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Dettaglio seduta n.61 del 16/10/86 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Interrogazione del Consigliere Ala inerente l'inquinamento dei Laghi di Avigliana


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione presentata dal Consigliere Ala inerente l'inquinamento dei Laghi di Avigliana.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla tutela ambientale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, in seguito all'esposto di un cittadino che lamenta il grave disagio dovuto all'inquinamento acustico causato da una discoteca e la presenza di una discarica abusiva di rifiuti inerti presso i Laghi di Avigliana, l'Assessorato regionale alla tutela ambientale trasmetteva, in data 31 gennaio u.s., all'Assessorato alla pianificazione territoriale ed alla U.S.S.L. n. 36 di Susa, copia dell'esposto sottolineando l'opportunità di effettuare gli accertamenti di competenza.
In data 4 febbraio e 28 febbraio rispettivamente la Provincia di Torino e l'Ente Parco Naturale dei Laghi di Avigliana trasmettevano l'esito dei controlli sull'inquinamento acustico da cui risulta evidente il fenomeno del quale però si hanno risultanze solamente soggettive e non misure oggettive con strumentazione scientifica.
In data 1 settembre 1986 è stata rinnovata al Sindaco di Avigliana e all'U.S.S.L. n. 36 di Susa la richiesta di intervento tecnico di accertamento della situazione di rumorosità esistente e si è segnalata la disponibilità del CRIAP ad esprimere un parere consultivo sulla base di relazione redatta dall'U.S.S.L. di Susa.
In data 12 settembre u.s. il Sindaco di Avigliana invita il CRIAP ad esprimere tale parere consultivo, ma non trasmette alcuna relazione da esaminare. Invita invece il CRIAP a prendere accordi con il Servizio di Igiene Pubblica dell'U.S.S.L. n. 36 di Susa.
In data 12 settembre 1986 gli Uffici tecnici del CRIAP hanno ricevuto il personale tecnico del Servizio di Igiene Pubblica dell'U.S.S.L. n. 36 di Susa per fornire delucidazioni in merito alle modalità di misura.
A tutt'oggi non è ancora pervenuta alcuna relazione da esaminare.
Per quanto riguarda la discarica, in data 9 maggio l'Assessore alla pianificazione territoriale comunica agli enti interessati che la discarica abusiva di materiali inerti segnalata è stata rimossa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Ringrazio l'Assessore per la risposta: non mi soffermerò sulla seconda parte relativa alla discarica, considerato che questa è stata rimossa. Se non altro, un caso è chiuso.
Mentre, il caso della rumorosità della discoteca comincia ad assumere dei risvolti, non diciamo ancora "kafkiani" ma quasi. Si tratta certo di un fatto limitato, però passano i mesi, vi ritroviamo i soliti "scaricabarile", i dubbi sulle competenze, ecc.
Prendo nota che si ammette che il rumore c'è, è stato riconosciuto che esiste, ma la situazione rimane tale e quale. Continueremo ad occuparcene e a rivedere tutta la vicenda; intanto sono già passati sette o otto mesi discoteche e feste danzanti permettendo.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione del Consigliere Ala inerente i rifiuti dello stabilimento Borsalino di Alessandria


PRESIDENTE

Esaminiamo un'altra interrogazione del Consigliere Ala inerente i rifiuti dello stabilimento Borsalino di Alessandria.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla tutela ambientale

Per quanto riguarda lo smaltimento delle macerie dello stabilimento Borsalino si informa che lo stesso è stato effettuato a seguito di ordinanza del Sindaco di Alessandria n. 99 del 18/6/1986 sui terreni dell'Azienda agricola "Aulara e Clara" di Cappa Bava Luigi e Giovanni che hanno stipulato in data 19/5/1986 una convenzione a titolo gratuito con l'Azienda Municipalizzata d'Igiene Urbana (A.M.I.U.) di Alessandria che ne ha assunto la gestione e ha presentato regolare istanza di autorizzazione ai sensi del D.P.R. 915.
Per quanto riguarda l'esistenza di un piano di smaltimento di dette macerie agli atti di questa Regione non risulta nulla in proposito.
Ci sembra comunque di intuire, dalle premesse dell'ordinanza del Sindaco, che la Ditta incaricata delle demolizioni intendesse smaltire tali macerie nel sito sopra citato di proprietà di Cappa Bava Luigi e Giovanni regolarmente autorizzati dalla Regione alla installazione ed alla gestione della discarica per rifiuti speciali inerti (seconda categoria tipo A).
Pertanto, come detto, tale area era stata a suo tempo autorizzata con scadenza al 31/12/1985.
La Ditta non era peraltro riuscita ad attivare l'impianto in quanto non aveva ricevuto dal Comune la prevista concessione.
La domanda di rinnovo presentata dalla Ditta non veniva accettata e ne conseguiva un provvedimento di diniego in quanto gli organi di controllo avevano accertato che l'impianto non era stato realizzato e che pertanto conseguentemente, non si era ottemperato alle prescrizioni autorizzative.
Infine, per quanto concerne i controlli relativi all'esistenza sul sito di rifiuti diversi da quelli che avrebbero dovuto essere oggetto dell'autorizzazione, risulta agli atti di questa Regione che i competenti organi di controllo (Provincia ed U.S.S.L. n. 70) abbiano redatto in proposito specifici rapporti giudiziari inviati per l'adozione degli eventuali provvedimenti alla competente autorità giudiziaria.
L'autorizzazione all'A.M.I.U., essendo pervenuta la domanda il 30/6/1986, con l'entrata in vigore della L.R. 18/86 è stata per competenza trasferita alla Provincia che ne provvederà l'istruttoria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Ho presentato questa interrogazione perché i siti dove venivano trasportate le macerie non avevano in quel momento alcuna autorizzazione provvisoria ai sensi del D.P.R. 915 da parte della Regione. La stessa richiesta di autorizzazione del 30/6/1986, che poi è stata trasferita in base alla L.R. 18/86 alla Provincia, mi pare sia successiva all'attività di smaltimento o comunque con attività di smaltimento già ampiamente in corso.
Questo è quanto va detto al di là di tutto, cioè che macerie, di cui si poteva prevedere da tempo che andassero smaltite da qualche parte, sono state di fatto smaltite con un'ordinanza contingibile ed urgente del Sindaco su un terreno sul quale la stessa Amministrazione comunale non aveva dato la concessione per questa attività, quindi con tutta una serie di pasticci che si è soliti ritrovare, per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti, soprattutto in Provincia di Alessandria. Chiedo in ultimo se sono agli atti dell'Assessorato copia dei rapporti dell'U.S.S.L. e della Provincia in merito alla discarica.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura

Interrogazione del Consigliere Valeri inerente la legge "Quadrifoglio"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione del Consigliere Valeri inerente la legge "Quadrifoglio".
Risponde l'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

L'Associazione Irrigazione Ovest Sesia come Ente centrale ha abbondantemente fruito, anche limitando l'esame al quinquennio 1980/1985 e tenuto conto ovviamente della non abbondanza di fondi disponibili in generale, dei finanziamenti previsti dalla L.R. 12/10/1978 n. 63 e dalla speciale legge 26/2/1982 n. 53.
Solo su quest'ultima, ad esempio, tra il 1983 e il 1985 sono stati finanziati al 100% i seguenti interventi: Naviletto della Mandria: L. 460.000.000 Naviglio di Ivrea (nel tratto Gerbido - Restituzione): L.
460.000.000; - Canali Magrelli, Lucca e Naviletto Saluggia: L. 420.000.000 Canali -Marchionale, Dondoglio e Naviletto S: Damiano: L.
480.000.000 Naviletto di Asigliano e Roggia Molinara di Larizzate: L.
450.000.000 Canale Vanoni: L. 480.000.000.
L'Associazione Irrigazione Ovest Sesia fruisce inoltre ogni anno del credito di conduzione per una grossa somma.
Già nella legislatura regionale 1975/1980 l'Assessorato, d'intesa con la Commissione consultiva di cui.alla L.R. n. 63/1978, aveva assunto fra gli altri criteri, per i finanziamenti alle opere di irrigazione e di un quadro generale di disponibilità di fondi assai contenuto, quello di tendere ad un riequilibrio, sia pure parziale, delle potenzialità di acqua irrigatoria nella Regione, fra l'area Nord-Est (Vercelli e Novara) che già può contare su una portata complessiva di 300 mc/sec., e le aree Ovest-Sud dove soprattutto la Provincia di Cuneo, che ha alle spalle montagne meno alte e con una riserva nevosa meno abbondante, accusa da tempo gravi carenze.
Pur partendo da tale premessa, d'altra parte contenuta anche nel Piano di sviluppo della Regione Piemonte, non si esitò, quando ci si trovò a disporre dei fondi della speciale legge n. 53/1982, a mandare avanti i progetti, finanziati al 100%, di sole tre grandi Associazioni irrigue: l'Ovest-Sesia appunto, l'Est-Sesia di Novara e il Consorzio Sinistra Stura di Cuneo e cioè ancora una volta privilegiando, contrariamente agli assunti, il gruppo Nord-Est.
Ciò avvenne per la buonissima ragione che soltanto le tre dette Associazioni disponevano di grossi progetti pronti e validi.
Ne derivò però che, anche per coerenza con il criterio prima esposto si tennero fuori negli ultimi tempi, dai finanziamenti sulla L.R. n.
63/1978, le opere fatte dai Distretti (dell'Ovest e dell'Est Sesia) che sono ovviamente lavori minori rispetto a quelli eseguiti dagli Enti centrali di quelle due Province.
Non si vede come altrimenti potesse essere data sia pur blanda applicazione a quel criterio di almeno tendenziale riequilibrio fra le aree della Regione, che era stato appieno riconfermato nella legislatura regionale 1980/1985. Si conviene, ovviamente, che i bisogni di manutenzione straordinaria di una potente rete irrigua qual è quella di Vercelli e Novara sono assai elevati e volendo allora congiuntamente sostenere da un lato le grosse manutenzioni di tale area fortemente dotata di portate e di sviluppo lineare di canali grossi e piccoli e dall'altro tutte le opere nuove di cui invece abbisognano urgentemente le aree scarsamente dotate bisognerebbe poter disporre di bilanci con una copertura ben superiore all'attuale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Ringrazio l'Assessore, però non mi pare di potermi dichiarare soddisfatto della sua risposta e cercherò di motivare questa mia insoddisfazione brevemente. Credo sia del tutto condivisibile il concetto del riequilibrio, richiamato quale priorità di orientamento nella localizzazione degli investimenti.
Ma il concetto del riequilibrio non credo possa essere richiamato in astratto e separatamente da un altro elemento fondamentale, che in materia d'irrigazione è presente da tempo e tuttora irrisolto e che, guarda caso proprio nella provincia di Cuneo ha un suo maggiore tasso di acutezza: il problema del riordino delle utenze irrigue. E' evidente infatti che per quanti investimenti si possano fare essi saranno sempre assolutamente insufficienti e la loro produttività scarsa, se non si procede in questa direzione, tanto più in quelle aree in cui operano centinaia di piccoli e piccolissimi consorzi non coordinati tra loro. E' evidente che il problema degli investimenti non può essere separato o non può essere sostitutivo di queste misure.
Personalmente ebbi modo negli anni scorsi di evidenziare questo problema e rimango dell'avviso che investire senza mandare avanti il problema del riordino sia quasi buttare i soldi o comunque incentivare le diseconomie e mantenere bassa la produttività degli investimenti e dell'utilizzo della risorsa acqua. Senza che ciò significhi contrapporre talune zone del Piemonte ad altre, che non credo sia nelle intenzioni di alcuno.
Mi pare di aver colto, anche nelle dichiarazioni programmatiche della Giunta, che il concetto della produttività degli investimenti rispetto ad una loro dispersione a pioggia fosse un concetto cardine. Prendo atto che in questo caso, questo concetto è stato disatteso: questa è l'impressione che ricavo. Prego tuttavia l'Assessore di fornirmi il testo della sua risposta in modo che si abbia la possibilità di verificarne più attentamente i contenuti.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CERCHIO


Argomento: Problemi energetici

Interrogazione dei Consiglieri Valeri e Ferro e interrogazione del Consigliere Ala inerenti i rapporti con l'ENEL. Articolo apparso su "L'altro Piemonte"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora congiuntamente l'interrogazione dei Consiglieri Valeri e Ferro e l'interrogazione del Consigliere Ala inerenti i rapporti con l'ENEL. Articolo apparso su "L'altro Piemonte".
Risponde ad entrambe l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'energia

In risposta alle due interrogazioni riferite all'articolo apparso sulla rivista "L'altro Piemonte" del giugno 1986 dal titolo: "Ma Viglione non si rassegna", si precisa quanto segue.
Il 18 dicembre 1985 l'ENEL indisse una gara per l'affidamento di un incarico per l'indagine di dettaglio in un certo numero di Comuni intorno al sito della centrale nucleare di Trino Vercellese, comportante il monitoraggio dei prevedibili effetti socio - economici che si sarebbero manifestati durante la costruzione, in particolare nel mercato del lavoro nel livello locale del benessere, nell'attività industriale ed extra industriale.
La richiesta di offerta venne inviata dall'ENEL a tre ditte: alla società Dagh-Watson (che aveva eseguito l'indagine previsionale sull'impatto socio - economico nella fase di localizzazione della centrale) e a due operatori specializzati piemontesi: Polithema ed IRES (Istituto Regionale Economia e Sviluppo).
Alla data prevista pervennero all'ENEL le offerte della Dagh-Watson e della Polithema, mentre l'IRES non presentò offerta.
A seguito delle risultanze emerse dall'esame della parte tecnica delle due offerte ricevute e dall'opportunità di estendere le indagini ad un territorio più ampio di quello inizialmente previsto, l'ENEL in data 11 aprile 1986 richiese alle suddette società un'offerta integrativa per l'estensione dello studio ad un comparto di 58 Comuni e al settore agricolo precedentemente non contemplato.
In risposta la Dagh-Watson e la Polithema dichiararono la loro intenzione di costituirsi in raggruppamento temporaneo di imprese - con impresa mandataria la Dagh-Watson per l'espletamento di tutte le attività oggetto dell'incarico e presentarono un' offerta congiunta.
' Ritenendo che tale proposta sia stata avanzata da parte delle due società, sia in considerazione del maggior impegno richiesto, sia con l'obiettivo di garantire tramite l'unione delle rispettive competenze un migliore risultato nell'espletamento dell'incarico, e vista la configurazione della nuova offerta confrontata con il risultato della precedente fase della gara, questa è considerata dall'ENEL economicamente accettabile.
L'ENEL. pertanto, condividendo le motivazioni avanzate dalle due società in merito alla richiesta di costituirsi in associazione temporanea di impresa per lo svolgimento dell'attività, ha proceduto all'aggiudicazione dell'incarico all'associazione medesima dandogliene comunicazione. L'incarico era in corso di perfezionamento al momento in cui ho richiesto, in base alle interrogazioni, i dati all'ENEL.
L'ENEL comunicò a suo tempo, nell'ambito dei gruppi di lavoro operanti su iniziativa degli Assessorati competenti, la propria intenzione di avviare le indagini sopra dette, mediante il ricorso ad operatori specializzati esterni, riservandosi di trasmettere alle Amministrazioni locali competenti, una volta definito l'incarico, la relativa specifica tecnica per gli opportuni raccordi operativi.
Si ritiene pertanto che l'iniziativa dell'ENEL si iscriva nel quadro delle attività cui l'ENEL stava dando corso per rispondere agli impegni sottoscritti con il Verbale di Intesa del 27/12/1984, con riguardo particolare al punto 10) della raccomandazione degli Atenei piemontesi laddove si prevede "una indagine accurata sul mercato del lavoro mirata ad ottenere le informazioni utili e ad ottimizzare nel contesto locale della domanda di lavoro provocata dal cantiere e successivamente mitigare le conseguenze della sua sparizione".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Mi dichiaro, anche a nome del collega Ferro, molto insoddisfatto della risposta che ci è stata fornita. Una risposta schematica, quasi ragionieristica, rispetto a quesiti il cui merito va ben oltre la registrazione delle procedure seguite.
Il brano del periodico "L'altro Piemonte", da cui aveva tratto motivo l'interrogazione, può darsi che i colleghi l'abbiano dimenticato, per cui penso sia utile rinfrescarne la memoria.
In quell'articolo è detto: "I socialisti, presidiando saldamente tutto ciò che vagamente ha sapore di centrale nucleare, hanno ottenuto un primo risultato indiretto: si dice che una società di ricerca, da sempre braccio operativo di una componente del PSI torinese, stia per avere o abbia già avuto dall'ENEL una commessa di valore molto vicina al miliardo, per uno studio sul mercato del lavoro in provincia di Vercelli". Aggiungeva il periodico che "l'ammontare di un miliardo supererebbe la cifra complessivamente impiegata in un anno, sull'intero territorio nazionale e per gli stessi fini dal Ministero del Lavoro".
Mi pare sia evidente, dalla semplice lettura, l'incongruenza della risposta dell'Assessore rispetto alla natura degli interrogativi che si impongono.
L'Assessore ci ha ricordato che l'ENEL ha bandito una gara, vinta - se ho ben capito - da un raggruppamento di imprese comprendente la Polithema e la Dagh-Watson, la quale - detto per inciso - è la società a cui questo Consiglio regionale aveva negato anni fa l'assegnazione di una commessa di 900 milioni per un'indagine riguardante il sistema idrico regionale.
L'Assessore alla fine ci ha detto che l'IRES non ha ricevuto la lettera che sarebbe andata smarrita.



MACCARI Eugenio, Assessore all'energia

Non ho detto quello!



VALERI Gilberto

Tu hai parlato di smarrimento.



MACCARI Eugenio, Assessore all'energia

No, non ho parlato di smarrimento!



VALERI Gilberto

Credo che tu abbia fatto riferimento alla documentazione che l'IRES ha fornito.



MACCARI Eugenio, Assessore all'energia

Non ho fatto riferimento alla documentazione, mi fa piacere che tu ce l'abbia: l' ho qui davanti, te l'avrei ricordato dopo.



VALERI Gilberto

Era opportuno che la tua risposta fosse completa e complessiva, per dare modo agli interroganti di replicare adeguatamente.
Mi pare che si debba prendere atto di alcune stranezze in questa vicenda. La prima è che l'ENEL dice di aver avvisato l'IRES, ma quest'ultimo comunica che la lettera raccomandata non è mai arrivata a chi di spettanza: si è smarrita nel tragitto tra il ritiro all'ufficio postale competente e la consegna al direttore o a chi altri. Queste sono le notizie, ed è la prima stranezza.
La seconda mi pare di poterla indicare nel fatto che l'ENEL - lo desumo dall'andamento della vicenda - non ha preso il benché minimo contatto diretto con l'IRES circa lo svolgimento di possibili collaborazioni in materia di studi economico - sociali. Evidentemente se avesse preso questi contatti è presumibile che le notizie non sarebbero arrivate all'IRES soltanto attraverso lettera raccomandata, ma sarebbero giunte addirittura probabilmente, prima ancora della indizione del concorso, attraverso l'esame congiunto delle possibili commesse che l'ENEL aveva in animo di bandire.
Sottolineo questo aspetto perché, e l'IRES stesso lo ha ricordato, in data 18 luglio 1985 nella fase di transizione dalla precedente all'attuale Giunta, l'allora Assessore Rivalta scrisse alle sedi ENEL di Torino, Milano e Roma per richiamare "l'opportunità di interessare gli Enti strumentali della Regione a forme di collaborazione in relazione alle loro specifiche competenze". A proposito dell'IRES era contenuta una particolare sottolineatura, in quanto si diceva "struttura di ricerche economico sociali della Regione Piemonte". Al di là della strana sparizione della lettera di invito, è evidente che l'ENEL non ha fatto nulla per instaurare un rapporto che privilegiasse la struttura di carattere regionale e ci vale sia per la mancata commessa all'IRES di cui stiamo discutendo oggi come pure per le altre commesse di studi e di ricerche che l'ENEL ha affidato in questi mesi e che magari potevano essere svolte da altri Enti strumentali regionali.
La terza stranezza riguarda infine l'ammontare finanziario della commessa. Non ho sentito nella relazione dell'Assessore la conferma o meno della cifra; è un interrogativo che rimane e che vorremmo fosse chiarito.
Tuttavia, se quello è l'ammontare, esso ci sembra francamente sproporzionato rispetto alla natura della commessa, quale almeno la si evince dal frontespizio di questa lettera spedita dall'ENEL e mai giunta agli uffici competenti dell'IRES, laddove si parla di monitoraggio sugli effetti socio - economici durante la costruzione della centrale.
Se questo è l'oggetto della commessa e se la cifra è realmente vicina al miliardo è giustificato più di un sospetto.
L'Assessore non ha trattato i riflessi di natura politico amministrativa che noi ponevamo nell'interrogazione e io li vorrei rapidamente richiamare, partendo dalla constatazione che in questi mesi si sono udite varie voci relative ad una possibile attribuzione di commesse di studi e di ricerche non orientate solamente da criteri tecnici, ma anche da altre ragioni non propriamente e sempre rigorosamente tecnico amministrative.
Cosa c'è di vero in queste voci? Tutti abbiamo letto le dichiarazioni del Sindaco di Torino che ha chiamato in causa una non meglio precisata lobby nucleare. Vorrei aggiungere che prima ancora delle dichiarazioni del Sindaco Cardetti ci sono state le fiere proteste nei confronti dell'ENEL.
pubblicate anch'esse sui giornali, dell'allora Presidente della Provincia di Vercelli dott. Biginelli, deceduto nelle settimane scorse, circa gli indirizzi seguiti nell'attribuzione degli studi e delle ricerche. La Giunta, l'Assessore Maccari e il Presidente della Giunta, hanno reagito con irritazione. In particolare l'Assessore Maccari ha minacciato, replicando alle dichiarazioni del Sindaco di Torino, di inviare tutti gli atti alla Magistratura. Sarebbe interessante sapere se ciò è stato fatto, se e quando le intenzioni dichiarate ai giornali avranno un seguito. E' tuttavia strano che queste reazioni non siano state accompagnate - questo, Assessore, non l'abbiamo colto e nessuno dei colleghi lo ha potuto cogliere dalla sua risposta - dall'avvio di un minimo di verifica di quanto è accaduto in questi mesi in materia di appalti e di assegnazione di commesse.
Il chiamarsi sdegnosamente fuori non può essere considerata una risposta da parte del governo regionale. Al massimo può essere considerata una risposta a titolo personale, non certamente dell'organo a cui noi attribuiamo le competenze e il potere di intervenire in una materia che non ha soltanto effetti di natura economico - sociale, ma che ha anche attinenze vicine e dirette con la più volte discussa in quest'aula questione morale.
Per fermarci al campo delle commesse per studi e progetti, gli interrogativi sono ancora più ampi di quelli già di per sé delicati posti dalla commessa oggetto di questa interrogazione. Ci risulta che sono diversi i miliardi già impegnati dall'ENEL in questo campo.
Si parla di incarichi per lo studio e la progettazione della sistemazione idraulica del sito, per il piano di approvvigionamento del materiale di cava, per il reperimento di inerti, per l'impiego di manodopera e per la formazione professionale: campo, questo, in cui le competenze della Regione sono piene, per cui sarebbe veramente strana l'attribuzione a società private di incarichi in questo campo che lo stesso Verbale d'Intesa attribuisce direttamente alla Regione. Risulta inoltre l'esistenza di commesse per lo studio socio - economico, la pianificazione e l'utilizzo della manodopera locale; per lo studio delle strutture ricettive esistenti e la localizzazione del progetto di massima di nuovi alloggi destinati ai trasfertisti; per la progettazione relativa alla ristrutturazione del complesso Leri - Cavour e della Cascina Galazzo; per il progetto di centro informativo.
Ci si deve consentire a questo punto di domandare non soltanto chi è la Polithema, e lo chiediamo nuovamente all'Assessore, ma anche di domandare quali sono le caratteristiche strutturali è le competenze che la Polithema esprime. Nel medesimo tempo, però, sollecitiamo un allargamento dell'orizzonte a tutti quei campi nei quali in queste settimane e in questi mesi sono avvenuti i possibili intrallazzi.
Quali sono gli importi assegnati per i vari incarichi? A quali società? Qual è la loro sede giuridica? Chi sono i titolari? Quali sono le strutture e le competenze degli studi e della società che hanno avuto l'attribuzione di questi incarichi? Quali sono state le procedure che l'ENEL ha seguito? Ed infine se sono stati interessati o meno gli enti strumentali, sperando in questo caso di non dover nuovamente prendere atto di indagini relative agli smarrimenti di lettere raccomandate.



MACCARI Eugenio, Assessore all'energia

Io le ho sollecitate.



VALERI Gilberto

Ne prendiamo atto. Probabilmente da parte dell'IRES era difficile autonomamente stabilirlo visto che non ne era a conoscenza.
E' una materia evidentemente importante e delicata. Avevamo già, sin da prima dell'assunzione della deliberazione di localizzazione della centrale lanciato più di un allarme circa il fatto che l'investimento di 5 mila miliardi avrebbe sicuramente riproposto la delicatezza dei rapporti tra istituzioni, forze politiche, mondo degli affari e portaborse.
Anche allora avevamo messo in evidenza la necessità di un forte governo regionale dei processi collegati all'insediamento nucleare, senza del quale governo la delicatezza di questi rapporti, sicuramente, si sarebbe riproposta in modo pericoloso. Consentiteci di esprimere il dubbio che siamo già a questa fase: in presenza di una evidente assenza o debolezza del governo dei processi.
Se questa è la risposta della Giunta, non possiamo che prendere atto della sua totale inadeguatezza. Valuteremo nelle prossime ore e nei prossimi giorni quali altri atti dovranno essere assunti; non escludiamo la proposizione di un'apposita Commissione d'indagine su tutta questa materia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Cari Consiglieri, per prima cosa, sono contento che sia tornato il Presidente Viglione che, come dice "L'altro Piemonte", non si rassegna.
E' chiaro che tra le domande e gli interrogativi che suscitavano le interrogazioni e le risposte fornite dall'Assessore c'è una notevole distanza, direi reticenza.
L'informazione sembra provenire quasi esclusivamente da fonte ENEL. Tra le mie scoperte in Regione c'è questa: se si fa una domanda (un'interrogazione) l'Assessorato gira la domanda ad un altro, in questo caso all'ENEL. per informarsi su come sta la vicenda. L'ENEL risponde e grosso modo, la risposta sta tutta li, senza un ulteriore giudizio e ragionamento da parte della Giunta o senza un'informazione raccolta ad ampio raggio, circoscritta piuttosto ad un'unica fonte informativa.
Il monopolio informativo dell'ENEL mette subito in luce come la risposta sia preconfezionata. Tutto va dunque bene, ma nessuna informazione viene fornita, soprattutto nulla si dice in merito all'importo di questo appalto. Non è una domanda oziosa, perché ne parlava l'articolo e noi siamo interessati a saperlo. Perché i sospetti in merito ad un appalto o ad una commessa di ricerca cominciano a concretizzarsi soltanto quando questo appalto supera un certo ammontare. Perché se, da parte nostra, si valutasse che il prezzo è congruo, onesto, equo e imparziale, allora forse i sospetti diminuirebbero notevolmente, perché potrebbe configurarsi come la corretta retribuzione di un lavoro svolto.
Dalla risposta del signor Valeri (ho deciso da oggi di chiamare signori e non più colleghi i Consiglieri, come d'altronde dico signora Vetrino e signora Cernetti) ho appreso con stupore che i compagni del PCI possiedono tutta una serie di dati e di informazioni su questa centrale e io dico: "Cosa aspettate ad utilizzarli?" Circa la storia della non rassegnazione del Presidente Viglione (l'articolo poi trattava d'altro) devo purtroppo rifarmi a fonti di stampa che vado a comprare in edicola, perché noi siamo ingenui e tagliati fuori.
Vedo invece che gli altri Gruppi, gli altri Consiglieri, riescono ad ottenere le informazioni da altre parti.
Cosa aspettiamo? Questa è la mia proposta: non Commissione d'indagine ma Commissione d'inchiesta, però facciamola! Continuiamo a fare una Commissione su quello che era l'esito prevedibile della vicenda nucleare ma prevedibile non - anche questo mi si permetta - da quando c'è l'Assessore Maccari, prevedibile nel senso che se si va a vedere da un lato la storia di questa nostra Regione per quanto riguarda il mondo degli affari e dall'altro l'impatto di una simile dimensione economica sul nostro territorio, avendo a che fare con un ente di Stato quale l'ENEL. non poteva finire diversamente.
Recriminare sul fatto che l'ENEL se ne frega dell'IRES o degli Enti strumentali della Regione è giusto, però teniamo conto che l'ENEL si sta comportando nella nostra Regione - noi questo l'abbiamo detto il primo giorno che siamo venuti qui - come un grande feudatario, cioè come un ente che si sente totalmente svincolato da ogni controllo degli Enti locali.
E' entrato in crisi il progetto ambizioso, se vogliamo filosoficamente e politicamente interessante, di giungere al controllo democratico e partecipato delle scelte nucleari. Leggo dai giornali che i contratti non vanno, ma non lo vengo a sapere dalle persone che aderiscono al mio Gruppo che sono dentro i Consigli di amministrazione dei grandi enti.
Detto questo, visto che secondo noi era prevedibile questo esito della vicenda, istituiamo pure una Commissione d'inchiesta (probabilmente ne faremo molte altre, ad esempio sui rifiuti) o d'indagine, ma, colleghi di tutti i Gruppi, occorre pensare che forse è il caso di parlare un po' di più con la Magistratura e pertanto cercare di difendere un minimo l'autonomia regionale, prima di essere dei valvassori, dei valvassini, per non dire quasi servi della gleba, in un sistema feudale.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione dei Consiglieri Valeri, Ferro, Bresso e Adduci inerente l'inquinamento da fenoli nel Comune di Trino


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione dei Consiglieri Valeri, Ferro, Bresso e Adduci inerente l'inquinamento da fenoli nel Comune di Trino.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla tutela ambientale

In relazione alla causa e responsabilità dell'inquinamento sono state finora individuate, in via induttiva, due ditte: la OMIL. la quale aveva riparato nei mesi scorsi alcune cisterne della Ecosystem scaricando poi l'acqua di riempimento in un pozzo per lo scarico delle acque piovane profondo 30 metri e la ditta AZOR che produceva liquami provenienti da depositi di cascami di lana, pellami vari, ecc.
Il Comune di Trino, con propria ordinanza n. 84 del 14/4/1986, ha posto divieto all'uso di pozzi nella zona sotto controllo e ha ordinato alla ditta AZOR. in data 5/5/1986, la bonifica del terreno contaminato.
Per individuare le cause e quindi la responsabilità e la dimensione dell'inquinamento è però necessario procedere ad un sistematico carotaggio di tutta la zona.
La ricerca delle responsabilità non sarà facile in quanto le falde situate a circa 3 metri di profondità hanno un andamento parallelo al fiume Po che esercita una funzione drenante sulle falde stesse, mentre i canali irrigui hanno un comportamento opposto, apportando anche da zone esterne e i pozzi sono ad una profondità media di 10-12 metri.
Si precisa che, sulla base delle attuali conoscenze, non esistono pericoli per il pozzo dell'acquedotto municipale in quanto gli impianti sono ubicati ad alcuni chilometri a monte dell'area interessata.
Per quanto attiene alla bonifica della zona inquinata, il problema in questione non può essere disgiunto da tutti gli altri che già da tempo sono all'attenzione di questa Amministrazione nonché di quelli che risulteranno dalle indagini, in fase ormai di conclusione, predisposte a seguito delle ordinanze del Ministro Zamberletti sulle discariche abusive. L'unità organizzativa flessibile sta valutando le procedure da adottare per affrontare quella che potrebbe essere un'ulteriore emergenza di portata e dimensioni al momento attuale di difficile definizione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Complessivamente ritengo soddisfacente la risposta dell'Assessore Maccari; ne chiediamo copia.
Non ho sentito cenno ad azioni coordinate con il Comune. Vorrei sapere se è possibile conoscere in separata sede quali sono le iniziative che in questo momento sono in atto, coordinate con l'Amministrazione comunale locale.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Interrogazione dei Consiglieri Avondo, Bosio e Biazzi inerente le acque del Ticino


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Avondo, Bosio e Biazzi inerente le acque del Ticino.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla tutela ambientale

Le premesse dell'interrogazione parlano del Piano regionale di risanamento delle acque della Regione Lombardia che prevede la realizzazione di un impianto centralizzato in località S. Antonino per il trattamento delle acque reflue provenienti dal collettamento delle reti fognarie di 23 Comuni, tra i quali Busto Arsizio e Gallarate.
Si parla altresì di uno scarico in Ticino, ad opere realizzate di circa 30 mc/sec.
E' presumibile che i dati non siano molto attendibili se si considera che la portata dell'impianto del Consorzio Po-Sangone, con i tre moduli previsti, raggiungerà la portata di circa 11 mc/sec corrispondenti allo scarico dei liquami di oltre 3.000.000 di abitanti equivalenti.
A prescindere comunque dalla considerazione sopraesposta e dall'effettivo valore quantitativo dell'effluente dell'impianto ipotizzato in località S. Antonino, rimane comunque più sconcertante la situazione attuale senza intervento.
Non si sa come e dove i 23 Comuni smaltiscono i propri reflui fognari probabilmente da anni, e sino a quando il depuratore non verrà realizzato gli scarichi sono stati e verranno rilasciati direttamente o indirettamente in Ticino, senza essere preventivamente sottoposti a trattamento.
Incontrollabili effetti negativi nelle falde sotterranee si verificano se detti scarichi anziché essere convogliati in Ticino vengono rilasciati nel sottosuolo attraverso i pozzi perdenti.
L'inquinamento che si va riscontrando ai vari livelli della falda sotterranea, nella maggior parte dei casi, è stato provocato nei decenni dall'assurdo permissivismo di sfruttare il sottosuolo come filtro depurante.
I grossi carichi di fenoli, di ammoniaca, di nitriti e altro che si ritrovano in giro nella Valle Padana non risultano causati da scarichi puntuali e/o accidentali.
E' importante dunque realizzare i depuratori, meglio ancora se centralizzati perché nella centralizzazione è insita una certa garanzia sul funzionamento.
Il Ticino e la falda sotterranea non potranno che migliorare qualitativamente. Il Sangone e il fiume Po che attraversano il nostro territorio sono migliorati in modo molto significativo, anche se l'impianto di Settimo non tratta ancora tutti i reflui.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

La preoccupazione da cui partiva questa nostra interrogazione derivava da una presa di posizione che i Comuni limitrofi alla nostra Regione, della sponda lombarda del Ticino, avevano sollevato.
I dati che abbiamo inserito all'interno della nostra interrogazione li abbiamo ricavati da una relazione ufficiale del Comune di Turbigo. Con ogni probabilità le informazioni più complessive di cui disponiamo riguardano non solo lo scarico eventuale del costruendo depuratore nelle acque del Ticino, ma anche quelli di un fiume che in questo momento ha un altro scarico e che sarebbe a sua volta convogliato all'interno del Ticino.
Fornirò all'Assessore Maccari la documentazione di cui dispongo, poich credo che attorno a questa problematica occorrerà verificare con la Regione Lombardia il tipo di valutazioni che la stessa esprime. La presa di posizione di questi Comuni, in particolare del Comune di Turbigo, ci dà la sensazione che la questione non sia così chiara come teoricamente il depuratore costruendo potrebbe far pensare. Una serie di Comuni accennano ad ipotesi alternative, dal punto di vista dello scarico, del depuratore propongono l'utilizzo di altri corsi d'acqua e non necessariamente del Ticino.
Finisco con il dire che la risposta dell'Assessore ci soddisfa solo in parte, poiché ci fornisce altri dati di valutazione; crediamo però sia necessario, anche per i riguardi che la Lombardia ha avuto in tutti questi anno, come si deduce dal recente studio della Commissione italo - elvetica sulla depurazione delle acque del Lago Maggiore e del Ticino, avere qualche elemento di attenzione al di là della quantità dei metri cubi al secondo e della bontà teorica del depuratore. Valutare questo arretrato storico e anche le recenti difficoltà che la Regione Lombardia dimostra nella depurazione delle acque del Lago Maggiore e del Ticino, richiede attenzione particolare da parte nostra, nel senso che questi scarichi hanno la bontà di venire sulla sponda piemontese, anziché stare su quella lombarda.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Reburdo e Ala inerente l'escursione in Alta Val Curone dei Consiglieri Andreoletti e Rossa con fuoristrada. Applicazione sanzione


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione dei Consiglieri Reburdo e Ala inerente l'escursione in Alta Val Curone dei Consiglieri Andreoletti e Rossa con fuoristrada. Applicazione sanzione Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla tutela ambientale

Con riferimento all'interrogazione si osserva quanto segue: 1) l'art. 11 della L.R. 32/1982 non prevede deroghe di autorizzazioni temporanee al divieto di percorsi fuoristrada con mezzi motorizzati sancito dal primo comma; sono peraltro esclusi dal divieto perentorio di cui sopra i mezzi utilizzati per una serie di attività ed operazioni elencate al sesto comma dello stesso articolo, fra cui i veicoli utilizzati per servizio pubblico.
2) Coerentemente con lo spirito di delega e rispetto delle esigenze e degli interessi locali che caratterizzano la legge, l'art. 11 prevede che i Comuni, sentite le Comunità montane, possano individuare percorsi da destinarsi ad attività sportive con mezzi motorizzati.
E' lasciata pertanto alle Amministrazioni locali una notevole autonomia tanto nella scelta, o meno, dei percorsi quanto nell'attivazione dei controlli per il rispetto e l'osservanza degli orientamenti adottati attraverso l'azione degli organi deputati al controllo, siano essi le guardie ecologiche volontarie, attualmente coordinate dal punto di vista burocratico - amministrativo dalle Province, siano il Corpo forestale dello Stato o gli agenti di Polizia locale, urbana e rurale e ancora le guardie di caccia o pesca.
Peraltro, in considerazione del non facile controllo e contenimento di tali attività turistico - sportive, spesso sconfinanti nel danno all'ambiente e nel disturbo per chi tali mezzi non usa, si è ritenuto opportuno sollecitare Comuni e Comunità montane, attraverso la circolare n.
15 del 29 luglio 1986 che si allega, a una maggior attenzione e una più scrupolosa attuazione del dettato legislativo in materia di percorsi fuoristrada.
3) In mancanza di un regolare verbale di accertamento o, ancor meglio di contestazione redatto all'atto dell'infrazione a cura di personale competente per la vigilanza (art. 36 della L.R. 32/1982) e subito consegnato al trasgressore o notificato allo stesso entro 90 giorni dall'accertamento, non si ritiene possibile procedere, anche in presenza di una forma di "confessione", all'applicazione della sanzione prevista dalla legge in parola.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Noto la bravura con cui l'Assessore ha trasformato un'interrogazione che aveva degli aspetti di originalità in una interrogazione molto neutra in cui non si capiscono bene, dalle risposte, quali fossero le domande, in quanto sono stati accuratamente evitati i nomi dei rei confessi, forse per discrezione.
Ricapitolerò la vicenda.
Apparve tempo fa su alcuni giornali locali della provincia di Alessandria, segnatamente "Il Piccolo", una foto che ritraeva l'ex Presidente della Provincia di Alessandria e l'attuale Assessore all'ecologia della Provincia di Alessandria intrepidi sui loro fuoristrada tipo Camel Trophy nel Borneo (che va molto di moda), mentre scorazzavano lungo le colline della Val Curone, attività anch'essa assai di moda e diffusa sulla quale ho presentato una successiva interrogazione.
Un'attività di moda e di massa in quella che si avvia ad essere la provincia, purtroppo, più disastrata dal punto di vista ambientale della nostra Regione.
Se un ex Presidente della Provincia e l'Assessore competente all'ambiente e all'ecologia della Provincia sono i primi a non rispettare la legge regionale, anzi per praticare quella tipica e normale attività di ricerca e di consenso politico attraverso vari gruppi e vari interessi quale speranza c'è che vengano attuati seri controlli in merito alle violazioni di legge in materia ambientale se i controllori sono tra i primi ad infrangerle e soprattutto a farsene belli, forse senza neanche accorgersene? Era questo il senso dell'interrogazione. Io l'avevo presentata come interpellanza proprio per permettere ad altri miei colleghi di intervenire se avessero avuto qualcosa da aggiungere.
Prendo nota che il Consigliere Rossa e il Consigliere Andreoletti hanno scampato la multa perché non c'è un verbale di contestazione o di accertamento. Avrei preferito che l'Assessore avesse detto con chiarezza che l'infrazione c'era, per quanto non accertabile. Infatti, dal punto primo della risposta risulta che non sono previste deroghe e non è sostenibile affermare che un Consigliere regionale può scorazzare su fuoristrada su tutto il territorio regionale perché sta facendo un'attività di servizio e di interesse pubblico. Non abbiamo questi privilegi fortunatamente, dovremmo anzi essere i primi a rispettare le leggi che sono votate dal Consiglio regionale.
Però forse, prima o poi, ci si arriverà.
I controlli, i non facili controlli: ma chi in provincia di Alessandria può controllare queste cose? Chi mai controllerà queste cose se l'Assessore stesso va in giro a creare, come è stato detto dall'Assessore, danno all'ambiente e disturbo alla quiete pubblica? La situazione è questa e non so assolutamente da che parte se ne esca. Forse, una piccola multarella...


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazione dei Consiglieri Acotto e Ferro inerente gli alloggi GESCAL a Vercelli


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Acotto e Ferro inerente gli alloggi GESCAL a Vercelli.
Risponde l'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'edilizia residenziale

I colleghi interroganti Acotto e Ferro richiamando la revoca dello IACP di Vercelli della delega allo IACP di Biella per la gestione di alloggi ex GESCAL che sono ubicati in Biella ma sono di proprietà dell'istituto di Vercelli, chiedono alla Giunta di intervenire in due direzioni.
In primo luogo invitando lo IACP di Vercelli a revocare il provvedimento richiamato; in secondo luogo delimitando l'ambito circondariale dell'istituto di Biella, che ha attualmente competenza solo sulla città, ai sensi degli artt. 2 e 3 della legge n. 258 del 5/5/1976.
Essendo stati ora ricostituiti gli organi di amministrazione degli istituti, la 'Giunta procederà a tempi stretti, comunque entro l'anno, a ricercare l'accordo con gli amministratori dei due istituti per rideterminare l'ambito territoriale e circondariale dello IACP di Biella e quindi per superare il problema avanzato oltreché, più in generale, per definire i rapporti tra gli stessi e le incombenze che sono necessarie per l'attribuzione del patrimonio ai due diversi istituti.
Qualora non si dovesse addivenire ad un accordo, la Giunta riferirà al Consiglio e proporrà comunque la rideterminazione dell'ambito territoriale dello IACP di Biella, in coerenza con gli atteggiamenti e gli atti assunti dal Consiglio e dalla Giunta regionale tra il 1974 e il 1979.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Se è criticabile il ritardo con cui la Giunta risponde a questa interrogazione (è infatti del febbraio di quest'anno), non è per criticabile la risposta in quanto va nella direzione di sbloccare questa situazione. Ne prendo atto volentieri e chiedo all'Assessore che provveda in tempi stretti (è una richiesta che mi è pervenuta anche dal Consiglio di amministrazione dello IACP) ad arrivare ad un incontro tra l'Assessore e lo IACP di Biella per definire la questione.


Argomento: Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Ferro, Calligaro, Bontempi, Guasso e Marchiaro inerente il collettore consortile Po - Sangone


PRESIDENTE

Esaminiamo infine l'interrogazione dei Consiglieri Ferro, Calligaro Bontempi, Guasso e Marchiaro inerente il collettore consortile Po Sangone.
Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla tutela ambientale

Al fine di poter fornire una risposta esaustiva all'interrogazione è necessario richiamare per punti i capitoli principali della vicenda.
Nell'ambito delle opere relative al progetto di risanamento delle acque reflue dell'area metropolitana torinese ammesse a beneficiare dei fondi FIO 1982 vi è il progetto di razionalizzazione e collegamento allo schema consortile anche della rete comunale di Moncalieri e del tratto a monte della canalizzazione consortile, insistente su via Preserasca in Moncalieri.
Il relativo progetto esecutivo è stato approvato e finanziato con DPGR n. 11226 del 27/12/1982 (FIO 1982).
L'opera a tutt'oggi non è stato possibile realizzarla per la mancata concessione edilizia da parte del Comune di Moncalieri.
A differenza di altre opere consortili realizzate sul territorio comunale di Moncalieri, per questo tipo di intervento vi fu una netta opposizione in Consiglio comunale.
L'incontro in Assessorato (1/9/1983), le sollecitazioni dell'allora Presidente Avv. Viglione (telegramma Prot. n. 7206 del 2/9/1983) e il successivo incontro in Consiglio comunale (21/9/1983) non servirono a dare risposta positiva all'istanza di concessione edilizia presentata dal Consorzio Po - Sangone in data 12/1/1983.
A prescindere dalle motivazioni, non condivisibili da questo Assessorato, con le quali il Comune di Moncalieri si oppose al rilascio della concessione edilizia sul progetto approvato con il citato DPGR n.
11226 del 27/12/1982, ulteriori incontri portarono all'individuazione, da parte del Consorzio Po - Sangone, di una nuova soluzione tecnica che tiene conto di alcune osservazioni "ambientali".
In data 2/9/1985 detto progetto ottenne il benestare della Commissione tecnica regionale per il risanamento delle acque che, pur ribadendo la validità del primo progetto, espresse parere favorevole alle modifiche apportate.
Nonostante detto parere favorevole, l'Amministrazione comunale di Moncalieri rifiutò ancora una volta la concessione edilizia, proponendo essa stessa una soluzione, in parte alternativa, che tuttavia non presenta il carattere di progetto esecutivo e quindi risolutivo dei problemi in oggetto.
Nel merito intervenne anche il Prefetto di Torino al quale l'Assessore rispose, dopo ampia illustrazione del problema, con la seguente conclusione: "Nel rispetto dei singoli ruoli, all'Assessorato non resta che auspicare una sollecita rimozione delle cause ostative alla realizzazione dell'opera senza dover, per questo, invocare l'istituzione del 'Commissario ad acta"'.
Finalmente, dopo quasi quattro anni dall'approvazione del progetto ammesso ai benefici del finanziamento FIO 1982 e dopo ulteriori inutili polemiche sfociate anche in superficiali valutazioni giornalistiche, in data 22/9 u.s. è stata rilasciata dal Comune di Moncalieri la necessaria "concessione edilizia".
Ma il traguardo raggiunto rappresenta solo una prima tappa per la soluzione parziale del problema.
Infatti la concessione edilizia riguarda solo uno stralcio di opere che permetteranno di dare continuità alla rete consortile da anni ultimata e mai utilizzata.
Il famoso "nodo di via Preserasca" rimane ancora irrisolto limitatamente agli scarichi del "canalone" intercomunale Nichelino Moncalieri, né si può preventivare un calendario temporale per la sua soluzione.
Il Comune di Nichelino con propria nota 31670 del 9/9/1986 indirizzata, al Prefetto, alla Regione, al Consorzio ed ai Sindaci dei Comuni di Torino, Moncalieri e Trofarello scrive: "Il sistema della rete fognaria di Nichelino immette una quota delle sue acque nere nella rete consortile (all'altezza dell'incrocio in Nichelino tra Via Dei Martiri e Via Finanza), mentre una quota, attraverso il cosiddetto 'canalone', viene ancora immessa nel fiume Po (nodo di Via Preserasca) L'intercettazione delle acque scorrenti in detto canalone e la loro immissione nel sistema dei collettori consortili può avvenire, come è ormai noto, o mediante un sistema di pompaggio, dati i diversi livelli di scorrimento delle acque, oppure mediante una radicale e totale trasformazione della rete fognaria nelle zone interessate dall'ultimo tratto del percorso del 'canalone'.
Il Consorzio Po - Sangone (Consorzio al quale è affidata la progettazione, l'esecuzione e la gestione del sistema di depurazione delle acque reflue) ha predisposto, come è noto, due diverse ipotesi di soluzione del problema dell'intercettazione del canalone e della conseguente continuità del tratto consortile proveniente da sud, con pareri favorevoli già espressi dagli organi regionali. Orbene, al di là delle contestazioni già da tempo esistenti tra il Comune di Moncalieri e il Consorzio sull'esecuzione di detti progetti, il Comune di Nichelino, quale aderente al Consorzio, ha interesse e urgente necessità di: vedere attivato il collettore consortile proveniente da sud, al quale allacciare le aree industriali della zona Sotti-Vernea e delle nuove zone artigianali in formazione vedere- annullata l'immissione delle proprie acque reflue nel Po (nelle quantità non intercettate nel nodo di Via Dei Martiri e di Via Finanza) mediante captazione delle stesse da parte della rete consortile.
Rilevato quanto sopra questa Amministrazione non ha nulla da concordare con il Comune di Moncalieri in merito, dando atto di accettare qualsiasi ipotesi progettuale purché non sia in contrasto con le seguenti condizioni: realizzazione dell'opera in tempi brevissimi data l'urgenza ormai assoluta di risolvere il duplice problema continuità / immissione in Po mancanza di oneri a nostro carico: tutti i costi devono essere sopportati dal Consorzio Po - Sangone".
Il Consorzio Po - Sangone, con propria nota dell' 1l/10/1986 trasmessa agli Enti interessati, ha ribadito la necessità di non poter frapporre ulteriori indugi alla soluzione avallata dagli organi regionali e che la persecuzione di eventuali soluzioni alternative comporta tempi eccessivamente lunghi ed oneri non facilmente sopportabili dalle Amministrazioni coinvolte, ma dalle quali (Nichelino) si è già dissociata esplicitamente.
Pertanto non rimane che auspicare che autonomamente o in via surrogatoria il Comune di Moncalieri conceda la necessaria autorizzazione per la risoluzione globale e definitiva del problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.



CALLIGARO Germano

Ringrazio anzitutto l'Assessore Maccari per la risposta. Sono costretto a dire che è profonda in me l'insoddisfazione per il contenuto della risposta stessa; la vicenda ha del tragicomico.
L'atteggiamento negativo del Comune di Moncalieri impedisce dà anni il collegamento tra i due principali rami del collettore del Consorzio Po Sangone; ostacola l'attivazione di opere di grande rilievo civile ed ambientale; blocca il funzionamento del ramo del collettore consortile proveniente da Nichelino, per cui neppure l'area del piano investimenti produttivi può essere collegata al collettore. Non consente di eliminare gli scarichi in Po del nodo fognario di Via Preserasca, si tratta di 200 litri al secondo di liquame. Gli scarichi, tra l'altro, finiscono a monte della presa dell'acquedotto di Torino. Tutto questo accade nonostante le numerose proposte tecniche del Consorzio Po - Sangone per risolvere questo annoso problema e le continue sollecitazioni dei Comuni interessati. Il Comune di Moncalieri ha respinto le proposte e non ha ascoltato le sollecitazioni. Solo nel mese di settembre è stato approvato il progetto di continuazione dei lavori del tratto del collettore consortile, ma come diceva l'Assessore Maccari si tratta di un intervento del tutto parziale che non elimina il gravissimo e drammatico problema dell'inquinamento.
Infatti il 18 luglio di quest'anno il Consorzio Po - Sangone aveva chiesto l'autorizzazione per continuare la realizzazione dell'opera consapevole che, purtroppo, il problema dell'inquinamento del fiume sarebbe rimasto irrisolto. La situazione è di una tale gravità che ha indotto il Prefetto di Torino, in data 29 luglio, a ricordare al Sindaco di Moncalieri che il problema si trascina ormai da troppo tempo e non sono più tollerabili ulteriori dilazioni.
Il problema è rappresentato da un considerevole quantitativo di acqua nera (200 litri al secondo) che, immessa nel Po in una regione molto prossima al punto in cui l'acquedotto di Torino pesca l'acqua potabile per la città, determina una situazione di potenziale grave pericolo che occorre fronteggiare con immediatezza a tutela della salute pubblica.
Noi chiedevamo nell'interrogazione quali provvedimenti intendeva prendere la Giunta regionale e se pensava di avvalersi di eventuali poteri surrogatori a fronte delle clamorose inadempienze del Comune di Moncalieri.
La risposta è incredibile: si prende atto che la situazione è grave che il Comune di Moncalieri, bontà sua, ha concesso l'autorizzazione edilizia per il proseguimento dell'opera, ma non fa nulla per risolvere il problema dell'inquinamento. E' una semplice e impotente presa d'atto della Giunta. Perciò ci dichiariamo profondamente insoddisfatti.


Argomento: Commemorazioni

Commemorazione del Cardinale Michele Pellegrino


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, il Cardinale Michele Pellegrino non è più con noi.
Michele Pellegrino giungeva a Torino dalla natia Roato Chiusani, una piccola frazione di Centallo, nel Cuneese.
Tenne cattedra all'Università di Torino per lunghi anni; fu proprio in quegli anni che io, studente, lo conobbi.
Nel 1965 venne eletto Cardinale, di Torino: erano gli anni della crescita del Paese, del Piemonte e di Torino, che come sempre è un laboratorio dal quale parte e ritorna ogni simbolo, e la figura del Cardinale Pellegrino lo dimostra. Era il tempo dei fermenti nella società di enorme portata e sviluppo che oggi avvertiamo appieno.
Il Cardinale Pellegrino ebbe l'intuizione di questa trasformazione che non andava respinta, rifiutata o colpita, ma guidata anche attraverso l'opera culturale di un ministero religiosa. Aperto, calato in una realtà economica e sociale di una difficoltà senza precedenti, che avrebbe visto poi una profonda trasformazione tecnologica e produttiva, ma anche 100.000 lavoratori espulsi dal luogo di lavoro: una tragedia immane di cui forse ancora oggi non abbiamo piena coscienza.
A questi: agli umili, ai poveri, ai diseredati, ai cassaintegrati, agli handicappati, il Cardinale Pellegrino si rivolgeva, volgeva il suo sguardo e l'intera sua opera; ai sofferenti, come diceva lui, camminando insieme con l'uomo; famoso è stato il suo scritto del camminare insieme con l'uomo calando la Chiesa nel mondo e questa è stata la sua opera più bella.
Come disse il poeta, tarderà a pascere un uomo buono, giusto e grande come lui e alla sua opera e al suo sacrificio noi ci rivolgiamo come esempio per noi indelebile.



(I presenti, in piedi osservano un minuto di silenzio)


Argomento: Varie

Congratulazioni a Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina 1986


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, Rita Levi Montalcini ha ricevuto il premio Nobel per la medicina 1986 per la scoperta del fattore NGF, una molecola proteica che regola la proliferazione delle cellule nervose.
Rita Levi Montalcini è nata a Torino nel 1909 da genitori di cultura e tradizione ebraica. Nel '36 qui si laureò in medicina e frequentò con interesse e curiosità scientifica l'Istituto di Anatomia e la clinica neuro psichiatrica. La leggi razziali la costrinsero dal '38 al '43 ad una drammatica serie di spostamenti che nel settembre la portarono a Firenze.
Qui, Rita Montalcini entra a far parte attivamente della Resistenza. Quando arrivarono gli alleati offri la sua professionalità di medico agli angloamericani. Alla fine della guerra dopo un altro breve periodo torinese come assistente di Giuseppe Levi, il grande Levi, accetta un invito negli Stati Uniti presso la Washington University di Saint Louis (avrebbe dovuto fermarsi sette mesi per un periodo di studio e invece vi rimase trent'anni).
Tornata in Italia all'inizio degli anni '70 la Montalcini ha fondato con altri scienziati italiani il laboratorio di biologia cellulare del CNR e ha dato vita a una scuola neuro-biologica in Italia.
Ci onora altamente come piemontesi questo premio Nobel, che ancora una volta evidenzia il valore della scuola medica di Torino. Alla signora Rita Levi Montalcini rivolgiamo il più vivo ringraziamento e gli auguri più affettuosi.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Comunicazioni della Giunta regionale sull'attuazione della legge 431/85


PRESIDENTE

Invito i Capigruppo o i loro rappresentanti ad incontrare una delegazione di lavoratori di aziende in crisi nell'Alto Novarese nella sala dei Cento al primo piano.
Passiamo ora al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni della Giunta regionale sull'attuazione della legge n. 431/85".
Ha la parola l'Assessore alla pianificazione territoriale Bianca Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore alla pianificazione territoriale

Signor Presidente, signori Consiglieri, la presente relazione viene ad integrare la prima comunicazione di merito agli atti del Consiglio dal luglio scorso. Una integrazione che intende fornire la misura degli impegni cui siamo stati chiamati nell'attuazione di questa legge. Mentre resta implicita una valutazione comune tra il primo e il secondo aggiornamento nello spirito del più stretto rapporto istituzionale tra Giunta e Consiglio che si tradurrà in ulteriori comunicazioni ed.atti consiliari - rivolgo un appello affinché si svolga un dibattito approfondito ed attento nel discernere numerosi problemi che andiamo incontrando. Una legge lungimirante come la 431 richiede un'attuazione consona investendo la globalità dei rapporti istituzionali, politici ed amministrativi.
Per questo l'esame dell'iter di attuazione già condotto e che ancor più ci chiamerà in causa nei mesi a venire richiede scelte precise comportamenti esaustivi e chiarificatori.
A questo proposito non possiamo certo dirci soddisfatti su come si è sviluppato il pubblico dibattito a livello nazionale sulla legge 431. Dopo la fiammata d'orgoglio delle associazioni ambientaliste, dopo le dilanianti polemiche politiche ed istituzionali seguite in particolare ai galassini dopo la significativa sentenza della Corte Costituzionale il confronto è apparso attenuarsi, quasi lasciato tra le mani degli "addetti ai lavori" (pianificatori, Regione, Comuni, Ministero).
Una scarsa attenzione che rischia di limitare ed affievolire il significato di questa legge nonché gli sforzi e l'impegno di chi iniziando dalla Regione e dai Comuni - si trova in prima linea. Qualcuno ha cercato di ridurre il significato della "Galasso" ad una diatriba tra "ambientalisti" e "cementificatori" voltando poi la pagina su un altro fatto di cronaca. Eppure si tratta di una legge che non può essere applicata "dall'alto" ma deve trovare un consenso ed un affiatamento culturale nella popolazione e nei soggetti che intervengono sul territorio.
Un dibattito attento ed approfondito attraverso i mezzi di comunicazione sulla legge 431 (mezzi di comunicazione che debbono essere più mirati nelle loro informazioni, ricordo la breve polemica peraltro intervenuta con il quotidiano "La Stampa" per informazioni non corrette che erano state riservate, ai lettori dopo le sentenze del TAR regionale) pu essere un sostegno affinché l'applicazione della legge non avvenga con il basso profilo paventato dallo stesso estensore dell'articolato in una circolare che il sottosegretario Galasso aveva inviato ai Presidenti delle Giunte già alcuni mesi fa.
A tal fine e certi che non esiste un' "isola Piemonte", ma un contesto regionalista unitario nel corpo istituzionale, abbiamo lavorato per far risaltare i problemi che stanno emergendo a livello nazionale ricercando soluzioni e proposte, partendo dalla nostra peculiare esperienza pianificatoria, cercando di allargare i confini di questo dibattito.
Intanto sono già avvenuti significativi mutamenti nel rapporto con la "Galasso".
Molti Comuni compresi nelle aree dei non più operanti decreti hanno ritenuto, sulla base di quanto comunicato loro nei documenti e nelle circolari inviate dalla Regione, di avviare una collaborazione pianificatoria di esame e anche di proposta. Rimaniamo quindi convinti assertori della possibilità di applicare questa legge con successo non limitando l'attività ai termini perentori della legge stessa, ma gettando un ponte che possa aprire nuove strade.
E' noto che non siamo stati tra coloro, come auspicava su "Repubblica" l'on. Franco Bassanini (uno dei pochi e competenti osservatori della legge 431), che hanno ripreso i galassini dopo la sentenza della Corte. Una posizione motivata dall'iter piemontese che a differenza di altri non è stato stravolto o reimpostato a grave danno dei già fragili equilibri dell'attività di pianificazione.
D'altronde abbiamo più volte ripetuto che in un arco temporale reale di un anno, partendo dalla pubblicazione dei decreti, il primo intento doveva e deve essere quello di dare certezza tanto ai pianificatori quanto alle istituzioni sulla materia da trattare impostando le prime scelte cogenti sulle quali poter lavorare con serenità e accortezza di impostazione.
Ho anche ritenuto necessario prima di precisare la nostra posizione e i nostri atti di fare una lettura a livello nazionale dell'attuazione della legge 431; abbiamo ritenuto importante evidenziare i maggiori problemi delle varie Regioni sulla base delle informazioni disponibili. Di alcune delle Regioni considerate abbiamo acquisito ulteriori atti oltre ai documenti già inviati al Consiglio sulla base del Convegno di Maratea, che sono disponibili per i Consiglieri presso i competenti uffici dell'Assessorato.
Nella relazione vengono indicati Regione per Regione lo stato di attuazione e gli atti adottati per adeguare gli strumenti di pianificazione o di programmazione o le leggi sul territorio alla legge 431. - Sicilia: la Soprintendenza, che dipende direttamente dalla Regione, sta individuando le aree di interesse ambientale elencate all'art. 1 della legge 431. Per l'applicazione della legge 431 non ha assunto specifiche delibere n approvato leggi. - Sardegna: non sono stati emessi decreti dal Ministero.
La Regione avvalendosi dell'art. 1/ter della legge 431 ha sottoposto a tutela venti specifiche aree per le quali è prevista la formazione di piani paesistici (piani polivalenti). Per i parchi è ancora in discussione un disegno di legge; esistono anche delle proposte istitutive. - Calabria: la Giunta non ha ancora assunto decisioni per la procedura di attuazione della legge 431. Puglia: nella fase attuale sta predisponendo la cartografia di base utilizzando le nuove carte IGM a scala 1:25.000 dopo di che verranno elaborati piani urbanistici territoriali finalizzati a particolari ambiti da tutelare dal punto di vista dei beni ambientali ed architettonici attraverso un gruppo di lavoro interassessorile urbanistica programmazione. - Campania: i Comuni interessati dai galassini sono centoventicinque, aggregati in venticinque Comprensori. La Regione ha delegato ai Comuni la gestione dei beni ambientali e dei piani paesistici.
Nel giugno '86 è stato adottato un disegno di legge sui parchi. - Lazio: sono presenti ventidue galassini che interessano centoquarantasette Comuni.
Le Regione è articolata in quindici sub-aree delimitate in base alle loro caratteristiche fisiche (zone costiere, collinari, montane). Ha provveduto ad affidare con un capitolato specifico la formazione dei piani territoriali, lasciando ai professionisti la scelta di operare dei piani territoriali paesistici o solo piani paesistici riferiti a specifici ambiti da completare successivamente con la parte territoriale. Hanno cartografato a scala 1:25.000 tutte le aree vincolate. Per gli usi civici propongono di affidare un appalto ad una ditta privata mancando un censimento. Non è stata approvata una delibera di procedure ma il capitolato specifico indicante tutti i criteri per la formazione dei piani e per i contenuti normativi. Un gruppo di dieci funzionari regionali coordina il lavoro delle quindici équipe esterne di professionisti incaricati composte ciascuna di otto-nove persone. Esiste una legge quadro istitutiva dei parchi. - Umbria: il territorio regionale è articolato in dodici Comprensori (i Comprensori sono consorzi volontari di Comuni). Sono stati redatti i piani urbanistici territoriali (PUT) che contemplano anche misure di salvaguardia ambientale.
Ai Comprensori è stato assegnato il compito di riverificare i PUT alla luce delle indicazioni della legge 431. E' in discussione un progetto di legge istitutivo dei parchi. Si prevede che il 9,5% del territorio regionale sarà vincolato a parco. - Marche: sono stati emanati dodici galassini e approvati due provvedimenti regionali. E' stato formulato un documento per la definizione degli indirizzi attuativi la legge 431. Sarà fatto un piano paesistico regionale per la cui formazione la Regione provvederà ad approvare una specifica legge urbanistica. E' stato incaricato un gruppo di esperti che dovrebbero fornire il supporto scientifico ad un gruppo di funzionari regionali incaricati di provvedere alla formazione del piano.
Toscana: sono stati emanati due galassini e centoventitre sono le aree individuate dalla Regione. Risulta sottoposto a vincolo circa il 49% del territorio regionale. Per gli ambiti da tutelare la Regione procederà ad adottare piani paesistici per gli ambiti sottoposti a tutela e formulerà una specifica normativa regionale. I Comuni dovranno in seguito adeguare i PRGC agli indirizzi normativi approvati dalla Regione. Questo piano sarà preceduto da una specifica legge regionale. Non sono state adottate delle deliberazioni ma sono stati formulati alcuni indirizzi. La presenza di quattro Soprintendenze rende complesse le procedure. L'attività è seguita da tre funzionari regionali e nella fase attuale la Regione sta procedendo alla formulazione delle carte tematiche. Sono state istituite tre aree a parco. - Emilia Romagna: sono stati assoggettati a tutela, ai sensi dell'art. 1 della legge 431, 800.000 ettari su una superficie regionale totale di 2.200.000 ettari. Emanati cinquantacinque galassini interessanti settantatre Comuni per una superficie di 65.000 ettari. Il piano paesistico è previsto come stralcio al piano territoriale regionale attualmente in formazione. Nei rapporti istituzionali le Province hanno il compito di consultare i Comuni in quanto sono stati aboliti i Comprensori e sono state date le deleghe alla Provincia. Per la formazione del piano è stato incaricato un gruppo interasessorile affiancato da un comitato scientifico con funzioni di supervisore composto da docenti universitari. Per la predisposizione delle indagini e degli elaborati è stata affidata una consulenza specifica al CRESME (società unica incaricata). Manca una legge istitutiva dei parchi; ne sono stati proposti ventitre mentre esistono quattro aree tutelate in base ad una legge sulla protezione della flora.
Abruzzo: la deliberazione per le procedure di attuazione è stata respinta dal Commissario di Governo. - Friuli: Regione a Statuto speciale con competenze solo nei piani paesistici. Gli ambiti da tutelare sono già previsti nel piano urbanistico territoriale regionale che ha anche contenuti ambientali. La Regione procederà all'aggiornamento del piano alla luce delle indicazioni della legge 431. Questo piano prevede anche l'istituzione di parchi e riserve naturali. - Provincia di Trento: ha approvato un piano territoriale nel 1962. Il piano è stato rivisto nel 1980 ed adottato nel 1985 integrandolo con alcuni indirizzi della legge 431 verifica tuttora in corso. Non è stata approvata una deliberazione attuativa ma nel programma politico della nuova Giunta viene sottolineata la volontà di recepire le indicazioni della legge 431. Inoltre nel marzo '86 la Provincia ha approvato, una legge per far scattare la salvaguardia al momento dell'adozione del piano territoriale, Provincia di Bolzano: ha competenza primaria e da dieci anni provvede ad emanare atti mirati a vincolare alcuni ambiti del territorio. La Provincia ha impugnato la legge 431 ritenendo la legge non vigente per le Province autonome. - Veneto: sono stati emanati quindici galassini, uno è decaduto a seguito delle sentenze del TAR. A luglio è stata adottata dalla Giunta la proposta del nuovo piano territoriale regionale di coordinamento con valenza paesistica assegnata da una legge specificatamente approvata alla luce della legge 431, attività per cui è stato formato un gruppo di lavoro interno al dipartimento di urbanistica: Esiste inoltre una legge quadro sui parchi; istituiti tre parchi. - Lombardia: precedendo i galassini la Regione ha assunto i provvedimenti per assoggettare a tutela dodici zone. La deliberazione per la procedura di attuazione della legge 431 è stata adottata ma non è ancora approvata. Attraverso la Provincia saranno effettuate le indagini per individuare gli ambiti da assoggettare, al piano paesistico. Dopo l'approvazione dei piani paesistici saranno delegate ai Comuni le competenze sulla gestione dell'ambiente. L'attività viene svolta da un gruppo di lavoro composto da funzionari regionali o provinciali più un comitato di professionisti esterni. Non sono ancora stati affidati gli incarichi per la formazione dei piani. Esiste una legge istitutiva dei parchi; istituito il Parco del Ticino. - Liguria: sono stati emanati quaranta galassini con vincoli estesi su circa il 30% del territorio regionale. Mentre l'orientamento è quello di formulare un 'piano regionale non è ancora stato deciso se formulare un piano territoriale con valenza paesistica o un piano paesistico. E' stato affidato a due professionisti l'incarico per la sua formazione. Non è stata approvata una deliberazione di procedure. - Valle d'Aosta: non sono stati assunti provvedimenti e mancano ancora gli indirizzi da parte della Giunta. E' orientata alla formazione di un piano regionale paesistico. Per il momento sta procedendo alla definizione di carte tematiche; sono stati incaricati due professionisti ed alcuni funzionari regionali stanno procedendo alla definizione delle carte tematiche alla scala 1:10.000.
Questo è il quadro nazionale dello stato di attuazione della Galasso a meno di tre mesi dalla scadenza perentoria. Una situazione non confortante in rapporto agli obiettivi della legge ma senz'altro realistica. Essa è infatti specchio fedele dello stato della pianificazione territoriale e della sua evoluzione nel corso di questi dieci anni. Ne esce confermata la frattura nord-sud del Paese. L'approccio pianificatorio delle Regioni del Mezzogiorno risponde infatti alla definizione di ambiti territoriali specifici, una logica ormai in disuso nelle altre Regioni che hanno affrontato la difficile strada di piano ad estensione regionale dotandosi di graduali e in prospettiva sempre più connesse legislazioni. L'ambito specifico è poi la negazione della legge 431 che richiede una lettura armonica del territorio, non più relegata a punti isolati ma in esaltazione della bellezza d'insieme. Le due leggi che noi avevamo finora per la tutela di questi aspetti, la legge 1497 e la legge 1089, vengono in un certo senso assorbite dalla legge 431. Indicativo il caso della Campania che ha subdelegato ai Comuni tutta la materia, ivi compresa la redazione paesistica per la quale non si prevede quindi l'inevitabile approccio sovracomunale. Nel centro Italia la situazione muta sensibilmente. Qui pesa la tradizione pianificatoria dell'Umbria estesa a livello regionale e particolarmente approfondita nella normativa e nella dotazione strumentale: un'esperienza significativa seppure favorita da un'estensione territoriale minore di quella della Provincia di Alessandria, quindi con più agile ed immediato rapporto tra Regione ed Enti locali.
Apparentemente contrastante è la strada intrapresa dalla Regione Lazio dove la pianificazione appare particolarmente elastica, infatti a discrezione delle équipe di professionisti saranno redatti piani di diversa natura.
Il nord Italia, ad esclusione della Valle d'Aosta dove lo stato della pianificazione non appare molto evoluto, e della Provincia di Bolzano ancora ferma nel respingere in toto la legge 431 (aveva contestato il decreto Galasso del 1984), presenta una situazione diversificata ma con una pianificazione comunemente estesa a tutto il territorio regionale. I problemi pianificatori tra queste Regioni sono di diversa natura, con un know-how di esperienza decennale oggi da verificare e migliorare nella logica di piano attraverso l'occasione proposta dalla legge 431. In quest'ottica sono stati instaurati rapporti tra Regioni limitrofe, per il Piemonte in primo luogo, con Lombardia e Liguria. Gli iter percorsi da queste tre Regioni, al di là del diverso stato di attuazione, non sono attualmente molto concatenati e si affidano semmai ad alcune comuni esperienze pianificatorie intraprese negli anni scorsi. La verifica di questi problemi sarà affrontata tra pochi giorni in un primo incontro tra le Regioni del nord che avrà luogo a Milano.
Due gli aspetti cui dovremo prestare particolare attenzione: a) la situazione legislativa nazionale in rapporto alle normative regionali; b) la strumentazione pianificatoria, ineludibile tassello per poter operare e controllare il processo pianificatorio sul territorio.
La situazione legislativa presenta numerose incognite. La legge 431 si è infatti calata prepotentemente in un contesto storico normativo di carattere chiaramente contrastante, come per l'abusivismo edilizio, che non aiutano né facilitano il nostro compito. E' d'altronde noto che il criticato impianto della legge 431 è stato impostato nei termini che conosciamo, rafforzati dall'imprimatur della Corte Costituzionale, proprio per rispondere ad esigenze non più procrastinabili.
Personalmente non credo, come qualcuno ha sostenuto, che la legge 431 sancisca la volontà dello Stato di riprendersi la delega trasferita alle Regioni. Si è trattato semmai dell'avvio di un processo di definizione della delega per capire se e come le Regioni nella loro globalità possono realmente gestire la materia. La nostra critica si rapporta al contrario alla casualità di questi processi che non vengono rapportati e misurati nelle loro connessioni con continuità e coerenza politica. Un'attinenza e omogeneità normativa tra le Regioni del nord comporterà inevitabilmente un rapporto più continuativo e approfondito. Queste preoccupazioni vengono acuite da alcuni punti della circolare esplicativa inviata dal Ministero in occasione del primo incontro con le Regioni. Ci riferiamo al richiamo verso la "consapevolezza di doversi inserire in un disegno organico del paesaggio e del territorio nazionale".
Un invito dal Ministero rivolto alla normativa ma che non pu dimenticare le esigenze strumentali che si pongono in tale indirizzo. Una lettura paesistica nazionale si può infatti sviluppare sulla base di una normativa attinente ed omogenea esplicandosi attraverso strumenti che richiedono analoga attinenza ed omogeneità. E' sinora risultato evidente che questo nesso logico e scontato per le Regioni forti di un'esperienza concreta nella pianificazione è attualmente sfuggito allo Stato che rischia in tal modo di vanificare le proprie raccomandazioni ponendo una forte ipoteca sui risultati raggiungibili dalla legge 431. Una prima dimostrazione di questo "gap" è stata fornita in occasione dell'emanazione dei galassini, la cui elaborazione secondo la circolare n. 8 del 31 agosto 1985 doveva passare attraverso "..., l'elaborazione e integrazione di un documento cartografico".
Molte perimetrazioni sono risultate errate (sovrapposte, spezzate limitate) non per la scelta di territorio da vincolare ma in quanto basate su un repertorio cartografico obsoleto, scevro dalle mutazioni territoriali intervenute in questi anni (pensiamo al Po che si è "accorciato" di 11 km circa). Ma il ventaglio di problemi si apre enormemente nella prospettiva della legge 431. Infatti questa legge, al di là dei termini perentori e dell'adozione dei primi strumenti di piano paesistico o urbanistico territoriale con specifica considerazione dei valori paesistici ed ambientali, si profila come un impegno Continuativo innescato sui vecchi processi di pianificazione per alcune Regioni o inizio della esperienza pianificatoria per altre Regioni come emerge dal quadro nazionale. La cartografia di base e tematica, le indagini e gli studi ora intrapresi e ulteriormente approfonditi, cioè gli strumenti operativi della pianificazione, non possono esaurirsi nella risposta "perentoria" della 431. In tal modo lo Stato, promuovendo un'operazione estremamente complessa ma destinata a divenire rapidamente obsoleta, si ritroverà tra pochi anni nella necessità di varare un'altra legge 431 o comunque nello stato di conoscere poco o nulla l'andamento dei processi, quindi la definizione e calibrazione della legislazione. Questo interrogativo, che affrontiamo in quanto sollecitato dallo Stato, apre il confronto su un tema mai opportunamente esaminato.
L'Italia è in sostanza l'unico Paese europeo che non conosce le caratteristiche morfologiche, fisiche, ambientali, storiche del proprio territorio. Non conosciamo cioè la materia prima nella quale viviamo e interveniamo. Questa " non conoscenza degli elementi è stata sinora causa di gravissimi scompensi per la comunità civile, è un problema di sempre maggiore importanza attualità.
Una situazione che riduce fortemente la possibilità di successo della pianificazione, intesa quale unica strada nota per l'impostazione di politiche e scelte di governo.
Come si può elaborare un phisical planning senza possedere le necessarie informazioni? Per rispondere a questi quesiti dobbiamo rifarci all'esperienza regionale. Il Piemonte, la Lombardia, il Veneto, l'Emilia la Toscana, l'Umbria e il Friuli hanno da tempo istituito centri per la costruzione di sistemi informativi territoriali (SIT). Il SIT riceve diversi dati sulla consistenza ambientale aggiornati periodicamente fornendo con l'incrocio di più matrici di dati le informazioni indispensabili a pianificatori, amministratori, aziende e operatori economici. Un sistema che consente di ridurre drasticamente strutture amministrative, che sempre meno riescono a rispondere alle molteplici sollecitazioni, uno strumento che permette di risparmiare tempo e risorse finanziarie ponendosi anche come servizio alla comunità. Le Regioni citate hanno promosso i rispettivi SIT con programmi, metodologie, procedure dell'acquisizione dei dati spesso condizionati a linguaggi particolari e non raccordabili tra di loro. Esperienze preziose ma ad oggi estremamente limitate nel raccordo interregionale e per una possibile lettura paesistica unificata, nonché gravate da involuzioni e limiti strumentali e operativi anche all'interno delle singole Regioni.
Alla cartografica automatica derivata dai dati aggiornati dei SIT si unisce un altro indispensabile strumento nella cartografia di base quale primo approccio di inquadramento del territorio. Il problema della conoscenza del territorio quale obbligatoria esigenza per tutte le discipline scientifiche e operazioni a carattere progettuale, che riguardino la scala territoriale o opere di dimensioni più ridotte, è stato proposto dalla Regione Piemonte al Ministero per i Beni Culturali e Ambientali attraverso un documento - progetto elaborato con i tecnici del CSI-Piemonte, quale contributo piemontese al dibattito in corso sulla legge 431. Un progetto che ribadisce e sollecita un maggiore e più pregnante raccordo istituzionale tra Stato e Regioni nella certezza che i processi politici e legislativi che stiamo affrontando sono destinati all'indebolimento e al fallimento se continuerà a perdurare la separatezza istituzionale e degli apparati burocratici. Il progetto in questione come rappresentazione tematica di uno dei nodi, delle scommesse proposte dalla legge 431 sarà oggetto di confronto programmato per domani 17 c.m. in coincidenza con la seconda riunione tra Ministero e Regioni (la riunione è stata rinviata per contrattempi intervenuti e si terrà nella prossima settimana). Da parte sua l'on. Galasso ha espresso tangibile apprezzamento per la proposta piemontese che risponde ad esigenze sottolineate ma non ancora sviscerate dal Ministero. Credo sia noto al Consiglio che già in occasione dell'attività regionale sviluppata per rispondere all'art. 15 della legge finanziaria '86 avevamo presentato un progetto per la pianificazione ai sensi della legge 431, limitato all'area dell'Alto Novarese a causa degli onerosi capestri finanziari dell'iter di legge e che non ha superato la valutazione dei vari Ministeri interessati (mi riferisco a progetti presentati da altre Regioni che personalmente ritenevo meno interessanti, mentre sono stati considerati degni di attenzione). Quel progetto riproponeva in termini settoriali il documento ora presentato al Ministero e si poneva quale "provocazione" istituzionale rispetto all'incoerenza degli impegni statali divisi tra legge 431 e art. 15, in un campo che al contrario richiede uno sforzo eccezionale di coordinamento e continuità.
Nell'avanzare l'attuale proposta, che in sostanza chiede allo Stato il riconoscimento dell'esperienza acquisita nel merito dalle Regioni, ci siamo preoccupati di sottolineare come la strumentazione deve rapportarsi e trasporsi con identità rispetto ai concetti portanti della legge 431. A tal fine è apparso indispensabile ripetere e tradurre come la pianificazione strumentale, cioè l'avvio di un processo accompagnato da ingenti risvolti di impegno finanziario, compenetra più competenze ministeriali (così come più competenze regionali) rispondendo ad altrettante domande che non possono né devono trovare risoluzione in separate sedi, pena uno spreco di risorse tecniche e professionali e una strumentazione poco utilizzabile.
Per questi motivi abbiamo investito e stiamo investendo sul tema altri referenti oltre al Ministero per i Beni Culturali e Ambientali. Posso citare la Protezione Civile con la quale ci rapportiamo specificatamente con un progetto di radiocomunicazioni collegato alla trasmissione dei dati presentato dalla Giunta regionale tra le priorità del Fondo Investimenti e Occupazione. Sono state intrecciate relazioni anche con il Ministero per le Finanze impegnato nella informatizzazione del catasto, procedura per noi assimilabile al censimento degli usi civici, temi sui quali la conoscenza è ridottissima. Identica esigenza è avvertita dal Ministero per l'Ambiente dotato di un servizio geologico nazionale. E' evidente che questi processi non possono svilupparsi separatamente.
Nel frammentato panorama di competenze e nella sinora scarsa sensibilità politica nell'approccio pianificatorio proposto dalla legge 431 non può rimanere a parte la questione cartografica che è strettamente connessa. L'iter di riforma dell'Istituto Geografico Militare, ora in testo unificato presso la competente Commissione della Camera dei Deputati, sta per essere perfezionato separatamente dall'insieme di queste esigenze (in un incontro presso il Ministero abbiamo chiesto che anche le Regioni siano sentite nel momento in cui si procederà all'esame di questo disegno di legge che prevede una Commissione nella quale è prevista la presenza delle Regioni). Questo problema che ho recentemente affrontato in un incontro presso il Ministero della Difesa si presenta di non facile soluzione soprattutto per la Regione Piemonte.
Il Piemonte non possiede infatti un'aggiornata cartografia di base situazione comune alle Regioni del Mezzogiorno mentre tutte le altre Regioni possiedono ormai carte affidabili sulle quali poter lavorare a diverse scale. L'impasse derivata dalla nota vicenda del Cartografico piemontese deve evidentemente essere adeguatamente superata.
In tal senso la Giunta assumerà decisioni sulla base di quanto risulterà nel rapporto con il Governo e nei progetti di cartografia presentati al FIO, per capire come essi risponderanno alle esigenze cartografiche civili. Nel frattempo è in corso di esame la situazione cartografica interna per razionalizzare, attraverso la precisazione delle funzioni, gli uffici degli Assessorati competenti affinché si possa rispondere con univoci criteri alle più urgenti richieste di strumentazione.
Certamente gli spunti progettuali presentati dal Piemonte al Ministero per i Beni Culturali ed Ambientali devono intendersi come un apporto qualificato e tra i più significativi per estensione territoriale coperta e numero di Comuni interessati rispetto a quelli di altre Regioni.
Vorrei tuttavia sottolineare, al di là dei rilievi tecnico amministrativi, come l'indirizzo assunto in questi rapporti tende soprattutto a fornire elementi utili al dibattito sulla legge 431, affinch la valenza propositiva prenda il sopravvento dopo le numerose polemiche su questa legge, affinché l'applicazione della legge 431 mantenga il più alto profilo. In vista dell'anno europeo dell'ambiente organizzeremo nei primi mesi dell'87, in coincidenza con la conclusione dell'iter dei piani, un convegno di carattere internazionale sulla pianificazione che consideri i risultati raggiunti in Italia nella "fase 431" cui si affiancherà una mostra internazionale di architettura del paesaggio. La conoscenza paesistica nel nostro Paese è infatti a livelli sperimentali e i dibattiti sinora svolti non hanno ritenuto di dover allargare l'orizzonte su altre esperienze; ritengo che questo appuntamento di studio e confronto potrà fornire importanti spunti per un ulteriore approfondimento.
L'attività di verifica e integrazione delle valenze paesistiche ai nostri piani territoriali comprensoriali ha intanto compiuto ulteriori passi. Tutte e quindici le équipes comprensoriali hanno firmato le convenzioni. Anche la deliberazione riguardante il PTC di Torino è stata approvata dopo alcune osservazioni del Commissario di Governo (era l'unica deliberazione sulla quale il Commissario di Governo aveva eccepito alcune osservazioni). Anche le due convenzioni con gli enti strumentali regionali sono pienamente operanti. Tra pochi giorni l'IPLA consegnerà l'elaborato diviso per relazioni comprensoriali sui boschi ed il paesaggio agrario. Il CSI ha già prodotto la cartografia automatica sulle principali categorie di vincolo della legge 431.
I Comprensori sono stati riuniti per Province, coordinati dal gruppo centrale presso l'Assessorato, per rispondere ad esigenze di contingenza strutturale della pianificazione nonché in previsione del processo di delega attualmente in rielaborazione. Alla struttura verticale delle équipe comprensoriali riunite su base provinciale si connette orizzontalmente l'attività del gruppo centrale che trasmette gli input elaborativi atti alla individuazione della normativa per le categorie della legge 431 e la strumentazione cartografica tematica indispensabile. E' proseguita nel frattempo la ricerca dei dati delle categorie considerate dai piani che ancora mancavano. E' in corso la verifica sugli elenchi delle acque pubbliche.
Per le aree archeologiche la Soprintendenza consegnerà a breve termine i propri elenchi.
Persistono invece problemi interpretativi per la definizione morfologica dei circhi glaciali nell'estensione alla collina morenica (Ivrea, Saluzzo) mentre il catasto dei ghiacciai è già a disposizione. E' inoltre a disposizione un primo censimento delle aree umide, frutto di una collaborazione tra il Servizio parchi, l'Università di Torino e alcune associazioni.
Problemi più complessi si sono incontrati per l'elenco degli usi civici. Le aree assegnate alle Università agrarie e le zone gravate da usi civici sono normate dalla legge 16/6/1927 n. 1766, che dispone in merito all'accertamento e alla liquidazione generale degli usi civici e di qualsiasi altro diritto di promiscuo godimento delle terre spettanti agli abitanti di un Comune o di frazione di Comune e per la sistemazione delle terre provenienti dalla liquidazione suddetta e dalle altre possedute dai Comuni, Università ed altre associazioni agrarie, comunque denominate soggette all'esercizio degli usi civici. All'osservanza di quanto disposto dalla legge provvedono gli uffici amministrativi dei commissari per la liquidazione degli usi civici, trasferiti con D.P.R. 24/7/1977 n. 616 alle Regioni. Alla Regione compete l'autorizzazione ad alienare, permutare e mutare la destinazione dei terreni. Al commissario compete il giudizio di accertamento circa l'esistenza, natura ed estensione degli usi civici e di qualsiasi altro diritto di promiscuo godimento delle terre gravate da usi civici. La circoscrizione è la sede di ciascun ufficio commissariale. A livello nazionale le Regioni sono aggregate in quattordici circoscrizioni.
La Regione Piemonte è compresa nella circoscrizione Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria. I terreni gravati da usi civici sono aree inedificabili, sono finalizzati al soddisfacimento dei bisogni delle comunità e sono distinti in due classi: 1) essenziali, se il personale esercizio si riconosce necessario per i bisogni di vita 2) utili, se comprendono in modo prevalente carattere e scopo di industria.
Appartengono alla prima classe i diritti di pescare e abbeverare il proprio bestiame, raccogliere legna per uso domestico o di personale lavoro, seminare mediante corrisposta al proprietario. Alla seconda classe appartengono i congiunti con i precedenti o da soli i diritti di raccogliere o trarre dal fondo altri prodotti da poterne fare commercio, i diritti di pascere in comunione del proprietario e per fine anche di speculazione; ed in generale i diritti di servirsi del fondo in modo da ricavarne vantaggi economici che eccedano a quelli che sono necessari al sostentamento personale e familiare. La richiesta di sdemanializzazione di tali beni da parte dei Comuni viene autorizzata dalla Regione solo in presenza di interventi concretamente a favore delle comunità quali l'installazione di complessi industriali o di strutture turistiche o costruzione di edifici.
In ogni caso non è ammessa la sdemanializzazione totale dei beni perch tale patrimonio immobiliare rappresenta una garanzia per il soddisfacimento in futuro delle necessità della popolazione.
Il problema dell'accertamento delle terre gravate da usi civici è particolarmente complesso; presso il commissariato non esiste un censimento dei beni ed è solo possibile avere l'elenco dei Comuni e dei relativi provvedimenti amministrativi o giudiziari esperiti. Così come dai competenti uffici regionali è unicamente possibile avere l'elenco dei provvedimenti deliberativi di sdemanializzazione, permuta e mutamento di destinazione d'uso approvati dal 1977 in avanti. Per formulare un censimento di tutti i terreni gravati da usi civici sarà necessario provvedere ad una ricerca diretta presso gli archivi comunali con personale regionale appositamente incaricato. Per far ciò, in considerazione delle scadenze previste dalla legge 431, si seguirà la strada di allegare ai piani territoriali comprensoriali a valenza ambientale l'elenco dei Comuni esistente presso - l'ufficio del commissariato usi civici della Regione contestualmente sarà formulato un progetto di ricerca, anche con l'Università, per censire e fare conoscere dal punto di vista storico e culturale questo importante patrimonio delle comunità locali che risale a prima dell'800.
La definizione della normativa per le categorie procede contestualmente all'elaborazione dei piani attraverso maglie di graduale definizione in rapporto allo stato di conoscenza sui diversi elementi. Indicativamente per il mese di novembre saranno consegnati gli elaborati tecnici di piano. I PTC di Torino e di Casale avranno invece una fase di consegna posticipata.
Alla consegna degli elaborati il gruppo di coordinamento centrale intensificherà la fase di omogeneizzazione dei piani per la verifica di compatibilità delle normative. In questa attività il gruppo di coordinamento sarà affiancato dalla consulenza dell'ufficio legale dell'Assessorato all'urbanistica. Le esigenze di consulenza legale generale e specifica sono particolarmente cresciute in coincidenza della legge 431 e attraverso la disponibilità dell'Urbanistica dovremo rispondere alle molte domande inevase. La fase di omogeneizzazione avrà luogo su tre livelli in relazione allo stato dei piani: 1) PTC di Vercelli, Verbania, Novara, Saluzzo, Cuneo, Mondovì e Pinerolo già adottati dal Comprensorio prima del 31/12/1985 2) PTC di Ivrea, Biella, Borgosesia, Alba, Asti, Alessandria e Casale 3) PTC stralcio di Torino.
A questi piani si aggiungeranno quelli già approvati riguardanti quattro parchi cui si uniranno, con corrispondenza normativa a diversi livelli, altri cinque piani dei parchi. E' stato inoltre definito l'ambito organizzativo per la stesura del PTO del Po, progetto che richiederà alcune collaborazioni esterne con specifica competenza.
Il quadro di unione dei PTC formerà in tal modo il piano territoriale regionale strettamente connesso al piano regionale di sviluppo. Nel corso di queste settimane sono stati instaurati molteplici rapporti con Enti locali, comunità, associazioni ed enti vari. L'invito formulato dalla Regione agli Enti locali per aprire una fase di collaborazione e di raccolta delle disponibilità sia tecniche sia di confronto amministrativo ancor prima dei termini previsti dalla consultazione secondo la legge regionale n. 56/77 ha avuto significative risposte. La protesta di molti Comuni contro la Galasso e i decreti ministeriali calati anche in presenza dei PRGC già approvati è stata evidentemente rimediata alla luce della posizione interlocutoria assunta con la deliberazione di procedure approvata dal Consiglio, traducendosi in collaborazioni costruttive e propositive nei confronti del difficile sforzo e impegno di rispondere in termini adeguati alle richieste e scadenze della legge 431. In questa sede si vogliono richiamare le proposte e le segnalazioni pervenute, sia al fine di dare il giusto riconoscimento ai Comuni ed enti che hanno dimostrato ancora una volta sensibilità ai problemi ambientali, sia per formare un quadro di risorse e disponibilità alle quali la Regione può fare riferimento e ricorso nel proprio programma di lavoro. In primo luogo si deve sottolineare la vivace presenza della voce delle Comunità montane motivata anche dal fatto che la stragrande maggioranza dei nuovi vincoli imposti, sia con la legge 431 sia con i D.M. 1/8/1985, interessa ampie parti del territorio piemontese comprese in zone montane.
Pressoché tutte le Comunità montane hanno chiesto di essere interpellate nella redazione dei piani previsti dalla legge 431 e molte hanno espressamente dichiarato la propria disponibilità alla diretta redazione dei piani stessi, sulla base di direttive, orientamenti indirizzi e finanziamenti regionali, in coerenza con la esplicita richiesta avanzata dalla delegazione piemontese dell'UNCEM in tal senso.
Provincia di Torino: Comunità montana Bassa Valle Susa e Val Cenischia Comunità montana Valli di Lanzo Comunità montana Valle Pellice (che ha già redatto all'uopo una prima cartografia dei vincoli sul proprio territorio) Provincia di Cuneo: Comunità montana Valli Gesso, Vermenagna, Pesio Comunità montana Valli Po, Bronda, Infernotto Comunità montana Valle Varaita Comunità montana Valle Grana (richiedono la riduzione dei vincoli) Provincia di Novara: Comunità montana Valle Vigezzo Comunità montana Cusio Mottarone Comunità montana Valle Ossola Comunità montana Valle Cannobina Comunità montana Valle Strona Comunità montana Valli Antigorio e Formazza (che ha già proceduto a formulare un incarico professionale e richiede finanziamento) Provincia di Vercelli: Comunità montana Valle Mosso Comunità montana Bassa Valle Cervo e Valle Oropa (che chiedono la delega per la formazione dei piani) Provincia di Alessandria: Comunità montana Val Borbera e Valle Spinti Comunità montana Valli Curone, Grue, Ossona.
L'atteggiamento delle Amministrazioni comunali è ovviamente molto diversificato: la maggior parte dei Comuni interessati dai decreti 1/8/1985 ha avanzato opposizione ai vincoli, alcuni hanno invece proposto nuovi confini motivati diversi dalle perimetrazioni individuate dai decreti stessi, contenenti per altro come noto non pochi errori.
Numerosi Comuni hanno aderito alle iniziative delle Comunità montane cui appartengono, sottolineando l'opportunità della redazione dei piani da parte delle Comunità stesse. Si elencano comunque i Comuni, divisi per Comprensorio, che hanno comunicato all'Amministrazione regionale la volontà di essere sentiti nel corso della redazione dei piani, talvolta avanzando concrete proposte inerenti il proprio territorio.
Comprensorio di Torino n, l: A1bugnano d'Asti, Avigliana, Castelnuovo Don Bosco, Chiomonte, Villastellone, Sauze di Cesana, Sestriére, Mattie Trana, Rivoli, Piossasco, Pinerolo.
Comprensorio di Ivrea n. 2: Bollengo.
Comprensorio di Biella n. 5: Mottalciata, Brusnengo.
Comprensorio di Borgosesia n. 6: Gattinara, Carcoforo, Rimasco privati di Quarona.
Comprensorio del Verbano - Cusio - Ossola n. 8: Crevoladossola, Re Toceno, Villette, Casale Corte Cervo, Montecrestese, Cossogno, Baceno.
Comprensorio di Cuneo n. 9: Castelmagno, Cuneo.
Comprensorio di Saluzzo - Savigliano - Fossano n. 10: Bellino Brossasco, Casteldelfino, Crissolo, Paesana, Piasco, Pontechianale Saluzzo, Sampeyre, Sanfront, Valdieri.
Comprensorio di Alba - Bra n. 11: Baldissero d'Alba, Bra, Canale Montà, Montaldo Roero, Monteu Roero, Pocapaglia, Santo Stefano Roero Sommariva Perno.
Comprensorio di Asti n. 13: Cisterna d'Asti.
Comprensorio di Alessandria n. 14: Montaldeo, Fabbrica Curone.
Inoltre numerose associazioni ed enti hanno fatto pervenire segnalazioni relative ad aree di particolare interesse ambientale e/o naturalistico anche in occasione delle consultazioni promosse dalla II Commissione del Consiglio regionale, segnalazioni che verranno tenute in debito conto nella redazione dei piani di competenza regionale. Si sottolinea ancora che in questo torno di tempo numerosi contributi risultano in corso di predisposizione da parte di amministrazioni, comunali e non, enti, istituti, associazioni e professionisti diversi.
Il complessivo rapporto con gli Enti locali, Comunità montane e altri soggetti interessati si esplicherà globalmente nel momento in cui i piani saranno disponibili. Trattandosi di elaborati estremamente voluminosi e per consentire la più ampia consultazione ai cittadini, saranno prodotte per ogni Comprensorio delle dispense, curate dall'Ufficio Stampa, che illustreranno le caratteristiche e scelte salienti del Piano con gli indirizzi , paesistici.
Una corretta informazione sull'applicazione della legge 431 può essere motivo di crescita culturale e di confronto politico allargato e non ristretto ai soli competenti.
Molti ricorderanno come negli anni scorsi buona parte delle contestazioni alla politica di pianificazione e tutela per l'istituzione dei parchi regionali ebbe luogo sulla base di equivoci o disinformazione o distorte informazioni che complicarono anziché facilitare i rapporti politici e i rapporti con la popolazione. Facendo tesoro di quell'esperienza cercheremo di evitare nel possibile analoghi casi ricercando il confronto e utilizzando i canali informativi ad ogni livello.
L'attività in corso sulla legge 431 ha messo in risalto alcune problematiche riguardanti le funzioni della delega pianificatoria dei beni ambientali, che la Giunta sta riconsiderando valutando anche l'esperienza delle altre Regioni, al fine di razionalizzare gli interventi. La pianificazione paesistica si sviluppa infatti su un ambito di governo generale corrispondente alla funzione programmatoria regionale nonché su una dimensione in grado di cogliere gli aspetti più significativi del territorio. Motivi per i quali la Regione appare, nella sfera della salvaguardia a tutela territoriale, l'Ente più appropriato per rispondere con cognizione, attraverso strumenti in introduzione come la valutazione di impatto ambientale, degli interventi che 'comportano una mutazione territoriale ed ambientale.
Ad oggi appare invece meno giustificato, soprattutto alla luce dell'esperienza pianificatoria ed urbanistica piemontese, il mantenimento di funzioni che potrebbero invece essere gestite direttamente dal livello comunale. Si pensi al riguardo alle autorizzazioni di tinteggiatura delle facciate o alle sostituzioni dei serramenti, ecc.
Precisi ed articolati criteri di applicazione della delega, in un ambito che possiamo in parte paragonare alla potestà autorizzativa già acquisita dai Comuni a livello di Regolamento edilizio (per i Comuni che ne sono dotati), unitamente ad "appetibili" norme nel campo delle sanzioni dovrebbero costituire una risposta sufficientemente adeguata. Si tratta in sostanza di rafforzare il rapporto tra Enti locali e Regione compenetrandone con più efficacia energie, risorse, capacità e funzioni.
Inoltre con l'entrata in vigore delle leggi 431/85 e 47/85 (condono edilizio) l'Amministrazione è tenuta a formulare pareri e nulla osta per tutti gli interventi su una estensione territoriale che copre per il momento il 70% della superficie regionale. Le pratiche pervenute al protocollo del Servizio da gennaio ad agosto 1986 sono più di 7.800 (da parte del Comune di Torino sono in arrivo 4.000 pratiche per il condono edilizio). Da qui anche una evidente esigenza di alleggerimento del carico di lavoro del Servizio piani paesistici che deve concentrare le proprie professionalità sulle questioni principali e "realmente" interessanti gli ambiti di pianificazione paesistica e interventi di particolare rilievo sul territorio.
Questa riforma delle funzioni delegate, sulle quali sarebbe interessante conoscere il parere del Consiglio tenendo conto delle molteplici questioni che investono la pianificazione, si connette alla necessità di definire altresì la creazione delle Commissioni provinciali per i beni culturali (prevista dall'art. 91/bis che attualmente agisce a livello centrale e regionale e che nella legge che abbiamo presentato per la riforma delle autonomie è contemplata dividersi nelle sei Commissioni provinciali).
La riorganizzazione degli uffici, passando per l'esplicarsi delle capacità professionali nella pianificazione paesistica, si strutturerà per la valutazione orizzontale su base regionale dei grandi interventi. Il caso del Magistrato per il Po, già accennato nella precedente relazione, è una tra le tematiche più complesse da affrontare. Attraverso la sistemazione idraulica con opere sulle sponde e l'escavazione in alveo .per estrazione di ghiaia avvengono mutazioni di grande rilievo sul territorio del cui impatto, ambientale e idraulico, oggi sappiamo poco o nulla.
Riterrei opportuno affrontare questo tema, che si intreccia con gli studi di più lungo periodo varati nella predisposizione del PTO del Po attraverso un più stretto raccordo tra il Consiglio e la Giunta regionale.
Si può prevedere l'organizzazione di un convegno - seminario di carattere regionale che approfondisca in via iniziale il tema dei rilevanti interventi che si sviluppano sulle aste fluviali.
Un approccio di carattere programmatico generale sull'argomento atto a fornire indicazioni di merito tali da permettere una valutazione più approfondita e aperta alle molteplici competenze anche in relazione al rapporto ora instaurato con il Ministero per l'Ambiente.
Per concludere, come si vede, i problemi che la nuova legge di tutela territoriale e ambientale ha sollevato nel nostro Paese sono infiniti e complessi. Problemi non nuovi per la nostra Regione che da tempo, e segnatamente con la legge regionale 56/77, con la legge istitutiva dei parchi, con la legge sul vincolo idrogeologico e con altre leggi (prossimamente con quella sulla valutazione dell'impatto ambientale), aveva intrapreso la non facile via della conoscenza del territorio e della introduzione delle azioni positive per la sua tutela e salvaguardia.
Il lavoro è impostato, ma le nostre aspettative per soluzioni rapide definitive ed efficienti cozza ogni giorno contro una miriade di difficoltà e di incomprensioni quando non sono strumentalizzazioni. Ciò non demotiva la linea della Giunta che auspica l'adesione dell'intero Consiglio sulle mete che ci siamo prefissi. Io credo che se dopo un ampio confronto sugli elaborati in preparazione riusciremo ad approvare all'inizio del prossimo anno i piani comprensoriali territoriali con la valenza paesistica, creando le premesse per il piano territoriale regionale a valenza paesistica avremo già fatto un passo enorme sulla strada lunga e irta della valutazione globale del nostro territorio e della sua regolamentazione.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

Sulle comunicazioni della Giunta è aperto il dibattito.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, probabilmente la regia di questo dibattito dovrebbe prevedere una scena più affollata e un'articolazione degli interventi che preveda un intervento dell'opposizione.
Il non rispetto delle norme che ci siamo dati, che consente riunioni durante le sedute del Consiglio, ci porta a discutere in un'aula deserta e obbliga un rappresentante della maggioranza che a queste cose è piuttosto attenta a parlare per primo senza avere ascoltato nessuno dell'opposizione.
Questo dibattito parte quindi molto male. Affido alla Presidenza una seria riflessione su questo fatto. Il Consiglio regionale deve avere l'autorevolezza di chiudere la proprie porte ai "clientes" nelle ore di Consiglio, siano quelli di tipo personale che di tipo istituzionale e devono tutti essere considerati tutti dei seccatori.
Sull'argomento in discussione il nostro Gruppo esprime un apprezzamento nei confronti della relazione della Giunta e indica alcune linee sulle quali ritiene di confortarla.
Diciamo in primo luogo che la legge sulla quale stiamo ragionando è stato un atto significativo da parte del Governo nazionale, il quale ha preso atto - e di queste cose occorre avere memoria storica - della latitanza degli Enti locali rispetto ad una responsabilità che competeva loro.
Questo è il dato storico dal quale occorre partire e sul quale ragionare. Occorre giudicare da questo punto di vista il rapporto con gli Enti locali e non consentire che si faccia crescere la cultura dell'avversione alle norme sull'ambiente, così come è cresciuta l'avversione alla politica sui parchi portata avanti da interessi di parte o dalla sottocultura di comodo o dall'incapacità delle istituzioni di rispondere in termini adeguati sul piano informativo. In questo senso è apprezzabile l'impegno della Giunta di "volgarizzare" questa materia e renderla quindi leggibile all'utente finale che è il cittadino.
Dal punto di vista dei rapporti quindi, massima apertura alla collaborazione con gli Enti locali, Comuni, Comunità montane e Province grande apertura all'applicazione di un sistema di deleghe, con alcune raccomandazioni e prudenze.
In primo luogo il rapporto con gli Enti locali deve essere organico, ma l'autorevolezza della Regione deve essere mantenuta, difesa e valorizzata.
Autorevolezza non di tipo gerarchico, ma di tipo culturale. Non dovremmo rischiare né l'aggressione o lo svuotamento degli obiettivi della Giunta n il loro appesantimento. Temo che un rapporto con gli Enti locali che non sia governato con grande fermezza dalla Giunta possa portare allo svuotamento o peggio ancora all'appesantimento.
Siamo tutti in possesso delle lettere degli amministratori locali che per motivi turistici vogliono i parchi.
Questo significa che non si è capito molto, per non dire niente. Non vorrei che quella dei beni culturali in un Comune finisca per diventare un'etichetta come quella della zona denuclearizzata. Immagino che il turista che veda quella scritta pensi che li sia caduta una bomba atomica.
Il prefisso "de" sta ad indicare una cosa che era e non è più. Allora perché una zona sia denuclearizzata deve essere stata precedentemente nuclearizzata. L'uomo della strada, il turista che arriva da Mosca o da Chernobyl, che legge che Avigliana è zona denuclearizzata pensa che ad Avigliana ci fosse una centrale nucleare che è esplosa, dopo di ché è stata denuclearizzata la zona ed è stato posto quel cartello che vuol dire: "Caro turista che vieni da Chernobyl percorri pure questa strada, perché ormai è stata fatta pulizia, come è avvenuto a Seveso".
Sulla materia dei beni ambientali qualche rischio di questa natura lo corriamo.
Non vorrei che nella ricerca puntuale, magari anche di prestigio, che si fa per tutelare tutto, si rischiasse di tenere nella stalla gli ovini e di lasciar scappare le mucche e i tori di razza. Qualche volta succedono cose del genere. Alcune battaglie pro o contro sul piano dei beni culturali rivelano qualche volta che si fa la battaglia sul pianoro erboso e non si fa su questioni molto più interessanti e più significative.
Questa è una raccomandazione sul piano dei rapporti istituzionali: chiamiamo alla massima collaborazione e sensibilizzazione gli Enti locali e le Province, però deve esserci la capacita della Regione di scegliere una sua maglia di lettura del territorio anche attraverso i beni ambientali perché questo è un termine vago, come dicevo prima al collega Santoni tanto è vero che non so se sia più meritevole di tutela un cascinale del Cuneese o alcune pietre coperte da edera che si scopre poi essere una torre medioevale. Penso che questa materia richieda una rilettura attualizzata in termini culturali. Noi siamo impegnati ad essere presenti nel processo della storia dell'uomo in cui ci sono delle cose dietro e delle cose dopo noi siamo nel presente. Le cose del presente per qualche natura possono già essere cose del futuro, alle quali non dobbiamo essere meno attenti che a quelle del passato.. E' una frontiera di tipo culturale, sulla quale la Giunta si deve misurare, rispetto alla quale deve mantenere gli strumenti culturali di lettura ai massimi livelli.
Per esempio, la delega, che vede il nostro Gruppo consenziente, deve essere l'atto di governo di un processo che è stato governato ad altissimo livello scientifico e politico. Questo è il messaggio che diamo in termini di rapporti istituzionali.
La politica del territorio in ordine alla tutela dei beni ambientali deve essere una politica di maglia larga e di grande respiro, che non pu né in termine positivo né in termine negativo (nel fare e nell'impedire) arenarsi intorno alla politica di piccolo cabotaggio. La chiamata di tutti i Comuni su una pari dignità rispetto alla Regione o rispetto alla Provincia può rischiare questo.
Il nostro Gruppo ritiene di essere coerente su questa vicenda. Fin dall'inizio abbiamo dato alla collega Vetrino il massimo sostegno su questa materia; riteniamo che sia una scommessa culturale di grande significato.
L' ho già detto una volta in quest'aula, ma mi piace ripeterlo, che anche in questa sala esiste una cultura di tali questioni. Qualche preoccupazione è pure emersa da parte di qualcuno che ci ha detto quali sono i veri grandi problemi sul recupero dell' habitat culturale ed ambientale della nostra Regione.
E' un lavoro molto difficile, la diversificazione del Piemonte rende difficile capire quali sono le cose del Piemonte che giustificano il loro mantenimento e la loro rivalutazione. Se fossimo in Toscana sarebbe molto più facile leggere il territorio e individuare dei parametri di scelte e di selezione.
Il Piemonte è molto diverso. La sua varietà probabilmente è la sua ricchezza: è in definitiva l'essersi sedimentato di fatti storici che altre Regioni non hanno conosciuto. Quelli sono più prestigiosi, i nostri sono .meno conosciuti, ma alla fine hanno prodotto un risultato sul piano della storia del nostro Paese di ben altro livello. Non le memorie storiche di alcune Regioni turisticamente e culturalmente più significative.
Allora se la Regione Piemonte è caratterizzata da grande e forte mobilità culturale, economica, sociologica, probabilmente i beni ambientali debbono essere visti in modo dinamico non possiamo né farci imbrigliare n chiudere attorno ad alcuni gruppi di pietre che sono stati trovati in qualche posto e che, da una lettura, abbiamo scoperto essere "muri romani".
Ho polemizzato con un grossolano uomo politico,-sottolineo grossolano e spero che qualcuno capisca di chi si tratta e glielo vada a dire, che ha qualificato un insediamento neolitico in Val di Susa "alcune pietre" che impediscono di fare l'autostrada. Si tratta invece di un insediamento neolitico di grandissima importanza, uno dei pochi esistenti in Piemonte.
Un grossolano uomo politico che ha assunto una responsabilità di governo qualifica "mucchio di pietre" questo insediamento per prendere i voti dei liberali dell'Alta Valle di Susa e per essere quindi degno di visitare le strutture regionali nei Comuni di Alta Valle in assenza di Consiglieri regionali. Questi sono i personaggi a cui poi ci si rivolge quindi stiamo molto attenti a quelle Comunità montane che sono pronte a difendere i beni ambientali, ma che poi invitano a visitare le strutture regionali uomini politici che qualificano "gruppo di pietre" gli insediamenti neolitici della Valle di Susa.
L'Assessore Vetrino capisce di chi e di che cosa sto parlando. Ho l'impressione che il nostro Gruppo abbia detto molto di quello che si deve dire. E' una questione che va governata, mirando molto alto, cercando di raccogliere il massimo delle professionalità, avendo l'orgoglio della funzione; da questi presupposti si può immaginare di andare ad un rapporto fortemente partecipato con gli Enti locali e ad un processo di delega il quale però deve conservare alla Regione la capacità di individuare questa strategia di intervento.
Nel nostro Paese si continua a conservare tutto, si riempiono i magazzini di croste, ma l'uomo continuerà a vivere su questa terra anche senza le croste.
Qualcuno dovrà dire quali sono le cose da salvare e quali sono le croste. Le croste non distruggiamole, semmai autorizziamo i privati a tenerle nel salotto buono. Invece, vengono tenute nei musei o peggio ancora nei sotterranei dei musei, perché siccome sono beni tutelati bisogna non toccarle, non guardarle, ma chiuderle in cassaforte. Quindi le case belle non devono essere utilizzate per essere ancora più belle e vivibili dall'uomo moderno, ma devono essere chiuse all'interno di cinture sanitarie dove ci possano andare solo i topi.
E' una concezione della vita dell'uomo statica e pigra rispetto alle prospettive che la sua cultura gli può mettere davanti. Il recupero dei centri storici non è la valutazione dei beni ambientali, è l'invenzione di meccanismi culturali e urbanistici per rendere possibile la vivibilità dei centri storici, non il loro ingessamento.
La cultura della natura e dell'ambiente nel nostro Paese sta andando troppo avanti nella difesa radicale e ad oltranza perché molte volte non è supportata da una sufficiente capacità culturale di affrontare la gestione di tali problemi. Spesso si dice: "Quel bene è bellissimo, ma chiudiamolo in cassaforte perché non sappiamo che cos'è; quella casa, siccome non sappiamo come restaurarla, non la tocchiamo". Ritengo invece che la Regione, attraverso i propri strumenti che ha e che si darà, sia nelle condizioni di mettere il patrimonio ambientale a disposizione dei cittadini come patrimonio da conservare, ma soprattutto come patrimonio da vivere e da rivalutare per le generazioni successive. Il bene ambientale soprattutto quello che è la conseguenza del processo della presenza dell'uomo, lo conserviamo perché dentro ci sono gli uomini, non perché sono delle pietre. Gli uomini sono passati nelle generazioni e quindi ci sembra giusto immaginare che in quel bene fra alcune centinaia di anni si debba leggere anche la nostra presenza. Non è giusto che la nostra generazione venga tenuta all'esterno e ghettizzata rispetto al processo di presenza nei beni ambientali, anzi, la nostra generazione deve essere presente, quindi se prevede alcune tecnologie, alcuni modi e qualità di comportamento, anche residenziale, questi dovranno essere leggibili nella storia dell'uomo che si legge attraverso le cose che l'uomo ha lasciato. In una costruzione romana siamo in grado di leggere la storia dell'uomo.
A noi sembra di avere diritto di lasciare all'interno di questi beni il nostro passaggio, che deve essere rispettoso nei confronti del passato ma non deve essere neanche così poco culturale da esserne estraneo.
Noi apprezziamo lo sforzo che fa la Giunta per tenere ad un livello alto le determinazioni conseguenti che vorrà avviare su questo tema. I risultati sul piano formale, cioè l'organizzazione di una strumentazione territoriale di chiaro riferimento, ci convincono.
L'ultima raccomandazione è quella di cogliere in positivo e di esplicare l'obiettivo che si pone la Giunta, cioè di volgarizzare al massimo questa materia. Immaginiamo di invitare i professionisti e i tecnici che si occupano di questo a produrre un lavoro comprensibile perché il destinatario ultimo è il cittadino che deve fare l'intervento sono gli Enti locali che devono governare questo processo. Prendiamo l'esempio dai grandi Comuni del nord Europa che in venti pagine fanno i piani regolatori, oppure dalla vicina Francia che costruisce dei fumetti per spiegare che cos'è un piano di tutela ambientale. Ho l'impressione che le cose importanti, belle e significative colgono comunque l'interesse di ognuno di noi, anche delle persone meno attrezzate e più semplici: l'importante è che si diano degli strumenti di lettura che siano alla portata della loro capacità di cogliere e di capire.
Mi lamento per aver parlato per primo, perché temo che su questa materia sentiremo nuovamente molte banalità, come quelle che abbiamo dovuto sentire questa mattina in ordine alla centrale nucleare. Siccome il livello di questo Consiglio in ordine al rispetto, dell'istituzione e al modo d'essere all'interno dell'istituzione comincia a passare il segnale di guardia, io mi aspettavo di intervenire successivamente per poter dire la mia opinione qualora anche su questi argomenti si ritorni ad incolpare qualcuno di cose che noi non vogliamo o non sappiamo fare e che siamo ben lieti che non si facciano perché questo ci dà lo spazio per comparire sui giornali. Se questo poi comporta un decadimento totale dell'immagine dell'istituzione non importa, l'importante è criminalizzare quello che si fa, mettere in prima pagina il Consigliere regionale che si è trovato su un fuoristrada un giorno (penso che non sia neanche di sua proprietà; non conosco Rossa, ma ho qualche difficoltà ad immaginare che egli si sia comprato un fuoristrada). Una criminalizzazione delle istituzioni, come è stata fatta dal Gruppo comunista sulla questione della centrale nucleare e sul personaggio, come è stata fatta da Ala, probabilmente nel dibattito sull'ambiente verrà nuovamente rilevata.
Su questa questione ci dobbiamo misurare a fondo. Se Ala ha scelto di fare la politica nelle istituzioni deve capire che cosa significa essere nell'istituzione. La politica in una società articolata come la nostra, si può fare in molti modi, per esempio anche con le lettere anonime, perch anche con queste si cambia la realtà. Se si scelgono le istituzioni, si devono utilizzare gli strumenti delle istituzioni. Poi ognuno è libero di collocarsi dove crede. I Consiglieri regionali devono fare i Consiglieri regionali, devono presentare proposte di legge, non devono fare né i delatori né i mestatori, non devono limitarsi a lagnarsi e a denunciare.
Gli amici radicali stanno insegnando che quando una battaglia si fa nelle istituzioni, deve essere fatta utilizzando taluni strumenti. Quando questi strumenti si rivelano inadeguati rispetto all'obiettivo della forza politica o del soggetto che c'è dietro, ne scelgono degli altri.
Probabilmente i radicali sceglieranno di tornare alla società uscendo dalle istituzioni. E' una scelta comprensibile. Ma, rimanere a fare il libellista (non mi riferisco al Consigliere Ala) e a fare gli uomini nelle istituzioni sono posizioni che non si conciliano molto e rispetto alle quali ho l'impressione che dovremmo misurarci fino in fondo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Ho annotato diverse osservazioni che cercherò ora di svolgere compiutamente La mia delusione nasce più dalla forma della comunicazione che dai suoi contenuti. Ho fatto un'enorme fatica a capire cosa ci fosse scritto nella relazione, forse perché sono poco addentro a questo linguaggio pianificatorio, per cui devo francamente confessare che in alcuni punti non ho capito bene cosa ci fosse scritto. L' ho trovata farraginosa, lenta e soprattutto assente sul destino dei decreti galassini. Se i colleghi ricordano ci eravamo lasciati a luglio con le sentenze del TAR. una lettera del Presidente della Giunta e una serie di interrogativi in merito all'esatto contenuto delle sentenze stesse.
In questa relazione, quando si parla di aree sulle quali si stanno costruendo i piani paesistici, non viene mai chiarito - oppure viene chiarito escludendo i galassini, anche se questo non viene detto esplicitamente - che fine fanno le aree di cui ai decreti galassini (uso il termine "galassino" anche se non mi sembra giusto e appropriato; si dovrebbe dire più correttamente decreti di pubblica utilità). Avrei voluto vedere la Regione seriamente impegnata in una difesa di questi decreti, ma non tanto sulla seconda.parte del dispositivo di questo decreto. Non posso che condividere il parere del collega Marchini quando dice che questo dibattito avviene nel disinteresse sostanziale del Consiglio. Questa è la prima cosa di cui prendere atto e per me è molto grave; probabilmente usciremo da quest'aula con la riconferma che la legge n. 431 è bella, è importante e la tutela dell'ambiente pure, rimarcando però un sostanziale disinteresse attorno a questo tema.
I decreti applicativi della legge Galasso prevedevano due aspetti normativi distinti a mio parere; questo parere comincia a circolare anche in ambiente ministeriale ed è diverso da quello espresso dall'ANCI regionale che è stato distribuito con incredibile sollecitudine ai Comuni con la firma dell'avv. Santilli e, a nome dell'ANCI, di Diego Novelli. E' possibile un'altra lettura, in base alla quale i decreti applicativi hanno: a) una dichiarazione di particolare rilevanza paesistica, quindi degna di tutela di determinate aree sulle quali, è vero, ci sono delle incertezze in merito ai confini e alle perimetrazioni b) l'immodificabilità e l'inedificabilità del suolo.
Le sentenze del TAR che hanno dichiarato non ammissibili i ricorsi perché questa parte era decaduta al 31/12/1985 mi pare siano discutibili laddove annullano immediatamente la dichiarazione di area di pubblica utilità. Qual è il destino delle aree di cui ai galassini? Su questo una risposta della Giunta o un dibattito in merito dovrebbe esserci. La lettera inviata dal Presidente della Giunta mi pare possa essere discussa e quindi non si può dire che il problema sia pacificamente archiviato.
Questo è il principale elemento che mi rende insoddisfatto nel merito: la lunghezza della relazione e l'accorto aver schivato uno dei punti cruciali per la nostra Regione, anche per la rilevanza e l'estensione di territorio che viene coperta dai galassini.
La seconda osservazione riguarda un punto sul quale avanzo serie perplessità, già avanzate da Marchini, e riguardano le deleghe ai Comuni alle Province e ad altri enti di minore ampiezza territoriale della Regione per la gestione della legge 431.
Abbiamo registrato l'ostilità di troppi Comuni e di troppe Comunità montane nei confronti dei vincoli stabiliti dalla legge 431. L'elenco.dei Comuni e delle Comunità montane che hanno chiesto di aderire e di collaborare alla redazione dei piani paesistici, per quanto possiamo congratularci di questo, non possiamo fare a meno di rilevare che rappresenta una percentuale molto bassa. Nella relazione si legge: "Vivace presenza della voce delle Comunità montane". Mi piace il termine usato, ma questo "vivace" ha anche un sapore eufemistico, nel senso che può essere una vivace contestazione". Per esempio, di Comunità montane, Comuni e vallate della Provincia di Cuneo di cui conosciamo le contestazioni.
La fraintesa difesa ad oltranza dell'autonomismo, tipica delle valli occitane, tende sotto certi aspetti ad essere da un lato una difesa di prerogative ed anche una messa in.campo della capacità di tutelare il proprio territorio, cosa che in alcune vallate alpine è stata fatta in maniera significativa in questi anni, dall'altro lato si presta ad una lettura di tipo valdostano o sud-tirolese, dove la difesa delle autonomie nel campo della tutela ambientale e del territorio mira di fatto ad avere mano libera senza , i vincoli della normativa nazionale.
Nella penultima riga di pagina 21 si fa riferimento alle autorizzazioni per la tinteggiatura delle facciate o alle sostituzioni dei serramenti, e questo va benissimo, però poi si aggiunge "eccetera, eccetera". Non si pu su un punto così delicato della relazione limitarsi a dire "eccetera" senza circoscrivere l'ambito delle deleghe. In alcune zone del Piemonte si pu vedere come è stato tutelato il territorio da alcune "sciagurate" amministrazioni locali. Se si dà la delega, la si dà a tutti i Comuni, sia a quelli buoni che a quelli cattivi e questo è preoccupante. Così come alcune deleghe in materia di rifiuti si danno a tutte le Province, sia a quelle che hanno dimostrato capacità di gestione, sia a quelle che non sono state capaci e che continueranno ad esserlo.
L"'eccetera" è preoccupante, perché alcuni guasti ambientali sono stati di fatto patrocinati e costruiti con denaro pubblico, voluti dai Comuni e avanti di questo passo.
La legge 431 tutela il territorio in primo luogo dall'ANAS, dall' ENEL.
dai grandi Enti di Stato, dalle grandi opere infrastrutturali che di fatto mirano a ridurre il territorio ad una specie di asfalto e cemento inframmezzato da alcune aiuole spartitraffico! Devono essere messi in luce alcuni aspetti contraddittori, ad esempio, il parere favorevole alla quadruplicazione della Torino - Milano, i pareri favorevoli dati all'ANAS i pareri che riguardano porticcioli e punti di approdo sul Lago Maggiore.
E' inutile dire che proprio la Provincia di Novara è la maggiore destinataria del processo di cementificazione in atto. Tutto questo mette in luce il fatto che la legge 431 è vista come una legge che apre contraddizioni negli enti e nell'amministrazione statale. Queste contraddizioni, a mio parere, devono continuare ad essere, almeno per una certa fase, mantenute.
Le deleghe ai Comuni servono per la gestione delle loro strade, dei loro parcheggi, dei loro centri, dei loro piani di espansione in una Regione dove la crescita demografica è pari a zero, se non negativa.
Nel mio Comune c'è l'area dell'ex campo volo dove alcune forze politiche vogliono a tutti i costi metterci qualcosa. Questo è un tipico atteggiamento di molti amministratori locali. Le consultazioni sui parchi continuano a mettere in luce questo. Attenzione con la delega ai Comuni! In Campania la delega ai Comuni è stata data in maniera totale ed è stato detto che questa ipotesi non è delle migliori; speriamo che non venga seguita, ma si agisca con estrema circospezione.
Il terzo punto rilevante è la mancanza di una cartografia regionale.
Voglio sottolineare l'aspetto culturale della ricerca e del consenso per la crescita della consapevolezza ambientale. Il processo di attuazione sul territorio della legge 431 non è circoscrivibile né a problemi di committenza a tecnici, né ad un problema di piani, per quanto voluminosi siano, né ad un problema di cartografia. E' fondamentalmente un problema culturale. In molti casi è un riconoscimento della nostra storia, del nostro passato e dell'impegno di mantenere la storia ed il passato e non invece di passare come passa il vento distruttore del progresso. Nel secondo dopoguerra più che in ogni altra epoca precedente il progresso ha riempito di oggetti il territorio. Non voglio citare tutte le opere di Causki in merito al problema del terreno e ai problemi agrari (il concetto di monopolio della terra; la terra come bene finito). Sono accenti che potrebbero essere ripresi dagli ecologi odierni. La crescita culturale e la consapevolezza dell'importanza della storia noi ce la stiamo totalmente dimenticando per una lettura del territorio ed una concezione del territorio intero ormai come oggetto di consumo dal quale estrarre qualcosa, nel quale investire, costruire, cementificare ed edificare.
Per molti è difficile pensare che il territorio possa essere qualcosa da tenere li, da conservare per noi, per i nostri spazi di ricreazione, per la nostra crescita culturale e per il futuro dei nostri figli. Deve essere chiaro che al consenso che qui viene molte volte sottolineato e che è fondamentale che esista, deve essere messo sul conto un momento di contestazione e di scontro con altri poteri dello Stato, qui si cita il Magistrato del Po, però io potrei aggiungere il Servizio cave che mi pare totalmente estraneo a tutta la problematica sulla difesa del nostro territorio dal 1920 in avanti. Non prendiamo in considerazione solo la legge Galasso, ma anche la legge 1497, nonché leggi precedenti, che mi paiono ancora estranee a certi servizi. Non vorrei che si lavorasse da una parte, in un piano regionale, per tutelare l'ambiente e dall'altra parte invece, per fare buchi quanto più possibile estesi e lavorare per interessi privati.
Su questo è fondamentale che si torni in futuro - per cui da un lato condivido l'esigenza di momenti di dibattito e di consultazione qui previsti e li sottoscrivo - sulla lettura che degli usi civici viene data a mio parere dalla legge 431. Una lettura che destina, riconoscendone l'esigenza di tutela, gli usi civici ad uso collettivo in tema di tutela ambientale che quindi, a mio avviso, scoraggia la sdemanializzazione degli usi civici ed un uso di questo territorio per attività costruttive o industriali o comunque le relega in secondo piano.
La legge Galasso ha riportato all'attenzione il problema degli usi civici affinché il territorio venga riconosciuto come area da destinare ad usi collettivi e soprattutto alla fruizione collettiva della tutela dell'ambiente. Per questo chiedo alla Giunta di giungere al più presto alla definizione degli aspetti qui sottolineati, di un rapidissimo censimento e quindi ad un impegno a.non più sdemanializzare - se non in casi quanto mai circoscritti - ogni uso civico esistente sul territorio e pensare che essi devono essere destinati soltanto, ad aree di tutela ambientale.



PRESIDENTE

Non essendovi al momento altri iscritti a parlare, sospendo i lavori che riprenderanno alle ore 14.



(La seduta, sospesa alle ore 12,40 riprende alle ore 14)



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CERCHIO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Prima di riprendere il dibattito sulle comunicazioni della Giunta in merito all'attuazione della legge 431/85, esaminiamo il punto 3) all'o.d.g.
che reca: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale".
Comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Bosio, Carletto Devecchi, Minervini, Paris, Pezzana e Reburdo.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale e dall'Ufficio di Presidenza


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 7 ottobre 1986 e dall'Ufficio di Presidenza nella seduta del 24 settembre 1986 - in attuazione della L.R. 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Comunicazioni della Giunta regionale sull'attuazione della legge 431/85 (seguito)


PRESIDENTE

Riprendiamo il dibattito sulle comunicazioni della Giunta regionale in merito all'attuazione della legge 431/85, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, non volevo intervenire prima in quanto non ho assistito alla relazione dell'Assessore, né ho seguito i primi interventi per cui non sarei in grado di dare risposte e di inserirmi nel processo dialettico a cui faceva riferimento il collega Marchini. Mi riferirò purtroppo solamente a quanto letto nella relazione che la Vicepresidente ci aveva consegnato già alla fine di luglio.
A me sembra che la relazione sia precisa per quanto riguarda alcuni indirizzi, sia aperta su altri e problematica su altri punti ancora. Questo mi sembra giusto su una materia in gran parte nuova, che affronta i problemi di rilievo posti dalla legge 431. Questi problemi non possono essere esauriti in una semplice comunicazione della Giunta e nelle repliche, oggettivamente brevi, da parte dei Gruppi o dei Consiglieri. Noi sappiamo che questa relazione ha alle spalle la deliberazione che il Consiglio ha votato all'unanimità nel mese di giugno e che non abbiamo discusso per mancanza di tempo. E' una deliberazione che ha alle spalle la normativa, gli interventi predisposti già in precedenza, in particolare dalle passate amministrazioni. Infatti la relazione sottolinea come la tutela del territorio in Piemonte non è una novità e successivamente afferma che il Piemonte sulla problematica territorio e ambiente è la Regione più avanzata e meglio attrezzata. Questo è un riconoscimento obiettivo, del resto fatto dal Vicepresidente Vetrino in numerose altre sedi, e le diamo atto di questa onestà: un comportamento che è indispensabile anche per proseguire l'attività all'interno di un processo così difficile.
La deliberazione operativa di cui si fa richiamo ampiamente nella relazione noi l'abbiamo ritenuta un documento che offriva ed offre una base seria per affrontare la problematica aperta della legge 431; rispecchiava anche le indicazioni che noi avevamo espresso in diverse sedi, in particolare all'interno della Commissione, e su cui non abbiamo potuto intervenire in aula proprio perché in quel periodo si è privilegiata l'approvazione della deliberazione per accelerare i tempi della sua messa in esecuzione.
Allora io annotai queste osservazioni: innanzitutto che quella deliberazione doveva essere approvata prima, ma adesso c'è, sono già passati alcuni mesi, si,tratta di portarla avanti. E questo mi sembra il difetto anche della relazione, piuttosto il frutto dell'elaborazione di un singolo Assessorato che non del lavoro collegiale della Giunta. La collegialità è utile sempre, ma in questa materia è indispensabile, perch si tratta di recuperare le diverse competenze per dare l'avvio ad un lavoro interdisciplinare senza il quale, secondo un'opinione generale, non si riuscirà a dare risposte positive e coerenti ai problemi dell'uso e della valorizzazione dell'ambiente, come dice testualmente la legge 431.
Questo coordinamento è più che mai necessario per l'utilizzo delle strutture della Regione e degli enti strumentali della Regione (cito il CSI e l'IPLA), ma è più che mai necessario anche per altri settori, perch ormai si richiede una verifica degli strumenti già, operanti all'interno della nostra Regione. Mi riferisco in particolare agli oltre novecento piani regolatori approvati. E' una verifica che noi abbiamo chiesto da più di un anno e su questo avevamo chiesto il confronto all'interno della Commissione. Per affrontare in modo adeguato questa tematica dobbiamo sapere che cosa prevedono i piani regolatori; quale utilizzo del territorio emerge; quali aree sono destinate alle industrie; quali sono protette quali si inseriscono di fatto all'interno della normativa della legge 431.
Su questo non abbiamo avuto ancora risposte. E' un'esigenza più che mai attuale, esigenza che traspare in modo chiaro anche dalla relazione. Per questi motivi riteniamo sia urgente e indispensabile un dibattito in Consiglio regionale che abbracci due grandi settori: l'urbanistica e l'ambiente, che noi tra l'altro abbiamo sollecitato da tempo, ma che ormai si impone.
La relazione della Giunta d'altronde indica questa esigenza quando sottolinea che si deve andare ad una revisione legislativa soprattutto sul piano procedurale, per evitare parallelismi e separatismi controproducenti per verificare anche le attività che vengono portate avanti dalla Commissione, che abbiamo individuato attraverso l'art. 91 della legge n.
56, e parallelamente all'attività del CUR che ancora non riusciamo a capire e a conoscere per quanto riguarda un settore così importante; oppure quando la relazione della Giunta pone l'obiettivo di arrivare, e fissa una scadenza abbastanza lontana, entro il 1988, alla valutazione dell'impatto ambientale. Noi abbiamo presentato una proposta precisa su questa materia che cosa ne facciamo? Tutte queste attività come è possibile programmarle seriamente senza un quadro generale di riferimento? Quadro di riferimento che non può che uscire da un dibattito del Consiglio regionale. E' vero che ci sono i documenti programmatici della Giunta, ma su questi punti non fanno altro che dare delle indicazioni di carattere generale, probabilmente non si poteva fare di più, ma questa esigenza mi pare sia più che matura. Se non si tracciano le linee entro cui operare, non sappiamo come comportarci. Se non si opera in tal modo, e purtroppo noi non ne vediamo i segni, le indicazioni della relazione, anche quelle positive, rischiano di rimanere lettera morta.
Entro nello specifico della relazione che ha soprattutto per oggetto le sentenze che hanno riguardato i galassini. La relazione dice che hanno cassato i galassini, cioè quei decreti ministeriali ex art. 2, che tutti abbiamo avuto modo di correggere. E' opportuno avere una certezza sull'interpretazione di queste sentenze, proprio per i processi che devono essere portati avanti. In preparazione del dibattito sarà opportuno avere supporti di carattere tecnico - giuridico che ci illustrino con precisione la portata di quelle sentenze e come possano essere tradotte all'interno della nostra azione futura, in applicazione anche della deliberazione già adottata dal Consiglio regionale.
Per quanto mi riguarda, proprio perché non ho mai potuto vedere molto bene i galassini, in questo caso mi limito a dire che hanno fatto giustizia le sentenze, in particolare per quanto riguarda il Piemonte, perché i galassini erano sbagliati nel metodo e nel merito. Erano anche pericolosi in quanto avevano innescato una protesta, che io ritengo giusta, una rivolta che però rischiava di travolgere persino la parte positiva della legge 431; non a caso sull'onda di quelle proteste giustificate erano partite le proposte della cosiddetta interpretazione autentica della legge 431 che giustamente la relazione critica, e forse non è a caso, se non ricordo male, che tra i proponenti c'erano esponenti non di poco rilievo del Piemonte. Erano provvedimenti sbagliati nel metodo, perché non sono stati sentiti, l'abbiamo ripetuto in mille sedi, né la Regione, né gli Enti locali, nonostante la Regione abbia offerto la propria collaborazione fin dal dicembre 1984, perché, ancora sul piano del merito, avevano utilizzato una procedura di dubbia legittimità. Ma, al di là del merito e del metodo in questo caso mi pare abbiano un rilievo particolare gli errori per quanto riguarda il merito dei galassini, su cui non abbiamo potuto per diverse ragioni discutere in Consiglio.
Sono stati calati sul Piemonte ben 78 di questi decreti elaborati in modo astratto e con conseguenze distorcenti. Perché dico questo? In Piemonte vige la legge regionale n. 56, abbiamo circa novecento piani regolatori, una legge che ha anticipato, lo riconosce la relazione, molti aspetti della stessa legge 431. Ci sono le procedure della programmazione i parchi, le leggi che riguardano le cave, un piano dei trasporti e della viabilità, c'erano già gli schemi che ora stanno diventando piani per quanto riguarda la pianificazione territoriale comprensoriale, la carta di fertilità dei suoli ed anche una struttura regionale che ha seguito sempre con molta attenzione i problemi che riguardano l'ambiente e gli impatti dei vari interventi sul territorio. Come mai, con tutta questa normativa alle spalle, con gli interventi già decisi e operanti sul nostro territorio, ci furono settantotto galassini in Piemonte e nemmeno uno in Calabria? Che coerenza c'era per quanto riguarda le decisioni a livello nazionale? Noi avevamo di fatto una serie di norme e di dati di pianificazione territoriale ed urbanistica già assunti e in gran parte operanti da anni che permettono ora di rivendicare giustamente la capacità della Regione a conseguire gli obiettivi della legge 431.
Voglio ancora ricordare che nel redigere i galassini si erano in parte raccolte, ma anche sollecitato acriticamente e senza verifica per ammissione in dibattiti pubblici della stessa Sovrintendenza, segnalazioni diverse, spesso approssimative o sbagliate, di varie associazioni che hanno si molti meriti, non siamo sicuramente noi a negarli, ma che hanno un loro carattere, una loro funzione. Quelle segnalazioni dovevano essere sottoposte ad una verifica attenta perché l'applicazione di quei decreti se non fossero stati modificati, avrebbe avuto ed ha già avuto comunque conseguenze gravissime sul territorio, come, ad esempio, l'assoluta immodificabilità in alcune zone.
Ed è proprio da questa impostazione sbagliata che poi sono discesi gli errori marchiani di merito che noi conosciamo, lo spostare vallate da un Comune all'altro senza nessuno criterio, senza nessun fondamento l'inserire vincoli di inedificabilità o escluderne altri, per quanto riguarda i centri abitati, in modo del tutto casuale, senza alcuna motivazione comprensibile. In Provincia di Novara sette di questi decreti prevedono il vincolo di assoluta inedificabilità, sei lo prevedono, ma sono zone per gran parte del tutto analoghe, se non identiche: Valle Strona si ai vincoli, Valle Anzasca no ai vincoli, non vedo i motivi che hanno portato a questa distinzione. Il considerare, per esempio, la stessa emergenza naturale, come le colline moreniche vicino a Torino, non un tutto unico, l'averla cioè tagliata a fette con i galassini, come ha denunciato pubblicamente il Sindaco di Avigliana, per cui succede che la parte di competenza del Comune di Avigliana è inserita in un galassino e subito dopo il confine non vi è più alcun vincolo (qualcuno maliziosamente diceva che forse è perché li c'è uno stabilimento della FIAT). E ancora, la situazione di Varallo Pombia (l'Assessore Maccari ha partecipato ad una riunione di emergenza su questo problema): unico Comune nella valle del Ticino che ha avuto i 1 vincolo di inedificabilità (non riuscivano a portare avanti nemmeno il cimitero per seppellire i morti). Sono distorsioni non di poco conto, per cui le sentenze possono aprire una pagina diversa.
La relazione riprende anche i rapporti tra gli Enti statali, la Regione e gli Enti locali, su una problematica che deve vedere la leale collaborazione, come dice la Corte costituzionale, tra Stato, Regione ed Enti locali: la relazione infatti afferma l'esigenza di una maggiore armonia tra le parti istituzionali. Questa è l'unica via per dare uno sbocco vero agli obiettivi positivi che la legge si pone.
Quegli atti sbagliati dalla Sovrintendenza, e chiudo su questo capitolo, e del Ministero hanno già avuto conseguenze negative che non possiamo ignorare e sottacere: di carattere generale, per i costi che ha già pagato la comunità piemontese, per i ritardi ingiustificati nella relazione di alcune opere, citavo cimiteri, ma si tratta anche di acquedotti, di strade, ecc., blocco di procedure già avviate, confusione impossibilità per molti Comuni di predisporre i bilanci, infatti se non ci fosse stata una modifica nemmeno per quest'anno e per l'anno prossimo molti Comuni avrebbero potuto predisporre i propri bilanci, perché non c'erano gli oneri di urbanizzazione, non potevano essere portati avanti i finanziamenti attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, e così via.
Ecco perché è opportuno chiarire fino in fondo qual è la portata giuridica di queste sentenze. Danni ne aveva creati anche nello specifico e contro, in modo preciso, lo spirito della legge 431. Io ricordo, per esempio, che come II Commissione e Giunta regionale cinque o sei mesi fa si decise di non avvalersi dell'art. 1/ter, cioè di includere nuove aree nei vincoli di salvaguardia, anche quelle di cui si riconosceva il pregio proprio per non aggiungere confusione a confusione. Ora mi sembra che sia possibile riaprire questo capitolo; la relazione lo mette in evidenza anche partendo dai decreti, come indicazioni su cui lavorare. Vanno evidentemente verificate con attenzione. Esiste la documentazione che la Regione ha già a disposizione e si tratta ora di affrontare questo problema che abbiamo accantonato proprio in conseguenza del movimento che si era creato attorno ai galassini. La legge 431 indubbiamente ha dei limiti: di aver invaso, lo si dice da parte di tutti, le competenze e il ruolo della Regione (sono limiti che non possiamo dimenticare per affrontare in modo serio la problematica che ha posto); di innescare processi per quanto riguarda il regime autorizzativo che sembra possano non finire mai (parere della Regione, va tutto a Roma, poi può ritornare e così via) e quindi 'rendono precaria la certezza del diritto. Non c'è chiarezza per quanto riguarda le sanzioni; non è ancora definito lo stesso piano paesistico anche se noi l'abbiamo già recuperato e l'aver approvato da parte del Consiglio regionale i piani d'area o i piani paesistici dei vari parchi ha permesso già di conseguire alcuni risultati positivi.
Ma una carenza soprattutto, al di là del giudizio positivo che diamo nel complesso sulla legge 431, è la mancanza di risorse, anche quelle per la redazione di questi piani, ma questo non è secondo me il problema di fondo.
Quando si affronta in modo nuovo una problematica di questa portata quando si invitano e si obbligano anche le Regioni a muoversi in questa direzione, e la Regione Piemonte dimostra di volere andare in questa direzione, per la carenza di risorse che hanno le Regioni, si trattava prima di tutto di mettere a disposizione le somme necessarie perché questi studi vengano fatti in modo appropriato, ed è una parte limitata, ma soprattutto si tratta di prevedere da parte delle decisioni di destinazione di risorse a livello nazionale le risorse che possono permettere a questi studi e a queste elaborazioni di prendere le gambe e camminare, altrimenti il rischio è che, dopo aver fatto begli studi, begli approfondimenti e dopo aver posto dei vincoli, non si riesce a tirarli fuori dai cassetti e si ritorna ancora una volta alla concezione del paesaggio come bene statico solo come vincoli, senza tradurlo in elemento e fattore di sviluppo.
L'altro aspetto emerso dalla vicenda dei galassini, ma più in particolare dalla legge 431 e che è ripresa a livello di coscienza nazionale, di cultura e anche di pubblici amministratori, è l'esigenza di procedere attraverso il metodo della pianificazione e della programmazione.
Se pensiamo a quanto si diceva alcuni anni fa, quando si sosteneva che non era più necessario programmare e pianificare nulla, mi pare che questo sia un risultato non trascurabile. Solo con la pianificazione e la programmazione si può governare il processo di trasformazione del territorio.
Sono limiti e imperfezioni che erano ben presenti (basta scorrere il dibattito svolto in Senato su questo provvedimento) ai legislatori quando approvarono in fretta questa legge. Forse hanno fatto bene ad approvarla in fretta, tant'è vero che il fronte, purtroppo, che dovrebbe dare respiro fiato all'attuazione della legge 431, mi pare si sia molto spezzettato.
Anche la relazione ricordava che nell'approvazione della legge finanziaria dell'anno scorso la destinazione di fondi per questo settore è stata inserita in mille inghippi. Sui fondi della legge finanziaria 1987 sarebbe forse opportuna un'azione da parte della Regione per ricondurre alle proprie competenze - anche forti delle sentenze della Corte Costituzionale - le risorse che la legge finanziaria destina all'ambiente e al territorio.
La pianificazione paesistica è una novità in generale per noi, un po' meno per il Piemonte. Occorre fissare dei punti fermi: dovremo farlo in modo più approfondito in un dibattito generale.
Innanzitutto a me pare di poter dire che questo processo non può essere dato in appalto a nessuno, cioè solo con incarichi esterni, che abbiano un inizio e una fine: proprio perché si tratta di processo di lungo periodo non può essere risolto questo problema affidando semplicemente degli incarichi. Occorre cioè puntare essenzialmente sulla struttura regionale perché è un processo continuo e tra l'altro il Piemonte ha il vantaggio di partire con una struttura adeguata e che ha dato buone prove in questa direzione. Semmai si tratta di potenziare: con una struttura regionale forte è più facile poi dialogare con l'esterno, con chi opera per progettare.
Ho assistito ad alcuni convegni indetti dagli organi professionali e nella mia ignoranza mi sono accorto della grande carenza che c'è ancora su questa tematica, verso l'Università e verso coloro che si interessano e operano in questo settore.
Il passaggio da una concezione statica ad una dinamica della tutela e delle compatibilità ambientali non è sicuramente facile. Occorre il coinvolgimento di tutta la comunità e delle sue istituzioni, occorre avere una cartografia tecnica di cui soffriamo la mancanza, ovvero di una strumentazione adeguata per più approfondite letture, anche a livello nazionale.
La mancata risoluzione di questo problema dimostra ancora una volta secondo me - come il fronte pro 431 si sia molto indebolito in questo anno e mezzo.
Il Piemonte ha delle cose da dire ad esempio per quanto riguarda il sistema informativo territoriale: giustamente la relazione lo pone come modello che può essere anche assunto a livello nazionale nel settore dell'ambiente e della sua tutela e valorizzazione.
E' un processò da costruire, non facile, che richiede una certa dose di pragmatismo ad ogni livello. Quando ne discutevamo in Commissione si parlava anche di arrivare alla costituzione di una sorta di comitato misto: Regioni, Enti locali e loro associazioni, in particolare, forse, per fronteggiare l'emergenza dei galassini. Mi pare sia un'esigenza che comunque si ponga ancora in collegamento ovviamente con la Sovrintendenza per lavorare sulle nuove proposte. Questo può anche costituire la sede permanente di stimolo, coordinamento e verifica per l'attuazione della legge 431.
Occorrerà una ridefinizione, alla luce di questa normativa, della Commissione regionale per la tutela dei beni culturali e ambientali, il suo raccordo con il Comitato Urbanistico Regionale e dopo aver definito un quadro di riferimento preciso per quanto riguarda gli indirizzi nella formazione dei piani paesistici, occorrerà anche valutare la possibilità di delega ai Comuni per quanto riguarda gli approfondimenti specifici.
Accolgo la sollecitazione della Presidenza per quanto riguarda l'operatività: sono troppe le pratiche che giacciono, purtroppo, in Regione. Pareri espressi già da mesi.non sono diventati atti esecutivi anche le strutture vanno adeguate a queste esigenze.
Concludo ripetendo che questo è un primo dibattito che facciamo in Consiglio regionale su questa tematica; è necessario che questi temi vengano approfonditi in modo da definire le linee, le coordinate, se così le vogliamo chiamare, dell'azione futura da parte della Giunta e del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Mi sembra giusto prendere la parola, dopo aver sollecitato ripetutamente l'opposizione ad intervenire, prima di altra espressione dell'opposizione che sarà rappresentata dal collega Rivalta. Anche questi giochi, questi riti, hanno dei disegni precisi che debbono essere rispettati per evitare situazioni di antipatica tensione. Avrei preferito concludere con un breve intervento, ma le condizioni.del dibattito impongono un intervento ora.
Ho avuto occasione soltanto ieri di leggere la relazione dell'Assessore Vetrino, che peraltro è stata oralmente rassegnata al Consiglio stamani, e ho tratto per me e per il Gruppo DC giudizi di consistente positività soprattutto per il lavoro che è stato svolto sul piano dello studio e dell'approfondimento.
Ho già avuto occasione di dire personalmente all'Assessore, e lo ripeto qui, che avrei preferito fossero evitati alcuni giudizi relativi ad altre Regioni del nostro Paese, essendo noi agli stessi livelli dei nostri colleghi, e avrei evitato un atteggiamento che potrebbe essere erroneamente interpretato in termini di presunzione. Tuttavia anche sotto questo profilo l'analisi mi pare corretta ed utile, quantomeno per evitare errori che pare a noi altri hanno compiuto in questo delicatissimo campo della nostra attività legislativa e sociale.
La relazione dell'Assessore ha due valenze diverse: la prima, molto alta, si riferisce al lavoro di ricerca, di studio e di impostazione generale del problema; la seconda, più sbrigativa e meno incisiva, si riferisce all'attività concreta e operativa dell'Assessorato. Con ciò non dico che l'Assessorato non abbia operato.concretamente e decisamente bene dico che nella relazione alla parte operativa è assegnato uno spazio più modesto e che forse poteva essere considerevolmente ampliato.
Dicevo dell'impegno di studio che è stato manifestato, la volontà di un coordinamento delle iniziative, di un collegamento con la Protezione Civile, con l'Istituto Geografico Militare, con quanti altri posseggono strumenti per uno studio e un'analisi dettagliata e preliminare alle decisioni più generali che si debbono assumere. Questo impegno mi pare si stia sviluppando con tenacia e con un atteggiamento davvero esemplare.
E' opportuno anche quanto è stato detto in termini di cartografia. Non voglio polemizzare, ho sempre rifiutato ogni tentazione di critica a quanto è accaduto nel passato se non si è tirati per i capelli, dico soltanto che grosse occasioni sono state perdute in questo settore. Non dimentichiamo il Cartografico. Esistono nella Regione Piemonte istituti geografici che avrebbero positivamente collaborato con la Regione e che credo possano collaborare con la Regione e fornire in breve tempo gli strumenti di cui la stessa ha bisogno per svolgere competentemente il lavoro che intende sviluppare. Chiedo all'Assessore Vetrino di ricordarsi di questo suggerimento prima di iniziare altre avventure che ci farebbero rimpiangere il tempo perduto, e di ricordare nel concreto i patrimoni che abbiamo a disposizione prima di passare ad altre strade, che nel passato si sono dimostrate estremamente pericolose.
La serietà del lavoro che l'Assessore Vetrino ha svolto insieme alla sua équipe fa presumere anche un impegno di convegni a livello internazionale per offrire la nostra esperienza e per conoscere l'esperienza di altri soprattutto in materia di pianificazione.
Debbo anche rilevare con il collega Biazzi che sembra ben avviato dopo un periodo di iniziale rottura il rapporto con le realtà locali. E' sembrato a me dalla lettura che ci sia stata veramente una virata sotto questo profilo e che le osservazioni dei Comuni non siano più parse come una provocazione, un tentativo di sminuire la volontà programmatoria e la difesa dell'ambiente, ma la risposta effettiva alle esigenze quotidiane che la vita ci pone e in questo senso mi pare che siano state considerate.
La relazione dice che tra breve avremo a disposizione i piani territoriali comprensoriali che potremmo assumere definitivamente nel nostro patrimonio e che quindi potrà darsi corso alla creazione del piano territoriale regionale a valenza paesistica. Per quanto è dato a me di sapere per i contatti che ho avuto con gli amministratori locali, mi pare che questo lavoro sia stato svolto in modo egregio e che i risultati siano imminenti.
Il nostro apprezzamento va anche alla decisione di mantenere in ambito regionale le linee di programmazione e di gestione generale in materia ambientale. Ha ragione l'Assessore Vetrino quando in un passaggio abbastanza complesso dice che il pericolo della frantumazione di questa materia è particolarmente grave. Ma c'è alla fine della relazione l'impegno ad una delega di funzioni ai Comuni, eventualmente alle Comunità montane per alleggerire il carico burocratico operativo e anche per riconoscere in questa materia negli aspetti più particolari competenze agli Enti locali.
Io credo che questo, visto che è richiesto il parere nella relazione, si debba fare, caro Assessore, nel più breve tempo possibile. Non si pu sperperare un patrimonio di impegno e di studi con un'immagine scialba di funzionalità e di risposta alle esigenze più concrete, più immediate, più quotidiane. Le 7.500 domande di cui si parla, le 4.000 richieste che arriveranno fra breve tempo, fanno montagne di richieste di attesa da parte dei cittadini. Facendo un brevissimo conto, posso dire che almeno il 5 della popolazione regionale, direttamente o per riflesso, è interessata a questi ritardi obbligati che rendono tutti nervosi, che fanno dare a tutti giudizi inesatti e pericolosi, che fanno apparire la burocrazia regionale qualche volta come burocrazia arrogante che non si cura di una risposta immediata, corretta e gentile nei confronti dei cittadini che si rivolgono con pieno diritto di avere delle risposte chiare, ai governanti, agli Assessori, agli amministratori, ma anche alla burocrazia regionale.
Ebbene, bisogna essere chiari: l'Assessore Vetrino ha detto che è pronto un disegno di legge e noi lo attendiamo. La risposta del Gruppo democristiano è: se c'è una proposta di delega di queste specifiche funzioni ai Comuni venga immediatamente data - questa delega e vengano definite le possibilità per dare ai cittadini piemontesi delle risposte immediate per quanto attiene alle loro esigenze elementari.
Su questo punto noi insistiamo, perché troppo vasta e troppo diffusa è apparso anche dall'intervento di chi mi ha preceduto - è l'attesa per un funzionamento della Regione sotto questo profilo che non assomigli alle risposte che vengono date da altre Regioni criticate nella relazione o di tempi passati che non vogliamo più ricordare e menzionare.
Chiederemmo all'Assessore Vetrino questo impegno per definire più precisamente, anche sotto il profilo operativo, come andare a dare queste minute, modeste risposte ai cittadini piemontesi.
Con questo non si vuole sminuire minimamente quanto ha fatto con larghissima generosità l'Assessore e il suo Assessorato, quanto è stato detto di alto e di positivo in questa relazione, ma si vuole soltanto completare con una indicazione concreta a cui si vuole avere una risposta altrettanto concreta, perché l'attività della Giunta venga ancora meglio apprezzata con la soddisfazione non delle parti di maggioranza, ma dell'intero Consiglio.
Grazie dunque, Assessore, per questa relazione, grazie per i riferimenti e gli approfondimenti altamente positivi che in essa sono contenuti.



FRACCHIA MARIO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Anche a me la lettura della relazione dell'Assessore Vetrino ha ingenerato valutazioni contrastanti, di interesse per una parte e non positive per altre, soprattutto per la parte che ritengo carente. Condivido la valutazione complessiva che ha dato Nerviani: una parte iniziale, estesa rispetto alla dimensione della relazione, di carattere informativo sulla situazione nazionale, sulla situazione nelle diverse Regioni, sulle procedure, sugli strumenti e una parte invece assai limitata, anche meno chiara, per quello che riguarda i compiti operativi della Regione e per quanto la Regione in questo momento sta facendo.
Ho trovato positiva ed interessante la filosofia che regge questo documento che riporta all'interno di un processo pianificatorio un'azione di controllo, di gestione della tutela ambientale, paesaggistica. In questo senso mi sembra che le discussioni che si sono svolte nel corso di questo anno, da quando è stata promulgata la legge 431, abbiano fatto maturare quella che io ritenevo la posizione giusta. Questa legge è uno stimolo, una provocazione interessante ed importante data finalmente dal Governo nazionale che su questo tema era tradizionalmente assente. Bisogna risalire alla legge del 1939 per ritrovare una posizione governativa dello Stato italiano nei confronti di questi temi. Posizione, dicevo, stimolante provocatoria ed importante, ma che io non ho mai ritenuto potesse assumere in sé tutti i - compiti del governo dell'ambiente e del paesaggio (per ambiente intendo l'ambiente costruito e quello naturale).
Mi sembra, quindi, che venga formulato con maggiore chiarezza questo atteggiamento, cioè l'assunzione a livello pianificatorio di una politica di regime della tutela ambientale che può dare dei frutti e può consentire un dialogo non contrapposto, ma unitario, all'interno di questo Consiglio.
E' interessante il quadro informativo sulla situazione nazionale, un quadro che peraltro io cercavo faticosamente di costruire e che qui, almeno in sintesi, è presentato. Immagino che l'Assessorato abbia una documentazione più ampia e chiederò di poterla avere a disposizione per valutare meglio questo quadro, da cui deriva la sensazione di una situazione deludente, non perché non si sapesse che era deludente la situazione della tutela ambientale, ma perché emerge come non solo lo Stato è stato assente totalmente, fino all'emissione della legge 431, ma anche le Regioni, o una parte consistente delle Regioni, sono state assenti. Tutto sommato, nel non aver fatto nulla in questa direzione dimostra che non ne hanno una grande intenzione, allora, a maggior ragione, si giustifica l'intervento della legge 431. Deriva anche una sensazione di compiacimento perché si evidenzia che in questo quadro la Regione Piemonte non si presenta come ultima. Con dispiacere ritrovo nella relazione che sono le Regioni settentrionali ad aver fatto qualcosa, dico con dispiacere perch mi sembra sia una divisione che incrementa un divario politico e culturale nel nostro Paese non positivo e non accettabile. Fra le Regioni del nord il Piemonte si è mosso per tempo, con un giusto orientamento di merito che è quello della conoscenza del territorio, della sua situazione fisica della sua ricchezza di beni culturali e di beni naturalistici. L'Assessore Vetrino nella sua relazione, con riferimento al livello nazionale, pone il problema di una nazione che deve conoscere il suo territorio. Il Piemonte si è mosso certo con fatica, persino con invenzioni e con sperimentazioni ma si è mosso per tempo, anche nella predisposizione degli strumenti che sono richiamati nella relazione, come quelli che sono alla base di una possibilità di governo da parte della Regione, gli enti strumentali regionali. Manca il Cartografico che è uno dei buchi della costruzione strumentale di base importante. Sappiamo come sono andate le cose; la carenza di cartografia, con tutti gli aspetti negativi che ci possiamo dire, non può mai essere vantata in una funzione di governo come una condizione che giustifica il non fare, né sul piano della politica urbanistica, né su quello della tutela ambientale. La cartografia non pu essere considerata un elemento che rende inagibile qualsiasi azione.
Disponiamo di cartografie vecchie, che sono magari di scala non adatta, non sono aggiornate, ma che hanno una loro puntualità (intanto le tavolette dell'IGM). Certo è del tutto insufficiente una cartografia di questo tipo perché non è aggiornata, perché non ha delle scale giuste, ma è una cartografia che consente di intervenire, a chi voglia farlo. Sotto questo profilo è importante prestare attenzione al recupero di questa carenza cartografica, ma dico subito che la carenza cartografica non può essere considerata un impedimento, si può operare con le cartografie di cui disponiamo.
Dalla lettura della situazione regionale scopro come la Regione Piemonte anche nella politica dei parchi si presenta quella più avanzata e leggo con piacere che altre Regioni si sono mosse o si accingono a muoversi, magari con atteggiamenti diversi, ma si muovono nella politica di istituzione dei parchi. Nella relazione è posto con molta evidenza il problema della informazione sull'importanza dell'ambiente e della sua tutela. Il problema di carattere formativo verso la società deve essere basato in grande misura sulla politica dei parchi attuata e su quella che attueremo nella nostra Regione: la relazione fa riferimento ai processi informativi che nello svolgere questa azione di formazione e di cultura di massa devono essere orientati. In questo senso sottolineo che è molto interessante il contenuto della relazione quando si pone il problema di vincere le resistenze, basate sulla non conoscenza, sull'ignoranza verso il significato della tutela ambientale.
Se così è, la nostra Regione non deve fare passi indietro nella politica dei parchi, caso mai deve farne qualcuno in avanti nel completare il piano dei parchi e nell'investire di più proprio ai fini di far procedere quell'azione di educazione che attraverso i parchi si può fare.
Credo che gli aspetti più interessanti nel quadro dell'istituzione dei parchi sono le attività di carattere didattico che si sono realizzate a Pra Catinat, alla Mandria o altrove. Nello spirito con cui l'Assessore Vetrino parlava di un processo di informazione che ci faccia vincere la battaglia che non è affatto vinta, ma che è soltanto impostata per una tutela ambientale, dico che questa Regione deve impegnarsi a spendere di più di quanto ha fatto nel passato nella politica dei parchi.
Mi sembra poi molto oggettivo ed onesto il richiamo che è stato fatto verso il livello nazionale di insufficienze. La relazione indica alcune carenze fondamentali della politica nazionale, alcune sopravalutazioni e in alcuni casi incoerenze. Certamente è incoerente, come è detto nella relazione, la legge sull'abusivismo nel momento in cui per altri versi un'altra parte dell'azione governativa attraverso la legge 431 tendeva a prendere in mano il governo del territorio e dell'ambiente e non a lasciarselo sfuggire addirittura attraverso gli interventi illeciti.
Condivido di questa relazione, e lo dico non per semplice compiacenza pur dovuta quando le posizioni coincidono, ma perché mi sembra un punto da cui dobbiamo partire, l'opinione che con la legge 431 non si è tentato, non si è voluto tentare. Siccome io considero le intenzioni sulla base delle cose che vengono dichiarate ed ho sentito parlare Galasso, e ho letto le sue relazioni, considero che con la legge 431 Galasso - non so altri - non abbia avuto assolutamente l'intenzione di sottrarre dei poteri alla Regione, caso mai di ingenerare quella provocazione e quello stimolo importante e interessante, necessario in una nazione che non aveva mai posto a livello dell'intero Stato questioni di questo genere, almeno fino al 1939 in avanti.
Importante è che adesso non si traduca nei fatti in una sottrazione di competenze alla Regione, perché le Regioni possano operare attivamente nello spirito della legge 431. Se le Regioni non opereranno nello spirito della legge 431 è chiaro che avremo qualche altro intervento statale, che dovrà andare oltre ai termini con cui si è espressa la legge 431 e che in qualche misura tenderà davvero, per una successione di interventi statali a sottrarre le competenze alle Regioni.
Le Regioni devono cogliere la legge 431 come una provocazione (per la Regione Piemonte secondo me meno necessaria che per altre Regioni) per attivarsi maggiormente nella tutela ambientale. Se si attiveranno, io credo non ci sarà spazio per interventi centralisti da parte dello Stato; certo che se ciò non avverrà, saranno necessari ulteriori interventi: nella relazione del Vicepresidente Vetrino si dice "una nuova legge 431" o qualcosa del genere ed allora davvero, dopo essere stati avvertiti dalla provocazione, si avvierà un processo di sottrazione di competenza alle Regioni su questa materia.
Mi sembrano anche interessanti ed importanti gli impegni di carattere interregionale che vengono indicati nella relazione, che riguardano problemi di merito, di affinamento o di omogeneizzazione del merito degli interventi, delle procedure e degli strumenti.
La parte che invece mi sembra carente - in questo condivido l'opinione del collega Nerviani - è quella che riguarda le azioni che la Regione promuove per applicare la legge 431. Mi sembra carente perché se positivamente viene indicata la conclusione dei piani territoriali, con arricchimento e approfondimento di tutti gli aspetti che riguardano la tutela ambientale e paesistica, non si dice però pressoché nulla su un compito più minuto, più quotidiano che già oggi deve essere svolto, perch la legge 431 non rimanga una legge inapplicata, elusa ed evasa. Quindi è positivo che questi piani territoriali vadano a termine, contengano quelle precisazioni di carattere ambientale e naturalistico che possono consentirci di svolgere un'azione pianificatoria che abbia in s compiutezza anche rispetto ai problemi ambientali e ritengo sia stata opportuna la formazione delle équipe di lavoro perché ciò avvenisse. A questo proposito voglio però dire che non mi è chiaro il modo in cui è avvenuta la scelta dei professionisti per arricchire le équipe che avevano già lavorato per i piani territoriali. Ho l'impressione, ma in qualche caso più che impressione, ho la fondata informazione che non tutti coloro che sono stati incaricati siano davvero degli esperti. Sono stati aggiunti alle quipe dei professionisti in qualità di esperti in materia ambientale. Ma mi risulta che alcuni di loro non abbiano nessuna qualificazione in questa direzione e non abbiano mai compiuto lavori di tipo ambientale. Ho l'impressione che più che di architetti, come si dice negli ambienti dei professionisti, si tratti di "architutto", cioè di quelli che avendo la laurea in architettura sono disponibili a fare qualsiasi cosa dall'arredamento dei locali di un barbiere all'allestimento di mostre dalla"progettazione edilizia di piccoli edifici a strutture complesse dall'urbanistica al territorio e all'ambiente; persone di questo tipo credo che siano davvero, come ironicamente viene detto, degli "arraffatutto".
Richiamo questo aspetto per sottolineare l'importanza di garantirci.
Purtroppo si commettono spesso facili errori in questo senso. Non faccio un processo per la scelta delle persone, certo che la scelta delle persone su temi così delicati diventa importante.
In questa fase, che spero breve, di conclusione dei piani territoriali auspicherei che si potesse attivare un seminario (interessando Giunta e Commissione) per discutere metodi e contenuti di questi approfondimenti ambientali tanto più che si tratta di materia innovativa. Una discussione di questo genere potrebbe essere utile sia per arricchire l'approntamento delle metodologie utilizzate, sia per rendere fin da questo momento informati tutti coloro che dovranno misurarsi e valutare questo lavoro, in modo da renderli più preparati a svolgere le loro valutazioni.
Sarei per proporre - e potrebbe essere un lavoro congiunto dell'Assessorato e della Commissione - un seminario di lavoro, non solo rappresentativo, su questi contenuti e su queste metodologie.
Mi pare importante il discorso di completamento della conoscenza o di arricchimento là dove non era esauriente, come ad esempio per quanto riguarda l'indagine che verrà fatta dalla Sovrintendenza sulle aree archeologiche della nostra Regione in ordine agli usi civici.
Credo che dobbiamo prestare più attenzione al problema (io ho cercato di farlo, ma sono stato largamente sconfitto) affinché nella politica di liberalizzazione degli usi civici non si perdano delle occasioni irripetibili ai fini della tutela ambientale e di una politica di istituzione di parchi o di aree naturalistiche.
Sotto questo profilo c'è nella relazione, forse un po' impropriamente rispetto all'obiettivo della stessa, una puntuale indicazione del significato degli usi civici e delle procedure che possono essere attivate per la loro liberalizzazione. Chiederei all'Assessorato di individuare una politica apposita di valutazione e di governo di questi usi civici soprattutto in presenza di possibilità di sdemanializzazione volta a garantirci che non venga liberalizzata nessuna area di interesse ambientale e naturalistico.
Altra considerazione positiva, ma non esauriente perché presenta delle carenze, è quella che riguarda la partecipazione delle Comunità montane e dei Comuni. Considero positiva tale esperienza, anzi essenziale, ma questa partecipazione non può essere esaltata come pura condizione di più facile convivenza. E' una partecipazione che considero essenziale per consentire ai Comuni e alle Comunità montane di essere partecipi ad un processo di tutela ambientale. Però richiede grande capacità di governo e di egemonia culturale da parte della Regione.
Sotto questo aspetto la relazione è carente: non indica in quale modo questo rapporto di partecipazione, largamente richiesto da Comuni e Comunità montane, possa essere gestito positivamente da parte della Regione, affinché non diventi un rapporto di subordinazione degli interessi locali comunali su quello più generale di tutela ambientale.
Vorrei che su questa questione fosse indicata con più chiarezza come la Regione si presenta a questo confronto e come intende operare. Ritengo che essa debba mettersi nella condizione per cui tale confronto, senza perdere in qualità, diventi un confronto di corrispondenza reale tra Comuni e Regione per gestire la tutela ambientale e non per trovarvi delle scappatoie. Sulla base di questa corrispondenza credo che si possa essere davvero ampi in un processo di deleghe di compiti e di competenze. Ciò non per diffidenza ideologica, ma perché, in concreto, l'amministratore locale è sottoposto ad interessi molto ravvicinati, che molto spesso contrastano con le ragioni di tutela ambientale e prevaricano alla fine la tutela ambientale. La delega, quindi, deve essere data nella misura in cui sia costruita una condizione di rapporto che impedisca che questo avvenga.
La partecipazione dei Comuni e delle Comunità montane in questa fase di approfondimento dei problemi ambientali e paesaggistici non deve essere un fatto formale, di pura manifestazione di accordo, ma un processo che garantisce che davvero si creano le condizioni per una delega di gestione degli aspetti ambientali.
Nella relazione non si dice nulla - e questa è la parte più carente di cosa avviene laddove i decreti sono stati dichiarati decaduti. Su questo punto non condivido la decisa posizione enunciata dal collega Biazzi. I decreti sono stati emessi con qualche procedura contorta dal Ministero su proposta delle Sovraintendenze, cogliendo in generale delle ragioni fondate di intervento. La procedura strana che si è seguita, sotterranea, non palese, con la partecipazione di qualche associazione culturale e ambientalista, ha portato a degli eccessi. Alcuni casi, ad esempio quelli citati da Biazzi, indicavano come il decreto avesse, pur con l'intenzione di operare bene, offeso delle giuste ragioni operative di qualche Comune.
Ritengo però che in generale per le aree sottoposte a questi decreti vi era urgenza di intervento. Tali decreti sono decaduti. Speravo che nella relazione ci fosse un'analisi di carattere giuridico su questa vicenda per trarre qualche spunto per un intervento da parte della Regione, o comunque un'indicazione di ciò che la Regione intende fare nell'immediato. Era anche questa una delle sollecitazioni che nei dibattiti precedenti in Consiglio avevamo posto, ma non abbiamo avuto con questa relazione alcuna risposta.
Per esempio che cosa avviene all'imbocco della Val Troncea, a Pragelato? In passato avevamo tentato di bloccare una lottizzazione che distruggeva quell'ambiente. Ci aveva preso la mano il decentramento delle competenze ai Comuni per cui i Comuni con le varianti che abbiamo approvato ultimamente possono approvare le lottizzazioni. Questo è un caso di approvazione da parte del Comune di una lottizzazione che è incompatibile con l'ambiente all'imbocco della Val Troncea.
Il decreto poneva una soluzione, ma non esiste più. Che cosa si intende fare in Val Troncea? Ma non esiste solo la Val Troncea. In Commissione avevamo parlato di altre realtà che vanno affrontate, ma purtroppo la relazione non dice nulla.
Per quelle questioni che sono in pericolo, anche se non immanente, si è già individuata una linea di intervento urgente.
Nella relazione non si dice come avviene l'applicazione della legge 431, che non è solo fatta dai decreti Galasso, ma da una serie di altre norme che vanno applicate e rispettate. Io ho l'impressione che la legge 431 non si applichi e non si rispetti sul territorio: ci sono delle modifiche sul territorio che non rientrano nelle intenzioni e nei principi né rispettano le norme della legge 431. Penso, ad esempio, a quanto avviene quotidianamente lungo il corso dei fiumi da un lato per iniziative sconsiderate di pirati che depositano detriti o che fanno operazioni di trasformazione del terreno, dall'altro per operazioni del Magistrato del Po. Chi passa lungo il Po continua a vedere di settimana in settimana crescere le arginature. La settimana scorsa guardando il Po dalla collina prospiciente Trino si vedeva una lanca compresa tra un ghiaione e la sponda del Po che probabilmente molto presto sarà tagliata da queste arginature.
Sono trasformazioni sostanziali e non marginali delle caratteristiche ambientali del fiume. Io non sono un esperto, quindi lo affermo sulla base di un puro presunto buon senso. Considero che a lungo andare queste arginature che canalizzano il Po diventeranno pericolose e rischiose. Lo stesso accorciamento del Po di 11 km sul territorio regionale, che il prof.
Gola del CNR ha rilevato nel corso di questi anni, richiamato nella relazione dell'Assessore Vetrino, non può non avere conseguenze sull'intero regime di deflusso delle acque del Po, conseguenze che possono anche diventare successivamente gravi.
E, per venire all'altro aspetto, quello dei pirati, ho qui un ordine del giorno della VI circoscrizione di Torino che esprime la più allarmata preoccupazione per il degrado ecologico che avviene sul Po e sulla Stura.
Non sto a leggerlo per non portare via tempo, ma sarebbe interessante sapere quello che sta avvenendo lungo il Po e lungo la Stura, qui a Torino.
Non solo. L'altro giorno vedevo nel territorio di Brandizzo e di Chivasso l'abbandono di detriti, di rifiuti e l'insorgere continuo di orti abusivi.
La politica degli orti va fatta, l'avevamo persino inserita nel piano di sviluppo, ma cosa diversa è la politica degli orti abusivi e della costruzione di baracche che poi si trasformano progressivamente in insediamenti precari. Ho fatto questo esempio per dire che c'è una ragione per individuare forme e metodi di governo della legge 431, per le sue norme e non per i decreti Galasso che sono saltati. La relazione però non ci informa e non dice cosa si intende fare.
Mi sembra opportuno che venga indetto il seminario sui problemi dei fiumi (ho parlato della situazione dei fiumi come esempio di non controllo e di non attuazione della legge 431) che chiami tutte le forze scientifiche, sociali, politiche e culturali, che hanno a cuore questo problema, ad un confronto fra loro e con il Magistrato del Po, perché si metta fine davvero all'azione di degrado dell'ambiente.
L'aver inserito il Po nel piano dei parchi dà alla Regione qualche possibilità di intervento; bisogna avvalerci di queste possibilità di intervento, bisogna far applicare la legge 431 che dà anch'essa qualche potere alla Regione.
Sulla questione del Po, come più in generale sulle questioni di intervento sul territorio piemontese con grandi infrastrutture e grandi trasformazioni, chiedo che la Regione metta subito in cammino un lavoro di valutazione di impatto ambientale.
Chiedo alla Presidenza del Consiglio che presenti al più presto in aula la legge sulla valutazione di impatto ambientale per dare una normativa procedurale di contenuti e di obiettivi e chiedo all'Assessorato che rispetto alle operazioni che il Magistrato del Po effettua sul Po e sugli altri fiumi e rispetto agli altri interventi infrastrutturali di grande portata che stanno per essere promossi o sono addirittura avviati sul nostro territorio, dia subito vita in seno all'Assessorato ai lavori di valutazione di impatto ambientale.
L'ambiente lo difenderemo da un lato attraverso una politica di pianificazione che abbia in sé il merito specifico della tutela dell'ambiente, dall'altro lato lo difenderemo se sui singoli interventi andremo a garantirci che non insorgano problemi.
Rilevo in ultimo che sarebbe positivo se nei primi mesi del 1987 (ci eravamo posti il 1986, mi rendo conto che i tempi spesso slittano) si potesse, dopo le procedure necessarie formalmente previste, discutere in Consiglio sui piani territoriali con le valenze ambientali che verranno introdotte. Se riusciremo a fare questo nei primi mesi del 1987, non andando più in là, credo che si darebbe un impulso reale al governo del territorio e si concluderebbe per altri versi un lavoro che dura da anni che è stato di sperimentazione e di invenzione non facile e che troverebbe nella sua conclusione finale un giusto riconoscimento.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola l'Assessore Vetrino per la replica.



VETRINO Bianca, Assessore alla pianificazione territoriale

Devo innanzitutto esprimere il rammarico profondo per avere reso la relazione ad un Consiglio assente. I pochi presenti in verità erano molto attenti e sappiamo che le assenze erano giustificate da motivi e problemi che sono importanti tanto quanto quelli di cui stiamo discutendo. E' sempre spiacevole parlare ad un uditorio poco numeroso. Questa carenza è stata ampiamente colmata dalle risposte dei Consiglieri che sono intervenuti. Gli interventi forse non sono stati molto numerosi, ma la loro qualità mi offre lo spunto per una lunga serie di repliche e cercherò nei limiti del possibile di stare nel tempo che è consentito alla Giunta per la replica.
Il fatto che non vi siano stati interventi numerosi significa che questa è una materia che, anche nell'ambito del Consiglio regionale, finisce per essere una materia per esperti, non però per fissati. Uno degli obiettivi che noi ci dobbiamo porre, e tutti i colleghi intervenuti l' hanno detto, è che questa materia non sia soltanto per esperti, ma diventi popolare in senso assoluto.
Nelle mie due relazioni, quella di luglio e quella odierna, mi sono soffermata sulla necessità che questo problema venga assimilato e sensibilizzato dall'intera comunità. Quel processo di volgarizzazione, che auspicava il collega Marchini, è un processo che noi dobbiamo sicuramente avviare, attraverso gli strumenti più opportuni.
Il collega Rivalta individuava nel far conoscere maggiormente i parchi una delle possibilità per sensibilizzare il sentimento di attaccamento alla natura che è innato in ognuno di noi; io credo che questo obiettivo vada sicuramente perseguito. E' con soddisfazione che ho visto in un numero di "Repubblica" di qualche giorno fa, che spero non sia sfuggito ai Consiglieri, la pagina centrale del giornale con l'articolo: "Parco Piemonte", nel quale erano elencati tutti i parchi del Piemonte, quelli che sono funzionanti, quelli che hanno una legge istitutiva, quelli che al loro interno realizzano già azioni di educazione, di sensibilizzazione e di fruizione che devono poi essere alla base di una politica dei parchi, che peraltro la nostra legge sui parchi espone nei suoi obiettivi fondamentali.
La legge 431 ha il merito di aver sollecitato e reso più attuale, più pregnante una sensibilità popolare attorno al tema dell'ambiente. E' un merito profondamente culturale che tra l'altro ha rappresentato una sfida non soltanto per l'opinione pubblica e per la classe politica che su questi temi si sta misurando, come noi ci stiamo misurando in questa giornata, ma è stata una sfida anche alla professione. Il Consigliere Rivalta ha fatto delle critiche circa possibili non perfette professionalità da parte dei professionisti che sono stati incaricati dalla formazione di questi piani.
Devo dire che questi professionisti per il 50% sono coloro ai quali erano già stati affidati gli incarichi da parte della precedente amministrazione: è stata una nostra precisa scelta di voler comunque avere un riferimento con l'équipe che aveva curato la predisposizione del piano territoriale comprensoriale perché ci sembrava l'anello naturale di congiunzione nel momento in cui questo piano si presentava in quanto tale, ma si aggiungeva ad esso la cosiddetta valenza paesistica. I discorsi relativi al fatto che i professionisti non sono all'altezza della situazione si fanno anche con i professionisti e io stessa li ho fatti nel momento in cui è stata riunita l'intera équipe. Una visione del paesaggio come unità non trova pronti molti professionisti. C'è stato un periodo in Italia nel quale l'urbanistica ha avuto il sopravvento, non soltanto perché l'art. 9 della Costituzione individua la tutela del paesaggio come bene primario, ma proprio perché anche la recente sentenza della Corte costituzionale ha messo alcuni punti precisi su che cosa si debba intendere per ambiente e su come si debba individuare e difendere l'ambiente. L'urbanistica è da considerarsi piegata a realizzare il valore estetico e culturale del paesaggio. La Corte costituzionale ha anche detto che al bene primario del territorio vanno subordinati tutti gli altri interessi, compresi quelli economici.
Siamo di fronte ad affermazioni che giungono da una sede molto qualificata, che mai prima d'ora aveva espresso dei concetti politici così elevati nei confronti di questa materia. E noi dobbiamo rispettarli.
Credo che tutti condividano queste affermazioni sulle quali l'intera linea della Giunta si è collocata. Ha raccolto, è vero, qualche critica qualche polemica, pur necessaria: sono d'accordo per esempio anch'io che questa relazione ha una parte preponderante riservata all'informazione in senso generale e che riserva meno spazio a quello che sta facendo la Regione in questo momento. Questo però non è casuale; perché proprio l'aver messo mano all'approfondimento degli articoli della legge 431 ci ha dimostrato che prima di dire quello che bisogna fare, occorre capire che cosa bisogna fare. Questo è il problema che si stanno ponendo ora i professionisti nel momento in cui hanno assunto questi elaborati e si accingono a dare agli stessi valenza paesistica. Il problema vero è che alcune categorie di beni rispetto ai quali noi dobbiamo dare delle indicazioni sono delle categorie sconosciute. Le undici categorie di beni previste dall'art. 1 della legge, che noi abbiamo quasi tutte tranne i vulcani e il mare, pongono dei problemi interpretativi, non per niente io mi sono soffermata sugli usi civici che tra le categorie delle quali dobbiamo trattare è quella più sconosciuta.
Qui si parla delle Università agrarie che non sono la Facoltà di agricoltura, come credeva qualche deputato nel momento in cui si dibatteva la legge Galasso in sede parlamentare. Per quanto ci riguarda, sappiamo che soltanto il Bosco della Partecipanza è indicato come Università agraria.
Quindi il lavoro che sta facendo l'IPLA per individuare i territori con queste caratteristiche è un lavoro considerevole e importante, per colleghi, arrivare alle certezze su questi problemi non è facile e l'équipe di professionisti all'interno della Regione sta incontrando non poche difficoltà proprio nel definire, a volte anche numericamente, gli usi civici perché non ci sono (come ho scritto nella relazione). C'è il Commissariato degli usi civici che non ha l'elenco degli usi civici. E questo succede in tutte le Regioni: mi risulta che la Regione Lazio abbia dato incarico a un'équipe di professionisti impegnando 2 miliardi di lire proprio per definire i territori sottoposti ad usi civici. Quindi non a caso nella relazione ho posto l'accento sulla necessità che abbiamo di conoscere di più il nostro territorio. Noi conosciamo già molte cose del nostro territorio perché vantiamo l'esperienza del SIT (Sistema Informativo Territoriale) come lo vantano le Regioni Lombardia e Liguria. E' un fatto significativo, ma non è ancora esaustivo.
L'art. 1 della legge 431 ci obbliga ad una serie di pronunciamenti rispetto a categorie che finora erano dimenticate o comunque non degne di essere considerate tasselli importanti nel momento in cui si valuta un bene ambientale.
Al di là dello stimolo che mi viene dai Gruppi, ritengo sia opportuno approfondire la materia in momenti di confronto più significativi. Questo è un aspetto da esaminare in un seminario in cui Giunta e Consiglio si confrontino per fornire ai professionisti delle indicazioni dal momento che la categoria professionale si trova impreparata a gestire questa legge.
Ci siamo serviti dei professionisti che erano sul mercato i quali, per i curricula, per pubblicazioni, per studi, per piani che avevano realizzato nella Regione Piemonte, potevano vantare dei requisiti. E' sulla base dei curricula che noi abbiamo potuto definire gli incarichi. Questi professionisti non li definirei degli "arraffatutto" perchè francamente il costo di questa operazione a valenza ambientale è addirittura irrisorio.
Pensate che con 300-350 milioni riusciamo a dare valenza paesistica ai nostri piani. Non faccio confronti, non vado oltre, sappiamo tutti quanto sono costate certe progettazioni non lontano da questa sede. Non metto il dito nella piaga. Io non credo che l'Assessorato possa essere tacciato di sciupio a questo riguardo. Abbiamo avuto la fortuna di avere degli strumenti pronti. Certo, erano già costate prima quelle professionalità e quelle competenze. Oggi con 300 milioni ci mettiamo nella condizione di dare valenza paesistica agli strumenti di pianificazione che avevamo e probabilmente ci attrezziamo ad un lavoro futuro come qualcuno indicava questa mattina. Non è pensabile che, approvati questi elaborati, abbiamo risolto i problemi ambientali della Regione. Abbiamo semmai dato delle indicazioni, degli orientamenti, una maglia molto larga e la comunità organizzata delle Comunità montane, dei Comuni e delle Province dovrà collaborare con spirito aperto e culturalmente elevato per fare in modo che la legge 431 riporti quel profilo alto che è stato invocato da molti e che è negli intendimenti dell'estensore della legge.
Sono state fatte delle osservazioni relativamente ai cosiddetti galassini. Dico al collega Ala che non mi sono molto soffermata in questa seconda relazione su questi aspetti, poiché mi ero soffermata nella prima relazione nella quale avevo chiarito che le risposte vere verranno attraverso i piani.
Noi non abbiamo assolutamente dimenticato i galassini. Stamattina ho ricordato che l'on. Bassanini invitava le Regioni che hanno avuto i galassini decaduti ad utilizzare l'art. 1/ter per riappropriarsi della titolarità della quale il Ministero le aveva spodestate. A me sembrava improprio porre questi vincoli dal momento che abbiamo un iter di interventi sulla legge 431 previsto e programmato, che demanda peraltro al piano paesistico la risoluzione di questi problemi. Ci sono problemi come quello di Pragelato che è di attualità dal 1982. L'Assessore Rivalta negli anni 1983/1984 aveva risposto ad interrogazioni a questo proposito. Il Sindaco in una lettera di questi giorni dice che per quanto riguarda gli insediamenti delle società Plan 2000 e Pattemouche 2000 si dichiara disponibile a riprendere l'esame di questo insediamento per un migliore inserimento ambientale degli edifici. Forse siamo ancora in grado di poter condizionare questo intervento, che peraltro aveva avuto tutti i placet dagli altri livelli autorizzativi.
Per quanto riguarda quindi i galassini, non dico che verranno ripresi tout court, perché li abbiamo anche criticati, ma sono certamente una base utile ai professionisti per introdurre i vincoli che si renderanno necessari. Ricordiamoci che molti galassini riprendevano pari pari delle nostre definizioni di vincoli, a parte i parchi, ma anche altre definizioni, per non parlare della legge 1497, delle nostre aree sottoposte a rischio idrogeologico e a tutti i vincoli che noi conosciamo.
Sul permanere della legge 1497 dei galassini devo dire che non mi sono sentita di mettere per iscritto una valutazione definitiva. Purtroppo questa materia è ancora nell'incertezza più estrema. Alcuni giudici costituzionali dicono che i galassini sono decaduti, altri dicono il contrario, alcuni legali dicono una cosa ed altri un'altra. Il Ministero non dice niente. Io spero che nella riunione programmata per il 24 c.m. da parte del Ministero venga qualche chiarimento di carattere giuridico.
Queste incertezze di carattere giuridico, collega Ala, sotto il profilo politico per noi non esistono, perché le aree che sono state oggetto dei galassini sono state consegnate ai professionisti i quali sanno che devono considerare anche quelle aree della consultazione e quelle che erano già in Assessorato per segnalazioni di associazioni ambientalistiche. Questo materiale è all'attenzione dei professionisti. Il compito nostro sarà quello di verificare se gli elaborati che ci verranno presentati saranno di nostra soddisfazione o se la Giunta prima e il Consiglio dovranno integrarli.
Vi è un altro problema che Biazzi ha indicato con una punta polemica quasi che le convinzioni che traspaiono dalle relazioni e dalle dichiarazioni che sto facendo da alcuni mesi riguardino la sensibilità di un solo Assessore. Le relazioni presentate sono della Giunta, non vi è dubbio però che va curata una maggiore integrazione ed una maggiore interconnessione tra gli Assessorati. Questo è un tema che attiene alla tutela ambientale, ma riguarda anche il servizio cave, i trasporti, il turismo e le opere infrastrutturali, delle quali peraltro ci stiamo occupando. Una maggiore collegialità è un'esigenza che sento ed avverto soprattutto nella sede della Commissione dei beni ambientali dove esaminiamo i progetti, i piani dei centri storici, i piani particolareggiati, la quale peraltro è stata composta con molta sagacia perché attraverso quella Commissione si è tentato di mettere a confronto l'urbanistica con la tutela ambientale; infatti all'interno della Commissione ci sono i funzionari della Pianificazione e dell'Urbanistica i quali per primi avvertono una necessità impellente di valutazioni congiunte. Non è possibile che il CUR dia l'approvazione su un progetto se la Commissione dei beni ambientali ha delle riserve. La Commissione ambientale deve tutelare soltanto la qualità, ma deve pur tenere conto di dove si collocano territorialmente il progetto e il piano. Questa sollecitazione è giusta e trova lamia disponibilità.
Per quanto riguarda la delega vorrei dire al Consigliere Ala che non vi è alcuna intenzione di delegare ai Comuni la gestione della legge 431. Io ho parlato di delega e .della possibilità di attribuire ai Comuni alcune competenze, ma di quell'"eccetera" sono preoccupata anch'io quanto il Consigliere Ala, tant'è vero che qualunque disegno di legge che intenda definire l'esercizio e la gestione delle funzioni regionali in materia di protezione delle bellezze naturali dovrebbe essere eventualmente accompagnato da un regolamento specifico. Mi impegno a non portare in quest'aula alcun disegno di legge che non sia accompagnato contestualmente dal suo regolamento circa la delega ai Comuni delle funzioni che attengono alla manutenzione ordinaria, al consolidamento statico, al restauro e al risanamento ai fini conservativi, alla posa in opera di cartelli o di' altri mezzi di pubblicità, al taglio dei boschi. Si tratta di operazioni che i Comuni sono in grado di gestire, e questo ci consentirebbe di eliminare la giacenza di 7.800 pratiche.
Il Consigliere Rivalta chiede se la legge 431 è gestita dalla Regione Piemonte. Io rispondo di si perché se noi in otto mesi siamo passati dalla media di 2.000 progetti relativi ad aree sottoposte alla legge 1497 a 7.800, significa che la gestione della legge 431 la stiamo facendo.
Tutti gli interventi che ricadono nell'ambito della categoria 1 (le cosiddette grandi categorie di beni) vengono sottoposti alla legge 1497.
Questo crea dei problemi di gestione al Servizio.
A me dispiace che il Consigliere Nerviani abbia riscontrato arroganza da parte dei nostri funzionari. Ma non si tratta di arroganza, il problema è che siamo in una situazione di rottura per cui si diventa nervosi. E' necessario razionalizzare la gestione dell'emergenza e la Giunta sta tentando di colmare i vuoti intervenendo, dando supporti e adeguando l'organico che peraltro era già previsto più numeroso dell'attuale. Questa situazione però non può continuare. Credo che un rimedio si otterrà delegando ai Comuni una parte di questi incarichi, dopo la definizione molto precisa dei criteri, delle categorie, delle indicazioni e degli orientamenti.
Raccolgo la sollecitazione venuta dal Consiglio di accelerare tale azione. Provvederemo prossimamente alla predisposizione di un disegno di legge. La cartografia è il punto dolente. Il Consigliere Rivalta sostiene che questa non può essere una scusa per non agire. E' comunque una carenza alla quale occorre sopperire. Nel Bilancio di previsione dell'anno 1986 avevamo indicato la predisposizione di carte su scala 1:50.000 più aggiornate. I Comuni hanno predisposto i piani regolatori, quindi le carte bene o male, esistono e sono anche servite. Un discorso completo e compiuto avviene dal momento in cui si hanno tutti gli strumenti di base necessari.
Quella della cartografia è evidentemente una necessità.
Non mi addentro in questo momento nell'argomento relativo al Cartografico, perché mi porterebbe a considerazioni di altro genere. Sta di fatto che i professionisti non possono predisporre i piani paesistici su scala 1:100.000 che è quella sulla quale sono costruiti i piani territoriali comprensoriali. In questo momento abbiamo molti dati, altri ci mancano; la cartografia è una carenza. Vedremo nel prosieguo di tempo come potremo documentarci. E' un processo di maturazione molto lungo e costante che deve avvenire anche attraverso incontri tra la Giunta e il Consiglio com'è avvenuto in questa occasione.
Mi auguro che attorno all'ambiente, per il quale alcuni Consiglieri hanno voluto dimostrare la loro sensibilità, maturi l'intero Consiglio poiché soltanto in questo modo sarà possibile far maturare l'intera comunità.


Argomento: Immigrazione - Emigrazione

Esame progetto di legge n. 129: "Interventi regionali in materia di movimenti migratori"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 5) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 129: "Interventi regionali in materia di movimenti migratori".
La parola al relatore, Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, avvicinarsi negli anni '80 a quel mondo umano che viene chiamato "emigrazione" per indicare una massa di corregionali usciti dai confini del nostro orizzonte per un lavoro cercato e realizzato in oltre cento Paesi stranieri, nell'arco di un tempo che pu considerarsi iniziato con il primo '800 ed esaurito quasi del tutto negli scorsi anni '70, significa toccare un capitolo di storia locale di sicura importanza primaria. Dall'esodo selvaggio, senza controlli e a carattere individualistico dell'800, durato fino alla vigilia del primo conflitto mondiale, si è passati da una emigrazione regolata prima e clandestina poi nel periodo fascista ad una emigrazione, nuovamente massiccia ed organizzata, nell'immediato dopoguerra, che ha cambiato le tradizionali destinazioni, per arrivare alle nuove aree a forte industrializzazione, sia in Europa che negli Stati d'oltreoceano.
Dal 1978 è registrabile infine quella nuova esperienza migratoria che viene definita "cantieristica" e "tecnologica": un fenomeno che sta imponendosi per la 'sua totale differenza e diversità dall'emigrazione tradizionale.
Questi aspetti, in tema di emigrazione, seppure tracciati per indice sommariamente debbono vedere le Regioni attente a ricoprire ruoli importanti al fine di rinsaldare i legami con i nostri connazionali all'estero e favorire il miglioramento delle loro condizioni nel Paese ospitante.
Su questa vasta tematica relativa ai movimenti migratori e tesa a prevedere interventi nei confronti degli emigrati piemontesi, nonché degli stranieri immigrati in Piemonte, la Regione con legge 16/7/1978 n. 42 ha dato una prima risposta.
Ma è ovvio che in questi ultimi anni il fenomeno migratorio, come ho accennato poc'anzi, ha assunto aspetti nuovi tanto che riteniamo opportuno affrontare nuovamente i problemi ad esso connessi in modo più organico e coordinato, superando la fase del prevalente intervento puramente assistenziale, oggi ancora utile, ma non più in grado di rispondere alle esigenze che si vanno sempre più manifestando ogni qualvolta si venga a contatto con questa realtà.
Esigenze che hanno trovato ampio motivo di valutazione, tra l'altro nella Conferenza dell'emigrazione tenutasi in Argentina nel novembre dello scorso anno, in relazione al dibattito sul ruolo e sui compiti delle Regioni nei confronti degli emigrati e dei loro discendenti.
La presente proposta di legge intende organicamente collocarsi nei molteplici settori che ineriscono la materia e si pone pertanto come finalità essenziale quella di colmare il distacco tra la pubblica amministrazione ed i cittadini emigrati.
Si tratta di un articolato che ha subito in Commissione un progressivo affinamento, con una proficua collaborazione tra l'Assessorato competente e la Commissione consiliare.
Sono state interpellate le organizzazioni maggiormente significative a livello nazionale ed il gruppo di lavoro costituitosi all'interno della IV Commissione ha affrontato le tematiche inerenti i movimenti migratori in modo compiuto; ha concordato sulla stesura di un testo, poi licenziato all'unanimità dalla Commissione stessa, che oggi è sottoposto all'attenzione dell'aula.
Criterio guida per la stesura dell'articolato è stato il considerare gli emigrati quali cittadini con parità di diritti e doveri rispetto ai residenti.
La nuova proposta di legge quindi, oltre ad apportare correzioni e modificazioni di carattere tecnico al testo della legge che si vuole sostituire, introduce, accanto ad alcuni temi ormai consolidati nella legislazione regionale in questo settore, nuovi elementi di carattere sostanziale che rendono più completo, vorrei dire più organico il complesso delle iniziative che si vogliono portare avanti in favore degli emigrati piemontesi e in favore degli immigrati stranieri in Piemonte.
Innanzitutto, colmando una lacuna della precedente legislazione, la nuova proposta definisce i soggetti destinatari degli interventi regionali richiedendo tra l'altro per gli emigrati un periodo di permanenza all'estero di almeno tre anni consecutivi negli ultimi cinque anni, con attestazione delle competenti autorità; vengono inoltre considerati nei disposti normativi gli stranieri che dimorino nel territorio della Regione.
Punto fermo rispetto alla legge in vigore sino ad oggi è l'istituzione della Consulta regionale per l'emigrazione e l'immigrazione, organismo di consultazione e quindi organismo di partecipazione alle decisioni e alle scelte dei programmi di attività. Per agevolarne l'operato si è ritenuto opportuno che tale Consulta debba essere affiancata da un Ufficio di Presidenza eletto nel suo ambito, organo più snello e di più facile ed immediata operatività; ovviamente la Regione dovrà assicurare per l'attività della Consulta adeguate strutture operative di supporto tecnico.
Gli interventi regionali previsti sono riconducibili a due gruppi ben distinti: 1) interventi di carattere socio - assistenziale indirizzati agli emigrati che rientrano definitivamente in Piemonte, attuati tramite le UU.SS.SS.LL. e i Comuni 2) interventi di diversa natura. Occorre sottolineare che gli interventi socio - assistenziali, già previsti dalla legge vigente, sono integrati con possibilità di contribuzione attraverso un fondo opportunamente costituito ed esteso alle spese di viaggio e di trasporto di masserizie e al trasporto delle salme.
Altre iniziative di particolare rilevanza potranno essere attuate, per esempio iniziative di carattere culturale relative alla diffusione dei periodici d'informazione e di materiale audiovisivo, all'appoggio e alla proposizione di manifestazioni illustranti le peculiarità della realtà piemontese.
Viene inoltre riconosciuto il ruolo assistenziale, ma anche culturale svolto dalle associazioni e federazioni degli emigrati ed immigrati e pertanto assieme alla riconferma all'interno della Consulta dei rappresentanti di tali organizzazioni (per organizzazioni sono da intendersi appunto federazioni ed associazioni) vengono previsti contributi, sempre a carico del fondo, per gli interventi specifici proposti.
Proprio a sottolineare il salto di qualità tra un atteggiamento assistenziale ed una nuova e più organica visione d'insieme, cui si è già fatto riferimento, sono previste nuove iniziative che, supportate anche dalle specifiche leggi di settore, investono l'attività e i bisogni dell'individuo nella loro globalità.
Si fa qui accenno ai corsi di formazione e riqualificazione professionale e agli interventi volti a garantire il reinserimento nel nostro ordinamento scolastico dei figli degli immigrati.
Nell'ambito del lavoro è prevista la concessione di contributi in rapporto all'entità degli investimenti per coloro che intendano avviare attività produttive nel territorio regionale.
Altre iniziative contenute nella proposta di legge mirano a facilitare l'insediamento abitativo degli emigrati e dei rimpatriati tramite agevolazioni, rapportate tramite punteggio ai bandi generali, per l'acquisto, la costruzione o il restauro dell'alloggio.
Di non secondaria importanza inoltre è l'impegno della Regione a promuovere iniziative presso istituti di credito per favorire e valorizzare le rimesse dei lavoratori emigrati.
La legge verrà attuata previa approvazione di un programma annuale degli interventi proposto dalla Giunta regionale con l'apporto della Consulta ed approvato dal Consiglio regionale Per l'anno finanziario 1987 prevede l'iscrizione al fondo di L. 400 milioni.
Si tratta di una cifra considerevole se si considera che per gli interventi in ambiti specifici, da attuarsi attraverso le leggi regionali di settore, potranno essere istituiti appositi capitoli di bilancio.
Lo stanziamento previsto potrà comunque essere arricchito per i futuri esercizi da eventuali entrate di fonte comunitaria o statale per le quali sono già previsti appositi capitoli di entrata e spesa.
Con le norme transitorie infine viene prevista la prorogatio dei disposti normativi della legge abrogata sino all'approvazione del programma degli interventi; ciò eviterà vuoti legislativi nelle more della effettiva attuazione della legge proposta.
La IV Commissione permanente del Consiglio regionale del Piemonte, nel licenziare all'unanimità il testo, ha espresso la necessità del decollo urgente di questa normativa, che potremmo definire normativa - quadro, che faccia riferimento al coordinamento nazionale, reimposti organicamente e vorrei dire coraggiosamente gli interventi in ordine alla politica del settore e miri concretamente a garantire un rapporto sempre più diretto tra la Regione Piemonte e le nostre comunità all'estero.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guasso.



GUASSO Nazzareno

Signor Presidente, vorrei aggiungere alla relazione riassunta con chiarezza dal collega Cerchio alcune brevi considerazioni. E' una relazione che nella sua impostazione condivido perché è il risultato di una proposta di legge su cui hanno lavorato pressoché tutti i Gruppi, in accordo con l'Assessorato, per parecchi mesi. La IV Commissione prima e il comitato ristretto poi penso abbiano offerto al Consiglio un materiale di un certo interesse. Perché, dopo la nostra partecipazione alla Conferenza interregionale delle Regioni italiane sull'emigrazione in Argentina abbiamo sentito l'esigenza di produrre una nuova legge regionale in materia di movimenti migratori? A questa domanda rispondo velocemente. In questa materia non partiamo dall'anno zero. Il collega Cerchio ricordava che abbiamo alle spalle la legge del 1978, ma abbiamo anche un'elaborazione e un tentativo di integrazione, di messa a punto, preparata nel 1985 dall'allora Assessore Tapparo, bocciata poi dal Commissario di Governo.
Sentiamo oggi l'esigenza di una revisione, di un aggiornamento e di sviluppare la nostra iniziativa legislativa. Questo adeguamento ci viene richiesto dalla realtà del settore migratorio che è in continuo movimento che è molto complesso, articolato e differenziato, come ricordava il relatore. Infatti a fronte dei problemi tuttora vivi e presenti conseguenti alle grandi migrazioni dal sud al nord del nostro Paese negli anni '60 e '70, a fronte delle problematiche sempre attuali dei nostri lavoratori frontalieri che spesso dobbiamo affrontare in Consiglio, a fronte del peso considerevole che continua ad avere l'immigrazione italiana nei Paesi della Comunità europea e dell'Europa in generale, noi abbiamo colto il fatto che nella realtà dei movimenti migratori erano venuti necessariamente ad aggiungersi altri due elementi: uno di recupero e l'altro di novità.
L'elemento di recupero legislativo riguarda la grande massa dei.lavoratori piemontesi emigrati nei Paesi extraeuropei, dall'America del nord all'America Latina e all'Australia. Si può dire che la nuova legge è anche un atto dovuto ai nostri emigrati sparsi in varie parti del mondo, ma è anche frutto del contributo dato dalle associazioni che organizzano gli emigrati piemontesi nel mondo, che da anni rivendicano il riconoscimento di una loro funzione specifica.
Il secondo elemento, quello di novità, da immettere nella nostra legislazione è rappresentato da un fenomeno del tutto nuovo. Per la prima volta in Italia e in Piemonte siamo in presenza di una forte immigrazione straniera dai Paesi del Terzo e del Quarto Mondo; è un dato nuovissimo della realtà piemontese. Si dice che gli immigrati stranieri che fanno parte di quella grande area di immigrazione clandestina in Piemonte siano oltre 30 mila e in Italia 800 mila o un milione. E' anche questa una novità complessa, densa di problemi insoluti e difficili.
Abbiamo riscontrato purtroppo negli ultimi mesi il ritorno di forme di vero e proprio razzismo. Mi sembra di tornare agli anni in cui per le vie di Torino si leggevano cartelli del tipo: "Non si affitta ai meridionali".
Una novità che deve vedere in primo luogo impegnati il Parlamento e il Governo. La Camera ha già votato una nuova legge che detta norme in materia di collocamento e di trattamento per i lavoratori immigrati stranieri e contro l'immigrazione clandestina. Questa legge ora è in discussione al Senato; ci auguriamo che venga approvata celermente. Ma ci siamo imposti il compito di dare noi stessi un contributo su questa novità prima ancora che decolli una legge nazionale.
Inserendo questa novità nella legislazione regionale noi diamo una collocazione europea del Piemonte. Lei, Presidente Viglione, spesso e giustamente ci richiama a questa collocazione europea, ma il suo richiamo si realizza nei fatti, negli atti che sappiamo cogliere ed attuare.
La questione poi dei movimenti migratori all'interno dell'Europa e dei Paesi extraeuropei verso l'Europa è questione qualificante del saper stare in Europa e del saper far assolvere ad essa una funzione autonoma e positiva.
La legge nazionale in discussione al Senato e quella che discutiamo oggi e che mi auguro venga approvata sono i primi atti che interpretano altresì le indicazioni che sono venute il 2 aprile 1985 dal Parlamento Europeo e il 17 luglio 1985 dal Consiglio delle Comunità Europee che hanno ambedue votato delle importanti risoluzioni in materia di orientamenti per una politica comunitaria delle migrazioni.
Per quanto riguarda i caratteri e gli obiettivi della legge propongo due sottolineature per rafforzare la relazione del collega Cerchio. Noi abbiamo cercato di operare nella Commissione, pur con posizioni spesso diverse, ma con un confronto serio per avere non solo una legge organica sulla materia, ma una legge quadro e di indirizzi programmatori. Quindi una legge non solo assistenziale, anche se l'assistenza è importante, ma una legge che punti al decollo di una programmazione degli interventi in campi diversi: economico, sociale, culturale, turistico e dei diritti civili e politici. E' legge che coinvolge l'insieme della politica di governo della Regione; è quindi legge che nella sua applicazione deve vedere l'impegno della Giunta nel suo complesso e del Consiglio. Il Consigliere Cerchio richiamava l'importanza dell'elaborazione del programma annuale degli interventi da parte della Giunta e della discussione ed approvazione da parte del Consiglio.
E' una legge che cerca di dare completa attuazione al titolo IV del nostro Statuto sulla partecipazione, precisando e puntualizzando i compiti e la composizione della Consulta come braccio non solo consultivo, ma anche propositivo della Regione. So che sul problema delle presenze nella Consulta ci possono essere altre esigenze che noi non siamo riusciti a cogliere del tutto. Ne abbiamo discusso a lungo nel comitato ristretto. Per esempio, la presenza diretta nella Consulta di rappresentanti degli emigrati piemontesi all'estero e di rappresentanti degli immigrati stranieri in Piemonte sono due problemi importanti, però ci siamo fermati di fronte al fatto che qui ci sono presenze molto articolate e differenziate; alcune di queste presenze sono alle prime forme di organizzazione per nazione d'origine, vedi l'immigrazione straniera, quindi hanno difficoltà oggettive ad individuare e a ricomporre, per cui ci siamo limitati in questa fase della discussione ad una prima scelta valorizzando la presenza in forze (qualità e quantità) delle organizzazioni nazionali e regionali che operano nella direzione della emigrazione e della immigrazione anche straniera.
Ci sono altri elementi di novità sui quali non torno perché li ha indicati il collega Cerchio. Ne richiamo uno soltanto, signor Presidente poiché so che lei è molto attento a questi problemi.
Nella legge abbiamo riproposto in modo generico una questione che per la prima volta è affrontata dal Piemonte ma che altre Regioni hanno già affrontato. E' l'iniziativa e il lavoro per valorizzare le rimesse degli emigrati verso il nostro Paese e nella nostra Regione.
Ho scoperto, e chiedo scusa della mia ignoranza, che nel 1983 sono venuti in Piemonte ben 66 miliardi di rimesse. Pensavo che la maggior parte di queste rimesse provenisse dai frontalieri. Invece ho dovuto constatare che di quei 66 miliardi solo 10 vengono dalla Svizzera; gli altri 56 vengono dagli USA, dai Paesi della CEE, dai Paesi dell'OCSE, dal Sudafrica dall'America Latina, dai Paesi dell'area della sterlina e da altri Paesi in generale.



PRESIDENTE

Anche perché in Svizzera in genere li portano.



GUASSO Nazzareno

So benissimo che la metà dei salari dei frontalieri resta in Svizzera per ovvii interessi, e giustamente. Ho richiamato però questa questione per un problema grave: su quelle rimesse gli emigrati pagano il 25% di tasse.
Non è un problema che possiamo risolvere noi, certamente spinge alle rimesse clandestine e mette gli emigrati alla mercé di figure che è facile poter definire.
So per esempio che la Banca Varesina ha avviato un lavoro per favorire questo rientro. Noi proponiamo in questa legge che la Regione si faccia carico di iniziative per valorizzare il rientro delle rimesse dei nostri emigrati considerando il peso che esse hanno per il Piemonte.
Mi chiedo che cosa manca nella legge visto che le leggi non sono mai perfette. Noi siamo in grado di giudicare la validità di una legge soltanto dal momento in cui la applichiamo e siamo dei bravi legislatori se siamo anche capaci di correggerla là dove non funziona.
Come ricordava il collega Cerchio, manca un intervento regionale per coprire periodi di contribuzione pensionistica non coperti da convenzioni bilaterali in materia di sicurezza sociale. E' una questione che ci è stata posta non solo in Argentina, ma anche in altri Paesi. E' una questione che non rientra nei nostri limitati poteri d'intervento, per cui dobbiamo investire ulteriormente Parlamento e Governo e forse varrà la pena di avviare una iniziativa del Consiglio in questa direzione.
La legge è carente in alcuni punti, le carenze non sono però dovute a insensibilità, ma, appunto, ai nostri limitati poteri di intervento.
Un'ultima osservazione. E' questa una legge che punta a potenziare i rapporti di cooperazione internazionale sul piano economico, culturale sociale e turistico. In un mondo gravato di problemi e di pericoli a noi c a avviare iniziative, anche limitate (non siamo certo i grandi che hanno nelle mani le sorti del mondo), al fine di dare un' contributo per lo sviluppo della cooperazione internazionale, della distensione e della pace.
Ora, signor Presidente e colleghi, occorre compiere tre atti: approvare la legge, com'è ovvio, sollecitare alla Giunta regionale il primo programma annuale di interventi, come stabilisce l'art. 3, e, come terzo atto prevedere in questo programma la realizzazione, per l'autunno 1987, della prima Conferenza regionale sull'emigrazione e immigrazione, al fine di recuperare il tempo perduto mettendoci al livello delle altre Regioni facendo quindi assolvere al Piemonte in questa materia così importante e così delicata una funzione di primo piano.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Guasso per la passione che ha messo in questo argomento che favorisce l'incontro con tutte le comunità esistenti all'interno dei territori europei ed extraeuropei. Si calcola che ogni giorno entrino 400 emigrati provenienti dal Terzo Mondo i quali alimentano un tipo di immigrazione particolare a cui non eravamo abituati fino a qualche anno addietro. Ciò vuol dire che cambia tutto per chi come noi ha percorso territori come gli Stati Uniti, le zone vicine al Messico, al Guatemala o alla zona sud caraibica.
Il Presidente del Consiglio dei Ministri un giorno mi ha rimproverato per la scarsa attenzione che noi avevamo verso le nostre comunità all'estero. Però è sempre molto difficile seguire questo movimento migratorio; molte volte tutto questo viene definito turismo. Ma è un errore grave definire turismo il movimento della comunità regionale o delle comunità esterne. Ma su questi argomenti molto può dire il Consigliere Tapparo che conosce bene la situazione per aver studiato e vissuto in Argentina.
Ha pertanto facoltà di intervenire.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, ritengo che la relazione del collega Cerchio abbia colto lo spirito e la passione dei Consiglieri presenti nel sottogruppo e nella stessa Commissione che hanno lavorato alla stesura del testo legislativo. Quindi da parte del Gruppo socialista c'è riconoscimento pieno nelle espressioni rese dal Vicepresidente del Consiglio Cerchio.
Il nostro è stato uno sforzo per dare un ruolo alla Regione in questa materia affinché riuscisse a passare dalle strettoie delle competenze palesemente inadeguate in una situazione nuova che richiede operatività diverse nei rapporti con le comunità di emigrati e immigrati.
Lo sforzo è stato fatto perché facile era la tentazione di cadere in forme di campanilismo e questo l'abbiamo evitato pur valorizzando la nostra specificità e la nostra storia; abbiamo capito che operiamo in un ambiente con crescenti interrelazioni sovraregionali e sovranazionali. I giovani di origine italiana in Argentina o in Brasile stentano sempre di più a riconoscersi in un regionalismo, si riconoscono molto spesso in una identità nazionale; evidentemente c'è ancora una matrice che ognuno di loro porta con orgoglio, ma con dei caratteri che si allontanano da un municipalismo di maniera.
Abbiamo anche fatto uno sforzo per non cadere nella facile strada dell'assistenzialismo, dei contributi, delle commemorazioni, dei viaggi.
Strada che alcune Regioni italiane hanno in qualche misura praticato più di noi e che non ritengo possano essere un vanto per indicare una operatività maggiore da parte loro in questa materia.
Quindi abbiamo fatto uno sforzo legislativo coraggioso in una materia complessa e la novità che abbiamo portato è stata quella di saldare nei movimenti migratori il problema della cultura e delle tradizioni agli aspetti economici e sociali. Abbiamo constatato che altri Paesi operano con grande attenzione agli aspetti economici. Ad esempio, la Spagna rispetto ai Paesi dell'ispanoamerica (come la chiamano gli spagnoli anzich latinoamerica), oppure la Francia rispetto ai Paesi francofoni e al Quebec in Canada, hanno operato cercando di saldare attentamente tradizioni valori e cultura congiuntamente a quelli che sono gli interessi e le prospettive economiche. Il collegamento tra cultura, tradizione, sviluppo e innovazione può essere il punto di raccordo con le nuove generazioni di origine piemontese o di altre Regioni che sono all'estero.
Da dove abbiamo tratto gli stimoli per la nostra operatività? Certo dal nostro retroterra culturale che è stato ricordato con passione negli interventi dei Consiglieri Cerchio e Guasso. Ma non sono solo stati questi elementi o i viaggi che ci hanno permesso di conoscere quelle realtà, anche se la conoscenza è un elemento importante in ogni campo per meglio operare e per meglio capire, né gli esempi di altre Regioni che hanno dimostrato operatività interessanti. Voglio fare un inciso. Dobbiamo valutare in termini relativi e non in termini assoluti l'operatività di certe Regioni che probabilmente erogano enormi quantità di risorse rispetto alle nostre.
Occorre analizzare la loro operatività in altri campi, non vorremmo trovarle poi carenti in altri settori. Fatta pari a 100 la quantità di risorse libere da utilizzare come Regione Piemonte, la possiamo confrontare con quella di altre Regioni e quindi vedere quanto noi collochiamo a questo tipo di priorità.
Gli elementi che ci hanno dato forza sono stati i riflessi di una comunità di emigrati ed immigrati che da sempre, ogni giorno, ci fa arrivare con mille mezzi i segni e i messaggi della loro presenza, della loro importanza e non vanno circoscritte ad alcuni aspetti commemorativi o di assistenzialismo.
La presenza dei lavoratori stranieri non si scopre da un giorno all'altro; sappiamo tra l'altro che la nostra Regione è la meno toccata da questo fenomeno. Altre Regioni vivono questo problema in forme forti e anche con aspetti sul mercato del lavoro molto contraddittori, come la Sicilia e il Lazio; sono aspetti ai quali non possiamo dare una risposta di chiusura, altrimenti incorreremmo in quella che è stata la lotta dura che molti nostri emigrati hanno fatto negli altri Paesi nell'800 e all'inizio del '900.
Occorre prestare attenzione ai lavoratori stranieri affinché possano operare in modo civile e corretto all'interno della nostra comunità, fuori da sfruttamenti inaccettabili. Abbiamo cercato di interpretare le esigenze che ci giungono ogni giorno e le abbiamo saldate con l'opportunità economico - sociale più generale.
Questa legge ci obbliga però - lo ricordavano i colleghi in precedenza ad un modo nuovo di operare, ovvero a programmare e integrare i nostri interventi in vari campi; è un modo di operare sempre più necessario in una società complessa. Io enfatizzo sempre il ruolo della domanda pubblica: a parità di spesa si possono avere risultati maggiori programmando e coordinando questi movimenti e questi comportamenti. Anche qui non dovremmo valutare il nostro intervento sui movimenti migratori in base a quanto stanzieremo sui capitoli di spesa connessi, ma dovremmo misurarlo soprattutto da come sapremo coordinare una serie di interventi che oggi già sono di nostra competenza e che potrebbero essere più incisivi e più raccordati con queste esigenze.
Questa è la scommessa che facciamo , con questa proposta di legge augurandoci che il Commissario di Governo la possa approvare. Il passaggio è difficile: non credo sia scontata l'approvazione del Commissario di Governo perché le competenze sono strette, direi inadeguate al ruolo che le Regioni devono avere in una situazione più dinamica e moderna che il legislatore passato non poteva prevedere. Ebbene, nei nostri spazi di operatività saremo misurati sul campo della nostra capacità. Coloro che si sono recati in Argentina nei giorni scorsi o che hanno fatto viaggi precedenti saranno chiamati da quelle comunità nei prossimi anni non più a tagliare nastri e a portare saluti e parole, ma saranno chiamati a misurare una nostra reale operatività sul campo. In questo senso, torno a dire, non è solo la quantità di risorse che noi possiamo stanziare per questa operatività, ma è il modo con cui sapremo atteggiare i nostri tradizionali orientamenti e movimenti in aree che già oggi ci vedono operare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Voglio premettere alle brevi considerazioni che farò il rammarico sincero per non aver potuto partecipare al gruppo ristretto. Quando si è da soli occorre tagliare troppe cose: spero che DP nelle prossime legislature debba tagliare sempre di meno. Tale rammarico si è raddoppiato, essendo il sottoscritto figlio di una emigrazione interna che in qualche misura ha assunto proporzioni bibliche, dal sud al nord del nostro Paese, negli anni del boom economico. In questa veste ho dovuto pagare personalmente la difficoltà anche a trovare casa soltanto perché avevo "un altro accento".
Nonostante l'ora tarda e la scarsa attenzione, sicuramente inadeguata alla passione e ai richiami ideali contenuti negli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto, questo che stiamo discutendo è sicuramente un passo in avanti. Tuttavia, di fronte ai fenomeni più rilevanti, che pure sono stati citati, e che sono oggi in atto e che non riguardano soltanto più gli anni passati, gli esodi che hanno investito il nostro popolo, ma quelli che sono in corso, ai 400 immigrati stranieri al giorno che giungono nella nostra terra, a nostro avviso, questo passo è troppo piccolo.
Cerco di spiegarmi, perché in positivo abbiamo cercato di formulare alcune proposte al riguardo. Perciò, signor Presidente, integro l'intervento generale con l'illustrazione degli emendamenti che a nome del Gruppo DP ho presentato.
I cardini della legge sono, come veniva detto prima, l'intervento sugli emigranti all'estero, cioè sui nostri concittadini che vivono oltre frontiera, sull'emigrazione interna da Regione a Regione, sui frontalieri (questi cittadini ibridi che vivono a cavallo di due Paesi per esigenze fondamentalmente lavorative) e in ultimo sugli immigrati stranieri.
Sui primi due punti si è fatto un apprezzabile sforzo di precisazione e quindi un passo avanti rispetto alla legislazione precedente, che pure abbisogna a nostro avviso di un raccordo più puntuale attraverso la definizione di piani di settore per quanto riguarda in particolare il turismo, gli scambi culturali, la formazione professionale, la scuola e gli studi linguistici, proprio per sfuggire alle tentazioni assistenzialistiche, che è cosa ben diversa dall'assistenza, e che in questo caso è addirittura essenziale. Se su questi due primi versanti (gli emigranti all'estero e l'emigrazione interna) si registra un passo in avanti sul vero fatto nuovo e drammatico, cioè sull'ultimo dei punti su cui si intende operare, gli immigrati stranieri, c'è una questione di principio da tener presente, la loro rappresentanza, che sicuramente non è sfuggita ai colleghi che hanno discusso in Commissione nel gruppo di lavoro ristretto, ma che nel varare la legge non può non essere richiamata; io aggiungo che non può non essere colmato un vuoto eccessivo. Nel parlare di immigrazione straniera penso che non possiamo non richiamare la loro condizione, che è oggetto di inaccettabili discriminazioni.
Nonostante l'ora tarda, penso sia utile richiamare alcuni elementi di analisi sulla condizione degli stranieri in Piemonte, ad esempio quanto è stato scritto in una ricerca dell'Enars Acli, "Stranieri a Torino" pubblicata lo scorso anno dalla cooperativa Lorenzo Milani. Da questo studio emergevano, solo per la realtà di Torino, alcune circostanze precise sulle quali nel momento in cui legiferiamo non possiamo non riflettere. E' una realtà che coinvolge oltre 10.000 persone (tante sono quelle censite).
Da questa ricerca, dunque, è emerso come tra gli.stranieri la maggioranza è concentrata nell'età più produttiva, tra i 21 e i 30 anni di età. Io vi prego di seguire questi particolari, perché è sulle cose concrete che si misura se poi i passi avanti si fanno davvero oppure no. La maggioranza degli stranieri è concentrata nell'età più produttiva e a Torino risiede già da due anni; prima però è passata per altre città aggiungendo migrazione a migrazione. Sono venuti a Torino soprattutto per ragioni di studio, in particolare per partecipare ai corsi del BIT, ma al momento in cui è stata fatta l'indagine è risultato che lavoravano più che studiare, oppure cercavano di fare tutte e due le cose. La condizione di studente è più diffusa tra gli uomini che tra le donne, una maggiore percentuale di donne invece lavora. Si tratta per tutti di lavori poco qualificati, collaboratrici domestiche per le donne, camerieri, lavapiatti facchini per gli uomini; ben pochi tra essi sono gli operai o gli impiegati. Si ripetono quindi storie già viste che hanno coinvolto la nostra gente ed anche per questo noi non possiamo dimenticarci del nostro più recente passato.
Soltanto il 4% degli intervistati trovano lavoro attraverso l'Ufficio di Collocamento (per la tutela dei loro diritti) mentre la maggioranza ha un lavoro saltuario e precario, non è in regola con le assicurazioni sociali, non conosceva l'italiano al momento dell'arrivo e percepisce come mediocri i rapporti con i compagni di lavoro.
Notevoli difficoltà al momento dell'inchiesta venivano registrate nel trovare un tetto sotto cui dormire, anche perché vengono richieste somme esorbitanti per l'affitto. Difficoltà anche nei rapporti con i servizi sul territorio e nei confronti del Centro di informazione per i lavoratori stranieri che il Comune di Torino ha attivato in questi anni.
Torino riconferma il volto della metropoli, sto parlando della realtà di Torino dove questi fenomeni sono più accentuati, ma il fenomeno investe ormai tutti i capoluoghi di Provincia della Regione per un totale di 30.000 cittadini stranieri ufficiali, che poi raddoppiano se si contano anche quelli clandestini. Il capoluogo regionale conferma il suo volto cosmopolita di cui stenta a prendere coscienza, dove il razzismo non si esprime apertamente, anche se si manifestano troppi segni di intolleranza ad esempio, nella Val di Susa del Consigliere Macchini ci sono troppe scritte razzistiche che ci indicano come i processi di democratizzazione e di crescita civile non sono per nulla irreversibili su questo versante.
Basta guardare alla Francia, che è qui alle nostre porte, o alla Svizzera per cogliere fenomeni di xenofobia molto pericolosi per la convivenza democratica.
Una metropoli, dunque, dove il razzismo non si esprime apertamente, ma in cui stentano ad aprirsi le possibilità di inserimento e di solidarietà civile e sociale nei confronti degli stranieri extracomunitari.
Se questa è la fotografia, non possiamo negare che c'è una presa di coscienza lenta ma progressiva da parte di significative organizzazioni politiche e sociali. Richiamo soltanto la mozione approvata all'ultimo congresso nazionale della CGIL nella quale si sottolineava l'esigenza di promuovere soprattutto a livello regionale "iniziative vertenziali per l'accoglimento e l'inserimento sociale degli immigrati, con particolare riferimento ai problemi del lavoro, dell'assistenza sanitaria e scolastica della casa, dell'apprendimento della lingua italiana e della lingua dei Paesi di origine, soprattutto per i giovani immigrati delle ultime generazioni".
Ho richiamato questi elementi non perché avessi il dubbio che i colleghi non ne sono a conoscenza, ma per tentare di argomentare come il vuoto di rappresentanza dei cittadini stranieri non è accettabile dal nostro punto di vista. Perché se sono vere le osservazioni fatte dai colleghi Guasso, Tapparo e gli altri colleghi che mi hanno preceduto, con molta passione e con molta intelligenza, il passo in avanti va compiuto per intero. Esso consiste nel riconoscimento della titolarità del diritto di rappresentanza delle associazioni degli emigrati stranieri. Dobbiamo rapportarci a questi cittadini stranieri senza la presunzione di dover trattare per loro conto mantenendoli in condizioni di minorità. Noi abbiamo bisogno, se questo passo in avanti va fatto davvero, di riconoscere la diretta rappresentanza dei lavoratori e dei cittadini stranieri a loro stessi. E questo, colleghi della maggioranza, non soltanto per il principio evangelico del "non fare agli altri quello che non vuoi sia fatto a te": in questa legge noi ci preoccupiamo, giustamente, che siano tutelati i diritti dei cittadini piemontesi all'estero, quindi non soltanto per il principio evangelico secondo il quale - dovremmo essere tutti eguali tutelando l'uguaglianza effettiva, ma per un principio, se mi consentite, più laico di reciprocità civile e politica. Allora, se ci battiamo per la tutela dei diritti dei nostri concittadini all'estero non possiamo negare questi medesimi diritti ai cittadini stranieri che vivono nel nostro territorio.
Il senso dell'emendamento aggiuntivo all'art. 4 sulla composizione della Consulta è esattamente quello di consentire ai rappresentanti delle associazioni (ne vengono indicate tre da scegliere fra le associazioni più significative degli immigrati stranieri che hanno sede e svolgono la loro effettiva attività da almeno un anno in Piemonte) di intervenire a favore dei propri membri e delle loro famiglie. Questa è una proposta molto concreta su cui c'è stata discussione nella Commissione, la cui conclusione però non è per nulla soddisfacente.
Da questo emendamento consegue quello successivo che propone di dare ai cittadini stranieri la possibilità di segnalare alla Giunta regionale iniziative e provvedimenti atti a soddisfare i principali bisogni in campo scolastico, linguistico, sanitario e a salvaguardarne i diritti civili.
Penso che non si possa intervenire sugli stranieri senza sentirne la voce e dar loro la possibilità di parlare direttamente nella Consulta.
Penso avesse ragione il compagno Guasso quando diceva che dobbiamo sforzarci anche con queste iniziative di praticare quella che noi di DP chiamiamo "diplomazia dei popoli", per favorire la conoscenza reciproca e l'integrazione delle culture, senza negarne le diversità, ma comunque andando al di là delle frontiere geografiche e politiche che dividono il nostro pianeta. Auspico che questi emendamenti molto ragionevoli vengano accolti dall'assemblea. Senza questo piccolo passo avanti - mi sono soffermato sul problema della rappresentanza perché è il crinale su cui oggi si misurano gli avanzamenti di coscienza e di cultura - questa legge finirebbe per essere un'occasione sprecata, che indurrebbe DP suo malgrado ad astenersi. Il collega Tapparo diceva che i nostri concittadini che vivono in Argentina al prossimo viaggio ci chiederanno conto di cosa è stato fatto per loro. Ebbene, io sono certo che i nostri concittadini emigrati in Sudamerica capirebbero questi miei argomenti; a maggior ragione essi dovrebbero essere compresi da tutti i membri dell'assemblea. Certo ci sono i vincoli del legislatore nazionale; ci sono soprattutto i ritardi nel recepire le sollecitazioni della CEE, su cui il Parlamento nazionale non interviene, mentre qui e là fanno capolino tentazioni poliziesche per fronteggiare il fenomeno della migrazione con il quale dovremo convivere nei prossimi anni, in particolare con l'emigrazione dal sud al nord del mondo, dal nord Africa verso il nostro Paese in specifico. L'accoglimento dei nostri emendamenti è un segno di sensibilità politica e di pratica conseguente secondo il principio della pari dignità, un principio che dovrebbe essere scontato per un'assemblea rappresentativa come quella dentro la quale parliamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Intervengo per riconfermare l'assenso del Gruppo socialdemocratico (che è tra i firmatari della proposta di legge originaria) sul testo definitivo approdato in aula, ringraziando il gruppo ristretto che ha lavorato con molto profitto sul testo originario, cosa che noi purtroppo non abbiamo potuto fare. Ci pare che il testo all'esame del Consiglio rappresenti un superamento - dal punto di vista qualitativo - molto importante rispetto alla precedente normativa e soprattutto rappresenti un quadro di riferimento organico abbastanza completo, anche facendo un minimo di comparazione con la legislazione delle altre Regioni in materia.
Noi auspichiamo intanto che questa proposta di legge venga vistata dal Commissario di Governo, ma soprattutto possa servire anche da stimolo al legislatore nazionale per non dimenticare ulteriormente delle persone che si attendono dallo Stato italiano e anche dalle Regioni un sostegno di tipo qualitativo e quantitativo diverso rispetto a quello che oggi viene ad esse riservato.
Rispetto ai sorrisi con i quali molte volte prepariamo i viaggi della Regione all'estero va riconosciuto che se c'è un'occasione in cui questi viaggi sono serviti è proprio questa. Quindi, in molte circostanze le nostre missioni all'estera possono dare dei risultati, come mi pare in questo caso abbiano dato: infatti questa legge nasce proprio dal confronto che i nostri Consiglieri e Assessori regionali hanno avuto con le comunità piemontesi presenti nei vari Paesi, specialmente dell'America latina.
Questa legge vuole anche essere un riconoscimento delle dimensioni rilevanti del fenomeno migratorio di piemontesi all'estero, ivi comprese le implicazioni economiche e i benefici che alcuni settori economici piemontesi, tra i quali quello turistico, potrebbero avere attraverso l'incentivazione della conoscenza della realtà piemontese e delle agevolazioni particolari che potrebbero essere rivolte ai figli dei nostri emigrati; e quindi anche con un indotto economico che potrebbe riversarsi sulla nostra Regione.
Con questa legge usciamo da un modo un po' folcloristico di affrontare il problema, o per certi versi meramente nostalgico, rievocativo o di puro assistenzialismo. Diamo un riferimento organico, completo e serio, quale dovrebbe essere in tutte le istituzioni pubbliche, e credo che sia una conferma ulteriore di come un'istituzione come la Regione non può non farsi carico di questo problema. E' un modo per uscire dai fatti episodici, che rientra nella tradizione progressista di questa Regione che ha presente i problemi tecnologici della modernizzazione ma che si fa anche carico dei forti e gravi problemi sociali e umani che tante volte ci sono stati rappresentati e a cui abbiamo spesso dato risposte vaghe e delle mere petizioni di intenti.
Certo, in questo quadro ci sta anche il problema che ricordava il collega Staglianò nel suo intervento, quello degli stranieri che operano nel nostro Paese, nella nostra Regione. E' un grande problema umano ancor prima che occupazionale a cui credo vadano date delle risposte intanto a livello di normativa nazionale.
Con questo strumento andiamo a prefigurare un'azione coordinata della Regione e in questo sta il senso del ruolo della Consulta regionale che pu davvero diventare uno dei riferimenti, se non l'unico, per l'azione della Regione. Ciò non significa stravolgimento di competenze; la Consulta non vuole sostituirsi a quelle che sono le competenze dell'organo del governo regionale e dei suoi Assessorati. Vuole invece rappresentare un momento di coordinamento e di integrazione fra le varie iniziative proprio per evitare la dispersione, la sovrapposizione, la duplicazione e il non collegamento.
Mi pare che in questo modo permanga la distinzione netta dei ruoli fra organo esecutivo e Consulta e che quest'ultima possa rappresentare un utile momento di coordinamento senza andare a stravolgere o volersi appropriare delle competenze assessorili. Così intesa, mi pare che questa Consulta possa anche sciogliere alcuni dubbi e alcune preoccupazioni che sono state palesate durante il dibattito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, da sempre la cultura liberale considera che più ampi sono gli spazi per l'uomo migliore è l'uomo, quindi una legge che tende a riconoscere una dimensione diversa da quella paesana da un lato e alienante dall'altro per dei cittadini non può non vederci molto attenti.
Nel processo attuale di questa nostra concezione riteniamo che quanto più il mondo diventa piccolo, tanto più diventa praticabile, ma anche tanto più diventa poco leggibile e poco comprensibile. Quindi c'è l'esigenza di vedere come questa legge può giocare su due versanti: garantire la dimensione civile dell'uomo in tutte le aree e contestualmente a questa dimensione planetaria riconoscere una esigenza ancestrale dell'uomo che è quella di ritrovarsi in nuclei culturali, politici e di radici più modeste di quelle planetarie nelle quali si perde. Ho l'impressione che quando Leopardi ne "L'infinito" ci parla della siepe con simpatia, attenzione e paura insieme, sostanzialmente, ci dica questo e cioè affascinano i grandi spazi, però se non si ha l'immediato a cui riferirsi probabilmente ci coglie lo sgomento e la paura. Questo uomo piccolo rispetto alle altre cose che ci sono nel creato ha voglia di volare, ma ha la preoccupazione di mantenere un minimo di collegamento con la realtà che l' ha visto crescere e nascere. Non sono quindi solo valori ideali, folcloristici, ma sono una dimensione fisiologica dell'uomo alla quale dobbiamo essere molto attenti.
Questa legge tende da un lato a garantire il cittadino qualunque (in questo senso sono d'accordo con l'interpretazione del Mosé del 1986 posto che si è fatto interprete di un fatto biblico) e dall'altro riconosce senza preoccupazioni di sciovinismo, che in una, due o tre generazioni non si possono costruire dal niente scenari di radici diverse da quelle che abbiamo conosciuto ed ereditato. Questi elementi ci debbono condurre nel valutare l'opportunità di questa legge, per cui voto positivo da parte del nostro Gruppo, ma anche espressione di qualche preoccupazione.
Vedete, le leggi sono un po' come i figli, quando nascono sono tutti belli e rosei, quando crescono danno delusioni o soddisfazioni, ma dipende anche tanto dai padrini e dalle madrine che hanno oltre che dai genitori.
Di questa legge mi disturba molto che ci sia un'altra Consulta, quindi immagino che ci saranno altre riunioni, altri verbali, altre presidenze altre vicepresidenze, altre riunioni di Commissioni nomine e questo veramente mi ossessiona; ho l'incubo di queste cose.
Devo dire con grande chiarezza che mi auguro che si riesca ad ottenere una maggiore tutela del cittadino italiano all'estero e del cittadino non ancora italiano in Italia. Mi va benissimo che venga garantito questo patrimonio di cui il cittadino italiano all'estero ha bisogno come uomo sono d'accordo che si debba aiutarlo nel processo di radicamento in un'altra realtà, non mi sembra neanche giusto volergli mantenere, oltre un limite decente, l'affezione ad un mondo che non è più il suo, mi sembrerebbe fuori luogo; si tratta di accompagnarlo attraverso un passaggio, come fa la levatrice. Non sono tanto d'accordo invece di aiutare i nostri emigrati a ricordare un mondo che la nostalgia probabilmente colora in modo diverso da quello che è in realtà.
Mi pare che in questo passaggio, civile e culturale, dobbiamo essere vicini come istituzione ai cittadini italiani all'estero, ma rispetto agli altri cittadini in Italia questo è indubbio. E' un momento di passaggio.
Non credo che essere nati in Italia sia più bello che essere nati negli Stati Uniti, quindi non sarei neanche per coltivare oltre un certo limite nostalgie e fotografie scolorite.
Questo passaggio ha la necessita di strumenti conoscitivi per inserirsi meglio nella realtà diversa e soprattutto per essere garantiti rispetto a certi diritti.
Per esempio, vorrei sapere se la Consulta riuscirà a far ottenere ad un mio protetto, se così possiamo chiamarlo, la pensione da invalido che tutti i cittadini italiani hanno ottenuto, ma che alcuni immigrati non hanno mai ottenuto. Sono queste situazioni modeste.
La nostra preoccupazione è che invece questa legge nella sua attuazione pratica e istituzionale venga attaccata dal morbo che è tipico delle sale della Giunta e del Consiglio che hanno il morbo di riportare tutto alla logica, scusatemi lo dico con grande franchezza, della politica totalizzante, della politica che è presente dappertutto.
Si è detto qui del ruolo delle associazioni, va bene, però questo significa prendere atto che c'è una situazione consolidata che ha a monte una propria ragion d'essere. Non vorrei che avvenisse come è avvenuto in alcuni campi nei quali improvvisamente abbiamo trovato delle strane sigle rispetto alle quali poi abbiamo disputato se fossero legittimate o meno ad esprimere in effetti la realtà. Non vorrei quindi che nel giro di un anno o due, anche rispetto al fenomeno molto interessante, molto delicato come quello dell'emigrazione, nascessero strane sigle che poi vantino dei titoli. Le sorti delle nostre forze politiche non sono condizionate, per esempio, dall'attuazione della legge sul voto all'estero, tuttavia anche di questo mi sembra che si debba parlare con grande franchezza.
E' una legge certamente buona nei suoi presupposti e nella sua elaborazione, ma saremo attenti a che, crescendo verso la pubertà, non diventi qualcosa di molto diverso rispetto al momento in cui è nata.
Quindi saremo molto attenti a che le associazioni abbiano il"pedigree" e che non siano espressioni di cose diverse, che gli interventi quindi non siano cose diverse e che soprattutto la Consulta non diventi di nuovo una sede per pubblicare opuscoli, volantini, fare ricerche, mettere patacche in testa a qualcuno o contare le dita di qualcun altro.
Sono preoccupazioni che evidentemente in una occasione che ci vede tutti uniti in un voto e soprattutto tutti impegnati in un obiettivo, vanno espresse in termini anche poco seri, ma mi pare che queste preoccupazioni vadano esternate, e devo dire come Gruppo politico che non è solo una preoccupazione, ma un preciso impegno politico.
Noi non vigileremo perché non c'è nessuno qui che debba vigilare rispetto a qualcuno che ha da essere vigilato, saremo molto attenti con noi stessi, non con la Giunta e non con la Consulta, affinché questo processo non avvenga.
Solo per patriottismo di valle devo dire al Consigliere Staglianò che quello che ha letto in Valle di Susa non è opera di valsusina, che sono notoriamente estremamente gretti ed egoisti e non sono abituati a sprecare la vernice. I valsusini vanno al massimo all'uso della calce. Le vernici indelebili rivelano evidentemente l'origine di un'area molto più ricca che è quella di Biella, che si può permettere queste cose, quindi non di valsusina si tratta.
Caro Staglianò, i valsusini hanno tanti difetti, ma non quello di essere razzisti. Se esiste un'area che da sempre ha accettato tutti "dagli arabi agli Staglianò" acquisendoli con grande simpatia, è la Val di Susa tant'è vero che i campanili della Val di Susa hanno le cupole arabe, questo significa che i valsusini hanno assimilato, da buoni cattolici oggi democristiani, anche questi elementi di cultura. I fatti che avvengono in Valle di Susa, come probabilmente anche in altri posti, sono imbecillità e come tali vanno denunciati. Io sono tentato, se riesco a racimolare del denaro, di andare a scrivere sotto le scritte "Valsusa libera" le parole "Valsusa intelligente, normale, non cretina". Dobbiamo stare attenti ad alcuni biellesi poco parsimoniosi che hanno anche la possibilità di pubblicare giornali (scopro che ci sono Partiti che non sono in grado di pubblicare giornali, mentre un biellese si e magari un Partito non riesce ad organizzare delle cene, un biellese invece si). Su tutti questi aspetti probabilmente dovremo fare insieme qualche considerazione che prescinda dall'avarizia valsusina.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Sulla materia mi sento in modesto diritto di parlare come membro del gruppo ristretto che ha lavorato attorno a questa proposta di legge e, come Staglianò, quale proveniente da famiglie immigrate e come lavoratore emigrato all'estero, prima dalla Lombardia in Piemonte e poi in Inghilterra e in Svizzera.
Al di là di questo, dopo aver sentito l'intervento di Marchini che è sempre fra il lirico e il paradossale, mi pare opportuno fare qualche considerazione che impegna me personalmente e il Gruppo politico che in questo momento per delega rappresento.
Io non annetto una rilevanza spropositata a questo provvedimento di legge. La stessa entità della spesa (400 milioni previsti) dimostra che le possibilità di incidenza della Regione in questo settore sono estremamente limitate.
I problemi degli emigrati possono essere risolti soltanto in modo assolutamente parziale dagli interventi regionali ma, molto di più e meglio, se ci sarà la volontà, da attenti interventi a livello nazionale.
Con saggezza e coraggio, mi pare, i Consiglieri Cerchio, Guasso, Tapparo ed io abbiamo stralciato dalla proposta originaria l'idea di poter intervenire a compensazione, per esempio, delle quote da devolvere all'INPS per arrivare ai tetti minimi di pensione. Ritenevamo e riteniamo che fosse sbagliata una via di questo genere, certamente criticabile dal Commissario di Governo, perché non di nostra competenza. Questo non significa che problemi di questa natura non esistano e che non sia dovere della Regione segnalarli al Governo e dovere del Governo assumerli come propri.
Quindi, ambito limitato delle possibilità d'intervento, ma ambito ampio del significato che attribuiamo sotto i profili civile, sociale e culturale a questo nostro intervento.
Dopo le divagazioni liriche del Consigliere Marchini si può ben dire che l'uomo non vive soltanto di provvedimenti economici, ma anche di intese psicologiche e sociali, con le quali conforta se stesso prima ancora che nelle valenze economiche. Nel fare questa legge noi abbiamo guardato alto a questi valori e abbiamo detto che dobbiamo riconoscere agli emigrati il diritto di non esserlo più (e spiegherò se potrò questo concetto) e agli emigrati il diritto di non essere più emigrati all'estero e di non essere immigrati di ritorno in Italia quando dovessero abbandonare la residenza all'estero per ritornare nel nostro Paese.
In buona sostanza, non intendiamo con questa legge sancire delle posizioni particolari, peculiari, resistenti nel tempo; intendiamo invece procedere verso l'amalgama di tutte le persone che arrivano nella nostra Regione e viceversa, che devono trovarsi come in casa loro, con i mezzi e le possibilità che hanno gli altri. Questa è la filosofia che forse non è ancora stata messa sufficientemente in risalto e che trova risposta in quell'affermazione evangelica richiamata opportunamente da Staglianò, ma anche nella sensibilità laica che è stata ugualmente dimostrata dal collega Consigliere immigrato, intervenuto prima di me.
Intendevo fare questo rilievo a nome del Gruppo DC poiché mi pare estremamente importante e anche destinato a togliere ogni aspetto di retorica romantica un po' sciocca che attorno all'ambiente degli immigrati qualche volta viene fatta, nonché per togliere qualche tentazione strumentale che in momenti salienti ciascuno di noi può avere trattando di questi argomenti.
E' vero che noi proponiamo con questa legge il mantenimento della cultura d'origine, non però come fatto discriminante, ma come elemento che dà forza e che impegna maggiormente verso un più facile inserimento nella nuova realtà in cui ci si trova ad operare.
Voglio anche aggiungere che da questa legge personalmente mi attendo qualcosa di diverso, non già le lagnanze nei confronti dei piemontesi da parte degli immigrati, ma la possibilità degli immigrati di essere conosciuti e rilevati senza alcuna tentazione poliziesca, amico Staglianò.
Tu non hai detto questo, ma intendo dirlo nel momento in cui sollecito la conoscenza della realtà del fenomeno immigratorio nella Regione Piemonte.
E' sorprendente che un Paese come l'Italia si trovi in casa 1.000.000 di immigrati avendone registrati probabilmente soltanto 200-300 mila, e avendo quindi sul mercato nero una disponibilità di forza lavoro assolutamente incontrollabile e sfruttabile sotto il profilo sociale ed economico.
Affinché non si ripeta quello che è accaduto negli anni '50 e '60 nonché ciò che è accaduto negli ultimi dieci anni, questa legge deve avere anche, attraverso la Consulta, l'obiettivo di rilevare le emergenze immigratorie nuove per favorirne l'inserimento e per misurare anche le nostre forze sociali in relazione al fenomeno al quale siamo interessati.
Altrimenti usciremmo dalla logica programmatoria e ci troveremmo a trattare e discutere di un fenomeno con degli strumenti assolutamente irrilevanti in relazione alla sua grandissima consistenza. Quindi anche questo è da chiedere alla Consulta dell'immigrazione e a questa legge; la coscienza sul problema dopo l'approvazione di questa legge dovrà essere più viva, più particolare, più accentuata.
In conclusione, ritengo che la legge sia stata opportunamente illustrata dal collega Cerchio e che le annotazioni fatte dagli altri colleghi siano sufficienti a far capire a tutti coloro che non hanno operato nella Commissione e nel gruppo il significato che si voleva dare a questo provvedimento.. Debbo soltanto aggiungere, rispondendo al collega Staglianò, assumendomi in questo caso una responsabilità esclusivamente personale, che non vi è alcuna resistenza ad una proposta di allargamento della Consulta ad altre componenti, sempre che il Commissario del Governo non abbia obiezioni in ordine a questa correzione.
Sono soddisfatto per l'attenzione che nella legge si dà ai frontalieri la mia Provincia è particolarmente interessata all'emigrazione e se è vero che i frontalieri hanno una condizione economica privilegiata, è altrettanto vero che lavorare all'estero è comunque una condizione psicologica di notevole disagio della quale, mentre facciamo una legge di questo genere, non ci possiamo dimenticare.
Quindi un'approvazione con largo consenso, una profonda soddisfazione da parte del Gruppo DC con un ringraziamento vivo ai colleghi con i quali ho avuto il piacere e l'onore di lavorare.
Da parte della DC vi è un notevole interesse ai problemi dell'immigrazione che, ripeto, devono essere gestiti con un atteggiamento più serio, più programmatorio, più attento, più scientifico, senza lasciarsi in alcun momento, in alcun modo, attirare dalla facilità delle espressioni superficiali e romantiche alle quali qualche volta qualcuno nel tempo passato si è troppo facilmente abituato.
Ribadisco che questo mio intervento è di approvazione, scontata peraltro, alla legge ed è quindi comprensiva della dichiarazione di voto della DC.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese per la replica.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore ai movimenti migratori

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il dibattito e le molte valutazioni di grande rilievo culturale e politico che sono emerse negli interventi sul testo di legge che è in discussione richiederebbero una riflessione e un intervento da parte della Giunta che l'economia dei lavori oggi non consente. Mi limiterò quindi a poche osservazioni.
Innanzitutto, concordo con quanto, sia nell'intervento del collega Guasso come nella relazione del collega Cerchio, è stato evidenziato.
Questa proposta di legge, che ritengo fortemente innovativa e significativa, ha infatti costituito un momento importante di lavoro, anche per il metodo scelto è che è risultato proficuo, quello cioè della costituzione all'interno della Commissione competente di un gruppo di lavoro formato da funzionari, da Consiglieri e dall'Assessorato, che ha fatto tesoro sia delle proposte in discussione, sia delle proposte che nella precedente legislatura erano state portate all'attenzione del Consiglio dal collega Tapparo oltreché dell'esperienza concreta che in questi anni si è realizzata. Come il collega Guasso giustamente ha affermato non siamo in materia all'anno zero. La Regione ha una propria legge funzionante dal 1978, lo ricordo al collega Marchini, che prevedeva già una Consulta per l'emigrazione che ha funzionato pur tra non poche difficoltà. Dunque non siamo alla partenza; si tratta di una revisione importante di legislazione che ha però riferimento con rapporti e con collaborazioni che sono perla nostra Regione consolidate da tempo, anche se da questa nuova normativa ci si ripromette un allargamento della collaborazione e del rapporto con gli immigrati a diverso titolo, con i rappresentanti degli emigrati italiani all'estero e con le loro organizzazioni. Molti dei previsti interventi non hanno riscontro nella legislazione regionale attualmente vigente e mirano a dare significatività sociale ed economica all'attività che la Regione intende svolgere, cercando di coniugare aspetti di assistenza, che pur sono necessari, con aspetti legati all'intervento di natura economica e sociale: ciò per realizzare un intervento moderno, rispettoso delle persone e della loro dignità, capace di favorire il loro inserimento all'interno della nostra comunità regionale.
Il giudizio della Giunta è di apprezzamento per il lavoro svolto all'interno della Commissione; un apprezzamento della Giunta che io in questo momento rappresento, Assessore Moretti, avendo partecipato ai lavori della Commissione e del gruppo di lavoro a tale titolo. Apprezzamento che ripeto, devo esprimere per il lavoro svolto dal gruppo di lavoro e dalla Commissione in modo serio e approfondito, a fronte di problemi non facili da risolvere e su cui adesso mi soffermerò brevemente, non ripercorrendo le cose che sono già state dette dal relatore e negli interventi. La legge presenta alcune grosse novità che vanno correttamente intese e che creeranno certamente anche problemi di gestione, tali da mettere alla prova la capacità di funzionamento collegiale e di coordinamento della Giunta.
In questa legge, in sostanza, non c'è, come una lettura non sufficientemente approfondita potrebbe far ritenere, un'appropriazione di altri compiti settoriali da parte dell'Assessorato all'emigrazione. La legge prevede la predisposizione di un piano annuale da parte della Giunta sentita la Consulta: quindi si è in presenza della previsione di un atto collegiale da sottoporre all'attenzione e all'approvazione del Consiglio regionale ed è in sede di piano che sono definiti gli interventi settoriali la cui gestione (con un emendamento precisativo che poi mi permetterò di proporre a nome della Giunta) sarà affidata ai singoli Assessorati anche per motivi operativi concreti ma nel contesto complessivo delle procedure di intervento della Regione. C'è quindi un momento unificante: quello di proposta della Giunta, che si avvale della Consulta per l'emigrazione, con una previsione di intervento in parte a carico del settore dell'emigrazione attraverso l'istituzione di un capitolo denominato 'fondo regionale" che sostanzialmente dovrebbe consentire di affrontare e di predisporre gli interventi che, pur rivisti e migliorati, sono quelli già in atto e sperimentati nel settore dell'emigrazione e la previsione di altri interventi coordinati attraverso l'opera della Giunta e l'approvazione del Consiglio regionale, ma con una gestione realizzata all'interno delle procedure di intervento di settore dai singoli Assessorati.
A me pare che si sia raggiunto un equilibrio non facile per corrispondere all'esigenza di interventi a largo raggio (che escludono ancora alcuni interventi che il testo originario aveva proposto, come il collega Guasso ha ricordato, per motivi di dubbia legittimità presenti) di natura intersettoriale, organici e complessivi nei confronti degli emigrati e immigrati nella nostra Regione; nello stesso tempo larga parte dell'intervento verrà gestito non attraverso formule speciali o discriminatorie tra cittadino e cittadino, bensì dai singoli Assessorati attraverso la normativa e le procedure ordinarie che la Regione nei diversi settori si è data. In alcuni casi addirittura utilizzando i fondi vincolati dello Stato, per singoli settori o materie, prevedendo semplicemente procedure speciali onde consentire l'utilizzazione, anche da parte degli emigrati, dei benefici previsti da leggi regionali che disciplinano l'erogazione di fondi assegnati dallo Stato con vincolo di destinazione.
Credo che debba essere operato a questo proposito un chiarimento e quindi propongo un emendamento modificativo della norma finanziaria all'art. 24, in cui si precisi in modo esplicito ciò che era già contenuto nella norma: dicendo cioè che per gli interventi previsti da alcuni articoli del testo di legge non "possono essere istituiti" capitoli di spesa, ma "possono essere istituiti, ove è necessario, capitoli specifici di spesa" che saranno "gestiti direttamente dagli Assessorati competenti nelle rispettive materie". Questo per chiarire meglio che non c'è un tentativo di sottrazione di competenze da parte del settore dell'emigrazione nei confronti degli altri Assessorati.
Gli emendamenti che sono stati presentati, alcuni dalla Giunta, altri dal collega Staglianò, credo possano essere tutti facilmente accoglibili.
Per quanto riguarda gli emendamenti presentati dal collega Stagliano c'è l'accoglimento pieno dell'emendamento aggiuntivo presentato all'art. 7 che è un emendamento di natura programmatica, di precisazione e ampliamento dei compiti della Consulta per l'emigrazione e l'immigrazione. Gli altri due emendamenti presentati dal collega Stagliano all'art. 4 - che sostanzialmente chiedono la rappresentanza all'interno della Consulta delle associazioni più significative degli immigrati stranieri che hanno sede e svolgono attività almeno da un anno nella nostra Regione sono ugualmente accoglibili, ma con due precisazioni: una di natura formale, per cui propongo che i due emendamenti vengano sostituiti da un unico emendamento che con maggior chiarezza definisca, il riordino dei commi dell'articolo accogliendoli però completamente nella sostanza; una seconda precisazione che è collegata ad altre proposte, per ora non tradotte in emendamenti firmati anche se circolanti in forma anonima e sempre riguardanti la composizione della Consulta per l'emigrazione. Proposte che mi pare debbano essere ugualmente sottoposte all'attenzione del Consiglio. Infatti, il coinvolgimento di più Assessorati e la previsione di interventi che dovrebbero gravare come finanziamento e come gestione su singoli Assessorati ha portato alcuni colleghi a richiedere un ampliamento della Consulta con l'inserimento - oltreché dell'Assessore delegato nella materia dell'emigrazione, di Consiglieri regionali, del Presidente della Commissione e di un membro dell'Ufficio di Presidenza - anche di altri quattro Assessori regionali. Propongo che si addivenga, con un emendamento ad una formulazione che è analoga alla normativa che abbiamo in materia di cooperazione per l'apposita Commissione regionale, cioè aggiungendo alla lettera a) dell'art. 4, al punto dove si prevede che l'Assessore delegato in materia fa parte della Consulta e la presiede, la dizione: "e da un altro Assessore, designato volta per volta dal Presidente della Giunta, in relazione alle materie da trattare"; così affermando una possibilità di presenza all'interno della Consulta analoga a quella che è prevista per la Commissione regionale per la cooperazione, che ugualmente vede confluire più materie all'interno dei compiti assegnati all'organo consultivo regionale.
L'ultimo problema che viene sollevato è quello, sempre in materia di composizione della Consulta, della partecipazione di rappresentanti delle maggiori comunità degli italiani all'estero, anche per continenti. Rispetto a questa indicazione si hanno, invece, alcune perplessità di ordine pratico e si potrebbe prevedere esplicitamente e più correttamente - laddove si afferma "che ogni qualvolta sia ritenuto utile il Presidente invita a partecipare ai lavori della Consulta rappresentanti di amministrazioni associazioni ed enti interessati agli argomenti posti in esame" - la possibilità di partecipazione anche "di rappresentanti delle maggiori comunità italiane all'estero"; nel senso, cioè, di cercare di raccordare questa possibilità di presenza ai lavori della Consulta di rappresentanti delle maggiori comunità italiane all'estero in momenti particolari, quando magari, per altre esigenze di presenza a manifestazioni già essi si possano trovare in Italia; oppure prevedendo anche riunioni speciali e apposite della Consulta per consentire la partecipazione dei rappresentanti delle maggiori comunità degli italiani all'estero. In ogni caso, senza prevedere una norma che poi subordinerebbe, per correttezza, il funzionamento della Consulta alle disponibilità o alla possibilità di presenza di chi rappresenta le maggiori comunità italiane all'estero. A me pare, cioè, che per questa proposta di allargamento che è stata avanzata si debba procedere in modo più elastico e più realistico, prevedendo esplicitamente in questo comma, ton una aggiunta, che "in particolare possono essere invitati" quando le circostanze lo consentano e ti siano le occasioni favorevoli e logisticamente percorribili, "i rappresentanti delle maggiori comunità di italiani all'estero". Se questo può essere, per le valutazioni che ho fatto, l'orientamento del Consiglio possiamo formalizzare un emendamento in tal senso al penultimo comma dell'art. 4. Gli altri emendamenti sono già stati formalizzati e li consegnerò ora alla Presidenza.
Vorrei ancora precisare che la Giunta ha presentato altri due emendamenti all'art. 6 e all'art. 10.
All'art. 6 un emendamento formale di ristruttura e di completamento dell'articolo, con una più dettagliata previsione in materia di rimborso delle spese, più aderente alla legislazione regionale in materia: quindi un emendamento formale, di precisazione, per quanto riguarda l'applicazione del decreto ministeriale del 12 giugno 1979.
All'art. 10 si propone una riscrittura formale, a partire dal titolo perché dalla stesura precedente pareva che anche per i morti che vengono rimpatriati dovrebbe essere garantito che il rimpatrio è permanente; tosa che chiaramente era dovuta ad una svista della Commissione.
A conclusione pregherei, se si è d'accordo, di rivedere con il collega Staglianò la stesura formale, che mi sono permesso di predisporre con i funzionari, dei due emendamenti aggiuntivi all'art. 4 che diventerebbero un unico emendamento aggiuntivo. Presenterei in aggiunta a quelli già presentati dalla Giunta un emendamento aggiuntivo all'art. 24 che, come ho già detto, tende a precisare che l'istituzione di nuovi capitoli per gli interventi settoriali fa riferimento ad interventi gestiti direttamente dagli Assessorati competenti nelle rispettive materie: sostituendo inoltre, la dizione "possono essere istituiti capitoli" che lascia molta incertezza (la dizione voleva dire che in alcuni casi è necessario istituire capitoli; per altri interventi no, perché si opera nell'ambito dei fondi vincolati dello Stato) con la dizione "saranno istituiti, ove è necessario, nuovi capitoli".
All'art. 4 presentiamo l'emendamento, già illustrato, che prevede la presenza nella Consulta di un altro Assessore designato di volta in volta dal Presidente della Giunta in relazione alle materie che devono essere trattate.
L'emendamento all'art. 24 che viene presentato adesso comporta il ritiro dell'emendamento all'art. 24 già presentato alla Presidenza dalla Giunta.
Termino, colleghi Consiglieri e Presidente, dicendo che ho dovuto sostenere, nonostante una interruzione di cui non ho ben compreso il significato, una linea della Giunta perché io a nome della Giunta ho partecipato ai lavori della Commissione e del gruppo di lavoro e a nome della Giunta ho dato parere favorevole al testo licenziato; abbiamo fatto proposte e ottenuto molte modifiche lavorando attivamente assieme ai Commissari, come il collega Guasso e il relatore hanno ricordato. Sul testo a cui si è pervenuti mi sono espresso favorevolmente a nome della Giunta e non potevo oggi certamente parlare a titolo personale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CERCHIO



PRESIDENTE

Ringrazio l'Assessore, il quale nella replica è.già entrato in ordine agli emendamenti e quindi sono già stati annunciati dei ritiri e delle sostituzioni.
Mi sembra di aver capito che di fatto si siano espresse le dichiarazioni di voto, al di là delle formali indicazioni di alcuni Gruppi che nel loro intervento hanno dichiarato esplicitamente il loro voto.
Passiamo pertanto alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 (Finalità) "La Regione Piemonte, nell'ambito delle finalità fissate dal proprio Statuto in ordine al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo economico e di progresso sociale, in collaborazione con i competenti organi dello Stato, promuove iniziative a tutela dei lavoratori emigrati e delle loro famiglie ed attua forme di solidarietà volte a rinsaldare i rapporti tra i lavoratori emigrati e la Regione Piemonte. La Regione assume, inoltre iniziative a tutela dei lavoratori immigrati e delle loro famiglie.
Per i fini di cui al precedente comma, la Regione: a) istituisce la Consulta regionale dell'emigrazione e dell'immigrazione; b) istituisce il Fondo regionale per l'emigrazione e l'immigrazione e attua interventi di carattere organico anche settorialmente determinati in favore di emigrati immigrati e loro associazioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Destinatari degli interventi) "Le provvidenze e gli interventi previsti dalla presente legge sono riferiti agli emigrati di origine piemontese per nascita o residenza per coloro che rimpatriano si considera la residenza all'atto del rientro - che abbiano maturato un periodo di permanenza all'estero non inferiore ai tre anni consecutivi negli ultimi cinque anni.
Sono altresì considerati emigrati i figli e il coniuge superstiti dei soggetti di cui al comma precedente.
La permanenza all'estero deve risultare da certificazione delle autorità consolare o da documenti ufficiali rilasciati da autorità o enti previdenziali stranieri o italiani o, in mancanza, da altra idonea documentazione.
I frontalieri sono assimilati, agli effetti della presente legge, ai lavoratori emigrati perle provvidenze e gli interventi che nel programma annuale di cui al successivo art. 3 ad essi siano riferiti.
La presente legge determina altresì provvidenza ed interventi in favore degli stranieri che dimorino nel territorio della regione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Programma annuale) "La Giunta regionale, sentito il parere della Consulta di cui al successivo art. 4, propone al Consiglio regionale, entro il 31 ottobre il programma annuale degli interventi previsti dalla presente legge da realizzarsi nell'anno successivo. Il Consiglio regionale approva il programma entro il 31 dicembre.
Il programma di cui al precedente comma è trasmesso alla Presidenza del Consiglio dei Ministri in ottemperanza al disposto di cui al punto 1 del D.P.C.M. 11/3/1980.
Nel programma sono previste le condizioni e le modalità per la concessione delle provvidenze e l'attuazione degli interventi di cui ai successivi articoli".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (Consulta regionale) "Presso la Giunta regionale è istituita, con decreto del Presidente della Giunta, la Consulta regionale dell'emigrazione e dell'immigrazione.
La Consulta è istituita all'inizio di ogni legislatura entro 90 giorni dall'elezione della Giunta regionale e resta in carica per la durata della legislatura.
La Consulta è composta: a) dall'Assessore regionale con delega in materia di movimenti migratori che la presiede b) da un componente dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale c) dal Presidente della Commissione permanente regionale avente competenza in materia di movimenti migratori d) da tre rappresentanti delle Amministrazioni comunali della Regione designati dalla sezione regionale dell'ANCI e) da sei rappresentanti delle organizzazioni a carattere nazionale maggiormente rappresentative ed operanti ° a livello regionale, che svolgano attività in Italia ed all'estero a favore degli immigrati emigrati - frontalieri e loro famiglie f) da quattro rappresentanti delle organizzazioni con sede in Piemonte che operano a favore dei piemontesi emigrati all'estero e delle loro famiglie g) da tre rappresentanti delle organizzazioni più significative e consistenti, espressione delle maggiori comunità di immigrati da altre regioni in Piemonte, aventi sede e che abbiano effettivamente operato all'interno della regione. Dette organizzazioni debbono essere costituite con Statuto rogato con atto notarile h) da cinque rappresentanti degli Istituti di Patronato ed Assistenza sociale a carattere nazionale maggiormente rappresentativi che assistono anche all'estero gli immigrati, emigrati e le loro famiglie i) da tre rappresentanti delle organizzazioni sindacali dei lavoratori maggiormente rappresentativi in campo nazionale l) da un rappresentante dell'Unione Regionale delle Camere di Commercio Industria, Artigianato e Agricoltura del Piemonte m) da tre Consiglieri regionali, di cui uno in rappresentanza delle minoranze n) da un rappresentante dell'Ufficio regionale del Lavoro.
Alla nomina dei membri della Consulta di cui alle lettere d), e), f), g) h), i), l), m), provvede il Consiglio regionale a norma della legge regionale 18/2/1985, n. 10 e successive modificazioni.
Ogni qualvolta sia ritenuto utile, il Presidente invita a partecipare ai lavori della Consulta rappresentanti di amministrazioni, associazioni ed enti interessati agli argomenti posti in esame; la Consulta può avvalersi per l'esame di particolari problematiche dell'apporto di gruppi di lavoro appositamente costituiti.
Le funzioni di segreteria della Consulta sono esercitate da un funzionario dell'Assessorato cui compete l'esercizio della delega in materia di movimenti migratori".
Sono stati presentati i seguenti emendamenti: 1) dalla Giunta regionale: al terzo comma, lett. a), dopo le parole "la presiede" sopprimere il "punto e virgola" e aggiungere "e da un altro Assessore designato volta per volta dal Presidente della Giunta in relazione alle materie da trattare".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 35 voti favorevoli e 1 astensione.
2) Dalla Giunta regionale: al quarto comma le parole da "Ogni" a "Consulta" sono sostituite con: "Il Presidente può invitare a partecipare ai lavori della Consulta rappresentanti delle maggiori comunità italiane all'estero e, ogni qualvolta sia ritenuto utile".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
3) Dal Consigliere Staglianò: al terzo comma, dopo il punto g), aggiungere un nuovo punto che recita: "da tre rappresentanti delle associazioni più significative degli immigrati stranieri che hanno sede e svolgono una loro effettiva attività da almeno un anno in Piemonte a favore dei propri membri e delle loro famiglie"; le altre lettere vengono di conseguenza riordinate fino alla lettera o) al quarto comma viene aggiunta la lettera n) (ex m).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti 4) Dal Consigliere Mignone: al terzultimo comma sostituire "provvede il Consiglio regionale a norma" con "si provvede a norma".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'art. 4 nel testo modificato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Art. 5 (Ufficio di Presidenza) "Nella sua prima seduta la Consulta provvede alla costituzione dell'Ufficio di Presidenza che è composto dal Presidente della stessa che lo presiede e da quattro membri eletti tra i suoi componenti. Ciascuno di questi svolge su designazione annuale della Consulta, le funzioni di Vicepresidente cui il Presidente può delegare compiti di rappresentanza esterna.
La durata in carica dell'Ufficio di Presidenza coincide con quella della Consulta.
L'Ufficio di Presidenza: collabora con proposte e pareri al programma di attività della Consulta ed alla sua realizzazione cura i rapporti con gli Enti locali, regionali e statali e con le associazioni interessate ai problemi dell'emigrazione e dell'immigrazione esprime pareri richiesti d'urgenza alla Consulta, salvo ratifica della Consulta stessa nella sua prima seduta successiva svolge, su specifica delega, funzioni di rappresentanza della Consulta.
Le funzioni di segreteria dell'Ufficio di Presidenza sono esercitate dal funzionario di cui all'ultimo comma del precedente art. 4".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Art. 6 (Compensi, rimborso spese ed indennità di trasferta) "Per la partecipazione alle sedute della Consulta e dell'Ufficio di Presidenza nonché per missioni, da svolgersi previa, autorizzazione della Giunta regionale, spetta ai componenti della Consulta e dell'Ufficio di Presidenza il trattamento di cui alla legge regionale 2/7/1976, n. 33 e successive modificazioni e integrazioni".
La Giunta regionale ha presentato il seguente emendamento: il testo viene sostituito dal seguente: "Per la partecipazione alle sedute della Consulta e dell'Ufficio di Presidenza spetta ai componenti di detti organi il trattamento di cui alla legge regionale 2/7/1976, n. 33 e successive modificazioni e integrazioni.
Per eventuali missioni, da svolgersi previa autorizzazione della Giunta regionale, spetta ai componenti della Consulta il rimborso delle spese di viaggio e l'indennità di trasferta di cui alla legge regionale 2/7/1976, n.
33; nel caso di missione all'estero si applicano altresì le disposizioni del D.M. 12/6/1979 e successive modificazioni e integrazioni e del D.P.C.M.
11/3/1980".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'art. 6 nel testo modificato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Compiti della Consulta regionale) "La Consulta regionale dell'emigrazione e dell'immigrazione ha il compito di: esprimere parere alla Giunta regionale sulla proposta di programma di cui al precedente art. 3 esprimere parere sui problemi di inserimento nelle attività produttive e nella vita sociale dei cittadini immigrati e dei lavoratori che rientrano dall'estero formulare proposte sul potenziamento dei servizi sociali esistenti in ciascuna zona, al fine di sopperire ai bisogni delle comunità nelle quali più rilevante è l'apporto costituito da lavoratori provenienti da altre località e dalle loro famiglie segnalare l'opportunità di proporre al Parlamento, ai sensi dell'art. 121 della Costituzione, provvedimenti ed iniziative tendenti a tutelare i diritti degli emigrati e delle loro famiglie e suggerire l'adozione di provvedimenti e di iniziative a tutela degli immigrati e delle loro famiglie nell'ambito della competenza regionale segnalare alla Giunta regionale iniziative per provvedimenti tendenti ad assicurare l'effettivo esercizio dei diritti civili e politici da parte dei lavoratori emigrati proporre la convocazione di conferenze regionali e la partecipazione a conferenze nazionali sui problemi dell'emigrazione e dell'immigrazione esprimere parere su ogni altro argomento sottoposto all'esame della stessa Consulta dai competenti organi della Regione".
Il Consigliere Staglianò ha presentato il seguente emendamento: dopo l'ultimo punto aggiungere: "- segnalare alla Giunta regionale iniziative e provvedimenti atti a soddisfare i principali bisogni in campo scolastico - linguistico sanitario, abitativo e a salvaguardare i diritti civili degli immigrati stranieri".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'art. 7 nel testo modificato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
Art. 8 (Fondo regionale per l'emigrazione e l'immigrazione) "Per l'attuazione degli interventi previsti dal programma annuale di cui al precedente art. 3 vengono utilizzati finanziamenti disposti: a) dal Fondo regionale per l'emigrazione e l'immigrazione b) da finanziamenti regionali o statali per interventi settoriali c) da contributi o finanziamenti comunitari o di altra fonte internazionale d) da contributi o finanziamenti statali specificamente destinati al settore dell'emigrazione ed immigrazione e) da altri eventuali contributi".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
Art. 9 (Interventi) "La Regione, secondo le condizioni e le modalità previste nel programma di attuazione anche avvalendosi degli Enti locali e delle Associazioni degli emigrati, promuove, coordina e realizza interventi organici, anche in concorso con programmi locali, nazionali e comunitari a favore degli emigrati, dei rimpatriati e degli stranieri immigrati e delle loro famiglie, aventi lo scopo di: a) favorire il rientro e l'idonea sistemazione degli emigrati che rientrano definitivamente in Piemonte b) favorire la formazione e la riqualificazione professionale dei lavoratori emigrati rimpatriati e dei loro familiari c) favorire il reinserimento degli emigrati mediante agevolazioni per l'acquisizione nel territorio regionale di idoneo alloggio d) favorire il reinserimento degli emigrati rimpatriati nelle attività produttive e) agevolare l'inserimento dei figli degli emigrati ed immigrati stranieri nell'ordinamento scolastico nazionale e la loro frequenza a scuola, corsi universitari e postuniversitari nonché il superamento delle difficoltà linguistiche degli stranieri immigrati f) organizzare nel territorio regionale soggiorni culturali e viaggi di studio per i figli degli emigrati e iniziative di turismo sociale e di interscambio g) assumere, incoraggiare e sviluppare Iniziative e attività culturali a favore degli emigrati e degli stranieri immigrati h) curare la diffusione tra le comunità degli emigrati di pubblicazioni e materiale audiovisivo e radiofonico i) favorire l'inserimento nella comunità nazionale e regionale degli stranieri immigrati l) effettuare studi, indagini e ricerche relativi al fenomeno migratorio m) sostenere l'attività delle associazioni degli emigrati e degli stranieri immigrati.
Per la realizzazione degli interventi che comportano svolgimento di attività all'estero la Regione promuoverà l'intesa con il Governo nazionale, nello spirito del coordinamento di cui al secondo comma dell'art. 4 del D.P.R. 24/7/1977, n. 616".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
Art. 10 (Interventi a favore degli emigrati che rientrano) "La Regione attua, tramite le UU.SS.SS.LL. e/o i Comuni, interventi di carattere socio - assistenziale a favore degli emigrati che rientrino definitivamente in Piemonte concedendo in particolare: a) contributi a titolo di concorso per le spese, di viaggio e di trasporto delle masserizie, sostenute per sé e per i propri familiari dagli emigrati che rientrino definitivamente nella regione e versino in disagiate condizioni economiche b) contributi di prima sistemazione agli emigrati che rientrino definitivamente in Piemonte, limitatamente a coloro che si trovino in condizioni di bisogno c) contributi a titolo di concorso nelle spese di trasporto delle salme degli emigrati e/o loro familiari, in disagiate condizioni economiche, ai paesi d'origine del Piemonte.
Il programma annuale di cui al precedente art. 3 specifica le condizioni e le modalità per usufruire dei contributi di cui al presente articolo".
La Giunta regionale ha presentato i seguenti emendamenti: 1) il titolo viene soppresso e sostituito dal seguente: "Provvidenze per i rientri".
2) Al primo comma, lett. a), dopo le parole "emigrati che" vengono soppresse le parole "rientrino definitivamente nella regione".
3) Al primo comma, lett. b), dopo le parole "prima sistemazione" vengono soppresse le parole "agli emigrati che rientrino definitivamente in Piemonte".
4) Al primo comma la lett. c) viene soppressa e sostituita dalle parole "Vengono inoltre concessi", il testo della lett. c) prosegue quindi inalterato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Gli emendamenti sono approvati all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'art. 10 nel testo modificato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
Art. 11 (Formazione e riqualificazione professionale) "La Regione, nell'ambito del piano regionale annuale di formazione professionale di cui alla legge regionale 25/2/1980, n. 8 e in concorso con i piani nazionali e comunitari, assume iniziative per la formazione e la riqualificazione professionale dei lavoratori rimpatriati e dei lavoratori stranieri immigrati".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
Art. 12 (Contributi per l'acquisto la costruzione o il recupero della prima casa) "La Regione, nell'ambito dei programmi per l'assegnazione dei mutui individuali agevolati o dei contributi in conto capitale previsti dalle leggi 15/2/1980 n. 25, 5/4/1985 n. 118 e 25/3/1982 n. 94 o da altre leggi statali rivolte a finanziare l'accesso alla prima abitazione, attribuisce agli emigrati che entro i tre anni successivi alla data del loro rientro partecipino agli appositi bandi di concorso o ad avvisi pubblici, un punteggio non inferiore a quello attribuito negli stessi bandi alle giovani coppie.
Nel rispetto delle norme disposte dalle predette leggi, la Regione pu altresì predisporre appositi bandi di concorso per gli emigrati di cui al precedente comma, utilizzando parte dei finanziamenti disposti dallo Stato o destinando per tali interventi mezzi propri individuati con l'approvazione delle singole leggi di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
Art. 13 (Riserva e assegnazione di alloggi di tipo economico e popolare) "La Giunta regionale, in applicazione dell'art. 15 della legge regionale 10/12/1984, n. 64, può riservare, anche su proposta dei Comuni interessati una quota di alloggi di edilizia residenziale pubblica non superiore al 10 dell'aliquota prevista dal primo comma del predetto art. 15 a favore degli emigrati e delle loro famiglie che ne facciano richiesta entro tre anni dalla data del rientro e che siano in possesso dei requisiti previsti dall'art. 2 della legge regionale 10/12/1984, n. 64".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
Art. 14 (Incentivazione di attività produttive) "La Giunta regionale è autorizzata a concedere anche tramite gli Enti locali contributi agli emigrati rimpatriati che intendano avviare nel territorio regionale attività produttive in forma singola o cooperativistica, in materia di agricoltura, artigianato, commercio e turismo, entro due anni dal rientro.
Il contributo è finalizzato all'avviamento dell'attività e viene concesso nella misura massima del 30% della spesa ritenuta ammissibile e comunque entro i limiti massimi fissati nel programma annuale di cui al precedente art. 3 e non può essere cumulato con altro contributo regionale e/o statale riferito alla stessa spesa".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 14 è approvato.
Art. 15 (Inserimento scolastico) "Allo scopo di assicurare l'inserimento nell'ordinamento scolastico nazionale dei figli degli emigrati o rimpatriati nonché il superamento delle difficoltà specifiche degli stranieri immigrati, la Regione, in concorso con i programmi nazionali e comunitari o con associazioni ed enti che operano nel settore dell'istruzione e in quello dell'immigrazione promuove: a) corsi di recupero linguistico e di reinserimento b) corsi di lingua italiana per gli stranieri immigrati c) incontri, convegni, seminari per gli operatori impegnati nelle attività di cui alle precedenti lettere a) e b).
La Regione concede inoltre assegni di studio ai figli e agli orfani degli emigrati all'estero dal Piemonte per la frequenza di istituti di secondo grado, Università e Politecnico, scuole di specializzazione professionale a condizione che non usufruiscano di altri analoghi benefici".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 15 è approvato.
Art. 16 (Soggiorni, scambi, turismo sociale) "La Regione Piemonte anche in collaborazione con altre Regioni amministrazioni pubbliche, associazioni, enti e istituzioni, cura, al fine di consentire la conoscenza diretta del Piemonte, l'organizzazione di soggiorni culturali e viaggi di studio dei figli degli emigrati e promuove iniziative di turismo sociale per gli emigrati.
La Regione, per contribuire all'integrazione degli emigrati nelle comunità ospitanti, può assumere iniziative di interscambio con cittadini dei luoghi di emigrazione.
I programmi relativi sono definiti annualmente dalla Giunta regionale, ai sensi dell'art. 3 della presente legge e nel rispetto dell'art. 4 del D.P.R. 24/7/1977, n. 616".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 16 è approvato.
Art. 17 (Iniziative e attività culturali) "La Regione favorisce iniziative e attività culturali dirette a conservare e tutelare tra gli emigrati e i loro discendenti e gli stranieri immigrati il valore dell'identità della terra di origine e a rinsaldare i rapporti culturali con il Piemonte.
A tal fine la Regione d'intesa ove necessario con il Governo promuove o favorisce la realizzazione nei Paesi di emigrazione di iniziative a favore della collettività di origine piemontese e in particolare dei giovani discendenti dei piemontesi emigrati, volte a far conoscere la storia, la cultura, le tradizioni e la realtà attuale del Piemonte. Analoghe iniziative possono essere promosse fra le comunità di origine piemontese in altre Regioni.
La Regione promuove altresì idonee iniziative culturali a favore degli stranieri immigrati.
Tali iniziative potranno essere assunte anche in concorso con altre Regioni, amministrazioni pubbliche, l'Istituto Italiano di Cultura, altre istituzioni culturali e le associazioni degli emigrati aventi i requisiti di cui all'art. 22 della presente legge. I programmi relativi sono definiti annualmente dalla Giunta regionale ai sensi dell'art. 3 della presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 17 è approvato.
Art. 18 (Informazione) "La Giunta regionale provvede: a) alla diffusione di periodici di informazione sulle attività legislative e amministrative della Regione, sulla realtà economica, culturale e sociale del Piemonte e su quanto sia di interesse per gli emigrati al fine di agevolarne il rimpatrio b) alla diffusione tra le comunità degli emigrati di pubblicazioni e materiale audiovisivo e radiofonico al fine di rinsaldare i rapporti culturali ed economici degli emigrati e dei loro discendenti con la terra di origine.
La Giunta è altresì autorizzata a concedere contributi alle associazioni degli emigrati e degli stranieri immigrati aventi i requisiti di cui all'art. 22 della presente legge, con le modalità in esso previste, per lo svolgimento di attività analoghe a quelle indicate nella lett. b) del comma precedente".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'art. 18 è approvato.
Art. 19 (Attività promozionale in Italia e all'estero) "La Giunta regionale provvede a realizzare manifestazioni illustranti tradizioni e aspetti della realtà piemontese, con riferimento ai settori di competenza regionale nel rispetto dell'art. 4 del D.P.R. 24/7/1977, n. 616 ricercando la collaborazione e il concorso delle comunità e dei circoli piemontesi degli emigrati: I circoli piemontesi possono a loro volta proporre iniziative di carattere culturale, economico e turistico da realizzarsi con il concorso della Regione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 19 è approvato.
Art. 20 (Diplomi di benemerenza a emigrati) "La Giunta regionale, sentito t'Ufficio di Presidenza della Consulta conferisce ogni anno diplomi di benemerenza agli emigrati piemontesi che hanno onorato il nome del Piemonte nel mondo per un periodo di emigrazione non inferiore a 20 anni complessivamente".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 20 è approvato.
Art. 21 (Studi, indagini, ricerche) "La Giunta regionale è autorizzata ad effettuare direttamente o per il tramite di idonei istituti e centri di ricerca studi, indagini e ricerche finalizzati alla programmazione degli interventi di cui alla presente legge nonché alla migliore conoscenza dei fenomeni migratori".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 21 è approvato.
Art. 22 (Contributi ad associazioni e federazioni) "La Regione riconosce e sostiene le funzioni di servizio assistenziale culturale e sociale svolte dalle associazioni che operano con carattere di continuità e specificità a favore degli emigrati piemontesi, degli immigrati e delle loro famiglie, al fine di assicurare la tutela dei diritti civili e sociali, conservare il valore della terra di origine e sviluppare i rapporti con la comunità piemontese.
Le associazioni e federazioni devono avere una sede nella regione ed operare con carattere di continuità da almeno cinque anni.
La Giunta regionale, sentito l'Ufficio di Presidenza della Consulta, è autorizzata a concedere alle associazioni e federazioni contributi destinati allo svolgimento di specifiche attività, a favore degli emigrati e degli stranieri immigrati e delle loro famiglie, previste agli artt. 16 17 e 18, nonché a favore delle associazioni e federazioni di immigrati per attività specifiche analoghe a quelle indicate all'art. 17 della presente legge.
La somma ammessa a contributo non può essere superiore al 50% della spesa ammessa in base ai criteri definiti dal programma annuale.
I contributi concessi sono proporzionalmente ridotti, con deliberazione della Giunta regionale, qualora in sede di verifica venga accertata una diminuzione della spesa ammessa.
Con le stesse forme la concessione del contributo può essere revocata e recuperata l'eventuale somma erogata se: a) l'iniziativa non viene realizzata in conformità a quanto previsto nel provvedimento di concessione b) vengano accertate irregolarità nella contabilizzazione delle spese.
L'inosservanza delle norme e la diversa destinazione dei fondi comportano inoltre l'esclusione dai contributi negli esercizi successivi".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 22 è approvato.
Art. 23 (Rimesse degli emigrati) "La Regione promuove iniziative con gli Istituti di Credito per favorire e valorizzare il rientro delle rimesse di lavoratori emigrati".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 23 è approvato.
Art. 24 (Disposizioni finanziarie) "Ai fini dell'attuazione degli interventi previsti dal programma annuale di cui all'art. 3 della presente legge, la Regione si avvale di risorse proprie; di contributi comunitari o di altra fonte internazionale; di contributi o finanziamenti statali; di altri contributi.
Nello stato di previsione dell'entrata del bilancio regionale saranno pertanto istituiti appositi capitoli d'entrata, rispettivamente al titolo II categoria 04, con la denominazione: 'Assegnazione di fondi per la realizzazione di interventi nel settore dell'emigrazione e dell'immigrazione' e al titolo III categoria 09, con la denominazione: 'Contributi della Comunità Economica Europea o di altro Ente internazionale, per le spese relative alla realizzazione di interventi nel settore dell'emigrazione e dell'immigrazione'.
Nello stato di previsione della spesa saranno istituiti nell'area di intervento 2 Servizi secondari e terziari, al programma 02 Lavoro, tra le altre spese, i seguenti due capitoli di spesa, rispettivamente con la denominazione: 'Concessione di contributi della Comunità Economica Europea o di altro Ente internazionale per la realizzazione di interventi nel settore dell'emigrazione e dell'immigrazione' e 'Erogazione di contributi per la realizzazione di interventi nel settore dell'emigrazione e dell'immigrazione' ed i cui stanziamenti sono di pari ammontare dei corrispondenti stanziamenti dei capitoli di entrata, in termini di competenza e di cassa. Sarà inoltre istituito il capitolo di spèsa che ha per denominazione: 'Fondo per la concessione di contributi nel settore dell'emigrazione e dell'immigrazione'.
Per l'anno, finanziario 1987 è autorizzata la spesa di L. 400 milioni che verrà iscritta al 'Fondo' di cui al precedente comma; all'onere si fa fronte mediante riduzione di pari importo, in termini di competenza e di cassa del capitolo n. 12600 del bilancio pluriennale 1986-1988 tranche 1987.
Per gli anni finanziari 1988 e successivi si provvederà in sede di predisposizione dei relativi bilanci.
Per l'attuazione degli interventi settoriali di cui agli artt. 11, 12, 13 15, 16, 17 e 20 della presente legge possono essere istituiti, nel bilancio di previsione per gli anni finanziari 1987 e successivi, specifici capitoli".
La Giunta regionale ha presentato il seguente emendamento: all'ultimo comma, dopo le parole "della presente legge" inserire la seguente frase: "gestiti direttamente dagli Assessorati competenti nelle rispettive materie" e sostituire le parole "possono essere istituiti" con le parole "saranno istituiti, ove necessario".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'art. 24 nel testo modificato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'art. 24 è approvato.
Art. 25 (Norme transitorie e finali) "Nella prima applicazione della presente legge il programma di cui al precedente art. 3 è predisposto dalla Giunta entro 60 giorni dalla pubblicazione della presente legge sul Bollettino Ufficiale della Regione e trasmessa al Consiglio per la sua approvazione.
La legge regionale 6/7/1978, n. 42, è abrogata; nei confronti degli emigrati che rientrino successivamente a detta abrogazione e fino all'entrata in vigore del programma di cui al primo comma continuano ad applicarsi le provvidenze di cui all'art. 1 della predetta legge secondo le modalità attuative di cui alla deliberazione del Consiglio regionale n. 60 734 del 21/1/1986.
Gli oneri finanziari per il rimborso ai Comuni, cui si provvederà nel 1987 delle somme erogate per gli interventi di cui al precedente comma, nonch per quelli precedenti eventualmente non ancora rendicontati all'Amministrazione regionale, saranno posti a carico del capitolo di bilancio di cui al precedente art. 24, terzo e quarto comma".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposti SI 36 Consiglieri.
L'art. 25 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento:

Esame progetto di legge n. 129: "Interventi regionali in materia di movimenti migratori"

Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Chiedo di parlare non per fermare l'iter dei provvedimenti che dobbiamo votare, su cui peraltro sono d'accordo, ma per sottolineare l'urgenza, che ho già fatto presente in quest'aula, di definire la posizione del Consiglio regionale in ordine alla futura elezione dei Comitati di gestione. Ci sono agli atti degli ordini del giorno presentati dai Gruppi PCI, DC e PRI. Come ho detto nella riunione dei Capigruppo, credo debba essere data entro oggi un'informazione ai colleghi Consiglieri perché la prossima settimana sarebbe troppo tardi. Occorre definire i criteri, anche perché forse è sfuggito quello che invece alla diligenza e alla capacità di lavoro del mio compagno Acotto non .è sfuggito. La circolare del Ministero della Sanità sulla elezione dei Comitati di gestione, che invito tutti a prendere in esame, indica molto nettamente le caratteristiche dei componenti dei Comitati di gestione e, nell'invito ai CO.RE.CO. di tenerne conto, fa leva ad un processo che in qualche misura è secondo me perfino più correlato ai principi contenuti in una legge. Sulla tecnicità, così come la pone Donat Cattin, ho qualche dubbio.
E' necessario votare un ordine del giorno e mi si dice che la maggioranza lo predisporrà e che lunedì forse potremo concordare un documento comune. Questo argomento dovrà essere un punto all'o.d.g.



PRESIDENTE

Cogliamo l'osservazione del collega Bontempi che ci pone come impegno l'inserimento di questi ordini del giorno nella prossima seduta fissata per il giorno 23 di questo mese.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Chiedo la parola perché desidero che la conclusione del collega Bontempi non suoni come una conclusione del Consiglio. Il nostro Gruppo è interessato a partecipare alla elaborazione di un documento; non ritiene però che questo documento debba necessariamente confrontarsi con la circolare del Ministero, la quale è diretta ai CO.RE.CO., quindi avvia un processo che non necessariamente è occasione e causa di un pronunciamento nostro.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 159: "Integrazione della L.R. 29/4/1985, n. 55 recante partecipazione azionaria della Regione Piemonte alla Rivalta Scrivia S.p.A."


PRESIDENTE

Passiamo al punto 6) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 159: "Integrazione della L.R. 29/4/1985, n. 55, recante partecipazione azionaria della Regione Piemonte alla Rivalta Scrivia S.p.A.".
La parola al relatore, Consigliere Petrini.



PETRINI Luigi, relatore

Il disegno di legge n. 159 sottoposto ora all'approvazione del Consiglio regionale è accompagnato da una breve relazione tecnica tale da esimere chi deve riferire sul provvedimento dalla esposizione di ulteriori commenti e considerazioni.
L'iter della proposta si è sviluppato secondo la prassi rituale e ha raccolto l'unanimità dei consensi nella VIII e nella I Commissione.
Pare opportuno aggiungere soltanto che si tratta di dare corso a quanto già previsto e autorizzato dalla legge regionale n. 55 dell'85 in base alla quale la Regione Piemonte assume una partecipazione azionaria di minoranza nella Società per Azioni Rivalta Scrivia. Tale partecipazione - dice la legge che ho citato - è in sintonia con le finalità previste dall'art. 72 dello Statuto regionale in funzione dell'integrazione delle strutture intermodali a rilevanza interregionale, secondo le linee del piano regionale di sviluppo.
Nessuna particolare osservazione è formulabile sulla proposta stessa salvo considerare che l'acquisizione delle azioni costituenti la quota offerta alla Regione comporta il riconoscimento di un sovrapprezzo pari a poco più del 30% del valore nominale dei titoli. In genere un sovrapprezzo si ha quando, in evenienza di procedure di aumento di capitale, il valore dell'azione in borsa sia notevolmente superiore al valore nominale. Nel caso i titoli di cui si tratta non sono stati immessi sino ad ora nel mercato borsistico. Tuttavia la rigorosa valutazione patrimoniale collegialmente curata dalla Finpiemonte e dalla Filse su incarico dell'Assessorato del Vicepresidente. Vetrino consente di accettare il maggiore onere richiesto rispetto al valore nominale nella convinzione di incontrare un prezzo aderente alla realtà.
Per le considerazioni che ho espresso, la proposta di legge presentata al Consiglio può - a nostro avviso. - trovare responsabile approvazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, esprimo la soddisfazione del Gruppo socialista, ma anche mia personale come Consigliere regionale proveniente dalla Provincia nella quale ha sede la Rivalta Scrivia S.p.A., per la decisione che andiamo a concretizzare con questa proposta di integrazione alla legge regionale del 29/4/1985, n. 55.
Da tempo si auspicava di vedere impegnata accanto alle forze che si muovono all'interno della Rivalta Scrivia S.p.A. anche la Regione Piemonte.
Con questa decisione ufficializziamo un impegno che rappresenterà anche un elemento di certezza nello sforzo che è in atto da parte della società e da parte degli organismi che vi operano con partecipazioni azionarie, affinch la Rivalta Scrivia possa svolgere il ruolo per il quale è sorta, cioè punto avanzato nell'attività portuale, aspetto più che mai determinante sia per il processo di sviluppo in atto nel Piemonte sud che è collegato alla Liguria sia per il collegamento con l'area nord-ovest dell'Italia.
Dopo gli slanci della Liguria di qualche anno fa è ora in atto una riflessione da parte degli organismi di governo rispetto alle iniziative in corso in Liguria. Questo può rappresentare un dato di sfiducia per chi con slancio ha cominciato l'opera di rinnovamento e oggi si trova a compiere delle riflessioni che sono senz'altro frenanti e negative rispetto al processo di sviluppo che vede al centro l'impegno di un nuovo porto per realizzare in prospettiva il collegamento del nostro Paese al resto del mondo con notevoli possibilità di sviluppo per il Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala



ALA Nemesio

La Lista Verde dichiara voto contrario, come sempre, a questa legge.
Sono troppe le leggi che, con estrema facilità, visto che per queste cose i soldi paiono trovarsi sempre, contribuiscono a dotare di grandi opere e infrastrutture il nostro territorio già saturo.



PRESIDENTE

Non essendoci altre richieste di parola, passiamo alla votazione dell'articolato.
Art. 1 "All'art. 2 della L.R. 29/4/1985, n. 55, è aggiunto il seguente secondo comma: 'La Giunta regionale è altresì autorizzata ad acquisire ulteriori azioni della Rivalta Scrivia S.p.A., nel caso di aumento di quel capitale sociale al fine di mantenere la quota di partecipazione azionaria di cui al comma precedente'".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 30 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "Dopo l'art. 4 della L.R. 29/4/1985, n. 55, è aggiunto il seguente art. 5: 'Per l'attuazione del disposto dell'art. 2, secondo comma, della presente legge è autorizzata, per l'esercizio 1986, la spesa di L. 161.358.000.
All'onere di cui al comma precedente si provvede mediante una riduzione, di pari ammontare, in termini di competenza e di cassa, del fondo di cui al capitolo 12600 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1986 e mediante la dotazione, di pari importo, parimenti in termini di competenza e di cassa, del capitolo 2384 dello stato di previsione della spesa per lo stesso esercizio.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, la conseguente variazione di bilancio"'.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione presenti e votanti 33 hanno risposto SI 31 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore il giorno della sua pubblicazione nel Bollettino Ufficiale della Regione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 31 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si è astenuto 1 Consigliere L'art. 3 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 32 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Beni demaniali e patrimoniali - Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 163: "Autorizzazione all'acquisto di un immobile da destinare a sede operativa del Parco naturale di Rocchetta Tanaro e dei relativi terreni di pertinenza"


PRESIDENTE

Il punto 7) all'o.d.g. prevede l'esame del progetto di legge n. 163: "Autorizzazione all'acquisto di un immobile da destinare a sede operativa del Parco naturale di Rocchetta Tanaro e dei relativi terreni di pertinenza".
La parola al relatore, Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando, relatore

Nel quadro degli obiettivi della Giunta di dotare tutti i parchi naturali e le aree attrezzate di proprie strutture per il raggiungimento dei fini di questi enti, che non sono solo quelli della tutela dell'area di competenza, ma anche della promozione per far conoscere le attività e i beni presenti all'interno di dette aree si è ritenuto con questo disegno di legge di autorizzare l'acquisto di un immobile sito all'interno del Parco di Rocchetta Tanaro, dal momento che attualmente utilizza uffici esterni al Parco stesso e di proprietà del Comune di Rocchetta Tanaro. Detti uffici consentono di espletare soltanto le funzioni amministrative e non quelle connesse all'attività del Parco stesso.
L'immobile è situato al centro del parco ed è sufficientemente ampio da garantire lo svolgimento di attività complesse e differenziate.
Il prezzo di acquisto è fissato in L. 105 milioni, vale a dire la valutazione effettuata l'anno scorso da parte del Servizio tecnico dell'Assessorato di L. 98 milioni e 500 mila, adeguata del 6,34%, cioè l'indice ISTAT calcolato dal momento della valutazione a quello del pagamento, cioè la fine dell'anno 1986.



PRESIDENTE

Non essendovi interventi, possiamo passare alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 "E' autorizzato l'acquisto dell'immobile e dei terreni di pertinenza dello stesso siti in Rocchetta Tanaro (AT), distinti a Catasto al Foglio VI del Comune stesso, particelle 181 - 182 - 183 - 184 - 185, di proprietà del signor Luigi Masuelli, da destinare a sede operativa del Parco naturale di Rocchetta Tanaro, al prezzo di L. 105.000.000.
La Giunta regionale stabilirà, con propria deliberazione, le altre condizioni del contratto per l'acquisto dell'immobile di cui al precedente comma".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "All'onere di cui al precedente articolo, valutato in L. 105.000.000, si provvede mediante una riduzione di pari ammontare, in termini di competenza e di cassa, dello stanziamento di cui al capitolo 7930 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1986 e mediante l'istituzione nello stato di previsione medesimo di apposito capitolo con la denominazione 'Spese per l'acquisizione di fabbricato da destinare a sede operativa del Parco naturale di Rocchetta Tanaro' e con lo stanziamento di competenza e di cassa di L. 105.000.000.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore nel giorno stesso della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 45, sesto comma, dello Statuto regionale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione) - Psichiatria

Esame proposta di deliberazione n. 263: "Ampliamento della pianta organica provvisoria dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 73 di Novi Ligure finalizzato all'istituzione della Comunità Terapeutica per dimessi dall'ospedale psichiatrico"


PRESIDENTE

Esaminiamo infine il punto 8) all'o.d.g.: Esame proposta di deliberazione n. 263: "Ampliamento della pianta organica provvisoria dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 73 di Novi Ligure, finalizzato all'istituzione della Comunità Terapeutica per dimessi dall'ospedale psichiatrico".
Il documento è stato licenziato all'unanimità dalla V Commissione. Pongo pertanto in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale della seduta in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 32 vati favorevoli e 1 astensione.
Comunico infine che il Consiglio è convocato per giovedì 23 ottobre p.v.


Argomento:

Esame proposta di deliberazione n. 263: "Ampliamento della pianta organica provvisoria dell'Unità Socio-Sanitaria Locale n. 73 di Novi Ligure finalizzato all'istituzione della Comunità Terapeutica per dimessi dall'ospedale psichiatrico"

Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,30)



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