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Dettaglio seduta n.59 del 23/09/86 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


VIGLIONE ALDO


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute (rinvio)


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute" comunico che i processi verbali relativi alle sedute del 22 aprile 8, 22 maggio e dei 5, 12, 19 e 26 giugno 1986 sono stati distribuiti nella giornata di lunedì ai Gruppi consiliari e verranno posti in votazione durante la prossima seduta consiliare.


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute (rinvio)

Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

In merito all'ordine dei lavori la Giunta mi ha fatto pervenire un elenco di risposte a interpellanze e interrogazioni che potrebbero essere svolte stamani poiché nella seduta odierna verrà svolta una comunicazione della Giunta e votata una deliberazione di cui mi è giunto il testo della decisione della Commissione, e che dovrà essere iscritta all'o.d.g.
Svolgeremo pertanto soltanto alcune interrogazioni e successivamente procederemo agli altri provvedimenti.


Argomento: Navigazione (lacuale e fluviale)

Interrogazione del Consigliere Carazzoni inerente la navigazione sul Lago Maggiore


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" comunico che all'interrogazione presentata dal Consigliere Carazzoni inerente la navigazione sul Lago Maggiore doveva dare risposta l'Assessore Cerutti il quale è però assente.
CARAZZONI Avevo chiesto una risposta orale o scritta.



PRESIDENTE

Sarà data risposta scritta.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione dei Consiglieri Amerio, Bruciamacchie, Calligaro e Guasso inerente l'impegno finanziario per sostenere attività sul lavoro


PRESIDENTE

Esaminiamo ora l'interrogazione presentata dai Consiglieri Amerio Bruciamacchie, Calligaro e Guasso inerente l'impegno finanziario per sostenere attività sul lavoro.
Risponde l'Assessore Genovese.
GENOVESE, Assessore al lavoro I colleghi interroganti chiedono alla Giunta quali atti sono stati adottati o sono in corso di adozione per adempiere all'impegno che era stato assunto con l'approvazione del bilancio 1986 attraverso un ordine del giorno votato dal Consiglio regionale, inerente problemi in materia di politiche del lavoro e di innovazione tecnologica e scientifica.
Vengono richiamati in specifico due punti che erano contenuti nell'ordine del giorno votato dal Consiglio regionale.
Il primo è: conoscere se, conformemente all'impegno che era stato assunto allora, la Giunta ha proceduto a predisporre opportuni e specifici provvedimenti per favorire o sostenere le attività di informazione sul mercato del lavoro.
Il secondo punto riguarda l'adozione di eventuali e possibili provvedimenti regionali per promuovere l'occupazione delle fasce più disagiate del mercato del lavoro piemontese, anche verificando la possibilità di un'azione articolata all'interno delle prescrizioni dell'art. 3 della legge statale 863 in materia di contratti di formazione e lavoro.
Devo dare una risposta interlocutoria, nel senso che la Giunta sta verificando anche in relazione alle modifiche in materia di politica del lavoro che sono state preannunciate, in incontri, già avvenuti o programmati con gli altri Assessori regionali al lavoro, attraverso il coordinamento specifico che le Regioni si sono datela possibilità di inserire questi nuovi provvedimenti in materia di politica del lavoro all'interno di proposte che le Regioni si accingono a fare per contribuire alla definizione della finanziaria 1987; sulla base delle prime indicazioni venute dal documento orientativo che è stato presentato dal Governo alla Camera e al Senato e riprendendo e sviluppando proposte e richieste che le Regioni avevano formulato per cercare di comprendere, sotto il profilo della legittimità degli atti da adottare e sotto il profilo della dotazione finanziaria a favore delle Regioni, stiamo valutando le iniziative opportune per corrispondere agli impegni che il Consiglio ha assunto impegni per i quali la Giunta avrebbe dovuto dare una risposta in sede di assestamento di bilancio. Sarebbe opportuna una riflessione più complessiva per inserire nuovi provvedimenti, non episodici e non marginali all'interno di una politica complessiva che con le altre Regioni stiamo cercando di concordare.
Rispetto agli impegni assunti in Consiglio, la Giunta non ha quindi proposto provvedimenti specifici, in concomitanza con l'assestamento del bilancio 1986, ma ha ritenuto, e mi auguro che il Consiglio lo possa comprendere, che debba essere sviluppata una riflessione più complessiva sia pure a breve termine, coinvolgendo la IV Commissione consiliare permanente, per arrivare ad una definizione di interventi della Regione più coordinati ed inseriti in modo organico nelle previsioni per il 1987 atteso che alcuni provvedimenti che riguardano le politiche del lavoro molto probabilmente troveranno una definizione all'interno della finanziaria per il 1987.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.
AMERIO Indubbiamente vi è stato un ritardo della Giunta nel predisporre i provvedimenti che avevamo votato comunemente il 4 aprile di quest'anno, in relazione al primo e al terzo dei punti dall'o.d.g. su occupazione e innovazione. In relazione al secondo punto bisogna dare atto che procede e speriamo arrivi rapidamente in dirittura d'arrivo in IV Commissione, l'iter della proposta del disegno di legge sull'innovazione.
Esprimo a questo punto una preoccupazione in più e cioè che legando i tempi di queste iniziative all'iter e ai tempi della finanziaria si possa davvero andare oltre. Quindi raccomando che si avvii la discussione, come era previsto dall'o.d.g., intanto con un'informazione nella IV Commissione su questi problemi; per alcune questioni potrà essere utile - io stesso ritengo sia così - ragionare, lavorare alla formulazione di proposte che intervengano su leggi nazionali e che coinvolgano, come proponenti, le diverse. Regioni su un terreno avanzato; se ciò è possibile vale indubbiamente la pena farlo.
Per altri versi sarà utile ragionare sulle possibilità che abbiamo nei tempi brevi a livello regionale.
Noi avevamo avanzato proposte che riguardavano possibili forme di incentivazione per le fasce più deboli del mercato del lavoro, le quali risultano dalle ultime rilevazioni dell'Osservatorio regionale sempre più emarginate dal mercato del lavoro torinese e piemontese, e la creazione o l'appoggio a strutture di informazione e sostegno per giovani e disoccupati per districarsi nei meandri di un mercato del lavoro sempre più frammentato e polverizzato.
Siamo perfettamente coscienti che provvedimenti organici e davvero incisivi nella realtà non possono prescindere dalla riforma nazionale del mercato del lavoro e del collocamento" che in queste settimane è oggetto di trattativa nazionale tra sindacati e Governo e, per altro verso, dalla realizzazione di quelle benedette agenzie per l'impiego che si continua a non vedere. Ci sono però degli spazi che riteniamo possano essere percorsi anche autonomamente dalla Regione. Esistono iniziative, anche in Piemonte che sono gestite dal movimento sindacale o da parte di esso, da organizzazioni volontaristiche, che si riferiscono all'organizzazione e all'assistenza ai giovani e ai disoccupati, a informazioni sul mercato del lavoro, alla promozione di lavoro cooperativo, ecc. Questa attività in altri Paesi europei viene svolta in modo molto più organizzato e più razionale che non in Italia e va sotto il titolo di politiche locali per l'impiego. Può essere anche da noi raccordata, potenziata e organizzata collegandola con l'orientamento e la formazione professionale, creando dei centri territoriali di iniziativa per il lavoro, aperti alle organizzazioni più serie che già operano in questo campo. Nel frattempo, visto che questo richiede tempi non brevissimi, può essere utile attivare talune di queste attività in via sperimentale, per esempio, quelle di informazione e di solidarietà sul mercato del lavoro, o direttamente o attraverso gli Enti locali, o attraverso il sostegno alle organizzazioni sindacali che già operano in questo campo. Questo era il senso della proposta.
Quindi sono d'accordo con un rimprovero però per il ritardo. Sono d'accordo di iniziare rapidamente la discussione in Commissione; possiamo essere d'accordo a ragionare sulle proposte di modifica della legge finanziaria, ci pare un terreno interessante, va però raccordato con progetti, e iniziative che, a partire dal dibattito in IV Commissione possono essere adottate a livello regionale.
Pertanto, raccomandiamo che questa materia venga discussa in IV Commissione e si inizi a vedere come è possibile adempiere agli impegni assunti dal Consiglio regionale nell'aprile di quest'anno.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione dei Consiglieri Dameri, Bresso, Sestero e Marchiaro inerente la Commissione regionale per l'impiego


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione presentata dai Consiglieri Dameri, Bresso Sestero e Marchiaro inerente la Commissione regionale per l'impiego.
Risponde l'Assessore Genovese.
GENOVESE, Assessore al lavoro I Consiglieri interroganti chiedono di conoscere se la nomina del Consigliere di parità nella rinnovata Commissione regionale per l'impiego sia avvenuta all'interno della rosa di nomi formulata dalla Regione e sulla base di quali criteri sia stata effettuata.
Al riguardo va ricordato che la legge che ha stabilito la nuova composizione della Commissione regionale per l'impiego affida esclusivamente al Ministro del Lavoro la scelta del Consigliere di parità.
Recita infatti il quarto comma dell'art. 4 del D.L. n. 726/84, così come convertito dalla legge n. 863/1984: "Alle riunioni della Commissione assistono.., un membro designato dal Ministro del Lavoro e della Previdenza Sociale, con funzioni di Consigliere per l'attuazione dei principi di parità di trattamento tra uomo e donna in materia di lavoro".
Il Ministro avrebbe quindi potuto nominare direttamente il Consigliere di parità senza interpellare la Regione; ha ritenuto invece di richiedere alle Regioni l'indicazione di una terna di nomi.
Per quanto concerne il Piemonte, il Presidente della Giunta, cui la Commissione Nomine del Consiglio regionale opportunamente interpellata aveva espresso l'avviso che la terna di nomi fosse dalla Giunta espressa "considerato che la legge non pone espressamente a carico della Regione il potere di indicazione della terna citata", aveva indicato al Ministero del Lavoro i seguenti nominativi: Agnese Grosso-Ferraguti, Alberta Pasquero Nadia Boario. Il Ministro del Lavoro ha nominato componente della Commissione regionale per l'impiego la signora Nadia Boario.
Preso atto che la persona designata è una di quelle comprese nella terna indicata dalla Regione, pare da escludere che si possa sottoporre l'operato del Ministro, almeno da parte dell'Amministrazione regionale, a un sindacato sui criteri adottati per la scelta; mentre questa, come è appena ovvio, può essere oggetto di valutazione politica da parte dei Gruppi e dei singoli Consiglieri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.
DAMERI Concordo sul fatto che la figura del Consigliere di parità è prevista nell'ambito della legge nazionale e ha indubbiamente dei limiti di funzione. Questo dimostra il ritardo politico e culturale, nella comprensione di cosa significa oggi nel nostro Paese una battaglia reale per affermare la parità della condizione delle donne per quanto riguarda il lavoro, e non solo. E' indubbio che il Consigliere di parità ha dei compiti limitati e questo ci propone la questione di rinnovare l'insieme di reti e di strutture del governo del mercato del lavoro, di pensare a strumenti o organismi specifici, non burocratici e pletorici, ma capaci di collegarsi con le realtà concrete per controllare l'applicazione delle leggi di parità e promuovere l'occupazione femminile complessivamente. Per questo penso che nella prossima seduta si discuterà il progetto, che diventerà legge, visto l'atteggiamento unitario di tutte le forze politiche, per la costituzione della Commissione e per le pari opportunità a livello regionale.
Voglio però fare osservare - forse l'Assessore non ne è a conoscenza che per quanto riguarda il Consigliere di parità in specifico la volontà del Ministro di consultare le Regioni per chiedere una terna di nomi non è dovuto alla sua benevolenza, ma al fatto che questo tipo di iter, anche se presenta dei limiti, è stato richiesto dalla Commissione nazionale insediata presso il Ministero del Lavoro, delle donne per le pari opportunità, le quali hanno richiesto che in previsione delle nomine dei Consiglieri di parità in tutte le Regioni fossero sentite e coinvolte in qualche modo. Nonostante questo devo dire che ci sono dei limiti e noi riproponiamo che la questione venga rivista, anche per una ragione oggettiva.
Non si è capito bene poi come il Ministro abbia operato la designazione all'interno della rosa dei nomi proposta. Faccio delle valutazioni di ordine generale, dimostrando chela logica di lottizzazione che vede in tutte le Regioni nominati Consiglieri di parità referenti ad una certa area politica, qui in Piemonte si è determinato un caso abbastanza clamoroso: la nominata Consigliere di parità ha annunciato le proprie dimissioni dalla Commissione regionale dell'impiego. Non so se la cosa sia ufficiale o ufficiosa. Probabilmente il modo con cui si è arrivati alla nomina è stato appunto all'interno di una logica lottizzatrice e non c'è stato un ragionamento vero sulla sostanza e sui compiti che il Consigliere di parità stesso doveva svolgere.
Il Ministro mi pare ci abbia fatto una certa fretta nella nomina del Consigliere di parità (giustamente per certi aspetti, ma soprattutto perch era interessato ad insediare in Piemonte la Commissione per avere tutti i membri a posto; ma non è questo che ci interessa, non è la forma, ma è la sostanza).
Il Consiglio regionale del Piemonte deve rivedere il problema. Il Consigliere di parità intende dimettersi, non so se l' ha già fatto o se intende farlo.
Dovremmo fare una riconsiderazione sulle proposte che facciamo stabilire un rapporto con il Ministero che porti alla nomina di un rappresentante che sia non solo competente, ma anche consapevole dell'onere e del compito che gli deriva da questa carica. E' evidente che in questo caso non ci siamo trovati in questa situazione. Non voglio fare nessun riferimento di carattere personale, anzi, dico che una persona che si rende conto di non farcela e si dimette dimostra, in un mondo nel quale nessuno si dimette neanche di fronte alle cose più clamorose, di avere personalmente un dato di serietà. Però, per quanto ci riguarda, dobbiamo rivedere la rosa dei nomi e stabilire un rapporto con il Ministro che ci consenta di far si che il Consigliere di parità, sia pure con tutti i suoi limiti, ma nel quadro della legislazione regionale, possa effettivamente operare. Abbiamo bisogno di capacità e di potere reale e non di figure emblematiche che non producono nulla.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interpellanza dei Consiglieri Amerio, Guasso, Calligaro e Bruciamacchie inerente il trattamento economico in casi di assenza per malattia non riconosciuto ai lavoratori frequentanti i cantieri di lavoro ex legge 55


PRESIDENTE

L'Assessore Genovese risponde all'interpellanza presentata dai Consiglieri Amerio, Guasso, Calligaro e Bruciamacchie inerente il trattamento economico in casi di assenza per malattia non riconosciuto ai lavoratori frequentanti i cantieri di lavoro ex legge 55.
GENOVESE, Assessore al lavoro I colleghi Amerio, Guasso, Calligaro e Bruciamacchie hanno rivolto un'interpellanza urgente in merito al problema del trattamento di malattia dei partecipanti ai cantieri di lavoro per disoccupati, avviati secondo la disciplina della legge regionale n. 55 del 1984 che fa riferimento per questi aspetti alla legge statale n. 418 del 1975, oltre che ai principi generali contenuti nella legislazione del 1949.
Questa vicenda ha tenuto vivi i rapporti tra l'INPS, il Ministero del Lavoro e la -Regione oltre che con i Comuni e le Province, a partire dall'approvazione della legge, per i necessari approfondimenti e chiarimenti che l'allora Assessore Tapparo aveva avviato con l'INPS e con il Ministero del Lavoro.
Gli aspetti assicurativi, assistenziali e previdenziali concernenti disoccupati, utilizzati in cantieri di lavoro, istituiti ai sensi della L.R. 55/84, sono disciplinati dall'art. 8, ultimo comma, della legge regionale che fa peraltro completo rinvio alla specifica legge statale n.
418 del 1975.
Ciò in quanto, come è noto, la materia assicurativa e previdenziale in generale esula del tutto dalle competenze regionali, sia pure largamente intese.
Da notare al riguardo che anche la semplice norma di rinvio contenuta nella citata L.R. 55 del 1984 venne, in sede di controllo governativo della legge, ritenuta ultronea, cioè superflua, in quanto materia oggetto di esclusiva competenza statale.
L'Amministrazione regionale nel riprendere e riattivare, alla fine del 1984, su basi diverse l'esperienza dei cantieri di lavoro, istituiti e disciplinati nel 1949, si è comunque preoccupata fin dall'inizio anche degli aspetti assistenziali e previdenziali trasmettendo all'INPS, per eventuali suggerimenti, il testo del d.d.l. ancora in bozza e successivamente, portando a conoscenza dell'Istituto il testo della legge approvata, avviando poi gli opportuni contatti con colloqui e riunioni specifiche.
Inoltre, nella prima circolare regionale attuativa si raccomandava alle Province e ai Comuni particolare attenzione a questi aspetti e di prendere anch'essi appositi contatti con l'INPS nelle rispettive sedi territoriali per valutare tutta la problematica relativa.
I contatti tra l'Amministrazione regionale e la Direzione regionale dell'INPS consentivano di risolvere positivamente diverse questioni previdenziali e assistenziali quali, ad esempio, il riconoscimento degli assegni familiari, mentre emergeva invece un orientamento dell'Istituto teso ad interpretare la legge statale n. 418/75 sul punto relativo al pagamento ai lavoratori avviati ai cantieri dell'indennità di malattia, in senso negativo, posizione poi confermata formalmente con comunicazione scritta all'Amministrazione regionale n. 0610 dell'11/3/1985.
Non condividendo la suddetta tesi, l'Amministrazione regionale provvedeva ad assumere gli opportuni contatti con il Ministero del Lavoro cui spetta in ultima analisi l'interpretazione della norma e l'emanazione di opportune direttive all'INPS, richiedendo poi formalmente al Ministero di assumere una posizione definitiva.
La richiesta della Regione (Prot. n. 398/Lav. del 10/6/1985) rimaneva presso il Ministero del Lavoro, prima presso la Direzione generale per la Formazione Professionale e poi presso la Direzione generale per gli affari previdenziali e assicurativi, per diversi mesi, nonostante i ripetuti solleciti, scritti e verbali, presso le Direzioni stesse e tramite l'Ufficio di Gabinetto del Ministro. Il ritardo nella risposta veniva.spiegato con la delicatezza e la difficoltà delle questioni sollevate. Risulta anche che il Ministero abbia interpellato la Direzione generale dell'INPS a Roma.
Il parere ministeriale veniva infine portato a conoscenza della Regione in data 22/1/1986 e la Regione stessa non poteva fare a meno di darne comunicazione, prima alle Province cui la gestione della legge è delegata e quindi ai Comuni, nel maggio scorso, prima cioè dell'avvio dei nuovi cantieri relativi all'esercizio 1986.
Nello stesso tempo però l'Amministrazione regionale non condividendo né sotto il profilo tecnico - giuridico né sotto il profilo di ordine sociale, l'interpretazione restrittiva data dal Ministero del Lavoro e dall'INPS contestava, con nota Prot, n. 492/Lav. del 28/5/1986, al Ministero del Lavoro, dopo un riesame dell'intera problematica che presenta profili complessi come ogni qualvolta si affrontano istituti inerenti la legislazione assicurativa e previdenziale italiana, la posizione assunta dal Ministero stesso, rilevando la debolezza e la contraddittorietà delle argomentazioni tecniche assunte dal Ministero e dall'INPS (e cioè, in estrema sintesi, il fatto che i partecipanti ai cantieri continuano a mantenere, secondo tale interpretazione ministeriale dell'INPS, la figura giuridica di disoccupato e che i tipi e le entità di contributi versati dai Comuni, sulla base della legge del 1975, per la loro particolarità quantitativa e qualitativa non rendono possibile derivare il diritto al pagamento dell'indennità di malattia); si contestava inoltre l'incongruità alla luce dei consolidati principi in materia di sicurezza sociale della interpretazione sostenuta, evidenziando inoltre come da tale posizione sarebbe derivato, come in effetti sta derivando, un grave stato di tensione fra i partecipanti ai cantieri. La lettera della Regione non ha finora avuto risposta, nonostante un successivo sollecito.
Nella vicenda è poi da rilevarsi che il ruolo della Regione è stato in parte distorto, nel senso che il Comune di Torino nell'informazione data ai disoccupati ha lasciato intendere che è da attribuire alla Regione la responsabilità del mancato pagamento dell'indennità di malattia ai disoccupati, laddove per le cose dette, ma anche dalla stessa circolare citata con cui la Regione portava a conoscenza dei Comuni e delle Province l'orientamento dell'INPS e del Ministero del Lavoro, appariva chiaramente come l'interpretazione restrittiva della norma fosse di detti organi e non della Regione.
Su questo punto poi l'Assessore al lavoro ha avuto nelle settimane scorse due incontri con i disoccupati dei cantieri di lavoro di Torino ai quali ha potuto spiegare i termini reali della situazione e la posizione della Regione.
Per quanto riguarda le iniziative concrete che si possono assumere per assicurare il diritto all'indennità di malattia ai lavoratori avviati ai cantieri, la Giunta regionale in accordo con il Consiglio intende muoversi con sollecitudine riproponendo al Ministero del Lavoro e direttamente al Ministro in prima persona l'esigenza di una diversa interpretazione della normativa statale; analoghe iniziative saranno assunte nei confronti della Direzione regionale dell'INPS del Piemonte.
Ove questi interventi non dovessero avere esito positivo, in tempi ravvicinati, si studieranno con la massima sollecitudine possibile altre soluzioni idonee a risolvere il problema della cui rilevanza sociale la Giunta è perfettamente consapevole.
Infine si può aggiungere ancora una considerazione che riguarda molti altri aspetti della gestione dei cantieri di lavoro e cioè che se l'esperienza dei cantieri di lavoro deve continuare in Piemonte e nelle altre Regioni che hanno ripreso la legge regionale piemontese, si rende necessario che a livello nazionale sia adottata una normativa quadro aggiornata e idonea ad inquadrare questo strumento di intervento straordinario in un contesto adeguato all'odierna realtà economica e sociale, superando l'arcaica normativa del 1949 e quella, ormai anch'essa obsoleta, del 1975 (peraltro limitata a taluni aspetti specifici) che ancora oggi costituiscono a livello nazionale la normativa di "principio" nella materia.
Anche in questa direzione si muoverà la Giunta regionale richiedendo al Ministero del Lavoro e al Governo l'adozione di una legge quadro nazionale in materia di cantieri di lavoro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.
AMERIO Ringrazio l'Assessore della tempestiva risposta; del resto il problema è quanto mai urgente. Ci troviamo di fronte ad una vicenda che ha dell'incredibile. La L.R. 55, che istituisce i cantieri di lavoro con la normativa che tutti conosciamo,fa riferimento, per la tutela previdenziale e assicurativa dei lavoratori che vi vengono impiegati, alla legge 418 come già ricordava l'Assessore.
La legge 418 del 6/8/1975 modifica ed integra la legge 424 in materia di cantieri di lavoro, rimboschimento e sistemazione montana.
L'art. 2 stabilisce che: "La tutela previdenziale e assistenziale è assicurata ai lavoratori mediante contributi.., determinati per l'assicurazione contro le malattie nell'aliquota del 7,50%; per l'assistenza alle lavoratrici madri dello 0,31%". Precisa ancora che: "Le prestazioni dell'assicurazione contro le malattie sono estese ai familiari a carico per i lavoratori subordinati di cui al primo comma".
La legge regionale riprendeva la legge 418. E' assolutamente intollerabile che a questi lavoratori si facciano pagare, e che per loro si versino, contributi specificatamente per un'assicurazione contro le malattie, prevista da una legge di Stato, la quale poi non scatta e lascia scoperti i lavoratori.
Il parere del Ministero del Lavoro è inaccettabile, oltretutto fondato se sono corrette le informazioni che ho ricevuto, su argomentazioni debolissime, nel senso che si sosterrebbe, tra l'altro, che i contributi pagati per questi lavoratori sono troppo bassi per dar luogo all'assistenza per malattia.
Precisamente, la legge 418 indicava queste percentuali perché si tratta di disoccupati. E' un argomento irrilevante e, consentitemelo, grottesco.
Vi è qui una responsabilità precisa del Governo perché il parere è venuto dal Ministero, sia pure sentito l'INPS. Mi pare che questa vicenda faccia il paio con altre, penso, all'intendimento del Governo, sul quale ha dovuto fare retromarcia, di mutare il riferimento dell'anno fiscale per gli assegni familiari.
Si tratta di una politica dichiarata nelle varie leggi finanziarie - è ben chiaro nell'ultima - e perseguita costantemente e quotidianamente fatta di tagli e tagliuzzi sui redditi dei lavoratori dipendenti e finanche dei disoccupati.
Questa è la linea che, in realtà, dà origine ad interpretazioni assolutamente insostenibili come questa. I lavoratori devono pagare i contributi per un'assistenza di malattia che poi viene loro ufficialmente negata.
Vi è, come dice il Comune di Torino, una responsabilità anche della Giunta regionale? Fatta salva la responsabilità primaria del Governo, che non possiamo dimenticare e che deve essere denunciata, se debbo muovere un addebito alla Giunta è quello di avere, semmai, preso un pochino sotto gamba il problema. Il parere era giusto chiederlo; probabilmente, se lo avessimo seguito di più, magari chiedendo un incontro, andando a discutere la questione, non solo attendendo una risposta formale e burocratica saremmo riusciti a far mutare opinione al Ministero. Questo non è avvenuto ed ora siamo di fronte ad un parere negativo.
Che cosa fare a questo punto? Noi riteniamo che vi debba essere una riproposizione al Governo, e specificatamente al Ministero, in questo sono d'accordo con l'Assessore Genovese, di tutta la questione in termini corretti.
Chiediamo una normativa adeguata, moderna, accettabile sull'istituto dei cantieri di lavoro che ha comunque consentito e sta consentendo, se si pensa che solo a Torino sono 600 i lavoratori disoccupati impegnati nei cantieri, di alleviare le forme più gravi e più drammatiche di disoccupazione come quelle a reddito zero. Chiediamo quindi che, nel quadro di una normativa nazionale più adeguata, o anche a stralcio per il carattere di urgenza che questo problema riveste, sia affrontata la questione della malattia e risolta dando piena attuazione alla legge dello Stato n. 418 già esistente.
Non si chiede nient'altro. Che cosa fare subito e che cosa fare nel caso non ottenessimo in tempi accettabili una risposta positiva del Ministero del Lavoro? Penso che l'Assessorato potrebbe coordinarsi con i Comuni interessati ai cantieri di lavoro, affinché, nell'immediato, nei periodi di malattia, non coperti in virtù di questa posizione negativa del Ministero, scatti almeno, in misura possibilmente pari sul piano quantitativo, una forma integrativa a carico dei Comuni stessi, per esempio, una forma di assistenza che prima veniva data o altra forma che possa, provvisoriamente beninteso, coprire i periodi di malattia che altrimenti resterebbero non coperti.
Cosa fare nel caso in cui da parte del Ministero non vi sia una risposta positiva, che noi dovremmo comunque sollecitare non solo con una lettera, ma prevedendo una posizione del Consiglio ed eventualmente chiedendo anche un incontro? Si pone il problema, che l'Assessore ricordava, di una normativa generale sui cantieri. Se vogliamo salvare e sviluppare un'esperienza tutto sommato positiva, nonostante vi siano state situazioni di crisi, deve esserci una normativa nazionale più adeguata quindi, seguiamo questo iter nei confronti del Governo, se poi non dovesse dare esito bisognerà lavorare per soluzioni alternative a livello regionale.
Non so dare indicazioni, qui, ora, quel che è certo e che non possiamo lasciare le cose in questo modo.
L'esperienza sui cantieri è stata nel complesso positiva, anche se ha presentato luci ed ombre. Indubbiamente la non risoluzione di questo problema, auspicabilmente a livello nazionale, ma comunque una soluzione determinerebbe uno stato di insicurezza e di tensione, come è già in atto e potrebbe compromettere questa esperienza a Torino e nella Regione.
La mia proposta, cogliendo alcuni aspetti della risposta dell'Assessore Genovese, è di lavorare nella stessa giornata di oggi o domattina attorno ad un ordine del giorno, da fare approvare dal Consiglio regionale, che contenga gli impegni che il Consiglio e la Giunta si assumono in relazione a questo problema.
Se possiamo orientarci in questo modo, noi lavoriamo in questa direzione nella stessa giornata di oggi o nella mattinata di domani presenteremo un ordine del giorno sul quale poter raccogliere un sufficiente consenso nel Consiglio regionale, al fine di vincolare, in modo formale, l'istituzione regionale e la Giunta a muoversi nelle direzioni opportune.



PRESIDENTE

La parola ancora all'Assessore Genovese.
GENOVESE, Assessore al lavoro L'atteggiamento dell'Assessorato, dal momento dell'entrata in vigore della legge n. 55, è stato ben diverso rispetto all'interpretazione che l'INPS e il Ministero del Lavoro hanno dato sul trattamento di malattia per gli occupati nei cantieri di lavoro. Posso assicurare, per gli atti che ho visto, per quanto so e per quanto riguarda il collega Tapparo, che non ci si è limitati a scrivere delle lettere. Questo problema è stato discusso direttamente, ha costituito oggetto più volte di considerazione pressante da parte della Regione.
Posso anche assicurare che le argomentazioni, purtroppo definite aberranti dal collega Amerio, sono le argomentazioni contenute nei pareri della Direzione generale dell'INPS e del Ministero del Lavoro che ci sono pervenuti in cui, assurdamente, si dice che la quantità del contributo previsto dall'art. 2 della legge n. 418/75, per entità, non è tale da configurare la possibilità, rispetto agli altri lavoratori, del trattamento di malattia.
Resta il fatto che l'Assessorato non poteva, a fronte di una reiterata interpretazione da parte del Ministero e da parte delle Direzioni regionale e centrale dell'INPS, non comunicare questa interpretazione ai Comuni, per dovere minimo di responsabilità, in quanto sono i Comuni a dover procedere alle assunzioni ed essi dovevano conoscere, al di là della valutazione politica che diamo, quale era l'interpretazione ribadita del Ministero dell'INPS per comportarsi di conseguenza.
Sono d'accordo che si devono assumere delle decisioni e prendere delle posizioni più nette. Credo che sia sul caso particolare sia più in generale, considerando che è proprio nell'ambito della finanziaria che da qualche anno si riprende il problema dei cantieri di lavoro e si rivede il finanziamento di questi settori, sia pure solo parzialmente; dobbiamo perseguire questa occasione per ottenere una definizione diversa sul piano dei principi generali in cui devono essere inquadrati i cantieri di lavoro che non possono essere più ritenuti un fatto assistenziale a favore dei disoccupati.
La Giunta conviene ed è d'accordo, se i Gruppi concordano, sulla definizione di un ordine del giorno, stante la particolarità dell'interpretazione in materia previdenziale e di trattamento di malattia.
Mi auguro si possa trovare una linea concorde di tutti i Gruppi per risolvere questo problema.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione del Consigliere Benzi sulla fruizione del Parco regionale della Mandria


PRESIDENTE

Esaminiamo infine l'interrogazione presentata dal Consigliere Benzi sulla fruizione del Parco regionale della Mandria.
Risponde l'Assessore Vetrino.
VETRINO, Assessore ai parchi Con l'interrogazione in oggetto inerente al Parco regionale La Mandria il Consigliere Benzi chiede di conoscere le conseguenze sull'ambiente naturale, con particolare riferimento agli animali presenti nel Parco delle attività di tipo folcloristico che si svolgono ne La Mandria e chi sia il soggetto che autorizza tale attività.
Va innanzitutto precisato che il Parco La Mandria è affidato in gestione all'Azienda regionale dei parchi suburbani e che pertanto ogni attività che si svolge all'interno del Parco è organizzata ed autorizzata dal Consiglio di amministrazione dell'azienda.
Premesso ciò, si fa presente che tutte le attività segnalate dal Consigliere Benzi, bande musicali, canti, raduni, ecc., si svolgono nella zona circostante il Borgo del Castello La Mandria che è la zona antropizzata del Parco, posta ad una certa distanza dalle aree naturali e che è stata appositamente destinata alla fruizione più intensa da parte del pubblico.
Non esiste pertanto alcuna interferenza tra le attività segnalate e la protezione dell'ambiente naturale, ivi compresa quella della fauna.
Vi sarebbe da chiedersi se le attività folcloristiche siano attività compatibili con le finalità del parco, ma a questo interrogativo risponde la stessa legge istitutiva del Parco regionale La Mandria che, all'art. 4 stabilisce che tra le finalità istitutive vi sia anche quella di "promuovere e gestire ogni iniziativa necessaria od utile per consentire l'uso pubblico e la fruizione sociale a fini ricreativi, didattici scientifici del territorio e dei beni immobili e mobili aventi interesse storico, culturale, ambientale e paesistico".
Pertanto le attività folcloristiche rientrano senza dubbio tra quelle da promuovere nel parco ed un loro svolgimento è certamente compatibile con l'ambiente nella misura in cui, così come accade, non interferiscono con gli aspetti naturalistici, peraltro di grande rilievo, presenti nel parco.
Credo tuttavia che il problema sollevato dal Consigliere Benzi e le sue preoccupazioni, tenendo conto che stiamo parlando di un parco che, per le sue dimensioni e le sue peculiarità è certamente uno dei parchi più belli d'Italia, ma probabilmente anche d'Europa; meritano grande attenzione. Sarà mia cura segnalare la situazione al Consiglio di amministrazione, che abbiamo tra l'altro recentemente rinnovato, per un controllo più accurato perché le varie finalità della legge istitutiva trovino sempre compatibilità e corretta convivenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Benzi.
BENZI Ringrazio l'Assessore per la risposta cortese, come sempre, dalla quale rilevo che scarichiamo i problemi su un'amministrazione che non è direttamente nostra.
Non so se quando le bande musicali suonano; gli animali sono contenti di sentire quei fracassi. Non so se la distanza, che si dice sufficiente lo sia veramente per gli animali.
Non do alcuna colpa all'Assessore, anzi, lo ringrazio. Sarebbe opportuno richiamare gli amministratori del parco ad essere più attenti in quanto non si può fare un concerto bandistico dicendo che quello è folclore: per gli animali è qualcosa che li terrorizza.
Capisco che gli animali non hanno ancora fatto sciopero, non hanno ancora messo i cartelli con scritto: "Non vogliamo i rumori", non sono ancora organizzati, ci vorrebbe qualche sindacalista che li spinga! La mia raccomandazione però è di pregare gli amministratori de La Mandria affinch lo tengano come un parco non come un luna park; un parco dove si possa andare con un certo rispetto di quelli che sono gli andamenti naturali degli animali che vi vivono, altrimenti quella diventa una gabbia di matti dove tutti gli animali impazziscono.


Argomento:

Interrogazione del Consigliere Benzi sulla fruizione del Parco regionale della Mandria

Argomento:

Sull'ordine dei lavori (seguito)


PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.
BONTEMPI Signor Presidente, si era stabilito di iniziare attorno alle ore 10 il dibattito sul nucleare, dopo aver esaminato poche interrogazioni. Se la maggioranza ha dei problemi doveva vederseli prima. Non possiamo aspettare i suoi comodi. Non.abbiamo né tempo né modo. C'erano tutti gli atti sul tavolo. Il Consiglio deve adesso proseguire con le comunicazioni della Giunta.



PRESIDENTE

Il problema è che la VII Commissione ha protratto la discussione.
Devo informare che l'Assessore Maccari ha chiesto il rinvio in Commissione della deliberazione n. 154: "D.P.R. n. 915/82. Attuazione art.
6, lett. f), e art. 33. Smaltimento rifiuti speciali (nn. 1, 2 e 5, quarto comma, art. 2)' e tossici e nocivi. Prime disposizioni regionali attuative" essendo intervenuta una nuova normativa.
Inoltre, la discussione sul rendiconto per l'esercizio finanziario 1985, siccome è legato all'assestamento del bilancio, è rinviata.
La VII Commissione comunica che ha esaminato e licenziato la proposta di deliberazione n. 286: "Localizzazione definitivo della centrale elettronucleare in Piemonte si sensi dell'art. 4, quinto comma, della legge 2/8/1975, n. 393. Delibera di sospensione degli effetti della deliberazione C.R. del 4/1/1985, n. 786-77, pubblicata sul BUR n. 5 del 30/1/1985" esprimendo a maggioranza parere negativo. Occorre iscrivere all'o.d.g. del Consiglio questa deliberazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Problemi energetici

Comunicazione della Giunta regionale sull'eventuale sospensione dei lavori e contestuale esame della proposta di deliberazione n. 286: "Localizzazione definitiva della centrale elettronucleare in Piemonte, ai sensi dell'art. 4, quinto comma, della Legge 2/8/1975, n. 393. Delibera di sospensione degli effetti della deliberazione C.R. del 4/1/1985, n. 786-77, pubblicata sul BUR n. 5 del 30/1/1985"


PRESIDENTE

Iniziamo quindi con le comunicazioni della Giunta regionale di cui al punto 4) all'o.d.g.
La parola al Presidente della Giunta regionale, Beltrami.
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la più recente riunione dei Presidenti di Gruppo ha ritenuto opportuno che la Giunta regionale rivolgesse una comunicazione al Consiglio in dipendenza di quello che è stato valutato, fatto nuovo nella complessa vicenda del nucleare.
Torna assai difficile stabilire se può definirsi fatto nuovo, in senso assoluto, quanto è accaduto, piuttosto che - pur valutandone l'eccezionalità degli effetti,- ritenerlo momento connaturale, coerente e conseguente o risultato di un atteggiamento, di un impegno e di un indirizzo.
Quindi capire se la lettera dell'ENEL al governo regionale costituisca mutamento o inversione di una politica, ovvero se la stessa non possa incastonarsi - per un filtro di risposta - in un mosaico di elementi di prudenza o di sicurezza che possono ricondurci non ad eccezionali o straordinari passaggi di cauta gradualità nel responsabile atteggiamento di non conquistare o ricostruire tratti di una immagine, quanto al riconoscersi in un più complesso e articolato - ripeto - prudente e responsabile modo di interpretare le ansie, le attese, le paure, le aspirazioni della popolazione regionale.
Sento di fare questa premessa, non certo per avviare da troppo lontano un discorso dovuto, ma per riconfermare con rigore che la vocazione, le origini popolari del governo regionale non possono non essere rispettosi del modo di sentire di larga parte della popolazione e, pur resistendo alla pressione dei fattori emozionali, capire che ci sono ampi richiami a sottolineature di carattere esistenziale, di legittima difesa disperatamente rivolti alla sopravvivenza, alla difesa della salute e della vita.
Queste affermazioni sento di farle non di certo per riaprire in aula un nuovo discorso sul nucleare, con un nuovo dibattito, perché questo non suonerebbe di certo accrescimento della funzione del nostro parlamentino perché - e mi parrebbe giusto farlo - ritengo di ricordare, prima d'altro a me stesso, che un dibattito decisivo e determinante si è svolto in quest'aula il 24 dello scorso luglio, in chiusura della sessione primaverile dei nostri lavori, con precise e inequivoche conclusioni che vincolano la Regione, i suoi atteggiamenti, ne definiscono la posizione e se rispettati, danno luogo a quei risultati che assieme siamo chiamati oggi a registrare, riaprendo i lavori parlamentari regionali, non certo in chiave trionfalistica, ma con semplice, modesta, umana convinzione di rendere un servizio al Piemonte, nell'attesa che, dopo la Conferenza di Venezia indetta per il prossimo dicembre, si proponga l'auspicata definizione degli interventi sul nucleare civile, sul suo futuro soprattutto perché chi deve decidere possa dire se quest'area energetica ha ancora un futuro.
Non possiamo nascondere che il dibattito sul nucleare civile (dirò per inciso che per farisaico approdo sulle aree del compromesso tutti o quasi tutti tacciono sullo spaventoso, dirompente, tragico, aberrante nucleare bellico) tocca più da vicino il Piemonte che ogni altra regione d'Italia per quel che è in corso da noi, per una scelta che il governo della scorsa legislatura, in un altro momento storico, ritenne di dover fare.
Mi si consenta poi di dire, per uno sfogo che almeno qualcuno vorrà pulitamente intendere, che non so fin dove sia giusto che i silenzi, di circostanza, anche agli alti livelli, i non pronunciamenti, l'aspirazione a catturare consensi di voci in libera uscita o più correttamente a rendersi portatori o interpreti di quelle voci, collochino il Piemonte in una posizione di centralità rispetto al problema, quasi che il suo modo di muoversi possa divenire cartina di tornasole rispetto alla squisitezza delle soluzioni proposte o invocate, allorquando altre Regioni si sono defilate, ovvero non hanno deciso.
E' stato, dunque, un errore l'aver fatto questa scelta, oppure essa era correttamente dovuta collocandosi in altro momento con diversi e complessivi problemi, sotto l'imperio di diverse spinte di scienza e di tecnologia? Io riterrei, terra terra, che l'errore sta nel dividere il mondo in buoni ed in cattivi senza lasciare spazi alla speranza e, come si usa dire oggi, alla profezia, mi si consenta non tanto alla folgorazione o alla conversione, quanto, ed ancor meglio, alla riconversione, se è vero com'è vero che sono stati in molti a compierla - ed io ne sono rispettoso per le motivazioni addotte - in modificazione dei precedenti, meditati consultati, approfonditi e sofferti atteggiamenti.
Ma è giusto ritornare ai contenuti veri della comunicazione e lo faccio con la consentita possibile sinteticità.
Dopo Chernobyl, il governo regionale, in un incontro a Roma con la Presidenza del Consiglio, aveva chiesto una conferenza internazionale per una verifica dei sistemi in atto, valutando con senso realistico che il problema non trova soluzione solo qui in Piemonte o in Italia, dal momento che in Europa vi sono ben 200 centrali nucleari in atto e 70 altre in corso di costruzione. Non più tardi di questa mattina è stato annunciato che sarebbe stata rimessa in pristino e in azione la centrale che ha dato luogo ai fatti che hanno creato non poche apprensioni nella comunità civile.
La posizione del Piemonte è stata di estrema e semplice chiarezza: o esistono sicurezze vere, certe, oppure bisogna inventare qualche altra risposta ai bisogni energetici del Paese e non seguire più la fonte nucleare, almeno questo tipo di nucleare. Quello della sicurezza è un tema al quale la Giunta regionale fa riferimento, non certo per formale adattamento ai problemi dell'ora, quanto per profonda convinzione e libera, maturata determinazione, tant'è vero che il prossimo Piano di sviluppo regionale avrà un suo capitolo titolato "Progetto sicurezza" che investe complessivamente le attività energetiche, siano esse idroelettriche termoelettriche convenzionali ed elettrotermonucleari.
Tra l'altro, è stato chiesto in quella sede un più impegnativo coinvolgimento del Governo nazionale nel progetto Ignitor del prof. Coppi che con il processo della fusione nucleare promuove la ricerca dell'energia pulita.
Il Consiglio regionale, a sua volta, ha approvato nella richiamata seduta del 24 luglio 1986 un ordine del giorno che, certo con non facile sforzo rivolto ad un momento unificante tra i Gruppi politici di governo intermediasse le più sfumate differenziate istanze e perseguisse l'essenziale risultato della non "compromissione ambientale", in vista delle decisioni del Governo e del Parlamento dopo la Conferenza nazionale.
Il Consiglio regionale nella seduta del 22 maggio 1986 ha dato così contorni, inquadrato la cosiddetta gradualità e nella seduta di luglio ha detto "no" al dewatering.
Per la Giunta della Regione vi erano dunque riferimenti decisamente precisi. Soprattutto vi era l'affidamento a vigilare affinché non si desse luogo a una irrecuperabile manomissione dell'ambiente e la sollecitazione ad attivare ogni iniziativa affinché la nostra Regione potesse, nell'ambito della conferenza, i cui confini purtroppo sono stati circoscritti entro il livello nazionale, offrire un apporto quanto meno pari al peso dei condizionamenti e dei gravami che si è ritrovata addosso.
Ora l'ENEL invia alla Regione la nota lettera il cui testo, pur rassegnato ai singoli Gruppi, per mano cortese del Presidente del Consiglio, mi permetto di rileggere: "Con la presente desideriamo richiamare le esigenze e le preoccupazioni da noi già prospettate con la lettera n. 1297 dell'1 settembre scorso in merito all'approvvigionamento degli inerti nonché le problematiche e gli impegni di cui alla nostra precedente n. 2749 del 7 luglio, tutti temi affrontati anche negli ultimi incontri tenuti presso la Regione.
Resta tuttora fermo l'impegno dell'ENEL di adempiere alle prescrizioni del PEN approvato dal Parlamento ed in particolare di procedere all'esecuzione dei lavori preliminari alla costruzione della centrale 'Piemonte Trino', con la gradualità richiesta con l'ordine del giorno approvato dalla Regione il 27 luglio scorso e le cautele necessarie per non pregiudicare, in nessun senso, future decisioni parlamentari in ordine agli obiettivi di politica energetica, coerentemente con l'ordine del giorno approvato dal Senato il 12 giugno scorso.
In relazione al predetto impegno ribadiamo la nostra richiesta di interventi urgenti a livello regionale, in particolare per gli inerti e il dewatering e, a livello provinciale, in particolare per strade e svincoli per consentire il proseguimento dei lavori programmati a medio termine che sono tutti tali, ripetiamo, da non pregiudicare irreversibilmente l'assetto territoriale preesistente e sono del tutto indipendenti dagli 'eventuali adeguamenti costruttivi' cui si fa riferimento in termini problematici nella lettera dell'Assessorato regionale cave e torbiere del 4 agosto scorso.
Siamo peraltro obbligati a comunicarle che l'assenza dei necessari provvedimenti comporterà di fatto non solo l'immediato rallentamento dei lavori in corso, ma, in breve volgere di tempo, la completa sospensione degli stessi, e ciò ancor prima delle decisioni parlamentari a valle della programmata Conferenza nazionale sulla sicurezza e politica energetica.
Per non aggravare i già pesanti danni economici derivanti all'Ente dal progressivo accumulo di ritardi, sul programma di costruzione, la conseguenza inevitabile dell'arresto dei lavori - se non interverranno opportuni provvedimenti - sarà la sospensione di tutte le attività connesse e complementari comprese anche quelle relative agli incarichi di ingegneria nonché all'ordine principale nucleare".
Sin qui la lettera dell'ENEL. Devo dire che se questo è un rilievo che propone un quadro risolutivo del problema da una angolazione passiva, sono esistite altre attivazioni da parte del governo regionale, ad esempio sul problema dei materiali pregiati, attraverso il quale la Regione ha detto, a tutte lettere, che il programma deve fare comunque salve le esigenze di salvaguardia del normale approvvigionamento nel territorio per le attività edilizie od opere pubbliche correnti, assicurando una soluzione ottimale di minima compromissione ambientale. In particolare non può, in linea di principio, accettarsi l'approvvigionamento di materiale pregiato utilizzabile per inerti classificati per la formazione dei rilevati assoggettabili ai normali carichi di esercizio. Queste sono memorie che ricorrentemente sono state fatte ricadere sull'ENEL onde avvertisse un chiaro atteggiamento della Regione.
Il contenuto della lettera è chiaro, non equivoco e senza difendere questo Ente di Stato (che sembra sappia farlo da solo e senza aiuti) vorrei sottolineare che si è sintonizzato (non diciamo neppure se costrettamente o meno) con il voto del Consiglio regionale e di certo assicura quanti erano preoccupati di una ipotizzata e inutile compromissione ambientale prima del maturarsi della Conferenza di Venezia.
Queste linee "forza" vengono rilette e puntualizzate nella lettera con la quale ho risposto all'ENEL: 'Con riferimento alla sua nota del 10 settembre u.s. in ordine ai lavori del cantiere di Leri - Cavour e considerata l'adozione di quel complesso di cautele mirate a non pregiudicare le preesistenze territoriali dell'area interessata, dalla stessa è rilevato come, allo stato, non sussistano quelle condizioni minime e indispensabili per il prosieguo delle attività in corso.
E' noto che le determinazioni consiliari assunte dall'assemblea regionale il 24 luglio u.s. impongono momenti di attenta e prudente riflessione, così come lo stato di incertezza presente circa gli sviluppi futuri del Piano Energetico Nazionale, peraltro oggetto di dibattito slittato al prossimo dicembre, non propone una serena prosecuzione della collaborazione tra i soggetti istituzionali interessati.
La polemica nucleare, che sta attraversando l'intero Paese ed i conflitti di ordine sociale e politico, esplosi con particolare veemenza in Piemonte, devono trovare, evidentemente, risoluzioni all'interno di un dibattito che dovrà verificare non solo il programma nucleare italiano ma l'intera politica energetica nazionale.
Sono esattamente dieci anni che questa Regione ha continuato ad esprimersi, sul problema nucleare, con atti e comportamenti improntati a responsabilità e senso di governo, rispettando scadenze, costruendo il consenso e la partecipazione alle scelte, stemperando i conflitti di ogni natura ed evitando sterili ed inutili contrapposizioni.
La Conferenza nazionale per l'energia, alla quale il Piemonte ritiene di dover partecipare fin dagli atti propedeutici e con tutte le sue risorse culturali e scientifiche, dovrà consentire al Parlamento l'adozione di tutte quelle risoluzioni utili a chiarire definitivamente dubbi e incertezze, facendo in modo che Governo e Autonomie locali e regionali assumano le proprie responsabilità e che queste vengano tradotte in atti concreti e rispondenti a chiare scelte di politica energetica che non possono più attendere.
Nella sostanza, vorrei registrare che si sono così definite le condizioni che il Consiglio regionale aveva votato con gli ordini del giorno del 22 maggio e 24 luglio 1986, che è prevalso il buon senso l'equilibrio, la tradizionale mirata prudenza dei piemontesi.
Ed ancora, quale comunicazione, segnalo che la Giunta regionale, mio tramite, ha chiesto al Presidente Craxi che alla Conferenza di Venezia sia previsto un congruo spazio alle Regioni ed in particolare alla nostra.
Stessa richiesta è stata rivolta al Ministro dell'Industria Zanone per fissare un incontro preliminare, che il Ministro ha definito per oggi alle ore 18, ma che - causa il Consiglio regionale in corso - ho richiesto di rinviare entro tempi brevi, che stavano per essere definiti nella mattinata di oggi.
A proposito della Conferenza nazionale devo ancora segnalare che sono in corso contatti tra le Regioni, sotto il coordinamento della Regione Toscana, per definire, per quanto è possibile, una concorde posizione.
Sul fronte legale vorrei ricordare che nel prossimo novembre il TAR è chiamato a pronunciarsi sul ricorso dei Comuni contrari alla convenzione intercorsa con il Comune di Trino, quindi al progettato insediamento.
E' un elemento dai più trascurato, mentre potrebbe invece sconvolgere gli attuali assetti e gli atti deliberativi in quanto (e non intendo con ciò aprire estemporaneo richiamo su iniziative dei Gruppi di opposizione) ad avviso dei legali la modifica dell'indicazione del sito avvenuta con la deliberazione del gennaio '85 non è più riproponibile da noi per avere, in allora, prodotto i suoi effetti quale momento di un più complesso e finalizzato passaggio procedurale.
Diverse condizioni invece maturerebbero a seguito di un pronunciamento del TAR se dovesse convenire sulla squisitezza del ricorso nella seduta del 26 novembre.
Ed ancora comunico che il 10 settembre 1986 abbiamo avuto come Giunta regionale un corretto ed utile incontro con la Giunta del Comune di Trino.
Mentre per il progetto Ignitor, proseguendo e perfezionando i colloqui con quanti sono interessati al problema, comunico che il previsto incontro del 25 ottobre 1986 in Torino per discutere su detto progetto, con la partecipazione del prof. Coppi e di altri uomini di scienza e cultura, è stato rinviato con comunicazione, avuta nel pomeriggio di ieri, causa imprevisto impedimento di un protagonista essenziale allo svolgimento dei lavori; insisteremo perché questo incontro possa celebrarsi nel più breve tempo.
La riunione è concordata tra Regione, Comitato Ignitor, Provincia CC.II.AA.AA. e risponde al collocarsi del governo regionale entro gli spazi della buona volontà e della serietà per dare un costruttivo contributo alla soluzione di questo sofferto problema.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi sono sforzato di riferire pur raccordandomi a taluni elementi, essenziali tasselli di un tormentato mosaico; mi sono ancora sforzato di non sconfinare, di non andare oltre, di non dare un taglio diverso dalla comunicazione, anche se tensioni umane, lo stesso rimbalzarsi sulla Regione del confronto talvolta esasperato, nonch le pesanti coltri di silenzio copiosamente distese che possono aver messo a dura prova il nostro equilibrio, il nostro senso di responsabilità (non isolati, seppure talvolta avvertendo il senso della solitudine), hanno più volte sollecitato, tentato un diverso percorso su temi di maggiore ampiezza, indotto alla polemica, quasi anticipando il dibattito della Conferenza nazionale.
Coerente con l'impegno assunto nella conferenza dei Capigruppo, mai dismettendo ogni verifica sui singoli aspetti del problema entro la Giunta con l'Assessore Maccari, che pubblicamente ringrazio per l'impegno elevato e prudente che profonde in questo campo, qui mi fermo, chiedendo alla cortesia del Consiglio regionale di constatare che la Giunta regionale è stata rispettosa e di tutto ossequio a quanto è stato deciso in quest'aula.
Non nascondo (ma non la voglio riproporre) l'antica aspirazione personale che pur ho nutrito nel passato che su questo terreno il dibattito potesse essere pilotato dalle coscienze e non da precostituiti schieramenti riferiti ad atteggiamenti dogmatici,o di partito. ma è cosa non facile.
Questo è avvenuto di certo all'interno delle forze che si riconoscono nella Giunta e ad esse sono grato per la fatica e lo sforzo di ricerca, di approfondimento e per qualche sofferta rinuncia, pur comprendendo che anche nei Consigli regionali del 22 maggio e del 24 luglio, con i noti ordini del giorno, così come da ogni atteggiamento del Consiglio regionale sull'argomento, non sono stati proposti né si propongono successi di schieramenti o addirittura il contrario, bensì l'attento scrupoloso approfondimento di un problema, che ha risvolti di estrema serietà, per dare risposte ugualmente serie alla nostra popolazione.
Allo stato dei fatti, sono personalmente convinto che il Piemonte pu attendere e prepararsi ora con maggiore serenità alla Conferenza nazionale.
La sua popolazione ritengo possa guardare con dilatata speranza al futuro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' Grazie, signor Presidente. Non mi soffermerò sulle divagazioni teologico - filosofiche, pure interessanti, su cui ci ha intrattenuti, per buona parte del suo intervento, il Presidente Beltrami.
Sto ai fatti. E il primo fatto mi pare questo: il gioco a nascondino tentato in più di una circostanza per mesi e mesi, dal maggio scorso ad oggi, non è più valido. Non è più valido anche se continua, poiché non pu che leggersi in questa chiave politica la comunicazione del Presidente Beltrami.
Una comunicazione che è stata quasi estorta alla Giunta dai Capigruppo dopo ripetute richieste e dopo che in tutti i modi si è tentato di far dissipare il cosiddetto "effetto Norimberga"; si è tentato, cioè, di ricomporre una unità della maggioranza del pentapartito che su questo argomento non c'è più, nonostante gli sforzi che si mettono in atto per occultarla.
Sto ai fatti, dicevo, perché, dopo aver sentito per mesi ripeterci dai rappresentanti della Giunta che la Regione si era spogliata dei propri poteri, e che non aveva null'altro da dire sul processo di localizzazione della centrale nucleare di Leri - Cavour, abbiamo dovuto aspettare conferma dall'ENEL alle nostre accuse puntuali sulla latitanza del governo regionale. Hanno trovato conferma anche i terreni su cui l'opposizione antinucleare ha sollecitato l'intervento "sospensivo" della Regione, e mi riferisco alle procedure per il dewatering e all'approvvigionamento degli inerti per i lavori di cantiere. Tutti provvedimenti su cui la Regione fino al 24 luglio, ha continuato a negare di essere parte in causa, ed ora smentita anche dall'ENEL che ha pure preoccupazioni contrapposte a quelle nostre.
Ritengo, allora, per la considerazione che ciascuno di noi dovrebbe portare a questa istituzione, che ci sia una conseguenza, insieme logica e politica da trarre, per questo comportamento della Giunta che definire latitante è addirittura poco.
La conseguenza è questa: in primo luogo l'Assessore Maccari dovrebbe rassegnare qui, seduta stante, le sue dimissioni dall'Assessorato all'energia e all'ambiente per incapacità manifesta a valutare gli effetti del proprio comportamento. Egli, infatti, dicendo di non avere poteri in tutta questa materia ha consentito, insieme ai suoi colleghi di Giunta, di spendere altri 15 miliardi per lavori preliminari, cosiddetti reversibili che sono comunque caricati, reversibili o meno, sulle casse della nostra comunità, cioè sulle tasse che ciascuno di noi paga per questo Paese.
L'Assessore Maccari dovrebbe fare le valige perché ha negato ripetutamente di potere intervenire sulle operazioni di dewatering, come sull'approvvigionamento degli inerti, perseverando pervicacemente, fino a rimanere pressoché da solo, a sostenere che la scelta nucleare in questa Regione sia irreversibile.
Dicevo che il gioco a nascondino non vale più, anche se continua stando alle cronache è subentrato anche un altro gioco: quello allo scavalco. Ogni mattina leggo con ansia i quotidiani per vedere chi si è spostato più a sinistra di me sul versante antinucleare. Laicamente, per con una considerazione di ordine geografico ed anche politico, non si pu non rilevare che Norimberga non è Lourdes, dove avvengono miracoli.
Conviene perciò avere pazienza per discernere le "conversioni" sincere da quelle strumentali e di comodo.
Noi valutiamo sicuramente in maniera positiva l'allargamento del fronte su cui ci siamo battuti da anni, sotto le accuse di essere utopisti e visionari. Salutiamo i nuovi compagni di viaggio con piacere, perché quando vediamo l'editorialista de "La Repubblica", Mario Pirani, riprendere pari pari gli argomenti su cui abbiamo lottato per un decennio vuol dire che gli anni della resistenza al nucleare non sono stati soltanto testimonianza, ma qualcosa di più. Quella nostra battaglia politica e culturale è riuscita a penetrare nella coscienza di larghi settori della società civile e anche di quella politica, nonostante le basse rappresentazioni che, della società politica, si hanno sovente nei nostri dibattiti in aula.
Allora, nel rilevare con piacere queste evoluzioni aggiungo anche che occorrerebbe prendere atto di un altro elemento della discussione più recente. Ed è su questo, Presidente Beltrami, che da parte sua il gioco allo scavalco proprio non lo accetto.
Mi riferisco all'atomo di guerra. Certo, ci sono tanti, troppi antinucleari dimezzati che vedono soltanto una faccia del problema atomico.
Ed allora, se davvero lei vuole essere conseguente, dovrebbe riscrivere subito quella parte del programma che ci ha illustrato un anno e un mese e mezzo fa, in quest'aula, nella quale si dava sostegno e si rivendicava addirittura al Piemonte un proprio spazio nel progetto dello scudo spaziale. Prendiamo allora atto con piacere delle evoluzioni, ma non ci accontentiamo delle parole.
Concludo, signor Presidente, nel ribadire che occorre prendere provvedimenti espliciti, precisi e vincolanti nel merito del prosieguo dei lavori. Perché qui non vale il discorso che ho letto sui quotidiani delle settimane scorse, secondo cui i lavori si fermeranno da soli. I lavori devono fermarsi per un provvedimento di questa assemblea, la quale tentando di interpretare seppure con ritardo le inquietudini che attraversano la nostra comunità finalmente dica: "Fermiamo tutto poi si vedrà!".
C'è una Conferenza nazionale che peraltro, colleghi, noi del Gruppo D.P. non sopravvalutiamo più di tanto perché sappiamo come si preparano e si svolgono queste assise come se ne prefigurano anche gli sbocchi tuttavia, in ogni caso essa è un'occasione importante di riflessione.
Proprio per questo occorre che ci sia un pronunciamento al termine di questo dibattito che dica stop definitivo ai lavori che sono tuttora in corso e che, per quanto ci riguarda, insieme a tutti gli antinucleari di questa Regione, provvederemo a fermare, con le nostre forze militanti seppure simbolicamente, attraverso il blocco dei cantieri indetto in questa settimana e nella seconda settimana di ottobre.
Noi pretendiamo che da questa istituzione ci sia un pronunciamento chiaro. Nel merito della delibera del Gruppo comunista che è stata presentata alla nostra attenzione mi riservo di intervenire dopo. Dal nostro punto di vista (lo anticipo subito) quello che occorre fare è revocare, perché ci sono tutti gli strumenti giuridici per farlo, la deliberazione del 4 gennaio 1985, revocando di conseguenza ogni effetto. La dottrina questo ci consente, la coscienza civile della nostra gente questo ci domanda.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Signor Presidente, desidero ringraziare il Presidente Beltrami per la puntuale comunicazione che ha fatto in ordine alla lettera inviata all'ENEL e sulle sue implicanze.
Comunicazione che non poteva non inserirsi in un dibattito generale ripreso da alcune settimane e che si è andato allargando a livello europeo coinvolgendo Stati, Governi, forze politiche e sociali.
Il dibattito sul nucleare, prima impegno di singoli gruppi o istituzioni che avevano direttamente a che fare con il problema delle scelte relative alla costruzione di centrali, come avevamo noi, si è poi allargato e ha coinvolto, dopo la nube disastrosa di Chernobyl, le coscienze di tutto il mondo. C'è stata subito una grossa riflessione da parte di tutti che ha portato alla proposta della Conferenza nazionale sull'energia, ma che sta portando anche a delle prese di posizioni sulle implicanze del nucleare, non soltanto per le conseguenze a valle ma anche sulle implicanze economiche e sul tornaconto. C'è un riesame, una verifica in corso.
In questa direzione il Partito Socialista ed il suo Vicesegretario l'on. Claudio Martelli, hanno posto con vigore, , con serenità e con forza all'opinione pubblica italiana la domanda: "Che cosa fare in ordine al problema del nucleare?".
Martelli non credo sia rimasto folgorato, non ci sono stati miracoli di nessun genere, cari amici, anche se le decisioni importanti di un grande partito come l'SPD sicuramente sono di rilevanza e di non poco conto.
Tuttavia è una riflessione che Martelli ha fatto ad alta voce, che ciascuno di noi ha fatto e che ciascuno di noi ha ben presente.
Il Gruppo socialista ha dato un contributo in questa direzione di fronte al fatto che siamo interessati direttamente alla costruzione della centrale di Trino; è importante continuare a dare un contributo, lo abbiamo fatto ancora recentemente con un convegno a livello nazionale e si propone di dare un contributo alla Conferenza nazionale sull'energia. E giacch l'Italia, per varie ragioni, ma anche per ragioni di carattere democratico non è entrata nel nucleare è venuto il momento che essa non ci entri; ci sono ragioni che portano a valutare l'opportunità di altre scelte, che sono possibili e sono molto più convenienti. Questa è la posizione emersa dal convegno del Partito Socialista fatto la scorsa settimana a Roma. Siamo fieri, come Gruppo socialista, di aver dato sin dall'inizio un contributo di fronte a quello che è accaduto siamo fieri di avere posto a questo onorevole Consiglio regionale il problema del "Che cosa fare" in ordine alla centrale di Trino.
Già allora ponemmo il problema di sospendere i lavori alla centrale di Trino, attraverso confronti e dibattiti ampi. Si deve riconoscere a tutte le forze politiche di questo Consiglio regionale la sensibilità di essersi poste questo problema affermando con obiettività la procedura della graduazione perché andassero avanti soltanto quei lavori che non compromettevano le scelte che spettano alla Conferenza nazionale sull'energia e sulla sicurezza.
E' stata positiva la posizione assunta, al punto che l'ENEL. del quale ho grande rispetto, che non ho mai considerato un Belzebù da esorcizzare ha ritenuto di far presente che in questa direzione non è facile procedere e in un certo senso ha anche ragione. L'ENEL però non è un'azienda lontana e staccata dalla realtà italiana nella quale entrano anche le riflessioni che portano ai cambiamenti delle scelte che sono state compiute e che misurate concretamente, possono anche non essere più valide.
Tuttavia, tenendo conto di tutte queste cose e che c'è in corso questa grossa riflessione, un grosso impegno politico che investe le forze politiche del nostro Paese, che investe gli Stati e i Governi, credo sia venuto il momento per noi di assumere una posizione ben precisa e netta cioè che si dica in un documento che devono essere sospesi i lavori, che non si deve procedere, visto che in fondo il procedere così è come procedere verso il nulla. Ebbene fermiamoci, anche perché vogliamo vederci chiaro, anche perché maturano delle prese di posizione come quella che è stata assunta ieri sera dal Consiglio comunale di Torino, che rappresenta un milione e mezzo di persone. E' bene che questa Regione ne tenga conto.
Queste sono le cose che come Gruppo socialista vogliamo rappresentare e ribadire. Vogliamo sottolineare che ciascuno deve fare la propria parte, la Regione per quanto riguarda gli inerti, il Governo per quanto riguarda gli atti da compiere, il Comune di Trino per quanto riguarda i suoi atti.
In questo senso la delibera presentata dal Gruppo comunista l'abbiamo giudicata improponibile perché, a mio avviso, e l' ho detto nella riunione essa si colloca tra il momento politico e il momento giuridico, e allora è bene essere chiari e saper separare i due momenti, quello politico da quello giuridico; comunque noi intendiamo affermare il momento politico riconoscendo la validità seppure nella non proponibilità, della proposta di "sospendere gli effetti", che per noi significa sospendere i lavori: fermare ogni attività da qui alla Conferenza nazionale sull'energia per vederci chiaro. Perché, cari amici e colleghi, sarebbe ben grave che si arrivasse alla sospensione della scelta del nucleare e alla correzione del Piano Energetico Nazionale; in genere si dice: "Cosa fatta capo ha" e si dice "Montalto è in stato di avanzata costruzione e Trino è gia avviata, e va bene!"Eh no, signori, noi abbiamo delle grosse responsabilità. Per questo, questa Regione che ha saputo sempre fare valere il suo peso, lo deve far valere; è un modo per dare il contributo al dibattito che si sta.preparando e per prepararci anche a rappresentare l'impegno alla Regione. Quindi una posizione che sia di sospensione, di chiarezza nei confronti di tutti coloro che sono interessati alla questione.
Ci siamo comportati bene, credo che l'Assessore Maccari abbia fatto la sua parte, perché se è vero che siamo arrivati a questo procedimento difficoltoso, faticoso, tuttavia però ci siamo arrivati. Se a questo punto è bene sospendere, ciò è dovuto alla sensibilità che questa maggioranza questa Giunta, seppure con difficoltà, ha saputo manifestare la sua posizione; è un comportamento del quale desidero dare atto; è coerenza di impegno. Chiedo una precisa assunzione di responsabilità in questo momento rispetto a tre mesi fa. Occorre compiere dei passi in avanti e occorre compierli in questa direzione proprio perché noi non vogliamo essere gli ultimi "termopilisti" della situazione nucleare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bosio.
BOSIO Signor Presidente, signori Consiglieri, questo Consiglio e questa Giunta hanno di fronte, ancora una volta, un problema preciso, non eludibile, anche se si è sicuramente cercato nei mesi e nelle settimane scorse di eluderlo con la tecnica dello struzzo, con la tecnica di nascondere la testa nella sabbia. Si tratta di decidere in modo netto e chiaro, con un comportamento autorevole e responsabile, assumendo la piena responsabilità che deriva dalla coscienza di governare una grande comunità la sospensione dei lavori della centrale di Leri - Cavour. Questa questione noi l'abbiamo posta da parecchio tempo proponendo, dopo l'avvenimento di Chernobyl, l'esigenza di una sospensione dei lavori di Leri - Cavour nel quadro di un bisogno di ripensamento globale e di una rivalutazione di tutti gli aspetti e di tutte le opportunità in ordine al ricorso limitato e controllato al nucleare. La sospensione dei lavori rimane compiutamente la posizione e l'obiettivo nostro, nel quadro delle indicazioni date dal nostro Partito a livello nazionale e accolte dal Governo per la preparazione e la tenuta di una Conferenza nazionale sull'energia e nel quadro dell'iniziativa verso l'istituzione anche ad hoc di un referendum consultivo per consentire al popolo italiano di esprimersi su questioni di tale portata. A questa posizione non siamo mai venuti meno, vorrei ricordarlo, anche quando siamo stati chiamati ad aderire o chiedemmo adesione ad altre forze o movimenti, orientati in diversa misura, ad altre valutazioni o posizioni, ma comunemente convergenti con l'obiettivo della sospensione. Questa posizione, appare a noi, e qui vorrei riconfermare e risottolineare, non solo è del tutto accettabile, ma è anche la più giusta e la più responsabile, non solo perché corrisponde al bisogno di una forza politica grande e rappresentativa di grandi interessi e aspirazioni sociali come la nostra, ma perché essa sola può consentire un atteggiamento in nessun modo pregiudiziale o ideologico rispetto al nodo da sciogliere e perché essa sola invita concretamente ad un responsabile lavoro della politica, della scienza, della coscienza e della conoscenza per dirimere compiutamente una questione che spazia dai grandi interessi dell'economia a quelli della democrazia e a quelli delle idealità di vita, in questioni come queste, che si propongono quasi fino ad essere spartiacque tra concezioni diverse di vivere, dovendo, noi comunisti, ma anche lo Stato e gli uomini dello Stato, rispondere oggi e nel prossimo futuro non solo dell'immagine di una società nuova ed emancipata anche dai rischi delle tecnologie complesse, ma del concreto possibile mutarsi e trasformarsi di questa non giusta società.
L'accenno del Presidente della Giunta al nucleare militare è parso anche a me opportuno ma nello stesso tempo macabro. Forse che non si è firmata pochi giorni fa l'intesa tecnica sullo S.D.I. senza neppure sentire il Parlamento e impedendo ad esso di discuterne? Forse questo non è stato attuato dentro un quadro di riferimento , politico molto preciso? In questo senso considero giusta, ma veramente macabra, la constatazione che ha fatto pochi minuti fa il Presidente della Giunta in quest'aula. Mi pare, ancora una volta, che le comunicazioni del Presidente hanno tutta la caratteristica della fuga da qualsiasi responsabilità. Lo confessa egli stesso ricorrendo ad un linguaggio artefatto, ma nel quale è possibile scorgere la propria definizione e della Giunta con la frase "angolazione passiva". Confermo che è un'angolazione del tutto passiva, un immobilismo la testa dello struzzo nascosta nella sabbia. Si tenta ancora una volta di svicolare, ma questo non è serio, per ragioni concrete, non solo di dignità e di funzione dei ruoli istituzionali. Infatti voglio qui ricordare due ragioni essenziali che rivendicano il dovere della chiarezza e della autorevolezza di chi governa e vuol governare. Anzitutto la ragione di una coerenza concreta. Leri - Cavour fa parte di una scelta del P.E.N. che, per quanto riguardava il nucleare, fissava un livello minimo credibile, nel quadro di un ricorso limitato e controllato per costi, per storia e per significato intrinseco del nucleare nel contesto più generale delle varie fonti energetiche.
Ora, o così resta, ma ciò lo dovrà teoricamente (ma abbiamo già in mano tutti gli elementi per valutarlo) dire la Conferenza nazionale e le conseguenti e decisive scelte politiche, oppure occorre qui ribadire ci che si sa già e viene costantemente rimosso e nascosto dai Partiti di governo, in particolare dalla Democrazia Cristiana, e cioè che fare la sola centrale di Leri - Cavour, lo diceva il compagno e collega Rossa e sono interamente d'accordo con lui, non ha più alcun senso sul piano di un vero e reale discorso programmatorio di costi, di quantità produttive e di tecnologie. A nulla vale "l'assiemaggio" politico ed economico che si tenta di fare di Montalto di Castro e di Trino. Montalto di Castro è quasi terminato, Trino non è ancora cominciato, Trino si accompagna ad altre scelte, ormai rinnegate, del Piano Energetica Nazionale, in Lombardia, in Puglia e nelle altre località. Di qui una responsabilità diretta, precisa alta e forte di questo Consiglio e di chi governa questa Regione.
La seconda ragione concreta che spinge all'esigenza non eludibile di una decisione autorevole e saggia riguarda gli interessi generali e concreti di questa Regione. L'intesa con l'ENEL. che ha portato alla localizzazione dell'impianto nucleare a Trino, nel quadro delle indicazioni del P.E.N., prevede un pari investimento in fonti energetiche rinnovabili alternative al nucleare, in interventi massicci di riordino delle acque e altro ancora.
In questo anno, prima di Chernobyl, noi comunisti abbiamo insistito non solo perché l'ENEL attuasse tutti gli aspetti concordati per il nucleare, e la nuova maggioranza, che ce ne ha dato atto, fosse attenta ed attivata costantemente a pari dignità con l'ENEL. una pari dignità che si è trasformata in una pariglia al carro dell'ENEL. ma anche perché l'altra metà del Piano fosse contestualmente attivata. Il nostro comportamento in ciò si è ispirato, non alla logica del '.Via noi dal governo e cambiamo tutto, rinneghiamo e facciamo finta di non vedere i problemi e le difficoltà delle scelte che noi, per primi, abbiamo determinato", ma dalla logica, pur sempre di forza, di governo, anche dall'opposizione, di vedere il potere istituzionale svolgere fino in fondo il suo ruolo autonomo e primario di governo, di processi complessi e dire le proprie idee fino in fondo con la dignità delle cose pensate, discusse, concordate e fatte. Oggi solo una capacità autorevole di decidere, di chiarire, specie dopo la lettera dell'ENEL. sprezzante in definitiva verso questa Giunta, e credo forse meritata, sulla sospensione dei lavori può consentire a questo Consiglio regionale di porre con la dovuta forza e credibilità all'ENEL l'esigenza dell'altra parte del Piano. Si sospendano i lavori a Trino e si dia attuazione immediata al Piano per l'energia alternativa, le fonti rinnovabili, per il teleriscaldamento, per la sistemazione delle acque e per il recupero delle centraline.
La centrale era anche una questione nel quadro dei problemi economici complessi di occupazione. Il nuovo impianto nucleare aveva anche di questi elementi. Se questo non avverrà tiriamo le fila non si vuole assumere la sospensione dei lavori di Leri - Cavour, ci si vuole nascondere, si finge di essere un po' come le tre scimmiette, si lascia fare all'ENEL galleggiando.
Può essere che si pensi di costruire solo Trino, non c'è però ragione di alcuna natura che possa giustificare questo.
Si può pensare di lasciare fare all'ENEL. Ma ciò che l'ENEL già stentava a fare prima, oggi men che meno farà. Preso atto della totale assenza del governo regionale, disporrà a suo totale piacimento se fare o non fare rispetto all'altra parte del Piano Energetico in Piemonte e ne disporrà con pieno diritto.
In terzo luogo mi sia consentito di dire: maturerà un atteggiamento ancora una volta, di fuga da parte di questa Giunta e di questa maggioranza. Ho letto nelle settimane scorse che l'Assessore Maccari intendeva mandare tutta la documentazione relativa a Trino alla Magistratura,piccato non si sa bene perché da frequenti accenni alle lobby nucleari. Il primo a parlarne fu il quotidiano "La Stampa" con una serie di lunghi e generali articoli. L'Assessore Maccari potrebbe chiedere chiarimenti li, poiché devono essere esperti. Devo dire che se questa Giunta e questa maggioranza dovessero ancora una volta eludere il problema di una decisione chiara per la sospensione, mi troverei concorde con l'Assessore e se non l'avesse ancora fatto lo sosterrò nel farlo: porti tutto al Magistrato.
Mi chiedo quali ragioni possono portare questa Regione subalpina, un tempo fiera, a siffatte rinunce ai propri compiti, al proprio ruolo e alla propria funzione politica e istituzionale.
Noi abbiamo proposto l'unico atto vero, concreto, chiaro e conseguente che questo Consiglio può e deve assumere e cioè una proposta di deliberazione di sospensione degli effetti della deliberazione del gennaio 1985.
Si vuole distinguere tra posizione istituzionale e posizione politica? Bene, concordiamo con quanto ha detto il Capogruppo socialista, siamo disposti e disponibili, sulla base delle cose che ha detto, a ricorrere se non a scelte di tipo giuridico a scelte di tipo politico, ma qui, adesso ora, perché adesso questo Consiglio e questa istituzione è chiamata a rispondere.
Qui, adesso, noi siamo interamente d'accordo anche nel momento politico con le cose che diceva il Capogruppo socialista.
Si imbocchi questa strada, si ridia credibilità ed efficacia a questo consesso. L' ho detto prima e credo nessuno possa smentire: Trino 2 da sola non serve più a niente. Il Consiglio regionale del Piemonte faccia sentire il suo peso responsabile anche nel desolato deserto delle assenze dei giochi dei silenzi del Governo nazionale, assumendo pienamente la responsabilità della sospensione. Se invece la logica prevalente della Giunta e del Presidente fosse quella qui prospettata nelle dichiarazioni iniziali, la logica del non vedo, non sento e non parlo, vorrei ricordare che questo Piemonte ha avuto altri autorevoli "re tentenna" che coincidenza straordinaria, segnarono la sconfitta piemontese, guarda caso a Novara. Ricordo che quel re dovette rapidamente abdicare. Questa Giunta da tempo, abdica ai suoi compiti.



MARCHIARO M. Laura



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.
PEZZANA La comunicazione che la Giunta ha fatto per bocca del suo Presidente questa mattina mi ha deluso perché ha perso un'occasione che gli era stata presentata su un piatto d'argento dall'ENEL. Con quella lettera l'ENEL.
volontariamente o no, in fondo poteva dare una via d'uscita ad una Giunta che finora di vie d'uscita non solo non ne ha mai avute ma non ne ha mai ricercate. Si è persa questa occasione, volutamente o no, non lo so, ma quello che interessa è il risultato. La posizione è ancora quella di prima e, ripeto, questa espressa dal Presidente Beltrami mi ha profondamente deluso. Poiché mi auguravo che dopo tutto quanto è avvenuto ed è emerso dai dibattiti, almeno oggi, proprio grazie e questa mano data insperatamente dall'ENEL. forse la Giunta avrebbe mutato atteggiamento.
Questo non è avvenuto. Devo dire che con un Assessore all'ecologia come abbiamo nella persona dell'Assessore Maccari, questo non solo non mi delude, ma non mi stupisce. Mi chiedo se l'Assessore Maccari da Presidente della Provincia sia stato mandato a fare l'Assessore all'ecologia intendendo questo passaggio come una punizione o un avanzamento, perché se è stata considerata come una punizione sicuramente questo può esserlo per l'Assessore, ma questa punizione, ahimè, ricade addosso non soltanto a noi Consiglieri ma a tutto il Piemonte. Credo sia una riflessione che va fatta dopo un anno di completo disaccordo con quanto ha fatto l'Assessore Maccari, il quale ha rivelato non soltanto una sostanziale incapacità a trattare di problemi ecologici, ma di essere anche un pessimo Consigliere di una Presidenza di Giunta che non sa distinguere tra buoni e cattivi Consiglieri.
Stiamo parlando di nucleare; non è un discorso nuovo, è un discorso che stiamo discutendo da un anno e mezzo, ma che ha le sue radici in tempi precedenti. Voglio citare quanto è avvenuto in momenti forse non molto lontani, sicuramente non vicinissimi, partendo proprio da una richiesta che aveva messo in moto il discorso del nucleare in Piemonte e che ha ormai l'antica data dell'8 marzo 1979 Allora non facevo parte del Consiglio, per facevo parte del P.R. e ricordo che l'iniziativa popolare proposta dal P.R.
stesso fu bocciata dal Consiglio regionale piemontese il 5 luglio 1979.
Si impedì già allora di 'sapere cosa pensavano realmente i piemontesi sul nucleare. Fu bocciata anche se invece quella richiesta di consultazione popolare rispondeva in pieno all'attuazione dell'art. 64 del nostro Statuto. Perché la proposta non riguardava un referendum consultivo ma una consultazione popolare. Questa richiesta di consultazione popolare fu respinta.
Mi sono letto i resoconti stenografici di quanto è avvenuto sul nucleare in questi ultimi 15 anni ed ho trovato delle cose interessanti che oggi vi leggerò. Spero nessuno si rammarichi di quanto ha detto o si rammarichi ma non se ne adonti.
Il Consigliere Cardinali, non più presente in quest'aula, non l' ho mai conosciuto, ma cito dai resoconti stenografici del Consiglio regionale proprio quando il P.R. presentò questa richiesta di consultazione popolare.
Cardinali disse: "Abbiamo poi avuto l'iniziativa legislativa del P.R. e tutto questo ha messo in moto all'interno dell'Intercommissione (tutti ricorderanno l'Intercommissione creata apposta per studiare come realizzare il nucleare) una specie di nervosismo tendente in qualche modo a contenere la minaccia dell'ipotizzato referendum e ad accelerare i tempi di conclusione dei compiti assegnati dalla legge alla Regione". Quindi una richiesta di consultazione popolare provocava nel 1979, il 5 luglio, un nervosismo all'interno dell'Intercommissione perché c'era la minaccia di un ipotizzato referendum. Aggiungeva Cardinali, leggo testualmente: "Il risultato elettorale (teniamo conto che era appena passata la campagna politica che aveva visto una crescita notevole del P.R. ed un arretramento notevole del P.C.I.) ha fatto cambiare parere a molte persone è sta ingigantendo quella che è stata la pericolosità o quella che può continuare ad essere la pericolosità elettorale del P.R., sia quello che può essere l'atteggiamento nuovo delle forze politiche nei confronti del quadro politico nazionale". Quindi in questo Consiglio per bocca di un Consigliere si notava la pericolosità elettorale di un partito politico che aveva fatto della campagna antinucleare una delle proprie battaglie. Oggi invece, lo cito con soddisfazione, la proposta del P.C.I. alla Camera parla un linguaggio totalmente diverso. Leggo due brevi brani della proposta di legge presentata a nome Natta ed altri il 5 giugno 1986: "Il processo di formazione delle decisioni non è meno importante del processo di formazione delle conoscenze, né si può pensare di chiedere alla scienza, attività umana anch'essa fallibile e probabilistica, di decidere o di rivolgersi ad essa pretendendo certezze o verità assolute. La responsabilità politica di decidere spetta, dunque, alla società civile e alle istituzioni rappresentative della sovranità popolare". Continua il Segretario del P.C.I. Natta ed altri: "I referendum consultivi non si pongono quindi in contraddizione con la forma di governo parlamentare, né con le prerogative del Parlamento. Peraltro non si tratta di incidere sull'efficacia di norme legislative, che sarebbero oggetto di referendum abrogativo secondo la Costituzione, ma di una forma di partecipazione a scelta di politica dell'energia".
Se questo fosse stato l'atteggiamento che il P.C.I. aveva assunto negli anni precedenti, sicuramente oggi non saremmo qui a parlare di nucleare. La Giunta non avrebbe questa patata bollente, dalla quale evidentemente continua ad essere scottata, ma saremmo a parlare di altri argomenti, forse più importanti.
Anche se oggi il collega Bosio si richiama come ogni volta a grandi scelte popolari, quindi a grandi responsabilità, il P.C.I. invece parlava non molti anni fa, un linguaggio completamente diverso. Cito, sempre dalla seduta del 5 luglio 1979, il collega Bontempi, il quale diceva: "C'è per anche una ragione di merito. Riteniamo che il quesito che viene posto dall'iniziativa del P.R. non debba essere sciolto attraverso la forma della consultazione popolare. Abbiamo - continua il collega Bontempi - detto che l'alternativa del "si" e del "no" era un falsa alternativa; proporre addirittura una consultazione generale su questo tema è un atto politicamente sbagliato. Nel merito si può decidere su questo solo dopo l'assunzione cosciente e consapevole dei termini del problema. Potrei aggiungere che noi non siamo generalmente favorevoli a consultazioni di questo tipo quando gli interessi in gioco attengono al destino di ognuno ma anche ad un collegamento che nell'istituzione trova la sua migliore espressione".
Aggiungeva poi Bontempi: "Guai se percorressimo la nostra strada a salti e in maniera sconnessa".
Su questa affermazione non faccio commenti, perché si commenta da sola soprattutto con quello che è avvenuto dopo.
Continua il P.C.I. attraverso il collega Rivalta, per esempio, e mi sembra opportuno leggere quanto diceva nella stessa seduta di Consiglio: "La posizione 'della Giunta nei confronti delle centrali nucleari è una posizione chiara e netta. La Giunta ritiene che nella situazione del nostro Paese sia necessario procedere, possibilmente senza ulteriori ritardi, alla costruzione di centrali nucleari". Aggiungeva Rivalta: "Riteniamo quindi anche sotto il profilo ambientale, che la centrale nucleare dia maggiori garanzie di altre centrali. Deciderà il Consiglio regionale (seduta del 4 gennaio 1985) per la centrale nucleare questa sera e lo decide, non lo dico qui con spunto polemico né per desiderio di richiamare pretese di primi della classe, un Consiglio regionale in presenza di una Giunta di sinistra.
E' stato posto questo polemicamente - continua il collega Rivalta - io non assumo nessun atteggiamento di trionfo; indico soltanto che c'è, in questo da Montalto di Castro a Caorso a Trino, una situazione che indica che le Giunte di sinistra, nel confronto interno alle assemblee elettive, hanno sempre assunto un atteggiamento di responsabilità nei confronti dei problemi del Paese, dei problemi economici e della produzione di energia che stanno alla base dello sviluppo economico. Rispondo soltanto a quegli atteggiamenti polemici, qualcuno anche acido, che vorrei, che anche là dove esistono Giunte diverse, ove queste Giunte sono chiamate a decidere per gli impianti di produzione energetica di vario tipo, davvero decidessero come hanno deciso le Giunte di sinistra".
Rammaricarsi oggi che la Giunta di "tipo diverso" che abbiamo davanti decida come il Consigliere Rivalta, allora Assessore, si augurava decidesse, mi pare veramente quel famoso salto del quale il collega Bontempi si rammaricava perché diceva: "Guai se percorressimo la nostra strada a salti e in maniera sconnessa".
Ho riletto queste cose ben sapendo di versare alcool su ferite ancora aperte. Oggi il P.C.I., dopo che altri hanno scosso l'albero, passa per raccogliere i frutti e sembra che l'atteggiamento antinucleare sia di dominio e di attuazione di questo Partito, invece dovrebbe essere più attento a quanto ha affermato e capire invece che le lotte per una diversa attuazione del problema energetico in Italia sono state portate avanti da altre forze, con una grossa opposizione da parte di molti dei qui presenti Consiglieri ché, dal 1979 in poi, hanno tentato, riuscendo chiaramente essendo maggioranza ed essendo in Giunta, a impedire" a quelle forze politiche che già allora avevano capito quello che oggi altre forze politiche, con nostro piacere, hanno capito.
Queste sono osservazioni che ho ,ritenuto doveroso fare, anche perch quando il collega Bosio parla di un Piemonte fiero, come ha fatto un momento fa, mi chiedo veramente a quali anni si riferisca e mi piacerebbe me lo spiegasse, perché se si parla del nucleare credo sia molto difficile trovare elementi di fierezza nella gestione delle Giunte di sinistra.
Mi rendo conto: sono bottigliate di alcool che io sento di dover versare su ferite non rimarginate. Spero che i compagni comunisti di questo non se ne abbiamo a male, non se ne adontino, anche perché la loro posizione oggi è ben diversa e noi siamo contenti di questo.
VALERI Pezzana parli troppo.
PEZZANA Io accetto con piacere le interruzioni quando possono dare adito ad un dialogo. Quello che non capisco è quando il collega Valeri dice che parlo troppo. Il rimprovero che non può essere fatto a me è proprio quello di fare dei discorsi per delle ore.



(Voci in aula)



PRESIDENTE

Scusate, lasciate parlare il Consigliere Pezzana.
PEZZANA Cari colleghi comunisti, per parlare non aspetto che mi diate la parola o che mi diciate bravo o cattivo. Dico le cose che devo dire, mi auguro che le sentiate e poi trarrete voi le vostre valutazioni.
Per quanto riguarda la Giunta mi sono espresso all'inizio e credo che non ci siano altri argomenti da dire, anche perché mi sembra che in questo anno e mezzo, su quanto ha fatto l'Assessorato all'ecologia, il Gruppo comunista non ha certo brillato con grandi prese di posizione contrarie.
Questo è stato se mai patrimonio delle forze nuove di questo Consiglio della Lista Verde e di DP.
FERRO Sei impudente! PEZZANA Impudente? Mi sembra un insulto delicato, posso anche accettarlo. Ci potrebbe essere di peggio.
Le interruzioni hanno il pregio di stimolare gli interventi, però hanno anche il difetto di interrompere il filo.
Ho citato questi interventi perché la discussione che stiamo facendo oggi ha delle origini antiche.
Quelle forze hanno capito gli errori, hanno capito che bisogna girare pagina, ma con un rispetto maggiore verso tutte quelle forze che nascono dalle esigenze della gente; perché i grandi partiti non sono immutabili non sono delle eredità congelate. Dice il P.C.I.: "Noi siamo un partito che viene da lontano", ma venire da lontano non basta, bisogna anche guardare il presente e guardare il futuro, altrimenti si rischia di rimanere appunto, congelati in una eredità che può anche soffocare.
Allora se oggi il P.C.I. ha questa attenzione nuova rispetto a un problema così importante come il nucleare, bene!, ma dico anche ai compagni comunisti: "Siate sinceri, soprattutto abbiate memoria storica". Non vale neanche la pena di andare molto in là, è questione di pochi anni.
Ricordatevi quando voi, con tutti i mezzi di potere che avevate strozzavate - ho riportato dei fatti incontestabili - tutte quelle iniziative fatte da piccoli partiti, piccoli raggruppamenti, come poteva essere il Partito Radicale che già nel 1979 andava proprio nell'indicazione nemmeno di un referendum nazionale abrogativo perché questo venne nel 1980 ma di una richiesta di consultazione popolare che potrebbe essere vista per similitudine con un referendum consultivo, che è esattamente quello che voi proponete oggi.
Io prendo atto di questo, mi dà soddisfazione, però vi ricordo: attenzione a quanto in passato avete sostenuto! Leggendo i resoconti stenografici ho avuto anche un'altra impressione e questa è un'impressione che riguarda tutti: la Giunta di allora l'opposizione di allora, la Giunta di adesso e una parte dell'opposizione di adesso. Ho visto leggendo proprio tutti gli interventi una non volontà di realizzare il nucleare. Lo dico anche ai compagni comunisti, perch leggendo gli interventi del collega Rivalta sono convinto che, se la Giunta avesse voluto realmente dare riscontro a quanto affermava,la centrale l'avrebbe realizzata e oggi avremmo la centrale di Trino già in funzione.
Invece questa non certezza, non sicurezza del nucleare, la mancanza di informazione, il creare Commissioni, rinviare all'ENEL. chiamare l'Università, fare tutto in fretta quando arriva il Piano Energetico quando la Corte Costituzionale boccia il referendum radicale abrogativo.
tutto questo è un muoversi, come diceva il collega Bontempi. Leggo testualmente perché mi sembra una bellissima definizione: "Percorre una strada in maniera sconnessa". In fondo dà l'indicazione che non si crede a quello che si dice invece di credere.
Rileggere quanto è avvenuto può essere un'esperienza che posso modestamente indicare anche ai colleghi che invece l' hanno vissuta. Andate a rileggervi quanto si è detto in tre - quattro anni in quest'aula e vedrete che il nucleare non ha mai convinto nemmeno quelli che dicevano di crederci. Che senso ha ancora oggi ricordarvi frasi che ormai sono diventate delle battute? "Che fine faranno le scorie?". "Quanto ci vorrà per smantellare una centrale in disuso?". Ricordarvi che ci vorranno 20-25 anni, i pericoli che avremo, non aspettare una seconda Chernobyl. Sono tutti argomenti di ripetizione e nient'altro.
Anche nelle parole del Presidente Beltrami non c'è una volontà nuclearista, c'è una volontà di attesa. Ma che senso ha attendere ancora dopo che, per anni, nessuno in questa assemblea, tranne forse qualche Assessore mal capitato, è mai stato convinto della bontà del nucleare? Allora un minimo atto di coraggio potrebbe essere preteso anche da un'opposizione a questa Giunta, di non attendere decisioni di una Conferenza che potrà essere più o meno influenzata da commesse, da appalti sappiamo tutti come vanno queste cose; ma avere il coraggio di prendere una decisione in anticipo di pochi mesi su di un problema sul quale, ripeto basta andare a leggere gli interventi, persino dell'attuale Assessore Genovese - mi sono letto un suo bellissimo intervento - di accanimento antinucleare. E la maggioranza dei Consiglieri in quest'aula e nelle aule precedenti erano sostanzialmente non favorevoli al nucleare.
Allora perché questa attesa? Forse per una mancanza di volontà.di responsabilità, vorrei dire di coraggio politico per non usare una parola troppo forte. Sono convinto che la maggioranza di noi qui, anche se non lo dice apertamente, ha tutti i suoi dubbi sul nucleare e vorrebbe che questa patata non fosse mai stata messa a bollire.
Per questo, la comunicazione del Presidente Beltrami non mi ha stupito mi ha deluso, perché avrebbe potuto benissimo dire altre parole, che sarebbero state credibili ugualmente in quest'aula e sicuramente molto più apprezzate.



CERCHIO Giuseppe



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Petrini.
PETRINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la controversa questione della utilizzazione dell'atomo per la produzione di energia elettrica in Italia continua a sollevare discussioni e polemiche tra le forze politiche che si preparano all'ormai non lontano appuntamento della Conferenza energetica nazionale, prevista per dicembre a Roma.
Questo incontro dovrebbe fornire tutti, gli opportuni elementi di giudizio tecnico, scientifico ed economico per valutare concretamente, al di fuori di ogni considerazione strumentale e senza preconcetti, un problema la cui soluzione non può certamente basarsi su di una artificiosa e manichea suddivisione tra nuclearisti e antinuclearisti, collega Pezzana individuando nei primi dei veri e 'propri attentatori alla salute pubblica e nei secondi i difensori dell'ambiente.
Onestà intellettuale e politica vorrebbe e vuole che alla Conferenza ognuno vada senza soluzioni precostituite in un senso o nell'altro.
Il pacato intervento del Segretario politico della D.C., De Mita, sull' "Espresso" ha ufficializzato la posizione della D.C. ispirata alla prudenza. La materia è troppo seria, la contesa politica non la deve immiserire entro l'angusta logica degli schieramenti. Il coraggio di oltrepassare questa logica manca invece a chi si ritiene depositario di certezze incrollabili tali da stupire anche il mondo scientifico.
L'on. Scotti, Vicesegretario nazionale della D.C., al recente Convegno sul nucleare indetto dal P.S.I., ricordato qui dal collega Rossa, ha testualmente dichiarato: "Come siamo stati contrari ad atteggiamenti acritici e improvvisati a favore del nucleare siamo contrari ora ad atteggiamenti acritici ed improvvisati contro il nucleare. Certo dopo Chernobyl qualcosa è cambiato, ma noi vogliamo che il principale rapporto in questa difficile scelta sia tra politica e scienza. La politica - ha aggiunto Scotti - deve assumere decisioni, non scaricarle sulla scienza, ma governare oggi richiede un chiaro riferimento ai risultati e ai dati dell'elaborazione scientifica a tutti i livelli e a tutti i settori economico compreso. La gente attende risposte non strumentali su questo tema. E' troppo facile - ha concluso - raccogliere consensi, ma difficile è governare; in ogni caso credo che occorra attendere, prima di pronunciarsi i risultati della Conferenza nazionale sull'energia".
Questa posizione è stata ribadita ancora ieri sera dall'altro Vicesegretario della D.C., on. Guido Bodrato, al Consiglio comunale di Torino. Attendiamo quindi anche noi con fiducia la Conferenza e le sue conclusioni. Questo qualificato incontro è stato programmato in quanto il Parlamento ha vincolato il Governo a muoversi soltanto dopo la stessa Conferenza, operando poi scelte razionali e responsabili sulle quali costruire le ulteriori definitive decisioni, tanto del Parlamento quanto del Governo nazionale.
Ma, per restare a casa nostra in Piemonte, i discorsi fatti recentemente sulle lobby nucleari, ricordate qui stamattina, non ci toccano, ma ci interessano.
Non possiamo infatti consentire che sia messa in forse la trasparenza dei comportamenti della Giunta e del Consiglio regionale del quale facciamo parte. Le nostre decisioni sono state condizionate da lobby o da pressioni di qualsivoglia provenienza, ma sono state sempre assunte nell'esclusivo interesse della società nazionale e piemontese. L'Italia è un Paese collega Pezzana, con poche fonti energetiche proprie e quindi deve affidarsi per quasi l'80% del suo fabbisogno ad importazioni di energia elettrica.
Essa ha raggiunto in valore assoluto nel 1985 i 20-25 miliardi di Kwh pari alla produzione di 5 unità nucleari di 1.000 megawatt e la tendenza rivela ulteriori aumenti della richiesta. Si è speso il 5% del prodotto lordo, l'equivalente di quello che spendiamo nel nostro Paese per la sanità, per acquistare energia all'estero. Nei riguardi del Piemonte Regione che presenta un deficit di 10 miliardi di Kwh si tratta di non indebolire ulteriormente l'esistente sistema economico il cui sviluppo connesso all'indispensabile crescita dell'occupazione è legato indubbiamente alla disponibilità di energia a costo contenuto. Alla base della scelta tra l'altro stavano e stanno gli effetti di carattere economico e occupazionale che si potevano produrre. Avevamo aggiunto nei dibattiti precedenti che possiamo anche non avere nessuna centrale, ma quando si rileva che la Francia ne ha 43, la Svizzera 5, e si tratta di Paesi con noi confinanti, non è pensabile impedire che le conseguenze di eventuali e non augurabili incidenti ci coinvolgano.
La tragica nube di Chernobyl non ha certo rispettato i confini nazionali in corrispondenza dei quali è certo non possiamo innalzare barriere protettive né muri nei cieli. E' indispensabile che la riflessione sia avviata in forma collaborativa, qui, ma soprattutto a livello internazionale. E' comunque fuorviante il voler vedere nei pronunciamenti di una istituzione come la Regione la capacità di condizionamento da parte dei gruppi di pressione. Se infatti si accetta di scivolare verso considerazioni di questo tipo, del resto anche legittime, occorre allora andare fino in fondo e sarebbe pertanto doveroso che chi ha parlato di lobby documentasse questa affermazione rendendo noti i nomi degli amministratori regionali implicati. Ciò facendo si rischia di contribuire ben poco agli sforzi di comprensione sull'opportunità o meno di costruire nuove centrali nucleari. Infatti, come può esistere una lobby del nucleare allo stesso modo si può pensare alla possibile esistenza di lobby del metano, del petrolio e degli stessi appalti pubblici.
Come ricordava il collega Bosio l'Assessore Maccari, dopo aver affermato che chiederà l'apertura di indagini su tutto l'iter della scelta nucleare in Piemonte a partire dalla decisione del sito, ha dichiarato che inviterà il Presidente della Giunta Beltrami a sollecitare l'intervento della Magistratura. Se qualche lobby nucleare ha fatto realmente pressione sui politici, ha detto in sostanza l'Assessore, è bene che chi ha lanciato queste accuse possa confermarle di fronte al Giudice. Non siamo mai stati favorevoli ad interventi della Magistratura su questioni di morale politica, ma è certo che non si può far finta di nulla di fronte a dichiarazioni così sconcertanti, anche se riteniamo che l'etica della responsabilità e la moralità intrinseca che deve permeare la vita pubblica e chi in essa opera non può offrirla il Magistrato.
Dopo Chernobyl, riflettendo doverosamente e seriamente, abbiamo affrontato con razionalità, e non certo con demagogia, il problema della localizzazione di Trino.
Le recenti decisioni del Consiglio regionale su Trino sono state assunte nell'assoluta consapevolezza dell'esigenza di non compromettere la situazione in relazione alle decisioni che assumerà la Conferenza nazionale sul nucleare. Lo testimoniano le affermazioni contenute nell'ordine del giorno del 24 luglio scorso con il quale abbiamo imboccato la via della gradualità, della cautela, della prudenza e delle condizioni di massima sicurezza. Scelte che di fatto hanno rallentato e sospeso i lavori a Trino in attesa della Conferenza di Roma. Noi stessi abbiamo sempre espresso tutte le nostre preoccupazioni in merito. Non abbiamo forse detto, anche recentemente, che è pur sempre meglio una centrale in meno e standard di sicurezza in eccesso, con il più ampio diritto di informazione dei cittadini e con tutte le garanzie di collaborazione, non solo in fase di programmazione delle centrali, ma anche per prevenire gli incidenti e per predisporre interventi in caso di necessità, che maggiori benefici energetici? Anche noi guardiamo con fiducia ai progetti di ricerca nel campo dell'uso pulito dell'energia nucleare e all'impegno che sta approfondendo la Giunta, in particolare l'Assessore Alberton, al progetto Ignitor. Il programma di ricerche e di sperimentazione che si prefigge di giungere alla fusione nucleare controllata. La strada da percorrere per raggiungere gli scopi che il progetto si propone è certamente lunga Assessore, ma va seguita con tenacia e perseveranza e i risultati nel tempo, ne siamo certi, non mancheranno.
Gli effetti positivi delle decisioni assunte dal Consiglio regionale in merito alla nuova centrale di Trino sono evidenti nei fatti. I lavori di abbassamento della falda idrica della zona in cui dovrà sorgere la centrale, la cosiddetta operazione dewatering, non sono stati avviati e non vi è stata alcuna immissione di nuovi appalti. Ogni ulteriore decisione in merito verrà presa solo dopo aver passato al vaglio tutti i sistemi di massima sicurezza e tutti i possibili piani di emergenza.
Un giornalista attento in un articolo pubblicato da un giornale piemontese ha dato l'interpretazione esatta dell'ordine del giorno, votato dal Consiglio regionale il 24 luglio, titolando "Centrale di Trino, stop ai lavori". Infatti non autorizzando l'avvio delle opere inerenti il cosiddetto dewatering, era evidente che le successive operazioni di costruzione nel cantiere sarebbero state bloccate o comunque dilazionate nel tempo. L'ENEL ha minacciato di chiudere il cantiere di Trino solo dopo il nostro invito a rallentare i lavori. Coerenza vuole che si riaffermi come Consiglio regionale, quanto abbiamo votato il 24 luglio.
In merito alla proposta di delibera presentata dal Gruppo comunista documento che ha visto il Gruppo democristiano a favore della sua immediata iscrizione, sia in Commissione che in aula, per la conseguente discussione essa può, senza dubbio, presentare una valenza politica, ma suscita in noi forti perplessità nel merito giuridico - amministrativo. Quale significato ha infatti la sospensione dell'efficacia di una delibera adottata nel 1985 che ha già maturato tutti gli effetti che essa si proponeva? I1 Ministro dell'Industria conseguentemente ha dato il via ai lavori di precantiere con un decreto del febbraio 1985, autorizzante tutte le opere preliminari. Come può la Regione Piemonte, tra l'altro in assenza del Comune di Trino bloccare un decreto ministeriale quando il nostro scopo era solo quello dell'individuazione del sito? Inoltre i Comuni interessati all'insediamento, e quindi non solo Trino, si sono espressi con atto deliberativo e non mi risulta che a tutt'oggi tali enti abbiano revocato le loro delibere. L'impegno da noi assunto era maturato in sintonia con disposizioni legislative e amministrative del Parlamento, del Governo nazionale, del C.I.P.E. e del Ministero dell'Industria. Come può la Regione dare disposizioni per la sospensione dei lavori senza conoscere il parere degli organi sopraccitati? Inoltre la Camera dei Deputati, il 12 giugno scorso, nel quadro dell'impegno relativo alla convoca della Conferenza nazionale, aveva precisato che il Governo non avrebbe assunto nuove iniziative in materia di impianti nucleari al fine di non pregiudicare ulteriori azioni legislative su tale argomento, ma fu altrettanto chiarito dai Ministeri competenti che i lavori per la realizzazione di nuove centrali nucleari che fossero in corso non sarebbero stati sospesi. Non credo corretto per noi ignorare l'atteggiamento del Governo nazionale che ha consentito, attraverso il decreto del Ministro competente, l'avvio dei lavori della centrale.
E' opportuno ancora ricordare che la nostra delibera di scelta del sito ha richiesto anni di riflessione, innumerevoli consultazioni e confronti prima della sua formulazione e approvazione. Si vorrebbe ora, in breve tempo, liquidare la questione con la Conferenza nazionale in via di attuazione ed in presenza di una convenzione legalmente operante tra Regione ed ENEL. disattendendo la quale si potrebbe anche dover percorrere la difficile via del contenzioso amministrativo. D'altra parte va preso piuttosto atto che il Consiglio regionale, per non pregiudicare le scelte definitive, ha richiesto di non autorizzare l'avvio di tutte le opere dirette o indirette relative al cosiddetto dewatering, di non stipulare nuovi contratti, di garantire la sicurezza dell'impianto. Queste richieste conducono, secondo quando viene rilevato dall'ENEL. con lettera del 10 settembre, ricordata dal Presidente, alla non prosecuzione di fatto dei lavori, almeno fino alla conclusione della Conferenza nazionale. Nel confermare le decisioni assunte, per senso di responsabilità, avevamo contemporaneamente richiesto il più sollecito interessamento del Governo e per esso del competente Ministro dell'Industria al fine di poter dialogare con un valido interlocutore istituzionale politico in questo particolare momento.
Confrontiamoci allora, come ci ha comunicato il Presidente Beltrami subito con il Ministro dell'Industria. Sull'ordine del giorno del 24 luglio, 'da questa fonte deve provenire un avallo delle decisioni prese dal Consiglio regionale. Approvando le dichiarazioni del Presidente Beltrami pare questo l'unico modo per affrontare un grosso problema e l'unica strada lungo la quale procedere in un momento così delicato e denso di preoccupazioni, senza trascurare e compromettere il nostro futuro energetico, strada idonea soprattutto per fruire ancora, recuperandola, se del caso, la fiducia della gente del Piemonte e degli Enti locali interessati a tutti i livelli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.
REBURDO In verità quando ci sono questi dibattiti non si sa bene cosa dire di nuovo. L'introduzione del Presidente Beltrami ha stimolato un dibattito e mi pare che in qualche modo Petrini abbia colto qualche spunto ed abbia anche cercato di interloquire.
Vorrei dividere il mio intervento in due parti. La prima parte si riferisce al merito ed all'oggetto specifico del dibattito di oggi. Ancora una volta ci troviamo di fronte, sia nell'introduzione del Presidente, sia negli interventi del Capogruppo socialista e del Consigliere Petrini, ad una ambiguità, ad una voluta incertezza, ad una ricercata vaghezza nel non esprimere chiaramente una posizione che è quella di dire con chiarezza che ormai vi è l'esigenza di porre immediatamente fine a qualunque tipo di lavoro nel cantiere di Trino e delle altre centrali. Questa è la strada più seria e responsabile, meno arzigogolata per rispondere ad esigenze sulle quali tutti si concorda.
Vorrei esprimere e richiamare il Gruppo democristiano, in particolare gli amici di Cuneo del Gruppo democristiano, a leggere la delibera che il Comune di Robilante ha preso nel merito della questione nucleare. In quella delibera ci sono le motivazioni che il Presidente Beltrami diceva di "carica umanitaria", che mi pare debbano essere colte. Il Sindaco di Robilante nell'introduzione dice: "Dopo Chernobyl mi sono trovato a parlare con la mia gente e di fronte ai problemi che la stessa mi poneva ho preso atto dell'impossibilità, nella mia veste di Sindaco, di dare delle risposte tranquillizzanti. Mi pare che l'unico modo per tranquillizzare la gente è quello di incominciare a compiere un piccolo atto di pace, cioè dichiarare che impegnerò il mio Comune a far si che sul suo territorio non vengano installati ordigni di carattere nucleare, di qualunque tipo essi siano, di pace o di guerra. Chiederò, contemporaneamente, alle istanze superiori il cambiamento della politica energetica per quanto riguarda gli investimenti nel nucleare". Questo è un primo richiamo che deve essere fatto.
Un altro richiamo deve essere fatto a quella parte del Consiglio regionale, compreso l'Assessore all'agricoltura, dove parrebbe che i problemi posti dalla scelta nucleare, in particolare nei confronti della produzione agricola, non tocchino la parte del Gruppo democristiano che fa più diretto riferimento alla Coltivatori Diretti. L'Assessore all'agricoltura su queste cose parrebbe "glissare" con una certa tranquillità, quando invece si dovrebbe uscire allo scoperto per porre le questioni vere, che sono quelle del dissesto del territorio ad alta vocazione agricola. Anche nel caso in cui si dovesse porre lo stop definitivo alla centrale nucleare, molto difficilmente si riuscirà a ripristinare il territorio nella condizione di fertilità precedente.
Quindi, abbiamo contribuito ad un attacco a fondo in un'area ad ampia vocazione e produttività, per quanto riguarda la risicoltura.
Questo va detto con forza. Ci sarà la Conferenza nazionale sull'energia, ma sappiamo tutti come queste conferenze si svolgono; già oggi ci sono tutti gli elementi conoscitivi per cui questo mitico riferimento mi pare abbastanza superfluo. Ma se oggettivamente e formalmente si vuole dare forza a quell'appuntamento lo si dovrebbe tenere senza che nel frattempo siano pregiudicate le condizioni e le situazioni sulle quali la Conferenza nazionale sull'energia dovrebbe prendere delle decisioni.
Allora: blocco del cantiere significa non vedere più nessuno entrare in quel cantiere, in particolare a Trino; quindi significa la sospensione di qualsiasi atto e di presenza. Tutto il resto si può chiamare in diversi modi, ma io lo chiamo semplicemente di una ambiguità spaventosa. Non si pu dire che si bloccherà in un certo modo il processo di dewatering o si bloccherà l'approvvigionamento degli inerti, ecc., quando sul cantiere si possono fare mille altre operazioni che danno continuità di lavoro ed ognuna di esse, sia pure piccola e modesta, determina un avanzamento dei lavori; quindi diventa inaccettabile un giochetto ambiguo così esteso, tale da non rendere più credibile nessun intervento della Giunta e della maggioranza. Sarebbe molto più serio dire: noi continuiamo a fare determinati lavori. Non proponiamo, Consigliere Petrini, l'interpretazione dello stop al cantiere come tu l' hai voluto interpretare. Lo interpretiamo, invece, come una serie di lavori che procedono e che noi riteniamo che non pregiudicano. Venga detto con chiarezza, altrimenti ci troviamo nell'impossibilità di discutere seriamente e responsabilmente di questi problemi.
STAGLIANO' Petrini almeno viene. Croso neanche si presenta.
REBURDO Non voglio fare il processo agli assenti. Molte volte Petrini è più interlocutore di Croso, nel senso che è una persona presente e seria.
La seconda parte del mio intervento vuole cogliere due sensibilità che il Presidente Beltrami ha dimostrato nella sua introduzione. Una riguarda il problema della scelta di coscienza su una questione di questo tipo. Qui trova un largo terreno favorevole. A me pare, invece, detto francamente e polemicamente, che anche nel Gruppo della D.C., negli ultimi mesi, in particolare quando si è incominciato a misurarsi sul problema della sospensione o meno dei lavori, questo elemento non sia emerso, anzi, siano stati recuperati quei dissensi che nel passato si erano manifestati (vedi l'Assessore Genovese) che invece hanno ritrovato un ricompattamento proprio nel momento in cui era possibile esprimere con pienezza questa libertà di coscienza che è estremamente importante e fondamentale.
Probabilmente l'uniformità del voto è una scelta di coscienza, per qualche differenziazione avrebbe potuto esserci perché c'è una articolazione di interpretazioni che è importante mettere in evidenza.
La seconda sollecitazione che faceva il Presidente Beltrami è quella secondo cui in questo momento si dice: enfatizziamo il nucleare cosiddetto di pace, dimenticando il nucleare militare.
Vorrei tranquillizzarlo, dicendogli che almeno una parte di noi questo aspetto l'ha sempre tenuto particolarmente collegato. Approfitto di questa tribuna per dire delle cose che probabilmente al Consiglio non interessano ma è bene che rimangano come testimonianza.
Non abbiamo aspettato di essere antinucleari, di pace o di guerra, con Chernobyl: l'avevamo già detto prima; Chernobyl ha sfatato non solo il mito della sicurezza dell'energia atomica per fini di pace, ma ha sfatato anche il mito che guida la strategia militare della NATO della cosiddetta Guerra Nucleare limitata, la strategia che vede nel teatro europeo la possibilità dell'uso del nucleare militare. E l' ha sfatato con tutta l'evidenza del caso, cioè ha dimostrato quanto noi in precedenza avevamo detto, ossia che in caso di guerra limitata, il teatro europeo avrebbe avuto gli stessi riflessi che ha avuto, per esempio, l'incidente di Chernobyl. Quindi, il pensare ad una strategia militare e alla dotazione di testate nucleari come le quasi 1.500 esistenti anche nel nostro Paese, sia pure guidate attraverso le armi convenzionali o le mine atomiche, costituirebbe sicuramente una conseguenza di distruzione per lo meno del teatro dell'Europa e conseguentemente una distruzione di noi stessi.
Inviterei i Consiglieri a leggere l'ultimo numero di "Sapere" dedicato in particolare al problema del S.D.I. e al problema dell'uso delle armi nucleari. Vi sono due articoli: l'uno riguarda l'effetto delle bombe nucleari e l'altro tratta un aggiornamento sull'interpretazione dello scenario "inverno nucleare" che deriverebbe attraverso un uso, sia pure parziale e limitato, del potenziale atomico che esiste nella nostra realtà.
E' una rivista che andrebbe letta anche dagli amici repubblicani. Il prof. Calogero, che mi pare sia di area repubblicana, da tempo scrive determinate cose che andrebbero, in qualche modo, riviste.
Vorrei concludere richiamando qui due dati preoccupanti. Intanto, a 40 anni dall'inizio dell'uso spregiudicato dell'energia nucleare (il lancio della prima bomba atomica su Hiroshima, i successivi esperimenti, i test nucleari) la scienza non ha ancora definito in modo preciso le conseguenze.
Nonostante questo, dal 1945 in poi, sono stati condotti 777 test nucleari dagli U.S.A., 574 test condotti dall'U.R.S.S.; dal 1975 ad oggi sono stati ben 151 gli incidenti nucleari in 14 Paesi diversi. Tutto questo ha aperto un approfondimento sulle conseguenze delle radiazioni, ma sino ad ora i calcoli sono inattendibili, largamente superficiali e non adeguati a rispondere ai problemi.
Per questo riteniamo che le affermazioni dei compagni socialisti abbiano una certa coerenza. Fa piacere sentire certi cambiamenti che, sono certo, sono di sostanza. Quando un partito come il P.S.I. che detiene la Presidenza del Consiglio e ha presenze determinanti nelle istituzioni e nella costituzione delle maggioranze, sarebbe abbastanza atipico non vederne degli atti concreti, per esempio, sarebbe stata interessante una posizione ufficiale o una proposta ufficiale del Presidente Craxi al Governo che dicesse: "In attesa della Conferenza internazionale sull'energia incominciamo a fermare effettivamente i lavori", il che vuol dire non vedere più nessuno, neanche con una zappa, lavorare nel cantiere.
Questo, Presidente Beltrami, darebbe quella trasparenza nelle posizioni che, pur nella loro diversità, faciliterebbero anche un rapporto diverso con i cittadini, perché nella confusione delle idee e delle proposte c'è un allontanamento dai cittadini. Soltanto in uno scontro politico chiaro è possibile arrivare anche a delle incentivazioni di partecipazione.
Non dimentichiamo, lo voglio richiamare e mi stupisco che gli altri non l'abbiano fatto, che non è solo un problema di conferenze stampa. Siamo di fronte al fatto che un milione di cittadini hanno chiesto di poter esprimere la loro opinione sul problema del nucleare. Se è un appuntamento importante quello della Conferenza nazionale sull'energia, credo che più importante ancora è l'appuntamento dei referendum. Oggettivamente sarebbe un'occasione importante di dibattito serio, saranno utilizzati gli strumenti di informazione, si smetterà di fare soltanto dello scandalismo si utilizzeranno i mass media per arrivare effettivamente ad una grande opera di popolarizzazione, di socializzazione dell'informazione sulla scienza. Sarebbe un appuntamento estremamente importante che farebbe fare un salto alla nostra democrazia. Noi siamo non solo per porre fine ai lavori, ma per dire con concretezza che difenderemo con le unghie e con i denti i referendum. Vorremmo che le forze politiche nel loro insieme facessero un atto di coraggio dicendo chiaramente che i cittadini attraverso la raccolta delle firme, hanno il diritto di potersi esprimere fino in fondo e le forze politiche devono coprire, fino in fondo, questo diritto.
Allora, chiarezza di idee sul blocco totale e immediato dei lavori nel cantiere. Questo aspetto dei referendum è estremamente importante e credo vada anche sottolineato.



FRACCHIA Mario



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Signor Presidente e colleghi Consiglieri, nell'introdurre il mio intervento è innanzitutto necessario che io chiarisca ancora una volta il pensiero e l'atteggiamento della nostra forza politica sulla questione di carattere generale della opzione nucleare.
Va detto senza mezzi termini che la nostra è sempre stata una posizione veramente chiara e netta di cui non ci siamo mai pentiti.
A proposito di posizione chiara e netta è stato già ricordato che l'allora Assessore Rivalta, nel corso della seduta del 5 marzo 1982 parlando proprio della posizione della Giunta "rossa", disse che era necessario, possibilmente senza indugi, procedere alla costruzione di centrali nucleari.
Questa è sempre stata, in sostanza, la nostra opinione politica infatti nell'ottobre del 1979, prendendo posizione nella appropriata sede del Parlamento nazionale, il MSI-DN rilevò che, ai fini di contenere l'indipendenza petrolifera, era necessario realizzare, dopo gli opportuni accertamenti sulla sicurezza, la costruzione delle centrali nucleari.
Dopo Chernobyl la nostra posizione è rimasta sostanzialmente immutata.
Prendendo responsabilmente atto di quanto è accaduto, siamo rimasti convinti che, pur attraverso il precedente di Chernobyl, va riaffermata da un canto la primaria esigenza di sicurezza, ma nello stesso tempo va affermato che non possiamo metterci fuori dal mondo della ricerca e che non possiamo arrestarci sulla via del progresso. Senza dilungarmi, per motivare queste considerazioni, rilevo che sono, in sostanza, i ragionamenti cardine che si sono espressi in favore dell'opzione nucleare, appartenenti alcuni di loro come è noto all'area di sinistra.
Ci sono, questo dovrebbe essere l'argomento più persuasivo, come ha ricordato lo stesso Presidente Beltrami, circa 200 centrali elettronucleari in Europa le quali non verranno certo smantellate anche qualora in ipotesi a seguito delle risultanze della Conferenza nazionale di Venezia, il Parlamento dovesse bloccare l'opzione nucleare.
Il problema, come è stato rilevato, è prevalentemente di carattere internazionale.
Noi siamo orientati, come da decisione del Parlamento, alla Conferenza nazionale, la quale è diretta a valutare la compatibilità degli obiettivi di politica energetica (in tal senso si espresse la maggioranza con la mozione dei mesi scorsi che prevede la Conferenza) con le garanzie di sicurezza degli impianti, della protezione delle popolazioni, della tutela dell'ambiente.
A proposito (è questo non può non essere rimarcato in questa parte generale delle osservazioni che vado facendo) anticipando l'atteggiamento politico che verrà tenuto nel corso della Conferenza nazionale sull'energia, si è inopinatamente espresso, a nome del Partito Socialista il Vicesegretario Martelli, presumibilmente con il permesso dei suoi superiori, con la folgorazione che, volente o nolente, ha avuto non tanto in proprio quanto a nome del suo Partito che ha recepito la folgorazione come è emerso dagli atteggiamenti dei giorni scorsi fuori di quest'aula e oggi in quest'aula attraverso una enunciazione di una irreversibile vocazione antinucleare.
Va qui osservato che qualsiasi osservatore politico, anche di scarso e modesto calibro che esiste nel pianeta Italia, ha capito perfettamente come abbiamo capito perfettamente tutti, le ragioni politiche di questo inopinato pentimento, di questo inopinato mutamento di rotta. E le ragioni sono di tutta evidenza. Si tratta dell'intenzione politica del Partito Socialista di rilanciare un'unione delle sinistre attraverso il rilancio di una specie di fronte popolare di novecentoquarantottesca memoria che parta secondo gli intenti, dalla posizione antinucleare; di interrompere la staffetta politica congeniata qualche mese fa in occasione del Craxi bis e di andare conseguentemente ad elezioni anticipate captando e catturando i motivi veri. E' un'operazione di bassa macelleria politica ed elettorale.
Inquadrata così l'intera questione del dibattito conseguente alle comunicazioni della Giunta, secondo il nostro punto di vista, va ora esaminato , il nodo vero e concreto che emerge dalle comunicazioni del Presidente della Giunta e dalla lettera dell'ENEL.
Il discorso, dal nostro punto di vista, è in questi termini. Al punto in cui siamo e di fronte alla Conferenza nazionale che dovrebbe verificarsi e confidiamo che si verifichi - nel mese di dicembre, che dovrebbe costituire la premessa per le (auspichiamo) definitive decisioni parlamentari nella materia energetica, noi siamo per la sospensione dei lavori di cantiere, però a una precisa e chiara condizione, che è la chiara e precisa condizione che abbiamo avuto occasione di esporre nel corso degli interventi del maggio, giugno e luglio scorso, allorquando si parlò di sospensione si, sospensione no, ma che oggi dobbiamo a chiare note ribadire. Noi siamo per la sospensione dei lavori nell'attesa dell'esito della Conferenza nazionale dell'energia e delle conseguenti decisioni parlamentari, a condizione - ripeto - che una manifestazione di volontà politica in tal senso esteriorizzatesi attraverso un eventuale ordine del giorno sia preceduta dall'affermazione di principio che in sede di Conferenza nazionale sull'energia verrà sostenuta la tesi, per noi non eliminabile, dell'opzione nucleare. A questa condizione noi potremmo concordare una eventuale adesione per la sospensione dei lavori.
Non può apparire contraddittoria l'attuale sospensione provvisoria di pochi mesi (quelli che ci separano da dicembre) dei lavori di Trino con le decisioni definitive che dovranno scaturire dalla Conferenza nazionale sull'energia nella quale noi, come forza politica, a livello regionale e a livello nazionale, ci collocheremo pro, opzione nucleare con tutte le garanzie di sicurezza.
Prima di concludere mi debbo collocare brevissimamente, visto che il dibattito è unico, sulla proposta di delibera del P.C.I. La nostra opinione è che vada sollevata, come formalmente sollevo, e poi verrà votata al momento giusto, secondo quanto disporrà la Presidenza, una questione pregiudiziale di non passaggio agli articoli. Dato il carattere procedurale della legge n. 393, che prevedeva quattro fasi nella materia dell'operazione centrali nucleari: la fase della individuazione di due siti in astratto suscettibili di installare la centrale, la fase dell'esame dei siti, la fase della scelta, avvenuta appunto il 4 gennaio 1985, riteniamo che la nostra delibera abbia ormai esaurito, sul piano giuridico, la sua fase e i suoi effetti. Il collega Marchini ne parlò in Commissione dicendo che la questione era pur sempre a sfondo politico, ma era prevalentemente giuridico - istituzionale. Tant'è che adesso siamo nella quarta fase, che data in via minoritaria dai lavori in corso da parte dell'ENEL a Trino, ma nella via più legislativa, più istituzionale, dà la predisposizione peraltro non ancora verificatasi, del progetto definitivo di centrale da' parte dell'ENEL che dovrà essere sottoposto prima del nulla osta alla costruzione (NOC) da parte del Ministro dell'Industria. E' a questo proposito che noi in precedenti occasioni abbiamo rivendicato il diritto politico della Regione di essere presente in quella che sarà la fase decisoria (quando ci sarà il nodo cruciale di approvare o non approvare il progetto dell'ENEL) attraverso un nostro fiduciario Comitato scientifico.
In questa fase riteniamo che non si possa procedere all'esame dell'articolato della delibera, per avere la delibera stessa esaurito i suoi effetti. Questo sul piano strettamente procedurale, istituzionale legislativo e giuridico. Sul piano politico, a supporto del ragionamento ora fatto sul piano procedurale, va rilevato che un eventuale possibile teorico, ipotetico accoglimento della delibera a firma dei Consiglieri del Gruppo comunista porterebbe più in là di una pura e semplice sospensione dei lavori, che noi condividiamo alle condizioni che ho chiaramente enunciato, ma bloccherebbe, sia pure con riferimento al solo Piemonte L'opzione nucleare che oggi legislativamente e politicamente, stando alle ultime affermazioni del Parlamento, rimane ancora in piedi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.
FERRARA Signor Presidente e colleghi, abbiamo ascoltato le comunicazioni della Giunta e riteniamo di esprimere apprezzamento per l'attività svolta in queste settimane dopo l'assunzione della delibera dal Consiglio regionale.
Riteniamo che non sussistono elementi nuovi per riformulare un intero dibattito sulla questione nucleare, dibattito che è già stato oggetto di grossi approfondimenti all'interno di questo Consiglio regionale. Fatti nuovi e rilevanti ai fini di questo dibattito, a nostro giudizio, non ce ne sono stati. La lettera dell'ENEL è certamente un elemento nuovo, ma è una conseguenza naturale della posizione che il Consiglio regionale ha assunto in ordine alla graduazione e che naturalmente, per volontà della Regione avrebbe portato alle conclusioni che l'ENEL ci comunica.
C'è stato un altro elemento nuovo, che non è stato minimamente oggetto del dibattito almeno fino a questo momento: la conferenza della A.I.E.A. a Vienna, dopo Chernobyl, nella quale si sono approfonditi i problemi e le cause conseguenti a Chernobyl. Noi pensiamo che questo sia stato un fatto importante, ma troppo trascurato dal dibattito politico. In quella sede gli scienziati russi hanno spiegato le ragioni che hanno portato all'incidente grave di Chernobyl e hanno anche dichiarato una loro disponibilità all'istituzione di un organismo sovranazionale che verifichi la sicurezza delle centrali.
Io non credo che questa disponibilità possa essere liquidata facilmente dicendo che è soltanto una dichiarazione propagandistica Q altro, è una disponibilità seria che deve essere approfondita e verificata perché è uno dei pochi elementi importanti che può determinare la garanzia della scelta nucleare.
C'è un terzo elemento di novità che io non avrei voluto menzionare in questo dibattito, ma che altri hanno fatto, quindi mi pare giusto riproporlo visto che è stato oggetto di una mia lettera al Presidente della Giunta, ed è la polemica che c'è stata sulle varie lobby, e direi oltre le lobby; si è parlato del problema delle tangenti. Un quotidiano non è rimasto alle affermazioni generiche, ha fatto esplicito riferimento con nomi e cognomi, sulle ragioni che possono determinare cambiamenti o che avrebbero forse potuto determinare cambiamento di atteggiamento da parte di alcune forze politiche.
Credo che questo argomento debba essere chiarito.
Noi apprezziamo il gesto fatto dall'Assessore Maccari che onora la sua correttezza nella gestione di questa materia, però deve essere concretizzato, deve dare in sostanza garanzia a tutti noi che stiamo facendo delle scelte, non perché influenzati da strani organismi o forze o poteri esterni, ma in modo assolutamente libero. Per questo motivo riteniamo che il dibattito non avrebbe più dovuto affrontare complessivamente l'intera materia nucleare; purtroppo però le cose che si sono espresse in questo dibattito riaprono in modo rilevante il problema.
Ho sentito con molta attenzione l'intervento del Capogruppo socialista il quale ha detto, senza mezzi termini, che è giunto il momento che il nucleare venga abbandonato; Ha ragione Staglianò: qualcuno scavalca a sinistra. Mi pare che i comunisti siano abbondantemente superati con questa posizione, non si rimanda neppure più alla Conferenza nazionale dell'energia per verificare se è opportuno o no il nucleare, ma si supera tutto dicendo che comunque deve essere abbandonato. Questo è un elemento nuovo e non sappiamo sulla base di quali argomentazioni è posto. In un Paese organizzato si approvano dei Piani energetici, l'Italia si è data un Piano energetico nazionale che è stato discusso nel Parlamento della Repubblica italiana ed approvato da tutte le forze del pentapartito. Non solo, gli stessi comunisti hanno approvato il Piano Energetico Nazionale quindi mi pare che fino a quando non ci sarà un nuovo pronunciamento che modifichi quelle scelte occorre perseguire queste scelte.
Chernobyl ha determinato qualcosa di nuovo, ma il Parlamento non è rimasto fermo e su una proposta proprio del Partito Comunista si è indetta una Conferenza nazionale sull'energia che si terrà nei prossimi mesi a Venezia. Noi avremmo pensato che fra giugno e dicembre avrebbe dovuto esserci una tregua in modo che si giungesse a quella Conferenza in una situazione non esasperata, non carica di aspetti emotivi, come invece purtroppo sta accadendo. Questo è il modo peggiore per preparare questa Conferenza, arrivare a posizioni così esasperate e polemiche all'interno della classe politica senza che queste scelte siano suffragate da valutazioni rigorose e scientifiche. Noi riteniamo che le scelte scientifiche debbano essere alla base di qualunque altra scelta.



(Voci in aula)



PRESIDENTE

FERRARA



PRESIDENTE

Degli appalti ne abbiamo parlato in questo Consiglio regionale e si è detto chiaramente che si portavano ad esaurimento i lavori che erano stati appaltati. Mi dicono che oggi l'ENEL deve completare, e finirà probabilmente i lavori entro novembre, alcune opere di sterramento e terminare un centro di informazione. In realtà non sono grossi lavori. E' una scelta già fatta. La maggioranza e il Consiglio regionale hanno fatto la scelta di portare a compimento quei lavori che erano già appaltati e che non pregiudicavano minimamente l'assetto dell'area. Cosa è cambiato? C'è stato un dibattito tra le forze politiche che noi riteniamo anche giusto guai se un elemento così difficile e importante non determinasse un dibattito all'interno delle forze politiche, anche se su un argomento così serio noi riteniamo che la strumentalità e l'opportunismo forse non dovrebbero essere elementi decisivi e determinanti ai fini di questi dibattiti. Comunque ognuno fa le proprie scelte ed è giusto che ci sia stato questo dibattito all'interno delle forze politiche. Devo dire che questo dibattito è rimasto, fino ad oggi, a livello di forze politiche.
Nessuno ha portato in Parlamento ordini del giorno, interrogazioni o mozioni che potessero modificare. E' il Parlamento che ha titolo per fare questo. Nessun Ministro di nessun partito e del pentapartito ha portato in modo concreto all'interno del Consiglio dei Ministri questo problema. In realtà il dibattito è rimasto esclusivamente all'interno delle forze politiche, fuori dall'istituzione, avendo l'istituzione assunto degli impegni che ha ritenuto giusto non modificare fin dopo la Conferenza. C'è stata un'unica presa di posizione del Governo (e mi dispiace di vedere così pochi socialisti), quella del Presidente del Consiglio che è anche Segretario del Partito Socialista che, quando è andato a Tokyo,Chernobyl c'era già stata, ha sottoscritto la scelta nucleare insieme agli altri grandi, e questo lo faceva con assoluta coscienza di quanto stava facendo.
Ma c'è di più. Nei vari documenti firmati tra i grandi c'è un punto intitolato implicazioni sull'incidente di Chernobyl. Per gli impianti nucleari esistenti nei Paesi dell'occidente i Capi di Governo garantivano sulla sicurezza degli impianti nei loro Paesi. Non so se Craxi non conosce l'inglese, non credo; quindi ha firmato coscientemente quello che stava facendo. Riteniamo che questa sia una posizione assunta con responsabilità.
Non si possono occupare evidentemente in una commedia tutte le parti.
Crediamo occorra un minimo di coerenza nelle posizioni dei partiti; c'è un problema di serietà di rapporti tra le forze politiche; occorre sapere che le scelte fatte hanno un minimo di stabilità e che non possono essere modificate quotidianamente o settimanalmente ma che hanno una loro validità.
Allora, su una posizione che ha già trovato l'accordo delle forze politiche e del pentapartito, anche in questo Consiglio regionale, che ha già trovato consenso dalle varie forze politiche, per quale motivo si cerca in qualche modo di riportare elementi di frattura che possono determinare situazioni di crisi all'interno delle maggioranze di pentapartito? Questo a nostro giudizio è l'elemento poco chiaro.
Oltre alla questione elettorale c'è qualcosa, a mio giudizio, poco chiaro. Non avendo il Consiglio comunale di Torino nessuna competenza in materia, per quale motivo porta un ordine del giorno che va ad individuare maggioranze diverse creando una frattura all'interno della maggioranza che governa il Comune? Per quale motivo qui in Regione, su argomenti che dovrebbero aver esaurito le competenze della stessa, ancora una volta si cercano di portare delle posizioni in qualche modo divaricanti all'interno delle maggioranze? Non riesco a capire l'atteggiamento del Partito Socialista. Dico al P.S.I. in modo molto cordiale: "Non ritiene non utile seguire una strada di questo genere che va a ricercare, sia pure per motivi che posso comprendere, momenti di spaccatura nelle maggioranze?". Se le maggioranze sono stabili e si vogliono mantenere stabili, se hanno una loro validità non riusciamo a comprendere questi comportamenti.
Da una parte qualcuno mi dice che è soltanto una questione elettorale forse sono anche le questioni di Palazzo Chigi che determinano comportamenti di questo genere che però indeboliscono la serietà e l'importanza della scelta nucleare e che di fatto fanno di questo non un dibattito preparatore della Conferenza energetica nazionale, ma piuttosto un dibattito lacerante e preparatore di qualcos'altro.
Questo comportamento non può, lo diciamo con molta cordialità ai socialisti chiedendo di fare tesoro di queste osservazioni, non creare delle obiettive tensioni nei rapporti tra i partiti che non possono, a nostro giudizio, non avere conseguenze in futuro.



CERCHIO Giuseppe



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
ALA Signor Presidente e colleghi Consiglieri, cercherò di essere breve, dal momento che molte cose si sono sentite già troppe volte ed alcune non vale neppure la pena di riprendere, rivedere e smentire.
Non mi impensierisce più di tanto se sono scavalcato a destra, a sinistra, davanti o dietro, mi pare che questo impensierisca soprattutto gli altri.
Vorrei che i nuclearisti rimasti tenessero conto che i giochi sono molto complessi e molto più lontani dal giungere ad una conclusione di quanto sembra.
La recente intervista, comparsa sulla prima pagina del "Corriere della Sera", al responsabile dell'energia del P.C.I., Borghini, mi pare sia un sintomo di come le cose in quel Partito non siano così chiare.
Per quanto riguarda la centrale attualmente in costruzione a Trino Vercellese, tutte le volte che sento parlare di gradualità non capisco mai qualsiasi partito ne parli, P.C.I. compreso, se Trino è l'ultima centrale che facciamo o è già una centrale che non facciamo; se sospendiamo anche Montalto di Castro e ci fermiamo prima. Tutti questi sono elementi su cui torneremo in seguito.
Attenendomi, ora, alle comunicazioni rese dal Presidente della Giunta devo ammettere che tutta la vicenda degli inerti l' ho trovata descritta in maniera leggermente fantasiosa. Sull'argomento ho presentato tre o quattro interrogazioni all'Assessore Sartoris. Il problema degli inerti parte da un verbale d'intesa. Nell'allegato 2: "Linea guida per l'approvvigionamento materiali naturali" c'è scritto che ENEL e Regione dovevano predisporre un piano per l'approvvigionamento; questo piano non è stato mai adottato. In un momento successivo alla firma del verbale d'intesa è stata deliberata da parte della Giunta, se non vado errato era la Giunta precedente l'autorizzazione all'effettuazione di tale approvvigionamento, per un primo, limitato e definito quantitativo, da tre cave in attività nel territorio dei Comuni di Trino, Borgo d'Ale e Cavaglià. In un momento successivo, la cava sita nel Comune di Trino viene esclusa in quanto la stessa, di cui era previsto un ampliamento, si trova in un'area vincolata dai decreti di pubblica utilità legati alla legge Galasso n. 431. C'è poi un fatto nuovo, di alcuni mesi precedente all'ordine del giorno di luglio votato dal Consiglio. In data 7 marzo 1986 la Commissione tecnico consultiva regionale per le cave ha confermato l'opportunità che "in sede regionale si sospenda l'esame di ampliamenti di cave in atto o di apertura di nuove, cave nelle zone suscettibili, per ubicazione e caratteristiche del materiale estraibile, di essere oggetto di utilizzo per i rilevati della centrale".
La sintassi è un po' traballante, ma è quella della risposta data ad una nostra interrogazione del 21 marzo scorso che chiedeva spiegazioni e delucidazioni in merito al perché la Regione avesse di fatto bloccato il piano di approvvigionamento di materiali inerti. E siamo a marzo del 1986 siamo quindi al pre-Chernobyl.
Nella stessa risposta veniva anche precisato che, con una lettera indirizzata all'ENEL e con un incontro che aveva avuto luogo il 26 aprile (data che coincide con l'incidente di Chernobyl, c'è quindi una coincidenza temporale precisa), si ribadiva che non sono da ritenersi assentiti approvvigionamenti di inerti non precedentemente concordati con l'Amministrazione. Siamo al 26 aprile. Il 16 maggio 1986 (e cominciamo a capire quale straccio di carta sia ormai il verbale d'intesa) la Direzione delle costruzioni dell'ENEL comunica, in una lettera avente ad oggetto "Reperimento degli inerti", cui era allegato un prospetto sui fabbisogni previsti per l'anno in corso, che: "Ai primi di - maggio le provenienze del materiale messo in opera per i bonifici risultano come segue.., la provenienza viene verificata sulla base delle bolle di accompagnamento per ogni automezzo". E vi troviamo le cave di Cavaglià e di Borgo d'Ale. E poi compaiono: "Cava di Cascine Bianche (VC); Cava di Busonengo di Castelletto Cervo; Cava di Vintebbio di Serravalle Sesia; Cava di Caresanablot (VC)".
Ho già chiesto più volte: queste cave chi le ha autorizzate? La lettera dell'ENEL è del mese di maggio. La Regione dovrebbe sapere che l'ENEL si approvvigiona di inerti da altre parti. Da un lato, il blocco dell'approvvigionamento degli inerti è precedente alle vicende di Chernobyl, dall'altro è ugualmente precedente alle vicende di Chernobyl un comportamento dell'ENEL assolutamente non rispettoso di quanto previsto dal verbale d'intesa.
Ancora a luglio l'ing. Favero, durante un sopralluogo della VII Commissione sul sito del precantiere, in maniera un po' sbrigativa ha detto: "Come può la Regione vietare ad un imprenditore di approvvigionarsi dove crede e come crede, del materiale inerte che gli è necessario?".
In una lettera successiva a quelle prima richiamate, consegnata con la comunicazione della Giunta resa dall'Assessore Maccari il 10 luglio scorso e datata 7 luglio, in cui l'ENEL. tra le altre cose, indicava come lavori ancora da iniziare lavori già in corso, ritornavano elenchi di altre cave.
Ritengo sia noto, e non ci vorrebbe molto a controllare, che provengono inerti sul sito da Verrua Savoia,dalle cave regionali di Saluggia e ancora da Borgovercelli, anche se queste sono indicazioni che non abbiamo desunto da una lettera in possesso della Regione.
A questo punto mi pare si tratti di una specie di gioco delle parti: l'ENEL gli inerti li prende indipendentemente dal piano di approvvigionamento e dalle decisioni della Regione; la Regione non ha assunto nessuna decisione reale in merito agli inerti, dopo Chernobyl e dopo gli ordini del giorno, ma semmai ha continuato soprassedere come aveva già deciso prima.
Questo è quanto mi risulta. Vorrei una spiegazione, perché è un po' fantasioso il modo con cui il Presidente della Giunta ha descritto la vicenda. Ricordo anche che un ordine del giorno, firmato dal sottoscritto e dal collega Benzi, in cui veniva chiaramente impegnata la Giunta regionale a soprassedere ad ogni approvvigionamento degli inerti, è stato respinto da questa assemblea a maggioranza, nonostante tutto avessimo da tempo individuato gli inerti come uno dei punti nodali del rapporto Regione ENEL.
Sempre in merito alle date. Il parere in merito alla deliberazione di sospensione degli effetti, ecc., che andremo a vedere dopo, è stato consegnato al Comune di Trino il 26 giugno scorso. Ne è passato del tempo dal 26 giugno ad oggi. Troppo tempo per giungere ad un provvedimento che forse deciderà sulla reale sospensione dei lavori. E' una responsabilità che credo abbiamo insieme tanto il pentapartito quanto il P.C.I., almeno dal 26 giugno ad ora.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.
MIGNONE Signor Presidente e colleghi Consiglieri, cercherò di fare un intervento breve che contemperi l'esigenza di attenzione e i problemi logistici dei colleghi che sappiamo essere prossimi a recarsi in Argentina ma farò anche un intervento breve perché rispetto al livello istituzionale quindi alle competenze della Regione e alle determinazioni che su questo punto il Consiglio regionale aveva assunto nella seduta del 24 luglio, di grandi ed eclatanti novità non ce ne sono state. L'unico atto istituzionale e amministrativo concreto che il Consiglio regionale ha avuto di fronte è la lettera famosa dell'ENEL in cui si conferma praticamente l'impossibilità di proseguire in alcuni lavori, peraltro proprio in rispetto di un deliberato del Consiglio regionale.
Quello che di nuovo c'è, e che ha anche dei riflessi sul Consiglio, non è né corretto né giusto nasconderlo, è invece un dibattito politico che si è riaperto nella comunità nazionale, a seguito di prese di posizione del P.S.I., in parte nuove, o comunque più decise rispetto a precedenti determinazioni.
Al di là di un'ovvia volontà di inserirsi in questo dibattito per vedere se vi sono degli sbocchi politici rispetto agli attuali assetti di maggioranza delle istituzioni nazionali, regionali è subregionali, al di là di questo che rientra nella logica della lotta politica, dovrebbe essere separato e tenuto distinto il dibattito, giusto, importante e significativo, che si è riaperto nella comunità italiana dopo le vicende di Chernobyl, con drammaticità, dibattito culturale e politico, inteso nel senso delle strategie politiche e di un disegno di società industriale o postindustriale verso la quale si mira, che deve però maturare in provvedimenti, in proposte e in atti legislativi o amministrativi. Ma dicevo, al di là di questo, occorre separare questa fase da quella che è la gestione dell'intervallo tra il momento in cui una proposta politica e culturale viene presentata e gli atti legislativi e amministrativi che ad essa debbono conseguire.
Mi pare che su questa strada si sia mosso anche il P.S.I. a livello nazionale. Qui abbiamo sentito giudizi attorno a questa decisione: strumentale, soltanto in termini elettorali, di convenienza; altri invece la ritengono nobile e importante.
A me pare che il P.S.I. abbia cercato, fino ad oggi almeno, di tener distinto un dibattito politico e una presa di posizione di tipo generale da quelli che sono invece gli atti concreti del Governo a guida socialista quelle che sono le iniziative parlamentari: di fatto, di nuove non ve ne sono state. Il Presidente Craxi ancora domenica dichiarava come su questa materia occorre muoversi con molta ragionevolezza, con razionalità, senza farsi portare dall'emotività da un estremo all'altro. Perché, diversamente sarebbe da chiedersi se ci troviamo di fronte a posizioni ecologiche convinte o se non invece a posizioni di tipo strumentale.
Credo - e in questo condivido l'opinione di Galli - che la democrazia moderna sta appunto nelle deleghe e nei controlli democratici del potere e non nel cavalcare quelle che lui definisce le tigri zoppe dell'ecologia da strapazzo. Mi sembra questo un giudizio che si possa pienamente condividere. Tanto più che per noi laici il tema delle folgorazioni dovrebbe esserci un po' alieno e sul quale dovremmo essere molto prudenti.
Peraltro, noi socialdemocratici avremmo auspicato che certe folgorazioni verso l'evoluzione del partito socialdemocratico tedesco fossero avvenute nel 1947 e fossero avvenute sulla strada di Bad Godesberg ancor prima che sulla strada di Norimberga. Ma, come si suol dire: è meglio tardi che mai, e con piacere registriamo convergenza su una strada che noi abbiamo intrapreso molti anni fa.
Ricordavo che rispetto all'ordine del giorno del 24 luglio e alle nostre competenze amministrative non vi è stato molto di nuovo se non delle dichiarazioni, anche di personaggi autorevoli partiticamente che sono ai vertici di altri enti, che magari non si preoccupano di quello che succede nei loro enti, mentre vogliono occuparsi di quello che succede presso altri enti. E' il discorso che attiene alla famosa lobby nucleare.
Noi diciamo che se qualcuno ha delle cose da dire deve dirle in modo non così semplicistico e un po' giornalistico, ma presenti prove documenti, attestasti e dichiarazioni. Su questa materia, come su tutte le materie in cui vi sono decisioni politiche che comportano un impatto rispetto ad attività economiche, parlare di lobby in un modo o nell'altro si potrebbe sempre fare; anche chi ha proposto l'uso del metano o l'uso dei pannelli solari, alla stessa stregua, da un punto di vista teorico potrebbe essere tacciato di essere un difensore di interessi che sono rappresentati da queste categorie economiche.
L'altro aspetto del dibattito attiene a quello che ormai viene configurandosi come un feticcio, un altare su cui occorre genuflettersi: il famoso termine di sospensione. Se così non fosse, il Consiglio regionale dovrebbe prendere atto che, proprio a seguito delle determinazioni del Consiglio regionale, di fatto si è realizzata una sospensione delle attività di costruzione della centrale di Trino. Si dice: "Ma se avvengono di fatto non avvengono per un atto del Consiglio regionale". No. Invece mi pare che il resoconto degli accadimenti, quello che ricordava il Presidente Beltrami nella sua comunicazione, sta a dimostrare che, proprio a seguito di una ponderata determinazione del Consiglio regionale, si è verificata di fatto una sospensione delle attività della costruzione della centrale di Trino, tale quindi da non compromettere nessuna di quelle che saranno le decisioni della futura Conferenza nazionale.
Crediamo che all'ordine del giorno del 24 luglio, che per noi rimane del tutto valido, deve essere data piena, completa e rigorosa attuazione.
Noi socialdemocratici diciamo che non sempre si è provveduto da parte dell'esecutivo, con tempestività, celerità e rigore, a dare attuazione completa agli ordini del giorno che il Consiglio regionale sulla materia ha assunto. Se noi ricordassimo le indicazioni contenute negli ordini del giorno che dal gennaio 1985 su questa materia nei vari dibattiti, anche sofferti, abbiamo dato, avremmo probabilmente avuto anche qualche risultato migliore ed ulteriore su questo piano.
Diciamo inoltre che dobbiamo attendere le decisioni della Conferenza nazionale, ma che questa non deve essere precostituita. Non capisco quelli che dicono: "Conferenza o non Conferenza, bisogna smetterla con il nucleare". A me pare un modo specioso di affrontare la Conferenza, tanto vale decidere subito di non farla e non perdiamo ulteriore tempo.
Crediamo che occorra non assumere determinazioni che possano prefigurare l'andamento della Conferenza. Questo vuol dire una verifica del Piano Energetico Nazionale che, a mio avviso, conteneva già importanti determinazioni rispetto alla diversificazione dell'approvvigionamento di energia; se vogliamo, questa diversificazione va ulteriormente specificata ad essa va dato ulteriore impulso. Certamente il Governo poteva e doveva fare di più nel campo della diversificazione delle fonti energetiche perché un dato di fatto incontrovertibile è che l'Italia, deficitaria di energia, è importatrice di energia.
Noi annettiamo importanza alla Conferenza, diciamo che non è opportuno predeterminarla, non è opportuno mettere in atto provvedimenti che possano invalidarne le determinazioni e le discussioni; avendo una nuova attenzione rispetto ai problemi che sono emersi anche dall'incidente di Chernobyl anche qui, con un ragionamento serio, razionale che attenga alle questione tecniche, tecnologiche e non soltanto alle questioni emotive. E' questo un argomento troppo serio per essere affrontato in modo grossolano o soltanto dicendo cose che ciascuno di noi ha costruito leggendo la Rassegna stampa che il Consiglio regionale tutti i giorni diligentemente ci fornisce. Ci pare un modo un po' approssimativo di affrontare la questione energetica come la questione ecologica più in generale, che è tipica delle forze laiche e riformiste. Va vista in modo non manicheo, in modo non acritico va vista in modo serio e rigoroso come magari le forze storiche dell'ecologismo ci hanno prospettato, mentre invece questa rincorsa affannosa di verdismo fisiocratico ci fa perdere i contorni seri della questione.
Non ci nascondiamo che vi è anche una questione politica, che qualcuno vuole affrettare per cercare di acquisire dei risultati in termini di schieramento di tipo contingente. Se l'on. Martelli ha preso certe posizioni non è che il Presidente del Consiglio Craxi si è dimesso; gli stessi socialisti pur avendo preso questa posizione politica hanno votato l'adesione dell'Italia al sistema di difesa strategica, quello che viene chiamato delle guerre stellari.
Bisogna distinguere quello che è un dibattito politico tra le forze politiche, del tutto legittimo, e quelle che sono le determinazioni di un'istituzione e di una maggioranza. Se poi si vuole arrivare a questo, noi non ci tireremo indietro perché sulla vicenda occorre fare chiarezza e non è più il caso di trascinarla, come da più di un anno si stanno trascinando le ambiguità. Nella chiarezza si possono trovare le condizioni per andare avanti in modo più deciso. Certo che se si arrivasse a determinazioni che vedono su questioni di contenuti di programma posizioni fra i cinque partiti diverse è evidente che saremmo noi stessi a chiedere che sulle questioni di programma ci sia una verifica tra le forze politiche. Se questo accadrà la conseguenza naturale non potrà che essere questa.
Per quanto riguarda la delibera su cui dovremo pronunciarci, noi riteniamo che sia un documento improponibile giuridicamente perché andrebbe a toccare una determinazione su un atto di per sé finito e che ha prodotto i suoi effetti.
Per queste ragioni il nostro voto sarà contrario alla deliberazione proposta dal Gruppo comunista. Se vi saranno ordini del giorno rispetto alle comunicazioni della Giunta ci atteggeremo conseguentemente alle indicazioni che sommariamente ho cercato di dare nel mio intervento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente e colleghi Consiglieri, poiché il dibattito va esaurendo il suo spazio, probabilmente bisogna impegnarci per capire verso quale risultato ci avviamo e per fare questo bisogna interpretare l'ordine del giorno del Consiglio, la sua articolazione e la sua ragion d'essere.
Ho l'impressione che dobbiamo sforzarci, nelle nostre confusioni, di considerare, anche se formalmente non lo è, che questo dibattito è diviso in tre parti: le comunicazioni della Giunta, la deliberazione proposta dal Gruppo comunista e una discussione che io considero surrettizia e introdotta impropriamente in questa sede. Dovremmo anche riflettere sul perché si fanno queste cose e sulla questione complessiva. Siccome ho la responsabilità del Gruppo, dovrò concludere con un giudizio in ordine a quanto avviene in quest'aula.
In quest'aula dobbiamo trarre le conclusioni delle questioni che attengono al giudizio che le forze di maggioranza danno sull'attività e sull'operato della Giunta. Registriamo quindi che l'intervento del Partito Socialista è di assoluto sostegno all'operato della Giunta, quindi non ci pare che si debba drammatizzare su un eventuale non convenire di tutti i cinque partiti su un documento che io continuo a considerare a lato di questo dibattito e introdotto impropriamente. All'ordine del giorno non è iscritto un dibattito sul nucleare, ma ci sono le comunicazioni della Giunta e la deliberazione del Partito Comunista. Evidentemente non chiudo le orecchie alle cose che ho sentito e cercherò di rispondere. Desidero che venga tenuta separata la valutazione in ordine ai rapporti Consiglio Giunta e quelle che sono le conseguenze che derivano in ordine ai rapporti tra le forze politiche, magari anche di maggioranza, in ordine ad una problematica così complessa come quella nucleare.
Cominciamo con le comunicazioni della Giunta. Certo, l'opposizione si è scatenata, perché queste comunicazioni hanno dimostrato che la serietà e la ponderatezza, e non solo la ricerca di simboli e di bandiere, possono portare a risultati di maggiore garanzia per i cittadini, di maggiore autorevolezza dell'istituzione e di maggiore sicurezza nel procedere.
Questo nostro procedere graduale alla Quinto Fabio Massimo, mentre qualcuno vuole andare a Zama (14 mila contro 80 mila e vinsero gli 80 mila), ha dato dei risultati che devono essere assegnati come titolo di merito a questa Giunta. Non si è fatto nulla che pregiudichi le decisioni della Conferenza nazionale; il Governo, rigoroso delle normative regionali e della convenzione da parte della Giunta, apporterà probabilmente la fermata dei lavori di cantiere. Rifiuto il termine sospensione, perché questo vocabolo ha un valore politico processuale. I lavori di un cantiere vengono sospesi dal Sindaco e interrotti dall'imprenditore. Sono cose un po' diverse.
Quindi non lo accetto, mentre registro che quello che la comunità regionale, in questa sede, attraverso un deliberato approvato a maggioranza e criticato duramente dall'opposizione, chiedeva era che non si facesse niente che pregiudicasse le decisioni finali e le implicazioni territoriali oltre un certo livello. L'aver bloccato le operazioni del dewatering non attiene alla preoccupazione sulla sicurezza, ma attiene alla preoccupazione che l'impatto sul territorio non sia più grave di quanto non sia ritenuto opportuno. Quindi questa maggioranza e questa Giunta hanno ottenuto dei risultati concreti di grande significato su questa questione, senza pubblicazioni di articoli sui giornali. II nostro Gruppo ha qualche difficoltà a rifiutare un giudizio di natura diversa. Possiamo capire che l'opposizione si trovi in grande difficoltà a prendere atto che una delibera del Consiglio regionale da essa stessa bocciata come inconcludente e destinata a eludere le responsabilità del Governo da una parte e della maggioranza dall'altra si sia poi rivelata uno strumento efficace di tutela del territorio e di tutela di un corretto processo decisionale sulla centrale nucleare.
La nostra forza politica considera esaurito questo dibattito per quanto attiene alle nostre responsabilità politiche. Mi consta che sull'operato .della Giunta tutte le forze del, pentapartito hanno espresso un giudizio di natura positiva. Probabilmente la Giunta avrebbe fatto meglio ad enfatizzare questo risultato, probabilmente avrebbe potuto giocare anche all'emozione degli effetti, chiedendo il sostegno del Consiglio regionale a un confronto con l'ENEL. che non è detto che si esaurisca nella documentazione che avete letto.
La delibera proposta dal Partito Comunista è stata fortemente apprezzata dal nostro Gruppo, perché è sembrata un'adesione del Partito Socialista alla norma che ci eravamo dati di non rimetterci a discutere in generale sul nucleare, se non a fronte di fatti precisi, di competenza regionale o di novità significative dal punto di vista tecnico scientifico. Il Partito Comunista ha ritenuto di scegliere questa strada di competenza regionale per analizzare un aspetto specifico della questione.
Ci sembra uno sforzo che va considerato. Come Gruppo abbiamo sollecitato l'esame in Commissione e l'esame in aula proprio per rispetto a chi la politica cerca di farla il più seriamente possibile. Ritengo che la deliberazione, al di là del giudizio immediato, apra un problema che la Giunta non dovrebbe sottovalutare. Questa delibera si pone un obiettivo improponibile. Si tratta di sospendere gli effetti di un fatto definitivo cioè l'individuazione del sito. Tuttavia, il problema posto dal Partito Comunista, il ruolo che avrà la Regione in futuro rispetto alle decisioni sul sito, è un problema che la Giunta dovrebbe considerare quale uno degli elementi da portare alla Conferenza sull'energia. Mi spiego meglio. La Conferenza sull'energia oltre che a conclusioni di carattere scientifico porterà a conclusioni di ordine operativo e normativo in senso stretto. La Regione dovrebbe garantirsi che queste novità vengano ricondotte al governo della Regione, quindi la legge n. 393, laddove definisce i compiti della Regione in relazione all'individuazione del sito, deve essere rimessa in campo. Qualora emergano considerazioni di ordine oggettivo tecnico e scientifico in ordine ai criteri per l'individuazione dei siti, in altri termini, che la guida ENEA subisca modifiche, contestualmente bisogna prevedere una modifica della legge n. 393 e un supplemento di istruttoria in ordine agli elementi di novità che dovessero emergere dalla Conferenza di Venezia. Non ci sembrerebbe né opportuno né giusto né soprattutto coerente con il ruolo di governo che abbiamo scelto su questa materia non rivendicare un ruolo preciso di verifica che esistano e si realizzino in Piemonte le eventuali ulteriori condizioni di sicurezza o di altra natura che la Conferenza farà emergere.
Quindi, il problema posto dal P.C.I., al di là del voto che da parte del nostro Gruppo sarà non favorevole, merita un approfondimento e una gestione da parte della Giunta in sede di Conferenza nazionale.
Le conclusioni del nostro Gruppo allo stato degli atti sono esplicite.
Conveniamo e sosteniamo l'iniziativa e la responsabilità che la Giunta ha assunto, perché qui non siamo sulle bandiere, siamo sugli atti politici e soprattutto di governo, fortemente impegnativi e responsabilizzanti rispetto ai quali, per esempio, non mi è sembrato sia venuto quel sostegno da parte delle forze di opposizione che pure avrebbe dovuto esserci. In altri termini, posto che il rallentamento o la fermata dei lavori di Trino avviene al di fuori della questione nucleare, ma nell'ambito dei rapporti ENEL-Regione, tutto il Consiglio è disponibile a sostenere questo tipo di atteggiamento della Giunta o le opposizioni rispetto a questo si defilano? Questo, per esempio, è un problema che nei documenti finali dovrà emergere.
Il rallentamento dei lavori a Trino o la loro fermata non avviene in forza di Chernobyl, ma in forza di fatti che nascono da questo Consiglio, siano quelli dell'ordine del giorno del 24 luglio, che pure ha origine a Chernobyl, sia su altre questioni che sono la gestione corretta delle leggi sulle cave e della convenzione ENEL-Regione. Ho l'impressione che la Giunta abbia diritto di uscire da questo dibattito confortata da una valutazione del Consiglio, specifica e autonoma rispetto a delle responsabilità di governo che si è assunta e che hanno aperto un tipo di confronto con l'ENEL il cui prosieguo può essere di natura diversa; basti pensare a quello che è avvenuto a Brindisi con l'apertura di una vera e propria contestazione giudiziaria e con la richiesta del risarcimento danni per 23 miliardi.
Qualche volta governare è più difficile che stare all'opposizione.
Giudizio quindi fortemente favorevole all'attività della Giunta e il nostro sostegno; ovviamente, per le ragioni che abbiamo introdotto, voto negativo alla delibera del P.C.I.
Ultima annotazione di carattere politico specifico che riguarda questa sede: una non lagnanza oltre al dovuto del comportamento del P.S.I. che, se abbiamo la capacità, come forze di maggioranza, di collocare correttamente deve essere accettato, a meno che si voglia rifiutare alla politica di entrare in queste sedi. L'importante è che la politica non intenda condizionare queste sedi, dopodiché qui ha l'ospitalità che deve avere nella misura in cui è finalizzata alle decisioni di ordine locale ed è funzionale alla preparazione di decisioni di altra sede.
Quindi, non ci scandalizzeremo, né apriremo alcuna crisi se il P.S.I.
riterrà di non convenire sull'ordine del giorno firmato da altri quattro partiti o se riterrà di convenire con i suoi voti su un documento predisposto da altri partiti, conché si esca da questa seduta con un giudizio chiaro e non ambiguo sull'operato della Giunta.
Sul dibattito in generale. Sembra difficile ritornarci con elementi di novità. C'eravamo dati un impegno che era soprattutto 'di serietà. Avevamo detto: "Torneremo a discutere del nucleare quando ci saranno elementi di novità". Elementi di novità non ce ne sono, con tutto il rispetto dovuto agli amici socialisti. E' un fatto interessante dal punto di vista culturale e generale, è un dibattito che ha aperto un grande partito.
Questo non ha ancora determinato rilievi di natura tale da incidere sulle decisioni della istituzione e la prova che le cose siano così nasce dall'obiezione del Consigliere Reburdo. Se il dibattito avviato dal Partito Socialista avesse già provocato delle assunzioni di responsabilità politiche da parte dello stesso Partito ci sarebbero state ben altre sedi sulle quali far ricadere l'iniziativa politica del P.S.I.
Quindi, noi consideriamo le argomentazioni svolte in questa sede un elemento coerente di un dibattito che il P.S.I. porta avanti nel Paese e che evidentemente qui in Piemonte ha connotazioni particolari. Qui non si decide sul sesso degli angeli, su cose che riguardano qualcosa che non sappiamo se c'è.
Qui si discute di questioni in "corpore vili". Si tratta di una centrale nucleare in Piemonte e possiamo anche capire che le accentuazioni del P.S.I. siano più specifiche e più ficcanti.
La nostra vera preoccupazione, che va al di là del quadro politico di questa Regione e di quello nazionale, che ci preoccupa molto, è che assistiamo ad un imbarbarimento della lotta politica. Circa i riferimenti alla lobby devo dire che convengo sull'opportunità, qualora la Giunta ritenesse di investire la Procura della Repubblica, di far notare che i Magistrati inquirenti si muovono nel momento in cui esista una notizia "criminis". Forse le notizie "criminis" che siamo in grado di mandare alla Procura della Repubblica sono di altra natura. Qui sono state fatte offese al corpo amministrativo, perché tale è il Consiglio regionale e tale è la Giunta regionale, mentre non mi pare che si sia voluto da parte di qualcuno riportare il rapporto società civile istituzioni alla questione di natura penalistica; la si è riportata alla capacità dell'indipendenza delle forze politiche rispetto ai gruppi di pressione.
Questo argomento è stato affrontato con leggerezza da qualcuno, qualche forza politica come la nostra ha ritenuto di richiamare il Sindaco di Torino a questo assioma molto semplice: "Se si conoscono delle cose si denunciano, se non si conoscono bisogna essere prudenti"; questo vale anche per qualche nostro collega. Però ho motivi personali per ritenere che qualche collega, sull'uso di termini, abbia già cominciato a riflettere e abbia già cominciato a fare ammenda in qualche sede.
Su questo la Giunta faccia le valutazioni opportune.
STAGLIANO' Puoi essere un po' più chiaro? MARCHINI Dico che qualcuno il termine lobby lo usa in modo diverso da come l'ha usato in altra sede. Parlo di questioni formali. Sono quelle parole inglesi che fanno tanto chic e poi non si capisce bene se si traducono con "tangenti" o con "simpatia"; quando si capisce che non vuol dire né l'una né l'altra cosa ho l'impressione che qualche collega usi il termine lobby con molta più moderazione di quanto non lo usasse in passato.
Questo è un elemento non tanto dell'imbarbarimento perché è un processo, ma della realtà del non grandissimo livello del dialogo politico ma a questo cercheremo di rimediare. Dov'è l'imbarbarimento, cari amici? Dicono degli amici che leggono l'inglese che le raccolte del "Times", di un certo anno molto lontano, raccontano che le vie di Londra erano frequentate da strani carri sui quali erano montate delle enormi caffettiere fumanti che di tanto in tanto esplodevano provocando molti morti. Naturalmente a questi strani marchingegni con sopra una caffettiera che faceva molto rumore e molti morti i buoni londinesi reagivano in termini anche duri provocando altri morti per impedire che queste infernali macchine continuassero a circolare. Naturalmente la Chiesa del tempo non poté che pronunciarsi (quella anglicana, quindi una volta tanto Brizio non c'entra!) dicendo che quelli erano strumenti del demonio. Bene, ognuno di noi stamattina ha utilizzato quello strumento del demonio che in quella strada di Londra mieteva esattamente i morti che miete adesso. Allora però c'erano i morti per impedire che questo avvenisse, adesso viene accettato come un fatto normale. Rischio accettato e rischio non accettato.
E' bene che questo dibattito etico culturale vada avanti nelle sue implicazioni economiche. Significa essere molto attenti a che l'umanità non accetti altre soglie di rischio che in passato, forse troppo leggermente ha accettato. Evidentemente non accettando neanche che si mettano le soglie solo a un tipo di rischio, e qui, guarda caso, forse la lobby in qualche misura c'entra, come i gruppi di pressione è i gruppi di opinione; perch le soglie di rischio in altri settori non vengono neanche immaginate.
Quando delle forze politiche misurano ormai i loro appuntamenti elettorali o sulle grida manzoniane: "Dagli all'untore!" (vedi tassa sui BOT, perché la leva del reddito che il titolare di BOT deve ricevere dal fatto di essere venuto in soccorso dello Stato dilapidatore è da sempre una leva in mano allo Stato, che decide gli interessi, quindi questa persecuzione demagogica nei confronti dell'accumulatore, non del risparmiatore, è evidentemente voler correre la moda del "dagli all'untore"), se si fanno le campagne elettorali da una parte lanciando i "dagli all'untore", dall'altra parte coltivando le paure, le fobie e non la ragione, allora, quello che abbiamo letto in questi giorni è fortemente preoccupante. Rischiamo di perdere un'altra occasione.
Noi liberali facciamo parte di una maggioranza di Governo, siamo collocati politicamente in un certo settore, ma siamo soprattutto interessati a che la società civile maturi e si trasformi.
Per esempio, noi pensiamo che l'alternanza alla D.C. un giorno debba avvenire e quanto prima avviene meglio sarà per tutti, in termini evidentemente di sistema, cari amici, perché si sarà finalmente realizzata la democrazia, che è soprattutto la possibilità di cambiare; è l'alternanza. La democrazia si concretizza nell'alternanza o nella paura dell'alternanza; quando questa non c'è i meccanismi di controllo, di stimolo e di invenzione, tipici della democrazia, vengono meno.
Si rischia di essere un regime democratico, che è una cosa diversa dalla democrazia. Il superamento dell'attuale soglia di tasso, di democrazia che c'è nel nostro Paese ci auguriamo che avvenga su tematiche su confronti avanzati, non su tematiche di retroguardia.
Noi abbiamo l'impressione che la paura, il "dagli all'untore", che risparmia e compra i BOT per non far fallire lo Stato, siano elementi di retroguardia. E questo è particolarmente preoccupante per un Partito come il nostro che ha puntato e punta ancora oggi fortemente sulla capacità del P.S.I. di essere punto di riferimento centrale rispetto ad un quadro riformista di grande apertura verso i processi della trasformazione e dell'ammodernizzazione del Paese.
Noi non vogliamo essere mentori del P.S.I. Il P.S.I. fa le sue scelte alla luce dei suoi obiettivi e delle sue convinzioni. Il rapporto "lib lab", che io non disconosco e non lo disconosce il nostro Partito un'intuizione politica non soltanto letteraria del nostro deputato europeo aveva una.sua valenza: cercare di coagulare intorno a un centro laico le forze più moderne della società, con tutto il rispetto ai grandi partiti che, in qualche misura, per la loro dimensione, sono più legati a momenti di comportamento conservatore che non di convincimento conservatore.
Questa chiarificazione ci voleva come risposta minima a una serie di questioni che in questa sede sono state poste. Il P.S.I. fa la sua battaglia, il, suo gioco, le sue scelte, certamente, la politica e la storia non sono mai benigne. Il giudizio della storia e della politica normalmente è sempre molto più rigoroso di quello di alcuni giudici e molte volte purtroppo la storia e la politica non consentono molti appelli soprattutto per quello che riguarda la gente.
Penso che questo si concluderà con dei documenti; noi abbiamo riassunto le nostre conclusioni, che ripeteremo, se è il caso le ripeterà il nostro Segretario regionale, collega Santoni. Noi riteniamo che debba emergere da questo dibattito un giudizio su quanto ha deciso e fatto la Giunta un'assunzione di responsabilità del Consiglio rispetto all'esposizione coraggiosa che la Giunta, su certi temi, ha ritenuto di assumere; un giudizio di non proponibilità del problema posto dalla delibera del P.C.I.
l'augurio che tra le forze di maggioranza, rispetto al problema processuale e meramente politico e di immagine, sia possibile venire 'ad una votazione con tutti i colleghi del pentapartito. Qualora ciò non fosse, vorremmo considerare questa divaricazione come conseguenza normale rispetto ad un dibattito che sul piano nazionale vede le nostre forze politiche, rispetto a questo problema, in momenti diversi dell'esame, non su posizioni diverse perché quello che il P.L.I. concluderà a seguito della Conferenza nazionale non l' ha né anticipato né deciso. E' abituato ad ascoltare per decidere.
Non siamo su posizioni, amici comunisti, contrapposte o divaricanti, siamo su momenti diversi rispetto a un processo il cui risultato per ognuno di noi potrà essere diverso, potrà essere simile, e che andrà verificato quando le condizioni si saranno poste.



PRESIDENTE

Con l'intervento del collega Marchini si conclude il dibattito sulle comunicazioni del Presidente della Giunta e in parte sulla proposta di deliberazione n. 286.
Annuncio ancora che è stato presentato un ordine del giorno del Gruppo MSI che verrà discusso al termine della proposta di deliberazione n. 286.
La parola al Consigliere Bresso.
BRESSO Sono contenta di intervenire dopo il collega Marchini, l'unico Consigliere che è entrato nel merito del quesito che oggi ci poniamo. Mi pare infatti che dalla omelia del Presidente non fosse venuto fuori nessun elemento nuovo che giustificasse il lungo dibattito che abbiamo fatto. Dico questo perchè se è forse vero che l'attività passiva, come è stata definita quella della Giunta, ha prodotto delle minacce dell'ENEL. non mi risulta affatto che abbia prodotto la sospensione dei lavori; e malgrado l'ottimismo di tanti credo che senza una decisione in merito, anche nostra non la produrrà.
Vorrei illustrare la delibera che il Gruppo comunista ha presentato, le ragioni per cui non penso che non sia proponibile nei suoi termini giuridici, in quanto una delibera non può essere dichiarata proponibile o no, e anche quali sono le ragioni politiche per discuterla e votarla.
Le condizioni per la revoca o per la sospensione della delibera del 4 gennaio, a mio avviso (lo avevo anche sostenuto in precedenti dibattiti sul nucleare), esistevano anche prima dei fatti di Chernobyl e quindi anche prima della necessità, ammessa da tutti a livello nazionale, di rivedere completamente gli aspetti localizzativi delle centrali nucleari in Italia.
Tali condizioni sussistevano perché l'ENEL aveva ripetutamente violato gli accordi sottoscritti con la convenzione stipulata nel dicembre '85, poco prima della delibera regionale, e perché nessuno può essere tenuto a rispettare accordi violati dall'altro contraente. Si dice che, siccome si tratta di un processo autorizzativo complesso, solo l'ultimo decisore, in questo caso il Ministero dell'Industria e il Governo, può revocare la decisione finale (che per il momento è solo la decisione ai lavori preliminari, non ancora alla costruzione). Intanto abbiamo l'esperienza concreta in questo Paese che ciò non è vero; ogni volta che in un processo autorizzativo complesso intervengono più amministrazioni a decidere, se una, con un proprio atto (ad esempio quella del Comune di Brindisi per la centrale nucleare di carbone che è ben più avanti, è quasi costruita) revoca gli effetti della propria decisione, o li sospende, avviene che si riapre il processo di decisione politica. Quindi non è solo un fatto tecnico; solitamente, ascoltate le ragioni dell'ente che chiede di riaprire il processo, si individua uno strumento tecnico per valutare le sue ragioni. Come tutti voi sapete (vedi i casi che si sono verificati in questi tempi per strade, autostrade, centrali, ecc.) si nomina, di solito una Commissione per la valutazione di impatto ambientale, si effettua una vera e propria valutazione di impatto ambientale, che nel caso di Trino non era stata effettuata perché non era ancora prevista dalla legge. Quindi, a mio avviso, se noi avessimo deciso di ritornare sulla delibera del 4 gennaio, prima di Chernobyl, avremmo avuto tutte le ragioni e tutta la potestà, e quello che avremmo messo in moto con quella delibera sarebbe stata la nomina di una Commissione di impatto ambientale che avrebbe rivalutato tutte le condizioni localizzative e si sarebbe assunta poi una nuova decisione. Quindi, già in quella situazione non sarebbe stato affatto vero che una delibera di revoca sospensione non avrebbe prodotto dei risultati. Equi voglio precisare una cosa in merito alle tesi che il Presidente Beltrami ha espresso pubblicamente sul fatto che l'unico ente in Regione Piemonte, con il potere di revocare la propria decisione, è il Comune di Trino.
Il Comune di Trino ha dato l'autorizzazione ai lavori nello stesso modo in cui l' ha data la Regione Piemonte, cioè non in base al proprio piano regolatore (in cui c'è scritto zona industriale, per cui si dà l'autorizzazione), ma in base alla legge che prevede che la scelta localizzativa sia avallata dalla Regione e dal Comune interessato, o dai Comuni se sono più di uno (non riapro la questione di chi era interessato lo stabilirà il TAR).
Quindi, anche il Comune di Trino, se può revocare, revoca in base alla stessa legge in base alla quale revoca o sospende la Regione, richiamandosi al fatto che in un processo autorizzativo complesso non è possibile che i primi siano "mazziati e cornuti" e non possano più ritornare sulla propria decisione. D'altronde anche in questo caso i precedenti dicono che se un Comune interviene in questo senso non è che il Ministro gli dica: "Ma cosa vuole questo Comune", si preoccupa di convocarlo insieme alla Regione interessata e si riapre politicamente e tecnicamente il processo decisionale. Questa è la situazione A.C., avanti Chernobyl, come ormai si dice; la situazione D.C., non nel senso di democrazia cristiana e neanche di dopo Cristo, ma dopo Chernobyl (il fatto che sia la stessa iniziale creerà qualche confusione agli osservatori e commentatori futuri), è del tutto cambiata. Infatti le decisioni che questa assemblea ha preso il 4 gennaio erano basate, e tutti lo sanno, su una serie di normative e di parametri tecnici; vi ricordo in particolare quelli demografici che non prevedevano la possibilità di incidenti come si sono poi verificati a Chernobyl. Quindi, la decisione della Regione che è stata presa sulla base di uno studio tecnico, effettuato dall'ENEL e poi valutato dalla Commissione dell'Università - Politecnico, che prevedeva certi parametri che saranno certamente rimessi in discussione dalla Conferenza energetica nazionale, è a questo punto una decisione sprovvista di senso e quindi è legittimo politicamente porsi il problema di cosa succede se verranno cambiati i parametri localizzativi (e questi parametri non potranno non venire cambiati). E' chiaro che si ritornerà sul processo decisionale, cioè si riaprirà tutta la discussione sul dove e come, se mai si faranno ancora delle centrali nucleari in questo Paese, possono essere localizzate queste centrali. Certo non potranno essere i vecchi parametri, perché nel raggio di 30 km si trovano molti dei Comuni in cui molti di voi sono eletti e c'è praticamente a ridosso anche la città di Torino.
Preciso tra l'altro che sono stupita di non avere sentito nulla su una delle tante cose che abbiamo deciso in questa stessa aula e che sembrano essere state cancellate dalla storia, cioè il fatto che si era deciso che prima della Conferenza energetica nazionale ce ne sarebbe stata una piemontese, in cui gli specifici problemi della localizzazione di Trino e del senso che ha ancora dovevano essere affrontati, vedi la sicurezza e l'emergenza. La Conferenza era stata proposta dall'Assessore Maccari; non abbiamo visto niente, forse la Conferenza nazionale servirà a discutere anche dei problemi di Trino. Comunque non ci sono state Conferenze n nazionali, né regionali, né provinciali e nemmeno comunali; non abbiamo visto conferenze 'di nessuno genere. Quindi è chiara una cosa: o noi abbiamo il potere di sospendere i lavori o non ce l' ha più nessuno in Italia, perché anche il Ministro ha già dato la propria autorizzazione e l'ENEL potrebbe chiedere a quel punto al Ministro i danni così come potrebbe chiederli alla Regione e così come potrebbe chiederli al Comune di Trino. Peraltro non sarebbe un grave problema perché è tutto denaro pubblico e si sa già a priori chi paga quei danni, sia l'ENEL o sia la Regione o il Ministero; alla fin fine cambia poco, saranno sempre a carico della collettività, ma non si è mai dato che poi di fatto qualcuno abbia pagato i danni per queste cose. Sospendere oggi gli effetti della delibera significa presentarsi come Regione Piemonte alla famosa Conferenza energetica e poi al dibattito sulla decisione politica che ne seguirà con una posizione forte e non debole. Ha ragione il collega Rossa quando si preoccupa della posizione di forza o di debolezza che noi andremo ad assumere in sede di Conferenza energetica come Regione Piemonte, perché non c'è alcun dubbio che il rischio che in una trattativa complessiva le ultime centrali nucleari che verranno completate (che sono poi anche le ultime che l'ENEL voleva fare; non ha mai pensato di fare altro che Montalto di Castro e Trino avendo già da tempo rinunciato a quelle in Puglia e in Lombardia) saranno proprio la centrale di Montalto di Castro e quella di Trino, con la scusa che i lavori sono in corso. Quindi una decisione di sospensione,' che sancisse anche il fatto che i lavori non sono affatto in corso, che sono stati fatti solo alcuni lavori di scasso preventivo, di precantiere sarebbe molto importante per non andare in posizione di debolezza alla Conferenza e non rischiare di dovere poi, negli anni futuri, avere molte difficoltà a spiegare ai nostri figli e nipoti perché all'abbandono del programma nucleare in Italia non ha corrisposto l'abbandono del programma nucleare a Trino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Credo che si stia dando origine ad un incidente di tipo consiliare nuovo e non avremmo nessuna esitazione a provocarlo nelle forme che abbiamo già previsto.
Avendo presentato una delibera, avendo avuto l'esame in Commissione essendoci state delle pronunce "generiche" da parte dei Gruppi ed essendo stata illustrata con specifiche e forti argomentazioni dalla collega Bresso, io credo che almeno la Giunta, se i Gruppi si sono già espressi debba esprimersi su queste argomentazioni, altrimenti viene a mancare la base stessa della dialettica. Non vogliamo continuare fino a notte, ma almeno una risposta la vogliamo a queste argomentazioni.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta Beltrami.
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Nel mio intervento avevo dichiarato, senza sconfinare su questo argomento, che la deliberazione dell'opposizione comunista era improponibile in quanto interveniva su un atto che aveva giuridicamente già prodotto i suoi effetti e mi pare fosse un elemento di tutta chiarezza, con un'interpretazione che non era solo mia personale, ma che era in effetti raccolta anche dai legali che seguono i ricorsi interposti dai Comuni limitrofi a Trino e di Trino e quindi con la stessa Regione che era intervenuta in giudizio.
Quindi mi pare che la cosa sia di estrema chiarezza.
STAGLIANO' Non è pertinente.
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Può darsi che non sia molto pertinente e cerca di non essere impertinente tu, così avremmo risolto il problema. E' anche un fatto di educazione, sforzati; la mia produzione è solo questa, non può migliorare dalle vostre sollecitazioni. A nostro avviso, e riecheggio ciò che ha affermato stamani il Capogruppo consiliare del P.S.I. Rossa, questa deliberazione non può essere proponibile; non è percorribile questo passaggio in quanto viene ad intaccare un atto che era stato richiesto per un particolare momento, quale tassello di un mosaico, quale elemento intervenente in una procedura che era maturata ed era già risolta.
Mi pare che la cosa sia stata detta con estrema semplicità e la risposta vi sia stata data. Stavo cercando perfezionamenti per offrire ulteriori elementi ai colleghi.



(Voci in aula)



PRESIDENTE

BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale



PRESIDENTE

Cercavo anche di perfezionarlo con riferimenti di dottrina che mi ero fatto raccogliere a suo tempo, ma c'è un po' di confusione dovuta a questa partenza per l'Argentina, alla quale io sono disponibile anche a rinunciare se i lavori del Consiglio ci coinvolgono fino in fondo perché mi pare che io debba porre attenzione ai piemontesi emigrati in Argentina, ma anche, e in particolare, al nostro Parlamentino. Quindi sono disponibile a superare questo particolare aspetto. Sono un paio gli aspetti che emergono in questo parere legale. Innanzitutto noi riteniamo che ad essere titolato per un eventuale provvedimento negatorio degli effetti della deliberazione, in allora assunta, e quindi provocatorio di una sospensione, di un annullamento, possa essere il TAR il quale è chiamato a pronunciarsi su questo particolare passaggio, ma non è più titolata la Regione a doverlo fare in quanto andrebbe ad invocare passaggi di retroattività che non sono più di competenza della Regione, la quale aveva assolto il suo obbligo, nei confronti della comunità e in ottemperanza e rispetto della legge, a suo tempo e quindi non aveva più nulla da aggiungere sull'argomento. Il TAR è chiamato ad esaminare il problema il 26 novembre; la localizzazione era basata sull'intesa con il Comune di Trino, intesa tuttora esistente ed è decisamente certo, almeno per la Giunta, che l'atto di localizzazione non sia più revocabile e sospendibile avendo già prodotto i propri effetti. In ogni caso un atto di ritiro, revoca, sospensione e annullamento dell'organizzazione provocherebbe certamente un'azione giudiziaria da parte dell'ENEL. prima in sede amministrativa e poi in sede civile per ottenere il risarcimento del danno prodotto dal comportamento regionale. Questo è un altro aspetto che chi ha responsabilità di governo non può sottovalutare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Mi pare evidente che la Presidenza debba tener conto dell'assoluta anomalia della discussione su questa conclusione. Anomalia che si è concretata nel non dibattito. Comunque ringrazio il Presidente Beltrami che si è assunto il difficile compito di rispondere alle argomentazioni che sono state apportate dopo con delle valutazioni standard che erano state avanzate prima. Voglio ricordare che gli argomenti del Consigliere Bresso attenevano squisitamente al merito della procedura localizzativa e della scelta che abbiamo compiuto e quindi mi paiono meritevoli di grande attenzione; qualche Consigliere che è stato attento può convenire sulla compatibilità logica e sulla sostenibilità di questa argomentazione. Quindi io farò una dichiarazione di voto favorevole sulla deliberazione che abbiamo presentato, ma svolgerò alcune argomentazioni. La prima è di carattere politico. Posso capire che questa deliberazione può avere provocato fastidio alla maggioranza o a chi ha preferito mantenere la posizione esplicitata questa mattina dal Presidente e riconfermata da alcuni Gruppi, la posizione della passività di fronte ad atti che altri devono compiere. Si è ritenuto di far correre la parola d'ordine "improponibilità" non so da chi e su quali argomenti (tra l'altro è una figura che nel linguaggio generico e comune è comprensibile, ma che non appartiene alle figure previste dal nostro Regolamento che parla di ammissibilità e di merito), stranamente appena pochi giorni dopo aver dato notizia di questa ulteriore iniziativa di carattere amministrativo con una grossa valenza politica per riuscire a portare a certezza la posizione del Consiglio regionale.
Per quanto riguarda le argomentazioni di carattere ordinamentale e giuridico mi limiterò a leggere ciò che scrive in dottrina il Sandulli un'autorità in materia difficilmente discutibile, tenendo presente comunque che ciò che è scritto sul manuale non è solo opera del Sandulli. Alla parola "sospensione" dice: "oltre che cessare definitivamente in tutto o in parte l'efficacia dell'atto amministrativo può essere temporaneamente paralizzata a certi effetti per poi riprendere eventualmente o venir meno in modo definitivo in un momento successivo. Ciò si verifica - pregherei la Presidenza del Consiglio di ascoltare poiché l'argomentazione è proprio sulla procedibilità e sulle questioni di garanzia che questo dibattito richiede nei casi di sospensione dell'esecuzione dell'atto la quale importa un certo stato di quiescenza delle situazioni giuridiche da esso prodotte".
Questa è un'argomentazione che risponde alle preoccupazioni di Beltrami e a quelle echeggiate da altri ben più che la vostra soluzione. Quando si dice "quiescenza delle situazioni giuridiche" vuol dire che non è cessata definitivamente l'efficacia, ma che si è paralizzata temporaneamente una certa situazione per cui anche in materia di diritti acquisiti da terzi ci troviamo in una fase di quiescenza e di sospensione, non in una fase di revoca che caso mai atterrà a un momento successivo alla conferenza regionale.
Il modo migliore per pagare le penali è quello di mandare avanti gli appalti e di non pronunciare in maniera netta la parola "fine", cioè la sospensione; quando si deciderà a livello nazionale che magari la centrale non sarà più da costruire le penali saranno da pagare.
A mio avviso questa strada che abbiamo curato, e ci dispiace molto caro Presidente, che sia stata se non una tua gentilezza a tenerne conto...
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Non voglio interromperti, non lo farei se non fosse corretto. Direi che l'eventuale sospensione o revoca o comunque l'approvazione di un provvedimento viene fatta a livello centrale dal Ministro che ha raccolto i passaggi di questa operazione.
BONTEMPI Infatti in un atto complesso come questo realizzato da tre soggetti Comune di Trino, Regione Piemonte e Ministero, noi abbiamo compiuto un atto fra i tre che hanno dato vita all'atto finale con la sospensione degli effetti e provochiamo uno stato di quiescenza delle situazioni, di cui sono competenti - dice sempre il Sandulli - gli organi amministrativi dotati di potere di annullamento in via di autotutela. Quindi, non è vero quello che è stato affermato che siano solo gli organi giurisdizionali perché sono dotati di potere anche gli organi amministrativi in via di autotutela. La sospensione - dice infine - non fa venir meno l'atto, neppure la sua validità, neanche la sua efficacia; non esercita una funzione repristinatoria, essa fa venir meno "ex nunc",cioè immediatamente, la possibilità di portare l'atto ad ulteriore esecuzione e di assumerlo a base di atti successivi. Mi rivolgo particolarmente ai compagni socialisti. E' stata espressa con molta forza dal Capogruppo Rossa la necessità di sospensione e di blocco immediato dei lavori necessariamente da assumersi da parte della Regione. Posso capire che non ci sia stato un esame molto attento; c'era la parola d'ordine "improponibilità" che correva, ma di fronte a queste argomentazioni, caro Rossa, come fai a non riconoscerti in tutto e per tutto nella forza di un atto del genere? Allontanerei persino dal Governo le pur legittime preoccupazioni di chissà quali conseguenze, anche se ho già detto che a mio avviso per come si è andati avanti fino adesso le conseguenze possono essere anche peggiori. Dico, caro Rossa, che quando ci si dice che si fa venir meno "ex nunc" la possibilità di portare l'atto, cioè quello che abbiamo deciso, ad ulteriori esecuzioni e di assumerlo a base degli atti successivi, è la maniera più chiara per tradurre quella che è stata una posizione politica.
Per questo motivo noi rivendichiamo fino in fondo di avere lavorato con chiarezza politica, una chiarezza che vorremmo fosse di questo Consiglio e di questa maggioranza perché si possa compiere in maniera chiara ed esplicita una scelta della Regione.
Io non dimentico l'intervista del Presidente Beltrami e non dimentico l'intervista fatta dopo la posizione assunta da Martelli in cui si è detto che la "scappatoia", che a me è parsa molto infelice perché abbiamo denunciato essere una sorta di autocancellazione della Regione, e cioè la competenza l' hanno Trino o il Governo. Questo avete detto.
La competenza ce l' ha anche la Regione e noi abbiamo chiesto a Trino di fare un atto e lo abbiamo chiesto alla Regione, ma certo non è possibile invocare che Trino, che pure è un soggetto dei tre che hanno contribuito alla decisione, assuma l'atto della sospensione, quando avendo noi offerto un'occasione non la cogliamo dicendo che non è proponibile.
Meglio sarebbe stato dire, come qualcuno dei Gruppi della maggioranza per la verità ha detto, che non sono d'accordo sulla sospensione. Questa è un'altra cosa. Il Consigliere Marchini ha detto che non gli va la parola "sospensione". Ma il comportamento di altre forze politiche, segnatamente dei cari compagni socialisti, non è comprensibile. C'è l'occasione di tradurre in pratica un orientamento politico nettamente espresso, quindi credo che non si tratti altro che applicarvisi con coerenza, tanto più che mi pare che Marchini abbia già trovato il modo di dare la scappatoia politica alla maggioranza dicendo: "Ci basta che venga riconosciuto il buon operato della Giunta".
Io non so come sia possibile riconoscere il buon operato alla Giunta quando è la quarta volta che torniamo in Consiglio perché la Giunta con le sue incertezze e i suoi tentennamenti continua a non dire esattamente quello che succede! L'invenzione della categoria giuridica nuova, la sospensione naturale è davvero tutta di responsabilità di una fantasia sui fatti un po' stretta.
La sospensione naturale provocata dall'ordine del giorno del 24 luglio intanto è una categoria che non esiste, è rimessa davvero all'arbitrio degli altri soggetti tra l'altro non democraticamente eletti, come l'ENEL.
Mi sembra questo un grande pasticcio e una grande confusione.
Questa Giunta ci fa tornare per la quarta volta su questo argomento; se 1'8 maggio ci aveste dato ragione o se ci fosse stato qui Pezzana, visto che stamattina ha passato il 90% del suo intervento ad accusare il PCI, non ne avremmo più riparlato poiché la posizione di allora era maturata sulla sospensione.
Quattro volte si è tornati qui. Credo che approvare l'operato della Giunta, almeno per qualche Gruppo, non dico per il tuo, sia molto difficile.
Però, Marchini ha già offerto una soluzione dicendo: "Purché non si dichiari la crisi (e mi pare che nessuno ne abbia intenzione) è possibile che dei Gruppi assumano la loro autonomia", quindi c'è anche la soluzione.
Davvero, compagni socialisti, se mi state a sentire, visto che vi ha offerto la soluzione perché non vi giudichino i reprobi piemontesi che mandano a pallino questo splendido pentapartito che ci governa e che non innescano dei processi politici pericolosi sul piano nazionale, avete espresso una volontà, quindi traducetela in un voto. La sospensione sta in piedi giuridicamente ed è l'unico atto che ci può tutelare anche da possibili atti di terzi, se è vera l'interpretazione del prof. Sandulli che nessuno ha letto, ma che ho voluto sottoporvi testualmente, sulla figura giuridica della sospensione degli effetti o sospensione dell'esecuzione degli atti.
In questo senso ci rammarichiamo di essere stati aggirati.
Il collega Marchini ha detto che abbiamo fatto un atto serio; però mi chiedo se sia stato altrettanto serio da parte di altre forze politiche ignorare le possibilità, magari per negarle, che questa ricerca, che non abbiamo compiuto da soli, dava. E' davvero il momento della misura e io credo che questo momento, sapendo che il paracadute qualcuno lo ha già steso, debba venire.
Ci rammarichiamo molto, ripeto, che quando si percorrono delle strade pur con tutte le problematiche e le difficoltà che ci sono, alla fine la coerenza tra il dire e il fare si distanzi. Con questa deliberazione abbiamo voluto esprimere la nostra chiarezza e chiederla ad altri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.
ADDUCI Sarò brevissimo. Volevo solamente dare un consiglio al Presidente della Giunta regionale: sta per partire la delegazione che andrà in Argentina forse farebbe meglio ad andare in India per vedere le trappole in cui cadono le scimmie indiane.
Gli indigeni prendono una noce di cocco, la legano ad una palizzata praticano un buco nella noce di cocco adatto a far si che la mano della scimmia possa entrarci aperta, dentro c'è del riso. La scimmia chiude il pugno, stringe il riso, però rimane prigioniera...
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale La Giunta non ha rapporti con gli animali.
ADDUCI ...la scimmia giudica più importante un pugno di riso che la propria libertà.
Non vorrei che vi trovaste nella stessa posizione. E' ora di cambiare veramente, il modo di ragionare per non fare la fine delle scimmie indiane.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' Signor Presidente, preferirei intervenire dopo che hanno parlato i Capigruppo della maggioranza.
MARCHINI Collega Staglianò, abbiamo conquistato il diritto di parola, non l'obbligo.



PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi, darei la parola al Consigliere Staglianò che ha presentato alcuni emendamenti alla proposta di deliberazione. Se intende illustrarli ne ha facoltà.
STAGLIANO' Lo ripeto al microfono così rimane a verbale. E' lungi da me l'idea di pretendere che la maggioranza parli, anche perché quando parla di questi argomenti non fa una grande figura, se mi consentite la franchezza.
Presidente Beltrami, può darsi che io sia stato impertinente.
Sicuramente il grado di approfondimento che la Giunta manifesta sugli atti che ci vengono sottoposti, nella fattispecie una proposta di deliberazione di Consiglio, non mi pare dei migliori. Quindi chiedo di poter sentire qualche rappresentante della maggioranza. Scusa, Brizio, sei nervoso? BRIZIO Non sono nervoso, è una causa del tutto naturale.
STAGLIANO' Dicevo che avrei gradito sentire ancora qualche opinione della maggioranza perché nonostante tutto (da qui, forse, la cosiddetta impertinenza di cui parla il Presidente Beltrami) continuo a credere nel confronto e nella dialettica democratica. Da questo punto di vista ci vengono anche dei conforti.
Stamani parlavo degli antinucleari dimezzati, alla Martelli per intenderci. Ora aggiungo che, essendoci nel pedigree di Martelli anche un suo passaggio nel P.R.I., confido che anche il P.R.I. possa diventare un giorno antinucleare, questa volta intero e non solo a metà.
Dopo la Conferenza nazionale il collega Ferrara ci assicura che il P.R.I. cambierà opinione...
FERRARA Non ho detto che cambierà opinione, ma valuterà per intero la situazione.
STAGLIANO' Se cambierete opinione avremo un ulteriore sviluppo del fronte antinucleare, a cui abbiamo lavorato senza risparmio di forze. Da parte del Gruppo D.P. c'è stato un apprezzamento per la proposta di deliberazione presentata dal Gruppo comunista. Una proposta che è tutta interna ad un faticoso, ma che ci pare sincero, per quanto contraddittorio in molti punti, percorso di revisione di scelte passate, su cui ha preferito attardarsi il collega Pezzana. Parliamo di un processo di revisione che valutiamo positivamente, pur essendo ancora non soddisfatti per le ambiguità di tante dichiarazioni fatte da autorevoli rappresentanti comunisti sulla scellerata scelta nucleare. Abbiamo apprezzato la proposta di delibera che i precedenti in dottrina citati prima dal collega Bontempi sull'istituto della sospensione degli effetti sono ancora più forti e pertinenti nel caso dell'istituto della "revoca", al quale si riferiscono grandi studiosi di diritto amministrativo, riconducibile alla facoltà, che è esclusiva della medesima autorità che ha precedentemente emanato l'atto da revocare, di fronte al modificarsi dello scenario che l' ha vista operare in precedenza.
Questi concetti sono spiegati con molta precisione ne "Il manuale di diritti amministrativi" del prof. Sandulli (Edizioni Iovene), per cui davvero, penso che si faccia torto innanzitutto alla propria intelligenza da parte dei Consiglieri di maggioranza, Capigruppo e membri della Giunta a non misurarsi su questi argomenti; e si fa torto innanzitutto a se stessi oltre che all'istituzione in cui dovremmo portare il meglio di noi stessi.
Noi continuiamo a pensare questo: se i dubbi che vengono manifestati ad esempio, dal collega Rossa sulla fondatezza giuridica dell'istituto della sospensione, non c'è più nessun alibi di fronte all'emendamento che ho presentato a nome del mio Gruppo e che parla precisamente di revoca degli effetti, che ci appare più convincente oltre che per ragioni giuridiche, come ho provato sommariamente a dire sin qui, per una ragione politica essenziale.
Stamani facevo cenno all'enfasi che circonda, in tanti interventi questa Conferenza nazionale sull'energia. A noi pare che ci sia una scadenza ancora più importante e di più alto valore politico e democratico ed è quella del pronunciamento referendario sulla scelta nucleare previsto per la primavera prossima, per la quale un milione di cittadini del nostro Paese ha chiesto di poter dire la sua. Noi confidiamo di essere già oggi maggioranza nella società su questo argomento e pensiamo che qualunque decisione in merito alla scelta nucleare debba avvenire dopo che i cittadini si sono pronunciati, dando corso ad un proprio diritto tutelato dalla Costituzione.
Il nostro è un emendamento che ha questo duplice significato: di sottolineare il valore che noi attribuiamo innanzitutto al referendum prima ancora che alla Conferenza sull'energia, e in secondo luogo di eliminare ogni alibi per i giochini interpretativi delle norme giuridiche che il caso dell'istituto della revoca non consente. La logica vorrebbe dopo le parole del Capogruppo socialista di stamani, collega Rossa, che il P.S.I. (che ha manifestato dubbi sulla fondatezza della delibera comunista) votasse almeno per l'emendamento di D.P.



PRESIDENTE

Abbiamo il primo emendamento sostitutivo presentato dal collega Staglian alla delibera che recita: 1) dopo le parole "Premesso altresì che:" il punto 1) va così sostituito: "1) i fatti di Chernobyl e il diffondersi di notizie su altri incidenti nucleari gravi tipo quello di Three Mile Island, la stessa Conferenza di Vienna dell'agosto scorso, hanno messo in luce che gli impianti nucleari non garantiscono oggi livelli di sicurezza adeguati e commisurati ai rischi di eventi dalle conseguenze disastrose;".
La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Devo dire che li ho visti velocemente adesso. Mi pare che i due primi emendamenti siano condivisibili, ma in verità noi abbiamo cercato nella nostra delibera di costruire un ragionamento che, in maniera meno esplicita, contiene già questi concetti. Per cui, o abbiamo tempo e io posso esaminarli più attentamente, o altrimenti non vedo come queste aggiunte, che pure riconosco politicamente giuste, possano appartenere al dibattito che abbiamo svolto. Quindi ci asterremo sui primi due.
Sul terzo invece dico chiaramente che noi abbiamo avuto una linea assolutamente, a nostro avviso, oltre che solida, lineare con l'impostazione politica. Avremmo potuto proporre una delibera di revoca, ma non abbiamo ritenuto così perché la revoca annulla tutto il processo, ecc.
la nostra è una sospensione degli effetti.
Non so se si è parlato di revoca con il collega Staglianò, perch qualche argomentazione di qualche esponente della maggioranza è stata: "Ah se ci fosse stata la revoca"; comunque è chiaro che per revoca si intende lo strumento, magari ultroneo, per produrre l'effetto che volevamo, cioè quello della sospensione immediata dei lavori. Avremmo potuto tenerla in considerazione nel momento in cui fosse intervenuto qualche pronunciamento.
Quindi noi dichiariamo di essere affezionati alla nostra delibera e alla scelta che abbiamo fatto di sospensione degli effetti.
Quindi due astensioni sui primi due punti; sull'ultimo, salvo che si collochino altre forze, e che quindi questo diventi addirittura un atto forse ultroneo, ma inequivoco, che produce effetti, ci riserviamo di collocarci diversamente, altrimenti non lo votiamo.



PRESIDENTE

Sia l'illustrazione, sia le motivazioni sui tre emendamenti sono stati ricompresi negli interventi illustrativi e di dichiarazione di voto.
Pongo in votazione il primo emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 3 voti favorevoli, 24 contrari e 19 astensioni.
Pongo ora in votazione gli altri due emendamenti: 2) dopo il punto 2) aggiungere il seguente punto 2a): "2a) la stessa competitività economica degli impianti elettronucleari (anche alla luce dell'enorme crescita dei costi in direzione di una maggiore sicurezza) viene oggi riconosciuta dubbia da sempre più numerosi uomini di scienza ed esponenti di forze politiche nazionali e locali;".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 3 voti favorevoli, 24 contrari e 19 astensioni.
3) all'ultimo capoverso, dopo la parola "delibera", sostituire il testo con: "- di revocare la deliberazione C.R. 4/1/1985 n. 786/77 con immediata esecutività".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è respinto con 4 voti favorevoli, 40 contrari e 2 astensioni.
Pongo ora in votazione tale deliberazione nel testo originario che recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte premesso che: con deliberazione C.R. 4/1/1985 n. 786/77 la Regione Piemonte ha provveduto a determinare definitivamente la localizzazione della centrale elettronucleare con due unità di 1.000 Mw ciascuna prevista dal P.E.N. nel sito dell'area Po 1, appartenente al territorio del Comune di Trino Vercellese con nota del 4/1/1985 la detta deliberazione, unitamente con quella adottata dal Comune di Trino Vercellese il 18/12/1984 n. 183, è stata trasmessa al Ministero per l'Industria, il Commercio e l'Artigianato in data 27/12/1984 la Regione Piemonte ha stipulato il verbale d'intesa con l'ENEL nell'ambito e per le finalità previste dalla legge n. 8/83 premesso altresì che: 1) i fatti di Chernobyl e il diffondersi di notizie su altri incidenti nucleari gravi tipo quello di Three Mile Island, la stessa Conferenza di Vienna dell'agosto scorso, hanno messo in luce che occorre una pausa di riflessione, visto che i reattori nucleari non hanno ancora raggiunto un sufficiente grado di sicurezza tecnica 2) a livello nazionale, con Atto Parlamentare del 3/6/1986, è stata indicata una sospensione di operatività del P.E.N. approvato dal CIPE 1'8/6/1982 in attesa della Conferenza nazionale sull'energia; sospensione che non riguarda però la centrale elettronucleare di Trino 3) l'ENEL. tramite decreto del Prefetto di Vercelli del 18/3/1985 n.
1363/1, ha provveduto ad occupare gli immobili necessari per la costruenda centrale e ha richiesto al Ministero dell'Industria l'autorizzazione alla costruzione della centrale ai sensi dell'art. 5 della legge 2/8/1975, n.
393 4) l'ENEL. nonostante non abbia ancora ottenuto l'autorizzazione di cui sopra, ha comunque iniziato vari lavori preliminari, appaltando le relative opere 5) in data 27/6/1985, sul GUCE del 5/7/1985 n. L 175/40 è stata pubblicata la Direttiva del Consiglio delle Comunità europee del 27/6/1985 n. 85/337 concernente la valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati 6), detta deliberazione, per i progetti delle centrali nucleari (n. 2 Allegato I), impone una determinata procedura (artt. 2, 4, 5-10) che, in concreto, va nuovamente verificata per la centrale di Trino quanto sopra premesso, ritenendo che la mancata sospensione dei lavori per la progettata centrale di Trino non si giustifica né in base a considerazioni tecniche, né in base a considerazioni giuridico economiche sotto il primo riflesso, infatti, la sospensione di operatività del P.E.N. dovrebbe coinvolgere la centrale di Trino dal momento che i sistemi e le misure di sicurezza predefiniti sono uguali a quelli previsti per le altre centrali per le quali è in atto la sospensione del processo localizzativo; sotto il secondo riflesso, la prosecuzione nelle opere preliminari (approntamento del cantiere, splateamenti, movimenti di terra opere murarie, ecc.) comporta il rischio di una enorme spendita di denaro per un'opera che potrebbe anche essere annullata la stipula di contratti di appalto con imprese terze da parte dell'ENEL espone l'Ente di Stato ad azioni di risarcimento danni, qualora o la progettata centrale venga annullata o vengano accolti i numerosi ricorsi al TAR. proposti contro le delibere della Regione Piemonte C.R. 4/1/1985 citata e del Comune di Trino 18/12/1984, n. 183 considerato che: appare opportuna una sospensione di efficacia della citata delibera C.R.
4/1/1985, n. 786-77, sicché, a partire dalla data della presente, non vengano portati ad ulteriori conseguenze tutti i provvedimenti e le convenzioni consequenziali e l'ENEL sia indotta a sospendere, di fatto, le opere in corso, senza intraprendere nuove gare di appalto d e l i b e r a di sospendere l'efficacia della delibera C.R. 4/1/1985, n. 786-77 di munire la presente di immediata esecutività".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è respinta con 19 voti favorevoli e 27 contrari (2 Consiglieri non partecipano alla votazione).


Argomento: Problemi energetici

Esame ordini del giorno in materia nucleare


PRESIDENTE

Abbiamo ricevuto quattro ordini del giorno presentati rispettivamente dal Gruppo MSI-DN, dal collega Rossa, dal collega Brizio e dai colleghi Ala e Reburdo.
La parola al Consigliere Majorino per l'illustrazione dell'ordine del giorno presentato dal Gruppo MSI-DN.
MAJORINO Signor Presidente e colleghi Consiglieri, sarò breve in quanto con il mio intervento avevo già illustrato l'ordine del giorno. In questo documento è confluito il pensiero che ho espresso sulla questione sospensione, cioè a dire, affermazione in linea di principio all'opzione nucleare che è anche la posizione che la nostra parte politica terrà nella Conferenza di Venezia, salvo poi vedere quali saranno le risultanze del Parlamento cui ovviamente ci atterremo. Quindi il nostro ordine del giorno si caratterizza con l'affermazione di principio dell'opzione al nucleare pur con un ragionamento realistico, richiedendo la sospensione dei lavori fin dopo l'esito della Conferenza sull'energia e delle risultanze della Conferenza stessa e del recepimento che avrà da parte del Parlamento, così come già il Parlamento ha prefigurato.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno presentato dal Gruppo MSI-DN che recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte in seguito al dibattito apertosi nel Paese e tra le forze politiche sull'uso pacifico dell'energia nucleare c o n s i d e r a t o l'ormai decennale impostazione della tecnologia moderna che non consente pentimenti o asservimenti alle multinazionali petrolifere, metanifere e carbonifere c o n s i d e r a t o come fatto strumentale il pentimento del P.C.I. e del P.S.I. atto a forzare le altre componenti politiche nel tentativo di prorogare i tempi di una presidenza di un governo 'a termine' c o n s i d e r a t o che entro il mese di dicembre si attiverà la Conferenza nazionale per cui sarebbe accettabile una sospensione fino a detto periodo dei lavori di costruzione della centrale nucleare di Trino i n v i t a il Governo e le forze politiche a riconfermare l'indirizzo nuclearista a suo tempo intrapreso con l'obbligo di maggiori garanzie per quanto concerne le norme di sicurezza".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 2 voti favorevoli e 45 contrari.
L'ordine del giorno presentato dal Gruppo P.S.I. viene illustrato dal Consigliere Tapparo che ha facoltà di parlare.
TAPPARO Signor Presidente e colleghi, il Gruppo accetta una eventuale valutazione per punti sull'ordine del giorno presentato dal Gruppo socialista. Io credo che la preparazione della Conferenza nazionale passa anche per le iniziative che le Regioni, e in particolare la nostra Regione possono manifestare ed esprimere. E' positivo quanto diceva il Presidente della Giunta sul coordinamento interregionale per quanto riguarda il nucleare; mi sembra discutibile la scelta della Regione Toscana come coordinatrice di una materia di questo genere, comunque può essere un elemento accettabile.
Il nostro ordine del giorno è uno sforzo di sintesi che cerca di recuperare gli elementi costruttivi dei lavori svolti da questo Consiglio dall'avvenimento di Chernobyl in poi, e cerca di essere un elemento per creare le condizioni per rendere più adeguati possibili i contributi che devono ancora manifestarsi da questo Consiglio regionale per costruire una posizione a livello nazionale, frutto di una serie di componenti che l'articolazione dei partiti e le assemblee elettive potranno e dovranno fare. Noi sostanzialmente colleghiamo all'affermazione di graduazione espressa dal Consiglio, con quella successiva di una cautela mirata a non pregiudicare le preesistenze nell'area interessata, che è stata poi espressa dal "no" al dewatering, come fatti che hanno condizionato il sostanziale proseguimento delle attività di cantiere. Quindi nell'ordine del giorno giudichiamo quella che definiamo pausa di riflessione un fatto necessario e positivo e invitiamo il Governo a fare gli interventi necessari affinché questo tipo di pausa di riflessione possa realmente manifestarsi. Come Regione affermiamo che, per quanto riguarda la materia degli inerti, nei limiti delle nostre competenze e delle nostre possibilità legali, evidentemente indichiamo la non prosecuzione di autorizzazioni,.come del resto l'Assessore Maccari aveva già dichiarato, al prelievo dei materiali inerti relativi alla costruzione del basamento.
Infine, l'ordine del giorno si chiude con un'affermazione che dice che si ritengono le attività di cantiere e ogni ulteriore determinazione, da essere rinviate alle determinazioni della Conferenza nazionale. Quindi l'ordine del giorno si conclude con un punto che afferma che la Conferenza nazionale sull'energia, che in qualche modo sarà determinante e dovrà permettere le scelte che la Regione Piemonte potrà e dovrà fare, non dovrà trovarsi con situazioni irreversibili. Il concetto di irreversibilità è stato espresso spesso dall'ENEL; in una sua lettera l'ENEL stesso infatti parla di reversibilità di tutti i lavori finora compiuti. Credo che questo ultimo punto sia particolarmente significativo, perché si riferisce alle attività di cantiere che devono essere rinviate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
ALA Volevo solo annunciare il mio voto favorevole sugli ultimi tre punti dell'ordine del giorno presentato dal Gruppo socialista. Ho preso la parola non solo per questo, ma anche per rilevare lo sconcertante atteggiamento del Partito Socialista in quest'aula e in questo Paese. Non si può il giorno prima votare a favore di uh ben preciso ordine del giorno in Consiglio comunale, dove non si sortiscono effetti, e invece, il giorno dopo, nascondersi e trovare tutte le vie possibili ed immaginabili di fuga in quella sede in cui le decisioni sono rilevanti.
Ritengo che il problema degli inerti sia decisivo, quindi almeno su questo voterò. Ho notato che quando questa richiesta viene avanzata dal Consigliere Rossa tutti i socialisti votano a favore; quindi meglio che la richiesta la faccia lui visto che, quando l' ho fatta io, i socialisti hanno votato contro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.
BRIZIO Su questo ordine del giorno, che si vota per punti, anche su nostra richiesta, voteremo a favore dei primi tre punti che sono, come voi vedrete, testualmente uguali all'ordine del giorno presentato dal Gruppo democristiano. Per i tre punti successivi noi siamo orientati in senso non positivo perché riteniamo che siano pleonastici, non necessari dopo che il punto 3 prende atto della non prosecuzione dei lavori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti.
CERNETTI Sarò molto breve anche perché sono consapevole della partenza dei colleghi per l'Argentina. Voglio ricordare che il mio voto fu di astensione nel Consiglio del 5 maggio e nel Consiglio del 24 luglio; anche se prendo atto complessivamente di un certo avvicinamento della Giunta a posizione di sospensione, avvenute dal 5 maggio al 24 luglio; devo però anche prendere atto che oggi non si è fatto un passo avanti. Sul "nì" 1a Giunta era e sul "nì" è rimasta nonostante la presa di posizione del P.S.I.
L'ordine del giorno del mio partito non ha a mio modo di vedere quella chiarezza né quella decisione che mi sarei aspettata, dopo che il mio partito ha rotto gli indugi a livello nazionale e si è espresso in modo non equivoco.
Sono convinta che sono stati interventi come i miei ad aver contribuito a spingere il partito sulla nuova posizione. E sono convinta tuttora di esserne un'autentica interprete; pertanto coerente con il mio atteggiamento precedente ed insieme consapevole che nella vita anche politica bisogna accontentarsi, mi astengo sui primi tre punti e vorrei sottolineare che...
Non so perché qui ci sono dei Consiglieri che hanno licenza di parlare come e quando credono, altri invece appena dicono una parola vengono richiamati come scolaretti negligenti. Allora, soprattutto per quanto riguarda il terzo punto, a mio avviso non è esatto, e mi pare di usare un termine eufemistico, dire che la richiesta di graduazione dei lavori ha creato condizioni tali da non consentire la prosecuzione delle attività di cantiere. Ancora oggi le attività di cantiere, in effetti, continuano e in effetti se così non fosse non si spiegherebbe la lettera dell'ENEL che minaccia "di sospendere i lavori"; pertanto, astenendomi sui primi tre punti voto invece sugli ultimi tre, che sostengono quello che nei miei due interventi nei Consigli precedenti ho sostenuto, cioè la sospensione dei lavori nucleari di Trino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente del Consiglio ed in particolare signor Presidente della Giunta, richiamo alla sua attenzione, oltre che per ribadire la posizione del nostro Gruppo, che produrrà un comportamento di voto uguale e contrario a quello della signora Cernetti, l'attenzione del Presidente della Giunta sull'esigenza di una sua pronuncia in aula in ordine al secondo punto dell'ordine del giorno presentato dal Capogruppo socialista.
Laddove dice: "Impegna la Giunta a non procedere alla concessione di ogni autorizzazione al prelievo di materiali inerti relativi ai fabbisogni per la costruzione della centrale di Leri - Cavour". A me pare che la Giunta su questo debba fare una dichiarazione prima che si passi alla votazione poiché mi pare che il prelievo degli inerti sia consentito o meno all'interno di procedure autorizzative che nulla hanno a , che vedere sulle considerazioni di opportunità della sospensione dei lavori che sono la premessa e la ragion d'essere di questo documento.
Mi rendo conto che qualche causetta per danni non interessa il Presidente della Giunta. Non può la Giunta essere vincolata dal Consiglio in ordine a comportamenti di governo che sono regolati da normative e convenzioni e non evidentemente da desiderata di ordine politico del Consiglio regionale. Su questo la Giunta a mio modo di vedere deve fare una riflessione in questa sede, ma, soprattutto, qualora debba motivare in modo molto puntuale il diniego di autorizzazioni a cavare inerti, cosa che sarà opportuna o no a seconda dei casi specifici; altrimenti rischiamo che ci si avvii ad un comportamento sospetto dal punto di vista legittimo della Regione in ordine all'autorizzazione o meno alla cava di inerti.
Noi possiamo raccomandare alla Giunta il massimo rigore, scrupolo o la massima attenzione nell'interpretazione della convenzione e nell'applicazione delle leggi, questo lo posso capire, ma dire che non si possono autorizzare le cave di inerti, alla luce di un obiettivo, che è quello della sospensione dei lavori, questo mi pare un passaggio di natura politica che non può supportare una mancata autorizzazione da parte della Giunta. In questo senso, la Giunta non può accettare di essere vincolata ad un comportamento che potrebbe anche essere antigiuridico.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta Beltrami.
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Direi che non c'è altra possibilità che convenire alle conclusioni, per questo aspetto specifico, alle quali è arrivato il collega Marchini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.
FERRARA Su questo ordine del giorno per il quale è stata richiesta la votazione per punti, il P.R.I. voterà in modo differenziato rispetto ai vari punti.
Sui primi tre punti, che confermano e danno un giudizio positivo rispetto all'attività svolta dalla Giunta, e confermano l'ordine del giorno presentato ed approvato da questo Consiglio regionale il 24 luglio, il P.R.I. voterà a favore. Mentre, sui successivi tre punti, là dove si assumono delle posizioni che in qualche modo pregiudicano le scelte della Regione, prima ancora che sia stata pronunciata da parte della Conferenza sull'energia una posizione definitiva, il P.R.I. voterà contro.
E', lo stesso ragionamento che ci ha portato a votare contro l'ordine del giorno presentato dal M.S.I. là dove già assumeva una scelta a favore del nucleare che noi non ci sentiamo di fare oggi, ma è una decisione che il P.R.I. assumerà soltanto dopo le conclusioni della Conferenza nazionale sull'energia. Per gli stessi motivi, ed è questa un'anticipazione di quella che sarà la votazione sugli altri ordini del giorno, il P.R.I. voterà a favore dell'ordine del giorno presentato dalla D.C., che in gran parte ricalca i primi punti di quello presentato dal P.S.I. e voterà contro l'ordine del giorno presentato dai colleghi Ala e Reburdo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Stagliano.
STAGLIANO' Signor Presidente, ero dubbioso se prendere la parola. Ho voluto riflettere attentamente. Voglio perciò dire ai colleghi che non presterò il mio voto a quella che si va configurando come una pagliacciata da parte del Gruppo socialista il quale scrive per metà un ordine del giorno che coincide con gli orientamenti del pentapartito, mentre l'altra metà cerca di catturare il consenso dell'opposizione antinucleare e dei comunisti per ribadire una centralità socialista che non rispecchia nessuna logica di comportamento leale e conseguente e che è un insulto anche al buon senso di ciascuno di noi. Se ragioniamo freddamente su quanto sta avvenendo, viene da proporre alla Presidenza del Consiglio la raccolta degli atti di questa seduta, con i relativi deliberati che ci stiamo apprestando a votare, per mandarli a tutte le scuole del Piemonte, affinché ne possa essere studiata la doppiezza e l'inconcludenza. Per conoscenza, dovremmo mandarli anche alla Conferenza nazionale sull'energia: il Piemonte non ci farebbe una gran bella figura.
Nel giro di due ore i socialisti negano quanto essi stessi hanno affermato in precedenza. Io sono letteralmente allibito, signor Presidente.
Da parte mia non c'è nessuna volontà di legittimare un comportamento truffaldino dei socialisti, i quali ancora ieri sera nel Consiglio comunale di Torino hanno votato tutt'altre cose, dicendo "no a Trino", mentre qui oggi giocano con il bilancino delle frasi per non assumersi le proprie responsabilità, determinando l'inaccettabile fatto compiuto dei lavori di cantiere che proseguono.
ROSSA Questa è un'altra cosa! STAGLIANO' Infatti, dove le decisioni pesano - come qui in Regione - giocate con quattro piedi in due scarpe per non decidere. Questa è la verità! In ogni caso, signor Presidente, annuncio di non partecipare al voto su questo ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI E' chiaro che si sta configurando una situazione molto strana. Devo ripetere in termini assolutamente calmi ma profondamente amari al Gruppo socialista che il non aver accettato, sulla base di argomentazioni che noi abbiamo proposto, di scegliere e di votare sulla deliberazione porta ad un risultato un po' assurdo.
Di questo ordine del giorno tre capoversi potrebbero essere approvati dal pentapartito e forse altri tre capoversi da uno schieramento diverso.
Quando si creano delle difficilissime peripezie mentali per riuscire a venir fuori da situazioni che alla fine devono risolversi con delle scelte almeno su elementi temporanei come la sospensione, si rischia di provocare queste conseguenze.
Con molta perplessità registriamo un'assenza di argomentazioni per respingere la nostra deliberazione. Di ogni passo fatto verso la conquista della sospensione dei lavori rivendichiamo il merito al nostro Gruppo che ha ottenuto il 24 luglio dopo un travaglio degno dei parti difficili l'ordine del giorno sul dewatering, che non è venuto per volontà della maggioranza, ma come compromesso in una seduta trascinatasi per circa un giorno sulle questioni della sospensione; quindi effetto di una iniziativa che è stata prodotta dall'opposizione che è al centro dell'opposizione, non quella che ci dà lezioni di coerenza, come fa Pezzana che non si presenta al momento buono, ma che lavora per ottenere i risultati che dichiara.
Noi abbiamo fatto questo e allora dico molto francamente che ha ragione il collega Staglianò nel dire che questo è perlomeno strano e anomalo.
Comunque segniamo su questo tre nuovi punti di avanzamento.
Il quarto comma recita: "Giudica opportuna una pausa di riflessione ed invita il Governo ad intervenire nei confronti dell'ENEL affinché vengano posti in essere rapidamente tutti gli atti conseguenti". E' un modo per indicare con molte parole un termine che non è mai stato usato nei voti dalla maggioranza o da Gruppi della maggioranza se non l'8 maggio, quello di chiedere l'intervento affinché l'ENEL smetta di lavorare.
In questo senso anche se è una cosa che avviene solo in questo anno con questa Regione e con questa maggioranza, noi voteremo contro i primi tre commi e voteremo a favore degli ultimi tre.



PRESIDENTE

Se non ci sono altri interventi passerei alla votazione.
E' stato richiesto di votare l'ordine del giorno, presentato dal PSI per punti. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte approva la comunicazione della Giunta relativa all'andamento dei lavori di costruzione della centrale elettronucleare di Trino riafferma le indicazioni contenute nell'ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale il 24/7/1986, delle quali raccomanda un rigoroso e puntuale rispetto rileva come la richiesta graduazione dei lavori e l'adozione delle cautele mirate a non pregiudicare le preesistenze dell'area interessata in Leri Cavour abbiano, di fatto, creato condizioni tali da non consentire la prosecuzione delle attività di cantiere e ne prende atto giudica opportuna una pausa di riflessione ed invita il Governo ad intervenire nei confronti dell'ENEL affinché vengano posti in essere rapidamente, tutti gli atti conseguenti impegna la Giunta a non procedere alla concessione di ogni autorizzazione al prelievo di materiali inerti relativi ai fabbisogni per la costruzione della centrale di Leri - Cavour ritiene che le attività di cantiere e ogni ulteriore determinazione debbano essere rinviate sino alle conclusioni della prevista Conferenza nazionale in ordine alla politica energetica e al relativo piano".
Pongo in votazione i primi tre punti dell'ordine del giorno.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
I primi tre punti sono approvati con 30 voti favorevoli, 21 contrari e 1 astensione.
Pongo in votazione gli ultimi tre punti dell'ordine del giorno.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Gli ultimi tre punti sono respinti con 26 voti favorevoli, 24 contrari e 2 astensioni (1 Consigliere non partecipa alla votazione).
BONTEMPI Chiedo che la votazione avvenga per appello nominale.
BRIZIO Non è possibile in quanto la votazione è già avvenuta.
ROSSA A questo punto chiedo che l'ordine del giorno, presentato da me, venga votato interamente.



PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri, la votazione si è effettuata e il risultato è quello che è stato indicato dal Segretario che può formalmente ancora comunicarlo.
BONTEMPI Allora chiedo la verifica della votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.
BIAZZI E' stata fatta la richiesta di procedere alla verifica del voto.
Non ho sottomano il Regolamento, ma mi sembra di ricordare, abbastanza chiaramente, che dopo che è stato proclamato il risultato di una votazione si può chiedere immediatamente la verifica del risultato stesso e la Presidenza non può negarlo.



PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri, abbiamo votato, il risultato è stato indicato, per il collega del P.C.I. richiede, ex art. 65, la verifica dei voti. Poiché è una sua facoltà, si proceda alla verifica.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Il Consiglio regionale non approva con il seguente esito: 26 voti favorevoli, 24 contrari e 2 astensioni (1 Consigliere non partecipa alla votazione).
Passiamo al terzo ordine del giorno, presentato dal collega Brizio.
La parola al Consigliere Brizio.
BRIZIO L'ordine del giorno della D.C. viene ritirato per una ragione molto semplice: i primi tre punti del nostro ordine del giorno sono uguali alle parti approvate di quello socialista. Quindi nella sostanza, poiché il quarto punto contiene solo una specificazione, noi riteniamo che l'approvazione dell'ordine del giorno presentato dal P.S.I. corrisponda per la parte iniziale, all'ordine del giorno della D.C. e quindi ritiriamo il nostro documento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Signor Presidente, ho sentito che la D.C. ha ritirato il suo ordine del giorno. Io vorrei chiedere al Presidente della Giunta e ai Capigruppo della maggioranza se si rendono conto del risultato che si è prodotto oggi. Il risultato prodotto, per effetto appunto dei contorcimenti di cui parlavo, è che sono stati approvati tre punti in cui si approva la comunicazione della Giunta; in realtà si prende atto della lettera dell'ENEL e non si prende nessuna decisione, ed era l'impegno assunto anche dal Gruppo P.S.I., in esito alla questione di cui abbiamo discusso per una giornata intera.
L'anomalia va denunciata; non solo la spaccatura della maggioranza su un fatto così rilevante, perché la spaccatura, al di là che sia passata grazie al meccanismo delle astensioni e di chi non ha votato, c'è stata, e anche il fatto dell'impotenza a produrre decisioni per queste contraddizioni ricade su tutta l'istituzione.
La D.C. addirittura ritira il suo ordine del giorno. Di fronte a questo fatto noi certamente voteremo l'ordine del giorno proposto dai colleghi Ala e Reburdo anche se ho gia spiegato la nostra posizione. Ma a questo punto costringete anche chi ha percorso una strada lineare, essendogli stata respinta in maniera stranissima la propria delibera, a concorrere almeno all'unico atto chiaro rimasto in discussione che è questo prodotto dai due Consiglieri Ala e Redurdo. Ma la maggioranza, ripeto, esce di qui di nuovo nella confusione; alla comunità continueremo a dire che non si sa cosa avviene. Questo è il punto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Chiedo la cortesia ai colleghi di seguire questo passaggio delicato dal punto di vista regolamentare. Non faccio un'eccezione, quindi mi rimetto alla valutazione della Presidenza per il precedente che potrebbe comportare. Quando su un argomento è stato approvato un ordine del giorno non è più possibile procedere all'esame di altri ordini del giorno; lascio la questione alla valutazione della Presidenza.
E' passato un ordine del giorno che esclude la discussione successiva di altri ordini del giorno che trattino la stessa materia.
Nessuna opposizione accetterà mai di affermare che alcuni punti hanno esaurito la discussione, ma sosterrà che ci sono altri aspetti da discutere.
Rassegno alla Presidenza questo tipo di problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.
REBURDO Non sarei così soddisfatto e contento, come parte della maggioranza si è espressa, dopo aver saputo l'esito della votazione.
In questo Consiglio è emersa un'ulteriore confusione e risposta alle istanze della società non sufficientemente puntuale; quindi non credo che ci debba essere una reazione come quella che abbiamo visto. Probabilmente in parte può avere ragione il Consigliere Marchini, ma è anche vero che i primi due punti del nostro ordine del giorno possono essere considerati assorbiti dai primi tre punti approvati; sicuramente non gli altri che facevano parte della discussione che con quella parte dell'ordine del giorno approvato, non vengono sostanzialmente toccati. Quindi ribadiamo la sostanza del nostro ordine del giorno.
Perché l'abbiamo presentato? Noi l'abbiamo presentato perché abbiamo ritenuto, checché se ne dica che l'introduzione del Presidente Beltrami sia stata ambigua, non chiara come sempre, chiamiamola dorotea nei termini della questione...
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Non fare pagare a me il risultato.
REBURDO Se ti intendi offeso ritiro, la parola ambigua, ma non era in quel sen so, era una dichiarazione non chiara.
Nella tradizione del costume politico italiano i dorotei non sono solo democristiani; il doroteismo è un fenomeno abbastanza ampio della politica italiana, quindi se te la prendi probabilmente è perché ho toccato nel segno, quindi confermo i contenuti do rotei.della tua introduzione.
Sulla base di questa premessa noi abbiamo ribadito nell'ordine del giorno l'esigenza di dare delle risposte chiare, non dorotee e non ambigue.
Quindi le risposte chiare, non dorotee, non ambigue sono quelle di chiedere l'immediata sospensione di tutti i lavori attualmente in corso nel cantiere di Leri - Cavour e chiedere, perché di questo non se ne è mai parlato e se ne parlerà poi a giochi fatti (anzi qualcuno vorrebbe non parlarne perch così i giochi sono poi definitivamente fatti) perché il cantiere di Trino è realizzato per almeno un quarto, perché accanto ai lavori di precantiere ci sono delle commesse in corso, che sono state fatte a delle industrie e allora il problema è quello di porre fine a.queste commesse, di bloccare immediatamente anche questo, perché altrimenti tutto il resto sono delle parole vuote, ci stiamo prendendo in giro. Ecco perché abbiamo ripetuto e messo in evidenza l'esigenza del blocco dei lavori del precantiere e contemporaneamente di ogni commessa inerente la centrale elettronucleare.
Per Montalto si dice che almeno l'80-85% della centrale sia già fatta perché le commesse sono in stato avanzato di costruzione. Quando queste cose sono a questo livello di compromissione non possiamo tranquillamente ancora perdere ore, minuti e secondi per bloccarle. Ecco perché abbiamo chiesto con chiarezza queste cose nel nostro terzo punto.
Ci pare ci siano tutte le condizioni, perché l'abbiamo verificato sul campo, che non è possibile mantenere, da parte dell'ENEL. gli impegni che si è assunta nella convenzione con la Regione, perché sul territorio si sta verificando un disastro ambientale praticamente incorreggibile e non affrontabile. L'ENEL non sta mantenendo una serie di impegni anche perch non lo può materialmente fare. Si sta verificando che sul campo le cose sono più complesse di quello che si pensava con la firma di una convenzione. A questo punto ci sono le condizioni per una revoca di quella delibera; ecco perché noi lo abbiamo presentato con la chiarezza necessaria probabilmente intromettendoci in un dibattito, che vede già abbastanza compromessa la fase di avanzamento della costruzione della centrale e la Conferenza sull'energia sarà soltanto una presa in giro, se si continuerà a lasciare andare avanti i lavori e le commesse che sono state fatte. Questo richiamo mitico alla Conferenza per poter decidere è una cosa fasulla perché a quel momento la compromissione sarà talmente elevata che non si potrà tornare indietro se non a prezzo di decine di migliaia di miliardi buttati al vento. Si doveva fare questo ben prima di luglio e di quando abbiamo incominciato a discutere in questo Consiglio. Credo che il momento più grave sia stato l'ordine del giorno approvato il 27 dicembre in questo Consiglio.



PRESIDENTE

Il terzo ordine del giorno presentato dalla D.C. è pertanto ritirato dal Capogruppo Brizio.
Passiamo ora al quarto ordine del giorno testé illustrato dal collega Reburdo. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte al termine del dibattito introdotto dalla Giunta preso atto dell'ambiguità rispetto alla decisione sulla sospensione immediata dei lavori di precantiere della centrale elettronucleare di Trino r i t e n e n d o indispensabile rispondere con chiarezza alle istanze della comunità civile e scientifica c h i e d e al Governo di sospendere con immediatezza ogni tipo di intervento sul sito di Leri Cavour ed ogni commessa inerente la citata centrale elettronucleare dà mandato alla Giunta regionale di presentare entro sette giorni una deliberazione di revoca della deliberazione del Consiglio regionale del 4/1/1985, n. 786-77 pubblicata sul B.U. n. 5 del 30/1/1985".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 19 voti favorevoli, 28 contrari e 1 astensione.
La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Chiederei alla Presidenza del Consiglio di prendere in considerazione un fatto che io avevo preannunciato.
Avevo chiesto che il Consiglio oggi si pronunciasse in merito ai fatti nuovi, vale a dire la lettera dell'ENEL. e assumesse una sua posizione.
Faccio rilevare che noi abbiamo approvato questo ordine del giorno che vado a leggere (di cui nessuno sa, non c'è neanche la proposizione), cioè il Consiglio regionale del Piemonte approva là comunicazione della Giunta relativa all'andamento dei lavori di costruzione della centrale di Trino riafferma le indicazioni contenute nell'ordine del giorno, di cui raccomanda il rispetto, rileva come la richiesta di graduazione dei lavori e l'adozione abbiano creato condizioni tali da non consentire la prosecuzione dell'attività e ne prende atto.



(Voci in aula)



PRESIDENTE

BONTEMPI



PRESIDENTE

C'era un impegno di tutte le forze politiche di arrivare ad una conclusione. Io non ritengo, Brizio, salvo che tu ci metta quella parola dopo, e allora è un'altra cosa, ma dato che non c'è io non ritengo che ci sia stata l'assunzione in Consiglio di una sua posizione, perché c'è un'approvazione di comunicazione della Giunta che è una comunicazione e non contiene se non le numerazioni delle cose che sono state fatte, una riaffermazione delle indicazioni. Tali indicazioni avevano avuto già la lettera dell'ENEL ché diceva: "Badate che noi non continuiamo se voi non vi esprimete". Io non credo che riaffermare solamente quelle indicazioni, pur se è giusto, perché è il minimo che avevamo ottenuto, sia sufficiente a rispondere alla lettera dell'ENEL. Quando poi si dice che si prende atto che le condizioni sono tali da non consentire la prosecuzione dell'attività di cantiere dell'ENEL. noi riteniamo che non si sia presa una decisione.
Abbiamo finito questo punto. Noi non intendiamo proseguire i lavori in quest'aula, dato che l'effetto di determinate posizioni hanno portato il Consiglio a non assumere la posizione che doveva assumere. Noi riteniamo che non ci siano le condizioni per poter proseguire i nostri lavori, oltre al fatto, come abbiamo rilevato, che c'è stato un bel po' di gente che se n'è andata via e forse ha costretto ad accelerare i nostri lavori per via del noto viaggio in Argentina. Mi pare che il nostro Gruppo non abbia altre strade. Abbiamo ripreso le parti in premessa di un ordine del giorno e non abbia.mo concluso assolutamente niente. Questa è la questione, per cui noi siamo per lasciare questi lavori, chiediamo la sospensione del Consiglio se il Consiglio è d'accordo, perché riteniamo che su questo punto sia stata gravemente elusa un'esigenza di base che avevamo posta, quella di concludere con chiarezza. Nuovamente la chiarezza non c'è stata addirittura siamo tornati al 24 luglio. Ma è possibile questo?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.
NERVIANI Quando un Gruppo giunge a determinazioni di questo genere evidentemente il Consiglio non può non vivere un momento patologico della sua esistenza; ciascuno di noi non può che essere dispiaciuto di determinazioni di questo genere e lo siamo in tanti, in quanto ci sembrano in questo caso, assolutamente sproporzionate al fatto. Anche perché il Gruppo comunista è troppo riflessivo, troppo intelligente, in termini politici, da non capire che la soluzione di oggi è la risposta ad una situazione complessiva di estrema difficoltà nell'analisi generale, delle decisioni da assumere, che non coinvolge soltanto il Gruppo democristiano e la maggioranza, ma anche lo stesso Partito Comunista che in termini di difficoltà credo ne abbia vissute molte, dopo i passaggi che ha fatto in modo estremamente arduo dal 1984 al 1986. Non voglio con questo esprimere una posizione di attacco nei confronti del Gruppo comunista e del collega Bontempi che ha preso questa decisione; solo raccomandargli una revisione della posizione che ha assunto qualche secondo fa. E voglio anche dire che quanto si è deciso quest'oggi è tutt'altro che generico ed è precisamente questo: prima di tutto il Consiglio regionale ha valutato positivamente quello che ha fatto la Giunta in ordine al problema nucleare in questi ultimi mesi. In secondo luogo, ha dato valore all'ordine del giorno che è stato approvato il 24 luglio e ne ha confermato la possibilità di continuazione. In terzo luogo, il Consiglio regionale prende atto che l'ENEL ha dichiarato l'impossibilità a continuare sulla premessa dell'ordine del giorno del 24 luglio e ciò non di meno il Consiglio regionale non intende modificare la posizione allora assunta.
Io vedo in queste posizioni un'assunzione di responsabilità del Consiglio regionale che non è di irrilevante peso. Questa è la decisione che emerge da questo Consiglio; se al Partito Comunista la decisione dispiace, dispiace anche a me, ma ne prendo atto e ritengo che sia una decisione del tutto e per tutto legittima.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Desidero intervenire perché non consento che questa seduta si chiuda con l'immagine delle vedove comuniste che si lamentano e non ho ancora capito di che cosa.
Perché certamente non è una bella giornata dal punto di vista delle procedure e delle schiettezze dei comportamenti politici per nessuno.
Devo dire però che il P.C.I. non può lagnarsi se una pronuncia rigorosa, ferma e chiara non è venuta, posto che lo stesso partito non ha presentato nessun ordine del giorno destinato a provocare una decisione senza ambiguità. Il P.C.I. è stato vittima della sua manovra, ha cercato di giocare sulle divisioni supposte della maggioranza per aggregare una maggioranza in ordine a delle decisioni senza farsene politicamente responsabile. E' caduto all'interno di un infortunio che lui stesso ha provocato, quindi non ha nessun diritto di vestire le vesti nere del lutto e di uscire in gramaglie. E' uscito sconfitto da una manovra di cui è stato il promotore e vittima, quindi non accettiamo che esca sulla pubblica opinione un P.C.I. che esce protestando, ma chiediamo che venga registrato che esce un P.C.I. sconfitto.



(Voci in aula)



PRESIDENTE

Colleghi Consiglieri, proseguiamo i lavori sapendo che sono presenti e stanno raggiungendo una stanza contigua i rappresentanti dei cantieri di lavoro che, a quanto risulta, avrebbero un incontro con i Capigruppo, per cui chiederei che cosa intendono realizzare i Capigruppo stessi in ordine ai nostri lavori.
Su richiesta del Consigliere Bontempi si proceda alla verifica del numero legale per appello nominale.



(Si procede alla verifica del numero legale per appello nominale)



PRESIDENTE

Sono presenti 30 Consiglieri.
Verificato il numero legale, la seduta prosegue.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame progetto di legge n. 105: "Disciplina relativa all'impiego di nuove metodiche terapeutiche nell'ambito ospedaliero" (rinvio)


PRESIDENTE

Passerei quindi al punto 6) dell'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 105: "Disciplina relativa all'impiego di nuove metodiche terapeutiche nell'ambito ospedaliero".
La parola al relatore, Consigliere Devecchi.
DEVECCHI, relatore Devo fare una dichiarazione poiché è stato chiesto il rinvio in Commissione del progetto di legge. Faccio notare però che in Commissione questo progetto di legge è stato votato all'unanimità, quindi mi sembra poco serio per l'andamento dei lavori del Consiglio che un provvedimento approvato all'unanimità sia soggetto alla presentazione di decine di emendamenti e al successivo rinvio in Commissione, senza che venga discusso.
Tutti i Gruppi ricevono a tempo debito l'o.d.g. della Commissione quindi i Consiglieri interessati all'argomento possono partecipare ai lavori della Commissione. Ho desiderato dire questo poiché non è la prima volta che si verifica un inconveniente del genere che compromette i lavori del Consiglio. Tuttavia non mi oppongo a che il progetto di legge ritorni in Commissione augurandomi che i presentatori degli emendamenti partecipino ai lavori.


Argomento: Interventi per calamita' naturali

Esame progetto di legge n. 119: "Modifiche ed integrazioni alla L.R. 13/5/1980, n. 39. Repressione delle frodi: sistema di rilevazione e controllo della produzione e del commercio dei prodotti vinicoli" (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 7) all'o.d.g. che reca: Esame del progetto di legge n. 119: "Modifiche ed integrazioni alla L.R. 13/5/1980, n. 39. Repressione delle frodi: sistema di rilevazione e controllo della produzione e del commercio dei prodotti vinicoli". Il relatore Consigliere Paris è in congedo. Inoltre vi è una richiesta di rinvio in Commissione.
La parola al Consigliere Mignone.
MIGNONE Infatti vi sarebbe una richiesta di rinvio in Commissione poiché è stata presentata dal Gruppo comunista una serie di emendamenti successivamente all'approvazione da parte della Commissione. Anche la Giunta ritiene opportuno un riesame da parte della Commissione. Quindi lo chiedo formalmente.


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Norme sulla detenzione l'allevamento ed il commercio di animali esotici"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della legge rinviata dal Governo relativa a: "Norme sulla detenzione, l'allevamento ed il commercio di animali esotici" di cui al punto 9) all'o.d.g.
Non essendovi interventi, passiamo alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 (Definizione di animali esotici) "Ai fini della presente legge, si intendono per animali esotici le specie di mammiferi, uccelli e rettili facenti parte della fauna selvatica esotica, viventi stabilmente o temporaneamente in stato di naturale libertà nei territori dei Paesi di origine e dei quali non esistono popolazioni sul territorio nazionale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Vigilanza veterinaria) "Gli animali di cui al precedente art. 1, detenuti a qualsiasi titolo e per qualsiasi scopo, sono soggetti alla vigilanza veterinaria esercitata dall'Unità Socio-Sanitaria Locale competente per territorio.
La vigilanza assicura che gli animali esotici siano mantenuti nel rispetto delle esigenze: di carattere igienico-sanitario di tutela della sicurezza e del benessere degli animali in cattività di salvaguardia dell'incolumità delle persone".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 27 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Autorizzazione alla detenzione) "I possessori di animali esotici di cui al precedente art. 1 sono tenuti a presentare domanda di autorizzazione alla detenzione al Sindaco del Comune in cui intendono detenerli, per il tramite del Servizio veterinario dell'Unità Socio-Sanitaria Locale territorialmente competente.
La domanda deve essere corredata dalle certificazioni e dagli atti che consentano l'identificazione degli animali e ne dimostrino la legittima provenienza, anche ai sensi della legge 19/12/1975, n. 874 e successive modificazioni ed integrazioni.
L'autorizzazione alla detenzione è nominale ed è rilasciata esclusivamente al legittimo possessore dell'animale.
La domanda di autorizzazione alla detenzione di cui al primo comma del presente articolo deve essere presentata dal possessore entro otto giorni dal momento in cui ha avuto inizio la detenzione o dalla nascita dell'animale in stato di cattività.
I possessori sono altresì tenuti a denunciare al Sindaco, entro otto giorni, la morte o l'alienazione per qualsiasi causa degli animali detenuti".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 31 hanno risposto SI 27 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (Autorizzazione al commercio) "L'allevamento per il commercio ed il commercio di animali di cui al precedente art. 1 sono subordinati al rilascio di apposita autorizzazione del Sindaco del Comune in cui l'attività , si svolge: La domanda di autorizzazione deve essere inoltrata al Servizio veterinario dell'Unità Socio-Sanitaria Locale territorialmente competente.
L'autorizzazione è valida esclusivamente per l'allevamento ed il commercio delle specie animali indicate nella domanda.
In caso di cessazione dell'attività di cui al primo comma del presente articolo, dovrà pervenire segnalazione al Sindaco entro trenta giorni.
Chi commercia animali esotici appartenenti a specie minacciate di estinzione è tenuto a dimostrarne, a richiesta, la legittima provenienza ai sensi della legge 19/12/1975, n. 874 e successive modificazioni ed integrazioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 26 Consiglieri hanno risposto NO 2 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 4 è approvato.
Art. 5 (Registrazione di carico e scarico) "I commercianti e gli allevatori degli animali di cui al precedente art. 1 devono tenere un apposito registro di carico e scarico".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 29 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Art. 6 (Commissione regionale) "E' istituita presso l'Assessorato regionale alla sanità una Commissione regionale, con la funzione di fornire direttive ed indicazioni per l'applicazione della presente legge alle diverse specie di animali esotici e di verificare l'uniforme attuazione degli adempimenti in tutto il territorio regionale.
Alla Commissione spettano altresì i compiti indicati nei successivi artt.
7, 8 e 11.
La Commissione è così composta: il responsabile del Servizio veterinario dell'Assessorato alla sanità o suo incaricato un esperto in zoologia ed etologia, individuato nell'ambito delle Associazioni naturalistiche e protezionistiche operanti nel quadrante di volta in volta interessato per competenza territoriale un sanitario individuato fra i dipendenti dei Servizi veterinari delle Unità Socio-Sanitarie Locali del quadrante di volta in volta interessato".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Rilascio delle autorizzazioni) "Le autorizzazioni di cui ai precedenti artt. 3 e 4 sono rilasciate dal Sindaco, su istruttoria e parere favorevole del Servizio veterinario dell'Unità Socio-Sanitaria Locale competente per territorio, previo nulla osta della Commissione regionale di cui al precedente articolo.
Nella fase istruttoria, spetta al Servizio veterinario accertare: a) la conoscenza, da parte del possessore degli animali, delle principali nozioni di zoologia, etologia ed igiene, indispensabili per il corretto governo degli animali oggetto della domanda di autorizzazione alla detenzione, all'allevamento per il commercio ed al commercio b) che i ricoveri e/o le aree destinati agli animali possiedano requisiti strutturali ed igienico-sanitari rapportati alle esigenze degli animali da detenersi e forniscano garanzie idonee alla prevenzione di rischi ed incidenti alle persone".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
Art. 8 (Identificazione degli animali) "Per le esigenze di identificazione degli animali di cui al precedente art.
1, la Commissione regionale può, a seconda della specie, stabilire criteri e modalità per il riconoscimento (contrassegni inamovibili, indelebili od altro) e richiederne l'applicazione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
Art. 9 (Vigilanza sui circhi equestri) "I circhi equestri, i serragli e i giardini zoologici viaggianti non sottostanno all'obbligo dell'autorizzazione di cui ai precedenti artt. 3 e 4.
Tuttavia, per consentire la vigilanza di cui al precedente art. 2, è fatto obbligo di far pervenire all'Assessorato regionale alla sanità, Servizio veterinario, preventiva comunicazione del numero e della specie degli animali al seguito ed il calendario degli spostamenti sul territorio regionale".
Il Consigliere Ala ha presentato il seguente emendamento: al secondo comma, dopo "preventiva comunicazione del numero e della specie degli animali al seguito" aggiungere "degli spazi a disposizione degli stessi".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 29 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'art. 9 nel testo modificato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
Il Consigliere Ala presenta il seguente articolo aggiuntivo: Art. 9 bis (Vigilanza sui giardini zoologici stabili) "I gestori dei giardini zoologici stabili devono far pervenire, entro e non oltre il 30 marzo di ogni anno, all'Assessorato regionale alla sanità,.
Servizio veterinario, e ai Servizi veterinari delle Unità Socio-Sanitarie Locali competenti per territorio, un rapporto annuale contenente l'indicazione del numero e della specie degli animali detenuti, degli arrivi o delle partenze degli animali, specificandone la provenienza o la destinazione, delle nascite e delle morti in cattività, degli standards di spazio relativi alle specie detenute e della qualità dell'assistenza veterinaria relativa ad ogni specie detenuta.
Per quanto non previsto nel presente articolo riguardo ai giardini zoologici si rimanda al Regolamento di Polizia Veterinaria D.P.R. n. 320 dell'8/2/1954)".
Pongo in votazione il nuovo art. 9 bis.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 29 Consiglieri.
L'art. 9 bis è approvato.
Art. 10 (Sequestro cautelativo revoca delle autorizzazioni) "La detenzione, l'allevamento ed il commercio di animali esotici, senza apposita autorizzazione o in condizioni diverse da quelle previste all'atto dell'autorizzazione o ritenute non idonee dagli operatori della vigilanza veterinaria, comportano la revoca dell'eventuale autorizzazione e, previo parere conforme della Commissione regionale di cui al precedente art. 6 l'emissione, da parte del Sindaco, del provvedimento di sequestro cautelativo degli animali, nonché l'eventuale trasferimento degli stessi, a spese del detentore, ad un idoneo centro di ricovero indicato dalla medesima Commissione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
Art. 11 (Sanzioni) "I contravventori alla presente legge sono passibili delle seguenti sanzioni amministrative: da L. 100.000 a L. 500.000 per la .detenzione di animali esotici in assenza dei requisiti indicati dal precedente art. 2 da L. 100.000 a L. 200.000 per la detenzione di animali esotici senza l'autorizzazione di cui al precedente art. 3 da L. 300.000 a L. 1.000.000 per la detenzione di animali esotici a scopo di allevamento o commercio senza l'autorizzazione di cui al precedente art.
4 da L. 100.000 a L. 300.000 per omissioni od irregolarità nella registrazione di carico e scarico di cui al precedente art. 5 da L. 100.000 a L. 200.000 per la mancata identificazione degli animali di cui al precedente art. 8 da L. 200.000 a L. 500.000 per l'omissione della segnalazione di cui al precedente art. 9 da parte di circhi e serragli viaggianti.
In caso di recidiva le sanzioni amministrative indicate possono essere aumentate fino al triplo del massimo".
Il Consigliere Ala ha presentato il seguente emendamento: prima dell'ultimo capoverso aggiungere: "La sanzione, in caso di infrazione, è applicata in modo cumulativo per ciascuno degli animali detenuto in modo irregolare".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 4 voti favorevoli, 24 contrari e 1 astensione.
Pongo in votazione l'art. 11 nel testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
Art. 12 (Regolamento di attuazione) "Entro novanta giorni dall'entrata in vigore della presente legge, il Consiglio regionale approva un Regolamento di attuazione relativo alle condizioni di applicazione della presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 29 Consiglieri hanno risposto SI 29 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Rapporti delle Regioni con l'ordinamento comunitario

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Applicazione in Piemonte del Regolamento delle Comunità Economiche Europee n. 797 del 12/3/1985 relativo al miglioramento dell'efficienza delle strutture agrarie"


PRESIDENTE

Passiamo infine al punto 11) all'o.d.g. che prevede l'esame della legge rinviata dal Governo relativa a: "Applicazione in Piemonte del Regolamento delle Comunità Economiche Europee n. 797 del 12/3/1985 relativo al miglioramento dell'efficienza delle strutture agrarie".
La parola al Consigliere Mignone.
MIGNONE Il provvedimento regionale attuativo del Regolamento n. 797 è stato rinviato dal Commissario di Governo soltanto per l'articolo finanziario.Infatti erano iscritti in entrata dei fondi di cui si ha la presunzione della certezza che arrivino, ma non esiste alcun provvedimento formale del Parlamento di assegnazione. Quindi il Governo l' ha rinviato per questo articolo finanziario, che non attiene ai contenuti del provvedimento. La Commissione ha riapprovato il provvedimento a maggioranza modificando l'articolo finanziario, quindi si chiede la riapprovazione con la sola modifica dell'articolo finanziario, che è appunto l'articolo n. 6.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione l'art. 6.
Art. 6 (Disposizioni finanziarie) "Gli stanziamenti per l'applicazione della presente legge saranno disposti con altra legge regionale e/o con le leggi di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 29 hanno risposto SI 26 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.
Abbiamo esaurito l'o.d.g. della seduta odierna. La convocazione della prossima seduta sarà a domicilio.
Comunico pertanto che domani il Consiglio non si riunirà.


Argomento:

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Applicazione in Piemonte del Regolamento delle Comunità Economiche Europee n. 797 del 12/3/1985 relativo al miglioramento dell'efficienza delle strutture agrarie"

Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 16,30)



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