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Dettaglio seduta n.71 del 20/01/87 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale


PRESIDENTE

La seduta è aperta.


Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 2) dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale" comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Croso, Minervini e Pezzana.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco delle leggi vistate dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

d) Apposizione visto per decorrenza dei termini


PRESIDENTE

E' stato posto il visto per decorrenza dei termini (ai sensi del secondo comma dell'art. 45 dello Statuto regionale) alla L.R. del 4/12/1986: "Disciplina delle case di cura private".


Argomento:

d) Apposizione visto per decorrenza dei termini

Argomento:

e) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco delle leggi non vistate dal Commissario del Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

e) Mancata apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

f) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 16, 19, 23 e 30 dicembre 1986 - in attuazione dell'art. 7 secondo comma, della L.R. 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Caccia

g) Illegittimità costituzionale dell'art. 57, secondo comma, della L.R. del Piemonte 17/10/1979 n. 60


PRESIDENTE

Comunico inoltre che la Corte Costituzionale, con sentenza n. 271 del 16 dicembre 1986, ha dichiarato, per contrasto con l'art. 119 della Costituzione, l'illegittimità costituzionale dell'art. 57, secondo comma della L.R. del Piemonte 17 ottobre 1979 n. 60: "Norme per la tutela della fauna e la disciplina della caccia" nella parte in cui determina in L.
8.000 per ettaro la tassa per la concessione e l'esercizio delle aziende faunistico - venatorie.


Argomento: Problemi energetici

Dibattito in prefazione della Conferenza nazionale sull'energia e votazione relativi ordini del giorno


PRESIDENTE

Passiamo al punto 3) all'o.d.g.: "Dibattito in prefazione della Conferenza nazionale sull'energia".
Il dibattito viene aperto da una comunicazione dell'Assessore Maccari che ha la parola.



MACCARI Eugenio, Assessore all'energia

Il dibattito nazionale che è in corso sulla questione energetica e sull'uso pacifico dell'energia nucleare (dibattito scaturito dopo i fatti di Chernobyl) si sta arricchendo non solo delle espressioni del pensiero scientifico, economico e politico delle forze presenti nel nostro Paese, ma ha coagulato anche le risorse e i pensieri delle autonomie locali e delle Regioni in particolare, riaprendo lo storico confronto fra Stato e Regioni in ordine all'esercizio di competenze che se da un lato sono estremamente frammentate e non godono di riferimenti normativi organici e trasparenti dall'altro pongono le Regioni nella necessità irrinunciabile di chiarire quel ruolo che è loro proprio, soprattutto nelle scelte strategiche che intervenendo sull'assetto fisico, sociale ed economico del territorio toccano competenze e attribuzioni regionali.
L'occasione data dalla prossima Conferenza nazionale sull'energia dibattito e confronto tecnico e scientifico richiesto soprattutto dalle Regioni, ha consentito a queste di organizzare una propria presenza attraverso una serie di contributi che sono in corso di definizione in questi ultimi giorni che ci separano dall'inizio dei lavori di Roma.
Occorre innanzitutto ricordare per completezza di informazione gli aspetti metodologici che hanno sovrainteso l'organizzazione di questi contributi finalizzati a una presenza partecipativa delle Regioni, non solo per la Conferenza, ma anche per i lavori e le riflessioni che certamente si apriranno in sede governativa.
Per quanto riguarda il coordinamento interregionale energia è bene ricordare che nel mese di luglio 1986 la Conferenza dei Presidenti delle Regioni assegnò gli incarichi di coordinamento tecnico politico per materia alle singole Regioni: Il coordinamento per l'energia, che era detenuto prima dalla Regione Lombardia, passò alla Regione Toscana con accordo unanime anche alla luce di orientamenti precedentemente concordati. Il 14 novembre, in sede di Conferenza dei Presidenti delle Regioni, fu costituito il gruppo interregionale per la Conferenza energetica e i Presidenti in quella sede decisero che i rappresentanti da impegnare nel lavoro di preparazione della Conferenza nazionale per l'energia dovevano essere i Presidenti delle seguenti Regioni: Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna Toscana, Lazio e Puglia, oltre alla Regione Sicilia che esprime la presidenza di turno.
Come sono stati organizzati e come sono oggi i lavori portati avanti a livello delle diverse Regioni? Come coordinamento interregionale, la Toscana convocò il 30 ottobre una riunione in cui vennero dibattute questioni inerenti gli aspetti istituzionali del confronto Stato - Regioni in materia di energia e si convenne sulla necessità di preparare per la Conferenza dei contributi di sicura originalità, derivanti dalle specifiche esperienze delle Regioni. A tal fine si concordò di dare operatività immediata alle riflessioni scaturite in ordine alla Conferenza per l'energia individuando tre gruppi di lavoro con il compito di elaborare tre contributi che sarebbero stati coordinati ed omogeneizzati per quanto possibile in un documento unico ad opera della Regione Toscana.
Il primo gruppo di lavoro aveva come tema il risparmio energetico ed era formato da Toscana, Lombardia, Veneto, Sicilia e Marche; il secondo gruppo aveva come tema l'ambiente e le centrali termiche convenzionali ed era formato da Toscana, Liguria, Calabria, Puglia, Lazio e Friuli; il terzo gruppo aveva come tema l'energia nucleare ed era formato da Piemonte Lombardia, Emilia Romagna e Lazio. Per necessità organizzative e logistiche venne altresì individuata una segreteria di coordinamento nella Regione Toscana per quanto riguarda i primi due gruppi e nella Regione Lazio per il terzo gruppo. Fino ad oggi le Regioni hanno avuto tre 'riunioni collegiali sui problemi dell'energia e della Conferenza di tipo tecnico e politico quattro riunioni per l'elaborazione dei documenti da inviare alla Conferenza; un incontro con i Ministri Mammì e Zanone e con le associazioni degli Enti locali, ANCI e UPI, per l'organizzazione della Conferenza.
Attualmente si dispone di una serie di elaborati che sono stati consegnati ai Consiglieri in veste di bozza. Tale plico comprende: il documento della Liguria, che vi è stato consegnato a titolo di documentazione di cosa potevano indicare altre Regioni; il secondo documento contiene le domande che le Regioni avevano concordato di porre al Ministero dell'Industria in ordine al questionario sull'energia; il terzo documento è la bozza del documento coordinato dalla Regione Toscana relativo alla parte del risparmio energetico, alla parte ambiente e comprende altresì alcune pagine che la Regione Toscana, usando un documento dell'Emilia Romagna, ha elaborato sulla parte nucleare; il quarto documento è relativo alla questione nucleare ed è stato elaborato dal gruppo incaricato del settore; il quinto documento è quello che abbiamo oggi all'esame, documento con il quale la Regione Piemonte dovrebbe essere presente, con gli altri contributi che verranno dal Consiglio, in sede di Conferenza.
Attualmente non esiste ancora una linea definita delle Regioni; c'è una concordanza di fatto sulle prime due parti (risparmio energetico e ambiente); sulla terza parte (nucleare) c'è una concordanza che si sta avviando e verificando, rielaborando i due documenti che non sono distanti per arrivare a una posizione unica. Si doveva verificare questa parte relativa al nucleare in un incontro previsto per il 13 gennaio che è stato rinviato al 27 gennaio come conseguenza del rinvio della Conferenza energetica.
Un problema che tra l'altro si pone è quello di articolare una serie di valutazioni, in ordine sempre al problema nucleare, sul processo insediativo e di esercizio delle centrali nucleari, senza per questo precostituire interferenze ai lavori della Conferenza, ma semmai per porre una serie di rigorose condizioni ad un riavvio del programma nucleare anche se questo dovesse essere limitato. Le differenze tra i due documenti sul nucleare - quello della Toscana - Emilia e quello elaborato dal gruppo di lavoro incaricato - non sono sostanziali. Secondo la Toscana e l'Emilia c'è il dubbio che il documento interregionale elaborato da Lombardia Piemonte e Lazio (documento n. 4), andando nei particolari del processo di insediamento e del processo di gestione, possa precostituire già una decisione positiva della Conferenza nei confronti del nucleare. Nel documento stesso però - come avrete avuto modo di vedere fin dalle premesse si dice chiaramente che le scelte saranno rimandate a dopo la Conferenza lo spazio delle Regioni nella trattativa con lo Stato ci sarà dopo la Conferenza e le stesse scelte del nucleare avverranno dopo. Nel caso di un arresto del programma previsto dal piano energetico dell'81, la Giunta ha già chiarito, in sede consiliare e in sede interregionale, qual è la posizione del Piemonte che emerge dal documento che è oggi in discussione.
Il documento complessivo delle Regioni, cioè quello che sarà definitivamente approvato il 27 gennaio, verrà inviato alla Conferenza per l'energia e al suo comitato promotore e ne verrà data probabilmente lettura durante i lavori della Conferenza stessa.
E' stata prevista, nella riunione che le Regioni hanno avuto con i Ministri Zanone e Mammì, la possibilità che le Regioni possano trasmettere agli atti della Conferenza documenti monografici su questioni specifiche e altri contributi di cui il Governo e il Parlamento dovranno tenere conto nelle loro determinazioni finali. In questa parte - che viene trasmessa alla Conferenza - vi è anche il documento che la Giunta ha presentato e altri contributi che i Gruppi vorranno portare. Sarà un dossier Piemonte sull'energia che verrà trasmesso alla Conferenza.
In ordine alla questione della Conferenza nazionale e alcuni problemi specifici, la Giunta si è adoperata più volte per estendere le preoccupazioni e le esigenze delle forze del Consiglio regionale. In particolare era stato richiesto, anche in via formale, l'inserimento dei coordinatori delle segreterie universitarie piemontesi che hanno sovrainteso il lavoro di analisi e di proposizione sulla localizzazione nucleare piemontese nelle Commissioni tecniche nazionali attivate per i lavori di preparazione alla Conferenza. Inoltre, il 7 gennaio u.s. il Presidente della Giunta, l'Assessore Turbiglio e il Presidente della VII Commissione consiliare, Croso, insieme al sottoscritto hanno incontrato il Ministro Zanone sottoponendogli le richieste espresse nell'ordine del giorno del Consiglio regionale sulla centrale "E. Fermi" per il quale il Ministro ha formulato interesse e disponibilità tesi a soddisfare quanto recepito nella risoluzione regionale e ricordiamo che la Regione al termine dell'incontro ha auspicato che dopo la Conferenza il Parlamento voglia assumere rapidamente le decisioni che si renderanno necessarie per la politica energetica nel nostro Paese.
Non credo di dover dare lunghe illustrazioni dei documenti che vi sono stati trasmessi. Vorrei solo ricordare che il documento elaborato dal gruppo interregionale sull'energia nucleare dice specificatamente che per quanto riguarda la questione nucleare le Regioni ritengono di poter dare un proprio contributo portando all'attenzione della Conferenza alcune considerazioni derivate dall'esperienza concreta acquisita in questi anni e dal ruolo da esse ricoperto, di snodo tra le scelte nazionali di politica energetica e le istanze locali di difesa della salute, dell'ambiente e di tutela delle risorse territoriali.
Il documento interregionale ha fatto proprio il contributo che aveva dato la Regione Piemonte e in modo specifico, per chi ha il documento sottomano, dalla pagina 3, dove si elenca una serie di punti fondamentali relativi al nucleare e viene specificato che successivamente alla Conferenza le Regioni presenteranno un quadro organico di proposte formulando una precisa piattaforma articolata in: 1) adeguamento a livello internazionale del quadro normativo italiano, con particolare riferimento alla localizzazione, costruzione ed esercizio degli impianti elettronucleari e 'alla riformulazione dei piani di emergenza; 2) adozione delle procedure di valutazione di impatto ambientale, di istruttoria e di inchiesta locale contestualmente alle procedure di localizzazione fin qui adottate 3) verifica della normativa di sicurezza e adeguamento degli standards nazionali ivi compresi i parametri desunti a base del progetto unificato nucleare italiano, secondo quanto convenuto dalla IEA nella sessione speciale della Conferenza di Vienna del settembre 1986, sia per i nuovi impianti, sia per quelli in esercizio con particolare riferimento alla revisione dei piani di emergenza esterni e alla predisposizione di un piano, di emergenza nazionale per i grandi rischi anche alla luce dell'ipotesi di incidente estremo 4) la creazione di opportuni strumenti per la risoluzione del contenzioso ENEL. DISP, Enti locali, che si crea nella condizione di insediamento, costruzione e funzionamento delle centrali al fine di creare i presupposti per più armonici rapporti fra autorità centrale e organi periferici 5) gestione dell'informazione soprattutto sui temi della sicurezza con riferimento ai controlli, protezione preventiva e alla gestione dell'emergenza e della protezione ambientale con riferimento ai sistemi acqua, aria, suolo e territorio 6) definizione di un preciso programma di trattamento confinamento e eventuale utilizzazione delle scorie radioattive comprese quelle ad alta attività 7) ridefinizione, potenziamento e qualificazione dell'attività di controllo sanitario e conseguente adeguamento delle risorse e degli strumenti a disposizione delle Regioni e degli Enti locali al fine di renderli partecipi alle decisioni che riguardano l'insediamento, il funzionamento e la gestione degli aspetti sanitari legati alle condizioni normali e anormali di esercizio 8) costituzione di un centro unico di decisione e di coordinamento della politica energetica nazionale al fine sia di indirizzare le attività normative e le risorse ad esse destinate, sia di assicurare la pianificazione energetica nazionale, scelte non condizionate dalle politiche dei singoli enti energetici.
Questi sono gli otto punti che grosso modo le Regioni, recependo le indicazioni piemontesi, indicano come piattaforma di lavoro successivo per formare un organico quadro di proposte al Governo e al Parlamento. Il documento prosegue con alcuni approfondimenti che avrete avuto occasione di leggere.
Ultimo punto è il documento catalogato con il numero 5 che è il documento elaborato dalla Giunta piemontese e che si articola in 10 capitoli.
Il primo capitolo svolge un'analisi della situazione generale del Paese, con il quadro generale dei consumi, delle produzioni, delle necessità, anche in relazione alle raccomandazioni della CEE. Come è noto esiste una risoluzione del Consiglio europeo, per ora non direttiva, nella quale si fa un'analisi approfondita della situazione energetica in Europa e si dice che nel 1995 il consumo generale di petrolio in Europa dovrebbe essere limitato al 40% circa del consumo energetico e così le importazioni di petrolio netto dovrebbero essere mantenute a meno di un terzo del consumo di energia totale della comunità. Si dice anche, in relazione all'energia elettrica, che nel 1995 la quota parte dell'elettricità prodotta a partire da idrocarburi dovrebbe essere ridotta a meno del 15 si invita poi la Commissione a presentare le opportune raccomandazioni agli Stati membri e ad avere dei resoconti annuali. Questa prima parte del documento piemontese è di carattere generale.
Il secondo capitolo è relativo all'organizzazione della Conferenza prima di Venezia ed ora di Roma, dove si sottolinea la carenza dello spazio concesso alle autonomie locali e si rileva la necessità, come nodo fondamentale da sciogliere per un effettivo esercizio delle funzioni programmatorie proprie delle Regioni, del riconoscimento che l'energia non può essere una rigida esclusiva competenza dello Stato e dei suoi enti ma deve trovare anche lo spazio delle Regioni nella necessità di trovare sedi istituzionali idonee per alimentare il dialogo. Si sottolinea in primo luogo la necessità di garantire una sede e una forma stabile di confronto politico istituzionale tra Governo e Regioni, indipendentemente dagli esiti del dibattito nazionale in ordine al programma nucleare, sede che dovrà comunque precedere sempre le Commissioni consultive interregionali previste dalla legge n. 48 del 1967 e dalla prevedibile ridefinizione del Piano Energetico Nazionale.
In secondo luogo si chiede di inserire a pieno titolo le Regioni in tutte le attività istruttorie e di indirizzo espletate dagli organismi centrali, quali Commissioni tecniche e Comitati in sede ministeriale, per concorrere ad una più snella applicazione delle scelte di politica energetica soprattutto dove queste vanno ad agire in situazioni socio economiche produttive differenziate e dove legittimamente la voce regionale può meglio indirizzare e allocare correttamente interventi e risorse finanziarie.
Rimane una questione aperta - si sottolinea sempre in questa parte del documento - relativa all'assunzione dei piani energetici regionali come strumenti di intervento di politica energetica territoriale e come applicazione corretta e armonica delle scelte energetiche strategiche che vengono fatte su piano nazionale.
In terzo luogo si rileva, nell'ambito del processo decisionale autorizzativo di localizzazione, di realizzazione e di esercizio di impianti elettronucleari, l'indispensabile necessità e urgenza di pervenire a un allineamento delle procedure già consolidate in alcuni paesi della CEE dove la prassi delle pubbliche audizioni occupa un posto di primo piano nella partecipazione del sistema delle autonomie locali e del pubblico più in generale all'intero processo insediativo. E' specificato che ciò non deve essere limitato alle centrali nucleari elettroproduttive, ma pu essere un utile stimolo per omogeneizzare le procedure insediative di qualsiasi grande impianto energetico.
In ultimo, si sottolinea come la promozione del processo di informazione sul piano locale debba godere di strumenti e risorse che le Regioni non possiedono né in termini organizzativi e tecnici né in termini finanziari e che in tal senso è necessario agire presso il Governo perch sia data una linea di reperimento di risorse idonee allo scopo e per ridefinire i rapporti con gli enti centrali garantendo la presenza regionale nell'attività istruttoria propria degli enti dell'amministrazione dello Stato.
Per questa serie di considerazioni a livello piemontese si è convenuto sulla necessità di predisporre e presentare successivamente alla Conferenza e direttamente al Governo specifiche proposte di intervento che potranno emergere da un dibattito locale ospitato in un'apposita Conferenza regionale sull'energia sulla scorta degli elementi che scaturiranno dal dibattito nazionale. Conferenza regionale da organizzarsi attraverso gli organi istituzionali regionali competenti e la comunità scientifica che in Piemonte ha già maturato un'esperienza preziosa qualificata e insostituibile.
Il terzo capitolo è relativo al risparmio energetico e alle fonti rinnovabili. E' stata compiuta un'analisi della metodologia usata in questi anni sul risparmio energetico: necessità di un maggiore inserimento nell'iter della Regione evitando manovre centraliste di emarginazione del ruolo delle autonomie locali che non avvengono solo in questo settore, ma anche in altri.
Alcuni punti fondamentali richiesti dal Piemonte, ma questo è anche l'orientamento delle altre Regioni, sono: 1)l'urgenza di ridefinire complessivamente le procedure della legge n.
308 snellendole e conferendo più autonomia alla Regione soprattutto per quanto riguarda il riparto dei fondi tra edilizia, agricoltura e industria 2) l'allocazione delle risorse e 1a gestione dei fondi devono essere di esclusiva competenza regionale in quanto solo le Regioni conoscono le proprie peculiarità territoriali, climatiche e socio-economiche 3) il riparto dei fondi di ogni singola Regione deve essere guidato da parametri energetici e non con i criteri precedentemente utilizzati dal CIPE valutando anche l'esistenza di programmi regionali finalizzati 4) la necessità di un aumento dei fondi di competenza regionale poich gli investimenti nel settore del risparmio energetico non possono essere legati all'andamento del mercato del petrolio, ma devono invece fare parte di una politica nazionale tesa alla progressiva diminuzione della dipendenza dall'estero 5) i fondi dovranno essere trasferiti con cadenza semestrale o annuale per consentire una più snella e immediata pianificazione degli interventi.
Il capitolo seguente (n. 4) è relativo a una valutazione del progetto ambiente dell'ENEL nel quale si chiede: 1) la tutela dei territori con la limitazione dei prodotti inquinanti scaricati in totale per anno e con l'indicazione di una soglia massima 2) di conoscere quali sono le centrali che saranno riconvertite alla motivazione della scelta 3) qual è il reale significato del limite annuo di prodotto inquinante per centrale elettrica 4) diminuire la taglia delle centrali termoelettriche e limitare la concentrazione degli inquinanti.
Il quinto capitolo è relativo allo sviluppo dell'energia idroelettrica che ha registrato in questi anni un forte rallentamento in seguito a vincoli e a complicazioni normative e procedurali di origine centrale.
Questa situazione peraltro conferma lo stato di subordinazione delle Regioni in genere nei confronti delle scelte di politiche energetiche nazionali e degli strumenti stessi che gli organismi centrali si sono dati per attuare le scelte medesime.
Il tutto naturalmente viene ulteriormente complicato dall'assenza di coordinamento tra i livelli centrali e le autonomie regionali e che sembra non trovare ancora soluzioni tecniche e organizzative ottimali.
E' da rilevare - e nel documento si segnala - la mancanza o l'estrema lentezza dell'erogazione dei contributi previsti dall'art. 14 della legge n. 308 per i piccoli impianti inferiori ai 3.000 kw di potenza e si sottolinea l'elemento di perturbazione costituito dalla nuova normativa sulla tutela ambientale e paesaggistica che in pratica sta bloccando la realizzazione di grandi impianti.
Il Piemonte è la Regione che ha presentato il maggior numero di progetti e bisogna sottolineare che continuano a pervenire richieste di contributi per la realizzazione di nuovi impianti anche a conferma della disponibilità delle risorse fisiche del territorio che vanno opportunamente utilizzate.
Si ricorda che il patrimonio mini-idroelettrico della Regione, che in precedenza era stato in buona parte abbandonato, potrebbe essere in teoria recuperato grazie alle agevolazioni della legge n. 308 ed eventualmente con altri sostegni da ricercarsi in sede di Banca Europea degli Investimenti o da concordarsi con altri soggetti a livello regionale.
Il capitolo seguente è relativo alle attività inerenti il ciclo nucleare. Si evidenzia una precisa piattaforma su questa attività articolata in cinque punti che possono essere così riassunti: 1) l'attualizzazione del quadro normativo riferito alla localizzazione realizzazione ed esercizio degli impianti nucleari di produzione elettrica 2) l'adozione della procedura di valutazione di impatto ambientale e di inchiesta locale contestualmente alla produzione ENEL e alle prescrizioni dell'autorità di sicurezza per le nuove realizzazioni 3) si richiede la verifica dei parametri di sicurezza e adeguamento degli standards secondo quanto convenuto nella sessione - come ricordavo prima - della Conferenza IEA di Vienna per i nuovi impianti e per quelli in esercizio, la gestione dell'informazione e programma di controllo preventivo e di emergenza per situazioni di pericolo a livello locale interregionale e transalpino 4) la definizione di un preciso programma di confinamento e/o di smaltimento di scorie ed elementi radioattivi con particolare riguardo a quelli ad alta attività 5) la ridefinizione e potenziamento dell'attività di controllo sanitario con individuazione di risorse e strumenti a livello territoriale locale.
In tale piattaforma si inseriscono come elemento determinante la risoluzione del confronto Regione - Governo, la centrale E. Fermi di Trino il nuovo insediamento di Leri - Cavour e le attività nucleari non di potenza localizzate a Saluggia e a Boscomarengo unitamente ai relativi programmi di sviluppo oppure di decomissioning.
Di questi cinque punti è stata compiuta un'analisi attenta che avrete avuto modo di esaminare e che quindi do per letti. Ciascun punto viene esaminato in termini attenti per cui si delinea, in base alle considerazioni che vengono sviluppate, una prima serie di elementi che potrebbero formare un programma ad ampio respiro che contenga le seguenti cose: 1) la definizione e l'attuazione di un progetto finalizzato al controllo delle attività energetiche a diversi livelli di rischio con il coinvolgimento degli enti e delle strutture locali e conseguente individuazione di strumenti di controllo centralizzati periferici (UU.SS.SS.LL., presidi sanitari, strutture regionali) nonché con la collaborazione delle strutture e degli enti centrali (DISP, Ministero dell'Industria) 2) la mappatura e la classificazione del rischio tecnologico aggiornato sulla realizzazione ed esercizio degli impianti dei sistemi energetici valutazioni ambientali sugli impianti e sui processi diffusivi degli inquinanti in situazioni ordinarie ed eccezionali 3) la promozione del processo di informazione e di inchiesta sul piano locale in relazione alle attività energetiche, alle influenze sull'ambiente, ai rischi potenziali connessi a determinate attività energetiche, all'aggiornamento dei piani di emergenza esterna per le attività nucleari di potenza e non 4) la ridefinizione dei rapporti con gli enti centrali e partecipazione della Regione agli organi tecnici previsti dalla normativa e dal suo aggiornamento di prossima approvazione parlamentare 5) un raccordo informativo e costituzione di una banca dati a livello interregionale transalpino in relazione all'esercizio di attività elettronucleari (attività di commissione che si sta svolgendo nell'ambito del COTRAO e in collegamento con la CEE) anche per una gestione di eventuali situazioni di emergenza a carattere sovraregionale.
Il settimo capitolo è dedicato alla centrale E. Fermi di Trino, nel quale si chiede di usare la pausa prevista per una verifica e una revisione del piano di emergenza esterno. E' contenuta una parte relativa agli impianti di Saluggia e Boscomarengo e una parte relativa alla costruenda centrale Trino 2. In quest'ultima viene detto che la centrale Trino 2 non può essere l'ultima centrale in Italia, la Giunta cioè sarebbe in grossa difficoltà ad ammettere una soluzione di compromesso della Conferenza che dicesse: "In Italia il nucleare non va, però Trino, che è avviato, si costruisce". E questo lo diciamo per due ordini di motivi. La prima considerazione è che la costruzione di una sola centrale dei sei moduli previsti dal Piano Energetico Nazionale non è giustificabile su una valutazione economica nazionale, perché non si possono giustificare, con la costruzione di un solo elemento, le opere di progettazione e la predisposizione tecnologica dell'industria. La seconda considerazione è che i costi affrontati non giustificherebbero la costruzione di una centrale sola che, subendo il carico di tutto il costo di progettazione che andava invece ripartito su sei unità, raggiungerebbe di conseguenza cifre spaventose.
Il secondo ordine di ragionamento che è più territoriale, è più competenza della Regione Piemonte, è che se la centrale di Trino deve essere l'ultima centrale questo ci dà una grande preoccupazione, perch vuol dire che in Italia grosso modo si chiude un'industria nucleare, si chiude una cultura nucleare, si chiude una tecnologia e si chiude anche una cultura della sicurezza per cui non avendo più un aggiornamento tecnologico, un aggiornamento delle sicurezze che sono legate alla tecnologia, rischieremmo di avere una centrale che potrebbe - passatemi il condizionale - anche diventare pericolosa perché tutto sommato non abbiamo una struttura industriale tale per cui il numero delle centrali non giustificherebbe, al contrario degli Stati Uniti dove l'elevato numero di centrali permette di fare ancora un'azione di manutenzione da parte delle aziende con un sufficiente livello di tecnologia, tali operazioni.
L'ultimo capitolo riguarda la fusione nucleare. Al Convegno di Torino organizzato anche dalla Regione Piemonte, sull'Ignitor svoltosi nel mese scorso, il Piemonte ha dichiarato di dare tutto l'apporto necessario al decollo del processo di fusione nucleare, sebbene l'auspicio fosse di realizzarlo sul nostro territorio. Comunque la Regione su questo sollecita il Governo e l'ENEA al massimo impegno nel sostenere questa iniziativa di ricerca e nello stesso tempo si conferma e si evidenzia la piena disponibilità non solo della Regione ma di tutta la comunità economica e scientifica regionale, l'Università e il Politecnico, a collaborare e chiede quindi a livello nazionale attenzione e sostegno per il ruolo che il Piemonte può e intende svolgere nella ricerca sulla fusione nucleare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Vorrei fare alcune brevissime considerazioni sullo sforzo che l'Assessore Maccari ha compiuto nel porre in evidenza, attraverso una serie di documenti, problemi e situazioni che da tempo si andavano evidenziando nel Paese molto prima di Chernobyl. Chernobyl ha sostanzialmente confermato quanto tecnici illuminati, scienziati, uomini di cultura, uomini di fede da anni andavano evidenziando e che, purtroppo, poi si è verificato appunto con la tragedia di Chernobyl che era preceduta da altre tragedie misconosciute, infatti se non si effettuano ricerche sulle conseguenze delle radiazioni attorno alle centrali nucleari, come abbiamo visto in alcuni servizi televisivi sulle esperienze inglesi, se non si hanno strutture di rilievo, si dimentica che esistono i riflessi del nucleare sull'ambiente e sulla salute e ci si accorge soltanto a cose compiute che certe conseguenze si determinano.
Dopo Chernobyl si è tentato, e la relazione dell'Assessore Maccari in parte lo ammette, di mettere da parte Chernobyl.
Non si capisce più chi sono i nuclearisti convinti. Tutti si defilano.
C'è difficoltà a riconoscere gli interlocutori veri. Non c'è franchezza nelle posizioni. I partiti, le forze politiche, le lobbies che sostengono la scelta nucleare si sono stemperate nel modo di fare informazione, i giornali specializzati hanno cercato di analizzare come si è fatta la l'informazione" nei mesi dopo Chernobyl. E' alquanto difficile affermare che in Italia esiste un fondato sistema democratico di informazione. Il più importante quotidiano della nostra Regione, che non vedo poi di grande rilevanza nazionale, come affronta questi problemi? Dopo Chernobyl, dopo un periodo brevissimo di sgomento da parte del sistema nuclearista italiano che è presente in moltissime realtà culturali sociali, politiche e burocratiche dello Stato, si è cercato di confondere le acque, di non esporre i termini reali della situazione. In uno studio comparso su una recentissima rivista, effettuato da esperti americani ed inglesi di istituti di ricerca autonomi che hanno fatto il punto sul dopo Chernobyl, si dimostra che le conseguenze dell'uso della cosiddetta "energia nucleare di pace" (è un uso improprio della parola "pace" perch ha determinato tali e tante devastazioni che parlare di distinzione tra energia nucleare di guerra e energia nucleare di pace è una forzatura) sono pericolose, gravi e determinano danni incalcolabili dal punto di vista economico, dell'ambiente e della salute. Quindi è un problema generale senza distinzione. Non valgono gli sforzi del prof. Amaldi che dice che c'è un'enfatizzazione della pericolosità dell'uso del nucleare civile dimenticando quello militare. Nucleare è nucleare sia che venga utilizzato per le testate atomiche sia che venga utilizzato per le centrali nucleari e Chernobyl l'ha dimostrato.
Si dice ormai chiaramente che i casi di tumore alla tiroide per inalazione di iodio 131 passeranno da 2.000 a 40.000 come conseguenza di Chernobyl e molti di questi casi saranno fatali; da 10.000 a 250.000 potenziali tumori alla tiroide per assorbimento di iodio 131 attraverso l'erba, la mucca, il latte, in assenza di iniziative per bloccare questa catena alimentare. La domanda inquietante che poniamo alla comunità scientifica e alla responsabilità politica è: il consumo di formaggi e di latte conservato che in questi giorni e nei prossimi mesi faremo è sufficientemente garantito? Il foraggio distribuito e utilizzato in questi mesi invernali nelle stalle lascerà delle conseguenze? Sempre quello studio dice che ci saranno da 3.500 a 70.000 casi di tumore attraverso l'assorbimento graduale nei tessuti umani di cesio 137 e di questi circa la metà potrebbe essere fatale. Inoltre la dose media ricevuta dai 200 milioni di persone esposte risulterebbe equivalente a quella che mediamente si riceve dalla radiazione naturale nell'arco di un anno o approssimativamente alla dose assorbita dalla generazione precedente a seguito della presenza di cesio 137 nella ricaduta radioattiva delle esposizioni sperimentali in atmosfera.
Invito l'Assessore competente a procurarsi quello studio e di metterlo a disposizione dei Consiglieri perché sia possibile avere una informazione che non sia quella giornalistica come passaggio di idee non elaborate ricercate autonomamente, quasi come velina, fotocopia di idee che passano attraverso l'informazione che parte dall'informazione pubblica per arrivare all'informazione privata, sistematizzando una disinformazione preoccupante.
Le conseguenze a breve termine che ho cercato di sintetizzare sono soltanto la punta di un iceberg ben più pericoloso e di ben più vaste dimensioni. Qualcuno dice che l'incidente di Chernobyl è uno dei tanti incidenti che determinano conseguenze, c'è stato per esempio quello più grave di Bhopal che ha causato più morti, ma si dimentica che mentre Bhopal era localizzato in una dimensione verificabile e controllabile, Chernobyl di fatto avrà delle conseguenze molto più ampie, a lunghissimo termine e su un territorio difficilmente individuabile e definibile. Aumenta l'incertezza e diminuisce l'impossibilità di dare delle garanzie per la sicurezza e la salute dei cittadini; a mano a mano che si approfondiscono gli studi sulle conseguenze della radioattività e sull'uso dell'energia nucleare aumentano le incertezze.
Questo è un momento di autocritica nel confronto del movimento antinucleare o del movimento che ha compreso la pericolosità dell'energia nucleare che non ha fatto uno sforzo sufficiente per individuare delle alternative. Perché mitizzare la scadenza della Conferenza sull'energia quando sappiamo chiaramente che la scelta dell'energia nucleare è una scelta politica prima ancora che scientifica? Gli elementi di conoscenza esistono e la politica ha la responsabilità di assumere una decisione. La Conferenza nazionale sull'energia è un momento di passaggio, ma sicuramente non un punto di riferimento mitico attorno al quale pensare che la scienza e la ricerca possano confrontarsi. D'altra parte come si sta preparando, o non preparando, la Conferenza sull'energia? Il preventivo di spesa, quando la Conferenza si doveva tenere a Venezia, parlava di 1 miliardo e 200 milioni. Come viene spesa questa cifra? Sentire che il Ministro Zanone nei comunicati stampa dica che il giorno dell'Epifania l' ha passato a leggerei questionari che gli sono arrivati sul tavolo può fare tenerezza, però non è il modo per garantire che la Conferenza possa avere un risultato serio. Non si possono scaricare sulla Conferenza le responsabilità politiche che vanno definite a livello politico di Parlamento.
In questi giorni abbiamo sentito improvvisamente parlare di alternative avanzate all'energia da fissione. Si sta enfatizzando la fusione nucleare.
Ho visto con favore questa iniziativa della Regione, ma non vorrei che si pensasse di sfuggire al nodo reale della scelta politica parlando d'altro parlando di una prospettiva non ancora approfondita e dicendo "incominciamo a fare quel poco che è possibile attraverso il processo già definito che è la fissione, ovvero facciamo le tre o quattro centrali che debbono essere fatte e poi in prospettiva andremo alla fusione nucleare che ci risolverà i problemi". Penso che questa sia una strada sbagliata e - per dirla ancora più francamente - penso che il problema dei fabbisogni energetici e dell'alternativa al nucleare possa essere definito.
In Inghilterra un istituto di consulenza indipendente ha incominciato ad elaborare idee e proposte per uscire dal nucleare di fronte al fatto che l'Inghilterra ha ben 16 centrali nucleari le quali, secondo questo studio potrebbero essere chiuse nel giro di cinque anni senza determinare alcun grave problema. In quelle 16 centrali operano 9.400 addetti, quindi i sindacati italiani che si sono sciacquati la bocca sul problema dell'occupazione ci pensino bene! Questo mito dell'occupazione che alcuni settori del sindacato hanno sbandierato è un mito irrealizzabile ed irraggiungibile. Secondo la parte più avveduta degli antinucleari italiani la vera alternativa al nucleare è il risparmio energetico. E' inutile girare attorno al problema. E' possibile attraverso una seria politica di risparmio energetico sopperire alla mancanza di produzione di energia elettrica ed è possibile dare una risposta alla domanda di energia.
Vi è poi il settore idroelettrico: da questo punto di vista è caduto un altro mito, quello che i problemi energetici come tanti altri problemi possano essere affrontati e risolti attraverso la realizzazione di megastrutture siano esse di carattere nucleare, idroelettrico o di altro tipo. La teoria di una economia di scala che si realizza attraverso i grandi impianti è ormai obsoleta e superata dalla realtà dei fatti non solo dal punto di vista dell'impatto ambientale che essa ha, ma anche dal punto di vista tecnologico.
Ecco perché sono preoccupato. In questo Consiglio e in altre sedi i responsabili della maggioranza hanno dichiarato più volte che l'ENEL è sotto controllo, che l'ENEL dà garanzia di serietà di comportamento, che non si può essere troppo critici nei confronti di un ente che è espressione dello Stato democratico. Purtroppo però abbiamo assistito in questi mesi alla sistematica violazione da parte dell'ENEL degli accordi e dei protocolli e abbiamo registrato un insufficiente controllo da parte della Regione e degli Enti locali sul comportamento dell'ENEL. Quindi c'è una responsabilità politica. Ho apprezzato lo sforzo dei compagni socialisti che in questi mesi hanno individuato parametri attraverso i quali giudicare il comportamento dell'ENEL e controllare i lavori nel precantiere della centrale. Però questo sforzo si è compiuto di fronte alla insufficiente volontà della Giunta di sviluppare i controlli necessari.
Si parla tanto di piani di emergenza. In questi giorni in Piemonte si è verificata l'emergenza neve. Se durante l'emergenza neve si fosse verificata una emergenza alla centrale E. Fermi di Trino Vercellese che cosa avremmo potuto fare? Il sistema pubblico non solo non è riuscito a sgomberare via Assietta, ma non è riuscito a sgomberare neanche corso Galileo Ferraris e le strade statali. Lo sgombero è avvenuto dopo tre giorni. Chi ha percorso la strada da Torino a Saluzzo ha visto in che condizioni vergognose si trovava quel tratto, sia l'ANAS che la Provincia sono intervenute con uno spaventoso ritardo.
Allora, se non siamo in grado di affrontare l'emergenza neve, come possiamo pensare di avere gli strumenti e i mezzi per affrontare un'emergenza nucleare? Questa domanda inquieta i cittadini torinesi e piemontesi. Gli elementi che possediamo non sono sufficienti per chiedere la moratoria, se non altro si chieda il cambiamento immediato e rapido del PEN con l'eliminazione del nucleare. Questo è un punto importante e determinante sul quale vorremmo una presenza e una attenzione particolari.
Eppoi non illudiamoci di non doverci misurare con i referendum. Potete provocare una crisi di governo, potete portarci alle elezioni anticipate ma alla fine la gente che non può delegare né ai Partiti né al Parlamento compiti così gravi ed immensi che pregiudicano le future generazioni dovrà in prima persona decidere.
Noi chiediamo che i referendum siano tenuti nei tempi determinati e che si utilizzi il sistema informativo italiano, prima di tutti quello pubblico, certo non nel modo in cui opera la televisione di Stato che sta cercando di creare confusione. I dibattiti sul nucleare di questi giorni ci fanno capire la pericolosità della manovra in atto.
Chiediamo ai compagni socialisti, che hanno anche una grande forza all'interno della Rai-Tv, di garantire non tanto che Pippo Baudo non dica certe cose o che la Carrà non ne faccia altre, ma di garantire che il mezzo pubblico televisivo dia lo spazio adeguato alle idee, alle forze che rappresentano una realtà viva del Paese visto che sono state in grado di raccogliere un milione di firme, che sono in grado di sfidare anche le forze nucleariste a misurarsi con la volontà popolare.
La Conferenza deve anche chiedere che il sistema pubblico garantisca la trasparenza delle informazioni perché oggi non è garantita. La politica si assuma le sue responsabilità e non ribalti sugli scienziati responsabilità che non sono loro.



PRESIDENTE

Avverto il pubblico che è assolutamente vietato assentire o dissentire rispetto a quanto viene detto in aula.
La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con una serie di dibattiti (qualcuno con commenti nei corridoi sopporta ormai a stento) si sta facendo un lavoro, magari in piccolo, per concorrere a definire una politica energetica che abbia il respiro di lungo periodo e che sappia collocarsi nella prospettiva di sviluppo che vogliamo darci.
La relazione dell'Assessore, compagno Maccari, ampia e articolata contribuisce in questa direzione a costruire una proposta di politica energetica. Io credo che spesso il limite delle proposte è quello di non vedere pienamente la rete di interdipendenze che nel campo delle energie come in altri campi, si determinano sempre con maggiore intensità. Una scelta non può essere scorporata da altri effetti, positivi o negativi. E' un problema che colloca la politica energetica in un sistema ad alta integrazione.
Ebbene, in questo quadro noi dobbiamo denunciare che di fronte a una necessità di questo tipo ha pesato eccessivamente, portando alla distorsione del nostro dibattito, quelle che sono state delle spinte pericolosissime a una forma di super centralismo pubblico. Ho notato lo stupore dei colleghi della Democrazia Cristiana nel loro documento presentato alla loro Conferenza a Genova, cioè stupore che lo spazio delle autonomie locali fosse comunque e sempre marginalizzato in ogni occasione.
Dall'altro lato questo centralismo è emerso con la soddisfazione dei grandi potentati economici e anche di quei settori di boiardi dello Stato che sostanzialmente ritenevano che questo processo super centralizzato potesse essere più comodo che una dialettica aperta nel corpo della società. Si è sviluppata anche una subdola campagna di denigrazione a coloro che in qualche modo erano condizionati dalla paura. Non si tratta di avere paura di nulla, ma si tratta di ragionare seriamente, negli interessi della collettività, sul livello di rischio accettabile. Un'altra accusa che è stata fatta, collegata a quella della paura e della emotività, è stata quella della inadeguatezza di razionalità nell'affrontare questo importante e complesso problema.
Di qui a cascata è venuta di alcuni sistemi di informazione la scarsa attenzione che si dava alla vulnerabilità del nostro sistema eccessivamente condizionato dai Paesi dell'OPEC per arrivare a pregiudizi su un tipo di sviluppo necessario con i collegamenti con l'occupazione. Non sto a richiamare alcune affermazioni, però tecnicamente l'unità di produzione di energia per quantità di occupazione indotta o richiesta è la più bassa.
Questo lo dobbiamo dire per informazione della collettività.
Dobbiamo anche valutare se gli indotti che il nucleare o altre energie provocano nel nostro apparato, con le nostre caratteristiche, con i nostri spazi di mercato internazionale, possono essere maggiori o minori e quindi creare maggiore o minore occupazione.
In questo quadro si sono sentite delle prediche estremamente interessate da settori che hanno fatto poco nelle energie rinnovabili.
Noi possiamo accettare critiche di essere magari poco sensibili a certi processi di sviluppo da chi ha massimizzato tutte le scelte per le energie rinnovabili, da chi ha fatto il possibile per quanto riguarda il risparmio energetico. Così non è stato. E sentiamo queste critiche da chi ha rinunciato a usare politiche industriali per determinare una base produttiva che minimizzi i consumi di energia. Noi abbiamo subito la critica di coloro che dicono che ci sono settori che hanno paura, che sono contro lo sviluppo, da coloro che non hanno praticato o voluto praticare perché disturbavano i rapporti tra i grandi potentati economici privati e i boiardi di Stato, perché disturbavano quelle politiche industriali che venivano a dare indirizzi di sviluppo e non li lasciavano liberamente determinati ad altri interessi; da chi sostanzialmente viene ad affermare oggi che l'unica prospettiva sono il nucleare e il carbone per i prossimi decenni.
Insomma, ci sembra un po' rischioso quando noi sappiamo che nell'elaborazione preliminare del PEN dell'81 si è giocato sul numero delle centrali nucleari con i bussolotti; si è passati da 22 a 18 a 12 a 6, senza capire attorno a quale prospettiva di sviluppo questo tipo di indicazione era data. Abbiamo subito la critica da chi confonde le acque sulla sicurezza dicendo che anche gli impianti convenzionali hanno un certo grado di rischio. Dobbiamo però dire, non per assumere una decisione ma per esserne consapevoli, che il rischio del nucleare è diverso per intensità diffusione e persistenza. Il rischio del nucleare è diverso dalle tecnologie di processo di altre forme di impianti chimici, di produzione energia con questi caratteri.
Ho detto che il documento di Maccari è soddisfacente, è ampio, è approfondito. Si enfatizza però troppo il fatto che noi ci troviamo in un sistema internazionale a rischio nucleare, perché il rischio nucleare evidentemente è diverso da avere alle porte di casa una centrale rispetto a quello di averla al di là di una barriera alpina di 4.000 metri di altezza.
E poi abbiamo una perla, quella che in fondo dice che coloro che non guardano con attenzione alla scelta nucleare sono sostanzialmente irresponsabili perché l'anidride carbonica nell'atmosfera è un fatto micidiale.
Riceviamo queste critiche proprio da quei sistemi di interessi che non hanno mai detto nulla contro la distruzione delle eccedenze agricole contro una serie di fattori che sono essi stessi, perché producono qualcosa che poi viene distrutto attraverso un processo economico industriale molto complesso, un fattore di produzione di inquinamento.
Noi dobbiamo fare uno sforzo per ricercare liberamente delle risposte.
Non può essere un contributo a livello nazionale il documento della Regione Liguria. Spero, Assessore Maccari, che non venga presentato in un pacco unico, perché altrimenti bisognerebbe dissociarsi. Quel documento fa due affermazioni di questo tipo, due perle; la prima: "occorre dare corso con sollecitudine e senza intralci di interferenze alla realizzazione delle centrali programmate" e la seconda, più grave, perché dà un giudizio di accusa a personaggi che hanno fatto assumere al dibattito toni da comizio di paese, per tacere di alcune spinte contro lo sviluppo.
Il documento n. 5 che ha illustrato Maccari pone con attenzione i problemi della sicurezza e della salute. I fenomeni di Three Miles Island e poi di Chernobyl hanno aperto una emergenza sulla tecnologia. Non c'è un problema di distanza. Il documento tocca anche problemi della convenienza economica. Ormai l'ambiente assume un significato strategico forse superiore a quello dell'energia. La salvaguardia dell'ambiente non è un lusso, non è un fatto culturale. E' un elemento economico fondamentale per una società che vuole svilupparsi. Ci sono i problemi più generali del nostro fabbisogno di energia che non può essere un elemento a se stante: per l'energia dobbiamo essere autarchici, per altri fattori strategici, ma per il nostro Paese questo discorso non vale più. Noi dobbiamo vedere la capacità produttiva che è collocata a livello europeo e per una certa fase storica non è scandaloso poter far ruotare questa capacità produttiva nel modo più adeguato.
Sulle sicurezze. Qui entra in gioco un discorso attorno alle tecnologie del nucleare. Il nodo nella sostanza è come gestiamo l'eventuale emergenza di una centrale a 30-35 km da Torino. Questo problema non è che prima non l'avevamo visto, però non l'avevamo visto con questa intensità, appunto perché ritenevamo che la tecnologia nucleare fosse a sicurezza più elevata di quella dimostrata da una serie di incidenti.
La gestione di un'eventuale emergenza con evacuazione a largo raggio è fattibile? Ci sono delle infrastrutture? C'è una capacità logistica per.una rapida evacuazione? Quali costi comporta questo tipo di intervento in un'eventuale emergenza e questi costi vengono caricati nel calcolo del costo di Kwh che proviene da quella centrale o si fa un conto diverso? Si viene poi a porre il problema delle scorie con una visione che in alcuni documenti sembra dire: "tanto se le compera l'Inghilterra le scorie". Io credo invece che occorra avere una visione più ampia.
Inoltre che cosa sarà la disattivazione della centrale quando avrà finito il suo ciclo? Quali costi, quali effetti e quali rapporti potrà avere con il territorio? Sulla sicurezza incide anche il problema della dimensione tecnologica.
La relazione è puntuale su questo. Se Trino è sola ci sono rischi che la dimensione di attenzione che graverà su questa tecnologia sarà sempre più insufficiente per una serie di ragioni comprensibili e quindi più rischiose.
C'è un altro punto sul quale ormai occorre fare chiarezza. Se non si va avanti sul nucleare si perde una opportunità di know-how tecnologico per cui saremo in ritardo ad approcciare gli sviluppi tecnologici che le tecnologie future per l'energia nucleare pulita ci comporteranno.
Anche questa predica viene proprio da quei settori che non hanno fatto nulla nei settori dell'informatica, dell'avionica, della componentistica elettronica, delle comunicazioni che hanno a volte svenduto a multinazionali straniere settori strategici nostri. Questa critica è francamente inaccettabile. Pretendiamo che queste persone restino zitte.
C'è poi l'aspetto della vulnerabilità del nostro sistema economico. Si dice che il nostro sistema economico deve diversificare. Faccio l'esempio dell'azienda che lavorando solo per la Fiat è in una situazione critica quindi diversifica la clientela.
Noi dobbiamo diversificare la nostra capacità di produzione, ma dobbiamo stare attenti.
Visto che parliamo di Comunità Economica Europea dobbiamo diversificare che sia capace di rapportarsi non a visioni autarchiche, quindi dobbiamo trovare il giusto equilibrio.
Una perla emerge dal dibattito in questi giorni, è una perla che alcuni "dottor Stranamore" stanno diffondendo. In fondo chi vuole affossare il nucleare si assume gravi responsabilità verso il Terzo Mondo che ha nel nucleare l'unica prospettiva per avere dell'energia a basso costo. Ebbene noi sentiamo questo tipo di affermazione proprio da quei settori conservatori dei Paesi europei che sul piano agricolo non fanno nulla per aprire i rapporti con il Terzo Mondo e per accettare le produzioni agricole del Terzo Mondo invece di forzare industrializzazioni distorte in quei Paesi. Durante il nostro viaggio in Argentina, dopo che siamo stati ricevuti correttamente, qualcuno ha detto: "che cosa fate in concreto se la Comunità Economica Europea ha ammazzato la possibilità di esportare la nostra carne e il nostro grano nella vostra comunità visto che non abbiamo una base industriale per concorrere ad altri tipi di processi?". Se vogliamo essere sensibili al Terzo Mondo e ai Paesi in via di sviluppo dobbiamo essere sensibili su alcuni processi particolari.
Che cosa possiamo portare alla Conferenza? Intanto un grande messaggio: ridurre il processo di centralizzazione pubblica che sta disgregando la base della convivenza democratica del nostro Paese; dobbiamo essere contrari a processi che continuano a sottrarre risorse a livello regionale e puntualmente la relazione di Maccari lo dice per quanto riguarda le energie rinnovabili -. Attenzione a canali formalizzati, automatici di rapporto tra Regioni e Governo sui problemi di energia. La Conferenza dovrà dare alle Regioni elementi di valutazione. La Conferenza non è un punto terminale, è un punto di arricchimento per poter valutare e convivere in modo dialettico e corretto con il processo di sviluppo della produzione di energia elettrica.
Il Governo, prima di una decisione definitiva, dovrà considerare e sentire le nostre argomentazioni. Io credo che sia un fatto naturale. La frase che i colleghi della Democrazia Cristiana hanno usato a Genova è molto bella: "per l'eventuale nuova centrale di Trino dovranno essere eseguiti soltanto lavori strettamente necessari alla sicurezza del precantiere e per evitare il degrado dello stesso, in attesa delle decisioni nazionali" (la sospensione di tutte le altre opere mi pare implicita). Questo mi sembra che renda più pacato il dibattito, più costruttivo, ci permette di lavorare, ci permette di ridurre le interferenze strumentali (lasciamo stare i molti dottor Stranamore sappiamo che molto spesso sono attivati dai sistemi e dagli interessi). Ci sono cose che si sono create per una distorta informazione oppure perch non siamo arrivati a tempo ad acquisire un retroterra di conoscenze adeguate per un giudizio. Se pacatamente diciamo: "si dovranno determinare alcune cose, adesso fermiamo alcuni processi perché dovremo prendere delle decisioni corrette" è un fatto corretto nei rapporti con la collettività ed è un fatto che tecnicamente ci può giovare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

La popolazione italiana si sta preoccupando di un problema centrale: le centrali verranno ancora costruite nel nostro Paese oppure no? Nel caso piemontese Trino andrà avanti oppure no? Tante altre questioni che continuiamo a portare qui e altrove sono di poco interesse. Qualche speranza se l'era posta la gente sentendo l'importanza di una discussione con riferimento alla Conferenza energetica, ma non solo quella perch dicemmo subito che la Conferenza energetica era un momento importante di lavoro, ma non certo quello conclusivo perché quello conclusivo non può che essere quello del pronunciamento politico che avviene in Parlamento.
Non ho dimenticato Chernobyl perché gli effetti di quell'incidente grave li continuiamo a misurare tutti i giorni. L'altra settimana abbiamo letto come ha influito la commercializzazione in Brasile dei prodotti caseari, alcune commesse sono state rifiutate, ci sono stati persino procedimenti penali per alcuni mutamenti di legislazione ad hoc per poter accettare prodotti che avevano inquinamento radioattivo. Io Chernobyl non lo dimentico, non sono di quelli che dicono: "adesso siamo lontani possiamo non più pensarci". Chernobyl è stato un campanello preciso un'indicazione precisa, una reale manifestazione di cosa può succedere. La Conferenza deve mettere in moto - e noi la chiedemmo - un'ampia discussione che chiarisca più di quanto non si fosse fatto prima alcuni termini scientifici dei sistemi energetici, ma essenzialmente del problema della sicurezza delle centrali nucleari. Questo è il problema centrale e in questo senso non dimentico Chernobyl.
Il Partito comunista chiese che dopo la Conferenza si aprisse un ampio dibattito politico perché, proprio in Piemonte, noi commettemmo l'errore di lasciar decidere ad altri, di lasciar decidere alle valutazioni tecnico scientifiche la scelta del sito e non decidemmo noi come politici chiedemmo che dopo la Conferenza si sviluppasse e venisse quindi organizzato un largo processo di discussione politica che avrebbe dovuto e noi diciamo che deve - portare, nel caso in cui si delineasse un atteggiamento dai dibattiti della democrazia rappresentativa (conferenza scientifica, istituzioni parlamentari), un atteggiamento favorevole alla continuazione della linea del nucleare e si passasse ad una democrazia partecipativa assoluta come quella del referendum; chiedemmo infatti che si modificasse l'ordinamento istituzionale del nostro Stato, della nostra Costituzione, per introdurre il referendum consultivo e che la popolazione italiana scegliesse sulla questione della centrale nucleare fra due sistemi energetici, uno con centrali nucleari e uno senza centrali nucleari sostanzialmente dicesse se è disponibile o meno a correre un rischio nucleare.
Il politico si troverà di fronte a questa questione: nessuno scienziato escluderà che un rischio, per quanto remoto, possa avvenire. Allora, il Parlamento e il popolo italiano dovranno decidere, anche se è considerata un'eventualità molto remota, se accettare o meno la possibilità di avere rischi gravi del tipo di quelli nucleari che non sono comparabili a nessun altro rischio di quelli che le nuove tecnologie hanno prodotto nell'era moderna.
Di tutto questo non è avvenuto nulla. Per quanto riguarda l'impegno della Regione Piemonte noi abbiamo presentato ad ottobre una mozione in cui chiedevamo che la Regione Piemonte operasse verso il Governo che stava organizzando la Conferenza e il dopo Conferenza per delineare una precisa linea di azione. Ma non è avvenuto nulla neanche da parte della Regione Piemonte, non c'è stata un'iniziativa efficace, ammesso che ci sia stata un'iniziativa.
Ci troviamo ora di fronte alla più completa confusione, non si sa bene cosa sia la Conferenza energetica, quale carattere assumerà e nessuno parla di cosa avverrà dopo che ci interessa ancora di più che lo svolgimento della Conferenza stessa.
Alla Conferenza è difficile credere, arrivandoci in una maniera così confusa. Anch'essa è diventata intanto in queste settimane, in questi mesi oggetto di schermaglie politiche tra i partiti del pentapartito. Ne abbiamo sentito parlare più per questi aspetti che non per le ragioni di merito della Conferenza. In queste schermaglie fra i partiti del pentapartito si sono persino trascinati alcuni scienziati, quelli che forse sono meno scienziati e più predisposti a carriere per appoggi politici.
E' stato predisposto un questionario che non è degno di uno Stato che vuole affrontare seriamente i temi dell'energia e della sicurezza nucleare.
E' un questionario che potevano compilare gli studenti in una prova d'esame all'Università, è confuso e non pone i problemi con sistematicità, non consente di svolgere un lavoro riconducibile ad un sistema di interpretazione aperto. La distribuzione è stata casuale. Molte persone del mondo scientifico interessate e competenti su questa materia sono state escluse dalla partecipazione alla formulazione del questionario; non è stato neppure mandato alle istituzioni universitarie, è stato mandato a singole persone dell'Università per cui le risposte non sono dell'Università in quanto tale, ma di singole persone.
Le Commissioni sono state formate con criteri di parte, ne abbiamo un esempio vicino: al Politecnico e all'Università di Torino è stato scelto il prof. Gonella, certamente persona capace, ma non sono state scelte persone che erano state indicate in quanto responsabili delle commissioni di lavoro, quelli che avrebbero dovuto rappresentare il Politecnico e l'Università alla Conferenza scientifica. Immagino il prof. Gonella sia stato chiamato per il fatto che è su una frontiera nuclearista avanzata, ma anche per il fatto che è liberale. Sono commissioni quindi che vengono costruite per ragioni di parte e misurate sotto questo profilo.
Dalla Conferenza sono state escluse - fatto inaudito - l'ENEL e l'ENEA.
Perché? Per una ragione di neutralità? L'ENEL e l'ENEA hanno condotto in questi anni come responsabili e competenti in questo settore le politiche energetiche e di controllo nel nostro Paese. Secondo me bisognava chiamarle a fare una relazione consuntiva delle ragioni dei loro comportamenti e degli obiettivi che si pongono. Caso mai doveva partire di li l'operazione dei questionari per valutare se quelle politiche o altre alternative potevano avere validità. Quindi anche l'esclusione dell'ENEL e dell'ENEA mi sembra davvero strana.
Forse Marchini mi sa spiegare perché sia stato scelto Gonella. La mia supposizione è che ci sia un rapporto probabilmente anche di amicizia tra il Ministro e questo professore.



MARCHINI Sergio

Non è vero.



RIVALTA Luigi

Io sto facendo una questione di metodo! La prima valutazione doveva essere fatta sulle politiche dell'ENEL e dell'ENEA, si doveva chiedere alle stesse delle politiche alternative e giudicare quelle e non andare a cercare le farfalle con la rete attraverso un questionario che aveva una maglia troppo larga per raccogliere persino le farfalle! Questo sto dicendo.
Gli amici che lavorano nel campo scientifico con i quali ho parlato hanno rilevato che non c'era assolutamente un tempo adeguato per rispondere. Quindi le risposte saranno fatte con approssimazione, in fretta, in modo non mirato ai problemi precisi che a noi interessano che sono, in ultima analisi, quello della sicurezza delle centrali nucleari.
Si è poi persino lasciato in termini confusi il carattere di questa Conferenza.
E' una Conferenza scientifica o è un meeting variegato dove insieme agli scienziati partecipano persone e rappresentanti del mondo politico e delle istituzioni politiche? Se è una Conferenza scientifica deve essere limitata agli scienziati al più con la partecipazione di uditori sapendo (ma non lo sappiamo ancora) che un processo d'analisi e di decisione politica deve avvenire dopo.
E' diventata una Conferenza in cui la base di caratterizzazione è scientifica e vi partecipa qualche politico. La Regione pare sia invitata con due persone, il Presidente del Consiglio e il Presidente della Giunta ma non si sa ancora se avranno diritto di parola o se saranno uditori. Dico comunque che se avranno diritto di parola saranno rappresentativi della Regione e del Consiglio regionale, ma non saranno rappresentativi nel merito della questione, per cui non lo saranno né della Giunta, perch nella stessa vi sono posizioni molto diverse, né tanto meno del Consiglio regionale.
E' una Conferenza che sotto tutti i profili nasce e si sviluppa in modo confuso.
Credo intanto che la Giunta regionale debba operare perché, se la Conferenza non riunisce soltanto operatori scientifici, la partecipazione sia più larga. La Regione Piemonte deve muoversi perché le rappresentatività degli uditori delle istituzioni regionali e locali sia più ampia. Credo che le persone che più hanno lavorato all'interno di queste questioni da una parte o dall'altra abbiano interesse a seguire i lavori della Conferenza per misurare anche la fondatezza di serietà e di atteggiamento con cui le cose vengono dette.
Parleranno i rappresentanti della Regione? Se parleranno, noi chiediamo che dicano poche cose ma molto chiare, con una chiarezza che non c'è stata finora nella discussione sul nucleare da parte della Giunta; chiediamo che parlino, non portino alla Conferenza la confusione che hanno mostrato in tutti questi mesi in Consiglio regionale; chiediamo loro di farsi interpreti di alcune posizioni.
In questo senso abbiamo presentato un ordine del giorno perché il Consiglio valuti e, se condivide, dia ai rappresentanti della Regione il mandato di parlare in quei termini e soltanto in quei termini.
Chiediamo di promuovere successivamente alla Conferenza, e questo programma doveva già essere fatto per capire il significato della Conferenza, una larga e formale partecipazione dell'istituto regionale e degli Enti locali con tutte le componenti presenti al processo decisionale che condurrà al pronunciamento del Parlamento sulle scelte energetiche.
Chiediamo l'intervento del Governo per sospendere ogni lavoro in corso per la realizzazione delle centrali nucleari, il che significa per il Piemonte sospendere ogni lavoro per la nuova centrale di Trino, sino alle decisioni che saranno assunte in sede parlamentare.
Chiediamo venga ribadita alla Conferenza nazionale energetica una questione che purtroppo abbiamo discusso senza esito in questo Consiglio regionale. Sempre più si palesa come sbagliata la scelta di questa Giunta regionale di non aver chiesto la sospensione dei lavori a Trino. Risulta sbagliata anche perché gli stessi partiti di questa maggioranza, pur con cautela e in qualche misura in modo non del tutto trasparente, sono andati vieppiù delineando un atteggiamento che vuole limitare i lavori a sempre meno cose. Ma allora diciamolo esplicitamente: si fermino fino al momento in cui il Parlamento avrà deciso. Non usiamo questi atteggiamenti mistificatori, non chiari e confusi. Tranquillizziamo tutti chiedendo al Governo e al Ministro Zanone di fermare i lavori della centrale di Trino.
E ancora chiediamo di impegnare il Governo e il Parlamento, nel caso che dalla Conferenza e dal successivo processo decisionale emergesse un orientamento possibilista verso la costruzione di centrali nucleari, ad indire un referendum consultivo attraverso il quale conoscere la volontà popolare che fino ad ora non è mai stata chiamata ad esprimersi. Se si dovesse decidere per una linea nucleare, questa decisione deve passare al vaglio di un referendum consultivo.
Chiediamo di impegnare il Presidente del Consiglio e il Presidente della Giunta regionale a sostenere l'opposizione della Regione Piemonte all'ipotesi formulata da alcuni autorevoli esponenti politici, tra i quali il Vicesegretario nazionale della DC, per cui in presenza di una decisione di moratoria nucleare sarebbe consentita la realizzazione della centrale nucleare di Trino.
Tutto questo non significa affatto uscire dal novero delle nazioni tecnologicamente avanzate. Abbandonare il nucleare a fissione non significa abbandonare il nucleare, vuol dire spostare l'attenzione, magari per anni anche lunghi, sul piano della ricerca nel campo nucleare e cercare di essere fra i primi in una prospettiva nuova nell'ambito della ricerca per nuove possibilità di produzione di energia, ma in condizioni di grande o di assoluta sicurezza.
Al Convegno a cui faceva riferimento l'Assessore Maccari al quale ho partecipato c'è stato dissidio fra coloro che vogliono subito l'uovo e chi invece vuole intanto pensare alla sicurezza. Dagli scienziati che hanno discusso nella mattinata è venuto che purtroppo i cinque-sei anni che abbiamo perso da quando abbiamo impostato il progetto Ignitor sono probabilmente anni decisivi. Il prof. Coppi, in presenza di scienziati italiani e stranieri, ha riaffermato che in cinque-sei anni il suo esperimento può essere compiuto. L'esito non è sicuro, si tratta di un esperimento, siamo nel campo della ricerca. D'altra parte molti scienziati a livello mondiale sostengono l'esigenza di fare questo esperimento perch ha buone, possibilità di dare esiti positivi. E' una macchina che, se darà esiti positivi, immediatamente produrrà energia elettrica a livello di 100 Megawatt. Poi dovrà entrare in produzione. Questo vuol già dire che anche queste prospettive le dobbiamo misurare sul piano della ricerca oggi. Lo avremmo già dovuto fare ieri e in questa maniera ci saremmo maggiormente affermati come nazione tecnologicamente avanzata.
Il mondo per andare avanti deve perseguire la strada del nucleare e del nucleare sicuro, ma non ha solo il nucleare. Ci sono tante altre strade, in particolare quelle che devono cercare di legare produzione e problemi ambientali.
Non credo affatto che un Paese che abbandoni l'utilizzo di una tecnologia, come quella della fissione, debba uscire dal novero delle nazioni a tecnologia avanzata. Possiamo diventare un Paese capace di produrre tecnologie che leghino i problemi economici - produttivi con quelli della difesa ecologica a un mondo che, di qui al 2000, crescerà di un altro miliardo e mezzo di abitanti è che nel giro di 25-30 anni si raddoppierà. Non saranno le tecnologie a fissione che si venderanno a queste popolazioni, ma saranno ben altre tecnologie, quelle che riusciranno a dare produzione in forme molto più articolate, in quantità minore, non a grande concentrazione e con grande sicurezza ambientale. La questione sollevata da Maccari che usciremo dal novero delle nazioni a tecnologia avanzata non può essere sostenuta. Ci sono ben altre strade che ci possono vedere all'avanguardia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Per prima cosa dirò che è preferibile stendere un velo pietoso sull'altalena di propositi e di date intorno alla Conferenza energetica nazionale. Al riguardo, l'unica impennata di lucidità sembra essere lo spostamento della sede: dalla laguna veneta alla capitale, per non farla coincidere con il Carnevale di Venezia, evitando così scomode ironie peraltro appropriate.
Prendo spunto, signor Presidente, dal documento della Giunta che contiene, fra l'altro, qualche stranezza, come il riferimento (per quanto riguarda il Piemonte) alle zone costiere che si fa alla pagina n. 16. Ora se le mie nozioni di storia e di geografia non mi ingannano, dalla fine del Piemonte sabaudo la nostra regione non ha coste; ragion per cui, o l'Assessore Maccari difetta di storia e geografia oppure ha fotocopiato integralmente qualche documento dell'ENEL. Sospetto più che legittimo visto che non si precisa mai la fonte dei dati sui consumi energetici del Piemonte.
Sul documento del pentapartito mi fermo qui, provando invece ad entrare rapidamente nel merito della Conferenza energetica nazionale e della presenza della Regione Piemonte a questa assise. E la prima cosa da dire è che, nonostante le reiterate richieste, la Regione Piemonte si presenta senza aver attivato quel percorso di dibattito politico preparatorio che avrebbe dato forza alle domande delle comunità locali di contare qualcosa senza accontentarsi di quel che passa il convento, come viceversa ama fare questa Giunta.
In questo quadro la rivendicazione di un ruolo primario della Regione Piemonte è patetica, signor Presidente, e contraddittoria. Patetica perch la Regione non si è dotata di nessuno strumento per dialogare con i vari soggetti energetici, per quanto riguarda l'attivazione della legge 308 come per quanto riguarda la valutazione di impatto ambientale e soprattutto per quanto riguarda la gestione del progetto Trino 2. In questo senso, il non rinnovo della convenzione con gli Atenei pesa come un macigno e non perch noi ci siamo mai fatti abbagliare dalla presunta neutralità della scienza.
Ma non c'è dubbio che un ausilio scientifico avrebbe ad esempio consentito di verificare come l'insufficienza idrica in alcuni periodi dell'anno nella nostra Regione sia una forte controindicazione all'installazione nucleare accanto a tutte le altre che abbiamo dovuto, e continueremo a ripetere fin quando sarà necessario, enumerare in tutti questi mesi.
E allora, signor Presidente, hanno fatto bene ieri gli agricoltori del Vercellese a scendere in campo con i loro trattori per dimostrare come, in questo periodo, la portata del Po non sarebbe stata sufficiente per garantire un funzionamento adeguato della centrale elettronucleare da 2.000 Megawatt. Hanno fatto bene ieri, così come hanno fatto bene, io penso, ad essere presenti qui oggi a sentire direttamente dalla voce dei propri rappresentanti le rispettive prese di posizione, soprattutto quelle che dovremo prendere nel pomeriggio: sarà più agevole, per loro, verificare quanto le parole corrispondano ai fatti.
Dicevo che è patetico, ma anche contraddittorio il documento della Giunta. Contraddittorio perché prima si rivendica più potere alle Regioni poi si lamentano i vincoli territoriali affidati, per una volta, alle Regioni nella realizzazione, ad esempio, dei grandi impianti: il riferimento ai "galassini" non è puramente casuale. Ritorna il dubbio Presidente e colleghi: chi è il soggetto che ha scritto il documento che l'Assessore Maccari ci ha illustrato? Queste considerazioni e questa domanda ci introducono nel capitolo da dedicare all'energia idroelettrica. A proposito degli ostacoli frapposti dai "galassini", vogliamo dire che per noi lo sviluppo dell'idroelettrico non è e non deve essere in alternativa alla tutela ambientale. Occorre viceversa, un'autentica programmazione territoriale nell'ambito della quale sia possibile avviare uno sfruttamento diffuso di tutte le risorse idriche presenti in Regione, sia a fini energetici che a fini agricoli, attraverso un accorto uso plurimo delle acque.
Dal punto di vista energetico mi sforzerò di esemplificare come l'idroelettrico sia tutt'altro che residuale. Dopo anni di noncuranza e di sottovalutazione l'energia idroelettrica sta lentamente tornando al centro dell'attenzione degli enti energetici regionali e nazionali, uscendo da quello stato di marginalità nel quale era stata indebitamente confinata nel corso degli ultimi due decenni.
Ciò appare particolarmente vero per il Piemonte, dove alcune indagini compiute negli ultimissimi anni sia dall'ENEL che dall'AEM, hanno chiaramente evidenziato come le potenzialità produttive non ancora sfruttate di questa collaudata fonte di energia rinnovabile siano tutt'altro che residuali. Secondo prudenziali valutazioni fatte da questi due Enti sarebbe infatti possibile ed economicamente sostenibile, anche in termini strettamente aziendalistici, realizzare in Piemonte almeno 50 nuovi impianti idroelettrici per una potenza complessiva di oltre l.100 Megawatt ed una produzione annuale di oltre 3.300 Gigawattore.
Ulteriore dimostrazione della centralità che l'energia idrica potrebbe tornare ad assumere nel bilancio elettrico regionale è contenuta in un recentissimo studio effettuato dalla SNOS, la Società Nazionale delle Officine di Savigliano, su incarico della CISPEL Piemonte - Valle d'Aosta.
Per questi dati mi avvalgo dalla tenace iniziativa che ha intrapreso il compagno Gianni Alasia il quale, opportunamente, ha teso ripetutamente a portare all'attenzione di tutti quanti noi, oltre che dell'intera comunità piemontese, questi dati di fatto che a noi appaiono davvero incontrovertibili.
Secondo i tecnici di questa società, dunque, sarebbe possibile attraverso un sistematico programma di ammodernamento dei vecchi impianti idroelettrici situati nel comprensorio piemontese, ottenere un incremento netto della potenza installata di circa il 25% ed un conseguente aumento della producibilità annuale di oltre il 31%. In altri termini, sostituendo con macchine moderne le turbine di generatori esistenti, più della metà dei quali risulta avere oltre 40 anni di funzionamento, si verrebbe a disporre di una potenza aggiuntiva di 576 Megawatt che darebbe luogo ad un incremento della produzione annuale pari a 2.099 Gigawattore.
L'investimento previsto per un intervento di questa natura viene indicato dalla SNOS come compreso tra i 900 e i 1.000 miliardi, un decimo di quanto previsto (e non basteranno se potrete andare avanti) per costruire la centrale nucleare di Trino Vercellese. Un costo che, se mantenuto renderebbe del tutto confrontabile e competitivo sul piano economico il kwh così prodotto con quello ottenibile attraverso l'energia nucleare.
Nel merito delle altre fonti, signor Presidente, a nostro avviso invece di correre dietro alla fusione, la Regione Piemonte farebbe bene a promuovere un uso razionale di tutte quante le risorse già oggi a disposizione. Dicevo: invece di correre, perché, francamente, mi consenta il collega e compagno Rivalta di rivolgermi anche a lui, ci appare del tutto velleitaria la pretesa di fare il primo attore su questo terreno quando persino Reagan e Gorbachov manifestano qui tutte le loro inadeguatezze. La Regione si impegni, intanto, a sostenere fonti energetiche diffuse, attraverso una seria programmazione energetica regionale. Compiti che sono più alla portata delle risorse economiche scientifiche e sociali della Regione Piemonte, senza per questo, certo chiudere gli occhi su quelli che possono essere gli sviluppi futuri, ma sapendo bene dove indirizzare quello che oggi è possibile fare in prima persona.
Perché la Regione non si fa carico di promuovere, ad esempio, la cogenerazione e il teleriscaldamento nell'ambito urbano, visto che il Piemonte è uno dei maggiori consumatori di petrolio per riscaldamento ambientale? L'uso di questa tecnica di risparmio, a cominciare da Torino oltre che nei principali capoluoghi di provincia, potrebbe dare un notevole contributo al risparmio energetico e a , rendere sempre più superfluo, come già in gran parte lo è oggi, il ricorso all'energia nucleare. Per quanto riguarda i dati sul riscaldamento ambientale può essere utile richiamare seppure succintamente, qualche esemplificazione: in termini generali l'incidenza del riscaldamento ambientale sui consumi energetici primari del Piemonte è tra il 20 e il 22%, di cui il 60% costituito da nafta e petrolio, la restante parte da metano e carbone.
Se si intervenisse con cose concrete come,quelle or ora prospettate allora si, si potrebbe dire che la Regione vuole giocare un ruolo di primo piano nella vicenda energetica nazionale, mentre invece non si è fatta la Conferenza regionale, rammaricarsi subito dopo del: fatto che si è scavalcati e ridotti ad essere soltanto un ente gestore di decisioni altrui, si chiami Ministro Zanone piuttosto che Parlamento nazionale nel suo insieme.
E' del tutto evidente, colleghi, che si può proseguire una reale diversificazione delle fonti solo se vi è una effettiva revisione del PEN.
Su questo non si può non essere chiari. Il documento della Giunta, allora non è condivisibile, mi dispiace compagno Tapparo, non solo per quanto già detto, ma anche laddove si fa riferimento allo smaltimento delle scorie prodotte dal ciclo nucleare, un problema davvero ingombrante che avremo per molti anni in mezzo a noi. Si dice, nel documento, che bisognerebbe estendere i benefici della legge n. 8 anche allo stoccaggio dei rifiuti radioattivi. Non si impara, evidentemente, mai la lezione: quello che la gente di questo Piemonte chiede non è di vedersi monetizzato il rischio, ma di sbaraccare tutte le fonti pericolose che si vanno accumulando in un'area peraltro molto ristretta, quale è quella intorno a Saluggia.
Il documento della Giunta non è, dunque, condivisibile per numerose ragioni. Non lo è soprattutto per l'ambiguità politica che ne pervade il punto centrale: le sorti dell'impianto di Trino 2. Si dice, e l'Assessore l' ha ripetuto, che costruire Trino 2 soltanto metterebbe in difficoltà la Giunta. Tradotto significa: "solo Trino non ci va", senza dire per® se si chiede di farne altre (e, ahimè, si direbbe proprio così!) o per fermarsi subito, come si va chiedendo da tante parti.
Anche sui riferimenti alla fuoriuscita, da parte del Piemonte e dell'Italia, dal novero delle nazioni industrialmente avanzate, è stato già detto. La verità è che, per quanto riguarda questa avanzatissima tecnologia che noi dovremmo ospitare, si tratta soltanto di ferri vecchi che la statunitense Westinghouse sta tentando di rifilare al nostro Paese, dopo che negli USA sono stati messi in seguito all'incidente del 1979 di Three Miles Island. E allora, quale fuoriuscita dal novero delle nazioni industrialmente avanzate di fronte a questi dati di fatto concreti, molto stringenti? Si direbbe che a Maccari neanche la prudenza manzoniana di Bodrato ("adelante atomo con judicio!", e cioè facciamo Trino e Montalto) vada bene.
Ora, signor Presidente, e mi avvio a concludere, c'è una capacità straordinaria da parte di questa Giunta, marcatamente da parte dell'Assessore Maccari, di non fare i conti con la realtà che gli si presenta davanti. Cerco di spiegarmi: abbiamo assistito ad una relazione burocratica che più burocratica non si poteva. Nessuna impennata politica.
E la ragione di tanta insipienza mi pare evidente: ci troviamo di fronte ad una maggioranza ingessata; su questo argomento decisivo il governo regionale ha paura che muovendo un passo si rompa.
Cosa voglio dire? Voglio dire che c'è un fatto che domina su tutto e con il quale dobbiamo fare i conti, ci piaccia o meno. E a noi piace molto.
Mi riferisco alla decisione della Corte Costituzionale di dare finalmente via libera ai tre referendum abrogativi nazionali intorno alla materia nucleare sottoscritti da un milione di cittadini. Ebbene, questo è il fatto politico nuovo dentro cui si colloca la Conferenza energetica nazionale e che ha già pesato nella determinazione, oltre che del luogo, della data del suo svolgimento. Come si fa, da parte di un governo regionale, a non considerare questi elementi in movimento che qualificano una posizione piuttosto che un'altra? Ebbene, di fronte a questo nuovo contesto, e cioè al via libera alla possibilità che siano i cittadini, finalmente, a dire quello che pensano sulla scelta nucleare, dal nostro punto di vista occorre riprecisare anche i compiti della Conferenza energetica nazionale.
In questo senso, abbiamo presentato un ordine del giorno che alla fine di questo dibattito dovrà essere messo ai voti. In questo ordine del giorno noi proponiamo che la Conferenza energetica nazionale sia recuperata a quel ruolo istruttorio, eminentemente tecnico - scientifico, non pregiudizialmente filonucleare, come invece abbiamo dovuto registrare nelle ultime settimane. La Conferenza ci pare che possa svolgere quel compito utile, e che viene richiesto vieppiù dai nostri concittadini, e cioè quello di essere messi in condizione di decidere, con i referendum, a ragion veduta. Quindi, una Conferenza che fornisca strumenti di orientamento tecnico - scientifico per la gente e per le istituzioni, le quali dovranno prevedere una nuova procedura decisionale su questo argomento.
A noi pare che il vincolo al quale le istituzioni democratiche rappresentative debbano a questo punto sottostare sia quanto emergerà dai referendum in via di svolgimento. E, sulla base di quei risultati, occorre che il Parlamento, attraverso un coinvolgimento preventivo delle Regioni su quei presupposti che provavo ad indicare in precedenza, provveda a ridefinire il Piano Energetico Nazionale. Noi riproponiamo che, prima della consultazione referendaria nazionale, proprio per rafforzare l'esigenza di mettere in condizione tutti i cittadini di decidere consapevolmente, si svolga una Conferenza regionale piemontese, così come proponiamo nell'ordine del giorno, che sia necessario fermare, come andiamo ripetendo da mesi (ahimè, non abbiamo quasi più voce!), i lavori di cantiere. Si fermino i lavori di cantiere. Nulla deve essere più toccato prima che la gente abbia deciso. A Mantova, le ruspe dell'ENEL sono state definitivamente ritirate; leggo testualmente da "La Stampa" di oggi: "La questione nucleare per la provincia di Mantova va considerata conclusa. Mi pare che il dibattito in gran parte successivo all'incidente di Chernobyl abbia sufficientemente dimostrato che un impianto elettronucleare a Viadana come in qualunque altra zona della Valle Padana è impossibile". A parlare così non è un estremista esagitato, ma, a quanto se ne sa, un personaggio abbastanza moderato, e cioè il Presidente dell'Amministrazione provinciale di Mantova, Massimo Chiaventi. Di questo ne riparleremo oggi pomeriggio nonostante le reiterate assenze del collega Pezzana, che trova anche il tempo di occuparsi delle giostre di piazza Vittorio a Torino, ma diserta sistematicamente l'aula quando si tratta di decidere su cose concrete come quelle che qui stiamo discutendo.



MIGNONE ANDREA



PRESIDENTE

La parola al Presidente Viglione che interviene in qualità di Consigliere.



VIGLIONE Aldo

Colleghi Consiglieri, essendo uno dei pochi invitati alla Conferenza dell'energia insieme al Presidente della Giunta Beltrami, mi pare opportuno prendere la parola non per esprimere le mie convinzioni personali, ma per portare la parola di un'assemblea variamente composita. Per la verità non sappiamo se la Conferenza sarà tenuta perché vi sono delle ragioni di fondo, non solo quella della trasmissione e traduzione degli atti, ma altre ragioni per le quali è già slittata.
Vorrei fare alcune osservazioni di carattere generale sulla collocazione di un Presidente di un Consiglio regionale in una Conferenza dell'energia. La Conferenza è stata spostata da Venezia a Roma, il termine del 10 marzo è stato rivalutato in quello del 24 febbraio. Le date ormai corrono, ma fino ad allora non sapremo quale sarà la sorte del Governo e tanto meno di alcuni momenti fondamentali della vita democratica del Paese.
A me non sembra che lo spostamento da Venezia a Roma abbia la caratteristica della formalità o del fatto che a Venezia si tengono i ludi carnascialeschi di febbraio (a cui partecipano peraltro uomini politici, si vede che i giochi nella storia dell'umanità hanno contato forse molto più di quanto non contino invece i problemi seri), né tanto meno che il motivo sia quello di una sede idonea a tenere una Conferenza.
La Conferenza non può avere carattere ascetico, come se il problema dell'energia fosse risolto, dopo aver sentito le discussioni di carattere scientifico da parte di illustri scienziati che ormai si misurano quasi ogni giorno rispetto a questo problema. Il problema dell'energia è molto più vasto. Non si può semplicemente dichiarare di essere nucleari o non nucleari. Il problema dell'energia è legato all'obiettivo del tipo di sviluppo che si vuole dare alla nostra economia. Quindi, nel momento in cui affermiamo che siamo nuclearisti o mediamente nuclearisti o per nulla nuclearisti, se vogliamo riportare la Conferenza dell'energia alla dignità che merita, se non vogliamo limitarci all'audizione di alcune tesi di scienziati che ci garantiscono più o meno che il nucleare sarà sicuro fra trenta o fra dieci anni, dobbiamo dire quale tipo di società e quale tipo di sviluppo vogliamo.
La Regione Piemonte si è collocata nella prospettiva dello sviluppo con il progetto Ignitor. Il prof. Coppi nella sua ultima intervista ha detto che se quel progetto fosse finanziato si potrebbe accelerare il processo del dominio di ogni energia scaturentesi nel nostro mondo, quindi potremmo realizzare in tempi abbastanza ravvicinati quell'obiettivo.
La scelta dell'energia nucleare è una scelta di sviluppo di carattere politico. Se la ritenessimo soltanto una scelta tecnica e se ritenessimo l'energia nucleare non sicura per cui episodi biblici potrebbero intervenire ogni qualvolta che una centrale nucleare come quella di Chernobyl andasse in rovina, nessuno sceglierebbe l'energia nucleare. La ricerca scientifica prosegue per il dominio dell'energia, non per il rifiuto dell'energia, perché l'energia serve anche agli ospedali che hanno strumentazioni di tipo nucleare: le TAC, gli acceleratori nucleari, i radioisotopi; gli ospedali dovrebbero chiudere se non andassimo alla ricerca di ulteriori sicurezze.
La ricerca scientifica dovrebbe essere il modello sul quale tutte le forze politiche potrebbero trovare un accordo di carattere generale.
Sappiamo che alcune forze politiche in congressi recenti hanno chiesto una moratoria di cinque o sei anni, altre hanno chiesto più tempo per conoscere modelli nuovi di sicurezza.
Non so se alla Conferenza per l'energia, dove sono rappresentati gruppi parlamentari e scienziati, sarà data la parola a un Presidente del Consiglio o della Giunta. Le Regioni che sono direttamente investite dallo sviluppo industriale ed energetico dovrebbero poter ottenere una maggiore rappresentanza e le forze che sono rappresentate nel Consiglio in maggior numero dovrebbero avere maggiore potenzialità di quanto oggi non abbiano non per una presenza statica all'interno dell'assemblea perché sarà difficile dare voce a tutti gli invitati, ma perché un Consiglio regionale deve avere la caratteristica di un Parlamento e la forza che gli è stata data dalla Costituzione.
Su questo terreno possiamo trovare un punto di intesa. Poi ci saranno forze politiche con propri obiettivi, con propri disegni, ma io credo che moltissime forze popolari espressioni del mondo laico e del mondo cattolico hanno sempre avuto a cuore uno sviluppo della società ordinato e sicuro.
La partecipazione alla Conferenza non deve solo essere occasione per ascoltare alcuni scienziati di cui conosciamo il pensiero, ma deve essere un modo attivo per collocarci seriamente con l'obiettivo dello sviluppo organico e a misura d'uomo della nuova società.
A me sembra sbagliato però porre il problema soltanto rispetto all'energia nucleare. Pensiamo quanti danni hanno provocato negli ultimi decenni le centrali idroelettriche come quelle del Vajont, quella di Stava quella del Frejus. Sapete che nelle zone di Lauriano e dei Comuni attorno al Po addirittura i fili delle viti sono mangiati dai residui di una centrale che si trova a Chivasso? Sappiamo bene che il petrolio è altamente inquinante ed è inutile parlare delle morti causate dalle malattie conseguenti.
Allora, cogliamo tutti questi aspetti e mettiamoli in discussione per dire come ci formiamo, come ci fondiamo, quale sviluppo vogliamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Petrini.



PETRINI Luigi

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, collocarsi in un dibattito in preparazione della Conferenza nazionale dell'energia e su queste centrali di Babele - e dico Babele perché ho la sensazione che stiano prevalendo sul piano nazionale le ragioni della incomunicabilità piuttosto che possibili piattaforme di intesa - non è semplice.
Non è facile anche dopo aver letto l'ordine del giorno del collega Ala che chiede addirittura alla Regione di non partecipare alla Conferenza dell'energia.
Cercherò di basare il mio intervento sulla chiarezza esponendo la posizione del Gruppo democristiano innanzitutto sul documento della Giunta regionale e dell'Assessore Maccari in particolare, perché di questo dobbiamo discutere (tra l'altro si è sentito poco su questo argomento) sulla preparazione alla Conferenza nazionale dell'energia, senza sottrarmi dal dire il nostro pensiero sul recente Convegno di Genova e rinviando come è previsto dall'ordine del giorno del nostro Consiglio, di esprimere la posizione del nostro Gruppo sulla decisione assunta dal Consiglio di Stato in ordine alla ripresa dei lavori per la nuova centrale di Leri nel Comune di Trino.
Condividiamo nella sostanza l'attenta e puntuale analisi condotta dal documento predisposto dall'Assessore all'energia Maccari per questo dibattito in ordine alla prossima Conferenza per l'energia. Ricordo che la VII Commissione ha sottoposto a consultazione, seppure ristretta, dato lo scarso tempo a disposizione, tale documento inviandolo alle associazioni rappresentative delle autonomie locali piemontesi (ALA NemesioCI, Unione delle Province, UNCEM, CISPEL) acquisendo soprattutto dal CISPEL interessanti e positivi elementi di valutazione. In particolare è stata sottolineata l'importanza del riconoscimento del ruolo e delle competenze degli Enti locali ai diversi livelli, nei vari settori della politica energetica e delle successive fasi di realizzazione.
Anche il documento predisposto dalle Regioni dà ampio spazio a questo aspetto istituzionale in quanto esso rappresenta un punto di partenza fondamentale per un corretto approccio al problema e soprattutto per una sua concreta risoluzione. E questo non solo per tutte le fasi connesse alla realizzazione di grandi centrali di potenza nucleari e non, ma anche per i settori delle energie rinnovabili, nonché per il controllo e la gestione.
Non molto spazio è lasciato nella. Conferenza alla voce dei rappresentanti delle autonomie locali. L'auspicio è che i documenti da essi elaborati e presentati (e di questo probabilmente dovrebbe farsene carico anche il Presidente Viglione che mi ha preceduto con il suo intervento) siano non solo accolti negli atti, ma letti, meditati e tradotti in concrete proposte di lavoro e di norme in quanto costituiscono un prezioso contributo dettato dall'esperienza di molti anni di confronto quotidiano sul territorio con realtà sociali ed ambientali attive e partecipanti.
E' irrinunciabile poi, come riferito dal documento, l'adozione di un programma autonomo regionale che puntualizzi e definisca precisi impegni da sottoscriversi insieme al Governo e agli Enti di Stato compresi quelli preposti ai controlli.
Tra i tanti aspetti richiamati nel documento della Giunta regionale del Piemonte desideriamo sottolineare l'ampio capitolo dedicato alla disamina delle applicabilità a livello locale della legge n. 308 e all'opportunità di prevederne un congruo rifinanziamento con la modifica di alcuni meccanismi per renderne più snella e proficua l'operatività.
Inoltre riteniamo importanti le richieste di verifica delle condizioni di affidabilità e di sicurezza dell'impianto dell'attuale centrale E. Fermi in esercizio a Trino insieme alla revisione completa dei piani di emergenza ad essa collegati.
Significativo è anche il richiamo ad un puntuale controllo di tutte le attività industriali connesse al ciclo nucleare presenti in Piemonte che non rappresentano certo una porzione marginale di questo settore industriale rispetto alle altre Regioni, dai centri di Saluggia alle fabbricazioni nucleari di Boscomarengo. In particolare si cita lo specifico progetto sicurezza e la protezione sanitaria. A tutto ciò si collega il pesante e preoccupante problema della gestione e innocuizzazione dei rifiuti radioattivi e delle scorie a diversa radioattività, nonché dal confinamento provvisorio del combustibile esaurito.
Il documento richiama questi problemi ed esprime richieste e proposte precise per cui la Conferenza dovrà dare indicazioni.
Altro punto importante è quello dell'informazione richiamato anche dal documento comune redatto dalle Regioni, momento fondamentale non solo per una più capillare diffusione di conoscenza generale, ma per una responsabile e consapevole possibilità di scelte politiche nel senso proprio del termine. Si richiama infatti la necessità - desidero sottolinearlo - di introdurre la procedura di valutazione di impatto ambientale negli iter localizzativi degli impianti energetici in ossequio non solo ad una direttiva comunitaria, ma nell'indilazionabile e indispensabile coinvolgimento diretto delle componenti sociali dei processi decisionali.
Il nostro Gruppo condivide la proposta di promuovere momenti di informazione con il supporto del Governo ridefinendo il rapporto con gli enti centrali e garantendo la presenza regionale.
Occorre una gestione trasparente e corretta dell'informazione che concorra a far crescere la consapevolezza della comunità attorno alle scelte che si vanno a compiere.
Il nostro Gruppo concorda quindi con quanto espresso nel documento della Giunta regionale ove cito testualmente: "Anche per questo motivo a livello interregionale si è convenuto sulla necessità di predisporre e presentare successivamente alla Conferenza e direttamente al Governo specifiche proposte - di:- intervento che potranno emergere da un dibattito locale ospitato in un'apposita Conferenza regionale sulla scorta degli elementi che scaturiranno dal dibattito nazionale da organizzarsi attraverso gli organi istituzionali regionali competenti e la comunità scientifica che in Piemonte ha già maturato un'esperienza preziosa qualificata ed insostituibile".
Per concludere su questo argomento ricordo il ruolo svolto dalla VII Commissione, seppure nel ristretto tempo concesso, per promuovere il coinvolgimento delle autonomie locali nei processi elaborativi del documento predisposto dalla Giunta regionale e invito conseguentemente la Giunta regionale a voler tenere in conto i suggerimenti avanzati in sede di consultazione.
La Conferenza nazionale sull'energia si svolgerà a Roma dal 24 al 27 febbraio; ne siamo lieti perché la data precedentemente annunciata del 7 marzo rappresentava senz'altro un rinvio troppo lungo, in quanto l'urgenza e l'importanza dei problemi richiedono che si proceda nel modo più spedito possibile.
La Commissione tecnico - scientifica che è articolata in tre gruppi (Economia, presieduta da Paolo Baffi; Ambiente e Sanità, presieduta da Umberto Veronesi; Assetto normativo e istituzionale, presieduta da Leopoldo Elia) aveva richiesto di spostare la data del 21 gennaio per una migliore riuscita tecnica, per avere qualche giorno di respiro prima di stendere le relazioni da presentare alla Conferenza, soprattutto per avere il tempo di sintetizzare e valutare le risposte dei 120 enti al questionario sull'energia diffuso dal Ministero dell'Industria.
Questo slittamento più breve consentirà comunque una preparazione tecnica superiore, soprattutto servirà a migliorare (ne sono personalmente convinto) la stesura delle relazioni di base per una Conferenza utile e produttiva ove siano posti i problemi, avanzate ipotesi di soluzione per dare in sostanza una risposta seria e quindi credibile al problema energetico italiano.
Su cosa debba essere e come dovrà svolgersi la Conferenza si sono già spese molte parole; autorevoli esponenti del mondo scientifico e politico hanno espresso la loro opinione in varie sedi, soprattutto sulla stampa quotidiana. Anche stamane in quest'aula c'è stato un preciso richiamo su questo argomento da parte del collega Rivalta.
E' certo che la Conferenza non dovrà essere un luogo di scontro ideologico preconcetto e strumentalizzato sul nucleare, ma dovrà invece essere luogo di riesame attento del Piano Energetico Nazionale in tutte le sue parti della legislazione attuale, nonché momento importante di revisione tecnico - scientifica dei temi della sicurezza, di impatto ambientale, di massima economicità sia per quanto attiene ai costi che ai vincoli esterni e alla bilancia dei pagamenti. Il livello dovrà essere per forza internazionale perché in materia energetica nulla o quasi è riconducibile a scala nazionale. La Conferenza dovrebbe quindi rappresentare un momento indispensabile per conoscere, approfondire i temi onde ciascun ente nella sfera di propria competenza possa giungere a conclusioni che rispondono agli interessi generali non solo nel presente ma anche e soprattutto nel futuro.
Andiamo quindi alla Conferenza nazionale per giungere al miglior chiarimento possibile sul nucleare, sulle alternative, i loro costi e rischi; una volta che questo sia stato fatto con risposte non emotive al problema energetico saremo in condizione di avere idee più chiare e sulla base di esse potremo apportare certamente il nostro contributo al dibattito successivo alla Conferenza nazionale convinti più che mai che nella Conferenza i politici dovrebbero avere la bontà di stare ad ascoltare i tecnici e gli esperti e poi trarre, come è giusto in altre sedi, le conclusioni. Infatti spetterà poi all'iniziativa politica del Governo, del Parlamento e - aggiungiamo noi - delle Regioni decidere conseguentemente il da farsi.
Si è fatto riferimento al dottor Stranamore da parte del collega Tapparo con chiaro riferimento al Convegno democristiano di Genova. Va detto chiaramente che a Genova abbiamo discusso come assicurare all'Italia l'energia sufficiente a garantirne lo sviluppo in condizioni di sicurezza e di tutela ambientale a costi competitivi con quelli dei Paesi concorrenti riducendo il vincolo strategico, economico e valutario che consegue alla nostra massiccia dipendenza dall'estero. In questo quadro abbiamo considerato il contributo che può venire dal nucleare. Sappiamo bene infatti che queste e non altre sono le esigenze cui devono dare risposta le forze politiche del nostro Paese che intendono essere moralmente e politicamente legittimate a governare uno dei Paesi più industrializzati del mondo alle soglie degli anni 2000. Non abbiamo fatto scelte di comodo non abbiamo deciso per una campagna elettorale o referendaria, ma abbiamo pensato seriamente al futuro del nostro Paese, convinti che in questo settore tra l'altro c'è carenza di corrette informazioni per l'opinione pubblica, come è stato ricordato questa mattina dal collega Reburdo.
Prima di andare alla Conferenza di Roma la DC ha voluto fare la sintesi delle sue posizioni nel Convegno di Genova consapevole della centralità della questione energetica la quale implica giudizi generali di valore valutazioni di rapporti internazionali, scelte economico - sociali di ampio respiro (come ricordava prima di me il Presidente Viglione).
Non è stato quello di Genova un Convegno sul nucleare, ma sulla politica energetica del nostro Paese e sui rapporti uomo - ambiente.
Altro punto essenziale: il rapporto tra uomo e ambiente. Che l'ambiente vada protetto e non deteriorato, che i problemi ambientali siano oggi prioritari, non vi è persona sensata che lo ponga in dubbio. Troppi e troppo gravi e talora irreversibili sono i guasti che l'attività umana ha portato e porta all'ambiente, ma la questione non è nel fare, è nel come un'umanità che in breve raggiungerà e sorpasserà i 6 miliardi di individui non può non dare un impatto ambientale, non può non trasformare talora profondamente l'ambiente in cui vive così come ha fatto, sia pure più lentamente, dal Paleolitico ad oggi.
Il problema non è di non dare luogo ad un impatto, ma di studiare la migliore non deteriorante trasformazione ambientale. E' qui il nocciolo del problema: trasformare senza degradare, è in questa angolazione che si è espresso nel suo messaggio di Capodanno il Presidente della Repubblica.
Egli ha giustamente posto il problema ambientale come prima priorità, ma ha usato opportunamente l'espressione "la salvaguardia dell'ambiente e la sua nuova progettazione". La salvaguardia dell'ambiente credo sia problema centrale per le forze politiche. Ciò non legittima però che si demonizzi o si trascuri l'energia nucleare minimizzando gli effetti ambientali striscianti e gravissimi di altre fonti d'energia. Pertanto il confronto sui temi ambientali deve essere meditato ed aperto, pesando gli effetti più o meno noti, prodotti dalle varie fonti, ricordando che ogni soluzione comporta comunque rischi e disagi.
Ho parlato sicuramente troppo a lungo. Chiudo qui, signor Presidente e colleghi Consiglieri, il mio intervento augurandoci che questi dibattiti siano sempre sereni ed ispirati ad alto senso di responsabilità come mi pare è avvenuto stamane in Consiglio regionale.
L'energia occupa uno scenario di tempi lunghi; le decisioni di oggi provocheranno effetti che inizieranno fra un decennio e si protrarranno poi per un quarto di secolo. Il 2000 in sostanza non è più un punto d'arrivo sarà un punto di partenza purtroppo assai meno favorevole per i consumatori d'energia di quanto oggi si verifica, anche se nelle zone del Biellese e della Val Sesia proprio in questi giorni di calamità per la neve, signor Presidente, ci siamo accorti che l'energia più pericolosa è stata quella che non c'era.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Signor Presidente, colleghi, il compagno Rivalta ha illustrato in precedenza ampiamente l'ordine del giorno che il nostro Gruppo ha presentato sul punto in discussione. Io illustrerò invece alcuni emendamenti che presentiamo sul documento dell'Assessore Maccari, .che dovrebbe illustrare e rappresentare la posizione della Regione Piemonte alla Conferenza di Roma.
Alcuni punti di fondo a nostro giudizio richiedono un chiarimento ed una più netta esplicitazione, perché riteniamo che gli equivoci offrano margini a manovre discrezionali diverse da quelle che a parole vengono dichiarate. In sostanza, nella difficoltà di sciogliere univocamente i nodi del dilemma, alcuni possono essere indotti all'equilibrismo verbale del dire e del non dire e delle frasi variamente interpretabili.
Alla nostra lettura il documento illustrato dall'Assessore esprime una preferenza a priori sulla prosecuzione della scelta di costruzione della centrale, espressa senza attendere la Conferenza nazionale. La differenza di posizioni e la non adesione delle Regioni Emilia e Toscana al capitolo predisposto dall'Assessorato regionale all'energia del Piemonte e proposto al gruppo interregionale testimonia che questa nostra lettura non è strumentale. Del resto basta scorrere la proposta di terzo Piano regionale di sviluppo, consegnatoci dalla Giunta nei giorni scorsi, per vedere come la prosecuzione della costruzione della centrale è data per scontata.
Tale posizione, però, non ha raccolto, nei dibattiti svoltisi in questi ultimi mesi in Consiglio, la maggioranza dei consensi. Per converso invece, ci è parso di poter cogliere nei precedenti dibattiti una abbastanza ampia intenzione, da parte anche di colleghi di altri Gruppi, di rassegnare effettivamente alla Conferenza nazionale sull'energia il compito di mettere a disposizione quegli elementi di valutazione che consentano di giungere a ragion veduta a decidere per la conferma o per l'abbandono delle scelte precedentemente determinate.
L'intervento del collega Petrini ha riconfermato questa visione della Conferenza nazionale sull'energia non come notarile sanzione di scelte a priori determinate, bensì come lavoro propedeutico alle scelte che nelle sedi parlamentari, e noi diciamo con la partecipazione efficace e non puramente formale delle Regioni, dovranno essere assunte successivamente alla Conferenza.
E' da questa riflessione di fondo che partono gli emendamenti che presentiamo. Dico subito che il nostro Gruppo non condivide il documento presentato dalla Giunta; non solo per questo approccio aprioristicamente favorevole alla prosecuzione della scelta di costruzione della centrale nucleare che traligna dal documento stesso, ma anche perché sarebbero troppe le correzioni da apportare e noi non confidiamo che questa strada di emendamento ampio del documento presentato dalla Giunta sia percorribile.
Ciò non di meno, pur nelle rispettive distinzioni delle posizioni di voto è auspicabile che almeno su due punti cardine l'atteggiamento della maggioranza non sfugga all'esigenza di chiarezza delle scelte, dalla quale dipende la trasparenza delle azioni operative cui la Regione è chiamata: a partire, per intenderci, dal superamento delle ragioni di diffidenza e di divisione nel fronte delle Regioni circa le posizioni da portare alla tribuna della Conferenza energetica. Sono quattro gli emendamenti che presentiamo e riguardano due punti fondamentali.
In una parte del documento, a pag. 5 in particolare, si parla di ricorso a tutte le fonti energetiche e si aggiunge "anche riservando uno spazio magari residuale al nucleare in Piemonte". Cosa significa residuale?



MACCARI Eugenio, Assessore all'energia

Scusa l'interruzione Valeri, ma è nel capitolo introduttivo che riguarda il Paese e non il Piemonte. C'è scritto "in Italia".



VALERI Gilberto

Visto che lo votiamo come Piemonte però, è presumibile che ciò che si va ad affermare non si riferisca unica mente ad una indifferenziata entità nazionale, ma anche, più specificamente, ai nodi che investono in modo preponderante la nostra Regione. In tal senso ci chiediamo che cosa significa "residuale", dato che nel dibattito di queste settimane è prevalso un uso di questo termine riferito alla prosecuzione dei lavori della centrale di Montalto di Castro e all'avvio della costruzione della centrale di Trino. Noi chiediamo che si chiarisca invece che, per mantenimento di una "presenza residuale", il Consiglio regionale intende la esistente centrale E. Fermi, mentre ogni qualsivoglia riferimento a Trino 2 è assolutamente fuori luogo.
Tra gli emendamenti che presentiamo ve n'è uno sul quale richiamiamo l'attenzione in particolare del Vicepresidente Vetrino e del collega Ferrara, conoscendo la loro sensibilità alla legge Galasso, perché alle pagg. 17-19 ci sono due capoversi pressoché identici che affermano che la nuova normativa sulla tutela ambientale e paesaggistica sta in pratica bloccando la realizzazione di grandi impianti energetici. Pare a noi che questa affermazione sia addirittura paradossale, per cui proponiamo la soppressione dei due capoversi in questione.
Il nostro emendamento, se accolto, oltre a sopprimere una critica ingenerosa e politicamente ingiustificata al Decreto Galasso, otterrebbe anche il risultato di ridimensionare il richiamo, diffuso e ripetuto lungo tutto il documento, alla realizzazione di "grandi", impianti energetici. Il problema dei grandi impianti, non solo di natura elettronucleare, è infatti materia in discussione. Recentemente, ad esempio, si è svolto un Convegno di studio organizzato dalla CGIL. in cui sono state espresse serie riserve in materia.
Il terzo e penultimo emendamento mira ad eliminare dal documento la seguente frase a pag. 37, che leggerò per comodità dei colleghi. La frase di cui chiediamo la soppressione è posta all'inizio del capitolo "La centrale Piemonte Trino" e recita: "Per quanto riguarda il caso specifico piemontese del nuovo insediamento nucleare, il complesso di atti e risoluzioni regionali della Giunta e del Consiglio, nonché lo stato di grave incertezza in ordine alla politica energetica nazionale, hanno determinato in condizioni oggettive di rallentamento delle attività collegate al cantiere di Leri - Cavour, culminate con la recente ordinanza del TAR con il blocco totale di tutte le attività operative progettuali almeno fino alla conclusione della Conferenza e alle risoluzioni che il Parlamento dovrà assumere in merito". Anche dalla semplice lettura i colleghi sono in condizione di constatare che questo capoverso è assolutamente in contrasto con la realtà in atto, che mostra una ripresa seppur limitata dei lavori relativi alla costruzione della recinzione, di un capannone per il ricovero di materiale geotecnico e delle vasche di drenaggio delle acque meteoriche, nonché per il posizionamento degli igrometri sui canali Magrelli e Delle Rive.
Peraltro il nostro Gruppo in ordine proprio alla sospensione dei lavori ha chiesto la convocazione straordinaria del Consiglio che è iscritta al secondo punto all'o.d.g. di questa seduta. Rinviamo perciò a dopo la illustrazione del documento specifico che abbiamo presentato al riguardo.
Il quarto ed ultimo emendamento attiene ad un altro punto scottante inerente la pretesa di alcuni (vedasi la proposta formulata dall'on.
Bodrato e sostenuta da altri) che si proceda a costruire la centrale di Trino 2 pur abbandonando il resto del progetto unificato nucleare. Per la verità, nel documento questa ipotesi è ampiamente criticata senza per respingerla esplicitamente. Il nostro emendamento invece si propone appunto di rendere esplicito questo rifiuto e si sostanzia in questo comma aggiuntivo da situare al termine della pag. 39: "Il Consiglio regionale del Piemonte dichiara quindi il proprio totale rifiuto di ogni ipotesi che preveda la sola costruzione della centrale Piemonte Trino a fronte dell'abbandono delle altre centrali costitutive del progetto unificato nucleare. Ciò oltre a mutare profondamente il quadro delle convenienze economiche prima considerate - prima anche nel documento - costituirebbe una grave modifica delle condizioni e delle garanzie considerate all'atto della deliberazione regionale di insediamento di detta centrale e comporterebbe da parte nostra l'impugnativa e l'annullamento degli atti relativi".
Questi, dunque, i nostri emendamenti, sui quali auspichiamo non si vada ad un'ottusa contrapposizione. Ci auguriamo che da parte dei Gruppi di maggioranza e della Giunta si apprezzi lo sforzo compiuto da parte di una forza che, pur non condividendo il documento presentato dalla Giunta, si è ripromessa di contribuire a rendere più chiare alcune parti dello stesso relative a punti cardine dei temi in discussione, così da rendere sicuramente più chiaro il pronunciamento del Consiglio regionale, anche se si tratterà di un pronunciamento di maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Signor Presidente, finalmente una qualche preoccupazione sull'uso dell'energia nucleare incomincia a serpeggiare persino nella relazione dell'Assessore Maccari: abbiamo sentito parlare di problemi riguardanti la sicurezza, è emersa una certa preoccupazione su questo genere di impianti si è parlato di verifica della normativa di sicurezza e di adeguamento agli standards nazionali; si è parlato di gestione dell'informazione soprattutto per quanto riguarda i temi della sicurezza; nella relazione si invoca persino la definizione di un preciso programma di trattamento, di confinamento e di utilizzazione delle scorie. Quello che però non capisco è perché tutte queste ed altre questioni ancora, relative alla sicurezza debbano essere poste dalla Regione dopo le risultanze della Conferenza e non possano essere poste prima. Mi parrebbe sensato chiedere, almeno, che la Conferenza discutesse di queste questioni. Evidentemente però la risposta è per me abbastanza chiara, come credo lo sia per tutti, del resto. Si tratta in effetti di quesiti che non trovano risposta e che non possono trovare una soluzione.
D'altra parte dobbiamo anche rilevare che, mentre nel documento vi sono almeno queste preoccupazioni, quasi tutti i fisici della Società italiana di fisica, il cui Convegno si è concluso qualche giorno fa, sembrano improvvisamente essersi trasformati in autorevoli membri dell'Accademia dei Sillografi L'Accademia dei Sillografi, è noto, aveva come scopo principale quello di procurare, con ogni sforzo, l'utilità comune, stimando che - cito testualmente Leopardi - "nessuna cosa è più conforme a questo proposito che aiutare e promuovere gli andamenti e le inclinazioni del fortunato secolo in cui siamo", il quale secolo, lo sappiamo, è quello del nucleare. Siccome le tesi del prof. Claudio Villi che parla di uso perverso della democrazia le tesi del prof. Angelo Ricci che, chissà perché, ipotizza un peggioramento dei controlli di sicurezza, se passeranno al referendum le proposte antinucleari, le tesi del prof. Amaldi che per difendere la scelta nucleare non esita ad evocare fantasiosi scenari in cui le centrali nucleari, al contrario di Crono che divorava i figli, dovrebbero divorare i loro sciagurati padri, gli ordigni atomici...



MARCHINI Sergio

Per il Superphoenix già avviene questo.



ADDUCI Donato

Certo, sta succedendo in parte, ma non è la stessa cosa. Del resto, noi abbiamo sempre detto che le scorie radioattive servono per incrementare la produzione bellica; c'è questo rapporto perverso tra nucleare civile e militare intimamente collegati che tu mi dai la possibilità anche di evidenziare, ma poi ci torneremo.
Siccome, dicevo, simili argomentazioni troveranno certamente larga eco nell'ambito della Conferenza energetica, forse converrà soffermarsi su alcuni aspetti posti in modo prepotente dal dopo Chernobyl. Naturalmente non mi riferisco ai sofismi che il Ministro dell'Industria va enunciando abbondantemente sulla stampa e alla televisione in questi giorni, per esempio "se abbandoniamo il nucleare non potremo più recuperare i 30 anni di gap tecnologico che ci separano dalle altre nazioni", che peraltro hanno già abbandonato in larga massima il nucleare; va dicendo ancora che "i referendum non intaccano la strategia nucleare, ecc.". Questi sono sofismi di Zanone e non di Zenone di Elea, se si trattasse dei paradossi di Zenone potremmo ragionarci un po' meglio sopra. Trattandosi però di Zanone ci fermiamo qui.
Il primo punto riguarda la longevità dei sistemi tecnologici complessi e su questo vorrei che l'Assessore riflettesse un attimo. I lunghi tempi di progettazione e di realizzazione dei sistemi tecnologici complessi ci obbligano a prendere in considerazione spazi temporali che sfiorano ormai i 50 anni, con tutto quello che questo comporta in termini di capacità di avanzare previsioni attendibili, di formazione tecnica degli operatori ecc. Questo problema di carattere generale si pone in modo specifico e particolare per il nucleare. Assessore, si faccia una centrale a Trino o se ne facciano 6, la sostanza non cambia, perché ogni centrale nucleare è come una cattedrale, è a sé stante: ogni centrale nucleare, cioè, comporta una quantità di sistemi di controlli che dovranno funzionare per decine di anni, altrimenti non si giustifica una scelta di questo genere. Ormai viviamo in un'epoca in cui, tenendo conto del fatto che si è in grado di concepire sistemi sempre più complessi, i tempi fra l'idea iniziale l'inizio delle ricerche e la realizzazione effettiva del progetto si allungano sempre di più, pensiamo ad esempio al progetto di fusione. La militarizzazione degli apparati industriali, poi, rende ancora più evidente questo dato. Nel caso del SDI di Reagan, le stime più ottimistiche, quelle cioè che ipotizzano la realizzazione del programma di guerre stellari senza alcun intoppo, ci dicono che soltanto verso il 2020-2030 una parte modesta dell'intero sistema potrà essere effettivamente operativa. Questa lunghezza temporale ci deve pur fare riflettere se proprio vogliamo andare nella direzione della scelta nucleare.
D'altra parte il nucleare porta con sé il marchio di un grande peccato di un peccato originale e pertanto indelebile: il nucleare cosiddetto civile, quindi il nucleare in quanto tale, è nato per scopi militari e continua a produrre plutonio. Tutti i reattori delle centrali derivano dai reattori dei sottomarini nucleari.
Con questa affermazione non intendo porre una questione, pur rilevantissima peraltro, dal punto di vista morale, ma semplicemente richiamare l'attenzione su un concetto che anche oggi è stato ribadito più volte e che a mio avviso è estremamente preoccupante. L'attenzione va richiamata su una considerazione elementare e cioè che le tecnologie nucleari, a causa della loro origine, si sono sviluppate rapidamente per evidenti ragioni militari. Da qui deriva la loro intrinseca mancanza di sicurezza. Quindi parlare di sicurezza delle centrali nucleari non ha proprio senso, se si ha almeno in mente l'evoluzione storica o l'involuzione storica di questi dati.
In seguito, per giustificare gli enormi investimenti e per poter continuare a sviluppare quei programmi, si è tirato fuori il problema dell'energia a basso costo. In realtà l'origine militare del nucleare ne ha condizionato fortemente la storia ed è alla base della impossibilità scientificamente dimostrata di rendere sicure le centrali. A Roma, come in ogni altra parte d'Italia del resto, certamente i piazzisti del nucleare che ivi saranno convenuti per la Conferenza, si trasformeranno in venditori di almanacchi e prometteranno, ne sono certo, centrali sempre più sicure per il futuro, tanto sicure come non se ne sono mai viste prima e come non se ne vedranno, purtroppo, fino al prossimo incidente. Ma proprio come il venditore di almanacchi leopardiano, nessuno di essi sarebbe disposto, se potesse tornare indietro, a costruire una centrale oggi, con la stessa tecnologia usata per costruire le centrali esistenti. C'è un solo "esperto" disposto a dichiarare di voler costruire una centrale con la stessa tecnologia usata in passato? Il fatto è che all'inizio dell'era nucleare le difficoltà si sono nascoste perché vi erano degli obiettivi militari da raggiungere e da perseguire. Queste difficoltà, con il tempo e dopo gli innumerevoli e gravi incidenti, si sono scoperte ed ora il re è nudo.
La gente sa oggi di che lacrime e di che sangue gronda la tecnologia militare, anche quando si pretende di usarla per scopi civili.
Evidentemente, però, questi nostri ragionamenti non servono agli imbonitori del nucleare; ma neanche il disastro di Chernobyl è servito a molti, a quanto pare, se nonostante tutto continuiamo ad ascoltare dichiarazioni dei massimi dirigenti dell'ENEL e anche dell'ENEA (devo dire, e a questo punto ne sono veramente convinto, che la differenza tra l'ENEL e l'ENEA consiste solo nell'ultima lettera dell'acronimo). I dirigenti di questi Enti infatti, continuano ad escludere qualsiasi incidente alle nostre centrali la cui affidabilità è peraltro messa in dubbio continuamente, come tutti sappiamo. D'altra parte anche questa iniezione di ottimismo non è un dato nuovo; è insita nel processo del nucleare. Essa è stata fatta anche ai sovietici, all'ultima Conferenza di Vienna, alla quale accennò due volte l'Assessore Maccari nella sua relazione senza però dire che quando i sovietici tentarono di recitare un mea culpa furono sopraffatti dalla solidarietà filonucleare di tutti gli altri Paesi e furono dissuasi dall'evidenziare troppo la genesi e le conseguenze dell'esplosione di Chernobyl. L'ignoranza e la cecità politiche sono catastrofiche, occorre rilevarlo, innanzitutto per noi stessi. Quello che è peggio è che questa Conferenza vorrebbe ammantarsi dei panni della democrazia; questo è veramente un inganno: la sua preparazione e le modalità annunciate del suo svolgimento, del resto, rientrano pienamente nella logica della scelta nucleare, che è una logica rigida e autoritaria. Si tratta di una riunione chiusa, limitata, alla quale non si può accedere, nella quale non si possono neanche porre dei quesiti e forse moltissimi dei pochi eletti che sono stati invitati alla Conferenza stessa dovranno tacere.
In questo contesto è democratica la decisione, se decisione ci sarà che verrà assunta? Può darsi, come mi auguro, che il sondaggio pubblicato dal "Corriere della Sera" corrisponda al sentire comune e che la stragrande maggioranza degli italiani non voglia le centrali. Di certo rimane il fatto che laddove si è dibattuto seriamente il problema e dove si è tenuto un referendum la gente ha votato contro il nucleare, ma agli organizzatori della Conferenza forse tutto questo non interessa. Anche perché essi sono quelle stesse persone, quelle stesse autorità, quegli stessi personaggi che in occasione della catastrofe di Chernobyl hanno fornito dati falsi alla gente, hanno taciuto in nome della difesa della democrazia e sono gli stessi che celebreranno alla Conferenza il mito del reattore sicuro, senza neanche essere sfiorati dall'idea che sicuro vuol dire senza pericolo. Ma parlare di mancanza di pericolo in un reattore nucleare è impossibile, lo diceva bene il compagno Rivalta, ed in ultima analisi vuol dire tentare di abusare della credulità popolare; tentare di ingannare quella stessa gente che si vorrebbe incapace di decidere su questioni di questa natura, mentre invece sa, decidere benissimo. Il Governo poi sarà certamente invitato, e lo possiamo immaginare tutti, a stipulare qualche trattato internazionale trattato di cui pure si è parlato, in cui dovrebbero essere definite le procedure di allarme e nel quale si dovrebbe obbligare lo Stato su cui sarà avvenuto l'incidente a tirare una specie di cordone per proteggere gli altri Stati firmatari dalle conseguenze della radioattività: ottimo trattato se il rischio tecnologico si potesse regolamentare e trattare! Lo abbiamo già visto in occasione del disastro del Reno e lo abbiamo sperimentato direttamente in occasione di Chernobyl. L'incidente ha avuto luogo il 25 aprile; la nube è arrivata da noi 4 o 5 giorni dopo. Le autorità quindi hanno avuto tutto il tempo per riflettere e per decidere sul da farsi e sul come informare la gente. In quei giorni, ormai lo sanno tutti, non si fece assolutamente nulla; poi si negò l'esistenza del problema e dai primi giorni di maggio in avanti si disse tutto ed il contrario di tutto.
Presidente, lei parteciperà certamente a questa Conferenza, ce lo ha annunciato, e se le consentiranno di parlare io vorrei che ponesse agli organizzatori qualche domanda: a che cosa può servire un accordo internazionale in caso di catastrofe tecnologica, quando tutti i governi europei sono rimasti inerti dopo Chernobyl? A cosa serve essere avvertiti in tempo, quando non si può fare proprio nulla per sfuggire al rischio? A cosa serve poi un accordo internazionale se il rischio è planetario? Ed ancora: che cosa fare nel caso di una catastrofe? Si pensa forse di far evacuare tutte le città italiane? E dove si portano le persone? Gli esperti certamente le risponderanno come al solito che questa ipotesi non è praticabile, perché non prevedendo essi la catastrofe il rischio non ci sarà.
Siccome il nostro è un Paese economicamente e scientificamente sviluppato, vi risparmio la lettura dei dati sulle stime che certi scienziati hanno fatto in merito alle probabilità di una catastrofe e taccio, proprio perché amo la scienza, sull'attendibilità di quei dati.
In effetti, lo abbiamo visto, non solo l'incidente non è raro, ma pu anche essere enorme. Questo ormai solo pochi, e pochi amministratori, non lo capiscono. Ma decine di milioni di persone in Italia sono convinte di questi fatti e non solo più gli ecologisti duri e puri; la gente sa anche che gli impianti di grandi dimensioni comportano rischi estremamente gravi e sono quegli impianti stessi dei limiti obiettivi allo sviluppo e all'esercizio della democrazia.
E sono ormai moltissimi, nella sinistra, a ritrovare sempre più spesso quel bel filone marxista: quello che mette in causa un certo tipo di produzione e gli strumenti di quella produzione. Allora accade che molti ecologisti, riscoprendo questo vecchio e bellissimo filone, diventano sempre più marxisti e moltissimi marxisti diventano sempre più ecologisti per diventare a loro volta ancor più marxisti. E così un nuovo modo di pensare incomincia ad emergere all'interno della società ed allora, e qui si vede l'inutilità di certi convegni filonucleari - mi riferisco a quello della Democrazia Cristiana in particolare - il problema del nucleare si pone oggi in modo nuovo nella coscienza della gente: non si tratta più di accettare o rifiutare il nucleare, ma l'unico, il vero nodo essenziale oggi è un altro: è come uscire dal nucleare. Anche perché una cosa è certa: è meglio che sia una civiltà a far morire una tecnologia che non una tecnologia a far morire una civiltà.
Un'ultima domanda, Presidente, vorrei che lei ponesse a chi non vuol riconoscere alla gente il diritto di decidere della propria vita: è ammissibile che uno Stato e lo stesso nord del mondo, possano basare il loro sviluppo economico su sistemi che avvicinano tutta l'umanità sempre più all'orlo di una voragine? Se la risposta sarà la solita e cioè che gli esperti riusciranno a risolvere anche questo problema, allora vuol dire che il peggio deve ancora venire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il nostro Gruppo si è collocato e si colloca in questo dibattito che riguarda la politica energetica e principalmente la Conferenza sull'energia attraverso l'avvenuta presentazione di un ordine del giorno che esprime ed assume nei suoi lineamenti essenziali la presa di posizione sulla questione energetica dopo Chernobyl, quale è stata espressa e viene espressa dalla Destra Nazionale sia a livello regionale piemontese, sia a livello nazionale e sia a livello europeo.
Questa nostra presa di posizione parte da alcune considerazioni che possono ritenersi oggettive e pacifiche. Queste considerazioni mettono in evidenza: 1) che le risorse energetiche tradizionali costituite dal petrolio, dal carbone e dal gas costituiscono fonte di energia indispensabile per qualsiasi serio programma di sviluppo (questo non può essere posto in dubbio) 2) che le riserve mondiali di petrolio hanno una durata media di ancora 50 anni, secondo le opinioni più accreditate in materia, anche se sono previsti grossi investimenti per la ricerca di nuovi giacimenti e se nuove possibilità di sfruttamento più razionale e completo sono allo studio 3) che un identico discorso vale per il carbone di cui vanno peraltro seriamente considerate le caratteristiche indubbiamente inquinanti 4) che per quanto concerne il gas metano valgono le considerazioni fatte per il petrolio relativamente alle insufficienti riserve pur avendo il gas metano un minore tasso di inquinamento.
Dopo queste premesse, in linea di fatto condivisibili nella loro realtà oggettiva, noi riteniamo, come esprimiamo nell'ordine del giorno, che in questa situazione vada affrontata seriamente e senza ipocrisie la prospettiva nucleare e vada, con riferimento alla medesima prospettiva fatta una opzione che peraltro è già recepita nel vigente Piano Energetico Nazionale, quello che dovrà essere suscettibile di verifica; opzione e non privilegio, una considerazione di un nucleare che sia alla pari da un canto con il risparmio energetico e dall'altro con le altre fonti che ho citato.
Naturalmente deve trattarsi di un nucleare sicuro e quindi vanno perfezionati i sistemi di sicurezza e di prevenzione e va incentivata opportunamente la evoluzione onde si possa pervenire dal sistema della fissione a quello della fusione. Questo evidentemente andrà sicuramente verificato attraverso la Conferenza sull'energia su cui fra poco sarà necessario spendere alcune parole vista la natura del dibattito.
Questa pregiudiziale proposizione di un nucleare sicuro non deve per rimanere una petizione di principio. Tant'è che, dopo la Conferenza nazionale e dopo le decisioni conseguenti, o meglio contestualmente alle stesse, sarà necessario cominciare a fare un serio pensiero sulla intuitiva evidenza e sulla necessità che queste problematiche, queste garanzie e i relativi accordi vengano considerati a livello europeo. Comunque vadano le cose, quali che siano le decisioni future del Parlamento in sede di Conferenza sull'energia, la considerazione nell'ambito e nell'ottica di una problematica europea non può e non deve essere posta in dubbio considerandosi una sola circostanza: che in Francia sono in esercizio 43 centrali nucleari e che sono in corso di completamento altre 20 centrali.
Non penso sia il caso di aggiungere altre considerazioni per rilevare che il nucleare sicuro non può che essere considerato e visto nell'ottica europea.
A questo punto vanno necessariamente spese alcune parole sulla Conferenza nazionale dell'energia anche perché non va dimenticato che la Conferenza nazionale è stata voluta, sul presupposto di certi impegni, da risoluzioni, sostanzialmente identiche persino nella forma e nella lettera del giugno 1986 della Camera e del Senato. E' stata voluta dopo una discussione che ha impegnato diffusamente tutte le parti politiche presenti al Parlamento sull'incidente avvenuto nella centrale di Chernobyl. In definitiva l'argomento centrale della Conferenza dell'energia e le decisioni, così come d'altro canto è stato previsto nella risoluzione che ha impegnato il Governo, saranno sulla sicurezza nucleare, sul problema quindi di ritoccare o non ritoccare parti essenziali e rilevanti del Piano Energetico Nazionale.
Su questa Conferenza sono già state dette alcune cose condivisibili.
Per non essere eccessivamente pesanti o qualunquistici, se non si pu parlare di faciloneria nella sua organizzazione, indubbiamente si deve parlare quanto meno di approssimazione. Innanzitutto perché si è trasformato quello che, secondo la lettera e lo spirito della risoluzione della Camera e del Senato, voleva essere un organo eminentemente tecnico (i cui lavori e le cui risultanze avrebbero dovuto essere il contenuto di una maxi consultazione) in un ibrido organismo tecnico - politico. Questo è già stato un primo fattore di approssimazione.
A parte i metodi della scelta che forse sono opinabili perché se andiamo a vedere con la lente di ingrandimento quali sono i soggetti partecipatori si potrà fare un dosaggio sui nuclearisti e sugli antinuclearisti, se sono più numerosi gli uni o gli altri. Ma a parte questa considerazione, non si comprende perché a questa Conferenza che dovrebbe essere un organo essenzialmente tecnico, o quanto meno lo deve essere, non siano stati invitati per contraddire o meglio per esporre le loro opinioni i rappresentanti dell'ENEL e dell'ENEA. Viene a mancare il soggetto preminente della politica nucleare che può esprimere il come e il perché di questa persistente politica pro-centrali elettronucleari.
C'è poi l'assurdo dell'inquinamento politico. Se questa Conferenza doveva essere una Conferenza le cui risultanze avrebbero dovuto essere tenute presenti in sede di aggiornamento e di revisione del Piano Energetico Nazionale, in conformità delle risoluzioni di Camera e Senato non si comprende perché debba o possa esserci una partecipazione attiva con espressione di opinioni, anticipando quelle che dovranno poi venire nella sede naturale del Parlamento dopo la Conferenza, da parte delle forze politiche.
E' chiaro che non avevano da essere escluse ma, come è stato osservato sarebbe stata più seria, più responsabile e più opportuna la partecipazione di delegazioni delle forze politiche rappresentate nel Parlamento e anche nelle Regioni come mere osservatrici e non come portatrici di opinioni politiche. Attraverso questa Conferenza il dibattito vero sarà: nucleare si o nucleare no, proseguire con l'esperienza o non proseguire.
Il discorso è diverso per quanto riguarda la partecipazione delle Regioni attraverso loro prese di posizione sui meccanismi energetici, è un problema diverso che non pregiudica quelle che saranno le risultanze delle decisioni parlamentari.
Dopo queste considerazioni, quali le conclusioni del nostro ordine del giorno? Riguardano le linee essenziali di quanto andrà fatto o meglio dovrebbe essere fatto dal Governo, ma non in base ad una nostra valutazione politica di parte, ma in base alla risoluzione del 3 giugno 1986 della Camera (cito quella della Camera perché quella del Senato è perfettamente identica) che ha impegnato il Governo, in forza della quale è stata creata la Conferenza. La Conferenza è stata creata per rivedere il Piano Energetico Nazionale, soprattutto alla luce dell'incidente di Chernobyl e leggo testualmente dalla risoluzione: "ai fini di confermare la necessità di realizzare la più adeguata organizzazione della sicurezza degli impianti nucleari ad alto rischio", di cui evidentemente si sottende, almeno in linea di possibilità, la prosecuzione.
Apro una parentesi. Nell'ordine del giorno si conferma la necessità di realizzare la più adeguata organizzazione della sicurezza degli impianti nucleari attraverso la costituzione di un ente di controllo; la definizione dei siti per lo stoccaggio di rifiuti radioattivi; il recepimento delle direttive CEE in materia di radio esposizione; si sottolinea l'urgenza di adeguate iniziative del Governo, degli enti e della comunità scientifica per realizzare un sistema internazionale e si sottolinea la necessità del controllo sulla sicurezza e sugli impianti nucleari.
Questi impegni, che le Camere hanno additato al Governo, nascono da una risoluzione che porta la firma di tutti i Gruppi del Governo pentapartitico, quindi anche del Capogruppo socialista Formica, ma che non ha avuto apprezzamento e il voto favorevole della nostra forza politica in quanto ritenevamo non sufficientemente puntualizzata l'opzione nucleare e la sua messa in evidenza come problema europeo. E' stata però fatta propria anche dalla sinistra comunista la quale lo ha ampiamente votato in ogni sua parte.
Questa considerazione sul piano strettamente politico porta al rilievo che quanto meno in quest'aula c'è stato un comportamento (lasciamo stare le prese di posizione a livello nazionale come quella del Vicesegretario del PSI Martelli) decisamente contrario e contraddittorio rispetto a quanto le sinistre, Partito socialista e Partito comunista, affermavano, sostenevano e condividevano il 3 giugno 1986, cioè dopo Chernobyl.
C'è il problema del dopo Conferenza. Noi auspichiamo che le risultanze siano a contenuto prevalentemente scientifico e riteniamo che prima del passaggio dalla Conferenza nazionale sull'energia alle proposte che il Governo farà a sua volta al Parlamento su questa problematica, che principalmente ed essenzialmente avrà per oggetto l'opzione nucleare, ci sia una consultazione con le Regioni, onde possano esprimere la loro opinione prima che si arrivi alla verifica del Piano Energetico Nazionale in ordine al quale la nostra posizione è quella che ho cercato di illustrare nella maniera più chiara possibile, ma che è puntualmente contenuta nel nostro ordine del giorno.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,50 riprende alle ore 15)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Prosegue il dibattito sulle comunicazioni della Giunta in merito alla posizione della Regione Piemonte alla Conferenza nazionale sull'energia. Ha ora la parola il Capogruppo repubblicano, Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, l'Assessore ha fatto una puntuale analisi delle situazioni che abbiamo di fronte e delle preoccupazioni, degli interessi e delle paure che la Regione Piemonte deve portare alla Conferenza nazionale.
Si è detto che dalla Conferenza probabilmente sortirà molto poco. Io credo che se la riuscita della Conferenza sarà cattiva sarà dovuta al dibattito tra le forze politiche che è stato troppe volte strumentale, troppe volte finalizzato a certe posizioni d'interesse partitico che ha determinato l'impossibilità di giungere serenamente ad una conferenza nazionale su questo argomento. Forse non avremmo dovuto ripeterci e polemizzare da quando il Parlamento all'unanimità l'aveva decisa.
La Conferenza non è decisiva e risolutiva dei problemi dell'energia nucleare e dovrebbe essere il momento in cui le ragioni reali a favore e contro il nucleare possono essere affrontate e conosciute quanto meno dagli operatori politici che dovranno trarre le loro argomentazioni e le loro decisioni.
Si è detto che non saranno gli scienziati, ma i politici a scegliere ma io credo che, al di là di tutte le argomentazioni, i politici non hanno le conoscenze, le cognizioni sufficienti a fare questa scelta; quindi anziché pronunciarci ancora una volta a favore o contro il nucleare oggi più opportunamente dovremmo prepararci ad andare ad ascoltare per avere gli elementi concreti sui quali poi fare le scelte.
Il Consigliere Rivalta ha detto alcune cose che mi trovano consenziente e cioè che dopo la Conferenza dovrà essere organizzato un dibattito che coinvolga tutti. Sarà opportuno che un grande dibattito venga fatto anche in Parlamento dove si potranno meglio definire le posizioni dei vari partiti. Continuare a dire che decidono le lobbies, continuare ad accusare la modernità o la non modernità, il progresso o il non progresso, gli interessi, gli scienziati venduti o comprati mi pare soltanto un elemento distorsivo.
Con il mio intervento ho voluto esprimere l'apprezzamento del Partito repubblicano sulla comunicazione della Giunta e prendere in seria considerazione alcuni emendamenti proposti che ci sembra possano essere accolti dalla Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti.



CERNETTI Elettra

Ritengo che la Conferenza abbia la sua ragione d'essere come approfondimento e per dare una panoramica completa delle ragioni che si possono addurre a favore del nucleare o contro il nucleare. Oggi l'unica certezza che gli scienziati ci danno è quella del rischio del nucleare.
Rubbia ha fatto una battuta molto semplice da sembrare anche banale, ma che proprio per questo è estremamente incisiva e alla portata di tutti: "Non vorrei una centrale vicino a casa mia".
Volevamo che da una relazione o da più relazioni scaturisse quasi automaticamente una decisione a favore o contro il nucleare. Addirittura volevamo il responso sulla sicurezza o meno del nucleare quasi a scaricarci di una responsabilità di scelta che invece come cittadini e come amministratori ci compete e alla quale non possiamo sottrarci. Questa sicurezza oggi non ce la possono dare gli esperti, che fra l'altro hanno già sbagliato nel fare delle previsioni che si sono dimostrate chiaramente fallimentari, anche perché l'imponderabile dato dal fattore umano è sempre in agguato come è successo a Chernobyl.
Abbiamo potuto accertare che non ci sono scienziati (e se ci sono, sono una rara minoranza) obiettivi e scienziati neutrali, perché tutti più o meno o sono legati a carri che hanno interessi ben precisi o possono avere anche interessi rispetto ai settori che hanno studiato e di conseguenza predilizioni in merito. Di conseguenza non spetterà certo a loro decidere sul nucleare. Ritengo, contrariamente a quanto diceva Ferrara qualche minuto fa, che anche per i politici sia estremamente difficile se non impossibile fare una scelta. Spiego perché. La politica è l'arte del compromesso e qui non ci può essere compromesso possibile: o si è pro il nucleare o si è contro il nucleare. Ecco perché una scelta da parte dei partiti è estremamente difficile quando non impossibile.
Quando senza esitazione mi pronunciai contro la prosecuzione dei lavori della centrale nucleare di Trino dissi che ci sono motivazioni importanti che interessano la vita delle generazioni future sulle quali non c'è possibilità di delega. Ognuno deve decidere in proprio e deve decidere direttamente, ognuno ha il dovere-diritto di farlo. Ecco perché sono sempre più favorevole a un referendum popolare e mi meraviglia la contrarietà degli scienziati che hanno detto: "Per decidere bisogna avere profonde conoscenze tecnico - scientifiche", ma che si sono nei fatti dimostrati profondamente divisi pur avendo molte conoscenze tecniche e scientifiche erano addirittura in contrapposizione, chi per il nucleare chi contro il nucleare, supportati tutti da queste conoscenze che, a quanto pare per non sono così obiettive, non sono così sicure da poterci dare una panoramica tale su cui decidere.
E' stato anche detto che "dal referendum non nasce una politica energetica". Lo capisco, ma dal referendum esce una scelta di fondo sulla quale innescare una politica energetica e questa scelta è altamente e totalmente democratica come quella della consultazione popolare attraverso il referendum.
Nella Conferenza della DC tenuta a Genova si è detto che scegliendo il nucleare non si devono abbandonare, anzi, si devono percorrere le strade della ricerca di fonti alternative. Questa frase la giudico in parte ipocrita. Abbiamo visto che quando la scelta è andata sul nucleare la ricerca è andata avanti a rilento, per non dire che si è fermata, sulle fonti di energia alternativa e abbiamo visto che gli unici miliardi che abbiamo avanzato sono stati proprio quelli per la sperimentazione sul risparmio energetico.
Se per ipotesi, che mi auguro non si verifichi, si scegliesse la strada dell'energia nucleare, si abbandonerebbe ogni e qualsiasi seria ricerca per lo sviluppo delle fonti alternative.
Non si può dire: "o il nucleare oppure il ritorno al lume di candela" è una posizione non corretta, pregiudiziale, precostituita per giungere alla conclusione che il nucleare è necessario ed indispensabile allo sviluppo della società. Io dico che se lo sviluppo non può essere disgiunto dalla qualità della vita, se lo sviluppo non deve essere fine à sé stesso è chiaro che la qualità della vita esige una scelta che non vada in favore del nucleare.
Ritengo che anche in questo parlamento regionale sia venuta l'ora di dire: "Basta alle esitazioni". Do atto alla Giunta che dal primo dibattito ad ora ha fatto significativi passi avanti sulla strada dell'antinucleare do atto che i lavori per la centrale nucleare di Trino sempre più si sono ridotti, sempre più sono stati ristretti sino alla relazione attuale dell'Assessore. Ritengo però che sia ora di uscire dall'equivoco, sia ora di uscire da questi mezzucci essendo in ballo interessi che riguardano tutta la popolazione, non solo quella piemontese e che riguardano le generazioni future. Bisogna smetterla di calibrare le parole sugli ordini del giorno per non rompere la maggioranza. Sono convinta che si debba uscire di qui con un si o con un no preciso ed inequivocabile.
Se è dato per scontato che il referendum sarà vinto dagli antinucleari è segno che la maggioranza va oltre a quella rappresentata dai partiti dove pochi decidono per decine di migliaia di iscritti. Ricordo che come rappresentanti del popolo non possiamo andare contro la volontà del popolo che non fa né le sottili disquisizioni né i distinguo che facciamo noi, ma che va direttamente al nocciolo delle questioni e questo nocciolo, dopo Chernobyl, non può essere che un no al nucleare.



(Applausi dai banchi di sinistra)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Caro Presidente, ho sentito il tuo intervento precedente. Caro Aldo fai bene ad andare a Roma il 24 febbraio, però bisognerebbe tener conto che a Roma il 24 febbraio è già primavera e che chiudersi forse nell'EUR o in un altro posto per seguire questa Conferenza, dopo aver seguito dodici dibattiti in Consiglio regionale sullo stesso argomento, è forse una perdita di tempo. Il mio invito rivolto sia a te, sia al Presidente della Giunta, è semmai quello di non partecipare a questa Conferenza che è nata e si sta sviluppando in maniera tale da apparire quanto mai poco idonea come sede per una discussione seria, imparziale, corretta sul futuro energetico del nostro Paese. Ho presentato un ordine del giorno in questo senso continuo ad essere di questa opinione e gli avvenimenti di questi ultimi giorni non mi pare sostanzialmente modifichino il quadro. Ritengo che la sproporzione degli interventi trasformi, e lo dice anche il Ministro De Michelis, molto probabilmente questa Conferenza in una sorta di rodeo, un luogo dove le posizioni sono orami ampiamente precostituite, una sorta di ripetizione di questi nostri dibattiti. Stamattina tutto questo è stato nuovamente dimostrato anche se ogni volta c'è da segnalare qualche accento nuovo e qualche passo indietro (per esempio, questa volta della DC). In mezzo c'è stato il Convegno di Genova, dove la DC mi pare sia ritornata su posizioni che io pensavo lentamente e faticosamente stesse rimeditando.
Invece, il mio ottimismo viene sempre violentemente frustrato. Anche al termine di questa giornata succederà la stessa cosa.
La Conferenza, per tutti coloro che vi attribuiscono significato, è il valore di un luogo dove finalmente poter avere i dati e gli elementi per decidere. Soprattutto questa Giunta ha voluto rimandare là le scelte. Sarà purtroppo una grossa delusione, perché non si illudano i politici di avere là gli elementi per poi decidere, come qualcun altro ha detto prima di me.
Tutto ritornerà poi qui, e noi ci troveremo nella stessa identica condizione precedente, nella stessa condizione di oggi. Quindi, tanto vale rifiutare le truffe e andare a spasso, tanto non ci sarà molto di più e molto di altro rispetto a quello che già sappiamo. Anche perché purtroppo dico purtroppo, non è vero il particolare richiamato dal collega Rivalta che l'ENEL e l'ENEA sono stati esclusi dalla Conferenza. In qualità di Presidente della Commissione, lo stesso collega Rivalta ci ha fornito il programma dei lavori, quando ancora la Conferenza avrebbe dovuto tenersi a Venezia. E da questo programma emergeva un particolare assai significativo del quale l'opinione pubblica non è mai stata sufficientemente informata: la maggior parte del tempo della Conferenza non è dedicata alle relazioni degli esperti, che durano in tutto 45 minuti per tre, ma è dedicato alle relazioni a invito. Quelle si faranno la parte del leone e li ci ritroveremo - come troviamo ormai su tutte le televisioni pubbliche private e dintorni - l'ENEL. l'ENEA, l'ENEA-DISP, l'ENI, l'Ansaldo, la FIAT TTG, la Confindustria, chi più ne ha più ne metta, a risostenere la scelta nucleare. Chi invece là non ci sarà più, saranno gli Enti locali che in questa vicenda sono i parenti poveri, quelli che ormai sono portatori di interessi fastidiosi, perché magari continuano a dire che forse dovrebbe esistere la partecipazione delle popolazioni.
E' passata invece a livello dell'opinione pubblica questa altra immagine: che ci sono gli esperti e gli scienziati. Gran parte della Conferenza sarà invece sempre appannaggio dei grandi enti e delle grandi strutture dello Stato.
Questo anche grazie alla perfetta, dal loro punto di vista orchestrazione dei responsabili del Ministero dell'Industria, i quali hanno gestito di fatto, sotto un grande polverone, l'ordine dei lavori, chi parla e chi non parla, chi è invitato e chi non è invitato. E alla fine forse non andarci è probabilmente meglio. Sarebbe stato meglio anzi tenerla a Venezia, almeno sarebbe stata una ripetizione della Conferenza del 1980 per, cui tutto alla fine rimane come prima.
Se passiamo al documento presentato dall'Assessore che io continuo e voglio continuare a considerare un documento della Giunta, che mi auguro non impegni assolutamente il Consiglio o possibilmente nessuno di più della Giunta - vorrei anche non impegnasse e non fosse condiviso da tutta la Giunta, ma non si può avere tutto - vorrei che in questo documento venissero dette due cose che non ci sono: l) un qualche cenno sul come è stata organizzata la Conferenza e qual è il ruolo degli Enti locali in questa vicenda. Mi pare che di questo non si dica nulla, cioè non esiste alcuna critica su come è stata organizzata la Conferenza.
2) Non viene spiegato, e questo dovete spiegarlo alla popolazione piemontese, come nell'ipotesi di una prosecuzione del programma nucleare (anche limitato, graduale, ma tale da prevedere la prosecuzione di Trino 2) sulla quale concordano molti esponenti della maggioranza e dell'opposizione in Parlamento, questo si concili con la democrazia. Su questo non si dice assolutamente nulla: si continua invece a sostenere che se il Parlamento il Governo, decide Trino 2, allora Trino 2 si fa.
Il problema della normativa, dell'importanza delle modifiche legislative, che sono necessarie in questo Paese per portare avanti un qualsiasi programma nucleare per quanto limitato, non viene minimamente affrontato. Ne accenna soltanto il documento della Regione Liguria, che nella sua mancanza totale di pudore è comunque almeno chiaro. Dice: "togliamo ogni potere e autonomia agli Enti locali". Perché questo le.
Regioni devono avere ben presente e insieme a loro l'ANCI, se esiste e se si occupa di queste cose, come anche l'Unione delle Province e cioè che continuare il nucleare in Piemonte vuol dire comunque passare attraverso profonde modifiche legislative, attraverso una svolta autoritaria delle politiche energetiche. Perché in effetti (e già tra Natale e Capodanno alcuni provvedimenti in questa direzione sono stati varati dal Governo: quelli che regolano per esempio l'accelerazione delle grandi opere pubbliche, quello che riguarda possibili modifiche della legge 8 e addirittura, relativamente alle scorie nucleari, l'aumento degli indennizzi monetari) si tratta di scelte obbligate se si vuole continuare a costruire qualsiasi centrale. Si potrebbe anche dire continuare a mantenere in servizio e in funzione le centrali esistenti, soprattutto Caorso. Di questo non viene detto assolutamente nulla.
Non riesco a spiegarmi come si possa sostenere, mantenendo l'attuale quadro normativo e l'attuale spazio di potere concesso alle autonomie locali dopo Chernobyl, di rendere possibile quello che non è stato possibile prima di Chernobyl. Oppure, lo si sa e non si dice.
Un'altra cosa che non riesco a capire è come sia possibile giungere a un documento unitario delle Regioni visto che, fino a prova contraria, le diverse Regioni continuano ad avere posizioni tra di loro divergenti.
Allora vorrei capire come, da adesso al mitico 24 febbraio, si riesca ad ottenere degli accordi.
Un'altra cosa che vorrei venisse chiarita ancora, per mantenerci sul documento e sulla Conferenza, è in merito alla sicurezza, laddove si fa un vero e proprio ricatto, visto che non si può usare un altro termine. Si dice infatti che se si vuole la sicurezza delle centrali se ne devono avere una mezza dozzina come minimo, meglio sarebbe 12 se non addirittura 24. Lo abbiamo sentito a Genova, lo sentiamo nei dibattiti televisivi. Occorrono più centrali perché venga garantita la sicurezza, perché con una centrale sola la sicurezza non si inventa; si perdono i cervelli, si è detto. Chissà quante cose perdiamo se non abbiamo almeno sei se non dodici centrali.
Perdiamo i cervelli, perdiamo la tecnologia, perdiamo la pazienza. Allora: è un vero e proprio ricatto. Gli enti che producono le centrali dicono: "noi vi costringiamo ad accettare queste perché le avete, però adesso che voi avete queste e che non ve le togliamo, sappiate che se le volete avere sicure dovete accettarne ancora altre cinque". Però, a proposito di questo ricatto c'è anche un fatto su cui meditare: quale garanzia abbiamo allora che sia sicura Caorso? E' l'unica centrale con una certa tecnologia che abbiamo nel nostro Paese. Trino 1, Caorso e Latina hanno tre tecnologie diverse che quindi richiedono anche modalità diverse per garantire la sicurezza. Il messaggio è quindi che né Caorso, né la Fermi, né Latina sono sicure; perché ne abbiamo voluta una sola per ogni tipo? E' questo che si vuole dire? Se Trino 2 non è sicura, non saranno sicure neanche le centrali che già abbiamo.
In tutto il documento e nelle comunicazioni dell'Assessore non viene mai detto che comunque è meglio non fare Trino 2. In questo documento dalla prima parola all'ultima circola soltanto ambiguità. Il tentativo continuo che ormai dura da mesi di sfuggire a qualunque esplicita dichiarazione in merito, in questo documento si ritrova perfettamente. E si ritrova perfettamente tutta la riproposizione, addirittura da primi della classe di una serie di elementi che erano serviti in Piemonte a garantirci la scelta nucleare. I verbali di intesa, le pseudo-valutazioni di impatto ambientale e cose di questo genere. E anche in questo caso non una parola viene detta, e prima o poi sarà il caso di dirla, sul fatto che i verbali d'intesa sono carta straccia, le valutazioni di impatto ambientale e le relazioni degli Atenei vanno bene fino a un certo punto, cioè fino a quando non sono tali da impedire i lavori dell'ENEL. Non è detto da nessuna parte che la centrale di Trino è iniziata con una serie di punti interrogativi mai risolti. I punti critici messi in chiaro dalla relazione degli Atenei restano pura pro forma.
Tutto questo perché non lo spieghiamo alle altre Regioni? Perché non spieghiamo come si è sviluppata la scelta di Trino e le forzature sulla democrazia, sulla partecipazione, sull'uso di relazioni magari anche rilevanti e importanti dal punto di vista scientifico, come puro alibi per scelte che comunque erano state decise altrove? Le perplessità non sono così grandi da mettere in dubbio quella che viene definita nel documento della Regione "l'idoneità di massima"? Non è mai importante l'idoneità e basta, ci si accontenta sempre di qualcosa "di massima"; insomma, di qualcosa che "può andare" e così è per la sicurezza e tutto il resto.
Ritrovare poi in rappresentanza del Politecnico di Torino il prof.
Gonella (del quale potrà avere stima il collega Rivalta, io invece non ne ho molta), dà anche dimostrazione di come avvengono e sono avvenute le scelte,, come sia possibile dare spazio a persone che hanno una certa filosofia della vita ed una ben determinata concezione del rischio e cioè che in ogni cosa che facciamo, dal momento che esiste un margine di rischio, e bene scegliere il rischio per sé, gli altri e - come diceva la collega Cernetti - anche per quelli che verranno dopo.
Quanto viene proposto dalla Regione si può così semplicemente riassumere: più soldi, più soldi per tutti, più soldi per i Comuni, più soldi per costruire la centrale. Nessuno più parla ormai di quanto costino le centrali, aleggia l'ipotesi che se le centrali saranno più care e si pagherà di più per la sicurezza, allora potranno andare bene. Forse con 4.000 miliardi in più per la sicurezza la centrale di Trino 2 andrà bene.
Altro argomento spesso tirato in ballo è la storia del Terzo Mondo. Sul Terzo Mondo si giocano moltissime ambiguità politiche e ricattatorie. Il mondo dei bianchi occidentali che ha depredato il Terzo Mondo di tutto, ora sul nucleare va a preoccuparsi del fatto che mancherà l'energia per il Terzo Mondo se noi non costruiamo le centrali nucleari. D'altra parte dimentica di dire che proprio e soltanto nel Terzo Mondo sta il futuro del nucleare a fissione (il futuro del nucleare a fusione credo stia nella mente di Dio - ammesso che esista e al di là di quello sta solo nell'ottimismo duro a morire dei nuclearisti). Solo nel Terzo Mondo è il futuro dell'energia nucleare a fissione, cosicché il vero problema per queste persone così attente pu così riassumersi: "quelli del Terzo Mondo sono un po' analfabeti dal punto di vista tecnologico e scientifico, forse creeranno più guai di quanti ne abbiamo creati noi europei o noi della razza bianca". Però è al Terzo Mondo che guarda di fatto la superstite tecnologia del nucleare e le industrie che ancora ci lavorano. Ed è probabilmente questa, e nessuno lo dice, la realtà che sta dietro al compromesso che viene chiamato Bodrato - Borghini: facciamo Montalto e facciamo Trino. A che cosa servirà la centrale nelle risaie? Servirà per gli acquirenti dell'Egitto, del Pakistan, delle Filippine, del Brasile, della Nigeria o di altri Paesi ancora? L'Italia si candida, come è già successo altre volte nella sua storia, a gestire una tecnologia ormai superata, rivolgendosi al Terzo Mondo per poterla 11 esportare. Può sempre essere che le altre centrali del PUN non fatte nella Pianura Padana vengano magari fatte nella pianura del Nilo o in qualche isola delle Filippine. Però allora si dica che la centrale di Trino è un oggetto che mira all'esportazione e non alla produzione di energia elettrica nel nostro Paese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Il documento presentato dall'Assessore Maccari lo giudichiamo molto importante per la preparazione della Conferenza sull'energia.
Alcuni aspetti affrontano il problema del ruolo della Regione e le prospettive dello sviluppo energetico in un ventaglio di ricerca di fonti capaci di assicurare la continuità dello sviluppo al riparo dai rischi e dai pericoli che abbiamo avvertito recentemente.
Il problema del nucleare accentua sempre di più gli impegni delle forze politiche e sociali, degli scienziati, dei tecnici, dei cittadini e dell'opinione pubblica.
La proposta di promuovere nel nostro Paese una Conferenza sull'energia è significativa e importante. Forse è la prima volta che si affronta in modo ampio e democratico un problema così controverso. Forse gli scienziati non saranno in grado di offrirci delle risposte definitive che possano fugare i molti dubbi che il nucleare ha prodotto nel nostro Paese, in Europa e nel mondo, quindi è prevedibile che in sede di Conferenza nazionale si registrino degli orientamenti di maggioranza e delle posizioni di minoranza.
Sono state fatte delle critiche sul modo con il quale si sono individuate le partecipazioni alla Conferenza e c'è stato un rinvio, che alla fine è stato accolto da tutti per consentire ai tecnici, agli scienziati, alle tre Commissioni di andare alla Conferenza in modo serio e responsabile. Era auspicabile una rappresentanza più larga delle Regioni soprattutto delle Regioni più impegnate in questo dibattito. Tuttavia io nutro molta fiducia nell'impegno dei Presidenti della Giunta e del Consiglio regionali. Il Presidente del Consiglio ha già detto quali sono le sue posizioni e il Presidente della Giunta farà conoscere gli impegni della Giunta regionale.
Il problema è di natura politica, infatti, valutati tutti gli aspetti constatato che si può giurare a favore o contro una posizione da parte degli scienziati, il problema poi sarà politico e si trasferirà in Parlamento per vedere quali saranno le possibilità che si presenteranno.
Noi socialisti, anche alla luce di una serie di avvenimenti, in particolare quello di Chernobyl, abbiamo avviato una riflessione che ci induce a valutare se sia opportuno o no entrare nel nucleare visto che finora questo Paese non ci è ancora entrato.
Il dibattito trova tutti largamente d'accordo sul massimo contenimento del nucleare. Tra le posizioni nettamente contrarie al nucleare e le posizioni che cercano di capire il processo a cui è legato il nostro Paese ed il suo sviluppo non c'è una sostanziale e profonda differenza. Dobbiamo valutare se è opportuno completare il Piano energetico riducendolo al minimo, ipotesi questa che sembra avanzare da varie parti. Si dovrà quindi modificare il Piano energetico e verificare quali centrali saranno da completare. Montalto di Castro è già completata e potrebbe entrare in funzione. C'è il problema di Trino: dobbiamo procedere oppure dobbiamo fermarci? Credo sia necessario un discorso molto realistico e molto semplice. Non penso che lo sviluppo del nostro Paese dipenda dal tasso di produzione di energia elettrica che può derivare dalla costruzione di altre due centrali nel nostro Paese. Non credo che l'entrata in funzione della centrale di Montalto di Castro e la costruzione di quella di Trino possano essere determinanti per lo sviluppo del Paese.
Noi abbiamo fatto questa riflessione senza assumere atteggiamenti pregiudizialmente contrari perché abbiamo presente la necessità di energia e i problemi degli ospedali, delle esigenze essenziali per la vita, per la salute, per assicurare ai cittadini l'assistenza, problemi ai quali si riferiva il Presidente Viglione. Non penso però che la costruzione della centrale di Trino e il completamento di Montalto di Castro siano decisivi per le sorti del Paese. Non sono determinanti nemmeno dal punto di vista della preparazione tecnologica, perché dopo la messa in funzione di queste due centrali si chiuderà il discorso. Sarà ancora più preoccupante e grave la situazione se non prevediamo fin da adesso una riconversione impegnando le nostre energie nella direzione della ricerca scientifica per realizzare la fusione del nucleo, piuttosto che la fissione. Credo che questa sia la strada che sta di fronte a noi.
Mi permetto di fare qualche previsione. E' presumibile che nel nucleare l'Italia non entrerà e probabilmente non avrà nemmeno bisogno di ricorrere al referendum. Sono convinto che l'Italia non entrerà nel nucleare per le ragioni che depongono a favore di quell'importante dibattito, al quale abbiamo partecipato e al quale intendiamo partecipare recando il contributo delle nostre valutazioni politiche e le conoscenze tecnico - scientifiche degli esperti, ché è volto in un'altra direzione.
Al nucleare si lega la presa di coscienza che esistono problemi di salvaguardia della salute dei cittadini, di certezze per l'avvenire dell'ambiente. Nel nostro Paese e in Europa questi aspetti sono stati trascurati intanto perché si sono costruite le centrali senza alcun limite scarsamente controllate dalla partecipazione democratica. L'ambiente è stato trascurato. Ci siamo gettati nello sviluppo economico e industriale perché avevamo l'urgenza di far uscire il Paese da un'economia prevalentemente agricola per proiettarlo verso prospettive di sviluppo economico e industriale. Abbiamo fatto questo a danno di una serie di altri aspetti che però oggi ci fanno dire che è necessario riaggiustare il tiro.
Il nucleare, i problemi dell'inquinamento dell'aria, dell'acqua, l'uso degli anticrittogamici in agricoltura: per risolvere questi problemi occorre valutare insieme alle industrie quali interventi occorre fare prima di giungere a scoprire che le nostre falde sono inquinate. Su questa questione dobbiamo impegnare tutte le nostre energie.
Mi auguro che dalla Conferenza vengano fuori con piena consapevolezza i ritardi e la necessità di modificare questa situazione. Se affermiamo di non voler entrare nel nucleare non affermiamo di essere contrari allo sviluppo. Noi abbiamo impegnato le nostre energie in questi anni, a livello politico e a livello di governo, per realizzare lo sviluppo del nostro Paese, quindi assolutamente non si può dire che non siamo per lo sviluppo.
Siamo per valutare il modo di investire decine di migliaia di miliardi siamo per valutare se 20-30-50 mila miliardi investiti per la costruzione di due centrali nucleari, con tutti i rischi che questo comporta, siano così convenienti dal punto di vista della resa e dal punto di vista occupazionale.
Se il Piemonte non avesse l'imbroglio di Trino, forse questo dibattito si farebbe, come si sta facendo in altre Regioni, in modo molto più sereno in modo meno immediato. Il problema di Trino esiste e noi abbiamo auspicato che la Regione assumesse un atteggiamento diretto a fermare i lavori in attesa della Conferenza sull'energia.
Si dice che è inutile sospendere i lavori a Trino perché ci sono molte centrali dall'altra parte delle Alpi. Sono dell'avviso che questo dibattito si faccia, forse in modo meno eclatante, anche negli altri Paesi e se è vero che negli altri Paesi si pongono il problema di destinare l'eccesso di produzione di energia, come avviene in particolare in Francia, credo che si potrebbe aprire un discorso a livello più ampio. Se c'è la preoccupazione che le centrali in Europa e nel mondo sono già molte, se questa preoccupazione è condivisa da altri Paesi, non è venuto il momento di valutare che forse è di comune interesse evitare di accrescere ulteriormente il numero delle centrali? Non è possibile realizzare una collaborazione europea in questa direzione? Credo si possa ragionevolmente trarre la conclusione che, visti gli aspetti di carattere generale, considerato il rischio e la pesantezza degli investimenti, sia più opportuno compiere altre scelte nell'interesse della salvaguardia dell'ambiente e della salute nel nostro Paese e in Europa.
Da questo punto di vista è stato positivo l'incontro che la Giunta ha avuto con il Ministro Zanone che ha preso atto delle preoccupazioni espresse dai cittadini. E' importante che si porti al Governo la richiesta di sospensione della costruzione della centrale a Trino per poter recare alla Conferenza il nostro contributo libero da condizionamenti o da problemi immediati che possono anche distogliere la mente da un giudizio sereno che abbiamo il dovere di dare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente e colleghi, farò un breve intervento a nome del Gruppo socialdemocratico perché mi pare che sia anche un'offesa ai colleghi ritornare a ripetere concetti, punti di vista, affermazioni che in questo Consiglio regionale nell'arco di un anno e mezzo almeno dieci volte abbiamo avuto occasione di ripetere, cercando quindi di attenermi più in specifico a quello che è l'argomento oggi all'o.d.g. anche per delineare comportamenti conseguenti in attesa dell'imminente, finalmente direi Conferenza nazionale, anche qui, essendo laici, senza mitizzarla oltre il dovuto. Infatti, in realtà, dietro la mitizzazione stava soltanto il neppur tanto nascosto tentativo di scaricare su altri decisioni che invece attengono agli organi istituzionali nel pieno delle loro funzioni.
Occorre in ogni caso aver presente che il dibattito non deve limitarsi ad essere del no o del si attorno ad una specifica fonte di approvvigionamento di energia, perché io credo che questo sia un modo un po' manicheo di vedere le cose e che in realtà finisca per nascondere molti dei problemi e per non fermarsi sulla complessità della problematica che attiene alle fonti d'energia, alla loro incidenza sul prodotto nazionale al loro rapporto di causa ed effetto rispetto a quelle che sono le attività produttive di una nazione. Quindi, credo che affrontare un dibattito, come in alcuni interventi purtroppo è stato, soltanto lungo la linea del no o del si rispetto ad una singola fonte energetica sia un modo distorto di porre le questioni e un modo un po' populistico per andare soltanto a rimorchio rispetto ad un'ondata di emozioni, certamente giustificabile, ma che peraltro credo contribuisca poco ad uscire dall'emergenza nella quale noi oggi ci troviamo.
Compito di un consesso come questo, di un Consiglio regionale e più in generale delle istituzioni parlamentari e del Governo, è quello soprattutto di proporre e di fare cose e dire: "Noi non siamo d'accordo rispetto ad alcuni atteggiamenti, ad alcune linee perché riteniamo che al problema si possa sopperire rispondendo con altre linee, con altre proposte, con altre risorse". Ma dire semplicemente no o si in modo acritico non ci porta molto lontano. E' chiaro che da questo punto di vista abbiamo confuso i due livelli di intervento che invece credo debbano essere mantenuti distinti.
Il primo è il piano metodologico, il secondo è il piano dei contenuti.
Sul piano metodologico è compito di questo Consiglio oggi affrontare la discussione sulla relazione illustrata dall'esecutivo rispetto agli atteggiamenti da tenere come Regione Piemonte alla Conferenza nazionale e quindi noi dobbiamo da questo punto di vista operativamente avere degli atteggiamenti propositivi e non soltanto degli atteggiamenti negativi. Così come sul piano metodologico credo sia scorretto incentrare i nostri interventi in quest'aula soltanto su questa o quella posizione di questa o quella forza politica.
Noi sappiamo che nel Paese è in corso un dibattito molto vivace, molto aspro, che taglia trasversalmente le varie forze politiche senza distinzioni fra maggioranza e opposizione; è un dibattito che vede posizioni differenziate non soltanto all'interno della maggioranza o all'interno dell'opposizione, ma anche delle singole forze politiche. Non è quindi corretto affrontare un dibattito in quest'aula soltanto "attaccandosi" alla frase di una singola forza politica e su questo costruire tutto un discorso a seconda di una posizione preconcetta precostituita, che ciascuno di noi ha già assunto in modo predeterminato per cui è ininfluente il dibattito rispetto a quello che qualcuno ha già deciso di dire e di fare rispetto a questo problema. Allora, tanto vale non intervenire e non fare questo dibattito, essendo ciò una sorta di catechismo che ciascuno di noi porta in tasca e che quando vuole leggere la soluzione apre a pag. 5, legge quello che è scritto e tanto gli basta come comportamento di vita. Noi non siamo di questo avviso, siamo perché il confronto avvenga sulle proposte e sui contenuti.
Da questo punto di vista anche il dire in modo aprioristico che comunque si è contro l'utilizzo di una certa fonte in parte già rende inefficace questo dibattito, perché davvero io mi chiedo cosa stiamo a dibattere in un confronto fra di noi se in un'aula parlamentare come è questa il confronto deve servire, partendo non da posizioni precostituite ma ragionando sui contenuti, per trovare delle possibili linee di convergenza. E mi pare che, pur nel suo ruolo di Presidente del Consiglio il collega Viglione abbia centrato una preoccupazione che è del Consiglio e della comunità piemontese nel suo complesso e nazionale che va al di là degli atteggiamenti contingenti o delle posizioni particolari.
Preoccupazione che è quella di dire che noi comunque dobbiamo farci carico rispetto a quella che è una scelta politica, se noi vogliamo una scelta politica di sviluppo o se non la vogliamo. Questo non vuol dire che lo sviluppo è comunque soltanto garantito dalla scelta nucleare, per carità credo che questo sia un argomento che usano soltanto quelli che vogliono rendere la polemica in soldoni. Dobbiamo farci carico rispetto ad un problema complessivo dello sviluppo del nostro Paesi nell'economia e nel sociale e dobbiamo capire che vi è un problema energetico che noi dobbiamo affrontare e al quale dobbiamo dare delle risposte. Risposte che emergono dalla relazione e dagli interventi più avveduti in questo Consiglio e che non possono che essere diversificate, che quindi pregiudizialmente non escludono e non includono nessuna delle varie fonti che oggi la scienza mette a disposizione.
Sul piano metodologico voglio fare una brevissima riflessione rispetto alla vicenda referendaria. Noi non siamo contrari all'istituto dei referendum di per sé perché ci sembra uno strumento importante che va perseguito, in alcuni casi noi abbiamo condotto delle battaglie referendarie senza avere riguardi rispetto agli schieramenti di maggioranza o di minoranza a livello parlamentare. Noi siamo soltanto preoccupati dell'abuso di questo istituto e, rispetto allo specifico, diciamo che i referendum, su cui la Corte si è pronunciata per l'ammissibilità, in realtà non risolvono la questione.
Dire che i referendum debbano comunque andare avanti perché sarebbero dirimenti rispetto alla vicenda nucleare, mi pare sia tutto sommato una mistificazione. In sostanza, i tre referendum dicono che non è giusto dare al CIPE il potere sostitutivo, e noi possiamo essere su questo anche d'accordo; dicono anche che non è giusto che l'ENEL partecipi a progetti nucleari che vengono attivati in Paesi stranieri, può essere anche questa una scelta, ancorché poi dobbiamo spiegarci le ragioni per cui il progresso tecnologico in Italia ha dei rallentamenti (tutti si ricorderanno la vicenda della scelta tra il sistema di colore PAL e il sistema SECAM che ha fatto si che noi non scegliemmo sistema, ma le nostre industrie furono completamente estromesse dal processo produttivo delle televisioni a colori). Dicono infine che non è giusto dare dei soldi ai Comuni che diventano sede di insediamento. Può essere anche questo giusto nella misura in cui è visto come una compensazione monetaria rispetto ai rischi che la popolazione corre. Sotto questo profilo è certamente giusto, ma se a questo strumento noi diamo una interpretazione diversa nel senso che è un sostegno ai Comuni per un impatto che certamente viene a gravare, a me parrebbe invece uno strumento importante; però neanche su questo si possono erigere delle barricate.
Questi tre referendum, a cui poi tutto sommato anche noi potremo essere d'accordo, non risolvono la questione.
Quello che deve essere chiaro è che non si deve sempre ritenere l'istituto referendario un istituto che comunque garantisce il progresso il miglioramento della qualità della vita, perché ciascuno di noi nella sua esperienza politica ha esempi di referendum che invece andavano in senso contrario. Faccio un esempio particolare che chiama in causa soltanto il sottoscritto: ero tra i fautori dell'istituzione di un parco nel mio paese perché mi sembrava importante preservare l'habitat di una certa area. Si decise di fare un referendum perché era giusto sentire le popolazioni. Il risultato fu che il 92% votò contro il parco e dopo un anno li si costruirono alcuni villaggi facendo delle speculazioni edilizie. Non è assiomatico che di per sé comunque un referendum sia un fatto che porta del progresso o va in una certa direzione.
Fatte queste premesse, e per non ripetere argomenti che già in altre sedute abbiamo avuto l'occasione di svolgere, mi pare che rispetto all'argomento specifico la relazione della Giunta possa connotarsi per un senso di equilibrio e di grande responsabilità, nel senso che pone la questione in termini molto diversificati; pone l'accento su alcune questioni che è giusto porre al livello nazionale; e soprattutto pone l'accento su alcuni problemi come quello di un potenziamento delle politiche che vadano nel senso della diversificazione; chiede in modo operativo la revisione di alcune leggi, come la n. 308 che, buone come impianto programmatico, in realtà hanno poi nei fatti verificato alcuni punti di rallentamento; quindi una relazione che non si pone in modo aprioristico o preconcetto rispetto al problema e in particolare rispetto alla Conferenza. Conferenza che credo davvero non occorra demonizzare o esaltare oltre un certo limite, perché purtroppo stando le cose come sono in Italia vediamo che assume sempre meno i connotati di un contributo scientifico a quelle che dovranno essere le scelte del Parlamento, ma sta diventando sempre più una sorta di referendum fittizio tra i si e i no, con le posizioni che sono come a compartimenti stagni e che quindi non stanno ad ascoltare le ragioni dell'uno o dell'altro e sta purtroppo trasformandosi in uno scontro, per certi versi ideologico e per altri politico, in cui si mescolano questioni di elezioni anticipate, di staffette, e chi più ne ha più ne metta; con il risultato complessivo quindi che sarà una Conferenza che purtroppo, dobbiamo riconoscerlo, assai poco porterà alla chiarezza e alle indicazioni operative scientifiche rispetto alle decisioni che dovremo prendere.
Tuttavia questa Conferenza e il dibattito che la precede hanno chiarito alcuni dei nodi nel rapporto tra scienza e politica. Da un lato opportunamente contribuisce a smitizzare una certa idea della scienza asettica, avulsa da qualunque contesto, secondo la quale lo scienziato è visto come una sorta di sacerdote o di stregone, possessore della verità rivelata e dall'altro dà al politico quello che è il suo giusto ruolo che però deve decidere supportato da conoscenze scientifiche. Noi, sapendo che non vi è certezza al riguardo, possiamo, mettendo a confronto le varie opinioni che sono anche di segno contrapposto, avere un quadro complessivo dei pro e dei contro, i vantaggi e gli svantaggi di questa o di quella fonte che può venire utilizzata per l'approvvigionamento energetico. Quelli che certamente vanno evitati sono gli esorcismi e le demonizzazioni da qualunque parte provengano.
Molto opportunamente uno scienziato sulla stampa faceva riferimento ai cartellini che i commessi mettono sui vari prodotti in vendita e che quindi deve mettere a disposizione il ventaglio delle conoscenze, delle posizioni e dei costi.
Della relazione della Giunta, che noi condividiamo e che complessivamente approviamo - non stiamo a fare i distinguo su alcuni aspetti particolari che ci possono trovare più o meno consenzienti - credo ne vada valutata la filosofia e il filo conduttore che sta nella relazione e su questo c'è il nostro consenso, soprattutto sulla parte che rivendica un ruolo maggiore, più incisivo degli Enti locali in tutte le fasi e anche nel momento specifico della Conferenza, così come sul versante dell'informazione e della partecipazione.
La Regione Piemonte in questi anni, magari in modo inadeguato, con tutti i limiti che abbiamo avuto anche sul piano degli strumenti concreti tuttavia ha cercato di sviluppare gli istituti della partecipazione; non sono sufficienti, vanno ancora sviluppati, però mi pare che da questo punto di vista la relazione sia adeguata. Neanche in quest'aula, per il contributo che possiamo dare, possiamo dimenticare la situazione, per quanto riguarda l'approvvigionamento di energia, di forte dipendenza in cui si trova l'Italia. E' già stato ricordato tante volte il problema della nostra dipendenza dai Paesi terzi e in particolare dalla Francia; allora se i francesi, come noi, facessero un'azione per dire che le centrali non sono sicure e domani ci tagliassero i fili, noi avremmo in Piemonte sicuramente il black-out, calcolando che l'81% della nostra energia ci deriva da quella fonte.
Il documento è equilibrato nella misura in cui pone la questione della diversificazione delle fonti di approvvigionamento, del cercare di ridurre comunque la dipendenza dall'estero, un'attenzione anche a certe fonti che sono magari più inquinanti dell'energia nucleare. Tutti conoscono i problemi del carbone, del gas naturale, della desolforazione e denitrificazione dei fumi emessi dalle centrali alimentate con questo tipo di combustibili. Non lo abbiamo neanche sentito da chi dice che comunque nel Piano non deve esserci riferimento all'energia nucleare. Bene, ma allora vogliamo anche sapere oltre al discorso del risparmio energetico della cogenerazione che può servire ad illuminare un quartiere, anche se ci costa 2 o 3 mila lire a kwh, quali altre fonti dobbiamo utilizzare.
L'idroelettrico? Qui di idroelettrico si è dovuto anche sospendere quello che era in corso perché ha un impatto ambientale che nessuno vuole tollerare. Vogliamo utilizzare il carbone? No, perché il carbone inquina.
Vogliamo utilizzare il gas naturale? No, perché ha comunque dei problemi intanto aumenta la dipendenza dall'estero e poi perché le centrali alimentate da olio combustibile, sia solo petrolio, sia gas naturale, sono fondate sulla meccanica e tutti sanno che nella meccanica gli incidenti sono addirittura più frequenti che non in altri tipi di centrale. Non abbiamo sentito alcuna indicazione di tipo diverso, mentre in realtà questo bisogna dirlo, noi abbiamo perso un sacco di tempo, perché è dal '73 che si parla di una predisposizione di Piano energetico, l'abbiamo avuto nell'81, siamo nell'87 e di questo Piano è partito pressoché niente. Questo è quello che dobbiamo dire, poi io non so se Trino è stato un imbroglio o meno, bisognerebbe chiederlo a chi ha vissuto la prima legislatura che ricorderà quando l'allora Assessore Simonelli nel '75 a Roma dichiarò la disponibilità di massima del Piemonte ad essere Regione destinataria di un possibile insediamento nucleare. Ci fu imbroglio allora? Chiediamolo a chi in quel momento fece questo tipo di dichiarazione a livello nazionale.
Io credo che in questo discorso della diversificazione ci stiano molte cose, ivi compresa l'energia da fusione. Nel progetto Ignitor abbiamo perso del tempo che va recuperato, ma non dobbiamo illuderci, perché si dovranno fare gli esperimenti teorici che dovranno tradursi prima in fatti scientifici, dopo in progetti di fattibilità, infine dovranno avere delle approvazioni. Bisogna avere la coscienza che l'energia da fusione è un fatto che avremo non prima di 30-40 anni; anche su questo occorre molta chiarezza.
E' vero che il contributo del nucleare è quasi insignificante rispetto al totale dell'energia prodotta nel nostro Paese. Questo può essere un elemento interessante per indurci a riflettere, ad approfondire quello che il mio partito ad esempio ha chiamato un discorso di moratoria nucleare: poiché il contributo del nucleare è oggi insignificante; approfittiamo di questa occasione, di alcuni anni, per approfondire il problema della sicurezza in particolare e di una localizzazione che tenga conto delle virtualità agricole dei terreni e della distanza dai centri abitati. Questo non vuol dire abbandonare definitivamente l'utilizzo all'interno di un Piano Energetico nazionale anche del nucleare. Certo, siamo anche noi contrari a che sia soltanto Trino, perché questo è contro qualunque tipo di ragione economica. Saremo i primi a dire no a un PEN che preveda per quanto riguarda l'utilizzo dell'energia nucleare la centrale in costruzione e poi anche Trino. Questo non ci troverà mai d'accordo.
Con queste brevi considerazioni, condividiamo la relazione della Giunta, relazione che peraltro richiama anche i precedenti ordini del giorno del Consiglio per quanto riguarda l'argomento specifico di Trino 2.
Noi crediamo che in attesa delle decisioni non debbano proseguire i lavori di costruzione della centrale di Trino 2 e quindi vi sia di fatto la necessità di una sospensione degli stessi, salvo quelle attività meramente conservative che consentono di evitare il deterioramento di quello che sino ad oggi si è fatto. Ed è secondo questa indicazione che il nostro Gruppo si atteggerà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, ho seguito come era mio specifico dovere tutto il dibattito che, al di là degli argomenti, è stato meno ripetitivo di quanto non sembrerà al lettore delle nostre cronache.
Sono emersi alcuni fatti di novità e alcuni accenni alla verità che prima non si erano avuti sia su un versante sia sull'altro.
Veniamo al documento della Giunta. Il nostro Gruppo lo condivide in spirito di coalizione e prego l'Assessore di accettare questa formulazione.
Una coalizione di maggioranza richiede la capacità di accettare che il risultato sia la media delle esigenze di tutti i Gruppi. Questo è essere portatori dei valori della democrazia di tipo occidentale soprattutto nelle formule curiose dei governi di coalizione. Quando una forza politica esaspera i rapporti di collaborazione e pretende che i documenti del Consiglio e della Giunta non siano il massimo a cui può essere ricondotta una maggioranza e una Giunta, ma la propria posizione, vuol dire che qualcosa nel meccanismo di una democrazia anche strana come la nostra è saltato. La precisazione che noi ci riconosciamo nel documento della Giunta in termini di governo, di maggioranza e di coalizione va fatta in relazione al giudizio che daremo a comportamenti di altre forze politiche di maggioranza su altri argomenti nella stessa giornata odierna.
Il documento della Giunta è oggettivamente tutto condivisibile, ma è dal nostro punto di vista metodologicamente criticabile nel senso che non rispetta una premessa che il Ministro Zanone tenta di difendere, sia pure disputando con altri 14 Ministri, in ordine alla Conferenza dell'energia.
La Conferenza è un seminario informativo tecnico - scientifico giuridico, istituzionale che deve produrre una somma di informazioni sulle quali il Governo o il Parlamento avvieranno un'eventuale modifica del PEN.
Emerge quindi che forse il documento di una Regione doveva essere più attento a coltivare le questioni specifiche che competono alle Regioni non in relazione al dibattito politico che seguirà alla Conferenza, ma alla Conferenza. Non è questo il momento di dibattere come interpretare i lavori della Conferenza. Se metodologicamente avessimo fatto un documento più centrato sulle questioni regionali, avremmo evitato di portare in aula questa discussione in tempi impropri, quindi avremmo fatto questo dibattito in una condizione politica e istituzionale diversa e avremmo approfondito maggiormente gli argomenti che ci competono.
E, guarda caso, signor Assessore e signori della Giunta, due delle questioni dei referendum sono questioni squisitamente regionali sulle quali meglio sarebbe stato se le Regioni nel loro complesso avessero deciso di esprimere una loro valutazione. Noi liberali siamo disponibili non solo ad affrontare, ma a sottoscrivere due referendum. Sono questioni che riguardano la Regione. La legge n. 8 determina una ricaduta di risorse che sono risarcitorie con dei criteri, tra l'altro non scritti, di difficile interpretazione. E' troppo facile dire che si paga il rischio e il compromesso politico. Le centrali nucleari vanno decise da chi le deve decidere, si devono fare dove vanno fatte e il ritorno in termini finanziari deve ricadere sul territorio che è funzionalmente collegato al processo.
C'è un altro aspetto. A noi sembra anche giusto che un sistema democratico non debba prevedere dei poteri sostitutivi, ma debba soltanto prevedere dei poteri. Su questo dobbiamo però intenderci. Le centrali non si sono fatte in questo Paese per ragioni di natura istituzionale e politica, non per ragioni di natura tecnica. Non si sono fatte neanche le centrali idroelettriche che vengono dichiarate sicure. Non so se è bene fare le centrali del Sesia perché non ho ancora esaminato il problema, ma è certo che in questa confusione istituzionale le centrali del Sesia non si faranno anche se saranno le più sicure e le migliori del mondo. I canali di gronda della Val Gesso non si fanno per ragioni di natura istituzionale perché la Regione non se la sente di prendere posizione rispetto a un argomento sul quale hanno legittimazione anche altri soggetti.
Le Regioni avrebbero dovuto focalizzare il loro contributo alla Conferenza dell'energia sulle questioni di competenza istituzionale che non sono temi di poco conto. Così facendo probabilmente avrebbero dato ai parlamentari nazionali materia per risolvere due questioni soggette a referendum. Se fosse emersa, ad esempio, l'opportunità di riconoscere che le risorse di ritorno sul territorio dovevano entrare nelle direttive CEE in ordine alle valutazioni di impatto ambientale, non più riferite al rischio specifico del nucleare, diventando una questione di carattere generico, probabilmente avremmo risolto il problema. Inoltre se si fosse deciso che il meccanismo decisionale in sede politica attualmente in vigore è inaccettabile, diabolico, da Paese non governabile e non da Paese moderno, saremmo arrivati alla soluzione per cui o decideva il Governo o decideva la Regione o decideva il Comune per il si o per il no. Non è accettabile un sistema in cui si dice ai Comuni e alle Regioni che devono decidere e, se non decidono, lo Stato si riserva di decidere. L'Assessore comprenderà come la nostra critica non è rivolta alle sue considerazioni semmai è una presa d'atto che le istituzioni non hanno rinunciato alla voglia di fare passerella e di parlare alla Conferenza su questioni tecnico scientifiche sulle quali non hanno né competenza né conoscenza.
E' già stato detto da altri che va apprezzato l'intervento del Presidente Viglione il quale ha colto dal dibattito in atto che la nostra società si sta giocando il proprio futuro.
Amica Cernetti, non si può immaginare di avere la famosa botte piena e il marito ubriaco! Certo, si può scegliere un altro modello di sviluppo che non abbia bisogno di energia.



CERNETTI Elettra

Ho detto che non scelgo il marito ubriaco.



MARCHINI Sergio

Però mi devi dire che cosa vuol dire la botte piena! Il Presidente Viglione il problema se lo è posto. E' certo che si pone il problema di rendere il nostro Paese meno vulnerabile sul piano energetico. Questo lo dico anche per gli amici del pubblico. Il nostro Paese rispetto agli altri Paesi industrializzati è il più esposto dal punto di vista energetico, sia quantitativamente in termini di debito energetico sia soprattutto per il modo in cui siamo deficitari. Siamo il Paese industriale più esposto dal punto di vista energetico sul versante del petrolio che come tutti sappiamo è quello a maggior rischio dal punto di vista della quantità, dal punto di vista del tempo e dal punto di vista politico. E' inutile dire che abbiamo rimediato a questo con il metano.
Se non risolviamo questo problema, amici Consiglieri e collega Cernetti, se decidiamo di avere il marito sobrio, molto bene, sappiamo per che se non recuperiamo energia in quantità sufficiente, certa e a prezzi accettabili, il nostro sistema produttivo avrà qualche contraccolpo.
Bisognerà allora dire che l'obiettivo di recuperare i tassi di occupazione non si affronta e si dovrà immaginare questo Paese con minore occupazione di quanta ne abbia adesso; soprattutto, se vogliamo essere competitivi sul piano internazionale dal punto di vista dei prodotti finiti, considerato che qualunque prodotto finito ha all'interno non meno dell'8% di energia vuol dire che i maggiori costi di energia dovranno ricadere su qualcuno: è qui il discorso della botte piena e del marito ubriaco.
Se accettiamo di essere dipendenti in termini economici dai Paesi esteri, così come suggerisce Rossa, dobbiamo deciderlo sapendo che il bene prodotto in Italia, per la quota dell'8%, costa di più. Si tratta allora di capire quali sono i soggetti del processo produttivo disposti a pagare questi prezzi. Dobbiamo capire se il sistema produttivo è tale da poter assorbire questi costi o se la mano d'opera è disponibile ad assorbire questi costi: questo vuol dire la botte piena e il marito ubriaco. Il problema energetico non si può rimuovere.
Questo Paese, nella nostra generazione politica, deve risolvere il problema energetico. Deve darsi un piano energetico in grado di risolvere i problemi che ha: la più alta dipendenza sul piano energetico e la più pericolosa dipendenza dal punto di vista energetico. Questa è la realtà.
Questi sono i numeri.
Colleghi Consiglieri, il Partito liberale non è mai stato né nucleare né antinucleare. Il Ministro Altissimo ha gestito un piano energetico votato a larghissima maggioranza dal Parlamento nazionale, incluso il Partito comunista. II Ministro Zanone organizza ed è responsabile di una Conferenza voluta dalla grandissima maggioranza del Parlamento e ha come collaboratori 14 Ministri. Sarebbe come dire che noi siamo favorevoli alla riforma sanitaria per il fatto che il Ministro Altissimo, suo malgrado, ha dovuto per 8 o 9 anni fare il Ministro della Sanità! Non si possono fare questi falsi storici.
Noi avremmo ritenuto utile un maggiore approfondimento del documento della Giunta sugli aspetti di natura istituzionale. Mi rendo conto che l'Assessore si è mosso all'interno di una logica interregionale la quale è andata dietro alla moda per cui tutti devono parlare di tutto soprattutto se di tutto capiscono poco.
Quindi condividiamo il documento della Giunta in ogni sua parte.
Prendiamo una posizione di distinguo per sottolineare che, se l'avessimo scritto, avrebbe avuto uno spazio più ampio e avrebbe richiesto al Consiglio un pronunciamento su questioni specifiche.
Così non è stato fatto, non ce ne lagniamo, lo votiamo e ringraziamo l'Assessore.
Null'altro ci sarebbe da dire. Ci siamo richiamati ai problemi che abbiamo-, davanti. Attenzione, però, le nostre Regioni sono tutte belle sono tutte caratteristiche, ma la nostra è una Regione particolare. Non molti giorni fa su un giornale finanziario si è spiegato che differenza c'è fra il terziario e il secondario. Il terziario distribuisce, spezzetta, non produce. Piaccia o non piaccia, la ricchezza è prodotta dal primario e dal secondario. Poi questo avvia un processo di distribuzione della ricchezza che nei momenti della distribuzione produce altra ricchezza. Questa è la realtà. Non siamo furbi come i milanesi, non sappiamo scambiare i soldi non diamo l'Alfa Romeo per prendere qualcos'altro, noi facciamo qualcosa.
Questa Regione dovrà recuperare in pieno la sua vocazione di Regione che produce, senza rifiutare evidentemente le soglie diverse del terziario avanzato, sapendo che questo Paese ha ancora sul versante produttivo il suo tallone d'Achille, perché nonostante le statistiche che il pentapartito fa bene a pubblicizzare (la fortuna è pure una dote, diceva Napoleone) dobbiamo prendere atto che la produzione nel nostro Paese è ancora inferiore a quella di sei anni fa. Questa Regione dal punto di vista della sua capacità produttiva qualche preoccupazione se la deve porre.
Il Presidente Viglione questo problema l'ha colto. Attenzione, dobbiamo chiedere alla classe politica e al Governo nazionale un piano energetico (non sto a dire se nucleare oppure no) in grado di garantire al sistema produttivo e alla qualità della vita l'energia sufficiente a prezzi accettabili. E' un problema che impinge formalmente sul tipo di società che vogliamo, una società sviluppata, una società avanzata, una società in regresso.
Sulla qualità della vita. I rapporti dei consumi energetici fra noi e i Paesi cosiddetti benestanti sono abissali. E' probabile che dietro la carenza di consumo di energia del nostro Paese non ci sia soltanto una non sufficiente diffusione del sistema produttivo, c'è probabilmente anche un non sufficiente ricorso all'energia per processi che, guarda caso, sono collegati con le attività di tutti i giorni: trasporti, servizi sociali servizi domestici.
Alcuni interventi, che condividiamo ed apprezziamo anche per il coraggio politico e per il realismo da cui sono stati caratterizzati, hanno fatto emergere alcune questioni che non possiamo accettare. Una di queste l' ha posta il collega Tapparo, il quale ha rifiutato il diritto di opinione e di parola ad alcuni componenti della nostra società. Questo ci sembra un comportamento in termini parlamentari criticabile (ma questo atteneva al Presidente del Consiglio) e, dal punto di vista oggettivo e storico, mi sembra veramente curioso; dal punto poi delle responsabilità personali addirittura è oggetto di storiella.
Questo Paese, in particolare la nostra Regione, hanno affrontato grazie alla capacità di alcuni segmenti della società, la propria trasformazione. Ricordiamo che la modifica delle relazioni industriali nel nostro Paese e il totale capovolgimento della tendenza del modo d'essere del capitale nel nostro Paese sono state anche la conseguenza della mobilitazione del sistema produttivo. Non si può dire quindi che gli imprenditori, piccoli e grandi, non hanno fatto niente su niente, che non hanno fatto niente sull'energia, niente sulla modernizzazione, niente sull'informatica. Questa strana classe dirigente imprenditoriale ci ha fatti scavalcare il Regno Unito. Ma c'è di più, colleghi, questa fase di totale assenza dell'imprenditoria piemontese da questi processi è avvenuta guarda caso, proprio nel periodo in cui il collega Tapparo era Assessore ma non ci è mai stato detto, dai banchi della Giunta, che l'imprenditoria piemontese era così vacante su tutti i momenti più significativi della società! Un altro intervento che il nostro Gruppo ritiene inaccettabile per qualche sua parte è quello del collega Rivalta. In primo luogo perch scientificamente continua a non distinguere fortemente il fatto Chernobyl dal fatto nucleare. Il fatto Chernobyl ha una sua specificità che non consente ad un uomo razionale, come è il collega Rivalta, di reintrodurre il problema della probabilità considerando quello di Chernobyl come uno degli elementi che vanno considerati rispetto alla probabilità in ordine alle altre centrali. Tra la centrale di Chernobyl e la centrale di Trino c'è la differenza che c'è tra una stufa a legna e una stufa a kerosene e le probabilità di scoppio di una stufa a kerosene non si possono commisurare con quelle di una stufa a legna. Le cose stanno così.
Respingo nel modo più assoluto l'illazione fatta in questa sede dal collega - Rivalta, peraltro persona di grande cortesia e misura, di avere adombrato l'ipotesi che Valerio Zanone, che molti di voi hanno conosciuto in questi banchi, abbia scelto il prof. Gonella per ragioni di lottizzazioni politiche. Noi non ci siamo scandalizzati che nella passata legislatura il coordinatore del Politecnico fosse di estrazione non liberale, non abbiamo mai sollevato questo problema e ci stupisce che il collega Rivalta lo abbia sollevato. Ciò indica come in questo Consiglio l'incapacità di qualcuno, e in ispecie della maggioranza, di chiudere le questioni quando sono mature obbliga tutti noi, quando interveniamo, a raschiare il barile per essere ascoltati. Mi scuso con il collega Rivalta e voglio considerare questa illazione un artifizio oratorio per attirare l'attenzione su di sé. Non credo che a freddo il collega Rivalta confermi l'opinione che il Ministro Zanone avrebbe fatto si che il prof. Gonella fosse chiamato a dare il suo contributo alla Conferenza dell'energia per ragioni di tessera di partito (sempre che ci siano).
Nell'intervento del collega Rivalta è emerso un altro argomento curioso. Si è scandalizzato del fatto che non si siano invitati alla Conferenza nazionale l'ENEL e l'ENEA. Sono d'accordo con lui. Però so bene che se avessero invitato l'ENEL e l'ENEA almeno cinque Consiglieri in quest'aula sarebbero insorti dicendo: "l'ENEL e l'ENEA essendo produttori elettronucleari sono portati a sostenere la tesi nucleare". Vedete come è difficile fare il Consigliere regionale? Immaginate come deve essere difficile fare il Ministro! Ci sono altre questioni sulle quali sarebbe il caso di intervenire.
La nostra forza politica ha a più riprese cercato di spiegare il suo atteggiamento. Noi cerchiamo di dare il nostro contributo sul piano della razionalità senza pregiudizi. Accogliamo anche l'occasione del dibattito nucleare, che è motivato da paure giustificate e da problemi reali, per far crescere la qualità del nostro lavoro politico e soprattutto - mi rivolgo al Presidente della Giunta e al Presidente del Consiglio - il ruolo della Regione.
Noi liberali abbiamo osteggiato la creazione delle Regioni ma, visto che qui ci siamo e visto che i contribuenti ci gratificano di un gettone del tutto apprezzabile, ci sembra di dover fare il nostro dovere.
L'argomento iniziale del nostro ragionamento, quello cioè che la Conferenza dell'energia dovesse essere un'occasione per una crescita del ruolo della nostra Regione, è un'occasione che non abbiamo colto, ma che non abbiamo completamente perso perché, dopo le conclusioni, se si andrà ad una rilettura del piano energetico, la legge n. 8 e la legge sugli insediamenti nucleari nel nostro Paese dovranno trovare una sede di confronto.
Mi auguro che per quell'occasione la Giunta vorrà ricordare le considerazioni che qui ho fatto non in termini critici, ma in termini costruttivi.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, si conclude così il dibattito in prefazione della Conferenza nazionale sull'energia.
Passiamo pertanto all'esame degli ordini del giorno presentati in merito. I Capigruppo hanno deciso che tali documenti siano messi in votazione perché ciascuno di essi presenta sfaccettature che non possono essere comprese in un unico documento. I documenti votati faranno parte dell'intero pacchetto che la Giunta o il Consiglio regionale faranno pervenire al Ministro dell'Industria come contributo della Regione Piemonte alla Conferenza nazionale.
I documenti verranno posti in votazione per ordine di presentazione così come è stabilito dal Regolamento.
Il primo documento che reca il n. 210 è stato presentato dal Consigliere Ala. Ne do lettura: "Considerate le modalità di preparazione, organizzazione e svolgimento della prossima Conferenza nazionale dell'energia prevista a Venezia, per il 21-24 gennaio prossimi, dalle quali appare evidente la leggerezza, da un lato, e l'atteggiamento pregiudizialmente filonucleare della sua impostazione, dall'altro, con un deferente ossequio alle posizioni ed alle esigenze dei grandi Enti energetici di Stato considerato che appare, pertanto, compromessa ogni seria possibilità di dialogo e di confronto sui futuri scenari energetici del nostro Paese e sull'impatto sanitario ed ambientale connesso con il ricorso alla tecnologia nucleare o, più in generale, dei grandi impianti considerato, inoltre, che totalmente mortificato è il ruolo che in detta Conferenza possono assumere gli Enti locali, tenuto conto che il futuro quadro normativo e legislativo del ricorso all'energia nucleare non potrà non essere caratterizzato da una progressiva centralizzazione delle decisioni in materia di localizzazione, tale da estromettere da qualsiasi processo decisionale gli Enti locali stessi, chiamati di fatto - a Venezia ad approvare questa loro capitolazione e rinuncia a rappresentare le esigenze locali il Consiglio regionale invita la Giunta regionale a non partecipare né con l'invio di un proprio documento (o aderendo e sottoscrivendo documenti predisposti con altre Regioni) né con la presenza del proprio Presidente o di un suo delegato alla Conferenza sull'energia di Venezia dei prossimi 21-24 gennaio sostenendo inoltre questa posizione negli incontri di coordinamento con le altre Regioni, finalizzati alla preparazione di documenti per la predetta Conferenza".
Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Intervengo per dichiarazione di voto. In realtà l'ordine del giorno nella sua premessa è ampiamente condivisibile anche da parte del nostro Gruppo. Non a caso il nostro ordine del giorno occupa circa una pagina e mezza di critica serrata e motivata sulle modalità di preparazione e di organizzazione della Conferenza. Non ci sentiamo di condividere il fatto che, svolta la Conferenza, si faccia una specie di sciopero partecipativo da parte della Regione. Noi riteniamo invece che anche la partecipazione vada ricondotta alla evidenziazione delle critiche sulla impostazione della Conferenza, sulla sua organizzazione e soprattutto all'impegno che nell'iter decisionale che dovrà seguire alla Conferenza ci sia uno spazio reale di partecipazione delle istituzioni locali e delle forze sociali.
In questo senso non condividiamo, quindi non voteremo questo ordine del giorno, anche se vogliamo dare atto al collega Ala di aver colto il vero problema e cioè che si tratta di una Conferenza all'insegna di un pasticcio all'italiana perché si stanno sovrapponendo staffette, verifiche, lotte all'interno della maggioranza, scienziati già preschierati. Mi chiedo da una Conferenza del genere che cosa si possa trarre se non verrà convenientemente allungato e partecipato l'iter decisionale.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Ala.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli, 36 contrari e 18 astensioni.
Passiamo all'ordine del giorno n. 214 presentato dal Consigliere Staglian il cui testo recita: "Il Consiglio regionale preso atto dello spostamento della data di svolgimento della Conferenza energetica nazionale, fissata dal Consiglio dei Ministri per i giorni 24 25, 26 e 27 febbraio a Roma, slittamento reso necessario dai gravi ritardi e forti dissensi manifestatisi nella fase preparatoria tenuto conto della decisione della Corte Costituzionale di dichiarare legittimi i tre referendum popolari in materia nucleare richiesti da un milione di cittadini, e che tale consultazione dovrà effettuarsi tra aprile e giugno p.v.
rilevato il diffuso bisogno di confronto libero e approfondito fra tutti i cittadini e nelle istituzioni rappresentative intorno alle scelte energetiche più opportune considerato che la Conferenza energetica nazionale è stata prospettata come sede di approfondimento eminentemente scientifico non pregiudiziale, mentre nelle ultime settimane essa è andata assumendo - in reiterate dichiarazioni politiche e soprattutto in considerazioni di fatto (quali la preparazione diffusione ed elaborazione dei questionari) - un carattere spiccatamente politico di segno filonucleare, con grave pregiudizio per un reale confronto sui futuri scenari energetici del nostro Paese considerato altresì che un recupero delle finalità originarie della Conferenza energetica potrebbe essere di ausilio al su richiamato bisogno di libero confronto tecnico - scientifico in vista della consultazione referendaria nazionale, durante la quale tutti i cittadini italiani saranno chiamati ad esprimere un motivato giudizio in materia nucleare considerato infine che il recupero della dimensione tecnico - scientifica non pregiudizialmente orientata, come si è dovuto viceversa registrare nelle ultime settimane, appare essenziale al fine di poter avviare una procedura di decisione consapevole e partecipata sulle scelte energetiche nazionali, che dovranno essere fatte dopo la consultazione referendaria attraverso il coinvolgimento effettivo degli Enti locali e delle Regioni interessate all'insediamento di grandi impianti, sulla cui base il Parlamento nazionale potrà effettuare meditate scelte di revisione del Piano energetico nazionale impegna il Presidente dell'assemblea ad esprimere al Consiglio dei Ministri la richiesta che le relazioni di base della Conferenza elaborate dal Comitato tecnico - scientifico non contengano, né direttamente né indirettamente ipotesi qualificate come di maggioranza e/o minoranza, ma debbano istruire con pari spazio e dignità i due scenari fondamentali, quello dell'abbandono del nucleare e quello della sua conferma e, se ve ne sono, varianti di questi scenari di fondo la Giunta regionale a promuovere, entro la consultazione referendaria, una conferenza regionale costruita con i medesimi presupposti su richiamati in modo tale da coinvolgere tutta la comunità scientifica e le organizzazioni sociali piemontesi direttamente interessate, finalizzandola ad una seria programmazione energetica regionale, a partire da: a) un adeguato sviluppo dell'energia idroelettrica compatibile con la tutela ambientale ed un uso plurimo delle acque b) la promozione della cogenerazione e del teleriscaldamento nell'ambito urbano a cominciare da tutti i capoluoghi di provincia (anche in considerazione del fatto che il Piemonte è uno dei maggiori consumatori di petrolio per il riscaldamento ambientale) c) la diffusione del risparmio energetico il Presidente dell'assemblea e la Giunta regionale a richiedere la sospensione di ogni lavoro in corso per la realizzazione della centrale elettronucleare di Leri - Cavour in attesa che tutti i cittadini italiani siano stati chiamati alle urne per pronunciarsi sui tre referendum abrogativi la Conferenza dei Presidenti di Gruppo ad iscrivere all'o.d.g.
dell'assemblea la proposta di deliberazione per indire la consultazione popolare dei cittadini residenti negli 11 Comuni dell'area Po 1 in tempi tali da renderne praticabile la concomitanza con il voto per i tre referendum popolari nazionali".
La parola al Consigliere Staglianò che lo illustra.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Dirò poche parole perché mi pare che il senso politico del documento possa risultare chiaro da quanto ho già detto stamane.
A nostro avviso, avendo avviato un meccanismo referendario che, dal nostro punto di vista, deve essere a questo punto vincolante, la Conferenza energetica nazionale può svolgere un ruolo utile soltanto se recupera quella dimensione tecnico - scientifica che originariamente era stata prospettata. In questo senso, si invita - prego i colleghi a prestare attenzione a queste cose, perché mi pare che siano di interesse generale e vadano al di là degli schieramenti, come abbiamo potuto registrarli in tutti i dibattiti che abbiamo svolto sul nucleare - il Presidente dell'assemblea regionale a far si che, intervenendo opportunamente presso il Consiglio dei Ministri, le relazioni svolte nella Conferenza energetica nazionale non vengano definite né di maggioranza né di minoranza, ma abbiano il medesimo spazio e pari dignità, in modo tale da poter definire con il massimo di obiettività i due scenari fondamentali: quello dell'abbandono del nucleare, che per noi rimane quello da scegliere, e quello della sua conferma.
Sempre nell'ottica di fornire a tutti i cittadini, nonché a tutte le istituzioni rappresentative, strumenti di orientamento per poter decidere consapevolmente con il voto referendario e con un nuovo iter parlamentare che preveda un coinvolgimento reale delle Regioni per la ridefinizione del Piano Energetico Nazionale, dopo il voto referendario nazionale, assunse particolare rilievo una Conferenza regionale che abbia le medesime caratteristiche di quelle prospettate per la Conferenza nazionale e che punti a valorizzare le risorse energetiche disponibili nella nostra Regione, contribuendo a definire una politica energetica nazionale.
In ultimo, si invita la Conferenza dei Presidenti di Gruppo ad iscrivere all'o.d.g. dell'assemblea la proposta di deliberazione per indire la consultazione popolare dei cittadini residenti negli 11 Comuni dell'area Po 1 in tempi tali da renderne praticabile lo svolgimento in concomitanza con il voto per i tre referendum abrogativi nazionali.
Qualunque sia la decisione che verrà presa dal Parlamento occorre, a nostro avviso, che siano coinvolte le popolazioni locali sul futuro di un insediamento energetico, che deve essere valutato anche nel suo impatto specifico e per il quale (è evidente da tutto quanto abbiamo detto in questi mesi) deve essere intanto decretato il blocco immediato dei lavori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi per dichiarazione di voto.



BONTEMPI Rinaldo

Noi voteremo a favore di questo ordine del giorno perché l'impianto della posizione del Gruppo DP è analogo a quello del nostro ordine del giorno. E' soprattutto incentrato su una valutazione negativa della Conferenza, su quanto può ancora essere recuperato prima che si svolga sull'impegno a recuperare particolarmente nella fase post-conferenza, anche attraverso la Conferenza regionale, un dibattito reale e un'informazione sufficiente alle popolazioni.
Contiene poi il punto della sospensione immediata dei lavori a Trino per cui da mesi ci stiamo battendo, e che riproponiamo con nettezza all'attenzione del Consiglio.
Sull'ultimo punto, pur intendendo non sufficiente l'ambito degli 11 Comuni, noi abbiamo votato a favore dell'espressione "consultazione popolare dei cittadini".
Quando esamineremo il nostro ordine del giorno vedremo che i punti sono sostanzialmente analoghi.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Staglianò.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 19 voti favorevoli, 31 contrari e 4 astensioni.
Passiamo all'ordine del giorno n. 217 presentato dai Consiglieri Carazzoni e Majorino il cui testo recita: "Il Consiglio regionale considerato che le risorse energetiche tradizionali, costituite da petrolio, carbone e gas, costituiscono fonti di energia indispensabili per qualsiasi serio programma di sviluppo considerato che le riserve mondiali di petrolio hanno una durata media di ancora 50 anni, anche se grossi investimenti sono previsti per la ricerca di nuovi giacimenti e se nuove possibilità di sfruttamento più razionale e completo dei giacimenti sono allo studio considerato che un sostanzialmente identico discorso vale per il carbone di cui vanno peraltro seriamente considerate le caratteristiche inquinanti considerato che per il gas metano valgono le considerazioni fatte per il petrolio relativamente alle insufficienti riserve, pur avendo il gas metano un minore tasso di inquinamento; ritenuto conseguentemente che - in questa situazione - vada affrontata seriamente e senza ipocrisie la prospettiva nucleare, peraltro già recepita dal vigente PEN: ma di un 'nucleare sicuro', curando e perfezionando quindi i sistemi di sicurezza e di prevenzione ed incentivando opportunamente l'evoluzione del nucleare onde si possa passare dal sistema della fissione a quello della fusione ritenuto che - onde la suddetta e pregiudiziale proposizione di un 'nucleare sicuro! non rimanga una petizione di principio - è necessario che gli accordi e le garanzie siano estesi e considerati a livello europeo: il che appare di intuitiva evidenza, sol considerandosi il mero dato di fatto oggettivo che in Francia sono in esercizio 43 centrali nucleari con una capacità di 38 milioni di Kw, mentre sono in corso di completamento 20 centrali nucleari con 25 milioni di Kw di potenza considerato che i lavori e le risultanze della ormai prossima Conferenza nazionale sull'energia comporteranno - date le risoluzioni in tal senso del Parlamento nazionale e del Governo - un aggiornamento del PEN invita il Governo 1) ad un puntuale e preciso adempimento degli impegni cui è stato vincolato dalla volontà del Parlamento e - segnatamente - dalla risoluzione 3 luglio 1986 della Camera dei Deputati e conseguentemente: a) a confermare la necessità di realizzare la più adeguata organizzazione della sicurezza degli impianti nucleari ad alto rischio (costituzione dell'Ente di controllo; definizione di siti per lo stoccaggio di rifiuti radioattivi; recepimento delle direttive CEE in materia di radio esposizione; adozione di tecnologie e normative per la riduzione delle emissioni inquinanti) b) ad assumere adeguate ed effettive iniziative ai fini di realizzare un sistema internazionale di informazione e di controllo sulla sicurezza degli impianti nucleari c) a disporre un reale controllo delle condizioni e dei criteri di esercizio degli impianti elettronucleari in attività, con particolare riguardo alle garanzie di sicurezza degli impianti, di protezione delle popolazioni e di tutela dell'ambiente; 2) ad assumere le iniziative politiche e legislative ora menzionate, tenute presenti le risultanze della prossima Conferenza nazionale sull'energia.
E - sulla scorta delle risultanze medesime - a predisporre le consequenziali proposte di aggiornamento del PEN".
Non essendovi richieste di parola, pongo in votazione tale ordine del giorno.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 2 voti favorevoli e 51 contrari (3 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione).
Passiamo all'ordine del giorno n. 215 presentato dai Consiglieri Rivalta Bontempi, Bresso, Ferro, Bruciamacchie, Adduci, Valeri e Bosio il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte rileva con preoccupazione il fatto - che, nonostante il rinvio di un mese deciso giovedì scorso dal Consiglio dei Ministri, permangono estesi elementi di contraddittorietà ed ambiguità circa il carattere che si vuole attribuire alla Conferenza. La Conferenza è infatti stata prospettata come momento di analisi e confronto prettamente scientifico, ma nei fatti non appare essere stata preparata secondo questo indirizzo. Questa valutazione critica è suffragata da una serie di fatti, quali: il metodo del questionario avrebbe avuto senso se esso fosse stato predisposto con chiara e organica finalizzazione e limitato ai più rilevanti e precipui argomenti oggi in discussione e se fosse stato orientato a raccogliere da soggetti qualificati indicazioni davvero fondate scientificamente ai quali sarebbe stato necessario consentire l'indispensabile tempo di elaborazione; questi presupposti non sono stati tutti rispettati: il questionario è quanto mai impreciso e dispersivo l'insieme dei soggetti intervistati non costituisce un quadro completo e sistematico degli apporti possibili, il tempo a disposizione per formulare le risposte è stato assai limitato ed è quindi possibile che le risposte siano state formulate con insufficiente elaborazione e con limitato apporto collettivo da parte dei gruppi di scienziati operanti nei vari istituti i questionari avrebbero dovuto essere esaminati dalle Commissioni incaricate con sufficiente tempo di analisi e valutazione: anche questa condizione è venuta a mancare i questionari, le valutazioni delle Commissioni e le relazioni di queste avrebbero dovuto essere messe a disposizione del mondo scientifico e di tutti i possibili interlocutori, per ricevere da essi ulteriori controdeduzioni ed apporti.
Dall'insieme di questo lavoro avrebbe dovuto essere configurato il quadro puntuale e limitato delle questioni rilevanti e basilari su cui far convergere il dibattito e il confronto dei partecipanti alla Conferenza dai quali si sarebbe potuto trarre ulteriori documentazioni.
L'insieme di questo materiale scientifico sarebbe poi dovuto essere messo a disposizione: del Parlamento e delle istituzioni locali al fine di avviare una procedura di decisione consapevole e partecipata sulle soluzioni da dare alla politica energetica ed altresì della articolazione politica e sociale in cui si organizza ed esprime la comunità nazionale per dare avvio ad una estesa informazione sulla cui base promuove, nel caso di orientamento favorevole alla costruzione di centrali nucleari, un 'referendum consultivo' attraverso cui conoscere la volontà popolare.
La situazione che abbiamo invece di fronte è tale che, per quanto concerne la Conferenza, non mostra la necessaria chiarezza di organizzazione, di intenti, di argomento e di finalizzazione; la Conferenza non appare essere limitata al confronto scientifico, ma d'altra parte del tutto inadeguata appare la presenza delle istituzioni elettive, né è chiaro quali siano i possibili raccordi dell'uno e dell'altro ambito di argomentazione. Per quanto concerne il processo decisionale che alla Conferenza dovrà seguire e che dovrà condurre al voto in Parlamento non si sa ancora nulla.
Vanno altresì denunciati i limiti della partecipazione consentita alle Regioni e in specifico il fatto che alla Regione Piemonte è consentito di partecipare con due soli rappresentanti individuati nel Presidente del Consiglio regionale e nel Presidente della Giunta e che è ancora incerto se uno di essi potrà prendere la parola, così come va disapprovato il comportamento della Giunta regionale che, oltre a non essersi impegnata per garantire la partecipazione della assemblea elettiva regionale in misura adeguata e rappresentativa delle forze politiche e delle varie posizioni di merito presenti sul tema energetico, non si è adoperata affinché fosse garantita la partecipazione e la possibilità di intervenire dei rappresentanti designati dal Politecnico e dall'Università, che hanno collaborato con la Regione nella fase di individuazione del sito per la centrale nucleare e che avrebbero potuto apportare alla Conferenza un contributo scientifico fondato anche su questa esperienza condotta.
In queste condizioni appare quindi improbabile che la Conferenza possa svolgersi nelle scadenze, previste secondo modalità che sul piano del metodo e dei contenuti possano fornire sufficienti garanzie di dare il complesso quadro di conoscenze, di analisi, di valutazioni critiche e problematiche su cui successivamente dovrebbe fondarsi il processo decisionale politico; quest'ultimo sembra invece venga sostanzialmente e implicitamente anticipato all'interno di una conferenza che avrebbe dovuto assumere un carattere prettamente scientifico o addirittura ancor prima del suo svolgimento.
Risulta peraltro comunque necessario che vengano almeno adeguatamente precisati modalità e tempi del processo decisionale successivo alla Conferenza, di modo che esso, prima di concludersi in sede parlamentare coinvolga correttamente le istituzioni regionali e locali elettive e le forze sociali, culturali ed economiche del Paese.
Tutto ciò premesso e ribadita in linea generale la convinzione che in questo momento il ricorso al nucleare non appare essenziale, mentre invece vanno promosse ampie ed approfondite iniziative di studio e ricerca di altre tecnologie nel settore energetico ed in altri settori - tra cui di particolare peso può risultare un più deciso impulso agli studi sulla fusione nucleare il Consiglio regionale impegna il Presidente del Consiglio ed il Presidente della Giunta a farsi interpreti della seguente posizione: richiesta di promuovere successivamente alla Conferenza una larga e formale partecipazione dell'Istituto regionale, con tutte le componenti presenti, al processo decisionale che condurrà al pronunciamento del Parlamento sulle scelte energetiche richiesta di intervento del Governo per sospendere ogni lavoro in corso per la realizzazione di centrali nucleari, il che significa per il Piemonte sospendere ogni lavoro per la nuova centrale di Trino, sino alle decisioni che saranno assunte in sede parlamentare impegnare il Governo ed il Parlamento, nel caso che dalla Conferenza e dal successivo processo decisionale emergesse un orientamento possibilista verso la costruzione di centrali nucleari, ad indire un 'referendum consultivo' attraverso il quale conoscere la volontà popolare, che fino ad ora non è mai stata chiamata ad esprimersi.
Infine, impegna il Presidente del Consiglio e/o il Presidente della Giunta a sostenere l'opposizione della Regione Piemonte all'ipotesi formulata da alcuni autorevoli esponenti politici per cui pur in presenza di una decisione di moratoria nucleare sarebbe consentita la realizzazione della centrale nucleare di Trino. Ove venisse sancita la sospensione dei programmi nucleari essa non può non essere estesa anche all'impianto di Trino, i cui lavori nucleari sono peraltro ancora da autorizzare".
La parola al Consigliere Bontempi che lo illustra.



BONTEMPI Rinaldo

Ho detto che ci ritroviamo ampiamente nell'ordine del giorno di Staglianò. Vorrei però sottolineare che nel nostro documento noi chiediamo al Presidente Beltrami e al Presidente Viglione di partecipare alla Conferenza (contrariamente a quanto è detto nell'altro ordine del giorno) tenendo in debito conto, soprattutto se, come spero, questo documento avrà il voto della maggioranza di non considerare concluso il processo decisionale sul nucleare con la Conferenza o con il voto parlamentare, ma di considerare l'espressione della volontà popolare nei termini più corretti attraverso l'indizione di un referendum consultivo. Sapendo che i referendum abrogativi, adesso abilitati dalla Corte Costituzionale porteranno probabilmente all'espressione della volontà popolare attraverso questo strumento, pur considerandoli parziali e non risolutivi del problema e meno completi del referendum consultivo, riteniamo che sia nettamente più importante una sanzione di volontà popolare, anche attraverso questi strumenti, che non la sola volontà espressa dalle forze politiche e dagli scienziati (visto il modo in cui è preparata la Conferenza).
Vogliamo sottolineare, e richiamiamo l'attenzione delle altre forze politiche, che comunque devono esprimersi i cittadini italiani attraverso una forma referendaria, che noi auspichiamo consultiva, o in altra forma.



PRESIDENTE

Prima di porre in votazione il documento del Gruppo comunista devo comunicare che è pervenuto un emendamento aggiuntivo a tale ordine del giorno a firma dei Consiglieri Reburdo e Ala che recita: "Sollecitare il Governo ed il Parlamento a garantire che si tengano nei tempi previsti i tre referendum abrogativi recentemente dichiarati ammissibili dalla Corte Costituzionale".
La ritengo una dichiarazione di buona volontà che dovrebbe essere implicita anche senza l'emendamento. I referendum quando sono dichiarati ammissibili debbono essere tenuti. E' come dire "gli uomini politici dovrebbero essere onesti" quando invece si deve dire "debbono essere onesti". Comunque i presentatori del documento devono accogliere l'emendamento.



BONTEMPI Rinaldo

Lo accogliamo.



ALA Nemesio Nemesio

Chiedo la parola per dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Dichiaro di votare a favore di questo documento, tenuto conto anche della buona volontà che si è manifestata nell'accettare "ad abundantiam" l'indicazione relativa ai referendum abrogativi. Indicazione sempre necessaria, a mio parere, perché se ne leggono e se ne sentono troppe in merito ai tentativi, in un modo o nell'altro, di aggirare questi referendum. Il mio voto è favorevole pur se permangono serie riserve in merito al perfetto funzionamento della Conferenza e alla correttezza del modo con cui si potranno sviluppare i lavori, critiche rinvenibili anche nelle premesse dello stesso documento che sono effettiva mente fortemente critiche nella valutazione delle modalità organizzative della Conferenza per me condivisibile.
Ne discendono due atteggiamenti diversi, ma in subordine, mentre le altre parti del documento comunque ripropongono la richiesta al Governo di sospensione di ogni lavoro in corso per la realizzazione di centrali nucleari: Io vi leggo anche Montalto di Castro e ogni progetto nucleare attualmente in corso. Pur mantenendo alcune perplessità in merito alla proposta di referendum consultivo, considerato che i rapporti tra referendum consultivo e referendum abrogativo cambiano, si può dire, di settimana in settimana. Ricordo che, nel passato, sono stati visti alcune volte come in alternativa e in contrapposizione.
Fatte queste precisazioni, ribadisco il mio voto a favore del documento.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione il documento del Gruppo comunista nel testo emendato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il documento è respinto con 20 favorevoli, 31 contrari e 4 astensioni.
Passiamo all'esame dell'ordine del giorno n. 221 presentato dalla Giunta regionale il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte alla luce delle risultanze dell'ampio dibattito intervenuto in preparazione alla Conferenza nazionale dell'energia approva il documento presentato dalla Giunta regionale".
Il Gruppo comunista ha presentato alcuni emendamenti che sono stati accolti dalla Giunta.
La parola all'Assessore Maccari che dà lettura delle modifiche accolte.



MACCARI Eugenio, Assessore all'energia

A pag. 5 del documento della Giunta rimangono in vita le prime due righe e mezza fino alla parola "flessibile" in quanto si tratta di un ragionamento nazionale e non relativo al Piemonte.
Si accetta la soppressione del penultimo capoverso di pag. 17, del secondo capoverso di pag. 19 e del primo capoverso di pag. 37.
E' stato accettato l'emendamento a pag. 39, dopo l'ultimo capoverso che recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte dichiara quindi la propria contrarietà a ogni ipotesi che preveda la sola costruzione della centrale Piemonte Trino a fronte dell'abbandono delle altre centrali costitutive del Progetto Unificato Nucleare. Ciò oltre a mutare profondamente il quadro delle convenienze economiche prima considerate costituirebbe una grave modifica delle condizioni e delle garanzie considerate all'atto della deliberazione regionale di insediamento di detta centrale".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Informo i Consiglieri che si è concordemente convenuto, con l'Assessore e i Capigruppo di maggioranza, su alcune modifiche al testo inizialmente proposto. Circa l'emendamento, volto a precisare che per ricorso residuale al nucleare non si intende altro se non la semplice conferma della centrale E. Fermi, si è fatta venir meno la ragione di dissenso sopprimendo il capoverso contestato, togliendo quindi di mezzo ogni equivoca interpretazione , che intendesse confermare un intento alla prosecuzione della costruzione della Trino 2.
Anche la modifica contenuta al quarto emendamento del Gruppo comunista è stata accolta. In proposito mi pare di estrema rilevanza, a fronte del fatto che ancora oggi sui quotidiani del nostro Paese, sul "Corriere della Sera", per restare al più autorevole, si scrive dei patteggiamenti in corso per pervenire ad un accordo di moratoria nucleare, che contempli però la prosecuzione unilaterale di Trino 2, un pronunciamento autorevole di netto diniego da parte del Consiglio regionale.
E' un messaggio chiaro, autorevole ed importante che si invia alla Conferenza di Roma affinché su questa materia non si proceda sulla strada di pateracchi che il Piemonte rifiuta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Desidero precisare che noi ci eravamo rimessi alla Giunta circa la decisione in ordine agli emendamenti e accogliamo con favore la disponibilità dalla Giunta dimostrata, anche perché non siamo assolutamente d'accordo che ci si limiti alla sola costruzione di Trino ed in tal senso ci siamo espressi nel corso della nostra Conferenza di Genova e ci siamo espressi stamane attraverso l'intervento del collega Petrini, a conferma che si tratta di .una posizione nella quale ci riconosciamo, pur in una collocazione articolata rispetto al complesso del problema.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, la Giunta ha accolto gli emendamenti. Quanto è stato proposto ha migliorato il documento e ha permesso un confronto molto ampio e serio.
La parola al Consigliere Bontempi per dichiarazione di voto.



BONTEMPI Rinaldo

Noi siamo in dissenso con l'impostazione complessiva del documento per non possiamo non registrare la sensibilità della Giunta e dell'Assessore nel chiarire in maniera rilevante, anche agli effetti dello svolgimento della Conferenza, la questione del famoso compromesso di Trino che grava sulle spalle del Piemonte.
In questo senso apprezziamo l'atto che è stato compiuto, che però non è tale da cambiare l'impostazione, il tono e certi limiti di fondo del documento, quindi voteremo contro, facendo però questo riconoscimento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 34 voti favorevoli e 22 contrari.
Tutti i documenti votati saranno allegati al materiale che verrà inviato alla Conferenza nazionale sull'energia.


Argomento: Problemi energetici

Determinazione del Consiglio regionale a seguito della decisione assunta dal Consiglio di Stato in merito alla ripresa dei lavori per la nuova centrale di Trino Vercellese (richiesta dei Gruppi PCI, DP e Lista Verde ai sensi dell'art. 26, primo comma, dello Statuto regionale)


PRESIDENTE

In merito al punto 5) dell'o.d.g. sono stati presentati diversi ordini del giorno in relazione ai lavori per la nuova centrale di Trino: uno dal Consigliere Ala, due dal Consigliere Pezzana, uno dal Consigliere Staglianò, uno dal Gruppo comunista, uno dal Gruppo socialista, uno dal Gruppo MSI-DN, uno dai Consiglieri Ferrara e Marchini e uno dal Gruppo DC.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo

Noi chiediamo una breve sospensione perché la maggioranza possa riunirsi allo scopo di verificare se è possibile concentrare le proposte in un documento unico.



ALA Nemesio

Signor Presidente, la mia richiesta è che comunque si svolga, prima della votazione di questi ordini del giorno, il dibattito in merito.
Intendo intervenire prima del passaggio alla votazione perché il mio intervento precedente riguardava la Conferenza nazionale sull'energia e non i lavori per la costruzione della nuova centrale di Trino, motivo per il quale ho chiesto, con altri Gruppi, la convocazione straordinaria del Consiglio.



PRESIDENTE

Ho semplicemente elencato i documenti che sono stati presentati. A questo punto dobbiamo decidere l'ordine dei lavori.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Voglio sollevare la stessa questione sollevata dal collega Ala perch mi pare corretta. In sede di Capigruppo abbiamo deciso di distinguere i due punti all'o.d.g., anzi, contro la mia opinione si è deciso di posporre il punto 5) dell'o.d.g. a quello sulla Conferenza. Ha ragione Ala: credo che nessuna sospensione dei lavori possa essere richiesta prima di un dibattito. Chiedo che si faccia il dibattito, che peraltro è di una grande semplicità e di un'enorme brevità, perché si tratta di esprimere la posizione in merito alla questione che è riemersa per effetto della sentenza del Consiglio di Stato, quella posizione cioè che ha dato modo all'ENEL. legittimamente, di continuare nei lavori al di là di come e per che tipo di lavori.
In questo senso, è necessario dire qualcosa prima di andare al voto con l'esplicazione delle rispettive posizioni.
Vediamo qualche pericolo nel sottrarre questo punto al dibattito anche perché ha un'urgenza assoluta. Spostandosi i tempi della Conferenza spostandosi i tempi della decisione parlamentare, chiediamo che i lavori siano sospesi immediatamente, che si revochi temporaneamente il precedente decreto di autorizzazione dei lavori di precantiere della centrale Piemonte Trino. Non a caso il 30 dicembre abbiamo chiesto la convocazione straordinaria del Consiglio, atto ché non è stato mai compiuto in cinque anni, proprio perché ravvisavamo, e come noi lo ravvisavano anche i verdi e DP,' che non ci saranno altri spazi per le mediazioni.
Noi proponiamo con il nostro ordine del giorno una sollecitazione urgente al Governo a revocare temporaneamente il precedente decreto di autorizzazione, quindi a sospendere immediatamente i lavori. La questione è importante per molte ragioni, ma quella di maggiore rilievo è che non bastano gli incontri con il Ministro, di magari questa maggioranza si accontenta perché lasciano la situazione sempre indefinita e non chiara.
Quali sono i contenuti del precantiere? E' difficile capirlo. In questa materia abbiamo purtroppo maturato atteggiamenti di non fiducia, di preoccupazione e anche di sospetto.
La ragione per farsi valere deve essere chiara assumendo una posizione per la sospensione dei lavori, addirittura per la revoca del decreto di autorizzazione, sia pure in via temporanea, in attesa del processo decisionale.
Se il punto precedente era importante, questo è più urgente ancora.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Noi abbiamo chiesto questa interruzione per uno scambio di opinione tra i Gruppi della maggioranza che riteniamo importante. Se si vuol procedere nel dibattito allo stato attuale delle cose, noi manteniamo l'ordine del giorno. E' chiaro che successivamente ci potranno essere convergenze di vario tipo.
Non vorrei che poi il dibattito ci portasse molto lontano nella serata malgrado la buona volontà di essere brevi.
Noi riconfermiamo la richiesta di sentirci anche dopo il dibattito e manteniamo l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, una breve puntualizzazione relativa ai fatti e agli elementi che hanno indotto un gruppo di colleghi del Consiglio a richiedere questa convocazione a seguito della recente ordinanza del Consiglio di Stato in riforma all'ordinanza del Tribunale Amministrativo Regionale del Piemonte.
Trattasi di fatti ed elementi decisamente circostanziati che non vengono tanto a riaprire ancora oggi un ennesimo dibattito sul nucleare che, apparentemente esauritosi nell'aula consiliare, sta proseguendo con diverse e complesse articolate posizioni, nel Paese e nella società, quanto a definire atteggiamenti, norme di comportamento legate ad un fatto specifico, anche se non possiamo nascondercelo, alla fine, ugualmente correlato al più complesso intervenuto dibattito.
In questi ultimi tempi - e chiudo questa premessa di ordine generale la Giunta regionale si è sforzata in ogni modo di comprendere, di approfondire ogni aspetto, ogni risvolto di questo "nucleare", collocandosi con equilibrio, almeno questo era nelle intenzioni, di fronte tanto alle più robuste contestazioni, quanto alle timide proteste di chi, magari a corto di cognizioni scientifiche o di informazioni, proponeva osservazioni ispirate semplicemente a paure o genericamente a motivi esistenziali.
Questo per un intimo nostro modo di sentire i problemi della gente e per il dovuto scrupoloso rispetto di quanti, gruppo o singoli, anche all'interno dell'area di governo del Piemonte, si collocano con diversa lettura su questo problema, proprio perché il nucleare segna divisioni e confronti all'interno di una stessa famiglia, dei partiti, del sindacato della società, della scienza e della cultura; appartiene alla sfera soggettiva, viene ritenuto concordemente "non dogmatico" e non è quindi concausa per definizioni e delimitazioni di aree o di assetti gestionali a qualsiasi livello.
Ritengo di dare per noti e cogniti, avendoli vissuti molti dei colleghi e per essere stati più volte richiamati nei precedenti dibattiti consiliari, i diversi passaggi che hanno condotto alla deliberazione del Consiglio regionale del 4 gennaio 1985 di individuazione del sito e di non dover richiamare i recenti dibattiti entro i quali per due volte il Consiglio regionale non ha ritenuto di accordare la sospensione degli effetti della nota deliberazione di localizzazione.
Dopo la localizzazione l'ENEL ha ottenuto dal Ministero dell'Industria l'autorizzazione all'esecuzione di opere preliminari e dal Prefetto di Vercelli i decreti di occupazione dei terreni. Sono quindi iniziati i lavori preliminari.
Un gruppo di ricorrenti (Comuni di Lamporo, Palazzolo, Ronsecco Fontanetto, Livorno Ferraris, Bianzè, le associazioni irrigue Coutenza Canali Lanza, Est Sesia e i privati Costanza Ignazio, Busto Domenico Bellotto Domenico, con l'intervento di Pro Natura, Italia Nostra, WWF, Lega Ambiente, ARCI e associazioni di agricoltori) hanno impugnato al TAR del Piemonte la deliberazione regionale del 4 gennaio 1985 di localizzazione della centrale a Trino con una serie di rilievi. Fra questi merita attenzione in particolare quello secondo cui, ex art. 4, quinto comma della legge n. 393/75 (Piano Energetico Nazionale) non bastava per l'intesa l'assenso del Comune di Trino, ma occorreva invece anche quello dei Comuni limitrofi che si sono dichiarati subito contrari.
Il Collegio di difesa della Regione, costituito dai proff. Maiorca Siniscalco, Sertorio, dagli avv. Mittone e Sorniotto, nominato con deliberazione della Giunta del 9 aprile 1985, aveva invece sostenuto la piena legittimità e validità della localizzazione come avvenuta. In particolare è stato affermato che il Comune interessato era solo quello nel quale era stato impostato l'impianto.
I ricorrenti chiedevano al TAR l'immediata sospensione del provvedimento regionale di localizzazione. Nella Camera di Consiglio dell'8 maggio 1985 la domanda di sospensione proposta dai ricorrenti veniva rimessa al 12 giugno dello stesso anno. In tale seduta l'istanza di sospensione veniva, per espressa richiesta dei ricorrenti, rinviata per essere discussa insieme al merito. All'udienza di merito del 14 novembre 1985 la causa veniva nuovamente rinviata mentre con sentenza istruttoria in pari data veniva ordinato allo Stato, all'ENEL e alla Regione il deposito di numerosi documenti relativi all'intera procedura. Il deposito veniva puntualmente eseguito e la nuova udienza di merito veniva fissata al 26 novembre 1986.
In tale udienza le cause sono state cancellate dal ruolo relativamente al merito su istanza concorde di tutte le parti. La nuova udienza si svolgerà in primavera. E' stata invece accolta l'istanza di sospensione dell'atto impugnato sussistendo, a detta del Collegio giudicante, i danni gravi ed irreparabili richiesti dall'art. 21 della legge istitutiva del TAR.
A seguito dei ricorsi dell'ENEL del 4 dicembre 1986 il Consiglio di Stato - VI Sezione - nella Carnera di Consiglio del 19 dicembre ha annullato le ordinanze di sospensione del TAR con le seguenti motivazioni: "Considerato che i danni prospettati dai ricorrenti in primo grado non sono attualmente e direttamente collegabili alla deliberazione impugnata, avente ad oggetto soltanto l'individuazione del sito della costruenda centrale ritenuto, per quanto concerne i pericoli da radioattività, che devono ancora essere adottati provvedimenti di autorizzazione all'esecuzione dell'impianto nucleare, sicché restano impregiudicate le scelte di politica economica delle competenti autorità amministrative; ritenuto altresì, per quanto riguarda i paventati danni alla falda idrica, che non risulta impegnato il provvedimento di autorizzazione all'esecuzione dei lavori preliminari; ritenuto che dall'esecuzione del provvedimento impugnato in primo grado non derivi un grave danno irreparabile così come previsto all'ultimo comma del citato art. 21".
Il Consiglio di Stato di fatto ha superato il provvedimento ordinanza del TAR per cui allo stato attuale la localizzazione regionale della centrale nucleare a Trino è sotto il profilo legale ritornata ad essere operante, ma la questione andrà in discussione nel merito al TAR. si presume dopo la Conferenza nazionale sull'energia.
Non sono ovviamente tenuto a fare delle valutazioni sul contenuto delle due ordinanze del TAR e del Consiglio di Stato. Potrei semmai farle privatamente, a titolo personale, sui tempi intercorsi; potrei pensare scavalcando una collocazione, se è stato opportuno richiedere il rinvio dell'istanza di sospensione per essere discussa insieme al merito e per successivamente richiederne la disgiunzione. Noi ci siamo inchinati davanti alla recente ordinanza del Consiglio di Stato, così come ad ogni altro pronunciamento della Magistratura di ogni livello, grado e tipo e non pu che essere così proprio per esserci trovati nel contenzioso serenamente aperti alle decisioni della giustizia amministrativa. Ciò tuttavia, vuoi per ossequi ai precedenti ordini del giorno votati da questo Consiglio sulla gradualità e sul dewatering, vuoi anche per avere registrato all'interno dei Gruppi consiliari un carico di tensioni raccordabili all'accostamento temporale dell'ordinanza del Consiglio di Stato con la Conferenza indetta in allora per il 21 gennaio a Venezia, abbiamo richiesto nel periodo di Natale un incontro con il Ministro dell'Industria Zanone affinché tenesse conto della delicatezza di quanto stava accadendo in Piemonte. L'incontro è avvenuto il 7 gennaio 1987.
Devo qui, per estrema correttezza e per debito di lealtà, dire che il Ministro Zanone non ha liquidato la delegazione regionale con il solito "non possumus" ovvero con riserve o rinvii. Potrà apparire strano, ma io sono uscito edificato dall'incontro con il Ministro per le sue conclusioni per l'atteggiamento responsabile assunto in un momento nel quale la latitanza talvolta fa premio sulle incertezze e sui difficili confronti.
Ne è uscito il comunicato che mi pare possa aver costituito un serio collocarsi fra tensioni, inquietudini, esigenze della società italiana e relative incertezze. La delegazione era composta dal Presidente della Giunta regionale, dagli Assessori Maccari e Turbiglio e dal Presidente della Commissione Energia del Consiglio regionale, Croso.
"Nel corso dell'incontro - cosa dice il comunicato - sono state esaminate le richieste.espresse dall'ordine del giorno del Consiglio regionale piemontese del 18 dicembre 1986 relative alla centrale E. Fermi sulle quali il Ministro Zanone ha formulato il più vivo interesse e disponibilità. Successivamente sono stati esaminati gli aspetti relativi ai lavori di precantiere della centrale di Trino 2.
Il Ministro, a seguito delle richieste dei rappresentanti della Regione, ha dato assicurazione di trasmettere all'ENEL la raccomandazione che, anche dopo la decisione del Consiglio di Stato che ha annullato l'ordinanza del TAR di sospensione dei lavori, fino alla conclusione della Conferenza di Venezia si eseguano soltanto i lavori strettamente necessari al consolidamento e alla sicurezza del precantiere.
La rappresentanza regionale ha auspicato al termine dell'incontro che il Parlamento, dopo le conclusioni della Conferenza nazionale sull'energia assuma le più rapide decisioni la cui rilevanza ed urgenza non è certo limitata allo stretto ambito del territorio e delle competenze della Regione Piemonte".
Quest'ultima parte del comunicato trova largo accoglimento della robusta proposta di modifica del documento con il quale la Regione Piemonte viene a collocarsi all'interno della Conferenza nazionale laddove è stato precisato che il Piemonte non intendeva essere proposto, in oblazione sacrificale, unica Regione da portarsi ad una consumazione certamente fuori da un rito straordinario, ma che innegabilmente veniva a registrare il sacrificio della nostra Regione dopo la consumata latitanza di altri territori e di altre Regioni.
Due elementi che hanno valore di risultato per l'immediato e mi pare possano considerarsi frutto non trascurabile dell'incontro sono richiamabili nel comunicato testè letto e rispondono ad un equilibrato collocarsi sul problema e sollecitano scelte non episodiche, affrettate ed emotive: 1) la sollecitazione all'ENEL da parte del Ministro di consentire, fino alla Conferenza sull'energia, "soltanto i lavori strettamente necessari al consolidamento e alla sicurezza del precantiere": nella sostanza l'ENEL procederebbe alle opere di recinzione, sistemerebbe gli igrometri sui canali Magrelli e Delle Rive per misurare le portate idriche e costruirebbe le vasche per la decantazione dell'acqua piovana.
Sarei sollecitato a pensare che la portata, il significato, le dimensioni di questi lavori, rapportati al complesso quadro della progettazione di precantiere, stiano da soli a proporre una realtà operativa di per sé contenuta rispetto alla partenza e che in ogni modo non va a snaturare, a degradare e compromettere l'ambiente.
Consente di capire, essendo ormai la Conferenza tra un mese, che qualsiasi atteggiamento maturasse entro il dibattito, ancor prima delle determinazioni del Parlamento e del Governo, le cautele poste in atto proprio per il tipo dei lavori richiamati si trasformerebbero in azioni di salvaguardia e non comprometterebbero la portata di ogni decisione di qualsiasi natura, non trascurando tra l'altro il fatto che il rigore della stessa stagione invernale è di per sé ulteriormente limitatore di ogni accelerazione di attività.
2) La registrazione dell'auspicio che il caso Piemonte sia visto non come a se stante bensì nel contesto generale del Piano Energetico Nazionale senza che su di esso, magari con una determinazione di respiro al di là della vanificazione della convenienza economica propria di una progettualità ampia e concatenata, si abbia a stabilire una posizione di sacrificio della sola nostra Regione dopo aver assistito al defilarsi di altre, ovvero al generale prodotto di una indeterminatezza decisionale.
Chi si trova ad operare, così come ci siamo trovati noi, entro un complesso quadro di difficoltà, di tensioni e di silenzio, mossi dalla preoccupazione di non compromettere da un lato il definitivo assetto ambientale e dall'altro le decisioni che Governo e Parlamento dovranno in breve tempo assumere (almeno questa è la speranza e l'auspicio), non pu che formulare per il Piemonte, per la sua gente, per l'ordinato operare delle istituzioni, l'auspicio che si possa uscire presto da una situazione di incertezza per conoscere il futuro delle nostre popolazioni.
Io devo qui ringraziare la delegazione regionale con la quale a Roma è stato possibile raggiungere, presso il Ministero dell'Industria, un risultato non trascurabile, non lo dico certamente in chiave trionfalistica, ma di considerazione realistica ed umana. Abbiamo fatto dei grossi passi in avanti o all'indietro a seconda dell'interpretazione...



RIVALTA Luigi

Si è dimostrato quindi utile che il Presidente della Commissione vi abbia partecipato.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

La Giunta è stata sensibile al suggerimento dato, anzi avrebbe voluto portare a Roma più persone, ma ha ritenuto che la delegazione potesse essere contenuta ed il Consigliere Croso ha autorevolmente rappresentato la Commissione su questo.
Certo i nostri atteggiamenti possono essere accettati e per certi aspetti non condivisi.
Chi governa purtroppo sa che deve mettere nel conto anche una certa insoddisfazione e l'assunzione all'interno delle diverse aree di posizioni che potrebbero avere i contorni della stranezza. Non può però scostarsi da un comportamento che sia rispettoso delle ansie di tutta la società, anche di quella che lavora.
Questo comporta il collocarsi con prudenza davanti al problema rendendoci veicolo, canale di trasmissione dei diversi atteggiamenti, delle diversificate posizioni. Ed è stato quello che in questi dieci mesi abbiamo tentato, anche con una certa difficoltà, di fare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Dopo la comunicazione del Presidente della Giunta ribadisco la mia richiesta di procedere ad una sospensione che non significa che si debbano evitare le dichiarazioni di voto e le assunzioni di posizione sui documenti, ma perché l'eventuale convergenza della maggioranza su un documento unico semplificherebbe ampiamente il dibattito che seguirà. Si tratta di sospendere i lavori per un quarto d'ora e ciò sarebbe utile oltre che politicamente anche all'economia dei nostri lavori.



VALERI Gilberto

Chiedo scusa, signor Presidente, l'oggetto della richiesta del Gruppo DC è di consentire con la sospensione dei lavori di unificare possibilmente due documenti. Mi chiedo come il Consiglio possa accedere a proposte di questo genere non conoscendo i documenti che dovrebbero essere unificati.



PRESIDENTE

Sospendo i lavori per dare modo ai Gruppi di trovare un accordo.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 18,15 riprende alle ore 18,45)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Sono stati distribuiti tutti gli ordini del giorno. Dopo la presentazione ultima del documento del Gruppo socialdemocratico vorrei sapere se qualche Gruppo ritira il proprio ordine del giorno ai fini della procedura.



ROSSA Angelo

Noi ritiriamo il nostro ordine del giorno, perché...



STAGLIANO' Gregorio Igor (applaudendo)

Bravi!



PRESIDENTE

No, no! Non ammetto questo! Non si deride in Consiglio! Gli atteggiamenti devono essere consoni ad un'assemblea parlamentare! L'ordine del giorno del Gruppo socialista è pertanto ritirato.
Rimangono gli ordini del giorno dei Consiglieri Marchini e Ferrara e del Gruppo DC.
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Riteniamo con il nostro documento di avere dato un contributo all'avanzamento della rappresentazione della volontà che quanto avviene nel cantiere di Leri - Cavour non pregiudica le decisioni finali.
Riteniamo che tra il nostro documento e quello socialdemocratico ci siano soltanto delle differenze di carattere formale. Ci auguriamo quindi che nel corso della discussione queste differenze possano essere superate.
In questo senso, non dichiariamo ancora la nostra disponibilità a ritirare l'ordine del giorno da noi presentato.
Chiediamo che venga preso in esame per primo l'ordine del giorno socialdemocratico che ha una base di trattativa più avanzata.



PRESIDENTE

Non è ammissibile.



MARCHINI Sergio

Questo mi sembra deciso molto affrettatamente e anche molto strumentalmente. Allora, non ritiriamo il nostro ordine del giorno.



PRESIDENTE

Non spetta al Presidente stabilire l'ordine di presentazione né questo è mediabile fra le parti. Sarebbe mediabile se il Consiglio nella sua interezza lo decidesse. Non è cattiva volontà, Consigliere Marchini.
La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Poiché i Gruppi di maggioranza hanno concordato una convergenza sul documento socialdemocratico emendato, noi desideriamo che sia chiarito questo aspetto. Se i proponenti emendano l'ordine del giorno nel senso concordato e lo presentano come tale, come interpretazione autentica del documento, noi ritiriamo il nostro. Questo è il punto di chiarificazione.



PRESIDENTE

L'emendamento all'ordine del giorno è il seguente: al terzo comma dopo le parole "Conferenza nazionale" aggiungere "che i lavori dell'ENEL all'interno del cantiere di Leri - Cavour relativi alla costruzione della centrale elettronucleare siano rigorosamente limitati a quelli indifferibili per la sicurezza e la conservazione delle opere esistenti".
L'emendamento è stato presentato, a nome della Giunta, dall'Assessore Maccari.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Per il momento nel merito non mi esprimo. Va inteso che abbiamo all'attenzione i vari ordini del giorno per ordine di presentazione; in seguito è stato presentato quello del Gruppo socialdemocratico al quale è stato presentato l'emendamento da parte di Maccari, quindi, signor Presidente, la domanda posta a Rossa sul ritiro dell'ordine del giorno socialista era precedente? E' indifferente rispetto all'emendamento? Rossa sapeva dell'emendamento? Questa è la domanda che pongo a Rossa e, mi permetta, signor Presidente, che lo chieda a lui perché con il gioco delle tre carte Marchini ci ha già incantati per sei mesi! Questo gioco fatelo all'interno del pentapartito, a me non lo fate fare!



(Cori di disappunto dal centro)



CERNETTI Elettra

Noi non abbiamo concordato quell'emendamento.



(Applausi e cori di approvazione da sinistra)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Noi abbiamo ritirato il nostro ordine del giorno e dichiariamo di convergere sull'ordine del giorno proposto dal Gruppo socialdemocratico.
Nella discussione è stato fatto presente che ci sarebbe stato un emendamento presentato dall'Assessore Maccari, il quale è libero di presentare il suo emendamento e di valutarlo alla luce della discussione che potremo fare.



PRESIDENTE

Consigliere Rossa, vorrei sapere se, in questo momento, nella situazione che si è creata, dopo che ho dato lettura dell'emendamento pervenuto, l'ordine del giorno presentato dal Gruppo socialista è ritirato o no.
Per il significato del voto, devo chiedere se per adesso è ritirato o meno.



ROSSA Angelo

Non lo ritiro.



(Cori di approvazione da sinistra)



MARCHINI Sergio

E' vergognoso, per tre volte l'ha ritirato!



PRESIDENTE

La parala al Consigliere Ala presentatore del primo ordine del giorno.



ALA Nemesio

Io non voglio illustrare il mio ordine del giorno, ma che si apra il dibattito sul punto precedente all'illustrazione degli ordini del giorno.
Voglio rispondere alla comunicazione della Giunta e non illustrare l'ordine del giorno da me presentato.



PRESIDENTE

Infatti, essendo il suo ordine del giorno il primo in ordine di presentazione, ha diritto di parola per primo.



ALA Nemesio

Va bene. Se fosse possibile, vorrei partire dall'inizio, anche se in questa vicenda partire dall'inizio è difficile. Il punto che ora si passa a discutere, e vorrei che almeno questo venisse ricordato e messo agli atti è stato richiesto formalmente, attraverso la richiesta di convocazione di Consiglio straordinario, dal Gruppo comunista, da DP e dalla Lista Verde con una procedura d'urgenza.
La questione che andiamo ora a discutere, infatti, era ed è di estrema urgenza e gravità. Che poi l'urgenza fosse sentita soltanto dai richiedenti mi pare risulti ovvio, in quanto gli altri Gruppi ancora poco tempo fa hanno dovuto chiedere una sospensione della seduta per decidere il da farsi, quando hanno avuto a loro disposizione tutto il tempo possibile.
Per i Gruppi della maggioranza che i lavori a Trino vadano avanti sono una necessità e un desiderio tali che ad essi non si pensa nemmeno più. Per me era un problema urgente: i lavori sono stati ripresi, quindi bisognava immediatamente fare qualcosa per cercare di bloccarli. Gli altri non ci pensano nemmeno, avranno altro a cui pensare, per noi era invece un problema importante.
Fatta questa premessa, entriamo nel merito della comunicazione del Presidente della Giunta. Che dire? Un resoconto con le solite date, tutte al punto giusto, i documenti al punto giusto, una grossa sottovalutazione dei motivi esistenziali che stanno portando molte popolazioni, sia della nostra Regione che degli altri Paesi, a riflettere sulla scelta, sul rischio, sul modello di sviluppo che ci siamo dati.
Si parla di non dare in oblazione sacrificale la nostra Regione, per poi si fa di tutto perché venga sacrificata all'altare del nucleare ultimo di questo nostro Paese. Perché dopo aver detto che dobbiamo impedire che Trino sia l'ultima centrale, dopo esserci ripetuti di stare attenti a non farci fregare da questa cosa, alla fine si dice "continuiamo intanto i lavori". C'è una consequenzialità logica in questo modo di ragionare? Se c'è, qualcuno me la spieghi. Si parla, in conclusione, di caso Piemonte, ma qual è il caso Piemonte? E' che il Piemonte è l'unica Regione in Italia a cui pare che il nucleare continui a piacere o almeno in cui le decisioni continuano a essere di questo tipo. Per cui c'è effettivamente un caso Piemonte che è meglio che le altre Regioni considerino come un caso e ne stiano alla larga. A noi la disgrazia di abitare in Piemonte, ma è meglio che l'infezione Piemonte resti circoscritta, che almeno le altre Regioni abbandonino il nucleare rifiutando questa scelta. L'abbandono del nucleare è l'unica scelta possibile dopo che il Consiglio di Stato ha rimandato la palla a questo Consiglio regionale, dopo che tutti, almeno questo ammettiamolo per quanto riguarda la maggioranza, si era tirato un sospiro di sollievo dopo che il TAR aveva tolto quelle che si chiamano le castagne dal fuoco, avendo interrotto quei lavori che non si era stati capaci o non si era voluto interrompere. Adesso i lavori sono ripresi e assolutamente non ci si ricorda neanche più di un ordine del giorno firmato dal Consigliere Marchini - non da me e non dall'opposizione - in cui si cominciava a mettere in dubbio che l'ENEL sul sito non facesse esattamente quello che diceva di fare e non seguisse le indicazioni del Consiglio regionale (con il mio voto contrario) di graduare, limitare, sistemare permettere e non permettere. Si chiedeva alla Giunta di fare una relazione su di questo. Era l'inizio di novembre: si è sentito qualcosa? No. Anche adesso questa relazione non c'è stata, vorrà dire che andrà richiesta con un altro Consiglio straordinario. Quanto tempo ci vuole ancora perché la Giunta risponda in merito a precisi impegni assunti all'inizio di novembre quando si ventilava l'ipotesi che l'ENEL non facesse esattamente i lavori graduati, limitati, che non compromettano, che siano reversibili, ecc.? La maggioranza, anzi neanche tutta la maggioranza, aveva allora votato questa richiesta. Neppure sappiamo nulla in merito agli inerti e al dewatering.
Come sta andando avanti tutta questa partita? La Regione qualche labilissimo segno di controllo almeno a parole l'aveva dato. Che fine hanno fatto gli impegni e i controlli? E non parliamo del vero documento che ormai non fa più parte della politica di questa Regione che è il famoso verbale o protocollo di intesa del mese di dicembre 1984. Quante parti sono ancora valide, quanto viene rispettato di quel documento e quanto non è più rispettato? Solo in presenza di questi atti - da un lato le risposte e i controlli previsti a novembre, dall'altro le indicazioni su come sta andando avanti il problema di stretta competenza regionale del dewatering e degli inerti - ha ancora senso parlare di nucleare in quest'aula.
Fatte queste premesse, risulta privo di senso qualsiasi ordine del giorno che non chieda la totale sospensione dei lavori. Perché chiedere delle sospensioni dei lavori solo in parte è ridicolo, dopo che l'ENEL ha brillantemente eluso, e direi anche con estrema facilità vista la totale inerzia dei controlli, ogni obbligo o forma di controllo regionale.
La Regione non ha molte possibilità di fronte a sé che non siano quella di un'immediata richiesta di sospensione totale dei lavori. Tutto il resto comunque lo rigiriate voi della maggioranza o quella parte di maggioranza che si ritrova d'accordo su questo, è nient'altro,che l'aria fritta che abbiamo sentito le volte precedenti. E' nuovamente la riproposizione dell'ottica della graduazione dei lavori che ha portato, come tutti sappiamo, al normale svolgimento dei lavori e al dissesto del territorio.
La graduazione dei lavori non ha funzionato; ora inventare nuovi giri di parole, frasi che sono sinonimo di quella, per graduare in altra maniera i lavori, non so cosa voglia dire, fino a che non si dice cosa ha già fatto l'ENEL e quanto abbia rispettato gli ordini del giorno precedenti.
Andare a votare un altro ordine del giorno che si saprà non rispettato e che farà la stessa fine degli altri, credo implichi di fatto accettare una capitolazione di questa amministrazione locale nei confronti dell'ENEL.
Allora, che il documento che voi presentate sia scritto diversamente.
Eventualmente con un emendamento che dica: "La Regione riconosce che l'ENEL ha il diritto di andare avanti a fare quello che crede e ritiene opportuno fare sul sito di Leri - Cavour". Questo è il succo dell'ordine del giorno presentato dalla maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, se il Consiglio di Stato avesse avuto modo di vedere i filmati delle precedenti discussioni del Consiglio regionale su questo argomento può darsi che, per dignità delle istituzioni, non avrebbe rimandato, come invece ha fatto, la palla di nuovo a questa assemblea.
Tutti quelli che pensavano di potersi nascondere dietro al dito della Magistratura pur di non definire una posizione politica chiara e netta che finalmente dica "basta" ai lavori di cantiere devono rifare i loro conti.
Siamo in presenza di una consultazione popolare richiesta da un milione di cittadini e in presenza di preoccupazioni crescenti e motivate delle popolazioni dell'area Po 1 che vedono degradare vieppiù i1 proprio territorio, che vedono l'ENEL comportarsi sempre più arrogantemente e stracciare ogni accordo andando ad approvvigionarsi di inerti anche là dove non è stata autorizzata a farlo.
Se il Consiglio di Stato avesse potuto guardare con attenzione quanto è avvenuto in quest'aula, forse non ci avrebbe ridato la parola sull'argomento. Quello che emerge con sempre maggiore chiarezza, e lei signor Presidente ha il dovere (ritengo che lei lo avverta) di difendere il decoro di questa assemblea, è un comportamento assolutamente indecoroso da parte delle forze di maggioranza di fronte al grande problema che abbiamo davanti, che i cittadini ci hanno affidato, per contribuire a risolverlo.
E' sotto gli occhi di tutti (e non c'è bisogno di dilungarsi in altre parole, visto che abbiamo dovuto farne tante, né ci siamo stancati a farle e fino a quando non saranno rispettate le regole democratiche che le istituzioni si sono date, prevedendo il ricorso ai referendum popolari continueremo a dirle) la tempestività, assolutamente inconsueta, della decisione del Consiglio di Stato: dopo soli 21 giorni ha ridato via libera alle ruspe dell'ENEL.
Al riguardo, penso che non si possa non rilevare un ragionamento quanto meno singolare svolto dal Consiglio di Stato. Senza svolgere perizie ed indagini circostanziate, visti i pochi giorni che ha avuto davanti per decidere, non si riesce a capire come il Consiglio di Stato possa dire che i lavori sin qui svolti non sono tali da rendere irreversibile la decisione sull'insediamento nucleare, rimandando la palla di nuovo al TAR perché si pronunci nel merito, ma consentendo intanto all'ENEL di rendere sempre meno reversibile il ritorno alle condizioni originarie dei terreni su cui sta continuando i lavori. Senza premurarsi, il Consiglio di Stato, né se ne premura la maggioranza di questa assemblea, dello spreco enorme di denaro pubblico. Almeno 20 miliardi, da quando questo dibattito si è aperto in questa assemblea, sono stati buttati via. Di questo qualcuno dovrà un giorno rendere conto, pur se dalla sentenza del Consiglio di Stato come pure dai giochi a nascondino che si vanno facendo in quest'aula emerge la fortissima pressione della "lobby nucleare" che intende calpestare il diritto della gente di decidere in prima persona e delle istituzioni di funzionare con un minimo di dignità.
Io penso che ormai sia sufficientemente chiaro a tutti che la questione centrale è, e resta, la sorte di Trino Vercellese. Intorno alla centrale di Trino 2 ruota tutto il dibattito nazionale. E' qui, in Piemonte, che vi è il baricentro del terremoto ed è proprio qui che si registra l'incapacità massima di prendere posizione da parte delle forze di pentapartito. Questo è talmente evidente che non è nemmeno il caso di richiamarlo. Nonostante le sollecitazioni, compagni socialisti, dell'on. Francesco Forte, che rinviava di nuovo la palla a voi perché si prendesse qui, a Palazzo Lascaris, una decisione per far si che Trino Vercellese non sia l'ultima centrale atomica di questo nostro Paese, fuggite con la coda tra le gambe e qualcuno di voi si nasconde persino dietro le tende quando è ora di votare.
Trino continua a rimanere il centro dello scontro e allora io mi chiedo che senso abbia, se non uno evidentissimo che non è nemmeno il caso di esplicitare, che l'Assessore Maccari senta il bisogno di stiracchiare ancora un ordine del giorno che era già sufficientemente blando, se non proprio quello di continuare a lasciare campo libero all'ENEL e agli affaristi che, questi si, stanno governando la nostra Regione su una questione di primaria importanza.
Consentimi, Mignone: che cosa significa la moratoria che avete sventolato nel recente Congresso nazionale socialdemocratico, se poi dite: "Sospendiamo, fermiamo le bocce per cinque anni, ma cominciamo a farlo domani e non oggi". Dite "fermiamo tutto", ma quello che oggi può essere fermato lo lasciate andare avanti. E allora penso davvero che ci troviamo di fronte a comportamenti poco dignitosi da un punto di vista politico e fors' anche morale. Di fronte a questo andazzo, signor Presidente, non possiamo che dichiararci profondamente insoddisfatti della comunicazione del Presidente del governo regionale, il quale ha eluso per l'ennesima volta le questioni politiche che la realtà ci rimanda costantemente in faccia e che il dibattito nazionale in corso fra tutte le forze sta richiamando costantemente alla nostra attenzione.
Siamo profondamente insoddisfatti della comunicazione ed è per questo che chiediamo vengano messi ai voti documenti che parlano chiaro, che dicono che i cantieri di Trino Vercellese devono essere fermati lasciando ai cittadini, a questo punto, di poter dire la loro anche per rompere una catena vergognosa che sta lasciando mano libera all'ENEL. che continua a comportarsi nella maniera più arrogante possibile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, avendo già illustrato le motivazioni che stanno alla base del nostro documento, intendo esprimere delle dichiarazioni di voto.
Noi voteremo a favore non solo del nostro ordine del giorno, ma anche dei documenti dei Verdi e di DP. Questi tre documenti partono dal presupposto di porre una parola di certezza ad una vicenda che si è trascinata nell'ambiguità e nell'equivoco per troppo tempo. Però è impossibile e anche molto preoccupante notare che dopo mesi di estenuanti dibattiti in Consiglio che ci hanno concentrati sulla questione della sospensione, questione assolutamente più semplice concettualmente e politicamente di quanto le contorsioni all'interno della maggioranza abbiano fatto emergere, dopo tante ripetizioni, dopo aver votato la posizione da portare alla Conferenza, manchi una posizione coerente e logica, che è quella di mettere un punto fermo sul blocco dei lavori da parte della stessa assemblea che ha votato quella posizione. Credo di capirne il motivo: si vuole politicamente lasciare aperta, contro le volontà espresse nell'altro documento, la possibilità che i fatti precostituiscano le condizioni in maniera che Trino sia una decisione dei fatti lasciati andare avanti e non della Conferenza, del Parlamento e dei referendum. Non continuiamo a ricamare su un terreno in cui sono evidenti le differenze di volontà, prendiamoci le nostre responsabilità, visto che su questo tema è perfino legittimo che le forze si dividano, anche quelle che stanno insieme al governo. Ancora una volta invece tutto questo fa premio per una soluzione che a noi sembra la peggiore possibile. Oggi poi è tanto più grave perché la Conferenza è stata rimandata di un mese e l'iter decisionale susseguente alla Conferenza non è stato ancora definito. Sono mesi che chiediamo, anche in seguito ai documenti che ha approvato la maggioranza, partecipazione e rilievo regionale prima di arrivare ad una decisione sul programma nucleare, compreso Trino.
E' possibile comparare una posizione che parla di interventi indifferibili per la sicurezza e per l'ambiente senza descriverli, con un'autorizzazione aperta all'ENEL a continuare i lavori su cui nessuno si è espresso in maniera contraria? E' questo il punto politico, la vera ragione per cui, così strenuamente liberali, repubblicani e la stessa DC tengono aperta una porta, quando invece deve essere detto, anche alla Conferenza che è chiusa.
L'altro aspetto, ancora più preoccupante, signori Consiglieri, è la presa in giro della gente scrivendo cose che non si sa bene cosa sono, che danno adito all'ENEL. a cui non è stata revocata l'autorizzazione neanche temporaneamente, di andare avanti perché è nella soluzione di giuridica legittimità. Dobbiamo costringere chi è sul posto a fare una specie di guardia civile degli interessi legittimi della popolazione che magari è ingannata da questi ordini del giorno? Senza sapere di quali lavori si tratta? Noi comunisti abbiamo votato per la centrale nucleare. Dopo Chernobyl abbiamo chiesto una pausa di riflessione ed è maturata una consapevolezza profonda che su questi temi il conto con la gente va fatto di più e meglio di quanto l'abbiamo fatto in passato. Uno dei primi presupposti però è di non prendere in giro la gente. Queste soluzioni sono una presa in giro della gente ed è per questo, anche per un dato di fondo democratico, che noi chiediamo a chi è sensibile di ripensare a quello che con troppa facilità in una stanza a lato è apparso il comodo modo di trovare l'intesa.
Le differenze sono politiche, ma sono anche differenze di atteggiamento democratico.
Voglio rimarcare che nel documento socialdemocratico vengono usate le parole "sospesi i lavori" e nell'emendamento della Giunta sono state tolte le parole "decisioni parlamentari", mentre sappiamo che il traguardo non è solo la Conferenza, ma sono le decisioni parlamentari. Sul gioco delle parole si vuole giocare la dignità e il ruolo di un'istituzione? No davvero. Secondo me, è più legittimo l'atteggiamento di quelle forze che hanno sempre inteso che dovessero proseguire i lavori.
Questo è un pasticcio, è una presa in giro.
Abbiamo sentito con piacere che il Gruppo socialista non ha ancora ritirato il suo ordine del giorno. Al Gruppo socialista voglio far carico di una riflessione di fondo sulla sua collocazione in questo Consiglio. Al Gruppo socialista va ricordato che c'è il dovere istituzionale di rispondere delle proprie azioni perché non può dividersi tra gli Assessori che siedono in Giunta, un Presidente di Commissione che è sempre meno presente ai dibattiti in cui si decide qualcosa sul nucleare e un Gruppo che lealmente, coraggiosamente, da parte di alcuni suoi esponenti dice la sua opinione da tempo ma poi, per logiche varie, trova in realtà il modo di far convergere la maggioranza del voto in questa istituzione, in questa Regione, su posizioni inaccettabili, soprattutto oggi.
Allora, ci vuole chiarezza. E' una delle condizioni di fondo soprattutto perché lasciare aperta la porta alla prosecuzione dei lavori vuol dire lasciare aperta la possibilità che, dopo aver detto alla Conferenza nazionale magari da parte di Viglione o da parte di Beltrami che il Piemonte non vuole essere buggerato da uno squallido compromesso al ribasso, poi nei fatti questo puntualmente avverrà.
Noi daremo voto contrario al documento del Partito socialdemocratico per le motivazioni che ho detto. Apprezziamo quello che sembra essere un passetto in più, però non possiamo ritenerci minimamente soddisfatti da questo gioco che va avanti da troppi mesi e che lascia in una situazione di grave incertezza di prospettive e soprattutto che rischia di rendere perfino vana la decisione parlamentare e la Conferenza sull'energia di cui abbiamo parlato per ben una giornata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

La parte conclusiva del nostro ordine del giorno è un invito alla Giunta regionale a richiedere al Ministro dell'Industria una sospensione temporanea dell'esecutività del decreto che aveva autorizzato i lavori preparatori e di precantiere e ciò sino alle decisioni che il Governo dovrà prendere in esecuzione delle risoluzioni parlamentari del giugno 1987. Con questa parte conclusiva e propositiva dell'ordine del giorno il nostro Gruppo rimane coerente, meditatamente e convintamente coerente, con le prese di posizione assunte nel corso dei dibattiti che si sono svolti in quest'aula dopo l'evento di Chernobyl.
Il Consigliere Ala ricorda che sono stati dodici e, se il numero è esatto, noi per dodici volte a conclusione di quei dibattiti ci siamo collocati con questa richiesta; in una occasione collocandoci in un ordine del giorno che richiedeva la sospensione, presentato da altro Gruppo di opposizione, e nelle altre undici occasioni con un nostro autonomo ordine del giorno che aveva un senso non solo sotto il profilo della forma, ma anche della sostanza perché, come ho avuto occasione di ricordare nel dibattito di stamattina, da parte nostra c'è una presa di posizione politica tendenzialmente favorevole all'opzione nucleare anche se fatta come ho spiegato, non solo oggi ma anche nelle altre occasioni di dibattito, con tutte le necessarie responsabili riserve che emergeranno dalla Conferenza sull'energia e dalle successive consultazioni che il Governo dovrà fare anche con le Regioni prima di assumere le decisioni sull'eventuale verifica del Piano Energetico Nazionale.
Siccome le decisioni dovranno pervenire dal Governo, dopo le risultanze della Conferenza sull'energia, ci rendiamo conto che l'opzione che noi abbiamo ritenuto da sempre di sostenere e che riteniamo ancora adesso di sostenere possa eventualmente venire meno da decisioni di maggioranza parlamentare. E' per questa eventualità che riteniamo responsabilmente di dover fare la seguente richiesta formale: sospendere i lavori a Trino fino ad un chiarimento relativamente alle decisioni politiche che dovranno venire prese, confidiamo a tempi brevissimi, dopo la Conferenza sull'energia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, il nostro Gruppo si limita ad un'illustrazione telegrafica. Soprattutto per comprensione del pubblico vorrei ricordare che siamo in una situazione che sfiora il paradosso. Esiste un principio del procedimento penale che prevede "ne bis in idem": non si fanno due processi sulla stessa questione. Ebbene, sulla vicenda nucleare ne abbiamo fatti dodici o tredici; ma mentre fino al dodicesimo qualche ragione c'era perch pronunciamenti da parte del Consiglio non erano mai emersi c'è stato un pronunciamento finale del Consiglio regionale che non ricordo quale sia.
Quindi il Consiglio regionale una posizione l' ha presa. Dopo allora sono avvenuti due fatti giudiziari parapolitici, oltretutto di ordine tecnico e che non attengono al merito. C'è un'ordinanza di quelle che il TAR fa con il timbro quando non è in grado di prendere in esame una decisione, un pronunciamento formale che prende nei confronti di tutte le pratiche che non è in grado di istruire a giorni.
La Giunta e la maggioranza non hanno fatto alcuna considerazione,hanno preso atto di un provvedimento della Magistratura. Il. Consiglio di Stato ha revocato un provvedimento del TAR e qui si è ritenuto di riaprire la questione.
Quindi il disordine in questa questione viene dal fatto che si è voluto reintrodurre un documento senza che niente di nuovo oggettivamente sia avvenuto, ma fatti esterni, provvedimenti dell'autorità giudiziaria di ordine meramente formale e non ancora di merito.
Il nostro documento si caratterizza per il tentativo di conciliare l'esigenza che i lavori del cantiere non compromettano in alcun modo le decisioni finali, senza con questo consentire all'opposizione di aprire una questione contro il Governo nazionale. La questione aperta, anche all'interno della maggioranza sulla questione sospensione, è molto semplice. Noi siamo, e lo abbiamo scritto, per il contenimento dei lavori al limite rigorosamente del mantenimento dell'esistente e questo non comporta un provvedimento di carattere formale, mentre evidentemente un provvedimento di sospensione è un atto politico formale. Capisco che l'opposizione voglia mettere in difficoltà la maggioranza regionale e quella nazionale su un provvedimento del genere che maturerà nella misura in cui matureranno le questioni di merito e non soltanto di carattere processuale. Il nostro documento era quindi un tentativo per cercare di conciliare questa esigenza: nessun nuovo lavoro a Trino, la fermata dei lavori a Trino e la continuazione soltanto di attività di conservazione e di custodia, senza la richiesta di un atto formale di revoca del decreto del Ministro che autorizzava i lavori stessi.
Questo ci è sembrato un discorso che ha trovato l'attenzione di molti colleghi. La maggioranza ha avviato un percorso per conciliare questo tipo di esigenza prendendo molto del documento del Partito socialdemocratico integrandolo con l'emendamento della Giunta.
Ho l'impressione, signor Presidente, che se il Regolamento viene utilizzato per consentire la pronuncia di quello che la maggioranza (non la maggioranza formale, ma quella sostanziale) intende perseguire, arriveremo probabilmente a questo risultato.
La polemica che abbiamo avviato sull'impossibilità da parte del presentatore di un ordine del giorno di pronunciarsi in ordine a un emendamento proposto, sulla richiesta se il ritiro di un documento fosse avvenuto in conoscenza di un fatto che è avvenuto dopo, ci sembra un episodio che rende difficile la comprensione all'esterno di quanto qui sta avvenendo.
L'emendamento presentato dall'Assessore Maccari significa che la Giunta si riconosce nel documento del Partito socialdemocratico emendato in un certo modo. Questo è il significato politico di quanto è avvenuto e di quanto abbiamo sentito. Il nostro Gruppo si riconosce nel documento socialdemocratico emendato così come suggerito dalla Giunta; in effetti, ci sembra del tutto fuori luogo andare a votare un documento che, conch approvato, non ci interessa, perché il risultato politico al quale noi intendiamo intervenire è esattamente quello indicato dalla Giunta.
Noi riteniamo che lo sbocco di questa discussione sia quello indicato dalla Giunta: il documento presentato dai colleghi socialdemocratici integrato dalle considerazioni della Giunta. Chiediamo alle altre forze di maggioranza di concorrere a che il risultato anticipato dalla Giunta, con la presentazione dell'emendamento, possa concretizzarsi.
Tutto quanto avviene di diverso diventa di difficile comprensione. La Giunta ha proposto un emendamento al documento del Partito socialdemocratico, quindi devo presumere che si riconosca in quello stesso documento emendato. Mi pare che i Gruppi di maggioranza debbano prendere atto di questo e atteggiarsi di conseguenza con responsabilità, cercando di rendere i nostri lavori più solleciti, più celeri, più comprensibili e anche più sereni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente e colleghi, intervengo con un certo rammarico. I processi politici e i dibattiti sono fatti così, le idee si cambiano anche.
Avevo espresso all'inizio la convergenza sul documento presentato dal collega Mignone con l'intento di vedere come era possibile realizzare attestandoci sul minimo accettabile, una convergenza la più larga possibile. Non si stanno verificando le condizioni che erano la base sulla quale doveva essere valutato l'emendamento del collega Maccari, anch'esso nel gioco delle varie posizioni. Su quella base noi convergevamo ed eravamo disponibili anche a ritirare il documento.
Di fronte alla domanda del Presidente sul ritiro o meno del nostro ordine del giorno, abbiamo preferito non ritirare il nostro documento in modo che ognuno potesse discutere partendo dalla propria posizione. Ad un certo punto mi ero proposto di chiedere una breve sospensione per riunire il Gruppo socialista che, come avete notato, nel corso della giornata non è stato graniticamente compatto. E' una battuta, infatti ha registrato posizioni diverse. Sono venute meno le condizioni per chiedere una sospensione e riunire il Gruppo. Ho registrato da troppe parti la volontà di darci atto reciprocamente che alcune cose sono quelle e non altre. Le questioni sono sempre più metalliche e strettamente politiche, ma di un'acutezza tale che è quasi impossibile trovare momenti di incontro per soluzioni che interessino tutti.
Visto che le cose stanno così, dichiariamo la ferma intenzione di mettere ai voti il nostro documento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Noi abbiamo proposto un ordine del giorno che anziché mettere le cose sotto il profilo negativo, cioè quello che non si deve fare, le mette sotto il profilo positivo, cioè quello che si può fare. Abbiamo assunto una posizione coerente nel senso di approvare l'iniziativa della Giunta.
Abbiamo dato il nostro assenso anche all'atteggiamento del Governo; abbiamo infine proposto che siano eseguiti soltanto i lavori strettamente necessari alla sicurezza del precantiere e indirizzati ad evitare il degrado dello stesso.
Da parte socialista era stata chiesta espressamente una coerenza del nostro ordine del giorno rispetto alle dichiarazioni del nostro documento presentato a Genova. Abbiamo dimostrato questa coerenza inserendo una frase molto chiara nel nostro ordine del giorno; riteniamo che i3 nostro documento puntualizzi in modo sufficiente la situazione e che sia tale da poter suscitare la convergenza di tutta la maggioranza e del Consiglio intero. Abbiamo visto invece il perdurare del mantenimento di posizioni diverse; abbiamo espresso apprezzamento nei confronti dell'ordine del giorno dei liberali e dei repubblicani e diamo un apprezzamento anche nei confronti dell'ordine del giorno socialista, salvo nella forzatura dell'uso di una parola che si vuole ad ogni costo adottare e il cui inserimento finisce per determinare una questione politica, là dove questione politica non esiste.
Invito ancora le forze di maggioranza ad una riflessione per verificare la possibilità di uscire unite da questo Consiglio con la votazione di un ordine del giorno comune.
Debbo dire che nella riunione che abbiamo effettuato tra forze di maggioranza e Giunta si era arrivati ad una soluzione che prevedeva il ritiro di tutti gli ordini del giorno e la convergenza sull'ordine del giorno socialdemocratico emendato dalla Giunta. L'emendamento è stato presentato e adesso vediamo che qualcuno modifica la propria linea. Noi non la modifichiamo, nel senso che se l'emendamento viene accettato, e credo debba essere accettato perché altrimenti non si tiene fede agli impegni assunti nella riunione tra i Gruppi, noi faremo convergere il nostro voto.
In questo caso ritireremo il nostro ordine del giorno; non lo possiamo ritirare ora perché v'è un ordine di presentazione e conseguentemente di votazione.
Non vogliamo trovarci poi di fronte ad un ordine del giorno socialdemocratico non emendato, in ordine alla cui approvazione non c'era accordo e quindi allo stato attuale delle cose non potrebbe avere il nostro consenso. Nella riunione tra le forze di maggioranza come sempre abbiamo messo in atto tutto il nostro impegno per arrivare ad una soluzione comune che era possibile e che è possibile. Chiediamo che si mantengano gli impegni e che l'emendamento sia approvato. In questo caso faremo convergere i nostri voti sull'ordine del giorno socialdemocratico.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari per l'illustrazione dell'emendamento presentato.



MACCARI Eugenio, Assessore all'energia

L'emendamento non è frutto di un pensiero serale dopo una giornata di discussione, ma è frutto di un incontro di maggioranza e quindi di una certa intesa.
Lascio all'intelligenza di tutti di comprendere le modalità di svolgimento e naturalmente, venendo meno l'atteggiamento del mio Gruppo nei confronti dell'emendamento, sono costretto a ritirarlo.



PRESIDENTE

L'emendamento è dunque ritirato. La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non ritengo opportuno rientrare nell'argomento generale.
Vorrei fare solo una brevissima precisazione. Io credo che debba essere ribadito in modo chiaro, per evitare strumentalizzazioni, che la nostra forza politica non sarà mai d'accordo a che prosegua il programma energetico per la parte relativa all'utilizzo dell'energia nucleare soltanto a Trino Vercellese. Poiché questo è un argomento che è stato ripreso anche negli interventi relativi agli ordini del giorno, voglio che questo sia chiaro: noi diciamo "no" a che si faccia soltanto Trino Vercellese. Questo sarà un procedere che troverà sempre il nostro dissenso perché non riteniamo, per dieci e una ragione che non sto a riprendere credibile, serio ed economico mandare avanti un PEN limitato soltanto alla centrale di Trino Vercellese. Ed è anche su questa base che si radica l'orientamento del Gruppo socialdemocratico che è condensato nell'ordine del giorno, che vuol proprio evitare che si realizzino di fatto delle situazioni precostituite che possono condizionare i lavori della Conferenza nazionale e le susseguenti decisioni parlamentari, perché è chiaro che sarà il Parlamento che dovrà modificare, nella misura in cui lo ritiene, il PEN.
Il nostro ordine del giorno discende certo dalle valutazioni che ha fatto il nostro Partito a livello nazionale di una moratoria che non vuol dire il "no" assoluto e a priori sull'utilizzo dell'energia nucleare, ma dice anche che, in attesa che vengano definite le decisioni parlamentari e che vengano approfonditi i problemi in tema di sicurezza, siano sospesi i lavori e le attività.
Per queste ragioni, per il motivo che non vogliamo che si precostituiscano dei fatti che condizionano queste decisioni, abbiamo presentato un ordine del giorno che ci pare molto chiaro: noi chiediamo che vengano sospesi tutti i lavori nel cantiere di Leri - Cavour, con la sola e circoscritta eccezione dei lavori indifferibili per la sicurezza delle opere esistenti e la salvaguardia dell'ambiente. Credo che su questo non ci possa essere l'equivoco; se poi qualcuno a cui tu dai un dito ti prende un braccio, è nostro preciso dovere controllare che ciò non accada. Noi siamo perché si consenta quella che normalmente viene chiamata ordinaria manutenzione: la riparazione di una grondaia o di un tetto oppure la posa in opera di una rete di recinzione. Io credo che da questo punto di vista il nostro ordine del giorno sia molto chiaro. Noi chiediamo che vengano sospesi tutti i lavori (proprio per evitare che si precostituiscano delle situazioni di fatto) ad eccezione di quelli che sono indifferibili per la conservazione dell'esistente.
Vista la piega che ha assunto la discussione e le posizioni determinatesi dai vari Gruppi, noi conserviamo il nostro ordine del giorno nel testo che abbiamo presentato e a questo ci atterremo.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Chiedo che ai sensi del Regolamento, formalizzando questa richiesta con l'adesione di altri due Consiglieri, si proceda alla votazione dei vari documenti per appello nominale.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Aderisco alla richiesta avanzata dal Capogruppo Bontempi.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno n. 211 presentato dal Consigliere Ala, il cui testo recita: "Considerate l'ordinanza del TAR Piemonte del 27 novembre 1986 e la successiva revoca di questo provvedimento disposta dal Consiglio di Stato in data 19 dicembre 1986, che ha nuovamente autorizzato la prosecuzione dei lavori in corso a Leri - Cavour per la costruzione di una centrale elettronucleare da 2000 Mw considerato che l'attività lavorativa nel cantiere è ripresa all'inizio del mese di gennaio considerato che emerge, una volta di più, la netta incongruenza tra la decisione di svolgere una Conferenza nazionale sull'energia (considerata punto preparatorio per successive decisioni da assumere da parte del Parlamento e del Governo nazionale in materia di pianificazione energetica) e le mancate decisioni in merito alla sospensione delle attività di costruzione e localizzazione di centrali nucleari, attualmente in corso nel nostro Paese, cosicché - nei fatti - è proseguito, nei mesi successivi all'incidente alla centrale nucleare sovietica di Chernobyl, l'attuazione del Piano Energetico Nazionale, per quanto concerne il nucleare considerato che è necessario che le future decisioni in materia energetica non vengano pregiudicate dalla prosecuzione dei lavori, che di fatto alter ano sempre più le caratteristiche ambientali del sito e finiscono con il costituire condizioni tali da pregiudicare altre e diverse decisioni (quale l'eventuale ripristino del territorio allo stato originario) e da renderle sempre più onerose per la collettività il Consiglio regionale impegna la Giunta regionale a: 1) fornire immediate informazioni in merito all'attuazione dell'ordine del giorno approvato il 13 novembre 1986 e sulle risultanze dei controlli ivi previsti 2) fornire immediate e dettagliate informazioni in merito al rispetto del verbale d'intesa, siglato nel dicembre 1984 con l'ENEL. in merito alla costruenda centrale elettronuclare di Leri - Cavour 3) a compiere, per quanto di sua competenza, tutti gli atti che possono portare alla sospensione dei lavori in corso al cantiere di Leri - Cavour 4) a chiedere al Governo di sospendere i lavori in corso al cantiere di Leri - Cavour e ogni altra attività connessa con la costruzione della prevista centrale 5) a chiedere al Governo e al Ministro competente di sospendere l'esecutività del decreto del Ministro dell'Industria (D.M. 6/2/1985, n.
202) che ha autorizzato l'inizio dei lavori".
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 54 hanno risposto SI 19 Consiglieri hanno risposto NO 35 Consiglieri.
L'ordine del giorno è respinto.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 213 presentato dal Consigliere Staglianò il cui testo recita: "Il Consiglio regionale preso atto dell'ordinanza del Consiglio di Stato (19 dicembre 1986) che accoglieva l'istanza, avanzata dall'ENEL. di annullamento dell'ordinanza del TAR del Piemonte del 26 novembre 1986 (sospensione della deliberazione C.R. n. 786/77 del 4 gennaio 1985); considerato che ciò ha permesso all'ENEL la prosecuzione dei lavori di cantiere della nuova centrale elettronucleare da 2000 Mw di Leri - Cavour; richiamati i precedenti ordini del giorno del Consiglio regionale in materia (nn. 119, 154, 167 e 186) e in particolare richiamate le preoccupazioni di irreversibilità delle opere (in particolare quelle di 'dewatering') preso atto della sentenza di ammissibilità costituzionale dei tre referendum abrogativi nazionali in materia nucleare che dovranno essere pertanto effettuati entro il mese di giugno di quest'anno impegna la Giunta regionale a compiere, per quanto di sua competenza, tutti gli atti che possano sospendere i lavori al cantiere di Leri - Cavour a chiedere al Governo di sospendere l'esecutività del D.M. 6/2/1985 n.
202 e di intervenire presso l'ENEL per ottenere l'immediata sospensione dei lavori di cantiere nonché il congelamento di tutte le commesse relative alla centrale elettronuclare di Leri - Cavour, fino all'acquisizione ed alla valutazione dell'esito dei tre referendum nazionali abrogativi su richiamati e all'effettuazione di una consultazione popolare fra tutti i cittadini residenti negli undici Comuni dell'area Po 1".
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 54 hanno risposto SI 19 Consiglieri hanno risposto NO 35 Consiglieri.
L'ordine del giorno è respinto.
Pongo in votazione l'ordine del giorno n. 216 presentato dai Consiglieri Bontempi, Valeri, Rivalta, Bosio e Calligaro, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale richiamata la volontà espressa dal Parlamento di addivenire, tramite gli elementi di valutazione che dovranno essere forniti dalla prima Conferenza di Venezia, ad una riconsiderazione delle scelte di politica energetica e in particolare dell'opportunità di abbandonare, superare gradualmente o mantenere l'opzione del nucleare da fissione rilevato che è tuttora pendente la sentenza del TAR Piemonte sul ricorso di alcuni Comuni contro la deliberazione regionale di localizzazione della centrale Piemonte - Trino considerato che in tale incertezza non vi sono ragioni politiche o economiche che giustifichino la prosecuzione dei lavori di precantiere della progettata centrale Piemonte - Trino s o l l e c i t a in via d'urgenza il Governo a revocare temporaneamente il precedente decreto di autorizzazione dei lavori di precantiere della centrale Piemonte Trino".
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 54 hanno risposto SI 19 Consiglieri hanno risposto NO 35 Consiglieri.
L'ordine del giorno è respinto.
Passiamo all'ordine del giorno n. 212 presentato dalla Lista Verde Civica.
Il Consigliere Pezzana non è presente, pertanto lo pongo in votazione nel testo seguente: "Il Consiglio regionale preso atto della decisione del Governo di rinviare lo svolgimento della Conferenza nazionale sull'energia considerato che ogni ulteriore ritardo nell'assunzione da parte del Parlamento di decisioni definitive in merito al problema energetico ed alla costruzione della centrale nucleare di Trino Vercellese non accompagnata da un parallelo blocco del cantiere già funzionante può provocare gravi danni alla comunità piemontese in termini economici ed ambientali i n v i t a il Governo a bloccare l'attività del cantiere per la costruzione della centrale di Trino fino a quando il Parlamento non si pronuncerà in merito i m p e g n a la Giunta regionale ad emettere deliberazione di sospensione della validità dell'intesa con l'ENEL approvata con deliberazione della Giunta n. 1-40227 del 28/12/1984 fino a nuova definizione dei rapporti tra Regione ed Ente i m p e g n a inoltre la Giunta regionale a sospendere tutte le autorizzazioni di propria competenza necessarie per i lavori di cantiere fino a quando il Parlamento non si sarà pronunciato c h i e d e infine alla Giunta regionale di produrre una relazione dettagliata sullo stato di avanzamento dei lavori del cantiere per la costruzione della centrale di Trino Vercellese.
Il Consiglio regionale invia il presente ordine del giorno al Presidente del Consiglio, al Ministro per l'Industria, ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, al Presidente dell'ENEL e al Presidente dell'ENEA decide inoltre di pubblicare il presente ordine del giorno su 'Notizie della Regione Piemonte".
Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Noi condividiamo il testo del documento. Dato però che è la quinta volta che non siamo onorati della presenza del Consigliere Pezzana non partecipiamo al voto in segno di protesta per un comportamento che è ormai politico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Voglio, senza averla concordata in precedenza, esprimere una posizione sostanzialmente simile. Ritengo che ormai troppe volte il collega Pezzana abbia eluso tutti i dibattiti tenutisi in questo Consiglio regionale sul tema del nucleare. La sua posizione sta cominciando a diventare una vera e propria truffa nei confronti di quegli elettori che hanno votato la Lista Verde Civica perché convinti dalle posizioni antinucleari sostenute da questo raggruppamento politico in sede di campagna elettorale.
L'ordine del giorno in sé è condivisibile, meno che su un punto, nel quale si fa un grosso favore all'ENEL. laddove si chiede la sospensione della validità del verbale d'intesa. E' chiaro che, e questa posizione ho più volte sostenuto, il verbale d'intesa è di fatto sospeso dall'inerzia del comportamento della Giunta. Però rimane un documento di questa Regione.
Rimane l'ultimo segno, che ormai si perde molto indietro nel tempo attraverso il quale almeno chi governava in quel momento la Regione si era illuso, o comunque aveva cercato, con i suoi atti di controllare determinati processi.
Non so cosa sarebbe successo se la maggioranza che aveva firmato quel documento fosse maggioranza anche oggi. Questo esce dalle possibilità di definizione, nel senso che non appartiene alle cose dimostrabili, bensì al mondo dei "se" e dei "ma". Però il verbale d'intesa rimane un documento di questa Regione ed è bene che lo resti. Se non altro per dimostrare l'incapacità dell'attuale Giunta.
Fatte queste premesse, ritengo che la non partecipazione al voto comportamento abituale del collega Pezzana, sia l'unico atteggiamento possibile rispetto a questo documento.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'ordine del giorno presentato dal Consigliere Pezzana.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 33 voti contrari (19 Consiglieri non hanno partecipato alla votazione).
Passiamo all'ordine del giorno n. 218 presentato dal Gruppo MSI-DN.
Pongo in votazione tale ordine del giorno il cui testo recita: "Il Consiglio regionale rilevato che - in seguito alle risultanze della Conferenza sull'energia convocata a Roma nei giorni 24, 25 e 26 febbraio 1987 - il Governo (in conformità delle risoluzioni di Camera e Senato del giugno 1986) si farà promotore di eventuali proposte di aggiornamento o modifiche del PEN rilevato che, in questa situazione, pare politicamente opportuno che la Giunta regionale - nel prendere atto delle fra di loro contrastanti decisioni interlocutorie del TAR e del Consiglio di Stato - inviti il competente Ministro dell'Industria a sospendere temporaneamente l'esecutività del decreto 6/2/1985 n. 202, autorizzativo dei lavori preparatori e di precantiere: e ciò sino alle decisioni che il Governo dovrà prendere in esecuzione delle menzionate risoluzioni parlamentari sull'opzione nucleare, attualmente facente parte del vigente PEN.
E' fatta salva la sola ultimazione dei lavori strettamente necessari al consolidamento e alla sicurezza del precantiere".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 2 voti favorevoli, 51 contrari e 1 astensione.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, forse non mi sono fatto capire o forse ho sbagliato ma avevo fatto la richiesta di voto per appello nominale su tutti gli ordini del giorno. Chiedo che ciò avvenga almeno per i prossimi.



PRESIDENTE

E' una richiesta legittima.
Passiamo all'ordine del giorno n. 219 presentato dal Consigliere Rossa il cui testo recita: "Il Consiglio regionale c o n s i d e r a rilevante il dibattito politico, tecnico, scientifico e culturale in corso sul problema nucleare al fine di dare al Paese quelle certezze energetiche necessarie circa la sicurezza per il suo ulteriore sviluppo economico industriale e sociale.
Prende atto della sentenza del Consiglio di Stato con la quale viene annullata l'ordinanza del TAR del Piemonte che sospendeva i lavori di costruzione della centrale di Trino Vercellese.
Dà atto dell'impegno della Regione per conoscere dal Governo le posizioni successive alla sentenza del Consiglio di Stato.
Dà atto al Ministro dell'Industria Zanone della disponibilità a discutere a nome del Governo il problema della costruzione della centrale di Trino Vercellese, tenendo presente le preoccupazioni dell'opinione pubblica piemontese espresse dalla Giunta nell'incontro del 7 gennaio u.s. nel quale si concludeva di ridurre l'attività di costruzione della centrale ai soli lavori strettamente necessari alla sicurezza del precantiere.
C h i e d e al Governo, allo scopo che nulla venga pregiudicato nella scelta da compiere, di sospendere tutti i lavori della costruzione della centrale di Trino Vercellese".
La parola al Consigliere Ala per dichiarazione di voto.



ALA Nemesio

Vorrei fare una breve dichiarazione in merito alla mia incapacità a comprendere sia l'ordine del giorno presentato dal Gruppo socialista, sia tutte le dinamiche del suo comportamento in quest'aula. Se qualcuno un giorno si prendesse la briga, per favore, di spiegarmi effettivamente che cosa sta nella testa dei colleghi socialisti, singolarmente o collettivamente presi, avrei più facilità a comprendere la coesistenza di dichiarazioni antinucleari e voti filonucleari. Se il Gruppo socialista propone tre righe di un ordine del giorno uguali a quelle che ho proposto io, chiede di fatto che io voti quelle sue tre righe, mentre lui non vota le mie. Questa è la "centralità". E chi ha la centralità in questo Paese chiede che si votino le stesse cose da altri presentate in precedenza, ma quando fa comodo. Questa sceneggiata la si è già vista altre volte.
II documento socialista dice: "tenendo presente le preoccupazioni dell'opinione pubblica piemontese espresse dalla Giunta nell'incontro del 7 gennaio u.s.". A questo proposito occorre fare una premessa: ritengo che questa Giunta sul nucleare ben difficilmente riesca a rappresentare le preoccupazioni dell'opinione pubblica piemontese o comunque non le mie e non quelle della parte che rappresento. Devo riconoscere di non sapere, e nessuno mi ha effettivamente informato, quali sono stati i modi e le forme con cui queste preoccupazioni sono state espresse al Governo a nome dell'opinione pubblica piemontese. Visto che le risultanze di queste preoccupazioni sono state nel senso che i lavori potessero procedere tranquillamente, ne consegue che le preoccupazioni dell'opinione pubblica piemontese erano ben poca cosa. Probabilmente sono state rappresentate al Ministro dell'Industria Zanone in maniera assolutamente inadeguata.
Fatte queste premesse e considerazioni, nell'ordine del giorno presentato dal Gruppo socialista si chiede comunque di sospendere tutti i lavori connessi con la costruzione della centrale di Trino Vercellese. Che cosa ha chiesto poco tempo fa la Lista Verde? Bisogna dare per l'ennesima volta una prova di sano realismo? Io chiedo soltanto ai colleghi socialisti quante volte essi credano che i Verdi accettino questo stato di cose. Il grande onorevole Martelli fa sempre delle ampie dichiarazioni che credo i colleghi socialisti leggano sull' "Avanti". Però, dopo, quale trasandatezza, nel riprodurle qui dentro nei fatti e nei voti! Confermo per l'ennesima, ma ultima volta, il voto favorevole della Lista Verde. E' un voto favorevole che tiene conto di quanto è scritto nell'ordine del giorno, ma è anche un voto favorevole assolutamente non meritato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

E' inutile ripetere considerazioni sulla collocazione del Gruppo socialista. La richiesta finale sulla sospensione di tutti i lavori è chiara. Abbiamo chiesto una posizione chiara; voteremo questo ordine del giorno e auspichiamo che lo votino tutti quelli che amano la chiarezza negli altri Partiti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Svolgo una dichiarazione di voto brevissima per dire che voterò a favore dell'ordine del giorno socialista, nonostante l'indecoroso comportamento del suo Capogruppo, per le ultime tre righe.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione dell'ordine del giorno socialista per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 55 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 27 Consiglieri.
L'ordine del giorno è respinto.
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno n. 220 presentato dai Gruppi PRI e PLI il cui testo recita: "Il Consiglio regionale e s p r i m e totale apprezzamento nei confronti dell'iniziativa assunta dalla Giunta con assoluta tempestività e tendente a verificare gli orientamenti del Governo in conseguenza dell'annullamento da parte del Consiglio di Stato dell'ordinanza sospensiva - emessa dal TAR del Piemonte e s p r i m e altresì apprezzamento per la scelta del Governo nazionale, comunicata dal Ministro dell'Industria, tendente a minimizzare l'attività dell'ENEL all'interno del cantiere di Leri - Cavour r i b a d i s c e la richiesta al Governo nazionale affinché contenga l'attività dell'ENEL all'interno del cantiere di Leri - Cavour ai minimi conservativi tali quindi da non pregiudicare in alcun modo ed in nessun senso le decisioni che il Governo ed il Parlamento dovranno assumere in conseguenza della Conferenza nazionale sull'energia".
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 55 hanno risposto SI 6 Consiglieri hanno risposto NO 22 Consiglieri si sono astenuti 27 Consiglieri L'ordine del giorno è respinto.
Passiamo ora all'ordine del giorno n. 222 presentato dal Gruppo DC il cui testo recita: "Il Consiglio regionale a p p r o v a l'iniziativa assunta dalla Giunta con grande tempestività tendente a verificare gli orientamenti del Governo, in conseguenza dell'annullamento da parte del Consiglio di Stato dell'ordinanza sospensiva emessa dal TAR del Piemonte e s p r i m e altresì apprezzamento per l'attenzione mostrata dal Governo nazionale e per la scelta fatta dal Ministro dell'Industria tesa a limitare l'attività dell'ENEL all'interno del cantiere di Leri - Cavour r i b a d i s c e la richiesta al Governo nazionale affinché, al fine di non pregiudicare in alcun modo ed in nessun senso le decisioni che il Governo ed il Parlamento dovranno assumere in conseguenza della Conferenza nazionale sull'energia sulla linea delle posizioni già assunte dal Consiglio regionale, siano eseguiti soltanto i lavori strettamente necessari alla sicurezza del precantiere e indirizzati ad evitare il degrado dello stesso".
Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 55 hanno risposto SI 19 Consiglieri hanno risposto NO 22 Consiglieri si sono astenuti 14 Consiglieri.
L'ordine del giorno è respinto.
Passiamo ora all'ordine del giorno n. 223 presentato dal Gruppo socialdemocratico.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Si sta verificando il fatto che nessun ordine del giorno verrà approvato quindi si corre il rischio che nessuna posizione sarà assunta dal Consiglio regionale al termine di un dibattito di tre ore.
La maggioranza, non essendo riuscita a mettersi d'accordo su un suo ordine del giorno, è riuscita a ripartire le astensioni, i veti contrapposti in maniera da evitare un pronunciamento dell'istituzione. E' una responsabilità grave.
Intervengo prima che venga messo ai voti l'ordine del giorno presentato dal Gruppo socialdemocratico, nei cui riguardi avevamo dichiarato una nostra contrarietà soprattutto in relazione a quello che si stava palesando e che ha detto Maccari (l'intesa caduta sull'emendamento), non mancando di riscontrare in questo ordine del giorno che comunque la questione della sospensione, con l'eccezione di quei determinati lavori, veniva affrontata.
Di fronte all'opinione pubblica che non può reggere a lungo la scarsa credibilità della Regione, vista peraltro l'attenzione della stampa, non possiamo lavarcene le mani con questo gioco contrapposto all'interno della maggioranza. E' una maggioranza divisa che si pronuncia in maniera sibillina oppure, non potendo pronunciarsi in maniera sibillina, non fa pronunciare il Consiglio.
Noi abbiamo espresso con chiarezza la nostra posizione. E' preferibile uscire con un risultato che sanziona la sospensione che non vedere un'istituzione che ha discusso per ore ma che non è in grado, per responsabilità della maggioranza e delle sue divisioni, di decidere alcunché.
Il Gruppo comunista interviene con il suo peso numerico e con il ruolo che ha avuto in questa vicenda per richiamare in particolare al Gruppo socialista la necessità di convergere almeno sull'ordine del giorno socialdemocratico. Non lo condividiamo interamente, ma è un passo in avanti. Comunque è preferibile ad una non decisione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Poiché v'è un fatto nuovo costituito da un atteggiamento di disponibilità diversa e pienamente contraddittoria rispetto alla dichiarazione precedente di voto contrario su questo ordine del giorno chiedo ancora una volta una sospensione dei lavori.



(Cori di disapprovazione da sinistra)



BRIZIO Gian Paolo

Le abbiamo fatte mille volte, c'è un fatto nuovo! Chiedo la sospensione di cinque minuti. Desidero anche dire che in merito alla votazione del documento socialdemocratico noi siamo disponibili a ripresentare l'emendamento già presentato dalla Giunta.



(Cori di disapprovazione da sinistra)



BRIZIO Gian Paolo

Chiediamo in ogni caso una sospensione di cinque minuti per valutare la dichiarazione del tutto nuova del Gruppo comunista.



PRESIDENTE

In questo momento siamo in votazione, ma se si acconsente da parte dell'assemblea alla sospensione non ho nessun problema a concederla.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 20,30 riprende alle ore 20,50)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Signori Consiglieri, do lettura dell'ordine del giorno n. 223 presentato dal Consigliere Mignone a nome del Gruppo socialdemocratico: "Il Consiglio regionale del Piemonte a p p r o v a l'iniziativa assunta dalla Giunta regionale con grande tempestività tendente a verificare gli orientamenti del Governo, a seguito della decisione del Consiglio di Stato comportante l'annullamento dell'ordinanza sospensiva emessa dal TAR del Piemonte v a l u t a positivamente l'atteggiamento del Governo, tramite il Ministro per l'Industria, con il quale si è prescritto all'ENEL di ridurre l'attività a Leri - Cavour ai soli lavori strettamente necessari alla sicurezza del precantiere c h i e d e al Governo sulla scorta dei precedenti pronunciamenti del Consiglio regionale e al fine di evitare il precostituirsi di situazioni di fatto condizionanti le risultanze della Conferenza nazionale e le decisioni parlamentari, che vengano sospesi da parte dell'ENEL tutti i lavori all'interno del cantiere di Leri - Cavour relativi alla costruzione della centrale elettronucleare con la sola e circoscritta eccezione dei lavori indifferibili per la sicurezza, il consolidamento e la conservazione delle opere esistenti e la salvaguardia dell'ambiente".
La parola al Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Al termine di una giornata quale l'odierna diventa difficile, anche sotto il profilo della lucidità, tentare di dar corso all'accavallarsi dei molti pensieri e di tradurne operativamente pochi o almeno uno solo in questa curva finale.
Davanti a questo problema, attese le dichiarazioni che sono state fatte da più parti, attesa anche l'ultima dichiarazione più dimensionata, almeno come presenza, dell'opposizione attraverso la quale di fatto si invocava di non bloccare il non stallo sui numeri, si può bloccare tutto ancora una volta. E' certo che concluderemmo una giornata di grosso impegno (non faccio mie le valutazioni del Capogruppo comunista) uscendo all'esterno con un carico di interrogativi che verrebbero ad accrescere le inquietudini soprattutto l'indecisione e l'incapacità di governare e di muoversi da parte della Regione.
Vorremmo compiere un grosso sforzo, uno sforzo che responsabilmente coinvolge la Giunta, nel senso che prima si è registrata confusione in aula allorquando il collega Maccari, avendo proposto un emendamento, lo ha poi ritirato e quindi non si è capito a fondo se lo ritirava in proprio oppure a nome della Giunta, in quanto inizialmente lo aveva proposto a nome della Giunta stessa. Non so fin dove saremo seguiti in questo atteggiamento, ma uno sforzo va pur compiuto. Lo sforzo nostro è quello di recuperare il minimo spaziò attraverso il quale dare affidamento e respiro alle animazioni che ci sono state anche all'interno del pentapartito, che sarebbe stato, diciamolo ad alta voce e con estrema semplicità, tanto più facile se all'interno del pentapartito non ci fossero state le discordi manifestazioni che abbiamo potuto registrare tutti oggi pomeriggio.
D'altro canto, quando sono intervenuto prima contrapponendo la partenza di molti di noi attorno a questo problema e l'arrivo con le diverse motivazioni da più parti esposte all'interno dello stesso pentapartito riflettevo sul senso di responsabilità che non poteva collocarci insensibili davanti ai grossi problemi della gente e avevo affermato testualmente che il pentapartito divideva famiglie, partiti, sindacati gruppi e governi, ad ogni livello. Vogliamo fare lo sforzo, con la responsabilità per quanto ci deriva dal trovare non pochi consensi, di riproporre in aula, eventualmente anche in forma modificata, ridotta o accresciuta a seconda della proposizione, da parte della Giunta l'emendamento che era stato presentato in modificazione dell'ordine del giorno del Gruppo socialdemocratico, chiedendo a tutte lettere allo stesso Gruppo socialdemocratico, componente essenziale di questo governo regionale, di voler accogliere il nostro emendamento.
Lo stesso invito rivolgo al Gruppo socialista, autorevole parte del governo di pentapartito, al di là delle pur autorevoli dichiarazioni che in ogni momento, in ogni luogo, in ogni curva, ha fatto sul non significato di disgregazioni o dissoluzioni della formula di pentapartito che regge questo governo, in dipendenza di un risultato contrario al nucleare.
Formalmente faccio mio, e quindi lo propongo alla Presidenza l'emendamento che è stato presentato a suo tempo dal collega Maccari e dallo stesso ritirato, pregando le due componenti socialiste, che hanno pur molti spazi in comune entro i quali potersi ritrovare, di consentire al pentapartito per un certo verso, ma all'assemblea consiliare per un altro di uscire all'esterno con un risultato che ci riproponga su un piano di totale serietà.



PRESIDENTE

Do pertanto lettura dell'emendamento riproposto dal Presidente della Giunta all'ordine del giorno del Consigliere Mignone: "che i lavori dell'ENEL all'interno del cantiere di Leri - Cavour relativi alla costruzione della centrale elettronucleare siano rigorosamente limitati a quelli indifferibili per la sicurezza e per la conservazione delle opere esistenti".
La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, noi apprezziamo questa proposta dal momento che è stata presentata dal Presidente della Giunta, massima espressione della coalizione che governa questa Regione.
Il Gruppo socialdemocratico si riconosce ovviamente nell'ordine del giorno che tramite mio è stato sottoscritto tuttavia, qualora tutte sottolineo tutte - le forze che compongono la coalizione siano d'accordo sull'emendamento che nei fatti sposta di poco i termini, di fronte cioè ad una questione di solidarietà che è stata posta dal Presidente della Giunta per ragioni politiche di maggioranza siamo anche disposti ad accoglierlo ma solo a queste chiare e precise condizioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, abbiamo ascoltato con estrema attenzione le dichiarazioni rese dal Presidente Beltrami e l'invito che egli ha rivolto nel presentare l'emendamento al documento del Gruppo socialdemocratico.
Abbiamo compreso il suo sforzo, ma vorremmo altrettanto che egli comprendesse il nostro, allorquando - senza rivolgere nemmeno un appello affettuoso al collega Maccari - abbiamo pressoché costretto l'Assessore a ritirare l'emendamento che il Presidente Beltrami ora ripresenta e per il quale ci invita a dare una nostra disponibilità, che però non possiamo dare alla luce delle valutazioni politiche che abbiamo fatto.
Nel mio secondo intervento ho detto che, nonostante gli sforzi e la disponibilità a trovare delle soluzioni, restavano delle resistenze che definivo metalliche, imperforabili e impenetrabili, tali che ci hanno costretto a ripresentare il nostro ordine del giorno.
Capisco l'invito che ci rivolge il Presidente Beltrami, ma ci consenta di mantenere la nostra posizione e autonomia che derivano dalla linea politica che abbiamo mantenuto in questa giornata, per la quale credo non debbano essere adombrati rischio problemi politici tali da motivare o giustificare un nostro cambiamento di posizione.
Votiamo l'ordine del giorno presentato dal Gruppo socialdemocratico e non accettiamo l'emendamento proposto dal Presidente Beltrami.



PRESIDENTE

La condizione posta dal Consigliere Mignone era che l'emendamento fosse accettato complessivamente dalle forze della maggioranza, ma ciò non pare avvenire.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo

E' stata una giornata estremamente pesante e non priva di posizioni articolate delle varie forze politiche.
Ci stavamo avviando verso la conclusione di una seduta che non avrebbe offerto un ordine del giorno approvato dal Consiglio su questo punto e che avrebbe quindi portato o porterebbe come conseguenza non solo la mancata approvazione di qualsiasi documento e quindi una mancata posizione della Regione, ma riporterebbe nuovamente questo problema, a cominciare da domani, alla discussione di questa assemblea.
Riteniamo che si debba fare tutti un grande, sforzo per evitare che si ritorni su questo argomento a breve, per evitare soprattutto che questo argomento, importante certo, ma non unico, finisca per paralizzare l'attività della Regione, per frenarla, per creare delle difficoltà operative che non sono certo necessarie in questo momento.
Abbiamo quindi valutato, come Gruppo, con molta serenità la situazione che si sta determinando; abbiamo chiesto agli altri Gruppi ancora una riflessione. Lo stesso Presidente della Giunta ha riproposto un emendamento chiedendo un'ulteriore valutazione alle forze politiche, soprattutto di maggioranza, per verificare la possibilità di una posizione comune. Con grande rammarico prendiamo atto che questa posizione comune non ha potuto concretarsi.
Noi sentiamo tutta la responsabilità di una mancata espressione di volontà da parte del Consiglio regionale. E pur senza entusiasmo per la forma, perché la posizione che emerge nella parte finale del documento non è quella che noi avremmo voluto, riteniamo che nella sostanza non ci siano grandi differenze fra il nostro documento e quello presentato dai socialdemocratici.
In fondo noi avevamo posto l'esigenza che si facessero i lavori strettamente necessari alla sicurezza del precantiere ed indirizzati ad evitare il degrado dello stesso. Lo avevamo posto in positivo. L'ordine del giorno socialdemocratico pone l'esigenza di lasciar fare questi lavori, ma dà un giudizio negativo di sospensione sugli altri lavori. E' una questione formale, anche se ha certo qualche implicazione che non sfugge ad alcuno ma noi non pensiamo che si tratti di una posizione di sospensione che esiga particolari iniziative dal parte del Governo, ma una posizione di sospensione ( noi interpretiamo in questo modo il documento) che porti di fatto, come sta avvenendo, alla sospensione di tutti i lavori che non sono legati alla sicurezza del cantiere o indirizzati ad evitare il degrado dello stesso.
Sostanzialmente si riconferma anche nel terzo comma la posizione di sostegno a quella assunta dalla Giunta e dal Governo. Non dobbiamo dimenticare che l'ordine del giorno approva l'azione della Giunta, approva l'atteggiamento del Governo, in definitiva si pone sulla questione della continuazione dei lavori in una posizione che è sostanzialmente vicina a quella definita nel nostro ordine del giorno.
Per senso di responsabilità faremo convergere il nostro voto su questo documento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, i documenti presentati dai diversi Gruppi, ma in ispecie quelli presentati dai Gruppi della maggioranza, concordavano tutti su un obiettivo: la richiesta che non si facessero che lavori di contenimento della situazione attuale in termini strutturali. Il nostro documento parlava di minimi conservativi.
Non riteniamo di poter consentire e quindi di dare il nostro voto al pur apprezzabile sforzo fatto dal Gruppo socialdemocratico di elaborare un documento che trovasse l'adesione più larga perché sulla questione della sospensione abbiamo fatto una battaglia politica. Le forze politiche che credono nelle battaglie, le battaglie politiche le fanno, ne prendono i premi e ne pagano i prezzi. Questo almeno avviene nelle meritocrazie. Poi ci sono anche le "pulcinellocrazie" che sono cose diverse. Le meritocrazie prevedono che chi è nel giusto viene premiato e chi è nell'errore viene punito. Sulla questione formale della sospensione abbiamo fatto insieme ad altre forze politiche una battaglia politica, il cui senso non è la fermata dei lavori. Attenzione, cari colleghi, e mi rivolgo soprattutto alla maggioranza, noi siamo per richiedere la fermata. La sospensione è un atteggiamento politico formale da parte del Governo. Un minimo di collegamento istituzionale e politico fra questa maggioranza e quella che sostiene il Governo nazionale deve perseguire l'obiettivo di fermare i lavori, come noi abbiamo scritto nel nostro documento, senza mettere in difficoltà il Governo nazionale rispetto a un pronunciamento formale, che noi chiediamo, ma che non so se il Governo nazionale sia in grado tecnicamente e politicamente di assumere o meno. Nessuno di noi vuole la prosecuzione dei lavori. Si tratta di capire se questo lo si fa con atti di gestione, come quelli rispetto ai quali Zanone si è dichiarato disponibile oppure se si pretende un risultato di tipo politico - tecnico.
Non ritengo di dare il mio voto, quindi mi astengo (non sono contrario) rispetto a una richiesta di pronunciamento formale da parte del Governo.
Non conosco quali sono i rapporti del Governo con l'ENEL (qui tutti sanno tutto, io so poco) e non conosco quali sono i rapporti dell'ENEL con le aziende appaltatrici. Mi sembra più corretto lasciare la gestione di questo obiettivo, la fermata dei lavori, alla capacità del Governo che gode la fiducia di questa maggioranza a livello nazionale. Detto questo, ci asteniamo perché apprezziamo l'obiettivo che persegue sia in termini politici che oggettivi il Gruppo socialdemocratico. Diciamo anche che non ci scandalizziamo del fatto che passi un documento a grandissima maggioranza con l'astensione di pochi reprobi. Non ci saremmo neanche scandalizzati se questo documento fosse passato con una maggioranza, come si dice, di sinistra; dico "come si dice" perché siccome qualcuno mi dà dei conservatore ho qualche difficoltà a riconoscere nei socialdemocratici un partito di sinistra.
Signori Presidenti della Giunta e del Consiglio, esiste in quest'aula un patto tra gentiluomini per cui questa questione non sarebbe mai stata considerata una scriminante, una dirimente, all'interno dei rapporti di maggioranza. Non esprimiamo giudizi, ma non riusciamo a capire perché su un documento che è cresciuto dall'adesione del Partito comunista, del Partito socialdemocratico e di quello socialista, comprensibile nella misura in cui tutti sono per la sospensione, improvvisamente bisogna essere in tanti a votarlo.
Il nostro Gruppo non intende trarre alcuna conseguenza di natura istituzionale in ordine al voto che andiamo ad assumere. Però, al di là del voto, oggi sono successe cose curiose che un'istituzione seria dovrebbe rimettere all'attenzione dei protagonisti della lotta politica che sono i partiti politici. Il nostro Gruppo riferirà puntualmente ai suoi organi direttivi in ordine ad alcune circostanze che sono avvenute oggi che ci fanno temere molto della tenuta e dell'autorevolezza di questa maggioranza di governo.
Il Presidente Beltrami ha esposto il petto ignudo, ben sapendo a cosa andava incontro e ha assunto un'iniziativa che noi apprezziamo, il cui risultato è però negativo. Un conto è quello che ognuno di noi dice degli altri Gruppi, un altro è quello che ognuno di noi dice di quello che dice la Giunta. Su queste questioni il nostro Gruppo chiederà che la nostra forza politica qualche valutazione la faccia.
Per il resto nessun dramma. Non chiediamo la testa di nessuno e speriamo non venga chiesta la nostra per il fatto che si perviene ad una conclusione che non condividiamo per le ragioni che ho detto e che sono convinto molti di voi avranno apprezzato. E' una questione di grandissima importanza. II ruolo delle autonomie può crescere in termini di autorevolezza, di governo, ma soprattutto di rispetto dei ruoli che competono ad ognuno. Su queste questioni possiamo avviare un processo forzare, premere sulle forze politiche, premere sugli organi di governo non possiamo però - me lo consentano gli amici della maggioranza rischiare che, in assenza di possibilità tecnica o politica del Governo nazionale di dare immediatamente riscontro al nostro ordine del giorno che "andate" ad approvare, si scateni immediatamente in una fase che è ormai quella elettorale, con il Governo nazionale criminalizzato per non avere dato corso a un pronunciamento del Consiglio regionale. E' un comportamento politico - istituzionale sul quale richiamo l'attenzione dei colleghi.
Ripeto, la nostra forza politica ritiene che qualche riflessione vada fatta da oggi in poi. Questa la facciamo qui e qui finisce con la nostra dichiarazione di voto e con il voto. Oggi si sono ritirati tre volte gli ordini del giorno; un Assessore ha presentato emendamenti a nome della Giunta e li ha ritirati a titolo personale, prendendo atto che la sua forza politica non è d'accordo; i1 Partito socialdemocratico ha rimesso le sue decisioni di fatto alle decisioni del Partito socialista. Noi pubblicheremo i verbali di questa vicenda. Questo è un fatto politico che individua un asse privilegiato che noi apprezziamo e che va registrato. Probabilmente parleremo meno di area laica e parleremo di più di area socialista, quindi l'area laica si ridurrà ai liberali e ai repubblicani. Sono piccoli aspetti che qualche peso avranno sui nostri lavori da oggi in poi.
Ma c'è un altro fatto drammatico, consenta Presidente. Se l'emendamento del Presidente della Giunta non passa, significa qualcosa. Su queste cose dobbiamo riflettere. II nostro Gruppo, nella misura in cui questo ordine del giorno chiederà al Governo la sospensiva, si attiverà in tutte le forme sia di Gruppo che di Partito perché il Governo si adegui. Noi abbiamo sempre difeso le decisioni delle istituzioni anche se provenienti da una maggioranza che combattevamo. Se il Consiglio si esprime in questi termini faremo quanto è nella nostra possibilità per illustrare al nostro Ministro le ragioni che hanno portato a questo e speriamo che il Governo si adegui non speriamo in termini di convincimento, ma di rispetto dell'istituzione all'interno della quale viviamo. Però, quanto è qui successo impegna il nostro Gruppo a chiedere al proprio Partito una valutazione e una decisione conseguenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, stiamo arrivando alla fine di una giornata quanto meno strana. Abbiamo avviato questa mattina un dibattito su una comunicazione della Giunta e abbiamo discusso per sei ore non sulla comunicazione, ma ripetendo nella buona sostanza dibattiti che avevamo svolto almeno due o tre volte.
Si arriva poi a discutere il secondo punto all'o.d.g. in materia nucleare e assistiamo a situazioni che sono quanto meno sconcertanti: ordini del giorno presentati, ritirati, non ritirati, ripresentati; la Giunta che a mezzo di un suo Assessore propone un emendamento concordato tra le forze politiche di maggioranza che viene bocciato dal Gruppo politico che esprime l'Assessore proponente; in ultimo, il Presidente della Giunta, in maniera oltremodo encomiabile, e lo ringraziamo di questo, che cerca di ricreare un momento unitario attraverso un suo emendamento che non viene accettato dal Gruppo che ha presentato l'ordine del giorno perché un altro Gruppo della maggioranza dichiara di non aderire.
Tutto questo è per lo meno strano. Ma le cose più strane verranno al momento del voto quando apprendiamo che l'opposizione approva l'iniziativa assunta dalla Giunta e valuta positivamente l'atteggiamento del Governo.
Questo è un fatto positivo. C'è un ordine del giorno che raccoglie un voto molto più ampio rispetto a quella che è stata la maggioranza su questo argomento. Io, come il collega Marchini, credo che non dobbiamo drammatizzare più di tanto quanto è avvenuto questa sera. Credo però che sia un elemento che farà riflettere. Le ragioni della solidarietà di maggioranza dovrebbero essere un dato permanente nell'azione di governo e dovrebbero caratterizzare ogni momento dell'attività della maggioranza.
Avevamo la sensazione, ma oggi abbiamo colto qualche elemento in più per rafforzarci in questa nostra convinzione, che le ragioni di solidarietà di questa maggioranza non fossero così radicate e profonde come dovrebbero essere per affrontare i problemi della Regione.
Ripeto, non drammatizziamo nulla, però certamente quanto è avvenuto qui oggi sarà oggetto di una seria riflessione da parte del Partito repubblicano.
Noi ci asteniamo su questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, noi abbiamo posto una grande attenzione al dispositivo finale che riguarda l'impegno della Giunta e intendiamo chiedere il voto per parti separate perché è molto difficile da parte nostra approvare un comportamento della Giunta che nei nostri ordini del giorno non abbiamo approvato.
Al di là di questo, il fatto più rilevante successo oggi è quello politico sul quale dovrebbe riflettere perfino chi ha presentato questo ordine del giorno: approvazione alla Giunta per quello che ha fatto. E' molto difficile ritrovare in quest'aula da parte della stessa maggioranza delle ragioni di approvazione del comportamento della Giunta.
Occorre trarre delle conclusioni su quello che è avvenuto oggi. E' stato davvero un balletto degli equivoci e degli equilibrismi che non possono durare a lungo. I colleghi repubblicani e liberali hanno formulato degli impegni di riflessione che vanno a confluire politicamente con richieste di verifica, magari senza fretta, manifestate dai Gruppi socialista e socialdemocratico. Invito tutti a leggere le "Voci dei Gruppi" sull'ultimo numero di "Notizie della Regione Piemonte".
Abbiamo avuto una manifestazione incredibile di valutazione politica di prevalenza, di volontà di tenere assieme, al di là delle cose che si sono dichiarate, una maggioranza a scapito perfino della posizione assunta dal Presidente della Giunta e da altri esponenti della Giunta. Il fatto politico è che il Presidente della Giunta è stato abbandonato dal Partito socialista, dal Partito socialdemocratico, ma soprattutto dal Partito che lo esprime. II punto è questo. Si, caro Brizio, perché tu, preoccupato che si verificasse un fatto politico come quello che votassero insieme PSI PSDI e PCI, hai di fatto sconfessato quello che aveva proposto il tuo Presidente. Più abbandono di così! Mi chiedo se la pelle sia diventata come quella dell'elefante! Oggi qui si è prodotto un fatto politico per noi insperato, credetemi. Francamente non speravamo di arrivare a questo punto.
II diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Da troppo tempo tirate la corda sul piano della confusione e degli equivoci, questa è la conseguenza. Oltre certi limiti non si può andare. Quale credibilità e autorevolezza può avere questa Giunta che è colpita nell'espressione più autorevole, il capo della Regione e di questo governo che viene abbandonato per ragioni che poco hanno a che fare con il merito della questione da parte del Gruppo DC? E' la sanzione di un abbandono. E' ora di smetterla con la commedia degli equivoci, e noi lo diciamo duramente dall'opposizione.
Si dichiari lo stato di fatto reale di una situazione che precede una crisi, se non di crisi. Decidetevi ad aprirla questa verifica di cui parlate da tempo. Le ragioni di fondo politiche che vi hanno divisi oggi vi hanno portati a rendere un cattivo servizio al Presidente che avete espresso. Questo è l'elemento più negativo che può capitare in un'assemblea intanto perché altera i rapporti che nell'assemblea stessa si possono stabilire.
Noi traiamo una conclusione, ma soprattutto chiediamo alla Giunta di trarre le sue conclusioni. La crisi è di fatto aperta dalle dichiarazioni del Gruppo liberale e del Gruppo repubblicano ma, prima ancora di quelle dichiarazioni, da quello che è avvenuto sul piano dei voti dei documenti e dei pronunciamenti, in definitiva la sconfessione del Presidente e di altri rappresentanti della Giunta.
Ribadisco la richiesta del voto per parti separate sul documento.
Trasformeremo la nostra richiesta netta ed inequivocabile in una richiesta istituzionale di dichiarazione di crisi e di dimissioni da parte del Presidente della Regione.



PRESIDENTE

L'emendamento presentato dalla Giunta non è stato accolto dal Consigliere Mignone. I documenti che sono espressi dai singoli Partiti non possono essere emendati se non con l'accettazione da parte del proponente il documento, altrimenti si incorrerebbe nella violazione patente del Regolamento.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Reburdo. Ne ha facoltà.



REBURDO Giuseppe

Il collega Ala e il sottoscritto hanno ritenuto di puntualizzare un aspetto del documento sottoponendolo evidentemente all'attenzione dei presentatori né sicuramente per stravolgere né per un colpo di mano n chissà per quale altra diavoleria, ma soltanto perché ci pareva di poter suggerire che in questo documento si cogliesse in modo più chiaro e più esplicito il senso del documento stesso che per la prima volta contiene una frase mai pronunciata prima, e cioè che vengano sospesi i lavori da parte dell'ENEL. Non si capisce in pieno il significato e quali contenuti effettivi si danno ad una parola come consolidamento. A quali opere si riferisce? Vorrebbe dire, ad esempio, che la staticità dei lavori di scavo va conquistata attraverso l'ampliamento dello stesso e il rafforzamento delle pareti? Per nessun altro motivo veniva presentato l'emendamento. I presentatori dell'ordine del giorno dovevano cogliere il senso di questa proposta.
Signor Presidente dell'assemblea, non siamo per nessun colpo di mano vogliamo minore confusione su questi argomenti.



PRESIDENTE

Procediamo alla votazione dell'ordine del giorno per parti separate.
Propongo di votare insieme i primi due commi che riguardano un giudizio politico, nel senso che si valuta positivamente l'opera del Governo regionale e l'opera del Governo nazionale e per esso del Ministro dell'Industria.
Si proceda pertanto alla votazione del primo e del secondo comma per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 55 hanno risposto SI 33 Consiglieri hanno risposto NO 21 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
I primi due commi dell'ordine del giorno sono approvati.
Passiamo ora alla votazione del terzo comma.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

La vicenda di oggi, le confusioni e i grandi interrogativi politici che ho sollevato, ai quali non mi è stata data risposta dal Presidente, hanno gettato sul lavoro che abbiamo fatto una luce del tutto particolare.
Il nostro problema è quello di partecipare ad un voto insieme ad una formazione che non sappiamo più quali rapporti concreti abbia con il Presidente della Giunta o meglio quali conclusioni il Presidente intenda trarre da quello che è avvenuto. In una situazione del genere preferiamo esprimere voto di astensione su questo punto avendo colto positivamente che su questo terreno si sono mosse altre forze, ma avendo anche la sensazione che il quadro politico a questo punto è cambiato.



PRESIDENTE

Per quel senso di responsabilità che compete a tutti voi e naturalmente al Presidente che vi rappresenta, voglio sapere se di fronte alla situazione nuova che si è determinata vi sono altre modificazioni.
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, la sua domanda è quanto mai opportuna, non diretta a noi però. Su questa vicenda non abbiamo mai misurato il nostro atteggiamento rispetto all'esigenza di non farsi scavalcare dal Partito comunista o da qualunque altro Partito. Abbiamo fatto una valutazione all'inizio e la manteniamo.
Il Partito comunista ritiene che questa compagnia gli risulti scomoda l'obiettivo della sospensione non gli interessa più. Sarebbe bene che la gente fosse presente per sentire queste cose, perché il Partito comunista qui dà lezione a tutti, ma alla fine scopriamo che la sospensione dei lavori di Trino non gli interessa. Gli interessa solo rompere il pentapartito! Non gli interessa altro!



(Vivissime proteste dai banchi comunisti)



MARCHINI Sergio

Cari Consiglieri comunisti, se vi interessa la sospensione dei lavori di Trino votate per la sospensione dei lavori di Trino. Non appena avete scoperto che il vostro voto non riesce a rompere la maggioranza perch coloro che non si allineano al pentitismo finale hanno dichiarato, come da sempre, che questa non è una questione che avrà delle ricadute dirette su questa maggioranza, non appena avete scoperto che l'obiettivo di rompere la maggioranza, di far cadere la Giunta, di martirizzare Beltrami non lo perseguite, improvvisamente non vi interessa più sospendere i lavori di Trino.
Il collega Mignone chiede che vi esprimiate sull'opportunità di sospendere i lavori. Voi vi astenete, non sapete se sia bene o male, questo vuol dire l'astensione! Astensione, da qualche anno a questa parte, vuol dire che rispetto ad una questione non si prende posizione; a questo punto rispetto alla sospensione non prendete posizione.
Cari amici che andrete nei paesi a riferire sappiate che al Partito comunista della sospensione non gliene frega niente! I liberali e i repubblicani sono contrari; i democristiani, i socialisti e i socialdemocratici sono favorevoli. Per lo meno ci sia una fotografia reale delle cose che qui avvengono.
A questo punto è chiaro che sulla vicenda nucleare, a livello piemontese e a livello nazionale, il Partito comunista non ha perseguito che l'effetto strumentale di rompere il pentapartito. Non mi scandalizzo questo attiene alla storia, alla logica, al senso d'essere della politica la politica è come l'amore: un'attività che non soffre regole, conta il risultato, nient'altro! Da adesso in poi però, per piacere, le reprimende ai comportamenti della maggioranza, non dico per sempre, ma almeno per una settimana risparmiatecele.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Voglio precisare che la nostra intenzione è stata sempre quella della sospensione dei lavori a Trino. Abbiamo presentato un ordine del giorno che poneva con estrema chiarezza e senza alcuna condizione questa questione. Il nostro ordine del giorno non è passato. Il nostro Capogruppo ha assunto nei confronti dell'istituzione un atteggiamento molto responsabile: non uscire dall'aula del Consiglio senza aver espresso su questo tema una posizione.
Sotto questo profilo ritengo che si sia conseguito un risultato positivo: questa sera usciremo da quest'aula avendo votato un ordine del giorno.
Riteniamo parzialmente positivo il fatto che in questo ordine del giorno si è introdotta la parola "sospensione", però non ci riconosciamo in esso per tutti i condizionamenti che contiene. Avremmo potuto sostenerlo se fosse stato necessario il nostro voto, lo avremmo sostenuto in ragione della parola "sospensione". Non essendo più necessario il nostro voto riteniamo che la nostra posizione possa essere o di astensione, come ha espresso il Capogruppo, o la mia personale che è quella di uscita dall'aula e di non partecipazione al voto. Questa è la mia dichiarazione di voto soggettiva. Uscirò dall'aula per non partecipare al voto di fronte alla situazione politica che si è determinata. C'è una situazione di crisi aperta. Il Presidente della Giunta ha fatto una proposta di emendamento che già era stata respinta e l' ha fatta, avete detto voi, anch'io l' ho assunta quando l' ha fatta con questo spirito, con molto coraggio e con un richiamo di responsabilità ai Gruppi della maggioranza. Si è verificato che i Gruppi di maggioranza non hanno risposto a questo impegno totale coraggioso e generoso del Presidente della Giunta regionale.
Siamo in presenza di una crisi, di una aperta sconfessione del Presidente della Giunta regionale avvenuta da vari Gruppi, persino dal Gruppo DC, che infatti ha respinto la proposta.
Ritengo più che giustificato che il Capogruppo comunista si sia espresso per l'astensione. Ormai abbiamo la convinzione che l'ordine del giorno verrà approvato e che non cadrà nel nulla la discussione di oggi.
Per questa situazione politica mi differenzio da questa astensione ed uscirò dall'aula non partecipando al voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Io sono meno politico di molti altri in quest'aula; sono dell'opinione che comunque sia meno peggio che passi un ordine del giorno in cui c'è la parola "sospensione", anche se le due prime parti che sono state votate mi rendono inaccettabile il votarlo. Ora, fatti i conti, risulta che i proponenti dell'ordine del giorno non riusciranno a farlo passare mentre tutto sommato, rispetto alla gente che è venuta e che chiede la sospensione dei lavori di Trino, è meno peggio se passa almeno una blanda richiesta di sospensione.
Non parteciperò quindi al voto consentendo di farlo passare, non potete chiedere che qualunque cosa in cui ci sia la parola "sospensione" noi antinucleari la dobbiamo votare.
Questo è troppo, vi consentiamo di approvarlo ma non più di tanto e mi pare del tutto corretto anche nei confronti della gente che è venuta a sentire.
Se poi voi volevate davvero la sospensione potevate votare uno degli 80 ordini del giorno in cui di sospensione si parlava chiaramente. La parola "consolidamento", infatti, chissà cosa significa. Che cosa si consolida? Magari le strutture per il dewatering. Vi fidate dell'ENEL. bravi!, io non mi fido di quello che fa l'ENEL e soprattutto non so se questo ordine del giorno avrà la forza di imporre o di chiedere con forza quanto meno al Ministro Zanone di sospendere i lavori.
Sono poco convinta che si otterrà un risultato; considero comunque che è sempre meglio dire che si vogliano pro seguire i lavori di Trino e quindi lo lascerò passare, ma né con la mia approvazione, né con la mia stima per questo modo di procedere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Ho apprezzato la dichiarazione di voto della collega Bresso. Non ha la stima sua, ma stiate pur certi che non ha neanche la stima mia questo modo pasticciato, involuto e incredibile con il quale si vuole la sospensione e poi la si nega. Il passaggio di questo punto non è assolutamente scontato non confido di ritrovare,, al termine della votazione, tutti i voti a favore dichiarati. Secondo me, questa maggioranza non c'è ed io voter contro questo punto. La parola "consolidamento" implica infatti l'esistenza di una Giunta, se ancora esiste, che finora non ha controllato niente, che non ha riferito sul controllo e sul rispetto dell'ordine del giorno di novembre e che ancor meno può controllare quali siano i lavori indifferibili per la sicurezza. Vorrei che qualcuno mi avesse detto quali sono.
"Per la salvaguardia dell'ambiente": pensare che l'ENEL faccia dei lavori per la salvaguardia dell'ambiente è un'affermazione che ha dell'incredibile. Ha distrutto l'ambiente dal primo giorno che è arrivata.
Facciamo fare all'ENEL i lavori della salvaguardia dell'ambiente? Questa è pura utopia (e poi gli utopisti saremmo noi).
Il "consolidamento": è la cosa più incredibile di tutte. Mi si spieghi cosa vuol dire consolidare un buco. Già non riuscivo a capire le affermazioni del Ministro Nicolazzi all'ultimo congresso del PSDI.
L'applicazione della moratoria nucleare sostenuta da Nicolazzi, così come viene ora qui proposta da Mignone in quest'aula, assolutamente non la capisco.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Voterò contro questo punto e mi pare davvero incredibile che lo stesso Consigliere Marchini pensi con i suoi artifici dialettici, che pure gli vanno riconosciuti, di poter negare l'evidenza e cioè il fatto che qui oggi pomeriggio, come è già stato detto e conviene ricordarlo, il Presidente della Giunta regionale è stato abbandonato, letteralmente bruciato dal suo Gruppo. Questa è la verità dei fatti.
Nel merito del punto che ci viene sottoposto, per brevità e per stanchezza, visto che sono già le ore 22, mi rimetto a quanto hanno detto i colleghi Bresso ed Ala.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Io non esco e non mi astengo, quindi devo motivare il mio voto.
Voterò contro questo punto proprio dopo aver sentito la dichiarazione del Consigliere Marchini. Probabilmente lui ha bisogno di spiegare alla gente la sua posizione. Noi non ne abbiamo bisogno perché la gente sa cosa pensiamo e come ci siamo comportati.
Ho apprezzato il tentativo politico del Gruppo socialdemocratico di fare un ulteriore sforzo per togliere confusione ai documenti (confusi probabilmente per scelta politica) approvati in precedenti sedute.
La gente oggi presente e quella che vede con preoccupazione il nucleare ha bisogno di elementi di maggiore chiarezza.
Mi ha particolarmente colpito la dissociazione del Capogruppo DC rispetto al Presidente della Giunta, un salto della quaglia che lascia nudo alla meta il Presidente della Giunta. Personalmente sono solidale come amico con il Presidente della Giunta. Purtroppo concordo su un aspetto del Consigliere Marchini quando dice che di fronte a problemi grandi come il nucleare, la pace, le tematiche dell'ambiente, non ci sono maggioranze od opposizioni. Non si costruiscono su questo le rotture o le ricomposizioni quindi doveva essere libero il modo di essere e di fare politica su questi aspetti. Mi ha stupito il monolitismo che da alcuni mesi ha manifestato il Gruppo democristiano. Sarebbe stata interessante qualche dissociazione.
Purtroppo questo Gruppo, salvo qualche atto coraggioso della passata Amministrazione o l'ultimo atto compiuto dall'Assessore Genovese, non ha dimostrato questa disponibilità.
Ecco perché con rincrescimento voterò contro in modo netto a questo terzo comma dell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Ribadisco con tutta tranquillità in sede di dichiarazione di voto che voteremo a favore.
Voglio fare però due precisazioni. La prima è che la votazione di questo documento non costituisce per noi elemento di contraddizione.
Per la storia di questa giornata, nel documento iniziale che noi avevamo predisposto stamane, che ho qui e che i Capigruppo che mi hanno sentito conoscono, stava scritto: "sia attuata una sospensione di tutti i lavori in corso a Trino, salvo quelli strettamente necessari alla sicurezza del precantiere e. indirizzati ad evitare il degrado dello stesso". Nel corso della mattinata, sentiti i Gruppi di maggioranza, poiché abbiamo sempre cercato un elemento di unificazione, abbiamo sottolineato questa impostazione e abbiamo evitato la parola "sospensione". Alla fine, vedendo che occorre pur uscire da questa situazione, abbiamo aderito all'ordine del giorno socialdemocratico senza entusiasmo, ma senza contraddizione per quella che era la posizione che noi avevamo assunto. Questo sotto il profilo politico.
Per quello che riguarda poi la situazione della Giunta, debbo dire che noi non abbiamo affatto abbandonato il Presidente né la Giunta, ma soprattutto non abbiamo abbandonato il Presidente...



RIVALTA Luigi

Ha posto la questione di fiducia.



BRIZIO Gian Paolo

No, non ha posto la questione di fiducia. Il Presidente ha presentato un emendamento che è stato condizionato ad una accettazione unitaria delle forze del pentapartito. Questa non c'è stata sull'emendamento, ma non significa affatto che il Presidente sia stato abbandonato. Il Presidente personalmente ha fatto un tentativo che non ha avuto successo, ma ha tutto il nostro sostegno, tutto il nostro apprezzamento anche (come ha sottolineato il Consigliere Marchini) per questa sua disponibilità a tentare fino in fondo la possibilità di avere su questo argomento una convergenza totale della maggioranza.
Quindi riteniamo che non vi siano fatti che sotto il profilo politico esigano particolari prese di posizione. Valuteremo anche noi quello che è avvenuto in questa giornata, ma la nostra posizione è di serena tranquillità perché il voto finale che diamo ora non è un elemento di contraddizione, ma un elemento di coerenza con la nostra impostazione.



ALBERTON Ezio, Assessore alla cultura

Per coerenza e per evitare interpretazioni che non sono accettabili per parte mia, in solidarietà con il Presidente, mi astengo.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, si proceda al voto del terzo comma per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 50 hanno risposto SI 25 Consiglieri hanno risposto NO 10 Consiglieri si sono astenuti 15 Consiglieri.
Il terzo comma è respinto.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, credo che non possiamo chiudere la riunione senza una dichiarazione del Presidente della Giunta sulla questione che abbiamo posto.



PRESIDENTE

Ritiene il Presidente della Giunta di dare una spiegazione oggi oppure ritiene di rimandarla nel tempo?



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Mi viene sollevato da più parti che siamo ancora davanti ad una coalizione. La Giunta è convocata per giovedì mattina alle ore 11,30 e in quella riunione approfondiremo quanto è accaduto nella giornata di oggi anche perché, scusa Bontempi, il vostro tono nel proporre le cose è tale da mettere la gente sotto processo. Io non mi sento imputato e non mi sento di dare delle risposte!



BONTEMPI Rinaldo

Personalmente con te non l' ho mai avuta! Ti chiedo di prendere atto politicamente di quello che è avvenuto. Cosa c'entra l'imputato?!



PRESIDENTE

E' stato posto un quesito ed è stata data una risposta. La risposta evidentemente ha carattere politico di coalizione.
Vi chiedo, signori Consiglieri, di procedere a due adempimenti urgenti: il primo per gli incentivi alla produttività del personale e il secondo è la correzione di un errore materiale di una legge.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Esame proposta di deliberazione n. 403: "Criteri per l'erogazione dei compensi incentivanti la produttività ex art. 40 L.R. 16/8/1984 n. 40. Spesa di L. 2.340.000.000"


PRESIDENTE

Propongo pertanto di iscrivere all'o.d.g. la proposta di deliberazione n.
403.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 37 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 20 voti favorevoli e 17 astensioni.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti

Esame progetto di legge n. 200: "Abrogazione della L.R. 29/12/1986, n. 63"


PRESIDENTE

Esaminiamo infine il progetto di legge n. 200.
La parola al relatore, Consigliere Ferro.



FERRO Primo, relatore

La relazione al progetto di legge n. 200 rivela un fatto che definire inconcepibile ed inaudito è dir poco. Era stata portata in aula una proposta di legge che, su richiesta di alcuni Gruppi e in particolare del Gruppo comunista, era ritornata in Commissione dove subì le opportune modifiche, ritornò in aula e venne votata.
La legge che venne inviata al Commissario del Governo non era quella votata in aula, ma il testo vecchio proposto dalla Giunta. Siamo di fronte ad un errore non di poco conto.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Vorrei che venisse precisato dove consiste l'errore della Giunta.



FERRO Primo

Mi permetto di fare osservare che non ho parlato di errore della Giunta. Ho parlato di errore.
Mi permetto di fare osservare che di fronte ad un errore di questo genere sarebbe opportuno, da parte dell'Ufficio di Presidenza, accertare le responsabilità dei Servizi che questo errore hanno compiuto.



PRESIDENTE

Ripeto che per errore le modificazioni non sono state inserite. Abbiamo pertanto provveduto a che errori di questo tipo non abbiano più a verificarsi.
Passiamo pertanto alla votazione del relativo articolato.
ART. 1 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato ART. 2 - Si proceda alla votazione per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge per appello nominale.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri.
L'intera testo della legge è approvato.



PRESIDENTE

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno



PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 22,25)



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