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Dettaglio seduta n.63 del 30/10/86 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


VIGLIONE ALDO


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente il funzionamento della Riserva naturale Bosco del Vaj


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) dell'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione presentata dal Consigliere Cerchio inerente il funzionamento della Riserva naturale Bosco del Vaj.
Risponde l'Assessore Vetrino.
VETRINO, Assessore ai parchi Con riferimento all'interrogazione in oggetto con la quale il Consigliere Cerchio richiede di conoscere se corrisponde a verità quanto rilevato in una petizione di alcuni cittadini che richiedevano un sollecito intervento del Comune di Castagneto Po in merito alla sistemazione di una strada comunale all'interno della Riserva naturale del Bosco del Vaj comunico che il Sindaco del Comune appositamente interpellato in merito ha comunicato quanto segue: "Per quanto riguarda il punto 1), si comunica che il ripristino dei fossati di scolo delle acque verrà effettuato nei mesi di ottobre - novembre appena ci saranno le condizioni per mettere in pratica il progetto di cantiere di lavoro autorizzato dalla Provincia di Torino.
Per ciò che concerne il punto 2), la sistemazione della strada come richiesto è stata eseguita dalla ditta Frassa verso la fine del mese di maggio 1986.
Per quanto riguarda il punto 3), si può assicurare che i tubi per lo scarico delle acque su detta strada vengono ripuliti saltuariamente e che tuttora sono funzionanti.
Per quanto concerne il punto 4), il trasporto della ghiaia richiesto verrà effettuato come di consueto nei mesi autunnali per consentire un completo assestamento.
Si intende infine assicurare che sia i mezzi a disposizione della Riserva sia il personale vengono impiegati agli scopi finalizzati dall'ente nel modo che l'amministrazione ritiene il più razionale e funzionale possibile".
In merito a quest'ultimo aspetto va sottolineato che sono in corso di espletamento le procedure per l'assunzione di un Direttore della Riserva la cui presenza potrà garantire un'attività gestionale totalmente rispondente alle finalità della legge istitutiva della Riserva stessa, il quale avrà tra i propri compiti anche quello di organizzare e gestire il personale di vigilanza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.
CERCHIO Ringrazio il Vicepresidente Vetrino se vorrà darmi copia della risposta del Sindaco di Castagneto Po, che peraltro conosco. E' stato democristiano poi socialista, adesso mi pare sia candidato repubblicano, cioè ha avuto una metamorfosi e una lunga maturazione, ma al di là di questo è un simpatico amico. Colgo le battute propedeutiche, anche perché dobbiamo riempire questa sala ancora vuota in quanto sono in corso riunioni altrettanto importanti quanto questa consiliare.
Mi preme chiedere alla Giunta regionale di attivare un controllo affinché le piccole realtà come quella del Bosco del Vaj abbiano un minimo di certezza. Mi rendo conto che il personale magari è diviso fra attività comunali e attività del parco e che assommando competenze diverse si potrebbe non assolvere e quei minimi interventi di carattere strutturale di un piccolo presidio per mantenere i pochi faggi tutelati nella collina di Castagneto Po. Chiederei quindi una corretta gestione del parco affinché i lavori indicati nell'interrogazione possano essere realizzati sia attraverso l'attività agricola sia attraverso l'attività non agricola che riguarda il territorio di Castagneto Po.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione del Consigliere Ala inerente il Parco Gran Paradiso


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione presentata dal Consigliere Ala inerente il Parco Gran Paradiso.
Risponde l'Assessore Vetrino.
VETRINO, Assessore ai parchi Con questa interrogazione il Consigliere Ala chiede se è possibile configurare un sollecito intervento regionale, in termini finanziari, nei confronti del Parco Gran Paradiso al fine di garantire il funzionamento del Parco stesso, in relazione ai ritardi statali nell'erogazione dei fondi necessari alla gestione che hanno provocato blocchi nelle assunzioni a termine con disfunzioni nel settore turistico.
Il caso segnalato dal Consigliere Ala, in particolare quello che egli indica con la necessità di intervento per permettere l'assunzione a termine di dieci persone da impiegare nei centri visita, con una spesa di circa 60 milioni, che può essere definita irrisoria, ha trovato un'anomala soluzione attraverso un contributo della rivista "Airone", permettendo quindi il funzionamento dei centri visita e mettendo in evidenza peraltro la latitanza del Ministero competente; si tenga altresì conto che la recente notizia di stampa comparsa ieri o l'altro ieri sui giornali ha indicato una possibilità di sponsorizzazione da parte di un grande gruppo chimico nazionale.
Al di là di questo, più che di ritardi statali si tratta di carenze e di scarsa sensibilità da parte del Ministero competente nei confronti di un Parco che avrebbe bisogno di finanziamenti superiori. Devo però rilevare come il Parco nazionale dipende dallo Stato e che la Regione pu intervenire a sostegno delle iniziative del Parco stesso, esclusivamente però nell'ambito delle proprie competenze. In questa direzione in passato segnatamente, ma ancora oggi, sono stati dati da parte della Regione segni tangibili. Vorrei ricordare, ad esempio, che da parte della Regione sono stati finanziati numerosi studi conoscitivi tendenti alla pianificazione territoriale della zona. Ricordo solo per titoli lo studio socio-economico affidato all'Università di Grenoble, lo studio sull'ambiente vegetale affidato all'Università di Torino, lo studio sui beni ambientali e culturali affidato al Politecnico di Torino, che si dovranno poi concretizzare nel Piano territoriale del Parco. Questo è quanto possiamo fare noi nell'ambito delle nostre competenze.
Questi interventi regionali dimostrano come sia ormai indispensabile una normativa nazionale in materia di parchi che da più di un decennio viene rimandata; ci sono in Parlamento numerose proposte di legge rispetto a questo tema. Questa esigenza è sentita da tutti, è devo dire che finora sono state molte le difficoltà incontrate per individuare le competenze nella materia e per definire anche quelle che possono essere ulteriori competenze regionali nei confronti dei Parchi nazionali. Soprattutto mancano ancora le certezze relative agli stanziamenti che ogni anno ripropongono questo problema e obbligano il Presidente del Parco a rilasciare interviste sempre con molta pena da parte sua ma - devo dire con molta rammarico da parte di tutti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
ALA Signor Presidente e colleghi Consiglieri, mi dichiaro soddisfatto della risposta dell'Assessore. Probabilmente non si poteva fare di più. Ero in dubbio sulle esatte competenze in materia e posso dichiarare tranquillamente, soprattutto dopo l'istituzione del Ministero dell'Ambiente, che non ho ben chiaro in questo momento di chi siano queste competenze, se siano in corso di evoluzione o se stiano per venir tolte finalmente ad un Ministero distratto come quello dell'Agricoltura che assolutamente non si è mai preoccupato di queste cose. La descrizione dei fatti è corretta. Lei, Assessore, ha evidenziato "carenze e scarsa sensibilità". Ed è grave rammaricarsi del fatto che tocchi ai gruppi chimici, come abbiamo appreso dai giornali, preoccuparsi di tutelare il Gran Paradiso cercando in questo modo di rifarsi una sorta di immagine ecologica quando sono tra i più grandi inquinatori; altrettanto grave è che le aziende chimiche anziché spendere i soldi nella depurazione e nei miglioramenti dei processi produttivi considerino molto più comodo, anche perché costa enormemente meno, buttare alcune decine di milioni per farsi belli sovvenzionando un Parco.
Un conto è la benemerenza di una rivista ecologica come "Airone" che scende direttamente nel campo della gestione e della tutela di un patrimonio quando questa non le competerebbe; altro conto è, nonostante tutto, il lavoro dei partiti di Governo che si rivestono di ecologico e che mostrano la corda. Le magagne escono fuori nella piattezza della quotidianità e nella gestione di ogni giorno. Invito l'Assessorato a tenere un po' caro questo Parco visto che, non tanto sul versante piemontese quanto piuttosto sul versante valdostano (dove le nostre competenze sono pari a zero) i rischi sono molto grossi. Non si può lasciare andare in malora o diminuire di prestigio quello che è uno dei più importanti Parchi europei.


Argomento: Formazione professionale

Interrogazione dei Consiglieri Sestero, Amerio, Adduci, Bontempi e Dameri inerente il ruolo delle Regioni per la formazione professionale


PRESIDENTE

L'Assessore Alberton risponde all'interrogazione presentata dai Consiglieri Sestero, Amerio, Adduci, Bontempi e Dameri inerente il ruolo delle Regioni per la formazione professionale.
ALBERTON, Assessore alla formazione professionale Signor Presidente e colleghi, ho inteso rispondere subito a questa interrogazione perché solleva un problema di particolare rilevanza. La risposta potrebbe essere anche estremamente sintetica rispetto alle domande che gli interroganti pongono. Anche noi abbiamo sentito le affermazioni del Ministro De Michelis; dobbiamo dire che le Regioni non sono mai state consultate né sono state preavvertite né esiste una documentazione in materia che ci consenta di interloquire per ora o di capire e ragionare sulla materia. Questo né a livello di Assessori competenti né a livello di Conferenza dei Presidenti.
Alla luce di quelle affermazioni, in piena coerenza con le preoccupazioni che hanno agitato i Consiglieri interroganti, già nell'incontro di venerdì scorso tra gli Assessorati regionali alla formazione professionale che era finalizzata ad una prima analisi dei problemi sul rinnovo contrattuale, è stata sollevata la necessità di richiedere un incontro al Ministro per verificare queste cose e per sollecitare, comunque, al di là della volontà preannunciata o del timore di modifiche che possano ridurre l'autonomia e il ruolo delle Regioni, la promozione di una Conferenza nazionale sulla formazione professionale. Al di là dell'importanza del Convegno di Mantova che ha avuto il pregio di riproporre all'attenzione dell'opinione pubblica un problema così importante, crediamo che giudizi sommari non sufficientemente meditati siano emersi in quella sede e rischino di emergere anche in altre sedi.
L'Italia è molto diversificata e non accetta un giudizio generico su come le Regioni si sono atteggiate in materia. Quindi, se da un lato c'è la ovvia e doverosa sottolineatura del ruolo e del rispetto del medesimo delle Regioni, dall'altro c'è la piena disponibilità ad agire affinché sul problema generale della formazione professionale si passi attraverso verifiche molto più ampie che non siano quelle che hanno potuto attuarsi finora, e soprattutto a non procedere su questi fronti con semplici dichiarazioni o battute che per ora non hanno il supporto di nessun confronto istituzionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.
SESTERO Noi abbiamo creduto opportuno porre questa questione partendo dalle dichiarazioni del Ministro alla Conferenza della Confindustria, perch vorremmo evitare su questa questione specifica ciò che spesso succede, cioè che decisioni importanti vengano prese al di là di ogni confronto. Siamo di fronte ad una legge sulla formazione professionale che andrebbe modificata ma siamo di fronte ad una competenza demandata alla Regione dalla Costituzione. Quella dichiarazione venne fatta in un convegno di carattere privato indetto dalla Confindustria; gli inviti erano strettamente riservati, non c'è stata nessuna apertura. I Consiglieri regionali non conoscevano quella scadenza proprio perché è stato un ragionamento privato tra forze di governo e Confindustria, la quale rappresenta una parte della società, verso cui, stando alle dichiarazioni del Ministro, dovrebbero andare le risorse per, la formazione professionale in un rapporto diretto.
Rapporto che si è verificato con lo stesso Ministro anche per la questione dei giacimenti culturali dove le Regioni sono state scavalcate da un rapporto diretto tra aziende e Governo centrale.
Se si vuole ragionare di nuovo attorno alla legge sulla formazione professionale è necessario un ampio confronto attraverso una conferenza nazionale, ma anche attraverso le iniziative regionali.
Le dichiarazioni dell'Assessore Alberton confermano che il Ministro si è mosso al di fuori di ogni preventivo o informazione o confronto attraverso gli strumenti della legge, come la Conferenza delle Regioni e il Ministro competente presso il Governo.
Ci preoccupa che queste procedure si moltiplicano a cascata. Di nuovo un asse particolare si instaura tra Governo centrale e governi locali e le decisioni vengono prese al di fuori di ogni verifica che coinvolga le assemblee.
Questa preoccupazione è rafforzata dal fatto che, per quanto riguarda la Regione Piemonte, tutta la partita della formazione professionale, che impegna una parte non irrilevante delle risorse regionali, non ha visto un'occasione di confronto reale sulla sua produttività e sulle direzioni su cui intende procedere la Giunta. Durante l'altra legislatura è stata affidata e avviata una ricerca sullo stato e sulla produttività della formazione professionale. E' una ricerca di cui i membri della Commissione sono venuti a conoscenza attraverso una copia quasi strappata all'esecutivo, e che non è stata né stampata né presentata, eppure è una ricerca interessante perché permette di conoscere i livelli di produttività del sistema della formazione professionale in Piemonte. Era stata commissionata dalla Giunta precedente, quindi sul materiale offerto non ci possono essere collocazioni di parte, sono dati oggettivi sui quali sarebbe interessante ragionare. Contemporaneamente c'è stata un'iniziativa analoga dell'Unione Industriale a cui ha partecipato l'Assessore Alberton che ha portato elementi ricavati dalla sua esperienza. Il fatto di non aver presentato i nostri dati per affidarsi ad una verifica sulla f professionale fatta da un soggetto privato come l'Unione Industriale non dà un segnale positivo.
La Giunta non ha prodotto un documento sul programma pluriennale. Le informazioni contenute nel piano sono disattese, i passi che si sarebbero dovuti compiere per la creazione di strutture, anche in rapporto diretto con il privato, non sono stati realizzati. I tempi sono molto lenti, non abbiamo documenti di confronto né il Piano di sviluppo né altro documento nuovo sul terreno specifico.
Abbiamo l'impressione che si decida attraverso altri strumenti, che in realtà si comincino a trasferire pezzi di formazione ai privati e si rinunci a svolgere un proprio ruolo attraverso le strutture pubbliche.
Non intendiamo lamentarci del Governo centrale, ma non siamo neanche soddisfatti di lamentele generiche da parte dell'esecutivo, il quale non ha un comportamento fermo di difesa del ruolo e delle competenze della Regione.
La preoccupazione che ci muove è che segnali dal Governo centrale si sommino a comportamenti dell'Amministrazione regionale e che questa omologazione del metodo di governo stia diventando pericolosa per il funzionamento delle assemblee elettive.
Visto che l'Assessore ha lasciato intendere di non voler lasciar cadere la questione, proporrei di stilare ancora oggi un ordine del giorno indirizzato al Governo in cui si manifestino la preoccupazione e la non disponibilità della Regione Piemonte ad accettare iniziative che non ci vedano, partecipi al momento della loro elaborazione.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione - Formazione professionale

Interpellanza dei Consiglieri Amerio, Guasso, Bruciamacchie e Calligaro inerente i contratti di formazione e lavoro


PRESIDENTE

L'Assessore Alberton risponde ancora all'interpellanza presentata dai Consiglieri Amerio, Guasso, Bruciamacchie e Calligaro inerente i contratti di formazione e lavoro.
ALBERTON, Assessore alla formazione professionale L'interpellanza dei colleghi del Gruppo consiliare comunista pone il problema relativo al progetto presentato dalla Confederazione Nazionale dell'Artigianato sul Fondo Sociale Europeo.
Questo progetto è stato esaminato da parte degli uffici con gli stessi criteri e la stessa griglia di ragionamento che hanno accompagnato l'esame di tutti i progetti presentati alla Regione per l'accesso al Fondo Sociale Europeo.
Il progetto si presentava con une richiesta per 310 contratti di formazione lavoro, su cui doveva appoggiarsi ulteriormente l'intervento del Fondo Sociale Europeo ed è stato ridimensionato a circa 100 persone sulla base degli indirizzi che l'Assessorato si era dato per la valutazione di questi progetti.
In considerazione del fatto che le richieste erano molto rilevanti e in coerenza anche con le stesse indicazioni che il Fondo Sociale Europeo dava abbiamo creato a priori una griglia che proponeva l'ammissibilità laddove i progetti fossero legati o e processi di avanzate tecnologie o allo sviluppo di nuove professionalità c rivolti a settori economicamente emergenti.
Il progetto della Confederazione Nazionale dell'Artigianato si presentava con una varietà di tipologie professionali molto ampia. Andava da figure rilevanti, come quella di progettista hardware con utilizzo di CAD elettronico o progettista software di base per sistemi di programmazione e controllo, a figure di autoriparatore meccanico elettrauto autoriparatore, esperto per il trattamento estetico della pelle operatore specializzato per il confezionamento e conservazione degli alimenti.
In una tipologia così ampia di figure professionali l'analisi ha dovuto entrare molto nel merito e la selezione è stata rigorosa e robusta. Non posso non sottolineare che un progetto che si consolida su 100 persone ammesse allo strumento del Fondo Sociale Europeo non è piccola cosa.
Tengo a precisare che su questi criteri, e in particolare sull'individuazione dell'uso corretto e finalizzato di questo strumento per fare in modo che non si sovrapponga pari pari allo strumento già utilizzato del contratto di formazione lavoro (finendo di spendere tutte le risorse e tutti gli strumenti a noi disponibili sempre sulle stesse tipologie di intervento) è stata riconosciuta valida e quindi condivisa dalle organizzazioni sindacali l'impostazione di rispondere prioritariamente con lo strumento del Fondo Sociale Europeo alla formazione di figure professionali medio-alte.
Nella riunione della Commissione consiliare questo problema è stato sufficientemente dibattuto e ancora una volta sono pervenute dai Consiglieri sollecitazioni a che si governi la duplicità di questi sistemi in modo da non sovrapporli uno sull'altro.
La risposta dei sindacati è venuta dopo che l'accordo era stato siglato tra sindacati e Confederazione Nazionale dell'Artigianato. L'Assessorato non è neppure a conoscenza del testo dell'accordo e le proteste sono state raccolte attraverso le dichiarazioni dei giornali, ma non sono pervenute sollecitazioni precise, specifiche all'Assessorato in materia.
Teniamo comunque presente che possono esserci valutazioni imprecise perché la materia è estremamente complessa; tuttavia confidando sull'uniformità di giudizio che ha pilotato il lavoro degli uffici riterrei estremamente difficile e pericoloso riaprire una trattativa nel merito dei problemi. Possiamo invece immaginare di riaprire le verifiche (è il caso tipico della provincia di Vercelli i cui progetti, per motivi non ancora definiti sufficientemente da parte della Comunità europea o del Governo nazionale, non si sa se sono ammissibili) riferentesi a particolari aree quindi per motivi formali molto evidenti. In quel caso potremmo ripresentare al Governo progetti che oggi non siamo stati in grado di approvare. La riapertura dell'analisi nel merito credo significherà riaprirla anche nei confronti di tutti gli altri soggetti che fossero stati sottoposti a tagli, a riduzioni sui loro progetti, il che aprirebbe una prospettiva estremamente pericolosa.
Ripeto, avendo l'avallo delle organizzazioni sindacali sugli obiettivi di fondo a cui far tendere il Fondo Sociale Europeo, essendosi esse espresse sul merito del documento, non su un documento generico, credo che si possa concludere riconoscendo che il lavoro sia stato fatto con sufficiente oculatezza e si possa considerare questa la base di partenza per eventuali revisioni l'anno prossimo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.
AMERIO Ringrazio l'Assessore per la sollecita risposta. Noi conveniamo sull'opportunità di mantenere dei criteri di giudizio, di interpretazione e di riferimento uniformi per l'accesso al Fondo Sociale Europeo, criteri che debbono prescindere dai soggetti che chiedono di accedervi proprio per la qualificazione che questo genere di intervento richiede. Così come siamo d'accordo che non è utile sovrapporre un secondo strumento di incentivazione al primo, i contratti tradizionali di formazione e lavoro se non c'è un elevamento della qualità media per la quale questo intervento viene richiesto.
Quindi non ci sono differenze su questo piano.
Voglio però richiamare molto rapidamente alcuni aspetti di questa vicenda, che non mi convincono. Questo progetto è presentato a maggio prima della scadenza dei termini e comprende alcuni elementi nuovi che noi abbiamo valutato positivi e significativi: una corposa parte teorica mediamente, nei diversi moduli (500 ore circa, 250 di teoria, 250 di tirocinio improduttivo), l'impegno a svolgere interamente questa parte teorica nei centri pubblici, l'impegno scritto dalle singole imprese artigiane a realizzare effettivamente i contratti, ad assumere i giovani per i quali il progetto veniva presentato (faccio notare a questo proposito che secondo informazioni che vorremmo verificare il progetto dell'Unione Industriale di Torino, per quasi 2.000 giovani, va assestandosi attorno al migliaio di giovani effettivamente assunti; siamo in presenza di un impegno delle singole imprese artigiane ad effettuare realmente le assunzioni) infine l'impegno sottoscritto in un accordo tra organizzazioni sindacali C.N.A. e Comune di Torino di assumere almeno il 18% dei giovani dal Collocamento o dai corsisti dei redditi zero.
Vi è una gamma variegata di figure nel progetto, come ricordava l'Assessore. Proprio a fronte di taluni dubbi o perplessità su alcune figure vi furono in realtà due richieste d'incontro all'Assessorato, fatte pervenire con una prima lettera il 27 giugno dall'organizzazione proponente e una seconda alla fine di luglio. Quindi contesto che si erano lette le proteste sui giornali. Ho qui copia delle due lettere, indirizzate all'Assessorato regionale con la richiesta di incontro, alle quali non pervenne alcuna risposta. Ad ottobre l'organizzazione proponente venne poi in possesso di copia della circolare interna dell'Assessorato che precisava i criteri di accesso al Fondo Sociale.
A parte la questione di metodo, vi furono comunque due lettere del C.N.A. in cui si chiedeva un incontro all'Assessore regionale per verificare quale doveva essere o poteva essere l'iter di questa pratica senza necessariamente passare attraverso altre vie o scrivere sui giornali.
Sul merito non vi è dubbio che una parte dei progetti non hanno probabilmente i requisiti richiesti dal Fondo Sociale Europeo. Noi riteniamo che si debbano rispettare quei requisiti.
Su altri progetti ho molti dubbi. Ho letto le proposte del C.N.A. e faccio rapidamente un paio di esempi di casi che rientrano perfettamente nei criteri ordinari del Fondo Sociale Europeo e stanno sulla media di altri progetti. Penso all'Unione Industriale di Torino, penso all'A.P.I.
come media qualitativa dei progetti che possono accedere al Fondo Sociale.
Penso al collaudatore riparatore logico elettronico per il quale si dice testualmente: "La figura qui ipotizzata concerne l'intervento del riparatore di piastre elettroniche che non si limita alla sola individuazione del modulo difettoso e quindi al ripristino della funzionalità del sistema con puri elementi di rimozione e sostituzione, ma interviene con una complessa procedura di diagnosi, anomalie, ricerca guasti per sostituire i componenti difettosi, sia direttamente in produzione sia sugli elaboratori già installati".
Non siamo di fronte ad una figura professionale che non abbia la dignità sufficiente per accedere al Fondo Sociale Europeo. Se leggiamo gli obiettivi e i contenuti del percorso formativo questa valutazione mi sembra ulteriormente rafforzata.
Infine non si capisce perché questo debba essere l'unico progetto scartato per il settore elettronico dei quattro presentati.
L'altro esempio è quello relativo alla formazione di esperti per la ristrutturazione di edifici artistici. Qui non siamo nel campo dell'innovazione, ma siamo su altri terreni previsti come prioritari per l'accesso al Fondo Sociale Europeo: "Nuove professionalità e settori emergenti". Il restauro di edifici artistici è un settore in presumibile sviluppo. Proprio l'Assessore Alberton nel corso di un convegno internazionale tenutosi a Chieri sabato scorso per l'apertura di un cantiere scuola ha manifestato la disponibilità della Regione per la formazione di operatori qualificati in questo settore. E' un settore che credo abbia spazi rilevanti in prospettiva.
Perché proprio questa figura deve essere scartata? Leggo alcune righe della tipologia formativa che viene proposta nel progetto: "Eseguire l'analisi delle caratteristiche dei materiali originali utilizzati nella realizzazione di edifici di interesse storico monumentale; ipotizzare le modalità realizzative seguite; simulare le condizioni e le realizzazioni originali utilizzando, ove necessario e consentito, materiali e attrezzature moderne". E ancora: "Conoscenza di tecniche di restauro di intonaci esterni ed interni, tinteggiature, componente in pietra laterizio, riproduzione delle modalità operative dell'opera; prelievo di saggi, elementi di chimica applicata ai materiali originali, controllo dei parametri interni ed esterni, temperatura, inquinamento, umidità, ecc.
tecnica di prova di materiali e componenti..." e così via dicendo.
Mi pare anche questo un progetto dignitoso, tale da poter essere collocato al livello medio del progetto quadro dell'Unione Industriale o di quello dell'A.P.I. Su altri progetti si può discutere. Riconosco che alcuni progetti per qualità e tipologia possono non rientrare negli standards richiesti dal Fondo Sociale Europeo. Mi pare che si sia data una lettura restrittiva degli standards minimi richiesti dal Fondo Sociale Europeo.
Per una parte almeno dei duecento progetti scartati il risultato è che non si realizzeranno i contratti e salteranno quest'anno le relative assunzioni perché gli operatori ritengono giustamente che per formare dei lavoratori professionalizzati in questi settori occorre un certo numero di ore formative ipotizzate (a differenza di quanto accadde per mille lavoratori nel progetto Pichetto) nei centri pubblici della Regione e questo non viene reso possibile per la mancanza del finanziamento.
Quindi riterrei utile, come chiedevo nell'interpellanza, un confronto e un chiarimento con l'organizzazione proponente, se non con le organizzazioni sindacali e il Comune di Torino cofirmatari dell'accordo che ha originato il progetto, confronto e chiarimento che furono già richiesti all'Assessore a giugno e a luglio con lettera che è rimasta senza risposta.
Quand'anche volessimo riesaminare una parte soltanto dei progetti scartati, probabilmente i tempi tecnici non consentirebbero di ottenere per quest'anno qualche risultato. Il progetto dovrebbe ormai essere in sede comunitaria per la parte approvata. Quindi un incontro e un chiarimento con l'organizzazione proponente possono servire a creare le condizioni perch il prossimo anno si recuperino i progetti o, perlomeno una parte di quelli che quest'anno sono stati scartati e si crei una condizione di dialogo tra l'organizzazione proponente e la Regione Piemonte.
Mi permetto di rinnovare questa richiesta che era già contenuta nell'interpellanza.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione del Consigliere Staglianò inerente gli esami dell'urina all'U.S.S.L. n. 15 di Torino


PRESIDENTE

Esaminiamo infine l'interrogazione presentata dal Consigliere Staglian inerente gli esami dell'urina all'U.S.S.L. n. 15 di Torino.
Risponde l'Assessore Olivieri.
OLIVIERI, Assessore alla sanità Attualmente tutti i laboratori pubblici del Piemonte, compresi quelli delle Unità Socio-Sanitarie Locali 1-23, eseguono abitualmente controlli di qualità anche se a tutt'oggi non sussiste obbligatorietà.
E' ferma intenzione dell'Assessorato addivenire al più presto ad una normativa che introduca elementi di omogeneizzazione fra i vari controlli di qualità in uso nel comparto pubblico e li estenda obbligatoriamente anche a quello privato.
Di tale problema è già stata investita la competente Commissione tecnico - consultiva costituita dalla Giunta regionale con deliberazioni n.
90-4939 del 29/4/1986 e n. 149-5672 del 3/6/1986.
Va inoltre precisato che il controllo di qualità di per sé non garantisce totalmente gli utenti dalla possibilità di errori in quanto ne restano esclusi, o solo parzialmente compresi, importanti settori del laboratorio quali l'ematologia e la batteriologia oltre l'esame delle urine.
E' pertanto indispensabile che il referto di un esame sia sempre oggetto di un'attenta valutazione clinica, nulla togliendo alla responsabilità e al dovere professionale degli operatori di eseguire le analisi con il dovuto scrupolo e secondo metodiche di massima affidabilità.
In questa ottica il controllo di qualità è uno strumento indispensabile per tenere sotto costante controllo l'efficienza delle apparecchiature e ricercare la qualità dell'indagine più che un controllo puramente fiscale sul lavoro degli operatori.
Il notevole sforzo finanziario compiuto in questi ultimi sei anni (35 miliardi circa) per il potenziamento tecnologico dei laboratori analisi ha fatto si che oggi tutti questi servizi siano dotati di attrezzature di buon livello, in grado di eseguire una notevole quantità di lavoro senza nulla togliere alla qualità della risposta.
Come già detto è però importante che la strumentazione, anche se di recente acquisizione, sia costantemente tenuta sotto controllo in quanto la "stiratura" di un apparecchio è cosa di facile evenienza; ciò vale essenzialmente per gli esami di grossa routine e automatizzati in grandi serie, come la chimica-clinica, mentre negli altri settori, ove la componente manuale è preponderante, le possibilità di errore sono maggiori e più difficilmente riscontrabili.
Nello specifico caso in questione, la Commissione d'indagine nominata dal Presidente della Giunta regionale e composta dai proff. Giorgio Papotti, Camillo Rosso ed Eduardo Paternoster, ha accertato che l'esame del liquido dichiarato urina è stato effettuato correttamente; a dimostrazione di ciò vi è il fatto che l'unico elemento patologico contenuto in tale liquido, il glucosio, è stato rilevato e quantificato.
Dall'indagine svolta non è pertanto emerso alcun elemento di colpa o anche semplice negligenza da parte degli operatori.
Aggiungo alcuni dati.
Gli esami delle urine vanno scomposti in due dati assolutamente non omogenei: una è la risposta dall'apparecchiatura che a domanda risponde "si" o "no", quindi non vi è nessun controllo di qualità, nulla che possa dire se è urina umana o di animale. E' evidente che si presuppone che il liquido che viene sottoposto ad esami sia di uomo. Questo dà già una risposta implicita, infatti le sostanze segnalate corrispondono alla realtà dei fatti.
Per quanto attiene alla parte microscopica succede che, in un caso come questo, può esserci la presenza di glucosio e una grossa poliuria, quindi un'estrema scarsità di elementi figurati nel sedimento urinario, uno o due per campo (dipende se vi è l'obiettivo a grande campo o a piccolo campo, ma questi sono risvolti tecnici); nulla vieta di pensare in assoluta buona fede che un corpuscolo sia derivato da materiale di tipo vegetale e possa essere scambiato anche per un globulo bianco. Non è una follia. In tutti gli esami clinici si dà per certo che vi siano errori dal 2 al 3 indipendentemente da ogni buona volontà.
Per quanto concerne il controllo di qualità, devo dire che in Piemonte è molto esteso. Il controllo di microbiologia è già stato abbastanza diffuso, anche se è di più difficile controllo, in quanto non è che vi sia l'apparecchiatura automatica; è semplicemente un controllo continuo grazie all'abilità del complesso degli operatori che operano in questo campo che definisce se sono sempre in grado di dare risposte attinenti all'individuazione di ceppi batterici. E' un po' diverso da quello che pu essere il controllo di qualità che noi usiamo su apparecchiature automatiche o manuali di chimica-clinica.
Quindi un minimo riscontro di errori ci sarà sempre, questo non è ovviabile, è nella natura dell'uomo e nella natura delle cose. Consideriamo i passaggi che compie un campione analitico dal momento del prelievo al momento del trasporto e della centrifugazione.
Questo è quanto si può dire in merito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' Signor Presidente e colleghi Consiglieri, mi permetto di ricordare ai colleghi che su questa vicenda si accentrò l'attenzione dell'opinione pubblica e di tutti noi. Il problema che tutti ci siamo posti la prima settimana di agosto è stato quello di chiederci in che mani è la nostra salute, nella coscienza che in quell'episodio non mancammo di vedere gli strumentalismi alimentati per gli interessi contrapposti dei laboratori privati, i quali vedevano una concorrenza della modernizzazione di alcune attrezzature fornite ai laboratori di sanità pubblica. Tuttavia l'inquietudine permane. In questa circostanza non posso ringraziarla per la tempestività. Se avessimo discusso di questi problemi a tempo dovuto sicuramente l'attenzione sarebbe stata più viva. Oggi noto che scarseggia forse si risveglierà alla prossima disgrazia, al prossimo caso eclatante.
OLIVIERI, Assessore alla sanità Qui non c'è stata disgrazia...
STAGLIANO' Non c'è stata disgrazia, ma si è dimostrato che la disgrazia è in agguato, il che non cambia molto. Mi auguro, Assessore, che nonostante la distrazione nella quale si svolge la risposta non avvenga qualcosa di analogo a quanto capitò lo scorso anno per il disgraziatissimo caso della sedicenne morta all'Ospedale Sant'Anna. Prendendo spunto da un caso di vita o di morte l'Assessorato ha proposto all'attenzione del Consiglio una regolamentazione della sperimentazione, di cui discuteremo quanto prima.
Mi auguro che a partire da questo episodio l'Assessorato alla sanità provveda...
OLIVIERI, Assessore alla sanità Se leggi la mia risposta ci siamo mossi ad aprile...
STAGLIANO' Le chiederò la risposta e la leggerò attentamente.
Voglio cogliere al volo l'esigenza che viene sottolineata dall'Assessorato di rendere obbligatorio il controllo di qualità, proprio per evitare che si verifichi per l'uomo quanto è avvenuto ad esempio ad un automobilista che ha fatto riparare un guasto alla sua automobile presso dieci officine disseminate sul territorio nazionale e non soltanto ha avuto dieci diagnosi diverse, ma anche diversi esborsi finanziari. Ci vogliono delle regole su questo versante, che attualmente sono affidate allo scrupolo dei singoli. Auspico che l'Assessorato ci proponga quanto prima questo avanzamento dei controlli di qualità sulle analisi di laboratorio.
Sono però deluso, non tanto per il ritardo ma per l'eccessiva stringatezza della risposta. Chiedevo, ad esempio, quali sono stati i risultati dell'indagine amministrativa svolta sull'episodio.
Ho riletto i ritagli di giornali di quel periodo e, ad esempio, il Ministero della Sanità che mandò un suo ispettore a Torino aveva promesso una relazione entro 30 giorni, cioè entro la metà di settembre, su quanto era avvenuto. Su quanto è avvenuto da parte sua, Assessore Olivieri, non c'è stato nessun commento se non appunto queste considerazioni di ordine generale, pure apprezzabili, ma che non fanno luce sull'episodio in s molto grave.
Si tratta di una speculazione dei laboratori privati oppure, come temo un caso di negligenza e di irresponsabilità? Si segnalava l'opportunità di migliorare il servizio pubblico non soltanto sul versante delle attrezzature, su cui la risposta che è stata data appare tranquillizzante perché dei passi in avanti sicuramente ne sono stati fatti (piuttosto c'è il problema di quanti strumenti rimangono imballati nelle cantine degli ospedali, ma questo è un altro discorso che c'entra più con la moralità pubblica che con l'adeguamento tecnico), ma anche sotto il profilo della preparazione professionale. Si è sviluppata in quei giorni una polemica molto aspra tra chimici e medici sull'opportunità o necessità di contemplare nell'U.S.S.L. la figura del chimico analista proprio per non incorrere negli equivoci...
OLIVIERI, Assessore alla sanità Non sposta assolutamente niente...
STAGLIANO' Occorre però che su questo si presti attenzione. Stiamo discutendo di un episodio sul quale sarebbe preoccupante non avere ben presente chi ha responsabilità di governo e quanto resta da fare per migliorare il servizio pubblico. Quello che resta da fare a nostro avviso è molto. Mi sono limitato a questi riferimenti proprio per cercare di essere il più breve possibile. Avrei gradito ci fosse stata fornita qualche notizia in più su quanto ha fatto in particolare il Ministro della Sanità che peraltro è anche un nostro concittadino e il quale avrà sicuramente prestato l'occhio dovuto alla vicenda attorno alla quale però non avete detto che cosa ci sta dietro.
OLIVIERI, Assessore alla sanità Ti farò avere gli atti così potrai leggerli ed avere tutte le informazioni.


Argomento:

Interrogazione del Consigliere Staglianò inerente gli esami dell'urina all'U.S.S.L. n. 15 di Torino

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Bresso, Paris, Pezzana e Ratti.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportata nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 21 ottobre 1986 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma della L.R. 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura - Innovazione tecnologica

Esame progetti di legge n. 92 e 98: "Interventi regionali per la promozione e la diffusione delle innovazioni tecnologiche"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame dei progetti di legge nn. 92 e 98: "Interventi regionali per la promozione e la diffusione delle innovazioni tecnologiche", di cui al punto 4) all'o.d.g.
Relatori sono i Consiglieri Brizio e Amerio.
La parola al relatore di maggioranza, Consigliere Brizio.
BRIZIO, relatore Avevamo concordato di dare per letta la relazione predisposta e di intervenire, come relatori, per primi per completarla e per illustrare anche in parte la posizione del proprio Gruppo.
Esaminiamo oggi una legge molto importante perché il problema dell'innovazione e della tecnologia tocca la realtà odierna. Viviamo una fase di grande avanzata tecnologica e l'innovazione è un elemento fondamentale di questa avanzata.
Dell'innovazione la Giunta ne aveva fatto elemento del programma ed anche l'opposizione può richiamarsi ad un atteggiamento coerente perch l'innovazione figurava come elemento fondamentale nel Piano di sviluppo della passata legislatura. Ci siamo trovati di fronte a due proposte: una della Giunta ed una del Gruppo comunista e la Commissione dopo un lavoro molto attento e molto proficuo le ha esaminate portando avanti una serie di consultazioni importanti, sempre in contatto con la Giunta. Si è giunti così ad un testo molto diverso dai testi iniziali, più semplificato e più agile, sembra rispondere alla necessità di una presa di posizione e di un intervento della Regione Piemonte nei limiti di sua competenza in un settore così importante.
Il primo obiettivo che la legge si fissa è quello del sostegno finanziario a progetti innovativi delle imprese minori. Si scende sul terreno delle imprese minori e si va un po' fuori della nostra competenza ma lo si fa sapendo di dover dare un contributo importante alle imprese più piccole.
Per la verità esiste una legislazione nazionale di sostegno a progetti innovativi, anzi direi che c'è tutta una storia di legislazione nazionale.
Vi sono alcune leggi che senza proporsi l'innovazione come obiettivo diretto creano condizioni favorevoli, facilitano il ricambio degli impianti industriali e quindi hanno un significato innovativo forte (legge Sabatini del 1965, D.P.R. n. 902 del 1976, legge n. 696 del 1983 e legge n. 46 del 1982 che ha creato a livello nazionale un 'Fondo innovazione").
Questo fondo innovazione a livello nazionale tiene conto dell'importanza delle imprese minori, perché oltre la riserva fissa del 40,% per il sud, che è riserva normale nei provvedimenti nazionali di questo tipo, prevede una riserva del 20% per le piccole imprese. E' luogo comune che le piccole imprese non abbiano fatto ricorso a questo strumento ed è luogo comune che deve essere superato dalla realtà dei fatti.
Nel primo triennio di applicazione della legge n. 46 vediamo che il 60,2% delle domande e dei finanziamenti sono andati ad imprese minori intendendo per imprese minori quelle fino a 300 dipendenti come previsto dalla legislazione nazionale, anche se poi la media è intorno ad imprese che hanno l.372 dipendenti. Nel concreto il 20% dei progetti di finanziamento accolti ha riguardato imprese che hanno da 1 a 50 addetti ed un altro 15% alle imprese che hanno da 50 a 100 dipendenti: ciò significa che le imprese con meno di 100 addetti hanno presentato il 35% dei progetti finanziati dal Fondo innovazione nazionale della legge n. 46.
L'innovazione è andata principalmente verso il prodotto con circa il 56%, mentre l'innovazione di processo e l'innovazione mista processo prodotto hanno riguardato l'altro 44%.
Si può dire quindi che le imprese minori hanno fatto ricorso al Fondo innovazione in modo significativo e l' hanno fatto anche le imprese piemontesi in particolare poiché sono circa 120 le domande del Piemonte che è secondo dopo la Lombardia (170). Malgrado questo ricorso delle imprese al Fondo esiste una difficoltà che deriva dalla centralizzazione delle procedure che passano attraverso il Ministero dell'Industria ed il previsto parere del CIPI che allungano fortemente i tempi dei finanziamenti e delle concessioni.
In Commissione è emersa molto forte l'esigenza di predisporre uno strumento agile e capace di rispondere in tempi brevi alle esigenze delle medie e piccole imprese che si muovono sul terreno innovativo.
La legge prevede istruttorie che devono essere concluse entro 30 giorni; crea un Comitato tecnico essenziale nella sua formazione (soltanto tre componenti) e soprattutto mantiene aperta la sua gestione con il rinvio, per ciò che riguarda i criteri, le classi, le tipologie e le priorità delle imprese, ad un piano di interventi che dovrà essere portato avanti dalla Giunta, coinvolgendo naturalmente il Consiglio, entro i 90 giorni dall'entrata in vigore della legge, e sarà annualmente aggiornato.
Questa notevole agilità consentirà di muoversi con attenzione ogni anno sul terreno delle priorità, delle classi e delle tipologie di intervento.
La legge non lo dice esplicitamente, ma l'indirizzo sul quale la Commissione pensa di muoversi è quello di operare tramite la Finpiemonte come previsto dalla norma e di operare attraverso un fondo rotativo e un intervento in conto interessi. Questa è la via più rapidità e capace di muovere gli investimenti. Si arriverebbe a 10 miliardi annui di progetti attivati, un complesso significativo ed importante.
L'alternativa tra conto capitale e conto interessi è stata discussa a lungo in Commissione ed è problema che ha più facce e forse va rivista l'opinione che le imprese minori prediligono il finanziamento in conto capitale. L'esperienza specifica nel settore del rinnovo macchinari della legge Sabatini fa ritenere che le imprese minori preferiscono la variabile liquidità alla variabile sovvenzione perché il conto capitale è più costoso per l'erogatore e non è più efficace dell'intervento in conto interessi.
Il sistema bancario ha dato la sua disponibilità con la condizione di un tasso dello 0,50% inferiore al prime-rate e si tratta di facilitazione importante. Tuttavia è opinione del nostro Gruppo, largamente condivisa in Commissione, che si possa e si debba, nella gestione di questa legge, da parte della Giunta contattare il sistema bancario piemontese onde ottenere ulteriori facilitazioni nel tasso o attraverso la formazione di un fondo adeguato o attraverso la concessione diretta di un ulteriore e più adeguato tasso primario. Pensiamo che questa via sia percorribile e che possa consentire alla legge di essere ancora più appetibile ai piccoli operatori.
Un altro obiettivo della legge riguarda l'azione sui flussi della spesa pubblica attraverso la programmazione e il coordinamento delle commesse degli Enti locali e degli Enti pubblici, naturalmente mirando a far si che questa azione sui flussi abbia forte ricaduta sul sistema produttivo piemontese. le modalità di gestione di questa azione e la sua attuazione saranno proposte dalla Giunta con il Piano degli interventi e sarà importante che punti sulla produttività. Infine, vi è l'obiettivo importante della promozione e del trasferimento dell'innovazione. Questo aspetto, ben presente nella legge anche se ha il carattere di legge quadro lascia un campo aperto non soltanto al Piano degli interventi ma anche a possibili iniziative legislative che pongano sul tappeto il problema della formazione di un parco scientifico nella nostra Regione che potrà essere attuato attraverso la Finpiemonte. Il problema del trasferimento dell'innovazione è proprio il problema cruciale per l'elevazione tecnologica dell'intero sistema produttivo. Si prevede esplicitamente, a questo proposito, una diffusione delle norme finanziarie da parte della Finpiemonte. E' importante ed opportuno che il sistema delle medie e piccole imprese sappia dove rivolgersi per l'applicazione pratica di una legge che punta sull'agilità, sulla percorribilità e sull'efficacia immediata del provvedimento.
E' per queste ragioni che consideriamo la legge importante, utile all'economia piemontese e al sistema delle imprese minori in particolare una legge essenziale che evita una normativa complessa. In definitiva è una legge molto stringata che ha in se stessa rilevanti ed importanti possibilità.
La raccomandiamo al Consiglio per una approvazione rapida poiché siamo convinti che possa costituire un elemento valido per l'economia piemontese.



MARCHIARO MARIA LAURA



PRESIDENTE

La parola al relatore di minoranza, Consigliere Amerio.
AMERIO, relatore Anch'io data per letta la relazione svolgerò alcune brevi considerazioni.
Questa è la seconda legge presentata in Italia, dopo quella della Regione Lombardia, in tema di sostegno all'innovazione nel sistema delle imprese minori, industriali o artigianali. E' la prima che si propone di estendere i suoi benefici anche al terziario e all'agricoltura in considerazione della dimensione orizzontale dell'innovazione.
Viene così messo in campo un primo e parziale tassello di quella che per essere efficace, deve diventare una politica, ovvero il dispiegarsi di una rosa di interventi, nessuno dei quali di per sé risolutivo, a favore dell'ammodernamento del sistema produttivo e dei servizi pubblici e privati in Piemonte, condizione oggi essenziale per la ripresa dello sviluppo e condizione importante anche per indurre nuova occupazione qualificata nel terziario superiore. L'obiettivo è di attivare una rosa di provvedimenti.
L'obiettivo dell'ammodernamento era ampliamente delineato e previsto nel Piano regionale di sviluppo della precedente amministrazione (quello dell'attuale, amministrazione non lo conosciamo ancora).
Proponendo questa legge la Regione tende ad affermare qualche competenza in settori che non le competono, ovvero svolge un ruolo attivo con i mezzi che ha a disposizione su un versante di grande rilievo.
Siamo coscienti dei limiti posti alla nostra azione dal quadro legislativo nazionale, dall'assenza di competenza della Regione, che tendiamo a limitare e dall'inadeguatezza delle risorse che a livello regionale si possono mobilitare. In particolare il quadro legislativo nazionale resta inadeguato, angusto così come l'intervento dello Stato in materia che è ben lontano dallo sforzo che è stato compiuto in altri Paesi europei.
Voglio rapidissimamente richiamare alcune questioni che ponemmo al convegno nel quale il Gruppo comunista presentò la proposta di legge che con proposta della Giunta, è stata la base del provvedimento che oggi approviamo. La politica nazionale in materia è un punto di riferimento ineludibile e fortemente condizionante anche per l'iniziativa della Regione. Dicemmo che serve un nuovo impegno dello Stato in materia di innovazione tale da orientare i processi già largamente avviati dalla grande impresa, diffonderli in quella minore, correlarli configurando un ammodernamento di sistema con la ricerca, con l'accelerazione di analoghi processi nel terziario pubblico e nella pubblica amministrazione.
Proponemmo un unico Ministero per la ricerca scientifica e tecnologica un'agenzia per l'innovazione, la semplificazione e razionalizzazione della spesa pubblica, la rivisitazione della legislazione vigente a partire dalla legge n. 46 (perché non pensare, per esempio, a un raccordo fra questa e le iniziative legislative regionali in materia di innovazione?), una riforma radicale della formazione professionale, confermando in questo campo specifico ed in generale accentuando le competenze delle Regioni anzich restringerle o addirittura cancellarle come spesso avviene.
Pur con le limitazioni che incontriamo nel quadro legislativo circa le competenze e le risorse che possiamo mettere in campo, questa legge che oggi esaminiamo può rivelarsi assai utile, soprattutto se sapremo in tempi non troppo lunghi mettere in campo altri provvedimenti correlati a partire come si sta per fare in Emilia, dall'istituzione di un servizio d'accesso alle banche dati nazionali ed internazionali sull'innovazione, ad un ammodernamento del sistema regionale di formazione professionale all'istituzione di un centro regionale e qualificato per la creazione di impresa nei settori innovativi, un impulso alla ricerca, la definizione di un nuovo ruolo degli enti strumentali. La Finpiemonte nel disegno di legge che esaminiamo già spinge nella direzione della qualificazione.
Quindi non dobbiamo fermarci a questo disegno di legge se vogliamo che nel complesso si dispieghi una politica che si proponga di incidere nel tessuto produttivo della Regione.
Solo in questo quadro si può apprezzare il provvedimento che viene proposto. Esso si propone di intervenire sull'impresa minore perché essa rappresenta anche nella nostra Regione un tessuto connettivo vitalissimo ed essenziale che è rimasto indietro rispetto ai grandi gruppi in quanto ha avuto scarso accesso alle provvidenze nazionali che bene o male hanno funzionato in Italia in questi anni.
Io non voglio polemizzare con il relatore, il mio amico Brizio.
Stupiscono in tutta franchezza alcuni dati che venivano citati sull'accesso dell'impresa minore alle leggi di sostegno all'innovazione. Credo si debba stare attenti ad alcune variabili. Per esempio, la necessità di scorporare le imprese minori che sono direttamente o indirettamente correlate ai grandi gruppi. Sono imprese che accedono a nome e per conto dei grandi gruppi.
I dati di cui dispongo dicono che l'accesso della grande impresa alla legge n. 46 è stato superiore mediamente al 92%. I dati a consuntivo del 1984 della Regione Piemonte sono: dei 400 miliardi della legge n. 46, 395 miliardi furono assegnati alla grande impresa pari al 98,3% e 5 miliardi alla piccola impresa pari a 1,7%.
Riteniamo che l'intervento sull'impresa minore si motivi proprio per gli sbarramenti che si sono determinati in questi anni nei confronti di questa tipologia di impresa sulle provvidenze nazionali per l'innovazione.
Grandi gruppi hanno viaggiato sul terreno dell'innovazione e della ricerca applicata, anche se va detto che gli investimenti fatti sono stati prevalentemente di processo, erano volti a risparmiare forza lavoro. Meno si è lavorato sul prodotto e sulla ricerca non immediatamente finalizzabile. Ma qui probabilmente il ruolo pubblico diventa essenziale come avviene in altri Paesi. Moltissimo si è invece recuperato sulla razionalizzazione, sulla forza lavoro. Queste voci concorrono per l'85% a definire gli incrementi di produttività di questi ultimi anni più che l'innovazione vera e propria.
E' vero che si apre una fase in cui gli elementi di innovazione, di processo e di prodotto diventeranno determinanti, esaurita la fase di riorganizzazione dell'impresa.
Tuttavia, anche se in modo contraddittorio e non del tutto rassicurante per le stesse prospettive produttive future, con costi sociali elevati senza allargare la base produttiva, la grande impresa piemontese è uscita dalle secche degli anni '70. Elementi di ammodernamento non sono mancati anzi nel Piemonte settentrionale si è andato concentrando, come sappiamo un patrimonio di ricerca di know how invidiabile e di alto livello.
Nell'impresa minore, industriale e non industriale, i processi di innovazione sono pure penetrati, ma la loro diffusione è risultata più lenta e condizionata a vari fattori limitanti che vanno rimossi.
Voglio fare riferimento ad una recente indagine dell'A.P.I. Piemonte.
Il ritardo delle piccole imprese nell'accesso all'innovazione, come risulta dall'indagine dell'A.P.I., è un elemento frenante dello sviluppo.
La metà delle imprese minori esaminate dall'A.P.I. non ha effettuato alcun investimento, per esempio, in automazione e un quarto di quelle che l' hanno effettuato si sono limitate ad una singola lavorazione, per lo più a mezzo di macchina controllo numerico.
In realtà, l'innovazione nell'impresa minore, ne abbiamo avuto conferma anche durante le consultazioni, ha camminato per vie diverse dall'impresa maggiore, sostituendo all'accesso alle leggi e alle grandi agenzie informative, da cui era esclusa, un processo vitale e quotidiano di piccoli aggiustamenti e innovazioni stimolate attraverso il contatto con fornitori e clienti, generalmente tese a risparmiare sui costi di produzione e in qualche caso al prodotto.
Se le cose stanno così occorre intervenire almeno per rimuovere taluni ostacoli che precludono l'accesso dell'impresa minore anche all'altra strada per l'innovazione o meglio per favorire l'innesto sui piccoli aggiustamenti quotidiani di programmi, anche modesti, di ricerca e di "implementazione" di nuove tecnologie che risultino appunto di più facile conoscenza e di più facile accesso anche per queste imprese e che possono indurre l'impresa minore ad aprirsi al mercato dei servizi reali e tonificare il mercato dei servizi reali, il terziario superiore, sul piano della quantità, che è assai inferiore a quella delle altre Regioni, in particolare della Lombardia, sul piano della qualità e sul piano dell'occupazione.
Questo è il senso della legge che proponiamo che in parte richiama quella lombarda per il settore industriale e in parte se ne discosta in quanto si apre anche ai servizi e all'artigianato, come nuovo strumento opzionale rispetto alla 27, e all'agricoltura.
Si tratta di un intervento necessario ed urgente che doveva essere promosso dal pubblico, cioè dalla Regione, come abbiamo cercato di fare anche perché non si vedono alternative. Illuminante a questo proposito, a nostro avviso, ma credo anche ad avviso dei colleghi che hanno lavorato nella IV Commissione attorno al testo di questa legge, illuminante ed anche riprovevole è la posizione espressa dalla Federpiemonte, l'associazione degli industriali piemontesi, al tavolo delle consultazioni che la IV Commissione ha condotto. Quella della Federpiemonte è una collocazione che faceva trasparire uno scarso interesse, un'attenzione tutta centrata sulle leggi nazionali, in sostanza una richiesta allo Stato, al pubblico, di lasciar fare, di assumere il ruolo di mero erogatore di finanziamenti, che poi i grandi gruppi industriali penseranno ad utilizzare per il meglio. E' un atteggiamento che ci è parso errato e di corto respiro, che non considera il valore, in altri Paesi compreso da tempo, di un'iterazione più stretta fra pubblico e privato, anche reinventando le forme della programmazione in funzione di una politica per l'innovazione a tutto campo finalizzata ad accrescere la competitività globale del sistema che condiziona anche quella della singola impresa.
Nella relazione sono contenute le forme dell'intervento regionale, il sostegno di progetti innovativi promossi anche con l'intervento di enti di ricerca per il trasferimento o l'applicazione di nuove tecnologie, lo sviluppo di iniziative tendenti a diffondere l'innovazione nel sistema produttivo, come potrebbe .essere un prossimo provvedimento cui ho già accennato, che comunque noi annunciamo, per agevolare l'accesso alle banche dati esistenti in materia in Italia e all'estero, la diffusione attraverso Finpiemonte della conoscenza delle leggi di finanziamento operanti in materia di innovazione, intanto attraverso l'apertura di uno sportello che risponda, anche se parzialmente, a quella che noi consideriamo una delle necessità più acute dell'impresa minore, cioè ricevere un flusso di informazioni completo, continuo, aggiornato sulle innovazioni e sulle procedure di accesso agli strumenti di finanziamento e sugli iter burocratici previsti dalle leggi comunitarie e nazionali e dalla legge regionale.
La finalità della legge è la programmazione e il coordinamento della domanda pubblica fra i vari centri di spesa della Regione, degli Enti locali, delle Unità Sanitarie, mirato alla domanda che presenta particolare contenuto innovativo e capacità di ricaduta sul sistema delle imprese minori piemontesi. Si tratta anche in questo caso dell'attuazione di un orientamento del precedente piano regionale di sviluppo e di un provvedimento inedito, da cui possiamo attenderci qualche risultato concreto a condizione che si voglia marciare su un terreno ancora inesplorato.
Non si tratta di mettere in atto politiche protezionistiche sulle imprese piemontesi quando si accenna al coordinamento della domanda pubblica, politiche che avrebbero corto o nullo respiro, ma si tratta al contrario di creare le condizioni, l'ambiente adatto, per sollecitare processi innovativi nell'impresa minore sul campo, e cioè in regime di concorrenza aperta. Queste condizioni dovranno essere individuate.
Per quanto ci riguarda noi pensiamo che la programmazione della spesa nei diversi comparti, quelli tradizionali e quelli innovativi, come l'energia, l'ecologia e l'ambiente, la certezza della spesa nel tempo, la definizione di standards qualitativi richiesti dalle pubbliche amministrazioni alle imprese e accompagnati alla disponibilità e all'offerta di servizi reali e moderni possano rappresentare alcune di queste condizioni per le quali dobbiamo operare e di cui la disposizione dell'art. 2 del disegno di legge che dobbiamo discutere costituisce solo la cornice che dovrà essere successivamente riempita con deliberazioni operative che individuino i criteri di coordinamento del.flusso di spesa pubblica.
Il cardine della legge è il piano degli interventi. Con questo strumento, da aggiornarsi ogni anno per garantire alla legge la necessaria flessibilità e anche la correggibilità nella fase di sperimentazione in una materia così fluida, verranno definiti dal Consiglio gli ambiti prioritari di intervento, che sono difficilmente riferibili ai tradizionali settori merceologici, ambiti di intervento che noi avevamo previsto nel disegno di legge, ma che abbiamo poi inserito nel piano degli interventi per due ragioni. La prima per garantire flessibilità e correggibilità della legge nei primi anni di sperimentazione (è chiaro che se fossero nel testo di legge sarebbe difficile modificarli o aggiornarli). La seconda ragione è che c'è un problema di rapporto con l'unico testo già approvato in Italia quello lombardo. Se vogliamo evitare il rischio che il Commissario del Governo cassi la legge occorre lavorare in questa direzione.
Gli ambiti prioritari di intervento debbono rispondere alle priorità sociali correlate agli obiettivi della Regione, al piano regionale di sviluppo e agli interessi collettivi. Di questo abbiamo discusso in Commissione e abbiamo iniziato a definire alcune ipotesi che erano venute dalla consultazione. Le richiamo rapidamente. Tra gli ambiti prioritari ci sono le tecnologie relative o correlabili al risparmio energetico all'ecologia, all'ambiente, alla lotta alle sofisticazioni alimentari e al tema dell'occupazione. Il tema dell'occupazione è più difficile correlarlo all'innovazione, certo non è impossibile, è comunque una grande priorità che deve essere tenuta presente. Nel piano degli interventi dovranno quindi essere identificati gli ambiti prioritari che non sono riferibili ai settori merceologici, ma devono essere riferiti anche a priorità di interesse collettivo e sociale correlate alla programmazione regionale che noi intendiamo affermare.
Nel piano degli interventi andranno definiti i criteri per il coordinamento della domanda pubblica di cui ho parlato. Il piano degli interventi, la cui stesura è preceduta da un'ampia consultazione e dalla relazione annuale sulla gestione precedente, di cui all'art. 6, si configura come il vero momento programmatorio della legge regionale. Anche per questa ragione, accogliendo suggerimenti venuti dalla consultazione abbiamo ritenuto di non prevedere tradizionali comitati o consulte regionali nell'ambito della legge, innovando in questo modo la pratica legislativa della Regione e preferendo affidare la gestione operativa della legge, nel quadro delle priorità definite dal Consiglio regionale, ad un nucleo operativo assai snello composto, come si vede all'art. 5, da sole tre persone che entro trenta giorni devono decidere sulle domande presentate anche giovandosi di un'ampia rosa di esperti.
Un'ultima considerazione. Quali risorse la legge mette a disposizione dell'ammodernamento dell'impresa minore? Le risorse sono purtroppo scarse e questo dovrà portare ad una rigorosa selezione delle priorità per evitare il rischio di interventi irrisori e a pioggia che vanificherebbero ogni effetto della legge. Tuttavia uno sforzo anche in questa direzione è stato compiuto perché si è in grado, con l'istituzione di un fondo rotativo tramite Finpiemonte, di mettere in circolo circa 30 miliardi l'anno dei quali, considerato il meccanismo dei rientri (grosso modo un terzo, quindi 10 miliardi come riferiva il precedente relatore) a disposizione delle imprese, con un abbattimento prevedibile di quattro punti del tasso di interesse corrente, inoltre con la possibilità per le imprese di usufruire, ove necessario, del consorzio garanzia Fidi già operante presso la Finpiemonte.
Dal complesso di queste considerazioni e dalla valutazione realistica dei limiti, ma anche delle potenzialità della legge, è scaturita la possibilità per la Commissione di fare un lavoro unitario e, per noi che avevamo aperto il confronto sul versante dell'innovazione con il convegno a Palazzo Lascaris e con la nostra proposta di legge, di concorrere alla definizione di un testo unico, con gli emendamenti che saranno oggi presentati in aula e che ci trovano concordi. Anche questo dimostra la serietà e l'impegno dell'opposizione comunista.
Abbiamo valutato con grande interesse i molti e seri contributi che sono venuti dalla consultazione, anche quelli critici, in una materia nuova per l'Ente Regione.
Con questa legge diamo una prima risposta alle attese dell'impresa minore, che sappiamo essere largamente presente in Regione, ma è una risposta parziale, non può bastare. Altre iniziative devono venire per comporre il mosaico della politica regionale per l'innovazione che ancora non si vede. Si tratterà di affrontare problemi di non poco momento, basti pensare alla formazione professionale, uno dei nodi più grandi sui quali la gestione fino a questo momento ci appare nettamente in controtendenza con ciò che stiamo per fare con questa legge. Solleciteremo che questi nodi vengano affrontati e sciolti come condizione affinché la normativa che oggi siamo chiamati a varare non sia un'eccezione senza seguito, ma l'avvio, pur nel quadro delle limitate forze della Regione, di una strategia nuova e più adeguata ai bisogni e alle potenzialità della società piemontese e del suo apparato produttivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.
REBURDO Il sottoscritto ha presentato insieme al Consigliere Ala alcuni emendamenti su questa proposta di legge per evidenziare come le posizioni del movimento ecologista, ambientalista e antinucleare non siano posizioni come semplicisticamente qualcuno ha definito "luddistiche" o peggio ancora che guardano al passato, che invece tendono a guardare ad un futuro che abbia una dimensione umana, un futuro nel quale l'uomo possa continuare ad essere protagonista.
Di fronte ad un disegno di legge come questo, noi abbiamo cercato di innescare alcune proposte che rendono coerenti le affermazioni di principio con gli interventi legislativi concreti che operano nella quotidianità per dare spazio, voce e forza alle innovazioni, di fronte alle quali noi non rifuggiamo, ma rispetto alle quali ricerchiamo qualità e democrazia.
Con questo criterio il sottoscritto ha presentato gli emendamenti che illustrerò dopo alcuni ragionamenti generali.
Questa proposta di legge nasce dal dibattito culturale e politico sulle linee programmatiche della Giunta. Questa proposta di legge viene presentata dopo un periodo caotico nel quale si è verificato il passaggio dalla società industriale a quella che qualcuno ha definito società postindustriale o seconda rivoluzione industriale o ancora società dell'informazione.
Oggi si parla della società delle innovazioni e attorno a queste prospettive si sta organizzando un business che non ha precedenti, che provoca un risucchio di risorse immenso con il tentativo di incanalare senza controllo, senza programmazione, grandi risorse verso uno sviluppo incontrollato di questo processo.
Siamo di fronte a nuovi costi che le comunità locali pagano essendo coinvolte e stravolte dalla logica di un modello di sviluppo basato principalmente sul paradigma dell'espansione spontanea e dell'innovazione tecnologica.
Riteniamo questa proposta un tentativo utile e importante, anche se presenta incongruenze e contraddizioni profonde rispetto al livello di dibattito in cui siamo giunti di fronte ai legami stretti tra produzione e ambiente, tra uomo e natura e sulla qualità della vita. Questi elementi vanno ricordati quando si legifera in materie che toccano la quotidianità dell'economia che non possono non essere collegate al discorso di qualità come elemento fondamentale. Questa è la contraddizione più forte che si legge in questo provvedimento che si assomma ad un altro elemento l'assenza di una politica governativa, e anche regionale, capace di orientare i progetti e di suffragarli con coerenti infrastrutture e atti legislativi innovativi. Più che un dibattito sull'innovazione, quello di oggi sembra un dibattito sulla confusione degli intenti, sugli interventi sporadici, non organizzati, non programmati e non orientati da una linea chiara. Questo si legge nella politica governativa e anche nella politica regionale. E' difficile tra queste contraddizioni dare un giudizio sulla proposta di legge senza entrare nel merito per tentare di dare alcune correzioni. Vorrei che si discutesse democraticamente di questi problemi in modo che le potenzialità dell'intelligenza tecnica siano rivolte ad un'innovazione socialmente pilotata. E' necessario che tutti, quindi non solo gli esperti e gli addetti ai lavori, si occupino delle strategie dello sviluppo della tecnologia. In questo senso il movimento ambientalista e antinucleare ha dimostrato di essere più maturo di altri movimenti tradizionali, come il movimento sindacale e alcune forze sociali, nel tentativo di cimentarsi su questa problematica e su questi problemi. Quindi è necessario che tutti si occupino delle strategie di sviluppo, della tecnologia, prima che questa si occupi di noi, come abbiamo visto a Chernobyl dove appunto la tecnologia si sta occupando in termini drammatici disumanizzando la qualità della vita e del lavoro.
Il commediografo francese Marcel Pagnol dice in una sua commedia che bisogna diffidare dei tecnici, infatti essi cominciano con la macchina da cucire e finiscono con la bomba atomica.
Passo alla valutazione delle proposte da noi fatte entrando nell'illustrazione degli emendamenti ai primi due articoli che sono fondamentali.
Un emendamento riguarda la modifica del titolo: noi proponiamo che oltre alle imprese minori siano comprese nella legge anche le cooperative.
Lo proponiamo per due motivi, intanto perché riteniamo che il terzo settore dell'economia, quello della cooperazione, per la sua crescita incontra contraddizioni molti gravi se non è guidato da una seria programmazione ed anche da un serio controllo. Il settore della cooperazione per alcuni aspetti ha rappresentato un impegno di innovazione importante (pensiamo allo sviluppo della cooperazione e produzione lavoro, a quello dei servizi altamente specializzati di gruppi di tecnici che si sono associati e che hanno sviluppato questo settore) ed è abilitato ad avere pari dignità e gli stessi problemi che presentano le imprese minori. In questo senso la proposta di coinvolgere le cooperative è netta. Il secondo motivo è una denuncia. La legge n. 28 sulla cooperazione per i disoccupati e i cassaintegrati, nonostante lo sforzo dell'Assessorato per renderla concreta, incontra una certa insensibilità da parte delle organizzazioni cooperative rispetto alle nuove cooperative che stanno nascendo. Segnalo il caso di un gruppo di lavoratori e di dirigenti di una ex fabbrica che si è organizzato in cooperativa dopo aver rilevato la fabbrica. Questo gruppo avrebbe molto lavoro, ma è paralizzato perché il movimento cooperativo non lo segue con la dovuta attenzione e perché le banche creano molti ostacoli nel concedere un credito anche di soli 20-30 milioni di sconto cambiali per cui oggi è quasi nella condizione di chiudere l'attività.
Un altro emendamento riguarda l'art. 1 e tenta di cogliere la novità che è venuta dal dibattito. Se il riferimento è all'uomo, all'ambiente e alla sua qualità, ad un modello di consumo che non sia sperpero, la tecnologia va finalizzata ed orientata a privilegiare l'innovazione di quei settori delle imprese e delle cooperative che colgono queste essenzialità e questa concretezza.
L'emendamento da me presentato parla di innovazione tecnologica nel sistema delle imprese minori e delle cooperative, con specifico riferimento alle iniziative finalizzate all'introduzione di nuovi prodotti, nuovi servizi e nuove tecniche che pongano in stretta connessione produttività e competitività, dalla quale non vogliamo fuggire, ma che vogliamo legare ai problemi della qualità dell'ambiente e , delle condizioni di lavoro al risparmio energetico, al problema delle materie prime, alla difesa dell'ambiente e della natura, al problema del riciclo, e che vogliamo legarla agli aspetti molto concreti dei livelli occupazionali. Due miliardi sono uno stanziamento importante, ma largamente insufficiente; per renderlo sufficiente bisognerebbe dare delle priorità che inevitabilmente colgano questi aspetti.
L'altro emendamento che ho presentato con il collega Ala riguarda l'uso della ricerca e la diffusione dell'innovazione tecnologica in campo militare e in campo nucleare.
Immense risorse vengono buttate per la difesa strategica. Questo sistema trova degli ostacoli ed allora si cerca di recuperarlo a livello europeo, sollecitando la fame di profitto di alcune nostre imprese cercando di militarizzare la ricerca e l'innovazione tecnologica. Queste cose devono essere radicalmente combattute come una delle cause fondamentali della violenza presente nell'umanità. In questi giorni si sono svolte due grandi manifestazioni: una a Roma sabato 25 ottobre e l'altra ad Assisi con l'incontro delle grandi religioni e anche con i richiami che continuamente vengono da settori sempre più grandi delle religioni e della cultura che denunciano l'avanzato processo di militarizzazione della ricerca e della produzione.
Una legge regionale deve escludere la possibilità che i fondi pubblici vengano utilizzati nel campo della ricerca militare, come sta facendo purtroppo in parte la Regione attraverso il CSI e come sta facendo l' Università gestendo progetti di ricerca in campo militare.
E' difficile parlare da un lato di pace e dall'altro pensare che anche nelle nostre leggi non si mettano degli ostacoli ai finanziamenti alle industrie e a settori che producono a fini militari.
Sulla base di questi ragionamenti sto cercando di indicare delle priorità che non possono che essere quelle riferite alla connessione tra ricerca, sviluppo, ricaduta tecnologica, produttività e difesa della qualità della vita e della qualità del lavoro.
Spero che questi emendamenti vengano considerati in questo spirito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che la presentazione e la discussione in corso su questa proposta di legge siano un momento estremamente importante per il Consiglio, più abituato a discutere di aspetti e problemi "tradizionali" e lontano da quelli che sono i temi di fondo su cui si gioca e si determinano le prospettive di sviluppo della nostra società. E' non voler rinunciare ad un importante ruolo dell'istituzione in una materia complessa, dove le competenze ci assegnano compiti parecchio limitati, ma tuttavia è voler giocare al massimo per quello spazio che abbiamo da giocare.
Non dobbiamo illuderci però - lo dico anche ai colleghi della IV Commissione che con grande passione e con grande competenza hanno lavorato che questo ambito legislativo, questo contenitore possa di per s costituire un punto di svolta. Ci rendiamo conto che i contenitori come Lombardia lavoro e Tecnocity di questi mesi sono parole spesso magiche che quando devono dare operatività stentano a dispiegarla concretamente.
Non dobbiamo accontentarci della facciata: questa legge non può salvare la coscienza di qualcuno, ma deve essere un momento che permette del lavoro specifico e mirato.
Credo nelle azioni mirate, con l'uso di tutti gli strumenti e di tutti gli spazi che abbiamo a disposizione, fuori da un meccanismo di logica erogatoria. Si tratta di pensare che il ruolo dell'istituzione è quello di dare denaro nelle forme e in modi particolari.
Si può fare qualcosa di più. Occorre individuare delle priorità e credo che il piano degli interventi vada in questa direzione. La dinamica dell'innovazione tecnologica organizzativa e gestionale è tale e i tempi sono così rapidi che solo un piano duttile capace di individuare segmenti e priorità dei bisogni del nostro sistema economico e sociale dà un senso concreto a questa legge, che altrimenti diventerebbe una scatola vuota.
Occorre sceglierli questi segmenti e indirizzare tutte le nostre energie in quella direzione. Se noi scegliessimo, ad esempio, la formazione continua e tale che coinvolga tutta la società non soltanto come momento di partenza, che diventi un processo essenziale per governare una società con alta turbolenza nelle sue modificazioni, dovremmo concentrare attenzioni risorse, spazi di iniziativa in questa direzione e chiamare l'operatore privato, per i suoi ampi spazi di forza, per le risorse finanziarie di cui dispone, nonché l'Università, il Politecnico e tutti gli altri organismi pubblici a misurarsi trovando un ambito più favorevole.
Abbiamo molti strumenti da utilizzare. La legge giustamente parla di domanda pubblica. Addirittura anche nella nostra organizzazione interna abbiamo degli spazi e dei momenti di innovazione che potremmo fare con maggiore o con minore sensibilità agli effetti di ricaduta sul sistema economico.
Possiamo parlare del Fondo Investimenti Occupazione. Tra i nostri selettori di priorità per individuare i progetti di FIO dovremmo far pesare di più quei progetti che hanno una ricaduta positiva sul terreno dell'innovazione, altrimenti rischiamo di compiere una scissione, rischiamo di vivere in permanente stato di schizofrenia, dove da un lato facciamo un'esaltazione formale, o tale rischia di essere, dell'innovazione e domani quando gradueremo i valori nello stabilire il FIO, ci dimenticheremo delle priorità definite oggi. La formazione professionale è uno strumento di nostra competenza estremamente, importante in questo campo.
Con questa legge dovremmo maggiormente coordinare al nostro interno le nostre sensibilità attorno al tema. Non potremo pensare che l'Assessore o l'Assessorato "X", dopo che ci siamo dati questo ambito di sensibilità su un grande investimento, che può più o meno essere qualificato a favore dell'innovazione tecnologica e della ricaduta verso il sistema della piccola industria, viaggino completamente slegati da questo tipo di riferimento, se non di vincolo, che ci diamo.
Per questa ragione ho presentato un emendamento che tende a dire che in qualche modo ci dobbiamo scambiare all'interno della Regione le informazioni sulle scelte passate e future nelle varie materie di competenza per capire quanto c'è di utile e importante, quanto ci pu essere di sinergia, attorno a questa problematica.
Il coraggio della presentazione di questo disegno di legge, se non resterà una scatola vuota, e facevo l'esempio di Lombardia lavoro e dell'impasse che vive oggi Tecnocity, è perché in questa materia si rivendica anche un ruolo della periferia. Le Regioni che si pensa che debbano mantenere solo attenzione e operatività nei campi tradizionali e che invece oggi, dato il rapido e profondo cambiamento della società, sono essenziali per potere operare, vengono ad assumere un ruolo rilevante proprio per la rapidità del cambiamento, per il rapporto diretto con i soggetti interpreti del cambiamento, la piccola impresa e l'artigianato.
E' irrinunciabile in questo terreno la nostra funzione di stimolo, di innesto, di orientamento: in sostanza fare politica per l'innovazione usare il nostro modo di essere, le nostre scelte sempre facendo riferimento a questo tipo di priorità.
Molto spesso, a parità di risorse, possiamo rendere il nostro muoverci più o meno efficace in alcuni campi e prima di tutto nell'innovazione.
Ho seguito l'intervento del Consigliere Reburdo e concordo con lui che i problemi dell'ambiente, quelli della qualità della vita a loro volta sono in connessione con quelli dell'organizzazione del lavoro che a sua volta è connessa a scelte tecnologiche anche nostre, interne, ad esempio, del modo di essere della nostra struttura organizzativa.
Credo che questa sensibilità debba esserci come substrato di base al nostro modo di operare.
Sono in dubbio però attorno a quella linea di demarcazione tra innovazione tecnologica per la convivenza pacifica e qualcosa che pu invece servire per gli armamenti.
Parlando dell'intelligenza artificiale facevo l'esempio dell'Aeritalia che ha cercato in qualche modo di trarre dei giovamenti nella simulazione di volo militare. E' difficile trovare una linea di demarcazione, quindi sono perplesso nel recepire indicazioni di questo genere.
Il Gruppo del PSI è favorevole all'impianto della legge e alle proposte di emendamenti che sono stati presentati, che portano anche la mia firma in più c'è un emendamento che ho presentato da isolato attorno alla necessità di coordinare le informazioni dell'innovazione. Non lasciamo che qualcuno "vada a spasso" ma facciamo in modo che ci siano momenti, non vincolanti in modo rigido, che permettano di fare un gioco di squadra non slegato.
Se non ci saranno distorsioni sugli emendamenti programmati esprimo il voto favorevole del PSI.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Benzi.
BENZI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, nella relazione al disegno di legge è detto che la IV Commissione ha approvato all'unanimità questa proposta. Non è vero: io non ero presente perciò non l' ho approvata e non l'approvo.
Che poi questa legge sia così interèssante per il Piemonte lo dimostrano le presenze in quest'aula: siamo pochi ma buoni, come si dice per farci un po' di coraggio.
La prima domanda che faccio a me stesso è questa: "Cosa sono le industrie minori"? C'è chi dice che le industrie minori sono quelle con pochi dipendenti, chi dice 100, chi dice 200; soltanto su questo punto ci sarebbe da fare una bellissima battaglia.
Quando parliamo di industrie minori corriamo il pericolo di parlare di grandi aziende che hanno un sacco di piccole aziende a loro disposizione e che prendono tutti i soldi che ci sono. Diceva il collega Brizio giustamente che circa il 98% delle somme vanno alle grandi aziende.
Allora questi miserevoli 10 miliardi, che sono una miseria per le industrie piemontesi, li prenderanno le grandi aziende e noi avremo dato un aiuto alle aziende, ma non certamente alle industrie minori.
Avrei preferito che si fosse stabilito che le somme che stanziamo andassero all'artigianato il quale con le 130 mila piccole aziende e 300 mila dipendenti non prenderà un centesimo.
In Commissione ho sostenuto che non ero d'accordo su questa impostazione. Non solo. Non sarà il comitato degli esperti, davanti al quale mi tolgo tanto di cappello, a stabilire questo, ma saranno le banche che stabiliranno quali aziende prenderanno i soldi. Se non c'è la sicurezza economica che chi prende i soldi poi li restituirà, non verrà data una lira. Perciò tutto questo è soltanto un polverone che stiamo sollevando, ma la realtà è triste e cruda perché solo chi ha dei mezzi finanziari potrà avere dei soldi.
L'innovazione tecnologica non nasce e non vive con 10 miliardi; oggi le aziende hanno tutt'altro ritmo. Un'azienda anche piccola quando fa un investimento si espone di 300, 400, 500 milioni, quindi 10 milioni in più o in meno non incidono minimamente se un'azienda fa un investimento di una certa cifra; spero in quattro o cinque anni di riavere i soldi e anche un guadagno, ma 10 milioni non mi spingono certo a fare nessun investimento.
C'è poi un'altra questione. Se l'azienda fa degli investimenti per una tecnologia avanzata di conseguenza avrà minor occupazione. Se noi scartiamo quelli che fanno tecnologia avanzata perché non hanno occupazione, noi premiamo quelli che fanno la peggiore tecnologia, premiamo quelli che hanno una tecnologia che ha occupazione, ma non sarà la migliore tecnologia.
Normalmente queste leggi sono fatte da chi non ha delle industrie, da chi non sa che cos'è un'impresa, perciò fa delle cose molto piacevoli da leggere, ma che in realtà non portano nessun vantaggio.
Il Consigliere Tapparo diceva che in Lombardia le cose vanno male.
Anch'io ho un'azienda in Lombardia dove effettivamente le cose vanno male.
Anche li c'è una bella legge con un bel fiume di parole, ma poi non serve a niente.
Forse era opportuno individuare un solo settore da aiutare: le aziende che sono capaci di esportare. Tutte le aziende fanno tecnologia e non hanno bisogno di questa legge per farla. E' una vita che le imprese fanno tecnologia, anche senza le leggi.
Per questi motivi mi asterrò dal voto perché sono contrario a che si diano dei soldi in questo modo e la mia proposta era di aiutare solo l'artigianato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.
MINERVINI Il nostro Gruppo ha espresso in sede di voto nella competente Commissione parere favorevole al varo del progetto di legge che vede unificati il disegno di legge regionale n. 92 e la proposta di legge regionale n. 98 recanti provvedimenti per la promozione e la diffusione delle innovazioni tecnologiche. Tant'è vero che tale progetto è stato licenziato dalla IV Commissione il 7 ottobre scorso all'unanimità.
L'iter di questo progetto di legge ha richiesto l'attenzione e la partecipazione attiva dei Commissari per più di sei mesi, con il coinvolgimento di esterni e la consultazione di un elevato numero di organizzazioni rappresentative del mondo della produzione industriale agricola, del commercio, dell'artigianato, dell'Università, del mondo economico e di quello della finanza. Dopo mesi di discussioni, di analisi di consultazioni da parte degli esperti, dopo formulazioni successive che hanno portato alla stesura del testo definitivamente licenziato in Commissione, inopinatamente la Giunta regionale per bocca degli Assessori competenti sente il bisogno di avviare fulminee ed ultimative consultazioni con i rappresentanti dei Ministeri interessati per competenza, i quali dettano, non saprei come dire diversamente, alla Regione Piemonte il testo attraverso il quale deve articolarsi il disposto legislativo.
Le modificazioni vengono definite marginali, di carattere formale, dopo di che a pochi giorni dalla discussione in aula esattamente giovedì scorso ci viene.consegnato un testo, in larga misura stravolto rispetto al precedente e nel quale vengono inserite modificazioni sostanziali che ci possono anche star bene, ma che comunque sono modificazioni sostanziali rispetto ai contenuti del progetto di legge che era stato approvato in Commissione.
Sono personalmente perplessa su questo modo di condurre i lavori della Commissione e credo che questa perplessità non sia solo mia, ma coinvolga anche quei commissari che con serietà e senso di responsabilità hanno seguito l'iter della legge. Noi contestiamo che, a pochi giorni dalla discussione in aula, si incontrino i responsabili dei Ministeri interessati per trarre dall'incontro delle indicazioni senza dubbio utilissime ma che potevano venire acquisite in tempi precedenti e portate a conoscenza della Commissione per un'adeguata discussione e per un'approfondita disamina. Che poi nella fretta degli ultimi giorni si voglia far passare per formali e quasi insignificanti le modifiche apportate al testo di legge, ci pare un tantino azzardato, soprattutto perché gli emendamenti modificano le linee generali e i principi ispiratori della legge che rappresentavano i veri motivi di condivisione da parte del nostro Gruppo politico.
Infatti, quando nell'art. 1 vengono indicate le finalità della legge si inserisce la discriminante (sulla quale possiamo anche essere d'accordo) delle imprese minori quali soggetti fruitori delle previsioni di legge senza definirne il significato, non si può venire a parlare di modificazione formale o marginale della legge.
Con questo emendamento si va ad incidere in profondità nello spirito della legge compiendo una precisa scelta di campo dimensionale all'interno del mondo della produzione, senza avere però la capacità o la volontà di individuare, né nell'art. 1 né negli articoli successivi, quali siano i criteri con i quali verranno poi operate le scelte delle imprese che potranno fruire dei benefici di legge. Estremamente preoccupante ci appare poi, rimanendo al dettato dell'art. 1, l'eliminazione del richiamo alla qualificazione dell'occupazione. Mi si dice che non si può inserire. Ma nei due precedenti progetti di legge era stata inserita la parola "occupazione".
Mentre si esalta l'accrescimento della produttività e della competitività con l'uso di un lessico tipicamente liberista, il legislatore non sente il dovere di sottolineare l'importanza non solo della qualificazione del lavoratore ma anche e soprattutto della difesa dei livelli occupazionali nell'ambito di una rivoluzione dei processi produttivi che, come abbiamo .avuto modo di sperimentare in questi primi anni di parziale robotizzazione della grande industria, vede completamente esposta e indifesa la componente del lavoro.
La nostra forza politica, che da sempre si ispira ai principi sociali della partecipazione del lavoratore alla gestione dell'azienda, così come previsto dall'art. 46 della Costituzione italiana, non può fare a meno di sottolineare l'inadeguatezza di una norma legislativa che nell'intervenire nei meccanismi di rinnovamento del mondo del lavoro non sancisca il principio dell'inalienabilità del bene lavoro, della sua difesa, della sua costante qualificazione e riqualificazione.
Troppi grandi interessi si giocheranno nei prossimi anni sotto la voce innovazione tecnologica o, come credo sia meglio definirla, rivoluzione tecnologica, per consentire anche a noi che deteniamo la responsabilità legislativa di sottovalutare i rischi e i pericoli nei confronti della componente più esposta, quella dei lavoratori dipendenti.
E' questa quindi una pregiudiziale politica alla quale il nostro Gruppo non può rinunciare. Di qui nasce l'emendamento che abbiamo presentato che è aggiuntivo all'art. 1 e che chiede che alla fine del primo comma, dopo le parole "processi produttivi", siano rimesse, perché c'erano, le parole "a qualificare l'occupazione" e in aggiunta "a difenderne i livelli".
Nell'accingermi a concludere questo mio intervento desidero sottolineare due aspetti che a me paiono abbastanza incongruenti nel quadro delle modificazioni apportate al testo originale.
Il primo punto riguarda l'art. 2, lett. c), nel quale veniva sancito nel testo licenziato in Commissione l'accesso delle imprese, generalmente intese, alle informazioni sulle nuove tecnologie. Nella nuova formulazione viene richiamato all'art. 1 e quindi si reintroduce la discriminante dell'impresa minore, ripeto, senza peraltro definire che cosa si intende per impresa minore. Anche per ciò che concerne l'accesso all'informazione a noi questo non appare in sintonia con lo spirito della legge, così come è stata impostata precedentemente in IV Commissione e con la previsione dei successivi commi ed articoli. Infatti al punto d) dell'art. 2, quando si individua nella Finpiemonte il soggetto diffusore delle informazioni a carattere finanziario, non si procede ad un ulteriore distinguo tra grande impresa ed impresa minore. Addirittura nel testo iniziale, quello emendato si prevedeva la creazione di uno sportello od ufficio aperto all'utenza generalmente intesa che nel testo oggi in discussione vediamo inspiegabilmente eliso dall'inesorabile penna del funzionario regionale o ministeriale che sia.
Chiudendo, voglio sottolineare che la mia forza politica ritiene questa legge sulle innovazioni, o come noi diciamo sulla rivoluzione tecnologica molto importante; è arrivata forse un po' in ritardo ma appunto per questo è veramente molto utile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.
FERRARA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, l'innovazione tecnologica si pone oggi come una variabile fondamentale per fronteggiare le trasformazioni che sono in atto nel processo economico e sociale e questo non soltanto a livello nazionale ma a livello internazionale. Il quadro complessivo del sistema produttivo italiano, anche se ha subito in questi ultimi anni rilevanti spinte in senso positivo, ed è sensibilmente migliorato, continua a nostro giudizio a presentare ancora vaste zona di ombre e di luci. Se l'industria italiana ha mostrato grandi capacità di introdurre nei settori tradizionali :tecnologie nuove provenienti dall'estero, ha mostrato in molti settori, non certamente quelli che sono più vicini a noi, alla nostra Regione, alla nostra città, ma in molti settori del sistema industriale italiano, grande ritardo nel conquistare nuovi spazi nei settori che producono nuove tecnologie.
L'importanza di operare nei settori tecnologicamente avanzati ha un peso determinante e superiore a quello che si può misurare in termini di bilancia commerciale per la produttività del sistema e per il suo sviluppo futuro. L'innovazione investe lo sviluppo nel suo complesso sia sotto l'aspetto quantitativo che qualitativo, che è poi la chiave, il motore l'origine anche della spinta quantitativa. L'introduzione di nuove tecnologie è oggi condizione essenziale per la crescita e lo sviluppo del sistema industriale e quindi anche dell'occupazione.
Noi non riteniamo che l'introduzione di nuove tecnologie voglia tout court significare riduzione dell'occupazione, anzi riteniamo che complessivamente e nel medio periodo l'introduzione di nuove tecnologie determini aumento, ampliamento e qualificazione dell'occupazione.
A questo processo concorrono le grandi aziende con lo sviluppo interno della ricerca - e non possiamo dimenticare che siamo in una città e in una Regione che sono all'avanguardia in tale processo - e proprio per questo modo di impostare la propria attività hanno posto le condizioni per un risanamento delle economie aziendali e di sviluppo delle imprese.
A questo processo di innovazione tecnologica contribuiscono anche le medie aziende le quali, essendo a contatto con le grandi industrie tecnologicamente avanzate, hanno saputo con grande intelligenza e capacità imprenditoriale adattare alle proprie aziende tecnologie innovative altrove già applicate. Ma questa capacità trova obiettive difficoltà all'interno del settore delle imprese minori, sia per la difficoltà di accedere al credito, sia per le difficoltà di accesso alle innovazioni stesse. Le trasformazioni in atto, nel contesto economico anche delle piccole imprese impongono politiche di stimolo all'innovazione che assumono un ruolo centrale nell'ambito delle politiche industriali nazionali.
In questa prospettiva si è mossa la Regione Piemonte proponendo oggi una legge che certamente merita l'appoggio del Partito repubblicano.
Il giudizio positivo che diamo a questa legge viene rafforzato da alcuni elementi particolari. Il primo è di carattere politico. Il confronto che c'è stato all'interno della IV Commissione è stato un aspetto non secondario di questa legge. Tutte le forze politiche presenti si sono impegnate per licenziare un provvedimento all'unanimità, è stato un confronto serio e costruttivo senza nessun atteggiamento pregiudiziale o ideologico, ma sempre caratterizzato dall'obiettivo di ricercare nelle posizioni degli altri partiti gli aspetti migliorativi. E' la conferma che se si vanno ad individuare luoghi e possibilità serie di confronto questo si determina e quando queste situazioni non si creano, non è tanto la mancanza di confronto, ma sono le condizioni oggettive del confronto che vengono a mancare.
L'altro aspetto è di metodo. La stesura della legge è stata fatta in stretta collaborazione oltre che tra le forze politiche anche con gli enti finanziari che dovranno gestirla, in particolare con la Finpiemonte.
Ci sono state ampie consultazioni che hanno messo in evidenza alcune difficoltà. Non sono così favorevolmente impressionato, come appare da alcuni precedenti interventi, sull'esito delle consultazioni. Molte volte sono state dispersive, qualche volta con gli enti finanziari utilizzatori sono state invece estremamente concrete.
Occorre rilevare, come elemento a nostro giudizio positivo che va a merito dell'Assessorato, la consultazione informale svolta con il Governo che ha consentito di correggere.in senso positivo e chiaro la legge. Il Governo ha individuato certi margini di ambiguità e di imprecisione.
Vi è anche un altro aspetto di carattere pedagogico che non va sottovalutato. La legge è figlia di due progetti che risentivano della cultura che ha caratterizzato e caratterizza la legislazione regionale.
Entrambe le proposte presentate prevedevano un burocratismo tale da rendere di fatto inapplicabile la legge e comunque tale da permettere eccessive discrezionalità. Entrambi i progetti prevedevano pletorici comitati o consulte che avrebbero di fatto paralizzato il buon esito della legge.
Il collega Amerio ha citato l'atteggiamento poco costruttivo tenuto dalla Federpiemonte. A me pare che tale atteggiamento fosse riferito al fatto che la gestione complessiva di questa legge era demandata ad una consulta o ad un comitato di 30 persone e che di fatto non avrebbero consentito alla legge di avere un esito favorevole. Le consultazioni, anche qui mi trovo in parziale dissenso su alcune affermazioni che si sono fatte non hanno certamente contribuito a far raggiungere quell'obiettivo al quale poi si è giunti di riduzione consistente dei comitati, ma devo dire che l'aspetto più ricorrente nelle consultazioni, e molte volte l'unico, era la richiesta da parte dei consultati di aumentare il numero delle presenze nei comitati. Quindi, anche sotto questo punto di vista questa legge rappresenta un qualcosa di originale rispetto alla normativa ordinaria della Regione.
Il testo approvato all'unanimità toglie margini di discrezionalità.
Occorrerà approvare il piano degli interventi. In quella sede verranno individuati i limiti, le condizioni e gli obiettivi che questa legge si propone, di fatto escludendo, da quel momento in avanti, ogni tipo di discrezionalità.
Qualcuno ha cercato di prefigurare quello che sarà il piano degli interventi. Credo che le aziende, i settori e le modalità saranno tutti elementi di confronto che dovranno esserci ancora in questo Consiglio regionale.
Chi dovrà gestire di fatto questa legge sarà un comitato scientifico di tre persone soltanto, una di espressione del Politecnico, una della Finpiemonte e una della Regione, che dovranno verificare in modo oggettivo ché le domande presentate, e che dovranno essere esaminate in ordine cronologico e alle quali occorrerà dare risposta entro 30 giorni,corrispondano alle indicazioni fissate nel piano degli interventi.
Se possiamo esprimere un auspicio all'Assessore chiediamo che a questo provvedimento, anche se è molto limitato come entità perché le risorse regionali sono quelle che sono, venga data la giusta pubblicità affinch tutti gli operatori interessati siano in grado di accedere a questo finanziamento e che il finanziamento non sia riservato soltanto ai bene informati.
Insomma, è una buona legge, chiara, snella, non scritta in politichese questa volta, è una legge alla quale il Partito repubblicano ha dato il proprio contributo nella stesura e che dichiara di votare con assoluta convinzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
ALA Signor Presidente e colleghi, con assoluta convinzione noi non ci riconosciamo in questo testo di legge, non perché siamo per principio contrari all'innovazione tecnologica, ma perché siamo contrari ad una visione feticistica dell'innovazione, che mi pare nella politica italiana trovi sempre d'accordo troppe forze politiche. Rappresenta quindi la vera ideologia diffusa e radicata nella nostra società contemporanea. Quando si parla delle grandi leggi di progetto generale, lo sviluppo e l'innovazione ritornano ad essere quel cemento forte che tiene insieme l'ideologia dominante della nostra società.
Ebbene, in questo noi non ci riconosciamo assolutamente: abbiamo presentato alcuni emendamenti, con il collega Reburdo, che cercano di indirizzare in qualche maniera l'innovazione. Non c'è bisogno di innovazioni in certi settori, in altri c'è bisogno di una innovazione che sia compatibile con esigenze che non sono soltanto quelle dello sviluppo industriale, ma anche con esigenze che discendono dalla crisi del nostro sistema ambientale e del nostro pianeta. Solo un'innovazione compatibile con questi aspetti può essere accettabile e soprattutto finanziata con denaro pubblico. Per questo tipo di interventi, infatti, i soldi si trovano: eravamo partiti dai 60 milioni di stamattina per il Gran Paradiso e adesso qui parliamo di 2 miliardi.
Certo che 2 miliardi sono una miseria, ma se 2 miliardi sono una miseria allora è da vedere perché la Regione si propone questo genere di intervento. Il sistema delle forze politiche e dei partiti non può e non vuole essere tagliato fuori da un processo che è partito quasi senza che lui se ne accorgesse.
L'innovazione tecnologica degli ultimi anni non è avvenuta infatti grazie alla lungimiranza delle forze politiche, ma si è sviluppata all'esterno.
L'intervento dei partiti e della, classe politica - in questo settore significa cercare di mantenere un collegamento, significa beccare il tram correndogli dietro e attaccandosi al predellino, come nei film muti.
Ho qui uno scritto filosofico di prima della guerra; mi permetto di leggerlo così almeno si fa un po' di cultura nelle aule del palazzo. Dice: "C'è un quadro di Klee che si intitola 'Angelus novus'. Vi si trova un angelo che è sempre in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo; ha gli occhi spalancati, la bocca aperta e le ali distese: l'angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato, dove ci appare una catena di eventi egli vede una sola catastrofe che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi.
Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre gli infranti ma una tempesta che aspira dal paradiso si è impigliata nelle sue ali ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo.
Ciò che chiamiamo progresso è questa tempesta".



CERCHIO GIUSEPPE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' Signor Presidente, colleghi, questa legge che stiamo discutendo pu essere un passo avanti solo se, come è stato già rilevato da alcuni colleghi che mi hanno preceduto, marcatamente dal Consigliere Reburdo, non si rivolge soltanto alla tecnica, e cioè non guarda all'innovazione come elemento esclusivamente tecnico, ma si rivolge all'innovazione anche sotto il profilo del mutamento della coscienza.
In sostanza sui problemi economici si interviene con coscienza nuova? Da questo punto di vista penso non avesse del tutto ragione il collega Tapparo, di cui apprezzo peraltro la competenza e l'impegno che su questo campo ha profuso in tutti questi anni prima nel sindacato e poi nel Consiglio regionale.
Non apprezzo la distinzione che faceva tra l'innovazione a fini militari e quella a fini civili. Diceva: "Come si fa a distinguere?". In verità si può distinguere. E' il caso tipico del mutamento di coscienza.
Occorre dare un indirizzo diverso alla ricerca. Ora, nessuno di noi è nato ieri, qualcuno è nato l'altro ieri. Anch'io che ho la fortuna di essere il più giovane di questa assemblea ho potuto sinora leggere abbastanza per capire che la ricerca scientifica è guidata fondamentalmente dagli interessi militari. La televisione ce l' hanno data dopo che l' hanno sperimentata per le ricerche spaziali e per i sistemi d'arma, che peraltro venivano sperimentati già prima della conclusione della seconda guerra mondiale. In questo assetto sociale, con questi orientamenti culturali dominanti, non mi meraviglia che la ricerca scientifica sia guidata dalla lobby militare. Per non farla lunga si legga quello che sta succedendo sullo scudo spaziale, dove le risorse e le intelligenze vengono mirate verso le guerre stellari.
Non penso che lo scienziato che è in grado di applicare la sua intelligenza sui sistemi d'arma non sia in grado di applicarla su cose più utili e più in sintonia con quella che è la coscienza civile, che va modificandosi rapidamente anche su questo piano.
E' il problema degli indirizzi che si intende dare oltre che alla ricerca scientifica anche all'innovazione tecnologica.
A me paiono pertinenti i rilievi che venivano fatti dai colleghi Reburdo e Ala. Questa legge può essere un passo in avanti se, ad esempio esclude - ciò che per noi è assolutamente pacifico e scontato e mi auguro che lo sia per tutti - i benefici dell'innovazione tecnologica a tutte quelle aziende collegate all'industria degli armamenti. Non solo, ma questi benefici dovrebbero essere mirati appunto a quella nuova coscienza ambientale, di compatibilità nell'uso delle nostre limitate risorse, non soltanto finanziarie, ma di beni e di materie prime, ad esempio la limitatezza di risorse energetiche fondamentali, con le quali la stessa sinistra sta cercando di fare i conti innovando il proprio pensiero tradizionalmente produttivistico alla luce della nuova coscienza che è andata crescendo in questi anni. Occorre indirizzare i benefici per l'innovazione al risparmio energetico, al miglioramento - su questo aveva ragione il collega Tapparo - dell'organizzazione del lavoro e quindi al miglioramento della qualità della vita, tutti preamboli che dovrebbero connotare più precisamente l'art. 1 o 'comunque la legge in quanto tale. E' una legge che non si colloca su queste nuove frontiere dell'innovazione. 0 collochiamo il legislatore regionale su questa nuova frontiera d'uso della tecnica per il miglioramento delle condizioni di lavoro, della qualità della vita complessiva, per il rigetto radicale della ricerca finalizzata agli armamenti, oppure facciamo una cosa doppiamente inutile per l'esiguità delle risorse a disposizione. Inutile a maggior ragione perché non interveniamo recependo questa nuova coscienza che emerge dalla società.
Il problema delle dimensioni delle risorse su cui si soffermava il Consigliere Benzi è reale, qualunque sia l'indirizzo che si intraprende. Si rischia di fare delle petizioni di principio, delle belle parole che per resteranno sulla carta.
La collocazione politica di DP su questa legge è subordinata al recepimento di queste istanze di principio. In sostanza, sul discorso delle armi, del risparmio energetico, della tutela ambientale e della qualità del lavoro (anche se c'è qualche riferimento nell'articolato sottoposto alla nostra attenzione) si raccolgono queste istanze o non si raccolgono? Mi scuso con i colleghi della IV Commissione per il contributo che non ho potuto dare. Mi sarebbe piaciuto perlomeno ascoltare i colleghi che hanno più esperienza su questo. Però, non avendo potuto vivere l'iter della legge e leggendo il testo mi rendo conto che i problemi veri verranno nell'applicazione, ad esempio, della funzione della Finpiemonte e del ruolo del comitato tecnico su cui si potrebbero presentare anche degli emendamenti, ma che comunque non risolverebbero il problema. Lo vedremo nell'applicazione concreta della legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente e colleghi Consiglieri, gli stimoli e le provocazioni venuti da parte di Staglianò e di Ala sono questa volta molto interessanti e molto ariosi.
I loro interventi, con quello di Tapparo, non debbono passare sotto silenzio perché riportano questa legge dal valore di deliberazione a quello di legge. La differenza fra deliberazione e legge è che l'uno è un atto di governo, l'altro è espressione di volontà. Se questo provvedimento lo si legge senza il quadro di valore all'interno del quale lo collochiamo pu sembrare una deliberazione con cui si individuano procedure per distribuire alcune risorse rispetto a un processo. nei confronti del quale noi ci riconosciamo estranei. Gli interventi dei rappresentanti dell'opposizione nonché l'indicazione del Consigliere Tapparo mi fanno dire che da parte di qualche forza di maggioranza, in particolare della mia, questo atto, sia pure di contenuto limitato ma di grande chiarezza propositiva e di grande modestia e umiltà, soprattutto per come si è collocato nella stesura finale rispetto alle obiezioni che sono venute dalla società civile, evidentemente deve essere inquadrato e riconosciuto all'interno di una scelta politica di campo e delle stesse ragioni di essere di questa maggioranza. Direi di più.
Non solo di questa maggioranza, ma di tutti coloro che guardano a questi problemi e a questi processi senza spirito di parte ma con obiettività e soprattutto con senso attuale della cultura.
Basterebbe leggere la dichiarazione dell'ex Sindaco di Roma Argan, che non mi pare essere un liberale, il quale ha lanciato un messaggio preciso: "Cari torinesi, ridisegnatevi una città degna delle vostre tradizioni e del vostro futuro, rinunciate ad occuparvi di tutto e di tutti perché non competerete mai né con Firenze né con Roma. Diventate la centrale della ricerca scientifica italiana se non di quella mondiale".
Chiunque si collochi rispetto ai nostri problemi senza spirito di parte è portato a pervenire alle stesse conclusioni.
La politica è uno dei soggetti della società, non è soggetto unico, non assume tutte le valenze della società civile, quindi è abbastanza normale che su questi argomenti ci si trovi in consonanza di conseguenze.
Noi riteniamo che questa legge si ponga all'interno, dell'obiettivo che la maggioranza e la Giunta si pongono: prendere atto che un forte processo di modernizzazione è lo scenario nel quale ci stiamo muovendo e nel quale cerchiamo di concorrere, più che per governare per essere consapevoli e coscienti di quanto sta avvenendo, per essere presenti e partecipi,per conoscere e per misurare se anche gli altri atti di governo siano coerenti a questo tipo di processo. Che senso ha investire soldi nella massimizzazione della ricaduta tecnologica se abbiamo una non sufficiente attenzione ai problemi della cultura e della ricerca scientifica, magari di quella universitaria. Su questo ci dovremo misurare.
D'accordo che alcuni miliardi vengono destinati affinché sia più accessibile alla piccola impresa, in particolare all'artigianato, la nuova tecnologia, vorrei però sapere se altrettanta attenzione viene data affinché il centro universitario del Politecnico venga messo in condizioni finanziarie di servizio, ma soprattutto culturali, tali che la nostra Regione non continui a essere tributaria verso i Paesi esterni delle conoscenze tecnologiche.
E' un problema sul quale il Consiglio, questa maggioranza e la Città di Torino in particolare dovranno misurarsi entro tempi brevi.
In che misura questo grande processo di trasformazione tecnologica è diventato un valore della nostra collettività e non soltanto uno strumento? Questo è un problema che ci dobbiamo porre. Non vorremmo che l'Università e il Politecnico finissero per essere dei riflettori in seconda battuta di quello che è scritto da altri, che la grande impresa potesse gestire il processo in proprio anche in ordine alle ricadute di ordine sociale riducendo la nostra funzione a semplici acceleratori di un processo di apprendimento delle tecnologie, da parte di quelli che tendano ad essere emarginati dal processo di modernizzazione.
La visione nella quale si muove la maggioranza e la Giunta è molto più ambiziosa e molto più articolata. I richiami che abbiamo fatto tendono a ridurre il tipo di riserve che sono state fatte su questa legge. Sono per emersi alcuni elementi di natura culturale - non mi riferisco al nozionismo ma al modo in cui ci si colloca rispetto a certi problemi in termini culturali e anche filosofici - molto preoccupanti.
Consigliere Tapparo, le altre cose di cui parliamo normalmente non sono del passato, mentre queste sono del presente! Non credo nel passato e nel presente, ma credo nel continuo trasformarsi, nel continuo aggiornarsi. Ho difficoltà ad immaginare che ci sia una linea che differenzi (quella che spero di fare un giorno o l'altro in questa sede) la commemorazione di Luigi Einaudi da un intervento sulla politica di sostegno all'applicazione tecnologica. Il, Consigliere Tapparo dice che dobbiamo saper essere anche padroni del linguaggio perché il modo di governare un processo è anche quello di conoscerne il linguaggio, la tecnica espressiva. Certamente siamo poco attrezzati in termini di linguaggio e in termini di espressione perch siamo tributari alla società civile che su questo è andata avanti. Avrei qualche difficoltà ad accettare una scansione temporale perché, se così facessimo, daremmo ragione ai Consiglieri Ala e Staglianò che fanno un discorso che rifiuto totalmente, quello cioè di pensare che attraverso l'innovazione tecnologica si tenda ad una migliore qualità della vita, come se in passato fosse avvenuto il contrario. L'obiettivo è sempre stato questo. L'innovazione tecnologica è la punta della lancia attuale di un processo che ci coinvolge da qualche secolo, ma che ha al fondo una sola ambizione, parte dalla sola preoccupazione e tende ad un unico obiettivo: la qualità della vita dell'uomo.
Non si tratta di inventare questo valore, si tratta semmai di realizzarlo meglio. Rifiuto in termini filosofici di ritenere che nel 1980 improvvisamente si scopre nella civiltà occidentale l'esigenza della qualità della vita. Non è così, perché gli elementi culturali, storici filosofici che ci hanno portati alle innovazioni tecnologiche nel 1986 e che hanno le loro radici in secoli lontani avevano come novità fondamentale la rivalutazione della vita e della qualità della vita rispetto ad un messaggio culturale e religioso che era andato a governare il globo terracqueo per un millennio, che negava questi valori. Mi preoccupo quando sento questi discorsi tanto da ritenere che non avesse torto qualcuno quando avevo coniato il termine "tatto-comunista" (spero che non ce ne siano più in quest'aula). I catto-comunisti secondo me sono coloro che ritengono che esiste ancora la possibilità di recuperare i valori negativi del millennio passato che ha mortificato il globo terracqueo rispetto ai valori nuovi che sono nati da una preoccupazione sola: il riconoscimento del valore della vita e della qualità della vita.
Calvino, che ha studiato a Ginevra, si aspetta di potersi misurare con l'Onnipotente presentandogli non i soldi che ha in tasca, ma la qualità della vita. E' questa la rivoluzione culturale e filosofica che è a monte delle cose di cui ci stiamo occupando. I soldi sono il metro di misura delle cose che qualcuno ha realizzato nella vita (per un capitalista come il sottoscritto in termini culturali, quindi non un capitalista "de poche").
Quindi questi valori non vengono inventati oggi. Oggi si è più preoccupati, più attenti a richiedere la ricaduta su noi stessi di questi grandi valori che in qualche periodo di questa rivoluzione culturale e tecnologica sono stati emarginati rispetto all'esigenza di fare andare avanti il processo di accumulazione (che, a sua volta, era la condizione del processo di trasformazione, il quale ha prodotto la ricaduta in termini tecnologici di qualità della vita). Le valvole cardiache e le fosse settiche sono state inventate dalla tecnologia. Senza l'una o senza l'altra la qualità della vita fisica sarebbe profondamente diversa.
Quindi non sono d'accordo nel seguire i colleghi nelle loro provocazioni laddove continuano a demonizzare il processo di innovazione tecnologica. E' una preoccupazione comune a tutti gli uomini che sono caricati di una minima responsabilità di governo della società. Non sono frontiere, ma sono acquisizioni. Le cose sulle quali discutiamo in Commissione e in aula ci fanno riconoscere, mi sembra di dover dire con soddisfazione, che nel giro della generazione politica che abbiamo vissuto qualcuno all'inizio, qualcuno a metà, qualcuno la sta esaurendo, siamo passati da una lotta politica destinata a riaffermare gli interessi di classe a quella di essere soprattutto presenti agli interessi di carattere generale. Quindi parlare di feticismo dell'innovazione tecnologica, quasi che ci facessimo di nuovo abbagliare dalla televisione o dal cinema a colori come se fossimo dei bambini, e che quindi qualunque cosa c'è dietro la televisione va bene, qualunque cosa c'è dietro il cinema a colori va bene senza porci interrogativi, mi sembra una visione un po' grossolana, e un po' démodé della classe politica che ci governa, quella di cui noi facciamo parte.
Il Consigliere Staglianò non poteva non richiamarci al problema di non concorrere con le nostre risorse alle aziende che hanno attività militari.
Questo lo lascio alla sua coscienza e alla possibilità di governo della Giunta e non mi addentro più di tanto. Visto che è consuetudine nelle mie conversazioni con il Consigliere Staglianò chiudere con delle battute, devo dire che c'è una ragione fondamentale per un uomo di area comunista e la ragione probabilmente è questa: che secondo gli scrittori politici degli anni '60 si diceva che la fine della grande speranza comunista o comunque di sinistra massimalista nel nostro Paese sarebbe avvenuta con l'avvento della Vespa, che come voi sapete consentiva a molta gente, che la domenica non sapeva cosa fare - quindi poteva andare al comizio - di essere libero di scegliere di andare a trovare la ragazza e di non andare al comizio.
Pare che Togliatti abbia avuto un duro colpo con l'avvento della Vespa, e qui ha ragione il collega Staglianò. Come voi sapete, la Vespa è stata pensata, studiata e progettata per l'utilizzo di un residuato bellico, che erano i motorini di avviamento dei bombardieri.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese per la replica.
GENOVESE, Assessore al lavoro Su questo provvedimento di legge non mi diffonderò molto anche se alcune valutazioni sono dovute, anche in presenza di ulteriori emendamenti presentati in aula da parte dei colleghi che non hanno potuto, al di là della loro intenzione, partecipare ai lavori della Commissione e del gruppo di lavoro ristretto.
Innanzitutto esprimo un giudizio positivo per il lavoro svolto, che ha consentito la definizione di un testo licenziato all'unanimità ed ulteriori approfondimenti che torneranno di utilità in una fase successiva, cioè nell'attuazione della legge e in particolare con la predisposizione del piano di intervento, che è rimessa dall'art. 2 alla deliberazione del Consiglio regionale: esso configurandosi come piano di criteri, di priorità e di procedure, oltreché di finanziamenti, potrà avvalersi della documentazione e degli approfondimenti che la Commissione ha già operato e sarà ulteriormente sviluppato sul piano specifico dei contenuti, delle iniziative e dei progetti che potranno essere ammessi al finanziamento regionale. Il lavoro svolto costituisce una solida base di partenza anche per le specificazioni non contenute nella legge che, come il collega Ferrara, Presidente della Commissione, giustamente ha ricordato, si pone l'ambizione umile di presentarsi come un provvedimento essenziale, chiaro e preciso, di indirizzo e di riferimento; ciò in un campo dove, delicata essendo la sfera della competenza regionale, è necessario evitare equivoci e la tentazione del dettaglio regolamentare, che oltretutto mal si attaglierebbe all'innovazione, che non è una materia ma un processo orizzontale. Un processo che ha assunto un ruolo strategico importante e che accompagna, come ricordava il Consigliere Marchini, senza salti ma con intensità diversa l'attività dell'uomo da sempre. Uno dei meriti che la Commissione e prima ancora i proponenti delle proposte di legge hanno avuto mi sembra proprio quello di non essersi posti astrattamente e illuministicamente l'esigenza di definire in termini regolamentari l'attività che la Regione può svolgere e che comunque sarà limitata a sostegno di iniziative volte all'introduzione di innovazione tecnologica nel nostro sistema produttivo regionale.
La collega Minervini dice che i testi sono stati "in extremis" stravolti, ma a me questo non pare esatto. La riflessione è stata lunga nella fase finale dopo le consultazioni e dopo alcuni confronti esterni che abbiamo ritenuto opportuni e necessari, seppure informali, in relazione ad una materia in cui abbiamo un unico riferimento giuridico per legiferare: la legge n. 240 sulle società consortili miste, unico è labile riferimento giuridico. Si è ritenuto doveroso un approfondimento per evitare che in una materia delicata ci fosse già in partenza, anche per la dilatazione della riflessione avvenuta in Commissione e nel gruppo di lavoro, una definizione normativa difficilmente accoglibile dal Governo, non perché sia particolarmente "cattivo", ma perché non ha fino ad oggi riconosciuto competenze specifiche e ben definite alle Regioni. Si può discuterne ma ben sappiamo, e per serietà questo deve essere tenuto presente, che abbiamo un labile riferimento giuridico per emanare una normativa di carattere regionale.
D'altra parte questa considerazione è avvalorata dal fatto che tutte le Regioni si sono trovate in difficoltà a legiferare in materia di innovazione tecnologica e di sostegno ai processi di innovazione. Solo la Regione Lombardia ha un testo di riferimento a cui largamente ci siamo attenuti sia nella fase iniziale ma soprattutto nella fase finale di definizione di alcuni articoli del provvedimento, tenendo presente il quadro della Regione Piemonte che è diverso dal quadro "strutturale" lombardo in quanto in Piemonte non abbiamo una Finanziaria regionale equiparabile a quella della Lombardia o della Liguria per i ruoli e le funzioni che sono stati da leggi regionali alla stessa assegnati.
Devo aggiungere poche cose. Condivido l'opinione di quanti hanno detto che non bisogna enfatizzare l' importanza di questo provvedimento. E' un provvedimento che favorirà, in limiti molto precisi e con una portata limitata rispetto alle esigenze di sviluppo, l'introduzione dell'innovazione tecnologica e della ricerca innovativa nella nostra Regione; rappresenta uno strumento volto a favorire, nelle materie di competenza regionale e per quanto è consentito dal riferimento giuridico utilizzato, processi di modernizzazione e di introduzione di innovazioni tecnologiche, soprattutto all'interno dell'impresa minore. In un primo tempo il riferimento era alla "piccola e media impresa", ma poi abbiamo ritenuto in Commissione e all'interno del gruppo di lavoro di fare riferimento più in generale al sistema produttivo e ai servizi; però ci si è resi conto che difficilmente ci sarebbe stato l'accoglimento da parte del Governo di un ampliamento delle finalità della legge rispetto a quella già definita dalla Regione Lombardia. Su questo aspetto abbiamo fatto una riflessione autonoma; il riferimento giuridico nasce dalla legge n. 240 che a sua volta fa riferimento ad una impresa minore non ben definita perché "connotata" dall'entità del capitale sociale e non dal numero degli addetti, mentre nel nostro ordinamento non esiste una definizione precisa di impresa minore: abbiamo, invero, in alcune leggi specifiche, un riferimento al numero di addetti, ma ciò vale per quella normativa precisa e la Regione non ha alcuna potestà di definizione giuridica in ordine a "cos'é o non è" un'impresa minore. Dobbiamo quindi lasciare un riferimento lato che dovrà poi essere governato dal Consiglio regionale attraverso il piano di attuazione che lo stesso Consiglio dovrà deliberare, su proposta della Giunta. Il piano dovrà prevedere gli ambiti prioritari di intervento i criteri per l'ammissione ai benefici, la determinazione dettagliata delle tipologie e delle classi degli interventi, oltreché l'individuazione delle risorse e l'indicazione altresì (aspetto non secondario di questa legge di cui si è parlato poco anche oggi) delle commesse pubbliche al fine di realizzare un coordinamento dei flussi di spesa pubblica controllabili dalla Regione o da parte degli Enti locali; ciò per assicurare, in un momento rilevante della spesa pubblica e nelle materie di competenza della Regione o degli Enti locali, una capacità di organizzazione e di coordinamento delle iniziative che, in quanto caratterizzate da un contenuto moderno e innovativo, possono essere in grado di indurre nel sistema produttivo complessivo della nostra Regione positive ricadute sia in termini di innovazione come in termini di occasioni di lavoro e di occupazione. Vi è nella legge una finalità e una previsione di intervento difficile ma molto vicina al richiamo che sovente giustamente viene fatto alla Regione dalle forze produttive, le quali possono non avere sempre ragione quando parlano dei rapporti con le istituzioni, ma hanno qualche ragione ricordando che la Regione al di là della ricerca, magari esasperata, di ritagliarsi un proprio spazio di intervento "quasi diretto" nelle attività produttive ha il compito di sostenere, sia in ordine alle proprie competenze sia in ordine alla operatività complessiva del sistema pubblico degli Enti locali attraverso l'attività generale di coordinamento e di programmazione, processi di modernizzazione e di creare condizioni l'ambientali" favorevoli allo sviluppo dei processi produttivi e della produttività.
Queste sono le cose difficili e complesse su cui dovremo ritornare a ragionare. Non è stato facile definire una normativa, ma sarà certamente più difficile predisporre il "piano di attuazione" previsto dall'art. 3 e renderlo gestibile da parte del Comitato tecnico che è stato previsto presso la Finpiemonte, al quale spetta la valutazione sui singoli progetti la definizione in ordine all'ammissibilità o meno alle agevolazioni regionali e la loro approvazione. Questo è un altro elemento di chiarezza: la Regione ha un ruolo di programmazione, mentre la valutazione dei progetti sarà svolta dal Comitato tecnico attraverso la Finpiemonte che diventa il braccio operativo della Regione per l'applicazione delle agevolazioni e delle azioni previste dalla legge. Credo che con queste riflessioni alcuni emendamenti presentati dai colleghi Reburdo e Ala possano essere accolti non formalmente ma come momento di chiarimento sugli scopi della normativa e come suggerimento per la gestione della legge.
I colleghi Reburdo e Ala tutto possono pensare ma non temere che con questo strumento (che prevede lo stanziamento di 2 miliardi per il 1986/87 e successivamente uno stanziamento analogo per altri due esercizi) si sia immaginato da parte della Commissione, dei proponenti e della Giunta di poter finanziare la ricerca "orientata a scopi militari". Credo proprio che questo sia completamente fuori dalle intenzioni di tutti: non vogliamo certamente operare, dando il nostro piccolo e modesto contributo, per l'ulteriore militarizzazione del mondo! Questa non può essere considerata una finalità recondita, da evitare con una definizione normativa puntuale e più precisa, della Regione Piemonte. Mi permetto, al di là di questa ovvia osservazione, di farne invece una di sostanza per quanto riguarda il quadro giuridico a cui facciamo riferimento. Con questa normativa, soprattutto nell'art. 1 indicante le finalità della legge, non possiamo dettagliare i settori o gli obiettivi dell'innovazione e della modernizzazione, perché in tal caso andremmo ad operare precisazioni e distinzioni all'interno del settore industriale, creando nel Governo la convinzione che di fatto intendiamo operare nel campo dell'industria con l'esclusione dell'industria militare e la legge verrebbe certamente rinviata perché non possiamo legiferare in materia di industria. Stiamo invece cercando di darci una normativa che consenta il sostegno di processi di innovazione nelle materie di competenza regionale, con l'estensione prevista in qualche misura dalla legge n. 240. Pregherei quindi i colleghi Ala e Reburdo di comprendere come al di là delle valutazioni che io personalmente, la Giunta è il Consiglio regionale possono dare in ordine alla ricerca e alle applicazioni industriali collegate alla ricerca in campo militare, non c'è nessuna intenzione di contribuire in questa direzione; in ogni caso la tipologia degli interventi, i criteri per l'ammissibilità dei progetti l'individuazione degli ambiti prioritari di intervento sono demandati alla deliberazione consiliare di approvazione del "piano di attuazione" e in quel momento tutte le valutazioni che riguardano ambiti, tipologie e priorità saranno giustamente collocate e valutate dal Consiglio regionale.
Devo poi precisare che concordo nella sostanza e credo di poter dire che c'è l'accoglimento da parte della Giunta dei due emendamenti all'art. 1 presentati prima dai colleghi Minervini e Majorino e successivamente anche dai colleghi Calligaro, Amerio e da altri colleghi del Gruppo comunista laddove si propone di reintrodurre nella norma che a fianco della finalità tesa a favorire l'introduzione dell'innovazione e ad aumentare la produttività e la competitività del sistema si riprecisi anche la finalità tendente a "qualificare e sostenere l'occupazione".
Concordo anche con l'emendamento che è stato presentato dai colleghi Tapparo, Brizio ed altri tendente ad introdurre un nuovo art. 5/bis, che prevede un coordinamento dell'informazione sull'innovazione presso la sede della IV Commissione.
Credo sia una proposta che debba essere accolta, su cui si è discusso per trovare una formulazione coerente ton il complesso della normativa che è stata licenziata. La Giunta su questo ultimo testo esprime opinione favorevole e quindi penso che anche questo emendamento possa essere accolto come emendamento al testo già emendato che è pervenuto in aula. In generale, devo aggiungere che il testo è pervenuto in aula ton successivi emendamenti complessivi predisposti e firmati da tutti i rappresentanti del gruppo di lavoro, perché il provvedimento non è più ritornato formalmente in Commissione. Sono emendamenti solo in alcuni casi di sostanza, questo lo vorrei richiamare alla collega Minervini, mentre la maggior parte sono di precisazione e di ristruttura formale anche se hanno comportato la ristruttura di interi articoli per chiarezza di coordinamento e di comprensione. Alcuni discendono, invece, da una verifica non imposta dall'esterno, ma autonomamente svolta in ordine a limiti di legittimità che rischiavano di essere superati e che hanno consigliato di attenerci al massimo alla normativa approvata dalla Lombardia senza peraltro sacrificare le finalità e gli obiettivi che assieme ti siamo riproposti.
Un'ultima osservazione. Vorrei pregare ugualmente i colleghi Reburdo e Ala di considerare che le cooperative, nel momento in cui siano in grado di attivare procedure e protessi di inserimento per beneficiare delle agevolazioni della legge, sono a tutti gli effetti delle imprese e non vi è l'esigenza di complicare la normativa andando ad introdurre distinzioni che ti porterebbero a dover fare delle precisazioni anche sull'artigianato o su altri settori di competenza regionale. A tutti gli effetti le cooperative sono una forma di impresa e rientrano tra i soggetti che possono essere beneficiari delle agevolazioni della legge.



PRESIDENTE

Con la replica dell'Assessore si è concluso il dibattito generale.
Alla ripresa dei lavori si procederà all'esame dell'articolato dei progetti di legge.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,40 riprende alle ore 15,20)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Riprendiamo l'esame dei progetti di legge n. 92 e 98.
Colleghi Consiglieri, annuncio che l'esame dell'articolato non sarà semplice poiché vi sono emendamenti ed emendamenti agli emendamenti.
Pregherei quindi, nel limite del possibile, di prestare una certa attenzione.
In merito al "Titolo" della legge viene presentato il seguente emendamento firmato dai Consiglieri Genovese, Ferrara, Brizio, Tapparo e Amerio: il titolo del progetto di legge viene così riscritto: "Interventi regionali per la promozione e la diffusione delle innovazioni tecnologiche nel sistema delle imprese minori".
Al titolo così emendato il Consigliere Reburdo presenta un emendamento aggiuntivo: al titolo riscritto aggiungere dopo "imprese minori" le parole "e delle cooperative".
La parola al Consigliere Reburdo.
REBURDO La proposta è chiara. Al titolo, che si rivolge alle imprese minori in modo esplicito, ho ritenuto di aggiungere le cooperative per due aspetti: il primo è per capire se nel discorso delle imprese minori siano esplicitamente acquisibili le cooperative. Il secondo aspetto, che sarà anche oggetto di apposita interpellanza non appena avrò gli elementi precisi per presentarla, riguarda l'applicazione della legge n. 28. Far presente come il movimento cooperativo non si impegni significativamente a sostegno delle nuove cooperative che potrebbero dare occupazione e come il sistema bancario ponga vergognosamente degli ostacoli alle imprese.
Vorrei capire come la cooperazione rientra in questo emendamento.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese.
GENOVESE, Assessore al lavoro Credo di dover richiamare ancora al collega Reburdo, come ho già avuto modo di affermare nella replica, come le cooperative a tutti gli effetti siano imprese e risultino quindi già comprese.
Il problema del funzionamento di altre leggi e del comportamento delle organizzazioni del movimento cooperativo è invece un problema che esula al momento da quanto stiamo esaminando.
Pertanto, pregherei il collega Reburdo, anche per i ragionamenti che avevo già fatto, di voler considerare come l'emendamento proposto non incida sostanzialmente sul testo all'esame, in quanto l'obiettivo che voleva essere raggiunto con l'emendamento è già implicito e ricompreso nella dizione della legge.
Mentre saremmo in difficoltà se dovessimo esplicitare tutti i tipi di imprese che possono usufruire delle agevolazioni previste.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.
REBURDO Dopo questa spiegazione convinta e precisa, giuridicamente sostenibile ritiro il mio emendamento.



PRESIDENTE

L'emendamento del Consigliere Reburdo si intende ritirato.
Rimane l'emendamento al titolo, precedentemente letto.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 44 Consiglieri presenti in aula.
Passiamo ora alla votazione del relativo articolato.
Art.
(Finalità) "La Regione Piemonte con la presente legge, nell'ambito delle materie di propria competenza definite dalla legislazione nazionale, promuove il sostegno alle attività di ricerca e la diffusione dell'innovazione tecnologica nel sistema produttivo e nei servizi sia pubblici che privati con particolare riferimento alle iniziative finalizzate all'introduzione di nuovi prodotti, nuovi servizi o nuove tecnologie tendenti a migliorare i processi produttivi, a qualificare l'occupazione, ad accrescere la produttività e la competitività".
Sono stati presentati i seguenti emendamenti: 1) dai Consiglieri Genovese, Ferrara, Amerio, Brizio e Tapparo: il testo è così riscritto: "La Regione Piemonte con la presente legge, nell'ambito delle materie di propria competenza definite dalla legislazione nazionale, promuove l'innovazione tecnologica nel sistema delle imprese minori operanti in Piemonte, con particolare riferimento alle iniziative finalizzate all'introduzione di nuovi prodotti, nuovi servizi o nuove tecniche tendenti a migliorare i processi produttivi e ad aumentare la produttività e la competitività".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato. 2) Dal Consigliere Reburdo: il testo è così riscritto: "La Regione Piemonte con la presente legge, nell'ambito delle materie di propria competenza definite dalla legislazione nazionale, promuove l'innovazione tecnologica nel sistema delle imprese minori e delle cooperative operanti in Piemonte, con specifico riferimento alle iniziative finalizzate all'introduzione di nuovi prodotti, nuovi servizi o nuove tecniche che pongono in stretta connessione produttività e competitività con qualità dell'ambiente e delle condizioni di lavoro, risparmio energetico e di materia prima, difesa dell'ambiente e della natura riciclo, livelli occupazionali".
3) Dai Consiglieri Minervini e Majorino: alla fine del primo comma, dopo le parole "processi produttivi" inserire: "a qualificare l'occupazione, a difendere i livelli".
4) Dai Consiglieri Amerio e Calligaro: - al termine dell'art. 1 aggiungere "ad accrescere e qualificare l'occupazione complessiva".
La parola all'Assessore Genovese.
GENOVESE, Assessore al lavoro Sono stati presentati due emendamenti, l'uno dai colleghi Minervini e Majorino, l'altro, analogo, dal Gruppo comunista. Credo di poter rispondere ad entrambi, precisando che la Giunta conviene sulla reintroduzione di un'indicazione di finalità più larga riguardante l'occupazione, peraltro già presente nei testi precedentemente licenziati. Chiederei però una piccola modifica per non creare delle incongruenze. Propongo accogliendolo con questa dizione: "a qualificare e sostenere l'occupazione" perch l'accrescere l'occupazione" credo sia un po' difficile da affermare sbrigativamente.
L'accrescimento dell'occupazione potrebbe essere un effetto indiretto in alcuni settori a seguito proprio dell'introduzione di innovazione questo però non nella singola impresa.
Proporrei quindi di fondere i due emendamenti con la dizione proposta se vi è accordo si può riscrivere l'emendamento.



PRESIDENTE

I Consiglieri Majorino, Minervini, Amerio e Calligaro accolgono la proposta dell'Assessore, controfirmano la modifica e ritirano i propri emendamenti.
Pongo in votazione tale modifica che recita: alla fine del primo comma, dopo le parole "processi produttivi", inserire "a qualificare e a sostenere l'occupazione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 33 voti favorevoli e 1 astensione.
In merito all'emendamento n. 2 chiede di parlare il Consigliere Reburdo. Ne ha facoltà.
REBURDO Ribadisco il ragionamento che avevo fatto nell'intervento iniziale. E' pur vero che questa legge sarà applicata con i criteri che saranno definiti dal Consiglio regionale con apposita deliberazione, ma è anche vero che 'una legge quadro deve contenere delle precisazioni sulla base delle quali si costruiscono i criteri successivi.
Nell'art. 1 c'è una carenza rispetto alle tematiche ambientali in termini di qualità oltre che di quantità. La produttività e la competitività non debbono essere viste alla luce del mero profitto aziendale, ma devono tenere conto delle valenze generali che la scelta tecnologica e produttiva hanno sulla natura, sull'ambiente e sull'uomo.
Siccome questo è l'elemento discriminante rispetto al quale dovranno ispirarsi i criteri è insufficiente la risposta data che tende a dire: "manteniamo la proposta della maggioranza o dei partiti che l' hanno approvata e poi stabiliremo dei criteri successivi". Non è stravolgente, è una proposta che puntualizza in modo più esplicito, a livello orizzontale un discorso che viene fatto da tempo su questi problemi. Non avremmo sicuramente fatto le proposte e gli interventi che abbiamo fatto sull'art.
1 se non avessimo considerato l'importanza pratica della legge che si misura, finalmente, non soltanto a livello di principi, ma quotidianamente su elementi nuovi emergenti che però non ci pare cogliere nell'articolo proposto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.
AMERIO Noi conveniamo sulle finalità illustrate dal collega Reburdo. Dobbiamo però impedire una bocciatura della legge da parte del Commissario del Governo. Ci è stato chiesto di attenerci strettamente a quanto stabilito dall'art. 1 della legge della Lombardia.
Noi conveniamo che le finalità indicate sono da inserirsi nel testo che l'ambiente e l'ecologia non sono valori transitori, ma sono valori generali e permanenti. Tuttavia riteniamo che questi obiettivi debbano essere inseriti nel piano degli interventi per non correre rischi nell'iter di approvazione della legge. Abbiamo perciò presentato insieme ad altri colleghi un ordine del giorno che tende ad impegnare la Giunta a considerare prioritari nell'ambito del piano degli interventi, cioè degli adempimenti dell'art. 3 della legge, precisamente l'ambiente, l'ecologia la lotta alle sofisticazioni e il risparmio energetico. Ci pare una garanzia sufficiente richiedere che nel successivo piano degli interventi queste priorità vengano definite con un impegno assunto fin d'ora dal Consiglio.
Perciò siamo contrari all'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.
BRIZIO Noi non voteremo a favore dell'emendamento per ragioni analoghe a quelle espresse dal collega Amerio. In Commissione si era parlato a lungo di priorità e si era trattato appunto dell'ambiente in modo particolare.
Successivamente però con l'intento di evitare un ritorno della legge e per ragioni d'agilità avevamo convenuto che tutti i criteri sarebbero stati rinviati al piano degli interventi. Rimaniamo dell'opinione che il piano debba fissare i criteri, i quali non possono essere determinati dalla legge.
Tuttavia sono priorità importanti e noi abbiamo sottoscritto l'ordine del giorno a cui faceva cenno il Consigliere Amerio con la precisazione che quelli trattati dall'ordine del giorno non saranno gli unici criteri ma saranno dei criteri che dovranno essere tenuti presenti con gli altri che saranno valutati prioritari al momento della redazione del piano degli interventi.
Quindi votiamo contro l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
ALA Voto a favore dell'emendamento. Ritengo comunque che l'agitare lo spauracchio del Commissario del Governo ogni volta che presento un emendamento sia un metodo abusato. Ritengo che l'art, l, che fissa le finalità e i caratteri generali della legge, debba contenere precisazioni quali quelle richiamate dal collega Reburdo. Perché non è vero che i criteri sono rimandati ad un periodo successivo. La tutela ambientale, la salvaguardia o la qualificazione dell'occupazione sono dei criteri così come sono criteri alla pari l'aumento della produttività e la competitività. Secondo la mia personale opinione viene prima il criterio della tutela e della salvaguardia dell'ambiente. E' pretestuoso dire che i criteri vanno dopo. E' stata fatta una gerarchia di criteri, alcuni vengono considerati degni di stare nell'art, l, altri no, perché si considerano subordinati. Visto che si stanzia per questa legge una somma che non le permette comunque di intervenire significativamente nel settore e che pu essere soltanto finalizzata a qualche piccolo progetto (500 milioni l'anno se non erro; volevo presentare un emendamento che riducesse la cifra a 200 mila lire) la Regione dovrebbe finanziare solo alcuni progetti, alcuni interventi. A questo punto una scelta rigorosa sui criteri, definita già nell'art, l, è necessaria.
Quindi voto a favore dell'emendamento Reburdo.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese.
GENOVESE, Assessore al lavoro Sono un po' in difficoltà a rispondere perché capisco che il problema posto non è quello di ambiti o campi di intervento prioritario, ma riguarda i criteri generali. Mi 'sembra si voglia dire che tra le finalità vi sono quelle dell'introduzione e della diffusione dell'innovazione, e che unitamente vi è l'esigenza di migliorare i processi produttivi, di garantire la qualificazione dell'occupazione e di aumentare la produttività. Si dice poi che tra questi criteri c'è anche il rispetto dell'ambiente e delle risorse. Tutto questo può essere corretto, però devo dire con estrema schiettezza ai colleghi Ala e Reburdo che non mi pare che un criterio generale debba essere richiamato in tutte le leggi. Questo fa parte della politica di settore che la Regione deve assicurare nella sua operatività. Il rispetto, nell'operatività, dell'ambiente e delle risorse è uno dei criteri fondamentali a cui ci si.dovrebbe attenere negli interventi della Regione; non pare debba essere riaffermato in tutti i provvedimenti di legge e su tutti gli atti amministrativi.
L'abbiamo già chiaramente previsto nella normativa urbanistica e di pianificazione territoriale e vi sono le leggi di settore; il problema è di capacità e di crescita operativo - amministrativa della Regione e degli Enti locali e non di riaffermazione puntuale e rituale in tutti i provvedimenti che vengono presentati. Il problema della tutela ambientale è reale e grave ma va collocato sui provvedimenti giusti e deve essere perseguito attraverso il complesso degli atti amministrativi.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal collega Reburdo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli, 21 contrari e 9 astensioni.
5) Dai Consiglieri Reburdo e Ala: in coda aggiungere: "Sono escluse dalla presente legge le attività di ricerca e di diffusione dell'innovazione tecnologica connesse con la ricerca, la sperimentazione la produzione di armamenti, di sistemi d'arma, di applicazione dell'informatica per fini bellici e di ogni altra attività riconducibile a fini militari".
La parola al Consigliere Ala.
ALA Signor Presidente, questo emendamento è chiaro e si commenta da sé.
Penso sia immorale che la Regione Piemonte finanzi, in un modo o nell'altro, con questa legge, una ricerca connessa con i settori militari.
Su questo punto ritengo molto significativo il modo con cui si pronuncerà il Consiglio, dato che finora non c'è mai stata una parola della Regione sull'argomento. Ho ascoltato con attenzione le parole dell'Assessore e se può essere pleonastico inserire sempre il rituale richiamo all'ambiente occorre comunque tenere anche conto che si continua a fare riferimento sempre all'occupazione che - se vogliamo - assume sempre lo stesso aspetto rituale. Non ricordo nessuna legge regionale in cui si sia affrontato il problema militare. Quindi è la prima volta, almeno da quando sono in Consiglio, che è richiesto in tema di innovazione e ricerca tecnologica connessa con il problema militare un pronunciamento consiliare.
Dunque qui la cosa è un po' più seria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.
AMERIO Confermiamo che lo spirito dell'emendamento ci trova d'accordo. Abbiamo dei dubbi però sulla spendibilità. E' un problema di legittimità trattandosi di un settore di impresa. Sono per studiarne una formulazione percorribile, cosa che non è possibile fare ora, tanto più nel testo di legge.
Siamo totalmente d'accordo sullo spirito dell'emendamento, vorremmo però studiare una formulazione adeguata nel piano degli interventi. Perci ci asteniamo sull'emendamento se verrà mantenuto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.
BRIZIO Siamo chiaramente disponibili a valutare anche questo aspetto che ha certamente la sua valenza, ma non inserirlo in un testo di legge per ragioni di legittimità.
Ne avevamo già parlato con il Consigliere Amerio. Il voto però deve essere contrario proprio per evidenti ragioni di legittimità.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese.
GENOVESE, Assessore al lavoro Signor Presidente e colleghi, ho già detto nel mio intervento di questa mattina come sia impossibile pensare che con questa legge si possa finanziare la ricerca scientifica e dare ad essa il nostro piccolo contributo. Questa è una legge che nei limiti di competenza e nelle ristrettezze finanziarie che abbiamo cerca di dare il sostegno e favorire la diffusione dell'innovazione nell'impresa minore.
Nessuno pensa di finanziare la ricerca scientifica nell'industria, e' tanto meno nell'industria bellica, perché non è possibile. Se trasparisse questa intenzione, anche in negativo per affermazioni parziali che vengono fatte, la legge sarebbe bocciata. Il piano poi non è un "escamotage": ad esso sono rinviate le tipologie, le classi di intervento, le priorità e la definizione degli ambiti, perché abbiamo proposto una legge che fissa criteri generali di intervento e non una legge di tipo regolamentare, come sovente avviene. D'altronde il piano di attuazione è di approvazione del Consiglio regionale. Respingo quindi l'affermazione che si tratta di una normativa "immorale" se non viene meglio precisata. Perché in tal caso di queste immoralità se ne commetterebbero continuamente quando non si spiega fino in fondo qual è la posizione delle assemblee di, fronte ai problemi gravi che riguardano l'umanità. Tutti i giorni e quasi su tutte le norme potremmo sollevare problemi di questo tipo. Credo che si debba respingere questo modo di ragionare; le norme sono attuate dagli uomini e hanno certamente una loro motivazione, ma poi vengono gestite ed è sulla gestione che si può esprimere un giudizio definitivo in ordine alla corrispondenza con gli obiettivi definiti dalle leggi.
Invito i colleghi Reburdo e Ala a considerare che l'intervento previsto non è di finanziamento della ricerca scientifica per la grande e media impresa. Proponiamo invece di fare cose umili e modeste a favore dell'impresa minore e dell'artigianato della nostra Regione per diffondere le innovazioni tecnologiche e particolarmente le innovazioni consolidate e le riconversioni delle attività minori nella nostra Regione. Diventeremmo ridicoli se accedessimo alla richiesta di escludere esplicitamente "la ricerca scientifica per l'impiego militare" e molto probabilmente vedremmo la legge bocciata. Credo.sia più serio dire queste cose con una presa di posizione politica e non attraverso una norma di legge. Quindi invito a voler riflettere sull'opportunità di non mantenere questo emendamento all'art, l.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.
REBURDO Signor Presidente e colleghi Consiglieri, noi non poniamo un'accusa alla Regione di finanziare innovazioni tecnologiche finalizzate al settore militare. E' ovvio che non determinando dei criteri di esclusione all'interno di una legge, come abbiamo tentato di fare prima, è oggettivamente impossibile nella fase della gestione escludere e dire di no ad un progetto di innovazione tecnologica presentato secondo i termini di legge. Ecco perché noi abbiamo tentato di fissare dei criteri generali nell'art. 1 che facciano il punto su questa situazione. Sappiamo che la piccola impresa è la più soggetta al ricatto produttivo sul nucleare.
L'Assessore Genovese è più informato di me e sa che intorno alla costruzione delle centrali nucleari gira un numero abbastanza significativo di piccole aziende che riceve delle subcommesse che riguardano appunto le costruzioni delle centrali nucleari. Siccome queste piccole aziende sono legate ai grandi appalti, che vengono eseguiti attraverso i subappalti sono costrette a certe produzioni e quindi sono meno soggette a controllo di , quanto possa essere la grande azienda, dove esistono consigli di fabbrica e altre strutture di controllo democratico che evidenzierebbero questo aspetto. Decentrando sulla piccola impresa, usando l'arma del ricatto del lavoro, è possibile far fare ciò che le grandi imprese non possono fare perché esiste un controllo. La Regione Toscana ha assunto una determinata posizione ed è stata immoralmente massacrata da dichiarazioni inaccettabili e antidemocratiche da personaggi del Governo nazionale. Per evitare queste accuse facili pensiamo sia opportuno prevedere delle esclusioni pregiudiziali che eviteranno confusioni successive.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 5) presentato dai Consiglieri Reburdo e Ala.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 26 contrari e 10 astensioni.
6) Dal Consigliere Ala: in coda aggiungere: "Sono escluse dalla presente legge le attività di ricerca e di diffusione dell'innovazione tecnologica nel campo dell'energia nucleare ai fini militari e civili".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 3 voti favorevoli, 25 contrari e 9 astensioni.
7) Dal Consigliere Ala: in coda aggiungere: "a ridurre e razionalizzare i consumi energetici, a migliorare la qualità dell'ambiente di lavoro, a favorire processi produttivi che riducano l'inquinamento e la quantità e tossicità dei rifiuti derivanti dagli stessi processi,sia nella fase di lavorazione che in quelle successive, a limitare i consumi e lo spreco di risorse e materie prime".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 2 voti favorevoli, 24 contrari e 5 astensioni.
Pongo ora in votazione l'art. 1 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto SI 43 Consiglieri hanno risposto NO 3 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Forme di intervento regionale) "L'intervento regionale è attuato mediante: a) il sostegno di progetti di ricerca e di programmi innovativi di investimento e/o commercializzazione, promossi da imprese ed enti anche presso centri di ricerca b) la programmazione e il coordinamento delle commesse della Regione e degli Enti pubblici aventi particolare contenuto innovativo nei settori di competenza della Regione e una ricaduta in termini innovativi per il sistema delle imprese minori operanti in Piemonte c) lo sviluppo di iniziative tendenti a diffondere le innovazioni nel sistema produttivo e ad agevolare l'accesso delle imprese alle informazioni sulle nuove tecnologie d) la diffusione della conoscenza delle normative finanziarie vigenti in materia di innovazione tecnologica, prevedendo l'attivazione di uno sportello informativo presso la Finpiemonte S.p.A.".
Sono stati presentati i seguenti emendamenti: 1) dai Consiglieri Genovese, Ferrara, Brizio, Avondo e Tapparo: il testo dell'articolo è così riscritto: "L'intervento regionale è attuato mediante: a) il sostegno di progetti innovativi promossi da imprese minori, con eventuale intervento di enti di ricerca, per il trasferimento e/o l'applicazione di innovazioni tecnologiche al ciclo produttivo b) la programmazione e il coordinamento nei settori di competenza regionale, delle commesse della Regione, degli Enti locali e degli Enti pubblici soggetti al controllo regionale aventi particolare contenuto innovativo e una ricaduta in termini innovativi per il sistema delle imprese minori operanti in Piemonte c) lo sviluppo di iniziative regionali tendenti a diffondere le innovazioni tecnologiche nel sistema produttivo e ad agevolare l'accesso delle imprese di cui all'art. 1 alle informazioni sulle nuove tecnologie d) la diffusione, attraverso la Finpiemonte S.p.A., della conoscenza delle leggi di finanziamento vigenti in materia di innovazione tecnologica".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
2) Dal Consigliere Reburdo: il primo comma va così riscritto: "L'intervento regionale è attuato dando priorità agli interventi che esplicitamente assumono l'obiettivo della qualità dell'ambiente di lavoro del risparmio energetico e del riciclo, il non inquinamento, i livelli occupazionali. Esso è attuato mediante." La parola al Consigliere Reburdo.
REBURDO E' l'ultimo emendamento che abbiamo presentato, sapendo quale clima avremmo trovato lavorando attorno a queste proposte.
Questo è l'ultimo tentativo sapendo che il denaro a disposizione è poco, che corriamo il rischio, se non si stabiliscono dei criteri, che i criteri successivi vengano messi in discussione. Comunque all'art. 2 si tenta di dire che i criteri che infirmeranno questa legge sono criteri che non fanno i conti con lo specialismo. Questi problemi richiedono un ripensamento culturale e legislativo alla luce delle realtà che esistono.
La tecnologia e l'innovazione devono essere vincolate ad obiettivi e ad esigenze prioritarie.
Certo, ci sono la produttività e la competitività, ma non possono prescindere da altri parametri fissi. Diversamente la produttività e la competitività, come si sta già vedendo in molte situazioni, richiedono investimenti sul pubblico: per il disinquinamento perché non si è fatta un'azione preventiva anche nell'applicazione delle tecnologie.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese.
GENOVESE, Assessore al lavoro L'ordine del giorno preannunciato dovrebbe chiarire questi aspetti e consentire di collocarci con una posizione politicamente chiara.
Aggiungo tra l'altro che questo articolo andrebbe ulteriormente modificato perché l'intervento è attuato secondo determinate tipologie quindi l'informazione sulle agevolazioni finanziarie non potrebbe essere inserita in questo ragionamento. L'articolo andrebbe rivisto.
Capisco quanto vuole affermare Reburdo ma ritengo che quanto da lui detto possa rientrare in un impegno politico del Consiglio regionale da esprimere nella definizione del piano di attuazione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento presentato dal Consigliere Reburdo.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli e 30 astensioni.
Pongo in votazione l'art. 2 nel nuovo testo.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 40 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Piano degli interventi) "Il Consiglio regionale approva, con propria deliberazione, entro 90 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, su proposta della Giunta e sentita la competente Commissione del Consiglio, il piano degli interventi per gli adempimenti di propria competenza la Commissione svolgerà le opportune consultazioni con Università, Politecnico, Enti, Istituti di ricerca e Associazioni rappresentative delle categorie socio-economiche interessate e coinvolte nel processo di innovazione del sistema produttivo.
Il piano degli interventi contiene: a) l'individuazione degli ambiti prioritari di intervento b) i criteri per l'ammissione ai benefici previsti dalla presente legge ivi compresa la determinazione dettagliata delle classi e delle tipologie degli interventi c) l'individuazione delle risorse disponibili e i criteri per il loro utilizzo d) l'indicazione delle commesse di cui al punto b) del precedente art. 2.
Per la formulazione delle proposte di cui al primo comma, la Giunta regionale si potrà avvalere del contributo di proposte dell'Università, del Politecnico, dell'IRES, degli Enti a partecipazione regionale e degli Istituti pubblici di ricerca.
Il piano degli interventi può essere aggiornato e modificato con deliberazione del Consiglio regionale su proposta della Giunta contestualmente alla discussione della relazione annuale di cui all'ultimo comma del successivo art. 6".
I Consiglieri Genovese, Ferrara, Brizio, Avondo e Tapparo hanno presentato i seguenti emendamenti: 1) al primo comma, sesta riga, la parola "svolgerà" viene sostituita dalla parola "svolge" 2) al terzo comma, seconda riga, la parola "potrà" viene sostituita dalla parola "può" 3) al quarto comma le parole "all'ultimo" vengono sostituite dalle parole "al secondo".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Gli emendamenti sono approvati all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'art. 3 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 40 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere.
L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (Contributi regionali) "Per la realizzazione degli interventi di cui all'art. 2, lett. a), della presente legge, la Regione Piemonte si avvale dell'Istituto Finanziario Regionale - Finpiemonte S.p.A. e costituisce presso quest'ultimo un fondo ai sensi dell'art. 5 della L.R. 21/l/1976, n. 8, le cui modalità di impiego sono definite da apposita convenzione approvata dalla Giunta regionale in conformità al piano di interventi di cui all'art. 3 della presente legge.
La Finpiemonte, sulla base dell'istruttoria del Comitato tecnico di cui al successivo art. 5, approva le iniziative di cui all'art. 2, lett. a), della presente legge ed è autorizzata ad intervenire per il concorso nel finanziamento in conformità al piano degli interventi di cui al precedente art. 3.
Gli interventi di cui al precedente comma potranno essere assistiti da garanzie prestate dal Consorzio Regionale Garanzia Fidi - Fidipiemonte.
Con la convenzione di cui al primo comma del presente articolo vengono altresì regolati i rapporti tra la Regione e la Finpiemonte, relativamente alla gestione della presente legge.
I contributi di cui al precedente secondo comma non sono cumulabili con altri previsti per le stesse iniziative da leggi statali e regionali se non fino ad integrazione della misura del beneficio regionale previsto dalla presente legge, qualora questo risulti di maggiore entità".
I Consiglieri Genovese, Ferrara, Avondo, Brizio e Tapparo hanno presentato il seguente emendamento: il testo dell'articolo è così riscritto: "Per la realizzazione degli interventi di cui all'art. 2, lett. a), della presente legge, la Regione Piemonte si avvale dell'Istituto Finanziario Regionale Finpiemonte S.p.A. stanziando a favore di quest'ultimo le somme necessarie ai sensi dell'art. 5 della L.R. 21/l/1976, n. 8.
La Finpiemonte, sulla base dell'istruttoria del Comitato tecnico previsto al successivo art. 5, approva i progetti di cui all'art. 2, lett. a), della presente legge ed è autorizzata ad intervenire per il concorso nel finanziamento in conformità al piano degli interventi di cui al precedente art. 3, fino ad un massimo del 50% dell'investimento complessivo ritenuto ammissibile.
Le modalità di impiego delle somme di cui al primo comma sono definite, in conformità al piano degli interventi previsto all'art. 3, da apposita convenzione, il cui schema è approvato dalla Giunta regionale; la stessa convenzione regola i rapporti fra Regione e Finpiemonte relativi alle spese di gestione della presente legge.
I contributi di cui al precedente secondo comma non sono cumulabili con altri previsti per gli stessi progetti di legge statali e regionali se non fino ad integrazione della misura del beneficio regionale previsto dalla presente legge, qualora questo risulti di maggiore entità".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
Pongo in votazione l'art. 4 nel nuovo testo.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto SI 37 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 4 è approvato.
Art. 5 (Comitato tecnico) "Per l'esame delle iniziative di cui all'art. 2, lett. a), è istituito dalla Finpiemonte S.p.A., entro 30 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, un Comitato tecnico composto: a) da un rappresentante della Finpiemonte con funzioni di coordinatore; b) da un funzionario della Regione designato dalla Giunta regionale c) da un rappresentante del Politecnico di Torino.
Ai fini della valutazione, ai sensi dell'art. 3, del contenuto innovativo delle iniziative da ammettere ai benefici della presente legge il Comitato potrà avvalersi di esperti esterni indicati prioritariamente da Università Politecnico, C.N.R.
Entro 60 giorni dalla sua costituzione il Comitato tecnico predispone i criteri per il proprio funzionamento e li sottopone all'approvazione della Giunta regionale.
Il Comitato dovrà esprimere il proprio parere entro 30 giorni dal ricevimento delle domande.
Le funzioni di segreteria del Comitato sono espletate dalla Finpiemonte S.p.A.".
I Consiglieri Genovese, Ferrara, Brizio, Avondo e Tapparo hanno presentato i seguenti emendamenti: 1) al primo comma le parole "delle iniziative" vengono sostituite da "dei progetti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 38 voti favorevoli e 1 contrario.
2) Sempre al primo comma, al punto a), la parola "coordinatore" è sostituita dalla parola "Presidente".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.
3) Dopo il primo comma viene inserito un nuovo comma che recita: "Per il regolare funzionamento del Comitato gli Enti interessati provvedono, contestualmente alla designazione dei membri effettivi, anche a quella dei membri supplenti che sostituiscono i primi in caso di impedimento".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 38 voti favorevoli e 1 contrario.
4) Dopo il nuovo secondo comma si inserisce il seguente comma: "Il Comitato delibera a maggioranza dei componenti, si riunisce almeno una volta ogni due mesi e deve comunque esprimere il proprio parere entro 30 giorni dal ricevimento delle domande".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 38 voti favorevoli e 1 contrario.
5) Al secondo comma, ora quarto, le parole "delle iniziative" vengono sostituite da "dei progetti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 38 voti favorevoli e 1 contrario.
6) Sempre al secondo comma le parole "potrà avvalersi di" vengono sostituite da "può consultare".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 38 voti favorevoli e 1 contrario.
7) Al termine del secondo comma le parole "da Università, Politecnico C.N.R." vengono sostituite da "dal C.N.R. e da Università e Politecnico di Torino".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 38 voti favorevoli e 1 astensione.
8) Il terzo comma viene soppresso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 38 voti favorevoli e 1 astensione.
9) Il quarto comma viene soppresso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 38 voti favorevoli e 1 astensione.
10) Al termine dell'articolo viene aggiunto un nuovo comma che recita: "Le spese per il funzionamento del Comitato sono sostenute dalla Finpiemonte S.p.A. conformemente a quanto disposto dalla L.R. 2/7/1976, n.
33".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 38 voti favorevoli e 1 astensione.
Pongo in votazione l'art. 5 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 39 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
E' stato presentato un emendamento che propone l'inserimento di un nuovo articolo.
Art. 5/bis (Coordinamento dell'informazione sull'innovazione) "La IV Commissione consiliare coordina le informazioni relative ad iniziative della Regione Piemonte in materia di innovazione tecnologica organizzativa e gestionale.
A tale scopo la IV Commissione convoca almeno una volta ogni quattro mesi una conferenza composta dai propri Commissari, dagli Assessori competenti in materia e dai Presidenti delle Commissioni competenti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato.
Pongo in votazione il nuovo art. 5/bis.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 38 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 5/bis è approvato.
Art. 6 (Relazione annuale) "Entro il 31 gennaio di ogni anno la Finpiemonte presenta alla Giunta regionale una relazione tecnica e finanziaria relativa agli interventi effettuati nel corso dell'anno precedente, alla quale farà seguito, entro il 31 marzo, un rendiconto economico - finanziario.
Entro il mese di febbraio la Giunta regionale, tenuto conto della relazione di cui al precedente comma, predispone e presenta alla Commissione competente del Consiglio una relazione sullo stato di attuazione della legge".
I Consiglieri Genovese, Ferrara, Avondo, Brizio e Tapparo hanno presentato i seguenti emendamenti: l) al termine del primo comma dopo la parola "precedente" il testo viene soppresso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 38 voti favorevoli e 2 astensioni.
2) Al secondo comma, prima riga, le parole "entro il mese di febbraio" vengono posposte alle parole "la Giunta regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 38 voti favorevoli e 2 astensioni.
3) Sempre al secondo comma le parole "alla Commissione competente del Consiglio" vengono sostituite da "al Consiglio regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 38 voti favorevoli e 2 astensioni.
4) Viene aggiunto un terzo comma che recita: "Entro il 31 marzo di ogni anno la Finpiemonte presenta al Consiglio e alla Giunta regionale un rendiconto economico - finanziario riguardante la gestione della presente legge".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 38 voti favorevoli e 2 astensioni.
Pongo in votazione l'art. 6 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto SI 36 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Norma finanziaria) "Per l'attuazione degli interventi previsti dall'art. 2, lett. a), della presente legge la Giunta regionale è autorizzata a corrispondere alla Finpiemonte S.p.A., per il biennio 1986-1987, un fondo di L. 2.000.000.000.
All'onere derivante dall'applicazione del precedente comma, valutato per l'anno 1986 in L. 500.000.000, si provvede mediante riduzione di pari importo del cap. 12600 del bilancio 1986; all'onere di L. l.500.000.000 previsto per l'anno 1987 mediante riduzione del cap. 12600 del bilancio pluriennale 1986-1988 tranche 1987.
Nello stato di previsione della spesa per l'anno 1986 viene istituito apposito capitolo con lo stanziamento in termini di competenza e di cassa di L. 500.000.000 e con la seguente denominazione: 'Somme a disposizione di Finpiemonte S.p.A. per la promozione e la diffusione delle innovazioni tecnologiche'; la spesa per ciascuno degli anni finanziari successivi al 1987 sarà determinata con le leggi di approvazione dei rispettivi bilanci.
Per gli anni 1987 e successivi la spesa derivante dalla gestione della legge prevista all'art. 4, quarto comma, e dall'istituzione e il funzionamento dello sportello di cui all'art. 2, lett. d), sarà quantificata con la legge di approvazione del bilancio regionale in cui sarà istituito apposito capitolo con la seguente denominazione: 'Compensi da erogare a Finpiemonte per la gestione tecnica della legge: interventi regionali per la promozione e la diffusione delle innovazioni tecnologiche'.
Per gli anni 1987 e successivi la spesa derivante dagli interventi di cui all'art. 2, lett. c), della presente legge sarà quantificata con la legge di approvazione del bilancio regionale in cui sarà istituito apposito capitolo con la seguente denominazione: 'Intervento regionale per lo sviluppo di iniziative tese alla diffusione delle innovazioni nel sistema produttivo'.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare con proprio decreto le occorrenti variazioni di bilancio".
I Consiglieri Genovese, Ferrara, Brizio, Avondo e Tapparo hanno presentato i seguenti emendamenti: l) al primo comma le parole "un fondo" vengono sostituite da "la somma".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 39 voti favorevoli (l Consigliere non partecipa alla votazione).
2) Al terzo comma la denominazione del capitolo viene integrata aggiungendo dopo la parola "tecnologiche" la definizione "nel sistema delle imprese minori".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 38 voti favorevoli e 2 astensioni.
3) Il quarto comma viene sostituito dal seguente: "Per gli anni 1987 e successivi la spesa derivante dalla gestione della legge prevista all'art. 4, terzo comma, e dagli adempimenti di cui agli artt. 2, lett. d), e 5, sarà quantificata con la legge di approvazione del bilancio regionale, in cui sarà istituito apposito capitolo con la seguente denominazione: 'Compensi da erogare a Finpiemonte per la gestione tecnica della legge: interventi regionali per la promozione e la diffusione delle innovazioni tecnologiche nel sistema delle imprese minori"'.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 37 voti favorevoli, 2 contrari e 1 astensione.
Pongo in votazione l'art. 7 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto SI 41 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
Prima di procedere alla votazione dell'intero disegno di legge do la parola al Consigliere Reburdo per dichiarazione di voto.
REBURDO La mia dichiarazione di voto è anche a nome del collega Ala.
Oggi si è misurata la capacità del Consiglio di affrontare in generale il tema dell'ambientalismo e di un'economia industriale che rifiuta la militarizzazione.
Contrariamente a quanto pensa la maggioranza del Consiglio bisognerebbe ripensare la politica e rivedere idee e programmi alla luce dei problemi che attengono all'ambiente e alla pace. Anche nel movimento ambientalista e nel movimento ecopacifista questo è l'oggetto di riflessione in corso. Con questa legge abbiamo cercato di avviare un confronto sui valori e abbiamo misurato la capacità di operare in termini di concretezza per dare una risposta ai problemi delle piccole imprese.
Per tranquillizzarci non bastano gli ordini del giorno di cui è pieno il Consiglio regionale. Non è certamente con un ordine del giorno votato a latere di una legge per dare un contentino che si risolvono i problemi che abbiamo posto. Non pensiamo assolutamente di porci nella condizione di dettare o di imporre qualcosa.
Abbiamo dimostrato a chi ci ha accusati di essere degli idealisti che siamo anche in grado di sfidarci, parola forse un po' grossa, all'interno di quei settori che voi pensate siano di esclusiva tempera economicistica che quindi badano al profitto e al denaro.
Noi crediamo invece che anche all'interno delle imprese minori esistano sensibilità culturali, disponibilità, aperture e una presa di coscienza che probabilmente avrebbero meritato da parte del Consiglio un segnale più significativo, di maggiore apertura alla vera innovazione. Quando si criticano le istituzioni, quando si verifica il disamoramento delle istituzioni, un certo allontanamento, quando i giovani fanno altre cose rispetto alle istituzioni, probabilmente questi sono tanti piccoli campanelli d'allarme che vengono dalla difficoltà a recepire in termini di concretezza politica questi problemi.
Con il collega Ala avevo pensato di utilizzare questo spazio di proposta per verificare se dal punto di vista della sensibilità pacifista ci sono delle aperture all'interno delle forze politiche e delle istituzioni. Purtroppo questo non pare.
Non parteciperò alla votazione dell'ordine del giorno perché ne ho già visti tanti e non mi sembra il caso di trovare questo escamotage.
Questo problema doveva essere inserito nell'art, l. Non si è voluto fare. Il Consiglio può votare tutti gli ordini del giorno che vuole. A questo punto il problema si sarebbe dovuto affrontare all'interno di un dispositivo di legge chiaro e preciso. Quindi non possiamo che dare voto negativo, lucido, determinato contro una legge che secondo noi non risponde neanche lontanamente alle esigenze dell'ambiente, della qualità della vita e del lavoro.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi pongo in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 38 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.
Saranno presentati alcuni ordini del giorno sulla promozione e la diffusione dell'innovazione tecnologica.
Chiede di parlare il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.
BRIZIO Chiedo che si proceda secondo l'ordine dei lavori. Gli ordini del giorno si possono raccogliere con riserva di verificare se vi è la possibilità di raggiungere una posizione unitaria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Sono d'accordo con la soluzione proposta dal collega Brizio, però il secondo comma dell'art. 76 del Regolamento cita che gli ordini del giorno che esplicitano il significato di una legge o contengono direttive o istruzioni vanno votati prima del passaggio alla votazione finale.
Dopodiché l'assemblea è sovrana, può votarli anche dopo o la prossima volta.



PRESIDENTE

Tre ordini del giorno sono già pervenuti e altri sono annunciati.
Appena li avremo tutti provvederemo conseguentemente.


Argomento: USSL: Elezioni

Esame ordini del giorno inerenti il rinnovo delle assemblee delle Unità Socio-Sanitarie Locali


PRESIDENTE

Se il Consiglio è d'accordo propongo di passare all'esame degli ordini del giorno inerenti il rinnovo delle assemblee delle Unità Socio-Sanitarie Locali, di cui al punto 10) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, stiamo per votare un ordine del giorno importante. Del livello di elaborazione raggiunto nell'ultima seduta partendo dai diversi testi do una valutazione positiva. Questo documento contiene alcune importanti acquisizioni sul piano dell'impostazione delle nomine dei rappresentanti dei Comitati di gestione che deve essere corretta.
Pongo però una questione preliminare. Rivolgo una domanda al Presidente della Giunta e all'Assessore alla sanità, domanda che è preliminare alla discussione nel merito e all'illustrazione delle nostre posizioni.
Chiedo in altri termini se sia vero che questa notte a Roma cinque rappresentanti nazionali del pentapartito, La Ganga, Bastianini, Bodrato Poggiolini e Nicolazzi, abbiano raggiunto un'intesa sulle Presidenze delle dieci Unità Socio-Sanitarie Locali di Torino.
E' evidente che la notizia ha un certo peso. Pregherei il Presidente e l'Assessore di riflettere prima di rispondere perché abbiamo un precedente.
All'epoca della formazione della Giunta, quando alla nostra richiesta se la notizia pervenuta da Roma sulla stipulata intesa era vera, ci venne detto che non si sapeva. La questione dell'accordo che era stata data era apparsa dall'ANSA quando il cosiddetto documento Bodrato aveva anche stabilito i pesi e le misure in ordine agli enti strumentali. Ci venne negato che fosse stato raggiunto l'accordo. In realtà negli incontri ufficiali che avvennero tra i partiti sentimmo, non formalmente ma in modo molto veritiero richiamare questi accordi tra gli esponenti della maggioranza, quindi il documento Bodrato c'era e opera.
Per quanto riguarda la questione della sanità credo sia importante avere una risposta, anche perché le notizie che abbiamo, e vorremmo una risposta autorevole in merito, ci hanno illustrato quali sono i termini dell'accordo. Dieci Unità Socio-Sanitarie Locali: l) Nardullo; 2) Salerno 3) Goglio; 4) PSI (non abbiamo il nome); 5) PLI; 6) PRI Cattel; 7) PSI Mercurio; 8) DC; 9) PSI Nebbiolo; 10) PLI Iona.
A me pare evidente che si ponga un problema generale. Ci troviamo di fronte ad un accordo politico di spartizione delle Presidenze delle Unità Socio-Sanitarie Locali di Torino nel momento in cui una circolare dell'Assessorato rinvia, giustamente, ad una decisione del Consiglio regionale i criteri e le procedure sulle nomine.
E' un aspetto importante perché la procedura arriva al risultato finale attraverso una verifica delle qualità e delle idoneità che mal sopporta una pre-spartizione o una pre-decisione sui nomi.
Ma oltre a questa questione fondamentale ce n'è un'altra. Mi richiamo ai dubbi espressi dal collega Marchini in una riunione dei Capigruppo.
Marchini disse, con una sfiducia che va a merito della sua onestà: "A che cosa servono gli ordini del giorno se le decisioni sono già state prese o verranno prese da altri?".
Il problema resta intatto, anzi viene clamorosamente in evidenza se è vera la notizia di questa intesa.
Ricordo la campagna che è stata fatta da alcuni partiti, secondo me giustamente (se era in buona fede, ma certo che se così non era guai a loro; mi riferisco al Ministro Spadolini) sui tecnici e sui non politici.
Tra i nomi indicati leggiamo un segretario regionale e due vicesegretari provinciali di partito. Mi sembra questo un punto rilevante che non può essere sottaciuto.
Chiedo che senso ha stabilire dei criteri e impegnarci a lavorare per applicare una legge. In questo Consiglio, cari colleghi, siamo sovrani purtroppo ormai su poco. E' questo il punto. Con la legge sulle nomine abbiamo fatto magari attraverso qualche tormentone grandi passi avanti.
Ricordo che i Gruppi PSDI e PSI in relazione alle questioni dei segretari politici si sono comportati con grande correttezza. Allora il problema non è su che cosa possiamo fare con i criteri, ma se è opportuno discutere sulla compatibilità di un'operazione politica di questo genere con la circolare del Ministro Donat Cattin che mi risulta appartenga anche ad una formazione di pentapartito, che parla esplicitamente di tecnici.
In attesa di questa risposta che è necessaria per andare avanti e una collocazione adeguata da parte di tutte le forze politiche credo ci sia da dire che stiamo andando oltre il tollerabile sul piano della limitazione di sovranità.
Signor Presidente del Consiglio, signori Consiglieri, è possibile che cinque persone siano quelle che non solo decidono le leggi, qualora Ministri decidono gli atti amministrativi, attraverso il potere che hanno a livello governativo, infrastrutture e la loro attuazione, ma vengano anche a decidere su materie che sono riservate alla competenza di questo Consiglio, determinata tra l'altro da una circolare dell'Assessorato? Credo che andando avanti così lo spazio istituzionale di questa Regione e di noi Consiglieri sia destinata a ridursi alle briciole, alle cose che non contano. E' una denuncia preoccupante di cui anche le forze che aderiscono al pentapartito devono farsi carico per elevarsi in maniera concreta e reale rispetto a questo vero e proprio giogo. Su questo apriremo altri capitoli al momento in cui dovremo affrontare i problemi riguardanti le infrastrutture e le progettazioni. Gli elementi di fondo di questa nostra questione sono la nostra stessa vita, la legittimità e la possibilità di fare delle cose credibili.
Ho mandato al Presidente Viglione, come garante delle regole del gioco una lettera denunciando il pericolo di autocancellazione, di sparizione dell'autorevolezza della Regione. Questo è un fatto clamoroso se è vero, e se non è vero me ne rallegrerò, ma mi deve essere dimostrato, visto il precedente, il cosiddetto documento Bodrato.
L'ultima annotazione è ironica ma anche amara. E' stato fatto un accordo tra quei cinque personaggi su Torino. Non c'è menzione di un accordo sul resto del Piemonte. Mi auguro che non venga fatto da qualche altro personaggio. Mi preoccupa però perché dietro a tutto questo c'è una sottovalutazione della portata regionale di questo atto. Tutto sommato quello che importa è concentrare attenzione e decisioni attraverso questa cascata molto fluida su alcune questioni: Torino territorialmente, e altre come materia.
Mi chiedo se la Regione, partendo da questo esempio, non reputi necessario fare uno scatto e reagire.
Chiedo a tutti i colleghi, in coscienza personale, politica ed istituzionale, se questo fatto non debba provocare non dico una reazione affabulatoria o verbale ma una reazione concreta che potrà essere esplicata attraverso un piccolo ritocco all'ordine del giorno, che dia un segnale tra l'altro in piena armonia con le decisioni che questo Consiglio regionale ha preso. In altri termini chiediamo di fare proprie non solo le regole normative vere e proprie, ma anche il famoso ordine del giorno del 18/11/1984 in cui veniva stabilita l'incompatibilità politica tra cariche di responsabilità di partito e funzioni di governo negli enti strumentali.
Anche perché credo che a chiunque appaia chiaro che è più importante, è più implicante il governo di una U.S.S.L. che non la partecipazione ad un Consiglio di amministrazione.



PRESIDENTE

La discussione verte sugli ordini del giorno inerenti il rinnovo delle assemblee delle Unità Socio-Sanitarie Locali presentati da vari Gruppi politici. Inoltre abbiamo un ordine del giorno unitario presentato da più Gruppi consiliari. L'informazione che è stata testé portata dal collega Bontempi innesca un'interpretazione allargata al puro e semplice dibattito sugli ordini del giorno.
Lo richiamo come necessità di coordinare e di finalizzare il punto in discussione oggi.
La parola al Consigliere Brizio.
BRIZIO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, innanzitutto per quello che riguarda la notizia riportata da Bontempi, dico con tutta serenità che non ne so nulla. Se mi hanno scavalcato non lo so e non me ne importa. E' un problema che non mi riguarda. Tra l'altro, stiamo parlando di competenze del Comune di Torino, dell'Associazione dei Comuni e non della Regione Piemonte.
Secondo le affermazioni di Bontempi si tratterebbe delle nomine dei Presidenti dei Comitati di gestione della Città di Torino, per i quali il titolo a presentare le candidature compete al Consiglio comunale di Torino e non alla Regione Piemonte.
Io non so nulla di decisioni assunte, di incontri che potrebbero essere avvenuti (che non mi scandalizzerebbero). Preincontri tra forze di maggioranza, minoranza o di opposizione si sono sempre verificati e non mi scandalizzerebbe neanche l'indicazione di designazione che, comunque, deve essere verificata con la legge e con le indicazioni che noi diamo con l'ordine del giorno.
Confermo in ogni caso che noi non siamo al corrente di queste indicazioni che, comunque, a nostro avviso, non inficiano quello che decideremo questa sera.
Con l'ordine del giorno che abbiamo già concordato fissiamo dei criteri rigorosi, ma esistono altrettanto rigorosi criteri della legge. Esiste poi "ad adbundantiam" (anche se non la recepiamo completamente) la circolare del Ministro della Sanità che insiste sugli aspetti tecnici mentre nell'ordine del giorno concordato consideriamo essenziale la capacità di direzione amministrativa che non vuole significare in ogni caso preferenza per la tecnocrazia.
Siamo pronti a votare l'ordine del giorno e non abbiamo difficoltà a fare un'aggiunta da concordare nel senso indicato da Bontempi, che richiami le incompatibilità politiche. D'altro canto l'indicazione, di per se stessa, sempre se vera, non significa che non vengano sciolte e superate le incompatibilità politiche che possiamo sollevare con il nostro documento e con l'ordine del giorno.
Vi è quindi da parte nostra la disponibilità a fissare meglio il criterio dell'incompatibilità politica e ad aderire alla richiesta del collega Bontempi e c'è da parte nostra la sicura tranquillità che comunque le decisioni prese nell'ordine del giorno saranno tenute in debito conto e per quel che riguarda la nostra parte politica ci impegniamo a fare il possibile perché vengano rispettate tutte le indicazioni che le Associazioni dei Comuni faranno, non esclusa quella della Città di Torino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il fatto che ci è stato comunicato, che dovrà trovare conferma, non deve passare sotto silenzio.
Sappiamo tutti che le Amministrazioni di Torino, della Provincia e della Regione sono nate in sede impropria. Non c'è stato un dibattito approfondito su come dovevano nascere. Questa è la storia di questa legislatura e non è bene nascondercela.
Questa è una questione sulla quale qualche riflessione andrà fatta quando saremo in grado di valutare la ragione di questa riunione, i suoi risultati e i suoi protagonisti.
In relazione ad un'aggiunta all'ordine del giorno non saremmo molto favorevoli ad introdurre elementi di incompatibilità rispetto a livelli e sedi nei confronti dei quali l'ordine del giorno non fa che creare problematiche di natura politica. 0' un'incompatibilità è una norma di legge oppure, se è una raccomandazione, traduce ad un livello diverso ovvero al Comune di Torino abilitato a queste votazioni, un elemento di conflittualità politica non opportuno.
Probabilmente questo ordine del giorno dovrebbe essere rafforzato laddove dice che la Regione è impegnata a garantire che il processo di governo della sanità sia sempre più sottratto alla partitocrazia e sempre più rimesso alla responsabilità delle istituzioni.
L'obiettivo di sottrarre il governo della sanità alla partitocrazia per restituirlo alle istituzioni è un percorso sul quale dovremmo trovare momenti operativi. Limitare la nostra censura agli aspetti personalizzati quindi creare impedimenti al proseguire di alcune decisioni che attengono a delle persone, mi sembra improprio e anche scorretto. Se non esistono delle incompatibilità precise nell'ambito delle istituzioni, non ci sembra il caso di avviare un processo di criminalizzazione di persone, di cariche, di funzioni. Noi abbiamo ritenuto che nei nostri livelli le cariche di partito non fossero compatibili con quelle di gestione di enti strumentali di interesse regionale. Non altrettanto possiamo chiedere al Comune.
Questa iniziativa avrà evidentemente un brutto processo di ricaduta quando anche la più piccola USSL verrà coinvolta in un processo di partitocrazia esasperato e di lottizzazione non accettabile. Rispetto a questo processo noi possiamo svolgere un ruolo politico significativo a sostegno delle istituzioni e non un ruolo persecutorio e criminalizzante questa o quella persona in funzione di condizioni soggettive magari anche discutibili. Dobbiamo invece cercare di promuovere un processo di recupero della responsabilità del governo della sanità. Noi liberali da sempre denunciamo che il governo della sanità è diventato oggetto e feudo della partitocrazia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Signor Presidente, intanto desidero riconfermare l'adesione del nostro Gruppo all'ordine del giorno che avevamo già concordato. Mi pare che sia opportuno segnalare una posizione precisa in ordine alle nomine dei componenti il Comitato di gestione delle Unità Socio-Sanitarie Locali del Piemonte che si stanno per eleggere.
Penso che non avremmo speso più di tanto se non ci fosse stato l'intervento del collega Bontempi che ha portato un elemento nuovo a noi sconosciuto.
Non possiamo non esprimere una legittima preoccupazione. Mi sembra abbastanza contrastante la valutazione dell'incontro nella sede romana così come il Consigliere Bontempi l'ha richiamato rispetto al problema della nomina dei Presidenti delle Unità Socio-Sanitarie Locali, seppure in una città importante come Torino. Posso capire che un incontro del genere abbia luogo per discutere la definizione di governi della dimensione di una Regione, di Comuni e di Province, ma non lo capisco quando si scende a valutare le nomine dei Comitati di gestione. Verificheremo la realtà, la consistenza, l'attendibilità della dichiarazione del Consigliere Bontempi.
Certo, se così fosse, non potremmo che esprimere la nostra preoccupazione.
Occorre seguire quelle regole serie e corrette secondo le quali le decisioni vengono valutate e discusse nelle sedi territoriali degli organi competenti.
Credo che nella libertà delle idee sia venuto il momento di mettere in evidenza anche i nostri diritti rivendicando i compiti che ci spettano che sono compiti appunto di autonomia. Non mancheremo di esprimerci nelle sedi opportune non per censurare questo o quel dirigente, che ha la libertà di esprimersi come ogni singolo militante, ma che può valutare con altri dirigenti nell'ambito di una proposta politica le opportunità; ma non più in là di questo, perché le decisioni è chiaro che debbono essere prese dagli organi competenti.
Anche coloro che dirigono le forze politiche a livello nazionale hanno dei doveri da rispettare, che sono quelli di portare i problemi nella sede giusta.
Il Gruppo socialista farà presente queste cose in modo sereno e corretto perché questa è la nostra posizione. Rivendichiamo il nostro ruolo, vogliamo partecipare come persone che hanno responsabilità di carattere politico e che vogliono dare il loro contributo nella piena autonomia per definire le scelte che debbono essere fatte in questi giorni.
Sull'ordine del giorno anch'io dichiaro la mia disponibilità alla sottolineatura delle incompatibilità tra le cariche regionali e le responsabilità delle cariche di partito. Tutto questo al di fuori dello stato di necessità a cui ha fatto riferimento il Consigliere Bontempi.
Se riteniamo che questo possa essere un elemento rafforzativo del discorso sull'autonomia e sul governo degli organi locali, credo che sia opportuno farlo, ma al di fuori di quella che può essere stata l'elencazione dei Presidenti proposti, tra i quali figurerebbe qualcuno che ha responsabilità a livello di Segreteria regionale come Mercurio. Vorrei togliere quel tanto di aspetto personale per inserire la nostra posizione in un quadro rigorosamente politico, senza avere presente questo o quello ma fissando delle linee che debbono essere valide per tutti. Da parte nostra non ci sono difficoltà. Aggiungiamo pure all'ordine del giorno questa sottolineatura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.
FERRARA Signor Presidente, la settimana scorsa quando insieme ad alcuni amici preparavo l'ordine del giorno sulla sanità che oggi dovremmo votare parlando in modo informale qualcuno di questi amici disse in chiusura che quell'ordine del giorno oltre alle sedi istituzionalmente corrette doveva essere inviato ai partiti. Questo era detto fuori dall'ufficialità. Che i partiti abbiano un rapporto con i Gruppi consiliari in Comune, in Provincia e in Regione mi pare sia un fatto normale, in qualche misura anche fisiologico, non è di per sé un fatto perverso. Mi risulta che a livello della Città di Torino, quando si è fatto l'accordo di partecipazione della minoranza all'interno dei Comitati di gestione di Torino e della Provincia questo accordo è stato fatto dai Gruppi consiliari e dai segretari dei Partiti rappresentati in Consiglio comunale.
Quindi mi pare che i Partiti abbiano un qualche ruolo, né si pu affermare che ciò sia tout court perverso. E' perverso quando i Partiti non giocano un ruolo di confronto ma impongono certe soluzioni.
Scopro adesso questo fatto. Come il collega Brizio, apprendo adesso i nomi che sono trapelati, peraltro sono già stati scritti sul giornale parecchio tempo fa in termini di previsioni. Evidentemente qualche giornalista era già in grado di fare tutta una serie di nomi. Quando il Partito Repubblicano prese in considerazione queste vicende fece delle affermazioni coerenti. Domenica scorsa poi l'on. Spadolini, riconfermando i contenuti della legge di riforma sanitaria che stabilivano che le assemblee non eleggessero dei politici nei Comitati di gestione ma degli esperti in materia di amministrazione e di direzione, ha detto che questo è un fatto di sostanza e non soltanto di forma. A questo noi crediamo di doverci attenere. Non farei uno scandalo più di tanto del fatto che i partiti abbiano trovato un'intesa. Grande scandalo farei se da questa intesa dovesse venire un accordo che prevede l'assunzione di responsabilità gravissime quali quelle delle Unità Socio-Sanitarie Locali difficili da amministrare tanto più da parte di persone che non rispondono alle caratteristiche richieste.
Il nome che è stato fatto del rappresentante del Partito Repubblicano era un nome discusso già da parecchio tempo. Lunedì scorso ho partecipato ad un incontro del Gruppo consiliare repubblicano in Consiglio comunale dove si facevano queste scelte. Crediamo con tutta serenità che quella scelta risponda a quelle caratteristiche.
Non so se questa tranquillità l'avremo tutti nel momento in cui presenteremo le candidature per le Presidenze, per le Vicepresidenze e per i membri dei Comitati di gestione. Per quanto posso sapere credo che per Torino ci sarà un vaglio serio e di sostanza. Se questo non dovesse essere sufficientemente garantista rispetto alle caratteristiche richieste, mi auguro che si sappiano trarre quelle conclusioni che qualcuno molto più autorevolmente di me ha annunciato.
In merito all'integrazione all'ordine del giorno che il collega Bontempi propone sono d'accordo, anzi credevo che fosse già nello spirito del documento.
Entrando nel merito dell'ordine del giorno devo dire che quando ho presentato la prima bozza, che è stata valutata e modificata, avevo chiesto che l'individuazione della professionalità dei rappresentanti nei Comitati di gestione per le competenze in materia di amministrazione e di direzione non avvenisse soltanto per designazione politica perché mi sembrava un fatto non esauriente. Quando si dice che "i rappresentanti nei Comitati di gestione devono avere qualità personali tali da rafforzare la credibilità e l'immagine delle istituzioni", questa condizione si impone per i nomi fatti questa sera e per quelli che saranno fatti nei giorni successivi. Sarebbe una grave umiliazione delle istituzioni se dopo aver fatto tutte queste affermazioni andassero a gestire le Unità Socio-Sanitarie Locali persone che non possiedono capacità professionale e capacità di dare un'immagine nuova alle istituzioni.



MIGNONE ANDREA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' Signor Presidente, mi dispiace che il collega Rossa sia uscito dall'aula perché volevo cominciare a svolgere le mie brevi considerazioni partendo dal suo intervento, dal quale mi è parso di capire che, non avendo lui le ventose, non è riuscito ad arrampicarsi sui vetri. Posso capire le difficoltà personali di chi come lui deve svolgere un compito ingrato di scavalcamento costante, immagino, anche della volontà di gran parte dei componenti del suo Gruppo. Però non è stato convincente nel difendere l'operato che, nemmeno sotto il profilo strettamente politico, non parlo di quello istituzionale e di quello della legittimità politica, mi pare condivisibile: Ha detto Rossa: "stiamo parlando tutto sommato di Comitati di gestione delle Unità Socio-Sanitarie Locali", quasi se si riferisse alle bocciofile del Dopolavoro ferroviario.
Non è proprio così. Tutti sappiamo l'importanza e il valore che abbiamo attribuito a questi istituti.
Ho ascoltato con molta attenzione la gravità delle parole pronunciate dal Capogruppo comunista e mi è venuto un moto di indignazione ancora. Non so quanto, di fronte al ricorrere costante di questi episodi, ciascuno di noi riuscirà a conservarlo, perché noi siamo quasi sfiancati da questo lavoro. Mi è parsa la riprova dell'espropriazione dei poteri delle assemblee rappresentative. Collega Brizio, nonostante l'abilità che hai avuto nel collocarti politicamente sull'episodio specifico, non vale dire che tanto la notizia riguarda il Consiglio comunale di Torino, come se fosse l'ultimo Consiglio di circoscrizione della nostra Regione. Siamo di fronte all'espropriazione dei poteri delle assemblee rappresentative, siamo di fronte alla prova lampante del degrado istituzionale, dello svuotamento di uno stesso Gruppo consiliare. In questo senso ho ascoltato almeno quella parte di ragionamento del collega Rossa che è riuscito in qualche modo ad interessarmi. Penso che anche nel non detto ci sia in molti di noi la preoccupazione del ricorrere costante di determinati personaggi con nome e cognome. Tanto per non fare nessun nome e nessun cognome, il Segretario regionale del Partito Socialista Italiano viene riproposto ad ogni piè sospinto per ogni nuova nomina che passa nelle nostre mani o in altre mani di assemblee rappresentative. Cosa significa questo? Bisogna trovare un posto di lavoro per il signor Domenico Mercurio? Mi fermo qui perché quanto abbiamo appreso è sufficientemente grave e non c'è bisogno di fare ulteriori chiose. O noi siamo in grado di affermare il principio dell'incompatibilità per cui c'è la forza, il moto morale di chi qui dentro dovrebbe rappresentare non soltanto se stesso, e forse nemmeno strettamente il suo Gruppo di appartenenza, ma tentare di interpretare le inquietudini della società che sul versante della incompetenza nella gestione della sanità pubblica ci manda segnali ogni giorno, o noi siamo in grado di affermare questi principi oppure il giudizio della gente non può che essere severissimo.
Il nostro lo è già da subito. L'episodio che ci ha riportato il Gruppo comunista, sul quale non ho alcun dubbio in quanto avrà avuto le sue buone informazioni, significa che o i Gruppi di maggioranza sono in grado di reagire e di comportarsi di conseguenza, altrimenti la sfiducia che già serpeggia molto motivata nella società civile finisce per avere il sopravvento anche su noi stessi. Tocca a noi mantenere una vigilanza alta e costante affinché non ci sia questa usurpazione dei poteri democratici che sono assegnati alle assemblee e quindi ci sia un blocco immediato anche se sappiamo quanto è difficile ottenerlo. Un auspicio più che altro, cioè a impedire questa appropriazione privata delle istanze pubbliche a cui noi affidiamo nella fattispecie la salute di milioni di cittadini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Signor Presidente e colleghi,se non ci fosse stata la denuncia del fatto romano da parte del collega Bontempi dell'avvenuta spartizione delle dieci Presidenze delle Unità Socio-Sanitarie Locali, la collocazione del nostro Gruppo sull'ordine del giorno sarebbe stata affermativa con una brevissima motivazione in quanto è nostra tesi storica che capacità professionalità, competenza dovessero essere il requisito base, prima ancora che venisse discussa ed emanata la legge regionale n. 10, per l'elezione nelle assemblee che sono emanazione istituzionale.
Dopo questa gravissima denuncia di fatti espropriatori dei poteri delle assemblee elettive delle Unità Socio-Sanitarie Locali, mi pare che questo ordine del giorno venga a limitarsi a delle mere affermazioni di principio.
Quando si ricorda alle assemblee elettrici di esaminare i curricula, di verificare che gli eletti siano dotati di requisiti di professionalità esperienza e competenza, così come vuole la legge regionale attuativa della legge Degan e la circolare recente del Ministro, ci si limita a delle affermazioni di principio, visto che i vertici delle Unità Socio-Sanitarie Locali sono già passati sopra i requisiti da verificare secondo la legge regionale n. 10, sopra i curricula e sono già di fatto collocati nelle rispettive posizioni.
Questo fatto estremamente grave da un canto che riduce l'ordine del giorno ad una mera affermazione di principio non può che essere anche da noi denunciato come fatto espropriatore delle competenze delle assemblee e quindi non può che essere decisamente condannato.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale, Beltrami.
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Signor Presidente e Consiglieri, ho letto con interesse l'ordine del giorno che è maturato dalla confluenza delle diverse istanze all'interno del Consiglio e penso che si ponga in sintonia con la nota circolare del Ministro della Sanità per tentare di ridare fiato e credibilità alle organizzazioni della sanità sul territorio. Rientra anche nello sforzo che la Regione Piemonte, attraverso i due Assessorati congiunti della sanità e dell'assistenza, sta da tempo - e direi da sempre - rivolgendo ai cittadini, in particolare alle categorie più fragili, quindi con minore capacità contrattuale di altre categorie di cittadini, che il più delle volte si trovano a dover apprendere di scandali, di situazioni di una relativa difficoltà, di porre in atto un'azione che ricerchi degli approfondimenti attorno alla credibilità che le Unità Socio-Sanitarie Locali riescono ad offrire. Il pianeta delle Unità Socio-Sanitarie Locali e vengo immediatamente all'altro aspetto sollevato dal collega Bontempi di per sé tanto originale e strano già al suo nascere ha registrato una collocazione atipica nell'organizzazione delle Autonomie locali, degli enti di governo, laddove si è quasi pensato che il legislatore fosse più preoccupato di raggiungere nel breve gli aspetti e le risoluzioni dei momenti dinamici degli interventi piuttosto che stabilire degli approfondimenti attorno alla personalità giuridica di queste organizzazioni e quindi anche a determinate collocazioni all'interno della società, con particolare riguardo alla norma generale che governa e regola l'esistenza degli Enti locali, anche se le Unità Socio-Sanitarie Locali stesse sono state da ultimo attivate per costituirsi in giudizio o comunque avere un certo tipo di rappresentanza. Non è che non veda che l'accorato intervento del Consigliere Bontempi, a mio avviso, sia rivolto più al particolare aspetto di aggiungere altre difficoltà a quelle che le Unità Socio Sanitarie Locali hanno abitualmente (con un'informazione che la Giunta non ha, non è assolutamente notiziata di questo aspetto) proponendo una serie di domande che investe chi le ha rivolte e il destinatario delle stesse.
Convengo su un fatto. Se i rappresentanti dei partiti si fossero trovati a Roma non per un atto e per una sfera d'intervento che investe un'area pur vasta, ma di tutto rispetto, quale è l'area di Torino, ma per compiere unicamente un'operazione di potere, non tanto come Presidente della Giunta ma come cittadino potrei essere portato a stabilire a mia volta delle riflessioni sull'argomento; pur pensando che nell'autonomia che hanno gli Enti locali e in particolare l'assemblea che dà vita alle dieci Unità Socio-Sanitarie Locali di Torino, tali enti hanno un loro, e nel caso specifico, un suo codice di comportamento maturato all'interno di taluni fatti spiacevoli che si sono riversati non più tardi di un paio di anni fa sulla città capoluogo e che hanno suggerito alla Regione Piemonte per un certo aspetto, alle Province e ai Comuni di assumere degli atteggiamenti delle linee di indirizzo, un codice di comportamento.
E' pacifico che la Regione promovendo questo ordine del giorno investe nella sua complessità il comportamento di tutti coloro i quali sono chiamati o sono interessati a questo particolare discorso.
Non penso sia cosa inammissibile o improponibile che degli uomini politici si siano riuniti (non entro nel merito sull'opportunità della sede; lasciamolo alla riflessione di ognuno di noi) per fare delle valutazioni attorno ad un problema, visto che, per altri versi, nel passato si è denunciata la rissa attorno alle Autonomie locali in quanto incapaci di dare risposte alle molte domande dei cittadini. Quindi, se tale incontro è maturato come supporto alla ricerca di spazi di collaborazione direi, con tutto il rispetto di chi ha animato, promosso tale riunione, che non è cosa da buttare.
Non posso, Bontempi, lo dico con schiettezza totale, fare accostamenti tra questo episodio e quello che aveva dato vita un anno e qualche mese fa alle Giunte dei tre livelli di governo. Io mi auguro che lo spirito l'animo, il supporto, il riferimento di coloro i quali si sono riuniti per tentare di dare degli indirizzi o comunque di ricercare concordia, laddove sappiamo che non sempre è recuperabile, siano stati rivolti a tentare un'operazione di servizio e non un'operazione di potere.
Sono sempre convinto che man mano che passa il tempo la classe politica sarà giudicata anche per certe operazioni di potere, ma soprattutto mi auguro che il giudizio finale sugli uomini che fanno politica sia loro rivolto alla luce dello spirito di servizio, all'approccio con il quale questi affrontano la realtà di ogni giorno, soprattutto quando i politici sentono di intervenire nella vita pubblica come portatori di valori riferendosi a principi, soprattutto vivendoli e non certamente ritrovandosi solo e unicamente per stabilire la conta o il riparto delle poltrone.
Non avendo altre notizie, non posso che dare questa risposta. Mi auguro che questo ordine del giorno, eventualmente integrato da altri riferimenti supportati e sollecitati da questi episodi, che accetto con la chiave del dubbio, possa essere ulteriormente elemento di riferimento alla comunità locale e a coloro che ne presiedono gli atti e i diversi spazi di vita perché attorno ad un tavolo si abbiano a ritrovare uomini disposti non tanto a spartire fette di potere quanto a servire la comunità.



MARCHIARO MARIA LAURA



PRESIDENTE

La parola ancora al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI C'è una mia proposta di emendamento e c'è una questione preliminare a cui avevo legato l'impegno del Consiglio e la collocazione del nostro Gruppo rispetto alla risposta del Presidente Beltrami.
Signori Consiglieri, capisco perfettamente l'imbarazzo che ha colto alcuni di voi rispetto a questa notizia che peraltro non mi viene da particolari servizi segreti o da un intelligent - communist, ma probabilmente domani verrà pubblicata da giornalisti con i quali ho parlato di queste questioni. Questa sorpresa sincera da parte di alcuni è in buona fede, non può però essere l'alibi per sfuggire alle problematiche che ho posto e che implicitamente alcuni hanno raccolto.
Quando chiedevo uno scatto concreto di autorità da parte della Regione mi riferivo all'ordine del giorno, ma anche alle possibili armi da impugnare che permettano al pentapartito di farsi sentire da chi, a partire dalla trattativa romana per le Giunte ad oggi, sta sorpassando ogni limite di decenza.
Mi permetto di dire, Presidente ed autorevoli colleghi, visto che siete rappresentanti di partiti, e che alcuni sono Assessori con grandi responsabilità come l'Assessore Olivieri, che un "momento di verità" pu anche consistere semplicemente nel fare una telefonata per chiedere a quei personaggi, di cui ho anche fatto il nome, se è vero che hanno raggiunto questo accordo e per dire che questa assemblea nella sua sovranità ha altre regole e altri modi di procedere.
Diversamente che cosa succede? Il Consigliere Majorino nel suo intervento ha espresso il sentimento che è presente non solo nel nostro Gruppo, ma in tutti i Consiglieri.
Che cosa votiamo? Una cosa inefficace, addirittura da irridersi, un ordine del giorno con degli impegni a fronte di una decisione di ferro che porterà alle soluzioni che sono state individuate.
Potrei dire molto di più, ma mi limito a fare ancora due sole considerazioni. Dobbiamo cogliere la straordinarietà in negativo di questo episodio. Certo, ha ragione Ferrara nel dire che i partiti hanno ben diritto di riunirsi, di incontrarsi, anzi, lo rivendico vendico che ci sia da parte dei partiti attenzione sulle questioni politiche, però bisogna essere conseguenti. Il fatto vero è che quando i partiti si riuniscono per definire concretamente delle questioni, operano attraverso l'unico collante che rende possibile loro di stare insieme, caro Beltrami, questo è il punto! Caro Presidente della Giunta, devo dire che l'intervento che più mi ha deluso è stato il tuo quando addirittura hai interpretato come spirito di servizio da parte di quei...
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Ma non mettiamola così! BONTEMPI Io l' ho capita così, abbi pazienza! BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Io ho fatto un auspicio che poiché talvolta sono incontri rissosi questa volta si siano trovati per riappacificarsi.
BONTEMPI Tu capisci, Beltrami, che ci vuole molta assuefazione, forse c'è una cultura, una tradizione che rende possibile vedere gli accadimenti storici a volte anche nella loro drammaticità, nella chiave di una storia millenaria e di prospettive che vanno oltre la terra. Questo lo posso anche capire, però io, molto laicamente, rischio di definire cinismo questo atteggiamento. Il vero punto è che qui non si tratta né di un auspicio n di una realtà di spirito di servizio. Tu hai parlato di maggioranze rissose che hanno bisogno di ricorrere a qualcuno che le componga ogni tanto, ma su quali terreni? ROSSA Ma se non succede niente! BONTEMPI Consigliere Rossa, non lo so, forse a Torino la situazione è molto più tranquilla, non so fino a quando l'encefalogramma continuerà ad essere piatto, ma mi auguro che magari si muova un po'.
Parlando con il Consigliere Biazzi ragionavamo sul fatto che un certo tipo di potere, il "bossismo", è tale se si manifesta. Se si manifesta è chiaro che le redini del gioco, del comando, vengono tenute da quelle persone e in quel modo. Qui parliamo della sanità con tutto quello che implica: problemi, servizi, ristrutturazioni e tante altre grandi partite.
Dovremo pur discutere una volta di , questa anomalia istituzionale democratica e anche politica di una Giunta (e di una maggioranza che vorremmo sostituire con un'altra maggioranza) e di un Presidente che vorremmo più forte, più autorevole, meno subalterno a queste logiche. La Regione se ne avvantaggerebbe e se ne avvantaggerebbe perfino la dialettica nostra. E' possibile che rispetto ai fermenti, alle presenze, anche alle persone concrete che vivono in questa aula debba esserci comunque una sede di ratifica del documento Bodrato per tutti gli altri enti oppure del documento sulle Unità Socio-Sanitarie Locali di Torino? Mi risulta che questa mattina in Comune (sono notizie da controllarsi) ci sia stata una riunione e che qualche partito non fosse d'accordo, perch si vede che la cosa non andava bene.
Allora, Presidente Beltrami, temo che la cosa sia vera.
Arrivo sulla questione di metodo. Chiedo che si voti l'ordine del giorno. Comunque noi dobbiamo fare la nostra parte non avendo di fronte questa evidenza, anche se potete capire i grandi problemi che può avere il nostro Gruppo e credo non solo il nostro Gruppo a votare un documento che non si sa che efficacia e che senso abbia. Siamo sicuri di non costituire un ulteriore momento d'irrisione? Chiedo comunque che nella prossima seduta di Consiglio ci venga data conferma o smentita di questa intesa. Nel caso ci venga data conferma si ritornerà a discutere di questa questione e credo che avremo il coraggio di un atto liberatorio.
Non possiamo rifugiarci dietro ad uno schermo; le cose stanno così.
L'ordine del giorno del Comune di Torino chiede l'applicazione integrale della legge regionale n. 35 e del Regolamento. Non c'è solo la nostra legge, c'è anche l'ordine del giorno votato prima delle elezioni dei Comitati di gestione, quindi siamo dentro il lavoro che ha visto protagonisti alcuni di noi e questa assemblea. Chiedo che si arrivi a questo ulteriore momento e che si mettano in essere tutte le iniziative da parte della maggioranza e della Giunta per dimostrare come stanno le cose.
Visto che alle elezioni si arriva presto, sarebbe molto amaro riscontrare che non c'è l'accordo, che è stata una riunione per parlare di filosofia sul riequilibrio in Piemonte e nel mentre riscontrare che invece vanno esattamente nelle caselle tutti i nomi e tutte le collocazioni.
E' una questione piccola per il modo con cui siamo stati capaci di esporla, ma assolutamente grande per i rilievi che ha addirittura sull'identità del nostro ruolo.
Vengo ora al nostro emendamento. E' un emendamento aggiuntivo al punto 1) sul quale ho sentito molti assensi.
Votiamo questo ordine del giorno, si torni però nella sede opportuna del Consiglio ad informare come stanno le cose. Siamo disponibili a riesaminare quello che c'è da fare alla luce di notizie che siano di conferma. Se invece ci assicurate che le notizie non sono vere, benissimo si potrà andare avanti, ma si andrà avanti anche nel momento delle elezioni ed anche fino in fondo.



PRESIDENTE

Sull'emendamento presentato dal Consigliere Bontempi ha chiesto di parlare il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà BRIZIO Io avevo già anticipato che noi siamo disponibili a votare l'emendamento.
Noi non possiamo che chiedere al Consiglio comunale di Torino, come a tutti gli altri Consigli delle Associazioni di Comuni,di attenersi alle indicazioni che vengono date dal Consiglio regionale. Non possiamo fare altro. Soltanto attraverso le decisioni del Consiglio comunale di Torino ci può essere la verifica, non attraverso una comunicazione della Giunta regionale o attraverso delle presunzioni che non hanno significato.
Obiettivamente noi assumiamo in questa sede una posizione politica e non siamo disposti a rispondere di atteggiamenti assunti in altre sedi che hanno la loro legittima autonomia, ed il Consiglio comunale di Torino ha la sua autonomia che trova limiti solo nelle disposizioni di legge. In proposito siamo fermissimi, votiamo l'ordine del giorno e l'emendamento proposto dal PCI. Sotto il profilo dell'interesse del Consiglio regionale la questione deve ritenersi chiusa. Verificheremo poi gli atteggiamenti assunti dalle varie Associazioni dei Comuni comprese quelle della città di Torino e l'atteggiamento del Comitato regionale di controllo nell'approvazione delle designazioni, ma non possiamo andare oltre quelle che sono le nostre competenze.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a me spiace che i colleghi non abbiamo voluto riflettere sull'argomentazione che ho svolto. Il Gruppo liberale quindi voterà l'ordine del giorno con l'emendamento che viene proposto. Siccome però siamo abituati da sempre ad essere minoranze critiche e propositive, richiamiamo l'opportunità di riflettere sulla proponibilità di questo emendamento e sul significato che assume in questo preciso momento. E' stato posto dal Gruppo comunista un problema di natura politica relativo ai rapporti con la classe dirigente nazionale e al ruolo che devono avere le Autonomie locali. E' un problema di largo respiro. Che questo problema di grande importanza e di largo respiro si traduca alla fine a livelli rispetto ai quali non abbiamo competenza con le indicazioni di questioni che attengono all'incompatibilità politica (e non giuridica) perché non la possiamo imporre, mi sembra un escamotage che viene lasciato a qualche forza per dire: "Se si tratta di garantire il Comune da alcune persone (indicate tra l'altro anche fisicamente, sono a verbale) siamo d'accordo". Non mi pare né corretto, né bello che questo emendamento venga approvato in questa data. Non possiamo, visto che ci riteniamo, come classe politica e come istituzione, emarginati da alcuni decisori, sfogarci su questioni di questa natura.
Noi siamo legislatori regionali, abbiamo le nostre incompatibilità, le esaminiamo in Commissione Nomine, va bene tutto. Abbiamo presentato un ordine del giorno che è stato oggetto di larghe riflessioni, quindi il suggerimento dell'incompatibilità nei Comuni avrebbe dovuto maturare in sede e in momenti non sospetti, però se viene proposto in questa sede è una cosa brutta, è una risposta inadeguata al problema. Il collega Bontempi con l'intelligenza politica che lo caratterizza, si è reso conto che è una risposta inadeguata tant'è vero che ha fatto una retromarcia dicendo: "per adesso cominciamo a votare l'ordine del giorno dopodiché riapriremo la questione".
Il prof. Allara quando doveva chiudere un discorso complesso diceva: "an pias nen"; non c'è niente di più che una frase così semplice per rappresentare una situazione. Questa è una cosa brutta, noi introduciamo un elemento di incompatibilità che non possiamo introdurre, apriamo una questione all'interno del Comune di Torino nel quale non abbiamo competenza, proprio quando ci lamentiamo che qualcuno abbia subordinato quel livello istituzionale. Non abbiamo diritto di andare ad interferire nelle questioni che riguardano il Comune di Torino. Se per caso avessimo ritenuto opportuno farlo, avremmo dovuto farlo in un altro momento e non nel momento in cui ci viene detto che Tizio, Caio, Sempronio sono i candidati alla carica di Presidente dell'U.S.S.L., allora, a questo punto scriviamo un emendamento che rende difficile la prosecuzione di quelle candidature. E' un metodo di procedere non bello, non istituzionale, pu essere un metodo di procedere della lotta politica, della lotta di assemblea. Questo tipo di valutazione lo portino avanti i Gruppi consiliari se lo ritengono opportuno nel Comune di Torino, se ritengono anche là non opportuno dal punto di vista politico che chi ha cariche di partito abbia anche cariche gestionali a livello comunale, intercomunale e di U.S.S.L.
Su questo è stato sollevato uno scandalo politico e io ritengo che in questi termini vada esaminato, magari per dire che non è uno scandalo.
Questa non è una questioncina. Uscire in questo modo persecutorio nei confronti di talune persone mi pare un modo istituzionale brutto, scusate la pochezza del mio vocabolario, ma mi pare che il termine "brutto" dica tutto.
Si avvia la discussione sull'autonomia delle istituzioni. Ci si rende conto che per questo dibattito ci vuole l'autonomia delle forze politiche dei Gruppi consiliari e delle persone (ma probabilmente questa autonomia non è maturata in questa sede e forse è bene che maturi in altre, almeno questo io auspico) dopodiché si chiude il dibattito modificando un ordine del giorno che ha richiesto alcune settimane di lavoro per essere predisposto e non si è mai pensato prima di introdurre queste incompatibilità? Lo diciamo proprio adesso dopo che alcuni nomi sono stati fatti in aula? Io voto questo emendamento se viene mantenuto, proprio perché non voglio in alcun modo distinguermi rispetto ad altri rispetto ad un processo brutto nel quale ci siamo messi. Non accuso qualcuno di averci messi in questo processo, ma dico che ci stiamo mettendo con questo emendamento in un processo brutto nel quale io mi metto perché mi rendo conto che non c'è stata la volontà specifica neanche dei Gruppi proponenti di avviare questo processo. Il risultato finale però è questo: la Regione predispone un ordine del giorno che è firmato da tutti i Capigruppo, questo problema non lo poniamo, veniamo poi a sapere che a Roma i "gauleiter" della politica piemontese hanno deciso come attribuirsi le Unità Socio Sanitarie Locali di Torino, A questo punto noi arrabbiati che cosa facciamo? Siccome non ci piacciono alcune persone, predisponiamo un emendamento cercando di bloccare quelle persone, non il processo politico.
Questo è il risultato della lettura, fatto a posteriori, della vicenda quindi mi pare una vicenda brutta.
La dichiarazione di voto del nostro Gruppo è questa. Stiamo molto attenti su questo emendamento. Se viene ritirato, noi ce ne compiacciamo sul piano del metodo, sul piano della disponibilità a capire le ragioni degli altri sul piano liberale.
Ho letto da qualche parte che la più bella gioia è di persuadere qualcuno di essere persuaso. Io ho qualche difficoltà ad essere persuaso e ne ho ancora meno a persuadere i colleghi e quindi non insisto.



CERCHIO Giuseppe



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Signor Presidente, anch'io ho dato l'adesione alla proposta di emendamento. E' una posizione che avevamo già approvato, anche se in un'occasione simile ho fatto rilevare che c'erano altre incompatibilità ben più grandi ma, quando si toccano altri livelli, non esistono più le incompatibilità. Mi pare però sia dignitoso separare questi momenti.
Avevo dato l'adesione e la mantengo. L'intervento del collega Marchini da una parte e l'intervento di Staglianò dall'altra, intervento ai limiti della provocazione, quando si fa un problema personale e si comincia e dare dei giudizi sulle persone...
STAGLIANO' Siccome sono nomi ricorrenti, non ho fatto nessuna persecuzione.
ROSSA Noi abbiamo votato la proposta di Mercurio che mi pare abbia dato le dimissioni proprio perché l'incompatibilità ha cominciato a funzionare. Non è un posto di lavoro, ma è un problema di rispetto delle regole nelle quali viene a coincidere la responsabilità di un dirigente di partito. Quando diventerà deputato o senatore ricorrerà per altre cose.
Noi forse ci siamo intrattenuti su questo argomento più del necessario facendolo diventare un problema personale.
Condivido le riflessioni del Consigliere Marchini perché mi pare che abbiamo dedicato troppo tempo ad un emendamento che ci trova d'accordo.
Preferirei scrivere un altro ordine del giorno in cui affermiamo alla luce delle dichiarazioni fatte la priorità del ruolo autonomo del Consiglio regionale piuttosto di dire: "siccome abbiamo concordato un ordine del giorno e adesso si è aggiunto un altro elemento, mettiamoci su un'ulteriore zeppa".
Sono d'accordo che se ne discuta in una prossima seduta di Consiglio per accertare la veridicità e per sottolineare con un ordine del giorno in cui si dice che nel rispetto e nella libertà delle posizioni, delle scelte dei livelli politici, questo Consiglio regionale intende ribadire la sua piena autonomia. Sono dell'avviso che sia opportuno prendere posizione con un ordine del giorno, non affannoso, ma obiettivo, chiaro e fermo. Se gli togliamo quel tanto di personificazione che ha avuto, per me va bene. Se invece riteniamo, come mi parrebbe opportuno, di assumere una posizione più precisa alla luce di un dibattito che dovrà svolgersi sulla nostra autonomia, mi va pure bene. Vorrei dire, anzi, che potrebbe essere utile che questa posizione venisse rinviata.
Questa è la considerazione del nostro Gruppo ferma restando la disponibilità a confermare quanto ho detto all'inizio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Santoni.
SANTONI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, io sono attento ai suggerimenti dell'opposizione e lo sono a tal punto che ho fatto quello che il Capogruppo comunista ci aveva consigliato di fare, cioè ho verificato con chi avrebbe partecipato a Roma in rappresentanza del nostro Partito a questo incontro la corrispondenza alla realtà delle notizie pervenute al Gruppo comunista. Devo dire che la corrispondenza è solo parziale.
Per quanto mi è stato riferito, l'incontro che è avvenuto feri pomeriggio, non programmato ma occasionato da una situazione di difficoltà in sede locale, avrebbe avuto come oggetto di discussione: 1) una proposta da sottoporre agli organi locali dei partiti per l'individuazione non dei Presidenti, ma della fonte per la designazione dei Presidenti; quindi una discussione tra i partiti della maggioranza su quali dovessero essere le presenze rispettive ai vertici dei Comitati di gestione delle Unità Socio-Sanitarie Locali 2) non è stato né indicato né ipotizzato alcun nome; quindi eventuali nomi che dovessero essere emersi in sede giornalistica sono stati evidentemente richiesti alle forze politiche eventualmente per sondare le volontà e le propensioni delle singole forze politiche. In sede di riunione non è stata fatta nessuna indicazione di nomi e tanto meno è stato raggiunto un accordo sulla individuazione di nomi 3) l'altro elemento oggetto della discussione è stata la presenza dei Gruppi di opposizione, in particolare del Gruppo comunista, nei Comitati di gestione. L'orientamento, ancora da sottoporre al vaglio degli organi statutari dei singoli partiti a livello locale, è che le opposizioni, in particolare il Partito comunista, siano presenti nei Comitati di gestione con una presenza, come mi è stato riferito, superiore a quella che i partiti di opposizione (che in sede locale torinese rappresentano la maggioranza) avranno in altri Comitati di gestione.
Quanto ho detto, che mi è stato riferito cinque minuti fa, mi sembra rafforzi la nostra volontà di portare al voto l'ordine del giorno e non svuoti assolutamente il contenuto, anzi, lo renda ancora più necessario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.
BRIZIO Non ho potuto parlare direttamente con il nostro Segretario regionale appena nominato. In ogni caso mi è stato riferito che l'incontro c'è stato ma non si è parlato assolutamente di nomi per le Presidenze.
In secondo luogo, l'ipotesi di soluzione delle Presidenze è anche numericamente diversa da quella che è stata letta in generale e per quello che riguarda il nostro partito.



(Commenti ironizzanti a sinistra)



PRESIDENTE

BRIZIO



PRESIDENTE

Questo a conferma che vi sono indiscrezioni inesatte e null'altro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI A nome del Gruppo comunista dichiaro di mantenere l'emendamento. In risposta al Consigliere Marchini devo precisare: l) occorre avere ben presente il testo di quell'ordine del giorno che è un invito e nient'altro 2) sul piano politico quando ho citato le indiscrezioni ho letto i nomi e ho indicato le presenze di qualifiche politiche.
A noi non interessa personalizzare non tanto perché al momento non ci sarà da personalizzare quanto perché in questa sede è assolutamente rilevante capire come ci si muove dopo iterate dichiarazioni, circolari e ordini del giorno.
Quanto ci ha riferito il Consigliere Santoni non mi tranquillizza del tutto. Fare politica significa anche capire come stanno le cose, significa capire che attraverso certi metodi di affrontare le questioni ci deve essere una successione coerente. Il Presidente della Giunta non ha risposto, se l'è cavata dicendo che non gli interessa. Il fatto è che ci è stato detto mesi fa che il documento Bodrato sui pesi, sulle misure e sulle presenze negli enti non esisteva. E' passato il tempo, si è stemperata la polemica e qualcuno ha detto: "Nel documento Bodrato io dovevo avere quel posto là, invece me l'avete dato li, ecc.".
FERRARA Il documento è stato disatteso.
BONTEMPI Sarà disatteso, ma purtroppo, Ferrara, esiste e sono sorte molte complicazioni. Penso che il Presidente Beltrami non abbia mai visto quel documento. Ritengo che la Giunta non ha mai esercitato le prerogative della legge sulle nomine. C'è stato un episodio in cui un Assessore candidamente ha riferito che le indicazioni non erano della Giunta, ma derivavano dagli accordi, appunto contenuti nel documento Bodrato.
Il vero punto grave è questo.
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Non esagerare! BONTEMPI Non sto esagerando, ti sto dicendo che quelle prerogative, almeno in alcuni atti, non sono state esercitate. Devi dimostrarmi il contrario. E vorrei avere una risposta sul merito.
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Ma le nomine che indichi tu da dove arrivano? BONTEMPI Io le indico come Gruppo e come Partito.
Voce dal centro Anche a Roma.
BONTEMPI No. Quando una Giunta si assume le sue responsabilità le assume a nome di un collegio istituzionale composto di una coalizione che risponde istituzionalmente, i Gruppi rispondono di se stessi e delle proprie designazioni. C'è una differenza di fondo.
Credo pertanto che l'emendamento vada mantenuto non solo per le ragioni dette, non solo perché non si è personalizzato, ma per dare la dimostrazione che un certo percorso fino in fondo lo vogliamo seguire, come qualcuno peraltro qui ha detto, ricordando che le verifiche ci saranno anche nelle sedi proprie, cioè nel Consiglio comunale. Ritengo però che per una serie di dichiarazioni fatte qui e per gli atteggiamenti Istituzionali che dovremo tenere, le verifiche vadano compiute anche in Consiglio regionale. Il vero modo per smentire questa notizia non consiste tanto nel dire che si è parlato dei criteri e della presenza dei Gruppi di minoranza, diritto minimo in un meccanismo di partecipazione democratica quanto invece nell'attuare le procedure con la massima aderenza a quanto è scritto e a quanto è stato detto in più sedi.
Mantengo quindi l'emendamento e chiedo sia posto ai voti.



PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi, pongo in votazione l'emendamento nel testo seguente: al termine del punto 1) inserire "e quanto previsto nell'ordine del giorno del 22 novembre 1984 del Consiglio regionale di cui si allega copia".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Pongo ora in votazione l'ordine del giorno così integrato nel testo seguente: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerata l'imminenza delle elezioni per il rinnovo dei Comitati di gestione delle Unità Socio-Sanitarie Locali, nonché le reiterate dichiarazioni di tutte le forze politiche circa la necessaria riqualificazione e riordino del Servizio Sanitario Nazionale, vista la legge n. 4 del 1986 e le normative regionali di attuazione riafferma la necessità che gli eligendi componenti i Comitati di gestione posseggano comprovate esperienze di direzione e di amministrazione e siano dotati di qualità personali tali da rafforzare la credibilità e l'immagine delle istituzioni invita i Comuni e le neo elette assemblee delle Associazioni dei Comuni o delle Comunità montane a: l) verificare scrupolosamente, facendo riferimento ai curriculum, che vanno depositati cinque giorni prima delle elezioni del Comitato di gestione presso gli uffici dell'U.S.S.L., la sussistenza dei succitati requisiti nonché quanto previsto dall'art. 11, nn. l, 2 e 3 della L.R. 18/2/1985, n.
10 e quanto previsto nell'ordine del giorno del 22 novembre 1984 del Coniglio regionale di cui si allega copia 2) conseguire la precisa identificazione del presentatore o dei presentatori dei singoli candidati 3) portare a conoscenza delle assemblee elettrici le motivazioni e gli elementi su cui si fondano le candidature avanzate, e sulle quali sono chiamate ad esprimersi, affinché possano essere esaminate con un congruo anticipo rispetto alla seduta nel corso della quale si dovrebbe procedere alla votazione 4) dare la più ampia pubblicità alle proposte e successive scelte operate avvalendosi di tutti i mezzi di informazione sollecita la Giunta regionale ad aggiornare rapidamente lo Statuto tipo per il funzionamento delle assemblee delle associazioni intercomunali, sulla base delle nuove normative statali e regionali dispone l'invio del presente ordine del giorno a tutti i primi sottoscrittori delle liste presentate per le elezioni delle Unità Socio Sanitarie Locali perché ne informino tutti i Consiglieri che risulteranno eletti e al Comitato Regionale di Controllo".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti.


Argomento: Nomine

Nomine


PRESIDENTE

In merito al punto 12) all'o.d.g.: "Nomine" si distribuiscano le schede per le seguenti nomine.
IPLA - Collegio sindacale (art. 32 dello Statuto IPLA). Nomina di un Sindaco supplente in sostituzione di Sandro Mosele dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Luigi Ricci.
Tecnotex S.p.A. Biella - Collegio sindacale (art. 12 dello Statuto relativo). Nomina di un Sindaco effettivo in sostituzione di Pier Giorgio Fava dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giancarlo Fileppo.
Comitato interministeriale (art. 15 legge n. 240/81). Nomina di un rappresentante regionale in sostituzione di Mario Bruciamacchie dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Riccardo Sartoris.
Comitato consultivo istituito presso l'Ufficio regionale ICE di Torino (ex art. 3 D.P.R. 818 del 28/9/1978). Nomina di un rappresentante regionale in sostituzione di Mario Bruciamacchie dimissionario.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Riccardo Sartoris.
Commissione regionale per il commercio ambulante (legge n. 398/76, art.
9). Nomina di due membri effettivi e di due membri supplenti.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Giuseppe Cerchio e Mario Bruciamacchie (membri effettivi) e Nazzareno Guasso e Giancarlo Tapparo (membri supplenti).


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Esame ordine del giorno inerente l'inquinamento del fiume Bormida


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'ordine del giorno inerente l'inquinamento del fiume Bormida, di cui al punto 11) all'o.d.g.
Tale documento riporta la firma di molti Consiglieri, si tratta di un testo concordato.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Dameri. Ne ha facoltà DAMERI Si tratta di una questione assolutamente rilevante. L'annosità del problema, alla quale siamo rassegnati, non giustifica il fatto che lo si liquidi in cinque minuti con la votazione di un ordine del giorno. Noi concordiamo su questo documento, ma chiediamo che ci sia l'impegno preciso da parte della Giunta ad osservare l'ultimo punto in esso contenuto in ordine alla relazione entro il termine richiesto sulla situazione del fiume che credo sia una vergogna non solo della nostra Regione, ma a livello nazionale.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, pongo in votazione l'ordine del giorno il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerata la grave situazione, segnalata e documentata da molti anni, del fiume Bormida (ramo di Millesimo, ramo di Spigno e Bormida unito) per quanto attiene l'inquinamento di origine industriale e l'elevato rischio sanitario per le popolazioni, particolarmente acuta per quanto riguarda il ramo di Millesimo chiede al Consiglio dei Ministri e al Ministero dell'Ambiente di deliberare, ai sensi del secondo comma dell'art. 7 della legge n. 349/86 'Istituzione del Ministero dell'Ambiente e norme in materia di danno ambientale', la dichiarazione di 'area ad elevato rischio di crisi ambientale' per la Valle del fiume Bormida, al fine di individuare gli obiettivi per gli interventi di risanamento e le direttive per la formazione di un piano di disinquinamento e per la predisposizione di un programma, d'intesa con le Regioni Piemonte e Liguria, e con le Amministrazione locali interessate, volto al conseguimento degli obiettivi generali previsti dall'art. 7 della legge, valutando altresì la compatibilità della prosecuzione di alcune attività industriali altamente inquinanti con le esigenze di tutela della salute delle popolazioni e di salvaguardia ambientale, di cui al secondo comma dell'art. 1 della legge n.
349/86.
Impegna a tal fine la Giunta a compiere tutti gli atti necessari e dovuti presso il Ministero dell'Ambiente per realizzare le finalità sopra richiamate e ad informare il Consiglio entro novanta giorni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.


Argomento: Formazione professionale

Esame ordine del giorno sulla formazione professionale


PRESIDENTE

E' stato presentato un altro ordine del giorno sulla formazione professionale che pongo in votazione nel testo seguente: "Il Consiglio regionale del Piemonte a conoscenza delle dichiarazioni del Ministro del Lavoro fatte al Convegno organizzato dalla Confindustria a Mantova su 'Innovazione, formazione e sviluppo' in merito ad una prossima presentazione di un disegno di legge del Governo sulla formazione professionale che dovrebbe limitare il ruolo delle Regioni non essendoci stato a tutt'oggi alcun momento di confronto tra Governo nazionale e Regioni esprime la propria preoccupazione di fronte ad intenzioni che tendono a ridurre il ruolo e le funzioni dell'Ente regionale in una materia che è assegnata alle Regioni dalla stessa Costituzione italiana ritiene che l'importanza e il rilievo assunti dalla formazione professionale in rapporto alle stesse possibilità di sviluppo esigano valutazioni approfondite sullo stato di questo servizio formativo, sulle direzioni del suo sviluppo, sul suo rapporto con le sedi produttive e la stessa istruzione statale considera necessario a tal fine che il Governo convochi una Conferenza nazionale sulla formazione professionale preparata attraverso Conferenze regionali impegna la Giunta regionale a convocare una Conferenza regionale in tempi brevi, che valuti, attraverso la partecipazione di enti pubblici e di soggetti sociali, lo stato attuale del sistema di formazione professionale il suo livello di produttività ai fini della transizione al lavoro degli utenti e rispetto alle necessità degli apparati produttivi, indichi le linee su cui va programmato il suo sviluppo perché possa diventare un elemento di politica attiva per il lavoro ed uno strumento, ormai essenziale, per le trasformazioni e le innovazioni del sistema produttivo invia l'ordine del giorno al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro del Lavoro e al Ministro della Pubblica Istruzione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Variazioni di bilancio

Esame progetto di legge n. 182: "Seconda variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1986" (rinvio)


PRESIDENTE

Chiede di parlare l'Assessore Turbiglio. Ne ha facoltà.
TURBIGLIO, Assessore al bilancio Chiedo ai Consiglieri di rimanere in aula per votare il progetto di legge n. 182: "Seconda variazione al bilancio di previsione per l'anno finanziario 1986" che deve passare assolutamente oggi per esigenze di cassa.
Tale progetto di legge è stato licenziato dalla I Commissione a maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Noi non siamo d'accordo che venga iscritto all'o.d.g. questo provvedimento che non è stato preannunciato in sede di conferenza dei Capigruppo. Vorremmo capire quali sono le ragioni di urgenza per iscriverlo, perché la procedura che abbiamo adottato costantemente è quella dell'annuncio in sede di Capigruppo dei provvedimenti licenziati dalle Commissioni. Tra l'altro, non siamo in grado di valutare l'entità di questo spostamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.
BRIZIO Collega Bontempi, è vero che non se ne è parlato nella riunione dei Capigruppo, ma è anche vero che stamattina è stata convocata la I Commissione su questo tema, riunione alla quale il Gruppo comunista era presente.
In quella sede l'Assessore ha comunicato che si tratta di un provvedimento urgente da licenziare e da votare oggi. E' stata esaminata la legge, capitolo per capitolo, con i chiarimenti dati dall'Assessore e vi è stato anche l'intervento dell'Assessore Genovese per chiarire il capitolo del fondo sociale. Vi è stato dunque un approfondimento in Commissione in presenza dei Consiglieri Biazzi e Avondo. I comunisti si sono riservati in quella sede di esprimere la propria posizione di voto in aula, ma non hanno fatto eccezione in merito all'esame d'urgenza e al passaggio al voto in aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Ci troviamo in fine di seduta. Questo provvedimento non è stato preannunciato come provvedimento con carattere di cogenza e di urgenza. Non possiamo ancora una volta far passare un provvedimento senza poterci esprimere nel merito.
Credo francamente che non sia possibile iscriverlo ora all'o.d.g.



PRESIDENTE

La Presidenza ha colto le osservazioni dei colleghi. Sarà premura dell'Ufficio di Presidenza di inserire l'esame di questo provvedimento nell'o.d.g. della prossima seduta di Consiglio anche per adempiere alle formalità che sono state oggi evidenziate.


Argomento: Programmazione sportiva (impianti e attivita")

Esame progetto di legge n. 141: "Modifiche all'art. 15 e ai massimali di contributo di cui all'allegato B della L.R. l/3/1979, n. 10 'Norme per la programmazione sportiva in Piemonte"'


PRESIDENTE

Fra i tanti provvedimenti urgenti ve n'è uno che è peraltro regolarmente iscritto all'o.d.g. e precisamente al punto 7). Esaminiamo pertanto il progetto di legge n. 141: "Modifiche all'art. 15 e ai massimali di contributo di cui all'allegato B della L.R. 1/3/1979, n. 10 'Norme per la programmazione sportiva in Piemonte".
Tale provvedimento consta di un articolo unico ed è stato licenziato all'unanimità dalla Commissione competente.
Relatore è il collega Villa che dà per letta la relazione.
Non essendovi interventi possiamo passare alla votazione dell'articolo unico.
Articolo unico "Il primo comma dell'art. 15 della L.R. 1/3/1979, n. 10, è così modificato: 'I contributi sono concessi entro i limiti massimi di cui l'allegato B della presente legge per i Comuni con popolazione fino a 50.000 abitanti'.
Dopo il primo comma dell'art. 15 della L.R. l/3/1979, n. 10, è aggiunto il seguente comma: 'Per i Comuni con popolazione superiore a 50.000 abitanti può essere previsto un intervento finanziario a supporto delle iniziative di impiantistica sportiva subordinato alla stipula di convenzione fra i Comuni richiedenti e gli Enti erogatori'.
L'allegato B alla L.R. 1/3/1979, n. 10 è così modificato: 'Allegato B - Limiti massimi di contributo applicabili per interventi di impiantistica sportiva compresi quelli di completamento e recupero. Classe 1 - dimensione demografica: fino a 5.000 abitanti - contributo massimo: L.
40.000.000 Classe 2 - dimensione demografica: fino a 15.000 abitanti - contributo massimo: L. 60.000.000 Classe 3 - dimensione demografica: fino a 30.000 abitanti - contributo massimo: L. 80.000.000 Classe 4 - dimensione demografica: fino a 50.000 abitanti - contributo massimo: L. 100.000.000' ".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 30 hanno risposto Si 30 Consiglieri L'articolo unico è approvato.
Comunico infine che il Consiglio è convocato per il 6 novembre p.v.


Argomento:

Esame progetto di legge n. 141: "Modifiche all'art. 15 e ai massimali di contributo di cui all'allegato B della L.R. l/3/1979, n. 10 'Norme per la programmazione sportiva in Piemonte"'

Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,50)



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