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Dettaglio seduta n.80 del 26/03/87 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


MARCHIARO MARIA LAURA



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g. "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo congiuntamente l'interrogazione n. 593 presentata dai Consiglieri Dameri, Bruciamacchie e Rivalta e l'interrogazione n. 662 presentata dai Consiglieri Dameri e Bruciamacchie.
Risponde ad entrambe l'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Rispondo all'interrogazione n. 662 presentata dai Consiglieri Dameri e Bruciamacchie e all'interrogazione n. 593 presentata dai Consiglieri Dameri, Bruciamacchie e Rivalta in quanto trattano gli stessi argomenti quindi le assommerei in una risposta congiunta.
Con la seconda interrogazione i Consiglieri vogliono sapere se sono state rilasciate le autorizzazioni per ricerche minerarie in deroga alla L.R. 31/8/1979, n. 52 che istituisce il Parco naturale delle Capanne di Marcarolo e, in caso contrario, quali iniziative si intendono adottare al fine di impedire interventi minerari lesivi dell'ambiente alla luce degli interventi segnalati nella zona di Bric Arpescella.
Va innanzitutto chiarito che la legge regionale che istituisce il Parco vieta l'apertura e la coltivazione di nuove cave torbiere e l'asportazione di rocce minerarie, ma queste norme prescindono comunque dalla ricerca mineraria la cui competenza è tuttora dello Stato; di conseguenza le norme di salvaguardia del Parco, da sole, non potrebbero impedire l'attività mineraria. Peraltro a seguito della legge n. 431/1985, legge Galasso, la Regione dispone di un nuovo strumento per controllare le attività minerarie nei parchi in quanto le aree a parco rientrano tra le categorie tutelate dall'art. 1 della citata legge n. 431 e conseguentemente le attività minerarie nei parchi sono soggette comunque a verifica ed autorizzazione regionale.
Premesso quanto sopra, si precisa che la Regione non ha rilasciato alcuna autorizzazione ai sensi della legge n. 431 ad attività minerarie all'interno del Parco delle Capanne di Marcarolo e che al momento risulta sospesa la richiesta del Corpo delle miniere per una ricerca di ori minerari associati nella zona del Monte Vesolina; non vi sono state pertanto autorizzazioni regionali relative ad attività minerarie.
Risulta invece che prima dell'entrata in vigore della legge n. 431 il Ministero dell'Industria, in data 18 settembre 1984, ha rilasciato con proprio decreto un permesso di ricerca nella zona del Bric Arpescella alla Società Cominco Italia S.p.A. di Roma. Tale permesso è limitato a sondaggi di carotaggio e trincee per l'individuazione in superficie del banco mineralizzato.
Il Corpo delle miniere di Torino, interpellato in proposito dall'Assessorato ai parchi, ha comunque comunicato, con lettera del 30 gennaio 1987, che eventuali attività minerarie conseguenti all'individuazione di un giacimento, che soltanto gli attuali sondaggi possono individuare, saranno concesse esclusivamente dopo aver adottato le opportune procedure per ottemperare agli interessi di carattere ambientale idrogeologico e minerario. In altre parole, se fosse individuato un giacimento minerario, il Corpo delle miniere non potrà rilasciare la concessione allo sfruttamento se la Regione non avrà autorizzato i lavori a norma della legge n. 431. In questo momento si ribadisce che non è stata avanzata alla Regione alcuna richiesta di merito.
L'interrogazione che si riferisce al Parco Capanne di Marcarolo mi ha richiamato alla memoria un'altra interrogazione che i Consiglieri Dameri e Bruciamacchie avevano indirizzato al mio Assessorato in cui si sollecita una definizione per quanto riguarda la costituzione del Parco perch finora, per ragioni che i Consiglieri interroganti e il Consiglio conoscono in quanto di questo problema si è parlato in sede consiliare alcuni mesi fa, la situazione è effettivamente di stallo. Con questa interrogazione i Consiglieri chiedono alla Giunta, nell'intento di smuovere la situazione affinché l'Ente parco faccia il suo dovere, se sia disposta ad impegnarsi per produrre in tempi brevi pubblicazioni informative da distribuire nell'area del Parco delle Capanne di Marcarolo consentendo alle comunità locali di comprendere le reali dimensioni dell'istituzione di un parco, e chiedono altresì di conoscere gli intendimenti della Giunta per avviare la concreta realizzazione del Parco stesso attraverso l'insediamento del Consiglio di amministrazione rimuovendo le ragioni di opposizione da parte di alcune amministrazioni locali, problema a tutti ormai noto.
A questo riguardo, stante la situazione di stallo determinata nella formazione degli organi di amministrazione dal Parco (rispetto al quale siamo in ritardo di sette anni; devo dire che da quando ho assunto l'incarico più volte me ne sono occupata, ma nonostante incontri in loco presenti i Consiglieri della zona, questo impegno non ha sortito a nulla) ci siamo trovati nella necessità di predisporre un apposito disegno di legge con il quale si modifica la L.R. n. 52 istitutiva del Parco nella parte relativa alla gestione dello stesso; in pratica si prevede di affidare la gestione dell'area ad un ente esistente, cioè la Comunità montana Alta Val di Lemme e Alto Ovadese superando così di fatto le difficoltà di formazione del Consorzio di gestione visto che quello che doveva costituirsi non ha trovato le condizioni necessarie per farlo.
Attraverso questo meccanismo, pertanto, la responsabilità gestionale troverebbe un interlocutore che oggi non esiste; la necessità di avere un ente di gestione con cui confrontarsi è peraltro condizione indispensabile per poter valutare eventuali proposte di modifica dei confini o della strumentazione dei piani in vigore. Infatti oggi risulta impossibile trovare un momento unificante di verifica delle proposte che potrebbero essere avanzate, che peraltro alcuni rappresentanti locali avevano avanzato nel corso di queste riunioni.
Per quanto concerne invece la predisposizione di un opuscolo informativo, si dichiara la disponibilità a produrlo in tempi relativamente brevi, anche se tutte le forme di partecipazione e di informazione messe in atto negli anni passati non hanno consentito di costruire lo sperato consenso attorno al Parco delle Capanne di Marcarolo. Si comunica comunque che non è necessario uno specifico impegno di spesa in quanto l'opuscolo può essere predisposto con gli stanziamenti già a disposizione della Giunta regionale nel capitolo delle pubblicazioni 420 e attraverso il lavoro del Servizio parchi naturali che ha al suo interno le professionalità necessarie per predisporre questo opuscolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.



DAMERI Silvana

La prima interrogazione, relativa agli scavi, noi l'abbiamo presentata perché sollecitati ed informati dalle associazioni ambientalistiche della zona che documentavano quegli interventi anche con materiale fotografico piuttosto preoccupante.
La risposta del Vicepresidente che evidenzia come la Regione non abbia concesso autorizzazioni (tra l'altro richiedo anche la risposta scritta in modo da poterla documentare) mi pare importante e nello stesso tempo preoccupante perché, se manca per tante responsabilità la gestione del Parco a livello locale, che a nostro avviso continua a rappresentare l'unica seria ipotesi non solo di tutela ambientale ma anche di sviluppo economico di quella realtà, possono nascere allarmismi magari non giustificati oppure iniziative contraddittorie con i contenuti di una politica dei parchi. Quindi, in merito alla prima interrogazione evidenziamo la necessità urgente di arrivare a una parola definitiva su questa vicenda che purtroppo dura da sette anni.
Il problema mi viene continuamente e quotidianamente sollecitato anche da iniziative le più strane che stanno avvenendo; ad esempio oggi, leggendo il giornale di Alessandria, rilevo che il Presidente della Provincia propone l'istituzione di una riserva turistica nell'area del Parco delle Capanne di Marcarolo, che significherebbe contraltare le riserve di caccia.
Non mi dilungo sulle considerazioni che tale concezione dei parchi e della tutela dell'ambiente prospetta, come minimo vi è ignoranza sulla legislazione nazionale e regionale e per quanto le Regioni possano essere in una situazione di crisi, come quotidianamente sottolineiamo, posseggono una funzione giuridicamente ed istituzionalmente riconosciuta. Non ritengo quindi attuabili questi piani di lavoro e affermo che per il prolungarsi della vicenda, per l'esistenza di elementi che rischiano di rendere complicata e complessa la situazione, nella quale compaiono le iniziative più fantasiose, la Regione deve muoversi con un'iniziativa molto chiara escludendo operazioni di altra origine, non perché servono a magnificare il protagonismo o la fantasia di questo o di quel personaggio politico-locale quanto allontanano la soluzione vera, quella di arrivare ad un ente di gestione, cioè al Consiglio di Amministrazione del Parco, che continuiamo a ritenere la soluzione più valida.
I colleghi Consiglieri della zona possono manifestare come esista la priorità d'informazione alle popolazioni sul concetto di parco.
Il Gruppo comunista con un po' di pignoleria nella sua interrogazione ha citato caso per caso il tipo di materiale pedagogico che bisogna inviare, proprio perché in questi anni sono andate avanti le informazioni più distorte, interessate o meno che fossero. Vi è una difficoltà enorme per arrivare alla costituzione del Parco se manca l'informazione e il consenso della popolazione.
Non sono pensabili delle soluzioni tecniche e burocratiche che saltino la costruzione dell'informazione e del consenso delle popolazioni locali consenso che ritengo possibile costruire nonostante l'opposizione di alcune parti, in particolare quella dei cacciatori. Ribadisco quella richiesta e spero si possa arrivare rapidamente alla produzione di un materiale che non sia solo la riproduzione della legge.
Se la proposta di legge della Regione di trasferire alla Comunità montana la gestione del Parco è un sasso buttato per aprire una provocazione e per determinare una discussione che ci consenta di giungere alla nomina del Consiglio di amministrazione, sono d'accordo; se invece è un intendimento reale ho alcune perplessità. La proposta della Giunta, a parte considerazioni di carattere giuridico in quanto c'è differenza tra una Comunità montana e un Consiglio di amministrazione, rischierebbe ancora una volta di essere vissuta come un'iniziativa che arriva da Torino, che esclude i Comuni, che non li coinvolge e potrebbe determinare le stesse resistenze. Noi potremmo dire di essere a posto nel senso che l'ente gestore sarebbe la Comunità montana, ma poi non funzionerebbe niente, non si potrebbe far decollare davvero il Parco non nell'ottica della riserva turistica di Franzò, ma nell'ottica nostra di tutela dell'ambiente con caratteristiche di sviluppo produttivo.
Se la Giunta non fa questa proposta per riprendere in mano la questione e porre le comunità locali di fronte alla necessità di esprimere, non verbalmente come è avvenuto finora, ma con atti deliberativi le loro osservazioni rispetto al Parco, con la possibilità poi di esaminarle per verificare se sono cogenti con la filosofia della legge regionale sui parchi, temo che la soluzione di affidare la gestione alla Comunità montana sia una soluzione ancora una volta che nominalisticamente risolve il problema, ma in realtà non lo risolve per quanto riguarda la vera attività di gestione e di valorizzazione dell'ambiente.
Sollecito l'Assessore a riprendere in mano l'iniziativa anche attraverso questa provocazione, se è una provocazione, offrendo tutta la nostra disponibilità e il nostro interesse perché si possa arrivare davvero ad ottemperare ai dettati della legge regionale.



PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 683 presentata dal Consigliere Paris.
Risponde l'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Con l'interrogazione annunciata il Consigliere Paris chiede di conoscere quali iniziative abbia assunto o intende assumere l'Assessore ai parchi nei confronti dell'Amministrazione del Parco regionale La Mandria al fine di risolvere il problema di un agricoltore residente nel pre-parco della Mandria che, producendo circa 16 mila litri di latte al giorno, si trova in difficoltà per la mancanza di collegamenti stradali relativi all'attraversamento della Ceronda che consentano ai mezzi della Centrale del Latte di Torino di prelevare il prodotto con il rischio di sospensione dell'attività.
Inoltre l'interrogante richiede un intervento della Regione presso il Comune di Druento per risolvere in via definitiva il problema, attraverso la costruzione di un ponte sulla Ceronda.
Nel far presente che l'Assessorato ai parchi, venuto a conoscenza della questione oggetto dell'interrogazione, si è attivato presso l'Azienda regionale dei parchi suburbani, con lettera del 25/2/1987, al fine di trovare una soluzione al problema e che fino ad oggi non è ancora stato dato riscontro alla nota succitata, si precisa che la proposta originaria di costruire un guado sulla Ceronda non è attuabile in quanto, come precisato dal Magistrato per il Po, l'opera sarebbe dannosa e pericolosa dal punto di vista idraulico. Pertanto si tratta di una soluzione non percorribile alla quale è necessario trovare alternative. In merito la più logica pare essere quella proposta dallo stesso Consigliere Paris e cioè la costruzione di un ponte sulla Ceronda e in quest'ottica si è provveduto a sentire il Sindaco del Comune di Druento affinché si proceda alla progettazione dell'opera che consentirebbe la risoluzione definitiva del problema.
Va infatti sottolineato che non esistono vincoli discendenti dalle norme che regolano il Parco La Mandria a seguire questa via di soluzione al contrario, la norma di piano del Parco prevede testualmente che non è ammessa la costruzione di nuove strade; fatte salve quelle al servizio delle attività agricole, le forestali, presenti nella zona di pre-parco.
L'unico obbligo che discende dalla normativa del Parco è quello che il Comune prevede espressamente nella propria strumentalizzazione urbanistica con le strade necessarie allo svolgimento delle attività agricole. Pertanto è compito del Comune pervenire alla progettazione del ponte e della viabilità occorrente attraverso le proprie normative urbanistiche.
Precisato che non sussistono ostacoli normativi alla realizzazione della viabilità occorrente a risolvere il problema del sig. Baravalle e contestualmente di tutta l'area agricola della regione Serviglia, il problema reale rimane quello connesso ai tempi di realizzazione delle opere che non saranno certamente molto brevi.
Si ritiene dunque necessario che, in attesa della realizzazione del ponte, si provveda a consentire provvisoriamente e transitoriamente il transito dei mezzi dalla Centrale del Latte attraverso la proprietà regionale della Mandria. A questo scopo si può fin d'ora dichiarare l'impegno della Giunta regionale a sollecitare ulteriormente l'Azienda regionale dei parchi, ove non sussistano impedimenti oggettivi che non consentano di realizzare questa alternativa transitoria. In tal senso deve infatti essere verificata la possibilità di utilizzare fin da subito, senza pericoli per l'incolumità, il ponte dei Violini che dovrebbe necessariamente essere percorso dai mezzi della Centrale del Latte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paris.



PARIS Mario

Ringrazio l'Assessore per la risposta esauriente all'interrogazione che ho presentato circa un mese fa. Effettivamente prima di presentare la mia interrogazione mi ero consultato con qualche collega di maggiore esperienza e ne ero stato dissuaso perché - mi si era detto - riguarda un problema di un singolo cittadino, di una singola azienda e quindi era inopportuno far perdere tempo all'Assessore prima e al Consiglio dopo.
Non ho tenuto conto di questo parere non soltanto perché un recente incontro presso il Comune di Druento non ha portato ad alcuna soluzione, ma anche perché mi sono ricordato di un'interpellanza presentata tempo fa dal collega Staglianò riguardante il licenziamento di un solo lavoratore dipendente di una cooperativa agricola di cui si era poi ampiamente discusso.
Ho presentato anche l'interrogazione per una questione di principio e per riaffermare la pari dignità fra i lavoratori dipendenti e quelli autonomi dell'agricoltura, del commercio e dell'artigianato.
Assillati come siamo dal grosso problema dei posti di lavoro, mi pare importante fare in modo che un giovane agricoltore, che il lavoro ce l' ha non debba smettere la propria attività perché si trova in una zona isolata alla quale non si può accedere se non attraverso il guado di un torrente o attraverso un ampio giro sul territorio del Parco regionale della Mandria come ha detto bene l'Assessore con un percorso supplementare di ben 40 km.
Per cui la Centrale del Latte, che a gennaio aveva comunicato che non avrebbe più ritirato il latte, ma che tuttavia ha continuato a ritirarlo grazie all'intervento dell'Assessore all'agricoltura, ha convocato l'interessato dicendogli testualmente: "0 mi firmi che mi dai un tanto al giorno in più (mi pare 40 o 50.000 lire pagati di tasca dal contadino) altrimenti non prelevo più il tuo latte".
Questa assurdità non si verifica in un Paese del Terzo Mondo, nel vecchio Far West o nel profondo Sud, ma alle porte di Torino, in un territorio vincolato a pre-parco, sottoposto quindi ad una serie di gravi vincoli e penalizzato dalla moltiplicazione geometrica dei selvatici cinghiali, cervi, corvi e volpi. Nel territorio a pre-parco, dove l'Assessore l'altra settimana si è incontrato con l'Assessore Trovati della Provincia, sono stati denunciati danni alle colture per 100 milioni. Non sono cose di poco conto e soprattutto non sono inventate.
Se si trovano i soldi per pagare i guardiaparco, per costruire posteggi su terreni privati e non su proprietà regionali e non si trovano i soldi per consentire ad un giovane agricoltore di accedere alla propria azienda è detta in piemontese "a l'è propri n'a cosa ch'à va nen giù", è contro la logica e il buonsenso e non è una questione di partiti o di schieramenti.
Questo sta a dimostrare ancora una volta, e penso sia motivo di riflessione per me e per tutti i colleghi, come troppe volte siamo capaci di fare bellissime dichiarazioni di principio discutendo per ore su questioni che riguardano l'Africa del Sud e inciampiamo in una trave davanti ai nostri piedi. Abbiamo un po' il difetto di Roma di allontanarci dai problemi reali che la gente ci pone.
Sulla costruzione del ponte siamo d'accordo, Assessore Vetrino tuttavia anche se la progettazione compete al Comune di Druento, sarebbe un grande segnale se l'Assessorato ai parchi stanziasse i soldi per costruire il ponte sulla Ceronda perché i parchi e i pre-parchi non si esauriscono con una serie di vincoli per mantenere integro l'habitat visto che dell' habitat non fanno parte soltanto i fiori, le piante e gli animali, ma anche l'uomo che deve avere la possibilità di esercitare la sua attività produttiva, che è il salario per la sua famiglia. Sarebbe un grande segnale perché i contributi per lo sviluppo delle zone vincolate sarebbero una doverosa contropartita ai vincoli che sono stati imposti sul territorio.
E' una richiesta che ha qualche fondatezza e prego l'Assessore, così sensibile a questi problemi, di prenderla in considerazione.



PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione n. 671 presentata dai Consiglieri Bontempi, Dameri e Rivalta.
Risponde l'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

In risposta all'interrogazione dei colleghi Bontempi, Dameri e Rivalta si comunica che la pratica di autoscioglimento dell'Istituto Agrario Bonafous è stata formalmente avviata solo nel 1986, a seguito della presentazione di regolare istanza al Presidente della Giunta regionale, in data 3 settembre 1986, anche se tali intenzioni erano già ipotizzate dall'Ente fin dal 1984.
Occorre preliminarmente precisare che per procedere alla formale estinzione di una IPAB, la pratica ai sensi della legislazione vigente deve essere corredata dai seguenti documenti: istanza in carta legale diretta al Presidente della Giunta regionale copia della deliberazione del Consiglio di amministrazione con cui si propone l'estinzione dell'Ente e la devoluzione delle funzioni del personale e dei beni al Comune copia della deliberazione del parere del Consiglio comunale in cui sia contestualmente espressa formale accettazione del personale e del patrimonio dell'IPAB nonché impegno a proseguire l'attività copia dell'ultimo conto consuntivo superiormente approvato prospetto aggiornato della situazione dell'Ente, perizia asseverata o valutazione del competente ufficio tecnico comunale dei beni immobili tabella organica del personale copia dell'atto di fondazione copia dello statuto vigente copia del decreto di riconoscimento giuridico copia della deliberazione delle UU.SS.SS.LL. in cui viene espresso parere in merito all'estinzione ai sensi della L.R. n. 20.
Unitamente all'istanza, l'Ente trasmetteva copia della propria deliberazione e copia della deliberazione con il parere del Comune di Torino e si riservava contemporaneamente di trasmettere successivamente la documentazione mancante. L'invio di tale documentazione è stato formalmente sollecitato all'Ente con nota del 9/12/1986; in seguito è pervenuta a questo Assessorato in data 11/12/1986 la deliberazione di parere dell'USSL 1/23, in data 16/2/1987 la copia dello statuto organico, la pianta organica del personale e copia del riconoscimento di idoneità a funzionare.
Infine, l'Istituto, con nota del 19/2/1987, nel trasmettere la deliberazione di approvazione del conto consuntivo relativo all'anno 1982 comunicava che sono in corso di approvazione i conti consuntivi 1983/1984 e di stesura del 1985 e di essere tuttora in attesa della valutazione dei beni immobili da parte dell'ufficio tecnico comunale richiesta al Comune di Torino con lettera in data 31/12/1986.
L'ufficio tecnico comunale ha recentemente effettuato i sopralluoghi al fine di addivenire ad una valutazione dei beni immobili e predisporre pertanto il documento mancante. Non appena acquisita la necessaria documentazione si procederà all'immediata stesura del provvedimento di estinzione. Per quanto attiene alla situazione finanziaria lasciata dall'Istituto, si rileva che il segnalato costo giornaliero di L. 5 milioni di interessi passivi risale all'apertura di credito di L. 4 miliardi ottenuta dalla Cassa di Risparmio di Torino, previa fideiussione del Comune, in attesa del perfezionamento della vendita di circa 200 alloggi in Torino al Ministero del Tesoro - Istituti di previdenza, al prezzo di L. 6 miliardi e 749 milioni; fideiussione concessa a condizione che ad operazione patrimoniale conclusa l'Ente procedesse all'autoscioglimento con devoluzione del patrimonio residuo al Comune stesso.
La grave situazione debitoria dell'Ente risale al mancato pagamento delle rate dei mutui agrari per le opere della nuova sede di Chieri, tutti debitamente autorizzati e di cui uno dei due miliardi con fideiussione del Comune di Torino, ai quali non si è potuto far fronte come previsto attraverso la graduale trasformazione patrimoniale approvata a suo tempo per il completamento dei lavori della nuova sede.
La sospensione di tali operazioni patrimoniali operata dalla Regione e dal Comune di Torino era intervenuta per la tutela dell'inquilinato data la grave situazione abitativa esistente nella città e in attesa dello scioglimento dell'Ente non più avvenuto in seguito alla sentenza della Corte Costituzionale del 17/7/1981 che ha dichiarato incostituzionali le norme del DPR n. 616/77 (commi quinto e sesto dell'art. 25).
A fronte della nuova situazione l'Ente, nel tentativo di sanare i debiti accumulati, decideva nuovamente l'alienazione del patrimonio non utilizzato direttamente ai fini statutari, cercando di ridurre nel contempo i rischi per la stabilità dell'inquilinato. I fabbricati sono quindi stati offerti alla Direzione generale degli Istituti di Previdenza del Tesoro che dopo lunghe trattative dichiarava la disponibilità ad acquistare a condizione che il Comune di Torino accettasse un contratto di gestione analogo a quanto fatto per situazioni simili in altre città. Nel frattempo però le procedure esecutive dei creditori erano arrivate all'inizio della vendita all'asta, per evitare la quale si è resa necessaria l'apertura del credito temporaneo da parte della Cassa di Risparmio di Torino per 4 miliardi che, con l'aggiunta di un mutuo fondiario di 1,8 miliardi dell'Istituto San Paolo di Torino, consenti di estinguere tutti i debiti al 31/12/1984, annullando le procedure esecutive immobiliari in corso con relativa cancellazione del pignoramento.
Si fa inoltre presente che l'attività puramente assistenziale a favore dei minori era stata sospesa fin dall'ottobre 1977 e che le proprie sedi istituzionali sono da tempo utilizzate dal Comune di Torino, da quello di Chieri e dall'Istituto zooprofilattico della Regione Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta.
Il personale dipendente resosi esuberante per la riduzione dell'attività gestionale in proprio è stato comandato al subentrato Comune di Torino.
La gestione ordinaria dell'Ente in questi ultimi anni è in pareggio fatti salvi gli interessi per l'apertura del credito. La situazione patrimoniale dell'Ente, non essendo ancora stata conclusa la cessione agli Istituti previdenziali, ammonta a circa 22 miliardi, come risulta dalla deliberazione adottata dal Consiglio comunale di Torino il 6/5/1986 con la quale esprimeva parere favorevole all'estinzione dell'Ente, deliberata dallo stesso il 2/4/1985 nel rispetto della clausola, a suo tempo concordata, per la concessione della fideiussione comunale per l'apertura di credito.
Nel recente incontro, promosso dagli inquilini delle case Bonafous venerdì 20 marzo, il Comune di Torino si è impegnato, a tutela dell'inquilinato, ad acquistare gli immobili fatte salve le valutazioni di ordine tecnico dei competenti servizi.
Per tali verifiche e per la conclusione della trattativa, il Comune di Torino, nella persona dell'Assessore alla casa e al patrimonio, si è preso tre mesi di tempo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Considero ampia la risposta dell'Assessore.
Noi avevamo presentato l'interrogazione per sollecitare un'azione incisiva di governo sulla situazione che si sta protraendo da molto tempo e che sul versante dell'inquilinato è preoccupante. Ci erano noti almeno in parte le ragioni, gli iter, il protrarsi delle procedure che sono a monte di una vicenda ormai decennale, quella sullo scioglimento di un'IPAB com'è l'Istituto Bonafous.
Avute queste notizie dall'Assessore, che peraltro confermano gli impegni assunti venerdì 20 marzo in una assemblea pubblica, chiedo che la Regione si adoperi per acquisire al più presto l'atto di valutazione degli immobili, che verrà fatto dagli uffici comunali e che rispetti il termine dei due o tre mesi assunto dall'Assessore Zanetta, che dovrebbe corrispondere ai tempi di emissione del decreto.
Preghiamo la Giunta di fornirci il testo della risposta e informarci di qui a due mesi sull'evolversi della questione. Vorremmo infatti che questa attenzione, questo stimolo e controllo da parte nostra e da parte degli inquilini porti nei tempi dovuti alla soluzione del problema.



VIGLIONE ALDO



PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 664 presentata dai Consiglieri Marchiaro, Sestero, Acotto e Calligaro.
Risponde l'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

In risposta all'interrogazione dei colleghi Marchiaro, Sestero, Acotto e Calligaro inerente i presidi residenziali assistenziali e più in particolare in merito al Collegio Salesiano di Foglizzo si comunica quanto segue.
L'Istituto Salesiano di Foglizzo è utilizzato da anni dal Comune di Torino per ospitare i minori valendosi al meglio delle caratteristiche che lo contraddistinguono: primo, di essere situato in luogo vicino a Torino e ben collegato; secondo, di fornire un sostegno scolastico di buon livello.
Dalle informazioni assunte risulta che i minori affidati provengono da famiglie difficili con modelli labili di organizzazione della vita quotidiana. L'Istituto fornisce le seguenti prestazioni: vitto, alloggio frequenza scolastica alla scuola pubblica, consulenza psicopedagogica ed orientamento professionale, appoggio educativo e scolastico anche individualizzato, collaborazione con le famiglie per l'educazione del minore.
I minori ospitati rientrano alla propria abitazione per il week-end nello specifico, per i minori ivi collocati, prevalente non è l'intervento assistenziale, ma quello educativo - scolastico.
Il Comune di Torino, tenuto conto della condizione economica del nucleo familiare, eroga la retta per raggiungere tale scopo educativo - scolastico in un istituto di istruzione a ciò autorizzato.
In ogni caso l'Istituto ha in corso l'inoltro della richiesta all'USSL 39 per l'idoneità e l'autorizzazione al funzionamento come struttura socio assistenziale. Già da mesi sono in corso rapporti con la Regione per la formulazione congrua di un progetto di ristrutturazione e riconversione della struttura.
Con nota n. 1078 del 26/2/1987 questo Assessorato ha invitato l'USSL 39, competente per territorio, ad attuare la funzione di vigilanza nei confronti della struttura succitata e ha contestualmente ricordato all'Istituto gli obblighi di legge in materia di formazione dell'autorità giudiziaria dei minori ricoverati.
I servizi residenziali tutelari sono stati individuati dall'art. 22 della L.R. 20, modificato dall'art. 21 della L.R. 59 che prevede inoltre per gli Enti locali la possibilità di effettuare interventi di ricovero negli istituti pubblici e privati già esistenti sul territorio anche mediante convenzioni con gli enti e gli organismi privi di scopo di lucro che diano garanzie di funzionalità nel quadro degli indirizzi e degli orientamenti indicati nel Piano socio-sanitario regionale.
E' fuori di ogni dubbio che tali strutture devono essere in possesso della prescritta autorizzazione regionale al funzionamento; con la direttiva n. 12 del 20/5/1985 sono state modificate le modalità di compilazione della modulistica relativa alla procedura minori avviata dalla Giunta regionale con deliberazione del 30/10/1984. Pertanto la rilevazione è stata estesa ai minori ricoverati nei convitti nazionali, negli istituti di istruzione, negli istituti che forniscono prestazioni di riabilitazione precedentemente esclusi purché la retta sia a carico del fondo assistenziale dell'ente pubblico.
L'ultimo comma dell'art. 25 della L.R. n. 20 delega ai Comuni che la esercitano tramite le Unità sociosanitarie la vigilanza sull'applicazione delle disposizioni legislative regolamentari in vigore per la protezione della maternità e dell'infanzia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchiaro.



MARCHIARO Maria Laura

Prendo atto della puntualità e della precisione con cui l'Assessore ha informato sull'episodio relativo al ricovero di minori nell'Istituto Salesiano di Foglizzo.
Devo rilevare innanzitutto che, nonostante le procedure di controllo poste in atto dal Comune di Torino, tale struttura non ha autorizzazione.
Il ricovero è per bambini che hanno situazioni familiari difficili, quindi rientrano non tanto in un'esigenza di prestazione scolastica, quanto di tipo sociale - assistenziale molto più ampia; prendo atto che il Collegio Salesiano di Foglizzo non ha le caratteristiche per svolgere una funzione di questo genere e anche se è stata avanzata richiesta, l'autorizzazione non è stata data.
In merito alla vigilanza e all'applicazione delle disposizioni legislative sulla protezione della maternità e dell'infanzia faccio una richiesta formale per l'istituzione di un'anagrafe regionale che possa darci un quadro completo della situazione con i necessari aggiornamenti e che permetta alla Regione di sollecitare le UU.SS.SS.LL. e gli Enti locali affinché vengano garantite le prestazioni che effettivamente questi istituti dichiarano di dare.
L'Assessore ha detto, e corrisponde al vero, che il Comune di Torino utilizza da anni questa struttura. Tuttavia faccio notare che il modo con cui il Comune di Torino in questi anni si è mosso rispetto al problema si rivela anche dal tipo di utilizzo che è stato fatto del Collegio di Foglizzo; infatti dai quindici bambini affidati nel 1975, si è passati, ad esempio, nel 1980 ad un caso soltanto, nel 1982 a tre casi, quattro casi nel 1984. A Foglizzo oggi sono ospitati dodici minori, non è un dato di grandi dimensioni però desidero sottolineare come ricorrere a ricoveri in strutture private quando la famiglia è debole e non è in grado di affrontare l'educazione dei minori sia una tendenza preoccupante.
Voglio ricordare il caso recentissimo dei due bambini affetti da AIDS di cui la stampa si è occupata segnalandone la drammaticità: questo per dire che se si fa un'azione di sensibilizzazione e di informazione sull'affidamento si trovano famiglie disponibili a farsi carico dell'educazione di minori in difficoltà. Un fatto come questo ci indica che se si fa un vero lavoro sul tema dell'affidamento e si sensibilizza l'opinione pubblica si trovano le risposte nella società e quindi non c'è bisogno di ricorrere ai ricoveri.
Sollecitato l'Assessore per l'istituzione di un'anagrafe regionale sulla questione dei ricoveri, sarebbe utile un lavoro culturale di particolare sensibilizzazione dell'opinione pubblica sugli affidamenti tralasciando quindi l'utilizzo forzato di ricovero per fanciulli in condizioni di difficoltà in strutture di questo tipo. Quindi, piuttosto che una politica di ristrutturazione e di potenziamento di queste strutture che ci riporta alla vecchia strada dei ricoveri per i minori in difficoltà impegnamo seriamente le risorse affinché la politica degli affidamenti funzioni. L'affidamento si fonda sulla sensibilizzazione della popolazione e là dove la si sostiene essa funziona.



PRESIDENTE

Esaminiamo congiuntamente le interrogazioni nn. 726 e 729 presentate dal Consigliere Pezzana e dal Consigliere Ala, alle quali risponde l'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la proposta di Regolamento di attuazione della L.R. n. 43 del 28/10/1986 è già stata predisposta dall'Assessorato e sarà presentata all'esame del Consiglio regionale entro breve tempo.
Il Regolamento, secondo la volontà del Consiglio stesso, rappresenta lo strumento per la corretta applicazione del provvedimento e per la sua piena esecutività. Nelle more della promulgazione non è parso opportuno attivare le procedure per le autorizzazioni previste dagli artt. 3 e 4 della L.R. n.
43/86.
Per quanto attiene invece al rapporto annuale sui giardini zoologici si è provveduto ad inviare all'USSL l/23 un avviso affinché gli interessati siano sollecitati a provvedervi nei termini previsti dalla legge. All'Ente nazionale dei circhi è stata recentemente inoltrata copia della legge regionale.
Ci preme sottolineare tuttavia che, poiché la legge regionale sugli animali esotici è una norma assolutamente inedita e innovativa, non sono ipotizzabili tempi brevi per assicurare l'adeguamento alle disposizioni.
Per questo motivo nella proposta di regolamento si è ritenuto di concedere un periodo di quattro mesi per l'inoltro delle domande di autorizzazione previste.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Un elogio all'Assessore per la tempestività con cui ha risposto alla mia interrogazione, non altrettanto però si può dire per il contenuto della risposta. Se è vero che è una legge innovativa, in quanto per la prima volta si è portata attenzione alla cultura o all'incultura che caratterizzava le legislazioni precedenti, devo dire che il ritardo di quattro mesi che annuncia l'Assessore è piuttosto preoccupante. Se ci saranno ancora dei ritardi sull'attuazione della legge, come potrà poi la Giunta controllare le eventuali infrazioni? Nella mia interrogazione chiedevo anche di sapere quante domande di autorizzazione alla detenzione e al commercio di animali esotici sono giunte in Regione. L'Assessore non ha risposto alla mia richiesta evidentemente perché in Regione non è giunta nessuna domanda di autorizzazione, quindi deduco che il commercio e la detenzione di animali esotici continua a svolgersi esattamente come prima malgrado la legge.
Chiedevo anche informazioni sul lavoro della Commissione regionale prevista dall'art. 6 della legge, ma non ho avuto risposta dall'Assessore Olivieri. Deduco che la Commissione, al pari di tante altre, è valida solo sulla carta, quindi è inesistente.
Chiedevo anche informazioni sulla presenza di circhi equestri, di serragli, di giardini zoologici viaggianti, ma neanche su questo non ho avuto risposta dall'Assessore Olivieri.
Sono domande che reiteratamente propongo, ma ogni volta ricevo risposte evasive ed elusive del contenuto delle mie interrogazioni. Mi chiedo per quale motivo i funzionari che hanno preparato le risposte all'Assessore Olivieri non hanno tenuto conto delle mie domande. La risposta dell'Assessore Olivieri non tiene conto per nulla delle domande da me formulate; mi limito quindi a prendere atto che questo discorso viene rinviato di quattro mesi. Spero che tra quattro mesi le stesse domande, che riproporrò puntualmente, possano avere una risposta esauriente.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Scusa, Pezzana, per i circhi il termine scade il 30 marzo.



PEZZANA Angelo

Mi richiamo agli articoli della legge approvata da questo Consiglio.
C'è una legge che dovrebbe entrare in vigore e siamo già in ritardo di un mese, a questo punto mi chiedo se i quattro mesi siano reali. Infatti le risposte alla mia interrogazione verranno dilazionate di quattro mesi.
Ripresenterò le mie interrogazioni per sapere dall'Assessore Olivieri se questo ritardo è serio oppure se è un ritardo da prorogatio, come per tutto il resto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Ringrazio l'Assessore per la rapidità della risposta, non ho nulla da aggiungere a quanto detto dal Consigliere Pezzana. Mi pare ci sia una scarsa intenzione nel rendere applicabile la legge. Una volta fatte alcune dichiarazioni di principio, i regolamenti di attuazione, che sono il vero strumento operativo di una legge, non verranno di fatto varati.
Aspetteremo, quindi, in questi mesi il Regolamento. Ho il sospetto che la Commissione prevista dalla legge non sia stata ancora varata. Chiedevo, in sostanza, gli estremi della deliberazione di Giunta, con i quali è stata varata la Commissione, ma ritengo che tra le quarantamila Commissioni questa non sia mai stata considerata la più urgente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Valeri. Ne ha facoltà.



VALERI Gilberto

Desidererei la presenza del Presidente della Giunta in aula, in quanto vorrei parlare dell'inquinamento da bentazone, in merito al quale sono giacenti ormai da diversi giorni alcune interrogazioni in attesa di risposta.
Ieri è stato interessato dall'inquinamento anche il Comune, di Trino la cui popolazione deve approvvigionarsi mediante cisterne.
Mi pare vi siano particolari motivi d'urgenza per esaminare il problema, anche perché una delle interrogazioni concerne l'assenza di un atto dovuto da parte della Regione previsto dal decreto ministeriale, in ordine all'individuazione delle aree in cui l'uso delle sostanze sotto accusa deve essere vietato. Perciò sottoponiamo alla Presidenza del Consiglio e alla Giunta l'opportunità di una comunicazione della Giunta volta a rispondere ai numerosi interrogativi aperti in ordine non solo agli interventi d'emergenza, ma ad esempio anche a fatti quali la inspiegabile estromissione del bentazone dal decreto del Presidente della Giunta sulle sostanze il cui uso è vietato.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Non siamo calenderizzati, tuttavia l'Assessore Olivieri è a disposizione del Consiglio. Stante l'urgenza posso affermare sui tempi della firma del decreto che per gli acquedotti c'è un rapporto tra Assessori e Presidenza e tra Presidenza e Servizio di Protezione Civile di Roma.
Ieri l'on. Zamberletti ha sottoscritto il provvedimento per i due acquedotti di Rive e Caresana con due stanziamenti di 110 milioni e 80 milioni per il risanamento. Ieri sera alla Protezione Civile si stava affrontando il problema dell'acquedotto di Trino.
Pregherei l'Assessore Olivieri di dare ogni indicazione in merito.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Questo discorso era stato avviato con il Consigliere Valeri venerdì scorso in occasione della presenza del rappresentante dell'Istituto Superiore della Sanità per quanto concerne i problemi di ripotabilizzazione o di effettuazione di nuovi pozzi rispetto al tema dell'inquinamento causato da diserbanti. Per quanto attiene al bentazone è già pronto per la firma il decreto che ne vieta l'uso.
Il bentazone, che si trova nelle stesse condizioni del molinate, è senza voler fare demagogia o strumentalizzazioni in condizioni di abbattimento della sua presenza nelle acque, molto inferiore a quanto invece potrebbe essere consentito rispetto alla tutela della salute dei cittadini. Nè pare peraltro venga preso in considerazione a livello ministeriale quanto attiene l'eventuale deroga in termini di ordinanza come dovrebbe avvenire per l'atrazina e per il molinate.
Entro la prossima settimana spero di avere le mappe delle aree agricole di rispetto onde poter puntualizzare una politica di divieti rispetto alle aree che risultano più seriamente inquinate e che danno maggiore preoccupazione sul piano della tutela della salute pubblica.
Stiamo valutando il costo di un eventuale allacciamento dell'acquedotto del Monferrato con l'acquedotto di Trino onde poter garantire l'intervento sul piano finanziario, ma questo è problema che riguarda la Protezione Civile.
Queste sono in sintesi le risposte che posso dare al momento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Credo che le notizie riguardanti il decreto del Ministero della Protezione Civile per il finanziamento degli interventi d'emergenza sugli acquedotti dei Comuni di Caresana e Rive siano importanti e quindi non mi soffermo.
Mi soffermerò invece sul divieto all'uso di questa sostanza. Esiste un decreto ministeriale che, fissando gli indici di accettabilità delle acque potabili, lascia alle Regioni il compito di individuare le aree nelle quali deve essere vietato l'impiego delle sostanze giudicate tossiche, quando siano state riscontrate negli acquedotti presenze superiori agli indici predeterminati.
Trattasi quindi di un atto dovuto a cui non si può sfuggire da parte della Regione. Di qui la nostra domanda: quando la Giunta compirà il suo dovere? Può avvenire in giornata la firma dell'apposito decreto?



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Per quanto riguarda il bentazone il decreto è pronto e la firma potrà avvenire in giornata.



VALERI Gilberto

Prendiamo atto della risposta positiva alla sollecitazione da noi formulata.
Sul terzo problema, che riguarda la mappatura delle aree sulle quali intervenire con provvedimenti non tampone e non solamente d'emergenza...



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Selettivi.



VALERI Gilberto

Selettivi, certo. Perciò chiediamo alla Giunta se non ritenga, a fronte del carattere estremamente delicato e complesso del problema, acquisire i necessari pareri di natura geologica, necessari per conoscere l'andamento delle falde. A Trino l'acqua della falda utilizzata proviene dal vecchio alveo della Dora ed è evidente che vietare l'uso del bentazone a Trino senza contemporaneamente vietarlo a Bianzè o a Saluggia, può essere privo di significato, dato che è il bentazone usato nelle zone a monte che porta l'inquinamento a valle.
La mappatura sarebbe opportuno farla censendo le notizie già disponibili sullo stato del sottosuolo dell'area interessata. Gli studi in materia non sono soltanto quelli prodotti dall'ENEL nella progettazione della centrale nucleare, quindi occorre individuare la presenza di altri studi, accompagnando a questa ricerca un'indagine sulla presenza di perforazioni di varia natura che, nell'area in discussione, possono aver messo in comunicazione le falde superficiali con quelle più profonde. Mi riferisco, ad esempio, alle prove che negli anni '60 fece la SNAM per la ricerca di petrolio. Ma non vi sono soltanto le perforazioni fatte negli anni '60 dalla SNAM, vi sono state successivamente, come pure quelle svolte dall'ENEL per individuare lo stato di sismicità del sottosuolo in rapporto alla costruzione della nuova centrale. Vi è inoltre una politica di perforazione dei pozzi acquedottistici che non sempre è stata attenta ed accurata. Occorre sottoporre a verifica, a questo riguardo, le operazioni di approfondimento dei pozzi in via di esaurimento avvenuto negli anni scorsi forse senza sempre preoccuparsi di chiudere le finestrature superiori.
La questione della mappatura richiede che si faccia chiarezza sui problemi e per questa ragione sarebbe opportuno un confronto con la Giunta nelle Commissioni consiliari competenti. L'Assessore Olivieri è d'accordo?



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Mi riservo.



PRESIDENTE

Sulla comunicazione dell'Assessore la parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Il Consigliere Valeri ha sottolineato l'urgenza dell'intervento per proibire il bentazone e ci conforta il fatto che il decreto sia pronto e stia per essere firmato.
Come succede in queste vicende di carattere ambientale, il degrado ci sta travolgendo e purtroppo questi interventi arrivano come sempre in ritardo. Comunque va impedito che la situazione si aggravi.
Intervengo per aggiungere che in questo momento c'è l'esigenza di un'attivazione della Regione verso gli agricoltori perché non è sufficiente intervenire con il divieto dell'uso del bentazone, ma è necessaria un'azione di orientamento da parte della Regione affinché sin dalla prossima stagione agraria si mettano in atto orientamenti diversi da quelli del passato, che non saranno certamente risolutivi, ma che dovranno in qualche modo segnare un'inversione di tendenza.
Lo dico con uno slogan che certo non può raccogliere il significato di una politica, dovremmo però riuscire a mettere in atto una pratica dell'agricoltura che sin da quest'anno faccia segnare una diminuzione dell'inquinamento per un minor uso di diserbanti. Se riuscissimo a introdurre un'azione di questo genere non sarebbe risolutiva ma introdurremmo un atteggiamento culturale di tipo nuovo.
E' importante l'attivazione della Regione con tutte le strutture tecniche che operano nel settore dell'agricoltura. E' anche importante il richiamo all'Università a partecipare a questo discorso di salvaguardia ambientale che dovrà durare nel tempo. E' anche importante il richiamo all'ENEA che proprio in questo settore specifico fa ricerche con alcune presenze in Piemonte.
Mi sembra che questa debba essere un'occasione da non perdere (forse in passato alcune ne abbiamo perse) per attuare una politica che persuada della necessità di un cambiamento. Mi rendo conto che non si può cambiare dall'oggi al domani, ma occorre modificare gli atteggiamenti culturali agrari del passato.
Richiamo l'attenzione del Presidente, dell'Assessore Maccari e del Presidente Viglione in merito alla discussione del prossimo bilancio per spostare quanti più investimenti sono possibili nel settore ambientale e non soltanto per ragioni d'emergenza.
Il degrado ambientale è al limite, esplode tutti i giorni, è ormai una casseruola bucata. In questo senso vanno ripresi in sede di bilancio regionale e nazionale, anche attraverso il famigerato e poco efficiente FIO, gli investimenti per i grandi acquedotti.
Dobbiamo realizzare le grandi infrastrutture acquedottistiche piemontesi, collegarle fra di loro non solo per sopperire all'emergenza, ma anche per ragioni funzionali cercando di captare, con un programma di qui al 2000, quanto più è possibile delle acque dei ghiacciai per garantire il territorio piemontese con queste risorse idriche.
Questo non vuol dire che permettiamo nuovi inquinamenti, ma parallelamente vuol dire un'azione che inverta la tendenza dell'inquinamento del passato che dia garanzie strutturali di più largo respiro di approvvigionamento dell'acqua dove è ancora pura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il problema dell'uso di sostanze chimiche in agricoltura è arrivato sempre in Consiglio a spizzichi, sollecitato di volta in volta da singole interrogazioni, senza mai dar luogo ad una visione d'insieme delle competenze dei diversi Assessorati e senza mai indicare quale politica la Regione piemontese attui per la tutela ambientale, per la salute della popolazione e per l'attività agricola. Non si possono tenere atteggiamenti diversi nei confronti degli agricoltori da un lato e dei fruitori dell'acqua dall'altro. Deve quindi essere ideato un processo in base al quale tutti insieme (con largo consenso e coinvolgimento delle associazioni delle categorie agricole) iniziamo una politica di progressiva riduzione della presenza chimica in agricoltura. Ciò tenendo conto sia della situazione attuale, all'interno della quale individuare determinate priorità, sia dell'avviamento di una politica di formazione e di competenze culturali che liberino gli agricoltori dal vero responsabile dell'inquinamento: l'industria chimica.
Volevo ricordare che noi da anni sosteniamo che nel Vercellese il problema dell'uso plurimo e razionale dell'acqua è critico e che l'impatto della centrale nucleare ha di fatto stravolto questo precario equilibrio mi fa piacere che anche il collega Valeri abbia ripreso quanto contenuto in un'interrogazione da me presentata tempo fa, e che simili problemi, legati alle trivellazioni nel Basso Vercellese, siano stati accennati nella riunione di venerdì pomeriggio all'Assessorato alla sanità. Ritengo quella riunione, a cui sono stati invitati i Capigruppo, estremamente importante e ringrazio l'Assessore per averla curata.
Sull'aspetto specifico della zona, però, ritengo che il Consiglio regionale debba celermente intervenire per verificare se la presenza di inquinamento nel Basso Vercellese è legata soltanto all'uso di diserbanti o se, al di là di questo, come fattore di aggravamento, vi siano attività diverse. Non ha senso intervenire su un'unica attività.
Sollecito quindi una pronta risposta ai quesiti sollevati nell'interrogazione che ho ricordato; in particolare vorrei ricordare la questione del dewatering.
Il Consiglio regionale ricorderà che in merito si era giunti alla decisione, da noi condivisa pur con molte perplessità, di sospendere il progetto connesso alla costruzione della centrale di Trino. Il tempo dà ragione a coloro - e primi gli agricoltori della zona - che sostenevano che il progetto di dewatering avrebbe avuto un impatto devastante sul territorio; vorrei che in tempi estremamente ravvicinati - e su questo ho già avviato un'iniziativa con alcuni Capigruppo che nel passato hanno sollevato il problema della costruenda centrale di Leri - Cavour, visto che le moratorie degli on. Andreotti e Nicolazzi mi lasciano estremamente perplesso - ritornasse in aula il problema del dewatering, dell'impatto sulle falde sotterranee dell'attività dell'ENEL e si rimettesse in discussione il rapporto di localizzazione. Tale rapporto, per quanto attiene alle falde sotterranee, probabilmente era troppo ottimistico nel valutare la compatibilità fra la trivellazione e l'attività dell'ENEL e lo stato delle falde idriche.
Le mie richieste quindi prevedono due dibattiti in aula: uno sul rapporto chimica - agricoltura - qualità delle acque e un altro, specifico che ridiscuta l'impatto della centrale di Leri - Cavour in relazione alle falde sotterranee.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Penasso.



PENASSO Alfredo

I fatti eccezionali accaduti nelle ultime ore hanno sollecitato una comunicazione da parte della Giunta. Apprezzo le informazioni che la Giunta ha dato anche se con amarezza e con rammarico dobbiamo constatare che i chiamati in causa per l'ennesima volta sono i produttori agricoli che utilizzano sostanze fino a ieri compatibili con l'attività agricola e oggi messe al bando.
La posizione dei produttori agricoli l'abbiamo espressa ufficialmente sugli stessi organi di stampa che ci vedono sovente criminalizzati come gli unici inquinatori dell'ambiente, criminalizzazione non giusta perché fino a ieri gli inquinatori degli ambienti erano le stesse industrie che autorizzate dalla legislazione vigente, mettevano in vendita prodotti per favorire lo sviluppo dell'agricoltura, tanto auspicato dal Paese.
La situazione è drammatica ed è necessario controllare questi fenomeni ma è anche necessario tener conto che la categoria degli agricoltori ha l'esigenza di trarre il proprio reddito dalla sua attività. Se non daremo ai risicoltori la possibilità di utilizzare un elemento chimico, mi chiedo come troveremo diecimila mondine e come potremo mangiare la "panissa" vercellese. Probabilmente importeremo il riso dalla Cina o da altri Paesi comunque esiste il problema della riconversione di quell'area; forse dovremmo produrre del grano, del mais o del vino in eccedenza con il conseguente aggravio fiscale.
Non voglio impedire alle autorità sanitarie, in questo caso l'Assessore e la Giunta, di prendere i giusti provvedimenti, ma voglio capire quali determinazioni si assumeranno.
Bisogna maturare sul piano culturale e sul piano della ricerca tecnica.
Non possiamo tornare indietro e togliere l'erba con le mani quando le tecniche di oggi ci vengono incontro per reggere al confronto con le altre agricolture. E' una ricerca continua che dobbiamo fare impedendo che un intero settore venga messo in condizioni di non poter svolgere il suo lavoro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Dobbiamo essere grati alla Giunta per aver voluto rendere una comunicazione sull'argomento e al collega Valeri di averla richiesta inducendo la Giunta a renderla.
Signor Presidente, quanto diceva poc'anzi il collega Penasso dimostra l'inadeguatezza drammatica degli strumenti, nonché della coscienza, che su queste questioni esiste nella società civile fra i diretti interessati e ahimè!, anche in quest'aula. Il collega Penasso non ha fatto che rammaricarsi per i provvedimenti che sono stati presi, che a nostro avviso erano doverosi e che forse avrebbero dovuto essere più severi. Quello di Penasso era un rammarico che, cogliendo una contraddizione giusta, metteva in primo piano, ancora una volta, l'interesse economico di un determinato settore sociale sull'interesse generale.
Signor Presidente, colleghi Assessori (in questo caso Assessore Olivieri e, in particolare, Assessore Lombardi), voglio dire che o noi ci decidiamo ad intervenire alla radice dei disastri oppure saremo costretti a rincorrere un'emergenza dopo l'altra. Ecco perché, collega Penasso, ritengo che il tuo intervento pur denunciando contraddizioni reali si collocasse ad un livello inadeguato alla dimensione dei problemi, quello cioè della subordinazione dell'agricoltura agli interessi dell'industria chimica: ci è un dato sempre più evidente e sono gli agricoltori a subirne, per primi le conseguenze.
Provo a spiegarmi. Discutendo con gli agricoltori della proposta di legge di DP sull'agricoltura biologica che giace in qualche cassetto della Commissione consiliare competente, ho potuto registrare come essi siano allarmati dal diffondersi del cancro nelle loro fila. Essi si vanno rendendo conto altresì che la redditività del lavoro umano va impoverendosi sempre più, in presenza di dosi sempre vieppiù massicce di diserbanti da utilizzare per ottenere la medesima quantità di prodotto, inaridendo, tra l'altro, la fertilità del terreno.
Noi, colleghi, dobbiamo guardare non soltanto a domani, ma anche a dopodomani, e mi auguro perciò che l'attività e l'impegno che gli amici della Lista Verde vercellese profondono sul versante antinucleare, allo stesso modo lo profondano su queste questioni sul versante dei risicoltori che li hanno votati massicciamente in quella provincia, e che sono i primi inquinatori delle falde.
Ora, o noi siamo in grado di fare un ragionamento globale su questa dimensione dei problemi, oppure saremo costretti ad intervenire dopo che i disastri sono stati consumati. Auspico pertanto una disponibilità concreta dell'Assessore Lombardi, oltre che della III Commissione, a cominciare subito la discussione sulla proposta di legge per il sostegno e la sperimentazione dell'agricoltura biologica, che può essere un segno di controtendenza, innanzitutto culturale, nel mondo agricolo.
Chiedo inoltre che la Giunta faccia la propria parte, noi faremo la nostra, emettendo disposizioni più precise per quanto riguarda la lotta guidata ai parassiti delle piante, in alternativa alla lotta a calendario che viene praticata oggi. La lotta guidata non è la soluzione di tutti i problemi che, a nostro avviso, hanno bisogno di quegli altri presupposti che ho provato ad indicare, ma può dare un significativo contributo alla riduzione dell'uso dei pesticidi; infatti, laddove è stata applicata, come nella Regione Emilia Romagna, l'uso di diserbanti e pesticidi si è ridotto fino al 40%.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

I diserbanti non c'entrano niente con la lotta guidata, stai facendo confusione.



STAGLIANO' Gregorio Igor

I pesticidi e i diserbanti c'entrano eccome con la lotta guidata. Penso che sia possibile intervenire anche in tal senso e auspico che la Giunta regionale voglia fare la propria parte su questo versante, come noi continueremo a fare la nostra.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Sul piano della pratica agricola c'è una differenza sostanziale tra l'atrazina e il bentazone, differenza che dimostra come la situazione si stia aggravando sempre di più rischiando di diventare incontrollabile. La differenza consiste nel fatto che mentre l'atrazina è un prodotto ad ampio spettro usato prevalentemente nelle colture del mais con capacità di perdurare nel terreno per tre mesi (quindi è usato ed abusato, tanto che di fronte ad un prodotto simile si dovrebbero introdurre elementi per ridurne l'uso al 50%), il bentazone è un prodotto mirato soprattutto sul butulis quindi ha una propria efficacia in riferimento ad un particolare tipo di erba gramigna.
E' giunto il momento, e in proposito mi allineo con il collega Ala, di avviare una discussione organica a livello di Consiglio regionale eventualmente sulla base di proposte, di linee, di indirizzi che dovrebbero venire dalla Giunta perché problemi di questa natura non si possono affrontare solo sul versante sanitario, ma devono essere affrontati anche dal punto di vista agricolo.
Mi chiedo se la proposta di legge presentata da DP risponda alle odierne esigenze; probabilmente no, ma è chiaro che siamo di fronte a carenza di proposte sul versante agricolo da parte della Giunta.
A questi problemi preoccupanti se ne aggiunge un altro altrettanto preoccupante: l'uso degli elicotteri per il trattamento delle viti e dei pioppeti.
Una sentenza della Procura di Nizza dà un giudizio estremamente severo sull'operato della Regione Piemonte; sono in corso su questi aspetti cause ad Alba, a Ovada e ad Asti. Noi dal 17 aprile dello scorso anno (corriamo il rischio di celebrare l'anniversario) abbiamo presentato una mozione sull'uso degli elicotteri e ad oggi non abbiamo ancora avuto risposta.
Riteniamo necessario un dibattito molto sereno in questa sede dove la Giunta esprima compiutamente le proprie posizioni politiche, le proprie proposte e dove sia possibile per ogni forza politica pronunciarsi nel modo dovuto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, le comunicazioni della Giunta per loro natura sfociano in interventi molto brevi e, nella specie, anche il buon gusto impone di essere molto brevi.



PRESIDENTE

L'argomento però è tanto importante e io non vorrei essere causa di qualche limitazione.



MARCHINI Sergio

Quanto più l'argomento è importante tanto più richiede approfondimento e non improvvisazione. L'improvvisazione normalmente tende a farci non protagonisti ma attori. Quindi mi sembra da avanspettacolo dire che adesso si pone il problema del dewatering. Accusare gli agricoltori di avere una concezione troppo moderna o troppo superata dell'agricoltura è una questione che richiede riflessioni, assunzioni di responsabilità e di proposte politiche.
Noi vogliamo cogliere l'aspetto sottolineato testè. Su queste vicende bisogna recuperare la centralità di un parametro che è l'ambiente rispetto alle specificazioni di ordine sanitario e di ordine agricolo, così come nell'altro caso sono di ordine energetico e industriale.
Su questi argomenti i liberali qualche titolo ce l' hanno. Non per fare apologia di una forza politica, ma quando hanno posto al centro il problema della costituzione del Ministero dell'Ambiente non hanno tanto voluto aggiungere un ennesimo ufficio ad una città così pletorica com'è Roma, ma hanno voluto sottolineare il fatto che il parametro ambientale con quello socio-economico e con quello culturale sono le chiavi di lettura di tutti i processi sui quali siamo chiamati a decidere.
Suggerisco che l'Assessorato all'ambiente e all'energia - con questo prego il collega Maccari di non considerare la mia affermazione come critica - si sviluppi e diventi punto di riferimento di un dipartimento più complesso di quelli che hanno implicazioni sul territorio nell'urbanistica nell'industria, nell'agricoltura e nella sanità, cosicché le comunicazioni fornite dalla Giunta siano recuperate all'interno di una concezione ambientalistica, non più sanitaria, non più agricola o non più industriale.
Quindi auspico che la Giunta faccia crescere l'Assessorato all'ambiente, così come noi cerchiamo di fare con il Ministero, proprio perché l'ambiente è uno dei beni primari della materia politica che abbiamo sotto gli occhi. Tutto questo avviene non solo per volontà politica ma anche per pressione della cultura e lo si può concretizzare attraverso una strutturazione adeguata dell'Assessorato e con l'avvio di convenzioni con gli enti di ricerca esterni, sostanzialmente suggeriamo che la Regione faccia crescere la propria attenzione a questi problemi attraverso l'individuazione di strutture e convenzioni da parte dell'Assessorato all'ambiente e all'ecologia che siano punto di riferimento e di lettura globale di questi più complessi problemi.
L'Assessore alla sanità in un altro intervento ci aveva ricordato che è strano che la nostra Regione, che è orograficamente disegnata per avere l'acqua pura che viene dalla montagna per servire la pianura, si trovi sempre di fronte a questi problemi. Era un'annotazione di buon senso che mi pare giustifichi la richiesta che questa complessa problematica trovi in Giunta un punto di riferimento, non di competenza esclusiva ma di raccordo nell'Assessorato all'ecologia e all'ambiente.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Dato che le competenze fra gli Assessorati all'ecologia, alla sanità e all'agricoltura sfumano e si embricano, avevo presentato una proposta di legge alla Commissione interdisciplinare che aveva proprio lo scopo di attuare un collegamento e un coordinamento reale tra gli Assessorati.
Nelle ultime riunioni interministeriali sull'inquinamento da diserbanti avevo avanzato alcune proposte. Una era che le aziende agrarie avessero un documento obbligatorio in cui segnare spazi, consumi di diserbanti e di pesticidi, ma questo documento non avrebbe avuto significato se non vi era anche il controllo della Finanza sulla produzione e sul commercio di questi prodotti. Se controlliamo l'alcol che provoca la cirrosi epatica, non capisco perché non dobbiamo controllare questi prodotti che hanno dei substrati esplosivi sulla salute. L'on. Pandolfi ha recepito la proposta di collegare il controllo della Finanza sulla produzione e sul commercio di erbicidi e pesticidi all'adozione di un documento obbligatorio a livello nazionale.
Questo fatto si ricollega all'incultura complessiva in cui tutti siamo coinvolti. Quando questi prodotti vengono messi in commercio, con le dovute autorizzazioni, non si fa mai riferimento alla possibilità che il controllo sia effettuato con metodiche analitiche pronte, rapide, valide e automatizzabili. Sul bentazone abbiamo lavorato un anno per poter mettere a punto una tecnica, che non è ancora quella ottimale, che permetta un'automazione. Chiederò che, quando verrà messo in commercio un qualsiasi prodotto di questo tipo, si garantisca che l'indagine conoscitiva di controllo possa avvenire con mezzi analitici già su protocollo e con garanzie di semplicità e di rapidità. Questo è essenziale perché altrimenti ci rincorriamo inutilmente attraverso una catena che inibisce il controllo magari per molto tempo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Signor Presidente, devo fare alcune considerazioni di carattere generale. Non vorrei che nella Regione Piemonte pensassimo di essere un'isola staccata dal resto della realtà nella quale si svolge l'attività agricola. Siccome l'attività agricola è innanzitutto un'attività economica e i produttori agricoli piemontesi svolgono questa attività in un mercato aperto, libero e in concorrenza con gli altri produttori europei, non vorrei si pensasse possibile un'impostazione per cui i produttori agricoli piemontesi debbano sottostare a regole che li mettano in condizioni di dover abbandonare la loro attività.
Il primo aspetto che va approfondito in termini generali e politicamente seri riguarda le disposizioni che toccano l'inquinamento derivante dall'agricoltura, che incide percentualmente in termini molto limitati sull'inquinamento generale perché in realtà l'inquinamento deriva da altre attività economiche che stanno a monte dell'attività agricola. Per dare un'impostazione corretta al problema quando si discutono questi aspetti sarebbe necessario fare una valutazione complessiva del tasso di inquinamento nella nostra Regione e nel Paese non separando argomenti che sono strettamente legati l'uno con l'altro. Spesso l'inquinamento nelle zone agricole è dovuto agli scarti di attività industriali che vanno a depositare sul territorio agricolo sostanze inquinanti non derivanti dall'agricoltura.
Quindi la prima considerazione è di carattere economico: non è possibile imporre ai produttori piemontesi regole che non siano comuni alle regole degli altri produttori con loro in diretta concorrenza. Si può anche fare questo, ma si deve sapere che i produttori agricoli piemontesi in questi casi sono messi nella condizione di dovere abbandonare l'attività perché non sono più concorrenziali sul mercato.
La seconda considerazione è che l'inquinamento non può essere visto solo come problema che tocca l'agricoltura, ma deve essere visto nel contesto generale di come incide per esempio l'inquinamento da produzione industriale nel territorio agricolo.
Fatte queste due considerazioni di carattere generale e scendendo nel particolare, debbo dire al Consiglio - e ringrazio i colleghi che me ne offrono la possibilità attraverso il dibattito - che, siccome il Piemonte non è una realtà atipica, ma ha caratteristiche largamente comuni con altre Regioni della Pianura Padana con interconnessioni tra sanità e ambiente con riferimento ai Ministeri e agli Assessorati competenti di cui parlava il collega Olivieri, fra le azioni orizzontali previste dalla legge 752 circa l'affidamento della responsabilità di procedere in questa direzione alla Regione Emilia Romagna verrà proposto un progetto di carattere interregionale. Ritengo sia una logica corretta quella di non affrontare i problemi Regione per Regione visto che il problema è comune, perché la rilevanza degli aspetti tecnici e scientifici fa si che sia opportuno un approfondimento a livello interregionale. Verrà presentato un progetto delle Regioni della Pianura Padana per affrontare l'aspetto produttivo agricolo.
Quindi, non è vero che non si sta facendo niente. Invito i colleghi a essere più informati su quello che facciamo in Piemonte. Ho sentito dire questa mattina che in Emilia si fa la lotta guidata, la lotta integrata mentre in Piemonte non si fa. Anche in Piemonte è regolamentata, è necessario conoscere la realtà nella quale si opera. L'assistenza tecnica in questa Regione, come in quasi tutte le Regioni del nostro Paese, è autogestita e le scelte e gli approfondimenti da fare, gli indirizzi da intraprendere sono frutto delle decisioni delle organizzazioni professionali che l'autogestiscono. Le decisioni e le iniziative prese su tutto il territorio regionale ed in particolare in alcune aree sono da anni iniziative di lotta guidata ed integrata che hanno fatto si che in queste aree particolarmente interessate a questi problemi non si sia ridotto del 40% l'uso degli antiparassitari e degli anticrittogamici, ma si sia arrivati a percentuali ben superiori. Questo vale per le colture della frutta e della vite. In questa Regione, e non per merito di chi vi parla perché sono iniziative assunte dall'Assessorato precedente, questa azione è in atto così come sono in atto azioni di lotta biologica.
In una vallata della nostra Regione si è incominciato a produrre frutta ecologica con il solo metodo della lotta biologica. Non siamo all'anno zero, si stanno sviluppando iniziative con un impegno finanziario elevato (7 miliardi all'anno) per dare l'assistenza tecnica alle aziende agricole.
Quindi avendo dato questa impostazione da anni, penso che si dovrebbe essere più coscienti di quello che avviene e più rispettosi del lavoro che è stato fatto.
Sono d'accordo con chi asserisce che per il Piemonte sarebbe opportuno un programma (magari anche dopo il 2000) per una rete di grandi acquedotti.
E' un progetto ambizioso ma riguarda una Regione dove questo progetto pu essere realizzato. Teniamo però presente che ogni qualvolta proponiamo la costruzione di una mini, media o grande diga, diamo origine alle opposizioni più diverse per cui se non possiamo risolvere i problemi dell'acqua potabile perché non siamo in grado di costruire le dighe, che sono i serbatoi necessari per garantirla, e se non possiamo prelevare le acque dalle falde acquifere perché sono inquinate, è necessaria una valutazione per verificare se non sia opportuno di fronte a problemi di questa dimensione chiedere un sacrificio ad aree particolari al fine di offrire a tutta la collettività una soluzione generale.
C'era e c'è tuttora una subordinazione del mondo dell'agricoltura nei confronti degli interessi industriali. E' un aspetto che va approfondito per questo considero fondate le affermazioni del collega Penasso quando dice che in fondo i coltivatori piemontesi, ma non solo questi, hanno usato sostanze che sono state regolarmente autorizzate e prodotte da aziende industriali. Questo è il problema di fondo. La ricerca e la sperimentazione devono creare condizioni adeguate e mi sembra che il progetto di cui ho parlato precedentemente possa essere un'ulteriore spinta perché questa situazione venga affrontata seriamente.
Devono essere proposti prodotti che ci garantiscano in modo che da qui a qualche anno non ci sia un prodotto, nominato in modo differente, ma con gli stessi risultati che ha l'atrazina e tutte le altre sostanze di cui in questi giorni discutiamo.
Nel progetto che sarà proposto dalle Regioni della Pianura Padana, nel quale il Piemonte sarà inserito a pieni titoli e con tutte le possibilità operative, mi sembra che ci sia una prospettiva per affrontare i problemi in termini complessivi, naturalmente in stretto collegamento sia con l'Assessorato alla sanità sia con l'Assessorato all'ecologia.


Argomento:

Risposta scritta ad interrogazioni


PRESIDENTE

Comunico che l'Assessore Vetrino darà risposta scritta all'interrogazione n. 570 presentata dal Consigliere Carazzoni inerente l'area verde pubblica attrezzata a Stresa.
Inoltre l'Assessore Cerutti darà risposta scritta alle interrogazioni: n. 657 presentata dal Consigliere Rossa inerente la soppressione dei treni n. 129 e n. 130 n. 670 presentata dai Consiglieri Bontempi, Guasso e Ferro inerente la linea automobilistica Cardè-Torino e Cardè-Rivalta.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Acotto, Adduci, Benzi, Biazzi, Bosio, Calligaro, Carazzoni, Cerchio Cernetti, Genovese, Majorino, Nerviani e Sestero.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 17 marzo 1987 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma, della L.R. 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

d) Fatti terroristici a Roma e a Saluzzo


PRESIDENTE

In questi giorni sono avvenuti due fatti che sembrano lontani l'uno dall'altro: il primo a Roma dove è stato barbaramente assassinato il generale Giorgieri addetto ai rapporti della produzione per l'aeronautica e le forze militari; il secondo, ugualmente sconcertante e terribile per l'ideazione e la modalità con il quale è avvenuto e che ricorda alcuni tragici episodi dell'epoca del terrorismo, è accaduto a Saluzzo dove il dott. Damiano, Presidente dell'Unita Socio-Sanitaria Locale, è stato "gambizzato", termine molto brutto perché ricorda l'epoca del brigatismo quando veniva chiesto alla persona: "è proprio lei il signor..." per non sbagliare l'obiettivo.
Il Presidente dell'Unità Socio-Sanitaria di Saluzzo è ora ricoverato in ospedale in gravissime condizioni e si teme che non possa riprendere la piena funzionalità per il futuro. Dobbiamo ritornare a quel movimento popolare vasto e unitario che vide nell'epoca più dura del terrorismo l'unità di tutte le forze democratiche del Paese e della nostra Regione in particolare, che realizzò un impianto istituzionale per la salvaguardia dei valori democratici nati dalla Resistenza contro coloro che vogliono sovvertirli. I due episodi, che potrebbero sembrare lontani, hanno una matrice unica: colpire da una parte chi serve lealmente il Paese come il generale Giorgieri e le forze armate e dall'altra le istituzioni, come il dott. Damiano che serve lealmente con dignità il suo Paese nell'istituzione di Saluzzo.
Possiamo fare un'osservazione che non è fuori luogo e possiamo dire che gli amministratori, che sono spesso bersagliati da certa stampa e qualche volta umiliati da ingenerosi autori di scritti, pagano spesso con la vita dopo aver servito con onore e con rigore le istituzioni per il bene del Paese, come nel caso del dott. Damiano che probabilmente resterà su una sedia a rotelle per tutta la vita.
Noi ci inchiniamo alla memoria del generale Giorgieri e porgiamo alla famiglia le più vive condoglianze di tutto il Consiglio regionale del Piemonte, delle forze politiche democratiche che vi sono rappresentate e porgiamo al dott. Damiano un augurio affinché non resti invalido per tutta la vita pagando in tal modo il servizio reso al suo Paese, ma possa guarire e tornare ad esercitare la sua funzione.
Con questi sentimenti non possiamo rimanere inerti per il futuro perch il terrorismo è cambiato, è diventato di qualità e non più di quantità sceglie i suoi obiettivi anche su una scena a maglie più larghe, su una scena che ha caratteristiche non soltanto europee ma mondiali, quindi pu essere un pericolo gravissimo per le istituzioni democratiche del nostro e di altri Paesi e può impedire la crescita civile e democratica per lo sviluppo di tante zone che ne hanno ancora bisogno. Occorre anche rilevare che tutto questo capita quando nel Paese o nei Paesi vi sono momenti di crisi politica; la mano assassina impedisce la realizzazione di momenti più alti e generatori di un maggior sviluppo e di benessere.
Con questi sentimenti porgiamo alla famiglia del generale Giorgieri le più vive condoglianze e al dott. Damiano l'augurio che egli possa guarire.


Argomento: Rapporti Regione - Parlamento

Esame progetto di legge n. 206: "Proposta di legge al Parlamento del Consiglio regionale del Piemonte relativa a 'Modifica di alcune disposizioni della legge 7/8/1982, n. 516' " (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 4) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 206.
La parola al relatore, Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'applicazione in concreto delle sanzioni penali previste per i reati tributari hanno consentito il crearsi di situazioni abnormi e disparità di trattamento che inducono malessere nel cittadino contribuente e negli operatori in materia tributaria ingenerando sfiducia nei confronti dello Stato.
Non si può non apprezzare e dare atto al Governo dell'enorme sforzo compiuto per la razionalizzazione del sistema impositivo nazionale cercando di recuperare gli ampi margini di evasione e di elusione fiscale che si erano ormai consolidati tra le maglie della normativa vigente. Tuttavia alcune distorsioni non erano prevedibili se non all'atto dell'applicazione pratica dei nuovi strumenti normativi e di fatto non si sono previste. La constatazione di queste non può però lasciare indifferente il legislatore ed è quindi auspicabile che chi è investito di tale mandato, sia per l'aspetto della potestà di iniziativa sia per la potestà di approvazione intervenga a sanare le situazioni negative affrontando immediatamente quelle più urgenti. E' questo l'obiettivo che persegue la presente proposta di legge.
Uno degli articoli del decreto legge 10/7/1982, n. 429, convertito in legge con modificazioni dalla legge 7/8/1982, n. 516, che ha suscitato diverse critiche sia da parte della dottrina che da parte degli operatori del diritto, è l'art. 2 contenente disposizioni penali a carico dei sostituti d'imposta. In particolare si rileva profondamente ingiusta la mancata previsione dell'esclusione della punibilità, così come è stabilito dall'art. 1 della predetta legge, nei confronti delle dichiarazioni da presentarsi dal contribuente nell'ipotesi di dichiarazione presentata dal sostituto non oltre i 90 giorni dalla scadenza o ad un ufficio non competente o non sottoscritta o non redatta su uno stampato conforme al modello prescritto.
Si tratta di disparità di trattamento che non trova alcuna giustificazione e che pertanto deve essere eliminata attraverso la modifica della disposizione contenuta nel n. 1 dell'art. 2 della citata legge, con inserimento nello stesso di analoga previsione di non punibilità.
Sempre con riferimento ai reati commessi dal sostituto d'imposta, non trova alcuna giustificazione la particolare severità legislativa nei confronti di chi non ha versato nei termini stabiliti dalla legge tributaria le ritenute d'acconto effettivamente operate. In base a tale norma viene punito con pene estremamente severe anche chi ha versato in ritardo una modestissima ritenuta; sembra quindi opportuno indicare un termine entro il quale l'omesso versamento diventa reato e stabilire una soglia di punibilità oltre la quale rendere applicabili le sanzioni penali.
Per questa ragione si propone come termine di versamento la data ultima di presentazione della dichiarazione del sostituto di imposta e si stabilisce una soglia di punibilità analoga a quella stabilita dalla precedente disposizione contenuta nell'art. 92 del DPR 29/9/1973, n. 602 oltre la quale scatta la punibilità. Altra disposizione della citata legge che necessita di un correttivo è quella contenuta nell'art. 4, n. 7. Vi è allo stato attuale contrasto giurisprudenziale sull'interpretazione che viene data all'inciso dissimulando componenti positivi o simulando componenti negativi del reddito. Alcune sentenze affermano che il semplice mendacio non è sufficiente ad integrare la dissimulazione dei componenti positivi, altre invece, più numerose, sostengono che ad integrare il reato è sufficiente il semplice mendacio. Se si accoglie quest'ultima giurisprudenza si sanziona penalmente la semplice infedele dichiarazione dei redditi, non essendo necessario alcun comportamento fraudolento per la realizzazione del reato, esorbitando da quella che era l'intenzione del legislatore espressa nelle diverse relazioni della legge n. 516 che non voleva certamente colpire con sanzioni penali la semplice, infedele dichiarazione.
Sempre con riferimento alle disposizioni contenute nell'art. 4, n. 7 deve essere modificato l'evento del reato che, secondo l'attuale formulazione, si realizza tutte le volte che vi è una sproporzione rilevante tra il reddito dichiarato e quello che avrebbe dovuto essere dichiarato dal contribuente. L'attuale formulazione per la sua indeterminatezza può presentare profili di incostituzionalità ed inoltre il criterio proporzionale comporta la punibilità di fatti sicuramente meno gravi rispetto ad altri che viceversa non sarebbero puniti. Si pensi all'ipotesi di chi, avendo dichiarato 1 milione di reddito imponibile, ha evaso 2 milioni e a quella di chi, avendo dichiarato 100 milioni di reddito imponibili, ne ha evasi 20.
Secondo l'attuale formulazione della norma dovrebbe ravvisarsi un'alterazione rilevante del risultato della dichiarazione nel primo caso ma non nel secondo, con la conseguenza che un comportamento sicuramente più grave andrebbe esente da pena, mentre sarebbe punibile quello meno grave.
Per evitare questa anomala conseguenza si propone la modifica della legge con l'inserimento nella stessa di un ulteriore elemento, quale evento del reato, e cioè la determinazione di un danno rilevante all'Erario.
Poiché l'entrata in vigore di una legge tributaria, senza esplicita disposizione, non renderebbe applicabile l'art. 2 del Codice Penale essendo ancora in vigore il disposto dell'art. 20 della legge 7/1/1929, n.
4, che stabilisce il principio della cosiddetta ultrattività della norma tributaria, è necessario inserire una deroga espressa a quest'ultima disposizione.



PRESIDENTE

Diamo inizio al dibattito.
La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, visto che non abbiamo avuto modo di valutare nei termini questa proposta di legge, chiedo un rinvio della discussione.



PRESIDENTE

La parola al relatore, Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Non è una norma che abbia particolari urgenze, quindi può essere rinviata in Commissione. Aderisco alla richiesta di ritorno in Commissione per un ulteriore approfondimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Chiedo che di questo argomento si discuta perché non è serio leggere la relazione e poi richiedere il rinvio della proposta di legge. Secondo me si può chiedere il rinvio esplicitando le ragioni e permettendo agli altri Gruppi di esprimersi. Il rinvio o la votazione contraria sono subordinate al senso politico del provvedimento.
E' la prima volta da quando faccio parte di questo Consiglio che si propone, ricorrendo ad uno strumento previsto dallo Statuto, una legge al Parlamento in materia fiscale. Conviene allora chiarire il senso politico del provvedimento. Abbiamo sul piano dell'equità fiscale, dell'efficienza del sistema fiscale, del sistema dei controlli dell'evasione e quindi delle norme che li regolano tanti e tali problemi che sarebbe opportuno collocare questa legge in un dibattito più ampio.
Prima di entrare nel merito del provvedimento poniamo una questione di comportamento. Sappiamo che iniziative di questo genere non contano tanto sono proposte che facciamo al Parlamento, che hanno la possibilità di essere collocate nella fase centrale della mattinata (praticamente non c'è altro da discutere), ma non ritengo che l'attività di governo regionale o di legislazione debba soprattutto esplicarsi su questi punti. Siamo perplessi. Noi siamo d'accordo sul rinvio, ma riteniamo sia opportuno ritornare ad una discussione di questo genere avendo un quadro preliminare sui problemi fiscali e sapendo che vi sono dei rapporti con l'autonomia impositiva regionale e con la finanza regionale.
Non sarei d'accordo che dopo tutti questi anni si uscisse di qui con un'unica proposta in materia fiscale, magari nel merito anche motivata, a favore di qualche soggetto. Noi ci preoccupiamo di una serie numerosissima di altri soggetti che rispetto a certe norme fiscali e rispetto alla discussione in atto ci paiono penalizzati o comunque gli unici pagatori di tutta la spesa pubblica del nostro Paese.
E' legittimo che un Gruppo si faccia paladino di alcuni interessi, ma è bene dare le condizioni a tutti di potersi collocare nel dibattito in modo da poter esaminare questo provvedimento insieme ad altre possibili opzioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Dico poche cose non in ordine al provvedimento che ho presentato, di cui abbiamo parlato in Commissione, quanto piuttosto in ordine allo specifico intervento di Bontempi circa la serietà di chi presenta argomenti di questo genere.
Credo che la Regione molte volte abbia discusso su problemi che non sono di sua specifica competenza, lasciando un profondo senso di scarsa serietà in certi dibattiti che si andavano sfilacciando. Esiste indubbiamente un quadro fiscale complessivo molto più ampio rispetto alla limitatezza di questa norma, la quale non incide nella struttura complessiva del sistema fiscale che non è di nostra competenza e non può e non deve esserlo. Non siamo in grado di proporre parziali modifiche possiamo soltanto esprimere valutazioni complessive e tra poche settimane avremo un dibattito sulla finanza fiscale regionale.
Il significato e la portata di questa norma è tendente ad evitare certe situazioni abnormi che colpiscono non alcuni evasori, ma che colpiscono pesantemente e clamorosamente situazioni anomale e patologiche. Devo dire che non vanno avanti per una certa inerzia del Parlamento nel produrre leggi, perché quando tutti i Partiti presentano leggi analoghe o comunque per certe parti assolutamente identiche c'è una difficoltà oggettiva a mandarle avanti. Ci sono diversi mezzi per farle andare avanti. Ci sono le marce che qualcuno può fare, evidentemente.
Credo che chi ha potere di iniziativa parlamentare possa far sentire questo stato di malessere. Questo caso non comporta una revisione o una discussione complessiva del sistema tributario, ma indica la necessità e l'urgenza di rimediare a situazioni patologiche gravi e da tutti riconosciute tali.
Molte volte abbiamo votato ordini del giorno su aspetti marginali e li abbiamo mandati al Parlamento perché ne facesse l'uso che voleva. Non credo che questo, se verrà votato, faccia una fine molto diversa. Se non altro potremo dire di averlo votato.
Non è stato per un gioco di qualcuno l'averlo messo al centro di una giornata vuota; in verità sarà pienissima perché tra poco cominceremo a parlare di argomenti piuttosto consistenti e significativi tanto da essere l'aspetto centrale della seduta.
Questo provvedimento l'abbiamo tenuto fermo in Commissione alcune settimane, non ho difficoltà a tenerlo ancora, però non credo che si possa rinviarlo a un dibattito complessivo sul sistema tributario italiano perch quello si sarebbe un dibattito fine a se stesso e forse inutile. Se vorremo trattarlo con il discorso sulla finanza regionale va bene anche se esiste l'urgenza perché ci sono persone che sono state condannate per aver pagato mille lire con un ritardo di un giorno! Siccome sono convinto che questa situazione non si risolve domani, mi pare si possa aderire alla richiesta del rinvio in Commissione per affrontare questa proposta di legge insieme al discorso sulla finanza regionale che andremo ad affrontare fra qualche tempo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ritengo opportuno puntualizzare due aspetti, il primo dei quali di ordine istituzionale.
La I Commissione ha messo all'ordine del giorno questo progetto di legge non per un trattamento preferenziale rispetto ad altri, ma perché ha esaurito tutti i documenti, i provvedimenti, i disegni e le proposte di legge che le sono stati assegnati (eccetto uno e dirò perché). Era giusto quindi che anche questo provvedimento, seppure espressione di una parte politica e non della Giunta o di più parti politiche, avesse il suo esame e la sua discussione in Commissione. Il provvedimento è stato discusso in Commissione per tre sedute e ancora ieri, pur essendo già stato licenziato si è manifestata la disponibilità di esaminarlo informalmente in una quarta seduta di Commissione, qualora fossero emersi aspetti tecnici che in quella sede sono meglio valutabili che non in aula. Quindi mi sembra fosse più che doveroso che la Commissione, una volta esaminato il provvedimento nelle vie ordinarie, lo licenziasse e lo rinviasse alla discussione in aula.
Deve essere chiaro il contenuto di questo progetto di legge che mi vede consenziente. In questo progetto di legge non si discute assolutamente di impostazioni o di scelte di ordine generale nella materia fiscale. Se si esamina con attenzione il progetto di legge, si noterà che è una proposta di modifiche di carattere tecnico rispetto ad un disegno di legge complessivo che mantiene la sua pienezza, la sua validità e le sue finalità. Questa necessità di aggiustamenti emerge dalla pratica quotidiana di chi di queste cose professionalmente si occupa. Mi sembra, anzi estremamente corretto che a promuovere una modifica di questo tipo, che emerge dall'esperienza e dalla pratica quotidiana, sia proprio un Consiglio regionale e non il solito disegno di legge presentato in Parlamento, dove tra l'altro pendono per iniziativa di molti Gruppi, se non di tutti i Gruppi, proposte di modifica analoghe a quelle presentate in quest'aula.
Una volta tanto il Consiglio regionale, essendo più vicino alla quotidiana attività dei cittadini, si fa interprete di una proposta di modifica di una legge nazionale indicando delle emergenze e delle necessità reali.
Mi pare del tutto corretto l'iter che questo documento ha seguito e altrettanto è corretto che questa iniziativa venga presa dal Consiglio regionale. Forse questa volta ci sottrarremo all'accusa di parlare sempre di massimi sistemi e di non adeguarci alle piccole cose, che però nella pratica quotidiana hanno un loro peso, un loro valore e un loro significato.
Se qualche Gruppo non ha potuto approfondire la discussione in Commissione, non c'è da parte nostra nessuna difficoltà a rivedere il provvedimento, non cambiamo però il significato di un documento, di una proposta, di un'approvazione che la Commissione ha dato seguendo, ripeto e sottolineo, l'iter normale di discussione di ordini del giorno per i provvedimenti che vengono sottoposti alla sua attenzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Dopo le dichiarazioni del Presidente della I Commissione ho poco da aggiungere. Noi abbiamo partecipato si lavori della I Commissione dando giudizio favorevole, sotto il profilo tecnico, in merito alla proposta di legge, perché riteniamo che concorra a risolvere i problemi. La proposta è stata valutata in Commissione, essa ovviamente non impegna la maggioranza in alcun modo, trattandosi di iniziativa di un Gruppo e, tra l'altro, è una proposta di legge al Parlamento, quindi, è un elemento di proposizione più che di approvazione.
Non abbiamo difficoltà ad aderire alla richiesta formulata dal Gruppo socialista e da altri Gruppi di rinviare la discussione del provvedimento riteniamo però che l'iter di approvazione sia stato corretto ed in proposito nella sostanza nulla si può eccepire.



MARCHIARO MARIA LAURA



PRESIDENTE

Risulta dal dibattito che c'è disponibilità da parte di tutti i Gruppi a riesaminare la legge in Commissione. Credo che la Presidenza possa senz'altro accedere alla richiesta rinviando il progetto di legge n. 206 all'esame della Commissione competente.


Argomento: Polizia rurale, urbana e locale

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Norme in materia di polizia locale" e votazione relativi ordini del giorno


PRESIDENTE

Passiamo al punto 5) all'o.d.g. che prevede l'esame della legge rinviata dal Governo relativa a: "Norme in materia di polizia locale".
La parola al relatore, Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il 25 luglio 1986 questo Consiglio regionale approvava il disegno di legge: "Norme in materia di polizia locale".
Il Commissario di Governo in data 28 agosto 1986 ha di contro comunicato l'avvenuto rinvio al nuovo esame del Consiglio di detta legge avendo rilevato nella stessa contrasti con il dettato della legge n. 65 del 1986, nonché interferenze nella materia riservata all'autonomia comunale e in particolare ha osservato: al primo punto, la previsione di quell'art. 5 secondo cui l'ordinamento e la struttura dei servizi di polizia locale sono determinati dagli enti di appartenenza, nel rispetto delle indicazioni e dei parametri stabiliti dalla Giunta regionale, contrasta sia con l'art. 6 secondo comma, punto n. 1, della legge n. 65/1986, che demanda alla Regione di fissare con legge le norme per l'istituzione dei servizi, tenendo conto della classe a cui i Comuni sono assegnati, sia con l'art. 7, terzo comma della stessa legge che demanda ai Comuni di definire con regolamento l'ordinamento e l'organizzazione del Corpo.
Ha osservato ancora il Commissario come la previsione di quell'art. 6 quarto comma, nel prevedere il ricorso al comando al distacco di personale solo in caso di calamità e nell'ambito dell'attribuzione del Corpo contrasti con l'art. 4, primo comma, punto secondo, della legge n. 65/1986 secondo cui i comandi ai distacchi sono sempre consentiti quando i compiti assegnati ineriscono alle funzioni della polizia municipale.
Ancora, le previsioni di quell'art. 12, primo e secondo comma, art. 13 art. 14, secondo e terzo comma, art. 18, in quanto subordinano l'immissione in ruolo e la progressione in carriera del personale addetto alle funzioni di polizia locale al superamento di appositi corsi di formazione interferiscono nella materia riservata all'autonomia comunale, da esercitarsi nel rispetto dell'accordo nazionale dipendenti Enti locali ai sensi dell'art. 7, legge n. 65.
Ha osservato ancora il Commissario di Governo come il disposto di cui all'art. 12, terzo comma, secondo cui i Comuni devono attenersi all'eventuale schema di regolamento predisposto dalla Regione, violi l'autonomia regolamentare spettante a detti enti ai sensi dell'art. 7 della legge n. 65; ed ancora come il disposto all'art. 12, quarto comma, secondo cui il personale di vigilanza da inquadrarsi con la qualifica di operatori di polizia locale, violi la medesima autonomia regolamentare di cui all'art. 7, terzo comma, legge n. 65.
Ha osservato ancora come la previsione dei requisiti minimi per l'accesso ai concorsi di cui all'art. 15, oltre ad interferire nella materia riservata alla contrattazione collettiva, contrasti con l'art. 8 della legge n. 65 che comunque prevede un apposito titolo di studio; ed infine che la previsione di cui all'art. 17, secondo cui la Giunta regionale definisce con regolamento le attrezzature e i mezzi tecnici cui i servizi di polizia locale devono essere dotati, nonché il tipo, i colori il modello dei capi della divisa, contrasta con la riserva di legge al riguardo di cui all'art. 6, secondo comma, punto quarto e quinto, della legge n. 65/1986. Con l'occasione il Governo ha segnalato altresì, circa l'art. 4, che le missioni esterne in caso di calamità naturale possono avvenire solo previa comunicazione al Prefetto.
La Giunta regionale ha preso atto delle osservazioni e ha provveduto alla modifica del testo originario che così emendato è stato sottoposto all'esame in sede referente della I Commissione, che con ulteriori parziali modifiche lo ha approvato nella stesura oggi all'esame del Consiglio.
Nel merito è opportuno segnalare le modifiche più significative apportate. In particolare nell'art. 5 è esplicitato da un lato il potere regolamentare dei Comuni in materia di ordinamento e struttura dei servizi dall'altro la riserva di legge per l'individuazione delle indicazioni e dei parametri da rispettare in detta materia.
All'art. 6 è precisato come, previa comunicazione al Prefetto competente, il personale assegnato possa essere comandato temporaneamente presso un Ente locale diverso per tutti i compiti inerenti alle proprie attribuzioni.
Agli artt. 12, 13, 14 e 18, pur recependo le osservazioni del Commissario di Governo, viene mantenuto, seppure con diverse modalità inscindibile il rapporto tra preventiva formazione professionale ed accesso alle qualifiche superiori. Per quanto attiene invece alla definitiva immissione in ruolo, il superamento della prova conclusiva del corso di formazione è individuato come titolo necessario per la valutazione del periodo di prova, secondo la normativa contenuta nel contratto di lavoro vigente.
L'art. 15 poi rinvia alla normativa vigente nei regolamenti organici dei singoli enti l'individuazione dei requisiti minimi per l'ammissione ai concorsi pubblici, pur individuando nel possesso di patente di categoria B e nell'idoneità fisica debitamente accertati elementi che dovranno essere fatti propri dai singoli regolamenti organici.
L'art. 17, infine, attribuisce al Consiglio regionale, e non alla Giunta, il potere regolamentare in ordine alle attrezzature e ai mezzi tecnici dei servizi di polizia locale introducendo conseguentemente una vera e propria riserva di legge in materia.
Da ultimo, è da segnalare come la I Commissione, pur in assenza di specifiche osservazioni sul punto, abbia ritenuto opportuno modificare la previsione di cui all'art. 2 per consentire forme di collaborazione tra Enti locali anche diverse dal Consorzio e ciò per aderire maggiormente allo spirito e alla lettera della legge quadro n. 65/1986.
Si raccomanda pertanto al Consiglio l'approvazione del disegno di legge così come modificato.



PRESIDENTE

E' aperta la discussione.
La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, come si ricorderà sul disegno di legge proposto dalla Giunta che discutemmo nel luglio scorso il Gruppo comunista ebbe un atteggiamento negativo. Avevamo evidenziato alcune questioni che a nostro parere erano in contrasto con la legge n. 65/1986 e con altre norme che interferiscono nella materia che attiene all'autonomia comunale.
Le nostre osservazioni sono state confermate da quelle del Commissario di Governo.
Se nel mese di luglio ci fosse stato uno spirito diverso si sarebbe potuta approvare la legge e il nostro Gruppo avrebbe assunto un atteggiamento diverso e oggi non ci troveremmo nella condizione di dovere rifare la discussione.
Il nostro Gruppo tendeva a migliorare alcune questioni riguardanti la collocazione delle leggi regionali all'interno delle normative di carattere nazionale, in particolare quelle che riguardano l'autonomia dei Comuni oggi, alla luce delle modifiche apportate dalla Giunta in risposta alle osservazioni del Commissario di Governo, abbiamo una risposta positiva pertanto il nostro voto è di astensione. Se potessimo valerci dell'esperienza di altre Regioni su questa materia forse avremmo la possibilità di valutare in modo diverso il complesso delle norme di legge questa è la ragione che ci impedisce di dare un voto positivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Spero di poter dare voto favorevole alla legge dopo aver riesaminato le parti della legge che il Commissario di Governo ha riportato alla nostra attenzione, nonché agli altri punti che nella discussione precedente erano stati approvati con il nostro dissenso.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nella dichiarazione di voto contrario dato a luglio sul disegno di legge presentato dalla Giunta auspicavo il rinvio in aula della legge medesima da parte del Commissario di Governo. Ciò è avvenuto ed oggi abbiamo di nuovo l'opportunità di rimettere mano ad una normativa a cui noi attribuiamo un rilevante significato civile.
Fra le osservazioni del Commissario di Governo ve n'è una particolarmente qualificante: è la terza obiezione, relativa all'interferenza delle norme regionali votate dalla maggioranza dell'aula in una materia che è riservata all'autonomia contrattuale e negli ambiti comunali. La riscrittura della Giunta, ripresentata oggi, riformula le stesse norme già respinte dal Commissario di Governo: in particolare l'intero art. 13 e il secondo e il terzo comma dell'art. 14.
Nonostante il deserto che si registra fra i banchi, inviterei i colleghi ad affrontare questi problemi con una qualche attenzione e di seguire queste argomentazioni che non ci paiono irrilevanti. L'intervento del Commissario di Governo ha dunque costretto la Giunta a recepire alla lettera la formulazione degli artt. 17 e 18 cosa come li avevamo proposti noi di Democrazia Proletaria, e che a luglio la maggioranza dell'aula ritenne di dover respingere. C'è quindi un motivo di soddisfazione da parte nostra nel vedere che modifiche migliorative siano state alla fine recepite sia pure "obtorto collo".
Questo riesame, offertoci dalle osservazioni del Commissario di Governo, ci induce a riproporre alcuni emendamenti che ci paiono in sintonia con un dibattito politico e culturale di grande rilievo che ha percorso la società piemontese in seguito ad alcuni sanguinosi episodi di cronaca verificatisi nel capoluogo della nostra Regione. Mi riferisco colleghi, all'uso delle armi da parte degli agenti di polizia locale, che noi preferiamo continuare a chiamare vigili urbani.
Il succo normativo è concentrato nell'art. 10. Riproponiamo, al riguardo, un nostro emendamento sulla facoltà degli agenti di polizia locale di rifiutare l'uso delle armi. Intravvediamo i margini di questa facoltà, oltre che nella coscienza civile democratica della nostra società nella lettera del quarto e quinto comma dell'art. 5 della legge quadro n.
65 del 7/3/1986. Insistiamo su questo punto perché ci sono, a nostro avviso, le condizioni per ricercare una soluzione positiva. In proposito richiamo la riflessione, ampia e profonda, fatta dal Corpo dei vigili urbani torinese, in seguito al ferimento di un ragazzo quindicenne ad opera di un vigile urbano. In quelle circostanze affermarono espressamente: "Noi vogliamo essere vigili, non poliziotti" e nel resoconto di quel dibattito si può leggere: "La vocazione più diffusa è ancora quella dell'operatore sociale richiamato dalla figura del vigile di quartiere. Non si spiegherebbero altrimenti i numerosi casi di rifiuto a portare l'arma in servizio, a parte una generica protesta contro le polemiche suscitate dal caso del vigile Adroit". "Tanto è vero - scrive "La Stampa" del 25/10/1986 che il Comando di Corso XI Febbraio si è visto costretto a richiamare il personale contro tali episodi, lesivi del buon nome del Corpo, in una circolare del 17 settembre".
A noi pare che la discussione aperta nel Corpo dei vigili urbani da queste prove di coscienza civile e democratica, quella cioè del rifiuto ad usare le armi da fuoco, ci induca a riflettere sulle trasformazioni, non positive, prefigurate già nella normativa nazionale, rispetto alla quale peraltro, il ruolo della Regione non può essere quello passivo di passacarte, ma di un interlocutore legislativo all'altezza della domanda sociale. Alcune prese di posizione provenienti dai vigili urbani denunciano la trasformazione della loro categoria in funzioni proprie della polizia di Stato. Esse fanno riferimento a circolari di altri poteri dello Stato volte ad esercitare pressioni affinché il Corpo dei vigili urbani si doti di camere di sicurezza. Non possiamo non ragionare meglio di quanto si sia fatto a luglio su questi problemi, ed è ancora utile richiamare, al riguardo, cosa affermano gli stessi addetti ai lavori: la legge quadro impone la collaborazione fra i vari Corpi di polizia, ma non equipara il ruolo del vigile al ruolo degli altri Corpi di polizia.
L'emendamento da noi proposto fa riferimento alla facoltà accordata oltre che al Corpo, anche ai singoli, secondo i dettati della nostra Costituzione. Per non dilungarmi ulteriormente, intendo dire che nel riesame della legge si devono considerare con maggiore attenzione del passato le esperienze diverse maturate nel Corpo dei vigili. In alcune città, per regolamento, i vigili non portano l'arma ed è utile, al riguardo, richiamare alla nostra attenzione l'affermazione dell'Assessore alla polizia urbana del Comune di Torino, Ivo Rossi, il quale ha dichiarato: "Ci sono già troppe forze di polizia; i temuti ampliamenti di compiti rimarranno probabilmente sulla carta, poiché i tempi per disarmare i vigili non sono ancora maturi".
Noi riteniamo, invece, che i tempi siano maturi perché la Regione faccia la propria parte al riguardo, come l'Assessore alla polizia urbana e rurale, collega Sartoris, ha dichiarato di voler fare a "La Stampa" del 5 settembre 1986, dicendo testuali parole: "Nelle disposizioni di legge è lasciata facoltà ai Comuni, e più esattamente ai Consigli comunali, di stabilire se e quali agenti armare, mentre il Ministero dell'Interno dovrà emanare le relative disposizioni, come è facoltà dello stesso Ministero di disarmare le polizie locali per gravi motivi, come fecero Scelba e Tambroni in passato. L'equivoco - dice l'Assessore - sta nel fatto che avere equiparato i vigili agli agenti di pubblica sicurezza non vuol dire necessariamente che debbano essere armati".
C'è da registrare, al riguardo, uno strano comportamento. Mentre sui giornali la Giunta vuole dimostrare di stare al passo con i tempi, in quest'aula si respingono proprio quegli emendamenti che, a nostro modestissimo avviso, potrebbero far stare anche il collega Sartoris al passo con i tempi.
Nella lettera dell'Assessore alla polizia urbana, pubblicata in risposta ad un mio intervento su "Stampa Sera", si legge ancora: "I casi sporadici e auspicabilmente non ripetentisi (Sartoris si riferisce agli episodi di cui hanno dovuto occuparsi le cronache: la sparatoria con il ferimento di un ragazzo quindicenne che andava sul motorino) sono da annotare, affinché il legislatore, nella fattispecie regionale, cerchi di costruire un sistema legislativo capace di impedire quanto di negativo sempre presente nel rischio di ogni attività umana, possa verificarsi nell'espletamento di attività professionalmente delicate come quelle del vigile urbano".
Penso che il campanello d'allarme su questa materia (stiamo parlando sempre dell'uso delle armi da fuoco) sia già suonato numerose volte, troppe volte, e noi riteniamo che la legge regionale possa diventare strumento legislativo utile a salvaguardare l'esperienza di lavoro acquisita dai vigili urbani in questi anni, come figura-tramite tra la popolazione e l'istituzione locale, limitando l'uso del vigile urbano per ordine pubblico solamente ai casi di estrema necessità, come ad esempio nei casi di calamità. Questo perché non è tra l'altro credibile (sono costretto a ripetere brevemente concetti già espressi nel luglio dello scorso anno) la trasformazione di questa figura professionale, adottando metodi, mezzi e preparazioni professionali che sono specifici della polizia di Stato. Al riguardo, noi riteniamo che la carenza di organico della polizia di Stato debba essere risolta per altre vie e con nuove assunzioni, poiché l'onere che ogni Comune e Regione dovrebbe sostenere, per adeguare mezzi e uomini a queste nuove funzioni, è alto oltre che insostenibile in una situazione nel bilancio di Enti locali che non riescono a coprire nemmeno il proprio fabbisogno ordinario.
E' auspicabile che la legge regionale non perda di vista queste questioni e che tuteli la libertà individuale, in particolare per ciò che riguarda l'uso delle armi da fuoco.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, possiamo dichiarare conclusa la discussione generale. Data l'ora sospendo i lavori che riprenderanno oggi pomeriggio.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13 riprende alle ore 15)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Proseguiamo l'esame della legge rinviata dal Governo sulle norme in materia di polizia locale.
La legge sarà nuovamente votata per intero in quanto sono proposti emendamenti non soltanto sugli articoli che il Commissario di Governo aveva rinviato, ma anche sugli altri.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 20 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 20 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Il Consigliere Staglianò ha presentato il seguente emendamento abrogativo: al settimo comma abrogare il termine "d'ordine".
La parola al Consigliere Staglianò che lo illustra.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Intervengo brevissimamente per dire che, degli emendamenti presentati questo non è il più significativo se non per aspetti di ordine culturale.
Già a luglio abbiamo discusso a lungo, con attenzione diversa da quella purtroppo - registrabile oggi, sul linguaggio militaresco che questa legge mutua, a riprova che la maggioranza si è orientata in un modo, dal nostro punto di vista, non condivisibile: si tende cioè ad assimilare il Corpo dei vigili urbani a quello di un qualsivoglia altro Corpo di polizia.
La soppressione dei termini "servizio d'ordine" è proposta perché essi richiamano funzioni proprie della polizia. E' significativo, ci pare, che obiezioni analoghe siano state espresse, nel corso della consultazione effettuata dalla I Commissione, dalle organizzazioni sindacali CGIL. CISL e UIL. Mi auguro che in quest'aula ci sia un atteggiamento non preclusivo come in altre circostanze abbiamo dovuto registrare.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sartoris.



SARTORIS Riccardo, Assessore alla polizia urbana

Come già era stato dichiarato in sede di prima approvazione di questa legge, anche se alcune argomentazioni del collega Staglianò potrebbero essere accolte, non crediamo di potere modificare o comunque di abrogare il termine "d'ordine" perché è difficilmente sostituibile quando si voglia rispettare il dettato della legge quadro nazionale. Il servizio d'ordine è un compito della polizia municipale. Avevamo già precisato che il servizio d'ordine consiste nell'essere presenti nelle aule dei Consigli comunali provinciali, regionali, ecc.
La Giunta non può accogliere l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento del Consigliere Staglianò.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli, 16 contrari e 1 astensione.
Si proceda alla votazione dell'art. 3 per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 24 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 10 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - Il Consigliere Staglianò ha presentato il seguente emendamento: abrogare da "o con le forze dell'ordine dello Stato".
La parola al Consigliere Staglianò che lo illustra.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Intendo illustrare brevemente questo emendamento, signor Presidente anche se la tentazione ostruzionistica è forte a causa della scarsa considerazione data si contributi che in quest'aula vengono portati.
D'altra parte non vorrei che la giusta preoccupazione della Presidenza dell'assemblea di procedere con i lavori sia una sollecitazione a fare in fretta passando sopra ad osservazioni che sono, a nostro avviso, meritevoli di ben altra attenzione da parte della maggioranza. Il senso di questo emendamento abrogativo è identico a quanto ho detto a riguardo dell'art. 3.



PRESIDENTE

Consigliere Staglianò, lei deve sapere che quando ho invitato i colleghi a restare in aula per seguire attentamente la discussione li ho semplicemente invitati a rispettare il Regolamento, non certo a fare in fretta sottovalutando l'importanza dell'argomento.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, la sua preoccupazione è giusta. Quanto ho detto poc'anzi non era riferito a lei; intendevo sottolineare che, in un clima di totale svuotamento delle funzioni legislative dell'assemblea, ogni occasione è buona, per la maggioranza, per annullare di qualsivoglia significato ogni nostra discussione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sartoris.



SARTORIS Riccardo, Assessore alla polizia urbana

Non vorrei che il collega Staglianò interpretasse la costrizione della Giunta a respingere alcuni emendamenti come un atteggiamento di pregiudiziale reiezione delle proposte che vengono dai colleghi Consiglieri.
Ho già detto che purtroppo vi è la necessità di rimanere legati alla legge quadro. Ricordo che la nostra è la prima Regione d'Italia che, dopo la promulgazione della legge quadro, tenta di legiferare in materia con tutte le difficoltà che sono proprie di un momento in cui il raccordo tra la legislazione regionale e quella nazionale può essere suscettibile di valutazioni diverse.
Questo emendamento non possiamo accoglierlo perché l'articolo della legge quadro parla di forze di polizia dello Stato.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli, 24 contrari e 6 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 6 per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti il Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Il Consigliere Staglianò ha presentato il seguente emendamento abrogativo sostitutivo: al primo comma sostituire le parole "la disciplina" con "rispetto dei regolamenti vigenti".
La parola al Consigliere Staglianò che lo illustra.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ho formulato questo emendamento per ribadire come sono cose che costano poco anche da un punto di vista politico, se soltanto ci fosse la disponibilità culturale a sintonizzarsi con la società più avanzata che certamente, non è ancorata al linguaggio militaresco. Il senso della sostituzione di questo termine è tutto qui; auspicherei che - almeno sulle cose che non costano nulla, se non, appunto, segni di disponibilità culturale - ci fosse un atteggiamento diverso della Giunta e dei colleghi di maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Noi approviamo l'emendamento del Consigliere Staglianò per le ragioni che già l'altra volta abbiamo espresso. Vorremmo che si facesse di questo articolo una lettura meno militaresca. Infatti nel comma successivo c'è già un'accentuazione della subalternità del personale rispetto ai superiori e rispetto alla disciplina. Quindi l'accoglimento dell'emendamento al primo comma potrebbe superare un'affermazione che ci pare eccessiva facendo riferimento, come si fa per molti altri aspetti, ai regolamenti che i singoli Enti locali dovranno darsi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sartoris.



SARTORIS Riccardo, Assessore alla polizia urbana

Di questo avevamo già discusso nella precedente edizione della legge.
Credo si debba tener conto della particolare funzione del vigile urbano che è stata estesa con la legge quadro nazionale. Il termine "disciplina" non a caso viene ricordato nell'art. 9 della legge quadro.
Non credo sia una questione di più o meno avanzata maturità culturale sull'uso di questo termine, il fatto è - come è emerso in parecchie consultazioni che si sono svolte qui con gli operatori interessati - che in determinate circostanze è necessaria una disciplina. Per esempio, in riferimento all'estensione dei compiti che sono affidati al vigile, pu capitare che regolamenti vigenti non esprimano in modo determinato la necessità del momento. Supponiamo avvenga un incidente o si verifichi qualche circostanza per cui il vigile debba essere chiamato con disciplina a rimanere in una certa situazione per vigilare su un oggetto di reato. La Giunta considera questo termine rafforzativo e più proprio rispetto a queste esigenze e a queste necessità. L'art. 9 della legge quadro recita: "Il Comandante del Corpo è responsabile, verso il Sindaco della disciplina e dell'impiego tecnico - operativo degli appartenenti al Corpo". La Giunta non può accogliere questo emendamento. Ripeto, non c'è nessuna arretratezza culturale o desiderio di non voler accogliere pregiudizialmente l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 19 contrari e 1 astensione.
Si proceda alla votazione dell'art. 8 per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 25 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 10 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Il Consigliere Staglianò ha presentato il seguente emendamento: aggiungere il secondo comma: "E' consentito ai vigili urbani la facoltà di scelta, per ragioni etiche e religiose, relativa alla qualifica di agente di pubblica sicurezza".
La parola al Consigliere Staglianò che lo illustra.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Anticipo le obiezioni che, immagino, l'Assessore, per l'ennesima volta ci porterà sui vincoli della legge quadro nazionale. Se mi consente Assessore Sartoris - tutto questo non fa che svilire la funzione di questa assemblea, perché noi non siamo una carta copiativa. Certo, dobbiamo operare dentro i limiti che la legislazione nazionale conferisce al legislatore regionale, ma avendo presente, sempre e comunque, i principi generali del nostro ordinamento: in questo caso, il diritto all'obiezione di coscienza, per ragioni etiche o religiose, nell'impugnare un'arma. Da questo punto di vista, non essendo espressamente vietata nella legge quadro nazionale la possibilità di obiettare alle funzioni di pubblica sicurezza strettamente connesse all'uso delle armi da fuoco, a nostro giudizio esistono i margini legislativi perché sia recepito un principio generale che è costato molto, anche sul piano delle conseguenze personali, a chi negli anni passati ha difeso il diritto all'obiezione di coscienza nell'uso delle armi in altre situazioni: mi riferisco, in particolare, ai militari di leva.



SANTONI Fernando

E' obbligatorio il servizio militare, non è obbligatorio fare il vigile.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Sono grato al collega Santoni per l'interruzione: se la legge nazionale ha previsto il diritto all'obiezione di coscienza in caso di obbligatorietà di un servizio, a maggior ragione non si riesce a capire quale vincolo (che non sia di natura politica, non giuridica) impedisca l'accoglimento di questa nostra proposta.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Ala. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Intervengo brevemente soltanto per ricordare che questa discussione era già stata fatta la volta scorsa e per riconfermare di condividere e quindi di votare favorevolmente questo punto, in quanto apre uno spazio al singolo lavoratore, permettendogli di esprimere sul posto di lavoro e in una qualche maniera i suoi convincimenti profondi.
Ricordo inoltre che l'obiezione sul posto di lavoro dovrebbe avere tutt'altra tutela e altre garanzie nel nostro Paese, non solo in questo campo, che è forse l'unico sul quale la Regione può dire qualcosa, ma anche nel campo della produzione e dell'industria bellica. Segnalo che a questo proposito vi sono esempi nel nostro Paese di persone, di lavoratori e anche di Consigli di fabbrica e situazioni locali nei quali si è seriamente dibattuto ed affrontato questo problema.
Mi spiace che tutto questo non venga accolto e considerato dalla legislazione regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Credo non valga la giustificazione della legge quadro nazionale nel senso che esiste una normativa applicata in diversi campi dove giustamente viene garantito il diritto ad obiettare rispetto ad un atto che eticamente politicamente, socialmente e culturalmente non si ritiene di dover sostenere.
Il problema delle obiezioni di coscienza è stato aperto per il servizio militare e ha trovato poi applicazioni in terreni e in campi molto delicati, ad esempio, in campo medico per il problema dell'aborto, ma l'osservazione del Consigliere Santoni "non faccia il vigile se non vuole impugnare l'arma", potrebbe valere per il medico o per l'infermiera che lavora in un ospedale e che non vuole l'aborto. Mi pare una risposta un po' forzata.
Vorremmo che su questa questione ci fossero interventi più articolati perché è un problema di grande portata che merita di non essere liquidato soltanto da chi sostiene questa tesi; sarebbe opportuna una riflessione sulla possibilità di garantire, anche con la legislazione regionale che non contrasta con quella nazionale, una sperimentazione di questo tipo.
Prima della risposta dell'Assessore, i Gruppi politici dovrebbero avere la possibilità di interloquire sulla questione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sartoris.



SARTORIS Riccardo, Assessore alla polizia urbana

Sono d'accordo sul richiamo del collega Staglianò sul fatto che la legislazione regionale non debba necessariamente essere la copia della legge nazionale. Abbiamo peraltro tentato questa strada già nella prima edizione della legge con le conseguenze a tutti note: siamo infatti qui per rivotarla viste le rettifiche imposte dal Commissario di Governo. E' comunque necessario legiferare entro i limiti della legge nazionale.
Circa il problema sollevato dall'emendamento credo sia necessario cancellare un equivoco di fondo. La qualifica di agente di pubblica sicurezza non è strettamente connessa all'uso delle armi. Con la nuova legge quadro al vigile vengono attribuite tre funzioni di carattere generale che sono legate a tre istituzioni diverse alle quali il vigile dovrà fare riferimento: la funzione di polizia locale legata al Comune, la funzione di polizia giudiziaria legata alla Magistratura, la funzione di pubblica sicurezza legata, previ contatti con il Sindaco, al Prefetto e ai Questori.
Già nel luglio 1986 la Giunta si era impegnata a tenere conto di questo problema nella predisposizione del Regolamento perché il Sindaco intanto deve fare richiesta sulla destinazione o meno del vigile ad agente di pubblica sicurezza; inoltre essere agente di pubblica sicurezza non vuol dire necessariamente essere armato. E' il Consiglio comunale che decide se deve o non deve essere armato. Intendo fare questa precisazione dopo aver ricordato ancora una volta che l'art. 5 della legge quadro stabilisce che il personale che svolge servizio di polizia municipale esercita (la formulazione è di tono imperativo) anche funzioni ausiliarie di pubblica sicurezza ai sensi dell'art. 3 della presente legge. C'è una ragione ostativa per la quale non è possibile accogliere l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi per dichiarazione di voto.



BONTEMPI Rinaldo

Il problema è comprensibile; anch'io non credo ci sia un'immediata adesione tra la qualifica di funzioni di pubblica sicurezza e le questioni inerenti l'uso delle armi.
Forse dovremmo prevedere esplicitamente in legge che i regolamenti comunali terranno conto della possibilità dell'obiezione di coscienza oppure dovremmo legare questo perlomeno all'uso delle armi e non alla funzione di pubblica sicurezza.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sartoris.



SARTORIS Riccardo, Assessore alla polizia urbana

Nella premessa alla mia replica avevo sottolineato che la Regione pu legiferare entro i limiti della legge nazionale.
Per pareri acquisiti nel corso dell'esame di questa legge e non solo per convinzione personale, posso dire che non possiamo regolare l'obiezione di coscienza in legge perché usciremmo dai limiti della legge quadro nazionale n. 65. La Giunta si impegna a trovare nel Regolamento una risposta a questa esigenza.



PRESIDENTE

Il Consigliere Staglianò ritira l'emendamento, sostituendolo con il seguente: "E' consentito ai vigili urbani la facoltà, per ragioni etiche e religiose di non essere dotati di armi".
La discussione può essere considerata chiusa poiché mi pare che la Giunta replicando ha dichiarato che non è possibile prevedere nella legge regionale l'obiezione di coscienza.
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 9 voti favorevoli e 22 contrari.
La parola al Consigliere Staglianò per dichiarazione di voto.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Prendendo atto delle dichiarazioni dell'Assessore Sartoris, che non ci paiono soddisfacenti, riteniamo che sia opportuno e possibile, sulla questione che abbiamo discusso ampiamente e meritatamente anche questa volta relativa all'uso delle armi, contestualmente alla votazione dell'art.
10, che si voti anche un ordine del giorno nel quale si impegna la Giunta nella definizione del regolamento applicativo della legge, a tutelare il diritto all'obiezione di coscienza per ragioni etico-religiose nell'uso delle armi e nell'adempimento dei compiti di polizia locale. Se le parole dell'Assessore hanno un senso, la traduzione possibile è quella di un ordine del giorno che sia impegnativo nei confronti degli ulteriori passi istituzionali che su questo versante dovranno essere compiuti.
E' del tutto evidente che, per quanto ci riguarda, l'atteggiamento della Giunta in merito all'ordine del giorno che formalizzo nei termini che ho già detto ha un valore pregiudiziale per la mia collocazione sull'articolo. Se per l'accoglimento delle nostre proposte nelle norme sono stati portati ostacoli a nostro giudizio non condivisibili, per l'approvazione di un ordine del giorno che recepisca il principio dell'obiezione di coscienza non ci paiono essere ostacoli di sorta, che non siano di natura politica e culturale.
Gradirei la risposta dell'Assessore, se è possibile.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sartoris.



SARTORIS Riccardo, Assessore alla polizia urbana

Ho fatto la mia dichiarazione, il Consigliere Staglianò si è rivolto al Consiglio invitandolo ad approvare un ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, prima di procedere alla votazione le ricordo che ho posto una pregiudiziale.



PRESIDENTE

Collega Staglianò, siamo in sede di votazione, lei ha fatto la sua dichiarazione di voto.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ma ho chiesto la votazione dell'ordine del giorno proposto.



PRESIDENTE

Collega Staglianò, a parte il fatto che sulle dichiarazioni di voto non è ammessa replica della Giunta, lei ha chiesto al Consiglio la votazione sull'ordine del giorno, ma io non ho ancora ricevuto alcun ordine del giorno.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ed allora, signor Presidente, glielo formalizzo.



PRESIDENTE

Per dichiarazione di voto la parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il modo con cui si sta impostando il problema dell'ordine del giorno mi sembra improprio ed anche fariseo. Stiamo trattando una legge non un problema di carattere generale. Se nella legge esistono argomenti per cui questo problema deve essere affrontato, deve essere affrontato e risolto nella legge; se problemi di questa natura non ce ne sono non verranno sicuramente affrontati con un documento di carattere generale che accompagna la legge.
Noi non voteremo alcun documento di carattere generale che accompagna la legge, perché riteniamo che questa legge non ponga questi problemi. Se qualcuno ha il dubbio che in questa legge si introducano questi problemi ha il dovere di affrontarli nella stesura della legge nella sua responsabilità di proponente e nella sua responsabilità di legislatore. Non può trasferirli in un documento di carattere generale successivo ed estraneo alla legge stessa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi per dichiarazione di voto.



BONTEMPI Rinaldo

Noi ci asterremo sull'art. 10. Faccio presente che siamo a favore dell'ordine del giorno proposto dal collega Staglianò. L'Assessore ha detto che non si può normare nella legge l'obiezione di coscienza, e fin qui credo di poterlo capire, ma nell'attività successiva, in particolare nel regolamento tipo che farà il Comune, se ne potrà tenere conto. Ecco quindi caro Marchini, questo è un caso tipico in cui l'ordine del giorno potrebbe essere utile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio per dichiarazione di voto.



BRIZIO Gian Paolo

Votiamo a favore dell'art. 10. Non vediamo l'utilità dell'approvazione di un ordine del giorno, perché riteniamo che le assicurazioni fornite dall'Assessore circa la disponibilità ad affrontare il problema (il che non significa risolverlo in un certo modo) eventualmente in sede regolamentare siano più che sufficienti ed esaustive. Certo non siamo favorevoli alla presentazione di un ordine del giorno in cui i contenuti e le indicazioni non siano chiari.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa per dichiarazione di voto.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, noi voteremo favorevolmente l'art. 10. Il Gruppo socialista ritiene di valutare più approfonditamente l'aspetto dell'obiezione di coscienza con una proposta o con una raccomandazione che accompagni la legge ed è favorevole alla più ampia interpretazione dell'art. 10, nel senso che si tenga conto di questo problema, al di là di quanto stabilito nella legge stessa.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione dell'art. 10 per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 38 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato: ART. 12 - Il Consigliere Staglianò ha presentato il seguente emendamento abrogativo: al secondo comma abrogare la frase "oltreché in base alla capacità professionale acquisita nell'esercizio delle funzioni".
La parola al Consigliere Staglianò che lo illustra.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Questo secondo comma dell'art. 12, così come il primo, ha dovuto essere riscritto in I Commissione (mi dispiace che i colleghi che hanno lavorato su questo versante stentino a rendersene conto) dopo le obiezioni del Commissario di Governo, il quale ha teso ad evidenziare, nella medesima direzione nella quale ci eravamo collocati noi di DP con gli emendamenti del luglio scorso, l'obbligo di rispettare le norme contrattuali che regolano il rapporto di lavoro tra i vigili urbani e la propria amministrazione comunale. Questo ha dovuto essere fatto per il primo comma laddove è stato ribadito che "le assunzioni avvengono in base alla normativa presente nel contratto di lavoro vigente" anziché sulla base degli esami ai corsi di formazione indetti, come era nella formulazione originaria; si è dovuto recepire la nostra obiezione di luglio anche per quanto riguarda la prima parte del secondo comma, laddove si fa riferimento alla "partecipazione ai corsi di formazione professionale" e non invece come era originariamente, "al superamento dell'esame relativo al corso di formazione".
Questa questione, colleghi, riveste particolare importanza. Noi riteniamo che la funzione di vigile urbano sia una funzione quanto mai delicata e, da questo punto di vista, l'aggiornamento professionale è una condizione che va perseguita costantemente; sull'anzianità di carriera deve cioè far premio l'aggiornamento professionale. Ecco perché riteniamo di dover depurare anche in questo modo il secondo comma dell'art. 12 rendendolo più congruente a questi principi generali e allo spirito autentico delle obiezioni che il Commissario di Governo ha formulato al riguardo.
La presentazione dell'emendamento è per coerenza con alcune altre norme che hanno dovuto essere recepite, e che, invece, sono state lasciate a metà strada.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sartoris.



SARTORIS Riccardo, Assessore alla polizia urbana

Nelle affermazioni del collega Staglianò ci sono alcune inesattezze. Il Commissario di Governo ha semplicemente stralciato le parole "a seguito di superamento dei corsi" e nella modifica la Giunta l' ha tradotto in una nuova formulazione più attenuata e precisamente "previa partecipazione ai vari corsi".
Per quanto riguarda l'accesso alle qualifiche professionali superiori crediamo sia necessario sapere all'accesso che cosa ha fatto il candidato.
Quindi è una componente non irrilevante il poter dare una valutazione della capacità professionale acquisita nell'esercizio delle funzioni. Respingo l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Staglianò.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 1 voto favorevole, 19 contrari e 10 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 12 per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 23 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 10 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
ART. 13 - Il Consigliere Staglianò ha presentato il seguente emendamento sostitutivo: sostituire tutto il testo dell'art. 13 con: "L'immissione in ruolo è subordinato alle norme del contratto di lavoro vigente".
La parola al Consigliere Staglianò che lo illustra.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Qui siamo al punto forse più significativo della nostra discussione, in relazione alle abiezioni fatte dal Commissario di Governo. La proposta approvata a maggioranza dalla I Commissione configura il testo come una rifrittura di quanto è stato già bocciato dal Commissario. Mi spiego. Al terzo punto delle obiezioni del Commissario di Governo si dice, per quanto riguarda l'art. 13, che: "l'immissione in ruolo e la progressione in carriera del personale addetto alle funzioni di polizia locale non va subordinata al superamento di appositi corsi di formazione, poiché essi interferiscono nella materia riservata all'autonomia comunale, da esercitarsi nel rispetto dell'accordo nazionale dei dipendenti degli Enti locali ai sensi dell'art. 7 della legge n. 65/1986". Ora, dove sta la rifrittura? Si ripropone il superamento dell'esame al corso di formazione laddove si dice che gli esami conclusivi del corso sono titolo necessario per la valutazione del periodo di prova. Ma la normativa contenuta nel contratto di lavoro, e cioè il DPR 347 del luglio 1983, all'art. 24 (che regola le norme di accesso) non prevede alcun esame per il passaggio di ruolo, ma solamente ed esclusivamente la partecipazione a bando di concorso pubblico.
Il fatto di voler insistere pervicacemente in questa formulazione oltre che scarsa attenzione ai rilievi del Commissario di Governo, denota una pericolosissima insensibilità ad un principio a cui teniamo particolarmente: mi riferisco all'autonomia contrattuale delle parti sociali. Lo ripeto: il DPR n. 347 del 1983 non prevede alcun esame per il superamento della prova; quindi, oltre che non recepire le osservazioni del Commissario di Governo, qui si violano anche principi più generali. Ecco perché, a nostro giudizio, l'art. 13 può essere limitato a queste semplici parole: "L'immissione in ruolo è subordinata alle norme del contratto di lavoro vigente". Ciò non toglie che i contratti di lavoro vigenti possano essere cambiati, ma sulla base di quel principio fondamentale che ho provato a sottolineare.
Mi auguro, pertanto, che le cose che sto portando alla vostra attenzione, e che sono state oggetto di attenta valutazione delle organizzazioni unitarie dei lavoratori della polizia locale, siano davvero patrimonio comune di ampia parte di questa assemblea.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Credo abbia ragione Staglianò a chiedere una risposta precisa e circostanziata su questo punto. L'autonomia contrattuale va tutelata. Non capisco come la Commissione esaminatrice dei corsi possa essere costituita dall'Assessore regionale alla polizia locale. E' difficile che l'Assessore sia esperto della materia, sapendo che la giustificazione che viene di solito portata per introdurre nelle Commissioni esaminatrici gli Assessori è quella delle funzioni proprie. In questo caso l'Assessore regionale ha funzioni di legislazione e di coordinamento, mentre invece i corsi sono relativi a livelli di impiego e di lavoro strettamente legati ai Comuni. Mi chiedo se sia necessario prevedere nella norma la composizione delle Commissioni esaminatrici.
Vorremmo una risposta a questa osservazione da parte della Giunta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sartoris.



SARTORIS Riccardo, Assessore alla polizia urbana

La Giunta annette i contenuti degli artt. 13 e 14, praticamente il nucleo stesso di questa proposta di legge.
Le obiezioni circa un presunto indebolimento, rispetto ai contratti di lavoro vigenti, avevano già preoccupato il Commissario di Governo. C'è stato un chiarimento rispetto alla volontà della Giunta regionale di procedere alla creazione degli strumenti di formazione che in qualche modo riqualificano l'attività dell'operatore di polizia municipale.
Su questa linea si è mosso il contratto di lavoro che è stato siglato dalle organizzazioni sindacali, il quale prevede la necessità dei corsi e dei relativi concorsi con esami. Possiamo essere considerati antesignani in ordine a questa necessità.
Circa la composizione delle Commissioni esaminatrici, ricordo che si tratta di iniziative che la Regione assume sulla base di esperienze intervenute in questi ultimi anni rispetto ai corsi di formazione per vigili.
Dobbiamo garantire l'espletamento di corsi che ci vengono richiesti dalle Amministrazioni comunali periferiche.
Fino ad ora abbiamo attribuito ai corsi una natura informativa che non si conclude con una valutazione circa il superamento o meno del corso. Le Amministrazioni comunali ce lo chiedono con insistenza e noi intendiamo rispondere dicendo che prevediamo per ora la formazione delle Commissioni esaminatrici in questa forma, sempre pronti a rettificarla quando questa materia avrà assunto un aspetto consolidato di attuazione. Invito a tenere conto di queste indicazioni della Giunta che hanno un loro radicamento nell'esperienza degli ultimi anni, da quando la Regione ha iniziato a farsi carico di questa necessità.
Gli artt. 13 e 14 costituiscono il nucleo della legge stessa, non possiamo rinunciare al loro contenuto perché altrimenti sarebbe stato inutile presentare questa proposta di legge.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Staglianò.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 25 contrarie 1 astensione.
La parola al Consigliere Staglianò per dichiarazione di voto.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Mi permetto di rilevare, rimettendola all'attenzione dei colleghi un'affermazione molto singolare. Poc'anzi l'Assessore Sartoris ha affermato che esistono dei vincoli di legge che gli impediscono di recepire un principio che tutti noi riteniamo essere importante e moralmente rilevante in relazione all'uso delle armi da fuoco. Ora, l'Assessore Sartoris conferma che questo articolo viola la normativa vigente e quindi va contro la legge nazionale che regola i rapporti di lavoro e, contraddicendo quanto ha detto appena cinque minuti fa, afferma che siamo degli anticipatori. Nel calpestare i diritti dei lavoratori, va precisato. Può darsi che queste contraddizioni le colga solo io, ma non posso non rilevare, per non far torto alla nostra intelligenza, e non posso non sottolineare che con questo articolo (e convengo con l'Assessore quando dice che qui vi è il cuore della legge, e proprio per questo motivo di particolare importanza per noi anche in relazione a quanto le organizzazioni sindacali dei lavoratori hanno manifestato in termini critici) ci troviamo di fronte ad una violazione, di legge. In altre parole: le forzature, dove sarebbero necessarie e anticipatrici davvero di principi di civiltà, non sono possibili; dove invece delineano una restrizione dei diritti contrattuali dobbiamo precorrere i tempi.
Per questo, signor Presidente, voto contro l'articolo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'art. 13 per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 11 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 13 è approvato.
ART. 14 - Il Consigliere Staglianò ha presentato il seguente emendamento sostitutivo: sostituire il secondo comma con: "Alla fine dei corsi, di cui al presente articolo, verrà rilasciato apposito attestato di frequenza che costituirà requisito preferenziale ai fini dell'avanzamento e progressione nella carriera".
La parola al Consigliere Staglianò per l'illustrazione.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Vorrei rimanesse agli atti che, a mio giudizio, la formulazione del secondo comma dell'art. 14 non recepisce le osservazioni critiche del Commissario di Governo, là dove sottolinea che la frequenza dei corsi di formazione non è titolo per lo svolgimento delle funzioni.
Vedo che l'Assessore ride; a me pare di conoscere un po', non tantissimo, l'italiano e quando il Commissario di Governo dice che "l'immissione in ruolo e la progressione di carriera del personale non pu essere vincolata al superamento di appositi corsi di formazione", mi pare dica esattamente questo. La frequenza ai corsi è importantissima, ma non ai fini della carriera. Lo ribadisco in particolare per il collega Santoni, il quale si preoccupava che noi, oltre che disarmati, i vigili li volessimo anche incompetenti. La nostra preoccupazione è tutt'altra: vogliamo che i vigili siano competenti e disarmati e, proprio perché competenti, armati di intelligenza.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sartoris.



SARTORIS Riccardo, Assessore alla polizia urbana

La Giunta non accoglie l'emendamento, in quanto la sostituzione del termine "necessario" con "preferenziale" snatura il corso di formazione professionale.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Staglian Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli, 24 contrari e 7 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 14 per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 14 è approvato.
ART. 15 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 15 è approvato.
ART. 16 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 11 Consiglieri.
L'art. 16 è approvato.
ART. 17 - La parola al Consigliere Staglianò per dichiarazione di voto.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Debbo annunciare che voterò a favore dell'art. 17 perché "obtorto collo" la maggioranza ha dovuto recepire, dopo le osservazioni del Commissario di Governo, la formulazione che in aula noi avevamo proposto nel luglio scorso e che fu respinta con 22 voti contrari, 10 astenuti e 2 voti a favore. Oggi non posso che votare a favore dell'articolo, che è parte di un approccio istituzionale, oltre che culturale, diverso da quello proposto inizialmente dalla Giunta.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione dell'art. 17 per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 31 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 17 è approvato.
ART. 18 - La parola al Consigliere Staglianò per dichiarazione di voto.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Annuncio il mio voto positivo anche a questo articolo per le ragioni di cui sopra. La nuova formulazione ha recepito l'emendamento che, a luglio la Giunta non aveva voluto accogliere.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione dell'art. 18 per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 31 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 18 è approvato.
ART. 19 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 31 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 19 è approvato.
ART. 20 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 31 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 20 è approvato.
ART. 21 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 31 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 21 è approvato.
Prima di procedere alla votazione dell'intero testo di legge la parola al Consigliere Staglianò per dichiarazione di voto.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, colleghi, nonostante l'impegno, forse fuori misura date le circostanze, che il sottoscritto ha profuso nell'affrontare questi argomenti, penso che oggi pomeriggio non si sia fatto tutto il possibile per sintonizzarsi adeguatamente con contenuti molto diffusi nella società civile. E ritengo che per la valutazione generale della legge, che si va a varare, si debba considerare anche il comportamento di autorevoli rappresentanti di forze politiche in questa assemblea.
Il limite principale della legge è nella stessa concezione delle funzioni legislative della Regione, che noi dovremmo cercare di svolgere nei limiti più rigorosi possibili, ed anche più coraggiosi possibili soprattutto quando si affrontano questioni cruciali quali quelle che riguardano i diritti individuali, come l'uso o meno delle armi da fuoco oppure i diritti collettivi riguardanti l'autonomia contrattuale fra le parti sociali.
Con amarezza e delusione debbo rilevare che non c'è limite alla delusione; né accetto l'assuefazione alla sordità, che pervade molto spesso i nostri dibattiti, e ai diaframmi che vengono costruiti artificiosamente.
Rilevo che lo sforzo di qualificazione politica, culturale e istituzionale messo in atto da una piccola forza politica, con il consenso, di cui ringrazio vivamente, di una parte significativa di questo Consiglio - è stato vissuto con sufficienza, quasi con fastidio. Oggi siamo tornati ad affrontare problemi che in termini di spartizione di ricchezza, di aggregazione di consensi, non sono immediatamente rilevanti come per altre questioni che accendono l'attenzione di quest'aula; ma essi sono altrettanto significativi, in quanto evidenziano questioni di principio che hanno un'influenza duratura sull'intera organizzazione democratica della società.
Di conseguenza, signor Presidente, debbo trarre le conclusioni, sia dal clima politico e dall'interpretazione del lavoro di questa assemblea legislativa sia dal merito delle questioni sollevate e non recepite. E queste conclusioni ci inducono ad annunciare il voto negativo di DP a questa legge, che mi auguro debba tornare una terza volta in Consiglio dato che il Commissario di Governo non potrà non vedere, in particolare negli artt. 13 e 14, quei medesimi limiti che noi abbiamo ritenuto di dover sottolineare.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione per appello nominale l'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 21 Consiglieri ha risposto NO i Consigliere si sono astenuti 12 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.
Signori Consiglieri, esaminiamo ora l'ordine del giorno precedentemente annunciato che è stato firmato, oltre che dal Consigliere Staglianò, dai Consiglieri Bontempi, Rossa e Ala.
La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Come ho già annunciato nel corso del dibattito sugli emendamenti ritengo di dover proporre un ordine del giorno su una delle questioni che più ha interessato l'assemblea: quella relativa all'uso delle armi.
Illustro perciò un ordine del giorno che è stato firmato anche dai colleghi Bontempi, Rossa e Ala.
L'ordine del giorno recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato il dibattito generale svoltosi in ordine alla legge 'Norme in materia di polizia locale' impegna la Giunta, nella definizione del regolamento applicativo della suddetta legge da rivolgere ai Comuni, ad operare perché venga tutelato nel concreto il diritto all'obiezione di coscienza, per ragioni etiche e religiose nell'uso delle armi a tutti gli addetti alla polizia locale, nell'esercizio delle proprie funzioni".
Mi auguro che almeno su questo documento si possa registrare un'ampia maggioranza, come il suo contenuto merita.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Credo che, dopo aver approvato una buona legge che interpreta correttamente la legge quadro nazionale e che dà all'assetto della polizia municipale del Piemonte delle norme nuove e aggiornate, sia necessario realizzare la più ampia libertà anche se si tratterà soltanto di qualche caso.
L'approvazione di questo ordine del giorno risponderà al principio di libertà che tocca anche le coscienze di chi da vent'anni è in servizio e oggi si trova di fronte a questa nuova situazione. E' un messaggio completo che mandiamo ad una categoria che ha compiti molto importanti da svolgere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Noi vorremmo avere il testo per esaminarlo. Non è problema semplice per cui noi non abbiamo intenzione di esprimerci sulla questione con superficialità. Tra l'altro, o il testo non è scritto in corretto italiano o non è stato letto in modo tale da essere da noi compreso. Desideriamo vedere il testo e ci riserviamo di esaminarlo, quindi chiediamo di procedere nei lavori sugli altri punti come si è sempre fatto in occasioni di questo genere. Quando un ordine del giorno si presenta alla fine di una legge e vi è il consenso generale, lo si vota subito, ma quando come in questo caso non emerge un consenso generale è giusto sia distribuito e si proceda nei lavori circa gli altri punti all'o.d.g. e ci riserviamo nel prosieguo di fare le nostre valutazioni, sentiti anche gli altri colleghi e i Capigruppo della maggioranza, con i quali ci pare corretto concordare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Ciascuno può autonomamente esprimere le proprie posizioni. Non abbiamo difficoltà che l'ordine del giorno venga distribuito e venga valutato con l'auspicio che venga approvato se non oggi almeno la prossima seduta comunque prima che la legge venga restituita dal Commissario di Governo.



PRESIDENTE

L'ordine del giorno è stato presentato, si tratta di capire se sia opportuno votarlo in questo momento o meno.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Questo è uno dei tipici casi in cui, alla conclusione di un dibattito e a fronte di un argomento che era stato oggetto di impegni da parte dell'Assessore e di disponibilità da parte della Giunta e delle altre forze politiche, il buon senso vorrebbe che si voti ora. La maggioranza pu comportarsi come meglio crede. In un primo tempo dice che è disponibile poi di fronte all'ordine del giorno presentato, per timore di divisioni interne o di opinioni divergenti, non lo è più. Non può essere votato secondo me in modo staccato dal contesto della legge. Ci sembra opportuno cogliere il dibattito come occasione per esprimere un indirizzo. In politica è bene chiarire le posizioni. Se si vuole sottrarre alla discussione l'argomento, lo può fare perché ha la forza dei numeri. E' una conferma in più di opinioni ben radicate per altri argomenti. Secondo me è bene concludere. Non si può con questa burbanza dire: ve lo togliamo di sotto e andiamo avanti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, non ho sempre partecipato alla discussione su questa legge, ma conosco l'ordine del giorno del collega Staglianò ed altri. Credo che il problema che abbiamo di fronte sia un problema serio. Un ordine del giorno di questo genere ha un significato politico rilevante e ha delle conseguenze.
Non è sufficiente un ordine del giorno dove si dice che bisogna tutelare l'obiezione di coscienza, occorre qualche cosa di più individuando più in profondo che cosa comporta l'obiezione di coscienza da parte di qualcuno. Si deve consentire un confronto, un'integrazione, perché un ordine del giorno così importante, così breve, senza nessuna spiegazione senza nessun approfondimento delle conseguenze che potrebbe determinare, è un fatto estemporaneo che può creare più guai che vantaggi nella sua attuazione pratica.
Mi pare sia opportuno dargli un contenuto più completo rispetto alle enunciazioni di principio in esso contenute e riportarlo in Consiglio regionale per l'approvazione.



VIGLIONE ALDO



PRESIDENTE

Da più parti politiche viene fatto osservare che se l'ordine del giorno viene confrontato potrà poi avere l'approvazione. Un Gruppo politico mi faceva osservare che per evitare equivoci, sarebbe opportuno fare riferimento al Regolamento, evitando di vincolare il Comune. L'art. 90 del Regolamento del Consiglio regionale recita: "La Giunta o un Gruppo consiliare possono proporre ordini del giorno diretti a manifestare orientamenti o a definire indirizzi del Consiglio su specifici argomenti. Per detti ordini del giorno valgono, in quanto applicabili, le norme relative alle mozioni. Gli ordini del giorno di cui al primo comma possono essere altresì presentati in occasione di dibattiti in Consiglio su comunicazioni della Giunta e sono votati al termine della discussione".
Quando si modificherà il Regolamento occorrerà stabilire qualche tempo intermedio perché tutti possano prendere conoscenza di ordini del giorno.
Per adesso, possono essere votati al termine della discussione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il documento è di difficile lettura in quanto non si capisce chi è il destinatario.
Possiamo votare un ordine del giorno di raccomandazione alla Giunta affinché nel Regolamento vengano disciplinate queste materie e venga introdotto, come chiamavano i latini, un "favor" rispetto a questo obiettivo. Se si chiarisce questo, il nostro Gruppo è disponibile ad affrontare l'ordine del giorno con serenità.
Noi avevamo sollevato obiezioni perché la formulazione fa apparire come destinatario dell'ordine del giorno stesso il Comune nella sua applicazione pratica, quindi evidentemente si apriva un ventaglio di contenzioso politico.
Noi chiediamo in primo luogo che venga chiarito il senso dell'ordine del giorno, al di là della iscrizione formale. Quindi è una raccomandazione alla Giunta che ne risponde solo lei e lo usa solo lei all'interno della formulazione del Regolamento. Lo spirito e l'obiettivo finale non è quello di obbligare qualcuno a far uso delle armi da fuoco oppure degli stoccafissi. Lo stoccafisso veniva usato dai fascisti negli anni ruggenti in una città dell'alta Italia in sostituzione del manganello, perché il manganello era stato dichiarato fuori legge dal Questore locale. Questi stoccafissi venivano usati per "merluzzare" la gente, venivano poi utilizzati subito dopo per delle succulente cene alle quali venivano invitate anche le vittime. Da "La Storia d'Italia" di Indro Montanelli.



PRESIDENTE

Mentre viene distribuito l'ordine del giorno sospendo la seduta.



(La seduta, sospesa alle ore 17,20 riprende alle ore 18)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Il Consigliere Rossa ha ritirato la propria firma dall'ordine del giorno in esame e ne ha presentato un altro il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato il dibattito generale svoltosi in ordine alla legge 'Norme in materia di polizia locale' impegna la Giunta nel provvedere alla redazione di un regolamento tipo, a riconsiderare la problematica relativa all'obiezione di coscienza per motivi etici e religiosi nell'uso e nel porto delle armi da parte dei vigili urbani e la sua compatibilità con le leggi vigenti".
La parola al Consigliere Ala per dichiarazione di voto.



ALA Nemesio

La mia dichiarazione di voto è sui due ordini del giorno, dimostrando la mia incapacità di capire, ogni volta, le logiche delle assemblee.
Dichiaro di votare a favore di entrambi gli ordini del giorno e chiedo al collega Rossa e agli altri colleghi di fare altrettanto.
Li voto tutti e due perché c'è comunque uno sforzo, anche se ovviamente la stesura di quello da me sottoscritto mi ritrovava chiaramente più d'accordo. Però pensavo di avere qualcuno di più in compagnia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Richiamo la sua attenzione, signor Presidente, su una questione a cui lei tiene molto. Mi riferisco alla dignità dei lavori di questa assemblea (e scusate se è il solito predicozzo!).
Ci troviamo di fronte ad un dibattito richiamato in premessa dagli ordini del giorno, durante il quale l'Assessore titolare della delega sulla materia dichiara che dovrà predisporre un "regolamento tipo" da inviare a tutti i Comuni della regione. La dichiarazione dell'Assessore è, perci parte integrante del dibattito che si è svolto sulla materia. Ora consentire ad una formulazione, quale quella che il collega Rossa ha ritenuto di dover sottoporre all'attenzione dell'assemblea, a mio giudizio non è aderente con quanto abbiamo dovuto registrare in precedenza. Ed è qui, signor Presidente, che si manifesta uno svilimento (scusate se la parola è ormai logora) del nostro lavoro.
Non voterò, pertanto, il documento di Rossa, perché esso è un insulto alla grammatica dei lavori dell'assemblea, oltre che un meschino voltafaccia con quanto lui stesso ha firmato pochi minuti fa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, il nostro Gruppo voterà a favore del documento predisposto dal collega Rossa e quindi la dichiarazione di voto da Capogruppo si chiude qui. A titolo personale vorrei però fare alcune valutazioni. Mi sembra questo un modo di procedere offensivo per questa sede e cominciamo a ragionare su chi ha proposto questo ordine del giorno.
Vedi, caro Staglianò, i grandi temi come quello dell'obiezione di coscienza sono grandi battaglie civili che hanno la loro sede e il loro oggetto. L'obiezione di coscienza è il diritto del cittadino di rifiutare una prestazione violenta. E' un grande tema, un grande valore che dobbiamo dibattere nelle sedi proprie. Che cosa c'entra questo argomento qui? Noi stiamo attuando una legge nazionale che prevede l'impossibilità da parte della Regione di ipotizzare un servizio di polizia urbana non armato.
Rispetto a questo il problema sul principio è chiuso dallo Stato con una scelta rispetto alla quale noi non possiamo fare niente.
Siamo disponibili a votare un documento che - consentitemi di dirlo creerà grandi problemi e grandi confusioni, perché confonde un grande valore con la furberia di qualcuno e che si tradurrà in una serie di piccole questioni e non di grandi valori? Qui si discute su una prestazione del vigile che sceglie, per propria libertà, un'attività in base ad un bando che per legge nazionale prevede che questo vigile svolgerà la sua attività munito di arma.



STAGLIANO' Gregorio Igor

No! I Comuni possono stabilire o meno l'uso delle armi.



MARCHINI Sergio

Lasciami finire, caro Staglianò.
Tu hai introdotto un grande valore riportandolo a questioni che con questo valore non c'entrano e mettendo in grave difficoltà tutti i colleghi compreso il sottoscritto, i quali convengono su questo grande valore perch l' hanno difeso in altre sedi, ma sono consapevoli che nell'attuazione pratica non c'entra più la difesa di quel valore. E' l'apertura di un contenzioso a livello spicciolo molto brutto e molto pericoloso. Questo giustifica il documento predisposto dal collega Rossa che non è bello.
La sostanza è che noi potremo fare o non fare il Regolamento, però i Comuni lo faranno tutti e si troveranno in un contenzioso rispetto ai vigili, alle forze politiche, alla cultura locale, alle ACLI, ai giovani esploratori i quali chiederanno che nei regolamenti comunali, in forza di un deliberato del Consiglio regionale, si preveda l'obiezione di coscienza del vigile.
Quando? In sede di assunzione. In sede di una certa attività? Quindi in qualche Comune, nel mio, per esempio, che è il più piccolo d'Italia, avremo la curiosa situazione che alcune attività non verranno svolte perché il vigile potrà rifiutare quel tipo di attività che la legge nazionale prevede sia svolta da un vigile armato.
Se si vogliono evitare risultati non belli, come quello di votare un ordine del giorno che sembra un pass-partout per aprire tutte le porte bisogna mantenere i grandi valori e i grandi temi nelle sedi e rispetto agli argomenti opportuni, non riportarli a questi livelli e.in queste sedi.
Caro Staglianò, quando apri un argomento in questi termini su queste questioni, e lo fai in modo furbesco, ti devi aspettare da parte delle altre forze politiche, quindi anche dalla nostra che si riconosce nel documento sottoscritto dal collega Rossa, una risposta altrettanto furbesca.
Questo è un documento che qualcuno si augura che abbia attuazione che però non è quella che vogliono coloro che votano il documento di Rossa.
Quelli che votano il documento di Rossa non vogliono che in un Comune un vigile possa dire al Sindaco: "Sono un ufficiale di pubblica sicurezza perché lo stabilisce la legge, però mi rifiuto di armarmi". Questo è il significato di ciò che stiamo votando, checché faccia la Giunta.
L'obiezione di coscienza non c'entra niente. Qui stiamo discutendo di una cosa molto diversa. Quando si parla di questi argomenti bisogna usare un linguaggio adeguato.
Questo non è un modo serio di affrontare i problemi. Poca serietà c'è stata da parte di chi ha ritenuto di proporre questo problema e rispondo di quello che dico sul piano politico. Evidentemente la maggioranza, che si sta coagulando sul documento del collega Rossa, ha dovuto rispondere in modo per molti versi non presentabile rispetto ad un'iniziativa che è altrettanto poco presentabile.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Chiedo la parola per fatto personale.



PRESIDENTE

Consigliere Staglianò, non vi è stata nessuna dichiarazione che ha leso l'onorabilità di qualche Consigliere.
La parola per dichiarazione di voto al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Il nostro Gruppo voterà a favore dell'ordine del giorno presentato dal collega Rossa. In merito all'obiezione di coscienza non esistono dubbi circa la posizione del Gruppo democristiano; abbiamo provveduto questa mattina a siglare la richiesta del Consigliere Pezzana. Ci sono delle professioni peraltro che richiedono professionalità precise e determinati comportamenti. Si tratta di professioni che si esercitano per scelta, non per obbligo. Ed è la scelta che mette nella condizione di contemperare il principio fondamentale della obiezione con la legislazione vigente e con la tipologia della professione che si esercita.
Pertanto riteniamo che l'ordine del giorno del collega Rossa proponendo la riconsiderazione del problema nell'ambito regolamentare sottolinea quanto possiamo fare come forza politica per riesaminare il problema, se e quando la Giunta provvederà alla sua stesura.
Questa è la posizione del nostro Gruppo. La convergenza sull'ordine presentato dal collega Rossa c'è in quanto riteniamo il suo contenuto la sintesi possibile per l'approvazione di un documento in merito al problema sollevato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, di passo in passo questo Consiglio sta andando a fondo per un complesso di fattori.
Nel potere della maggioranza c'è quello di non far passare alcun ordine del giorno se, come ci ha spiegato Marchini montando in cattedra, provoca i rischi istituzionali che ci ha detto. Invece la maggioranza ritiene di dover incolpare una minoranza, che non è colta e non capisce, ma che ha scelto la sua strada e si assume la responsabilità, per il fatto che è uscito un pessimo ordine del giorno. Questo è un altro piccolo passo intanto per far perdere tempo, e soprattutto per fare di questa assemblea un consesso politico a cui non si crede più.
Signor Presidente, noi voteremo il nostro ordine del giorno. Abbiamo perso un'ora e mezzo sottraendola all'esame della legge dell'artigianato e alle nomine. Di questo passo, per quei pochi che ci stanno a sentire abbiamo difficoltà a portare ancora il distintivo di Consiglieri regionali.



PRESIDENTE

Procediamo alla votazione dell'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Staglianò, Bontempi e Ala nel testo precedentemente letto dal Consigliere Staglianò.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 11 voti favorevoli, 17 contrari e 4 astensioni.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Rossa di cui ho dato lettura in precedenza.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 23 voti favorevoli, 10 contrari e 1 astensione.


Argomento:

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Norme in materia di polizia locale" e votazione relativi ordini del giorno

Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,20)



(La seduta ha termine alle ore 18,20)



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