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Dettaglio seduta n.6 del 17/09/85 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Adempimenti di cui agli artt. 18 dello Statuto e 21 del Regolamento Insediamento Commissioni consiliari (seguito)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Riprendiamo la discussione sul punto 3) all'o.d.g.: "Adempimenti di cui agli artt. 18 dello Statuto e 21 del Regolamento - Insediamento Commissioni consiliari".
Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.
BONTEMPI Sulla questione della costituzione delle otto Commissioni abbiamo espresso in più sedi la nostra valutazione sulla legittimità di un'operazione di ricerca di materie omogenee che permettano, attraverso l'accorpamento in Commissioni, di rispondere a criteri di funzionalità dell'operatività del Consiglio.
Voi, signor Presidente e colleghi Consiglieri, sapete quanto sia indispensabile avere riguardo ed attenzione a questi aspetti perché le Commissioni consiliari legislative sono uno degli snodi imprescindibili per l'attività dell'assemblea regionale; è quindi opportuno avere anche riguardo ed un occhio attento ed intelligente all'esperienza passata e ai problemi di funzionalità.
La proposta che ci è stata presentata dell'istituzione di otto Commissioni ha avuto da parte nostra delle valutazioni critiche per due ordini di motivi.
Riconosciamo la legittimità di uno scorporo delle materie attribuite nel passato alla I Commissione, soprattutto se consideriamo che siamo in una nuova fase costituente del sistema dei poteri locali che vede la scomparsa dei Comprensori con la legge di riforma delle autonomie locali riforma che ci auguriamo arrivi prima o poi sui nostri banchi, sulla quale ci siamo impegnati anche a realizzare anticipazioni per rendere possibile un governo raccordato tra Regione ed il sistema degli Enti locali.
Una nuova fase costituente non sarà breve, infatti abbiamo accolto la proposta di uno sdoppiamento delle materie dalla I all'VIII Commissione sapendo che, nell'esperienza, anche recente, abbiamo ravvisato l'obiettivo di una Commissione che ha compiti suoi propri, che ha il compito del parere consultivo in materia di articoli finanziari, sulla quale però era opportuno svolgere un'operazione di scorporo delle materie istituzionali.
Siamo stati critici e continuiamo ad esserlo perché ci pare che questa operazione di scorporo non debba necessariamente e meccanicamente portare,all'aumento delle Commissioni, intanto perché esistono altri modi di accorpare le materie.
Infatti abbiamo formulato una proposta, che non è stata accolta ma che riteniamo di ribadire per dimostrare la praticabilità di una strada che porti al non aumento delle Commissioni. Lo sottolineiamo per due ragioni: funzionalità: un'assemblea come quella regionale, limitata a 60 Consiglieri, dei quali una parte consistente impegnati in Giunta e nella Presidenza del Consiglio (un quinto dei membri), non potrebbe funzionare di fronte alla moltiplicazione di queste sedi ci è parso che sia stato prevalente il problema dell'attribuzione delle Presidenze ai vari Gruppi politici, segnatamente a quelli della maggioranza, rispetto a questo criterio di maggiore funzionalità.
La dimostrazione che si poteva fare diversamente sta nel fatto che noi riteniamo che sarebbe del tutto possibile, probabilmente anche giusto accorpare le materie dell'attuale IV Commissione, facendola sostanzialmente sparire, introducendo nella I Commissione, alleggerita delle questioni istituzionali, le competenze del lavoro e dell'occupazione e nella III Commissione, che è monoculturale, trattando soltanto l'agricoltura, le competenze dell'artigianato, del commercio, delle fiere e mercati (ricordiamo che questo riferimento esiste in altri livelli di Enti locali non territoriali, ad esempio nelle Camere di Commercio); mentre le cave e torbiere, l'ultimo pezzo consistente della IV Commissione, potrebbero molto proficuamente essere collocate nella II Commissione.
Altra opzione, un pochino più forzata per la consistenza della questione nucleare, poteva essere ritrovata lasciando le Commissioni nel numero di sette ed accorpando la II e la VII Commissione, come peraltro era prima del 1980.
Queste valutazioni ci vedono critici soprattutto perché siamo preoccupati di una minore funzionalità del Consiglio. Ci sia permesso dire che questo interesse è comune a tutti, semmai dovrebbe essere persino maggiore nella maggioranza, perché avere delle Commissioni funzionanti vuol dire poter governare con maggiore efficacia e più rapidamente.
Lo è comunque per noi dato che riteniamo che il nostro ruolo in questo Consiglio debba esplicarsi sulle questioni di merito, sui problemi, sui contenuti.
La nostra funzione di opposizione, la vitalità della presenza delle opposizioni si misurano sulla possibilità concreta di svolgere un lavoro non dispersivo, sulla possibilità di vedere i problemi integrati quando le questioni sono integrate.
Sostengo che le Commissioni congiunte per argomenti simili sono una iattura nel senso che provocano solamente grossi ritardi di tempi.
A mio avviso un'opposizione seria non ha necessità di ricorrere ai trucchetti para ostruzionistici, deve invece far valere sui problemi la sua forza interna, il collegamento con la società e quindi la valutazione dei contenuti e del merito.
Quindi manteniamo le nostre valutazioni critiche su questa proposta conveniamo peraltro che alcune richieste sono state accolte; ribadiamo che la divisione tra I ed VIII Commissione non è cervellotica, non è mero frutto di invenzione.
Certo però che le nostre motivazioni critiche accrescono per forza di cose nel momento in cui questa proposta, quindi la scarsa disponibilità a collocarsi sulla possibile alternativa del mantenimento delle sette Commissioni, risponda ad esigenze sulle quali dobbiamo essere realisti e non considerarle fuori del mondo.
In questa legislatura vediamo essere prevalente la rappresentanza della maggioranza.
La proposta numerica di ripartizione delle Presidenze e delle Vicepresidenze è nota, se ne è parlato ed è stato confermato ufficialmente: sei Presidenze alla maggioranza, due all'opposizione, cinque Vicepresidenze alla maggioranza e tre all'opposizione.
Questo è un rapporto troppo contrastante con i precedenti dal 1975 in poi.
Su cinque Commissioni il rapporto era tre a due: su sette Commissioni era di quattro a tre.
E' un rapporto neanche del tutto giustificato dal fatto che comunque sono aumentati i partiti di maggioranza: il numero sei è in più rispetto ai partiti della maggioranza.
Questo, tutto sommato,vuol dire non accedere ad una possibile utile concezione del rapporto con l'opposizione, di cui in Consiglio si ha bisogno, perché può dare dei contributi di merito e di lavoro; quindi il rapporto cinque-tre per le Presidenze ci sarebbe parso più equo.
Diciamo che non vogliamo coprire, perché non la copriamo politicamente e non lo vogliamo fare neanche sul piano del funzionamento del Consiglio e della rappresentanza in Consiglio, tutta l'area dell'opposizione.
Ci sono state ricordate spesso dai nostri amici "Verdi" o di DP la loro dignità e la loro autonomia: noi la riconosciamo, non rappresentiamo che noi stessi.
Abbiamo richiesto che venisse dato adeguato riconoscimento al peso numerico del nostro partito (quasi un terzo dell'assemblea), alla sua esperienza, alla qualità degli uomini che siamo in grado di impegnare con quello spirito che dicevo, che dovrebbe interessare alla maggioranza e che non dovrebbe essere accettato come un dato scontato, perché non è detto che sia scontato, che è quello del lavoro sui problemi, nel merito con l'impegno di essere, non i soli, ma certo l'elemento fondamentale di garanzia del funzionamento delle istituzioni.
Una valutazione critica, quindi, sull'operazione sette-otto visto che la risposta sul mantenimento a sette non ci ha soddisfatti, una valutazione critica sul piano politico per l'aumento della sproporzione tra maggioranza ed opposizione.
Nei confronti delle nostre richieste su nostre presenze qualitative e quantitative all'interno delle Commissioni c'è stato, nella fase iniziale uno sforzo da parte della maggioranza che ho apprezzato.
Oggi ci troviamo di fronte ad un'intesa che in verità non c'è.
Ne hanno parlato i giornali, abbiamo tutti in prima persona partecipato al dibattito fuori di quest'aula, 'ma questo fatto sarà bene ricordarlo anche in quest'aula.
Ci sono due valutazioni da fare, queste sì fortemente critiche e nette.
La questione prioritaria dei tempi. E' una questione su cui deve giocare soprattutto la maggioranza che deve iniziare il difficile lavoro del governo della Regione.
Vorrei ricordare solo due questioni, ma potrei ricordarne tante altre: l'edilizia.
Sul terzo piano biennale per l'edilizia abbiamo tentato con la vecchia Giunta di dare il via ai lavori delle cooperative e delle imprese (gli importi erano di centinaia di miliardi), ma poi abbiamo ritenuto correttamente che fosse più opportuno che la responsabilità se la assumesse il nuovo esecutivo.
Ricordo che non abbiamo potuto decidere di farlo con la vecchia Giunta perché non era più possibile il passaggio legislativamente garantito della Commissione.
La seconda questione è più lontana nel tempo, ma lo ricordo perché è difficile tenere quella scadenza lontana: è lo scioglimento entro il 31 dicembre dei Comprensori, sostituzione dei Comprensori con altri strumenti, delega e rivisitazione della legislazione regionale in materia.
Anticipo che il nostro Gruppo è nettamente e fortemente contrario a qualsiasi proroga che manterrebbe in agonia organismi importanti. E' inutile che illustri quanto il nostro Gruppo ha lavorato sull'ipotesi dei Comprensori, ma, nel momento in cui si è dichiarata la loro morte sostanzialmente uno stato a termine di quegli strumenti, è necessario rispettare le scadenze.
La proroga, in queste condizioni, sarebbe un modo per scassare ulteriormente, dopo i guasti provocati dalle incertezze della legge nazionale, un rapporto così cruciale tra l'istituzione regionale e le istituzioni locali.
In questo senso le Commissioni e l'istituzione delle stesse ha una ragione in termini di tempo notevole.
Mi auguro poi che si ricomponga al più presto l'incidente che ci ha bloccati l'altro giorno.
Il Consigliere Brizio giustamente ricorda che nell'altra legislatura i tempi non furono celerrimi; si votò comunque un mese dopo.
Il fatto è però che l'altra volta si andò molto lisci nel senso che si prese una settimana per approvare la modifica del numero delle Commissioni da cinque a sette e un'altra poi per insediare le Commissioni.
Qui invece abbiamo registrato un tentativo di chiudere con una proposta che è stata formulata ufficialmente a nome della maggioranza da uno dei Gruppi che la compongono, proposta che con tutte quelle riserve, abbiamo accettato, ma che nella seduta dei Presidenti dei Gruppi della scorsa settimana ha visto la rottura, la spaccatura, in sostanza un arresto del processo di decisione.
Noi non siamo disponibili a scambi da mercato. Ragioni precise e strutturali ci spingono a fare certe richieste.
Credo siano state le stesse ragioni che i componenti della maggioranza hanno apprezzato per formulare una proposta su cui ci stavamo.
Questa è una delle condizioni; altrimenti dovremmo registrare, a malincuore, che l'intesa non è possibile. L'episodio che ha dato il "la" a tutto questo è uno di quegli episodi su cui per carità di patria non voglio insistere, è comunque un episodio che tutti dovrebbero tener lontano dal nostro modo di lavorare.
Si riconnette a quanto dicevo prima: l'espropriazione, gli ordini venuti da fuori.
Le questioni delle Commissioni debbono essere lasciate alla libera dialettica ed al confronto tra le forze che siedono in questo Consiglio e tra i Gruppi.
Noi abbiamo dato dei segnali protestando duramente contro le inframmettenze, le telefonate, gli ordini dall'esterno.
Vi chiedo - e vi lascio con questa riflessione - che cosa avverrà quando dovremo comporre organismi complessi e difficili come gli enti strumentali? Che cosa avverrà rispetto alla legge che chiama in causa i Gruppi come responsabili? Che cosa avverrà se questo stato di cose si produrrà ancora? Credo che andremo di fronte ad una situazione di blocco e di difficile governabilità.
Auspico venga dato un segno nel senso della piena coerenza con il lavoro che si è tentato di fare, con il mantenimento dei tempi e con il rialzo di dignità per chi è eletto, che deve rendere conto ai partiti, ma in via principale per le funzioni che qui svolge, agli elettori, ai cittadini e al controllo sociale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.
CARAZZONI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, avendo seguito con attenzione l'intervento del Capogruppo comunista e preso atto dei temi su cui egli ha ritenuto di voler spaziare, sembra a noi opportuno, per un'esigenza di chiarezza nei confronti di questa assemblea regionale, precisare anzitutto i limiti che daremo al nostro intervento.
Poiché ad essere in discussione è soltanto la proposta della maggioranza di modifica dell'art. 21 del Regolamento, con la conseguente revisione del numero delle Commissioni permanenti che vengono ad essere aumentate da sette ad otto, intendiamo esaminare soltanto questo aspetto del problema; mentre nulla diremo, per ora, sui criteri che sono stati seguiti nella suddivisione delle Presidenze e delle Vicepresidenze, ma con riserva (questo è bene che tutti lo sappiano sin da questo momento) di intervenire nel merito, allorquando verrà data la comunicazione ufficiale che si è passati alla nomina dei Presidenti e Vicepresidenti di Commissione; e comunque sin da ora annunciando che se dovesse rimanere valido, come francamente pensiamo, come onestamente ci aspettiamo, il principio di una lottizzazione esclusiva di questi incarichi tra le forze del pentapartito e del PCI, in segno di protesta non parteciperemo alle sedute di insediamento delle Commissioni stesse. Riserviamo quindi ad un'altra occasione, che ci sarà fornita dall'annuncio ufficiale che verrà dato a suo tempo, speriamo la prossima seduta, dal Presidente del Consiglio, ogni valutazione in merito a questo inconcepibile accordo che ha escluso da ogni incarico una forza politica quale è quella del MSI che pure a livello comunale e provinciale è stata riconosciuta con l'assegnazione di una Vicepresidenza (in Comune) e addirittura con l'attribuzione di una Presidenza e una Vicepresidenza (in Provincia).
Sono fatti che ci paiono semplicemente assurdi e sui quali avremo qualche cosa da dire a suo tempo. Così come nulla diremo, per ora, sul mancato accordo di maggioranza, mancato accordo che oggi costringe il Consiglio regionale a rinviare ancora nel tempo ogni sua attività. E' già stato detto che, senza le Commissioni insediate, non si può portare avanti quella che è la vita normale dell'organismo regionale.
Questa è una colpa ed una responsabilità della maggioranza, di cui adesso non parliamo, ma che ci riserviamo in una prossima occasione di sottolineare con il nostro commento, che sarà (lo vogliamo anticipare anche qui) un durissimo commento, essendo inconcepibile che a quattro mesi dalle elezioni non sia stato trovato ancora l'accordo tra le forze di maggioranza.
Quando ci sarà comunicato ufficialmente che il nodo è stato sciolto non mancheremo di intervenire e faremo le nostre considerazioni su cosa è avvenuto dietro le quinte, cioè sulle pressioni, sulle intimidazioni, sulle lottizzazioni, sugli scambi che sono avvenuti per la divisione di questi incarichi.
Questo premesso, vogliamo limitarci soltanto al contenuto della delibera proposta e diciamo subito che vogliamo intervenire per motivare la nostra contrarietà all'aumento delle Commissioni da sette ad otto.
Non è che l'esperienza, parzialmente negativa, della precedente legislatura, non suggerisse un diverso accorpamento delle competenze. E' esattissimo il rilievo che la I Commissione era praticamente nell'impossibilità di funzionare perché oberata di troppo lavoro. Quindi nessuna riserva abbiamo da esprimere, nulla abbiamo da dire in ordine al riordino di materie che è stato tentato e dobbiamo anzi sottolineare che abbiamo apprezzato il tentativo di porre ordine in questa giungla di competenze; ma siamo anche del parere che il diverso accorpamento poteva benissimo avere luogo attraverso una più precisa distribuzione ma senza dare luogo all'aumento del numero delle Commissioni. Siamo d'accordo che molto è stato fatto, tuttavia molto resta da fare su questo piano.
Non abbiamo visto gli emendamenti ma sappiamo, da colloqui informali che verrà proposto il passaggio della materia caccia e pesca dalla VI alla VII Commissione. Diciamo subito di essere perfettamente d'accordo; lo stesso Bontempi ha comunicato (non so se vorrà tradurlo in un emendamento) la preferenza di destinazione della materia cave e torbiere alla II Commissione. Saremmo anche d'accordo su questo argomento. Quello che non ci trova consenzienti è che il riordino delle materie porti come conseguenza meccanica, inevitabile, immediata, l'aumento del numero delle Commissioni.
Qui la nostra valutazione diverge sostanzialmente da quella che abbiamo sentito or ora esprimere dal collega Bontempi; questa modifica in realtà da un lato viene a togliere la possibilità di partecipare alla vita regionale guarda caso, proprio ai Gruppi minori che, sempre per caso, sono tutti Gruppi di opposizione; mentre, dall'altro, non modifica alcunché in quella che è la presenza e l'apporto' di forza del Gruppo comunista, che continuerà a poter essere presente, data la sua consistenza, in tutte le otto Commissioni.
Ci pare che in realtà questo accordo, questo tentativo della maggioranza, miri a mettere nella pratica impossibilità di funzionare proprio gli oppositori dei Gruppi minori e miri a privilegiare il colloquio, il dialogo, il confronto soltanto tra la forza del pentapartito e la forza del PCI.
Inoltre, e dobbiamo pur dire anche questo, anche se per temperamento non vogliamo adeguarci alla diplomazia con la quale il collega Bontempi ha accennato al problema, non possiamo tacere il sospetto che l'aumento delle Commissioni sia anzitutto e prima di tutto dovuto alla ragione di avere disponibili più incarichi per accontentare quelli che sono ormai i cinque partiti di maggioranza.
Con tutte queste valutazioni, il Gruppo del Movimento Sociale Italiano darà voto contrario alla delibera della maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Signor Presidente, il Gruppo socialista ha aderito alla proposta di modifica del numero delle Commissioni e l'ha sottoscritta, votando quindi a favore in quanto ritiene che essa si collochi in un quadro che corrisponde meglio a quelle che sono le esigenze di funzionalità.
Sono proposte che sono emerse da un'ampia riflessione, a livello dei Capigruppo sia della maggioranza che dell'opposizione, e nella quale non ci sono state considerazioni di parte e su cui, al di là di considerazioni anche critiche che sono state fatte, tuttavia si è convenuto sull'opportunità che la I Commissione, per una serie di ragioni legate anche all'esperienza che i colleghi hanno fatto al suo interno nella legislazione precedente, venga sdoppiata per compiti che potrebbero essere di approfondimento ed elaborazione di proposte, anche di carattere strutturale.
E' stata quindi una proposta nata anzitutto su una valutazione dei contenuti, rispetto ai quali non sono estranee le sistemazioni di carattere numerico. Non intendo ripararmi dietro una matita o dietro un dito, ma ritengo che questa proposta è sorretta prevalentemente da ragioni di contenuto; credo di dover dare atto al collega Bontempi di avere sottolineato, seppure criticamente in una posizione differente dalla nostra, il significato dello sforzo che è stato compiuto, al quale la stessa maggioranza, attraverso la voce dei Capigruppo, ha aderito con un ripensamento delle stesse Commissioni così come erano nella legislazione precedente e così come le stiamo discutendo adesso.
Credo però che debba essere appannaggio ed impegno di quella Commissione che abbiamo istituito, cioè l'VIII, unitamente ai Capigruppo per vedere nella prossima occasione, quando ci sarà questo rinnovo, di definire meglio e probabilmente in una situazione più completa ed omogenea le varie competenze: potrà magari derivarne l'esigenza di un allargamento e la conclusione che il numero di otto è persino eccessivo. In questa valutazione non ci ha guidato, come qualcuno ha interpretato, un'azione maliziosa da parte della maggioranza o delle forze storiche di questo Consiglio regionale rispetto alle forze minori.
In questa direzione siamo abbastanza disponibili a lavorare ad un accorpamento e ad una omogeneizzazione delle competenze. Adesso non ne abbiamo il tempo e, d'altro canto, si è già lamentato che siamo anche un po' in ritardo. Io non enfatizzerei questo ritardo, simile a tanti altri che ci sono stati ed hanno coinvolto un po' tutti. Certo nelle Commissioni si sta verificando una tensione che forse in qualche modo non era apparsa ma d'altro canto, quando si tratta di trovare delle intese che non siano fondate soltanto sulla carta ma su delle convinzioni, è giusto che si portino le valutazioni che ciascuna forza politica, ciascun Gruppo ha da portare o esprimere; e se il collega Bontempi, seppure da una posizione legittima di opposizione, ha motivo di essere insoddisfatto di come alcune cose sono andate, o ha motivo di esprimere anche qualche giudizio critico seppure in un ambito di apprezzamento, riconoscendo questo sforzo che è stato compiuto, anche il Gruppo socialista non è così entusiasta.
Non posso non sottolineare l'esigenza che il Gruppo socialista ha di essere rappresentato con ruoli ed impegni che siano adeguati alla sua consistenza.
D'altro canto siamo un'entità non marginale ma importante e che in queste vicende intende giocare il suo ruolo.
Anziché continuare ad esagerare o enfatizzare le cose, diamo loro il giusto peso e cerchiamo nell'interesse dell'istituto regionale che rappresentiamo di fare in modo che, al di là dei ruoli in cui ciascuno è impegnato o si è scelto, l'istituto stesso non debba soffrire, soprattutto se concluderemo questa questione nel giro di qualche giorno, come mi sembra di capire sia nell'intenzione delle forze di maggioranza e di tutti i Gruppi politici.
Concludo riconoscendo che in questo quadro non c'è stato uno spazio adeguato anche per le forze minori, rispetto alle quali non trascureremo di esprimere l'apprezzamento necessario, ma ci sono una serie di problemi che attengono ad una giusta collocazione e ad una giusta responsabilità che nel governo della cosa pubblica debbono sorreggere prima di tutto chi ha questa responsabilità.
Altro è il discorso fatto dal collega Carazzoni, rispetto al quale, al di là delle scelte che in altri enti sono state fatte, mi sembra che, per una serie di ragioni che ho anche spiegato nella riunione dei Capigruppo non sia opportuno arrivare all'accoglimento. Questa è la posizione che come Gruppo socialista abbiamo voluto sottolineare e per la quale ci sentiamo impegnati a dare la nostra adesione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' Signor Presidente, ho sentito le parole del Capogruppo socialista e devo rilevare che il fatto è politicamente molto grave.
Infatti il Consiglio regionale è paralizzato nell'organizzazione dei propri lavori dalle correnti di un partito che si possono battezzare correnti underground o sotterranee. L'accordo nel Partito socialista non c'è ancora, quindi occorre essere molto espliciti: non potremo procedere agli adempimenti che sono stati iscritti nell'ordine del giorno. Questo fatto non mi sembra insignificante se lo mettiamo in relazione con la discussione di questa mattina a proposito della vicenda Benzi.
Il pentapartito è partito molto male e non ce ne importerebbe tanto se questa partenza non brillante non coinvolgesse l'attività dell'assemblea legislativa e delle forze che rappresentano il Piemonte in quest'aula.
Intervengo sulla deliberazione proposta dalla maggioranza. Tenendo conto di tutto ciò che è stato detto, penso che sia da rilevare con assoluta obiettività che portare il numero delle Commissioni da sette ad otto non abbia altra ragione che quella di "aggiungere un posto a tavola" oppure, se vogliamo usare un'altra espressione, di aggiungere una poltrona perché quelle che ci sono state sin qui non bastano - scusatemi l'espressione - agli onorevoli sederi che vi si dovranno accomodare.
Dico questo perché, pur scontando la mia inesperienza nell'organizzazione dei lavori del Consiglio, ho rilevato nella distribuzione delle competenze fra le otto Commissioni non poche incongruenze.
Alcune le ha già rilevate il collega Bontempi: in sostanza un'intera Commissione potrebbe essere annullata distribuendo le competenze più coerentemente.
Per esempio, perché le cave e torbiere non vanno alla II Commissione che ha competenza in pianificazione territoriale? Se si vuole intervenire con un minimo di organicità sull'assetto del territorio, visto che peraltro non gode nemmeno di buona salute, come ci ha ricordato la seduta di questa mattina a proposito delle frane (ma in quel caso la questione è più seria, ma ci torneremo successivamente in sede di emendamenti), non riesco a capire come si possa argomentare alla stregua del collega Brizio nel suo intervento di questa mattina.
Caccia e pesca sarebbe meglio che fossero trasferite alla VII Commissione per tutelare l'ambiente ed i suoi abitanti.
Non siamo ancora pronti? Che cosa bisogna aspettare? Forse un'altra strage di camosci come è avvenuto ieri in Val Pellice dove sono stati uccisi camosci femmine fuori da ogni regola? Questa distribuzione delle materie mi pare abbia la sola ragione della spartizione selvaggia e non è dettata da esigenze funzionali del Consiglio.
Signor Presidente, per argomentare il mio voto contrario vorrei richiamare la sua attenzione su questo argomento sul quale lei giustamente si sofferma spesso.
La distribuzione delle competenze corrisponde alle esigenze del governo del Piemonte e non a quelle dell'assemblea legislativa.
La centralità dell'assemblea legislativa in questo caso va a farsi benedire perché, alla luce di quelle considerazioni, sarebbe stato più razionale che le materie venissero distribuite diversamente e che la centralità di questa assemblea venisse difesa.
Ci troviamo di fronte ad un fatto molto grave: la prevaricazione nei confronti della minoranza la quale viene costretta in un angolino.
Penso che i compagni del PCI dovrebbero riflettere su questo aspetto.
E' il caso di accettare questa discriminazione che si sta profilando in Regione? Sarebbe, da quanto mi risulta, l'unica istituzione importante di questo Paese in cui la minoranza è rappresentata in modo così inconsistente. Nella conferenza dei Capigruppo ho sentito degli argomenti assolutamente ridicoli per negare il diritto che ha l'opposizione ad essere rappresentata adeguatamente in tutti gli organismi che riguardano i lavori di tutto il Consiglio e non di questa o di quella maggioranza.
Si è arrivati addirittura a dire che una sola persona non può ricoprire troppi incarichi. Mi perdoni il collega Mignone ma io lo vedo seduto al tavolo dell'Ufficio di Presidenza, lo vedo seduto alla conferenza dei Capigruppo e lo vedrò seduto, stando a quanto si profila, anche alla Presidenza di una Commissione! Allora bisognerebbe avere un minimo di coerenza e di dignità nel chiudere la porta in faccia ad istanze non soltanto legittime, quali quelle che sono state manifestate dall'opposizione, ma addirittura minime per garantire l'effettivo pluralismo in questa assemblea.
Su questa deliberazione darò voto contrario.
Abbiamo proposto degli emendamenti e li illustreremo nella fase successiva.
Sarebbe comunque opportuno, per quanto è nelle nostre possibilità evitare di cambiare ad ogni legislatura la mappa delle competenze delle Commissioni.
L'esempio portato dal collega Bontempi a proposito delle competenze degli Assessorati, penso valga anche per le competenze delle Commissioni.
Dopo quindici anni si metta finalmente mano a questa istituzione per dare organicità di intervento che non vedo nella proposta che ci viene avanzata, non vedo e non riesco a motivare se non in quei termini assolutamente negativi, di lottizzazione selvaggia fra i partner della maggioranza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.
FERRARA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il PRI ha firmato la deliberazione che prevede l'istituzione di otto Commissioni.
Il dibattito che si è svolto su questo argomento all'interno della maggioranza, nel confronto con i partiti dell'opposizione ed anche all'interno della conferenza dei Presidenti, è stato molto disteso. Le opposizioni hanno riconosciuto l'opportunità di sdoppiare le materie che fanno capo alla I Commissione anche se evidentemente si individuano altre opportunità di riduzione per altre Commissioni.
E' vero che certi accorpamenti non sembrano logici; ci rendiamo conto che qualche cosa ci sia da fare e riteniamo che questo sarà oggetto di un sereno dibattito che potremo svolgere alla scadenza dei due anni e mezzo quando si proporrà il rinnovo delle Commissioni ed in quell'occasione cercheremo di dare una soluzione che determini maggiore efficienza.
Rispetto a questo problema le opposizioni hanno sviluppato due ordini di polemica, sia pure garbata, contenuta e responsabile.
La prima riguarda la lottizzazione. Ma io vorrei capire come si pu fare diversamente perché quando si attribuiscono delle cariche, delle presidenze si determina in qualche modo una lottizzazione, una ripartizione. Si tratta allora di vedere se questa ripartizione avviene in modo selvaggio o è guidata dalla logica. Esiste un problema di assetto istituzionale, più che di maggioranza e di opposizione.
Noi ritenevamo che ci fosse un problema di assetto istituzionale che vedesse presentati tutti i partiti all'interno dell'Ufficio di Presidenza.
Se teniamo conto di questo non si tratta più di una ripartizione selvaggia ma di una ripartizione che vede impegnati i due maggiori partiti, ognuno dei quali rappresenta quasi un terzo del Consiglio regionale nelle posizioni di Presidenza, mentre i partiti minori sono rappresentati nell'Ufficio di Presidenza.
Ci sono forse ancora delle situazioni poco ben definite, che dovranno formare oggetto di un approfondito esame e di una valutazione non politica ma istituzionale, di cui tutti quanti dobbiamo farci carico.
D'altronde i numeri che si facevano rispetto alle legislature precedenti o rispetto agli altri enti, credo non tenessero tanto conto del concetto di maggioranza o di opposizione, quanto del numero dei partiti.
Nella precedente legislatura c'erano tre partiti nella maggioranza e tre o quattro partiti all'opposizione; questo modificava i rapporti nel Consiglio comunale, visto che è citato anche per altre questioni. In Comune tutti i partiti hanno una Presidenza, indipendentemente dalla dimensione o dal ruolo di maggioranza o di opposizione.
Si è voluto dare un'accentuazione istituzionale al problema dell'assetto delle Presidenze e a me pare che questo sia un discorso serio.
La seconda polemica, forse più politica, è in ordine al fatto che è già venuto meno un accordo tra le forze del pentapartito le quali credo abbiano affrontato al loro interno questo problema con grande senso di responsabilità ed abbiano raggiunto un punto di intesa anche con le opposizioni.
Forse c'è stato qualche incidente e noi crediamo che questo debba necessariamente essere affrontato e risolto nei tempi non tanto all'interno della maggioranza, quanto piuttosto all'interno di quei partiti che al loro interno devono chiarire questi problemi.
Si è detto che le conferenze dei Capigruppo e i Gruppi politici sono stati espropriati. Non si tratta di espropriazione. Per quanto riguarda il PRI il problema deve essere risolto all'interno dei Gruppi consiliari e non al di fuori degli organi istituzionali.
Indubbiamente occorre dare avvio con rapidità ai problemi legislativi.
Ricordo che per la formazione delle tre Giunte c'è stato un incontro tra il Sindaco di Torino, Cardetti ed il Capogruppo in Consiglio comunale del PRI on. La Malfa (che ha il difetto di essere anche Vicesegretario nazionale del partito). Quindi si stravolge il tutto dicendo che c'è stata un'espropriazione. Tra l'altro il Sindaco Cardetti ha fatto una sollecitazione, un richiamo all'assunzione di responsabilità in un momento particolarmente difficile e credo che il PRI abbia risposto a quella sollecitazione dando il segno della capacità di assumersi responsabilità anche in situazioni non facili.
Se da una parte si chiede responsabilità, occorre dall'altra saper rispondere con comportamenti responsabili. Noi, sapendo che l'attività legislativa è bloccata da questo incidente, facciamo appello alla responsabilità di tutti i partiti affinché in pochi giorni si possano risolvere i problemi oggi sul tappeto e si possa finalmente affrontare anche il problema dell'attività legislativa in questa assemblea. Il venir meno a questo senso di responsabilità non potrebbe non determinare situazioni di difficoltà politica che non troverebbero certamente l'avallo dei repubblicani.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Benzi.
BENZI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, intervengo brevemente per dire che non parteciperò alla votazione di questo provvedimento.
Ritengo che otto Commissioni siano troppe.
Ricordo ai colleghi che nella seconda legislatura le Commissioni erano cinque ed in quel periodo abbiamo approvato moltissime leggi.
Poiché l'Ufficio di Presidenza è in grado di informare sull'attività legislativa di ogni Commissione e sulle presenze dei Consiglieri, credo sia opportuno valutare l'entità dell'attività di questi cinque anni; se ne ricaverebbe che ogni Commissione teneva in media una riunione alla settimana.
Vi erano Commissioni che non potevano convocarsi perché mancava il numero legale.
Ritengo pertanto che l'allargamento delle Commissioni non vuol dire avere affrontato i problemi in un modo serio.
Questo aumento non è giustificato, anzi l'aumento del numero delle Commissioni sarebbe una punizione per i Gruppi minori che non potranno dare il loro apporto.
Solo i due Gruppi maggiori saranno in grado di assicurare la loro presenza, per questo sarebbe preferibile ridurle anziché aumentarle.
Per questo motivo mi asterrò dalla votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Il Gruppo liberale voterà a favore della delibera che ho avuto l'onore di sottoscrivere anche a nome dei miei colleghi e ritiene che la maggioranza faccia cosa opportuna nell'aprire la questione delle Commissioni.
Siamo consapevoli che questo primo risultato possa essere considerato non soddisfacente, neanche da noi.
Abbiamo aperto la questione istituzionale delle Commissioni. Devo dire a correzione di quanto ha detto qualche collega, che non riteniamo che il problema debba essere spostato di qui a due anni e mezzo perché, a mio modo di vedere, la questione delle Commissioni implica la stabilizzazione dell'assetto di Giunta, le strutture, l'organizzazione del personale e su questo ripensare al ruolo delle Commissioni legislative ed al senso del nostro Statuto che pone la legge come modo di espressione dell'entità regionale.
Questo è il nodo al quale si riferiva il collega Benzi.
Quello che dice il collega Benzi è vero; non c'è sovraccarico di lavoro, c'è probabilmente un lavoro non legislativo di verifica politica che il Consiglio fa nei confronti della Giunta, non attraverso atti di ispezione politica cioè interrogazioni ed interpellanze, ma attraverso la rilettura di deliberazioni impropriamente chiamate leggi.
Sappiamo tutti che una legge ha un comando di natura generale ed astratta, ma il 90% dei provvedimenti che arrivano in Commissione non sono di natura generale ed astratta ma di natura concreta e specifica, diretti qualche volta a persone.
Sarà il dibattito sulla legge del personale e sulle strutture che ci porrà l'esigenza di rimeditare seriamente se abbia senso che l'attività che esplichiamo attualmente in termini legislativi non possa essere ricondotta ad atti amministrativi propri di un ente che di giorno in giorno fa meno leggi ma più documenti.
Mi sembra molto più utile che si passi il nostro tempo in Consiglio a dibattere su documenti di orientamento programmatico della Giunta che non su provvedimenti formalmente chiamati leggi, ma che di fatto sono deliberazioni.
Parlare delle Commissioni significa interrogarci, per esempio sull'ipotesi di modifica dello Statuto che, nel caso si ritenga di dover conservare allo strumento della legge la priorità che ha attualmente, non si ritenga conseguentemente di riconoscere alle Commissioni il potere deliberante.
In questo caso posso anche essere d'accordo con il Consigliere Benzi e cioè che il potere deliberante della Commissione, che riduce ad un micro Consiglio la Commissione con potestà di decisione definitiva su alcune materie, probabilmente rilancia il ruolo della Commissione al di là dei contenuti, in ragione delle sue competenze.
Quindi revisione del modo di esprimersi della Regione, con legge o con deliberazione, funzione deliberante della Commissione.
Consigliere Benzi, il numero legale non si raggiunge in Commissione perché ognuno di noi (che ha molto rispetto per se stesso) molte volte ha qualche difficoltà a capire che senso abbia spostarsi per esempio da Novara a Torino per leggere un emendamento che al posto del termine "casa" scrive "dimora" ben sapendo che comunque la decisione finale sulla legge la prende la maggioranza in Consiglio.
Questo probabilmente è l'elemento frustrante del lavoro in Commissione.
Se il lavoro di routine fosse affiancato da un potere decisionale.della Commissione, con le responsabilità della maggioranza di difendere i rapporti di forza, probabilmente recupereremmo il ruolo delle Commissioni così come probabilmente andrebbe recuperato il ruolo della Commissione come elemento di lettura dei risultati che la Regione ha ottenuto.
Non esiste questa attività delle Commissioni che pure lo Statuto riconosce.
Sarebbe molto difficile fare il consuntivo della ricaduta sul piano socio-economico dell'attività regionale nei diversi settori.
Possiamo trovare dei resoconti di natura statistica, non certamente di natura politica perché i destinatari dei provvedimenti non verranno mai ad illustrarci le conseguenze che i provvedimenti hanno avuto sul territorio.
La complessa vicenda delle Commissioni va vista nel quadro di una rimediazione sull'istituzione regionale, sull'attualità di certe parti dello Statuto e sull'esigenza di chiudere l'affresco regionale con delle tessere che definiscano una volta per tutte l'istituzione regionale.
E' vero, nella seconda legislatura le cinque Commissioni hanno fatto grandi leggi perché si occupavano di leggi di impianto, legge dei Comprensori, legge urbanistica, legge sanitaria.
Su questi grandi temi le forze politiche ed i loro rappresentanti erano mobilitati molto di più di quanto predispone una lettera attuativa di non so quale provvedimento.
Cerchiamo di non dividerci su que-sto impegno che ci vede tutti solidali. Cerchiamo di cogliere questo stimolo che è venuto dalla maggioranza, determinato anche da esigenze di ordine politico del Consiglio nel suo complesso, per aprire la questione Commissioni come questione istituzionale.
Qualche collega ha richiamato le deleghe agli Assessori e alle indicazioni della terza legislatura. Anche in questo caso il ragionamento va rimeditato perché l'eredità della terza legislatura in termini di competenze non è stata una bella eredità. Ricordiamoci che la definizione assessorile giuntaci in eredità è la conseguenza delle vicende del 2 marzo che hanno reso necessario il riaccorpare anche sul piano politico e l'ascrivere ad una forza politica una responsabilità centrale sulla condizione della vita regionale. Queste cose dovranno essere considerate.
Richiameremo come maggioranza e come Gruppi consiliari l'esigenza che il Consiglio si occupi di questi problemi per risolvere e per decidere conseguentemente fra due anni.
Sugli "incidenti di percorso", come sono stati chiamati, mi pare che debba, da parte nostra, essere apprezzata la misura con cui le opposizioni hanno colto questa vicenda ed anche se hanno utilizzato, parlando di lottizzazioni, un lessico abusato, ma che ci è consueto, hanno lasciato trasparire, attraverso le loro dichiarazioni, la consapevolezza che la partenza di un treno di cinque carrozze, magari con due motrici, l'una davanti e l'altra dietro, pone qualche difficoltà in più di quante non ne avesse un treno che aveva solo due carrozze ed un carro carburante, come è avvenuto nella passata legislatura. Questi problemi esistono e li affronteremo. Ritengo sia del tutto fuori luogo che in questa sede si facciano considerazioni in ordine al tipo di problemi che si sono affrontati, non mi lascerò trascinare ad enunciare quali.sono i problemi che il nostro partito si pone. Certamente la pari dignità dei Gruppi, pur nel rispetto del diverso peso e delle diverse funzioni, è un bene che va tutelato così come l'indipendenza delle istituzioni va tutelata perch nessuno di noi può credere di vivere ancora nel paese di Alice. I partiti hanno interferenze a tutti i livelli della vita politica, dalla Presidenza della Repubblica fino all'ultimo Consigliere comunale del più piccolo paese di questo mondo (che probabilmente è quello dove sono nato).
Certamente i partiti non li disconosciamo né li rifiutiamo nel loro potere di concorso con l'istituzione alle decisioni. Si tratta di avere con le forze politiche rapporti corretti in modo tale che non ci sia tra le istituzioni e gli stessi una frattura che vanifichi la funzione degli uni o degli altri.
Non me la sento di affermare che le decisioni che andremo a prendere dipenderanno soltanto dalle persone fisiche elette il 12 maggio: saranno il risultato di una trattativa che vedrà coinvolti anche quei partiti che hanno reso possibile a queste persone di essere presenti in questa sede e che hanno la funzione costituzionale di formulare le proposte.
I partiti formulano le proposte all'elettorato, all'istituzione. Non mi scandalizzo nel modo più assoluto che ci sia una partecipazione delle forze politiche ad una decisione che formalmente compete alle istituzioni.
Certamente ci sono dei limiti e dei metodi che vanno rispettati, sui quali i Consiglieri che conoscono i costumi dei liberali in genere, e mio in particolare, sanno bene che al di sotto di certi limiti i liberali non consentiranno che si vada.



PRESIDENTE

Alla delibera vi è la proposta di un emendamento firmato dai Consiglieri Ala, Staglianò e Pezzana che recita: "La materia 'Caccia e Pesca' viene trasferita dalle competenze della VI Commissione alle competenze della VII Commissione. Le Commissioni risultano pertanto avere le seguenti competenze: VI - Cultura, Istruzione, Formazione Professionale, Musei e Biblioteche, Assistenza Scolastica, Sport e Tempo libero, Turismo.
VII - Tutela dell'ambiente, problemi energetici, uso delle acque Sistemazione idrogeologica e forestale, Inquinamento, Parchi naturali Caccia e Pesca".
La parola al Consigliere Ala.
ALA Non ho preso la parola in precedenza per non parlare due volte. Per il mio Gruppo rimane quasi più rilevante questo emendamento, che la discussione accademica relativa al numero delle Commissioni ed alla ripartizione delle materie. Su questo argomento, personalmente, mi asterr pur condividendo le motivazioni di alcuni Gruppi che voteranno contro questa proposta.
Mi pare che la decisione sia stata sovradeterminata, tragga origine dalla suddivisione delle deleghe nella Giunta e che si cerchi quindi di sovrapporla al Consiglio, che invece dovrebbe avere una propria autonoma facoltà di decisione. Mi paiono per di più molto deboli certe argomentazioni che qui sono state avanzate; soprattutto, per quanto ci riguarda, lo spezzettamento caotico delle competenze che riguardano il problema ambientale, che fa sì che sia anche difficile entrare nel merito della ripartizione tra le Commissioni delle diverse materie.
Quanto detto dal collega Benzi è quanto mai condivisibile proprio perché entrambi ci troviamo oggettivamente nella stessa situazione, nella difficoltà di seguire e validamente contribuire ai lavori delle diverse Commissioni. Come anche il Consigliere Benzi giustamente rilevava, questo fatto non riguarda soltanto i Gruppi composti da un Consigliere, ma di fatto tende a riguardare quasi tutti i Gruppi, escluso il Partito Comunista e la Democrazia Cristiana. Anzi, il PCI su questo aspetto non avendo Assessorati e non avendo persone impegnate diversamente nell'attività di questa Regione, è forse l'unico partito che, essendosi impegnato a farlo con grande lealtà, può validamente contribuire al lavoro delle Commissioni.
Nel seguire il lavoro delle Commissioni faremo quello che possiamo.
Quello che preme a me, adesso, è presentare le motivazioni che ci portano a proporre questo unico emendamento, pur tenendo conto che altri validi emendamenti sarebbero stati possibili.
L'emendamento sul trasferimento delle competenze per quanto riguarda la caccia e la pesca lascia luogo ad alcune motivazioni di fondo che mi pare utile richiamare proprio adesso, anche perché la caccia è stata aperta esattamente due giorni fa.
Non credo occorra fare pesanti apprezzamenti su una pratica che la maggioranza di questo Consiglio è intenzionata a considerare uno sport.
Tutti i giornali parlano con ampiezza del numero dei morti (quattro) dovuti a cause accidentali, di cui uno in provincia di Torino e del numero dei feriti.
Sul numero di feriti c'è un fatto che vorrei ricordare per rimarcare quali siano le dimensioni di questo sport. Tra i feriti vi è un bambino di due anni, a passeggio in bicicletta con suo padre su una strada provinciale presso Piacenza. Non desidero fare riferimento ad alcune mie vicende personali ma, proprio ieri pomeriggio, andavo a spasso con la mia bambina di due anni in bicicletta. Fortunatamente abito nella cintura torinese troppo densamente popolata; o si spara ai gatti ed a cani randagi o non si spara a niente altro. Però questo bambino ha avuto i denti spezzati, gli hanno colpito un labbro, ferito il collo e la gamba destra durante un'innocente passeggiata in bicicletta. Questo credo debba essere motivo di ripensamento per tutti.
Al di là di questo esiste il problema della fauna, del numero dei capi abbattuti, del totale disinteresse che le associazioni venatorie manifestano per il mantenimento di una disciplina che proprio questa assemblea regionale ha recentemente reso più favorevole per queste stesse associazioni venatorie. Ma anche questa normativa, più larga e condiscendente, non è considerata sufficiente, dal momento che, anche se i dati disponibili sono ancora molto pochi, risulta con evidenza che la normativa vigente non viene assolutamente rispettata. Il caso dei camosci prima richiamato dal collega Staglianò è uno dei tanti. Ma è insieme uno dei pochi di cui siamo a conoscenza, perché la Provincia di Torino ha soltanto 60 guardie venatorie, al di, là dei volontari, e quindi una ogni 70.000 ettari, cosicché è assolutamente impossibile qualsiasi reale controllo.
Molte sarebbero ancora le cose da aggiungere, ma vorrei ricordare che il nostro emendamento non vuole proporre una discussione su una nuova legge sulla caccia, ma soltanto un singolo argomento specifico.
Non so se i Consiglieri ricordano l'art. 1 che detta le finalità della legge sulla caccia, articolo rimasto in vigore nonostante alcuni emendamenti ed alcune aggiunte. Esso riguarda la tutela della fauna selvatica, quale patrimonio naturale, per la salvaguardia dell'ambiente e la disciplina dell'attività venatoria e persegue in particolare i seguenti scopi: attuare un piano programmato di salvaguardia e recupero dell'equilibrio ambientale e faunistico del Piemonte dotare il territorio regionale di strutture atte alla protezione ed al potenziamento quantitativo e qualitativo delle specie faunistiche autoctone eliminare o ridurre i fattori di disequilibrio o di degrado ambientale. Tralascio il quarto o quinto punto, ma posso dire che in nessun punto della legge si parla di cultura o di tempo libero. Correttamente l'art. 1 della legge inserisce la legge sulla caccia nel contesto dei problemi della tutela e della salvaguardia ambientale. Mi pare che la decisione di assegnare la materia ad una diversa Commissione rappresenti uno stravolgimento di quelle che erano le finalità della legge e vorrei richiamare, su questo punto, l'attenzione non tanto delle forze politiche organizzate in quanto tali, quanto piuttosto dei singoli Consiglieri pensando ed augurandomi che, almeno su alcuni punti, sia possibile superare queste forze politiche e rompere così la gabbia dei partiti e delle rigidità che sembrano dominare quest'aula.
Penso (e credo pensino i colleghi che hanno presentato l'emendamento) che la decisione in merito a questo spostamento debba essere lasciato alla singola valutazione del singolo Consigliere. A questo proposito vorrei dolermi di alcuni discorsi precedentemente uditi sul caso del collega Benzi. Alcuni partiti di maggioranza hanno dimenticato che l'elezione è comunque un caso personale.
In questa assemblea il Consigliere rappresenta i suoi elettori e non il partito per il quale è stato eletto. Vi è una responsabilità personale stabilita nella Costituzione, ed esiste un'autonomia del Consigliere rispetto al Gruppo nel quale è stato eletto. Credo debba essere prassi costante richiamarsi a questo punto stabilito dalla Costituzione.
CARAZZONI C'è un comma che dice che il Presidente richiama all'argomento.
ALA Chiedo scusa, ma volevo dimostrare, e mi sembrava pertinente all'emendamento, la fondatezza di una richiesta rivolta ad ogni singolo Consigliere, in merito ad una valutazione e ad un giudizio personale tenendo conto che i cacciatori sono una minoranza di un milione e mezzo. Ci sono altri 50 e più milioni di persone che vogliono che gli animali siano rispettati, che vogliono poter andare a spasso con i bambini, che vogliono poter andare a spasso per i boschi nel mese di ottobre. Nei giorni di caccia, invece, è praticamente impossibile, per i privati cittadini utilizzare intere porzioni di territorio. Vorrei soltanto ricordare ancora questi temi. So benissimo che qui dentro ci sono Consiglieri regionali miei colleghi, che devono la loro elezione a precisi interessi specifici delle associazioni venatorie; so benissimo che le associazioni venatorie condizionano soprattutto i grandi partiti, ma anche i piccoli. Per quanto ad esempio, le liste verdi siano vicine ad alcune associazioni legate all'ARCI e vicine ai partiti di sinistra; non possiamo comunque tollerare che all'interno dell'ARCI esista una struttura come l'ARCI Caccia.
Chiedo quindi un voto libero, spontaneo, meditato dei singoli Consiglieri. Per chiudere allegramente ho qui portato un manifesto di saluto ai cacciatori, scritto da un mio collega in Consiglio regionale Angelo Rossa.
Il saluto è scritto in verde ed è indirizzato ai cacciatori della provincia di Alessandria; chiedo anche a lui un voto favorevole a questa nostra proposta, che mi pare possa qualifica-re la partenza della nostra attività in Consiglio, dopo l'estate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.
PEZZANA Parlerò molto brevemente perché il collega che mi ha preceduto ha già illustrato i motivi di questo emendamento.
Aggiungo soltanto che non sono stupito e non mi scandalizza il fatto che la maggioranza abbia inserito la voce Caccia e Pesca dove c'è il Tempo libero e lo Sport perché credo che questo faccia parte della tradizione di sempre, fa parte del bagaglio di tutta una cultura che ha sempre considerato i problemi dell'ambiente come un qualche cosa che riguardava un branco di esaltati. Mi spiace dirlo, perché in genere quando c'è un rimescolamento di carte si vede una volontà di portare del nuovo, da qualunque parte essa venga.
Dobbiamo registrare che questa volontà di portare del nuovo non è stata capita e valutata appieno, anzi è stata rifiutata e devo dire che questa piccola maratona di noi presentatori è del tutto inutile, perché già nella conferenza dei Capigruppo tutti si sono espressi per dire "no" a questa proposta, quindi non soltanto i democristiani. Penso d'altronde che se le maggioranze e le minoranze hanno un senso numerico, e io non credo ai miracoli e credo nemmeno il collega Ala ci creda, quello che si decide dall'alto viene eseguito da tutti. Non ne faccio colpa ai Consiglieri che voteranno contro questo emendamento essendo magari a favore della nostra proposta ma i partiti sono quello che sono.
Questa è una valutazione che rimanda ad una valutazione molto pessimista di quelle che saranno le leggi, la valutazione che il governo darà dell'istanza, delle idee, che io come Gruppo Lista Verde Civica, ma anche altri miei colleghi, sapremo portare in questo Consiglio regionale.
Il non capire un problema come la pesca o la caccia e considerare questi atteggiamenti e questi comportamenti come sportivi, quando tutto il mondo ne parla in altri termini, la trovo una grande mancanza che fa pensare male su quello che ci capiterà più avanti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Mi spiace dare un'ulteriore smentita al collega Pezzana. Siamo un grande partito, da sempre il "più partito" di altri. Dall'alto su questo tema non ho chiesto illuminazioni, più alto di me c'è il compagno Bosio Segretario regionale, ma forse non ne ho neanche parlato a lui. Credo per di interpretare un ragionamento corretto sulla collocazione della materia delle Commissioni anche in termini di revisione del passato dando nettamente ragione all'emendamento che è stato proposto. Dico questo perché, negli ultimi tempi in particolare anche per via delle lotte di quelli che non necessariamente tutti considerano dei facinorosi, ma dei sollevatori di problemi assolutamente reali, è maturata una coscienza dei problemi del cosiddetto ecosistema, dei rapporti tra attività del tempo libero, come caccia e pesca, con l'ecosistema. Non dovrebbe stupire molto questo fatto quando - mi auguro in perfetta buona fede - alcuni rappresentanti del mondo venatorio e delle associazioni venatorie sostengono di voler interpretare anche questi sport nei momenti di tempo libero alla luce di una nuova vocazione di ecologisti.
Tra le competenze della VII Commissione c'è l'uso plurimo delle acque e credo non possa essere ignorato nello stesso tutto quello che riguarda la riproduzione del patrimonio ittico e i diversi usi di questo tipo di riproduzione tra cui anche l'attività della pesca.
Questo emendamento fa parte del bagaglio della necessaria sensibilità che devono avere le forze politiche. La collocazione di questa materia dà il segno di come la connessione ed il rapporto tra queste attività e la tutela dell'ambiente e la sua conservazione oggi è assolutamente prevalente.
In questo senso daremo voto favorevole all'emendamento. Ritengo legittimo l'auspicio che faceva il collega Ala che su questo argomento il voto sia svincolato da precondizioni e da preragionamenti, per quanto validi, ed invece vada all'osso dei problemi. L'osso del problema, secondo me, è quello che ho detto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Moretti.
MORETTI Occorre scindere la funzione da Assessore da quella di Consigliere regionale.
Devo ricordare ai colleghi che hanno seguito il dibattito della legge sulla caccia nel 1979 che il discorso realmente era imperniato più sull'ambiente. Ricordo bene di aver sempre affermato il principio della caccia non solo dei cacciatori, tant'è che non mi sono atteggiato Assessore dei cacciatori, bensì Assessore alla caccia per molte ragioni: la caccia ha molte implicazioni sia il problema ecologico che l'agricoltura, ma anche il problema caccia e sport.
Bisogna dire che al di là dell'interpretazione politica che viene data lo sport non crea mai difficoltà ad altri. Lo sport si pratica in forma libera senza provocare danni e credo che questo debba essere sottolineato.
Mentre la caccia provoca dei danni per l'agricoltura, perché non è uno sport che si pratica in palestra oppure una maratona che non provoca delle difficoltà.
Devo ricordare al Consigliere Ala che anch'io sono uno dei firmatari della legge contro la caccia; ed ero Assessore alla caccia e potevo fare un discorso di clientela, mentre ho sostenuto che la caccia poteva diventare un momento di equilibrio biologico; ciò vuol dire che bisognava tener conto di tutte le componenti che si occupano della caccia. Invece ci troviamo di fronte ad un'interpretazione che, secondo me, deve essere smussata ed occorrono anche degli attimi di riflessione per quanto riguarda la collocazione stessa del problema caccia e del problema pesca.
Voglio dare un contributo dicendo di non porre il problema come maggioranza o minoranza, che non esiste, invece esiste il problema di come affrontare la caccia nell'ambito non solo legislativo (le Commissioni) ma anche della stessa Giunta perché credo vada rivisto il problema e non ho timore di andare ad un momento di verifica se va collocato nel comparto sport o turismo oppure se deve essere inserito in un altro ambito. Concordo con coloro che parlano di ecologia e concordo anche sul fatto che potrebbe diventare un momento di interesse per quanto riguarda altri settori: l'habitat e l'agricoltura. Sono problemi sui quali occorre riflettere senza porli in termini di maggioranza.
Per quanto riguarda la delega la Giunta si è impegnata a rivedere l'assestamento delle deleghe. Ripeto, non è un problema di maggioranza, non è un problema di pentapartito, per questo mi astengo dal voto. Devo ricordare che non ho partecipato ad una votazione per la modifica della legge sulla caccia: ho sempre sostenuto la tesi che la legga n. 60/1979 doveva essere interpretata come un momento di riequilibrio del problema caccia. Questa è la mia posizione che può diventare anche una posizione personale e che difendo fino in fondo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Questa discussione, partita quasi in sordina, mi sembra stia diventando più ampia rispetto alla proposta di emendamento presentato dai colleghi che l'hanno illustrata.
Mi fermo qui perché la tentazione è quella di dire che se parte in sordina è come l'acqua cheta che potrebbe rovinare i ponti. Credo sia opportuno che cerchiamo di riportare questa discussone nei termini in cui è stata indicata dalla proposta di emendamento che, per quanto mi riguarda vedo essere relativa ad una modifica di competenza tra una Commissione e l'altra, perché se da questa proposta di emendamento pensiamo di svolgere un dibattito generale vuol dire che abbiamo introdotto un elemento surrettizio per portare la nostra discussione su tutto il problema universale della caccia e della pesca. Credo che questo vada precisato altrimenti dobbiamo sospendere la riunione, riunirci, darci dei tempi ed aprire un grosso dibattito sul problema della caccia e della pesca. Questa è la prima considerazione di carattere metodologico che voglio fare, per arrivare a concludere che separando i due momenti tra la proposta di modifica e l'aspetto generale, non abbiamo né il tempo né credo sia opportuno in questo momento decidere di modificare una competenza così importante, oggetto di riflessione che dovrà essere fatta.
Il motivo (nel rispetto delle peculiarità espresse dai Consiglieri e dai colleghi e della posizione precisa che il Gruppo PSI esprimerà respingendo questa proposta) è quello che non si può introdurre un elemento e cambiare un quadro che ha bisogno di un grosso dibattito di carattere generale.
La caccia è stata aperta domenica scorsa e probabilmente ci sono degli aspetti da valutare, ma, attenzione, a questo punto, per spendere soltanto due parole nel merito, mi sembra sia restrittivo porre il problema nei termini in cui è stato posto dai colleghi che hanno presentato l'emendamento e lo dico, se me lo consentono i colleghi, non da uomo che ha passato la sua vita esercitandosi nelle attività venatorie; non sono mai andato (e i cacciatori lo sanno, ho tanti amici tra i cacciatori, ne ho qualcuno in meno tra i pescatori per un problema che intendo porre che riguarda in modo particolare la provincia di Alessandria, nella quale il collega Mignone ed io prima delle elezioni abbiamo dovuto affrontare un'assemblea molto in differita su alcune questioni che sono state sollevate) a caccia, però ho molti amici, e credo che rientrasse nei compiti istituzionali di un Presidente della Provincia, di fronte all'importanza ed all'incidenza della caccia quando si apriva la stagione rivolgere anche un saluto ai cacciatori, che voleva anche essere un invito ad usare attenzione, prudenza. Non può essere colto un aspetto soltanto particolare della caccia: essa è qualche cosa di importante, non intendo scomodare tutta la storia dall'inizio della vita dell'uomo sino ad oggi penso però che non si possa dire: "Va bene, chiudiamo il discorso sulla caccia", non perché la maggioranza è contro la caccia o perché la minoranza è fatta soltanto di un milione e mezzo di cacciatori.
Lo sforzo che è stato fatto dal Consiglio regionale del Piemonte con la legge n. 60 e con le modifiche che sono state fatte, credo sia stato meritevole del massimo apprezzamento, perché ha teso a ridare alla caccia un ruolo all'interno di un discorso più generale che coinvolge tutti i momenti, l'equilibrio tra la caccia, l'agricoltura, il turismo, gli Enti locali ed una serie di aspetti che sono anche di carattere occupazionale e di lavoro, che giustamente attengono ad un equilibrio al quale vuole andare una società democraticamente organizzata come quella che cerchiamo di fare.
Questo è il problema, e lo dice qualcuno che non parte da una visione o da un'angolazione di parte, lo dice qualcuno che della caccia è venuto a contatto e, dico la verità, è un qualche cosa che appassiona. Credo si possano capire quali sono le passioni pro fonde che muovono i cacciatori se è vero che anche chi, come me, non è mai andato a caccia e non si è mai occupato di caccia, si è talmente appassionato fino ad arrivare ad un passo dall'essere un cacciatore.
Diamo a questa attività il giusto spazio e vediamola nella sua giusta luce, perché non è che l'alternativa della non-caccia risolva i problemi degli agricoltori, degli Enti locali e dell'agricoltura, ma, cari amici, li peggiora ed allora non stiamo in superficie, cerchiamo di calarci più a fondo e scopriremo che esiste la necessità di un equilibrio che deve essere realizzato anche con il concorso dell'uomo.
ALA Ci sono anche le passioni di quelli che amano gli animali.
ROSSA Infatti, nel momento in cui sono state considerate le funzioni dei protezionisti, di coloro che amano gli animali, mi sembra si sia voluto dare spazio e ruolo a tutte quante le componenti.
Concludo, signor Presidente, nel dire che un conto è fare un discorso generale sulla caccia, un conto che si parta da una proposta di modifica di competenze per introdurre un discorso che non è solo di metodo ma è anche di sostanza.
La ragione per cui, nel rispetto anche delle peculiarietà espresse dai singoli Consiglieri, il Gruppo socialista respinge questa proposta di modifica e che, fermo restando quanto abbiamo detto prima e che deve entrare a far parte di quella riflessione su tutte le Commissioni, è giusto che si facciano nei prossimi tempi in modo completo quelle modifiche che oggi stiamo discutendo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.
MIGNONE Credo che la raccomandazione fatta dal Presidente avrebbe dovuto valere sin dall'inizio perché occorre anche dire che alcune divagazioni sul tema vi sono state sin dal momento in cui è stato introdotto ed illustrato questo emendamento all'attenzione dei colleghi Consiglieri.
Credo che quando si affronta un tema come questo che suscita giustamente sentimenti e passioni, diventa difficile stare nei termini e nei tempi politici che ci diamo.
Mi permetto solo di dire che se siamo laici non bisognerebbe essere manichei nell'affrontare i problemi pro o contro, ma occorre invece valutare in modo più articolato quali sono i problemi e soprattutto direi che l'evitare le ghettizzazioni deve essere un principio che vale sempre e non soltanto in alcuni casi.
Entrando nel tema specifico, credo che se questo Consiglio entrasse in una valutazione approfondita delle singole materie di competenza regionale vi sarebbe occasione per valutare in modo diverso la presenza in questa o quella delle Commissioni, perché è chiaro che ciascuna delle materie richiama poi anche aspetti che attengono ad una pluralità di campi di intervento.
Se procedessimo ad inverso in un sistema di grande concentrazione potremmo dire che basterebbero due Commissioni in Consiglio regionale: una che si occupa di programmazione socio-economica ed un'altra che si occupa di territorio. Credo che all'interno di queste due aree ci starebbero tutte le materie di nostra competenza che poi vengono ricomprese in un numero variabile di volta in volta di Commissioni.
Posto che questo non è un itinerario percorribile, si è cercato di delineare una composizione per materie che tiene conto di una serie di elementi anche storici e quindi nel momento in cui la storia è evoluzione vi può essere anche un consenso attorno al fatto che non debbono essere considerati come materie cristallizzate su una Commissione e con delle proposte anche di modifica che possono essere accolte, ma credo che questo tipo di articolazione che abbiamo è un'articolazione che tiene conto intanto del A.P.R. 616 e della legge n. 382 che sono stati due provvedimenti che in particolare hanno dato competenza alle Regioni in molte materie e discende anche da un'articolazione delle deleghe assessorili che credo non sia un fatto da considerare come una diminuzione della potestà del Consiglio, ma credo che se si vuole lavorare insieme Consiglio e Giunta, per il comune progresso legislativo e detenzione dei problemi della Regione, vi deve essere un'attenzione di questo tipo.
Vi è una logica anche nel mantenere, ad esempio, quella materia in quella Commissione perché è legata ad una serie di competenze assessorili ad esempio, fra di loro raggruppate. Credo che di questo non si debba fare scandalo, ma deve invece essere considerato un elemento, certo, non il prevalente, funzionale ai lavori complessivi dell'assemblea regionale.
Nello specifico della caccia non voglio introdurre questo argomento perché certamente sarebbe assai lungo; mi permetto peraltro solo di dire che credo vada ascritto nell'assemblea regionale perché credo si possa riconoscere al Piemonte di avere da sempre assunto una legislazione in materia di caccia fra le più restrittive fra quelle esistenti in Italia.
Non voglio fare dei riferimenti particolari, parlo ad esempio della caccia primaverile vietata, la caccia di agosto vietata, è vietata l'uccellagione, l'appostamento fisso; il Piemonte è stata la prima Regione in Italia ad introdurre la limitazione del numero dei cacciatori sul territorio in rapporto alla consistenza della fauna e alla superficie agro forestale utile alla caccia.
Questi elementi devono essere tenuti nella giusta considerazione.
Dove collocare la materia caccia e pesca? Credo che vi sia una logica nella sua collocazione laddove è presente nella proposta che la maggioranza ha fatto di articolazione delle otto Commissioni nella misura in cui è' considerata come attività gestionale. La VI Commissione ha competenze che attengono alla gestione di alcune materie che per altri aspetti, ad esempio, potrebbero andare in altre Commissioni. Nel momento in cui abbiamo scelto di raggruppare alcuni argomenti per aspetti gestionali, la caccia e la pesca come un discorso di fruizione, allora credo sia utilmente collocata all'interno di questa Commissione. Certo, vi sono anche motivazioni che attengono al rapporto della caccia e della pesca con il complesso del sistema ambientale ed umano che possono farla considerare idoneamente collocata anche da altre parti. Dico, tanto per fare un esempio, che la vedrei in modo altrettanto ben collocata insieme al tema dell'agricoltura perché non ci ricordiamo che è un'attività che si svolge laddove vi sono parti consistenti di cittadini che vivono e da cui traggono anche i modi del loro sostentamento e i modi del loro vivere. Vi sono cittadini che giustamente hanno l'aspirazione di andare a girare nei campi e questa è una giusta esigenza, magari molte volte si dimenticano che calpestano il fieno e le patate del contadino che vive di quei prodotti.
Ragionando in questa logica non capisco perché non potremmo allo stesso modo collocare la caccia di fianco a quell'altro grande momento che ha dei rapporti di conflitto e competizione e collaborazione con quello della caccia che è il momento dell'agricoltura. Mi sembra vi possano essere altrettante valide ragioni per collocare questo argomento in quel contesto.
Propendo comunque per la prima ipotesi, anzi, direi anche che lo stesso argomento dei parchi nel momento in cui oggi diventa un elemento di fruizione, di gestione e di utilizzo del tempo libero, anche i parchi probabilmente andrebbero collocati come materia all'interno della VI Commissione.
Per queste considerazioni credo che oggi la collocazione più opportuna di questa materia sia ancora quella della VI Commissione; in subordine si potrebbe valutare l'opportunità di una sua collocazione in collegamento con la materia agricoltura.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.
FERRARA Signor Presidente, essendo l'ultimo Consigliere che ha messo piede in questo Consiglio regionale farò tesoro delle sue raccomandazioni e sar anche più breve del tempo che mi ha indicato anche perché il problema della caccia che ritengo importante non credo sia il problema centrale da dibattere in questo Consiglio regionale.
Più che un intervento, vorrei fare una dichiarazione di voto e vorrei dire che il PRI voterà contro questo emendamento non perché ne sia in principio contrario, anzi, per molti versi, considera l'emendamento proposto corretto e da approfondire e condividere, ma quando abbiamo definito gli argomenti delle varie Commissioni si sono fatti alcuni spostamenti da una Commissione all'altra e si sono attuati soltanto quegli spostamenti che avevano trovato il consenso immediato di tutte le forze mentre altri spostamenti che possono essere ragionevoli (le partecipazioni regionali messe nell'VIII Commissione, il problema della formazione professionale che potrebbe essere spostato in altre Commissioni) potrebbero essere attuati. Credo dovranno essere approfonditi, discussi e formare oggetto di un assestamento definitivo delle materie e quindi per adesso non essendoci il consenso totale delle forze politiche, su questo emendamento proposto, il PRI voterà contro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo liberale voterà contro l'emendamento, ma l'intervento più che per ribadire una posizione già assunta in Commissione è per cercare di respingere un tentativo che una parte dell'opposizione sta conducendo di etichettare questa maggioranza come filocaccia e poco attenta ai problemi della natura solo in relazione dove collocare in termini di Commissione un certo argomento.
Questo mi sembra un modo di procedere non lineare e, tutto sommato defaticante per il lavoro del Consiglio.
Se abbiamo rispetto reciproco, dobbiamo porre gli argomenti, ridurli a quelli che sono rispetto alle decisioni che andiamo a prendere rinviando il problema alla generalità come ha fatto il Consigliere Moretti. Esiste certamente il problema di capire dove la caccia vada collocata in un ridisegno delle istituzioni nel suo complesso.
Mi pare che il nostro Gruppo rifiuti un'etichettatura di filocaccia poco attenta ai problemi della caccia perché a questo punto in una meditazione sulle Commissioni (tutto sommato posto che le leggi della Regione sono leggi che normano un'attività e siccome questa attività è un'attività che attiene al tempo libero e allo sport) ci sembra giusto lasciare fino ad una revisione di questa materia questa attività all'interno di una Commissione che per sua natura è abituata a ragionare in termini di regolamenti e di leggi, mentre la VII Commissione, che ho l'onore di presiedere, non si occupa tanto di leggi e di regolamenti, ma di problemi che sono cose un po' diverse; quindi la VII Commissione non è attrezzata e qualche Consigliere che se ne arriva da altre esperienze dovrebbe essere così umile da ascoltare prima di dissentire o meno.
Abbiamo detto prima che l'evoluzione dell'istituzione fa sì che arriveremo sostanzialmente a disegnare pochi gruppi di Commissione se non poche Commissioni. Alcuni di questi scriveranno delle leggi ed altri si occuperanno di problemi. La VII Commissione, così come è stata interpretata dal sottoscritto e da altri colleghi, è stata più una Commissione che si occupava di problemi più che una Commissione che faceva leggi e scriveva regolamenti.
Anche a livello di funzionari per scrivere una legge sulla caccia ci vuole un certo tipo di attrezzatura mentale e funzionariale che mi auguro la VII non abbia, perché la VII dovrà conservare questa sua capacità di lavorare a fondo con la Giunta e la società, sui temi e sui problemi lasciando i fatti disciplinari e regolamentari ad altri livelli. Sarei molto preoccupato se i temi dell'ambiente si traducessero in termini regolamentari, considerando poi che sui problemi della caccia in questo Consiglio e nella Commissione competente si è sempre discusso ed il nostro Gruppo non ha mai fatto mancare l'attenzione ai problemi dell'ambiente rispetto ad un'attività sulla quale il giudizio che possiamo esprimere pu essere diverso, ma è tuttora un diritto riconosciuto ai cittadini.
Ci divideremo in un voto, ma desidero sia chiaro che ci dividiamo soltanto su un voto in cui alcuni partiti ritengono che la caccia e la pesca devono andare alla VI Commissione, mentre altri ritengono debbano andare alla VII.
Qui non si tratta di decidere chi è più vicino ai problemi della natura e chi è più vicino ai problemi della caccia.
Se questo tipo di giudizio volesse essere tratto dal voto mi sembrerebbe di doverlo respingere come mistificatorio e non corretto.
Ultima considerazione. Non enfatizziamo le collocazioni degli argomenti nelle Commissioni perché non c'è nessuna barriera e nessun limite che passa attraverso una Commissione e l'altra. Se conserviamo alle Commissioni questa caratteristica molto permeabile mi auguro che la VI Commissione sia consapevole e abbia attenzione ai problemi dell'ambiente che attengono anche al turismo, cari amici, perché se c'è un argomento che certamente influisce sulla qualità dell'ambiente è probabilmente più il turismo che non la caccia perché se io vado a vedere le mie vallate, certamente gli interventi che attengono al turismo hanno pregiudicato l'ambiente in termini più reversibili di quanto non lo possa pregiudicare l'attività di caccia. Non sono un cacciatore e sono probabilmente contro la caccia. Se siamo attenti ai problemi dell'ambiente, dobbiamo dire che il turismo deve essere collocato nel rispetto dell'ambiente e dobbiamo preoccuparci più dell'ambiente che non dell'attività turistica intesa come un settore produttivo.
Come vedete su queste cose possiamo misurarci e discutere all'infinito.
Sarei grato, colleghi, se non si volesse su questo drammatizzare. Su questo mi consento di fare una valutazione ovviamente soltanto per me dei comportamenti dei mass-media e soprattutto dei gruppi che su questo si misurano. Semplicemente c'è una differenza di valutazione funzionale.
Rifiuto una qualunque valutazione di ordine diverso che venisse fatta sui comportamenti e sugli atteggiamenti che i diversi gruppi prendono in assoluta libertà.
E' una valutazione funzionale e niente di più.
Funzionalmente, allo stato attuale dei fatti, ci sembra opportuno continuare in VI Commissione. Questa nostra valutazione potrà cambiare probabilmente a tempi stretti in una revisione funzionale delle competenze.
Qui non c'è assolutamente niente di politico. Voler dare un significato politico a questa nostra discussione mi pare voler avviare il dibattito legislativo che è tipico di questa nostra sede, su binari fuorvianti che in una qualche misura riducono anche il grado dell'affidabilità reciproca.
L'affidabilità reciproca, lo scontro quando lo dovremo fare sulla caccia e sull'ambiente lo faremo e probabilmente saremo dalla stessa parte.
Desidero potermi pronunciare sugli atti che sono sul mio tavolo e sul mio tavolo c'è un problema di natura funzionale. Posso dirvi con assoluta tranquillità che funzionalmente e funzionariamente mi sembra che i problemi della caccia per tradizione e per competenza di funzionari, di tradizione di questa Regione, possono allo stato dei fatti essere affrontati con più conoscenza di causa del problema regolamentare e disciplinare della VI Commissione che non dalla VII che ha più un'attenzione ai problemi un po' alla grande, se mi consentite con un po' di presunzione visto che della VII ho avuto la responsabilità di condurla dall'origine fino alla sua conclusione e ho cercato di non far assumere alla stessa una funzione regolamentare e legislativa ma di dibattito sui problemi. La consuetudine che si era adottata nella nostra Commissione era di dibattere molto sui problemi e chiudere sull'aspetto formale della scrittura della legge in poche ore o in pochi minuti lasciando il massimo di queste responsabilità ai funzionari. Avevamo cercato di capire i grandi problemi del territorio le trasformazioni industriali, la centrale nucleare come problemi, non come norme giuridiche che sono una cosa leggermente diversa. Quindi, un giudizio non favorevole, non contrario.
L'emendamento che è stato proposto non è attuale e quindi è da non sottoscrivere in quanto, al momento attuale, non mi sembra siano maturate condizioni sufficienti. Quando ci saranno condizioni che noi stessi concorreremo a far maturare, giungeremo ad una soluzione che veda la caccia e la pesca attribuite ad un'altra Commissione.
In questo momento ci sembra non attuale la proposta che i sottoscrittori dell'emendamento hanno messo al nostro giudizio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.
CARAZZONI Signor Presidente, il Consiglio era chiamato a valutare una proposta di emendamento secondo la quale le competenze in materia di caccia e pesca dovevano essere trasferite dalla VI alla VII Commissione. Il Consiglio invece ha dato luogo ad un ampio e, a nostro avviso, completamente inutile dibattito, sul problema della caccia. Perché questo sia potuto accadere credo sia già stato da me anticipato in quell'interruzione di cui mi scuso.
Non sono solito interrompere così focosamente, ma non posso tacere che, a mio avviso, la Presidenza avrebbe dovuto sin dall'inizio richiamare all'ordine l'oratore, illustratore dell'emendamento. Questo avrebbe riportato tutta la discussione nei suoi esatti limiti. Sono le 17,30 e domando sino a che ora si vuole proseguire con il Consiglio, tenuto conto che vi sono delle esigenze di Consiglieri che non risiedono a Torino.
Ma, a parte questo, mi limito ad una dichiarazione di voto e, come ho già anticipato in sede di intervento generale, dico che il Gruppo MSI voterà per l'emendamento proposto, condividendo le ragioni che sono alla base della richiesta di trasferimento dalla VI alla VII Commissione. Questo non vuole dire assolutamente che con questo voto andiamo a sposare le tesi del Consigliere Ala sul fenomeno e sul problema della caccia. Quando sarà il momento e l'occasione ne parleremo ed esporremo il nostro punto di vista.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.
BRIZIO Prendo la parola per confermare quanto già affermato stamani nell'intervento di apertura sul tema delle Commissioni e circa la modifica delle relative materie.
Abbiamo valutato con attenzione le possibilità di cambiamento; sono state accolte tutte quelle intorno alle quali era emersa una convergenza totale di opinioni, non sono state accolte le altre, tenuto conto che si prospetta in merito alle Commissioni una soluzione definitiva del problema di concerto con una soluzione definitiva delle materie assessorili.
Confermiamo il nostro voto contrario all'emendamento; respingiamo soprattutto il giudizio che il mancato inserimento della caccia negli argomenti della VII Commissione legati all'ambiente e all'ecologia costituisca un giudizio nel merito della legislazione che regola questa materia.
Sarebbe un'affermazione del tutto mistificatoria; i temi della caccia sono importanti, la VI Commissione li ha sempre discussi, è attrezzata per discuterli; c'è anche una convergenza di competenze tra l'Assessorato e la Commissione per cui riteniamo sia da respingere oggi questo emendamento.
Come ha detto bene il Consigliere Mignone e come avevamo già sostenuto nella riunione dei Capigruppo, se si dovesse affrontare lo spostamento occorrerebbe riflettere se non sia da inserire nella Commissione Agricoltura (III). Il tema spostamento è comunque aperto; sarà visto a suo tempo. Oggi in questa fase riteniamo sia più producente il mantenere l'argomento della caccia nella VI Commissione ed in tal senso ci orienteremo nel voto.
Poiché si tratta di un emendamento, non vado oltre nella discussone ed evito di entrare nel merito dei problemi della caccia impropriamente oggi richiamati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' Secondo lo spirito di questi ultimi interventi, mi attengo all'oggetto strettissimo dell'emendamento che abbiamo presentato e che riguarda per l'appunto le competenze: vorrei chiedere ai colleghi che si sono espressi contro questa nostra proposta che riguarda le competenze della VII Commissione, se l'episodio che è capitato in Val Pellice domenica non debba riguardare esattamente la tutela dell'ambiente.. Nel comparto della Val Pellice sono ammessi 450 cacciatori per la caccia al camoscio su 250 animali censiti in quella zona. Secondo i regolamenti era autorizzata soltanto l'uccisione di 20 capi; ne hanno ammazzati 40 di cui 10 fuori norma. Erano piccoli e femmine. Se queste cose avvengono, vuol dire che la VI Commissione e le norme che regolano questa attività non funzionano; e perciò, se la VII Commissione sin qui non si è occupata di regolamentare la tutela dell'ambiente, ma si è invece soffermata soltanto sulle discussioni più o meno interessanti, più o meno accademiche, è meglio che non si attardi in una cultura dell'ambiente superata e suicida.
Ha fatto bene il collega Pezzana a richiamare la responsabilità anche delle precedenti amministrazioni di sinistra, secondo cui ammazzare un camoscio sarebbe semplicemente un'attività sportiva; è invece un'alterazione (quanto irreversibile non lo discutiamo qui oggi) di un equilibrio che - dalla cultura moderna che non riguarda soltanto i demoproletari, i verdi, i radicali o i comunisti, ma attraversa per fortuna tutta quanta la società - viene definita come ecosistema. A nostro giudizio è giusto che la VII Commissione si occupi di questo argomento e magari anche dei guasti ambientali provocati dall'agricoltura. Se si usano i fitofarmaci per l'attività agricola è meglio che se ne occupi la VII Commissione, per regolamentare anche l'uso dei fitofarmaci, oltre che l'esercizio della caccia per quelli che li praticano.
Il richiamo è al merito specifico dell'emendamento, cioè al trasferimento delle competenze relative a caccia e pesca alla VII Commissione, dopodiché, quando discuteremo nel merito della caccia ciascuno di noi esprimerà le proprie opinioni. Qui si tratta di mettere in condizione il Consiglio di esercitare il proprio lavoro svolgendolo al passo con i tempi.
Sono questi argomenti che, a nostro avviso, dovrebbero trovare un'attenzione ed una sensibilità diversa da quella sin qui registrata sui banchi della maggioranza.



PRESIDENTE

Possiamo procedere alla votazione dell'emendamento che precede la votazione della relativa deliberazione. L'emendamento è conosciuto da tutti; è stato illustrato ampiamente ed io sono dell'opinione che l'illustrazione rispetto all'inserimento nella tutela dell'ambiente sia abbastanza pertinente, perché sapere se la caccia è collocata in una Commissione o in un'altra vuol dire cambiare completamente un indirizzo rispetto al problema.
Chi è favorevole a tale emendamento è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 21 voti favorevoli, 28 contrari ed 1 astensione.
Pongo ora in votazione la relativa deliberazione nel testo originale. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale d e l i b e r a a parziale modifica dell'art. 21 del Regolamento interno del Consiglio regionale sono costituite otto Commissioni permanenti del Consiglio le quali hanno rispettivamente competenza nelle seguenti materie: Commissioni: I - Programmazione, Bilancio, Finanze, Patrimonio, Personale II - Pianificazione territoriale (aspetti territoriali dei piani settoriali), Urbanistica, Infrastrutture (00.PP.), Edilizia residenziale e scolastica, Viabilità, Trasporti e comunicazioni III - Agricoltura e Foreste, Uso e disciplina delle acque in agricoltura, Promozione e mercati agricoli alimentari, Cooperazione in agricoltura IV - Artigianato, Commercio, Cave e torbiere, Acque minerali e termali, Fiere e mercati, Problemi del lavoro e dell'occupazione, Industria V - Sicurezza sociale, Sanità, Assistenza VI - Cultura, Istruzione, Formazione professionale, Musei e biblioteche, Assistenza scolastica, Sport e tempo libero, Turismo, Caccia e pesca VII - Tutela dell'ambiente, Problemi energetici, Uso delle acque Sistemazione idrogeologica e forestale, Inquinamento, Parchi naturali VIII - Affari istituzionali, Enti locali, Controlli, Partecipazioni regionali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 31 voti favorevoli, 4 contrari e 17 astensioni.
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Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Elezione di un nuovo Consigliere Segretario dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale in sostituzione del Consigliere Antonio Turbiglio


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 4) all'o.d.g. che reca: "Elezione di un nuovo Consigliere Segretario dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale in sostituzione del Consigliere Antonio Turbiglio".
La parola al Consigliere Santoni.
SANTONI A nome del Gruppo liberale propongo la nomina del Consigliere Sergio Marchini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Carazzoni.
CARAZZONI La precarietà dell'Ufficio di Presidenza da noi venne tempestivamente ed esattamente denunciata al Consiglio regionale nelle precedenti sedute ed oggi, con l'elezione di un nuovo Consigliere Segretario, quella denuncia viene a trovare piena conferma e viene a dimostrare quanto sia stato declassato nel tempo il massimo organismo rappresentativo del Consiglio regionale usato con una certa spregiudicatezza quale area di parcheggio (come dimostra la sostituzione del rappresentante liberale) nell'attesa di incarichi più prestigiosi.
Questo detto, vogliamo però approfittare di questa occasione per protestare ancora una volta, e lo facciamo per dignità di partito e nostra personale, nei confronti della faziosa esclusione del MSI dall'Ufficio di Presidenza.
L'altra volta citammo, a riprova di quanto andavamo affermando l'esempio dei Consigli di Presidenza del Parlamento italiano e del Parlamento europeo; questa volta non ci staremo a ripetere e citeremo invece l'esempio di altre Regioni dove è stato riconosciuto questo diritto alla rappresentanza alla Destra Nazionale.
In realtà siamo favorevoli, nello spirito di quanto sin qui detto, a che tutti i Gruppi, anche i Gruppi minori, verdi, verdi civici, democrazia proletaria, siano rappresentati nell'Ufficio di Presidenza: dobbiamo per dire che troviamo assurdo che questi tre Gruppi siano preferiti, pur avendo un peso politico, tutti e tre insieme di 150.000 voti, al MSI che, da solo di voti né ha 165.000. Così come troviamo assurdo che, nell'Ufficio di Presidenza, sia rappresentato un Gruppo come quello socialdemocratico ridotto adesso a due soli Consiglieri dopo le dimissioni, non tanto inaspettate ma pur sempre clamorose, del collega Benzi; e sentiamo anche noi di dover chiedere, come è già stato fatto da un'altra parte politica come può un Consigliere pur abile, bravo e capace quale il collega Mignone essere contemporaneamente componente dell'Ufficio di Presidenza, Presidente di Commissione, Capogruppo. Sono assurdità che non ci riusciamo assolutamente a spiegare.
Formulare e reiterare questa nostra protesta ci sembrava doveroso proprio per le ragioni dette di dignità di partito. Ci sembra anche onesto aggiungere che queste discriminazioni poco ci preoccupano, perché più cresce la discriminazione nei nostri confronti (ed è questo un argomento sul quale i nostri avversari farebbero bene a riflettere) più aumentano i consensi alla Destra Nazionale, che oggi è in Italia ed in Piemonte la quarta forza politica.
Sul merito del punto all'o.d.g. il Gruppo del MSI non voterà, come forse sarebbe facile prevedere, scheda bianca, ma darà il suo appoggio alla collega dott.ssa Minervini Calandri per rivendicare il diritto della nostra forza politica di essere rappresentata nell'Ufficio di Presidenza.
Apprezzerà tutti coloro che, liberi da schematismi ideologici, da vincoli e condizionamenti di partito, si vorranno associare in questa votazione al nominativo da noi proposto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Il nostro Gruppo voterà scheda bianca per ragioni che non sono certo da ricondurre ad una valutazione sulla persona proposta, ma che stanno interamente nel dissenso che esprimemmo nel momento in cui si vot l'Ufficio di Presidenza. Parti di queste ragioni sono state rafforzate da questo momento di provvisorietà piuttosto scoperto che denunciammo già allora e quindi non abbiamo motivo - di riconfermare quella nostra valutazione prescindendo da una valutazione del tutto personale sul Consigliere Marchini che viene proposto ed al quale auguriamo di lavorare proficuamente all'interno dell'Ufficio di Presidenza, organo collegiale importante per la conduzione di questo Consiglio, per l'equilibrio dei lavori di tutta la nostra assemblea, per una corretta, rapida e chiara spedizione dei lavori delle Commissioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.
PEZZANA Come ho avuto occasione di dire fin dall'inizio, quando si parlava dell'Ufficio di Presidenza, continuo a ritenere profondamente antidemocratico e quindi una brutta lezione per quei partiti che si richiamano alla democrazia (forse non per il MSI) l'esclusione del MSI dall'Ufficio di Presidenza.
Per questo motivo e non mi dilungo sulle ragioni che ho già spiegato altre volte, voterò la collega Minervini.



PRESIDENTE

Poiché, con propria deliberazione n. 13 - 7282, datata l/8/1985, il Consiglio regionale ha preso atto delle dimissioni del Consigliere Antonio Turbiglio dall'incarico di Consigliere Segretario, procediamo alla votazione per l'elezione di un nuovo Segretario dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale in sostituzione dello stesso Consigliere Antonio Turbiglio, eletto Assessore.
Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti n. 51 votanti n. 49 hanno riportato voti: MARCHINI Sergio n. 30



MINERVINI CALANDRI Marta n. 4

BRIZIO Gianpaolo n. 2 TURBIGLIO Antonio n. 1 schede bianche n. 12 non hanno partecipato alla votazione n. 2 Proclamo eletto il Consigliere Sergio Marchini Consigliere Segretario dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale in sostituzione del Consigliere Antonio Turbiglio.


Argomento: Difensore civico

Nomina del Difensore Civico


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 5) all'o.d.g. che reca: "Nomina del Difensore Civico".
La votazione deve avvenire a scrutinio segreto e la designazione è effettuata a maggioranza dei due terzi di Consiglieri assegnati alla Regione. Si distribuiscano le schede per la votazione.



(Si procede alla votazione a scrutinio segreto)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti n. 51 votanti n. 50 hanno riportato voti: DE MARTINO Vittorio n. 48 VIGLIONE Aldo n. 1 scheda bianca n. 1 non ha partecipato alla votazione n. 1 Poiché ha riportato la prescritta maggioranza dei due terzi dei Consiglieri assegnati alla Regione proclamo eletto Difensore Civico il dr. Vittorio De Martino.
Propongo inoltre che tale deliberazione sia dichiarata immediatamente eseguibile ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62, facendo presente che la proposta deve essere approvata a maggioranza assoluta dei componenti il Consiglio.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'esito della votazione è il seguente: presenti e votanti n. 51 maggioranza richiesta n. 31 favorevoli n. 51 Consiglieri Tale deliberazione è quindi immediatamente eseguibile.
Il Consiglio sarà convocato a domicilio.


Argomento:

Annunzio interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno


PRESIDENTE

I testi delle interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegati al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.10)



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