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Dettaglio seduta n.62 del 23/10/86 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Sistema informativo regionale

Interpellanza del Consigliere Reburdo inerente i rapporti CSI Piemonte Aeritalia


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g. esaminiamo l'interrogazione del Consigliere Reburdo inerente i rapporti CSI Piemonte Aeritalia.
Risponde il Presidente della Giunta regionale Beltrami.
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale In data 23 agosto 1986 il CSI Piemonte e l'Aeritalia hanno sottoscritto un protocollo di accordo sul progetto definito "Trasferimento di tecnologie di intelligenza artificiale".
Come si può chiaramente rilevare dal titolo e dal documento illustrativo, che posso fornire in copia al Consigliere Reburdo in quanto mi è stato rimesso dal CSI, si tratta di un progetto di formazione condotto con l'apporto determinante del Dipartimento di Scienze dell'Informazione dell'Università di Torino nel campo dell'intelligenza artificiale.
Obiettivo del progetto è di aiutare l'Aeritalia a costruire al proprio interno un laboratorio di intelligenza artificiale con caratteristiche simili a quello esistente presso il CSI Piemonte.
Le eventuali applicazioni pratiche (che sono altra cosa rispetto ai prototipi didattici previsti nell'accordo) sono un obiettivo di secondo livello per il quale non è prevista, e neppure è di interesse, la partecipazione del CSI Piemonte.
Nel merito dell'interpellanza del Consigliere Reburdo si possono aggiungere le seguenti considerazioni a risposta: 1) la soluzione a problemi di tenuta in volo di un aereo supersonico implica conoscenze, esperienze e strumenti di cui non dispone il CSI (tanto meno la Giunta regionale) né sono richieste degli obiettivi istituzionali l'ipotesi contenuta nell'interpellanza è quindi frutto, probabilmente, di illazioni 2) l'accordo è il primo risultato, sicuramente rilevante, della politica di innovazione tecnologica con la quale la Regione Piemonte ha offerto al sistema delle imprese piemontesi (e fra le altre esplicitamente all'Aeritalia) il supporto delle proprie strutture specialistiche di formazione e di consulenza 3) si ritiene l'accordo appena firmato importante e significativo perché soltanto le grandi aziende con programmi avanzati hanno le capacità di investimento necessarie per consolidare le nuove tecnologie in modo che possano poi diffondersi nel sistema delle imprese minori.
Per quanto nel breve tempo è stato dato di poter conoscere alla Giunta regionale, mi pare che il CSI svolga il suo ruolo a fini esclusivamente di pace, così come viene sollecitato dal collega Reburdo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.
REBURDO Ringrazio per la risposta e chiedo cortesemente di farmi pervenire il testo scritto.
Devo però dire che attraverso un'interpellanza è difficile conoscere le questioni che si aprono in ordine alla ricerca in Piemonte, in particolare per quanto riguarda la mistificazione in atto tra ricerca e ricerca finalizzata a obiettivi militari.
Ancora stamattina abbiamo sentito teorizzare che l'Italia ha aderito all'FBI non tanto perché ne sostiene la logica ma in quanto non vuole essere tagliata fuori dai processi di ricerca tecnologica.
Il Piemonte ha parecchie industrie coinvolte in questo accordo protocollo del Governo e questo problema è fortemente discusso, tanto è vero che sabato si terrà a Roma una manifestazione nazionale sulla pace alla quale aderiscono eminenti personalità democristiane, compreso il Movimento Giovanile della DC. Il primo obiettivo della manifestazione è la richiesta che l'Italia ritiri la firma dal protocollo d'intesa con il Dipartimento americano per la ricerca appunto a fini di difesa strategica spaziale.
Questo accordo con l'Aeritalia contribuisce a valorizzare la grande esperienza e la capacità professionale acquisita all'interno del CSI? Probabilmente si tratta di qualche cosa di più di semplici illazioni, per le informazioni che provengono dall'una e dall'altra parte, essendo l'Aeritalia chiaramente coinvolta nella ricerca e nella produzione di armamenti altamente sofisticati, con problemi di computerizzazione, di applicazione di intelligenza artificiale a livelli elevatissimi. La costruzione di apparecchi sofisticati quali il Tornado, l'AMX o di strutture di carattere missilistico richiede grande capacità tecnologica quindi anche se il CSI non ha la volontà di spendersi in un obiettivo di questo genere, l'equivocità dell'Aeritalia dal punto di vista della produzione di sistemi e di armi militari coinvolge il CSI, nel momento in cui mette in atto accordi che contribuiscono a migliorare le capacità di ricerca in campi altamente sviluppati come quello dell'intelligenza artificiale.
Richiamo questo problema perché noto un certo disinteresse sul fatto che l'Università di Torino sia pure indirettamente potrebbe essere coinvolta nel rilancio della ricerca tecnologica a fini militari motivandola come indispensabile per una ricaduta a fini civili.
Considero la risposta interlocutoria. A seguito di ulteriori informazioni che stiamo acquisendo, presenteremo al Consiglio il problema in termini più complessivi.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Interrogazioni del Consigliere Cerchio e del Consigliere Pezzana inerenti l'inquinamento dell'acquedotto di Grugliasco


PRESIDENTE

Esaminiamo ora congiuntamente le interrogazioni presentate dal Consigliere Cerchio e dal Consigliere Pezzana inerenti l'inquinamento dell'acquedotto di Grugliasco.
Risponde ad entrambe l'Assessore Olivieri.
OLIVIERI, Assessore alla sanità Signor Presidente, signori Consiglieri, riferendo le risposte alle interrogazioni del Consigliere Cerchio e del Consigliere Pezzana - che purtroppo è assente - posso dire quanto segue.
Dai dati segnalatimi dall'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 24, responsabile di quel laboratorio di sanità pubblica e territorialmente della situazione dell'acquedotto, l'attività di campionamento delle acque potabili sul territorio dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 24 di Collegno viene effettuata in accordo con il laboratorio dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 23 della Città di Torino con cadenze previste dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell'8/2/1985: "Prelievo settimanale nella rete di distribuzione e mensile ai pozzi di attingimento degli acquedotti di Collegno e Grugliasco. Gli accertamenti analitici e il giudizio espresso dal predetto laboratorio di sanità pubblica fanno riferimento ai parametri entrati in vigore con il succitato D.P.C.M".
Circa la presenza di cromo e solventi clorurati nelle acque destinate al consumo umano, in particolare per quanto riguarda il Comune di Grugliasco, è questo un problema da tempo affrontato dal Servizio di igiene pubblica dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 24. Occorre precisare che i due parametri in questione trovano diversa collocazione nel Decreto. Mentre per il cromo, compreso fra i parametri chimici tossici, il valore limite ammesso vale dal momento di entrata in vigore del Decreto, per i composti organoalogenati, compresi i parametri chimici indesiderabili, il valore limite è riferito a quello che dovrà essere raggiunto entro 5 anni dall'entrata in vigore del Decreto stesso, quindi nel 1990.
Premesso quanto sopra si informa che i valori del cromo nelle acque potabili di Grugliasco non hanno mai superato il limite indicato dalla legge (0.05 mg/lt) né in pozzi né in rete e questo parametro è controllato con la frequenza indicata in precedenza.
I primi prelievi effettuati ai pozzi d'attingimento dell'acquedotto del Comune di Grugliasco per la ricerca di tali sostanze, parlo dei cloroalogenati, datano al 1983. A quella data si era rilevata una notevole presenza di solventi clorurati riferita ai due pozzi dell'acquedotto (A e B), concentrazioni pari a 0.260 e a 0.280 mg/lt, valori che hanno dimostrato sensibile diminuzione negli anni successivi intorno a 0.200 mg/lt e che sono rimasti costanti fino al 1986.
Nel corso del 1986 si è verificato un sensibile aumento delle sostanze in questione, fino a raggiungere valori vicino agli 0.300 mg/lt (che sarebbero quelli del Decreto in questione per il 1990).
In conseguenza di ciò il Servizio di igiene pubblica dell'Unità Socio Sanitaria Locale n. 24 ha formalmente invitato l'autorità sanitaria locale ad assumere i provvedimenti necessari alla soluzione del fenomeno e ha posto i pozzi sotto monitoraggio con prelievi ai pozzi interessati effettuati con frequenza di due alla settimana.
Gli ultimi valori riscontrati (luglio 1986) denunciano una sensibile diminuzione rispetto ai precedenti valori di 0.240, 0.170 mg/lt .
Il Servizio di igiene pubblica dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 24 ha operato nel modo seguente: il Sindaco del Comune di Grugliasco ha emesso un'ordinanza in data 25/7/1985 con la quale si richiede di specificare quantità di solventi clorurati usati e modalità di smaltimento degli stessi alle ditte potenzialmente utilizzatrici di solventi clorurati nel ciclo produttivo. Contemporaneamente, utilizzando gli elenchi della Camera di Commercio e i dati del censimento del 1981, sono state estrapolate tutte le attività industriali ed artigianali che per le proprie caratteristiche potevano essere utilizzatrici di solventi clorurati. Sulla base degli elenchi estratti è iniziata un'opera di controllo presso tali industrie per verificare i sistemi di utilizzazione e smaltimento dei liquami prodotti.
Tale attività ha avuto inizio nel settembre 1985 ed è tuttora in corso.
Sono state rilevate infrazioni ad un corretto smaltimento di liquami. Sono stati adottati di conseguenza i provvedimenti previsti dalla vigente normativa in materia ed utili ad impedire il perpetrarsi dell'inquinamento.
L'approvvigionamento di acqua da erogare alla popolazione è stato possibile tramite l'Acquedotto comunale di Torino, il quale ha potenziato la fornitura con il già preesistente allacciamento. Nel contempo il Comune di Grugliasco ha trivellato altri pozzi la cui acqua attualmente viene sottoposta ad analisi in tempi diversi al fine di controllarne la potabilità. I pozzi preesistenti, nei quali è stata rilevata la presenza di solventi clorurati, sono attualmente sottoposti a bonifica.
Vi sono però da fare alcune considerazioni di ordine generale. La presenza dei cloroalogenati è diventato un fenomeno ubiquitario legato non soltanto ai liquami e alle deviazioni delle industrie produttrici, ma al fatto che essendo presente nei lubrificanti e in talune benzine prodotti anticorrosione dei pistoni e dei cilindri per i motori a quattro e a due tempi, questo induce una presenza di tali sostanze oramai costante dappertutto. Certo, entro limiti relativamente tollerabili, tutto è relativo.
I valori riscontrati in teoria avrebbero potuto anche permettere di non chiudere i pozzi dell'acquedotto in quanto non siamo mai arrivati allo 0.3 che è previsto per il 1990. Però, in linea di tutela e per attuare una campagna di prevenzione che permette un controllo all'origine delle fonti maggiori di smaltimento di prodotti di questo tipo e quindi per poter arrivare al 1990 con valori più bassi e contenuti in limiti di tollerabilità sicura si è prodotto questo tipo di intervento anche perch essendo arrivati a questo punto i limiti avrebbero potuto essere superati nello spazio di breve tempo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.
CERCHIO Ringrazio l'Assessore della risposta ricca di riferimenti tecnici. E' ovvio che la preoccupazione non può non essere presente quando si è al limite di tolleranza in una comunità di così ampio insediamento urbano come quella di Grugliasco.
Le sarei grato, signor Assessore, se mi fornisse copia della risposta in modo da documentare e tranquillizzare coloro che hanno sollecitato il problema.



PRESIDENTE

Poiché il Consigliere Pezzana è in congedo gli verrà trasmessa la risposta scritta dell'Assessore.


Argomento: Problemi energetici - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Valeri inerente la Commissione interprovinciale per l'aggiornamento dei piani di emergenza della Centrale di Trino


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione presentata dal Consigliere Valeri inerente la Commissione interprovinciale per l'aggiornamento dei piani di emergenza della Centrale di Trino.
Risponde l'Assessore Olivieri.
OLIVIERI, Assessore alla sanità L'impiego pacifico dell'energia nucleare, con particolare riguardo alla sicurezza nucleare e alla protezione sanitaria, è essenzialmente disciplinato dal Decreto n. 185 del 13/2/1964. Gli articoli dal 112 al 122 in particolare costituiscono il Capo X che regolamenta dettagliatamente il contenuto, i presupposti, la complicazione, l'approvazione, la revisione e gli aggiornamenti, nonché l'attuazione del piano di emergenza esterna delle centrali elettronucleari nell'ipotesi di incidenti o disfunzioni della centrale stessa.
Tali disposizioni valgono ovviamente anche per la centrale elettronucleare di Trino, per il Comprensorio di Saluggia e per ogni altro Comprensorio interessato ad impianti analoghi. Va precisato che il piano di emergenza esterna si riferisce al territorio che in via di ipotesi pu essere interessato dagli eventuali incidenti ed è autonomo rispetto al piano di emergenza interna a ciascuna unità operativa nell'ambito del territorio considerato.
La normativa sopra indicata prevede che il piano di emergenza esterna deve essere redatto da "un Comitato istituito presso la Prefettura della Provincia ove ha sede l'impianto" ed è composto dalle persone indicate nell'art. 115.
Nel caso di specie il Comitato è istituito e presieduto dal Prefetto di Vercelli.
In conseguenza delle modificazioni apportate dalla riforma sanitaria le figure dell'ex Medico e dell'ex Veterinario provinciali in seno al Comitato sono state sostituite sulla scorta delle competenze trasferite o delegate dai corrispondenti servizi delle UU.SS.SS.LL. interessate.
Alle riunioni è stato invitato l'Assessore alla sanità della Regione che ha partecipato con il Responsabile del Servizio Igiene Ambientale affiancato talvolta in relazione agli specifici argomenti trattati da componenti, in qualità di esperti, della Commissione regionale per le radiazioni ionizzanti.
Oltre all'apporto tecnico di cui sopra il rappresentante regionale e gli esperti si sono impegnati ad ottenere la pubblicizzazione presso tutti i Comuni interessati, ad una situazione di emergenza derivante da eventuali incidenti alla Centrale di Trino, del piano di emergenza predisposto.
In effetti il piano di emergenza è stato trasmesso ai Comuni di cui sopra e agli altri enti pubblici coinvolti dando così strumenti di informazione e conoscenza alle autorità locali.
Ai Comuni interessati è stato inoltre inviato un congruo numero di "estratti" del piano per la distribuzione alle comunità locali nonché un certo quantitativo di depliant stampati dall'ENEL e redatti in collaborazione con la sopra richiamata Commissione regionale per le radiazioni ionizzanti i quali riportano in sintesi e con illustrazioni le principali norme da osservarsi dalla popolazione in caso di incidente.
L'art. 117 del sopra indicato D.P.R. stabilisce che il piano in parola deve essere "semestralmente riveduto ed eventualmente aggiornato in relazione ai mutamenti sopravvenuti nelle circostanze precedentemente valutate e particolarmente nell'ambiente fisico, demografico e nelle modalità per l'impiego di mezzi previsti" e deve "essere riveduto ed aggiornato ogni biennio allo scopo di adeguarlo alle mutate esigenze della sicurezza e allo sviluppo della tecnica dei mezzi disponibili".
D'altra parte non si può non rilevare che il piano in definitiva è uno strumento puramente tecnico e pertanto viene redatto con una serie di allegati specifici in ordine ai vari campi di intervento.
Per quanto concerne l'aspetto sanitario la predetta Commissione regionale ha predisposto anche una "guida tecnica per la pianificazione degli interventi medico-sanitari nelle emergenze nucleari", la quale contiene le indicazioni e le procedure che devono essere seguite dai Responsabili dei Servizi di Igiene Pubblica delle UU.SS.SS.LL. per la protezione della popolazione e per il controllo degli alimenti e degli animali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.
VALERI Ringrazio l'Assessore delle informazioni fornite, ma non posso dichiararmi soddisfatto. L'Assessore ha fatto riferimento alle disposizioni e alle procedure che prevedono la partecipazione della Regione alla predisposizione del piano di emergenza, tralasciando di considerare che la partecipazione della Regione non è un fatto puramente formale o di natura notarile, di presa d'atto di quanto la Commissione coordinata dal Prefetto viene elaborando. La nostra partecipazione avviene senza limitazioni di sorta all'assunzione a livello regionale delle problematiche connesse all'emergenza nucleare, con l'onere di contribuire, in termini di proposta autonoma, alla predisposizione del piano stesso. Le nostre domande volte a conoscere chi erano i rappresentanti regionali, a che titolo avevano partecipato, con chi avevano discusso il merito dei loro atteggiamenti nella Commissione provinciale erano appunto volte a capire i caratteri della partecipazione regionale, anche alla luce delle gravi insufficienze da più parti denunciate circa i contenuti del piano di emergenza. Non star a ripetere queste critiche, dato che esse sono state già oggetto di dibattito in questa aula. Mi limito a ricordare che tuttora, a livello di stampa locale, i contenuti del piano di emergenza sono oggetto di ripetute critiche, di ironia e di scherno come nel caso, ad esempio dell'individuazione della scuola media di Palazzolo quale sede da assumere nelle fasi della prima emergenza nucleare.
In rapporto a queste insufficienze il problema di una partecipazione regionale che non abbia questi caratteri formali è fondamentale. Per ci non posso dichiararmi soddisfatto della risposta dell'Assessore e lo invito ad adeguare le sue scelte di lavoro al fatto che il piano or ora aggiornato è chiaramente inadeguato e richiede che si promuova un suo ulteriore aggiornamento.
Il nostro richiamo a verificare il carattere della partecipazione regionale ha anche questo fine specifico. Occorre andare oltre la critica su come in passato la Regione ha partecipato in modo insufficiente alla redazione di questo aggiornamento, facendosi adeguato carico delle problematiche che rimangono aperte. Quali sono le proposte che a questo riguardo la Regione formula, i contributi che si mette in grado di portare ai lavori della Commissione prefettizia? Ciò vale anche per il piano di emergenza esterna degli impianti di Saluggia, di cui è stata richiamata la necessità di revisione ed aggiornamento, ma sul quale non si hanno notizie di sorta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Olivieri.
OLIVIERI, Assessore alla sanità E' una delle iniziative dell'Assessorato che tende ad estrapolare fuori della Regione una serie di interventi in accordo con la Regione Lombardia per cui in caso di accidenti i piemontesi vanno in Lombardia e i lombardi vengono in Piemonte. La concezione dei limiti delle Prefetture è antinomiale con dei problemi reali in caso di incidenti a vari livelli.
Stiamo cercando di elaborare un piano interregionale in modo da poter ovviare a una serie di eventuali inconvenienti che sono legati alla minima distanza delle strutture sanitarie e dell'eventuale centro di un inquinamento massivo. I centri di Vercelli e di Chivasso servono a niente.
Quindi stiamo lavorando su questa tesi e a latere vedremo se riusciremo ad immetterci in un canale di raccordo tra le Prefetture.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.
VALERI Non so che esito ha avuto la proposta che la Regione Emilia Romagna aveva formulato nelle settimane scorse circa il coordinamento interregionale delle politiche di emergenza. Lo chiedo perché essa è rivolta alle considerazioni svolte dall'Assessore. In questa materia proporrei all'assemblea, auspicando che l'Assessore sia d'accordo, di organizzare nei prossimi giorni un incontro congiunto tra la V e la VII Commissione onde avere un momento di informazione su di un tema la cui urgenza supera lo stesso dibattito sulla futura centrale da 2.000 Mgw perché investe la sicurezza degli impianti già esistenti: la Fermi di Trino e gli impianti Enea Eurex di Saluggia. Mi pare che un'informazione più dettagliata, più ravvicinata su queste problematiche ci consenta anche, se l'Assessore lo riterrà, di dare un contributo all'arricchimento delle disposizioni che normano gli aspetti organizzativi del fronteggiamento di eventuali situazioni di emergenza.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Olivieri.
OLIVIERI, Assessore alla sanità Lo farei al termine delle consultazioni interregionali. Ho detto quella che è la proposta iniziale, dovrà poi essere messo a punto dai tecnici un piano elaborato. Dopo di che ne parleremo in Commissione, non ci sono problemi.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Interrogazioni del Consigliere Rossa inerenti i danni all'agricoltura per il maltempo in alcuni Comuni dell'Alessandrino


PRESIDENTE

Passiamo ora alle interrogazioni presentate dal Consigliere Rossa inerenti i danni all'agricoltura per il maltempo in alcuni Comuni dell'Alessandrino.
Risponde l'Assessore Lombardi.
LOMBARDI, Assessore all'agricoltura Signor Presidente, colleghi Consiglieri, rispondo alle interrogazioni che fanno riferimento alle grandinate avvenute in provincia di Alessandria i giorni 15 giugno e 12 luglio 1986.
Per quanto riguarda la grandinata del 15 giugno 1986 da segnalazioni pervenute dal competente Servizio decentrato per l'agricoltura di Alessandria risultano colpiti i seguenti Comuni: Bosio per circa il 60% del territorio, Pomaro e Moltaldeo per l'intero territorio, Parodi, Mornese Castelletto D'Orba, Valenza e Castelletto D'Erro per una parte del territorio comunale.
I danni alle colture sono ingenti, comunque, per i Comuni e i territori citati, tali da richiedere la delimitazione, ai sensi e per gli effetti delle leggi n. 364 e n. 590. Le delimitazioni sono già state deliberate dalla Giunta e sono state inviate al livello nazionale.
Il Consigliere Rossa chiede quali tipi di intervento si sono adottati.
Vale per questa grandinata e per tutte quelle avvenute, che purtroppo sono state molte, sul territorio regionale. Per i danni alle coltivazioni le provvidenze del fondo di solidarietà nazionale scattano quando l'azienda ha subito un danno superiore al 35% della produzione lorda vendibile, esclusa quella zootecnica (che, prima della legge n. 590, veniva calcolata nella produzione lorda vendibile),mediante ricostituzione dei capitali di conduzione compreso il lavoro del coltivatore a mezzo di prestito quinquennale a tasso agevolato, attualmente pari al 3,35% con abbuono del 40% del capitale mutuato, contributo in conto capitale pari all'80% della spesa ritenuta ammissibile fino a L. 2 milioni e 500 mila, elevabile a 8 milioni per le aziende che abbiano subito danni agli impianti di colture specializzate (praticamente per le serre).
Per quanto riguarda la grandinata del 12 luglio 1986, che ha interessato 18 Comuni del Tortonese e del Casalese, è gia stata fatta la delimitazione con deliberazione di Giunta e i danni accertati, considerate le singole colture, vanno dal 50 al 90% di danno. Quindi esistono le condizioni per la completa applicazione di quanto è previsto sia dalla legge n. 364 che dalla legge n. 590.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Desidero esprimere soddisfazione per la risposta che mi è stata data dall'Assessore Lombardi. Auspico che l'applicazione delle provvidenze messe in atto possa essere immediata e diventi efficace al più presto possibile proprio per ovviare alla mancanza di reddito annuale che gli agricoltori colpiti lamentano.


Argomento:

Risposta scritta ad interrogazioni


PRESIDENTE

Informo i presenti che verrà data risposta scritta all'interrogazione dei Consiglieri Avondo, Bosio e Biazzi inerente il violento nubifragio che ha colpito il Novarese e all'interrogazione del Consigliere Ala inerente il piano di metanizzazione.
Informo altresì che in data 6 novembre 1986 l'Assessore Maccari risponderà alle interpellanze nn. 383 e 460 e all'interrogazione n. 459 inerenti l'inquinamento della Ditta OMA.


Argomento:

Sollecito di risposta ad interrogazione


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Dameri. Ne ha facoltà.
DAMERI Due settimane fa ho presentato un'interrogazione sui termini entro i quali le emittenti televisive e radiofoniche devono mettersi in regola secondo le disposizioni di legge deliberate nel mese di luglio.
La modifica di legge è avvenuta a febbraio ma le disposizioni sono state deliberate a luglio; le organizzazioni delle emittenti hanno fatto presenti le difficoltà ad espletare le procedure burocratiche previste in quella deliberazione e poiché i termini scadono il 26 ottobre, chiedo se la Giunta intende prorogare quel termine. In questo caso dovrebbe dircelo oggi, perché la prossima volta sarà troppo tardi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.
CERCHIO Mi risulta che ieri pomeriggio c'è stata una riunione della Giunta con la rappresentanza delle emittenti private che richiedono una proroga di alcuni mesi stante che a fine ottobre scadono i termini entro i quali dovrebbero mettersi in regola. Ieri però non si è risolto il problema.
Prego il Presidente della Giunta regionale che congiuntamente con gli Assessori Maccari e Olivieri si faccia carico della presentazione urgente di un disegno di legge minimo e stringato sulla proroga dei termini. Se ci non sarà possibile da parte della Giunta, annuncio che in giornata il nostro Gruppo presenterà una proposta di legge al riguardo.



PRESIDENTE

La parola all' Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore alla tutela dell'ambiente Ieri ho incontrato con i funzionari degli Assessorati alla sanità e all'urbanistica il Sindaco di Pecetto e i rappresentanti delle organizzazioni che siamo riusciti a raggiungere.
La soluzione dei problemi di ordine urbanistico e di ordine sanitario è perseguibile in questo modo.
Per quanto riguarda l'autorizzazione sanitaria l'Unità Socio-Sanitaria Locale di Ivrea cura la parte tecnica dei rilevamenti ed entro sei giorni è in grado, smaltendo una media di sei sopralluoghi al giorno, di esaurire i punti più difficili e più caldi, in pratica quelli dove c'è il rischio che sorgano dei problemi con i Pretori.
Per quanto si riferisce alla parte urbanistica ci possono essere problemi di interpretazione da parte della Magistratura che intende il traliccio una costruzione esuberante, mentre le misure dettate dalla norma regionale stabiliscono metri 5x4x250 di altezza, per cui se ci sono problemi di interpretazione si presenta domanda di condono. Il Sindaco dichiara che è stata presentata domanda di condono e si può procedere all'autorizzazione sanitaria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.
DAMERI Non ho particolari ragioni per ritenere non valida questa proposta tonto più se è stata concordata con i diretti interessati. Ho voluto sollecitare la risposta proprio perché, a differenza del Consigliere Cerchio, non ho canali privilegiati di informazione con la Giunta. I termini stanno scadendo, quindi un'informazione è opportuna.
Questa materia la ridiscuteremo nella prossima seduta o in quella successiva, con la presentazione della legge, che è un tentativo da parte della Regione, per quanto le compete, per mettere un po' di ordine in un settore difficile e scarsamente normato a livello nazionale.



PRESIDENTE

La Giunta intende prorogare i termini? MACCARI, Assessore alla tutela dell'ambiente Capisco che non tutti leggano il Bollettino Ufficiale e non tutti siano informati, però dalla pubblicazione sul Bollettino della Regione decorrono i termini di 120 giorni che valgono per tutti.
L'introduzione di una proroga crea un precedente che ci può comportare dei problemi in seguito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.
DAMERI E' una procedura complessa. L'unica Unità Socio-Sanitaria Locale che ha competenza sulla materia è quella di Ivrea. C'è stato di mezzo il mese di agosto e ci sono state delle difficoltà di carattere burocratico, non mi pare che ci sia una non volontà delle emittenti di mettersi in regola. Si tratta di vedere se ci sono le condizioni per consentirglielo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerchio.
CERCHIO Devo dire, per la verità, che non ho un rapporto privilegiato con la Giunta, come diceva la collega Dameri, semmai ho un rapporto privilegiato con le emittenti, che ieri pomeriggio dopo la riunione hanno dato comunicazione "al popolo", e io sono parte del popolo in termini molto sommessi, che erano insoddisfatte della proposta che la Giunta aveva avanzato.
Non credo sia un problema così difficile il prevedere una proroga di alcuni mesi, stante il fatto che sul Bollettino Ufficiale della Regione queste cose sono uscite nel periodo feriale.
Siamo in una realtà dove l'informazione vive momenti difficili. Nella prossima seduta del Consiglio regionale, per la prima volta, il Piemonte legifererà in tema di informazione locale, di carta stampata, di radio e di televisioni private.
Le vicende di Pecetto e di Revigliasco si trascinano ormai da anni e sono punto di riferimento delle antenne di quasi tutto il Piemonte.
E' una vicenda che neanche le precedenti Giunte hanno affrontato e penso sia opportuno dare una parola fine a questo discorso, prevedendo per intanto una proroga di alcuni mesi entro i quali le emittenti televisive possano mettersi in regola.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore alla tutela dell'ambiente La legge stabilisce un termine, quindi o approviamo un'altra legge o ritiriamo la deliberazione e ne presentiamo un'altra. Teniamo conto che c'è l'ordinanza del Sindaco di Pecetto che scade il 30 ottobre, quindi dopo quella data il Sindaco di Pecetto manderà le ruspe.
Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità e non ribaltarle sempre su un altro tavolo.
Con piena disponibilità e velocemente abbiamo esaminato le pratiche relative alla situazione sanitaria. Per accelerare le pratiche e per evitare dispersioni di tempo nella circolazione della posta interna essendo gli uffici regionali sparsi sul territorio, abbiamo fisicamente messo a disposizione un ufficio con un funzionario, il dott. Nocentini.
Abbiamo concordato queste iniziative con l'Unità Socio-Sanitaria Locale di Ivrea e con il Sindaco di Pecetto. Se modifichiamo andiamo fuori termini. Siamo stati noi a sollecitare le emittenti sul rispetto dei termini, non è avvenuto viceversa. Il nostro compito l'abbiamo svolto. Se vogliamo modificare la legge, facciamolo pure, ma una deliberazione non pu modificare una legge.



PRESIDENTE

Penso che nell'intervallo di mezzogiorno si possa raggiungere un accordo.


Argomento:

Sollecito di risposta ad interrogazione

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Benzi, Bergoglio, Bresso, Moretti, Paris, Pezzana, Sartoris, Staglianò e Vetrino.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale e dall'Ufficio di Presidenza


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 14 e 16 ottobre 1986 e dall'Ufficio di Presidenza nella seduta del 16 ottobre 1986 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma, della L.R.
6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Difensore civico

Relazione del Difensore Civico sull'attività esplicata dall'Ufficio nel corso dell'anno 1985


PRESIDENTE

Il punto 4) all'o.d.g. reca: "Relazione del Difensore Civico sull'attività esplicata dall'Ufficio nel corso dell'anno 1985".
Tale relazione vi è già stata consegnata.
La discussione è aperta.
La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, dopo la lettura della relazione del Difensore Civico mi sento in dovere, a nome mio personale e a nome del Gruppo, di esprimere un appassionato ringraziamento al dott. De Martino il quale con spirito di servizio e comportandosi da vero e proprio "servus legum" ha interpretato la lettera e lo spirito della legge istitutiva intervenendo a favore del cittadino allorquando gli sono state poste domande di giustizia che segnalavano il non funzionamento dell'Amministrazione regionale o violazioni di legge che ebbe a ritenere dotate di fondamento, sia con il suggerire agli uffici e agli Assessorati i rimedi così come prevede la legge stessa e sia trasmettendo le proprie motivate conclusioni sui casi esaminati al Presidente della Giunta.
Peraltro, nella parte statistica della relazione e in qualche altra parte sono messi in evidenza...



PRESIDENTE

Scusi Consigliere, questo brusio non permette all'oratore di parlare e ai Consiglieri di seguire.
Perché non si ha rispetto per l'oratore che parla? Abbiamo rispetto per il Consigliere Majorino che è un grandissimo giurista, che esprime sempre dei concetti alti...
Prego, Consigliere, prosegua.
MAJORINO La ringrazio, signor Presidente, per le espressioni usate, ma soprattutto per il richiamo all'assemblea ad ascoltare gli oratori a qualunque parte politica essi appartengano.
Dicevo, in qualche parte della relazione traspaiono i limiti dell'istituto che d'altra parte li avevamo già messi in evidenza in sede di dibattito sulla legge.
I dati al riguardo sono eloquenti: solo 91 dei casi esaminati nel corso del 1985 dal Difensore Civico erano di stretta competenza dell'ufficio, nel senso che venivano lamentate disfunzioni o violazioni di leggi da parte dell'apparato regionale, mentre ben 321 casi erano totalmente fuori dalla competenza del Difensore Civico, tant'è che non ha potuto intervenire erano casi fuori dalla sua competenza istituzionale anche se riguardavano altri enti dello Stato o del parastato. Ci sono poi stati 108 casi nei quali il Difensore Civico, pur non appartenendo alla sua competenza i vari casi segnalati, ha ritenuto con spirito di servizio di forzare la lettera della legge per intervenire presso gli enti non appartenenti all'Amministrazione regionale. Si tratta principalmente di interventi presso la Previdenza Sociale per lamentare ritardi e negligenze nell'erogazione di pensioni.
Alla luce di queste considerazioni, ne consegue un'altra che abbiamo già avuto modo in numerosissime occasioni di fare, ed è quella della necessità che si arrivi ad una legge nazionale la quale istituisca il Difensore Civico con poteri di intervento nei confronti dello Stato, delle Province, dei Comuni ed in generale nei confronti di tutti gli altri Enti dove più intensa è la domanda di giustizia e più numerose sono le lamentele del cittadino.
In quest'aula abbiamo varato unanimemente una proposta di legge al Parlamento e non ci rimane che confidare che quel disegno di legge unitamente agli altri giacenti al Parlamento di quasi tutte le forze politiche, compresa la nostra, che chiedono l'istituzione del Difensore Civico su scala nazionale, trovi attenzione da parte dei due rami del Parlamento.
Ma c'è una considerazione finale. Sotto il profilo formale il mio intervento potrebbe anche considerarsi esaurito con le puntualizzazioni che ho fatto.
Le conclusioni del Difensore Civico sono di rilievo e sono molto preoccupanti.
Affinché quanto ritengo di poter cogliere e rilevare non venga travisato, leggerò rapidissimamente alcune proposizioni che, legate fra di loro da un nesso logico e aventi tutte un loro filo conduttore, si colgono nella parte conclusiva della relazione.
Il Difensore Civico, dopo avere richiamato appunto la sua limitata competenza, dice: "La limitata competenza può far sorgere dubbi sull'utilità della sua istituzione. Il dubbio diventa poi certezza allorquando l'Amministrazione regionale e, per essa, gli Assessori regionali ostacolano l'ufficio per gli interventi nei confronti dell'Amministrazione medesima", e prosegue: "Gli amministratori prescelti in sede di consultazione elettorale, che sono in possesso di una sensibilità nella valutazione degli aspetti politici dei vari problemi finiscono con il dipendere dalle valutazioni di alcuni collaboratori dell'apparato burocratico." Altro passo: "E' accaduto più volte al sottoscritto nell'esercizio delle proprie funzioni di trovarsi di fronte ad una insormontabile e caparbia barriera di rifiuto da parte dei funzionari".
Dopo queste considerazioni, dopo l'amareggiata considerazione con la quale manifestava il dubbio che fosse utile l'istituzione dell'Ufficio del Difensore Civico e soggiungendo che il dubbio diventava certezza il Difensore Civico conclude: "A questo punto si dimostra lampantemente inutile l'istituzione dell'Ufficio che pure è stata voluta dagli stessi amministratori. Ed allora è facile immaginare che la collettività possa giungere all'amara conclusione che l'istituzione medesima sia stata voluta per gettare polvere negli occhi dei cittadini sulla volontà di tutelare i loro interessi, il che significa sabotaggio da parte dei medesimi amministratori" (mi pare che usando la parola "amministratori" si riferisca agli Assessori).
Come ho detto, ho preferito leggere senza riassumerle le considerazioni del Difensore Civico e penso che siano considerazioni di tutta evidenza estremamente gravi e che non hanno bisogno di commenti; hanno bisogno soltanto di una considerazione, peraltro evidente e non certo elucubrata cioè a dire, nel corso dell'anno 1985 il Difensore Civico denuncia, e denunciamo anche noi, un sabotaggio (sono le parole che ha usato lo stesso Difensore Civico) da parte della Giunta regionale alla legge istitutiva del Difensore Civico.
Queste sono le uniche considerazioni che si possono fare sul piano strettamente politico a fronte della relazione.
Confido che nel corso del dibattito l'Assessore competente o il Presidente della Giunta vorranno dirci se queste considerazioni vengono accettate puramente e semplicemente, se quindi riconoscono il sabotaggio che essi compiono nei confronti della legge, oppure se hanno considerazioni o giustificazioni da esporre a fronte delle quali noi ci riserviamo di ricollocarci per vedere se ha ragione il Difensore Civico, che peraltro come risulta da tutte le relazioni precedenti e da questa è persona estremamente meticolosa, che misura ogni parola delle proprie relazioni oppure se la Giunta ci può dimostrare che il Difensore Civico ha detto delle cose infondate. La parola "sabotaggio" è inequivoca. E' scritta, è esposta, è dichiarata dal Difensore Civico.
Noi la facciamo nostra e quindi chiediamo alla Giunta le ragioni per cui ha sabotato la legge nel corso del 1985.



PRESIDENTE

Si direbbe una domanda da 10 milioni! Proseguiamo il dibattito.
La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Signor Presidente, credo che il dibattito di oggi ponga qualche problema sul piano della discussione perché è difficile per il Consiglio entrare nei problemi complicati del Difensore Civico con un atteggiamento lontano e distaccato: se non facciamo del ruolo del Difensore Civico un investimento politico più deciso, anche il dibattito su questo istituto diventa un modo per adempiere ad un obbligo nella quasi totale indifferenza.
Questa è una critica rivolta al nostro modo di lavorare, comunque, dato che si deve discutere, una discussione sull'istituto del Difensore civico sui suoi riflessi nella vita amministrativa, nei comportamenti politici delle maggioranze, delle Giunte e del Consiglio credo debba avere una centralità diversa e debba determinare un investimento politico.
Credo che il Consiglio su questo non abbia ancora investito politicamente nulla, lo dimostra il modo in cui abbiamo istituito l'Ufficio.
Sulla persona non posso che dare un giudizio ampiamente positivo per il ruolo che svolge, per l'equilibrio, per la sua formazione tradizionalmente rispettosa delle prerogative del Consiglio e degli eletti nel Consiglio. Il dott. De Martino le questioni le segue molto bene, ma è persona poco aggressiva nel porre i problemi. Lo dico perché mi parrebbe francamente ingiusto ed ingeneroso attribuire le responsabilità alla maggioranza attuale su questo tema, al di là del fatto che l'anno 1985 va spartito in due. Esistono milioni di lamentele però non credo che vada attribuito a questa Giunta, più che alle Giunte che l' hanno preceduta, qualche addebito particolare. Ho detto che nel lavoro del Difensore Civico c'è scarsa aggressività, molta serietà e molto equilibrio.
C'è la consapevolezza che l'istituto funzioni un po' meccanicamente e poi le conseguenze si avranno... In effetti i problemi sono affrontati, ma la realtà non è questa, perché la funzione incisiva del Difensore Civico smuove alcuni grossi nodi dell'Amministrazione, del rapporto tra politici e tecnici, del rapporto tra amministratore ed amministrati, delle questioni inerenti i diritti rispetto al comportamento amministrativo o alla discrezionalità politica. Sono questioni enormi.
Nell'istituire l'Ufficio del Difensore Civico correttamente abbiamo pensato di coprirci su un versante nuovo, ma assolutamente urgente, degli interessi diffusi del cittadino e dei suoi diritti.
Qualche autocritica responsabilmente su questi temi dobbiamo farla tutti. Sono sensibile di fronte a queste questioni e non credo che abbiamo prodotto il massimo proponibile sul piano dell'investimento politico. La discussione di oggi avrebbe un senso se decidessimo che sulle questioni come quella del Difensore Civico si determini un radicale cambiamento di atteggiamento da parte del Consiglio. Perché poi le conseguenze politiche sono quelle che lamenta il dott. De Martino.
Dobbiamo porre la questione del ruolo, dell'autorevolezza dell'esistenza di un istituto regionale.
Lancio un grido di allarme preoccupato sapendo che se arriva ad orecchi sordi è un grido di allarme che resterà nei verbali (che peraltro non correggo quindi non è detto che i posteri lo capiscano), ma se viene sentito da orecchi attenti deve preoccuparci enormemente. L'istituto regionale è una creatura che si può rappresentare come creatura che vegeta con un encefalogramma discretamente piatto: definizione amara, ma sappiamo che sono molte le cause e non credo che possano essere addebitate tutte alla maggioranza, anche se alcune sono prevalenti degli ultimi tempi. E' una situazione in cui la passione, la tensione politica per le questioni fondanti la nostra vita, il nostro essere non vengono più poste, non ci sono più sedi o quando ci sono le sedi non c'è l'attenzione e l'investimento politico per trattarle ed esaminarle. Così questo istituto anche in relazione a fatti concreti può determinare quella sorta di autocancellazione, che non sarà mai la cancellazione istituzionale legislativa e costituzionale, ma la cancellazione di un ruolo sperato l'unico credo seriamente rinvenibile in un ente che fa legislazione programmazione e gestione, insomma, in un ente diverso dall'Ente locale.
Il problema è enorme. Credo che la colpa maggiore di questa maggioranza quando parlo di maggioranza intendo anche il Consiglio in cui tutti devono fare la loro parte - sia stata, sia per cinismo e convenienza sia per incultura istituzionale, di aver rinunciato a fare del suo ruolo, della sua autorevolezza, del suo vivere una questione essenziale per stare qui: è meglio percepire un po' cinicamente il non piccolo emolumento dell'indennità e lasciar passare il tempo. Anche nei ragionamenti viene detto questo; in qualcuno forse non è così, ma in taluni c'è la rinuncia a pensare di potercela fare. Io non so se sia possibile invertire l'ordine delle questioni. Sul degrado istituzionale del ruolo e della presenza della Regione molti di noi si giocano non solo la voglia di ritornare, la voglia di rimanere, che sarebbe il meno, ma una parte di riforme significative ed importanti; e ritengo sia un ruolo non sostituibile da altri.
Il problema poi a mio avviso è anche molto legato a questioni politiche, dal modo in cui sono nate queste maggioranze, dal fatto che questa maggioranza sia nata più fuori del Piemonte che in Piemonte. Secondo me dovremmo costruire insieme un terreno dalle diverse ottiche politiche per contrastare il"nuovo padrone". Sta tornando anche nell'immagine pubblica quello che è sempre stato il "padrone" qui a Torino.
Non sto debordando. Voglio ricordare un fatto gravissimo successo all'inaugurazione della mostra delle porcellane e poi durante la cena.
Giovanni Agnelli all'inaugurazione di quella mostra sponsorizzata dalla Fiat non ha dato al Sindaco di Torino (che è il Sindaco del pentapartito) la parola e non c'è.stato alcun cenno neanche durante la cena. Questo fatto mi pare gravissimo; credo che chiunque, anche dall'opposizione, debba capire la pericolosità di un fatto del genere. I padroni sono tornati padroni, permettetemi questa parola, anche con legittimazione popolare amplissima: gli applausi ad Agnelli al convegno di Mantova sono un segno.
Nella nostra società pluralistica in cui c'è il ruolo dell'industria c'è quello dei gruppi economici e dei gruppi di potere, la politica locale si accontenta di avere un ruolo residuale per gestire poche risorse o intende invece essere soggetto e protagonista attivo? La lotta politica rischia di non esserci più! E' una considerazione assolutamente preoccupata che non può essere disgiunta dal ragionamento sull'istituto del Difensore Civico, non tanto perché si occupa di queste cose, ma perché il dott. De Martino dice che l'istituto trova resistenze e difficoltà nell'apparato burocratico e che l'atteggiamento degli Assessori è poco attento alle questioni.
Io dico molto coraggiosamente che questa è una questione che riguarda anche il Consiglio e che non può essere con facilità addebitata solo alle Giunte, anche se ci saranno responsabilità personali di qualche Assessore o di qualche maggioranza, ma non voglio addentrarmi in questi argomenti, non sarei neanche in grado di farlo e poi sarebbe sbagliato.
Ecco perché io accuso che in questo Consiglio non si discute più, non c'è il confronto sulle questioni.
Devono esserci certo i temi specifici, ma spesso devono esserci i temi generali da far vivere con le questioni specifiche. Senza di questo noi non possiamo fare l'opposizione.
Questo degrado istituzionale sta travolgendo tutti.
Il Presidente della Giunta regionale e il Sindaco, siano democristiani o socialisti, sono i rappresentanti democratici di un'istituzione e hanno diritto ad un ruolo preminente e dominante nella vita e nell'immagine della città.
Che dire sul Difensore Civico? L'approccio concreto,oltre a quanto ha detto il Consigliere Majorino sulle risposte che può darci la Giunta, credo sia nel riprendere alcune questioni e forse nel capire se a questa società sta bene o no il fatto che veniamo cancellati sul piano della dignità e della autorevolezza. Forse in questo momento le sta bene, per lo meno sta bene ad alcuni pezzi significativi della società che ritengono che il nostro ruolo sia residuale.
Allora dobbiamo trarne delle conseguenze. Non credo sia una fase statica perché ci sono bisogni, problemi, contraddizioni grosse di cui l'istituzione deve essere punto di riferimento. E' in questo senso che si può riqualificare una nostra battaglia politica.
Il Presidente Beltrami puntualmente mi ha informato sulle risposte alle interrogazioni, ma questo non è sufficiente. In quest'aula, in realtà, si sta perdendo il nerbo e la maggior parte della responsabilità la addebito alla maggioranza; probabilmente anche noi siamo responsabili, noi per abbiamo tentato alcune strade, di questo ci darete atto. Abbiamo presentato le mozioni e ci avete anche accusati di presentare troppe mozioni; in realtà però abbiamo visto che le mozioni non diventavano un momento vero di confronto e sono utilizzate per rimandare le decisioni. Abbiamo sollecitato alcuni dibattiti su questioni fondamentali come quello sugli enti strumentali, che sono questioni politiche e anche istituzionali.
E' però dall'animus, dalla tensione sulle cose che derivano le conseguenze.
Chiudo questo intervento che è andato volutamente un po' fuori dal tema.
Sull'istituto dell'Ufficio del Difensore Civico faccio mia la richiesta avanzata dal Consigliere Majorino, ma credo che dovremo riprendere l'argomento dell'investimento politico che facciamo. Permettetemi però di dire che sul piano concreto se l'investimento politico partisse dalla stimolazione che viene da questo dibattito, dovrebbe essere un atteggiamento di interlocuzione, di motivazione privilegiata da parte degli Assessori. In altri termini, se il Difensore Civico fa un rilievo e indica una soluzione, è giusto sentire il parere dei funzionari che talvolta possono avere ragione, ma la questione compete all'Assessore perché si tratta di lamentele della gente. E' una delle poche occasioni in cui la gente viene ancora a parlare con la Regione.
Chi si rivolge alla Regione? Soltanto più i rappresentanti di interessi organizzati e questo significa già la morte della Regione, perché quelli non sono i rappresentanti della parte della società che ci interessa.
La questione posta dal Difensore Civico deve essere assentita, eseguita o controdedotta, deve esserci comunque una prima risposta alle giuste osservazioni del dott. De Martino e deve essere una risposta anche alla sua serietà. Nell'immaginaria o concreta agenda che ognuno di noi tiene dobbiamo privilegiare le risposte al Difensore Civico intese come uno dei problemi centrali.
Molti problemi posti al Difensore Civico non riguardano la Regione, ma sono problemi di gente povera, di persone che sono meno tutelate, per esempio gli anziani che non trovano né soggetti né istituzioni in grado di assicurare loro non dico la protezione del padrino, ma la tutela delle procedure, dei tempi e dei loro diritti. E' un dato drammatico.
Anche questo, insieme alle nostre competenze, deve essere un terreno di riflessione.
Oggi le Regioni non si occupano nemmeno più delle loro competenze, si ritraggono e mettono la testa sotto la sabbia. La nuova fase non può che essere quella della ridefinizione di ambiti, di campi e di atteggiamenti ma deve anche impegnare le Regioni ad essere presente su questo terreno: gli anziani, i pensionati che fanno lunghe code davanti all'INPS il giorno della percezione delle pensioni sono soggetti per i quali la Regione, anche se non è di sua competenza, deve riconquistare spazi e forza aggressivamente e credendoci se davvero ritiene di stare dalla parte di questi diritti.
Non sto a richiamare il mio favore alla statalizzazione dell'istituto del Difensore Civico e la raccomandazione che la sua competenza venga estesa al versante della sanità, ma richiamo un altro corno del problema e mi chiedo se dibattendo questi argomenti il Consiglio fa il suo dovere. La Regione ineluttabilmente deve essere condannata come ente poco autorevole che distribuisce pochi quattrini (magari neanche tanto pochi infatti quando si discute poco si distribuiscono anche male sotto il profilo democratico)? Il dibattito sul Difensore Civico è stata l'occasione per riproporre un tema sul quale preannuncio una iniziativa del nostro Gruppo su vari versanti, perché noi riteniamo di dover far meglio la nostra parte e di dover richiamare alle responsabilità chi governa, la maggioranza e tutti i Gruppi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Quaglia.
QUAGLIA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, tenterò di riportare il discorso sul tema in discussione, anche se l'intervento del collega Bontempi, come sempre stimolante, affronta il nocciolo della questione istituzionale, cioè che cosa vuole essere e come vuole operare la Regione per gestire un ruolo non marginale in Piemonte. Vale la pena di approfondire questo messaggio preoccupato che Bontempi ha lanciato al Consiglio, al di là delle collocazioni nell'ambito di maggioranze o di minoranze perché credo che esso implichi la nostra stessa credibilità come istituzione e come uomini politici impegnati in questo livello istituzionale.
Signor Presidente, è la quarta volta che ci accingiamo a discutere la relazione del Difensore Civico; non possiamo non dare atto al dott. De Martino della sua attività seria, puntuale, che risulta anche dalla relazione che oggi è al nostro esame, la quale si presenta con un'analisi approfondita e attenta dell'opera svolta nel corso del 1985, anno, come diceva Bontempi, che ha visto l'alternanza di due diverse compagini a livello esecutivo.
La relazione ritorna su alcune questioni già evidenziate in passato che richiedono, proprio perché ripetute, una maggiore attenzione da parte della pubblica amministrazione. Si tratta della segnalazione di errori e di omissioni contenuti in provvedimenti regionali, di disguidi nell'inoltro della corrispondenza, di una notevole disfunzione nell'organizzazione degli uffici dovuta anche ad un difficoltoso reperimento al posto di lavoro del personale, di disguidi nel settore dell'assistenza ospedaliera, di un comportamento della burocrazia regionale a volte più attenta ad una valutazione astratta della norma anziché all'esigenza di approfondire le possibilità di dare risposte a situazioni difficili e a volte angosciose di una tendenza, infine, dei funzionari a condizionare le valutazioni degli amministratori e da questi a lasciarsi condizionare.
La difficoltà della struttura amministrativa di rispondere compiutamente alle esigenze dei cittadini si riferisce a quella parte di osservazioni - sono appena il 18% dei casi sottoposti al Difensore, pur essendo raddoppiati rispetto all'anno precedente - che concernono strettamente l'attività regionale, perché in realtà l'istituto del Difensore continua ad essere richiesto piuttosto su problemi che hanno attinenza a branche della pubblica amministrazione diverse dal livello regionale. Ci troviamo così di fronte alla questione della limitatezza dell'ambito di operatività dell'istituto e ci spiace dover constatare che la proposta di legge al Parlamento, approvata dal Consiglio regionale all'unanimità l'anno scorso, in occasione di un'analoga discussione tendente ad ampliare la sfera di competenze del Difensore Civico a tutti i settori della pubblica amministrazione, non abbia a tutt'oggi fatto passi avanti. Pertanto, non essendo stata data risposta alla richiesta di ampliamento delle competenze, è importante che almeno l'Amministrazione regionale sia attenta alle sollecitazioni e alle proposte che vengono avanzate dall'istituto, al fine di evitare che la funzione del Difensore Civico sia meramente assistenziale nei confronti dei cittadini e non invece capace anche di dare spunti propositivi al legislatore e agli organi esecutivi. E' a questo proposito negativo che la relazione sottolinea ancora una volta la difficoltà che rivela la pubblica amministrazione a recepire i suggerimenti formulati dallo stesso istituto del Difensore.
Dobbiamo allora saper cogliere questa capacità propositiva e correttiva degli errori e delle lungaggini che ci sono nella macchina regionale.
Quante lagnanze infatti sarebbero segnalate dal Difensore Civico se a lui si rivolgessero, per esempio, le Amministrazioni locali, i Sindaci che sopportano la maggior parte dell'inefficienza e dei ritardi, a volte veramente eccessivi e inspiegabili, della macchina regionale! Peraltro annotiamo con soddisfazione l'asserzione contenuta nella stessa relazione che i tre anni e mezzo di attività dell'istituto hanno messo in luce la correttezza degli amministratori regionali che hanno rinunciato "a svolgere in prima persona attività in favore di cittadini richiedenti il loro intervento", e ancora "non si può affermare che l'Ente Regione non risponda alle aspettative della collettività".
Se queste affermazioni sono da un lato gratificanti per la serietà degli amministratori, il fatto che i cittadini si rivolgano sempre più numerosi all'istituto del Difensore, e i dati parziali dell'86 confermano ancora un aumento in questa direzione, sta a dimostrare lo stato talora patologico delle istituzioni e che il comportamento amministrativo non è correggibile, ahimè, con mezzi interni. Infatti, se il processo democratico fosse più fluido e trasparente certe questioni potrebbero facilmente risolversi all'interno. Lo spirito dell'istituto, o comunque il modo in cui lo intendiamo noi, è che la relazione del Difensore Civico non sia solo una diagnosi dei mali constatati, ma costituisca un lavoro per terapie interventi, cure in quanto l'esistenza dell'istituto non può certamente giustificare un comportamento della pubblica amministrazione meno attento meno responsabile, meno puntuale.
E' necessario che la gente riesca a comprendere il funzionamento delle istituzioni (qui mi riallaccio in parte a quello che diceva poc'anzi meglio di me il collega Bontempi); ciò ripropone il tema della qualità dell'esplicazione dell'attività politica, dei rapporti tra pubblica amministrazione e cittadini, della chiarezza delle linee politiche che si perseguono, della trasparenza dell'azione amministrativa, della sottolineatura di come la politica abbia come compito precipuo quello di mirare, nei comportamenti e negli atti che pone in essere, al conseguimento del bene comune.
Anche da questo dibattito ritengo debba venire a tutti noi uno stimolo a riflettere sul tipo di rapporto effettivo che corre tra gli obiettivi della politica che per me, nonostante alcuni studiosi la pensino diversamente, continua ad essere la ricerca del bene comune e l'azione che in concreto gli uomini politici svolgono per conseguire tali obiettivi politici. Ciò al fine di mettere in atto comportamenti e atteggiamenti che smentiscano, quanto meno al livello regionale che è di nostra competenza l'esistenza di quella spaccatura che a più riprese viene sottolineata tra classe di governo e popolo, di quello che oggi viene chiamato "vuoto di popolarità" che coinvolge le varie istituzioni elettive, affinché si possa far emergere un'effettiva capacità di rispondere in termini puntuali chiari, trasparenti e concreti alle aspettative della gente e di dare alla Regione un ruolo effettivo e non residuale di governo complessivo della realtà piemontese.



PRESIDENTE

Ringrazio il collega Quaglia che ha fatto delle puntualizzazioni estremamente importanti. Il dibattito si sta avviando sul binario giusto non tanto per ciò che è detto nella relazione quanto per il modello di democrazia che si vuole creare.
Ha ora facoltà di intervenire il Consigliere Rossa.
ROSSA Signor Presidente, cari colleghi, ritengo anch'io che la relazione presentata dal dott. De Martino non soltanto è ricca di informazioni sull'importante lavoro svolto dall'Ufficio del Difensore Civico, ma pone anche problemi più ampi.
Desidero ringraziare il dott. De Martino per l'opera che ha svolto e che continua a svolgere con intelligenza e con impegno.
Nonostante che l'informazione attorno al ruolo dell'istituto del Difensore Civico sia stata scarsa e limitata, l'attività dell'Ufficio è in continuo aumento. Sono stati segnalati dai cittadini molti problemi che sono al di fuori del campo d'azione dell'Ufficio del Difensore Civico questo conferma che l'istituto, che ha radici in Paesi di grande tradizione democratica e che ha cominciato ad affermarsi anche nel nostro Paese rappresenta un "trait d'union" tra il ruolo dello Stato e il cittadino.
La relazione del Difensore Civico ci offre l'occasione per allargare il dibattito attorno al ruolo dello Stato, attorno al rapporto tra Stato e cittadini e attorno alla articolazione statale e al modo in cui questa risponde alle esigenze dei cittadini.
Il dott. De Martino dice che gli amministratori o gli eletti hanno rinunciato a svolgere il loro ruolo; io dico che questo avviene dove è istituito il Difensore Civico che attualmente è presente solo a Torino per tutta la Regione Piemonte.Allora vorrei mettere in luce un altro aspetto che tocca direttamente le varie rappresentanze popolari alle quali si rivolgono i cittadini. Visto che molti problemi che affronta il Difensore Civico sono analoghi a quelli che vengono segnalati ogni giorno a noi che viviamo in provincia, ritengo che il ruolo del Difensore Civico dovrebbe davvero coprire tutta l'area regionale; dovremmo prevedere una presenza più decentrata, perché dove non c'è il Difensore Civico i problemi dei cittadini, che sovente sono legati a questioni di carattere regionale vengono rappresentati ai Consiglieri.
Questo Ufficio è frutto di una autonoma decisione dei colleghi di Torino, iniziativa che non è facile realizzare rispetto alla intera area regionale. Dico questo forse recuperando quell'antica tradizione inglese che si rivolge direttamente ai deputati.
Ovviamente è importante stabilire un equilibrio tra le questioni che vengono rappresentate e l'incidenza politica.
Sicuramente qualcosa si deve fare nella pubblica amministrazione.
Concordo con il collega Bontempi circa le preoccupazioni da lui sollevate. In effetti nella nostra Regione ci sono molte carenze a livello amministrativo, a livello tecnico e a livello burocratico, quindi qualcosa deve essere rinnovato o migliorato.
Molte lamentele da parte dei cittadini dipendono da ritardi, da mancate risposte a giuste istanze e dalla insoddisfazione per non potersi confrontare. Non siamo estranei e lontani da questa realtà e credo che a questa realtà si debba dedicare una particolare attenzione. E' importante sapere dove vi sono carenze e conoscere il tipo delle insoddisfazioni. E' importante conoscere le carenze delle comunità locali per dare delle risposte e per poter ridare credibilità e prestigio alla Regione.
La Regione attraversa un momento di crisi. E' passata l'epoca della poesia e del fervore sull'onda del quale è nata e si è sviluppata, è subentrata l'epoca della prosa, è subentrata l'epoca del confronto serrato con le articolazioni statali e statuali e la Regione sta dimostrando di non avere la forza di mantenere il prestigio che ha avuto in questi anni.
C'è un calo di credibilità seguito dalla riappropriazione di competenze e di poteri da parte dello Stato, quindi non è un calo di credibilità attribuibile a questa o a quella maggioranza, e sarebbe un grave errore se si facesse l'equazione tra il calo di credibilità della Regione e la maggioranza di pentapartito; c'è il rischio di creare una situazione di continuo appiattimento, lasciando spazi a posizioni antiautonomistiche quali sono quelle dei poteri dello Stato. Non ne parlo però in modo scandalizzato. Tutti i poteri anche quelli in periferia, devono svolgere un loro ruolo, l'importante è che il ruolo svolto da un organo non finisca per recare danno ad un altro organo che pure fa parte dello Stato e che pure è previsto dalla Costituzione, come appunto sono gli Enti locali e l'Ente Regione che sono espressi dal voto dei cittadini. Mi preoccupo quando più interventi convergono e finiscono per appannare il ruolo degli Enti locali e della Regione. Siccome nelle articolazioni dello Stato la Regione, bench abbia una dimensione consistente e mezzi a disposizione, rappresenta una parte di esso debole perché è ancora giovane e perché deve ancora costruirsi la propria burocrazia, che invece lo Stato e gli Enti locali vantano come tradizione storica, è chiaro che l'anello più debole nel grande sforzo si rompe e fa saltare la catena.
Per dare delle risposte e per ovviare a queste carenze occorre recuperare credibilità nella gente, occorre stabilire dei rapporti con la gente eliminando l'accumulo di migliaia e migliaia di pratiche irrisolte.
Bisogna sciogliere il nodo delle deleghe: dobbiamo lasciarci tentare dalla gestione diretta oppure dobbiamo realizzare un effettivo decentramento? Queste sono le vere questioni, i veri nodi che bloccano il procedere della Regione, la quale non è ancora riuscita a dare una risposta rispetto al suo ruolo, alle sue esigenze, quindi è ancora dominata dalle tentazioni di intervenire direttamente da un lato e dall'altro di decentrare competenze (che finiscono per essere competenze non reali e non c'è cosa peggiore che offrire delle cose che la gente valuta con poca convinzione e che quindi finiscono con il non stare in piedi).
La relazione del dott. De Martino ci ha dato modo di spaziare in altri campi. La sua è una valutazione equilibrata e prudente e tocca la passata e la presente amministrazione regionale in un modo molto responsabile evidenziando questi elementi. Questo dibattito vuole confermare l'impegno e il ruolo del Difensore Civico e nello stesso tempo costituisce occasione per prendere coscienza che c'è molto da fare affinché la Regione riacquisti questa credibilità, non si fermi, ma realizzi il suo rilancio che sarebbe positivo per tutti, per la democrazia, per lo sviluppo dell'economia piemontese e nazionale.
L'occasione di questo dibattito ci ha portato a sottolineare ancora una volta l'importanza di un nuovo impegno affinché con l'affermazione dell'istituto del Difensore Civico, magari allargato a livello regionale si possa realizzare il rilancio dell'istituto regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.
MIGNONE Signor Presidente, cercherò di fare un intervento contenuto nei tempi che ricalchi l'argomento specifico all'o.d.g., anche se siamo tutti consapevoli che la relazione del dott. De Martino richiama in generale problematiche attinenti al modo di muoversi nella nostra istituzione, al modo di operare e di essere presenti nella società e problematiche relative al modo di rapportarsi con le istanze singole o aggregate.
Siamo di fronte ad una relazione che mette in evidenza luci ed ombre non soltanto rispetto ai problemi di cui il Difensore Civico è venuto a conoscenza, ma anche rispetto alla collocazione di questa istituzione specifica e al ruolo che essa deve compiere. E' noto a tutti che quando abbiamo istituito la figura del Difensore Civico abbiamo in realtà introdotto nell'ordinamento nazionale, nel nostro assetto istituzionale una figura ed un istituto che è al di fuori della nostra tradizione giuridica e costituzionale. Un istituto mutuato dalla parallela figura svedese che quindi riprende caratteristiche che non sono del tutto tipiche rispetto al nostro assetto; è evidente che in questi anni ha risentita quindi della necessità di trovare una propria collocazione, un proprio assetto all'interno del sistema consolidato dei poteri e delle istituzioni statuali.
E' possibile quindi che abbia dovuto anche andare ad individuare delle competenze residuali e coprire degli interstizi; credo che questi nodi non siano stati ancora del tutto sciolti e sarà importante dedicarvi un'attenzione particolare per capire fino in fondo il ruolo che deve svolgere l'istituto del Difensore Civico e come, in secondo luogo, possiamo meglio raccordarlo al complesso dell'articolazione istituzionale del sistema politico ed amministrativo italiano. Diversamente, ed è lo stesso Difensore Civico che lo rimarca nella sua relazione, finisce per svolgere una funzione di basso profilo. Quando istituimmo la figura del Difensore Civico non pensammo che dovesse soltanto farsi carico del singolo problema o della singola pratica non risolta, anche se oggi molti degli interventi hanno invece voluto mettere in evidenza questo aspetto. La figura del Difensore Civico deve dare un'ulteriore garanzia al cittadino, ma rispetto ad un modo generale di essere delle istituzioni, rispetto a mancate risposte delle istituzioni e ai problemi della società. Un aspetto importante del ruolo del Consiglio regionale è quello di individuare i nodi nel funzionamento della macchina amministrativa regionale che possono essere tagliati, i problemi che possono essere risolti per ottenere un'istituzione che non sia la mera ripetizione di un organismo solamente burocratico, ricalcata su modelli di istituzioni amministrative ottocentesche che perde una peculiarità importante, quella della rapidità nelle risposte alle comunità locali.
Da questo punto di vista la relazione del dott. De Martino mette in evidenza alcuni aspetti sui quali occorre riflettere.
Il primo aspetto riguarda la formazione degli atti. Credo che dopo quindici anni di esperienza la Regione debba porsi con urgenza il problema della revisione di tutto l'iter formativo degli atti e in particolare di quelli amministrativi. Giustamente il Difensore Civico mette in evidenza duplicazioni di atti simili e una serie di incongruenze nell'iter di predisposizione degli atti amministrativi.
Il secondo problema riguarda il personale regionale. La relazione del Difensore Civico pone in evidenza l'eccessiva mobilità del personale regionale non legata ad esigenze strettamente amministrative e di funzionamento. Sottolinea la necessità di una burocrazia regionale che sappia essere più attenta, più sollecita, più motivata nel dare le risposte.
Questo non riguarda soltanto la burocrazia, ma riguarda anche l'organo esecutivo che deve dare delle risposte attrezzando la burocrazia e motivandola nel dare le risposte.
Vorrei soffermarmi sulla constatazione del Difensore Civico che molte volte i suoi suggerimenti, le sue raccomandazioni, le sue proposte, anche innovative rispetto all'iter che aveva originato la richiesta di intervento, non sono ascoltate.
Noi facciamo nostre le raccomandazioni e le indicazioni che vengono dal Difensore Civico, ma ritengo che più in generale occorra dare una sorta di maggiore investitura politica affinché il Difensore Civico si senta investito dal Consiglio nel senso più alto e nobile della parola. Dobbiamo dare al Difensore Civico l'impressione che non è abbandonato dal Consiglio regionale, che, anzi, il Consiglio regionale crede in questa istituzione.
Questo mi pare il messaggio più importante che possiamo dare al Difensore Civico nel momento in cui ne apprezziamo il lavoro svolto, nel momento in cui riconosciamo che lo ha svolto con assiduità, con equilibrio e con impegno.
Ma, mentre riconosciamo questo, non possiamo non coglierne il messaggio fondamentale, quindi il Consiglio regionale e la Giunta, approvata la legge del Difensore Civico, svolto il compito formale di discutere la sua relazione annuale, non hanno esaurito il loro compito rispetto alla legge istitutiva, ma, consapevoli dell'importanza del ruolo di questo istituto danno ad esso una investitura politica generale volendo quindi con esso continuare a lavorare per far si che l'istituzione regionale sia, al di là delle parole e degli slogan, presente e attiva, non limitandosi a fare dei discorsi, ancorché pomposi sui massimi sistemi, ma producendo degli atti conseguenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, per un liberale intervenire su questo argomento è riflettere su un'esperienza che ha particolarmente voluto e seguito come persona e come partito.
In Italia siamo tra i primi promotori di questo istituto, devo dire con non grande comprensione delle forze politiche, se non con qualche ostilità mal celata, per almeno due legislature. Non vorrei tornare ad esprimere al collega De Martino le valutazioni già fatte, quindi cercherò di cogliere dal dibattito quegli elementi che mi fanno sorgere alcune perplessità.
In primo luogo dico al collega Rossa che non bisogna lasciare crescere quelli che gli illuministi chiamavano gli "idola" che ci impediscono di vedere la realtà. Per esempio, la caduta di credibilità nelle istituzioni è uno degli "idola" nel quale io non credo; per cadere bisogna prima essere in piedi, essere a cavallo, essere comunque in una situazione più alta rispetto a quella in cui si è.
Non mitizziamo) Le istituzioni in questo momento sono oggetto di dibattito, di valutazione, di esame da parte dell'opinione pubblica. Ma questo è un fatto di grande democrazia e di grande progresso nel rapporto tra i cittadini e le istituzioni. Quella a cui facciamo riferimento non era la credibilità delle istituzioni, ma era il timore reverenziale, la paura il mito delle istituzioni, cose rispetto alle quali il 99% dei cittadini era completamente estraniato.
Tutte le esperienze storiche del nostro Paese precedenti a quella in cui viviamo vedevano le istituzioni arroccate all'interno di un palazzo così impenetrabile da non rendere neanche ipotizzabile la discussione sulle stesse istituzioni e sulla classe politica che abitava all'interno. Nessuno di noi è vecchissimo, ma tutti ricordano quadri appesi nelle nostre case e nei nostri uffici vicino al crocifisso.
La caduta di credibilità non c'è mai stata. C'era l'affidamento reverenziale, acritico nei confronti delle istituzioni che erano considerate qualcosa al di fuori della nostra portata e che nessuno poteva mai mettere in discussione, né il Sindaco né il Maresciallo dei Carabinieri né il Ministro né il Vescovo. Ciò faceva parte di un sistema e di un tempo politico che rifiutiamo di considerare come quello in cui le istituzioni erano forti e credibili. Non è così! Erano istituzioni arroccate al proprio interno, impermeabili verso l'esterno, non attaccabili dalla pubblica opinione né a livello individuale né a livello di sistema, cioè attraverso gli organi di informazione. Che poi questo processo invece di essere visto in positivo come un processo di messa in discussione delle istituzioni e quindi con la messa in evidenza anche di quello che nelle istituzioni non funzionava, ma come un processo di forte affermazione della realtà democratica, venga descritto come un fenomeno involutivo, ebbene, su questo potremmo ragionare molto e capire che funzione hanno i mass media su questa vicenda, e che funzione hanno i gruppi di pressione nel voler, attraverso il sistema dei mass media che sappiamo tutti fortemente legati ai gruppi di pressione, descrivere le istituzioni come in un processo di degrado.
Non dico che le istituzioni e coloro che abitano dentro siano né retti né puri, dubito che siano meno retti e meno puri di ieri.
Penso, anzi, che siano più puri e più retti di ieri. Il fatto che gli scandali si conoscano non vuol dire che sono nati adesso, non vuol dire che un tempo non c'erano.
Non sono d'accordo nell'accettare l'immagine di una classe politica che tende a diventare sempre peggiore all'interno di istituzioni che funzionano sempre peggio.
Non sono assolutamente convinto che le istituzioni e la classe politica della prima metà di questo secolo fossero migliori della classe politica e delle istituzioni che governano la società ai giorni nostri.
Certo, per usare un termine ben noto, il re è nudo, quindi mostra al popolo anche le proprie "pubende" che rivelano anche insufficienze e limiti di carattere funzionale che potevano essere non sospettati.
E' certo che quando pensiamo al re lo vediamo arricchito di tutti quegli attributi che vorremmo che avesse e rifiutiamo il principio che possa non averli. Il re è nudo, le istituzioni sono nude, la classe politica è nuda rispetto all'opinione pubblica, quindi vengono messi in discussione. Questo non significa però che cadano in termini di credibilità rispetto ad una credibilità che prima non esisteva, perché c'era il pregiudizio che la classe politica fosse corretta, onesta e potente.
C'era grande paura, questa è la verità.
La nostra memoria molte volte si basa su valori negativi, quindi prima di dare per scontato un processo di criminalizzazione delle istituzioni e della classe politica ritengo che si dovrebbe andare cauti, soprattutto se questo viene da un socialista che è per sua natura progressista, cioè convinto che la società si muova verso il positivo.
Detto questo, dalla relazione del dott. De Martino emergono i guasti antichi ed endemici del sistema nel quale si colloca la burocrazia come cinghia di trasmissione tra il potere politico, le istituzioni e il cittadino. Noi possiamo attivarci e muoverci, dobbiamo però immaginare che esiste il fenomeno descritto da Einaudi e cioè che la burocrazia per sua natura tende essa stessa a creare le giustificazioni del suo essere e del suo potere, perché se fosse solo una cinghia di trasmissione dovrebbe rinunciare ad essere un potere e a conservarlo. La burocrazia fisiologicamente tende a creare le ragioni del suo essere e del suo potere.
Quindi il rapporto tra la società, la burocrazia e le istituzioni sarà sempre un processo di natura dialettica; non possiamo immaginare di poter normare una burocrazia diversa da quella che è perché la burocrazia tende ad essere quella che è. Soltanto un processo che metta in discussione la burocrazia fa si che essa possa essere diversa da quella che vuole essere e che fisiologicamente in tutti i Paesi del mondo tende ad essere.
L'Ufficio del Difensore Civico è importante e significativo nella misura in cui è l'espressione di un soggetto di promozione dialettica tra l'opinione pubblica, le istituzioni e la burocrazia.
Se questo è il senso d'essere del Difensore Civico, possiamo riflettere, per esempio, sull'obiezione che ci poneva il Consigliere Rossa in ordine alla politica sanitaria. Ha senso distribuire sul territorio uffici analoghi a quelli esistenti a Torino? Il Difensore Civico non è il titolare di un ufficio di patronato che segue le pratiche, ma utilizza la pratica che gli viene sottoposta come strumento della messa in discussione e in crisi del sistema di conservazione e in una qualche misura di sopraffazione che la burocrazia tende a mettere in piedi rispetto al cittadino.
La strategia scelta dal dott. De Martino, anche in ragione delle sue specifiche capacità, esperienze e competenze, è di un certo tipo, ma noi possiamo immaginare che il giorno in cui l'incarico del Difensore Civico lo assumesse persona dotata di altre prerogative, probabilmente quella persona 'farebbe cose molto diverse.
Ricordo che il nostro Gruppo, quando si nominò il dott. De Martino aveva ipotizzato la presentazione di una candidatura provocatoria, un grosso personaggio della cultura torinese che non avrebbe seguito le pratiche, ma avrebbe probabilmente fatto di una pratica un caso politico tale comunque da avviare quel processo di continua messa in discussione del sistema burocratico che tende a congelarsi sulla testa dei cittadini.
Quindi stiamo attenti a far crescere sul territorio, attraverso strutture decentrate, degli uffici di patronato del Difensore Civico. Il Difensore Civico è una struttura a difesa del cittadino in termini attuali e immediati per quanto è possibile sulla questione specifica, ma è soprattutto una istituzione che concorre con le altre all'avvio di un processo più moderno, più partecipato e più rispettoso dei diritti dei cittadini.
D'altra parte che questo sia l'orientamento al quale è pervenuto il Consiglio regionale è dimostrato dal fatto che è stato votato un ordine del giorno all'unanimità. Io ringrazio ancora i colleghi che avevano partecipato a quel voto a sostegno dell'iniziativa proposta dal nostro Gruppo al Parlamento, laddove si cerca di impedire la polverizzazione dell'istituto del Difensore Civico sul territorio, riconoscendo peraltro al Difensore Civico,nominato dal Presidente della Repubblica su designazione della Regione, la possibilità di intervenire in tutti i momenti della burocrazia e non soltanto di quella regionale.
Io ritengo di poter concludere l'intervento che svolgo a nome del Gruppo sostenendo che l'esperienza che stiamo vivendo è sicuramente positiva e interessante, però deve vederci più partecipi dal punto di vista dell'iniziativa politica che vogliamo assumere di conseguenza.
Sappiamo che il dott. De Martino alla scadenza del suo mandato non sarà rieleggibile, allora rassegno a memoria del dibattito che faremo sulla indicazione del suo successore la considerazione che ho fatto prima. Dopo un periodo di gestione che è servito in modo molto significativo a rafforzare l'istituzione, a renderla presente in tutti gli uffici, mi chiedo se questo elemento di provocazione politica rispetto all'esistente burocratico non sia magari il tipo di orientamento sul quale debba puntare la seconda esperienza, cioè la persona che succederà al dott. De Martino.
Sono altrettanto preoccupato del fatto che si ragioni in termini di Difensore Civico sui problemi della sanità, perché in questo caso andremmo a mettere in piedi un ufficio di patronato che tutela il malato nei confronti del medico che gli ha dato poche medicine o nei confronti dell'infermiere che ha fatto la puntura troppo profonda! Sono ipotizzati dalla legge regionale dei sistemi di controllo, esiste un sistema democratico aperto, trasparente.
La Giunta spesso viene a conoscenza di un'interrogazione dai giornali prima che dal Consiglio regionale; i Consiglieri vengono a conoscenza delle deliberazioni della Giunta regionale dai giornali, prima che vengano trasmesse sui loro banchi: abbiamo un sistema, a Dio piacendo, che certamente non è ancora ottimale, ma che, comunque, ha all'interno tali e tanti strumenti di comunicazione, di denuncia e quindi di trasformazione che ci sembrano sufficienti e tali da essere gestiti senza avviare un processo di degenerazione. La parcellizzazione sul territorio dell'Ufficio del Difensore Civico affidata al frazionismo delle situazioni, magari anche alla caduta del livello del personaggio a ciò preposto, ci sembra una involuzione di carattere demagogico rispetto alla quale esprimiamo molte riserve.
Il senso istituzionale del Difensore Civico va garantito e salvaguardato.
Ripeto in quest'aula una raccomandazione che ho fatto al Presidente del Consiglio e cioè se il Difensore Civico è una istituzione, gli uffici di questa istituzione devono avere sede nel palazzo in via Alfieri n. 15, dove ha sede il Consiglio regionale. L'eventuale trasferimento ad altra sede per un periodo transitorio determinato da necessità, non ci deve far perdere di vista l'obiettivo e insieme l'esigenza di conservare l'istituzione del Difensore Civico all'interno della casa di tutti i piemontesi, cioè all'interno del palazzo del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Assicuro che il trasferimento dell'Ufficio del Difensore Civico avrà carattere di temporaneità per permettere lo svolgimento dei lavori necessari al rispetto delle norme di sicurezza nel Palazzo Lascaris.
La parola al Consigliere Ala.
ALA Cari Consiglieri, desidero intervenire a nome del mio Gruppo per esprimere le nostre congratulazioni per il lavoro effettuato dal Difensore Civico, per sottolineare l'importanza che simili figure hanno e possono avere nel contesto generale dell'amministrazione dello Stato e per auspicare che queste figure si diffondano sempre di più.
Se soltanto scorriamo l'elenco dei fatti trattati dal Difensore Civico vediamo che il cittadino non ha una netta consapevolezza della ripartizione delle competenze dello Stato, cosa del resto difficile anche per noi, o almeno per me che continuo a trovare difficoltà a districarmi nella giungla delle competenze. Il cittadino approda all'ufficio del Difensore Civico con la speranza di trovare qualcuno che finalmente gli dia retta e non gli chiuda lo sportello davanti o gli dica che deve andare all'ufficio a fianco che fa un altro orario e cose di questo genere. A me risulta che li approdino persone che hanno girato 25-30 sportelli di questa nostra burocrazia e alla fine alcuni scoprono che esiste il Difensore Civico dove trovano forse per la prima volta la persona che dà loro retta e magari gli sottopongono un problema che non ha niente a che vedere con le competenze della Regione.
Da questo noi dovremmo trarre un insegnamento. La Regione dovrebbe cercare di stimolare la crescita di altri Difensori Civici o di ruoli di questo genere anche per altre amministrazioni, Comuni, Province UU.SS.SS.LL., almeno per tutti quegli altri pezzi di Stato e di burocrazia statale che stanno al di sotto dello Stato centralizzato.
Per scalfire questa macchina ottusa e burocratica forse non ci vuole un Difensore Civico, ma un esercito di Difensori Civici.
Ruoli come quello del Difensore Civico, magari meglio studiati potrebbero anche assolvere ad altre funzioni, ad esempio, garantire la correttezza dell'informazione. Vorrei ricordare che la nuova legge istitutiva del Ministero dell'Ambiente ha stabilito il diritto di accesso all'informazione ambientale. E' importante che le Regioni e gli Enti locali garantiscano e varino norme per attuare questo diritto nel modo migliore.
Il modo migliore per attuare questa norma statale è sottrarre questa materia alla burocrazia e al giro degli uffici, magari pensando figure come questa, separate dai servizi regionali specifici, quindi da un determinato ufficio o Assessorato, però in grado di garantire la concretizzazione di questo diritto.
Leggendo le relazioni del Difensore Civico bisogna per forza di cose svolgere una serie di amare considerazioni sul nostro Stato e su come il passato - un passato che vedeva il suddito contrapposto al signore, al principe, al feudatario, alle signorie che venivano dall'estero o alla burocrazia papalina o borbonica - ancora pesi e come di strada se ne sia fatta relativamente poca. Le strutture del nostro Paese che dovrebbero essere democratiche e trasparenti continuano a compromettersi, a fare i conti e a convivere con un retaggio di tradizioni e di abitudini che discendono non solo dalla monarchia, ma dagli stati preunitari, da certi modelli che non sono neppure di derivazione napoleonica (stato che sebbene centralizzato garantiva una certa efficienza) o da retaggi dell'Austria di Maria Teresa, discendono piuttosto dai Borboni o anche dalla piccola dinastia provinciale dei Savoia.
Lo spaccato che ci presenta il Difensore Civico è quello sull'eterno contenzioso tra il cittadino e lo Stato. Un contenzioso che si allarga ogni giorno man mano che si allargano le prevaricazioni dello Stato e crescono le sue pretese di entrare nella nostra vita privata, di normare tutto, di costringerci a code infinite e a complicarci l'esistenza con ogni nuova legge; da una piccola tassa all'altra, da un ticket all'altro, con le imposizioni di fare qualcosa, di presentare o richiedere un documento che fino al giorno prima non era richiesto: il tutto sempre normato in maniera molto confusa! Lo Stato non si pone mai con elementi di certezza e il cittadino normale che non ha né protezioni né persone rispetto alle quali porsi come "cliente" si perde in una giungla dalla quale non riesce a districarsi.
Il paragone più calzante è quello del piccolo cittadino che spesso troviamo negli scritti di Kafka.
Molte delle vicende descritte dal Difensore Civico sono fatte di pratiche che si perdono, di uffici che ribaltano da una parte all'altra il cittadino con la sua pratica come se fosse un pacco. E se questo cittadino/suddito non rompe i vetri o la faccia a qualche funzionario è pur sempre uno dei tanti piccoli miracoli quotidiani dai quali siamo circondati senza neanche accorgercene perché ormai la sua disponibilità ad adattarsi alle regole del gioco e il suo scoramento sono diventati molto alti.
Qualcuno l' ha chiamata perdita di credibilità delle istituzioni.
Certamente la perdita di credibilità delle istituzioni è anche dovuta a questa situazione nella quale tutti sono coinvolti, in particolare le fasce deboli, gli handicappati, gli anziani, coloro che abitano lontano dai grandi centri dove bisogna pur sempre arrivare per qualsiasi pratica. Se nel nostro Paese non ci sono le code nei negozi di alimentari che vengono rimproverate ai Paesi dell'est, siamo però specialisti in code alla Motorizzazione, all'I.N.P.S. e alle UU.SS.SS.LL. dove si aspettano mesi e mesi per poter effettuare gli esami clinici.
E' chiaro che ci vuole un serio ripensamento anche sul ruolo degli uomini politici. Troppe volte singoli uomini politici, a partire dai Consiglieri comunali ai Consiglieri regionali ai parlamentari, hanno costruito parte della loro carriera sulla capacità di gestire in proprio pratiche di questo tipo, cioè hanno costruito con i loro segretari consenso, voti e clientele sbrigando le pratiche e sostituendosi nel rapporto tra il cittadino e lo Stato.
Proprio ieri è stato approvato alla Camera dei Deputati un provvedimento, che assegna ad ogni deputato un "attendente"; in effetti sarà un difensore civico ad uso personale non tanto del cittadino, quanto delle fortune del singolo parlamentare. L'inefficienza dello Stato rafforza pertanto l'uomo politico, anziché essere il contrario.
Quindi, la crescita di persone e di ruoli come quello del Difensore Civico, soprattutto se questo istituto viene rafforzato di poteri e di prestigio, come diceva poc'anzi il Consigliere Mignone, contrasterebbe il monopolio dei politici i quali, dopo aver complicato la vita ai cittadini ottengono quale ricompensa quello che si chiama voto di scambio e cioè la clientela, sfruttando, vivendo e guadagnando sulle complicazioni e sulle disfunzioni dello Stato.
Da parte nostra, quindi, una riconfermata fiducia al Difensore Civico ed un augurio di buon lavoro, unito alla speranza che questo ruolo si rafforzi, si ampli investendo anche altri Enti locali, possa essere più incisivo e determinante e, sotto certi aspetti, avere un ruolo più alto più prestigioso, che non sia soltanto quello nel quale, proprio per l'ottusità della macchina burocratica dello Stato, è costretto a vivere quasi annegato in una serie incredibile e indecifrabile di pratiche.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale Beltrami.
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Il dibattito ampio e approfondito ci ha fatto rivivere, magari con considerazioni negative, i motivi per i quali è nato l'istituto del Difensore Civico.
Devo dire che il dott. De Martino, l'attuale Difensore Civico, ha interpretato decisamente nella lettera e nello spirito il mandato avuto da questa nostra assemblea e dallo strumento legislativo che ha creato questa figura che ritengo ormai essenziale, penetrata nel tessuto di vita del nostro Piemonte; ha la fiducia di questo governo regionale, e soprattutto ha la fiducia dei cittadini che vi hanno ricorso con ampiezza di respiro non trascurando di manifestare le ansie e non solo le loro attese forse pensando a quell'istituzione come all'ultimo approdo, laddove aveva fallito il sistema.
La relazione del dott. De Martino propone luci ed ombre, forse più ombre che luci; ma è proprio per dare luce alle zone d'ombra che è stato istituito il Difensore Civico.
Sono riferimenti specifici; se il tempo non corresse così velocemente li potremmo esaminare più compiutamente, attengono principalmente a casi insoluti o a quel tipo di protesta che sopraggiungeva appunto laddove il sistema non era più in grado di dare risposte. Quindi, problemi che attenevano si alla vita della Regione, ma altri ancora riguardanti la pensione e altre aree dell'intervento pubblico che attengono a zone e competenze che non sono nostre.
Dovremo farci carico dei rilievi che il Difensore Civico ha rivolto nella sua relazione non solo al governo della Regione, ma a tutti.
Alcune osservazioni potrebbero apparire marginali, ma lo sono solo se non si dovesse partire da una posizione di giudizio più ampia e complessa e ignorare che il giudizio è portato avanti da un uomo di solida costruzione giurisdizionale, di dottrina qual è il dott. De Martino.
Anche quelle che sono in apparenza omissioni di valore marginale alle quali la solerzia di un funzionario ha cercato di dare supplenza sostituendosi addirittura nel ruolo che è proprio dei politici, vanno lette, secondo me, da questa angolazione.
Accolgo il grido d'allarme che è stato sollevato dal Consigliere Bontempi e da altri intervenuti. Forse il discorso dei colleghi che operano come forza di maggioranza ha cercato di stabilire un diverso percorso che fosse meno critico nei confronti del Governo per disaminare nella più ampia visione con ampio ventaglio l'assieme di questo istituto.
Sono lieto che l'opposizione abbia fatto talune sottolineature soprattutto allorquando il distacco nel dare un certo tipo di giudizio ha investito il complesso della macchina regionale e quindi anche la nostra assemblea. E' un atto di pulizia e ne devo prendere atto.
In effetti quanto sta accadendo può investire un'omissione, uno sgarbo di un dipendente talvolta disattento - non dico arrogante - ma certamente non portato a stabilire quel rapporto umano che lo stesso funzionario quando bussa ad altre porte, richiede ad altri funzionari.
"Difficoltoso reperimento al posto di lavoro del personale regionale preposto all'esercizio di funzioni amministrative esercitate dalla Regione" è uno dei titoli della relazione. Facciamone oggetto di riflessione tutti assieme, ma il problema investe la macchina regionale nella sua complessità.
Stiamo tentando come governo della Regione di far marciare la macchina della Regione - non perdo occasione per dirlo - per quanto ci è possibile e consentito dalle strutture e dalla normativa che presiede e suggerisce i nostri movimenti, al passo e con la, stessa velocità di quella dell'imprenditoria privata. E' un aspetto che suona decisamente ambizioso.
Per certi aspetti è improponibile perché non abbiamo gli incentivi e le sollecitazioni che il privato può conferire alla macchina, ma vorremmo tentare di capire se l'accumularsi delle pratiche è semplicemente dovuto ad un'assenza di volontà della Giunta o dell'Assessore, oppure da uno stato di tensione o di depressione del collaboratore dipendente oppure se appartiene al sistema nella sua complessità.
Quando siamo entrati nel Palazzo il 1 agosto dell'anno scorso, con una certa preoccupazione ci siamo accorti che un Assessorato, dal quale dovevano pervenire sollecitazioni e provvedimenti attraverso i quali stabilire entro il Paese una risposta alle complesse domande, ma soprattutto attraverso la portata di un certo indotto dare occasione di lavoro, circolazione di ricchezza e, per quanto vale, anche di richiamo di occupazione, dal mese di marzo al mese di settembre non aveva trasmesso una sola deliberazione alla Giunta regionale, investendo quindi due periodi di governo dell'una e dell'altra edizione politica.
L'altro giorno ci siamo incontrati con i funzionari del Servizio geologico e del Corpo forestale dello Stato, che collaborano per convenzione con la Regione; ci siamo accorti che pratiche di vitale importanza per la Regione, per la comunità e per i singoli addirittura talune che investono problemi piccoli altre che investono grossi nodi della viabilità, degli acquedotti, della depurazione, possono talvolta trovare momenti di inerzia, di stanca dovuti non dico tanto ad una eccessiva carburazione tra uffici, ma ad una mancanza di collegamento. E la gente protesta.
Sono preoccupato di tentare per certi aspetti di difendere il prodotto di questa gestione, e loro, evidentemente, vorranno comprendere questo tipo di sforzo. Avverto che, al di là delle proposte di grosse dimensioni che possiamo fare all'esterno, ci perdiamo per strada. L'immagine viene meno quando non siamo nella condizione di dare le risposte più immediate ai bisogni della gente. Abbiamo costretto due uffici a sedersi attorno allo stesso tavolo per capire laddove è possibile tentare di marciare in sintonia con reciproca offerta di serenità. Arrivando, anche alla luce di talune esperienze vissute, per quanto attiene ad esempio alla L.R. n. 27 ad un approdo che comporta la modifica della stessa legge, evidentemente tentando di perfezionare il sistema.
La settimana scorsa abbiamo seguito l'intervento della collega Vetrino in ordine ai beni ambientali e alla regolamentazione dei rapporti che attengono alla legge Galasso e alla legge del 1939. Abbiamo registrato con il senso dell'amarezza e talvolta quasi dell'impotenza come esista un'impossibilità fisica di dare delle risposte a determinate domande della popolazione. Soprattutto, con il senso della totale amarezza.
Non dismettendo la volontà di correggere il sistema, abbiamo registrato come le pratiche che sono giacenti presso gli uffici, non nate solo con questa gestione regionale, sono in numero così considerevole che occorrerebbe farsi qualche scrupolo proponendolo alla comunità come situazione d'insieme. Dovremmo cercare di capire se l'istituto della delega è risolutivo del problema, se un affinamento non tanto della professionalità quanto della dimensione delle presenze possa essere risolutivo. Stiamo cercando di correre in questo senso, mai dismettendo un'altra preoccupazione, e colgo anche qui un'altra osservazione non da poco, quella che il collega Bontempi ha sollevato attorno al ruolo, alla dignità, al decoro dell'istituto della Regione entro l'area del nostro Piemonte.
L'episodio che è stato segnalato dal Capogruppo comunista è noto.
Nelle dichiarazioni programmatiche e in ogni circostanza nella quale ho l'occasione di tentare di tessere una rete per un rapporto con un determinato mondo, risottolineo che è intenzione della Regione trovare spazi, aree entro cui far riconvergere tutte le tensioni, le animazioni, le capacità creative d'intuizione e di imprenditoria che esistono per ogni tipo di livello, per ogni manifestazione all'interno del territorio del Piemonte e non sono poche; non dismettendo quelle preoccupazioni che appartengono ad un altro risvolto, che potrebbe essere venale, le preoccupazioni per i grossi momenti d'imprenditorialità degli istituti di credito che riescono a sbarcare i loro effetti, e lo fanno anche per giustezza di dimensione che è sovraregionale, al di fuori della cerchia stretta del Piemonte, talvolta quasi anche trascurando un'attenzione che ci è dovuta.
Allora lo sforzo di questo Governo qual è? Quello di tentare di mettere insieme le energie e le possibilità fisiche di spesa. L'anno scorso la Regione, legandosi ad un conferimento del FIO, ha investito 5 miliardi nel Palazzo di Racconigi, l'Istituto Bancario San Paolo ha investito 3 miliardi per il recupero del Museo Egizio e lo Stato attraverso il FIO sta riportando agli antichi splendori Palazzo Carignano ed altre iniziative sono ancora in corso. L'altra mattina per richiesta specifica dei responsabili degli istituti pubblici siamo stati posti nella condizione di partecipare attivamente alla nuova indicazione di un impegno per il recupero della Palazzina di Stupinigi.
Lo sforzo nostro è dunque di tentare di mettere assieme le energie, non tanto per tentare un processo di pianificazione, ma per capire dove l'insieme del ruolo politico della Regione con le poche risorse finanziarie che ha, delle molte iniziative e delle risorse economiche e finanziarie che hanno gli istituti di credito e il mondo dell'imprenditoria, possa tentare di dare smalto e sostanza d'intervento nei confronti della nostra comunità.
E' un recupero che investe tutti. Questa preoccupazione esiste. Devo dire che in questi mesi il raccordo nei confronti dell'imprenditoria, degli istituti di credito e di chi comunque promuova animazione sul territorio l' ho ricercato in ogni modo e ho anche l'impressione, senza abbandonarmi a posizioni di trionfalismo, che qualche passo sia stato compiuto.
Questa preoccupazione però non deve solo investire il ritorno, così come è stato definito, del "dominus", del padrone; dovremmo anche cercare di capire qualche cosa di più; ci sono altri aspetti che attengono alla difesa, che va fatta a denti stretti da parte di questa assemblea e da parte del governo regionale, rivolta a una serie di giusti controlli dovuti, ma che devono tenere pur anche conto del ruolo, delle funzioni e degli affidamenti che la Carta Costituzionale dà alla Regione.
L'esautorazione che talvolta è intervenuta,e sulla quale.per quanto attiene l'arco temporale di presenza di questo Governo siamo intervenuti la riappropriazione che lo Stato fa non poche volte nei confronti della Regione per tentare un recupero, magari a semplice livello di funzionariato, di materie che ci sono comunque affidate dalla Carta fondamentale dello Stato, la stessa chiusura dei flussi finanziare delle Regioni, lo stridente contrasto che esiste fra il flusso finanziario delle Regioni a Statuto speciale e quello delle Regioni a Statuto ordinario evidentemente creano dei blocchi per i quali anche l'immagine, il modo di riproporre la Regione possono trovare momenti di dissociazione fra ruolo funzioni ed operatività.
E' stata fatta una sottolineatura che è parzialmente accettabile; ho sentito parlare dall'apposizione, che ha maggiore dimensione e corposità di presenza in questo consesso, di un taglio che mi pare del tutto equilibrato.
Questo governo regionale di questa relazione è responsabile per i 4/12 gli altri 8/12 sono di responsabilità della precedente gestione.
L' ho letta attentamente e con spirito di autocritica per quella parte che ci è di competenza. Se qualche collega di Giunta può avere disatteso il ruolo, l'importanza e la funzione dell'istituto del Difensore Civico credo debba emendarsi e tentare il recupero di un ruolo e di un rapporto. E' uno sfogo amaro quello del dott. De Martino quando dice addirittura "già nella relazione concernente l'attività esplicata dall'ufficio nel 1982 avevo messo in evidenza, alla luce delle esperienze acquisite in quello scorcio di anno, il difficile rapporto tra l'istituto e l'apparato burocratico di tutte le branche della pubblica amministrazione". Questo deve essere motivo di riflessione per me e lo deve essere per tutti.
Mette anche in dubbio che assieme (e le responsabilità le ho anche temporalmente individuate) si sia voluto dare vita a questo istituto e lo si sia poi trascurato onde tentasse di sopravvivere e marciare per proprio conto.
Complessivamente però la conclusione del Difensore Civico è di tutta serenità, è la serenità che ha accompagnato il suo operare all'interno della comunità piemontese. "Ma la circostanza - dice testualmente De Martino - che le relazioni contengano, per i motivi anzidetti, soltanto denunzie e segnalazioni, tenuto conto degli svariati settori di funzioni amministrative di competenza regionale e del connesso e rilevante numero di provvedimenti posti in essere dall'Amministrazione medesima, non pu consentire l'affermazione che l'Ente Regione non risponda alle aspettative della comunità". Questo finale non è di schioppettii, ma è oggetto di una matura riflessione da parte di chi, pur nel complesso di critiche certamente fatte con distacco, ma penetranti in ognuno di noi, ha voluto tentare di offrire nuove tensioni al Piemonte e quindi al suo parlamentino affinché ricorreggendo le zone d'ombra si potessero fare emergere tensioni nuove e quindi rivolgere verso nuova vitalità e nuova vivacità questo particolare istituto.
Quindi il grazie della Giunta regionale non è atto formale.
Talvolta accade che l'uomo investito da grandi responsabilità si senta solo e non è solo il dott. De Martino che talvolta vive questa esperienza.
Risottolineo l'esigenza che alla luce di queste considerazioni dobbiamo tentare di far marciare assieme la macchina al passo con i tempi, perché è inutile tentare di lanciare sfide verso l'anno Duemila se non riusciamo a far marciare le quattro ruote della macchina, oppure se per cause e difetto nostro o del sistema una delle quattro ruote è quadrata oppure se i piloti dagli Assessori ai funzionari, non riescono ad avvertire tante e ampie sensibilità verso questo problema.
Sono aperto all'autocritica, la accetto come sollecitazione e suggerimento per migliorarci.
Al dott. De Martino,che nella sua delicata posizione ci sta certamente ascoltando da una delle sale di questo Palazzo, vorrei dire che abbiamo per lui stima e riconoscenza per quanto ha fatto. Abbiamo soprattutto l'intenzione di marciare assieme per cercare di dare risposte migliori alla comunità piemontese.



PRESIDENTE

Al ringraziamento espresso dal Presidente Beltrami unisco quello dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale. Sul lavoro svolto dal dott. De Martino non ritengo di dover aggiungere altro anche perché non lo vorrebbe nemmeno lui. Tra l'altro il dott. De Martino ha anche quell'ironia napoletana pericolosa, per cui è meglio limitarsi ad esprimere un puro e semplice ringraziamento e non andare oltre.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura - Innovazione tecnologica

Esame progetti di legge n. 92 e 98: "Interventi regionali per la promozione e la diffusione delle innovazioni tecnologiche" (rinvio)


PRESIDENTE

Il punto 5) all'o.d.g. prevede l'esame dei progetti di legge nn. 92 e 98: "Interventi regionali per la promozione e la diffusione delle innovazioni tecnologiche".
La parola al Consigliere Ferrara, Presidente della IV Commissione.
FERRARA Signor Presidente, la IV Commissione ha licenziato all'unanimità venerdì scorso questo disegno di legge. L'Assessore al lavoro aveva espresso il desiderio di verificare preventivamente la forma di questa legge per evitare possibili complicazioni in sede di approvazione da parte del Commissario del Governo.
Da questa indagine è emersa l'opportunità di rivedere alcuni aspetti puramente formali, quindi chiederei di rinviare in Commissione il testo del disegno di legge. Per domani è prevista una riunione della Commissione quindi il disegno di legge emendato potrebbe ritornare in aula la prossima volta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Convengo anch'io sull'opportunità di fare di tutto perché il testo di legge venga approvato dal Commissario di Governo. Non mi pare però che la strada del rinvio in Commissione sia praticabile. E' possibile invece, come abbiamo fatto altre volte, una verifica informale tra i Gruppi e la Giunta che dia luogo alla presentazione di eventuali emendamenti e che quindi venga all'esame del Consiglio la prossima settimana.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.
BRIZIO La revisione del testo di legge deve avvenire da parte di coloro che hanno seguito i lavori, ma senza un formale rinvio in Commissione.



PRESIDENTE

D'accordo. L'esame di questo provvedimento resta iscritto all'o.d.g.
della prossima seduta.
Prima di sospendere i lavori per la consueta pausa propongo di esaminare alcuni provvedimenti che sono stati licenziati all'unanimità dalle Commissioni competenti.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 156: "Seconda sottoscrizione di nuove azioni della SITO-S.p.A."


PRESIDENTE

Propongo pertanto di iscrivere all'o.d.g. il progetto di legge n. 156: "Seconda sottoscrizione di nuove azioni della SITO-S.p.A.".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 44 Consiglieri presenti.
Non essendovi interventi passiamo alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 "Al fine di mantenere, ai sensi dell'art. 2, terzo comma, della L.R.
18/3/1982, n. 8, nella quota percentuale attuale la partecipazione azionaria della Regione alla SITO-S.p.A. di Torino, la Giunta regionale è autorizzata a sottoscrivere n. 9680 delle 22.000 nuove azioni da nominali L. 100.000 ciascuna emesse dalla Società stessa in esecuzione dell'aumento del proprio capitale sociale da L. l.800.000.000 a L. 4.000.000.000".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 42 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato Art. 2 "Per l'attuazione della presente legge è autorizzata per l'anno finanziario 1986 la spesa di L. 968.000.000.
All'onere di cui al precedente comma si provvede mediante una riduzione di L. 968.000.000, in termini di competenza e di cassa, dello stanziamento di cui al cap. 12600 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1986 e mediante l'istituzione, nello stato di previsione medesimo, di apposito capitolo con la denominazione di 'Oneri relativi alla seconda sottoscrizione di nuove azioni della SITO-S.p.A.' e con lo stanziamento di L. 968.000.000 in termini di competenza e di cassa.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le variazioni di bilancio conseguenti all'attuazione della presente legge.
La presente legge regionale sarà pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 45 dello Statuto".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 42 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto SI 42 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Tossicodipendenza

Esame proposta di deliberazione n. 291: "Riconoscimento come ente ausiliare, ai sensi della legge 22/12/1975, n. 685 e della L.R. 23/12/1977 n. 62 dell'Ente Ecclesiastico 'Chiesa Parrocchiale SS. Trinità' di Nichelino, per l'attività di riabilitazione dei soggetti tossicodipendenti svolta presso la sede operativa: Comunità di Accoglienza Nikodemo, Via del Castello n. 15 - Nichelino (TO)"


PRESIDENTE

Il punto 7) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 291: "Riconoscimento come ente ausiliare, ai sensi della legge 22/12/1975, n. 685 e della L.R. 23/12/1977, n. 62 dell'Ente Ecclesiastico 'Chiesa Parrocchiale SS. Trinità' di Nichelino, per l'attività di riabilitazione dei soggetti tossicodipendenti svolta presso la sede operativa: Comunità di Accoglienza Nikodemo, Via del Castello n. 15 Nichelino (TO)".
Pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,10 riprende alle ore 14,45)


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame progetto di legge n. 151: "Modifiche alla L.R. 10/12/1984, n. 64 riguardante la disciplina delle assegnazioni degli alloggi di edilizia residenziale pubblica"


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Signori Consiglieri, propongo un'inversione all'o.d.g. e di passare quindi, all'esame del punto 10).
Il Consiglio approva.
Esaminiamo pertanto il progetto di legge n. 151: "Modifiche alla L.R.
10/12/1984, n. 64, riguardante la disciplina delle assegnazioni degli alloggi di edilizia residenziale pubblica".
Non essendovi interventi passiamo alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 "All'art. 1 della L.R. 10/12/1984, n. 64, sono apportate le seguenti modifiche: 1) la lettera b), secondo comma, è soppressa e sostituita con il seguente testo: 'b) realizzati o recuperati con programmi di edilizia agevolata convenzionata non attuati da enti pubblici e quelli attuati dagli stessi enti qualora siano destinati, mediante l'emissione di appositi bandi, a fasce di residenti con redditi inferiori a quelli massimi vigenti per l'assegnazione in locazione di un'abitazione fruente di mutuo agevolato ai sensi della legge 5/8/1978, n. 457: in tale caso si applica il canone di affitto di cui alla legge 27/7/1978, n. 392' 2) il terzo comma è soppresso e sostituito con il seguente testo: 'Possono altresì essere esclusi, previa specifica individuazione con atto deliberativo della Giunta regionale: a) gli alloggi che per modalità di acquisizione, per destinazione funzionale, per caratteristiche dell'utenza insediata o per particolari caratteri di pregio storico - artistico, non siano utilizzati o utilizzabili per i fini propri dell'edilizia residenziale pubblica b) gli alloggi di proprietà dei Comuni e degli enti pubblici non economici che non siano stati realizzati o recuperati con fondi dello Stato o della Regione e che siano destinati a soddisfare fasce di residenti con redditi superiori a quelli di cui al punto f) del successivo art. 2' ".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "Il terzo comma dell'art. 18 della L.R. 10/12/1984, n. 64, è soppresso e sostituito dai seguenti commi: 'Qualora l'assegnatario, titolare del contratto di locazione da almeno cinque anni, chieda la risoluzione dello stesso per il trasferimento della residenza in altro Comune o presso istituzioni o strutture comunitarie di ricovero e/o di cura possono subentrare nella convenzione nel seguente ordine: il coniuge, gli ascendenti in linea retta di primo grado, i discendenti in linea retta di primo grado e, in caso di loro premorienza, i congiunti dei discendenti in linea retta di primo grado e i discendenti in linea retta di secondo grado. L'aspirante assegnatario deve presentare domanda di voltura della convenzione nei 60 giorni successivi al rilascio dell'alloggio da parte dell'assegnatario e deve risultare stabilmente residente nell'alloggio da almeno tre anni.
Sino al 31 dicembre 1988 l'aspirante assegnatario, nell'ordine di cui al punto precedente e facente parte del nucleo familiare al momento della richiesta di voltura della convenzione, può subentrare nella stessa, anche in caso di continuatività di permanenza nell'abitazione inferiore a tre anni, purché risulti appartenente al nucleo familiare e stabilmente convivente con residenza anagrafica ed effettivo domicilio entro il 31 dicembre 1985 e sempreché nessun altro componente il nucleo familiare abbia titolo, ai sensi del precedente comma, al subentro tra vivi nella convenzione.
Nei casi previsti ai precedenti commi l'ente gestore verifica, al momento della successione nell'assegnazione o della richiesta di voltura della convenzione, che il subentrante e gli altri componenti il nucleo familiare siano in possesso dei requisiti prescritti dal primo comma, punti a), b) c), d), e) e g), del precedente art. 2 e che il nuovo nucleo familiare abbia un reddito annuo complessivo non superiore a quello indicato al secondo comma del successivo art. 21' ".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 anno risposto SI 34 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "All'art. 22 della legge regionale 10/12/1984, n. 64, sono apportate le seguenti modifiche: l) 'entro quattro mesi dall'entrata in vigore della presente legge' sono sostituite con: 'entro il mese di marzo 1987' 2) il punto b) dell'ottavo comma è soppresso e sostituito dal seguente testo: 'b) all'accertamento, da parte della Commissione ex art. 10 del possesso da parte degli occupanti, dei requisiti prescritti dal primo comma, punti a), b), c), d), e) e g), del precedente art. 2 e dal secondo comma del precedente art. 21 alla data di entrata in vigore della presente legge e al momento dell'assegnazione"'.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Art. 4 "All'art. 23 della L.R. 10/12/1984, n. 64, sono apportate le seguenti modifiche: l) al primo comma il testo 'superiore a due mesi' è sostituito con 'superiore a tre mesi' 2) al secondo comma il testo 'entro 30 giorni' è sostituito con 'entro 60 giorni' 3) al terzo comma dopo 'dell'assegnatario' è aggiunto il testo 'o di componente il proprio nucleo familiare' 4) il quarto e quinto comma sono soppressi e sostituiti dai seguenti: 'La Regione, tramite il fondo sociale di cui all'art. 19 della L.R.
26/7/1984, n. 33, provvederà a sanare, per un periodo massimo di nove mesi nell'anno e comunque per non più di nove mesi consecutivi e nel limite della quota del fondo sociale annualmente attribuito a ciascun IACP, la situazione di morosità dell'assegnatario nei confronti dell'ente gestore versando allo stesso, secondo le modalità fissate dal Regolamento di funzionamento del fondo sociale, l'ammontare dei canoni sociali e delle quote per servizi non introitati dall'ente per motivi di cui al comma precedente. Qualora lo stato di disoccupazione o di grave malattia perduri oltre i termini predetti, la Regione sempre nel limite della quota del fondo attribuita, provvederà a versare le somme non introitate dall'ente gestore per i periodi successivi, previa attestazione dello stesso comprovante l'avvenuto riaccertamento della situazione di morosità incolpevole"'.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Art. 5 (Disposizione transitoria) "Nei confronti di coloro che alla data di entrata in vigore della presente legge di modifica della L.R. 10/12/1984, n. 64, occupano un alloggio di edilizia residenziale pubblica, a seguito di ordinanza di occupazione disposta dalle autorità competenti e che presentano apposita domanda entro sei mesi, il Comune dispone l'assegnazione di un alloggio subordinatamente: a) all'accertamento da parte della Commissione ex art. 10 L.R. 10/12/1984 n. 64, del possesso da parte degli occupanti dei requisiti prescritti dal primo comma, punti a), b), c), d), e) e g), dell'art. 2 e dal secondo comma dell'art. 21 della L.R. 10/12/1984, n. 64, alla data di entrata in vigore della presente legge e al momento dell'assegnazione b) all'impegno da parte dell'occupante al pagamento, se dovuto, anche rateale, di tutti i canoni e spese dovuti a decorrere dalla data di permanenza nell'alloggio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Edilizia scolastica

Esame proposta di deliberazione n. 34: "D.L. n. 318 dell' 1/7/1986, art. 11 convertito in legge 9/8/1986, n. 488. Interventi per l'edilizia scolastica. Programma 1986"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 34: "D.L. n.
318 dell' 1/7/1986, art. 11 convertito in legge 9/8/1986, n. 488.
Interventi per l'edilizia scolastica. Programma 1986", di cui al punto 9) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Alberton.
ALBERTON, Assessore all'edilizia scolastica Questa deliberazione viene a seguito della precedente deliberazione approvata dal Consiglio regionale in data 25 luglio 1986 che, approvando il piano complessivo, presentava una ricognizione sul fabbisogno nel territorio nei vari tipi di scuole. Nella stessa deliberazione si era inserita la richiesta di una verifica delle disponibilità finanziarie quale premessa per puntualizzare gli interventi immediatamente avviabili, e cioè presentato il quadro generale abbiamo sollecitato il Governo ed il Ministero a definire prima il quadro delle risorse disponibili per poter indicare le opere che dovevano essere immediatamente avviate con il piano 1986.
Nell'incontro avvenuto con il Ministero in data 6 ottobre, presente il Sovrintendente regionale, è stato precisato che la Regione Piemonte non poteva beneficiare dei fondi di cui alla lett. a) del provvedimento "Eliminazione dei doppi turni". Il Ministero intendeva indirizzare tutti i fondi disponibili sotto la lett. b) esclusivamente al primo punto del provvedimento "Conversione, acquisizione o costruzione di edifici". In presenza di questa impostazione da parte del Ministero la Regione Piemonte ha fatto presente come nel nostro territorio esistevano difficoltà che riguardavano altri tipi di scuole e non solo le scuole medie superiori; in particolare alcune scuole dell'obbligo, pur in presenza 'di una situazione genericamente sufficiente, avevano una caratteristica di emergenza abbastanza rilevante.
A fronte della posizione del Ministero abbiamo alla fine convenuto reciprocamente che le opere non relative alla scuola media superiore, che non venivano inserite nel primo programma del 1986,, avrebbero potuto essere inserite nel programma del prossimo anno che, come previsto dalla legge, deve essere varato entro il 31 marzo 1987. In presenza di uno scarto di tempo non così rilevante, abbiamo convenuto sulla posizione del Ministro.
In coerenza con quanto si era fatto nelle precedenti elaborazioni, che avevano visto impegnate da parte della Regione le Province, originariamente enti destinatari delle competenze relative a tutti i settori di edilizia scolastica, conseguentemente a queste verifiche con il Ministero, abbiamo invitato le Province a riprendere le verifiche più specifiche che potessero portare, sulla base del finanziamento resosi disponibile e che dovrebbe essere stabilizzato sulla quota di 57 miliardi, proporzionalmente distribuiti sul territorio regionale per quella parte non relativa ai doppi turni in base alla popolazione scolastica, a definire le loro priorità correlandosi ai documenti precedentemente elaborati.
Concentrando tutte le risorse anche sul primo punto della lett. b) (Conversione, acquisizione o costruzione di edifici) ci siamo trovati di fronte alla impossibilità di finanziare quelle che venivano chiamate ristrutturazioni.
Abbiamo richiesto al Ministero, ed in questo senso abbiamo ottenuto garanzie, che gli Enti locali avessero a disposizione anche risorse proprie, capacità e interesse a ricorrere direttamente alla Cassa DD.PP.
per mutui ordinari e abbiamo pregato il Ministero di intervenire presso la Cassa DD.PP. affinché queste richieste di mutui ordinari, aggiuntivi a quelli a totale carico dello Stato, fossero accolte e quindi i mutui concessi. In questo modo è possibile intervenire sul piano complessivo dell'edilizia scolastica relativa alle scuole medie superiori, riportando a carico degli Enti locali direttamente interessati quelle opere che il Ministero in questa prima fase non riterrebbe di coprire con i fondi straordinari dei 4.000 miliardi.
La quota disponibile per il Piemonte è di 57 miliardi; sulla base di questa cifra abbiamo provveduto a definire la ripartizione tra le Province in coerenza con quelle indicazioni di distribuzione territoriale che erano contenute nella deliberazione del 25 luglio in un confronto tra scuola dell'obbligo e scuola media superiore.
Le Province hanno fornito le loro priorità avendo consultato, già nell'elaborazione del piano precedente, sia gli Enti locali, sotto la cui responsabilità poteva ricadere la competenza di alcune specifiche costruzioni (non essendo passato poi il decreto legge nella forma originaria e cioè non essendo stata ricondotta in sede provinciale la responsabilità complessiva sull'edilizia scolastica superiore) sia gli organismi della scuola, distretti e provveditorati.
Credo sia opportuno evidenziare che questa destinazione di fondi non copre e non è spendibile nella direzione degli adeguamenti alle norme di sicurezza, che rappresentavano nel nostro programma di luglio circa la metà dei finanziamenti necessari.
Da un lato dovrebbe esserci l'impegno del Governo a rinviare i termini di scadenza del 28 febbraio data entro la quale gli edifici dovrebbero essere adeguati, e dall'altro, in una trattativa con l'Associazione nazionale dei Comuni, verificare se è possibile recuperare risorse straordinarie sul bilancio dello Stato per assolvere a questo obbligo che gli Enti locali hanno, avendo fatto presente che da parte regionale non potevano esserci le risorse per intervenire a sostegno di questo intervento.
La situazione emersa alla luce degli incontri con il Ministro ha ovviamente posto gli Enti locali e le Province, che erano il nostro principale referente, nella condizione di riverificare alcune opere che erano state inserite nei programmi.
Le Province sono riuscite a presentare programmi e progetti immediatamente cantierabili avendo disponibile sia lo strumento progettuale sia lo strumento urbanistico e, scartate quelle che potevano essere definite ristrutturazioni, a riprendere altre opere che nel frattempo, pur presenti negli elenchi precedenti senza la disponibilità dei progetti esecutivi, avevano avuto un avanzamento nella progettazione e rendevano disponibili quei progetti esecutivi.
Le Province hanno formalizzato le scelte operate con deliberazioni di Giunta che la Regione ha acquisito. La Provincia di Torino non ha ritenuto di provvedere all'adozione di una nuova deliberazione, in quanto tutti gli interventi riconducibili a quelli attivabili secondo le indicazioni fornite con la deliberazione di luglio sono stati compresi nel programma finanziario 1986 e, in luogo delle ristrutturazioni, sono stati indicati la realizzazione dell'Istituto Tecnico di Ciriè, che era già prevista nel programma generale allora mancante però di progettazione esecutiva oggi invece disponibile, e l'ampliamento dell'Istituto d'Arte di Castellamonte da noi erroneamente evidenziato da una parte come adeguamento alle norme di sicurezza, mentre in realtà il progetto parlava di ampliamento, e dall'altra, a seguito delle polemiche che sono note ai Consiglieri,circa l'introduzione di doppi turni perfino nella scuola dell'obbligo su quella città.
Sulla base di questa procedura, che ha portato ad un alto livello di responsabilizzazione delle sedi provinciali e ad un forte coinvolgimento degli organismi scolastici e degli Enti locali, la Regione si è posta come momento di coordinamento e di raccordo di questi diversi ambiti e come punto di riferimento nei confronti dell'amministrazione centrale.
Noi intendiamo continuare a svolgere questa operazione. E' emersa in sede di discussione l'opportunità che per l'elaborazione del prossimo piano sia opportuno definire delle regole più formali in modo che quello che oggi è avvenuto domani possa essere ripreso in termini più sicuri. Ci impegniamo a questo proposito. Crediamo d'altra parte di esserci impegnati con la presentazione di un progetto di legge regionale nei confronti del Parlamento teso a sostenere la necessità che il fenomeno dell'edilizia scolastica non sia più affrontato di volta in volta con interventi straordinari, ma rientri in una politica di costante attenzione ai bisogni della scuola e risottolinei l'opportunità che in termini istituzionali le competenze vengano di fatto assegnate alle Province come momento di salvaguardia, di efficienza di un livello scolastico che ha bisogno di un notevole grado di integrazione. Crediamo con questi atti che la Regione abbia dimostrato la volontà politica di essere molto attenta a questo fenomeno.
Sta sulle nostre spalle il ritardo di questo provvedimento accumulato nel corso di quest'anno a seguito della difficoltà di trasformare un decreto in atto legislativo compiuto. Di questo ci rammarichiamo, ma crediamo di non potercene assumere la responsabilità.
In tutte le occasioni, appena le regole legislative sono state a noi chiare e definite, la Regione ha operato con il massimo di celerità e di coinvolgimento degli Enti locali.
Oggi portiamo in Consiglio questa deliberazione avendo la viva speranza, direi la certezza, che ad essa seguano immediatamente i decreti di competenza del Ministero per consentire agli enti competenti sugli edifici scolastici di avviare le pratiche attuative in modo che nel corso del 1987 si possa sicuramente dare dimostrazione concreta di essere intervenuti a fronte dei bisogni che anche il movimento degli studenti del 1985 aveva evidenziato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.
SESTERO Su questo provvedimento si è discusso a lungo in II Commissione. Devo dire che continuano a non convincermi né le illustrazioni né le motivazioni addotte dall'Assessore e cercherò di dimostrare il perché.
Vorrei richiamare alcuni elementi che caratterizzano la vicenda dell'edilizia scolastica.
Il primo decreto è del 30 dicembre e rispondeva ad un impegno solenne assunto sulle piazze d'Italia dal Ministro Falcucci, di dare una risposta al problema dell'edilizia scolastica, con particolare attenzione alle richieste avanzate dal movimento degli studenti dopo cinque anni di scelta governativa contro l'edilizia scolastica. Infatti, per cinque anni è stato fatto divieto alle Province e ai Comuni di contrarre mutui per l'edilizia scolastica superiore. Si prendeva atto con un impegno di 4.000 miliardi di questa esigenza, spinti dalla domanda che saliva dalle grandi manifestazioni degli studenti.
Si sceglieva però già fin d'allora una strada sbagliata escludendo nel primo decreto le Regioni dalla programmazione degli interventi, affidandola invece ai Sovrintendenti scolastici, inoltre si sceglieva la strada del decreto legge e non quella di una legge per l'edilizia scolastica. Le Regioni da parecchio tempo richiedevano il rifinanziamento della legge n.
412 che aveva dato prova di aver avviato un meccanismo positivo di programmazione dell'edilizia.
Le vicende successive sono note: per molte volte il decreto è caduto e quindi l'impegno preso nell'autunno del 1985 a tutt'oggi, autunno 1986, non è concluso perché con questa deliberazione del Consiglio Regionale non si chiude l'iter, dovrà seguire, secondo il decreto di agosto, un decreto del Ministro e tutte le procedure degli Enti locali per l'avvio dei mutui. I tempi sono stretti, gli stessi tempi fissati nel decreto vanno oltre l'anno solare. E' una storia di ritardi gravi.
Ci è toccato più volte in quest'aula richiamare l'urgenza del problema nelle forme consentite all'opposizione, con interrogazioni, interpellanze e con la presentazione di ordini del giorno. Iniziammo il 15/11/1985 sottolineando l'esigenza che ci fosse risposta alle richieste degli studenti. Già allora era chiara l'intenzione del Ministro. Promuovemmo in febbraio altre iniziative che si conclusero con l'approvazione di un ordine del giorno unitario. Sollecitammo la necessità di un ruolo attivo, presente e incalzante della Regione.
Detto questo, non è del Ministro Falcucci che ora si parla, anche se il richiamo alla gestione di tutta là vicenda da parte del Governo e del Ministro mi permette di connettere l'andamento delle cose nella nostra Regione con la logica nazionale.
L'impressione mia è che la scelta del decreto, quindi dell'espropriazione di competenze, è una scelta che si è prodotta nel modo in cui sono stati gestiti i compiti della Regione per quanto ad essa competeva.
Nel febbraio deliberammo un lungo elenco sommario. Sapevamo che i tempi sarebbero stati più lunghi e che, fatto il primo affannoso censimento, ci sarebbe stato il tempo per selezionare gli interventi e per stabilire delle priorità.
La Giunta il 22 luglio approvò una deliberazione che presentava un quadro del fabbisogno complessivo (che ammontava a 340 miliardi) e un piano di priorità per l'anno 1986, quindi con una selezione effettuata sulle opere finanziabili e più urgenti per l'anno in corso.
In quella deliberazione sulla quale si costruì la deliberazione del Consiglio, a proposito delle attività sviluppate dalla Giunta regionale, si parlava di incontri, di circolari, ma già in quella deliberazione, che dovemmo approvare nel giro di poche ore tra i lavori della Commissione e quelli del Consiglio, non si richiamava nessuna deliberazione degli enti di competenza per i vari tipi di scuola. Dalle deliberazioni consegnate oggi su cui vorrei tornare, si ricava anche che a luglio, nella preparazione della deliberazione del Consiglio regionale, in molte Province non ci fu alcun atto deliberativo che sancisse le scelte e le priorità che poi sono state assunte dal Consiglio Regionale. Allora c'era stata data a voce un'altra spiegazione, noi ci siamo fidati, infatti quella deliberazione è stata assunta all'unanimità.
Non si può continuare sempre impunemente in questo modo.
Il 13 ottobre viene deliberato dalla Giunta il piano definitivo per i finanziamenti 1986. La deliberazione, arrivata il 14 ottobre in Commissione, presentava, al di là del dispositivo finanziario, la parte narrativa molto secca come se, per una spesa di 57 miliardi, il Consiglio non dovesse essere messo in grado di decidere con piena consapevolezza; una secchezza che dimostrava - lo dicevo allora e vorrei ripetere la stessa parola che non ritengo offensiva, ma contenente un giudizio politico disprezzo per il Consiglio stesso. Non si faceva riferimento ad alcuna deliberazione degli enti soggetti di competenza, non si esponevano i criteri con cui erano state scelte le opere.
Alle ore 19 del 14 ottobre, a seduta di Commissione quasi finita veniva consegnata una nota di due pagine, non firmata, non datata, in cui si presume - l'Assessore spiegava le motivazioni di certe scelte.
La prima spiegazione data verbalmente e con quella nota anonima era che gli Assessori di tutta Italia erano stati convocati a Roma con i Sovrintendenti dal Ministro il quale aveva esposto i suoi orientamenti e le sue decisioni che modificavano il decreto dell'8 agosto.
Quindi, non solo si sceglieva la strada del decreto anziché quella della legge sull'edilizia scolastica, ma lo stesso decreto diventa carta straccia perché un membro del Governo della Repubblica Italiana decideva da solo, senza esprimere questa volontà in una delle tante forme che un Ministro ha a disposizione per esprimere le sue scelte, parlando a braccio per trasmissione orale, e indicava agli Assessori regionali come si dovevano comportare.
Questa è la spiegazione che ci è stata data dall'Assessore e quindi le categorie finanziabili previste dal decreto venivano ridotte.
Ci dice l'Assessore Alberton che il Ministro avrebbe espresso l'intenzione di finanziare solo le nuove costruzioni, che le opere di sicurezza vengono rinviate al prossimo anno, che i completamenti ex legge n. 412 sono rinviati e così le ristrutturazioni.
Credo sia superfluo dare un giudizio su una procedura di governo orale su questa materia, come pare si stia avviando, oltre al fatto che nel merito c'è una prevaricazione pesante nei confronti delle autonomie locali.
Credo debbano essere le Province e i Comuni a decidere se è più urgente una nuova costruzione o il risanamento di un edificio. Non vedo perch debba essere una decisione del Ministro.
Non ci è stato detto come risultano i 58 miliardi per il Piemonte, n mi pare che l'Assessore Alberton l'abbia spiegato.
I 1.200 miliardi destinati all'eliminazione dei doppi turni si presuppone vadano prevalentemente al sud; restavano 800 miliardi per gli altri interventi. Dovremo forse aspettare il decreto conclusivo del Ministero per capire la suddivisione tra le Regioni.
Siamo di fronte ad un atto del Ministro che espropria il Parlamento che agisce contro la volontà del Parlamento nel momento in cui è ratificato il decreto, siamo di fronte ad una procedura che mortifica la Regione perché nella deliberazione di luglio il Consiglio regionale esprimeva l'esigenza di poter riconsiderare con calma la scelta degli edifici da finanziare. Questo invece non si è potuto realizzare. Non so come l'Assessore abbia rappresentato al Ministro la richiesta del Consiglio regionale del Piemonte e il bisogno che nella deliberazione avevamo espresso.
Questo metodo si è moltiplicato a cascata: visto che funzionava il metodo della trasmissione orale e dell'assenza di atti ufficiali, il giudizio che noi diamo è che anche nello sviluppo del lavoro regionale si è proceduto nello stesso modo.
L'Assessore prepara la deliberazione che sceglie le priorità all'interno dei 57 miliardi previsti senza avere alle spalle le deliberazioni degli Enti locali interessati (presumo non li abbia perch non è stato distribuito neanche il parere del Sovrintendente scolastico regionale).
In questa convinzione siamo confortati dal fatto (questa è l'ultima verifica divertente) che questa mattina nella Commissione riunita appositamente sono state distribuite delle deliberazioni delle Amministrazioni provinciali, le quali, tranne quella di Torino e di Novara hanno deliberato in data successiva a quella della deliberazione della Giunta regionale le stesse decisioni della Giunta regionale. Dal testo di quelle deliberazioni sappiamo anche che nel mese di luglio nessuna deliberazione era stata assunta dalle Amministrazioni provinciali.
Siamo di fronte ad una decisione presa a luglio, quando si era detto che l'iter era stato costruito attraverso le volontà espresse degli enti titolari di competenze, e siamo di fronte ad un'altra deliberazione di ottobre in cui di nuovo le decisioni della Regione sono state prese senza avere alle spalle come riferimento la volontà espressa delle Province. Le deliberazioni inoltre sono datate 17 e 18 ottobre e tutte sono state assunte dalla Giunta.
Mi chiedo se questo è il nuovo stile della programmazione; perché una procedura di questo genere può avere delle logiche, le ha sicuramente, e tenterò di spiegarle, ma certamente non è una procedura che caratterizzi la programmazione nella formazione delle scelte.
Evidentemente si è lavorato oralmente, con il telefono, sollecitando gli Assessori a regolarizzare con deliberazione, peccato però che il protocollo ha una tecnica infernale, non può essere retrodatato. Le assemblee non potevano più essere informate, le deliberazioni di Giunta non poterono diventare deliberazioni di Consiglio.
Quindi, a partire dal Parlamento fino alle assemblee comunali abbiamo una procedura tutta in mano agli esecutivi, alcune volte non passano neanche attraverso le Giunte ma passano attraverso gli Assessori. Siamo di fronte a una procedura di omologazione, visto che questo termine si usa per la composizione del Governo fino all'ultimo Ente locale, del metodo antidemocratico di espropriazione dei poteri dei Consigli.
E il fatto che questo metodo abbia funzionato bene ci preoccupa non poco, ci preoccupa l'omologazione dell'antidemocrazia e della non programmazione.
In un ordine del giorno, poi accolto, avevamo chiesto alla Giunta che anche i Consigli distrettuali e i Consigli scolastici provinciali competenti per legge, fossero coinvolti in questa procedura. Ma di questi si è persa traccia.
Diceva l'Assessore che alle Province è stato chiesto un ruolo di coordinamento dei Comuni. Voglio citare un fatto. Martedì sera nel Consiglio comunale di Torino è stato posto il problema dell'edilizia scolastica. A quanto mi si dice gli Assessori competenti non sapevano nulla della deliberazione che la Giunta regionale aveva assunto. Questo coordinamento non ha funzionato, quindi il riferimento restano le Province e non si sa quanto le Province abbiano coinvolto gli altri Enti locali.
"Ma - dice l'Assessore - perché facciamo tante storie quando questo è un atto dovuto e queste scelte sono le stesse che abbiamo approvato nella deliberazione di luglio". Vorrei convincere i colleghi che questo non è vero.
L'Assessore ci ha detto a voce e nella nota anonima quali sono i criteri e cioè: nuovi edifici, non ristrutturazioni, non ex legge 412 e dimostrerò come questo non sia vero. Vorrei partire dal testo della deliberazione. Per la Provincia di Torino abbiamo la deliberazione regionale del mese di luglio, abbiamo una deliberazione della Provincia di Torino difforme dalla deliberazione regionale; l'elenco che abbiamo non corrisponde né all'una né all'altra. In particolare mi riferisco al caso di Ciriè per il quale si prevede una nuova costruzione e un ampliamento di palestra. La nuova costruzione non esisteva nell'elenco regionale, forse giustamente perché non aveva un progetto esecutivo, e ricompare nella deliberazione della Provincia di Torino e in una nota datata 22 ottobre (l'Assessore provinciale Morgando si è affrettato a far arrivare per oggi una nota in cui si spiega perché una settimana prima la Giunta regionale ha assunto l'impegno per questa opera). E così l'ampliamento di palestra (è la seconda opera per Ciriè su una dozzina di interventi; evidentemente avendo già cinque scuole Ciriè deve essere ancora potenziato!) era nell'elenco di luglio (ex legge 412, quelle opere che l'Assessore disse che non potevano essere inserite in elenco) invece a Ciriè l'ex legge 412 compare.
Ma c'è un'altra città fortunata della provincia piemontese, è Castellamonte che molti di noi sanno che ha un soprannome in riferimento ad un illustre rappresentante del Parlamento italiano che lì governa.
Castellamonte non compariva né nelle deliberazioni della Provincia di Torino né nella deliberazione regionale di luglio e improvvisamente compare e non sappiamo se c'è il progetto esecutivo perché non esiste la deliberazione del Comune.
Per Novara sono previsti quattro interventi. Vengono esclusi gli interventi messi nell'ordine della delibera provinciale; compare invece ripescata in settima posizione, quindi risale in quarta posizione scalzando gli altri ordini di priorità, il Liceo Scientifico Antonelli (acquisizione e ristrutturazione non nuova costruzione). Il progetto esecutivo non c'è e viene dichiarato nella deliberazione della Provincia di Novara. Queste deliberazioni non sono ovviamente andate in Consiglio.
Su Verbania, terza posizione, competenza della Provincia, si dice a tutt'oggi che è un ampliamento o un'acquisizione. E il progetto esecutivo? Se è ampliamento ci dovrebbe essere, se è acquisizione il progetto esecutivo non c'entra.
Per la Provincia di Alessandria ci sono due opere e sono le prime due dell'elenco di luglio e non posso fare osservazioni.
Per la Provincia di Vercelli nella deliberazione della Regione del mese di luglio ci sono sette opere, tutte con progetto esecutivo, come era dichiarato in deliberazione. Fra queste sette opere viene agli onori della cronaca il Comune di Mosso Santa Maria a cui vengono riconosciuti due interventi per 5 miliardi e 600 milioni. Queste due opere non erano comprese nell'elenco del 1986, ma erano comprese nel fabbisogno generale.
In un caso si trattava di una ristrutturazione che adesso compare sotto la dicitura "nuovo edificio", nell'altro si trattava di un ampliamento, per cui per entrambi era dichiarata la non esistenza del progetto esecutivo; la cifra prevista per queste due opere indicate come generico fabbisogno era di 1 miliardo e mezzo per la prima e 800 milioni per la seconda, e sono diventate 2 miliardi e 600 milioni e 3 miliardi.
La deliberazione della Provincia di Vercelli, che ha qualche difficoltà a conoscere le sue competenze, dice che per le due opere, un istituto professionale di competenza del Comune e un istituto commerciale di competenza della Provincia, il Comune ha già il progetto esecutivo e richiederà il mutuo. Il Comune di Mosso Santa Maria si assume un onere di 3 miliardi per una competenza che spetta alla Provincia: saranno i miracoli delle telefonate! Per la Provincia di Asti l'unica opera prevista nella deliberazione del Consiglio regionale di luglio dell'ammontare di 800 milioni è sparita e viene sostituita da tre opere che non erano nell'elenco delle opere finanziabili e che erano nell'elenco del fabbisogno complessivo; nella confusione si aggiunge anche Nizza Monferrato che non è mai comparsa neanche nell'elenco del fabbisogno complessivo. Non si sa neanche se si tratta di palestre, se sono ristrutturazioni o se sono nuovi edifici inoltre, come è dichiarato nella deliberazione della Regione, non c'è il progetto esecutivo. La deliberazione della Provincia di Asti dichiara che i progetti esecutivi saranno preparati nei prossimi tre mesi.
Provincia di Cuneo: nella deliberazione regionale di luglio erano comprese una prima opera e tre palestre che avevano i progetti esecutivi.
La prima opera resta, non si capisce però se è la costruzione di una palestra o la conversione dell'edificio, da 1 miliardo e 800 milioni si passa ad una previsione di spesa di 2 miliardi e 700 milioni (e non ci si dica che è il gioco dei computi ministeriali) e vengono aggiunte due opere allora non previste, che stavano nel fabbisogno, una addirittura al quindicesimo posto, per cui non c'è progetto esecutivo, i cui costi cambiano radicalmente; viene in sovrappiù inventata una nuova opera a Mondovì che non c'era neanche nell'elenco del fabbisogno. Quindi per Cuneo hanno giocato esigenze di altro genere, certo non quelle legate alla programmazione, al fabbisogno, alle priorità.
Con questo minuzioso elenco vi ho annoiati, ma ho cercato di dimostrare in primo luogo che questo provvedimento non è l'estratto delle priorità di luglio e che i criteri che l'Assessore ci dice essere imposti dal Ministro non sono rispettati e che le scelte non sono sostenute dalle deliberazioni degli Enti locali.
Mi chiedo come si è pervenuti a decisioni di questo genere. Noi chiedemmo che il Consiglio regionale attivasse le consultazioni perché se gli altri Enti locali procedono in modo scorretto o hanno difficoltà, mi pare sia indispensabile che il Consiglio regionale si garantisca con proprie consultazioni. C'è stato detto che i tempi non lo permettono.
Vorrei ricordare che il Ministro è già in ritardo sui termini stabiliti dal decreto, quindi di scadenze non ce ne sono più se non i tempi ritardati complessivi. Forse con una consultazione del Consiglio regionale si pu recuperare una decisione più verificata e più democratica.
Questa deliberazione, per i motivi che dicevo, non è che la spartizione, senza criteri certi, di 57 miliardi, è al di fuori da ogni possibile controllo da parte delle assemblee dei vari enti.
Vorrei ricordare la fatica che abbiamo fatto per raccogliere i dati.
Perché non c'è Consigliere del Piemonte che sappia qualcosa su questa materia, perché non avrà mai visto una deliberazione né di Consiglio né di Giunta, quindi se la decisione è stata costruita in questo modo vuol dire che la distribuzione risponde ad altre logiche. Ad essere maligni si potrebbe indicare accanto ad ogni opera e ad ogni Comune qualche nome.
Capisco che le pressioni possono essere state tante, ma noi siamo preoccupati e anche sconvolti di fronte a questo modo di procedere.
Di fronte alle pressioni delle richieste l'unica garanzia per un'assemblea elettiva e per un esecutivo democratico è quella della chiarezza massima delle decisioni. Sono certa che, di fronte alla chiarezza delle motivazioni il convincimento generale si costruisce, ma decisioni come questa e simili metodi rispondono alla concezione del potere che è molto vicina agli interessi di parte e non all'interesse pubblico.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CERCHIO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi rendo conto dell'urgenza che in Commissione e nell'intervento dell'Assessore è stata palesata, ma avendo sentito la collega Sestero siamo venuti a conoscenza di fatti nuovi e per noi imprevisti e imprevedibili in ordine alla formazione di questo provvedimento, provvedimento che, al di là della mancanza di consultazioni e delle previe deliberazioni dei Consigli provinciali, è sicuramente abnorme e privo di motivazione. Ci si sarebbe dovuti aspettare di leggere nel preambolo di questa proposta di deliberazione una motivazione relativa alla scelta dei criteri di suddivisione dei fondi soprattutto in ordine agli accertamenti cui la deliberazione del 9 ottobre 1986 faceva riferimento.
In questa situazione di totale mancanza di motivazione in ordine ai criteri, di totale mancanza di indicazione degli accertamenti, che pur erano demandati dalla stessa deliberazione di Giunta del 9 ottobre 1986, e visti gli altri vizi che sono stati diffusamente prospettati poc'anzi legittimamente riteniamo di porre una questione pregiudiziale di non passaggio alla votazione e di invitare la Giunta a rinnovare la deliberazione con una motivazione e con l'indicazione dei criteri, in modo che i Consiglieri presenti in quest'aula possano esporre le loro ragioni.
Non mi pare straordinario se chiediamo in ordine ad una deliberazione di conoscerne la motivazione sia pure sommaria.
Ritengo di porre questa questione in maniera formalmente legittima, in base al Regolamento laddove si dice che le questioni pregiudiziali possono essere poste anche dopo l'inizio della discussione qualora sia giustificata la presentazione da nuovi elementi emersi dopo l'inizio del dibattito. Gli elementi che sono stati esposti poc'anzi dalla collega Sestero, che non erano sicuramente conoscibili attraverso una normale diligenza di qualsiasi Consigliere appartenente a questa assemblea, giustificano questa presa di posizione. Al di là dell'apprezzamento politico su questo provvedimento che magari sarà anche giusto in senso assoluto e in senso oggettivo comunque è incontestabile il dato di fatto che è privo totalmente di motivazione. Pertanto pongo la questione pregiudiziale del non passaggio alla votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.
BRIZIO Noi siamo naturalmente contrari alla questione pregiudiziale perché il provvedimento è stato discusso in Commissione nell'ultima seduta e oggi viene portato in aula, proprio a seguito della richiesta avanzata in Commissione da parte dell'opposizione di approfondire l'argomento. Noi non ravvisiamo assolutamente l'opportunità di porre una questione pregiudiziale, anche perché le motivazioni vi sono: l'Assessore ha stilato una relazione precisa e in più c'è l'urgenza. Di fronte a dei finanziamenti statali non possiamo operare a rilento creando ritardi, differimenti e rischiando anche la perdita dei finanziamenti. Riteniamo sussista l'urgenza, d'altra parte si era stabilito in Commissione di accettare lo spostamento di una settimana con l'impegno, al di là delle valutazioni di merito, ad esprimerci in questa sede. La questione pregiudiziale non consente di entrare nel merito. Noi siamo invece favorevoli ad esprimerci nel merito e quindi a votare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Signor Presidente e colleghi, intervengo sulla questione pregiudiziale perché mi sembra che il Capogruppo della Democrazia Cristiana non abbia colto il senso di quello che è successo in quest'aula.
La sordità su questioni di questa importanza fanno piazza pulita dei buoni propositi che in tutte le sedute consiliari vengono esternati.
La questione pregiudiziale è fondata ed è dirimente. La settimana di tempo richiesta per poter fare delle valutazioni di merito è stata ottenuta dopo una lotta in Commissione di almeno due ore da parte del nostro Gruppo.
Quel giorno in Commissione si voleva votare immediatamente con il motivo dell'urgenza. In questa settimana è stato fatto un lavoro molto puntuale da parte della compagna Sestero e oggi, caro Brizio, sono emerse delle valutazioni che imporrebbero al Consiglio, al di là delle collocazioni di maggioranza o di minoranza, di conoscere almeno i criteri che presiedono alle decisioni e le conclusioni.
Nel mese di gennaio 1976 dietro altrettanti motivi di urgenza, in un giorno di neve, venne convocata in seduta straordinaria dall'Assessore Rivalta la II Commissione, di cui allora facevo parte, per la prima ripartizione dei fondi della legge 412. Era una giornata nevosa, era difficile arrivare in Commissione, la riunione non era calendarizzata comunque, questo lavoro venne fatto.
Forse questo è uno di quei momenti in cui in pratica si può vedere se questa maggioranza e questa Giunta hanno intenzione di sviluppare il confronto.
Non credo sia impossibile rinviare di una settimana per rimotivare, per controdedurre le osservazioni della compagna Sestero. Se non si controdeduce emerge con tutta chiarezza che una decisione del genere espropria di fatto la nostra funzione di decidere a ragion veduta sulla base dei criteri. Le regole del gioco vanno rispettate. Una settimana in più non può cambiare le cose.
Cinquantasette miliardi non sono briciole. Se su questioni importanti come questa non possiamo confrontarci mi chiedo se non sia venuto il momento di mettere su strade più corrette i rapporti e anche le decisioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi pare giusto che questa questione venga riproposta come questione preliminare e in questi termini l'abbiamo già affrontata in Commissione.
La deliberazione di Consiglio, conché proposta dalla Giunta, è sempre un atto che il Consiglio fa proprio, che gestisce e istruisce.
Il Consiglio si trova di fronte ad una proposta di deliberazione della Giunta e ad alcune argomentazioni predisposte dal Partito comunista, sulla cui fondatezza non ho alcun dubbio. Il Consiglio però deve poter avere gli spazi temporali in Commissione per l'istruttoria secondo gli strumenti soliti della consultazione, altrimenti non si può dire che non vengono considerate le argomentazioni dell'opposizione. Il Consiglio non è di fronte ad una posizione della Giunta contrapposta ad una posizione del Partito comunista, ma è di fronte ad una proposta di deliberazione della Giunta che ha fatto propria e quindi è diventata una deliberazione del Consiglio.
Con assoluta tranquillità, senza nessun rischio di perdere i finanziamenti, possiamo riavviare, a prescindere dai ragionamenti che ha fatto uno dei soggetti della funzione di proposta, cioè la Giunta (ma poteva essere un Gruppo consiliare), l'istruttoria di questa materia con gli strumenti propri e tipici del Consiglio. Questa non è una deliberazione della Giunta assunta con i poteri del Consiglio e non è neanche una deliberazione della Giunta che viene ratificata dal Consiglio. In altri termini, o la Giunta ritiene che ci sono i tempi per una rilettura della propria proposta al Consiglio, valutate le argomentazioni dei colleghi comunisti, e ritiene di riavviare l'istruttoria da zero, senza correre rischi conseguenti (quindi con le consultazioni delle Province e dei soggetti che sono a monte che ritiene di dover consultare per capire se si va ad una decisione giusta o sbagliata) oppure ci si trova, nostro malgrado, a dover fare un'operazione di Consiglio non piacevole anche dal punto di vista politico e di immagine esterna, e cioè di prendere partito nei confronti della valutazione della Giunta o della valutazione del Gruppo consiliare comunista.
Suggerisco alla Giunta di riflettere sulle argomentazioni che sono venute dal PCI. Non ritengo, però, ci siano gli spazi temporali per tornare in Commissione. Io in Commissione non vado per capire se hanno ragione gli amici comunisti, ma semmai vado per dire: "Azzeriamo tutto; su questa proposta la Commissione avvii le consultazioni e accerti autonomamente utilizzando si le sollecitazioni del Partito comunista, ma soprattutto utilizzando gli strumenti istituzionali e non quelli di parte che sono serviti a voi (quando dico di parte mi riferisco alla capacità di lettura delle situazioni del Gruppo comunista che è maggiore di altre)". Quindi, se devo fare il Consigliere regionale su questa questione, evidentemente lo faccio partendo da zero, mettendomi nelle condizioni di esprimermi attraverso gli strumenti istituzionali.
Se ci sono questi spazi, l'Assessore, assumendosene la responsabilità ce lo deve dire. Se così non fosse, quindi scatta la pregiudiziale per cui in effetti non si può rinviare. Rassegno all'Assessore la raccomandazione della massima attenzione possibile alle considerazioni svolte dal Gruppo comunista, dopo di che, essendo questo per ragioni improprie un tipico atto di governo, mi rimetterò alle valutazioni che la Giunta riterrà di fare e alla maggioranza che la sostiene.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sono grato al collega Marchini per quanto ha detto perché mentre il dibattito volgeva alla conclusione nasceva in me e nei miei colleghi di Gruppo con i quali mi sono consultato qualche perplessità in ordine alla necessità di un riesame della deliberazione proposta dall'Assessore.
Il contenuto delle argomentazioni portate dalla collega Sestero recano un notevole contributo alla discussione.
L'Assessore dovrà dire se è possibile entrare in un confronto concreto e diretto nel merito. Se invece dovesse prevalere una mera posizione di maggioranza, non saremmo così convinti: ci sono questioni che devono essere approfondite. Il Gruppo socialista ritiene opportuno sospendere brevemente i lavori del Consiglio per potersi incontrare con i colleghi della maggioranza ed eventualmente con i Capigruppo.
Non vogliamo pregiudicare il buon esito delle proposte, ma non vogliamo nemmeno che questa azione finisca per favorire posizioni assunte a scatola chiusa e affermate da una maggioranza solo numerica.
Condivido la richiesta espressa dal collega Marchini che auspica una decisione da parte dell'Assessore Alberton. In alternativa, propongo una breve sospensione dei lavori.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Alberton.
ALBERTON, Assessore all'edilizia scolastica Credo di avere il dovere di esporre alcune considerazioni affinché il dibattito in Consiglio avvenga con piena consapevolezza.
Se si vogliono reintrodurre elementi di discussione e di critica all'impianto legislativo, ovvero al decreto e alla sua conversione in legge, nei tempi, nei modi e nei contenuti, non posso che dichiararmi perfettamente d'accordo; ma questo accordo non lo dichiaro oggi, l' ho dichiarato nel momento in cui in accordo con le altre Regioni e la Regione Piemonte per prima ho sollecitato un tipo di conversione in legge del decreto diverso da quello che il Governo aveva presentato, rivendicando ad esempio maggiori responsabilità programmatorie alle Regioni.
Il decreto è diventato legge non considerando queste cose.
Dopodiché si può essere contenti o meno contenti che il decreto possa anche avere delle interpretazioni da parte del Ministro che, raccogliendo fabbisogni finanziari presentati dalle Regioni per un certo ammontare di miliardi, decida di privilegiare quel certo capitolo, quel certo indirizz nell'ambito delle potenzialità complessive del decreto a scapito di altri.
BONTEMPI Signor Presidente, se entriamo nel merito della discussione sorpassiamo la questione pregiudiziale sulla quale il Regolamento stabilisce che pu parlare un oratore per ciascun Gruppo. La Giunta non è un Gruppo.



PRESIDENTE

Attenzione! In generale la Giunta può sempre avere la parola.
BONTEMPI Non sulle questioni pregiudiziali.



PRESIDENTE

Questa sarà una delle modifiche da apportare al Regolamento. Il diritto di parola della Giunta lo si interpreta in senso generale. In questo momento non mi sento di dire che sulla questione pregiudiziale ha diritto di parlare un oratore per ciascun Gruppo e che la norma generale per la quale la Giunta può interloquire sia caducata.
Non mi sento di restringere il diritto di parola della Giunta. Nel nuovo Regolamento ogni questione insorta su questo problema sarà chiarita.
Per ora non diamo interpretazioni che abbiano carattere definitivo, diamo interpretazioni di carattere generale, laddove si dice che la Giunta avrebbe sempre e comunque diritto di parola. E' chiaro che si entra nel merito della pregiudiziale e non nel merito del contenuto.



PRESIDENTE

Assessore Alberton, ha la parola.
ALBERTON, Assessore all'edilizia scolastica Proprio per i motivi per i quali è stata sollevata la pregiudiziale devo fare necessariamente alcune considerazioni che stanno a monte della questione, altrimenti la pregiudiziale non si giustificherebbe.



(Proteste del Capogruppo comunista Bontempi)



PRESIDENTE

ALBERTON, Assessore all'edilizia scolastica



PRESIDENTE

Chiedo se il Presidente del Consiglio può concedere il diritto di parola!



PRESIDENTE

Assessore Alberton, siamo in sede pregiudiziale, nel merito non siamo entrati. Vi è una normativa generale che dice che la Giunta può prendere la parola, non mi sento di restringere tale diritto affermando che sulle questioni pregiudiziali questo non sia possibile.
ALBERTON, Assessore all'edilizia scolastica Signor Presidente, spero davvero che ci si possa intendere. In sede di richiesta di pregiudiziale si dice: la deliberazione della Giunta sottoposta ad approvazione del Consiglio presenta elementi di difformità rispetto alla precedente deliberazione e quindi chiediamo di sospendere il giudizio.
MAJORINO No, io ho posto la questione pregiudiziale per difetto totale di motivazione.
ALBERTON, Assessore all'edilizia scolastica Cerco di descrivere l'impianto sul quale la Regione deve poggiare la sua azione. Tale impianto presenta dei rischi nella libertà di azione della Regione.
In conseguenza dell'impianto legislativo è avvenuta una verifica con il Ministro il quale, in data 6 ottobre, comunica che rispetto a un certo quadro di opere presentato a suo tempo avrebbe deciso di finanziarne alcune e di non finanziarne altre, sollecitando contemporaneamente, affinché non vadano in perenzione i finanziamenti previsti per l'anno 1986, la presentazione del quadro definitivo nei tempi più celeri possibili.
Proprio in quella sede ho chiesto al Ministro che mi desse il tempo di portare il provvedimento in Consiglio. Altre Regioni invece hanno preso questo provvedimento con i soli poteri della Giunta. Il Ministro ha sostenuto che ci sarebbe stata una perdita di tempo, ma io mi sono opposto perché, siccome la prima deliberazione l'aveva approvata il Consiglio volevo che anche quella definitiva venisse approvata dal Consiglio. Non vedo come questo possa essere interpretato disprezzo nei confronti del Consiglio.
E' vero che siamo tornati da Roma il 6 ottobre con delle regole prima non conosciute, regole che abbiamo trasmesso il più celermente possibile alle Province affinché si adeguassero. In questo senso si spiegano le differenziazioni rispetto ai contenuti precedenti.
SESTERO Allora ci sono delle differenziazioni.
ALBERTON, Assessore all'edilizia scolastica Le ho citate io e ho preso l'esempio dalla Provincia di Torino che assorbe il maggior numero di risorse.
La differenziazione tra l'elenco attuale e quello precedente attiene a meno del 15% del finanziamento complessivo, dovuto al fatto che alcune opere il Governo non le vuole finanziare. Quindi si è dovuto cercare di recuperare altre opere prima non indicate negli elenchi 1986, ma che comunque erano indicate negli elenchi generali. Si è fatto riferimento ad alcune Province: per Alessandria l'elenco è perfettamente identico per Novara tutte le opere erano presenti nell'elenco precedente.
Novara stessa aveva detto che se non conosceva la disponibilità finanziaria rinunciava ad individuare subito le priorità e che vi avrebbe provveduto in seguito per Torino la deliberazione con l'elenco di luglio è stata approvata all'unanimità dal Consiglio provinciale. Le uniche variazioni sono: l'eliminazione delle ristrutturazioni perché non vengono finanziate dal Ministero e il recupero di un edificio che era nell'elenco generale per il quale è disponibile il progetto.
BONTEMPI Io mi chiedo se questa è una risposta sulla pregiudiziale!



(Vibrate proteste del Gruppo comunista)



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, l'Assessore ha terminato il suo intervento secondo il Regolamento.
Il Consigliere Rossa ha chiesto una breve sospensione dei lavori del Consiglio per convocare i Capigruppo. Accolgo tale richiesta.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 16,40 riprende alle ore 17,30)


Argomento:

Iscrizione argomento all'o.d.g.


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Ricordo che stamani durante la discussione di un'interrogazione è stata portata a conoscenza del Consiglio l'urgenza della discussione sul progetto di legge n. 180: "Modifica dell'articolo unico della legge regionale 27/2/1986, n. 11".
Propongo pertanto l'iscrizione all'o.d.g. del progetto di legge n. 180.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.


Argomento: Edilizia scolastica

Esame proposta di deliberazione n. 34: "D.L. n. 318 dell' 1/7/1986, art. 11 convertito in legge 9/8/1986, n. 488. Interventi per l'edilizia scolastica. Programma 1986" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo ora l'esame della proposta di deliberazione n. 34 sull'edilizia scolastica.
La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, i Gruppi di maggioranza ritengono di non poter aderire all'obiettivo insito nella pregiudiziale del ritorno in Commissione della deliberazione perché la proposta della Giunta formalizzata in proposta di deliberazione consiliare, è la conseguenza: l) di tempi e di criteri stabiliti dal Governo, quindi non suscettibili di governo temporale se non con forti rischi da parte della Giunta 2) dal punto di vista del merito, del risultato della consultazione e della decisione degli organismi regionali che si sono espressi con deliberazione assunta a grande maggioranza, se non all'unanimità.
Pertanto non sappiamo se ci sono i tempi per il ritorno in Commissione che rimetterebbe in discussione il meccanismo decisionale adottato fin qui dalla Giunta, quello cioè di riferirsi alle deliberazioni delle Amministrazioni provinciali. Questo tipo di meccanismo, qualora ci fosse una volontà politica di perseguirlo sulla quale peraltro non ci siamo ancora interrogati, significherebbe tempi lunghi che metterebbero in grave crisi la credibilità dell'istituzione regionale e del suo Assessore, dal momento che allo stesso Assessore è stato richiesto di anticipare in via telefonica gli elenchi così come sono maturati ad oggi.
I Gruppi di maggioranza hanno chiesto alla Giunta di porre la massima attenzione alle considerazioni svolte dall'opposizione comunista, massima attenzione che deve concretizzarsi in due atteggiamenti, in una risposta puntuale nell'immediato "ad decidendum" e soprattutto nell'assunzione dell'impegno politico da parte della Giunta a considerare le esigenze oggettive espresse in questa sede affinché trovino una soddisfazione in via prioritaria rispetto ad altre.
In altri termini, cerchiamo di spiegare all'opposizione le ragioni di una certa decisione, nella misura in cui le decisioni che andiamo ad assumere non possono assumere al loro interno le argomentazioni di carattere oggettivo e le esigenze poste dall'opposizione. Queste dovranno trovare, magari con un atto formale che andremo a formulare, la massima attenzione della Giunta nei piani di lavoro che verranno avviati dopo che saremo usciti da questa strettoia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Il Consigliere Marchini in sostanza dice di non accogliere la pregiudiziale e la proposta di rinvio fatta in sede di Capigruppo e chiede che la discussione prosegua con la replica sui punti sollevati. Noi naturalmente siamo disponibili a votare la pregiudiziale, perché riteniamo sia una strada limpida e giusta. Sulla base di questo attendiamo la replica della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Mantengo la pregiudiziale che ho esposto e motivato.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione la questione pregiudiziale 'posta dal Gruppo MSI per il non passaggio ai voti della deliberazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinta con 19 voti favorevoli e 24 contrari.
Passiamo ora alla discussione sul merito della deliberazione.
Poiché dopo il Consigliere Sestero nessuno chiede la parola nel merito della deliberazione, passiamo alla replica dell'Assessore. Si potrà poi passare alle dichiarazioni di voto che potranno essere anche più ampie. Se invece si ritiene di proseguire nel dibattito, l'Assessore replicherà successivamente.
BONTEMPI Sul piano istituzionale la proposta del Presidente mi pare corretta.
Data la situazione anomala però faccio questa proposta: l'Assessore a questo punto informi sui criteri e dia le spiegazioni che sono state richieste. Su questa base potranno esserci ulteriori interventi e quindi la chiusura del dibattito.



PRESIDENTE

La dichiarazione di voto non è mai un fatto limitato, coinvolge le questioni di merito.
La parola al Consigliere Brizio.
BRIZIO Non vogliamo strozzare il dibattito. Se si vuole lo si prosegua, in ogni caso dopo la replica dell'Assessore sono possibili le dichiarazioni di voto.



PRESIDENTE

Non essendoci altre richieste di intervento, ha la parola l'Assessore Alberton per la replica.
ALBERTON, Assessore all'edilizia scolastica Mi ricollego all'intervento precedente e salto tutta la parte riguardante il riesame dell'impianto legislativo con il quale noi dobbiamo fare i conti.
La Giunta ribadisce in questa sede, come ha già fatto in altre sedi con il consenso di tutti i Gruppi, le critiche nei confronti dell'impianto legislativo e le proposte migliorative che sarebbero valide non solo nell'interesse della Regione, ma nell'interesse generale del problema.
Ci siamo presentati al Ministero con un quadro che vedeva fabbisogni e richieste su un fronte molto articolato e su un fronte completo di quelle opere che erano previste dalla legge: scuola dell'obbligo, completamenti ex legge 412, scuola media superiore e adeguamenti alle norme di sicurezza; ci è stato indicato come unico settore finanziabile quello delle scuole medie superiori.
Introduco una mia interpretazione. Non essendo ben definito il confine tra l'adeguamento alle norme di sicurezza e le ristrutturazioni, abbiamo ritenuto di imboccare una strada più chiara che era quella che si configurasse in realtà come nuove costruzioni e ampliamenti di edifici scolastici.
Questa situazione, che a noi è stata resa chiara il 6 ottobre, ha avuto un'incidenza sulle proposte fino allora consolidate, perché ha reso disponibili più finanziamenti per la scuola media superiore e per certe tipologie di scuola media superiore di quanto non fossero stati elencati nel piano 1986, nel quale comparivano alcune opere che invece non venivano riconosciute come finanziabili.
Dopo averlo dichiarato oralmente al Ministro, sono pronto a riconoscere che questa impostazione, che pure tende a privilegiare un settore che ha generato le pressioni anche dell'anno scorso attraverso il movimento degli studenti, è parziale perché non prende nella giusta considerazione alcuni fabbisogni specifici presenti nella scuola dell'obbligo.
Quando abbiamo avuto queste indicazioni e la sollecitazione pressante tale da poter utilizzare gli strumenti della Cassa DD.PP. e i relativi finanziamenti 1986 in tempi certi, in modo che questi finanziamenti non potessero andare in perenzione, abbiamo riciclato i programmi presentati dando alle Province le indicazioni operative.
Le Province hanno rivisitato le indicazioni formulate a luglio che vedevano un programma 1986 e un quadro generale di fabbisogni alla luce di quelle indicazioni. La variazione, confrontando il piano precedentemente elaborato e le voci che per indicazione del Ministero non sarebbero state comunque finanziate, è inferiore al 15% del quadro finanziario complessivo.
Ci sono Province che hanno rispettato integralmente le indicazioni formulate e le hanno riconfermate, è il caso della Provincia di Alessandria. La Provincia di Novara invece già nel piano 1986 aveva fatto presente che un'indicazione di priorità specifica l'avrebbe evidenziata solo nel momento in cui fosse venuta a conoscenza della disponibilità finanziaria a sua disposizione, non ritenendo di potersi impegnare su una priorità senza sapere quali opere avrebbe potuto finanziare.
La Provincia di Torino su dieci opere da finanziare ha tolto una ristrutturazione e un impianto sportivo dal programma precedente per introdurre un istituto tecnico a Ciriè, che era compreso nell'elenco generale e per il quale la Provincia aveva previsto, nei tempi in cui fossero stati resi disponibili i progetti, di intervenire con un finanziamento proprio nel caso in cui l'opera non fosse stata finanziabile con il mutuo a carico dello Stato, e avendo dovuto togliere delle ristrutturazioni ha inserito questa opera che nel frattempo è andata avanti in termini di progettazione proprio per il fatto che allora la Provincia aveva comunque l'impegno di intervenire con proprie risorse finanziarie. Ha aggiunto l'istituto d'arte di Castellamonte, da noi erroneamente indicato negli elenchi precedenti tra gli adeguamenti alle norme di sicurezza mentre si trattava e si tratta di ampliamento.
Il metodo con il quale abbiamo cercato di rapportarci con le Province e di conseguenza con il Governo è di fare in modo che, in aggiunta ai mutui a totale carico dello Stato riconosciuti dal piano di interventi, sia consentito agli Enti locali che abbiano disponibilità e capacità di accensione di mutui propri di fare ricorso alla Cassa DD.PP. in via ordinaria per il finanziamento di opere di edilizia scolastica. C'è da sperare che le ristrutturazioni o gli impianti sportivi che non siano compresi in questo elenco siano eseguiti con le risorse proprie delle Province.
Per Vercelli, in relazione alle disponibilità finanziarie presentate l'attenzione si è concentrata sulla nuova costruzione dell'istituto professionale e sull'ampliamento dell'istituto tecnico; ambedue le opere sono comprese negli elenchi generali precedenti. In un caso si parlava di ristrutturazione: non essendo ammesse le ristrutturazioni la Provincia di Vercelli dichiara che parte con una nuova costruzione.
Per la Provincia di Asti si tratta dell'ampliamento del liceo scientifico, non previsto nell'elenco 1986 ma previsto nell'elenco generale. Analoga situazione abbiamo per la Provincia di Cuneo.
Semmai abbiamo dato un'interpretazione allargata. C'è da sperare che il Ministero l'accolga e che, avendo indirizzato tutte le risorse sulle scuole medie superiori e potendosi parlare di ampliamenti di edifici, si siano finanziate anche opere che derivano dalla legge n. 412; sono comunque legate alle scuole medie superiori e si tratta di ampliamenti che mettono a disposizione della popolazione scolastica nuove aule.
In questo senso mi sembra che non sarebbe corretto introdurre un'interpretazione più rigida di quella data dal Ministero nel senso che semmai noi avremo preteso maggiore elasticità nei comportamenti.
Rispettiamo l'indicazione data che le opere siano di scuola media superiore e ci dispiace di non poter intervenire sulle scuole dell'obbligo anche laddove le opere erano già avviate con la legge n. 412 e che quindi hanno bisogno di giungere a completa maturazione. Per le scuole medie superiori ci è sembrato opportuno consentire che gli ampliamenti potessero essere finanziati.
Queste sono le risposte che sono in grado di dare oggi. Devo dedurre che complessivamente le Province hanno fatto un lavoro approfondito. Anche le Province come la Regione hanno dovuto lavorare per parecchio tempo senza una definizione certa di orizzonti. Non posso dimenticare per esempio che il settore degli adeguamenti alle norme di sicurezza è stato introdotto solo con il decreto del 1 luglio (quindi le Province hanno dovuto raccogliere il fabbisogno sul fronte delle scuole medie superiori e la Regione sul fronte delle scuole dell'obbligo), hanno poi dovuto prendere atto che non erano disponibili i finanziamenti in questo settore. Che le deliberazioni delle Amministrazioni provinciali siano del 17 ottobre mentre la nostra deliberazione è del 13 ottobre, deriva dal fatto che essendo io ritornato da Roma la sera del 6 ottobre mi interessava avviare immediatamente la raccolta delle informazioni anche se poi la formalizzazione arrivava qualche giorno dopo. Non credo che questo possa mettere in discussione la validità delle osservazioni proposte dalle Province.



PRESIDENTE

Dopo la replica dell'Assessore, passiamo alle dichiarazioni di voto La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Sono soddisfatto delle dichiarazioni dell'Assessore Alberton. Devo anche dire che dopo le dichiarazioni dell'Assessore la situazione mi risulta più chiara. C'è stato il coinvolgimento e la partecipazione delle Province, fermo restando il meccanismo ministeriale che ha spinto ad operare in tempi strettissimi. Mi auguro si possa modificare questo meccanismo perché le cose fatte in tempi stretti difficilmente collimano con le linee della programmazione.
Nonostante però i tempi stretti, le cose corrispondono agli auspici e alle previsioni delle Amministrazioni provinciali. Sono anche stati chiariti alcuni aspetti che erano oggetto di perplessità, alla luce delle decisioni prese dal Ministero di escludere le ristrutturazioni e i recuperi.
Dichiaro il voto favorevole del Gruppo socialista.
Raccomando che accanto a questa deliberazione sia presentata la situazione completa dei recuperi e delle ristrutturazioni e sia richiamata l'attenzione sulle strutture scolastiche che nonostante sia diminuita la popolazione scolastica, non debbono essere abbandonate e sottoposte ai blocchi di questi ultimi anni i cui oneri finanziari pesano sugli Enti locali, soprattutto sulle Amministrazioni provinciali che devono salvaguardarsi dall'usura e dai rischi di logoramento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.
MIGNONE Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi pare che nella sua replica l'Assessore abbia fornito le risposte ai quesiti posti con la pregiudiziale, nel senso che ha avuto modo di chiarire le motivazioni che hanno portato la Giunta a predisporre questo atto concreto: come tutti gli atti di finanziamento comporta delle scelte e finisce per creare dei contenti e degli scontenti e quindi può essere visto come vantaggio da un lato e discriminazione dall'altro. Ma questo capita in tutti gli atti di governo che finiscono per finalizzare, dato il rapporto tra risorse disponibili e bisogni, le risorse in alcune direzioni.
Ci pare che abbia ripercorso la strada che ha portato ad assumere anche con carattere di urgenza, una serie di atti; in questo, certamente è presente anche un rammarico del modo con cui si sono costruiti in questi mesi i rapporti Stato-Regioni nel predisporre questo tipo di intervento per cui, ad esempio, la Regione deve subire la scelta del non poter finanziare alcune tipologie di interventi, che magari erano ritenuti prioritari rispetto alle costruzioni, valga questo per gli ampliamenti o le ristrutturazioni. Così come ha dovuto scegliere gli edifici di un certo tipo di scuola rispetto ad altri tipi. Quindi, vi è un versante delle argomentazioni che attengono al rapporto Stato-Regioni e mi pare che anche l'Assessore condivida l'opportunità di una revisione di questo rapporto.
'Noi avevamo condiviso l'opportunità di un incontro fra i Capigruppo più che altro perché sul piano formale e metodologico il Consiglio chiarisse come intendeva procedere rispetto alle questioni sollevate.
Abbiamo detto che se la Giunta era in grado, come adesso possiamo dire lo è stata, di fornire delle risposte puntuali rispetto alle osservazioni che erano state presentate dall'opposizione, si poteva andare avanti.
Osservazioni che anche a noi, lo dico con molta franchezza, avevano sollevato dei dubbi e delle perplessità, proprio perché venivano ad indicare delle discrepanze rispetto alle scelte di luglio. Ci pare che l'Assessore correttamente abbia chiarito come queste cose siano avvenute e come la scelta sia stata fatta in rapporto diretto con le Amministrazioni provinciali. Io credo che questo sia un elemento importante che va richiamato, nel senso che questo provvedimento, anche laddove presenta degli scarti sia rispetto alle priorità, sia rispetto agli inserimenti e rispetto alla delibera quadro, evidenzia degli scarti che sono stati concordati con le Amministrazioni provinciali e per larga parte addirittura da queste stesse proposti.
Allora dico che - anche rispetto a qualche dubbio che noi potevamo avere riguardo alla questione che in una Provincia venisse finanziato un solo Comune per complessivi oltre 5 miliardi o rispetto a priorità che da un certo livello salgono ad un altro - le remore mi pare siano superate dalle risposte che ci sono state fornite dalla Giunta.
Quindi, a questo punto, ritengo si possa votare e che ci possa essere il voto favorevole del Gruppo socialdemocratico sulla deliberazione, intesa sostanzialmente come un atto di fiducia rispetto all'operato del governo regionale, che molto seriamente e onestamente ha prospettato l'itinerario qualche volta anche un po' obbligato, ma che era necessitato dai tempi e dalle circostanze. Ci ripromettiamo per il programma '87 e per quelli futuri di svolgere un'azione politica come Regione nei confronti del Governo nazionale perché ci siano più spazi di manovra rispetto alle scelte prioritarie degli interventi che la Regione autonomamente può anche andare a prefigurare e comunque una maggior possibilità di rapporto dialettico fra la Giunta e le forze del Consiglio per costruire assieme un processo.
Detto questo, mi pare che oggi si possa concludere questo iter e per questo vi è il voto favorevole del Gruppo socialdemocratico.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.
FERRARA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo repubblicano voterà a favore di questa deliberazione che è stata oggetto della polemica che traeva qualche argomentazione dalla consistenza del provvedimento e dalla sua scarsa motivazione.
I chiarimenti che sono stati dati in aula e nella riunione informale dei Capigruppo che si è tenuta poc'anzi hanno fatto comprendere le ragioni che hanno mosso l'Assessore.
Pensiamo che l'edilizia scolastica sia da affrontare in modo più organico e più complessivo anche a livello regionale. Occorre fare l'inventario delle disponibilità perché a fronte di situazioni di estrema carenza esistono addirittura situazioni di non uso di certe strutture scolastiche.
La popolazione scolastica ha un andamento demografico decrescente e questo determina scompensi all'interno dei diversi livelli scolastici.
Quindi occorre procedere ad un esame complessivo da parte dei vari enti territoriali minori, le Province e i Comuni, perché si faccia un inventario delle strutture disponibili e si cerchi un'ottimizzazione del loro utilizzo.
Riteniamo necessario, visto che la legge è quella che è e comunque non possiamo ribellarci alla legge, che prima delle prossime scadenze ci sia un dibattito più ampio, più argomentato, coinvolgente tutte le forze del Consiglio regionale, in modo che a scelte così importanti si possa giungere, magari su posizioni differenziate e contrapposte, ad un confronto costruttivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo esprimere il mio rammarico che un lavoro politico come quello che ha svolto il PCI abbia consentito di approdare al solo risultato di non far passare sotto silenzio una vicenda che pone qualche imbarazzo in termini di governo della realtà piemontese. Il lavoro politico fatto dall'opposizione ci mette tutti, in primo luogo l'Assessore, nella necessità di non lasciare cadere questa vicenda. Occorre considerare che il sistema delle Regioni non regge più ai comportamenti del Governo centrale, in particolare su una materia così delicata. Opportunità di maggioranza, carità di patria e il tempo ci mettono nelle condizioni di non usare né aggettivi né verbi né avverbi.
Questa è la situazione.
Mi pare che l'Assessore esca da questa vicenda con un mandato di tipo operativo che gli viene dal Consiglio, quello cioè di considerare con tutta attenzione il lavoro preparatorio del prossimo piano d'intervento e le considerazioni fatte dall'opposizione comunista.
Non posso non raccogliere i messaggi che vengono da tutte le forze politiche: non è ammissibile che l'autorità di Governo centrale affidi un livello decisionale alla Regione e poi la spogli di colpo, senza giustificazioni di natura oggettiva e politica mandando le istituzioni allo sbaraglio nello scontro interno.
Questi messaggi che escono dal dibattito sono un risultato prezioso per le istituzioni dal punto di vista politico qualunque sia la parte che li ha provocati o che li ha gestiti. Il dibattito non è stato inutile in quanto il risultato finale in termini decisionali non muta. E' cambiato molto l'approccio che ognuno di noi ha posto a questi problemi.
Un impegno d'onore l'abbiamo assunto tutti nei confronti di noi stessi perché quando si parla di Consiglio parliamo di noi tutti, sulla parte che ci compete, cioè quella di richiamare la Giunta alla predisposizione di meccanismi di verifica propri,autonomi rispetto a quelli che si sono rivelati dalle considerazioni del PCI che per qualche verso sono criticabili e per altri versi sono meritevoli di approfondimento; non possiamo limitarci al livello istituzionale perché rischiamo che attraverso i meri livelli istituzionali passino parallelamente decisioni che ci tolgono la possibilità di governo. Competenza alla Regione è l'avvio di metodi e di predisposizioni che siano tali da mettere al riparo da queste "emergenze da protezione civile". Rispetto ai limiti operativi che ha posto il Ministro non più di politica si parla, ma di emergenza politica: si tratta semplicemente di predisporre qualche elenco che abbia un minimo di decenza per cercare di non perdere dei soldi. Mi rendo conto che questo comportamento non è tipico di un Paese civile che fonda sulla programmazione il suo metodo di governo.
In Commissione abbiamo espresso il nostro sostegno e la nostra comprensione alla Giunta, ma anche il rifiuto ad assumere un atteggiamento di supina accettazione di una realtà che ci mette tutti in grande difficoltà, che viene poi espressa con toni, accenti e argomenti diversi rispetto alla collocazione che ognuno ha nei confronti del governo piemontese e di quello nazionale. Eravamo debitori come Gruppo di una risposta più diretta al Partito comunista che alla Giunta.
La risposta dell'Assessore ci soddisfa e ci sembra in linea con l'impegno che ha preso la maggioranza di avere la massima attenzione possibile alle considerazioni di merito che ha svolto il Partito comunista che sono il risultato di un lavoro serio, sia per quello che attiene all'aspetto dialettico del Consiglio, sia per quello che attiene all'attività di governo e di predisposizione del successivo programma da parte della Giunta.
Il nostro Gruppo non dubita che la Giunta manterrà l'impegno al quale è stata chiamata dal Consiglio e sul quale l'Assessore ha dichiarato la propria disponibilità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Noi avevamo posto la pregiudiziale chiedendo una rimotivazione del provvedimento in quanto lo ritenevamo, come lo riteniamo, totalmente privo di motivazione. Mi pare che il nostro assunto avesse un certo fondamento tant'è vero che nella loro dichiarazione di voto i colleghi Ferrara e Mignone hanno dovuto riconoscere una scarsa motivazione del provvedimento anche se hanno ritenuto dal punto di vista di Consiglieri di maggioranza di ritenere recuperata la scarsa motivazione (secondo loro), la inesistente motivazione (secondo noi) attraverso le spiegazioni date dall'Assessore.
Peraltro, per coerenza con la nostra richiesta che era diretta al non passaggio all'esame della deliberazione e ad una rimotivazione da parte della Giunta, noi non partecipiamo al voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.
SESTERO Non siamo stupiti più di tanto di riscontrare questa irresistibile predisposizione al convincimento nei Gruppi che fanno parte della maggioranza. Le argomentazioni con cui si sostiene questo convincimento non sono invece convincenti, così come non riteniamo siano risposte alle questioni quelle espresse dall'Assessore Alberton.
Ritengo che un processo di consultazione a tempi stretti non avrebbe compromesso le possibilità di attivare le procedure di finanziamento, ma non si è scelta questa strada, non si è neanche scelta la strada di entrare nel merito. La Giunta non ha voluto rispondere a problemi che esigevano risposte precise.
Devo però dire che in qualche modo siamo anche soddisfatti del fatto che una serie di nostre rilevazioni sono state colte da qualcuno e speriamo che il dibattito di oggi sia sufficiente perché non si debba assistere un'altra volta ad una procedura di formazione delle decisioni di questo genere.
Credo che non sia stato capito il problema che ponevamo e non credo si debba riaprire la discussione. Noi non siamo intervenuti, né era possibile intervenire, sul merito delle singole scelte: forse, dopo la consultazione quelle erano le opere da individuare. Siamo invece intervenuti sulla procedura e sulle connotazioni della deliberazione che non ci sembravano tali da confortare la decisione assunta.
La deliberazione non conteneva alcun elemento di informazione l'informazione distribuita stasera non era l'informazione su cui era stata costruita la deliberazione, perché posteriore alla deliberazione stessa; i criteri adottati su indicazione del Ministro non erano stati rispettati nella deliberazione stessa. Ci pare di rilevare una contraddizione tra le affermazioni dell'Assessore e il risultato del lavoro.
Si dica allora che i criteri sono stati altri.
L'altro aspetto che non è stato colto è che le scelte di luglio e quelle di ottobre non sono state indicate in atti formali di espressione della volontà delle Amministrazioni. Nella vita delle istituzioni non c'è altra forma attraverso cui l'istituzione si esprime se non quella dell'atto deliberativo dell'assemblea. Poi ci possono essere le telefonate, gli incontri, ma questo non riguarda la vita delle istituzioni. Il Consigliere ha diritto di avere la documentazione che supporta le affermazioni dell'Assessore. Noi non mettiamo in discussione le scelte degli Enti locali, possono essere sbagliate, ma saranno i nostri colleghi in quegli Enti locali a fare la loro battaglia; qui siamo di fronte ad una scelta che non è documentata, non è suffragata dalle decisioni prese. Non voglio insistere più di tanto.
Vorrei ancora pregare l'Assessore di non spostare i termini delle questioni. Non si può fare una dichiarazione iniziale in cui si dice qual è stato il criterio di scelta e poi a metà discussione o in chiusura dire che il criterio è stato un altro. Siamo su un terreno su cui non è possibile comunicare in alcun modo.
Dirò due parole ancora sulle motivazioni che spingono la maggioranza del Consiglio a deliberare oggi. Credo sia legittimo per l'esecutivo assumersi la responsabilità di non ritardare le procedure, su questo non discuto. Ritengo però che si debba dare nella sede istituzionale la garanzia che non sorgano problemi di metodo e di lavoro. Il decreto del Ministro Falcucci del 9 agosto poneva la scadenza di 30 giorni entro i quali il Ministero avrebbe emanato il decreto di individuazione degli enti che potevano accedere ai mutui. La Regione aveva il tempo di indire le consultazioni in qualche giornata di agosto o in settembre, comunque entro la metà del mese di ottobre. E' vero, ci sono otto mesi di ritardo da parte del Ministro Falcucci, ma ci sono due mesi e mezzo di ritardo da parte della Giunta regionale. Allora, non si dica a questo punto che bisogna deliberare oggi. Noi votammo nel mese di luglio quella deliberazione in gran fretta, nel giro di tre giorni venne esaminata in Commissione e poi in Consiglio. Votammo positivamente perché ci fidammo delle dichiarazioni dell'Assessore che disse che il provvedimento rispondeva alle volontà e alle decisioni degli altri enti.
Credemmo che il processo di costruzione delle scelte fosse stato regolare e lineare e con amarezza dobbiamo riscontrare il contrario. Non accetteremo più nessuna deliberazione se non sarà suffragata da documentazioni da parte della Giunta. Allora testimoniammo la disponibilità a non allungare i tempi e le scadenze. In questo caso i tempi sono stati allungati dalla Giunta che utilizza questo ritardo per procedere ad un voto immediato.
Ci sono due elementi rilevanti. Il primo riguarda i rapporti tra gli enti. Le volontà si esprimono attraverso espressioni compiute degli enti possibilmente in assemblee, a meno che non si ritenga che gli Enti locali sono composti da soli esecutivi e da sole Giunte e il resto non conta.
Il secondo riguarda la programmazione. Programmazione significa costruire le decisioni in una forma ampia, trasparente, leggibile, in primo luogo dai Consiglieri, anche da quelli di minoranza, e dai cittadini. Siamo invece di fronte ad una procedura che non si può leggere perché le spiegazioni che hanno convinto quanti si sono dichiarati convinti sono tutte verbali. I presenti si sono fatti convincere, ma la deliberazione esce nuda come è stata presentata e può darsi che qualcuno, non avendo avuto il privilegio di sentire l'Assessore e di potersi fare convincere avrà qualche difficoltà a capire come sono nate quelle decisioni. Questo è un fatto di democrazia non secondario.
Sulla concezione istituzionale e della programmazione misuriamo i comportamenti della Giunta.
Per questa serie di motivi non secondari, visto che la discussione di oggi, al di là di qualche dubbio, non ha concluso positivamente, malgrado si potesse entrare nel merito in aula, riteniamo di non partecipare al voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.
NERVIANI Al termine di questo dibattito in dichiarazione di voto vorrei fare alcune osservazioni. In particolare, se mi è consentito, voglio manifestare la mia sincera amarezza per la piega che il dibattito ha assunto e per le prese di posizione in particolare del Gruppo MSI che si sono manifestate relativamente a questo dibattito. Perché amarezza? Perché mi sembra che tutto quanto è successo oggi sia assolutamente sproporzionato in relazione ai fatti che sono accaduti e mi è sembrato sovente di vedere non già un collega Assessore sotto esame da parte dei colleghi Consiglieri, ma piuttosto un imputato sotto il dito accusatore di un pubblico ministero implacabile quale si è manifestato essere l'intransigente collega Sestero.
L'esperienza del tempo passato non dà la motivazione per atteggiamenti di questo genere. La mancanza di programmazione in campi molto più vasti e molto più rilevanti del tempo passato avrebbe consigliato a toni di maggiore prudenza e ad evitare attacchi inquisitori del tipo che si sono espressi oggi.
Vorrei che si ricordasse che vi sono stati interventi proprio in materia di politica scolastica e di edilizia scolastica assolutamente immotivati nel tempo passato sui quali un'opposizione ben più tenera aveva taciuto anche comprendendo alcune ragioni di urgenza e di opportunità: piccoli Comuni di 1.500/1.600 abitanti dotati di finanziamenti di quasi 1 miliardo nell'arco di poco tempo e che ancora oggi non hanno terminato le strutture non avendo inserito in questi interventi non una lira delle proprie disponibilità.
Quindi le cose passate, soprattutto quando queste sono vicine suggerirebbero prudenza, anche perché la vita gira e ci si può trovare nelle stesse condizioni e certamente se le cose di questa sera si moltiplicano non si dà nessun contributo alla vitalità serena di un consesso come questo.
SESTERO Possono girare le cose! NERVIANI Certamente, le cose possono girare. Mi auguro di avere pochi inquisitori seduti al banco della Giunta perché è proprio questo che temo nella prospettiva diversa della nostra società.
Quello che soprattutto mi ha sorpreso e amareggiato è stata la richiesta di pregiudiziale del collega Majorino che invocava il non passaggio al voto per la totale mancanza di motivazione di questa deliberazione. Ritengo che non sia giusto, non sia generoso nei confronti di un collega con il quale avevamo avuto un confronto chiaro in Commissione soltanto una settimana fa, Commissione alla quale il collega Majorino partecipa abitualmente. L'Assessore Alberton ha portato motivazioni abbondanti e ampie nel suo provvedimento. Si può discutere dei filtri che sono stati usati, si può discutere dei tempi che non sono stati rispettati si possono addirittura discutere alcune scelte, ma non si può indicare nel provvedimento dell'Assessore Alberton la mancanza di motivazione o come si è addirittura detto la totale mancanza di motivazione.
MAJORINO Insufficiente.
NERVIANI Insufficiente è già un altro aggettivo e lo avrei accettato più facilmente; il termine "totale mancanza di motivazione" non ha alcuna ragione di essere utilizzato.
VALERI La sintassi, la grammatica ed anche il vocabolario ce li lascerai usare come crediamo.
NERVIANI E tu me la lascerai usare come credo di utilizzarla nei miei interventi.
VALERI Certo! Ma tu devi dimostrare che questo programma si è discusso di più e non di meno, come invece è nella realtà dei programmi precedenti. Devi dimostrare questo, perché non è il primo che discutiamo in quest'aula.
NERVIANI L'Assessore Alberton aveva proposto al Consiglio il 31 luglio un piano generale di intervento. Questo piano è stato sostanzialmente rispettato; ci sono stati abbondanti e sistematici contatti con le Province e con i Comuni; il perfezionamento, come forse noi avremmo desiderato, non c'è stato per ragioni di' tempo; in Commissione per rispetto all'opposizione che giustamente aveva sollevato delle eccezioni, abbiamo rinviato la discussione, l'abbiamo portata in aula; nel frattempo c'era anche stata la possibilità di approfondire ulteriormente e di portare delle motivazioni critiche di proposta, e non soltanto distruttive come sono state fatte oggi, e si poteva arrivare anche in termini di maggiore serenità alla conclusione di questo dibattito. Io non voglio in alcun modo togliere le responsabilità a coloro i quali...
BONTEMPI Se vuoi continuare a prenderci in giro, noi possiamo anche andarcene...
BRIZIO Ma no, ma no! RIVALTA Ma no davvero, di fronte alle cose offensive che Nerviani ha detto non riusciamo proprio a capire perché dobbiamo restare.



(Vibrate proteste del Capogruppo comunista Bontempi)



PRESIDENTE

NERVIANI



PRESIDENTE

Qualunque motivazione, Consigliere Bontempi, lei voglia scegliere per abbandonare l'aula la può scegliere, è la seconda o terza volta che sceglie questa via, io sto semplicemente dicendo le cose che riteniamo giuste.



PRESIDENTE

GUASSO



PRESIDENTE

Ci obblighi a farlo.



PRESIDENTE

NERVIANI



PRESIDENTE

Non è affatto vero, perché gli attacchi sono venuti da altri e con altri...



(Vive proteste dai banchi comunisti)



PRESIDENTE

NERVIANI



PRESIDENTE

A me sembra che anche in questo caso sia assolutamente sproporzionato l'atteggiamento rispetto alle cose che vengono dette. Io sto soltanto difendendo l'operato di un Assessore che ritengo abbia operato con estrema intelligenza e correttezza...



PRESIDENTE

BONTEMPI



PRESIDENTE

Non prenderci in giro!



PRESIDENTE

NERVIANI



PRESIDENTE

Ma chi vi prende in giro! In quali parole del mio intervento c'è la presa in giro? (Vibrate proteste dai banchi comunisti)



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, vi prego di lasciare proseguire il collega Nerviani.
NERVIANI Signor Presidente, io non temo affatto le interruzioni se servono ad un chiarimento. E' lontano dalle mie intenzioni prendere in giro i colleghi che sono presenti questa sera in aula e in qualunque altro momento. Sto semplicemente dicendo che l'esplorazione delle volontà delle Province l'Assessore Alberton l' ha fatta e l' ha fatta puntualmente e con questo non intendo affatto prendere in giro i colleghi.
RIVALTA Si tratta delle Giunte provinciali, non dei Consigli.
NERVIANI L'Assessore Alberton ha fatto quello che era possibile nei tempi che gli erano consentiti.
RIVALTA Quelle deliberazioni sono successive alla deliberazione della Giunta regionale.
NERVIANI Ritengo che questa consultazione sia stata fatta nei limiti che gli erano consentiti.
RIVALTA Non venirci a dire che è stata fatta la consultazione con le Province e con i Comuni! NERVIANI Dico che sono stati consultati gli esecutivi a rappresentanza delle Province.
SESTERO E' questo che non va bene! NERVIANI Lo precisiamo in questi termini, ma continuo a ripetere, senza offendere nessuno, che non c'era da parte dell'Assessore Alberton la volontà di eludere in alcun modo l'esame del Consiglio perché altre vie avrebbe scelto se questa fosse stata la sua volontà e puntualmente è andato a verificare...



(Interruzione del Consigliere Sestero)



PRESIDENTE

Consigliere Nerviani, prosegua.
NERVIANI Signor Presidente, io proseguo, ma di fronte a dei chiarimenti che sono necessari io mi arresto, mi perdoni.
Quindi ribadisco che è assolutamente sproporzionato l'attacco al fatto e soprattutto al comportamento dell'Assessore Alberton, lo debbo difendere perché non mi pare che ci sia stato in alcuno dei suoi atteggiamenti disprezzo per il Consiglio, come è stato detto, e questo comportamento non può avere in alcun modo determinato toni preoccupati o sconvolti come è stato detto nell'intervento della collega Sestero.
Ricordo ancora il comportamento di altre Regioni che hanno deciso in termini molto più sbrigativi questa partita attribuendo alla Giunta ogni potere decisionale al riguardo.
Penso che parecchie cose si debbano dire in ordine alle condizioni nelle quali ci ha messo il Ministero. E' evidente che nessuno di noi è perfettamente soddisfatto delle procedure che siamo stati costretti ad usare. L'impegno, che è già stato preso dall'Assessore, è quello di operare diversamente per le decisioni da assumere per la seconda e la terza partita sull'argomento. A questo impegno ci atterremo nel modo più rigoroso, ma vogliamo che lo stesso atteggiamento puntuale ed intransigente venga usato per tutte le altre materie, senza discriminare un rappresentante dell'esecutivo rispetto all'altro e voglio che quelle leggi che noi abbiamo liberamente scelto di darci siano effettivamente applicate in tutti i campi, cosa che ancora non è avvenuta e non è stata ancora sufficientemente segnalata dall'opposizione che così veementemente oggi ha espresso la sua posizione.
Pertanto, signor Presidente, ritengo che oggi, pur tra le difficoltà obiettive che noi stessi riconosciamo, il Consiglio abbia operato bene predisponendosi ad approvare le decisioni che l'Assessore ha sottoposto all'esame del Consiglio. Il Gruppo della Democrazia Cristiana non soltanto approverà le decisioni che sono state proposte, ma esprime anche un vivissimo apprezzamento per il lavoro che l'Assessore Alberton ha fatto e per i risultati che sottopone all'esame del Consiglio.



PRESIDENTE

Non vorrei che la vicenda di cui si è discusso a lungo oggi terminasse con una rottura.
Passiamo pertanto alla votazione della deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 26 voti favorevoli (19 Consiglieri non partecipano alla votazione).
BONTEMPI La non partecipazione al voto mi sembra che tolga dal quorum il numero legale.



PRESIDENTE

La presenza in aula determina il numero dei partecipanti. Si può votare a favore, non votare, astenersi e non partecipare al voto.
BONTEMPI Presidente, c'è una contraddizione. Come si fa a sapere che siamo presenti? Avremmo potuto non partecipare uscendo dall'aula.



PRESIDENTE

Il segretario questore è responsabile nel determinare la presenza in aula dei Consiglieri e di conseguenza il numero legale si determina sottraendo i Consiglieri che sono in congedo. I Consiglieri in congedo oggi sono nove. Quindi la deliberazione è approvata.
Pongo ora in votazione l'immediata esecutività di tale deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62. Occorrono 31 voti perch in questo caso ci vuole la maggioranza degli assegnati.
BONTEMPI Noi però non possiamo votarla non avendo partecipato al voto sulla deliberazione.
Avevamo chiesto il rinvio perché nel rinvio ritenevamo di fare un percorso politico.
Ora il voto sull'immediata esecutività sarebbe una contraddizione.



PRESIDENTE

Io non l'ho chiesto. Ho detto che occorre adesso procedere alla votazione dell'immediata esecutività. Ho ricordato semplicemente che sono necessari 31 voti.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio non approva, avendo alzato la mano solo 26 Consiglieri.
Pertanto la deliberazione è approvata, ma non è immediatamente esecutiva.
RIVALTA Chiedo la parola per fatto personale.



PRESIDENTE

Motivi il fatto personale.
RIVALTA Il fatto personale per cui ho chiesto la parola può anche essere improprio. Con riferimento alle dichiarazioni che ha fatto Nerviani nel suo intervento chiedo sia chiarito se esso esiste.
Nerviani nel suo intervento, per giustificare la non motivazione della deliberazione che è stata or ora approvata, ha detto che anche nel passato sono state approvate deliberazioni in materia di edilizia scolastica senza motivazioni, con destinazione di spesa ove non c'era bisogno di scuole o spese esorbitanti in piccoli Comuni con pochi abitanti, determinando sprechi.
Io chiedo, attraverso lei, signor Presidente, che Nerviani ci spieghi questa sua dichiarazione: a chi era rivolta, a quali atti e a quali situazioni si riferisce di modo che non esista alcun equivoco né per quanto possa attenere alla questione personale da me posta che potrebbe riguardare l'attività di Assessore da me svolta né sul comportamento degli uffici assessorili che hanno elaborato i programmi.
Non chiedo che questo chiarimento venga prodotto stasera, preferirei anzi, che fosse documentato e scritto in modo che si possa davvero avere informazioni certe e meditate su questa questione.
Siccome ritengo che non sia stata assunta nel passato (almeno durante il periodo della mia attività assessorile, la quale peraltro coinvolgerebbe anche lei Presidente che allora presiedeva la Giunta) nessuna deliberazione in materia di edilizia scolastica presentata ed approvata dalla Giunta, che poi sarebbe stata approvata all'unanimità dal Consiglio (poiché se ricordo bene così è avvenuto per tutte le deliberazioni dell'edilizia scolastica) che fosse immotivata e che avesse dato adito a sprechi, credo davvero che Nerviani debba anche motivarci per iscritto questa sua dichiarazione.
E' questo l'unico modo per togliere i dubbi e gli equivoci che la dichiarazione di Nerviani ha determinato.
Mi permetta una seconda questione, signor Presidente. L'esperienza che abbiamo vissuto intorno a questa materia mostra quanto importanti fossero i Comprensori per dare al processo di decisione una base di democrazia e di controllo. Poiché è da riprendere la discussione della legge che ripropone forme di partecipazione dei Comuni alle decisioni regionali, chiedo a lei Presidente, proprio a partire dall'esperienza negativa che abbiamo fatto con questa deliberazione, che si promuova il più celermente possibile il riesame della legge che è stata rinviata dal Commissario del Governo e che la Giunta si impegni a sostenerne l'approvazione.
Mi sembra indispensabile per la vita del Consiglio e delle assemblee elettive non ridurre i processi decisionali nel nostro Paese ad un rapporto tra gli esecutivi per cui, nel caso dell'edilizia scolastica, le decisioni investano solo l'Assessore provinciale, la Giunta regionale, il Ministro Falcucci. Per far vivere le assemblee elettive si ricostituisca rapidamente una struttura di partecipazione da parte dei Comuni alle decisioni regionali: questa è la condizione per far vivere l'assemblea regionale.
Se avessimo avuto quel confronto con i Comuni che i Comprensori ci consentivano probabilmente non saremmo incappati nelle questioni, purtroppo tristi, che abbiamo vissuto in questa giornata di Consiglio.



PRESIDENTE

L'introduzione è rituale, perché l'art. 58 del Regolamento stabilisce che è fatto personale il sentirsi attribuire fatti non veri. Il Consigliere Rivalta chiede che sia documentata l'irritualità, ma non adesso.
Provvederemo successivamente.
MAJORINO Chiedo la parola per una questione collegata alla votazione.



PRESIDENTE

La votazione è avvenuta, è stata rituale a giudizio del Presidente quindi non può essere messa in discussione. Se vi sono delle valutazioni diverse rispetto alle presenze dei Consiglieri in aula, potrà essere motivo di giudizio da parte dell'autorità che ha il controllo su di noi, ma non più in aula.
Spetta al Presidente determinare l'esito della votazione. Ritengo che quando i Consiglieri stanno in aula formino il consesso.
C'è differenza fra l'uscita dall'aula e la presenza in aula.
MAJORINO Non voglio riaprire la discussione. Mi consenta di leggere il comma del Regolamento dopodiché mi siedo. Non chiedo altro.



PRESIDENTE

Conosco il comma del Regolamento che in sostanza dice che la presenza si determina da quelli che rimangono in aula.
MAJORINO Parliamo di due norme diverse.



PRESIDENTE

Non è più possibile riaprire la discussione, quando la decisione è stata presa. Può darsi che l'autorità che presiede al controllo ritenga che chi rimane in aula non formi consesso.
MAJORINO Io chiedevo la parola anche senza voler tornare sull'argomento in discussione. Vedo però che non me la vuole dare.



PRESIDENTE

Consigliere Majorino, non è più possibile. Può anche darsi che la mia interpretazione non sia esatta. Per me la presenza in aula forma consesso.
Voglio ancora ricordare che sono in congedo nove Consiglieri, per cui la maggioranza si determina detraendo nove.
BONTEMPI Infatti, signor Presidente, noi non siamo usciti dall'aula per non fare mancare il numero legale. Sul metodo discuteremo in altra sede, non abbiamo intenzione di fare ricorsi, lo dico subito chiaramente. Quando però ho sollevato la questione ci è stato risposto che tutti concorrevamo a rendere la maggioranza di cui all'art. 68. In realtà l'art. 68 stabilisce una distinzione tra i partecipanti e i non partecipanti al voto.



PRESIDENTE

Ho dato la mia interpretazione. A mio giudizio il rimanere in aula costituisce l'intenzione di non far mancare il numero legale. Comunque, in questo caso, sussisteva il numero legale per effetto dei nove congedi.
Procediamo dunque nei lavori.
BRIZIO Signor Presidente, vorrei fare una precisazione in ordine all'intervento del Consigliere Rivalta.



PRESIDENTE

Rivalta non ha chiesto una risposta entro questa sera.
BRIZIO Noi non la daremo neanche dopo. Diciamo con molta chiarezza che Nerviani ha fatto delle dichiarazioni delle quali ci assumiamo la responsabilità politica.
RIVALTA Scusi, signor Presidente, io ho posto una questione personale con Nerviani per cui non capisco l'intervento di Brizio. Brizio, non sei il tutore personale di Nerviani.
BRIZIO Propongo la questione politica. Anche in passato sono state approvate deliberazioni senza le previe consultazioni.



PRESIDENTE

Il Consigliere Rivalta ha fatto riferimento a una precisa norma del Regolamento circa l'attribuzione di fatti non veri, per cui egli ha chiesto che i fatti vengano dimostrati con atti. E' stato detto che alcuni atti non avrebbero avuto quel crisma che invece si richiede per questo.
Il Consigliere Rivalta non ha posto dei termini. Non è una questione relativa all'onorabilità.
MARCHINI Come no?



PRESIDENTE

A questo punto, visto che all'epoca ero Presidente della Giunta, lascio il posto di Presidente del Consiglio e vengo al banco dei Consiglieri. Se volete l'incidente lo causo io.
Non ci siete solo voi, c'è un pentapartito qui! Volete creare l'incidente? Ecco, creato l'incidente!



(Il Presidente Viglione abbandona il banco della Presidenza)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CERCHIO



PRESIDENTE

Ha chiesto di intervenire il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.
MARCHINI Signor Presidente - mi riferisco al Presidente che ora è seduto nei banchi dei Consiglieri - avevo l'impressione che questa fase della seduta fosse interlocutoria. Ci siamo messi a ragionare di questioni fuori dal tempo giusto perché la votazione si è conclusa, è stato pronunciato il risultato; ciò nonostante ci si è messi a ragionare su questioni di ordine procedurale.
Ritengo proprio l'intervento del Capogruppo DC, perché la questione personale viene sollevata per la tutela della dignità in Consiglio.
Mi pare sia un precedente rischioso il lasciare aperto il problema per cui il collega Nerviani è tenuto a formulare per iscritto le sue giustificazioni al collega Rivalta.
Il Gruppo DC ha ritenuto di farne una questione di comportamento politico. Poiché la questione sul fatto personale è sollevata in Consiglio in qualche modo va delibata in Consiglio.
Il collega Nerviani, se lo riterrà sul piano della cortesia, manderà al Consigliere Rivalta una memoria con cui ricorderà i fatti storici che hanno giustificato un certo tipo di giudizio. Ma che un Consigliere per fatto personale possa chiedere in aula ad un altro Consigliere di fargli avere documentazioni scritte in ordine alle cose che sta dicendo, mi sembra un fatto che mette il Consigliere chiamato in causa, nella specie il collega Nerviani, in un contraddittorio che non è proprio di un dibattito consiliare. E' una chiamata ad una risposta che non capisco più se è di natura politica o personale.
Ci siamo avviati su un percorso che solo sul piano della cortesia potrei accettare.



PRESIDENTE

La spiegazione è fuori quota nel senso che è fuori del Regolamento. Si è chiesto di attivare interventi per fatti personali che hanno viceversa una implicazione che di personale non hanno niente, semmai hanno valenza politica, ma questo attiene ad un'altra impostazione.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Viglione. Ne ha facoltà.
VIGLIONE Vorrei dare spiegazione sul fatto personale che riflette una precisa norma del Regolamento.
Concordo con quanto ha detto Rivalta. Negli anni che sono alle nostre spalle non ricordo un atto che abbia quelle caratteristiche negative di cui si è parlato. Concordo con lui in questo giudizio e sono a disposizione per ricevere quegli atti relativi al governo precedente che mi dimostrino avere quelle caratteristiche negative di cui si è parlato.
Non si tratta di onorabilità, ma di fatti che non corrispondono alla verità storica.
Voglio ancora dire a Brizio, parlando in veste di Consigliere, che in un governo composto di cinque partiti, non può atteggiarsi in questo modo.
Il Consigliere Brizio si comporti secondo ciò che si concorda in sede di governo di maggioranza; quindi, caro Brizio, per favore astieniti per l'avvenire di andare a dire che tu dai o non dai certe cose perché o la maggioranza è quella che è oppure la maggioranza non è quella che deve essere e tu ne diventi il responsabile.
Credo che ogni atto sia sempre stato assunto sotto una forma quanto più possibile regolamentare, secondo certi criteri e non vedo come Brizio possa dire "io do e non do". Tu fai parte di un governo che ha una coalizione di cinque partiti e questi possono o non possono rispondere di determinati atti politici, non soltanto il tuo partito. Per l'avvenire è meglio che ti moderi.



(Commenti al centro)



PRESIDENTE

Chiede di intervenire il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.
BONTEMPI Quando viene usata l'arroganza, le conseguenze sono queste. Quando raccomandavamo di riesaminare l'atto avevamo la consapevolezza che si poteva fare un ripensamento serio. D'altra parte noi abbiamo detto nell'ultima seduta di Consiglio che le cose stanno andando avanti sul piano del dominio assoluto della DC che oggi si è anche dimenticata che alcuni suoi alleati hanno lavorato attorno a queste cose all'interno di altre maggioranze. Forse noi abbiamo fatto peggio, però non abbiamo mai assunto un atto nei modi in cui l' ha assunto l'Assessore Alberton.



(Vive proteste al centro e ai banchi della Giunta)



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, abbiamo affrontato in termini propedeutici un problema interessante ma che non attiene a questioni di carattere personale. Questo dibattito servirà a migliorare l'atteggiamento e le norme di quel famoso Regolamento che dovrà guidarci nel prosieguo della nostra attività istituzionale.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Esame progetto di legge n. 180: "Modifica dell'articolo unico della L.R. 27/2/1986, n. 11"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 180 precedentemente iscritto all'o.d.g. che prevede: "Modifica dell'articolo unico della L.R.
27/2/1986, n. 11", licenziato dalla VI Commissione all'unanimità. Relatori sono i Consiglieri Dameri e il sottoscritto. Le relazioni sono date per lette. Dopo le motivazioni esposte questa mattina, la Giunta si dichiara disponibile a procedere alla votazione di questo progetto di legge.
Art. 1 "All'ultimo comma dell'articolo unico della L.R. 27/2/1986, n. 11, le parole '120 giorni' sono sostituite da '360 giorni"'.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore il giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione, ai sensi dell'art. 45, sesto comma, dello Statuto regionale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.
Comunico infine che il Consiglio è convocato per il giorno 30 ottobre 1986.


Argomento:

Esame progetto di legge n. 180: "Modifica dell'articolo unico della L.R. 27/2/1986, n. 11"

Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19,10)



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