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Dettaglio seduta n.73 del 05/02/87 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


VIGLIONE ALDO


Argomento: Viabilità

Interrogazione n. 617 del Consigliere Devecchi inerente i trasporti nel Tortonese


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g. esaminiamo l'interrogazione n. 617 presentata dal Consigliere Devecchi. Risponde l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

In merito a quanto segnalato con la succitata interrogazione, posso informare il collega dei passi già compiuti dall'Assessorato ai trasporti presso la Direzione Compartimentale delle Ferrovie dello Stato.
In data 26/1/1987 nell'ambito dei lavori del Comitato di coordinamento per gli orari sono state prese in esame le richieste riguardanti il collegamento del Tortonese con il capoluogo regionale. In tale occasione anche il rappresentante delle F.S. ha convenuto sulla fondatezza delle motivazioni alla base della richiesta, impegnandosi a fornire al Direttore tutti gli elementi atti da un lato a mantenere in servizio l'attuale collegamento effettuato tramite il treno 2136 e dall'altro prevedere la possibilità di realizzare un collegamento pomeridiano che consenta l'arrivo a Torino per le ore 14,30-15. In data 30/1/1987 è stata inviata all'Ente F.S. una richiesta in tal senso specifica ed ufficiale; di tale lettera si allega copia alla risposta scritta che verrà consegnata al Consigliere.
E' prevista inoltre una riunione del Comitato di coordinamento degli orari, qualora fossero prospettate soluzioni diverse da quanto sopra accennato. Si ritiene pertanto che le opportune azioni in merito al problema sollevato siano state tempestivamente intraprese e ottimisticamente è pensabile che esse trovino sbocchi positivi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Devecchi.



DEVECCHI Armando

Ringrazio l'Assessore per la tempestività e la positività con cui ha dato risposta all'interrogazione che ho presentato solo io, ma della quale ritengo fossero portatori e interessati tutti i colleghi che siedono in questo Consiglio appartenenti alla Provincia di Alessandria, quali Rossa Mignone, Bruciamacchie e Dameri. In realtà il collegamento del Tortonese con il capoluogo della Regione dal punto di vista ferroviario lascia molto a desiderare. Ho detto in altra sede e lo ribadisco qui che nel periodo famigerato tra le due guerre si veniva da Tortona a Torino in un'ora adesso, quando gli orari sono rispettati e se non si debbono cambiare più treni, si arriva in un'ora e un quarto, un'ora e mezza. Inoltre nel pomeriggio non c'è possibilità, soprattutto per chi lavora e deve recarsi negli uffici della Regione o dello Stato, di poter venire a Torino. Sono grato - certo di interpretare i sentimenti dei colleghi - all'Assessore per la tempestività con cui si è fatto interprete di questi desideri e mi auguro che alle promesse dell'Ente F.S. seguano i fatti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione n. 585 dei Consiglieri Amerio e Guasso inerente gli autotrasportatori


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 585 presentata dai Consiglieri Amerio e Guasso.
Risponde l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Come giustamente fatto rilevare, in Italia, come in numerose altre nazioni europee, si è in presenza di un notevole squilibrio fra quantità di merci trasportata su strada e su ferrovia. Per tendere a un riequilibrio la Regione si è impegnata già con il Piano regionale dei trasporti del '79 come negli studi per il nuovo Piano regionale, programmando nuovi centri merci intermodali nel territorio regionale e sostenendo il Centro merci di Rivalta Scrivia in attesa del rilancio dei porti liguri.
In tale ambito si ricorda l'impegno per la realizzazione del Centro intermodale di Orbassano per il quale la Regione ha chiesto ed ottenuto un cospicuo finanziamento dal FIO 1985 per un importo di 35 miliardi. I lavori di costruzione di questo centro hanno avuto inizio nel luglio '86 e proseguono anche grazie all'attivazione di un finanziamento di 6 miliardi in conto mutuo previsto dalla L.R. 11/80. Inoltre è stata presentata al Ministero della Programmazione Economica la scheda per accedere al FIO 1986 per un finanziamento di circa 96 miliardi.
I funzionari dell'Assessorato hanno inoltre preso parte alle riunioni del gruppo di lavoro per la definizione del progetto di fattibilità dell'interporto Novara Boschetto programmato dal Piano dei trasporti '79.
Per quanto riguarda il decreto 818 "Disposizioni urgenti in materia di autotrasporto di cose e di sicurezza stradale", si informa che la X Commissione Trasporti ha accettato interamente le proposte fatte dalle organizzazioni di categoria dei trasportatori, tendenti ad avere una più organica applicazione del decreto medesimo anche per quanto riguarda le sanzioni.
Inoltre con decreto del Ministro dei Trasporti in data 20/12/1986 "Disposizioni in materia di accesso alla professione di trasportatore di merci su strada nel settore dei trasporti nazionali ed internazionali" è stata attuata la Direttiva CEE 561 del 12/11/1974, in particolare modo per il dettato dell'art. 3 ai sensi del quale le persone fisiche o imprese che desiderino esercitare la professione di trasportatore di merci su strada devono soddisfare i seguenti requisiti: a) essere onorabili b) possedere l'adeguata capacità finanziaria c) avere la capacità professionale.
Ai fini del soddisfacimento del punto c) dovranno essere frequentati appositi corsi organizzati dal Ministero dei Trasporti, Direzione Generale della Motorizzazione civile e dei trasporti in concessione, sentita la Commissione interregionale di cui all'art. 13 della Legge 16/3/1970, n.
291, in sette distinte aree geografiche entro e non oltre 1'1/10/1987.
In merito a tali corsi, la Regione intende impegnarsi per quanto di competenza in materia di formazione professionale e per ottenere che Torino sia una delle sette aree geografiche in cui saranno organizzati i corsi.
A tal fine è stato convocato per il giorno 11/3/1987 il Comitato regionale per l'Albo degli autotrasportatori di cose in conto terzi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.



AMERIO Mario

Ringrazio l'Assessore per la risposta tutto sommato tempestiva.
Noi avevamo sollevato il problema non solo perché si era nella fase calda del fermo degli autotrasportatori che aveva provocato situazioni difficili anche nella nostra Regione, ma perché ciò evidenziava distorsioni rilevanti.
Nel nostro Paese la maggior parte del trasporto merci avviene su gomma e in questo settore non sono mai state create le condizioni minime perch si realizzasse un'effettiva intermodalità o quanto meno condizioni perch attraverso opportune selezioni all'accesso alla professione, non si determinassero condizioni di rischio sulle strade. Tale questione è stata posta dagli autotrasportatori in occasione del fermo.
Il decreto era intervenuto in un modo assai negativo in quanto non modificava la situazione strutturale distorta che si era creata negli anni nel settore del trasporto merci e si limitava ad una serie di provvedimenti amministrativi che in effetti avevano il segno di colpevolizzare la categoria, come le supermulte. E' vero che sono state introdotte delle modifiche al decreto e che le supermulte sono state dimezzate, come le organizzazioni auspicavano, ma probabilmente il decreto decadrà dati i tempi dell'iter in Parlamento. Che cosa succederà a quel punto? Viene ripresentato un decreto nella versione originaria mentre già si parla - lo riportavano ieri i giornali - di un prossimo fermo degli autotrasportatori di fronte a questa eventualità.
Riteniamo pertanto sia opportuno che l'Assessorato e la Giunta svolgano urgentemente un'azione politica nei confronti del Ministero e del Governo significando la preoccupazione del Consiglio in ordine a questa situazione.
Con grande ritardo il Ministero dei Trasporti ha finalmente adottato la Direttiva CEE del 1974 sui criteri di accesso alla professione, i quali implicano criteri fondamentali come la moralità, la professionalità e la competenza. E' estremamente positivo, anche se in ritardo, perché consente una griglia che determina un accesso più selezionato a una professione che ha oggi l'appannaggio della quasi totalità del trasporto di merci in Italia.
Questa direttiva implica dei percorsi formativi. L'Assessore parlava dell'istituzione di sette aree e dell'avvio di questa formazione. Convengo naturalmente sull'opportunità che si operi affinché Torino sia una delle aree. Siccome esiste però una legge nazionale sulla formazione professionale ed esiste un'attribuzione di delega alle Regioni su questo versante, chiedo se questa formazione professionale verrà realizzata nell'ambito del sistema formativo regionale e come la Giunta e l'Assessorato intendono attivarsi per realizzare le iniziative di cui ha parlato l'Assessore poco fa.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Non è ancora deciso.



AMERIO Mario

Auspico e chiedo un'opportuna informazione in Commissione e in Consiglio sull'applicazione corretta della Direttiva CEE in sintonia e in armonia con le attribuzioni e le competenze della Regione in materia di formazione. Non è una questione formale perché le Regioni hanno la delega sulla formazione professionale e in Piemonte esiste un sistema formativo regionale che costa non poco e che è strutturato da molti anni. Sarebbe un precedente grave e per qualche aspetto inquietante se la formazione professionale nell'ambito dell'attuazione della Direttiva CEE dovesse essere fatta al di fuori del sistema formativo.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 523 presentata dal Consigliere Staglianò inerente il ritrovamento di un deposito clandestino di rifiuti industriali nel Comune di Vaprio d'Agogna


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione n. 523 presentata dal Consigliere Staglianò.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla tutela ambientale

Dopo la scoperta di fusti interrati in una discarica clandestina nel Comune di Vaprio d'Agogna, località Gargandino, veniva incaricata l'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 54 di Borgomanero di procedere alle analisi del contenuto dei fusti ritrovati. La stessa, in data 15/10/1986, comunicava gli esiti delle analisi da cui si rileva che si tratta di rifiuti speciali verosimilmente derivanti da lavorazione di tipo galvanico, comunque non tossici e possibili di smaltimento in discarica di II categoria tipo B.
Proponeva altresì al Comune di Vaprio d'Agogna ulteriori indagini e prelievi a diverse profondità e la rimozione di tutti i fusti interrati.
Il Comune, in data 13/12/1986, non riteneva di dare corso alle richieste dell'Unità Socio-Sanitaria Locale, limitandosi ad acquisire preventivi di spesa da parte di due studi geologici per una ulteriore approfondita indagine sulla consistenza e natura della discarica e chiedendo nel contempo l'intervento del Dipartimento della Protezione Civile. Tutto ciò anche per la notevole spesa prevista, a fronte della quale manca ancora a tutt'oggi l'indicazione certa dell'effettiva proprietà del fondo.
Avendo il Ministro Zamberletti chiesto all'Amministrazione regionale un elenco delle situazioni connesse a discariche abusive ed abbandoni di rifiuti comportanti incombenti pericoli per la pubblica incolumità al fine di dare attuazione alla legge n. 730/86 (nella quale vengono stanziati 30 miliardi per interventi di bonifica dei terreni inquinati ubicati essenzialmente nella Regione Piemonte) ed avendo a tale riguardo questo Assessorato richiesto alle sei Province ed alle Prefetture un aggiornamento delle situazioni già a conoscenza di questo Ente, l'Assessore all'ecologia della Provincia di Novara risponde con telegramma del 14/1/1987 inserendo la discarica di Vaprio d'Agogna nei casi di cui trattasi.
L'elenco richiesto dal Ministero comprende 40 aree e dovrà essere esaminato dallo stesso Ministero della Protezione Civile il quale dovrà stabilire una graduatoria di intervento. Interverrà prioritariamente laddove le necessità sono più urgenti e maggiore l'inquinamento. L'elenco è stato trasmesso non più tardi di una settimana fa in occasione dell'insediamento del Comitato per la Protezione Civile. Restiamo pertanto in attesa di conoscere i risultati degli esami che il Ministero farà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ringrazio l'Assessore per la risposta nonostante il ritardo con cui la ricevo. In verità, quanto ha detto non è una sorpresa per il sottoscritto avendo già avuto anticipazioni in sede locale sulla sdrammatizzazione operata dalle autorità competenti. Chiedo comunque all'Assessore di farmi avere cortesemente le analisi dettagliate dell'Unità Socio-Sanitaria Locale, nonché il testo della risposta che mi pare un po' striminzito, ma evidentemente è conseguenza della volontà di sdrammatizzare.
Detto ciò, non posso non aggiungere che a livello locale, nonostante i risultati esposti in maniera così tranquillizzante, si denuncia la generale sottovalutazione della vicenda. Da questo punto di vista non posso non richiamare quanto affermava, nei giorni del ritrovamento dei bidoni nel deposito clandestino, il Presidente della Provincia di Novara Brustia e l'Assessore provinciale all'ecologia Zani, i quali in un incontro con i responsabili provinciali di DP affermavano che "oggi - 10 ottobre 1986 non avevano né le competenze né i mezzi finanziari che possono far ipotizzare un intervento diretto".
Se sul primo punto, cioè le competenze, le dichiarazioni dei due amministratori provinciali, alla luce della L. R. approvata di recente appaiono evidentemente pretestuose, sul secondo punto, cioè sulla consistenza dei mezzi reali per procedere ad un'indagine accurata sull'inquinamento nella provincia, sarebbe occorsa una risposta più precisa da parte dell'Assessore Maccari, proprio perché a partire da questo episodio, che non è l'unico come possiamo immaginare in Provincia di Novara, si è protesi ad affrontare l'emergenza ambientale, fors'anche con una coscienza nuova.
Se questa coscienza nuova vuole davvero affermarsi occorre che siano forniti i mezzi necessari perché si proceda per discernere la pretestuosità sulla presunta incompetenza dalla effettiva capacità operativa. Questo lo richiamo perché, a nostro avviso, sono troppi i segnali che consigliano una verifica generale sull'emergenza ambientale nella provincia di Novara.
Questa verifica non può che cominciare dalla bonifica della discarica clandestina scoperta.
L'Assessore faceva riferimento alla scarsità di mezzi, a difficoltà non meglio precisate, al piano del Ministro Zamberletti che però è di là da venire. A noi pare, Assessore - lo diciamo con molta forza - che questa bonifica sia da operare con rapidità in quanto a 200 metri dalla discarica clandestina scorre il torrente Perdoppio. Il Consiglio comunale di Mezzomerico, nel suo insieme, attendeva la risposta della Giunta regionale alla nostra interrogazione per valutare il da farsi. Alla luce delle cose dette dall'Assessore, a me pare che la reazione del Comune di Mezzomerico non possa non essere molto critica. Auspico pertanto che, oltre che da DP che ha scarse forze in questa assemblea, venga un'iniziativa pressante come merita la questione sollevata, da parte dell'intero Consiglio comunale interessato. Il sottoscritto starà al loro fianco.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Interrogazione n. 511 e interpellanza n. 581 del Consigliere Mignone interpellanza n. 575 e interrogazione n. 651 dei Consiglieri Bruciamacchie e Dameri e interrogazione n. 586 del Consigliere Rossa inerenti l'inquinamento del fiume Erro


PRESIDENTE

Esaminiamo congiuntamente le interrogazioni nn. 511, 651 e 586 e le interpellanze nn. 575 e 581 presentate dal Consigliere Mignone, dai Consiglieri Bruciamacchie e Dameri e dal Consigliere Rossa.
L'inquinamento del fiume Erro determina l'inquinamento del Bormida, del Tanaro, del Po e quindi dell'Adriatico. Trattandosi di un problema molto importante prego i Consiglieri di prestare attenzione.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla tutela ambientale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in data 12 settembre 1986 è iniziata a Cartosio, in un'affollata assemblea popolare, una raccolta di firme per una petizione inviata a tutte le autorità statali, regionali provinciali e locali.
Detta petizione denuncia la grave situazione ecologica determinatasi in Valle Erro, che viene fatta risalire soprattutto all'aumento degli scarichi abitativi, alle discariche abusive dell'immondizia e alle escavazioni incontrollate. Vengono richiesti i risultati delle analisi delle acque dell'Erro, il costante controllo sulla potabilità degli acquedotti, il censimento degli scarichi di liquame e delle discariche abusive, la costruzione di reti fognarie, l'obbligo ai privati di misure di depurazione, la raccolta dei rifiuti, il controllo sulle cave, ecc.
In meno di due mesi sono state raccolte quasi 6.000 firme.
Cercherò di dare agli interroganti ed interpellanti, per quanto di mia competenza, un succinto panorama della situazione della Valle Erro.
Lungo il corso del torrente, lungo 25 km, e con un bacino imbrifero di 238 kmq, vivono - al censimento del 1981 - 6.169 abitanti sparsi in nove Comuni: Cartosio, Castelletto d'Erro, Cavatore, Malvicino, Melazzo Montechiaro, Pareto, Ponzone e Terzo.
Il Comune con il maggior numero di abitanti è Ponzone (1.279), il più piccolo Malvicino (129). Si tratta di Comuni costituiti da piccole frazioni e case sparse che è difficile e costoso raggiungere con strutture pubbliche. Gli insediamenti sono civili e agricoli, con qualche attività industriale: cave di pietra, piccole officine meccaniche e passaggio di oleodotti.
La situazione delle fognature nella Valle non si presenta affatto deficitaria. La Regione Piemonte infatti non ha trascurato questa parte del territorio talché, con il suo contributo, in questi anni sono stati costruiti tutti i tronchi di fognature principali e nelle principali frazioni con annessi depuratori. Solo nel Comune di Cartosio non è ancora entrata in funzione la fognatura con due depuratori, in quanto la costruzione non è ancora terminata.
Si mette l'accento sul fatto che sono in funzione nei 9 Comuni ben 16 depuratori e altri 6 sono in costruzione. Si tratta, beninteso, di depuratori dimensionati agli impianti che sono ciascuno per poche centinaia di utenti e la cui scelta, anziché quella di un costoso e problematico impianto centralizzato, risale a decisioni delle Amministrazioni precedenti. Una centralizzazione futura dovrebbe infatti essere preceduta da un piano con un rapporto costi-benefici che finora nessuno ha richiesto.
Rimangono ancora da servire abitazioni isolate e frazioni minori, ma che questa Amministrazione non abbia abbandonato il settore lo dimostrano i 700 milioni erogati nel 1986 in base alla legge n. 650/79 ai Comuni di Cartosio, Malvicino, Montechiaro Ponzone e Terzo.
Se disponiamo di un quadro soddisfacente per le fognature, di diverso giudizio deve essere quello sulle discariche di rifiuti urbani. Nel 1975 la Regione Piemonte aveva predisposto un piano per l'area Acquese che prevedeva la realizzazione di un impianto di smaltimento a livello consortile ed oggi a dodici anni di distanza i Comuni di tale bacino e della Valle dell'Erro in particolare non sono ancora riusciti a mettersi d'accordo dove farla. Pertanto i Comuni, in forza della loro autonomia smaltiscono i rifiuti urbani come meglio credono, anzi, i Comuni di Castelletto d'Erro e di Malvicino non li smaltiscono affatto, in quanto non esiste il servizio di raccolta. Altri Comuni dell'Erro (Cartosio Montechiaro e Terzo) li portano a Novi Ligure, mentre i rimanenti li smaltiscono a Sassello e a Mioglia in provincia di Savona, anche se poi sono tutti fieramente contrari- giustamente - ad importare rifiuti dalla Liguria.
La Prefettura di Alessandria ha poi censito a Cartosio e a Melazzo due discariche clandestine e solo il Comune di Pareto ha ottenuto l'autorizzazione per una discarica di rifiuti urbani peraltro ancora da costruire.
I Consiglieri regionali potranno comunque avere ulteriori informazioni tramite l'indagine condotta dalla Commissione regionale istituita con apposita deliberazione di Consiglio.
Preso atto che gli sforzi attuati finora dalla Regione per giungere a una soluzione consortile non hanno prodotto effetto per l'autonomia comunale in materia, vediamo quale inquinamento esiste nelle falde del bacino idrografico del torrente Erro.
E' di questi giorni l'acquisizione dei primi rapporti periodici del progetto Valle dell'Erro, che costituisce il bacino di attingimento idropotabile di parte della Comunità montana Alta Valle Orba e Valle Erro e della città di Acqui e interessa le province di Savona e Alessandria.
Questo progetto di intervento di analisi del valore salvaguardia della qualità dell'acqua relativa al bacino idrografico del torrente Erro è dovuto alla Società Acque Potabili S.p.A. con la collaborazione dei migliori specialisti in materia. Questi primi rapporti sono disponibili per i Consiglieri regionali interessati presso gli uffici dell'Assessorato.
Dai primi dati risultano alcuni interessanti risultati. Partendo dai parametri fissati dal D.P.R. n. 515 dell'8/2/1985 siamo, alla data del 28/10/1986, ben lontani dai valori limite di inquinamento in ogni settore.
Prendendo in esame i valori guida, cioè quelli che debbono in linea di massima essere considerati come valori ottimali o comunque soddisfacenti cui si deve tendere, abbiamo la seguente situazione: cloruri, dovuti essenzialmente da versamenti dei depuratori civili e civili diretti: 10,5 riscontrati contro 25 di valore guida e quindi ampiamente nella norma fosforo, dovuto anch'esso da versamenti dei depuratori civili e civili diretti: 0,4 riscontrati contro 0,4 del valore guida tensioattivi, idem come sopra:0,08 riscontrati contro 0,2 di valore limite, quindi pericolosamente vicini alla soglia e causati da eccessivo uso di detersivi e antiparassitari solfati, dovuti all'eccesso nell'uso di antiparassitari e di concimi: 39,8 riscontrati contro un valore guida di 25, al di sopra cioè di quanto accettabile per l'uso potabile dell'acqua.
Altri inquinamenti non risultano presenti in quantità rimarcabile.
Da questi dati risulta evidente che molto può ancora essere fatto per garantire la qualità delle acque, ma la Regione per poter operare in modo soddisfacente ha bisogno della collaborazione dei cittadini sia come individui sia attraverso i loro governi locali. Ci rallegriamo quindi delle iniziative che questi pongono in essere, perché sono senza dubbio uno stimolo non solo per gli enti pubblici, ma anche personale per salvare l'ambiente.
Siamo però dell'avviso che, al di là di quanto con le sue disponibilità finanziarie può fare la Regione Piemonte, sia necessaria una consapevole educazione ecologica degli abitanti senza la cui iniziativa, sia per l'attuazione di discariche pubbliche a norma, sia per evitare lo spandimento incontrollato sul territorio di sostanze tossiche e nocive, non si potrà approdare ad una situazione idrogeologica accettabile.
Gli uffici regionali sono comunque a disposizione degli Enti locali della Valle Erro per tutte le iniziative che verranno proposte in questa direzione.
Un ultimo punto oggetto di interrogazione riguarda la notizia che nel Comune di Pontinvrea, in provincia di Savona, dovrebbe collocarsi una discarica di rifiuti industriali tossici e nocivi. In effetti, nel piano di organizzazione dei servizi di smaltimento dei rifiuti di cui al D.P.R. n.
915/82 della Regione Liguria il sito di Pontinvrea viene indicato per una piattaforma di smaltimento rifiuti. Questa indicazione è per ora solo proposta e deve passare al vaglio dei Comuni interessati, della Commissione degli organi regionali liguri ed è all'inizio di un iter solo propositivo.
La Regione Piemonte ha chiesto comunque alla Regione Liguria la presenza di un suo rappresentante, anche in modo non sistematico, per tutti gli insediamenti e le problematiche che interessano nel settore il versante orografico e idrografico piemontese meridionale.
Uno stretto collegamento tra le due Amministrazioni permetterà di meglio operare con le conoscenze degli orientamenti e delle soluzioni sia per il risanamento ecologico sia per la costruzione delle strutture necessarie agli smaltimenti e all'approvvigionamento idropotabile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

La mia non sarà una replica molto lunga. Mi compiaccio che l'Assessore abbia risposto in tempi sufficientemente rapidi, anche per il fatto che l'acquisizione di molte notizie relative a settori diversi ha richiesto più tempo del necessario. La sua risposta tra l'altro cade in un momento opportuno, nel senso che sabato pomeriggio vi sarà una riunione (che presumo molto affollata) nel Comune di Pontinvrea in riferimento alla progettata discarica di rifiuti tossici e nocivi che sarebbe stata proposta in quell'area.
Per quanto riguarda i problemi sollevati dalla mia prima interrogazione e dalla successiva interpellanza, debbo anzitutto rilevare la puntualità delle notizie riferite nella risposta dell'Assessore.
Rispetto al problema del preoccupante livello di inquinamento delle acque è stata fornita una serie di dati che certo non ci tranquillizzano del tutto, comunque fanno risultare il tasso di inquinamento delle acque del torrente Erro non a livelli così preoccupanti come da alcune parti era stato paventato.
Rispetto ai quesiti posti dall'interrogazione, anch'io rilevo che per quanto riguarda il problema della dotazione, da parte dei Comuni rivieraschi, di fognature e di impianti di depurazione, lo sforzo della Regione, come ho sempre sostenuto anche nelle pubbliche assemblee, è stato considerevole. Peraltro era stato oggetto di un incontro specifico fra gli Assessori all'ecologia del Piemonte e della Liguria nel 1982 presso il Comune di Cartosio che rappresenta l'epicentro della Valle Erro e quindi da questo punto di vista, per quanto riguarda la dotazione dei Comuni siamo, pur non ancora al completo, comunque ad un buon livello.
Diverso è il problema delle case sparse che, come ricordava l'Assessore, sono una costante lungo tutta la valle, per cui occorre operare un controllo presso i privati perché adeguino le loro abitazioni alle previsioni di legge.
Per quanto riguarda il problema delle discariche, siamo ancora ad una fase lontana dall'essere soddisfacente. Mi permetto di dire che forse non è vero che gli Enti locali fanno come credono, purtroppo fanno come possono perché là vicenda ricordata dall'Assessore del Consorzio dei Comuni dell'Acquese che non riesce a darsi un sito è ormai lunga e celebre: anche l'ultimo sito individuato alcuni mesi fa sembrava essere idoneo per la discarica, invece resistenze come sempre sollevate a livello locale hanno fatto si che tale proposta venisse bocciata dal Comune di Cassine; siamo pertanto ancora in alto mare. A questo punto vale davvero la pena di pensare a sciogliere un Consorzio di così grandi dimensioni che non trova dopo dieci anni, una soluzione e se invece non convenga pensare a Consorzi più piccoli che consentirebbero di risolvere il problema.
Nell'interrogazione ho sollevato anche l'opportunità che la Regione predisponesse un piano di bacino in cui fossero coinvolti non soltanto gli Enti locali, ma anche quelli privati, come la Società Acque potabili, che dall'avere acqua pulita dall'Erro traggono un vantaggio. Tale Società infatti gestisce un acquedotto che serve un ampio bacino che pesca proprio dal torrente Erro. Da questo punto di vista devo però rilevare, e sarà oggetto di discussioni in seguito, che nel Piano regionale di sviluppo comprendente una numerosa serie di progetti, taluni anche abbastanza particolari, non è stato inserito un progetto che riguardi la Valle dell'Erro.
Credo che invece, anche alla luce di questi accadimenti, non sarebbe del tutto negativo inserire nel Piano di sviluppo del Piemonte anche un progetto Valle Erro, perché il problema deve essere visto a livello di bacino e non in modo settoriale e particolare.
Ciò richiama la seconda considerazione, cioè che questi problemi vanno visti a livello interregionale perché noi giustamente ci preoccupiamo dei Comuni che insistono sulla Valle dell'Erro che sono in Regione Piemonte però dobbiamo ricordarci che il torrente Erro nasce in Liguria e quindi si tratta di capire che cosa fanno i Comuni liguri di Sassello, Pontinvrea Mioglia e gli altri interessati dallo stesso bacino.
Occorre stabilire un contatto permanente, un organismo interregionale che studi e approfondisca tali problemi. Ciò vale soprattutto per quanto riguarda la progettata discarica di Pontinvrea che è un problema su cui il Piemonte non può essere assente, perché è pur vero che si è a livello d'ipotesi, ma comunque nel Piano territoriale della Regione Liguria è ipotizzata questa discarica di rifiuti tossici e nocivi e si dice, ad esempio, che 11 debbano finire i rifiuti della Stoppani di Arenzano, se non addirittura le ceneri della centrale di Vado. Credo che qualche elemento di chiarezza debba essere acquisito.
In ultimo, nel Piano delle acque viene anche previsto un invaso del torrente Erro in Comune di Sassello. Tra l'altro, è incluso nel Piano regionale di risanamento delle acque del 1982 insieme al torrente Cassingheno e su questo torrente la traversa addirittura sarà realizzata nei prossimi mesi. Non vorremmo che nel silenzio fra pochi mesi si debba discutere su un progetto già approvato per quanto riguarda una traversa sul torrente Erro; cosa che, a livello di Regione Piemonte, non può essere certamente tollerata né consentita.
Mi dichiaro soddisfatto per parte delle risposte fornite. Risollecito la Giunta ad avere un rapporto costante e diretto con la vicina Liguria proprio perché vi sono interrelazioni e interventi previsti a livello della Regione Liguria, su cui il Piemonte non può essere assente, né può non intervenire perché si tratta di interventi che vengono ad incidere pesantemente e direttamente sul nostro territorio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario

Conosciamo, anche se non in dettaglio, la situazione delle opere fognarie e la risposta è molto precisa in questo senso. Conosciamo le difficoltà per coprire una miriade di case sparse che non sempre possono essere raccordate con i collettori centrali.
Noi però intendevamo soprattutto porre l'accento sul fatto che una serie di interventi anche significativi sono stati realizzati da parte delle Amministrazioni comunali (mi riferisco alle strutture fognarie). Ci sono poi opere ancora da portare a termine. L'intervento più difficile è quello sui rifiuti solidi urbani che non trova sbocco. Il Consigliere Mignone già ricordava la situazione. Bisognerà vedere come si pu intervenire con un sostegno adeguato da parte della Regione. Mi rendo conto che i problemi sono tanti, però la strada del Consorzio proposta nel 1978 non ha ancora prodotto nulla; vedremo se sarà possibile trovare soluzioni per i Comuni insistenti sull'asse dell'Erro, che interessano tutta la zona dell'Acquese, o trovare soluzioni articolate come diceva il Consigliere Mignone, quindi invece di una maxidiscarica controllata, individuare discariche più piccole che sono di più facile soluzione.
C'è poi il problema della conoscenza del tasso di inquinamento, perch né il Comitato né le Amministrazioni comunali hanno in mano elementi che documentino come e quanto l'acqua presenti livelli d'inquinamento preoccupanti per la popolazione.
A noi interessava conoscere questi elementi di base, oltre a quelli delle cave, della compatibilità con il decreto Galasso, ma soprattutto volevamo cogliere questo elemento importante perché ci troviamo di fronte ad un corso d'acqua che presenta indubbi elementi di inquinamento e attorno a questo corso d'acqua di particolare pregio e valore si è mobilitata una grande massa di cittadini. Quello però non è sicuramente il punto più drammatico e più acuto, perché il Bormida ha ben altre dimensioni, ma pu ancora essere salvato e salvaguardato insieme alla valle. Per questo è utile che le Amministrazioni comunali, con il sostegno possibilmente della Regione Piemonte, mettano in campo quell'opera informativa e quella campagna di educazione che noi chiedevamo nei confronti dei cittadini in quella valle, ma anche in altre zone in modo che altri tratti di fiumi o di torrenti non peggiorino la loro condizione, ma vengano recuperati a tutti gli usi. Bisognerebbe valutare i possibili interventi in raccordo con le forze e le istituzioni locali, che si sono spontaneamente organizzate e che assolvono una funzione estremamente positiva.
In merito alla questione di Pontinvrea, mi è stato riferito che non siamo allo stato di previsione di una discarica, ma c'è un'alta probabilità che venga realizzata in quanto nel piano paesaggistico approvato dalla Regione Liguria il 30/12/1986 questa scelta è già fatta. Questo implica una strumentazione per cui di fatto salta la fase relativa al rapporto con il Comune? Ci vuole l'assenso o non ci vuole? Questa scelta modifica lo strumento urbanistico che il Comune di Pontinvrea sicuramente avrà? Se così fosse, ci troveremmo di fronte ad una scelta già compiuta da parte dell'Amministrazione ligure per una discarica che si dice avrà nella fase iniziale una capacità di un milione di metri cubi e una piattaforma di smaltimento di 65 mila tonnellate.
Mi sembra che la Regione Liguria non abbia alcuna legge attuativa del D.P.R. n. 915, quindi agisce sulla base di quella normativa; inoltre non ha un piano regionale dei siti, quindi l'unico atto che ha compiuto lo ha compiuto attraverso questo piano paesaggistico.
Questo atto molto grave rischia di non essere il solo, perché la scelta è stata fatta e interessa tutta la valle dell'Erro e la valle del Bormida fino all'Alessandrino. Sulla collocazione delle discariche in aree confinanti le cui conseguenze possono interessare bacini o territori di altre Regioni occorre un coordinamento. E' indispensabile, perch altrimenti è troppo facile giocare allo scaricabarile e pensare che le conseguenze di ordine ambientale, economico, politico, di reazione e il governo di questi processi si possano scaricare sulla Regione limitrofa.
Infatti, la Regione Liguria dalla collocazione di questa discarica non sarebbe toccata minimamente.
Pare che non solo la discarica di Pontinvrea sarebbe stata scelta in modo definitivo, ma su tutto l'Appennino, sui nostri confini con la Liguria, sarebbero previsti altri punti per la collocazione di discariche o di piattaforme di trattamento nella bozza di piano dei siti della Regione ligure. Se è così, si impone con estrema urgenza la necessità di stabilire un rapporto molto stretto con la Liguria, ma anche con la Lombardia perch questo processo non può essere governato da una sola Regione indipendentemente dalle altre.
Chiediamo che questi rapporti vengano fissati e che si discuta di queste cose.
La Commissione di indagine del Consiglio ha già preso contatti con la Regione Liguria per un incontro nel quale verificare questi aspetti. Questo è però un atto del Consiglio attraverso, una sua Commissione che deve essere accompagnato da un atto dell'Assessore regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, desidero innanzitutto ringraziare l'Assessore Maccari per le risposte date alle varie interrogazioni ed interpellanze che sono state presentate; risposte che giudico positive rispetto ai fini che le stesse interrogazioni si proponevano di realizzare.
Le sottolineature fatte dai colleghi Mignone e Bruciamacchie mi esimono dal soffermarmi sulla rilevanza di questo problema che continua a preoccupare un bacino molto vasto come quello dell'Erro e quindi del Bormida, con gli elementi che si sono aggiunti ultimamente ma dei quali come la discarica delle sostanze tossiche e nocive di Pontinvrea, già veniva segnalata la presenza in una riunione alla quale parteciparono i Consiglieri regionali della zona (in quell'occasione era presente il collega Devecchi). Nonostante gli sforzi compiuti dalla Regione, ci sono ancora interventi da realizzare e strumenti da mettere in funzione, quali i depuratori; si tratterà anche di vedere come realizzare il collegamento degli scarichi delle abitazioni private che costituisce un problema più complicato.
Dalle risposte dell'Assessore Maccari emerge la volontà politica della Regione di proseguire in una direzione diretta a bonificare un'area che ci è stata segnalata con forte preoccupazione. Come dicevano i colleghi, si tratta di un'area che parte dai confini dell'Appennino ligure-piemontese e giunge al Po attraverso il Bormida, caratterizzata da una situazione pesante che influisce sia sulla piana dell'Erro che su quella del Bormida.
Sono stati costruiti depuratori, si stanno realizzando opere importanti di salvaguardia dal punto di vista del controllo degli scarichi dei paesi rivieraschi rispetto al torrente. E' importante realizzare un Consorzio,come già abbiamo proposto ed indicato in quella riunione, che porti ad una svolta come è avvenuto nel caso dell'opera consortile di bonifica dello Scrivia. Si tratta di un'opera importante che interessa la parte sud del Piemonte, diretta da un lato a bonificare un'area che ha avuto momenti di forte inquinamento e che rischia di averli ancora dall'altro ad assicurare l'attingimento alle falde acquifere per acquedotti importanti come quello di Acqui e delle zone vicine, evitando il rischio di trovarsi di fronte ad acque inquinate da sostanze che dagli scarichi abitativi a quelli dei rifiuti solidi urbani non vengono controllate.
Mi auguro che la nostra denuncia porterà alla soluzione del problema delle discariche controllate e della ricerca di giacimenti a cui destinare i rifiuti solidi urbani in una zona dove si registra uno dei più forti ritardi nella messa in opera di una discarica organizzata. Sono passati più di dieci anni, la situazione è rimasta tale e quale, ma non penso sia venuta meno la volontà, anche se in parte ci sono responsabilità di carattere politico. Rispetto alle difficoltà incontrate non si è messo tutto l'impegno necessario a superarle. Bisogna recuperare il tempo perduto, gli esempi ci sono. Nella stessa Provincia di Alessandria esistono Consorzi per le discariche dei rifiuti solidi urbani che funzionano. Si tratta di un terreno di intervento che può, visto che stiamo scorrendo le proposte del Piano regionale di sviluppo, entrare a far parte in misura rilevante di un impegno della Regione.
Un altro problema sul quale vorrei soffermarmi è quello relativo al coordinamento degli organismi e degli Enti locali a cavallo di due Regioni confinanti, per evitare - come recita un vecchio adagio - che la mano destra operi senza che la mano sinistra ne sia informata. In altri termini in una visione coordinata delle volontà delle due Regioni non debbono più trovare spazio quelle piccole furberie che possono irretire o indurre in tentazione non solo i dirigenti a livello più alto, ma anche gli amministratori (conosciamo i meccanismi del "do ut des") che vedono soltanto il piccolo ambito locale e non proiettano il discorso su un piano generale.
Il collega Bruciamacchie ha descritto l'azione della Commissione d'indagine che sta chiedendo informazioni precise su quanto avviene dall'altra parte degli Appennini. E' necessario intensificare l'impegno della Regione Piemonte nei confronti della Regione Liguria per individuare insieme la soluzione di problemi che vanno risolti con buon senso e responsabilità, sfuggendo alle tentazioni e alle piccole furberie. Sono problemi gravi che non si possono risolvere individuando un giacimento di sostanze tossiche nocive in una determinata zona perché tanto scorrono a valle da un'altra parte. Nel momento in cui ci lamentiamo di questa situazione dobbiamo farci carico di quei problemi che possono creare perplessità nei confronti dei nostri confinanti ed essere altrettanto sensibili e corretti nella disponibilità alla più ampia collaborazione.
La Regione, attivandosi con i Comuni del bacino imbrifero e con gli Enti locali a livello provinciale, può dare un contributo importante per fugare le preoccupazioni legittime della popolazione.
E' necessario bonificare questa zona che fa parte di un comprensorio interessante dal punto di vista paesaggistico quale l'Acquese, così come altre zone altrettanto interessanti, che hanno bisogno di cure ed attenzioni da parte di questa Regione che, dalle dichiarazioni rese dall'Assessore Maccari, si sente profondamente impegnata.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione n. 607 del Consigliere Pezzana inerente la ditta Locatelli di Moretta. Latte radioattivo


PRESIDENTE

L'Assessore Maccari risponde ora all'interrogazione n. 607 presentata dal Consigliere Pezzana.



MACCARI Eugenio, Assessore alla tutela dell'ambiente

La pagina della cronaca cuneese de "La Stampa" del 14/12/1986 riportava la notizia dell'avvenuta distruzione di alcune centinaia di quintali di formaggi della ditta Locatelli di Moretta e del Caseificio Cooperativa Valle Stura nella discarica Aimeri di Moretta.
Il motivo della distruzione, secondo il giornale, era la contaminazione a seguito dell'incidente alla centrale atomica di Chernobyl. La notizia è risultata solo parzialmente esatta. I prodotti lattiero-caseari citati sono stati distrutti non perché contaminati, ma perché rimasti invenduti a seguito della psicosi da contaminazione che in quei giorni aveva colpito tutti i mercati alimentari. Questi prodotti risultati alla fine scaduti o non più appetibili, soprattutto i formaggi freschi, o eccedenti le scorte normali dei caseifici o ritenuti dalle ditte produttrici disturbatrici del mercato, sono stati avviati alla distruzione.
Questo è avvenuto presso la discarica citata che è regolarmente autorizzata quale discarica di prima categoria. L'ordinanza del 24/12/1986 del Ministero della Sanità prevede che ,i prodotti ammassati o invenduti, a seguito della deliberazione del Comitato interministeriale per la politica agricola alimentare, possano essere smaltiti in discariche di prima categoria sotto controllo delle Province determinandone le modalità.
In questo caso il controllo è stato esercitato dai tecnici della Provincia di Cuneo, della locale Unità Socio-Sanitaria Locale e della Guardia di Finanza. Non trattandosi quindi di materiale radioattivo, si ritiene che l'operazione si sia svolta nella norma consueta per i rifiuti assimilabili agli urbani.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Ringrazio l'Assessore Maccari per la sua risposta, questa volta esauriente, anche se sarebbe dovuta giungere più puntualmente per tranquillizzare l'opinione pubblica che in quei giorni - non dimentichiamolo - era molto preoccupata, e vorrei dire giustamente preoccupata, per gli effetti delle radiazioni.
Chiedevo anche nell'interrogazione - in questo forse sono stato disattento io - per quale tipo di attività la discarica di Salmour fosse stata autorizzata.
In ogni caso vorrei fare un appunto di tipo formale. Ogni qualvolta vengono pubblicati sulle pagine locali de "La Stampa" articoli come quello in questione, che la stragrande maggioranza dei cittadini della zona legge (articoli che giustamente rilevano la preoccupazione dei cittadini) sarebbe opportuno da parte dell'Assessorato dare risposte al fine di tranquillizzare tutti coloro che vivono e lavorano intorno alla zona in cui l'avvenimento è successo. Potrebbe essere una buona norma di fronte all'attenzione e alla preoccupazione dei cittadini che, non ottenendo risposte ai propri interrogativi, possono continuare ad essere preoccupati su problemi estremamente rilevanti per l'opinione pubblicata. Magari sono paure esagerate, ma che potrebbero venire dissipate da un intervento di informazione dell'Assessorato che invece di rispondere dopo qualche mese a un'interrogazione potrebbe farlo immediatamente dando informazioni allo stesso giornale che ha pubblicato la notizia, forse esagerata o parzialmente vera, dimostrando di svolgere il suo compito di informazione che è fondamentale per qualsiasi giornalista che voglia non soltanto riferire i fatti, ma anche l'atmosfera e le opinioni correnti in quel momento nella zona in cui opera e lavora.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interrogazione n. 520 del Consigliere Staglianò inerente i piani di emergenza chimica in Piemonte


PRESIDENTE

Esaminiamo infine l'interrogazione n. 520 presentata dal Consigliere Staglianò.
Risponde il Presidente della Giunta regionale Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Rispondo all'interrogazione presentata dal Consigliere Staglianò in data 10/10/1986. II lasso di tempo intercorso non può essere usato contro chi risponde, perché la risposta a questa interrogazione era iscritta all'o.d.g. sin dal dicembre 1986.
Questa interrogazione è stata presentata a seguito della dichiarazione del prof. Luigi Gonella sul settimanale "Città" del 9/10/1986 relativamente ai piani di emergenza chimica, specie per gli incidenti durante il trasporto di materiali tossici.
La L.R. n. 41/1986 prevede la stesura, da parte della Regione, di piani di prevenzione contro i rischi ed il "coordinamento" degli interventi di tutti i Servizi della Regione Piemonte che svolgono funzioni di istituto relative alla Protezione Civile.
Con la prossima costituzione dei Comitati tecnico - consultivi richiesti dall'art. 8 della stessa legge, verranno avviati studi e ricerche anche nel campò dell'inquinamento e degli incidenti rilevanti e saranno presi in giusta e corretta considerazione tutti i rischi presenti sul nostro territorio, determinando le linee che daranno origine al piano poliennale ed annuale di Protezione Civile.
Nella linea del coordinamento citato sugli interventi regionali preciso quanto segue.
A seguito dell'ordinanza del Ministro alla Sanità del febbraio 1985, la Regione, e nello specifico l'Assessorato alla sanità, Servizio di igiene ambientale, si è organizzata per affrontare la stesura dei piani di emergenza chimica.
E' stata costituita a livello nazionale (Dipartimento Protezione Civile) la Commissione alti rischi chimici che terminerà i propri lavori con la riunione del 16/12/1986 determinando per l'anno 1987 i criteri di stesura dei piani medesimi, criteri che verranno recepiti dalla Commissione regionale costituitasi in data 6/5/1986 con deliberazione della Giunta regionale n. 91-5072 avente come oggetto l'ordinanza del Ministero della Sanità del 21/2/1985 recante: "Stabilimenti con rischi di incidenti rilevanti. Costituzione Commissione tecnico - consultiva".
Alla Commissione partecipano gli Assessorati interessati ed altri enti presenti sul territorio impegnati nella Protezione Civile. I lavori della Commissione daranno origine alla stesura dei piani medesimi.
Per quanto concerne invece l'inquinamento da versamento di sostanze tossiche sul territorio, hanno compito di intervento immediato i Vigili del Fuoco con la partecipazione delle Unità Socio-Sanitarie Locali ed il Servizio di igiene ambientale della Regione e della Provincia interessata.
Il Servizio di Protezione Civile regionale, non appena avrà insediato la strumentazione tecnico - informatica per la sala operativa, potrà procedere inoltre all'acquisizione di software appositi inerenti l'elenco delle sostanze tossiche, le loro conseguenze ed il modo preciso di intervento.
Tali informazioni potranno essere utilizzate da coloro i quali devono intervenire con estrema rapidità in caso di incidente chimico.
Ho cercato di dare una risposta che può anche essere non completa, ma la macchina della Protezione Civile si è messa in moto da pochi giorni.
Stiamo tentando di costruire il Servizio e tutti i livelli organizzativi che sono stati previsti dalla citata legge regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ringrazio il Presidente Beltrami per la cortesia con la quale ha svolto la sua risposta. Prendo atto del ritardo non imputabile alla sua volontà nel riferire in aula le valutazioni in merito agli interrogativi da noi sollevati nel mese di ottobre.
Ciò detto, anche per fornire qualche spunto di riflessione ai colleghi voglio richiamare l'oggetto dell'interrogazione, perché ciascuno possa considerare con attenzione il senso della risposta del Presidente.
Al di là della strumentalità dei riferimenti operati dal prof. Gonella che - come sappiamo - è un noto nuclearista promosso, proprio per questo dal Ministro Zanone alla preparazione della Conferenza energetica nazionale, le dichiarazioni del docente del Politecnico rilasciate al settimanale "Città" ci paiono meritevoli di attenta considerazione. Il prof. Gonella aveva dichiarato che "il 50% degli incidenti chimici avviene durante il trasporto. La più grande evacuazione mai avvenuta nel mondo è stata a Toronto: in una notte 200.000 persone fuggirono dalla città perch un vagone di cloro si era spezzato e dalla cisterna defluiva il velenosissimo materiale. La Provincia di Torino - diceva ancora il prof.
Gonella - cui tocca la sorveglianza, ha simulato l'incidente di un TIR carico di fosgene in Val di Susa. Ci si è accorti che il.carico era fosgene tanto in ritardo da far pensare che sarebbero morte centinaia di persone se non si fosse trattato di finzione. Di TIR se ne rovesciano molto spesso in Val di Susa. Sono anni - continuava il prof. Gonella - che io ho messo in guardia la Regione. Dovete armonizzare il piano di emergenza nucleare coni piani di emergenza chimica". Concludeva così: "Vada un po' a controllare se li hanno fatti".
Alla luce della sua risposta, c'è da osservare che nonostante tutto i piani non sono stati ancora fatti, mentre sarebbe stato avviato un processo. Mi auguro che questo processo venga realizzato al più presto. E forse - mi consenta Presidente Beltrami - lei poteva essere più preciso e meno burocratico su questo punto visto che nella sua risposta, predisposta all'inizio di dicembre, faceva riferimento ad una riunione che avrebbe dovuto svolgersi il 16 dicembre successivo. Le sue parole sarebbero state più complete e forse anche più tranquillizzanti per tutti noi se ci avesse fornito un aggiornamento su come quella riunione del 16 dicembre si è svolta e cosa ha prodotto.
Questo è un argomento che va al di là degli schieramenti di maggioranza e minoranza e rispetto a cui la collettività ci chiede giustamente il conto.


Argomento: Enti strumentali

Richiesta di notizie da parte del Consigliere Bontempi sulla situazione della STEF


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Vorrei segnalare con la debita urgenza una questione relativa alla STEF. Mi risulta che questo mese non sono stati pagati gli stipendi ai dipendenti. Ricordo che era stato votato all'unanimità dal Consiglio un ordine del giorno che impegnava la Giunta a presentare entro il 31 gennaio una deliberazione di indirizzi. Non mi risulta che tale deliberazione sia stata predisposta e a questo proposito vorrei una precisazione da parte della Giunta per sapere se intende onorare o meno l'impegno.
La situazione si fa particolarmente urgente data l'incertezza del destino della società STEF, incertezza che si sta manifestando addirittura con il non pagamento degli stipendi.
Colgo l'occasione per annunciare che su questa materia il Gruppo comunista, ritenendo elusivi e molto evasivi i comportamenti e le azioni dell'esecutivo, intende proporre una indagine conoscitiva sulla progettazione in Piemonte.
Ci chiediamo perché soprattutto sulla progettazione di grandi opere viabili non siamo in condizioni di collocare un ente strumentale a ci deputato come abbiamo più volte richiesto.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Rispetto a questo problema anticipo qualcosa, poi l'Assessore Cerutti potrà eventualmente integrare.
Di fatto l'area STEF era particolarmente seguita dalla collega Vetrino (oggi assente perché a Roma) e dal collega Cerutti. Forse non abbiamo notiziato l'aula su quanto è avvenuto in questi ultimi tempi, però la Giunta regionale si è resa attiva per tentare di capire il problema nella sua complessità e nella reale difficoltà entro la quale la società è collocata nel contesto dei rapporti tra gli enti strumentali del Piemonte.
Ci troviamo davanti ad una società che parrebbe dotata di un complesso di presenze qualificate sotto il profilo della progettazione, ma che è sovradimensionata e con costi che a mio avviso non sono trascurabili.
Nell'ultimo incontro con la STEF la settimana scorsa le due parti Regione e STEF, hanno cercato di penetrare a fondo la complessità dei problemi ed è stata evidenziata la sovradimensione delle presenze entro la società creata e supportata in larga parte con denaro della Regione Piemonte. Poiché le finanze della Regione Piemonte non consentono di scialare né di buttare quel poco denaro che ha a disposizione, la riflessione responsabile condotta dagli organi della STEF ha portato alla conclusione che il 50% delle presenze entro la STEF è esuberante e si è tentato di capire cosa si sarebbe potuto fare per risolvere il problema.
Preciso che non so se siano stati pagati o meno gli stipendi nel corrente mese. Me ne accerterò con immediatezza. Nel richiedere un quadro di ipotesi di progettazioni alla STEF abbiamo tentato di capire quelle che potevamo affidare alla STEF stessa. Avremmo ritenuto percorribile una strada attraverso la quale venisse affidata alla società una progettazione di rilievo per consentire, nell'attesa che la stessa possa rivedere le sue posizioni all'interno, di sopravvivere e di creare dentro di sé gli anticorpi per poter vivere e proiettarsi in un futuro più organizzato, nel rispetto di quella carica di progettualità che è tipica di questa struttura.
Abbiamo pensato ad un eventuale assorbimento di personale da parte della SITAF e della Regione. Sugli stipendi possiamo sentire - a integrazione di quanto ho detto - l'Assessore Cerutti.



BONTEMPI Rinaldo

Ringrazio il Presidente per la spiegazione. La situazione però richiede un dibattito. C'era un impegno da assolvere entro il 31 gennaio. Vorrei sapere se e quando verrà presentata la deliberazione. I contenuti in parte sono stati anticipati e ringrazio dell'informazione; si rischia però di mettere in difficoltà non solo me, ma anche i colleghi, perché sono state fatte valutazioni di merito che anche noi vorremmo fare.
Non intendiamo porre ora le questioni di merito. Vorremmo avere un'informazione sulla questione urgente degli stipendi e sapere se e quando verrà onorato l'impegno del 31 gennaio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Nel bilancio della società, che ci è stato sottoposto solo tre giorni fa e che è stato approvato dall'assemblea, il pareggio finanziario è dato da un credito di circa un miliardo nei confronti della SITAF. E' evidente che la scarsità di denaro, che con ogni probabilità è la causa del ritardo nei pagamenti, è dovuta al fatto che la SITAF non ha ancora versato l'ulteriore acconto per il saldo delle prestazioni professionali. Informo il collega Bontempi che interverremo nuovamente presso la SITAF per sollecitare il pagamento in modo che la STEF possa pagare gli stipendi.
Posso assicurare che siamo in grado fin da adesso di affrontare un dibattito sulla STEF, così come ci eravamo impegnati. Se i Capigruppo lo ritengono può essere iscritto all'o.d.g. della prossima seduta.



BONTEMPI Rinaldo

Verrà presentata la deliberazione di indirizzi?



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Non da parte della Regione. Posso portare la deliberazione programmatica che la società si è data, che non può portare la Regione in quanto la STEF è una S.p.A. Posso illustrare le funzioni che la Regione quest'anno farà nei confronti della STEF a sostegno delle attività future che la stessa intende svolgere sulle quali c'è stato un dibattito all'interno della società.



BONTEMPI Rinaldo

Questo a noi interessa. Noi abbiamo già approvato una deliberazione di indirizzi per la S.p.A. Promark due anni fa e il Vicepresidente Vetrino si è impegnato a presentare un'analoga deliberazione di indirizzi per la Finpiemonte. La STEF è una S.p.A. quindi ha la sua autonomia. Un documento sugli indirizzi, ovvero l'esposizione della intenzione e delle volontà della Regione, è importante conoscerlo insieme ovviamente a quanto autonomamente deciderà la società. In sostanza cerchiamo di non arrivare al dibattito con le mani giù dal manubrio, ma di avere l'indicazione degli indirizzi.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Il documento sarà preciso e dettagliato anche in ordine alle conseguenze, nel senso che ci saranno delle conseguenze di carattere operativo.



BONTEMPI Rinaldo

Il documento dunque verrà presentato in questi giorni?



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Certamente.


Argomento:

Richiesta di notizie da parte del Consigliere Bontempi sulla situazione della STEF

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3 all'o.d.g. "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale" comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Cornetti, Minervini, Valori e Vetrino.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco delle leggi vistate dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione dell'Unità Socio Sanitaria Locale 1/23 di Torino


PRESIDENTE

Il punto 4) all'o.d.g. reca: "Comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione dell'Unità Socio-Sanitaria Locale 1/23 di Torino".
Riassumo i punti salienti delle interpellanze, interrogazioni e ordini del giorno pervenuti alla Presidenza riguardanti i recenti avvenimenti collegati ai rimborsi effettuati da parte dell'Unità Socio-Sanitaria Locale di Torino nei confronti di alcuni laboratori privati di analisi. Copie di tali documenti sono state distribuite a tutti i Consiglieri: interpellanza del Gruppo comunista che chiede di conoscere le ragioni per le quali non sia a tutt'oggi stata ripresentata in Consiglio per l'approvazione la legge n. 27 della passata legislatura sulla disciplina per l'apertura, l'esercizio e la vigilanza dei laboratori privati di analisi mediche a scopo di accertamento diagnostico interrogazione urgente del Consigliere Pezzana per conoscere in quale misura la Regione è stata da danneggiata dalla truffa dello Studio Medico Mirafiori e se in qualche modo è coinvolta; se è già iniziata l'attività dell'Unità ispettiva citata in premessa e con quali risultati; se l'Assessore competente intende presentare una relazione dettagliata sull'attività dell'unità organizzativa regionale in funzione prima del servizio ispettivo interpellanza urgentissima presentata dal Gruppo comunista per sapere quando, con quali criteri e da chi sia stato nominato responsabile del Servizio ispettivo della Regione Piemonte il dott. Valenti; come e con quali criteri sia stato composto il Servizio ispettivo della Regione Piemonte; se e quando sia stata condotta una qualche ispezione sulla Unità Socio-Sanitaria Locale 1/23 di Torino e con quali risultati si sia o meno conclusa; se la Giunta e l'Assessore competente non ritengano comunque di presentare un rapporto completo ed esauriente sullo stato della Unità Socio Sanitaria Locale 1/23; se non ritengano di fare e di proporre quindi alla prossima seduta consiliare la proposta del Gruppo comunista di nominare una Commissione di indagine del Consiglio regionale interpellanza del Gruppo democristiano al Presidente della Giunta e all'Assessore per conoscere quali provvedimenti intendano prendere per verificare la situazione esistente nel settore sanitario, in particolare per quanto riguarda i problemi oggetto di indagine da parte della Magistratura nel settore (sovvenzioni - laboratori / Unità Socio-Sanitarie Locali) interpellanza urgente del Consigliere Mignone alla Giunta regionale per sapere se intende nominare una Commissione regionale di inchiesta per accertare - per quanto riguarda l'Ente Regione - l'esistenza di condizioni che possano favorire nella gestione sanitaria devianze riferite a rapporti pubblico-privati ordine del giorno presentato dal Gruppo comunista ordine del giorno presentato dalla maggioranza ordine del giorno presentato dal Consigliere Staglianò.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Pezzana. Ne ha facoltà.



PEZZANA Angelo

Se i documenti sono stati elencati dal Presidente in ordine di presentazione rilevo che c'è stato un errore, perché il mio documento è stato presentato per primo e non per secondo. E' una piccolezza, che per mi sembra utile segnalare.



PRESIDENTE

Quello che conta è il momento della ricezione. Infatti il documento comunista ha il numero di protocollo 638 mentre quello del Gruppo consiliare della Lista verde civica reca il numero 639.



PEZZANA Angelo

A maggior ragione è un errore del funzionario che non ha registrato in tempo il mio documento, perché io l' ho presentato il giorno 23. Se è stato rubricato molto tempo dopo, non è colpa mia, ma di chi l' ha registrato.



PRESIDENTE

Questo ha una scarsa importanza rispetto all'economia dei lavori.



PEZZANA Angelo

Io credo invece ché ne abbia parecchia, perché questa interrogazione è stata rubricata cinque giorni dopo.



PRESIDENTE

Tutti i documenti in arrivo vengono protocollati nella giornata.



PEZZANA Angelo

Allora perché è rubricato il 26 e non il 23?



PRESIDENTE

Perché il 23 era venerdì e a mezzogiorno, come lei sa, l'attività regionale cessa, quindi è stato rubricato il lunedì successivo.



PEZZANA Angelo

Ci vuole più attenzione!



PRESIDENTE

E' vero che il documento del Consigliere Pezzana è pervenuto dopo le ore 18 di venerdì, ma allora occorrerebbe che si lavorasse - come io desidero - fino alla sera del venerdì in modo tale che tutto ciò che giunge al protocollo possa essere registrato immediatamente.
Purtroppo a mezzogiorno del venerdì si interrompe l'attività, unico caso al mondo. Un giorno è stato deciso questo, ma io non sono di siffatta opinione. Il funzionario responsabile, dottoressa Rovero, è stata in ufficio fino alle ore 18 e non ha ricevuto il documento entro quell'ora altrimenti l'avrebbe protocollato.



PEZZANA Angelo

La dottoressa Rovero deve averlo ricevuto prima, perché io l' ho mandato il mattino.



PRESIDENTE

Comunque il numero di protocollo è questo. Vedremo di risistemare meglio le cose.
La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Mi pare sia opportuno ricordare all'assemblea che sul medesimo argomento su cui interverrà la Giunta è stata presentata una proposta di deliberazione da parte del sottoscritto per l'istituzione della Commissione di inchiesta; un'altra proposta di deliberazione mi pare anche sia stata presentata da parte del Gruppo del Movimento sociale. Sarebbe utile illustrare l'insieme delle proposte.



PRESIDENTE

Ricordo che la proposta di deliberazione segue per regolamento un iter preciso, che è l'esame in sede di Commissione. Io non ne posso dare notizia se non quando la proposta giunge in aula per l'esame definitivo, cioè dopo l'esame della Commissione. La sua proposta è stata trasmessa alla Commissione. Ho dato lettura dei documenti pervenuti al proposito, non degli atti deliberativi che hanno un iter diverso rispetto agli ordini del giorno, alle interpellanze ed interrogazioni.
Secondo quanto convenuto nella riunione dei Capigruppo passiamo ora alla comunicazione della Giunta regionale.
La parola all'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Signor Presidente, signori Consiglieri, la legge di riforma sanitaria (n. 833/1978) prevede la possibilità di convenzioni con il Servizio sanitario nazionale da parte di strutture sanitarie private; queste strutture nella legge di Piano sociosanitario vengono definite come integrative del servizio pubblico. Le convenzioni in atto si hanno dunque su normativa di livello nazionale e su criteri di programmazione regionale.
In particolare, le convenzioni per prestazioni specialistiche e di diagnostica e terapia strumentale di laboratorio esistenti nelle Unità Socio-Sanitarie Locali di Torino sono quelle ereditate dal sistema mutualistico per effetto del D.P.R. del 16/5/1980.
I controlli sulle strutture suddette possono essere di due tipi. Un primo tipo riguarda tutte le strutture sanitarie private, siano o meno convenzionate con il servizio pubblico. Esse devono possedere requisiti minimi stabiliti in atti di indirizzo e di coordinamento del Governo e nella legislatura regionale.
Ho ricordato nell'ultima seduta del Consiglio che è l'art. 43 della legge n. 833/78 a demandare alla legislazione regionale la disciplina e la vigilanza sulle istituzioni sanitarie di carattere privato e che si tratta di una normativa che attende di essere elaborata ed approvata dal 1978.
Riguarda tutti i settori in cui si esplica l'attività sanitaria delle strutture private, dalle case di cura ai presidi poliambulatoriali che operano nelle diverse branche specialistiche quali, ad esempio, la fisiochinesiterapia, la radiodiagnostica, i laboratori di analisi, ecc.
L'unico disegno di legge approvato in materia dal Consiglio regionale nella passata legislatura è quello relativo ai laboratori di analisi, ma anche quest'unico disegno di legge non aveva avuto il visto del Governo in quanto per ben due volte è stato rinviato con osservazioni: il 24 novembre 1983 e il 2 luglio 1984. Dopo quest'ultimo rinvio, il disegno di legge è stato riportato in V Commissione consiliare il 7 marzo 1985 e non ha avuto ulteriore corso.
Nell'ultima seduta di Consiglio ho anche ricordato che con l'inizio della presente legislatura tutto il problema delle norme sulle istituzioni sanitarie private è stato riesaminato e si è proceduto ad affrontare sistematicamente la materia iniziando dal settore di maggiore rilevanza: quello delle case di cura private.
Entra oggi in vigore la L.R. n. 5/87 sulla disciplina delle case di cura private. Una serie di elementi di cui oggi si denuncia la mancanza in materia di strutture ambulatoriali di diagnostica strumentale e di laboratorio sono invece chiaramente indicati in questa legge 'a cominciare dalla trasparenza della proprietà, da tutti gli aspetti riguardanti le attività sanitarie espletate, nonché dagli aspetti relativi all'edilizia alle norme di sicurezza e al personale necessario. Si tratta dunque di gestire questo strumento normativo che la Regione ha a disposizione e di approntare analoghi strumenti per gli altri settori delle attività sanitarie private.
Ho detto prima che esiste un secondo tipo di controllo in questo campo che riguarda non più tutte le istituzioni sanitarie private, ma solo quelle che hanno un rapporto convenzionato con il Servizio sanitario nazionale. Ebbene, questo rapporto è disciplinato dalle norme di livello nazionale che, per il settore delle attività specialistiche ambulatoriali sono contenute nello schema tipo, ex art. 44 della legge n. 833/78.
Lo schema tipo è attualmente all'esame del Consiglio sanitario nazionale e deve essere emanato con decreto ministeriale: manca dunque ancora oggi m otto anni dalla legge di riforma sanitaria.
Ugualmente le trattative nazionali per l'accordo, ex art. 48, sono iniziate presso il Ministero della Sanità ed è oggi ancora in vigore l'accordo stipulato nel 1980 che ha poi formato oggetto del D.P.R. del 16/5/1980.
Si tratta di una normativa che la Regione e le Unità Socio-Sanitarie Locali non possono cambiare "pena la responsabilità personale degli amministratori", come recita testualmente la legge. La normativa del 1980 è assolutamente lacunosa, insufficiente e superata. Non prevede, ad esempio l'espresso divieto di subappalto né altra fattispecie di istituti per cui fin dall'inizio della sua applicazione c'è stato un cospicuo contenzioso fra la Regione e i privati convenzionati; in alcuni casi il TAR ha condannato le prese di posizione assunte dalla Regione stessa conformemente alle scelte di politica sanitaria che erano state fatte.
Naturalmente la Regione ha contribuito negli anni a fornire alle Unità Socio-Sanitarie Locali direttive precise cercando di ovviare alle carenze della normativa vigente sia pure in un contesto di non trascurabili difficoltà.
Altro capitolo spinoso è quello delle tariffe, ferme al mese di dicembre 1980, per cui in alcuni casi esse sono oggi troppo remunerative (qui do ragione al Consigliere Staglianò) perché il progresso tecnologico ha alterato i costi e in altri casi sono inadeguate perché i costi hanno subito una forte lievitazione. Inoltre, il panorama stesso degli esami in cui si ricorre più fortemente è gradualmente cambiato nell'arco di questi ultimi sei anni.
Tutto questo fornisce già alcune indicazioni sui motivi di squilibrio che hanno purtroppo costituito terreno fertile per speculazioni o addirittura per i reati su cui il Magistrato in questi giorni sta indagando. E, per andare ai nodi che più condizionano la correttezza dei rapporti fra sanità pubblica e privata, ricordo che il disegno di legge sulle incompatibilità più volte annunciato dall'allora Ministro Degan non è mai andato in porto e che l'attuale Ministro Donat Cattin ha sostenuto l'importanza di questa legge, ma per ora si tratta solo di buone intenzioni.
Più volte la Regione ha cercato di colmare i vuoti legislativi nazionali, basti pensare alle due leggi di Piano socio-sanitario regionale emanate in carenza di Piano sanitario nazionale o, per citare solo la più recente, la legge sulla sperimentazione attraverso proprie iniziative o disposizioni, cercando in tal modo di rendere più pregnante il ruolo affidatole dalla Legge n. 833/78 all'art. 11 che si limita alla sola competenza legislativa.
Va altresì ricordato che queste competenze sono peraltro condizionate da leggi quadro o da atti di indirizzo e coordinamento tuttora mancanti o emanati con grande ritardo.
Non basta. Il sistema sanitario nel suo insieme è sprovvisto di misure sanzionatorie, tant'è vero che in alcune leggi finanziarie si prevede la responsabilità diretta degli amministratori per alcuni atti, in linea con la "ratio" legislativa intesa a garantire livelli di autonomia decentrata in contrapposizione al passato sistema centralizzato e gerarchico con potestà sanzionatoria. L'unico controllo sistematizzato è quello sugli atti che, come è noto, non spetta alla Regione, ma ad un apposito organo previsto dalla Costituzione e che, proprio in quanto svolge un controllo di legittimità e solo in alcuni casi di merito sui singoli atti, non garantisce la verifica complessiva delle attività delle Unità Socio Sanitarie Locali E' per tale motivo che il sottoscritto ha proposto, e questo Consiglio regionale ha approvato, la costituzione di un Servizio ispettivo teso - in via prioritaria - a verificare in maniera generalizzata e programmata la correttezza della gestione delle Unità Socio-Sanitarie Locali, i risultati della stessa e la rispondenza agli obiettivi regionali primi fra tutti quelli di piano.
Sono pur vere almeno due cose: 1) la verifica dell'attività legislativa e programmatoria regionale rientra fra le competenze dei singoli servizi, peraltro come si è detto sprovvisti della possibilità di proporre interventi risolutori nei confronti delle Unità Socio-Sanitarie Locali inadempienti 2) era stata istituita, con deliberazione del Consiglio regionale 28/7/1983 n. 440-6422, l'unità organizzativa flessibile regionale per la verifica della gestione finanziaria delle Unità Socio-Sanitarie Locali concretizzata con successiva deliberazione della Giunta regionale il 12/1/1984 (n. 17 31247) successivamente modificata, la quale aveva individuato i componenti della stessa.
Tale unità ispettiva peraltro, oltre ad essere limitata al piano finanziario contabile, non disponeva di personale proprio e non rispondeva alla necessità di garantire un'azione di verifica generalizzata sia per l'ambito di competenza, sia per la difficoltà di attivarla essendo tutti i componenti - quelli di provenienza regionale o quelli di provenienza Unità Socio-Sanitaria Locale - responsabili di un servizio o di una attività istituzionale assorbente.
Per tali motivi i risultati sono stati estremamente modesti ancorch siano state operate numerose ispezioni di cui all'allegato.
La soluzione pertanto dell'unità flessibile è stata una scelta quanto meno inopportuna, non potendo pensare di verificare un'attività di budget di 3 mila miliardi annui con qualche ora di lavoro di personale distolto dai compiti istituzionali.
Come oggi non è più pensabile svolgere complesse competenze sanitarie regionali - che costituiscono una grande pecularietà sia sotto il profilo del budget annuo sia perché si tratta della sola funzione finanziata totalmente dal fondo regionale - con un ridotto (sotto il profilo quali quantitativo) contingente di personale che è minore addirittura rispetto ai tempi preriforma e dell'avvio della stessa.
In ordine poi ai criteri per l'individuazione del personale dell'unità flessibile, gli stessi discendono dall'art. 3 della deliberazione approvata dal Consiglio; in coerenza con essa erano stati scelti i funzionari che all'interno dell'Assessorato erano coordinatori e all'interno della Giunta del Consiglio o delle Unità Socio-Sanitarie Locali avevano una specifica professionalità e qualificazione nel settore economico - finanziario. Il numero complessivo originario era di 15 unità tra dipendenti regionali e delle Unità Socio-Sanitarie Locali Tale unità è stata utilizzata esclusivamente per rispondere a situazioni emergenti o per corrispondere a sollecitazioni avanzate ed è cessata con l'istituzione del Servizio ispettivo come è previsto dalla norma transitoria della L.R. n. 28/86. Il Servizio ispettivo è stato istituito infatti con la deliberazione della Giunta regionale del 24/9/1986 n. 114-7930 e in data 11/11/1986 con deliberazione n. 62-8942 è stato nominato il responsabile nella persona del dott. Pasquale Valenti, già responsabile del Comitato comprensoriale di Torino. Allo stesso Servizio è stato assegnato un ulteriore unico dipendente di IV livello a fronte delle 12 unità (di cui 8 a livello direttivo) previste dalla deliberazione istitutiva.
La scelta è stata determinata da un lato per il superamento dei Comitati comprensoriali e per l'utilizzo delle strutture esistenti dall'altro perché il predetto funzionario aveva operato nei settori sanitario ed assistenziale, materie di competenza del Servizio ispettivo.
E' appena ovvio che la scelta del dottor Valenti dava per scontata, essendo lo stesso senza soluzione di continuità del Servizio comprensoriale l'assenza di motivi di incompatibilità con lo status di dipendente regionale.
Per quanto riguarda i provvedimenti nei confronti del dott. Valenti la Giunta ha assunto le determinazioni del caso sulle quali potrà essere più preciso l'Assessore Carletto.
Per quanto riguarda l'Unità Socio-Sanitaria Locale 1/23 preciso che le ispezioni condotte sono quelle di cui all'allegato in numero di 2, alle quali vanno aggiunte un'ispezione specifica di risposta con decreto del Presidente della Giunta regionale sul Centro Grandi Ustionati all'Ospedale CTO di Torino conclusasi recentemente e un'altra ispezione sempre disposta con decreto presidenziale presso il laboratorio di corso Toscana per la parte concernente il laboratorio d'analisi.



PRESIDENTE

Sulla comunicazione della Giunta è aperto il dibattito.
La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

La comunicazione dell'Assessore alla sanità dovrebbe portarci alla conclusione che la situazione della sanità è disastrosa.
Qualunque altra azienda che presenti ai propri soci un bilancio di questo genere non potrebbe trarre altra conclusione se non quella di un fallimento o di una bancarotta, magari anche fraudolenta, viste le notizie riportate dai giornali in questi ultimi giorni. Naturalmente una Regione non fallisce, un Assessorato non dichiara fallimento né dichiara bancarotta. Si tira avanti. Si tira avanti però - questa è la mia impressione - sentendo le relazioni che la Giunta fa quando leggiamo sui giornali tali avvenimenti. Sembra sempre che queste cose siano capitate a cielo sereno, che non si sapesse nulla, che sono notizie che colgono i responsabili all'improvviso, mentre invece sappiamo che già un anno e mezzo fa il pretore Rinaudo, Sostituto Procuratore della Repubblica, aveva dichiarato che 35 delle 44 Unità Socio-Sanitarie Locali della Provincia di Torino erano state toccate da inchieste penali con provvedimenti giudiziari.
Leggendo notizie di questo genere credo che un responsabile del settore sanità avrebbe dovuto attivare quei meccanismi che la Regione si è data.
Non è vero che la Regione non può intervenire, l'attuale Servizio ispettivo ha una paternità precedente. L'unità organizzativa proposta dall'ex Assessore alla sanità Bajardi ha la data di inizio del 20 luglio 1982 quando l'Assessore Bajardi comunicò alla Giunta di voler istituire questa unità organizzativa.
All'art. 5, punto 3, quella proposta prevedeva espressamente la facoltà da parte della Giunta di accertare il regolare funzionamento dei servizi.
Quindi non sono solo criteri informativi, ma anche di controllo del funzionamento dei servizi. Se la lingua italiana ha un senso e se le parole ne hanno uno conseguente, accertare che i servizi funzionino regolarmente significa mettere in moto quei meccanismi per arrivare ad accertare se questo è possibile o meno.
La proposta dell'Assessore Bajardi fu poi approvata dal Consiglio il 28 luglio 1983, un anno dopo. Questo già stava ad indicare una non grande necessità o non grande urgenza di arrivare a dotarsi da parte di questa Regione di strumenti di controllo. Cinque mesi dopo, il 12 gennaio 1984 quindi un anno e mezzo dalla proposta iniziale, la Giunta nominava i funzionari.
Sarebbe interessante sapere che cosa ha fatto in quell'anno e tre mesi di funzionamento l'unità organizzativa, perché se i suoi compiti erano quelli di accertare che i servizi funzionassero regolarmente, chiedo che venga fatto conoscere a questo Consiglio che tipo di lavoro ha svolto quell'unità organizzativa in quel periodo, quali controlli e quali verifiche ha fatto, quali relazioni ha presentato all'Assessore, quante situazioni irregolari ha evidenziato, se ne erano emerse, e quali provvedimenti la Giunta aveva preso in conseguenza appunto di eventuali irregolarità emerse.
Il Servizio ispettivo sanitario della nuova Amministrazione viene invece approvato con legge n. 28 il 12 giugno 1986. Le funzioni paragonando le due leggi, sono quasi identiche, però il Servizio ispettivo ha dei poteri formali maggiori. Peccato che questa legge arrivi con molti anni di ritardo.
I poteri sono di grande controllo sia economico che finanziario sulle Unità Socio-Sanitarie Locali



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Anche sanitario.



PEZZANA Angelo

Va bene, ma visto che qui si parla di illeciti finanziari non volevo allargare la ferita.
Vorrei citare un articolo del 23 gennaio del giornalista Pier Paolo Benedetto che su "La Stampa" segue i lavori di questo Consiglio, articolo che poi ha originato immediatamente la mia interrogazione, perché alla fine di quell'articolo si leggeva testualmente: "Secondo una indagine effettuata dalla Regione risulta che almeno il 50% dei medici di base, alla luce del sole o clandestinamente, traggano utili dalle strutture private". Sarà una mancanza mia, ma io non ho mai avuto da questa Regione e da questa Giunta notizia di una indagine effettuata dalla quale si evincessero questi ragionamenti. Evidentemente il giornalista ha fatto il suo mestiere e ha tratto da questa lettura un'affermazione molto grave che chiedo alla Giunta di giustificare e chiarire, ma soprattutto chiedo che sia fatta conoscere quella indagine, che non è stata portata a conoscenza di questo Consiglio e i motivi per cui non è stata resa nota.
Ci sono poi altri dati allarmanti. C'è una circolare interna dell'Assessorato al personale in data 28 gennaio, pochi giorni fa, nella quale si ricercano cinque funzionari per il Servizio ispettivo. Che cosa deve concludere un Consigliere di fronte alla lettura di questa circolare? Che a tutto il 28 gennaio questo Servizio ispettivo previsto dalla legge di giugno dell'anno scorso non è ancora entrato in funzione.
Queste domande precise richiedono una risposta da parte dei responsabili richiamati da queste mie osservazioni. Vorrei chiudere il mio intervento anche perché tutto quello che compete alla parte giudiziaria va giustamente lasciato all'inchiesta. Le valutazioni le trarremo più avanti.
Vorrei però, visto che il discorso sanità coinvolge anche ragionamenti a carattere nazionale, richiamare certe affermazioni lette sui giornali in questi giorni e anche questa mattina su "La Stampa", quando il Ministro della Sanità Donat Cattin con osservazioni molto lontane da quelle espresse dall'Assessore Olivieri, che è una persona sensibile e non certo rozza e volgare come il Ministro Donat Cattin, parla di AIDS e quindi di categorie a rischio. Secondo una certa impostazione clericale di questo Paese, come dice "La Stampa" riportando un'intervista ad un certo Buttiglione, che dovrebbe essere l'ideologo di Comunione e Liberazione, "le categorie a rischio coincidono con quelle del disordine". Invito l'Assessore Olivieri a comunicare al suo superiore (se c'è una gerarchia tra Regione e Stato), il Ministro Donat Cattin, che le categorie a rischio vanno allargate. Forse Buttiglione voleva parlare di disordine sessuale, ma questa parola gli è rimasta, evidentemente per una certa pruderie...



(Commenti del Consigliere Brizio)



PEZZANA Angelo

Brizio, non sto parlando con te. Non so perché ti senti sempre toccato.



BRIZIO Gian Paolo

Donat Cattin è il mio capo.



PEZZANA Angelo

Allora ti dichiaro tutta la mia solidarietà, perché avere un brutto capo non è ,piacevole.
Comunque, invitavo l'Assessore 0livieri a rivolgere al Ministro Donat Cattin un pressante invito ad allargare le categorie a rischio.
Purtroppo i cattivi maestri non fanno danno soltanto nella propria famiglia, cosa che si può dire per il Ministro Donat Cattin, ma fanno dei danni anche presso l'opinione pubblica, generano ostilità sociale, creano emarginazione e tutto questo fa poco onore alla gestione della sanità, dal Ministro fino all'ultimo, certo non importante, dirigente di Unità sanitaria locale, e ci porta a vedere un grave disordine per i cittadini di questo Paese che sono sempre colpiti dalle mazzate moralistiche di certi clericali che si dichiarano cristiani, ma che nel momento di rubare sono tutti d'accordo e quando capita, grazie a certi pretori coraggiosi finiscono anche in galera.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

In quest'ultima settimana gli sviluppi dello scandalo sono stati clamorosi: risultano coinvolti il Presidente della Unità Socio-Sanitaria Locale, il Direttore del personale della Unità Socio-Sanitaria Locale e il Capo del Servizio ispettivo della Regione. In questo ultimo caso non si trattava di un caso di omonimia. E' una triste e sconvolgente vicenda che tra l'altro non è conclusa. I Magistrati l' hanno definita "un pozzo senza fondo".
Emerge clamorosa, quanto estesa, la commistione fra interessi pubblici e interessi privati. Si tratta di un vero e proprio cancro che ha aggredito il servizio sanitario torinese.
Nel dibattito della scorsa settimana abbiamo evitato accuratamente di parlare delle responsabilità penali, il cui accertamento spetta alla Magistratura.
Abbiamo sottolineato le responsabilità amministrative e politiche. Su questo punto vi abbiamo invitati a prestare attenzione, a cogliere il senso politico della vicenda; ma l'Assessore ha parlato d'altro.
La maggioranza furbescamente si è trincerata dietro l principio costituzionale che la responsabilità penale è personale, si è detto: "sullo scandalo rispondano al Magistrato personalmente i responsabili, chi ha sbagliato paghi".
Oggi non potete più negare precise responsabilità amministrative e politiche della Regione, della maggioranza, della Giunta. Lo dicono gli sviluppi dell'inchiesta e lo dicono pesantemente. Hanno potuto funzionare meccanismi perversi: il meccanismo del dirottamento dei pazienti verso i laboratori privati convenzionati; la pratica diffusa del timbro facile o del timbro falso, i cui protagonisti sono i privati più"intraprendenti" taluni medici, funzionari, impiegati pubblici, politici, tutti in qualche modo compiacenti o conniventi (compiacenze e connivenze a fine di interesse personale, di lucro naturalmente). Ha potuto così funzionare il meccanismo del subappalto, la fitta rete dei laboratori non convenzionati che eufemisticamente sono stati chiamati "succursali"; il meccanismo dei rimborsi illeciti, degli esami fatturati due o tre volte, dei rimborsi per prestazioni mai eseguite. Gli aspetti societari, tutt'altro che trasparenti, sono torbidi, nascondono i veri soci, celano la presenza di soci occulti; è legittimo quindi chiedersi chi sono i veri soci, chi si cela dietro questi assetti societari torbidi.
Noi abbiamo insistito e insistiamo sulle responsabilità politiche e amministrative. Il Servizio ispettivo costituito nel giugno 1986 non è mai entrato in funzione. Nello stesso anno, la sollecitazione del Ministero della Sanità per un'ispezione all'Unità Socio-Sanitaria Locale di Vercelli non è mai stata accolta. E' stata invece avviata un'ispezione di carattere generale all'Unità Socio-Sanitaria Locale 1/23 di Torino, ma guarda caso è ancora in corso, non è stata conclusa. Il Servizio ispettivo non ha funzionato. Il Decreto del Presidente della Repubblica del 1980, meglio noto come Decreto Pertini, è stato ignorato completamente; quel Decreto recita: "I dipendenti del Servizio sanitario nazionale addetti alle autorizzazioni per il ricorso a prestazioni erogate da privati convenzionati possono concedere le medesime solo dopo essersi accertati che la rete dei servizi regionali competenti per territorio e branca specialistica non sono in grado di soddisfare la richiesta secondo i tempi e le modalità previste dal decreto stesso". La legge che disciplina l'apertura, l'esercizio e la vigilanza dei laboratori privati di analisi mediche a scopo di accertamento diagnostico, per ben due volte respinta dal Commissario di Governo, non è stata accettata da questa Giunta neppure nella sua ultima versione, quella rielaborata, che ha avuto il parere favorevole del Direttore generale del Ministero della Sanità. Ancora oggi nonostante tutto ciò che è accaduto, l'Assessore non intende ripresentarla non ne ha parlato; avanza invece una proposta di legge per controllare a campione la qualità dei servizi e delle prestazioni offerti dai laboratori pubblici e privati: mi pare una lodevole iniziativa, ma non basta. E' indispensabile una normativa che disciplini apertura, esercizio e vigilanza dei laboratori privati. La stessa indagine avviata proprio in questi giorni sulle autorizzazioni e sulle convenzioni con laboratori privati, sui loro resoconti contabili, se è fine a se stessa corre il rischio di essere inutile; bisogna stabilire chiare condizioni ed esercitare una permanente e rigorosa vigilanza.
Lo stesso vale per verificare il funzionamento dei laboratori di radiodiagnostica e di riabilitazione.
Dopo gli ultimi inquietanti sviluppi vogliamo sapere quando, con quali criteri e da chi sia stato nominato responsabile, del Servizio ispettivo della Regione Piemonte il dott. Pasquale Valenti, coinvolto nell'inchiesta giudiziaria in quanto amministratore di due laboratori privati che risulterebbero compromessi negli illeciti e truffaldini rapporti con l'Unità Socio-Sanitaria Locale 1/23.
Abbiamo il dubbio che siano stati emarginati funzionari capaci e fedeli per far posto al Valenti; comunque vogliamo conoscere i criteri obiettivi in base ai quali si scelgono i capi servizio, qual è la diffusione tra i funzionari dipendenti della Regione del doppio lavoro.
Chiediamo risposte urgenti agli interrogativi: come e con quali criteri è stato composto il Servizio ispettivo della Regione; quali attività ispettive ha svolto in questi anni e con quali risultati; se e quando è stata condotta un'ispezione alla Unità Socio-Sanitaria Locale 1/23 di Torino e con quali risultati si sia o meno conclusa.
Chiediamo inoltre l'istituzione di una Commissione consiliare che accerti tutta la verità. Al tempo stesso insistiamo perché si potenzino i servizi pubblici. Questo è il nostro principale dovere: far funzionare con efficienza ed efficacia il servizio pubblico; quindi vanno potenziati i servizi pubblici negli organici e nelle dotazioni strumentali.
Bisogna intervenire anche sull'atteggiamento del medico di base bisogna limitare rigorosamente la pratica delle autorizzazioni facili, del timbro facile; al tempo stesso dobbiamo definire con chiarezza un quadro di condizioni che regolino le attività dei privati e che vigilino sulle stesse.
Abbiamo parlato nel precedente dibattito di competitività. Nell'ambito dello spazio riservato al privato (sappiamo che si tratta di uno spazio complementare, integrativo rispetto al pubblico, che svolge una funzione surrogatoria seppure importante) vogliamo che vi sia competitività tra i privati e più in generale vogliamo che vi sia competitività tra pubblico e privato. Abbiamo nettissima l'impressione che certe prestazioni erogate da taluni centri privati siano nettamente al di sotto rispetto alla qualità media di quelle che vengono fornite dalle strutture pubbliche. Certo ammettiamo che il fenomeno degenerativo non è recentissimo, ma non si possono non notare le differenze, i diversi atteggiamenti ampiamente riportati dagli organi d'informazione proprio in questi giorni. Sono del 1982 gli esposti dell'allora Assessore alla sanità Sante Bajardi, che denunciavano il traffico di impegnative tra laboratori convenzionati e non convenzionati; è dello stesso anno la comunicazione all'Unità Socio Sanitaria Locale 1/23 di Torino; è del 1984 la costituzione di un Servizio ispettivo amministrativo che svolse ispezioni a Chivasso e a Mondovì nonostante la scarsa propensione di alcuni funzionari.
A conclusione dell'intervento vorrei che riflettessimo tutti insieme su due punti.
Il primo: la riforma sanitaria fin dall'inizio è stata sabotata al centro e alla periferia dalle forze della conservazione, le stesse che l'avevano per lungo tempo impedita. Alla nascita, purtroppo ritardata della riforma queste forze avevano scelto di attuare la massima del "cambiare tutto per non cambiare niente", di stare al gioco degli eventi per impedire il nuovo; cacciate dalla porta, insomma, rientravano dalla finestra e si insediavano nel Servizio sanitario nazionale con chiari intenti controriformatori. Non è un caso quindi che taluni personaggi più in vista dello scandalo provengano del vecchio sistema di potere conservatore e antiriformatore, dalla mutualità più arretrata e corporativa.
I nemici della riforma hanno occupato posti di primo piano nelle articolazioni del Servizio sanitario nazionale. Gli affossatori della riforma hanno per troppi anni rappresentato i loro partiti occupando posti di primissimo piano nel Servizio sanitario pubblico. Emergono quindi nettissime le responsabilità politiche di certi partiti.
Secondo punto. Dopo il 2 marzo 1983 assistiamo angosciati ad una vera e propria catena di scandali che dimostra l'esistenza di fenomeni degenerativi nella vita pubblica: trame affaristiche che inquinano la vita politica, istituzionale ed economica della società piemontese.
Da parte nostra c'è stata un'aspra autocritica e un impietoso dibattito interno ancora in corso per le responsabilità che ci potrebbero essere addebitate. Con ferma coerenza in questi anni abbiamo perseguito una linea politica per rendere trasparente la gestione, l'amministrazione, il governo della cosa pubblica. Qualche risultato è stato conseguito (nelle nomine negli appalti),, ma abbiamo l'impressione netta che tutto continui come prima. Su questa strada ci siamo mossi da soli, certe forze con molta determinazione non intendono incamminarvisi; altre ancora sono riluttanti pur sollevando continuamente la questione morale.
In questo impegno, signor Presidente e signori Consiglieri, ci sentiamo soli e isolati: anche gli altri partiti devono fare la loro parte. E' in gioco non solo il Servizio sanitario, ma la stessa democrazia. La vicenda di cui parliamo oggi è un'occasione da non perdere per cominciare, da parte degli altri partiti, ad incamminarsi, insieme a noi, sulla strada del risanamento della vita pubblica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente e colleghi, su questo scandalo annunciato l'Assessore Olivieri si è trincerato ancora stamane dietro i "non possumus": ostacoli legislativi non rimossi, difficoltà burocratiche. Dal che se ne deduce che non c'è, a giudizio di DP, volontà politica reale ad affrontare i nodi veri, nonostante il malaffare che va emergendo dal profondo del sottobosco politico torinese e piemontese, nonostante i quintali di dossier che si vanno accumulando in via Tasso, sede della Procura della Repubblica.
Certo, ci sono carenze gravissime e controlli non fatti. Ha ragione Pezzana. Però Pezzana si ferma qui, mentre a nostro avviso occorre cercare di risalire alle radici politiche strutturali della "Dinasty" delle cartelle cliniche. Ho l'impressione che nemmeno il collega Calligaro, che pure apprezzo per le molte cose che ha detto, abbia cercato di cogliere quelle che ci paiono essere le questioni vere di retroterra, senza rimuovere le quali si finirebbe solo con il mettere un "cerotto" malfermo ogni volta che il bubbone scoppia.
Se mi consentite, signor Presidente e colleghi, ripercorrerò, seppure brevemente, i passaggi salienti del libro bianco, che citavo già nella seduta precedente, realizzato da DP quando non era presente ancora in quest'aula, ed esattamente nel febbraio 1985.
Cominciamo dai presupposti della riforma sanitaria e dalla pratica concreta della riforma sanitaria stessa. A otto anni di distanza dall'approvazione di quella legge importante, noi possiamo osservare come una serie di interventi in campo sanitario non siano rivolti verso la tutela della salute. L'Assessore Olivieri, esperto attento di questa problematica, ha certamente presente questi passaggi decisivi: la riforma sanitaria introduceva nella legislazione il concetto di prevenzione, cura e riabilitazione per tutelare la salute dei cittadini. Gli interventi in campo sanitario non sono rivolti verso la tutela della salute, ma sono diventati terreno di speculazione, con l'avallo più o meno esplicito di quella struttura pubblica che la legislazione stessa aveva deputato al controllo e alla programmazione di interventi e spese. Con la riforma sanitaria, infatti, si era teso a superare la miriade di enti di assistenza e assicurazione per malattie, unificando il servizio e assegnando alla struttura privata una funzione esclusivamente ausiliaria, per colmare temporaneamente dei vuoti e per dar modo al Servizio nazionale pubblico di assorbire quei 2 milioni e 600 mila utenti in più che l'unificazione del Servizio sanitario nazionale aveva determinato producendo un indubbio fatto di civiltà oltre che di conquista democratica per il nostro Paese.
In verità, il processo è andato nel senso contrario: la struttura che doveva essere ausiliaria, marcatamente nell'area torinese, è diventata quella prioritaria e questo ci rimanda a qualche elemento di riflessione che riprenderò alla fine di questo "excursus", sul rapporto tra pubblico e privato, sul mercato e sulle rispettive e diffuse mistificazioni.
L'introduzione, ad esempio, dei tickets sui farmaci e sulle prestazioni diagnostiche è un esempio concreto di come i governi centrali si siano mossi in questi anni per ridurre la spesa sanitaria. Non è stato cioè ipotizzato alcun sistema di razionalizzazione dell'uso delle strutture esistenti; si è puntato semplicemente e vanamente ad incrementare le entrate attraverso i ticket e lo denunciavamo due anni fa parlando dell'iniqua "tassa sulla malattia" e mi pare che sia ancor vero oggi, che persino il "rozzo e volgare" (come lo definisce Pezzana) Ministro della Sanità Donat Cattin ha dovuto rendersi conto della antieconomicità del sistema dei ticket. Si è puntato, semplicemente e vanamente dicevamo, ad incrementare un'entrata verso le casse dello Stato, prelevando denaro dalle tasche dei cittadini, ma non si è valutata nemmeno lontanamente la possibilità di risparmiare - come vedremo fra breve - facendo funzionare meglio le strutture pubbliche, ampliando i servizi offerti da queste, più economici di quelli offerti dai privati convenzionati. In questo modo le convenzioni con i privati (laboratori, case di cura, eco.), che erano nate per garantire in maniera ausiliaria le prestazioni che il servizio pubblico temporaneamente non riusciva a dare, sono vertiginosamente aumentate determinando quei grossi profitti, anche criminali, di cui le cronache devono oggi occuparsi.
Richiamati quei presupposti politici, a nostro avviso apprezzabili della riforma sanitaria e la pratica concreta, effettiva di questi anni, è utile entrare nel merito di alcuni particolari, Assessore e colleghi che avete la cortesia di seguire questo ragionamento che mi rendo conto non è semplicissimo e forse neppure "frizzante" come pure si sarebbe tentati di fare su questi argomenti pur drammatici.
Detto ciò, proviamo a mettere a fuoco quella che definivo antieconomicità della convenzionata esterna; affrontiamo quindi il nodo dei costi, l'incapacità e la connivenza nel determinare la situazione di cui la Magistratura è costretta ad occuparsi.
Il primo dato che salta agli occhi a proposito di costi è che l'aumento dei ricavi della "convenzionata" è avvenuto in maniera lineare nel tempo e ad un livello ben al di sopra della linea dell'inflazione. Dal 1979 in poi la crescita dei suddetti ricavi è costante e progressiva, fino ad assumere una linea retta. Quali fattori hanno fatto spiccare il volo, dal '79 in poi, ai ricavi dell'industria della malattia, come DP la definì due anni fa? E' utile soffermarsi, seppure brevissimamente, su qualcuna di queste ragioni. Ci pare che almeno tre ordini di fattori abbiano contribuito all'incremento della spesa per la collettività e dei ricavi per i privati.
In primo luogo, in questi anni è aumentato il numero degli esami e delle procedure diagnostiche esigibili, alcune delle quali assai costose; in secondo luogo, il prezzo , degli esami è progressivamente aumentato, pur in presenza di innovazioni tecnologiche che lei, Assessore, richiamava e che non giustificano il tariffario nazionale in tante circostanze, come dir fra poco; non solo il prezzo degli esami è progressivamente aumentato, ma anche il ricorso ad esami e procedure diagnostiche varie da parte del medico di base si è accresciuto. Tante volte anche per mancanza di educazione sanitaria addirittura da parte di chi dovrebbe impartirla, come il medico, determinando gravi scompensi.
Intervenendo su alcuni di questi fattori è possibile anche agire nel senso della razionalizzazione e del risparmio. Se infatti l'aumento del bacino di utenza è un fatto che giudichiamo positivo e fondamentale per una società civile, ci pare possibile una razionalizzazione della spesa favorendo ad esempio l'esecuzione degli esami nei laboratori pubblici, che sono più economici, e limitando l'esecuzione degli esami inutili.
A questo punto mi limito a richiamare, perché purtroppo non ci sono gli strumenti tecnici per mostrarla a tutti i colleghi, la tabella ideografica predisposta nel nostro libro bianco a proposito di alcuni studi oggi inquisiti; ne cito soltanto due: lo Studio medico torinese e il C.D.C.
Mentre nel 1979 lo Studio medico torinese aveva una convenzione (per usare il linguaggio adottato dopo la riforma sanitaria) che si aggirava intorno ai 500 milioni di lire, nel 1982 era balzato a l.200 milioni, con uno stacco nettissimo rispetto alla media dell'inflazione del 15% annuo. Il C.D.C. nel .1980 aveva poco meno di 4 miliardi, nel 1983 era andato oltre i 7 miliardi. Potrei dettagliare ulteriormente questi dati, ma temo che finirei per annoiare e complicare ai colleghi la possibilità di seguire il ragionamento che intendo svolgere.
Proviamo a guardare allora nel dettaglio di alcune cifre riferite alla realtà piemontese, raccolte con quelle difficoltà burocratiche che i colleghi immaginano benissimo per una forza non rappresentata nelle istituzioni, visto che nemmeno adesso che siamo in quest'aula si riesce ad avere in tempi rapidi il bilancio dell'Unità Socio-Sanitaria Locale 1/23 del 1986. Dalla relazione generale del CENSIS sui dati della situazione economica del Paese emerge come l'assistenza in ospedali convenzionati sia costata 1.032 miliardi nel 1979 e 3.217 miliardi nel 1983. Ciò vuol dire un aumento annuo medio del 51,3%: è il capitolo più alto rispetto alle altre voci di aumento della spesa sanitaria negli anni 1979/1983. Mi fermo ai dati del 1983, ma dalle poche cifre che abbiamo potuto avere in tempi rapidi in questi ultimi giorni la tendenza si mantiene costante anche negli anni successivi.
Nel 1979 la spesa per la convenzione ospedaliera rappresentava quasi l'8% di tutta la spesa sanitaria, mentre la spesa per la prevenzione appena il 4%, cioè la metà. Nel 1983 la convenzionata ospedaliera rappresentava il 10,3% del totale della spesa sanitaria, mentre la spesa per la prevenzione si abbassava al 3,5%, cioè un terzo rispetto alla convenzione. Guardate come ci si allontana nettamente dai principi della riforma sanitaria già richiamati: è un caso emblematico di come si possano scrivere delle cose egrege per poi fare esattamente il contrario di quel che si scrive. E le responsabilità di questo, Assessore, non possono essere addebitate alle lungaggini burocratiche e basta, come lei mi è parso facesse capire nel suo intervento.
Nell'ambito piemontese la spesa per la convenzionata era di 39 miliardi nel 1981, per giungere a 49 miliardi nel 1986, stando a quanto lo stesso Assessore Olivieri dichiarava nella seduta scorsa. Ma quali sono le prestazioni che vengono fornite dai servizi pubblici e privati?



PRESIDENTE

Collega, le ricordo che è scaduto il tempo a sua disposizione.



STAGLIANO' Gregorio Igor

La ringrazio, signor Presidente, ma purtroppo andrò un po' oltre i limiti stabiliti se non si vuole limitare questa discussione a poche battute che non ci aiutano per nulla ad interpretare la realtà che abbiamo attorno. Risulterò più lungo del previsto, ma forse alla fine avremo qualche elemento in più per determinare qualche iniziativa concreta che pure dovremo assumere alla fine di questo dibattito.
Ripeto, quali sono le prestazioni fornite dai servizi pubblici e privati? Le analisi di laboratorio rappresentano, fra tutte le prestazioni fornite dai privati, più del 60% del totale, e se a queste aggiungiamo quelle per le cure per la riabilitazione la percentuale si avvicina al 90%: sono questi quindi i campi nei quali i privati hanno il loro terreno di pascolo, quelli che rendono di più. E' sintomatico ad esempio che nelle prestazioni oculistiche e odontostomatologiche la presenza dei privati convenzionati rappresenti rispettivamente appena il 2,9% e 1'1,1% di tutte le prestazioni. E' chiaro, da questi due esempi particolari, come - ed ecco che comincia ad emergere la mistificazione su questa dialettica presunta tra Stato e mercato - là dove esiste un'iniziativa privata pura queste attività hanno uno spazio enorme e quindi si ritiene di non doversi convenzionare con lo Stato.
I privati vengono pagati per le loro prestazioni - si diceva prima - in base ad un tariffario che si stabilisce a livello nazionale. Ebbene un'analisi dei costi per esami svolta all'interno di quattro presidi ospedalieri piemontesi ha messo in luce come l'esame fatto in ospedale costi meno della tariffa che viene pagata al convenzionato: mediamente dal 10 al 30% in meno. Questa indagine riguardò nel 1982 i presidi sanitari di Ivrea, Venaria,gli Ospedali pediatrico e oftalmico. Tutto ciò emergeva già nel 1982, si tratta di capire allora perché, pur cominciando ad avvertire una realtà, poi non si intervenne come da parte nostra, inascoltati, si proponeva di fare.
Detto ciò, Assessore e colleghi, se restringiamo il campo all'Unità Socio-Sanitaria Locale 1/23 vediamo come, mentre nel 1981 le spese per laboratori privati e prestazioni specialistiche ammontavano a 27 miliardi e 379 milioni, prendendo a base 100 questa cifra, nel 1983 si registrava un aumento del 42% in due anni, raggiungendo in termini assoluti la cifra di 42 miliardi e 614 milioni.
Inoltre, possiamo notare come per i settori più importanti ci sia stato un vistoso calo dell'intervento pubblico: anche qui potrei dettagliare, ma mi pare di poter procedere più rapidamente perché a questo punto mi rendo conto che si appesantirebbe molto l'esposizione che vado facendo.
C'è un altro aspetto che non può non essere colto mentre discutiamo di truffe ai danni del denaro pubblico, di incapacità o non volontà politica da parte delle istituzioni democratiche e rappresentative di intervenire per applicare le leggi, nel nostro caso la riforma sanitaria del 1978, ed è quello della differenza tra il costo reale di un esame e lo strozzinaggio operato dai laboratori privati.
Riprendo queste cifre dal "Notiziario S.I.Bio.C." secondo il quale un'azotemia ha un costo reale di 214 lire e viene pagato ai laboratori privati 2.695 lire; un esame del colesterolo dal costo reale di 399 lire viene pagato 3.715 lire. Fate voi le considerazioni del caso.



MARCHINI Sergio

Cosa vuol dire costo reale?



STAGLIANO' Gregorio Igor

Costo reale vuol dire, tanto per cominciare, quanto costa l'attrezzatura per l'elaborazione degli esami...



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Staglianò, quello è il costo del reagente: abbi pazienza, aggiornati!



STAGLIANO' Gregorio Igor

Accetto le interruzioni se servono a chiarire le idee...



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

I costi che tu riporti sono quelli dei reagenti che attualmente rappresentano una minima parte del costo complessivo dell'esame. Riconosco che nel processo di adeguamento tecnologico il costo di alcuni esami sia diminuito percentualmente, ma di poco. Vi sono però altri esami in cui incide ancora moltissimo la manualità o l'uso di attrezzature di altissimo costo che comportano elevati costi di destinazione del capitale e l'utilizzo di personale qualificato, costi che invece sono sottostimati.
C'è un'alternanza non indifferente in queste due voci. Non bisogna abusare di cifre se poi non sono valutate obiettivamente.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ringrazio l'Assessore Olivieri e il collega Marchini che hanno voluto soffermarsi su questo punto che mi pare rilevante. La distanza non è dieci volte superiore, ma forse sette volte. Nei laboratori privati si effettua ampiamente il doppio lavoro e il lavoro nero, come si evince dalle connessioni non soltanto familiari che stanno emergendo dall'inchiesta giudiziaria. Ragion per cui già nel 1982 si accertava come venisse pagato almeno il 30% in più di quello che è il costo comparato in una struttura pubblica comprendendo tutte le voci (quelle strutturali, reagenti, il personale e via discorrendo).
Concludo sul mistificante dibattito che si svolge anche in quest'aula tra Stato e mercato. A proposito di sanità esso è un inganno: un inganno all'intelligenza di ciascuno, per chi lo vive in buona fede, ma è un inganno soprattutto nei confronti della gente. Davvero non riesco a spiegarmi se sia soltanto un abbaglio o un disorientamento totale quello che travolge la sinistra storica su questo importante nodo; in particolare è preoccupante per come lo affronta il PCI che ha gestito l'Assessorato nella precedente legislatura e per come, ancora stamane, il collega Calligaro parlava di competitività. Quali sono questi due mercati che dovrebbero essere in contrapposizione e in dialettica da cui fare emergere l'optimum di cui parlano gli estimatori di questa dottrina economica? Anziché due mercati noi ne abbiamo uno solo, cari colleghi, quello della spesa pubblica che viene dirottata verso il cosiddetto "mercato" privato.
Più mercati potevano esserci quando non c'era l'unificazione del Servizio sanitario nazionale.



PRESIDENTE

Scusi, collega Staglianò, il tempo è scaduto ampiamente.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Va bene, è scaduto ampiamente. Ho chiesto già scusa ai colleghi e a lei signor Presidente per aver sfondato il termine di tempo datoci, però mi pare che siamo di fronte ad un problema che limitarlo soltanto alle battute per avere la citazione domani sui giornali è deprimente per un'assemblea che vuole essere parlamentare. Ed allora concludo.
Non esiste quindi questo mercato privato affidato a meccanismi suoi propri, ma ci troviamo di fronte ad un "mercato" che è strettamente dipendente dagli spazi che vengono lasciati ad esso dal pubblico, non sussistendo in verità nessuna concorrenza. Dove è, collega Calligaro, la competitività che dovremmo attivare? Naturalmente, Assessore e colleghi non penso che si debba tornare a prima del 1978. Noi di DP pensiamo che bisogna cominciare ad applicare davvero la legge n. 833, certo migliorandola in quegli elementi che hanno dimostrato essere carenti soprattutto nei meccanismi che hanno consentito gli stravolgimenti di cui discutiamo. Ma, appunto, occorre arrivare a far si che il Servizio sanitario nazionale sia effettivamente un "servizio" ai cittadini eliminando quello che è diventato il mercato della salute.
Le nostre proposte le illustrerò quando avremo modo di discutere i deliberati di questa assemblea in merito alla vicenda. Mi limito semplicemente a richiamare che, stando così le cose di un male che viene da lontano, a nostro avviso occorre che si avvii una Commissione di inchiesta "senza alcun vincolo di segreto d'ufficio", questo sia chiaro. Dovremo perciò precisare quali sono i quesiti che dovrà svolgere, le questioni che essa dovrà affrontare. Abbiamo fatto delle proposte, i colleghi probabilmente le hanno già sotto i loro occhi. Mi auguro che ci sia una volontà convergente in questa direzione che in verità non ho colto pienamente nella relazione reticente, oltreché asfittica politicamente dell'Assessore Olivieri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sono ben lungi dal volere catturare, come diceva il collega Staglianò, battute ad effetto; però prima di collocarmi nel merito della comunicazione dell'Assessore ritengo doveroso ricordare che fin dalle prime fasi di avvio della riforma sanitaria le Unità Socio-Sanitarie Locali si sono caratterizzate per la spesa facile e incontrollata. E' sufficiente al riguardo leggere le relazioni che dal 1980 in avanti hanno fatto i Procuratori generali presso la Corte dei Conti inaugurando l'Anno giudiziario della Corte stessa per rendersi conto dell'esattezza di questa affermazione, peraltro nota e arcinota.
Merita anche di essere ricordata una dichiarazione fatta il 31 agosto 1986 dal Ministro Goria, sempre a proposito delle Unità Sanitarie Locali il quale ha testualmente detto: "Ci sono delle Unità Sanitarie Locali che non rispettano il vincolo di bilancio. Se avessimo una Magistratura funzionante dovremmo costruire nuove carceri per fare entrare tutti i colpevoli" (gli amministratori, colpevoli di non rispettare il vincolo di bilancio). Evidentemente il Ministro Goria, riferendosi all'andamento delle Unità Sanitarie Locali, alla loro spesa facile e incontrollata, prospettava l'ipotesi di reati nani, perché tutto sommato uscire dal vincolo di bilancio è un reato di gran lunga minore di quello per il quale è stato aperto il recente procedimento penale.
Ho voluto fare il richiamo alla spesa facile e incontrollata che fin dall'inizio ha caratterizzato i comportamenti delle amministrazioni delle Unità Socio-Sanitarie Locali perché è evidente, rendendosi conto di questa situazione, che la legge finanziaria del 26/4/1982 obbligava le Regioni ad istituire un Servizio ispettivo per la verifica della gestione della contabilità delle Unità Socio-Sanitarie Locali e su altro versante demandava alle Regioni di istituire un Collegio dei Revisori dei Conti per le Unità Socio-Sanitarie Locali Come è già stato ricordato, ma merita ancora di essere sottolineato e ribadito, in attuazione della legge finanziaria dell'aprile 1982 c'è stata alcuni mesi dopo, esattamente il 20 luglio 1982, una proposta della Giunta diretta al Consiglio per istituire una unità organizzativa regionale per la verifica economico - finanziaria delle Unità Socio-Sanitarie Locali con annesso un dettagliato regolamento che prevedeva come avrebbe dovuto muoversi tale unità organizzativa della Regione. La deliberazione del Consiglio regionale è solo del 28 luglio 1983 e recepisce la proposta della Giunta. Abbiamo poi la deliberazione del 12 gennaio 1984 che nomina i quindici ispettori contabili regionali. Questo argomento lo riprender accennando alla nostra proposta di Commissione d'inchiesta.
Eravamo nei primi anni di attuazione di questa normativa e ciononostante il tempo decorso fra il mese di aprile 1982 e la nomina degli ispettori, gennaio 1984, è stato eccessivo e va quindi contestato alla Giunta dell'epoca, anche se può essere antipatico parlare del "babbo morto", questo ritardo nell'innescare un meccanismo di controllo previsto dalla legge finanziaria dello Stato.
Arriviamo poi alla legge regionale, come è stato ricordato anche dall'Assessore, del 17 luglio 1986 che, correggendo e meglio integrando i lineamenti dell'unità organizzativa regionale, istituisce il vero e proprio Servizio ispettivo così come previsto dalla legge finanziaria.
Al riguardo l'Assessore Olivieri, accennando all'entrata in vigore di questa legge, dice che ha tenuto conto della previa deliberazione di Giunta e della previa deliberazione del Consiglio regionale, anche se poi dice che era stato fatto poco o nulla da quelle unità operative.
Questo sarà da accertarsi mediante la Commissione d'inchiesta, per devo rilevare che c'è una contraddizione fra quanto ha detto l'Assessore con riferimento alla pregressa unità operativa che ha operato o avrebbe dovuto operare durante la passata legislatura e fino all'entrata in vigore della legge 17/7/1986 e quanto sta invece scritto nella relazione di presentazione di questo Servizio ispettivo, relazione che porta la data 9 aprile 1986 e che appunto precede l'articolato. Qui si ribadisce che la legge finanziaria dello Stato prevedeva questa serie di controlli amministrativo - contabili e che si vuole migliorare la preesistente normativa, tenuto conto della positiva esperienza maturata in relazione all'attività svolta dall'unità di cui alla deliberazione consiliare del 28 luglio 1983.
I casi sono due: o secondo l'Assessore Olivieri l'attività dell'unità di cui alla deliberazione 28 luglio 1983 è stata positiva e ha dato i suoi frutti (sarebbe stato interessante sapere quali frutti ha dato e quale attività ha svolto) oppure è esatto quanto ci ha detto oggi e cioè che ha svolto una funzione sostanzialmente nulla. Anche questa contraddizione che è facile cogliere nella dichiarazione dell'Assessore nell'ambito delle comunicazioni è una ragione in più per istituire la Commissione d'inchiesta.
Sempre sul versante dei controlli, che non sono cosa di poco conto anche con riferimento alla vicenda di questi giorni, la legge finanziaria aveva previsto l'istituzione di un Collegio dei Revisori dei Conti che aveva funzioni sostanzialmente identiche a quelle dell'istituendo Servizio ispettivo, quindi anche i Revisori dei Conti, dei quali uno nominato dal Consiglio regionale, uno dalle assemblee delle Unità Socio-Sanitarie Locali e il terzo dal Ministero, dovevano verificare e controllare la gestione amministrativo - contabile delle Unità Socio-Sanitarie Locali A questo punto, di fronte a un servizio di controllo previsto dalla normativa nazionale, attuato solo sul piano legislativo dalla normativa regionale, e di fronte all'inesistenza, come ci ha detto l'Assessore Olivieri, di una normativa quadro per quanto riguarda le convenzioni, si impone sul piano politico, non dico per risolvere il problema, ma per effettuare da parte nostra un'indagine parallela a quella giudiziaria l'istituzione di una Commissione di inchiesta che ha innanzitutto il fine di accertare le verifiche e i controlli che sono stati posti in essere dalla Giunta regionale sulla gestione amministrativo - contabile delle Unità Socio-Sanitarie Locali con il tramite del Servizio ispettivo e in adempimento delle normative vigenti. Questo naturalmente non con riferimento solo agli eventi giudiziari di questi giorni, ma a partire dal momento in cui sono stati istituiti, dalla legge finanziaria che ho più volte citato, i controlli. La Commissione deve poi accertare se e quali controlli sono stati posti in essere dal Collegio dei Revisori dei Conti.
Se ci sono responsabilità per inerzia, come a nostro avviso ci sono, perch sia dalle poche notizie che abbiamo avuto, sia da quanto ha detto oggi l'Assessore nel corso della comunicazione i controlli non ci sono stati o se ci sono stati pare che siano stati estremamente deboli e frammentari sarà peraltro opportuno verificare e controllare anche quanto hanno fatto i Revisori dei Conti.
Chiediamo poi come terzo punto nell'elencazione, ma anch'esso primario alla pari degli altri come importanza, di accertare i criteri e le modalità d'esercizio sotto il profilo burocratico amministrativo dei convenzionamenti che sono stati posti in essere dal momento dell'entrata in vigore sul piano regionale della riforma sanitaria ai giorni nostri.
L'Assessore ha detto che la normativa quadro è ancora inattuata.da parte del Parlamento e dello Stato; peraltro, siccome le convenzioni ci sono state, ci sono e adesso l'inchiesta giudiziaria muove su quel filone attraverso la contestazione degli illeciti commessi nell'ambito delle convenzioni, anche questo ha da essere oggetto di indagine. Quindi se si vuole sul piano politico fare chiarezza sulle problematiche che hanno originato il procedimento penale non c'è che da arrivare, come abbiamo richiesto noi e non solo noi, ad una Commissione d'inchiesta che provveda alle verifiche che ho ricordato.
Questa è la nostra collocazione fino a questo momento nell'ambito delle comunicazioni fatte dall'Assessore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, ho chiesto la parola perché nel dibattito sia presente anche la base delle proposte che sono contenute nel nostro ordine del giorno. Tuttavia, perché abbia un senso votare questo ordine del giorno o altri che verranno presentati, dato che auspico che si esca di qui con l'assunzione di impegni sul modo di andare avanti nei vari punti chiave della vicenda, è necessario un ragionamento politico preliminare. La comunicazione dell'Assessore, pur contenendo alcuni elementi assolutamente veri, ha in realtà determinato la scomparsa dal dibattito della vera questione che è in campo oggi. Quindi se voteremo un ordine del giorno quale esso sia, con il presupposto di una finta di dibattito che si disperde su molte cose, credo che non avremo le condizioni reali, il principio di realtà per far viaggiare questi impegni.
Perché dico questo? Ripeto, è realistico ammettere che certe cose stanno così come dice l'Assessore sul ruolo della Regione, sul rapporto con le Unità Socio-Sanitarie Locali, sulle potenzialità reali dell'ispezione.
Purtroppo però questa comunicazione, caro Assessore Olivieri, ha innescato un dibattito che rischia di dare ragione clamorosamente a quello che scriveva ieri Pansa su "La Repubblica" e cioè che a Torino è scomparsa, è affogata la politica. Se la politica non ha la capacità di reagire con una politica lettura del passato e con impegni seri e credibili per il futuro di fronte a fatti che gettano un così grande allarme nell'opinione pubblica e che mettono gli amministratori pubblici in grande difficoltà rispetto ai fatti che si verificano, non, sai quando e come, in vari settori, è chiaro che la politica è morta o meglio la classe politica assume nell'insieme connotazioni di cinismo, di assuefazione al punto che si supera l'ostacolo quando si presenta e poi le cose continuano come prima o peggio di prima.
Se non si affrontano questi aspetti è del tutto irrilevante capire come il Servizio ispettivo funziona, come si è fatto l'atto x o l'atto y.
Ha ragione l'Assessore Olivieri quando sostiene che il Servizio ispettivo non ha fatto molto. Ha già detto il Consigliere Calligaro che noi giudichiamo politicamente non giusto il fatto che si sia fatta la legge ma che non si sia attivato il Servizio ispettivo. Ma non voglio insistere più di tanto sul fatto specifico, se non per ricollegare due atteggiamenti diversi possibili.
Al di là del fatto c'è una traiettoria che è fatta da uomini, discorsi impegni, atti e coerenze che vanno misurati. Il nostro atteggiamento negli anni passati, dovendo governare una realtà complessa ereditata dalla riforma, è stato di tentare di mettere in piedi una legislazione che politicamente aveva un significato al di là del merito e, quando già si avevano elementi di sospetto, abbiamo non solo mandato avanti la "notiziatura", come direbbe il Presidente, alla Procura, ma anche la notizia all'Unità Socio-Sanitaria Locale deputata delle sue funzioni perch venisse compiuta la verifica.
Sulla questione dei laboratori privati abbiamo cercato di sostenere il nostro atteggiamento in un clima ideologico di irrefrenabile libertà, di bellezza e di efficienza rispetto al pubblico. Poteva essere un terreno di cultura ma adesso stiamo verificando (non per l'imprenditoria) che ci sono truffatori e assalitori della cosa pubblica. Questo è stato un atteggiamento, l'altro non è stato così. L'altro è stato un atteggiamento in nome di una disinvolta deregulation, di una irrisione alla programmazione, in nome del fatto che conta il concretò. Certo, conta il concreto ma in quanto disciplinato da regole e dal tentativo di affermarne di nuove, di moderne e di efficaci per stabilire un quadro del bene comune delle convenienze e delle decisioni pubbliche.
Questo atteggiamento non c'è stato ed è questo politicamente che noi riteniamo di dover rimproverare alla Giunta e all'Assessore.
D'altra parte, come potrebbe essere diverso? Da tre mesi sono bloccate le nomine alla Unità Socio-Sanitaria Locale di Torino per una spartizione e una lottizzazione che abbiamo denunciato in quest'aula e che voi stessi ne converrete è al maggior ribasso possibile.
L'ottica è verso i Partiti e verso il sistema pubblico, certo, ma prima di tutto viene il merito, prima di tutto ci sono i problemi della comunità allora il giro è diverso di fronte al quale non tengono le ragioni di maggioranza, anzi, ci si può muovere per farle giocare in maniera diversa rispetto a questo blocco clamoroso della situazione torinese.
Come non si può dimenticare che in questo emerge il vecchio sistema di potere sulla sanità, le vecchie mutue e, non a caso, i responsabili delle vecchie mutue che attraverso il Servizio sanitario sono rientrati in gioco.
Lungi da me fare un processo, non ci sto e non ci sono mai stato a forme di strumentalizzazione o di polveroni. Sono e siamo contrari alle strumentalizzazioni, a chiamare in causa tutti e comunque. Però, nella scelta del Presidente della Unità Socio-Sanitaria Locale hanno giocato le ragioni del vecchio sistema di potere sulla sanità e la responsabilità del Partito che è sempre stato chiamato in causa anche in altri episodi.
Da sempre diciamo che il sistema delle nomine è un modo per verificare le carenze, i percorsi, gli atteggiamenti reali dei Partiti e,laddove i Partiti, come nel caso del PCI, hanno proposto a reggere le strutture persone che si sono dimostrate come si sono dimostrate, nel caso dell'IACP il nostro Partito non solo ha fatto autocritica e ha fatto in modo di mandarle via quando si sono poste in essere le condizioni, ma ha avuto la coerenza di dire che questo è uno dei punti nevralgici e che chi ha questi incarichi deve assumersene le responsabilità. Ma non sta avvenendo questo non se ne è neanche parlato.
Se non riusciamo a capire questo contesto e questo atteggiamento, tutto può essere vero, ma tutto può essere anche inutile.
Noi attendevamo dall'Assessore delle risposte puntuali che invece non sono venute, ma soprattutto attendevamo un atteggiamento di scatto credibile, visibile, percepibile, l'atteggiamento di chi, sentita la frustata per qualcosa che non lo riguarda personalmente, ma lo riguarda in quanto amministratore pubblico e in quanto partecipe di un certo sistema che o per omissione o perché non ce l' ha fatta o perché non poteva reagisce. Io questo non l' ho visto. L'atteggiamento minimalistico burocratico, con cui si è affrontata la situazione è inaccettabile politicamente. In sede di Conferenza dei Capigruppo ho detto al Presidente e all'Assessore che siamo in grado di distinguere perfettamente le diverse responsabilità amministrative, politiche e quelle che attengono alle persone, ma la condizione è di mettere le carte in tavola e di giocarle in modo alto e giusto. Altrimenti, ha ragione Pansa: l'encefalogramma della reattività della politica a Torino sta diventando piatto e lo dimostra non solo il modo in cui si sta svolgendo questo dibattito, ma anche il modo in cui ci siamo arrivati. Mi attendevo che i Partiti democratici con cui dialoghiamo e ai quali riconosciamo la presenza, il ruolo, anche quando sono nostri avversari, innescassero il loro dovere di parlare ai cittadini di far capire come si muovono e quali riflessioni traggono dagli incidenti.
Tutto questo non è avvenuto né dagli strumenti istituzionali né dal dibattito, eppure la questione è grave e ci sono rischi di allargamento.
Perché questo? Si pensa che una gestione minimalistica permetta di sgattaiolare? Se le responsabilità sono politiche, le si affronti per quello che sono e si faccia un salto avanti secondo gli schemi della democrazia, ma questo non si fa. E allora noi siamo preoccupati. Noi abbiamo creduto che dopo il 2 marzo Torino potesse cambiare in meglio. Ci sono invece conferme che questo elemento soggettivo e questa volontà non ci sono. Certo, questo non può sfuggire a una maggioranza che governa, non pu sfuggire a nessuno. Una maggioranza che governa comunque deve proporre questi temi. Insomma, è vero o no che fino a pochi giorni fa si teorizzava che non servivano le leggi e che tutto sommato conveniva riproporre i convenzionamenti? Per mesi in Commissione si sono riproposti i convenzionamenti, magari strettamente attinenti agli atti amministrativi (Villa Ida è entrata nel cuore dello scandalo attraverso una forma di incriminazione di persone che non c'entravano niente, ma la questione c'era).
Sono preoccupato di votare ordini del giorno che indichino certi percorsi. L'ordine del giorno sulle nomine nelle Unità Socio-Sanitarie Locali e sui criteri di incompatibilità è stata una vittoria parlamentare se siamo riusciti a votarlo? Molti di voi ci hanno creduto? Che vittoria politica è stata se poi si è bloccato tutto per tre mesi e sappiamo per quali motivi si è bloccato: proposte di candidati che erano in condizione di incompatibilità con le cariche politiche ed insieme l'esasperato tiro all'elastico della lottizzazione. Allora, che senso ha votare le cose? 0 questi atteggiamenti cambiano oppure è molto difficile perseguire su questa strada. Si tratta di ripristinare le condizioni originarie di un patto democratico in cui confronto, trasparenza, dibattito e correttezza sono le regole fondamentali dopo che con troppo cinismo si è portata a fondo questa barca. Qualcuno irride: sembrano le prediche di un moralista.
Macché moralista, sono le prediche di chi vuol fare bene la politica! Badate, la cosa non è di poco conto. Abbiamo avuto il caso di un funzionario che aveva già tentato di diventare capo servizio della programmazione sanitaria, ma gli era stato detto di no perché non ne era in grado e non certo per una discriminazione politica, ma poi gira, ritorna e riesce non so come a farsi nominare capo servizio. E' stata ignorata la competenza e la professionalità e questo riguarda il personale della Regione.
Voi sapete la lotta che abbiamo fatto sulla legge del personale perch riteniamo che il modo di selezione non sia giusto. Riteniamo sia necessaria una verifica di come sono state fatte le scelte e dei modi in cui andiamo a determinarle. Questo episodio è un campanello d'allarme. L'idoneità a dirigere è una questione difficile. Il criterio del buon padre di famiglia le vecchie regole che non diciamo più, l'equità, la responsabilità che si assume l'Assessore, diventano questioni cruciali, è questione cruciale perché altrimenti il sistema delle spinte, delle pressioni, individuali o di parte, rischia di scassare drammaticamente qualsiasi possibilità intanto sulle spalle di quelli che le responsabilità le portano e vogliono nient'altro che fare il loro lavoro. E' una vecchia questione generale ma nel caso specifico assume dei contorni di responsabilità. Non era ignota la storia di questo personaggio che andava girovagando in Regione a richiedere le funzioni di responsabilità che riteneva di meritare ma che, alla luce di quello che è successo, non foss'altro per il fatto che non aveva dichiarato l'incompatibilità, mostra di esserne totalmente indegno.
Noi possiamo votare il nostro o un altro ordine del giorno, possiamo volere la Commissione d'inchiesta, tutto quello che volete, ma se si opera questo scatto la deduzione deve essere politica. Gli eventi atmosferici, le calamità che ci piombano addosso attraverso i veleni, tutti questi fatti la politica deve registrarli se c'è la volontà, la disponibilità, la voglia di battersi per affrontare i problemi al livello giusto e adeguato. Questa maggioranza e questa Giunta stanno dimostrando continuamente di essere sotto traccia. Ho letto il Piano di sviluppo ma non vi ho trovato niente sulle questioni della trasparenza non per impedire ai ladri di rubare ma per metterli in condizioni di difficoltà, per fare un contrappeso, per individuare anche più rapidamente nella via amministrativa quali sono le degenerazioni. Non c'è niente forse perché l'assuefazione, il cinismo che viene anche da atteggiamenti personali, stanno dando ragione all'articolo forse ingiusto, di Pansa, ma che ha saputo fotografare la situazione della nostra città.
Noi, individuate queste responsabilità politiche, abbiamo fatto una serie di proposte che stanno in piedi se si crede a quello su cui si lavora.
Le nostre conclusioni sono amare. La Giunta ha affrontato queste questioni come se non attenessero alle nostre radici di fondo, al nostro comportamento e alla nostra Regione. Questo va denunciato e trarremo le conclusioni politiche dal voto dell'ordine del giorno e dal modo di collocarsi della Giunta.
Ritengo che la risposta da dare alla comunità piemontese, oltre a quella che darà la Magistratura, sia quella dell'assunzione piena delle responsabilità, sia l'indicazione delle cose da cambiare perché qui in realtà, al di là di qualche particolare, nessuno ha detto che è successo qualcosa di politicamente rilevante, nessuno ha detto di voler fare qualcosa per cambiare davvero i meccanismi e le strutture. E' la questione di fondo in cui un governo viene riconosciuto anche se è contrario nella sua forza e nella sua legittimazione. A me pare che Governo e Assessore queste caratteristiche non le abbiano dimostrate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, stiamo assistendo ad un dibattito su una vicenda che vede ancora una volta le istituzioni pubbliche della nostra città e della nostra Regione coinvolte in modo massiccio in situazioni di grosso disagio che permeano ormai profondamente la società e la struttura degli enti pubblici. Ancora una volta la Magistratura è andata ad occupare quegli spazi liberi che le istituzioni avrebbero dovuto e dovrebbero occupare con controlli, verifiche, accertamenti nella condizione ordinaria della cosa pubblica.
E' inutile filosofare sulla natura del potere di controllo, se l'ente pubblico ha il solo compito del controllo contabile, se ha il compito della tutela e della sorveglianza. Io credo che gli Enti locali abbiano la volontà politica precisa di conoscere ciò che avviene al loro interno e vogliano prevenire certi atteggiamenti e certi comportamenti che sono andati e andranno ancora determinandosi e che hanno avuto una espansione molto ampia anche perché è venuto meno quel minimo di rigore che deve esistere nelle strutture pubbliche.
Parliamo oggi dell'Unità Socio-Sanitaria Locale 1/23 di Torino, un carrozzone immenso, gigantesco, con un bilancio che è pari quasi a quello del Comune di Torino e che caratterizza la difficoltà della gestione dell'intero complesso della macchina sanitaria. Forse qualcosa di più consistente si sarebbe dovuto fare in passato per individuare forme di controllo reale e per evitare che queste situazioni si determinassero.
Qualcuno ha già parlato della struttura burocratica della Regione e ha fatto riferimento alla legge sulle strutture che ha visto il Partito repubblicano critico proprio perché si andava a creare una struttura organizzativa che di fatto facilitava il determinarsi di queste situazioni lasciando l'ingerenza pesante della dirigenza politica rispetto alla gestione amministrativa, esautorando quindi la gestione burocratica ed amministrativa e forse creando qualche alibi per comportamenti non espressamente corretti. Per noi fu, e lo dicemmo allora, un errore quell'impianto di struttura del personale. Avremmo preferito che altre situazioni fossero meglio normate per prevenire questi fatti. Che nella sanità della Regione Piemonte qualcosa non funzionasse è cosa non di ieri non dell'altro ieri, ma di molto tempo fa. L'Assessore Olivieri ricorderà la prima contestazione al CTO di Torino nel 1981, quando l'Assessore alla sanità, Presidenti delle Unità Socio-Sanitarie Locali, il Sindaco di Torino furono accolti dai lavoratori con cartelli che recavano la scritta: "Le tangenti sono le vostre credenziali".
Al di là delle reazioni di qualcuno incominciava a delinearsi qualche cosa di sostanza più reale che la classe politica non ha mai cercato di approfondire e di verificare almeno fino al 2 marzo. Questa è una responsabilità della classe politica nel suo complesso. Ma anche dopo il 2 marzo non sempre i comportamenti sono stati così coerenti e le risposte così alte. Ho ascoltato con molta, attenzione l'intervento del Consigliere Bontempi. Ha detto delle cose molto giuste e infatti non dico quasi nulla di quello che volevo dire, perché in questa situazione è piuttosto riduttivo andare a vedere se quella unità organizzativa creata nel 1982 abbia o non abbia funzionato. A me pare che non abbia funzionato. La classe politica nel complesso non ha saputo dare la sensazione di essere una classe politica rigorosa, capace, seria e in grado di controllare quello che doveva amministrare.
Più che continuare in lunghi dibattiti o in lunghe elencazioni di cose non fatte, occorre prendere atto di questa situazione e cogliere l'indicazione che ci ha dato il Consigliere Bontempi. Se guardiamo come quest'aula affronta il dibattito non abbiamo la sensazione che esista una grande tensione. Forse in noi c'è la tensione troppe volte di scrivere sui giornali, ma poi finisce tutto.
Dovremmo uscire da questo dibattito dando la sensazione della presa di coscienza di questo fatto e di voler affrontare questi grossi problemi.
Sono problemi che investono il permanere stesso delle istituzioni democratiche nel nostro Stato.
La disaffezione dei cittadini rispetto alla classe politica è anche conseguenza di questi fatti e delle risposte che la classe politica ha saputo dare agli stessi.
Per questi motivi la questione morale va al di là degli aspetti puramente formali, delle cose che si devono fare, dei rituali, delle procedure e dei metodi che si devono seguire. La questione morale va ad investire un problema centrale del nostro Stato.
Non vogliamo entrare nel merito. Siamo disposti a dare una risposta reale e seria al disagio presente nell'opinione pubblica.
Non ci pare però che il modo migliore per affrontare questi problemi lasciatemi fare questa nota polemica - sia la chiusura del collega Calligaro che dice: "Noi siamo gli unici ad essere a posto". Collega Calligaro, non posso accettare questo. Noi siamo più modesti.
Crediamo di aver sempre tenuto dei comportamenti corretti e vogliamo continuare ad averli. Faremo in modo perché questi comportamenti permeino tutte le forze politiche.
Mi auguro che la Commissione che verrà istituita non sia per alzare il polverone, ma per svolgere un'indagine seria che vada ad accertare quali sono effettivamente i poteri di controllo della Regione, ma soprattutto dia gli strumenti alla Giunta affinché vengano attuate quelle politiche capaci di dare alla presenza degli enti pubblici concretezza, correttezza ed efficienza per superare le difficoltà e per dare un assetto concreto alla struttura della sanità della nostra Regione.



PRESIDENTE

Termina così la prima parte dei lavori del Consiglio.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,20 riprende alle ore 15)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Proseguiamo la discussione di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Non sono d'accordo sull'impostazione del dibattito anche perché la relazione dell'Assessore è reticente per motivazioni in parte plausibili probabilmente se fosse stata più esplicita avrebbe sollecitato verifiche più approfondite.
Sono perplesso perché a conclusione di questo dibattito si spiove sull'ennesima Commissione di indagine. Il primo presupposto dal quale si dovrebbe partire è quello di avere un'informazione completa senza dover ricorrere alle indiscrezioni giornalistiche sulla realtà.del sistema sanitario piemontese e in particolare su quanto si riferisce alle analisi di laboratorio. Le statistiche dicono che il 50% delle analisi vengono fatte in laboratori privati e nella città di Torino addirittura il 60%. Se questo è vero ci si dovrebbe chiedere come le strutture pubbliche acquisite con l'assorbimento delle mutue nel Servizio sanitario nazionale siano crollate di capacità e di potenzialità in modo da sollecitare una giungla indiscriminata della sanità privata. Ci dovrebbe essere un giusto rapporto tra il pubblico e il privato che dovrebbe prima di tutto puntare alla qualificazione e "alla utilizzazione massima delle strutture pubbliche e dopo il confronto con i bisogni, dovrebbe verificare l'opportunità di sviluppare una risposta di carattere privato. Una certa concorrenzialità controllata può essere utile. Qui non stiamo parlando di produttività, ma di problemi che interessano l'uomo, la gente, le persone, quindi enfatizzare una polemica inutile tra pubblico e privato mi pare per certi aspetti deviante.
Con il collega Ala ho presentato un'interrogazione per chiedere quali sono le reali potenzialità nelle strutture pubbliche, in quale percentuale vengono utilizzate, il numero dei dipendenti nelle strutture pubbliche, che tipo di contratto hanno, quale attività collaterale svolgono nell'eventualità in cui il contratto non sia di dipendenza o a tempo pieno all'interno del Servizio sanitario. Credo non ci sia bisogno di nessuna Commissione d'indagine per avere queste informazioni da parte del Consiglio regionale.
Credo che nelle strutture pubbliche esistano delle attrezzature sanitarie molto più qualificate di quelle esistenti nei laboratori. Quante di queste attrezzature sono effettivamente operanti? Quante non lo sono? E perché non lo sono? In qualche Unità sanitaria o in qualche Servizio si trova la scusa che l'attacco elettrico non è a norma di legge per far si che l'attrezzatura non venga utilizzata e per indirizzare le richieste ai laboratori privati. Perché molti ammalati bisognosi di interventi sanitari per utilizzare la struttura pubblica debbono prima passare la visita privata del primario per essere ricoverati e operati entro breve tempo? Perché non è possibile controllare e pubblicare i dati relativi alle analisi effettuate e alle visite specialistiche che ogni medico di base incanala? Dove vengono normalmente effettuate? Qual è il rapporto? In alcune Unità Sanitarie Locali risulta una media di quattro analisi all'anno per abitante, in altre ne risultano otto per abitante.
Perché non c'è un albo pubblico delle quote proprietarie dei laboratori di analisi e delle cliniche private? Quanti medici operano contemporaneamente nella struttura pubblica e nei laboratori privati? Che tipo di apporto hanno nella struttura pubblica e in quella privata? Tutte queste domande non richiedono una Commissione di indagine.
Vorrei riferirmi brevemente all'Unità Socio-Sanitaria Locale 1/23. E' chiaro che ci sono delle responsabilità, anche per il passato, delle forze politiche e delle istituzioni le quali hanno separato la gestione del Comune dalla gestione della sanità in due corpi netti che non hanno mai potuto integrarsi. Due anni fa il Consiglio comunale di Torino affrontava la questione dello sciopero dei medici dicendo: "Finisce la discussione del Consiglio comunale e inizia quello sull'assemblea della Unità Socio Sanitaria Locale 1/23" come se lo sciopero dei medici non fosse un problema di un'amministrazione locale, come se non fosse un problema del Sindaco della Giunta e del Consiglio comunale perché 'idea del decentramento (quello che ha anche informato la legge regionale delle dieci Unità Socio Sanitarie Locali) non era quello della razionalizzazione, ma era quello di costituire delle unità sanitarie ospedalocentriche come momento di gestione e di potere da parte della maggioranza o come momenti di spartizione partitica. Abbiamo sentito parlare di Unità Socio-Sanitarie Locali di serie A e di Unità Socio-Sanitarie Locali di serie B, pertanto nelle prime ci vanno delle persone importanti perché comprendono un presidio ospedaliero importante, per cui nell'operazione spartitoria dei Partiti non si è ancora giunti alla definizione degli incarichi: tutti vogliono avere un Presidente di serie A, nessuno vuole averlo di serie B o di serie C.
Non è vero che nella Unità Socio-Sanitaria Locale di Torino abbiano gestito soltanto i politici perché c'è una burocrazia medica accentratrice.
Nella città di Torino si è costituito un comitato contro la droga e l'indifferenza. Un funzionario dell'Unità Sanitaria Locale ha legato le mani al Comitato di gestione nel momento in cui doveva assumere delle decisioni politiche e i componenti del Comitato digestione chiesero aiuto per superare la sua resistenza: è un esempio esplicito che dimostra come la politica non ha dominato le Unità sanitarie.
Chiedo al Presidente del Consiglio che vengano fornite dettagliatamente le risposte alla nostra interrogazione che sono pregiudiziali per qualunque tipo di ragionamento politico. Chiedo inoltre che le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, trovino il modo di coinvolgere nella gestione delle dieci Unità sanitarie la società civile e le forze sociali e culturali di Torino invitando i Partiti ad escludere nel limite del possibile i loro tesserati e valorizzando ogni risorsa qualunque essa sia.
Questo sarebbe un segnale che potrebbe tagliare la strada ad articoli come quello di Pansa, che probabilmente ha un solo errore: non è che la gente possa scegliere soltanto tra fare politica e lavorare alla FIAT-. Molte persone qualificate non scelgono di fare politica in queste condizioni e molte di quelle che hanno scelto di fare politica probabilmente non vorranno più farla fintanto che i Partiti occupano spazi che non sono loro propri organizzando sistemi di potere come sta profilandosi nelle dieci Unità Socio-Sanitarie Locali di Torino.
Ad una domanda di questo genere posta ieri sera in Consiglio comunale è stato risposto che la proposta di chiamare le forze sociali e culturali della città ad una verifica prima di nominare i responsabili richiederebbe troppo tempo e, visto che si è già in ritardo, è assolutamente necessario trovare un accordo attorno ad un tavolo tra maggioranza e opposizione all'interno della maggioranza poi si decideranno le nomine dei Presidenti di serie A, di serie B e di serie C.
Il Consiglio regionale anziché votare un ordine del giorno sulla Commissione di indagine dovrebbe assumere l'impegno di spoliticizzare la sanità a partire da Torino. Forse dando questo segnale sarà possibile cambiare qualcosa. Capisco che così non ci saranno più le spartizioni all'interno delle Casse di Risparmio e delle altre banche come abbiamo visto in questi giorni. Ma questo è un sistema che non può valere all'interno della sanità dove ci sono problemi di vita e di morte.
Torino ha persone, esperienze e strutture tali da fare della sanità qualcosa di diverso; ci sono forze politiche capaci di governare e non di spartire solo e sempre il potere.
Dopo lo scandalo dei laboratori, dopo i tanti altri scandali, occorre chiarezza e trasparenza assumendo decisioni importanti. I Partiti dovrebbero aprire un'operazione di confronto culturale e politico con le forze sociali e culturali della città per individuare coloro che potranno essere i membri componenti le dieci Unità Socio-Sanitarie Locali



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la materia della quale discutiamo non è molto edificante, ma è doveroso parlarne, discuterne e intervenire in questo dibattito che ha per oggetto le irregolarità, gli abusi, gli illeciti denunciati nella gestione della Unità Socio-Sanitaria Locale 1/23.
La magistratura sta indagando e noi auspichiamo che l'indagine faccia il suo corso fino in fondo per punire i colpevoli. E' sempre amaro constatare questi fatti. La lezione del 2 marzo 1983 non ha fatto scuola.
Sono fatti circoscritti e limitati, ma che ancora una volta appannano l'immagine della gente onesta e laboriosa della comunità piemontese. Le informazioni rimbalzano a livello nazionale. Sembra che l'elemento prevalente di questa Regione sia quello dei mestatori.
Vorrei però sottolineare l'impegno corretto di molti amministratori e del personale sanitario che opera negli ospedali, nelle strutture pubbliche e in quelle private. Questi fatti per nessuna ragione possono mettere in cattiva luce una Regione che lavora onestamente, sia sul piano generale che sul piano specifico della sanità. Questo comportamento onesto e trasparente è stato riassunto nei dati che giovedì scorso e questa mattina l'Assessore Olivieri ci ha fornito.
Se confrontiamo i costi nazionali per l'assistenza specialistica convenzionata con quelli regionali, rileviamo che il Piemonte è al di sotto del 50%. L'Assessore Olivieri ci ha ricordato le difficoltà incontrate in ordine all'approvazione del disegno di legge sui laboratori di analisi che approvato dal Consiglio, non ha però avuto la conferma dal Commissario del Governo. L'Assessore ha ricordato l'impegno a presentare in tempi brevi una proposta di legge sui laboratori di analisi che stabilisca regole precise così come abbiamo fatto per le case di cura private.
E' stato presentato un libro bianco con segnalazioni fatte a tempo opportuno, tuttavia per una serie di ragioni non si è fatto nulla. Erano campanelli d'allarme che chiedevano delle risposte. La realizzazione di un Servizio ispettivo permetterebbe di controllare permanentemente (anche se certi controlli sono di competenza dei Comitati di gestione delle Unità sanitarie) indipendentemente dalle indagini della Magistratura.
I fatti recentemente accaduti nella Unità Socio-Sanitaria Locale l/23 ci richiamano a mettere in atto leggi, strumenti, forme amministrative in modo da fare chiarezza e sciogliere i nodi residui che possono ancora esserci in alcune aree del vasto e complicato settore della sanità.
Il Consiglio regionale ha il dovere di dare una risposta alle attese della gente anche per rimuovere quell'immagine di Regione dalle fondamenta corrotte che i mass-media, per una loro logica di sponsorizzazione presentano.
Noi respingiamo questa interpretazione.
Quali sono gli strumenti da usare per fare una doverosa e necessaria chiarezza? Una Commissione di indagine oppure una Commissione di inchiesta? Il Gruppo socialista non ha una posizione rigida e definita su una Commissione d'indagine o su una Commissione di inchiesta. Siamo disponibili a trovare una soluzione con tutto il Consiglio purché si determini una proposta valida per far fronte all'attuale situazione.
Il campo dell'indagine però è un campo circoscritto. Sarebbe un grave errore se dessimo l'impressione di voler colpevolizzare la struttura pubblica e quella privata. Definiamo le responsabilità per la parte che spetta alla Regione. Perciò riteniamo che debbano essere urgentemente nominati i Presidenti delle dieci Unità sanitarie nate dalla ristrutturazione della Unità Socio-Sanitaria Locale 1/23.
Potrebbe essere una risposta puntuale che farebbe onore al Consiglio.
Il Gruppo socialista cerca di recare nella maggioranza il suo contributo nel confronto e nel dibattito. Non siamo mai sfuggiti alle nostre responsabilità. Nel settore della sanità i socialisti rivendicano dei contributi significativi negli anni della riforma e durante tutto il lungo e difficile procedere della riforma stessa. Intendiamo continuare a dare il nostro impegno ai vari livelli, in particolare, nella Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.



BERGOGLIO Emilia

Ho l'impressione che si stia consumando un'ennesima fiera di parole, al di là dell'esigenza di ribadire da un lato l'attività svolta dalla Regione nella sua funzione istituzionale e dall'altro i fatti che in questo momento non possono essere oggetto della nostra valutazione, intanto perché gli elementi a nostra conoscenza sono di fonte giornalistica, quindi non basati su documentazione precisa.
Non è in discussione il discorso pubblico-privato, pubblico è bello privato va castigato. Non sono in discussione affermazioni di principio su una materia che la Costituzione ha regolato a suo tempo, ma sono in discussione la funzione dell'ente pubblico e le sue competenze di controllo, le sue capacità di intervento nella guida dei processi.
Nella nostra interpellanza chiediamo una Commissione con il compito di controllare gli atti della Regione di questi anni, non soltanto dell'anno in cui è cambiata la maggioranza (sarebbe ingenuo voler attribuire tutte le responsabilità dei fatti alla scarsa capacità o alla poca volontà di governare questi processi dell'attuale maggioranza) e conoscere quando sono sorte le strutture, quando sono state autorizzate, quando sono state convenzionate e chi ne ha controllato i titoli. Sarà allora facile dire che questi fatti risalgono ad epoche precedenti a questi mesi. Del resto la Commissione consiliare competente dall'agosto 1983 non ha più autorizzato alcun laboratorio.
Mi sembra anche poco incidente far risalire la causa di tutti i mali al fatto che la Unità Socio-Sanitaria Locale l/23 è molto vasta e che non si sono ancora eletti i Comitati di gestione.
Certamente il ritardo del decentramento è un fatto negativo. Il Consiglio comunale 'di Torino nella seduta di ieri ha sottoscritto l'impegno di nominare i Comitati di gestione la prossima settimana. Non c'è dubbio che una Unità Socio-Sanitaria Locale così faraonica renda più difficile il governo e il controllo della sanità.
Ho sempre sostenuto che una unica Unità Socio-Sanitaria Locale per Torino non fosse adeguata. Questo fa parte della storia del Consiglio e i colleghi che erano presenti nel 1980 sanno benissimo che si era condotta questa battaglia e quindi mi stupisce che alcuni Consiglieri presenti allora insistano su questa fase terminale della procedura e non rammentino che sono parecchi anni che ci si batte, almeno da parte del nostro Gruppo perché si faccia una legge diversa da quella iniziale.
Queste cose vanno dette per memoria storica, pur senza nulla togliere alla gravità della situazione. Non c'è dubbio che l'opinione pubblica è sconcertata, come siamo sconcertati noi Consiglieri regionali che facciamo politica e che ci occupiamo in particolare di questo settore.



REBURDO Giuseppe

Non si direbbe.



BERGOGLIO Emilia

Pensa per te. Questa, se permetti, è una mia sensazione personale, il discorso dei "buoni e dei cattivi" è meglio che lo lasciamo perdere. Il tanto citato articolo di Pansa su "La Repubblica" ha fatto un lungo elenco di situazioni non chiare, per non dire scandali: Nessuna forza politica pu sentirsi totalmente estranea e venire a fare qui la parte di chi non c'entra per nulla. Quindi evitiamo questo tipo di polemica meschina e minuta e cerchiamo le possibilità concrete di operare per un cambiamento perché tutto il resto può essere facilmente ribaltato.
Il Consiglio regionale deve far emergere la volontà di verificare quello che non ha funzionato nella macchina della sanità, riconoscere che le responsabilità di controllo della Regione risalgono al 1982 e verificare quali sono i meccanismi di raccordo con le Unità Socio-Sanitarie Locali che comunque sono autonome nella gestione di una serie di iniziative che la Regione non può né controllare né verificare non avendo la competenza giuridica, fermo restando il principio che ciascun ente risponde dei propri atti. Vi è una serie di atti che competono amministrativamente alle Unità Socio-Sanitarie Locali che non vengono verificati dalla Regione e neanche dall'unità ispettiva, che mi auguro potrà entrare a regime il più presto possibile.
Occorre sicuramente rivedere il meccanismo di attività della Regione e suggerire, come è detto nel nostro documento, quei correttivi e quelle integrazioni all'attività della Regione, nell'ambito della competenza del Consiglio regionale, per evitare disfunzioni del meccanismo, senza rinunciare però ad uno dei ruoli delle forze politiche, cioè la capacità di governare i processi. Non si tratta di togliere di mezzo i partiti per affidarsi a forze sociali non meglio identificate, ma si tratta di recuperare la capacità di fare politica e di rappresentare la sintesi del collegamento con la società civile attraverso scelte e l'impostazione di una serie di attività volte a fare chiarezza.
Occorre da un lato un maggiore rigore amministrativo e dall'altro evitare di fare di ogni erba un fascio.
Il ruolo della Regione deve essere meno spento, la capacità di governo più attenta alle richieste della società civile. Mi auguro che la Magistratura riesca ad estirpare la convenzione che "comunque non si riesce a governare in modo diverso". Io credo che invece in modo diverso si possa e si debba governare. E' una scommessa, colleghi, che ci coinvolge tutti.
Non credo, come diceva il collega Calligaro, che soltanto alcune forze politiche si pongano questo problema. Respingo questa sua valutazione perché tutte le forze politiche hanno questa volontà e stanno lavorando in questa direzione. Non è il caso di ricercare primogeniture, ma occorre trovare modi e forme per operare. Spero che questi episodi sfavorevoli ci costringano ad una riflessione seria in cui ciascuno, senza presunzione sappia fare una revisione seria sul proprio modo di operare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è con una certa riluttanza che mi accingo ad aggiungere alcune osservazioni al mare di parole che mi ha preceduto, constatando - senza voler far torto a nessuno in particolare il livello inadeguato del dibattito di fronte alla gravità dei problemi e della situazione. Soprattutto da parte dei colleghi della maggioranza si dice che questo è un incidente circoscritto, quando invece questo problema è "circoscritto" a tutta l'Italia. Se si pensa che sia circoscritto a qualche ospedale o laboratorio di Torino non si colgono le dimensioni del problema.
La collega Bergoglio dice che sono necessari alcuni correttivi, ma una Commissione d'indagine o tre funzionari in più che facciano i controlli sono sempre correttivi totalmente inadeguati di fronte alla dimensione dello sfascio della struttura sanitaria di quel modello in base al quale la classe politica del nostro Paese si è accinta da alcuni anni a governare la salute pubblica. Più in generale, si coglie l'inadeguatezza di quegli aspetti culturali che stanno alla base dell'agire con cui le forze politiche, ma anche molte forze sociali, hanno pensato di rispondere alla domanda di salute da parte dei cittadini.
In quest'aula tempo fa abbiamo parlato della legge sulla sperimentazione sotto certi aspetti diversa. Anche li si incontravano caratteristiche tipiche del modo di ragionare della nostra società rispetto alla salute: una sempre maggiore richiesta di prestazioni alla quale si risponde con una sorta di ricatto legato all'ansia che hanno i cittadini rispetto alla propria salute e alle proprie condizioni fisiche.
Gran parte dei discorsi in merito alla prevenzione e alla sanità hanno contribuito a favorire una crescente richiesta di servizi che veniva da più parti incentivata, perché attorno a questa richiesta la salute è diventata nient'altro che una merce: una merce sulla quale si sono assisi come controllori i Partiti e comunque le strutture pubbliche, strutture sempre più lontane dalla gente, che hanno proceduto alla spartizione di tutto questo. Allora scandalizzarsi per le modalità seguite per creare in una qualche maniera della ricchezza illecita è poco utile. Del resto, è un metodo poco diverso da quello di alcuni mesi fa delle fustelle falsificate.
La Lista Verde aveva chiesto una comunicazione in Consiglio sui metodi che la Regione Piemonte utilizza per verificare, tramite sistemi computerizzati, il consumo dei medicinali. La risposta non è assolutamente venuta. Così pure nel settembre scorso i giornali hanno parlato di possibili irregolarità nell'Unità Socio-Sanitaria Locale di San Mauro in relazione al numero degli assistiti per ogni singolo medico. C'erano degli assistiti che erano contati due volte, altri che erano trasferiti ma che non erano stati cancellati. Anche in questo caso nessuna risposta è giunta in aula.
I correttivi e le Commissioni di inchiesta o di indagine probabilmente non servono, anche perché poi si creerebbe una situazione in cui i controllori controllano loro stessi, cioè una classe politica finisce con il compiere una indagine su come essa stessa ha gestito un qualche servizio.
La richiesta di un'informazione dettagliata per grandi numeri, che poi possono essere singolarmente disaggregati, medico per medico, ospedale per ospedale, voce di spesa per voce di spesa, appoggiandoci anche ad una struttura regionale quale il CSI, è condivisibile ed è già stata illustrata dal Consigliere Reburdo.
La Regione si doti effettivamente di strumenti di verifica puntuale e precisa, ma non metta poi nei cassetti i risultati, non faccia solo questo per dire: "Guardate come siamo bravi", ma effettivamente utilizzi questi strumenti per verifiche, quotidiane o settimanali, medico per medico.
Questo correttivo darebbe il segno di una volontà di controllo.
Così pure sarebbe un correttivo la rinuncia - parliamo dell'Unità Socio Sanitaria Locale 1/23 - dei candidati espressione delle forze politiche nella gestione delle future dieci Unità Socio-Sanitarie Locali torinesi.
I vertici delle dieci Unità Socio-Sanitarie Locali che dovevano essere nominati ad ottobre continuano a slittare in maniera letteralmente indecorosa.
Questi meccanismi hanno fatto si che una buona parte della società civile del nostro Paese rinunci, per dignità personale, a partecipare o a voler svolgere compiti e ruoli nella struttura pubblica. Per questo, una delle poche vie di uscita immediate, per quanto non cambi la situazione pur essendo un segno che qualcosa si vuole imparare, è la rinuncia da parte dei Partiti ad occupare queste dieci poltrone delle Unità Socio-Sanitarie Locali 1/23. Si faccia una grande consultazione pubblica con la cittadinanza, con quelle forze che non vogliono più essere dentro i Partiti, ma che sono portatrici di competenze specifiche rivolgendosi, s vogliamo, a veri e propri manager, sganciati dalla struttura pubblica e dal controllo delle segreterie dei Partiti. Non servirà a molto. Si sia quanto meno capaci di incominciare a mettere in discussione la propria protezione il proprio protettorato su questi dieci Presidenti.
Se poi la Commissione di inchiesta verrà varata, come abbiamo fatto con la Commissione di indagine sullo smaltimento dei rifiuti, alla quale partecipano normalmente non più di 4-5 Consiglieri rispetto ai 16 iscritti noi cercheremo di dare il nostro contributo per poter fornire una documentazione alla cittadinanza piemontese. Non credo però che in un caso come questo una Commissione di inchiesta possa riuscire a dare prova di reale autonomia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi pare che il dibattito sia entrato nel vivo non soltanto rispetto all'analisi delle situazioni accadute, ma anche rispetto a quelli che dovranno essere i pronunciamenti operativi e le decisioni che il Consiglio stesso dovrà assumere concretamente per dare una risposta alla comunità piemontese e per segnalare che la Regione Piemonte non si sottrae, come non si è sottratta in questo periodo, alle proprie responsabilità.
Non dovremmo sprecare questa occasione per uno dei frequenti dibattiti a cui il Consiglio pare rassegnato come un obbligo a cui non si pu sottrarre, ma senza quella forza propositiva, quella tensione ideale e morale che dovrebbe caratterizzarci dal momento che in quest'aula rappresentiamo istanze, esigenze, bisogni dal punto di vista materiale, ma ancor più ideale e morale della società. Stamane abbiamo avvertito il pericolo di una certa assuefazione a queste vicende come se si trattasse di un pedaggio che dobbiamo pagare, ma sorgerà di nuovo il sole domani mattina e si continuerà nella nostra solita attività, anche perché su questi fatti c'è la Magistratura che farà chiarezza e giustizia.
Noi siamo perché la Magistratura proceda celermente, faccia il suo corso, ma non possiamo ancora una volta delegarle quelle che sono le competenze, le responsabilità, le decisioni che attengono al livello politico. Sembrerebbe davvero curioso che noi, che molte volte abbiamo criticato un certo atteggiamento della Magistratura, che sembrava volersi deputare a fare politica, oggi dicessimo che la Magistratura sta esaminando e deciderà, mentre noi non decidiamo nulla e aspettiamo che sia la Magistratura ad assolvere a questo compito e a dirci che cosa dovremo fare.
A me pare che così non debba essere, noi siamo un organo politico ed è evidente che dobbiamo ragionare in termini politici su quello che è accaduto per assumere conseguenti decisioni di ordine politico. Non vale neanche il ragionamento che è riemerso in qualche intervento per dire che c'è qualcuno che è più bravo degli altri, c'è qualcuno che ha meno inquisiti degli altri e allora nessuno può vantare la purezza morale nessuno può dare delle lezioni, semmai dobbiamo stare qui piuttosto a fare il conto di chi ha più o meno inquisiti nella ormai lunga catena che ha avviluppato le istituzioni piemontesi negli ultimi 4 o 5 anni. Questo è un esercizio che conduce poco lontano né chi tende a dire che la colpa è soltanto di chi governa né chi dice che quelli che governavano prima magari hanno fatto anche peggio.
Tutti insieme dobbiamo prendere coscienza che si è purtroppo determinato, non ovunque, ma in alcuni settori della nostra Regione, un sistema di potere che assomiglia sempre di più ad una piovra di commistioni fra interessi pubblici e privati. Occorrono scelte precise e primati morali anche per evitare che alla fine gli enti pubblici non assomiglino sempre di più ad un registratore che non fa che registrare nelle sue decisioni politiche le scelte effettuate dagli interessi privati che in libera competizione risolvono i loro problemi e poi affidano all'ente pubblico la decisione formale, ufficiale, la ratifica degli accordi privati.
Se davvero così fosse, avremmo abdicato al nostro ruolo e non varrebbe neanche la pena che stessimo qui a discutere su singoli aspetti, su momenti particolari. Il Consiglio regionale deve recuperare un ruolo politico nel senso, più alto della parola, il che vuol dire un richiamo ai valori morali che devono essere alla base della nostra azione.
Se il nostro è un richiamo a questi valori, certamente non possiamo gestire questo dibattito in termini meramente amministrativi o burocratici senza un minimo di tensione ideale, senza un minimo di scatto. Deve essere uno scatto di indignazione per i fatti che sono accaduti (anche per la rete e l'intreccio che mettono sempre più a nudo), uno scatto che deve partire da questa indignazione per individuare misure politiche programmatiche operative, strategiche rispetto al fatto meramente contingente. Dobbiamo recuperare questa tensione morale che forse abbiamo avuto in misura maggiore in altre circostanze, magari perché il Consiglio regionale l'istituzione Regione vi era coinvolta in modo più diretto. Ma questo non basta per giustificare il livello della tensione morale, che anche in questa circostanza, pur con ruoli e responsabilità diverse, comunque non può diminuire il livello della partecipazione.
E' questo che noi abbiamo ricordato nella nostra interpellanza, laddove valutavamo con grande preoccupazione l'aspetto dell'immagine dell'istituzione e l'impegno che deve venire da noi per un recupero di tensione morale e di immagine su questa vicenda, se vogliamo essere dei legittimi rappresentanti delle istanze generali della società, che oggi sono soprattutto la chiarezza, la trasparenza e il saper distinguere i diversi ruoli.
Andiamo ad affrontare questa materia in un settore delicato che in questi anni è stato attraversato da grandi polemiche e da lunghi dibattiti che, oltre a porsi l'obiettivo del mandare a regime sia pur con dei correttivi una riforma, hanno più che altro teso a smantellarla, a metterne in evidenza soltanto gli aspetti negativi in una contrapposizione pubblico privato che in realtà non ha ragione d'essere, perché così non era previsto dalla legge di riforma n. 833. Ci troviamo ora un sistema perverso in cui il servizio pubblico alleva nel suo seno ciò che poi diventerà la sua concorrenza e mantiene al suo interno coloro che poi approfittano del pubblico per crearsi degli spazi di mercato a favore delle strutture private.
Una efficiente programmazione dell'assistenza pubblica richiede autonomia dei servizi. Invece si sta assistendo al fatto paradossale che costituisce peraltro una controprova del disordine attuale: gli ospedali, e non soltanto queste strutture pubbliche, ricorrono sempre di più ai servizi privati e non soltanto per talune impegnative, per prestazioni di tipo nuovo, ma anche per effettuare (questo già lo si ricordava nella precedente seduta) le analisi di routine. Noi riteniamo che di per sé l'esistenza di iniziative private nell'assistenza medica possa avere conseguenze vantaggiose quando esse sono in grado di fornire prestazioni più rapide e tecnologicamente più avanzate. Là dove esistono queste condizioni è addirittura diminuita la corsa agli ospedali stranieri che era un obiettivo che avevamo inteso perseguire.
L'aspetto negativo è che non tutte le iniziative private sono sorte ed agiscono con l'intendimento di offrire un servizio migliore e di grande professionalità. Molte sono nate e prosperano grazie all'inefficienza del servizio pubblico e alle commistioni di interessi, arrivando appunto al paradosso che una inefficiente sanità pubblica ha creato un fiorente indotto privato.
Poiché un servizio così importante come quello della sanità pubblica in Italia non potrà mai essere del tutto pubblicizzato, la coesistenza dell'attività pubblica e di quella privata sarebbe vantaggiosa quando determinasse una emulazione, una corsa a raggiungere miglioramenti crescenti rispetto alle prestazioni fornite. Ma come purtroppo è accaduto in alcuni casi (non è giusto fare di ogni erba un fascio, però in alcuni casi è accaduto ed oggi siamo a discutere di uno di questi) non è più un vantaggio quando vi è un intreccio di interessi e di responsabilità.
Non bisogna sottrarsi al confronto politico, che certo è su alcuni fatti concreti e circoscritti, ma deve essere soprattutto sulle strategie sui programmi, sui contenuti della politica sanitaria. Bisogna uscire dai fatti contingenti per capire perché sono successe alcune cose, come si pu rimediare e a quali livelli occorre agire. Il livello non può essere soltanto, ancorché doveroso sul piano amministrativo, quello dei pannicelli tecnici o di spostamenti di persone o di riorganizzazione di uffici, ma deve essere quello di una forte azione politica e propositiva della Regione.
La relazione della Giunta è certamente puntuale e concreta rispetto allo stato attuale della conoscenza delle cose. Possiamo anche capire che una buona dose di prudenza sia anche doverosa rispetto a parallele indagini della Magistratura. Però avremmo voluto una relazione che rispetto alle cose da fare, ai programmi, ai contenuti fosse più propositiva sugli aspetti generali che si possono desumere dal caso particolare, che vi fosse cioè una chiara ed esplicita espressione politica delle cose che si debbono fare nel contingente, dei traguardi strategici che mirino agli obiettivi anche di più ampio respiro, che possono essere conseguiti.
Oggi tutti richiamano l'attenzione sul problema del controllo. Questo è doveroso, ma abbiamo una sorta di controllore controllato. A monte di un sistema di controlli si dovrebbe giungere a non aver bisogno dei controlli.
Questo è un discorso che attiene all'educazione e alla professionalità dei nostri dirigenti i quali si devono convincere del ruolo pubblico che debbono assumere.
Attraverso il sistema complesso avviato dalla legge n. 833 che ha cercato di recuperare tutti all'interno del Servizio sanitario, si è di fatto venuta a creare una situazione per cui a gestire la riforma sanitaria si sono trovati coloro che magari non ci credevano. E' un tema molto vecchio. La letteratura è piena di esempi, di una burocrazia con un certo orientamento che rallenta la messa in opera di decisioni politiche che vengono da un segno di tipo diverso. Gli esempi storici dalla Russia, dopo il 1917, al Canada sono numerosi. Se dovessimo esaminare in una luce più ampia il fenomeno che abbiamo sotto gli occhi, dovremmo tener conto anche di questo aspetto. Del problema morale tutti dobbiamo farci carico; il problema morale di far crescere questa sensibilità non è né patrimonio n responsabilità di una sola forza politica o di una maggioranza. Credo che in questo Consiglio da questo punto di vista siano molte le forze politiche che hanno la disponibilità e la volontà di lavorare in questa direzione.
Dobbiamo intanto recuperare al livello della politica in una rinnovata tensione morale le vicende che sono sotto i nostri occhi: non dobbiamo sfuggire ad un confronto pieno fra di noi su quelli che sono, partendo dal caso specifico, i contenuti della politica sanitaria che dobbiamo darci gli obiettivi che dobbiamo traguardare nell'andare a correggere le situazioni contingenti.
Questo vuol dire realizzare nell'immediato il decentramento delle Unità Socio-Sanitarie Locali in Torino, anche attraverso misure straordinarie che diano degli assetti istituzionali sempre più sottratti al mero patteggiamento partitico, che non abbia alla base una indicazione programmatica; vuol dire anche assumere atti legislativi e amministrativi congrui che consentano di evitare che si ripetano fatti come quelli accaduti.
il Consiglio non può esimersi dall'assumere una determinazione operativa. Proponiamo nella nostra interpellanza una Commissione di inchiesta. Sappiamo che vi sono alcuni problemi di ordine giuridico formale perché possa procedere questa proposta in tempi rapidi, problemi che attengono al fatto che occorre una legge per istituire una Commissione d'inchiesta, che attengono al potere che può avere questa Commissione nell'acquisire atti di enti che sono sottratti al controllo di un rapporto diretto con la Regione, che sono legati al fatto che è in corso una indagine della Magistratura, che le Commissioni di inchiesta regionali comunque non sono assimilabili alle Commissioni di inchiesta parlamentari che hanno poteri di indagine simili a quelli della Magistratura.
Se non si potrà procedere sulla strada della Commissione di inchiesta che noi chiediamo in via prioritaria, si addivenga ad una Commissione di indagine che faccia chiarezza rispetto alle vicende accadute, soprattutto si ponga nell'ottica di delineare soluzioni legislative e amministrative che evitino il ripetersi di questi fatti e infine si ponga l'obiettivo di ricreare una tensione morale e ideale che recuperi al livello politico la piena responsabilità di una gestione delicata come è quella della salute per i cittadini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, oggi corriamo il rischio di accettare passivamente la marginalizzazione della politica e correlata ad essa lo stesso ruolo del pubblico.
A Torino, e poco vale appellarsi al destino cinico e baro, è in gioco la residua parte di legittimazione delle istituzioni pubbliche. E' anche in gioco il rapporto tra le realtà periferiche dell'apparato pubblico (Regione, Comuni e Provincia) con l'apparato dello Stato, con la funzione del governo centrale, aspetto a mio parere troppo spesso dimenticato e trascurato.
Oggi corre l'obbligo ad ognuno di noi, al di là del Gruppo e del Partito di appartenenza, di considerare questa un'emergenza reale, un campanello d'allarme forte, se non vogliamo restare legati a fare i passacarte. A questo punto è meglio mettere il catenaccio al palazzo.
La vicenda dell'Unità Socio-Sanitaria Locale è un'occasione per ridefinire il nostro ruolo, ci permette di fare un salto coraggioso oppure di restare relegati all'insignificanza di un ruolo che probabilmente fa gioco al grande sistema di interessi in cui è articolata la società.
Evitiamo, colleghi, di tenere le cose a tono basso, in punta di piedi parcellizzando le cose, rendendole ascetiche in modo pragmatico. Il pragmatismo ha fatto molte cose positive, ma anche molti danni. Cerchiamo di evitare che questi aspetti siano un modo per regolare dei conti passati presenti e futuri. Cerchiamo di recuperare un ruolo alto alla politica, al reale ruolo dei partiti e delle istituzioni con una ridefinizione della nostra presenza nelle istituzioni. Per legittimare il nostro modo d'essere dovremmo rendere la casa dell'istituzione pubblica trasparente; solo così avremmo i titoli per parlare - supponiamo - di democrazia economica e quindi di trasparenza delle imprese, uno dei soggetti della nostra società più chiuso, meno trasparente, al quale non possiamo dire nulla in una realtà confusa, a tinte grigie. Questa trasparenza deve essere leggibile dall'opinione pubblica. E' quindi uno sforzo di grande apertura, è uno sforzo di tecnica, di fantasia e di volontà politica che dobbiamo fare.
In questo senso non ci deve spaventare parlare di una Commissione, che può essere prioritariamente di inchiesta, ma che può trovare altre formulazioni. Il problema è la volontà politica che vi sta dietro.
Dovremmo operare con un approccio nuovo: ridefinire e dire coraggiosamente che le grandi strutture sono di complessa gestione. Questo atto coraggioso il mondo privato l' ha fatto dieci anni fa, negli Stati Uniti è stato fatto 30-40 anni fa. Non ci sono tecniche gestionali, leggi strutture le più sofisticate nei controlli di gestione che possano reggere a grandi strutture complesse, anche in una realtà con sistemi di trattamento automatico delle informazioni estremamente potenti e sofisticati.
E' per questa ragione che l'accentramento nelle grandi politiche industriali è sbagliato, proprio perché non riesce a cogliere gli aspetti specifici della società. In questo caso il decentramento, se fatto nei modi adeguati, è un aspetto importante.
Occorre anche pensare a una funzione del pubblico che sappia muoversi con idee guida. E' assurdo pensare che con la praticaccia e con il pragmatismo, dietro i quali molti si nascondono per operare per aspetti particolari, noi possiamo andare avanti. 0 ci guidano delle idee forza oppure, pur usando i computers della quinta generazione e l'intelligenza artificiale, non ce la faremo a reggere. Dovremmo darci degli obiettivi precisi, delle forme gestionali adeguate, soprattutto avere un apparato.
Questo tocca i problemi della remunerazione della burocrazia pubblica della sua preparazione, del suo ruolo, che è uno dei temi grossi se vogliamo giocare non al ribasso e non in modo marginale.
Dunque, che non si resti incapsulati in un improducente tran-tran in attesa fatalistica di altre grandinate. Lo viviamo nei corridoi, si dice: "Chissà domani cosa arriva".
Il caso dell'Unità Socio-Sanitaria Locale non può essere visto come un puro fatto settoriale, come dire: "C'è questo aspetto, adesso lo indaghiamo". E' un aspetto del problema generale del funzionamento e del ruolo dell'istituzione, del suo interagire nella società soprattutto con la sfera economica. E' un problema anche di selezione dei gruppi dirigenti che stanno alla guida di queste funzioni, che a volte richiedono competenze adeguate e che non possono essere gabellate con altre forme di competenza che molto spesso trovano premio purtroppo ancora oggi.
Un nodo rilevante è quello di massimizzare l'utilizzo delle strutture pubbliche. Ha fatto bene l'Assessore quando all'inizio del suo intervento ha detto che la legge di riforma sanitaria concepiva il ruolo del pubblico come integrazione, quindi con una funzione di complementarietà. Il ruolo del privato veniva visto come un fattore di integrazione. Quindi se se ne può fare a meno in certi ambiti, se ne fa a meno. E' questo il nodo sul quale dobbiamo chiarire il nostro modo di operare. Ci sono poi problemi di efficienza e di efficacia e, visto che abbiamo risorse scarse, il problema dell'efficienza è un tema estremamente importante. Sia chiaro però che l'interagire, in questo settore e in molti altri, del rapporto tra pubblico e privato deve creare - come si dice in gergo - la sinergia, ma in certi ambiti può essere solo di integrazione.
Il nodo centrale è il voler fare politica, è il far si che ognuno di noi, che è portatore di un pezzo, di un esprimersi della società, qui cerca umilmente con tutti i limiti della sua persona di portarlo avanti. Collega Bergoglio, non è una fiera delle parole; tante volte queste ci possono servire.
Sono espressione di un Partito con radici popolari e sento l'espressione di chi mi ha dato il voto, di chi mi ha dato in qualche modo un incarico. Cerco di portarlo avanti con estrema complessità, perch calare l'idea generale nell'operatività specifica non è fatto di grande facilità.
Fare politica vuol dire rifiutare il galleggiamento sulle varie spinte del complesso sistema di interessi, che non può essere controllato dal puro tecnicismo. Ci possono essere tanti CSI, ma non basta. Ci sovrastano grandi idee forza che sono il motore del nostro comportamento.
Neanche il sofisticato formalismo legislativo è la strada giusta. Anche a livello del Parlamento centrale tante volte di fronte a problemi come quello della delinquenza organizzata si pensa che con il formalismo legislativo questi si possano affrontare. Sono grandi processi sociali culturali, politici che possono sovrastare certi fenomeni devastanti per la nostra società.
Dobbiamo far si che questa giornata non sia un'occasione di ripicche o di rese dei conti oppure di speranza di creare a qualcuno dei trabocchetti.
E' un'occasione per dire: "Abbiamo ancora poche chances per salvare quel poco di legittimazione che abbiamo". Approfittiamo di questo evento per far prevalere in questa assemblea elettiva la politica alta, una forma alta di governo. Il resto, gli aspetti funzionali sono estremamente correlati a questi elementi. Solo così potremo salvarci, altrimenti dovremmo avere il coraggio di dire che dobbiamo soltanto fare i passacarte. A questo punto credo che molti di noi suggerirebbero di mettere il catenaccio a questo palazzo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paris.



PARIS Mario

Signor Presidente, signori Consiglieri, la mortificante vicenda della quale ci stiamo occupando, che rappresenta purtroppo uno schiaffo all'onestà dei cittadini del Piemonte, esige dei chiarimenti solleciti e dei provvedimenti urgenti volti ad individuare responsabilità presenti e passate e ad evitare in futuro il ripetersi di abusi, di irregolarità, di intrallazzi dei quali tanto si è parlato in questi giorni. Ed è proprio perché credo che occorra fare chiarezza che ho firmato con convinzione l'interpellanza predisposta dalla collega Bergoglio, nella quale si richiede esplicitamente la creazione di un'apposita Commissione consiliare di indagine per valutare la situazione esistente a livello regionale, per studiare, proporre e mettere in atto, in armonia con l'Assessorato competente, tutti gli accorgimenti che consentano di esercitare un controllo vero, più serio e rigoroso sull'attività delle Unità Socio Sanitarie Locali In ogni caso penso che chi ha sbagliato debba pagare.
Parlo a titolo personale, ma ritengo che come me la pensino tutti coloro che non sono addetti ai lavori, ma che purtroppo sono addetti al versamento dei contributi per l'assistenza sanitaria e vorrebbero legittimamente che le migliaia di miliardi del Servizio Sanitario Nazionale venissero spesi almeno qui in Piemonte, dove non c'è ancora la mafia (o per lo meno dove la mafia non ha ancora la lupara) per tutelare la salute dei cittadini e non anche per riempire le tasche di gente disonesta che può agire all'interno o all'esterno dell'ente pubblico, ma che comunque caso veramente di dirlo vive e prospera sulle disgrazie altrui.
Certo, la Magistratura farà il proprio dovere, a suo tempo, ma nessuno può illudersi che non occorrano tempi lunghi. La Regione ha però il dovere di prendere tutti i provvedimenti normativi, amministrativi e disciplinari che le competono e deve farlo con sollecitudine, senza guardare in faccia nessuno, se vuole avere il consenso dei cittadini piemontesi.
Chi ha sbagliato deve pagare e - aggiungo - chi ha sbagliato corrompendo o lasciandosi corrompere e chi si è comportato, come qualcuno sostiene con estrema benevolenza, in modo un po' infantile. Come non possiamo permettere che là gestione del pubblico denaro nel settore della sanità, come in tutti gli altri settori, resti in taluni casi in mano a disonesti incalliti, così non possiamo permetterci il lusso, di lasciare la gestione delle Unità Socio-Sanitarie Locali in mano a chi eventualmente si fosse comportato in modo infantile. Non si può lasciar maneggiare i miliardi ai bambini, lo ritengo troppo pericoloso.
Comunque sono convinto che al di sopra degli schieramenti di parte dato che ritengo la salute più importante della politica, questo Consiglio e questa Giunta abbiano la possibilità di fare qualcosa di serio e di concreto per dare trasparenza alla gestione della sanità e per ridare fiducia ai cittadini del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo dire che è faticoso seguire il dibattito odierno. Come i colleghi sanno io sono squisitamente un "animale da assemblea", questo sarà il mio limite, ma a questa figura sono affezionato, quindi quando non si costruisce la propria opinione sui preconcetti o sui pregiudizi diventa difficile costruirsene una soprattutto se non è quella personale, ma di un gruppo, sulla scorta di sollecitazioni. Un partito di maggioranza ha soprattutto il dovere di coltivare le sollecitazioni dell'opposizione posto che gli indirizzi della maggioranza in termini istituzionali evidentemente sono da riconoscersi in quelli della Giunta.
Ho l'impressione che il dibattito odierno sia stata una forzatura eccessiva ed intempestiva rispetto ai fatti avvenuti che possono essere gravi, gravissimi o lievi. Si tratta di capire alla fine del processo come questi fatti si collocheranno. Un dibattito su questo lo abbiamo già fatto.
I fatti nuovi che sono avvenuti possono essere lievi, gravi o gravissimi.
Certamente non sono fatti insignificanti. Quindi, che tutto il giorno si sia dibattuto non in ordine alle novità dell'inchiesta, ma di nuovo sull'inchiesta, arricchendo il nostro discorso di argomentazioni ritrite e sempre più cattive, in qualche occasione e molte volte anche imprudenti rende difficile cercare di capire quale sarà il senso finale.
Sono rimasto impressionato dalla lettera del Presidente dimissionario dott. Salerno al Sindaco di Torino. Vedete, ci deve pur essere in ognuno di noi un minimo di disponibilità per cui prima di dire: "Aspettiamo il giudizio della Magistratura" si dovrebbe ritenere che se qualcuno scrive alcune cose, un minimo di credito glielo si deve dare. Io non conosco il dott. Salerno, non è mio collega di partito, non ho mai parlato con lui. So che è un ufficiale degli alpini un po' attempato, ma di lui non so niente di più.
A suo tempo in quest'aula il collega Simonelli aveva reso una sua dichiarazione dicendo: "Non ho fatto niente o comunque non ritenevo di fare qualcosa di illecito". Ritengo, prima di considerare una persona un bugiardo totale, un mentitore, sia opportuno aspettare di capire che cosa è successo.
Il dibattito di oggi, che verte su questa novità, probabilmente si dovrebbe esaurire sulla novità della vicenda, che è una vicenda che non ci fa sapere molto di più di quanto non sapessimo o immaginassimo già, ma che tuttavia ci mette nelle condizioni di guardare a queste questioni con prudenza ed attenzione sul piano del rispetto istituzionale ed umano.
Oggi si sono riproposte questioni politiche che vengono date per scontate. Non mi risulta che nella maggioranza politica del Paese ci sia ancora la convinzione che la riforma sanitaria possa essere tutelata così com'è. Non è vero né sul piano oggettivo né sul piano istituzionale né sul piano delle risorse. Non c'è nessuno che non riconosca l'assoluta insufficienza delle risorse sul piano sanitario.
Il risparmio (non il buon uso delle risorse) nella sanità è un attentato alla salute dei cittadini, è voler mantenere questo Paese, dal punto di, vista sociale ed economico, ai livelli del Terzo Mondo. Quando abbiamo letto sui giornali di grande tiratura che eravamo riusciti a superare l'Inghilterra sul piano del prodotto lordo, un articolista su "La Stampa" ci ha richiamati al fatto che un Paese non si giudica solo sul prodotto lordo, ma anche sulla qualità della vita e dei servizi che presta ai propri cittadini e sulla qualità dei rapporti intersoggettivi. Allora un Paese come il nostro, che ha battuto quasi tutti i Paesi della CEE sul piano della produttività, ma è ultimo rispetto ai servizi sociali della spesa sanitaria e sociale, è un Paese che su questi versanti non deve pensare a risparmiare, ma deve pensare a spendere bene, deve investire di più.
Si è di nuovo enfatizzato sul concetto del controllo. Cari amici bisogna che ci intendiamo anche perché qui ci ascoltano delle orecchie che sono anche forme di espressione verso l'esterno con ampia capacità di diffusione.
Il potere di controllo sulle Unità Socio-Sanitarie Locali sono questioni tecniche, giuridiche e politiche. In tutte le riunioni di Consiglio abbiamo sempre detto che la Regione deve delegare responsabilizzare, lasciare andare, lasciare fare. La Regione fa soltanto programmazione. Improvvisamente le Unità Socio-Sanitarie Locali devono invece diventare una specie di vassallo della Regione, soggette a controllo. Che tipo di controllo vogliamo svolgere sulle Unità Socio Sanitarie Locali? Quando avremo deciso politicamente il tipo di controllo che vogliamo svolgere, dovremo capire se giuridicamente questo controllo possiamo farlo. Vogliamo trasformare la funzione sanitaria della Regione nei confronti delle Unità Socio-Sanitarie Locali in un gigantesco ufficio di controllo? Non mi sembra questo il punto.
Ha detto bene il collega Tapparo, probabilmente su questo si ripropone il problema politico. Il problema politico però significa soprattutto individuare e circoscrivere il ruolo della Regione. Ho l'impressione che la Regione voglia svolgere un ruolo superiore rispetto a quello di cui è investita. Se non vado errato, questa è una vicenda che attiene ai rapporti tra Unità Socio-Sanitarie Locali e laboratori privati.
Attenzione, il tipo di controllo che la Regione avrebbe o non avrebbe potuto fare, o era fatto dalla DIGOS oppure mi sembra difficile immaginare che il Servizio ispettivo della Regione avrebbe individuato, per esempio dei timbri falsi. Gli ispettori regionali sull'attività delle Unità Socio Sanitarie Locali vengono addestrati a distinguere i timbri veri da quelli falsi? Non credo, altrimenti dovremmo fargli frequentare l'Accademia Militare e non l'Università.
Il controllo è un processo collaborativo di verifica con le Unità Socio Sanitarie Locali all'interno delle quali si operano delle strutture e si cerca di correggerle insieme. Non è un intervento di tipo inquisitorio sulle Unità Socio-Sanitarie Locali Quando si richiede un maggior controllo bisogna sapere se è un controllo di tipo politico, di tipo fiscale o di tipo poliziesco. Deciso il tipo di controllo che vogliamo svolgere, dobbiamo verificare se abbiamo gli strumenti tecnici e giuridici.
E' diffuso il riconoscimento che la riforma è fallita, quindi è normale che i presupposti sui quali è iniziata incomincino a mostrare la corda. In un clima più sereno su questo dovremmo discutere per capire se la riforma in Piemonte è andata avanti o meno, a prescindere dagli illeciti amministrativi penali o di altra natura.
Ha ragione il Consigliere Tapparo: bisogna fare politica, ma fare politica vuol dire soprattutto riconoscere il proprio ruolo. Io sono tra quelli che non si limita ad accettarlo e a registrarlo, ma cerco di ampliarlo, perché un parlamento ha la caratteristica di essere autofertilizzante, cerca di aumentare sempre più le proprie potenzialità.
Un parlamento è uno strumento rivoluzionario permanente nella misura in cui tende a cambiare i rapporti di forza della società e all'interno delle istituzioni. Se un movimento rivoluzionario di trasformazione e di dialogo con l'istituzione e la società non fa questo, non fa politica. Però, per fare questo dobbiamo registrare i limiti che il contingente ci pone.
Il primo limite è di natura istituzionale: il ruolo delle Unità Socio Sanitarie Locali rispetto al ruolo della Regione. Questo è un elemento ineliminabile dal punto di vista formale, dal punto di vista sostanziale e dal punto di vista politico.
L'altro limite è quello dell'inchiesta giudiziaria che per la sua natura mette in pista una serie di meccanismi e di condizioni di sospensione di attività di ordine politico e conoscitivo da mettere la Regione e le altre istituzioni in difficoltà nell'intervenire.
Ritengo che tutto si debba fare nell'immediato, però più che il tutto qualcosa di più del tutto va fatto nella prospezione della tematica a lungo termine.
Devo dire che l'intervento del Consigliere Staglianò è stato estremamente interessante. Democrazia Proletaria, partito che per qualche ragione è ai limiti del sistema, ha cercato di cogliere i processi, mentre altri partiti che sono pure all'interno del sistema del governo nel nostro Paese, hanno rubato lo stesso ruolo ponendosi come contestatori in termini più radicali. Mi riferisco a Pezzana.
In effetti, le cifre che ci ha indicato il collega di Democrazia Proletaria dicono come questa vicenda non sia di ieri e non coincida neanche con la infelice "dazione" di quote a qualche monaca di Monza che ha avuto il difetto di ascoltare. E' venuto molto prima. I rapporti tra pubblico e privato, che politicamente sono inaccettabili, sono di data precedente. Allora evidentemente ci si muoveva su un certo tipo di realtà.
Questa realtà va conosciuta nel suo divenire, nei suoi processi successivi per capire, all'interno del dibattito politico che dobbiamo avviare, se il settore della sanità è stato trascurato o meno; se poteva essere non trascurato, a quali prezzi, nei confronti degli altri settori sanitari.
Quello delle risorse deve essere un limite all'azione complessiva del decisore politico, non può essere considerata una variabile indipendente.
Ricordiamoci che i laboratori sono stati concepiti e pensati per gli ospedali, l'attività esterna è stata un arricchimento delle normative recenti. Se discutendo del Piano sociosanitario si dirà che dovremo investire di più, troveremo qualcuno che pagherà. Se i fondi andranno in favore dei laboratori e di una dotazione di personale maggiore in questo settore, ci sarà qualche altro settore che verrà sacrificato, quindi a quel punto il politico dovrà fare responsabilmente le sue scelte fra gli interessi contrapposti. Ma per fare un'operazione politica di ridistribuzione dei pesi e dei sacrifici sulla collettività dovrà conoscere il problema. Insisto su questo.
Con altri colleghi presenterò alla fine di questa discussione un documento nel quale rimarchiamo questo carattere fortemente conoscitivo e propositivo della Commissione d'inchiesta. Noi siamo un soggetto politico legislativo, non siamo né il Governo né la Magistratura, non dobbiamo n inquisire né operare, ma dobbiamo conoscere per sapere di più e proporre a noi stessi, che possiamo decidere in termini legislativi, e alla Giunta che deve provvedere in termini di governo.
Questa è una decisione politica che non possiamo prendere oggi perch rimediare allo spazio tenuto dal privato significa sottrarre risorse ad altri settori. In quel momento decideremo perché è facile dire: "Faccia tutto il pubblico", ma si tratta di caricare il sistema pubblico di quantità che non è in grado di smaltire. Questo è l'aspetto politico.
Se poi emergerà che il sistema pubblico è stato utilizzato volutamente al di sotto delle sue potenzialità (cosa che ritengo abbastanza difficile per i meccanismi interni di promozione del sistema pubblico) questo lo troveremo nella sentenza di rinvio a giudizio dei Magistrati dove sarà scritto che il politico ha di fatto compresso e impedito l'attività del pubblico per favorire il settore privato.
Dobbiamo decidere se riteniamo che, soprattutto a Torino, gli ospedali devono essere messi nelle condizioni di rispondere a tutta la domanda che esiste sul territorio. Ma questa è una decisione politica che prenderemo quando avremo gli elementi del problema. Lo dico in termini provocatori perché probabilmente se dovessi pronunciarmi adesso mi pronuncerei subito per il sì.
Nel documento del PCI, che noi abbiamo ripreso in larga massima, ci sono alcune indicazioni fortemente condivisibili: l'avvio di un processo di controllo anche in un rapporto partecipato con le Unità Socio-Sanitarie Locali e non soltanto con l'utilizzazione degli spazi formali di competenza. Ha ragione Tapparo: bisogna cercare di costruirsi un ruolo, di giocare in termini quasi capitalistici per arricchire la nostra dote. Ho l'impressione che questa vicenda consentirà alla Giunta di avviare con le Unità Socio-Sanitarie Locali un rapporto di controllo politico diverso da quello previsto dalla legge e maggiore forse di quella che è la disponibilità delle Unità Socio-Sanitarie Locali fino a ieri.
In questo senso probabilmente si può costruire qualcosa di nuovo e di diverso rispetto alle previsioni di legge. Ci vuole dunque una forte iniziativa della Giunta in ordine ai rapporti con le Unità Socio-Sanitarie Locali finalizzata a un controllo che per larga parte deve vederle partecipi, non nel momento attuativo del controllo, ma nella individuazione delle tematiche, degli strumenti, delle modalità, lasciando l'esercizio del controllo a chi ha questa funzione, cioè alla Regione.
Qualcuno mi verrà a dire come si concilia questa voglia di controllare con alcune deleghe che la Giunta ed altri colleghi stanno suggerendo a favore dei Comuni.
Se si delega ai Comuni una funzione di tutela che è attribuita alla Regione (mi spiace che non sia presente l'Assessore competente) si perde di vista la funzione della tutela che ha la Regione. La tutela non si pu trasferire ad un altro.
Questi comportamenti parossistici probabilmente, nella logica di Tapparo, denunciano una crisi di identità e di vocazione politica della Regione che è portata da una parte a far fare ad altri le cose che non riesce più a fare lei stessa e dall'altra a voler fare cose che forse non le competono, ma che in quel momento la gente chiede di fare.
La gente ci chiede di controllare le Unità Socio-Sanitarie Locali Magari non lo possiamo fare, però diciamo che andiamo a farlo. Su questo ci vuole grande capacità di proposta da parte del Consiglio e da parte dell'opposizione, ma ci vuole anche grande capacità di sintesi e di governo da parte della Giunta, e non dubitiamo che l'avrà.
Mi pare anche apprezzabile il suggerimento del PCI in relazione ad una complessiva iniziativa legislativa della Giunta che riproponga i temi scottanti della regolamentazione dei laboratori privati e di tutta la tematica connessa a questi anche se su questo probabilmente abbiamo anche il dovere di aprire una questione nazionale.
E' vero che ci scandalizziamo per quanto succede, però ricordiamo che siamo in una Regione in cui il ricorso alle strutture esterne è minore rispetto ad altre Regioni d'Italia. Se le leggi che noi proponiamo al Governo vengono bocciate proprio negli elementi di trasparenza e di riordino di questo sistema, ho l'impressione che gli interessi nazionali siano per la continuità di un certo sistema. E' giusto che ci copriamo il capo di cenere, ma teniamone una manciata anche per il Parlamento nazionale e una manciata non meno piccola per l'Unità Socio-Sanitaria Locale di Torino. Non capisco perché qui si parli soltanto della cenere sulla nostra testa. La cenere va distribuita in modo uniforme fra tutti.
La soluzione proposta dall'Assessore di un servizio ad hoc (non una unità flessibile che mi sembrerebbe un complesso di teste di cuoio disponibili ad operare di tanto in tanto in qualche situazione di emergenza) pare strutturalmente più accettabile. La funzione di controllo deve essere avviata con sistematicità e con metodi - spiace doverlo dire di natura fiscale e poliziesca.
Devo dire che ho notato con sorpresa una caduta della misura con cui queste vicende erano state affrontate nella passata tornata consiliare.
A questo punto - mi rivolgo ai colleghi dell'opposizione - lo sforzo deve essere solidale da parte di tutti per pervenire alla conclusione dei nostri lavori in termini unitari. Se si vuole che i pronunciamenti ottengano un risultato concreto, sul piano del valore debbono avere la più ampia adesione possibile e sul piano della prospettiva dovranno essere il più realisti possibile.
Noi abbiamo predisposto un documento misurato rispetto ad altri documenti. Ritengo che ci sia un terreno di incontro, però richiamando l'esigenza che le istituzioni avviino questa vicenda. La Commissione e la Giunta debbono avere dei mandati i quali devono essere rispettati, quindi dobbiamo fare uno sforzo, rinunciando magari ognuno di noi, qualcuno su una posizione qualcuno su un'altra, a quello che vorremmo vedere scritto e gli impegni che vorremmo vedere assunti dalla Commissione e dalla Giunta, ma con la certezza e la garanzia di avere predisposto dei mandati realizzabili da parte dei mandatari. Se per voglia di usare termini ed espressioni verbali ci lasciassimo andare a indicazioni puramente formali alle quali non possono seguire comportamenti coerenti e concreti, sarebbe la sconfitta delle istituzioni. E' un momento molto difficile e molto delicato per le istituzioni e per la società e il parlamento regionale dovrebbe uscire con un giudizio su questa vicenda e un impegno a conoscere meglio per meglio poter fare. E' un mandato politico molto rigoroso nei confronti della Giunta e - se mi consentite - anche un contributo sul versante della questione morale.
Noi condividiamo il suggerimento espresso dal PCI, cioè che tutte le Unità Socio-Sanitarie Locali facciano proprio il deliberato del Consiglio comunale di Torino che individua alcune inopportunità politiche. Con questo facciamo un passo avanti in ordine a un processo di chiarezza, perchè su questa materia le incompatibilità e le ineleggibilità sono una materia assolutamente non praticabile e le responsabilità penali conseguenti non sono riconducibili ad alcune semplificazioni come abbiamo letto da qualche parte.
L'ordine del giorno votato dal Consiglio comunale di Torino, qualora fosse fatto proprio dalle Unità Socio-Sanitarie Locali, finisce per essere un buon servizio nei confronti di persone che, se si pongono il problema di essere compatibili o meno, risposte non ne trovano. Sfido chiunque a trovare regolamentate da qualche legge sulla incompatibilità e sulla ineleggibilità le fattispecie che trattiamo nell'ordine del giorno del Comune di Torino. Se però avviamo un processo di ordine politico, con l'autorevolezza e l'autorità di questo consesso, probabilmente aiutiamo gli operatori a livello politico - amministrativo periferico ad atteggiarsi in modo politicamente più corretto rispetto a talune fattispecie che, fin quando non sono chiarite, ingenerano incertezza e tali rimarrebbero fin quando qualcuno non si piglia la responsabilità di chiarire che è inopportuna politicamente una certa posizione.
Quindi questo aspetto del documento del Partito comunista è pregevole e positivo, non soltanto per il contenuto politico di immagine, ma per il risultato concreto di chiarezza che fa crescere all'interno degli operatori del settore.
Suggeriamo che si proceda in questa seduta alla votazione di un ordine del giorno che ci auguriamo ottenga la firma e il voto di tutti i Gruppi.
Riteniamo però che si debba, in una seduta successiva che noi calendarizziamo per il giorno 12 febbraio, formalizzare la deliberazione sulla costituzione della Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi limito ad alcune considerazioni finali, perché la posizione del nostro Gruppo è stata ampiamente delineata nell'intervento della collega Bergoglio e arricchita dall'intervento del collega Paris.
Riprendo quanto sosteneva il collega Marchini e cioè che abbiamo ripetuto il dibattito dell'altra settimana. Il tema era già stato ampiamente discusso. Il nostro Gruppo era intervenuto con i Consiglieri Bergoglio e Nerviani, che avevano esposto in un dibattito equilibrato e pacato la nostra posizione di fronte agli avvenimenti. La discussione di oggi avrebbe dovuto riguardare i fatti nuovi, invece ha ripreso "ab ovo" la complessità delle questioni. Noi non minimizziamo i fatti nuovi che sono avvenuti, anzi, li consideriamo gravi e rilevanti. Il fatto nuovo più importante è il coinvolgimento nell'inchiesta della massima responsabilità dell'Unità Socio-Sanitaria Locale 1/23 di Torino. Si tratta del dott.
Salerno, uomo indicato dal nostro Partito. Come per gli altri casi attendiamo il giudizio finale che verrà dato al termine dell'inchiesta della Magistratura.
Il collega Marchini ha letto la lettera del dott. Salerno, che gli ha dato qualche motivo di riflessione. A noi qualche motivo di riflessione ha creato la conoscenza diretta dell'uomo, il fatto di averlo annoverato fra i nostri e quindi di avere sempre pensato e di pensare tuttora che si tratti di persona sotto il profilo morale degna di considerazione e stima. Se ha sbagliato per leggerezza o in modo più grave, lo vedremo alla fine del giudizio. Siamo in uno Stato di diritto e per questo ci riserviamo di esprimere le valutazioni finali. Certo, siamo profondamente amareggiati siamo amareggiati per noi e senza dubbio anche per l'intero quadro delle istituzioni che subisce un altro colpo.
Il sistema sanitario attraversa una fase difficile. Si prospetta un aggiustamento della riforma. Già con la, piccola riforma Degan si era cercato di qualificare meglio la dirigenza politica delle Unità Socio Sanitarie Locali, soprattutto di' qualificarla nella scelta delle persone sotto il profilo della competenza amministrativa e della competenza tecnica. Una più ampia modifica della riforma sanitaria, e quindi non una controriforma, ma un suo completamento, un suo aggiornamento, è nel programma del Governo e probabilmente sarà approvata dal Consiglio dei Ministri in questi giorni. V'è la necessità di aggiustare gli obiettivi e i termini della riforma sanitaria. C'è un problema di sostanza di fronte al quale la classe politica e gli organi di governo non si sentono estranei ma responsabilizzati. Ci auguriamo che i provvedimenti siano utili.
Per quel che riguarda la questione morale voglio riprendere quanto abbiamo detto in passato ripetutamente dopo il 2 marzo 1983 esprimendo la posizione del nostro Gruppo e del nostro Partito. Riteniamo che la questione morale interessi profondamente la politica, ma non sia una questione politica. E' questione che attiene molto e soprattutto alla responsabilità individuale, all'atteggiamento dei singoli uomini, alla capacità dei singoli di comportarsi e di agire. La responsabilità individuale non può non essere considerata come elemento fondamentale.
Abbiamo visto come in passato il porsi da parte di qualche forza politica a garanzia dell'atteggiamento corretto e rigoroso dei propri iscritti e dei propri militanti sia risultato un gesto forse generoso, ma nella sostanza velleitario. Ecco perché il discorso dell'uomo è un discorso tutto particolare, indipendentemente dalla forza politica alla quale egli appartiene. Lo affermava anche De Mita nell'ultima Conferenza organizzativa a Bari: ci sono onesti ovunque e ci sono purtroppo disonesti ovunque tra le forze politiche. E' un discorso sul quale non possiamo non fare tutti insieme qualche riflessione.
Ciò non significa che noi non sentiamo la responsabilità politica di eventuali scelte sbagliate, di eventuali errori compiuti e di questa responsabilità politica, per la parte che ci riguarda, facciamo piena assunzione. Peraltro dobbiamo dire che siamo al governo dell'Unità Socio Sanitaria Locale dall'inizio del 1985 e siamo al governo della Regione dal luglio 1985. La sostanza degli accadimenti nel complesso degli atti amministrativi ha una radice ben più profonda, che va lontano e che non pu essere sottaciuta. Quindi la nostra forza politica ha certo l'interesse, ma soprattutto la volontà di operare onde sia fatta chiarezza per quanto dipende da noi, negli organi amministrativi e sull'origine dei fatti, con riguardo quindi ad aspetti temporali che vanno più lontano. Auspichiamo che si possa stabilire a livello d'indagine qual è stato l'uso dei laboratori quali possono essere stati gli abusi, ponendoci in condizione di compiere tutte le riflessioni necessarie.
Il fatto riguarda principalmente la città di Torino, dobbiamo averlo presente. II ricorso a laboratori privati mi sembra assai minore non soltanto nelle altre Province, ma anche nelle Unità Socio-Sanitarie Locali della Provincia di Torino. Questo significa che forse - nella grande città maggiormente si sono creati elementi di deviazione, elementi di difficile e cattiva amministrazione. Verificheremo le cause sul piano amministrativo e quali potranno essere gli elementi utili per una correzione di tiro e per una trasparenza netta degli atti e degli atteggiamenti amministrativi.
Non ci interessa però soltanto l'aspetto conoscitivo per modificare le leggi e gli ordinamenti di nostra competenza, ma ci interessa anche che la Giunta sia in grado di svolgere quegli atti di governo importanti che sono necessari nel settore. Da parte nostra confermiamo l'impegno totale nostro a supportare l'iniziativa e l'azione della Giunta in quel ruolo di governo che è fondamentale e che in una vicenda come questa profondamente le compete.
Si è parlato di una classe politica piemontese inesistente, senza peso senza qualificazione, sostanzialmente succube del potere giudiziario, che sarebbe quello che realmente governa. L'articolo di Pansa è stato ampiamente citato; è un articolo che forse coglie solo gli aspetti superficiali della situazione piemontese. Ci sono indubbiamente elementi di crisi politica nella nostra Regione e nella città di Torino, ma anche questa è una crisi che parte da lontano e che non possiamo collegare agli avvenimenti di oggi. E' una crisi che ha degli aspetti complessi che vanno collegati alle difficoltà oggettive di Torino ed anche al più complesso sistema di potere che ha pesato su Torino e sul Piemonte.
Questa crisi della politica io la respingo. Il nostro Partito è impegnato con forza, con tensione morale per qualificare una classe politica adeguata e soprattutto per esprimere quel primato della politica che in un sistema democratico non può in alcun modo essere abbandonato, a cominciare innanzitutto dal nostro interno, con carica morale, per arrivare ad un risultato positivo e per meglio qualificare la nostra presenza.
Non possiamo prendere tutto, l' ho sostenuto altre volte. Dobbiamo tutelare il privato perché il privato è garanzia di libertà, ma non dobbiamo avere complessi nei confronti del privato né in economia né in altri settori; soprattutto dobbiamo essere molto attenti nel campo sanitario laddove privato e pubblico finiscono di concorrere e di operare nello stesso ambito. Certi sistemi di corruttela vengono dal settore privato. Quello che sta succedendo e quello che è successo forse ne è anche in qualche modo una conferma. Questo ci deve fare riflettere a fondo avendo presente che il privato va tutelato perché è garanzia di libertà, ma che non garantisce di per se stesso efficienza e moralità. L'efficienza è cosa diversa dalla moralità anche se entrambe sono intrinsecamente in qualche modo legate.
Come Gruppo e come Partito ci sentiamo fortemente impegnati a lavorare per una sempre maggiore qualificazione degli operatori nel campo politico.
Ci sentiamo impegnati anche come maggioranza a fare in modo che la Giunta l'esecutivo, i Governi possano con l'apporto di tutti operare con la massima trasparenza, con la massima chiarezza e con la necessaria tensione negli obiettivi.
Si è parlato di mancanza di indicazioni, di trasparenza, di chiarezza di questione morale nel Piano di sviluppo e ne parleremo più avanti. E' tema complesso. Noi riteniamo e l'abbiamo sempre sostenuto che la questione della trasparenza e della moralità sta a monte dei programmi politici. E' una questione che non si può pensare di risolvere soltanto con leggi, con provvedimenti o atti amministrativi, lo diceva già molto opportunamente il collega Tapparo nel suo intervento. Ci sentiamo impegnati, proprio in queste giornate che sono in qualche modo amare, a lavorare anche per far crescere non soltanto l'immagine degli operatori nel campo politico, ma anche l'immagine forte della Regione per far si che essa torni ad essere un punto di riferimento preciso e un istituto che anche a livello di opinione pubblica merita attenzione e valutazione. E' un discorso che facemmo già a suo tempo, quando eravamo all'opposizione, ne sentiamo oggi maggiormente la responsabilità stando nei banchi della maggioranza, per cui anche sotto il profilo della tensione morale ci sentiamo estremamente impegnati.
Le forze di maggioranza hanno concordato il documento cui ha fatto cenno il collega Marchini, già presentato alla Presidenza del Consiglio che propone l'istituzione di una Commissione di inchiesta. Abbiamo altre volte discusso a lungo sulla scelta tra Commissione di indagine e Commissione di inchiesta. Questa volta abbiamo voluto una Commissione di inchiesta per evitare qualunque pensiero, ogni possibile illazione di minimizzazione della questione.
Nel documento abbiamo compreso e recepito parte delle indicazioni del documento comunista che il Consigliere Bontempi, intervenendo nel dibattito, ha voluto presentare alla valutazione dei Gruppi e al quale abbiamo voluto prestare attenzione proprio per far si che la proposta della maggioranza alla fine del dibattito non risultasse staccata dalla discussione. Non è una proposta aprioristica, ma è una proposta che tiene conto delle risultanze del dibattito.
Naturalmente siamo disponibili ad un ulteriore confronto per giungere ad un documento comune che sia espressione dell'intero Consiglio, perch pensiamo che su una questione così importante, se non si vogliono fare polveroni, se non si tende solo a cercare dei capri espiatori, il che è assurdo, sia possibile trovare un punto d'incontro preciso e sia possibile far emergere la volontà concorde del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore al personale

Signor Presidente, colleghi, rispondo a nome della Giunta ad una serie di questioni poste nelle interrogazioni presentate sulla vicenda e dagli interventi di questa mattina. Il mio intervento si limita esclusivamente alle questioni legate alla vicenda del personale della Regione coinvolto in questa situazione, mentre alle questioni relative all'Assessorato alla sanità risponderà il collega Olivieri.
Divido il mio intervento in due parti.
La prima parte e la cronistoria della questione relativa al dipendente Valenti, una cronistoria attraverso la quale viene risposto alle interrogazioni sull'argomento e cioè quando, con quali criteri e da chi è stato nominato; se la Giunta non ritenga opportune non soltanto la sospensione dalla responsabilità di servizio, ma anche la sospensione cautelativa del rapporto di lavoro; come e con quali criteri sia stato composto il Servizio ispettivo.
La seconda parte del mio intervento tenterà di fare alcune valutazioni complessive in ordine ai problemi del personale.
La L.R. 28/86 istitutiva del Servizio ispettivo sanitario e finanziario sulla gestione delle Unità Socio-Sanitarie Locali è entrata in vigore il 7 agosto 1986. L'art. 11 della suddetta legge prevede che rimane in funzione fino all'attuazione del Servizio ispettivo, l'unità flessibile istituita con deliberazione del Consiglio regionale il 28 luglio 1983.
Il 19 settembre 1986 l'Assessore alla sanità mi indirizza una proposta per avviare il funzionamento del Servizio ispettivo. La proposta attiene alla definizione dell'organico del servizio e alla ricerca di professionalità all'interno dell'Ente per la copertura del posto di responsabile del servizio, ricerca interna tra il personale di I qualifica dirigenziale. Questo adempimento è necessario dopo la definizione dell'organico del servizio.
Il 22 settembre 1986 sempre l'Assessore alla sanità mi indirizza una lettera con la quale propone gli spostamenti interni dei posti di organico di altri servizi dell'Assessorato alla sanità per la costituzione dell'organico del nuovo servizio.
La Giunta regionale delibera il 24 settembre 1986 (la deliberazione è esecutiva dal 15 ottobre 1986 ed è pervenuti al mio Assessorato il 27 ottobre 1986) e definisce l'organico secondo la richiesta dell'Assessore alla sanità: 7 posti di VIII qualifica, 2 posti di VI qualifica, 2 posti di IV qualifica. Nell'ambito di questa deliberazione si ribadisce che continuerà a potersi utilizzare, a norma dell'art. 11 della L.R. 28/86 l'unità flessibile di cui alla deliberazione del Consiglio regionale che ho citato in precedenza, fino al momento in cui saranno attuati i provvedimenti per l'effettivo funzionamento del Servizio ispettivo.
Il 14 ottobre 1986 ho consegnato in Giunta un promemoria perla soppressione dei servizi comprensoriali. Uno dei punti riguardava i responsabili dei servizi comprensoriali per i quali si proponeva il trasferimento, quali responsabili di servizio, in servizi regionali liberi considerando le professionalità possedute dai dirigenti quelle da ricercare per ricoprire i posti dei servizi prescelti. A tale promemoria era allegato un documento con una serie di proposte.
Il 6 novembre 1986 ho ricevuto una lettera dell'Assessore alla sanità che proponeva la nomina del dott. Valenti quale responsabile del servizio di che trattasi e l'attuazione di un organico minimale per il primo funzionamento del servizio stesso. Sono allegati alla nota sopracitata la domanda del dott. Valenti ed il curriculum professionale.
Interrompo la cronistoria dei tempi per passare al curriculum del dott.
Pasquale Valenti.
Prima di entrare in Regione ha lavorato in enti ospedalieri, dove ha' maturato l'attività lavorativa, di concetto dal 1974 e direttiva dal 1978 nel settore amministrativo, in particolare nella direzione amministrativa di enti ospedalieri e con incarico di Caposervizio. Dal 21 marzo 1979 ha operato presso l'Assessorato alla sanità, Servizio affari generali. Dal 1 settembre 1981 al 6 dicembre 1982 ha lavorato agli Affari generali dell'Assessorato alla programmazione e all'urbanistica. Dal 7 dicembre 1982 al 5 ottobre 1983 è stato responsabile del Servizio affari generali dell'Assessorato all'assistenza.



PRESIDENTE

Scusi, Assessore, è vero che non si danno giudizi sulla persona e si descrive soltanto il curriculum del dott. Valenti, però per ovvie ragioni è opportuno che la seduta assuma carattere segreto. Invito pertanto i funzionari e il pubblico a lasciare l'aula.
I lavori proseguono in seduta segreta.



(La seduta segreta inizia alle ore 17,45 e termina alle ore 18,30)



PRESIDENTE

La seduta pubblica riprende.
La parola all'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, purtroppo non è la prima volta che ci riuniamo a parlare di sanità in occasione di situazioni dolorose e spiacevoli.
Al di là delle considerazioni su alcuni fatti venute da tutti i Gruppi politici sia della maggioranza che della minoranza, mi corre l'obbligo di intervenire per rispondere ad una serie di quesiti; proposte o dubbi. Senza dubbio mi riconnetto con quanto diceva il Consigliere Tapparo: le idee guida sono importanti, il pragmatismo può essere deteriore; occorre per trovare una modulazione intermedia nella pratica quotidiana e nella progressione per il futuro. Credo che mai come in giorni come questi un sano pragmatismo debba accompagnarsi a proposizioni di punta.
Sono state dette molte cose inesatte e con scarsa conoscenza della realtà. Il Consigliere Pezzana parla di un bilancio fallimentare della sanità. Dovrebbe andare in giro per il Piemonte perché Torino non è il Piemonte. Vi sono alcune Unità Socio-Sanitarie Locali che funzionano benissimo, altre funzionano bene, altre un po' meno bene, altre ancora maluccio, qualcuna male. Torino è una di queste. Non possiamo però dare tutte le colpe di questo male né agli attuali amministratori né a quelli che li precedettero né alla Regione. Dobbiamo invece fare alcune considerazioni di carattere generale e specifico sul servizio sanitario nazionale delle grandi città.
Si è parlato di grandi temi e quindi parlo anch'io di grandi temi. C'è un tormento reale nell'applicazione del sistema sanitario nazionale nelle grandi città. Dissi una volta con una battuta: "Questa è stata una riforma agricola, non sanitaria". Ancora oggi questo lo si documenta. Nonostante che nella riforma sanitaria confluissero tutte le forze politiche in una sorta di compromesso che dette origine alla legge 833, nessun legislatore si preoccupò dei grandi centri (Roma, Milano, Torino) nei quali vediamo un'alternanza di indirizzi, ora centralistici, ora decentratori.
Questo problema non è ancora risolto e non so se le dieci Unità Socio Sanitarie Locali lo risolveranno. Lo speriamo, ma lo speriamo purtroppo sulla base delle esperienze negative dell'accentramento. Questo non vuol dire che l'opposto sia meglio. Speriamolo e cerchiamo tutti di contribuire con il Comune di Torino a far si che questa soluzione sia migliore della precedente.
Parliamo della questione dei laboratori che è venuta prorompente, anche se è nata da un altro aspetto che era quello degli esami ecocardiografici.
Sono state dette molte inesattezze. Quando si parla del massimo utilizzo delle strutture laboratoristiche ospedaliere si rischia di commettere un grossolano errore come ha già rimarcato il collega Marchini.
Se in Torino c'è una prevalenza di esami verso la convenzionata esterna è perché vi sono delle ragioni reali che non possiamo assolutamente ignorare.
Il primo compito fondamentale delle strutture laboratoristiche ospedaliere è quello di servire i ricoverati. Sapete benissimo che uno dei gravi difetti della sanità italiana è la degenza che ancora oggi è doppia rispetto a quella dei cosiddetti paesi più civili. La scarsità di servizi in genere e in particolare delle strutture laboratoristiche fa si che i ritardi si accumulino e provochino un aumento delle degenze, fatto che sul piano economico e sul piano dell'assistenza è estremamente grave, per cui si hanno attese, code e tutte le conseguenze che è inutile denunciare.
Si è cercato di risolvere questi problemi nei due.ultimi contratti con l'incentivazione e si è tentato di aprire una prima porta per creare una reale competitività del pubblico con il privato cercando di innescare dei momenti di gestione che apparentassero il pubblico al privato. Ne è venuta fuori una caricatura: questa è la sostanza delle cose. Perché una caricatura? Intanto, perché l'incentivazione si è articolata prevalentemente sui medici ignorando, per una questione di forza contrattuale, i chimici, i biologi e i fisici, ma soprattutto perché non si è portatala stessa metodologia dell'incentivazione su chi può lavorare di più, ad esempio, a livello tecnico. I tecnici sono la parte forte dei laboratori perché in un laboratorio ben organizzato e moderno si pu reputare che sia ottimale la presenza di quattro tecnici ogni laureato tuttavia i tecnici si sono visti trattare alla stessa stregua dell'infermiere dell'ambulatorio mutualistico che lavora cinque giorni alla settimana e che non ha problemi né di giorno, né di notte, né di sabato, n di domenica, né a Natale, né a Capodanno.
Nella trattativa regionale, nel primo contratto che prevedeva l'incentivazione, tentai di portare avanti gli interessi dei tecnici. Erano interessi che vedevo in funzione del miglioramento del servizio dei laboratori, nel dibattito però fui perdente di fronte al sindacato e di fronte all'autorità regionale. Io prevedevo che si sarebbe verificata una l'astenia" più o meno sottile, più o meno profonda, soprattutto nelle grosse entità ospedaliere fortemente sindacalizzate dove si sono creati aspetti più negativi di quanto non sia avvenuto in Provincia dove la sindacalizzazione era minore.
L'altro problema riguarda la diffusione dei laboratori sul territorio.
In questo caso siamo di fronte alla maledettissima convenzionata esterna in vigore con legge dello Stato e che si sta ridiscutendo attualmente. E' una vecchia gabbia che ci portiamo dietro, che nessuno ha il coraggio di tagliare a livello governativo e che implica una soluzione a livello di laboratorio o di altre strutture analoghe assolutamente irrazionale e controproducente.
Quando lasciai l'Unità Socio-Sanitaria Locale 1/23, rendendomi conto della necessità di incrementare comunque il servizio pubblico per superare queste cose, avevo predisposto un piano di finanziamento dal punto di vista strumentale, piano che fu poi portato avanti dai miei successori, i quali però non tentarono assolutamente di riorganizzare i laboratori. Le due fasi ovviamente dovevano essere contemporanee o perlomeno articolate perché gli strumenti aiutano, ma non bastano se non c'è un'organizzazione a sostegno delle nuove strumentazioni. Bisogna poi sfatare la leggenda che con le nuove strumentazioni basti premere un bottone. La questione è molto più complessa e delicata: occorre personale particolarmente qualificato e una serie di controlli e.di indagini.
Per questa ragione sostanziale non è apparentabile la situazione di Torino con quella di Venarla. Negli ospedali pubblici di Torino il numero degli esami interni prevale di gran lunga su quelli esterni ed è perci assai maggiore del numero di esami che si fanno negli ospedali di provincia, perché nella città di Torino c'è un accumularsi di più alte prevalenze diagnostiche, quindi necessità maggiore di esami, di indagini fattori che fanno si che la richiesta all'interno degli ospedali sia talvolta il doppio, addirittura il triplo di quella che può avvenire in ospedali di provincia.
Sarebbero auspicabili dappertutto medesimi livelli, ma questo non sarà mai possibile perché sarebbe assolutamente antieconomico e antiproduttivo.
Ci colleghiamo con un altro fatto estremamente importante che è quello di garantire al servizio ospedaliero - il discorso si allarga e arriviamo alle idee guida - quelle caratteristiche che permettano la competitività del pubblico con il privato. E' la questione del tempo pieno e del tempo definito.
Ho detto che la riforma fu un compromesso fra varie tesi di destra, di sinistra, di centro variamente articolate. Forse sarò un illuso, ma io credo ancora che la riforma abbia in sé grandi valori e grandi prospettive.
Dato però che era un compromesso, andava condotta considerando tutti gli aspetti che avevano portato al compromesso. Invece ogni forza politica che gesti la riforma portò avanti il compromesso con le proprie idee. Venne fuori il dilemma: che cosa vuol dire potenziare il tempo pieno? Vuol dire gratificare i tempopienisti, dare la possibilità alla categoria di emergere pian piano, di diventare dominante e determinare la scomparsa dell'assurdo del sistema sanitario che si fa autoconcorrenza. Il tempo pieno era la strada per eliminare la discrasia del sistema sanitario che si fa autoconcorrenza, soprattutto attraverso il tempo dei definitisti. Queste cose non si impongono con gli editti, ma si impongono dando corpo e sostanza alle motivazioni dei tempopienisti.
In questi dieci anni abbiamo assistito alla distruzione dei reparti dei pensionanti in Piemonte, che la legge dettava con criteri ben precisi. Ci fu una lotta assurda del sindacato sostenibile fino ad un certo punto quando vi fu la grave carenza di infermieri.
Andavo in giro nelle varie Unità Socio-Sanitarie Locali e, quando sollevavo il problema vedevo sgranarsi gli occhi degli amministratori, di qualunque colore politico fossero, quasi andassi dicendo un'eresia.
Se si imbocca questa strada, il tempo pieno diventa qualcosa di fatiscente, soltanto un'occasione per avere un po' più di stipendio, e nulla più, perde la sua sostanziale identità per cui l'ospedale è un momento di richiamo per l'esterno dove ognuno ha il diritto di chiedere la moquette, il televisore, il fiorellino accanto al letto.
Come può il denaro fresco entrare nelle casse delle Unità Socio Sanitarie Locali? Si sarebbero potuti ottenere dei risultati, denaro fresco in continuazione, una qualificazione sempre più alta degli ospedali, si sarebbe potuto arrivare a situazioni simili a quelle del Friuli Venezia Giulia o di parte del Veneto, dove vige, una politica sanitaria preriforma dove si è esaltato il pubblico e portato ad alti livelli il numero del personale e gli investimenti in conto capitale e in conto corrente. La spesa storica è il 201/0 più alta della nostra. Il privato non esiste, ma non perché qualcuno abbia voluto eliminarlo, non esiste perché non ha trovato il "pabulum".
La nostra realtà storica era ben diversa. Ci siamo trovati di fronte ad un "parco macchine" assolutamente insignificante, modesto ed irrilevante e poi abbiamo seguitato a dare mazzate perché rimanesse un parco macchine di periferia.
Ci sono tante situazioni anomale, tanti tentativi di correggere in modo surrettizio la situazione di fondo che è profondamente bacata. Occorre riflettere su queste cose, non si può avere la moglie ubriaca e la botte piena, proverbio antico che però esprime la densità dell'argomento.
E non mi si vengano a ripetere i discorsi del 3% per la prevenzione.
Siamo proprio arretrati, ragazzi! La prevenzione non è un atto medico nella stragrande maggioranza dei casi. La prevenzione compete all'ente locale, è educazione sanitaria, educazione civica. Il sistema sanitario nazionale la fa solo in minima parte. Oggi sembrano riaffiorare reminiscenze di una discussione che si faceva vent'anni fa. Dobbiamo chiarirci le idee. La prevenzione è un fatto collettivo, è un fatto di società, solo alcuni rami sono di tipo sanitario e riguardano la prevenzione primaria e la prevenzione secondaria, ma non compaiono nella voce della prevenzione sic et simpliciter in termini di bilancio.
Giustamente si è detto che non è tanto una questione di controllo quanto di dare a tutti la possibilità di andare avanti secondo una strada delineata in termini programmatici in modo corretto ed armonico, chiedendo il controllo dei pass e così via.
L' ho già ricordato: il nostro controllo sui pass, le verifiche avvengono quasi casualmente o per iniziative nostre. Non abbiamo assolutamente contezza di quello che avviene (al di là di qualche movimentazione di personale) nelle Unità Socio-Sanitarie Locali della Regione. Il controllo di legittimità passa attraverso il Co.Re.Co. e a noi sfugge la conoscenza di decine di migliaia di deliberazioni che segnano l'andamento della spesa, l'andamento dell'adeguamento ai Piani socio sanitari regionale e nazionale, in sostanza ci sfugge il movimento, la dinamica della sanità.
Cari Consiglieri, dobbiamo avere il coraggio di prendere delle iniziative anche brutali apparentandoci con l'idea, che a me non dispiace affatto, del Ministro Donat Cattin, perché le cose così non vanno.
Uno degli elementi fondamentali della democrazia è il controllo. Non è sufficiente il Servizio ispettivo, anche se è articolato, perché non possiamo trasformarci in una Gestapo. Dobbiamo avere il coraggio di proporre una legge che imponga alle Unità Socio-Sanitarie Locali di trasmetterci gli atti deliberativi, in modo che la Regione possa controllare non la legittimità degli atti, ma il merito, possa controllare gli adempimenti di piano, le singole voci di spesa, anche perché ci vengono rimessi i dati globali della spesa che non possiamo scomporre e che non siamo in grado di valutare.
E' un controllo democratico quello che dobbiamo svolgere se non vogliamo ritrovarci a discutere di questi problemi. Il bilancio per il 1987 si chiuderà in negativo: su questo non c'è alcun dubbio. Non è piacevole discutere sempre sul negativo. Se vogliamo produrre dei dibattiti sul positivo, dobbiamo avere il coraggio tutti insieme di fare azioni di questo tipo.
Ho detto questa mattina che si avvierà prima la legge sul controllo di qualità che non quella sui laboratori. La differenza fra me e Calligaro è che a me interessa prima di tutto il malato, a lui la procedura: a me interessa che il cittadino sia garantito. Il resto viene dopo.
Signori, ho finito. Grazie.



PRESIDENTE

Do ora la parola al Consigliere Bontempi che illustra l'ordine del giorno presentato dal Gruppo comunista.



BONTEMPI Rinaldo

Il Gruppo comunista ha predisposto l'ordine del giorno prima della comunicazione e delle repliche dell'Assessore. Presenteremo due emendamenti che rendono di fatto impossibile qualsiasi confronto o adesione all'ordine del giorno presentato dal pentapartito che contiene una valutazione sulla comunicazione dell'Assessore e sulla replica, e che individuano le responsabilità che riguardano la nomina di Valenti.
La questione è politica e intendo motivare i1 nostro voto contrario sull'ordine del giorno della maggioranza.
Non a caso questa mattina ho aperto una questione sulla credibilità di quello che andiamo scrivendo e stiamo facendo. Qualche tentativo di risposta c'è stato, ma mi sarei aspettato di più. La replica dell'Assessore Olivieri, il suo tono, l'arroganza con cui ha posto le questioni, non li accettiamo. Addirittura rifiutiamo pesantemente l'accusa che non ci interessa il malato, che è lesiva della funzione storica che abbiamo sempre avuto. Roba da matti! Una replica in questi termini la dice lunga su come si è reagito a questa vicenda e su come si intende andare avanti.
Credete davvero che siamo disponibili a stare alle finte? Ne abbiamo già viste abbastanza! E' finzione quella di scrivere degli impegni quando il cervello va altrove, pensa ad ' altro, giustifica addirittura il sistema. Quello che ho detto questa mattina era un tema politico assolutamente assorbente. Quale eco ha provocato? Al di là di qualche affermazione da parte di Brizio, che ho anche apprezzato perché mi sembrava sincera, c'è stato un intervento della DC e un comunicato in cui la vicenda sarebbe risolta dicendo che è dal 1982 che in Regione vige la convenzionata. E' questo il punto o non è quell'intreccio di fondo, quella politica, quel certo tipo di economia, di imprenditorialità d'assalto, le maglie larghe, la tolleranza, le coperture? Avrei voluto sentire dal Partito socialista, oltre al ragionamento generale di Tapparo, qualche riflessione sul Partito che da sempre ha ruoli di governo in materia e che deve porsi il problema del cambiamento.
E' un problema che riguarda tutti, ma in questo momento abbiamo delle maggioranze e delle Giunte alle quali compete soprattutto il compito di dare il segno dello scatto e del cambiamento. Si pone un problema di coerenza, un problema di leggibilità.
Che cosa significa votare degli ordini del giorno? Non significa forse la volontà di cambiare marcia? La replica non ci ha dato nessun elemento nuovo, anzi, ci ha preoccupati. Come si può non ammettere che queste degenerazioni hanno la loro radice nel modo di intendere il sistema istituzionale e il sistema politico? Che cosa pensa la gente sulla questione degli accordi per l' Unità Socio-Sanitaria Locale di Torino che da tre mesi blocca la sanità? Il tempo perduto non si recupera, la perdita di immagine non si recupera, però mi sarei aspettato da qualche Partito della maggioranza una presa di posizione dura. Ci sono motivi che richiedono verifiche. Tutto è palude, tutto è magma, tutto è quello che diceva questa mattina Tapparo. In realtà, per rendere trasparente qualcosa non basta mettere un vetro occorre un vetro visibile da tutte e due le parti ed è necessario offrirsi ad essere visti sapendo di essere dalla parte del giusto e non tenere i piedi in due staffe. La questione del personale è emblematica sotto questo aspetto.
Dovremmo discutere a fondo su queste questioni. Nel caso dell'incarico ispettivo poi si qualifica la responsabilità politica, caro Olivieri. Un incarico del genere richiede comprovate qualità morali e professionali.
Allora, si deve fare lo sforzo massimo per ricercare la persona che abbia queste qualità e, se si sbaglia, la responsabilità politica esiste. A me sembra invece che si sia seguito un percorso diverso. E' questo il punto politico che noi indichiamo nel nostro ordine del giorno.
In un momento in cui si riparla di questione morale e di intrecci politici, mi sembra che si siano fatti dei passi indietro, si disarma, ci si rassegna. C'è più cinismo e credo che tutto questo sia frutto di una politica, ma non della politica in generale. Salvando le persone che cercano di fare la loro parte, questo è il frutto dell'ideologia del pentapartito. E' il frutto di un patto nato non su idee forza, ma nato nelle condizioni che conosciamo e che non voglio ripetere, patto che esclude la discussione e il chiarimento.
La nostra posizione sempre di più si qualificherà in questa direzione.
Noi diamo questo giudizio e riteniamo che questo caso si sarebbe potuto affrontare con un altro piglio, con un altro tono, significando quella volontà politica che avremmo accolto con grande piacere.
Siamo giunti al punto limite. Spero che perlomeno il dibattito e il confronto servano a far diventare quella che oggi sembra una finzione qualcosa di vero. Non ci sono però le condizioni politiche e strutturali.
Il dibattito ha posto sul piano di assoluta emarginazione le vere questioni di fondo che dovrebbero preoccupare soprattutto l'Assessore. Il nostro giudizio è duro nei confronti della maggioranza, nei confronti della Giunta regionale, di quella comunale e nei confronti dell'Unità Socio Sanitaria Locale per l'incapacità di affrontare i problemi.



PRESIDENTE

Procediamo pertanto alla votazione dell'ordine del giorno il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte a conclusione della discussione sulla grave situazione che si è determinata nell'istituzione regionale e nel governo della Unità Socio-Sanitaria Locale di Torino in seguito agli sviluppi dell'inchiesta giudiziaria ritenuto che una gestione corretta e regolare della sanità è assolutamente necessaria per corrispondere alle esigenze dei cittadini con un servizio adeguato approva la comunicazione della Giunta apprezza gli interventi già assunti dal Governo regionale ed in particolare: a) la diffida effettuata nei confronti dell'Unità Socio-Sanitaria Locale 1/23 riguardante prescrizioni impartite per adempimenti concernenti l'indagine, diffida recepita dal Co.Re.Co. all'unanimità onde procedere eventualmente alla nomina di un commissario ad acta b) la sostituzione della Giunta regionale al Comitato di gestione dell'Unità Socio-Sanitaria Locale 1/23 attraverso apposita Commissione per quanto attiene la suddivisione del personale da assegnare alle Unità Socio Sanitarie Locali sub-comunali.
Preso atto della comunicazione inviata al Sindaco della città di Torino con invito a verificare e normalizzare la situazione del Comitato di gestione dell'Unità Socio-Sanitaria Locale 1/23 convocato nella giornata di domani rilevato che la Giunta regionale all'interno di un processo di governo della sanità torinese ha verificato la non proponibilità di un commissariamento generale ad opera della Regione stanti i limiti posti dalla stessa legislazione regionale dà mandato alla Giunta a che, ove non si verifichi nei prossimi giorni la necessaria normalizzazione del Comitato di gestione dell'Unità Socio-Sanitaria Locale 1/23 per quanto attiene alla regolarità dei suoi atti, richieda al Governo il commissariamento della medesima ed assuma ogni altra necessaria iniziativa".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 14 voti favorevoli, 28 contrari e 2 astenuti.
Passiamo all'ordine del giorno presentato dalla maggioranza.
Il Consigliere Staglianò propone il seguente emendamento: "ritiene necessario istituire ai sensi dell'art. 19 lett. b) dello Statuto una Commissione d'inchiesta il cui operato sarà definito dalla Commissione competente e sottoposto al Consiglio sulla base delle proposte di deliberazione assegnate alla V Commissione consiliare permanente".
Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno se intendono accoglierlo o meno.
La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Non è accettabile. Il contributo alla formazione del documento sulla Commissione d'inchiesta - ribadisco: inchiesta - potrà essere dato in Commissione ed in aula quando si andrà all'esame delle proposte specifiche.



PRESIDENTE

Con queste motivazioni, i proponenti ritengono di non accogliere l'emendamento.
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, proponiamo il seguente emendamento al nostro ordine del giorno anche per un debito di correttezza verso il Gruppo comunista: all'ultima riga aggiungere le parole: "le Unità Socio-Sanitarie Locali lo facciano proprio già in sede di verifica degli eletti nei Comitati di gestione".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò per dichiarazione di voto.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Può darsi, signor Presidente, che il senso dell'emendamento proposto dal sottoscritto al documento del pentapartito non sia stato colto come forse era necessario, e cioè come esigenza di uscire con determinazioni chiare laddove si fa riferimento genericamente ad una Commissione d'inchiesta, sapendo che il nostro Statuto prevede al riguardo ben due fattispecie. Si vuole da parte della maggioranza continuare a mantenere indeterminata la propria volontà politica. Io così leggo il dibattito di oggi; così mi fa leggere l'intervento dell'Assessore Olivieri, il quale con tutta l'autorevolezza che pure gli si riconosce in materia mi consentirà di osservare che non ci si può rapportare nel suo modo sprezzante ad argomenti che vengono sottoposti all'attenzione di tutti. Olivieri, dunque, ribadiva la sostanziale inutilità di un'indagine accurata, di un'inchiesta ché vada alle radici dei meccanismi degenerativi, che individui negligenze e responsabilità amministrative specifiche, che in sostanza riesca a far luce anche su quella parte di discussione su cui invece si sono dovute spegnere le luci di questa assemblea, procedendo in seduta segreta.
Ho presentato un emendamento perché mi pare che almeno su questa questione bisogna uscire con una decisione chiara. Viceversa, il pentapartito insiste in un'impostazione politica inaccettabile. Ho seguito con attenzione, in particolare per quanto riguarda questa questione l'intervento della collega Bergoglio, la quale ha usato un taglio a mio modesto avviso completamente sbagliato nell'analizzare la realtà dei fatti.
La collega ha fatto il classico scaricabarile: "E' cominciato prima che noi arrivassimo". Se poi andiamo a, vedere chi c'è in queste Unità Socio Sanitarie Locali dove vige il meccanismo di spartizione dei Comitati di gestione scopriremo magari delle cose interessanti su chi c'era e chi c'è rimasto. A proposito dei meccanismi degenerativi strutturali, la collega Bergoglio si è appellata al diritto costituzionale all'iniziativa privata: l' ha sparata talmente alta forse per non confrontarsi con i meccanismi reali che oggi sono sotto accusa.
La maggioranza non soltanto insiste su questa piega, ma persiste in un atteggiamento di non chiarezza sui segnali che devono giungere all'esterno di quest'aula. Non posso che essere d'accordo con i collegi Bontempi e Ferrara sulla pregnanza della questione etica nelle vicende che andiamo analizzando.
Mi dispiace per te, Brizio, ma di fronte all'aria fritta che abbiamo dovuto sorbirci ancora oggi pomeriggio da parte, ad esempio, del collega Rossa, dentro ti si muove un misto di rabbia e di indignazione, perché vedi quanto qui dentro si realizza: nemmeno una pallidissima ombra di quelle che sono le domande che la gente rivolge a chi la deve rappresentare.
Dicevo che non si può non condividere la pregnanza della questione etica. Ma non si può non cogliere, signor Presidente e colleghi, l'esigenza di andare ad indagare con distacco, freddezza, con i dovuti approfondimenti, meccanismi degenerativi di cui si diceva. E quindi, in questo senso, dare un segnale che si vuole cambiare pagina e non insistere sempre sulla stessa via.
E' pretestuosa l'argomentazione del Capogruppo democristiano Brizio nel dire che della questione parleremo quando si discuterà la deliberazione proposta. Nell'emendamento si fa riferimento alle proposte di deliberazione depositate in Commissione. Ce ne possono essere evidentemente anche altre.
Quello che ci interessa che esca qui oggi è un segnale politico che evidentemente il pentapartito non vuole dare. Le conseguenze sono chiare per quanto mi riguarda.
Non posso, signor Presidente, che votare contro questo documento. E visto che ci sono, risparmio il tempo per intervenire successivamente. Dico solo che l'ordine del giorno di DP non fa che richiamare concetti che ho ripreso poc'anzi. Auspico quindi che almeno quelli che condividono quei ragionamenti vi si possano riconoscere.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno presentato dal pentapartito il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte udita la comunicazione della Giunta ed avuto presente l'ampio ed approfondito dibattito intervenuto decide l'istituzione di una Commissione di inchiesta che individui le cause organizzative, legislative e strutturali che hanno portato all'attuale non accettabile rapporto pubblico-privato anche attraverso l'esame delle aree in primo luogo l'Unità Socio-Sanitaria Locale 1/23, ed i settori rispetto ai quali lo stesso rapporto faccia emergere la necessità di interventi anche di carattere urgente e straordinario sul piano legislativo organizzativo e strutturale auspica sul piano dell'attività legislativa una sollecita presentazione ed un approfondito esame, preceduto da una fase di ampia partecipazione delle Unità Socio-Sanitarie Locali, di leggi che regolamentino il rapporto del servizio pubblico sanitario con le strutture private ed una loro sollecita approvazione sul piano dei rapporti Regione - Unità Socio-Sanitarie Locali sul presupposto politicamente positivo del processo di decentramento avviato dal Comune di Torino, di concerto con l'iniziativa della Giunta regionale che il Consiglio apprezza ed approva, l'avvio e il consolidarsi di un costruttivo rapporto Regione - Unità Socio-Sanitarie Locali che consenta alla Giunta regionale di conoscere in tempi ristretti il programma di attività, con particolare attenzione agli interventi destinati al massimo utilizzo ed al potenziamento delle strutture pubbliche, nonch l'avvio di un processo di controllo Regione - Unità Socio-Sanitarie Locali sulla scorta di metodologie individuate con il massimo apporto costruttivo delle stesse, al fine di garantire la maggiore efficienza possibile sul piano del controllo e della tutela dei cittadini e delle istituzioni impegna la Giunta ad una puntuale informativa sulle vicende in corso e sull'attività che andrà ad avviare nell'esercizio del suo ruolo di governo con particolare riguardo alle attività ispettive ed alle risultanze delle stesse impegna altresì la Giunta a periodiche ed aggiornate informative alla Commissione competente circa l'attuazione da parte di tutti i soggetti interessati al Piano sociosanitario e a riferire al Consiglio in ordine alle iniziative assunte dalle Unità Socio-Sanitarie Locali e dalla stessa Giunta nel settore della 'convenzione esterna' e dei risultati raggiunti condivide sul piano della questione morale l'ordine del giorno del Comune di Torino che recita: 'I curricula dei candidati dovranno essere accompagnati dalla presentazione di stato patrimoniale e dichiarazione di ciascuno sulla eventuale partecipazione sua (o di familiari) a strutture sanitarie private, come soci, amministratori o dipendenti'.
Per il contributo positivo che arreca al processo di sempre maggiore trasparenza e separatezza tra le esigenze di pubblico e privato, auspica che tutte le Unità Socio-Sanitarie Locali lo facciano proprio, già in sede di verifica degli eletti nei Comitati di gestione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato, con 26 voti favorevoli, 12 contrari e 3 astenuti.
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno del Consigliere Staglianò il cui testo recita: "Il Consiglio regionale rilevate le gravissime degenerazioni amministrative che vanno emergendo nell'Unità Socio-Sanitaria Locale 1/23 in seguito all'inchiesta giudiziaria avviata dalla Procura della Repubblica di Torino tenuto conto che la crescita progressiva delle convenzioni con laboratori e cliniche private (cosidetta 'convenzionata esterna') ha potuto realizzarsi in assenza di una attenta valutazione delle potenzialità dei servizi erogabili dalle strutture sanitarie pubbliche, delle loro eventuali carenze strumentali, organizzative e professionali considerato che gli illeciti amministrativi hanno trovato alimento nell'assenza di un controllo effettivo dei servizi erogati dai laboratori convenzionati in relazione alle potenzialità dei servizi effettivamente erogabili, determinando fra l'altro fenomeni di subappalti considerato inoltre che ne 'La rete regionale dei servizi diagnostici di laboratorio' (Mondovì 3/7/1982, pubblicato da Regione Piemonte Assessorato alla Sanità), attraverso un'analisi a campione effettuata in quattro presidi ospedalieri del Piemonte, si rilevava come i costi degli esami fatti nei laboratori ospedalieri fossero inferiori dal 10 al 30 rispetto a quanto i medesimi esami venissero pagati ai laboratori convenzionati, evidenziando in tal modo l'antieconomicità della parte di 'convenzionata esterna' presa in considerazione preso atto che ciò nonostante negli anni successivi il ricorso alla 'convenzionata esterna' è proseguito ed aumentato in modo preoccupante in totale contrasto con le finalità della legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale considerato altresì che l'unità organizzativa regionale individuata con deliberazione della Giunta regionale n. 17/31247 del 12/1/1984 ed il successivo Servizio ispettivo sanitario delle UU.SS.LL. istituiti dalla L.R. n. 28/86 non hanno impedito il diffondersi delle degenerazioni amministrative oggi oggetto della surichiamata indagine giudiziaria preso atto infine dello sconcertante intreccio accertato tra lo status di dipendente regionale e l'attività lavorativa privata svolta dal dott.
Pasquale Valenti, nominato dalla Giunta quale responsabile del Servizio ispettivo della Regione Piemonte, evidenziando l'urgenza di regolare con norme più rigorose l'assegnazione di incarichi di rilevanti responsabilità pubbliche giudica la comunicazione dell'Assessore alla sanità insufficiente ed inadeguata a fronteggiare le gravi degenerazioni maturate nella sanità pubblica e sostanzialmente elusiva dei problemi politici determinati dall'applicazione della legge di riforma sanitaria; ritiene necessario istituire, ai sensi dell'art. 19, lettera b), dello Statuto, una Commissione d'inchiesta il cui operato sarà definito dalla Commissione competente e sottoposto al Consiglio, sulla base delle proposte di deliberazione assegnate alla V Commissione permanente".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 12 favorevoli, 29 contrari e 3 astenuti.
Abbiamo esaurito il dibattito con gli impegni assunti nell'ordine del giorno approvato. Il Presidente del Consiglio farà in modo che siano ritualmente condotti a termine.


Argomento:

Comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione dell'Unità Socio Sanitaria Locale 1/23 di Torino

Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Mi rimetto alle decisioni dei Capigruppo circa la prosecuzione della seduta. Dovremmo procedere con l'esame dei p.d.l. sulla programmazione degli interventi per lo sviluppo dell'offerta turistica e sugli interventi di promozione turistica.



BRIZIO Gian Paolo

Propongo di esaminare, se ve ne sono, i provvedimenti licenziati all'unanimità dalle Commissioni.



PRESIDENTE

I provvedimenti licenziati all'unanimità non hanno caratteristiche d'urgenza. Bisogna invece decidere la sorte dei due disegni di legge in materia turistica. Sarei dell'opinione di rinviarne l'esame alla prossima seduta.
Ha chiesto la parola l'Assessore Moretti. Ne ha facoltà.



MORETTI Michele, Assessore al turismo

Informo il Consiglio che il prossimo giovedì sarò impegnato alla Conferenza nazionale del turismo, quindi non potrò partecipare ai lavori di questa assemblea.



PRESIDENTE

Terremo conto del fatto che la prossima settimana l'Assessore Moretti sarà impegnato alla Conferenza nazionale del turismo.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,30)



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