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Dettaglio seduta n.68 del 11/12/86 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


VIGLIONE ALDO


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Interrogazione del Consigliere Adduci inerente l'area attrezzata prospiciente il torrente Ceronda


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione presentata dal Consigliere Adduci inerente l'area attrezzata prospiciente il torrente Ceronda.
Risponde l'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore alla tutela dell'ambiente L'area attrezzata di cui parla il Consigliere Adduci è stata finanziata dalla Provincia tramite la Comunità montana Val Ceronda ed ha una superficie intorno ai 3 ettari; è molto sommariamente attrezzata, alcune panche, qualche tavolo, dei cestini per i rifiuti, nessun gabinetto nessuna fontana, né alcuna forma di pronto soccorso o di servizio antincendio.
Frequentata inizialmente da poche decine di gitanti, l'area è stata ben presto oggetto di un esuberante uso turistico con conseguente abbondante produzione di rifiuti e danneggiamento delle attrezzature, cosa che ha messo in crisi il Servizio di raccolta rifiuti del Comune che disponeva all'epoca dell'opera di un cantoniere e della buona volontà di un vigile urbano, distolti peraltro dai lavori comunali cui avrebbero dovuto essere impiegati.
L'onerosità del servizio di raccolta, ma soprattutto il timore di ulteriori danni alla viabilità e all'ambiente, hanno indotto la nuova Amministrazione comunale, dopo un sopralluogo dell'Ufficiale sanitario competente, a vietare l'uso turistico dell'area ed il relativo passaggio per essa ad eccezione del transito consentito ai proprietari di fondi vicini all'area stessa.
Non volendo entrare nel dettaglio circa l'idoneità della spesa per l'allestimento dell'area attrezzata di cui in argomento, alla quale è estranea la Regione Piemonte e l'organico dei vigili del Comune di La Cassa, si ritiene che le ragioni addotte dal Sindaco e la specificità del caso (un'area attrezzata di difficile gestione per le molto modeste risorse del Comune) inducono a comprendere il comportamento dell'Amministrazione comunale, la quale viene comunque invitata a rimuovere gli inconvenienti lamentati con l'ausilio, ove possibile, di questa amministrazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.
ADDUCI Non credo ci si potesse aspettare di più dall'Assessore Maccari che ha fatto una valutazione dei fatti e delle circostanze molto superficiale come sempre del resto, e anche mendace, devo dire, perché ha detto che l'accesso a quei fondi è stato impedito soltanto ai proprietari dei terreni. In effetti non è così; l'ordinanza del Sindaco di La Cassa sarebbe da citare, come pessimo esempio di concepire l'ambiente.
Assessore, lei l'ha ietta? Forse no. Non si è neanche preoccupato di leggerla.
E' vero che l'USSL n. 26 ha dichiarato che quell'area era inquinata e non adatta alla balneazione.
Come si fa a fare il bagno nei torrente Ceronda e accedere nell'area circostante? Evidentemente per l'Ufficiale sanitario ciò è possibile.
Comunque il Sindaco ha vietato l'accesso all'area attrezzata a tutti tranne che ai residenti del Comune di La Cassa.
Mi pare che tutto ciò non abbia molto senso. A questo punto noi possiamo dare per scontato che i cittadini di La Cassa godano ottima salute e siano più robusti degli altri però, se l'accesso è.vietato agli altri cittadini, dovrebbe anche essere vietato ai cittadini di La Cassa. Invece non è così. Quindi, o quell'area è inquinata, e allora nessuno può recarsi su di essa, oppure non lo è e come ci posso no andare i cittadini di quel Comune possono ugualmente recarsi li tutti gli altri cittadini.
Lei di questo avrebbe dovuto rendersi conto, Assessore, e avrebbe dovuto fare una piccola riflessione su questo fatto; almeno quella stessa riflessione che ha fatto il Sindaco di La Cassa dopo la nostra interrogazione, ritirando la ridicola ordinanza.
Ma noi chiediamo anche altre cose. Al di là dell'aspetto grottesco di questa questione, volevamo in particolare sapere se il Comune di La Cassa ha curato l'asportazione di rifiuti come l'art. 7 della legge 32 impone.
Lei su questo tace. Volevamo sapere, e questo continua a preoccuparci, se sussistono tuttora le ragioni che hanno spinto l'USSL n. 26 e l'Ufficiale sanitario a dichiarare non adatto alla balneazione il torrente Ceronda e degradata e pericolosa per la salute pubblica l'area attrezzata lungo quel torrente.
Avete fatto un sopralluogo? Quell'area continua ad essere degradata? E' stata bonificata? E' un dovere del Comune intervenire per la rimozione dei rifiuti, al di là dei problemi che possono esserci e che possono essere reali come la carenza di organico anche se in questo caso cittadini volontari si erano offerti per pulire quell'area è il Sindaco non si è preoccupato di recepire l'offerta. Poi, che quell'area sia attrezzata modestamente, come lei ha detto, è vero, però voglio anche dire che la Comunità montana ha speso ben 20 milioni di danaro pubblico. E se 4 panchine e qualche cestino costano 20 milioni, allora la invito a verificare meglio come il danaro pubblico viene speso: con 20 milioni si comprano più di 4 panchine e più di 2 cestini per l'immondizia! Se le ragioni del Sindaco non si comprendono, non si comprende neanche l'atteggiamento assenteista dell'Assessorato alla tutela dell'ambiente su questi temi. C'è un'area attrezzata; ma perché questa area è stata attrezzata? Non perché, come ha detto l'Assessore, all'inizio ci andavano poche persone, ma perché sin dall'inizio molti cittadini volevano fruire di una zona verde ed è per questo che la Comunità montana ed il Comune di La Cassa sono intervenuti favorendo il turismo minore oltreché per impedire la dispersione su tutto il territorio di centinaia di turisti il cui afflusso indubbiamente, se non fosse stato regolamentato, avrebbe potuto provocare danni ingenti e problemi di qualche gravità in tutti i boschi. I cittadini avevano a disposizione uno spicchio di verde, non molto grande per la verità, su cui potevano trascorrere con una certa tranquillità le loro domeniche o gli altri giorni festivi. Ora quest'area non c'è più. Il Sindaco ne ha vietato l'accesso a tutti facendo, ripeto, cessare la discriminazione iniziale, senza però risolvere il problema del degrado e privando tutti i cittadini di un polmone verde.
Assessore, non possiamo essere soddisfatti della sua risposta semplicemente perché lei non ha risposto alla nostra interrogazione.
Avrebbe dovuto dirci se le condizioni di degrado sussistono ancora e, se sussistono, che cosa intende fare lei in collaborazione, possibilmente, con il Comune di La Cassa per far si che il degrado venga meno ed una parte di verde venga recuperata a bene collettivo.


Argomento: Informazione - Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazioni del Consigliere Ferrara inerenti le società SIPRA, RAI, IRI SIP


PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta regionale Beltrami risponde congiuntamente alle interrogazioni presentate dal Consigliere Ferrara inerenti le società SIPRA, RAI, IRI-SIP.
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Per alcuni aspetti tale risposta ha carattere di transizione, non è definitiva nel senso che talune porte sono ancora aperte, taluni contatti non sono stati ancora definiti e perfezionati e, per quanto attiene in particolare alla SIPRA, a seguito dell'interrogazione del collega Ferrara la Giunta si è attivata con immediatezza presso l'Amministratore delegato della società.
I giornali hanno anticipato la risposta che do in questo momento al collega Ferrara, risposta che mi è stata confermata verbalmente dall'Amministratore delegato.
E' vero che la SIPRA sta rafforzando la filiale di Milano e pare uguali intenzioni intenderebbe riversare su altre filiali nel centro-sud d'Italia.
Questo sta a significare, a detta dell'Amministratore delegato, che la SIPRA rivolge particolare attenzione verso quelle aree di mercato che danno più vivace ed immediata risposta alla società. Per la verità, mi ha detto di poter assicurare in ogni modo la Regione, quindi quanti sono interessati al problema, che non esiste alcun progetto di depotenziamento o di smobilitazione della SIPRA stessa. Mi auguro che questo messaggio che dovrebbe essere per il momento, risottolineo per il momento, motivo di tranquillizzazione di talune preoccupazioni insorte all'interno della struttura e anche all'interno del mondo politico, possa dare respiro. Ho sottolineato il fatto momentaneo perché questa attività ha angolazioni e movimenti che talvolta riescono a sconvolgere anche le più ampie assicurazioni. Ad oggi - ripeto - mi è stato autorevolmente assicurato che non esistono quei motivi che avrebbero suggerito al collega Ferrara interprete delle ansie e delle preoccupazioni di molta gente, di rivolgere questa interrogazione.
L'argomento è però meritevole di più ampia attenzione e di approfondimenti, non ultimo anche per tentare il percorso di quelle vie che il Consigliere Ferrara ha suggerito nella sua interrogazione e che per altri aspetti solleciterebbero la SIPRA a verificare il crearsi di condizioni anche di mercato più valide, più serene, comunque rafforzative del progetto di restare in Torino.
Mentre tratto l'argomento della SIPRA, vorrei dire, almeno per risposta interlocutoria, alle altre due interrogazioni che mi sono state rivolte, in una peraltro è presente anche la firma del collega Fracchia, che per quanto attiene il problema della RAI da tempo avevamo chiesto incontri e colloqui già c'era stata una delegazione del governo regionale presso la sede centrale della RAI di Roma per affrontare i non pochi problemi che investono questo settore, da quello della ricezione a quello della funzionalità della struttura.
Recentemente, dopo la nomina dell'on. Manca a Presidente della RAI, ho provveduto a richiedere, e ancora sono in attesa di risposta, un incontro per poter trattare questo argomento.
Per quanto concerne - lo dico come anticipazione, ma con riserva di perfezionare successivamente il discorso - la convenzione RAI - Comune di Torino per il palazzo di via Cernaia, avendo acquisito copia di questa convenzione, devo precisare che si limita a stabilire che, ove il palazzo fosse destinato ad uso diverso, il Comune avrebbe diritto di prelazione o potrebbe richiedere il versamento di una quota pari alla differenza tra il valore reale ed il prezzo pagato dalla RAI per il terreno.
Non posso pensare che il collega Ferrara valuti questa mia risposta una non risposta. Ripeto, la fornisco come segnalazione e come anticipo di un più ampio discorso che ritengo in questa sede o nell'ambito di Commissioni e di strutture più ristrette possa intervenire.
Poiché esiste un'altra interrogazione rivolta a sollecitare un incontro con i Presidenti degli Enti a partecipazione statale presenti in Piemonte in particolare con i Presidenti IRI, SIP, RAI, Alitalia, per conoscere il ruolo e i programmi di questi enti e la dimensione piemontese, per verificare, individuare e stabilire un campo contestuale di intervento con l'Ente regionale, devo dire di aver sollecitato il Presidente dell'IRI Prodi, a dover convenire su un incontro con la Regione Piemonte per approfondire i temi e gli argomenti che sono sollevati dalla stessa interrogazione.
Il prof. Prodi ha di recente segnalato la sua disponibilità a questo incontro che mi auguro possa intervenire in tempi brevi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.
FERRARA Ringrazio il Presidente Beltrami per questa risposta, anche se non è esauriente in ordine alle preoccupazioni, ma forse non potevamo pretendere di più in sede di interrogazione.
La situazione della RAI e delle aziende collegate, ma più in generale dell'impegno delle Partecipazioni Statali sul territorio piemontese preoccupa da molti anni la nostra Regione.
Come Consigliere del Comune di Torino nella passata legislatura per cinque anni ho sollecitato un incontro con i vertici delle Partecipazioni Statali per avere delle risposte più esaurienti. Oggi anche il PCI in Consiglio comunale chiede e sollecita questi incontri con un'interrogazione e mi pare quindi che il problema sia sentito, reale, vero.
In merito alla SIPRA, ci sono state delle sollecite smentite per dire che nulla di quelle affermazioni che erano state fatte rispondevano al vero. Al di là di quelle smentite formali credo ci sia una realtà diversa nelle cose e nella sostanza.
Anche la risposta del Presidente, dubbiosa, non assoluta, lascia intendere un sospetto e un dubbio che forse qualche cosa possa esserci.
Resta il fatto che la SIPRA, società piemontese, si trova con la sede legale formalmente a Torino, con il Direttore generale stabilmente a Roma l'Amministratore delegato di fatto non sta a Torino ma a Roma permanentemente e transita a Torino una o due volte all'anno e il Vicedirettore generale ha sede, ufficio e funzioni a Torino, ma di fatto cinque giorni alla settimana ormai li sta trascorrendo nella sede di Milano.
Inoltre, si va dicendo, lo verificheremo, che c'è un progetto di smobilitazione dalla sede di via Bertola, qualificata, importante dignitosa, al grattacielo di via Cernaia, in locali lasciati ormai vuoti.
Anche la RAI non ci ha mai detto che si trasferiva a Roma, di fatto però il grattacielo di via Cernaia è una struttura vuota. Forse bisogna leggere attentamente quella convenzione, perché è "altra destinazione" anche non tenere più dei servizi e degli uffici in quel palazzo e lasciarlo vuoto.
Quindi ai dirigenti della RAI si può far notare questo.
Mentre a Torino si sta ipotizzando una soluzione di questo genere, a Milano si acquista un immobile di otto piani che costa 25 miliardi, molto più grande di quello di Torino e tre volte più grande di quello in funzione a Milano fino a poco tempo fa. Non so se è casuale, se è un normale potenziamento. Mi pare che sia qualcosa di più. Quando la filiale di Milano si dota di un centro meccanografico analogo per molti versi a quello esistente a Torino, vuol dire che c'è il tentativo di fare un trasferimento in quella sede.
Questo mi sembra un aspetto fondamentale. Lei, signor Presidente, ha detto in modo esplicito che non è previsto un depotenziamento e operazioni di licenziamento su Torino, e ci credo, però una cosa è non procedere ad alcun licenziamento, altra cosa è non rinnovare il turn-over. E' un impoverimento naturale, è un impoverimento che emargina vieppiù la sede di Torino.
Questa pare una posizione caratteristica della RAI e delle sue partecipazioni. La RAI di fatto se ne è andata da Torino. Ieri una persona mi diceva che forse non lascerà neppure l'orchestra per piangere.
Quando avevo presentato la precedente interrogazione mi riferivo in modo particolare ad un'altra partecipazione della RAI, all'ERI, Edizioni Radio Italiana, l'ultima società che ancora aveva sede in via Arsenale 21.
C'è stata un'evoluzione. I lavoratori della ERI e i Consigli di azienda in data 5 dicembre hanno predisposto un documento che hanno poi inviato anche alla Regione Piemonte nel quale esprimono la loro seria preoccupazione per il "perdurare di una politica aziendale tendente a ridurre le strutture aziendali della sede di Torino, come appare evidenziato nell'ultima ristrutturazione". Questi fatti si possono notare nello spostamento della struttura commerciale a Roma e nello smantellamento dell'area magazzino (il responsabile è stato mandato a Roma come dirigente in altro incarico). Vi sono altri casi, l'Ufficio abbonamenti che era a Torino è stato trasferito presso la redazione del "Radiocorriere".
Il modo stesso in cui si gestisce questa importante azienda sta ad indicare che c'è comunque una tendenza di questo genere. Non credo che la RAI, una partecipazione dello Stato, possa affidare certi servizi a consulenti esterni. Dai lavoratori della ERI viene denunciato in quel documento, è la notizia di questi giorni, lo spostamento del personale da via Arsenale ai Bauducchi presso lo stabilimento della ILTE. Anche in questo caso si sradica la radice originaria che era a Torino, signor Presidente. Anche per questa circostanza ho la sensazione che, al di là delle smentite che ci saranno, c'è la precisa volontà di trasferire da Torino la struttura di questo gruppo di aziende e questo in ossequio a quel terziario o quaternario di cui tanto parliamo, di cui Torino deve dotarsi per fare un salto qualitativo! Non ho mai creduto che il terziario potesse sostituire o essere l'elemento trainante del sistema economico del nostro Paese, però è necessario perché la struttura industriale si rafforzi. Dagli ultimi dati dell'Osservatorio del lavoro in realtà il terziario - sta perdendo peso proprio per questi motivi, perde peso perché le strutture del terziario avanzato di fatto se ne stanno andando da Torino. L'Italia non ritiene necessario avere dei collegamenti reali di Torino con il resto del Paese e naturalmente altre aziende sentono questo e si spostano, le Direzioni commerciali vanno a Roma, a Milano, le aziende dell'IRI del gruppo RAI nate a Torino se ne stanno andando di fatto da Torino e questo importante settore viene poco per volta trasferito.
Non si tratta di fare una protesta campanilistica, non chiediamo di creare nuovi "boia chi molla" per sostenere che la RAI deve stare a Torino si tratta però di essere coscienti che queste operazioni striscianti continue e permanenti, di fatto svuotano il sistema economico complessivo del nostro Paese.
Quindi credo che l'iniziativa assunta dalla Giunta di invitare il Presidente dell'IRI e il Presidente della RAI ad un confronto serio sia importante. Credo che a questo incontro la Regione debba prepararsi in modo costruttivo in modo che da esso sia possibile avere chiarimenti reali e non soltanto parole che vengono poi tradite dal comportamento di tutti i giorni.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale" comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Benzi, Carazzoni, Dameri, Fraire, Paris e Pezzana.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale della seduta in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 2 dicembre 1986 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma della L.R. 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Comunicazioni della Giunta regionale in merito all'Ecolibarna e risposta alle relative interrogazioni


PRESIDENTE

Passiamo ora alle comunicazioni della Giunta regionale relative all'Ecolibarna. Tali comunicazioni assorbono le varie interrogazioni presentate sull'argomento.
La parola all'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore alla tutela dell'ambiente Oltre che per le sollecitazioni ricevute e per una doverosa informazione al Consiglio mi corre l'obbligo di riferire sulla situazione di adempimento regionale delle competenze che l'art. 6 del D.P.R. n. 915 mette in capo a questa Amministrazione.
Per meglio adempiere a queste competenze la L.R. n. 18 ha previsto l'istituzione di una Commissione per lo smaltimento dei rifiuti e di un Comitato tecnico di attuazione della legge. Ora, a distanza di oltre sei mesi dalla pubblicazione della legge regionale, la Commissione per lo smaltimento dei rifiuti, che è formata dagli Assessori provinciali, dai membri dell'ANCI e dal sottoscritto, si è riunita informalmente solo una volta con la presenza degli Assessori provinciali. Ciò è dovuto al fatto che solo la scorsa settimana l'ANCI regionale ha trasmesso ai nostri uffici i nomi dei tre rappresentanti designati e siamo quindi in attesa del decreto di nomina che permetterà l'inizio regolare dei lavori. E il lavoro ché attende la Commissione non è semplice.
Il Comitato tecnico invece, formato dai rappresentanti scientifici nominati dal Consiglio, istituito con decreto del 24/9/1986, si è già riunito otto volte in due mesi con scadenza settimanale, cominciando ad esaminare, tra l'altro, i criteri per la valutazione delle prove idrogeologiche e dei sondaggi in relazione all'ammissibilità dei siti. I compiti del Comitato tecnico sono numerosi e vanno oltre a quelli elencati nella L.R. n. 18 poiché sussistono anche molti problemi di interpretazione tecnica e giuridica di norme generali e di casi particolari.
Ricordo inoltre che in molti casi i pareri del Comitato sono obbligatori per le Province ed essenziali per il Piano dei siti e l'istituzione del Catasto regionale dei rifiuti.
Ma proprio sul Comitato tecnico è caduta la tegola del ricorso al TAR dell'Ordine nazionale dei geologi. Fortunatamente però il TAR ha rigettato in questi giorni la richiesta di sospensione della deliberazione accogliendo la - tesi regionale del pubblico interesse, il che ci permette per ora di continuare nei lavori, altrimenti ci saremmo trovati in una situazione drammatica in assenza del Comitato tecnico.
Un altro compito che l'art. 6 pone a carico della Regione è l'istituzione di un Catasto regionale dei rifiuti e degli impianti di smaltimento con l'acquisizione dei dati attraverso rilevamenti statistici.
Dopo mesi di lavoro congiunto tra gli uffici e il CSI verrà portata all'esame della Giunta una convenzioni con il CSI concernente l'acquisto l'installazione e il collaudo dei sistemi hardware e software, costituenti i punti di accesso al Catasto localizzati presso gli uffici provinciali e regionali, progettazione e collaudo della rete telematica che collega le Province agli elaboratori centrali della Regione, la consulenza per la definizione della struttura del Catasto. Inoltre, si procederà nella progettazione e nello sviluppo delle procedure per l'impianto e la gestione del Catasto regionale dei rifiuti ed ancora all'installazione all'addestramento del personale e al rilascio dell'impianto Catasto Regionale dei Rifiuti (CRR).
E' allo studio una seconda convenzione con la quale ci si impegna in ordine alla definizione quantitativa, qualitativa e distributiva dei rifiuti ed alla ricerca dei dati esatti sul territorio. Si prevede che questo lavoro impegnerà per mesi un buon numero di esperti ricercatori. E' comunque da tenere in conto che il Catasto regionale centralizzato con gestione provinciale diventerà funzionante prevedibilmente tra un anno, ma occorrerà altro tempo perché diventi operante a pieno regime, situazione che ancora non esiste in alcuna Regione italiana.
Un altro compito affidatoci dal D.P.R. n. 915 è l'emanazione di norme integrative di attuazione del D.P.R. stesso. Alcune sono già state emanate e un nuovo provvedimento, che è iscritto all'o.d.g. già da alcune sedute sarà esaminato dal Consiglio il 18 o il 19 dicembre. In questi giorni è al vaglio del Comitato tecnico. Siamo in ritardo, ma ritengo che questo ritardo sia stato anche produttivo in quanto ha dato la possibilità di riflettere sulle varie ipotesi di gestione della materia e di accogliere molti suggerimenti tendenti a rendere più operative le norme.
Un, ultimo punto vorrei portare a conoscenza del Consiglio regionale: riguarda la notizia che la Commissione di tecnici interassessorile ha terminato i suoi lavori di proposta di un piano di studio per lo smaltimento dei rifiuti ospedalieri e questo verrà quanto prima portato nella Commissione competente. Vi sono ancora altre iniziative connesse all'attuazione della legge. E' un impegno politico l'iniziativa di costituire delle società miste pubbliche-private per la gestione degli impianti.
La Finpiemonte ha preso contatti e avviato progetti per la costituzione di alcune società e su questo argomento torneremo al momento opportuno.
Alcune società sono già funzionanti. E' prevedibile che la discarica di Baricalla, che sarà la prima a partire in Piemonte fra tutte quelle previste dal piano, potrà essere operativa verso il mese di settembre 1987.
Mettere a segno questa prima discarica per rifiuti tossici e nocivi in Piemonte mi pare sia un punto positivo anche se si dovrà aspettare ancora 7 8 mesi e se non rappresenta la soluzione dei problemi piemontesi per ch una simile discarica potrebbe essere esaurita, qualora affluissero tutti i rifiuti, nel giro di un anno. Prospettiamo con la stessa società una possibilità di collaborazione più avanzata nel sistema integrato di smaltimento dei rifiuti e nel sistema di diffusione territoriale degli impianti.
Un aspetto connesso alle iniziative pubbliche nel settore è quello riguardante l'acquisizione delle aree necessarie agli impianti. Viste le difficoltà di avere la disponibilità dei siti, è allo studio l'esproprio degli stessi. Poiché non esistono norme particolari per procedere, sarà giocoforza attenersi alle norme generali sul cui uso tutti i pareri legali convergono. Purtroppo dobbiamo ricorrere alla legge Napoli del 1865. Non più tardi di un mese fa la Regione Piemonte ha proposto al Ministro De Lorenzo un articolato per la modifica del D.P.R. n. 915 dove è prevista una procedura- più spedita per l'approvazione dei progetti e per l'acquisizione dei terreni. Molto probabilmente il dispositivo proposto, salvo leggere modifiche, sarà recepito dal Ministro De Lorenzo nel decreto legge che pare debba essere emanato per lo spostamento dei termini previsti dal D.P.R. n.
915.
La necessità di usare l'arma dell'esproprio è dovuta all'impossibilità di ottenere spesso risultati per le vie normali. La dispersione e la sovrapposizione delle norme, la crescente ostilità dell'opinione pubblica a qualsiasi forma di gestione del rifiuto sta rendendo impossibile una corretta operatività del settore, già di per sé difficile per una pregressa mancanza di coscienza della gestione dell'ambiente. Questa ostilità della pubblica opinione ha i suoi fondamenti nella traumatica scoperta dei disastri procurati dall'abusivismo irresponsabile. E a questo proposito vorrei fare il punto delle emergenze.
A parte le moltissime discariche abusive, censite dalle Prefetture, di varie dimensioni e riferite ai rifiuti urbani e speciali, per rimuovere le quali si sono mossi ed ancora si stanno movendo i Comuni interessati importanza drammatica rivestono i depositi clandestini di rifiuti tossici e nocivi, in genere vernici, morchie, oli, rifiuti di produzioni chimiche contenuti in fusti e seppelliti o accatastati in luoghi inidonei, non autorizzati e suscettibili di provocare disastri ecologici, alcuni dei quali già in atto.
La rimozione di bombe ecologiche di queste proporzioni ed in questa quantità non è stata prevista da alcuna norma. Solo l'art. 9 del D.P.R. n.
915 fa carico al Sindaco di disporre con ordinanza lo sgombero dei rifiuti abbandonati, scaricati o depositati in modo incontrollato in aree pubbliche e private soggette ad uso pubblico. E questo solo nel caso che sussistano motivi sanitari, igienici o ambientali.
Naturalmente lo sgombero dovrà avvenire in danno dei soggetti obbligati, ma spesso gli obbligati sono ignoti.
Traspare evidente l'indicazione del legislatore a piccole discariche abusive.
Per la verità l'art. 12 dello stesso D.P.R. n. 915 recita al primo comma: "Qualora sia richiesto da eccezionali ed urgenti necessità di tutela della salute pubblica o dell'ambiente, il Presidente della Giunta regionale ovvero il Sindaco, nell'ambito delle rispettive compétenze, può ordinare il ricorso temporaneo a speciali forme di smaltimento di rifiuti anche in deroga alle disposizioni vigenti, informandone tempestivamente il Ministro della sanità".
Poiché in quasi tutti i casi il Presidente della Giunta regionale non sa a chi indirizzare l'ordinanza, visto l'anonimato dell'inquinatore, si ricade nella competenza del Sindaco, competenza rafforzata dall'art. 32 della legge n. 833 per le materie di igiene e sanità pubblica.
I Comuni sono però in grande maggioranza sprovvisti di strutture tecniche e di mezzi finanziari adeguati a far fronte a simili necessità.
Così per disastri di questa dimensione non c'è chi non veda un'ipotesi ben più calzante di necessità di intervento di strutture di protezione civile.
Fin dalle prime avvisaglie, culminate con la chiusura dell'acquedotto di Casale, il Ministro Zamberletti ipotizzò l'intervento dello Stato per bonificare i siti inquinati, ma non fu in grado di precisare né come n quanti siti sarebbero stati oggetto dell'intervento.
Solo in piena estate il Ministro ha incaricato la Società Castalia del gruppo IRI della bonifica dei siti di Tortona e Carbonara, a cui si sono aggiunti, dopo la legge n. 730 del 28/10/1986 (G.U. 4/11/1986) Sezzadio Settimo Vittone e Serravalle Scrivia.
L'art. 3, comma 18, della legge n. 730, dispone che la spesa autorizzata di 6 miliardi per il 1986 e di 24 miliardi per il 1987 a carico del fondo per la protezione civile sia destinata oltre che per i siti indicati anche per interventi analoghi interessanti il territorio della Regione Piemonte.
Dopo una serie di incontri con le autorità preposte non è ancora possibile conoscere né le modalità di smaltimento dei rifiuti già indicati né di altri eventuali dei quali il Ministero vorrà farsi carico. Le modalità di smaltimento assumono un ruolo fondamentale perché è di evidente comprensione che, mentre i costi sono altissimi, nel caso di invio oltre confine dei rifiuti stessi, come ipotizzato inizialmente, detti costi sarebbero notevolmente minori in caso di smaltimento in loco e questo permetterebbe al Ministero della Protezione Civile di prendersi carico di molti altri siti.
L'Assessorato si è trovato a dover fronteggiare la situazione senza stanziamenti a bilancio e senza modalità di spese relative, nelle more di istituzione del Servizio regionale per la protezione civile, creato con la legge n. 41 il 3 settembre scorso ed ancora in fase di organizzazione.
Definire quali compiti siano da attribuire alla Regione in questo settore costituisce tuttora uno degli argomenti in discussione e ancora irrisolti almeno in parte. Fa testo di questa situazione di disagio il diverso orientamento assunto dalle Amministrazioni regionali al riguardo. A tale proposito ci risulta che soltanto la Regione Lombardia abbia emanato una legge attraverso la quale cerca di assicurare ai Comuni l'erogazione di contributi, che i suddetti Enti locali possono utilizzare, per bonifiche di aree colpite da fenomeni quali quelli in discussione.
Pur nelle notevoli difficoltà finanziarie che costituiscono una costante nella gestione del bilancio regionale, si sta cercando di predisporre un d.d.l. che istituisca una procedura sostanzialmente analoga a quella della regione confinante. E' indubbio comunque che le possibilità di intervento che tale legge potrebbe assicurare sarebbero legate a situazioni di non rilevante entità che possono essere affrontate in sede locale in modo corretto.
Ben altro quadro di riferimento generale deve essere alla base del sistema operativo necessario per porre rimedio alle situazioni più delicate che insistono tuttora in alcune aree del territorio piemontese e che possono essere desunte dall'elenco che leggerò, ma si è ritenuto opportuno sottolineare i casi principali che sono costantemente in evidenza presso gli uffici dell'Assessorato.
La soluzione di questi problemi, a parere nostro, deve scaturire necessariamente dalla definizione di un sistema in cui ciascun Ente, la Regione in primo luogo, abbia un ruolo preciso e commisurato alle effettive possibilità operative, alle sue dimensioni ed agli obblighi previsti dalla normativa vigente. Quanto sopra trae le proprie motivazioni: dalle dimensioni dei problemi dalla necessità che ogni intervento operativo sia condotto con il massimo scrupolo e con professionalità da operatori che, allo stato attuale dei fatti, non possono più essere fatti coincidere in modo generico con coloro che svolgono attività di smaltimento di rifiuti, anche in modo complesso, ma devono essere individuati in chi, per conoscenza e tecnologia a disposizione, possa configurarsi come l'esperto in bonifiche (e tale riferimento, a parere nostro, non può essere correttamente limitato su base regionale) dall'esigenza di individuare per i materiali risultanti dalle bonifiche le più opportune destinazioni finali, a volte anche non limitate al territorio nazionale.
Le considerazioni sopra espresse trovano conferma in quanto sta avvenendo in corrispondenza delle discariche abusive e ai depositi della Valle Scrivia. In relazione a questi punti infatti si è formalizzato da qualche tempo, per quanto attiene le discariche di Carbonara e Tortona, e si sta delineando in questi giorni, per quanto si riferisce al deposito Ecolibarna, l'intervento della Società Castalia, facente parte del gruppo IRI, costituita allo scopo con ordinanza del Ministro per il Coordinamento della Protezione Civile.
Riassumo pertanto la situazione che risulta agli atti inerente i casi più significativi di discariche abusive e di depositi incontrollati.
Per quanto riguarda la discarica Ecolibarna, richiamata dai Consiglieri Rossa, Mignone, Bruciamacchie e Dameri, si informa che l'Assessorato è al corrente della situazione denunciata dai Consiglieri e al riguardo ha partecipato a una riunione presso la Prefettura di Alessandria il giorno 13 novembre nel corso della quale si è evidenziata la necessità di un intervento della Protezione civile per porre rimedio all'emergenza creatasi e per affrontare la complessa tematica connessa allo sgombero dell'intero deposito.
Tale decisione è stata assunta anche in base a quanto stabilito nella legge n. 730 del 28/10/1986 "Disposizioni in materia di calamità naturali" dove all'art. 3.18 prevede di autorizzare quanto già ricordato: 30 miliardi a carico della Protezione civile, in ragione di 6 miliardi per l'anno 1986 e 24 miliardi per l'anno 1987 per gli interventi nei Comuni di Casale Monferrato, Carbonara Scrivia, Tortona, Sezzadio, Settimo Vittone, nonch per interventi analoghi interessanti il territorio del Piemonte.
Dal punto di vista operativo sarà pertanto la Società Castalia costituita per effettuare interventi di cui trattasi in base a un'ordinanza del Ministero per il Coordinamento della Protezione Civile, a coordinare l'operazione anche perché, come emerge dall'intera situazione connessa a questo episodio, non esistono attualmente alternative per sostenere.gli oneri di vario tipo collegati a queste iniziative.
L'Assessorato è impegnato a seguire per quanto di competenza l'intera vicenda, anche in relazione alle proposte di smaltimento finale che verranno delineate, alle indagini preliminari che saranno condotte per verificare il rischio di eventuali dispersioni di sostanze tossiche e nocive stoccate nei contenitori, all'esatta quantità e qualità delle sostanze presenti, i tempi di attuazione dei piani operativi.
Non è comunque possibile conoscere attualmente i tempi di realizzazione e di conclusione dell'opera di disinquinamento dei siti di Carbonara Scrivia e Caudano Tortona affidati alla Società Castalia.
Il materiale viene provvisoriamente stoccato presso l'autoporto di Rivalta Scrivia. Proprio in questi giorni anche il sito di Serravalle Scrivia è stato preso in carico dal Ministro della Protezione Civile in conseguenza della legge n. 730 del 28/10/1986.
Si prevedono in linea di massima 190 giorni per portare a termine un nuovo stoccaggio di questo materiale, eseguito sotto controllo di una Commissione di cui fa parte la Regione Piemonte.
Sullo smaltimento finale di questo materiale non vi è alcuna decisione ministeriale.
Per quanto attiene alle iniziative avviate nei confronti del responsabile dell'azienda è da notare che sussiste al momento un procedimento penale in corso e che la Regione si è costituita al riguardo parte civile. In tale contesto pertanto è da ricondurre il risarcimento dei danni e la rifusione delle spese sostenute.
Per quanto attiene lo sgombero la Provincia di Alessandria aveva inviato una diffida alla ditta in questione al fine di rendere operativo il piano di evacuazione ordinato con provvedimento del Presidente della Giunta regionale in data 9 aprile 1984. Trascorsi inutilmente i termini di legge si è dato mandato all'Ufficio Legale di procedere con una denuncia nei confronti dell'Ecolibarna.
Per quanto attiene infine l'uso dei lavoratori ex Ecolibarna attualmente in cassa integrazione, nell'opera di bonifica e di disinquinamento, tale eventualità è da collegarsi a un'altra più generale estremamente più complessa ed inerente l'eventuale utilizzo di impianti e attrezzature facenti capo alla ditta suddetta.
Non si hanno informazioni aggiornate in merito all'attuale stato ed assetto giuridico della Società Ecolibarna, al numero dei dipendenti e alle loro prospettive occupazionali. Sono state chieste al riguardo informazioni alla Provincia di Alessandria e al Comune di Serravalle Scrivia e le informazioni al momento non sono ancora pervenute.
Continuando l'elenco delle discariche abusive e dei depositi incontrollati, oltre a quello della Ecolibarna abbiamo: Ecosystem: è stata assunta un'ordinanza di sgombero del Presidente della Giunta regionale. In base all'autorizzazione a suo tempo rilasciata alla ditta l'impianto di stoccaggio si componeva di 4 serbatoi aventi ciascuno capacità di 100 mc più uno di servizio uguale ai precedenti.
L'ordinanza emessa dalla Regione non risulta tuttora attuata. Anche qui l'Ufficio Legale procederà con una denuncia.
Carbonara e Tortona: in merito allo sgombero di dette discariche il Ministro per il Coordinamento della Protezione Civile ha dato incarico alla Società Castalia. C'è da sottolineare che recenti rapporti della Provincia di Alessandria evidenziano il ritrovamento di altri fusti nel territorio dei due Comuni.
Pontestura, località Roleto: sono stati rinvenuti circa 200 fusti in una ex cava di proprietà Fornace Peratore; è in corso tuttora un sequestro della Pretura di Casale e il giudice ha nominato i periti.
Casale: oltre all'inquinamento dell'acquedotto esiste una discarica di un certo sig. Bagna in prossimità del fiume Po. La discarica è di notevoli dimensioni. Il Comune ha nominato i periti per una valutazione e per la stesura di un progetto che il Comune vorrebbe presentare al FIO. Su queste notizie non ho nessuna documentazione scritta.
Pianezza, Regione Cassagna: c'è un deposito clandestino dove sono stati ritrovati circa 300-400 fusti contenenti rifiuti tossici e nocivi. Le offerte delle ditte invitate dal Comune a presentare un preventivo oscillano tra i 452 milioni e i l.317 milioni.
Saluggia, località Giaron Malerba: c'è una discarica su una superficie di 6.000 mq. Sul terreno sono visibili mucchi di polvere emananti esalazioni e sfridi di materiali ferrosi. Anche in questo caso c'è una procedura in corso della Magistratura.
Pomaro: trattasi di stoccaggio di fanghi di depurazione in parte provenienti dal depuratore di Genova; esiste un'ordinanza di sgombero da parte del Comune nonché un ricorso al TAR in merito. Il soggetto responsabile dello stoccaggio, la ditta Sagra, non ha tuttora ottemperato all'ordinanza e sulla base di un rapporto della Provincia pare siano rimaste alcune centinaia di metri cubi di fanghi.
Arborio: discarica di rifiuti tossici e nocivi individuati su terreno del Comune. La Pretura ha aperto un'indagine. Pare sia implicata una ditta di Vimercate (Milano) autorizzata al trasporto di rifiuti speciali (miceli di industria farmaceutica da destinare ad area di trattamento e successivo utilizzo in agricoltura in Comune di Ghemme).
Sezzadio: è tuttora irrisolto il problema della discarica del Comune chiusa con provvedimento regionale di sospensione e di revoca. Dovrebbe intervenire anche in questo caso Ia Protezione civile.
Rivoli: si parla di una discarica abusiva in una ex cava del volume di 200.000 mc. I rifiuti dovrebbero essere urbani, speciali, industriali e da demolizioni. La ditta proprietaria, la Rivoli Scavi, è attualmente in stato di fallimento.
Settimo Vittone: è uno dei casi più rilevanti. Trattasi di 3.500 fusti contenenti solventi e code di vernici stoccati presso la ditta Scach dei Fratelli Scarlatta. Oltre ai procedimenti penali in corso dovrebbe intervenire il Ministero della Protezione Civile in base alla legge n. 730.
Valenza in località Terraggio: ritrovamento nella ex discarica comunale di fusti metallici contenenti rifiuti industriali. Il Comune di Valenza ha segnalato anche nell'ambito del territorio altre situazioni abusive.
Rivalta Scrivia: sono stati scoperti fusti metallici in località Carlinone. - Castellazzo Bormida in località Falletta: vi è una discarica abusiva di notevoli dimensioni. Secondo un rapporto della Provincia la discarica è di 150.000 mq nei quali sarebbero stati scaricati per anni rifiuti provenienti dal Comune di Genova nonché altri rifiuti speciali. La proprietaria dell'area'è la ditta Barco.
Masserano: trattasi di 45 bidoni di morchie di vernice siti nella Baraggia di Masserano. Il Comune aveva deliberato di affidare all'Ecodeco lo smaltimento e la bonifica dell'area per un costo di L. 3.500.000. Erano sorti, problemi, in merito all'utilizzo nel programma di sgombero, di trasportatori francesi, ora risolti. Molti rifiuti piemontesi vengono portati in discariche francesi con camion con targa francese per evitare che in Francia si sollevino delle proteste vedendo camion con targa italiana trasportare rifiuti. I francesi si sono accorti che i loro camion trasportano rifiuti italiani quindi sono sorti dei problemi. La vertenza ora si è risolta. L'uso dei camion francesi ci pone dei problemi nel territorio piemontese, perché i camion francesi non sono sottoposti alla legislazione di autorizzazione italiana quindi abbiamo sempre qualche dubbio, tant'è vero che nel caso di Masserano avevamo suggerito al Comune e alla Provincia di Vercelli di usare l'accortezza e l'attenzione di fare scortare in qualche modo i camion francesi dal punto di carico fino alla frontiera per avere la certezza che andassero ad una discarica al di là della frontiera e non si perdessero in qualche altra Baraggia vercellese o altro sito lungo la strada.
Marano Ticino: trattasi di deposito incontrollato costituito da serbatoi. La quantità totale dei rifiuti stoccati dovrebbe ammontare a circa l.700 mc. Il costo presunto di smaltimento si aggirerebbe sui 700 milioni.
Salmour: trattasi di due vasche ricavate per semplice escavazione contenenti melma nerastra simile a petrolio grezzo. Le vasche sono comprese nell'ambito dello stabilimento della ditta Ramel, ora in stato di fallimento, che effettuava rigenerazione di oli lubrificanti. I rifiuti presenti sono da classificarsi tossici e nocivi.
Basaluzzo: emerge da sopralluoghi della Provincia che sui terreni di una ex cava siano stati scaricati fusti metallici contenenti rifiuti industriali.
Oltre a queste discariche che ho elencato in sintesi perché ciascuna discarica esigerebbe una relazione particolare ed approfondita, esistono altre situazioni che si ritiene opportuno evidenziare, ma che non si reputa assommino la stessa significatività dei casi sopra elencati: rifiuti speciali inerti, urbani e assimilabili individuati nel Comune di Alessandria in località Cascina Stampa in corrispondenza di un'area di cui all'autorizzazione rilasciata al sig. Bovone, ora sospesa discarica abusiva di Pocapaglia di materiale per lo più elettrico in varie località in Comune di Cassano Spinola non risulterebbero individuate vere e proprie discariche abusive ma movimenti di automezzi potrebbero far sospettare il contrario discarica abusiva nel Comune di Alice Castello; non si conosce l'esatta dimensione del problema discarica abusiva di rifiuti costituiti da materie plastiche in regione Ripa del Pesio di Magliano Alpi Sottano inoltre ci sono gli elenchi di discariche abusive forniti dalle Prefetture di Torino, Vercelli e Cuneo a seguito dell'indagine provvisoria del Ministro Zamberletti esiste l'elenco dei sopralluoghi effettuati dalla Provincia di Asti.
In generale sono situazioni di non rilevante entità e relative per lo più a rifiuti urbani o assimilabili.
All'elenco si è aggiunto il caso di Vaprio d'Agogna in merito al quale non si dispone ancora di dati certi se non quelli desunti da organi di stampa.
Come si può desumere da quanto detto le aree della zona della Valle Scrivia verranno bonificate dal Servizio della Protezione Civile il quale si avvarrà della collaborazione del Consorzio per la bonifica del bacino della Scrivia e degli altri Enti locali, nonché della Regione Piemonte. In particolare, per quanto riguarda l'immissione nello Scrivia, come è noto, è stato costituito nel 1977 il Consorzio di bonifica del bacino che è composto da 19 Comuni.
Per questo Consorzio erano previsti dal primo piano regionale di risanamento, di cui alla legge n. 23, cinque impianti di depurazione e 86 km di canalizzazioni. Gli abitanti equivalenti gravanti nella zona risultano 280.000 di cui 120.000 civili e 160.000 industriali. In fase esecutiva il progetto generale del Consorzio ha individuato la necessità di realizzare 9 impianti di depurazione e 52 km di canalizzazioni, con un investimento dal 1977 ad oggi di circa 35 miliardi, di cui 20 miliardi con finanziamento della Regione, 12 con finanziamento FIO/1982 e 3 miliardi di fondi propri del Consorzio.
Allo stato attuale sono stati ultimati e sono funzionanti 8 impianti dei 9 previsti e precisamente: Novi Ligure Cassano Spinola, che tratta i liquami di Serravalle Scrivia, Cassano Stazzano e Arquata Scrivia Castelnuovo, che tratta i liquami di Castelnuovo e Pontecurone Villalvernia Isola S. Antonio e Guazzora Alzano Scrivia Vignole Borbera Pozzolo Formigaro.
I collettori previsti dal progetto generale sono stati tutti ultimati.
L'attivazione delle suddette opere permette di trattare i liquami relativi a circa 200.000 abitanti equivalenti, pari al 71% dell'inquinamento totale.
L'attivazione in futuro dell'impianto di Tortona, i cui lavori sono completamente finanziati ed in fase di ultimazione, permetterà di trattare un ulteriore 25% dell'inquinamento totale, quindi dovremmo arrivare al 96%.
Per il FIO 1986 il Consorzio ha presentato un programma di completamento e ottimizzazione delle opere consortili che tende in particolare a risolvere i problemi dei fanghi compostabili e non, del telecontrollo degli ultimi impianti minori di depurazione e dei collettori di completamento del Consorzio, nonché dell'impianto dell'area industriale di Pozzolo Formigaro (importo richiesto circa 28 miliardi).
Vi è inoltre il caso della Società Rol sul quale il Consigliere Pezzana ha presentato un'interrogazione alla quale risponderò non appena giungeranno agli uffici le ultime informazioni richieste al Consorzio di bonifica dello Scrivia e non ancora pervenute.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bruciamacchie.
BRUCIAMACCHIE Signor Presidente, la ringrazio per aver voluto trasformare le interpellanze e le interrogazioni in una comunicazione della Giunta perch questo offre al Consiglio la possibilità di intervenire nel merito dell'oggetto delle interpellanze e di allargare le osservazioni su alcuni aspetti, quindi di individuare un percorso e le possibili soluzioni.
Nel quadro generale che viene tracciato dalla comunicazione della Giunta vi sono situazioni differenti, perché il lungo elenco fornito sicuramente non completo, delle discariche abusive fino ad oggi presenta punti di gravità differenti che meritano capacità di intervento da parte del pubblico molto più precisa, molto più finalizzata e molto più puntuale.
Vorrei partire dalla Ecolibarna in Valle Scrivia non per ritornare su discorsi ripetuti tante volte, i fatti risalgono al mese di febbraio 1986 quindi potremmo quasi spegnere la candelina del compimento del primo anno ma per individuare i punti d'attacco della nostra azione.
Mi spiego. Ci sono i casi gravi di Carbonara e di Tortona, oltre a quello di Casale, sui quali c'è stato l'intervento del Ministero della Protezione Civile. Su questo abbiamo già discusso in passato e ci siamo detti in modo molto schietto le reciproche posizioni.
Il primo atto che sospende le autorizzazioni alla Ecolibarna è antecedente a questi fatti; poi c'è la sentenza del TAR e un atto successivo della Giunta regionale che, se non ricordo male, è attorno alla metà del mese di aprile 1986. E' quindi un "dopo" molto ravvicinato rispetto ai primi gravi casi di inquinamento di quell'area.
Voglio partire dalla Ecolibarna per ricordare che quella società è anch'essa incaricata di fare opere di bonifica con impianto di smaltimento situato all'interno della sua sede. L'Ecolibarna viene sospettata e incriminata dal Giudice perché considerata come l'azienda che contribuisce ad inquinare il territorio tortonese attraverso i prodotti tossici e nocivi che ritira dalle industrie. Nelle aree di Tortona e di Carbonara sembra vi siano prodotti che provengono in modo chiaro e preciso dalla impresa Ecolibarna.
Quindi c'è un periodo che riparte concretamente dal mese di aprile di quest'anno.
Credo sia giusto ricordare questi giorni e questo mese perché sono passati ormai tanti altri giorni e troppi altri mesi, non avendo coscienza forse a più livelli istituzionali che proprio alla Ecolibarna vi è una situazione di estrema pericolosità. Parte della Commissione speciale che è stata incaricata in proposito dal Consiglio regionale ha potuto verificare quella situazione e si è resa conto che permane un livello di pericolosità altissimo, perché negli anni passati c'è stato un accatastamento di sostanze tossiche e nocive provenienti da cicli produttivi industriali, di medicinali scaduti e stoccati in qualche modo in contenitori, di alcune sostanze provenienti dalla ex raffineria Gastaldi oltre a semplici contenitori aperti con dentro ammassate sostanze nocive. E' una situazione pericolosissima appunto perché la Ecolibarna è situata a 100-150 metri su un pendio del corso del fiume Scrivia. Industrie di tale natura debbono essere collocate territorialmente in un'area come quella oppure dobbiamo pensare di intervenire per far si che tutte le industrie che si trovano in quelle aree e in quelle condizioni vengano rapidamente ricollocate in altre aree che non presentano per la collettività rischi di quella natura? Dalle autorizzazioni rilasciate dalla Regione risulta che la Ecolibarna...
MACCARI, Assessore alla tutela dell'ambiente Ai tuoi tempi, non ai miei tempi.
BRUCIAMACCHIE Assessore Maccari, io ho qui tutte le autorizzazioni provvisorie rilasciate alla Ecolibarna, gli atti di sospensione fatti dalla precedente maggioranza e dal precedente Assessore, la sentenza del TAR che riattiva quell'impianto e gli atti successivi (ma che, dietro al fatto che la società viene incriminata, si procede in ritardo a chiedere gli interventi di bonifica o di ripristino). Ho tutta questa documentazione. E' mio costume essere preciso e puntuale, non mi piace fare discorsi che non tengono conto minimamente della storia reale e, quando faccio queste considerazioni, non mi riferisco a lei, Assessore. Poi verrò alle considerazioni su come lei ha informato e su quello che fa l'attuale Assessorato.
Li da anni esiste questo tipo di industria; prima era una raffineria che tra l'altro ha interrato sul greto del fiume le melme acide che sono i residui di quei processi di lavorazione della ex Gastaldi e che adesso hanno incominciato ad affiorare e a defluire leggermente verso il letto del fiume Scrivia.
La considerazione che voglio fare è questa: vi è indubbiamente una collocazione errata nel tempo della raffineria, vi è un'autorizzazione che se guardiamo attentamente, la situazione ne sconsigliava fin dal primo momento il rilascio per quel sito, come era stato indicato in modo molto più saggio dalle forze politiche, dagli Enti locali e da altre forze più sensibili a questo proposito. Da questa situazione già pesante si è arrivati poi allo stoccaggio che, in termini autorizzativi regionali, non doveva superare il punto massimo delle 2.500 tonnellate, ma aduna verifica fatta (non sappiamo nemmeno se è questo il quantitativo o se è qualche cosa di più) siamo giunti da parte dei signori che gestivano la Ecolibarna a stoccare un quantitativo di 7.500 tonnellate, il tutto accatastato e in contenitori che sono a 100 metri dal corso dello Scrivia, il tutto nei vecchi contenitori della raffineria Gastaldi, il tutto in contenitori alcuni dei quali hanno cominciato a perdere perché.hanno ceduto le saldature.
Ecco perché dicevo all'inizio che non tutto il quadro generale che lei Assessore, ci ha rappresentato presenta uguali emergenze in termini di intervento. Siamo in presenza di una quantità di tossici e nocivi accatastati di 7.500 tonnellate più le altre sostanze interrate, di cui non si conosce ancora la quantità, più i medicinali stoccati, e non sappiamo se in parte interrati, che da un momento all'altro possono provocare un danno che significa inquinare tutto lo Scrivia, in barba a quelli che sono stati gli interventi del Consorzio dello Scrivia, ai 30-35 miliardi investiti alle opere di depurazione fatte, agli allacciamenti realizzati e così via.
Il bacino che parte dalla Valle Scrivia fino al Po (95-100 mila abitanti) rischia di essere completamente inondato da quantità incredibili di rifiuti accatastati. C'è da registrare che quell'azienda è rimasta priva di un qualsiasi anche minimo controllo (tranne un guardiano che stava li, ma anche lui aveva ricevuto lo sfratto e credo che oggi abbia lasciato quel luogo); quindi c'è il rischio reale che si produca un danno enorme.
Ma questo non lo dice Mario Bruciamacchie sulla base di non sufficienti cognizioni tecniche, ma lo afferma l'ing. Settimio Arzani, colui che risponde della Gastaldi nella fase di intervento e che è venuto gentilmente all'incontro richiesto dalla Commissione quindici giorni fa presso 1a sede del Consorzio di bonifica dello Scrivia. Arzani sostiene, credo con ragione, che gli interventi fatti fino ad oggi sono interventi di recupero delle sostanze che esondavano dai contenitori, di pulitura del piazzale e di adattamento da parte del Consorzio, di copertura dei contenitori. Nessun intervento è ancora stato fatto per quanto riguarda la conoscenza e la rimozione delle sostanze. La Gastaldi, per incarico del Ministro Zamberletti., ha iniziato a fare le puntuali verifiche; doveva presentare entro il 10 o il 12 di questo mese allo stesso Ministro il piano per la bonifica complessiva; ma, alla data in cui noi siamo andati a fare l'ispezione, non si conoscevano né si conoscono questa mattina le sostanze accatastate in quel luogo, né si conosce il livello di pericolosità di quei prodotti. Il problema è di un'urgenza incredibile. Il piano di bonifica è previsto entro 190 giorni; intanto bisogna conoscerlo nel merito, perché un piano non può essere fatto al di fuori della partecipazione attiva della Regione: ritorna il solito problema. Non si può delegare continuamente (sto parlando del presente, non del passato) a qualche autorità superiore giocando di rimbalzo sulla non definizione dei poteri e delle competenze o sul discorso delle risorse.
Credo che ognuno di noi conosca qual è la normativa in vigore e quali sono le competenze dei vari livelli statuali; riconosciamo indubbiamente che vi sono al proposito cose non chiare e non definite che si scontrano inevitabilmente sul problema delle risorse necessarie per fare opere di bonifica di questa natura.
E' colpevole pensare di mantenere situazioni come queste che hanno un altissimo livello di pericolosità perla collettività. In quel bacino di utenza tutti gli acquedotti pescano, persino l'acquedotto di Alessandria pesca sulle falde dello Scrivia. Se non ci sono interventi urgenti e straordinari non si governa il processo.
Potrei riferire quanto è stato detto alla Commissione da parte degli amministratori locali e delle UU.SS.SS.LL. Questa latitanza, questa non presenza, questa incapacità propositiva e di coordinamento della Regione è venuta fuori costantemente negli incontri che noi abbiamo avuto.
Di fronte a questo livello di gravità del problema chiedo un'azione prioritaria da parte della Regione. Non faccio una questione localistica.
Il punto più grave di crisi è effettivamente quello di partire all'attacco perché non possiamo sperare che quei contenitori non cedano: sarebbe davvero estremamente grave.
La nostra richiesta è molto precisa. Bisogna partecipare alla fase di predisposizione del piano di bonifica, abbiamo la possibilità di farlo rivendichiamo questo ruolo; tutte le fasi di intervento devono essere verificate e controllate le sostanze che presentano pericolo, i contenitori che rischiano di rompersi vengano rimossi al più presto perché andiamo incontro all'inverno, quindi questi pericoli tendono notevolmente ad aumentare. Occorre quindi procedere a quell'opera di bonifica che anche lei, Assessore, dice essere necessaria, ma fino ad oggi senza l'intervento del Ministro alla Protezione Civile, invocato dall'esecutivo e richiesto come soluzione ottimale per affrontare questi problemi, la Regione non ha predisposto nessun intervento capace di rimuovere le situazioni di pericolo.
La critica è qui. Mi si dirà che occorrono risorse, tecnici, verifiche ecc. Certo, però non possiamo pensare di allungare con qualche ricerca che verrà fatta in loco l'elenco già troppo lungo delle discariche abusive e continuare a nascondersi dietro a questa situazione di impotenza. Abbiamo bisogno invece di costruire dei pezzi di intervento. Nella provincia di Alessandria sappiamo per certo che ci sono almeno nove-dieci discariche abusive che presentano caratteristiche di pericolosità (l'Ecolibarna è in testa, ci sono poi quelle di Tortona, di Carbonara, di Valenza, di Casale di Pomaro, un quadro pazzesco). E' possibile, ma io dico che era possibile anche prima, fare un piano per accertare che cosa c'è davvero li sotto verificare la quantità, ipotizzare le soluzioni più rapide, non aspettare Zamberletti, ma cominciare noi in rapporto stretto con i Comuni, con la Provincia, con la Prefettura; individuare quei luoghi che potevano essere configurati nel transitorio, nell'immediato come centri di stoccaggio, dove cominciare a collocare quelle sostanze che vengono estratte dalle discariche in attesa della loro inertizzazione. Se non faremo questo, fra qualche mese saremo davanti ad un'altra interpellanza o ad un'altra comunicazione della Giunta chiamata ad affrontare ancora questo problema.
Questo è possibile metterlo in atto e questo è ciò che chiedono i Comuni. Il nostro ruolo di coordinamento, di programmazione, di competenze tecniche se non viene espletato in questi termini, mi chiedo davvero che livello di credibilità possiamo rivendicare da parte dei Comuni dell'opinione pubblica e dei cittadini se veniamo meno di fatto a quelle che sono le nostre competenze, i nostri compiti, il nostro ruolo di livello statuale. Questo è possibile farlo, è necessario farlo se vogliamo che questi livelli pericolosi non diventino qualche cosa che colpisce in modo drammatico la nostra Regione.
Un'ultima considerazione. I Comuni di Serravalle, di Novi Ligure (anche in termini di coloritura politica e di maggioranze diverse) hanno chiesto che venga istituita una Commissione degli Enti locali che partecipi a tutte queste fasi. Io credo che anche la Regione debba rivendicare di far parte di quella Commissione, altrimenti ancora una volta si autoesclude. Aggiungo però qualcosa sulle risorse. Noi abbiamo un atto ministeriale che stanzia 30 miliardi circa, che individua alcune località (Tortona, Carbonara Settimo Vittone, Sezzadio, Casale), però la realtà è ben diversa. E' anche vero che i 30 miliardi non saranno spendibili tutti in un arco di tempo molto ristretto. Qui c'è una battaglia da fare: occorre far si che queste risorse vengano spese in tempi rapidi, magari su punti diversi individuando quelli prioritari per la nostra Regione e inserendo altre realtà perché quando si dice Sezzadio si e Castellazzo no, che è a 3 km e che è ad un livello di pericolosità maggiore, si dice una cosa che in termini di risoluzione del problema è profondamente sbagliata.
Quindi bisogna vedere come all'interno di queste risorse sia possibile intervenire per dirottarle magari su altre realtà e cominciare quindi a fare queste opere di bonifica e al contempo vedere come la Provincia e la Regione, certo con l'intervento straordinario, stanziano delle risorse per fare questo tipo di intervento. Sorge poi qui un altro problema vero complessivo. Ricordo che il Gruppo comunista ha presentato in data 6 ottobre una mozione molto articolata che affronta i problemi contenuti nella comunicazione della Giunta. Mi riferisco a come si affronta il problema dell'agenzia regionale da noi proposta. Si vuole andare in quella direzione o non si vuole andare? Lei ci ha informato sui lavori fatti fino a questo momento da parte del Comitato e della Commissione riunita informalmente (solo una volta perch mancava il membro designato dall'ANCI). Ebbene, se le cose andranno così, i risultati in proposito ci saranno in tempi estremamente lunghi.
Noi pensiamo invece che in tempi molto rapidi sia possibile mettere in movimento le forze private, le strutture pubbliche, le aziende municipalizzate che operano nel settore, la Finpiemonte, il CSI, per dare vita ad un intervento preciso e puntuale.
Come individuiamo i siti e i primi centri di stoccaggio? Noi li pensiamo attrezzati, capaci, di due livelli, ecc., ma non vogliamo discutere oggi la mozione perché la discuteremo a suo tempo. Intanto per occorre individuare le località, perché c'è il pericolo per l'ambiente che ben conosciamo e c'è il pericolo rappresentato dall'impossibilità delle industrie di accumulare altre sostanze.
Purtroppo devo ribadire, non per posizione preconcetta ma perché i fatti lo dimostrano, che in tutta la partita delle discariche abusive dell'inquinamento il ruolo della Regione non è attivo, ma è fortemente passivo e di delega ad altri soggetti, allo Stato e adesso anche alle Province, quindi non si fa programmazione, non si fa minimamente quella politica che spetta alla Regione. E' un processo di deresponsabilizzazione davvero pericoloso. Non si può governare una materia così importante per il nostro Paese, per la collettività, nei termini in cui è governata oggi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Desidero ringraziare l'Assessore Maccari per l'ampia comunicazione da lui resa. In verità avevo rivolto un'interrogazione alla quale mi aspettavo una risposta più limitata, ci viene invece fornito un quadro più ampio che può costituire la base di una riflessione e di un dibattito successivo comunque precedente le conclusioni della Commissione di indagine che sta affrontando questi problemi. Il quadro prospettato è preoccupante e richiede un grande impegno da parte del Consiglio, della Giunta e dell'Assessorato d'intesa con gli Enti locali e con le forze sociali. La Provincia di Alessandria è la più interessata dalla presenza di sostanze tossiche e nocive. E' uno stato di gravità che è stato affrontato dagli interventi urgenti della Protezione Civile con la messa a disposizione di mezzi finanziari per l'acquedotto di Casale e per altri interventi. Alla luce delle risultanze della Commissione di indagine ci sono però degli interventi da realizzare e che probabilmente devono essere maggiormente raccordati, per esempio l'intervento della Società Castalia costituitasi quattro o cinque mesi fa non solo come volontà politica ma come strumento di intervento. Tuttavia non tutti hanno presentato i piani, i progetti ecc. Allora qualcosa va al di là della seppure lodevole tempestività e incisività della Protezione Civile e per essa il Ministro Zamberletti. C'è stato da un lato l'immediato intervento dello Stato, riconosciuto da tutti dalle popolazioni, dagli Enti locali e dalla Regione, ma dall'altro c'è stata un'esondazione di poteri e di interventi nei confronti degli Enti locali e della Regione. Questo è un discorso che mi auguro la Regione possa affrontare su un piano ben più ampio perché riguarda i rapporti tra la Regione, lo Stato e gli Enti locali ed investe i rapporti delle autonomie locali con la vita della Repubblica nel suo insieme. La nostra è una Repubblica fondata sulle autonomie, ma queste rischiano spesso di essere emarginate.
Amareggia il fatto che siamo criticati da parte dello Stato e nello stesso tempo siamo scavalcati per mancanza di strumenti e di mezzi da parte degli Enti locali.
Sia, ben chiaro, il ruolo che dobbiamo svolgere non è solo quello di presentare un'interrogazione o un'interpellanza alla Giunta, ma è anche quello di concretizzare qualcosa che sappia tenere coordinato, unito un fronte ampio che richiede interventi di vario genere. Avrò modo di presentare altre interrogazioni in ordine a questi problemi. E' facile dire che le responsabilità sono della Regione, ma la Regione avverte grandi difficoltà e lo abbiamo visto proprio in questi giorni.
Allora, occorre un minimo di coordinamento, occorre- sapere quando il Ministro De Lorenzo arriverà nella provincia di Alessandria. Signori miei ho qualche ragione per chiedere come Consigliere regionale e come Consigliere appartenente ad un'area direttamente interessata che cosa viene a dire il Ministro De Lorenzo. Perché un giorno arriva il Ministro Zamberletti, l'altro giorno arriva il Ministro De Lorenzo, poi arriva il Vicepresidente della Commissione europea per i problemi dell'inquinamento e noi siamo convocati ogni volta da un ente o da un altro, ma ci troviamo con le mani quasi vuote perché quando si tratta di dare delle risposte non abbiamo i mezzi per darle, a differenza dello Stato che ha molti mezzi a sua disposizione, grazie ai quali determina una ripresa del potere nei confronti del ruolo autonomistico regionale che rischia così di appannarsi.
Noi vogliamo invece difendere il nostro ruolo e la nostra funzione che svolgiamo con dignità dando un contributo per la soluzione dei problemi in un quadro di rapporti pluralistici sui quali si fonda la Repubblica e la nostra attività.
Altrimenti non avremmo eco sulla stampa, la stampa parlerebbe sempre meno degli interventi delle forze locali. La lettura della stampa ha un facile riscontro.
Questi aspetti che oggi anticipiamo verranno ripresi dalla relazione della Commissione di indagine.
Vorrei rispondere al collega Bruciamacchie. E' chiaro ed è comprensibile che tra maggioranza ed opposizione ci siano delle polemiche.
Si dice che l'Assessore Maccari delega. Non credo sia così e lo dirà lui stesso. Non mi pare che sia uomo tanto disposto ad esercitare ampie deleghe, specialmente quando si tratta di delegare in alto. La delega in basso è un problema da valutare, dovremmo chiarirci le idee: vogliamo delegare? Che cosa vogliamo delegare? L'Assessore Maccari non mi pare così prodigo di deleghe in alto, anzi l' ho sempre visto lottare per strappare qualche cosa. Il fatto è che in alto si è capito che si possono condizionare le scelte. I cordoni della borsa sono strettamente e saldamente tenuti da uomini capaci che rendono difficile la vita anche alla Regione.
Per quanto riguarda l'Ecolibarna esistono grosse questioni di rapporti di interventi, di piani, di cose da fare, di ruoli da svolgere e di impegni da assumere. Noi dobbiamo.rinnovare la disponibilità e l'impegno in questa direzione perché altrimenti, cari colleghi, la gente comincia ad avere meno fiducia della capacità del pubblico di risolverli. Questo è anche il motivo che porta a rivolgere l'attenzione verso altri interlocutori che hanno grandi capacità, di fronte ai quali bisogna togliere tanto di cappello senza per questo dimenticare che l'Ente locale non può assolutamente rinunciare alla sua funzione perché perderebbe il rispetto della parte privata.
Non c'è solo un problema di informazione, ma c'è un problema di rapporti, di collaborazione e di coordinamento.
L'Ecolibarna è un problema estremamente grave nonostante le dichiarazioni apparse anche sulla stampa locale. Più di 7.000 tonnellate di sostanze nocive stoccate, così come abbiamo visto, sono un grosso rischio.
Su questi aspetti la Regione non può risultare un interlocutore di secondo grado. La Regione non può essere solo informata e messa a conoscenza, ma ha dei doveri e delle responsabilità e questi doveri e queste responsabilità debbono essere considerati.
Il primo dovere è di sapere che cosa si pensa di fare, dove i rifiuti andranno a finire, chi fa queste cose. Sappiamo che c'è la Società Castalia. Sui tempi però non ci è stato ancora detto nulla. La mia interrogazione del 15 settembre voleva appunto conoscere i programmi degli interventi, il coordinamento tra i vari enti, il rapporto con lo Stato, le necessità. Le necessità nella provincia di Alessandria sono tante e sono tante anche a livello regionale.
Quali sono le possibilità di intervento della Regione? Laddove avvertiamo questo stacco tra le necessità e gli strumenti necessari dobbiamo proporre soluzioni promuovendo iniziative anche di carattere interregionale nella Conferenza delle Regioni. Esistono problemi di rapporti che penalizzano il ruolo e importanti funzioni della Regione, ma la Regione deve continuare la sua funzione importante per evitare divisioni e per evitare che si stabiliscano degli assi preferenziali, Regione Provincia, Stato - Comuni e (quando va male) Stato - Enti locali con una Regione costituita ma priva di mezzi per poter dare le risposte che i cittadini chiedono.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.
BRESSO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo dire che non sono proprio d'accordo con alcune delle cose affermate dal Consigliere Rossa, in particolare non sono d'accordo con la sua soddisfazione.
Abbiamo assistito un'altra volta ad un'incredibile dichiarazione di fallimento dell'Assessore, il quale è venuto a farci un lungo elenco sempre più completo - e di questo siamo contenti - di discariche selvagge reperite sul territorio piemontese e in particolare nella dissestata provincia di Alessandria.
E' un elenco che peraltro mette in evidenza che la Protezione Civile e i Comuni (e forse adesso anche la Regione) stanziano fondi per la bonifica delle aree, asportando i bidoni o i rifiuti dai luoghi dove sono stati stoccati selvaggiamente e portandoli da qualche altra parte.
Non si sa minimamente in quale luogo devono essere portati, per cui vedremo che la Regione Lombardia che stanzia i soldi perché i rifiuti vengano tirati fuori dalle discariche selvagge lombarde, probabilmente porterà quei rifiuti in altre discariche selvagge in Piemonte, mentre i rifiuti del Piemonte vengono scaricati in discariche selvagge lombarde attraverso attività di mercato di grandi interessi.
Quello che non riusciamo a sapere è in quali luoghi andranno a finire i rifiuti tratti fuori dalle zone bonificate.
Poi l'Assessore dice che i Comuni "cattivi" non vogliono nessuna discarica e di conseguenza non si può agire diversamente.
Questa non è una dichiarazione di impotenza e di fallimento? Volevo ricordare che qui siamo in presenza di alcune mancanze incredibili da parte dell'Assessorato. A fronte di una situazione di questo genere è giacente un regolamento che comprende tra l'altro le norme di trasformazione delle autorizzazioni provvisorie in autorizzazioni a regime sulla base di una verifica a tavolino. Questo dopo che sono state date le autorizzazioni provvisorie senza una verifica sul campo e solo con una verifica cartacea. Quindi è giacente un regolamento che va a stabilizzare l'allucinante situazione in cui ci troviamo.
Come è stato dato atto da tutte le forze sociali e 'produttive piemontesi, il nostro Gruppo è l'unico ad avere presentato da mesi un progetto di intervento sui rifiuti che affronta il problema a partire dalla situazione dell'emergenza e cerca di individuare una soluzione a regime; la situazione è così grave che non si può affrontare l'emergenza senza sapere dove si va a parare, né si può disegnare una situazione a regime senza affrontare l'emergenza.
Le due cose sono indispensabili.
Dobbiamo capire in che senso siamo indirizzati e che cosa possiamo fare subito. Nessuno ci ha mai detto niente, l'Assessorato non ha mai presentato un piano, un progetto, un documento né una relazione orale circa un intervento organico.
Non pretendiamo che esistano idee se idee non ce ne sono, ma pretendiamo che le proposte presentate vengano considerate serie e ragionevoli e che quanto meno si discutano.
Pretenderemmo però anche di essere prima o poi posti di fronte ad un progetto da parte dell'Assessorato sul quale ci si possa confrontare e discutere.
Sarà sempre più difficile fare accettare qualunque cosa dai Comuni se non si daranno le garanzie necessarie. Bisogna innanzitutto stabilire come darle queste garanzie, altrimenti passeremo la vita ad autorizzare progetti più o meno fantasiosi che i Comuni continueranno a rifiutare.
In questa situazione non ha senso stanziare soldi per la bonifica, a meno che non sia chiaro il luogo in cui vengono portati i rifiuti bonificati. Lo considero uno spreco di denaro pubblico. Se non esistono delle soluzioni, piuttosto si stanzino soldi per assumere delle guardie per il controllo di quello che capita perché è inutile asportare i rifiuti dalla riva di un fiume per portarli sulla riva di un altro fiume o, peggio ancora, non sapere neanche dove sono andati a finire.
Non so se sia prevista in questa discussione una replica dell'Assessore. In mancanza di un piano dell'Assessorato chiedo all'Assessore quando intende discutere l'unico progetto di legge esistente che è il nostro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.
BERGOGLIO Devo fare un appunto sull'organizzazione del lavoro del Consiglio.
Forse qualche collega privilegiato e più informato di quanto non sia stata io o i miei colleghi democristiani sapeva che questa mattina ci sarebbe stata una comunicazione dell'Assessore Maccari su questo tema. Noi l'abbiamo appreso questa mattina e questa è una disfunzione nei rapporti tra Giunta, Consiglio e Gruppi consiliari che va segnalata opportunamente.
Mi riferisco all'Assessore e in particolare al Presidente della Giunta.
Credo che i Gruppi debbano essere preventivamente informati su temi di questo rilievo soprattutto tenendo presente che c'è una Commissione ad hoc di cui io sono Presidente.
Tuttavia sono in grado di intervenire perché avevo preparato alcuni appunti in vista del dibattito che si sarebbe svolto sulla deliberazione n.
154 circa lo smaltimento dei rifiuti, rinviata la scorsa settimana per il parere del Comitato tecnico. Posso informare i colleghi che non fanno parte della Commissione sul lavoro fatto e circa il collegamento esistente tra quanto dice l'Assessore Maccari e quanto la Commissione in due mesi di attività ha verificato sul campo.
Non è mia intenzione anticipare le relazioni o altre indicazioni, posso dire però che uno dei problemi più grandi che abbiamo riscontrato dove abbiamo potuto fare delle verifiche è il totale disorientamento delle amministrazioni pubbliche che debbono operare in questa materia così delicata. Vorrei correggere quanto ha detto la collega Bresso. Non siamo all'anno zero né questa Amministrazione ha cominciato ad operare sei mesi fa. La legge regionale del Piemonte (che discende dal D.P.R. n. 915, quando si era nella fase finale della passata legislatura e le responsabilità politiche erano in mano ad amministrazioni con altro orientamento politico) ha già fatto dei passi in avanti e già ha dato delle indicazioni circa il piano dei siti o una mappa delle possibili zone in cui costituire delle discariche controllate.
Su questa materia ci vuole informazione e formazione di mentalità a livello dei Comuni in cui si dovranno collocare le discariche, perché le discariche tutti teoricamente le vogliono ma a casa degli altri.
E' anche vero che per parecchi anni non si è visto, non si è sentito e non si è saputo nulla e poi, improvvisamente,, si sa, si vede e si conosce ma per risolvere i problemi non si può usare una bacchetta magica. Della gravità del problema siamo tutti consapevoli, lo stoccaggio provvisorio più o meno abusivo, più o meno conosciuto, è arrivato ad una totale ed assoluta insostenibilità.
E' necessario lavorare con metodi e sistemi nuovi, non a compartimenti stagni, evitando che ciascuno vada per la sua strada con le proprie competenze perché le carte sono un po' ingarbugliate, infatti non è così chiara e così netta la competenza dell'uno e dell'altro ente, perché tutta una serie di titolarità fanno capo ai Comuni che sono poi gli unici in grado di far decollare concretamente l'autorizzazione all'apertura della discarica o la negazione della stessa e quindi di far procedere il piano regionale.
E' necessario che Giunta e Consiglio operino con maggiore incisività e con maggiore rapidità, ponendosi questo problema prioritario tra le attività della Regione, non per assumere in proprio la competenza in quanto non sarebbe economicamente pensabile un intervento solamente regionale, ma per mettere attorno ad un tavolo a ragionare la Protezione civile, il Ministero dell'Ambiente, le Prefetture, i Comuni per valutare l'entità delle risorse disponibili e per valutare insieme le opportunità di intervento.
Se riuscissimo ad individuare e a mettere in funzione una discarica controllata in ogni Provincia nell'arco di un anno e mezzo porteremmo a termine un lavoro concretamente utile e politicamente intelligente.
La Commissione si è insediata il 23 settembre e si è riunita tredici volte, sette riunioni sono state dedicate alle consultazioni a Torino e nella Provincia di Alessandria. In calendario sono previsti incontri anche nelle altre Province perché - non dimentichiamo - se l'Alessandrino piange le altre Province non ridono, anche se i problemi probabilmente non hanno la dimensione della situazione dell'Alessandrino. La Commissione si è messa in contatto con le Prefetture e con gli Assessorati competenti per recuperare tutto il materiale esistente che ovviamente dovrà essere esaminato e classificato.
Un questionario viene inviato ai Comuni i quali stanno collaborando perché le risposte arrivano con una certa celerità.
Non si può dire che la Commissione non abbia avviato un'indagine conoscitiva in collaborazione con gli altri enti. Abbiamo spiegato le funzioni dell'uno e dell'altro ente, abbiamo ragionato con le Province interessate per stabilire un reciproco scambio di esperienze in una fattiva collaborazione. Il problema è gravissimo innanzitutto perché in passato non è stato sufficientemente affrontato e il presente e il futuro vanno completamente costruiti.
La Commissione si è data anche il compito, forse non del tutto proprio di verificare le esperienze di altre realtà per poter fornire al Consiglio indicazioni circa le ipotesi di soluzioni. Suggerirei alla Giunta di fare subito una seria riflessione su questi problemi insieme con i soggetti che ho indicato in precedenza, comprese le associazioni produttive e di categoria, che hanno il dovere di intervenire anche dal punto di vista finanziario, occorrerà creare delle società miste, delle strutture a livello consortile o altre forme. Ma occorrerà anche uscire dalla fase della protezione civile perché è paradossale che per la bonifica di alcune zone marginali si riesca a trovare 30 miliardi in una sola volta e si spendano decine di miliardi per interventi nell'emergenza, ma quando si tratta di avviare un programma organico si debba fare i conti con la politica della lesina. Questi problemi devono essere valutati non con la logica dell'emergenza ma con la logica della programmazione delle priorità.
Qualcuno si straccerà le vesti perché l'aveva detto in anticipo, qualcuno invece rivendicherà la primogenitura per averlo detto più forte. Il problema in sostanza rimane.
Per uscire dalla polemica e per entrare nella fase costruttiva, le indicazioni che noi abbiamo dato in questa fase sono estremamente importanti, anche perché non vorrei che le aziende che hanno portato lo sfascio e provocato il disastro siano le stesse che collaboreranno (lucrando abbondantemente) nella fase della ricostruzione e della bonifica.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Comunicazioni della Giunta regionale in merito all'utilizzo dell'atrazina e risposta alle relative interrogazioni


PRESIDENTE

L'Assessore Olivieri farà ora una comunicazione in ordine all'utilizzo dell'atrazina. Tale comunicazione assorbe le interrogazioni presentate sull'argomento.
La parola all'Assessore Olivieri.
OLIVIERI, Assessore alla sanità Le strutture di analisi del Servizio Sanitario Nazionale (i Laboratori di sanità pubblica) sin dall'inizio dell'anno hanno analizzato l'acqua destinata al consumo umano e, avendo riscontrato valori elevati di diserbanti (ricordo che il D.P.C.M. dell'8/2/1985 fissa il limite di 0,l microgrammo / litro di singolo diserbante e di 0,5 microgrammi / litro come somma complessiva di più diserbanti come limite accettabile), il Presidente della Giunta regionale su proposta dell'Assessorato alla sanità in data 10/6/1986 ha emesso un'ordinanza con la quale si invitavano i Comuni a dotarsi di fonti di approvvigionamento idrico in grado di garantire un'adeguata protezione all'acqua, destinata al consumo umano e nel contempo, limitatamente al periodo nel quale i Comuni predisponevano le soluzioni di cui sopra, si faceva divieto di effettuare trattamenti di diserbo con presidi sanitari contenenti atrazina, simazina, molinate e betazone.
Il Ministro della Sanità con propria ordinanza disponeva che fino al 31/12/1986 l'acqua destinata al consumo umano con un valore di atrazina sino a 1 microgrammo / litro è da considerarsi accettabile oltre a vietare cautelarmente l'impiego di presidi sanitari contenenti atrazina e molinate in quantità superiori a quelle previste dal D.P.C.M. citato.
In data 7/10/1986 il Presidente della Giunta regionale emanava l'ordinanza con la quale si vietava l'utilizzo dei presidi sanitari contenenti atrazina, simazina, molinate e betazone a seguito di ulteriori analisi di laboratorio e innalzando il limite, fino al 31/12/1986, di accettabilità per l'acqua destinata al consumo umano così come previsto dall'ordinanza del Ministro della Sanità di cui sopra; contestualmente si incaricavano i Laboratori di intensificare le analisi al fine di individuare le zone in cui applicare il divieto di utilizzo dei diserbanti.
I Laboratori di sanità pubblica a tutt'oggi hanno provveduto ad analizzare le acque di 584 pozzi d'acqua destinata all'alimentazione umana e in 284 di essi si sono trovate quantità di atrazina superiori a 0,l microgrammo / litro; i Laboratori non si sono limitati alla ricerca dei quattro presidi sanitari di cui sopra, ma hanno ricercato altri diserbanti non risultano a questo Assessorato dati significativi su questi ultimi.
Risulta quindi evidente che i presidi sanitari erano già stati vietati alla data del 10/6/1986 dalla Regione Piemonte e che il Ministero ha avallato tale decisione in data 25/6/1985 emanando un provvedimento valido su tutto il territorio nazionale.
La successiva ordinanza del Presidente della Giunta regionale in data 7/10/1986 è servita in particolare per permettere l'erogazione di acqua destinata al consumo umano nei Comuni, ove le poche fonti di approvvigionamento presentano quantità di atrazina superiori a 0,l microgrammo / litro, ma entro il limite di 1 microgrammo; la non emanazione di tale provvedimento avrebbe causato gravi problemi nell'erogazione di un servizio di pubblica utilità al di là degli aspetti igienico-sanitari.
In accordo con gli Assessori della Lombardia, Veneto ed Emilia si sono intraprese iniziative per fronteggiare la situazione sollevando a livello ministeriale i quesiti fondamentali che possono permettere di affrontare e risolvere i problemi legati all'utilizzo dei diserbanti (proprio oggi a Milano c'è' una riunione alla quale abbiamo inviato un nostro funzionario per discutere queste tematiche).
Tali domande si possono sintetizzare in: eventuale modifica della normativa, in particolare per la revisione del parametro 44 del D.P.C.M. 8/2/1986 (riguardante i diserbanti) azione congiunta Stato e Regioni in materia di educazione igienico sanitaria necessità di approfondire le tematiche relative ad una regolamentazione sul commercio e sull'uso degli antiparassitari in campo agricolo criteri per là definizione delle aree omogenee su cui mantenere i divieti potenziamento delle strutture del Servizio Sanitario Nazionale che devono procedere alle analisi.
Sarà mia premura informare il Consiglio regionale sull'andamento delle analisi in corso nonché delle determinazioni assunte sia a livello nazionale che a livello regionale.
A parte quanto ho elencato in modo schematico, vorrei fare alcune osservazioni pertinenti alla materia.
Il problema dell'approvvigionamento dell'acqua potabile sta diventando sempre più pesante, non soltanto per i diserbanti che hanno provocato i maggiori clamori in questi ultimi mesi, ma per una serie di inquinanti di svariatissima natura ed origine che vedono non più, come nel caso delle discariche, fonti specifiche di inquinamento legate alle industrie, ma una permeazione ormai diffusa nell'ecosistema ambientale da parte di una serie di prodotti, pensiamo ai cloroderivati che sono di uso comune in modo più o meno palese o più o meno occulto, ad esempio, nei lubrificanti e nelle benzine e che rappresentano una situazione non facile da controllare a livello regionale. Questo dicasi per tutta una serie di altre materie che indubbiamente vengono ad essere coinvolte in questo campo.
Quindi, come mia riflessione in un periodo transitorio (sperando in futuro di poter eliminare una serie di inquinamenti di questo tipo, ma non è un problema regionale, bensì nazionale e mondiale) credo si debba pensare che l'acqua debba essere comunque trattata, almeno quella destinata al consumo umano, qualunque sia la fonte di approvvigionamento.
Qui entra in gioco un altro problema. E' il caso di continuare a perforare il territorio regionale e nazionale come se fosse gruviera o non è forse il caso di cercare approvvigionamenti d'acqua dove in linea di verosimiglianza, anche se non di certezza, si abbia una certa garanzia rispetto al mantenimento di certe caratteristiche di tipo organolettico per lo meno per tempi lunghi? E' pur vero che mi si potrà dire che nei bacini montani le piogge acide o eventuali inquinamenti per accadimenti particolari (pensiamo a Chernobyl) possono indurre modificazioni temporali.
Ma il problema si sposta. Partendo dal concetto che per molti anni si dovrà trattare le acque, e i trattamenti indubbiamente dimostrano una loro validità come avevamo dimostrato all'epoca dello iodio radioattivo, è evidente che si tratta di problemi tecnici estremamente delicati, con rilevanza specifica sul piano tecnologico e della conduzione del continuo monitoraggio. Non credo che questo compito si possa lasciare in futuro ai piccoli acquedotti e a situazioni locali che non hanno la possibilità di esercitare un controllo se non in modo anodico o automatico, che poi non risponde alle reali necessità della gente. Forse occorre ripensare al problema dell'approvvigionamento idrico come programma a lungo termine che dia le massime garanzie perché l'acqua possa essere corretta, di volta in volta, a seconda dello stato di necessità.
Credo che su questo problema nessuno abbia la verità in tasca. E' da dibattere in modo approfondito a livello nazionale, ma anche in Piemonte in Lombardia, in Emilia e nel Veneto dove l'inquinamento agrario è pesante e dove comunque l'economia agraria rappresenta un'importante fetta dell'economia regionale. Non sono iniziative che si possono prendere a tempi brevi. Dobbiamo progettare per il futuro iniziative veramente valide.
Come sempre accade in queste situazioni, non si sa che cosa ci sia alla radice delle cose. In questi giorni stanno arrivando i programmi nuovi delle grandi case nazionali e multinazionali rispetto ai diserbanti. Stiamo cercando di raccogliere degli elementi per capire di che cosa si tratta (miscele con autopotenziamento delle singole componenti chimiche, nuovi prodotti, con un notevole aumento dei prezzi, dal 25% al 75%). Tutti elementi che sono alla nostra valutazione e che speriamo nello spazio di pochi giorni di completare per portare avanti rilevazioni, valutazioni indagini bibliografiche, esami.
In realtà questo è anche lo stato del latte. Tutto si muove ignorando a volte le necessità di fondo. Gli interessi commerciali molte volte prevalgono. Queste sono considerazioni che dobbiamo fare.
Discutevo questa mattina con l'Assessore Maccari circa una campagna di sensibilizzazione che si potrebbe proporre per un uso più diffuso di presidi che servano a correggere le acque dei piccoli acquedotti, degli acquedotti di maggiore rilevanza e le acque di quegli approvvigionamenti che non possono essere risolti con reti di acquedotto (abitazioni nelle campagne, cascine, ecc.). Sono gravi problemi che creano aspetti molto delicati sui quali porrò all'attenzione del Consiglio nei prossimi mesi qualche proposta.
Tutti gli atti, le indagini e la cartina con le mappe dei rilevamenti sono a disposizione dei Consiglieri per un esame più approfondito.



CERCHIO GIUSEPPE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.
MIGNONE Intervengo anche perché ho presentato un'interrogazione su questo tema.
La comunicazione dell'Assessore mi è parsa molto opportuna anche perché ha tentato di delineare un quadro complessivo del problema, mentre la mia interrogazione era limitata agli aspetti amministrativi conseguenti all'ordinanza del Ministero della Sanità e al successivo decreto del Presidente della Giunta regionale che vieta fino al 31/12/1986 l'utilizzo di atrazina e molinate. Obiettivo dell'interrogazione era infatti capire se alla scadenza del 31/12/1986 è possibile avere la mappa completa delle zone in cui continua a permanere il divieto dell'utilizzo di questo tipo di diserbanti e pesticidi e di quelle zone dove invece questo non vale più; in realtà l'ordinanza del Ministero della Sanità era più specifica rispetto al decreto del Presidente della Giunta regionale nel senso che dava indicazioni per l'individuazione puntuale delle zone geografiche. E' chiaro che nel tanto ci sta il poco, come dicevano i nostri vecchi, e per non correre ulteriori pericoli, che peraltro si sono palesati specialmente lungo il corso del Po andando verso la foce, la Regione Piemonte ha ritenuto per il momento di coprire con il divieto l'intero territorio regionale. E' una misura preventiva che non si può non condividere ancorché però crei per il mondo agricolo una serie di problemi che credo siano facilmente immaginabili nel senso che, stante l'attuale situazione di dipendenza dai prodotti chimici, si crea per il mondo agricolo il problema di che cosa fare nel momento in cui si dovranno preparare i terreni per seminare il riso e il mais. E' un grosso problema che, al pari di quello dell'inquinamento, va però tenuto in considerazione anche dal livello regionale.
Occorre rafforzare a livello regionale i momenti di coordinamento tra le varie competenze, quella della sanità, quella dell'agricoltura e quella dell'ecologia, cercando di individuare un organismo, un osservatorio, un centro regionale dal punto di vista istituzionale che tenga conto della lotta fitosanitaria e della tutela ambientale. E' giusto il divieto dell'uso di questi prodotti, ma per converso occorre tenere presente anche il problema degli agricoltori.
Dalla comunicazione dell'Assessore emergono due aspetti interessanti: il primo è che comunque l'acqua dovrebbe essere trattata a prescindere dal tipo di approvvigionamento idrico di modo che si crea intanto un primo filtro; il secondo aspetto è il riferimento al fatto che non si pu continuare a trivellare il territorio, quando invece si dovrebbe valutare l'opportunità di potenziare gli interventi che prevedono l'approvvigionamento idrico dai grandi bacini montani.
Su questo la Giunta si era mossa anche negli anni precedenti richiedendo finanziamenti al FIO e avendo come riferimento l'approvvigionamento idrico dei grandi bacini montani, almeno per quanto riguarda il Piemonte meridionale, le province di Cuneo, di Asti e di Alessandria.
Mi pare questa un'osservazione interessante, quindi anche per queste considerazioni ringrazio l'Assessore. E' un "working process", nel senso che si cerca andando avanti di affinare gli strumenti. Anche le recenti notizie hanno posto alla nostra attenzione in tutta la loro gravità questo problema. Va bene il divieto dunque, ma probabilmente bisogna andare oltre il mero divieto dell'uso di questi prodotti. C'è un versante sanitario, ma c'è anche un versante agricolo che, se non nell'immediato, nel medio periodo, deve fare riconsiderare anche il modo nel quale si interviene in agricoltura cercando di ridurre sempre più la dipendenza degli agricoltori da prodotti chimici sempre più sofisticati, sempre più potenti, quindi in grado purtroppo di inquinare il nostro ambiente, comprese le falde acquifere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.
VALERI Il Capogruppo del PCI aveva inviato nei, giorni scorsi una lettera per sollecitare la risposta ad alcune interrogazioni, la prima delle quali è datata giugno 1986, quindi di diversi mesi fa. La comunicazione dell'Assessore ci ha dato il quadro dell'esito delle analisi su un mezzo migliaio di pozzi. Non sono peraltro riuscito a capire se e in che modo il mezzo migliaio dei pozzi analizzati rappresenti l'universo dei pozzi utilizzati per l'approvvigionamento potabile delle popolazioni piemontesi oppure se si tratta di un campione insufficiente e incompleto.
OLIVIERI, Assessore alla sanità I campioni servono statisticamente.
VALERI L'importante è capire se si tratta di un campione rappresentativo o di un ammasso caotico e non significativo.
OLIVIERI, Assessore alla sanità E' rappresentativo e diffuso.
VALERI Di fatto, il dato relativo a mezzo migliaio di pozzi è in grado di darci la misura della diffusione del fenomeno. Verificheremo l'elenco dei pozzi indagati.
Al di là dei dati che ci sono stati indicati, l'Assessore ha svolto alcune considerazioni, ha delineato una situazione che sicuramente è complessa, la cui soluzione non può essere rinviata soltanto alle misure di carattere nazionale come l'eventuale modifica degli indici di presenza delle sostanze inquinanti oltre i quali il consumo dell'acqua è pericoloso e vietato. Sarebbe una risposta inaccettabile perché già criticabile nella prima fase di attuazione della normativa CEE benché non mancasse la giustificazione della impreparazione. In altri Paesi ci si sta preparando mentre se noi avessimo deciso, come ha fatto la Germania, di attendere per prepararci...
OLIVIERI, Assessore alla sanità In altri Paesi si sta tornando indietro.
VALERI Sarà importante ed interessante avere allora a disposizione anche una documentazione su quanto si sta verificando e dibattendo in altri Paesi europei. Io tuttavia non ho detto che la Germania ha spostato la data del suo impegno sul piano della lotta all'inquinamento, ma solo quella dell'attuazione integrale della normativa CEE. Nelle nostre condizioni sarebbe invece preoccupante se l'eventuale proroga del decreto ministeriale che ha alzato di dieci volte l'indice dell'atrazina non si accompagnasse a misure volte ad aggredire le cause, a modificare il quadro che ha prodotto la presenza nelle falde idriche di questa e di altre pericolose sostanze.
Ed è questa, mi pare, la questione che l'Assessore ha cercato di introdurre diffondendosi in considerazioni a titolo personale svolte al di fuori del testo scritto, sulle quali mi permetto di avanzare alcune riserve soprattutto perché le pur complesse problematiche riferite dall'Assessore non giustificano in alcun modo l'assenza di risposte, anche se parziali, ai problemi emersi in questi mesi.
Un esempio. E' stato detto che il problema è intersettoriale.
Esaminiamo dunque i vari versanti del problema. Partiamo dalla sanità: occorre mantenere sotto controllo la situazione, svolgere un ruolo di monitoraggio continuo. Chiedemmo tempo addietro, mediante la presentazione di una argomentata interrogazione, se sono previste e in che misura si stanno realizzando misure di potenziamento dei Laboratori di sanità dalla cui funzionalità dipende il realizzarsi di tali azioni. Finora però non ci è stato detto se il potenziamento è stato realizzato o in che misura e quando si intende realizzarlo.
Per quanto riguarda invece la politica ambientale l'inerzia è più grave. In provincia di Vercelli sono stati individuati pozzi nei quali la presenza di atrazina supera l'indice di tollerabilità già modificato e corretto dal Ministero nel mese di giugno. Sarebbe logico pensare che da parte dell'Assessorato alle acque e all'ambiente siano state predisposte iniziative mirate ad azioni di sostegno alle Amministrazioni comunali interessate. Ma non è così. Non serve dunque interrogarci, come molte volte facciamo in quest'aula, sulle ragioni della perdita di ruolo della Regione e sul perché la Regione viene sempre più sovente trascurata dalle iniziative assunte dalle Amministrazioni comunali e provinciali, come nel caso del Convegno di venerdì e sabato prossimi a Torino sulle discariche organizzato nella piena dimenticanza dell'esistenza di un Assessorato regionale all'ecologia e all'ambiente. Non c'è che stupirsi che se ne sia dimenticata la Provincia di Torino perché la stessa amnesia possono tranquillamente manifestarla tanti altri Enti locali, in particolare Comuni come quelli di Bianzè, Alice Castello ed altri nei cui pozzi sono stati trovati quei preoccupanti indici di atrazina di cui si è detto, senza che ciò abbia prodotto un qualche seppur timido segno di attenzione da parte dell'Assessorato. E questo malgrado che la presenza di atrazina in alcuni pozzi faccia supporre che, se non già oggi, nel prossimo futuro l'inquinamento possa allargarsi ad altre zone, soprattutto quando si è in presenza di pozzi pubblici da cui si approvvigionano intere comunità locali, la cui profondità non supera i 40-50 metri.
Sul versante agricoltura cosa si può dire? Noto che l'Assessore responsabile di questo settore è assente, ma il cui pensiero lo ha espresso con una dichiarazione, che mi ha lasciato stupito, apparsa su "Piemonte Parchi". Una dichiarazione del tutto generica, priva di qualsiasi analisi e proposta che può riassumersi così: "Io sono d'accordo con quanto è stato fatto" intendendo con ciò il decreto del Presidente della Giunta di recepimento del D.P.R. ministeriale. Cosa faccia invece l'Assessorato all'agricoltura a nessuno è dato saperlo.
Non mi diffondo su tutte le altre possibili fonti inquinanti che sicuramente sono presenti nelle acque potabili in aggiunta ai pesticidi.
Apro solo una parentesi: il caso di Borgosesia, che è apparso sui giornali in questi giorni, è preoccupante per lo stesso Vercellese perché la ricarica delle falde di pianura avviene a settentrione proprio a ridosso di Borgosesia, a Romagnano, Masserano.
OLIVIERI, Assessore alla sanità Guarda, Valeri, che siamo d'accordo.
VALERI Ho chiesto quali sono le risposte in concreto per mettere in piedi il monitoraggio delle acque, ma non ve ne sono state. Sul terreno della rete di approvvigionamento delle acque l'Assessore, che non è presente, non ha finora fatto nulla. Cosa si fa in materia di agricoltura, visto che le fonti inquinanti sono varie, ma sicuramente l'agricoltura concorre in misura massiccia in aree come nel Vercellese in cui l'industria e molto poco diffusa? Anche in questo caso la domanda è rimasta senza risposta.
Esistono problemi che investono il modo di produrre nelle campagne e che chiamano in causa scelte che stanno a monte dell'agricoltura. Siamo addirittura nel paradosso per cui le multinazionali della chimica da un lato, dal punto di vista genetico, si preoccupano di rafforzare la resistenza delle piante e dall'altro completano il ciclo rafforzando la potenza dei diserbanti per vincere la resistenza genetica indotta nelle piante. Tuttavia i problemi e le responsabilità investono anche gli utilizzatori dei pesticidi. Anche i sacchetti di plastica sono prodotti da multinazionali, il loro uso dissennato e distorto riguarda tutti. Allo stesso modo l'uso in vari casi perverso dei pesticidi giunge fino all'impiego di prodotti non consentiti. Idem per quanto riguarda l'abuso delle quantità impiegate. C'è l'esigenza di una più adeguata educazione professionale, come pure dell'avvio di un diverso modo di produrre. Parlavo con un amico alessandrino il quale mi raccontava che quando va a caccia attraversa campi di mais nei quali non è presente neppure un filo d'erba.
Questo è un modo corretto di continuare a produrre? Sono tanti gli interrogativi sollevati da questa realtà: il discorso della lotta guidata, il discorso dell'agricoltura biologica, ma su questi temi a che punto sono le riflessioni, le elaborazioni, i tentativi di risposta, senza limitarsi ad attendere che il Ministero proroghi le deroghe che aveva consentito nei mesi scorsi? Non possiamo dirci soddisfatti della risposta. Peraltro, Assessore dalle cose stesse che lei ha detto si ricava la sensazione che nei prossimi giorni dovrebbero aversi, a mano della Regione, alcuni elementi in più anche di proposta. Chiederei quindi se, accantonata la comunicazione di questa mattina, prendendo atto dell'assenza di qualsivoglia proposta operativa, non si debba prevedere un seguito di questo dibattito, un aggiornamento (come mi suggerisce l'Assessore Olivieri) dello stesso a breve distanza di tempo a cui la Giunta si presenti con un preciso programma di interventi.



MIGNONE ANDREA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
ALA Il problema dell'inquinamento dei pozzi e delle falde derivato da prodotti chimici usati in agricoltura lascia lo spazio a tante ovvietà e luoghi comuni anche se forse in quest'aula potrebbero suonare nuovi. Ma al di fuori di questo è da anni che si studia e - si pone l'attenzione sui rischi legati al progressivo uso di prodotti chimici con molecole sempre più complesse e meno studiate (l'Assessore diceva che ne arriveranno delle altre ancora) in una sorta di spirale tra la capacità della natura di assuefarsi, di modificarsi, di trasformarsi e l'uomo che cerca di intervenire continuamente...
OLIVIERI, Assessore alla sanità Si sono persino abituate le rane.
ALA La natura è quindi vista in maniera perversa dall'industria chimica: se la natura sopravvive bisogna cercare di distruggerla in tutte le maniere con dosi ancora più massicce.
Mi limito a fare alcune proposte sorvolando sui ritardi accumulati, si tratta tra l'altro di ritardi di anni, addirittura lustri, nel seguire e nell'esaminare il problema. Il concetto di ritardo va legato alla capacità complessiva dell'ente, pubblico, delle strutture preposte al controllo di porsi il problema. C'è stata un'enfasi sulla capacità della chimica di migliorare l'attività agricola che forse è ora il caso di ridimensionare e di mettere sotto controllo.
Spero che l'Assessorato sia capace di fare quel poco o tanto che gli compete visto che le grandi scelte delle multinazionali passano sopra sotto, in mezzo. Su questo credo non ci siano dubbi. Però, vorrei che nei miei colleghi e nella comunità piemontese cominciasse a farsi strada l'impressione che tutto si stia, per così dire, sgangherando da tutte le parti e che forse è il caso di rivedere seriamente le nostre politiche in rapporto alla sanità e al territorio. In questa legislatura segnali di preoccupazione e di allarme giungono settimanalmente. Tutti insieme dobbiamo riuscire a individuare e a far capire alla popolazione piemontese anche in funzione degli interessi delle categorie (il Consigliere Mignone ad esempio ricordava gli interessi della categoria agricola, ma dimenticava di ricordare che i dati dicono che di tumore muoiono più gli abitanti delle campagne che i cittadini), che il prezzo per produrre qualcosa di più per ettaro sta diventando troppo alto. E questo lo dice anche la Comunità Europea. Il rapporto Andriessen, di cui abbiamo parlato tantissimo tempo fa, auspicava una diminuzione dell'uso della chimica nell'agricoltura è questo dovrebbe in qualche maniera ' essere perseguito dall'Amministrazione regionale.
Occorre, almeno per tutta questa legislatura, proseguire nell'attività di monitoraggio dei pozzi. Occorre cioè che questa attività, che ha caratteristiche in parte di eccezionalità, diventi di tipo costante sia sulle acque di superficie sia sulla falda sotterranea. E' il minimo che dobbiamo fare per essere sicuri di quello che beviamo, altrimenti...
OLIVIERI, Assessore alla sanità Questo è già programmato.
ALA In questa Regione però prima vengono sempre le strade dell'Assessorato ai lavori pubblici o altre cose.
OLIVIERI, Assessore alla sanità Noi siamo completamente autonomi, ce ne sbattiamo degli altri.
ALA Il fatto è che bisogna cambiare l'ordine delle priorità, le gerarchie degli investimenti.
OLIVIERI, Assessore alla sanità Chi me li tocca muore, stai tranquillo! Sono peggio dell'atrazina in questo.
ALA Non sto parlando a te in particolare e non sto neppure parlando solo dei derivati dei prodotti agricoli, perché la trielina o i cloroderivati sono ugualmente dannosi.
Chiedo all'Assessorato alla sanità e a quello all'agricoltura come impegno nel futuro un monitoraggio, un'informazione documentata su quello che si vende e si usa in agricoltura, su quanto si distribuisce e come per ettaro.
Le notizie, per esempio, che siano in vendita in maniera più o meno illegale prodotti vietati dalla legislazione italiana nel territorio italiano e anche nella nostra Regione vengono date dalla televisione, non è che circolino marginalmente all'interno del mondo contadino. Sono dette alla televisione in dibattiti pubblici, quasi ammesse dallo stesso Ministro. Ci deve, quindi essere la capacità non solo di vedere quello che è rimasto nell'acqua, ma di sapere quanto viene venduto. Anche la notizia che l'Italia è il Paese che fa più largo uso di pesticidi per ettaro dovrà far riflettere visto che ormai il pesticida si butta via, se ne dà due, tre volte quello che serve. E' quindi necessaria una stretta collaborazione tra l'Assessorato alla sanità e quello all'agricoltura per farci sapere in tempi brevi, possibilmente prima della prossima campagna agricola, quanto si vende, dove si vende, che cosa si vende.
Non è sufficiente cercare le tracce di queste sostanze nei pozzi o accorgercene dall'acqua che sgorga dal rubinetto; bisogna cercare di bloccare o almeno regolamentare l'uso dei pesticidi in agricoltura e sapere che cosa viene sparso sui nostri campi. Ritorniamo anche al discorso dell'irrorazione per elicottero, del funzionamento di tutto il mondo agricolo e della necessità di un'estesa sensibilizzazione: non si pu andare avanti così, perché altrimenti l'uso dei pesticidi può solo aumentare stante fortunatamente la capacità di resistenza degli animali e degli insetti. L'uomo resiste di meno, molto meno dei topi e degli scarafaggi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo liberale si riconosce nella comunicazione della Giunta. L'intervento si giustifica per richiamare l'Assessore a non lasciarsi portare troppo lontano dalle lusinghe dei nostri interlocutori di opposizione.
Ritengo che anche caratterialmente l'Assessore, con la frase che ha espresso poco fa, ci dia una testimonianza (e il fatto che non mi ascolti ne è un'altra) che ha una concezione dell'Assessorato alla sanità l'unica accettabile e produttiva: quella di considerare l'Assessorato alla sanità un vascello fantasma di cui noi sentiamo ogni tanto parlare e che è li che se ne va dall'Olanda verso i paesi del caldo! Sta a lui guidarlo. E' una grossa funzione e anche una grossa responsabilità e gli scogli contro i quali rischia di infrangersi sono dà una parte il pragmatismo troppo quotidiano e dall'altra il tentativo di lasciarsi condurre troppo dai discorsi che abbiamo sentito qui.
Il pragmatismo quotidiano è utile e probabilmente ci metterà nelle condizioni di avere, anche solo sul piano del monitoraggio, un sistema di verifica e di controllo, comunque di attenzione ai problemi del territorio.
Dice bene Ala: questo non è sufficiente. Bisogna immaginare qualcosa di diverso.
Ho apprezzato lo sforzo di realismo dell'Assessore il quale dice: "Piaccia o non piaccia o si torna a una cultura da paese affamato oppure l'acqua dei pozzi non sarà così come è arrivata dal cielo". Sarà diversa e la sua diversità sarà sempre inaccettabile qualunque sia il grado di in convenienza sulla salute dell'uomo. Più andremo avanti su queste vicende e più ognuno di noi rifiuterà qualunque attentato alla propria salute qualunque sia il livello che viene denunciato.
Quindi quando ci confrontiamo rispetto ai problemi della prospettiva anche se stimolati dal contingente, dobbiamo rifiutare i limiti e anche i livelli del contingente e immaginare che brutalmente siamo di fronte ad alcune realtà modificabili sul "quantum", ma immodificabili sull' "an" e quindi in prospettiva lunga inaccettabili.
Quindi il problema dell'uso delle acque per il consumo umano indubbiamente ci deve fare riflettere non solo sul piano della sanità e dell'agricoltura, ma anche sul piano di un'impostazione seria e corretta dei problemi del territorio e dell'energia in generale.
Abbiamo disputato molto per mantenere 93 milioni di mc invasati, per sopperire alle esigenze del riso nel Vercellese, obiettivo sacrosanto che riteniamo sia condivisibile e che condividiamo, probabilmente qualcosa del genere potrebbe essere fatto per il sistema degli acquedotti piemontesi senza grandi tracolli economici.
Dalla vicenda alla quale assistiamo dovremmo trarre tutti una lezione politica, quella di una vecchia cultura liberale, quella della moderazione.
Dobbiamo capire che il contingente non deve sopraffarci altrimenti ci impedisce di vedere il resto del problema nel suo complesso. Ricordo che quando la battaglia nucleare si faceva ancora sulla ragione avevamo denunciato tra coloro che prezzolavano la posizione antinucleare (nel senso che pagavano i manifesti) coloro che tendevano a nascondere alcuni processi come quelli rispetto ai quali ci stiamo oggi confrontando. L'inquinamento chimico nel nostro Paese non è certamente meno pericoloso di quello nucleare così come è immaginabile dal PEN. Di quello agricolo non si è parlato fin quando non si è scoperto che non si può più bere l'acqua perché fa parte della cultura ecologica alla Topolino; i campi sono tutti belli, sono verdi, sono puliti, ma poi ci si accorge che sotto il verde smagliante non c'è più l'azzurro dei fiorellini che vedevamo da bambini.
Bisogna avere il coraggio di capire che una società industriale e post industriale ha un problema dell'ambiente complessivo con il quale deve misurarsi complessivamente. Quindi dobbiamo evitare di illuderci che risolvendo un problema si sia risolto il problema dell'ambiente nel suo complesso, salvo cominciare il giorno dopo a riprendere quel problema da zero e lasciando magari marcire quello che abbiamo lasciato a monte.
Mi pare anche del tutto ingeneroso (spiace che il collega Valeri non sia presente) il tono personale con il quale si attaccano alcuni Assessori di questa Giunta.
Queste sono tematiche di livello mondiale. Potremmo benissimo immaginare un modo di condurre l'agricoltura diverso, si tratta solo di accettare con questo che l'agricoltura scompaia. Per carità, tutto va bene.
Siamo di nuovo alla logica minimalista. Esistono delle situazioni in cui non si rispettano neanche le medie europee e mondiali, ma quelle medie collega Ala, non ci salvano i pozzi perché i pozzi si inquineranno lo stesso. Probabilmente il problema richiede qualche invenzione di tipo radicale. Probabilmente il controllo serve per conoscere, ma non per governare, poi ci sono le scelte politiche di fondo rispetto alle quali la società qualche sacrificio e qualche scelta la deve pur fare. L'impressione per lo spettatore di questa assemblea è che la maggioranza e la Giunta facciano solo scelte contro l'uomo e l'opposizione a favore dell'uomo. Non è esattamente così.
L'Assessore è un uomo di scienza che ha conservato la capacità di utilizzare il buon senso (che è la sedimentazione della scienza) per dare dignità scientifica e politica a chi la scienza non ce l' ha e la competenza neanche. In tutti i Comuni delle vallate ci sono i pozzi alimentati dall'energia elettrica. Non si riesce a capire come questo sia potuto succedere e questo non ha niente a che fare con l'Assessorato all'agricoltura, l'Assessorato all'ambiente e l'Assessorato alla sanità. E' un problema di' cultura politica nel suo complesso rispetto al quale è probabile che si possa fare molto. La cultura dell'ambiente esiste già, ma la si rifiuta. Se un geometra di paese avesse progettato l'acquedotto di Susa, probabilmente avrebbe cercato una sorgente, avrebbe messo giù un tubo e al fondo ci avrebbe messo i rubinetti) Invece no, in una città come la mia l'acqua si prende dai pozzi. Qualche personaggio della grande cultura di quelli che hanno 10 o 12 lauree, 4 o 5 commende, un premio non proprio Nobel ma quasi, quando fa il progetto dell'acquedotto della città di Susa non si immagina che è un paese di montagna, ma lo ritiene semplicemente un grafico sul quale distribuire l'acqua. E siccome il sistema più semplice per trovare l'acqua è quello di fare i pozzi, si fanno i pozzi.
In conclusione, l'opposizione continuerà a fare il suo dovere puntualizzando i ritardi e le manchevolezze che ritiene di dover addebitare a questa Giunta; ma la Giunta dovrà riflettere sull'esigenza che questa legislatura, che ha alcuni appuntamenti importanti sulla valutazione di impatto ambientale, abbia la capacità di misurarsi sulle prospettive lontane per non farsi chiudere dalla risorsa ultima della proroga delle deroghe previste dal D.P.R. n. 915, ma dovrà anche avere la capacità di sfuggire alle soluzioni di comodo sui problemi dell'ambiente senza la loro radicalizzazione, la loro strumentalizzazione che, come abbiamo visto in questi giorni a Montalto di Castro, tutto poi risolvono fuorché il problema dell'ambiente.



PRESIDENTE

Possiamo così ritenere concluse le comunicazioni da cui sono emerse anche indicazioni operative per la Giunta.


Argomento: Comprensori - Problemi del lavoro e della occupazione

Esame proposta di deliberazione n. 347: "Soppressione dei servizi regionali dei Comitati comprensoriali di cui all'art. 9 della L.R. 17/12/1979, n. 73"


PRESIDENTE

Proseguiamo i nostri lavori con il punto 5) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 347: "Soppressione dei servizi regionali dei Comitati comprensoriali di cui all'art. 9 della L.R.
17/12/1979, n. 73".
La parola all'Assessore Carletto.
CARLETTO, Assessore al personale La deliberazione, peraltro molto chiara non fa che sancire, anche sotto l'aspetto formale, la chiusura dei Comprensori determinata dal Consiglio regionale. Non esistono più gli organi politici dei Comprensori, non esistono più gli spazi fisici all'interno dei quali operavano i Comitati e i servizi comprensoriali.
In queste ultime settimane c'è stato un lavoro molto proficuo e approfondito sul personale dei Comprensori che è sfociato, così come avevo annunciato in Consiglio qualche settimana fa, nella presentazione di un progetto alle organizzazioni sindacali da parte della Giunta nel quale sono evidenziate le collocazioni dei dipendenti regionali che operavano all'interno dei Comprensori. Questo progetto ha determinato un accordo sottoscritto nei giorni scorsi, fra la Giunta e le organizzazioni sindacali ed è stato inviato al Consiglio regionale alcuni giorni fa (mi risulta essere già arrivato alla I e VIII Commissione). La Giunta è disponibile ad incontrare le due Commissioni, magari in riunione congiunta, per illustrare i presupposti e gli obiettivi. Abbiamo così adempiuto ad un impegno che ci eravamo assunti nei confronti delle forze politiche e delle OO.SS.
pertanto mi pare che si siano compiuti tutti gli atti che erano stati richiesti, per cui oggi la Giunta ritiene che ci siano le condizioni perch i servizi comprensoriali, con provvedimento del Consiglio, vengano soppressi.
Credo che nelle premesse della deliberazione e nel deliberato siano sintetizzati tutti gli elementi che brevemente ho cercato di rappresentare al Consiglio oggi, perché anche per quanto riguarda il personale ci sia chiarezza rispetto alle iniziative che la Giunta intende assumere.
L'altro problema, ovviamente molto importante, riguarda il nuovo assetto istituzionale che è all'attenzione dell'VIII Commissione. Sappiamo tutti che il provvedimento del Consiglio regionale ha ricevuto osservazioni da parte del Commissario di Governo e che la Giunta decise, e la decisione era condivisa anche dalla VIII Commissione, che i due problemi, quello istituzionale e quello del personale, venissero trattati su strade parallele.
La questione del personale è stata sostanzialmente definita da parte della Giunta. Sono a disposizione della I e dell'VIII Commissione per illustrare e per fornire tutti i chiarimenti che i Commissari richiederanno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Signor Presidente, questo atto realmente dovuto richiede da parte nostra alcune considerazioni.
Sulla soppressione dei servizi come conseguenza della soppressione degli organismi comprensoriali non abbiamo riserva perché è una conseguenza necessaria. Posso capire che l'Assessore al personale, di fronte al caso clamoroso di una soppressione da tempo definita e al mantenimento di servizi senza indicazioni e senza direttive di lavoro, abbia dovuto risolvere il problema con la definizione di certezze. Quindi riconosco che questa è la conseguenza.
Ciò non di meno mi ritengo profondamente insoddisfatto del modo con cui si è arrivati a questo atto che indica, come abbiamo già osservato in sede di VIII Commissione, ma temiamo di non essere stati ascoltati, che si sta procedendo con dati isolati, a volte resi necessari dalle circostanze manca però un disegno complessivo e una capacità di governare le implicazioni tra passato, presente e futuro. Con questo metodo si è ridistribuito il personale dei Comprensori nei vari servizi, cercando di salvaguardare le opzioni, pur comprensibili, dei funzionari in sede decentrata laddove era possibile (probabilmente c'è una spalmatura di presenze nei vari servizi decentrati) nel momento in cui è del tutto aperta politicamente all'interno del Consiglio, della Giunta e della maggioranza la questione sull'organizzazione della presenza decentrata regionale in funzione della costituzione dell'assemblea dei Sindaci e dei modi partecipativi delle strutture degli Enti locali alla programmazione. In questo senso sarebbe stato preferibile un tentativo per tenere assieme queste fasi. Stiamo soffrendo drammaticamente il rapporto con i Comuni perché un disegno istituzionale non c'è più e, tentando di sostituirlo con un altro, credo che l'apporto del personale regionale sia decisivo.
Potrebbe essere una forma di convenzione con i Comuni capoluogo per far funzionare l'assemblea dei Sindaci, non solo assegnando una segretaria, ma assegnando personale con queste qualità, esperienze e tradizioni oppure l'altra soluzione potrebbe essere l'ufficio di programmazione d'area come sostiene ad esempio l'Assessore Genovese, altra soluzione che merita certamente interesse.
Devo anche osservare - ma non ne faccio una responsabilità specifica all'Assessore - che c'è stata una trattativa con le organizzazioni sindacali; a questo punto chiedo all'Assessore Carletto che cosa potrà fare ancora il Consiglio.
E' positivo il fatto che quello che verrà deciso legislativamente in sede di VIII Commissione, magari congiuntamente con la I, per quanto riguarda le strutture future del decentramento regionale, renderà provvisoria questa allocazione, però sono molto preoccupato di un iter del genere, perché intanto porta ad affermare una situazione intermedia che rischia di diventare stabile. L'accordo sindacale ha sancito questo, ma non so se nell'accordo sindacale sia chiaro che si possono riaprire possibilità di diversa riallocazione delle risorse umane per lavorare insieme ai Comuni nel lavoro di programmazione.
Per questo motivo noi ci asterremo su questo provvedimento perché lo consideriamo in realtà necessitato; abbiamo forti riserve politiche sul modo in cui si sono mosse su questa materia la Giunta e la maggioranza. In altri termini, noi stiamo eliminando qualsiasi presenza decentrata regionale sul territorio. Sarebbe stato preferibile che attraverso una scelta delle qualifiche e attraverso direttive della Giunta questo personale avesse continuato ad operare attorno agli atti di preparazione della programmazione, di discussione, di verifica con i Comuni accelerando nel frattempo i tempi di definizione del disegno istituzionale.
Ci asteniamo su questo provvedimento cogliendone gli aspetti positivi.
Spero non sia una mera intenzione ma che l'Assessore voglia nei fatti supportarla da concreti comportamenti, cioè con la definizione del progetto* istituzionale e con la disponibilità da parte dell'intera Giunta a pensare quali strutture serviranno per il decentramento di programmazione sugli Enti locali e sulle assemblee dei Sindaci.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto per la replica.
CARLETTO, Assessore al personale Vorrei dare tre brevissime risposte al Capogruppo del PCI in ordine ai problemi che ha sollevato. Ovviamente non sto ad illustrare il progetto perché la discussione diventerebbe lunga. Lo potremo fare compiutamente in Commissione.
Il collegamento tra passato, presente e futuro è la strada che il Consiglio regionale e le forze politiche avevano scelto sei o sette mesi fa, talché da tempo mi lamento che i dipendenti dei Comprensori non hanno funzioni da svolgere. Il collegamento del problema istituzionale con il problema del personale purtroppo è saltato con il rinvio della legge con osservazioni molto pesanti da parte del Governo per cui non è stato possibile effettuare il passaggio alla fase legislativa. La Giunta ha dovuto farsi carico del problema del personale, peraltro l'VIII Commissione, quindi tutte le forze politiche hanno concordato su questa scelta, seguendo la linea del buonsenso senza inventare funzioni fasulle per persone che avrebbero continuato a far poco o niente ma collocandole in funzione di lavori certi e di impegno sicuro. Il programma e il progetto sono stati individuati. La Giunta, il Consiglio e i sindacati sanno che non è un progetto definitivo ma che dovrà avere una verifica quando ci saranno le condizioni rispetto alle scelte legislative che il Consiglio regionale farà. Quindi siamo nella condizione di poter ragionare quando la questione istituzionale sarà definita.
Su questo argomento, come sulla produttività che è all'esame della I Commissione in questi giorni, c'è l'accordo delle tre organizzazioni sindacali. Sia la maggioranza che l'opposizione hanno sempre detto che la partita della contrattazione con le organizzazioni sindacali è una partita della Giunta ed è una partita che deve essere approfondita e definita, con o senza accordo, prima che il provvedimento legislativo arrivi in Commissione.
La Giunta ha fatto la sua parte, le organizzazioni sindacali hanno fatto la loro, siamo arrivati ad un accordo sia sulla produttività che su questo provvedimento. Tutti sappiamo che l'aula è sovrana, anche l'accordo con le organizzazioni sindacali può essere stravolto, perché non sono certamente le organizzazioni sindacali ad avere la responsabilità di legiferare. Quindi su questo credo ci sia totale chiarezza anche all'interno del Consiglio tra le forze politiche di maggioranza o di opposizione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con. 26 voti favorevoli e 17 astensioni.
Pongo in votazione l'immediata esecutorietà di tale deliberazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'immediata esecutorietà è approvata all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Esame proposta di deliberazione n. 356: "Approvazione programma annuale di formazione professionale - corsi agricoli - anno formativo 1986-1987 - L.R. 25/2/1980, n. 8"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 356: "Approvazione programma annuale di formazione professionale - corsi agricoli - anno formativo 1986-1987 - L.R. 25/2/1980, n. 8", di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Alberton.
ALBERTON, Assessore alla formazione professionale Nell'ultima riunione di Consiglio era stata sollevata dal Consigliere Fracchia un'esigenza di raccordo con la Commissione competente in agricoltura. Se da parte del sottoscritto non può esserci decisione su questo tipo di regolamentazione dei lavori, devo dire che uno sforzo da parte della Giunta è stato fatto quest'anno proprio per introdurre una più stretta correlazione e collaborazione tra l'Assessorato alla formazione professionale e l'Assessorato all'agricoltura al fine di giungere ad una migliore definizione e finalizzazione delle attività. Molte considerazioni sullo stato della formazione professionale in agricoltura erano state fatte soprattutto in Commissione nell'anno passato e a queste implicitamente mi ricollego. Gli indirizzi che abbiamo perseguito nella definizione del piano di quest'anno sono stati i seguenti: la ricerca per ottenere maggiori informazioni e documentazioni a supporto delle proposte l'introduzione di una selezione nelle tipologie dei corsi finalizzati sulla scorta delle collaborazioni ritrovate in seno all'Assessorato all'agricoltura, a privilegiare i corsi brevi di aggiornamento e di perfezionamento al fine di stimolare al loro interno una maggiore efficienza e una maggiore flessibilità che puntassero ad un obiettivo più certo senza essere vittime di inerzie eccessive nell'organizzazione orientare l'attività più innovativa verso le tipologie cosiddette dei corsi progetto garantire una più sicura partecipazione attiva degli agricoltori utenti degli interventi indirizzare i corsi progetto su programmi finalizzati, sia rivolti al miglioramento delle produzioni (zootecnia, frutticoltura, viticoltura enologia, orto e floricoltura) sia su problematiche di tutela della salute dell'operatore agricolo, del consumatore e dell'ambiente.
Siamo in una fase ancora non consolidata (spiace dover arrivare a questo momento della discussione senza la presenza dell'Assessore all'agricoltura che purtroppo è impegnato in un appuntamento esterno) stiamo cercando di gestire questa materia in attesa di un'organica legge sui servizi di sviluppo in agricoltura, cercando di conciliare una funzione differenziata, ma pur tuttavia integrata, della formazione professionale con i centri di assistenza tecnica, cercando di evitare o di ridurre al minimo i rischi di meccaniche e generiche o generali sovrapposizioni.
Se abbiamo realizzato questi raccordi in questo anno, sono convinto che si pone la necessità di organizzare soprattutto in sedi decentrate, non solo centralizzate, esami preventivi sulle proposte a livello sub regionale. Questo è l'obiettivo al quale lavoreremo il prossimo anno.
Non viene meno certamente il problema di un'attenta gestione della spesa su questo settore. Mi rifaccio alle considerazioni che erano state fatte l'anno scorso. Nel vincolo di un'attenta gestione della spesa abbiamo operato per garantire la più corretta distribuzione territoriale e presenza dei diversi enti. Era stato un problema sollevato l'anno passato e che aveva portato a quella successiva ripresa di interventi suppletivi.
Mentre formalizzo un emendamento alla proposta di deliberazione della Giunta regionale, desidero far presente che la spesa, che quest'anno si presenta su L. l.850.000.000 a fronte di L. l. 700. 000. 000 dell'anno scorso, è dovuta ad un adeguamento del parametro "ora corso per allievo" che era fermo dal 1982 e che passa da 3.300 a 3.500 lire ora corso allievo.
Questo incremento, che fa parte dell'emendamento che propongo giustifica anche l'incremento di spesa dovuto sostanzialmente a variazioni di costi.
Nel 1980-1981 la spesa della Regione sulla formazione professionale in agricoltura era stata di 2 miliardi e 330 milioni; ha avuto le punte massime negli anni 1982-1983 e 1983-1984 in cui è stata rispettivamente di 2.935 milioni e di 2.992 milioni. Siamo scesi l'anno scorso a l.682 milioni e quest'anno siamo a l.854 milioni comprendendo questa variante di costo.
La gestione della spesa richiede molta attenzione e le modifiche introdotte quest'anno non hanno la pretesa di esaurire la problematica. Siamo consapevoli di trovarci di fronte ad un settore particolarmente difficile da gestire come lo sono tutti i settori che si rivolgono a lavoratori già occupati e per di più in lavoro autonomo. Le tipologie di intervento che abbiamo proposto rendono la Giunta convinta di introdurre dei miglioramenti su questa gestione anche se non sono stravolgenti di una situazione che si è consolidata nel tempo e che ha portato ai livelli di spesa a cui ho accennato precedentemente. Credo vada dato atto alla Regione, nel momento in cui prende coscienza della difficoltà e della delicatezza di un certo settore, che si è impegnata a gestire la spesa nel migliore dei modi.
La metodologia dell'istruttoria è stata seguita dagli uffici che l'avevano fatta negli anni precedenti per cui non ho motivo di ritenere che si siano introdotti, in questo periodo, dei criteri diversi. C'è stato lo sforzo iniziale per una definizione migliore degli obiettivi, proprio per le considerazioni che erano state sviluppate l'anno scorso.
Nel presentare questa proposta al Consiglio chiedo al Presidente di accogliere l'emendamento che ho illustrato e chiedo al Consiglio stesso di assicurare alla deliberazione l'immediata esecutività per le motivazioni che nella seduta precedente erano state evidenziate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.
AVONDO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'anno scorso la collega Sestero nel motivare il nostro voto contrario alla deliberazione sul piano di formazione professionale in agricoltura aveva rilevato che non si riusciva ad intravedere all'interno di quella deliberazione un distacco tra il fabbisogno di formazione nel settore agricolo, che in Piemonte si propone a livelli sempre più alti di qualificazione, e i risultati ottenuti.
In sostanza, in quell'intervento sottolineavamo l'esigenza di procedere ad una riflessione sulle tipologie, sulle caratteristiche del nostro intervento e sugli obiettivi della formazione professionale nel campo agricolo, che devono essere primari rispetto alle risorse e agli interventi che la Regione determina.
L'anno scorso in Commissione si era valutata la necessità di un confronto con i centri di formazione professionale per affrontare queste problematiche in termini anche innovativi. L'Assessore aveva precisato che l'indirizzo fornito ai servizi era stato quello di una selezione degli interventi sulla base della comprovata efficacia dei corsi, indirizzo che voleva da un lato contenere la spesa laddove avessero dubbia efficacia i corsi già finanziati e dall'altro lato stabilire un più puntuale rapporto tra corsi di formazione professionale ed attività agricola.
Avevamo chiesto in sede di Commissione e in aula di Consiglio di avere una maggiore quantità di dati e di informazioni.
L'Assessore dice che per quest'anno qualche scelta nuova è stata operata in collaborazione con l'Assessorato all'agricoltura. Però mancano al Consiglio gli elementi fondamentali sui quali basare un ragionamento diverso per esprimere un parere.
In sostanza, che cosa si è fatto sulla conoscenza dei dati? In Commissione abbiamo rilevato che le informazioni fornite a corredo della proposta di quest'anno sono molto più riduttive rispetto alle informazioni prodotte l'anno scorso.
Il piano formativo in esame è diverso da quelli degli anni precedenti.
La nostra sensazione è che non si sia cambiato molto sul piano della valutazione e della conoscenza reale dell'efficacia dell'intervento formativo in agricoltura. In sostanza, al di là della modificazione dell'intervento sui corsi di breve periodo, manca una valutazione sul risultato della formazione professionale in agricoltura e sul modo di produrre da parte degli operatori in Piemonte.
L'Assessore parla di concertazione con l'Assessore all'agricoltura, ma noi ci chiediamo: "Per che cosa questa concertazione è stata determinata per quali indirizzi, per quali fini e per quali priorità"? Il collega Fracchia ha osservato giustamente che quest'anno è mancata la trasmissione alla III Commissione del piano di formazione professionale. Però, non solo di questo abbiamo bisogno. La sollecitazione del collega Fracchia dimostra come ormai siamo giunti ad un punto in cui è necessario un confronto molto ampio su questa materia.
La prima scelta compiuta dall'Assessore, come rileviamo dalle tabelle è sicuramente quella di aver eliminato i corsi speciali e quelli medio lunghi. Non ci sentiamo di entrare nel merito di questa scelta perché non conosciamo gli elementi che hanno supportato la stessa. Si ampliano in modo sostanzioso rispetto agli anni precedenti i corsi brevi. Su 6.409 allievi interessati dal piano formativo 1986-1987 ben 5.051 sono coinvolti in corsi brevi di aggiornamento o teorici. Dovrebbero essere, visto che parliamo di corsi brevi, interventi di aggiornamento permanente che presupporrebbero una preparazione di base, ma non siamo in grado di poter valutare non avendo elementi per valutare.
L'abbandono dei corsi brevi è avvenuto dopo le considerazioni fatte gli anni scorsi sulla loro validità. Allora, visto che decidiamo che i discorsi fatti negli anni scorsi non vanno più bene e si propone qualcosa di alternativo e di diverso, sarebbe corretto e giusto sapere su quali fondamenti queste scelte diverse vengono compiute.
Si è dunque modificato il quadro complessivo. Questa valutazione diversa risponde ad una nuova politica formativa? Certamente qualche difficoltà l'avrà anche l'Assessore perché non credo che con la deliberazione oggi in esame si possa dire che abbiamo abbandonato una scelta, abbiamo fatto riflessioni sul passato e comunque siamo incamminati su una strada che sarà certa per i prossimi anni e andiamo verso una nuova politica formativa in agricoltura.
Si ripropone il vero problema, quello della qualità del servizio dato agli operatori agricoli attraverso la formazione professionale. Corsi brevi, corsi lunghi, non è questo il problema. Occorre poter valutare l'efficacia dei corsi e degli interventi formativi che si fanno in agricoltura. Sarebbe necessaria una discussione approfondita all'interno delle Commissioni competenti, ma sarebbe anche necessaria una riflessione all'interno del Consiglio regionale anche perché l'intervento formativo per l'anno 1986-1987 in sostanza si riduce a non più di l.300 coltivatori che parteciperanno ai corsi progetto definiti.
Inoltre lo scompenso tra le singole Province non lo abbiamo ancora risolto, anzi, in qualche parte forse lo abbiamo aggravato rispetto allo scorso anno. Né si risolve lo scompenso fra gli enti. Sarebbe necessaria una valutazione in ordine all'affidabilità degli enti.
In sostanza, se i parametri a cui dovremmo fare riferimento in via prioritaria sono quelli delle esigenze di una più alta professionalità in agricoltura non si dovrebbe applicare un semplice criterio percentuale sull'attività dell'anno precedente (è la costante che si sta determinando da qualche anno a questa parte) infatti il riferimento è agli enti che hanno operato nelle singole Province negli anni precedenti ai quali si aggiunge una quota percentuale penalizzando sempre di più le Province e gli enti che negli anni precedenti erano stati esclusi.
Sarebbe opportuno che la Regione intervenisse direttamente in quelle Province dove gli enti non hanno più interesse a fare formazione professionale perché credo che l'intervento formativo regionale in agricoltura debba riguardare tutta la Regione e non possa limitarsi a prendere atto che in alcune Province gli enti formativi sono presenti attivamente e in altre questo elemento viene meno, ma debba pensare di risolvere il problema dell'agricoltura e della formazione in agricoltura.
In Commissione si è detto che i corsi progetto, quest'anno privilegiati, hanno costi troppo diversi. Alcuni hanno un costo medio - ora di L. 273.800 altri un costo medio - ora di L. 48.000. Ci è stato detto che hanno tipologie diverse e questa risposta mi ha stimolato ad andare a vedere nel merito la questione. Devo dire che di 60 corsi non ce n'è uno con un costo orario uguale all'altro.
C'è poi il problema del personale docente. Abbiamo sempre più bisogno di personale altamente specializzato e altamente qualificato che sia in grado di incentivare la volontà, la partecipazione dei soggetti che devono essere formati. E' chiaro che i lavoratori che vivono tutti i giorni sul campo finiscono per essere loro stessi in grado di dare qualche punto al personale docente, specie se neolaureato.
C'è un altro problema: è personale a tempo determinato o è a tempo indeterminato? Noi crediamo che una maggiore elasticità dei docenti sia la strada da seguire per rispondere meglio alle esigenze della Regione per il tipo di sviluppo che l'agricoltura in Piemonte ha rispetto ad un'esigenza di corsi di formazione professionale più istituzionalizzati. Il personale docente deve saper dare delle risposte anche alle problematiche nuove che riguardano appunto l'uso dei diserbanti e dei pesticidi.
Si dovrebbe chiarire il collegamento che deve esistere tra formazione professionale e assistenza tecnica. L'Assessore in una circolare che aveva inviato agli enti pare lasciare intravedere qualche possibilità di discussione su questo. Non condividiamo la proposta di escludere il coltivatore dalla formazione nel caso in cui fruisca già di altri servizi del settore agricolo. Semmai la questione dovrebbe essere inversa nel senso che proprio perché fruisce di supporti della Regione sul piano dell'assistenza tecnica ha maggiori esigenze di formazione per essere maggiormente preparato all'uso delle nuove strumentazioni e delle strutture tecniche.
Chiediamo alla Giunta un confronto perché sia possibile discutere in termini diversi per l'anno formativo 1987-1988.
Il nostro voto è contrario per le motivazioni che ho richiamato. E' un voto che vuole essere di stimolo alla Giunta a cimentarsi con questa esigenza di confronto che diventa sempre più urgente. Se non affrontiamo questi temi seriamente l'anno prossimo registreremo ancora una volta la risultante di quello che il territorio piemontese in modo indistinto proporrà, ma non sarà neanche allora una scelta di governo e di intervento concreto da parte della Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, va riconosciuto lo sforzo da parte dell'Assessore in materia di corsi agricoli per l'anno formativo che sta per avviarsi, sforzo centrato sulla razionalizzazione. Forse oggi dovremmo avviare un forte processo di trasformazione e di cambiamento.
Le critiche in questa materia sono note, vengono a volte espresse in modo netto a volte in modo più indiretto e restano a livello latente, ma sono quelle dell'insufficiente efficacia di questo meccanismo formativo, di alcuni caratteri di ripetitività, della problematicità di un coinvolgimento adeguato del sistema agricolo, del ruolo delle associazioni che si devono misurare in un terreno estremamente complesso (e non sempre il problema della formazione professionale può avere un approccio netto). Sono problemi che pesano, che hanno fatto sempre mantenere una nota critica da parte del Consiglio, spesso non espressa in modo esplicito, attorno ai corsi agricoli.
Credo che più che a una razionalizzazione, dopo questo passo necessario e apprezzabile, occorre pensare in prospettiva a mettere mano a una trasformazione strutturale di questo sistema formativo. Dobbiamo chiarire quali possono essere gli obiettivi, qual è la realtà nella quale il sistema agricoltura, il settore primario, si viene a trovare ad operare. Forse oggi più di ieri si impone, non solo in questo settore, una conoscenza dei cambiamenti quasi in tempo reale in modo da adeguare il contenuto, la qualità e la quantità della formazione alle esigenze che vanno delineandosi e, se possibile, anche a quelle che si vogliono stimolare: Il coordinamento tra l'Assessorato alla formazione professionale e l'agricoltura rappresenta un fatto ovvio se si vuol trasformare la formazione professionale in uno strumento di politica attiva.
La scelta dei progetti e dei corsi brevi, se delineiamo degli obiettivi particolari, può essere adeguata; può darsi che sia inadeguata se riteniamo che gli obiettivi devono percorrere determinate strade.
Vorrei sottolineare che è impossibile gestire una formazione professionale, non solo in questo campo, svincolata dalla politica. Credo che ci sia perfetta consapevolezza da parte di tutti e anche da parte dell'Assessore. Dovremmo forzare di più questo rapporto, dovremmo pensare quali politiche possiamo aiutare usando anche la leva della formazione professionale. Il selettore per valutare gli interventi viene caricato di un grosso contenuto di efficacia perché è strettamente legato alle politiche che si vogliono percorrere. Direi anche che la formazione professionale in agricoltura può anticipare certi processi. Vediamo che i cambiamenti in agricoltura sono spesso più lenti del necessario. Vediamo che le indicazioni comunitarie per ridurre una posizione preoccupante dell'intervento della CEE attorno all'agricoltura portano a stimolare nuove scelte, a fare dei cambi agricoli nell'ambito delle colture e delle tecnologie come scelte di fondo. La formazione professionale può essere uno strumento che concorre a favorire, a creare quelle condizioni e quelle conoscenze che rendono più rapida e più efficace la trasformazione delle attività agricole nel processo che l'Europa comunitaria alla fin fine dovrà rendere più deciso se non vorrà vivere in una condizione o di perenni eccedenze oppure di produzioni protette sulle quali andrebbe aperto un corretto discorso nei rapporti con il Terzo Mondo. Dobbiamo chiarire se dal Terzo Mondo vogliamo e possiamo importare derrate agricole ed esportare le nostre tecnologie o se invece vogliamo mantenere, al di là della solidarietà con le mance e le elemosine, un rapporto di dominio in tutti i campi. Dobbiamo anche porci il problema dei segmenti del mondo agricolo del mercato del lavoro agricolo che andiamo a toccare con la formazione professionale.
Le giovani leve, più che le vecchie, potrebbero fare tesoro del mercato del lavoro per recepire questo retroterra di conoscenze, di stimoli collegati alle nuove politiche. Dovremmo trovare il modo per un più approfondito coinvolgimento, per una priorità - se vogliamo dirla così per evitare quei fenomeni che sono tra le critiche note, quello di coinvolgere vecchi agricoltori magari in forme ripetitive, cioè sempre loro per due, tre, quattro anni che partecipano ai corsi in modo puntuale e con buona volontà. C'è il problema del rapporto territoriale. Le politiche si sviluppano e si svolgono cercando di rendere omogeneo e collegato agli obiettivi e alle volontà l'intervento, non occasionale o casuale, oppure si svolgono dove c'è più formazione qualificata perché li c'è un'associazione più forte, più determinata e più preparata; da un altro lato dove le esigenze sono pari o forse maggiori certe carenze vengono a pesare sulle politiche.
E' possibile un maggiore rapporto tra le scelte di governo regionale a livello di agricoltura e quello che è il prodotto formativo che ne viene fuori con l'attuale sistema basato sugli enti e sulle associazioni? Dobbiamo accertarlo in modo aperto, senza pregiudizi. Non credo che ci siano dei modelli alternativi. Potrebbe essere questo il modello, ma opportunamente ribilanciato.
Dobbiamo anche dire che il tipo di docenza che viene espressa dai bisogni che accennavo in precedenza può richiedere delle trasformazioni all'impianto attuale del sistema formativo in agricoltura.
C'è poi il problema di risorse finanziarie. Dobbiamo dire chiaramente che pesa nemmeno per l'1,50-2% la spesa in agricoltura rispetto a quella delle altre attività. Forse il valore aggiunto che emerge dal settore agricolo nella nostra Regione nella formazione del prodotto interno lordo regionale è un po' più elevato rispetto a questa percentuale.
Definito un meccanismo adeguato che renda efficiente ed efficace l'azione, credo possa anche vedere riconosciuta una maggiore entità di spesa, altrimenti rischiamo in un settore strategico importante per il Piemonte di perdere delle opportunità. La formazione professionale in questo campo, forse più che in altri, riesce a dare non solo capacità tecnica, ma anche capacità di gestione, di fattore direzionale nell'agricoltore, il che vuol dire pilotare delle scelte, vuol dire interfacciare e raccordarsi con maggiore chiarezza con gli obiettivi espressi dal governo regionale. Se chiudiamo tutto su di un tecnicismo puro, anche se sofisticato, rischiamo probabilmente di avere un sistema agricolo che tende a rapportarsi con il cambiamento in modo molto più lento e in modo inadeguato.
Non credo che questi temi possano essere liquidati in poche battute.
Credo che l'Assessore ne sia consapevole e stia approfondendo la materia.
Il Consiglio regionale su questo terreno dovrebbe dedicare nei prossimi tempi un po' di attenzione per cercare di rendere massimo questo tipo di intervento e di ottimizzare la spesa perché anche su questo terreno in qualche modo si difende e si può ampliare il valore aggiunto della nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' Da una prima analisi del piano proposto per il 1986-1987 dall'Assessore Alberton ci sembra francamente di essere tornati indietro agli anni '60 '70. Mi riferisco alla pletora dei corsi brevi ampiamente caldeggiati nella premessa, la quale ci pare essere indice più che altro di un'assenza di programmazione agricola, riflettendo in questo senso interessi di parte che non fanno sicuramente bene alla necessità di dover modificare dalla radice il modo di affrontare i problemi agricoli, in relazione anche alle emergenze ambientali di cui siamo costretti a discutere quasi in ogni seduta.
Corsi a pioggia, docenti al di fuori di qualsiasi normativa procedurale possono produrre a nostro avviso solo una politica clientelare. Uso questo termine sapendo bene cosa significa: innanzitutto un'assenza quasi totale di quadri e la non volontà di costruirli.
Il taglio proposto lo scorso anno ci aveva fatto sperare (soltanto su questo versante) in una timida volontà politica di cambiamento, cioè di affrontare alla radice i mali dell'agricoltura. Ora dobbiamo ricrederci.
Infatti ci pare che l'Assessorato continui a non volersi dotare di una struttura idonea per i corsi in questo settore economico e produttivo. Ci risulta, Assessore - mi smentisca se non è così - che il medesimo ufficio svolga compiti di programmazione e contemporaneamente di controllo, il tutto accentrato nelle mani di due persone.
La programmazione è chiaramente assente e sconosciuta mancando evidentemente personale qualificato per il settore: agronomi, veterinari sociologi. La verifica pare che si limiti al controllo degli orari di lavoro degli operatori della formazione professionale agricola.
Un'assenza di programmi e una Regione che si arroga il diritto di controllare personale non suo vanno nella direzione di travolgere i fini istituzionale della Regione medesima.
Nel merito delle cose concrete vorremmo sapere come viene assunto il personale per poter esprimere un nostro giudizio anche nel merito dei corsi; quale ufficio regionale ne conferma l'autorizzazione; come sono rispettate le leggi quadro e le normative regionali. Così come vorremmo conoscere con precisione l'elenco del personale che vi opera, da quello a tempo pieno ai cosiddetti esperti, nominati tali non si sa bene da chi.
Vorremmo infine vedere come vengono effettuati i bilanci di detti corsi.
Per tutte queste ragioni ci parrebbe necessario istituire (valuteremo se formulare formalmente una proposta in questo senso) una Commissione per esaminare alcuni corsi con sorteggio fra tutti gli enti gestori, ad esempio.
Inoltre, Assessore, visto che il nostro deficit agro-alimentare è in continuo aumento, che la frode alimentare imperversa, che l'inquinamento e l'avvelenamento da uso sconsiderato di prodotti chimici è un dato ormai rilevantissimo e che le malattie infettive sono ormai endemiche nei nostri allevamenti e che la formazione professionale agricola finanziata con il denaro di tutti i contribuenti non ha saputo, stando alla realtà delle cose, minimamente incidere su queste realtà, noi vediamo opportuno l'avvio di indagini e di studi che a tempi brevi mettano in condizione il Consiglio di formulare proposte alternative di intervento pubblico e di riqualificazione sia del settore agricolo che degli operatori. Una riqualificazione che noi ci sforziamo di alimentare in vari modi.
Come Gruppo consiliare abbiamo presentato la settimana scorsa una proposta di legge per la sperimentazione e la valorizzazione dell'agricoltura biologica. Ci pare questo un indirizzo che dovrebbe trovare qualche spazio in questa Regione. Anche se non ci facciamo soverchie illusioni, con la nostra proposta di legge tentiamo di fuoriuscire dall'utopia e nello stesso tempo dall'elitarismo con il quale i problemi dell'agricoltura "pulita" finora sono stati affrontati, per cercare di mettere in condizione gli stessi agricoltori a riconvertirsi in senso "biologico". In questo senso allora la formazione professionale degli agricoltori stessi può dare un notevole contributo in questa direzione.
Per tutte queste ragioni e fondamentalmente per questa "non coscienza" Assessore Alberton, sull'urgenza di un nuovo indirizzo, non ci pare di intravedere nessuna volontà orientata in una direzione che dovrebbe diventare per tutti obbligata visti i disastri, fra cui l'atrazina che abbiamo tutti quanti sotto gli occhi.
Annuncio pertanto il voto contrario di DP alla proposta di deliberazione della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo liberale esprime un giudizio positivo sulla proposta di deliberazione che ci viene sottoposta perché riconosce all'Assessore uno sforzo di snellimento e di razionalizzazione di alcuni metodi che i liberali (non solo quelli regionali) hanno sempre guardato con attenzione critica, con preoccupazione e qualche volta con scetticismo.
In una recente intervista l'on. Zanone sosteneva, con la semplicità che gli è tipica ma anche con la schiettezza che gli è riconosciuta, che la formazione professionale così com'è non va, quindi per farla così, tanto vale che ricominci lo Stato.
Noi avremmo qualche difficoltà ad accettare l'ipotesi che i corsi di formazione professionale in agricoltura, destinati a coloro che si occupano delle colline di Barolo e di Barbaresco, fossero affidati a qualcuno che ha l'accento calabro-lucano. Sono segnali brutti è giustificati perché questo lo dice un Ministro dell'Industria; penso non sia sconveniente dire che cosa non diversa l'affermava un Assessore alla formazione professionale che in Regione ha fatto due legislature, il quale, alla fine della sua esperienza, in una conversazione non pubblica - e ritengo di non fare cosa sconveniente nel riferirlo essendo stato quel nostro Assessore uomo di grande capacità e di grande formazione scientifica - cercando di esprimersi in termini numerici anche in ordine ai problemi politici, mi diceva che il problema della formazione professionale e la sua ricaduta sul processo sociale era sostanzialmente equivalente a zero, cioè poteva essere considerato un errore di battuta.
Ho cercato di capire che cosa voleva dire.
Battuta della macchina da scrivere. Queste cose nell'era "Viglione due" non succederanno più. L'era "Viglione uno" è passata alla storia per alcuni discutibili tavolini rotondi a tre gambe che aveva fatto mettere negli uffici della Regione, forse per ché voleva fare i giochi di prestigio per diventare Presidente della Giunta!



PRESIDENTE

E' anche riuscito! MARCHINI "Viglione due" ci ha attrezzati con macchine da scrivere che non consentiranno più errori di battuta.
Ma l'errore di battuta a cui faceva riferimento l'Assessore regionale uscito era che in sostanza il rapporto tra lo sforzo per formare il giovane o l'addetto è il risultato concreto nel mondo del lavoro e della produzione era un rapporto molto vicino a uno. Scrivere uno o scrivere zero non c'è tanta differenza, le cifre sono vicine: se scrivo zero è giusto, se scrivo uno è sbagliato, ma in definitiva è soltanto un errore di battuta.
Non c'è sostanzialmente alcun rapporto tra le risorse impiegate nella formazione professionale e le ricadute sul sistema produttivo. Questo è ormai un dato sul quale dobbiamo convenire tutti e ragionare nel profondo onde evitare che questa materia, riconosciuta di competenza regionale finisca per essere recuperata dallo Stato centrale brutto e fagocitatore.
Il Ministro Zanone non ha di queste velleità e di queste debolezze, ma ritengo che se questa affermazione l' ha fatta il nostro Valerio qualche fondamento di conoscenza ci sarà e soprattutto qualche presa d'atto di un clima politico, per non dire di volontà politica, che sta emergendo a livello centrale.
Ritengo che sulla formazione professionale, a prescindere della gestione corretta e condivisibile dall'Assessorato, le Regioni nel loro complesso debbano a tempi brevi riconsiderare strumenti, obiettivi, metodi e risultati con un esame di coscienza senza pudori, guardando come stanno le cose. Occorre chiamare, come ha detto il Consigliere Tapparo, le questioni nei termini come vanno chiamate e capire che cosa bisogna fare per evitare che la formazione professionale rimanga una pura indicazione formale. Non è un caso che, attraverso lo stesso marchingegno della formazione professionale, si sia arrivati all'aggiramento dell'avviamento attraverso il sistema obbligatorio al lavoro. Vorrei capire che senso ha che lo Stato eroghi due volte lo stesso servizio, almeno in termini di risorse, da una parte eroga e dall'altra fiscalizza gli oneri sociali sostanzialmente è il costo che la collettività paga per permettere ai giovani di inserirsi nel mercato e nella produzione.
Questo significa che c'è qualcosa che non funziona. La formazione professionale viene considerata una spiaggia non praticabile da nessuno nel senso che prendiamo atto che il risultato non c'è ma continuiamo a farla. Lo Stato è perfettamente consapevole che attraverso i contratti di formazione lavoro non fa formazione, ma fa avviamento al lavoro con la fiscalizzazione degli oneri sociali entro i limiti di competenza.
Utilizziamo anche un termine lessicalmente improprio per una politica che non esiste. Questo è il giudizio che il Partito liberale ha sempre dato sulla formazione professionale.
Bene farebbe l'Assessore - al di là della politica che conduce che noi riconosciamo positiva anche se non soddisfacente - a farsi promotore di una questione sulla formazione professionale a livello nazionale per evitare che sia il Governo a porre la questione, come già ha posto anche se solamente in termini di intervista.
Propongo di organizzare un convegno sulla formazione professionale per chiedere al Ministro Zanone che spieghi perché la formazione professionale dovrebbe ritornare allo Stato e come penserebbe di gestirla.
Queste preoccupazioni sono maggiormente presenti in noi liberali quando ragioniamo sul settore specifico dell'agricoltura. Da buoni capitalisti sia pure dell'ultima ora, ci rendiamo conto che grandi guasti con una formazione professionale "del pento" non facciamo, poiché il capitalista illuminato rimedia anche a queste cose. Il sistema imprenditoriale riesce anche a fagocitare queste dattilografe più o meno attrezzate, questi tornitori più o meno aggiornati. Li ricicla in tempi abbastanza brevi, fa pagare dei prezzi umani esistenziali anche brutti, ma nel suo insieme è in grado di assorbire i ritardi del sistema pubblico formativo.
Condivido invece la preoccupazione del Consigliere Tapparo. La formazione dell'agricoltore non è diretta all'agricoltore operatore prestatore di attività sia intellettuale o di altra natura, è invece diretta all'agricoltore che per sua natura è imprenditore a qualunque livello. Quindi è una formazione professionale che incide sul livello della classe dirigente del mondo dell'agricoltura. La formazione in agricoltura oltre che essere finalizzata all'apprendimento di tecniche specifiche deve essere destinata a creare una cultura in grado di rendere l'imprenditore agricolo, qualunque sia il livello, nelle condizioni di muoversi sul piano dell'innovazione e delle tecniche che le esigenze del sistema integrato europeo ed internazionale richiedono. Questo evidentemente ci porta ad esprimere qualche perplessità sul rapporto fra i corsi brevi e gli altri corsi rispetto all'obiettivo , che si.vuole perseguire.
Abbiamo illustrato queste riserve in un rapporto molto franco e molto aperto con l'Assessore. La formazione professionale è una delle trincee sulla quale si misurerà il senso d'essere dell'istituzione regionale. Sul campo dell'agricoltura la formazione professionale è lo strumento con il quale possiamo far uscire una buona parte dei nostri concittadini da una ghettizzazione culturale e sociale che permane e che al massimo ha recuperato dal punto di vista economico, ma non su altri versanti. Noi auspichiamo che , si arrivi ad una situazione come quella dei Paesi oltre Atlantico dove quelli che guidano i trattori sono laureati. Ho l'impressione che questo in Italia non avverrà tanto presto. Abbiamo per l'impressione che il lavoratore agricolo, anche attraverso la formazione professionale, sia in grado di gestire se stesso sul piano umano, ma soprattutto dal punto di vista economico e produttivo. Condivido la valutazione del Consigliere Tapparo e cioè mentre la formazione professionale negli altri settori tende a massimizzare l'apporto che pu dare l'operatore rispetto al processo, ma sempre quale prestatore di attività intellettuale o manuale, qui invece rischia di non farlo crescere in quella che è la sua componente imprescindibile, quella dell'imprenditore. Ogni agricoltore è imprenditore perché sceglie, decide e opera, magari anche nella scelta dei concimi.
I centri di formazione non li abbiamo costituiti noi, il personale viene assunto in un certo modo, come ha detto il collega Staglianò. Si tratterebbe di capire se si può fare in fretta e in modo diverso. E' un po' difficile.
Il nostro Gruppo riafferma il giudizio positivo al provvedimento in esame.
Dico però che l'Assessore, che ha una maggioranza solidissima, che ha i numeri, che ha la garanzia di mantenere in questo Consiglio un rapporto franco, è nella condizione, in un'area agricola tra le più caratteristiche e più significative del nostro Paese, di fare della formazione professionale, anche in agricoltura, un obiettivo politico che non è solo gestionale, ma è anche quello di rispondere alla provocazione del Ministro Zanone: la formazione professionale deve tornare al Governo.
Sarei molto grato all'Assessore se mi mettesse, in tempi politici accettabili comunque non oltre la fine della legislatura, nelle condizioni di poter rispondere al Ministro Zanone, che a quei tempi probabilmente sarà il Commendatore Zanone, e di dire: "Caro Valerio, eri nel giusto oppure sbagliavi".
E' certo che se era nel giusto bisognerà avere il coraggio di avviare i progetti di riforma legislativa, anche di livello nazionale, per evitare il fenomeno paradossale che attraverso i contratti di formazione lavoro la collettività paghi due volte l'attività di formazione che non viene fatta né dall'ente pubblico né dagli imprenditori che non utilizzano il contratto di formazione lavoro per fare della formazione professionale, ma l'utilizzano per il normale avviamento di routine per assumere in qualunque attività produttiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Villa.
VILLA Credo che, anche se con interventi ridotti, la discussione di questa mattina e le esposizioni che si sono susseguite finora hanno una loro validità e positività. Si è cercato infatti, al di là delle posizioni di accettazione o di rifiuto, di un voto favorevole o contrario, di chiarire il problema che è davanti agli occhi di tutti. Esso è fondato sul fabbisogno di qualificazione agricola in senso generale come è stato sottolineato dai Consiglieri Tapparo e Marchini e, in un secondo, tempo con riferimento all'agricoltore, al facitore di economia nel settore primario.
Credo che si debba dare atto positivamente all'Assessore che ha introdotto una riaffermazione della volontà di cambiare. Quando nell'80 si incominciava a sentir parlare in Regione di formazione professionale i corsi agricoli venivano discussi in pochissimo tempo e rimanevano come cristallizzati negli anni.
A partire dagli anni 1982-1983 si è cominciato a ragionarci sopra maggiormente. Sono contento anche della dichiarazione,.nonostante abbia espresso voto contrario, del Consigliere Avondo quando, se ho interpretato bene, il voto contrario lo pone in funzione di stimolo. Questo è positivo.
Bisogna cioè partire dalle considerazioni che ci vedono convergenti su giudizi quasi uguali, per quanto riguarda la realtà effettuale dell'agricoltura odierna e delle persone che vi si dedicano; penso che da li si possa accelerare, non dico partire, perché ritengo si sia già partiti verso questa direzione proprio con l'intervento e con la partecipazione di tutte le forze.
La stessa ipotesi fatta dal Consigliere Avondo e ripresa da Staglian dell'eventualità di un intervento diretto della Regione nella formazione professionale in campo agricolo è un argomento da esaminare, soprattutto se si va verso un superato concetto di formazione professionale.
Di fronte al trasmutarsi della società in generale ma della stessa tecnica agricola (c'era il Consigliere Penasso favorevolmente impressionato da quello che diceva il Consigliere Tapparo, perché lo sente come problema della sua vita) si profila l'esigenza di vedere se si deve produrre e fin dove, se devono esserci delle diversificazioni, se la scienza e in quali termini può e deve intervenire nella produzione e, prima, sulla formazione professionale.
Ecco, allora, l'esigenza del collegamento, richiamato da tutti, tra l'insegnamento della tecnica agricola, che ha delle proprie strutture (CATA, ecc.) e l'Assessorato all'agricoltura. Ora vedo meglio anche l'ipotesi che era stata avanzata dal Consigliere Fracchia la volta scorsa (che non mi trovava d'accordo) che le Commissioni III e VI esaminino insieme i corsi di formazione professionale. Questa ipotesi non mi vedeva d'accordo e ripeto quello che già dissi, e cioè che tutti gli argomenti hanno delle interconnessioni tra le varie Commissioni, quindi su tutti gli argomenti si dovrebbe discutere in tre, quattro, cinque Commissioni insieme. Però concordo che l'Assessore all'agricoltura e l'Assessore alla formazione professionale facciano un discorso unico su questi temi.
Proprio sul mutare, sui cambiamenti che avvengono nell'espressione del lavoro ritengo sia giusto confrontarci non soltanto tra di noi anche sulle valutazioni dei risultati. Riconosco che c'è ancora parecchio cammino da fare. In sostanza, quali sono i risultati? Allargo il campo a tutta la formazione professionale, ad una visione valutativa di tutto quello che avviene nel settore della formazione professionale.
C'è stata un'interessante ricerca in cui abbiamo visto necessità di disaggregare i dati da permettere un controllo là dove ci sono elementi producenti e là dove invece ci sono elementi di remora, di freno o di valutazione diversa o di sviamento dall'obiettivo generale.
Sorge il discorso della selezione degli interventi che abbiano efficacia, ma l'efficacia di una scelta può essere giudicata solo a posteriori, mai a priori, prima cioè dell'esperienza stessa.
Mancano effettivamente alcuni dati di supporto alla nostra conoscenza se la vediamo in un'ottica di maggior concretezza e di maggior accostamento alla realtà agricola. Evidentemente l'Assessorato ha bisogno di maggiori strutture essendo, per gli scopi che ci prefiggiamo, inimmaginabile un piccolo ufficio con un paio di funzionari che vi si dedicano. Infine ci deve unire la convergenza e la consapevolezza di tutto il Consiglio regionale, per giungere a concepire e ad attuare in modo nuovo la formazione professionale.
Questo sforzo di cambiamento che va affinandosi si dovrebbe concretizzare in un collegamento tra la formazione professionale e l'assistenza tecnica, sia sul fronte strutturale sia in funzione delle mete e degli obiettivi che ognuno ha il diritto e il dovere di proporre sulla gestione dello sviluppo della società, dei mutamenti che la società ha in tutti i campi ed in particolare in quello agricolo di cui stiamo trattando.
E' indispensabile giungere a raffinare i vari corsi e intravedervi un possibile sblocco affinché la formazione professionale diventi veramente un supporto dell'attività agricola. E' da accogliere, ritengo, l'idea di fare intervenire non soltanto i vecchi agricoltori, ricchi di esperienza accumulata negli anni, ma anche i giovani agricoltori con formazione acquisita sul campo in termini concreti, perché siano maestri, perch possano trasmettere agli altri la loro esperienza nel formare altri chiamati al lavoro dei campi. E' anche un dovere di solidarietà.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dalla Giunta regionale che recita: dopo il primo comma del dispositivo che termina con le parole: "L.
1.854.245.500" aggiungere il seguente nuovo comma: "di approvare inoltre l'adeguamento del parametro ora - corso per allievo previsto dall'art. 8 della convenzione - quadro approvata dal Consiglio regionale in data 21/9/1982 con deliberazione n. 328, da L. 3.300 a L.
3.500".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 23 voti favorevoli, 11 contrari e 2 astensioni.
Pongo ora in votazione la deliberazione così modificata il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 24 voti favorevoli, 11 contrari e 2 astensioni.
Pongo in votazione l'immediata esecutorietà di tale deliberazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'immediata esecutorietà è approvata con 31 voti favorevoli e 6 astensioni.


Argomento: Cave e torbiere

Comunicazioni della Giunta regionale sulle cave e sull'attività estrattiva lungo l'asse fluviale del Po


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, il Consigliere Bontempi chiede che la Giunta informi il Consiglio in ordine alle iniziative inerenti le cave.
La parola all'Assessore Sartoris.
SARTORIS, Assessore alle cave e torbiere Devo dire che apprezzo moltissimo la richiesta di una comunicazione in aula sul delicatissimo problema delle cave per quanto attiene nello specifico l'attività estrattiva lungo l'asta fluviale del Po.
La Commissione tecnica presieduta dall'Assessore alle cave e torbiere sta lavorando intorno ad un'ipotesi di piano stralcio che riguarda l'asta fluviale del Po e l'attività estrattiva. I lavori della Commissione sono di approfondimento tecnico sulla scorta di dati presentati dall'Assessorato alle cave alla Commissione stessa; l'Assessorato ha confrontato quei dati con l'Assessorato alla pianificazione territoriale e con coloro che si occupano, nell'ambito dell'Assessorato alla pianificazione territoriale dei parchi.
Assicuro che la Commissione sta approfondendo il tema per cercare di sviscerare e di far emergere osservazioni e anche considerazioni di carattere tecnico sulle quali sarà necessario soffermarsi successivamente.
L'iniziativa dell'Assessorato è conseguente ad una situazione che si sta verificando ormai da parecchi anni. Le autorizzazioni per l'attività estrattiva lungo l'asta fluviale del Po sono oggetto di atti amministrativi che si sono andati rinnovando di volta in volta senza uno specifico approfondimento, ma con il parere sempre favorevole della Commissione tecnico-consultiva funzionante presso l'Assessorato alle cave.
Il sottoscritto ha ritenuto di dovere interrompere questa prassi perch le conseguenze che ne potrebbero derivare sono facilmente intuibili.
L'autorizzazione continua all'estrazione senza minimamente soffermarsi a valutare le conseguenze che potrebbero derivare da questo comportamento credo debba essere oggetto di una valutazione più attenta.
Questo è lo scopo del documento che l'Assessorato alle cave ha presentato alla Commissione consultiva; la Commissione non potrà in tempi brevi assumere delle determinazioni perché sta lavorando attorno ai dati.
Sono disponibile a presentare una comunicazione scritta che illustri anche in senso cronologico gli atteggiamenti dell'Assessorato dall'Amministrazione precedente ad oggi, quindi sarà possibile al Consiglio e alle forze politiche che lo compongono esprimersi. La Giunta seguirà la volontà del Consiglio.
Se i lavori del Consiglio lo consentiranno già il giorno 18 dicembre potrò presentare una comunicazione scritta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Mi dichiaro soddisfatto dell'impegno testé assunto che politicamente è quanto a noi interessa, vale a dire, nel momento in cui si passa ad un piano stralcio riguardante un'area oggetto di particolari cautele e nel momento in cui si definiscono indirizzi e conseguenze operative, è doveroso un confronto serrato sulle proposte dell'Assessore. Sarebbe comunque opportuno, se così si convenisse, di avere un'informazione sui dati costitutivi del piano nelle Commissioni, in quanto per gli aspetti di programmazione e pianificazione settoriale quindi anche delle cave è competente la II Commissione mentre per gli aspetti di merito di settore è competente la IV Commissione. Quindi si potrebbero convenire i modi per arrivare alla discussione in Consiglio.
Mi pare importante l'impegno assunto dall'Assessore di continuare nel lavoro tecnico di approfondimento nella sede consultiva, senza per addivenire ad una pronuncia della Commissione. A quel punto parrebbe giusto che l'Assessore facesse collocare, a valle del lavoro di verifica e di confronto sui dati essenziali e fondamentali, il confronto in Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
ALA Sono firmatario con il Gruppo comunista della stessa interpellanza e ringrazio l'Assessore per la tempestività della sua comunicazione e per l'impegno a presentare un'ulteriore comunicazione scritta per la prossima settimana. Apprezzo anche la consapevolezza della rilevanza di questo piano stralcio rispetto al territorio piemontese.
Le mie preoccupazioni nascevano dal collegamento del piano delle cave alla recente proposta di modifica della legge regionale presentata dalla Giunta che sotto certi aspetti pareva quasi anticipata da questo piano cave, il quale interferisce pesantemente con le altre leggi regionali quali la legge dei parchi e con le materie che costituiscono il campo di applicazione della legge n. 431/85.
Per questo motivo a me pareva necessaria una pausa dell'iter di approvazione del piano per permetterne la discussione nelle competenti Commissioni consiliari.
Ad una mia lettera risalente ad oltre un mese fa, in cui chiedevo di conoscere qual era la posizione dell'Assessore in merito al passaggio nelle Commissioni competenti del piano cave, egli accolse favorevolmente la mia proposta.
Chiedo se con la prossima comunicazione, che attendo con interesse potrà essere possibile mettere a disposizione dei Capigruppo e dei membri della Commissione un'informazione dettagliata, magari in anticipo, sul piano stralcio per poterlo esaminare e studiare. E' evidente che le mie informazioni, come quelle del Capogruppo comunista, passano attraverso i nostri rappresentanti all'interno della Commissione, però, visto che il Regolamento e lo Statuto lo prevedono, sarebbe opportuno che i Consiglieri fossero informati direttamente sul piano e non solo attraverso mediazioni della stampa (perché si corre anche il rischio di ingigantirlo o di ridimensionarlo, comunque di non cogliere esattamente lo sforzo che sta facendo l'Assessorato). Per esempio, occorre senz'altro una razionalizzazione delle autorizzazioni. La valutazione dell'impatto complessivo dell'attività di escavazione in quella zona è senza dubbio un fatto positivo.


Argomento: Nomine

Nomine


PRESIDENTE

In merito al punto 8) dell'o.d.g. procediamo con le seguenti "Nomine".
IRES - Collegio dei Revisori dei Conti - Nomina di un membro supplente in sostituzione di Luigi Bosco dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Nicola Montanaro.
Centro Piemontese di Studi Africani (CSPA) - Del. C.R. n. 386 del 27/l/1983 - Consiglio di amministrazione. Nomina di un membro in sostituzione di Franco Ricca dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Alberto Antoniotto.
Consorzio IACP (art. 10 Statuto) - Collegio sindacale. Nomina di un Sindaco supplente in sostituzione di Filippo Iannelli dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Aurelio Bertoldo.
Comitato di Controllo sugli Atti delle Province (art. 55 legge 10/2/1953 n. 62 e art. 13 legge 26/4/1982, n. 181). Nomina di un membro supplente in sostituzione di Attilio Sabbadini dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giorgio Canavesio (esperto in discipline amministrative).
CO.RE.CO. di Mondovì (L.R. 10/5/1973, n. 10). Nomina di un membro effettivo in sostituzione di Vincenzo Pennuzzi a seguito della mancata accettazione della carica.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Franco Comino.
Commissione consultiva per i mercati all'ingrosso (art. 9 L.R. n. 62/79) Sezione prodotti alimentari. Nomina di cinque esperti.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Carlo Savorè, Giuseppe Bucci, Luisa Bianco, Claudio Sandri e Lorenzo Geya.
Commissione consultiva per i mercati all'ingrosso (art. 9 L.R. n. 62/79) Sezione bestiame. Nomina di cinque esperti.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Ernesto Casasso, Pio Pironti, Guglielmo Travasino, Bruno Giustetto e Giovanni Pietro Nani.
Centro di Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino per il Medio Oriente e l'Asia (art. 7 Statuto relativo) Consiglio di amministrazione. Nomina di un rappresentante.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Pier Giorgio Raffino.
Comitato tecnico - consultivo per interventi in materia di risparmio energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili di energia (art. 5 L.R.
23/3/1984, n. 19). Nomina di quattro esperti nel settore del risparmio energetico.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Mario Fantozzi, Francesco Musio, Evasio Lavagno e Giuseppe Colombati.
Commissione per la sistemazione idraulica e forestale (art. 8 L.R.
19/11/1975, n. 54). Nomina di cinque esperti nelle discipline di ingegneria idraulica, scienze geologiche e scienze forestali.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Piero Palumbo (esperto in ingegneria idraulica), Alberto Baridon (esperto in scienze forestali), Paolo Leporati, Enrico Franceri (esperti in scienze geologiche) e Francesco Lasala (esperto in ingegneria idraulica).
Scuola di Amministrazione Aziendale (art. 27 Statuto Università R.D.
30/9/1932, n. 2102) - Consiglio direttivo. Nomina di un rappresentante.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Andrea Mignone.
Commissione per il diritto allo studio nell'ambito universitario (art. 9 L.R. 17%12/1980, n. 84). Nomina di due membri.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Mauro Marino e Giovanni Risso.
Comitato tecnico - scientifico del Museo Civico di Biella (art. 5 Statuto relativo). Nomina di un rappresentante.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Gaspare Masserano.
Commissione tecnico - consultiva di cui all'art. 17 del D.P.C.M.
10/2/1984 (Del. C.R. 12/6/1986, n. 177-8639). Nomina di quattro esperti nel settore delle analisi chimico - cliniche di cui uno universitario e tre aventi accertata pratica professionale nel servizio sanitario nazionale in possesso di specializzazione o docenza in anatomia e istologia patologica patologica speciale medica, microbiologia chimica e microscopia clinica.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Federico Levis (esperto in anatomia e istologia patologica), Giorgio Pagano (esperto in patologia speciale medica), Camillo Rosso e Giorgio Papotti (esperti in microbiologia).
Società del quartetto di Vercelli (art. 22, lett. f, del nuovo Statuto).
Nomina di un rappresentante.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giorgio Ferrari.
Comitato di Controllo sugli Atti degli Enti locali - Sezione decentrata di Torino (art. 56 legge 10/2/1953, n. 62 e L.R. 12/8/1976, n. 42). Nomina di un membro effettivo in sostituzione di Fedele Lombardo dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Oreste Calliano (esperto in discipline amministrative).
Scuola di formazione per dipendenti pubblici coinvolti in processi di informatizzazione (Del. Consiglio provinciale n. 206 del 27/7/1983) Comitato scientifico. Nomina di un rappresentante.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletta la signora Olimpia Gambino.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 176: "Seconda sottoscrizione di nuove azioni della SACE-S.p.A." (rinvio)


PRESIDENTE

In merito al punto 6) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 176: "Seconda sottoscrizione di nuove azioni della SACE S.p.A" chiede di parlare il Vicepresidente della Giunta Vetrino. Ne ha facoltà.
VETRINO, Vicepresidente della Giunta regionale Prima di avventurarci in una discussione che potrebbe non avere sbocchi concreti vorrei porre una questione relativa all'articolo finanziario.
Questo d.d.l. è stato presentato al Consiglio il 20 ottobre, ha comportato un esame molto accurato da parte della competente Commissione consiliare in quanto si è reso necessario acquisire delle documentazioni molto articolate.
Per questa motivazione non è stato possibile arrivare all'approvazione da parte del Consiglio del suddetto d.d.l. entro il mese di novembre, che è notoriamente il termine massimo entro il quale è possibile introdurre una modificazione al bilancio di previsione. La Giunta sarebbe costretta a presentare un emendamento sostitutivo all'art. 2, così come viene presentato e così com'è votato dalle due Commissioni competenti. Al di là del fatto che il nostro Statuto prevede che ogni articolo che va ad interessare la situazione finanziaria deve comunque passare al vaglio della Commissione competente, quindi non può essere presentato come emendamento in aula, si potrebbe trovare una soluzione. Credo però che questo non sia possibile in questo momento, perché non è ancora approvato l'esercizio provvisorio.
Soltanto ove avessimo approvato l'esercizio provvisorio potremmo procedere ad inserire un articolo finanziario in questo d.d.l. che sia coerente con la volontà espressa di dotare questa società del finanziamento necessario per poter successivamente sottoscrivere le azioni.
Tutto questo indipendentemente dal merito della discussione che faremo al momento opportuno.
La mia proposta, dopo aver parlato con il Presidente della Commissione è di rimandare l'argomento alla I Commissione, che comunque oggi dovrebbe esprimersi preventivamente alla discussione dell'aula.



PRESIDENTE

La proposta del Vicepresidente Vetrino è di rinviare in Commissione il d.d.l. n. 176 e di riesaminare anche tutto il lato finanziario ad esso collegato.
La parola al Consigliere Petrini.
PETRINI Dato che questo d.d.l. è giacente dal 20 ottobre, chiedo che vada in I Commissione al più presto e sia iscritto all'o.d.g. del Consiglio regionale dopo l'approvazione dell'esercizio provvisorio, anche se personalmente non sono d'accordo su questo rinvio, in quanto mettiamo questa società di fronte al fatto, visto che deve pur agire per potenziare questa struttura di non poter operare mentre gli altri enti partecipanti, in maggioranza enti pubblici, hanno pur sottoscritto regolarmente quanto dovevano sottoscrivere.
Comunque, pregherei la Presidenza di iscrivere la legge subito dopo l'esercizio provvisorio e nel frattempo di far esaminare con urgenza l'articolo finanziario dalla I Commissione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Il Presidente della I Commissione, anche a nome del Gruppo, dovrebbe fare una considerazione sul meccanismo finanziario suggerito dalla Giunta.
Desidero però far presente che aderiamo alla richiesta di ritorno in Commissione per lo specifico incombente relativo all'art. 2.
Sappiamo che su questo d.d.l. esistono due relazioni, quella di maggioranza e quella molto interessante di minoranza nella misura in cui porta degli argomenti che meriteranno l'attenzione e magari una risposta da parte della Giunta e del Consiglio; non vorremmo che il rinvio fosse interpretato come uno strumento e un tempo destinato all'esame delle obiezioni che ormai sono congelate e formalizzate in termini di relazione di minoranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.
SANTONI Signor Presidente, ho qualche perplessità di ordine strettamente personale che, mantenendo così quell'articolo finanziario, cioè l'individuazione dei capitoli, lo stralcio e lo storno da altri capitoli sia sufficiente l'approvazione della legge dell'esercizio provvisorio. Se ci mettiamo in quest'ottica dovremmo aspettare l'approvazione del bilancio vero e proprio. L'esercizio provvisorio non ci autorizza a prevedere fuori dal documento complessivo di bilancio uno stanziamento già specifico su un capitolo specifico e lo storno da un altro capitolo.
A mio modesto parere, oggi senza il documento di bilancio, sarebbe preferibile un articolo finanziario che rimandasse alla legge di bilancio l'individuazione della copertura finanziaria, piuttosto che andarci a impegolare in una individuazione di copertura finanziaria su un esercizio provvisorio e su un bilancio che ancora non c'è. La Giunta valuti questa proposta.



PRESIDENTE

Il d.d.l. n. 176 ritorna pertanto, alla I Commissione.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, dovremmo passare ad alcuni adempimenti inerenti l'utilizzo e la fruizione dei parchi naturali.
Chiedo di approvare l'iscrizione all'o.d.g. dei progetti di legge nn. 138 142, 143, 144, 145 e 147.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.
La parola al Consigliere Ferro.
FERRO Se il Regolamento lo consente, chiederei che i progetti di legge nn.
142 e 143 vengano rinviati in Commissione per un approfondimento sulle norme che riguardano la raccolta dei funghi, che non sono rispettose della" legge n. 32 e che sono più restrittive di una legge già di per se restrittiva.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo liberale darà voto favorevole a questi provvedimenti, ma non può non segnalare in aula una preoccupazione e una constatazione. Non stiamo andando verso una fruizione intelligente e moderna del territorio, ma verso l'esasperazione del vincolismo lasciato al provincialismo più becero.
In Commissione ho sentito le considerazioni sugli arrampicatori che disturberebbero le aquile... Le aquile non sono imbalsamate, quindi è più facile che siano le aquile a disturbare gli arrampicatori.
Sono gli amministratori del parco a fare considerazioni di questo tipo.
Ho l'impressione che esasperazioni localistiche e corporative portino a grandi inconvenienti sul piano dei rapporti tra le persone, ma soprattutto portino allo svuotamento della politica dei parchi naturali.
Le norme che andiamo ad approvare debbono essere considerate in una riflessione generale rispetto alla politica dei parchi naturali che, se non è fallimentare, certamente non è positiva.
Siamo abituati a ragionare con una terminologia impropria: bisognerebbe sostituire il termine parco con un altro. Tutti ritengono che il parco sia un'area di tutela esasperata, ma non è così! Il parco naturale in termini regionali, secondo la legge del liberale Zanone, è un'area che ha particolare vocazione per essere recuperata ad una fruizione compatibile tra l'uomo e l'ambiente. Questa filosofia va recuperata, quindi deve essere sottratta a slabbrature non accettabili. Per farlo bisognerà riflettere e ritengo che la Giunta sia il soggetto più titolato a fare una riflessione non soltanto i Gruppi che potrebbero essere portati fuori strada da qualche esasperazione dettata da esperienze personali.
L'ex Assessore Rivalta nella passata legislatura disse: "Abbiamo fatto i parchi, adesso bisogna fare la cultura dei parchi".
Quando leggo nell'indice che ci sono norme sulla "fotografia nei parchi" incomincio a pensare che non ci siamo più! Quindi, nel confermare il nostro voto favorevole, chiedo alla collega signora Bianca Vetrino, per me il termine "signora" si continuerà ad usare se poi qualcuno lo rifiuta sono affari suoi; non vorrei che un giorno o l'altro qualcuno mi dicesse che io non posso essere chiamato avvocato...
CERNETTI Il termine Consigliere va benissimo, signora no! MARCHINI Ognuno è libero di pensarla come crede, non mi offenderei se mi chiamassero avvocato.
CERNETTI Non contesto il termine avvocato, ma il termine signor Marchini.
MARCHINI Lo scherzo che si potrebbe fare a me e al collega Santoni è quello di chiamarci Consiglieri in Tribunale, al che i colleghi si piegherebbero tutti a novanta gradi pensando che stia passando un Consigliere della Magistratura.
Invito la collega, signora Bianca Vetrino, a voler riflettere sulla nostra osservazione. Pensiamo che questa legislatura, così come abbiamo detto per la formazione professionale, abbia maturato condizioni per un forte rilancio della politica dei parchi, recuperando però la filosofia vecchia che è un modo per rendere più fruibile il territorio a condizioni di maggior garanzia per lo stesso, non alla condizione della chiusura del territorio rispetto alla fruizione.



PRESIDENTE

I progetti di legge nn. 142 e 143 vengono rinviati in Commissione.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 138: "Norme per l'utilizzo e la fruizione del Parco naturale dell'Argentera"


PRESIDENTE

Esaminiamo pertanto il progetto di legge n. 138: "Norme per l'utilizzo e la fruizione del Parco naturale dell'Argentera".
Non essendovi interventi passiamo alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 (Finalità) "La presente legge disciplina le modalità di utilizzo e di fruizione del Parco naturale dell'Argentera, istituito con la legge regionale 30/5/1980 n. 65".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Circolazione con mezzi motorizzati) "Su tutto il territorio del Parco è fatto divieto di compiere percorsi fuori strada con mezzi motorizzati, ivi compresi quelli dotati di cingoli e percorrere strade precluse al traffico, fatti salvi i mezzi dei privati impiegati nei lavori agricoli e selvicolturali, nelle sistemazioni ed opere idrauliche e forestali, nelle operazioni di pronto intervento ed antincendio ed i mezzi delle pubbliche amministrazioni.
Le violazioni alla norma di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Abbandono piccoli rifiuti) "E' vietato l'abbandono, anche temporaneo, di piccoli rifiuti derivanti dal consumo di pasti e/o bevande e da pic-nic.
Le violazioni alla norma di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 5.000 a L. 50.000.
La sanzione di cui al comma precedente è raddoppiata qualora, su invito dell'agente verbalizzante, il trasgressore non provveda alla rimozione dei rifiuti".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (Lavaggio di stoviglie e di automezzi) "E' vietato provvedere al lavaggio di stoviglie nelle acque di sorgenti e negli specchi di acqua ferma.
E' altresì vietato provvedere al lavaggio di automezzi lungo i corsi d'acqua; presso le sorgenti, le cascate, i laghi e gli specchi di acqua ferma.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 5.000 a L. 50.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 (Accensione di fuochi) "L'accensione di fuochi è vietata in qualsiasi periodo dell'anno.
Nelle aree attrezzate appositamente individuate e segnalate dall'Ente Parco è ammesso l'uso di fornelli da campo e di barbecue.
Le violazioni alla norma di cui al primo comma del presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 20.000 a L. 200.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 (Abbruciamenti) "L'abbruciamento delle ristoppie e di altri residui vegetali è consentito unicamente quando la distanza dai boschi superi i 100 metri, fatte salve le prescrizioni di massima e di polizia forestale, e a condizione che il luogo dove avviene l'abbruciamento sia stato circoscritto ed isolato con mezzi efficaci ad arrestare il fuoco e solamente nei periodi di elevata umidità atmosferica ed in assenza di vento.
Durante l'abbruciamento è fatto obbligo agli interessati di essere presenti fino a totale esaurimento della combustione con personale sufficiente e dotato di mezzi idonei al controllo ed all'eventuale spegnimento delle fiamme.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 50.000 a L. 500.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Raccolta della flora spontanea) "La raccolta, l'asportazione, il danneggiamento o la detenzione di parti della flora erbacea ed arbustiva sono regolati dalla legge regionale 2/11/1982, n. 32.
Sono fatte salve le normali operazioni connesse alle attività agricole e selvicolturali.
Le violazioni alla norma di cui al primo comma del presente articolo comportano le sanzioni previste all'art. 38, sub g), della legge medesima così come sostituito dall'art. 3 della legge regionale 21/6/1984, n. 29 pari a L. 20.000 più L. 5.000 per ogni esemplare raccolto, qualora trattasi di specie a protezione assoluta, e da L. 5.000 a L. 50.000 nel caso delle altre specie.
Ai soli fini della vigilanza il Presidente della Comunità montana dà comunicazione alla Direzione del Parco delle autorizzazioni rilasciate ai sensi dell'art. 17 della legge regionale 2/11/1982, n. 32, per la raccolta delle piante officinali spontanee".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 (Raccolta di funghi) "La raccolta, l'asportazione, il danneggiamento o la detenzione dei funghi epigei, anche non commestibili, sono regolati dalla legge regionale 2/11/1982, n. 32.
Le violazioni alla norma di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa di L. 10.000 più L. 3.000 per ogni esemplare eccedente la quantità consentita, così come previsto all'art. 38, sub l), della legge regionale 2/11/1982, n. 32, così come sostituito dall'art. 3 della legge regionale 21/6/1984, n. 29.
Ai soli fini della vigilanza il Presidente della Comunità montana dà comunicazione alla Direzione del Parco dei tesserini per la raccolta dei funghi rilasciati ai sensi dell'art. 22 della legge regionale 2/11/1982, n.
32".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Art. 9 (Raccolta dei prodotti del sottobosco) "La raccolta, l'asportazione, il danneggiamento o la detenzione di qualsiasi prodotto del sottobosco sono regolati dalla legge regionale 2/11/1982, n. 32.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa di L. 10.000 più L. 3.000 per ogni esemplare eccedente la quantità consentita, così come previsto dall'art. 38, sub l), della legge regionale 2/11/1982, n. 32, così come sostituito dall'art. 3 della legge regionale 21/6/1984, n. 29.
Per i residenti, per i quali la raccolta costituisca fonte di lavoro stagionale o di reddito, sono rilasciate autorizzazioni in deroga a norma dell'art. 32 della legge regionale 2/11/1982, n. 32: il Presidente della Comunità montana, ai soli fini della vigilanza, dà comunicazione alla Direzione del Parco delle autorizzazioni in deroga rilasciate".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Art. 10 (Raccolta di anfibi e molluschi) "La raccolta, l'asportazione e l'uccisione volontaria di qualsiasi specie di molluschi e di anfibi sono sempre vietate.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000 per ogni esemplare".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
Art. 11 (Raccolta degli insetti) "La cattura, l'asportazione o l'uccisione volontaria o per caso di necessità di insetti di qualsiasi ordine e specie sono sempre vietate.
Sono fatte salve le normali operazioni connesse alle attività agricole e selvicolturali, nonché l'applicazione delle norme di polizia sanitaria fitopatologica, veterinaria, igienica e forestale.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
Art. 12 (Introduzione di cani) "L'introduzione di cani di qualsiasi razza, anche al guinzaglio, è vietata: sono esclusi dalla norma di cui al presente comma i centri abitati, le strade comunali e provinciali e le aree individuate e segnalate appositamente dall'Ente Parco.
Lungo le strade comunali e provinciali e nelle aree individuate e segnalate appositamente dall'Ente Parco i cani devono comunque essere tenuti al guinzaglio.
Sono esclusi dal divieto di cui al primo comma i cani al seguito delle mandrie e delle greggi autorizzate al pascolo ovvero i cani utilizzati per attività agro - silvo - pastorali, nonché i cani da valanga e da fiuto utilizzati per operazioni di soccorso.
I cani utilizzati per il controllo delle mandrie e delle greggi e per le attività agro - silvo - pastorali debbono essere sempre sotto il controllo diretto dell'operatore agricolo - forestale o del pastore.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
Art. 13 (Disturbo della quiete e degli habitat naturali) "L'uso di apparecchi radio e televisivi, nonché giradischi, mangianastri e simili, al di fuori delle aree attrezzate individuate e segnalate dall'Ente Parco, è vietato.
Nelle aree attrezzate l'uso dei citati apparecchi deve comunque avvenire in modo da non arrecare disturbo alla quiete dell'ambiente naturale e alla vita degli animali.
E' sempre consentito l'uso degli apparecchi impiegati in servizi di vigilanza e soccorso e quelli ubicati presso le abitazioni private.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'art. 13 è approvato.
Art. 14 (Attività fotografica) "Nei periodi riproduttivi della fauna del Parco è vietata l'attività fotografica, sia professionale, sia amatoriale, quando tale attività arrechi disturbo ed oggettivo pericolo nei confronti delle attività riproduttive e di nidificazione: l'Ente Parco è tenuto a dare pubblicità attraverso apposite tabelle, ai periodi in cui è vietata l'attività fotografica, suddividendo gli stessi per ogni specie animale interessata.
Nel caso di deroga alla norma di cui al comma precedente, a norma del successivo art. 17, l'attività fotografica deve svolgersi nei modi e nei luoghi appositamente predisposti indicati dall'Ente Parco.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'art. 14 è approvato.
Art. 15 (Introduzione di armi) "L'introduzione, il porto o il trasporto di armi da sparo e ad aria compressa, sia lunghe, sia corte, nonché di archi e balestre, è consentito purché tali armi siano scariche, smontate e riposte in custodia. Dal rispetto delle norme di cui al presente comma sono esentati, limitatamente alle armi di ordinanza, gli addetti alla vigilanza dipendenti da pubbliche amministrazioni e gli ufficiali e gli agenti di Pubblica Sicurezza: sono inoltre esentati gli abbattitori autorizzati a norma di legge all'effettuazione di abbattimenti selettivi approvati ai sensi della legge regionale 20/10/1977, n. 50.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'art. 15 è approvato.
Art. 16 (Divieti temporanei di accesso) "L'Ente Parco può temporaneamente impedire l'accesso a particolari e limitate zone a fini selvicolturali e/o faunistici: tali zone sono opportunamente indicate con apposite tabelle.
L'accesso in violazione alla norma di cui al presente articolo comporta l'applicazione della sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'art. 16 è approvato.
Art. 17 (Deroghe) "L'Ente Parco può sempre concedere deroghe alle norme previste dalla presente legge per fini scientifici, didattici e di studio, purché non contrastino con disposizioni legislative dello Stato o della Regione ovvero siano di competenza di altri organi o autorità. Le deroghe sono specifiche nominative e a termine.
Le autorizzazioni in deroga dovranno essere esibite, a richiesta, al personale preposto alla vigilanza.
Il personale dell'Ente Parco può agire in deroga a quanto disposto dal presente Regolamento, secondo le indicazioni e i programmi del Consiglio direttivo".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'art. 17 è approvato.
Art. 18 (Vigilanza) "La vigilanza sull'osservanza della presente legge e l'accertamento delle relative violazioni sono affidati al personale di vigilanza dell'Ente Parco e ai soggetti di cui all'art. 11 della legge regionale 30/5/1980, n. 65 previa convenzione con gli Enti di appartenenza, nonché agli ufficiali ed agenti di Pubblica Sicurezza".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'art. 18 è approvato.
Art. 19 (Procedure) "Per l'accertamento delle violazioni e l'applicazione delle sanzioni previste dalla presente legge si applicano le norme di cui alla legge regionale 2/3/1984, n. 15.
Le somme riscosse ai sensi della presente legge saranno introitate nel bilancio della Regione ed iscritte al capitolo 2230 dello stato di previsione delle entrate di bilancio per l'anno 1986 e ai corrispondenti capitoli dei bilanci successivi".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 32 Consiglieri L'art. 19 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 144: "Norme per l'utilizzo e la fruizione del Parco naturale ed area attrezzata del Sacro Monte di Crea"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 144: "Norme per l'utilizzo e la fruizione del Parco naturale ed area attrezzata del Sacro Monte di Crea".
Non essendovi interventi possiamo passare alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 (Finalità) "La presente legge disciplina le modalità di utilizzo e di fruizione del Parco naturale ed area attrezzata del Sacro Monte di Crea, istituito con la legge regionale 28/1/1980,.n. 5".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Orario di accesso e di fruizione del parco e dell'area attrezzata) "L'Ente Parco disciplina l'accesso e la fruizione secondo un orario giornaliero che può variare nella stagione estiva e invernale: tale orario è indicato con apposite tabelle.
L'accesso in violazione alla norma di cui al presente articolo comporta la sanzione amministrativa da L. 10.000 a L. 100.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Circolazione con mezzi motorizzati) "L'accesso e la circolazione con mezzi motorizzati, al di fuori dei percorsi appositamente individuati e segnalati dall'Ente Parco per il raggiungimento dei parcheggi, è vietato.
Sono esclusi dal divieto di cui al precedente comma: a) i mezzi di proprietà delle pubbliche amministrazioni b) i mezzi dei privati impiegati nei lavori agricoli e selvicolturali nelle sistemazioni di opere idrauliche e forestali, nelle operazioni di pronto intervento ed antincendio c) i mezzi muniti di contrassegno rilasciato dall'Ente Parco: tale contrassegno non può essere rilasciato per periodi di validità superiori ai 60 giorni e deve essere rilasciato soltanto per comprovate e motivate necessità. Contrassegni permanenti possono essere rilasciati esclusivamente per comprovate necessità su percorsi limitati e obbligatori. Contrassegni a validità giornaliera possono essere rilasciati direttamente dalla Direzione del Parco.
L'accesso alla piazza del Santuario è consentito, esclusivamente per lo stretto tempo necessario per lo scarico e carico delle merci, ai residenti e ai fornitori degli esercizi commerciali.
Le violazioni delle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (Consumo dei pasti) "Il consumo dei pasti al di fuori delle aree appositamente attrezzate o indicate dall'Ente parco è vietato.
Le violazioni della norma di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 10.000 a L. 100.000" Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 (Abbandono piccoli rifiuti) "E' vietato l'abbandono, anche temporaneo, di piccoli rifiuti derivanti dal consumo di pasti e/o bevande e da pic-nic.
Ai fini della raccolta differenziata dei rifiuti solidi urbani, il deposito dei vetri deve essere,effettuato utilizzando gli appositi contenitori.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 5.000 a L. 50.000.
La sanzione di cui al comma precedente è raddoppiata qualora, su invito dell'agente verbalizzante, il trasgressore non provveda alla rimozione dei rifiuti".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 (Accensione di fuochi) "L'accensione di fuochi è vietata in qualsiasi periodo dell'anno.
Nelle aree di ristoro individuate e segnalate dall'Ente Parco è ammesso l'uso di fornelli da campo.
Le violazioni alla norma di cui al primo comma del presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 20.000 a L. 200.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Abbruciamenti) "L'abbruciamento delle ristoppie e di altri residui vegetali è consentito unicamente quando la distanza dai boschi superi i 100 metri, fatte salve le prescrizioni di massima "e di polizia forestale e a condizione che il luogo dove avviene l'abbruciamento sia stato circoscritto ed isolato con mezzi efficaci ad arrestare il fuoco e solamente nei periodi di elevata umidità atmosferica ed in assenza di vento.
Durante l'abbruciamento è fatto obbligo agli interessati di essere presenti fino a totale esaurimento della combustione con personale sufficiente e dotato di mezzi idonei al controllo ed all'eventuale spegnimento delle fiamme.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 50.000 a L. 500.000".
Si passi alla votazione.
(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 (Raccolta della flora spontanea) "La raccolta, l'asportazione, il danneggiamento o la detenzione di parti della flora erbacea ed arbustiva sono sempre vietati.
Sono fatte salve le normali operazioni connesse alle attività agricole e selvicolturali.
Le violazioni alle norme di cui al primo comma del presente articolo quando trattasi di flora erbacea ed arbustiva non compresa negli elenchi di cui all'art. 15 della legge regionale 2/11/1982, n. 32, comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000; qualora trattasi di flora erbacea ed arbustiva compresa negli elenchi di cui all'art. 15 della legge regionale 2/11/1982, n. 32, si applicano le sanzioni previste all'art. 38, sub g), della legge medesima, così come sostituito dall'art. 3 della legge regionale 21/6/1984, n. 29, pari a L. 20.000 più L. 5.000 per ogni esemplare raccolto".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Art. 9 (Raccolta di funghi) "La raccolta, l'asportazione, il danneggiamento o la detenzione di funghi anche non commestibili, sono sempre vietati.
E' fatto salvo, nell'area a valle del viale di circonvallazione del Sacro Monte, il diritto di uso civico di fungatico a favore delle comunità locali di Serralunga di Crea e di Ponzano Monferrato. Tale diritto deve essere esercitato nei modi, nei tempi e con i limiti di cui alla legge regionale 2/11/1982, n. 32.
Alle comunità locali di Serralunga di Crea e di Ponzano Monferrato è consentita altresì, nella sola area di cui al comma precedente, la raccolta dei tartufi secondo quanto stabilito dalla legge 17/7/1970, n. 568 e successive modificazioni.
Ai soli fini della vigilanza i Sindaci rilasciano, sotto la propria responsabilità, un tesserino gratuito, predisposto dall'Ente Parco, ai residenti appartenenti alle rispettive comunità; del rilascio di ogni tesserino deve essere data comunicazione alla Direzione del Parco.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000 per ogni esemplare" Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Art. 10 (Raccolta anfibi e molluschi) "La raccolta, l'asportazione e l'uccisione volontaria di qualsiasi specie di molluschi e di rane sono sempre vietate.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000 per ogni esemplare".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
Art. 11 (Raccolta dei prodotti del sottobosco) "La raccolta, l'asportazione, il danneggiamento o la detenzione di qualsiasi prodotto del sottobosco, ad eccezione della raccolta dei funghi epigei regolata dal precedente art. 9, sono sempre vietati.
Le violazioni di cui alle norme del presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
Art. 12 (Raccolta degli insetti) "La cattura, l'asportazione o l'uccisione volontaria o per caso di necessità di insetti di qualsiasi ordine e specie sono sempre vietate.
Sono fatte salve le normali operazioni connesse alle attività agricole e selvicolturali, nonché l'applicazione delle norme di polizia sanitaria fitopatologica, veterinaria, igienica e forestale.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
Art. 13 (Introduzione di cani) "E' consentita l'introduzione di cani di qualsiasi razza, purché al guinzaglio, nell'area attrezzata, nel viale di circonvallazione del Sacro Monte, nei sentieri costituenti l'itinerario di visita delle Cappelle.
E' consentito alle persone autorizzate alla raccolta dei tartufi l'uso del cane senza guinzaglio nelle sole aree e con le modalità specificate nel precedente art. 9.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 13 è approvato.
Art. 14 (Disturbo della quiete e degli habitat naturali) "L'uso di apparecchi radio e televisivi, nonché giradischi, mangianastri e simili, è vietato.
E' sempre consentito l'uso degli apparecchi impiegati in servizi di vigilanza e soccorso, quelli ubicati presso le abitazioni private e quelli utilizzati nel corso delle funzioni religiose e durante manifestazioni culturali, turistiche e ricreative autorizzate dall'Ente Parco.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 14 è approvato.
Art. 15 (Pascolo degli animali) "Il pascolo del bestiame di qualsiasi specie è vietato.
Le violazioni alla norma di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 4.000 a L. 40.000 per ogni capo di bestiame".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 15 è approvato.
Art. 16 (Attraversamento con mandrie di bestiame) "L'attraversamento con mandrie di bestiame di qualsiasi specie può avvenire unicamente su strade provinciali, comunali o vicinali e i conduttori debbono impedire sbandamenti dai quali possano derivare danni alla vegetazione e alle proprietà limitrofe o alle strade.
L'attraversamento deve avvenire nel più breve tempo possibile e comunque in giornata ed unicamente nelle ore diurne.
Le violazioni alle norma di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000 per ogni capo di bestiame".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 16 è approvato.
Art. 17 (Percorsi pedonali) "E' vietato, nell'area interna al viale di circonvallazione del Sacro Monte, uscire dai sentieri costituenti l'itinerario di visita alle Cappelle.
La violazione della norma di cui al presente articolo comporta la sanzione amministrativa da L. 5.000 a L. 50.000".
Si passi alla votazione.
(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 17 è approvato.
Art. 18 (Introduzione di armi) "L'introduzione, il porto o il trasporto di armi da sparo e ad aria compressa, sia lunghe, sia corte, anche scariche, sono vietati. Dal rispetto della norma sono esentati, limitatamente alle armi di ordinanza gli addetti alla vigilanza dipendenti da pubbliche amministrazioni e gli ufficiali e gli agenti di Pubblica Sicurezza.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 18 è approvato.
Art. 19 (Divieti temporanei di accesso) "L'Ente Parco può temporaneamente impedire l'accesso a particolari e limitate zone a fini selvicolturali e/o faunistici, in occasione di restauro delle Cappelle, di lavori di manutenzione delle strade e dei sentieri, di pericolo per i visitatori; tali zone sono opportunamente indicate con apposite tabelle.
L'accesso, in violazione alla norma di cui al presente articolo, comporta una sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri.
L'art. 19 è approvato.
Art. 20 (Sosta di mezzi motorizzati) "E' vietata la sosta dei mezzi motorizzati al di fuori degli appositi spazi.
L'Ente Parco può impedire l'accesso notturno ai parcheggi da parte dei mezzi motorizzati: tale divieto è indicato con apposite tabelle.
La violazione delle norme di cui al presente articolo comporta la sanzione amministrativa da L. 10.000 a L. 100.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 20 è approvato.
Art. 21 (Deroghe) "Il Consiglio direttivo dell'Ente Parco può sempre concedere deroghe alle norme previste dalla presente legge per fini scientifici, didattici e di studio, purché non contrastino con disposizioni legislative dello Stato o della Regione ove siano di competenza di altri organi o autorità. Le deroghe sono specifiche, nominative e a termine.
Le autorizzazioni in deroga dovranno essere esibite, a richiesta, al personale preposto alla vigilanza.
Il personale dell'Ente Parco può agire in deroga a quanto disposto dalla presente legge, secondo le indicazioni e i programmi del Consiglio direttivo".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 21 è approvato.
Art. 22 (Vigilanza) "La vigilanza sull'osservanza della presente legge e l'accertamento delle relative violazioni sono affidati al personale di vigilanza dell'Ente Parco e ai soggetti di cui all'art. 10 della legge regionale 28/l/1980, n. 5 previa convenzione con gli Enti di appartenenza, nonché agli ufficiali ed agenti di Pubblica Sicurezza".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 22 è approvato.
Art. 23 (Procedure) "Per l'accertamento delle violazioni e l'applicazione delle sanzioni previste dalla presente legge si applicano le norme di cui alla legge regionale 2/3/1984, n. 15.
Le somme riscosse ai sensi della presente legge saranno introitate nel bilancio della Regione ed iscritte al capitolo 2230 dello stato di previsione delle entrate di bilancio per l'anno 1986 e ai corrispondenti capitoli dei bilanci successivi".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'art. 23 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione presenti e votanti 40 hanno risposto SI 40 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 145: "Norme per l'utilizzo e la fruizione della Riserva naturale speciale del Bosco del Vaj"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 145: "Norme per l'utilizzo e la fruizione della Riserva naturale speciale del Bosco del Vaj".
Non essendovi interventi passiamo alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 (Finalità) "La presente legge disciplina le modalità di utilizzo e di fruizione della Riserva naturale speciale del Bosco del Vaj, istituita con la legge regionale 2/6/1978, n. 29".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Accesso alla Riserva naturale) "L'accesso dei visitatori alla Riserva naturale è libero e consentito tutti i giorni, senza limite di orario: la circolazione pedonale dei visitatori è consentita unicamente lungo la rete viabile e lungo i sentieri appositamente indicati, salvo che per la raccolta dei funghi e dei prodotti del sottobosco regolata dal successivo art. 6.
E' vietato l'ingresso e la circolazione di mezzi a motore, fatta eccezione per i mezzi di servizio, di soccorso e di vigilanza, per i mezzi necessari allo svolgimento delle attività agricole e per il raggiungimento delle abitazioni e dei fondi.
Le comitive organizzate e le scolaresche possono effettuare la visita della Riserva solo se accompagnati dal personale messo a disposizione dal Comune di Castagneto Po ed avente funzioni di vigilanza e di guida: a tal fine gli organizzatori delle visite debbono provvedere ad avvisare con giusto anticipo circa il giorno e l'ora della visita gli uffici del Comune di Castagneto Po.
Chiunque può effettuare all'interno della Riserva studi e ricerche di carattere scientifico, anche in deroga alla presente legge, previa comunicazione del programma di ricerca al Comune di Castagneto Po. Il Comune di Castagneto Po può negare, sentito il parere della Regione, il permesso di effettuare attività scientifiche e culturali qualora esse siano giudicate negative o incompatibili con le finalità istitutive della Riserva.
Le violazioni alle norme di cui al primo, secondo e quarto comma del presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L.
250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Abbandono piccoli rifiuti) "E' vietato l'abbandono, anche temporaneo, di piccoli rifiuti derivanti dal consumo di pasti e/o di bevande e da pic-nic.
Le violazioni alla norma di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 5.000 a L. 50.000.
La sanzione di cui al comma precedente è raddoppiata qualora, su invito dell'agente verbalizzante, il trasgressore non provveda alla rimozione, dei rifiuti".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (Accensione di fuochi) "L'accensione di fuochi è vietata in qualsiasi periodo dell'anno.
Le violazioni alla norma di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 20.000 a L. 200.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 (Abbruciamenti) "L'abbruciamento delle ristoppie e di altri residui vegetali è consentito unicamente quando la distanza dal bosco superi i 100 metri, fatte salve le prescrizioni di massima e di polizia forestale e a condizione che il luogo dove avviene l'abbruciamento sia stato circoscritto ed isolato con mezzi efficaci ad arrestare il fuoco e solamente nei periodi di elevata umidità atmosferica ed in assenza di vento.
Durante l'abbruciamento è fatto obbligo agli interessati di essere presenti fino a totale esaurimento della combustione con personale sufficiente e dotato di mezzi idonei al controllo e all'eventuale spegnimento delle fiamme.
Le violazioni alle norme di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 50.000 a L. 500.000".
Si passi alla votazione.
(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 (Raccolta dei funghi dei prodotti del sottobosco e della flora spontanea) "La raccolta dei funghi e dei prodotti del sottobosco è regolata in base alle norme di cui alla legge regionale 2/11/1982, n. 32.
La raccolta dei fiori è vietata così come l'asportazione, il danneggiamento, la detenzione di parti della flora erbacea ed arbustiva.
Sono fatte salve le normali operazioni connesse alle attività agricole e selvicolturali.
Le violazioni alla norma di cui al primo comma del presente articolo comportano le sanzioni previste dalla legge regionale 2/11/1982, n. 32 e successive modificazioni.
Le violazioni alle norme di cui al secondo comma del presente articolo quando trattasi di flora erbacea ed arbustiva non compresa negli elenchi di cui all'art. 15 della legge regionale 2/11/1982, n. 32, comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000; qualora trattasi di flora erbacea ed arbustiva compresa negli elenchi di cui all'art. 15 della legge regionale 2/11/1982, n. 32, si applicano le sanzioni previste dall'art. 38, sub g), della legge medesima, così come sostituito dall'art.
3 della legge regionale 21/6/1984, n. 29, pari a L. 20.000 più L. 5.000 per ogni esemplare raccolto".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Introduzione di cani) "E' consentita l'introduzione di cani di qualsiasi razza, purché al guinzaglio.
Le violazioni alla norma di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 (Disturbo alla quiete naturale "L'uso di apparecchi radio e televisivi, nonché giradischi, mangianastri e simili è vietato.
E' sempre consentito l'uso degli apparecchi impiegati in servizi di vigilanza e soccorso e quelli ubicati presso le abitazioni private Le violazioni alla norma di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Art. 9 (Deroghe) "Il Comune di Castagneto Po può sempre concedere deroghe alle norme previste dalla presente legge per fini scientifici, didattici, tecnici e connessi alle funzioni di vigilanza, purché non contrastino con disposizioni legislative dello Stato o della Regione ovvero siano di competenza di altri organi e autorità. Le deroghe sono specifiche nominative e a termine.
Le autorizzazioni in deroga dovranno essere esibite, a richiesta, al personale di vigilanza.
Il personale addetto alla Riserva può agire in deroga a quanto disposto dalla presente legge, secondo le indicazioni e i programmi del Consiglio comunale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Art. 10 (Vigilanza) "La vigilanza sull'osservanza della presente legge e l'accertamento delle relative violazioni sono affidati al , personale di vigilanza addetto alla Riserva e ai soggetti di cui all'art. 9 della legge regionale 2/6/1978, n.
29, previa convenzione con il Comune di Castagneto Po, nonché agli ufficiali ed agenti di Pubblica Sicurezza".
Si passi alla votazione.
(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
Art. 11 (Procedure) "Per l'accertamento delle violazioni e l'applicazione delle sanzioni previste dalla presente legge si applicano le norme di cui alla legge regionale 2/3/1984, n. 15.
Le somme riscosse ai sensi della presente legge saranno introitate nel bilancio della Regione ed iscritte al capitolo 2230 dello stato di previsione delle entrate di bilancio per l'anno 1986 e ai corrispondenti capitoli dei bilanci successivi".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 39 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 147: "Norme per l'utilizzo e la fruizione dell'Area attrezzata Le Vallere"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il progetto di legge n. 147: "Norme per l'utilizzo e la fruizione dell'Area attrezzata Le Vallere".
Non essendovi interventi passiamo alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 (Finalità) "La presente legge disciplina le modalità di utilizzo e di fruizione dell'Area attrezzata Le Vallere, istituita con la legge regionale 9/12/1982, n. 37".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Accesso all'Area attrezzata) "L'accesso e la circolazione pedonale e ciclabile del pubblico e l'utilizzo delle strutture disponibili sono consentiti tutti i giorni dagli ingressi aperti al pubblico, secondo gli orari stagionali e gli itinerari stabiliti con deliberazione dell'Azienda regionale dei parchi suburbani L'accesso dei mezzi a motore è limitato esclusivamente alle aree di parcheggio fatta eccezione per i mezzi di servizio, di soccorso e di vigilanza.
L'accesso nelle ore, nei luoghi e dagli ingressi non consentiti in base alle previsioni della deliberazione di cui al primo comma del presente articolo e le violazioni alla norma di cui al comma precedente comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 7 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Abbandono piccoli rifiuti) "E' vietato l'abbandono, anche temporaneo, di piccoli rifiuti derivanti dal consumo di pasti e/o di bevande e da pic-nic e di carta e rifiuti di altro genere al di fuori degli appositi contenitori.
Le violazioni alla norma di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 5.000 a L. 50.000.
La sanzione di cui al comma precedente è raddoppiata qualora, su invito dell'agente verbalizzante, il trasgressore non provveda alla rimozione dei rifiuti".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (Accensione di fuochi) "L'accensione di fuochi è vietata, all'esterno delle apposite piazzuole attrezzate, in qualsiasi periodo dell'anno e,.in ogni caso, in presenza di vento.
Le violazioni alla norma di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 20.000 a L. 200.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5 (Raccolta di frutti e fiori) "La raccolta e la distruzione di fiori e di qualunque altro frutto o vegetale presente nell'Area attrezzata sono vietate.
Sono fatte salve le normali operazioni connesse alla manutenzione dell'area.
Le violazioni alla norma di cui al primo comma del presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 (Introduzione di animali domestici) "L'introduzione di animali domestici sprovvisti di guinzaglio e/o di altri mezzi idonei ad impedire il disturbo di altri fruitori e al di fuori dei percorsi e delle aree ad essi appositamente destinate è vietata.
Le violazioni alla norma di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Danneggiamenti) "Il danneggiamento delle attrezzature e degli arredi dell'Area attrezzata comporta la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000 oltre alla facoltà dell'Azienda regionale dei parchi suburbani di rivalersi dei danni subìti".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 (Disturbo della quiete) "L'uso di apparecchi radio e televisivi, nonché giradischi, mangianastri e simili è vietato.
E' sempre consentito l'uso di apparecchi impiegati in servizi di vigilanza e soccorso e quelli ubicati presso la Cascina Le Vallere.
Le violazioni alla norma di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 8 è approvato.
Art. 9 (Commercio ambulante) "Il commercio ambulante di qualsiasi genere nell'area di proprietà regionale è vietato.
Le violazioni alla norma di cui al presente articolo comportano la sanzione amministrativa da L. 25.000 a L. 250.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 9 è approvato.
Art. 10 (Deroghe) "L'Azienda regionale dei parchi suburbani può sempre concedere deroghe alle norme previste dalla presente legge per fini scientifici, didattici tecnici e connessi alle funzioni di vigilanza, purché non contrastino con disposizioni legislative dello Stato o della Regione ovvero siano di competenza di altri organi e autorità. Le deroghe sono specifiche nominative ,e a termine.
Le autorizzazioni in deroga dovranno essere esibite, a richiesta, al personale di vigilanza.
Il personale dell'Azienda regionale dei parchi suburbani può agire in deroga a quanto disposto dalla presente legge, secondo le indicazioni o i programmi del Consiglio di amministrazione dell'Azienda".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 10 è approvato.
Art. 11 (Vigilanza) "La vigilanza sull'osservanza della presente legge e l'accertamento delle relative violazioni sono affidati al personale di vigilanza dell'Azienda regionale dei parchi suburbani e ai soggetti di cui all'art. 8, lett. b) e c), della legge regionale 9/12/1982, n. 37, previa convenzione tra l'Azienda e gli Enti di appartenenza, nonché agli ufficiali ed agenti di Pubblica Sicurezza".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 11 è approvato.
Art. 12 (Procedure) "Per l'accertamento delle violazioni e l'applicazione delle sanzioni previste dalla presente legge si applicano le norme di cui alla legge regionale 2/3/1984, n. 15.
Le somme riscosse a titolo di sanzione ai sensi della presente legge saranno introitate nel bilancio della Regione ed iscritte al capitolo 2230 dello stato di previsione delle entrate di bilancio per l'anno 1986 e ai corrispondenti capitoli dei bilanci successivi.
Le somme riscosse a titolo di rivalsa per danni, di cui al precedente art.
7, saranno introitate nel bilancio dell'Azienda regionale dei parchi suburbani per essere destinate al ripristino delle cose danneggiate.
Il pagamento della somma dovuta per danni non costituisce titolo per la cessione al trasgressore della cosa danneggiata".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 37 Consiglieri L'art. 12 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Esame ordine del giorno presentato dai Consiglieri Marchini e Santoni per sollecitare l'approvazione in Parlamento della proposta di legge sull'adozione delle cinture di sicurezza secondo quanto prescritto dalla direttiva 77/541/CEE del 28/6/1977


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, passiamo ad un argomento particolarmente importante. Da molti mesi è in attesa di essere discusso l'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Marchini e Santoni per sollecitare l'approvazione in Parlamento della proposta di legge sull'adozione delle cinture di sicurezza secondo quanto prescritto dalla direttiva 77/541/CEE del 28/6/1977.
Pongo, in votazione tale ordine del giorno il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che tutte le più recenti statistiche in materia hanno dimostrato l'importanza dell'uso della cintura di sicurezza, allo scopo di ridurre drasticamente le conseguenza degli incidenti stradali considerato che l'uso della cintura è ormai obbligatorio in tutti i Paesi europei che si sono uniformati a quanto prescritto dalla direttiva 77/541/CEE del 28/6/1977 ad eccezione dell'Italia dove non è previsto nemmeno il montaggio considerato inoltre che i dati raccolti nei Paesi della CEE prima e dopo l'introduzione della cintura dimostrano ampiamente l'utilità delle stesse: con l'uso della cintura, in media, si è avuta infatti una diminuzione dei morti e dei feriti gravidi circa il 50 considerato inoltre che nel settembre 1984 è stata presentata alla Camera, a firma dei cinque partiti di maggioranza, una proposta sull'adozione delle cinture di sicurezza e nel dicembre dello stesso anno è stata presentata un'analoga proposta al Senato dal sen. Bastianini e che detta proposta, accorpata alla proposta governativa sulla patente europea è stata approvata nel maggio 1986 dalla Camera ed è in attesa di passare all'esame della competente Commissione del Senato a u s p i c a una sollecita approvazione della legge ed invita la Commissione competente ad un rapido esame della stessa affinché in Italia siano resi obbligatori tutti quegli strumenti - il poggiatesta in particolare - che la pratica quotidiana e la ricerca scientifica hanno dimostrato essere utili ed indispensabili alla tutela ed alla salvaguardia della vita e dell'incolumità delle persone esposte ai rischi della circolazione stradale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.


Argomento: Università

Esame ordine del giorno presentato dal Gruppo PCI sull'Università


PRESIDENTE

Prima di passare all'esame dell'ordine del giorno presentato dal Gruppo PCI sull'Università ritengo di sospendere i lavori al fine di consentire ai Capigruppo di trovare una formulazione comune del testo.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 15.45 riprende alle ore 16.30)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Signori Consiglieri, chiedo di approvare l'iscrizione dell'ordine del giorno presentato dal Gruppo comunista e già depositato alla Presidenza del Consiglio.
Nella riunione dei Presidenti di Gruppo si doveva trovare una formulazione unitaria su questo ordine del giorno.
Al riguardo ha chiesto di parlare il Consigliere Sestero. Ne ha facoltà.
SESTERO Noi chiediamo che venga iscritto il nostro ordine del giorno così come è stato presentato.



PRESIDENTE

Il Regolamento prevede che per iscrivere un nuovo ordine del giorno ci vuole un voto di maggioranza; non è iscritto automaticamente. L'unico ordine del giorno depositato alla Presidenza è quello presentato dal Gruppo comunista. Va pure iscritto l'altro ordine del giorno. Successivamente si discuteranno entrambi.
La parola al Consigliere Brizio.
BRIZIO Durante la sospensione i Capigruppo delle varie forze politiche hanno convenuto un nuovo testo di ordine del giorno che presume il ritiro di quello presentato dal Gruppo comunista. Noi accettiamo l'iscrizione del nuovo ordine del giorno che è stato concertato da tutti.



PRESIDENTE

Il problema è di natura procedurale. Procediamo all'iscrizione di entrambi i documenti per evitare il famoso veto incrociato, inventato in sede governativa. Pertanto l'iscrizione riguarda entrambi i documenti.
BRIZIO Siccome il nostro ordine del giorno è la correzione dell'altro dovrebbe essere siglato anche dal Gruppo che ha presentato il primo.
BONTEMPI Noi abbiamo presentato la scorsa settimana questo ordine del giorno.
Valutiamo positivamente lo sforzo della maggioranza che non ignora il problema e che nello stesso tempo assume un impegno. Il fatto che vengano iscritti tutti e due gli ordini del giorno ha un'utilità perché ci permette di illustrare le nostre ragioni di fronte alla presentazione dell'altro ordine del giorno. Non abbiamo difficoltà a ritirare il nostro ordine del giorno, però la seriazione storica ha un senso perché sta uscendo qualcosa di molto vago.



PRESIDENTE

Mi pare che non ci sia opposizione ad iscriverli entrambi.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Gli ordini del giorno sono iscritti all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti.
La parola al Consigliere Sestero.
SESTERO Sulla questione della seconda Università del Piemonte la Regione, in coordinamento con gli Enti locali, ha lavorato a lungo definendo una proposta che è da tempo sul tavolo del Ministro. La presenza positiva e promozionale della Regione Piemonte si incrocia con l'impegno che il Governo aveva assunto con la legge n. 590, dove si parla di priorità per il Piemonte nel piano quadriennale per l'istituzione di seconde Università e di nuovi insediamenti, impegno però disatteso dal Ministro Falcucci, quando recentemente elargiva una manciata di facoltà a varie Università italiane cancellando contemporaneamente qualsiasi programmazione per i nuovi insediamenti e rinviandoli nel tempo.
La Regione Piemonte in un ordine del giorno chiedeva, seppure in ritardo, un incontro delle istituzioni piemontesi con il Ministro. La lettera dell'Assessore Alberton risale al mese di luglio. Non risulta che ci siano state risposte da parte del Ministro competente alla richiesta della Regione Piemonte ed è grave che il Ministro ritenga che un Ente come la Regione non debba essere degnato di un riscontro e di qualche impegno.
Prove di questo atteggiamento le avevamo gia avute in passato, lo ricorda l'ordine del giorno, quando nel 1985 con procedure per lo meno insolite il Ministro Falcucci durante l'inaugurazione dell'Anno accademico ritenne di poter ricevere, come qualsiasi postulante, gli organi della Regione Piemonte nella hall di un albergo durante la sua sosta a Torino.
Questo aspetto del problema inaccettabile possiamo metterlo accanto ad un altro per ricavarne la sensazione che le istituzioni regionali sono pezzo su pezzo, sottoposte ad un tentativo di svuotamento, di emarginazione e di voluta perdita di ruolo e di funzioni di rilievo politico istituzionale.
L'ordine del giorno richiama altri aspetti significativi su come complessivamente si governa e si formano le decisioni nel nostro Paese.
Quando lo presentammo risultò che alcuni esponenti della Democrazia Cristiana di Novara, tra cui il Segretario provinciale, avevano ottenuto quello che all'Assessore Alberton, al Presidente della Giunta regionale all'intera Giunta non era riuscito, cioè un incontro con il Ministro per affrontare il problema e conoscere gli orientamenti sul secondo insediamento universitario.
Oggi abbiamo qualche elemento in più di cui il Consiglio deve essere informato. Sempre da Novara sull'organo di stampa della Diocesi "L'azione" si rivendica il merito alla Democrazia Cristiana novarese di aver ottenuto nell'incontro con il Ministro Falcucci un vertice con il Governo. Inoltre la Democrazia Cristiana novarese rivendica questo merito per i futuri risultati sul secondo insediamento universitario in Piemonte, ma l'organo di stampa della curia novarese rivendica al Ministro degli Interni Scalfaro (quindi si può presupporre agli amici suoi) il merito di aver ottenuto questo risultato e questo impegno. E' una procedura di scavalcamento totale delle istituzioni che il Ministro ha avallato, per definire impegni di Governo in sede impropria che viene reclamato come merito di una parte della Democrazia Cristiana, Scalfaro in testa, e come metodo giusto per risolvere i problemi.
La Democrazia Cristiana novarese, attraverso quella parte di essa rappresentata in questo organo di stampa, afferma e leggo testualmente: "Connubio di intenti tra membri dello stesso partito forse in un ambito più ristretto", e in questo connubio di intenti sarebbe maturata la gentile e generosa disponibilità del Ministro Falcucci ad incontrare magari anche le istituzioni piemontesi. Si dice che entro gennaio forse incontrerà il Comitato interprovinciale Novara - Alessandria - Vercelli per l'insediamento della seconda Università. C'è un fatto la cui responsabilità ricade sul Ministro Falcucci, che non è nuovo a procedure di tipo privatistico nell'assunzione delle decisioni, c'è una rivendicazione politica di questo metodo da parte di un partito (le elezioni non sono lontane e tutto può servire rispetto a questa scadenza), c'è una logica che porta a ritenere ininfluenti e insignificanti i momenti istituzionali.
Questo ci preoccupa e noi siamo convinti che la questione debba essere portata all'interno del Consiglio perché riteniamo che il Consiglio debba rivendicare il suo ruolo e le sue funzioni, che l'Assessore competente debba rivendicare la funzione che svolge, che l'intero Consiglio debba censurare un metodo di questo genere. Non è solo un'offesa all'istituzione regionale, ma ritengo sia anche uno dei tanti pezzi di cui si compone lo svuotamento della vita democratica italiana e un attentato strisciante alle forme democratiche.
Se il metodo delle calate degli amici e dei connubi di intenti è il metodo attraverso cui si assumono le decisioni non vorremmo che si scatenasse una corsa affannosa verso le sedi romane da parte di ogni Gruppo, di ogni Partito, di ogni corrente e di ogni capo fila per andare a contrattare. Probabilmente questo già avviene, ma non vorremmo che la rivendicazione di tale metodo come metodo corretto per ottenere i risultati, facesse si che con sfacciataggine, come compare su questo giornale, ognuno ritenesse che questa è la via sicura per qualsiasi tipo di decisioni.
Nel nostro ordine del giorno abbiamo posto due elementi, intanto che non è più tollerabile che il Ministro taccia su questa questione, inoltre non è tollerabile che il Ministro ritenga insignificanti un Consiglio regionale, una Giunta, un Presidente, un Assessore e sia invece disponibile a trattare con i signori Brustia, Pedrazzoli sotto l'egida del Ministro Scalfaro, problemi che riguardano l'intera collettività piemontese. Su questi due aspetti, noi riteniamo che il Consiglio si debba esprimere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.
NERVIANI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi sembra che sull'argomento si sia già detto molto e che i discorsi che si sono fatti durante l'interruzione sono sproporzionati al fatto; ed è almeno importante osservare che probabilmente il Ministro Falcucci è il meno responsabile nella vicenda. Comunque, i problemi veri sono il mancato incontro istituzionale che doveva esserci nei tempi scorsi e la possibilità di realizzare la futura Università tripolare del Piemonte nord-orientale.
Questi sono i due problemi seri su cui noi dobbiamo misurarci. Che il Ministro Falcucci si sia incontrato con una delegazione democristiana in termini assolutamente informali, mancando l'incontro istituzionale, è cosa assolutamente normale. Da sempre, tutti i Ministri si incontrano con le delegazioni dei loro partiti per discutere di ogni problema. Così è stato in passato, avviene ora e, ragionevolmente, continuerà ad accadere nel futuro.
Consigliere Sestero, tutte le volte che ti si parla ci sono soltanto da parte tua, sorrisi di irrisione.., anche quando si stanno soltanto illustrando posizioni che in qualche modo anche da posizioni diverse vanno considerate senza la sufficienza da te abitualmente riservata a questi "poveri diavoli" che cercano di manifestare modestamente le proprie posizioni. Non mi sono mai permesso di usare questi atteggiamenti nei vostri confronti; chiedo sia usata la stessa correttezza nei nostri.
Il problema esiste in quanto è mancato l'incontro istituzionale.
In questo ordine del giorno noi abbiamo salvato tutte le preoccupazioni inerenti l'ordine del giorno comunista. In primo luogo abbiamo detto che è necessario definire con chiarezza le prospettive per la nuova Università in secondo luogo che è mancato l'incontro che doveva essere motivo di chiarimento; in terzo luogo che vi sono stati incontri diversi, in sedi diverse da quelle istituzionali; in quarto luogo che si raccomanda alla Giunta di muoversi perché l'incontro avvenga nei tempi più brevi.
Quindi, la preoccupazione di sostanza è stata colta per intero; le digressioni polemiche di parte, che sono comprensibili, evidentemente le trascuriamo... La libertà di un giornale provinciale di scrivere ciò che ha scritto non possiamo certamente conculcarla noi e non possiamo impedire ai partiti di incontrarsi con loro esponenti che occupano determinate posizioni a livello governativo. Possiamo raccomandare - Consigliere Sestero, se mi consenti, in amicizia - ad alcuni rappresentanti di partito di essere più prudenti nel momento in cui segnalano all'esterno incontri di questa natura avvenuti nelle sedi romane. E' soltanto una questione di prudenza e di opportunità e non di sostanza né di merito.
Se da questa iniziativa polemica vogliamo trarre forza convincente di argomentazioni perché dell'Università si faccia cosa concreta, prescindendo dall'assunzione di meriti da parte di qualsiasi Gruppo, approviamo assieme questo ordine del giorno che è costato molto in termini di sacrifici, di rinunce nelle espressioni, probabilmente da parte vostra ma certamente da parte nostra, e chiudiamo in queste forme il dibattito avvenuto su questa materia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti.
CERNETTI Non vorrei attaccare il Ministro Falcucci in quanto donna, ma la verità è che il PSI dissente da certi contenuti e dal sistema con cui questi contenuti sono portati avanti.
E' un sistema che in genere tende a svalutare le istituzioni, dal Parlamento nazionale a quello regionale, privilegiando, come dice il documento, altri caratteri. Tant'è vero che molte volte, come sostiene Martelli, questo Ministro dà l'impressione di non essere Ministro di tutti gli italiani, come dovrebbe essere istituzionalmente, ma di essere Ministro dei democristiani. Formica stesso lo ha definito un Ministro di basso profilo e la difesa d'ufficio fatta da Craxi parla molto chiaramente su come la pensa il Partito Socialista Italiano. In genere un'azione di retroguardia che suscita sempre violenti scontri all'interno della maggioranza fra laici e non laici esasperando le posizioni.
Noi come PSI diamo atto delle verità contenute nell'ordine del giorno del PCI, anche se espresse con qualche eccessività e diamo soprattutto atto dello sforzo fatto dalla DC, che non può negare certe evidenze e che d'altra parte non può nemmeno criminalizzare un suo Ministro. Ha dimostrato in questa occasione un "savoir faire" che in genere non è del Ministro Falcucci.
Il mio Gruppo approva questo ordine del giorno perché dice le cose come stanno e le dice in modo da tutti accettabile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.
VALERI Desidero dare una valutazione dei fatti esposti.
Penso che la compagna e collega Sestero abbia esposto limpidamente, con logica rigorosa, un fatto che mortifica questa assemblea e le varie istituzioni interessate. La replica del Consigliere Nerviani non ha minimamente sminuito la gravità dell'episodio denunciato, anche perché se è vero che con i se non si fa storia è altrettanto vero che non si fa neppure cronaca politica spicciola.
Il comprensibile imbarazzo e il disagio della DC sono per converso anch'essi una prova della gravità di quanto è accaduto.
Voglio aggiungere un elemento ulteriore di valutazione per evidenziare come questa logica di espropriazione delle istituzioni, che risponde all'ormai avvenuto avvio di una campagna elettorale lunga in cui ogni partito di governo bada a fare gli interessi della propria parrocchia, in modo particolare la DC, finisce sul versante regionale per aggravare una crisi di immagine e di ruolo che noi tutti da tempo riconosciamo e per la quale abbiamo a più riprese manifestato la nostra preoccupazione.
Leggo testualmente dal giornale "La Sesia" di Vercelli la cronaca fatta dell'incontro romano, presentato peraltro in modo politicamente meno unilaterale di quanto invece avvenuto sul giornale della Curia novarese.
Scrive il bisettimanale vercellese "Dalla riunione romana è scaturita anche una scaletta di lavoro per i prossimi mesi a livello regionale. L'Assessore Filiberti, dell'Amministrazione provinciale di Vercelli, entro qualche settimana riunirà a Vercelli i rappresentanti di Novara e di Alessandria per discutere la situazione e per verificarne la congruità rispetto al progetto regionale".
Queste poche righe, che fanno parte di "un'articolessa" titolata su cinque colonne, che magnifica l'avvenuto pellegrinaggio romano, si commentano da sole, dimostrando in quale maniera si stia letteralmente affossando l'istituzione regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Signor Presidente, prendo la parola per sottolineare il significato e l'importanza di questa discussione che è partita da valutazioni diverse e che ha verificato strada facendo i confronti espressi all'interno della maggioranza, confronti che sono stati espressi per il nostro Gruppo dalla collega Cernetti alla "Ministra" Falcucci. Si potrebbe dire che è stato un confronto tra lady di ferro.
Nerviani ha detto che l'anello mancante è stato l'incontro con le istituzioni, dopodiché i Ministri possono incontrarsi con chi meglio ritengono e con piena libertà di discussione. Voglio sottolineare questo.
Lasciando da parte i messaggi lanciati dalle varie parti politiche, mi interessa che si prenda coscienza con un ordine del giorno che ha trovato là convergenza di tutte le forze politiche, di un importante elemento: la Regione attende di potere realizzare a livello istituzionale un incontro con il Ministro della Pubblica Istruzione per conoscere come e quali sono le procedure dirette a dare soluzione al problema della seconda Università in Piemonte.
E' importante questo incontro che era già stato richiesto dalle Amministrazioni provinciali e comunali del Piemonte nord-orientale, ma che non si è realizzato.
E' necessario però che si diano delle scadenze e io sono preoccupato perché per il momento le prospettive non sembrano molto vicine anche se non si sono allontanate.
Ci sono molte difficoltà, molte ambiguità e molte incertezze, ma lavorando con pazienza in un'opera di convincimento dobbiamo sgomberare il terreno da questi dubbi.
Ci sono stati questi incontri, questi pellegrinaggi che noi, cari colleghi di Alessandria, non abbiamo fatto per essere stati troppo rispettosi di un certo modo di procedere, di una prospettiva, di una procedura che però per ora non consente di dare soluzione a questo problema. Allora, al di là dei pellegrinaggi, noi vogliamo manifestare la nostra disponibilità e il nostro impegno. Abbiamo fiducia, Assessore Alberton, in questo incontro, che si potrà tenere qui o a Roma, purché sia diretto a dare soddisfacimento al lavoro svolto dalle tre Amministrazioni delle Province e dei Comuni capoluogo che attendono concretamente di poter articolare il nuovo Ateneo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, non è poi del tutto fuori luogo né incomprensibile che su una vicenda, che in tempi normali avrebbe solo lo spazio sui giornali di periferia, si usino alcune ore del nostro tempo.
Il fatto è indubbiamente grave perché, al di là dei documenti che abbiamo sottoscritto, che tendono a chiudere l'incidente, rimane l'interrogativo sul motivo per cui l'incontro tra Regione e Ministero non ci sia stato. E' un interrogativo che poniamo all'Assessore dal quale aspettiamo risposta. Ci auguriamo che sia positiva, in difetto, ci sarà da attribuire le responsabilità di natura omissiva o al nostro Assessore o al Ministro Falcucci. Forse era più importante rilevare con interesse politico questo aspetto del problema. Sono anni che, con valutazioni diverse abbiamo deciso insieme di procedere attraverso un certo percorso, ma risultati concreti non se ne vedono. Il problema per noi rimane aperto, ci aspettiamo di sapere a tempi brevi dalla funzione che compete all'Assessore una giustificazione non in termini di spiegazione ma di rapporto causa ed effetto tra l'effetto (l'incontro che non ci sarà) e la causa. La responsabilità di chi è? Questo è il fatto politico.
C'è poi il fatto di costume. Non seguo i comunisti nello scandalo che sollevano per questa vicenda, però devo dire che il documento del Gruppo comunista ci trova tutti un po' solidali. Queste reazioni la signora Falcucci se le tira. Chi semina vento raccoglie tempesta. Tra l'altro è un incontro tra un Segretario provinciale di qualche partito di maggioranza e il proprio Ministro, come sicuramente sarà avvenuto tra gli inquilini di via Chiesa della Salute di Torino e l'allora Ministro di Grazia e Giustizia Palmiro Togliatti. Voi comunisti questa colpa l'avete, voi al governo con la DC e i liberali ci siete stati! Cercate di farlo dimenticare, tant'è vero che qui solo il Presidente Viglione si è ricordato qual era il ruolo assunto a suo tempo da Palmiro Togliatti, probabilmente per questioni anagrafiche (tra l'altro non è stato Ministro della Giustizia ma dell'amnistia, ma questo non c'entra).
Indubbiamente quello che è avvenuto oggi in Consiglio regionale, la presa di posizione, che noi respingiamo sul piano dell'immagine, del Partito comunista indica il disagio di una quota non indifferente dell'opinione pubblica rispetto al modo in cui vengono condotti in Italia i problemi della pubblica istruzione. Questa è la lezione che viene dal nostro incontro.
Io, come laico, mi rimprovero una cosa. Ho l'impressione che non abbiamo diritto rispetto alla vicenda Falcucci di lamentarci più di tanto anzi, abbiamo il dovere di spegnere questi incendi, perché la nostra responsabilità è una sola di fronte alla storia: di non avere più recuperato, dopo Valitutti, e per tanto tempo prima di Valitutti, il Ministero della Pubblica Istruzione laico per eccellenza. Quando una coalizione di governo lascia la scuola per generazioni ad un partito che per sua natura, si rifà alle differenze e non alla totalità (questa è la matrice democristiana), fa i distinguo e non le unità, questi partiti laici hanno il dovere politico... Non ci sono le associazioni dei maestri liberali.
FERRO Fatele! MARCHINI Noi non le facciamo perché un maestro è un maestro, un insegnante è un insegnante. Poi si iscriverà al Partito liberale e all'interno del Partito potrà far parte di un comitato o di una organizzazione. Noi non pubblicizziamo all'esterno le organizzazioni che mettono in evidenza i distinguo rispetto agli altri, ma cerchiamo di smussare le differenze con il resto della società perché cerchiamo di arrivare ad una società più omogenea e meno disarticolata nella logica della tolleranza che è la matrice del pensiero e della filosofia liberale.
In questa sede noi abbiamo ritenuto di concorrere, con la disponibilità riconosciuta dal rappresentante socialista e della Democrazia Cristiana, ad un documento molto preciso perché non ignora che il Ministro abbia avuto degli incontri con espressioni della società piemontese che non sono le istituzioni, che lamenta (quello che interessa noi) che l'incontro non è stato fatto. Questi sono fatti storici che devono essere registrati. Un ulteriore scandalo politico non si può fare, certamente non da parte dei laici. Dopo la vicenda delle circolari con il Cardinale vicario di Roma, i laici, quelli che facevano i buchi nei muri a Roma (non scassinavano per le casseforti) probabilmente avrebbero potuto reagire secondo la memoria dei loro padri. Non l' hanno fatto i repubblicani e i liberali, non capisco allora perché in questa sede dovrebbero prendersela con una signora che ha il solo difetto di essere democristiana. Dai democristiani sulla scuola ci si deve attendere un certo tipo di comportamento. Quando faremo la nuova maggioranza di pentapartito probabilmente è pensabile che dopo questa esperienza si debba recuperare all'area laica della società quel Ministero.
Questa è la lezione storica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' Signor Presidente, colleghi Consiglieri, da quando poco più che adolescente ho incontrato l'illuminismo di Rousseau e di Voltaire, devo dire che i pellegrinaggi non mi sono apparsi mai utili. Ritengo che siano addirittura dannosi quando l'oggetto del pellegrinaggio diventa la politica su una questione tanto importante qual è quella dell'istruzione rivolta alle future generazioni: una funzione primaria che dovrebbe essere deputata senza alcun dubbio alle istituzioni rappresentative dell'intera società.
Sentita la citazione dell'articolo pubblicato da "La Sesia" fatta dal collega Valeri, ritengo che ci troviamo di fronte ad un fatto molto grave che non può non avere una sanzione politica da questa assemblea: la politica dell'istruzione non si decide nelle curie o nelle parrocchie. Io non ho nulla contro le parrocchie o contro le curie quando si preoccupano di curare la salute dell'anima; mi preoccupano invece molto quando intendono curare da vicino invadendo il campo di altre istituzioni, la salute della mente dei cittadini.
Penso che abbiano fatto bene i compagni del Gruppo comunista a presentare l'ordine del giorno che abbiamo avuto modo di leggere. Devo essere sincero. Le modifiche apportate dopo laboriosissimi contatti non mi paiono molto utili, soprattutto là dove si fa riferimento ad incontri di altro carattere che si sarebbero svolti tra il Ministro Falcucci e rappresentanti della Democrazia Cristiana. Gli incontri devono essere precisati, non vorrei che si cadesse in equivoci con questo "altro carattere".
'Detto questo, annuncio il voto favorevole all'ordine del giorno comunista e il voto contrario a quello emendato.
Per finire, auguro lunga vita alla signora Falcucci. Chissà che non ci dia una mano in Italia a risollevare il morale delle nuove generazioni che come in Francia, incominciano a non starci più sulle prospettive di una società futura priva di valori, alla rincorsa dell'individualismo più sfrenato che finisce per eliminare il futuro per una gran parte delle nuove generazioni.
Non mi scandalizzo infine di questo connubio tra l'on. Falcucci e l'on.
Scalfaro, il quale ultimo si merita giustamente a mio giudizio, signor Presidente, il titolo che un quotidiano, a cui sono molto vicino, gli ha dedicato proprio oggi "Oscar Luigi XVI". Il Ministro Scalfaro nella vicenda delle mobilitazioni studentesche ha dimostrato quanto egli sia pericolosamente arretrato, démodé ed autoritario, visto che si è premurato di negare l'autorizzazione per una manifestazione democratica degli studenti nel nostro Paese programmata per il 12 di questo mese, che sarebbe alla mercé di vandee non meglio definite.
Penso che il Consiglio regionale non possa non riflettere attentamente su questi fenomeni involutivi e non possa non prendere una posizione netta nei confronti della politica dell'istruzione che, in uno Stato democratico e pluralista, peggio di così non potrebbe essere. Complice, ahimè!, amici e colleghi laici, nonché socialisti, anche il nuovo Concordato che il Governo Craxi ha voluto regalare ai Palazzi d'Oltre Tevere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Alberton.
ALBERTON, Assessore all'istruzione Signor Presidente e colleghi Consiglieri, il banco da cui parlo non mi consente di raccogliere tutti gli elementi del dibattito, posso solamente auspicare che su un tema come quello dei giovani si possa discutere con più approfondimento di quello che non ha evidenziato il collega Staglianò.
Voglio evidenziare alcuni punti. Il primo lo proporrei anche come emendamento all'ordine del giorno che è stato presentato. La Giunta regionale, attraverso il sottoscritto, scrisse sollecitando l'incontro di cui si parla non solo al Ministro Falcucci, ma a tre esponenti del Governo.
Chiederei di aggiungere laddove nell'ordine del giorno si dice: "preso atto con preoccupazione che il Ministro" le parole: "e il Governo", in quanto ho la netta sensazione che per uscire da questa vicenda sia altrettanto importante la presenza dei Ministri del Tesoro e del Bilancio.
Seconda considerazione. In data 6 ottobre il sottoscritto incontrò il Ministro della Pubblica Istruzione nell'ambito della discussione sui problemi dell'edilizia scolastica, che portò al piano che approvammo in Consiglio regionale. In quell'occasione risollecitai l'incontro a livello istituzionale. Anche in quella sede mi furono evidenziati da parte del Ministro solo difficoltà di tipo operativo e cioè il fatto che egli fosse impegnato nelle vicende contrattuali. Solo questo mi porta a non dare più peso di quanto non meriti al fatto che altri incontri siano avvenuti nel frattempo.
Quando personalmente sono stato avvisato da parte della DC di Novara che ci sarebbe stato questo incontro, ho ritenuto opportuno per la responsabilità istituzionale che rivesto di non parteciparvi in quanto avevo richiesto un incontro tra le istituzioni e non incontri di altra natura. Nello stesso tempo non posso che prendere atto che altre sollecitazioni si sono sviluppate, così come si sviluppano da diverse sedi.
E' stato ricordato con "scandalo" che l'Assessore provinciale alla pubblica istruzione di Vercelli abbia detto che ci sarebbero stati altri incontri.
Ho partecipato ad almeno due di questi incontri in diverse sedi di Enti locali e ricordo le sollecitazioni che venivano garantite da parte dei parlamentari di tutto lo schieramento politico, anche queste non hanno portato a molti risultati.
Su questi fenomeni, dove si cerca di operare per raggiungere un obiettivo, non si può negare l'azione autonoma di questi enti, anche se io stesso ho ribadito all'Assessore provinciale di Vercelli Filiberti che incontri di questo genere, proprio per non creare ulteriore scoramento o sensazione di impotenza, sarebbe bene avvenissero dopo un chiarimento a livello istituzionale.
Dobbiamo essere tutti consapevoli che il problema che stiamo trattando è importante e delicato e presuppone larghe convergenze a livello locale e a livello nazionale Perché questo incontro non è ancora avvenuto? Il 6 ottobre, quando ho ricevuto garanzie che, superati gli scogli degli impegni di Governo, questo incontro ci sarebbe stato, non ho registrato opposizione da parte del Ministro né sui metodi né sui contenuti, cioè non ho trovato assolutamente posizioni che dicessero: "No, non sono più disponibile a riconoscere priorità alla Regione Piemonte, né rifiuto di addivenire a questo incontro di livello istituzionale". Queste sono le mie interpretazioni.
Ritengo sia indispensabile la presenza di altri Ministri al tavolo della verifica. Un impedimento potrebbe essere di natura economica per la partenza delle nuove sedi universitarie. Voglio sperare che la responsabilità del Ministro si faccia carico dei problemi e del clima che su questi problemi si agita normalmente nel Parlamento e che, a fronte della richiesta di una Regione e di una particolare situazione, si scateni la richiesta di tante altre situazioni e che si arrivi ad un incontro con elementi più certi per poter sperare che quell'incontro sia risolutivo e avviatore di un processo nuovo di operatività reale.
La Giunta accetta la sollecitazione a sentirsi impegnata nel risollecitare al Governo e ai Ministri più direttamente interessati e per primo al Ministro della Pubblica Istruzione questo impegno. Chiedo se pu essere allargata la sollecitazione così come ho proposto. Non mancherà comunque l'impegno della Giunta regionale né nei confronti delle sedi superiori né nei confronti dei livelli locali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Ritiriamo il nostro ordine del giorno spiegandone le ragioni. A noi premevano due cose ed erano dette nel nostro documento. In primo luogo volevamo sanzionare un comportamento e un metodo che provoca effetti pervasivi nel nostro sistema. In questo caso vi è incappato un Ministro che è già sulla graticola per conto suo, ma saremmo ingiusti se non ricordassimo che sta diventando una pratica costante, un modo di occupare lo Stato legittimo almeno sotto il profilo della legge penale, ma pericoloso e improprio. Proprio sullo scenario regionale vediamo spesso campeggiare decisioni o protagonisti che prendono decisioni in luogo delle istituzioni, magari secondo rigorose cordate di partito. Il caso oggi riguarda in specifico la DC e un Ministro democristiano, ma a questo vizio sono avvezzi anche altri partiti. Dobbiamo sanzionarlo sempre questo altrimenti il ruolo della Regione e della democrazia politica verranno vanificati completamente.
Voglio dire al collega Nerviani e all'Assessore Alberton che questo è nel loro interesse e nell'interesse dell'autonomia e della dignità di un Assessore. Ogni tanto digrignare i denti nei confronti di altri livelli che commettono sul piano del metodo operazioni sbagliate diventa indispensabile ed utile. Ricordo uno scenario delle autonomie, quando le autonomie c'erano, magari impersonate dagli stessi rappresentanti della DC, che avevano però molta più forza e molto più coraggio nel far valere il loro status, la loro autonomia e la loro dignità nei confronti degli stessi rappresentanti di partito. Le critiche vanno fatte perché abbiamo interessi obiettivamente diversi. Il non decidere, il non concedere un incontro, il non assumersi le responsabilità è contrario agli interessi che esponenzialmente l'Assessore in carica pro tempore, la Giunta e in definitiva il Consiglio regionale devono tutelare.
La seconda cosa che ci premeva era quella di dare un'accelerazione per arrivare ad un risultato. Noi avremmo dovuto presentare, e non l'abbiamo proposto allora, un ordine del giorno contro il comportamento del Ministro alla Pubblica Istruzione - lasciamo perdere di che partito sia, anche se è chiaro che è di un partito e lo incarna totalmente - per come è stata gestita la vicenda dell'edilizia scolastica.
Non è accettabile che un Assessore qualsiasi, in questo caso l'Assessore Alberton, sia messo in difficoltà e' debba dire: "Ci è ancora andata bene perché non ci hanno presi a calci". Secondo me la questione è diversa. Noi rappresentiamo un ente politico che è espressione di 4 milioni e mezzo di abitanti, una popolazione uguale a quella di Stati nazionali con corposi interessi, quindi dobbiamo tutti insieme stabilire delle condizioni di impedimento affinché passino certi metodi.
D'altra parte queste cose le conquistiamo non solo se ne parliamo tra di noi, ma se davvero picchiamo i pugni sul tavolo. Volevo ricordare che ci furono dei periodi in cui, quando era Presidente Viglione (lo dico perch era un Presidente che aveva un carattere e forse perfino una certa "allure"), si trattava di esaminare alcune questioni a Roma e i Ministri venivano tirati giù dal letto e si riusciva a parlare con loro e farli venire qui. Questo è un punto che dobbiamo riconquistare, altrimenti della protezione civile e di altri argomenti parleremo molte volte e basta. Per noi dell'opposizione è facile dire che è colpa di questa Giunta, ma in realtà l'effetto rischia di scaricarsi su tutti pesantemente.
Ritiriamo il nostro ordine del giorno, ritenendo di aver indicato chiaramente che c'è un pericolo profondo nel comportamento delle nostre forze politiche e che questo modo di fare sta spodestando i reali centri democratici di ruolo e di potere. Quindi conveniamo sull'ordine del giorno della Giunta, dando atto dello sforzo compiuto, chiedendo che se ne facciano di più e con più decisione perché sono le condizioni per avere i Ministri e per poter chiedere loro di assumersi le responsabilità.



PRESIDENTE

Il Gruppo comunista ritira il proprio ordine del giorno e si dichiara d'accordo con quello emendato dall'Assessore Alberton.
Pongo pertanto in votazione tale ordine del giorno il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte rilevato come si ponga con sempre maggiore urgenza l'esigenza di un incontro tra la Regione, gli Enti locali interessati al nuovo insediamento universitario del Piemonte nord-orientale e il Ministro della Pubblica Istruzione, al fine di definire la posizione del Ministero sul piano predisposto dalla Regione fin dal dicembre 1984 per il decentramento universitario in Piemonte, i tempi, le risorse e le modalità per l'attua zione dell'intervento in questione sottolineato come non siano mancate, nell'ultimo periodo sollecitazioni da parte della Regione e degli Enti locali per un incontro urgente, ultima in ordine di tempo la lettera dell'Assessore regionale competente del luglio scorso preso atto, con preoccupazione, che il Ministro e il Governo non hanno finora reso possibile l'auspicato incontro istituzionale venuto a conoscenza che vi sono stati invece incontri informativi di altro carattere i m p e g n a la Giunta regionale ad intervenire presso il Presidente del Consiglio dei Ministri per richiedere un incontro urgente tra lo stesso, i Ministri interessati, la Regione Piemonte, gli Enti locali interessati e gli Atenei torinesi al fine di definire una posizione in ordine al decentramento universitario e ai problemi più generali attinenti l'Università di Torino".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 37 voti favorevoli ed 1 contrario.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17.45)



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