del Ministero della Sanità). Propazina. Sono state eseguite n.
122 analisi in 65 Comuni. In 59 di questi è stato rilevato un valore inferiore a 0,1 mcg/1. In sei Comuni è stato rilevato un valore superiore a 0,1 mcg/1 in almeno un pozzo.
Bentazone. Sono state eseguite n. 820 analisi in 122 Comuni. In 112 di questi è stato rilevato un valore inferiore a 0,1 mcg/1. In dieci Comuni è stato rilevato un valore superiore a 0,1 mcg/1 in almeno un pozzo.
Dalla mappa risulta che il Cuneese, il Basso Vercellese e l'Alessandrino presentano indici di inquinamento da atrazina e simazina mentre la riva sinistra del Po nel Vercellese e nell'Alessandrino presenta indici di inquinamento da bentazone e molinate.
Lunedì 13 p.v. a Milano si svolgerà un incontro con gli amministratori regionali delle Regioni maggiormente interessate ai problemi posti dai diserbanti; durante tale incontro dovrebbero essere assunte comuni linee di indirizzo per le Regioni del bacino del Po.
Inoltre il giorno 16 si svolgerà un incontro tecnico tra le suddette Regioni e l'Istituto Superiore di Sanità al fine di programmare in modo uniforme gli interventi sull'intero bacino padano.
Come si può osservare i provvedimenti assunti sono molteplici ma, a giudizio del sottoscritto, ciò che manca - al di là della mole di dati e di interventi - è uno studio geologico approfondito relativo alle falde dell'intera Regione che sono indubbiamente molto disomogenee.
Ho letto quella vecchia pubblicazione dell'ENEL. realizzata quando furono effettuate le perforazioni a scopo di reperimento di gas metano indubbiamente è abbastanza sconcertante lo stato del sottosuolo piemontese.
Soltanto con uno studio geologico si potrà intervenire in modo concreto per l'effettivo disinquinamento delle falde.
Per quanto concerne l'utilizzo dei mezzi aerei per l'irrorazione di antiparassitari occorre fare alcune considerazioni.
Nel 1986 erano state concesse autorizzazioni ad il eliconsorzi che hanno trattato una superficie di circa 60 kmq (6.000 ettari ), la maggior parte dei quali è costituita da vigneti.
Si sono verificati alcuni incidenti o inconvenienti dovuti nella quasi totalità dei casi a disattenzioni o comportamenti irresponsabili da parte dei piloti.
La maggior parte degli incidenti lamentati riguardano l'irrorazione con pesticidi di case di civile abitazione o, fatto più grave, l'irrorazione di persone.
Al di là di detti incidenti - voluti o non voluti - occorre meditare sul fatto se sia preferibile il mezzo aereo o il mezzo a terra.
Per quanto concerne la salute immediata dell'uomo, certamente il mezzo aereo offre maggiori garanzie in quanto non mette a contatto l'uomo con il pesticida da utilizzare, salvo il caso di incidenti, di cui già detto.
Visto in un'ottica futura bisogna rilevare che il mezzo aereo non distingue tra piante e terreno e pertanto il pesticida viene irrorato sia sulla pianta sia sul terreno, con prevedibili futuri inquinamenti delle falde idriche e con prevedibile futuro impoverimento dei terreni e conseguenti danni per gli agricoltori futuri.
Però a tal proposito giova ricordare che già i trattamenti a mano del classico verderame hanno provocato un tale eccessivo accumulo di rame nel terreno da rendere impossibili colture alternative in caso di estirpazione dei vigneti. Anche in questo caso, oltre che un rischio per l'uomo sussiste un rischio di inquinamento ambientale con compromissione delle future colture agricole.
Trovare un giusto equilibrio in tali situazioni è certamente difficile ma già da quest'anno cercheremo di porvi rimedio. Tra parentesi voglio ricordare che il sottoscritto, in sede di Ministero alla Sanità, è stato il fautore della promozione del "quaderno di campagna", che è stato reso obbligatorio dal Ministro Donat Cattin nella recente ordinanza del 3 aprile. Detto quaderno di campagna se a prima vista può apparire come una perdita di tempo per gli agricoltori, nel giro di pochi anni potrà creare una nuova coscienza ecologica per gli amici della campagna che troppe volte hanno subito la coercizione delle industrie chimiche che hanno sempre spinto per un sempre maggiore utilizzo di fitofarmaci senza prospettare i pericoli per le generazioni future. E' ovvio che senza i fitofarmaci non tutti potremo alimentarci, ma è anche ovvio che troppi surplus alimentari del ricco emisfero nord vengono distrutti a scapito delle popolazioni dell'emisfero sud. Anche in ciò rilevo un fatto di estrema gravità: le industrie di fitofarmaci preferiscono vendere al nord (ove esiste valuta pregiata), anziché aiutare il misero (in genere) sud.
Logica perversa: le industrie incassano; i terreni, per la voluta e quasi imposta eccedenza di fitofarmaci irrorati,si impoveriscono; le eccedenze agronomiche vengono distrutte e pagate con i soldi dello Stato (cioè di tutti) mentre il sud continua a rimanere povero e muore di fame salvo il caso - non infrequente - in cui nel sud vengono smaltiti i pesticidi vietati al nord.
Scusate queste osservazioni personali. Tornando all'uso dei mezzi aerei ritengo che per quest'anno dovrebbero essere adottate le seguenti misure: 1) trattamento con i mezzi aerei permesso per la sola vite 2) individuazione precisa dei formulati da utilizzare 3) aree minime da trattare 5-6 ettari, topograficamente ed orograficamente idonee a consentire il trattamento evitando la deriva e la contaminazione ambientale oltre i confini stabiliti 4) trattamento da effettuarsi in modo che il pilota possa fruire di mezzi idonei a terra (contrassegni di confine, zone di rispetto, maniche a vento, fumi traccianti e simili) 5) base fornita di anemometro, termometro ed igrometro e di idonee apparecchiature per la preparazione dei prodotti da irrorare 6) divieto di trattamento dei vigneti confinanti con altri tipi di colture o confinanti con autostrade, strade statali, strade provinciali corsi d'acqua, nonché con aree di civile abitazione 7) controllo da parte degli organi di vigilanza territorialmente competenti delle attrezzature meccaniche degli apparecchi di irrorazione: troppe volte invece di una irrorazione polverizzata, si assiste a una vera e propria irrigazione 8) revoca immediata dell'autorizzazione all'eliconsorzio il cui pilota abbia trasgredito alle norme regionali.
Con tutto ciò non voglio certamente imporre al mondo dell'agricoltura il divieto di utilizzazione delle moderne tecnologie, ma voglio solamente che tali tecnologie siano utilizzate nel miglior modo possibile.
Questo è la risultanza delle situazioni che sono andate verificandosi nel nostro Piemonte rispetto a una determinata serie di inquinamenti.
Queste sono le proposte, talune ancora in termini dubitativi, perché penso che il collegamento con le altre Regioni della Padania sia assolutamente necessario.
Ho esaminato infine la questione dell'irrorazione tramite l'uso degli elicotteri per il quale ho elencato le misure da adottare affinché tale uso venga ridimensionato e soprattutto perché questo mezzo, più che un elemento di distribuzione del fitofarmaco, sia una garanzia per chi lavora e per chi invece prima eventualmente era esposto in modo diretto al contatto con queste sostanze.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Vorrei toccare un altro aspetto sul quale ci eravamo impegnati ad intervenire all'interno della Conferenza dei Presidenti dei Gruppi, che era l'aspetto squisitamente istituzionale. Abbiamo distribuito, almeno per oggi, con due interventi, la rendicontazione ai colleghi del Consiglio attorno a questo problema. Il collega Olivieri ha già ampiamente dibattuto per la parte squisitamente sanitaria, i diversi passaggi di questo problema, anche quelli più recenti e abbiamo chiesto alla cortesia del collega Maccari, che ha la responsabilità degli acquedotti, di farlo per la sua parte all'interno del dibattito che si svolgerà attorno al 29-30 aprile.
In sede di Conferenza dei Presidenti dei Gruppi era stato richiesto di poter avere notizie circa i rapporti istituzionali, preoccupati per quanto nel passato era intervenuto attorno ad una collocazione in condizioni menomate o comunque ridotte della Regione Piemonte rispetto alla rappresentanza periferica dello Stato.
Ci siamo attivati, per quanto è stato possibile, tentando di cogliere tra le maglie della legislazione possibili passaggi, che potevano avere delle ricadute positive sulla Regione e abbiamo tentato un percorso attraverso un raccordo con la Protezione civile, quindi con il Ministro Zamberletti, attraverso il quale 1 impressione della Giunta è che siamo ritornati quanto meno in possesso di alcuni titoli che forse nel passato erano stati distribuiti un po' a tante e a troppe parti. In effetti con l'ordinanza del 7 aprile del Ministro della Protezione civile attorno al problema del bentazone si afferma nella parte narrativa: "Ritenuto di individuare nella Regione l'ente a cui affidare l'azione di coordinamento di interventi tecnici, è necessario risolvere nel più breve tempo possibile le situazioni di emergenza e di individuare nel Prefetto l'organo competente a coordinare gli interventi immediati per assicurare l'approvvigionamento idrico". Con la stessa ordinanza si stabilisce e si risottolinea che i Prefetti di Alessandria e Vercelli hanno il compito di assicurare sulla piazza l'erogazione immediata dell'acqua disponendo di forze dello Stato e dei Vigili del Fuoco che non ci appartengono, e la Regione Piemonte ha il compito di provvedere all'impianto della programmazione e della restituzione di livelli di normalità.
Accenna, che: "Per far fronte egli impegni derivanti dall'applicazione del precedente art. 1, al Prefetto di Alessandria è assegnata la somma di 500 milioni e a quello di Vercelli quanto era già stato disposto con precedente ordinanza" (300 milioni).. All'art. 4, che ricalca quanto avevo richiamato prima, si dice che "la Regione Piemonte è incaricata di promuovere e coordinare gli interventi delle amministrazioni comunali intese a realizzare, anche in deroga alle procedure previste dalle vigenti disposizioni, impianti di depurazione a filtri polivalenti o opere di captazione di nuove sorgenti in condizioni di assoluta sicurezza per risolvere nel più breve tempo possibile la situazione di emergenza idrica indicata in premessa. Nello svolgimento ditale funzione la Regione si avvarrà della consulenza dell'Istituto Superiore di Sanità e del Gruppo Nazionale di difesa delle catastrofi idrogeologiche". Questa parte dell'ordinanza conferisce alla Regione, di fatto, già un aspetto straordinario. Mi pare non sia un passo da poco, quelle possibilità di intervento avverso a ogni contraria norma nel passato erano affidate solo e unicamente alle Prefetture. Non è un aspetto trascurabile nelle possibilità e nei titoli conferiti alla Regione.
Inoltre è evidente che dà delle indicazioni (filtri polivalenti o opere di captazione). La relazione testé svolta dall'Assessore Olivieri è di per sé indicativa di uno sforzo rivolto a stabilire quale sia il passaggio migliore per ridare condizioni di vita ai problemi degli acquedotti specifici.
Su questa ordinanza viene stabilito un apposito fondo di L. 3 miliardi a favore della Regione Piemonte, quindi è danaro che entra, seppur sotto forma di partita di giro, nelle casse della Regione, che si aggiunge agli altri 300 milioni precedentemente stanziati per la potabilizzazione e la depurazione di Trino Vercellese.
Concludo segnalando che i Comuni deliberano progetti per ripristinare gli acquedotti, installazione di depuratori o per rifare pozzi di captazione, possibilmente viene suggerita anche la soluzione di carattere consortile. Mi pare che questo sia sulla traccia delle anticipazioni fatte dal collega Olivieri e portate avanti anche nel più recente incontro dal collega Maccari. La deliberazione è anche di Giunta, quindi dà la possibilità di affrontare le deliberazioni con i poteri del Consiglio e quindi in chiave d'urgenza, immediatamente esecutiva e inviata tramite la Protezione Civile regionale alla Protezione Civile del competente Ministero per ottenere la concessione di mutuo della Cassa Depositi e Prestiti a totale carico dello Stato, come previsto dalla Legge n. 120 del marzo 1983: "Il dipartimento della Protezione Civile può concedere un'anticipazione per le opere di emergenza", così come è già avvenuto per Riva e Caresana: l'ammontare degli interventi era rispettivamente di 110 e 80 milioni.
Dopo l'incontro del Ministro Zamberletti con i Prefetti, i Sindaci e la Regione, il Ministro ha deciso di facilitarne l'operazione dando, con ordinanze, una anticipazione ai Prefetti (quello che ho testè richiamato) e alla Regione per concedere si Comuni le anticipazioni già ricordate.
L'ordinanza Zamberletti dà quindi 3 miliardi alla Regione Piemonte e altre somme ai Prefetti di Alessandria e Vercelli, però solo e semplicemente per far fronte nell'immediato all'urgenza di distribuzione delle acque. Ieri è stato fatto presente che ci sono però altre situazioni nel Piemonte di inquinamento da atrazina. Ci sono pozzi che sono carenti e ci sono zone dove c'è soltanto l'esistenza di pozzi privati e non esiste la rete di acquedotti delle comunità. E' stato concordato con il dipartimento della Protezione Civile che la Regione raccoglierà i risultati illustrati poco fa dall'Assessore Olivieri, quelli coordinati dal collega Maccari. In termini di casi di crisi idrica verrà richiesta altra ordinanza per far fronte alle richieste dei Comuni di altre Province. Abbiamo letto sui giornali che altre manifestazioni sono insorte addirittura in provincia di Cuneo e con crisi derivanti da motivi diversi dal bentazone. Questa ordinanza però era relativa solo al bentazone. Nei prossimi giorni gli uffici della Regione coordinati dal settore nostro della Protezione Civile, appronteranno il piano relativo per la richiesta della nuova ordinanza.



PRESIDENTE

Sulle comunicazioni della Giunta ha chiesto la parola il Consigliere Reburdo. Ne ha facoltà.



REBURDO Giuseppe

Mi preoccupa il fatto che la Conferenza dei Capigruppo abbia deciso di spostare il dibattito su questa materia quando siamo di fronte all'emergenza. Se la Conferenza dei Capigruppo fosse stata più attenta avrebbe pensato ad un Consiglio regionale aperto nel quale potessero intervenire i produttori agricoli, i rappresentanti dei consumatori e le organizzazioni ambientalistiche.
Non solo sono stupito di questa decisione, ma sono esterrefatto per l'incomprensione di fronte a questi problemi.
Perché si sarebbe dovuto discutere prima e non oggi né tanto meno il 30 aprile? Intanto in questo periodo inizierebbero le semine del mais con l'uso di determinati prodotti diserbanti che in qualche modo pregiudicano giorno per giorno la situazione.
Ho presentato un'interpellanza per avere notizie sul funzionamento dei Centri di Assistenza Tecnica; ritengo che si siano dati dei finanziamenti e si sono messe in piedi delle strutture in mancanza di indirizzi della Regione. I produttori agricoli su questo piano sono totalmente in mano dell'industria chimica privata e in parte dei consorzi agrari che sono produttori e venditori di questi prodotti. Non penso che questa materia possa essere appaltata alle organizzazioni professionali; esse debbono essere corresponsabilizzate e la Regione ha gli strumenti perché spende 3 miliardi e mezzo all'anno per l'assistenza tecnica che deve essere finalizzata.
C'è poi la difficoltà dei laboratori di analisi che non possono dare con rapidità i risultati delle analisi. Esiste un Comune che dopo aver realizzato l'impianto di captazione dell'acqua per il proprio acquedotto ha dovuto utilizzare un laboratorio di analisi privato per capire lo stato della falda.
C'è il problema della dispersione di pozzi per la mancanza di acquedotti o di collegamenti con gli acquedotti.
C'è il problema delle acque di irrigazione. Non è immediato, ma è un problema da considerare. Ci sarà il riciclo di acque inquinate anche per l'irrigazione? Il problema è molto complesso perché ci sono acque di falde superficiali che presentano elementi di inquinamento preoccupanti e saranno inevitabilmente riciclate con l'irrigazione.
La Regione deve applicare l'ordinanza del Ministro della Sanità.
Apprezzo la comunicazione dell'Assessore Olivieri anche perché ha aperto, se non un contenzioso, una riflessione non corporativa e un tentativo di mettere ogni realtà produttiva e sociale di questa nostra Regione di fronte alle proprie responsabilità e all'esigenza di trovare delle convergenze reali per affrontare i problemi.
Bisogna regolamentare l'uso dell'irrorazione aerea. Nella nostra Regione esiste un tipo di agricoltura molto spezzettata, frammentata quindi le tecnologie debbono essere appropriate alla realtà nella quale si incide.
E' stato proposto nell'ordinanza il quaderno di campagna, ma chi ha proposto questo sa benissimo che il controllo non si effettua al momento dell'uso di tali prodotti, ma a livello di produzione e di distribuzione. I consorzi agrari e i venditori di prodotti per l'agricoltura dovrebbero essere tenuti sotto un controllo strettissimo, verificando il tipo di prodotto, chi lo acquista e in quale quantità viene venduto. Questo è un vero controllo, non il quaderno di campagna. Il controllo deve essere a monte e invito davvero a riflettere se non sia veramente quello il momento importante sul quale incidere per controllare i prodotti che vengono distribuiti in agricoltura. Vogliamo corresponsabilizzare, per esempio, il settore delle cooperative agricole presenti in Piemonte e che distribuiscono questi prodotti? Il settore dei consorzi agrari?



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Reburdo, ho proposto il controllo da parte della Guardia di Finanza come fa per gli alcolici. Mi pare che la proposta sia stata accolta.



REBURDO Giuseppe

Mi rincresce che l'Assessore Lombardi sia assente. Ricordo che con Nemesio Ala, quando si è discusso dell'applicazione della direttiva CEE relativa alle strutture agricole, avevamo proposto di introdurre nella Commissione consultiva qualche rappresentante delle associazioni ambientaliste. Se non si fanno queste piccole, ma importanti operazioni non si può pretendere che non vengano criminalizzati i produttori agricoli.
Siamo di fronte ad un'industria chimica che è in grado di imporre al potere politico il proprio volere. Siamo di fronte ad una situazione che meriterebbe ben altra attenzione. Per questo all'inizio del mio intervento ho suggerito di tenere un Consiglio regionale aperto con i soggetti sociali interessati a queste questioni.
Voglio concludere con una battuta: c'è una carenza nella comunicazione dell'Assessore Olivieri perché avrebbe anche dovuto proporre che nella agenda della Regione Piemonte del prossimo 1988 si individuasse San Carlo Donat Cattin, uomo dei miracoli per le acque.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Io mi atterrò alle indicazioni dei Capigruppo di lasciare al dibattito programmato per il 29 aprile la parte generale di approfondimento di questa problematica.
Esistono però problemi di emergenza sui quali è opportuno che, anche a seguito della comunicazione di oggi, vi sia quanto meno la possibilità di esprimersi sin da ora.
Ho ascoltato attentamente la comunicazione dell'Assessore Olivieri e quella del Presidente della Giunta. Debbo confessare però che né io né i miei colleghi abbiamo ascoltato risposta agli interrogativi che gli amministratori e i cittadini di Trino e dei Comuni con i pozzi chiusi si pongono: quando arriveranno gli impianti di potabilizzazione? Quando, se e come, potranno essere scavati i nuovi pozzi per la captazione di acqua pulita? Quand'anche la strada dei grandi invasi montani, affacciata dall'Assessore, fosse percorribile, è chiaro che essa potrà produrre effetti concreti fra qualche anno, ad essere ottimisti, quindi non certamente in grado di rispondere all'emergenza di oggi.
Constato che all'incontro con i Sindaci noi non siamo stati invitati mentre tutti ricordano, e lo vorrebbe ricordare anche il Presidente della Giunta, che nella scorsa legislatura esisteva una prassi in base alla quale, in presenza di problematiche sociali riguardanti specifici territori, i Consiglieri regionali delle zone interessate venivano invitati agli incontri con le comunità locali. Non sto a ricordare quante volte l'attuale Assessore Genovese ed altri suoi colleghi di Partito pretesero in occasione di crisi aziendali e territoriali, di presenziare attivamente agli incontri con gli amministratori locali.
Che fine ha fatto quella prassi ora che è mutato lo schieramento di maggioranza? Ripropongo questo problema in quanto esso non riguarda solamente il rapporto tra singoli Consiglieri e Giunta, ma in una qualche misura investe anche la presidenza del Consiglio. Ho voluto porlo in quest'aula perché pur rifuggendo dagli assemblearismi e distinguendo nettamente le reciproche competenze e responsabilità dell'esecutivo e dell'assemblea, il rapporto tra Regione e momenti istituzionali e locali può trovare più forza dal coinvolgimento, nelle riunioni di impostazioni di indirizzo, dei Consiglieri regionali dell'area interessata.
Venendo all'emergenza, siamo interessati a conoscere a che punto sta la sperimentazione dei diversi sistemi di potabilizzazione presi in considerazione e quali sono i tempi per la loro messa in opera. Alle popolazioni di Trino e degli altri Comuni che cosa si può dire per quanto riguarda la chiusura del capitolo approvvigionamento dalle cisterne? Altrettanto vale per quanto riguarda i tempi dei carotaggi per la preparazione della trivellazione dei nuovi pozzi. Dai Sindaci abbiamo saputo che con la Giunta a quest'ultimo riguardo si era concordato di mettere al lavoro una sorta di Comitato tecnico informale, anche non ufficialmente costituito, con la partecipazione di esperti dell'Università.
Che cosa è stato fatto in proposito? E' possibile avere risposte sui tempi delle operazioni di emergenza? Sul versante agricolo a tutt'oggi i decreti di divieto all'uso dell'atrazina, del molinate e del bentazone non mi risulta che siano stati revocati. Ciò non di meno non ho notizia di proteste da parte di organizzazioni agricole. Cosa vuol dire? Che i decreti sono operanti, ma di fatto non rispettati? Per questo domandiamo qual è l'esito degli eventuali controlli attuati dalle strutture sanitarie o mediante i Comuni.
Altrettanto utile sarebbe conoscere l'esito delle eventuali misure straordinarie di assistenza assunte a favore dei produttori agricoli costretti ad apportare variazioni agli indirizzi produttivi e colturali delle proprie aziende.
Sempre in rapporto all'emergenza poniamo due ultime domande: è stata attivata la raccolta dei dati che trimestralmente debbono essere recapitati alle UU.SS.SS.LL. da parte dei venditori dei pesticidi e di diserbanti? La Regione si è preoccupata di raccogliere dalle 72 UU.SS.SS.LL. del Piemonte i dati dei pesticidi stoccati nei depositi? Vorremmo conoscere tali dati visto che sono gli unici che ci permetteranno una riflessione in quanto il cosiddetto e discusso quaderno di campagna comincerà a darci dei dati e delle notizie utili a partire dal 1988.
Infine, mentre seguitiamo ad ascoltare le relazioni dell'Assessore Olivieri, stupisce l'assenza assoluta di valutazioni e pronunciamenti da parte degli Assessori all'ecologia e all'agricoltura, Maccari e Lombardi.
Quali sono le ragioni?



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Do alcune risposte brevissime. La Regione non è la mamma e i Comuni si attrezzeranno. Noi possiamo dare le granulometrie dei carboni, i flussi, le quantità, la velocità, tutti gli elementi di rilevanza che nascono dalla sperimentazione, ma poi non ci sognamo di portare via ai Comuni la loro autonomia in termini operativi. Noi dobbiamo dare gli elementi conoscitivi per cui i Comuni possano attivarsi autonomamente a provvedere ai processi di ripotabilizzazione.



VALERI Gilberto

Si, ma la gente continua ad approvvigionarsi dalle cisterne! Ma si pensa di affrontare un problema di questa natura con qualche battuta?



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Valeri, faccio credito alla tua squisita intelligenza e preparazione che in questa materia si è sempre dimostrata molto efficace in un dibattito sereno. Voglio dire che noi con la nostra iniziativa portiamo avanti la sperimentazione su questo tipo di intervento, ma la sperimentazione se vuole essere seria ha i suoi tempi! In realtà non è mai stata fatta in Italia!



VALERI Gilberto

Domandiamo quali sono i tempi!



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Non si possono definire in termini preventivi, sarebbe sciocco, puerile e antiscientifico. Possono essere tre giorni, quindici giorni, venti giorni fino a quando la risultanza statistica non darà dei dati certi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Mi dispiaccio per l'assenza dell'Assessore all'agricoltura perch questi problemi sono troppo grandi per essere lasciati in mano ad un solo Assessorato. Siamo di fronte ormai a ritardi spaventosi. E se posso cercare di rappacificare gli animi- cosa che mi riesce difficilissima sempre, per ci provo- vorrei dire che le responsabilità sono più grandi di quelle di un singolo Assessorato alla sanità. Noi che ce l'abbiamo con il Comune di Trino da anni, pensiamo che anche il Comune di Trino abbia le sue responsabilità nel momento in cui ha ritenuto che il progresso fosse un'altra cosa. Il progresso invece si sta rivelando essere questa cosa e purtroppo nella situazione attuale, nelle cisterne in vetroresina ci siamo cacciati collettivamente con responsabilità che investono tutte le istituzioni, dal Parlamento e dal Governo fino al singolo Comune.
Mi troverò sempre d'accordo nel criticare le lentezze della Regione, ma solo se queste vengono viste insieme alle lentezze dei Comuni. Per esempio Comuni che non hanno mai considerato il problema degli acquedotti come un problema fondamentale, ma si sono accontentati di avere il loro pozzo Comuni che hanno visto crescere l'uso di diserbanti attorno a loro, ma non hanno mai avviato campagne epidemiologiche; Comuni che hanno sempre scaricato le responsabilità sulle UU.SS.SS.LL., le quali a loro volta le hanno scaricate sul Governo e il Governo le scaricava sulla Regione che infine le scaricava sul Comune.
Se noi partiamo dal problema delle falde e dell'approvvigionamento idrico, dobbiamo rimettere d'ora in avanti in discussione questo aspetto: quando parliamo di strade, quando parliamo di impianti ENEL in Valsesia o della diga dell'Ingagna per esempio, quando parliamo di cave, quando parliamo di tutela dei consumatori, quando parliamo di bilancio. In ogni cosa, se vogliamo essere consapevoli, dobbiamo ora partire dal fatto che il Comune che prevedeva di dare l'energia a tutto il Paese, a tutta la Pianura Padana (perché erano i più furbi), scopre che.ha bisogno di qualcun altro che gli porti l'acqua.
Se non vogliamo inventare la categoria dei potabilizzatori, da considerarsi simili a taumaturghi, dal Ministro della Sanità in avanti dobbiamo pensare che occorre modificare radicalmente i criteri delle nostre priorità. Pensare che, forse, vengono prima l'acqua e un corretto smaltimento dei rifiuti, di tantissime altre cose. Non è soltanto il problema del riportare l'acqua potabile in questi Comuni quello che deve interessare la Regione, perché tamponare di qui e portare delle cisterne in giro non risolve il problema.
L'unica cosa che chiedo ancora è di prendere in considerazione una proposta che ho fatto quindici giorni fa e che avanzammo già lo scorso anno a proposito di Casale: andare, se questa Regione è capace, a tenere un Consiglio regionale aperto a Vercelli, a Trino, a Casale, in questa zona presentandosi con un pacchetto di proposte concrete. Questo, per la popolazione piemontese, potrebbe assumere l'aspetto di una decisa svolta di un deciso riconoscimento come priorità dei problemi ambientali tutti quanti.
Nello stesso tempo, dando ad ognuno le proprie responsabilità, che non sono - secondo la Lista Verde - soltanto delle categorie agricole, ma sono in primis delle categorie industriali, per finire anche con i consumatori e i supermercati cittadini.



PRESIDENTE

Ha cosa termine il dibattito sulle comunicazioni della Giunta in ordine al problema dell'inquinamento idrico. La discussione più approfondita su tale questione avrà luogo nei giorni 29 e 30 aprile e verterà anche su un documento che sarà presentato ed esaminato in quella data.
Signori Consiglieri, la Conferenza dei Capigruppo ha fissato le adunanze del Consiglio per i giorni 16, 22, 23, 29 e 30 aprile 1987.
Comunico altresì che, d'intesa con l'Assessore Cerutti e i Gruppi consiliari, la comunicazione sulle ferrovie dello Stato e sulla siderurgia verranno date nel corso della seduta del 16 aprile.


Argomento: Personale del servizio sanitario

Esame proposta di deliberazione n. 449: "Ampliamento della pianta organica provvisoria dell'USSL n. 32 di Moncalieri, finalizzato all'attuazione della legge 13/5/1978, n. 180"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 6) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 449, licenziata all'unanimità dalla Commissione competente.
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Tossicodipendenza

Esame proposta di deliberazione n. 450: "Riconoscimento come Ente Ausiliare, ai sensi della legge 22/12/1975, n. 685 e della L.R. 23/12/1977 n. 62, dell'Associazione AVASS, per l'attività di riabilitazione dei soggetti tossicodipendenti, svolta presso la sede operativa 'Cascina Nuova', via S. Brigida n. 63, Roletto (TO)".


PRESIDENTE

Il punto 7) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 450, licenziata all'unanimità dalla Commissione competente.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Tossicodipendenza

Esame proposta di deliberazione n. 451: "Riconoscimento come Ente Ausiliare, ai sensi della legge 22/12/1975, n. 685 e della L.R. 23/12/1977 n. 62, dell'Associazione 'Gruppo Abele, per l'attività di riabilitazione dei soggetti tossicodipendenti, svolta presso la sede operativa di Murisengo - fraz. S. Grato (AL)".


PRESIDENTE

Il punto 8) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 451, licenziata all'unanimità dalla Commissione competente.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Interventi per lo sviluppo dell" offerta

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Programmazione degli interventi per lo sviluppo dell'offerta turistica"


PRESIDENTE

Il punto 9) all'o.d.g. prevede l'esame della legge rinviata dal Governo relativa a: "Programmazione degli interventi per lo sviluppo dell'offerta turistica' ".
La Commissione competente ha apportato all'unanimità le modificazioni richieste dal Governo.
Passiamo pertanto alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Pongo in votazione per appello nominale l'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Interventi di promozione della domanda

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Interventi di promozione turistica"


PRESIDENTE

Il punto 10) all'o.d.g. prevede l'esame della legge rinviata dal Governo relativa a: "Interventi di promozione turistica".
La Commissione ha unanimemente apportato le modifiche richieste dal Governo.
Non essendovi richieste di parola, passiamo alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Pongo in votazione per appello nominale l'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Caccia

Esame progetto di legge n. 219: "Modificazione ed integrazione alla L.R. 18/2/1981 n. 7 (patrimonio ittico ed esercizio della pesca)"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 5) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 219, licenziato all'unanimità dalla Commissione competente.
Non essendovi richieste di parola, passiamo alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Pongo in votazione per appello nominale l'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Nomine

NOMINE


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, propongo di passare ora al punto 13) all'o.d.g.: "Nomine", dopodiché sospenderei la seduta. I lavori riprenderanno quindi alle ore 15 con l'esame delle leggi relative all'artigianato.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Chiedo la presenza in aula di tutti i rappresentanti della maggioranza e, prima di procedere ai voti, che si effettui il conteggio dei presenti.



PRESIDENTE

E' quello che intendo fare.
La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Vorrei chiarire meglio la proposta del Consigliere Bontempi.
Ci sono delle nomine riservate alla minoranza, quindi con votazione limitata. Per queste è necessaria la votazione della maggioranza che dia la maggioranza relativa, quindi la minoranza può passare. Il problema della votazione che non abbia la metà più uno dei presenti si pone per quelle votazioni dove c'è l'accordo generale. E' su queste che dobbiamo chiedere il voto della maggioranza e anche il voto dell'opposizione; se non c'è il voto limitato, l'operazione richiede una convergenza di maggioranza e opposizione in modo da avere i voti.



PRESIDENTE

Consigliere Brizio, noi sappiamo quando il voto è limitato, per cui non si pone questo problema. Il problema si pone invece dove non c'è la limitazione del voto.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Ala. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Torno a presentare all'attenzione dei colleghi il problema che sollevai quando queste votazioni furono effettuate la prima volta. Considero un errore che tra le associazioni naturalistiche e protezionistiche, previste nella Consulta regionale per la tutela della fauna e la disciplina della caccia, continui a comparire, con la proposta di un nominativo, il Coni Ecoclub che non ha nulla a che vedere con le associazioni naturalistiche e protezionistiche.
Ricordo che nella Consulta per la tutela della fauna e la disciplina della caccia le associazioni venatorie sono già sufficientemente rappresentate in proprio, tanto che è da considerare del tutto ridicolo che tentino anche di camuffarsi da associazioni protezionistiche per avere un rappresentante in più in un posto dove detengono già la maggioranza assoluta.
Per quanto riguarda invece gli aspetti generali che ci riportano a queste votazioni, devo considerare che l'atteggiamento del Commissario di Governo va in una direzione che assolutamente non avrei auspicato, quella di rendere sempre più obbligatori dei meccanismi consociativi pasticciati e accordi tra, le forze politiche per giungere alle nomine. Ritengo sia un passo indietro rispetto alla legge regionale.



PRESIDENTE

I Consiglieri potranno tener conto nella votazione delle osservazioni che ha fatto il Consigliere Ala.
La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Tra le varie schede da votare c'è quella relativa al Comitato misto paritetico Regione - Autorità militari.
In questi ultimi due anni, nelle riunioni non frequenti che avevano all'ordine del giorno problemi di merito non marginali, si è avvertita la mancanza di una rappresentanza formale della Regione quando vengono discusse questioni che richiedono un impegno della Regione.
Nella passata legislatura facevo parte della Commissione come membro della Giunta regionale e in quella sede mi assumevo la responsabilità degli impegni che la Giunta regionale poi avrebbe assunto.
Questa questione è venuta di nuovo in evidenza nell'ultima riunione di circa una settimana fa. La discussione verteva sul poligono di tiro di Pian dell'Alpe nel Comune di Usseaux e, presente l'Amministrazione di Usseaux venivano chiesti impegni precisi da parte della Regione, da parte del Comune e da parte delle autorità militari.
Stante l'esperienza fatta, sarei a sollecitare che nella nomina di questa Commissione venga inserito un Assessore regionale per fare in modo che in quelle occasioni la parte civile della Commissione non si senta nell'impossibilità di esprimere impegni.
Solleciterei quindi la presenza dell'Assessore.



PRESIDENTE

La Giunta prende atto di tale richiesta.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13 riprende alle ore 13,30)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Si distribuiscano le schede per le seguenti nomine.
Consulta regionale per la tutela della fauna e la disciplina della caccia (art. 15 L.R. n. 60/79, modificata dall'art. 9 L.R. n. 38/85). Nomina di un rappresentante delle organizzazioni sindacali dei lavoratori agricoli.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Andrea De Michele (CISL).
Parco naturale dell'Argentera (art. 5 L.R. 30/5/1980, n. 65) - Consiglio direttivo. Nomina di tre rappresentanti.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Guglielmo Castellano, Antonio Asselle e Mario Bertoldi (quest'ultimo ai sensi dell'art. 8, ultimo comma, della L.R. 18/2/1985, n. 10).
Comitato misto paritetico Regione - Autorità Militari sulla nuova regolamentazione delle servitù militari (art. 3 legge 24/12/1976, n. 898).
Nomina di sei membri effettivi e di sei membri supplenti.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Enrico Cornaglia, Isacco Nahoun, Mario Aubert, Pier Luigi Bor, Luigi Rivalta ed Ernesto Arnaud (membri effettivi) e i signori Ezio Acotto, Roberto Diana Cesare Volpiano, Ugo Papurello, Domenico Spagnolo e Claudio Canal (membri supplenti).
Commissione per il Diritto allo Studio nell'ambito universitario (art. 9 L.R. 17/12/1980, n. 84). Nomina di due membri.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Giovanni Risso e Mauro Marino.
Comitato paritetico regionale per i beni culturali (art. 35 DPR 3/12/1975, n. 805). Nomina di tredici membri.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Luigi Rivalta, Maria Grazia Sestero, Nemesio Ala, Liliana Richetta, Roberto Gabetti, Antonino Villa, Andreina Griseri, Emilia Bergoglio, Carlo Carducci, Giovanni Luchino, Maria Pia Bonanate, Massimo Melotti e Dario Zanetta.
Consorzio IACP (art. 10 Statuto relativo) - Collegio sindacale. Nomina di un Sindaco supplente in sostituzione del signor Francesco Spione.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Maurizio Puddu.
CO.RE.CO. - Sezione decentrata di Casale (art. 56 legge 10/2/1953, n.
62). Nomina di un membro effettivo in sostituzione del signor Giuseppe Fiorito dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giuseppe Moro.
CO.RE.CO. - Sezione decentrata di Saluzzo, Savigliano e Fossano (art. 56 legge 10/2/1953, n. 62). Nomina di un membro supplente in sostituzione del signor Francesco Biagio Botto dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giovanni Cornaglia.
CO.RE.CO. - Sezione decentrata di Asti (art. 56 legge 10/2/1953, n. 62).
Nomina di un membro effettivo in sostituzione del signor Edoardo Morando dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Mario Bolla.
Commissione tecnica e di vigilanza farmaceutica (art. 15 DPR 15/9/1979).
Provincia di Vercelli. Nomina di un rappresentante in sostituzione del signor Luigi Soave dimissionario.
E' stato svolto lo scrutino delle schede. Proclamo eletto il signor Giuseppe Ruffino.
Commissione tecnica e di vigilanza farmaceutica (art. 15 DPR 15/9/1979).
Provincia di Torino. Nomina di un rappresentante in sostituzione della signora Anna Giuffrida dimissionaria.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletta la signora Franca Russo.
Comitato tecnico consultivo per interventi in materia di risparmio energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili di energia (art. 5 L.R.
23/3/1984, n. 19). Nomina di quattro esperti nel settore del risparmio energetico con voto limitato a due.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Mario Fantozzi, Francesco Musio, Giuseppe Colombati ed Evasio Lavagno (esperti nel settore del risparmio energetico).
Centro di Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino per il Medio Oriente e l'Asia (art. 7 Statuto relativo) - Consiglio di amministrazione. Nomina di un rappresentante.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Pier Giorgio Raffino.
Commissione regionale di disciplina sanità (art. 12 DPR 16/10/1984 nn.
882 - 883). Nomina di quattro medici specialisti pediatri.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Eduardo Paternoster, Carlo Bracco, Antonio Saccia e Francesco Panarelli.
Commissione per la sistemazione idraulica e forestale (art. 8 L.R.
19/11/1975, n. 54). Nomina di cinque esperti nelle discipline di ingegneria idraulica, scienze biologiche e scienze forestali con voto limitato a tre.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Piero Palumbo (esperto in ingegneria idraulica), Alberto Baridon (esperto in scienze forestali), Enrico Franceri, Paolo Leporati (esperti in scienze geologiche) e Francesco Lasala (esperto in ingegneria idraulica). I signori Baridon e Leporati vengono nominati ai sensi dell'art. 8, ultimo comma della L.R. 18/2/1985, n. 10.
Comitato consultivo regionale per la pesca (art. 3 L.R. 18/2/1981, n. 7).
Nomina di due rappresentanti delle cooperative dei pescatori di mestiere operanti nella Regione.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Guido Gottardi e Giancarlo Berta (Unione Regionale Piemontese della Cooperazione).
Comitato consultivo regionale per la pesca (art. 3 L.R. 18/2/1981, n. 7).
Nomina di tre esperti Facoltà di Scienze M.F.N, agraria e veterinaria con voto limitato a due.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Elso Lodi (Facoltà di Scienze), Italo Currado (Facoltà di Agraria) e Gilberto Forneris (Facoltà di Veterinaria).
Consulta regionale per i beni culturali (art. 2 L.R. n. 58/78). Nomina di un rappresentante designato dalle Società Storiche esistenti in Piemonte.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Gian Savino Pene Vidari.
Consulta regionale per i beni culturali (art. 2 L.R. n. 58/78). Nomina di un rappresentante designato dall'Accademia delle Scienze.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Carlo Carducci.
Consulta regionale per i beni culturali (art. 2 L.R. n. 58/78). Nomina di un rappresentante designato dall'IRRSAE.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Novarino Panaro.
Consulta regionale per i beni culturali (art. 2 L.R. n. 58/78). Nomina di un membro designato dal Politecnico di Torino.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Roberto Gabetti.
Consulta regionale per i beni culturali (art. 2 L.R. n. 58/78). Nomina di tre membri designati dall'Università di Torino.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Giorgio Gullini, Giancarlo Bortolami e Gian Luigi Bravo.
Consulta regionale per i beni culturali (art. 2 L.R. n. 58/78). Nomina di tre membri designati dall'ANCI con voto limitato a due nominativi.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Mario Lovelli, Cesare Mussini ed Enzo Ferrero.
Consulta regionale per i beni culturali (art. 2 L.R. n. 58/78). Nomina di tre membri designati dall'URPP con voto limitato a due nominativi.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Aurelio Bernardi, Domenico Moccagatta e Palmira Penna.
Consulta regionale per i beni culturali (art. 2 L.R. n. 58/78). Nomina di un membro designato dalla Commissione Diocesana per l'Arte Sacra.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletta la signora Andreina Griseri.
Consulta regionale per i beni culturali (art. 2 L.R. n. 58/78). Nomina di un membro designato dalla Commissione Diocesana per l'Arte Sacra di Torino.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto don Aldo Marengo.
Consulta regionale per i beni culturali (art. 2 L.R. n. 58/78). Nomina di tre membri designati dalle organizzazioni sindacali più rappresentative.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Francesco Ciafaloni, Francesco Gheddo e Mario Contini.
Consulta regionale per i beni culturali (art. 2 L.R. 28/8/1978 n. 58 modificata con L.R. n. 23/86). Nomina di ventuno membri con voto limitato a 2/3.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Gian Carlo Sciolla, Stefania Cucco, Umberto Morelli, Pier Luigi Cimma, Giuseppe Cardillo, Roberto Garavini, Gianfranco Cuttica di Revigliasco, Francesco Traniello, Pietro Ragionieri, Pier Carlo Costa, Giorgio Brizio, Franco Ferrari, Giovanna Zincone, Donatella D'Angelo, Giovanna Manfredda, Aldo Agosti, Gian Mario Bravo, Luciano Bonet, Piero Gilardi, Giuseppe Carità e Roberto De Pascali.
Comitato di controllo sugli atti degli Enti locali - Sezione decentrata di Torino (art. 56 legge 10/2/1953, n. 62). Nomina di un membro supplente in sostituzione del signor Dario Maffeo.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giuseppe Fiorito.
ESAP (lett. b), L.R. 25/10/1977, n. 51) - Consiglio di amministrazione.
Nomina di un membro designato dalla UIL in sostituzione del signor Marcello Pasta (deceduto).
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Mario Cazzulani.
Riserva naturale della Garzaia di Valenza (art. 6 L.R. 28/8/1979, n. 51).
Sostituzione del signor Mario Frola esperto zoologo dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giuseppe Bogliani.
Commissione regionale per i mercati all'ingrosso (art. 9 L.R. n. 62/79) Sezione Prodotti Alimentari. Nomina di un membro in sostituzione del signor Carlo Savorè.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giorgio Gatti.
Commissione per la formazione professionale (L.R. n. 8/80). Nomina di un numero di esperti non superiore ad undici con voto limitato a sei.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Domenico Conti, Fabrizio Fabbri, Gianni Desana, Arnaldo Fiammotto, Guido Buffa, Giorgio Rolando, Francesco Ciafaloni, Angelo Dina, Giuseppe Iacquinto, Giovanni Loiacono e Corrado Borsa.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,50 riprende alle ore 15)



CERCHIO GIUSEPPE


Argomento: Delega di funzioni regionali agli enti locali - Artigianato

Esame progetti di legge nn. 27 e 97: "Norme per la tenuta degli albi provinciali delle imprese artigiane e disciplina degli organi di rappresentanza e di tutela dell'artigianato"


PRESIDENTE

La seduta riprende.
I lavori proseguono con il punto 4) all'o.d.g. che prevede l'esame dei progetti di legge nn. 27 e 97.
Relatori sono i Consiglieri Ferrara e Nerviani.
La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho il dovere di leggere la relazione, che è stata predisposta con la competente consulenza degli uffici, relativa ad un disegno di legge che attiene ad un argomento di non secondaria importanza per la vita sociale ed economica della nostra Regione.
La nostra relazione si riferisce all'applicazione in sede regionale della legge quadro per l'artigianato che, dopo un dibattito intenso e molto lungo, ha trovato la sua approvazione nel Parlamento nazionale.
L'emanazione della legge quadro per l'artigianato, in vigore ormai da circa un anno e mezzo, non solo ha segnato un importante riconoscimento del ruolo del settore artigiano nell'economia e nella società, ma ha posto anche le premesse per una decisiva ripresa dell'iniziativa regionale nei confronti del settore stesso. Con tale legge infatti, intervenuta dopo una lunga attesa e un laborioso iter parlamentare, cui abbiamo già fatto cenno sono stati rivisti i parametri economico - dimensionali dell'impresa artigiana e meglio definiti gli ambiti dei poteri di intervento delle Regioni nella materia.
Pur in presenza di nodi interpretativi obiettivamente difficili da sciogliere la nostra Regione è stata tra le prime a porsi il problema di dare compiuta attuazione a tale importante atto legislativo. Ciò nella piena convinzione che occorresse affiancare alla scelta compiuta dal Parlamento un intervento regionale adeguato, capace di integrare e di coordinare al meglio una funzione di indirizzo di alto valore politico per l'affermazione delle peculiari potenzialità dell'artigianato.
Il testo di legge regionale, sottoposto oggi alla valutazione del Consiglio, racchiude pertanto volontà molto significative per il futuro stesso dell'imprenditoria artigiana. La IV Commissione è stata impegnata a lungo su tale testo con un dibattito a volte serrato, sotto una Presidenza molto seria ed impegnata, ma sempre sereno e approfondito che ha visto partecipi tutti i suoi componenti sia di maggioranza che di opposizione.
Escludendo le consultazioni, sono state praticamente necessarie sei apposite sedute di Commissione per esaurire l'esame delle proposte avanzate al riguardo.
Mi corre l'obbligo di osservare come i lavori della IV Commissione in questi ultimi mesi hanno avuto una caratteristica non molto solita, quella dell'estrema puntualità dell'esame delle proposte di legge e di un lavoro fatto con il rigore più deciso e in un clima di responsabile collaborazione da parte di tutte le forze politiche. Sono dati importanti che non vanno sottaciuti nel momento in cui si legge la relazione introduttiva alla discussione su un importante disegno di legge.
Il testo elaborato è il frutto non solo del disegno di legge presentato dalla Giunta regionale (d.d.l. n. 97) ma anche della proposta avanzata a suo tempo dal Gruppo comunista (p.d.l. n. 27). Se una vera e propria unificazione dei due testi non è stata possibile, ciò è da attribuirsi non tanto a particolari contrasti sul contenuto specifico delle norme più rilevanti che il Consiglio si accinge ad esaminare, quanto ad una diversa valutazione delle modalità e dei tempi con cui affrontare il problema delle deleghe di funzioni amministrative nella materia agli Enti locali.
Per la maggioranza infatti quest'ultima è questione da affrontare con atti separati in un momento successivo, mentre nell'immediato occorre porsi con priorità il problema di assicurare le condizioni per un corretto esercizio delle funzioni di tenuta dell'albo delle imprese artigiane attraverso Commissioni provinciali rinnovate e riqualificate.
Conformemente ai principi dettati dalla legge quadro la normativa elaborata si articola, dopo l'enunciazione delle finalità generali - tra cui rientra peraltro la previsione del concorso di tutto il sistema delle autonomie locali (Province, Comuni, Comunità montane) al raggiungimento degli obiettivi di tutela e qualificazione del settore artigiano - intorno ai due capisaldi con cui viene attuato l'inquadramento giuridico del settore stesso: gli albi provinciali delle imprese artigiane e le Commissioni provinciali e regionale per l'artigianato.
Gli albi provinciali delle imprese artigiane costituiscono lo strumento fondamentale di attribuzione e riconoscimento della qualifica artigiana e conseguentemente di tutela primaria della categoria. Le funzioni relative alla tenuta dell'albo non possono pertanto che riguardare l'intero arco dei problemi che l'albo stesso pone, vale a dire quelli della iscrizione revisione, cancellazione, certificazione e rilevazione statistica.
L'apposita specificazione risulta quanto mai opportuna considerando il decadimento progressivo degli albi che, se assicurano ancora una limitata funzione certificativa dal punto di vista anagrafico delle imprese, sono ormai da tempo assolutamente inidonei a rappresentare la realtà strutturale del settore e a seguirne l'evoluzione.
Sotto quest'ultimo profilo le norme previste si pongono l'obiettivo di riqualificare l'intero procedimento conoscitivo del settore artigiano facendo quindi diventare gli albi provinciali lo specchio fedele del settore stesso. Nel contempo viene garantito il necessario raccordo tra albo delle imprese artigiane e registro ditte tenuto dalle Camere di commercio, come pure il collegamento informativo con gli istituti assicurativi, previdenziali e assistenziali, abilitati al rilascio di prestazioni in favore degli imprenditori artigiani.
Un punto delicato del flusso informativo necessario ad una corretta tenuta dell'albo è costituito dalle procedure di valutazione delle domande di iscrizione all'albo e delle successive denunce di modifica e di cessazione di attività. Snodo operativo importante di tale procedura è costituito dai Comuni che, in base all'art. 63 del DPR n. 616/77, detengono già la competenza ad emanare gli atti di istruzione e certificazione preliminari ai fini delle decisioni delle Commissioni provinciali per l'artigianato.
Un'esigenza di razionalizzazione delle procedure di presentazione delle domande e delle denunce pertanto si pone, senza con ciò prescindere dalla necessità di rivalutare tempi e modi di esercizio delle competenze comunali.
A tale riguardo apposite norme fissano un termine ordinatorio per gli adempimenti comunali; trascorso inutilmente tale termine vengono legittimati atti di autotutela da parte degli interessati e in particolare della Commissione provinciale che può provvedere direttamente ai necessari adempimenti istruttori.
L'obiettivo di un maggiore impegno dei Comuni non viene comunque trascurato, dal momento che ormai esiste nel settore dell'artigianato un livello di compresenza e cofunzionamento tra Regione ed Enti locali che sarebbe assurdo ignorare. Occorre semmai rendere più organica e coordinata tale presenza attraverso una maggiore valorizzazione del ruolo dei Comuni che, per l'ambito territoriale di competenza ad essi proprio, possono seguire efficacemente e meglio attività che si presentano molto disperse sul territorio come è nel caso dell'artigianato.
A tal fine viene compiuta la scelta di attribuire direttamente ai Comuni, insieme al potere di irrogare le sanzioni previste per i trasgressori delle disposizioni sulla tenuta dell'albo, anche gli introiti derivanti dalle sanzioni, configurando così un primo concreto atto di delega di funzioni concernenti la vigilanza sullo svolgimento delle attività artigiane.
In sede attuativa dovrà essere cura della Giunta regionale coordinare l'accertamento delle violazioni con i poteri delle Commissioni provinciali per l'artigianato, nonché agevolare gli adempimenti comunali proponendo schemi tipo di atti istruttori ed altri meccanismi semplificati di adempimento.
Alcune questioni particolarmente dibattute dalla legge quadro per l'artigianato scaturiscono dalla obbligatorietà della iscrizione all'albo delle imprese artigiane e dalla natura costitutiva dell'iscrizione stessa.
Sussiste, in altri termini, il problema della decorrenza sia del momento istitutivo dell'albo previsto dall'art. 5 della legge n. 443/1985 e sia degli effetti della iscrizione di un'impresa all'albo medesimo.
Per entrambi i problemi le norme previste prospettano soluzioni che tengono conto della necessità di assicurare una efficace applicazione delle disposizioni concernenti l'artigianato insieme ai necessari raccordi normativi con le altre leggi in vigore, specialmente in materia previdenziale.
Per quanto concerne il momento istitutivo dell'albo, ex art. 5 della legge quadro, è stato considerato che la disposizione legislativa di presupposto costituisce principio a connotazione tipicamente programmatica da concretizzare quindi soltanto a seguito dell'emanazione delle norme regionali attuative. Tale indirizzo interpretativo trova conferma peraltro nella disposizione contenuta al successivo art. 13, terzo comma, della legge n. 443/1985 laddove risulta chiaramente indicata una non coincidenza tra il momento della previsione normativa dell'albo e quello della sua effettiva istituzione.
Seguendo tale interpretazione viene rinviato pertanto il momento istitutivo degli albi ad una fase finale in cui risultino costituiti gli organi incaricati della tenuta degli albi e apprestati gli strumenti tecnico - organizzativi di gestione. Tale momento istitutivo risulta decretato dal Presidente della Giunta regionale, su conforme parere della Commissione provinciale per l'artigianato interessata, a garanzia dell'avvenuto espletamento di ogni operazione organizzativa e procedurale necessaria ad una corretta tenuta dell'albo delle imprese artigiane (art.
23).
Le imprese artigiane che propongono domanda nel periodo che intercorre fino alla data di effettiva istituzione dell'albo, stante l'ultrattività della legge n. 860/1956, vengono iscritte nel vecchio albo anche se in forza di criteri e requisiti già innovati dalla legge quadro. Da ci discende che le stesse imprese saranno iscritte successivamente nel nuovo albo alla stregua di tutte le altre imprese già figuranti nel vecchio alla data di entrata in vigore della legge quadro.
Relativamente alla decorrenza dei provvedimenti deliberativi delle Commissioni provinciali per l'artigianato si tratta di conciliare un'iscrizione che per legge ha effetti costitutivi, con una istruttoria preliminare che deve appurare un esercizio già in atto dell'attività d'impresa.
In via di principio generale l'efficacia costitutiva della qualifica artigiana dovrebbe nascere all'atto del provvedimento di iscrizione e conseguentemente, all'atto dell'eventuale provvedimento di cancellazione dovrebbe cessare l'efficacia della qualifica precedentemente attribuita. Il provvedimento di iscrizione tuttavia, pur avendo valore costitutivo contiene un elemento dichiarativo della sussistenza delle condizioni richieste dalla legge per l'acquisizione della qualifica artigiana, per cui gli effetti dei provvedimenti vengono fatti retroagire fino alla data di presentazione della domanda (art. 3, penultimo comma). Lo stesso vale per il provvedimento di cancellazione, a cui viene riconosciuta efficacia fin dal momento del venir meno di uno o più requisiti nel caso in cui è possibile accertarne la perdita e dalla data del provvedimento stesso negli altri casi (art. 5, ultimo comma).
La soluzione contemplata dalle norme prima richiamate consente così seppure attraverso una apparente contraddizione con la natura costitutiva della iscrizione all'albo, di contemperare la normativa concernente la tenuta degli albi artigiani con diverse altre normative. Tra queste anzitutto con la normativa previdenziale ed assistenziale, che lega strettamente l'insorgenza e la cessazione del rapporto assicurativo alle corrispondenti condizioni dell'attività lavorativa; quindi con le norme che prevedono l'irrogazione di sanzioni amministrative in caso di ritardata domanda di iscrizione o denuncia di cessazione; da ultimo con la norma che lascia spazio alla presunzione di accoglimento in caso di mancata notifica della decisione della Commissione provinciale per l'artigianato entro sessanta giorni dalla presentazione della domanda.
Accanto al 'problema degli albi provinciali delle imprese artigiane si colloca quello degli organi amministrativi e di tutela dell'artigianato cui sono attribuite innanzitutto le funzioni riguardanti la tenuta degli albi e l'accertamento dei requisiti previsti in capo all'imprenditore e all'impresa artigiana.
Le Commissioni provinciali e regionali per l'artigianato sono viste tuttavia non soltanto quali organi amministrativi con competenza limitata al riconoscimento della qualifica artigiana, ma anche come organi con compiti di studio della problematica artigiana e di impulso alla promozione economica del settore.
Le Commissioni vengono pertanto ad assumere, nell'ambito territoriale di rispettiva competenza, rilievo referente generale per tutto ciò che attiene alle problematiche della tutela e dello sviluppo dell'artigianato.
L'urgenza della ricostituzione delle Commissioni attualmente operanti è giustificata non soltanto dalla necessità di dare piena attuazione alla legge quadro, ma anche dalla precarietà organizzativa di cui soffrono gli attuali organi. Ad una situazione di reiterate proroghe della loro durata in carica, che si protrae ormai da oltre tredici anni, si accompagna infatti un preoccupante calo di attenzione da parte delle Camere di commercio che apprestano i necessari servizi di segreteria e collaterali.
Per affrontare tale problematica, apposite norme (artt. 15-19) prevedono un meccanismo di ricostituzione delle Commissioni provinciali per l'artigianato basato su sistema di elezione diretta della componente artigiana, come garanzia di reale rappresentatività della categoria e di pluralismo, insieme al trasferimento a carico del bilancio regionale di ogni onere relativo al funzionamento delle Commissioni.
Per quanto riguarda la composizione delle Commissioni provinciali per l'artigianato viene altresì garantita un'ampia rappresentanza della categoria, prevedendo una composizione minima di almeno 27 membri, di cui 18 titolari di aziende artigiane e 9 di estrazione diversa. Tale composizione minima può essere elevata, nel rispetto sempre dei principi dettati dalla legge quadro e della proporzione di due terzi e un terzo che deve sussistere tra titolari di aziende artigiane e non, a 30-33 membri tenuto conto della maggiore o minore consistenza numerica delle imprese artigiane esistenti nelle varie province. Ciò, anche se può indurre qualche appesantimento nella funzionalità di tali organi, risponde all'esigenza di poter avere spazi di rappresentanza più adeguati laddove esiste una più ricca presenza delle forze dell'artigianato.
Secondo i criteri previsti, sulla base delle consistenze attuali di imprese artigiane, le varie Commissioni provinciali per l'artigianato del Piemonte potrebbero avere quindi un numero di componenti variabile e precisamente: Asti 27; Alessandria, Cuneo, Novara e Vercelli 30; Torino 33.
Per l'elezione dei componenti titolari di aziende artigiane è previsto il ricorso al sistema elettorale proporzionale sulla base di liste presentate a livello provinciale.
Allo scopo di contenere fenomeni negativi di disturbo o di esasperata conflittualità politica all'interno della categoria è previsto altresì uno sbarramento che esclude dalle Commissioni i rappresentanti di quelle liste che non abbiano raggiunto almeno il 5% dei votanti.
Gli esperti in seno alle Commissioni provinciali per l'artigianato sono invece nominati dalla Provincia su designazione delle organizzazioni sindacali artigiane più rappresentative.
La Commissione regionale per l'artigianato inoltre, la cui composizione risulta rigidamente predeterminata dalla legge quadro, viene investita di compiti consultivi in ordine alle tematiche della programmazione e della promozione di settore oltre a decidere sui ricorsi concernenti il riconoscimento della qualifica artigiana.
Per quanto concerne la sede delle Commissioni provinciali per l'artigianato e degli albi artigiani le norme previste, senza limitare la potestà della Regione di disporre autonomamente in merito, fanno concreto riferimento alle Camere di commercio competenti per territorio. E questa è una soluzione quasi naturale considerati i vincoli esistenti fra albo artigiani e registro delle ditte tenuto dalle Camere di commercio. La collaborazione richiesta alle Camere di commercio comporta ovviamente la messa a disposizione di uomini e mezzi adeguati alle necessità di un'effettiva autonomia funzionale delle Commissioni provinciali e di un'esauriente gestione degli albi. A tal fine sono previste apposite norme da riprendere nelle convenzioni che saranno sottoscritte con le Camere di commercio che tendono a garantire tutte le esigenze derivanti dall'attuazione della normativa regionale.
Le strutture organizzative di segreteria e le dotazioni organiche di queste trovano peraltro un opportuno riferimento nell'esplicita individuazione di soluzioni basate anche sull'impiego di personale regionale e sulla connessa possibilità di provvedere a quanto è necessario nell'ambito dei poteri di organizzazione degli uffici regionali.
Sul piano tecnico l'articolato si limita a normare quanto rientra nella competenza regionale, e non è contemplato da altre norme di legge sia perché esplicitamente attribuito alla Regione e sia in quanto indirettamente connesso all'organizzazione implicita della materia.
Il Capo I fissa alcune norme generali; il Capo II concerne le norme per la tenuta dell'albo provinciale delle imprese artigiane; il Capo III prevede la disciplina degli organi amministrativi di tutela dell'artigianato nonché le norme di funzionamento degli organi stessi; il Capo IV attiene al sistema elettorale per l'individuazione delle componenti delle Commissioni provinciali per l'artigianato titolari di aziende artigiane; il Capo V, infine, reca le norme finanziarie transitorie e finali.
Con l'approvazione dell'articolato predisposto si potrà dare pertanto esauriente attuazione alle disposizioni della legge quadro per l'artigianato.
Si attuano in altri termini tutte le disposizioni operative previste per la disciplina e l'organizzazione del settore comprendenti le norme per l'organizzazione e la gestione degli albi provinciali, le norme di organizzazione e funzionamento delle Commissioni provinciali e regionale per l'artigianato, le norme per l'elezione dei componenti artigiani delle Commissioni provinciali.
Attraverso questa legge si compie un passaggio molto significativo per il riassetto dell'artigianato e per l'attività stessa della Regione aprendo una fase nuova in cui il ruolo primario dell'imprenditoria artigiana potrà essere meglio sostenuto e valorizzato con riflessi senz'altro positivi per l'intera economia regionale.
Mi corre l'obbligo, al termine della lettura di questa relazione, di ringraziare il Presidente Ferrara con me relatore, i colleghi della IV Commissione che mi hanno delegato a leggere la relazione in aula e un particolare ringraziamento mi si consenta di fare oltreché all'Assessore preposto alla materia ai funzionari dell'Assessorato e ai funzionari della IV Commissione che sono stati di preziosissimo aiuto nell'elaborazione del testo che viene quest'oggi all'esame del Consiglio.



PRESIDENTE

Ringraziamo il Consigliere Nerviani.
E' aperta la discussione generale. Prego i colleghi che intendono intervenire di farlo presente alla Presidenza per coordinare i lavori.
L'Assessore competente avrebbe voluto chiarire alcuni aspetti, ma il Regolamento non lo consente se non al momento della replica dopo gli interventi dei Consiglieri.
La parola al Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario

Devo sottolineare l'importanza della legge quadro n. 443 sull'artigianato che è stata votata dal Parlamento 1'8 agosto 1985 e che introduce elementi di novità molto significativi, elementi che, anche se non soddisfano tutte le esigenze e tutte le aspirazioni delle associazioni di categoria, erano largamente attesi. Teniamo presente che la vecchia normativa che regola il settore artigiano, la legge n. 860, risale al 1956.
In questi ultimi dieci anni i dibattiti e le discussioni arrivavano quasi sempre alla fase finale, ma non giungevano mai all'aula parlamentare e non si trasformavano mai in norme di legge.
La legge nazionale n. 443 è di grande significato perché definisce il campo dell'iniziativa regionale e realizza un dettato contenuto nell'art.
117 della Costituzione che definisce le competenze regionali in materia di artigianato.
Quali sono le competenze regionali? Le richiamo brevemente. La legge nazionale n. 443 definisce norme sul credito, sull'assistenza tecnica sulla ricerca applicata, sulla formazione professionale sull'associazionismo, sugli insediamenti artigiani, sull'agevolazione per le esportazioni e richiede alla Regione un'iniziativa politica e legislativa molto precisa e molto mirata. In questa logica e su questa linea noi ci siamo mossi nel recente passato. Siamo una Regione, non certo l'unica, che ha predisposto, attuato e gestito leggi che intervengono già in questi campi.
Il ruolo della Regione in materia di artigianato è pieno e chiaro quando si definiscono in modo così preciso funzioni, compiti e responsabilità politico - legislative. La Regione Piemonte, considerata l'importanza dell'artigianato, non può che attendere a queste indicazioni e deve sempre più diventare soggetto che opera concretamente nel campo dell'impresa artigiana con un Piano regionale di sviluppo che riconosca un ruolo primario all'impresa artigiana ai fini dello sviluppo economico.
Ne parleremo quando saremo chiamati a dibattere le linee del Piano regionale di sviluppo, ma qualche considerazione può essere già fatta ora.
Intanto a me preme ricordare che sono passati venti mesi dall'approvazione della legge quadro durante i quali il Consiglio regionale non ha potuto affrontare questa tematica, nonostante che una norma transitoria della legge n. 443 imponesse alle Regioni di normare l'elezione delle Commissioni provinciali entro un anno dall'entrata in vigore della legge stessa (8 settembre 1986). Questa scadenza non è stata rispettata n dalla Regione Piemonte né purtroppo da altre Regioni.
Voglio sottolineare che il non rispetto di quella scadenza è un elemento estremamente negativo, soprattutto perché le Regioni, come livelli statuali decentrati, hanno in passato rivendicato un ruolo, uno spazio delle competenze per poter intervenire e legiferare nei campi delegati dalla Costituzione.
Questo ritardo consistente è un elemento che porta discredito ulteriore all'istituzione regionale. Certo al Parlamento si può rimproverare di aver impiegato oltre dieci anni per l'esame delle proposte di legge di revisione della legge n. 860, il Parlamento è arrivato comunque nel 1985 a votare la nuova legge; il ritardo delle Istituzioni regionali non è giustificato.
Solo quattro Regioni hanno già varato le leggi e hanno provveduto all'elezione delle Commissioni provinciali, cinque Consigli regionali di altrettanti Regioni hanno votato la legge, ma alcune hanno problemi con il Commissario del Governo, altre sei o sette Regioni sono nella nostra condizione.
Sottolineo questo aspetto come dato negativo e noi rivolgiamo una critica al governo della Regione Piemonte.
Il Gruppo comunista ha intrapreso un'iniziativa alla luce della nuova legge quadro nazionale; abbiamo presentato a fine ottobre o ai primi di novembre del 1985 un disegno di legge che si articolava su due momenti sulle elezioni e sulle deleghe agli Enti locali. Solo successivamente fu presentato il disegno di legge dalla Giunta che riguarda per esclusivamente la procedura elettorale delle Commissioni provinciali per l'artigianato, lasciando insoluti altri problemi e altri nodi, come il rapporto con il sistema delle autonomie, il processo di delega, discorsi che coinvolgono gli alti livelli istituzionali.
L'intempestività della Regione ha comportato un altro elemento negativo in ordine all'applicazione della legge quadro nazionale. Non basta emanare una nuova normativa nazionale, occorre provvedere al reperimento delle risorse adeguate perché lo strumento legislativo incida ed agisca concretamente nelle singole realtà. La legge n. 443 è una legge di principio. La sua applicazione comporta l'impegno di risorse. In sede di dibattito della legge finanziaria avevamo chiesto che il Governo stanziasse l.000 miliardi, a questo finanziamento si sarebbe dovuto sommare un eguale impegno da parte delle Regioni per un'applicazione rapida ed efficace della legge quadro n. 443. Purtroppo però, non avendo le Regioni operato in questa direzione, quando si è discusso della legge finanziaria le richieste dei 1.000 miliardi sono state dimenticate, salvo il recupero dell'impegno di 210-220 miliardi per un triennio.
Questa è un'ulteriore dimostrazione di come si perdono le battaglie se alle enunciazioni contenute nelle leggi non seguono impegni adeguati. Non dimentichiamo che stiamo parlando di un settore imprenditoriale e di una categoria che nella Regione Piemonte hanno un peso molto grande, siamo in presenza ormai di 128-130 mila aziende e 350 mila addetti, dei quali 34 mila sono giovani apprendisti.
Se verifichiamo com'è strutturato questo tipo di azienda vediamo che in molte province della Regione esso ha rappresentato l'elemento vitale e decisivo per quelle economie negli anni di crisi.
I processi innovativi della grande industria hanno significato una riduzione drastica delle forze lavoro occupate e difficoltà consistenti si sono avvertite anche nel settore artigiano, ma esso con maggiore capacità ha saputo cogliere gli spazi che rimanevano aperti e ha saputo aprire spazi nuovi.
La piccola e media industria si è qualificata, non è stata al carro dei processi della grande industria, ha saputo conquistarsi uno spazio un'autonomia di iniziativa e di ruolo all'interno dell'economia nazionale.
Ha coperto spazi nuovi, per esempio, nel campo dei servizi.
Questi aspetti vanno considerati perché se non ci agganciamo a queste considerazioni finiremo di considerare quello di oggi come un intervento marginale.
Dobbiamo invece recuperare culturalmente questa dimensione del problema, valutare la portata di questo settore economico.
Sorge però un problema grave che non riguarda semplicemente la Regione Piemonte ma tutta l'Italia, quello della conoscenza dei dati del settore artigiano. Sappiamo quante sono le aziende, sappiamo quali si collocano nel settore dei servizi e quali nelle attività produttive, stentiamo però molte volte a conoscere la dislocazione territoriale, la loro ubicazione; non sappiamo con certezza quali sono e quanti sono i dipendenti artigiani in Piemonte e qual è la loro classificazione per settori. E' un mondo largamente sconosciuto.
Senza questi dati non riusciremo ad avviare una politica efficace - e mirata.
Per questo in Commissione abbiamo avanzato all'Assessore la proposta di richiedere all'IRES e ad altri istituti indagini precise, articolate e tali che ci permettano di affinare i nostri strumenti. Vorrà dire che dovremo ripensare alle politiche del credito, a quelle delle aree artigiane attrezzate, a quelle dei servizi alle imprese, a quelle della promozionalità, a quelle della formazione professionale.
Vorrei riproporre la Conferenza regionale sull'artigianato per coinvolgere le forze operanti nel settore i Gruppi consiliari, Conferenza che veda impegnati il sistema bancario i soggetti che operano a livello della promozionalità e di formazione.
Certamente il Piano regionale di sviluppo sarà un appuntamento importante per ridefinire la nostra strumentazione legislativa dopo averne verificato le parti funzionanti e quelle non funzionanti cercando di finanziare quelle parti di leggi che potrebbero già dare dei risultati significativi.
Molto importante è il settore dell'imprenditoria artigiana che opera nei servizi. Dovremmo trasformare questa forza imprenditoriale che opera all'interno di un discorso complessivo che riguarda le città, il loro assetto, il recupero dei centri storici, quindi è un discorso di grande significato politico, culturale ed economico. La Regione potrebbe essere elemento sollecitatore e capace di muovere il sistema delle autonomie Comuni e Province per un impegno attorno alle tematiche dell'artigianato.
Vorrei fare un'altra considerazione. Siamo in presenza di un'imprenditoria diffusa sul territorio che, per avere il sostegno di cui necessita, non può che avere dei riferimenti istituzionali molto precisi e certi; i riferimenti istituzionali non possono essere soltanto lo Stato e la Regione, ma deve essere anche la Provincia; dobbiamo quindi recuperare questa articolazione statuale se vogliamo essere efficaci nella nostra azione di governo.
Ci sono Comuni che in questi anni hanno operato bene nel settore artigiano promuovendo iniziative particolarmente significative. Questo è stato possibile attraverso l'iniziativa di stimolo, di traino della Regione. Siamo riusciti, attraverso le normative regionali,ad invogliare alcune iniziative nelle aree artigiane attrezzate dove si sono mobilitate risorse, volontà politiche, si sono creati strumenti nuovi come i consorzi.
Si sono realizzati momenti associativi e capacità produttive di particolare significato che probabilmente vanno superati nel senso che non possono essere le sole aree artigiane attrezzate i punti di intervento e di organizzazione del territorio, ma queste vanno arricchite di una serie di servizi reali per le imprese che li sono insediate. Quindi, dopo la fase della realizzazione, occorre fare un salto di qualità. Ci sono Comuni Province e Comunità montane che si sono mossi in questa direzione e hanno preso adeguate iniziative in questo senso.
Perché non cogliere questo dato importante, che non è generalizzabile se andiamo a vedere i riferimenti significativi in certi Comuni importanti della nostra Regione, per fare un discorso con questi livelli statuali per verificare gli spazi per una politica di intervento, di piano a livello provinciale? Questo può significare iniziative articolate, coordinate questo può essere l'elemento costitutivo del piano; quelle aree possono essere interessanti per una politica molto mirata, creatrice di nuove possibilità occupazionali e anche di nuovo sviluppo imprenditoriale.
Avremmo avuto molta più lungimiranza se ci fossimo misurati con queste problematiche e avessimo già fin dall'inizio imboccato questa strada che sarebbe stata coerente con l'azione fatta in passato. Se l'azione di traino nel passato ha dato dei risultati, magari non tutti positivi e criticabili o da sottoporre a verifica, sarebbe stato utile collocarsi in quel filone per realizzare un ulteriore elemento di qualificazione della capacità di governo della Regione stessa. Forse, imboccando questa strada potremmo ancora ottenere un impegno da parte di questi soggetti sia sul fronte dell'artigianato produttivo sia su quello dell'artigianato dei servizi questa strada ci avrebbe permesso di arricchire notevolmente le nostre conoscenze e di fare una politica mirata utilizzando le risorse regionali non solo per interventi verticali; queste strisce verticali sono indubbiamente positive e utili, ma difficilmente colgono la complessità di un intervento generale che interessa un'area.
A queste critiche aggiungiamo una critica più mirata. Quando abbiamo iniziato la discussione delle due proposte di legge, quella presentata dal Gruppo comunista e quella presentata dalla Giunta, sin dai primi articoli ci siamo posti la domanda: che strada deve imboccare la Regione? A fronte della nostra ipotesi, perfettibile sicuramente, di avere come punti di riferimento le Province, i Comuni e le Comunità montane, si è risposto dicendo che queste tematiche dovevano essere affrontate in altra sede e con un altro provvedimento e non all'interno della normativa che stiamo discutendo.
Questo è uno strumento legislativo che riguarda il momento elettorale e che trascura completamente l'impostazione generale. Quindi, in termini di capacità di governo, non fa fare nessun passo avanti alla Regione. All'art.
1 c'è un'affermazione di principio, dalla quale però non discende nulla.
Poi si va a normare nient'altro che la procedura elettorale.
Siamo stupiti del non accoglimento delle proposte avanzate dal Gruppo comunista, anche perché pensavamo che dall'accoglimento di queste proposte ne sarebbe uscita un'ulteriore qualificazione dell'attività legislativa regionale.
Non c'è nessun elemento sconvolgente, gli emendamenti presentati non avevano proposte di deleghe particolari. Noi riproponiamo questi emendamenti perché pensiamo che sia opportuno riconoscere, dopo quanto è affermato dall'art. 1 della legge, il ruolo di Comuni, Province e Comunità montane.
Il Gruppo comunista aveva presentato un proprio disegno di legge comprendente anche una parte riguardante le deleghe, però in Commissione ci è stato detto che l'Assessorato avrebbe predisposto un articolato di questa natura che sarebbe stato presentato entro il mese di febbraio. Che fine ha fatto quell'impegno? Quanti mesi dobbiamo ancora aspettare prima di vedere un testo che affronti il problema delle deleghe e del ruolo di Province Comuni e Comunità montane? Su questo occorre un impegno preciso da parte dell'Assessore e della Giunta. E,' un impegno importante anche in ordine al giudizio finale che possiamo dare su questo articolato, diversamente determineremo il nostro atteggiamento.
Il Gruppo comunista si è impegnato in un'azione molto costruttiva l'articolato che abbiamo di fronte è la fusione delle proposte comuniste con quelle della Giunta. Però è un articolato monco rispetto alle problematiche che pone la legge n. 443.
Vorrei che il mio intervento fosse compreso nel suo significato politico. Dalle risposte che ci verranno dall'Assessore competente scaturirà il nostro atteggiamento di voto.



VIGLIONE ALDO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sono stati necessari trent'anni affinché il Parlamento italiano giungesse all'approvazione di una legge quadro di riforma del settore dell'artigianato. Trent'anni durante i quali uno dei settori trainanti dell'economia nazionale è stato lasciato in balla di se stesso. Regolato da norme obsolete che non potevano certamente prevedere e contemplare gli enormi sviluppi tecnici ed economici che hanno investito tutti i settori produttivi con particolare riferimento all'impresa artigiana.
La necessità di una nuova normativa era nell'attesa di tutti: partiti politici, aziende artigiane, imprenditori e dipendenti.
E questa attesa ha fatto convergere, sul testo presentato in Parlamento, il voto favorevole di tutti i Gruppi politici, compresa l'opposizione comunista, eccezion fatta per il MSI e per DP.
Il nostro Partito ha espresso un voto di astensione, in sede parlamentare, non certamente per ostacolare le sacrosante aspettative degli operatori artigiani, che da troppi anni erano in attesa del varo della legge di riforma nazionale, ma perché talune previsioni e prescrizioni di legge ci apparivano allora, e ci appaiono oggi in occasione del dibattito per l'approvazione della legge regionale, non in linea con le legittime richieste avanzate dalle associazioni di categoria e con quelle necessità di razionale ammodernamento organizzativo tecnico e rappresentativo da cui il settore artigiano non può prescindere per un suo razionale ed organico sviluppo alle soglie del 2000.
Le perplessità sollevate dal nostro Gruppo in sede parlamentare hanno trovato ampio riscontro nel corso del lungo e travagliato iter che la legge regionale oggi in discussione ha dovuto percorrere sia in sede di istruzione nella competente Commissione regionale, sia nel corso delle consultazioni con le associazioni di categoria.
Un iter lungo e travagliato durato quasi due anni, che ha fatto accumulare un nuovo imperdonabile ritardo rispetto ai tempi di realizzazione del dettato legislativo e costituzionale, ma soprattutto un iter che non ha ancora terminato il suo corso, tant'è vero che viene oggi presentato a questo Consiglio regionale un provvedimento parziale ed incompleto relativo soltanto all'espletamento delle procedure burocratiche per la formazione degli albi artigiani, per la loro revisione, per l'elezione degli organi di rappresentanza del settore nell'ambito delle Commissioni provinciali e regionale dell'artigianato. Mentre si rimanda ad un momento successivo ed ancora da destinarsi l'articolazione in legge di quei provvedimenti che dovranno entrare nel merito dei problemi dell'imprenditoria artigiana sostenendone il ruolo trainante che essa ha sino ad oggi ricoperto nel più vasto quadro dell'economia piemontese.
Sono i problemi relativi all'inquadramento previdenziale assistenziale, pensionistico; i problemi dell'accesso al credito ed al finanziamento d'impresa; i problemi collegati alla formazione professionale, al recupero di un ruolo strategico dell'impresa artigiana nell'ambito dell'avviamento al lavoro delle nuove generazioni.
Vi sarà occasione nei prossimi mesi, se la Giunta e l'Assessore saranno di parola e daranno avvio alla presentazione della seconda parte del provvedimento, di confrontarci e di misurarci su questi temi e su queste problematiche.
Desidero ora illustrare i motivi di perplessità che ci impediscono di esprimere un voto favorevole al disegno di legge in esame.
Due sono le obiezioni di fondo nelle quali si riassume il nostro voto di astensione.
La prima più generale riguarda la legge quadro nazionale dalla quale trae origine il disegno di legge della Regione Piemonte: più precisamente riguarda l'art. 4 della legge 443, relativo alla determinazione dei limiti dimensionali dell'impresa artigiana. Esso determina il numero dei dipendenti che rientrano nei limiti dell'azienda artigiana; in Parlamento quel numero è sceso da 20 a 18, con possibilità di un aumento fino a 22 per i casi particolari di aziende che assumevano 9 apprendisti. Nel settore delle lavorazioni artistiche e dell'abbigliamento su misura si arriva a 32 dipendenti con la possibilità di elevarne il numero a 40 in caso di assunzione di 16 apprendisti. Noi riteniamo che un numero di addetti così elevato rende enormemente labile la linea di demarcazione tra impresa artigiana e piccola industria, che è già oggi pericolosamente ristretta e soffocata da un lato dalla grande impresa confindustriale, dall'altro dal mondo artigianale. Soprattutto non vediamo come il dettato legislativo evidenzi e delinei, in modo netto, il ruolo e le dimensioni della piccola industria e il ruolo e le dimensioni dell'azienda artigiana; fugando le possibilità che, a nostro avviso, esistono di furbesche interpretazioni della legge al fine di sfruttare le giuste agevolazioni previste per il settore artigiano.
Noi temiamo una fuga ed un'involuzione strumentale da parte di tante piccole industrie che, non sufficientemente tutelate e prive di un riconoscimento giuridico, possono venire attirate nell'orbita artigianale.
Su questo punto ci siamo battuti in sede parlamentare e nel merito abbiamo avanzato serie proposte che non hanno trovato accoglimento e che hanno determinato, come ho già detto, il nostro voto di astensione sulla legge 443.
La seconda obiezione, che intendiamo avanzare in sede di dibattito consiliare, è quella relativa alla composizione ed alla formazione delle Commissioni provinciali per l'artigianato, di cui agli artt. 8 e 15 del disegno di legge in discussione.
Le osservazioni sono molteplici. Noi dissentiamo da una composizione decisamente pletorica delle Commissioni provinciali che, dilatando eccessivamente il numero dei componenti, pregiudica la possibilità di un efficiente e serio funzionamento di tali organismi per la cui operatività è richiesto il raggiungimento del numero legale.
Riteniamo inoltre inaccettabile il pervicace atteggiamento degli estensori del testo di legge che, anche in questo caso, tendono a dimenticare, con atteggiamento discriminante e censorio, che le organizzazioni sindacali in Italia non sono solamente 3, ne esistono altre: dal sindacato nazionale CISNAL ai sindacati autonomi che possono vantare un maggior numero di aderenti rispetto ad almeno una delle tradizionali organizzazioni sindacali prese usualmente in considerazione. Per cui o si stabilisce il criterio di un solo rappresentante sindacale o non si capisce per quale ragione si debba inevitabilmente riconoscere qualità rappresentative esclusivamente alla ex triplice sindacale.
Sempre in ordine alla composizione delle Commissioni provinciali è d'uopo far rilevare come la previsione contenuta nell'art. 8 non consenta una adeguata proporzionalità in funzione del numero di imprese artigiane esistenti in ogni singola provincia.
A nostro avviso questa differenziazione tra realtà diverse in termini di grandezza andrebbe maggiormente sottolineata introducendo parametri di rappresentanza proporzionati alla consistenza delle singole realtà provinciali.
Veniamo ora al Capitolo I V della legge ed alle norme previste per l'elezione dei componenti le Commissioni provinciali di cui all'art. 15.
Noi riteniamo che i complessi meccanismi elettorali previsti dalla legge quadro e ripresi poi dal disegno di legge regionale comportino il grave rischio di speculazioni e strumentalizzazioni partitiche nel momento in cui si andranno ad indire elezioni dirette e articolate su una vera e propria campagna elettorale con relativa presentazione di liste di candidati. Presupposto questo di una prevedibile lacerazione del tessuto connettivo della categoria che vivrà il momento elettorale come occasione di scontro politico e di divisione anziché individuarne in esso l'opportunità di un rinnovato impegno di coesione, di solidarietà e di aggregazione per il rilancio e l'ammodernamento del settore artigiano.
Giudichiamo altresì insufficienti quali garanzie contro i rischi sopraindicati la norma prevista dal quinto comma dell'art. 15 che stabilisce il numero dei presentatori di ogni singola lista e la norma contenuta nel quinto comma dell'art. 17 relativa allo sbarramento del 5 dei votanti per la ripartizione e l'assegnazione dei rappresentanti eletti.
Sarebbe opportuna ed auspicabile una revisione di questi articoli che aumenti il numero dei sottoscrittori - e qui inserisco i nostri emendamenti necessari alla presentazione di una lista determinandola nel modo seguente: fino a 10.000 imprese iscritte 200 firme fino a 25.000 imprese iscritte 300 firme oltre le 25.000 imprese iscritte 500 firme.
Richiediamo inoltre l'elevazione del limite percentuale di sbarramento per l'assegnazione di eletti dal 5 al 7% al fine di scongiurare il rischio di un troppo grande numero di schieramenti e della presentazione di liste di disturbo.
Rimane comunque il nostro giudizio complessivamente negativo rispetto alla scelta di un sistema di elezione proporzionale con scrutinio di lista che risulta oltre modo oneroso e macchinoso e che produrrà più disaffezione che coinvolgimento e partecipazione, così come è avvenuto - non dimentichiamolo - per l'elezione degli Organismi delegati nella scuola ai vari livelli.
Meglio sarebbe stato prevedere e stabilire un meccanismo di elezione indiretta o di secondo grado, che dir si voglia, così come avviene per la Commissione regionale per l'artigianato.
Sarà comunque doveroso, e avremo cura di controllare, che prima di iniziare qualunque operazione elettorale si provveda ad un serio approfondimento e revisione con conseguente aggiornamento degli albi delle imprese artigiane per stabilire la reale consistenza del corpo elettorale individuando gli aventi i titoli per la partecipazione al voto.
Credo di avere espresso in maniera sufficientemente chiara ed esauriente le motivazioni per le quali il Gruppo MSI esprime un voto di astensione, e vale anche come dichiarazione di voto questo mio intervento in merito al provvedimento oggi in discussione.
Restiamo in attesa della presentazione della seconda parte della legge che più specificatamente delineerà il ruolo promozionale e di coordinamento cui dovrà assolvere l'Ente Regione, auspicando che venga imboccata la strada degli atti di delega agli Enti locali, con particolare riferimento al coinvolgimento diretto delle Province che, a nostro avviso, possono svolgere un ruolo determinante sia per quanto attiene alla formazione professionale attraverso l'istituto della bottega scuola, sia per ciò che concerne il recupero di tutte quelle attività artigiane mirate ed estremamente specialistiche che rischiano di sparire dall'orizzonte economico e produttivo piemontese per mancanza di incentivazioni ed il cui recupero ed il cui rilancio non può che passare attraverso l'intervento degli Enti locali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'obiettivo primario da parte della Regione Piemonte è quello di utilizzare nel modo migliore possibile la legge quadro, strumento non perfetto che costituisce comunque una base sufficiente sulla quale lavorare per rafforzare e incentivare la formazione di una imprenditorialità artigiana che sia all'altezza con le profonde trasformazioni economiche in corso nella nostra società.
Occorre adeguare il ruolo dell'artigianato ai mutamenti profondi delle tecnologie gestionali ed organizzative. Il rapporto tra grande e piccola azienda e artigianato costituisce uno dei nodi sui quali anche la Regione deve prestare attenzione al di là degli spazi di operatività delle sue competenze.
La legge quadro tende a migliorare i ruoli e i poteri della Regione e ha molti altri ambiti d'azione.
E' importante il ruolo che la Regione può giocare nel conflitto tra centralismo nella gestione del sistema economico da parte dell'operatore pubblico e il ruolo che le autonomie possono dispiegare in modo adeguato alle necessità del momento.
I problemi dei tempi e della qualità dei contenuti sono importanti. Si è scelta la strada di affrontare in primo luogo il problema della ricostituzione degli organi amministrativi e degli albi e poi la strada delle deleghe. Ora dobbiamo marciare con la velocità massima possibile perché il mondo dell'impresa artigiana possa trarre giovamenti da questi strumenti e da questa operatività.
La Commissione ha consultato le categorie, i vari soggetti sociali ed economici. Si sono potute constatare alcune venature e tendenze corporative chiuse, ma che dall'altro lato mal sopportavano quelli che vengono comunemente e volgarmente definiti lacci e lacciuoli esaltando una libertà associativa che tende a chiudersi in una dimensione corporativa.
In effetti dobbiamo cercare, attraverso l'applicazione della legge quadro, di esaltare un ruolo di programmazione e di intervento corretto non pachidermico, non burocratico, senza timori verso le accuse di alcuni settori che dicono che questo tipo di operatività può rendere restrittiva l'applicazione della legge stessa.
Il primo tempo di questa operatività, quello della ricostituzione degli organismi amministrativi (il CPA) e degli albi, costituisce un'occasione importante per alcuni chiarimenti di fondo. Intanto le Commissioni provinciali per l'artigianato non possono considerarsi dei puri organismi burocratici corporativi. Possono costituire degli strumenti che, al di là della tenuta degli albi, possono essere un elemento importante per l'accertamento dei requisiti. Su questo aspetto bisogna essere estremamente chiari.
La linea di demarcazione tra la vera impresa artigiana e la falsa impresa artigiana, che tende ad insinuarsi nelle legittime e giuste agevolazioni che vengono elaborate e proposte a vantaggio dell'impresa artigiana, costituisce uno dei nodi grossi all'interno del nostro sistema economico, quindi gli accertamenti dei requisiti sono fatti che devono andare al di là dell'aspetto burocratico. Le Commissioni provinciali dell'artigianato dovrebbero essere l'osservatorio che aiuta la funzione di governo della Regione, quindi un sensore importante che lavora in modo trasversale sul territorio della nostra Regione.
Si fa una polemica sulla numerosità di queste Commissioni. Credo che da un lato non si poteva negare un'adeguata rappresentatività a tutti i soggetti che interagiscono sul tema dell'artigianato, dall'altro lato non credo sia un'argomentazione sufficiente il vincolo della difficoltà di riuscire ad avere il numero legale nelle riunioni perché se questi organismi, per l'importanza che rivestono e per il ruolo che i soggetti che vi sono rappresentati svolgono, avranno problemi di numero legale dovremo interrogarci se quel tipo di struttura e di operatività è adeguata.
Ormai le tecniche di lavoro e di organizzazione tendono a superare le difficoltà di dimensione di certi organismi. Ci sono molte tecniche che possono permettere di dare operatività reale.
Gli albi sono un modo di attribuire e di riconoscere la qualifica all'impresa artigiana. E' un elemento di per sé non decisivo, ma importante a far si che si chiarisca la discriminante tra impresa artigiana e non.
Il procedimento conoscitivo in passato,non per carenza della legge ma per altre ragioni, non è sempre stato adeguato. Ora dobbiamo rivendicare e dobbiamo tendere a praticare un'alta severità nell'accertamento dei requisiti, dobbiamo stare attenti che i meccanismi dei termini di approvazione per i Comuni non ingenerino delle distorsioni. Ritengo che sarebbe necessario, per evitare rischi di speculazione, attribuire ai Comuni una funzione via via sempre più perfezionata di controllo per arrivare all'attività sanzionatoria. Noi sappiamo che i rischi di speculazione nell'insinuazione di imprese non artigiane nei benefici del sistema artigiano sono reali.
Dunque, questa è un'occasione per incominciare a praticare una politica produttiva nel settore della piccolissima azienda. Non rinunciamo cerchiamo di operare in modo adeguato. Vorrei, rivolgendomi all'Assessore far notare che è importante che noi prestiamo attenzione a tutti gli strumenti che possono rafforzare la vera azienda artigiana, ma c'è un altro nodo ed è il rapporto tra la grande impresa e la piccola impresa e l'artigianato. La grande impresa tende sempre di più a disarticolarsi in una funzione di dominio dopo i grandi processi di ristrutturazione, in una funzione di dominio pesante tende a condizionare il rapporto con la piccola azienda e con l'artigianato molte volte in modo decisivo, tale da aprire degli spazi al lavoro nero e all'utilizzo del lavoro precario; per non parlare ovviamente dell'area di lavoro illegale che pregiudica la natura la forza, il carattere e la possibilità di irrobustirsi dell'impresa artigiana.
E' qui un nodo irrinunciabile. Non possiamo pensare che Fiat, Olivetti Montedison, Michelin, Riv-Skf sono dei tabù intoccabili. Vanno richiamati perché con le loro politiche determinano dei processi di ristrutturazione della piccola impresa e dell'artigianato e non sempre questi processi riescono a valorizzare le caratteristiche e le peculiarità della struttura artigiana. E' qui che possiamo misurare l'alta politica, la possibilità di far si che l'Ente Regione interfacci con il sistema economico nella sua articolazione più grossa in modo adeguato, non velleitario, costruttivo.
Sull'articolato del disegno di legge sulla procedura elettorale e sulla composizione del CPA esprimiamo un giudizio positivo che tradurremo in voto favorevole.
Sottolineiamo che è necessario procedere velocemente al completamento degli adempimenti che la Regione Piemonte deve fare per quanto riguarda il riferimento alla legge quadro nazionale sull'artigianato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, insieme al collega Nerviani ho presentato una relazione ampia sulle caratteristiche di questa legge. Credo quindi di non dovermi dilungare avendo appunto steso insieme al collega quella relazione.
Mi preme ricordare alcune questioni. La prima è di carattere squisitamente politico e credo debba essere citata perché mi pare molto significativa.
Il testo che affrontiamo oggi è frutto di un proficuo lavoro avvenuto all'interno della IV Commissione, lavoro di confronto serio che partiva da due provvedimenti che trattavano argomenti diversi, confronto che riqualifica molto dei dibattiti che si svolgono in questo Consiglio regionale, dove il confronto molte volte è invocato e troppe volte non è cercato, non è voluto, dove lo scontro e la polemica costituiscono argomento fondamentale del confronto.
Il mio giudizio fortemente positivo rispetto al modo di lavorare delle forze politiche sui problemi concreti è da individuarsi nel modo con cui la Commissione ha affrontato questo disegno di legge.
Abbiamo avuto le consultazioni con le categorie e con i soggetti economici interessati, ma il vero dibattito si è avuto all'interno delle forze politiche per cercare di rendere un provvedimento concreto e serio.
L'aspetto che ha diviso la Commissione in modo dialettico, e non in modo polemico, è stato la portata che si voleva dare al disegno di legge.
Da una parte c'era il provvedimento della Giunta che trattava soltanto il problema delle elezioni delle Commissioni, dall'altra c'era il progetto di legge presentato dal Partito comunista che cercava di abbracciare l'intera materia delegata dalla legge quadro.
La maggioranza ha ritenuto di scindere i due momenti non certamente per adottare una tecnica dilatoria, ma perché, visti i ritardi, non imputabili a questa Regione, con i quali si definiva questo provvedimento legislativo e viste le scadenze in termini elettorali per il rinnovo degli organismi dell'artigianato, ha ritenuto di scegliere i due tempi dando un primo assetto normativo alla parte elettorale e impegnando l'Assessore e la Giunta a presentare un provvedimento di legge per l'altra parte, ricordata dal collega Bruciamacchie.
Io credo che quando ci si prende degli impegni non possono essere presi impegni al giorno: si tratta di dare una valutazione un pochino elastica quindi noi crediamo che non si sia venuti meno a quegli impegni anche se riteniamo che questo impegno esiste e deve essere affrontato dalla Giunta in tempi molto ristretti.
Il settore dell'artigianato investe circa 350 mila addetti, quindi ha una dimensione con valori molto alti e molto significativi. E' un elemento qualificante del tessuto industriale del nostro Paese, molte volte oggetto di polemiche e di critiche, a volte colpito da provvedimenti fiscali non iniqui, ma che andavano a correggere situazioni che si erano create con il tempo, che dovevano essere rimosse.
Le Regioni, lo Stato, i poteri costituiti affrontano non soltanto gli aspetti burocratici ma anche i problemi di sostanza del settore quali quello del credito e quello della formazione professionale. Si tratta di approvare provvedimenti capaci di combattere l'abusivismo che squalifica una parte almeno del mondo artigiano senza che questo ne sia responsabile.
Il ruolo delle Commissioni provinciali e regionali dell'artigianato non può essere un ruolo essenzialmente burocratico, notarile di quanto avviene di iscrizione e di cancellazione, ma deve essere un ruolo capace di individuare i requisiti per l'iscrizione all'albo, i requisiti di appartenenza alla categoria dell'artigianato proprio perché all'interno di questa categoria non ci siano soggetti che con le attività artigiane non hanno nulla a che fare e che soltanto per questioni di comodo e di interesse aziendale o personale vengono a chiamarsi artigiani.
Il nostro giudizio positivo è confermato, ma questo giudizio positivo si coglie tra le forze politiche del Consiglio regionale anche se ci sono delle diversificazioni e delle divergenze. I ritardi che sono stati richiamati dall'opposizione sono indubbiamente plausibili, però credo che per valutare questa proposta di legge occorra non ragionare in assoluto, ma confrontarsi con le altre Regioni che hanno definito la legge attuativa della legge quadro recentemente. Questo sta a significare che si è lavorato in tempi congrui, non in tempi protratti in modo strumentale, in tempi giusti anche considerando le notizie che giungono da Roma dove si dice che i tempi ai quali noi giungiamo sono persino in anticipo rispetto alle decisioni attuative delle norme.
Ringrazio l'Assessorato per il lavoro che ha fatto, per aver messo a disposizione della Commissione i provvedimenti legislativi e le competenze professionali dei funzionari e per aver messo la Commissione in condizioni di operare.
Sulla base di queste considerazioni il Partito repubblicano voterà a favore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Il Consigliere Bruciamacchie è già intervenuto nel merito del disegno di legge n. 97 e del progetto di legge n. 27, quindi mi limiterò ad alcune considerazioni di carattere generale tutt'altro che fuori luogo perch chiamano in causa l'Assessore e la Giunta.
La prima considerazione riguarda la nuova fase della rivoluzione tecnico - scientifica che è in corso a livello internazionale caratterizzata dalla diffusione delle infratecnologie, dalla elevata pervasività delle nuove tecnologie. Questa nuova fase della rivoluzione tecnico - scientifica consente un decentramento produttivo fino a qualche anno fa impensabile. Questo decentramento oggi possibile mette in dubbio definitivamente la validità di teorie quali quelle del gigantismo impiantistico e della verticalizzazione delle produzioni.
Ciò spiega, insieme all'elevata propensione dei cittadini a mettersi in proprio, il fenomeno della imprenditorialità diffusa di decine e centinaia di migliaia di microaziende, che sempre di più caratterizzano i tessuti industriale, produttivo, terziario, economico.
L'imprenditoria diffusa è un fenomeno crescente, ha dimostrato grande vitalità, ha contribuito in modo decisivo in questi anni ad accrescere l'occupazione, presenta problemi enormi determinati dalle sconvolgenti e rapide trasformazioni tecnologiche, gestionali e organizzative.
Le imprese artigiane hanno dovuto arrangiarsi in questi decenni; si sono arrangiate con successo, ma la vitalità non è inesauribile, va sostenuta, qualificata, rafforzata. Gli indispensabili adattamenti alle trasformazioni in atto richiedono adeguate politiche, indirizzi programmatori, ciò vale per le grandi imprese, alle quali comunque vengono trasferite ingenti risorse pubbliche.
Così non è stato per l'artigianato, per le microaziende, per la piccola e media impresa.
La seconda considerazione è amara. Ci sono voluti dieci anni per approvare e promulgare la legge quadro per l'artigianato. Per l'esattezza dalla prima relazione in Commissione all'ultima sono trascorsi circa tremila giorni. Finalmente 1'8 agosto 1985 è stata promulgata la legge quadro per l'artigianato che assegna alle Regioni compiti decisivi nei campi del credito, dell'assistenza tecnica, della ricerca applicata, della formazione professionale, dell'associazionismo economico, della realizzazione di insediamenti artigiani, delle agevolazioni per l'esportazione. Ma con quali risorse le Regioni possono affrontare compiti così vasti, così decisivi? Il Governo continua a sottovalutare l'imprenditoria diffusa, salvo esaltarne l'autonoma vitalità; la legge quadro non è stata finanziata.
Nella legge finanziaria gli artigiani sono stati ancora una volta dimenticati. C'è una proposta di legge del Partito comunista per istituire un fondo regionale in attuazione della legge quadro, mi risulta che esiste anche una proposta di legge della DC. Questi due progetti di legge prevedono un finanziamento di 1000 miliardi di lire nel prossimo triennio.
L'interrogativo è preoccupato. Prima ci sono voluti dieci anni per approvare la legge quadro, ora attenderemo altri dieci anni per vederla finanziare? La terza considerazione riguarda l'atteggiamento della Giunta che continua a sottovalutare questo problema. Le risorse destinate sono esigue ce lo dice lo stesso piano socio - economico che non coglie il rilievo del problema. Non risulta inoltre che sia stato sollecitato il Governo a finanziare la legge quadro, elemento decisivo se vogliamo modificare le politiche nei confronti dell'impresa minore. Senza il finanziamento della legge quadro agli artigiani continueremo a destinare le briciole.
C'è poi un ritardo nell'assegnazione delle deleghe. Gli impegni slittano nel tempo. Questi impegni erano stati assunti in Commissione vogliamo che siano onorati e così l'elemento decisivo della promozionalità resta ancora una volta un auspicio. Abbiamo perso l'occasione di abbinare la normativa sugli albi e la disciplina degli organi di rappresentanza alle deleghe. Questo disegno di legge è mutilato rispetto alla nostra proposta di legge.
Decine di migliaia di aziende artigiane, assillate da problemi cruciali dalla cui soluzione dipendono le possibilità di sviluppo o persino di sopravvivenza, sentono in modo imperioso l'esigenza di poter operare in un quadro di certezze, di programmazione pluriennale delle misure di promozione e di sostegno: Invece prevale ancora una volta una politica incerta, comunque inadeguata, in taluni casi il classico "pannicello caldo", una politica di provvedimenti presi alla giornata, episodici, senza respiro. Peggio ancora, una politica discrezionale che nuoce all'impresa artigiana. Sono trascorsi ormai venti mesi dall'approvazione della legge quadro e siamo chiamati ad approvare le norme che riguardano gli albi e la disciplina per gli organi di rappresentanza.
I servizi all'impresa, il credito, le aree attrezzate, la rilocalizzazione delle imprese, 1 canoni d'affitto delle botteghe artigiane e le relative misure di equo canone, l'innovazione tecnologica, gestionale organizzativa, l'assistenza tecnica, la ricerca applicata e la formazione professionale, le forme consortili, l'associazionismo economico, le agevolazioni per l'esportazione, gli stessi problemi della previdenza, i delicatissimi problemi del fisco possono essere affrontati seriamente solo se le politiche governative e regionali riescono ad affrontare i problemi che assillano gli artigiani. Su questo non si può scherzare. Sono richieste misure urgentissime. Il malessere e l'inquietudine travagliano la categoria artigiana in modo preoccupante e i motivi di questo malessere e di queste inquietudini sono reali, problemi reali, che vanno assolutamente affrontati.
A quando allora le deleghe e le attività promozionali, che mi paiono decisive se vogliamo sostenere e promuovere l'iniziativa dell'artigianato? Se i tempi di decisione delle imprese artigiane fossero quelli degli iter legislativi, registreremmo decine e decine di migliaia di fallimenti. Per fortuna non è così, ma il merito di ciò non è della Regione Piemonte e tanto meno del Governo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo liberale si riconosce nella relazione estesa dai correlatoci, di cui apprezza non solo i contenuti, ma anche il metodo di lavoro che è stato assunto per pervenire a questo risultato.
Il Gruppo liberale apprezza anche l'iniziativa assunta con tempestività dal Partito comunista. Coglie l'occasione per sottolineare come il Partito comunista si faccia sempre carico sui grandi temi di porre all'attenzione dei colleghi del Consiglio e alla responsabilità della Commissione e dell'organo assembleare proposte di legge di grande valore quanto meno (chiedo scusa per il quanto meno) metodologico e di rigore interno. Quindi va apprezzato il fatto che il PCI abbia per tempo posto tale questione all'attenzione del Consiglio regionale.
Il riconoscimento del ruolo tempestivo, costruttivo e propositivo svolto dal PCI non ci consente però di seguire il PCI nella censura che viene fatta alla maggioranza, più che alla Giunta, di essere pervenuta ad un risultato consiliare soltanto in data odierna.
Diversa è la funzione sollecitatrice, che è fortemente apprezzabile nella specie, ma comunque nella globalità del comportamento del Gruppo comunista in quest'aula, che certamente gli fa onore, rispetto alle possibilità deliberative e di assunzione di responsabilità di governo che competono alla maggioranza e alla Giunta.
Non sono nelle condizioni di giudicare se la nostra azione sia stata molto tempestiva, certamente la situazione in cui si è trovato questo problema nelle diverse realtà è fortemente diversa, quindi non è del tutto incomprensibile che i nostri tempi siano diversi in positivo e in negativo rispetto a quelli delle altre Regioni.
E' atto di grande prudenza politica l'aver avviato a soluzione i problemi di impostazione degli albi con le relative procedure, rinviando a una riflessione autonoma quelli delle deleghe agli Enti locali. Su questi la Giunta dovrà riflettere con grande attenzione. Prendiamo atto che il processo si è avviato, dobbiamo però dire che tutti i processi debbono essere sempre oggetto di grande capacità di governo. Quando una materia esce dalla esclusiva competenza di un ente, passando a un ente delegato bisogna avere la capacità di gestire, ma anche di misurare i passi che il delegato e il delegante fanno, perché qualche volta rischiamo di trovarci invischiati in responsabilità che non ci competono. E' una materia molto delicata perché attiene ai rapporti istituzionali, quindi devono essere avviati a prescindere dai rapporti di ordine formale e organizzativo di questa legge.
Il Gruppo liberale apprezza la prudenza con cui la Giunta si muove. La prudenza non significa assenza e confidiamo che, al di là delle questioni che richiederanno tempo ed attenzione, la Giunta farà tutto il suo dovere.
Dobbiamo anche esprimere soddisfazione per il fatto che il risultato della Commissione fa propria la raccomandazione che avevamo diretto al Consiglio già ai tempi di presentazione della proposta di legge da parte del PCI. Avevamo individuato il rischio che un riferimento meramente proporzionale potesse determinare la nascita di situazioni del tutto strumentali e non rappresentative dei raggruppamenti forti che sono la ragion d'essere della previsione di tipo nazionale.
Quindi da una parte il riferimento ai rappresentanti di categoria e dall'altra parte il tetto minimo imposto sono un risultato che noi apprezziamo rispetto alle sollecitazioni che avevamo diretto all'Assessore e al Presidente della Commissione.
Abbiamo proposto due ordini di emendamenti. Noi l'abbiamo letta immaginando che si fosse dato un certo tipo di soluzione al problema cruciale, che non è solo nostro, dell'obbligatorietà o meno degli albi e avevamo quindi prodotto un emendamento che tendeva a correggere una formulazione non coerente rispetto alla decisione che a noi sembrava di leggere nella legge.
Nel momento in cui ci si dice che la legge invece sceglie in un certo modo, questa scelta ci convince e ci trova consenzienti, anche perché è conforme a una circolare del Ministro Zanone di due mesi or sono, quindi ci sembra del tutto non proponibile e non coltivabile il nostro emendamento.
Ci sembra invece che debbano essere valutati con attenzione altri due emendamenti che abbiamo riformulato in ordine alla presenza di altre categorie, sia pure a titolo consultivo ed estraneo rispetto alle persone previste nella legge nazionale, i rappresentanti cioè delle categorie dell'industria cosiddetta tradizionale. Gli interventi che ci hanno preceduti hanno fatto riferimento ai rapporti che esistono tra l'impresa che, guarda caso, in Piemonte diventa subito la grande impresa e l'artigianato. L'impresa è l'impresa, l'industria è l'industria l'artigianato è qualcosa di simile, ma un po' diverso. Occorrerà dire in questa legge che bisogna tenere un rapporto tra questi soggetti; se lo scriviamo soltanto nelle relazioni e negli interventi e se non lo traduciamo nell'articolato è una semplice esercitazione verbale.
Noi suggeriamo che, in calce all'articolato (quindi con una formula che escluda qualsiasi possibilità di equivoco), in ordine al quorum elettorale per le cariche interne, le due Commissioni, provinciale e regionale prevedano la partecipazione a titolo consultivo di un rappresentante dell'organizzazione industriale più rappresentativa nella Regione e nella Provincia. Affido questa riflessione così riformulata al collega Assessore e ai colleghi Consiglieri.
Farò qualche considerazione sulle tematiche generali. Non possiamo che convenire con la conclusione tratta dal collega di parte comunista.
L'informatica, le nuove tecnologie portano alla diffusione dell'attività imprenditoriale, dell'attività d'azienda sul territorio che si caratterizza con grande mobilità nel tempo e nello spazio. Si costituiscono più aziende che durano di meno o che fanno per un periodo inferiore di tempo lo stesso bene, questa è la conseguenza aziendalistica dell'informatica e, oltre che una riduzione dei costi, significa poter produrre in posti diversi, in tempi diversi lo stesso prodotto. L'innovazione tecnologica non è soltanto un fatto economico che riduce i costi, ma è una rivoluzione strutturale che cambia completamente l'elemento fondamentale nel processo economico ed industriale: il tempo. Si era abituati a pensare all'impresa diretta alla produzione di beni e servizi legata a tempi di ammortamento molto lunghi nel tempo. L'informatica e le nuove tecnologie portano invece ad immaginare l'imprenditoria legata a tempi che non sono certamente l'effimero, ma che sono poco più dell'effimero. Silicon Valley non è un fatto storico per il fatto che si fanno certe cose e perché tanti fanno certe cose, ma perché le società e le aziende nascono per la coltivazione di un brevetto, per la coltivazione di un'idea. Finita l'idea, finisce il brevetto, l'azienda chiude e porta a casa i profitti e il tutto si riconverte su un altro progetto e su un'altra idea. L'impresa artigiana avrà in futuro non solo uno spazio grande dal punto di vista imprenditoriale, ma responsabilità grandi nella capacità di assumere le caratteristiche della nuova generazione industriale. Il discorso sull'impresa artigiana per un decisore politico, quale noi siamo, non può limitarsi all'aspetto istituzionale e ai rapporti con gli Enti locali. I problemi sono di altra natura. Non condivido assolutamente l'interpretazione che Ferrara dà delle norme fiscali che riguardano gli artigiani. La politica finanziaria del Ministro Visentini è una politica, non è una norma finanziaria e tende, attraverso lo strumento finanziario, a privilegiare alcuni settori d'impresa rispetto ad altri. Visentini fa politica, non fa né il ragioniere né l'ufficiale della Guardia di Finanza né il procuratore delle imposte. Visentini ha avviato, attraverso lo strumento fiscale, una politica di rafforzamento di alcuni settori della società facendo pagare i prezzi di questo maggior potenziamento ad altri settori.
Quando si dice che il ceto medio deve pagare di più, sapendo benissimo che quanto il sistema nazionale è in grado di pagare non è di più di quello che già adesso paga, vuol dire che qualche altro settore pagherà di meno.
Anche alcune leggi portate qui per recuperare in "articulo mortis" un'immagine dal punto di vista fiscale mi sembrano non accettabili comunque è un argomento che merita una risposta da chi su questo punto ha idee completamente diverse.
L'operazione Visentini è un'operazione politica che trasferisce risorse ad alcuni settori ritirandole da altri; è un'operazione politica correttissima, non è un'operazione moralistica. Non si fa pagare di più agli artigiani e agli avvocati per un problema morale, si fa pagare di più per far pagare di meno agli altri, sapendo tutti che il gettito fiscale del nostro Paese è per alcune categorie ormai al di là delle soglie della tollerabilità. Dovremmo pagare qualcuno di più e qualcuno di meno all'interno del meno. Come vengono penalizzati i contribuenti minori rispetto ad altri tipi di contribuenti è un problema che dobbiamo lasciare al livello nazionale. Il problema fiscale è di natura esistenziale per la categoria degli artigiani, non è un problema finanziario. Sono convinto che se si trovasse il modo di dire al commerciante, all'artigiano, al professionista che possono pagare X + Y e poi non avranno più nessun tipo di guaio, nessun modulo da riempire, nessun commercialista da interpretare chiunque sarebbe disposto a vedere aumentate le proprie tasse del 20 o del 30%, purché lo lascino poi in pace. Lo Stato, probabilmente, dovrebbe perseguire una strada di questo genere.
L'aspetto fiscale o non lo introduciamo o lo introduciamo per quello che è. E', in primo luogo, un problema politico di scelta di alcuni gruppi di pressione rispetto ad altri; in secondo luogo è un problema di metodo di organizzazione della società e di organizzazione del sistema fiscale che in questo Paese è di tipo levantino: abbiamo una fiscalità di tipo europeo gestita da un sistema di tipo levantino e non ci deve stupire se queste due componenti determinano soprattutto l'occupazione della cronaca nera.
Ricordo di essere stato ospite in un convegno di artigiani quando Bruciamacchie in qualità di Assessore regionale è salito sul palco. Gli artigiani non hanno mostrato un grande entusiasmo e gradimento per il lavoro svolto dalla Giunta di sinistra che ha governato dal 1975 al 1985.
In quel caso molti fischiavano e pochi applaudivano. Io l' ho interpretato come un giudizio molto pesante, probabilmente l'ex Assessore, avendo pochi rapporti con gli Stati Uniti, ritiene che i fischi debbano essere considerati positivi e gli applausi negativi.
Al di là dello scherzo, non dobbiamo giudicare l'attività di questa maggioranza né sulla scorta di quanto è stato fatto in passato n rivendicando a quella precedente meriti e risultati che non ha conseguito.
Su questo piano siamo tutti sul banco degli imputati.
Sulla formazione professionale non si può continuare a introdurre questo argomento senza arrivare mai al dunque della questione. I fondi che spendiamo per la formazione professionale, soprattutto quella diretta al settore operativo artigiano, producono operatori in grado di inserirsi immediatamente nel sistema produttivo? Ritengo che il sistema di formazione professionale della nostra Regione non consegua questo risultato. Probabilmente questa Giunta non ha fatto molto per invertire la tendenza di chi ha deciso che la tendenza dovesse essere questa fino al punto di tentare di espellere gli operatori industriali e commerciali dal personale in grado di insegnare ai giovani a lavorare.
I vecchi ragionamenti sulla bottega artigiana probabilmente andrebbero ripresi. Secondo noi la formazione professionale slegata dal sistema produttivo non produce niente. E' un incidente statistico, una virgola.
Bisogna trovare, soprattutto con il mondo artigiano, degli strumenti agili e caratterizzati da grande fantasia per fare in modo che la cultura dell'artigiano si trasferisca alle nuove generazioni. Ma attenzione! Ho sentito fare il riferimento ai centri storici. L'artigiano non abita più nei centri storici, l'artigiano non è il bricoleur o chi aggiusta le scarpe delle signore che rompono i tacchi sull'acciottolato. I coiffeurs pour dames o pour hommes probabilmente nei centri storici ci stanno bene, ma la grandissima parte degli artigiani, cari amici comunisti, sono degli imprenditori che conoscono le lingue, alcuni probabilmente con l'aereo privato percorrono tutto il mondo e hanno relazioni commerciali a livello planetario. Questo artigianato probabilmente bisognerebbe collocarlo nell'area industriale e non possiamo più immaginare l'artigiano con il grembiulone di cuoio o la tuta blu seduto su una seggiola a battere su un martello. E' una visione errata.
Questa è l'immagine che la sinistra ha dei centri storici, non ce la siamo inventata noi.
Secondo la legge Astengo in questo palazzo siamo del tutto abusivi perché qui avremmo dovuto portare avanti le ragioni per cui questo palazzo era stato costruito. Per chi non lo ricordasse questo palazzo era l'abitazione di una amica dei Savoia (non c'è niente di nuovo sotto il sole!). I Savoia le amiche non le nascondevano, anzi, costruivano per loro prestigiosi palazzi. Questo è uno di quelli. Astengo ci diceva che noi avremmo dovuto tornare alle origini. Siccome la politica è una cosa poco seria, come dice qualcuno, possiamo capire come si possa aggiornare il ruolo di un palazzo e passare da una cosa poco seria, come una relazione extra familiare di un Savoia, alla politica.
Cari amici, l'immagine dell'artigianato legato a quelle immagini deve essere respinta e superata. Queste immagini deamicisiane le potremmo accettare se non si accompagnassero delle richieste politiche ben precise che privilegiano l'artigiano associato rispetto all'artigiano singolo.
Da questa visione dell'artigiano siamo molto lontani. Tutti siamo preoccupati per gli artigiani e tutti parliamo degli artigiani. Mi sembra che la Giunta persegua un risultato positivo nel licenziare questa legge che avrà il nostro voto favorevole qualunque sia l'esito che l'Assessore riterrà di dare ai nostri due emendamenti, che lasciamo come contributo costruttivo.
Un altro risultato positivo è l'impegno della Giunta sulla Conferenza sull'artigianato, che non si limiterà a chiedere l'adesione o una relazione a un po' di gente, ma che dovrà passare attraverso una riflessione molto approfondita su un canovaccio forte della Giunta sui problemi che deve affrontare, i ritardi, le prospettive, gli strumenti che ritiene di dover attrezzare e sui quali si aprirà un confronto con i settori interessati.
Non dobbiamo praticare la politica della separatezza o della tutela. Mi preoccupa l'intervento di Tapparo che ci chiede di ergerci a tutori degli artigiani nei confronti della grande impresa. E' un ruolo di intermediazione questo che in un Paese a struttura liberaldemocratica come il nostro è poco praticabile. Mi sembra difficile immaginare gli Assessori Genovese e Sartoris impegnati in un'opera di mediazione in ordine ai contratti che vengono stesi fra grandi imprese ed artigiani. Non è questo il ruolo della Regione. Non immaginiamo l'artigianato un settore debole anzi, lo immaginiamo un settore forte che però deve avere spazi più chiari e prospettive più certe. Per esempio, immaginiamo un sistema finanziario simile a quello della grande azienda.
Signor Assessore, colleghi Consiglieri, un risultato di natura legislativa è l'impegno che dobbiamo assumere a breve termine, ma con prudenza e grande oculatezza, sul processo di delega agli Enti locali.
L'altro impegno che possiamo assumere, calendarizzandolo non nel tempo, ma nei ragionamenti, è un convegno sull'artigianato che parta da una riflessione forte e da una interpretazione attenta sulle problematiche che la Giunta ritiene di dover e di poter affrontare, una volta tanto con un minimo di presunzione, non limitando le questioni agli spettri di ordine regionale, ma immaginando di approfondire temi di non stretta competenza.
Se vogliamo far crescere il nostro ruolo, dobbiamo essere si gli amministratori delle nostre competenze, ma anche i canali, se non privilegiati, se non esclusivi, comunque significativi delle aspettative della nostra gente. Questo è un ruolo che ci dobbiamo conquistare. Facciamo quindi il convegno sulle nostre competenze e speriamo che quella sia anche un'occasione per dare al mondo dell'artigianato, al mondo politico, al mondo finanziario della nostra Regione la capacità di pensare cose che abbiano come destinatario ultimo il decisore nazionale.
Queste sono le considerazioni che ci porteranno ad esprimere un voto positivo e ed esprimere l'apprezzamento al lavoro della Giunta, in particolare ai membri della Commissione, al loro Presidente e ai due correlatori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi, esprimo l'opinione del Gruppo socialdemocratico sul disegno di legge giunto all'esame del Consiglio. Il nostro Gruppo non era presente in IV Commissione e quindi non ha potuto nelle numerose sedute di Commissione, esprimere un'opinione sull'articolato. E' ovvio che quando si parla del settore artigiano, vuoi per l'importanza economica di questo settore, vuoi per le reminiscenze storiche e le tradizioni che ciascuno di noi ha alle spalle, molti sono gli argomenti che ci vengono suggeriti nell'affrontare questo tema.
A noi pare che il provvedimento che giunge all'esame oggi del Consiglio, ancorché un provvedimento limitato all'applicazione di una parte della legge quadro, sia un tassello importante in un più ampio quadro di politiche regionali volte a creare i prerequisiti, le condizioni, per lo sviluppo e l'incentivazione di un sistema moderno dell'artigianato. Su questo vi è stata ampia discussione in Commissione e ancora oggi in Consiglio rispetto si ritardi presunti con i quali si giunge da parte del Consiglio a licenziare questo provvedimento.
E' pur vero che la legge quadro è dell'agosto del 1985, ma io credo che da questo punto di vista anche i riferimenti temporali siano sempre relativi, quindi si può dire che si è impiegato molto tempo o poco, se consideriamo i tempi che sono occorsi perché il Parlamento nazionale definisse una legge quadro; dobbiamo dire che in realtà la Regione si è ancora mossa con una certa celerità. Su questo noi non vogliamo n fischiare dei falli, né fare degli applausi stereotipati; riteniamo che i tempi con cui la Regione è giunta a licenziare questo provvedimento sono dei tempi congrui. Certo, si poteva anche fare prima, però se facciamo una analisi comparata della legislazione regionale, dobbiamo dire che siamo nella media positiva rispetto alle altre Regioni. L'importante è non tanto un discorso di tempi, ma un discorso di contenuti. Allora, quando si affronta questa materia vengono all'attenzione una serie di altre problematiche che non sono contenute in questo provvedimento, ma che certo non possono essere sottaciute nell'esaminare questo provvedimento particolare, tenendo presente che già a partire dalla legge quadro, ma dalla realtà economica ancor di più, si va verso una nuova dimensione del settore dell'artigianato; un artigianato che non è più quello che ricordava il collega Marchini e al cui livello di reminiscenze storiche e culturali ciascuno di noi è legato. Oggi si va verso una dimensione diversa del settore artigiano; se pensiamo come in alcuni campi, pur restando nell'artigianato, si riesca ad avere sino a quasi 40 dipendenti, risulta evidente che vi è una dimensione organizzativa che non è più quella a cui personalmente eravamo abituati a pensare. E' un settore che ha molto sviluppato l'attività attraverso modelli organizzativi e dell'innovazione del tutto avanzati, in alcuni casi addirittura più avanzati rispetto agli stessi settori industriali. Quindi occorre avere presente anche queste dinamiche per capire quali sono le politiche che noi dobbiamo attivare.
E' chiaro che in questo quadro ci stanno anche i ragionamenti fatti rispetto alle politiche del lavoro, in cui però occorre riconoscere che il ruolo della Regione è anche abbastanza limitato, ancorché vi siano degli spazi utili ad esempio con i contratti di formazione lavoro, con tutte le problematiche della formazione professionale, con le competenze assegnate alla Regione per quanto riguarda le botteghe scuola.
Non sto a riprendere la discussione attorno ad un diverso ruolo da riassegnare all'apprendistato attraverso una rivisitazione della vecchia legge del 1956.
Così come anche sul versante delle politiche fiscali che diventano manovre finanziarie da un lato e industriali dall'altro. In questo mi sento di condividere l'opinione espressa dal collega Marchini che riguarda per la politica fiscale non solo italiana ma direi europea e anche americana.
Proprio recentemente ho partecipato ad un convegno in cui si discuteva del confronto tra la legislazione fiscale modificata statunitense e le eventuali applicazioni a livello europeo ed italiano ed è emerso che in realtà anche la Reaganomix, come per certi aspetti in Italia, penalizza il ceto medio. Questo ceto medio dai confini non molto definiti che, al di là della sua rappresentanza nella società, non riesce ad avere una rappresentanza adeguata a livello della società politica, in realtà rimane sempre penalizzato. Ma non voglio su questo farla molto lunga, perché vi sono anche qui delle competenze regionali, al di là di quelle fiscali e di politiche del lavoro che comunque possono essere richiamate all'interno di un discorso relativo all'artigianato, che riguardano il meccanismo degli incentivi; il meccanismo della promozione (sul quale si è lavorato da parte della Giunta e della Commissione; prossimamente infatti andremo a discutere le politiche di promozione in questo settore); il discorso della innovazione e del sostegno alla innovazione, così come anche alle infrastrutture.
Per quanto riguarda più limitatamente il disegno di legge che noi oggi abbiamo in Commissione, io credo che vada ricondotto all'interno delle politiche volte a definire dei ruoli di autogoverno da parte di questo settore. A noi pare importante il discorso dell'albo, perché attraverso questo strumento noi andiamo a dare certezza a questo settore. E' una normativa particolare di disciplina che cerca anche di eliminare quegli aspetti che attengono al lavoro nero, all'evasione e altre situazioni a tutti note.
Per quanto riguarda il ruolo delle Commissioni provinciali, con questa legge noi riteniamo che si vada a definire un meccanismo organizzativo di livello provinciale e regionale molto importante che permetterà forme di autogoverno della categoria, però - anche giustamente diciamo noi - si è detto che queste Commissioni debbono avere un ruolo che non deve essere soltanto burocratico-organizzativo, ma anche propositivo. Noi condividiamo questa definizione di compiti della Commissione provinciale e quindi se da un lato accogliamo la soluzione che è stata individuata per quanto riguarda la composizione della Commissione, così come definita nell'art. 8 dall'altro dobbiamo stare attenti che non si vada a definire una Commissione in cui la rappresentanza è nella quasi totalità non solo delle imprese artigiane, ma anche delle organizzazioni di rappresentanza. Delle due l'una: o è una Commissione che ha soltanto compiti organizzativi e gestionali, cioé di mero autogoverno, allora può essere giusto che vi sia una quasi totale presenza delle imprese in modo diretto o delle organizzazioni sindacali, ma se noi diciamo che queste Commissioni hanno anche dei compiti propositivi, di rapporto con le autonomie locali e quindi compiti di politica nel settore artigiano, allora noi riteniamo che vi debba essere anche uno spazio per la rappresentanza attraverso gli esperti le Camere di commercio, la Provincia, che non sia una rappresentanza su designazione delle organizzazioni sindacali. Perché davvero non capiremmo il terzo, riservato dalla legge quadro al di fuori delle rappresentanze dirette di imprese artigiane, che senso ha. Sarebbe davvero una finzione: perché se diciamo che la Provincia nomina i suoi rappresentanti però su designazione delle organizzazioni sindacali, se la Camera di commercio nomina il suo rappresentante però su designazione delle organizzazioni sindacali, facciamo delle Commissioni provinciali in cui ci sono le rappresentanze dirette delle imprese artigiane (che sappiamo anche qui su liste che sono espressione delle organizzazioni) e là dove c'è una competenza di designazione della Provincia e della Camera di commercio diciamo che devono essere designate persone indicate dalle organizzazioni sindacali, allora davvero qual è il ruolo di questi enti? Diventa una Commissione che è soltanto espressione degli interessi costituiti, per cui che politica promozionale può sviluppare in questo settore? Che tipo di raccordi può avere con gli Enti locali? Diciamo che lo può avere in un momento successivo, perché se è così articolato davvero diventa una finzione. Gli Enti locali formalmente designano, ma in realtà designano rappresentanti di interessi costituiti. Anche qui non vorrei davvero che cadessimo in uno di quei tanti errori in cui siamo caduti attraverso un modello consociativo della Regione, per cui la Regione designava formalmente, ma in realtà designava espressione di gruppi e di categorie.
Qualche elemento di distinzione di ruoli e di chiarezza sarebbe quanto mai opportuno.
Con queste brevi considerazioni e in attesa di qualche ulteriore chiarimento su questo punto, noi comunque esprimiamo il voto favorevole del Gruppo socialdemocratico sul disegno di legge in discussione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Mi riconosco pienamente nell'intervento del collega Nerviani in qualità di relatore, ma ritengo che anche il Gruppo debba espressamente collocarsi su questa legge. Annunciamo il nostro voto favorevole ed esprimiamo soddisfazione perché va avanti una legge importante nel settore dell'artigianato, che regolamenta la tenuta degli albi artigiani e i meccanismi elettorali, dando così parziale attuazione alla legge quadro.
Abbiamo avuto in IV Commissione, dall'inizio della legislatura, una sottile polemica che è stata anche ripresa nell'intervento di Bruciamacchie. Il Gruppo comunista aveva con una sua proposta evidenziato la possibilità o comunque la tesi di arrivare ad una legge unica che risolvesse sia il problema degli albi, sia quello delle deleghe. La maggioranza ha invece ritenuto, d'accordo con l'Assessore, percorribile la via di procedere con due separati provvedimenti, il primo dei quali va avanti ed è oggi oggetto di esame e di approvazione. Questo non significa che non ci sia da parte della maggioranza l'impegno che noi abbiamo assunto, anche come Gruppo DC, in Commissione con lo stesso Assessore a procedere rapidamente alla seconda fase, quella che deve affrontare, in una parola, il problema delle deleghe. Lo riaffermiamo in questa sede: riteniamo che questa seconda parte sia importante e che debba e possa essere, entro tempi ragionevoli, portata all'esame della IV Commissione e del Consiglio regionale.
Vorrei attutire il discorso critico sui ritardi, collega Bruciamacchie perché qui si è trattato di un'impostazione diversa. Possiamo dire tutto ma non che questo Assessorato non abbia portato sul tavolo della IV Commissione un complesso di proposte veramente importanti e rilevanti.
In IV Commissione abbiamo svolto e stiamo svolgendo sulle proposte della Giunta un lavoro importante, basti pensare a quello che stiamo concludendo sulla promozionalità e sulle fiere, progetti di legge il cui esame la Conferenza dei Capigruppo ha calendarizzato entro il corrente mese. Su queste proposte il lavoro è sempre stato impostato su un rapporto tra maggioranza ed opposizione di massima collaborazione, di aperto confronto, di ampia reciproca attenzione. Cogliamo quindi questo aspetto positivo che ci pare giusto sottolineare convinti che anche sul problema dell'artigianato e su quello delle deleghe, che è l'unico che rimane sul tappeto perché quello dell'artigianato speciale in gran parte è già stato risolto, si possa andare ad una completa attuazione della legge quadro.
Tra l'altro, circa il problema delle deleghe va contemporaneamente speriamo - alla fine del suo iter la legge sulle autonomie. Lunedì prossimo 13 aprile infatti avrà luogo in proposito una consultazione dell'ANCI e dell'URPP. Il capitolo delle deleghe esprime l'intenzione ben precisa della delega dell'artigianato. E' una convergenza estremamente importante e sta a significare che l'impegno a risolvere il problema delle deleghe nel settore artigiano è un impegno che il nostro Gruppo sente importante, che ha sottolineato in IV Commissione, che ribadisce in aula e che certamente l'Assessore recepirà.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sartoris per la replica.



SARTORIS Riccardo, Assessore all'artigianato

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, una lunga serie di circostanze manifestatesi negli ultimi anni rivela positivamente un'attenzione rinnovata delle forze sociali ed economiche verso i settori produttivi tradizionalmente considerati residuali o accessori nel contesto delle attività presenti nel Paese.
Nessuno può dirne con certezza le ragioni, sicuro è il fatto che alcune cose sono cambiate nel tormentato mondo economico di un Paese proiettato e chiamato a stare con i "grandi", continuamente sollecitato a farsi maturo e adulto, ma così condizionato dalla delicatezza strutturale dall'inesperienza, forse anche dall'ingenuità proprie dell'adolescente vivo ed attento, ma insicuro quando non impotente, nell'ambito di spazi spropositatamente vasti e sconosciuti quali quelli dell'economia internazionale.
Compito della Pubblica Amministrazione nel nostro ordinamento è interpretare e servire l'intuizione costituzionale in un quadro di continuo movimento con fattori che si spostano continuamente in un meccanismo che la democrazia ricompone con insistenza.
Anche l'artigianato non si sottrae a questa sorta di regola, stabilendo un rapporto con il resto del mondo economico non verticale, ma inserendosi come elemento della presenza delle imprese nel contesto delle realtà provinciali e regionali. L'artigianato come aggregazione di imprese in rapporto al territorio, in sostanza una specie di doppio privilegio impresa artigiana si, ma anche impresa.
L'imprenditorialità artigiana, in quanto momento di approccio e di avvio, è forse l'imprenditorialità più completa, dunque il settore artigiano è terreno di enorme rilevanza; saper cogliere questa rilevanza è un dovere per chi ha sinceramente a cuore lo sviluppo della comunità.
L'artigianato deve entrare nella politica economica nazionale; in questo senso deve essere valutato con favore per il significato obiettivamente tutto simbolico di nuova considerazione del comparto: lo stanziamento previsto dalla legge finanziaria '87 che per la prima volta destina 220 miliardi per lo sviluppo del settore.
Dopo il DPR 616/77 l'artigianato è un aspetto tra i più adatti o comunque più adatto di tanti altri a dare la misura dell'azione regionale.
Dal settembre 1985, come i relatori hanno ben detto ed anche altri intervenuti, è in vigore la legge quadro per l'artigianato. Questo atto normativo era necessario per fornire una cornice adeguata all'attività legislativa e all'intervento delle Regioni.
In termini di definizione di articolati e discussioni nelle Commissioni delle aule parlamentari ha attraversato numerose legislature caratterizzando posizioni diverse nei rapporti tra le forze politiche sia regionali che nazionali costituendo occasione e termine di confronto fra i diversi soggetti istituzionali locali.
La legge quadro per l'artigianato sostituisce la precedente disciplina di settore in vigore da trent'anni, stabilita con la legge 25 luglio 1956 n. 860 che, pur avendo svolto una funzione positiva, non era da tempo in grado di assecondare il processo di evoluzione dell'artigianato, la sua saldatura con il complesso delle attività economiche e con le trasformazioni tecnologiche del processo produttivo.
La recente legge quadro ha rinnovato completamente la normativa di settore, dettando disposizioni che risultano più adeguate alle caratteristiche ed al ruolo che l'artigianato ha assunto nel nostro sistema economico.
In particolare per le imprese artigiane vengono ad aprirsi spazi nuovi di sviluppo in relazione al numero degli addetti e al lavoro a domicilio.
Risulta accresciuta qualitativamente anche la definizione dell'impresa artigiana, rapportata non solo a parametri quantitativi, ma più complessivamente alle capacità imprenditoriali e gestionali dell'artigiano ed al ruolo formativo dell'azienda artigiana.
Si ampliano anche sulla base dell'esperienza regionale le possibilità operative delle imprese la cui attività non è più riducibile ad un ambito territoriale ristretto, come nella legge 860, ma viene più correttamente collocata in un contesto economico internazionale in rapida trasformazione.
L'attuazione della legge quadro costituisce quindi un passaggio significativo per il riassetto dell'artigianato e un atto importante per l'attività stessa delle Regioni quali titolari della piena potestà in materia nell'ambito dei principi definiti dalla legge stessa.
Le competenze regionali di intervento per il sostegno e lo sviluppo dell'artigianato risultano accresciute rispetto alla definizione che della materia era stata data in sede di DPR 616.
Particolare significato assume a questo proposito il richiamo al secondo comma dell'art. 1 agli interventi nel settore della ricerca applicata ed alle agevolazioni per le esportazioni e la previsione di intervento anche in favore di consorzi e società consortili cui partecipano oltre che imprese artigiane, anche imprese industriali di minori dimensioni.
Alla Regione spetta pertanto il compito di rispondere ad una vasta gamma di sollecitazioni poste dalla legge quadro nei campi della tutela sviluppo e valorizzazione dell'artigianato, del credito, dell'innovazione tecnologica, della formazione professionale, dell'associazionismo economico, degli insediamenti artigiani.
Per molti di questi adempimenti già affidati alla competenza regionale la Regione ha promosso in passato propri strumenti. Ricordo la legge regionale n. 64 in tema di aree attrezzate; la legge regionale n. 17 dei primi mesi del 1985 recante diversi provvedimenti per l'ammodernamento tecnologico e l'incremento della produttività nel settore artigiano; i tre disegni di legge attualmente all'esame della competente Commissione consiliare in materia di promozione fieristica e commerciale, di artigianato artistico e tradizionale.
L'articolato che viene oggi sottoposto all'esame del Consiglio si inserisce in questo filone di interventi, anche se limita - come da tutti gli intervenuti è stato precisato - il proprio obiettivo al riordino del sistema amministrativo di settore fondato sugli albi artigiani e sulle Commissioni per l'artigianato.
Consapevole dell'importanza che assume la rivitalizzazione di tale sistema, dopo le reiterate proroghe della durata in carica delle Commissioni costituite nel lontano 1970, la Giunta regionale ha approvato il disegno di legge attuativo della legge quadro sin dal 17 aprile 1986. Io credo che la gentilezza dei colleghi mi consenta questa precisazione perché da più parti è stato rilevato un ritardo nell'esame di questo problema. Non credo che questo ritardo possa essere attribuito al governo regionale, perché ritengo che il 17 aprile 1986 fosse una data del tutto accettabile, tant'è che in allora il Piemonte era la prima Regione che aveva presentato un disegno di legge sulla materia.
Va dato atto dell'impegno profuso dalla competente Commissione consiliare nell'esame del testo, un testo obiettivamente difficile, data la sua caratteristica di provvedimento che punta soprattutto a regolare rapporti tra organi del settore, ordinamento dell'artigianato; proprio per questa delicata caratteristica non può d'altronde dirsi che tutti i problemi affrontati siano completamente superati, come dimostrano gli emendamenti di cui la Giunta stessa si è fatta portatrice, a seguito soprattutto delle verifiche intercorse in sede tecnica coi competenti uffici ministeriali, e la questione molto dibattuta e controversa della decorrenza degli effetti dell'iscrizione di un'impresa all'albo artigiani.
La parte più strettamente attuativa del testo di legge riguarda la disciplina degli organi amministrativi. La considerazione dei loro compiti si muove nell'ottica di affermare il ruolo di rappresentanza dell'intero mondo artigiano e quindi le funzioni Istituzionali di autogoverno e di strumenti di partecipazione alla definizione delle linee programmatiche e di governo dell'artigianato.
In questo quadro permane un ruolo fondamentale delle organizzazioni artigiane come espressione politica e sociale di aggregazione che il mondo artigiano esprime nell'esercizio delle sue attività economiche e produttive. Questo ruolo non può né deve essere confuso con quello che autonomamente per compiti e funzioni proprie esercitano le Commissioni provinciali e la Commissione regionale per l'artigianato.
Nella legge viene confermata la scelta di mantenere le Commissioni provinciali e degli albi artigiani presso le Camere di commercio, nella considerazione che gli enti camerali costituiscono oggi e anche nel quadro delle prospettate riforme la sede istituzionale ideale in cui il mondo economico e le sue diverse espressioni possono trovare ampie occasioni di confronto.
Nell'ambito di questa scelta, la questione delle strutture di segreteria a supporto delle Commissioni provinciali viene affrontata con molta chiarezza attraverso soluzioni che garantiscano l'operatività delle Commissioni ed il loro necessario collegamento con la Regione stessa in quanto organi amministrativi di questa.
In tale quadro si muove la legge, ben sapendo che si pongono a tale riguardo problemi alla Regione e alle Camere di commercio che tuttavia è possibile affrontare e risolvere nella direzione indicata dalla legge quadro con le più ampie disponibilità e con spirito di collaborazione.
La soluzione prospettata per il sistema elettorale dei componenti artigiani delle Commissioni provinciali per l'artigianato è quella proporzionale e trova conferma nell'orientamento assunto presso quasi tutte le Regioni italiane, anche per la difficile realizzabilità di qualsivoglia altra ipotesi di ricostituzione delle Commissioni, senza far venir meno il principio di una serena e imparziale rappresentatività della categoria.
Il sistema individuato consente invece di assicurare la più ampia rappresentatività del corpo elettorale e risponde inoltre all'obiettivo di promuovere una partecipazione, la più ampia possibile, dell'imprenditoria artigiana ai processi istituzionali che la riguardano.
Per quanto attiene infine ai meccanismi di delega, più volte ricordati sanciti dalla legge quadro come modo normale di esercizio delle competenze della materia, la Giunta regionale ha operato la scelta di rinviare ad un momento successivo la definizione delle opportune iniziative. La questione deleghe sarà quindi oggetto di un disegno di legge che la Giunta regionale intende presentare nelle prossime settimane.
Vorrei in proposito ricordare che rispetto a questo problema si sono rivelate delle difficoltà, peraltro superate. Insigni costituzionalisti ci dicono che è vero che, dal momento che esiste già un elevato livello di compresenza e di cofunzionamento di Regioni ed Enti locali nell'ambito del settore artigiano, le deleghe di funzione finiscono per essere la denominazione impropria di relazioni normali all'interno del settore.
Quello dell'artigianato, così come altri settori simili, non è in altri termini un ordinamento gerarchico o accentrato, quanto un ordinamento fortemente integrato in cui, pur essendo preminente il ruolo della Regione non è decisiva o qualificante la divisione delle competenze all'interno del settore, quanto invece un ordine basato sulla funzionalità del sistema sulla sua produttività per i fini indicati dalla stessa legge quadro.
Rafforzare questo concetto trasformandolo in effettivo ed efficace provvedimento di delega è compito al quale non è possibile sottrarsi. In questo senso la Giunta regionale, condividendo le raccomandazioni venute da più parti, conferma, anche per questo, che manterrà comunque l'impegno assunto per una buona legge di delega, che rappresenti un passaggio fondamentale per il varo di una fase nuova dell'intervento regionale in materia di artigianato, in tempi ragionevolmente brevi. Pensiamo comunque non oltre alla primavera.



(Commenti in aula)



SARTORIS Riccardo, Assessore all'artigianato

Al di là di questa affermazione posta un po' ad arte per sollecitare qualche reazione, devo ricordare che gli uffici hanno già pronto l'articolato che, dopo una serie di meccanismi legati soprattutto alla preconsultazione delle associazioni e alla espressione del parere della Consulta regionale dell'artigianato, approderà alla Giunta e al Consiglio con qualche settimana di ritardo rispetto alla scadenza e al termine a suo tempo assunto in Commissione. E' confermato l'impegno della Giunta di presentarlo comunque nel corso del mese di aprile o nella prima parte del mese di maggio.
Le risposte che le Regioni possono dare alle aspettative sorte con l'approvazione della legge quadro, riferite ad una più incisiva politica per l'artigianato, non possono essere affrontate e risolte soltanto a livello delle singole realtà regionali.
Come rilevato nel documento adottato dagli Assessori regionali all'artigianato l'8 aprile 1986, l'impegno dispiegato dalle Regioni per l'attuazione della legge quadro non può essere sufficiente ad affrontare complessivamente tutti i problemi dell'artigianato e dare concrete prospettive alle premesse di sviluppo e qualificazione del settore poste dai principi della legge 443.
Per dispiegare tutte le potenzialità della legge è necessario che sia approvata la riforma dell'Artigiancassa e del Credito Artigiano; la legge per l'incentivazione dei Consorzi, delegando alle Regioni la gestione degli incentivi; la legge per la diffusione dell'innovazione tecnologica e la costituzione delle agenzie regionali, riconoscendo il ruolo specifico delle Regioni; la riforma dell'ICE; la riforma dell'apprendistato e più complessivamente adeguare e correlare la legislazione nazionale ai problemi nuovi che si pongono per il comparto artigiano.
E' in questo quadro che le Regioni hanno rinnovato la loro proposta al Governo e alle organizzazioni artigiane di convocare una Conferenza nazionale sull'artigianato e di predisporre specifici momenti di programmazione nazionale per il settore, che affrontino complessivamente i problemi del comparto e definiscano in via transitoria, almeno sino alla soluzione dei problemi della finanza regionale, idonee risorse finanziarie da assegnare alle Regioni per l'attuazione della legge quadro e per le azioni di sostegno e qualificazione dell'artigianato.
Per giungere il più possibile preparati all'appuntamento nazionale e comunque per un'autonoma esigenza di aggiornamento delle politiche di intervento messe in campo dalla Regione in favore del settore, confermiamo che è intendimento della Giunta organizzare entro il corrente anno una grande occasione d'incontro e di approfondimento, attesa anche dalle associazioni di categoria e dagli operatori, al quale tra l'altro dovrà essere affidato un importante tema, ricordato in particolare dai colleghi Tapparo e Marchini, e cioè il rapporto tra la grande e la piccola impresa.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sono sicuro che all'esame del disegno di legge presterete la stessa attenzione prestata nel corso di questo dibattito, perché l'artigianato è forza viva, flessibile, di rapido adattamento ai mutamenti del mercato; è forza di azione capillare fortificante del sistema economico. Sviluppare ancora questa forza e non reprimerla è la volontà unanime del Consiglio regionale che già si è espressa nella prima parte del dibattito, nel lavoro del Presidente della IV Commissione e relatore Ferrara del Vicepresidente Bruciamacchie, del relatore Nerviani e dei Commissari della IV Commissione consiliare, ai quali desidero rinnovare gratitudine e stima per lo spirito costruttivo e per gli apportati contributi migliorativi.
Stessa gratitudine mi sia consentito rivolgere a tutti i collaboratori dell'Assessorato per il loro impegno costante che ha portato alla presentazione del documento in aula.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Guasso. Ne ha facoltà.



GUASSO Nazzareno

Intervengo per una breve dichiarazione sugli emendamenti da noi presentati e per una proposta sugli stessi.
Prendiamo atto per la seconda volta dell'impegno che si assume il Gruppo della DC, la maggioranza credo e l'Assessore di presentare entro brevissimo tempo la seconda legge di applicazione della legge quadro.
In rapporto a questo impegno, che noi riteniamo serio e da tenersi in debita considerazione, siamo dell'avviso di ritirare tutti i nostri emendamenti.
Vorrei però aggiungere un'ultima considerazione affinché siano chiare le posizioni di tutti noi.
Abbiamo fatto, come ho già detto al Consigliere Marchini, non una censura alla maggioranza ma una opposizione di merito alla applicazione non completa della legge quadro nazionale. I colleghi Bruciamacchie e Calligaro hanno illustrato ampiamente le motivazioni di merito, però abbiamo fatto anche una osservazione di metodo. Si corre il pericolo, applicando la legge in due tempi,di stabilire sul piano legislativo un precedente irripetibile e inaccettabile.
Quando lo Stato ci invia una legge di deleghe, noi non abbiamo nessun diritto di applicarla in due tempi e se stabiliamo un precedente è una scelta solo di natura politica e non di natura legislativa. Lo Stato ci dà delle deleghe e dei poteri nuovi, noi abbiamo l'obbligo di recepirli interamente e di attuarli. Questa è una questione di merito e di metodo non è né una censura né un'astratta polemica con la maggioranza e con la Giunta. Quando vogliamo fare polemica la facciamo apertamente.
Con questo confermo il ritiro dei nostri emendamenti.



PRESIDENTE

Vengono ritirati altri emendamenti ? La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

L'emendamento all'art. 3 presentato dal Gruppo liberale è ritirato.



PRESIDENTE

Passiamo ora alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si procede alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - La Giunta regionale ha presentato i seguenti emendamenti: l) il terzo comma è sostituito dal seguente: "3. La Regione provvede per il corretto esercizio delle funzioni di cui al presente articolo. A tal fine la Giunta regionale è autorizzata a definire a mezzo di apposita convenzione, accordi con le Camere di commercio per quanto attiene ai servizi da assicurare per lo svolgimento delle funzioni delle Commissioni provinciali per l'artigianato e per la tenuta dell'albo provinciale delle imprese artigiane. Le convenzioni potranno precisare altresì la procedura da attivare per definire un sistematico scambio di informazioni finalizzato a garantire efficienza e qualità nell'erogazione dei servizi".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.
2) Il quarto comma è sostituito dal seguente: "4. La Commissione provinciale per l'artigianato è tenuta a comunicare alla rispettiva Camera di commercio ogni elemento conoscitivo,atto a garantire i necessari collegamenti funzionali tra albo e registro ditte." Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 2 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
L'Assessore Sartoris vorrebbe fare una precisazione sugli emendamenti presentati dalla Giunta. Ha facoltà di parlare.



SARTORIS Riccardo, Assessore all'artigianato

Tutti gli emendamenti proposti dalla Giunta sono maturati a seguito di un confronto con il Ministero sul testo che già la IV Commissione aveva varato.



PRESIDENTE

ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - La Giunta regionale ha presentato il seguente emendamento: alla fine del sesto comma vengono aggiunti i seguenti commi: "5. Le sanzioni previste dal presente articolo si applicano, nelle misure indicate ai precedenti commi, anche alle infrazioni accertate anteriormente all'entrata in vigore della presente legge, allorché i relativi procedimenti non risultino ancora definiti".
"6. I Comuni relazionano annualmente alla Regione sull'attività di vigilanza ad essi demandata, dettagliando le violazioni accertate, le generalità dei soggetti sanzionati e l'importo delle sanzioni applicate".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione per appello nominale l'art. 6 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Sono stati presentati i seguenti emendamenti dai Consiglieri Marchini e Santoni: alla lettera e) le parole da "da tre esperti" a "rappresentative" sono sostituite dalle seguenti "da quattro esperti in materie concernenti l'artigianato nominati dalla Provincia, di cui tre su designazione delle organizzazioni sindacali artigiane ed uno su designazione delle organizzazioni industriali più rappresentative" dopo la lettera f) sono aggiunte le parole: "Fa inoltre parte della Commissione a titolo consultivo: 1 rappresentante dell'organizzazione sindacale degli industriali più rappresentativa della provincia".
La parola all'Assessore Sartoris.



SARTORIS Riccardo, Assessore all'artigianato

La Giunta non può accogliere questo emendamento perché ha scelto di restare il più rigorosamente possibile legata alla legge quadro nazionale la quale all'art. 10 pone delle grosse difficoltà ad accogliere una proposta di questo genere. In molte realtà regionali questa proposta è stata respinta, mentre in altre è stata accolta dal Commissario di Governo.
Questo dimostra quali sono le difficoltà nell'applicare la legge quadro. La Giunta intende restare legata ai contenuti dell'art. 10, quindi non accoglie l'emendamento, anche se ne comprende l'intendimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il nostro Gruppo è soddisfatto dell'apprezzamento che fa la Giunta dello spirito con cui è stato posto questo emendamento e della finalità che intende perseguire e auspica che coerentemente trovi terreni, occasioni e metodi per non far vivere così divise le categorie che sono al di là e al di qua del crinale di una linea secondo me puramente immaginaria. Le obiezioni di carattere legislativo e formale che la Giunta propone hanno però una loro legittimazione quindi ci pongono nella necessità di ritirare questo emendamento e quello presentato all'art. 10 che è speculare rispetto a questo.



PRESIDENTE

Il Consigliere Ferrara ha presentato il seguente emendamento: il punto f) dell'art. 8 viene così modificato: "dal membro di giunta camerale in rappresentanza dell'artigianato".
La parola al Consigliere Ferrara che lo illustra.



FERRARA Franco

Credo che l'emendamento proposto abbia una ragione precisa. Nel momento in cui si fanno le Commissioni provinciali e regionali dell'artigianato alle quali partecipano rappresentanti che hanno dei collegamenti con il mondo dell'artigianato e nel momento in cui si va ad individuare un rappresentante della Camera di commercio, ci sembra giusto che la legge preveda che il rappresentante di questa giunta camerale sia l'espressione del mondo dell'artigianato. Ci sembra un emendamento coerente con la legge c h e stiamo discutendo, coerente con le affermazioni che faceva poco fa l'Assessore Sartoris motivando il rifiuto dell'emendamento del Partito liberale. Quindi credo che la Giunta dovrebbe considerarlo favorevolmente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sartoris.



SARTORIS Riccardo, Assessore all'artigianato

Penso che l'emendamento sia animato da un motivo di fondo giusto.
Attraverso la proposta contenuta nell'art. 8, e non solo attraverso questa, abbiamo cercato di instaurare con le Camere di commercio un rapporto leggermente diverso rispetto al passato e abbiamo cercato di attribuire a queste entità una autonomia di decisione la più larga possibile. Riteniamo che in questa sede la giunta camerale debba essere lasciata libera di designare chi ritiene dei suoi componenti, quindi lasciamo alla giunta camerale stessa la responsabilità di designare il rappresentante del mondo artigiano in quell'organismo. La Giunta pertanto non accoglie l'emendamento.



FERRARA Franco

Dopo queste valutazioni della Giunta, pur considerando valide le motivazioni che hanno suggerito l'emendamento e sperando che ci sia da parte delle Camere di commercio una seria valutazione di chi dovrà rappresentare il mondo dell'artigianato, ritiro l'emendamento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Majorino per dichiarazione di voto.
Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

La collega Minervini nel corso del suo intervento ha già preannunciato la nostra astensione sull'intero disegno di legge. Però sull'art. 8 noi esprimiamo voto negativo perché assistiamo ad un episodio di discriminazione. Al primo comma lettera b), si indicano quali soggetti componenti della Commissione provinciale per l'artigianato tre rappresentanti delle organizzazioni sindacali più rappresentative. Qui c'è una chiara allusione alla "triplice", mentre è noto e notorio sindacale che le organizzazioni maggiormente rappresentative sul piano nazionale sono quattro: CGIL. CISL. CISNAL e UIL in ordine di grandezza. Questo non solo per notorio sindacale, ma anche per una precisa sentenza della Corte di Cassazione pronunciata quattro o cinque anni fa, in causa CISNAL di Torino contro ATM, in cui è stato enunciato il principio di carattere generale che la CISNAL è una delle quattro confederazioni di lavoratori maggiormente rappresentative. Il principio è anche accolto nell'ambito di una legge nazionale del 1977, la quale additò i criteri di divisione dei patrimoni delle disciolte confederazioni nazionali dei lavoratori dell'epoca corporativa. E il testo di legge del 1977 addita fra le confederazioni maggiormente rappresentative CGIL. CISL. UIL e CISNAL. Quindi qui assistiamo ad una discriminazione per cui le quattro Confederazioni nazionali maggiormente rappresentative secondo la legge sono tre.



PRESIDENTE

Pongo in votazione per appello nominale l'art. 8 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 40 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - La Giunta regionale ha presentato il seguente emendamento sostitutivo dell'intero articolo: "l. Presso le Commissioni provinciali e regionale per l'artigianato operano apposite strutture organizzative di segreteria facenti parte del settore artigianato, che saranno istituite ai sensi della legge regionale 8 settembre 1986, n. 42, per lo svolgimento dei compiti di segreteria nonch tecnico-amministrativi connessi all'attività delle Commissioni.
2. Le strutture organizzative di segreteria delle Commissioni provinciali per l'artigianato debbono compiere gli atti connessi agli adempimenti di legge e comunque di competenza delle rispettive Commissioni. Spetta in particolare ad esse predisporre e/o curare: gli adempimenti relativi alle iscrizioni, alle modificazioni ed alle cancellazioni delle imprese artigiane degli albi provinciali disposte dalle rispettive Commissioni la verbalizzazione, la pubblicità e la conservazione degli atti delle Commissioni stesse il rilascio delle certificazioni di iscrizione all'albo ed ogni altra certificazione prevista dalla legge gli atti e le procedure relative alle revisioni periodiche dell'albo gli adempimenti relativi al procedimento di rinnovo delle rispettive Commissioni le iniziative delle Commissioni di carattere promozionale, statistico, di tutela o comunque di competenza delle Commissioni stesse, seguendone l'attuazione ogni altro adempimento derivante dalle funzioni assegnate alle rispettive Commissioni.
3. La struttura organizzativa di segreteria della Commissione regionale per l'artigianato deve compiere gli atti connessi agli adempimenti di legge di competenza della Commissione. Spetta in particolare ad essa predisporre e/o curare: gli atti e le istruttorie relative ai ricorsi proposti avverso le decisioni delle Commissioni provinciali per l'artigianato la verbalizzazione, la pubblicità e la conservazione degli atti della Commissione le attività della Commissione di carattere promozionale, statistico, di tutela dell'artigianato e di coordinamento delle iniziative delle Commissioni provinciali, seguendone l'attuazione ogni altro adempimento derivante dalle funzioni assegnate alla Commissione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 41 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione per appello nominale l'art. 12 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 41 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - La Giunta regionale ha presentato il seguente emendamento: l'art. 13 è sostituito dal seguente: "1. Le dotazioni organiche delle strutture organizzative di segreteria delle Commissioni provinciali e regionale per l'artigianato nonché la nomina dei responsabili delle relative strutture, sono determinate ai sensi della legge regionale 8 settembre 1986, n. 42 e successive modifiche entro quattro mesi dall'entrata in vigore della presente legge, in coerenza con la restante organizzazione regionale.
2. Le strutture organizzative di cui al precedente comma dipendono funzionalmente dal Presidente delle rispettive Commissioni, ferma restando la loro appartenenza al settore artigianato di cui costituiscono articolazione interna e da cui dipendono gerarchicamente ai sensi di quanto previsto dell'art. 7 della legge regionale 8 settembre 1986, n. 42 e successive modificazioni".
Ha chiesto di parlare il Consigliere Guasso. Ne ha facoltà.



GUASSO Nazzareno

Devo dare atto in primo luogo che il lavoro in Commissione ci permette di lavorare meglio in aula.
La vecchia stesura dell'art. 13 era stata proposta dal Gruppo comunista ed accettata all'unanimità dalla Commissione e dall'Assessore. La questione del personale per il funzionamento delle Commissioni provinciali per l'artigianato è importante e delicata, forse è la questione centrale che in tutti questi anni le associazioni e gli artigiani ci hanno proposto. Finora il personale che veniva proposto dalle Camere di commercio nel migliore dei casi era raffazzonato o nel peggiore dei casi non c'era. Sul piano del principio in Commissione abbiamo dovuto prendere atto che c'era la legge n.
42 e che non si poteva anticipare l'eventuale sua applicazione. Nel corso del dibattito sulla legge n. 42 rilevai che l'artigianato era un settore a sé stante e che non doveva essere mischiato in mezzo ad altri settori questo ci avrebbe nel futuro creato dei problemi.
Prendiamo atto dell'emendamento della Giunta e soprattutto prendiamo atto dell'impegno assunto dall'Assessore e dalla Giunta che entro quattro mesi presenteranno una deliberazione per risolvere la questione degli organici delle Commissioni provinciali per l'artigianato.
Il nostro Gruppo per questi motivi espliciti e specifici si asterrà.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sartoris.



SARTORIS Riccardo, Assessore all'artigianato

La Giunta aveva accolto con favore l'emendamento presentato dal Gruppo comunista e accolto dalla IV Commissione.
La Giunta regionale ha presenziato nelle sei Commissioni provinciali operanti sul territorio regionale ad almeno una delle riunioni proprio per scoprire le ragioni del loro disfunzionamento. Per riconoscimento unanime dei componenti le Commissioni, una di queste ragioni è la carenza di personale. Si era rilevata la necessità di predeterminare in questa legge l'assegnazione quantitativa e qualitativa del personale che si riteneva sufficiente a consentire il funzionamento delle Commissioni provinciali.
L'emendamento tra l'altro è in linea con i disposti della recente legge che regola il funzionamento delle strutture regionali. Ricordo che effettivamente c'è la necessità che la Regione direttamente si impegni a far sI che le Commissioni provinciali siano dotate del personale sufficiente per funzionare.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 25 voti favorevoli e 10 astensioni.
Pongo in votazione per appello nominale l'art. 13 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 28 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 37 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Sono stati presentati i seguenti emendamenti: 1) dai Consiglieri Majorino e Minervini: Il quinto comma è sostituito dal seguente: "Esse devono essere presentate da almeno 200 artigiani nelle Province aventi fino a 10.000 imprese iscritte al1',albo, da almeno 300 artigiani nelle Province con una consistenza di imprese artigiane compresa fra 10.000 e 25.000 unità, e da almeno 500 artigiani nelle altre Province".
La parola all'Assessore Sartoris.



SARTORIS Riccardo, Assessore all'artigianato

La Giunta non accoglie questo emendamento perché si riferisce all'aumento del numero dei presentatori delle liste. Si tenga conto che nelle normali consultazioni elettorali, ad esempio, per certe dimensioni di Comuni, addirittura sono eliminati i presentatori di lista perché hanno un significato del tutto relativo, spesso formale e spesso anche non legato alla natura dei presentatori.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli e 35 contrari.
2) Emendamento presentato dalla Giunta regionale: il s e s t o comma dell' art. 15 è integrato dal seguente periodo: "Le liste debbono essere presentate personalmente da uno dei firmatari".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'art. 15 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente presenti e votanti 38 hanno risposto SI 36 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 36 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - I Consiglieri Majorino e Minervini hanno presentato il seguente emendamento: al quinto comma: sostituire l'espressione "almeno il 5% dei votanti" con "almeno il 7% dei votanti".
La parola all'Assessore Sartoris.



SARTORIS Riccardo, Assessore all'artigianato

La Giunta ritiene di mantenere il 5% dei votanti. L'emendamento quindi non è accolto.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli e 34 contrari.
Pongo in votazione l'art. 17 per appello nominale nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 34 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 34 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 18 è approvato.
ART. 19 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 34 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 19 è approvato.
ART. 20 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 34 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 20 è approvato.
ART. 21 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 34 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 21 è approvato.
ART. 22 - La Giunta regionale ha presentato il seguente emendamento sostitutivo dell'intero articolo: "l. Il personale occorrente all'espletamento delle funzioni delle strutture di segreteria e dei compiti tecnico-amministrativi necessari all'attività delle Commissioni provinciali per l'artigianato, può essere individuato, in base alle convenzioni di cui al precedente art. 2, fra il personale delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, d'intesa con i competenti organi camerali.
2. Restano confermate le disposizioni di cui al precedente art. 13 relativamente alla dipendenza funzionale delle strutture organizzative di segreteria dai presidenti delle Commissioni provinciali per l'artigianato e alla dipendenza gerarchica delle stesse del settore regionale di appartenenza".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 32 voti favorevoli e 2 astensioni. Pongo in votazione il nuovo art. 22 nel testo sostituito.
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 36 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 22 è approvato.
ART. 23 - I Consiglieri Majorino e Minervini presentano il seguente emendamento sostitutivo dell'intero articolo: "L'Albo provinciale delle Imprese Artigiane di cui all'art. 2 della presente legge verrà istituito con Decreto del Presidente della Giunta regionale entro 60 giorni dal primo insediamento delle Commissioni provinciali".
La parola all'Assessore Sartoris.



SARTORIS Riccardo, Assessore all'artigianato

Suggerisco di rettificare l'emendamento nella parte che riguarda l'iscrizione, revisione e cancellazione che dovrebbe tenere conto della vecchia legge. La nuova legge impone di tener conto dei requisiti già in atto. Sarebbe necessario sopprimere la parte di riferimento alla vecchia legge che riguarda l'iscrizione, la revisione e la cancellazione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione per appello nominale l'art. 23 nel testo modificato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 23 è approvato.
ART. 24 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 38 Consiglieri.
L'art. 24 è approvato.
Passiamo alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Ho chiesto la parola, signor Presidente, non per far perdere ulteriore tempo, ma per rimarcare a nome del Gruppo due questioni importanti. La prima riguarda la motivazione del nostro giudizio positivo sul confronto avuto in Commissione e soprattutto per il fatto che oggi da parte della Giunta e dell'Assessore sono stati assunti dei precisi impegni che ci auguriamo vengano onorati.
La seconda. In una situazione in cui come sopravvissuti di una democrazia che sembra non esserci più nel dibattito e nel confronto rileviamo che, votata una legge importante di un settore da tutti ritenuto essenziale per l'economia, sono stati assunti impegni in ordine alle deleghe, secondo le dichiarazioni dell'Assessore, e si è svolta una azione di stimolo decisa e coraggiosa nei confronti del Governo nazionale perch questa legge quadro porti finanziamenti e la possibilità di applicazione integrale dell'art. 1 della legge n. 443 che attualmente vede impossibilitate le Regioni ad operare.
Voglio anche ricordare il contributo determinante nell'iter e nel merito che è stato dato dal nostro Gruppo e segnatamente dai compagni che ci rappresentano nella IV Commissione.
La novità del voto positivo è anche legata al valore generale di un confronto serio, non finto, che è stata una delle anime di questa assemblea regionale dalla sua costituzione ed è anche una delle peculiarità della Regione Piemonte delle istituzioni regionale. Non riteniamo di dare credito a questa Giunta perché è mancata troppe volte e in troppi momenti cruciali.
A noi interessa dire con realismo che nei momenti in cui questo confronto si è sviluppato, forse perché forzati dalla realtà degli interessi del settore, da definire attraverso una legge, noi non ci siamo assolutamente tirati indietro. Siamo stati accusati più o meno esplicitamente di chiusura. Non si è trattato invece della mancanza totale di apertura da parte dell'esecutivo e della maggioranza? Dobbiamo riprendere a fare il nostro mestiere, quello di approvare le leggi, rivedere quelle leggi esistenti sapendo che governare a colpi di forza dati dai numeri è un modo cieco che ha poche prospettive, che pu soddisfare l'immediato, ma che non guarda al futuro. I Consiglieri regionali devono invece guardare al futuro con più coraggio. La politica deve riprendere la sua funzione che è quella di parlarsi tra i Partiti, di dialogare tra opposte visioni, di scontrarsi. C'è stato in Commissione un momento di scontri reali, ma è giusto, questa è verità, è il senso, il radicamento con la realtà.
Questo voto positivo è un fatto nuovo e l'abbiamo motivato. Rilanciamo dall'opposizione una questione politica, questione che ci compete esercitare costituzionalmente: una critica dura e uno stimolo duro. Nessuno se ne adonti. La sensibilità media della Giunta e della maggioranza su questioni altrettanto importanti come questa anche per motivi strutturali è assolutamente inadeguata ai bisogni della comunità piemontese e ai fini di vivificare realmente la democrazia.
Faccio l'esempio del Piano di sviluppo. Ieri abbiamo assistito alle consultazioni, che purtroppo non hanno a monte un dialogo tra i Partiti sulle questioni di fondo del Piemonte. Abbiamo assistito a una sceneggiata amara. Per questa legge il clima è stato idilliaco e non perché siamo diventati di buon umore, ma perché c'è stato un lavoro alle spalle in cui tutti si sono ritrovati.
Abbiamo visto dare le veline ai funzionari di terzo o quarto livello che si schieravano, a seconda della sponsorizzazione politica, con la Giunta, che definivano deregulation un'operazione che nel Piano di sviluppo è scritta correttamente come tentativo di normalizzare la nostra legislazione. Questo funzionario diceva in piemontese: "Plaudiamo alla deregulation di questa Giunta"; mentre nel documento di piano si parlava invece di testi unici (che non è deregulation, ma è la revisione legislativa per un nuovo assetto).
Ho colto questa occasione per dire la nostra opinione. E' necessario guardare lontano. Noi riteniamo tra l'altro che solo una mutazione politica possa cambiare questa situazione, però registriamo anche i fatti che si producono nella loro peculiarità e intendiamo additarli come elemento comunque di riferimento e di riflessione, ognuno nella sua autonomia.



PRESIDENTE

Se non vi sono altre dichiarazioni di voto, si passi alla votazione dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 37 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'intero testo di legge è approvato.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,10)



(La seduta ha termine alle ore 19,10)



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