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Dettaglio seduta n.74 del 19/02/87 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


MARCHIARO MARIA LAURA



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Prima di iniziare l'esame delle interrogazioni, devo comunicare al Consiglio che nella sala dei Cento è riunita una delegazione di lavoratori di Settimo Torinese in Cassa integrazione che chiedono un incontro con la Giunta e con i membri della IV Commissione.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 584 del Consigliere Pezzana inerente la discarica di rifiuti industriali ad Orbassano


PRESIDENTE

Punto 2)all'o.d.g.: "Interrogazioni e interpellanze".
All'interrogazione n. 584 del Consigliere Pezzana inerente la discarica di rifiuti industriali ad Orbassano l'Assessore Maccari darà risposta scritta.


Argomento: Problemi energetici

Interrogazione n. 609 dei Consiglieri Valeri e Sestero inerente il progetto Ignitor


PRESIDENTE

Viene ora discussa l'interrogazione n. 609.
Risponde l'Assessore Alberton.
ALBERTON, Assessore alla cultura Col convegno "La fusione nucleare e le sue ricadute scientifico tecnologiche" del 13/12/1986, la Regione ha stimolato un confronto positivo tra il mondo scientifico nazionale e internazionale, le realtà economiche e i responsabili politici, nazionali e locali.
Insieme alle conferme scientifiche sulla validità di proseguire intensamente nelle ricerche sul filone delle macchine compatte a confinamento magnetico, è uscita confermata la volontà del Governo italiano di sostenere tali ricerche nell'ambito di programmi concordati in sede europea.
Alla luce di ciò, è uscita rafforzata la volontà e la proposta sviluppata da Regione, Provincia di Torino e Camera di Commercio di promuovere la costituzione di un consorzio tra enti pubblici e privati interessati allo sviluppo in Piemonte della ricerca scientifica e tecnologica nel settore energetico e in particolare della fusione nucleare.
Gli obiettivi del consorzio proposti sono: 1) promuovere e sostenere anche finanziariamente la costituzione di gruppi di ricerca e sperimentazione suscettibili di elevate ricadute nel settore produttivo piemontese, favorendo lo sviluppo dell'economia e della società 2) favorire il trasferimento delle conoscenze scientifico - tecnologiche alle imprese, consentendo la loro partecipazione alle fasi di progettazione, sperimentazione e realizzazione di componenti di macchine per la fusione nucleare.
A tal fine è stata elaborata una bozza di statuto del costituendo consorzio che ho trasmesso per le opportune valutazioni, anche a nome degli altri soggetti proponenti, a: Comune di Torino, Università, Politecnico Federpiemonte, Federapi, Cassa di Risparmio di Torino e Istituto Bancario San Paolo di Torino.
Proprio la ripresa di interessi e di impegni a livello nazionale e comunitario sollecitano le iniziative a livello regionale, ponendo contemporaneamente dei vincoli alla localizzazione della sede dell'impianto.
Il Ministero della Ricerca scientifica evidenzia in effetti le seguenti considerazioni: "La natura delle esperienze Ignitor richiede un sito con alcune caratteristiche fondamentali: autorizzazione all'esercizio di impianti nucleari; disponibilità di potenza elettrica fino a 1000 megawatt per qualche secondo, possibilmente da rete e la disponibilità di servizi tecnico - scientifici di supporto. Il sito di Ispra è riconosciuto idoneo ad ospitare l'esperienza Ignitor disponendo di infrastrutture nucleari attorno al complesso ESSOR. particolarmente favorevoli. Tali infrastrutture, oltre all'edificio ESSOR a contenimento stagno, di dimensioni e caratteristiche adatte a ospitare la macchina Ignitor e già in possesso di una licenza dell'autorità di controllo italiana per l'impiego del tritio (isotopo radioattivo dell'idrogeno di cui è previsto l'impiego nell'esperienza Ignitor), comprendono il laboratorio europeo per il tritio ETHEL. in corso di costruzione e abilitato a manipolare decine di grammi di tritio; camere schermate adatte a ospitare diversi ausiliari della macchina; laboratori a celle calde per manipolare componenti contaminati e/o attivati; servizi di protezione fisica e sanitaria; servizi tecnici.
Ispra è molto prossimo alla linea ENEL a 380 kilovolt capaci di fornire la potenza richiesta.
A questi motivi di carattere tecnico a favore di Ispra si aggiungono forti considerazioni di opportunità - che io credo finiscano per prevalere sulla scelta della localizzazione l'esperienza Ignitor è stata proposta nell'ambito dei programmi comunitari nel campo della fusione termonucleare controllata. Ispra, essendo un centro comunitario - in condizioni note di non completa utilizzazione - consente una più facile e immediata integrazione nella Comunità Europea".
La scelta di sedi alternative, oltreché a incidere sui tempi incontrerebbe serie difficoltà nei rapporti con la Comunità Europea.
Riteniamo che l'iniziativa del consorzio da noi proposta, se accolta e sostenuta dalla Comunità locale, possa comunque caratterizzare fortemente Torino e il Piemonte come polo di ricerca, facendone un punto di riferimento nazionale e internazionale e fornendo le occasioni per un'integrazione con le esperienze, là dove esse dovessero localizzarsi nella sede alternativa di Ispra.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.
VALERI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ringrazio l'Assessore della risposta. Dati i suoi contenuti molto dettagliati credo che essa meriti una riflessione più attenta. Mi pare rilevante comunque l'elencazione delle ragioni per le quali la primitiva proposta avanzata dalla Regione Piemonte circa il progetto Ignitor in Piemonte, è da considerarsi superata dal determinarsi di condizioni che rendono Ispra più idonea ad ospitare il progetto stesso.
Ripeto che la lettura più attenta della risposta dell'Assessore ci consentirà una valutazione meno improvvisata. Mi sembra comunque di poter constatare che, posto così il problema, il successivo richiamo fatto dall'Assessore al mantenimento per il Piemonte a un ruolo di polo di ricerca resta alquanto indeterminato ed astratto. Mentre per Ispra infatti sono messe in elenco una serie di precise ragioni tecniche, scientifiche e politico-istituzionali, relativamente alla Comunità Europea il richiamo a cosa potrà essere fatto in Piemonte ha più il carattere dell'esortazione che della concreta proposta politica. Rivolgo pertanto l'invito all'Assessore e alla Giunta affinché su una materia di tanta rilevanza, per non rischiare nuovamente di rimanere al traino delle soluzioni in altra sede individuate, si colga effettivamente l'opportunità di dare concretezza alla proposta del Piemonte quale centro di ricerca in funzione del progetto Ignitor, tanto più che esso appare come un contenitore ancora tutto da riempire. La risposta dell'Assessore, al di là dei nuovi elementi conoscitivi che ha fornito al fine di una più corretta e meno provincialistica valutazione del problema, non contenendo significativi approfondimenti operativi, non può dunque trovarci consenzienti e soddisfatti.


Argomento: Problemi energetici - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interrogazione n. 544 del Consigliere Pezzana inerente la costruzione della linea elettrica Leinì-Piossasco


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 544.
Risponde l'Assessore Vetrino.
VETRINO, Assessore alla pianificazione territoriale Signor Presidente, colleghi Consiglieri, chiedo scusa fin da ora perch userò più del tempo dovuto per rispondere, ma la complessità dell'interrogazione presentata dal Consigliere ha richiesto un excursus della situazione e sicuramente mi farò premura di dare al Consigliere la risposta scritta perché egli stesso possa poi valutarla trattandosi di questione di grande rilevanza.
Con tale interrogazione il Consigliere Pezzana interroga la Giunta regionale in merito alla progettata costruzione dell'elettrodotto Leinì Piossasco al fine di sapere se la Regione sia stata messa in condizione di valutare a livello esecutivo il progetto dell'ENEL; se si sia proceduto alla valutazione di impatto ambientale dell'opera; se si sia valutata l'effettiva necessità dell'impianto in relazione alla necessità di energia elettrica; e se si sia valutata la compatibilità delle opere in riferimento al vincolo paesaggistico operante ed in relazione ai piani paesistici in corso di formazione.
Per fornire risposta ai quesiti sopra richiamati è necessario riesaminare l'iter di tutta la vicenda fin dalle origini: infatti la prima proposta da parte dell'ENEL di costruire la linea in argomento risale al 1977 ed era motivata dalla necessità di procedere alla chiusura dell'anello di linee elettriche, che attualmente non è completato, attorno a Torino.
Prima di questa proposta peraltro la Giunta regionale, nel corso del 1976 aveva adottato il primo Piano regionale dei parchi e delle riserve naturali, a norma della L.R. 4/6/1975, n. 43. La proposta di Piano regionale dei parchi conteneva allora anche tutta la dorsale morenica della Collina di Rivoli, da Rivoli ad Avigliana, che in sede di esame da parte della competente Commissione consiliare e successivamente dal Consiglio regionale fu stralciata e rimandata ad ulteriori approfondimenti. Pertanto il Consiglio regionale, nell'approvare in data 27/1/1977 il primo Piano regionale dei parchi e delle riserve naturali, escluse la Collina di Rivoli dalle aree sottoposte a tutela e da destinarsi a parco naturale: peraltro se non scattarono allora le misure di tutela previste dalla legge regionale sui parchi, si produsse comunque un effetto rilevante nei confronti della linea elettrica oggetto dell'interrogazione. Infatti il Comune di Buttigliera Alta, nel corso delle procedure di formazione del proprio strumento urbanistico, contestuali alle procedure di formazione del Piano regionale dei parchi, tenendo conto delle indicazioni proposte dalla Giunta regionale, inserì una norma di salvaguardia prevedendo che tutte le opere che interessassero il territorio del Comune, nell'ambito territoriale della Collina di Rivoli, fossero sottoposte a preventivo parere vincolante della Regione. Fu esclusivamente per questo motivo che la pratica relativa alla costruzione della linea elettrica Leinì-Piossasco approdò in Regione in quanto le linee elettriche a 380 kw non sono di competenza regionale, ma di esclusiva competenza statale.
Di fronte alla proposta progettuale dell'ENEL l'Amministrazione regionale oppose, fin dal 1977, un netto rifiuto ad autorizzare l'opera ritenendola lesiva dell'ambiente naturale della Collina morenica di Rivoli e basandosi sulla norma sopra richiamata del Comune di Buttigliera Alta. Di fronte all'insistenza dell'ENEL à procedere alla costruzione dell'opera ritenuta fondamentale dall'ENEL stesso al fine di assicurare l'energia elettrica alla città di Torino, la Regione decise di valutare la possibilità di studiare un percorso alternativo che non provocasse l'impatto ambientale che l'opera proposta indubbiamente provocava. Questa volontà regionale si scontrò peraltro fin dall'inizio con le decisioni assunte da tutti i Comuni interessati alla linea che già si erano pronunciati favorevolmente con propri atti deliberativi. Nonostante ciò la Regione promosse lo studio di cui sopra trovando una soluzione che avrebbe potuto consentire la realizzazione dell'opera ed evitare l'attraversamento della Collina di Rivoli utilizzando tracciati di linee elettriche già esistenti inserite nel paesaggio industriale della prima cintura di Torino.
Questa proposta fu formalizzata nel 1982 e trovò l'assenso di massima dell'ENEL che richiese peraltro alla Regione di essere promotrice di incontri con le Amministrazioni comunali. Tali incontri non produssero alcun effetto in quanto le Amministrazioni comunali interessate al tracciato confermarono le loro precedenti scelte e non accolsero le varianti proposte dalla Regione a tutela dell'ambiente naturale e del paesaggio. La sola Amministrazione comunale di Rivoli, non interessata al progetto ENEL e coinvolta dalla proposta regionale, forni nel corso delle riunioni svoltesi l'assenso a modificare il tracciato proposto dall'ENEL.
Si venne così a determinare una situazione di stallo in quanto la Regione da un lato esprimeva il suo parere favorevole (nota n. 573 del 13/1/1983 dell'Assessorato alla pianificazione territoriale) all'esecuzione delle opere alla sola condizione che il tracciato fosse modificato garantendo la salvaguardia di aree di particolare pregio ambientale e l'ENEL. d'altro lato, si avvaleva dei pareri positivi espressi dai Comuni. Questa situazione di stallo si protrasse fino all'inizio del 1984 e cioè ben sette anni dopo la prima richiesta ENEL. In data 20 marzo 1984 si effettuò un sopralluogo congiunto tra ENEL. Regione e Comuni interessati a seguito del quale si svolse, presso il Comune di Rosta, una riunione collegiale dalla quale emerse una posizione ben precisa: da un lato la Regione contraria al tracciato proposto e dall'altro ENEL e Comuni favorevoli. Peraltro, a seguito di ulteriore verifica dello strumento urbanistico del Comune di Buttigliera Alta, si accertò che la norma urbanistica, che prevedeva il parere obbligatorio della Regione per tutte le opere incidenti sulla collina di Rivoli, non era più prevista. Pertanto la Regione si trovò nella condizione di non poter più esprimere alcun parere in quanto tutte le aree interessate dal tracciato proposto dall'ENEL erano prive di qualsiasi vincolo che coinvolgesse l'autorizzazione regionale: non c'era infatti alcuna area a parco o inserita nel Piano dei parchi, non era presente alcuna area sottoposta al vincolo paesaggistico e non vi era più presenza di alcuna norma urbanistica che consentisse di modificare il tracciato proposto.
Di fronte a questa situazione, con lettera del 14 giugno 1984 l'allora Assessore Rivalta comunicò all'ENEL quanto segue: "Con riferimento alla nota del 19 aprile u.s. di codesto Ente, relativa alla linea elettrica 380 kw Leinì-Piossasco e con la quale si richiedeva di rilasciare il nullaosta alla vostra domanda del 27 gennaio 1982, si ritiene opportuno ribadire che il tracciato in argomento, attraversando un'area di rilievo dal punto di vista ambientale, naturalistico e paesaggistico, procura indubbiamente un impatto ambientale e che pertanto sarebbe auspicabile la ricerca di una soluzione che, avvicinando all'area urbanizzata di Rivoli ed ai tracciati elettrici già esistenti la linea progettata, consenta di diminuire gli inconvenienti citati. Peraltro si fa presente che al momento attuale l'area interessata dal percorso della linea elettrica non è più soggetta a vincoli di salvaguardia per i quali debbano essere rilasciate autorizzazioni specifiche da parte della Regione: infatti il progetto del Parco della Collina morenica di Rivoli è stato per il momento limitato all'area del Castello di Rivoli e zone limitrofe e non esistono vincoli derivanti dalla legge 29/6/1939, n. 1497, in materia di aree sottoposte a particolari forme di salvaguardia ambientale".
Gli auspici regionali di una modifica del tracciato da parte dell'ENEL non produssero alcun effetto dato che il Ministero dei Lavori Pubblici approvava con decreto del 20 agosto 1985 il primitivo tracciato proposto dall'ENEL.
Soltanto a questo punto si manifestarono le prime rimostranze da parte dei Comuni interessati al tracciato i quali, di fronte al progetto definitivo, si resero conto della rilevanza dell'impianto e delle sue conseguenze sull'ambiente naturale.
Fin qui è la storia di tutta la vicenda del tracciato Leinì-Piossasco.
Dagli eventi descritti si possono però già ricavare alcune risposte all'interrogazione del Consigliere Pezzana e cioè: 1) la Regione è stata posta in condizione di valutare a livello esecutivo il progetto dell'ENEL. tant'è che ne ha richiesto a più riprese la modifica in modo sostanziale e ciò a riprova che tale progetto è stato negativamente valutato 2) la controproposta regionale si basava proprio sulla valutazione negativa e in relazione all'impatto ambientale delle opere 3) l'effettiva necessità delle opere è sempre stata alla base delle richieste di esecuzione del tracciato da parte dell'ENEL. che ha sempre sostenuto l'indispensabilità dell'impianto sulla scorta dei dati di fabbisogno energetici complessivi, anche interregionali, difficilmente confrontabili in sede di istruttoria (soprattutto in riferimento al tipo di istruttoria condotta relativa agli aspetti ambientali naturalistici e paesaggistici) 4) lungo il tracciato proposto non esistevano vincoli paesaggistici.
Partendo da questi presupposti, che sono anche risposta ad alcuni dei quesiti posti dal Consigliere Pezzana, va comunque rilevato che a seguito dell'entrata in vigore della legge 8 agosto 1985 n. 431 (legge Galasso) si può a ragione sostenere che alcuni tratti della linea interessino territori ricadenti nelle categorie sottoposte a tutela dall'art. 1 della legge stessa (boschi, attraversamento di corsi d'acqua) e che pertanto sia obbligatorio prevedere "una specifica normativa d'uso e di valorizzazione ambientale" negli strumenti di pianificazione territoriale che sono in corso di predisposizione e di definizione da parte della Giunta regionale.
Sarà pertanto in quella sede che sarà possibile, utilizzando gli strumenti appositamente previsti dalla legge Galasso, riproporre l'ipotesi di percorsi alternativi alla linea in argomento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.
PEZZANA Ringrazio il Vicepresidente per avermi risposto in modo esauriente nonostante le sue condizioni di salute molto cagionevoli. Mi sembra di avere capito che la Regione è disposta a riaprire le trattative con l'ENEL per modificare i percorsi. Questo è un dato positivo, quindi lo accetto con interesse, anche se oggi la questione è anche in mano alla magistratura avendo un gruppo di cittadini denunciato l'ENEL.
Intendo semplicemente ribadire che la difesa del paesaggio, quando il disastro è già avvenuto, è inutile. Si vede ad occhio nudo come l'ENEL ha distrutto una parte della collina morenica verso il Canavese.
L'elettrodotto ha già fatto ampi disastri e mi chiedo quale funzione pu avere soprattutto tenendo conto delle motivazioni che l' hanno predeterminato. Nel 1977 si incominciò a parlare del famoso fabbisogno di energia elettrica a livello industriale. Sono passati dieci anni e non c'è stata alcuna protesta, alcun fabbisogno reclamato né da parte della componente industriale né da parte della componente civile. Allora, quali giustificazioni pone l'ENEL per realizzare questi progetti che sono faraonici nella spesa e nell'impianto ma che non danno dei risultati e che sono distruttivi dal punto di vista artistico o architettonico? La risposta non è molto difficile e potrebbe essere maliziosa. L'ENEL in questo caso come in altri (e dalla risposta dell'Assessore Vetrino si evince molto bene), ha dapprima tentato con i Comuni un'azione di disinformazione, non presentando un progetto specifico lasciando intendere che l'opera terminata avrebbe avuto dimensioni tali da non preoccupare le amministrazioni locali.
Quando invece l'elettrodotto è stato realizzato nelle sue reali dimensioni ed è stato giudicato dagli amministratori locali, ecco che finalmente si è chiarita quell'informazione oscura che l'ENEL aveva dato e i Comuni si sono tutti allineati contro quel progetto.
Dalla risposta che giudico in parte positiva si evince che la Regione è quasi sempre ente spettatore o al massimo ente propositivo di qualche via d'uscita, che però non viene mai attuata, forse per mancanza di potere forse per cattiva volontà da parte degli organi competenti.
Purtroppo il risultato è che di fronte ai drammi sul territorio malgrado le leggi nazionali e le leggi regionali, la Regione come istituzione si limita ad osservare e quando fa delle proposte queste rimbalzano dalle responsabilità comunali a quelle regionali e nazionali e alla fine è difficile capire in quale posizione politica la Regione si situa.
I comitati dei cittadini non accettano la distruzione dei loro paesi e delle loro abitazioni, perché dove è stato costruito l'elettrodotto la vita in campagna è ormai mutilata dalle enormi torri che hanno distrutto l'ambiente anche soltanto dal punto di vista estetico.
In base alla volontà espressa dall'Assessore Vetrino, l'invito che viene dalla mia parte politica è di cercare di bloccare subito questa operazione e non soltanto con la richiesta di un colloquio con l'ENEL Vorrei suggerire di inviare una lettera dove si invita l'ENEL a fermare qualunque progetto in attesa che tutto venga ridiscusso con le parti interessate, Regione e cittadini che vivono nei territori minacciati da questo elettrodotto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola in merito a questo argomento il Consigliere Adduci. Ne ha facoltà.
ADDUCI Voglio far presente che il Gruppo comunista fin dal novembre 1986 ha presentato in merito un ordine del giorno al Consiglio regionale.
Chiediamo che nella prossima seduta del Consiglio regionale si discuta quel documento affinché possa essere assunta una decisione tendente a sospendere ogni determinazione fino a quando i Comuni interessati non avranno espresso con deliberazione il loro parere sull'elettrodotto.



PRESIDENTE

Consigliere Adduci, la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi esaminerà la sua richiesta e prenderà decisioni in merito.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Interrogazione n. 661 dei Consiglieri Valeri e Acotto inerente la chiusura dei pozzi di Rive e Caresana inquinati da bentazone


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 661.
La parola all'Assessore Olivieri.
OLIVIERI, Assessore alla sanità Credo che questa sia anche l'occasione per fare il punto sulla questione, ormai annosa, dei diserbanti in Piemonte e non solo in Piemonte anche sulla base di una comunicazione che è all'ordine del giorno da parecchio tempo e che non ho mai avuto la possibilità di esplicitare.
Le strutture preposte dal Servizio Sanitario Nazionale, sin dall'inizio dell'anno, hanno analizzato l'acqua destinata al consumo umano ed avendo riscontrato in alcune di esse valori elevati di diserbanti (ricordo che il D.P.C.M. dell'8/2/1985 fissa il limite di 0,1 microgrammo litro di singolo diserbante e di 0,5 microgrammi litro come somma complessiva di più diserbanti come limite accettabile) il Presidente della Giunta Regionale in data 10/6/1986 aveva emesso un'ordinanza con la quale si invitavano i Comuni a dotarsi di fonti di approvvigionamento idrico in grado di garantire un'adeguata protezione all'acqua destinata al consumo umano e nel contempo, limitatamente al periodo nel quale i Comuni predisponevano le soluzioni di cui sopra, si faceva divieto di effettuare trattamenti di diserbo con presidi sanitari contenenti atrazina, simazina, molinate e bentazone.
Il 25/6/1986 il Ministro della Sanità con propria ordinanza disponeva che fino al 31/12/1986 l'acqua destinata al consumo umano con un indice di atrazina sino ad 1 microgrammo litro è da considerarsi accettabile oltre a vietare cautelarmente l'impiego di presidi sanitari contenenti atrazina e molinate laddove si fosse accertata la presenza di atrazina e molinate in quantità superiori a quelle previste dal D.P.C.M, citato.
In data 7/10/1986 il Presidente della Giunta Regionale emanava l'ordinanza con la quale si vietava l'utilizzo dei presidi sanitari contenenti atrazina, simazina, molinate e bentazone a seguito di una ulteriore analisi di laboratorio e contestualmente innalzava il limite fino al 31/12/1986, di accettabilità per l'acqua destinata al consumo umano così come previsto dall'ordinanza del Ministro della Sanità di cui sopra.
Il Ministro della Sanità con successiva ordinanza del 22/12/1986 ha prorogato fino al 31/12/1987 le disposizioni contenute nella precedente ordinanza del 25/6/1986.
A seguito di tale disposizione il Presidente della Giunta regionale in data 30/12/1986 ha emesso un'ordinanza con la quale si vieta, in via cautelativa, l'utilizzo dei presidi sanitari atrazina e molinate. Si ammette l'utilizzazione di acqua in cui la concentrazione di atrazina non superi il limite di un microgrammo litro e contestualmente si incaricano i laboratori di sanità pubblica di intensificare le analisi al fine di individuare le zone in cui applicare il divieto di utilizzo dei diserbanti.
Vi informo che a tutt'oggi si sono analizzate le acque di circa 450 pozzi destinati al consumo umano e che in circa il 30% di essi sono state rilevate quantità di atrazina superiori a 0,1 microgrammo litro; in taluni casi i limiti sono stati superati anche da altri diserbanti.
Risulta quindi evidente che i presidi sanitari erano già stati vietati dalla data del 10/6/1986 dal Presidente della Giunta regionale e che il Ministero ha avallato tale decisione in data 25/6/1986 e in data 22/12/1986 emanando provvedimenti validi su tutto il territorio nazionale.
Le successive ordinanze del Presidente della Giunta regionale in data 7/10/86 e in data 30/12/86 sono servite in particolare per permettere l'erogazione di acqua destinata al consumo umano in quei Comuni ove le poche fonti di approvvigionamento presentano quantità di atrazina superiore a 0,1 microgrammo litro. La non emanazione di tali provvedimenti avrebbe causato gravi problemi nell'erogazione di un servizio di pubblica utilità e quindi anche di grande rilevanza igienica.
E' indubbio che tali provvedimenti possono nuocere alla nostra agricoltura che tradizionalmente esplica la sua attività nella coltura del riso e del mais. Tuttavia se la legislazione nazionale assume disposizioni e determinati limiti bisogna rispettarli. In accordo con le Regioni Lombardia, Veneto ed Emilia sin dal mese di settembre u.s. si sono intraprese iniziative a livello politico che han visto coinvolti oltre all'Assessorato alla sanità, la Presidenza della Giunta, l'Assessorato all'agricoltura ed all'ecologia, ed iniziative a carattere tecnico l'obiettivo delle Regioni era quello di porre a livello centrale precise domande in ordine a: eventuale modifica della normativa in particolare per la revisione del parametro 44 del D.P.C.M. 8/2/1985 (riguardante i diserbanti) notizie tossicologiche sui presidi sanitari in oggetto e prodotti sostitutivi degli stessi azione congiunta Stato e Regioni in materia di educazione igienico sanitaria necessità di approfondire le tematiche relative ad una regolamentazione sul commercio e sull'uso degli antiparassitari in campo agricolo criteri per la definizione delle aree omogenee su cui mantenere i divieti potenziamento delle strutture del Servizio Sanitario Nazionale che devono procedere alle analisi.
A questo punto vorrei fare un inciso. Proposi, in occasione della riunione congiunta a Milano alla presenza degli Assessori, che si ponesse mente al problema dei prezzi dei diserbanti che sfuggono ad una regolamentazione del tipo di quella dei medicinali. L'uso di prodotti sostitutivi al molinate, al bentazone e all'atrazina implica costi aggiuntivi, quindi è necessario porvi rimedio con una regolamentazione statuale che preveda prezzi non tanto politici, quanto giusti.
A seguito della riunione del 12/1/1987 tenuta a Milano, cui hanno partecipato i Presidenti e gli Assessori interessati delle quattro Regioni si sono definite azioni comuni indirizzate a: richiesta di un incontro urgente con il Governo al fine di ottenere risposte certe in ordine ai gravi problemi presenti avvio di indagini analitiche strumentali comuni.
II 21 gennaio le quattro Regioni sono state ricevute a Palazzo Chigi dai Ministri interessati, i quali sono stati informati della grave situazione in cui versano le Regioni sotto l'aspetto sanitario e in riferimento all'impatto ambientale nonché all'aspetto produttivo legato al non utilizzo nelle colture dei principi attivi in oggetto.
Nell'incontro si è convenuto quanto segue: 1) con procedura d'urgenza si richiederà all'Organizzazione Mondiale della Sanità di pronunciarsi sui livelli di atrazina e molinate permissibili nell'acqua potabile e sull'uso in agricoltura di tali prodotti 2) con il coordinamento della Presidenza del Consiglio si procederà alla costituzione di un Comitato tecnico scientifico - con rappresentanti dei Ministeri interessati e delle Regioni - per lo studio e la formulazione di misure legislative o amministrative per la programmazione sul territorio nazionale di un piano teso a ridurre l'inquinamento derivante dall'utilizzo di diserbanti in agricoltura 3) il Ministero dell'Agricoltura intensificherà l'azione già concordata con gli Assessori regionali competenti per un programma straordinario finanziato con i fondi della legge n. 752, di lotta integrata per la riduzione degli effetti indesiderati dei fitofarmaci sull'ambiente 4) il Governo valuterà la richiesta delle Regioni circa il potenziamento degli organici dei laboratori di sanità pubblica 5) le Regioni forniranno una loro proposta da inserire nella riforma della legge Merli per l'istituzione di un coordinamento attraverso una agenzia delle Regioni del Po.
Le quattro Regioni nella prima settimana di febbraio hanno definito alcune linee operative omogenee e cioè: avvio a partire dal 16/2/1987 (ed è già avviato) del monitoraggio del fiume Po e dei suoi affluenti, dalla sorgente alle foci; tale programma di controllo sarà eseguito da tutti i laboratori di sanità pubblica delle Regioni coinvolte e vedrà prioritariamente l'acquisizione dei dati relativi alla presenza di diserbanti nell'importante arteria idrica predisposizione di una deliberazione tipo (a cui si cercherà di dare un corso tempestivo) con la quale le Regioni si impegnano ad istituire borse di studio onde poter in via transitoria aumentare la dotazione organica delle strutture e dei servizi di analisi.
Nella scorsa settimana a Roma si è svolto un incontro, che era stato previsto a livello dell'incontro interministeriale, tra i ricercatori dell'Istituto Superiore di Sanità per valutare dal punto di vista tossicologico e sanitario i limiti permissibili di atrazina e molinate nell'acqua destinata al consumo umano.
I ricercatori sono stati concordi nel definire i seguenti limiti: 2 microgrammi/litro di atrazina 7 microgrammi/litro di molinate quali soglie al di sotto delle quali non possano riscontrarsi effetti tossicologici e sanitari per la popolazione.
A tutt'oggi il Ministro della Sanità non ha ritenuto di dover modificare l'ordinanza del 30/1211986. Non appena il Ministero predisporrà nuove disposizioni, alla luce dei dati tecnici forniti dai ricercatori dell'O.M.S. e I.S.S., questa Regione le attuerà modificando l'ordinanza del Presidente della Giunta regionale.
Sarà mia premura informare tempestivamente i colleghi Consiglieri degli sviluppi e dello stato di fatto delle iniziative intraprese e degli esiti conseguiti.
Devo dire peraltro che gli atti di questa riunione sono ancora oggetto di valutazione. Non sappiamo se l'O.M.S. emetterà un dispositivo sui limiti di tolleranza che il gruppo di tecnici e di esperti ha ritenuto di modificare.
Per quanto riguarda le altre domande sulla situazione incresciosa dei Comuni che si vedono privati delle fonti di approvvigionamento idrico solite e che devono ricorrere a mezzi di fortuna di emergenza, ed è una emergenza che in alcune situazioni dura da molto tempo, vi sono notizie tranquillizzanti circa l'interessamento del Ministero della Protezione Civile per quanto riguarda il finanziamento di opere di ripotabilizzazione delle acque.
Purtroppo è molto triste dover dire che in queste circostanze dobbiamo abituarci, volenti o nolenti, a "convivere" con l'inquinamento; quindi, al di là delle misure primarie, per le quali noi della sanità veniamo accusati di essere i nemici dell'agricoltura, devono essere adottate anche misure di prevenzione secondaria tendenti a recuperare valori di accettabilità sulle acque potabili che non possono essere sostituite da altre fonti di approvvigionamento.
E' un problema estremamente complesso in cui la sanità ha un ruolo non marginale ma un ruolo a monte rispetto ad una serie di dispositivi che devono essere messi in atto soprattutto a livello statuale per poter sanare una situazione che negli ultimi venti anni si è andata via via incancrenendo e che dovrà trovare nel tempo, e non certo in modo acuto, una soluzione definitiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.
VALERI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, una prima considerazione di carattere generale è che già in precedenti interrogazioni io ed altri colleghi del mio Gruppo avevamo posto interrogativi che per la loro natura il problema degli inquinamenti, riguardavano l'insieme della Giunta e non soltanto l'Assessore alla sanità.
Le questioni chiamate in causa dall'inquinamento delle acque infatti non attengono soltanto le misure di natura sanitaria, ma chiamano in causa anche le misure nel campo agricolo e nel campo della tutela dell'ambiente oltre che le misure di pronto intervento per quei Comuni che si trovano ad essere privati delle fonti di approvvigionamento idrico potabile.
Per l'ennesima volta ci troviamo invece di fronte alla risposta del solo Assessorato alla sanità. Ci rivolgiamo perciò alla Presidenza del Consiglio per capire se i soggetti destinatari delle interrogazioni possono essere sollecitati a rispondere nel rispetto delle domande e delle responsabilità sollecitate dagli interroganti o se invece, prendendo atto di questo stato di fatto dopo le interrogazioni di carattere generale occorre far seguire altre interrogazioni di carattere specifico in grado finalmente di evitare che sui problemi dell'inquinamento l'Assessore all'agricoltura e l'Assessore all'ambiente e alle acque si defilino.
Nella risposta dell'Assessore Olivieri sono riferite le richieste fatte al Governo da parte delle Regioni padane. Vi sono una serie di interventi sui grandi corsi d'acqua. Al momento però, da quanto ci risulta, è iniziata soltanto l'indagine mirata da parte delle Regioni (lunedì scorso se non vado errato) sulle condizioni di inquinamento dei grandi corsi d'acqua. Non si ha notizia del resto. Anzi, l'unica notizia riguarda talune intenzioni ventilate da parte del Ministero della Protezione Civile circa l'ennesima espropriazione delle competenze regionali a favore del Magistrato per il Po, al quale affidare il potere di coordinamento delle politiche di intervento sulle acque. Noi cogliamo l'occasione per esprimere con fermezza in questa sede la nostra completa opposizione ad una ipotesi di questa natura e sollecitiamo la Giunta ad esprimersi e ad agire di conseguenza.
Non vorremmo, per essere espliciti, che l'Assessorato interessato a questa materia avesse già espresso opinioni che non fossero di ferma salvaguardia del ruolo regionale.
A queste considerazioni di carattere generale desidero accompagnare le sottolineature di una chiara inadempienza della Giunta: quella della individuazione da parte del Presidente della Giunta regionale, delle zone agrarie nelle quali è vietato l'impiego dei diserbanti contenenti atrazina simazina, bentazone e molinate.
Inoltre va rilevato che nell'ultimo decreto del Presidente della Giunta al divieto, prima generalizzato, si è fatto seguire un divieto mirato soltanto all'atrazina e al molinate. Il bentazone e la simazina che erano vietati nel decreto precedente all'ultimo del 30 dicembre sono stati invece trascurati e liberalizzati. Ciò è tanto meno comprensibile quando proprio il bentazone sta emergendo come la sostanza a più diffuso e massiccio inquinamento, che ha portato alla chiusura recente dei pozzi di Rive e di Caresana e che porterà probabilmente al blocco dei pozzi privati di Motta dei Conti. Un Comune confinante con i primi due è tuttora privo di acquedotto, in quanto in via di costruzione e non ancora in funzione, la cui popolazione si approvvigiona interamente da pozzi privati, nei quali sono stati individuati (sono notizie per ora solo ufficiose) indici di presenza di bentazone addirittura dell'ordine di 7 microgrammi/litro e oltre. All'interrogativo, per ora senza risposta, su cosa intende fare la Giunta per delimitare le zone agrarie in cui vietare l'uso delle sostanze inquinanti, si accompagna da parte nostra la preoccupazione per le vicende non chiare di questi giorni circa certi pareri attribuiti a tecnici dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e che,non abbiamo ben compreso dovrebbero portare il Governo a elevare di molte volte i tassi massimi consentiti di presenza di sostanze pesticide nelle acque potabili. Non sappiamo proprio quanto ci possa essere di tranquillizzante o di garantistico nell'innalzamento per decreto di tali indici. Il tutto pare piuttosto motivato dal fatto che, trovandoci ormai alle soglie della prossima campagna agraria e della campagna di diserbo, si vorrebbero evitare da un lato i problemi relativi all'eventuale blocco o alle gravi difficoltà dei processi produttivi agricoli e dall'altro che l'approvarsi dello stillicidio delle situazioni locali di chiusura dei pozzi si traduca in emergenza regionale e magari nazionale. Decreti governativi di tal fatto sarebbero del tutto inaccettabili in assenza di risposte credibili e formali agli interrogativi posti dalle Regioni circa le conseguenze genotossiche dei pesticidi sotto accusa, risposte che finora non sono state date.
Mi consenta l'Assessore di dire che rimangono senza risposta gli interrogativi che avevamo posto circa l'adeguamento dei Laboratori di Sanità, mentre non ci è stato tuttora chiarito se i 450 pozzi, che sarebbero sotto esame da parte dei Laboratori di Sanità, costituiscono un campione abbastanza rappresentativo delle condizioni delle risorse idriche destinato al consumo umano nella nostra Regione. Rimane il fatto che in zone colpite ormai massicciamente dall'inquinamento dei pozzi l'indagine per campione non è più adeguata alle necessità, non soltanto perché l'esito delle analisi tarda 3, 4, 5, 6 mesi dal momento del prelievo e quindi non si è in grado di intervenire tempestivamente, ma anche perché è difficile pensare che le falde idriche sotterranee agiscono per isole, per cui i Comuni che fanno corona a quelli i cui i pozzi vengono chiusi per la constatata presenza di sostanze tossiche siano a priori pure. Noi avevamo richiesto un'indagine generalizzata, almeno nelle zone a più alto rischio come nel caso del Vercellese, del Novarese e delle altre in cui è ormai accertata la presenza in falda di queste sostanze tossiche. Tutto questo non è però realizzabile se non intervenendo su quei limiti che gli Assessori regionali della Valle padana hanno chiesto al Governo di rimuovere e senza l'attivazione di misure anche parziali di carattere straordinario, quanto meno per allargare le basi della conoscenza dei fenomeni. Non è impossibile operare all'interno delle attuali piante organiche per spostare risorse umane e cercare di coprire le esigenze più immediate dei laboratori di sanità, o usare lo strumento delle borse di studio, come pare suggerire l'Assessore, per ovviare in qualche modo alla grave latitanza del Governo. Noi ci auguriamo che su questa strada si possa nelle prossime settimane avere notizie di atti concreti, a partire dal riconoscimento dei diritti che chimici e biologi dei laboratori vantano da anni, che sentenze del Consiglio di Stato hanno riconosciuto e che tuttora non vengono riconosciute, il cui recepimento probabilmente consentirebbe di pervenire ad una maggiore produttività delle stesse strutture esistenti. Ma non soltanto. Occorre ed è possibile anche promuovere investimenti straordinari di potenziamento delle strutture. Mi consta che ad esempio è possibile dotare i laboratori con attrezzature computerizzate che funzionando anche di notte, in assenza di personale di assistenza consentirebbero di elevare e allargare la sfera di attività dei laboratori.
Perciò ci auguriamo e chiediamo che il prossimo riparto dei fondi per attrezzature sanitarie privilegi questo tipo di investimenti.
OLIVIERI, Assessore alla sanità Abbiamo un piano di finanziamento di 5 miliardi.
VALERI Si, però so che questo piano di investimenti è stato inviato al Governo il quale ha fatto orecchie da mercante. Non è pensabile restare fermi in attesa che il Governo si decida a muoversi. Ritengo sia necessario usare anche i fondi del riparto del Fondo Sanitario Nazionale per soddisfare queste che sono ormai delle priorità assolute.
OLIVIERI, Assessore alla sanità E' evidente che se il Ministero farà orecchie da mercante provvederemo con le forze proprie. Leveremo i fondi da qualche altra parte e li destineremo qui.
VALERI Certo, ed è in tal senso che noi vi diciamo di operare.
OLIVIERI, Assessore alla sanità Siamo perfettamente d'accordo.



PRESIDENTE

Le altre interrogazioni e interpellanze verranno discusse domani in apertura di seduta.


Argomento:

Interrogazione n. 661 dei Consiglieri Valeri e Acotto inerente la chiusura dei pozzi di Rive e Caresana inquinati da bentazone

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3 all'o.d.g. "Comunicazioni del Presidente" comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri: Bosio, Carazzoni, Majorino, Ratti


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco delle leggi vistate dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

d) Apposizione visto per decorrenza di termini


PRESIDENTE

E' stato posto il visto per decorrenza dei termini (ai sensi del secondo comma dell'art. 45 dello Statuto regionale) alla L.R. del 19/12/86: "Partecipazione della RP alla realizzazione da parte degli enti locali di progetti per favorire l'impiego di lavoratori che fruiscano del trattamento straordinario della CIG in opere e servizi di pubblica utilità"


Argomento:

d) Apposizione visto per decorrenza di termini

Argomento:

e) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Gli elenchi delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 27 gennaio, 3, 5 e 10 febbraio '87 - in attuazione dell'art. 7 secondo comma della L.R. 6/11/78, n. 65 - in materia di consulenza ed incarichi, sono depositati e a disposizione presso il servizio Aula.


Argomento:

e) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale

Argomento:

f) Missioni


PRESIDENTE

Comunico che l'elenco delle missioni effettuate dai Consiglieri regionali nel corso dell'anno 1986 è depositato presso l'Ufficio Aula.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

Esame testo unificato delle proposte di deliberazione nn. 420, 421, 426 e 427: "Istituzione di una Commissione d'inchiesta, ai sensi dell'art. 19 sub b) dello Statuto su: 'Convenzioni Unità Socio-Sanitarie Locali - strutture sanitarie private operanti in Piemonte"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 4) all'o.d.g.: Esame testo unificato delle proposte di deliberazione nn. 420, 421, 426 e 427: "Istituzione di una Commissione d'inchiesta, ai sensi dell'art. 19 sub b dello Statuto su: 'Convenzioni Unità Socio-Sanitarie Locali - strutture sanitarie private operanti in Piemonte".
La parola al Presidente dell'VIII Commissione per la relazione introduttiva.
VALERI, relatore Signor Presidente, colleghi Consiglieri, come convenuto in VIII Commissione, la mia sarà una relazione circoscritta agli aspetti tecnici e alla illustrazione del lavoro svolto in Commissione, conclusosi con l'approvazione del testo della proposta di deliberazione per la istituzione di una Commissione d'inchiesta ai sensi dell'art. 19 sub b dello Statuto regionale sulle convenzioni Unità Socio-Sanitarie Locali - strutture sanitarie private operanti in Piemonte.
Non sto a dilungarmi sulle vicende giudiziarie e non, che sono all'origine della proposta d'inchiesta. I gravi episodi di snaturamento del sistema di rapporti, intercorrenti tra Regione, Unità Socio-Sanitarie Locali e strutture sanitarie private convenzionate, sono noti a tutti i colleghi e sono stati anche oggetto di ampio dibattito nella seduta del 5/2/87. La natura, l'ampiezza e la gravità della situazione che è sotto i nostri occhi spiega la sollecitudine e l'impegno con cui la VIII Commissione ha affrontato, nel corso di tre consecutive sedute, l'esame delle proposte di deliberazione presentate nell'ordine dai Gruppi del MSI di DP, del PCI e del pentapartito.
La disponibilità di tutti i Gruppi presenti alle riunioni di Commissione a ricercare una intesa sulle scelte concrete da compiere ha consentito di pervenire alla stesura di un testo integrato, alla cui messa a punto ha partecipato anche l'Assessore Olivieri.
II metodo di lavoro seguito ha consentito altresì di andare oltre le intese di larga massima e di specificare e articolare nel dettaglio la proposta di deliberazione, evitando il pericolo, almeno si spera, di una lunga fase di discussione preliminare in seno alla futura Commissione di inchiesta. Il campo di analisi che la delibera propone si articola in cinque grandi filoni e, dal punto di vista temporale, la fase che si propone venga considerata è quella che inizia con l'assunzione delle competenze in materia sanitaria da parte della Regione e giunge fino ai giorni nostri. Questi i cinque punti: 1) esame della funzionalità dei servizi pubblici di diagnostica strumentale e di riabilitazione, in modo particolare attraverso la formazione di un elenco delle relative strutture operanti in questo campo elenco completo di tutti i dati rilevanti in materia di investimenti realizzati, di attrezzature, numero e qualifica del personale operante volume delle prestazioni erogate da ciascuna struttura e la sua evoluzione nel tempo 2) costruzione del quadro della situazione in materia di quota di convenzionata nei settori di diagnostica strumentale e di riabilitazione su tutto il territorio regionale 3) esame dei sistemi di controllo e la verifica della sua efficacia 4) esame dell'iter avuto negli anni dalla delibera dell'USSL 1/23 di Torino circa la istituzione, o potremmo dire della mancata istituzione, del centro unificato di prenotazione (CUP), anche allargando l'ottica dell'esame all'esistenza o meno di centri unificati di questa natura operanti nelle altre Unità Socio-Sanitarie Locali regionali 5) esame della situazione delle case di cura convenzionate e private.
Questa articolazione analitica dei compiti evidenzia e sostanzia la natura dell'incontro politico programmatico realizzatosi nel voto unanime della delibera. Al fine, come ho già ricordato, di evitare il protrarsi del lavoro preliminare di impostazione e di avvio dell'inchiesta, la proposta di deliberazione si estrinseca anche in una serie di specificazioni dei punti 2, 3 e 5 sopradescritti. In modo particolare, per quanto riguarda la situazione della quota convenzionata nei settori della diagnostica strumentale e di riabilitazione, nella delibera si chiede che si faccia luce attraverso un esame degli atti delle deliberazioni e delle direttive amministrative emanate in proposito dalla Regione, nonché dalla loro applicazione in ordine a tutte le convenzioni sottoscritte e autorizzate in questi anni. Si prevede inoltre che l'indagine si estenda anche alla formazione di un elenco analitico di tutte le strutture private convenzionate, comprendente tutti i dati attinenti queste strutture; alla formazione di un analogo elenco per quanto riguarda le strutture autorizzate e non convenzionate ed infine alla ricognizione e alla raccolta di tutti i dati relativi agli assetti proprietari di tutte le strutture private convenzionate autorizzate operanti in Regione, per quell'arco temporale di tempo che prima ho richiamato, dall'inizio dell'assunzione da parte della Regione delle competenze in materia fino ad oggi.
Per quanto riguarda invece la verifica dei sistemi di controllo e di verifica dell'efficacia di questo sistema, la proposta di deliberazione in particolare prevede che si compiano: la verifica delle procedure amministrative intercorrenti tra la Regione e le Unità Socio-Sanitarie Locali in materia di indirizzo, istruttoria e controllo preventivo delle proposte di convenzionamento e del loro grado di attuazione da parte dei competenti uffici regionali; la verifica delle procedure applicate dalle Unità Sanitarie Locali in materia di smistamento delle richieste di prestazione, nonché dei controlli e della vigilanza sulle prestazioni effettivamente erogate dalle strutture di diagnostica strumentale e di riabilitazione infine la verifica dell'operato e del funzionamento degli strumenti regionali di ispezione e di controllo della gestione amministrativo contabile di tutte le Unità Socio-Sanitarie Locali piemontesi.
Per quanto riguarda infine il punto 5), relativo alla situazione delle case di cura private convenzionate, il campo di indagine viene specificato nella individuazione della evoluzione nel tempo del convenzionamento di queste strutture, nell'esame delle singole branche specialistiche convenzionate, nella individuazione degli investimenti effettuati dal Servizio Sanitario Nazionale in materia di diagnostica strumentale e di riabilitazione, nella raccolta dei dati relativi agli assetti proprietari di tutte le strutture autorizzate e convenzionate private, sempre dall'inizio delle competenze regionali fino ad oggi.
Questo è il campo di indagine che la VIII Commissione con voto unanime ha pensato di proporre per la istituenda Commissione di inchiesta.
Nella proposta di deliberazione vengono anche individuati gli spazi temporali attraverso i quali la Commissione dovrebbe operare e concludere i propri lavori per relazionare sugli stessi al Consiglio regionale.
Per quanto riguarda i primi quattro punti che ho poc'anzi illustrato la proposta è che la Commissione avvii e concluda i propri lavori e presenti la propria relazione al Consiglio entro tre mesi. Per quanto riguarda il punto cinque, invece, entro sei mesi.
La proposta di deliberazione prevede che la Commissione sia composta da 15 Consiglieri per cui la delibera che andremo a votare dovrà essere completata sulla base delle segnalazioni nominative dei Consiglieri proposti dai diversi Gruppi consiliari.
Valgono per la Commissione le norme di funzionamento delle Commissioni statutarie previste dallo Statuto della nostra Regione.
Per quanto riguarda invece le strutture, cosa estremamente importante perché credo che i Consiglieri si saranno resi conto della ampiezza e della complessità della materia di indagine, nella proposta di deliberazione è detto testualmente che "con la Commissione di inchiesta devono collaborare i titolari degli Uffici della Regione, di enti e di aziende da essi dipendenti, con l'obbligo di fornire tutti i dati e le informazioni necessarie, senza vincolo di segreto d'Ufficio", anche questo nel rispetto delle prescrizioni statutarie. Accanto a ciò si propone di dotare la Commissione di strutture funzionali così descritte: "La Commissione di inchiesta si avvale di tutte le competenze rese necessarie da un rigoroso ed accurato lavoro di indagine e di accertamento dei fatti, eventualmente organizzate in specifica unità flessibile". La strumentazione prevista dalla legge, approvata dal Consiglio regionale pochi mesi fa, è individuata come eventualità nel senso di lasciare alla Commissione la possibilità di operare in piena autonomia, ma si è ritenuto comunque di indicare la forma dell'unità flessibile perché, a giudizio di una parte della Commissione, è importante che le strutture siano il meno aleatorie possibili e il meno possibile.lasciate all'apporto occasionale delle strutture ordinarie operanti a supporto della V Commissione o di altri servizi.
Infine, colleghi Consiglieri, la Commissione ha ritenuto che due spazi di indagine fossero più opportunamente e concretamente attribuibili alla sfera d'iniziativa amministrativa propria della Giunta regionale. Per non lasciare indeterminata la materia, si è però ritenuto, anche in questo caso unanimemente, di proporre, contestualmente alla deliberazione, il voto di un ordine del giorno, sottoscritto da tutti i Gruppi che hanno partecipato ai lavori della Commissione, in cui si impegna la Giunta "a ricostruire per tutte le Unità Socio-Sanitarie Locali del Piemonte, il quadro di comparazione dei costi economici, a parità di prestazione, tra struttura pubblica e strutture private convenzionate, avendo come primo impegno quello di fornire alla suddetta Commissione di inchiesta i dati relativi alla Unità Socio-Sanitaria Locale 1/23 a ricostruire, all'interno del quadro di cui al punto precedente, una valutazione dell'eventuale maggior costo subito dalla Regione in forza del ricorso a strutture private e convenzionate, fornendone i dati alla Commissione di inchiesta entro i termini stabiliti dalla deliberazione richiamata in premessa".
Questo è tutto quanto riguarda la illustrazione dell'esito del lavoro svolto in VIII Commissione.
Vorrei a conclusione sottolineare ancora una volta il voto unanime espresso dalla Commissione. Una unanimità conseguita nella messa a punto concreta dei provvedimenti proposti all'esame del Consiglio, seguendo un percorso che trova la sua qualificazione proprio nei contenuti del testo proposto al voto. Per queste ragioni la proposta si consiglia al voto unanime di questa assemblea.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Olivieri.
OLIVIERI, Assessore alla sanità Signor. Presidente, signori Consiglieri, signor Presidente della VIII Commissione, do prima una serie di notizie circa l'andamento della vicenda in generale anche perché il Consiglio sia messo a giorno della evoluzione coi limiti evidentemente dovuti al fatto che c'è un'inchiesta giudiziaria in corso, quindi non credo di poter andare molto addentro ad alcuni punti particolari.
Le dichiarazioni del 12 febbraio del Ministro alla Sanità, on. Donat Cattin, riportate da plurime fonti giornalistiche, in ordine ad una sottovalutazione da parte della Regione Piemonte sulla nota vicenda dell'Unità Socio-Sanitaria Locale di Torino, non trovano affatto riscontro nella realtà dei fatti che stavano autonomamente avvenendo all'interno della Regione stessa.
A prescindere dalla iniziativa consiliare, assunta a seguito di un approfondito dibattito svolto il 5 febbraio scorso, per quanto mi concerne fin dal 27/l/86 avevo disposto con ordine di servizio una ispezione sulla situazione emergente nell'Unità Socio-Sanitaria Locale Purtroppo l'inizio della indagine è stato ritardato al giorno 3 febbraio, per la necessità di rimuovere e sostituire il responsabile del Servizio ispettivo.
L'indagine amministrativa condotta a ritmi serrati ha portato alcune prime risultanze trasmessemi,ai sensi del penultimo comma dell'art. 8 della L.R. 28/86., in data 1212j86 e già il giorno successivo 13/2 ho invitato l'Unità Socio-Sanitaria Locale ad assumere immediatamente alcuni primi provvedimenti che nel termine di 8 giorni dalla richiesta mi debbono essere comunicati in copia.
E' dello stesso giorno un telegramma del Ministro Donat Cattin a me pervenuto il 16/2 che invitava l'Unità Socio-Sanitaria Locale ad assicurare gli obbligatori controlli sulle prescrizioni e sulle prestazioni medico specialistiche e di diagnostica sperimentale, previsti dall'art. 3 della Legge 7/8/82 n. 526 (normativa già richiamata all'attenzione dell'Unità Socio-Sanitaria Locale anche con una direttiva assessorile del 1984).
Peraltro, atteso che il telegramma del Ministro sottolineava anche la necessità di intervenire con poteri sostitutivi, ho proposto alla Giunta regionale di avviare la procedura di cui all'art. 21 della L.R. 42/1976 per la nomina di un Commissario ad acta, ove l'Unità Socio-Sanitaria Locale 1/23 non ottemperi, come già richiesto nelle prescrizioni impartite con la nota del 13 febbraio, a dare attuazione a quanto previsto dall'art. 3 della Legge n. 526 citata. La Giunta regionale, nella seduta del 17 febbraio 1986, ha approvato il provvedimento che essendo immediatamente eseguibile è stato già trasmesso al CO.RE.CO. per il seguito di competenza. Nella stessa seduta del 17 febbraio 1986 la Giunta regionale ha altresì approvato un disegno di legge sul controllo di qualità, in coerenza con quanto previsto anche all'art. 18 dell'atto di indirizzo e coordinamento di cui al D.P.C.M.
10/2/1984.
Da parte loro i Servizi assessorili stanno altresì ultimando un pacchetto di normative che vanno dalla ripresentazione del d.d.l. n. 27 sulla disciplina dei laboratori a quelli concernenti la disciplina dei presidi che erogano prestazioni di radiodiagnostica ovvero di fisiochinesi terapia e da ultimo un disegno di legge sulle incompatibilità, sulla scorta del disegno di legge presentato a livello ministeriale e che dovrebbe correre l'iter parlamentare parallelamente a quella che è la questione del ruolo medico.
Tali disegni di legge verranno sottoposti alla Giunta regionale a partire dalla prossima seduta. Nel frattempo l'attività del Servizio ispettivo regionale è proseguita senza soluzione di continuità, sceverando e approfondendo i complessi aspetti che si intersecano nella vicenda e che interessano sia momenti organizzativi che adempimenti di legge, sia raccordi fra i vari Servizi e le varie attività. In tale ambito ho già richiesto alcuni approfondimenti in ordine ai problemi dell'informatizzazione che per un verso interessano anche le inchieste in corso e che sono oggetto tra l'altro di un'interrogazione presentata in Consiglio regionale dallo stesso Gruppo comunista. Non posso ovviamente anticipare i risultati dell'inchiesta che ha visto il Servizio coinvolto in numerosi accessi ed audizioni. Ho ragione di ritenere tuttavia che ulteriori risultanze mi saranno fornite nel corso dei prossimi giorni.
Dall'illustrazione fin qui svolta appare del tutto evidente l'impegno e la tempestività della Giunta e del mio Assessorato sia sul fronte delle iniziative che su quello dei controlli e mentre non accetto il problema della sottovalutazione in base ai fatti evidenziati (questo per quanto concerne il telegramma ministeriale), condivido la preoccupazione che il dubbio su un tentativo di insabbiamento sia estremamente lesivo della dignità dell'istituzione regionale. Per questo motivo vi ringrazio per avermi interpellato dandomi così l'opportunità di fugare pubblicamente le perplessità che le affermazioni del Ministro possono avere ingenerato. Non so ovviamente le motivazioni che hanno indotto tali dichiarazioni, ma posso presumere che una carenza di conoscenza possa aver determinato anche doverose dichiarazioni cautelative da parte dell'autorità centrale.
Ritengo infine che l'atteggiamento assunto dalla Regione sia a livello di organo di governo sia a livello di Consiglio e gli atti assunti dagli stessi siano la migliore difesa delle prerogative regionali che avviene come tradizione in Piemonte attraverso la concreta attuazione delle stesse.
La materia è delicata quindi ritengo debba essere posta agli atti la mia relazione scritta. Ma, a parte quanto ho scritto, credo che i cittadini del Piemonte abbiano bisogno di risposte su situazioni di questo genere soprattutto in un momento in cui altre situazioni che attengono alla sanità (scioperi, contratto, convenzioni) seguitano a creare malessere. Ritengo che ogni iniziativa presa in questo campo per chiarire e dare limpidità agli atti amministrativi e agli intendimenti dell'Amministrazione sia non soltanto opportuna ma necessaria.
Quindi, con estrema disponibilità e assoluto spirito di servizio, ho accolto le iniziative del Consiglio sia per quanto attiene la formazione della Commissione sia per quanto attiene l'ordine del giorno.
Penso, anzi, che questa sia anche un'occasione per rivisitare una materia così complessa e articolata, talvolta non chiara, che è quella del rapporto fra il pubblico e il privato, e per chiarire la reale necessità di questa parte della sanità che si inserisce nel pubblico.
Dispiace arrivare a situazioni come questa sulla base di una vicenda che è senza dubbio traumatizzante per tutti noi e per i cittadini.
Comunque, penso si debba trarre da ogni cosa il lato positivo. Se opereremo con assoluta linearità, coscienza e trasparenza, potremo porre le basi perché certi aspetti non marginali, inquinati anche da una legislazione complessivamente carente che crea problematiche di ordine strutturale possano essere risolti.
E' con questo spirito quindi che- io mi associo all' iniziativa del Consiglio regionale e dichiaro tutta la mia più completa disponibilità.



PRESIDENTE

E' aperto il dibattito. Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi.
Ne ha facoltà.
BONTEMPI Torniamo a parlare di una questione che ci ha tenuto occupati per due sedute di Consiglio e giustamente, vista la portata delle implicazioni politiche ed istituzionali che la vicenda dei Laboratori ha provocato.
Il Presidente della Commissione VIII ha relazionato sullo svolgimento dei lavori quindi mi limiterò ad esprimere le valutazioni e le intenzioni del Gruppo comunista.
In sede di conferenza dei Capigruppo abbiamo anche chiesto che nella seduta di oggi l'Assessore aggiornasse la situazione. L'Assessore ha esposto le iniziative che la Giunta e i servizi dipendenti dall'Assessorato hanno intrapreso in questi giorni, delle quali siamo venuti a conoscenza dai giornali non essendosi più riunito il Consiglio.
Debbo intanto rilevare che la sortita di Donat Cattin è molto strana.
E' un elemento anomalo, non chiaro nelle finalità e nelle motivazioni.
Quando i nostri compagni parlamentari della Commissione Sanità della Camera ci informarono di quella sortita di Donat Cattin volevamo chiederci qual era la situazione in Regione.
Ebbi qualche difficoltà nel rispondere e riconfermai il nostro giudizio improntato alla realtà dei fatti e alle implicazioni politiche. Peraltro l'iniziativa del Ministro nella sede in cui era stata assunta aveva delle caratteristiche anomale perché avveniva pochi giorni dopo che il Consiglio regionale aveva votato un ordine del giorno che decideva l'istituzione di una Commissione d'inchiesta. E' pur vero che la nomina di una Commissione d'inchiesta non è un elemento risolutivo, però è chiaro che la collocazione del Ministro Donat Cattin appare perlomeno strana. Oggi, sentito l'Assessore, capiamo ancora di meno. Perché mentre l'Assessorato per cautelarsi ha posto in essere la procedura del Commissario ad acta, qualora l'Unità Socio-Sanitaria Locale 1/23 non compia gli atti per cui è stata messa in mora dal lavoro degli uffici regionali, abbiamo dall'altra parte notizie giornalistiche relative ad un Commissariamento tout court dell'Unità Socio-Sanitaria Locale 1/23 fino a quando non entrino in vigore le nuove nomine. Quindi, ci pare che sottovalutazione e insabbiamento si sposino con una confusione pericolosa. Quali sono le intenzioni degli organi statuali sull' Unità Socio-Sanitaria Locale 1/23? E' legittima l'elezione di Paparella a Presidente in sostituzione del dimissionario Salerno? Temiamo che questo gioco non chiaro delle parti determini una situazione di non governo molto pericolosa che, se viene accoppiata alla vicenda delle nomine dell'Unità Socio-Sanitaria Locale l/23, ci fa capire che qualsiasi cosa succeda a Torino le cose non cambiano. Questo è un grave problema che non può essere estraneo a questa assemblea e alle forze politiche che hanno compiti e responsabilità, qui e fuori di qui.
C'è un punto tutto politico. D'altra parte Donat Cattin è un Ministro che ha un peso, una presenza, un'immagine, una storia, un ruolo, ha legami profondi con la realtà del Piemonte, con la D.C. di cui è da lunghi anni esponente. Noi vorremmo capire di più, anche perché non vorrei che si prefigurasse una situazione assurda. L'Unità Socio-Sanitaria Locale 1/23 è in condizioni quasi di "impeachment amministrativo", come dice il Prefetto "e rischia di andare al Commissario". Quindi è difficile che senza governo ed ordini mandi avanti le cose che ha chiesto Olivieri, per cui si potrebbe sommare un commissario ad acta e un commissario tout court.
E' un problema istituzionale e politico grave. Perché manca un coordinamento? Perché si assumono questi atteggiamenti, perché si esprimono queste minacce nei confronti della Regione? Avrei preferito che alla nostra interpellanza urgentissima si fosse risposto con una risposta politica forte da parte della Giunta, da parte del Presidente. Non è attraverso linee interne o abbassando la testa o non facendo la parte che compete che si salvaguarda un quadro politico, i rapporti politici, tra l'altro già profondamente deteriorati, come ha dimostrato la vicenda di ieri sera al Comune di Torino,ma non si salvaguarda neanche l'interesse vostro, solo vostro, non dei cittadini piemontesi, e si mette in ulteriore difficoltà l'istituzione.
Ripeto, mi sarei atteso una risposta forte se c'erano le condizioni per darla. Veniamo alle condizioni per darla. L'Assessore ci ha informati su una serie di atti compiuti. Non so se sia stata la sortita di Donat Cattin o se sia successo nel frattempo qualche cosa, certo registriamo un sensibile scarto tra le cose dette nella prima e nella seconda seduta dall'Assessore e quello che oggi ci è venuto a dire.
L'Assessore ha detto che non è possibile fare i controlli a tappeto - e noi avevamo convenuto che su questo punto occorre ragionare - e ha detto no a una legge sull'apertura e sul controllo delle case di cura. Abbiamo una proposta di legge sul controllo della qualità - e su questo punto Olivieri deve rispondere con un impegno politico e coi fatti - che però non pu ragionevolmente essere sostitutiva.
OLIVIERI, Assessore alla sanità Forse ho parlato troppo in fretta. Quella è già presentata e l'altra verrà presentata in settimana.
BONTEMPI Va bene. Però, Olivieri, ricorda che l'altra volta in chiusura di seduta ci fu una polemica tra te e il compagno Calligaro sull'utilità di quella legge.
OLIVIERI, Assessore alla sanità Voglio chiarire perché non rimangano ombre. L'altra volta ho detto che avrei presentato prima quella sul controllo di qualità, poi quella sui laboratori anche perché scadevano i termini.
BONTEMPI Poco fa hai detto che la presenterai fra giorni. Insomma, questo viene precisato dietro nostra richiesta. Comunque di questa legge c'è bisogno e discuteremo sul merito mi auguro rapidamente, così come ragioneremo sul tipo di controlli che la Regione deve effettuare sulle Unità Socio Sanitarie Locali Non è pensabile che qualsiasi opposizione carichi sulle spalle di qualsiasi esecutivo il fardello di un sistema di controllo che deve essere strettamente idoneo all'ente Regione.
Che cosa si vuole ottenere? Quale volontà politica anima questa richiesta? E' chiaro che all'esplodere di vicende del genere si mettono in moto accelerazioni che prima non erano previste. Credo però che nel registrare la risposta dell'Assessore e questi scarti, in parte recuperati dall'impegno di presentare la proposta di legge sui laboratori, sia necessario avere di fronte quello che è vero e quello che è finto. Ci sono dei momenti nella vita delle istituzioni, di tipo politico o di tipo morale, con ripercussioni sulla credibilità e sulla legittimazione delle istituzioni, che generano immediatamente e meccanicamente il tentativo di correre ai ripari. Il problema è se si vuole correre ai ripari davvero o se si vuole correre ai ripari per il momento. La cosa è molto complessa ed è difficile avere elementi tranquillizzanti, accertati ed assodati nei fatti.
Credo sia essenziale l'attenzione, il tratto del comportamento perch si riconnette alla Commissione d'inchiesta. Che cosa vorremo tirare fuori da questo lavoro? Dopo lo scandalo del 2 marzo che ha toccato così gravemente la vita politica torinese e il nostro Partito, noi vorremmo dare vita, forse non dappertutto, forse non in maniera alta come sarebbe necessario, ma certo in maniera inedita, ad un profondo cambiamento nel nostro modo di stare nel Partito, nel nostro modo di stare nelle istituzioni, nelle leggi, nelle regole. Qualcosa si è fatto e sarebbe bene parlare dei limiti, di chi c'è stato e di chi non c'è stato. Da questa vicenda deve derivare uno scatto un cambiamento di direzione capace di fare emergere una politica che sia in grado di capire i fatti, di collocarsi, di giudicare e di intravedere le soluzioni.
Le soluzioni però non sono solo nelle nuove leggi, anche se sono importanti, non sono solo nelle nuove regole, anche se sono essenziali, ma sono nell'atteggiamento e nel costume, nella responsabilità morale. Io la questione la traduco sempre così: si gioca con le carte truccate o con le carte vere? Le polemiche nella ricerca ansiosa di spazio politico vengono elevate nei confronti di chi cerca di lavorare in una parabola rettilinea.
Lo dirà la Commissione d'inchiesta se ' davvero è così conveniente da parte del Consigliere Pezzana parlare di proliferazione di convegni nel periodo di sinistra. Accerteremo numeri e fatti, nonostante che ricerche abbastanza semplici fatte nel 1981, quando si è aperta la fase di verifica dei vecchi convenzionamenti con le mutue, l'azione della Giunta di allora dell'Assessore Bajardi in concreto, abbiano cancellato 74 strutture perch non in regola per vari motivi, molte di queste addirittura ritenute in violazione della legge penale e denunciate con esposto alla Procura. Alcune vennero reintegrate dal TAR.
Possiamo metterci l'animo in pace? Non credo. Credo, anzi, che si debba indagare sui nodi strutturali. Per il Partito comunista si pone un problema molto semplice. Abbiamo governato su questa materia con il rischio di essere accusati di avere tre narici, abbiamo governato in una univoca direzione a favore del sistema pubblico. Non abbiamo usato l'unica risorsa forte che avevamo, il Partito, la denuncia politica, la lotta politica invece di mandare nostri amministratori a fare quel faticosissimo lavoro in mezzo a mille difficoltà e a visioni diverse.
Non di proliferazione si tratta, comunque chi ne ha parlato ne ha parlato disprezzando la Commissione d'inchiesta, ne ha parlato attraverso il colpo della finestra giornalistica che non crede al PCI. Non so se si debba credere o meno al PCI. E' chiaro che la scelta del gioco politico a tutti i costi, dello stare fuori per poter giocare con le mani apparentemente più libere, ma condizionate dal pregiudizio e dalla non conoscenza dei fatti, è una questione che non possiamo rilevare.
E' pur vero che c'è il rischio che la Commissione d'inchiesta non serva, ma in un mondo civile a cui per cultura e formazione il Consigliere Pezzana appartiene come privato cittadino e come politico, vale la pena di sapere come stanno le cose e chi le fa, gli sforzi, le difficoltà. E non mi venga a dire che essendo solo nel Gruppo non può partecipare a tutto. Altri Consiglieri sono soli, tuttavia Staglianò e Ala cercano, anche con fatica,di essere sempre presenti. E' una delle condizioni per fare il Consigliere regionale. Come affronteremo queste questioni? Nonostante la Giunta abbia assunto le misure e gli impegni che sono stati ricordati qualche cosa continua a dirmi che manca il contesto, manca il clima e l'alimentazione politica sufficiente per affrontare problemi di questo tipo. Vorrei essere smentito ma temo che non sarà così. E' ancora aperta la questione Valenti, sulla quale sarebbe stato opportuno fare un'autocritica dire come erano andate le cose, e non invece rifugiarsi dietro a uno schermo da sempre usabile: le forme, la discutibilità delle scelte rispetto alle forme.
Vengono fuori dati inquietanti da questa vicenda, connessioni in posti e in luoghi da cui emerge che a reggere questa partita, fuori della politica e magari con connessioni dentro la politica, come abbiamo visto dalle prime risultanze giudiziarie, erano centri di potere, raccordi di potere e di persone. Risulta che in alcuni laboratori rispetto al 1985 si sono fatti 150.000 esami in più, in altri laboratori non c'è stato un solo esame in più.
Accerteremo questi dati, occorre avere una conoscenza completa, non si deve fare di tutte le erbe un fascio. Noi staremo nella Commissione di inchiesta per questi motivi. Ci sono risvolti politici inquietanti e anche stimolanti per una classe politica che non vuole stare con la testa sotto la sabbia. Ci sono Gruppi e personaggi di potere della medicina che a Torino hanno fatto il bello e il cattivo tempo attraverso appoggi politici o attraverso un'insufficiente capacità del sistema politico di reagire soprattutto perché non si conoscevano i nodi strutturali.
Quei nodi strutturali che dovranno emergere dal nostro lavoro e dai comportamenti. Nella Commissione di inchiesta noi ci impegneremo a fondo chiederemo metodi di lavoro tali da garantire credibilità alla Commissione.
Ne abbiamo l'onere, ne abbiamo la responsabilità.
Chiediamo qualcosa anche al Consiglio. Il buon lavoro che è stato fatto sulla legge n. 180 si è lasciato cadere. Le Commissioni di inchiesta non devono essere il pannicello più o meno caldo per sormontare una situazione ma devono diventare elementi costitutivi di conoscenza per l'agire politico e amministrativo. Comunque in questa inchiesta, in questa Commissione parteciperemo con il massimo di impegno. Cercheremo di garantire tempi e forme di informazione dei nostri lavori tali da essere fuori da ogni sospetto del lavoro interno per insabbiare.
Non ci basterà la Commissione di inchiesta. Stiamo sviluppando altre iniziative, intanto un dibattito e un ragionamento sull'attuazione dell'ordine del giorno che abbiamo assunto sulle nomine nelle Unità Socio Sanitarie Locali e sugli scarti che si sono avuti. Andremo a misurare una questione con qualche sforzo e capacità da parte di chi è vero, e qui qualche persona vera c'è, lo ha dimostrato nel suo lavoro. Mi riferisco al rilancio che si è fatto a Torino, e che ha contribuito a confondere le cose, dei tre saggi. Probabilmente la proposta è anche giusta, per attenzione: ci sono due questioni.
Prima questione. Come si inseriscono i tre saggi? Chi sono i tre saggi? Forse le proposte non sono l'invenzione di un cranio e di un cervello, ma sono un lavoro serio, la definizione di un ruolo raro.
Le proposte avanzate in Comune dall'on. La Malfa mi preoccupano, anche in relazione a quello che si legge a proposito del ruolo avuto da un rappresentante repubblicano che fra l'altro tre mesi fa fece un'intervista abbastanza clamorosa sulle lottizzazioni. Poggiolini sparò a zero probabilmente niente di male sul piano delle conseguenze, ma attenzione se non c'è trasparenza e chiarezza. Ha potenti e consistenti interessi nei laboratori, quindi attenzione a chi prendiamo come saggi.
Seconda questione. Preoccupiamoci di verificare come abbiamo lavorato finora.
Nella Commissione Nomine del Consiglio regionale noi abbiamo lavorato come persone vere e qualcuno è stato abbastanza vero, ha fatto spesso degli scatti. Ha contribuito a determinare l'optimum? Neanche per sogno. Qualcuno dice che la legge non serve a niente. Io dico che non serve da sola ma a qualcosa è servita comunque, attraverso la legge rifacciamo il discorso dei comportamenti e della verità o meno.
In questi giorni siamo bombardati dagli articoli di Galli della Loggia Pansa, Zanetti. Dovremo pur affrontare la questione dei veri nodi.
In realtà dobbiamo preoccuparci del fatto che i giudici riescono attraverso l'indagine penale a svelare dei sipari. Però va anche rifiutata l'impostazione secondo cui soltanto loro sono i depositari delle garanzie di legittimità.
C'è probabilmente una politica che nel complesso non riesce a farcela ci sono però dei comportamenti non necessariamente eroici, ma solo coerenti; c'è la misura di questo e c'è lo sforzo da fare per farcela. Se però lo sforzo consiste nel gioco politico, in qualche cinica furberia, e nello scontro, perché le elezioni ce le stanno mettendo sul piatto, ritengo che non si arrivi lontano.
D'altra parte i politici servono soltanto per varare le leggi o non servono anche per battersi dentro i partiti, dove lavorano, con la gente che conoscono, per indicare, per discutere? Noi crediamo a questo.E' in questo senso quindi che anche queste vicende debbono essere occasioni di rilancio di un atteggiamento complessivo, di una riforma e di un rinnovamento, che non può che partire dall'operazione verità. L'operazione verità, a parte quella dei giudici, a parte le Commissioni d'inchiesta, deve venire da un dibattito politico che sappia anche trovare autocriticamente la forza del ragionamento oppure della reazione. Mi sembra però che questo ancora non si registri da parte del governo regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.
MINERVINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non ero presente al dibattito svolto in quest'aula il 5 febbraio scorso e non ho quindi potuto seguire dal vivo gli interventi. Li ho però letti con attenzione e sinceramente sono rimasta perplessa dall'assoluta mancanza di tensione morale e di spirito di reazione dinnanzi ad un fatto così grave e amaro. Lo dico anche nella mia qualità di componente il Comitato di gestione dell'Unità Socio Sanitaria Locale torinese. Personalmente sento questa responsabilità e non posso condividere il tono di accettazione quasi rassegnato e di normalità con il quale da tutte le parti politiche si risponde ai gravi reati che vedono protagonisti i maggiori responsabili della sanità torinese. La normalità dei toni pare voler rappresentare la volontà di quasi tutte le forze politiche di attutire l'eco di un così gigantesco scandalo che sottende macroscopiche responsabilità della Regione e dei suoi organi di controllo.
A compensare i toni pacati e l'incapacità di reazione dell'intero Consiglio vi è la lunghezza degli interventi, la banalità di alcune affermazioni che sono scontate e la volontà di individuare le vere cause di certe situazioni e di indicarne i rimedi.
Tutti quanti siamo d'accordo nel ritenere necessaria l'istituzione di una Commissione d'inchiesta di cui la delibera presentata oggi dettaglia e definisce i compiti. Il nostro Gruppo politico per primo l' ha richiesta presentando un nostro autonomo documento. Ma il condividere e l'auspicare questa iniziativa non deve indurre il Consiglio regionale a ritenere di poter delegare funzioni di controllo che gli competono per legge e alle quali non ha saputo ottemperare nel passato.
In altre parole, non crediamo che l'istituenda Commissione di inchiesta possa essere considerata la panacea di tutti i mali e possa divenire la buona coscienza del Consiglio regionale nel versante della sanità pubblica.
Anche perché l'istituzione di tale Commissione è l'ammissione esplicita dell'inadempienza di questa Giunta e di quelle che l' hanno preceduta.
Perché se si deve verificare oggi con la necessaria pignoleria quanto è indicato nel dettato della delibera, significa che in passato non si è verificato assolutamente nulla, quindi si spalancano sotto le poltrone dei responsabili regionali di oggi e di ieri abissi di inadempienza e di non ottemperanza ai disposti legislativi.
Dove sono, Assessore Olivieri, le unità organizzative regionali per l'esame della gestione economico-finanziaria dell'Unità Socio-Sanitaria Locale di cui all'art. 1 della deliberazione del C.R. 28/7/83? Quando sono state effettuate, e con quale periodicità, le verifiche della gestione economico-finanziaria dell'Unità Socio-Sanitaria Locale di cui all'art. 8 della predetta deliberazione? Cosa contenevano o cosa contengono, ammesso che siano stati redatti, i documenti che, secondo l'art. 12 della medesima deliberazione, dovrebbero concludere ogni ispezione contabile? Quali controlli sono stati effettuati dal Collegio dei revisori dei conti sulla gestione amministrativa contabile delle Unità Socio-Sanitarie Locali, così come previsto dalla L.R. n. 10 del 22/8/83? E potrei continuare con pesanti interrogativi ai quali, lo si evince facilmente dalla lettura dei verbali del dibattito del 5 febbraio, non siete in grado di fornire esaurienti e convincenti risposte. Vorrei sbagliarmi. La Commissione di inchiesta regionale non dovrà solo svolgere i controlli che non sono stati effettuati nel passato, ma dovrà spiegare al Consiglio per quali ragioni questi controlli non sono stati fatti. Perch non è accettabile che taluni personaggi nominati ispettori contabili regionali, con deliberazione della G.R. 12/1/84, non abbiano riscontrato alcune irregolarità nella gestione amministrativa delle Unità Socio Sanitarie Locali e successivamente allo scandalo, quasi folgorati sulla via di Damasco, abbiano con una ispezione di poche ore (vedi "La Stampa"del 15/2) conseguito dei risultati così clamorosi da indurli a trasmettere la documentazione relativa alla Procura della Repubblica.
Questi fatti, se sono veri, non depongono a favore della verità dei controlli che si sono iniziati nei giorni immediatamente successivi allo scandalo. E non ci consentiranno certo di superare quella sfiducia che sempre maggiormente allontana il cittadino dalla gestione della cosa pubblica. Perché, ed è opportuno ribadirlo in questa sede, non si pu rifondare la sanità in Italia se non si comprendono intimamente le ragioni che hanno portato all'attuale sfacelo che è riconosciuto da tutte le forze politiche. Ed è proprio in questo sfacelo, nell'inefficienza del servizio sanitario, che i responsabili dello scandalo attuale hanno basato la loro azione.
Quando un sistema pubblico abdica di fatto alla propria funzione di erogatore di un servizio basilare, quale quello sanitario, è logico e conseguente il proliferare di centri privati che trovano la loro ragione di essere e di prosperare proprio in funzione dell'incapacità della pubblica amministrazione di fornire risposte adeguate ai bisogni sempre più crescenti del cittadino.
Tutto questo è accaduto e continua ad accadere perché si sono voluti trapiantare anche nella sanità i metodi di lottizzazione tipici della vita politica italiana, andando a sostituire alle baronie mediche di passata memoria le baronie dei partiti politici e gli interessi personali dei gruppi di potere. Il tutto emarginando la competenza tecnica e la conoscenza scientifica rappresentata dal personale medico e paramedico ed avvolgendo tutto il sistema sanitario nelle strette maglie di una burocrazia amministrativa elefantiaca ed inconcludente.
Il MSI ha espresso a suo tempo voto contrario in Parlamento al varo della legge di riforma sanitaria. Noi non votammo allora contro il principio ispiratore della legge, vale a dire il diritto di tutti quanti i cittadini di vedersi assicurata una adeguata assistenza sanitaria, il che rappresenta per noi un valore morale e sociale assolutamente inalienabile e da perseguire con ogni mezzo. Noi votammo allora contro un disegno che nell'affidare ai politici il potere in campo sanitario, discriminava la competenza, il merito e la professionalità che avrebbero dovuto essere privilegiati nel momento in cui si interveniva a riformare un settore di basilare importanza nella vita di una società.
Riteniamo in altre parole che vada depoliticizzato il sistema, che vengano chiamati fuori dal meccanismo complessivo i partiti politici, che si ricoinvolgano e si rivalutino le competenze, che si snellisca la burocrazia amministrativa riqualificando il personale, che si operi per rendere più chiari i bilanci di gestione, più trasparente la spesa, ma soprattutto che si operino con maggiore efficacia quei controlli che sino ad ora, e lo dimostra proprio il recente scandalo, sono stati assolutamente carenti per non dire inesistenti.



VIGLIONE ALDO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.
BRIZIO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prendo la parola all'inizio del dibattito perché ritengo sia utile informare i Gruppi sulle nostre valutazioni.
Per quanto attiene alle responsabilità personali abbiamo già detto che attendiamo, in uno stato di diritto, la conclusione dell'inchiesta e la sentenza per dare delle valutazioni definitive sul comportamento delle persone.
I fatti sono gravi e l'istituzione di una Commissione d'inchiesta è stata vagliata positivamente dal nostro Gruppo.
Il nostro Gruppo fin dall'inizio si è espresso con chiarezza sulla vicenda e con l'interpellanza firmata dal Consigliere Bergoglio ed altri ha evidenziato l'esigenza di.nominare una Commissione d'inchiesta e di valutare l'opportunità di un commissariamento dell'USSL 1/23. Sin dall'inizio abbiamo parlato di Commissione d'inchiesta sul fatto specifico anche se in altre occasioni abbiamo portato avanti con puntiglio la tesi della Commissione d'indagine, in contraddittorio con chi propendeva per la Commissione d'inchiesta: ma ogni caso necessita di appropriato giudizio e nella fattispecie abbiamo scelto la Commissione d'inchiesta perché non ci fossero ombre o tentativi strumentali di sottovalutare il nostro impegno o tentativi di insabbiamento che certamente non ci sono. Avevamo anche richiesto una valutazione sul commissariamento dell'USSL 1/23 e in proposito si avvia un processo attraverso una diffida concreta su fatti precisi; in mancanza di questo adempimento l'Assessore regionale provvederà al commissariamento ad acta. Non c'è una diversa valutazione fra quanto è stato dichiarato dal Ministro della sanità e quanto è stato dichiarato dalla Giunta. In proposito ci risulta che il Ministro della sanità ha mandato un telegramma all'Assessore nel quale, riferendosi esplicitamente ad una comunicazione ricevuta dal Commissario di Governo (dal Prefetto) diffida la Regione ad esaminare la situazione ed eventualmente a nominare un commissario ad acta. Non si parla di commissariamento generale, se ho inteso bene dalle dichiarazioni di Olivieri se ne ha conferma. Di questo telegramma il Ministro ha dato notizia alla Commissione parlamentare competente. Certo, il caso Paparella è complesso, perché la deliberazione assunta dal Comitato di gestione dell'USSL 1/23 è stata approvata dal CO.RE.CO. ma, come è noto, in tale sede i funzionari della Prefettura si sono espressi in modo contrario e successivamente sono stati espressi al Governo dei dubbi sulla legittimità della deliberazione. Il Governo si è doverosamente fatto carico di un ulteriore approfondimento. V'è una interpretazione autentica dell'assemblea comunale che ribadendo la validità della deliberazione assunta dal Comitato di gestione dovrebbe, in ogni caso, sanare la situazione.
D'altro canto, si è andati avanti nella seduta di lunedì scorso anche nella nomina dei nuovi Presidenti delle dieci Unità Socio-Sanitaria Locale torinesi che potrebbe essere completata, per quanto carente, nella prossima seduta consiliare. La normalizzazione (anche sotto questo profilo) non pu che essere positiva.
Riteniamo comunque molto importante la costituzione di una Commissione di inchiesta anche per il modo con cui questa è avvenuta, cioè con un impegno dei Gruppi di maggioranza e dei Gruppi di opposizione ad un confronto serio e corretto sul contenuto.
Abbiamo dedicato due sedute in VIII Commissione; la seconda riunione è cominciata al mattino ed è terminata al pomeriggio con una continuità di fatto, perché si è voluto scendere nel merito, affrontare a fondo il nodo dell'oggetto della Commissione d'inchiesta, senza pregiudizi né da una parte né dall'altra, ma con l'intento soprattutto di arrivare ad un documento che fosse chiaro circa la volontà di esaminare a fondo la situazione delle convenzioni e degli esami di laboratorio, ma non solo. E' passata la linea, portata avanti dalla maggioranza, tesa ad estendere anche alle convenzioni con le case di cura un successivo esame. Sono passate proposte che sono venute dall'opposizione ed esaminate con estrema attenzione; si è giunti ad un testo unificato perché c'è stata la volontà di fondo di giungervi, ed è questo un elemento che deve essere considerato (per rispondere alla domanda che poneva Bontempi) come espressione di una volontà non soltanto formale di andare a fondo della questione, ma della volontà di penetrare a fondo nella sostanza. Questa è la nostra volontà.
Siamo persuasi che la questione non nasce oggi, ma che si tratta di fatti e problemi che hanno radici profonde e che si connettono ad un periodo lungo del passato. E' per noi fondamentale, in ogni caso, andare a fondo del problema, andarci per la chiarezza che è necessaria, ma poich riteniamo che quello che emerge oggi è la punta dell'iceberg, andarci per verificare le responsabilità politiche di una questione che ha delle radici in un comportamento che si è determinato nell'arco degli ultimi dieci anni.
Non a caso abbiamo chiesto, e su questo c'è stato un consenso generale la decorrenza dell'esame documentale dalla data della competenza regionale in materia. Bisognerà verificare come ci si è mossi fin dall'inizio per stabilire le cause di queste distorsioni amministrative.
Noi siamo convinti che l'impegno profuso per cercare una soluzione unificata sia stato positivo. Bontempi ha polemizzato con chi è stato fuori e poi ha criticato abbondantemente. Noi non vogliamo scendere in questa polemica: ognuno sceglie gli spazi che crede e ottiene gli spazi che pu ottenere. Siamo una forza che non può essere cancellata da eventuali dimenticanze della nostra stampa o da eventuali sottovalutazioni o da protagonismi certamente discutibili. Siamo una forza che è radicata nella realtà del Paese e che non ha bisogno di posizioni estemporanee per apparire e per emergere. Non abbiamo, quindi, problemi di alcun genere.
Facciamo anche noi le nostre valutazioni. Le Commissioni di inchiesta, se non sono risolutive sono peraltro utili. Siamo impegnati a due livelli: innanzitutto nella Commissione, ove andremo con una rappresentanza estremamente qualificata, tecnicamente preparata, che conosce il settore e i suoi problemi (il che è molto importante) e ci andremo con l'impegno di fare chiarezza, quindi con grande volontà e sicura determinazione.
Ma saremo impegnati anche dopo i lavori della Commissione. Cercheremo di trarre le conseguenze del lavoro compiuto sul piano operativo per portare quelle correzioni amministrative e legislative che saranno necessarie.
Un'ultima considerazione. La Giunta si è mossa in questa vicenda con tempestività e con impegno. Riteniamo che l'intervento sull'Unità Socio Sanitaria Locale 1/23 anche con la diffida e con la minaccia della nomina di un Commissario ad acta sia un fatto positivo.
E' positivo che la Giunta abbia espresso di approfondire i problemi ed è positiva la disponibilità della Giunta dimostrata, con la partecipazione dell'Assessore ai lavori della Commissione VIII, per la redazione della deliberazione di costituzione della Commissione d'inchiesta e dell'ordine del giorno accluso che impegna la Giunta a collaborare con la istituenda Commissione.
Pertanto la Giunta si è assunta la responsabilità e ha dichiarato disponibilità al confronto e al lavoro. Non è un fatto puramente formale ma è una sostanziale collaborazione ad un lavoro certamente significativo.
E' necessario rilanciare le istituzioni in generale. La crisi della politica che si stende come una cappa sulla città di Torino (ma non soltanto sulla città di Torino) è pesante e ci deve far riflettere. Come operatori pubblici dobbiamo avere quel tanto di orgoglio e quel tanto di serena coscienza nell'impegnarci a fondo affinché seguano risultati diversi. Solo coi risultati si può rispondere in modo concreto alle insinuazioni portate all'estremo, molto spesso denigratorie e tese a creare uno sfascio che abbiamo il dovere morale di evitare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.
FERRARA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'Assessore ha detto che occorre dare una risposta precisa all'opinione pubblica, ai cittadini sui fatti che abbiamo dovuto affrontare in quest'aula, ma credo che se ritenessimo chiuso il nostro compito con l'insediamento di una Commissione di inchiesta non daremmo una risposta all'opinione pubblica, alla stampa soprattutto non daremmo neppure una risposta a noi stessi.
La vicenda della sanità, grave e complessa, probabilmente ancora foriera di tante cose, ha suscitato un dibattito all'interno del Consiglio regionale, ma soprattutto all'esterno, nella società, nell'opinione pubblica, sui giornali. Se vogliamo dare delle risposte alte, forti, non possiamo liquidare troppo facilmente le affermazioni, le valutazioni, che la società civile ha fatto in questi giorni. Non possiamo ignorare gli articoli che hanno scritto Galli della Loggia, Pansa, Salvadori ed altri anche perché le loro valutazioni sono quelle dell'opinione pubblica, non sono valutazioni di intellettuali che sono al di fuori del mondo.
Credo che dobbiamo prestare molta attenzione anche all'opinione dei magistrati. Ieri è stato pubblicato un articolo di Pansa riassuntivo delle varie posizioni assunte da quel nucleo di magistrati che si occupa a Torino di pubblica amministrazione. Questi operatori del diritto hanno seguito e seguono da vicino le vicende che da tempo ci impegnano e hanno fatto delle affermazioni che non possono essere trascurate o valutate in modo riduttivo. Se il giudice Sorbello, che da tanti anni si occupa di questi problemi, dice che il fenomeno dell'inquinamento della pubblica amministrazione sta assumendo dimensioni tali da costituire una vera e propria emergenza della vita del Paese, sarebbe scellerato da parte nostra giudicare queste affermazioni in modo riduttivo. Il Sostituto Procuratore Caminiti afferma che la trama imbastita dal pubblico amministratore incomincia dall'uso degli edifici dove hanno sede le pubbliche istituzioni e poi si spiega lungo i corridoi, negli uffici e nelle stanze dei bottoni.
Queste affermazioni devono essere tenute in considerazione. Qualcuno tentando di svilire queste dichiarazioni, dice che un giudizio dato su tutti gli amministratori complessivamente è inattendibile. Il Sostituto Procuratore Caminiti in quest'aula ha chiarito che voleva dire che l'Amministrazione pubblica nel suo complesso, pur essendo in presenza di alcuni (io spero molti) amministratori onesti, è permeata da una sorta di corruzione. Quando si dice questo credo si dica il vero. Quando ho appreso che la Giunta comunale di Torino valutava l'opportunità di sporgere querela per queste affermazioni, non ho potuto non fare alcune considerazioni negative rispetto a quell'iniziativa.
Credo che il cittadino giudichi positivamente l'operato della Magistratura. Fa veramente delle cose così stravolgenti la Magistratura? Se guardiamo le indagini e le inchieste che sono in corso non può non venire in mente il titolo di un libro di Marquez. Salvadori parla della falsa innocenza dei politici che sono stupiti. Delle Unità Socio-Sanitarie Locali e della sanità si sta parlando da tanto tempo e non soltanto per le convenzioni, ma per gli acquisti delle apparecchiature, per le case di cura, per gli approvvigionamenti. Da quanto tempo si parla dei trasporti a Torino, dei jumbo-tram, dello I.A.C.P. La Magistratura non è andata a svelare questi fatti, perché questi fatti li sapevano....
RIVALTA Io sono uno di quelli che continua a stupirsi, Ferrara.
FERRARA Rivalta, spero che tu non sia stupito dell'iniziativa della magistratura. Sei stupito che si verifichino questi fatti. Anch'io ne sono stupito perché li sapevo.
RIVALTA Ti dico francamente che non lo sapevo.
FERRARA Non si sapevano in concreto, con le prove. Chi non sentiva discutere e parlare di queste strane cose rispetto alla sanità, rispetto ai maxi-tram rispetto allo I.A.C.P. è perché non voleva sentire. Sono rammaricato e addolorato, non in modo falso, ma in modo vero e reale di queste situazioni. Non possiamo non rilevare che la magistratura ha messo in evidenza situazioni che già si conoscevano. La Magistratura ha individuato anche le metodologie di partiti o di uomini politici singoli. Ebbene, anche questo si conosceva e si ventilava. In sostanza non mi sento di unirmi al coro di fastidio e di condanna verso la magistratura del mondo politico, a volte esplicito, a volte contenuto. La magistratura è andata ad occupare quegli spazi di controllo che la pubblica amministrazione non ha saputo occupare.
Certo, non sono giusti soltanto i giudici e io spero che quello scatto che da più parti si sollecita scuota anche il mondo politico e lo induca a fare qualche cosa di reale, non soltanto dei dibattiti.
Mesi fa avevo proposto una commissione di indagine amministrativa (che non trovava ampio consenso nelle forze politiche presenti in questo Consiglio) sullo scandalo dello I.A.C.P. perché intendevo porre il problema che mi pare venga posto oggi. Questa indagine conoscitiva la facciamo per capire se esistono dei possibili momenti di controllo per trovare gli strumenti e per dare un contenuto specifico. Non si vuole ricercare il colpevole, né vogliamo dare giudizi o condanne. Il nostro dovere è di creare le premesse perché possa essere svolto un reale controllo.
Il discorso non può fermarsi qui, perché è un discorso generale e più ampio. La Regione deve predisporre concreti strumenti di controllo. E' mai possibile che all'interno dell'amministrazione pubblica avvengano i fatti che leggiamo sui giornali? Si dice che ne verranno fuori degli altri su questa vicenda. E' possibile che la Regione non sia in grado di dotarsi di strumenti capaci di contrastare queste cose? Occorre passare dal controllo passivo, come è stato fino ad oggi, al controllo attivo della pubblica amministrazione. Si pone allora un problema di rivalutazione dei ruoli della pubblica amministrazione.
Non si è fatto un buon passo in questo senso con l'approvazione della legge sul personale che di fatto ha deresponsabilizzato la struttura regionale e ha di nuovo accentrato nella classe politica grande parte della gestione. Questo controllo non può essere fatto soltanto all'interno della struttura burocratica. Crediamo che occorra un serio approfondimento dei controlli rispetto alle strutture regionali, ma all'esterno della Regione: gli enti strumentali, le società partecipate. E' giusto che ci siano tanti vincoli, forse eccessivi nell'attività della pubblica amministrazione e che non ci sia nessun vincolo, nessun controllo nei confronti delle società pubbliche che giuridicamente hanno la caratteristica di enti privati e che gestiscono il denaro pubblico? Mi chiedo se la Regione non debba individuare forme di controllo per questi enti con le strutture che esistono. Ci sono società di certificazione e di revisione o altri strumenti che potranno essere individuati. Visto che le grandi industrie sono tenute alla pubblicazione dei bilanci, mi chiedo se i grandi enti a partecipazione azionaria della Regione non debbano anch'essi procedere alla certificazione dei bilanci. Chiedo quindi alla Giunta di valutare l'opportunità di avvalersi di questi strumenti.
In sede di discussione sull'assestamento di bilancio avevo posto alla Giunta alcune questioni e avevo dato dei termini che ormai sono superati ma non ho avuto le risposte. Spero che la richiesta che faccio ora non abbia la sorte di troppi dibattiti nel corso dei quali si fanno delle affermazioni, ma poi tutto cade nel nulla.
Si è parlato della necessità di fare un salto di qualità, uno scatto.
Mi auguro che questo avvenga e che vada oltre la Commissione di inchiesta nella quale noi ci impegneremo seriamente per raggiungere dei risultati concreti e reali. In primo luogo occorre individuare gli strumenti di controllo e predisporre nuove norme perché gli strumenti di controllo possano avere concretezza.
Noi crediamo che un vero salto di qualità si avrà se questa sarà l'occasione per individuare un sistema di controlli che garantisca i cittadini, l'opinione pubblica e tutti gli amministratori che si sentono lontani dal sistema nel quale devono operare. Vorrei rispondere al collega Bontempi.
Mi dispiace per l'amico Gregoretti, ma ritengo che quell'articolo sia l'espressione di un giornalismo deteriore. Nel corso dell'articolo si cerca di criminalizzare una persona che dichiara di avere delle partecipazioni societarie. Io credo che sia legittimo questo. Credo che un medico non faccia nulla di male, non sia da ritenere un delinquente se ufficialmente partecipa a strutture private. L'importante è che lo dica.
Se uno dichiara di partecipare ad una struttura privata può farlo perché è lecito e legittimo farlo.
Il discorso portato avanti in Consiglio comunale credo sia stata una risposta positiva, un passo avanti. Qualcuno si è accorto che qualcosa è cambiato; è cambiato, ma purtroppo è cambiato poco. Ci sono delle situazioni tali per cui gli impegni si assumono e normalmente si disattendono. Uscire da questa logica partitica, individuare qualcuno che è esterno al mondo partitico è un fatto positivo. Il Partito comunista ha aderito all'iniziativa di La Malfa (qualcuno la definisce l'iniziativa La Malfa, Fassino e Montefalchesi). E' una iniziativa che tende a dare più concretezza, più certezza alle scelte fatte dai Partiti. Quindi non capisco il collegamento tra la nomina dei saggi e Poggiolini.
BONTEMPI Credo che la questione sia sul modo di immettere i saggi. Gli ordini nascono con vari scopi; uno dei quali è la tutela deontologica del comportamento. Vorrei sapere se gli Ordini professionali in questi anni si sono mossi solo di fronte alle clamorose violazioni dei loro adepti, se hanno svolto davvero il ruolo di premagistratura. Perché capisci il problema è questo. Poggiolini è Presidente dell'Ordine e il contrasto è qui. La cosa ha senso? FERRARA E' un tentativo di creare una struttura esterna ai partiti. Non saprei dove rivolgermi oltre l'Università, il Politecnico e gli Ordini professionali. L'obiettivo era di fare qualche cosa per attuare le norme che ci siamo dati. Bontempi ha annunciato che vorrà verificare gli esiti dell'ordine del giorno che fissava norme. Forse è giusto farlo.
Chiedo se non abbia un senso togliere alla gestione assoluta dei Partiti l'individuazione delle scelte e creare delle valutazioni estranee alla logica dei Partiti per garantire una maggiore professionalità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.
PEZZANA La nostra città è stata in questi giorni sulle prime pagine di tutti i giornali per gli ultimi scandali dell'Unità Socio-Sanitaria Locale Chi non avesse letto i quotidiani e volesse farsi un'idea di come il Consiglio regionale ha reagito di fronte agli scandali e alle notizie che sono state date dai giornali, dal dibattito di questa mattina trarrebbe un'idea molto lontana da quella che è la realtà.
Il Consiglio oggi è stranamente calmo, tranquillo, quasi sereno: i banchi sono per metà vuoti, quella tensione morale alla quale tanti si richiamano in quest'aula non c'è. Per farla alzare di volume bisognerebbe chiamare l'ENEL! Non mi sembra che il Consiglio rifletta sulla grave realtà che si è venuta a creare nella nostra città dopo gli ultimi scandali. E non vorrei che il motivo di questa calma strana, assurda venisse proprio dalla istituzione della Commissione di inchiesta che, come la coperta di Linus rende tutti tranquilli e sereni. Allora il Consiglio,essendosi dato questa scadenza, ha la coscienza a posto e sta tranquillo.
Tra i nomi dei Consiglieri che faranno parte della Commissione d'inchiesta l'unico che non sarà presente sono io. Non so se questo sia giusto o sbagliato, le azioni che noi commettiamo le facciamo a ragion veduta, ma la ragione poi è sempre una questione molto personale e anche le valutazioni possono essere sia giuste che errate. Si possono valutare a posteriori.
Mi sono chiesto se è giusto non partecipare, perché è non solo da oggi che ho deciso di non far parte di questa Commissione. Ne ho discusso anche con altri colleghi in quest'aula Devo dire che dopo aver letto il testo unificato del documento con il quale si è istituita la Commissione, mi sono dato alcuni motivi in più per ritenere fondata questa mia scelta. Questa mi sembra una Commissione di studio più che d'inchiesta. Svolgerà un'indagine sull'esistente. Se funzionasse come dovrebbe funzionare il servizio di programmazione dell'Assessorato alla sanità, tutte le domande o buona parte delle domande che si pone questa Commissione avrebbero le risposte entro ventiquattro ore perché il Servizio programmazione dell'Assessorato alla sanità ha per scopo: "attività attuative della programmazione regionale di controllo nell'ambito di servizi sanitari".
Sono dell'opinione di non far parte della Commissione d'inchiesta perché gli stessi Partiti (bisogna evocare immagini sgradevoli che vanno non soltanto nell'amministrativo, ma vanno nel politico) che hanno contribuito in questi anni a dividersi la torta dei 40 mila miliardi del Servizio sanitario sono gli stessi che hanno piazzato politicamente i dirigenti e tutte le persone che sono state a capo del Servizio sanitario e sono le stesse che hanno scelto, politicamente non amministrativamente, e oggi, con la Commissione d'inchiesta diretta dalle stesse persone pretendono di fare luce e di eliminare quelle ombre cui alludeva il collega Brizio.
A questo punto vedo al posto del Presidente Viglione, Lewis Carroll.
Siamo nel mondo di "Alice nel paese delle meraviglie". 0 cerchiamo qualche panacea con cui lenirci le ferite e non ci parliamo chiaro, oppure dobbiamo avere il coraggio di dire che questa Commissione d'inchiesta è formata dalle stesse persone che dipendono da quei Partiti che hanno creato la situazione nella quale ci troviamo oggi. Credo di non dire delle cose stravaganti, ma nemmeno delle cose strane. Credo di dire delle banalità che tutti si dicono ma che in quest'aula non si sentono.
Per fortuna c'è una legge sul servizio ispettivo che la Giunta si è data e mi auguro che possa raggiungere degli obiettivi. Questa legge viene dopo quella approvata nel 1984 che istituiva l'unità organizzativa che aveva delle effettive possibilità di controllo sui servizi sanitari. Questa legge non ha mai funzionato e mi chiedo da chi fosse dipeso, cose che ho già chiesto altre volte in quest'aula. Dov'erano gli Assessori, dov'era Bajardi che dice di aver fatto delle denunce? Era in atto una legge che in realtà non ha permesso di controllare un bel niente.
Adesso, tramite la Commissione d'inchiesta, arriveremo a sapere dai funzionari dell'Unità Socio-Sanitaria Locale perché si è arrivati a questa condizione (i funzionari però non sono tenuti a rispondere alla Regione).
Dal 1980 al 1984 le Unità Socio-Sanitarie Locali avevano il controllo dei laboratori, quindi bisognerebbe parlare con i funzionari delle Unità Socio-Sanitarie Locali, a parte il fatto che - questa è la motivazione per cui non credo nella Commissione - tutti i documenti sono sotto sequestro da parte della magistratura, quindi il funzionario dell'Unità Socio-Sanitaria Locale alla domanda risponderà di non poter dire nulla perché tutto è stato sequestrato dai magistrati. Quindi, non potendo controllare nessun documento, mi chiedo a che cosa possa servire la Commissione d'inchiesta.
Non voglio sottrarmi alle critiche che mi sono state rivolte per questa mia decisione, non tanto dal collega Brizio che molto elegantemente ha sorvolato, ma dal collega Bontempi. Noto però una strana convergenza tra una affermazione del collega Bontempi e una del collega Brizio. Bontempi ha detto: "Si potrebbe parlare di impeachment amministrativo, ma non politico per quanto riguarda le Unità Socio-Sanitarie Locali", Brizio invece si è chiesto quali sono le cause delle distorsioni amministrative. Vorrei dire al collega Brizio che le distorsioni non sono soltanto amministrative, ma sono originate da una distorsione politica e al collega Bontempi vorrei dire che l'impeachment da chiedere non è quello amministrativo, ma è politico. Mi rendo conto che è molto difficile, perché sono sempre le stesse persone che hanno gestito le Unità Socio-Sanitarie Locali fino ad oggi. Certo, nella rete cadono i Valenti e del fatto che non avesse la laurea non ci si deve stupire visto che era un fatto noto a tutti.
BIAZZI Perché non l' hai denunciato? PEZZANA Non sono l'Assessore al personale, sono un Consigliere...
STAGLIANO' Dovevi avvisarci subito di questo fatto! PEZZANA Ho fatto un esposto alla magistratura, il quale avrà il suo corso.
Quando si notano delle cose che non vanno si fa un esposto alla magistratura ed io così mi sono comportato. E l'occasione per informarvi di questo eccola qua. Io non faccio né il Magistrato né il poliziotto, sono un Consigliere.
BONTEMPI Se sapevi questa cosa, forse si sarebbe potuto intervenire! PEZZANA So, e non da oggi, che tu non giudichi positivamente il mio modo di fare il Consigliere; questa mattina hai detto molto chiaramente che se mi fossi comportato come altri Gruppi di minoranza, che hanno un unico eletto sarei stato un bravo Consigliere.
Non voglio entrare nel merito di come altri miei colleghi fanno il Consigliere regionale. Non giudico come i colleghi Ala e Staglianò, che riscuotono il tuo apprezzamento, fanno il Consigliere regionale; ognuno lo fa come sa, come può e come ritiene giusto farlo. Il fatto che il mio modo di fare il Consigliere regionale non riscuota il tuo apprezzamento, ma non soltanto il tuo, è una valutazione che accetto, ovviamente non la condivido e proseguo nel mio modo di fare il Consigliere regionale.
Non credo che star fuori da una Commissione di inchiesta come questa che vede gli stessi rappresentanti dei Partiti che hanno contribuito ad arrivare a questo risultato, sia uno star fuori dal gioco per avere le mani pulite, significa semplicemente non credere in questo strumento che vi siete dati. E' uno strumento che acquieta le vostre coscienze. In realtà voi rappresentate qui politicamente tutta la corruzione che è arrivata nelle Unità Socio-Sanitarie Locali dai vostri Partiti e che ha portato...
STAGLIANO' Parla per te! PEZZANA ...che ha portato articoli come quelli di Pansa che viene citato da tutti senza dire...
STAGLIANO' Presidente, lo richiami!



PRESIDENTE

Consigliere Pezzana...
PEZZANA Parlo dei Partiti, non delle persone. La critica ai Partiti, avvocato Viglione, è lecita.
MARCHINI Ha detto che il Consiglio regionale è un'associazione a delinquere!



(Vive proteste dai banchi del Consiglio)



PRESIDENTE

A questo punto, Consigliere Pezzana, io ho l'obbligo di richiamarla.
Lei qui, per la Costituzione, è esente da responsabilità, però non è esente dal richiamo che il Presidente le fa. Lei ha detto: "voi rappresentate la corruzione". Noi non ci sentiamo di rappresentare la corruzione.
PEZZANA Ribadisco che i colleghi che sono qui rappresentano Partiti che hanno contribuito ad arrivare a questa gestione delle Unità Socio-Sanitarie Locali Se qualcuno si sente offeso per leso partito, non ha che da prendere carta e penna e denunciarmi. Andremo a dimostrare queste cose davanti a un tribunale perché mi ritengo nel pieno diritto di fare queste affermazioni.



PRESIDENTE

Collega Pezzana, questo è un Parlamento, lei è esente da responsabilità per le cose che dice, ma non è esente da responsabilità morali e di comportamento, la cui valutazione spetta al Presidente.
Non posso né pensare né tollerare che, magari in un eccesso di visione si possa dire "tutti voi rappresentate Partiti che hanno responsabilità".
Posso sbagliare, ma non lo ammetto. Ci sono degnissime persone qui.
PEZZANA Certo, ma non ho attaccato personalmente nessuno. Se rispondo a qualche Consigliere in modo particolare, è perché nel suo intervento ha parlato di me. Il collega Ferrara, che ha fatto ragionamenti condivisibili o no, non mi ha citato e io non lo tiro in ballo. Non posso non parlare di Bontempi il quale testualmente parla di personaggi che hanno fatto il bello e il cattivo tempo. Io gli chiedo: "caro collega Bontempi, dove sono i personaggi che nelle Giunte di sinistra hanno fatto il bella e il cattivo tempo?" Gli rispondo io: sono ancora li, intorno a Salerno, intorno a Valenti, sono li che continuano a fare il bello e il cattivo tempo, anche se è cambiata l'amministrazione. Allora, permettetemi di provare un senso quasi di pena verso i pesci piccoli che sono caduti nella rete solo perch non avevano la laurea o altri motivi di questo genere rispetto a questo tipo di corruzione. Lo leggiamo negli articoli di Pansa, non lo dico io.
Pansa, che è così sempre tenero verso il Partito comunista non perde occasione per farlo salire nel suo bilancino. Ha scritto un articolo su "La Repubblica" di ieri e questo il collega Ferrara non l' ha citato, articolo che se l'avesse pubblicato qualche altro giornalista su "Il Giornale" di Montanelli sarebbe stato definito come bieco articolo di anticomunismo viscerale. Pansa ha parlato di inchieste in cui il Partito comunista è dentro fino al collo e tra un po' verranno fuori. Cito l'articolo di Pansa non sono opinioni mie.
Questi uomini che hanno fatto il bello e il cattivo tempo dove sono collega Bontempi? Questo è un modo brutto di fare il Consigliere regionale.



(Proteste dai banchi comunisti)



PRESIDENTE

BIAZZI



PRESIDENTE

Indica il pezzo dell'articolo di Pansa.



PRESIDENTE

PEZZANA



PRESIDENTE

L'avete letto tutti.
Io non li leggo a memoria.
Io li cito e se tu ritieni che io menta o citi artatamente, denunciami.
Andremo davanti a un tribunale.



PRESIDENTE

BIAZZI



PRESIDENTE

Troppo onore!



PRESIDENTE

PEZZANA



PRESIDENTE

Non è una bella risposta questa.
Chiedo, al Presidente, che è così solerte, giustamente, se è possibile per un Consigliere regionale continuare il proprio intervento.



PRESIDENTE

Prosegua.
PEZZANA Il Consigliere Bontempi non ama il modo con cui io faccio il Consigliere regionale. Mi rimprovera che non partecipo alle riunioni delle Commissioni...
CALLIGARO Non sei mai presente.
PEZZANA Certo, perché se girassi in tutte le Commissioni, sarei uno splendido funzionario. La mia funzione qui non è però quella del funzionario, ma è quella del Consigliere regionale, è quella di fare politica e la mia funzione io la svolgo come credo. Accetto ed è normale che mi vogliate diverso da come sono, ma non vi farò mai il piacere che altri miei colleghi invece vi fanno e che per questo ricevono caldi apprezzamenti dai quali in tutta umiltà mi permetto di metterli in guardia, perché una sciarpa troppo pesante e troppo calda può anche soffocare, cari colleghi Staglianò e Ala.
Vorrei finire il mio intervento, che sarebbe stato molto più breve di quanto è stato, per dire che questa mia esperienza in Consiglio mi ha fatto capire molte cose, tra cui anche una nuova definizione di quello che è stato il governo di unità nazionale. Ho capito in questo Consiglio che cosa significa a livello regionale un governo di unità regionale. Quello che è successo nelle Unità Socio-Sanitarie Locali e l'unanime, totale adesione alla Commissione d'inchiesta ha riprodotto a livello regionale l'unità partitocratica che abbiamo avuto a livello nazionale. Questo è il clima che purtroppo vedo in quest'aula, dove anche alcune opposizioni, invece di svolgere il loro lavoro, vanno nella ammucchiata, è l'unità nazionale riproposta a livello regionale e questo dovrebbe far riflettere anche i colleghi di maggioranza, anche i colleghi che appartengono a Partiti che hanno chiesto un referendum per abolire le Unità Socio-Sanitarie Locali caro collega Marchini, caro collega Santoni e caro collega Turbiglio perché non si possono sostenere posizioni a livello nazionale di profonda pulizia e correttezza, quando poi a livello locale ci si trova impantanati negli stessi meccanismi che magari a livello nazionale si rimprovera e molto aspramente.
Caro collega Bontempi, so che questi argomenti ti fanno sorridere, per se tu vai per la strada e parli con la gente ti rendi conto che la marea è montante, allora, non basta darsi una Commissione di inchiesta per mettersi a posto la coscienza. La gente non si interessa più di politica, perché la partitocrazia ha prodotto soltanto scandali e questi non si risolvono con le Commissioni di inchiesta che, secondo me, hanno un'unica funzione: quella di mettersi a posto le coscienze.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' Signor Presidente, la ringrazio anche per il momento che ha scelto per darmi la parola, perché molti spunti sono stati forniti per la nostra riflessione. Su quanto ho appena sentito ritornerò fra breve.
Mi rammarico, signor Presidente e colleghi, di non aver potuto sentire invece, la relazione dell'Assessore Olivieri, in quanto mi trovavo con un gruppo di cassintegrati nella sala dei cento, al primo piano, a parlare della drammatica situazione in cui vivono.
Ciò detto, mi preme rilevare che la scelta della maggioranza di far slittare la seduta del Consiglio di una settimana per vedere schiarito il panorama è una scelta che in verità dimostra quanto scarsa sia la coscienza della profondità del male che su questa vicenda comincia ad emergere.
Nessuna schiarita può giungere se tutto quello che deve essere fatto non sarà fatto. Occorre allora che, in questo quadro, si sappia quello che dobbiamo fare, qual è la nostra parte. Può darsi che Brizio abbia bisogno dell'imbeccata del suo capocorrente, il Ministro della Sanità Donat-Cattin per rompere gli indugi e consentire la costituzione rapida di uno strumento consiliare che tenti di far luce su tutto quanto è nelle nostre possibilità; sta di fatto che quanto poteva essere fatto tre settimane fa comincia solo adesso ad essere abbozzato.
Signor Presidente, nonostante i ritardi che qui denunciamo e che abbiamo denunciato tempestivamente non posso non aggiungere che un lavoro serio è stato fatto nella VIII Commissione permanente del Consiglio laddove si è cercato di cogliere quali erano le questioni che dai vari Gruppi politici venivano sollevate sulla vicenda che discutiamo. E' stato possibile raggiungere questo risultato positivo nella definizione del dispositivo finale, dopo un lungo lavoro di sintesi; e questo, caro Pezzana, costa fatica, costa lavoro, significa sudarsi la camicia e non vedersi regalati gratuitamente da "La Stampa" spazi per lavori che tu non hai mai svolto, come siamo oramai abituati a registrare grazie ad una dura battaglia contro le chiusure di una parte della maggioranza che aveva cominciato i lavori della VIII Commissione proponendo che la proposta di deliberazione presentata dal sottoscritto a nome del Gruppo di DP venisse assunta come raccomandazione per la Giunta. La nostra proposta è risultata invece, essere l'asse centrale della discussione come può ben constatare chi ha voglia di leggersi gli atti e di sudarsi la camicia per guadagnarsi davvero anche la congrua indennità che ci viene erogata dai cittadini. E' possibile vedere allora come - e io non posso non sottolineare con soddisfazione questo fatto - quell'asse di ragionamento è stato pienamente assunto da gran parte dei Commissari. Può darsi, Angelo Pezzana, che alla fine risulti anche questo inutile. Ma noi non smettiamo mai di provarci, di fare la nostra parte, con lealtà, producendo denunce circostanziate, caro il mio verde civico, che tu non puoi fare, non sei in grado di fare, perch limitandoti soltanto a raccogliere quanto si dice nei corridoi ti risulta poi complesso andare al nodo delle questioni, come è emerso anche su questa vicenda.
PEZZANA Igor, mettiti d'accordo con Bontempi, perché secondo lui io i corridoi non li percorro mai.
STAGLIANO' Voglio dire che quello che questa Commissione deve fare nel dispositivo è ben presente, è cercare di andare alla radice delle degenerazioni politiche e amministrative, per cercare di capire...
BONTEMPI Igor, lui ha già capito tutto prima. Il suo schemino lo applica tutti i giorni.
STAGLIANO' E' libero di comportarsi come crede...
PEZZANA Meno male.
STAGLIANO' Ma ritengo che ciascuno debba poi rendere conto delle cose che fa e quindi anche di come vengono usati gli strumenti che ci sono dati. Non mi preoccupo più di tanto delle sue posizioni; è una libera scelta che lui compie. Quello che a me interessa, ed era su questo che cercavo di richiamare l'attenzione dei colleghi, è aprire qualche squarcio su un malaffare molto ramificato: non mi illudo di poter fare tutto il necessario per sanare la malattia. E' decisivo aprire qualche squarcio sul perché la "convenzionata esterna", che doveva essere ausiliaria rispetto al servizio pubblico, ha invece assunto negli anni passati quella dominanza, in particolare nell'Unità Socio-Sanitaria Locale 1/23, che è all'origine degli scandali di cui la magistratura deve occuparsi.
Dicevo che tu, Pezzana, non puoi fare denunce circostanziate, perch costa duro lavoro farle. Forse, però, hai avuto modo, Angelo, di leggere qualche piccolo stralcio di questo nostro lavoro sull'unico quotidiano di questa città: quel "libro bianco" sull'industria della malattia a Torino ci è costato un anno di lavoro. In esso i meccanismi strutturali degenerativi erano tutti indicati con precisione. Noi vogliamo che questo Consiglio faccia la sua parte per verificare se le nostre sono interpretazioni giuste o sbagliate, per tirare poi le somme alla fine di un lavoro concreto che andrà fatto.
Mentre la nostra impostazione veniva da una parte del pentapartito respinta oppure declassata, debbo dare atto ad esempio al collega Marchini che ora sta discutendo animatissimamente con il collega Ferrara, che in VIII Commissione egli è stato pronto a recepire anche la validità metodologica del nostro approccio per mettere in condizione questo Consiglio di poter poi fare atti legislativi ed atti amministrativi che comincino a risolvere la mala piaga. Noi non possiamo limitarci, colleghi ad una verifica della congruità e dei percorsi formali degli atti regionali. Noi abbiamo bisogno di andare alla sostanza delle degenerazioni: a noi pare che essa sia stata accolta e messa nel dispositivo, la cui attuazione costerà fatica a chi vorrà svolgere con serietà il proprio lavoro.
Noi siamo convinti, colleghi, che non tutto sia ancora emerso. Noi stiamo raccogliendo altri dati; come sempre ho fatto, ne riferirò prima a questa assemblea e poi, se è il caso, come abbiamo già fatto, anche alla magistratura, senza fare denunce semi anonime su cose che ci risultassero non andar bene. Non tutto è ancora emerso, perché, ad esempio, quando la Commissione di inchiesta dovrà occuparsi della convenzionata esterna relativa al recupero e alla rieducazione funzionale, ne vedremo anche qui delle belle. Vedremo, forse, come alcune certificazioni di prestazioni venivano fatte per tre volte anziché una, accreditandone il sovrapprezzo all'ente pubblico.
Avremo modo, dicevo, di ritornare su questi argomenti. Quello che ora mi premeva sottolineare, signor Presidente e colleghi, è che noi ci troviamo di fronte ad una questione squisitamente politica. Certo, la questione morale sovrasta tutto, ma proprio perché è talmente onnicomprensiva rischia di non farci cogliere il bandolo della matassa. La questione è squisitamente politica perché, in verità, noi abbiamo negli Enti locali, nella stessa Regione (non si può dire altrettanto a livello nazionale, almeno per questo aspetto) una continuità di presenza di alcune componenti politiche, al di là che i governi siano di sinistra oppure di centro. Ciò ha fatto si che la commistione tra maggioranza e opposizione diventasse sempre più perniciosa, legando forse le mani a molte iniziative che pure potevano essere intraprese.
E proprio in questo quadro, non posso non apprezzare, mentre svolgiamo le nostre denunce circostanziate, lo sforzo che il Gruppo comunista, per bocca del suo Capogruppo, va compiendo, la sua disponibilità manifestata a capire i processi che sono in atto, le autocritiche che sono anche state fatte per non aver recepito tempestivamente ed aver attivato tutti gli strumenti di lotta politica e di denuncia, per evitare che i fenomeni criminosi prendessero la piega che sappiamo; non si può non dare atto di questo, cogliendo tuttavia quella che ci pare essere la sostanza delle cose: quella di una questione squisitamente politica, che non può essere risolta con gli appelli ad affrontare genericamente la questione morale.
In questo senso, davvero non condivido l'apprezzamento che alcuni colleghi comunisti hanno fatto circa alcuni articoli pubblicati dai quotidiani, quale ad esempio quello di Ernesto Galli della Loggia, il quale non fa che riproporci, a quasi un secolo di distanza, una concezione elitistica della politica e delle sue rappresentanze, rinverdendo quanto veniva confutato già alla fine dell'Ottocento a Gaetano Mosca o Vilfredo Pareto. Il problema, al riguardo, a noi pare essere ancora quello che impostava correttamente Montesquieu un secolo prima di loro, e cioè quello della rappresentanza dei bisogni. Ed anche quello dell'urgenza, in una società articolata e complessa quale quella in cui noi viviamo, di favorire l'autorganizzazione sociale, andando quindi ben più avanti di quanto due secoli fa Montesquieu poteva fare. L'autorganizzazione della società civile non può essere compressa, come continua ad essere ancora oggi, da rappresentanze "prenditutto". Su questo argomento le battute possono venire facili; Angelo Pezzana ne ha fatte a bizzeffe poc'anzi. Però lui ha contribuito con una campagna elettorale, con inserzioni a pagamento su "La Stampa", ad eleggere un Consigliere comunale della Lista Verde Civica a Torino, il quale fa mischietta con la maggioranza pentapartitica, passando dall'altra parte, partecipando anche lui alla lottizzazione dei Comitati di gestione delle Unità Socio-Sanitarie Locali PEZZANA Dovresti dirlo a lui, non a me.
STAGLIANO' Ho detto semplicemente che hai contribuito anche tu, con il tuo impegno politico, con le inserzioni pagate dal Partito radicale, alla elezione di quel Consigliere.
PEZZANA Non cadiamo nel reato di plagio! STAGLIANO' Ed allora fa strano che su "La Stampa" di Torino faccia notizia la dichiarazione dell'unico Consigliere regionale che non ha mai partecipato ad una Commissione che ha "russato" per qualche decina di ore, mentre invece non faccia notizia, signor Presidente e colleghi (e questa si che è una questione morale!), un fatto, che può essere apprezzato o disprezzato ma che è un chiaro fatto politico, e cioè che una sola forza politica a Torino si è rifiutata deliberatamente, rinunciando alle prerogative della legge sulla rappresentanza delle minoranze nei Comitati di gestione, si è rifiutata, dicevo, di partecipare ai Comitati di gestione delle Unità Socio Sanitarie Locali per sottolineare l'urgenza di una riflessione approfondita e di un mutamento di strada su questa questione decisiva, avanzando anche le proposte in positivo per l'elezione dal basso dei Comitati di gestione stessi.
Quest'unica forza politica è Democrazia Proletaria, una forza che non fa notizia mai, nemmeno nei "pastoni" giornalistici di questi nostri dibattiti.
Penso che noi abbiamo bisogno, sulla questione sanitaria, di capire come questo processo di autorganizzazione della società civile possa essere rappresentato anche nella gestione della sanità pubblica. Essa non pu essere affidata a tecnocrazie presupposte come neutrali. L'on. La Malfa Vicesegretario del PRI, d'altra parte, ha scoperto l'acqua calda con la proposta dei cosiddetti saggi. Ritengo che la normativa regionale vigente sia un tantino più avanti (mi riferisco alla legge 10/85) almeno dal punto di vista della sua impostazione; circa la sua realizzazione pratica, chi ci lavora vede poi quanto sia difficile farlo, stando ad esempio nella Commissione Nomine. Sorprende come l'on. La Malfa spari tanto in alto, con grande eco giornalistica, e poi sia il medesimo che un paio di mesi fa partecipa a Roma alla riunione dei "notabili" del pentapartito piemontese per spartirsi le dieci Unità Socio-Sanitarie Locali di Torino. Mi pare signor Presidente, che proprio in quest'aula, se non ricordo male, fu denunciata quella circostanza.
E' di fronte a questa distanza enorme tra le parole e i fatti che crescono insieme la questione politica e la questione morale.
Ed è in questi termini che noi interpretiamo il nostro lavoro e manifestiamo il nostro impegno nella Commissione d'inchiesta che si è costituita, che può (dico può, non so se ci riuscirà) aprire qualche squarcio sugli scandali per mettere in condizione l'assemblea a provvedere con nuove misure legislative, a recuperare i principi avanzati della riforma sanitaria, stravolti poi e divorati a fine di lucro dall'industria della malattia.
Servirà? Non servirà? Le somme le tireremo dopo; quello che so intanto, è che, per quanto ci riguarda, continueremo a lavorare e a sudare per cercare di recepire quelli che sono i bisogni di pezzi crescenti di società che noi ci sforziamo di interpretare, per portarli all'attenzione dei colleghi e farli avanzare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.
MIGNONE Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intanto esprimo la soddisfazione del Gruppo socialdemocratico per il fatto che oggi il Consiglio regionale, nel rispetto dei tempi e delle scadenze che nel precedente dibattito si era dato, giunge a definire in modo pressoch unanime una Commissione d'inchiesta, così come peraltro anche nella nostra interpellanza chiedevamo, ricca di contenuti e di impegni che se saranno come credo, tutti rispettati consentiranno da un lato di fare chiarezza sullo stato attuale delle vicende che sono all'attenzione della magistratura, ma soprattutto saranno in grado di fornire indicazioni suggerimenti, proposte operative per portare quelle necessarie e doverose correzioni che consentano di evitare il ripetersi di analoghi fenomeni.
Il provvedimento giunge in aula con il voto unanime della Commissione VIII. Non è un fatto né di convenienza né, come si ama oggi dire, di ammucchiata, ma perché, ed è questo il senso che diamo al voto unanime, la difesa delle istituzioni, l'esigenza della chiarezza e della trasparenza sono beni che appartengono a tutti noi e che tutti abbiamo il dovere morale e politico di concorrere a difendere. Il chiamarsi fuori delle istituzioni pur partecipandovi formalmente, non mi pare un atteggiamento corretto anzi, è un atteggiamento ambiguo e pronto a cavalcare qualunque argomento sul versante protestatario.
Senza clamori, ma con un impegno rigoroso ed una forte tensione siamo in grado di avere delle indicazioni che ci possono far crescere come istituzione regionale, senza velleitarismi e senza protagonismi.
Velleitarismi e protagonismi che ci paiono essere presenti in questa vicenda in cui lo sconquasso, i problemi di immagine delle istituzioni, il problema della questione morale sembrano defilarsi e andare dietro all'esigenza di un protagonismo che da questa occasione, con un po' di cinismo, ci sembra di cogliere. E' un protagonismo che pare diventare sempre più un male che affligge molti attori della scena politica.
Di qui la rincorsa o a generici e sentimentali appelli moralistici dei bei tempi andati o sull'altro versante un asettico richiamo alla questione morale, quasi fosse un fatto tecnico o tecnicistico e non implicante invece il coinvolgimento dei sentimenti, delle idee, del modo con cui ciascuno di noi valuta i propri ruoli con gli inevitabili entusiasmi e delusioni.
Questo è un moralismo amorale per non dire cinico che non ci convince. E' sufficiente dire che la magistratura fa bene il proprio dovere? Certamente lo fa, ed è doveroso che così sia, ma le istituzioni pubbliche non possono abdicare al loro ruolo, né attendere che siano le sentenze a fare la politica. Non vi può essere compiacimento per l'intervento della magistratura e spero di non essere frainteso.
Bisogna evitare che si verifichino le situazioni che ne impongono l'azione. E' un fatto si di controlli, è un fatto di leggi, ma è soprattutto un fatto di volontà di diversa concezione della politica, di una diversa interiorizzazione del proprio ruolo, meno civetteria e più umiltà. Sarà forse meno appagante, ma bisogna convincersi che forse è più produttivo per le istituzioni e per evitarne il degenerare lavorare un'ora di più in Commissione che avere un'intervista su un giornale.
Come non è giusto dividere il mondo sanitario in modo dicotomico, tra i politici che sarebbero corrotti e i tecnici, in particolare i medici, che sarebbero tutti bravi e tutti onesti. Credo che in entrambi i mondi siano compresenti elementi di bene e di male. E non facciamo il nostro dovere per eliminare il male, correggere gli errori ed eliminare le deviazioni dividendo il mondo in modo manicheo, come qualcuno stamattina ha tentato di fare.
Rispetto al versante del protagonismo, rispetto all'intervento degli organi nazionali diciamo che per alcuni atti, alcuni fenomeni è stato doveroso e in qualche altra occasione non ci è parso del tutto opportuno.
Mi riferisco ad esempio alla notizia del commissariamento, anche se magari possiamo ritenere sia stata suggerita da qualche organo periferico dello Stato.
Credo che in ogni caso vada subito smentita con forza da parte della Regione la notizia che vi sarebbe in corso una presunta azione di insabbiamento o di sottovalutazione.
La Regione si è mossa invece con grande celerità e con diversificate azioni cautelari, comprese le ultime che ha ricordato stamattina l'Assessore Olivieri, compresa quella di prefigurare una sorta di commissariamento ad acta, qualora l'Unità Socio-Sanitaria Locale non adempia agli obblighi previsti.
Va detto che per azioni e controlli la Giunta regionale si è mossa con tutta la celerità richiesta dalla gravità del caso e lo stesso Consiglio regionale, per quanto di competenza, ha prontamente reagito, intanto con un dibattito, anche se con un grado di tensione e di spinta ideale non sempre adeguata; con un dibattito, dicevo, e con una proposta di nominare una Commissione che faccia piena luce sulla sanità, sul ruolo della Regione sul rapporto pubblico-privato e sul versante delle convenzioni.
Vi sarebbe qualche approfondimento da fare anche sull'assetto degli organi delle Unità Socio-Sanitarie Locali Siamo in presenza di un organo elettivo politico di cui molte volte l'organo esecutivo è un'espressione unanime. Su questo la legge e la mini-riforma Degan aveva dato un'indicazione che mi pareva condivisibile. I casi sono due: o abbiamo un organo tecnico manageriale, lasciando al versante politico il ruolo del consiglio di amministrazione, oppure abbiamo un organo elettivo e allora anche li vi sia la libera espressione e il gioco delle maggioranze e delle minoranze. In molti casi invece, nonostante quanto stabilisca la legge, si è cercato di comporre gli organismi in modo unitario. Questo credo sia un male perché non consente il ruolo della verifica e del controllo tra maggioranza e opposizione.
Al di là delle polemiche epistolari sui giornali e sui massimi sistemi della morale, non so se da parte del Comune di Torino vi sia stata altrettanta coscienza della gravità della situazione ed altrettanta prontezza di decisione. Ne siano testimonianza tra l'altro la difficoltà nella definizione dei rinnovati e - auspico - maggiormente qualificati organismi di gestione.
Sulle persone noi rivendichiamo il ruolo svolto dalla Commissione nomine in cui abbiamo creduto con onestà, anche se senza trionfalismi, ma con il piano lavorare quotidiano per la crescita delle istituzioni. Non pu essere nascosta la gravità delle notizie che trapelano dal palazzo comunale, con il pericolo di una crisi. Rimangono ancora due vertici di Unità Socio-Sanitarie Locali da definire. Si sarebbe scelto forse il momento meno felice per chiarire questioni che magari si trascinavano da tempo e che era opportuno chiarire prima.
Il colpo di reni è proprio di chi vuole dimostrare capacità di governo e di guida. E' in questi momenti che si misura la statura e l'impegno di un'amministrazione, non litigando quando vi sono le grandi questioni. I problemi hanno sempre unito le autentiche élites politiche, hanno invece diviso soltanto in presenza di leaders delusi o inadeguati. Si vanno a generare fenomeni destabilizzanti ad accumulare cose su cose, in sostanza a dare l'impressione di un sovrapporsi di iniziative da un lato, di un caotico affollarsi di provvedimenti assunti o solo dichiarati dall'altro del crearsi di zone d'ombra e di vuoti istituzionali dall'altro ancora.
Anche per questo la Regione deve assumere un proprio autorevole e qualificato ruolo politico propulsivo e di indirizzo; soprattutto la prontezza della reazione, la sua qualità, la sua profondità, sono indici di una forte capacità reattiva, di una grande voglia di fare chiarezza, di un impegno politico e morale che superi il contingente e l'equilibrismo partitico.
Ciò sia in generale sulla questione della definizione del quadro degli obiettivi, che noi richiamiamo con urgenza, delle strategie e degli strumenti a tali fini congruenti, sia in particolare con provvedimenti legislativi come quelli già assunti in tema di controllo di qualità o come quelli da assumere in tema di disciplina dei rapporti convenzionali e specificatamente dei rapporti - pubblico-privato nella sanità.
Mi pare che pur tra oggettive difficoltà la Giunta regionale, con l'Assessore Olivieri, abbia dimostrato un intimo convincimento dell'importanza del ruolo e del senso del pubblico e della corretta amministrazione. Certo, è la questione morale a tornare in tutta evidenza con le degenerazioni partitocratiche, sovente asfissianti, con il fatto che oggi non sempre il partecipare agli affari pubblici è ritenuto un bene in se, quanto un mero strumento passeggero per un fine che è l'acquisizione di ulteriori fette di potere.
Perché, ancora, la questione morale ci richiama ai pericoli di una confusione sfacciata tra attività pubblica e promozione delle fortune private. Abbiamo allora anche il dubbio doloroso che le regole o le nuove regole o i nuovi meccanismi istituzionali non sempre siano risolutori.
Bisogna credere allora alla visione machiavellica o hobbesiana, per cui è necessario, a chi "dispone una Repubblica ed ordina leggi in quella presupporre tutti gli uomini rei?". Non vogliamo cedere a questa visione ma certo l'impegno che questa Regione metterà in tale vicenda, la scommessa che farà con i cittadini piemontesi sulla propria credibilità, sono importanti per far capire anzitutto a ciascuno di noi, come libero cittadino, prima che come operatore politico che decide di maggioranze e di schieramenti, se crediamo nell'etica politica.
Questo è il messaggio con il quale partecipiamo alla Commissione d'inchiesta. Se non fosse così, saremmo su una brutta strada. La lotta politica quando genera delusione e frustrazione provoca un aggiustamento verso il basso delle aspettative e porta dentro di sé i semi della sua distruzione.
Non ci si può fermare alla Commissione d'inchiesta, alla quale anche noi non affidiamo con atteggiamento fideistico un valore taumaturgico, per riteniamo che possa essere uno strumento importante per capire dove stanno le degenerazioni e per porre i rimedi ad esse. Questo è il compito a cui è chiamata una Regione, ma anche altri momenti ed altre occasioni vi debbono essere. Noi crediamo che questo sia comunque un buon inizio.



PRESIDENTE

Comunico che l'Assessore Olivieri deve recarsi a Roma immancabilmente con l'aereo del pomeriggio. Se proseguissimo i lavori senza interruzione dando la parola ai due Consiglieri ancora iscritti a parlare, non potremmo concludere con il voto in tempo utile.
II Presidente Beltrami, nella sua veste di Presidente della Giunta, si accolla l'onere della replica al termine del dibattito. Pertanto, se il Consiglio è d'accordo, potrei dare la parola all'Assessore Olivieri perch possa rendere le sue dichiarazioni, quindi sospenderei la seduta per la consueta pausa e, alla ripresa dei lavori, dopo i rimanenti interventi, il Presidente della Giunta concluderà il dibattito. Poiché non vi sono obiezioni, ha la parola l'Assessore Olivieri.
OLIVIERI, Assessore alla sanità Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola.
La riunione a Roma è conclusiva di una serie di riunioni prima dell'incontro di domani con il Ministro per discutere dei problemi dell'AIDS. Quindi non è una riunione di poco conto, anche stante l'ultima notizia di questi giorni da Londra.
Non credo di avere molto da aggiungere a quello che ho già detto circa l'ordine del giorno e circa la Commissione d'inchiesta proposta dal Consiglio regionale.
Nasce in realtà l'altro aspetto, quello del destino dell'Unità Socio Sanitaria Locale 1/23 rispetto agli atti che la Regione può compiere o agli atti che eventualmente altre istituzioni potrebbero compiere nei confronti della medesima. Si tratta di una sottile interpretazione delle leggi: se esiste ancora a ridosso del Comitato una legge che lo sostenga, se questa non esiste più; sul valore della stessa nella protrazione nel tempo fino ad esaurimento delle sue funzioni.
Non credo di poter dare delle risposte in questo momento perché non posso essere nella testa di altri. Domani a Roma in un altro incontro cercherò di chiarire gli intendimenti a livello romano sui problemi che sono stati trattati questa mattina.
E' inutile nascondersi però che il nodo fondamentale è quello del decentramento delle Unità Socio-Sanitarie Locali di Torino.
Noi siamo intervenuti pesantemente con l'attivazione di una Commissione ai sensi di legge per verificare il problema della revisione del personale che è in realtà il nodo del contendere in questo momento.
E' penosissimo constatare che il decentramento, che aveva trovato il suo snodo in un documento votato non a maggioranza, da tutte le forze politiche, esattamente due anni fa quando presiedevo la Commissione per il decentramento della sanità in Torino, abbia riscontrato una serie di rallentamenti non giustificabili rispetto a questa importante operazione.
Anche questa operazione è utile per fare chiarezza e per far si che i cittadini abbiano una risposta a livello territoriale che eliderebbe molte questioni, non morali ma tecniche, che in questi anni si sono venute frapponendo fra l'organizzazione dell'Unità Socio-Sanitaria Locale l/23 e il servizio che deve essere erogato. Quindi un nodo esiste ed è chiaramente un nodo politico che io non riesco neanche ad individuare.
Non voglio fare accuse a nessuno. Mi chiedo però quali siano le forze che ancora frappongono ostacoli sulla base di veti e di strumentalismi lasciatemelo dire molto francamente fuori dai denti - a che si compiano operazioni di grande rilievo, che da tanti anni aspettiamo e attorno alle quali per tanti anni abbiamo lavorato anche facendo autocritiche sulle impostazioni iniziali nate su una spinta partecipativa forse eccessiva, poi non verificate nella possibilità di attuarle rispetto ad una serie di aspetti. Forse è inutile richiamarci a queste cose, ma forse è importante ricordare che col quadro organizzativo e del personale che avevamo non era possibile operare. Forse sarebbe stata una grossa esperienza in termini democratici.
Confesso che qualsiasi soluzione, anche dolorosa, sarebbe preferibile piuttosto che protrarre uno stato di inerzia che oggi non può più essere tollerato da nessuno.
I Consiglieri che hanno vissuto con me, e qui ce ne sono alcuni, questo annoso problema sanno che ormai questo è un nodo gordiano che va tagliato.
Certo, si chiamano in causa i valori, i livelli delle istituzioni.
Purtroppo abbiamo dei livelli di intervento modesti. Se non avessi avuto soltanto la possibilità del commissariamento ad acta, l'Unità Socio Sanitaria Locale di Torino l'avrei commissariata almeno da sei mesi.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta sospesa alle ore 13,40 riprende alle ore 15,00)



MARCHIARO MARIA LAURA



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Proseguiamo la discussione in merito al punto 4) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, desidero esprimere il giudizio positivo del Gruppo socialista per le conclusioni a cui si è arrivati con questa proposta che unifica la maggioranza delle forze politiche del Consiglio regionale.
Il Gruppo socialista aveva già dichiarato il proprio parere favorevole all'istituzione di una Commissione di inchiesta.
Il campo di indagine sui punti che sono stati questa mattina messi in rilievo dal Presidente della Commissione VIII è molto ampio. Quindici giorni fa c'è stato un confronto sulla base di proposte che, al di là dei toni con cui sono state accompagnate, hanno registrato la convergenza di tutti i Gruppi. A questo lavoro ha dato la sua disponibilità e il suo impegno l'Assessore Olivieri. Non ci sono stati infingimenti, anzi si è manifestata una totale volontà politica e una convergenza unificante.
Certo, sarebbe preferibile se avessimo potuto prevenire i fatti che conosciamo, tuttavia è importante che la Regione sappia dare una risposta responsabile e puntuale.
C'è poi un elemento politico che si lega alle questioni su cui la Commissione sarà chiamata a lavorare: è la manifestazione della volontà politica. Qualcuno aveva affacciato dubbi sulla volontà politica interpretando un impegno responsabile come qualche cosa che poteva corrispondere ad una specie di latitanza o sottovalutazione. Lo stesso Ministro Donat Cattin, nella precisazione di qualche giorno fa, ha cercato di rispondere a quella che forse è stata una interpretazione forzata di una situazione che non corrispondeva al vero.
Occorre far luce su una serie di situazioni non chiare e occorre intervenire soprattutto su quelle che sono state le fonti di questi illeciti, che sono circoscritti, quindi senza generalizzare o colpevolizzare forze od organismi impegnati nella gestione della sanità in Piemonte.
Per questo non pensavamo che si dovesse giungere al commissariamento delle 10 Unità Socio-Sanitarie Locali, perché sembrava che ci fossero le condizioni per far chiarezza senza bisogno di drammatizzare ulteriormente la situazione. Se occorreva affrontare il problema, come ha ricordato l'Assessore Olivieri, si doveva farlo prima in termini più decisi e più incisivi. Da parte del Comune in questi giorni è stata dichiarata la volontà di nominare le rappresentanze delle 10 Unità Socio-Sanitarie Locali Mi auguro che, nonostante la crisi, questo sia possibile. Lo dico con rammarico perché le dimissioni del Sindaco bloccano quello che è un processo che invece va accelerato. Nelle Unità Socio-Sanitarie Locali di Torino viene investito un terzo degli stanziamenti per la sanità. Non so come si potrà ovviare a questa difficoltà, è necessario risolvere rapidamente questo problema e non lasciarlo ulteriormente in balia di situazioni di incertezza.
Dovremmo trarre degli insegnamenti, gli sforzi forse non sono sufficientemente adeguati alla complessità delle responsabilità per poter rispondere in termini di governabilità. C'è bisogno di notevole attenzione.
Dobbiamo prendere atto realisticamente di questa realtà non edificante che dobbiamo affrontare cercando di dare una soluzione.
Su un altro fronte si è aperta l'inchiesta della magistratura che farà autonomamente il proprio corso. Noi abbiamo il dovere di fare la nostra parte per dimostrare che questa non è una città corrotta, sepolta come Troia nel vino e nel sonno dove faccendieri e filibustieri hanno spazio e obiettivi facilmente realizzabili.
Respingo l'intervento del collega Pezzana per la generalizzazione che fa sulle responsabilità. Gestire una democrazia come la nostra, la molteplicità dei poteri come la nostra non è facile. Occorre una nuova tensione, un nuovo impegno. Qualcuno ha detto che bisogna volare più alto bisogna raggiungere nuovi traguardi. Per tanto che si faccia forse non si fa abbastanza perché nelle pieghe di una democrazia così complessa si annidano in molte parti, quindi non solo in Piemonte, faccendieri, persone senza scrupolo, che cercano in ogni modo di trarre profitto.
Si devono introdurre dei correttivi. Si deve riflettere sulle cose da fare. Non penso che sia possibile dire "visto che l'ente locale, la Regione, il Parlamento non sono in grado di autoriformarsi o di realizzare nuove forme di controllo, affidiamo il controllo e la vigilanza a componenti esterne". Sarebbe una abdicazione, una rinuncia delle proprie funzioni. I cittadini, nel campo della sanità come in altri campi chiedono, a noi che rappresentiamo la volontà popolare, di mettere in atto gli strumenti necessari per garantire la realizzazione dei bisogni sociali.
Di fronte alla portata dei problemi che si sono manifestati in tutta la loro virulenza, non dobbiamo drammatizzare e fare di tutta l'erba un fascio, ma non dobbiamo nemmeno minimizzare.
In questi giorni stiamo realizzando il quarantaquattresimo Congresso del Partito socialista. Non noto da parte dei compagni e delle persone che incontro la sfiducia che da qualche parte si è innalzata qui. Semmai si pongono domande sulla funzione della Regione, sul suo ruolo, sui suoi rapporti. Abbiamo sul tavolo problemi di riforma di grande rilevanza nei quali è aperto il dibattito perché vogliamo migliorare, rafforzare questa democrazia. Nel momento in cui scoppia uno scandalo, è chiaro che abbiamo il dovere di conoscere, di sapere e di rappresentare un punto avanzato sia con riferimento ai comportamenti di ciascun amministratore, sia con strumenti amministrativi. Quindi occorre vigilanza, occorrono strumenti e la capacità di fare emergere con sempre maggiore nitidezza il ruolo dei rappresentanti del popolo, nel quadro di quella temperazione con cui è necessario realizzare l'intesa con le forze politiche, che hanno bisogno di qualcosa che li liberi dalle pastoie nelle quali si sono messe. Certamente non si possono considerare come veicoli che hanno introdotto elementi di corruzione come è stato da qualche parte denunciato.
Quando si dice che ci vuole uno scatto, si vuole dire che fino adesso non c'è stato niente? Non è così. Non intenda drammatizzare quasi a denunciare una incapacità e a dire che non siamo stati capaci di assolvere alla nostra funzione che sicuramente avrà incontrato degli anelli deboli e delle difficoltà. Quindi dobbiamo sviluppare un ulteriore impegno in direzione di nuovi rapporti con le forze vive della società, che sono gli operatori nella sanità, che sono gli amministratori, gli enti locali, i cittadini. E' facile dire che tutto va male, come si è detto, se non si fa quello che ciascuno è chiamato a fare, se non si dà un contributo per realizzare le cose che vogliamo realizzare. Quindi ciascuno faccia la sua parte, la magistratura per il potere che rappresenta, gli enti locali e la Regione per il ruolo politico che hanno senza sostituirsi ad altri, ma con funzioni e poteri ben definiti.
In conclusione, questo documento è la conferma della sensibilità dell'attenzione, della volontà di fare chiarezza, laddove chiarezza non c'è, per capire quali sono stati i nodi che ci hanno impedito di realizzare una sanità completa che assiste i cittadini e di realizzare una pubblica amministrazione in grado di soddisfare le attese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi consiglieri, stupisce che questo dibattito prenda tanto tempo. A noi sembrava che il dibattito fosse stato svolto nella seduta precedente e che oggi le singole forze politiche dessero il senso tecnico della delibera che abbiamo sui nostri banchi, posto che il senso politico l'abbiamo dibattuto e illustrato nella precedente sede.
Noi abbiamo sottoscritto il documento e il nostro giudizio è positivo soprattutto in termini istituzionali perché siamo riusciti a trovare una giusta collocazione tra il ruolo del Consiglio, il ruolo di collaborazione della Giunta con il Consiglio e il ruolo autonomo della Giunta.
Infatti abbiamo sdoppiato la materia. Questo dimostra che sia sulle questioni sottoposte all'esame del Consiglio, sia sulla totalità della materia la Giunta continua ad avere la propria autonomia, la propria funzione, la propria responsabilità, così come i quesiti posti alla Commissione comportano necessariamente la collaborazione della Giunta sul lavoro di raccolta di dati di informazione.
Mi sembra positivo che su una questione istituzionale (la Commissione che svolge un lavoro che poi sarà a disposizione di tutti) si sia fatto uno sforzo per predisporre insieme un testo di problematiche che ci vedessero sostanzialmente solidali nell'individuare i punti focali.
Brevemente sulla posizione del Consigliere Pezzana. Non mi scandalizzo (forse a lui spiacerà di non scandalizzare) che il Consigliere Pezzana non abbia aderito alla Commissione. Non mi scandalizzo neanche del fatto che lo dica qui. Un parlamentare deve soprattutto rappresentare. Nella misura in cui nella società c'è una forte diffidenza e sfiducia verso questi meccanismi, mi pare non solo accettabile, ma opportuno e giusto che in quest'aula questa impressione dell'opinione pubblica sia rappresentata perché permette a chi ha scelto l'altra strada di rispondere in termini coerenti rispetto a questo problema.
Questo mi aiuta a dare la nostra interpretazione del documento. Il documento che cosa vuole essere? Una Commissione consiliare che, per sua natura, tende a mettere a disposizione di chi decide, di chi propone, di chi governa, quindi Consiglio e Giunta, fatti, processi, situazioni lasciando al dibattito le responsabilità politiche dei fatti che sono emersi.
Quindi se vogliamo modificare il giudizio finale che il collega Pezzana od altri riterranno di esprimere su questa Commissione, dovremo essere molto attenti a che alla fine vengano delle risposte di natura interlocutoria, cioè dirette a chi ha interesse a sentirle.
Alla fine dovremmo avere la situazione obiettiva del rapporto pubblico privato in questa Regione, comparata con quelle delle altre Regioni, e dovremmo capire se siamo globalmente in una situazione anomala o in una situazione che sta nella media. Se così sarà, daremo un giudizio di carattere generale sulla politica della Regione, e, se così non sarà, ne daremo un altro. Dovremmo in sostanza capire che cosa è avvenuto negli ultimi dieci anni, dovremmo però capire al fine di decidere qualche eventuale cambiamento. Dico subito che non siamo d'accordo a che si avvii un'indagine finalizzata a sciogliere il dilemma solo in un senso. Non è escluso che alla fine risulti che tutto questo è avvenuto a causa del troppo poco spazio dato alla parte privata, troppo poco di tipo qualitativo, se non di tipo quantitativo.
Un sistema più corretto e più rispettoso del privato avrebbe impedito alcuni fatti.
Mi pongo un quesito: se un laboratorio è attrezzato, se è nelle condiziono di lavorare, perché per avere il lavoro che le istituzioni mettono sul mercato deve passare attraverso altri? A questo quesito la Commissione dovrà rispondere. Se non si intromettono lacci, lacciuoli e ritardi complici è probabile che l'operatore privato possa svolgere il suo lavoro senza più passare da un terzo, dal quale non è beneficiato, ma sicuramente sfruttato, perché i passaggi vengono pagati dall'ultimo operatore e non dal primo.
Non siamo disponibili a che la Commissione venga utilizzata, per esempio, ignorando quello che emerge dal dibattito culturale su questi temi nel Paese. Alla legge sanitaria, così com'è, non crede più nessuno. Questa legge sanitaria non è più credibile soprattutto per aver voluto dare tutto a tutti, soprattutto alle strutture pubbliche. La filosofia alla base della legge sanitaria è superata. Le forze politiche, anche quelle di opposizione che magari non lo possono dire, si rendono conto che questi concetti fondamentali vanno rivisti radicalmente.
Non vorrei quindi che attraverso questa Commissione, che nasce da fatti contingenti soprattutto di natura delinquenziale, si finisse per avere un'ottica "retro" su questi problemi. Do un giudizio molto ottimista sull'approccio che le forze politiche danno a questo lavoro. Mi sembra per fuori luogo dato dal Partito comunista che immagina che da parte di alcune componenti della maggioranza o addirittura da parte della Giunta ci sia sostanzialmente la voglia di giocare con carte truccate. Con questo spirito non ci si può accingere ad un esame di tipo conoscitivo.
Se invece questo è lo spirito, allora si vada fino in fondo al dibattito politico. Il dibattito politico però non lo si fa con una Commissione d'inchiesta, lo si fa lasciando ad ognuno i propri ruoli e non cercando di fare un lavoro comune, a favore di tutti, sulla scorta del quale poi ognuno prenderà le proprie posizioni, a favore o contro la Giunta attuale e quella precedente.
Fatti come questi ci portano a ragionare sui massimi sistemi, sulla magistratura, sui giornalisti. Cari amici, però non parliamo mai di noi.
Sono scandalizzato dall'intervento del collega repubblicano perché ha parlato soprattutto di controllo e di controllori. Quando ho scelto di far politica non ho ritenuto di andare ad operare per controllare la società ma intendevo conoscere la società per modificarla.
Che si punti all'istituzione come strumento di controllo mi sembra sbagliato e fuorviante. L'istituzione è momento di indirizzo alla società la società ha un proprio sistema di controllo che è quello giudiziario.
Evidentemente deve avere suoi livelli di controllo. Non lasciamoci prendere dalla frenesia del controllo, perché allora dovremmo immaginare di aver avviato il processo di delega, dovremmo immaginare di aver definito i rapporti con i Comuni, dovremmo pensare ai lavori pubblici all'interno dei quali le aree di ipotetica non correttezza sono non meno ampie di quelli della sanità.
Le istituzioni possono avere degli strumenti di controllo i quali,, tra l'altro, devono trovare la loro definizione e la loro legittimazione in selve di leggi, guarda caso fatte da un tipico Paese come il nostro, che ha la capacità di dire tutto, ma anche il contrario di tutto. Per esempio nella legge nazionale è detto che le Regioni hanno il controllo finanziario sulle Unità Socio-Sanitarie Locali ma il bilancio delle Unità Socio Sanitarie Locali non è controllato dalla Regione, ma è soggetto al parere del Commissario di Governo dopodiché se ne ritorna al paesello da cui è partito.
Quindi, agli effetti della Commissione, dobbiamo capire gli strumenti che ci possiamo dare, ma continuando ad immaginare che la classe politica è soprattutto una classe di proposta e di governo, non classe di controllo.
Se ci mettiamo in questa logica, i quattro anni che ci restano purtroppo ci intratterranno su altre questioni e dovremo avere le capacità di mediare i nostri sforzi tra l'esigenza di controllare i processi e la capacita di innovare i processi della società. Noi siamo qui per cambiare la società sentendo i bisogni dei cittadini, non per controllare noi e gli altri.
La verità è che ci rendiamo tutti conto che c'è qualcosa nella politica del nostro Paese che non funziona. Cari amici, deve cessare l'occupazione dei Partiti nei confronti della società. La Regione Piemonte passa una giornata su cinque nell'esame delle nomine dei propri rappresentanti in enti del cui lavoro politico e produttivo questa Regione non saprà mai niente. La democrazia americana è bellissima perché non ha i Partiti ma i comitati elettorali. Mi piacerebbe sapere però se quando Nixon spendeva alcune centinaia di miliardi per la sua campagna elettorale non determinava in qualche misura il governo economico del suo Paese, finalizzato anche al ristoro dei gruppi di pressione che questo tipo di risultato hanno ottenuto. Quindi il sistema dei partiti, anche da un punto di vista di ragioneria della corruzione, se la vogliamo chiamare così, probabilmente è ancora il migliore. E' un ragionamento cinico, ma va valutato con un minimo di obiettività.
Il vero problema è che questa classe politica non ha avuto la capacità di essere classe dirigente, classe coesistente con il sistema. Fassino su "La Repubblica" ha svolto alcune argomentazioni in proposito che evidenziano il ruolo della classe dirigente rispetto ai gruppi di pressione politica. Al massimo si riesce a coesistere, non a governare, si tende ad "essere" anziché "decidere per". Sarebbe meglio avere nel parco due rappresentanti della Regione che non decidere come gestire il parco. Sono forme di alibi per nascondere la nostra insufficienza di classe di governo.
Questo è il vizio di questa democrazia ed è pericolosissimo perché non è modificabile in tempi brevi. Tutti i Partiti, indico il mio tra i primi anche se avrei titolo per metterlo tra gli ultimi, sono diventati delle agenzie di collocamento, in cui dopo sei mesi non c'è nessun iscritto a un partito che sia disposto a rimanere in un partito se questo non gli prefigura una prospettiva.
La visione ideale di servizio ai partiti non esiste più. Quei partiti che non hanno questo atteggiamento sono quelli che contano meno e che non fanno la voce del partito. La voce del partito è il risultato delle pressioni interne, questo vale per le generalità.
Immaginare che a livello istituzionale si possa invertire una situazione per cui i partiti rinuncino all'occupazione della società non è un processo di breve conto e il controllo non è sufficiente, anche perch questo passa soltanto attraverso alcune griglie di ineccepibilità formale oltre le quali non ci sentiamo di andare perché si dovrebbero trasformare in polizia segreta.
Il problema vero è che in questo Paese la democrazia non si è concretizzata al punto da permettere un ricambio. Stamattina qualcuno mi diceva che le persone rimangono sempre dove sono; ebbene in questo caso si può fare di nuovo il confronto con gli americani. Quando un Presidente vince le elezioni, va alla Casa Bianca portandosi centinaia e centinaia di persone che cambiano la pubblica amministrazione e che alla fine del mandato se ne vanno. Noi invece siamo prigionieri di una burocrazia che cerca di passare senza danni il guado tra una amministrazione e l'altra cercando di far dimenticare la tessera liberale quando arriva l'amministrazione di sinistra e di far dimenticare la tessera comunista quando arriva quella liberale.
Mi pare che la Giunta abbia qualche problema di coesistenza con determinati settori. Significa che il personale in qualche caso guarda la classe politica come a qualcosa alla quale non è legata. Ed è giusto che sia così a livello di burocrazia, ma siccome la burocrazia è il braccio armato del potere, del Governo, il Governo non può non avere una burocrazia che in una qualche misura è culturalmente e politicamente affine alla maggioranza. Qualunque segretario comunale è in grado di fermare un Comune eccependo sulla formalità delle delibere. Questo discorso ci porterebbe a ragionare sul perché c'è un processo in cui la storia ci ha portati a vivere in un sistema ingessato. E' ingessato il sistema del partito, è ingessato il sistema delle alleanze, è ingessata la struttura della democrazia. L'ingessamento comporta una serie di contraddizioni che arrivano anche a espressioni di malcostume.
Perlomeno a Torino possiamo avere il vanto di dire che queste cose si dicono e si fanno. Nelle altre Regioni è probabile che molto di simile avvenga.
Se si dimostrerà (forse questa è la tesi che Staglianò spera) che la corruttela è l'unica ragione del rapporto (non ottimale a suo giudizio) tra pubblico e privato, allora vorrà dire che questo fenomeno nelle regioni dove è molto più accentuato, nasconde un sistema simile al nostro come tipo, ma certamente molto più grave dal punto di vista della quantità.
Un'ultima considerazione nei confronti del Consigliere Pezzana, il quale ci richiama a coerenze di comportamento rispetto ai nostri livelli nazionali sulla materia della sanità. Il modo in cui il Gruppo liberale sta nelle Unità Socio-Sanitarie Locali non è responsabilità del Gruppo. E' certo che il Gruppo ha proposto in questa legislatura l'unica cosa che si può fare contro le Unità Socio-Sanitarie Locali: cacciarle via dagli ospedali multizonali. Noi abbiamo presentato nella passata legislatura ed anche in questa una proposta di legge che consente agli ospedali multizonali di autogestirsi. Questa legge non ha però trovato il conforto né in Commissione né in aula di nessun'altra forza politica.



VIGLIONE ALDO



PRESIDENTE

La parola ora per la replica al Presidente della Giunta Beltrami.
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Non ho la presunzione di chiudere il dibattito, perché penso che continui nell'aula e certamente proseguirà nel Paese su questo tema decisamente scottante. Stamattina il collega Olivieri ha tentato una prima chiusura per quanto attiene le responsabilità della sua delega e mi pare abbia tentato di rendicontare attorno a taluni provvedimenti che attengono alla cosiddetta minaccia di un commissariamento da parte del Ministro della sanità esercitando i poteri sostitutivi. Accendo un lumicino nella speranza che non intervenga questo provvedimento da parte del Governo e; soprattutto per la buona pace e la quiete di tutti, mi auguro che il Governo non sia ulteriormente sollecitato a promuovere questo intervento, perché davanti alla possibilità di omissione rivolta ad un Ministro su taluni atti, forse è anche comprensibile come il Ministro restituisca un suo messaggio alla Regione.
Eravamo decisamente preoccupati e ci siamo cautelati. La posizione dell'Unità Socio-Sanitaria Locale 1/23, in regime di "prorogatio", spoglia del suo presidente, per i noti motivi, evidentemente creava non poche difficoltà.
La nomina intervenuta non è stata un marchingegno, ma l'occupazione dell'ultimo spazio che era consentito agli amministratori nel comitato di gestione di quell'Unità Socio-Sanitaria Locale, di promuovere una presidenza utilizzando la formula del Consigliere anziano dello stesso comitato di gestione. La nomina è stata sanzionata dal Comitato di controllo, seppure a maggioranza, e ritengo che abbia tutti i titoli per potersi ritenere esecutiva. Possono semmai insorgere tutte le possibilità che l'ordinamento del nostro Paese affida a chi vuol tentare il percorso amministrativo del ricorso al TAR o al livello superiore.
Non si capisce quindi il tentativo di ipotizzare nella stessa Torino altri livelli sostitutivi sul piano del controllo sugli atti delle Unità Socio-Sanitarie Locali e delle Province a quello esercitato dal CORECO.
E' intervenuto ulteriormente il Consiglio comunale di Torino per dare coperture alle dieci Unità Socio-Sanitarie Locali, ma purtroppo non è riuscito a completare il quadro del governo delle stesse e con un suo ordine del giorno ha di fatto consolidato gli atteggiamenti che erano stati tenuti dal Comitato di gestione e dal Comitato di controllo. Questo aspetto non dovrebbe creare altre sollecitazioni, quindi questa fase, proprio per le difficoltà del momento, ha bisogno di molta pace e soprattutto non ha bisogno di stimolazioni che alla fine creano stati di dirompenza senza costruire nulla.
I servizi assessorili hanno completato il pacchetto di normative che sono state ricordate stamane dall'Assessore Olivieri e che in questo breve intervento tento di riproporre o ricordare. E' stato attivato il servizio ispettivo, che però non ha avuto ancora l'occasione di funzionare, come ha detto più volte Olivieri. Non appena si sono manifestati i rigori dell'intervento della magistratura, in una riunione d'urgenza il governo regionale si è costituito parte civile con un atteggiamento che è onnicomprensivo di ogni possibile confronto a qualsiasi livello di giudizio e abbiamo relazionato ai giudici su quegli aspetti che forse in quel momento ai giudici stessi non erano noti. Così come quando è pervenuta la segnalazione sui titoli di studio di alcuni funzionari, accertate le reali posizioni, ci siamo fatti carico immediatamente di trasmettere i dati alla Procura della Repubblica per l'istruzione e per i conseguenti atteggiamenti, quindi cercando di nulla nascondere e cercando di instaurare, in questo momento di grosse difficoltà, un dialogo con la magistratura che potesse essere costruttivo, e non dispersivo, per la comunità, senza tentare di eludere, superare o tacere su aspetti che potrebbero essere interessanti.
Riprendo qualche intervento di stamane per dire che parrebbe difficile a me, e a chiunque tentasse di fare una forzatura su se stesso, di fare finta che non sia accaduto quanto è stato reso noto sino ad oggi, e parrebbe difficile a chi non si sente di stracciarsi le vesti gridando allo scandalo, di non esprimere disagio e, consentitemi, personale sofferenza.
All'Assessore Olivieri, che in questi giorni si è adoprato in ogni modo, in un momento nel quale la gestione del governo continuava e altre difficoltà di ordine tecnico - amministrativo si abbattevano sul Piemonte, non posso negare di aver tentato il percorso migliore per cercare di frenare contenendo la personale emotività, quanto stava accadendo, per cercare di capire, di muoversi, di organizzare, in una parola di governare nel breve un processo di riequilibrio del sistema in appianamento delle difficoltà per ridurre e possibilmente eliminare i disservizi, i momenti di devianza.
Non c'è assolutamente l'intenzione di ignorare quanto sta accadendo nel Paese e io chiederei alla cortesia del Consiglio di capire che non c'è calcolo in qualche apparente silenzio o meglio ancora cautela o discrezione, certamente non c'è freddezza nostra davanti a questo problema.
Non possiamo ignorare l'inchiesta in corso da parte della magistratura.
C'è ed è anche pesante. Abbiamo larga fiducia nella magistratura del nostro Paese e ci auguriamo che se qualcuno in malafede avesse sbagliato possa essere chiamato a pagare il suo debito nei confronti della società. Già sono stati ricordati taluni provvedimenti assunti nell'immediato per inserire anticorpi nel sistema, per rimediare, per intervenire alla luce delle competenze, o entro i margini delle competenze regionali, su un'area entro la quale agiscono circa 50 mila operatori, con una problematica complessa, difficile, tormentata per l'enorme dimensione della domanda sociale, dei flussi finanziari che vi convergono, per la stessa naturale conflittualità che talvolta emerge nel contrasto tra il settore pubblico e quello privato.
Sulla necessità di fare luce, di approfondire, di dare tranquillità alla gente, soprattutto a quella parte della gente che, trovandosi menomata sul piano fisico, ha minore potere contrattuale nei confronti della società, alla gente che domanda semplicemente salute, la Giunta regionale conviene totalmente senza veli di riserva.
Rattrista pensare quanto accade a Torino, ma questa esigenza di sapere di conoscere è domanda che sale con vigore dalla nostra popolazione per chiudere se possibile questa fase, questo momento entro il quale la presenza di un enorme dubbio che aleggia su tutto e su tutti provoca una generalizzazione dell'accusa, un'estesa condanna, un processo di generale criminalizzazione, un'anticipata collettiva condanna della classe politica anche di quella sua grandissima maggioranza che ha scelto il percorso politico quale servizio vocazionalmente reso alla comunità.
La Giunta regionale, dunque, senza riserve aderisce alla costituzione della Commissione d'inchiesta avvertendo che la disponibilità del governo regionale, che come è stato detto per la sfera di competenza si è attivato per rimuovere almeno momentaneamente i guasti, per superare questa ennesima difficoltà, è di tutta apertura e non di semplice adesione collaborativa.
Da qui l'auspicio che le Unità Socio-Sanitarie Locali interessate abbiano pari ed uguale disponibilità in quanto pur soggette ad atti ispettivi della Regione hanno una loro autonoma iniziativa che li configura quali livelli di gestione e contemporaneamente di sorveglianza. Cittadelle dunque, che al loro interno riescono, pur non avendo personalità giuridica e pure titolate ad essere contraddittorie nelle procedure amministrative al di là dei controlli di legittimità e di taluni momenti ispettivi, ad operare entro l'area dell'indipendenza e dell'autonomia.
Noi pensavamo che questo Piemonte, questa Torino, avessero potuto incontrare, dopo le grandi emergenze morali, qualche giornata di respiro per porre mano a quella progettazione alla quale siamo stati richiamati nella seduta scorsa dal collega Tapparo, ma sembrerebbe proprio che un demone tentatore o un arcangelo giustiziere non dia tregua alle nostre speranze, alle nostre intenzioni e blocchi il nostro confluire su un percorso di normalità. Certo, bisogna fare leggi più attente, ispezionare verificare, sorvegliare, scoraggiare le furberie. Ma è bastevole? Una società veramente attenta deve riscoprire valori, incanalare tensioni, promuovere un processo formativo, la riscoperta di talune qualità che si danno per scontate. In realtà urge riscoprire, rigenerare incarnare, interpretare semplicemente il buon senso, il gusto e il dovere della chiarezza, la linearità nel pensare, nel parlare, nell'agire, la dignità della propria decisione, il farsi carico delle proprie responsabilità e corresponsabilità, la serietà, che significa vivere e non recitare e che impone da una parte di parlare opportunamente e tempestivamente senza immediatezze inconsulte, senza ritardi che ingigantiscono gli aspetti inconsulti di questa o di quella vicenda e d'altra parte ancora, il saper tacere di fronte al rischio di aggiungere parole alle parole che alla fine aggravano il disagio e il disorientamento.
Sono convinto che la somma di questi momenti non possa che condurre ad una globale e complessiva risposta all'eterno problema che ha accompagnato il percorso di vita dell'uomo sin dal suo nascere dai tempi lontani.
Da qui la validità di questa discussione, del confronto schietto entro quest'aula nel rispetto delle regole parlamentari, rifuggendo dall'intenzione, peraltro talvolta riaffiorante, di affidare alla carta bollata quanto invece è dovuto alla dialettica politica. Questa, a mio avviso, è involuzione estremamente dannosa che può aprire la strada a percorsi dagli sbocchi imprevisti.
Ritengo che questo problema, le disfunzioni del sistema sanitario l'incepparsi ripetuto della stessa macchina regionale, che certo non sono da oggi, non possono risolversi con provvedimenti episodici, quanto invece con una visione organica e complessiva del sistema. Ci pareva di avere iniziato o quanto meno di avere ripreso una serie di iniziative in tal senso. Per tutte ricordo la legge sulle case di cura private, che ci sembrava l'area di maggiore dimensione con la qual con un'attenta disciplina delle stesse, abbiamo già ottenuto nell'immediato una riduzione dei posti letto; abbiamo presentato il disegno di legge sul controllo di qualità e abbiamo distribuito nell'ultima seduta della Giunta il disegno di legge sui laboratori privati. Nel contempo sono intervenuti i noti fatti che ci impongono riflessioni e provvedimenti.
Intendiamo muoverci, seppur nella dovuta cautela, con estrema fermezza anche con iniezioni di fiducia per recuperare gli spazi della tradizione del Piemonte nel campo della sanità. E' questa un'aspirazione, un percorso che non appartiene ad una sola parte o ad una sola area di questo Consiglio regionale.
Da qui la nostra convinzione che il Consiglio regionale del Piemonte debba fare uno sforzo tendenzialmente rivolto non solo a ridare ossigeno alla sanità e alla stessa macchina regionale, ma, per un problema anche di immagine, rioccupare gli spazi che la Costituzione ci affida gestendo la cosa pubblica ancor prima della sollecitazione di ogni tipo di inchiesta anche quella della magistratura, per uno spontaneo o pur calcolato processo di programmazione.
Non so dove giungerà la nominando Commissione d'inchiesta. Mi auguro che persegua e raggiunga l'offerta di un contributo estremo alla chiarezza suggerendo anche al governo regionale atteggiamenti, provvedimenti indirizzi rivolti all'approdo su spazi di estrema trasparenza.
E' comunque da registrare che, se pur non allontana umana amarezza nasce questa Commissione da un'adesione direi quasi totale dell'aula, di questo nostro Parlamento regionale, con la robustezza della sua rappresentanza popolare e delle sue articolate espressioni. Eppure forse ognuna delle parti ha dovuto rinunciare a qualche cosa, ma questo coagulo di forze, tanto difficile da raggiungersi normalmente in quest'aula parlamentare, è di certo auspicio non solo per i lavori e l'attendibilità della Commissione, ma anche per una riaffermazione complessiva del ruolo dell'ente pubblico, avendo oggi già recuperato qui, come è accaduto nei momenti di grande tensione politica, l'unità delle forze politiche.



PRESIDENTE

Si è così concluso il dibattito. In genere sulle deliberazioni non vi è dichiarazione di voto, però se qualche Consigliere intende rendere qualche dichiarazione dopo l'intervento dell'Assessore e del Presidente della Giunta può farlo.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.
BONTEMPI Signor Presidente, nel mio precedente intervento ho già reso le ragioni generali delle nostre valutazioni soprattutto sulla Commissione di inchiesta, sui suoi compiti e funzioni e sulla nostra partecipazione alla Commissione stessa.
Credo però che sia doveroso da parte nostra specificare il nostro atteggiamento dopo le ricorrenti polemiche di "cliché" che vengono fatte sugli abbracci, sul "tutti uguali", sulle grandi intese. Noi abbiamo proposto una Commissione di inchiesta, che è stata accolta dal Consiglio quindi anche dalla maggioranza. Abbiamo definito una base di partenza soddisfacente e abbiamo espresso il nostro impegno e le modalità con cui lo espleteremo. E' chiaro - e ha ragione il Consigliere Marchini - che il terreno del dibattito politico è un altro terreno, non è quello della Commissione di inchiesta.
Questa dichiarazione di voto ci sembra necessaria perché, dopo la replica dell'Assessore Olivieri, è emerso qualche elemento di novità che andrà accertato e che ci induce a mantenere un atteggiamento fortemente critico nei confronti del suo comportamento.
Questa mattina ho già messo in contraddizione certi atteggiamenti, per ora voglio allargare il discorso ad altri temi. Noi abbiamo presentato quattro interrogazioni su argomenti inerenti la sanità. Ne abbiamo ripresa una presentata dieci giorni fa che riguarda la questione delle Molinette sul pesantissimo scambio di accuse tra responsabili di vari livelli amministrativi apparse sui giornali cittadini. L'abbiamo presentata per una questione politica al fine di conoscere i fatti, la teoria del governo della sanità che in questi diciotto mesi si è propalata. Noi interroghiamo la Giunta sull'applicazione di una legge regionale che non è stata applicata e che riguarda il riparto dei fondi da parte della Regione alle Unità Socio-Sanitarie Locali per il finanziamento delle spese correnti.
Questi fondi tardano ad arrivare da lunghissimo tempo. L'Assessorato competente ha presentato i provvedimenti di Giunta per il riparto del Fondo sanitario di parte corrente per l'anno 1986, mentre per l'anno 1985 si è presentata una deliberazione all'inizio dell'anno senza portare in Consiglio le successive variazioni. Soprattutto c'è una teoria della deregolazione, della non programmazione. Ha ragione Marchini quando dice che non dobbiamo trasformarci in una macchina di controlli, salvo per quelli essenziali, i controlli politici che svolge l'assemblea sulla Giunta. Ebbene, qui non è avvenuto nulla. Su questo non c'è da ridere, non c'è da ridere, visto l'atteggiamento complessivamente poco attento (se non peggio) nei confronti dei temi della programmazione. Del Piano socio sanitario non abbiamo neanche le avvisaglie. Eppure, da tutte le parti si dice che è una garanzia, non per evitare le ruberie, ma per definire con chiarezza le scelte, per rendere trasparenti i comportamenti. Credo che qualcuno se ne sia accorto in questi giorni nel momento in cui veniva sentito proprio dai giudici, ed ha avuto modo di esporre come si è tentato di dare coerenza ad una azione programmatica. Non c'è stato il dibattito sulla sanità. Il Presidente si era poi fatto carico di offrirlo, però dopo lunghe insistenze. Ma lasciamo a parte il Piano sociosanitario, manca il documento sull'attuazione della legge della spesa. Eppure sappiamo che proprio sull'argomento della spesa la competenza regionale è essenziale.
Noi stiamo nella Commissione di inchiesta, ma continueremo l'iniziativa per sapere come si è governata la sanità, quali sono stati i principi informatori, i criteri (che a noi sembrano deprogrammatori e all'insegna di una disinvoltura pragmatista che ci fa paura e ci preoccupa).
Abbiamo presentato, insieme al collega Staglianò, una interpellanza urgentissima perché l'Assessore ci chiarisca la ragione della sua dichiarazione finale: "se fosse dipeso da me io avrei commissariato l'Unità Socio-Sanitaria Locale l/23".
Quali fatti lo hanno ostacolato? LOMBARDI, Assessore all'agricoltura Non bisogna prendere tutto alla lettera.
BONTEMPI Non bisogna prendere tutto alla lettera? Però, è aperto un dibattito politico tutto sulle elezioni nelle Unità Socio-Sanitarie Locali, sul decentramento o meno, sul ritardo di tre mesi delle nomine, sugli accordi.
Credo che le dimissioni della Giunta al Comune di Torino qualche cosa avranno a che fare con queste questioni. Sono in atto fatti politici rilevanti, c'è una situazione di confusione politica in cui giocano le intenzioni di Donat Cattin, il ruolo di Forze Nuove in Comune, gli elementi di quadro...



(Voci in aula)



PRESIDENTE

BONTEMPI



PRESIDENTE

La Giunta comunale ha aperto una crisi al buio, in questa situazione non si sa quali ripercussioni ci saranno, ad esempio sul governo della sanità. Qui abbiamo sentito quella affermazione da parte dell'Assessore. A questo punto, è chiaro che occorre conoscere i fatti, quali forze giocano per quali ragioni politiche. Queste cose per noi sono più che sufficienti per continuare a porre la questione dei governi pentapartito e della confusione che li stanno pericolosamente minando, giorno dopo giorno. Se le ragioni erano così forti da indurre ad un'affermazione del genere, perch l'Assessore non ha aperto un rapporto con il Consiglio? E, se conosceremo queste ragioni, credo che si debba porre in discussione anche la responsabilità politica dell'Assessore. E' un bel dire che non si può dar peso a tutte le parole, ma qui le parole che vengono pronunciate hanno una valenza politica.
Quindi, informo la Giunta che la nostra attenzione e il nostro ruolo di opposizione costituzionale lo svolgeremo col massimo rigore apprezzando i processi positivi che si metteranno in moto, ma volendo conoscere tutto.
Queste cose hanno a che fare con il governo concreto della sanità. Chi le dice e chi le fa, qualche conseguenza politica deve trarla. E' vero. C'è la forza dei numeri o la forza di chi, come quel mio compagno abilissimo nello spegnere la macchinetta Audifon, non vo leva sentire.
Noi staremo nella Commissione di inchiesta e continueremo a fare il nostro ruolo e a svolgere la nostra battaglia.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, passiamo ora alla votazione del testo unificato delle deliberazioni nn. 420, 421, 426 e 427.
Per quanto riguarda i nominativi dei membri della Commissione, occorre stabilire se verranno individuati tramite scrutinio segreto oppure se verranno immessi direttamente nella deliberazione. E' vero che si tratta di nominativi che riguardano l'attività esterna del Consiglio, ma, per renderci anche garanti che la Commissione abbia i rappresentanti dei Gruppi che sono stati designati (non si tratta di nomine "ad personam", ma designazioni di rappresentanti dei Gruppi politici) e per non cadere in qualche violazione formale, sarebbe opportuno effettuare la nomina a mezzo di scheda segreta.
BRIZIO Desidero ricordare che quando abbiamo votato la deliberazione istitutiva della Commissione d'indagine sui rifiuti, abbiamo votato i nomi senza procedere a votazione segreta: abbiamo votato la deliberazione tout court nel suo complesso.



PRESIDENTE

Mi pongo sempre il limite della formalità perché non vorrei che un atto così importante non venisse vistato per non aver votato a scrutinio segreto.
I nominativi indicati sono i seguenti: Devecchi, Bergoglio, Ratti Bontempi, Calligaro, Acotto, Rossa, Cernetti, Santoni, Ala, Ferrara Mignone, Minervini, Staglianò.
Signori Consiglieri, la deliberazione prevede l'istituzione di una Commissione composta di 15 Consiglieri. Poiché i nominativi sono 14 occorre predisporre un emendamento che porti a 14 il numero dei Consiglieri componenti.
I Consiglieri Brizio, Nerviani e Bontempi presentano il seguente emendamento modificativo: alla lettera c) pag. 3 sostituire la parola "quindici" con la parola "quattordici".
Chi approva questo emendamento è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 40 favorevoli e 2 astenuti.
Pongo ora in votazione la deliberazione testé modificata e comprensiva dei nominativi di cui ho dato lettura nel testo seguente: "Il Consiglio regionale del Piemonte Visto lo svolgimento e le conclusioni del dibattito tenutosi nella seduta del 5 febbraio, relativamente all'istituzione di una Commissione d'inchiesta sulle convenzioni tra Unità Socio-Sanitarie Locali e strutture sanitarie private operanti in Piemonte Visto l'art. 38 del regolamento del Consiglio regionale, relativo alle modalità di istituzione e di funzionamento delle Commissioni d'inchiesta previste dall'art. 19 dello Statuto; Visto il parere favorevole espresso all'unanimità dalla VIII Commissione Consiliare delibera a) di istituire, ai sensi dell'art. 19 lett. b) dello Statuto, una Commissione d'inchiesta avente per oggetto della propria attività i seguenti punti: l. Esame, dal momento in cui la Regione ha assunto le competenze in materia, della funzionalità dei servizi pubblici di diagnostica strumentale e di riabilitazione anche mediante la formazione di un elenco delle relative strutture completo di tutti i dati rilevanti con particolare riguardo agli investimenti realizzati in materia edilizia ed in attrezzature, numero e qualifica del personale operante, volume delle prestazioni erogate da ciascuna struttura e dal loro insieme e sua evoluzione nel tempo.
2.Situazione, dal momento in cui la Regione ha assunto le competenze in materia, della quota della convenzionata nei settori di diagnostica strumentale e di riabilitazione.
2.1.Esame degli atti, delle deliberazioni e delle direttive amministrative emanate in proposito dalla Regione, nonché della loro applicazione in ordine a tutte le convenzioni sottoscritte o autorizzate dal momento in cui la Regione ha assunto competenze in materia.
2.2.Formazione di un elenco analitico di tutte le strutture private convenzionate, comprendente anche il numero e la qualifica del personale dipendente, il numero e la qualifica dei collaboratori esterni, le attrezzature installate, il numero degli esami e delle prestazioni fatturate al Servizio Sanitario Nazionale e sua evoluzione negli anni necessario per una valutazione attendibile del volume di prestazioni erogate ed erogabili da ciascuna struttura e dal loro insieme.
2.3. Formazione di analogo elenco delle strutture autorizzate e non convenzionate comprendente il numero e la qualifica del personale dipendente, il numero e la qualifica dei collaboratori esterni, le attrezzature installate.
2.4.Raccolta dei dati relativi agli assetti proprietari di tutte le strutture private convenzionate e autorizzate dal momento in cui la Regione ha assunto le competenze in materia.
3.Esame del sistema dei controlli e verifica della sua efficacia in relazione a: 3.1. Procedure amministrative, intercorrenti tra Regione e Unità Socio Sanitarie Locali in materia di indirizzo, istruttoria e controllo preventivo delle proposte di convenzionamento e del loro grado di attuazione da parte dei competenti uffici regionali.
3.2. Procedure applicate dalle Unità Socio-Sanitarie Locali in materia di smistamento delle richieste di prestazione, nonché dei controlli e della vigilanza sulle prestazioni effettivamente erogate dalle strutture di diagnostica strumentale e di riabilitazione convenzionate e dei relativi pagamenti.
3.3. Operato e funzionamento degli strumenti regionali di ispezione e controllo della gestione amministrativo-contabile delle Unità Socio Sanitarie Locali 4. Esame dell'iter avuto negli anni dalla delibera dell'Unità Socio Sanitaria Locale l/23 di Torino del 1983, riguardante l'istituzione del Centro unificato di prenotazione (C.U.P.), anche in relazione all'esistenza o meno di centri unificati di prenotazione nelle altre Unità Socio Sanitarie Locali regionali.
5. Situazione delle case di cura convenzionate private.
5.l. Evoluzione della situazione dal momento in cui la Regione ha assunto le competenze in materia.
5.2. Esame delle singole branche specialistiche convenzionate.
5.3. Investimenti effettuati dal Servizio Sanitario Nazionale a partire dall'avvio delle competenze regionali nel settore pubblico (edilizia attrezzature, personale) per aumentarne e qualificarne l'offerta di prestazioni di ricovero.
5.4. Raccolta dei dati relativi agli assetti proprietari di tutte le strutture autorizzate convenzionate private, sempre dalla data d'inizio della competenza regionale in materia b) di dare alla Commissione, dalla data del suo insediamento, il termine di tre (3) mesi entro cui dovrà riferire al Consiglio regionale in merito ai punti dall'1 al 4 e di mesi sei (6) entro cui dovrà riferire in merito al punto 5 c) di prendere atto che tale Commissione è composta dai seguenti 14 Consiglieri: D.C. .
DEVECCHI - BERGOGLIO - RATTI P.C.I.: BONTEMPI - CALLIGARO - ACOTTO P.S.I.: ROSSA - CERNETTI P.L.I.: SANTONI Lista Verde: ALA P.R.I: FERRARA P.S.D.I: MIGNONE M.S.I.- DN MINERVINI - CALANDRI D.P.
STAGLIANO' D) di prendere atto che lo svolgimento dei lavori e la partecipazione a tale Commissione soggiacciono alle medesime norme che regolamentano l'attività delle Commissioni consiliari e) di prendere atto che alla Commissione di inchiesta i titolari degli uffici della Regione, di enti ed aziende da essa dipendenti hanno l'obbligo di fornire tutti i dati e le informazioni necessarie, senza vincolo di segreto di ufficio f) di prendere atto che la Commissione di inchiesta si avvale di tutte le competenze rese necessarie da un rigoroso ed accurato lavoro di indagine e di accertamento dei fatti, eventualmente organizzate in specifica unità flessibile".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio approva con 39 voti favorevoli e 2 astenuti.


Argomento: Interventi per lo sviluppo dell" offerta

Esame progetto di legge n. 91: "Programmazione degli interventi per lo sviluppo dell'offerta turistica"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame del progetto di legge n. 91.
La parola al relatore, Consigliere Villa.
VILLA, relatore Il disegno di legge n. 91 riguarda le economie turistiche che hanno una potenzialità di sviluppo e che tuttavia esigono interventi programmati e organicamente strutturati, specie per quanto attiene l'offerta turistica.
In tal senso anche le metodologie di incentivazione turistico ricettiva, mutuate dall'intervento statale nello scorso decennio necessitano di cambiamenti dovendo sostenere non innumerevoli iniziative disorganiche, ma interventi mirati negli obiettivi con una più precisa e articolata strumentazione finanziaria e un più efficace raccordo fra programmazione regionale e locale, anche in collegamento con progetti intersettoriali o speciali.
Su tali presupposti la presente legge sostituisce la legge regionale 35/1974 non più operante, abroga il titolo terzo della legge regionale 67/1980 e introduce il programma pluriennale quale strumento per la concessione di finanziamenti per lo sviluppo della ricettività e delle infrastrutture turistiche.
Il programma pluriennale intende ricondurre a unitarietà una serie di interventi di sub-settore per evitare la frammentarietà e l'irrigidimento del bilancio e per realizzare iniziative verificabili, comprendendo tutti gli interventi regionali in materia di strutture ricettive e turistiche e di strutture e impianti turistici complementari.
Esso è approvato con deliberazione del Consiglio regionale e ha validità triennale e si articola in programmi annuali di intervento.
I finanziamenti possono consistere in contributi in conto capitale contributi sugli oneri di urbanizzazione, contributi in relazione a mutui bancari.
Per il triennio 86/88 (praticamente 87/88) è previsto un limite di impegno di tre miliardi in conto mutui disposto su fondi propri della Regione; di 19 miliardi circa messi a disposizione dallo Stato sugli stanziamenti della legge quadro 217 e della legge finanziaria del 1986 per la concessione di contributi in conto capitale, sugli oneri di urbanizzazione, contributi attualizzati in relazione ai mutui bancari.
Inoltre la Regione impegna 100 milioni per la concessione della garanzia fidejussoria.
Fra gli obiettivi generali del programma si indicano la crescita del terziario turistico, lo sviluppo delle attività produttive e il consolidamento dell'economia turistica, l'integrazione del turismo con altri settori perché diventi fattore di occupazione stabile, il miglioramento dell'efficienza e il raggiungimento della dimensione ottimale e produttiva dei vari sistemi, il superamento degli scompensi fra infrastrutture e ricettività all'interno delle aree turistiche, il reinserimento del Piemonte e delle sue attrattive turistiche e ambientali nel contesto del mercato nazionale ed europeo.
Tra gli obiettivi specifici si indicano l'andamento e l'adeguamento della struttura ricettiva, il turismo montano, il lacuale, particolarmente del Verbano-Cusio, il termale, il rurale e l'agriturismo, il naturalistico e il culturale, il congressuale e di affari e infine il turismo sociale.
Si sono qui richiamati gli obiettivi del programma pluriennale in quanto sarà chiesto che lo stesso venga approvato in immediata successione alla presente legge per rispettare i termini previsti dalla legge n. 217 del 1983 per l'utilizzazione dei finanziamenti statali e per dare immediata operatività agli interventi previsti dalla legge in esame.
Si precisa ancora che l'esecutività del programma pluriennale è subordinata all'apposizione del visto alla presente legge da parte del Governo.
All'impostazione della presente legge è stata espressa una generale adesione. Su di essa la VI Commissione ha apportato correttivi, riducendo da 20 a 15 anni la durata massima del vincolo di destinazione e disposizioni transitorie e finali approvandola all'unanimità.
La VI Commissione unanime ha licenziato il provvedimento e lo rassegna al Consiglio regionale per l'approvazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.
AVONDO Signor Presidente, colleghi, sono reduce con altri colleghi del Consiglio regionale e con l'Assessore Moretti dalla Conferenza nazionale sul turismo che si è tenuta la scorsa settimana a Roma. Non è questa la sede per svolgere le nostre riflessioni su quanto è emerso da quella Conferenza nazionale, però nel momento in cui esaminiamo le due proposte di legge n. 91 e n.96 è opportuno riprendere alcune considerazioni.
Dalla Conferenza è emersa la conferma di dati e di ragionamenti che sono stati svolti in questo Consiglio regionale quando abbiamo esaminato e votato il disegno di legge sulla riorganizzazione della struttura turistica territoriale. Non riprendo le considerazioni e le motivazioni che hanno portato il nostro Gruppo ad esprimere un voto di astensione su quella legge. Mi limito a considerare il versante dell'offerta e della promozione che sono i temi delle leggi in discussione oggi.
Nella legge attinente l'offerta viene introdotto un elemento fortemente innovativo che è quello che definisce l'elaborazione del piano pluriennale di intervento e il programma annuale di attuazione delle provvidenze nel campo dell'offerta turistica. Il definire in modo preciso le percentuali all'interno del programma di attuazione da destinare ai vari tipi di intervento consente maggiore certezza agli operatori in ordine alla possibilità dell'accesso alle provvidenze regionali, cosa che in passato non appariva in termini così chiari e così espliciti.
Nella Conferenza nazionale è emerso su questo versante che la prosecuzione dell'intervento di incentivazione, in assenza di coordinamento territoriale e settoriale delle decisioni di spesa, ha teso a confermare i criteri precedentemente maturati, una politica giocata prevalentemente sul potenziamento dell'offerta tradizionale e di fatto portata a non superare gli squilibri esistenti e a mantenere la tipologia ricettiva estremamente rigida.
Però all'interno di questo elemento innovativo non ci pare recuperata in modo sufficiente l'esigenza di una valutazione complessiva del beneficio dell'intervento, anche in riferimento alle risorse che abbiamo a disposizione. Ritorneremo su questo con una valutazione delle proposte nel corso dell'attuazione del piano pluriennale.
Riteniamo necessario porre nel corso di questa discussione l'esigenza di una struttura più razionale sul fronte dell'offerta. In primo luogo occorre superare gradualmente la parcellizzazione della struttura turistica; in secondo luogo occorre introdurre dei processi di innovazione tecnologica su vasta scala con la realizzazione di servizi reali alle imprese. Occorre inoltre rivolgersi alle aree con vocazione turistica, ma non solo con riferimento ai posti letto. In sostanza occorre misurarsi già oggi sul terreno degli indicatori del futuro, che non è lontano, ma che è già quello che stiamo vivendo in questi mesi e in questi anni e che si riferisce ad una domanda più sofisticata e più articolata. Penso agli interventi in montagna, a prescindere dal considerare la stagionalità o la pluristagionalità dell'offerta, penso alla presenza o meno di servizi di trasporto efficienti, alla presenza o meno di impianti di risalita. Sono questioni che dobbiamo considerare nei momenti in cui vogliamo valorizzare l'offerta turistica. Penso ad un complesso di servizi e di strutture complementari fondamentali se vogliamo determinare, anche con gli interventi finanziari della Regione, una maggiore presenza turistica nel nostro territorio.
Per quanto riguarda la legge n. 96, sul fronte della promozione, credo che qualche riflessione vada compiuta in ordine ai mercati rispetto ai quali svolgiamo promozione, al numero di questi mercati, alle scelte che vanno compiute dal punto di vista della presenza turistica straniera nel nostro territorio, tutto rapportato al miglior utilizzo delle risorse disponibili.
Sui due disegni di legge all'esame, il Gruppo comunista in Commissione ha dato parere favorevole e quindi li voteremo positivamente anche in aula.
Abbiamo presentato due emendamenti al d.d.l. n. 91 che riguardano il ruolo delle amministrazioni provinciali nella definizione del piano pluriennale e la loro partecipazione alla consulta regionale.
L'aula si trova a dover affrontare molti altri emendamenti, nonostante che in Commissione si erano già apportate alcune modifiche che l'Assessorato aveva accolto.
Pongo una questione di ordine politico che è quella di portare in aula dei testi di legge possibilmente già definiti, soprattutto nei casi in cui il voto della Commissione è stato unanime. Valuteremo comunque gli emendamenti che però possono portare a considerazioni diverse rispetto allo spirito e all'atteggiamento che avevamo assunto in sede di Commissione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Moretti.
MORETTI,Assessore al turismo La Giunta regionale ha ritenuto di sottoporre all'esame e all'approvazione del Consiglio regionale la legge riguardante la programmazione degli interventi per lo sviluppo dell'offerta turistica contestualmente a quelle concernenti la riforma dell'organizzazione turistica, le deleghe e gli interventi di promozione turistica. Le tre proposte, pur distinte fra loro, sono strettamente collegate e rientrano in un unico disegno organico con cui si intende adeguare il sistema pubblico del turismo ed i fondamentali strumenti di intervento regionale, sia sul versante della domanda che sul versante dell'offerta, alle esigenze del turismo degli anni '90.
La Regione si propone di promuovere e sostenere con il nuovo Piano di sviluppo tutte le occasioni di sviluppo delle attività produttive e di spazio occupazionale in grado di assorbire soprattutto l'enorme potenzialità della forza di lavoro giovanile, cogliendo le possibilità di sviluppo di settori economici, quali il turismo, che offrono ancora buone prospettive di incremento. Intende fare del turismo una delle voci significative dell'economia piemontese e favorire un pieno inserimento del Piemonte e delle sue attrattive turistiche nel contesto del mercato nazionale ed europeo, grazie alla sua strategica collocazione geografica.
Bisogna tuttavia produrre uno sforzo per migliorare l'offerta turistica, per potenziarla, per favorire la crescita di una più ampia base imprenditoriale e il consolidarsi di una vera e propria industria turistica. Si tratta di superare la metodologia di incentivazione turistica ricettiva, utilizzata sia dalla Regione Piemonte sia da pressoché tutte le altre Regioni nello scorso decennio.
L'esperienza passata e la presenza di una serie di strumenti programmatici nazionali, locali e di settore, nonché l'esigenza di meglio utilizzare le risorse finanziarie disponibili consentono da un lato e impongono dall'altro di adottare metodi di intervento finanziario per lo sviluppo dell'offerta turistica improntati a criteri di programmazione maggiormente mirati per ciò che attiene gli obiettivi più specifici ed articolati per quanto attiene i tipi di finanziamento.
Anche nell'ambito della Conferenza nazionale sono emerse queste indicazioni rispetto alla programmazione per l'offerta.
Basandosi su tali presupposti, la legge in esame propone di adottare per la concessione di finanziamenti per lo sviluppo della ricettività e delle infrastrutture turistiche un programma pluriennale formulato in conformità agli indirizzi ed obiettivi del Piano di sviluppo regionale e della legge n. 217, tenendo conto degli altri atti di programmazione nazionale e locale. Tale programma, da approvarsi con deliberazione successiva che discuteremo in Consiglio regionale, contiene gli obiettivi generali e specifici, priorità, tipi di iniziativa, natura e misura dei finanziamenti, criteri per la formulazione dei progetti, che consentono da un lato di sollecitare in maniera mirata le istanze, evitando di suscitare richieste e aspettative non commisurate alle effettive volontà e possibilità di intervento regionale, dall'altro di disporre di un chiaro quadro di riferimento predeterminato per l'assegnazione dei finanziamenti.
Con la presente legge si propone inoltre di apportare una modifica ai meccanismi d'intervento finanziario, sperimentando anche nuove forme di finanziamento che riescano a dare efficienza ed efficacia alla spesa pubblica facendole assumere una maggiore funzione d'incentivazione.
Il programma pluriennale inoltre determina nel dettaglio la natura e la misura dei finanziamenti concedibili per le diverse iniziative soggette in rapporto agli specifici obiettivi. Nell'ambito di questi otto obiettivi emergono in forma prioritaria gli interventi. Successivamente verificheremo la deliberazione a supporto della legge e gli interventi ripartiti in percentuale.
Per l'attuazione del programma pluriennale per lo sviluppo dell'offerta turistica nel biennio '87/88 la presente legge prevede uno stanziamento di circa 3 miliardi di lire quale limite d'impegno per la concessione di contributi in conto mutui messi a disposizione dai fondi della Regione, cui si aggiungono circa 18 miliardi di lire messi a disposizione dallo Stato ai sensi della legge n. 217 (interventi in conto capitale).
Tali risorse, anche se limitate rispetto alle esigenze complessive del settore turistico e alla sua incidenza nell'economia nazionale regionale consentiranno di attivare nel biennio '87/88 investimenti in strutture turistiche per circa 130 miliardi di lire.
Ci troviamo di fronte ad una legge di programmazione che viene recepita dal Piano di sviluppo e che individua le aree a vocazione turistica. Questo dà un chiaro significato politico all'intervento finanziario della legge.



PRESIDENTE

Passiamo all'esame dell'articolato.
ART. 1 - Il Consigliere Avondo ha presentato il seguente emendamento: al secondo comma, dopo le parole "A tal fine la Regione" aggiungere "in collaborazione con le Amministrazioni Provinciali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 22 voti contrari, 8 favorevoli e 2 astensioni.
Si proceda alla votazione dell'art. 1 per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri.
L'art.1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 38 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Il Consigliere Marchini presenta i seguenti emendamenti: emendamento sostitutivo alla lettera b): alla parola "richiesto" è sostituita la parola "previsto".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 38 voti favorevoli ed 1 astensione.
alla lett. g): alla parola "formazione" è sostituita la parola "redazione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 38 voti favorevoli ed 1 astensione.
Si proceda alla votazione dell'art. 3 così emendato per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 40 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Il Consigliere Marchini presenta i seguenti emendamenti: emendamento sostitutivo all'ultimo comma: la parola "negativi" viene sostituita dalla parola "positivi".
emendamento sostitutivo all'ultimo comma: la cifra "60" è sostituita con la cifra "30".
Chiede la parola l'Assessore Moretti.
MORETTI, Assessore al turismo I 60 giorni sono legati ai pareri dei Comuni. Se restringiamo i termini, i Comuni non possono esprimere i loro pareri.
Per quanto riguarda l'emendamento all'ultimo comma, poiché ci potremmo trovare di fronte ad una richiesta che non rientra negli indirizzi dei Piani regolatori dei Comuni, tenendo conto dell'impatto con il territorio proporrei un emendamento in sostituzione di quello presentato dal collega Marchini: "decorso tale termine, la Regione procede anche in mancanza dei pareri".



PRESIDENTE

Il Consigliere Marchini ritira gli emendamenti presentati.
Pongo pertanto in votazione l'emendamento proposto dall'Assessore Moretti il quale recita: "decorso tale termine, la Regione procede anche in mancanza dei pareri".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 38 voti favorevoli e 3 astenuti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 4 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 37 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Il Consigliere Marchini presenta i seguenti emendamenti: emendamento soppressivo alla lettera a): sono soppresse le parole "e alle previsioni dei piani e programmi locali".
emendamento sostitutivo alla lettera b): le parole "La realizzabilità in conformità alle previsioni della" vengono sostituite con le parole "il non palese contrasto con la".
Chiede la parola l'Assessore Moretti. Ne ha facoltà.
MORETTI, Assessore al turismo Al punto b) viene citata: "La realizzabilità in conformità alle previsioni della L.R. n. 56/77 e successive modificazioni". Non possiamo tener conto, in una proposta di intervento di incentivazione, di richieste che sono contro gli indirizzi previsti dalla L.R. n. 56/77.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI L'illustrazione è a posteriori. L'Assessorato non può fare l' istruttoria di tipo edilizio perché non ha gli strumenti e perché non è competente. Secondo la dizione della Giunta sembrerebbe che quanto voi approvate in sede di contribuzione è regolare dal punto di vista urbanistico.
MORETTI, Assessore al turismo C'è una decisione e un parere che devono assumere i Comuni, così come è previsto dalla legge 56.
MARCHINI Dobbiamo intenderci su questa procedura. La corrispondenza alla legge alla fine si traduce con la licenziabilità del progetto, che è un fatto normalmente a posteriori rispetto alla procedura. Per esempio si potrebbe chiedere il certificato di urbanizzazione. Ipotizzare però che venga fatta l'istruttoria, agli effetti della concessione edilizia, in sede di rilascio della contribuzione, avvia un meccanismo che potrebbe determinare del contenzioso.
MORETTI, Assessore al turismo Quando si parla di realizzabilità in conformità alle previsioni della legge 56 si fa riferimento al piano regolatore del Comune; quindi non è in contrasto con le decisioni del Comune.
MARCHINI Il collega Villa mi fa presente che lo stesso principio è già accettato nell'art. 4, quindi la nostra censura vale anche per l'art. 4.
Si tratta della compatibilità dell'intervento con il Piano regolatore o con gli strumenti urbanistici vigenti. Deve essere un fatto preciso e giuridico non una valutazione in ordine ad una legge. Quindi va corretto l'art. 4 in ordine alla compatibilità con gli strumenti urbanistici vigenti nel Comune interessato. La legge ha degli obiettivi che poi si attuano sul territorio con gli strumenti.
MORETTI, Assessore al turismo L'emendamento viene così modificato: ".., e successive modificazioni compatibili con gli strumenti urbanistici vigenti".



PRESIDENTE

In sede di coordinamento verrà modificato anche l'art. 4.
Il Consigliere Marchini ritira gli emendamenti.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 5 nel testo originario.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 38 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - il Consigliere Avondo presenta il seguente emendamento: al primo camma, seconda interlinea, sostituire "un rappresentante dell'Unione regionale delle province piemontesi" con "gli Assessori provinciali al turismo".
Tale emendamento viene ritirato dal proponente.
Il Consigliere Marchini presenta il seguente emendamento integrativo: dopo le parole "Touring Club Italiano" aggiungere le parole "un rappresentante del Club Alpino Italiano".
Tale emendamento viene ritirato dal proponente.
Vi è un emendamento presentato dall'Assessore Moretti: al primo comma le parole "un rappresentante dell'Unione regionale delle Province piemontesi" sono sostituite dalle parole "l'Assessore al Turismo di ciascuna delle Province piemontesi".
al primo comma dopo le parole "un rappresentante della Delegazione regionale del Touring Club Italiano" è aggiunto: 1 rappresentante della Delegazione regionale del Club Alpino Italiano 1 rappresentante delle Associazioni Agrituristiche maggiormente rappresentative a livello regionale.
dopo l'ultimo comma è aggiunto il seguente comma: "le riunioni delle Commissioni sono valide in prima convocazione con la presenza della maggioranza dei componenti e in seconda convocazione con la presenza di un terzo dei componenti".
Pongo pertanto in votazione per alzata di mano l'emendamento proposto dall'Assessore Moretti.
L'emendamento è approvato con 36 voti favorevoli e 1 astenuto.
Si proceda alla votazione per appello nominale dell'art. 6 così emendato.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
ART. 8 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
ART. 9 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
ART. 10 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
ART. 11 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
ART. 12 - E' stato presentato un emendamento dall'Assessore Moretti al primo comma dell'art. 12 le parole "entro 90 giorni" sono sostituite dalle parole "entro 60 giorni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
Pongo pertanto in votazione l'art. 12 così modificato.
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
Non essendovi dichiarazioni di voto, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo di legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 38 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Interventi di promozione della domanda

Esame progetto di legge n. 96: "Interventi di promozione turistica"


PRESIDENTE

Passiamo ora al progetto di legge n. 96: Interventi di promozione turistica. Relatore è il Consigliere Villa che dà per letta la relazione.
Passiamo quindi alla votazione dell'articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 39 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 39 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
ART. 3 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 39 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
ART. 4 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 39 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
ART. 5 - Si proceda alla votazione per appello nominale: L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 39 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
ART. 6 - I Consiglieri Marchini e Santoni hanno presentato il seguente emendamento: di seguito al comma 2 è aggiunto il seguente comma: "Le Province trasmettono annualmente alla Regione una relazione sui criteri e sulle modalità seguite e contenente indicazioni rispetto alla propria previsione di disponibilità di risorse per l'anno successivo anche ai fini dell'adeguamento del programma regionale".
La Giunta accoglie l'emendamento.
Chi intende approvare questo emendamento è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 38 voti favorevoli e 2 astensioni.
Pongo pertanto in votazione l'art.
6 così emendato.
Si proceda alla votazione per appello nominale L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 38 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
ART. 7 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 38 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
Non essendovi richieste di parola per dichiarazioni di voto, si proceda alla votazione per appello nominale dell'intero testo della legge.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 39 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Interventi per lo sviluppo dell" offerta

Esame proposta di deliberazione n. 392: "Programma regionale degli interventi per lo sviluppo dell'offerta turistica per il triennio 1986/1988"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la deliberazione n. 392.
La parola al relatore Consigliere Villa.
VILLA, relatore La deliberazione, così com'è, non ha bisogno di relazione. Occorre unicamente inserire la data odierna al secondo comma dove si dice: "Vista la legge regionale di programmazione approvata dal Consiglio regionale..." in quanto tale legge è stata approvata pochi minuti fa.
Al quarto comma occorre indicare il numero della Giunta regionale (207/10126).
Si richiede la maggior celerità possibile. L'esecutività del programma che andiamo a deliberare è subordinata all'entrata in vigore della legge che abbiamo testé approvato. Il programma quindi avrà efficacia esecutiva soltanto quando la legge sarà stata vistata dal Governo e promulgata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.
MIGNONE Signor Presidente, non riprenderò gli argomenti generali del precedente dibattito e nemmeno alcune interessanti suggestioni venute dall'intervento del collega Avondo e dalla replica dell'Assessore Moretti, anche alla luce delle risultanze della Conferenza nazionale sul turismo sulla riorganizzazione dell'offerta, sulla possibilità di renderla meno parcellizzata e sullo sviluppo dei servizi complementari.
Intervengo da un lato per chiedere alcuni chiarimenti e chiedo scusa per non aver potuto partecipare ai lavori della Commissione, dall'altro per illustrare il senso degli emendamenti che ho presentato su questo programma. Mi sembra doveroso motivare al Consiglio la presentazione degli emendamenti in aula che, tra l'altro, non sono certo frutto di pensieri estemporanei.
Prevediamo l'intervento per il turismo congressuale e di affari e diciamo che vengono finanziati interventi nelle località di turismo d'affari. Vorrei conoscere quali sono queste località, se sono già state individuate, se sono quelle contenute in una pubblicazione su "Orizzonte Piemonte" e "Meeting Points" o se sono altre; e qual è la procedura con la quale vengono individuate. Il secondo quesito riguarda il rapporto fra le previsioni contenute nella deliberazione sul turismo rurale e sull'agriturismo e i contenuti del disegno di legge giacente in Commissione in materia di agriturismo. Dalla lettura comparata dei due testi vedo previsioni diverse rispetto al tipo delle iniziative finanziabili e all'entità dei contributi finanziati, nel senso che il disegno di legge si richiama all'attuazione in Piemonte del Regolamento 797 che ha previsioni diverse rispetto a quelle contenute in questo programma. Qualora il programma venga approvato, come è nell'auspicio di tutti, chiedo se ci rappresenta già un superamento della futura legge sull'agriturismo che quindi dovrà venire stralciata per questa parte.
Inoltre, la legge quadro sull'agriturismo fa riferimento particolare ad alcuni tipi di locali per i quali si può beneficiare di incentivi agrituristici, mentre nel programma che stiamo per approvare si fa un generico richiamo a strutture e ad impianti. Anche in questo caso vorrei capire che tipo di congruità vi è fra le due cose e se il dire genericamente strutture e impianti va oltre alle indicazioni della legge quadro sull'agriturismo n. 730.
Un ultimo chiarimento. Ho notato poi che nella deliberazione in molti casi manca il limite massimo di contributo concesso e della spesa ammissibile; in alcuni casi viene indicato soltanto la percentuale del contributo concedibile e non è indicato né il tetto massimo delle spese ammissibili né il limite massimo di contributo concesso. Chiedo: nei casi in cui viene indicata soltanto la percentuale del contributo concedibile vuol dire che non c'è un tetto rispetto al massimo di contributo concesso e di spesa ammissibile? Questi sono i tre chiarimenti che vorrei avere.
Debbo invece una spiegazione rispetto agli emendamenti che ho presentato e che attengono sostanzialmente all'obiettivo del turismo termale e ad una modifica delle percentuali di riparto delle somme globalmente disponibili da parte della Regione fra i vari settori di intervento, compreso quello termale.
Ho presentato questi emendamenti in aula perché fino a poco tempo fa vi era incertezza rispetto all'orientamento complessivo della Regione circa l'intervento a sostegno del settore termale nel suo duplice aspetto sanitario e ricettivo.
Mi pare di aver capito che l'orientamento prevalente della Giunta sia quello di promuovere una legge a favore del termalismo avendo come peculiare riferimento l'aspetto sanitario, tralasciando quindi l'aspetto ricettivo che è intimamente connesso con l'aspetto termale in senso sanitario, pertanto ho ritenuto - e mi pare anche l'Assessore abbia alla fine condiviso questa scelta - di inserire in questo programma di intervento sulla ricettività una serie di elementi che erano compresi nelle varie proposte di legge sul termalismo globalmente inteso.
Noi riteniamo essere più opportuno un intervento globale, ma, poiché la Giunta ha ritenuto di prendere una certa strada, personalmente faccio di necessità virtù e, pur non essendo entusiasta di questa scelta, cerco di recuperare all'interno di questo programma una serie di richieste, di istanze, di interventi che erano previsti nelle leggi termali.
Una serie di emendamenti che vanno in questa direzione sono stati accolti dall'Assessore, altri non saranno invece accolti, in particolare quello che riguarda l'aumento della percentuale dal 30 al 40% del contributo concedibile e quello dell'elevamento dell'entità massima del contributo concedibile per opere di miglioramento che nel testo della Giunta è di 40.000.000 e che noi pensiamo di portare a 80.000.000, secondo quanto è contenuto nelle proposte presentate (peraltro sono le indicazioni contenute nella recentissima proposta di legge presentata dal Gruppo socialista).
Proponevo inoltre di portare al 15% la percentuale delle risorse disponibili rispetto all'entità globale poiché ritengo sia il minimo che possa essere dato. La Giunta, pur avendo aumentato l'entità dal 7,50 all'11%, non ritiene di arrivare al 15%, tuttavia su questo emendamento considerando complessivamente gli incentivi, chiedo che si faccia ancora una riflessione.



PRESIDENTE

Informo il Consiglio che alla deliberazione in esame sono stati presentati altri emendamenti da parte del Consigliere Tapparo e dell'Assessore Moretti.
La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO Intervengo non solo per illustrare l'emendamento che ho portato in discussione, ma anche per fare alcune considerazioni generali su questo programma regionale di interventi per lo sviluppo dell'offerta turistica.
Intanto ritengo che questo programma interpreti correttamente la filosofia che sta alla base delle leggi che abbiamo approvato sull'offerta turistica che sono rivolte a ridurre il rischio di parcellizzazione dell'apparato turistico e a evitare una dispersione di risorse. I miei emendamenti vanno appunto nella direzione di evitare una diversa destinazione d'uso di una parte del patrimonio, che molto spesso è connessa a una diversità tra proprietà e gestione, proprietà con certi interessi e certe necessità di reddito e gestione con altri interessi. Quindi sia nel caso di sfratto, sia nel caso in cui gli immobili vengano messi a norma sia che necessitino di interventi strutturali, l'emendamento evita il fenomeno molto frequente della destinazione dell'immobile o della struttura ad un altro utilizzo.
Il programma interviene poi correttamente nell'innovazione. Non si tratta soltanto di una innovazione tecnologica, ma anche di innovazione organizzativa e gestionale che è la base di una vera imprenditorialità e managerialità per una politica turistica adeguata. Questo tipo di innovazione può permettere di ampliare la gamma di interventi. Se questo tipo di imprenditorialità e di managerialità trova l'ambiente adeguato e le condizioni di intervento pubblico adeguate, il turismo sociale, il turismo congressuale e d'affari, il turismo culturale, il turismo naturalistico e il turismo rurale possono diventare aree che tendono a far crescere lo zoccolo di base del nostro sistema turistico.
Il programma tende anche a massimizzare, là dove ci sono caratteristiche di tradizione e di forza già strutturate, la durata delle stagioni, a trovare sbocchi alternativi e complementari ai processi che si manifestano nelle aree forti di turismo.
E' un programma valido che interpreta correttamente la filosofia ispiratrice della legge che opera nel settore dell'offerta turistica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.
AVONDO Signor Presidente, noi avevamo già posto una riserva di ordine politico sul modo di lavorare in Commissione e in aula. Prendo in esame solo in questo momento gli emendamenti presentati dal collega Mignone e dal collega Tapparo.
MIGNONE Chiedo che si dica quando sono stati presentati questi emendamenti.
AVONDO Taluni emendamenti stravolgono la deliberazione della Giunta, che avevamo votato favorevolmente, perché introducono il termalismo.
Con questi emendamenti si vanifica il discorso che riguarda le leggi sul termalismo che sono attualmente in discussione.
Chiediamo pertanto che questa deliberazione sia riproposta alla Commissione, diversamente il nostro voto sarà contrario.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Moretti.
MORETTI, Assessore al turismo Devo dire al compagno Avondo che queste proposte non stravolgono la delibera, perché il programma tiene conto dei vari settori. Sembra che si assumano decisioni in contrasto con i rapporti politici, ma non è così. La parte finale del programma prevede delle percentuali di intervento per settori. Occorre fare un discorso complessivo sulla programmazione nel campo dell'incentivazione. In Commissione sono giacenti un disegno di legge e proposte sul termalismo e sull'agriturismo.
Il problema legislativo e finanziario del termalismo secondo me va affrontato nell'ambito degli otto obiettivi previsti dal programma e che fanno parte del pacchetto di offerta che la Regione inserirà nei programmi.
La proposta Mignone tiene conto non solo degli aspetti ricettivi del termalismo ma anche delle strutture sanitarie.
La Giunta è del parere di recepire la proposta inerente il ricettivo già previsto nella legge precedente. Non c'è invenzione, semmai c'è un recepimento di proposte impostate in termini complessivi rispetto all'intervento d'incentivazione che la Giunta e il Consiglio stanno predisponendo.
Quindi, collega Avondo, non si stravolge il programma.
Circa le percentuali che si intendono variare, ho presentato degli emendamenti tentando di recepire alcune proposte.
Il collega Mignone ha posto tre questioni. Circa il turismo congressuale devo dire che quella a cui si riferiva è una documentazione al fine di pubblicizzare le strutture ricettive congressuali attuali. E' chiaro che la legge tiene conto dell'area Tecnocity della città capoluogo.
MIGNONE Vorrei capire, quando si dice che vengono dati incentivi alle località di turismo d'affari, come si viene a definire una località di turismo d'affari.
MORETTI, Assessore al turismo Sono quelle aree, come Tecnocity e i Comuni capoluogo ed altre aree turistiche, che hanno turismo di affari. Non sono aree difficili da individuare.
Rapporto turismo rurale e agriturismo e adeguamento delle normative. Il disegno di legge della Giunta è di adeguamento alla legge quadro. La Giunta si riserva di riproporre in una fase successiva un piano complessivo per l'agriturismo che tenga conto delle direttive CEE. Ricordo che l'agriturismo non è di stretta competenza dell'Assessorato al turismo, ma coinvolge anche l'agricoltura. Nel programma è previsto il primo intervento a favore dell'agriturismo, in riferimento alle indicazioni della legge 730.
Rispondo alla terza domanda posta da Mignone. Il tetto massimo non è riferito agli ostelli della gioventù e alle case per ferie di proprietà degli enti pubblici. Per l'ostello della gioventù di proprietà del Comune di Verbania e per la casa per ferie in Comune di Druogno di proprietà della Provincia di Novara non si è stabilito un tetto perché sono di proprietà pubblica.
In merito al problema del termalismo, la parte ricettiva era già inserita nella legge 35. E' stata effettuata una modifica alle percentuali perché si è considerato che le due leggi di ricettività possono essere assorbite da questa proposta. Il termalismo sanitario interessa l'Assessorato alla sanità. Con questo credo di aver risposto al collega Mignone.
Mi rivolgo ora alle proposte del collega Tapparo, sulle quali sono d'accordo. Esiste una circolare emanata dall'Assessorato dopo la sentenza della Corte Costituzionale in merito alla non obbligatorietà del vincolo alberghiero. Si tende a venire incontro a coloro che gestiscono l'attività dell'azienda almeno da tre anni (parliamo di gestori, non di società) sia per quanto riguarda il ricettivo alberghiero, sia per quanto riguarda la ristorazione. Nella legge n. 35 c'era già questo riferimento, quindi l'emendamento non stravolge la deliberazione.
La Giunta tentando di recepire le proposte dei colleghi Mignone e Tapparo ha predisposto degli emendamenti, che cercano di dare alla proposta un significata e un riferimento agli indirizzi del Piano di sviluppo. Sono variate le percentuali. Il programma definitivo della Commissione prevedeva queste percentuali cioè...
BONTEMPI Signor Presidente, noi abbiamo posto una questione sul modo di procedere. Sono stati presentati degli emendamenti di un certo peso che pongono dei problemi nuovi. Può darsi che, dopo che la Commissione aveva chiuso i suoi lavori, ci sia stata un'intesa di maggioranza. Noi siamo gli unici che, dopo aver partecipato per mesi al lavoro della Commissione, non siamo a conoscenza di problemi di questo tipo, quindi chiediamo il riesame del provvedimento. Pongo un problema di sensibilità politica.



PRESIDENTE

Vorrei ricordare che man mano che vengono presentati gli emendamenti sarebbe opportuno apporre la data, perché diversamente non si conosce l'ordine di presentazione.
Il problema che viene posto è un altro. Il Gruppo comunista chiede il rinvio in Commissione per un esame approfondito degli emendamenti anzich addivenire ad un accoglimento o ad una reiezione tout court che lascerebbe insoddisfatti tutti.
Chiede la parola il Consigliere Mignone. Ne ha facoltà.



PRESIDENTE

MIGNONE



PRESIDENTE

Voglio precisare che ho presentato questi emendamenti il giorno prima che iniziasse la discussione generale sulla legge di riforma dell'organizzazione turistica. Risalgono quindi a circa un mese fa. Questo mi permetto di dirlo perché ritengo di essermi sempre comportato correttamente con tutti.
Diversa è la questione sollevata circa la complessità degli emendamenti. Mi sento però di condividere l'opinione dell'Assessore: in realtà non si è introdotto un programma nuovo all'interno della deliberazione che individua i programmi, perché il programma del turismo termale era uno degli obiettivi già indicati. I miei emendamenti introducono alcuni correttivi che cercano di recuperare altre proposte di legge; correttivi specifici rispetto a taluni tipi di intervento e alle percentuali. Rientravano già nella deliberazione complessiva del turismo termale, quindi non sono uno stravolgimento e una novità in assoluto.



PRESIDENTE

MORETTI, Assessore al turismo



PRESIDENTE

Siccome sono emerse delle proposte da parte di alcuni Gruppi, in particolare del Gruppo comunista, sono del parere di riportare questa deliberazione in Commissione.



PRESIDENTE

La deliberazione torna in Commissione in modo informale e rimane iscritta all'ordine del giorno.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali

Ordine del giorno relativo alla deliberazione istitutiva della Commissione di inchiesta sulle Unità Socio-Sanitarie Locali


PRESIDENTE

Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno relativo alla Commissione di inchiesta sulle Unità Socio-Sanitarie Locali Il testo recita: "Il Consiglio regionale Preso atto della deliberazione con la quale si istituisce una Commissione di inchiesta, ai sensi dell'art. 19 lett. b) dello Statuto, sulle convenzioni tra Unità Socio-Sanitarie Locali e strutture sanitarie private operanti in Piemonte impegna la Giunta a ricostruire, per tutte le Unità Socio-Sanitarie Locali del Piemonte, il quadro di comparazione dei costi economici, a parità di prestazione, tra struttura pubblica e strutture private convenzionate, avendo come primo impegno quello di fornire alla suddetta Commissione di inchiesta i dati relativi alla Unità Socio-Sanitaria Locale 1/23 a ricostruire, all'interno del quadro di cui al punto precedente, una valutazione dell'eventuale maggior costo subito dalla Regione in forza del ricorso a strutture private convenzionate, fornendone i dati alla Commissione di inchiesta entro i termini stabiliti dalla deliberazione richiamata in premessa." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 176: "Seconda sottoscrizione di nuove azioni della SACE-S.p.A." (Rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 176: "Seconda sottoscrizione di nuove azioni della SACE" Relatore è il Consigliere Petrini, che ha la parola.
PETRINI Per ragioni di tempo credo che la relazione si possa dare per letta tanto più che è in mano ai colleghi esattamente da 5 mesi e in base all'art. 63 del Regolamento come relatore ho diritto di replica e intendo usufruire di questa possibilità al termine del dibattito, sempre che lei Signor Presidente, acconsenta. Mi riservo quindi di replicare domani mattina dopo il dibattito.



PRESIDENTE

La relazione di maggioranza è data per letta. Domani il collega Valeri svolgerà quella di minoranza.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 123: "Istituzione del Parco naturale del Monte Fenera"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 123, di cui al punto 9) all'o.d.g.
Relatore è il Consigliere Ala che dà per letta la relazione.
Chiede la parola il Consigliere Nerviani. Ne ha facoltà.
NERVIANI Noi vediamo positivamente questo disegno di legge della Giunta per l'istituzione del Parco naturale del Monte Fenera. Siamo però sconcertati per il processo che ha caratterizzato la decisione finale. C'è stato un movimento all'allargamento e al restringimento andato avanti per troppo tempo per lasciarci profondamente convinti circa la definizione dei confini che questo Parco assumerà. Alla fine ci siamo arrestati sui confini quasi originali.
Si sono disegnati dei confini per l'area di salvaguardia, anche questi fortemente discutibili.
Quindi qualche perplessità la nutriamo accresciuta da segni strani che sono all'interno del disegno generale del Parco, segni non facilmente comprensibili. Per esempio, una penetrazione in relazione ad una frazione che pare particolarmente tutelata dal Parco nel senso che sembra che ad ogni costo debba essere evitato che il Parco occupi anche il territorio interessante la frazione stessa. Altri segni all'interno del Parco stesso circolinature che salvaguardano .., dal Parco dei nuclei di case che si ritiene siano presenti in quel territorio ...
Con queste incertezze noi siamo comunque disponibili a votare, dopo le verifiche che ci sono state in VII ed in II Commissione. Chiediamo, se vi è un consenso generale, di eliminare possibilmente questa penetrazione del Parco all'altezza di quella frazione. Se l'orientamento è positivo consistente e unanime in questa direzione noi ne siamo contenti. Se si vuole mantenere l'attuale disegno, in attesa di una modifica successiva che interverrà al momento dell'istituzione di un nuovo Parco, che probabilmente può costituirsi vicino a quello del Monte Fenera, noi esprimiamo comunque una valutazione positiva.
I colleghi Paris e Penasso hanno presentato una proposta di legge di modifica della legge sui Parchi. Forse, prima di andare avanti sulla linea di nuove istituzioni, che pure è apprezzabile, sarebbe utile una riflessione attenta e doverosa sulla proposta che è stata fatta da parte della Commissione competente.
Con questo segno, con queste caratteristiche, noi ci accingiamo a votare il provvedimento con le modifiche che sono state proposte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
ALA In seguito ad alcune vicende che hanno coinvolto il Presidente della VII Commissione consiliare, che avrebbe dovuto relazionare su questo progetto di legge, sono stato designato relatore in sua vece, avendo seguito con particolare attenzione l'iter di approvazione della legge, che nasce da un disegno di proposta della Giunta, quindi dalla maggioranza.
E' la prima volta che sono relatore di una legge. Nella relazione che ho preparato ho cercato di descrivere non solo il territorio che viene ad essere tutelato dal Parco, ma anche le vicende che avevano accompagnato la redazione definitiva della perimetrazione, allegata a questa proposta di legge.
La perimetrazione attuale del Parco è ampiamente più estesa, sia rispetto a quella proposta dalla Giunta regionale con il proprio disegno di legge, sia rispetto a quella inserita nel Piano regionale dei parchi.
Questa maggiore estensione è dovuta in parte ad una esplicita richiesta dei Consigli comunali di Boca e Cavallirio e, in altra parte, è il risultato di una serie successiva molto lunga ed ampia di consultazioni con le comunità locali, con le associazioni ambientaliste e con altre associazioni, con più sopralluoghi, con il coinvolgimento della II Commissione. Quest'ultimo fatto nella relazione è segnalato come positivo in quanto secondo il mio parere personale considero troppo riduttivo lasciare alla VII Commissione consiliare l'esame e l'approvazione di leggi sui parchi, soprattutto quando i parchi hanno un'estensione così ampia da coinvolgere il campo della pianificazione del territorio regionale.
Come Consigliere regionale della Lista Verde avrei preferito una perimetrazione più attenta alle caratteristiche morfologiche del terreno piuttosto che ai suggerimenti e ai risultati delle consultazioni con le popolazioni locali. Per quanto riguarda i nuclei abitati e le piccole frazioni all'interno del perimetro del Parco la Commissione ha individuato e l'indicazione veniva dai Comuni stessi, quei nuclei abitati più ampi tali da considerare opportuno un loro inserimento in zona A). Personalmente sono a favore di parchi estesi tre o sei volte questo, però dalle consultazioni coi Comuni è venuta questa perimetrazione, per cui ritengo che se si vuole mantenere questo modello ampiamente consensuale con le comunità locali dovrebbe essere mantenuta per ora questa perimetrazione. Personalmente per sono favorevole ad ampliamenti di parchi. Ricordo che predisposi tempo fa un ordine del giorno che richiedeva l'ampliamento del Parco della Valle Pesio.
In questa sede, dove sono investito da un ruolo istituzionale, credo di dovere difendere questa perimetrazione approvata all'unanimità, dopo varie consultazioni ampiamente descritte nella relazione.
NERVIANI Noi ci adeguiamo alla relazione del Consigliere Ala e alla descrizione dei confini del parco così come risulta in carta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.
ACOTTO Il sottoscritto, insieme al collega Avondo e al collega Valeri nell'ultimo scorcio della passata legislatura fu promotore di una proposta di legge istitutiva del Parco del Monte Fenera.
Valutiamo naturalmente con estremo favore il fatto che si sia arrivati oggi a discutere e quindi a rendere concreto questo obiettivo che con quella iniziativa cercavamo allora di perseguire a ridosso di un lavoro che alcuni Comuni, in particolare il Comune di Grignasco, avevano compiuto sul campo in questa direzione.
Il campo era quello del Monte Fenera propriamente detto. In seguito si è aperto un discorso di estensione dell'area interessata dalla primitiva proposta. Quindi, anche su proposta della Giunta regionale, siamo andati nella direzione di un allargamento verso i Comuni di Boca, di Cavallirio e di Prato Sesia.
Al di là delle cose importantissime che ha detto con molta linearità il collega Ala sulle procedure di consultazione degli Enti locali, debbo segnalare alcuni problemi che rimangono aperti e che noi decidiamo di risolvere, malgrado aree di dissenso come quella di Prato.
Rimane un' area di dissenso per quanto riguarda il territorio del Consorzio Castagnole Arlezze che, dopo le consultazioni, ha inviato alla Regione una lettera che manifesta la non adesione alle proposte, che pure sono state in parte recepite inserendo nel Consiglio di amministrazione del Parco un rappresentante,di quella importante realtà sul territorio. Pur in presenza di questi elementi di dissenso, in una logica che cerca di mettere sulla bilancia gli elementi favorevoli e quelli contrari e trarne poi un giudizio finale, noi propendiamo nettamente per la scelta che viene individuata perché ci pare attraverso il lavoro fatto che gli elementi di consenso o di positività insiti in questa proposta prevalgano nettamente sui problemi ancora aperti.
Puntiamo a questo risultato sulla linea della nostra impostazione generale di politica dei parchi, ma anche perché il Parco del Fenera si inserisce in maniera molto opportuna nel sistema dei parchi valsesiani, in una Valle che offre il Fenera, il Sacro Monte di Varallo e il Parco del Monte Rosa, potremmo così chiamarlo. E' un obiettivo importante per le caratteristiche locali e per le risorse presenti all'interno della Valle.
Voglio fare un'ultima annotazione rivolta ai colleghi e in modo particolare all'Assessore alla pianificazione territoriale in ordine ai numerosi nuclei frazionali che sono contenuti all'interno dell'area del parco.
Sulla base della legge n. 431 questi nuclei frazionali sono soggetti al vincolo della legge Galasso e non c'è dubbio che, da questo punto di vista spostare un solo mattone in questi nuclei frazionali significa ottenere lo svincolo da parte di questo provvedimento legislativo.
Dobbiamo segnalare i tempi inspiegabili, socialmente inaccettabili sulle pratiche di svincolo della legge n. 431. Vi sono pratiche che giacciono in Regione da tempo. Ho già segnalato all'Assessore il caso di un Comune che aspetta da un anno l'esito delle pratiche giacenti in Regione.
Il cittadino, anche se ha una grande disponibilità nei confronti della politica dei parchi, se si trova in una situazione di questo genere non pu alla fine avere un atteggiamento di adesione e di amore nei confronti di questa politica. Quindi corriamo il rischio di creare una situazione che finirà per essere di opposizione nei confronti di queste politiche.
Pertanto invitiamo l'Assessore a riconfermare, possibilmente con un provvedimento da sottoporre all'esame del Consiglio, gli impegni assunti di responsabilizzare i Comuni in questa direzione delegando parte di questa materia agli Enti locali. Se l'Assessore vorrà rinnovare il suo impegno a questo riguardo, noi siamo per una convinta adesione all'iniziativa legislativa oggi in esame.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Presidente, colleghi Consiglieri, colgo l'occasione di questa diatriba marginale tra il collega Nerviani e il collega Ala per rilevare un elemento inquietante nella politica dei parchi. Sono ben lieto che questa zona, che mi spiace di non conoscere, entri nel ghota delle aree da tutelare, ritengo però che lo spirito con cui in antica data il Consiglio regionale ha voluto la legge sui parchi avesse un obiettivo diverso. Qui siamo tutti abbastanza giovani ma anche abbastanza vecchi o quasi da capire che la tutela non è un passaggio sufficiente rispetto al recupero dei valori ambientali, storici e culturali della Regione, obiettivi ai quali erano finalizzati i parchi. Mi rivolgo soprattutto alla Giunta per dire che si deve avere la capacità di investire in termini di risorse ma anche in termini di intelligenza su questa materia, avendo anche il coraggio di dire no alla proliferazione dei parchi che sono sorti dappertutto. La nostra generazione ha la responsabilità di tutelare e di salvaguardare, ma ha soprattutto la responsabilità di recuperare rispetto al processo di banalizzazione dell'ambiente che è stato tipico negli anni 60/70. Se non ci impegnamo fortemente nel recupero degli elementi di banalizzazione, questi rimarranno nelle generazioni a venire, che li considererà e li assimilerà addirittura come un consolidato culturale.
E' curioso continuare a fare dei parchi quando non abbiamo le risorse per gli interventi concreti nei parchi. Il sindaco di un Comune francese dove ho una baracca mi ha detto: "Monsieur si vous voulez changer votre toit en bois vous avez un contribut de notre Commune de douze mille lire par métre carré", cioè il costo del legname. Siccome in quel felice paese che è la Francia il "bricolage" è molto sviluppato, i locali si fanno il tetto senza spese.
Sono molto preoccupato che sulla politica dei parchi ci siano due tendenze: quella della tutela e del distintivo e quella della banalizzazione. Spero che abbiate colto questa mia preoccupazione. Ognuno di noi ha della propria terra un suo ricordo che non trasmette ai propri figli. Allora, se la nostra generazione non si impegna nel processo del recupero rispetto alla banalizzazione, quella successiva non sarà più in grado di ricostruire un modello culturale e storico. Dobbiamo capire una volta per tutte che il parco non è fatto soltanto per i fiori e per le piante ma soprattutto per l'uomo e per la sua storia. Si tende a dire "mettiamo dei vincoli, se poi i Comuni ci fanno pagare la loro adesione con la estrapolazione dei vincoli, con le aree più o meno significative dal punto di vista dell'antropizzazione, va bene così".
No. A quel punto quello non sarà più un parco, ma sarà un'area con dei prati per tutelare i quali probabilmente le leggi urbanistiche sono sufficienti e se non sono sufficienti ne faremo delle altre.
Se la nostra generazione vuole avviare il recupero dell'ambiente che è caratteristico non solo dal punto di vista ambientale, ma anche dal punto di vista della collocazione dell'uomo e della sua storia nei millenni, deve investire risorse e cultura e non fare soltanto demagogia. Procediamo pure se lo si ritiene, con la politica dei vincoli, ma avviamo anche una forte politica di intervento.
Incomincia a profilarsi un'ipotesi secondo cui il parco è un modo d'essere della politica turistica. No. Certo, un'area recuperata ai suoi valori attrae il turista, questo è normale, ma attenzione! Un parco non deve essere organizzato per favorire la fruizione, perché se favoriamo la fruizione di un parco mettiamo in crisi quei valori quantitativi di presenza dell'uomo sul territorio che hanno determinato quella realtà eccezionale che stiamo tutelando.
Mi rendo conto che questo ragionamento c'entra poco con il discorso sul quale stiamo operando, quello dei parchi è però un discorso di natura culturale e affettiva che ognuno interpreta e legge a sua misura. Chi è preoccupato della conservazione se c'è la tutela, si sente soddisfatto; chi è preoccupato di altri processi di natura sociologica, nella misura in cui mette a disposizione aree attrezzate, gli va bene; qualche egoista di periferia trova nel parco il modo per rimanere padrone esclusivo del suo territorio in una concezione elitaria del rapporto con le valli e con la montagna, che io rifiuto. C'è poi qualcuno come me che ritiene che gli interventi sul parco devono essere un momento di restauro oltre che di tutela del patrimonio. Non basta tutelare i mobili antichi, occorre restaurarli perché se non vengono ripristinati come erano un tempo è inutile tenerli.
Assessore, amici Consiglieri, le associazioni ambientaliste sono i nostri migliori alleati sul versante dei vincoli, sui quali siamo tutti d'accordo, quando però si chiede loro di concorrere con la loro cultura e con la loro rappresentanza all'opera di restauro e di recupero dei livelli di banalizzazione ai quali sono arrivate alcune aree, non ci sono più. E' questo il passaggio difficile, cari amici.
Il vincolo è un atto di imperio e lo si può fare con un atto di volontà politica, mentre il recupero dai livelli di banalizzazione è un atto di cultura che richiede tempi molto più lunghi, cervelli molto più raffinati che non i nostri e risorse molto più significative che non qualche guardiaparco.
Questa legislatura dovrebbe vedere l'inversione di tendenza: facciamo tutti i parchi che riteniamo utili e necessari, ma sappiamo che in questi parchi l'opera di tutela non può non essere disgiunta da una forte opera di recupero e di restauro ambientale che, nell'interpretazione che noi diamo era uno degli obiettivi non secondari della politica dei parchi.
Quando in un parco naturale assistiamo alla distruzione dell'ambiente da parte dei fruitori, vuol dire che abbiamo sbagliato obiettivo. Eppure chi (non faccio nomi) ha chiesto quel parco tanti anni fa, continua a dire che quello è un bel parco, nonostante venga considerato dai veri ambientalisti la dimostrazione di cosa non deve essere un parco. Chi ha voluto quel parco, anziché riflettere sull'errore compiuto, vuole farci fare altri errori in altri parchi.
Il mio è uno sfogo molto argomentato, ma poco coerente. Insisto per nel dire che la politica dei parchi richiede uno sforzo di approfondimento culturale e di restauro ambientale che deve trovare anche la capacità di aprire un discorso nuovo con gli ambientalisti e con gli uomini di cultura.
Il momento della tutela non può essere disgiunto da un forte momento di valorizzazione ambientale. Ho l'impressione che la Giunta non abbia gli strumenti finanziari e normativi per realizzare questa politica. Il Consiglio deve trovare il modo di metterli a sua disposizione.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, avevamo stabilito che alle 18,45 la seduta avrebbe avuto termine. Poiché sono ancora iscritti a parlare il Consigliere Rivalta e l'Assessore Vetrino, proporrei di rinviare questo dibattito a domani mattina.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,50)



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