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Dettaglio seduta n.79 del 19/03/87 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione n. 660 presentata dal Consigliere Pezzana.
Risponde il Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Il Consigliere Pezzana interroga il Presidente della Giunta regionale per sapere se la notizia pubblicata su "La Stampa", relativamente ad un'inchiesta della Corte dei Conti a carico della Regione Piemonte corrisponda al vero.
Dai dati in possesso del Servizio Legale della Giunta non risulta ad oggi pendente alcun giudizio di responsabilità da parte della Procura Generale della Corte dei Conti concernente l'Amministrazione regionale del Piemonte.
Occorre peraltro precisare che, in base al R.D. 12 luglio 1934 n. 1214 e successive modificazioni, che regola l'attività della Corte dei Conti, le parti coinvolte nel giudizio e quindi anche l'Amministrazione vengono portate a conoscenza del procedimento solo con la notifica dell'atto di citazione da parte del Procuratore Generale presso la Corte stessa.
Non può escludersi quindi che nei riguardi dell'Amministrazione regionale piemontese vi siano istruttorie in corso presso la Procura Generale, istruttorie che non hanno portato all'emanazione della citazione sopra richiamata e che peraltro sono cosa abbastanza consueta per le Amministrazioni pubbliche soggette al controllo della Corte sia rispetto ad atti determinati sia rispetto alla più generale gestione finanziaria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Ringrazio il Presidente Beltrami per la sua risposta e mi dichiaro soddisfatto di quanto ha detto prendendo atto che non esistono irregolarità accertate.
Ribadisco peraltro la validità della preoccupazione da parte di un Consigliere regionale nel leggere sulla stampa affermazioni di per s gravi, che non provengono da una persona qualsiasi, ma dall'ex Sindaco Novelli. Avendo l'ex Sindaco affermato che formulazioni irregolari riguardano anche la Regione Piemonte, devo dedurre che egli avesse qualche informazione diretta, altrimenti non avrebbe fatto delle affermazioni non rispondenti al vero.
Proprio per la fonte autorevole la Regione avrebbe dovuto chiarire e comunque verificare se quelle affermazioni rispondevano o meno al vero senza attendere che un Consigliere chiedesse spiegazioni, anche perch sovente chi legge frasi di questo genere è portato, giustamente, a farsi della Regione Piemonte, del suo apparato e della sua organizzazione un'opinione che non porta certo lustro ai lavori di questa Amministrazione.
Penso comunque che quanto detto dal Presidente Beltrami fughi questa dichiarazione e quindi riporti la situazione in termini più regolari.



PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 633 presentata dal Consigliere Ala.
Risponde il Vicepresidente della Giunta regionale, Vetrino.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Con riferimento all'interrogazione sulla pista di collaudo pneumatici prodotti dalla Società Pirelli presso Tortona si chiarisce in primo luogo che non risulta essere stata presentata alcuna istanza per l'autorizzazione alla realizzazione di una pista di collaudo per pneumatici nel territorio circostante Tortona. E' stato invece richiesto alcuni mesi fa un incontro da parte di un gruppo di professionisti incaricati dalla Società Pirelli dello studio di impatto ambientale, tendente ad una verifica di fattibilità per la realizzazione di una pista per collaudo pneumatici nella zona compresa fra il torrente Scrivia e il tratto di autostrada A7 Serravalle Tortona.
La zona risulta in parte assoggettata a vincolo di tutela paesistica ai sensi della legge 29/6/1939 n. 1497, con Decreto Ministeriale, in più ampia parte tutelata ai sensi dell'art. 1 della legge 8/8/1985 n. 431.
Nel corso dell'incontro sono stati descritti gli studi e le indagini di carattere interdisciplinare in corso di approfondimento da parte dei professionisti. Si è trattato quindi di un incontro assolutamente informativo per capire da entrambe le parti quali fossero le prestazioni necessarie.
Non essendo a tutt'oggi pervenuta alcuna istanza in merito n consegnata alcuna documentazione da parte degli uffici competenti, non si sono ovviamente formulati pareri istruttori sull'argomento.
Devo dire che io stessa non sono soddisfatta di questa risposta infatti era mia intenzione collegarmi alle dichiarazioni del Sindaco di Tortona, il quale darebbe per scontata la realizzazione di questa pista essendo convinto che la stessa non lederebbe l'ambiente. Questa mattina leggendo questa risposta all'interrogazione mi sono resa conto della sua imperfezione, quindi mi riprometto di dare un supplemento, magari anche in via breve, per far conoscere la posizione ufficiale del Comune di Tortona su questa vicenda.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Ringrazio l'Assessore per la rapidità della risposta. Il Vicepresidente si è dichiarato insoddisfatto della risposta, ma si può anche sostenere esattamente il contrario. Io invece di questa risposta sono soddisfatto anche per la sua stringatezza, perché, se non altro, chiarisce efficacemente un punto, e cioè che a Tortona millantano, comunque sostengono o fanno credere, che esistono dei processi già avviati quando invece le procedure non sono neanche state iniziate.
Questa risposta per me è soddisfacente, anche se attendo il supplemento promesso dall'Assessore, perché almeno si è chiarito in maniera precisa lo stato degli atti a livello regionale. E questo è importante.



PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta regionale Beltrami risponde ancora all'interrogazione n. 587 presentata dal Consigliere Rossa.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

In risposta all'interrogazione presentata dal Consigliere Rossa preoccupato per l'ipotesi di soppressione di alcuni Tribunali cosiddetti "minori", ipotesi che se dovesse realizzarsi riverserebbe una maggior mole di lavoro sugli Uffici giudiziari delle grandi sedi del Piemonte, che già allo stato attuale accumulano un notevole arretrato di lavoro, tengo a precisare che concordo con il collega nel ritenere che un effettivo decentramento degli uffici di maggiori dimensioni possa senz'altro assicurare una giustizia più rapida.
Sono altresì a confermare che non vi è - allo stato attuale - alcuna iniziativa finalizzata alla soppressione degli Uffici giudiziari in parola.
Ho infatti di recente avuto assicurazioni in tal senso dal Ministro di Grazia e Giustizia da me interpellato al proposito a seguito di sollecitazioni già pervenutemi da parte di alcuni Comuni sedi di Uffici giudiziari.
D'altra parte, le modifiche alle circoscrizioni territoriali degli Uffici giudiziari possono essere apportate solo con provvedimento legislativo e nessun disegno di legge è stato presentato in Parlamento, n è previsto, per quanto mi consta, in tempi ravvicinati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, la ringrazio della risposta che ritengo rassicurante sulla scorta di quanto dichiarato dal Ministro di Grazia e Giustizia.
Mi farò carico di portare questa risposta rassicurante ai molti amici che operano nei Tribunali e nelle sedi decentrate, sia la magistratura che l'avvocatura. Credo non vi siano più motivi per nutrire preoccupazioni. E' in corso un discorso di ristrutturazione che tocca anche il potere giudiziario, le sedi, gli uffici, perché, come da tutti viene riconosciuto è necessario attuare il decentramento per alleggerire il carico di lavoro che insiste su alcune sedi importanti e per favorire una maggiore razionalizzazione del lavoro della giustizia. Quindi, anziché nutrire preoccupazioni, credo sia invece opportuno promuovere un discorso di decentramento e di ristrutturazione delle sedi in cui si esercita l'attività giudiziaria per rispondere prontamente a tutte le esigenze. In alcune sedi ci sono forti preoccupazioni per la mancanza di giudici e per le gravi difficoltà nello svolgere l'attività giudiziaria. Recentemente in vari fori della Provincia di Alessandria si sono tenute manifestazioni di insoddisfazione, ma penso vi siano anche da altre parti.
Mi auguro che venga al più presto risolto il problema relativo all'esercizio della giustizia e alle condizioni nelle quali gli operatori della giustizia debbono lavorare, attraverso il decentramento e la messa a disposizione di sedi adeguate. E' opportuno far rilevare che in troppi posti la giustizia viene confinata in sedi completamente trascurate dove manca il personale e gli strumenti necessari allo svolgimento dell'attività.
Mi auguro che nell'ambito del decentramento e del miglioramento delle condizioni strutturali e di lavoro degli operatori della giustizia, nella nostra Regione si possa svolgere con scorrevolezza l'attività della giustizia che è una delle garanzie di comportamento civile di una società.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Carazzoni, Carletto, Dameri e Penasso.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco delle leggi vistate dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 10 marzo 1987 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma, della L.R. 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame proposta di deliberazione n. 425: "Revoca della deliberazione del Consiglio regionale n. 50-12757 del 19/12/1985 e ridefinizione dei criteri per l'istituzione dell'elenco regionale delle aziende abilitate alla fornitura di protesi di cui al D.M. 11/7/1986"


PRESIDENTE

Il punto 4) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 425.
La parola al Presidente della V Commissione, Consigliere Devecchi.



DEVECCHI Armando, relatore

Con deliberazione n. 50-12757 del 19/12/1985 il Consiglio regionale aveva definito le modalità per l'istituzione dell'elenco regionale delle aziende abilitate alla fornitura di protesi e i criteri necessari per la loro iscrizione nell'elenco succitato, come è previsto dal D.M. 30/5/1984 e intitolato "Approvazione del nomenclatore tariffario delle protesi dirette al recupero funzionale e sociale dei soggetti affetti da minorazioni fisiche, psichiche e sensoriali dipendenti da qualunque causa".
Successivamente il Ministero della Sanità, con D.M. 11/7/1986, ha approvato un nuovo nomenclatore tariffario delle protesi, ridefinendo i criteri e le modalità per l'iscrizione all'elenco regionale delle aziende abilitate alla fornitura di protesi, presidi ed ausili con spesa a carico del Servizio Sanitario Nazionale, prevedendo l'istituzione di una Commissione di esperti con compiti di verifica e di controllo. Si rende necessario perciò innanzitutto adeguare la normativa regionale al suddetto D.M. del 1986 mediante la revoca della presente deliberazione e l'assunzione di un nuovo provvedimento.
Tutto ciò premesso, si propone al Consiglio regionale di approvare i nuovi criteri e le nuove modalità di cui al D.M. 11/7/1986 per l'istituzione dell'elenco regionale delle aziende abilitate alla fornitura di protesi.
Aggiungo, per migliore conoscenza dei colleghi, che viene proposta l'istituzione di una Commissione tecnica di cui fanno parte: due funzionari dell'Assessorato alla sanità della Regione Piemonte con compiti di coordinamento e di segreteria; due membri proposti dal Rettore dell'Università di Torino scelti tra il personale del dipartimento afferente l'area di medicina con specialità di audiologia e urologia; tre membri del Servizio Sanitario Regionale da scegliersi tra i primari specialisti in fisiatria, ortopedia, oculistica e indicati dagli Ordini dei Medici; tre rappresentanti designati, uno per federazione, dalla Fioto dall'Ana e dalla Federottici.
La deliberazione è stata discussa per ben due volte in Commissione ed è stata approvata a maggioranza con astensione del Gruppo comunista. Mi permetto di sollecitare l'approvazione anche del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 23 voti favorevoli e 10 astensioni.


Argomento: Tossicodipendenza

Esame proposta di deliberazione n. 431: "Riconoscimento come Ente Ausiliare, ai sensi della legge 22/12/1975 n. 685 e della L.R. 23/12/1977 n. 62, dell'Associazione 'Gruppo Abele di Verbania', per l'attività di riabilitazione dei soggetti tossicodipendenti, svolta presso la sede operativa di Arona, fraz. Montrigiasco, Via Conciliazione n. 1"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 431, di cui al punto 5) all'o.d.g.
Non essendovi interventi, pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.


Argomento: Tossicodipendenza

Esame proposta di deliberazione n. 432: "Riconoscimento come Ente Ausiliare, ai sensi della legge 22/12/1975 n. 685 e della L.R. 23/12/1977 n. 62, della 'Cooperativa Casa del Giovane', per l'attività di riabilitazione dei soggetti tossicodipendenti, svolta presso la sede operativa 'Comunità Madonna dei Giovani - Via del Bottegone n. 9 - Rione Chiavazza - Biella"'


PRESIDENTE

Il punto 6) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 432.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.


Argomento: Ristrutturazione industriale

Esame proposta di deliberazione n. 448: "Regolamento CEE n. 219/84 Rielaborazione del 'Programma speciale per la Provincia di Vercelli' Modifiche alla deliberazione C.R. n. 324-16138 del 30/11/1986"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 8) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 448.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'immediata esecutività della deliberazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.
2042 Esame progetto di legge n. 165: "Integrazione alla L.R. n. 69 del 10/12/1979 'Organizzazione delle funzioni amministrative in materia di impianti di distribuzione automatica di carburanti per uso di autotrazione"



PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 9) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 165, licenziato all'unanimità dalla Commissione competente.
Il Consigliere Ferrara ha presentato i seguenti emendamenti: il titolo viene così modificato: "Integrazione alla L.R. n. 48 del 30/8/1984 - Norme per la razionalizzazione della rete di distribuzione dei carburanti" all'articolo unico le parole: "Dopo l'art. 7 è aggiunto il seguente art.
7/bis" vengono soppresse e sostituite da: "Dopo il primo comma dell'art. 3 della L.R. n. 48/84 viene inserito un nuovo comma che recita:".
La parola al Consigliere Ferrara per l'illustrazione.



FERRARA Franco

L'emendamento che ho presentato è tecnico essendo errato il riferimento all'articolo e alla legge che si intende modificare.
Nel testo originario si diceva: "Dopo l'art. 7 è aggiunto il seguente art. 7/bis" mentre in realtà bisogna dire: "Dopo il primo comma dell'art. 3 della L.R. n. 48/84 viene inserito un nuovo comma che recita:".



PRESIDENTE

Pongo in votazione gli emendamenti.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono approvati all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.
Non essendovi dichiarazioni di voto, pongo in votazione per appello nominale l'articolo unico del progetto di legge n. 165.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
Il testo della legge è approvato.


Argomento: Opere pubbliche - Edilizia: argomenti non sopra specificati

Esame mozione presentata dai Consiglieri Biazzi, Bontempi, Dameri, Guasso e Rivalta concernente l'attribuzione di contributi per opere pubbliche


PRESIDENTE

Passiamo al punto 10) all'o.d.g. che prevede l'esame della mozione presentata dai Consiglieri Biazzi, Bontempi, Dameri, Guasso e Rivalta concernente l'attribuzione di contributi per opere pubbliche.
La parola al Consigliere Biazzi per l'illustrazione.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, abbiamo presentato questa mozione perché ci siamo trovati di fronte ad un atto che riguarda contributi per opere pubbliche per oltre 75 miliardi, atto di grande rilevanza deciso con una semplice deliberazione di Giunta in data 3 o 4 settembre 1986. Abbiamo scelto la strada della mozione anziché quella della semplice interpellanza perch riteniamo che il Consiglio regionale si debba esprimere su una vicenda di tanto rilievo. L'atto della Giunta solleva problemi di metodo e di merito.
La vicenda trae origine dai provvedimenti urgenti per la finanza locale relativi al 1986. Il primo decreto fu assunto dal Governo il 30/12/1985 non fu convertito in legge (fra l'altro conteneva l'arcinota o famigerata Tasco), fu continuamente reiterato fino al luglio 1986 e convertito in legge in agosto. A causa di questi ritardi e per i suoi contenuti, i Comuni non sono stati in grado di deliberare un vero bilancio per il 1986.
Ma, tra tutti i limiti e i difetti, quei decreti contenevano una norma importante ed innovativa sollecitata dalle Regioni. In particolare l'art.
10, oggetto della nostra discussione e relativo ai mutui con la Cassa DD.PP., all'ottavo comma stabiliva che il 25% delle somme messe a disposizione dalla Cassa per gli Enti locali, Comuni e Province poteva essere riservato ad opere previste in piani approvati sulla base della legislazione regionale che prevedano la partecipazione degli Enti locali o loro associazioni. In quei decreti c'era poi un'altra norma positiva riguardante l'edilizia scolastica.
La condizione per sottolineare la necessità di un impegno diretto della Regione è di un contributo regionale di almeno il 5% della spesa o in capitale o in annualità. Si diceva chiaramente che le Regioni, quindi per noi il Consiglio regionale, devono provvedere all'approvazione dei piani e programmi nel decreto originario entro il 31/3/1986 e i Comuni avrebbero poi inoltrato le richieste di finanziamento alla Cassa nei 60 giorni successivi, sulla base di progetti esecutivi approvati.
Tutto questo era già stabilito nel decreto del 30/12/1985.
Ripetutamente avevamo ricordato questa norma in Commissione e in aula sottolineando la necessità di legarla alle scelte generali della programmazione, agli investimenti per i progetti FIO e così via.
L'ultima scadenza di questi decreti è stata fissata al 31 luglio con il decreto degli inizi del mese stesso.
C'era quindi il tempo, da gennaio a luglio, per avviare il processo di formazione di piani e programmi e per sottoporli alla Commissione e al Consiglio regionale per l'approvazione. Si poteva, tra l'altro, costruirli sentendo il parere degli Enti locali o perlomeno delle loro organizzazioni come stabilisce la legge.
Non sottovalutiamo il peso derivante dall'incertezza della reiterazione dei decreti, ma in otto o nove mesi c'era la possibilità di avviare in modo partecipato la predisposizione dei piani e dei programmi. Qualche Regione presentò alla Cassa DD.PP., molto prima del 31 luglio, ancora in vigenza di vecchi decreti poi decaduti, dei veri e propri piani e programmi.
Per quanto riguarda il Piemonte, va tra l'altro ricordato che la Giunta regionale doveva da tempo predisporre un piano ed un programma delle opere pubbliche ai sensi della L.R. legge n. 18/1984, impegno che purtroppo è sempre stato disatteso mentre quella era una disposizione che anticipava scelte richieste da tutte le Regioni a livello nazionale.
Invece di seguire quella strada, si è arrivati alla fine del mese di luglio quando in I Commissione fu portato non un piano o un programma organico com'è previsto dalla legge, ma un disegno di legge della Giunta recante il titolo: "Disposizioni finanziarie concernenti autorizzazioni di spesa per l'esercizio 1987". Con quel d.d.l., si correggeva il macroscopico errore commesso dalla Giunta nella formazione del bilancio 1986, quando decideva di finanziare i contributi ai Comuni per gli investimenti con mutui a pareggio del bilancio con la conseguenza immediata che gli oneri per la Regione sarebbero raddoppiati o addirittura triplicati.
Sempre con quel d.d.l., si autorizzavano limiti ed impegni su una serie di capitoli relativi alle opere pubbliche per 5 miliardi circa, con decorrenza 1987. In effetti era una prenotazione di impegno sui bilanci successivi.
Si richiese la presenza degli Assessori di fronte a questo disegno di legge perché la relazione era molto generica. La Commissione si riunì due volte e la seconda volta erano presenti gli Assessori interessati, Cerutti e Maccari, i quali dissero come quelle somme sarebbero servite per attivare il 25% di mutui della Cassa DD.PP. Vennero date indicazioni di massima su come sarebbero stati ripartiti i contributi, vennero quindi forniti elementi sui quali si poteva cominciare a costruire un piano o un programma di intervento. Fu indicato allora che come contributo si metteva a disposizione dei Comuni, con conseguente versamento alla Cassa DD.PP., una cifra fissa del 5% in conto interesse.
Già questa proposta del 5% fisso in annualità sollevò delle obiezioni in Commissione in quanto si richiedeva un esame più attento e più approfondito della metodologia con cui si andavano a definire i contributi anche perché la legge stabiliva o il 5% "una tantum" oppure il 5% in conto interesse.
Però, nonostante i ritardi della Giunta regionale, si sceglie di non far decadere la possibilità offerta dalla legge di indirizzare da parte della Regione una quota delle risorse della Cassa DD.PP.
Molte furono le perplessità sollevate in aula sul disegno di legge non solo da parte del nostro Gruppo e generale fu la richiesta di avere un quadro di riferimento.
D'altra parte nella relazione allegata al disegno di legge, annunciato in Consiglio regionale il 24 luglio, solo incidentalmente si fa riferimento al 25% della Cassa DD.PP.; al massimo quindi questi atti potevano essere considerati propedeutici ad altri provvedimenti, che poi non furono mai visti né dalla Commissione né dal Consiglio regionale.
Ricordo, per esempio, le dichiarazioni di voto del Consigliere Nerviani in aula sul disegno di legge il quale diceva: "Votiamo questa legge perch i tempi urgono. Le scadenze ci impongono scelte fatte con l'affanno.
Tuttavia non possiamo non manifestare il disagio in cui ci troviamo approvando la legge, che non è una legge finanziaria, ma di fatto una legge di programmazione, una legge operativa. E' indispensabile - diceva sempre Nerviani - in situazioni del genere, avere dei quadri di riferimento ampi e precisi per quanto riguarda la programmazione in materia di opere pubbliche". Dopo le dichiarazioni della Giunta intervenne ancora per dire: "Raccomando che nel mese di settembre si definiscano i programmi di lungo periodo e annuali. Con queste riserve e con un po' di amarezza votiamo a favore".
Analoghe considerazioni venivano dalla collega Cernetti. Il Consigliere Ala invece dichiarava il suo voto contrario con una serie di altre motivazioni.
Il Gruppo comunista nella dichiarazione di voto ricordava di non avere sollevato eccezioni procedurali per rispettare i termini indicati dalla legge del 31 luglio, ma chiedeva che la Giunta predisponesse gli atti entro i 60 giorni, riportasse tutto in sede di Commissione perché la legge imponeva alle Regioni l'adozione dei piani e dei programmi. Ripeto, quando si parla di Regione, si intende sempre il Consiglio regionale.
Come ho già accennato, il Consiglio regionale del piano e del programma non ha più visto assolutamente nulla, infatti ha esaminato, in fretta alla fine di luglio e insieme ai provvedimenti per l'edilizia scolastica di allora, solo i rifinanziamenti sul bilancio 1987 di alcuni capitoli del bilancio.
A noi sembra che l'elenco inviato alla Cassa DD.PP. non sia stato assunto nel rispetto del dettato della legge. Non è vero che è mancato il tempo perché la scadenza per la presentazione dei piani e dei programmi alla Cassa DD.PP., era fissata alla fine di settembre e la Giunta ha assunto la deliberazione all'inizio di settembre. C'era quindi tutto il tempo per convocare le Commissioni e successivamente il Consiglio regionale per la conseguente ratifica.
La Giunta regionale invece adottò, già il 31 luglio, una prima deliberazione di carattere generale. La ripartizione per Provincia e le anticipazioni le avevamo avute in quelle sedute affrettate di Commissione.
Questo atto poteva servire per rispettare almeno formalmente la scadenza del 31 luglio anche se era un atto abbastanza stiracchiato, come allora avevamo osservato. Poi, anziché portare il programma o la prima proposta di programma in Commissione per i provvedimenti di competenza del Consiglio il 4 settembre la Giunta adottò la deliberazione di assegnazione dei contributi, ignorando le Commissioni e il Consiglio.
Le questioni che abbiamo appena sollevato non sono di forma fine a se stessa. Ieri in II Commissione, per esempio, abbiamo discusso problemi analoghi per quanto riguarda l'edilizia scolastica (anche se quel provvedimento ha avuto un iter diverso) e una forma di partecipazione è stata impostata, con tutti i limiti che abbiamo individuato, ma le Commissioni prima e il Consiglio regionale poi hanno potuto esprimersi nel merito.
Solleviamo questo problema di forma perché ci sembra possa esserci il rischio che gli atti inviati alla Cassa DD.PP., possano anche essere impugnati per vizio di forma, rischio forse molto remoto, ma le conseguenze le possiamo immaginare: quelle di invalidare tutte le domande inviate dai Comuni alla Cassa DD.PP.
Questa mattina è stata discussa un'interrogazione presentata dal collega Pezzana circa un presunto intervento o un'indagine della Corte dei Conti. Non so come può collocarsi la Corte dei Conti di fronte ad un atto che ha una procedura ben precisa prevista dalla legge, cioè l'approvazione da parte del Consiglio regionale, quando in questo caso si tratta invece di un atto assunto dalla Giunta senza che a monte ci sia o una delega da parte del Consiglio regionale o un'approvazione formale del Consiglio stesso come richiede la legge. La conseguenza di quell'atto della Giunta è che la Regione esborsa parecchi miliardi per contributi ai Comuni.
Ci sono inoltre ragioni di merito che rafforzano le nostre perplessità e il nostro dissenso sulla strada scelta dalla Giunta regionale.
Innanzitutto la dispersione di risorse in mille rivoli che vanifica lo spirito della norma, conquistata dalle Regioni, dal sistema delle autonomie che prevede invece un intervento programmato e coordinato della Regione per ottenere dei risultati significativi a livello regionale, interventi prioritari ai fini della programmazione regionale stessa; altrimenti, tanto valeva lasciare la possibilità ai Comuni di accedere direttamente alla Cassa DD.PP. e alla Giunta di fare autonomamente la propria scelta se dare o non dare i contributi.
Tra l'altro come si è arrivati a quegli elenchi? Quali uffici li hanno predisposti? Quali proposte sono state fatte dai Servizi e sulla base di quali criteri? Addirittura sembra che vi siano inseriti Comuni che non avevano nemmeno presentato la domanda. Su questo noi chiediamo una risposta precisa da parte della Giunta.
Un punto molto delicato riguarda gli acquedotti e le fognature. La stragrande maggioranza degli interventi riguardano Comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti e le richieste sono di importi pari o inferiori ai 100 milioni, per un totale di circa 27 miliardi e 200 milioni. L'art. 10 della legge relativa ai provvedimenti sulla finanza locale, al secondo comma stabilisce che la Cassa DD.PP., concede ai Comuni inferiori ai 5.000 abitanti, assicurando un minimo di 100 milioni per ente, mutui ventennali per la costruzione, l'ampliamento e la ristrutturazione di acquedotti fognature ex impianti di depurazione. Gli oneri sono tutti a carico dello Stato.
La nostra impressione è che, stando alla lettera della legge, con il provvedimento della Giunta regionale di fatto si regalano soldi allo Stato in quanto si versano i contributi alla Cassa DD.PP., cioè allo Stato contributi su mutui che lo Stato paga interamente per legge. Chiediamo chiarimenti alla Giunta, pronti a fare ammenda se la nostra interpretazione si rivela infondata.
Se la legge assicura un minimo di 100 milioni per Comune in un tetto massimo di 600 miliardi a livello nazionale, si possono soddisfare ben 6.000 Comuni in tutta Italia. Quindi la disponibilità minima, se è giusta la nostra lettura delle disposizioni, poteva essere applicata a tutti i Comuni elencati nella deliberazione. C'era un'altra novità positiva all'interno della legge e cioè che la somma messa a disposizione può essere addirittura impegnata e utilizzata nei due anni successivi all'avvio della pratica. Anche su questo chiediamo precisazioni alla Giunta regionale.
Infine poniamo un altro quesito agli Assessori alle opere pubbliche all'ambiente e all'ecologia, ma anche al Vicepresidente che ha competenza sui problemi di carattere paesaggistico. Il d.d.l.,n. 318, nella conversione in legge, subì una limitata modifica ma, forse, significativa per il Piemonte. Mi riferisco all'aggiunta del comma 6/bis all'art. 10.
Esso stabilisce che per la costruzione o il completamento di opere volte alla protezione dell'ambiente, tra cui i collettori e gli impianti di depurazione, nei Comuni i cui territori siano vincolati ai sensi della legge Galasso n. 431, lo Stato copre interamente la differenza tra il contributo regionale e l'onere di ammortamento dei mutui. Questo pu significare, per esempio, che per le opere il cui costo complessivo è di 1 miliardo, la Regione può versare "una tantum" 50 milioni e la differenza di 950 milioni è a carico dello Stato. E' stata esaminata questa possibilità di utilizzo da parte della Giunta? Forse questo non riguarda direttamente gli Assessori presenti, ma ha più attinenza con gli interventi all'interno dei piani paesaggistici o nelle zone vincolate ai sensi della legge n. 431.
Se è stata scartata questa possibilità, quali sono le ragioni? C'è stata una controversia sull'applicazione dei decreti "Galassini" in Piemonte però qui c'era un aggancio che permetteva di intervenire all'interno di quelle aree con contributi limitatissimi da parte della Regione, ma significativi e consistenti perché non era posto nessun limite all'utilizzo di quei fondi.
Anche in questo caso ci troviamo di fronte alla mancata azione di governo da parte della Giunta regionale, che non ha permesso alla Regione di cogliere tutte le opportunità offerte dalla legge, sia in termini di programmazione sia in termini di utilizzo delle risorse.
Se questa nostra impressione fosse confermata sarebbe incomprensibile un atteggiamento del genere, dal momento che tutti conosciamo le situazioni di difficoltà finanziarie in cui si trovano le Regioni in generale e in particolare la Regione Piemonte. Vogliamo sottolineare che queste scelte della Giunta hanno vanificato lo spirito che informa la norma all'interno dei provvedimenti sulla finanza locale, che si prefiggeva di coinvolgere le Regioni in modo ampio e coordinato nell'indirizzo delle risorse della Cassa DD.PP., si è persa l'occasione per poter coordinare gli interventi della Regione su piani e programmi precisi con le risorse degli Enti locali Comuni e Province.
Occasione che non deve essere persa due volte, perché nei recenti provvedimenti sulla finanza locale per il 1987 è ripristinata la vecchia norma del 25% per la Cassa DD.PP. Per non vanificare queste disposizioni e per non perdere le occasioni si richiede un piano e un programma di riferimento. Saranno provvedimenti con carattere di pluriennalità, quindi se pensiamo a un periodo di 4 o 5 anni la dimensione degli interventi programmati nella Regione Piemonte può arrivare ai 400-500 miliardi con scelte che possono essere limitate anche a un contributo "una tantum" del 5% sull'intera spesa delle opere.
Dalle motivazioni che ho esposto discendono le conclusioni che abbiamo indicato nella nostra mozione. Riteniamo che la deliberazione assunta dalla Giunta doveva essere invece assunta dal Consiglio regionale. Può essere un vizio di eccesso di potere.
Sempre in base alle nostre osservazioni, riteniamo che la Giunta debba verificare quanti Comuni hanno presentato la domanda alla Cassa DD.PP.
quante domande sono state accolte dopo la scadenza del 29/9/1986. Questa verifica è utile in quanto sembra che alcuni Comuni non avessero nemmeno cespiti delegabili e per altri Comuni non si sa se abbiano utilizzato questa possibilità offerta dalla Cassa DD.PP. Se i rilievi che abbiamo formulato per quanto riguarda gli interventi riguardanti acquedotti e fognature sono fondati, occorre procedere ad una revisione della deliberazione della Giunta regionale, stralciando questa parte, altrimenti ci troveremo nella condizione di dover versare allo Stato 15 o 20 miliardi di contributi nell'arco di vent'anni, assolutamente inutili in quanto lo Stato potrebbe pagare interamente i mutui della Cassa DD.PP.
Chiediamo anche una verifica dell'utilizzo della facoltà di contrarre i mutui per i Comuni che sono stati beneficiari dei contributi in base alla deliberazione della Giunta del 4 settembre. C'è un nodo fondamentale che deve essere finalmente sciolto da parte della Giunta. Nella mozione del mese di novembre 1986 chiedevamo alla Giunta di presentare una prima proposta di piano e di programma relativo alle opere pubbliche in base alla legge regionale; oltretutto, se fosse stata adottata in tempo, sarebbe servita per fare scelte molto più meditate per i provvedimenti del 1986 diventa però indispensabile, come ha riconosciuto tutto il Consiglio regionale, per fare scelte meditate sui provvedimenti della finanza locale riguardanti il 1987 e gli esercizi successivi.
Ringraziamo dell'attenzione e attendiamo i chiarimenti da parte della Giunta.



PRESIDENTE

Sulla mozione del Gruppo comunista è aperta la discussione.
La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alle opere pubbliche

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, colgo l'occasione della mozione del Partito comunista per riesaminare l'operato della Giunta regionale nel 1986 per essere presente a tutto titolo nel riparto per l'avvio di investimenti nelle infrastrutture che la legge n. 318 forniva alle Regioni.
Il Consigliere Biazzi ha già richiamato una serie di aspetti che hanno investito non solo la Regione Piemonte, ma tutte le Regioni e gli Enti locali nel travagliato anno 1986. Uso una frase che il Consigliere Nerviani pronunciò nel corso del suo intervento: "Purtroppo il Parlamento ci sta abituando a vivere in modo convulso e a non esercitare un ruolo fondamentale che invece dobbiamo avere come enti di programmazione".
Questi decreti durante l'iter di approvazione subiscono una serie di variazioni. L'ultimo decreto presentato ha raccolto, il 1°luglio, un accordo politico che accontentava un po' tutti o perlomeno scontentava il meno possibile e aveva la certezza di essere approvato e trasformato in legge.
Noi ci siamo trovati con questo riferimento legislativo a fronte di una determinata disponibilità finanziaria. La critica che Biazzi aveva fatto su questo provvedimento era stata condivisa dall'intera maggioranza e aveva portato la maggioranza a modificare un indirizzo contenuto nel proprio bilancio. In quel momento avevamo 5 miliardi in conto capitale suddivisi fra le diverse quote. Avevamo ritenuto che il 5% del capitale sul valore di un'opera non servisse ad una amministrazione; se su un'opera che costa 1 miliardo viene dato il 5% non si può pensare che l'Amministrazione copra autonomamente l'intero importo. Abbiamo esaminato nel bilancio il meccanismo che si usava per coprire in conto capitale i 5 miliardi. La nostra preoccupazione maggiore nel 1986 era quella di non irrigidire ulteriormente una situazione finanziaria già pesante. Da quell'esame abbiamo invece scoperto che anche per disporre dei 5 miliardi in conto capitale, siccome non erano risorse fresche, si dovevano contrarre dei mutui sul mercato ordinario. Si decise di richiedere un mutuo agevolato intanto perché veniva contratto con la Cassa DD.PP., e un mutuo ridotto nell'importo, quindi una trasformazione non per incanto, ma per un ordine matematico delle cose; i 5 miliardi hanno attivato dagli 85 ai 90 miliardi di investimenti a favore dei Comuni e degli Enti locali.
La variazione del bilancio regionale e queste procedure sono avvenute alla vigilia della ' scadenza, fra il 29 e il 31 luglio.
Devo sottolineare la correttezza amministrativa che la Giunta ha adottato. Vorrei tranquillizzare il Consigliere Biazzi che i provvedimenti non sono per niente illegittimi, perché abbiamo operato in termini di assoluta correttezza.
La I Commissione aveva richiesto criteri di programma ben sapendo che dietro l'etichetta del bilancio non si nascondeva, ma faceva riferimento ad un deliberato legislativo. Diversamente non si capiva perché veniva presentata all'ultimo momento una legge che aveva effetti per il 1987 in termini di annualità. In quella seduta si ripartirono le somme per ciascuna opera pubblica dopo aver illustrato le modalità di ripartizione in funzione del territorio, degli abitanti, delle caratteristiche di ciascuna Provincia e dopo aver riferito sui meccanismi di spesa o di riparto che venivano usati e sui criteri fondamentali sui quali agiva il deliberato della Giunta.
Sul riparto c'è stato il voto contrario del Gruppo comunista perché era un voto legato al bilancio. Biazzi diceva: "Noi abbiamo votato contro il bilancio e votiamo anche contro questa previsione. Però riteniamo importante che questo venga fatto, che non si lascino cadere i termini e che pertanto la Regione assuma questo provvedimento per non perdere il 25%". Tutto il Consiglio in quel momento era d'accordo con quell'iniziativa.
Adesso esaminiamo i tempi tecnici. Il collega Biazzi osserva che prima del 30 settembre la Giunta aveva il tempo per ritornare in Commissione per riferire ed esaminare il provvedimento. Noi abbiamo aspettato l'approvazione della legge, dato fondamentale altrimenti non potevamo assolutamente avere la disponibilità finanziaria. Il giorno 3 abbiamo mandato al Presidente del Consiglio la proposta di deliberazione pregandolo di informare la II Commissione sulla proposta di riparto. Non so se questo è avvenuto o meno però, prima della deliberazione della Giunta, la stessa ha mandato il provvedimento al Consiglio. Certo, non poteva aspettare il dibattito. I lavori del Consiglio venivano ripresi verso la metà di settembre. Il 30 settembre scadevano i termini per la presentazione delle richieste di mutuo da parte dei Comuni; per presentare le richieste i Comuni dovevano prima di tutto sapere di essere assegnatari, poi dovevano predisporre i loro progetti e i Consigli comunali dovevano approvarli infine dovevano inviare le richieste alla Cassa DD.PP. Non ritengo che ci fosse il tempo per ritornare in Consiglio per un dibattito. I funzionari addetti ai diversi Servizi hanno rispettato responsabilmente i criteri che erano stati illustrati in Commissione.
Il provvedimento in riferimento alla legge n. 318, che prevede le Regioni e perciò indirettamente il Consiglio, è corretto, tant'è vero che se non c'era il disposto dello slittamento della L.R. n. 18 (l'art. 6 della legge 34 recita che l'ammissione a fruire del contributo è deliberata dalla Giunta regionale) poteva sorgere il dubbio che da parte nostra si potesse compiere un atto non corretto e non in risposta alla legge 318. Siccome però il programma generale lo ha deliberato il Consiglio, e siccome a quel programma ci siamo riferiti con criteri di suddivisione e tali criteri grazie alla disponibilità della nostra legge, erano possibili di deliberazione di Giunta, il provvedimento che è stato adottato, a nostro avviso, è più che corretto.
Si può entrare nel merito per esaminare se è giusto disperdere, come detto nella mozione, 90 miliardi circa di investimenti nei diversi settori o se è più giusto concentrarli in un ambito programmatico di investimento ristretto.
Faccio due considerazioni. Primo, per focalizzare e ridurre a interventi globali su singoli territori, occorre perlomeno un Piano di sviluppo con riferimenti precisi, un programma articolato che giustifichi l'intervento almeno attraverso programmi territoriali operativi, pertanto un discorso programmatico che investa un dibattito non solo nel Consiglio ma anche nel territorio. Con quale criterio potremmo dire ai singoli Comuni, che sono affamati di risorse finanziarie, che la metà dei Comuni sono stati esclusi perché si è deciso indicativamente? Questo è possibile ed auspicabile con l'approvazione del Piano regionale di sviluppo che viene calato in diverse realtà con la predisposizione di piani territoriali operativi concentrando alcune risorse finanziarie a sostegno della politica del territorio.
La seconda considerazione è sempre rivolta alla preoccupazione di Biazzi che ritiene che le nostre risorse finanziarie abbiano sostituito delle risorse che sono a totale carico dello Stato in favore dei Comuni.
Biazzi, che è un attento intenditore delle problematiche dei Comuni, sa che tutti i Comuni contraggono immediatamente il mutuo per 100 milioni (cifra che ha trovato riscontro nella legge finanziaria). La Cassa DD.PP. ha comunicato a tutti i Comuni inferiori ai 5.000 abitanti che possono contrarre mutui fino a 100 milioni esclusivamente per depurazione acquedotti e fognature. E nessun Comune ha tralasciato questa disponibilità.
La risorsa che abbiamo affiancato con le indicazioni che gli uffici della depurazione delle acque, delle fognature e degli acquedotti hanno fatto, è un'aggiunta di risorse necessarie per risolvere quei problemi. 0 siamo convinti che abbiamo alle spalle un arretrato di miliardi prima di risolvere i problemi degli acquedotti, delle fognature e della depurazione delle acque dei Comuni, altrimenti non è pensabile che questo aiuto non possa essere considerato aggiuntivo alle risorse finanziarie dei Comuni.
I colleghi della II Commissione hanno ricevuto i tabulati che dimostrano che più del 90% dei Comuni ha fatto richiesta dei mutui e oggi quasi il 90% degli stessi ha già emesso in atto la realizzazione delle opere. E' un risultato importante.
Non sono in grado di dire a che punto sono i Comuni con la contrazione di mutui con il Ministero degli Interni, quelle risorse finanziarie quasi a totale carico dello Stato rapportate alle rate assegnate in ragione di L.
14.300 per abitante più la quota fissa, che vengono assegnati, purché venga rispettato il tetto del 25% che favorisce soprattutto i Comuni più importanti, spesso a danno degli altri Comuni. Su questo punto c'è molta incertezza e poca preparazione da parte dei Segretari comunali. Per fortuna è possibile attivare entro quest'anno anche i mutui dell'anno scorso. I Segretari comunali, che andiamo informando, scambiano la rata di mutuo come la possibilità di contrazione di mutuo da parte dei Comuni, quindi spesso si vanifica questa azione. Aspettiamo di conoscere il contenuto della legge finanziaria e del decreto finanziario di quest'anno per capire cosa si potrà fare a sostegno della politica dei Comuni.
La mozione comunista conclude impegnando la Giunta a presentare entro novembre - dicembre 1986 la proposta per il programma finanziario del 1987.
Il bilancio non prevede impegni per le opere pubbliche, le ristrettezze quest'anno sono tali che sarà difficile, se non nell'assestamento di bilancio, trovare delle risorse finanziarie da dirottare su questi investimenti.
Il 31 maggio è il termine ultimo per la presentazione dei programmi regionali. Se si va alle elezioni, il decreto legge scivolerà a dopo le elezioni, vanificando la possibilità dei Comuni di fare i propri bilanci.
Il "Sole 24 Ore" di questa mattina dice che il riferimento dei servizi dal 40% è portato al 32% e i 200 miliardi messi a disposizione per le quote di ripiano finanziario sono da intendersi aggiuntivi ai ripiani finanziari del passato, pertanto sono risorse fresche che vengono messe a disposizione. Il Ministro del Tesoro, e per esso il Sottosegretario Fracanzani, si è dichiarato disponibile verso questa politica monetaria a sostegno della finanza dei Comuni, con le riserve che ovviamente il Ministero del Tesoro propone per assicurare le coperture finanziarie. Il Comune di Milano, attraverso il Sindaco che ieri era a Roma per assicurare al di fuori della quota di riferimento finanziario, la copertura dei mutui delle grandi città, va a creare un'altra somma, un'altra ricerca di risorse finanziarie che andrebbe a premiare esclusivamente le grandi aree metropolitane a danno economico di altri Comuni. Questo per dire che siamo all'esame preliminare delle due Commissioni, Finanza e Tesoro, per capire quale sarà l'iter che il decreto compirà e quali saranno le mine che troverà sul suo percorso.
Una questione di carattere tecnico. Il 31 dicembre era scaduta la proroga della legge n. 18. La Giunta ritiene di presentare una nuova richiesta di rinvio di applicazione di questa legge. Onestamente si deve riconoscere che ci sono due ragioni fondamentali che vanno riviste. Il termine del 31 luglio è troppo rigido per i Comuni. I Comuni hanno approvato i bilanci a partire dal mese di settembre dell'anno scorso pertanto le richieste al 31 luglio, legate ai bilanci, sono letteralmente saltate. Non si conoscono le disponibilità effettive delle risorse finanziarie, ma soprattutto un discorso programmatorio unitario di tutte le risorse e di tutti i settori,con la finalizzazione sistematica che lo Stato fa delle somme, diventa difficile ricondurle ad una sola data e assicurare un programma unitario di tutti gli interventi regionali. Si dovrà affrontare il discorso di sostegno della programmazione regionale, però in modo che i riferimenti alle risorse finanziarie dello Stato siano più articolati e tali da non costringere il rinvio a residui di bilancio da parte della Regione; la programmazione della spesa deve essere articolata per settori e per scadenze e deve essere legata il più possibile alla conoscenza della situazione finanziaria degli Enti locali che oggi è sconosciuta alla Regione, nonostante che in passato si siano fatti parecchi sforzi per avere un riscontro finanziario sui bilanci consolidati dei Comuni.
Ecco perché sarà difficile da parte nostra rispettare il temine del 31 maggio; oltretutto c'è pericolo in questo momento di elezioni anticipate e non vorrei essere accusato di fare un programma pre-elettorale. Risorse finanziarie nel bilancio non ne esistono, pertanto si rischia quest'anno di perdere quel 25% del programma regionale. Chiederemo che questo termine venga fatto slittare alla fine dell'anno per consentire un programma regionale.
Aspettiamo il rendiconto del bilancio per capire esattamente quali sono le risorse finanziarie impiegabili, a costo di partire con un pochino di ritardo l'anno prossimo, cercando di ottenere dallo Stato un giusto riequilibrio del nostro bilancio, cioè il riconoscimento pro capite della somma attribuita al Piemonte, che è circa il 50% di quanto è attribuito per esempio, alla vicina Lombardia, riequilibrio che forse era stato fatto in un momento di particolare carenza di spesa. L'intendimento del Ministro del Tesoro sembra essere quello di recuperare attraverso una legge ad hoc per consentire questo atto di giustizia. Significa rinsanguare la quota necessaria per la politica regionale; in caso contrario, occorrerà una riflessione da parte di tutti e sarà interessante capire come può essere collocata l'intera politica regionale, quali sono le priorità che si dovranno dare visto che non ci saranno risorse finanziarie per tutti e per tutto da parte della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Eravamo intesi che l'Assessore Cerutti avrebbe incorporato nella comunicazione della Giunta anche la risposta agli interrogativi posti dalla nostra interrogazione. Per questa ragione questa mattina avevamo rinunciato a svolgerla onde accorparla al presente dibattito sulla mozione.
Entrando nel merito, ricordo rapidamente che l'interrogativo di fondo da noi proposto prende spunto dall'esame che abbiamo compiuto nei Comuni della Provincia di Vercelli che hanno ottenuto o meno i contributi regionali per OO.PP., dal quale è emersa una ben strana situazione: vi sono Comuni che hanno ottenuto contributi pur non risultando, dai tabulati quali presentatori di specifiche richieste, mentre hanno avuto negato il contributo Comuni che avevano per tempo e motivatamente avanzato richiesta all'Assessorato. Ci pare una situazione abbastanza grave che, se confermata, starebbe a significare il prevalere di logiche discrezionali non accettabili.



PRESIDENTE

La parola ancora all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alle opere pubbliche

Nessuna discrezionalità è stata fatta nei confronti dei Comuni. Pu darsi che qualche tabulato non riporti tutti i Comuni, ma tutti i Comuni che hanno beneficiato degli interventi hanno presentato i programmi di attuazione e la richiesta finanziaria. Sono a disposizione del collega il tabulato, la domanda del Comune e la scheda relativa.
Era stato deciso di assegnare per le sedi municipali, per gli impianti di illuminazione e per i cimiteri, un contributo per Ente. Per le opere stradali si era stabilito di privilegiare gli interventi resi necessari in conseguenza di calamità gravi, quelli a completamento di pronto intervento e di opere definitive che hanno beneficiato di un primo finanziamento per i danni alluvionali, nonché gli interventi per maggiori oneri per perizie suppletive e revisione prezzi, le aggiudicazioni in aumento, la definizione di riserve di interessi per ritardati pagamenti, nonché il ripristino di strade in conseguenza di costruzione di acquedotti e di impianti di metanizzazione.
Per quanto riguarda acquedotti e fognature si era previsto il finanziamento per ampliamenti e completamenti di opere in corso ed interventi urgenti per sistemazioni di necessità sotto il profilo igienico sanitario.
Infine, per gli impianti di depurazione consortili si era stabilito di seguire le priorità di cui al piano regionale per la qualità delle acque.
Questi i criteri seguiti alla lettera, sotto la responsabilità dei singoli funzionari responsabili di ciascun settore. Non ho motivo di dubitare che il loro lavoro non sia stato corretto.



PRESIDENTE

Ricordo che questo dibattito assorbe anche l'interrogazione presentata dai Consiglieri Valeri e Acotto; quindi il Consigliere Valeri svolge il suo intervento nell'ambito di questa riassunzione generale delle iniziative che erano state portate al Consiglio.
La parola pertanto al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Ho chiesto immediatamente la parola perché, ricordando le veementi prese di posizioni critiche che il Gruppo della DC in modo particolare assunse nella precedente legislatura, circa il riparto dei contributi regionali alle Amministrazioni comunali, il fornire qualche elemento concreto di riflessione può consentire una verifica non occasionale di quanto sta attualmente accadendo in questo campo.
L'interrogazione presentata assieme al collega Acotto, infatti, fa leva essenzialmente su una ragione politico - programmatica di fondo consistente nell'accertare il mantenimento o meno di una scelta che non solo le Giunte precedenti, ma tutto il Consiglio regionale avevano compiuto allorquando, a ridosso dell'esperienza comprensoriale, affermarono in più circostanze la volontà che i programmi di settore fossero il frutto di un confronto con le Amministrazioni locali delle diverse aree, onde evitare il ritorno a politiche in passato definite dei "santi in Paradiso".
Perciò siamo andati a controllare, presso gli uffici regionali, i tabulati che hanno supportato la stesura del programma della Giunta, e con nostro stupore abbiamo dovuto constatare che non uno, ma numerosi Comuni che avevano presentato richiesta per tempo erano stati esclusi dal riparto mentre si ritrovavano, tra i beneficiari, Comuni non rintracciabili sui tabulati in quanto non presentatori di richiesta.
E' il caso, ad esempio, del Comune di Lenta, che risulta essere beneficiario di contributi a dispetto del fatto che la deliberazione di richiesta da esso inviata è protocollata in data 4 settembre 1986, ossia successivamente alla data in cui la Giunta regionale ha deliberato il riparto dei fondi. Per converso, ripeto, altri Comuni che avevano presentato domanda per tempo sono stati esclusi. Per cui ripropongo l'interrogativo iniziale.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alle opere pubbliche

Di che colore è l'Amministrazione di Lenta?



VALERI Gilberto

Chiamiamola di centrodestra, liberal-democristiana. Va bene? Per scusa Cerutti, ciò cosa cambia circa il fatto che questa Amministrazione ha preso il contributo pur non avendone i requisiti solo perché i suoi "santi in Paradiso" l'hanno aiutata? Sino a prova contraria, questo è un patente esempio di scorrettezza amministrativa e di ritorno politico a metodi che consideravamo superati, che tolgono ogni certezza nelle procedure e nel rapporto Comuni-Regione. Non credo che qualche battuta possa cancellare questa realtà oggettiva, ed anche se su giornali e riviste abbiamo letto interviste e dichiarazioni secondo le quali questa Giunta avrebbe il merito di aver rinnovato in modo sensibile le procedure, i metodi di governo, i comportamenti e i rapporti con gli Enti locali, a maggior ragione la smentita dei fatti è pesante.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alle opere pubbliche

Sicuramente il rinnovamento non è avvenuto in queste cose, perch l'Assessore è lo stesso.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

C'è una continuità.



VALERI Gilberto

No, questo lo affermi tu.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Stai parlando con i toni del Tribunale della Santa Inquisizione! Abbi pazienza!



VALERI Gilberto

Perché? Scusa, dovremmo prendere a prestito i tuoi toni? Preferisco avere i toni della Santa Inquisizione e comportarmi in maniera amministrativamente corretta piuttosto dei toni del monaco dimesso cui corrisponde questo genere di comportamenti. Il problema che abbiamo sollevato credo giustifichi anche qualche accoratezza del discorso - se me lo consente il Presidente - che esclude, peraltro, qualsiasi animosità. Per un decennio si è lavorato nella convinzione che il ruolo della Regione potesse affermarsi nella misura in cui esso fosse radicato ad un rapporto corretto con le Amministrazioni locali, con i 1.209 Comuni che costituiscono il tessuto connettivo della società piemontese, ed il vedere stravolto questo lavoro non può non indurre quel moto di preoccupazione che spiega ampiamente il tono accorato della nostra denuncia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Il mio intervento si limiterà a poche considerazioni che partono dalla mozione presentata dai colleghi del Gruppo comunista e dalle notizie che sono state fornite dalla Giunta nell'intervento dell'Assessore Cerutti.
Le notizie fornite dalla Giunta hanno contribuito a riportare la vicenda nei suoi giusti termini e hanno fornito utili elementi di risposta sul piano tecnico-operativo.
Al di là dell'addentrarsi nello specifico delle argomentazioni tecniche, ancorché questo sia doveroso perché la mozione del Gruppo comunista e la relazione dell'Assessore fanno riferimento esplicito a norme di legge e a procedure amministrative di applicazione delle leggi stesse emerge l'esigenza di rilanciare un metodo di programmazione che non sia soltanto una programmazione letta sui libri e in termini ampi e generali ma una programmazione molto più mirata per settore d'intervento. In questi anni da un lato c'è stata da parte della Regione l'incapacità di avviare delle politiche di programmazione che avessero un substrato economico di riferimento; dall'altro, una grande incertezza per quanto riguarda il sistema complessivo della finanza locale che ha fatto si che gli Enti locali non potessero approvare i bilanci, dando indicazioni finanziarie d'intervento, se non in tempi molto avanzati, se non addirittura oltre la metà dell'anno.
Questo finisce per riverberarsi e per avere degli effetti anche sulle nostre leggi. Noi abbiamo alle nostre spalle una legislazione regionale, in termini di programmazione di opere pubbliche e di date entro le quali devono essere presentate le schede e i famosi programmi operativi, che purtroppo non coincide con i tempi dei bilanci dei Comuni. C'è una sfasatura tra i tempi che diamo ai Comuni per presentare i programmi operativi delle opere pubbliche e le disposizioni nazionali in termini di bilancio. Diventa difficile per un Comune presentare a febbraio i programmi operativi, quando saprà soltanto a luglio, ad agosto o a settembre quante risorse potrà usufruire. Ciò comporta o che il Comune non predispone le schede ritenendole del tutto superate, oppure che presenta schede per qualunque e qualsivoglia tipo di intervento.
Dobbiamo dire che la sommatoria delle schede rappresenta la programmazione? E' un mito che dobbiamo sfatare, perché proprio questa sfasatura fa si che i Comuni presentino schede per qualunque tipo di intervento, al di fuori molte volte di qualunque logica di programmazione.
Al di là degli aspetti particolari, questo dibattito deve servire per richiamare l'attenzione sulla situazione attuale che vede da un lato la Regione con crescenti difficoltà nel dare delle risposte agli Enti locali in termini programmatori e finanziari e dall'altro gli Enti locali che debbono rispettare i tempi di presentazione dei programmi operativi previsti dalla legge, al di fuori di qualunque certezza di ordine finanziario.
Detto questo, la Giunta ha fatto uno sforzo per utilizzare comunque gli spazi, piccoli o grandi, che la legge consentiva. Questo va visto in modo estremamente positivo. In questo quadro di incertezze e di difficoltà la Giunta ha cercato comunque di operare in termini tempestivi per sfruttare quel minimo spazio che le è stato dato, per cercare di mettere a disposizione degli Enti locali un certo numero di risorse. Peraltro mi pare che anche nel dibattito di fine luglio 1986 i colleghi lo abbiano riconosciuto.
La Giunta correttamente ha avviato le procedure quando ha avuto certezza che lo sbocco finale dei decreti sulla finanza locale era quello.
A mio avviso, ha operato correttamente nella scelta del trasformare le risorse dal conto capitale in conto interessi, perché - come è stato ricordato - non si trattava di risorse a disposizione della Regione avrebbe dovuto comunque contrarre un mutuo per poter erogare questi contributi e ha ritenuto opportuno attivare una massa considerevole di risorse, se è vero che oltre il 90% dei Comuni comunque ha attivato questo meccanismo. Con questa manovra siamo riusciti a dare agli Enti locali del Piemonte le risorse per attivare opere pubbliche per oltre 80 miliardi e credo che questo sia un risultato da apprezzare nella sua giusta luce.
Dalla relazione della Giunta emerge come sono state rispettate le procedure; già nella legge venivano indicati alcuni criteri di riparto sia pur soltanto a livello territoriale, che venivano definiti come acquisiti dal Consiglio regionale, con l'approvazione della legge e la discussione in I Commissione di questo piano di massima di intervento della Regione nel settore delle opere pubbliche. Il successivo programma, alla luce della modifica della legge n. 18, è un atto che compete alla Giunta regionale quindi, assumendolo, la Giunta ha rispettato pienamente la vigente legislazione regionale.
Con il trascinamento dei decreti sulla finanza locale ci troviamo nella curiosa situazione di Enti locali che debbono fare delle schede con dei programmi senza sapere su quali finanze possono contare. Credo che questo possa da un lato aver ingenerato la spinta a fare comunque delle richieste e dall'altro a non farne, non sapendo su quali risorse si poteva contare.
Presumo che il programma deliberato dalla Giunta abbia rispettato comunque il criterio di ammettere a contributo Comuni che avevano presentato il programma, tenendo conto però dei criteri che sono stati illustrati dalla Giunta nell'assegnazione dei contributi, la soglia demografica, la revisione prezzi, le opere urgenti, gli interventi di ripristino dopo lavori relativi ad acquedotti, alle fognature, alle strade tutti criteri che sono ricondotti e ripresi all'interno della deliberazione della Giunta regionale. Da questo punto di vista la deliberazione ha la piena legittimità.
Dobbiamo considerare il fatto che si è attivato in tempi rapidissimi un meccanismo che ha consentito agli Enti locali di dare una risposta positiva a una serie considerevole di esigenze avanzate dalla comunità locale attivando opere pubbliche per un numero considerevole di miliardi; dobbiamo considerare il fatto che, ai sensi della legislazione regionale e nazionale, sono state rispettate le indicazioni relative al piano di massima e relative all'approvazione dei programmi che, ai sensi della modifica della legge n. 18, sono di competenza della Giunta regionale.
Queste riflessioni in materia di opere pubbliche non devono nascere dall'esame dei Comuni che hanno avuto o che non hanno avuto i contributi perché su tutti gli atti della Regione, passati, presenti e futuri, in tutte le materie di intervento, dall'agricoltura alle opere pubbliche, dal turismo all'edilizia scolastica, ciascuno di noi avrà qualche caso particolare da lamentare e da segnalare. Questa non è però la strada da imboccare e, se vogliamo imboccarla, dobbiamo tenere presente che la Regione avrebbe difficilmente potuto in precedenza attivare questo meccanismo. Il bilancio di previsione non assegnava alcun stanziamento per singoli interventi, ma accorpava le risorse regionali in un unico capitolo.
Solo con l'assestamento definimmo le risorse per capitoli a maggio o a giugno, quindi il termine di luglio non si poteva anticipare.
Le forze politiche dovrebbero da questa esperienza fare una riflessione complessiva sull'opportunità di una revisione del corpus legislativo in materia di opere pubbliche regionali. Questo è un insegnamento che dobbiamo trarre da questo dibattito, oltre all'amara considerazione che, stante l'attuale situazione della finanza regionale e della continua decretazione in tema di finanza locale, diventa davvero difficile conciliare la conoscenza delle risorse a disposizione degli Enti locali con le indicazioni programmatiche e l'invio delle schede da parte dei Comuni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Quaglia.



QUAGLIA Giovanni

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la mozione presentata dal Gruppo comunista ripropone, al di là delle questioni specifiche pure importanti che essa tratta e a cui l'Assessore Cerutti ha fornito una risposta puntuale, esauriente, che noi condividiamo, alcuni problemi di grande rilevanza che già hanno formato oggetto di dibattito in quest'aula parecchie volte. Alcuni sono già stati evidenziati nella risposta dell'Assessore Cerutti e nell'intervento del collega Mignone; brevemente li vorrei ricordare per una riflessione comune.
Un primo problema significativo è che ci troviamo ad operare, come complesso delle autonomie, Regioni comprese, in una situazione di permanente incertezza legislativa. Mancano dei punti di riferimento, manca un quadro generale in cui collocare i discorsi sulla finanza locale; ogni anno si aspetta che passi qualche mese per poter disporre dei decreti legge e così Comuni, Amministrazioni provinciali e Regioni per la loro parte sono in estrema difficoltà a poter operare con tempestività e in quell'ottica di programmazione che da nessuno è mai stata smentita, che va riproposta, sia pure magari in termini leggermente diversi rispetto al passato, ma che, per poter essere concretizzata, deve avere dei punti di riferimento certi. Questi punti di riferimento non ci sono stati, non ci sono stati in particolare nel 1986, quando ben quattro decreti legge sono stati presentati, fino all'ultimo convertito in legge in agosto, quando ormai il termine per l'approvazione dei bilanci era scaduto il 31 luglio.
Inquadrata questa situazione, anche la legge che ha trasferito risorse previste in conto capitale in conto interesse per il finanziamento della quota del 5% a carico della Regione, per poter usufruire del 25% dei mutui messi a disposizione dalla Cassa DD.PP., per opere che facessero parte di piani o programmi regionali, ha sicuramente risentito di questa difficoltà e di questa corsa contro il tempo. Il d.d.l., n. 318 prevedeva infatti che le Regioni approvassero piani o programmi entro il 31 luglio, che contribuissero con un contributo non inferiore al 5%, che gli Enti locali interessati (e non le Regioni, come diceva prima Biazzi) entro il 29 settembre, cioè entro i 60 giorni successivi, presentassero la richiesta di mutuo, avendo già approvato i progetti da parte dei Consigli comunali e da parte dei vari organi tecnici che sono deputati alla loro approvazione.
Quindi, effettivamente, oltre il 31 luglio non si poteva andare. Ma questo è un discorso di carattere generale che riguarda la situazione di incertezza in cui ci troviamo ad operare da qualche tempo.
C'è un secondo aspetto di carattere generale che mi pare meriti qualche riflessione e cioè quale debba essere il ruolo del Consiglio regionale e quale debba essere il ruolo della Giunta. A mio avviso, abbiamo detto molte volte, forse anche troppe, che le Regioni in questi ultimi tempi si sono limitate ad un'attività di pura gestione e hanno dimenticato l'attività prevalente che è quella di legiferare e di programmare. Se vogliamo riportare le Regioni al loro ruolo vero, quello che è loro conferito dalle leggi istitutive, credo che in sede di Consiglio regionale e delle sue articolazioni sia giusto discutere, approfondire e dibattere sui criteri sugli orientamenti e sulle ipotesi di riparto. Spetta poi all'esecutivo definire gli interventi, accogliere le richieste e compiere scelte di priorità sulla base della documentazione che gli Enti locali producono e delle conoscenze che i vari Assessorati hanno. Non so quale possa essere la soluzione, ma è un problema che voglio sottoporre a riflessione mia e dei colleghi, perché se non chiariremo questo punto ci troveremo di fronte a sollecitazioni in un senso o nell'altro senza avere una linea precisa di comportamento.
Il programma di interventi è stato presentato in I Commissione dagli Assessori Cerutti e Maccari e non in II Commissione (questa è un'osservazione legittima e giusta che bisogna tenere presente). Il Consiglio, prima della pausa estiva, si riuniva per l'ultima volta e non si è pensato, mentre si poteva ben fare, a una riunione congiunta delle due Commissioni per affrontare questa questione. Quello però che a mio avviso doveva fare il Consiglio, adempimento che la Giunta doveva rispettare e a mio avviso ha rispettato, era quello di esaminare il piano di interventi cioè il programma che è stato presentato, su richiesta della Commissione consiliare il 22 luglio, poi discusso il 29; non si trattava solo di una legge di carattere finanziario o di bilancio, ma di una legge che interessava una corposa possibilità di intervento nel settore delle opere pubbliche.
Nella stessa giornata del 29 la Commissione approvò i criteri di riparto, approfondì - e io lo dissi anche nella relazione alla legge il 31 luglio - con gli Assessori Cerutti e Maccari le proposte di riparto, il riparto dei fondi tra le sei Province e i criteri relativi. Quindi credo che questo potesse già essere inteso un piano di massima sufficiente, vista la ristrettezza dei tempi, tanto che è stato considerato sufficiente anche dalla Cassa DD.PP., seppur con la riserva di trasmettere gli elenchi specifici in seguito.
Quando il 31 luglio il Consiglio regionale approvò quel disegno di legge, la Giunta deliberò questo piano di interventi; non c'era assolutamente tempo per rinviare questa decisione. Probabilmente avremmo potuto in II Commissione approfondire successivamente l'elenco degli interventi, ma i tempi - ci ha detto l'Assessore e posso convenirne - non sono stati ampi.
La terza questione che questa problematica pone in evidenza è la mancanza per la Regione di punti di riferimento sul territorio. Negli anni in cui c'erano i Comitati comprensoriali, poi soppressi (e credo che per alcuni anni, almeno fino al 1983, essi abbiano svolto un ruolo importante e significativo), i Comprensori consentivano un filtro, una verifica, un momento di coordinamento tra i Comuni, tra le loro esigenze, stabilivano delle priorità che la Regione e gli Assessorati, almeno quelli più sensibili, rispettavano. La Giunta nel 1986 non aveva assolutamente più punti di riferimento sul territorio per poter concordare, coordinare e verificare le priorità.
Mi auguro che in futuro le aree-programma, che spero presto andremo ad individuare, possano essere utilizzate, sia pure soltanto come momento di consultazione, per verifiche di questo genere e per approfondimenti che alla fine non danno adito a pensieri reconditi sul modo di giungere al finanziamento di certi interventi e all'esclusione di altri.
Ancora qualche breve considerazione. Sono convinto che la maggior parte dei Comuni ha utilizzato il contributo dato dalla Regione come finanziamento aggiuntivo a quelli che potevano contrarre direttamente con la Cassa DD.PP. Molte volte diciamo che questi contributi nei decorsi anni sono andati ad impinguare le casse dello Stato e non invece a favore, reale e sostanziale, dei Comuni. I Comuni hanno avuto disponibilità notevoli in termini di finanziamento di opere pubbliche, però il limite del 25% dei primi tre titoli delle entrate non è mai stato modificato: i piccolissimi Comuni sono tutti arrivati al tetto massimo, non possono più contrarre mutui. Se nei dieci-dodici anni passati la Regione non avesse contribuito prima con il 6%, l'anno scorso con il 5%, sicuramente quei Comuni, che ancora sono in condizione di poter stare in questo tetto, ormai avrebbero "splafondato" e non avrebbero praticamente nessuna possibilità di contrarre mutui se non per quei 100 milioni, che non incidono molto, seppure sono necessari, e che sono a totale carico dello Stato. Quindi, il contributo della Regione è quanto meno servito a consentire ai Comuni di avere una minore quota di interessi a carico del proprio bilancio, consentendo in tal modo di poter continuare a contrarre mutui con la Cassa DD.PP.
E' un discorso sul quale bisogna fare una riflessione approfondita anche di carattere tecnico; ritengo però che non sia così semplice individuare se questo sia stato decisamente un male o se non abbia avuto anche dei riscontri positivi.
L'operazione complessivamente ha dato dei risultati indubbiamente positivi: si sono messi in movimento 70-80 miliardi di interventi in opere pubbliche che partiranno quest'anno. In un momento di difficoltà di interventi, difficoltà che - lo voglio richiamare perché è un mio chiodo fisso - derivano non solo e non tanto dai finanziamenti quanto piuttosto dal regime di eccessiva burocrazia che impedisce molte volte la celerità degli interventi, credo che l'operazione complessivamente si possa giudicare in termini positivi.
Condivido la considerazione che nella chiusura del suo intervento faceva l'Assessore Cerutti sul piano di sviluppo per progetti (credo che ormai tutti abbiamo abbandonato il discorso della programmazione globale onnicomprensiva) che renderà più facile verificare la nostra capacità di programmazione. Soprattutto credo che sia questa la dimostrazione che certe parti della legge n. 18, che noi a suo tempo avversammo, continuano a non funzionare e a creare delle difficoltà. Credo che la Giunta stia già ponendo, mano alla modifica della legge n. 18; probabilmente sarà opportuno un rinvio al 31/12/1987 della sua applicazione in attesa di prevedere dei correttivi che consentano di legarci con i tempi che gli Enti locali devono osservare nel predisporre i loro bilanci, le loro schede operative e le loro richieste di intervento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Gli interventi che mi hanno preceduto, a partire dall'illustrazione della mozione presentata dal Gruppo comunista all'intervento dell'Assessore Cerutti e agli interventi degli altri colleghi hanno già chiarito i termini di questa discussione. E' stata una discussione positiva anche per valutare alcuni aspetti della legge da modificare per meglio realizzare gli obiettivi e la funzione della Regione.
Do un giudizio positivo sul modo in cui ci siamo mossi, tenuto conto dei tempi stretti nei quali ci siamo trovati. Ricordiamo tutti quel giorno in cui ci fu una discussione vivace attorno a questi tempi stretti. Tenuto conto delle risposte che sono venute, che hanno toccato il 90°6 dei Comuni interessati a questa nuova proposta, tenuto conto del fatto che si è potuto mettere in atto circa 85-90 miliardi di interventi nel settore, è un risultato del quale bisogna tenere conto in un momento di grande difficoltà. La Regione, seppure in tempi stretti, ha mandato un segnale, ha dato una risposta in termini positivi anche a problemi che attengono a questioni occupazionali, senza contare che c'è stata da parte della maggioranza dei Comuni una domanda diretta ad utilizzare dei contributi per ammodernamento di tutta una serie di settori pubblici molto importanti. E' un risultato importante, anche se abbiamo rilevato delle incongruenze all'interno della procedura, che probabilmente dovrà essere rivista.
Sono d'accordo che la Regione deve trovare un modo nuovo di rapportarsi con gli Enti locali. Fino a ieri questo rapporto esisteva attraverso la partecipazione degli amministratori nella vita del Comprensorio. Questo sicuramente rappresenta un elemento di carenza. Si deve anche tenere presente il fatto che si è dovuto operare attraverso i decreti legge, nei confronti dei quali nessuno ha mai manifestato grande entusiasmo, e nemmeno il Governo. Semmai sono il segno di alcune difficoltà nel procedere verso una programmazione che a partire dalle leggi nazionali tocca le Regioni e arriva agli Enti locali in molti settori. Recentemente abbiamo parlato delle esigenze del settore della scuola e della necessità di intervenire velocemente per non far perdere alla Regione e agli Enti locali il contributo necessario per una serie di opere.
Questo dibattito deve anche consentirci di vedere le strozzature, le difficoltà, i salti mortali che occorre fare per dare risposte puntuali alle domande, risposte che se non vengono date tempestivamente fanno perdere a noi e ai nostri Comuni la possibilità di fare interventi importanti ed essenziali. Si tratta quindi di vedere quali modifiche dobbiamo apportare e quali questioni dovremo portare a conoscenza dei futuri governi, in ogni caso al Parlamento, non so se questo o al futuro Parlamento, perché...



MARCHINI Sergio

Basta dirlo a Craxi.



ROSSA Angelo

Vedi, collega Marchini, come in una partita di calcio, dal momento in cui l'arbitro fischia l'inizio, è difficile prevederne la fine. Craxi è stato accusato molte volte di aver fatto dei decreti, ma Craxi non ha potuto realizzare quelle riforme di carattere istituzionale e procedurale necessarie per ammodernare questo Paese e, nel momento in cui ha cercato di farlo, si è trovato in grandi difficoltà al punto che è stato addirittura messo nella condizione di dover rassegnare le dimissioni; le sue dimissioni sono legate alla volontà di rinnovamento delle istituzioni e delle procedure, perché il decreto legge è la conferma delle difficoltà nel dirigersi verso procedure programmate, fatte per progetti, fatte per previsione. Qui entra in gioco una serie di forze interessate a rendere difficile il cammino, soprattutto perché in questo modo queste forze in qualche misura si appropriano di competenze della Regione.
Noi abbiamo il dovere di difendere il nostro ruolo e le nostre competenze. Quindi, anche dal punto di vista delle opere pubbliche, credo sia necessaria una precisazione da parte della Regione per far sapere a questo o al futuro Parlamento che le Regioni non intendono farsi espropriare delle loro competenze, ma insieme allo Stato e agli Enti locali vogliono concorrere nel modo giusto, senza la fretta che produce affanni ed incongruenze non soltanto nel settore delle opere pubbliche, ma anche in altri campi.
In questo quadro vorrei chiedere di tener conto oltre che dei Comuni al di sotto dei 1.000 abitanti, anche di quelli appena al di sopra di quella soglia, in quanto non vi è molta differenza tra i primi e i secondi. Ho avvertito direttamente questo problema nel mio paese che non ha usufruito di nessun concorso perché fa parte della fascia di Comuni che superano di poco la soglia dei 1.000 abitanti.
Il mio augurio è quindi che si proceda con una visione programmata e non presi dall'affanno.



PRESIDENTE

Uno dei proponenti la mozione ha diritto di replica e di formulare proposte.
La parola pertanto al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Il dibattito che si è avviato sulla mozione presentata dal nostro Gruppo mi pare sia stato utile per il Consiglio regionale. Si tratta ora di arrivare alle conclusioni.
Vorrei preliminarmente fare alcune precisazioni sull'andamento del dibattito. Va precisato che il provvedimento del 3 o 4 settembre non è arrivato in Consiglio regionale prima dell'adozione da parte della Giunta ma successivamente...



CERUTTI Giuseppe, Assessore alle opere pubbliche

E' arrivato il giorno prima dell'adozione del provvedimento da parte della Giunta.



BIAZZI Guido

Assessore, la lettera è stata protocollata dal Consiglio regionale il 5 settembre, ma non è problema di giorno più o di giorno meno. Non mi rivolgo solo all'Assessore Cerutti, ma alla Giunta e alla maggioranza.
L'impostazione generale data a questi interventi e a questi atti è molto grave. Agli inizi di settembre, non sapendo che era stata adottata la deliberazione della Giunta, avevo chiesto in I Commissione che fine aveva fatto l'impegno assunto in Consiglio regionale, approvando la legge finanziaria regionale, di ritornare in Commissione e in Consiglio. Il Vicepresidente della I Commissione Quaglia disse che la Giunta aveva già deliberato e che non si poteva più fare niente. In quel momento ho saputo informalmente che era già stato assunto un atto definitivo da parte della Giunta e della maggioranza su un provvedimento che doveva ritornare in Commissione e in Consiglio. Questo, al di là dei due o tre giorni di differenza, rivela un atteggiamento molto grave di sottovalutazione del ruolo delle Commissioni e del Consiglio per interventi così importanti ed anche decisivi. Teniamo presente che siamo di fronte ad un atto che riguarda la destinazione di risorse che è di gran lunga più importante dell'intero esercizio 1986, da cui però sono stati esclusi Commissione e Consiglio regionale. Di fatto non esiste alcun programma o proposta di programma deliberato dal Consiglio regionale. Ci fu solo l'approvazione di una legge finanziaria con delle note a margine informali, ma la legge nazionale non fa distinzione sulla L.R. n. 18, dice semplicemente e in modo chiaro che le Regioni devono approvare i piani e i programmi.
Questo non è stato fatto e la legge nazionale è chiarissima in questo senso e, quando si parla di Regione, noi intendiamo sempre il Consiglio regionale.
Mi sembra che a giustificazione si portino dei sofismi; si dice che i tempi erano stretti, che i Comuni dovevano presentare le domande e approvare i progetti. Ma, colleghi, mi sapete spiegare, con una deliberazione assunta il 3 settembre e una decisione da prendere il 29 settembre, che differenza fa portare o meno in Commissione la proposta di piano o di programmi per quanto riguarda la redazione e l'approvazione di progetti esecutivi da parte dei Comuni? 0 c'erano già, altrimenti a Ferragosto chi preparava i programmi e i progetti? Oppure, con maggiore rigore, dopo l'assegnazione dei contributi da parte della Giunta regionale dopo il 4 settembre fino al 29 settembre, quali progetti potevano essere redatti e approvati dai Consigli comunali? Tanto valeva abbinare i procedimenti in parallelo. Dal 3 di settembre la Giunta aveva un mese per informare almeno la Commissione e il Consiglio su quello che era stato fatto. Questa esigenza fondamentale tutti dovrebbero farla valere in questo Consiglio. Non è quindi questione di due o tre giorni nell'invio della copia della deliberazione alla Commissione ma è un problema di atteggiamento complessivo, di sottovalutazione del ruolo del Consiglio. Ieri abbiamo detto cose ben più gravi e ben più pesanti su una deliberazione che tutto sommato ha avuto un iter molto più partecipato di quella che.stiamo esaminando.
Pesa la mancanza di riferimenti sul territorio, ma almeno cerchiamo di recuperare nel confronto nelle nostre sedi istituzionali. Mi sono anche meravigliato di questo atteggiamento perché l'Assessore alle opere pubbliche è sempre stato disponibile a confronti ampi all'interno della Commissione sulle varie problematiche. Noi riteniamo che sia stato un errore della Giunta e della maggioranza non rendersi conto che di fronte ad un atto di tale rilievo occorreva il massimo di confronto e di apertura.
Più nello specifico, sugli acquedotti e sulle fognature, mi risulta che non tutti i Comuni che hanno ricevuto il contributo avevano utilizzato la quota messa a disposizione da parte della Cassa DD.PP. L'Assessore ha parlato di disinformazione dei Segretari comunali, di disinformazione di carattere generale e di tempi stretti, certamente sono successe cose incredibili anche perché è mancato un controllo e un confronto preciso e puntuale nel merito.
Per questo chiediamo una verifica su ciò che è stato fatto per trarre delle indicazioni per il programma e i progetti del 1987 che dovremo presentare entro il 31 maggio. Si trovino le sedi più opportune per questa analisi.
L'altra verifica riguarderà l'utilizzo effettivo dei fondi tramite i provvedimenti della finanza locale, verifica necessaria perché la Regione possa svolgere il suo ruolo di governo e di coordinamento. Non mi è stata data risposta al problema che avevo sollevato circa il mancato utilizzo dei fondi messi a disposizione per quanto riguarda gli interventi sull'ambiente.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alle opere pubbliche

Rispondo subito. Sono i Comuni interamente vincolati dalla legge n.
431, di questi solo due avevano la condizione di chiedere i benefici della legge e li hanno chiesti immediatamente, per loro spontanea disponibilità e volontà. Sono il Comune di Sestriere e un altro del quale mi sfugge il nome.



BIAZZI Guido

Abbiamo chiesto una serie di verifiche che sarebbero utili per costruire il programma per il 1987, ma anche per atti più generali di programmazione. Noi riteniamo indispensabile avere un piano e una programmazione pluriennale per raccordare interventi che derivano dall'utilizzo del 25% della Cassa DD.PP., per esempio, con gli interventi di edilizia scolastica per interventi che riguardano il FIO e per coordinare le disponibilità degli Enti locali e per focalizzare le priorità di interesse regionale e sovracomunale comunque da portare avanti in coerenza con il nostro Piano di sviluppo.
Devo dire che non mi hanno convinto le obiezioni sollevate dall'Assessore Cerutti per quanto riguarda l'avvio dell'attuazione della legge n. 18. Hanno pesato e pesano i ritardi per quanto riguarda la mancanza di riferimenti nella destinazione delle risorse a livello nazionale, però cominciare a costruire un processo in questa direzione mi pare sia ormai indilazionabile, proprio perché ci troviamo a misurarci con queste scadenze senza avere un riferimento chiaro di carattere generale che poi costringono ad assumere decisioni improvvisate.
A me sembra che il Consiglio regionale, anche in coerenza con le indicazioni venute dal dibattito, debba trarre delle conclusioni. L'ordine del giorno presentato dalla maggioranza mi sembra molto insufficiente. Non dice nulla oltre alla necessità di rivedere la legge n. 18.
Dal dibattito è emersa l'esigenza di dare delle indicazioni per la formazione del piano o del programma per il 1987. Le norme ci sono, c'è un precedente alle spalle, si tratta però di arrivare alla scadenza del 31 maggio con degli orientamenti precisi per la messa in opera di una proposta di piano o di programma di intervento; altrimenti saremo presi di nuovo all'ultimo momento ad approvare non si sa che cosa.
Occorre inoltre una verifica attenta di quanto è successo nel 1986 per trarre indicazioni utili per la costruzione del programma 1987.
Occorrono però degli strumenti effettivi di pianificazione e di programmazione per quanto riguarda le opere pubbliche.
Su queste linee si può lavorare per poter arrivare alla prima scadenza il 31 maggio 1987, dando il segno che si è cambiata direzione, coinvolgendo Commissioni, Consiglio e più in generale le autonomie locali sulle scelte importanti per la nostra comunità regionale.



PRESIDENTE

Ci sarà una fase interlocutoria nella quale determinare delle linee che diano certezza per il futuro. La discussione è stata proficua, dopo la risposta dell'Assessore i presentatori della mozione hanno chiarito alcuni aspetti, mentre altri sono rimasti aperti. La questione verrà pertanto riesaminata in Commissione.
Ringrazio coloro che sono intervenuti nel dibattito. In base al Regolamento non vi possono più essere altre dichiarazioni.
Con questo dibattito si intende assorbita anche l'interrogazione n. 602 presentata dai Consiglieri Valeri e Acotto inerente l'attribuzione dei contributi per opere pubbliche.


Argomento: Edilizia scolastica

Esame proposta di deliberazione n. 447: "D.L. n. 318 dell'1/7/1986 convertito con modifiche in legge 9/8/1986 n. 488 art. 11 - Interventi per l'edilizia scolastica - Criteri di riparto e priorità di intervento per il programma 1987" e votazione relativo ordine del giorno


PRESIDENTE

Passiamo al punto 7) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 447.
La parola all'Assessore Alberton.



ALBERTON Ezio, Assessore all'istruzione

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con la circolare del Ministero della Pubblica Istruzione pervenuta in Regione il 2 febbraio 1987 è stato definito lo stanziamento in via presuntiva disponibile per la Regione Piemonte sul programma 1987 di edilizia scolastica in 26 miliardi e 500 milioni, in attesa di verificare successivamente eventuali ulteriori disponibilità derivanti dai residui non impegnati sul territorio nazionale nel 1986.
Con la medesima circolare venivano indicate le opere che sarebbero state ammesse al programma, confermando gli interventi sulle scuole medie superiori e allargando la possibilità di intervento sulle scuole dell'obbligo limitatamente ai completamenti di opere già iniziate.
Lo stanziamento disponibile per la Regione Piemonte deriva dalla ripartizione dei fondi, sulla base della popolazione scolastica sul territorio nazionale, senza disponibilità di quella parte dei fondi destinati al superamento dei doppi turni (nella Regione Piemonte, come già avemmo occasione l'anno scorso di evidenziare, non risultano - per fortuna operanti doppi turni). Eccezione a questa non presenza di doppi turni è stata evidenziata dal Provveditorato degli Studi di Torino per tre scuole medie superiori, per l'anno 1986-1987. Questo lo segnaliamo al Ministero anche se non possiamo non evidenziare che il Ministero fa riferimento ai doppi turni operanti nell'anno scolastico 1985-1986 e prende in considerazione solo quegli istituti in cui le classi sottoposte a doppi turni sono superiori al numero di 15. Crediamo di cogliere ugualmente questa occasione per verificare se c'è possibilità di recuperare cifre aggiuntive su quel fondo speciale destinato all'eliminazione dei doppi turni.
Per l'elaborazione della proposta di Piano 1987 abbiamo cercato di seguire procedure molto più analitiche o molto meglio precisate di quanto non abbia potuto avvenire l'anno scorso, iniziando già dal novembre 1986 a sollecitare le Province a farsi carico della programmazione per le scuole medie superiori, sempre in omaggio a quella linea di tendenza, non ancora attuata purtroppo, che può prevedere la messa in carico delle Amministrazioni provinciali di tutte le competenze su tutti gli ordini di scuola, su tutte le tipologie della scuola media superiore.
Dopo la sollecitazione avviata nel novembre del 1986, abbiamo trasmesso una sollecitazione ulteriore non appena si sono conosciuti i fondi complessivi a nostra disposizione, ai primi di febbraio del 1987, invitando le Province insieme ai Provveditori provinciali a promuovere consultazioni con i Comuni sedi di edifici di scuola media superiore, indipendentemente che fossero questi di competenza delle Amministrazioni provinciali o di competenza delle Amministrazioni comunali, con i Distretti, con i Consigli scolastici provinciali, coinvolgendo anche le Commissioni consiliari delle singole Amministrazioni provinciali.
Per la scuola dell'obbligo, stante il fatto che il campo su cui intervenire era predeterminato, e cioè esclusivamente quegli edifici bisognosi di completamento, ha provveduto direttamente l'Assessorato con il Servizio di Edilizia scolastica a coinvolgere nella discussione e nell'analisi i Comuni interessati, i Distretti, i Provveditori e i Consigli scolatici provinciali.
La ripartizione dei fondi che abbiamo proposto è da un lato predeterminata fra i territori provinciali sulla base della popolazione scolastica di ciascuno di questi territori, in coerenza con quanto indicato fin dalla deliberazione del luglio scorso, per avere un elemento di certezza e di riferimento oggettivo tra i vari territori.
Invece per quanto riguarda la ripartizione fra i diversi ordini di scuola, avevamo indicato fin dall'inizio in linea di massima una ripartizione del 75% a favore della scuola superiore e del 25% a favore della scuola dell'obbligo. Gli aggiustamenti progressivi, fatti in modo da poter portare a compimento il maggior numero di opere possibili delle scuole dell'obbligo, portano a una conclusione che vede il 70%, e cioè circa 19 miliardi, destinato alla scuola media superiore e il 30%, circa 8 miliardi, destinato alla scuola dell'obbligo.
Le Province hanno svolto con molto impegno e con alto senso di responsabilità, le istruttorie e le consultazioni loro assegnate, tanto da elaborare programmi pluriennali per gli istituti di loro competenza e da evidenziare, sulle nove opere di scuola media superiore ammesse al finanziamento sul programma 1987, sei di competenza delle Amministrazioni comunali, cioè dimostrando di non avere fatto delle operazioni di propria competenza istituzionale e di stretto interesse.
Sia per le scuole medie superiori, sia per la scuola dell'obbligo ci siamo mossi con la ricerca di un coinvolgimento forte di risorse proprie degli Enti locali. Tenuto conto che lo stanziamento di quest'anno ha dei limiti obiettivi, abbiamo cercato di raggiungere il maggior numero possibile di punti di bisogno e di realizzare, attraverso un giusto equilibrio fra risorse messe a disposizione dalla legge nazionale e risorse messe a disposizione dagli Enti locali, un equilibrio tra i diversi interventi, cercando di portare i diversi soggetti su condizioni quanto più possibile uniformi, anche se disparità ci sono, perché interveniamo soprattutto nella scuola dell'obbligo su opere già avviate nel passato che risentono della storia dei finanziamenti degli anni precedenti.
L'Assessorato ha cercato di elaborare il massimo del materiale e di documentazione che raccoglie per ogni opera i pareri raccolti dai diversi soggetti consultati e la storia degli interventi finora avviati.
Il Piano prevede la realizzazione di nove scuole di scuola media superiore e il completamento di trentun edifici di scuola dell'obbligo.
Stanzia i 26 miliardi e mezzo messi a disposizione dal Ministero più un investimento che è valutabile sui 7-8 miliardi di risorse proprie degli Enti locali. Facendo un consuntivo a valle del secondo anno di realizzazione del piano triennale, cioè sommando il 1986 e il 1987 perveniamo ad uno stanziamento sui fondi nazionali di 82 miliardi con trentotto scuole medie superiori realizzate e trentuno completamenti di scuole dell'obbligo.
Non sono previsti, perché la circolare ministeriale non lo consente interventi per la scuola dell'obbligo finalizzati a nuove costruzioni. Il documento delle Regioni e i documenti specifici dell'Assessorato avevano richiesto al Ministero di poter giocare su tutto il fronte delle necessità lasciando più ampi spazi di programmazione autonoma alle Regioni. Questo non è consentito. Confidiamo di riuscire a raggiungere questo obiettivo dopo avere dato un colpo sufficientemente significativo ai fabbisogni di scuola media superiore e avere portato a compimento quasi l'intero fabbisogno pregresso di completamenti delle scuole dell'obbligo e speriamo di poter raggiungere l'obiettivo di intervenire anche per nuove costruzioni sulla scuola dell'obbligo nel programma 1988.
Sottolineo questo aspetto perché non c'è variazione di priorità da parte della programmazione regionale. La programmazione regionale si adegua a quelli che sono i vincoli imposti dal Ministero.
La proposta che presentiamo è accompagnata dall'intesa espressa a norma di legge dal Sovrintendente scolastico regionale.
La proposta complessiva supera di circa il 3% la somma indicata come disponibile per il Piemonte. Confidiamo che essa sia accolta nella sua intierezza da parte del Ministero, anche se non abbiamo per ora elementi certi di definizione degli stanziamenti residui messi a disposizione e quindi ripartiti tra le diverse Regioni. Se non dovesse verificarsi questa condizione e dovesse esserci il ridimensionamento della cifra assegnata in via presuntiva, dovremmo provvedere successivamente alle rettifiche necessarie dopo aver appunto ricevuto la conferma dello stanziamento definitivo assegnato.
Concludendo, voglio far presente al Consiglio che, a seguito della discussione avvenuta ieri in Commissione, la scuola di Vogogna, che compariva in un elenco tra quelle che non erano nella prima fase ammesse a finanziamento perché non avevamo ancora elementi certi di conoscenza, a seguito dell'istruttoria che siamo riusciti a compiere in questa ultima settimana, è stata inserita tra le opere ammesse al finanziamento.
Purtroppo nella tabella compare ancora nella parte precedente: spero che il Consiglio accetti di fare la modificazione a deliberazione approvata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Il Consiglio ha dovuto rinviare di qualche ora l'esame di questa deliberazione perché non c'erano gli allegati che costituiscono la parte sostanziale. In realtà, forse degli allegati non c'era necessità in quanto nei giorni scorsi tutto il piano, prima che il Consiglio regionale lo approvasse, è stato pubblicato sui giornali. Vorrei sottolineare che non è la prima volta che questo accade. Già per il progetto della seconda Università sono stati informati i giornali prima che venisse approvato dal Consiglio. Il Consiglio poi ne ha modificato la forma, quindi l'informazione data precedentemente alla decisione del Consiglio si è rivelata inesatta. Ieri in Commissione abbiamo chiesto che gli atti deliberativi non vengano regolarmente anticipati dal giornale di Torino.
Per entrare nel merito della deliberazione, devo dire che non siamo nelle condizioni dell'anno scorso, quando non avevamo alcuna certezza delle direzioni in cui si sarebbe mosso il Ministro, in quanto le direzioni erano trasmesse solo a voce. Oggi invece abbiamo una circolare. Io continuo per a ritenere che sia un limite su cui la Regione deve continuare a far sentire la sua voce quello che, attraverso circolari, il Ministero determini gli ambiti e le possibilità di intervento della Regione. Se programmazione ha da essere, una Regione, che la faccia bene o la faccia male, deve essere titolata a fare le scelte, ad adottare le priorità che ritiene necessarie. La Regione Piemonte ha un sistema di rilevamento delle strutture scolastiche ormai consolidato che è la base naturale per qualsiasi scelta di edilizia scolastica. Continuo a ritenere che questo metodo dovrebbe provocare la nostra reazione, perché sono posti dei vincoli inaccettabili.
Quest'anno è entrata, rispetto l'anno scorso, la scuola dell'obbligo con il vincolo dei completamenti di opere già finanziate con la legge n.
412, ci sono però molte altre situazioni di servizi scolastici, in strutture assolutamente precarie ed inadeguate, che forse avevano pari legittimità ad entrare in questo piano di finanziamenti. Vorrei che questa questione fin da ora venisse fatta presente al Ministero per il prossimo anno. C'è anche il terreno di iniziativa del coordinamento delle Regioni un documento presentato, ma i risultati non mi paiono molto soddisfacenti quindi credo che si debba insistere.
operiamo su una distribuzione nazionale che conosciamo poco, per dire quasi niente: 26 miliardi alla Regione Piemonte su parametri di popolazione, ma credo che su un piano triennale di 4 mila miliardi non sarebbe male se tutti in Italia riuscissero a conoscere l'efficacia di quegli investimenti. Sulla possibilità di apertura di mutui del 1986 quanto si è realizzato? Dove e come? Quanti mutui sono stati effettivamente contratti dagli Enti locali? E' necessaria una verifica sulla dimensione nazionale per capire se tutto quel monte enorme di risorse che è andato al sud, scelta che ritengo non sbagliata anche se pone qualche problema alle Regioni del nord, abbia avuto come risposta un effettivo miglioramento del servizio scolastico o non siano invece mutui non attivati od opere non avviate.
Pregherei gli uffici di fare questa verifica per la Regione Piemonte anzi, sarebbe stato bene averla già in questa occasione. Pare che alcune opere messe in elenco l'anno scorso non hanno avuto le condizioni per essere realizzate, per cui gradiremmo avere questa informazione nel momento in cui si parte con un piano che vede un finanziamento di 26,5 miliardi peraltro abbastanza pochi.
Il Gruppo comunista ha alcuni rilievi da fare sulle procedure attraverso cui si arriva alla stesura del piano definitivo.
Per il settore delle scuole medie superiori il punto di riferimento sono state giustamente le Province, mentre per il settore dell'obbligo il rapporto è stato diretto dalla Regione ai singoli Comuni. Nella deliberazione si dice che sono stati consultati i Distretti, i Provveditori e i Consigli scolastici provinciali.
Nel momento in cui ci accingiamo ad approvare il piano contenuto nella deliberazione della Regione, non abbiamo alcun documento che attesti i punti in cui le decisioni si sono formate. Giustamente la Regione non fa in proprio una stesura di piano, ci sono Enti diversi come le Province per le scuole superiori, molte delle quali sono già attrezzate per fare la programmazione dello sviluppo dell'edilizia scolastica ed è giusto che il riferimento sia quello e che la Regione assuma nel suo piano decisioni che in altri livelli istituzionali sono state prese. In realtà però, nel momento in cui approviamo questo piano, noi troviamo allegate le deliberazioni dei Consigli provinciali. Ci risulta che le Province non hanno ancora deliberato, ci sono piani formulati, magari anche attraverso le consultazioni oppure, per esempio per la Provincia di Torino, una deliberazione della Giunta provinciale, ma il Consiglio provinciale non è stato coinvolto, quindi noi decidiamo su una decisione che dovrebbe stare a monte e non a valle.
Per le scuole dell'obbligo c'è stata la consultazione dei Consigli distrettuali, dei Consigli scolastici provinciali e dei Provveditori. Non discuto che sia stato fatto un lavoro di recupero di informazioni e in qualche misura di socializzazione e di stimolo alla partecipazione nella formulazione del piano, però a noi preme sottolineare che le decisioni si concretizzano in modo diverso. Non creda che una consultazione pure necessaria possa essere sostitutiva di decisioni formali: si tratta di avere i due momenti, altrimenti le consultazioni, soprattutto con organismi così poco efficienti come possono essere i Consigli scolastici distrettuali, sono assolutamente incapaci di esprimere una volontà per il fatto che gli organi dei Consigli scolastici distrettuali non esistono più.
Esiste nei migliori dei casi un Presidente o una Giunta, ma i Consigli scolastici distrettuali nella grande maggioranza dei casi non sono in grado né di riunirsi né di deliberare. Ci sono "distrettomani" che si aggirano nella nostra Regione come altrove a titolo personale, figuratevi se possono garantire una raccolta di dati e di informazioni, quindi un minimo di lavoro programmatorio! Non sono per disincentivare queste presenze, che sono i brandelli residui, ma preziosi della partecipazione scolastica, ma bisogna sapere che queste consultazioni hanno un limite pesantissimo, cioè sono una raccolta di opinioni, di espressioni che non garantiscono la generalità degli interessi e delle scelte. A fianco di questo lavoro era indispensabile avere dei momenti formalizzati in cui qualche livello si assume la responsabilità di decidere e di trasmettere alla Regione la decisione.
Questo è il passaggio essenziale che manca nella costruzione del piano.
Per la parte relativa alle scuole superiori, in cui il riferimento era più preciso, non è pensabile che in alcuni mesi le Province non siano in grado di produrre una deliberazione consiliare. Ieri in Commissione si è possa molto discusso sulla differenza tra una deliberazione di Giunta e una deliberazione di Consiglio. Al di là delle questioni formali, resta una questione fondamentale, che il Consiglio è l'organo rappresentativo in termini generali, la Giunta è un esecutivo.
Noi avevamo posto questa questione l'anno scorso e continuiamo a porla perché riteniamo che queste decisioni non possano escludere dalla conoscenza, al di là di come poi il voto si esprime, una parte della rappresentanza popolare della nostra Regione, che sono le minoranze all'interno dei vari Consigli. Questo problema resta anche per questo piano. Riteniamo che un maggior vincolo posto dalla Regione per ottenere questo risultato avrebbe potuto dare frutti migliori. Invece si arriva con una carenza di dati, di atti preparatori della decisione ultima, che non è un problema del merito delle decisioni, è indifferente a che titolo i Consigli avrebbero potuto decidere queste scelte, probabilmente sarebbero le stesse o probabilmente no, non è una questione di metodo, ma è questione di funzionamento democratico complessivo del sistema delle autonomie e di procedure che garantiscano la programmazione regionale come programmazione che si costruisce con il coinvolgimento di tutti i soggetti.
Questi sono i motivi per i quali non esprimeremo un voto favorevole su questa deliberazione, pur riscontrando che rispetto alle condizioni dell'anno scorso c'è stato l'accoglimento di una serie di esigenze nostre per un lavoro più puntuale, che per noi è però ancora insoddisfacente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Penso che questa volta dobbiamo davvero ritenere molto ponderate le scelte che sono state fatte dalla Giunta, e per essa dall'Assessore A1berton. Mi pare che il tono e le cose dette dalla collega Sestero confermino questa impressione, al di là delle annotazioni critiche che non potevano e non dovevano mancare nella voce dell'opposizione.
La collega Sestero si è a lungo soffermata su una carenza nella formazione della decisione che oggi assumiamo in ordine a questo problema in particolare sulla non conoscenza della posizione delle assemblee sostituita invece dalla limitata assunzione di informazione per quanto riguarda la posizione degli esecutivi e dei Presidenti. L'abbiamo detto ieri in Commissione, lo ripetiamo qui. La raccomandazione alle Province e a qualunque altro Ente di esprimere pareri che siano confortati dal consenso generale o comunque dalla consultazione generale penso abbia motivazione.
Ma sotto il profilo della stretta procedura, ritengo che sarebbe sufficiente una comunicazione della Presidenza delle singole Province che assicuri che il processo di formazione delle decisioni sia stato corretto.
Questo in termini di puro schema, in termini puramente e semplicemente formali.
Sotto il profilo politico, mi sembra che quanto ha sollecitato la collega Sestero non sia da trascurare e, tempi permettendo, nel futuro si potrà prendere in seria considerazione.
Nel merito delle decisioni assunte, mi pare ci siano stati pochi rilievi; rilievi ne erano stati formulati negli incontri precedenti della Commissione, ma ieri sono stati ampiamente assorbiti dopo prove di reciproca buona volontà per trovare un punto di intesa al quale siamo alla fine giunti.
Debbo osservare anch'io come ha fatto la collega Sestero che le Regioni sono fortemente condizionate dalle circolari e dagli interventi ministeriali. Ritengo che Regioni mature, com'è la Regione Piemonte, non possano non sentirsi lese nei loro diritti fondamentali nel momento in cui vedono le loro scelte condizionate da indirizzi troppo vincolanti che, a mio avviso, non premiano la serietà che ha caratterizzato il lavoro di sempre, della nostra Regione in particolare, in questo settore. Debbo per indipendentemente dalla posizione di maggioranza che qui rappresento commentare con una riflessione. Cara Sestero, vi sono purtroppo nel nostro Paese delle sperequazioni gravi nella gestione delle Regioni e molto spesso vi sono state delle improprie applicazioni delle norme largheggianti che i Governo ha dato e spesse volte gli indirizzi vincolanti sono stati quindi imposti dalla incapacità di alcune Regioni di muoversi opportunamente e tempestivamente. Sostengo sempre che il principio generale deve essere affermato, che le libertà definite dalla Costituzione devono essere riconosciute anche agli Enti locali, al sistema delle autonomie; ritengo tuttavia che il Governo, cosa che non è mai stata fatta, debba avere potere sostitutivo, serio ed immediatamente attivato, allorquando non sono rispettate le norme che debbono essere osservate, e cioè quando i costi sono eccedenti rispetto a standards possibili, quando vi sono delle lentezze operative, burocratiche che portano i costi alle stelle e non danno i servizi che devono essere resi ai cittadini: in quel caso, ripeto il Governo deve intervenire in maniera sostitutiva, ma in via di principio non può opporre condizionamenti nei limiti e nei termini in cui sono stati posti ancora, anche in questa nostra vicenda.
Per quanto riguarda l'efficacia delle decisioni mi pare di avere già detto.
Un ultimo accenno di tipo modesta, mente polemico; lo si prenda per il valore documentario che vuole avere. E' inopportuno che un Assessore parli prima che il Consiglio abbia esaminato le deliberazioni, alla stampa? Su questo si dovrebbe discutere e ritengo che sia opportuna, come è stato detto ieri, una riflessione pacata e serena. Debbo dire che storicamente documentatamente in questa Regione, in questo Consiglio; le cose sono andate anche peggio; per esempio, per l'assegnazione dei contributi per l'edilizia scolastica, ai sensi della legge n. 31/84, furono mandate le lettere da parte dell'Assessore ai Comuni, quindi comunicazioni quasi ufficiali, con la segnalazione delle assegnazioni che sarebbero state fatte il 19 luglio, quando il Consiglio esaminò la deliberazione il 31 luglio cioè 12 giorni dopo che le lettere ai Comuni erano già state inviate.
Voglio dire che purtroppo non c'è niente di nuovo sotto il sole e che questo peccato, rispetto a questi formali più consistenti, è, se di peccato si tratta, estremamente veniale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il Gruppo liberale apprezza il documento predisposto dalla Giunta e ritiene che sia stato compiuto un lavoro attento e molto proficuo, sia pure attraverso un processo decisionale estremamente complesso e, come ha detto il collega Nerviani, attraverso sentieri qualche volta troppo stretti.
E' apprezzabile lo stimolo che l'opposizione comunista ha svolto in Commissione e in aula in ordine alla ricerca di procedure capaci di garantire non il rispetto di quanto ci viene detto dall'esterno, ma la coerenza delle decisioni della Giunta regionale e del Consiglio rispetto alle esigenze della collettività; raccomandazione che viene dall'opposizione e che la maggioranza evidentemente fa sua non in termini critici, ma in termini propositivi. Devo dire che questi sono argomenti che segnano un tempo. Una volta c'era la battaglia dei residui passivi, poi non se n'è più parlato (suggerisco all'opposizione di immaginare che si possa riaprire la stagione dei residui passivi), mentre adesso c'è la stagione della consultazione non compiuta, degli atti non perfetti.
Ritengo che l'opposizione abbia posto in sede di Consiglio regionale e di Commissione un problema di deontologia comportamentale in ordine all'opportunità che, in un atto complesso come questo che, dietro proposta della Giunta, diventa espressione della volontà regionale attraverso la deliberazione del Consiglio, la decisione di governo esca all'esterno e quindi diventi impegnativa per l'ente.
Mi riferisco alle notizie giornalistiche e all'intervista fatta all'Assessore, senza entrare nel merito della questione dal punto di vista dell'opportunità comportamentale. Certamente è un passaggio anomalo quello con cui un atto di governo deve diventare necessariamente un atto di Consiglio: è un passaggio sul quale bisognerà riflettere perché il Consiglio è soggetto decisionale quando è anche il soggetto che predispone gli elementi sui quali decide; ma se gli elementi sui quali si decide in termini anche di contenuti specifici come in questo caso sono della Giunta la responsabilità propositiva e decisionale finale deve essere della Giunta; al Consiglio deve essere lasciato un potere che a livelli comunali potremmo chiamare di ratifica. Mi sembra quindi accettabile dal punto di vista politico che la Giunta porti la responsabilità in positivo e in negativo della proposta perché è un atto di governo. Che poi per esigenze di natura istituzionale e formale, questo atto di governo debba essere non approvato dal Consiglio, ma fatto proprio dal Consiglio, è una strozzatura istituzionale che dovrà farci riflettere. Altrimenti rischiamo dei comportamenti che mettono in imbarazzo chi li attua, cioè l'Assessore, e chi li subisce, cioè il Consiglio. Ci sembra fuori luogo ascrivere alla responsabilità del Consiglio, in termini propositivi e decisionali, una funzione che è di governo. Al Consiglio può competere la funzione di controllo e di ratifica, ma non l'assunzione della responsabilità politica totale rispetto ai passaggi che sono avvenuti.
Sono episodi che lasciano un segno di difficoltà di rapporti tra l'esecutivo e il Consiglio, soprattutto tra maggioranza ed opposizione. Non mi sembra però questo ascrivibile ad un problema di maggiore o minore correttezza dell'Assessore. Questi fatti sono sempre avvenuti.
Probabilmente a livello statutario dovremo definire chiaramente che gli atti che sono conseguenza dell'attività e della responsabilità dell'esecutivo devono trovare un loro momento conclusivo rispetto al quale la Giunta può confrontarsi sia con il Consiglio regionale, agli effetti della ratifica, sia con il mondo esterno rispetto al giudizio. Del giudizio su questa deliberazione risponde la Giunta e non risponde il Consiglio se non nella sua funzione di approvazione.
Rassegno quindi alla cortesia dei colleghi che hanno voluto seguire questa considerazione, l'opportunità che nella sede opportuna questo problema sia chiarito, altrimenti ci ritroveremo in situazioni spiacevoli perché ci sentiamo defraudati di un ruolo decisionale che abbiamo sulla carta e, contestualmente, impediamo alla Giunta il suo diritto di confrontarsi con la pubblica opinione attraverso i canali della stampa rispetto al suo lavoro sul quale ha assunto una precisa responsabilità politica, cioè una deliberazione di Giunta e una proposta al Consiglio.
Probabilmente la doppia deliberazione sta ad indicare che il nostro meccanismo non è il più corretto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Un breve intervento anche per fare una dichiarazione di voto. Il mio Gruppo è favorevole a questa deliberazione e mi congratulo con l'Assessore per come ha portato a termine questa proposta. Infatti, nella proposta precedente del mese di dicembre avevamo manifestato dei dubbi sul metodo adottato. Forse allora i tempi non erano sufficientemente maturi per concentrare l'attenzione e sviscerare meglio i metodi migliori per assumere la deliberazione. L'Assessore ha mantenuto fede a quanto promesso e la Commissione ha esaminato la proposta variando quei punti che presentavano delle controversie e giungendo ad una deliberazione soddisfacente.
Come è stato detto da altri colleghi, i finanziamenti concessi alla nostra Regione sono inferiori al fabbisogno, come si può vedere dalle richieste e dalle priorità presentate nella proposta del luglio 1986.
Preghiamo l'Assessore e la Giunta di concentrare maggiormente gli sforzi nei prossimi provvedimenti per venire incontro alle esigenze della scuola in modo particolare della scuola media superiore, infatti molte richieste di scuole nuove non hanno trovato spazio in questa fase.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

La deliberazione presentata dall'Assessore Alberton è il risultato di un grande impegno suo e della Giunta, passato poi attraverso il vaglio della Commissione. Proprio le difficoltà e gli sforzi che sono stati compiuti sottolineano il significato del risultato ottenuto.
Vorrei far arrivare al Ministero competente la nostra insoddisfazione per tutti i problemi rimasti ancora aperti che ciascuno di noi, anche con affettuosa vivacità, ha espresso all'Assessore e ai suoi collaboratori.
La scuola è considerata il comparto al quale dare priorità, quindi occorre fare gli sforzi necessari e non lasciare le cose a mezza strada e che ognuno porti il suo fardello. A volte il fardello che non è previsto diventa troppo pesante.
Un'ultima richiesta. Nella parte riguardante la Provincia di Alessandria ho sentito parlare di Novi. Vorrei avere qualche informazione al riguardo.



ALBERTON Ezio, Assessore all'istruzione

E' stata dimenticata una scuola media superiore.



ROSSA Angelo

La ringrazio. E' bene saperlo subito, anche per non dire che non fu richiesta a suo tempo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Alberton per la replica.



ALBERTON Ezio, Assessore all'istruzione

Mi sia consentito semplicemente di sottolineare l'aspetto di natura procedurale. Ancora una volta sono state sollecitate maggiori rigorosità nell'istruttoria di questo provvedimento, contemporaneamente però si riconosce che siamo in presenza di organismi che qualche volta funzionano bene, qualche volta funzionano male. Credo di poter dire, e vorrei che fosse almeno riconosciuto, che tutti gli organismi che potevano dire la loro parola con senso di responsabilità e con conoscenza della situazione sono stati coinvolti. Ieri abbiamo distribuito in Commissione le schede per la scuola dell'obbligo in cui c'è il parere dei Distretti, dei Consigli scolastici provinciali, dei Provveditori e dei Comuni. Se qualcuno di questi organismi non funziona mi è difficile capire chi possa sostituire questi con altri organismi che funzionino meglio.
Per quanto riguarda le Province siamo in presenza di una procedura attivata da noi che qualche problema di natura procedurale e giuridica potrebbe anche porlo. La partecipazione credo sia stata almeno sollecitata se non garantita, dal fatto che anche le Commissioni consiliari sono state invitate a partecipare alle consultazioni. Non dimentichiamo che abbiamo chiesto alle Province di compiere degli atti di programmazione anche su scuole che non sono di loro diretta competenza. Mentre la legge formalmente assegna alla Regione la facoltà di promuovere un piano, quindi su scuole non di sua diretta competenza gestionale, alle Province chiediamo di indicare anche interventi prioritari su Comuni per i quali è previsto, per esempio, l'obbligo di compartecipazione finanziaria; questo lo fa però la Provincia che per legge è competente solo di un certo livello di scuola.
C'è qualche elemento non facilmente inquadrabile in un meccanismo che ancora non assegna alle istituzioni provinciali l'intera competenza sulla materia della scuola media superiore.
Sul comportamento della Regione Piemonte nell'anno precedente per quanto riguarda la mandata a regime degli interventi programmati, dobbiamo dire che un'opera sola non ha potuto essere avviata, quella del Liceo Scientifico di Novara.
A garbata polemica, una garbata, ma precisa risposta per quanto riguarda la sottolineatura delle notizie diffuse sul provvedimento. Non cerco il confronto con il passato. Se il mio fosse stato un comportamento scorretto, non mi sentirei assolto se a compenso di questo si potessero citare comportamenti del passato giudicati scorretti. Faccio fatica a ritenere scorretto il comportamento attuato, anche se mi muovo con molta riflessione su una materia delicata come quella dei rapporti tra i livelli istituzionali. Su sollecitazione del giornale che sapeva che la Giunta regionale aveva formalmente deliberato, ho trasmesso alla stampa l'atto formale della Giunta che era un atto compiuto per quanto riguarda la responsabilità della Giunta, solo dopo averlo trasmesso formalmente alla Commissione, siccome mi pareva che gli atti fossero giunti ad un livello formale di responsabilità e fosse possibile, per il Consiglio come per l'opinione pubblica, distinguere la responsabilità. Se la proposta della Giunta era buona, bene; se era cattiva, se ne assumeva la responsabilità e il Consiglio avrebbe potuto e dovuto modificarla. Ho fatto questo atto perché mi sembrava possibile cogliere le distinzioni di responsabilità tra i livelli istituzionali. Non ho trasmesso un atto in fase di istruttoria in cui non fosse chiaro a chi la responsabilità dovesse essere attribuita.
Mi interrogo, approfittando della sollecitazione di riflessione che fa il collega Marchini, a proposito di quando la Giunta elabora e propone un disegno di legge: anche quello è un atto che non è compiuto, eppure credo che possa illustrarlo alla pubblica opinione, anche se diventerà legge solo a valle dell'approvazione del Consiglio. Lo lascio a riflessione del Consiglio. Come Assessore di una Giunta regionale mi sono posto il problema e credo di non avere mancato a questa correttezza.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, con la replica dell'Assessore si è esaurita la discussione sulla deliberazione.
Pongo pertanto in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 28 voti favorevoli e 17 astenuti.
I Consiglieri Adduci, Sestero e Biazzi hanno presentato un ordine del giorno in merito a questo argomento.
L'Assessore dirà se il governo regionale ritiene di accogliere o meno tale ordine del giorno, così anche i Gruppi. Dopodiché si procederà alla votazione.
La parola all'Assessore Alberton.



ALBERTON Ezio, Assessore all'istruzione

Avrei due osservazioni da fare. La prima è relativamente alle cifre che potrebbero esserci assegnate previo accertamento dei residui. Come ho detto nella relazione e come si evince dal programma, noi sfondiamo già il tetto dei 26 miliardi e mezzo, quindi bisognerebbe introdurre la certezza che la prima cosa che deve essere finanziata è questo programma, perché ci sono 748 milioni in più rispetto allo stanziamento assegnato in linea presuntiva.
Seconda osservazione. Personalmente sono favorevole ad intervenire subito sugli edifici impropri della scuola dell'obbligo. Dobbiamo tenere presente, come è avvenuto anche per questi completamenti, che non si pu fare solo riferimento al piano elaborato nel luglio scorso, perché ci sono sollecitazioni e richieste nel frattempo inoltrate alla Regione, avendo il piano iniziale un carattere di indicazione pluriennale, ma aggiornabile dovendo ogni anno fare un programma specifico; quindi suggerirei che ci si limitasse a fare riferimento alla tipologia degli edifici, riservandoci, in sede di elaborazione del programma, di prendere in considerazione tutto il quadro a disposizione alla data in cui ci venisse certificato lo stanziamento disponibile.



PRESIDENTE

Sostanzialmente l'Assessore è d'accordo nel richiedere ulteriori somme conché siano finalizzate all'ultimazione del programma attualmente esistente.



ALBERTON Ezio, Assessore all'istruzione

In primo luogo questo.
Secondariamente, nel caso in cui ci fossero destinate risorse ulteriori, queste saranno rivolte s3 agli edifici impropri della scuola dell'obbligo, ma previo programma da riconsiderare senza un riferimento vincolante.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

1 748 milioni mi paiono una sciocchezza, nel senso che in qualche modo si tratterà o di ottenerli oltre i 26,5 miliardi oppure di andare a degli aggiustamenti sul piano. Quando parliamo di recupero di altre cifre, è chiaro che se sono di questa entità non servono a niente, non si elimina nessun precariato; si presuppone che ci possano essere dei residui di consistenza diversa.
In merito alla seconda osservazione sul riferimento al programma dell'anno scorso, noi abbiamo fatto riferimento al piano di luglio perch lì era segnalata l'esistenza del precariato degli edifici. Non è una cosa inventata. Proporrei di aggiungere: "in riferimento a quella deliberazione.., e i necessari aggiornamenti".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Ho chiesto la parola per un chiarimento e perché ritengo si possa giungere a un possibile accordo in sede consiliare.
Propongo che, per la parte dei 748 milioni che verrebbe a mancare ai Comuni, si faccia ricorso con i fondi che sono destinati alle scuole medie superiori. A queste sono destinati i due terzi dei 26,5 miliardi (una parte dei 748 milioni è orientata verso le scuole superiori), quindi la parte che sarebbe destinata alle scuole dell'obbligo è inferiore a 748 milioni ed è una piccola cifra rispetto a quei due terzi. Nel caso dovessero mancare i finanziamenti ulteriori da noi previsti, per quanto fosse necessario per finanziare le cifre stabilite in questa deliberazione dei piccoli Comuni propongo che si faccia ricorso ai finanziamenti per le scuole medie superiori.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno nel testo modificato che recita: "Il Consiglio regionale udite le dichiarazioni dell'Assessore competente in merito al piano di edilizia scolastica per il 1987 preso atto del fatto che la circolare n. 88 del 23/1/1987 del Ministero della P.I. evidenzia che l'importo dei finanziamenti assegnati per il 1987 alle Regioni 'potrà subire qualche variazione ove.., la Cassa DD.PP.
comunichi eventuali residui nello stanziamento afferente al 1986' c h i e d e che sia garantito il finanziamento pari a L. 27.248.000.000 e l'assegnazione di ulteriori finanziamenti alla Regione, derivanti dai residui nazionali 1986, per far fronte alla necessità di sostituire gli edifici impropri di cui al quadro degli interventi prioritari per la scuola dell'obbligo evidenziati nel programma di finanziamenti di cui al D.L. n.
318 dell'1/7/1986, art. 11, pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte n. 34 del 27/8/1986 considerando anche i fabbisogni raccolti successivamente".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 33 voti favorevoli e 3 astensioni.


Argomento: Rapporti Regioni - Enti pubblici nazionali

Ordini del giorno relativi alla proposta di assegnare il Premio Nobel 1987 per la pace a Nelson Mandela


PRESIDENTE

Sono stati presentati da diversi Gruppi alcuni ordini del giorno relativi alla proposta di assegnare il Premio Nobel per la pace a Nelson Mandela.
Il primo ordine del giorno è stato presentato dal Consigliere Staglianò. Prima di dare la parola al Consigliere Stagliano per l'illustrazione del suo documento, la parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Vorrei ricordare al Presidente che sulla questione sudafricana vi è anche un ordine del giorno datato 6 febbraio e protocollato con il n. 229 presentato dai Consiglieri Ala e Reburdo. Chiedo pertanto, come ho già fatto nell'ultima Conferenza dei Capigruppo, che tale documento venga considerato contiguo e quindi inserito nella discussione odierna. Tra l'altro, questo documento è precedente agli altri; non voglio comunque con questo rivendicare una precedenza in senso temporale, anzi, sono pienamente d'accordo sul fatto che il collega Staglianò inizi la discussione sull'argomento. Ribadisco però la richiesta che, nel momento in cui vengono inseriti nella discussione l'ordine del giorno dei Consiglieri Rossa Cernetti e Tapparo e quello dei Consiglieri Nerviani e Brizio perch relativi allo stesso argomento, anche l'ordine del giorno Ala e Reburdo venga discusso.



PRESIDENTE

D'accordo.
La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, cercherò di contenere il mio intervento, ma nello stesso tempo illustrerò il senso politico, ideale e morale di questa proposta, che peraltro si colloca in una settimana (dal 15 al 22 di marzo) durante la quale in tutto il mondo si svolgono iniziative contro il regime di apartheid del Sudafrica.
Perché proponiamo la candidatura al Premio Nobel per la pace di Nelson Mandela, leader dell'African National Congress? Perché egli è il simbolo della segregazione che subisce il suo popolo, e perché quello che noi possiamo compiere, quello che io auspico questa assemblea compia fra poco è un atto di pace obiettivo. Il regime di Botha rappresenta, infatti, un pesante elemento di destabilizzazione per tutta l'Africa australe. Questo non è un giudizio di parte, è un giudizio obiettivo, riconosciuto dai consessi internazionali più autorevoli, a cominciare dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Mandela, dunque, per queste ragioni. Ma Mandela chi è? Nelson Rolihlahla Mandela è nato ad Umtata nel Transkey in Sudafrica il 18 luglio 1918; è avvocato e fondatore della Lega della gioventù africana, Presidente dell'African National Congress. Arrestato ed incarcerato dal regime razzista 1'11 novembre 1962, è stato condannato ai lavori forzati e all'ergastolo, rinchiuso nel carcere dell'isola di Robben; da allora ha maturato 25 anni di detenzione: è il più vecchio detenuto politico nel mondo.
L'11 novembre 1982 il Consiglio comunale di Roma lo ha proclamato cittadino onorario della nostra capitale con questo messaggio inviatogli nella galera dove è rinchiuso: "Per il coraggioso esempio al tuo popolo e al mondo intero nella lotta per i diritti umani; contro l'oppressione e per l'emancipazione della tua gente; per aver dedicato la tua vita alla causa della libertà, divenendo simbolo e campione della resistenza non violenta a qualunque forma di discriminazione e di oppressione razzista nel mondo; per le tue sofferenze, il tuo dolore, la tua fede".
Con le stesse motivazioni, il 17 settembre 1985 anche il Consiglio comunale di Torino ha proclamato la cittadinanza onoraria per Mandela.
E' utile richiamare alla nostra memoria, a questo punto, che cosa è l'apartheid. "Apartheid, che in sudafricano significa separazione, è il nome dato dal Governo della Repubblica Sudafricana al proprio sistema di segregazione razziale, oppressione e sfruttamento. Tale sistema consente ai bianchi, che non superano 1/5 della popolazione, di controllare l'intero apparato della Repubblica": è questa una citazione testuale ripresa da un documento dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite che, con le parole che ho testè letto, condannava l'apartheid come un "crimine contro l'umanità".
La segregazione, signor Presidente e colleghi, in cifre è così riassumibile (penso non sia necessario farla troppo lunga, e che basti richiamare questi flashes di realtà) : i bianchi sono 4.900.000, il 15 dell'intera popolazione, i neri sono 23.900.000, il 73%; mentre il reddito medio annuo per un lavoratore bianco è di 8.260 dollari, quello di un lavoratore nero è di 1.815 dollari; la spesa totale pro capite per l'educazione è di 780 dollari per i bianchi e di 110 dollari per i neri; la pensione media mensile è di 94 dollari per un bianco e 41 dollari per un nero. L'87% del territorio, quello con oro e diamanti, è assegnato alla minoranza bianca; gli africani sono forzatamente tenuti da parte, relegati dal Governo nelle riserve che costituiscono meno del 13% della superficie del Sudafrica.
Ed ancora: i neri non possono scegliere il luogo dove vivere, il posto di lavoro, il tipo di educazione e di formazione da dare a sé e ai figli sono soggetti a trasferimenti forzati; non hanno diritti e non sono protetti dalla legge, la quale esime da ogni possibile incriminazione legale la polizia o l'esercito, ed ogni suo membro, per qualsiasi atto di strage o di atrocità commesso contro le manifestazioni dei "senza diritti".
Nel Sudafrica, signor Presidente e colleghi, all'avanguardia per i trapianti di cuore,, c'è un medico ogni 330 bianchi e un medico ogni 91.000 neri. Un medico bianco che soccorre un nero commette reato.
In questi scarni, numeri, in questi drammatici flashes, vi sono racchiusi intollerabili privilegi a danno della popolazione di colore privata della propria terra e delle proprie risorse naturali.
Ma l'apartheid è anche un affare. Gli investimenti in Sudafrica hanno una grossa redditività, poiché i lavoratori neri sono mal pagati e super sfruttati. Ed è anche per questo che le imprese e gli istituti bancari ritengono redditizio investire li, dove i diritti dei lavoratori, oltre che della stragrande maggioranza dei cittadini, non sono tutelati.
Al riguardo, voglio riprendere una risoluzione adottata il 12 dicembre 1979 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la quale invitava tutti gli Stati interessati "ad interrompere le relazioni diplomatiche, militari nucleari ed economiche e di ogni altro tipo con il regime razzista del Sudafrica; a prendere misure atte ad impedire che compagnie multinazionali banche ed altri istituti e istituzioni sotto la loro giurisdizione collaborino con il regime dell'apartheid; a proibire la vendita dei Krugerrands (le monete d'oro della Repubblica Sudafricana)".
Ho voluto richiamare, signor Presidente e colleghi, questi elementi allo scopo di motivare una contraddizione drammatica che un popolo oppresso si trova a dover vivere, innanzitutto sulla propria pelle: sottrarsi ad un giogo odioso, lottare per la vita e, proprio per questo, dover uccidere facendo ricorso ad una resistenza armata che ha una sua piena legittimità storica.
Dentro questo quadro di riferimento, la nostra proposta riprende letteralmente una risoluzione approvata dall'assemblea paritetica fra CEE ed Africa - Caraibi - Pacifico svoltasi in Grecia il 25 settembre dello scorso anno e votata quasi all'unanimità (con quattro voti contrari e due astensioni). La riprendiamo integralmente, dopo le sollecitazioni ripetute che sono giunte a tutti i Capigruppo del Consiglio regionale del Piemonte da parte della Lega delle Autonomie Locali, la quale si faceva giustamente interprete di una esigenza che in Grecia emergeva con precisione e che ripercorre, a sua volta, una decisione presa all'unanimità nel 1982 dalla Conferenza dei Parlamentari dell'Europa occidentale sulle sanzioni contro il Sudafrica. In quell'occasione, all'Aia nel 1982, si decise di proporre Nelson Mandela come candidato al Premio Nobel per la pace.
Io immagino le possibili obiezioni che possono essere fatte in riferimento alla situazione storica del Sudafrica e agli strumenti di lotta che una situazione storica determinata consente ad un popolo per autodeterminarsi. Immagino le possibili obiezioni sull'uso della violenza da parte di alcuni colleghi, già sentite peraltro nel settembre 1985 in quest'aula, quando discutemmo e approvammo anche un ordine del giorno contro l'apartheid. Ragion per cui, mi pare francamente incomprensibile (e inaccettabile) che una forza come la DC tenti di svicolare da una questione precisa (la candidatura di Mandela per il Nobel), riproponendoci questioni (il giudizio sull'apartheid) su cui ci siamo già pronunciati. Il punto è proprio questo in riferimento anche all'altro documento presentato dal Gruppo socialista: se il Consiglio regionale, come Democrazia Proletaria propone, debba fare un gesto politico per indicare Mandela come candidato al Premio Nobel per la pace oppure no. Il documento presentato e firmato dal collega Rossa a nome del Gruppo socialista è debole proprio da questo punto di vista: condivisibile per tutto il resto, l'ordine del giorno di Rossa non avanza, tuttavia, la candidatura di Mandela. E' una debolezza formale assolutamente rilevante perché al Comitato di Stoccolma noi non dobbiamo mandare un ordine del giorno generico, ma dobbiamo formulare - dal nostro punto di vista s'intende, e mi auguro che esso risulti maggioritario una proposta precisa di candidatura, in maniera che essa possa essere esaminata e discussa nei consessi internazionali. Quello che noi riteniamo utile e opportuno è compiere un gesto politico che riaffermi valori universali di cui Mandela è oggi simbolo nel suo Paese e nel mondo.
Conosco anche altre obiezioni sull'uso della violenza da parte dell'ANC. Conosco, in particolare, i riferimenti strumentali che qualche collega fa all'atteggiamento di Amnesty International sul detenuto Mandela.
Amnesty International ha ritenuto di non doversene occupare del detenuto Mandela, legittimamente in relazione a quelle che sono le proprie finalità statutarie, in quanto egli non è soltanto un detenuto per reati di opinione, che è quello di cui si occupa Amnesty International, ma è anche reo confesso di aver partecipato ad azioni di lotta nei confronti del regime razzista del proprio Paese. Il riferimento ad "Amnesty" è dunque con ogni evidenza fuori luogo per nascondere la volontà di non compiere un atto politico a favore di valori universali, di cui Mandela è interprete obiettivo.
Concludo, signor Presidente, leggendo le poche righe scritte da Mandela quando, nel 1985, il regime razzista, proprio per la dirompenza politica culturale ed ideale che la figura del leader nero ha rivestito e riveste gli ha proposto la libertà purché rinunciasse alla lotta per la liberazione del suo popolo. Mandela rifiutò scrivendo in una lettera indirizzata al suo popolo queste semplici parole: "Ho molto cara la mia stessa libertà, ma ho molto più a cuore la vostra libertà. La vostra libertà e la mia non possono essere separate".
E' per la libertà di Mandela e per la libertà del suo popolo che noi possiamo fare degli atti concreti, quale è quello che DP propone all'attenzione del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala che illustra il documento da lui sottoscritto insieme al collega Reburdo.



ALA Nemesio

Il mio documento non si pone in contrasto e in alternativa al documento ora illustrato dal collega Staglianò. Oltre a sottoscrivere la proposta di Staglianò relativa all'attribuzione del Premio Nobel a Nelson Mandela, che mi auguro il Consiglio regionale piemontese approvi, propone un altro tipo di intervento che mi auguro venga ugualmente accolto. Da un lato ha il carattere di un'azione non violenta, dall'altro ha la capacità di agire concretamente nella situazione specifica sudafricana. Questo intervento consiste nel fare partire un'iniziativa da parte del Consiglio regionale piemontese riguardo ai depositi del denaro amministrato dalla Regione Piemonte, proposta che poi dovrebbe essere ampliata ed amplificata agli altri enti ed istituzioni pubbliche della nostra Regione. E' noto e risaputo, infatti, che uno degli elementi di sostegno del regime sudafricano, stante una situazione di crisi economica, è sempre di più il prestito estero finanziato dalle grandi banche del nord del mondo e sempre di più dalle banche europee, sia per legami storici, soprattutto di Paesi quali l'Olanda e la Gran Bretagna, sia perché alcune campagne in Paesi quali gli Stati Uniti e la Germania hanno di fatto indotto alcune grandi banche (cito per esempio la Chase Manhattan Bank e la Citybank, americane) a ritirare ogni forma di credito al regime sudafricano e agli enti e alle agenzie ad esso collegate. Questo invece non avviene e non è ancora avvenuto per il nostro Paese che ormai è tra i primi, esattamente al nono posto nel mondo, per quel che riguarda i finanziamenti a breve, medio e lungo termine accordati all'economia sudafricana.
La proposta formalizzata nell'ordine del giorno è articolata in due punti: da un lato consiste nel fatto che la Regione Piemonte, una volta individuate le banche delle quali si serve sia per i propri depositi, sia per le proprie operazioni bancarie, richieda alle direzioni di queste banche, per fare una concreta e reale verifica, quali siano i rapporti economici che intrattengono con il regime sudafricano, con agenzie pubbliche ed enti di Stato che chiaramente sono collegabili al Govern sudafricano e chieda contestualmente quale sia la politica che queste banche intendono svolgere nel futuro. Cioè se sono in una fase di disinvestimento o se invece hanno politiche di conservazione di questi investimenti e prestiti o addirittura, come sta accadendo, pensino di moltiplicarli in futuro.
Il secondo punto è che, in un momento successivo, si discuta e si entri nel merito se è opportuno, se è moralmente lecito (e questo vale anche per i singoli privati cittadini) continuare ad intrattenere rapporti da parte degli Enti pubblici di uno Stato quale è il nostro la cui Costituzione precisamente agli artt. 2 e 11 - si fonda sui principi di uguaglianza dei cittadini e di difesa della pace, se sia lecito continuare di fatto a favorire e a rendere più agevole per queste banche del nostro Paese e anche della nostra Regione, soprattutto 1'Istituto San Paolo, a mantenere rapporti con il Sudafrica. La Regione può a sua volta disinvestire da queste banche, visto che in Piemonte esistono più banche, più agenzie, più istituti di credito: la proposta è che il Piemonte potendo scegliere su un mercato di libera concorrenza quale è quello bancario, tra banca e banca escluda di rivolgersi a quelle banche che con la loro politica di finanziamenti e di investimenti favoriscono e permettono il regime sudafricano. Io non ho difficoltà a dare i nomi che risultano ad agenzie internazionali, quale il Centro Interconfessionale per la pace, cioè alle agenzie legate al mondo cattolico. A detta di queste associazioni chiamiamole cristiane che è più corretto - ha ragione il collega Staglian le banche che intrattengono rapporti finanziari con il Sudafrica sono le seguenti: Istituto Bancario San Paolo di Torino, Banca Commerciale Italiana, Banco di Roma, Banca Nazionale del Lavoro, Credito Italiano Nuovo Banco Ambrosiano, Euromobiliare, Assicurazioni Generali, Cariplo e Banco di Sicilia. Queste risultano essere le banche italiane che hanno investito e che hanno concesso prestiti al Governo e al regime sudafricano.
Chiedo che questo venga verificato da parte della Regione, che ha gli strumenti per sapere se corrisponde al vero il fatto che questi enti intrattengono rapporti finanziari con il regime sudafricano.
Un capitolo a parte meriterebbe l'Istituto Opere di Religione che è esposto nei confronti del Sudafrica, ma come molte vicende dimostrano non è una banca italiana, ma di uno Stato estero i cui dirigenti non possono neanche essere arrestati dalla Magistratura italiana.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo che illustra il documento socialista.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in questi ultimi anni nella società non solo nel nostro Paese si constata uno scostamento crescente fra la politica e la solidarietà. Constatiamo in molti aspetti della vita della comunità nazionale ed internazionale una caduta di livelli di solidarietà.
Lo constatiamo con amara sorpresa quando vediamo dei giovani, come è successo a Ravenna, che a 16 anni cercavano lavoro e hanno trovato la morte. Forse alle nostre spalle c'è una caduta di attenzione a certi processi.
E' un clima nuovo dove la competizione sociale è più dura e lascia meno spazi alla solidarietà. Non è solo un problema di freddezza che la "realpolitik", la vecchia storia potrebbero darci come insegnamento. Oggi c'è un primato di vincoli economici su quelli sociali, sulla difesa dei diritti degli uomini nei loro diversi aspetti. Vorrei sottolineare il valore che può avere in quest'aula questo tipo di intervento e di testimonianza (non ovviamente il mio modesto), valore che voglio ricollegare ad un'esperienza diretta che ho vissuto con un dirigente sindacale argentino dell'area più dura dei metalmeccanici. Si chiamava Piccinini. E' stato incarcerato a Villa de Voto e sarebbe diventato un "desaparecido". Nel 1978 in una lotta disperata, fatta con piccole voci,questa persona si batteva duramente per tutelare gli interessi dei lavoratori contro un regime militare spietato e sanguinario. Ebbene, la nostra piccola testimonianza valse a quest'uomo la vita, perché la sua scomparsa sarebbe stato un fatto grave nei confronti del regime militare.
Piccinini aveva praticato una lotta sindacale dura, che noi non riteniamo essere l'ideale, ma che in un contesto come quello argentino, in quegli anni, poteva trovare giustificazione.
Nella lotta di emancipazione e di riconquista di dignità dei popoli ci sono molti di questi esempi.
Credo che Mandela rappresenti dalla misura del suo comportamento e della sua storia un elemento fondamentale che ci fa capire la tragedia che vive il popolo sudafricano e il largo strato di colore che maggioritariamente lo compone. Mandela soprattutto rappresenta con dignità questo movimento perché non ha ridotto un'eventuale sua liberazione ad un fatto individuale; non accettava che la sua liberazione fosse qualcosa che rispondeva ad una sua esigenza personale. Voleva saldare la sua liberazione con quello che erano stati il sacrificio, la lotta e gli anni di galera che aveva fatto, il sacrificio, la lotta e le morti all'esterno di suoi compagni.
Innanzi a questo contesto e a questo quadro, nel nostro ordine del giorno facciamo una proposta che riteniamo possa recuperare non tanto la liberazione di Mandela, quanto la liberazione di Mandela come riconoscimento del portatore di un movimento di affrancamento di quel popolo dal dominio del regime di Pretoria, estremamente spietato e duro. Il documento dei deputati europei, espresso nel 1982, assume questo significato.
Il collega di DP critica il nostro documento perché a parer suo è blando, ascetico e con riferimento ad un'iniziativa che si era assunta in un altro consesso pur rilevante. E' proprio questa la ragione, per il valore e per l'articolazione di quel documento noi vi facciamo riferimento e vogliamo far propria quella indicazione; vogliamo recuperarla riprenderla, rilanciarla, perché proviene da un organismo di grande respiro e perché ha un'articolazione dal un punto di vista formale estremamente interessante. E' per questa ragione che diciamo di recuperare, per l'assegnazione del Premio Nobel per la pace a Nelson Mandela, il testo e il carattere di quel documento e che sia in quella formulazione portato al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro degli Esteri e alla Presidenza del Parlamento Europeo. Attraverso questa strada si riesce a rendere il documento forse più efficace rispetto ad altre formulazioni.
Credo, colleghi, che il nostro documento recuperi appieno il significato e il carattere che ha la lotta e la permanenza in carcere di Mandela. E' il recupero non tanto di un fatto individuale, ma è il recupero di una grande lotta di liberazione che sta svolgendo un popolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani che interviene sull'ordine del giorno da lui sottoscritto insieme al Consigliere Brizio.



NERVIANI Enrico

L'illustrazione dell'ordine del giorno, che con il collega Brizio ho presentato, costituisce di fatto intervento anche sugli ordini del giorno che sono stati presentati da altri Gruppi, salvo che su quello del collega Ala che ha introdotto elementi per i quali chiederemmo una pausa di riflessione.
Sinceramente non ho capito la lunga premessa che il Consigliere Staglianò ha fatto alla proposta di riconoscimento del Premio Nobel per la pace a Nelson Mandela; egli stesso ha ricordato che dell'argomento si era a lungo parlato alcuni mesi fa. Il nodo della sua proposta è il riconoscimento a Nelson Mandela di questo premio. Tutte le premesse erano state abbondantemente sviluppate nei dibattiti avvenuti nel mese di settembre, come ha ricordato giustamente il collega Staglianò.
Tuttavia la gravità del problema dell'apartheid in Sudafrica che si è ulteriormente acuita in questi giorni merita una esplicitazione delle nostre posizioni e non ci fa velo nulla, nel momento in cui diciamo che siamo assolutamente spiritualmente intransigenti rispetto a qualunque posizione che discrimini gli uomini dagli uomini, a qualunque posizione intellettuale ed operativa che produca condizioni di non libertà, di soffocamento dei diritti fondamentali dell'uomo. Credo che abbiamo in questo senso qualche carta di credito nella storia e nei comportamenti quotidiani.
Debbo tuttavia dire con molta franchezza che abbiamo presentato questo ordine del giorno che fa riferimento a questi valori fondamentali e non all'attribuzione del Premio Nobel perché ci sembra che ci sia uno iato forte tra le premesse e le conseguenze: le premesse sono la denuncia dell'apartheid, la lotta ammirevole - a quanto ci dicono alcuni testi e il collega Staglianò - di Nelson Mandela per la difesa della libertà del suo popolo.
Le conseguenze dovrebbero essere la richiesta forte e l'impegno forte di libertà per Nelson Mandela; un impegno trasferito a livello governativo e parlamentare, perché ci sia un coinvolgimento dei Paesi europei, perch operino in termini di politica e di diplomazia internazionale, perché torni sui tavoli delle trattative e dei confronti questo problema di rilevante significato umano.
Invece no, la conseguenza è "Premio Nobel per la pace a Mandela".
Allora, a questo punto i dubbi affiorano e la memoria storica ci impone qualche riflessione: i premi per la pace sono stati dati al Vescovo Tutu, a Sacharov, a Walesa, sono stati dati a Sadat e a Begin per l'azione di pace conclusiva che ha ristabilito dei rapporti fra popoli. Non risultano esservi operatori di movimenti di liberazione che hanno usato sistemi violenti per giuste cause di liberazione.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Nel 1961 fu consegnato il Premio Nobel per la pace ad Albert Luthuli Presidente dell'African National Congress.



NERVIANI Enrico

Questo non significa nulla. Tu stesso hai detto che Mandela è in carcere per atti di sabotaggio, per violenze...



STAGLIANO' Gregorio Igor

Io non ho detto questo. Ho detto "per azioni di lotta".



NERVIANI Enrico

"Azioni di sabotaggio" hai detto, comunque il problema non cambia. Io non contesto gli atti di sabotaggio, contesto che ci sia connessione fra azioni, anche positive e valide, che portano comunque a fatti violenti, con l'attribuzione certa, cosa convinta, assoluta, assunta dal Consiglio regionale del Premio Nobel a personaggi, ripeto, verso i quali comunque posso avere tutta la stima e l'ammirazione di cui sono capace.
Ritengo che un Premio Nobel per la pace vada attribuito a chi testimonia concretamente con gli atti, con gli atteggiamenti la pace, a chi si impegna per la pace vera; a chi fa la scelta della non violenza perch la pace, quella vera, trionfi fra di noi. Penso che questo sia il contesto entro il quale assegnerei un Premio Nobel per la pace.
Per questi motivi trovo difficoltà nel passare dalle premesse alle conseguenze, come richiesto nell'ordine del giorno, e per questo sosteniamo un ordine del giorno che afferma invece i valori ai quali riteniamo Nelson Mandela abbia fatto riferimento.
E' stato fatto qualche accenno appassionato, patetico, si consenta un minimo cenno di questo tipo anche al sottoscritto. E' mia profonda convinzione, essendo matura ormai la situazione del Sudafrica, che le catene di questo popolo di colore si spezzeranno; sono certo che l'azione nostra avrà una forte incidenza nelle coscienze della gente del Sudafrica nelle coscienze dei bianchi; che la nostra azione libererà i bianchi dalla tentazione della violenza e dalla tentazione della paura. Sono certo profondamente certo, di queste cose.
Un augurio finale a me, ai bianchi, ai negri del Sudafrica comunque rivolgo: che le catene che si spezzeranno non passino ad altri popoli, ad altra gente, nel senso che ci sia veramente un superamento nella direzione della pace e della fraternità fra gente di ogni colore.
Questo è lo spirito che ha animato il nostro ordine del giorno. Queste sono le riserve per le quali ci asterremo sulla proposta che ha avanzato Staglianò, con tutto il rispetto per le intenzioni pacifiche, per le intenzioni di elevazione dei valori che sono state proposte qui e sono implicite nell'iniziativa che Staglianò ed altri hanno portato avanti in questo Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Il lungo intervento del collega Staglianò a illustrazione del suo ordine del giorno mi sembra condivisibile al 90%, nel senso che ha ripetuto tutti quei motivi sacrosanti per i quali qualunque persona civile, che appartenga ad un mondo che si vuole dichiarare civile, non può non condannare l'apartheid con tutto quello che significa.
Detto questo e per evitare ripetizioni di argomenti già affrontati da altri colleghi in quest'aula su questo problema, vorrei dare qualche informazione in più per dire perché non consento con il restante 10 dell'ordine del giorno del collega Staglianò e con quello del Partito socialista.
Di fronte a casi cosa emblematici di violazione dei diritti civili si rischia di cadere in una demagogia fin troppo facile, cioè quella di esprimere un razzismo a rovescio, per cui tutto quello che fa l'uomo nero diventa giusto e tutto quello che fa l'uomo bianco è sbagliato. Riferendoci al Sudafrica, ci vuole poco per capire come il Governo sudafricano agisca in modo criminale nei confronti dei diritti civili di tutta la popolazione non solo quella nera, ma anche quella bianca, offendendo quindi i sentimenti di libertà di tutti.
Detto questo, però, bisogna precisare alcune cose che sono importanti per capire come l'attribuzione di un Premio Nobel per la pace a Nelson Mandela, proprio in quanto leader dell'African National Congress che è il suo Partito, sia di per sé improponibile. Una contraddizione non lo consente: Nelson Mandela avrà molti meriti secondo l'angolazione con cui si guarda la sua azione, ma secondo me la parola "pace" attribuita alla sua azione non ha nessun senso. Il suo Partito teorizza il bagno di sangue della minoranza, un quinto della popolazione, che abita in Sudafrica, un quinto che sicuramente dispiace nella stragrande maggioranza anche se fra questi bianchi ci sono validi oppositori al regime, che affrontano anche il carcere e che, come anche Staglianò saprà, sono validi difensori dei diritti civili dei neri soprattutto fra gli avvocati di minoranza bianca progressisti. Quindi anche una parte bianca è alleata contro l'apartheid.
Questo partito teorizza l'eliminazione fisica e io vorrei ricordare che Nelson Mandela non è mai stato dotato da Amnesty International non perch sia in carcere per reati di opinione, ma perché è in carcere per reati più gravi quali il plurimo omicidio, come ha confessato apertamente lui stesso.
Infatti il Governo sudafricano, con un'azione tutto sommato ignobile, gli ha consentito anni fa - come ricordava anche il collega Staglianò - di uscire dal carcere in cambio di una firma su una carta in cui si impegnava a non teorizzare più la guerra armata.
E' chiaro che Nelson Mandela è una persona da apprezzare per la sua coerenza, ma io mi chiedo come si possa attribuire o proporre il Premio Nobel per la pace a un leader politico, il quale con grande coraggio rimane in carcere per non rinunciare alla sua teorizzazione della lotta armata quale volontà di predominio politico. Tutto questo, a mio parere, è sconfitto non soltanto dai fatti, perché purtroppo il Sudafrica continua in questa situazione, ma è sconfitto dalla storia: è la non violenza che ha sconfitto il colonialismo, Ghandi ha sconfitto gli Inglesi non con la violenza armata; Luther King ha sconfitto il colonialismo bianco americano e non è stato Malcom X con la rivolta e la rivoluzione. Quindi, secondo me bene è stato fatto nel dare il Premio Nobel a Tutu che è uomo di pace che lotta in mezzo a grandissime difficoltà, perché vuole cercare la via che salvi la persona umana sia bianca sia nera.
In quanto al carcere, sono d'accordo con la proposta che hanno fatto i colleghi Nerviani e Brizio. Vorrei che Nelson Mandela uscisse dal carcere domani mattina, anche perché non credo nel carcere come istituzione totale il carcere non serve a nessuno, meno che mai a chi sia finito dentro per avere tenuto un comportamento illecito. Ritengo che un Paese civile dovrebbe abolire il carcere come istituzione in generale, ma rimproverare questo al Sudafrica, quando nel nostro Paese ci sono delle carceri che sono la vergogna del sistema carcerario internazionale, mi sembra forse pretendere un po' troppo in questo momento.
Ci sono esempi vicini al Sudafrica che dimostrano come vi sia la possibilità di uscire dall'apartheid, attraverso la collaborazione fra classi dirigenti, ma non nel senso di prevaricazione bianca. La ex Rhodesia, oggi Zimbabwe, sta a dimostrare come la minoranza del 5% bianca oggi rappresentata in un Parlamento al 95% nero, continui a vivere e a collaborare in quel Paese; ciò dimostra che l'uscita dall'apartheid non è l'African National Congress, cioè la lotta armata, ma è la ricerca di una volontà pacifica, cioè la non violenza.
Per questo credo che l'ordine del giorno firmato dai colleghi Brizio e Nerviani sia non solo ragionevole, ma civile, non demagogico. Voterò questo ordine del giorno e invito i Consiglieri presenti a volersi difendere dalla facile demagogia, dalla patetica demagogia, che può essere avanzata quando si fanno ordini del giorno e proposte come quello del collega Staglianò.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi sembra giusto l'approccio al dibattito assunto dal collega Pezzana. E' opportuno non ripetersi sulle questioni sulle quali conveniamo, ma è opportuno illustrare le ragioni delle posizioni che ci vedono collocati in modo diverso.
Affrontiamo questi problemi ogni tanto nel corso della legislatura con l'impressione di interessarci di fatti anomali rispetto ad un sistema che ha come regola quella della libertà, della tolleranza e della convivenza democratica. Così però non è, perché la libertà, la convivenza democratica e la tolleranza sono l'eccezione. Il Presidente del Consiglio che ha omaggiato questo palazzo e altri uffici di una bella carta dell'Europa verde dovrebbe farsi carico magari di affidare al CSI l'elaborazione di un mappamondo con il globo terracqueo in cui vengano evidenziate, a colori più o meno intensi, le regioni della libertà e le regioni della non libertà.
Vedremmo che le regioni della libertà a pieno colore sono delle isole in un sistema in cui le regioni della violenza sono in maggioranza. Quindi questi ragionamenti che facciamo consideriamoli a campione, nel senso che affrontiamo un problema immaginando di affrontare dei valori che prescindono e trascendono da quello che stiamo esaminando e questo ci consente anche di non andare troppo a fondo nelle ragioni e negli sviluppi storici di questi processi.
La specificità del comportamento del nostro Gruppo è coerente rispetto all'atteggiamento che abbiamo tenuto in altre occasioni. Noi riteniamo che il Premio Nobel sia affidato ad una tradizione di prudenza e di attenzione a questi problemi che non soffre le sponsorizzazioni di nessuna natura. In quest'aula il nostro Gruppo a suo tempo non aveva sponsorizzato neanche Pertini, il che vuol dire rifiutare la sponsorizzazione Garibaldi. Non mi sembra che l'Università di Torino abbia mai fatto un ordine del giorno per sponsorizzare questo o quel ricercatore. E' un atteggiamento scorretto nei confronti del Comitato organizzatore del premio fare delle pressioni significa chiamare il Comitato come arbitro rispetto ad interpretazioni che la società politica e civile, le istituzioni e i partiti, danno rispetto a certi processi. Il Premio Nobel ha alle sue radici una propria filosofia una propria deontologia, una propria metodologia, sulla logica della quale decide. E noi ci auguriamo che decida. Non ci sembra opportuno "strumentalizzare" il Premio Nobel come un'occasione per fare le nostre valutazioni e quindi imputare a chi non accede alla nostra interpretazione un minor rispetto per questi valori rispetto ad altri.
Così come noi non avevamo sponsorizzato Pertini, abbiamo qualche difficoltà in più a sponsorizzare Mandela. Riteniamo che il Comitato per il Premio Nobel abbia persone in grado di valutare quale sia la persona che più di altri possa meritare questo riconoscimento. 'Tra l'altro, non conosciamo lo Statuto del Premio Nobel. Non so se esiste un regolamento. Mi sembra però di ricordare che all'origine del Premio Nobel c'è la preoccupazione di rimediare con questo premio ai guasti che fa uno strumento di morte. Attenzione! Mi sembra inattaccabile il ragionamento del collega Pezzana che dice che il Premio Nobel è incompatibile con il riconoscimento all'azione violenta, di qualunque valore, di qualunque genere, proprio perché sarebbe in contraddizione con se stesso. Il senso d'essere del Premio Nobel è quello di rimediare ai guasti che fa uno strumento di violenza nel nostro sistema. Quindi sembrerebbe difficile immaginare che il Premio Nobel, per esempio, possa essere attribuito ad uno che ha usato la dinamite per far saltare i cancelli di un campo di concentramento, liberando alcune migliaia di persone, ma uccidendone qualche decina. A questo punto si riconoscerebbe una legittimazione rispetto alle finalità del Premio Nobel dello strumento utilizzato che è in contraddizione con la ragion d'essere del Premio Nobel per la pace.
Per carità, non voglio convincere nessuno. Ricordo però che oltre alle ragioni di merito esistono anche queste ragioni di stretta connessione.
C'è l'impressione che la pace debba essere un valore da pecore per gli occidentali e possa essere un valore d'altra natura per la gente di colore.
Questo è stato scritto su un giornale di grande tiratura nazionale, non è un'accezione mia. La pace si difende anche con strumenti che non sono tipici né dei pacifisti né dei tolleranti, si difende anche con altri strumenti.
Noi preliminarmente riteniamo di non doverci occupare delle finalità del Premio Nobel, ma non possiamo evidentemente "glissare" da una questione di questo genere giocando sulla preliminare. Se però ce ne dobbiamo occupare è evidente che dobbiamo ritenere che la pace è assunta come valore e come metodo, non come obiettivo. Il premio è dato a chi fa degli strumenti caratteristici e tipici del comportamento di pace, non a chi persegue la pace. Tutti in questo mondo perseguono la pace. Non penso che chi avvia una guerra si pone altro risultato che quello di avere poi una pace, la pax romana per esempio. Se la guerra mondiale fosse finita in un certo modo avremmo avuto la pax hitleriana. Nessuno fa la guerra per la guerra, vuol fare la guerra per avere una situazione diversa da quella che lui considera conflittuale rispetto ai propri concorrenti politici ed economici. La guerra si fa per ridurre i livelli o l'esistenza di una certa situazione di conflitto. Non si fa la guerra nella pace, si fa la guerra nel conflitto. Tutti pensiamo attraverso una guerra di pervenire ad una pace. Mussolini nei suoi appunti sulla sua entrata in guerra ragiona su come fare la pace. Tutto è fatto per sapere come si andrà a contrattare le ragioni della pace, quindi la pace è un obiettivo.
Il Premio Nobel non viene concesso a chi si pone l'obiettivo della pace, ma a chi utilizza lo strumento della pace per vincere le proprie battaglie civili. E' certo che la ricerca da parte di coloro che dovranno prendere questa decisione diventa difficile; la ricerca di qualcuno che persegue l'obiettivo della pace utilizzando lo strumento della pace è molto più difficile, molto meno demagogica e qualche volta molto meno comprensibile e molto meno premiante, soprattutto per i mass media.
Il nostro Gruppo apprezza il documento presentato dalla Democrazia Cristiana, perché si riconosce comunque nell'esigenza di condividere gli obiettivi e le finalità del processo in corso. Ritiene però del tutto fuori luogo che il Consiglio regionale del Piemonte sponsorizzi questo o quel candidato.
Dicevo prima al collega Santoni, torinese quindi destinatario della mia battuta, che queste cittadinanze onorarie date da alcune grandi città, che sono caratterizzate dalla caduta demografica e dalla diminuzione di abitanti, fanno pensare a quando non molti anni fa, Peyron regnante, si regalavano i completini ai neonati per arrivare al milionesimo cittadino.
Non vorrei che questo fosse un modo per cercare di difendere la dimensione di questa città e che quindi il salto demografico sia: cittadini vivi più cittadini onorari. Le cittadinanze onorarie sono una questione di grande significato da non piegare alla strumentalizzazione di comodo, quindi adesso abbiamo il giallo di Cardetti che vedrà Sacharov e non vedrà Ida Nuduel. I grandi valori si giocano poche volte. Beethoven di sinfonie non ne ha scritte 90 perché probabilmente le avremmo dimenticate.
In linea preliminare riteniamo che il Premio Nobel non possa essere n utilizzato né strumentalizzato per discussioni di tipo politico. Nella specie, il destinatario ci sembra la dimostrazione di come si pu combattere per i propri ideali. Combattere però non è vivere in pace, vuol dire uccidere, vuol dire usare gli strumenti che tutte le rivoluzioni hanno adottato. Certamente né Napoleone, né Robespierre, né personaggi di questo calibro si sarebbero mai sognati di concorrere al premio per la pace eppure i risultati che hanno determinato nella nostra società sono molto simili al personaggio sul quale ragioniamo. Noi ci auguriamo che riesca a perseguire nella sua società gli stessi risultati che quei personaggi sono riusciti ad ottenere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Ricordato, non per noi ma per la storia, che Alfredo Nobel fu l'inventore della dinamite, intendiamo anche ricordare al collega Marchini che non stiamo discutendo delle "regioni della libertà", ma delle ragioni della libertà.
Noi comunisti siamo favorevoli all'approvazione di un ordine del giorno che proponga Nelson Mandela come candidato, perché di questo si tratta, al Premio Nobel per la pace per il 1987. Con il nostro assenso intendiamo innanzitutto ribadire ancora una volta la più severa condanna della politica di apartheid del Sudafrica, politica che è un vero e proprio crimine contro l'umanità e rappresenta un pericolo continuo e costante per la pace nel mondo.
Auspichiamo, con questo nostro atto, che la Comunità Europea e i suoi Stati membri, che - non bisogna nasconderlo - hanno una responsabilità comune nella situazione del Sudafrica anche a causa della inadeguatezza del codice di condotta della CEE, dei suoi limiti di efficacia rispetto all'eliminazione dell'apartheid, avanzino una proposta analoga a quella che noi ci auguriamo il Consiglio regionale avanzi oggi.
La nostra decisione ha anche il significato di chiedere che si esercitino più pressioni sui Governi dell'Europa occidentale affinch accelerino un coordinamento crescente delle sanzioni economiche nei confronti del Sudafrica, perché l'isolamento diplomatico, economico e culturale di quel regime, del regime della vergogna, sia sempre più evidente.
Anche questa iniziativa per noi è diretta ad ottenere concreti segni di cambiamento in Sudafrica, quali la liberazione dei prigionieri politici, ad incominciare proprio da Nelson Mandela, ed il riconoscimento dell'opposizione reale, a cominciare dal Fronte Democratico Unito.
Per quel che riguarda in modo specifico l'operato del leader nero intendo ricordare - come già ricordava Staglianò - che nel febbraio 1985 il primo Ministro sudafricano Botha offri la libertà a Mandela se, diceva: "respingerà senza condizioni la violenza come strumento per fare politica".
Mandela ha rifiutato, come era evidente, né poteva essere diversamente perché il rifiuto della violenza gli veniva chiesto dal primo Ministro di uno Stato che ha elevato la violenza a sistema. Vorrei ricordare agli amici democristiani che anche Gesù scacciò i mercanti dal tempio con la frusta.
Così Mandela è rimasto in carcere in seguito alla decisione che il 12 giugno 1964 lo condannò "alla detenzione perpetua, più cinque anni". Il processo durò nove mesi e fu un avvenimento nella storia sudafricana: Mandela fu accusato di complotto sulla base di documenti sequestrati durante una perquisizione poliziesca alla sede dell'African National Congress e durante il processo aveva spiegato il senso della lotta, il senso di una vita di lotta. Pregherei ora i colleghi di prestare attenzione alle parole che Mandela pronunciò durante il processo e che danno uno spaccato reale della situazione del Sudafrica: "Ho passato trent'anni a battere su una porta chiusa. Qual è il risultato? Trent'anni fa avevo ancora qualche diritto, oggi non ho più alcuna libertà." Quando Mandela pronunciava queste parole aveva quarantacinque anni e da allora fu detenuto nell'isola penale di Robber Island e poi nel carcere di massima sicurezza di Polsmur. Chiedere dunque il conferimento del Nobel per la pace a Nelson Mandela, per noi vuol dire anche riflettere su una semplice domanda: che cosa è cambiato, se pur qualcosa è cambiato da allora, in questa patria dell'assurdo più violento, in questa zona franca dagli obblighi dei diritti dell'uomo e delle regole democratiche? Il regime di Pretoria vuol salvaguardare l'indiscusso potere dei bianchi e i tenacissimi pregiudizi della cultura dei bianchi. Questo regime assurdo, eppur reale, impresentabile, eppur presente, indegno di esistere eppur esistente, sarà costretto, se verrà accolta, come noi ci auguriamo la proposta di assegnare il Nobel per la pace a Mandela, ad aprire almeno qualche varco alla ragione, alla democrazia, al diritto dei popoli.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, i Capigruppo si erano ripromessi di non andare oltre le 14 ed ora siamo già alle 15,15. La votazione dei documenti comporta ancora un lungo lavoro e poiché l'argomento è di grande importanza e non può essere ristretto in pochi minuti, chiederei di chiudere i lavori e di rinviare la votazione dei documenti alla prossima seduta. Questa è la mia proposta che io reputo saggia, comunque soltanto i Gruppi possono determinare la sospensiva della seduta.
La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Il Gruppo socialista accoglie la proposta del Presidente.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Prendo anch'io la parola. Questo è uno stravolgimento degli accordi assunti nella Conferenza dei Capigruppo.



PRESIDENTE

Per favore, c'è modo e modo. Sono proposte sagge, formulate in modo saggio, Staglianò! Uno non si prende la parola, non siamo in un'assemblea aperta, qui si dà la parola. Non sono così sciocco da formulare delle proposte che non abbiano un minimo di consenso, altrimenti non le formulerei.
La prego di rispondere nel modo e nel tono adeguati. Non ci si pu alzare sempre per gridare, le grida non hanno mai avuto successo in nessun tempo.
Non c'è nessun stravolgimento qui e non lo permetterei mai! C'è un'assemblea i cui lavori possono essere rinviati alla prossima settimana e non c'è nessun stravolgimento perché sono i Capigruppo che decidono la sospensione dei lavori.
Ha la parola il Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

E' apprezzabile lo sforzo del Presidente di comprendere tutti i punti di vista che nell'assemblea si manifestano. Ritengo, tuttavia, che la proposta sia immotivata in quanto ci sono le condizioni per pervenire ad una decisione in merito ai documenti che sono stati proposti; il documento presentato dal sottoscritto e il documento del Gruppo socialista sono unificabili, tant'è che in questa direzione io mi sono già collocato anche registrando le cose che sono state dette al microfono in quest'aula.
Peraltro, signor Presidente, lei ricorda senza dubbio la proposta che avanzai nella Conferenza dei Capigruppo, e cioè che il documento di DP era aperto alla firma di tutti i Gruppi, perché non ci interessa mettere alcuna bandierina su argomenti di questo genere; qui demagogie se ne fanno in tanti modi. Poiché ritengo che il documento del Partito socialista e quello presentato dal sottoscritto convergano verso il medesimo obiettivo, questi possono essere messi ai voti oggi, a meno che il Capogruppo socialista non ritenga che viceversa i documenti siano così distanti da non poter essere unificati ora.
Siccome siamo ai problemi di procedura, io mi pronuncio su questa annunciando che sul documento democristiano vorrei fare una dichiarazione di voto, perché non ho nessun problema a votare "si" a quel documento.
Immagino che tutti quanti possano votare quel documento, tant'è che ripete cose dette in un ordine del giorno che abbiamo già votato un anno e mezzo fa.
Allora, dove sta il problema che consiglia, signor Presidente, il rinvio? Francamente a me sfugge. Quello che è chiaro, e quindi in questo senso io voglio interpretare la sua proposta, è di voler tentare una soluzione la più unanime possibile, quindi è apprezzabile da parte del Presidente dell'assemblea regionale, però ciò nonostante lei converrà che si sono manifestati almeno due punti di vista su questo argomento che difficilmente sono conciliabili in merito alla proposta precisa che è stata avanzata. Mentre mi rammarico che non ci sia l'unanimità, non ne faccio nemmeno un dramma.



PRESIDENTE

Io favorisco sempre l'unificazione dei documenti, ma non ho udito dichiarazioni rispetto a questo tema, a meno che il Capogruppo socialista chieda la parola e faccia la sua dichiarazione. Non vorrei che finissimo come nella vicenda del nucleare quando nessun documento fu approvato.
La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi, quando ho aderito alla proposta di rinvio l'ho colta come una proposta saggia anche rispetto agli obiettivi che vogliamo realizzare. Non vorrei che ci trovassimo tutti d'accordo di fronte ai documenti, ma che nel formalizzare il voto ciascuno esprimesse la propria posizione votando un documento e magari astenendosi sugli altri. La mia preoccupazione è che dopo aver svolto una discussione molto interessante non arrivassimo alla conclusione, che io ritengo essere contenuta nel documento che il nostro Gruppo ha presentato. Se si tratterà di formalizzare le posizioni, il Gruppo socialista voterà a favore del suo documento e si asterrà, pur condividendo il contenuta sugli altri documenti e probabilmente verrà fatta la stessa cosa dagli altri Gruppi.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Non sono forse unificabili i due documenti?



ROSSA Angelo

Possono anche trovare una soluzione, ma accolgo la proposta del Presidente perché non sarà una settimana in più a compromettere le prospettive, i risultati che vogliamo ottenere per i quali siamo qui impegnati a discutere. Questa è la ragione per la quale appoggio la proposta del Presidente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Penso che la proposta del Presidente sia animata dalla volontà corretta di cercare il massimo consenso e nasca anche da una valutazione pratica della stanchezza dei lavori e della difficoltà di una convergenza generale.
Occorre ricordare che quando abbiamo accettato di mettere all'ordine del giorno questo punto si era partiti dal presupposto di una possibile generale comune valutazione. Noi stessi avevamo chiesto un approfondimento il nostro approfondimento è andato al di là dei tempi che ci eravamo dati e nello stesso tempo non ci ha portati oggi, come avete potuto constatare anche per un complesso di ulteriori informazioni, a convergere sulla proposta del collega Staglianò o del Gruppo PSI per cui non può uscire un ordine del giorno unitario, anzi, c'è il rischio di arrivare effettivamente ad una votazione alla quale non consegua l'approvazione di alcun documento.
Per queste ragioni, noi che siamo sempre attenti alle proposte del Presidente, riteniamo che nella situazione che si è determinata essa sia ragionevole e da accettare.
E' chiaro che il dibattito rimane comunque chiuso e si valuteranno possibilità di altro genere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Sono convinto che il Presidente ha ragione quando dice che la sua proposta è saggia. Non capisco il motivo, ma non ho problemi a crederlo sulla parola.
Quello invece di cui sono convinto è il suggerimento che il collega Rossa ha dato un momento fa al collega Staglianò quando, guardandolo un po' esagitato, gli ha detto: "guarda che qui si va sotto". Allora, collega Staglianò, se si votasse adesso andreste sotto, ha ragione il collega Rossa. Secondo me, conviene anche a te non insistere sulla votazione di adesso e magari vedere se il documento preparato dai colleghi Nerviani e Brizio può contenere qualche virgola in più o magari qualcuna in meno altrimenti si andrà a votazione e andrai sotto la volta prossima.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, non prenderò posizione nel merito della proposta che peraltro ritengo di assoluto buon senso. Spiegherò perché la condivido.
E' difficile uscire da questa riunione senza registrare pubblicamente per la funzione che abbiamo, lo stato di profonda crisi di questo Consiglio. Occorre avere coscienza delle difficoltà che abbiamo ad andare avanti in maniera utile nei nostri lavori.
Pertanto, quella del rinvio mi pare una proposta di buon senso. Spero che la settimana prossima la seduta sarà diversa nel clima, negli atteggiamenti e nelle presenze. Ci siamo resi conto che oggi abbiamo avuto una finta seduta? Per qualcuno può anche andare bene così, perché poi si continua a timbrare il cartellino,... ma questo non è certo un Parlamento regionale.
Che cosa si fa in Consiglio? Ci accorgiamo o no che c'è un problema di questo genere? Non voglio assolutamente alzare i toni della polemica voglio soltanto ricordare che il Parlamento funziona se funzionano alcune regole fondamentali e se il lavoro converge nel Parlamento e qui trova la sua sede di esame, di tentativo di definizione di proposte.
Oggi si è svolto un dibattito su temi importantissimi, i diritti civili, i diritti politici, la figura di Nelson Mandela e l'intervento politico di appoggio pieno alla proposta per la candidatura al Premio Nobel l' ha già svolto il collega Adduci. Mi chiedo però se è possibile, alle ore 15,30, con un'assemblea in queste condizioni dopo una giornata vuota ed inutile come quella che abbiamo passato, andare a raccattare voti su uno o sull'altro ordine del giorno. Non sono nemmeno in condizione di capire quale documento avrei votato, ma non è tanto la mia disinformazione a preoccuparmi quanto il fatto che purtroppo quando si fanno questi dibattiti importanti non si riesce a mantenere un minimo di senso comune che permette di definire le posizioni. Il mio non è uno sfogo, ma è un preciso richiamo dal mio punto di vista, di cui mi assumo le responsabilità, ai colleghi per la situazione che stiamo vivendo e che nei corridoi ogni Consigliere commenta. Occorre dirle in aula queste cose, forse così può scattare qualcosa.
Per questi motivi la proposta del Presidente ha il mio pieno appoggio.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, argomenti di tanta rilevanza vanno discussi e non possono essere compromessi magari da motivi di non contatto o di non valutazione all'interno dei Gruppi politici; cioè non si può andare al voto su un fatto così importante senza che le problematiche che sono emerse facciano parte del patrimonio comune; non possiamo mettere allo sbaraglio una personalità che da venticinque anni lotta per i diritti civili per il semplice fatto che vi sono diverse valutazioni, le quali possono trovare in un momento più opportuno, una soluzione degna dell'iniziativa che è stata assunta.
La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Non voglio fare delle polemiche, ma non mi pare si possa trarre correttamente da questa richiesta valutazioni negative sul lavoro del Consiglio che comunque anche oggi ha approvato dei provvedimenti importanti come il piano di edilizia scolastica e il progetto BIC e che continua ad approvare provvedimenti significativi in tutte le sedute senza avere praticamente nulla di arretrato, proprio perché il lavoro ordinario procede con assoluta regolarità.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.



PRESIDENTE

La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 15,30)



(La seduta ha termine alle ore 15,30)



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