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Dettaglio seduta n.69 del 18/12/86 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


VIGLIONE Aldo


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Innanzitutto vorrei informare il Consiglio sull'ordine dei lavori.
Dopo aver esaminato le interrogazioni e le interpellanze l'Assessore Maccari procederà ad una breve comunicazione su quanto la Commissione competente ha deciso in merito alle procedure di preparazione alla Conferenza nazionale sull'energia. In Commissione si è stabilito un iter di informazione e di confronto in base al quale, entro il 21 gennaio, si svolgerà in aula un dibattito generale.
Dopo la comunicazione dell'Assessore Maccari ne seguirà un'altra da parte della Giunta sulla STEF sulla quale si aprirà un dibattito che spero sarà contenuto in due ore circa.
Al termine di tale dibattito sarà dato avvio ai provvedimenti legislativi e amministrativi relativi all'offerta turistica.
Infine, verranno esaminati quei provvedimenti iscritti all'o.d.g., per decisione dei Capigruppo, di cui darò opportunamente lettura.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Formazione professionale

Interrogazione dei Consiglieri Amerio, Calligaro e Guasso inerente l'accordo Fiat - sindacati per corsi di formazione professionale


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione presentata dai Consiglieri Amerio, Calligaro e Guasso inerente l'accordo Fiat - sindacati per corsi di formazione professionale.
Risponde l'Assessore Alberton.



ALBERTON Ezio, Assessore alla formazione professionale

I Consiglieri interroganti chiedono di sapere con quali iniziative e in quali occasioni la Giunta regionale abbia verificato qualità, consistenze ed effettiva finalizzazione dei corsi relativi all'accordo Sindacati - Fiat Auto del 19/3/1986.
L'accordo a cui ci si riferisce prevedeva che "il reinserimento al lavoro dei lavoratori Fiat in Cassa Integrazione fosse preceduto da corsi della durata di tre mesi per quattro ore al giorno, previa verifica con gli organismi pubblici preposti, anche al fine di assicurare i necessari finanziamenti dell'iniziativa".
In tutta la vicenda dell'accordo tra Fiat - OO.SS. la Regione è stata coinvolta solo per quanto riguarda l'approvazione da dare ai sensi dell'art. 24 della Legge n. 845/78 per l'autorizzazione dell'accesso ai finanziamenti al Fondo Sociale Europeo.
Nel momento in cui giudichiamo i fenomeni di fronte ai quali siamo oggi, dobbiamo ricordarci come il Consiglio regionale ha commentato positivamente la chiusura di quella vicenda, certamente dura per la comunità torinese e piemontese, e come quello che sta accadendo oggi fosse compreso dentro un accordo che ha visto la Regione intervenire solo per la parte strettamente relativa all'approvazione del progetto per la presentazione al Fondo Sociale Europeo.
La Fiat presentava il proprio progetto formativo subito dopo la firma dell'accordo, sottolineando, per giustificarne le motivazioni e le caratteristiche, il fatto che il rientro nei reparti produttivi non poteva essere effettuato attraverso una pura e semplice presa in carico con successiva destinazione ad un dato posto di lavoro, in quanto il prodotto automobile '86 è profondamente diverso dal prodotto automobile '80 e il processo tecnologico è caratterizzato da una pianificazione di modo flessibile non comparabile con i sistemi produttivi precedenti e vede come fattore comune del processo - prodotto una diffusione elevata dell'elettronica e dell'informatica e delle tecniche applicate di automazione.
A tal fine il progetto Fiat individua come aspetto essenziale la necessità attuale e futura di una maggiore "sensibilità" al prodotto e di relativa "attenzione" al processo.
Riporto le frasi del progetto: "La caratteristica sensibilità non si configura pertanto come nuova professionalità, ma soprattutto come nuova mentalità".
Essendo queste caratteristiche non proprie degli operai in Cassa Integrazione ormai da sei anni, se ne deduce la necessità di corsi di "reinserimento guidato" da attuarsi in apposito Centro attrezzato, con una formazione mirata ad "innovazione - cambiamento" in grado di fornire una sensibilità operativa adeguata agli operai in Cassa Integrazione mediante: il riorientamento dei personale con formazione e prove pratiche in un ambiente diverso da quello operativo, ma nel quale vengono riprodotte tutte le caratteristiche della realtà produttiva attraverso campioni, simulatori ecc.
l'impiego di didattica semplificata d'aula (su periodi brevi e non superiori alle due ore consecutive) seguita da immediate prese d'atto su campioni fisici di prodotto e di processo (su periodi di due ore da effettuarsi subito dopo la parte teorica).
Il tutto ha come obiettivo il cambiamento della logica operativa di base (mentalità).
Il progetto viene approvato con deliberazione della Giunta regionale del 15 aprile 1986, dopo essere stato esaminato in sede di VI Commissione consiliare.
Il progetto è a titolarità aziendale con la seguente ripartizione finanziaria: 40% a carico del Fondo Sociale Europeo, 40% a carico della legge n. 675 sulla riconversione industriale, 20% a carico dell'azienda.
Consapevoli delle caratteristiche particolari che questo progetto aveva, figlio di un accordo tra OO.SS. e Azienda, che poneva fine ad un periodo particolarmente delicato e significativo della vicenda economica e sociale della nostra Regione, con lettera del 3 giugno 1986 la Regione invitava Fiat, Unione Industriale, ISVOR Fiat e Segreterie regionali CGIL.
CISL. UIL a formare una Commissione avente come compiti: 1) di concordare i criteri generali con cui definire e procedere all'individuazione delle caratteristiche dei soggetti avviati a formazione 2) verificare il contenuto del programma formativo 3) verificare se il programma formativo si realizza secondo quanto è stabilito nelle domande di accesso al Fondo 4) verificare che al termine della formazione si realizzi la finalizzazione al lavoro Non è uno strumento previsto da alcuna legge quello di creare una Commissione di questa natura. Abbiamo ritenuto opportuno costituirla proprio per il significato che questa vicenda aveva.
La Commissione, accettata dalle parti in questione, si riuniva per la prima volta 1'11/9/1986, a quattro giorni dall'inizio dei corsi; in quella sede veniva illustrato il programma formativo con le caratteristiche sostanzialmente analoghe a quelle che ho ricordato precedentemente.
Su questo programma le OO.SS. hanno concordato le verifiche della realizzazione affinché si sia costantemente in grado di giudicare in tempo reale lo svolgimento dei corsi.
La Commissione mista nella riunione del 15 ottobre 1986 esaminava i problemi emersi in sede di corsi durante le assemblee delle OO.SS. e durante i colloqui avuti da rappresentanti della Regione con gli allievi dei corsi in cassa integrazione. I problemi sono sintetizzabili sostanzialmente nei seguenti: 1) utilità dei corsi al fine del reinserimento 2) rimborso delle spese di trasporto 3) invalidi 4) giudizio sulla legge n. 444.
Per quanto riguarda il primo punto, la contestazione sollevata da alcuni circa le modalità in cui sono strutturati i corsi, a loro dire non corrispondenti a veri e propri corsi di formazione (intendendo con questo termine un iter che con l'adeguata pratica consenta loro di inserirsi adeguatamente nelle lavorazioni a cui ciascuno è destinato), deve essere analizzata alla luce della corrispondenza del corso al progetto presentato ed approvato. Cioè non si può emettere oggi un giudizio diverso da quello che si poteva emettere quando il progetto è stato presentato, considerate le finalità e le caratteristiche che il progetto stesso aveva dichiaratamente fin dall'inizio.
In sedé di Commissione questo problema veniva discusso e Regione e OO.SS. richiedevano alla Fiat di indicare, almeno 15 giorni prima della fine del corso, la destinazione nella mansione del processo produttivo all'atto del rientro.
La Fiat rispondeva avanzando difficoltà di previsioni. Il problema sarà comunque ripresentato e ridiscusso nella riunione della Commissione mista prevista per lunedì prossimo 22 dicembre 1986 e cioè siamo come Regione impegnati a sostenere fino in fondo la coerenza dello svolgimento dei corsi rispetto al progetto presentato.
Il problema dei trasporti sembra essere in fase di soluzione; sono già state esaminate informalmente le varie ipotesi tecniche nel cui ambito si sceglierà la soluzione definitiva nella riunione della Commissione stessa del 22 dicembre.
Per quanto riguarda il problema degli invalidi, vediamo che un'alta percentuale di essi è presente ai corsi poiché, anche per questi invalidi la Fiat afferma di aver previsto specifici inserimenti: la partecipazione appare opportuna.
Un ulteriore problema è costituito da coloro che sono in età pensionabile: da un calcolo effettuato sulla base delle comunicazioni di inizio del primo corso, ben 117 su 232 allievi hanno compiuto i 50 anni tuttavia il rientro è d'obbligo per far acquisire loro il diritto alla pensione.
In conclusione: il punto di riferimento per tutte le parti resta la Commissione mista e si sono invitati costantemente i lavoratori in Cassa Integrazione a far riferimento alle organizzazioni sindacali come legittimi rappresentanti dei lavoratori stessi nonché firmatari dell'accordo e da parte delle organizzazioni sindacali obiezioni formali e sostanziali allo svolgimento dei corsi non sono mai finora pervenute; d'altra parte le organizzazioni sindacali siedono al tavolo della Commissione mista.
E' indubbio che la verifica finale dovrà essere fatta a seguito degli inserimenti lavorativi: a tutt'oggi si è concluso il corso per il primo gruppo di 232 lavoratori e gli stessi sono già stati inseriti nei vari stabilimenti.
In seguito a notizie si può presumere che il numero delle persone che termineranno i corsi sarà intorno alle 1.200 - 1.400 unità a fronte delle 3.500 inizialmente previste: questo a seguito di tutti i rapporti di natura sindacale e personale che sono in atto fra aziende e lavoratori; l'impegno per la conclusione dei corsi rimane previsto per il giugno 1987.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.



AMERIO Mario

Purtroppo non ho potuto ascoltare tutta la risposta dell'Assessore che comunque ringrazio per la tempestività. Chiedo se è possibile avere il testo della risposta in modo da poterlo meglio valutare.
Noi abbiamo sottoposto un problema che non so se e in quale misura è stato portato dalle organizzazioni sindacali nella sede della Commissione mista che, convengo con l'Assessore, resta il punto di riferimento per la gestione di questa vicenda. E' un problema avvertito con acuta sensibilità dai lavoratori in cassa integrazione, dai frequentanti i corsi e dal coordinamento dei cassaintegrati che in più occasioni hanno chiesto alle forze politiche, credo anche all'Assessorato, di poterlo incontrare. Cosa che finalmente è avvenuta.
Diciamo le cose come sono. La Fiat aveva deciso di sgomberare il terreno dalla vicenda dei cassaintegrati storici e lo ha fatto senza andare troppo per il sottile sul piano della qualità dei corsi, della predisposizione e della preparazione al rientro, a quanto si vede neanche tanto per i rientri veri e propri, i quali avvengono spesso in reparti staccati o predisposti al momento per far lavorare questi lavoratori qualche reinserimento vero ci sarà forse nelle fasce superiori, ma normalmente è così.
Il Sindacato, ottenuti i rientri, non ha avuto la forza di contrattarne i percorsi, la qualità, la formazione. L'accordo sostanzialmente escludeva la Regione.
Ora bisognerebbe cercare di recuperare il problema relativo alla gestione del secondo modulo CEE dei corsi. Il secondo modulo è quello di 20 giorni, ultimamente mi pare di 15, ed è propedeutico al rientro vero e proprio, cioè al reinserimento sul posto di lavoro.
La Fiat non dice fino all'ultimo minuto dove questi lavoratori andranno a lavorare, quindi non sappiamo se il secondo modulo è o non è orientato al posto di lavoro in cui i lavoratori opereranno e se c'è il modo di controllarlo.
Ho sentito che il problema dei trasporti è in via di soluzione e va bene. Anche se quella dei rientri Fiat è una grande occasione mancata sul piano della formazione, non mi pare che si.possa pretendere che si facciano le cose che sta facendo la Wolkswagen o altre imprese che invece attribuiscono alla formazione propedeutica al rientro grande importanza considerandola un investimento nei confronti delle imprese e dei lavoratori. Così non è stato. Non lo recuperiamo qui adesso. L'accordo è quello che è. E' possibile però ancora intervenire per lo meno per contenere gli aspetti più dequalificanti di questa esperienza, come i trasporti e il problema degli invalidi, questioni che possono alleviare la condizione dei lavoratori, per assicurare, almeno nella fase finale dei corsi, un raccordo tra la fase conclusiva e il posto di lavoro dove il cassaintegrato verrà reinserito.
La Commissione mista dovrebbe operare in questa direzione dando udienza anche ai lavoratori e al loro,coordinamento. E' vero che il soggetto contrattuale rimane indiscutibilmente il Sindacato, dobbiamo per comprendere che la condizione psicologica di questi lavoratori e del loro coordinamento è una condizione particolare. E' dovere di una istituzione come la Regione tenere un rapporto che in questa vicenda consenta ai lavoratori di sentire in tono minore gli effetti di una lunga discriminazione che ha pesato dal momento della formazione delle liste e che, per la scarsa qualità dei corsi, per lo scarso interesse della Fiat ai rientri, pesa ancora.
Questo ci pare essere un dovere della Regione che si trova a gestire scarsi spazi, che sono appunto quella parte di contrattazione tra le parti sociali, che il peso reale della Fiat ha lasciato a disposizione dell'Ente pubblico.
Leggerò volentieri la risposta in modo da poterla meglio valutare.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Interpellanza dei Consiglieri Avondo, Guasso e Bontempi inerente l'applicazione della legge n. 40/84


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza presentata dai Consiglieri Avondo, Guasso e Bontempi inerente l'applicazione della legge n. 40/84.
Risponde l'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore al personale

In relazione all'interpellanza del 28 ottobre proposta dai Consiglieri Avondo, Guasso e Bontempi in merito alla sentenza del TAR. si forniscono i seguenti elementi di risposta.
La vicenda presa in esame della sentenza citata, ormai nota a tutti può essere così sinteticamente riassunta.
L'accordo nazionale di lavoro per i dipendenti delle Regioni siglato al mese di giugno 1983 aveva quale decorrenza 1'1 gennaio 1983. Peraltro, il suo recepimento è avvenuto con la L.R. n. 40 entrata in vigore il 6 settembre 1984, ma con effetto retroattivo, almeno per gli istituti di carattere economico dall'1 gennaio 1983. Peraltro nelle more dell'approvazione della legge che - come è noto - non fu rapida, la Giunta regionale da un lato ritenne opportuno, attraverso appositi provvedimenti erogare a tutto il personale degli acconti sui futuri miglioramenti derivanti dall'applicazione del contratto, dall'altro continuò ad erogare fino all'applicazione del contratto conseguente all'entrata in vigore della citata L.R. n. 40/84 le retribuzioni sulla base della normativa derivante dal vecchio contratto ancora in vigore in quel momento.
In tale situazione si inserisce il discorso relativo alla progressione economica per classi e scatti. Infatti, fino all'applicazione del contratto di cui si è detto, l'Amministrazione regionale continuò ad applicare tale istituto essendo questo vigente in quel periodo; per contro, così come espressamente previsto dall'accordo nazionale, tale progressione economica venne abrogata a decorrere dall'1/1/1983 e sostituita con il cosiddetto "salario di anzianità".
Stabilita la posizione economica dei dipendenti attraverso le deliberazioni di inquadramento nelle qualifiche funzionali ai sensi della citata L.R. n. 40/84, la Regione ovviamente decise di provvedere al conguaglio tra quanto erogato nel periodo 1/1/1983 ed il novembre 1984 (quando, cioè, si iniziò il pagamento delle retribuzioni in base al nuovo contratto) e quanto dovuto in base alla nuova normativa (che si ricorda aveva effetto retroattivo a decorrere dall' 1/1/1983) stabilendone nell'ipotesi di conguaglio negativo le modalità di recupero.
Con ricorso depositato il 5/3/1986 circa 150 dipendenti regionali hanno adito il TAR piemontese chiedendo da un lato l'annullamento della deliberazione del 26/11/1985 con cui la Giunta regionale ne aveva determinato la posizione giuridica ed economica ai sensi della L.R. n.
40/84, dall'altro l'accertamento del diritto dei ricorrenti a recepire il pagamento delle classi e scatti di anzianità maturati nel periodo 1/1/1983 6/9/1984, chiesti in restituzione per quel periodo e non più pagati sugli stipendi successivi a tale data.
Con la sentenza n. 443/86 di cui alla presente interpellanza il TAR piemontese ha deciso di accogliere il ricorso e per l'effetto di annullare le deliberazioni impugnate nella parte in cui le stesse dovessero determinare il recupero di somme già corrisposte ai dipendenti. Il Tribunale, infatti, pur considerando che per il periodo in contestazione non si potesse dare luogo ad una sommatoria di benefici e che pertanto l'applicazione del nuovo sistema di valutazione dell'anzianità fosse applicabile solo in sostituzione del vecchio sistema fondato su classi e scatti e non ovviamente in aggiunta, ha ritenuto applicabile, nella fattispecie in esame, il principio di carattere generale secondo il quale la ripetizione di somme corrisposte ai dipendenti di una pubblica amministrazione risulta illegittima per eccesso di potere allorquando tali dipendenti abbiano maturato la ragionevole convinzione di avere diritto a determinati emolumenti e questi siano stati riscossi in buona fede.
Il TAR ha pertanto affermato che nel caso in cui "dalle operazioni di inquadramento ex L.R. n. 40/84" dovesse evidenziarsi una situazione debitoria di qualche dipendente nei confronti dell'Amministrazione regionale, se cioè dovesse risultare che a qualche dipendente siano state erogate (complessivamente nel periodo 1/1/1983 alla data di inquadramento) delle somme superiori al dovuto (rispetto a quelle spettanti a seguito dell'applicazione del nuovo contratto) tali somme erogate in più non possono essere recuperate in applicazione del sopraccitato principio in merito alla ripetibilità delle somme percepite in buona fede.
In applicazione di tale principio il Tribunale ha espressamente affermato che "in sostanza quindi l'Amministrazione è tenuta a rideterminare la posizione giuridica ed economica di ciascun dipendente applicando il nuovo accordo recepito con la L.R. n. 40/84 con le decorrenze fissate dalla nuova normativa, ma non può procedere all'eventuale recupero di somme già erogate in più rispetto al dovuto per mancanza di necessari presupposti, .., che, anzi, se recupero c'è già stato nei confronti di qualche dipendente, agli stessi vanno restituite le somme così illegittimamente trattenute".
In altre parole con la citata sentenza n. 443/86 il Tribunale ha confermato la scelta operata dall'Amministrazione regionale di procedere al conguaglio tra quanto effettivamente erogato ai dipendenti nel periodo anteriore ai nuovi inquadramenti e quanto dovuto in base all'applicazione del nuovo contratto di lavoro, peraltro stabilendo, nell'ipotesi di conguagli che comportino un saldo negativo, ossia una posizione debitoria dei dipendenti nei confronti dell'Ente, che tali somme non possono essere recuperate in quanto percepite in buona fede.
Il tenore letterale di tale sentenza peraltro ha suscitato notevoli perplessità interpretative soprattutto in merito al fatto che l'Amministrazione regionale debba restituire le somme delle quali si è tenuto conto al momento dell'effettuazione delle operazioni di conguaglio percepite a titolo di scatti e classi per il periodo anteriore all'entrata in vigore della legge di recepimento del contratto. Inoltre, la sentenza appare essere andata ben oltre i contenuti dei provvedimenti impugnati: infatti dalle delibere di inquadramento non discendono in via immediata e diretta i cosiddetti "conguagli negativi", limitandosi queste a determinare esclusivamente lo stipendio spettante in base al nuovo contratto. E tale situazione non può ovviamente che generare ulteriore confusione rispetto ad una vicenda che, quanto meno sotto il profilo processuale, si presenta ingarbugliata in modo tale da rendere estremamente difficili anche eventuali soluzioni di carattere amministrativo.
In ordine alla medesima sentenza è importante inoltre segnalare che questa si appalesi viziata da un evidente travisamento dei fatti, oggetto di causa, da parte del Giudice di primo grado laddove ha posto a fondamento della propria decisione un preteso errore dell'Amministrazione regionale nella corresponsione delle somme a titolo di classi e scatti, mentre tale corresponsione era espressamente prevista da una norma rimasta in vigore fino al 6/9/1984 allorquando, a seguito dell'entrata in vigore della L.R.
n. 40/84, venne abrogata con effetto retroattivo dall'1/1/1983. In un primo tempo, pur in presenza delle descritte difficoltà di carattere sia interpretativo che gestionale, l'Amministrazione regionale ritenne di poter far passare in giudicato la pronuncia del TAR non proponendo appello e dandone esecuzione nel senso - che, si ripete, appare essere l'unico fondato - di non recuperare le eventuali somme dovute dai dipendenti a seguito delle operazioni di inquadramento ex L.R. n. 40/84. Questo orientamento venne ritenuto, da parte delle organizzazioni sindacali e di alcuni dipendenti, in contrasto con quanto disposto dal TAR.sulla base dell'affermazione che l'organo giurisdizionale abbia condannato la stessa anche alla restituzione delle somme in questione.
In tale situazione, anche al fine di chiarire esattamente quale sia il comportamento più conforme alla legge e ai principi giurisprudenziali in materia, la Giunta regionale è pervenuta alla conclusione della necessità di interporre appello al Consiglio di Stato avverso la sentenza del TAR di che trattasi. Contestualmente si ritiene da un lato di dover confermare che le operazioni di inquadramento ex L.R. n. 40/84 comportino necessariamente un conguaglio tra quanto percepito (a decorrere dall'1/1/1983) dai dipendenti e quanto agli stessi dovuto in occasione del contratto recepito con tale legge (principio che si ritiene affermato dalla pronuncia del TAR laddove esclude la possibilità di una sommatoria di benefici derivanti da due contratti diversi), dall'altro, in applicazione del dispositivo della medesima pronuncia, per contro, di non recuperare (si noti: per tutti i dipendenti e non solo per i ricorrenti) l'eventuale somma dovuta dal personale in caso di saldo negativo. A tal proposito occorre precisare come le somme dovute dal personale a titolo di conguaglio negativo ammontano a circa L. 358 milioni (mentre qualora l'Amministrazione regionale dovesse procedere alle restituzioni sopraccitate l'intera operazione comporterebbe un costo pari a circa L. 1 miliardo 220 milioni). Inoltre, in risposta al punto dell'interpellanza relativa alla presunta responsabilità di dirigenti regionali in merito, si osserva che, contrariamente a quanto affermato dalla decisione del TAR del Piemonte, nella fattispecie in esame non vi sia stato errore nella corresponsione di determinate somme da parte dell'Amministrazione regionale ai propri dipendenti in quanto, come si è già visto, tale corresponsione è avvenuta sulla base di un'espressa previsione di legge in quel momento in vigore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Ringraziamo l'Assessore per la risposta, della quale gradiremmo avere copia scritta.
Tale questione si colloca all'interno di una fase (l'interpellanza è datata 28 ottobre 1986) posteriore, ma non immediatamente, alla sentenza del TAR. fase in cui da parte nostra non era possibile conoscere se la Giunta regionale intendeva resistere presso il Consiglio di Stato rispetto a questa sentenza.
Nel merito la risposta dell'Assessore è molto ampia e articolata, per deve essere chiarita una questione che non abbiamo colto nella risposta dell'Assessore e cioè l'applicazione da parte dell'Amministrazione della sentenza del TAR. In sostanza vorremmo comprendere se questa applicazione riguarda tutti i dipendenti oppure se si riferisce soltanto ai conguagli negativi.



CARLETTO Mario, Assessore al personale

Si riferisce solo ai conguagli negativi.



AVONDO Giampiero

Naturalmente è estesa a tutti i dipendenti, anche a coloro che non hanno ricorso. Questa era la questione che volevamo porre, diversamente si sarebbe corso il rischio che presentassero altro ricorso coloro che non 1o avevano fatto prima.
Detto questo, non ci resta che leggere attentamente la risposta dataci dall'Assessore. Ci rammarichiamo comunque del fatto, che certo è il derivato di tante cose, che ancora una volta si è verificata l'esigenza da parte del personale, giustamente o ingiustamente è una questione che non ci interessa in questo momento, di ricorrere ad organismi diversi da quelli preposti alla normale contrattazione.
Ci auguriamo quindi che cose di questo genere non si ripetano, nel senso che, al di là di quella che sarà la sentenza del Consiglio di Stato che speriamo sia diversa rispetto a quella del TAR. tale questione deve essere affrontata in termini più corretti rispetto ai rapporti tra l'Amministrazione regionale e i dipendenti della Regione.


Argomento: Informazione

Interrogazione del Consigliere Nerviani relativa ad una televisione privata che oscura il segnale della Televisione della Svizzera italiana


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione presentata dal Consigliere Nerviani relativa ad una televisione privata che oscura il segnale della Televisione della Svizzera italiana.
Risponde il Presidente della Giunta regionale, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

E' una risposta relativamente interlocutoria, ma dovuta, stante l'affanno e l'attenzione che il mondo novarese rivolge attraverso il collega Nerviani a questo problema.
Il Consigliere Nerviani lamenta interferenze da parte di una emittente televisiva lombarda sui programmi diffusi dalla Televisione della Svizzera italiana per quanto riguarda la zona del Novarese. In proposito debbo assicurare di avere immediatamente segnalato il problema al Circolo Costruzioni presso l'Amministrazione postale, competente per i controlli in materia di emittenza radiotelevisiva; ho richiesto quali provvedimenti quell'ufficio può assumere o quali sedi possano essere eventualmente interpellate per garantire ai teleutenti la corretta visione dei programmi di tale televisione.
Devo peraltro far notare che anche l'inconveniente segnalato dal Consigliere è di per sé figlio di una certa situazione di incertezza ed anarchia nella quale versa il sistema radiotelevisivo. Manca ad oggi una chiara normativa; l'ultimo riferimento valido risale al dicembre 1984 allorquando il decreto sulle disposizioni urgenti in materia di trasmissioni radiotelevisive si limitò a confermare (art. 3), il divieto per l'emittente privato di determinare situazioni di incompatibilità con i pubblici servizi. Fu la conferma di precedenti normative, in, base alle quali in buona sostanza godono di protezione da turbative esclusivamente gli impianti di modulazione di frequenza e di televisione dei programmi nazionali regolarmente dati in concessione o comunque autorizzati.
Mi auguro comunque che il Circolo Costruzioni possa al più presto fornirci indicazioni utili per rendere ancora più concreto il nostro interessamento che comunque viene costantemente svolto con tutto l'impegno dovuto e posso assicurare che lo è in effetti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Devo innanzitutto precisare che l'interrogazione che ho presentato al Presidente della Giunta si faceva interprete dell'opinione pubblica espressa attraverso il settimanale locale "Il Corriere di Novara" ed era posta in termini di conoscenza, perché non si sentiva il sottoscritto di manifestare accuse quando non si conosceva la fondatezza, la correttezza la legittimità della posizione assunta da alcuni telespettatori.
Certamente, nella zona del Novarese il disagio per questo impedimento nella ricezione del segnale della Televisione della Svizzera italiana è consistente e pertanto credo sia compito nostro segnalare anche questi momenti di relativa turbativa fra i cittadini delle nostre zone.
La risposta ricevuta dal Presidente Beltrami, che è interlocutoria denota tuttavia l'assolvimento del compito di reperire notizie e di stabilire con esattezza quelli che sono, come ho scritto nell'interrogazione, non solo i diritti dei telespettatori, ma anche di coloro che producono programmi radiotelevisivi sul nostro territorio.
Si sta ricercando la verità e quindi le strade giuste per uscire da questo conflitto, talvolta antipatico, che si è manifestato nella zona del Novarese. Questa mattina giunge la notizia che la Televisione della Svizzera italiana ha preso una posizione sull'argomento che, se ho capito bene leggendo il testo che è stato trascritto su "Il Corriere di Novara" di oggi, non è una posizione di grave censura nei confronti della televisione privata che è al centro dell'interrogazione. Si dice soltanto, come ha detto il Presidente, che vi è molto disordine (peraltro lo sappiamo) in questo settore e che bisognerà attendere una definizione precisa della normativa sull'uso delle televisioni locali in Italia. Quindi restiamo in attesa della risposta del Presidente e soprattutto di questa nuova normativa che dovrebbe mettere ordine nel settore della diffusione per via televisiva.
Colgo l'occasione, signor Presidente, per anticiparle una sollecitazione più seria, nel senso che è più competente alla Regione, che perverrà dai colleghi del Novarese, in particolare dal collega Avondo e dal sottoscritto, e che si riaggancia ad una iniziativa assunta un anno e mezzo fa quando si raccomandava un intervento presso la RAI perché tutto il Piemonte, ed in particolare la zona del Novarese che è totalmente esclusa sia in grado di ricevere i programmi della Rai 3 ed i programmi della Rai 3 Piemonte.
Perché insistiamo su questo punto? Perché da tempo è in corso un dibattito sulla piemontesità delle zone del Novarese. E' aperta una discussione che ritengo sufficientemente superficiale sull'appartenenza al Piemonte o alla Lombardia della terra novarese e ritengo che questa diatriba si possa facilmente sciogliere con un impegno a rendere più omogeneo il discorso culturale, economico, sociale e civile del nostro Piemonte con quello delle zone di confine, di periferia, di provincia come è la zona del Novarese. In effetti la mancanza di qualunque collegamento di qualunque informazione immediata e diretta con le nostre zone, che per altre zone avviene attraverso il TG3 ed i programmi della Rai 3, impedisce un raccordo più efficace, una possibilità di conoscere quanto avviene in Piemonte.
Ad un anno e mezzo di distanza, dopo le molte iniziative e sollecitazioni fatte dal Presidente, non si sono avuti ancora risultati concreti, quindi io e tutti i colleghi della provincia di Novara insistiamo perché la televisione piemontese della Rai arrivi nelle nostre terre. Se così non fosse, noi favoriremmo un processo dissociativo delle nostre zone processo che è già stato denunciato, su cui si sta dibattendo e che io ritengo estremamente banale, perché la storia ormai è segnata in un certo modo, ma che è facilmente suggestionabile dalla mancanza del raccordo auspicato fra provincia di Torino, provincia di Novara e Piemonte. Con questo ringrazio ancora per la risposta data all'interrogazione ma sollecito le raccomandazioni che ho fatto.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione del consigliere Staglianò inerente l'Ecosystem di Castagnole di Pontestura


PRESIDENTE

L'Assessore Maccari risponde infine all'interrogazione presentata dal Consigliere Staglianò inerente l'Ecosystem di Castagnole di Pontestura.



MACCARI Eugenio, Assessore alla tutela dell'ambiente

In relazione all'interrogazione del Consigliere Staglianò non risultano all'Assessorato richieste di autorizzazione di ripristino delle attività precedenti di smaltimento di rifiuti da parte dell'Ecosystem. Risulta comunque che in riferimento all'ordinanza del Presidente della Giunta regionale di sgombero dei rifiuti stoccati presso lo stabilimento di Pontestura, la ditta ha prospettato alla Provincia di Alessandria la possibilità di termodistruggere nel proprio impianto i rifiuti ivi presenti, sulla base dei risultati della perizia predisposta dal Collegio nominato dal Pretore di Casale la quale giudica l'impianto adatto alla termodistruzione purché regolarmente condotto.
Tale eventualità è stata però fermamente contrastata dal Comune di Pontestura il quale è contrario alla riapertura degli impianti per qualsivoglia motivo. Informo l'assemblea che nel frattempo è stato dato mandato all'ufficio legale di procedere contro l'Ecosystem per mancata osservanza dell'ordinanza di sgombero.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Voglio interpretare il silenzio dell'Assessore in merito alla seconda domanda che ponevo, cioè qual è l'orientamento della Giunta in merito all'eventualità di una richiesta di nuova autorizzazione allo smaltimento dei rifiuti da parte dell'Ecosystem, come indisponibilità da parte dell'Assessorato a riaffidarlo nelle mani di una ditta che si è resa responsabile di uno dei crimini più gravi che si possono commettere, cioè quello di avvelenare l'acquedotto di 50.000 persone. Voglio pensare che nei confronti di costoro non ci possa essere più alcuna fiducia da parte della Giunta regionale. In verità, ho letto dai giornali che la richiesta è stata avanzata da parte dell'Ecosystem (cito "Stampa Sera" del 17 ottobre: "l'Ecosystem S.p.A. potrà riprendere l'attività di smaltimento rifiuti se sarà rilasciata la necessaria autorizzazione amministrativa").
Prendo atto con piacere che agli uffici non risulta nessuna autorizzazione richiesta al riguardo ed auspico che ci sia da parte dell'Amministrazione regionale un controllo molto attento su ogni passo futuro. Ha fatto bene l'Assessore a richiamare l'opposizione del Comune di Pontestura ad un eventuale rinnovo. A noi arrivano segnali di allarme da parte della popolazione locale che vede un po' troppo movimento intorno agli stabilimenti dell'Ecosystem: non vorremmo che tutto questo gran da fare prefiguri un riavvio delle attività prima che la Magistratura abbia accertato ogni responsabilità sull'inquinamento dell'acquedotto di Casale e prima che sia stato fatto quell'indispensabile risanamento ambientale determinato da una prolungata attività di inquinamento perpetrata dall'Ecosystem, come abbiamo dovuto discutere nella primavera di quest'anno.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Croso, Dameri, Pezzana, Ratti e Sestero.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 9 dicembre 1986 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma della L.R. 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale

Argomento:

d) Dichiarazione di decadenza


PRESIDENTE

Comunico infine che il signor Gian Maria Gagna è da considerarsi decaduto dalla carica di Revisore dei Conti del Museo Ferroviario.


Argomento: Problemi energetici

Comunicazioni della Giunta regionale in ordine alla Conferenza nazionale sull'energia


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni della Giunta regionale", la parola all'Assessore Maccari per la comunicazione in ordine alla Conferenza nazionale sull'energia.



MACCARI Eugenio, Assessore all'energia

Come è noto la Conferenza nazionale sull'energia si svolgerà dal 21 al 25 gennaio a Venezia.
Tale Conferenza sarà articolata su , tre giornate di lavoro: la prima giornata sul fabbisogno energetico e sugli aspetti di ordine economico; la seconda giornata sull'impatto ambientale e sanitario; la terza giornata sugli aspetti normativi e istituzionali.
Nella riunione con i Ministri Zanone e Mammì, la Presidenza dell'ANCI dell'UPI e la Conferenza delle Regioni, su indicazione dei Ministri, si è concordato che nella prima giornata non vi siano interventi di Enti locali o di associazioni. Nella seconda giornata dovrebbe esserci un intervento da parte dell'ANCI, dell'UPI e delle Regioni sull'impatto ambientale o sulla valutazione del progetto ambiente dell'ENEL che può essere o un documento unitario dei tre livelli territoriali oppure un intervento diversificato per ogni livello. Nella terza giornata relativamente agli aspetti normativi e istituzionali sono previsti due interventi delle Regioni: uno per la parte nucleare e uno per la , parte relativa al risparmio energetico. In più dovrebbero esserci, con possibilità di tribuna, un paio di interventi da parte dell'ANCI, fatti da Sindaci interessati a insediamenti di grandi impianti.
Alla Conferenza saranno invitati i Presidenti delle assemblee regionali e i Presidenti delle Giunte regionali. Per il momento non si ha notizia di altre possibilità di assistere all'assemblea con altre qualifiche.
In relazione ai lavori della Conferenza, le Regioni hanno avviato un processo di lavoro attraverso tre Commissioni: una Commissione, composta dalle Regioni Lazio, Emilia Romagna, Lombardia e Piemonte, che sta elaborando un documento sul nucleare il cui coordinamento è affidato alla Regione Lazio.
A un secondo gruppo che lavora alle centrali termoelettriche tradizionali e più ampiamente alla valutazione di impatto ambientale partecipano la Toscana, la Liguria, la Calabria, la Puglia, il Lazio e il Friuli Venezia Giulia; il coordinamento è affidato alla Regione Toscana.
Un terzo gruppo lavora sul risparmio e vi partecipano Toscana Lombardia, Veneto, Marche, Sicilia, Province di Trento e Bolzano, sempre coordinato dalla Toscana.
Da questi lavori di Commissione verranno tre documenti, probabilmente con una sintesi unitaria delle posizioni delle Regioni, che costituiranno la posizione delle Regioni nei confronti della Conferenza. A questi documenti che potranno avere luce sul piano unitario, se non si raggiunge un'unitarietà delle Regioni con posizioni diverse, sono possibili aggiunte di documenti particolari delle singole Regioni o documenti specifici su qualcuno dei tre argomenti.
Questa documentazione, di cui farebbe parte il documento o i documenti che saranno elaborati dall'assemblea regionale piemontese qualora non si raggiunga una sintesi unitaria delle posizioni che emergono in Consiglio fa parte della documentazione scritta che viene trasmessa alle Commissioni della Conferenza e al Ministero dell'Industria. Non ci sono ancora documenti elaborati su piano nazionale. I Gruppi regionali stanno lavorando. Sono previste riunioni ancora per il 29 dicembre e dalle ultime notizie avute dalla riunione che si è svolta ieri a Firenze, dopo la riunione del 29, si dovrebbe arrivare verso il 10 gennaio a disporre della documentazione finale.
La Regione Piemonte come affronta questo problema? E' stata elaborata da parte della Giunta una bozza di documento consegnata alla VII Commissione martedì scorso, articolata in vari capitoli: uno relativo alla Conferenza, uno relativo al risparmio energetico e alle fonti rinnovabili, uno relativo al progetto ambiente dell'ENEL e più ampiamente alla valutazione dell'impatto ambientale, uno sull'energia idroelettrica, uno relativo al ciclo nucleare che va a considerare tutte le attività nucleari che esistono sul territorio piemontese, uno sulla centrale E. Fermi, uno sulla prevista centrale di Trino 2, uno ancora in via di elaborazione, relativo all'Ignitor, che sarà aggiunto, anche in relazione al convegno che si è svolto sabato a Torino.
Come ha già informato il Presidente del Consiglio, la Commissione competente, in relazione a questo documento, ha deciso di consultare CISPEL. ANCI, URPP il 9 gennaio e di portare l'argomento in discussione in una seduta di Commissione il 13 gennaio e successivamente in assemblea.
Nel contempo mi corre l'obbligo di comunicare all'assemblea, anche su richiesta emersa in Commissione, la posizione della Giunta rispetto all'ordinanza del TAR.
Come noto, l'ordinanza del TAR ha sospeso i lavori del cantiere di Leri Cavour e il ricorso presentato dall'ENEL al Consiglio di Stato dovrebbe dar luogo alla discussione e alla sentenza domani 19 dicembre.



STAGLIANO' Gregorio Igor

E' un record. E' la prima volta che succede una cosa del genere.



MACCARI Eugenio, Assessore all'energia

La Giunta non ha presentato ricorso al Consiglio di Stato, quindi si rimette a quelle che saranno le determinazioni che il Consiglio di Stato riterrà di assumere in relazione al pronunciamento del TAR.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, si era convenuto che le dichiarazioni rese dalle varie parti politiche in Consiglio fossero estremamente ridotte in quanto nella Commissione competente inizierà una serie di consultazioni secondo il calendario che vi ho letto, quindi si svolgerà il dibattito finale in Consiglio prima del 21 gennaio.
Dopo le comunicazioni dell'Assessore Maccari, sono aperte le dichiarazioni dei Consiglieri.
La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Siccome in Commissione non c'è stata l'unanimità del consenso sulla procedura, nel senso che si è svolto un dibattito nel quale si è rilevata una serie di inadempienze, ad esempio sul fatto che sulla ordinanza del TAR non ci fosse stata una tempestiva, esplicita e chiara comunicazione sull'atteggiamento che la Giunta intende assumere, questo ha lasciato un vuoto di valutazione politica rispetto a quell'ordinanza, vuoto parzialmente supplito, in questo momento, sia pure con ritardo dall'Assessore Maccari.
L'altro elemento è che di fatto si va alla Conferenza attraverso un processo di costruzione delle decisioni da parte delle Regioni che a me pare molto incerto e non soddisfacente.
Anche l'intensificarsi delle procedure del dibattito all'interno del Consiglio mi pare molto limitato. Ho già detto in Commissione che i tempi cosa come sono stati programmati, sono talmente stretti che non rendono oggettivamente possibile un dibattito se non in modo molto affrettato ed inevitabilmente superficiale.
Tanto valeva che la Giunta si assumesse le sue responsabilità, che portasse le sue posizioni all'interno della Conferenza, visto che il Consiglio non aveva avuto sufficienti spazi, tempi e strumenti per procedere.
Non ho capito che cosa significa "sentire le rappresentanze degli Enti locali".
Questo non è soltanto un problema che riguarda gli Enti locali, ma è un problema più vasto che riguarda la società, gli interessi, le posizioni quindi è giusto che le consultazioni vengano ampliate ad alcune realtà sociali che sono state protagoniste, nel bene e nel male, e che hanno il diritto di essere consultate.
Faccio però una valutazione di fondo. Il Consiglio ha scelto di affrettare i tempi del dibattito, rendendolo soltanto formale, come è avvenuto anche gli altri anni; l'anno scorso ci siamo riuniti tra Natale e fine anno a discutere del nucleare; non si capisce perché i tempi debbano essere ristretti soltanto nel mese di gennaio.
Questa decisione presa dalla Commissione solo formalmente e non sostanzialmente risponde al problema di un serio e responsabile dibattito da tenersi prima della Conferenza del 21 gennaio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Petrini.



PETRINI Luigi

Signor Presidente, colleghi, ci trova concordi la comunicazione e anche l'analisi fatta l'altro ieri in VII Commissione dall'Assessore Maccari che la Conferenza nazionale per l'energia è un'occasione di primaria importanza per acquisire necessari elementi di una valutazione su di una tematica come ricordava il collega Reburdo, così ampia, complessa, articolata, e soprattutto contrastata, quale quella energetica in generale e nucleare in particolare.
Ciò che maggiormente preoccupa è il non aver acquisito uno spazio di coinvolgimento attivo per le autonomie locali a livello di Conferenza nazionale. Infatti non siamo stati interessati dal questionario nazionale diffuso dal Ministero dell'Industria ed essendo stata impostata la Conferenza come momento di dibattito e di confronto eminentemente tecnico in tale sede difficilmente le Regioni potranno esprimere un ruolo e soprattutto garantire una presenza particolarmente incisiva, anche se a livello nazionale, come ricordava l'Assessore Maccari, è comunque garantita la possibilità di interventi degli Enti locali atti soprattutto ad esprimere adeguatamente le varie posizioni presenti a livello delle autonomie locali.
Le Regioni italiane, soprattutto le quattro che ospitano o ospiteranno centrali nucleari (Lazio, Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna), stanno definendo una posizione comune in vista della Conferenza nazionale dell'energia. Infatti al Governo chiedono , già sin d'ora di evidenziare i temi e le problematiche finora assenti dal questionario e di presentare specifiche proposte di intervento che le Regioni interessate potranno elaborare sulla base della loro esperienza e delle informazioni che saranno acquisite.
L'Assessore Maccari ha comunicato che i tre gruppi di lavoro interregionali proporranno, se ho ben capito, una posizione comune delle Regioni alla Conferenza. Questo documento sarà bene verificarlo in sede piemontese non appena sarà a mani dell'Assessore o dell'Assessorato comunque prima della Conferenza nazionale del 21 gennaio.
La VII Commissione ha iniziato martedì scorso l'esame del documento della Giunta in ordine alla prossima Conferenza per l'energia, presentato dall'Assessore Maccari.
Si è avviato così un confronto sulla elaborazione di una posizione comune della Regione Piemonte per la Conferenza nazionale. Saranno consultati venerdì 9 gennaio diversi soggetti delle autonomie locali, dopo di che la VII Commissione esaminerà i risultati di questo lavoro e rassegnerà le sue conclusioni all'aula. Questa elaborazione comune tra Giunta e Commissione del come atteggiarsi credo, collega Reburdo, sarà un documento aperto a°tutti e a tutte le considerazioni, e non potrebbe essere diversamente. Di questo, quindi, ne riparleremo prima in Commissione martedì 13 e poi nuovamente in aula verso il 15 gennaio, pur nel poco tempo che ancora resta alla effettuazione della Conferenza nazionale.
Mentre al Ministero dell'Industria si esaminano le risposte ai questionari e mentre le Commissioni, di cui la Conferenza articolerà le proprie analisi sotto la presenza di personalità qualificate come Baffi Elia e Veronesi, si accingono a lavorare, sarebbe opportuno - a nostro avviso - ridurre l'intensità delle polemiche tra nuclearisti e antinuclearisti, a partire dal fatto che la nostra cultura industriale deve impegnarsi coralmente in un grande sforzo di ricerca all'interno di un segmento mentale e strutturale che ha due poli: allo sviluppo non si pu rinunciare e non possiamo continuare a distruggere l'ambiente.
Viceversa, l'inasprirsi di una divisione come quella a cui stiamo assistendo tra chi si preoccupa solo ed esclusivamente del dato energetico ignorando l'ecologia, e chi antepone autocontraddicendosi solo le ragioni dell'ambiente, peggiora l'attuale situazione, perché non aiuta a mettere a fuoco in termini quantitativi i dati della questione ed inietta troppa retorica nella fase preliminare della Conferenza, retorica che poi sarà difficile smaltire durante il dibattito che potrebbe risultare per tale ragione astratto e pletorico insieme, cosa di cui non c'è affatto bisogno nel nostro Paese, mentre è sempre più indispensabile definire un rapporto equilibrato tra sviluppo industriale ed ecologia, che sta diventando progressivamente la sfida più radicale del nostro tempo.
Ciò che maggiormente preoccupa, inoltre, in questo particolare momento è che si recuperi il ruolo delle Regioni con la loro partecipazione nelle scelte energetiche. Infatti, 1! energia non può rimanere una rigida ed esclusiva competenza dello Stato, dei tre enti energetici di Stato (ENEL.
ENEA ed ENI) quali unici attori sulla scena energetica. Quindi anche in questo senso va il nostro invito al governo regionale, in modo particolare all'Assessore Maccari, per far consolidare per le Regioni italiane, non solo un ruolo di dignità, ma soprattutto di concorso alle scelte di politica energetica nazionale.
Infine, bene ha fatto la Regione a non opporsi alla sospensiva decisa dal TAR del Piemonte e di rimettersi ora a quelle determinazioni che la Magistratura Superiore riterrà di assumere, proprio nello spirito dell'invito che era stato espresso dal Consiglio regionale che i lavori al cantiere di Leri - Cavour avrebbero dovuto essere interrotti in attesa delle decisioni del Governo e del Parlamento a conclusione della Conferenza nazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Se tutto va bene, solo cinque giorni prima della Conferenza nazionale sull'energia, il Consiglio regionale potrà esaminare quello che bisognerà andare a dire. Non mi pare francamente una buona partenza; essendo stata decisa la Conferenza nazionale da molto tempo, davvero non mi pare giustificabile, in nessun modo, il ritardo con il quale ci si avvicina ad essa, e soprattutto il ritardo con il quale il Consiglio dovrà esaminare le proposte che verranno avanzate a nome del Piemonte.
Per il momento, signor Presidente, anche per stare a quanto è stato deciso nella Conferenza dei Capigruppo, non entro nel merito di quello che dovremmo dire a Venezia dal 21 al 25 gennaio: lo farò quando avremo finalmente l'onore di poterlo dire. Mi preme invece ora svolgere una semplicissima considerazione e formulare una proposta. La considerazione è presto detta. Su questo argomento (come su altro, ma stiamo a questo argomento), la Giunta regionale, appare costantemente scavalcata dagli eventi. Non viene esercitato nessun indirizzo politico, nessuna guida nessun governo dei fatti che la realtà produce. E su una realtà quale quella nucleare la colpa è moltiplicata.
Mi limito a questa semplice considerazione politica che mi pare inoppugnabile, rispetto alla quale, francamente, non riesco ad intravedere nessuna giustificazione. La Regione Piemonte su questo argomento non c'è non esiste. E' il TAR che deve fare quello che almeno il buon senso avrebbe suggerito al Consiglio e alla Giunta.
E vengo ora, signor Presidente, alla proposta, tanto per non tirarla per le lunghe. A me francamente pare temerario pensare di definire una posizione comune del Consiglio regionale, stante la situazione e il percorso scelto. Certo, noi valutiamo con favore la consultazione degli Enti locali; vorremmo però che venissero consultate anche tutte quelle associazioni e organismi sociali, come è stato già detto dal collega Reburdo, che sull'argomento hanno qualcosa da dire. Io mi domando se l'Assessore Maccari, il Presidente Croso e il Vicepresidente Petrini della VII Commissione, poveri loro!, faranno o meno la pausa natalizia e quella di Capodanno. Non riesco a capire quando queste consultazioni verranno fatte, con quale attenzione e con quale tensione. Staremo a vedere, ne giudicheremo gli esiti.
Dicevo però che mi pare temerario pensare di poter definire una posizione comune del Consiglio regionale, anche perché il Piemonte dovrebbe ospitare l'ultima centrale atomica italiana, stando agli scenari che si definiscono, alle mediazioni che si profilano, secondo il già famoso compromesso - Bodrato a cui si associa il comunista Borghini. Certo sappiamo che su questo versante ci sono gli irriducibili, ma noi non abbiamo mollato la presa, anche perché un milione di cittadini ha chiesto di pronunciarsi e la Corte di Cassazione non ha potuto che confermarlo nei giorni scorsi.
Poiché, quindi, il Piemonte dovrebbe ospitare questo poco accogliente dono, mi rivolgo a lei, signor Presidente, affinché si adoperi con ogni suo mezzo perché almeno un Consigliere per Gruppo rappresentato nel Consiglio regionale possa prendere parte alla Conferenza nazionale, possa quanto meno assistere e sentire. Ovviamente sarebbe auspicabile anche di poter esprimere le proprie posizioni, ma so che al riguardo non si può chiedere troppo! Certo che limitare la delegazione del Piemonte al numero previsto francamente mi pare inaccettabile per l'importanza che questo tema ha per la nostra comunità, per l'attenzione politica che ad essa, "obtorto collo" per molti, abbiamo dovuto dedicare e dovremo continuare a dedicare nei prossimi mesi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Da più parti è stato sottolineato il poco tempo a disposizione della Regione per preparare eventuali memorie, opportunamente qualificate, da presentare alla Conferenza sull'energia. Ricordo in proposito che il Gruppo comunista è stato il solo a presentare il 16 ottobre una specifica mozione sui criteri e le iniziative volte a preparare la nostra partecipazione alla Conferenza.
Sono trascorsi più di due mesi senza che questa nostra iniziativa sortisse alcun riscontro, salvo ora lamentare il poco tempo disponibile.
D'altronde, dalla comunicazione dell'Assessore emerge il dato preoccupante, già rilevato anche da altri, della pratica emarginazione delle Regioni e dell'intero sistema delle autonomie dalla preparazione della Conferenza e poi dal suo svolgimento. Una preparazione alquanto indefinita e tale da accentuare le preoccupazioni già espresse in precedenza circa l'esito cui potrà approdare la Conferenza stessa.
Tale emarginazione, emergente come dato di fatto e non più soltanto come mera supposizione, appare tanto più criticabile alla luce del particolare attacco, mosso in queste settimane dagli organi confindustriali contro i poteri delle Regioni, culminato nella richiesta di revisione delle procedure istituzionali che regolano l'insediamento degli impianti energetici.
Di fatto la richiesta è che si proceda ad un accentramento delle procedure decisionali, sopprimendo o comunque ridimensionando massicciamente i pareri delle comunità locali e il ruolo delle Regioni secondo una direttrice che nega il rapporto stretto esistente tra il metodo e i contenuti di governo di una materia a così alto impatto ambientale e sociale.
In tale contesto ci solleva qualche dubbio il fatto che il coordinamento del terzo gruppo di lavoro costituito dalle Regioni, per esaminare appunto i problemi normativi, sia stato assegnato ad altra Regione e non al Piemonte che a detta non soltanto nostra ha compiuto mediante in particolare la creazione del Comitato tecnico - scientifico un'esperienza innovativa e d'avanguardia sul terreno della sperimentazione di procedure di verifica d'impatto ambientale di un grande impianto elettronucleare. Il fatto che ciò sia stato trascurato significa evidentemente, che il Piemonte è andato via via perdendo ruolo ed immagine soprattutto per le manchevolezze del governo pentapartito che regge le sorti dell'Amministrazione regionale.
Anche in considerazione di tutto ciò riteniamo, a prescindere da quelli ',)che potranno essere gli esiti della Conferenza energetica nazionale sui quali nessuno è in grado di avanzare previsioni fondate, che occorre definire una posizione il più possibilmente autorevole da parte del massimo organo rappresentativo della Regione Piemonte: il Consiglio.
Con tale intendimento abbiamo contribuito in VII Commissione a predisporre un orientamento di lavoro atto a scongiurare, per intanto, che tutto questa mattina si esaurisse in una mera comunicazione di Giunta e in un dibattito frettoloso e superficiale. Abbiamo così concorso a definire insieme agli altri Gruppi, un calendario che assegni alla materia un peso più corrispondente alla sua rilevanza oggettiva, allargando nel contempo mediante la consultazione di ANCI e Municipalizzate, l'area dei possibili contributi di cui il Consiglio regionale può giovarsi per la definizione della posizione da presentare alla Conferenza.
Lamentiamo peraltro che non sia stato ritenuto possibile coinvolgere in qualche modo nelle consultazioni il Comitato tecnico - scientifico o quanto meno, visto che esso è scaduto e non è stato rinnovato, a titolo personale chi nel Comitato tecnico - scientifico ha avuto compiti di coordinamento e di sintesi. Condividiamo inoltre la sollecitazione del collega Petrini a che anche il documento interregionale in preparazione venga acquisito e costituisca materiale per il dibattito in questo Consiglio.
A conclusione informo i colleghi che il Gruppo comunista chiede l'applicazione dell'art. 90, terzo comma, del Regolamento, trasformando in ordine del giorno la mozione presentata sin dal 5 novembre scorso ed in cui si chiede la revisione generale degli impianti della centrale E. Fermi di Trino. Detta centrale sta per entrare in fermata tecnica per consentire la sostituzione del combustibile. Tale fermata avrà una durata superiore ai cinque mesi e deve a nostro giudizio essere utilizzata non soltanto per le revisioni periodiche e routinarie, ma anche per sottoporre gli impianti ad un check-up generale così come si sta facendo per la centrale di Caorso. Si tenga presente che la centrale E. Fermi è tra le più vecchie sul mercato e che per questa ragione, anche se nel frattempo essa ha subito taluni ammodernamenti e adeguamenti, la nostra richiesta appare quanto mai appropriata.
Siamo disponibili a concordare in sede tecnica la collocazione più appropriata del voto nel corso dei due giorni dei nostri lavori. Chiediamo tuttavia che, a termine di Regolamento, l'ordine del giorno, per l'urgenza dei suoi contenuti, sia sottoposto al voto prima della chiusura di questa sessione del Consiglio.



MARCHIARO M. Laura



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Desidero anch'io intervenire in questo breve dibattito propedeutico a quello che sarà un dibattito più ampio sulle comunicazioni fatte dall'Assessore Maccari in ordine alla presentazione del documento che abbiamo avuto modo di esaminare.
Desidero esprimere il punto di vista del Gruppo socialista e mio personale che è di piena adesione e di piena soddisfazione sul documento che a nome della Giunta l'Assessore Maccari ha presentato e sui suoi contenuti che mi sembra colgano compiutamente, insieme alle due parti che l'Assessore Maccari annunciava ad integrazione del documento, la situazione della Regione Piemonte e gli elementi critici sui quali ci siamo confrontati in questi mesi.
Sono d'accordo relativamente al rapporto Regione - Stato - aziende di Stato e credo che da questo documento si debba partire per valutare un nuovo impegno, un nuovo ruolo della Regione nel concerto del sistema delle istituzioni democratiche repubblicane. Sono anche pienamente d'accordo con quanto è stato rilevato da altri Consiglieri che sostengono che c'è bisogno di una nuova funzione della Regione in rapporto al discorso della politica energetica, cosa come c'è bisogno di rivalutare il ruolo della Regione in rapporto al resto del concerto istituzionale. Sono d'accordo su alcuni impegni sottolineati nel documento. Non vedo quindi l'esistenza di ritardi come qualche intervento ha rilevato. Arriviamo alla presentazione di questo documento con un grosso retroterra politico e culturale che ci ha visti impegnati in questi mesi e noi siamo tra coloro che, avendo il diretto confronto nell'ambito della Regione, si sono occupati di questi problemi più degli altri. Quindi non vedo né i tempi stretti in cui saremmo obbligati ad operare, né i ritardi che sono stati in qualche caso sottolineati. Mi sembra che il tempo, seppure nella prossimità delle festività natalizie, ci consenta di compiere le riflessioni necessarie e di giungere alle consultazioni e al dibattito anche sulla mozione annunciata dal Gruppo comunista per recare un contributo alla Conferenza nazionale di Venezia. Il tempo non manca. Semmai sono d'accordo - mi pare che il Presidente Viglione si adoprerà in questo senso - di chiedere l'allargamento della delegazione. Certo, sarebbe importante e significativo se vi potesse partecipare una delegazione rappresentativa di tutto il Consiglio regionale, non tanto perché andremmo a dire qualcosa anche noi perché mi pare che l'onere e l'onore di portare il contributo della Regione Piemonte sia riservato ai due Presidenti di questo onorevole consesso, ma per sostenerli nello sforzo. Io mi auguro che sia uno sforzo unitario; il Gruppo socialista è dell'avviso che si debba lavorare in modo da raggiungere l'unità degli intenti, unità che ci rendiamo conto può essere fatta anche di momenti articolati. L'ultimo punto del documento che l'Assessore Maccari annuncia a nome della Giunta dice: "E' cosa pertanto logica e scontata che se il programma nucleare dovesse essere sospeso nelle nuove realizzazioni previste dal PEN '81, il progetto unificato nucleare non potrà evidentemente avere nessuna pratica realizzazione anche in Piemonte".
E' chiaro che occorre essere molto attenti. Possiamo utilizzare l'attenzione in diversi modi: portando una nostra posizione, che io avrei auspicato molto più definitiva e più precisa; la possiamo esprimere ponendo delle scadenze ben precise a dei discorsi che potrebbero andare avanti dicendo: "Si chiude il nucleare visto che non ci siamo entrati, però è stato sollevato il problema sul piano politico". Mi sembra di capire chela posizione della Democrazia Cristiana vada in questa direzione. E' chiaro quindi che dovremmo arrivare ad un documento che contemperi le varie posizioni.
C'è la possibilità di fare anche delle.conferenze stampa, è un altro elemento a latere della Conferenza. La Regione Piemonte non è migliore delle altre, ma ha qualche cosa da dire. Oltre alle memorie che possiamo consegnare, io credo sia opportuno valutare anche dei momenti attraverso i quali far giungere la nostra posizione.
Ci riserviamo di dare il nostro contributo. Il tempo per arrivare a prendere una posizione corretta e compiuta in ordine al contributo da dare c'è; la discussione di questi mesi ha evidenziato gli aspetti più sfaccettati del nucleare e ti consentono di arrivare ad una posizione che potrei così riassumere: nessuno vuole tornare, rispetto allo sviluppo, al lume delle candele, ma non vogliamo nemmeno andare nella luce perpetua.



CERCHIO Giuseppe



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente, cari colleghi, attendevo con impazienza la fine dell'intervento che mi precedeva perché finalmente avevo anch'io la possibilità di dire qualcosa sul nucleare, visto che non se ne parla mai! Personalmente, ho seguito il dibattito in Commissione sulle comunicazioni dell'Assessore in merito a questa Conferenza. Già in quella sede ho espresso l'opinione che fare delle consultazioni su questo argomento, soprattutto con i soggetti che sono stati individuati appartenenti alla burocrazia degli Enti locali, era a mio parere perfettamente inutile. Così come, sotto certi aspetti, è perfettamente inutile ogni acquisizione di ulteriori elementi per la costruzione di questo dibattito. Secondo me si sa già tutto.
Il problema invece è non tanto rispetto alla Conferenza, quanto rispetto a noi, rispetto alla nostra Regione o rispetto alle Regioni nei confronti dello Stato e della Conferenza in quanto tale. Visto che per domani è prevista la pronuncia del Consiglio di Stato in merito al ricorso dell'ENEL. alcuni punti sono da tenere fermi: l'elemento della sospensione dei lavori al cantiere di Trino va acquisito dalla Regione Piemonte fino alle conclusioni che faranno seguito alla Conferenza nazionale sull'energia. Per cui, se do atto e apprezzo il mancato ricorso della Regione di fronte alla sentenza del TAR. vorrei poter avere elementi per interpretare questo mancato ricorso come una sostanziale approvazione della sospensione dei lavori, cosicché qualunque sia la pronuncia del Consiglio di Stato la decisione della sospensione dei lavori deve essere tenuta ferma dalla Regione, eventualmente con quegli atti conseguenti che si riterranno necessari di fronte a una diversa pronuncia del Consiglio di Stato.
Un altro aspetto è questo: o le Regioni a Venezia dicono qualcosa sulla impossibilità di controllare l'ENEL (visto che parliamo di questo Ente di Stato, di come opera sul territorio e della sua sostanziale indifferenza verso ogni tipo di convenzione o protocollo d'intesa firmato) oppure non so che cosa possano andare a dire. Le Regioni devono andare a Venezia e dire che non hanno elementi di controllo su quello che fa l'ENEL e parlare del loro fallimento in merito.
Vorrei ancora sottolineare il fatto che, in relazione agli aspetti procedurali della Conferenza nazionale sull'energia, deve essere detto con estrema chiarezza che è stato considerato del tutto superfluo l'intervento delle Regioni. Le Regioni, rispetto a questa Conferenza, non c'entrano per nulla e non hanno nessun ruolo da svolgere; che almeno lo ammettano, lo ammettano come necessaria conclusione di un processo che è andato avanti per anni e che ha avuto il suo momento decisivo nell'approvazione della legge n. 8 del 1983 che ha per così dire ventilato la possibilità di togliere ogni spazio alle Regioni. Sotto questa aspetto la Conferenza, dal punto di vista normativo, rappresenta già un punto d'arrivo, nel senso che li viene sancita, fin dall'organizzazione dei lavori, l'esclusione degli Enti locali dalla politica energetica. Il richiamare, come in parte ha fatto il collega Valeri, che comunque la Regione Piemonte ha delle benemerenze e così anche il Comitato tecnico - scientifico, in un contesto del genere non serve e non conta assolutamente niente. Si può sostenere di essere stati i primi della classe, comunque anche se si è stati i primi della classe (tra l'altro per me essere i primi della classe in questo campo non è assolutamente motivo di vanto) non si può non ammettere che questo prestigio ora lo si è comunque perso e tutta la vicenda del rapporto Regione-ENEL è ormai sgangherata, come già ho detto la volta precedente.
L'unica cosa interessante è quindi, e su questo Staglianò aveva ragione che almeno le Regioni possano andare a sentire, e non solo le maggioranze delle Regioni, ma anche gli antinucleari che in tutte le Regioni sono minoranza, per cui comunque sia verrebbero tagliati fuori. Che gli antinucleari, o meglio le forze antinucleari presenti nei Consigli regionali, abbiano modo di sentire questo consesso sul quale, in maniera che richiede ormai il far ricorso alla psicanalisi, si sta accentrando tutta una serie di pulsioni, di libido addirittura. Il collega Reburdo mi suggerisce che sarebbe interessante ci potesse essere un collegamento via cavo, circuiti esterni, cioè questi metodi molto all'americana e "progressisti".
Detto questo, c'è ancora un elemento che mi preme sottolineare e che è emerso da questo dibattito, dalle parole del collega Petrini, il quale ha fatto cenno ad una disponibilità al superamento di forme di antagonismo e di contrapposizione che grosso modo, almeno per un anno e mezzo, sono andate avanti in quest'aula. Credo sia un'esigenza reale questa. Da parte mia la colgo e spero possa svilupparsi, una volta messa alle spalle però la questione di Trino e superate queste logiche, molto dure sotto certi aspetti di schieramento, ripartendo dagli Enti locali, dalle popolazioni dalle associazioni agricole, tentando cioè di uscire da quest'aula che si è fatta, sul nucleare, sempre più chiusa. Quindi, almeno per quanto mi riguarda, voglio sottolineare un mio apprezzamento per quanto detto dal collega Petrini.



PRESIDENTE

La parola ai Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, darò un breve contributo a questo dibattito che si è aperto e che giustamente si conclude nel, mese di gennaio sulla scorta del lavoro che la Commissione ha avviato sulla base di un pregevole documento che la Giunta ha sottoposto al nostro esame.
Aggiungiamo un arricchimento al dibattito che si è avviato, cioè la ricerca, diretta come proposta a noi e ai colleghi, anche a quelli meno attenti a questi problemi, alla specificità che ha la Regione in questa vicenda che impropriamente si chiama Conferenza nazionale sull'energia.
La Conferenza nazionale sull'energia è il primo momento di natura conoscitiva con cui il Parlamento e il Governo nazionale intendono approfondire alcuni aspetti del problema energetico in Italia.
Quindi non mi scandalizzo del ruolo che le Regioni hanno in quella sede. Ritengo che le Regioni debbano avere un ruolo nel complesso del processo che si è avviato e che passerà evidentemente attraverso tre momenti: la Conferenza sull'energia, alla quale abbiamo già fatto riferimento, la modifica o la conferma del Piano Energetico Nazionale e possiamo immaginare - la modifica della normativa a gestione del Piano Energetico Nazionale. Quindi, le forze politiche e soprattutto le Regioni dovrebbero essere molto attente alla specificità del contributo che possono conferire a questo processo complessivo.
Ritengo che sia stato giusto dare alla Conferenza nazionale un livello molto alto, nel senso di richiedere pochi interlocutori e fortemente qualificati. Posso capire la delusione per questa diminuzione di ruolo, che apparentemente viene posta a carico della nostra istituzione, ma così mi sembra che non sia e soprattutto che possa non essere. Posso capire che un'esperienza come quella piemontese avrebbe potuto portare alcuni contributi all'interno delle questioni di merito: nucleare si, nucleare no stato energetico, approvvigionamento, una riflessione sul punto in cui siamo in ordine alle varie strategie innescate dal 1973 in poi.
Io ho tanta fiducia nel mondo scientifico e negli Enti di Stato perché, se così non fosse, dovrei avviare delle iniziative politiche essendo anche rappresentante di un partito di Governo, per mettere in discussione gli Enti di Stato. Queste problematiche verranno approfondite quel tanto che sarà necessario, considerando che siamo l'unico Paese investito da questi problemi che ha avviato questo approfondimento. Non dimentichiamolo. In Europa nessun Governo, nessun Paese, nessun Parlamento ha ritenuto di dover fare una pausa di riflessione e di approfondire le ragioni della sua politica energetica. Questo, quindi, deve essere riconosciuto come un atto di grande responsabilità alla classe politica che ha dimostrato umiltà su questi problemi e voglia di capire scegliendo gli strumenti più idonei per capire. Le Regioni in quella sede avrebbero potuto portare dei contributi, ma sicuramente non mettono in discussione nella loro essenza il risultato che la Conferenza potrà dare in ordine ai problemi sottoposti all'esame della stessa.
Esiste invece un settore sul quale il ruolo della nostra Regione deve essere del tutto speciale e se mi consente, signor Assessore, del tutto originale.
Abbiamo consumato due legislature a decidere sul "si" o sul "no" rispetto al sito, rispetto ad un'area; abbiamo potuto conoscere i limiti istituzionali che gravavano sulla nostra attività, abbiamo constatato i limiti della nostra possibilità di governare i rapporti con gli Enti di Stato. Ci siamo anche resi conto di quanto sia delicato il rapporto tra Regione e Comuni nella misura in cui non sono ben chiari i poteri di governo dell'uno e i poteri di proposta dell'altro.
Per la storia ricordiamo che se avesse dovuto decidere la Regione certamente il sito non sarebbe stato Trino. Quindi questa esperienza noi abbiamo il dovere di metterla a frutto e di riportarla nelle sedi competenti che non sono la Conferenza, in sede decisionale, ma sono la sede in cui questi problemi devono incominciare ad essere posti; salvo poi affrontarli con una questione istituzionale, significativa nei confronti del Governo e del Parlamento nazionale. Voglio dire che, subito dopo la Conferenza nazionale, qualunque sia l'esito in ordine al nucleare, si pone nella vacanza politica che ci sarà tra la Conferenza nazionale e la modifica del PEN e quindi le modifiche delle leggi di gestione del Piano Energetico Nazionale, una forte iniziativa politica e anche legislativa della nostra Regione e di tutte le Regioni in ordine ai rapporti che devono intercorrere tra Stato, Regioni, Comuni, Enti di Stato in relazione agli insediamenti energetici di potenza.
Il problema della centrale di Trino è di natura specifica. Il problema si porrà, dal punto di vista istituzionale, nella identica complessità qualora da una centrale nucleare a Trino si passasse per esempio ad una centrale a carbone, a turbogas oppure al potenziamento della centrale a carbone a Chivasso. Sono tutti problemi che rimettono sul tappeto le questioni delle funzioni, delle responsabilità del governo.
Mi pare quindi che questa legislatura potrà essere caratterizzata oltre che dalla gestione corretta delle decisioni che andrà ad assumere la Conferenza nazionale e quindi gli atti parlamentari conseguenti, con la capacità che questa Regione ha dimostrato in passato di saper essere la punta delle questioni vere, le quali per l'istituzione Regione non sono "nucleare si - nucleare no", sono tematiche che competono alla collettività nazionale e non alla collettività regionale.
Noi faremo la nostra parte qualunque sia la decisione degli organi giurisdizionali e degli organi politici. E' chiaro che vogliamo essere messi nelle condizioni, almeno così ritiene il Gruppo liberale che la Regione non possa più essere considerata il cuscinetto delle tensioni tra i Comuni, lo Stato e gli Enti di Stato, cuscinetto che serve ad assorbire i contrasti, a ricevere le contestazioni politiche e qualche volta anche qualcosa di più palpabile, senza avere veri e reali poteri decisionali.
Probabilmente questo grande dibattito nazionale non si concluderà nel 1986, probabilmente neanche nel 1987, ma nel 1988 con la modifica delle leggi relative ai grandi impianti industriali e a tutti i grandi progetti di insediamento sul territorio.
A nostro modo di vedere questo dibattito deve concludersi con il riconoscimento di un ruolo significativo della Regione che, in termini molto semplici e molto elementari, riassumerei così. Mi auguro, un quadro in cui la Regione c'è o la Regione non c'è. Non mi scandalizzerei oltre misura se lo Stato ritenesse che i grandi insediamenti energetici così come i grandi impianti infrastrutturali, come le autostrade, siano sostanzialmente un fatto privato del Ministero, ma prenderei atto che la Regione non ha nessuna funzione. Certamente riterrei non bello se lasciassimo trascorrere questo tempo e ci ritrovassimo nel 1987 ad operare sulle centrali (che in Piemonte si faranno comunque di qualunque tipo) con la nostra possibilità decisionale vincolata da poteri istitutivi dello Stato da una parte e poteri di veto del Comune dall'altra. Così non ha da essere. Se la Regione deve avere delle funzioni decisionali le deve avere con una propria autonomia decisionale che, in una qualche misura, è di tipo piramidale. All'interno di una scelta del Parlamento la Regione avrà una sua funzione: questa sua funzione decisionale, pur nel rispetto delle autonomie locali, in termini di consenso politico, non di consenso giuridico, è un problema che va posto, così come va posto nei confronti degli Enti di Stato. E' umiliante per chi, come il sottoscritto e magari come il Presidente Viglione, vedere questo Parlamento, che rappresenta cinque milioni di individui, approvare un ordine del giorno che si conclude dicendo che se per caso l'ENEL ha contravvenuto alla convenzione che ha fatto con la Regione (perché questo era il succo del documento che abbiamo votato), ebbene, lo Stato lo faccia rispettare: così non ha più da essere.
Se alla Regione sono riconosciuti dei poteri, evidentemente devono anche esserle riconosciuti degli strumenti di intervento. E' quindi necessario che le leggi che daranno attuazione al PEN comunque riformato mettano le Regioni nelle condizioni di interfacciarsi rispetto all'ENEL. di fare le convenzioni in ordine all'impatto territoriale, ai servizi, alle ricadute anche di ordine finanziario. Su questo però la Regione deve avere quello che diciamo noi legulei rispetto alla legge: la sanzione, cioè lo strumento per farla rispettare.
Ho fatto questo breve intervento per suggerire ai colleghi che sono attenti a queste questioni e in particolare all'Assessore che il nostro Gruppo intende assumere un impegno su questo terreno. Quindi non appena la Conferenza nazionale avrà dato i suoi primi risultati il nostro Gruppo suggerirà alla maggioranza, di cui fa parte, e alla Giunta una iniziativa politica anticipatrice rispetto al quadro normativo regionale. Ci auguriamo di trovare su questo la più ampia adesione dei Gruppi consiliari presenti in Consiglio e della maggioranza, in difetto di che evidentemente avvieremo delle iniziative da parte del nostro singolo Partito.



VIGLIONE Aldo


Argomento: Enti strumentali

Comunicazioni della Giunta regionale in merito alla STEF


PRESIDENTE

Abbiamo così concluso la prima parte delle comunicazioni.
La seconda parte riguarda la STEF.
La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ritengo sia più che giusto che sia pervenuta la richiesta di informazioni più che una comunicazione ufficiale della STEF.
Perché dico informazione e non comunicazione? Perché ritengo che questo può essere l'impegno dell'Assessorato di ritornare nell'aula consiliare a fare una relazione più completa dopo una serie di incontri che il Consiglio di amministrazione intende attivare con l'ente Regione e con gli Assessori che sono delegati per competenza ad affrontare questo problema.
Domani c'è il primo incontro con il Consiglio di amministrazione.
Io posso fornire questo quadro di carattere generale: si sta valutando una serie di ipotesi e di possibilità di allargamento dei campi di competenza e di lavoro che finora sono stati attivati ed esercitati dalla STEF. Sono campi che riguardano la programmazione. Sono campi che possono riguardare i problemi di impatto ambientale. Sono problemi che riguardano l'attività diretta dell'Ente Regione sulla quale l'Ente Regione può anche sul suo bilancio stabilire delle entità finanziarie per garantire un minimo di sussistenza e di finanziamento.
Oggi come oggi la situazione STEF è la seguente: da parte dell'Assessorato alla sanità è stata assegnata una commessa per una valutazione dei problemi di sicurezza degli enti ospedalieri, delle strutture ospedaliere. La STEF sta ultimando per conto di altri enti ed altre società delle progettazioni. Si presume però che alla fine dell'anno o i primi mesi dell'anno prossimo venga conclusa la commessa a suo tempo assegnata.
Le prospettive che ci possono essere nel settore delle progettazioni sono problematiche che la STEF stessa deve conquistarsi e deve attivare.
Noi gli possiamo dare tutto l'aiuto e il sostegno possibile ma non siamo in grado di fornire delle commesse di progettazione che esulano dai nostri compiti istituzionali. Perciò i problemi riguardano i Comuni, non tanto le Province che sono dotate di studi propri e di uffici tecnici autonomi.
Possono essere dati dall'ANAS se si concluderà definitivamente anche l'iter della 1004. E' pertanto una possibilità di dare compiutamente, a chiavi in mano, l'assegnazione e la delega completa per la realizzazione di opere.
C'è questo panorama che vede una società dell'Ente Regione in estrema difficoltà anche di carattere finanziario per quanto mi è stato comunicato.
Voglio anche dirvi che il costo organizzativo di questa società, che per 17 persone si aggira e sfiora ormai il miliardo all'anno solo di costi effettivi, certamente non può reggere il mercato.
Sarà necessario anche nell'interno un minima di organizzazione, di ristrutturazione, di riconversione anche di carattere professionale se si vorrà che questa società resti nel mercato e possa affrontare in termini economici anche le problematiche che il mercato offre. Soprattutto sotto l'aspetto nuovo che riguarda i settori che vi ho illustrato possa trovare quello spazio vitale che oggi come oggi non riesce ad ottenere.
Per queste motivazioni chiedo che il Consiglio rinvii ad un esame più approfondito e ad una relazione vera e propria sul futuro, sulle attività o sugli interventi che la Regione può fare, può assegnare, può affiancare alla indicazione che questa nuova amministrazione (amministratori e Presidente oltre al suo organismo direttivo) ci vuol formulare a partire da domani con il Consiglio di amministrazione e altre riunioni successive che riguardano il futuro stesso della società.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Credo che il modo in cui è stato affrontato questo argomento, o meglio non è stato affrontato, dalla Giunta sia uno dei tanti punti che indicano un equivoco permanente, una permanente indeterminazione che magari copre altre indeterminazioni che non ci vengono dette.
Sei mesi fa abbiamo svolto un dibattito sulla STEF con un impegno a tornare a precisarne le linee. A seguito delle voci dell'imminenza di chiusura della società per mancanza dei suoi tradizionali affidamenti quelli della progettazione per il Frejus, e perché la società non ha trovato spazi nuovi (soprattutto non si è lavorato per indicarli, per appoggiare una S.p.A. la cui partecipazione regionale è determinante) ci troviamo oggi con un'informazione estremamente vaga.
Io capisco che ci siano dei problemi, ma non capisco perché sono passati questi mesi senza che si siano affrontati. La Giunta deve uscire da questo equivoco. Deve dire che cosa intende fare della STEF.
C'è una potenzialità di utilizzazione dello strumento STEF, rivisto organizzativamente per quanto occorre. Ma può anche esserci un'altra impostazione. Importante è uscire dall'equivoco, invece nell'equivoco si permane.
Io ho sollevato nella conferenza dei Capigruppo più volte questa questione. Tra l'altro, siamo in uno di quei settori verso i quali altre amministrazioni pubbliche si stanno incamminando. La Regione Friuli ha fatto una convenzione con una società di progettazione dell'IRI. Ci rendiamo conto che per governare processi,complessi come quelli che si stanno determinando, ad esempio nel settore delle infrastrutture, occorre non tanto una società che progetti al posto dei privati, ma una società con una funzione esemplare di guida, di interfaccia, sia uno dei contractor fondamentali. Se la Regione non si fornisce di dati, informazioni conoscenze attraverso strutture di questo genere, non possiamo parlare di ente di programmazione in grado di stare sul mercato della progettualità.
Altre Regioni stanno andando in questa direzione, noi abbiamo questa possibilità e mi pare che venga lasciata andare allo sfascio, nel silenzio più completo. Ed è patetico che l'Amministratore delegato venga qui a portare i suoi problemi, quando questa irrisolutezza va avanti da troppo tempo.
Noi in una lettera al Presidente Beltrami non avevamo chiesto la comunicazione - informazione, ma avevamo chiesto una deliberazione di indirizzi.
Questa è una partecipazione regionale, non della Giunta, Assessore Cerutti. E' una partecipazione della Regione e noi abbiamo potere di indirizzo e abbiamo chiesto una deliberazione di indirizzo. Passa il tempo questi sono i rapporti che sta tenendo la Presidenza nei nostri confronti: "Vedremo, caso mai". Tant'è vero che l'Assessore Cerutti si presenta senza neanche un foglio di 'carta. Ci era stato detto l'altro giorno in sede di conferenza dei Capigruppo, il Presidente del Consiglio ne è testimone e garante, che era pronto un documento di Cerutti sulla STEF....



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

E' in fase di elaborazione!



BONTEMPI Rinaldo

Ma scusa, mi dicono tutti che i tempi sono drammatici. E' una S.p.A.
so cosa vuol dire. Però, se noi non avessimo portato l'argomento in questa sede, se non avessimo insistito con le richieste, che mi paiono legittime di giungere ad una deliberazione di indirizzo e di non limitarsi ad un dibattito vago, il problema non veniva sollevato.
Non siamo in una situazione tranquilla, ma in una situazione che per la sua indeterminatezza, visto che siamo arrivati alla consunzione dello scopo originario, ha solo due strade, quella di andare avanti, ma non si sa con quale impegno, oppure quella di sciogliere la società. Su questa strada però vogliamo che ci sia un'assunzione di responsabilità.
Sul discorso della progettazione, sul piano della grande viabilità, sul piano triennale certo che il soggetto sono l'ANAS e le Province, ma noi sappiamo quanto un Assessore che sa stare sui problemi (non è un'accusa di inefficienza che gli faccio) riesca, insieme alla Giunta, a far pesare la possibilità di far partecipare magari a condizioni di mutazioni strutturali (su cui non metto assolutamente bocca). Sono d'accordo su tutte le variazioni: maggiori tecnici, meno amministrativi, su tutto quello che si ritiene di fare, però non ritengo che si debba scialare in questa occasione.
Vengono dati al Piemonte centinaia di miliardi per la progettazione, i Comuni spendono centinaia di miliardi, una quota alta di questa progettazione è a perdere, non serve a niente, è un mercato che si riproduce come tale. Perché, ad esempio, non si affida alla STEF un'indagine? Io non dico di portare via il lavoro agli studi professionali ma dico che una funzione pubblica di questo genere può calmierare, pu determinare regole, fare progetti esemplari perché negli studi professionali non ci sia un mercato selvaggio.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Il problema lo deve risolvere la società. Ci deve dire se è in grado di affrontare il mercato.



BONTEMPI Rinaldo

Noi non possiamo dare indicazioni. Se non ce la fanno, cambiamo gli uomini. Le nomine non sono permanenti. Insomma, sono sei mesi che andiamo su questa strada. Se noi non chiedevamo il dibattito non succedeva neanche questo fatto dell'informazione. Ci riserviamo quindi qualsiasi azione anche interna al Consiglio di amministrazione, per arrivare ad un chiarimento. I problemi che può avere la società, l'eredità che si trascina dietro, il modo con cui ha operato, sono tutti aspetti che richiedono un'operazione di verità e di chiarezza. Ma tutto questo presuppone che l'interlocutore Regione, per gli interessi propri e della comunità, si prospetti in maniera ben diversa.
La STEF può rincorrere varie soluzioni, io sono d'accordo di sentirle di raccogliere anche da loro le indicazioni, ma questa dispersione, il fare mille cose non mi convince, perché la dispersione vuol dire un po' di ossigeno per andare avanti per qualche tempo, mentre noi abbiamo bisogno di farla crescere, magari per fare molte cose, ma soprattutto di una specializzazione attorno alle questioni sul territorio. Sono migliaia di miliardi che stanno atterrando, è la grande progettazione per opere infrastrutturali e viarie di vario tipo. Questo è il punto, non è solo il Frejus. Su questo piano non possiamo invocare il fatto che non abbiamo un ruolo, perché noi possiamo metterci in un dialogo per quello che si potrà fare con altri partner, con l'ANAS, con le Province.
Certo, il risultato finale è da determinarsi, ma io non credo che il peso di un Assessore, che sui problemi ci sa stare, sia così irrilevante.
Invece vediamo che attraverso lo scarico di responsabilità oppure attraverso la rincorsa (che io giudico peggiore) di chi deve fare le proposte c'è un vuoto di governo su questo ente. Sta diventando un grave problema perché se gli amministratori non dicono il falso ormai non c'è più lavoro, si va avanti fino alla fine dell'anno. Tra l'altro, non sarebbe serio aspettarsi che l'altro partner, la SITAF, venga a dire: "Se c'è bisogno di venire ancora qualche mese, magari inventiamo, troviamo..."



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

No, regala le sue azioni. Non ne vuole più sapere.



BONTEMPI Rinaldo

Si, ma anche li è tutto da capire: le regala, poi dice: "Ci sto, magari le faccio vivere ancora un po' ". Questa è dignità istituzionale? Io la penso davvero in maniera completamente diversa e credo che in questo Consiglio, se si ha una spina dorsale, molti altri dovrebbero reagire in questa direzione.
In quale direzione vogliamo andare? Quella di definire un indirizzo e un governo della Regione? Credo che si debba anche affacciare l'ipotesi dello scioglimento. Prima però voglio capire se e che cosa si è fatto quali indirizzi determiniamo. Se non avviene questo, i fatti poi non si governeranno più.
Molte parti politiche, anche quelle che votarono in un certo modo la legge, pensano che una società di progettazione regionale è inutile. Pu essere un'idea, ma bisogna dirlo, bisogna confrontarsi con chi invece sostiene che le potenzialità e le opportunità ci sono, anche solo per una calmierazione del mercato per la definizione di criteri, per gli studi di fattibilità sulle grandi infrastrutture, per certi tipi di compatibilità.
La struttura è inefficiente ed inefficace, ha troppi amministrativi? Benissimo, è un problema, siamo d'accordo, su questo non criticheremo mai l'Assessore o altri per le difficoltà che trovano, anzi, possiamo persino dargli un appoggio.
Sei mesi fa abbiamo affrontato un dibattito che era ad un livello più avanzato di oggi, ma i fatti erano meno avanzati e meno incancreniti.
Oggi ritorniamo in aula. L'Assessore si impegna per un dibattito. Se volete potremmo stilare un ordine del giorno che chieda un dibattito entro un certo termine, riservandoci di valutare se nella società siano compatibili nomi di persone serie rispetto ad una situazione onirica.
Chiediamo comunque un dibattito che non sia un dibattito generico, ma che sia accompagnato dalla presentazione da parte della Giunta di una deliberazione di indirizzi, così come abbiamo fatto per la S.p.A. Promark così come il Vicepresidente, signora Vetrino, si è impegnata a fare per quanto riguarda la Finpiemonte. Tale deliberazione di indirizzi può essere preparata dopo un confronto con la Commissione. Noi ci impegniamo a fornire il nostro contributo di proposte e di idee e siamo interessati a conoscere il pensiero della Giunta. A questo dobbiamo arrivare, bisogna stringere i tempi. Però, permettetemi una conclusione. Da troppo tempo non ci si pronuncia, lo dico con molta franchezza anche per i rapporti di chiarezza che abbiamo. La risposta dell'Assessore è stata evasiva, è una risposta che non impegna e che rimanda ad una volontà della società. Insomma, c'è ancora l'Ente Regione in quanto azionista di maggioranza, in quanto organismo di governo che ha compiti in materia infrastrutturale o no? A me sembra francamente di no.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'intervento del collega Bontempi è stimolante, in qualche misura provocatorio e merita qualche considerazione anche da parte dei partiti di maggioranza.
Su questo argomento il nostro Gruppo è fortemente imbarazzato. Noi conosciamo le origini della STEF, sappiamo quale indirizzo aveva la STEF e a che cosa è servita. Non è questa maggioranza che ha deciso l'operazione di salvataggio. Questi sono i dati storici.
Allora abbiamo l'impressione che sia ingeneroso accusare questa maggioranza e in particolare questa Giunta di non riuscire a trovare il terreno di cultura della società STEF. Un po' provocatoriamente l'Assessore si chiede se stia sul mercato o no, e questo è un primo argomento che per non è sufficiente per assumere una decisione perché nessuno aveva ritenuto di dover recuperare a livello regionale una società superata rispetto alle prospettive per le quali era nata. Uso il termine "prospettiva" anche se il vocabolario consiglierebbe altri termini.
Si tratta di capire se il tempo che è trascorso ha consentito alla Regione nel suo complesso (quindi senza accuse a questa Giunta, perch altrimenti le stesse accuse io le ribalterei sulla Giunta passata che non ha trovato il terreno di cultura di questa società) di trovare delle soluzioni.
Allora ha ragione l'Assessore quando parla di problema di stare sul mercato. Se questa società è una engeneering come tante, ebbene, i problemi sono brutali, ma sono questi: chi sta al mercato, sta; chi non sta, va fuori. Il problema è di natura istituzionale, si tratta di capire se la Regione debba avere un proprio strumento di progettazione a valle della sua speculazione politica o se debba utilizzare all'interno della sua speculazione politica una struttura di ordine tecnico. Se noi non inventiamo questo terreno di cultura, la STEF non ha ragione d'essere Il giorno che si immagini di fare il traforo del Monginevro, gli studi di fattibilità evidentemente devono essere lasciati al mercato, perché si tratta di fare dei conti e allora è bene che l'istituzione paghi rispetto a questo lavoro il meno possibile. Il problema però è di qualcuno che immagini per noi, che sia presente sul territorio dal punto di vista tecnico, che pensi per noi e ci aiuti a pensare. Si tratta di immaginare una struttura tecnica la quale non abbia una capacità propria di attuazione e di esecuzione del già pensato, ma che pensi per noi e ci aiuti a pensare.
Mi rendo conto che il passaggio in termini verbali è interessante, mentre dal munto di vista operativo è difficilissimo. E' un passaggio complesso che né la maggioranza passata né quella presente è in grado di fare.
E' un interrogativo che ci dobbiamo porre e mi sembra di aver colto consonanza nell'Assessore Carletto rispetto a questa valutazione.Non è il momento successivo alla prospezione politica che deve vedere presente una struttura tecnica, che sostanzialmente vive di risorse regionali; perché, a questo punto, avremmo il dovere di mettere in pista i più capaci, quelli che sanno lavorare in termini economicamente più corretti.
Io rifletterei su questo. Non so se la Regione si spoglia o se rinuncia ad avere questo strumento, perché se si spoglia, vuol dire che ce l' ha, se rinuncia ad avere vuol dire che non ce , l' ha ancora. Siccome io ho l'impressione che rinunci ad averlo - e questo lo dico a giustificazione di questa maggioranza - vuol dire che nessuno ha dato ancora alla Regione attraverso la STEF, uno strumento di presenza sul territorio di tipo problematico. Se così dovesse essere, la STEF dovrebbe diventare una specie di osservatorio regionale sui problemi territoriali, in grado di elaborare problematiche, non di elaborare disegni. Se queste problematiche ci vengono sottoposte, anziché su carta da salame, su elaborati tecnici, tanto avanzati da essere già il presupposto tecnicamente compiuto per atti politici e deliberativi, tanto meglio.
Ho però l'impressione, colleghi Consiglieri, che questo finisca per essere quello che dobbiamo chiedere a tutti gli enti strumentali. L'ente strumentale non può più essere il momento a valle della prospezione politica, deve essere il nostro modo di essere nella società e nel territorio rispetto ai versanti dei quali si occupano queste stesse società e devono aiutarci a fare politica, a governare; non devono essere degli utilizzatori di risorse per fare delle cose che forse altri possono fare meglio, perché solo l'ipotesi che altri possono fare, vuol dire che questi enti devono chiudere. Non si capisce infatti perché si debbano tenere degli enti a partecipazione pubblica e quindi che lucrano risorse di posizione se non si individua un terreno loro di cultura che non è quello della concorrenza. Non immaginiamo di dover mantenere delle società con risorse pubbliche che poi vengono giudicate sul piano della concorrenza. La concorrenza regge il libero mercato, non regge le strutture pubbliche; le strutture pubbliche hanno una ragione d'essere se hanno una ragione politica.
Detto questo, credo di avere fatto giustizia nei confronti di questa Giunta su alcuni giudizi ingenerosi. Mi è anche sembrato di poter dare un primo contributo alle valutazioni che il Consiglio farà su questo argomento. Facciamo uno sforzo per inventare uno spazio e una dimensione diversa a quella progettuale perché il progetto è l'elaborazione di un programma.
La nostra difficoltà è nel fare i programmi, quindi non ho bisogno di un architetto che mi disegni una casa, che io so dove fare, di quanti vani deve essere composta, perché quando io ricorro ad un architetto il quadro delle compatibilità economiche e del territorio ce l'ho. Questo è fare il programma. Ugualmente, la Regione deve avere delle strutture più snelle più svincolate di quanto non siano quelle dell'apparato regionale istituzionalizzato e tali che siano in grado di aiutarci a fare politica e a fare un programma.
Evidentemente il nostro contributo non si esaurisce in queste poche questioni, per larga parte improvvisate; se non si esaurisce su questo saremo disponibili a considerare anche altri versanti che consentano la continuità della struttura. Se però non inventiamo la specificità della ragione d'essere della STEF e di tutti gli enti strumentali, mi sembra giusto a tempo non lunghissimo prendere atto che si è consumata la grande illusione degli enti strumentali e della Regione che fa, decide, ispeziona finanzia e ricondurre la Regione a ragionamenti e ad ambizioni più vicini ai limiti che ci vengono dalla normativa nazionale e regionale e soprattutto dalle risorse.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Intervengo brevemente, signor Presidente, non tanto nel merito delle questioni, perché intanto ritengo di poter sottoscrivere le cose dette testé dal collega Marchini, ma anche perché mi pare che non sia neanche questa l'occasione in cui andare ad approfondire i programmi, le proposte le prospettive della STEF. Intervengo soltanto per richiamare al loro senso più proprio là comunicazione resa dall'Assessore che credo non può essere stravolta, non può essere interpretata come una non volontà di venire in Consiglio regionale ad affrontare questo argomento che peraltro già quando per la prima volta andammo a fare le designazioni come Consiglio regionale fu invece manifestata appieno.
Mi pare che il ritardo che viene qui contestato sia intanto dovuto al fatto che il Consiglio regionale ha dovuto nuovamente rieleggere alcuni suoi rappresentanti all'interno della STEF, addirittura persone che dovevano assumere il massimo dei ruoli all'interno della STEF, nomine che sono avvenute soltanto nel mese di ottobre e di novembre. E' evidente che questo ha fatto slittare tutti i termini di riferimento per cui non si pu dire che sono passati sei, sette mesi da quando è stato preso questo impegno. In realtà ci troviamo di fronte ad una ricomposizione degli organi della STEF che invece è molto vicina alla data odierna. Quindi credo che non si possa usare questo argomento in modo più forzato di quello che è nella natura delle cose. Mi pare che si debba cogliere invece in termini positivi quest'indicazione del dire che noi come Giunta avremo un confronto con questi organi effettivamente costituiti nella loro pienezza per capire programmi, contenuti e proposte dopo di che, in Consiglio, avremo l'occasione, nero su bianco, di confrontarci rispetto a quelle che devono essere le linee lungo le quali si deve muovere la STEF; contenuti sui quali io oggi ritengo di non dovermi addentrare, ritengo però che le indicazioni che dall'Assessore sono venute, quelle poche che sono state rappresentate sono comunque delle indicazioni da tener conto. Nel senso di un ente che poco o tanto si deve muovere nella logica del mercato; diversamente non capisco come e perché un Ente pubblico debba rivolgersi alla STEF per pagare una cosa il doppio o il triplo di quello che la pagherebbe se invece si rivolgesse°ad altre strutture, perché qui tutti continuiamo a dire che l'Ente pubblico deve usare bene le risorse: ora ciò mi sembra un po' strano. Probabilmente si tratta, ed è giusto, secondo me, di ridelineare nuove prospettive.
Oggi l'Assessore' ha detto che la cosa è ormai avviata, già vi sono degli incontri in corso, credo che in tempi brevi si possa giungere in Consiglio con delle proposte concrete, operative, dico con nero su bianco e non soltanto con delle impressioni o dei "sentito dire" perché anche poi sul "sentito dire" è bene non giocare più ma invece ragionare attorno a documenti scritti.



MARCHIARO M. Laura



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Viglione.



VIGLIONE Aldo

Io non prendo mai la parola, ma essendo stato coautore dell'ingresso della Regione nella STEF, credo sia doverosa una mia modestissima opinione rispetto a questo.
Quando decidemmo di intervenire (insieme ai colleghi Cerutti, Mignone ed altri presenti in Consiglio), l'abbiamo fatto con lo spirito di recuperare quelle capacità che si erano dimostrate valide nel momento in cui si era deciso al Traforo del Frejus lo snodo successivo della strada che si pensava fosse molto più rapido di quanto non lo è stato. Un traforo ha una sua logica conseguenza se vi è poi una strada che lo porta alle grandi vie di comunicazione.
Questo non è avvenuto, bisogna darne atto. Oggi ci troviamo in disgraziate situazioni anche per il crollo di due campate avvenuto sei mesi fa e siamo di fronte ad una promessa di apertura per il mese di maggio del primo tratto di autostrada, dalla galleria fino ai due piccoli trafori di Exilles. Visto però lo stato di avanzamento dei lavori credo che a maggio ciò non avverrà, è più probabile che avverrà a novembre (tra l'altro ho anche una scommessa in corso per questo).
La STEF aveva il compito di recuperare tutti quei valori che si erano manifestati durante tanti anni di intervento tecnico, di capacità, di conoscenza del territorio che, come voi sapete, è molto difficile e in continuo movimento. Ci vorrebbe il Consigliere Rivalta per definirlo in quanto lui con il suo Gruppo ha fatto delle ricerche. E' una zona geologicamente instabile, con territori di riporto, che presenta quindi una difficoltà estrema.
Il gruppo della STEF, lavorando in quei luoghi da tanti anni, ha acquisito la conoscenza e la valenza della Valle di Susa e di tutte le valli circostanti. Sono 200 mila ettari circa di territorio che va dal Chisone a Bardonecchia, nostro grande comparto turistico di valore mondiale.
Lo scopo era di recuperare nell'interezza questo momento tecnico. E' evidente che sarebbe diventato un braccio operativo della Regione, non ente assistenziato o assistenziale, come è stato ipotizzato dal collega Mignone ma come supporto tecnico di grande importanza nei momenti di snodo dell'area urbana, del governo del territorio, di interventi sull'ambiente visto che il territorio è anche legato all'ambiente. Se l'IRI ha creato la società per l'ambiente, alla quale tutti fanno riferimento e ricorrono per chiedere aiuto, che ha già la previsione è un fatturato di circa 300 miliardi, almeno così mi è parso di capire dall'ultima relazione di pochi giorni fa, se l'IRI ha capito questo, a maggior ragione potremmo anche noi andare in questa direzione. E' vero che la STEF è una società per azioni ma è anche vero che la Regione ne fa parte, quindi non possiamo solo attestarci al fatto giuridico della S.p.A.
La STEF può avere una valenza complessiva sul territorio e può essere un supporto, grazie alla professionalità maturata di notevolissimo valore.
Si tratta di determinare un percorso. Io sono per determinare questo percorso. Pensate a quanto ne avremmo bisogno, per esempio, nelle situazioni estreme in cui si trova ad operare l'Assessore Maccari quando viene indicato da tutti come se fosse il responsabile dell'inquinamento. In queste situazioni uno si trova a non avere un braccio operativo e viene indicato come il responsabile di ogni male, quando invece i mali sono ben più lontani e hanno un'altra dimensione.
Allora, come ha detto il collega Bontempi, occorre una valenza complessiva del Consiglio. Non si può dire semplicemente che sono una ventina di bravissimi tecnici che potranno trovare sicuramente posto al gruppo IRI o al gruppo FIAT o in altri gruppi. E' invece un valore che ci siamo formati e che non possiamo perdere. Il campo può essere immane, pu essere grandissimo.
Sostengo questa ipotesi perché tutta la progettazione della Valle di Susa l' ha sostenuta la STEF. Che poi abbia delle difficoltà ad andare avanti è un altro discorso. Io stesso non riesco mai a capire a che punto sia la situazione dei finanziamenti, non riesco mai a rendermi conto della realtà: l'on. Botta un giorno mi dice che la Commissione ha approvato il finanziamento, l'on. Nicolazzi nel corso del convegno di Borgomanero ha parlato non soltanto di questo, ma addirittura di un intervento che è stato definito complessivamente della valenza di céntinaia e centinaia di miliardi. Allora, come dimenticare che abbiamo questi valori? L'ANAS è incapace di progettare; all'ANAS, per esempio, abbiamo versato la nostra parte per i lavori relativi alla variante di Montà (Alba - Torino) e alla variante di Robilante (Cuneo - Torino) che permetterebbe uno snodo importante, visto che oggi è impossibile il transito dentro il paese, ma risponde che non c'è nessuno che progetta, che non c'è nessuno che fa. E' intervenuta la Ferrero ad ipotizzare un progetto minimo sulla variante di Montà.
La Regione avrebbe la possibilità di offrire questa condizione diversamente i grandi lavori del Piemonte ve li sognate! Ne parlerete nei convegni di Borgomanero, di Morozzo e di chissà quale paese, ma dopodich le cose, per mancanza di questa capacità operativa, resteranno al punto di prima. E' possibile recuperare la STEF per i grandi, disegni di cui si parla e che io seguo sempre attentamente? Io apprezzerei se fossero realizzati. Intervengo su questo argomento perché ho avuto parte in questa vicenda e ritengo che gli interventi nel territorio e nell'ambiente, nei grandi raccordi con l'ANAS e con altri enti, meritino di essere valorizzati per quello che valgono.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Intervengo per esprimere brevemente l'opinione del Gruppo DC sulla comunicazione dell'Assessore che noi apprezziamo per la sua parte positiva e per l'impegno a sentire la società negli incontri che si faranno da domani in avanti per poi giungere, come ha promesso lo stesso Assessore all'inizio dell'anno, ad una nuova comunicazione che conterrà gli indirizzi auspicati e qui richiesti.
Si è parlato molto della STEF e occorre ricordare che l'ingresso regionale nella STEF è stata nella sostanza un'operazione di assorbimento e in parte di salvataggio, ispirata soprattutto al tentativo di salvare una professionalità certamente importante. E' stata un'iniziativa assunta nella precedente legislatura quando noi eravamo all'opposizione e alla quale abbiamo dato il nostro consenso.
Bisogna peraltro rilevare che la società ha mostrato degli scompensi e nella prima fase gestionale anche un eccesso di presenza di amministrativi una scarsa capacità di progettazione differenziata. I mali che la STEF soffre non sono mali improvvisamente generatisi in questi giorni, c'erano presumibilmente già prima che noi, come Regione, ne assumessimo la partecipazione, non si sono certo attutiti nella fase che ha preceduto il 1985 e oggi vedono la società in una situazione difficile per il suo avvenire, perché lo stare sul mercato è molto importante, anzi essenziale ma comporta il rispetto dell'economicità: o questa società ha una sua specificità che ne giustifica l'intervento pubblico o, in caso contrario sono giuste le osservazioni del collega Marchini: se non c'è una valenza che afferma la necessità di presenza istituzionale il problema del mantenere la società dovremo porcelo.
Abbiamo una responsabilità, come Gruppo DC, avendo espresso l'amministratore delegato; siamo quindi preoccupati nel senso giusto di vedere quale sbocco può avere l'attività di questa società.
Siamo certamente disponibili ad un rilancio della STEF se c'è la necessità di una presenza pubblica e se vi è acclarata la possibilità di sostegno della Regione come azionista; nel caso contrario certamente bisognerà prenderne atto con assoluta attenzione.
Riteniamo che la STEF possa ancora giocare un ruolo ed è molto importante giungere ad indirizzi precisi da parte della Regione perché si possa assicurare a questa società una vita non di sussistenza, che non ci vedrebbe concordi, ma una vita capace di offrire un contributo attivo alla progettazione della Regione.



PRESIDENTE

Ha così termine la prima fase dei lavori che riprenderanno oggi pomeriggio.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12,50 riprende alle ore 14,45)


Argomento: Delega di funzioni regionali agli enti locali - Interventi per lo sviluppo dell" offerta

Esame progetti di legge nn. 21 e 77: "Riforma dell'organizzazione turistica. Ordinamento e deleghe delle funzioni amministrative in materia di turismo e industria alberghiera"


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Colleghi Consiglieri, se siete d'accordo inizieremmo il dibattito pomeridiano con l'esame dei punti 5), 6), 7) e 8) all'o.d.g. che attengono alla politica turistica della Regione Piemonte.
Procediamo pertanto con l'esame dei progetti di legge nn. 21 e 77: "Riforma dell'organizzazione turistica. Ordinamento e deleghe delle funzioni amministrative in materia di turismo e industria alberghiera", di cui al punto 5) all'o.d.g.
Vi sono due relazioni: una di maggioranza, del collega Villa, e una di minoranza, del collega Avondo.
La parola al relatore di maggioranza, Consigliere Villa.



VILLA Antonino, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la mia relazione attiene unicamente al punto 5) dell'o.d.g.; siccome le altre due proposte di legge sono state licenziate all'unanimità in Commissione se ne potrebbe discutere, se l'Assessore non ha nulla in contrario, in un momento successivo.
Credo comunque che nel dibattito vi saranno collegamenti con le altre due leggi.
Dopo ampio dibattito, avviato nel 1976, ancor prima dell'emanazione della legge quadro sul turismo n. 217/83, e proseguito nel corso di tre legislature attorno ai progetti di legge presentati dalla Giunta regionale (d.d.l. n. 70/1976, d.d.l. n. 430/1979, d.d.l. n. 222/1982, d.d.l. n.
467/1984, d.d.l. n. 77/1986) e da forze politiche (p.d.l. n. 522/1985~ DC p.d.l. n. 21/1985 . PCI) senza però concluderne l'iter, giunge oggi all'esame del Consiglio regionale il testo di legge per la riforma dell'organizzazione turistica e l'ordinamento e deleghe delle funzioni amministrative in materia di turismo ed industria alberghiera.
Il testo deriva dall'unificazione del p.d.l. n. 21 e del d.d.l. n. 77 rispettivamente presentati dal Gruppo P.C.I. e dalla Giunta regionale.
L'iter di esame del d.d.l. n. 77 e del p.d.l. n. 21, affiancati dai d.d.l. n. 91 e n. 96 rispettivamente sulla domanda e sull'offerta turistica, ha interessato la comunità piemontese attraverso la promozione a livello regionale e decentrato, della consultazione degli Enti locali Associazioni di categoria e operatori del settore. Dalle consultazioni sono emersi osservazioni e rilievi, prevalentemente in ordine alla riforma dell'organizzazione turistica.
L'attività di esame è proseguita nella sottocommissione, istituita dalla VI Commissione, che nel corso di 24 riunioni ha svolto il dibattito generale sui provvedimenti all'esame raffrontando il p.d.l. n. 21 e il d.d.l. n. 77 per coglierne analogie e differenze, esaminando le risultanze delle consultazioni, con particolare attenzione alle esigenze e alle opzioni espresse da Enti locali, Associazioni di categoria circa la zonizzazione dei bacini, le deleghe, gli organi delle A.P.T., il personale e le risorse finanziarie.
La sottocommissione ha formulato e discusso varie ipotesi, specie in riferimento alla zonizzazione turistica, approfondendo i punti nodali della riforma; ha dato una nuova sistematica riformulando l'articolato del d.d.l.
n. 77; ha infine presentato i testi elaborati dalla VI Commissione per l'approvazione in seduta plenaria.
Il presente testo di legge - che trae i suoi riferimenti legislativi e istituzionali dall'art. 4 della legge 217/83 - ha carattere di disciplina organica e generale, cui devono collegarsi anche gli altri interventi legislativi che la Regione si appresta a presentare in attuazione della citata legge 217.
Anche per tale considerazione si è abbinato l'esame del testo dell'organizzazione turistica con i disegni di legge relativi alla promozione della domanda e alla programmazione dell'offerta, ritenendo peraltro queste due ultime proposte quali strumenti operativi e finanziari della legge in esame e quindi da approvare contestualmente.
Si sottolinea in particolare che la legge di riforma non si limita a sopprimere gli E.P.T. e le A.A.C.S.T. e a costituire le nuove A.P.T., ma si propone di affrontare nella sua globalità il funzionamento del sistema organizzativo pubblico del turismo e delle sue interconnessioni con quello privato.
Punti significativi del testo unificato riguardano: 1) il completamento della delega di funzioni ai Comuni, già delegate dal D.P.R. 616/77 e dalle leggi regionali n. 54/79 (campeggi) e n. 21/81 (classificazione alberghiera) e la delega di funzioni alle Province attribuita in materia per la prima volta e funzionale all'esercizio di un ruolo di programmazione 2) il ruolo della Regione di coordinamento della promozione turistica degli organismi pubblici e privati mediante il programma pluriennale di promozione, la formazione di Comitati o Consorzi tra le A.P.T., di cui la Regione può avvalersi per attuare interventi, e la realizzazione di iniziative coordinate tra Regione - A.P.T., enti pubblici e enti ed operatori privati 3) i bacini turistici riconosciuti quali ambiti territoriali turisticamente rilevanti ai fini della costituzione delle A.P.T.
Diversamente dal disegno originario - che prevedeva 20 bacini e la costituzione di 12 A.P.T. e di 8 comitati per i bacini non riconosciuti come turisticamente rilevanti - l'organizzazione turistica copre tutto il territorio. Conseguentemente ciascun bacino turistico, in quanto costituzione di un'A.P.T., viene classificato in base alla consistenza della struttura ricettiva e all'incidenza del turismo sull'economia locale.
Le fasce di classificazione previste sono 4 e costituiscono riferimento per la determinazione dell'organico, dei fabbisogni del bilancio e dei finanziamenti regionali. Con la costituzione delle nuove 20 A.P.T. vengono soppressi i 6 E.P.T. e le 20 A.A.C.S.T.
4) le A.P.T. quali organismi tecnico - operativi e strumentali della Regione per la promozione della domanda turistica finalizzata alla commercializzazione del prodotto. Esse predispongono programmi pluriennali di attività e di spesa 5) il collegamento funzionale delle A.P.T. con gli enti locali territoriali 6) gli organi delle A.P.T: l'Assemblea, il C.d.A., il Presidente e il Collegio dei revisori. Modifiche sono state apportate alla composizione dell'Assemblea e alla nomina del Presidente da effettuarsi dalla Regione ma sulla base di una terna di nominativi designati dall'Assemblea dell'A.P.T.
7) le associazioni, i comitati e gli organismi di promozione turistica in particolare le Pro-Loco e le forme di organizzazione tra operatori turistici privati che concorrono al sistema turistico e integrano l'azione pubblica; 8) le norme transitorie e finali per la soppressione degli E.P.T.
e delle A.A.C.S.T., per la costituzione delle A.P.T., per la destinazione del patrimonio e, del personale, per il finanziamento della nuova organizzazione. In particolare, la collocazione del personale dei soppressi E.P.T. presso gli enti locali e le A.P.T. deve salvaguardare nel limite del possibile la professionalità e le attese dei dipendenti, nelle fasi di assegnazione provvisoria e assegnazione definitiva.
Il presente testo unificato è stato approvato a maggioranza dalla VI Commissione con la redazione di una relazione di maggioranza a cura del sottoscritto e una di minoranza a cura del Consigliere Avondo.
Si raccomanda al Consiglio l'approvazione del presente testo di legge.



PRESIDENTE

La parola al relatore di minoranza, Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero, relatore

La presentazione da parte del Gruppo comunista di una relazione di minoranza al testo di legge oggi all'esame del Consiglio regionale, sui temi della promozione turistica e del riordino dell'organizzazione turistica locale, non è dovuta solo al fatto che il nostro Gruppo ha presentato progetti di legge nel corso della pretendente legislatura e in quella in corso, ma anche e soprattutto all'esigenza di contribuire ad una maggiore e più alta consapevolezza da parte dell'intero Consiglio regionale dell'importante ruolo che l'industria turistica svolge e potrà svolgere in futuro nel nostro Piemonte.
Il presente testo di legge si colloca in un quadro di generale ripresa di attenzione, almeno da parte nostra, ai temi e ai problemi che il turismo viene ponendo. I recenti convegni nazionali organizzati dal nostro Partito sui temi generali della evoluzione del turismo in Italia, quelli relativi al turismo nelle aree meridionali, quello più recente tenuto a Trento su "Turismo come risorsa per la montagna" e l'attesa Conferenza nazionale promossa dal Governo e prevista per il prossimo febbraio 1987, sono a nostro parere la conferma di questo crescente interesse. La stessa approvazione, avvenuta nel 1983 pur con anni di ritardo, della legge quadro nazionale sul turismo, che riteniamo ancora inadeguata soprattutto per le insufficienti quote di risorse destinate al settore, ha consentito alle Regioni una ripresa di attività, anche legislativa, in materia e di attivare in sede regionale un profondo riordino dell'organizzazione turistica. D'altro canto, gli indicatori e le analisi degli esperti sono volti a sollecitare e riproporre le potenzialità che il settore presenta con riferimento agli anni a venire. Nel 2000 a livello mondiale il turismo avrà un grande peso nell'economia e sarà secondo solo a quello dell'informatica. Se questo è lo scenario, se la portata dei problemi ha tali dimensioni e tale significato, è ovvia la nostra delusione per il modo in cui questi temi vengono affrontati e discussi in Piemonte. Certo il Piemonte non è, e non lo sarà in futuro, una Regione turistica intesa nel senso classico del termine, ma le esperienze, il radicamento, il peso economico ed occupazionale che questo comparto già oggi significa per la nostra economia, richiedono una più alta consapevolezza del ruolo che questa risorsa economica può rappresentare anche per la Regione.
La collocazione geografica della nostra Regione, il territorio con le sue caratteristiche fisiche ed ambientali, la sua storia, il suo patrimonio artistico, rappresentano una grande occasione che va spesa bene per un rilancio in grande dell'economia turistica. Già oggi si presentano occasioni favorevoli che non vanno disperse o perdute. Ci riferiamo ai vantaggi che possono derivarci dal completamento in corso delle opere infrastrutturali che interessano la nostra Regione e la vicina Lombardia.
Il bacino di utenza potenziale per il mercato interno si va ampliando e anche il mercato nazionale può trovare nelle proposte della nostra Regione elementi di interesse e di ulteriore sviluppo. Lo stesso interesse che stanno dimostrando alcuni grandi gruppi economico - finanziari del nostro Paese, e non solo della nostra Regione, per investimenti nel settore del turismo ci fa comprendere da un lato le potenzialità esistenti nel settore ma, dall'altro, i rischi che tali interventi possono determinare se non saranno governati e programmati dall'ente pubblico. E' per questo, per gli interessi e le potenzialità che si aprono che avremmo voluto e ci saremmo attesi un più alto grado di consapevolezza, di interesse e di approfondimento.
Affrontiamo questo confronto in aula sulla riforma dell'organizzazione turistica dopo una ricca elaborazione, che ha visto anche il Consiglio regionale impegnato in modo serio. Mi riferisco in particolare all'elaborazione dei tre disegni di legge della Giunta, ai due progetti di legge del Gruppo comunista in materia, si due disegni di legge sull'incentivazione turistica e sulla promozione e ai vari progetti di legge presentati sull'agriturismo e sul termalismo, dopo un'ampia e diffusa consultazione intorno alle proposte di riforma sul territorio regionale.
La consultazione è stata ampia ed ha coinvolto non solo il sistema delle autonomie piemontesi, Comuni, Comunità montane, amministrazioni provinciali, ma anche le organizzazioni e le associazioni più interessate.
Salvo significative eccezioni, che vanno apprezzate nel loro valore, il confronto è stato in larga misura insoddisfacente ed ha visto i nostri interlocutori istituzionali impegnati prevalentemente sul fronte della rivendicazione territoriale, in una sorta di gara per richiedere l'inclusione del proprio territorio nelle aree destinate ad essere sede delle nuove A.P.T. Il considerare da parte di qualcuno esaustivo per i problemi del rilancio turistico e delle sue potenzialità di sviluppo l'inserimento o meno del proprio Comune o del proprio territorio nel bacino o nell'ambito turistico in cui è prevista la presenza dell'A.P.T. ci ha per certi versi consentito di valutare negativamente la considerazione che di questo comparto economico viene espressa.
Le scelte compiute nel testo in discussione, nel quale non ritroviamo accolte le proposte più significative contenute nel nostro progetto di legge, ci paiono per molti aspetti deludenti, come per altro consideriamo insoddisfacente il confronto con la comunità piemontese e gli approfondimenti successivi.
A questo punto l'augurio è che dal dibattito in Consiglio regionale non scaturisca solo una presa d'atto del lavoro fatto, ma un esame della legge e delle sue implicanze e delle eventuali e necessarie modifiche, che auspichiamo, per renderla più consona e rispondente alle necessità che il turismo piemontese presenta. I due testi, ovvero i d.d.l. in discussione e la nostra proposta di legge, differivano anche in modo consistente su molte questioni, le più significative delle quali riguardano le deleghe, il ruolo delle Amministrazione provinciali, la nomina del Presidente delle nuove aziende di promozione turistica, il ruolo delle associazioni Pro-loco, gli ambiti territoriali, il numero delle nuove A.P.T., il ruolo e la funzione della Regione nel governo della materia.
Pur non avendo nel testo unificato, oggi all'esame del Consiglio regionale, superato le diversità di impostazione e sciolto positivamente una serie di questioni - che per quanto ci riguarda riproporremo alla valutazione del Consiglio regionale - il nostro Gruppo ha consentito di procedere alla stesura di un testo unificato, ritenendo non più procrastinabili i tempi per superare la struttura ormai asfittica degli Enti provinciali del turismo.
Abbiamo già fatto i nostri rilievi critici alla corsa ad avere le A.P.T., ora vogliamo aggiungere qualche riflessione in più.
Il rivendicare la presenza e la costituzione di, un'Azienda di promozione turistica da parte di alcune aree del Piemonte, che non presentano ancora, e purtroppo, una struttura turistico-ricettiva adeguata e che non si caratterizzano con una segnata vocazione turistica rappresenta - e a nostro avviso non è poco - uno spreco di risorse che non ha ragione d'essere e un modo non corretto di porre le questioni reali da parte del potere pubblico. E qui sarebbe necessario riflettere.
Siamo convinti che per certe aree, per certi bacini, che rappresentano dal punto di vista ambientale, storico, artistico, culturale potenziali aree per lo sviluppo dell'economia turistica, il problema non sia quello di avere oggi la presenza dell'A.P.T., ma di rivendicare da parte della Regione una politica di incentivazione, di valorizzazione di questi patrimoni in grado di sviluppare, nel quadro della programmazione regionale, interventi atti a dotare queste zone e aree di quelle strutture ricettive indispensabili e prioritarie, senza le quali è assurdo proporsi l'obiettivo della promozione e della commercializzazione dell'offerta turistica.
In una parola, un prodotto si può vendere solo se esiste, se è vendibile e richiesto dal mercato.
Del resto, il disposto dell'art. 4 della legge n. 217/83 recita: "Le leggi regionali- individuano gli ambiti territoriali turisticamente rilevanti in cui operano le aziende". L'autocoordinamento delle Regioni nel corso della riunione tra gli Assessori al turismo del 29 e 30 marzo 1984 a Venezia sui temi dell'applicazione della legge quadro ha convenuto sull'opportunità di operare affinché, nell'individuazione degli ambiti turisticamente rilevanti, si pervenga al superamento delle visioni localistiche e conseguentemente della frammentazione esistente, prevedendo ambiti territoriali i più ampi possibili in relazione alle peculiarità storiche, geografiche e politiche esistenti in ogni singola Regione, tenuto altresì conto delle esigenze economiche e gestionali che saranno a carico delle nuove A.P.T.
Il 26 ottobre 1984 il Gabinetto del Ministro del turismo e dello spettacolo in una propria circolare richiama le Regioni alla necessità di mantenere fermi, nell'individuazione degli ambiti turisticamente rilevanti in cui devono operare le A.P.T., i criteri sopra richiamati con l'invito esplicito di limitare al massimo il numero delle A.P.T. Del resto una verifica, anche se molto sommaria e parziale compiuta sulle Regioni che hanno già legiferato in materia, conferma una sostanziale aderenza a tale impostazione. E' il caso della Regione Lombardia, che da 43 enti preesistenti, tra enti provinciali del turismo e aziende autonome di cura e di soggiorno, ha istituito 11 A.P.T., dell'Emilia Romagna che da 28 enti va a 9, della Liguria che in un disegno di legge della Giunta prevede di scendere da 41 a 11/12 A.P.T.
Alla luce di tutto questo e considerando che in Piemonte esistono 26 enti, non comprendiamo la scelta di istituire 20 aziende di promozione turistica. E' questa una scelta che non ha avuto modo di essere confrontata nelle consultazioni con la comunità regionale. D'altro canto, anche il disegno di legge della Giunta n. 77 prevedeva l'istituzione in Piemonte di 12 A.P.T. e nella relazione su questo disegno di legge della Giunta si sostiene che non per tutti i bacini turistici viene proposta la costituzione di A.P.T.
La legge quadro stessa ha infatti specificato che le A.P.T. possono essere costituite in ambiti territoriali turisticamente rilevanti, nelle zone cioè in cui il turismo assume particolare peso e rilievo.
Nel definire i criteri per individuare i bacini turistici, in cui costituire le A.P.T., si sono tenuti presenti anche l'aspetto finanziario e i costi che comporta il nuovo assetto organizzativo. "Una proliferazione di enti - continua la relazione al d.d.l. della Giunta - ancorch ingiustificata rispetto agli obiettivi indicati dalla legge quadro e che si intendono perseguire, risulterebbe insostenibile sotto il profilo finanziario e renderebbe asfittica la nuova organizzazione, vanificando il disegno di riforma e danneggiando in primo luogo le aree ove il turismo costituisce una risorsa rilevante e che necessita di moderni strumenti promozionali". Questo è quanto stava scritto nella relazione che accompagnava il disegno di legge della Giunta.
Dalle consultazioni sono emerse richieste di ampliamento del numero delle A.P.T. ma non in misura così vasta come quella che la Giunta ha proposto.
In verità le proposte emerse riguardavano gli ambiti del Biellese, di Vercelli, di Novara, delle Langhe, dei Roeri e di Saluzzo, ma nel corso delle consultazioni non sono mancate anche altre proposte alternative, come quella avanzata dall'Ente provinciale del turismo di Novara che prevede la costituzione di 4 ambiti per tutto il Piemonte.
La scelta compiuta nel disegno di legge oggi in esame, di prevedere l'istituzione in Piemonte di 20 aziende di promozione turistica che coprano tutto il territorio piemontese, ci pare non colga uno degli aspetti più significativi della filosofia che dovrebbe essere alla base della riforma e, quello che più conta, non comprenda le esigenze del mercato, l'alta e qualificata specializzazione che è richiesta, in particolare sul terreno del marketing, nonché la necessità di una razionale utilizzazione delle poche risorse disponibili. La stessa necessità derivata da questo tipo di scelta di andare ad una classificazione delle A.P.T. in base a parametri il più oggettivi possibili, ci pare dimostri più di ogni altra argomentazione la forzatura compiuta che non consente di recuperare quegli elementi di specializzazione, di corretto uso delle risorse, d'immagine, di offerta che sono fondamentali per la riforma. Anche questo sforzo non consente di recuperare gli elementi di mortificazione che la scelta proposta determina nei confronti di quelle aree veramente vocate al turismo che attendono dalla riforma un più alto e qualificato rilancio. Alto permane ancora lo squilibrio tra le risorse destinate alle aree vocate e a quelle non vocate che saranno messe a disposizione per l'attività delle A.P.T.
Questa scelta ha già prodotto una necessità finanziaria da parte della Regione doppia rispetto a quella precedente; per inciso va ricordato che non tutto sarà utilizzato per una più ampia capacità di spesa e per la promozione e che una parte non indifferente di risorse verrà destinata alle spese di funzionamento.
Sul tema delle deleghe - avremmo voluto, e lo sforzo contenuto nella nostra proposta di legge andava in questa direzione, chiamare il sistema delle autonomie a considerare il settore turistico in una serie di aree come una vera e propria risorsa economica, su cui è necessario sviluppar una politica non solo di elargizione di qualche modesto contributo per iniziative promosse da altri enti, ma un'azione in prima persona da parte degli Enti locali. Se consideriamo che la prima, vera e fondamentale risorsa turistica del Piemonte è costituita dall'ambiente, dal patrimonio artistico e culturale, si comprende come sia indispensabile una politica attiva attenta da parte dell'Ente locale per la conservazione, la valorizzazione ed il recupero delle risorse.
Per quanto riguarda poi il ruolo delle Amministrazioni provinciali avremmo voluto anticipare con questa legge un loro concorso attivo nella fase di programmazione degli interventi di incentivazione.
Pensiamo che un loro ruolo nella predisposizione di programmi pluriennali e annuali e nella definizione delle priorità per la incentivazione turistica potesse far svolgere a questo Ente un'azione più attiva sul pia no programmatorio, recuperando anche per questa via il patrimonio di elaborazione e di proposta contenuto negli schemi dei piani comprensoriali.
Siamo convinti che il coinvolgi mento delle amministrazioni provincia li in qualche forma - noi avevamo pensato ad un loro ruolo nella concessione dei contributi sia in conto interessi che in conto capitale potrebbe consentire di rilanciare un ruolo e un a concorso di questi Enti nel settore, in Forse sono possibili altre forme non necessariamente solo quella proposta. Siamo dunque disponibili ad un approfondimento ulteriore.
La soluzione data dal disegno di legge in esame è insufficiente.
Gli elementi innovativi che il d.d.l. ha recepito dalla nostra proposta di legge riguardano in particolare il ruolo e le funzioni di coordinamento della Regione. Ci eravamo prefissati nella nostra proposta di legge di esaltare il ruolo di programmazione e - di indirizzo della Regione delegando il più possibile la gestione.
L'altro obiettivo che ci proponevamo era quello di giungere ad una i legge che recuperasse non solo gli aspetti di innovazione istituzionale organizzativa per la promozione turistica territoriale, ma saldasse in un a unico corpus legislativo la promozione, l'incentivazione, l'offerta turistica piemontese.
Su questa questione, condivisa anche da parte di altri Gruppi, la Giunta si è impegnata ad esaminare in futuro la possibilità di addivenire alla predisposizione di un "testo unico" nella materia turistica.
Anche per questo riteniamo utile e compiere qualche passo che prefiguri e renda tangibile questa volontà.
Per tutte queste considerazioni il nostro Gruppo ha deciso di sottoporre alla valutazione del Consiglio alcuni emendamenti, subordinando l'espressione del nostro voto a quanto verrà recepito da parte della Giunta e della maggioranza.
Nel merito delle proposte di emendamento proponiamo, ad estensione delle deleghe di funzioni già previste, che alle Province siano altresì delegate la concessione e la erogazione di contributi in conto interessi e in conto capitale, in materia di incentivazione dell'offerta turistica sulla base degli atti della programmazione regionale e nei limiti delle risorse determinate dal piano annuale di settore e di intervento, ai sensi della legge regionale in materia.
Per quanto attiene agli ambiti territoriali di riferimento, sappiamo che la filosofia che sta alla base dei due progetti di legge è diversa: nel d.d.l. n. 77 i bacini, quali riferimenti territoriali e programmatori coprono tutto il territorio e l'offerta turistica sia potenziale sia in atto, mentre nel p.d.l. n. 21 i riferimenti territoriali sono costituiti dagli ambiti turisticamente rilevanti, non ricadenti su tutto il territorio, ma solo sulle aree con forte vocazione turistica e con offerta in atto.
Sappiamo anche che la scelta operata dalla maggioranza di coprire il territorio con venti A.P.T. in corrispondenza dei bacini si ispira da un lato all'impostazione originaria data ai bacini stessi e dall'altro si collega - così si afferma - all'esito delle consultazioni o meglio ad una valutazione parziale, come abbiamo cercato di spiegare, delle risultanze delle consultazioni e alla necessità di una fase transitoria, di passaggio dal vecchio ad un nuovo assetto, e che si debba tenere comunque un ancoraggio con il riferimento territoriale proprio dell'E.P.T. di copertura dell'intero territorio regionale.
Noi riteniamo la nostra proposta più aderente al dettato della legge quadro 217/83 e alle opportunità di non precostituire soluzioni che potrebbero radicarsi irrigidendo l'assetto ed impedendo interventi di adattamento successivi. Riteniamo anche che la nostra proposta di individuare un numero limitato di A.P.T. possa rendere più incisiva l'azione di indirizzo e di coordinamento e possa concentrare più opportunamente le limitate risorse finanziarie.
Se poi consideriamo che sul testo in esame non mancano perplessità anche da parte di componenti della maggioranza, tanto che si afferma che la legge ha carattere sperimentale e che la sua attuazione dovrà essere curata con attenta vigilanza e se consideriamo anche le tendenze che si stanno profilando in alcune Regioni, che hanno percorso scelte "larghe" e che ora stanno rimeditando di ridurre il numero delle A.P.T., dobbiamo necessariamente trarre delle conclusioni e formulare nuove ipotesi non vedendo alcuna possibilità di accoglimento della nostra proposta originaria.
Il nostro Gruppo volendo venire incontro alle esigenze di coprire tutto il territorio, pur mantenendo circoscritto il numero delle A.P.T. per le ragioni che abbiamo già espresso, propone dunque che siano bacini turistici i territori delle Province piemontesi e quelli individuati nella proposta di legge al Parlamento per l'istituzione delle Province di Biella e del Verbano - Cusio - Ossola, approvata dal Consiglio regionale in data 27/7/83.
Proponiamo inoltre che in seno all'assemblea dell'A.P.T. sia previsto almeno un rappresentante del Consiglio provinciale, eletto tra i componenti del Consiglio provinciale stesso, e che il Presidente dell'Azienda di promozione turistica sia nominato direttamente dall'assemblea. Infine proponiamo che si istituisca l'albo delle Associazioni turistiche e delle associazioni Pro-Loco, salvaguardandone così il carattere associativo senza irrigidirne i connotati.
Gli emendamenti che qui proponiamo, peraltro già illustrati in sede di VI Commissione, se saranno accolti, non avranno altro significato che quello di aver contribuito a dare un'interpretazione ed un'applicazione corretta della legge quadro 217/83, a migliorare la legge regionale di riforma e soprattutto ad approvare una legge che davvero riformi l'esistente e non si limiti ad introdurre un cambiamento nominalistico degli enti lasciando le cose immutate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, l'economia turistica è uno dei settori fondamentali del terziario anche per una Regione come la nostra. Mentre ci sforziamo di pensare ad uno sviluppo del nostro sistema economico e dell'occupazione e di far crescere il nostro prodotto interno lordo dobbiamo pensare che il turismo per le caratteristiche di una Regione come il Piemonte può costituire un elemento strategica importante.
Nell'ambito turistico il mercato è in forte evoluzione sia per quantità che per qualità. Dobbiamo evitare la logica del puro rimescolamento delle funzioni, dei ruoli e delle correnti turistiche stesse.
Non solo, quindi, il nostro sforzo è rivolto alla razionalizzazione, ma uno sforzo che tende a cogliere gli elementi nuovi che il mercato turistico prospetta.
Arriva opportunamente questo d.d.l. che riconduce ad unitarietà e dà organicità agli interventi in materia di organizzazione turistica. La legge tende a razionalizzare l'operatività per elevarne il grado di efficacia di una molteplicità di soggetti e di iniziative, ormai inadeguate alle prospettive del nuovo che mostra l'economia turistica.
Questa iniziativa deriva dal lavoro dell'autocoordinamento regionale e dall'esperienza che il proponente Assessore del d.d.l. ha potuto constatare rispetto ad altre leggi regionali già operanti, quindi è una proposta che ha alle spalle qualche forma di sperimentazione sul campo ed un rapporto tra diverse Regioni.
Per affrontare questa opportunità che l'economia turistica offre al Piemonte occorre un ruolo di governo elevato ed una volontà per svolgerlo che sappia sviluppare politiche di largo respiro. Lo spontaneismo in questo campo come in altri non paga, non è in grado di dare delle risposte. Le opportunità turistiche del Piemonte sono più complesse e più difficili che in altre Regioni e per questo occorrono degli interventi altamente qualificati ed estremamente professionali. Occorre tener conto che la specializzazione in questo campo diventa sempre più rilevante e che l'interconnessione con problemi di formazione e di conoscenza nell'ambito dell'imprenditorialità turistica diventano estremamente importanti. Non lasciare lo spontaneismo avanzare in questo campo significa saper gerarchizzare gli obiettivi, saperli tempificare ed introdurre delle analisi costi-benefici nello scegliere gli obiettivi, evitando logiche a breve tempo.
La legge dà una risposta adeguata, anche se l'esperienza che potremo vivere nei prossimi anni ci porterà a degli affinamenti, e la legge ha maglie tarate in modo tale da potere recepire gli affinamenti che la gestione della legge stessa nel suo divenire potrà prospettare.
La Regione assume istituzionalmente un ruolo di indirizzo pieno in questo campo tendendo con il programma pluriennale a dare una serie di indirizzi di fondo sui quali poi coordinare le altre scelte. La legge introduce un nuovo assetto organizzativo rilevante. Si tratta di un salto qualitativo reale.
120 bacini, quali ambiti territoriali, graduati da fasce per poter stabilire strutture rispondenti alle diverse esigenze sono un elemento importante, come altrettanto importanti sono le nuove aziende di promozione turistica che tendono ad una corretta promozione della domanda con un'attenzione all'interfacciamento della domanda con l'offerta turistica.
L'intervento dal lato dell'offerta e l'intervento dal lato della domanda costituiscono un tutto unico difficilmente separabile, quindi intendo toccare tutti questi aspetti.
Le A.P.T. sono uno strumento che configura l'operatività di quelle che noi chiamiamo "agenzie" in altri campi ma, per legittimarsi sul campo devono avere un'alta qualificazione tecnica e devono sapersi collegare con coerenza con le politiche che vengono espresse dai programmi pluriennali non quindi interventi residuali, non quindi interventi che non sappiano agire sui nuovi mercati, sulle nuove domande.
Questa fase fortemente tecnica che si richiede alle aziende di promozione turistica è la condizione per poter interagire adeguatamente con le potenzialità degli operatori turistici privati e degli Enti locali, ai quali vengono concesse deleghe che devono tuttavia sottostare a una funzione altamente coordinata. E' in questo senso che il programma pluriennale può trovare nella politica dei progetti nella promozione turistica uno strumento di intervento mirato, capace di valorizzare a fondo il ruolo dei privati in rapporto sinergetico tra i soggetti privati e pubblici. Si tratta di interventi per progetti di una esaltazione dei caratteri funzionali, di uno strumento versatile e rapido che permette aggiustamenti sul campò, in caso in cui sorgano nuovi obiettivi e ci siano discostamenti rilevanti rispetto alle politiche.
Vorrei citare uno tra i tanti elementi nuovi che troviamo in questo respiro programmatorio che viene dato dall'impianto normativo in discussione: nella commercializzazione del prodotto turistico esiste l'esigenza che si riscontra in altri campi di operare in forme consortili per costituire dei blocchi di offerta capaci di rispondere al nuovo mercato con nuovi caratteri che con l'impostazione precedente non potrebbero trovare in Piemonte adeguate risposte.
Un punto nodale della discussione, che ci ha impegnati ed appassionati è il tema delle aree territoriali. Mi rivolgo anche al compagno Avondo che ha seguito a fondo e con grande competenza il problema e che oggi ha rilevato alcune deficienze.
Da sempre in tutti i campi c'è stata una disputa all'interno delle aziende sui concetti di territorializzazione e di funzionalizzazione degli interventi, nella scelta tra un intervento diffuso e un intervento puntiforme. Noi oggi qui ci troviamo a fare una scelta che per le ragioni che l'Assessore motiverà più adeguatamente di me, ma che anch'io tenterò di dimostrare, non è casuale ma risponde ad un requisito particolare.
Cosa c'è dietro la filosofia delle venti aree territoriali che abbiamo individuato? Ovviamente venti aree che abbiano alle spalle un'adeguata funzionalità delle aziende di promozione turistica e un rapporto con le risorse finanziarie che non sia castrante. Su questo elemento bisogna trovare il punto di equilibrio.
Voglio cercare di dimostrare il perché su tutto il territorio.
Intanto noi commetteremmo un errore, e lo si può commettere in molti campi, se valorizzassimo in modo pesante alcune realtà lasciando altri ambiti territoriali scoperti. Potremmo cioè fare scelte che concentrino per avere effetti dati dalla dimensione di scala che viene ad assumere l'intervento, e trarne giovamenti. E' chiaro che tali scelte lascerebbero in ombra alcune potenzialità. Oggi le baraggie e le vaude potrebbero presentare interessanti potenzialità che possono, operando dal lato dell'offerta, non tanto e non solo dal lato della domanda, offrire delle opportunità. Il mercato sta mutando, ci sono forme nuove di turismo che possono assumere in certi casi dimensioni di massa, in altri casi dimensioni di élite o di segmento particolare. Se non avviamo un'azione promozionale spinta nelle aree marginali, certamente le destiniamo alla marginalità perenne e totale, alla non possibilità di utilizzare uno strumento importante per la crescita del prodotto interno lordo regionale e per la crescita dell'occupazione. Ovviamente non bisogna danneggiare le aree forti, motore e traino per tutto il sistema turistico piemontese, e non bisogna trascinarle al di sotto della soglia .critica di effetto per quanto riguarda il nuovo mercato del turismo. Il turismo è un sistema a vasi comunicanti.
Dobbiamo evitare il rimescolamento dell'esistente, la gara che quelli da Acqui vadano a Ponzone e viceversa per rimanere nell'Alessandrino, ma dobbiamo fare una politica che ci permetta di acquisire quote di domanda esterna, di rispondere a segmenti molto differenziati di domanda e di ampliare quantitativamente la base di domanda turistica. Dobbiamo uscire da una visione di strapaese se vogliamo coordinare tutti questi momenti e rispondere alla domanda turistica esterna, estera o di altre Regioni.
Probabilmente significa dare delle risposte anche in aree marginali per compensare la domanda interna che ovviamente non vogliamo perdere.
Si è lavorato per mesi e a fondo su questa materia che ritengo importante. L'economia turistica può costituire uno di quei fattori che tendenzialmente non richiedono investimenti colossali, ovviamente in termini relativi rispetto ad altri; è un prodotto interno lordo che cresce tendenzialmente a basso consumo energetico e a basso inquinamento rispetto all'unità di prodotto interno lordo ottenuta, ad esempio, dalla siderurgia o dalla chimica. Rappresenta, quindi un settore che può dare risposte coordinate alle molte politiche che vogliamo praticare. In questo senso credo che l'impianto normativo che viene presentato all'approvazione oggi possa rappresentare un contributo certamente non decisivo, dovremo fare degli aggiustamenti, ma costituisce un supporto valido per rispondere alla nuova domanda; forte in termini qualitativi e quantitativi, che sta emergendo nel nostro Paese e a livello internazionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, viene spontanea, all'inizio di questo dibattito sulla riforma dell'organizzazione turistica regionale una prima ed immediata considerazione. Ad un anno e mezzo dalla nascita della IV legislatura, è questa la sola legge qualificante, o per lo meno tra le pochissime degne di questa definizione, prodotta dal Governo di pentapartito, sino ad oggi caratterizzato soltanto da un grigio e piatto immobilismo cui, per sopravvivere a se stesso ed alle sue interne contraddizioni, è sempre stato costretto.
Confusione, incertezze, macroscopiche contraddizioni ne hanno segnato l'azione durante tutto l'arco dei 15 mesi della IV legislatura, si da motivare appieno la posizione fortemente critica assunta nei suoi confronti dalla Destra Nazionale.
Ben inteso, dicendo questo, non intendiamo rivalutare l'operato delle precedenti Giunte rosse, che abbiamo giudicato deleterio e disastroso per il Piemonte e che pertanto non ci sentiamo di dover in alcun modo rimpiangere; vogliamo esprimere piuttosto la nostra più cocente delusione per una formula, per una maggioranza, per un esecutivo che, formatisi con il dichiarato proposito di voltare pagina rispetto al passato, non hanno poi saputo incidere in modo adeguato e profondo sulla realtà piemontese incapaci, come sono risultati essere, di prendere quota con qualsiasi provvedimento davvero significativo.
Ci provano adesso con questo d.d.l. che naturalmente - tanto per concludere la premessa - non può bastare da solo a modificare il nostro giudizio, tanto più che esso ci appare non tanto come il risultato di una decisione collegialmente voluta con forza e portata avanti con lucida fermezza dalla Giunta regionale, quanto invece come frutto dell'ostinazione, diremmo caparbia, di un singolo Assessore, riuscito a distanza di anni a condurlo in porto dopo aver anche preceduto diverse impostazioni, poi fatte proprie dalla legge quadro sul turismo.
Se ben ricordiamo infatti risalgono al 1976 e al 1977 le prime proposte ' di riforma dell'organizzazione turistica regionale formulate dall'Assessore Moretti; proposte che, per il loro carattere fortemente innovativo a fronte dell'esistente, legittimavano - e allora fu questa la linea da noi seguita - le più caute riserve, specie perché mancanti del supporto di una specifica normativa nazionale.
L'emanazione, però, della legge quadro n. 217 nel maggio del 1983 ci costringeva a prendere atto delle modificazioni ormai introdotte; secondo noi un po' avventatamente, quali ad esempio la soppressione degli Enti provinciali per il turismo o la costituzione delle Aziende di soggiorno e turismo.
Il progetto approdato ora all'esame del Consiglio altro non è, nella sua architettura di base, che l'attuazione di una legge già approvata e promulgata dal Parlamento: vale a dire di una legge della Repubblica, di disposizioni cioè che alla luce di quanto prima ammesso è giocoforza accettare rinunciando ad apporvisi per punto di principio. Semmai, proprio perché provvedimento attuativo di norme aventi valenza nazionale, noi possiamo e dobbiamo dire di temere che su di esso vengono a riflettersi e a ripercuotersi tutti i difetti, le imperfezioni, le carenze che la Destra Nazionale già ebbe a rimproverare a livello parlamentare alla legge quadro n. 217. Essa ha rappresentato, è vero, un momento fondamentale nella storia del turismo italiano, avendo inquadrato legislativamente per la prima volta un settore tra i più importanti della vita economica, sociale e culturale ed avendo così posto, almeno potenzialmente, una doverosa premessa unitaria al varo di un grande e organico progetto di programmazione nazionale in grado di rispondere alle molte esigenze di un turismo moderno. E' altrettanto vero che a soli tre anni di distanza si è rivelata essere una strada impraticabile, tant'è che il Governo dovrebbe avere il coraggio di seriamente differirla e di riformarla. Questo perché è dubbio che la legge quadro sia riuscita - come affermava di voler fare - a privilegiare le competenze e la professionalità nel settore, qualificando in modo competitivo l'offerta turistica. All'opposto è fuor di dubbio che abbia spalancato la porta alla lottizzazione del turismo, facendola entrare come ingrediente della torta da suddividere tra i Partiti di regime, e sacrificato le motivazioni tecniche alle ragioni degli apparati politici attraverso la presenza nei Consigli di amministrazione delle aziende di promozione turistica di rappresentanti di Comuni, Province e Comunità montane, naturalmente scelti sulla base di esclusive indicazioni partitiche.
Ma, lo ripetiamo: ancora, questa nostra critica si indirizza alla legge nazionale e soltanto per le temute conseguenze di riflesso scende a colpire la normativa regionale. Per una ragione di principio dovevamo ripresentarla in questa sede, però precisiamo di non esserci fatti in alcun modo condizionare da questa nostra convinzione nel formulare il giudizio sul disegno di riforma presentato dall'Assessore Moretti.
Infatti, di fronte alle norme proposte ci siamo collocati con la mente del tutto sgombra da qualsiasi pregiudizio, pronti a lasciarci guidare solo da una valutazione serena ed obiettiva, disponibili e decisi anche - lo diciamo con militato senso di responsabilità - a non far mancare il nostro consenso, se solo avessimo trovato motivazioni convincenti per darlo, anche perché fermamente convinti che, quando si pone mano alla riforma di un settore importante e delicato come quello turistico, si debba costruttivamente accantonare ogni preconcetto a posizioni di schieramento.
Pur con le riserve derivate dalla legge quadro n. 217, abbiamo preso in attenta considerazione la possibilità di dare un voto positivo a questo progetto regionale, nonostante la paternità delle forze politiche che lo hanno espresso e anche per dare un segnale di quella nuova impostazione costruttiva che la Destra Nazionale, pur tra tante difficoltà, ha scelto di voler assumere passando così dalla fase della protesta a quella della proposta.
Purtroppo la nostra buona predisposizione è servita soltanto a farci superare talune iniziali perplessità che avvertivamo su aspetti particolari del disegno di legge per quanto riguarda, ad esempio, i limiti della delega alle Province, oppure i criteri che si intendono seguire nella nomina dei Presidenti delle A.P.T., aspetti particolari sui quali invece si è incentrata l'opposizione di altre parti politiche. Non è bastata all'opposto, per un giudizio globalmente favorevole, la nostra pur aperta comprensione, venuta infatti ad infrangersi davanti allo scoglio centrale della legge, rappresentato dalla individuazione di 20 bacini turistici e dalla conseguente costituzione di 20 aziende di promozione turistica. E' su questo punto, infatti, un punto nel quale è concentrata e riassunta tutta la filosofia della legge stessa, che abbiamo registrato il nostro dissenso dalle impostazioni dell'Assessore Moretti.
Intendiamoci, questo provvedimento dal lungo e travagliato iter rappresenta un corpus di norme complesse, non facili, di prima inquadratura, tali in una parola da non consentire sin da ora di affermare perentoriamente che sarà efficace oppure inefficace, perché questo lo si potrà capire soltanto nel tempo, come esplicitamente detto dal collega Villa in sede di VI Commissione e implicitamente ammesso dallo stesso collega Avondo. Occorrerà aspettare almeno due o tre anni per poterne dare una valutazione corretta e completa. Quindi, accennava il collega Tapparo potrebbe risultare valida anche la tesi di favorire, attraverso la costituzione di 20 A.P.T., la promozione di zone che pur non presentando al momento una spiccata vocazione turistica, avranno modo di sviluppare in futuro le loro attuali potenzialità.
Ma concesso questo dobbiamo altresì dire che, d'accordo con la tesi di riconoscere di rilevante interesse turistico l'intero territorio regionale ci sembravano preferibili altre strade, a nostro avviso più indicate a qualificare il turismo piemontese consentendogli di affermare quel salto di qualità e di specializzazione oggi sempre più richiesto nel settore della promozione turistica.
Senza giungere al paradosso di.chi ha proposto tre sole A.P.T., per il turismo del lago, della collina, della montagna, era auspicabile limitarne responsabilmente il numero, in modo da consentire che avessero da svolgere la loro funzione in ambiti più vasti e fossero in grado di offrire evitando lo spezzettamento dell'offerta turistica, un prodotto commercialmente competitivo, sia sul piano interno che su quello internazionale. Queste preoccupazioni hanno certamente ispirato le scelte di altre Regioni confinanti con il Piemonte, come ricordava il Consigliere Avondo: la Lombardia ha costituito 11 A.P.T. in luogo dei 43 organismi turistici regionali prima esistenti, l'Emilia Romagna nel provvedimento varato ha previsto la realizzazione di 9 A.P.T. al posto dei preesistenti 28 organismi, la Liguria si è attestata sulla costituzione di 11/12 A.P.T.
a fronte dei 43 organismi tra enti del turismo e aziende autonome oggi funzionanti. E' da tenere presente che l'offerta turistica delle tre Regioni citate nonché l'incidenza del turismo sotto l'aspetto socio economico nelle rispettive realtà regionali non sono certamente inferiori a quelle del Piemonte. Anche sulla scorta di queste indicazioni non abbiamo ritenuto di poter condividere quanto ci è stato proposto.
Venti A.P.T. sono francamente troppe, ottimale sarebbe stato il riconoscimento di sei A.P.T. riferite all'ambito territoriale delle sei province piemontesi, e meglio comunque le nove A.P.T. del progetto presentato dal Gruppo comunista, meglio persino le dodici A.P.T.
inizialmente ipotizzate dal disegno di legge della stessa Giunta regionale.
L'averne in seguito elevato il numero ci è sembrato essere soltanto un cedimento a richieste localistiche, buono magari ad accontentare un po' tutti senza scontentare nessuno, secondo la logica dell'Italia dei campanili, ma non in linea di certo con una riforma turistica seria e coraggiosa. Oltretutto la presenza di 20 A.P.T. sul territorio piemontese impone la ricerca di personale qualificato oggi certamente non esistente a livello regionale. Vi è dunque il concreto rischio di vanificare l'aziendalità, la managerialità dei nuovi organismi, o di ritardarne notevolmente l'impegno attivo, dovendo permettere al nuovo personale di maturare la necessaria esperienza in un settore che presenta peculiarità non indifferenti. Soprattutto ci preoccupa molto la dispersione che inevitabilmente si avrà delle già scarse risorse disponibili, a tutto danno della promozione dell'offerta turistica in Piemonte. Temiamo infatti che la costituzione di 20 A.P.T. comporti un notevole aumento dei costi di gestione. Al riguardo non vogliamo avventurarci in previsioni, ma dobbiamo però segnalare che, secondo uno studio dell'ente provinciale per il turismo di Novara, non sarebbe azzardato ritenere che le spese generali di funzionamento delle nuove strutture, aziende di promozione turistica ed uffici di informazione e di accoglienza turistica, raggiungerebbero un livello almeno doppio di quello attuale, offrendo un servizio non superiore all'esistente. E' questo un preventivo sul quale non ci sentiremmo di giurare, ma è fuor di dubbio che in questa ottica forse sarebbe stato non inopportuno un ripensamento delle scelte indicate.
Un ultimo motivo che ci ha lasciati perplessi sulla costituzione di venti A.P.T. è la classificazione delle medesime, ai fini della concessione dei finanziamenti regionali, in quattro fasce di diversa importanza. Che significa questa diversificazione se non riconoscere che dei venti nuovi organismi molti avranno entrate talmente limitate e spese fisse non ulteriormente comprimibili da far seriamente dubitare della loro capacità di funzionamento? Resteranno, insomma, sulla carta con funzioni puramente decorative. Allora, e lo chiediamo all'Assessore Moretti, perché credere che il problema andasse risolto cedendo alle spinte campanilistiche, pur sapendo in partenza che accettare questa proliferazione di A.P.T. altro significato non avrebbe avuto se non cedere a scelte accademiche e quindi del tutto inutili? Da una legge di riforma del turismo sarebbe stato lecito e doveroso attendersi qualcosa di diverso, capace di superare, e non di ripetere dilatando gli aspetti negativi ora esistenti nella realtà turistica della nostra Regione.
A questo punto crediamo di doverci scusare, signor Presidente, colleghi Consiglieri, per avere troppo indugiato sul problema delle aziende di promozione turistica. Abbiamo tuttavia ritenuto di doverlo fare, anche abusando della pazienza del Consiglio, perché volevamo ben motivare con argomentazioni non pregiudiziali, che ci sembrano avere un loro fondamento logico, quello che è stato il nostro punto di dissenso sulla legge di riforma dell'organizzazione turistica periferica. Una legge che per il resto, superando qualche personale perplessità, avremmo anche potuto accettare nello spirito di quella politica costruttiva che in apertura di intervento rivendicavamo alla Destra Nazionale di voler fare e di saper condurre, se non altro riconoscendo al progetto presentato l'intento di voler, attraverso la riforma, rilanciare l'industria turistica piemontese che è attività da tutti riconosciuta come economicamente e socialmente rilevantissima. Eravamo, dunque, pronti anche a sacrificare ogni posizione preconcetta di schieramento, consapevoli che la legge che stiamo per votare postulava, propria per la sua intrinseca importanza, i1 più ampio consenso delle forze politiche ed insieme volendo con questo dare la prova concreta di una nostra non sterile opposizione. Ma la scelta delle 20 A.P.T., scelta di fondo, caratterizzante e qualificante l'intero disegno riformistico, ci ha bloccato. Neppure abbiamo tentato di volerla rettificare con emendamenti modificativi, in questo convenendo coi il collega Avondo e con quanto da lui affermato in sede di Commissione perché consci dell'inutilità di un tentativo che avrebbe significato il voler rimettere in discussione la filosofia stessa del progetto tanto caldeggiato dall'Assessore Moretti.
Forse siamo noi a restare prigionieri di una erronea ed errata valutazione poiché è pur vero, come abbiamo riconosciuto, che questa legge dal profondo e non collaudato contenuto innovativo, richiederà per essere completamente valutata una sperimentazione di anni. Tutto questo lo ammettiamo e tuttavia quello di così riformare l'organizzazione turistica regionale è responsabilità che non ci sentiamo di condividere e che tutta intera lasciamo al governo pentapartito che l' ha proposta, rispettando alla luce di quanto poc'anzi precisato, le tesi contrarie alla nostra ed al tempo stesso pretendendo uguale rispetto pei le tesi sviluppate e sostenute delle Destra Nazionale. Per questo, pur coi il riconoscimento della necessità d: questa legge ed anche con l'apprezzamento della sua impostazione, il Gruppo della Destra Nazionale non può esprimere un giudizio positivo. In particolare, per anticipare qui la dichiarazione di voto e guadagnar tempo, la Destra Nazionale darà voto contrario all'articolo n. 8 della normativa proposta relativo ai costi della costituzione dell'azienda di promozione turistica e si asterrà su tutti successivi articoli del titolo quarto che ne sono il diretto corollario per cui parere finale del nostro Gruppo sarà un voto di astensione sul complesso della legge.
Nessun particolare rilievo invece abbiamo da fare, quindi, lo anticipo ora, daremo un voto favorevole ai progetti di legge n. 91 e n. 96 rispettivamente concernenti la programmazione - degli interventi per lo sviluppo dell'offerta turistica e per la programmazione turistica che, con quello della riforma dell'organizzazione turistica regionale, costituiscono un corpus unico, sebbene articolato su tre distinti provvedimenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, affrontiamo oggi un insieme di provvedimenti di grande importanza a e significato per la nostra Regione: viene data attuazione alla legge quadro n..217 che affronta il problema del turismo.
Credo che occorra dare atto all'Assessorato per il serio lavoro predisposto e per l'ampia documentazione messa a disposizione dei Consiglieri per poter avere elementi di giudizio sufficientemente validi probanti sulla materia da affrontare.
Alla luce di queste considerazioni, rileviamo che questo provvedimento darà certamente un assetto più stabile, una prospettiva più favorevole all'insieme dei problemi del turismo della nostra Regione. Vi sono alcuni elementi che, se applicati con il dovuto equilibrio, potranno essere certamente positivi e innovativi, come il coinvolgimento degli imprenditori privati e la collaborazione tra imprenditori privati e strutture pubbliche.
Tuttavia malgrado questa valutazione positiva della legge abbiamo alcune perplessità. L'Assessore in parte le ha individuate e ha dichiarato che saranno affrontate e risolte.
Si tratta di un provvedimento che può costituire un esperimento, una tappa, per giungere ad un sistema turistico più definito nella nostra Regione. Ci riferiamo, in particolare, al problema delle deleghe alle Province.
Noi riteniamo che la Regione debba essere un ente di programmazione, di coordinamento delle attività e non di gestione dell'attività stessa sul territorio nazionale. Si deve giungere ad una normativa che preveda la delega per l'esercizio e la gestione dei vari provvedimenti turistici, in questo momento demandati a enti territoriali minori e restino di competenza della Regione Piemonte soltanto gli aspetti di programmazione, di coordinamento, di indirizzo e di controllo.
Il secondo elemento che ci lascia perplessi - mi pare sia già stato affrontato anche da altri Consiglieri - uno dei più caratteristici di questa legge,. è quello dell'individuazione dei bacini turistici.
Abbiamo la sensazione che, nel momento in cui si fa una programmazione sul territorio sia necessario operare delle scelte, magari difficili e impopolari. In questo senso anche i documenti interpretativi nazionali davano delle indicazioni, affermando che comunque le A.P.T. dovevano essere in numero limitato per situazioni precise e particolari. La scelta che la Regione Piemonte ha fatto, peraltro ampliando quella originaria più condivisibile dell'Assessorato, di individuare 20 bacini turistici, ci pare non interamente condivisibile. Ci rendiamo conto dei vincoli politici. Le consultazioni hanno portato all'esame della Commissione le esigenze, le sollecitazioni, le richieste di tante comunità politiche sparse sul territorio della Regione. Evidentemente a livello di singola comunità pu esserci l'interesse ad avere una maggior presenza a partecipare a questa programmazione e ad essere un momento importante della programmazione, ma riteniamo che una scelta di questo genere faccia venire meno le scelte programmatiche che la Regione andava facendo.
Quando siamo in presenza di questi fenomeni occorre saper governare anche con i1 dissenso.
La scelta che è stata fatta, a nostro giudizio, fa venir meno una scelta programmatoria. Non ci pare sia sufficiente fare una graduatoria dare ordini di priorità rispetto alle A.P.T. da istituire. Sarebbe stato più corretto individuare le realtà turisticamente rilevanti da prendere in considerazione e limitare a queste aree e a questi bacini turistici il riferimento rispetto a questa legge.
Finanziare 20 bacini, 20 situazioni, sia pure in modo diversificato nella limitatezza oggettiva delle risorse regionali, non consente di assegnare le necessarie risorse a quelle situazioni che sono meritevoli e che,, opportunamente supportate finanziariamente, riescono a svolgere un ruolo di traino rispetto a quelle più deboli. Voler disperdere sul territorio tutte le risorse limita complessivamente, globalmente la spinta turistica dell'intera Regione. Pensiamo che, dando strumenti forti, capaci di essere stimoli e impulso a quelle situazioni veramente forti turisticamente, sia possibile nel medio periodo creare condizioni perch anche le aree meno forti riescano da questo investimento a trarre dei vantaggi.
Certamente un grosso impulso turistico sulla città di Torino, per limitare il discorso all'area che più ci è vicina, indirettamente e nel tempo, avrebbe determinato maggiori e più forti possibilità turistiche nel Canavese e nelle Valli di Lanzo dello sforzo che si farà adesso per tenere in piedi una A.P.T. in ciascuna di quelle realtà. La stessa cosa vale per la valle di Susa, che è una area forte, e nella misura in cui la si rafforza veramente è capace di costituire traino rispetto ad, altre situazioni vicine. L'area di Pinerolo, per esempio, non riuscirà con l'individuazione di una A.P.T. limitata al suo territorio a decollare. Noi crediamo di trovarci in qualche misura di fronte ad una dispersione improduttiva delle risorse regionali.
L'ultima considerazione si riferisce agli ampi margini di discrezionalità che vengono lasciati alla Giunta. Sappiamo che è difficile programmare, abbiamo già detto prima che avremmo ritenuto più opportuno dare maggiori deleghe alle Province ma, nel momento in cui questo viene rinviato - ed è favorevole il giudizio che diamo alla prospettiva e cioè che questo è l'obiettivo a cui si deve tendere - noi crediamo che sarebbe stato preferibile, nel momento in cui si vanno a di distribuire risorse a enti pubblici, ma soprattutto a imprenditori privati, fissare dei parametri rigidi, quasi oggettivi, degli automatismi nell'applicazione. Questo non c'è. C'è però un passo avanti rispetto all'assoluta discrezionalità preesistente; però ancora esistono margini che, a nostro giudizio dovrebbero essere affrontati e risolti in modo più rigoroso. In sostanza si trattava di fissare regole del gioco più rigide e poi di applicarle in modo chiaro.
Ma, alali là di queste valutazioni, riteniamo che si tratti di un provvedimento positivo, che certamente darà nuovo impulso all'attività turistica della Regione. Teniamo conto dell'impegno dell'Assessorato che ritiene che comunque questo è un provvedimento visto in un'ottica, non dico sperimentale, ma suscettibile di evoluzione, quando verrà materialmente applicato sul territorio. Quindi esprimiamo fin d'ora, sia pure con un piccolo rammarico per una certa mancanza di coraggio, un giudizio positivo rispetto a questa legge e la voteremo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, quando si tratta di un argomento vasto e complesso come quello del turismo è sempre buona norma circoscrivere il tema e cercare di fissare esattamente i termini del problema di cui si discute. Per questo ieri sera rileggendo il disegno di legge di riforma mi è venuta la curiosità di prendere un vecchio dizionario per cercare la parola "turismo". Con un certo stupore ho visto che - altri dizionari più aggiornati, come il Palazzi o lo Zingarelli daranno una definizione diretta - in questo vecchio dizionario dei primi anni del novecento non si definiva direttamente il termine "turismo", ma lo individuava per "relationem" e cioè l'attività che compie il turista quindi bisognava andare a cercare il termine "turista", che a sua volta era indicato molto semplicisticamente, perché allora il fenomeno non era così rilevante come oggi, come "viaggiatore dilettante", laddove "dilettante" sta per chi si muove e si sposta per diletto.
Tutto ciò mi fa pensare a come è mutata da alcuni decenni l'attenzione su questo fenomeno. Probabilmente, quando è stato stampato quel dizionario il turista era ancora un fenomeno strano e i turisti erano personaggi come Stendhal e Byron che avevano la curiosità di girare il mondo e soprattutto la capacità di raccontarlo agli altri.
Se facciamo riferimento a questo tipo di turismo, cioè ad un turismo assolutamente particolare, individuale, elitario, fenomeno sporadico sbagliamo completamente la prospettiva per affrontare il tema che invece ci occupa. Dobbiamo comprendere di che cosa parliamo oggi, laddove il termine "turismo" ha acquistato un significato variegato: è certamente ancora quello di quel dizionario, ma è anche il fenomeno di massa degli ultimi anni, è il fenomeno che si collega ad attività diverse dal semplice diletto come gli affari, come la cura, come l'interesse culturale.
Tutto questo per dire che nell'affrontare la discussione di questa legge dobbiamo capire di quale turismo stiamo parlando. Certamente non di tutti i turismi, certamente non di quello del dizionario, ma di un fenomeno diverso, fenomeno numericamente rilevante, che è diventato industria, che ha una sua borsa internazionale e che raccorda e focalizza interessi estremamente vasti. E' a questo fenomeno che noi dobbiamo prestare attenzione quando ci muoviamo attraverso il d.d.l. e attraverso l'intervento della Regione sul fenomeno stesso; tenendo presente che se il turismo è un prodotto industriale, un prodotto economico consta come tutti i prodotti industriali ed economici di tre elementi fondamentali: del prodotto, di strumenti e di promozione, cioè il marketing, la pubblicità.
Il prodotto non riguarda questa legge, ma altre, quali quelle sulla tutela dell'ambiente, dei beni culturali e architettonici; gli strumenti riguardano una delle due leggi che io chiamo "figlie della riforma fondamentale", cioè tutti gli interventi tendenti a migliorare le strutture ricettive, le attrezzature, ecc.; la promozione, il marketing, la pubblicità, certamente interessano il progetto di riforma principale.
Progetto di riforma su cui diamo un giudizio sostanzialmente e complessivamente positivo, soprattutto per tre elementi qualificanti che noi notiamo in questo disegno di legge.
Innanzitutto perché ha compreso la necessità, presente già nella legge quadro statale, di un intervento specializzato in questo settore che consenta la concentrazione delle risorse e l'ottimizzazione della loro resa.
Il secondo elemento positivo è che consente di coinvolgere in un progetto complessivo operatori turistici, in senso lato ovviamente, Enti locali e Regione, quindi una sinergia, come si usa dire oggi, di pubblico e privato, di interessi privati e di interessi pubblici che possono convergere in un programma complessivo di promozione.
Il terzo elemento qualificante che ci sembra di dover apprezzare in questo d.d.l. è il tentativo, non ancora ultimato come è stato ricordato anche in altri interventi, ma avviato in maniera significativa, di decentrare la gestione della promozione ad altri enti territoriali e locali pur rimanendo nel quadro di un unico disegno programmatico coordinato dall'ente regionale.
E' dunque un giudizio complessivamente positivo che potremo eventualmente analizzare laddove dovessero sorgere questioni sul singolo articolo e sul merito dell'articolato e che meglio, poi potrà essere concluso con la dichiarazione di voto del nostro Capogruppo.
In questo intervento di ordine generale credo sia opportuno indicare le linee di ordine complessivo.
Accanto alle luci che sono prevalenti e che ci consentiranno di dare il nostro assenso a questo disegno, certamente non possiamo sottacere alcune perplessità che abbiamo già manifestato in sede di Commissione e che credo sia necessario ed opportuno riconfermare in aula.
La prima e più importante è la scelta che è stata fatta in ordine all'individuazione delle 20 aziende di promozione turistica, su cui già altri colleghi si sono soffermati. Voglio dire, siamo d'accordo con lo spirito della legge laddove copre l'intero territorio regionale ed individua i 20 bacini turistici, è un riferimento utile ed importante certamente ci sono zone che hanno vacazione turistica più marcata, altre meno, altre non ce l' hanno o ce l' hanno solo per aspetti molto particolari. Tutte meritano un'attenzione e tutte meritano un certo tipo di intervento.
Le nostre perplessità però riguardano la scelta che a situazioni differenziate si faccia fronte con uno strumento identico, cioè con l'azienda di promozione turistica, laddove forse avremmo preferito limitare questo tipo di scelta a quei bacini che hanno reale e forte vocazione turistica, non nel senso del dizionario dei primi del novecento, ma in quello che abbiamo cercato succintamente di delineare dopo, cioè quei bacini che sono in grado di competere a livello nazionale e internazionale con altre realtà, che sono in grado di proporsi sui mercati del grande turismo nazionale e internazionale, che sono in grado di competere nella borsa del turismo. Sappiamo bene che non sono moltissime, anche se importanti e qualificate, in Piemonte, per esempio, le zone lacustri quelle montane, quelle metropolitane del capoluogo in cui vi sono reperti artistici, storici e museali. Su queste forse bisognava puntare attraverso uno strumento più specializzato, più qualificato, più attento a questo tipo di mercato, mentre, per altre realtà, che non dovevano essere dimenticate una diversa strumentazione avrebbe consentito di intervenire in maniera più adeguata.
La seconda osservazione, che è stata fatta dalla I Commissione e che come Presidente della stessa ho il dovere di riferire in aula, riguarda l'aspetto finanziario. Dobbiamo sapere che il complesso di queste leggi, a cui va il nostro apprezzamento e andrà certamente il nostro voto comporterà nei prossimi anni per l'impianto di spesa fissa delle strutture e per i contributi in conto interessi un ulteriore irrigidimento del bilancio complessivo della Regione, che è già estremamente rigido impegnando con anni di anticipo quella quota, purtroppo oggi ancora estremamente limitata, di risorse libere perché l'impianto complessivo solo in parte sarà coperto dai trasferimenti statali.
Perché, malgrado questo, diamo un giudizio positivo su questo corpo di leggi? Dobbiamo darlo convinti che questa sia una scelta e non una delle tante cose che la Giunta dovrà fare... Noi riteniamo che il turismo sia una delle tre o quattro iniziative su cui la Regione deve impegnarsi perché è uno degli elementi che può diventare trainante non solo per l'ordinaria amministrazione, ma per la macroeconomia regionale, per l'occupazione, per il flusso valutario e per tutta una serie di benefici diretti e indiretti.
Per cui riteniamo che questo sacrificio di ordine finanziario sia giustificato, però lo è se rappresenta una scelta della Regione e non una giustapposizione accanto a tutta un'altra serie di interventi, perché in questa ipotesi arriveremmo ad una situazione assolutamente insostenibile.
Non dobbiamo pensare a questo tipo di intervento come a qualcosa dato in un settore che dovrà trovare il suo contemperamento in altri interventi in altri settori. Se è una scelta può essere anche un fatto isolato o accompagnato soltanto da altri interventi che parimenti saranno ritenuti prioritari da questa maggioranza e da questa Giunta.
Siamo convinti che questo sia lo spirito che ha mosso la Giunta nel compiere la scelta che ha fatto attraverso questi disegni di legge ed è* questo che ci convince a dare un parere sostanzialmente positivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo innanzitutto che sia importante che il Consiglio Regionale presti una particolare attenzione ai quattro provvedimenti oggi all'esame del Consiglio per la rilevanza della materia e anche per rispetto ai colleghi che attorno a questi documenti hanno per lungo tempo lavorato; all'Assessore anzitutto, ai colleghi Consiglieri della VI Commissione, e in particolare al gruppo di lavoro perché molte volte neanche in aula si conosce il lavoro che si svolge all'interno delle Commissioni. Per questo ritengo importante soffermare l'attenzione del Consiglio su questi provvedimenti sia per la rilevanza che deve avere l'argomento all'interno delle politiche regionali sia per il doveroso riconoscimento ai colleghi Assessori e Consiglieri che per tanti mesi attorno a questa materia hanno profuso energie, anche con opinioni diverse, per dare al Piemonte una strumentazione legislativa più aggiornata e più consona ai tempi. Questa è anche l'occasione per dare un riconoscimento al lavoro che i funzionari del Consiglio regionale e dell'Assessorato hanno svolto per cercare di dare al Piemonte una legislazione, per quanto è possibile, idonea, corretta e agile sulla materia. Per queste ragioni credo sia un argomento che non si possa liquidare in poche battute.
Da tempo la riforma dell'organizzazione turistica periferica articolata su EPT e Aziende autonome, costituisce un tema attorno al quale si è sviluppato un ricco dibattito politico, giuridico e tecnico, in sede locale, regionale e nazionale, tale da consentire di sviscerare a fondo i vari aspetti e le diverse soluzioni di tale problematica.
Motivazioni, valutazioni e proposte ampiamente note e che il Parlamento prima e il coordinamento tra gli Assessori regionali al Turismo poi hanno già provveduto a riportare ad una sintesi, contenuta nelle disposizioni della legge 217/83 e nei documenti approvati dall'autocoordinamento regionale e dal Comitato per la programmazione turistica.
Peraltro il Consiglio regionale è oggi chiamato a decidere non soltanto sul futuro assetto organizzativo periferico del turismo, ma anche sulle politiche di incentivazione dell'offerta e di sviluppo della domanda turistica.
Il collega Tapparo che molto modestamente dice di non essere un grande conoscitore della materia (invece sappiamo che così non è) opportunamente ha detto che la discussione va,raccordata fra questi tre provvedimenti perché rappresentano le diverse facce di un unico problema. Infatti dall'assetto che noi daremo all'organizzazione periferica del turismo discendono anche le politiche in materia di promozione e di incentivazione dell'offerta, le sinergie e i raccordi che tra queste si debbono sviluppare.
Tre decisioni difficili ma vitali, perché occorre sapere che sulla base di quanto oggi deciderà il Consiglio si giocherà nei prossimi anni il destino del turismo piemontese. Turismo che, come è stato già ricordato,è un fattore di produzione di beni e di servizi, sempre più viene considerato, per fortuna, come un comparto da sviluppare, nel quadro più generale della crisi della nostra Regione come possibile via di ripresa.
Ma proprio quando nei documenti di indirizzo viene pienamente riconosciuta la funzione di un Piemonte turistico e non solo industriale o agricolo, registriamo un andamento ondulatorio che non può non farci riflettere. I dati confermano complessivamente la difficoltà del settore alberghiero e lo sviluppo di quello extralberghiero, segno anche di una ristrutturazione complessiva dei flussi turistici legata sia a fenomeni economici internazionali sia a modifiche nei gusti e nelle preferenze, che dobbiamo tutti assieme cogliere per individuare nuove opportunità per le nostre attività turistiche.
Tali tendenze fanno si che il Turismo sia e diventi in prospettiva ancora più un elemento di notevole importanza sia sotto il profilo economico che sotto quello sociale.
Emerge quindi la necessità che tale settore non sia abbandonato a se stesso, ma diventi parte integrante di un sistema di coordinamento dei processi economici e sociali quale punto di forza per una politica di miglioramento della qualità della vita. Tale potenzialità ha avuto difficoltà ad esprimersi in Piemonte nei luoghi ove si generava, in quelle metropoli autoformatesi, almeno fino a metà degli anni '70, non per viverci anche durante il tempo libero, e si è quindi indirizzata verso consumi indotti artificiosamente oppure in modo disorganico sul territorio circostante, provocando accentuate forme di degrado ambientale in un alternarsi di nuove concentrazioni e di aree completamente abbandonate.
Contestualmente all'ampliarsi della domanda turistica si è verificata anche una modificazione della sua struttura. Tendenza di base è la contrazione dei tempi medi di vacanza con un incremento degli arrivi e l'aumento del numero di periodi di vacanza nell'arca dell'anno.
Un'ulteriore strutturazione della domanda turistica mette in evidenza un cambiamento basato sul crescente interesse verso quattro elementi o "radici": natura, cultura, memoria e soggettualità. Segni e virtualità che il Piemonte possiede in misura considerevole, seppur poco conosciuti, che sono da valorizzare, da promuovere e da diffondere.
Alla trasformazione socio-economica degli ultimi venti anni non è sempre corrisposto un progetto politico che fosse in grado di recepire le domande emergenti e di indirizzarle verso soluzioni positive; ciò ha impedito che le risorse economiche e le capacità imprenditoriali si indirizzassero sempre verso un corretto sviluppo del turismo, che fosse teso più a dare una risposta alle reali esigenze dell'utenza che a crearne delle fittizie, a valorizzare più le capacità produttive, e di lavoro che le operazioni finanziarie.
La stessa rilevanza economica del fenomeno turistico in Piemonte è stata a lungo sottovalutata sotto la spinta dell'unidirezionale sviluppo industriale. Ne consegue che l'offerta turistica piemontese, con l'eccezione della zona dei laghi e delle zone tipicamente invernali, si trova scarsamente preparata in genere ad affrontare un periodo congiunturale di contrazione della domanda e una sua trasformazione.
Le notevoli carenze di impianti e strutture per il tempo libero e lo svago dei turisti, la carenza di una qualificata imprenditorialità turistica, salvo significative eccezioni, e di un moderno sistema di organizzazione e intermediazione del prodotto, l'inadeguatezza della stessa struttura organizzativa pubblica subregionale rendono purtroppo scarsamente competitiva l'offerta turistica piemontese, sia per la qualità che per i prezzi.
Rispetto allo scenario di un corpo senza testa, con un'offerta rude e selvaggia, si deve delineare invece uno scenario del tipo "strategia del raccordo" tra domanda e offerta. E' forse una strategia più della volontà che dell'essere, ma che comunque deve privilegiare l'imprenditorialità piuttosto che lo sfruttamento. Insomma, occorre reinvestire in qualità.
Per fare ciò è necessario in primo luogo tutelare il territorio che rappresenta la più grande risorsa turistica del Piemonte, non come sterile conservazione dell'esistente ma come valorizzazione e organizzazione dello stesso per una corretta utilizzazione da parte dell'uomo. Una politica attiva, quindi, di salvaguardia del territorio, che consenta di valorizzarne non solo le componenti naturalistiche ma anche quelle antropiche e culturali. Così deve essere, ad esempio, per una politica attiva nei parchi, volta a valutarne le possibili fruizioni anche turistiche.
Agli interventi di organizzazione del territorio e di realizzazione di strutture e infrastrutture dovrà accompagnarsi una politica diretta a creare una vera economia turistica in Piemonte, intesa come sviluppo delle attività produttive e dell'occupazione e non solo come aumento delle operazioni finanziarie.
A tal fine è necessario in primo luogo che si verifichi una crescita delle capacità operative e organizzative degli imprenditori turistici; e ciò nel momento in cui noi, attraverso questa riforma diamo ad essi finalmente una voce in capitolo nei momenti decisionali delle politiche turistiche - gli operatori sono soggetti fondamentali dell'attività turistica - la Regione come organo di supporto e di coordinamento dovrà fornire loro i necessari stimoli e strumenti, favorendo l'aggiornamento e la formazione professionale, la cooperazione, l'associazionismo, la nascita di nuove figure professionali e di più moderne strutture organizzative imprenditoriali.
Sarà altresì da sollecitare lo sviluppo di servizi in grado di svolgere una valida azione di intermediazione del prodotto turistico.
Si punterà così a creare le condizioni ottimali per la formulazione dell'offerta e del suo collocamento sul mercato mediante un costante coordinamento delle iniziative delle aziende private con l'azione pubblica sviluppando cioè un'azione di marketing turistico.
E' quindi necessario procedere con sollecitudine - ed è per questo che noi siamo favorevoli a che i provvedimenti legislativi trovino rapidamente (oggi stesso) in Consiglio la loro definizione - a riformare l'apparato pubblico che deve fare da supporto a tale azione di valorizzazione e commercializzazione del prodotto turistico, istituendo così infine le nuove aziende di promozione turistica operanti a livello di bacino, così come indicato dalla legge quadro n. 217/83 e previsto dalla legge all'esame oggi del Consiglio regionale.
L'azione delle nuove aziende, alla cui gestione saranno chiamati anche i rappresentanti delle categorie degli operatori, dovrà essere coordinata oltre che con quella degli stessi operatori anche con quella degli altri organismi pubblici e privati che si occupano di turismo (Comuni, Consorzi Comunità montane, ACI, Camere di commercio, Associazioni, Pro-Loco, ecc.).
Il nuovo assetto organizzativo risulta essenziale per completare il processo di aggiornamento della promozione turistica della Regione e di collegamento della stessa ad una politica di marketing.
Partendo dall'esigenza di fornire alla clientela informazioni precise sul tipo di offerta e di proporre contestualmente un'ampia gamma di pacchetti idonei alle diverse età di gusto e di borse, l'attività promozionale della Regione dovrà essere più specializzata e maggiormente finalizzata all'informazione e alla commercializzazione.
Tale specializzazione comporterà che le azioni promo-pubblicitarie siano più organicamente collegate ai progetti di intervento in campo infrastrutturale e ricettivo, nonché dirette alla caratterizzazione dell'offerta dei diversi bacini turistici.
Occorre far mutare la faccia del Piemonte, da società "estranea" a società . "interessata" al turismo, togliendo il dubbio di una società "illusa", cioè che ritiene che la sua forza turistica, valida o meno organizzata o meno, non possa che finire per attirare comunque qualche rivolo del grande fiume del turismo. Sarebbe illusorio credere in questo.
E' quindi un dato di fatto l'esigenza di attuare una riforma dell'organizzazione turistica periferica, resasi improcrastinabile già a seguito dell'entrata in vigore del D.P.R. 616/77 e delle deleghe e attribuzioni agli Enti locali da esso disposte.
Le Giunte regionali del Piemonte che si sono succedute, nel giugno 1979, nel maggio 1982 e nel dicembre 1984, presentarono tre d.d.l. che proponevano la strategia per procedere alla riforma dell'organizzazione turistica periferica con la delega di funzioni amministrative agli Enti locali, l'individuazione di "bacini turistici", la costituzione nei più rilevanti tra essi di "Aziende del Turismo" aventi compiti essenzialmente di promozione turistica.
Va sottolineato che la legge quadro n. 217/83 - questo certamente à merito della Regione Piemonte - ha recepito i punti più qualificanti di tali disegni di riforma proposti dalle Giunte regionali piemontesi e quindi non solo non impone uno sforzo di modificazione della linea regionale per adeguarla a quella nazionale, ma viene a costituire un'importante conferma che consente di superare le comprensibili cautele nel varare una riforma di così rilevanti effetti. Inoltre, va tenuto presente l'importante lavoro primo e forse unico caso in Italia - svolto dalle Regioni che in modo autocoordinato hanno approfondito le varie tematiche discendenti dalla legge quadro n. 217/83 prima di procedere a legiferare Regione per Regione in modo da avere un quadro abbastanza omogeneo. Tale lavoro si è tradotto nelle indicazioni sull'attuazione dell'art. 4 formulate dagli Assessori al turismo in sede di autocoordinamento nella riunione di Venezia nel marzo 1984 dirette a uniformare per quanto possibile l'assetto dell'organizzazione turistica nell'interesse reciproco delle Regioni e del turismo nazionale, nonché quelle formulate dal Comitato di coordinamento per la programmazione turistica nell'ottobre del 1984.
Il presente d.d.l. costituisce perciò un cardine intorno a cui si impernia la strategia della Regione per la qualificazione turistica del Piemonte, in quanto non si limita a sopprimere gli E.P.T. e le Aziende autonome e a costituire nuove aziende di promozione turistica, ma cerca di affrontare nella sua globalità il funzionamento del sistema organizzativo pubblico del turismo e delle sue interconnessioni con quello privato definendo le deleghe agli enti locali, individuando gli ambiti territoriali turisticamente rilevanti, ridefinendo il ruolo della Regione, prevedendo modalità di coordinamento e collegamento della promozione, riconoscendo e valorizzando il ruolo degli organismi privati che concorrono alla realizzazione della promozione turistica e in particolare delle associazioni turistiche Pro-Loco.
Per quanto riguarda le deleghe non è possibile procedere alla riforma dell'organizzazione turistica locale senza affrontare la questione delle deleghe in materia di turismo.
Pur in mancanza di una organica legge regionale sulle deleghe e di un riordino delle autonomie locali, sembra ormai sufficientemente delinearsi dal D.P.R. 616/77, da una serie di leggi regionali, nonché da altri atti politici del Governo, un quadro istituzionale che individua nel Comune il primo momento di riferimento del cittadino verso l'Amministrazione Pubblica e nella Provincia l'ente cui poter fare affidamento per il decentramento di funzioni di livello intermedio.
Con il presente d.d.l. si propone quindi di delegare ai Comuni, a completamento delle competenze già attribuite o delegate dagli artt. 19 e 60 del D.P.R. 616/77 e dalle L.R. 54/79 e 21/81, una serie di competenze ammini-strative "di base" che consentirebbero di snellire il rapporto tra Amministrazione Pubblica e cittadino. Alle Province saranno delegate funzioni non gestibili dal Comune in quanto superano l'ambito amministrativo comunale o richiedono la valutazione di elementi programmatici sovracomunali.
E' importante l'aver stabilito per legge il principio che le funzioni delegate dovranno essere esercitate secondo modalità che consentano snellezza e autonomia, pur garantendo correttezza amministrativa e funzionalità dell'intero sistema attraverso la trasmissione delle informazioni e una costante vigilanza. Sappiamo che si è posto il problema della correttezza, della congruità o meno di affidare - per altro già previsto da altra L.R. - ai Comuni i compiti in materia di classificazione alberghiera, poiché ragioni diverse propendono a far dire che vi sarebbero problemi di omogeneità di valutazione. Così come sappiamo anche - qualche collega lo ha riferito - che da parte delle Province è stato rivendicato un maggior ruolo per quanto riguarda la possibilità di gestire alcune deleghe operative in materia di turismo.
Credo, che sotto questo profilo, almeno per ciò che attiene alle Province, la scelta effettuata dalla Giunta sia condivisibile, per lo meno sino a che la legge generale regionale in materia di deleghe, già rinviata dal Governo e che dovremmo riapprovare, non preveda un discorso diverso.
La natura e i compiti delle aziende.
Le aziende di promozione turistica sono, secondo le indicazioni della legge quadro, organismi tecnico-operativi dotati di personalità giuridica di diritto pubblico (i fondi sono derivati dalla finanza pubblica e di natura pubblica sono i contratti del personale ad esso trasferiti) e di autonomia amministrativa, che operano quali organismi strumentali della Regione in collegamento funzionale con gli enti locali territoriali.
La "strumentalità" rispetto alla Regione (da intendersi nella accezione giuridica del termine) è da connettere al fatto che le A.P.T. svolgono funzioni promozionali che rientrano nella sfera di competenza tipica della Regione e che dalla Regione derivano le loro attribuzioni.
Il collegamento funzionale con gli enti locali risulta invece essenziale per saldare e coordinare l'azione di promozione della domanda con il complesso delle azioni e degli interventi per lo sviluppo dell'offerta turistica (territorio, strutture e servizi) che fanno capo alle competenze degli enti locali territoriali.
L'esame dei compiti previsti dalla legge 217/83 per le A.P.T. è di estrema importanza per valutare quale è la strutturazione ottimale di tali enti e la dimensione più idonea dell'ambito territoriale turisticamente rilevante su cui debbano operare.
La legge quadro prevede che le nuove aziende espletino le attività di promozione e di propaganda delle risorse turistiche locali, di informazione e di accoglienza turistica. Onde delimitare con esattezza il campo di intervento delle aziende sono stati indicati in dettaglio nel disegno di legge i compiti delle A.P.T. che dovranno incentrarsi sulla promozione della domanda turistica, privilegiando sempre più una promozione finalizzata alla commercializzazione del prodotto turistico.
Ne consegue che la promozione delle risorse turistiche di carattere paesistico o culturale potrà valere se sarà finalizzata o complementare ad una risorsa turistica effettivamente vendibile e che la realizzazione delle A.P.T. favorirà altresì il sorgere di una organizzazione di commercializzazione degli operatori - produttori turistici che operi come interfaccia.
Da tale compito principale discendono poi le funzioni di informazione sia in loco sia soprattutto proiettiva, utilizzando appieno le potenzialità delle attuali e future tecniche di trattamento dell'informazione e le funzioni di accoglienza.
Il legislatore nazionale non ha fornito criteri di dettaglio in base ai quali pervenire ad una identificazione univoca degli ambiti turisticamente rilevanti.
Due concetti emergono comunque .chiaramente dalla formulazione dell'art, n. 4 della legge 217/83: il primo è che si tratta di "ambiti territoriali turistici", cioè di aree territoriali che si caratterizzano per interconnessioni di tipo turistico; il secondo è che debbono essere turisticamente rilevanti, presupponendo quindi che essi non debbano riferirsi all'intero territorio regionale, ma solo alle zone in cui il turismo assume un particolare rilievo.
Le Regioni in sede di autocoordinamento hanno cercato di meglio approfondire questo importantissimo punto della legge, convenendo che "si debba pervenire al superamento della visione localistica e conseguentemente della frammentazione esistente, prevedendo ambiti territoriali i più ampi possibili, in relazione alle peculiarità geofisiche e amministrative esistenti in ogni singola Regione, tenuto altresì conto delle esigenze economiche e gestionali a carico delle nuove A.P.T." E' essenziale quindi andare ad impostare degli organismi operativi dotati di strutture e qualificazioni quali richiedono le moderne tecniche di marketing, che comportino oneri giustificabili solo in presenza di una offerta vendibile che raggiunga una adeguata soglia.
Si trattava perciò di attivare gli strumenti più adeguati per le differenti realtà.
L'ambito territoriale turisticamente rilevante viene quindi individuato per aggregazione attrazione e consiste nell'insieme di tutte le località in cui si riscontrano alcune caratteristiche comuni, che vengono a costituire la trama connettiva.
In questa prospettiva, avendo previsto il complesso dei vincoli, si muoveva la proposta originaria della Giunta, talché nella stessa relazione era detto, come ha ricordato il collega Avondo, che si era tenuto presente anche l'aspetto finanziario, cioè i costi che il nuovo assetto organizzativo comporta: "una proliferazione di nuovi enti ancorch ingiustificata rispetto agli obiettivi indicati nella legge quadro risulterebbe insostenibile sotto il profilo finanziario e renderebbe asfittica la nuova organizzazione vanificando il disegno di riforma e danneggiando le aree dove il turismo costituisce una risorsa rilevante e che necessitano di moderni strumenti promozionali". Peraltro, anche nel documento dell'autocoordinamento regionale veniva appunto richiamato che occorreva tenere altresì conto delle esigenze economiche e gestionali a carico delle nuove A.P.T.
Come mai si dice che oggi approda in Consiglio una proposta che snatura questi principi del tutto condivisibili? Si dirà che è il frutto delle consultazioni. A nostro avviso, quando si va a progettare in materia che tocca il disegno territoriale occorre molta prudenza e rigore, diversamente come riteniamo purtroppo sia accaduto - si finisce in preda del localismo e non vi è più una trincea dietro la quale ci si possa difendere. Ciò a nostro avviso è accaduto perché la proposta della Giunta individuava gli ambiti in cui collocare le A.P.T. secondo livelli di rilievo diversi e non sempre omogenei, senza uguali criteri obiettivi. Vale a dire, una proposta più limitata di A.P.T. ma fortemente ancorata a parametri inoppugnabili o alla preesistenza di aziende autonome avrebbe rappresentato una idonea barriera al localismo, consentendo magari qualche, piccolo numericamente ulteriore inserimento. Invece la proposta delle A.P.T. contenute nel disegno di legge era di fatto disomogenea sotto questo profilo e definiva una soglia di ingresso molto bassa, giustamente ritenuta acquisita anche da altre località escluse nella proposta originaria. E' pur vero che le varie esperienze regionali sono diversificate, andando dalla Lombardia con 11 A.P.T., all'Emilia Romagna con 9, alla Calabria con 3; ma le altre Regioni o scelgono la strada di ambiti molto ampi di livello provinciale con qualche ulteriore specificazione per zone particolarmente avocate dal punto della storia turistica oppure individuano molte A.P.T. ma di singole località o di pochi Comuni.
Pur ammettendo la scelta di considerare tutto il territorio regionale in via di ipotesi turisticamente rilevante ci pare corretto manifestare alcune riserve sulla soluzione che approda in Consiglio. Riserve non sciolte per altro dall'articolo sulla classificazione che è la dimostrazione evidente delle preoccupazioni da noi espresse e nel contempo il tentativo di un recupero di selettività, ma che a - noi ora pare un ulteriore aggravamento non condivisibile. Ci troveremo nella gestione con due problemi. Primo,quello del coordinamento delle attività promozionali che non sarà facile, e su cui mi soffermerò più avanti nel trattare dello specifico disegno di legge. A questo proposito, mi pare sarebbe stato utile (vista la scelta delle 20 A.P.T.) individuare anche la Consulta regionale per il turismo, con la presenza dei privati che meglio si attaglia alla nuova situazione rispetto alle conferenze annuali previste nel disegno di legge.
Secondo, il problema finanziario. Oggi l'organizzazione periferica del turismo costa, seppur fortemente limitata nelle attività, circa 2 miliardi e mezzo a bilancio assestato 1986. Con le nuove A.P.T. il personale salirà probabilmente dalle attuali 50.a circa 100 unità e il costo prudenziale salirà ad oltre 6 miliardi, anche se i calcoli tecnici che danno 1.000 lire di costo per presenza turistica farebbero supporre a fronte di una presenza turistica 1984 di 10.000.000 di persone una cifra di circa 10 miliardi. Ci sembra questa una stima del tutto eccessiva per la gestione delle A.P.T.
comunque un aggravio certamente anche se fossero solo 6/7 miliardi al bilancio regionale di non poco conto, senza calcolare che tale cifra si giustifica solo per la sopravvivenza o poco più. Ma scelta tale strada da parte della Giunta, e noi la rispettiamo e la voteremo, circa gli ambiti ci pare che molte delle osservazioni siano state recepite e quindi alcuni ambiti siano stati ridisegnati, anche se non sappiamo a che punto è la soluzione del caso del lago di Mergozzo, se con l'Ossola o con il lago Maggiore, se il lago di Viverone è con Biella o con Ivrea, così come delle richieste fatte dalla Provincia di Asti. Direi che non è il caso di entrare in molte ipotesi particolari, perché sarebbe come riprendere da capo tutte le questioni.
Per quanto riguarda gli organi credo che, data la natura delle aziende di promozione turistica, la scelta della designazione del Presidente da parte della Regione, ancorché limitata ad una terna proposta dall'assemblea ci sembra una scelta condivisibile.
Riteniamo tuttavia che il numero dei membri componenti 1'esecutivo dell'assemblea, otto più il Presidente, sia una soglia un po' alta se consideriamo che alcune A.P.T. avranno un'assemblea di 18/20 persone; con questo numero nell'assemblea averne 8 nel comitato esecutivo, cioè praticamente uno su due, ci sembra una percentuale un po' troppo alta.
Nella mia unica relazione esprimerò il pensiero del Gruppo socialdemocratico anche sulle altre proposte di legge, per cui mi scuso con i colleghi se mi prolungherò un po', ma il tempo che rubo adesso lo risparmierò successivamente.
Analizzerò ora il ruolo della Regione sul tema della promozione.
Il completamento delle deleghe agli Enti locali e l'istituzione di una rete organica di A.P.T. che vengono a costituire un supporto qualificato per la promozione turistica, consentiranno alla Regione di sgravarsi di una serie di funzioni amministrative- gestionali per recuperare appieno il proprio ruolo statutario di Ente di programmazione, di indirizzo e di controllo.
Una riorganizzazione della struttura pubblica del turismo consentirà quindi da un lato di migliorare il funzionamento complessivo del sistema dall'altro di valorizzare il ruolo della Regione che, come ente costituzionalmente competente in materia di turismo, potrà dedicarsi con più attenzione all'analisi dell'evoluzione dell'andamento turistico, alla definizione delle strategie, alla formulazione di piani e programmi, alla formulazione di indirizzi, al coordinamento delle azioni svolte in ambito turistico dai diversi soggetti pubblici, al controllo dell'attuazione delle leggi e delle direttive.
Per quanto riguarda la proposta di legge che attiene agli interventi di promozione turistica, pur esprimendo il nostro voto favorevole sulla proposta che la Giunta ha individuato, noi diciamo che la scelta della Giunta di mantenere complessivamente alla Regione la gestione della promozione è fra le varie che erano possibili. Noi auspichiamo che questo avvenga cercando quanto più è possibile di affinare gli strumenti, di qualificarli e di dare snellezza e rapidità di intervento. Peraltro, la normativa presentata è ormai un elemento consolidato in altre leggi, ad esempio della Regione Emilia Romagna, secondo principi che qui sono ripresi.
La riforma, a nostro avviso, attraverso le A.P.T. esige di ripensare al di là delle scelte della Giunta rispetto a questo tipo di gestione della promozione turistica, alle nostre strategie di marketing turistico soprattutto per coordinare l'attuale miscela promozionale di prodotto. Un incisivo marketing di prodotto suppone alta professionalità e competenza flessibilità e adattabilità, capacità decisionale rapida di cui purtroppo fa difetto il tipo di impianto amministrativo regionale: molte volte le procedure pubbliche complessivamente non rispondono a queste esigenze.
Cioè: o è una strategica e sinergica combinazione di tutti gli strumenti di promozione, di prezzo, di prodotto, manovrabile dall'offerta pubblica e privata oppure è un coacervo di azioni frazionate e contraddittorie.. Di qui la necessità di un'esatta collocazione di diverse strutture, la razionale delimitazione del loro ruolo, l'efficace integrazione delle funzioni, la validità dei collegamenti e degli interscambi.
La Regione dovrebbe fare la programmazione attraverso un osservatorio turistico regionale, intesa come definizione degli obiettivi e delle risorse base, dare direttive e conoscere il mercato. Non solo siamo in presenza della necessità di politiche promozionali, ma di politiche di prodotto. La Regione dovrebbe fare promozione turistica di tipo istituzionale, cioè promozione "alla marca", al Piemonte, e le aziende di promozione turistica dovrebbero invece fare promozione "di prodotto", anche se ovviamente c'è interazione tra la notorietà della marca (Fiat, Martini Cinzano, ecc.) e l'affermazione del prodotto (automobili, vermouth, ecc.).
Vi sono perciò tre ipotesi: o la Regione gestisce direttamente oppure si crea un'agenzia regionale di promozione turistica oppure un consorzio misto. La scelta della Regione è per la prima delle ipotesi: è una scelta.
Noi la voteremo perché ha certamente una sua validità, ancorché si attenga ai principi che ho ora ricordato. Anche se voglio ricordare l'opportunità che in un prossimo futuro si pensi alla possibilità di istituire una "agenzia Piemonte", come incontro tra domanda e offerta, che veda la presenza mista di pubblico e privato, che possa svolgere un'azione di promozione turistica così come anche un'azione di prenotazione della nostra offerta turistica, che oggi in Piemonte è troppo frammentata e noi dovremmo cercare di organizzarla attraverso pacchetti di offerta adeguati rispetto alle esigenze del mercato internazionale. In tal modo anche i complessi limitati potrebbero utilizzare grandi canali distributivi.
Si tratta di trovare dal lato dell'offerta albergatori, gestori stabilimenti termali e impianti di risalita disponibili a questa società mentre dal lato della domanda i privati, le agenzie di viaggi e le grandi organizzazioni. Ci pare che la forma societaria per una Agenzia promozionale del Piemonte potrebbe essere una indicazione.
Per quanto riguarda il disegno di legge e il programma per lo sviluppo dell'offerta turistica, noi li condividiamo e auspichiamo che vengano entrambi approvati dal Consiglio regionale perché, pur stando nel solco della tradizione legislativa della Regione Piemonte a partire dal 1973 ad oggi per quanto riguarda i meccanismi di finanziamento per l'incentivazione dell'offerta turistica, questo rappresenta un significativo e positivo elemento nel momento in cui introduce dei criteri di selezione e di priorità.
Mi riservo su alcuni punti particolari di presentare alcuni emendamenti specifici.
Con questo complesso di osservazioni e con queste indicazioni più o meno recepite nella legge in esame, il Gruppo Socialdemocratico si esprime in modo favorevole ai quattro provvedimenti, soprattutto consapevole dell'urgenza della legge e delle aspettative degli operatori turistici piemontesi. Fra l'altro, ci sono risorse assegnate dallo Stato già per il 1986 che, con le leggi che approveremo, potranno diventare incentivi per gli operatori privati.
Noi siamo perché i provvedimenti attesi vengano approvati, anche se non ci convincono pienamente. Non vogliamo però bloccare delle proposte che magari non ci trovano d'accordo, noi siamo perché si faccia comunque, al di là di avere l'unanimità dei voti. Il tempo ci dirà se i correttivi saranno necessari. Che il turismo in Piemonte sia una grande miniera con ricchezze incalcolabili pare assodato, l'importante è non attrezzarci a scavare questa grande miniera lentamente, magari servendoci di un cucchiaino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, innanzitutto devo ringraziare coloro che hanno partecipato ai lavori della Sottocommissione, la quale si è particolarmente preoccupata di queste tre leggi; un ringraziamento al Consigliere Tapparo per la sua precisione, al Consigliere Avondo per la sua elaborazione politica che, pur discordante, ha dato però notevoli apporti al Consigliere Santoni per la sua dottrina giuridica, all'Assessore Moretti per la sua esperienza operativa. Un ringraziamento particolare anche per lo staff dei funzionari sia dell'Assessorato sia della Commissione consiliare che durante l'iter delle consultazioni ha collaborato alla rifinitura dell'articolato.
Non vorrei più parafrasare la relazione già letta, ma contrappuntare alcune argomentazioni contrarie alla legge espresse già in Sottocommissione per parecchie volte e che abbiamo sentito sintetizzate nella relazione di minoranza, stimolante, non illudente e nemmeno illusoria. L'accentuare l'attenzione sul problema turistico è una constatazione statistica di ogni uomo che pensi a quello che è l'andamento nazionale. Infatti per febbraio è promossa la Conferenza nazionale sul turismo per cui là ci si potrà trovare di fronte ad alcuni aspetti della legge '217 che, pur anch'essa inadeguata per insufficienza di fondi, ha certamente un suo moto dentro che la divincola dalla staticità; sembra anche a noi più adeguata al moto della civile convivenza, alla transizione che sta avvenendo. Infatti il responsabile per il turismo della DC nella Consulta nazionale sta già parlando di adattamenti e di qualche revisione della stessa legge.
Partirei dalla evidenza e dalla correttezza della tripartizione dell'economia turistica, che è stata evidenziata nella relazione di minoranza, laddove si diversifica una realtà economica primaria per certe aree, un'integrazione di reddito indispensabile per altre, una risorsa che rende più diversificata l'economia per altre ancora. Ogni area ha un suo teorema da sviluppare, ogni sviluppo ha un suo corollario, questo è anche il senso emerso dalle consultazioni. Un giudizio variegato si può avere sulle consultazioni che ci sono state, alcune erano molto più puntuali altre più leggere. Certo i primi della classe, ricchi dei sillabari della tradizione, avevano maggior dimestichezza con i paradigmi più generali, ma il desiderio di presenza anche dei derelitti, che intravedono l'occasione di fuoriuscire dal sottosuolo, non può e non deve essere frustrato.
E' vero, i mezzi finanziari scarseggiano, non dobbiamo impoverire il dovizioso epulone perché è trainante, e quindi è ricchezza generale, ma neppure dobbiamo lasciar morire il povero Lazzaro.
Questo non significa freno o castigo per coloro che, per dono di Dio o di natura, per caparbia intraprendenza umana, per voluta e intelligente convergenza di locazionalità e di fatiche di generazioni, hanno a disposizione, e li mettono in gioco, i pacchetti da commercializzare.
Saranno ancora e sempre loro il fulcro del turismo in Piemonte, saranno ancora e sempre loro abilitati pienamente all'aggancio dell'accoglimento internazionale.
La Regione con le tre leggi che stiamo discutendo non solo ne conclama la consapevolezza, ma indica anche una metodologia. La classificazione delle A.P.T. non è un compromesso più o meno felice fra due impostazioni, è la ricerca, che mi auguro riuscita, di mantenere ed esaltare anzi i vertici contemporaneamente consentendo alle aspirazioni dell'intero territorio regionale di avere diritto di cittadinanza turistica.
Si poteva forse ottenere un risultato analogo o migliore ricorrendo a delimitazioni che puntassero su A.P.T. a livello dell'intero territorio e delle Province, alcuni esempi di legislazione regionale in tal senso non mancano. E' un discorso che l'esperienza ci dirà se è utile riaprire provando e riprovando, non è solo il moto dell'accademia del cimento se non vado errato.
Con ciò non dico che si debbano fare le leggi come se si trattasse di un giro di roulette, ma dobbiamo pure verificare la virtualità di aree del Piemonte che non presentano ancora, purtroppo, una struttura turistica ricettiva adeguata, come osserva Avondo. In quel "purtroppo" c'è il fondamento per la soluzione. Permettiamo che, insieme alla Regione, alla Provincia, al Comune, alla Pro-Loco e al privato, possano destarsi iniziare un cammino, motu proprio, con i necessari collegamenti, con la programmazione regionale, non solo richiedendo e attendendo incentivazioni e valorizzazioni della Regione. Il sistema delle deleghe a Comuni e Province è regolato a questo scopo. E' verissimo che deve esistere il prodotto, che deve essere vendibile e deve essere richiesto, ma anche gli arbusti giovano alle umili tamerici.
E' indubbio infatti che i 20 bacini turistici sono ambiti molto ben delineati nella geografia piemontese e che ogni bacino ha delle possibilità di maturazione, certo non uniformi quantitativamente né qualitativamente.
Da ciò proviene la classificazione ed ogni Consigliere del nostro consesso consapevole della realtà spaziale, ma anche storica e culturale della sua zona, ritengo possa trovare un riscontro oggettivo nell'effettualità della legge.
Approfondiamo la rilevanza indicativa dell'indice di specializzazione che costituisce un cardine della classificazione, ma tutti insieme cerchiamo di farlo lievitare. Tra gli elementi di rilievo e caratterizzanti della legge, penso sia utile sottolineare l'importanza che viene riservata all'apporto del coinvolgimento degli operatori turistici nella programmazione e nella gestione del programma.
Mi si conceda di citare il DC Foschi, che è stato relatore della legge 217: "l'impresa turistica deve essere collocata quale fattore centrale di ogni intervento, sia di tipo strutturale che congiunturale".
E' utile rileggere, come interessante aspetto innovativo della legge circa il coinvolgimento degli Enti locali territoriali, degli organismi e degli operatori delle associazioni, in particolare gli artt. 6 e 11.
Proprio per questo coinvolgimento la legge è banco di prova. Per altro verso, postula con costante attenta vigilanza. In tal modo il turismo diventa una fertile variante strategica per lo sviluppo del Piemonte perché, superata la complessità tecnica e l'onerosità finanziaria degli investimenti, si possono approntare diversificati prodotti da vendere sul mercato mondiale dopo esserci svincolati dai momenti dell'improvvisazione e dell'intraprendenza estemporanea e avendo come obiettivi, al di là e al di sopra del versante economico, la crescita occupazionale che nello spazio turistico può assumere una forte valenza (vedere le prefigurazioni dell'occupazione per il 2000).
Siamo alla trasformazione delle domande in uno scenario che non soltanto ha creato più tempo libero per l'individuo, ma ne ha anche ampliati i bisogni di formazione e di informazioni, di incontro con culture diverse, di creatività e di ricerca della propria identità.
In uno studio sulla politica del turismo, redatto dal CNEN, si pone l'accento sull'esigenza di superare i modi finora gestiti, sebbene il nostro sistema ricettivo, presupposto del richiamo turistico, sia circa il 7% del mercato internazionale e si sia attestato per anni al secondo posto nella graduatoria dei Paesi turisticamente più importanti (quest'anno purtroppo siamo passati al terzo superati dalla Spagna).
Questo sistema ricettivo mostra ancora i caratteri provinciali che lo hanno contraddistinto per l'eccessiva polverizzazione della struttura dell'offerta, il localistico ambito di attività, l'assenza di catene di medio livello, lo scarso riferimento alle dinamiche interne della domanda.
C'è quindi la necessità di favorire l'internazionalizzazione del sistema turistico tutto nella sua globalità e completezza. Questo obiettivo si pu raggiungere con due gruppi di iniziative: quelle tese a favorire il potenziamento delle forme di associazionismo tra operatori; le altre finalizzate a qualificare gli strumenti di informazione, promozione e commercializzazione del prodotto turistico mediante l'inserimento di nuove tecnologie, la creazione di apposite reti di trasmissione dati. E' un vasto campo per il lavoro nostro, delle istituzioni e dei privati.
Questi concetti sono presenti in questa legge sull'organizzazione turistica, ma non meno nelle due che esamineremo tra poco e che furono licenziate all'unanimità, cioè quella sulla programmazione degli interventi per lo sviluppo dell'offerta turistica e quella sugli interventi di promozione turistica.
E' un cammino iniziato, non ha traguardi vicini. Pur con diversificazioni su strumenti e percorsi, tutte le forze politiche del nostro Consiglio tendono ad un comune punto centrale. L'applicazione delle tre leggi, dei programmi richiesti dalle leggi, di altre norme di completamento del quadro costituiscono forse un prodigioso sottosuolo da cui trarre auspici.
Tra gli altri la tutela dell'ambiente. E' stata inserita nell'art. 1 tra le finalità. Si esprime con ciò la volontà di dare all'uomo il gusto del turismo in una natura che si deve tutelare. E' la consacrazione di un'armonia.
Le caratteristiche e le innovazioni della legge sono indicate nella relazione che è stata la premessa del dibattito. Ho cominciato dicendo che tutto è perfettibile. Approviamo la legge, sperimentiamola, controlliamone gli effetti e che siano fertili per la nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Ammetto molta importanza a questa legge di riorganizzazione del turismo, che attendiamo da anni e che oggi finalmente si appresta ad arrivare alla fase terminale. Ho seguito il dibattito prima della replica del compagno Moretti (mi rivolgo con questo termine, perché lo è in tutti i sensi) e credo di dover segnare un punto nel ragionamento.
Ho sentito che su alcuni punti chiave della legge sono venute delle osservazioni critiche da parte dei Gruppi della maggioranza, che in parte ripercorrono le nostre osservazioni ed in parte sono anche diverse.
Non ritengo opportuno chiedere un, rinvio in Commissione, ma pongo una questione politica all'Assessore e cioè se questi punti non sono condivisi in maniera sufficientemente convinta dalle forze che si apprestano a votare la legge, quale ragionevole probabilità abbiamo che una riforma difficile come questa riesca ad andare avanti, a radicarsi e a costruire risultati positivi? Credo sia giusto porre questo interrogativo all'Assessore. Noi avevamo anticipato alcune osservazioni critiche, sappiamo che a certe soluzioni non si è arrivati perché questa era la volontà dell'Assessore, ma per una spinta che si è verificata nella comunità, che però non so quanto dobbiamo contrastare, pena un'organizzazione diversa da quella che il legislatore, lo stesso Assessore proponente, i suoi uffici e il lavoro compiuto in questi mesi intendevano prefissarsi.
Sono intervenuto prima della replica dell'Assessore Moretti proprio per avere una risposta su questo tema. Non ci sono qui valutazioni politiche diversi schieramenti, ci sono diverse valutazioni su come intendere i meccanismi istituzionali e quindi l'architettura, la costruzione di questo pezzo di Stato che stiamo costruendo in modo decentrato. E' possibile che una maggioranza ritenga, dopo aver criticato, di fare quadrato attorno ad un Assessore che su questo ha lavorato per parecchio tempo cercando di portare a casa un risultato migliore; invito però l'Assessore a riflettere sulle conseguenze dopo un dibattito che in Consiglio si è esplicato attraverso puntualizzazioni, critiche di rilievo su alcuni punti e chiedo quale sia la strada migliore da percorrere. Credo che una pausa di riflessione su questi punti, visto quanto è emerso, sia opportuna.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Moretti.



MORETTI Michele, Assessore al turismo

Prima di addentrarmi nella relazione, va chiarito un concetto: se diamo una stretta definizione economica al discorso turistico, corriamo il rischia di contraddirci sotto il profilo politico. Penso ci siano due aspetti del turismo da considerare: quello economico e quello sociale.
L'individuazione dei venti bacini, già presenti nella legge, era in relazione alla rilevanza turistica. Essi vengono evidenziati attraverso una fascia di riferimento. Non credo si possa capovolgere completamente l'attuale concezione e tener conto solo dei bacini ad alta rilevanza ignorando gli altri.
Non posso dare al Consigliere Bontempi la risposta alla richiesta di rinvio della discussione, occorre entrare nel merito della relazione.per chiarire con motivazioni politiche la scelta, non solo rispetto alla consultazione, ma anche rispetto ad altri problemi di politica turistica.
Sono comunque del parere di procedere al dibattito sulla legge.



PRESIDENTE

La richiesta del Consigliere Bontempi concerne il fatto che se questa legge fosse stata esaminata in tempo, probabilmente avrebbe trovato un largo schieramento favorevole. L'Assessore Moretti risponde dicendo che il confronto è stato attuato per lungo tempo in sede di Commissione, per cui si appresta a dare risposte di carattere generale ed è esitante ad accogliere la proposta pur formulata correttamente.



BONTEMPI Rinaldo

Dopo aver ascoltato le osservazioni critiche, da parte della maggioranza, la nostra collocazione diventa problematica. Comunque, non ho posto alcuna pregiudiziale, poiché so che è stato svolto un lavoro consistente e che non è facile arrivare a soluzione. Era unicamente un invito alla riflessione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Moretti.



MORETTI Michele, Assessore al turismo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, siamo in un momento in cui anche per il settore turistico s'impone la necessità di effettuare alcune grandi scelte riformatrici che, pur partendo dal livello regionale influenzeranno direttamente sia quello nazionale che quello locale.
E' indispensabile di conseguenza che si formi un consenso ed un sostegno delle forze politiche che consenta di adottare, con tempestività ed autorevolezza, i provvedimenti necessari ad un consolidamento del settore del turismo. L'Italia, che ha nel turismo un elemento fondamentale per il riequilibrio della bilancia economica nazionale ed una tradizione storica e culturale di rilevantissima importanza, ha sempre brillato per la mancanza di una politica turistica, intesa come complesso di misure pubbliche, che miri a raggiungere un sistema di effetti quali un equilibrato uso delle risorse naturali ed una utilizzazione razionale dell'offerta turistica.
Secondo me occorre anche soffermarsi su alcuni elementi di riferimento.
Ad esempio, a proposito della legge n. 217 e del supporto finanziario (300 miliardi) alle Regioni devo dire che il sostegno pubblico a1 turismo è scarso.
Non si è invece considerato il turismo come fenomeno estremamente complesso costituito da una serie di elementi estremamente vari, quali il territorio, la salute, i trasporti, i servizi, oltre naturalmente a quelli più specificatamente turistici.
Soltanto negli ultimi anni si sono considerati i costi ecologici che il turismo comporta, senza però considerare quali sono gli altri scopi. In effetti ciò è da attribuirsi anche al fatto che lo sviluppo turistico in Italia si è verificato in un'epoca dominata essenzialmente dalla preoccupazione industrialistica. Il turismo è stato visto essenzialmente come supporto all'industria e come elemento di riequilibrio della bilancia dei pagamenti e non come settore con una sua funzione e con una sua autonomia, sia sotto il profilo economico sia sotto il profilo sociale.
Lo sviluppo del turismo è da attribuirsi inoltre, in questi anni unicamente alle scelte dell'iniziativa privata. Ne sono derivati fenomeni di speculazione edilizia con una incontrollata espansione, che ha inoltre prodotto costi sociali elevati che graveranno anche sulle generazioni future. Si è avuta quindi un'offerta turistica a costi diretti e soprattutto indiretti sempre crescenti, con la necessità di sempre maggiori interventi pubblici.
La politica di Piano settoriale del turismo risulta strettamente collegata con le scelte di politica economica e sociale generali e con esse strettamente interrelata. Infatti i settori quali i trasporti, il territorio, l'ambiente, la sanità, la scuola, i servizi, la cultura, il lavoro, non possono essere considerati esterni alla politica turistica.
Le decisioni fondamentali rispetto a tali settori fanno tutti capo all'apparato pubblico, sia nazionale sia regionale e più specificatamente locale.
E' evidente quindi come per la definizione e attuazione di una politica turistica sia centrale la responsabilità dell'apparato pubblico ed in particolare della struttura regionale che di questo apparato si pone come centro di coordinamento politico programmatico. Ciò non vuol dire che la Regione debba svolgere una politica che assorba tutte le iniziative da realizzare nel settore turistico, che invece trovano nell'iniziativa privata e negli enti territoriali un aspetto fondamentale di crescita e di sviluppo, che deve essere rispettato e non travalicato.
La chiarezza degli obiettivi e l'elemento programmatico sono invece un utilissimo supporto per consentire agli imprenditori locali e agli Enti locali di fare la proprie scelte, i propri investimenti e di inserirsi così organicamente in una politica di sviluppo del settore. Come gia detto sopra, l'intervento pubblico nel settore del turismo fa capo a diversi poteri, allo Stato, alle Regioni, ai Comuni, alle Province, alle Amministrazioni autonome, agli enti strumentali. Ne deriva la necessità assoluta che vi sia un coordinamento delle fonti e degli interventi per raccordare, con l'indirizzo più vasto politico, economico e sociale, i vari strumenti di azione concreta.
Voglio ricordare l'esperienza maturata con l'attuazione delle leggi di incentivazione e l'individuazione di alcune linee conduttrici per sviluppare il turismo; la sollecitazione, attraverso le campagne di "Orizzonte Piemonte", della riscoperta di un volto turistico della nostra Regione più naturale e vicino all'esigenza della gente; l'impegno a redigere già un primo piano di sviluppo regionale (ricordo questo perch già nel primo piano di sviluppo regionale erano individuati gli indirizzi) la collaborazione e il confronto con i comitati comprensoriali, gli Enti locali, le forze produttive e le forze sociali; la definizione di nuove leggi di incentivazione e soprattutto di importanti leggi di regolamentazione del settore turistico; le battaglie portate avanti con le altre Regioni italiane, seguendo il metodo dell'autocoordinamento, per affermare la competenza legislativa contrastata dagli apparati centrali; lo sforzo costante, profuso per formare le strutture operative e gli strumenti tecnici necessari per supportare le scelte politiche. Tutta questa intensa attività, che ha visto tante volte impegnato il Consiglio regionale costituisce un patrimonio di conoscenza e una base solida su cui fondare la riforma e lo sviluppo del turismo nella nostra Regione. Ciò non di meno risulta necessario effettuare una riflessione sulle esperienze maturate ed approfondire alcune tematiche di grande rilievo per giungere a definire le linee da seguire per la formazione di un preciso e completo disegno di politica turistica per il Piemonte che si colleghi organicamente con il complesso della politica di sviluppo regionale.
Definire un disegno di politica turistica per il Piemonte vuol dire in primo luogo riuscire a cogliere a pieno le peculiarità della realtà sociale, territoriale ed economica della Regione. La collocazione dell'area piemontese all'interno del territorio tradizionalmente individuato come triangolo industriale italiano è indubbiamente un elemento di cui bisogna tener conto, in primo luogo per poter formulare qualsiasi ipotesi di sviluppo turistico della Regione e ciò non solo per riuscire a dare corrette risposte ai bisogni di una società, ma anche per poter impostare un coerente discorso di salvaguardia ambientale e territoriale e di equilibrato e progressivo sviluppo economico.
I processi di trasformazione sociale non riguardano solo la popolazione piemontese, ma anche le popolazioni della Liguria e della Lombardia. Sette milioni di persone gravitano nell'area piemontese e sono connesse allo sviluppo industriale che ha condizionato lo sviluppo turistico di questi anni. A questa trasformazione non è corrisposto un disegno che fosse in grado di recepire i bisogni e di indirizzare verso soluzioni corrette. Si sono così avuti fenomeni di fuga dalle metropoli, non costruite per viverci anche durante il tempo libero, di richiesta enorme di residenza in zone turistiche, soprattutto per i fine settimana, di speculazione edilizia che tendeva a far convergere la richiesta verso alcuni poli di sicura resa finanziaria in cui però, venivano riprodotte tutte le disfunzioni dell'ambiente urbano.
La rinuncia o l'incapacità dei responsabili politici e delle stesse forze culturali di svolgere un ruolo di governo in tale realtà ha fatto si che le risposte ai bisogni di una società fossero fornite in modo disorganico da soggetti che perseguivano obiettivi prevalentemente di carattere economico e per i quali prioritaria era la massimizzazione del profitto.
Dico ciò non tanto per colpevolizzare taluni soggetti economici che in moltissimi casi agivano in piena legittimità, ma per sottolineare quanto la mancanza di un disegno politico positivo abbia impedito che le risorse economiche e le capacità imprenditoriali si indirizzassero verso un corretto uso del turismo, che fosse teso più a dare una risposta alla reale esigenza dell'utenza che a crearne di fittizie, più a valorizzare le capacità produttive di lavoro che le operazioni finanziarie.
A fronte di una mancata risposta ai bisogni che la gente ha nel proprio tempo libero, bisogni da soddisfare non solo attraverso una politica turistica, ma anche attraverso una politica del tempo libero, si pone il problema di coinvolgere altre realtà del territorio. Per questo il discorso non è limitato alle aree ad alta vocazione turistica.
Tutto è stato realizzato sotto la spinta speculativa e si è assistito a fenomeni- di sfruttamento intensivo di tipo metropolitano di alcuni poli turistici, mentre altre zone hanno avuto un regresso. Il fenomeno della seconda casa è proliferato a tutto discapito delle strutture alberghiere invadendo alcune zone di sicura attrattiva internazionale e provocando danni ambientali irreversibili, con limitato beneficio generale in termini di utilizzo. I campeggi lo del Piemonte sono quasi tutti diventati parcheggi di caravan e c'è stata una legge che ha dovuto classificare le aree per questo tipo di attività. Le aree demaniali in zone turistiche non hanno assolto alla funzione collettiva cui erano destinate, ma sono state utilizzate per fini individuali. La collettività ha dovuto sobbarcarsi l'onere finanziario di costose infrastrutture di supporto a realizzazioni turistiche, mentre i benefici sono andati ad appannaggio il più delle volte a poche persone.
Fortunatamente in Piemonte non tutto risulta compromesso sul piano territoriale ed ambientale. Esistono infatti ampie zone collinari e montane in cui l'ambiente si è mantenuto integro e disponibile per essere goduto anche dalle generazioni future. Le stesse zone lacuali, pur datando il loro utilizzo turistico da lungo tempo, hanno mantenuto un livello ambientale discreto, soprattutto se confrontato con analoghe zone marine. Vi è quindi uno spazio perché la Regione possa proporre e sviluppare con gli Enti locali una politica territoriale che risponda alle esigenze sopra prospettate.
Il grave momento economico che sta attraversando la- nostra Regione ha portato allo scoperto tutti i limiti e i difetti di un modello economico in cui la monoindustria si è sviluppata fagocitando gli altri settori produttivi. Il concetto è da chiarire affinché l'interpretazione sia molto chiara. Non bisogna creare settori di sviluppo prioritari, ma riequilibrare tenendo conto delle risorse ambientali del Piemonte.
L'esautoramento degli Enti locali, fino agli anni '70, ha ritardato una presa di coscienza su questi temi. Senza volontà di polemica o spirito di parte posso affermare che soltanto in questi ultimi anni si è cominciato a prendere coscienza e a parlare di una realtà turistica piemontese. Ancora oggi, pur essendosi imposta l'immagine di una Regione ove si può anche fare del turismo, il Piemonte non è considerato una Regione turistica, ma evidentemente una Regione industriale. Se ciò è vero in quanto l'industria rappresenta la struttura portante dell'economia piemontese, e vi è da auspicarsi che possa continuare ad esserlo anche in futuro, non si tratta però di un'affermazione valida in assoluto. Non è quindi arbitrario n enfatizzante affermare che il Piemonte è, e potrà essere in futuro, una Regione turistica, ove tale attività si sviluppi in un equilibrato rapporto con le altre attività economiche, senza pretesa di sostituzione. Bisogna tuttavia chiarire che per il Piemonte, preso nel suo complesso e prescindendo da alcune aree particolarmente qualificate, il turismo assume una funzione economica diversa rispetto ad altre Regioni italiane o anche all'Italia in generale. Se infatti per l'Italia il turismo rappresenta una voce di entrata determinante per il riequilibrio della bilancia dei pagamenti, il Piemonte può vantare il primato, tra le Regioni, di saldo attivo della propria bilancia. A prescindere da tale voce, l'incremento dell'apporto valutario esterno del turismo in Piemonte può essere quindi un contributo favorevole alla bilancia dei pagamenti nazionale, ma non pu essere considerato un obiettivo prioritario a livello regionale. Così pure non può essere considerato obiettivo prioritario lo sviluppo dell'economia turistica: è da sperare infatti che il Piemonte, pur nelle difficoltà che lo travagliano nella fase di transizione che sta attraversando, continui a rappresentare un'area forte a livello europeo dal punto di vista industriale.
Vi è però un apporto che il turismo può fornire per riequilibrare il peso delle varie attività economiche, soprattutto nella prospettiva di uno sviluppo del settore terziario. Anche in questo caso, partendo dalla considerazione che il terziario del Piemonte dovrà essere quello che si sviluppa nelle società industriali e postindustriali e non nelle società protoindustriali, il terziario turistico dovrà puntare di più sulla qualificazione dei servizi. Quando si parla di qualificazione dei servizi tenendo conto dei due aspetti del turismo, economico e sociale, occorre anche affermare che alcune aree e alcuni bacini possono rispondere alle esigenze della comunità piemontese.
Non bisogna tuttavia dimenticare il rilievo che l'economia turistica viene ad avere in certe zone del Piemonte sia laddove rappresenta la principale fonte di reddito sia ove costituisce un momento di rapporto sociale con la comunità.
E' noto infatti come il turismo sia un'attività che contribuisce fortemente al riequilibrio economico, spostando le risorse dalle aree forti industriali alle aree deboli, alle zone marginali. Anche nell'ambito territoriale di competenza delle aziende di promozione turistica, siccome si è individuato un bacino omogeneo, ci sono aree forti e aree deboli. In economia - io non sono un economista, ma sono un modesto conoscitore di problemi turistici - le aree forti "tirano"' le aree deboli; questo vale anche per quanto riguarda il complesso dell'area territoriale del Piemonte.
Se pensassimo solo all'individuazione di aree forti, rispetto al turismo correremmo il rischio di emarginare le aree deboli. Queste sono le considerazioni che devono emergere nel corso di questo dibattito, senza soffermarsi solo sulle linee e le proposte indicate dalla legge n. 217/83.
Il d.d.l. deve tener conto sia dell'obiettivo riguardante l'organizzazione turistica del territorio piemontese sia delle strutture dei servizi in vista dei bisogni della società piemontese e degli interessi della comunità piemontese.
A tale obiettivo prioritario è strettamente collegato l'obiettivo di sviluppare anche la funzione specificamente economica del turismo. E' chiaro che individuando le aree ad alta vocazione turistica non ci sono delle sperequazioni, come illustrato da alcuni interventi, semmai si creano condizioni di supporto articolato rispetto alle differenti situazioni territoriali.
Mi pare invece necessario incentrare l'attenzione su alcuni temi di fondo che caratterizzano il disegno politico proposto e sul quale è necessario si sviluppi il dibattito per risolvere alcuni nodi non sufficientemente sciolti e per fornire ulteriori indicazioni per gli interventi politici da portare avanti legislativamente.
Entrando nel merito dell'organizzazione turistica, devo innanzitutto fare delle considerazioni s successivamente tenterò di rispondere agli interventi dei colleghi Consiglieri.
L'istituzione delle Aziende autonome e degli Enti provinciali per il turismo servi a creare le premesse dello sviluppo turistico in Italia impostando un impianto organizzativo che, pur partendo dal centro, sapesse diramarsi fino a livello locale per sollecitare e sostenere la crescita delle potenzialità esistenti. Tale modello organizzativo rispondeva ad un turismo caratterizzato, come ho già avuto modo di dire, dalla presenza di poli turistici cui si rivolgeva la limitata. élite di utenza, nonché ad un'impostazione politica che vedeva gli Enti locali esclusi dalla competenza in materia turistica, riservata invece all'amministrazione statale centrale (Ministero) e periferica (Questure e Enti provinciali per il turismo).
Dall'inizio del secolo molto è cambiato sia nel modo di far turismo sia nell'assetto dello Stato italiano. E' quindi logico che l'esigenza di riforma dell'organizzazione turistica e più in generale di una riforma complessiva che coinvolga un nuovo riparto delle varie funzioni sia presente da tempo nel nostro Paese. Essa risale addirittura, per quanto riguarda la nuova modellazione degli Enti provinciali per il turismo e delle Aziende autonome, al 1960.
Devo anche ricordare, in questa breve parentesi storica, che negli ultimi anni è stata proprio la Regione Piemonte, tramite la mia iniziativa di Assessore, a porre il problema della riorganizzazione periferica del sistema turistico.
Con il primo disegno di legge il problema è stato posto forse un poco prematuramente, ma comunque con notevole forza anche al fine di lanciare un messaggio in sede nazionale e di ottenere finalmente dallo Stato la legge quadro sul turismo. Quest'ultima legge è poi arrivata verso la fine dell'altra legislatura (nel 1983) ed invero, anche se ha aperto altri problemi che suscitano oggi esigenze di revisione, ha tuttavia consentito di operare ed ha comunque sottolineato come il problema della riorganizzazione delle strutture periferiche del turismo fosse indilazionabile; è appunto in questo senso che si colloca ora l'esigenza di approvare tempestivamente il provvedimento legislativo che stiamo discutendo.
Passando al merito, comincio dalle perplessità che sono emerse per quanto riguarda l'istituzione delle A.P.T. su tutto il territorio.
Ricordo innanzitutto, a coloro che tendono a ravvisarvi una improvvisazione o un cedimento alle pressioni dell'ultima ora, che si tratta invece di un orientamento ben ponderato e, almeno per quanto mi riguarda, senza dubbio risalente. Ricordo infatti che già nel 1976, in un dibattito tenutosi a Stresa con le associazioni e con gli esperti del turismo, avevo parlato della opportunità di istituire "comprensori turistici" ed avevo appunto previsto l'estensione di siffatte strutture a tutto il territorio regionale. Non vi sono state quindi conversioni improvvise. E tanto meno vi è stato un atto di "pentitismo", come qualcuno ha voluto intravedere. Vi sono stati invece momenti di riflessione politica, come del resto è ovvio: quando entrano in gioco le consultazioni di cui è doveroso tener conto, non possono che intervenire momenti in cui si pondera, in cui ci si sofferma su quanto affiora. Cosicché, quando sono emersi alcuni spunti di vario segno, ci siamo doverosamente soffermati abbiamo cercato di intenderne dall'interno le varie preoccupazioni, per poi concludere ponderatamente che la via dell'istituzione generalizzata appariva la più solida.
Sempre in riferimento alle consultazioni, va detto comunque che l'indicazione di gran lunga prevalente era quella in favore delle Aziende sull'intero territorio; anche questo è ovviamente un dato di grande peso se si attribuisce a tale procedura il rilievo che deve avere in una elaborazione democratica delle norme.
Ma perché, del resto, questa esigenza di generalizzare le A.P.T. ci sembra fondata? La ragione fondamentale sta nei due aspetti che coesistono nel fenomeno turistico e che si riflettono sul terreno delle strutture.
Abbiamo da un lato la componente economica del turismo, che porta a valorizzare le zone con alta vocazione e con specializzazione tradizionale ma abbiamo d'altro lato anche il restante territorio, nella sua interezza ove esigenze di riequilibrio sociale nonché di organizzazione del tempo libero richiedono la ridefinizione di una nuova visuale.
E' appunto in quest'ultima prospettiva che si deve necessariamente recuperare anche quelle aree che dal punto di vista consueto appaiono turisticamente "deboli". Per esempio: come potremmo sviluppare in tali aree che ne hanno particolarmente bisogno un adeguato discorso sull'agriturismo nel momento stesso in cui ci rifiutassimo di predisporre le corrispondenti formule organizzative? Certo, qualcuno ha proposto di ricorrere ad altri modelli, organizzati su base associativa, a prima vista meno onerosi per la spesa pubblica; ma si tratta di formule certamente inadeguate, la cui natura essenzialmente privatistica avrebbe sicuramente impedito il raccordo con quelle esigenze di indirizzo e di programmazione che sono primarie quando si tratta di intervenire in chiave di trasformazione.
Ma soffermiamoci, del resto, su questa ricorrente preoccupazione della spesa. I due capitoli attuali, destinati al turismo, prevedono un importo di oltre 2 miliardi; la previsione di spesa, dopo la riforma e tenendo conto della totalità dei costi, è prevedibile in circa 6 miliardi e mezzo.
Indubbiamente un aumento, quindi; ma attenzione, non lo si deve giudicare da un punto di vista quantitativo, bensì lo si deve soppesare da un punto di vista quantitativo. In quest'ottica ci si accorge che 2 miliardi sono destinati a sostenere la promozione; poi si tratta di sostenere a fondo, e con maggiori energie, soprattutto quelle A.P.T. ad alta vocazione su cui si sono levate alcune preoccupazioni da parte di coloro che temono di vederle appiattite e trascurate; occorre anche tener presente che vi saranno alcuni costi, del resto contenuti e comunque di alta redditività, relativi all'organizzazione di corsi triennali di riqualificazione del personale (dal momento che gli addetti, confluenti nelle nuove strutture, vanno indubbiamente ripreparati per i nuovi compiti). Insomma, tenendo conto di ogni voce, sono in grado di precisare che la spesa, per le aziende residue e su cui sono emerse oggi perplessità, dovrebbe aggirarsi attorno agli 800 milioni; cifra contenuta, quindi, nient'affatto preoccupante, la cui contropartita è comunque alta in termini di utilità locale.
Voglio ora soffermarmi su alcune ulteriori perplessità che taluno ha prospettato in altra chiave, e cioè facendo appello alle soluzioni adottate in altre Regioni.
Sul punto comincio a dire che le Regioni intervenute, con leggi in materia, sono davvero poche. Tra le Regioni a statuto speciale c'è solo il Friuli; tra.quelle a regime ordinario v'è l'Emilia Romagna, la Toscana (la cui legge non è stata ancora approvata), la Lombardia, la Puglia e la Calabria. Non ne esistono altre. Io comunque intendo sottolineare il valore dell'autonomia che suggerisce magari di tener conto di quanto effettuato in altre Regioni, ma impone nel contempo di differenziarsi quando le situazioni e le esigenze locali siano diverse. Non voglio quindi entrare nel merito politico di quanto abbia fatto la Regione Calabria allorché si è limitata a individuare tre soli ambiti territoriali; avranno fatto ciò a ragion veduta. Ma anche noi, seppur in altra direzione, ci comportiamo a ragion veduta quando teniamo conto delle esigenze degli operatori e tendiamo, attraverso una politica di terziarizzazione, a risolvere per il meglio i problemi di riequilibrio economico e territoriale che sono specifici della nostra Regione (appunto nella quale ottica scegliamo di generalizzare le A.P.T.).
Sempre nell'ambito dei riferimenti alle altre Regioni, prendo ora in considerazione il riferimento alla Lombardia la quale, come si sa, ha preferito individuare come aree le circoscrizioni provinciali. Ma avremmo forse potuto, anche noi qui in Piemonte, fare altrettanto? Perché non si dice che la Regione Lombardia, quando fa riferimento alle Province, si riferisce sostanzialmente ad aree omogenee, mentre noi avremmo ben altri risultati se ricorressimo ad un analogo criterio? Il fatto è, in conclusione, che la ragionata valutazione della realtà locale deve comunque prevalere sulle suggestioni che provengono da modelli esterni.
Taluno si è poi interrogato sul tipo di "fruibilità" relativa alle nuove strutture. Su questo punto però la risposta è semplice e deriva coerentemente dai due volti del fenomeno turistico che non ho mancato di sottolineare (e cioè il volto economico e quello sociale). Sotto il primo aspetto è chiaro che la direzione dei servizi delle A.P.T. è rivolta all'esterno e la professionalità è di tipo eminentemente promozionale sotto il secondo aspetto, invece, vi dovrà essere anche una direzionalità rivolta all'interno, in sede locale, in modo da rispondere alle necessità ricreative che interessino sia l'utente turistico tradizionale sia l'utente turistico sostanzialmente inserito nel territorio regionale.
Riassumendo esprimo quindi il convincimento - collega Avondo - che la soluzione in esame non dia luogo ad alcuna "forzatura". E' invece una soluzione equilibrata, che raccorda le esigenze del settore turistico entro un più vasto quadro di utilità e che del resto tende a configurarsi come obiettivo comune di tante analoghe riflessioni che vanno oggi svolgendosi sia a livello di incontri interregionali sia a livello nazionale. In questa prospettiva siamo quindi fiduciosi anche nei confronti di un'auspicata e prossima Conferenza nazionale, che si incentrerà non sul tema della risposta turistica dell'Italia sul mercato internazionale, bensì sul tema della risposta turistica sul piano interno ivi compreso quello organizzativo; sicuramente la Conferenza ci porterà a riflessioni, ad assestamenti, ma non credo proprio che se ne possa uscire ribaltando l'orientamento attuale e tornando su posizioni restrittive (ormai decisamente superate).
Due parole, ora, anche sul tema della cosiddetta "Agenzia Piemonte". E' in effetti una bella novità, e le novità sono talvolta suggestive anche se come nel caso, non vi ravviso salde corrispondenze con la realtà concreta del nostro Paese e della nostra Regione. Prima di parlare di un'agenzia privatistica, in riferimento al Piemonte e a partecipazione regionale bisognerebbe però rivedere lo stesso discorso e le analoghe situazioni che si sono prospettate a livello nazionale. Altrimenti corriamo il rischio di lanciarci con una fuga in avanti proprio sul.terreno che richiede molta cautela e ponderazione. Nutro quindi perplessità dinnanzi ad uno strumento di tal genere, come quello a cui mi pare abbia fatto riferimento il collega Mignone.
Quest'ultimo ha fatto cenno, inoltre, al modo in cui sono stati ritagliati gli ambiti territoriali delle A.P.T. Sul punto posso tranquillamente ' affermare che abbiamo tenuto conto delle scelte effettuate dai Comuni. E' stato accennato il caso del Comune di Viverone quando è proprio quest'ultimo che ha fatto la scelta di essere inserito nella A.P.T. biellese; si è fatto poi cenno al Comune di Mergozzo al quale proposito, pur mancando ancora la comunicazione del Sindaco, esiste comunque una deliberazione della Comunità Montana nella quale si afferma che il Comune di Mergozzo fa già parte di tale Comunità e quindi in tal quadro va inserita. Il fatto è che noi non possiamo decidere arbitrariamente, e in conseguenza ci siamo ben guardati dal disegnare gli ambiti territoriali con il semplice tratto di matita.
Innanzi alle perplessità che sono oggi emerse, e che spero di avere adeguatamente fronteggiate, voglio comunque esprimere un'osservazione generale. Molti Consiglieri - anche Ferrara - erano perplessi; come mai però siffatte perplessità non sono state portate avanti in Commissione? Il Consigliere Avondo correttamente ha espresso in sede di Commissione le sue perplessità; ma non altrettanto può dirsi di taluno. Il risultato è che siamo a questo punto: chi, come me, ha seguito l'iter della legge per tanti mesi si ritrova ora in Consiglio di fronte a perplessità da parte di coloro che a suo tempo non hanno partecipato. E' in quella sede che avrebbero dovuto emergere i problemi, cosicché già in quella sede avrebbero potuto fornirsi convincentemente le medesime risposte che devono fornirsi oggi come credo di aver fatto - in sede di Consiglio.
In chiusura, e finalmente, non mi resta che tornare un attimo sul punto più delicato. Venti A.P.T. sono forse troppe? Assolutamente no Sarebbero troppe se avessero tutte la medesima fisionomia, ma sono differenziate in fasce che tengono opportunamente conto delle loro peculiarità. Non vi sarà quindi appiattimento delle Aziende ad alta vocazione, anche perché la legge in discussione non è l'unica, ma vi sono le due leggi di intervento sul fronte della domanda e dell'offerta, nella quale ottica è concretamente instaurabile una politica diversificata. Nel contempo però sul fronte delle più ampie problematiche di riequilibrio territoriale e di politica sociale tutte le A.P.T. non mancheranno di rivelare la loro viva potenzialità: anche nelle aree cosiddette "deboli" sono molti i problemi da fronteggiare dal tempo libero di fine settimana alle attività ricreative in sede locale e per fronteggiare tali esigenze occorreva un valido strumento; i comitati di promozione, a cui taluni avevano pensato, sarebbero risultati strumenti privatistici e sicuramente inadeguati; per una politica di grande respiro nell'interesse generale del turismo e, del tempo libero,non si poteva far altro che generalizzare uno strumento pubblico come appunto le A.P.T.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, siamo giunti alle ore 18, la discussione ha avuto ampio spazio. Sul disegno di legge sono stati presentati quattordici emendamenti da discutere. A questo punto chiedo all'assemblea di pronunciarsi sull'ordine dei lavori, ovvero se sia il caso di proseguire oggi l'esame degli emendamenti o se sia il caso di rinviare tale procedura ad una seduta successiva, vista l'ora tarda.



MORETTI Michele, Assessore al turismo

Signor Presidente, non tutti gli emendamenti fanno riferimento alla legge di riforma, ve ne sono alcuni che fanno riferimento ad altre leggi quindi è bene distinguere gli uni dagli altri.



PRESIDENTE

I quattordici emendamenti fanno riferimento alla legge di riforma.
Ricordo che all'o.d.g. vi è l'esame dell'esercizio provvisorio pertanto i Capigruppo decidano.
Per dar luogo ai Capigruppo di riunirsi sospenderei la seduta per alcuni minuti.



(La seduta, sospesa alle ore 18 riprende alle ore 18,30)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Signori Consiglieri, stante l'ora e la difficoltà di esaminare nell'insieme il pacchetto turistico si è convenuto nella riunione dei Capigruppo che l'esame di detta legge riprenderà nella prima seduta del mese di gennaio. Sotto questo aspetto l'Assessore ha dimostrato tutta la sua disponibilità.


Argomento: Tossicodipendenza

Esame proposta di deliberazione: "Riconoscimento come ente ausiliare, ai sensi della L.R. 23/12/1977 n. 62, dell'Associazione 'Il Porto - Istituto per la ricerca ed il trattamento del disagio esistenziale giovanile', per l'attività di riabilitazione dei soggetti tossicodipendenti, svolta presso la sede operativa di Torino, corso Duca d'Aosta n. 19"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto al punto 9) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione: "Riconoscimento come ente ausiliare, ai sensi della L.R. 23/12/1977 n. 62, dell'Associazione 'Il Porto - Istituto per la ricerca ed il trattamento del disagio esistenziale giovanile', per l'attività di riabilitazione dei soggetti tossicodipendenti, svolta presso la sede operativa di Torino, corso Duca d'Aosta n. 19".
Pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.


Argomento: Tossicodipendenza

Esame proposta di deliberazione: "Riconoscimento come ente ausiliare, ai sensi della legge 22/.12/1975 n. 685 e della L.R. 23/12/1977 n. 62 dell'Associazione 'Gruppo Abele', per l'attività di riabilitazione dei soggetti tossicodipendenti, svolta presso la sede operativa di Torino frazione San Vita - Strada Antica di Revigliasco n. 6"


PRESIDENTE

Il punto 10) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione: "Riconoscimento come ente ausiliare, ai sensi della legge 22/12/1975 n. 685 e della L.R. 23/12/1977 n. 62, dell'Associazione 'Gruppo Abele', per l'attività di riabilitazione dei soggetti tossicodipendenti svolta presso la sede operativa di Torino, frazione San Vito - Strada Antica di Revigliasco n. 6".
Pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.


Argomento: Variazioni di bilancio

Esame proposta di deliberazione n. 367: "Settimo prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al capitolo n. 12900 dello stato di previsione della spesa del bilancio 1986, della somma di L. 2.163.524.600"


PRESIDENTE

Pongo ora in votazione la proposta di deliberazione n. 367: "Settimo prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al capitolo n. 12900 dello stato di previsione della spesa del bilancio 1986, della somma di L.
2.163.524.600", il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.


Argomento: Industria - Commercio - Artigianato: argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 365: "L.R. 9/1980. Interventi per il riequilibrio regionale del sistema industriale - Quarto aggiornamento del programma pluriennale e formazione del programma annuale di attuazione"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 365: "L.R.
9/1980. Interventi per il riequilibrio regionale del sistema industriale Quarto aggiornamento del programma pluriennale e formazione del programma annuale di attuazione".
Pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani del Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 33 voti favorevoli e 2 astensioni.


Argomento: Consorzi industriali

Esame proposta di deliberazione n. 368: "Modificazioni alla D.C.R. dell'8/5/1986 n. 146-6553. Criteri di priorità per l'attuazione degli interventi previsti dalla L.R. 9/3/1984 n. 17"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 368: "Modificazioni alla D.C.R. dell'8/5/1986 n. 146-6553. Criteri di priorità per l'attuazione degli interventi previsti dalla L.R. 9/3/1984 n. 17".
La Giunta regionale ha presentato un emendamento che sostituisce il primo paragrafo del dispositivo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 34 voti favorevoli e 1 astensione.
Pongo ora in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 34 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 142: "Norme per l'utilizzo e la fruizione del Parco naturale delle Lame del Sesia e delle Riserve naturali speciali dell'Isolone di Oldenico, della Garzala di Villarboit e della Palude di. Casalbeltrame"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 142: "Norme per l'utilizzo e la fruizione del Parco naturale delle Lame del Sesia e delle Riserve naturali speciali dell'Isolone di Oldenico, della Garzaia di Villarboit e della Palude di Casalbeltrame".
Non essendovi interventi possiamo passare alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 (Finalità) "La presente legge disciplina le modalità di utilizzo e di fruizione del Parco naturale delle Lame del Sesia e delle Riserve naturali speciali dell'Isolone di Oldenico, della Garzaia di Villarboit, istituiti con la L.R. 23/8/1978, n. 55 e della Riserva naturale speciale della Palude di Calsabeltrame, istituita con la L.R. 21/5/1984, n. 26".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Pascolo degli animali) "Il pascolo del bestiame di qualsiasi specie è vietato.
Le violazioni alla norma di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 4.000 a L. 40.000 per ogni capo di bestiame".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Attraversamento con mandrie di bestiame) "L'attraversamento con mandrie di bestiame di qualsiasi specie può avvenire unicamente su strade comunali o vicinali e i conduttori debbono impedire sbandamenti dai quali possano derivare danni alla vegetazione e alle proprietà limitrofe o alle strade.
L'attraversamento deve avvenire nel più breve tempo possibile e comunque in giornata ed unicamente nelle ore diurne.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000 per ogni capo di bestiame".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (Circolazione con mezzi motorizzati) "Fatto salvo quanto previsto dall'art. 8, secondo comma, sub 1), della L.R.
23/8/1978, n. 55 e dall'art. 5, primo comma, sub d), della L.R. 21/5/1984 n. 26, l'accesso e la circolazione con mezzi motorizzati, al di fuori dei percorsi appositamente individuati e segnalati dall'Ente Parco per il raggiungimento delle aree attrezzate e del vivaio forestale 'Fenale', è vietato.
La circolazione con mezzi motorizzati sugli argini demaniali è vietata.
Su tutto il territorio è vietato compiere percorsi fuori strada con mezzi motorizzati.
Sono esclusi dai divieti di cui ai precedenti commi a) i mezzi delle pubbliche amministrazioni b) i: mezzi dei privati impiegati nei lavori agricoli e selvicolturali nelle sistemazioni ad opere idrauliche e forestali, nelle operazioni di pronto intervento ed antincendio c) i mezzi muniti di contrassegno rilasciato dall'Ente Parco: tale contrassegno non può essere rilasciato per periodi di validità superiore ai 60 giorni e deve essere rilasciato soltanto per motivate e comprovate necessità. Contrassegni permanenti possono essere rilasciati esclusivamente per comprovate necessità su percorsi limitati e obbligatori. Contrassegni a validità giornaliera possono essere rilasciati direttamente dalla Direzione del Parco e delle Riserve.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Art. 5 (Abbandono piccoli rifiuti) "E' vietato l'abbandono, anche temporaneo, di piccoli rifiuti derivanti dal consumo di pasti e/o di bevande e da pic-nic.
Le violazioni alla norma di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 5.000 a L. 50.000.
La sanzione di cui al comma precedente è raddoppiata qualora, su invito dell'agente verbalizzante, il trasgressore non provveda alla rimozione dei rifiuti".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Art. 6 (Accensione di fuochi) "L'accensione di fuochi è vietata in qualsiasi periodo dell'anno.
Nelle aree attrezzate individuate e segnalate dall'Ente Parco è ammesso l'uso di fornelli da campo e di barbecue.
Le violazioni alla norma di cui al primo comma del presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 20.000 a L. 200.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Abbruciamenti) "L'abbruciamento delle ristoppie e di altri residui vegetali è consentito unicamente quando la distanza dai boschi superi i 100 metri, fatte salve le prescrizioni di massima e di polizia forestale, e a condizione che il luogo dove avviene l'abbruciamento sia stato circoscritto ed isolato con mezzi efficaci ad arrestare il fuoco e solamente nei periodi di elevata umidità atmosferica ed in assenza di vento.
Durante l'abbruciamento è fatto obbligo agli interessati di essere presenti fino a totale esaurimento della combustione con personale sufficiente e dotato , di mezzi idonei al controllo e all'eventuale spegnimento delle fiamme.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 50.000 a L. 500.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
Art. 8 (Raccolta della flora spontanea) "La raccolta, l'asportazione, il danneggiamento o la detenzione di parti della flora erbacea ed arbustiva sono sempre vietati.
Sono fatte salve le normali operazioni connesse alle attività agricole e selvicolturali.
Le violazioni alla norma di cui al primo comma del presente articolo quando trattasi di flora erbacea ed arbustiva non compresa negli elenchi di cui all'art. 15 della L.R. 2/11/1982, n. 32, comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000; qualora trattasi di flora erbacea ed arbustiva compresa negli elenchi di cui all'art. 15 della L.R.
2/11/1982, n. 32, si applicano le sanzioni previste all'art. 38, sub g) della legge medesima, così come sostituito dall'art. 3 della L.R.
21/6/1984, n. 29, pari a L. 20.000 più L. 5.000 per ogni esemplare raccolto".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
Art. 9 (Raccolta di funghi) "La raccolta, l'asportazione, il danneggiamento o la detenzione dei funghi epigei, anche non commestibili, sono sempre vietati.
E' fatto salvo l'esercizio del diritto di uso civico di fungatico a favore delle comunità locali che possono esercitarlo unicamente nelle giornate di martedì, venerdì e domenica. Tale diritto deve essere esercitato nei modi e con i limiti di cui alla L.R. 2/11/1982, n. 32.
Ai soli fini della vigilanza i Sindaci rilasciano, sotto la propria responsabilità, un tesserino gratuito,' predisposto dall'Ente Parco, ai residenti appartenenti alle rispettive comunità: del rilascio di ogni tesserino deve essere data comunicazione alla Direzione del Parco.
Le violazioni alla norma di cui al primo comma del presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000 per ogni esemplare".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
Art. 10 (Raccolta di anfibi e molluschi) "La raccolta, l'asportazione e l'uccisione volontaria di qualsiasi specie di molluschi e di rane, sono sempre vietate.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000 per ogni esemplare".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico; l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
Art. 11 (Raccolta dei prodotti del sottobosco) "La raccolta, l'asportazione, il danneggiamento o la detenzione di qualsiasi prodotto del sottobosco, ad eccezione della raccolta dei funghi epigei eduli regolata dal precedente art. 9, sono sempre vietati.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
Art. 12 (Raccolta degli insetti) "La cattura, l'asportazione o l'uccisione volontaria o per caso di necessità di insetti di qualsiasi ordine e specie sono sempre vietate.
Sono fatte salve le normali operazioni connesse alle attività agricole e selvicolturali, nonché l'applicazione delle norme di polizia sanitaria fitopatologica, veterinaria, igienica e forestale.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
Art. 13 (Introduzione di cani) "L'introduzione di cani di qualsiasi razza, anche al guinzaglio, al di fuori delle aree attrezzate individuate e segnalate dall'Ente Parco, è vietata.
Le violazioni alla norma di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
Art. 14 (Disturbo della quiete e degli habitat naturali) "L'uso di apparecchi radio e televisivi, nonché giradischi, mangianastri e simili, al di fuori delle aree attrezzate individuate e segnalate dall'Ente Parco, è vietato.
Nelle aree attrezzate l'uso dei citati apparecchi deve comunque avvenire in modo da non arrecare disturbo alla quiete dell'ambiente naturale e alla vita degli animali.
E' sempre consentito l'uso degli apparecchi impiegati in servizi di vigilanza e soccorso e quelli ubicati presso le abitazioni private.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 14 è approvato.
Art. 15 (Esercizio della pesca) "L'esercizio della pesca nelle zone umide (lame) e nei corsi d'acqua scorrenti all'interno del Parco, fatta eccezione del corso principale del fiume Sesia, è vietato.
Nell'asta principale del fiume Sesia, scorrente all'interno del Parco l'esercizio della pesca è consentito, nel rispetto delle norme di cui alla L.R. 18/2/1981, n. 7, dal 1°febbraio al 30 settembre.
La pesca notturna è sempre vietata.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 20.000 a L. 200.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 15 è approvato.
Art. 16 (Introduzione di armi) "L'introduzione, il porto o il trasporto di armi da sparo e ad aria compressa, sia lunghe, sia corte, anche scariche, nonché di archi e balestre, sono vietati. Dal rispetto della norma sono esentati limitatamente alle armi di ordinanza, gli addetti alla vigilanza dipendenti da pubbliche amministrazioni e gli ufficiali e gli agenti di Pubblica Sicurezza.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 16 è approvato.
Art. 17 (Attività fotografica) "Dal 1°marzo al 30 settembre, periodo riproduttivo della fauna tipica del Parco e delle Riserve naturali, l'attività fotografica, sia professionale sia amatoriale (caccia fotografica), è vietata al di fuori degli appostamenti, appositamente predisposti e indicati dall'Ente Parco.
Le violazioni alla norma di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 17 è approvato.
Art. 18 (Divieti temporanei di accesso) "L'Ente Parco può temporaneamente impedire l'accesso a particolari e limitate zone a fini selvicolturali e/o faunistici: tali zone sono opportunamente indicate con apposite tabelle. L'accesso in violazione alla norma di cui al presente articolo comporta l'applicazione della sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 18 è approvato.
Art. 19 (Deroghe) "L'Ente Parco può sempre concedere deroghe alle norme previste dalla presente legge per fini scientifici, didattici e di studio, purché non contrastino con disposizioni legislative dello Stato o della Regione ovvero siano di competenza di altri organi od autorità. Le deroghe sono specifiche, nominative e a termine.
Le autorizzazioni in deroga dovranno essere esibite, a richiesta, al personale preposto alla vigilanza.
Il personale dell'Ente Parco può agire in deroga a quanto disposto dal presente Regolamento, secondo le indicazioni e i programmi del Consiglio direttivo".
Si passi alla votazione.



((Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 19 è approvato.
Art. 20 (Vigilanza) "La vigilanza sull'osservanza della presente legge e l'accertamento delle relative violazioni sono affidati al personale di vigilanza dell'Ente Parco e ai soggetti di cui all'art. 10 della L.R. 23/8/1978, n. 55, previa convenzione con gli Enti di appartenenza, nonché agli ufficiali e agenti di Pubblica Sicurezza".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 20 è approvato.
Art. 21 (Procedure) "Per l'accertamento delle violazioni e l'applicazione delle sanzioni previste dalla presente legge si applicano le norme di cui alla L.R.
2/3/1984, n. 15.
Le somme riscosse ai sensi della presente legge saranno introitate nel bilancio della Regione ed iscritte al capitolo 2230 dello stato di previsione delle entrate di bilancio per l'anno 1986 e ai corrispondenti capitoli dei bilanci successivi".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'art. 21 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 143: "Norme per l'utilizzo e la fruizione della Riserva naturale della Garzaia di Valenza"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 143: "Norme per l'utilizzo e la fruizione della Riserva naturale della Garzaia di Valenza".
Non essendovi interventi possiamo passare alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 (Finalità) "La presente legge disciplina le modalità di utilizzo e di fruizione della Riserva naturale della Garzaia di Valenza, istituita con la L.R. 31/8/1979 n. 51, non previste dal Piano naturalistico, approvato con deliberazione del Consiglio regionale n. 313 - CR - 5991 del 1° luglio 1982 e le cui sanzioni sono previste all'art. 2 della L.R. 18/2/1985, n. 11".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esitò della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Pascolo degli animali) "Il pascolo del bestiame di qualsiasi specie è vietato, salvo eccezionali disposizioni stabilite dal Consiglio direttivo dell'Ente di gestione della Riserva con proprio atto deliberativo e limitatamente alla Riserva orientata.
Le violazioni alla norma di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 4.000 a L. 40.000 per ogni capo di bestiame".
Si passi alla votazione.



((Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Attraversamento con mandrie di bestiame) "L'attraversamento con mandrie di bestiame di qualsiasi specie può avvenire unicamente su strade comunali o vicinali o sul greto del Po e i conduttori debbono impedire sbandamenti dai quali possano derivare danni alla vegetazione e alle proprietà limitrofe o alle strade.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000 per ogni capo di bestiame".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (Abbandono piccoli rifiuti) "E' vietato l'abbandono, anche temporaneo, di piccoli rifiuti derivanti dal consumo di pasti e/o di bevande e da pic-nic.
Le violazioni alla norma di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 5.000 a L. 50.000.
La sanzione di cui al comma precedente è raddoppiata qualora, su invito dell'agente verbalizzante, il trasgressore non provveda alla rimozione dei rifiuti".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Art. 5 (Accensione di fuochi) "L'accensione di fuochi è vietata in qualsiasi periodo dell'anno.
Le violazioni alla norma di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 20.000 a L. 200.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Art. 6 (Abbruciamenti) "L'abbruciamento delle ristoppie e di altri residui vegetali è consentito unicamente quando la distanza dai boschi e dai canneti superi i 100 metri fatte salve le prescrizioni di massima e di polizia forestale e a condizione che il luogo dove avviene l'abbruciamento sia stato circoscritto ed isolato con mezzi efficaci ad arrestare il fuoco e solamente nei periodi di elevata umidità atmosferica ed in assenza di vento.
Durante l'abbruciamento è fatto obbligo agli interessati di essere presenti fino a totale esaurimento della combustione con personale sufficiente e dotato di mezzi idonei al controllo e all'eventuale spegnimento delle fiamme.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 50.000 a L. 500.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Raccolta di funghi) "La raccolta, l'asportazione, il danneggiamento o la detenzione di funghi anche non commestibili, sono sempre vietati.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000 per ogni esemplare".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 3 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
Art. 8 (Disturbo della quiete naturale) "L'uso di apparecchi radio e televisivi, nonché di giradischi, mangianastri e simili, è vietato.
E' altresì vietato l'uso di velivoli a motore, a qualunque uso adibiti anche agricolo, in quanto possono alterare le condizioni naturali di vita degli animali.
Dai divieti di cui ai commi precedenti sono esclusi le apparecchiature e i velivoli comunque impiegati in servizi di vigilanza e di soccorso.
Le violazioni alla norma di cui al primo comma del presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000.
Le violazioni alla norma di cui al secondo comma del presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 1.000.000 a L. 10.000.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
Art. 9 (Accesso alla riserva naturale) "Fatto salvo quanto previsto dalla L.R. 28/8/1979, n. 51, in relazione alle modalità di accesso alla Riserva naturale, l'accesso dei visitatori è regolamentato dal Consiglio direttivo con propria deliberazione.
Le violazioni alle norme che regolano l'accesso alla Riserva naturale comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
Art. 10 (Deroghe) "Il Consiglio direttivo dell'Ente di gestione può sempre concedere deroghe alle norme previste dalla presente legge per fini scientifici, didattici tecnici e connessi alle funzioni di vigilanza, purché non contrastino con disposizioni legislative dello Stato o della Regione ovvero siano di competenza di altri organi ed autorità. Le deroghe sono specifiche nominative e a termine.
Le autorizzazioni in deroga dovranno essere esibite, a richiesta, al personale di vigilanza.
Il personale dell'Ente può agire in deroga a quanto disposto dalla presente legge, secondo le indicazioni e i programmi del Consiglio direttivo".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
Art. 11 (Vigilanza) "La vigilanza sull'osservanza della presente legge e l'accertamento delle relative violazioni sono affidati al personale di vigilanza dell'Ente e ai soggetti di cui all'art. 11 della L.R. 28/8/1979, n. 51, previa convenzione con l'Ente di gestione, nonché agli ufficiali ed agenti di Pubblica Sicurezza".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
Art. 12 (Procedure) "Per l'accertamento delle violazioni e l'applicazione delle sanzioni previste dalla presente legge si applicano le norme di cui alla L.R.
2/3/1984,n. 15.
Le somme riscosse ai sensi della presente legge saranno introitate nel bilancio della Regione ed iscritte al capitolo 2230 dello stato di previsione delle entrate di bilancio per l'anno 1986 e ai corrispondenti capitoli dei bilanci successivi".
Si passi alla votazione.



((Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Unita' locali dei servizi sociali ed assistenziali e dei servizi sanitari - Programm. e promoz. attivita" socio-assist. (assist. minori, anziani, portat. handicap, privato sociale, nuove poverta") - Istituti Pubblici di Assistenza e beneficenza - II. PP. A. B.

Esame progetto di legge n. 195: "Ulteriore proroga dei termini di cui agli artt. 36 della L.R. 23/8/1982,- n. 20 e della L.R. 11/2/1985, n. 9"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n.. 195: "Ulteriore proroga dei termini di cui agli artt. 36 della L.R. 23/8/1982, n. 20 e della L.R.
11/2/1985, n. 9".
In merito a tale legge sono stati presentati alcuni emendamenti.
La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Intervengo molto velocemente anche per fare una dichiarazione di voto su questa legge che proroga aldini termini contenuti in altre leggi regionali, in particolare nella legge 20 sul riordino dei servizi socio assistenziali e nella legge 59 sul piano sociosanitario.
La proroga di questi termini è necessaria perché c'è stato un colpevole ritardo da parte della Giunta regionale a presentare una proposta di modifica e di adeguamento alla legislazione in materia. Questa proposta di modifica è andata in consultazione nei giorni scorsi, ma stante i tempi nei quali la Giunta l' ha presentata era impossibile trasferirla al dibattito del Consiglio e quindi recepirla come legge regionale. Di qui la necessità di prorogare i termini delle leggi precedenti in materia che potevano essere oggetto di modifica da parte del provvedimento che adesso è in itinere.
Conveniamo per quanto riguarda la proroga dei termini della legge 20 così com'è formulata o dopo qualche perfezionamento almeno per rendere più comprensibile l'ultimo comma. Batte invece tutti i record il ritardo della parte relativa alle infermerie; qui mi rivolgo direttamente alla sensibilità del Presidente Viglione. C'è stato infatti presentato un testo nell'intervallo di mezzogiorno, quindi non c'è stata data la possibilità di discuterlo e di affrontarlo. Abbiamo potuto compierne un esame del tutto superficiale che non ci consente di entrare più di tanto nel merito, quindi la nostra è una posizione di astensione su questo articolo in particolare che però si traduce come posizione politica di astensione generale su tutto il d.d.l.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti.



CERNETTI Elettra

Questa proroga che si configura per risolvere l'annoso e gravoso problema delle infermerie è in un certo qual modo dovuta per la complessità del problema, soprattutto per alcune zone della Regione Piemonte, come ad esempio la zona del Cuneese, dove i posti delle infermerie sono ben 1.200 e dove una proroga consentirà di non creare disagi all'utenza. Tutti i ricoverati hanno valenza sanitaria, ma noi dobbiamo tener conto che almeno 600 ammalati andrebbero ad intasare le strutture ospedaliere.
Questa proroga permetterà una certa gradualità nell'applicazione e potrà facilitare il compito a tutti gli addetti senza creare disagi all'utenza stessa.
La proposta è stata presentata all'ultimo momento - su questo do perfettamente ragione al Consigliere Acotto - mentre avrebbe meritato un approfondimento maggiore. Dobbiamo però tener conto che la data ultima è quella del 31 dicembre dopo di che, se questa proroga non verrà concessa sorgeranno molti disagi e in molti casi l'impossibilità di risolvere questi problemi, che nel Cuneese assumono proporzioni rilevanti. Per questi motivi e data l'urgenza il Gruppo del PSI è favorevole a questa modifica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Intervengo in questo caso solo a titolo personale ed esprimo soddisfazione perché ci sarà ancora un lasso di tempo sufficiente per mettere a punto la modifica della legge 20. Spero vada nel senso di correggere alcune inapplicabilità della stessa legge.
Devo dare atto al lavoro che ha fatto l'Assessore Carletto in questi tempi. Credo abbia fatto il massimo e sia arrivato a ridosso della scadenza essendo quindi stato costretto a presentare questo provvedimento.
Mi auguro che l'Assessore Carletto, le Commissioni e il Consiglio traggano beneficio da questo periodo per un'ulteriore riflessione su tutta la materia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti.



CERNETTI Elettra

Mi chiedo perché si mette l'accento sull'applicabilità. Mi sono testimoni l'Assessore Carletto e con lui i membri alla V Commissione che erano presenti alle consultazioni sulla modifica della legge n. 20, dove sono venuti elogi e la prova che la legge n. 20 è applicabile proprio da alcuni Presidenti delle UU.SS.SS.LL. rette da democristiani. Era presente pure il Consigliere Mignone. Perché un Assessore deve essere così parziale da parlare di "inapplicabilità" di una legge per esaltare invece quanto ha fatto un Assessore del suo Partito? Questa non la ritengo correttezza politica.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi pongo in votazione il primo emendamento in merito al Titolo della legge che è così sostituito: "Norme urgenti concernenti la proroga dei termini previsti dagli artt. 36 della L.R. 23/8/1982, n. 20 e 8 della L.R. 11/2/1985, n. 9, il regime transitorio per la riconversione delle II.PP.AA.BB. Infermerie e la nuova numerazione delle Unità Socio-Sanitarie Locali sub-comunali di Torino".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 25 voti favorevoli e 10 astensioni.
Passiamo ora alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 "Il termine fissato dall'art. 36 della L.R. 23/8/1982, n. 20 per la completa attuazione della gestione in forma associata tramite le Unità Socio-Sanitarie Locali delle funzioni socio-assistenziali dei Comuni è prorogato fino alla data di entrata in vigore della emananda normativa di integrazione della legge sopraccitata e comunque non oltre il 30/4/1987.
Alla stessa data è prorogato il termine per il trasferimento effettivo delle funzioni socio-assistenziali alle Unità Socio-Sanitarie Locali sub comunali di Torino stabilito dall'art. 8 della L.R. 11/2/1985, n. 9.
Entro 90 giorni dalla suddetta data, qualora non vi abbiano già provveduto i Comuni compresi negli ambiti territoriali nei quali sia costituita l'associazione dei Comuni o nei quali la gestione competa alla Comunità montana, nonché il Comune di Torino, provvedono a mettere a disposizione funzionale delle Unità Socio-Sanitarie Locali, mediante idoneo provvedimento formale, il personale già destinato direttamente o indirettamente ai servizi socio-assistenziali e ad assegnare i beni e i finanziamenti necessari per provvedere all'erogazione delle prestazioni".
L'Assessore Carletto ha presentato il seguente emendamento: il terzo comma è così sostituito: "Entro 90 giorni dalla scadenza del termine di cui ai precedenti commi qualora non vi abbiano già provveduto, i Comuni compresi negli ambiti territoriali nei quali sia costituita l'associazione dei Comuni o nei quali la gestione competa alla Comunità montana, nonché il Comune di Torino provvedono a mettere a disposizione funzionale delle Unità Socio-Sanitarie Locali, mediante idoneo provvedimento formale, il personale già destinato direttamente o indirettamente ai servizi socio-assistenziali che gli stessi Comuni possono continuare ad esercitare in forza di quanto disposto dal presente articolo e ad assegnare i beni e i finanziamenti necessari per provvedere all'esercizio dei servizi medesimi".
La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Signor Presidente, mi pare che l'emendamento colga l'esigenza di rendere più chiaro l'ultimo comma dell'articolo.
Come ho già preannunciata, pur denunciando il ritardo della Giunta al riguardo, noi sull'emendamento e sull'art. 1 daremo voto favorevole.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dall'Assessore Carletto.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'art. 1 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 34 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
La Giunta regionale ha presentato un emendamento che propone l'inserimento di un nuovo art. 2.
Art. 2 "A partire dal 1°gennaio 1987 non potranno essere rilasciate le impegnative sanitarie per il ricovero nelle cessate infermerie, ai sensi del p. 2.3.4 dell'Allegato B della L.R. 3/5/1985, n. 59.
In ogni caso, i ricoveri dei soggetti presenti al l° gennaio non potranno protrarsi oltre il 31 marzo, termine entro il quale le UU.SS.SS.LL. sono autorizzate, previa verifica del soddisfacimento delle esigenze sanitarie dei singoli soggetti, a corrispondere la retta determinata per il 1986.
Qualora all'entrata in vigore della presente legge non sia ancora avvenuta la riconversione, le UU.SS.SS.LL. territorialmente competenti provvederanno entro il 28 febbraio 1987, previa intesa con le II.PP.AA.BB. infermerie, a definire con atto deliberativo del Comitato di gestione il programma di riconversione, secondo gli indirizzi di cui alla L.R. 3/5/1985, n. 59.
In tale programma dovranno essere fissati i tempi, intermedi e finali, le modalità, le procedure organizzative e le risorse necessarie alla riconversione della struttura, secondo le indicazioni del Piano socio sanitario e in particolare del p. 2.3.4, dell'Allegato B sopraccitato.
Il programma verrà sottoposto alla Giunta regionale per il giudizio di congruità al Piano socio-sanitario regionale. La Giunta regionale procederà all'approvazione, tenuto anche conto della gradualità dei tempi e delle modalità di attuazione, in relazione alle risorse disponibili e alle indicazioni della legge 23/10/1985, n. 595.
La Giunta regionale, nell'approvare il programma delle UU.SS.SS.LL., pu introdurre d'ufficio le eventuali modificazioni ritenute necessarie.
Decorso inutilmente il termine del 28/2/1987, nessun programma di riconversione ai fini sanitari potrà essere preso in considerazione dalla Giunta regionale".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 26 voti favorevoli e 9 astensioni.
Pongo in votazione il nuovo art. 2.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 24 Consiglieri si sono astenuti 9 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
La Giunta regionale ha presentato un emendamento che propone l'inserimento di un nuovo art. 3.
Art. 3 "Nelle more della ridefinizione degli ambiti territoriali delle Unità Socio Sanitarie Locali sub-comunali, per adeguarli a quelli delle Circoscrizioni di Torino, ai sensi del penultimo comma dell'art. 1 della L.R. 11/2/1985 n. 9, la numerazione delle dieci Unità Socio-Sanitarie Locali sub-comunali cosa come definite territorialmente dal primo comma del citato art. 1, è modificata come segue: Torino I corrisponde a precedente Torino I Torino II corrisponde a precedente Torino V Torino III corrisponde a precedente Torino VI Torino IV corrisponde a precedente Torino VII Torino V corrisponde a precedente Torino VIII Torino VI corrisponde a precedente Torino IX Torino VII corrisponde a precedente Torino X Torino VIII corrisponde a precedente Torino II Torino IX corrisponde a precedente Torino III Torino X corrisponde a precedente Torino IV".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione il nuovo art. 3.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione presenti e votanti 34 hanno risposto SI 33 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (ex art. 2) "La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore nel giorno stesso della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione, ai sensi dell'art. 45, sesto comma, dello Statuto regionale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 33 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 4 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 25 Consiglieri si sono astenuti 8 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 191: "Integrazione al disegno di legge n. 179 approvato dal Consiglio regionale in data 20/11/1986 per l'approvazione degli assestamenti al bilancio di previsione per l'anno 1986 dei seguenti enti: Parco naturale dei Laghi di Avigliana Parco naturale ed area attrezzata del Sacro Monte di Crea - Ente Parco Lame del Sesia - Riserva naturale speciale del Sacro Monte di Orta - Parco naturale Val Troncea Istituto Ricerche Economica-Sociali del Piemonte (IRES)"


PRESIDENTE

Esaminiamo ancora il progetto di legge n. 191: "Integrazione al disegno di legge n. 179 approvato dal Consiglio regionale in data 20/11/1986 per l'approvazione degli assestamenti al bilancio di previsione per l'anno 1986 dei seguenti enti: Parco naturale dei Laghi di Avigliana - Parco naturale ed area attrezzata del Sacro Monte di Crea - Ente Parco Lame del Sesia Riserva naturale speciale del Sacro Monte di Orta - Parco naturale Val Troncea - Istituto Ricerche Economico-Sociali del Piemonte (IRES)".
Non essendovi interventi passiamo alla votazione dell'articolo unico.
Articolo unico "L'art. 1 del disegno di legge n. 179 approvato dal Consiglio regionale nella seduta del 20/11/1986 è integrato dagli assestamenti al bilancio di previsione per l'anno 1986 dei seguenti enti: Parco naturale dei Laghi di Avigliana Parco naturale ed area attrezzata del Sacro Monte di Crea Ente Parco Lame del Sesia Riserva naturale speciale del Sacro Monte di Orta Parco naturale Val Troncea Istituto Ricerche Economico-Sociali del Piemonte (IRES)".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'articolo unico è approvato.


Argomento: Tossicodipendenza

Esame proposta di deliberazione n. 366: "Ampliamento della pianta organica provvisoria dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 32 di Moncalieri finalizzato all'attuazione della legge 22/12/1975, n. 685"


PRESIDENTE

Propongo inoltre di iscrivere all'o.d.g. la proposta di deliberazione n. 366: "Ampliamento della pianta organica provvisoria dell'Unità Socio Sanitaria Locale n. 32 di Moncalieri, finalizzato all'attuazione della legge 22/12/1975, n. 685".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.
La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Noi votiamo contro su questa deliberazione perché, come si potrà evincere dal testo della deliberazione, le richieste dell'Unità Socio Sanitaria , vengono accolte solo parzialmente. In particolare non viene accettata la richiesta di un infermiere professionale. Noi riteniamo questo diniego non sufficientemente motivato, per non dire del tutto immotivato per cui diamo voto contrario a questa deliberazione.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 23 voti favorevoli e 9 astensioni.
Comunico infine che i lavori proseguiranno domani alle ore 9,30.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,10)



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