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Dettaglio seduta n.58 del 31/07/86 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merita al punto 1) dell'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni i processi verbali delle sedute dell'8 e del 17 aprile 1986 si intendono approvati.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Esame progetto di legge n. 111: "Norme sull'organizzazione degli uffici della Regione Piemonte" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del progetto di legge n. 111: "Norme sull'organizzazione degli uffici della Regione Piemonte" e precisamente dei relativi allegati.
Chiedo ai presentatori del Gruppo comunista se intendono illustrare gli emendamenti che riguardano le singole declaratorie in un unico contesto oppure uno per volta.
La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente, nel momento in cui passiamo all'esame del primo allegato al disegno di legge, nel quale si definiscono i settori, non solo nel numero, ma anche nelle competenze, è necessario riproporre, anche se la votazione di ieri dell'articolato ha già delineato la conferma di una proposta alternativa a quella che noi proponiamo da parte della Giunta, un discorso generale; poi i colleghi del mio Gruppo illustreranno le nostre proposte nelle singole materie.
Sottolineo un primo elemento di richiamo. L'art. 2 approvato ieri anche noi abbiamo votato a favore di questo articolo, definisce i settori.
Le caratteristiche che nel disegno di legge vengono specificate per i settori sono: la omogeneità e la rilevanza delle materie o funzioni attribuite, la specificità dei compiti assegnati, l'organicità e la complessità dell'azione amministrativa affidata, la struttura organizzata corrispondente alle esigenze funzionali e operative poste dall'interesse pubblico perseguite. Richiamo l'attenzione del Consiglio regionale su questa ultima questione: la rispondenza alle esigenze funzionali e operative.. Ci pare che nell'allegato 1 al disegno di legge questa coerenza tra l'articolato e i settori individuati non ci sia. Credo sia utile richiamare l'attenzione del Consiglio sul fatto che quella che noi consideriamo una ferita grave che si è introdotta all'interno del disegno di legge con la decisione di ieri, e cioè che i segretari del CO.RE.CO.
siano individuati all'interno dei funzionari di II qualifica dirigenziale non si debba continuare a perseverare su questa linea.
Noi ci siamo sforzati, purtroppo lo abbiamo potuto fare solo su tre grandi aree (sanità, territorio e ambiente), di definire un quadro sinottico, perché leggendo la declaratoria dei singoli settori diventa difficile vedere le competenze, le materie rispetto alle quali ci siano gli elementi di funzionalità operativa richiamata all'interno della legge. Ci pare che l'aspetto della non funzionalità emerga con molta forza, in particolare per i tre settori che abbiamo esaminato.
In sostanza riproponiamo la necessità di comprendere il significato che diamo al settore rispetto alle funzioni che ha il servizio. E' chiaro che se non sciogliamo questo nodo di concezione e di condivisione di cosa deve essere il settore, che dovrebbe avere coerenza stretta con la declaratoria prevista all'art. 2 del disegno di legge, difficilmente possiamo andare avanti.
Le nostre proposte hanno teso ad accorpare alcuni dei settori individuati sulla base di competenze nelle singole materie di cui i settori devono occuparsi. Dai quadri che abbiamo preparato e dai discorsi che i colleghi del mio Gruppo faranno nell'illustrazione dei singoli emendamenti sarà possibile capire che se non si va a qualche correttivo c'è il rischio di individuare settori che si occuperanno delle stesse cose con le stesse competenze e sulle stesse materie. Da questo punto di vista diventa ingestibile quell'elemento fondamentale di raccordo e di esigenza funzionale che è una delle questioni che abbiamo posto alla base del disegno di legge.
Questa ci pare la prima questione da porre all'avvio della discussione sugli allegati.
Per quanto riguarda gli allegati successivi, nel momento in cui avremo discusso e definito l'allegato n. 1, gli allegati nn. 2 e 3 cadranno, nel senso che ci sono molti richiami e nel momento in cui fossero accolti i nostri emendamenti all'allegato n. 1 sono già stati predisposti emendamenti sostitutivi agli altri due allegati.
Un discorso a parte vale poi la pena di fare sull'allegato n. 4 per quanto riguarda gli accorpamenti per l'accesso ai concorsi per la dirigenza.
La metodologia che proponiamo è di illustrare brevemente i singoli emendamenti modificativi sulla costituzione dei settori e poi, sulla base delle votazioni che si determineranno sui singoli emendamenti, valutare le ricadute che questi emendamenti hanno sugli allegati successivi, in particolare i nn. 2 e 3.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore al personale

Signor Presidente, le argomentazioni che il collega Avondo ha portato al Consiglio sono note alla Giunta e ai colleghi dei vari Gruppi che hanno seguito il lavoro in Commissione su questo disegno di legge, in quanto il tema dei settori è stata una delle questioni che ha maggiormente occupato i lavori della Commissione sia sotto il profilo del tempo sia sotto quello della qualità del dibattito.
Esso attiene al modello organizzativo che la Regione intende darsi e ha costretto la Giunta ad un serio confronto in Commissione con le forze politiche, talché la proposta iniziale rassegnata dalla Giunta al Consiglio in Commissione è stata modificata mediante la proposta e il conseguente accoglimento di alcuni accorpamenti. Il numero dei settori è pertanto sceso da 70 a 65.
Sono d'accordo con il collega Avondo e con chi ieri diceva che il problema non è quello di avere una Regione organizzata su 60 o 70 settori ma di capire quale modello organizzativo ci diamo ed è su questo modello che si imposta il confronto ovvero se ne propone l'alternativa.
Vorrei fare un ragionamento complessivo su tutti gli emendamenti che il Gruppo comunista ha presentato in ordine ai settori in quanto il collega Avondo propone un modello organizzativo diverso rispetto a quello che la Commissione ha rassegnato all'aula. E' un modello che noi non condividiamo nel merito perché il modello organizzativo proposto dalla Giunta è scaturito dal concorso dell'intera Giunta e dell'intero Ufficio di Presidenza. Quello che abbiamo proposto è stato un lavoro di totale collegialità, che oggi sarebbe difficile spezzare perché rappresenta un equilibrio raggiunto a seguito di un ragionamento complessivo, all'interno del quale sono stati calati i vari settori che attengono ai vari Assessori all'Ufficio di Presidenza e quindi al Consiglio regionale. Il nostro modello organizzativo ha tenuto conto nel dibattito in Commissione delle osservazioni che l'opposizione ha reso; la Giunta ha dimostrato disponibilità a questo confronto nella cornice dalla stessa proposta. A qualche collega che mi faceva notare che qualche accorpamento intervenuto successivamente poteva creare qualche problema o qualche perplessità, io ho detto in Commissione che è un modello organizzativo che noi condividiamo perché è nato da un lavoro approfondito, collegiale e molto serio degli Assessori e dei loro collaboratori più stretti, peraltro noi non ci sentiamo di dire che è perfetto. Solo l'esperienza pratica ci dirà cosa non funziona in questo modello e fin d'ora diciamo che fra un anno, quando potrà partire la seconda fase riorganizzativa, quando avremo sperimentato questo modello organizzativo che a noi pare il più coerente e il più utile di questi anni, noi siamo disponibili a modificare e a correggere gli aspetti che si saranno rivelati nella pratica non coerenti o comunque bisognosi di aggiustamenti.
Dico questo senza arroganza: occorre essere rispettosi del lavoro che la Giunta ha svolto e coerenti con scelte fatte in modo molto approfondito che non sono state calate dall'alto nella realtà regionale, ma sono partite dal basso. Siamo disponibili ad una verifica che solo il tempo ci potrà dare e che ci consentirà di correggere ciò che si sarà rivelato errato e di lasciare ciò che si sarà rivelato utile.
Fra un anno, un anno mezzo, sarà possibile dare quell'assetto organizzativo definitivo che, come dicevo ieri, potrà essere completato anche da un'analisi organizzativa complessiva di tutte le strutture regionali in modo da collegare l'organizzazione agli organici.
Il Consigliere Avondo ci ha fornito stamattina un organigramma e un'analisi molto interessante che mette in luce l'intreccio in vari settori fra competenze e funzioni. Non abbiamo mai immaginato di avere un'organizzazione così perfetta da evitare in maniera assoluta che ci fossero tra i vari settori delle interferenze fra competenze e funzioni immaginiamo invece che nella pratica si verificherà la coerenza e la compatibilità di queste funzioni, con la disponibilità a ridiscutere in futuro tale problematica e apportare eventualmente le opportune modifiche.
Detto questo, la Giunta non è in grado di accogliere gli emendamenti che il Gruppo Comunista propone.



PRESIDENTE

Passiamo dunque alla votazione dei seguenti emendamenti.
Del Gruppo PCI: 1) sopprimere il testo dell'allegato l.02 e sostituirlo con il seguente: "Processo legislativo - studi e documentazioni Compete al settore: l'assistenza tecnica e la consulenza giuridico legislativa, legale o amministrativa ai titolari dell'iniziativa legislativa, all'Ufficio di Presidenza, alla Conferenza dei Capigruppo all'attività delle Commissioni permanenti e speciali del Consiglio regionale e di eventuali gruppi di lavoro formati dai Consiglieri regionali, agli organi interni ed agli uffici del Consiglio nonch l'istruttoria tecnica dei provvedimenti all'esame delle Commissioni, la predisposizione formale dei testi approvati e dei pareri di competenza delle Commissioni, il supporto tecnico - segretariale delle Commissioni stesse.
Compete inoltre l'assistenza tecnico - segretariale e il disbrigo delle incombenze legate al funzionamento dell'Aula nonché l'attività di studio ricerca, statistica e altre attività di supporto al Consiglio regionale".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 23 contrari e 1 astensione.
2) L'allegato 1.03 è soppresso.
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 11 voti favorevoli, 22 contrari e 1 astensione.
3) Sopprimere il terzo comma da "'Compete altresì" sino a "Sezioni decentrate".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 22 contrari e 1 astensione.
4) Inserire il seguente nuovo testo: "Allegato 1.08 bis Attività dei CO.RE.CO.
Compete il coordinamento e la formulazione di criteri ed indirizzi metodologici per l'analisi degli atti nell'ambito delle funzioni svolte dai servizi regionali dipendenti funzionalmente dagli organi di controllo nonché l'organizzazione delle attività tecniche, di segreteria, di gestione delle procedure, di studio e ricerca necessarie per l'espletamento delle funzioni dei Comitati e delle sezioni decentrati.
Assiste gli organi di controllo al fine di conseguire omogeneità di indirizzo e di comportamento nell'esercizio della propria autonomia decisionale.
Garantisce il raccordo tra le strutture della Regione e gli organi di controllo stessi".
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 23 contrari e 1 astensione.
5) L'allegato 1.11 è soppresso.
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 23 contrari e 1 astensione.
6) Il titolo dell'allegato 1.17 viene così modificato: "Organizzazione ed uso strumenti informatici".
Aggiungere i seguenti nuovi commi: "Compete al settore l'attività di studio, statistica e documentazione e l'attività di programmazione sviluppo e gestione del Sistema Informativo Regionale.
Compete altresì al settore l'attività di gestione dei rapporti con il CSI Piemonte, in raccordo con i settori regionali interessati, per l'elaborazione ed attuazione dei programmi e dei progetti informatici l'attività d'analisi, di ricerca e di studio, in raccordo con il settore Organizzazione, dei fabbisogni e delle specifiche esigenze informatiche dei settori regionali da finalizzare alla formazione e gestione del piano generale di informatizzazione dell'Ente; l'attività di studio, elaborazione e gestione, in raccordo con il settore Organizzazione, della formazione del personale regionale nel settore informatico; l'attività di studio programmazione, sviluppo e gestione della rete telematica regionale".
La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

L'obiettivo che ci poniamo con questo emendamento è di rendere l'individuazione del settore "'Organizzazione" più coerente con le premesse.
Si poteva scegliere di accorpare "Personale e Organizzazione" (era una scelta che aveva una sua validità); oppure di tenere il settore della gestione del personale distinto dalle analisi e dagli studi per introdurre nuovi moduli organizzativi all'interno della Regione.
Con la formulazione proposta dalla Giunta ci troviamo di fronte ad un sistema misto: il settore l'Organizzazione" non è più staccato dai problemi di gestione diretta del personale; abbiamo un misto tra competenze relative ai moduli organizzativi e quelle di gestione diretta del personale.
Addirittura si compendiano rapporti esterni della Regione, come i rapporti con le organizzazioni sindacali.
Con l'emendamento cerchiamo di mettere su basi più chiare l'individuazione del settore: accorpiamo all'interno del settore "'Organizzazione" i problemi che derivano dall'introduzione delle nuove tecniche informatiche: tutto ciò in coerenza con le premesse, come ci ricordava il collega Avondo. Per introdurre nuovi moduli organizzativi in questa fase occorre un rapporto molto stretto con chi segue i problemi dell'informatica.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. 6.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 22 contrari e 1 astensione.
7) L'allegato 1.18 è soppresso.
Pongo in votazione tale emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 23 contrari e 1 astensione.
8) Il titolo dell'allegato l.20 viene così modificato: "Rapporti con Enti locali, Enti strumentali e Società." Aggiungere i seguenti nuovi commi: "Compete al settore l'attività di studio, ricerca, statistica documentazione, la collaborazione alla predisposizione degli articolati legislativi in materia di decentramento delle attività operative gestionali agli EE.LL.
Compete altresì al settore la programmazione e la gestione dei rapporti funzionali con gli Enti locali e con i loro organismi; l'attività di programmazione e coordinamento delle funzioni di polizia amministrativa di competenza della Regione, la gestione delle funzioni delegate, i rapporti con gli Enti, Istituzioni, Organismi necessari allo svolgimento delle funzioni indicate".
Pongo in votazione per alzata di mano tale emendamento.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 25 contrari e 1 astensione.
9) Il titolo dell'allegato 1.22 viene così modificato: "Tutela delle risorse ambientali, beni ambientali e paesistici e parchi naturali".
Aggiungere i seguenti nuovi commi: "Compete al settore l'attività di studio, analisi, ricerca, documentazione la collaborazione alla predisposizione degli articolati legislativi, la programmazione degli interventi regionali e l'attività di controllo, in materia di Parchi naturali.
L'attività si estrinseca attraverso la predisposizione degli adempimenti per il Piano regionale dei parchi e delle riserve naturali, la collaborazione alla redazione del Piano regionale di Forestazione provvedimenti in merito alle autorizzazioni nelle zone a parco ed ai piani di abbattimento faunistico, interventi di conservazione e valorizzazione delle aree a parco, controllo degli atti amministrativi degli Enti di gestione e controllo della vigilanza.
Per quanto riguarda l'aspetto più propriamente naturalistico, compete al settore: il recupero di ambiti territoriali degradati, l'attuazione di leggi regionali riguardanti la tutela dell'ambiente naturale l'incentivazione con la collaborazione delle Comunità montane delle coltivazioni di specie vegetali protette, la regolamentazione della raccolta dei prodotti del sottobosco, la protezione della flora e della fauna minore, la collaborazione ed il coordinamento con gli Enti locali per gli interventi a tutela dell'ambiente naturale, con particolare riferimento alla vigilanza.
Compete inoltre, la promozione e l'elaborazione di studi e di ricerche di ecologia agraria, la propaganda, la divulgazione e l'educazione dell'ambiente, nonché l'attività di informazione ed educazione sull'utilizzo razionale delle risorse energetiche ed ambientali, con particolare riferimento al mondo della scuola ed agli enti ad essa collegati".
La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Il tentativo che noi proponiamo con l'emendamento è di accorpare vari settori per ricondurre ad unità la gestione dell'ambiente e delle sue risorse.
Siamo partiti dalla considerazione che le proposte della Giunta per quanto riguarda l'ecologia e l'ambiente di fatto vedono il frazionamento di queste competenze in quattro Assessorati o in quattro settori: vi sono infatti tre settori che si occupano di fauna e l'Assessorato ai parchi che si occupa dell'abbattimento e della protezione della fauna; vi è ancora il problema dello smaltimento dei rifiuti e del risanamento atmosferico; ed infine l'economia montana, caccia e pesca.
Vi è quindi una notevole dispersione di competenze come abbiamo cercato di evidenziare nei prospetti che abbiamo distribuito.
Inoltre il problema dell'ambiente e della gestione delle sue risorse non può essere disgiunto dai problemi della pianificazione territoriale.
Invece anche in quel campo vediamo un'altra dispersione di competenze e di interventi.
Da qui la necessità almeno di ricondurre a unità il settore che riguarda ambiente ed ecologia.
Nella declaratoria presentata dalla Giunta i problemi relativi all'energia vengono accorpati con quelli riguardanti l'ambiente. Noi siamo convinti che questa sia una distorsione non di poco conto.
Per i rilievi che hanno i problemi dell'energia in generale, ma in particolare nella nostra Regione, inevitabilmente in questo settore a far le spese di ogni scelta saranno i problemi dell'ambiente a favore di quelli che riguardano l'energia. Se ci sono settori per i quali deve essere sicuramente scissa la competenza questi sono proprio l'energia e l'ambiente.
Partendo da questa distinzione si deve poi ricondurre ad unità gli interventi in materia di beni ambientali, paesistici e parchi. In questo modo andiamo ad accorpare in un unico settore quello che la Giunta aveva scisso in vari momenti.
Riteniamo anche, ma su questo ritorneremo, che questo è un modo, un approccio che lascia spazi liberi alla verifica che tutti dicono di voler effettuare, tra un anno. In base all'esperienza poi si potranno formulare altre suddivisioni.
Partendo così ingessati, sarà difficile innanzitutto portare avanti la sperimentazione e sarà ancora più difficile, tra un anno, introdurre modifiche. Allora ci troveremo di fronte a situazioni molto più ingessate di adesso, con delle posizioni precostituite difficili da modificare.



PRESIDENTE

Pongo in votazione per alzata di mano tale emendamento.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 24 contrari e 1 astensione.
10) Il titolo dell'allegato 1.23 è così modificato: "Prevenzione e difesa da rischio geologico meteorologico e sismico".
Aggiungere i seguenti nuovi commi: "Compete al settore la programmazione, la gestione degli interventi regionali, l'attività di studio, ricerca, statistica, documentazione, la collaborazione alla predisposizione degli articolati legislativi in materia di opere pubbliche di difesa del suolo, sistemazione idrogeologica, polizia idraulica, pronto intervento.
Compete inoltre al settore l'attività istruttoria relativa alle richieste di contributo regionale in materia di opere pubbliche di difesa del suolo sistemazione idrogeologica, polizia idraulica, pronto intervento.
Compete altresì al settore l'attività istruttoria relativa alle richieste di contributo regionale in materia di infrastrutture comunali l'espletamento delle funzioni connesse alle attività di commissione e comitato operanti nelle materie del settore" Pongo in votazione per alzata di mano tale emendamento.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 22 contrari e 1 astensione.
11) "L'allegato 1.24 è soppresso".
Pongo in votazione per alzata di mano tale emendamento.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 24 contrari e 1 astensione.
12) "L'allegato 1.26 è soppresso".
Pongo in votazione per alzata di mano tale emendamento.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 24 contrari e 1 astensione.
13) "I commi 3 e 4 dell'allegato l.27 sono soppressi".
Pongo in votazione per alzata di mano tale emendamento.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 24 contrari e 1 astensione.
14) Il titolo dell'allegato 1.32 è così modificato: "Edilizia residenziale e osservatorio dell'edilizia" Aggiungere il seguente nuovo comma: "Compete al settore programmazione l'attività di studio, ricerca statistica, documentazione, controllo e la collaborazione alla predisposizione degli articolati legislativi in materia di: osservatorio regionale sull'edilizia abitativa, raccolta ed elaborazione dati rilevazioni statistiche, misurazione dei fabbisogni quali-quantitativi di edilizia residenziale, rilevazione delle condizioni del patrimonio edilizio esistente e della disponibilità di aree, programmi pluriennali di attuazione dei piani di zona per l'edilizia economica e popolare in relazione ai programmi di attuazione degli strumenti urbanistici formulazione e realizzazione dei programmi di localizzazione edilizia sovvenzionata per ambiti territoriali, individuazione dei criteri per l'assegnazione alloggi a particolari categorie, raccordo e vigilanza amministrativa nei confronti degli IACP e loro Consorzi".
Pongo in votazione per alzata di mano tale emendamento.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 24 contrari e 1 astensione.
15) "L'allegato 1.33 è soppresso".
Pongo in votazione per alzata di mano tale emendamento.
E' respinto con 10 voti favorevoli, 24 contrari e 1 astensione.
Vengono discussi congiuntamente gli allegati relativi a: agricoltura assistenza-sanità, artigianato-commercio.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

Capisco poco questa strana ginnastica a cui siamo costretti dal momento in cui l'Assessore ha chiuso tutte le porte, per cui non è più possibile modificare niente e sembra quasi di trovarsi di fronte a degli automi che votano sulla base di cose ben definite, il che mi pare non eccessivamente corretto.
Per quel che riguarda l'allegato relativo all'agricoltura invito la Giunta a riflettere ancora sui problemi che i miei colleghi avevano sollevato in Commissione e che continuano a mantenere tutto lo spessore e il fondamento di allora.
Noi siamo di fronte al settore più orizzontale dell'Assessorato, nel senso che è il settore di coordinamento generale tra legislazione programmazione e gestione. Proprio perché si tratta di questo noi riteniamo che i servizi decentrati debbano far capo a questo settore, intanto perch si tratta di ricalcare esperienze consolidate, non vedo infatti come l'innovazione proposta possa assumere caratteri positivi rispetto a quella che è un'esperienza consolidata, ma anche perché si tratta di affermare l'unitarietà dell'intervento: riportare i servizi decentrati a far capo a questo settore garantisce una maggiore unitarietà di intervento.
Mi rendo conto che questo apre un problema non di poco conto, perché si tratta di definire se le strutture decentrate nelle singole Province sono dei servizi o dei settori. Questa è una legge che vota la maggioranza, ma per come sono scritti gli artt. 2 e 3 della legge, credo non vi sia dubbio sul fatto che quelli che sono i servizi decentrati sono servizi e non settori e che quindi dovrebbero far capo a questi settori. Infatti nei settori (art. 2 della legge) l'attività prevalente è quella normativa, di progettazione, di ricerca, di amministrazione, di impulso, di coordinamento e di controllo e l'attività di gestione ha nei settori un carattere collaterale; credo che così debba essere letto l'art. 2. Mentre l'attività di gestione, per quanto riguarda i servizi, ha un carattere prevalente, per cui non si capisce come i servizi decentrati possano avere una titolarità di settore. Il problema è quello di inserire in questo punto il coordinamento dei servizi decentrati.
C'è un altro aspetto che non va sottovalutato almeno in questo caso, il nodo non è solo nelle strutture relative alla pubblica amministrazione, in particolare al personale, ma ci sono anche dei nodi che si riferiscono alla collocazione degli stessi Assessori. Voglio dire che ci deve essere un ordine gerarchico nella pubblica amministrazione: coordinamento vuol dire che le strutture decentrate rispondono a questo settore, ma nel caso in cui questo coordinamento non esistesse, le strutture decentrate che non sono servizi a chi rispondono? Non possono che rispondere all'Assessore, per cui questa figura si trasforma in una specie di capo dell'amministrazione, il che è sbagliato, perché l'amministrazione deve avere i propri elementi di autonomia. Attraverso questo percorso quindi introduciamo delle storture che diventano anche pericolose da un punto di vista organizzativo e portano l'Assessore invece che ad essere responsabile politico a diventare responsabile di qualcos'altro che invece deve rimanere all'interno della struttura amministrativa.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Ho chiesto la parola per porre una questione metodologica in ordine alla continuazione del dibattito.
Concordo con il collega Ferro quando dice che un simile dibattito non è assolutamente produttivo, specialmente per chi ha lavorato molto accuratamente svolgendo ragionamenti, verifiche e analisi sui settori.
Abbiamo di fatto uno scenario in cui si alzano le mani e basta, perché c'è stata una risposta preventiva sul complesso negativa da parte dell'Assessore, per cui non si entra nel merito né da parte dei Gruppi, n da parte della Giunta.
Vorrei fare una proposta che forse può interessare tutti perch accorcia i tempi. Noi illustreremo tre emendamenti chiedendo che venga data una risposta di merito da parte della Giunta.
Fatta questa illustrazione, accordiamo che venga effettuata una votazione rapida, così da chiudere questo argomento, altrimenti diventa una ginnastica assolutamente inutile con spreco di tempo e anche frustrante perché noi crediamo di avere degli argomenti a supporto di quanto proponiamo.
Nel momento in cui ci è stato detto che non si può scassare quello che è stato pensato, rileviamo però che sul merito non c'è confronto.
Chiediamo che almeno sugli allegati relativi all'agricoltura, alla sanità e all'artigianato, la Giunta si collochi motivando le sue posizioni.



PRESIDENTE

Dal momento che l'Assessore Olivieri è assente, si fa carico l'Assessore Carletto di rispondere ai colleghi comunisti per quel che riguarda l'emendamento relativo alla sanità.
La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Le incertezze e il disagio della Giunta nel dare le risposte non agevolano certo l'entusiasmo nel fare domande. C'è anche il fatto che non è presente l'Assessore alla sanità, è comunque presente l'Assessore all'assistenza che dovrebbe essere piuttosto informato in quanto il suo è un settore integrato con quello della sanità.
Una delle questioni che sottoponiamo all'attenzione della Giunta è questa: mentre noi proponiamo che nei settori si tenga conto dell'integrazione funzionale tra sanità e assistenza, la Giunta propone una separazione netta. Ci domandiamo se questo lascia trapelare un'intenzione un indirizzo, che se è così è bene che la Giunta lo renda esplicito chiaramente, di separazione fra i due campi. Questa è la prima questione che sottoponiamo all'Assessore Carletto, in quanto titolare - pare dell'Assessorato all'assistenza.
La seconda questione è relativa al numero dei settori. Noi proponiamo una riduzione del numero dei settori a 4 rispetto agli 8 proposti dalla Giunta. L'Assessore all'assistenza non mi sta neppure ad ascoltare.



CARLETTO Mario, Assessore all'assistenza

Scusa Acotto, io non so perché tu in Commissione e qualche volta in aula fai lo spiritoso nei confronti di un Assessore che avrà si tutti i limiti di questo mondo, ma che quanto meno si impegna e lavora. Mi sto attrezzando per risponderti dopo.



ACOTTO Ezio

In Commissione l'Assessore all'assistenza c'è poco o mai, per cui c'è da domandarsi se lavora. La risposta è negativa perché in Commissione non c'è e anche in altre sedi si è registrato questo interrogativo. Ora non mi stavi ad ascoltare oppure mi seguivi con la coda dell'orecchio e quindi ho ritenuto di doverlo sottolineare. Ribadisco la prima questione che è quella dell'integrazione della sanità con l'assistenza. La collega Cernetti su questa questione dovrebbe essere molto sensibile. Noi proponiamo l'accorpamento dei settori sanità e assistenza, la Giunta invece propone la separazione netta. Vengono separati i servizi per cui si ha una separazione funzionale e non soltanto politica. E' possibile immaginare una gestione politica con due Assessori, ma con settori fortemente integrati.
La seconda questione è quella della riduzione del numero dei settori da 8 a 4, che sono quelli indicati dagli analisti di organizzazione. Noi ci siamo basati su questa indicazione che riteniamo la più oggettiva rispetto all'organizzazione del comparto socio-sanitario per cui non comprendiamo come mai si debba andare oltre questa indicazione.
Infine, a fronte delle proposte iniziali della Giunta ci sono state alcune, anche se limitate, sommatorie di funzioni che ci auguriamo non abbiano significati punitivi nei confronti di chicchessia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guasso.



GUASSO Nazzareno

Non abbiamo presentato alcun emendamento sull'allegato relativo all'artigianato, però voglio richiamare l'attenzione, non solo dell'Assessore Carletto, ma anche dell'Assessore Sartoris che è più direttamente interessato, su questo allegato, il n, l/43. Abbiamo un settore che è stato denominato "Artigianato, Cave, Torbiere, Acque minerali e termali". Mi sembra che qui vi sia un classico esempio di incongruenza perché sono cose incompatibili fra di loro.
L'artigianato sta diventando sempre più un settore di grande importanza e peso, che conta 130/140.000 aziende, fra quelle produttive e di servizio.
E' quindi un settore a sé stante, con le sue caratteristiche, la sua natura, la sua struttura produttiva e di servizi, che non ha niente a che vedere con le cave, le torbiere e le acque minerali, ma direi soprattutto con le cave. Quest'ultimo è un problema che riguarda il rapporto tra le strutture produttive e la salvaguardia del territorio. E' come mischiare l'insalata col risotto! Le cave e le acque minerali sono strutture esclusivamente industriali piccole e medie. Così facendo si mettono insieme ambiti che sono nettamente distinti e si rischia confusione, se non addirittura grosse difficoltà, nel dirigere questo settore. Noi chiederemmo una divisione netta. L'artigianato è un settore di grande peso ed importanza; le cave, le torbiere, le acque minerali e termali, vengano più coerentemente inserite nel settore che fa capo al territorio.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore al personale e all'assistenza

Le questioni poste che attengono al settore della sanità e dell'assistenza, al settore del commercio e artigianato di competenza del collega Sartoris, e al settore dell'agricoltura di competenza del collega Lombardi, sono interessanti e più che legittime.
Le osservazioni introdotte, che la Giunta non condivide, hanno sicuramente dignità e significato. Tenterò di dare qualche risposta in merito ai problemi relativi alla sanità e all'assistenza e all'artigianato cave e torbiere, mentre il collega Lombardi fornirà alcune puntualizzazioni per quanto riguarda l'agricoltura al collega Ferro.
La questione cave e torbiere, così come è stata vista e proposta dalla Giunta, è stata considerata un'attività produttiva, quindi non inserita nella logica della tutela del territorio. Siccome la gran parte delle aziende che svolgono questa attività sono aziende artigiane, a noi è parso corretto che questo tipo di attività fosse inserito nel settore artigianato, essendo tra l'altro una competenza che in questo momento è affidata all'Assessore all'artigianato e al commercio.
Non abbiamo preso in esame l'attività cave e torbiere dal punto di vista del vincolo territoriale, anche se le implicazioni in questo senso sono enormi.
Le osservazioni proposte sono importanti e da non sottovalutare.
Occorre chiarire se si vuole dare preminenza all'aspetto territoriale ambientale oppure a quello produttivo; abbiamo ritenuto di inserirla nel settore produttivo pur non dimenticando l'aspetto territoriale.
Tale settore è stato uno di quelli accorpati dalla Commissione, la quale ha considerato troppo modesto o limitato un settore unicamente dedicato alle cave e torbiere. Su questa ipotesi la Giunta, che aveva in un primo tempo previsto un settore "cave e torbiere", ha accolto le osservazioni della Commissione.
Per quanto riguarda il comparto sanità e assistenza devo dirti, collega Acotto, che abbiamo scelto di tenere separate sotto il profilo della struttura l'assistenza e la sanità, perché rientra in una scelta coerente organizzativa rispetto ad una scelta politica che è stata fatta da questa Giunta e da questa maggioranza. Non si possono fare scelte politiche e poi non essere conseguenti nell'organizzazione degli uffici regionali, perch altrimenti ci accusereste giustamente d'incoerenza. Siamo anche stati coerenti con altre Regioni guidate dal tuo partito quali l'Emilia Romagna, l'Umbria e la Toscana, che hanno organizzato esattamente come noi in modo autonomo e distinto la sanità e l'assistenza. Ci pare quindi strano che il tuo Gruppo e tu stesso ci contestiate questa soluzione.
Nel momento in cui il governo regionale ha deciso di tenere separati i due settori attribuendone la responsabilità a due Assessori ci è sembrata questa la scelta più coerente e giusta sul piano politico - amministrativo.
L'integrazione che Acotto propone, dal suo punto di vista legittimo non ci pare coerente con le scelte di questa maggioranza. Non è presente l'Assessore alla sanità che avrebbe potuto sicuramente rispondere alle obiezioni poste con più argomentazioni e chiarezza. Inoltre per, quanto riguarda il settore della sanità so che ci sono da parte comunista delle perplessità circa le scelte fatte.
Dimenticherei il lavoro degli analisti: questi ultimi diventano come il prezzemolo e il loro lavoro ne viene svilito. Gli analisti hanno svolto un lavoro in un determinato periodo storico di questa Regione con un Assessore che aveva una visione aziendalistica, privatistica dell'ente pubblico che io personalmente non ho mai condiviso, perché la ritenevo eccessiva.
Guardando avanti credo che non si possa immaginare quel lavoro come il Vangelo cui attenersi.
L'Assessore alla sanità ha proposto questo tipo di organizzazione perché è coerente con la L.R. n. 60 e attuativa delle disposizioni nazionali circa l'organizzazione e il funzionamento delle UU.SS.SS.LL. Il numero di settori da lui proposti è in linea con il tipo di organizzazione che la legge n. 60/80 individua rispetto all'organizzazione delle UU.SS.SS.LL. con integrazioni in alcuni settori. La parte ispettiva e di controllo, per esempio, che la Regione ha sempre esercitato in modo scarso e poco significativo, la Giunta e l'Assessore Olivieri hanno ritenuto di doverla esercitare in modo più forte. La situazione della sanità e in parte anche dell'assistenza nella nostra Regione a noi pare necessiti di un'azione ispettiva e di controllo molto più incisiva.
Si è quindi inserito questo tipo di problematica che ha assunto la dignità di settore, lo stesso discorso vale per il CO.RE.SA.
Al di là dei numeri e del problema che ci possa essere particolarmente nella sanità un'intersecazione di funzioni fra alcuni settori (obiezione rispetto alla quale ho detto nel mio precedente intervento che nel futuro ci sarà forse da realizzare qualche, correttivo), a me pare che l'organizzazione proposta dall'Assessore Olivieri alla Giunta e condivisa dalla Giunta stessa sia un'organizzazione coerente con la legislazione regionale che riguarda le UU.SS.SS.LL. e con le scelte politiche per le quali si ritengono primarie alcune funzioni e su queste si intende esercitare un ruolo molto forte.
Mancando oggi l'Assessore per un lutto, in famiglia mi sono limitato a fornire queste spiegazioni che definiscono nelle linee generali gli elementi di base che sostengono certe scelte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

I rilievi mossi alla proposta della Giunta e licenziata dalla Commissione sono due.
Il primo riguarda l'elevazione a dignità di settore degli attuali servizi decentrati; io ritengo che al lavoro svolto da questi uffici decentrati della Regione se conosciuto nella loro ampiezza, sia di gestione, sia di controllo ed anche di proposta, non mi pare giusto assegnare la caratteristica di sola gestione. In realtà tali uffici, oltre che compiti di gestione rilevantissimi che hanno collegamenti con almeno 180.000 soggetti economici della Regione, hanno svolto in questi anni un'azione di proposta e d'iniziativa per l'Assessorato e quindi per la Regione stessa.
D'altra parte, chi conosce la realtà della strutturazione dell'Assessorato all'agricoltura sa che il rapporto vero con le aziende agricole e quindi con gli utenti delle decisioni regionali è rappresentato proprio dagli uffici decentrati che quotidianamente su tutto il territorio regionale, dalle zone montane a quelle di collina e pianura, hanno un confronto reale, concreto, operativo con i bisogni delle aziende agricole.
Quindi, più di qualsiasi altro servizio o struttura, hanno la possibilità di seguire i problemi che nella nostra agricoltura si evidenziano. Pertanto la dignità di settore a questo tipo di presenza regionale mi sembra sia dovuta proprio perché c'è questa capacità, oltre che di gestione, di controllo e di proposta in ordine ai problemi che emergono nel settore agricolo.
Il secondo rilievo che viene mosso è relativo ad accorpamenti che secondo il proponente l'emendamento non sono esatti, non sono precisi, n validi.
Noi riteniamo invece che ci sia un raccordo fra i vari settori e i problemi che essi debbono affrontare.
Le attività strumentali affrontano i problemi di programmazione, di coordinamento per quel che riguarda l'informazione socio-economica l'assistenza tecnica, la formazione degli operatori agricoli, dei tecnici dei dirigenti e quindi tutti quegli aspetti di informazione e di preparazione tecnica sul piano generale che mi sembra rappresentino un'attività ben individuata e che oltretutto è ormai sperimentata in questa Regione, per cui non ritengo che vi siano da aggiungere a questo settore altri compiti e responsabilità.
Anche il collegamento fra produzione agricola e osservatorio per le malattie delle piante credo sia puntuale, perché è chiaro che se vogliamo dare un'interpretazione valida ai problemi della difesa dell'ambiente dobbiamo collegarla con la fase produttiva. I due problemi non possono essere distinti: non ci può essere da una parte chi fa delle valutazioni di carattere economico - produttivo e dall'altra chi fa delle valutazioni di carattere ecologico e di difesa dell'ambiente.
E' necessario che i due momenti si muovano in simbiosi, perché non è possibile pensare ad una situazione in cui gli interessi economici vanno da una parte e quelli della difesa dell'ambiente e del territorio da un'altra.
Bisogna che questi problemi siano visti nel loro insieme e di conseguenza siano trovate quelle soluzioni che non dimenticano né l'uno, né l'altro aspetto.
Per quel che riguarda la valorizzazione e la tutela dei prodotti agricoli, è certo che si potrebbe anche aggiungere qualcosa al titolo. Gli emendamenti li ho avuti solo questa mattina, ma la sostanza è chiara: si tratta di quell'azione di qualificazione e di maggiore incisività delle aziende agricole sul mercato che credo sia uno degli obiettivi ai quali la nuova politica agricola, non solo regionale, ma nazionale e comunitaria deve tendere.
Esamino ora il punto l'Infrastrutture rurali; irrigazione ed assetto fondiario". E' previsto l'accorpamento con l'economia montana, che io non comprendo, perché l'economia montana ha delle sue specificità che devono essere salvaguardate, tenendo conto che l'Assessore all'agricoltura ha anche la responsabilità per quel che riguarda il funzionamento e i rapporti con le comunità montane. Non mi sembra che in uno stesso settore sia possibile pensare ad una organicità di intervento aggiungendo alle infrastrutture che sono in zona di pianura e di collina e che comunque vanno a toccare aspetti di carattere generale, le specificità dell'economia delle zone montane.
Noi riteniamo che gli accorpamenti proposti dalla Giunta siano adeguati ai bisogni della nostra Regione e si potrà, come giustamente diceva l'Assessore collega Carletto, dopo un anno e mezzo di sperimentazione verificare se gli accorpamenti che noi andiamo oggi a realizzare avranno dato dei buoni risultati.
E' stata data dignità di settore all'osservatorio delle malattie delle piante, per cui si è ritenuto di accorpare questo settore proprio nella direzione di un collegamento preciso fra momento produttivo ed economico e momento di difesa dell'ambiente e del territorio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Chiedo alla Presidenza del Consiglio di poter svolgere una dichiarazione di voto complessiva su tutti gli emendamenti e poiché mi sembra che non venga accolto alcun emendamento è possibile procedere rapidamente alla votazione. Forse è il modo migliore per arrivare al capo della situazione, quindi farò una dichiarazione di voto sugli emendamenti da noi presentati, ma più in generale su come ò andata questa partita dei settori.
Voglio esordire ringraziando la maggioranza e la Giunta che, per il modo con cui affrontano la questione degli emendamenti, ci hanno dato ampia conferma di uno stile e di un atteggiamento che avevamo già individuato da tempo, ma che in questo caso è venuto palesemente alla luce.
Coglierete tutti l'ironia di un ringraziamento di chi dovrebbe peraltro invece dichiararsi fortemente preoccupato e perplesso per lo svuotamento che attraverso questo atteggiamento si attua del Consiglio e del ruolo di una parte che nel Consiglio si colloca non solo per fare dei "bla-bla" generali, ma che sull'organizzazione della Regione intende comunque proporre il confronto partendo dal suo lavoro e dalle sue idee. I miei compagni hanno svolto una pregevole attenzione non da funzionari, ma davvero da chi, come politico, tenta di misurarsi con i problemi. Ricordo che nell'altra legislatura - gli ha portato bene per la verità - il collega Carletto che si occupava di personale era un Consigliere che conosceva i problemi. Quindi credo che la funzione politica giusta su questa materia sia un lavoro non solo di dichiarazione di principio e di intenti, ma di capacità di determinare con lo strumento che abbiamo, che è la legge, la concreta specifica organizzazione, conoscendo la rilevanza delle decisioni che si prendono sui settori. Tutto questo mi dà l'occasione per esprimere stupore. Ecco allora il perché di quel ringraziamento per la conferma di tutto quello che, non di bello permettete, noi pensiamo di questa maggioranza e per la totale assenza dal dibattito delle forze politiche.
Non dico che tutti debbano aver svolto il lavoro che abbiamo fatto noi ma su certi punti messi in rilievo o su certe declaratorie relative a determinati settori, credo che o i Consiglieri non sanno fare il loro mestiere oppure si disinteressano di queste cose, perché è molto strano che non ci sia stata la reazione di porsi degli interrogativi, di chiudere magari come si ritiene, ma almeno di intervenire.
Davvero devo ringraziare la maggioranza perché ha confermato che si preconfezionano politicamente le decisioni e al Consiglio viene affidata una funzione spesso assolutamente residuale. In questo caso è evidentissimo ciò, addirittura se non ricorrevamo noi alla proposta di tagliare corto per non fare la ginnastica, come diceva il collega Ferro, e chiedere le risposte, si rischiava di andare avanti a partire da una dichiarazione dell'Assessore tutta politica "noi non siamo in grado di cambiare nulla" non condivisibile, ma comprensibile, e poi nessuna argomentazione nel merito. Ci sono però degli aspetti che nel merito richiederebbero almeno l'evidenziazione, magari non si è in grado di risolverli vista la complessità dei problemi, ma negare o rispondere con sbagliati argomenti o mettere in evidenza la palese preconfezione di questo assetto è sbagliato censurabile, politicamente non possiamo passarlo sotto silenzio.
Ho sotto gli occhi l'allegato relativo alla sanità, non sono competente in questo campo, ma certamente quando vedo che ad un settore compete la verifica dei criteri di riparto e la predisposizione dello stesso e ad un altro il riparto, credo che, una volta verificato nei criteri e predisposto, il riparto ci sia. Questo è un esempio clamoroso, ma ce ne sono altri: la programmazione sanitaria, che viene in realtà a titoli spezzettata in vari punti; non c'è l'Assessore Olivieri quindi non insisto.
Questi elementi di fondo hanno tutti una matrice: la matrice politica che attraverso il nostro lavoro concreto, quindi non a parole, abbiamo cercato di mettere in rilievo e che è mancato non solo lo sforzo impossibile, ma anche quello possibile. Noi non chiediamo a nessuno di fare delle cose impossibili, è necessario però fare uno sforzo, che è possibile per recuperare momenti di integrazione e di collegialità, che sono la condizione vincente per le Regioni per poter affrontare la sfida della trasformazione della società, i suoi problemi complessi e svolgere un'azione di governo a raggio ampio che qui è mancata. Presidente Beltrami io ho ascoltato con particolare attenzione le sue dichiarazioni sulla questione della collegialità, ma è impensabile credere che si voglia perseguire il possibile, lo sottolineo, su questo piano se non viene ripristinato un ragionamento sulla struttura della Giunta, perché quando si fa l'operazione difficile di individuazione dei settori, comunque di certe anomalie, non si può agire isolati in feudi separati, lo dico in senso anche positivo. Ed allora si capisce tutto, si capisce anche la difesa un po' a priori di Carletto, che schiettamente dice che non si può fare diversamente, questo è il senso. Se andiamo alle motivazioni nel merito ripeto solo nell'ambito del possibile, abbiamo in certi casi deboli risposte, poca convinzione e tutto sommato allora anche il Consiglio si avvita su questo perno sbagliato e lo fa facendo parlare il Capogruppo dell'opposizione che su questa legge avrebbe potuto, e voi lo sapete perfettamente, per i tempi con cui si è andati, per la mole di emendamenti assumere un atteggiamento ben diverso.
Questa legge, in altri termini, per il ritardo con cui è arrivata alla sua confezione finale avrebbe potuto benissimo non passare; noi abbiamo ritenuto di fare un'altra operazione, ma siamo ripagati con una moneta che deve per forza di cose farci ripensare l'atteggiamento tattico da assumere in questo Consiglio. C'è l'attenzione dell'Assessore, meno male, anche di altri Assessori oggi, ma altri Gruppi con i quali colloquiamo normalmente su altre cose hanno ritenuto che questo fosse uno sfizio dei comunisti. Se non abbiamo agito in maniera ostruzionistica non era uno sfizio, era perch vi erano dei problemi da porre. Problemi che poi ci ritroveremo, perch quando si lamenta lo scasso della Regione, la difficoltà di operare l'inefficienza, io credo che qualche ripensamento alle decisioni da sempre assunte certo, ma anche a queste, va fatto.
Concludo dicendo che abbiamo voluto non essere perfino ridicoli, il mio compagno Ferro lo ha detto bene sostenendo che per alzare la mano si va in palestra, oggi si vota. Noi abbiamo voluto evidenziare un'ipotesi politica generale che però si sostanzia molto sul lavoro svolto sui settori. Eppure ieri la tensione era presente in alcuni Gruppi che si sono dimostrati attivi, ma che oggi non vedo neppure sui banchi. Davvero voi credete che a noi diverta stare qui o far perdere tempo? Ho dato la dimostrazione che scegliendo un metodo si può votare in cinque minuti la legge, però la capacità del governo e della maggioranza che lo appoggia di confrontarsi su questi temi non si è avuta. Non è il primo caso, i numeri sono indubitabilmente dalla vostra parte, ma stanno diventando per questa maggioranza un pericoloso tallone d'Achille: il tallone d'Achille di chi ha una sicurezza e uno strapotere che può facilmente confinare nell'arroganza o nélla poca sensibilità, perché quando su temi come questo si ritiene che bastando i numeri i Gruppi che propongono delle modifiche possono essere lasciati andare avanti a seconda di come ritengono, magari evitando solamente l'ostruzionismo, credo sia un errore di fondo. Mi riferisco, in particolare a come su tutta questa questione la discussione in Commissione non abbia avuto assolutamente un'eco qui in Consiglio: è stata una specie di confronto marginale tra l'Assessore Carletto e qualche altro Assessore e il Gruppo comunista. Questa non mi pare una prova di forza, ma di grande debolezza.
Non dico che sono amareggiato perché non è vero, ma dico che vi ringrazio perché questa è una conferma, che peraltro viene anche da molti altri settori, di un giudizio che, caro Presidente, non può che essere negativo e pesante su questa Giunta.



PRESIDENTE

Esaminiamo dunque i seguenti emendamenti: 1) Dai Consiglieri Ferro, Avondo, Biazzi e Bontempi: sostituire il testo dell'allegato 1.36 con il seguente: "Attività strumentali agricoltura e servizi decentrati.
Compete al settore il coordinamento della programmazione, della gestione degli interventi regionali, dell'attività di studio, ricerca, statistica e documentazione, dell'elaborazione della legislazione e dell'attività di controllo, in materia di agricoltura, foreste ed alimentazione, nonché dei servizi decentrati a cui compete l'attuazione di interventi e predisposizione di istruttoria ed attività di controllo e vigilanza in materia di assistenza tecnica, produzioni animali e vegetali, frodi e sofisticazioni di prodotti lavorati, lotta fito-sanitaria, credito agrario meccanizzazione, acquisto macchinari e carburante a prezzo agevolato riordino fondiario ed usi civici, avversità atmosferiche e calamità naturali, sovvenzioni agli agricoltori, miglioramento pascoli, sementi interventi di mercato per la tutela e valorizzazione dei prodotti applicazione interventi AIMA, formulazione statistiche CEE - ISTAT (provinciali ed aziendali). Compete altresì l'attività di promozione e supporto giuridico - amministrativo per la predisposizione di convenzioni o collaborazioni con istituti sperimentali del M.A.F., Università, CNR. CNEN per quanto riguarda la ricerca e la sperimentazione; l'attività relativa all'elaborazione dei Piani Agricoli di Zona e di Comunità Montana; le operazioni di liquidazione usi civici e contratti agrari, controllo e vigilanza di Istituzioni ed Enti operanti' nelle materie di agricoltura foreste ed alimentazione".
Pongo in votazione per alzata di mano tale emendamento.
E' respinto con 12 voti favorevoli, 25 contrari e 2 astensioni.
2) Dalla Giunta regionale: all'allegato 3, alla scheda 3.03 (pag. 115), al settore "Studi e Vigilanza urbanistica" sostituire l'espressione "2 esperti giuridico - legislativo" con l'espressione "l esperto giuridico - legislativo, 1 esperto urbanistica". Conseguentemente viene modificato l'allegato 4. (pag. 120) come segue: ridurre il numero "2" di "Studi e Vigilanza urbanistica" a "l" ed il totale da numero "24" a numero "23".
A pagina 124 dello stesso allegato viene aggiunto 1 esperto urbanistica al settore "Vigilanza urbanistica" per un totale complessivo di 26 posti.
Pongo in votazione per alzata di mano tale emendamento.
E' approvato con 37 voti favorevoli e 1 astensione.
Pongo in votazione la parte "'Accorpamento" per alzata di mano.
E' respinto con 12 voti favorevoli, 25 contrari e 2 astensioni.
Prima di votare l'intero testo della legge passiamo alle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo liberale annuncia il voto favorevole al disegno di legge n. 111 sull'organizzazione degli uffici della Regione Piemonte.
In questi due giorni di dibattito in aula abbiamo ripreso molti temi già trattati nelle lunghe e numerose sedute di Commissione e abbiamo approfondito un tema di per sé arido quale quello della legge sull'organizzazione della Regione, ma tanto arido, quanto importante per il lavoro che svolgiamo in quest'aula, per il lavoro che tutti i dipendenti svolgono nel nostro Ente.
Io mi rendo conto che questa legge, come del resto tutte le leggi, ma questa in particolare, avrebbe potuto essere diversa e forse migliore di quella che ci apprestiamo a votare. Ho già detto in Commissione e voglio ripeterlo qui che per fare una legge di questo tipo la Giunta avrebbe potuto scegliere la strada di dimenticare 15 anni di vita della Regione chiudersi in un laboratorio asettico e costruire a tavolino l'organizzazione ideale di una Regione ideale.
Credo che se avesse seguito questa strada, la Giunta avrebbe fatto la peggiore legge possibile perché avrebbe dimenticato la realtà in cui vive gli strumenti che in concreto ha a disposizione, avrebbe dimenticato 15 anni e più di esperienza.
Ha scelto un'altra strada - e io concordo su questa scelta - cercando di tener presente sullo sfondo come scenario un'organizzazione, per quanto umanamente possibile, ideale, ma si è calata nella realtà che significa anche vincoli, stratificazioni di realtà, di uffici, di persone, che significa anche tener conto di quella che è oggi la struttura della Giunta e delle deleghe. Certamente la Giunta avrebbe commesso un grave errore se non avesse tenuto conto di questo, cioè di quella che è oggi l'organizzazione politica della Regione e la divisione delle deleghe e non avesse cercato insieme a quello scenario di ipotesi ideale, insieme a quella presa d'atto di realtà stratificata di lustri di esperienza, anche delle necessità di funzionalità e di operatività di.questa Giunta.
Le leggi sono degli strumenti e gli strumenti devono essere adeguati a chi li usa. Le leggi non sono eterne, le leggi sono li per essere, qualcuno dice aggirate, io dico cambiate alla luce dell'esperienza.
Io non sono d'accordo, e non solo perché sediamo su banchi diversi, con quanto ha detto il collega Bontempi, perché quando un provvedimento di legge è a lungo approfondito, discusso, non vorrei essere enfatico ma starei per dire sofferto nel lavoro di Commissione, è abbastanza normale e naturale che quando si arriva all'atta conclusivo, alla discussione in aula, molti argomenti, molte tensioni, molte polemiche e se volete molti confronti, sono già stati esauriti, bruciati. Sembra quasi di ripetere alla moviola un discorso già fatto, riprendendo gli argomenti in aula, eppure è necessario, farlo, perché è un confronto in più, perché è un filtro e una valutazione in più che si danno nella pienezza della presenza politica e istituzionale che è rappresentata dal plenum dei Consiglieri e dell'aula.
Non dobbiamo però dimenticare il lavoro che è stato già fatto in Commissione e con il contributo di tutti.
Vorrei invitare i Consiglieri che non hanno partecipato ai lavori di Commissione a fare due esperimenti.
Primo: prendere il testo originario che la Giunta ha portato due mesi fa in Commissione e confrontarlo con quello che oggi è al voto dell'aula.
Questo è un parametro importante per valutare se a livello di Commissione si è soltanto recitata una pantomima o se invece si è discusso.
Scherzando con l'Assessore Carletto durante i lavori in Commissione quando molte modifiche erano state apportate, diciamocele queste cose Bontempi, c'eravamo posti questo problema: cosa facciamo? Possiamo scegliere due strade: o non accettare niente in Commissione e poi fare la bella figura in aula, oppure fare le persone serie, discutere in Commissione e accogliere gli emendamenti che dovevano essere accolti. Certo che quando si arriva due mesi dopo in aula gli spazi oramai sono stretti sono quelli che sono, le porte sono aperte o sono chiuse! Il secondo esperimento è quello di verificare il lungo lavoro che tutti, maggioranza e opposizione, hanno svolto per portare in aula una legge che per le proprie caratteristiche peculiari è la tipica legge da Commissione e non da aula: laddove gli aspetti tecnici, organizzativi e più strettamente strumentali sono prevalenti e vincenti sugli aspetti politici che esistono invece in altre leggi, laddove invece le peculiarità e le differenziazioni emergono con maggior evidenza, con maggiore forza e maggior peso nel dibattito in aula.
Un'ultima considerazione: si è detto che nell'approntare e nel modificare per quanto è stato possibile questa legge si sarebbe dovuto avere maggior coraggio innovativo; sono d'accordo. Ad esempio quella chiamiamola idea, intuizione di introdurre elementi anche esterni di valutazione per una sempre maggior qualificazione e un maggior accertamento della qualificazione, della professionalità e della capacità dei funzionari, soprattutto ai livelli più alti, è - qualcuno ha detto- un tema affascinante su cui, Assessore, dovremo lavorare nel futuro.
Non è che i problemi affrontati da alcuni emendamenti che sono stati respinti in aula, come in Commissione, siano da accantonare, anzi sono da tener presente perché hanno un loro fondamento e una loro validità. Se ci fossimo sporti maggiormente nel senso dell'innovazione e quindi del rischio, avremmo forse giocato una carta che in questo momento la Regione non poteva permettersi di, giocare, cioè il rischio che questa legge non potesse diventare operativa ed esecutiva nei tempi che tutti sappiamo essere estremamente brevi.
Questo rischio sarebbe stato percorribile un anno o due fa, oggi no.
Sappiamo tutti che esiste un contratto non applicato da due anni e che non possiamo permetterci, e lo sforzo che è stato fatto per portare la legge al voto dell'aula prima della sospensione feriale significa proprio questo, di perdere nemmeno più un mese perché il personale, i funzionari, i dirigenti non troverebbero in questo, e avrebbero ragione, alcuna giustificazione.
Credo che non abbiamo più necessità, dopo il lunghissimo approfondimento che è stato fatto in Commissione e in aula, di continuare a lavorare in laboratorio. Occorre si continuare a lavorarci, ma sul campo dal momento del laboratorio è venuto il momento di passare alla sperimentazione. Tutte le leggi, quando vengono emanate, e soprattutto leggi di organizzazione come questa, sono per definizione "leggi sperimentali".
Sono convinto che l'aula e la Giunta, se questa legge come mi auguro, e noi daremo il nostro voto in questo senso, sarà approvata, avranno la capacità nel prossimo anno non più in laboratorio, ma sul campo di sperimentare e verificare e avranno certamente il coraggio di modificare laddove sarà necessario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere signora Cernetti.



CERNETTI Elettra

Esprimo la dichiarazione di voto a nome del Gruppo del PSI per una legge che non ci vede particolarmente entusiasti; è stata definita poco coraggiosa, e lo stesso Assessore ha ammesso questo.
Di cose coraggiose sia qui che fuori di qui non ne vengono più fatte.
Io ho sempre avuto una particolare predilezione per i Gracchi: se è vero come dice Macchiavelli, che "i profeti disarmati ruinorno", è anche vero che il loro segno restò. Contemplarono nella loro azione anche il rischio di ruinare; oggi questo rischio non si considera più, piuttosto si considera quello di rimanere sempre a galla. E' un segno dei tempi che sono mutati.
Quello che intendo dire su questa legge è che i settori ci paiono un po' troppi e che non sempre ci sembrano scaturiti da aree d'intervento da coprire; ci paiono troppi anche i decimi livelli, abbiamo capito poco la figura degli esperti, che ci pare indefinita e che vediamo soprattutto come persone cui viene assegnato il decimo livello per poter andare in pensione con un importo più elevato.
Ci pare inoltre una legge che privilegia il top, i vertici, a scapito delle qualifiche a medio e basso livello.
Vorrei dire una parola anche in ordine ai settori della sanità e dell'assistenza.
L'integrazione che si persegue nei fatti, con azioni concrete - ed io ho lavorato anche sulla deliberazione che spero oggi approveremo con azioni concrete per quella integrazione e che il Consiglio regionale di sanità e assistenza ha assunto nella stessa denominazione delle UU.SS.SS.LL., per di tale integrazione, assunta a perno nel Piano sanitario nazionale, in effetti, nell'organizzazione dei due Assessorati non si vede traccia poich sono nettamente separati.
E' stato detto - mi spiace non ci sia l'Assessore Olivieri - che questi settori sono stati proposti per una corrispondenza con settori analoghi delle UU.SS.SS.LL.. Faccio però presente che questa è ancora la resistenza di una mentalità superata dai fatti che ho riportato, ai quali nemmeno l'organizzazione delle UU.SS.SS.LL. risponde più e che forse è compito della Regione con un po' più di coraggio di andare ad adeguare.
Inoltre, l'Assessore lo sa perché io queste osservazioni le ho fatte anche in Commissione, non sono entusiasta del fatto che l'Assessore abbia ridotto ad un solo settore l'Assessorato all'assistenza. Vorrei che l'Assessore così attivo e appassionato, devo dargliene atto, per quanto riguarda il personale, mettesse altrettanta passione ed interesse verso l'assistenza, perché vedo che quando c'è da cedere si cede sempre su questo settore.
Quando ancora non si parlava di settori, io avevo già diviso l'assistenza in due settori, Programmazione e Attuazione della programmazione, perché altro che una programmazione seria ed una legislazione altrettanto seria non potrebbe fare l'assistenza, visto che di fondi non ne ha. Il fatto che l'Assessore, venendo incontro alle richieste di chi diceva che i settori erano troppi, abbia ridotto l'assistenza riducendola ad un solo settore, equiparando l'assistenza ad una qualsiasi sede decentrata periferica dell'agricoltura, dico la verità, mi ha lasciata alquanto perplessa, perché è stato un ulteriore cedimento in questo settore.
Noi avremmo preferito in vista della fase ultimativa del programma pluriennale di attività e di spesa, che di questo programma si tenesse conto nella riorganizzazione, vista la quasi coincidenza dei tempi, degli uffici della Regione Piemonte, proprio perché ci sembrava logico che non fosse disgiunta l'organizzazione dal programma della Regione Piemonte.
Ci rendiamo però conto che questa legge arriva in forte ritardo, anche rispetto ad altre Regioni, e che già avrebbe dovuto essere approvata quando l'Assessore al personale, nonché Presidente della Giunta, era il collega Viglione, per cui in un certo senso ora è davvero dovuta.
Ci conforta il pensiero che tale legge resta in prova per un anno; è stato intelligente da parte dell'Assessore lasciare la possibilità di valutare l'organizzazione attraverso la sperimentazione sul campo.
Con tutta onestà devo dare atto alla Giunta di aver fatto uno sforzo per andare incontro a proposte valide e collaborative, avanzate da altri partiti e soprattutto dal più grosso partito di opposizione, anche se indubbiamente non tutte le proposte stimolanti hanno potuto essere prese in considerazione perché avrebbero stravolto quello che era il disegno proposto dalla Giunta.
Uno sforzo indubbiamente c'è stato, però io mi auguro che possa avvenire una caduta di barriere, forse anche un po' preconcette, nel momento in cui dopo questo periodo di prova si registri la possibilità di effettuare delle modifiche in direzione delle proposte fatte, perché molte devo dire la verità, mi paiono valide. Non vedo proprio perché debba esserci un braccio di ferro quando una legge funzionale va a vantaggio della popolazione governata dalla Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Siamo perfino tentati di non fare una dichiarazione di voto; non perch ci mancano elementi per motivare il nostro voto contrario, ci sono tra gli altri gli elementi che ha fornito la maggioranza proprio in sede di dichiarazione di voto. Il collega Santoni, per il Gruppo liberale, dice di non essere contento di questa legge, che deve essere una fase solo di passaggio il più possibile veloce. La collega Cernetti rincara la dose dice di essere ancora meno contenta ed entusiasta; e così via. Il collega Ferrara la definiva non coraggiosa, si dice convinto che occorreva fare di più, e non è nemmeno venuto oggi a sostenerla. Quindi non è che ci manchino gli elementi per motivare il voto contrario. La nostra osservazione nasce dal fatto che si è sfuggiti al confronto, non si è entrati nel merito degli argomenti che noi ponevamo.
Il collega Avondo col suo intervento relazione, molto chiaro e preciso che è andato al nocciolo dei problemi e che ha avuto molti apprezzamenti nell'aula a partire dalla Presidenza è il complesso degli emendamenti che noi abbiamo presentato, hanno dato la dimensione del tentativo nostro di delineare una struttura regionale diversa in grado di adeguarsi alle esigenze e alle sfide che vengono dalle innovazioni e dalle trasformazioni veloci della nostra società, proprio per cominciare a reggere, come diceva bene il collega Bontempi, da parte della Regione le sfide che si pongono a raggio sempre più ampio.
E si riconosce da parte dell'Assessore Carletto che proponiamo "un modello - sono parole sue organizzativo diverso". Noi siamo forse più modesti diciamo solo di aver tentato di indicare alcune linee, di introdurre un disegno anche limitato, ma nuovo, come dice il collega Guasso, disegno che non possiamo dire di trovare nella proposta della Giunta. A conferma di questo abbiamo le dichiarazioni dell'Assessore Carletto, quando dice che non è possibile cambiare niente perché questo è frutto di un equilibrio che sarebbe difficile da rompere fra i vari Assessori. Questa non è sicuramente la collegialità, che deriva solo da un confronto molto aperto e libero su delle prospettive e su delle scelte.
Motivare in questo modo il fatto che non si compiono scelte, conferma che non ci si muove all'interno di un nuovo disegno complessivo.
Noi ci siamo posti un problema: far pesare le condizioni, i problemi veri che sta vivendo la struttura regionale e i lavoratori della Regione partendo dalle qualifiche più basse per arrivare ai livelli apicali.
Vogliamo sottolineare questo: l'abbiamo fatto con chiarezza, senza ambiguità, senza ammiccamenti a nessuno, senza pressioni più o meno sotterranee. Non tutti invece hanno fatto altrettanto e ne abbiamo avuto le dimostrazioni molto spesso anche in Commissione.
Abbiamo assunto questo comportamento perché siamo coscienti che occorre un salto di qualità, uno sforzo da parte dei Gruppi e delle forze politiche, ma soprattutto noi diciamo della Giunta regionale, non per rivoluzionare la struttura, ma per predisporre delle proposte innovative che possano veramente segnare una svolta all'interno della nostra Regione.
Siamo convinti che per far questo occorre mantenere in questa fase anche degli spazi di manovra per costruire il disegno nuovo attraverso sperimentazioni e verifiche.
Da qui lo sforzo per conoscere, per capire i meccanismi; uno sforzo non accademico per tentare il nuovo. Non abbiamo lavorato a tavolino Presidente Santoni, abbiamo voluto calarci in questa realtà, cercare di capire i meccanismi di questa struttura ed è stato uno sforzo di non poco conto, come ricordava il collega Bontempi, per chi non ha una struttura a disposizione e di cui dobbiamo ringraziare ancora una volta il nostro collega Avondo, e penso non solo a nome del nostro Gruppo, per il lavoro pregevole che ha fatto. Non da funzionario; o meglio, direi anche da funzionario, ma soprattutto da dirigente per individuare quelle che sono le linee portanti della ridefinizione della struttura regionale. Che non sia stato un lavoro di poco conto e facile, balza agli occhi, se noi pensiamo che i lavori di Commissione sono terminati poche ore prima dell'inizio della discussione in aula e all'ultima seduta di Commissione di martedì mattina sono arrivate le ultime proposte da parte della Giunta. Per cui, in poche ore, si è dovuto portare a termine il lavoro che tutti voi avete potuto valutare. Tempo ristrettissimo; ma si è voluto delineare questo disegno complessivo per indicare come sia possibile mettere mano a un'effettiva riorganizzazione degli uffici. Quello che ci ha colpiti in aula e in Commissione è il limite del confronto. In Commissione abbiamo dovuto protestare, ancora a metà di luglio, perché c'era una latitanza continua della maggioranza, la quale non si presentava in Commissione a discutere questo disegno di legge. Probabilmente ne discuteva fuori della Commissione, all'interno questo confronto non è mai avvenuto. Abbiamo dovuto porre un ultimatum alla Giunta stessa, denunciando che quel comportamento avrebbe impedito di discutere e di licenziare questa legge entro il mese di luglio. Rivendichiamo, al di là di come ci collochiamo nel voto, un merito nostro se si è discusso dei problemi del personale.
La latitanza è stata praticamente continua da parte della maggioranza su questi problemi. Non c'è stato, Santoni, in Commissione un confronto sui nodi di fondo. Per esempio, i settori. Che confronto c'è stato su questa grande partita? La posizione iniziale della Giunta era: i settori sono 70 e basta. Dobbiamo dare atto all'Assessore Carletto, dietro le nostre pressioni, argomentazioni e insistenze, di aver modificato quanto era ritenuto immodificabile: i settori passano da 70 a 65; ma questo è avvenuto martedì scorso a mezzogiorno. Non c'è stata alcuna possibilità di entrare nel merito di queste scelte. Noi abbiamo cercato di delineare una nuova definizione della struttura regionale dando un contributo all'intero Consiglio, perché possa entrare nel merito delle innovazioni. Dobbiamo prendere però atto che si è persa un'occasione importante come questa da parte degli altri Gruppi. I limiti sono tutti politici. Si è sfuggiti ad un confronto vero, libero, sgombro da pregiudizi e da posizioni precostituite.
Ci meraviglia che a non cogliere questa esigenza di, un confronto libero e aperto sia stata una Giunta regionale all'inizio di legislatura, una maggioranza nuova che si era presentata con tante velleità un anno fa in questo Consiglio e anche un Assessore nuovo, intraprendente, che vuole l'efficienza. Peccato che non abbia colto l'occasione per introdurre elementi di vera novità nella struttura regionale.
Di fatto Giunta regionale, maggioranza e Assessore hanno subito l'influsso dell'inerzia, sono rimasti chiusi in una sorta, di gabbia da loro stessi costruita. C'è stata l'impossibilità di avere un confronto serio sui problemi, un confronto che noi sollecitavamo. Ciò ha portato ad errori di fondo: di non avere colto il nuovo che c'è rispetto ad un anno e mezzo, due anni fa, quando è stata delineata la precedente legge regionale sulle strutture; infatti manca un'analisi di supporto, di cosa è cambiato rispetto a due anni fa, non è stato adeguato lo studio del 1984 alle nuove eventuali esigenze.
Ci sono emergenze oppure nuove norme, che hanno indicato come occorre percorrere nuove strade rispetto al passato. Io penso all'ambiente all'influenza che avrà, e profonda, la legge 431 sulla difesa del nostro territorio; ai problemi posti dall'energia; al fatto che vengono sempre meno risorse proprie della Regione, ma con compiti sempre maggiori per quanto riguarda programmazione, coordinamento, pianificazione ed opere pubbliche.
Vengono meno i comprensori; per quanto riguarda le deleghe, alcune sono già in corso e altre sono già attuate, su questo versante non si tiene conto di un'organizzazione della struttura periferica funzionale alle deleghe che sono già date o che si vogliono dare. Non si tiene conto in questa proposta della necessità di un ruolo autonomo e di una responsabilità propria della struttura a partire dalla dirigenza per poi scendere all'interno dei vari settori.
C'è ancora la commistione tra i ruoli politici e quelli dell'amministrazione, ultimo ne ha parlato il collega Ferro per quanto riguarda l'agricoltura.
Perché è mancato questo confronto? Noi sappiamo che pesano situazioni di malcontento giustificato per i ritardi che si sono accumulati. Occorre far presto, non perdere altro tempo perché i dipendenti perderebbero altro denaro. Se si arriva alla legge oggi è soprattutto perché noi abbiamo voluto che si sbloccasse la situazione. Ma in questi mesi si potevano verificare nuove strade e aprire il confronto. Invece si e stati troppo condizionati dall'esistente e forse soprattutto dai problemi della seconda dirigenza. Noi non siamo stati influenzati da questi problemi, dalla seconda dirigenza in particolare, e lo abbiamo dimostrato malgrado le accuse più o meno velate che qualcuno della Giunta regionale qualche mese fa aveva voluto indirizzarci.
Hanno pesato indubbiamente le divisioni all'interno della maggioranza che sono comprensibili su un problema di questa portata, ma che si sono tradotte in un elemento negativo, che ha paralizzato ogni stimolo e il confronto sui problemi veri, che poi sono stati mortificati e soffocati.
Le preoccupazioni di schieramento hanno impedito un confronto libero e ciò rivela che questo schieramento così ampio di fatto è molto fragile e rischia di scricchiolare ad ogni confronto serio nel merito dei problemi.
Così si hanno misture incomprensibili, come gli accorpamenti. C'è una palese preconfezione per quanto riguarda i settori e ne abbiamo avuto dimostrazione anche dall'affanno e dalla dimostrata difficoltà dei singoli Assessori di intervenire di fronte alle nostre argomentazioni. E' mancato il coraggio di sviluppare il confronto fino in fondo sacrificando il tutto ad una ragione di maggioranza.
Mi avvio a chiudere, ricordando che si ribatte che non ci sono strumenti per definire la struttura adesso. Ma alcuni c'erano e altri potevano essere perfezionati. In ogni caso, perché li si ingessa già all'inizio in un numero eccessivo di settori in gran parte preconfezionati? Non ci convince il fatto che forse altre Regioni hanno fatto la stessa cosa. Non è pensabile che tra un anno si possano ridurre questi settori semmai la tendenza oggettiva, inerziale è all'aumento, perché è difficile ipotizzare lo smantellamento di posizioni già precostituite. Di fatto ci si troverà con una struttura prefissata indipendentemente da cosa si vuol fare da parte della Regione, anziché introdurre stimoli per ripensare il modo di essere della Regione stessa, si va ad una sorta di ingabbiamento dell'esistente. Si dice che è giusto avere 126 decime qualifiche, è un massimo giusto per dare un premio a tanti che sono insoddisfatti! Questo lo ha detto un Capogruppo della maggioranza. Noi pensiamo che per superare l'insoddisfazione di molti funzionari dipendenti regionali non basta un contentino economico anche se la retribuzione è importante; occorre definire un ruolo in cui i dipendenti possano ritrovarsi.
Chiudo domandandoci se il nostro sforzo è stato inutile. Noi speriamo che non lo sia stato. Il sasso è stato comunque lanciato nello stagno ed è possibile pensare ad un'organizzazione diversa della Regione. Parti non trascurabili della maggioranza hanno dimostrato di condividere questa nostra impostazione; forse dovranno avere un po' più di coraggio per portare avanti il confronto. La nostra impostazione può trovare attenzione tra i dipendenti attenti alla loro collocazione e al loro ruolo. Le scelte che noi abbiamo indicato sono prime proposte. Riteniamo che su queste si possa lavorare in futuro e noi non mancheremo, come abbiamo dimostrato, di farlo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CERCHIO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la discussione di queste due giornate in aula ci ha confermato il fatto che ci troviamo di fronte ad un disegno di legge complesso che deve farsi carico, in poche pagine e in breve tempo, di un problema che in realtà si è venuto sedimentando ed anche aggravando nel corso degli anni. E' una questione in cui è difficile distinguere in modo netto i buoni dai cattivi, chi ha tutta la ragione e chi ha tutto il torto. Mi pare che in realtà le cose non stiano così e che nel valutare la materia che sta dietro l'articolato vi siano situazioni fra di loro variegate, in parte condivisibili e in parte no. Credo però che il tentativo di delineare in modo netto chi ha ragione, chi ha visto una certa organizzazione che sarebbe l'idea tipo e chi invece cerca soltanto di mettere assieme dei cocci, non sia una descrizione esatta e veritiera del reale, perché le cose stanno nel mezzo. E' un elemento che peraltro abbiamo dato per scontato, se lo ricorderanno i colleghi che erano presenti nella terza legislatura, già un anno fa quando non riuscimmo a portare in porto un provvedimento altrettanto travagliato, discusso, condiviso e osteggiato con posizioni che attraversavano orizzontalmente tutti gli schieramenti politici. Non c'è da menare scandalo se vi sono posizioni diversificate oggi all'interno della maggioranza, c'erano anche nel 1985 all'interno di quella maggioranza. Non c'è nulla di nuovo, è legittimo, perché su questa materia vi è molto di sedimentato. E' chiaro che ciascuno di noi può avere una propensione, un'attenzione particolare a questo o a quell'aspetto all'interno di un disegno generale.
Quello che non dobbiamo comunque dimenticare nell'analizzare questo disegno di legge è il grande problema che si è dovuto affrontare: cercare di unificare un coacervo di posizioni di dipendenti che la Regione ha dovuto omogeneizzare in un'unica struttura, in un unico quadro normativo ed economico di riferimento, perché il personale regionale proviene dai vecchi Ministeri o è assunto direttamente dalla Regione, proviene dagli Enti disciolti o assunto in base alla Legge n. 285. Abbiamo accumulato una serie di figure che avevano alle spalle un curriculum professionale, formativo di normativa, di carattere economico e di qualifiche che ha condizionato la Giunta regionale nel predisporre questo strumento.
Non c'è nulla di scandaloso nel dire questo, perché è il primo tentativo di dare un quadro di riferimento organico, certo, unitario, a questo insieme di situazioni che si sono stratificate nel tempo aggravandosi anche, creando una serie di malcontenti per la difficile intersezione fra queste figure e posizioni.
Diventa oggi difficile avere un identikit unitario del dipendente regionale, abbiamo piuttosto situazioni a macchie di leopardo, ciò ha reso difficile un disegno unitario, che comunque mi sembra ci sia nelle sue linee generali all'interno della proposta della Giunta. Non per questo credo che sarebbe opportuno fare un'ulteriore pausa di riflessione e attendere l'ulteriore varo di un provvedimento di questa rilevanza, perch abbiamo già perso troppo tempo. Questo elemento non va disconosciuto, deve essere presente all'assemblea nel momento in cui si atteggia a pronunciarsi su questo provvedimento. Bisogna avere presente l'elemento dell'urgenza di questo tipo di strumento legislativo da cui discendono dei fatti normativi contrattuali ed economici. Anche per questo noi ne abbiamo sempre auspicato e raccomandato la sollecita adozione da parte del Consiglio regionale.
Non c'è stata fretta od estrema riduzione dei tempi nell'esame di questo provvedimento. Può darsi che ci sia stata un'accelerazione negli ultimi giorni e questo è stato possibile - dobbiamo darne atto - anche grazie alla disponibilità e alla seria collaborazione del Gruppo comunista.
Non possiamo dire però che è un provvedimento che è giunto all'esame di quest'aula senza grande approfondimento, perché di questo ne abbiamo parlato a lungo anche in Commissione dove si è sviluppato un dibattito serio.
C'è il problema di aggiustare un'automobile mentre è in movimento sarebbe meglio portare l'automobile in garage, fare degli studi sulla dinamica, sperimentarla nella galleria del vento e studiare il miglior prototipo da produrre. Credo che questo sarebbe stato anche negli auspici dell'Assessore Carletto. Invece noi dobbiamo renderci conto che abbiamo un'automobile che si muove - si può dire che va a singhiozzo o che va ai 200 Km/h - e quando una macchina è in movimento fare le riparazioni non è facile, richiede doti di equilibrismo non indifferenti.
Di questo bisogna tenere conto anche alla luce dell'impegno assunto dalla Giunta e in particolare dall'Assessore della possibilità di fare delle verifiche. Intanto diamo questo assetto, vuol dire che l'esperienza ci insegnerà dove apportare dei correttivi, andare a fare delle modifiche.
Nessuno vuol dire che questo è in teoria il migliore dei provvedimenti che si potessero assumere. Nessuno lo ha detto, né sostenuto. Alcuni problemi sono stati risolti, qualche altro nodo è rimasto da sciogliere ciascun Gruppo di maggioranza o di minoranza può trovare in questo o in quell'articolo qualche elemento di non completa soddisfazione. Credo per che nel complesso sia un provvedimento difendibile.
Una delle questioni che è stata più a lungo all'attenzione della Commissione riguarda il numero dei settori. Credo che su questo vi possano legittimamente essere opinioni diverse. Bisogna intendere cosa noi pensiamo debba essere il settore all'interno di un'organizzazione complessa, poi possono essere 10 o 200. Credo che proprio per questo, alla fine, la Giunta ha fato bene a fare una proposta che non' si discostasse di molto dalla sua proposta originaria.
Era una proposta che aveva alle spalle una certa idea di settore, una ipotesi di lavoro del settore e delle sue articolazioni interne, un'ipotesi che teneva conto delle situazioni esistenti e i margini possibili di aggiustamento rispetto alle nuove esigenze dell'Ente Regione nei confronti dei problemi posti dalla società.
Sul numero dei settori tutte le proposte sono ugualmente difendibili e indifendibili. In Commissione c'è stato un confronta molto ampio non soltanto sul fatto numerico, ma anche sulla valutazione dei problemi interni ei settori. Da parte della maggioranza vi è stato interesse per le proposte di altri Gruppi che in alcuni casi sono state anche accolte. Credo che si possa riconoscere che molte osservazioni fatte in Commissione da vari Gruppi sono state recepite dalla Giunta ed introdotte nel testo licenziato. Una buona metà degli articoli del disegno di legge sono stati ritoccati; dire che sia stato un provvedimento rigido su cui si è fatto muro, su cui non sono state accolte modifiche e cambiamenti non credo sia del tutto vero.
Da questo punto di vista penso che la maggioranza, i Gruppi consiliari non abbiano rifiutato il confronto, questo c'è stato e considerati i tempi anche sufficientemente ampio; giunge però il momento in cui si devono fare delle scelte e vi sono decisioni che vengono prese poiché vi è una maggioranza che le sostiene. Ciò non significa che si rifiuti il confronto che non vi sia dialogo, né apertura. Un problema, una volta analizzato discusso, sviscerato ed approfondito arriva al momento in cui se non vi è l'unanimità è chiaro che è il voto che determina quale aspetto è prevalente o meno. Credo che questo sia avvenuto in Commissione ed avverrà anche in aula.
Per quanto riguarda i settori è chiaro che l'Assessore nella replica ha fatto un discorso di carattere generale, quindi non si può dire sia sfuggito al confronto, poiché è evidente che vi era da discutere un'impostazione generale; chiarita questa, andare a verificare nel particolare avrebbe potuto diventare utile e proficuo (è bene su questi aspetti confrontarsi), ma era ormai chiarito il quadro di riferimento entro il quale muoversi.
E' per queste ragioni che complessivamente il nostro Gruppo ritiene di dover esprimere voto favorevole sul disegno di legge sapendo che è un provvedimento che chiude una fase, che si fa carico di una situazione che si è consolidata negli anni, che vi sono degli aspetti che andranno approfonditi con l'esperienza. Qualche problema rimane aperto e questo è evidente ai Gruppi ed anche alla Giunta. La maggioranza - almeno per quanto riguarda il nostro Gruppo lo facciamo - ritiene di dover dare atto al Gruppo comunista di aver lavorato su questo provvedimento, come del resto in genere, ma su questo in particolare, in modo serio e approfondito, con senso costruttivo, facendo proposte meritevoli di attenzione, anche se in parte non sono state accolte.
Il confronto in Commissione c'è stato, ma torno a ribadire che per la parte che era possibile c'è stato anche in aula.
Con queste considerazioni ribadisco il voto favorevole del Gruppo socialdemocratico a questo disegno di legge.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo

La mia sarà una breve dichiarazione di voto. Il Gruppo della DC si riconosce pienamente nell'intervento ampio e completo tenuto dal collega Quaglia nel corso del dibattito generale sulla legge. Alcune puntualizzazioni ed un giudizio definitivo credo comunque siano utili e necessari.
Da più parti si conviene che si tratti di una buona e valida legge e anche se taluni hanno parlato di provvedimento non sufficientemente coraggioso, io ritengo al contrario che sia anche coraggioso. Vi sono due tipi di coraggio, quello che conduce a buttarsi sul nuovo, a fare scelte che possono anche essere fughe in avanti, ma vi è anche il coraggio anticonformista di respingere le tentazioni delle fughe in avanti, di scelte che possono essere suggestive, ma che devono poi essere verificate.
In un momento come questo, alla prima riorganizzazione del personale penso che la scelta di respingere proposte che paiono suggestive, ma che hanno rischi, costituisca nella sostanza una scelta anch'essa coraggiosa e meriti il nostro consenso.
Seconda osservazione: vi è stato confronto o non c'è stato? Riteniamo che tale confronto sia stato cercato in sede di Commissione: credo si possa affermare che il Gruppo democristiano è stato ampiamente presente e ha dato un personale contributo, non soltanto per il lavoro dell'Assessore che rappresenta ovviamente le istanze di tutta la Giunta, ma anche per il lavoro del Gruppo. Il collega Quaglia che ha seguito l'iter della legge per parte nostra con il collega Devecchi sono stati sempre presenti ed io stesso ho cercato di essere attento - come il collega Bontempi - quando è necessario il confronto in Commissione.
C'è stata dunque una nostra partecipazione ed una conduzione da parte del collega Santoni che definirei puntualissima: la sua dichiarazione di voto è tale che nella maggioranza possiamo in essa riconoscerci. Vi è stata la presenza anche puntuale di altri Gruppi della maggioranza che hanno dato il loro contributo.
Il fatto che si sia arrivati con delle proposte ancora da parte della Giunta nella seduta di martedì della Commissione dimostra l'attenzione alle proposte dell'opposizione e al dibattito in Commissione. Queste proposte soprattutto quelle riguardanti i settori - il collega Avondo lo sa - sono state anche una risposta alle sollecitazioni che venivano dall'opposizione a riesaminare il problema del numero dei settori stessi.
Vi è stata quindi disponibilità al dialogo; il confronto è avvenuto in Commissione e si è dovuto ridurre in aula, anche perché c'era l'obiettivo di tutti di chiudere entro il 31 luglio. Obiettivo innanzitutto della maggioranza che aveva ritenuto che questo problema importante dovesse essere tempestivamente risolto, anche per andare incontro alle istanze del personale che attende da anni la sistemazione contrattuale per la quale eravamo in ritardo rispetto alle altre Regioni.
C'è stato da parte dell'opposizione un consenso a chiudere la partita sui tempi, e di questo ci rendiamo perfettamente conto, ma questo consenso si traduce in una riduzione del dibattito in aula a fronte comunque di un lavoro approfondito svolto in Commissione.
Terza osservazione. Bisogna dare il valore politico che ha all'accordo che è stato ottenuto con le OO.SS. sull'impostazione di massima della legge; è una questione importante, che ha un valore politico notevole, che quindi è significativa dell'attenzione non solo delle OO.SS. ma anche della Giunta e della maggioranza di un rapporto corretto, alla ricerca del consenso e all'approfondimento anche con le organizzazioni dei lavoratori.
Questo aspetto deve essere sottolineato come uno degli elementi positivi della legge.
Va ancora sottolineato l'impegno della Giunta a rivedere o comunque a trarre le conclusioni che saranno necessarie, dall'esperienza e dall'impostazione della legge nei prossimi mesi e ad affrontare entro un anno la seconda fase di riorganizzazione strutturale dell'ente.
Questo impegno è importante e sta a dire che oggi si conclude una tappa positiva e significativa, ma che si va avanti, che ci sarà quindi la possibilità di rivedere alla luce dell'esperienza alcuni problemi, che ci sarà la possibilità di cogliere con l'attenzione e la meditazione necessarie anche istanze di nuove impostazioni in una fase peraltro che parta dal raggiunto è assodato risultato dell'approvazione della legge.
Ci sono quindi tutti gli elementi per dire che è con soddisfazione che oggi diamo il nostro consenso a questa legge, una legge positiva, che va nella linea di attuazione del programma che la maggioranza si è prefissa e che è stato siglato da tutte le forze che la compongono e che va anche in una linea di continuità, perché - diceva bene Santoni - non possiamo dimenticare che dietro questo ente ci sono 15 anni di vita, si sono creati dei problemi, si sono consolidate delle situazioni, si è scritta una storia dalla quale non si può, e non sarebbe neanche giusto, prescindere perché è la storia della Regione Piemonte che è comunque un dato assodato e dal quale dobbiamo partire.
In questa prospettiva la legge ha il, nostro consenso perchè è una legge che noi giudichiamo seria, buona e allo stesso tempo, per quanto possibile, coraggiosa.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

Non essendovi altre dichiarazioni di voto, pongo in votazione per appello nominale l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 49 hanno risposto si 32 Consiglieri hanno risposto no 14 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Ordini del giorno inerenti la discarica nel Comune di Pontecurone


PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Pezzana. Ne ha facoltà.



PEZZANA Angelo

In merito all'ordine dei lavori vorrei ricordare che durante la seduta di ieri si era deciso di votare l'ordine del giorno da me presentato in ordine alla discarica di Pontecurone dopo che il collega Marchini aveva chiesto tempo per redigere un altro ordine del giorno sullo stesso argomento.
Ieri mattina a Roma si è svolto un incontro tra i Ministri Zanone e Zamberletti e la Commissione tecnica del Comune di Pontecurone (Commissione tecnica giudicata in termini non molto entusiastici - per usare un eufemismo dall'Assessore Maccari), nel quale i Ministri hanno convenuto sulle buone ragioni del Comune di Pontecurone, per cui è stato tutto sospeso, esattamente come chiediamo nel nostro ordine del giorno.
A questo punto decade l'utilità di discutere ordini del giorno unificati in quanto la decisione dei Ministri è venuta incontro a quanto chiedevamo nel nostro ordine del giorno.
Il Consiglio regionale nella sua interezza dovrebbe, se lo ritiene opportuno, votare l'ordine del giorno che sottolinea e che rinforza la decisione dei Ministri. Penso che tutte le componenti del Consiglio possano tranquillamente votare l'ordine del giorno che non farà altro che rafforzare decisioni già prese dai Ministri. Ritengo che debba essere messo in votazione prima di passare ad un altro argomento.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Devecchi. Ne ha facoltà



DEVECCHI Armando

Non avrei motivo di dubitare delle informazioni dateci dal collega Pezzana, però avendo avuto anch'io precedentemente sentore che qualche cosa stava muovendosi in materia di discariche mi sono permesso di telefonare anche a nome del Presidente della Giunta regionale, alla Prefettura di Alessandria.
Il viceprefetto Rega, in assenza del Prefetto, mi ha precisato di non sapere assolutamente niente in ordine al problema della discarica di Pontecurone e ha anche aggiunto che era a conoscenza del fatto che forse stamattina sarebbe stato convocato dal Ministro Zanone il Sindaco stesso di Pontecurone, ma che nessuna decisione è stata assunta sino a questo momento e ciò in contrasto con le informazioni di cui si è fatto portavoce in aula il collega Pezzana. La situazione generale non è cambiata, nessun fatto nuovo si è verificato sino ad ora.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario

Per avere informazioni potremmo sentire i Sindaci che erano presenti feri all'incontro a Roma.
Ho parlato poco fa con alcuni di questi amministratori comunali che confermano che il Ministro Zamberletti, in base al disposto della Commissione interministeriale, era indicato come il Ministro che doveva emettere l'ordinanza per avviare tutta l'operazione della discarica.
L'orientamento anche di Todisco e quello di riconsiderare tutto il giudizio dato in rapporto agli studi fatti sulla discarica a Valcurone e già ieri l'Assessore informava che la società incaricata ha il compito di verificare non solo quel sito, ma anche altre soluzioni. Quindi da parte del Ministro Zamberletti l'orientamento è di non emettere nessuna ordinanza di occupazione di quel sito. Se si rimette in discussione in modo chiaro quanto era stato affermato fino a qualche giorno fa, è evidente che il Consiglio Regionale ha l'autorità per prendere una posizione che significa appunto la richiesta che il Ministro non emetta ordinanza in proposito e che quel sito, per le considerazioni fatte dalla Commissione tecnica comunale e alla luce delle nuove considerazioni fatte a livello nazionale venga considerato non idoneo. I contenuti dell'ordine del giorno rimangono completamente validi, quindi abbiamo l'obbligo di procedere alla votazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Ci sono due strade: la prima è che dobbiamo attendere di avere informazioni più precise, perché se ci sono dei dati nuovi è necessaria una terza stesura del documento; non possiamo votare un documento sapendo già che ci sono delle decisioni successive. Se occorre una nuova stesura allora dobbiamo attendere e poiché la seduta procede verificare se è possibile conoscere dati certi e poter predisporre un documento che tenga conto delle decisioni assunte. Se invece si deve ragionare senza avere delle conferme di fatti nuovi noi votiamo l'ordine del giorno che abbiamo predisposto che va nella linea di chiedere quella verifica che pare si stia facendo, quindi in una linea perfettamente accettabile.
La seconda strada è quella di procedere nell'immediato ponendo in votazione i due ordini del giorno: quello da noi predisposto e quello del Consigliere Pezzana.
Penso anche che si potrebbe accedere alla prima proposta trattando subito la legge sulle autonomie che attende di essere esaminata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Mi chiedo che senso ha un ordine del giorno del Consiglio regionale. Un ordine del giorno non può che essere un'espressione di volontà del Consiglio regionale sul quale il divenire delle cose, gli avvenimenti cambiati possono essere di conforto per qualche dubbioso; ma ciò non fa che confermare quello che chi ha proposto la sospensione aveva già deciso di fare. Sarebbe curioso che noi assumessimo un ordine del giorno per far valere il nostro peso politico, attendendo l'ordine da Roma. E' questione tutta istituzionale che questo Consiglio non può risolvere facilmente.
Strano è che tutti danno informazioni, non sento però l'informazione dell'Assessore e della Giunta, i quali dovrebbero essere i primi a darci testimonianza degli avvenimenti.
Detto questo, credo non ci sia altro da fare che esprimerci politicamente, dato che c'era l'impegno per farlo e dato che sono stati presentati due ordini del giorno.
E' chiaro che chi vuol continuare a votare un ordine del giorno arretrato, pur sentendo che sono mutate credibilmente le cose, se ne assume la responsabilità. Noi chiediamo che il Consiglio si esprima e non aspetti l'ordine romano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Ho l'impressione che ci stiamo impattando in un vicolo difficile. In primo luogo c'è un problema di governo del Consiglio. Su questo problema c'è l'impegno di tutte le forze politiche di deliberare entro oggi, e su questo ritengo che si debba insistere. Perché su questa questione dobbiamo avere le informazioni più certe? Perché il pronunciamento del Consiglio è sulla situazione che è maturata, non su quello che auspica perché è maturata. E' evidente che se il governo ha responsabilmente assunto una decisione, noi dobbiamo dare il nostro giudizio sulla decisione che è stata assunta; se invece una decisione non è stata assunta, rispetto al processo che il Governo dovrà concludere, ognuno di noi è giusto che esprima la propria valutazione.
Se ci sono dei fatti nuovi, vanno accertati in modo molto esatto proprio per dare al Consiglio e alla forze politiche la possibilità di incidere nel modo migliore rispetto a quello che è il processo in questo momento. Perché se ci fosse da parte del Governo un dibattito su questo, mi sembra giusto che venga proposto un documento, magari che non trova l'unanimità della maggioranza, ma comunque diretto a forzare la decisione del Governo in un senso rispetto ad un altro.
Se non ci sono fatti nuovi siamo rimasti a quelli di ieri, se ci sono fatti di novità dobbiamo pronunciarci.
Chiedo alla cortesia dei colleghi di consentire che questo discorso venga avviato oggi, magari immediatamente dopo la discussione della legge sulle autonomie. Nel frattempo ci facciamo carico di fare gli approfondimenti del caso.



PRESIDENTE

Ci sono due ordini del giorno; il Gruppo comunista si è espresso chiedendo che, indipendentemente dalle notizie avute, il Consiglio si esprima: gli altri Gruppi chiedono di stilare un ordine del giorno unitario.



(Voci in aula)



PRESIDENTE

L'ordine del giorno unitario non è ammissibile? Va bene.
La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

La richiesta del Consigliere Marchini di rinviare a dopo non è accoglibile. La stessa richiesta Marchini l' ha fatta ieri e noi abbiamo convenuto e accettato cortesemente. Ritengo, in pieno accordo con quanto ha espresso il collega Bontempi, che questo ordine del giorno non richiede conoscenze ulteriori su atteggiamenti o decisioni dei Ministri Zanone e Zamberletti, ma prescinde sia dall'assenso che dal dissenso dei due Ministri interessati, quindi la cortesia data ieri oggi non può più essere data poiché non sarebbe più una cortesia, ma sarebbe vanificare il contenuto dell'ordine del giorno, che noi chiediamo di votare adesso, anche perché doveva essere votato ieri. Noi non riteniamo che possano confluire i due ordini del giorno perché sono di diversissima impostazione, quindi chiediamo che vengano votati adesso separatamente.
Riconfermo che l'interesse su quanto avviene a Roma circa il Comune di Pontecurone non dovrebbe riguardare soltanto noi, ma anche l'Assessore che ancora una volta, è l'ultimo a sapere le cose.



PRESIDENTE

L'assemblea deve decidere se rinviare di un'ora o due questo argomento o se i due documenti vengono votati subito.
La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Ciascuno di noi ha in mente quale risultato vuole realizzare. Visto che di ora in ora c'è un'evoluzione della situazione, mi auguro che si arrivi alla soluzione che ognuno auspica per Pontecurone. Mi auguro che il rinvio di alcune ore, purché naturalmente si voti nella giornata, e Marchini lo ha richiamato, ci consenta di realizzare una convergenza rispetto agli obiettivi sui due ordini del giorno. Io sono per il no, ma non andiamo a predeterminare.
E' possibile che si realizzi una convergenza, se poi non si realizzerà ognuno esprimerà le proprie posizioni. Di qui la ragione della mia disponibilità ad accogliere la proposta di spostare di qualche ora la discussione e la votazione dell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Ho raccolto un'informazione di prima mano presso gli Uffici del Ministro Zanone e ho l'impressione che l'informazione del collega Pezzana non sia esattamente come ci è stata riferita. Innanzitutto non c'è una decisione dei Ministri. Mi è stato detto che i tecnici del Ministero (non i Ministri) hanno avviato con i Sindaci una fase di approfondimento, la quale può avere sbocchi diversi: la rinuncia dell'utilizzo dell'area di Pontecurone, la rinuncia diversa e parziale dell'area di Pontecurone l'individuazione di siti diversi. Non c'è nessuna decisione di sospendere.
Dei due ordini del giorno presentati, l'uno è indirizzato a ottenere un certo tipo di decisione, l'altro chiede al Governo di avviare un processo serio di approfondimento che secondo noi è in corso. Ritengo che la richiesta di rinvio "ad horas" sia nell'interesse di tutti. I fatti nuovi riguardano l'impegno degli Enti locali ad incontrarsi con i sindaci di tutta la zona per verificare insieme l'esistenza di altri siti, comunque non è abbandonata l'ipotesi di utilizzare Pontecurone in tutto o in parte con modalità diverse da quelle previste precedentemente.
Non c'è niente su cui noi possiamo pronunciarci diversamente da ieri se fosse assodato che il Ministro ha deciso, dovremmo dare un giudizio sulla decisione e non dovremmo invitare il Ministro a prendere una decisione. Se la decisione non c'è, come in effetti non c'è, le parti sono ferme rispetto all'obiettivo che intendono raggiungere nell'immediato.
Considerando che si va a una profonda riflessione che può comportare magari la sospensione della decisione su Pontecurone, il processo non esclude la conclusione alla quale alcuni colleghi vogliono pervenire, ma non l' ha ancora esplicitamente dichiarata. Qualche ora di sospensione possono servire a entrambi le parti.
A questo punto, signor Presidente, mi sembra una questione di stile. Io non pongo più il problema come firmatario del documento, ma come Consigliere regionale. Come parte non ho più interesse al rinvio e insisto perché non mi sembra corretto che a quest'ora si proponga da parte di qualcuno di votare immediatamente. E' evidentemente una proposta tendente ad evitare una conclusione unitaria.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Non è nell'interesse di nessuno rinviare per due ragioni.
E' chiaro che non c'è stata nessuna decisione formale e che se dobbiamo aspettare (non si sa da quale fonte, non si sa con quale certezza) una decisione formale a cui appendere la nostra posizione, al di là del fatto che metodologicamente sul piano istituzionale non mi pare corretto, noi voteremo a settembre, quando sarà del tutto inutile. Per questo motivo il rinvio non ha senso.
C'è stato un primo approccio in quella sede che ha preso una strada, e noi su quella strada dovremmo intervenire attivamente ed autonomamente questa è l'altra ragione, anche per segnare un fatto clamoroso.
E' la prima volta in una vicenda di questo tipo che il Ministro ritiene di non invitare la Regione. Mai abbiamo denunciato il fatto che siamo assenti e tagliati fuori da queste partite, pur avendone competenza per legge. Dobbiamo assumerci le nostre responsabilità. L'ordine del giorno doveva essere votato ieri subito dopo la discussione. E' stato invece rinviato, ma ora c'è la possibilità di esprimerci nel pieno della nostra responsabilità di Consiglieri che vogliono fare il loro mestiere.
Se si vuole preporre a questo altri argomenti, noi invocheremo dalla Presidenza del Consiglio la rigorosa applicazione del regolamento e, tanto per dirla chiara, se si chiede la rigorosa applicazione del regolamento, la legge delle autonomie non può essere discussa, né subito né probabilmente in giornata, perché mancano i termini della relazione e il testo non è completo. Chiedo di votare adesso senza perdere altro tempo.



PRESIDENTE

Il Consigliere Pezzana chiede la parola per fatto personale. Ne ha facoltà.



PEZZANA Angelo

Il collega Marchini, che è sempre attento agli interventi dei Consiglieri, mi fa dire ciò che non ho mai detto. Non ho mai affermato che è uscita una dichiarazione formale da parte dei Ministri su Pontecurone, ma ho riferito l'opinione della Commissione tecnica del Comune (giudicata incapace dall'Assessore Maccari che, oltretutto, non era nemmeno stato invitato dai Ministri), la quale ha testualmente riferito che i Ministri Zamberletti e Zanone hanno convenuto sui rilievi che invitano a non proseguire sul progetto della discarica a Pontecurone.
Quindi il fatto nuovo e di ieri. Se né la maggioranza né l'Assessore competente sentono l'esigenza di informarsi su quanto è avvenuto non è mancanza nostra.



PRESIDENTE

Il Consigliere Marchini chiede la parola per fatto personale. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Chiedo scusa, ma il rispetto fra i colleghi è un bene che va tutelato oltretutto dietro il rispetto tra i colleghi vi sono anche questioni di sostanza, se poi qualcuno il Consigliere regionale lo vuole fare con l'orologio anziché con il cervello non è colpa mia.
C'è un problema di attribuzione soggettiva su chi avrebbe detto alcune cose. Io ho affermato che non è esatto quanto è stato riferito dal collega Pezzana non riferendo a lui la inesattezza delle informazioni, ma all'origine. Per me si trattava di una valutazione soggettiva.
Per quanto ne so io la riunione è avvenuta a livello tecnico, non erano presenti i Ministri, gli esperti del Ministero hanno convenuto sulla fondatezza di alcuni rilievi. Quindi il problema dal punto di vista del ripensamento tecnico è aperto. Ci sono valutazioni serie su argomentazioni serie. Su questo si è aperto un processo di ripensamento su Pontecurone e di allargamento sul territorio delle ipotesi di soluzione. La conclusione sarà di ordine tecnico e politico insieme. I sindaci si sono impegnati a convocare tutti i sindaci interessati alla soluzione del problema quindi la soluzione di governo sarà locale e nazionale, tecnica e territoriale.
Di qui a dire o a lasciar credere che si è rinunciato all'ipotesi di Pontecurone, in tutto o in parte, mi pare ci sia un gran salto. Questa è una fase di ripensamento, di riflessione e di approfondimento, così come è indicato nel nostro ordine del giorno. Non siamo in una situazione in cui il Governo ha deciso di non intervenire più su Pontecurone, circostanza sulla quale da parte di qualche collega ci era stato chiesto di valutare l'opportunità di convenire su un unico ordine del giorno, ma siamo in una fase di approfondimento.
Questi sono i fatti, poi ognuno si atteggerà come meglio crede. In ogni caso nel mio intervento non vi era alcuna intenzione di mettere in dubbio né la correttezza né l'attendibilità dell'affermazione del collega Pezzana per quanto a lui ascrivibile e riferibile.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Farò un intervento brevissimo che non vuole accumulare tensioni o sottrarre tempo ai lavori del Consiglio che mi pare siano piuttosto intensi.
La Giunta ha fatto ieri una relazione complessa e completa; non è che si debba relazionare ogni momento su questo argomento se non intervengono fatti del tutto nuovi. Devo correttamente dire che il Consiglio può e deve trarre tutte le più giuste conclusioni che non sono assolutamente influenzate dall'atteggiamento della Giunta. Se fosse intervenuto qualche fatto del tutto straordinario, cosa che è apparsa dalla prima dichiarazione del Consigliere Pezzana, la Giunta si sarebbe trovata in difficoltà poich non era stata notiziata di fatti nuovi che stravolgessero quanto la Giunta stessa ha comunicato nella mattinata di ieri.
Si accusa latitanza, ma non c'è stata. Vi è una presenza costante, vi è stato un collegamento di pochi momenti fa col Ministero dell'ambiente che ieri a livello tecnico ha promosso quella riunione. Non c'era assolutamente, come ha detto il collega Pezzana, la presenza del Ministro della Protezione civile che sta ancora vagliando a fondo gli elementi che finora sono stati raccolti dalla società Castaglia la quale, nell'azione peritale che sta svolgendo con enorme serietà con diverse decine di esperti arrivati sul territorio, è in stretto collegamento col collegio peritale nominato dalla Magistratura. La Giunta aveva tutti i motivi leciti di pensare che un pronunciamento del Consiglio intervenisse più tardi, a lavori conclusi e perfezionati della Commissione e del collegio peritale.
Soprattutto quando c'è di mezzo la Magistratura, ragion di Stato e di rispetto da sempre propongono queste conclusioni. La Giunta non intende bloccare la votazione, anzi invita il Consiglio a procedere.



PRESIDENTE

Le posizioni sono chiare.
Metto in votazione l'ordine del giorno a firma dei Consiglieri Pezzana Bontempi, Staglianò, Ala e Dameri il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte informato dell'esistenza di un progetto per la creazione di una discarica di sostanze tossiche e nocive di seconda categoria tipo C in località Valcurone nel Comune di Pontecurone, nella quale dovrebbero confluire i rifiuti tossici e nocivi scaricati abusivamente lungo il torrente Scrivia rilevato che le amministrazioni comunali interessate, le associazioni di categoria e la popolazione in generale hanno fortemente protestato contro tale ipotesi considerato che sulla base delle verifiche effettuate dalla Commissione tecnica nominata dal Comune di Pontecurone il sito in oggetto (contraddistinto dal n. 56B nel Piano dei Siti approvato con deliberazione C.R. 22/12/83 n. 623-11250) non possiede quelle caratteristiche idrogeologiche minime necessarie affinché una eventuale discarica di sostanze tossiche vi possa trovare sede senza rischi per la salute della popolazione, l'ambiente ed aver costi di realizzazione e mantenimento contenuti considerato inoltre che il sito suddetto si trova ad una distanza di 1300 metri circa dall'abitato di Pontecurone, mentre il quinto comma del punto 4.2.3.3, dell'Allegato alla deliberazione 27/7/84 del Comitato Interministeriale 'Disposizioni di prima applicazione dell'art. 4 del DPR 10/9/82 n. 915' prevede espressamente che le discariche di seconda categoria tipo C devono essere ubicate 'a una distanza di sicurezza di almeno 2000 metri dai centri abitati esistenti e da quelli previsti dagli strumenti urbanistici vigenti' rilevato che la scelta di siti idonei per la creazione di discariche assume carattere d'urgenza sia nel caso specifico della Valle Scrivia sia più in generale nella situazione regionale nel suo complesso, per i gravi rischi a carico della popolazione e dell'ambiente che l'attuale realtà comporta esprime parere contrario alla scelta del sito in località Valcurone come sede della discarica in oggetto invita il Ministro per la Protezione Civile a non procedere alla scelta del sito in quanto lo stesso non possiede i requisiti previsti dalla normativa vigente impegna la Giunta regionale e l'Assessorato competente a ricercare entro brevissimo tempo le alternative possibili, anche temporanee, e sottoporle all'attenzione del Ministro ad avviare immediatamente la verifica del Piano dei Siti approvato con deliberazione C.R. 22/12/83 n. 623-11250 alla luce delle successive disposizioni di legge, quale primo passo necessario per avviare l'applicazione della normativa nazionale e regionale in materia invia il presente ordine del giorno al Ministro per la Protezione Civile al Ministro per la Tutela dell'ambiente, 'al Prefetto di Alessandria, agli Enti locali interessati ne dispone infine la pubblicazione su 'Notizie della Regione Piemonte' Passiamo alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto si 19 Consiglieri hanno risposto no 29 Consiglieri L'ordine del giorno è respinto.
Passiamo all'esame dell'ordine del giorno firmato dai Consiglieri Brizio Viglione, Marchini, Ferrara e Mignone.
Il Consigliere Marchini presenta il seguente emendamento: dopo il quarto comma inserire il seguente: "Ritenuta l'opportunità del concorso della Giunta regionale a detta valutazione avvalendosi della propria struttura tecnica".



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione l'ordine del giorno così modificato il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto delle comunicazioni dell'Assessore all'ecologia rese anche a nome della Giunta regionale, sui problemi connessi all'ipotesi di creare una discarica di rifiuti tossici e nocivi in località Valcurone nel Comune di Pontecurone valutate le argomentazioni che i vari Gruppi politici hanno responsabilmente sviluppato sulla materia esprime la convinzione che sia necessario procedere ad un approfondimento della decisione assunta in data 14/7/86 dal Comitato Interministeriale di cui all'art. 5 del DPR 915 considerato che tanto il Ministro per la Protezione Civile che la Magistratura stanno procedendo ad una attenta valutazione delle reali condizioni dei siti individuati od individuabili in provincia di Alessandria ritenuta l'opportunità del concorso della Giunta regionale a detta valutazione avvalendosi della propria struttura tecnica invita il Ministro per il Coordinamento della Protezione Civile ad assumere ogni determinazione allorquando saranno definiti e risolti gli anzidetti rilevamenti onde evitare, tra l'altro, impugnative giuridiche e forti opposizioni da parte degli Amministratori e delle popolazioni locali impegna la Giunta regionale ad attivare in tempi rapidi, ma previe le necessarie ed approfondite verifiche, tutte quelle discariche (per lo meno una per provincia) che possono avviare concretamente a soluzione il problema dello smaltimento dei rifiuti tossici".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 48 hanno risposto si 29 Consiglieri hanno risposto no 18 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'ordine del giorno è approvato.


Argomento:

Ordine del giorno inerente la Casa Editrice Einaudi


PRESIDENTE

Passiamo all'ordine del giorno sulla Casa Editrice Einaudi presentato dai Consiglieri Genovese, Mignone, Viglione, Rossa, Sestero, Marchini Brizio ed altri.
La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Intervengo su questo ordine del giorno solo per spiegare perché non l' ho firmato. Proprio per il mestiere che svolgo su argomenti di questo genere posso parlare a ragion veduta.
L'unico grosso rischio che corre la Casa Editrice Einaudi, dopo due anni di commissariamento che ha risanato la gestione ordinaria, grazie anche ai 70 miliardi di debiti congelati e alla Cassa integrazione, è l'acquisto, da parte di alcuni gruppi che, dietro sigle o associazioni più o meno ambigue, nascondano la mancanza di vera professionalità. Questo rischia di inquinare il patrimonio della Casa, il catalogo e tutto quello che rappresenta la Einaudi per la cultura italiana, con una pesante mano politica che ne snaturi l'immagine, il lavoro e la produzione culturale.
Tutto questo non c'è in questo ordine del giorno. C'è invece un'affermazione che ritengo demagogica, perché se veramente questo invito dovesse essere seguito o avesse dovuto essere seguito due anni fa dalla Casa Editrice Einaudi, non si sarebbe sollevata, ma sarebbe colata a picco.
Mi riferisco al penultimo punto dove si parla di: "un preciso programma in ordine alla salvaguardia dei livelli occupazionali". La Einaudi aveva un numero di dipendenti tre volte superiore a quello che dovrebbe avere una Casa editrice di quelle dimensioni: questa è una delle cause che l' hanno portata al collasso economico.
Quindi se il Consiglio regionale vuole votare un ordine del giorno non demagogico e che non contenga aria fritta, non dovrebbe enunciare affermazioni sulle quali teoricamente dovremmo essere d'accordo, ma dovrebbe capire quanto siano demagogiche e false queste affermazioni. In realtà la Einaudi ha bisogno di avere un tot numero di dipendenti, e non uno di più quindi queste affermazioni sono irresponsabili. Semmai il Consiglio regionale potrebbe impegnarsi a capire come i dipendenti della Casa Editrice Einaudi possano essere occupati in aziende simili. A Torino ci sono delle aziende editoriali floridissime e non a caso diversi dipendenti della Einaudi hanno trovato lavoro presso la Utet ed altre case editrici. Devo dire che quella affermazione non c'era nell'ordine del giorno presentato dal Gruppo comunista sul quale ero d'accordo perché mi sembrava preciso e puntuale.
Mi dispiace che questi ordini del giorno, che non dicono niente e sono semplicemente delle mere affermazioni di volontà senza riscontro, ottengano la firma di tutti, anche se, quando faccio queste osservazioni, mi si risponde che ho ragione, ma che certe cose bisogna dirle. Mi sembra sbagliato che questo comportamento continui in questo Consiglio quando invece sarebbe più opportuno dare un'indicazione concreta, non inutile.
Il mio voto è contrario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Le osservazioni del collega Pezzana mi paiono fondate e da prendere in considerazione. Il punto sui livelli occupazionali può sembrare demagogico ma è anche un obiettivo che si pone negli ordini del giorno per riuscire a contrattare con maggiore forza, difendo questa formula che però ha una sostanza e non è solo aria fritta.
Chiedo all'Assessore Genovese se non sia possibile recepire l'altro punto che ricordava Pezzana, e che era presente nel nostro ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore al lavoro

Signor Presidente e colleghi, devo ammettere di essere sorpreso perch quando si parla di "un preciso programma in ordine alla salvaguardia dei livelli occupazionali" non si dice di mantenere gli attuali organici nella misura e nelle figure professionali che oggi esistono. Quindi io credo ci sia anche una demagogia di chi accusa altri di essere un demagogo; credo cioè caro Pezzana che non si può cambiare il significato alle parole e che un programma "in ordine alla salvaguardia dei livelli occupazionali" non significhi nella misura attuale e nelle figure professionali esistenti bensì significhi che nel processo di definizione della nuova forma societaria si deve tenere conto che fra le altre cose esistono anche dei dipendenti con le loro professionalità. Non credo che con questo si faccia demagogia. Devo peraltro dire per quanto attiene al riferimento al passato che oggi la situazione è cambiata: infatti, l'eventuale esubero di dipendenti alla Einaudi non è più della misura che è stata indicata dal collega Pezzana, bensì di poche decine di unità. Inoltre quando si discute in presenza di situazioni di crisi o di trasformazione aziendale o di modifiche di proprietà, si valutano i problemi complessivi e la "salvaguardia" significa anche garantire dei processi di mobilità. Devo garantire al collega Pezzana che in molte vertenze, anche dure, si trovano margini per discutere attorno al problema degli eventuali esuberi e anche per una loro risoluzione nel tempo e non brutalmente, con un processo immediato di espulsione dal lavoro delle persone; dovremmo forse invitare la futura proprietà a licenziare per garantire i livelli economici di equilibrio che sono richiesti? Di solito si discute per trovare una soluzione ai problemi in modo ragionevole: di fronte ai problemi delle eccedenze di manodopera, che è un problema quotidiano per le situazioni di crisi che in Piemonte abbiamo, si cerca di evitare il ricorso ai licenziamenti immediati. Nel caso della Einaudi sono pochi gli esuberi e noi riteniamo che si possono trovare soluzioni concordate con il nuovo assetto proprietario che si andrà a definire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il Gruppo liberale ha firmato questo ordine del giorno perché lo ritiene complessivamente attento ai diversi aspetti del problema, ma non è entusiasta del non sufficiente approfondimento sui problemi di cultura e di immagine, così come non è entusiasta di alcune formule di rito che fanno pensare a delle cose, mentre nella concretezza sono poi diverse, come ci ha spiegato l'Assessore.
Ciò nonostante lo abbiamo sottoscritto e siamo disposti a votarlo. Non sono invece disposto ad accettare l'ipotesi di emendamento proposto al Gruppo comunista utilizzando il ragionamento del collega Pezzana. Ci sono dei Consiglieri qui, come il sottoscritto, che in quest'ultimo mese in Consiglio regionale si devono occupare di tutto e devono pronunciarsi su tutto oltre alle questioni di cui si occupano specificamente i colleghi quindi incominciano ad avere qualche difficoltà di espressione, ma hanno le idee abbastanza chiare anche se le esprimono in modo confuso.
Il collega Pezzana ha detto due cose condivisibili, ma non è detto che siano conciliabili.
Forse l'immagine della Casa editrice e il suo impegno culturale possono esserci se non si verifica la condizione della tutela dei livelli occupazionali, sia quelli vecchi che quelli attuali. Mi sembra che mantenere questo vincolo sul piano occupazionale e contemporaneamente richiedere che la Einaudi abbia soltanto uno sbocco di questa natura sia poco corretto sul piano del ragionamento Il documento predisposto dall'Assessore è equilibrato nelle sue parti.
Squilibrato sarebbe voler dare ragione alle cose sulle quali tutti conveniamo e non assumerci le responsabilità per le conseguenze che questo potrebbe comportare e questa mi sembrerebbe un'altra espressione demagogica.
Il nostro documento non è un capolavoro di chiarezza e non è un capolavoro di coraggio politico; sconta molto all'esigenza di fare dei documenti che siano anche degli strumenti di governo delle situazioni e ci sembra la linea sulla quale tutti ci possiamo attestare. La differenza fra i liberali e i radicali è nell'atteggiamento nel governo dei problemi e non nella sensibilità rispetto ai problemi, che è di pari tradizione e di pari profondità.
Suggerisco quindi che il testo rimanga così come è stato, presentato perché l'emendamento, qualora venisse introdotto, sarebbe un'ulteriore dimostrazione della nostra disponibilità a scrivere negli emendamenti tutte le cose che sono piacevoli da scrivere, senza avere il coraggio di capire quale possa essere il governo rispetto agli altri aspetti del problema nella specie del documento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

A noi interessa che venga votato questo ordine del giorno. Riteniamo che gli elementi essenziali ci siano. Ci è stata manifestata da parte della maggioranza la propensione a mantenerlo così com'è per varie ragioni. Per altri versi, quelle precisazioni che avremmo costruito sotto forma di emendamento raccogliendo lo spunto di Pezzana potevano essere accettate però di fronte alla opportunità di chiudere con un ordine del giorno per dare uno strumento di operatività all'Assessore, confidando nella linearità con cui lo stesso Assessore intende muoversi, non poniamo problemi sugli emendamenti e votiamo l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

E' curiosa questa polemica sul programma in ordine alla salvaguardia dei livelli occupazionali, che credo non voglia dire una difesa statica che prescinde dalle esigenze di equilibrio economico di una azienda, ma tende a far si che coloro che sono interessati all'Einaudi tengano conto che non si tratta solo di un problema di catalogo, di diritti di autore, di qualificazione con il lancio di giovani scrittori, ma vi è invece tutta l'articolazione di un'attività che non potrebbe essere ridotta a puri aspetti editoriali. Noi abbiamo l'interesse che l'attività della Casa Editrice venga si razionalizzata, perché il suo conto economico "storico" ha risentito di un certo tipo di gestione, ma non vogliamo nemmeno che questa razionalizzazione faccia restare in piedi solo una specie di tempio esclusivamente legato alla parte culturale.
Mi pare opportuna l'indicazione della salvaguardia dei livelli occupazionali come momento per far si che un gruppo che intenda acquisire l'Einaudi deve essere consapevole che deve fare i conti con una realtà molto articolata, in cui il processo culturale - editoriale non è l'unico aspetto. Altrimenti c'è il rischio che qualcuno rilevi solo la parte "centrale", un po' circoscritta e rischiosa per il futuro di tale impresa in particolare per la sua permanenza in Piemonte.
In questo senso credo che l'ordine del giorno sia corretto. Del resto era quella della difesa dei livelli occupazionali una formula canonica che abbiamo usato da anni senza obiezioni. Non è per questo che non si possa correggere una formulazione, ma l'abbiamo usata da anni non per dire che la garanzia doveva essere in termini assoluti, ma legata al buon andamento dell'azienda. Nel caso in discussione infatti si parla di un programma di rientri graduali dalla Cassa integrazione.
Fa parte quindi non di una specie di vincolo assoluto a mantenere in blocco la manodopera che chi subentra deve prendere o lasciare. Questo aspetto è molto importante e l'abbiamo sempre utilizzato per vincolare le nuove proprietà, soprattutto a non scorporare pezzi importanti di attività produttiva. La razionalizzazione si, ma l'emarginazione di pezzi di attività produttiva non è accettabile nemmeno per l'Einaudi. Ed il rischio per questo caso non è trascurabile: nome e catalogo sono una parte molto ambita, ma anche facilmente traslabile.



PRESIDENTE

Condivido queste precisazioni del Consigliere Tapparo, dobbiamo salvaguardare le intelligenze che hanno formato l a Einaudi.
Pongo in votazione per alzata di mano tale ordine del giorno il cui testo recita: "Il Consiglio regionale preso atto che il regime di amministrazione straordinaria della Casa Editrice Einaudi sta avviandosi alla fase conclusiva e che avrà come sbocco finale l'ingresso di un nuovo gruppo nella conduzione della Società Editrice preso altresì atto che alla 'procedura di pre-qualificazione' indetta dal Commissario Straordinario hanno preso parte ed hanno fatto pervenire nei tempi previsti le lettere di intenti e la documentazione richiesta diversi raggruppamenti avuto presente la grande rilevanza del ruolo svolto dalla Casa Editrice Einaudi nell'ambito della promozione, della cultura, della valorizzazione di scrittori e di intellettuali, nonché della peculiarità dell'attività editoriale condotta in questi decenni considerato inoltre che la Casa Editrice Einaudi, pur rappresentando un patrimonio di grande valore per l'intera cultura italiana, ha profonde radici e legami con la Città di Torino e l'intera regione Piemonte riafferma l'imprescindibile esigenza che gli organi ministeriali preposti alla valutazione delle offerte per l'acquisizione della Casa Editrice Einaudi tengano in debito conto i seguenti elementi: che vi siano chiare garanzie affinché la Casa Editrice mantenga la sede la direzione e gli uffici nella Città di Torino che vi sia un preciso programma in ordine alla salvaguardia dei livelli occupazionali che venga mantenuto e consolidato il ruolo svolto in passato dalla Casa Editrice sia nella produzione di opere altamente qualificate sotto il profilo scientifico e culturale, sia sotto il profilo della valorizzazione di nuovi scrittori e che, nel rilancio dell'attività, sia garantita L'autonomia delle scelte editoriali rivolge al Commissario Straordinario ed agli Organismi Ministeriali un pressante invito a voler tenere nella dovuta considerazione i criteri sopra richiamati per la valutazione delle varie proposte di acquisizione e per la scelta della soluzione imprenditoriale".
E' approvato con 46 voti favorevoli, 1 contrario e 1 astensione.


Argomento: Norme finanziarie, tributarie e di contabilita

Esame p.d.l. n. 135: "Disposizioni finanziarie concernenti autorizzazioni di spesa per l'esercizio 1987"


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, passiamo all'esame del p.d.l. n. 135: "Disposizioni finanziarie concernenti autorizzazione di spesa per l'esercizio 1987".
La parola al relatore, Consigliere Quaglia.



QUAGLIA Giovanni, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, come sapete l'art. 10 comma V dell'ultimo D.L. sulla finanza locale n. 318 autorizza la Cassa Depositi e Prestiti a riservare una quota del 25% della somma messa a disposizione degli Enti locali per la concessione di mutui relativi ad opere previste in piani o programmi approvati sulla base delle legislazioni regionali che prevedano la partecipazione degli Enti locali o delle loro associazioni e per le quali venga assegnato un contributo regionale in capitale o in annualità non inferiore al 5%; affinché gli Enti locali possano ottenere mutui occorre che la Regione approvi i piani di cui sopra entro oggi, 31 luglio, e che i predetti Enti inoltrino la richiesta di finanziamento alla Cassa sulla base di progetti esecutivi approvati entro i successivi 60 gg.
a pena di decadenza, ovvero entro il 29 settembre.
Al fine di consentire agli Enti locali di poter contrarre i mutui in argomento, la Giunta regionale ha presentato il d.d.l. n. 135 che autorizza limiti di impegno per complessivi 5 miliardi 216 milioni da destinare al pagamento del concorso negli interessi sui mutui contratti. I limiti di impegno hanno decorrenza dal 1987 per due ordini di motivi. Il primo motivo si ritrova nella considerazione che le rate di ammortamento sono posticipate e che pertanto i pagamenti non possono verificarsi se non con l'inizio dell'anno 1987.
Il secondo motivo è che il finanziamento in conto interessi è sostitutivo del finanziamento in conto capitale che era stato iscritto nel bilancio per l'anno 1986, prevedendone la copertura con il provento dei mutui a pareggio del bilancio.
In sostanza, i mutui non vengono più contratti e le quote iscritte nel bilancio pluriennale 1986/88, per la tranche 1987, per coprirne gli oneri vengono utilizzate per finanziare il concorso negli interessi sui mutui contratti dai realizzatori delle opere pubbliche.
Ovviamente, per non alterare l'equilibrio economico - finanziario del bilancio regionale il calcolo del tetto dell'indebitamento nei prossimi anni dovrà tenere conto delle spese autorizzate con il presente d.d.l. il quale all'art. 1 elenca gli interventi relativi ai diversi comparti di OO.PP. che s'intendono finanziare.
La I Commissione nella seduta del 29 luglio ha esaminato l'articolato proposto ed ha altresì approfondito con gli Assessori Cerutti e Maccari le proposte di riparto delle somme disponibili tra le sei Province, in base ai noti criteri dell'estensione territoriale, del numero dei Comuni e della popolazione residente, e i criteri per l'ammissione al contributo di OO.PP.
d'interesse degli Enti locali.
Volendo brevissimamente riassumere questi criteri, si può segnalare che in generale si intende assegnare contributi rateali del 5%, con l'accantonamento comunque di somme da utilizzare anche per l'elevazione del contributo di qualche punto, a favore di quegli Enti che dimostrassero di averne assoluta necessità per avviare la contrazione del mutuo.
Per le sedi municipali si prevede di finanziare i Comuni fino a l.000 abitanti e, degli altri Comuni, quelli che hanno necessità di completare lavori di ristrutturazione.
Per quanto riguarda le opere stradali si ritiene di dover privilegiare le opere che si sono rese necessarie in conseguenza di calamità gravi completamento di pronti interventi e opere definitive che già hanno beneficiato di un primo finanziamento per danni alluvionali. Vi saranno inoltre perizie suppletive, revisione - prezzi, ecc.
Per quanto riguarda gli acquedotti e le fognature è anche previsto il finanziamento di ampliamenti o completamenti di opere in corso e interventi di urgenza per situazioni di necessità sotto il profilo igienico sanitario. Per i Consorzi di acquedotti interventi di potenziamento.
Infine, per quanto concerne gli impianti di depurazione consortili, si ritiene, anziché perseguire un'ipotesi di riparto come per gli altri interventi, di assegnare contributi seguendo le priorità indicate nel piano regionale per la qualità delle acque e di dare contributi in misura superiore rispetto a quella prevista per gli altri interventi, in quanto per dette opere la legge n. 22 del 1979 prevedeva contributi in capitale del 100%.
Approfonditi questi criteri, esaminata l'ipotesi di riparto considerato che da parte degli Assessori ci è stato assicurato che il piano e il programma previsto dal V comma dell'art. 8 è ritenuto sufficiente dalla Cassa Depositi e Prestiti, la I Commissione ha espresso a maggioranza parere favorevole e ne raccomanda l'approvazione al Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

La dichiarazione di voto su leggi di questo genere è,difficile; si vedono tante cifre: talune spese sono certamente utili ed interessanti e possono contribuire a migliorare la situazione piemontese; altre che è eufemistico definire dissennate. Si vedono sempre collegate - il Consigliere Quaglia l' ha richiamato - l'urgenza e le calamità gravi. Io mi chiedo perché pensare sempre che si risolvano costruendo nuove strade e nuove OO.PP. che richiederanno ulteriori investimenti perché creeranno loro stesse altre calamità e urgenze ambientali.
Questa legge da un lato offre denaro per risolvere i problemi legai a calamità ambientali e dall'altro crea e fonda le premesse, dà il, denaro sufficiente, per dissestare ancor più il territorio e creare quindi ulteriori calamità. Avviene una specie di circolo vizioso in cui la produzione delle calamità naturali viene indotta dall'intervento statale e regionale in materia di OO.PP. Opere che, a ben vedere, sono tra le maggiori distruttrici del nostro territorio regionale e tra quelle entità che maggiormente hanno premuto e si sono date da fare per distruggere quel brandello di legislazione a tutela dell'ambiente rappresentata dai decreti applicativi della legge Galasso.
Già un'altra volta, rispetto a questo tipo di leggi, ho detto che in definitiva sono delle schifezze; posso ribadirlo benissimo senza con questo voler essere particolarmente cattivo con nessuno: è proprio la filosofia di queste leggi che non può avere senso e non può assolutamente raggiungere gli obiettivi proposti.
Ritengo che interventi di questo genere vadano avanti d'al secondo dopoguerra in poi; vengono sempre fatti interventi urgenti di difesa dalle calamità, ma le cose rimangono sempre allo stesso modo, anzi peggiorano.
Passo brevemente ad illustrare comunque l'emendamento che ho presentato che riguarda le spese autorizzate di cui al punto a). L'emendamento consiste nel dimezzamento del 50% dei contributi per la costruzione completamento e la sistemazione di strade comunali. Le strade, come ho già detto altre volte, sono troppe. Non c'è necessità di altre. Ci sia almeno un segno sul fatto che non si possono elargire per questo tipo di interventi, 1 miliardo e 645 milioni, tra l'altro il contributo più alto.
Nel senso che contano più le strade degli acquedotti, delle fognature degli impianti di depurazione, in merito alla cui efficacia ed efficienza non intendo aprire una discussione, in questa sede. Molte volte gli impianti di depurazione sono produttori di ulteriore inquinamento, o meglio enfatizzatori di inquinamento.
L'emendamento prevede la riduzione da 1 miliardo e 645 milioni di contributo per le strade a 822 milioni e 500 mila. E' già una cifra assolutamente incredibile, che sicuramente creerà gravissimi problemi al territorio piemontese.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Noi non ci siamo opposti in Commissione, non ci opponiamo certamente in aula a che questo disegno di legge vada avanti.
C'è la scadenza del 31 luglio stabilita dal decreto sulla finanza locale che riteniamo sia giusto venga rispettata, almeno formalmente, da parte della Regione, altrimenti si perderebbe l'occasione di intervenire nel merito della distribuzione di risorse consistenti che riguardano il 25 di circa 18.000 miliardi che la Cassa Depositi e Prestiti metterà a disposizione per il 1986 degli Enti locali, in particolare dei Comuni al tasso del 10,50%.
Pensiamo però che ci troviamo di fronte ad un ritardo della nostra Regione, anche se non è l'unica Regione in ritardo. Di questo 25% si parla da molti mesi; era opportuno arrivare già preparati a questa scadenza. La Regione Piemonte doveva già avere un proprio programma e un proprio piano.
Le risorse sono consistenti. Si tratta di 600/700 miliardi disponibili per gli Enti locali del Piemonte. Il 25% potrebbe essere intorno ai 150-200 miliardi.
A me risultava che già da giugno la Cassa Depositi e Prestiti avesse predisposto la ripartizione per Regione. Potremmo verificare l'attendibilità delle cifre che ho indicato, probabilmente l'Assessore già le conosce.
Volevo sottolineare questo ritardo per dire che occorre recuperare il terreno perduto.
D'ora in avanti la Legge Finanziaria stabilirà il "plafond" che la Cassa Depositi e Prestiti metterà a disposizione degli Enti locali, con una clausola molto importante: nel caso la Cassa non riesca a trovare risorse in modo autonomo sarà il Tesoro ad integrare le risorse stesse. Per cui le indicazioni della Finanziaria diventeranno risorse certe per gli Enti locala e su di esse la Regione potrà intervenire entro il 30 giugno di ogni anno. Potrà cioè impostare i propri piani e i propri programmi contando su quelle risorse. Da qui la necessità, che noi continuiamo a richiamare, di avere da parte della Regione Piemonte, in esecuzione tra altro della legge n. 18, un proprio piano, un proprio programma di interventi in materia di opere pubbliche.
Noi avevamo anticipato i tempi con l'approvazione della legge n. 18.
L'urgenza già presente allora mi pare diventi sempre più pressante oggi per il flusso continuo e spesso dispersivo di risorse dallo Stato verso gli Enti locali e la Regione.
Si pensi alle novità della Cassa Depositi e Prestiti, ai flussi finanziari messi in atto dal decreto sulla finanza locale, agli interventi per l'edilizia scolastica, per la depurazione, sull'ambiente. Una serie di finanziamenti significativi che se non , trovano un quadro di riferimento certo rischiano di disperdersi in rivoli che non lasciano una traccia significativa. Noi abbiamo detto in Commissione che non vogliamo far perdere alla Regione l'occasione di dare almeno il proprio indirizzo di massima per quanto riguarda la destinazione del 25% dei mutui della Cassa Depositi e Prestiti.
La Giunta ha predisposto un programma generico; minimo per quanto riguarda le strade, che si dovranno scegliere successivamente.
Per quanto riguarda l'Assessore Maccari, alcune scelte saranno costruite su parametri oggettivi, altre riguarderanno il completamento di lavori iniziati negli anni precedenti.
Mi pare che questo possa essere un punto di partenza serio su cui lavorare. Occorre però riprenderlo per definire con puntualità i singoli interventi che dovranno trovare riferimento in un quadro preciso predisposto dalla Regione per i prossimi anni.
L'occasione sarà a settembre, quando avremo il programma più dettagliato che la Giunta predisporrà: assieme potremo avere le proposte per accedere al Fondo Investimenti e Occupazione. Un'attenzione andrà prestata alle altre fonti di finanziamento previste dalle leggi statali per costruire un quadro di riferimento che permetta alla Regione di svolgere un ruolo di governo significativo per quanto riguarda la gestione e l'indirizzo delle risorse. Ci vuole una concertazione tra i vari Assessorati. E' necessario costruire una sorta di mosaico delle esigenze.
Alcune saranno soddisfatte dalle risorse FIO; altre da alcune norme della legge finanziaria; altre ancora con fondi propri della Regione, sui quali abbiamo il più ampio margine di manovra. Con essi è possibile riempire eventuali vuoti nella destinazione delle risorse statali coordinando in modo efficace la finanza regionale con quella statale e locale.
Noi non voteremo questa legge anche se, come ho detto, riteniamo importante che la Regione non lasci cadere la scadenza del 31 luglio senza avvalersi della possibilità di individuare il 25% delle risorse della Cassa Depositi e Prestiti. Il confronto nel merito è rinviato a settembre.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alle OO.PP.

Rispondo al collega Ala. Vorrei tranquillizzarlo circa lo scempio che un investimento di circa 30 miliardi in opere stradali può comportare al territorio del Piemonte.
Le richieste per le strade sono di circa 300 miliardi, ma la somma che impegniamo servirà esclusivamente per risistemare le strade esistenti. In Commissione ho parlato chiaramente. Sarà un impegno che l'Assessorato farà rispettare fino in fondo. Vista l'esiguità dell'importo finanzieremo esclusivamente il ripristino di strade che già da un anno abbiamo raccolto in un tabulato.
Per quanto riguarda le altre voci, vista anche qui l'esiguità della spesa, ci limiteremo ai Comuni fino a mille abitanti non potendo accogliere ulteriori richieste di finanziamento curando di dare a ciascun Comune questi interventi, perciò il Comune che ha l'intervento per la sede municipale non avrà un contributo ulteriore per l'illuminazione o per il cimitero.
Cercheremo di diluire la possibilità di spesa per non creare problemi sui bilanci comunali.
Ha ragione il collega Biazzi nel dire che arriviamo in ritardo.
Purtroppo l'approvazione del decreto legge ci auguriamo che passi al Parlamento domani o entro lunedì o martedì.
E' ancora in sospeso il discorso sugli investimenti e sulle eventuali quote di ritorno che possono essere assegnate a Comuni; c'è il pericolo che il 5% sia addirittura una cifra troppo bassa o troppo alta rispetto a quanto i Comuni potrebbero avere a loro disposizione.
Abbiamo rispettato l'indicazione del decreto legge, con l'impegno successivamente di controllare nella sostanza il testo.
Noi approviamo oggi, almeno mi auguro, questa legge finanziaria. La Giunta ha già predisposto il provvedimento conseguente a questo; i 60 giorni decorrono dalla data odierna. Martedì l'Assessorato predisporrà l'elenco dei Comuni che avranno il diritto di usufruire del contributo regionale in modo che sia possibile trasmetterlo prima della pausa feriale e informerà i Comuni di questa indicazione, dando così la possibilità di predisporre i progetti e le richieste di contributo entro i 60 giorni previsti dal decreto ministeriale che scade alla fine di settembre. Non vorremmo ritardare ulteriormente questa indicazione salvo verificarla con i colleghi e salvo per qualche errore o dimenticanza utilizzare quel 10% che sulle somme viene accantonato proprio o per integrare somme di quota di partecipazione che i Comuni richiedono in funzione dei loro bilanci o per eventualmente integrare dati mancanti al censimento.
Il problema è di arrivare in tempo per non togliere il Piemonte (non dalla cifra ottimistica dei 300 miliardi) dalla possibilità di usufruire almeno dei 100/120 miliardi che dovrebbero essere messi a disposizione.
Quest'anno ci sarà un'ulteriore possibilità di attivare mutui proprio perché gli 11.000 miliardi non saranno sicuramente attivati da quei Comuni che hanno ancora i bilanci in via di approvazione, pertanto con disponibilità reale di contrazione di mutui a partire da settembre e con difficoltà quindi di rendere concrete queste disponibilità finanziarie. Una raccomandazione: le comunicazioni che i Comuni ci forniranno entro il 31 luglio saranno un dato da cui partire per una programmazione più articolata che vede la Regione impegnata dal 1986.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Annuncio il ritiro dell'emendamento, tenendo conto delle considerazioni dell'Assessore. Invito però l'Assessore a tagliare la parte relativa alla costruzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Anch'io ho ascoltato la risposta data dall'Assessore, non abbiamo modo di dubitare che effettivamente questi soldi vadano nella direzione di sistemare e completare alcune strade.
Quindi ritiro l'emendamento che citava: "all'art. 1, togliere la parola 'costruzione"'. Però vorrei che si esaminasse la possibilità, anche tecnica, di invertire l'ordine di questi termini: incominciando da sistemazione, completamento ed infine, eventualmente, costruzione, proprio per dare l'indicazione di un modo di procedere diverso in questa materia anche nel predisporre il bilancio.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione dell'articolato.
Art. 1 (Interventi in materia di opere pubbliche) "Con decorrenza dall'anno 1987, per gli interventi di cui alla L.R.
21/3/84, n. 18 e successive modificazioni ed integrazioni, sono autorizzate le seguenti spese: a) contributi costanti di durata non superiore a 20 anni a Comuni, loro Consorzi e Comunità montane, per la costruzione, il completamento e la sistemazione di strade comunali.
L. 1.645.000.000 (capitolo di nuova istituzione n. 6080).
b) contributi costanti di durata non superiore a 20 anni a Comuni, loro Consorzi e Comunità montane, per la costruzione, il completamento e l'adeguamento delle opere occorrenti per il rifornimento di energia elettrica a capoluoghi, frazioni .e borgate, nonché per gli impianti di illuminazione pubblica.
L. 150.000.000 (capitolo di nuova istituzione n. 6243).
c) contributi costanti di durata non superiore a 20 anni a Comuni, loro.
Consorzi e Comunità montane, per la costruzione, la ricostruzione l'ampliamento ed il potenziamento degli acquedotti e delle fognature compresi gli impianti di depurazione.
L. l.471.000.000 (capitolo di nuova istituzione n. 7457).
d) contributi costanti di durata non superiore a 20 anni per la costruzione o l'ampliamento, il consolidamento, la ristrutturazione e la sistemazione di sedi municipali.
L. 500.000.000 (capitolo di nuova istituzione n. 7555).
e) contributi costanti di durata non superiore a 20 anni a Consorzi ed Enti locali per la costruzione di collettori e di impianti di depurazione degli scarichi di acque reflue.
L. 1.300.000.000 (capitolo di nuova istituzione n. 8970).
f) contributi costanti di durata non superiore a 20 anni a Comuni, loro Consorzi e Comunità montane per la costruzione, la manutenzione o l'ampliamento di cimiteri (esclusa la costruzione e la manutenzione di loculi), di mattatoi e di altri presidi sanitari.
L. 150.000.000 (capitolo di nuova istituzione n. 11145)".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto si 23 Consiglieri hanno risposto no 11 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Disposizioni finanziarie) "Agli oneri derivanti dall'applicazione dell'art. 1 si fa fronte mediante una riduzione complessiva di L. 5.216.000.000 dello stanziamento iscritto al cap. n. 13090 del bilancio pluriennale 1986/88 - tranche 1987".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto si 23 Consiglieri hanno risposto no 11 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Prima di votare l'intero testo della legge, passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Nerviani. Ne ha facoltà.



NERVIANI Enrico

Esprimo il voto favorevole del Gruppo della Democrazia Cristiana alla proposta che è stata formulata in questa sede in questo momento.
Avrei preferito dire queste cose in un intervento durante la discussione generale, ma per motivi di tempo devo dirle ora in sede di dichiarazione di voto. Le cose sono queste: noi votiamo questa legge per necessità perché i tempi urgono, le scadenze ci impongono scelte di questa natura fatte con l'affanno delle decisioni prese in ambiti temporali molto ristretti. Tuttavia non possiamo non manifestare il disagio in cui ci troviamo approvando questa legge, che non è una legge finanziaria, che è una legge di programmazione, legge operativa. Purtroppo il Parlamento ci sta abituando a vivere in modo convulso e a non esercitare il ruolo fondamentale che dobbiamo svolgere che è quello di fare una programmazione completa e partecipata. Non posso non osservare che argomenti di questo genere avrebbero avuto giusta ospitalità nelle sedi di Commissioni diverse anche da quella in cui sono stato e cioè in particolare nella II Commissione in cui non mi pare sia giunto questo provvedimento. Voglio ancora aggiungere che mi pare indispensabile, in condizioni di questo genere, avere dei quadri di riferimento ampi e precisi per quanto riguarda la programmazione degli interventi nel settore dei lavori pubblici.
L'affanno che le cose determinano suggerisce spesso di dimenticarsi di questi quadri ampi; tuttavia, in presenza delle leggi che abbiamo approvato, per l'ennesima volta raccomando che nel mese di settembre si vada alla definizione di progetti di lungo periodo e di progetti annuali come le leggi che abbiamo approvato ricordano. E' importante dire queste cose nel momento in cui ci accingiamo ad approvare la legge sul riordino dell'esercizio delle funzioni amministrative che deve vederci impegnati a coinvolgere la dimensione locale delle decisioni che andiamo ad assumere.
Occorre dire queste cose non per polemica, esprimendo qui la profondissima stima che ho nella Giunta e in particolare nell'Assessore laboriosissimo ed impegnato, Cerutti. Ma dobbiamo dirle perché l'affanno delle cose ci spinge spesso ad operare e meno a programmare e a riflettere in termini di quadro ampio di riferimento. La stessa considerazione la faccio ora in ritardo per quanto riguarda la deliberazione sull'edilizia scolastica.
Certamente dobbiamo evitare ogni occasione per espropriarci di decisionalità che invece ci competono in primo luogo e che ci debbono impegnare ad un lavoro estremamente concreto che ci deve coinvolgere tutti.
Con queste riserve e con un po' di amarezza nei confronti di chi ci mette in queste condizioni esprimo il mio voto favorevole e quello del Gruppo democristiano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Noi votiamo contro la legge perché si tratta di scelte di bilancio scelte molto consistenti che riguardano decine di miliardi. Noi non abbiamo votato il bilancio, non votiamo queste indicazioni perché sono tra l'altro ancora molto generiche.
Riteniamo importante però che non si lascino cadere i termini del 31 luglio. Riteniamo anche che non si lascino cadere i 60 giorni senza predisporre tutti gli atti che la Regione deve assumere per inserirsi nella ripartizione del 25%; ricordiamo agli Assessori presenti, Maccari e Cerutti, che si possono rispettare i 60 giorni per la predisposizione di questi atti, ritornando però nelle Commissioni competenti per un confronto approfondito. In primo luogo perché noi non abbiamo sollevato eccezioni procedurali - la II Commissione che è competente in materia di programmazione delle opere pubbliche non ha potuto essere sentita su una legge che è si di rifinanziamento dei vari capitoli, ma che è soprattutto materia di pianificazione per gli interventi in opere pubbliche.
E' necessario ritornare nelle Commissioni perché è la dizione dell'art.
10 del decreto legge che impone l'adozione da parte delle Regioni - in questo caso noi riteniamo sempre Consiglio regionale - dei piani e dei programmi di intervento. Infatti il sesto comma dice: "Le Regioni devono provvedere all'approvazione dei piani o programmi di cui al quinto comma entro il 31 luglio 1986". Per cui è proprio della Regione, intesa come Consiglio regionale, la facoltà di approvare o meno questi piani. C'è il limite dei 60 giorni entro i quali risentire assieme le Commissioni I e II o una sola, non ci formalizziamo.
Si tratta di riportare nella sede naturale questo confronto anche per i motivi di carattere più generale che abbiamo illustrato nell'intervento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti.



CERNETTI Elettra

Annuncio il voto favorevole del mio Gruppo a questa legge arrivata in tempi non stretti, ma affrettatissimi, tanto che non può che avere un assenso anche questo affrettatissimo.
Concordo con il collega Nerviani sul fatto che anche il programma che ci è stato presentato dall'Assessore Cerutti e dall'Assessore Maccari è un programma affrettato, una nota gettata "ad hoc" in modo molto generico e poco specificato perché ci si è lasciati prendere di sorpresa e in questa legge si è entrati per.il rotto della cuffia.
Queste scelte non partecipate lasciano sempre la bocca amara.
Comunque riteniamo che questa legge sia di estrema utilità per la Regione Piemonte e per la sua popolazione e riteniamo sia bene attivarla entro il 31 luglio augurandoci che le prossime scelte di sviluppo, a differenza di quelle affrettate e generiche fatte finora, siano invece delle scelte partecipate.
Il Gruppo socialista dà l'assenso a questa legge.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 39 hanno risposto si 29 Consiglieri hanno risposto no 10 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.
La seduta è sospesa.



(La seduta sospesa alle ore 14,00 riprende alle ore 15,50)


Argomento: Ordinamento regionale - Delega di funzioni regionali agli enti locali

Esame testo unificato dei p.d.l. nn. 36, 37 e 46: "Riordino dell'esercizio delle funzioni amministrative nelle materie di competenza regionale ed indirizzi normativi per la delega di funzioni amministrative"


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Signori Consiglieri passiamo all'esame del testo unificato dei p.d.l.
nn: 36, 37 e 46: "Riordino dell'esercizio delle funzioni amministrative nelle materie di competenza regionale ed indirizzi normativi per la delega di funzioni amministrative".
Ha la parola il Consigliere Petrini, che è relatore di maggioranza.



PETRINI Luigi, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, con la legge n. 57 votata dal Consiglio regionale allo scadere della terza legislatura, si è posto fine ad un certo tipo di esperienza.
Con il provvedimento legislativo ora in discussione si è tentato, per diversi mesi in sede di VIII Commissione (ed oggi il proponimento impegna il Consiglio qui in aula) di porre ordine nel mosaico delle autonomie locali piemontesi, articolate come è ben noto in 6 Province, 1209 Comuni e 45 comunità montane.
Regolare i rapporti tra la Regione, le Province, i Comuni e le comunità montane non è certo cosa facile solo considerando che la esistente legislazione nazionale si fonda sulle vetustà dei provvedimenti di legge comunali e provinciali risalenti al 1915 e 1934.
Sono leggi che esplicano i loro effetti da epoca remota (da 50 a 70 anni or sono): nonostante ciò non si è ancora, purtroppo, giunti al varo della riforma delle autonomie locali, ritenuta fondamentale da tutte le forze politiche, economiche e sociali del nostro Paese.
Questa ingiustificata lentezza rischia veramente di essere presa a modello negativo per lo stesso sviluppo della democrazia nel nostro Paese soprattutto se è vero, come è vero, che la nostra Costituzione ha designato uno Stato delle autonomie e che la nostra Nazione ha una sua grande ricchezza proprio nelle collettività locali, organismi i quali devono camminare ed operare in pari dignità in un quadro coordinato.
L'ammodernamento e le trasformazioni degli apparati burocratici degli enti locali sono oggi tanto urgenti e necessari, solo considerando che il 501 della spesa pubblica è direttamente o indirettamente manovrata dagli enti pubblici territoriali.
L'introduzione delle Regioni, avvenuta nel 1970, e il DPR n. 616 del 1977, hanno profondamente modificato il panorama istituzionale e la distribuzione delle funzioni tra i vari livelli di governo.
Infatti con il decreto legislativo n. 616 del 1977 si è introdotto il più incisivo ed organico decentramento di funzioni dello Stato verso le Regioni ed i Comuni, ed esso ha costituito senza dubbio la più profonda e positiva delle riforme istituzionali nella storia della Repubblica.
Questi mutamenti hanno necessariamente determinato un periodo di ripensamento. Della riforma delle autonomie locali o di una riforma adeguata dell'intero sistema di governo locale si parla nel nostro Paese da almeno, trent'anni.
Dobbiamo constatare come il Parlamento ed il Governo, anziché ricercare soluzioni coerenti attraverso la riforma delle autonomie, non certo ulteriormente differibile, abbiano fornito risposte sconfortanti, spesso surrogate dal silenzio e dalla inoperatività, nonostante che questa esigenza fosse stata espressa da tutte le parti politiche e fosse quindi ampiamente sollecitata e matura.
La riforma delle autonomie, come è stato affermato in sede di Assemblea generale delle Province, "non è problema di ingegneria giuridica e legislativa, ma concreto terreno di iniziativa politica per coprire un vuoto legislativo, che dura ormai da troppi decenni e aggrava ancor più lo scarto tra le esigenze nuove insoddisfatte della società e lo stato della legislazione vigente che porta, proprio attraverso questo vuoto, al riappropriarsi di potere da parte dei centri nazionali e degli organi centralistici".
Le Regioni non possono rinunciare ad assumere un impegno a fondo per una positiva e rapida soluzione dell'iter parlamentare della legge sulle autonomie locali, anche se francamente dopo i prolungati dibattiti ai diversi livelli istituzionali o in convegni specifici degli scorsi anni qualche disattenzione e qualche stanchezza non sembrano mancare.
Infatti, la politica nelle istituzioni fa i conti con una caduta della stagione del regionalismo e delle autonomie locali, non solo per la stasi parlamentare di importanti provvedimenti di legge (vedi la stessa "bocciatura" della legge sulla finanza locale, causa della caduta del Governo) quanto per una sorta di afasia culturale che pervade tutte le formazioni politiche.
Emblematica di questa situazione è l'incapacità di porre un argine al dilagare della pratica della gestione "giorno per giorno", che la Regione è venuta man mano ad assumere, nonostante che per essa le funzioni prevalenti restino quelle di Ente di programmazione, legislazione e controllo.
A distanza di 16 anni dall'avvio dell'esperienza regionalistica si pone quindi l'esigenza di una adeguata riflessione, al fine di consentire l'affermazione nel nostro Paese di una cultura e di un assetto istituzionale aderenti al sistema delle autonomie locali.
E per questo v'è da augurarsi che dai Consigli regionali pervengano al Governo e al Parlamento chiare ed ultimative proposte, soprattutto sulla non dilazionabilità del problema.
I lavori dell'VIII Commissione non hanno potuto fare riferimento ad un punto certo e qualificante quale quello del legislatore nazionale. Ma il d.d.l. della Unione Regionale delle Province Piemontesi, quello del Gruppo Comunista e soprattutto il d.d.l. della Giunta regionale, le stesse consultazioni su queste proposte (abbiamo ascoltato durante questi contatti circa 80 interventi), ci hanno confortato durante il tormentato iter legislativo a livello di Commissione.
Non abbiamo potuto rispettare, purtroppo, la scadenza del 30 giugno 1986, data che ha visto calare definitivamente il sipario sulla positiva esperienza dei Comprensori.
Ho detto positiva per confermare il giudizio favorevole, di sempre, su questi organi decentrati della Regione.
I Comprensori, pur con la loro debolezza, derivante dalla loro natura di organismi di secondo grado e quindi spesso senza responsabilità e potere, pur essendo stati nella prima fase il "grande" progetto della Regione e poi talvolta trascurati e devitalizzati dalla stessa Regione hanno comunque sicuramente sperimentato il metodo della programmazione.
Essi hanno prodotto pregevoli piani di sviluppo socio-economico del loro territorio e soprattutto hanno creato, nella grande maggioranza degli Amministratori locali, una mentalità sovracomunale che è poi la base e il fondamento per una seria e valida programmazione regionale.
Ma siamo al 31 luglio e ci sarà perdonato, me lo auguro, questo mese di ritardo, considerato anche che il numero dei Consiglieri che si sono dedicati a questo gravoso compito è di poche unità.
L'elaborato che viene oggi presentato in aula è un passo avanti significativo verso l'approvazione di un disegno nuovo sul riordino del governo locale in Piemonte. Siamo coscienti che questo disegno non è perfetto, ma ci auguriamo abbia oggi il consenso dallo stesso Consiglio regionale del Piemonte, chiamato ad esprimere un pronunciamento definitivo sul piano della operatività e sul terreno delle scelte conclusive.
Abbiamo sostenuto in Commissione (e desideriamo ribadirlo oggi) che il tema del riordino è urgente e delicato. Esso richiede, per le sue caratteristiche istituzionali, il concorso ed il consenso di tutte le forze politiche di governo e di opposizione. Le riforme istituzionali, infatti sono approvate dal Parlamento e coinvolgono anche l'opposizione.
Ciò non tanto per un astratto richiamo alla Costituzione, ma per il fatto che i partiti, nel momento in cui devono assestare in modo nuovo le loro funzioni essenziali - non quelle storicamente svolte - non possono che farlo con azioni congiunte.
A maggior ragione queste considerazioni valgono per la Regione se si vuole che il riordino, la riforma abbiano un senso anche istituzionale abbiano lo scopo di rendere le istituzioni più vicine ai cittadini, di renderle vero riferimento per tutti, e se si vuole ottenere attraverso le stesse una seria alleanza collaborativa tra Regione, Provincia e Comuni, avviando anche un serio processo di deleghe, che riduca progressivamente il ruolo di mera gestione della Regione.
I Gruppi della maggioranza presenti in Commissione si sono espressi favorevolmente sul progetto di legge ed il loro voto risponde anche a questa logica. Il Gruppo comunista ha dato atto delle disponibilità della maggioranza e si è riservato un atteggiamento conclusivo in aula, pur esprimendo una valutazione complessivamente positiva.
Il Gruppo MSI-DN invece ha espresso un voto di astensione, motivato da un dissenso in ordine all'introduzione delle Assemblee dei sindaci.
Sento pure il dovere di ringraziare il Presidente ed i membri della VIII Commissione per la collaborazione offerta ed in particolare l'Assessore Genovese che in assenza per malattia dell'Assessore competente Turbiglio si è assunto una fatica non indifferente per seguire l'iter del riordino e della conseguente unificazione dei tre progetti di legge presentati.
La discussione in Commissione, come era ovvio, si è incentrata: sull'ente intermedio sulla programmazione pianificazione sulle aree programma sull'Assemblea dei Sindaci sulle deleghe.
Articolazione che si proponeva di non disperdere, ma raccogliere gli elementi positivi, da tutti riconosciuti, dell'attività degli ex comitati comprensoriali, che non dimenticava le linee del disegno del legislatore nazionale ancorché fermo e, infine, non ,lasciava inascoltati i diversi contributi venuti dalle istituzioni piemontesi e dalle forze politiche.
Sull'ente intermedio, la scelta della Commissione - condivisa dalla maggioranza dei consultati - è stata quella di individuare nella Provincia l'unico e insostituibile ente intermedio tra la Regione ed i Comuni, così come previsto anche dal nuovo assetto nazionale di riordino dei poteri locali che verrà approvato dal Parlamento.
In tal modo si evita di creare un quarto livello di governo, nella convinzione che la Provincia, in Italia, ha svolto e svolge un ruolo fondamentale.
Per questo essa deve quindi essere fornita di un complesso organico di competenze e anche di gestione dei servizi riferiti ad una "area vasta" quale quella provinciale.
Alla Provincia sono affidate pure funzioni amministrative di programmazione sovracomunale in materia che sono delegate.
La Provincia, infatti, predisporrà programmi e progetti provinciali di settore, sentite le assemblee dei Sindaci. Alla Provincia sono pure attribuiti gli atti di competenza già assegnati ai Comitati Comprensoriali.
La Provincia partecipa e concorre così alla programmazione socio-economica e alla pianificazione territoriale.
La Provincia può, tra l'altro, sperimentare il suo ruolo come ente di gestione di servizi di "area vasta" in attesa che si possa superare attraverso forme diverse, il problema della polverizzazione (ricordiamo l'accorpamento dei Comuni) e quello delle difficoltà dei Comuni. Questi hanno a volte difficoltà non solo nell'essere protagonisti del governo del proprio territorio, ma anche di essere gestori dei servizi che essi debbono offrire ai propri amministrati.
La Provincia è un ente territoriale autonomo, previsto dalla Costituzione della Repubblica, dotato di un grado di rappresentatività, di un grado di capacità finanziaria e di decisione effettiva.
Si tratta certamente di un Ente che trova riconoscimento di ulteriore validità nel fatto di essere un punto di riferimento per i Comuni siti nel territorio di competenza.
Caratteristiche e linee, tutte queste, anche previste dal nuovo assetto nazionale delle autonomie locali.
Sono state escluse dalle competenze delle Province transitoriamente le funzioni in materia di tutela ed uso del suolo.
Non possiamo che condividere la decisione di riservare, questa volta esclusivamente alla Regione tale competenza. Si evita così a parte i poteri urbanistici dei Comuni un'inutile moltiplicazione di centri burocratico decisionali a livello intermedio, sia pur non più comprensoriale, ma provinciale. L'abolizione della necessità dei pareri in materia urbanistica, precedentemente attribuiti ai Comprensori, ci trova dunque pienamente consenzienti.
Abbiamo altresì la sensazione che le Province per ora non siano attrezzate a sostenere il peso di queste deleghe.
La gestione degli strumenti urbanistici è un servizio che la Regione Piemonte deve esercitare, collegandolo alla programmazione socio-economica e alla pianificazione territoriale.
Si può ancora osservare che sarebbe utile, invece, conferire opportune deleghe alle Province in materia di espropri. La notevole esperienza già acquisita da questi enti per la lunga attività amministrativa e tecnica sviluppata nell'ambito delle loro competenze istituzionali in materia di realizzazione di reti viarie provinciali, depone a favore di una "professionalità" da non disperdere.
In tema di programmazione economica e di pianificazione territoriale va innanzitutto ribadita e confermata la volontà che deve animare la Regione nell'esercizio delle sue attività: quella di non discostarsi dalla sistematica programmazione. Questo procedimento è essenzialmente regionale.
Le Province, i Comuni, le comunità montane, concorrono e partecipano alla programmazione. Il meccanismo è semplice: i Comuni, le comunità montane e, soprattutto, le Province, propongono "schemi", la Regione adotta i "piani".
Alle Province sono attribuite quelle competenze che prima erano dei Comprensori. Le Province dunque elaborano gli schemi provinciali cioè delle proposte concrete aderenti alle realtà dei territori.
La Regione definisce e adotta il piano: questo diventa un atto concreto, sostanzioso e vincolante, costruito alla luce delle esigenze locali, delle quali si è certamente tenuto conto, in fase di proposta, così come degli schemi presentati dalla Provincia.
I problemi tipici della programmazione socio-economica e territoriale dalle grandi infrastrutture agli interventi nel campo dei servizi sociali si muovono ormai in dimensioni superiori allo stesso ambito regionale: ridurne l'orizzonte al solo territorio provinciale avrebbe voluto dire, in un certo senso, limitare artificialmente le ipotesi di sviluppo dell'intero Piemonte.
II disegno di legge delibera così alcune significative modificazioni ed integrazioni alla legge regionale sulle procedure della programmazione.
La Commissione ha colto la profondità del problema progettuale e istituzionale che ha esaminato, anche se ha rinviato ad un atto successivo la revisione profonda sulla legge delle procedure della programmazione, la quale dovrà essere una legge chiara, precisa, e soprattutto applicabile così come anche la legge urbanistica n. 56 dovrà essere revisionata nella direzione di norme più operative e meno paralizzanti.
Alcune specifiche particolari: a) "L'area programma" E' una dimensione di presenza programmatoria articolata sul territorio.
Costituisce per la Regione così il riferimento territoriale per la formazione degli atti e l'esercizio delle competenze proprie in materia di programmazione e di pianificazione. Infatti i Sindaci dei Comuni e i Presidenti delle comunità montane che partecipano alla programmazione socio economica e alla pianificazione territoriale, esplicano la loro attività di fatto vivendo attivamente le assemblee di amministratori nell'area programma.
Assemblee che non costituiscono forme associative fra i Comuni o gli enti radunati in esse, ma momenti organizzativi ed aggreganti delle componenti di una non ristretta comunità chiamata a darsi una programmazione operativa. La formula delle "assemblee" merita dunque dignità per la sua essenziale funzione e validità, che supera il municipalismo e aggrega i Comuni, orientandoli verso la soluzione di problemi pertinenti ad aree più vaste di quella che ciascuno governa.
L'Assemblea, soprattutto, coinvolge i Comuni e le comunità montane nella attività di programmazione e pianificazione; dallo scambio vivo e fecondo di esperienze non possono che derivare le più idonee soluzioni concrete.
L'assemblea dei Sindaci ed il Presidente di questo consesso per l'istruttoria degli atti si avvalgono dell'Ufficio di area programma articolato in un organico di 4 unità.
Un punto di riferimento della Regione è un nucleo minimo (una piccola unità flessibile) di supporto alla attività dei Sindaci.
Queste aree, proposte dalla Giunta regionale, saranno verificate in sede di formazione del terzo piano di sviluppo e le Province potranno formulare motivate proposte di modifica che si renderanno necessarie per esempio per Biella e Verbania per far coincidere l'area con i Comuni che hanno richiesto - in base alla norma costituzionale - l'istituzione della Provincia.
Quindi per ora le aree sono indicate in numero di 19 per gli sdoppiamenti proposti delle zone di Asti, Alessandria e Torino perch troppo ampie.
b) "L'Assemblea dei Sindaci" Per la valorizzazione dei rapporti intercorrenti tra l'Ente Comune e la Provincia, la Commissione ha indicato l'assemblea dei Sindaci come momento collegiale di consultazione e di verifica connesso all'impegno di programmazione.
Le assemblee dei Sindaci sono previste nelle aree programma regionali e sono fondamentalmente organi consultivi, non avendo esse attribuzione alcuna di governo effettivo. Non sono quindi né possono diventare enti, ma un modo di essere aggregato dei Comuni sui problemi della programmazione.
Io credo che l'assemblea dei Sindaci e l'area programma siano utili strumenti per consentire lo sviluppo ottimale di collaborazione ed integrazione reciproche a livello di comunità locali, chiamate ad una partecipazione non nominale ma effettiva nella impostazione e nella risoluzione dei comuni problemi.
La partecipazione non formale delle realtà locali attraverso le assemblee dei Sindaci è stato elemento che la Commissione ha voluto favorire.
Non è più pensabile una partecipazione ed una consultazione degli enti locali, strutture portanti della stessa collettività piemontese, a livello puramente formale. Questo coinvolgimento deve essere effettivo.
Amministratori locali e cittadini interessati non possono essere convocati per una presenza che sia soltanto una "comparsa" figurativa, ma debbono essere coinvolti nella partecipazione in modo da consentire la genuina espressione delle esigenze di base e da raccogliere le più ampie collaborazioni operative.
La partecipazione intesa come mera funzione procedurale, con presenze esautorate e soltanto formali, non ha più ragione di essere, tanto più che il livello di area programma lo può infatti esaltare.
c) "Le deleghe" L'argomento riguardante le deleghe regionali, da assegnare a Province e a enti locali, è in discussione da tempo e la questione è ancora aperta.
Alcuni aspetti del problema, quali i trasporti, l'ambiente, il lavoro l'agricoltura, sono già stati affrontati ed hanno trovato formale approvazione di norme e disposizioni pertinenti.
Ma un più ampio trasferimento di funzioni per materie potrà avvenire entro un anno da questo disegno di legge.
Prioritariamente verranno delegate, dalla Regione agli enti locali funzioni nei settori organici riguardanti l'agricoltura, i trasporti, il commercio e l'artigianato, la tutela dell'ambiente, la formazione professionale, il turismo, lo sport, la caccia e la pesca.
Si tratta di compiti significativi e qualificanti che si riversano sugli enti locali, diretta emanazione delle comunità amministrative.
d) "Deleghe a Biella e a Verbania" In materia di deleghe va ricordato che norme transitorie, in prospettiva della costituzione delle Province di Biella e Verbania assegneranno a questi centri deleghe che li abiliteranno a quelle funzioni già pertinenti ai capoluoghi di Provincia e ai Consorzi dei Comuni del Biellese e del Verbano Cusio Ossola.
La Regione ha condiviso la considerazione di meritorietà che viene attribuita a questi centri.
Dopo aver votato all'unanimità la legge di proposta al Parlamento, dopo aver ribadito con ordini del giorno, sempre approvati all'unanimità in epoche diverse (27/7/83 - 27/3/85 - 22/4/86) impegni a conferma del riconoscimento di una esigenza ormai matura e divenuta perciò prioritaria la Commissione ha ancora ritenuto di evidenziare questi problemi i quali trovano per altro riferimenti e precedenti in analoghe situazioni affrontate e risolte in altre Regioni italiane.
Mi sia consentita la convinzione di aver offerto, con le considerazioni che ho sin qui esposto, alcuni motivi di riflessione e stimoli per il dibattito.
Va riconosciuto che il futuro non è certamente semplice e che esistono molti nodi da sciogliere e non pochi problemi da condurre a soluzione.
Accanto a reali difficoltà, agli ostacoli inevitabili, che esistono sull'ancora lungo cammino, vive e si consolida la sensazione di aver comunque colto le esigenze, così diffuse nella società piemontese, di riportare il governo delle Autonomie Locali alle linee di fondamentale semplicità e di efficienza istituzionale dettate dalla Costituzione del nostro Paese.
In sede di discussione del programma regionale, avvenuta in questa aula, avevo avuto modo di esporre alcune mie osservazioni.
Avevo testualmente affermato: "Credo che la nostra Regione non possa che sentirsi in piena sintonia con l'ispirazione ed i contenuti del primo messaggio rivolto al Parlamento dal Capo dello Stato". Riguardo al ruolo degli Amministratori e delle Autonomie Locali il Presidente Cossiga aveva infatti affermato che "l'Italia delle Autonomie è il primo baluardo della democrazia nel nostro Paese" e che "nel rapporto tra cittadino e amministrazione statale, sia centrale che locale, si gioca gran parte della credibilità delle nostre istituzioni democratiche".
Sono veramente convinto che la Regione Piemonte si giochi gran parte della sua credibilità anche con questa legge.
Facciamo in modo - per il nostro dovere di correttezza, di onestà, di scrupolosa interpretazione dei desideri e delle esigenze delle nostre popolazioni - che le nostre deliberazioni costituiscano esauriente risposta alle attese degli amministrati, alle attese di tutti i componenti di una operosa comunità, la quale ci chiede di fornirle strumenti semplici chiari, concreti ed idonei alla risoluzione di problemi che riguardano le pubbliche attività.



PRESIDENTE

La parola al relatore di minoranza, Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano, relatore

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, mi limiterò a sintetizzare il documento nel quale ho consacrato la relazione di minoranza. Al riguardo devo innanzitutto ricordare che allorquando, con la legge n. 57 del 1985 vennero aboliti e dichiarati estinti i Comprensori, c'era un ragionamento a base di quella declaratoria di estinzione dei Comprensori che consisteva nella presa d'atto della loro inconcludenza e della loro incapacità a raggiungere gli scopi loro legislativamente attribuiti di organismo decentrato della Regione. Questo non era il pensiero nostro, ma era il pensiero delle forze politiche che nel 1975 avevano sostenuto l'istituzione dei Comprensori e che dopo dieci anni di gestione si erano rese conto che avevano costituito un appesantimento burocratico per il meccanismo regionale. Quindi non si riesce a comprendere, se non cogliendo una contraddizione, quella parte della relazione del collega Petrini allorquando dice che si è chiuso definitivamente il sipario sull'esperienza dei Comprensori, ma che quella è stata un'esperienza positiva. Io penso che se fosse stata un'esperienza positiva i Comprensori oggi sarebbero ancora in funzione. A parte questa considerazione, vedendo il testo legislativo della legge n. 57 del 1985, con cui se ne decretò l'estinzione, si prevedeva con la stessa che la Regione avrebbe provveduto con proprie leggi a riorganizzare le competenze già attribuite ai comitati comprensoriali entro il 31/12/85, data che poi slittò al 30 giugno 1986.
Ma su questa linea non si è mosso il disegno di legge perch nonostante l'impegno consacrato nel testo legislativo della legge 57, non assistiamo alla distribuzione delle competenze degli ex comprensori.
Infatti l'art. 14 dell'articolato oggi in discussione dice testualmente: "Entro 12 mesi dall'entrata in vigore della presente legge la Regione provvede, con proprie leggi, sentito il Comitato consultivo di cui all'art.
3 della L.R. n. 57/85, alla riorganizzazione organica delle competenze già attribuite ai Comitati comprensoriali e alla revisione delle norme vigenti".
Siamo quasi al punto di partenza, perché la distribuzione delle competenze attuali è provvisoria e trascorsi i 12 mesi si provvederà alla definitiva disciplina dell'intera materia Sotto questo profilo è deludente l'atteggiamento del disegno di legge quale risulta dalla fusione dei tre testi, anche perché quello delle Province, che peraltro era stato redatto con il supporto di un comitato scientifico a livello universitario, prevedeva, sull'esperienza della legge della Lombardia del 1981, la trasmissione pura e semplice delle competenze degli ex Comprensori alle Province.
Ma non è questo il discorso di fondo per il quale, come ho più diffusamente scritto nella relazione di minoranza, non può esserci dalla nostra parte politica assenso al disegno di legge. Questo sarebbe un discorso di metodo che forse con un po' di buona volontà sarebbe superabile.
Il discorso di fondo che non ci consente di dare assenso a questa legge non è tanto diretto verso quella parte del disegno di legge in cui si riordinano le deleghe sotto il profilo di una normativa quadro e neppure in quella parte in cui si esalta la Provincia come Ente intermedio. La nostra censura tocca quella previsione, quella invenzione normativa di un vero e proprio quarto livello istituzionale, di cui agevolmente si possono cogliere i connotati in quel neo organismo che si denomina assemblea dei Sindaci.
Vorrei ricordare che il Comprensorio era previsto espressamente dallo Statuto della Regione Piemonte all'art. 71, sul quale si innestò la legge istitutiva dei Comprensori. Ma delle assemblee dei sindaci non fa cenno nessuna legge nazionale né lo Statuto.
Noi riteniamo che l'istituzione di questo quarto livello di ente intermedio creerà complicazioni e allenterà l'itinerario al processo delle deleghe e al processo della programmazione. Capisco, è un pessimistico modo di antivedere quello che si verificherà in sede di funzionamento dell'assemblea dei sindaci. Però voglio far rilevare che questa non è una nostra opinione isolata, di vox clamantis in deserto, ma è opinione largamente condivisa da buona parte dei soggetti consultati. Per tutti cito l'Assessore alla pianificazione territoriale della Provincia di Torino, il quale, nel documento scritto e trasmesso alla VIII Commissione, si esprimeva testualmente: "L'assemblea dei Sindaci è un organismo funzionalmente inutile che crea conflittualità di competenze, ruoli e procedure, che comporta nuovi tempi e burocrazia delle decisioni, ulteriori costi di funzionamento svuotando con ciò di' competenze gli enti locali istituzionali". Conclude dicendo: "Regioni, Comuni e Province non hanno bisogno di nuovi organismi".
A questo punto potrei fermarmi e chiudere la relazione perché in definitiva l'Assessore alla pianificazione della Provincia di Torino, mi pare abbia sintetizzato quella che è l'opinione, non solo nostra, ma anche di altri soggetti consultati.
Un altro argomento, che conforta la diagnosi negativa sul neo organismo dell'assemblea dei sindaci è dato dalla relazione al progetto di legge 36 delle Province piemontesi, uno dei tre testi poi unificato nell'attuale disegno di legge che cala in aula. Mi riferisco in particolare a quel passo in cui si dice che l'assemblea è un soggetto sostitutivo degli attuali Comprensori. Allora i Comprensori, che erano stati dichiarati estinti per scarso rendimento con la legge 57, ricompaiono sotto nuove spoglie attraverso l'assemblea dei sindaci, se è vero che questa è la lineare e autentica interpretazione delle parole usate nella relazione al progetto di legge 36.
Ma c'è di più volendo fare una indagine più approfondita e forse anche spietata su queste assemblee dei sindaci. Le considerazioni che si possono fare sono ancora queste. Innanzitutto per coinvolgere il livello comunale nella programmazione e nel processo delle deleghe sarebbe stato sufficiente prevedere l'obbligo di una reale consultazione dei Comuni in quanto tali anche perché non si può prevedere quella che sarà in concreto la rappresentatività dei Sindaci. Infatti non è dato di cogliere, non lo spiega l'articolato ne forse poteva spiegarlo, se i sindaci nelle assemblee saranno portatori della volontà dei rispettivi Consigli comunali oppure della volontà della Giunta, oppure se parleranno in proprio quasi con un atteggiamento podestarile. Quindi sarà da vedere che cosa accadrà di fronte a questo potenziale conflitto fra il sindaco che parla in proprio nell'assemblea o che si esprime come Giunta o che si esprime come Consiglio comunale.
C'è ancora da considerare il coacervo di competenze che il d.d.l.
attribuisce alle assemblee dei sindaci: dai pareri alle Province in sede di formazione degli atti generali della programmazione; dal concorso alla formazione del piano di sviluppo regionale; dalle competenze su materie non ancora elencate, quindi innominate, attribuende da future leggi regionali e ancora pareri e proposte su materie che possono essere richiesti dalla Giunta regionale; infine competenze ancora in via transitoria su materie già attribuite ai Comprensori.
Il dire che non si tratti di un quarto livello di ente locale, sia pure non a carattere territoriale, mi pare che sia sinceramente impossibile.
A mio avviso sussistono sotto questo particolare aspetto anche forti dubbi di legittimità di questo neo organismo.
Queste sono le considerazioni che ho svolto nella relazione di minoranza, che ci collocheranno in sede di votazione su una posizione finale di astensione perché responsabilmente ci rendiamo conto che questa legge era necessaria per riordinare, quanto meno provvisoriamente, le competenze dei comprensori e perché c'è il lato positivo dell'esaltazione della Provincia come ente intermedio e il lato positivo dei criteri quadro delle deleghe.
In coerenza e come corollario della considerazione finale fatta, cioè dei dubbi sulla legittimità di poter introdurre con legge regionale un nuovo ente intermedio di quarto livello, devo proporre la questione pregiudiziale di non passaggio all'articolato, che devo proporre adesso anche se so benissimo che le assemblee dei sindaci sono condivise, sia pure con sfumature diverse, dalla maggioranza e dall'opposizione di sinistra. Ma in coerenza con l'argomentazione finale, pongo adesso, prima che si inizi la discussione, questa pregiudiziale di non passaggio agli articoli perch ritengo che sia viziata di illegittimità l'intelaiatura della legge in quella parte in cui si crea questo organo a livello intermedio consistente nelle assemblee dei Sindaci.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Vorrei chiedere l'applicazione dell'art. 32 ultimo comma del Regolamento consiliare.



PRESIDENTE

Se si vuole porre una questione la si deve porre nel momento in cui si apre la discussione non dopo. Se si fa dopo è perché si acconsente.



REBURDO Giuseppe

Pongo una questione politica più che di regolamento.



PRESIDENTE

Qui si fanno sempre questioni politiche. Attaccarsi ai regolamenti e alle leggi è del tutto inutile, non hanno mai risolto i problemi dell'umanità, ciò che risolve è una corretta azione politica.



REBURDO Giuseppe

Il punto della questione è che non c'è stato il tempo di esaminare le relazioni.



PRESIDENTE

Questo è il problema di tutti i Gruppi piccoli.



REBURDO Giuseppe

Non è un problema che riguarda i piccoli Gruppi, ma riguarda il ruolo di un Consigliere.



PRESIDENTE

Questa legge è stata discussa per otto mesi nelle Commissioni. Il Gruppo comunista è sempre stato partecipe diligente delle riunioni. E' chiaro che chi agisce isolatamente nelle otto Commissioni permanenti oltre che in quella delle nomine non può sapere sempre tutto. Le relazioni devono essere distribuite 24 ore prima della discussione, salvo che si stabilisca diversamente e che qualcuno sollevi la questione. Se lei avesse sollevato prima questo problema, lo avrei posto in votazione.



REBURDO Giuseppe

Volevo sapere se esistono motivazioni reali perché un provvedimento di questa portata debba essere discusso e approvato oggi oppure se è possibile soprassedere.



PRESIDENTE

Consigliere Reburdo, questo lo deve chiedere al suo Capogruppo.
La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ormai a cicli periodici ci troviamo a dover discutere parte dell'assetto istituzionale della Regione Piemonte, dopo la dichiarazione di fallimento fatta nei confronti dei Comprensori.
A questo riguardo si è già detto tutto e il contrario di tutto; unico dato oggettivo rimane la difficoltà di rafforzare un momento di collegamento serio, stabile ed efficiente tra i diversi livelli di governo e con il cittadino.
I repubblicani hanno espresso una chiara linea di pensiero ormai da decenni, concretizzata in progetti di riforma delle autonomie locali avanzate a livello nazionale e non solo.
Con la realizzazione del processo costituzionale di decentramento amministrativo e politico - decisionale (la cosiddetta "autonomia e autogoverno") avviato con la realizzazione dell'esperienza regionale, la cui positività o meno non è in questa sede opportuno valutare, si è posto il problema successivo di non troncare a metà un procedimento che si esige capillare e produttivo di efficienza.
I repubblicani hanno sempre affermato la necessità di ridisegnare un ente intermedio tra Regione e Comuni, proponendo la soppressione della Provincia al fine di poter operare ex novo senza alcun vincolo di carattere storico, strutturale e normativo. La rilevanza costituzionale di detto ente, unito alla difficoltà di carattere politico, ci hanno indotto a rettificare parzialmente questo ambizioso progetto.
La proposta di cui siamo fautori rimane comunque la ridefinizione di funzioni, competenze e territorio della Provincia, indirizzando questo ente a compiti sempre più di programmazione e sempre meno di gestione, operando sul Comune per cercare di aumentarne mediamente la popolazione tramite un loro accorpamento.
In un'ottica di carattere generale si deve comunque collocare questo intervento legislativo della Regione; ottica generale, tuttavia, che non è realizzabile in questa sede, essendo il Parlamento nazionale l'organo competente a dare il via ad una riforma delle autonomie locali, che deve attuarsi con legge dello Stato e sul quale in un secondo tempo debbono poi intervenire le Regioni, in attuazione del dettato dell'art. 118 della Costituzione.
Da questa situazione bloccata derivano le nostre difficoltà attuali, di cui siamo perfettamente coscienti, nel dare un assetto definitivo e soddisfacente alle competenze già dei Comprensori.
Da un lato infatti permangono le esigenze che indussero a istituirli d'altro lato il mancato funzionamento secondo il disegno originario ci impone di rimediare. Si trattava di organi decentrati della Regione e non di enti territoriali, che dell'organo - avevano la funzione di concorrere a formare la volontà dell'ente di appartenenza (Regione) e - dell'ente territoriale - avevano parzialmente le modalità di formazione. Dell'uno e dell'altro non avevano però un reale potere decisionale, col conseguente disinteresse della classe politica locale.
Ora siamo costretti ad operare avvalendoci del contributo delle Province, la cui struttura, pur burocraticamente buona e politicamente dotata di effettiva rappresentanza, non è però sufficientemente elastica e rispondente alle esigenze del territorio.
Si è così escogitato quello che consideriamo poco più di uno strumento provvisorio, quale l'assemblea dei Sindaci dei Comuni di aree di programma struttura che ricalca dal punto di vista territoriale quella che era nella sostanza la suddivisione dei comprensori. Si tratta di una soluzione provvisoria, di una risposta interlocutoria che sostituisce agli aboliti comprensori un organo che ha minori competenze e composizione derivata in modo automatico anziché elettivo di secondo grado. Una soluzione che non ci soddisfa, ma accettiamo nella speranza che il Parlamento ci metta in condizioni, in un prossimo futuro, di escogitare o avvalerci di una soluzione migliore.
Non mi dilungo oltre; desidero unicamente sottolineare un aspetto che il PRI considera positivo nell'ambito del disegno in esame, e cioè il dettato dell'art. 14. E' particolarmente degno di nota in quanto prevedendo l'adozione con delibera della Giunta regionale dei piani comprensoriali quali piani territoriali operativi (non volendo con ciò entrare nel merito di questi ultimi, sui quali le riserve repubblicane a suo tempo espresse permangono invariate), non solo consente il recupero del lavoro svolto dai comprensori, ma permette di sbloccare situazioni che rischiano di incancrenirsi, fermando lo sviluppo e il progresso ordinato del Piemonte.
Alla luce di queste considerazioni, i repubblicani voteranno il presente progetto, nella convinzione che ancora molto rimane da fare per una classe politica che vuole essere strettamente collegata e rispondere alle esigenze di una società dinamica.



PRESIDENTE

Il Consigliere Majorino aveva proposto la pregiudiziale prima del passaggio al voto. Sarebbe opportuno procedere subito anche se l'art. 61 del Regolamento dice che il Presidente ha facoltà di ammetterla anche nel corso della discussione.
La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Penso che quello che conta è che sia stata sollevata la pregiudiziale prima dell'inizio della discussione. Penso si possa comunque deciderla dopo gli interventi, anche perché può darsi che nel corso della discussione nascano degli elementi che mi spieghino perché non è fondata.



PRESIDENTE

Allora procediamo. Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

La compagna Marchiaro, il compagno Valeri ed io personalmente nella sede della VIII Commissione abbiamo dato un contributo rilevante, se non decisivo, alla votazione di questa legge di cui condividiamo le ragioni di urgenza. La nostra iniziativa legislativa, seguita a breve termine da quella della Giunta e da quella delle Province (che era la riproposizione del testo inviatoci alla fine dell'altra legislatura) segnava il nostro interesse e la particolare crucialità strategica che attribuiamo a questo riordino.
Il clima dominante che si avverte è di un grande vuoto nel rapporto e nell'organizzazione dei poteri degli enti locali e questo è correttamente illustrato nella relazione del Consigliere Petrini.
C'è questo vuoto, ma non vediamo né una spinta né una definizione di orientamenti culturali per un'azione ricostituente dei poteri locali.
Siamo preoccupati di questo e indichiamo i punti politici di questa legge di riordino. Non è sufficiente approvare la legge, ma occorre che i partiti e gli amministratori, soggetti protagonisti dell'azione di riordino, diano corpo, gambe e concretezza a questa costruzione nella realtà dei processi, degli organi, dei momenti previsti in questa proposta.
I punti sui quali abbiamo raggiunto l'intesa vanno ascritti alla nostra collaborazione. Non abbiamo però registrato pari collaborazione da parte della maggioranza nel complesso. Soltanto l'Assessore Genovese e alcuni Consiglieri del Gruppo democristiano e del Gruppo liberale hanno partecipato ai lavori.
Tocca a noi fare la legge, tocca a noi e ad altri renderla operante costruirne le condizioni. Ci toccherebbe forse anche un dibattito non tanto lungo, ma più concentrato, più sentito. Qualcuno parlava prima e noi eravamo assenti per altre incombenze, adesso parlo io e altri sono assenti per altre incombenze. In questo modo uno dei momenti più significativi di quest'anno rischia di cadere nel vuoto.
La legge si costruisce su due capisaldi: il tentativo di anticipare la riforma nazionale e il tentativo di indicare le peculiarità piemontesi.
Le peculiarità piemontesi derivano dal recupero della ricchezza dell'esperienza comprensoriale, delle forme di autorganizzazione degli enti locali. Con questa legge noi indichiamo al legislatore nazionale, il ruolo della Regione in materia di programmazione, di comando legislativo, direi anche un ruolo gerarchicamente diverso e superiore a quello delle altre autonomie, che pure hanno i loro poteri e le loro competenze. Voglio ricordare alcuni insigni studiosi che hanno dato la traccia base di questa legge, i professori Dogliani, Zagrebelski, Di Giovine, Pizzetti, Scaparrone e forse anche il prof. Zanetta, che hanno lavorato con l'URPP. Il loro lavoro segna un salto di qualità notevole nell'atteggiamento delle Province, che in realtà sono notoriamente molto più occupate a rivendicare poteri dalla Regione e a svuotarla di competenze sulle ceneri dei comprensori.
Il tentativo del massimo livello della scienza costituzionalistica e giuridica operato nella nostra realtà ha un connotato molto diverso riconosce un ruolo di ente intermedio alle Province, le fa concorrere alla programmazione, attribuisce loro dei poteri di intervento amministrativo in area vasta, ma colloca il ruolo delle Province in uno schema in cui la potestà generale di programmazione resta alla Regione.
Questo non è presente nel disegno nazionale. Il disegno nazionale è una svendita clamorosa delle Regioni fatta da tutti i partiti sull'altare delle vecchie realtà provinciali. Noi diamo anche un valore polemico costruttivo a questo disegno di legge perché cambia i termini del problema.
Le aree programma non le avevamo previste nella nostra proposta di legge, sono invece sostenute con particolare calore e con convinzione dall'Assessore Genovese. Questa impostazione ci ha conquistati strada facendo anche se rileviamo dei limiti nella praticabilità. Rafforza il ruolo della Regione più che le assemblee dei sindaci, che sono determinate più casualmente. Come vedete, non siamo chiusi e fermi nelle nostre convinzioni, anzi abbiamo ricevuto dalla proposta della Giunta una suggestione che consideriamo utile.
C'è un ruolo della Regione e c'è un ruolo della Provincia, quindi chiarezza su un ente intermedio che concorre alla programmazione in maniera determinante, ma proprio perché concorre non ha l'ultima parola, gli si dà anche l'occasione di farsi le ossa, di sperimentarsi e di misurarsi.
E' chiaro che in materia di programmazione la Provincia non ha storia non ha esperienza, non ha nessun retaggio; queste cose vanno costruite su un piano di concorso, di collaborazione, di proposta e non di definizione.
Le assemblee dei Sindaci sono un altro punto chiave. Questa intuizione di cui il nostro Partito rivendica tranquillamente diritto di imprimatur è una scommessa molto interessante, ancorché di difficile percorribilità.
La Giunta ha convenuto che questa sia l'unica forma da tentare per dare forma di aggregazione e di integrazione ai Comuni, attraverso i sindaci per costruire un processo di programmazione che non fosse un corto circuito per esempio tra l'esecutivo regionale e quello provinciale, ma un modo per operare delle scelte di vasta portata e di vasta incidenza sulle condizioni concrete degli abitanti e delle popolazioni. E' un momento titolare di impulso e di iniziativa, nelle forme e nelle modalità che verranno definite dal regolamento ed è un momento in cui dobbiamo fare il più grosso investimento politico.
Temo che ai sia grande indifferenza al di fuori di quei sette o otto addetti ai lavori che si sono occupati di questo e ci sia della sfiducia.
Purtroppo le cose non avvengono invano, non si disfa un'esperienza come quella comprensoriale impunemente, ne d'altra parte la si può con un giro di manovella ricostruire nel momento in cui sembra che la politica, il premio politico, il vantaggio politico sia un'azione molto più di forza tra pochi che detengono il potere vero, esterno alle istituzioni o dentro le istituzioni, rispetto ad un processo di partecipazione democratica alle decisioni.
L'assemblea - dei sindaci è in questo senso uno strumento di grande importanza. Però deve essere viva. Di qui la nostra obiezione di fondo alle assemblee dei sindaci disegnate sulla carta in corrispondenza delle aree programma che tengono conto della validazione programmatoria, ma che nel concreto non sono praticabili.
Cinquanta o sessanta sindaci insieme è il limite massimo a cui si pu arrivare perché si possano esprimere nei modi previsti dalla legge, mentre prevedere assemblee più numerose sarebbe condannarle all'inoperatività. Di qui derivano anche le nostre obiezioni sulla scelta delle aree programma proposta dalla Giunta. Abbiamo alcune osservazioni da fare sull'area dell'alessandrino. Riteniamo che l'area programma dovrebbe essere come quella della Valle Scrivia. Nel territorio torinese, ad esempio, il modello delle sub-aree comprensoriali, delineato nella procedura per l'approvazione del piano comprensoriale, lo riteniamo preferibile alla scelta fatta. Per esempio, non ci spieghiamo il motivo della collocazione di Cuorgné insieme con Ciriè e Lanzo. Tuttavia, malgrado il nostro disaccordo per quanto riguarda le aree programma, per la loro iperdimensione e la non praticabilità, l'accoglimento del nostro emendamento ci permette di convenire ugualmente sul disegno complessivo.
Vorrei dilungarmi ancora per un attimo sull'assemblea dei sindaci. La novità è questa: non c'è l'elezione, non c'è la mediazione dei partiti, ma ci sono i rappresentanti istituzionali degli enti che devono rendere conto ai loro Consigli comunali e alle loro popolazioni. E' un tentativo coraggioso, che però va vissuto - e qui mi rivolgo al Presidente del Consiglio - se la legge otterrà l'approvazione del Commissario di Governo anche da parte dell'Ufficio di Presidenza come momento di informazione capillare, come momento di spinta, di promozione. Ricordo che quando nel 1973 cominciavo a fare politica ancora incerto su quello che avrei dovuto fare, il Presidente della VIII Commissione si recò nelle varie realtà, fra le quali quella in cui operavo io, a proporre da un lato il disegno del decentramento circondariale e dall'altro il disegno comprensoriale. Non escludo che dopo l'approvazione della legge sia opportuna una fase costituente del genere che veda impegnati la Giunta e l'Ufficio di Presidenza del Consiglio. Sono da privilegiare i rapporti con i Comuni.
Quindi è necessaria una fase che costruisca, attraverso l'autorevolezza della Regione e del Consiglio, la convinzione dell'utilità dell'assemblea dei sindaci. Gli amministratori sono dubbiosi perché pensano che questo sia soltanto scritto sulla carta. Io invece sono convinto che possa essere molto utile, ma dobbiamo spendere qualche risorsa in più e non pensare che la legge verrà applicata in ogni modo. I partiti devono fare la loro parte ma una parte la deve fare sia la Regione sia lo stesso Consiglio regionale.
Siamo contrari alla soluzione adottata dalla Giunta per quanto riguarda il personale. Ci rendiamo conto che c'è una fase di trapasso tra i comprensori e la nuova situazione, però sarebbe preferibile una soluzione molto più lineare e molto più netta.
Noi siamo molto preoccupati per la soluzione proposta degli uffici di aree di programma perché riteniamo che si realizzi quella chimera della contemporanea dipendenza gerarchica sia dalla Regione e dipendenza funzionale dal Presidente dell'assemblea dei sindaci con il rischio nuovamente di parcheggiare i dipendenti in una situazione in cui non rispondono a nessuno. In sostanza potrebbe verificarsi uno stato di confusione istituzionale notevole. Abbiamo presentato un emendamento al riguardo suggerendo un procedimento più lineare e cioè che parte del personale venga aggregato alle Province con delle funzioni delegate. Questa intenzione è stata peraltro manifestata dalla Giunta. II personale dell'assemblea dei sindaci dovrebbe essere personale dei Comuni e se i Comuni non ne hanno glielo si può attribuire attraverso l'istituto del comando. Le assemblee sono espressioni dei Comuni, quindi il loro personale dipende da loro e si attrezza per dialogare sul piano programmatorio.
Questa contemporaneità di presenza che pure risponde a qualche esigenza reale della Regione, per esempio la presenza decentrata in materia programmatoria, ci sembra un anfibio di dubbia vita; peraltro non riteniamo di dover addossare la responsabilità di questa scelta esclusivamente alla Giunta. C'è una situazione transitoria complicata. Ci sono anche pressioni delle organizzazioni sindacali in materia che vanno al di là dei quattro dipendenti previsti. Ci rendiamo conto della realtà. Usiamo questo argomento per riproporre il nostro dissenso e possibilmente un cambiamento della legge, ma non lo usiamo come comodo alibi dell'opposizione per dire che non approviamo la legge. Tutto quello che ho detto postula un richiamo a tutti noi ad operare credendoci. Pongo l'interrogativo: chi ci crede in quest'aula? Forse la discussione di oggi può far crescere la convinzione in qualcuno. E' comunque una partita nella quale guai se dessimo delle delusioni.
Faremo in modo di vigilare nella funzione costituzionale che ci è attribuita, perché il disegno scritto sulla carta sia attuato con il massimo impegno da parte di chi governa, dalla Giunta e dalla maggioranza.
Sarebbe molto grave se dessimo ai Comuni l'illusione di aver costruito sulla carta qualcosa in cui non crediamo. Sappiamo, per esempio, che in Provincia c'è quel tale Assessore che decide praticamente tutto, c'è magari qualche Comune apparentato politicamente o amichevolmente con chi detiene questo potere e le decisioni vengono preconfezionate. Si usano addirittura le leggi per far passare questo cammino inverso, con questa legge invece la strada è nuovamente di grande apertura e di grande coraggio.
Abbiamo presentato due emendamenti, l'uno riguarda la fase di attuazione dei piani approvati dalla Regione e di pertinenza delle Province, l'altro riguarda l'assemblea dei sindaci e più in concreto il potere di iniziativa e un chiarimento sui compiti di questa assemblea.
Faremo dipendere da questi emendamenti il nostro voto positivo anche se, con le considerazioni che h o già fatto, siamo favorevoli su questa legge di carattere istituzionale. Siamo impegnati per costruirla nel modo migliore. Crediamo di fare un'operazione utile per la ripresa del processo di partecipazione, di democrazia e di dialogo tra i vari poteri locali della nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il nostro Gruppo ha concorso al massimo delle sue potenzialità a questo d.d.l. che giunge all'esame del Consiglio. Si rammarica che il proprio Assessore non abbia potuto, per ragioni note e comprensibili, dare fin dall'inizio" il contributo massimo che avrebbe potuto dare. Ciò nonostante ci sembra che il lavoro finale sia pregevole ed apprezzabile soprattutto per il metodo. Da parte di tutti si è lavorato su questa materia delicatissima su uno schema aperto fino all'ultimo minuto, tant'è vero che gli emendamenti del Gruppo comunista verranno sicuramente esaminati dalla maggioranza e dai singoli Gruppi con la più ampia disponibilità. Apprezziamo quindi l'anticipazione fatta dal Gruppo comunista che riconosce che l'atteggiamento degli altri Gruppi e della maggioranza rispetto agli emendamenti non mette in discussione nel modo più assoluto il valore del lavoro conseguito. E' un valore costituzionale, perché ci diamo delle regole, che non hanno una conseguenza immediata, ma che prefigurano i nostri comportamenti del futuro.
Farò un intervento di carattere generale, perché desidero utilizzare lo spazio riservato alla dichiarazione di voto per un altro ragionamento, per dare cioè come sempre si deve la nostra chiave di lettura a chi questa legge dovrà applicare.
Questa legge non produce risultati in proprio, ma verrà attuata attraverso una serie di provvedimenti successivi. Di questa legge noi intendiamo dare la nostra lettura perché non vorremmo essere chiamati in futuro a rispondere di ambiguità e di non chiarezza.
Noi riteniamo che sia venuto il momento di procedere a un forte impegno nei confronti dell'istituto della delega verso la Provincia. Su questo vogliamo essere chiari: non si delega alla Provincia ciò che non si è capaci a fare, ma quello che a livello regionale è ormai maturato acquisito, risolto e approfondito nei suoi elementi più diversi. Non possiamo cioè mandare alla materia gestionale delle Province elementi e contenuti sui quali non si siano già sciolti a livello regionale tutti i nodi politici, istituzionali, operativi e finanziari che possono esserci a monte.
Quanto avviene sulla materia delle discariche per esempio dovrebbe farci molto riflettere.
La delega alla Provincia nella materia della programmazione non pu significare che la programmazione regionale è soltanto più un "puzzle" delle diverse volontà della Provincia: la programmazione è una funzione alla quale presiede e sulla quale decide la Regione. Desidero che venga registrato alla storia per i comportamenti futuri questo impegno del nostro Gruppo, che ci auguriamo venga fatto proprio dall'istituzione. Su questo ho forti preoccupazioni. L' ho già detto qui e in altre sedi. Nella misura in cui la programmazione nazionale non va a regime, nel senso che non esistono linee di indirizzo nazionale che collocano il compito di indirizzo sul territorio della Regione in modo coerente rispetto all'indirizzo nazionale sul quale poi si misura il concorso delle Province, vi è il rischio che la capacità contrattuale e risposta ai bisogni del territorio e il legame dell'istituzione col territorio possano comportare uno sbilanciamento del ruolo di governo in materia di programmazione.
E' un passaggio delicato al quale richiamo anche molti colleghi che qualche volta dimenticano di essere targati "Piemonte" e continuano a considerarsi targati "Torino". Lo dico in termini provocatori. Molte volte abbiamo avuto l'impressione che alcuni colleghi volessero portare a casa un risultato "pro Provincia", non perché credessero nel valore oggettivo, ma perché questo poteva essere un modo per essere più apprezzati nel loro lavoro di Consiglieri regionali. Attenzione! A questo passaggio dobbiamo essere molto attenti.
Quindi non vorrei che qui noi, compreso "Marchini targato programma area Valle di Susa", nel momento in cui operiamo come programmatori regionali fossimo troppo condizionati dalle esigenze elettorali (chiamiamo le cose con i loro nomi!) da rispondere affermativamente al contributo partecipativo e di programmazione che ci vuole dalla Provincia. Rischiamo di avviare un processo schizofrenico, se non abbiamo la capacità di crescere come classe politica e di governo di dimensione, di vocazione e di ambizione regionale. Se non sappiamo superare questi elementi provincialisti, con questa legge noi avviamo l'affossamento della Regione.
La programmazione quindi è un atto di autorità regionale alla quale contribuisce la Provincia, ma attenzione! non ci saranno i Consiglieri regionali delegati dalle Province a sostenere le scelte delle Province in Regione, ma ci dovranno essere i Consiglieri regionali capaci di fare la sintesi della proposta che viene dall'area provinciale. Mi riprometto di richiamare a questa interpretazione i Consiglieri che nel corso della gestione di questa materia, che ci vedrà ancora impegnati per quattro anni deborderanno da questa interpretazione.
Se qualcuno non è d'accordo lo dica subito prima che si approvi la legge. Allora riapriamo tutto il discorso, perché rischiamo di non essere più Consiglieri che gestiscono una realtà di 5.000.000 di individui, ognuno di noi e tutti noi insieme, ma rischiamo di diventare i "missi dominici" della realtà provinciale. A questo punto il senso della programmazione e il senso d'essere della Regione, come mediazione fra Stato e enti locali finirebbe totalmente.
Al di là delle questioni di ordine tecnico e di contenuto presenti nella legge, dobbiamo intenderci perché questa legge è espressione di volontà politico - costituzionale (uso il termine "costituzionale" perch vale anche in questo caso). Il senso delle norme deve essere comune e chiaro a tutti, al di là delle divisioni nel voto.
Quindi concorso delle Province e governo della Regione. Bisogna avere la capacità di superare i particolarismi e i provincialismi e di gestire in modo ordinato, coordinato e integrato la realtà piemontese. Questa è la concezione che noi abbiamo della programmazione.
Sull'area programma, devo dire al collega Bontempi che l'intuizione non è stata della Giunta, ma di un'altra parte politica che qui non cito. E' stata individuata come giustificazione sostanziale di un'istituzione, come quella dell'assemblea dei sindaci, che altrimenti sarebbe stato un fantasma vagante senza né anima né corpo. Abbiamo ritenuto, insieme ad altre forze politiche, di recuperare del comprensorio il concetto di area di riferimento nella programmazione regionale. Noi siamo tra quelli che hanno combattuto il comprensorio, che ne hanno chiesto la soppressione, ma non hanno mai disconosciuto lo sforzo di inventiva politica che c'era alla base di quel ragionamento.
Probabilmente se i comprensori fossero stati immaginati e concepiti in una diversa epoca politica, avrebbero assolto il loro ruolo e il disegno nazionale sarebbe stato diverso. L'errore che abbiamo commesso sui comprensori è stato la loro istituzionalizzazione. Per ragionare, per consultare e per capire, probabilmente non c 'é bisogno di presidenti, di giunte e di uffici, ma è sufficiente mettere gli amministratori locali nelle condizioni di ragionare insieme su aree omogenee. Questo è stato il vizio dei comprensori.
Questo però non significa che non si debba prendere atto che la programmazione non si può non fare con riferimento ad aree omogenee. Quindi l'area programma finisce per essere il recupero del concetto vecchio della programmazione che la programmazione si fa su aree omogenee.
Noi abbiamo concorso a descrivere sul territorio regionale una griglia di aree omogenee alle quali i documenti della programmazione dovranno fare riferimento.
L'area di programma l'abbiamo collocata come ente di consultazione, di raccordo con la Regione, con le Province e con i Comuni (non "tra"; questo ci divide dall'emendamento presentato dal PCI). Il nostro rapporto avviene "con" i sindaci attraverso l'assemblea dei sindaci non il contrario. Anche su questo mettiamo i nostri "paletti" e li ritroveremo nel futuro, quando qualche collega in Consiglio, o peggio in Giunta riterrà di dimenticarli.
L'assemblea dei sindaci è questo e nulla di più, quindi l'assemblea dei sindaci non discuterà sul Vietnam, non discuterà su Chernobyl o sul monumento a Bresci.
Su questo intendiamo essere molto fermi. Per questo abbiamo difficoltà ad accettare l'emendamento comunista laddove introduce un potere di iniziativa. Il potere d'iniziativa dell'assemblea dei sindaci deve essere rigorosamente immaginato all'interno di un regolamento e finalizzato all'obiettivo del concorso alla programmazione.
Con questi rigorosi paletti siamo disponibili a riconoscere che si avvii, per forza anche propria di capacità di immaginazione da parte degli enti locali, una proposta originaria in materia di programmazione che proviene dalla base.
L'altro vincolo che mettiamo alla costruzione di questo edificio è la nostra presenza sul territorio. Anche qui ragioniamo in termini schematici ed elementari: avevamo i comprensori, le funzioni che deleghiamo alle Province slittano sulle Province, slitterà il personale con meccanismi non così rigorosi e vincolanti come prevede il Gruppo comunista, ma avviando un processo, alcune attività ritornano alla Regione, le attività decentrate continuano ad essere sul territorio in quanto decentrate.
Impegniamo la Giunta a non cercare "spazi grigi" all'interno della legge per giustificare la presenza sul territorio di personaggi, di uffici di targhe, di auto blu e di autisti se non in relazione agli obiettivi che la legge si pone.
Le funzioni delegate alla Provincia vanno alla Provincia; le funzioni che rimangono sul territorio devono essere perifericamente gestite dalla Regione, come in passato; ci opporremo fermamente e chiederemo giustificazioni delle nuove funzioni che la Regione intende decentrare.
Saremo aperti a capire, ma vorremo che il passaggio sia rigoroso e che i provvedimenti non strettamente coerenti abbiano motivazioni sufficientemente giustificatrici.
Anche la segreteria dell'assemblea dei sindaci, elemento significativo di questa legge, noi la vediamo, così com'è nel testo, e qui il contributo della Giunta è stato decisivo, come la testa di ponte, la delegazione permanente dei servizi provinciali nelle aree decentrate, ma solo nella misura in cui esistono attività decentrate della Regione. Quindi nelle aree nuove, se non esistono attività decentrate della Regione, non si faranno le segreterie dell'assemblea dei sindaci; si avvieranno rapporti che nello spirito della segreteria dell'assemblea dei sindaci vedano con il Comune capoluogo delle forme di convenzione, magari di comando. Noi che arriviamo da quelle zone - credo che il collega Paris sia d'accordo - non siamo disponibili ad immaginare qualche palazzo con quattro persone che si occupano soltanto dell'assemblea dei sindaci.
Quando ci verranno a dire che in Valle Susa la Giunta prevede una sezione decentrata dei LL.PP. e dei servizi ambientali, noi capiremo, è ovvio però che saremo molto attenti, sicuramente lo sarà la Giunta, a che non ci siano sovrapposizioni. I funzionari di VIII, di VI e di 'IV livello non dovranno avere dei doppioni all'interno dei servizi decentrati; il servizio della forestazione, ad esempio, non avrà dei VI livelli che si sovrappongono a quelli che sono là nella loro funzione di unità flessibile.
Anche su questo chiediamo alla Giunta molta fermezza e molto rigore.
Su alcuni argomenti occorre fare chiarezza. C'è un emendamento di un collega socialista che ripropone formalmente il ruolo dei Consiglieri regionali rispetto all'assemblea dei sindaci.
Il mio parere è che nell'assemblea dei sindaci i Consiglieri regionali non ci devono fisicamente mettere piede. Se così non ha da essere - e su questo apriamo pure un dibattito - a mio modo di vedere devono entrarci in termini istituzionali, non di parte, non di partito. Allora, non ci sono che due ipotesi: la non presenza dei Consiglieri regionali, che mi pare l'ipotesi più seria, oppure la presenza di un Consigliere regionale delegato dal Presidente del Consiglio a rappresentare la Regione con criteri che l'Ufficio di Presidenza darà. Ci può essere nell'assemblea dei sindaci la presenza del Consiglio regionale e non ci può essere la presenza "dei" o "del Consigliere regionale", perché significherebbe trasferire in periferia le nostre tensioni, le nostre valutazioni, le nostre debolezze e le nostre preoccupazioni.
Su questo anticipo al collega presentatore dell'emendamento la mia opinione.
Perché ho posto questo problema nel dibattito generale? Perché desidero che rimanga agli atti la mia valutazione. Se non sarà riconosciuta dalla legge una precisa collocazione "del" o "dei Consiglieri regionali" all'interno dell'assemblea dei sindaci, i Consiglieri regionali a quella assemblea non debbono partecipare: o non ci va nessuno oppure va un Consigliere in rappresentanza dell'assemblea regionale, il quale concorre e chiarisce dal punto di vista istituzionale, ma non sarà portatore di interessi di parte o peggio ancora di partito.
Su questi argomenti ritornerò nella discussione sugli emendamenti e nella dichiarazione di voto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore al lavoro

Signor Presidente e colleghi, non solo perché è stata richiamata la necessità di essere brevi, ma perché gli interventi del relatore di maggioranza, Consigliere Petrini, e dei colleghi che sono intervenuti, con l'eccezione della posizione espressa del Consigliere Majorino, sono largamente condivisi dalla Giunta, non è possibile non entrare nel merito di molte questioni. Credo sia stato colto da tutti il modo con il quale si è lavorato in Commissione e nei rapporti tra Commissione e Giunta riproponendoci il massimo di corresponsabilizzazione in una materia delicata, che mette davvero alla prova la capacità della Regione nel definire il proprio ruolo e la propria capacità di funzionamento nella fase .post-comprensoriale; l'esperienza comprensoriale, comunque giudicata, ha influenzato in modo non secondario la vita della nostra Regione negli ultimi dieci anni ed ha realizzato un riferimento di cui oggi si sente la mancanza nei momenti in cui i processi di programmazione devono essere portati avanti per corrispondere alle esigenze di esercizio di un ruolo fondamentale a cui la Regione non intende rinunciare: quello di essere un livello di programmazione e di coordinamento sul territorio regionale.
Da parte di tutti i rappresentanti dei Gruppi e dei Consiglieri regionali (pochi in verità) che in modo costante hanno seguito i lavori della Commissione in ordine a questo problema, vi è stato l'impegno a trovare punti di incontro; credo che dagli interventi che sono stati oggi svolti emerga chiaramente come siano stati raggiunti molti punti di convergenza, magari accompagnati da riserve e da perplessità sulla capacità da parte della Regione di innescare un processo di rinnovamento e di riforma istituzionale.
Dicevo che punti di incontro sono stati realizzati e aggiungo subito che anche rispetto agli emendamenti presentati e già sottoposti ad una prima valutazione in seno alla Commissione consiliare, la Giunta ritiene sia possibile trovare una vasta intesa.
Rimane forse una certa distanza, ma io mi auguro che ci sia anche qui un punto di incontro, per quanto riguarda l'emendamento proposto all'art.
10 del testo unificato in ordine all'assemblea dei Sindaci, rispetto alla quale si è registrata per lungo tempo, nel confronto in Commissione tra le diverse forze consiliari, la maggiore difficoltà ad individuare una linea comune rispetto alla natura, al ruolo e al significato della stessa.
Mi limito a dire poche cose telegraficamente come mi è stato richiesto dalla Presidenza. Non ritengo accettabile, a nome della Giunta e quindi chiedo che venga respinta, la richiesta da parte del Capogruppo del MSI Majorino, di non passare all'esame dell'articolato in quanto noi riteniamo di non aver individuato un nuovo livello di governo, né di dar vita, con la normativa proposta, a un nuovo ente o ad un nuovo organismo, bensì di esserci attenuti solo ad una previsione di rappresentatività delle realtà comunali; infatti non abbiamo previsto alcun momento elettivo, né alcun momento rappresentativo di secondo grado e per l'assemblea sono stati previsti compiti di consultazione e di partecipazione.
Credo di poter condividere, a nome della Giunta, la relazione di maggioranza che è stata svolta dal collega Petrini; inoltre ci ritroviamo in molte delle valutazioni che qui sono state fatte dai colleghi Bontempi e Marchini e ci auguriamo quindi che questo consentirà di superare anche quelle residue diversità di valutazione che sono emerse in Commissione e che oggi sono state tradotte nelle proposte di emendamento presentate dal Gruppo consiliare del PCI.
Dovrei solo più aggiungere due cose. Non sarebbe toccato a me oggi parlare su questo disegno di legge, poiché la materia è assegnata al collega Turbiglio, con il quale, in un momento di sue difficoltà personali ho però cercato di collaborare realizzando, per quanto mi è stato possibile, il raccordo tra la Commissione e la Giunta che non gli è stato possibile promuovere e seguire direttamente. Nel lavoro svolto sono stato inoltre affiancato dal servizio "Enti locali", facente parte dell'Assessorato del collega Turbiglio e credo perciò che sia per le informazioni che direttamente ho fornito e sia attraverso i propri funzionari al collega Turbiglio sia stato possibile in qualche modo seguire i lavori della Commissione, almeno per gli aspetti principali di formazione della legge.
Certamente avrebbe voluto, anche per altri evidenti motivi personali poterlo fare direttamente. Mi auguro di avere in qualche misura consentito al collega di rendersi conto del lavoro di valutazione, di confronto e di definizione normativa che è avvenuto sia all'interno della Giunta sia nei rapporti tra Giunta e Commissione, anche perché spetterà a lui gestire l'attuazione della legge.
Vorrei dire che ritengo essenziale, per tradurre concretamente in termini operativi istituzionali la normativa in esame, che la Giunta, o meglio la Regione, si doti di strutture e di servizi adeguati, di cui oggi non disponiamo, per affrontare il lavoro di elaborazione, di revisione di leggi e di adempimenti che sono richiesti da questa normativa quadro e di indirizzo.
L'ultima cosa che vorrei dire è che forse questo testo unificato pervenuto con alcune residue divergenze alla valutazione dell'aula, non traduce compiutamente quanto ciascuno di noi aveva pensato e immaginato con l'approvazione della legge n. 57 dell'85, comportante la.soppressione dei Comprensori.
Ciascuno di noi si è impegnato per configurare un modo nuovo e diverso di essere della Regione, in relazione ad alcune funzioni e ad alcuni compiti principali che non intende delegare e che ritiene non siano delegabili ad altri livelli istituzionali.
Questo traduce tutta la problematicità, ma anche le difficoltà che si sono dovute affrontare e che tuttora permangono. Non avendo come riferimento la definizione nazionale, da troppi anni attesa, della riforma dell'ordinamento delle autonomie, la nostra Regione, credo unitamente alle altre Regioni, ha difficoltà reale nel configurare i rapporti fra diversi livelli istituzionali, particolarmente per quanto attiene allo svolgimento di funzioni di notevole rilevanza quali sono quelle di natura programmatoria e di pianificazione territoriale.
Quindi rimangono margini di perplessità, in particolare per quanti più si sono interessati alla definizione regionale della materia.
E rimane la necessità di un grande impegno, di un grande sforzo politico - istituzionale della Regione perché altrimenti credo che perderemmo complessivamente un'occasione, forse una delle poche, che si ripresenta per riaffermare e configurare in termini chiari e politicamente robusti un riferimento istituzionale per i diversi livelli di governo della nostra Regione.
Credo davvero che questa normativa per poter rappresentare un elemento di novità, di funzionalità e di capacità operativa della Regione abbia bisogno di un largo consenso. Ritengo che sarebbe positivo se riuscissimo a fare ciò che è ancora possibile ed è necessario per realizzare una larga corresponsabilizzazione istituzionale nella definizione della normativa in esame; questo perché di una larga corresponsabilizzazione politica istituzionale ci sarà bisogno dopo nella nostra Regione per ricostruire il ruolo di riferimento e di governo della Regione e per definire i rapporti di collaborazione sul terreno della programmazione generale con gli altri enti locali. A nome della Giunta, ed ho terminato credendo di non essere andato oltre il tempo a mia disposizione, vorrei solo aggiungere, se la cortesia della Presidenza lo consentirà, che ritengo opportuno richiedere una breve sospensione per poter valutare gli emendamenti.



PRESIDENTE

Dobbiamo decidere sulla richiesta pregiudiziale del Consigliere Majorino. Consigliere Majorino, vuole illustrare la pregiudiziale?



MAJORINO Gaetano

Mi rendo conto che la volontà politica della maggioranza, così è stata espressa dall'Assessore Genovese, e la volontà politica dell'opposizione di sinistra, sono chiaramente nel senso di non volere creare un nuovo ente intermedio fra il Comune e la Provincia. A mio avviso però il coacervo di competenze che si attribuiscono a livello propositivo, consultivo e anche decisorio, nascente da alcune leggi che riguardavano gli ex comprensori, di fatto arriva a entificare qualcosa di nuovo. Pur immaginando quale sarà la sorte della pregiudiziale, la mantengo.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri,il Consigliere Majorino mantiene la sua pregiudiziale di non passaggio al voto.
Pongo in votazione per alzata di mano tale pregiudiziale.
La pregiudiziale è respinta con 1 voto favorevole, 36 contrari e 2 astensioni.


Argomento: Nomine

Nomine


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, propongo di sospendere momentaneamente l'esame dei p.d.l. nn. 36, 37 e 46, per passare alle "Nomine" di cui al punto 15) dell'o.d.g.
La parola al Vicepresidente Cerchio, che presiede la Commissione consultiva per le nomine.



CERCHIO Giuseppe, Vicepresidente del Consiglio

Colleghi, vengono presentate alla votazione del Consiglio regionale alcune nomine fra quelle calenderizzate con la deliberazione del Consiglio regionale n. 114 del 20/3/1986.
Nei termini prescritti sono pervenute alla Presidenza del Consiglio le proposte di candidatura per le nomine predette presentate dai Gruppi consiliari.
La Commissione consultiva per le nomine ha preso in esame tali proposte insieme alle designazioni pervenute da associazioni, enti esterni e singoli cittadini e trasmesse dall'Ufficio di Presidenza, che ha espresso il parere previsto dal primo comma dell'art. 8 della legge 10.
La Commissione nelle sedute del 14, 22, 29 e 31 luglio ha espresso parere favorevole alle candidature proposte con le seguenti modalità: per il Consiglio di Amministrazione del Consorzio IACP sul nominativo di Ettore Altea il Gruppo comunista si è astenuto, non in seguito ad un giudizio sul candidato proposto, ma in relazione alla carica da questi ricoperta di Presidente della sezione abitazioni della Lega delle Cooperative, posizione che il Gruppo ritiene non conciliabile con la carica di amministratore del consorzio.
Sul nominativo di Riccardo Renacco il Gruppo comunista si è astenuto non in seguito al giudizio sul candidato proposto, ma in relazione al fatto che questi aveva fatto parte del Consiglio di Amministrazione dello IACP di Torino fino al suo commissariamento. Il Gruppo predetto ritiene prescindendo dal giudizio sulle persone, di far valere il principio che i componenti degli organi amministrativi del disciolto IACP non debbano rivestire analoghi incarichi nell'attuale momento.
I Consiglieri Ala e Majorino non hanno partecipato alla votazione per il Consorzio dello IACP.
Per tutte le altre candidature, che sono oggi presentate alla vostra attenzione per la votazione, è stato espresso parere favorevole all'unanimità dei presenti. Poiché per alcune nomine sono state presentate più candidature, sono state predisposte dall'Ufficio di Presidenza liste di votazione su cui si effettueranno le operazioni di voto.



PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per le seguenti nomine.
Parco naturale Alta Valle Pesio Consiglio direttivo - cinque rappresentanti (L.R. 28/12/78, n. 84).
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori: Luca Baudino, Remo Callegari, Donato Bergese, Lorenzo Tassone e Renato Baudino.
Parco naturale ed area attrezzata Sacro Monte di Crea - Consiglio direttivo - tre rappresentanti (L.R. 28/l/80, n. 5).
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori: Giuseppe Brunetti, Anna Maria Ariotti, Giampiero Bertolone.
Consorzio IACP - Consiglio di Amministrazione - nomina di sette rappresentanti (art. 6 Statuto).
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori: Maria Masotta, Alessandro Fia, Domenico Liguori, Sergio Vedovato, Ettore Altea Riccardo Renacco, Mario Porta.
Pongo inoltre ai voti per alzata di mano l'immediata esecutività, ai sensi dell'art. 49 della L. n. 62/53, della deliberazione suddetta.
E' approvata con 49 voti favorevoli.
Consorzio IACP - Consiglio di Amministrazione - nomina di 1 rappresentante degli assegnatari degli alloggi economici e popolari (art. 6 Statuto).
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Carlo Albertone.
Pongo inoltre ai voti per alzata di mano l'immediata esecutività, ai sensi dell'art. 49 della L. n. 62/53, della deliberazione suddetta.
E' approvata con 49 voti favorevoli.
Consorzio IACP - Consiglio di Amministrazione - 3 rappresentanti dei lavoratori dipendenti (art. 6 Statuto).
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori: Ferruccio Zorzi, Mario Castellengo, Aldo Romagnoli.
Pongo inoltre ai voti per alzata di mano l'immediata esecutività, ai sensi dell'art. 49 della L. n. 62/53, della deliberazione suddetta.
E' approvata con 49 voti favorevoli.
Consorzio IACP - Consiglio di Amministrazione - 1 rappresentante delle OO.SS. dei lavoratori autonomi (art. 6 Statuto).
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Giuseppe Giurato.
Pongo inoltre ai voti per alzata di mano l'immediata esecutività, ai sensi dell'art. 49 della L. n. 62/53, della deliberazione suddetta.
E' approvata con 49 voti favorevoli.
Consorzio IACP - Collegio sindacale - Due sindaci effettivi e due supplenti (art. 10 Statuto).
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti come sindaci effettivi i signori: Aniello De Simone, Ugo Grassi; come sindaci supplenti i signori: Filippo Ianelli, Francesco Spione.
Pongo inoltre ai voti per alzata di mano l'immediata esecutività, ai sensi dell'art. 49 della L. n. 62/53, della deliberazione suddetta.
E' approvata con 49 voti favorevoli.
Consiglio regionale di sanità ed assistenza. Nomina di 27 esperti (art. 3 L.R. 4/7/84, n. 30 modificata dall'art. 1 della L.R. 13/3/85, n. 20).
E' stato svolto lo scrutino delle schede. Proclamo eletti i signori: Ezio Brusasco, Angelo Monteverde, Gianfranco Carnevali, Remo Damosso, Michele Olivetti, Giuseppe Ferrari, Ferdinando Melò, Marcella Balconi, Luciano Brean, Antonino Brusca, Franco Mollo, Giuseppe Ostino, Pierantonio Ravazzi Giovanni Renga, Alberto Andrion, Franco Donadio, Sergio Pettinati, Giuseppe Oberto, Carmine Macchione, Carlo Caruzzo, Giuseppe Romagnoli, Regis Triolo Mario Altamura, Camillo Rosso, Guglielmo Pandolfo, Roberto Marchionni Giancarlo Bruno.
Consiglio regionale di sanità ed assistenza. Nomina di 11 esperti scelti sulla base di rose di tre nomi indicate dalle organizzazioni più rappresentative sanitarie e assistenziali (art. 3 L.R. n. 30/84 modificato dall'art. 1 L.R. n. 20/85).
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti esperti nel Consiglio regionale di sanità ed assistenza i signori: Angelo Pizzini (indicato dall'Ordine dei Medici), Gustavo Doglia (indicato dall'Ordine dei Farmacisti), Enrico Maglione (indicato dall'Ordine dei Medici Veterinari) Stefania Magnino (indicata dal Collegio Infermieri Professionali), Carla Chiaberti (indicata dall'A.W.F.A.), Domenico Tapparo (indicato dalla Caritas Diocesana), Luciano Dematteis (indicato dall'Unione Regionale Piemontese Pubbliche Assistenze), Valentino Prati (indicato dall'A.V.I.S.) Nicola Massobrio (indicato dalla C.G.I.L.), Giuseppe Fogliatto (indicato dalla C.I.S.L.), Luciano Frego (indicato dalla U.I.L.).
Consiglio regionale di sanità ed assistenza. Nomina di 1 esperto designato dall'Università e 1 esperto designato dal Politecnico (art. 3 L.R. n. 30/84).
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori: Gian Michele Molinatti (designato dall'Università), Norberto Piccinini (designato dal Politecnico).
Comitato Tecnico regionale per l'attuazione del D.P.R. N. 915/82. Nomina di 8 esperti tra i quali 1 esperto in materie giuridico - legali; 1 medico igienista; 1 geologo; 1 chimico, 1 ingegnere esperto in tecnologie di smaltimento rifiuti; 1 agronomo (L.R. n. 18/86, art. 12).
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori: Giuseppe Gamba (naturalista), Ettore Zauli (agronomo), Sergio Lombardi (esperto in materie giuridico - legali), Luciano Ziviani (ingegnere esperto in smaltimento rifiuti), Giuseppe Genon (ingegnere esperto in smaltimento rifiuti), Benedetto Terracini (medico igienista), Gaudenzio Verga (geologo), Luigi Ariati (chimico).
Pongo inoltre ai voti per alzata di mano l'immediata esecutività, ai sensi dell'art. 49 della L. n. 62/53, della deliberazione suddetta.
E' approvata con 49 voti favorevoli.
Comitato Tecnico regionale per l'attuazione del D.P.R. n. 915/82. Nomina di 5 funzionari tecnici di cui 2 preposti ai servizi regionali per l'ambiente, 1 preposto ai servizi regionali per la sanità, 1 preposto ai servizi regionali per la pianificazione territoriale, 1 preposto ai servizi regionali per l'agricoltura. (L.R. n. 18/86, art. 12).
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori: Giorgio Belfiore (funzionario preposto ai servizi regionali per l'ambiente), Alberto Buracco (funzionario preposto ai servizi regionali per l'ambiente), Luigi Della Croce (funzionario preposto ai servizi regionali per la sanità), Vincenzo Coccolo (funzionario preposto ai servizi regionali per la pianificazione territoriale), Mario Leone (funzionario preposto ai servizi regionali per l'agricoltura).
Pongo inoltre ai voti per alzata di mano l'immediata esecutività, ai sensi dell'art. 49 della L. n. 62/53, della deliberazione suddetta.
E' approvata con 49 voti favorevoli.


Argomento: Ordinamento regionale - Delega di funzioni regionali agli enti locali

Esame testo unificato dei p.d.l. nn. 36, 37 e 46: "Riordino dell'esercizio delle funzioni amministrative nelle materie di competenza regionale ed indirizzi normativi per la delega di funzioni amministrative" (seguito)


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, riprendiamo l'esame del testo unificato dei p.d.l.
nn. 36, 37 e 46.
La discussione generale si è conclusa con la replica dell'Assessore pertanto possiamo procedere all'esame dell'articolato.
Titolo I Norme generali Art. 1 "La Regione esercita la propria azione legislativa, regolamentare amministrativa, di indirizzo e coordinamento e di controllo con il metodo della programmazione, in base al disposto degli artt. 4 e 73 dello Statuto e dell'art. 11 del DPR 24/7/77 n. 616.
A tal fine la Regione adotta il piano regionale di sviluppo di cui agli artt. 74 e 75 dello Statuto e i piani territoriali e di settore in cui esso si articola e specifica".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto si 44 Consiglieri hanno risposto no 2 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "La programmazione regionale è esercitata, nell'ambito delle rispettive competenze, dal Consiglio regionale e dalla Giunta, secondo quanto disposto dalla L.R. 19/8/77 n. 43, così come modificata dalla presente legge.
Le Province, i Comuni e le Comunità montane partecipano alla programmazione regionale, secondo le norme del Titolo II della presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto si 44 Consiglieri hanno risposto no 2 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "Il piano regionale di sviluppo e i piani di settore sono atti prescrittivi, che pongono vincoli, indirizzi e parametri per le attività proprie della Regione, degli Enti ed Aziende direttamente ed indirettamente dipendenti dalla Regione o ad essa collegati, degli Enti locali e delle Comunità montane per le materie delegate dalla Regione e di ogni altro soggetto operante nel territorio regionale, nei limiti in cui la legislazione statuale o regionale lo consenta. Ad esso si può derogare solo sulla base di specifiche previsioni legislative.
Qualora approvati con legge regionale, i piani sono direttamente vincolanti l'attività degli Enti locali nelle materie di cui all'art. 117, primo comma e capoverso della Costituzione.
In ogni caso il piano regionale di sviluppo e i documenti e i piani in cui si articola costituiscono criterio di buona amministrazione per le attività degli Enti locali e degli altri enti pubblici e quadro di riferimento per le aziende a partecipazione pubblica e per i privati.
L'efficacia dei piani territoriali è stabilita dalla L.R. 5/12/77 n. 56 e successive modifiche.
Il piano regionale di sviluppo o quelli di settore, anche adottati in specificazione di piani nazionali, prevedono la realizzazione di opere ed infrastrutture di rilievo regionale, alla quale gli Enti locali sono chiamati a concorrere con risorse proprie anche finanziarie.
Il provvedimento regionale di approvazione del piano specifica le modalità del concorso di cui al comma precedente".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto si 44 Consiglieri hanno risposto no 2 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Art. 4 "La Regione, con proprie leggi, disciplina l'esercizio delle competenze degli Enti locali nelle materie di cui all'art. 117, primo comma e capoverso della Costituzione, determinando i tipi e le modalità dei procedimenti e fissando le caratteristiche qualitative e quantitative per l'erogazione dei servizi pubblici, i parametri per l'esercizio dei poteri locali in materia di disciplina e di utilizzazione del territorio, i requisiti e i criteri per l'attività locale di erogazione di incentivi benefici e contributi.
Disciplina, per quanto possibile, i rapporti degli Enti locali con gli altri enti pubblici e con i privati".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto si 44 Consiglieri hanno risposto no 2. Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Art. 5 "La Regione esercita direttamente le attività amministrative connesse all'esercizio della programmazione e della pianificazione territoriale e che costituiscono garanzia dell'efficacia dei piani e dell'effettività della loro applicazione.
Esercita altresì direttamente quelle attività amministrative immediatamente rilevanti per l'intero territorio regionale, o che, incidendo immediatamente sulla tutela o sul soddisfacimento di diritti o di interessi diffusi, richiedono interventi unitari o indivisibili.
Le attività amministrative diverse da quelle di cui ai commi precedenti possono essere delegate, ai sensi dell'art. 118, ultimo comma della Costituzione, alle Province, ai Comuni singoli o associati e alle Comunità montane".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto si 44 Consiglieri hanno risposto no 2 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Art. 6 "La Regione rende effettivo lo svolgimento delle funzioni delegate e sub delegate, assegnando agli enti delegatari, i mezzi finanziari e il personale necessari".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto si 44 Consiglieri hanno risposto no 2 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
Titolo II Concorso alla programmazione Regionale Art. 7 "Le Province, le Comunità montane e i Comuni partecipano alla programmazione socio-economica e alla pianificazione territoriale secondo i principi di cui ai successivi commi.
Le Province per quanto di loro competenza territoriale: a) partecipano alla formazione del piano regionale di sviluppo e delle sue specificazioni e articolazioni, nonché degli atti di programmazione settoriale di livello regionale b) partecipano alla formazione degli atti generali e settoriali di programmazione socio-economica di livello sub-regionale e alla formazione dei piani territoriali di livello sub-regionale; a tale scopo elaborano adottano e propongono alla Regione, in tempi determinati, con deliberazione di Consiglio, acquisito il parere delle Assemblee dei Sindaci e quello delle Comunità montane, anche sulla base dei loro piani di sviluppo, gli schemi dei predetti atti e piani articolati per aree - programma, la cui approvazione è riservata alla competenza regionale c) adottano, in attuazione del piano regionale di sviluppo e dei piani in cui esso si specifica e si articola, programmi pluriennali di settore e progetti di intervento, e li trasmettono alla Regione per la verifica di coerenza d) possono esercitare funzioni di coordinamento tra i Comuni e di assistenza tecnica, progettuale e finanziaria.
I Comuni, attraverso le Assemblee dei Sindaci di cui al successivo art. 10 e le Comunità montane concorrono alla formazione del piano regionale di sviluppo; concorrono inoltre alla definizione degli schemi di cui al punto b) e dei programmi e progetti di cui al punto c) del precedente comma attraverso l'espressione di motivati pareri che devono essere allegati alle deliberazioni di adozione del Consiglio provinciale.
Sono fatte salve le forme di collaborazione e consultazione tra Regione ed Enti locali e Comunità montane previste dalle leggi vigenti".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto si 44 Consiglieri hanno risposto no 2 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
Titolo III Aree di programma Art. 8 "L'Area di programma costituisce per la Regione il riferimento territoriale per la formazione degli atti e l'esercizio delle competenze proprie in materia di programmazione socio-economica e di pianificazione territoriale.
Il concorso degli Enti locali e delle loro forme associative, delle Comunità montane, degli enti pubblici e a partecipazione pubblica, delle forze sociali, economiche e culturali alla formazione degli atti generali di programmazione e pianificazione territoriale si realizza per 'Aree di programma' territorialmente definite all'interno delle circoscrizioni provinciali, in applicazione del disposto di cui all'art. 2 terzo comma della L.R. n. 57/85, ed individuate nell'elenco allegato alla presente legge di cui è parte integrante. In sede di formazione del III piano di sviluppo, e comunque entro il 31/12/86, dette aree sono territorialmente verificate, ed eventualmente modificate con deliberazione del Consiglio regionale. A tal fine, le Province, con deliberazione dei propri Consigli possono formulare motivate proposte di modifica".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto si 44 Consiglieri hanno risposto no 2 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
Art. 9 "La Regione determina gli ambiti territoriali ottimali per l'esercizio delle funzioni amministrative proprie e di quelle degli Enti locali, o loro delegate. La definizione di tali ambiti può avvenire anche, ai soli fini della individuazione delle caratteristiche quantitative e della distribuzione territoriale di determinati servizi pubblici indipendentemente dalla titolarità delle relative competenze. In tal caso la delimitazione di ambiti costituisce parametro di legittimità per l'esercizio delle competenze stesse.
Sono abrogate tutte le norme istitutive di organismi o strutture, comunque denominati, rappresentativi dei Comuni compresi nelle zonizzazioni del territorio 'regionale disposte dalle leggi regionali vigenti, ad eccezione di quelle relative alle UU.SS.SS.LL. e alle Comunità montane, alle Commissioni per il piano agricolo zonale e di quelle relative ai Consorzi di Comuni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto si 44 Consiglieri hanno risposto no 2 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore al lavoro

Nell'intervento che ho svolto avevo già anticipato che in sede di Commissione non si era raggiunto l'accordo su alcuni emendamenti. Pertanto chiedo alla Presidenza una breve sospensione.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 18 riprende alle ore 18,20)



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 259: "L.R. 457/78 (quinto biennio) Individuazione degli operatori a cui attribuire i finanziamenti previsti in edilizia agevolata relativi alle nuove costruzioni"


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Signori Consiglieri, mentre attendiamo che sia raggiunto un accordo sugli emendamenti all'articolo n. 10 del testo unificato dei p.d.l. nn.
36,, 37 e 46, propongo di iscrivere all'o.d.g. la proposta di deliberazione n. 259: "L.R. 457/78 (quinto biennio) - Individuazione degli operatori a cui attribuire i finanziamenti previsti in edilizia agevolata relativi alle nuove costruzioni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti. La parola al relatore Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi, relatore

Mi spiace che sia assente l'Assessore Genovese, che sta seguendo l'altra materia. Comunico comunque che la Commissione ha preso in esame la deliberazione formulata e approvata dalla Giunta secondo le procedure previste dalla legge regionale, procedure che richiedono di sentire preventivamente la Commissione è le organizzazioni imprenditoriali e cooperativistiche interessate al programma di edilizia agevolata.
Nell'ultima riunione la Commissione ha preso atto del lavoro svolto dall'Assessorato e, sentita la relazione dell'Assessore, ha considerato che erano state seguite tutte le procedure previste e che pertanto tale lavoro poteva essere accolto dalla Commissione. Ha preso atto con piena fiducia del lavoro diretto dall'Assessore Genovese e, in questo senso, ha espresso all'unanimità parere favorevole. La deliberazione è stata quindi trasmessa al Consiglio.



PRESIDENTE

Se non vi sono richieste di parola, pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti.
Pongo inoltre in votazione l'immediata esecutorietà di tale deliberazione ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'immediata esecutorietà è approvata all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.


Argomento: Attrezzature sanitarie (presidi di diagnosi e cura delle USSL)

Esame proposta di deliberazione n. 242: "Convenzione con l'I..N.R.C.A. Istituto a carattere scientifico, per la destinazione dell'Ospedale di Via Farinelli n. 25 - Torino"


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. la proposta di deliberazione n. 242: "Convenzione con l'I..N.R.C.A., Istituto a carattere scientifico, per la destinazione dell'Ospedale di Via Farinelli n. 25 - Torino".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti. Ha chiesto la parola il Consigliere Acotto. Ne ha facoltà.



ACOTTO Ezio

La deliberazione è giunta in Commissione nell'ultima riunione che si è tenuta. La maggioranza ha ritenuto di licenziarla, ma noi ci siamo espressi negativamente perché non ci è stata data l'opportunità di esaminarla nel merito.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

E' un problema sostanziale. Se non firmiamo la convenzione non possiamo dar luogo a una serie di procedure per l'apertura del Poliambulatorio nella zona di Mirafiori sud che da 15 anni aspetta l'istituzione di una struttura di questo tipo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

L'Assessore ha sottolineato quello che ci aveva detto in Commissione e cioè che la deliberazione è urgente. Noi siamo costretti ad assumere un atteggiamento negativo in quanto questa procedura ci ha impedito di entrare nel merito della deliberazione. Sappiamo che è un provvedimento in parte attuativo del Piano sanitario che ha ricompreso nella rete dei servizi poliambulatoriali e ospedalieri di Torino anche l'INRCA.
Questa deliberazione richiede un approfondimento nel merito che non è stato possibile fare. La nostra posizione negativa non è nel merito,.ma è per la procedura che ci impedisce di esaminare la questione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la deliberazione testé discussa, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è.pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 22 voti favorevoli e 11 contrari.


Argomento: Unita' locali dei servizi sociali ed assistenziali e dei servizi sanitari - Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 233: "Articolo 18, secondo comma della convenzione stipulata tra Regione e Università il 28/5/1985 ex art. 39 della Legge 23/12/1978, n. 833. Integrazione degli allegati B e C nei confronti dell'U.S.S.L. n. 51"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 10) all'o.d.g. che reca: "Esame proposta di deliberazione n. 233: 'Articolo 18, secondo comma, della convenzione stipulata tra Regione e Università il 28/5/1985 ex art. 39 della Legge 23/12/1978, n. 833. Integrazione degli allegati B e C nei confronti dell'U.S.S.L. n. 51' ".
Ha chiesto la parola il Consigliere Sestero. Ne ha facoltà.



SESTERO Maria Grazia

Abbiamo valutato con attenzione questa proposta e vorremmo fare una serie di osservazioni in due direzioni.
Conosciamo le difficoltà in cui si trova l'attuale Facoltà di Medicina di Novara. La scelta della Facoltà di Medicina di Novara è una scelta fatta da tempo. Il passaggio della convenzione per arrivare alla seconda Università è un passaggio intermedio necessario. Ci troviamo però in una completa indeterminatezza sulla possibilità di realizzare la seconda Università in Piemonte. Il decreto del mese di marzo fa slittare il Piano di attuazione degli insediamenti universitari ad una seconda tornata disattendendo quello che era stabilito nella legge n. 590 del 1982 che dava come priorità la seconda Università del Piemonte. Le amministrazioni locali si sono mobilitate nel mese di maggio per sollecitare questo impegno da parte del Governo e del Ministro Falcucci. Unanimemente allora decidemmo che era necessario un incontro con il Ministro.
In realtà, passi decisivi da parte della Regione per realizzare questo incontro con il Ministro non sono stati fatti, e solo con ritardo è stata inviata una lettera di richiesta di incontro. Tutto questo non è secondario rispetto a questo provvedimento, perché o l'iter si conclude con quella soluzione, oppure le situazioni intermedie, come sono quelle attuali, anche rafforzate con la convenzione, sono situazioni deboli che non reggeranno a lungo e rischiano di essere controproducenti.
Il secondo aspetto che ci vede perplessi riguarda direttamente la convenzione tra la Facoltà di Medicina e la Regione.
Vorremmo capire qual è lo stato di attuazione di questa convenzione che è già in vigore nell'USSL 1/23 di Torino, quali sono gli, effetti e i risultati, lo stato dei servizi didattici e sanitari che derivano dalla convenzione.
E' una convenzione dal nostro Gruppo approvata nella scorsa legislatura, ma dai dati in nostro possesso risulta che qualche problema esiste. La verifica degli effetti della convenzione la si può fare nell'USSL 1/23. La possibilità di utilizzare il personale del Servizio Sanitario ha provocato il blocco di concorsi interni all'Università e le figure professionali, non apicali, sono quelle del Servizio Sanitario.
Abbiamo allora da un lato il blocco della possibilità di carriera universitaria e dall'altro un blocco delle possibilità di progressione di carriera verso i punti apicali per il personale del Servizio Sanitario. Se il rapporto tra Servizio Sanitario e Facoltà di Medicina è questo, non è un assestamento positivo e alcuni problemi finirà per crearli. Pensiamo, per esempio, alla figura dell'assistente che corrisponde al ricercatore universitario: ebbene il 79% del personale è ospedaliero quindi segna un forte squilibrio rispetto al personale dell'Università. Questo porta altre questioni. Se abbiamo le direzioni universitarie e il personale prevalentemente ospedaliero sorge un problema di possibilità reale di qualificazione del Servizio ospedaliero.
II rischio che vediamo è che nella realtà di Novara la convenzione sistemerà alcuni primariati nei settori decisi, la cui attività didattica in questa condizione di isolamento, può risultare non piena e non completa c'è il rischio che l'intreccio tra i due servizi non garantisca il pieno sviluppo delle funzioni sanitarie e didattiche. Non sappiamo tra l'altro come sono state definite le discipline contenute nell'allegato alla convenzione. Alcune le discipline previste non ci risultano fondamentali attraverso queste discipline non si costruisce un curriculum completo. C'è quindi il sospetto che altre motivazioni abbiano indotto a individuare queste discipline. Alcune perplessità abbiamo in riferimento all'insegnamento biologico nei primi tre anni.
L'Assessore in Commissione aveva detto che era tutto pronto perch partisse anche questo livello. A noi risulta che non è così e che occorrono lavori di sistemazione e di ristrutturazione in sedi che non sono in condizioni di operare immediatamente.
Una soluzione che offra il percorso di studi sugli ultimi anni e non garantisca l'avvio sui primi anni crea una situazione di stallo e non s'intravede entro quanti anni si potrà mettere a punto il corso di studi completo.
Per questi motivi esprimeremo voto di astensione. Vogliamo per sollecitare l'Amministrazione affinché ponga un'attenzione particolare alla realizzazione in tempi rapidi di tutte le condizioni previste nel testo della convenzione, compresa la verifica del corso di studi e delle discipline, perché non vorremmo illudere gli studenti che nella convenzione vedono la soluzione del problema, ma che nei fatti la soluzione non c'è perché non si riesce a mettere in piedi un servizio dal punto di vista didattico che garantisca la frequenza e risultati positivi per gli studenti di Novara.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Alberton.



ALBERTON Ezio, Assessore all'istruzione

Rispondo brevemente solo per la parte relativa al discorso più in generale sulla seconda Università, mentre il collega Olivieri risponderà più specificatamente per la parte di rapporto tra Università e strutture sanitarie ospedaliere.
Che la Regione presti molta attenzione al problema degli insediamenti universitari decentrati lo dimostra questo atto. Consapevoli che la situazione in essere genera indeterminatezza ed insicurezza alla prospettiva dei corsi è fin dai primi di giugno che il sottoscritto ha richiesto al Ministro competente e ai Ministri del Tesoro e del Bilancio un incontro. Purtroppo prima la vicenda dei contratti con la scuola e successivamente l'assenza del Ministro dall'Italia, nonché la crisi di governo hanno impedito la realizzazione di questo incontro.
Non ci siamo però limitati a quella lettera, abbiamo continuato a sollecitare durante tutto il mese di giugno.
Sotto il profilo istituzionale difficoltà e indeterminatezza continuano ad esserci per Novara, per Vercelli e per Alessandria. Non credo però si possa dire che non c'è differenza tra il muoversi con convenzione o senza e ancor più penso non sia ammissibile che si dica che la convenzione possa addirittura essere controproducente.
Tutto quello che può dipendere da noi stiamo cercando di farlo e la convenzione era un passaggio obbligato perché nei limiti della nostra competenza il corso universitario di Medicina a Novara trovasse insediamento, stabilità e prospettiva di crescita.
Poi a far si che ci sia una seconda Università o una sede decentrata purtroppo non dipende da noi, ma nei fatti con questo atto la presenza a Novara si insedia, si stabilizza, acquisisce certezza operativa per il secondo triennio della facoltà e, per quanto riguarda il primo, a partire con le convenzioni in essere anche per il primo anno del triennio, in modo tale che col tempo - e questo è comprovato dalla maggiore disponibilità da parte dell'Università - gli studenti possano frequentare in quella sede non più corsi seminariali o di altro tipo, per i quali dobbiamo tutte le volte inventarci qualche aggettivo, ma dei corsi perfettamente analoghi a quelli che svolgerebbero presso l'Università di Torino.
Non risolveremo certamente tutto, soprattutto dal punto di vista istituzionale, con questo atto, ma per quello che è di nostra competenza compiamo un atto estremamente significativo nella direzione giusta.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Rispondo brevemente alle osservazioni della collega Sestero e riprendo il punto finale a cui si riferiva l'Assessore Alberton, facendo una dichiarazione di principio. Io sono nemico delle programmazioni globali e sono per il sistema delle approssimazioni successive. Con le programmazioni globali non si risolve nulla o ben poco. Questa è una tipica operazione di approssimazione successiva che serve sia a portare avanti il discorso dell'Università per la fascia est del Piemonte, sia ad affermare la necessità della nuova Facoltà di medicina a Novara.
Occorre avere coraggio, ma anche essere disponibili alla critica a "reboant effect", se no non si combina mai niente e il 55% degli occupanti dell'Ospedale di Busto Arsizio saranno sempre piemontesi.
Uno dei gravi difetti del Piemonte, dal punto di vista sanitario, è quello di aver sempre avuto dell'Università un'interpretazione monolitica torinese. I punti universitari sono momenti di cultura.
Mi rendo conto che, per certi versi, siamo vittima dell'Università: siamo due contraenti in un contratto in cui noi siamo perdenti. In questo momento l'Università è padrona del destino degli operatori del Servizio Sanitario nazionale in termini di assistenti e in termini di aiuto assistenti. Questo lo sappiamo benissimo, ma non saremmo noi, poveri untorelli, che spianteremo Milano! Credo però che momenti di cultura e di ricerca possano esserci: in realtà i 3.000.000 di ricercatori dell'Università per ogni Facoltà di Medicina sono ospedalieri. Certo che è marginale l'interesse all'insegnamento, perché concerne soltanto le specialità. Indubbiamente, manca una riforma sostanziale a livello nazionale che configuri gli ospedali d'insegnamento in modo più complessivo.
Però, anche operando in questi termini, si creano delle premesse affinché si arrivi ad una riforma di questo tipo.
La fascia est del Piemonte è sempre stata "ghettizzata" dal punto di vista culturale. Certo, si pagano dei prezzi, ma credo che tutti coscientemente, dobbiamo essere disposti a pagarli.
Ho avuto recentemente un incontro con l'associazione primari assistenti e aiuto assistenti e ci siamo detti queste cose.
I piemontesi in un futuro dovranno essere riconoscenti al Consiglio.
Questo per certi versi non è un dispositivo popolare, però indica il senso di responsabilità.
La cultura è importante, la sanità è sempre più complessa e senza un grado culturale portato avanti nella fase della ricerca non si fa della medicina moderna.
L' ho detto: siamo dei contraenti perdenti, ci confronteremo successivamente. Se però aspettiamo che ci siano i finanziamenti, non facciamo niente e ci ritroviamo qui, fra cinque anni, a piangere sui destini della Facoltà universitaria a Novara.



PRESIDENTE

Pongo dunque in votazione la deliberazione testé discussa, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 29 voti favorevoli e 14 astensioni.


Argomento: Attrezzature sanitarie (presidi di diagnosi e cura delle USSL)

Esame proposta di deliberazione n. 246: "Programma di investimenti in opere edilizie ed attrezzature sanitarie per l'anno 1986 - Assegnazione alle UU.SS.SS.LL. della Regione di quota del Fondo Sanitario Nazionale 1986 in conto capitale per Lire 108.428.000.000, delle somme ex art. 69 della Legge 23/12/1978, n. 833 per Lire 30.152.194.000 e di Lire 11.600.000.000 relative ad autofinanziamenti dell'U.S.S.L. 1/23" (rinvio)


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, propongo di :iscrivere all'o.d.g. l'esame della proposta di deliberazione n. 246: "Programma di investimenti in opere edilizie ed attrezzature sanitarie per :L'anno 1986 - Assegnazione alle UU.SS.SS.LL. della Regione di quota del Fondo Sanitario Nazionale 1986 in conto capitale per Lire 108.428.000.000, delle somme ex art. 69 della Legge 23/12/1978, n. 833 per Lire 30.152.194.000 e di Lire 11.600.000.000 relative ad autofinanziamenti dell'U.S.S.L. 1/23".
Su tale proposta ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Non voglio ostacolare o impedire le azioni di governo in nessun caso.
C'è però il problema che, quando si sono determinate le priorità che dovevano essere seguite da questo Consiglio, avevo detto che su questa questione c'era la necessità di aprire una discussione approfondita. Vorrei sentire il parere del nostro Gruppo.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Collega Bontempi, è stata 14 giorni in Commissione.



BONTEMPI Rinaldo

Proporrei di votare il testo unificato dei progetti di legge 36,37 e 46, perché se iscriviamo questo provvedimento all'o.d.g. dovremo poi discuterlo.


Argomento: Ordinamento regionale - Delega di funzioni regionali agli enti locali

Esame progetti di legge nn. 36, 37 e 46: "Riordino dell'esercizio delle funzioni amministrative nelle materie di competenza regionale ed indirizzi normativi per la delega di funzioni amministrative" (seguito)


PRESIDENTE

Torniamo allora all'esame dell'articolato del testo unificato dei progetti di legge nn. 36, 37 e 46.
Titolo IV Assemblea dei Sindaci Art. 10 "Sino all'approvazione del nuovo ordinamento delle autonomie locali sono istituite su tutto il territorio regionale, nell'ambito delle circoscrizioni provinciali, le Assemblee dei Sindaci dei Comuni compresi nelle aree di programma. Alle riunioni dell'assemblea dei Sindaci sono invitati i Presidenti delle Comunità montane ricomprese, in tutto o in parte, nell'area di programma.
All'assemblea dei Sindaci sono attribuiti compiti di concorso alla programmazione, ai sensi del terzo comma del precedente art. 7, oltrech quelli previsti dai successivi artt. 13 e 14 e da leggi regionali. La Giunta regionale, attraverso direttive emanate dal Presidente, può altresì richiedere all'assemblea dei Sindaci la formulazione di pareri e proposte e l'indizione di consultazioni.
Ai fini della prima costituzione delle assemblee dei Sindaci entro 15 giorni dall'entrata in vigore della presente legge il Presidente della Giunta regionale convoca e insedia per ciascuna 'area di programma' i Sindaci dei Comuni interessati presso la sede del Comune capo area individuato nell'elenco allegato alla presente legge di cui è parte integrante.
Presidente dell'assemblea è il Sindaco del Comune capo area e viene insediato dall'assemblea stessa nella sua prima seduta. Il verbale di tale seduta è redatto dal Segretario del Comune capo area e viene trasmesso alla Regione per la presa d'atto del Consiglio regionale.
Entro tre mesi dalla sua costituzione l'assemblea adotta il regolamento di funzionamento, redatto sulla base di uno schema tipo predisposto dalla Giunta regionale, sentita la Commissione consiliare competente.
L'assemblea, per specifiche esigenze, di natura settoriale o territoriale e ai soli fini di predisposizione e di istruttoria degli atti richiesti per l'esercizio dei compiti ad essa attribuiti o richiesti dalla Giunta regionale ai sensi del precedente secondo comma, può decidere la convocazione di conferenze di Sindaci rappresentanti parte dell'area di programma. Le conferenze sono presiedute dal Presidente dell'assemblea o per delega dello stesso, da un Sindaco dei Comuni convocati.
I regolamenti di funzionamento dell'assemblea sono approvati dal Consiglio regionale.
Le spese di prima costituzione e quelle di funzionamento dell'assemblea sono a carico della Regione e sono definite con apposita convenzione tra la Regione ed il Comune capo area".
Sono stati presentati i seguenti emendamenti: 1) dal Consigliere Rossa: "All'assemblea dei Sindaci possono partecipare i Consiglieri regionali eletti nella Provincia a cui appartengono le 'aree programma"'.
Tale emendamento viene ritirato dal proponente.
In merito all'emendamento n. 2) presentato dal Gruppo PCI chiede la parola l'Assessore Genovese. Ne ha facoltà.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore al lavoro

L'emendamento presentato all'art. 1.0 dal PCI è accolto dalla Giunta pertanto nella prima frase si accoglie il testo "L'Assemblea dei Sindaci è lo strumento del concorso dei Comuni alla programmazione", mentre si sopprime, in accordo con il Gruppo comunista, la seconda parte del testo da "a funzioni" sino "e la Regione".
La seconda frase viene così riformulata: "Può formulare proposte alla Provincia in relazione agli atti di programmazione nelle forme e secondo le modalità"; la terza frase è così modificata: "All'Assemblea sono altresì attribuiti i compiti previsti dai successivi articoli 13-14" e non solo "dal successivo art. 14".



PRESIDENTE

I proponenti accolgono queste modificazioni, per cui pongo in votazione l'emendamento nel testo seguente: sostituire le prime tre righe del secondo comma da "All'assemblea" a "leggi regionali" con il seguente testo: "L'assemblea dei Sindaci è , lo strumento del concorso dei Comuni alla programmazione. In particolare: Esprime parere obbligatorio sulle proposte di piani e sugli schemi che le Province elaborano e propongono alla Regione ai sensi dell'art. 7 della presente legge, nonché sulle proposte di programmi e progetti che le Province adottano ai sensi del medesimo articolato. Può formulare proposte alla Provincia in relazione agli atti di programmazione, nelle forme e secondo le modalità stabilite nei regolamenti di cui al quinto comma del presente articolo.
All'assemblea sono altresì attribuiti i compiti previsti dai successivi artt.13 e 14 e da leggi regionali".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato all'unanimità dei 45 Consiglieri presenti.
In merito all'emendamento sostitutivo n. 3) presentato dal Gruppo PCI chiede la parola l'Assessore Genovese. Ne ha facoltà.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore al lavoro

Questo emendamento è nella sostanza accolto con una modifica formale: nella seconda riga invece che "entro i 15 giorni dalla scadenza" si propone "non oltre i 15 giorni successivi alla scadenza".



PRESIDENTE

I proponenti accolgono questa modificazione, pertanto pongo in votazione l'emendamento nel testo seguente: "Ai fini della prima costituzione delle assemblee dei Sindaci, il Presidente della Giunta regionale, non oltre i 15 giorni successivi alla scadenza prevista dall'art. 8, ultimo comma, per la verifica territoriale delle aree, convoca ed insedia per ciascuna 'area programma' i Sindaci dei Comuni interessati presso la sede del Comune capo area, così come individuato nell'elenco allegato alla presente legge ed eventuali modificazioni".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 43 voti favorevoli e 2 astensioni.
Pongo in votazione l'art. 10 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto si 43 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
Art. 11 "Il Presidente convoca le riunioni dell'assemblea, ne dirige i lavori e ha la responsabilità dell'esecuzione delle decisioni assunte dall'assemblea; cura i rapporti con i Comuni e le Comunità montane dell'area, con la Provincia e la Regione; indice le consultazioni, ai sensi del secondo comma dell'art. 10 e svolge in generale i compiti assegnatigli dal Regolamento.
La convocazione, la sede, le adunanze e il funzionamento dell'assemblea sono disciplinate dal Regolamento. L'assemblea adotta gli atti di competenza attraverso pronunce da cui risultano, nominativamente, le posizioni dei singoli membri.
Il Presidente e l'assemblea dei Sindaci si avvalgono per l'istruttoria degli atti e per le attività di segreteria dell'Ufficio di area di programma da istituirsi ai sensi del successivo art. 15".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione presenti e votanti 45 hanno risposta si 43 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 11 è approvato.
Titolo V Delega di funzioni e attribuzione di compiti Art. 12 "Entro un anno dall'entrata in vigore della presente legge la Regione, con proprie leggi, procede al riordino della disciplina delle funzioni amministrative prioritariamente nelle materie di seguito indicate individuate per settori organici, e definisce ambiti e modalità della delega di esercizio alle Province, alle Comunità montane e ai Comuni singoli o associati: agricoltura trasporti commercio e artigianato tutela dell'ambiente formazione professionale turismo, sport, caccia e pesca riservando alla Provincia la competenza per gli interventi di area vasta e alla Regione quella per gli interventi immediatamente rilevanti per l'intero territorio o per la comunità regionale.
Le leggi di delega stabiliscono le procedure per la programmazione di settore, per l'assegnazione di personale regionale e pèr la determinazione dei fabbisogni finanziari necessari all'esercizio delle funzioni delegate e sub-delegate che dovranno essere coperti dalla Regione e definiscono l'ambito territoriale di riferimento operativo per l'esercizio delle funzioni amministrative delegate alla Provincia che, di norma, deve coincidere con le aree di programma".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto si 43 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 12 è approvato.
Art. 13 "Al fine di esercitare le funzioni delegate nelle materie di cui all'art.
117, primo comma e capoverso della Costituzione, la Provincia predispone .in conformità a quanto stabilito dal piano regionale di sviluppo, dal piano territoriale e dai piani di settore - programmi di settore e progetti, formulati secondo quanto disposto dall'art. 19 della L.R.
19/8/1977, n. 43 e ordinati in programmi pluriennali di attività e di spesa. La Provincia adotta bilanci consolidati, generali o di settore.
L'adozione da parte della Provincia, con deliberazione di Consiglio, degli atti e dei documenti di cui al comma precedente, costituisce esercizio del potere di iniziativa nei confronti della Regione.
Le deliberazioni del Consiglio provinciale, una volta esecutive, sono trasmesse alla Giunta regionale che, salvo motivata richiesta di riesame le approva con propria deliberazione, eventualmente apportandovi modifiche entro il termine perentorio di 90 giorni dalla data di ricevimento.
Entro tale termine i programmi provinciali che non abbiano ricevuto obiezioni o richieste di riesame da parte della Regione, o che siano stati modificati dalla Provincia conformemente a tali osservazioni o richieste divengono esecutivi.
Il contrasto tra proposizioni normative contenute nei piani regionali e parti dei programmi e progetti provinciali, configura vizio di legittimità.
I programmi e i progetti di cui al precedente primo comma sono adottati dalla Provincia, sentite obbligatoriamente - a pena di nullità - le assemblee dei Sindaci delle 'aree di programma' funzionalmente interessate che formulano osservazioni ed eventuali proposte di modifica, di cui si deve in ogni caso dare atto nelle deliberazioni adottate dal Consiglio provinciale.
L'adozione dei programmi e dei progetti di cui al primo comma (anche come programmi o progetti stralcio) è condizione di legittimità dei successivi atti di spesa".
Su questo articolo sono stati presentati tre emendamenti dai Consiglieri Bontempi, Valeri e Dameri.
La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore al lavoro

Il primo emendamento e il secondo vengono accolti dalla Giunta; il terzo, che comporta una previsione di comunicazione alle assemblee dei sindaci delle eventuali convenzioni di assistenza tecnica, progettuale e finanziaria tra le Province e i Comuni, non viene accolto con la precisazione che questo fa parte di un rapporto che deve essere stabilito con la Provincia: non pare cioè che la Regione possa, quasi obbligatoriamente, prevedere la sottoposizione alle assemblee dei sindaci delle convenzioni che le Province possono stabilire con i Comuni ai fini di assistenza tecnica e progettuale.
Resta però fermo l'impegno politico di stabilire un rapporto che consenta di coordinare queste forme di assistenza sul territorio provinciale.



PRESIDENTE

Il terzo emendamento viene ritirato dai proponenti.
Pongo in votazione i primi due emendamenti nel testo seguente: 1) al primo comma dopo "delegate" aggiungere: "e, in ogni caso, tutte quelle rientranti nelle materie di cui all'art. 117, primo comma e capoverso della Costituzione".
2) L'intero secondo camma è soppresso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Gli emendamenti sono approvati all'unanimità dei 45 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'art. 13 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto si 43 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
Art. 14 "Entro dodici mesi dall'entrata in vigore della presente legge la Regione provvede, con proprie leggi, sentito il Comitato consultivo di cui all'art.
3 della L.R. n. 57/1985, alla riorganizzazione organica delle competenze già attribuite ai Comitati comprensoriali e alla revisione delle norme vigenti. Sino al riordino organico della materia le suddette competenze sono :ripartite nel modo che segue e sono esercitate secondo specifiche direttive emanate dal Presidente della Giunta regionale.
Alla Provincia sono attribuiti gli atti di competenza già assegnati ai Comitati comprensoriali: a) dalla L.R. 19/8/1977, n. 43, sulle procedure della programmazione, così come modificata dal Titolo II della presente legge che definisce altresì il concorso collaborativo delle assemblee dei Sindaci e delle Comunità montane b) dai Titoli I, II, X della L.R. 5/12/1977, n. 56 di 'Tutela ed uso del suolo' limitatamente ai piani territoriali e ai progetti territoriali operativi; la Provincia assicura, nell'esercizio dei compiti assegnati, il concorso collaborativo delle assemblee dei Sindaci e delle Comunità montane previsto dal Titolo II della presente legge c) dall'art. 7, punto d), della L.R. 21/3/1984, n. 18 in materia di opere e lavori pubblici; la Provincia assicura nella predisposizione dei programmi pluriennali di intervento e di spesa il concorso collaborativo delle assemblee dei Sindaci e delle Comunità montane nei modi previsti dal Titolo II della presente legge d) dalle leggi regionali 22/2/1977 n. 15, 27/4/1978 n. 20, 12/10/1978 n.
63, 17/10/1979 n. 61, 2/5/1980 n. 33, 21/5/1984 n. 27 in materia di agricoltura; la Provincia si avvale delle Commissioni consultive previste dalle predette leggi, prorogate nell'attuale composizione sino al riordino organico di cui al primo comma del presente articolo e) dalla L.R. 21/1/1980, n. 3 in materia di disciplina degli organi istituzionali dei Servizio Sanitario Regionale, intendendosi il Presidente del Comitato comprensoriale sostituito dal Presidente della Provincia ai fini dell'intesa prevista dal quinto comma dell'art. 7 f) dalla L.R. 25/2/1980, n. 8 di 'Disciplina delle attività di formazione professionale' così come modificata dalla L.R. 21/3/1984, n. 18 g) dall'art. 3 della L.R. 25/2/1980, n. 9 riguardante 'Interventi per il riequilibrio regionale del sistema industriale'.
Nell'esercizio dei compiti assegnati, così come individuati dal precedente comma, il Consiglio provinciale si sostituisce al Consiglio del Comitato comprensoriale, la Giunta provinciale alla Giunta esecutiva comprensoriale e il Presidente della Provincia al Presidente del Comprensorio. Sono fatti salvi e conservano la loro efficacia, sino all'adozione di eventuali modifiche, gli schemi, i piani, i programmi e gli atti adottati dai Comitati comprensoriali.
I progetti di piano territoriale di cui al settimo comma dell'art. 7 della L.R. 5/12/1977, n. 56 e successive modifiche ed integrazioni, predisposti ma non deliberati dal Consiglio comprensoriale alla data del 31/12/1985 sono trasmessi per l'adozione alla Giunta regionale; ove la redazione dei progetti di piano territoriale non sia stata in tutto o in parte completata dai Comitati comprensoriali, essa è svolta dalla Giunta regionale che, a tal fine, dispone d'ufficio l'acquisizione delle elaborazioni di progetto sviluppate dai Comitati comprensoriali entro la data del 31/12/1985.
La Giunta regionale adotta il progetto di piano territoriale ai sensi dell'ottavo comma del sopraccitato art. 7, previo parere delle Province competenti per il territorio, che deve essere rassegnato entro i 60 giorni successivi alla data di ricevimento della richiesta della Regione; decorso detto termine, la Giunta regionale procede comunque all'adozione del progetto di piano territoriale.
Le funzioni in materia di 'Tutela ed uso del suolo', così come definite dalla L.R. 5/12/1977, n. 56 e successive modifiche ed integrazioni, con l'esclusione delle competenze di cui al punto b) del precedente secondo comma, sono riservate alla Regione sino al riordino di cui al primo comma del presente articolo. I pareri e le osservazioni sugli strumenti urbanistici esecutivi del P.R.G.C. e quelli previsti dall'art. 88 della legge 56/1977, già assegnati ai Comitati comprensoriali, sono soppressi. Il parere sul Piano Regolatore Generale di cui al nono comma dell'art. 15 della L.R. 5/12/1977, n. 56 e successive modifiche ed integrazioni, non è richiesto, sino alla riorganizzazione organica delle competenze di cui al primo comma: il piano regolatore adottato è inviato dal Comune alla Giunta regionale che lo trasmette al Comitato Urbanistico Regionale per gli adempimenti di legge. Le Sezioni decentrate della Commissione regionale per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali ed ambientali, di cui all'art. 91/bis, sono costituite presso ogni Provincia, svolgono le funzioni previste dal predetto articolo della L.R. n. 56/1977 e sono presiedute da un componente delle stesse designato con decreto del Presidente della Giunta regionale.
Tutti gli altri atti in materia di tutela ed uso del suolo, già di competenza dei Comitati comprensoriali, sono transitoriamente riservati alla competenza della Regione.
Nell'esercizio delle competenze loro assegnate nel presente articolo, le Province si avvalgono delle proprie strutture e del personale proprio o assegnato dalla Regione; possono altresì avvalersi di consulenze esterne assicurando la copertura delle spese con i propri mezzi di bilancio e con contributi della Regione.
Tutti gli altri atti previsti da leggi e disposizioni regionali e già assegnati alla competenza dei Comitati comprensoriali e delle strutture previste da norme abrogate ai sensi del terzo comma del precedente art. 9 sono attribuiti alla competenza dell'assemblea dei Sindaci e sono individuati con deliberazione della Giunta regionale entro un mese dall'entrata in vigore della presente legge".
La Giunta regionale ha presentato i seguenti emendamenti: al secondo comma è abrogata la lett. e); di conseguenza la lett. f) diventa e) e la lett. g) diventa lett. f) al sesto comma, decima riga, dopo le parole "di cui al primo comma" sono aggiunte le parole "del presente articolo" al sesto comma, quattordicesima riga, dopo le parole "di cui all'art.
91/bis" sono aggiunte le parole "della L.R. n. 56/1977" al sesto comma, penultima riga, le parole "della L.R. n. 56/1977" sono soppresse all'ultimo comma le parole "ai sensi del terzo comma" sono sostituite dalle parole "ai sensi del secondo comma".
La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore al lavoro

All'art. 14 la Giunta propone degli emendamenti formali; alcuni per correggere degli errori materiali e altri per un maggior coordinamento delle norme.
Al secondo comma proponiamo di sopprimere la lettera e) che comportava la sostituzione del Presidente della Provincia al Presidente del Comitato Comprensoriale in ordine all'intesa in materia di Servizio Sanitario Nazionale. Devo dire che abbiamo tutti ragionato su un testo senza accorgerci che quell'articolo della legge in materia di organizzazione sanitaria era stato abrogato da una legge successiva e pertanto è inutile questa lettera e).
Abbiamo quindi all'ultimo comma un errore e infine ci sono due modifiche formali poiché non abbiamo citato la legge 56 di seguito all'articolo richiamato.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tali emendamento.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
Sono approvati all'unanimità dei 45 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'art. 14 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto si 43 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 14 è approvato.
Titolo VI Istituzione degli uffici di area programma e soppressione dei servizi dei Comitati comprensoriali Art. 15 "Per ogni area programma, individuata ai sensi della presente legge, è istituito l'Ufficio di area di programma per lo svolgimento dei seguenti compiti: attività di segreteria dell'assemblea dei Sindaci cura e raccolta degli atti relativi ai compiti che la presente legge nonché altre leggi regionali, attribuiscono all'assemblea dei Sindaci ogni altra attività attribuita loro dalla Regione.
Gli uffici di cui al comma precedente dipendono gerarchicamente dal Servizio Programmazione Decentrata.
Nello svolgimento dei compiti loro attribuiti di segreteria dell'assemblea dei Sindaci, gli Uffici di area di programma dipendono funzionalmente dal Presidente dell'assemblea stessa.
La dotazione organica di ogni Ufficio di area di programma ripartita per qualifiche regionali è la seguente: n. 1 posto di VIII qualifica n. 2 posti di VI qualifica n. 1 posto di IV qualifica per un totale complessivo di quattro unità.
L'assegnazione del personale regionale ai posti previsti al comma precedente avviene con deliberazione della Giunta regionale.
In deroga all'art. 32 della L.R. 20/2/1979, n. 6, gli uffici di cui al primo comma del presente articolo sono istituiti con deliberazione della Giunta regionale".
Sono stati presentati i seguenti emendamenti: 1) dai Consiglieri Bontempi, Valeri e Dameri: l'ultima riga del primo comma è soppressa.
La parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore al lavoro

Desidero innanzitutto, precisare, al di là del merito dell'emendamento su cui ora intervengo, che nello scrivere l'emendamento si è scritto "legge" invece che "Regione". L'emendamento non viene accolto dalla Giunta con la precisazione, rispetto alla preoccupazione che il Gruppo del PCI aveva, che la Giunta stessa e i colleghi che hanno seguito la legge, si rendono conto dell'indeterminatezza di questa funzione che viene attribuita e verrà meglio precisata tenendo conto della legge di organizzazione del personale e delle modifiche delle strutture che questa comporterà. Quindi lo manteniamo sapendo che questa norma dovrà essere definita in sede di attuazione della legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Apprezziamo la dichiarazione dell'Assessore, ma manteniamo ugualmente l'emendamento e dichiariamo di votare contro l'intero articolo per le ragioni che aveva già illustrato Bontempi nel suo intervento. Noi eravamo per la non costituzione dell'ufficio di area programma e per trasferire il personale al Comune capofila.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento n. l).
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 11 voti favorevoli, 28 contrari e 2 astensioni. 2) Dal Consigliere Quaglia: il quarto comma dell'art. 15 è così sostituito: "La dotazione organica di ogni Ufficio di Area di programma, ripartita per qualifiche regionali, è la seguente n. 1 posto di VIII qualifica n. 1 posto di VII qualifica n. 1 posto di VI qualifica n. 1 posto di IV qualifica per un totale complessivo di quattro unità".
Tale emendamento viene ritirato dal proponente. 3) dalla Giunta regionale: al quarto comma, alla quarta riga, sostituire le parole "n. 2 posti di VI qualifica" con le parole "n. 2 posti di VI o VII qualifica".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 28 voti favorevoli e 13 astensioni.
Pongo in votazione l'art. 15 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 44 hanno risposto si 29 Consiglieri hanno risposto no 13 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 15 è approvato.
Art. 16 "I Servizi dei Comitati comprensoriali previsti dalla L.R. 17/12/1979, n.
73 e successive integrazioni sono soppressi dalla data di entrata in vigore della presente legge.
Le dotazioni organiche dei singoli Servizi di cui al comma precedente alla stessa data sono assegnati all'organico complessivo della Regione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 42 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 16 è approvato.
Art. 17 "Il personale regionale assegnato ai Servizi dei Comitati comprensoriali viene posto in mobilità, in base ai criteri di cui ai commi seguenti.
Il personale verrà assegnato a posti di dotazione organica di strutture regionali secondo il seguente ordine di priorità: 1) posti disponibili della dotazione organica degli uffici istituiti ai sensi della presente legge 2) posti disponibili della dotazione organica delle strutture regionali esistenti nell'ambito della Provincia sede del soppresso Servizio del Comitato comprensoriale di assegnazione 3) posti disponibili della dotazione organica dei Servizi regionali centrali.
La scelta del personale da assegnare ai posti indicati al comma precedente avverrà sulla base di criteri oggettivi determinati previa contrattazione con le organizzazioni sindacali aziendali, tenuto conto della qualifica posseduta e della professionalità maturata nonché dei seguenti elementi di valutazione: anzianità di servizio complessiva, condizioni familiari, età residenza, condizioni di salute.
Nei confronti del personale regionale di cui al presente articolo trova applicazione la mobilità tra Enti prevista dall'art. 27, ottavo comma della L.R. 16/8/1984, n. 40, nonché verso i Parchi e le Riserve naturali previsti da leggi regionali e le Comunità montane".
In merito agli emendamenti presentati dai Consiglieri Bontempi, Valeri e Dameri chiede la parola l'Assessore Genovese. Ne ha facoltà.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore al lavoro

Il primo emendamento è accolto con una modifica che è stata concordata.
Dopo le parole "in mobilità" in luogo di "per essere comandato" si propone di sostituire "e potrà essere comandato".



PRESIDENTE

Pongo in votazione i due emendamenti presentati dai Consiglieri Bontempi Valeri e Dameri nei testi seguenti: a) all'attuale primo comma far precedere il seguente comma: "Il personale che svolgeva le funzioni attribuite alla Provincia secondo quanto previsto al precedente art. 14 verrà posto in mobilità e potrà essere comandato, previa contrattazione con le organizzazioni sindacali all'Ente destinatario delle funzioni medesime".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 42 voti favorevoli e 2 astensioni.
b) All'attuale primo comma dopo "dei Comitati comprensoriali" inserire "non interessato da quanto disposto al comma precedente".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 42 voti favorevoli e 2 astensioni.
Vi è ancora un emendamento presentato dalla Giunta regionale: al terzo comma, alla terza riga, dopo le parole "previa contrattazione con le organizzazioni sindacali" sopprimere il termine "aziendale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mani.
L'emendamento è approvato con 42 voti favorevoli e 2 astensioni.
Pongo in votazione l'art. 17 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto si 41 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 17 è approvato.
Art. 18 "Fino all'attuazione dei provvedimenti di istituzione degli Uffici di area di programma e di assegnazione del relativo personale si applicano le seguenti norme: a) il personale che, alla data di entrata in vigore della presente legge sia incaricato della funzione di Responsabile dei Servizi dei Comitati comprensoriali, curerà il passaggio delle funzioni dei Comitati comprensoriali ai nuovi Uffici istituiti ai sensi della presente legge nonché ai Servizi regionali competenti, con le relative consegne inerenti ai beni ed agli atti già in carico dei soppressi Servizi regionali b) il medesimo personale fornirà l'attività di supporto necessaria per l'istituzione e l'attivazione degli Uffici di area di programma che abbiano sede nel territorio del Comprensorio di riferimento c) per l'espletamento delle funzioni previste dal presente articolo il personale di cui alla precedente lett. a) si avvale di dipendenti regionali in posizione di distacco, individuati nel numero strettamente indispensabile alle varie fasi di attività previste".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 44 hanno risposto si 28 Consiglieri hanno risposto no 14 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 18 è approvato.
Art. 19 "I Servizi regionali centrali potranno avere quale sede di attività anche quella degli Uffici di area di programma".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 44 hanno risposto si 28 Consiglieri hanno risposto no 14 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 19 è approvato Disposizioni finanziarie Art. 20 "Per l'attuazione della presente legge è autorizzata per l'anno finanziario 1986 la spesa di L. 30 milioni.
All'onere di cui al precedente comma si provvede mediante una riduzione di pari ammontare, in termini di competenza e di cassa del cap. n. 1850 dello stato di previsione della spesa per l'anno finanziario 1986.
Nello stato di previsione della spesa del bilancio stesso sarà conseguentemente istituito apposito capitolo con la seguente denominazione: 'Rimborso ai Comuni capo area delle spese di costituzione e di funzionamento delle assemblee dei Sindaci' e con uno stanziamento, in termini di competenza e di cassa, di L. 30 milioni.
Gli oneri relativi agli anni 1987 e successivi saranno stabiliti con la legge di approvazione del bilancio e dei relativi esercizi.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 44 hanno risposto si 42 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 20 è approvato.
Disposizioni transitorie e finali Art. 21 "Entro 60 giorni dall'entrata in vigore della presente legge la Giunta regionale procede all'assegnazione dei beni e delle attrezzature in atto utilizzati dai Comitati comprensoriali e assicura la ripartizione degli atti, dei documenti, degli studi e dei materiali di lavoro dei Comitati comprensoriali".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 44 hanno risposto si 42 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 21 è approvato.
Art. 22 "Sino all'approvazione del Regolamento di funzionamento di cui al precedente art. 10 le assemblee dei Sindaci svolgono i compiti loro assegnati dalla presente legge secondo le modalità impartite con specifiche direttive dal Presidente della Giunta regionale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 44 hanno risposto si 42 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 22 è approvato.
Art. 23 "Sino all'approvazione del nuovo ordinamento delle Autonomie o all'istituzione delle nuove Province di Biella e del Verbano - Cusio Ossola, richiesta con proposte di legge approvate dal Consiglio regionale per le aree interessate l'esercizio delle funzioni delegate alle Province ai sensi del primo comma dell'art. 12, è assegnato al Consorzio dei Comuni del Biellese e al Consorzio dei Comuni del Verbano, ove costituito".
In merito a tale articolo è stato presentato un emendamento dai Consiglieri Biazzi, Avondo e Bontempi.
La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Con l'emendamento proposto si è cercato di correggere una svista. Nel testo dell'art. 23 è scritto che i compiti sono assegnati al Consorzio dei Comuni del biellese e al Consorzio dei Comuni del Verbano ove è costituito.
L'errore o svista è questo: non può esserci un consorzio dei Comuni del Verbano, ma semmai un consorzio del Verbano, del Cusio e dell'Ossola, il Verbano è solo una parte.
L'altro motivo dell'emendamento riguarda la dizione "ove costituito".
E' ritenuta limitativa perché, per esempio, nel Verbano - Cusio - Ossola non esiste alcun Consorzio dei Comuni. Non si capisce del resto perch avrebbe dovuto esserci un Consorzio dei Comuni del Verbano - Cusio Ossola. Occorre pertanto prevedere la sua istituzione ai fini della presente legge. Secondo me questa dizione diventa utile anche per Biella nel caso molto probabile dovesse rivedere lo Statuto del proprio consorzio per adeguarlo alle finalità della presente legge. Sarà Biella evidentemente a decidere.
E' necessario - questo è il senso dell'altro pezzo dell'emendamento porre un termine alla costituzione dei consorzi di modo che le realtà locali siano diligenti ed assolvano i loro compiti in tempi certi. Si proponeva 6 mesi. Probabilmente è più congruo un termine di 9 mesi; nei 3 mesi successivi si può intervenire come surroga alla eventuale non decisione degli enti locali adeguando la legge.
Ritengo che sarà opportuno, per gestire la fase di passaggio, arrivare a un gruppo di lavoro congiunto Regione, realtà locale del Biellese e del Verbano - Cusio - Ossola per governare la fase di transizione.
Rilevo che indubbiamente è un fatto positivo l'aver dettato per queste due realtà una normativa del tutto particolare in coerenza con le decisioni già assunte del Consiglio regionale, anche se a mio avviso la soluzione più appropriata rimane la costituzione del "Circondario".
In conclusione l'emendamento rimane in vigore per la correzione della dizione "consorzio del Verbano", per la parte successiva è stato invece concordato un altro emendamento che chiarirà il collega Nerviani.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Le cose sono state già dette sostanzialmente da Biazzi. Vengono sostituite le parole "ove costituito" con le parole "ove vengano costituiti ai fini della presente legge nel termine dei nove mesi dalla sua approvazione". Mi pare che in questi termini l'emendamento si spieghi da sé. Ritengo anch'io con Biazzi che sia un emendamento importante, che l'art. 23 faccia giustizia di alcuni contrasti che ci sono stati a suo tempo e sia un punto di mediazione fra coloro che non intendevano istituire nulla per Biella e per il Verbano - Cusio - Ossola e coloro che proponevano la creazione di un nuovo istituto quale il Circondario.
Penso che successivamente dovremo andare ad analizzare attentamente l'applicazione di questo articolo. Vi sono numerosi casi di applicazione possibile di questo articolo e ritengo che occorrerà trattarne in sede di applicazione concreta.
Dico subito che ho la preoccupazione di sapere cosa avverrebbe nel momento in cui alcuni Comuni non aderissero al Consorzio, se agli stessi sarà imposto di aderire o se potranno far parte di altre realtà che non sono configurabili in questo momento.
A queste riflessioni dovremo prestare molta attenzione nel futuro immediato.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento nel testo seguente: sono soppresse le parole al termine dell'articolo :" ...è assegnato al Consorzio dei Comuni del Biellese e al Consorzio dei Comuni del Verbano ove costituito" e sostituire con "...e assegnato al Consorzio dei Comuni del Biellese e al Consorzio dei Comuni del Verbano - Cusio - Ossola".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'emendamento è approvato con 42 voti favorevoli e 2 astensioni.
Pongo in votazione l'art. 23 nel testo emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 44 hanno risposto si 42 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 23 è approvato.
Art. 24 "Con l'entrata in vigore della presente legge sono abrogate le leggi regionali n. 9/1986, n. 16/1986, n. 41/195 e successive modifiche ed integrazioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 44 hanno risposto si 42 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 24 è approvato.
Prima di porre in votazione l'intero testo della legge, passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto la parola il Consigliere Valeri. Ne ha facoltà.



VALERI Gilberto

Data l'ora occorre fare ricorso alla tecnica della trasmissione del pensiero.
Ci eravamo riservati in Commissione di esprimere in aula il nostro giudizio positivo; per altro le motivazioni che ci hanno portato a un giudizio favorevole alla legge erano contenute per intero nell'intervento svolto in precedenza dal nostro Capogruppo.
L'andamento della discussione e dell'esame degli emendamenti e la positività almeno parziale che quest'esame ha avuto, ci conforta in questa valutazione.
Mi limito pertanto a richiamare l'impegno della Giunta a far corrispondere all'importanza di questo atto legislativo un pari dispiegamento di lavoro concreto per dare ad esso rapida e completa attuazione, onde non ridurlo ad una pura dichiarazione di principio. Ci richiede un alto investimento politico ed operativo dell'intera Regione della Giunta in particolare ma sicuramente nelle forme opportune anche da parte del Consiglio.
Con questa sottolineatura ribadisco il voto favorevole del Gruppo PCI.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

In primo luogo esprimo la soddisfazione del Gruppo democristiano perch l'Assessore competente Turbiglio e l'Assessore Genovese si sono adoperati perché i tempi che erano stati fissati fossero rispettati, e così è stato.
Ugualmente debbo dire per quanto riguarda il Presidente della Commissione Valeri e tutti i commissari che hanno lavorato in situazione di obiettiva difficoltà e che cionondimeno hanno portato a termine il loro impegno in modo soddisfacente.
Anche la dichiarazione fatta dal Consigliere Valeri dà motivo di grossa soddisfazione perché su leggi di questo genere è indispensabile avere un consenso ampio.
Mi pare che sia già stato detto, ma va ribadito che l'aspetto più rilevante ed interessante della legge sta nella definizione degli ambiti delle competenze per gli organismi costituendi e per quelli ai quali si prevede di assegnare deleghe.
Altro elemento importante è stata la ribadita, e trasferita nel testo di legge, volontà di non disperdere un patrimonio di idee, di esperienze e di studi che deriva dai Comprensori.
Non ho alcuna intenzione di manifestare apprezzamenti eccessivi per taluni Comprensori sui quali non sono mai stato particolarmente tenero devo tuttavia dire che anche questa costituisce un'esperienza rilevante nella storia democratica di questa Regione e che ha dato motivi di crescita e di approfondimento di numerosi problemi. Gli elementi offerti dai Comprensori sono stati recepiti dalla cultura regionale e quindi essi non possono essere cancellati dalla memoria storica come se nulla fosse stato.
Si è voluto con questa legge anche correggere gli errori compiuti dai Comprensori, che sono stati troppo spesso mantenuti nell'equivoco di un IV livello amministrativo, di organismo politico - amministrativo improprio.
Se così fosse anche per le assemblee dei sindaci, che in questa legge sono previste, non potrei che dare ragione al collega Majorino che è intervenuto in termini critici nei confronti di queste istituende realtà.
A Majorino, che mi pare il più rilevante oppositore in questo momento devo dire che l'intenzione è diversa; è quella di fare dell'assemblea dei sindaci un momento di grossa partecipazione, ma di limitarla ad ambiti ben definiti dalla programmazione regionale.
Abbiamo anche in Commissione discusso a lungo, e soprattutto oggi pomeriggio, su alcune modifiche che erano state proposte e che richiamavano la possibilità del diritto di iniziativa da parte dell'assemblea dei Sindaci. Abbiamo voluto togliere ogni elemento di equivoco e sostenere che il diritto all'iniziativa in ambito programmatorio spetta alla Regione e per quanto delegata alla Provincia; per l'assemblea dei Sindaci si deve solo aggiungere una proposta definita negli ambiti degli , elementi di programmazione già concordati e concretizzati in proposte che partono dagli enti di competenza. Quindi mi sembra che si sia dato un grosso contributo alla vita delle amministrazioni locali, del sistema delle autonomie , con questo provvedimento di legge e si rafforzi l'idea di programmazione.
A questo proposito però voglio lasciare una riflessione: di programmazione parliamo molto spesso, ma altrettanto spesso tradiamo questo nostro dovere di istituto regionale con comportamenti che non sempre sono coerenti.
Stamattina per le violenze che d'altra parte ci giungono dai livelli nazionali abbiamo compiuto un ulteriore tradimento; ebbene la programmazione, così come la intendo io e come la intende il Gruppo DC, non è una moda come è stata per alcuni, non è un sfizio tecnocratico, ma è veramente un accostamento dello Stato alle problematiche della gente.
Attraverso la programmazione noi vorremmo veramente che si scoprisse con coraggio il senso dello Stato e che si rifiutassero le tentazioni troppo spesso risorgenti di organismi centrali o periferici fortemente caratterizzati da tentazioni clientelari, il che significa suggestione per gli interventi a pioggia e per gli interventi disarticolati prodotti soltanto da pressioni localistiche o personalistiche di Gruppi o di Partiti.
Credo che.dire queste cose non sia sprecato in questo momento, forse è tempo non propizio, ma approvando una legge di questo genere questi principi vanno richiamati e soprattutto va richiamato il nostro dovere di Consiglieri regionali ad assolvere questi compiti, che sono ben definiti e che fanno alta la funzione che svolgiamo in questa sede.
Voglio riprendere qui per onestà, perché l' ho ripresa in Commissione e anche oggi nella riunione che c'è stata, la proposta del collega Rossa di consentire la partecipazione all'assemblea dei Sindaci dei Consiglieri regionali.
Non è peregrina, come poteva apparire ad alcuni in un certo tempo, la preoccupazione del collega Rossa. Con la realizzazione di questi momenti partecipativi nuovi, le deleghe alla Provincia, la costituzione all'assemblea dei Sindaci, la funzione inevitabilmente escludente dell'esecutivo, capita frequentemente che la possibilità di ascolto, non tanto di partecipazione per ottenere consensi, dei Consiglieri regionali venga fortemente ridotta.
Allora, bisogna trovare il modo perché il raccordo tra il Consigliere regionale, il Consiglio regionale con la società esista e sia produttivo.
Perché noi possiamo discutere qui con elementi raccolti direttamente non filtrati attraverso una preventiva conoscenza delle problematiche e dei fatti. Quindi la riflessione del collega Rossa è intelligente e va ripresa come ci siamo impegnati a fare, nel momento di regolamentare l'attività dell'assemblea dei Sindaci.
Concludo dicendo che questa legge, della quale sono molto grato in particolare al collega Genovese, ci toglie dall'animo una grossa angoscia che è quella costituita da 200 dipendenti della Regione, con il costo che si può immaginare, assolutamente inutilizzata.
Essa peraltro toglie queste persone da una condizione agonica che è stata vissuta soprattutto negli ultimi due o tre anni di vita dei Comprensori.
All'amico e collega Carletto chiedo che venga immediatamente applicata questa legge perché l'utilizzazione delle potenzialità del personale regionale presente nei Comprensori sia efficace, immediata e soprattutto sia indirizzata verso gli obiettivi che insieme, attraverso il piano di sviluppo, noi ci fisseremo.
Ultima considerazione, un po' partigiana, mi si perdoni, per ritornare sull'argomento iniziale: la possibile costituzione del consorzio dei Comuni del Verbano - Cusio - Ossola. Se si realizzerà questo e se avremo la forza tutti insieme, noi provinciali di Novara, di dare organizzazione seria a questo organismo, di fargli assumere sempre di più una caratteristica omogenea tale da giustificare ancora di più la prospettiva di Provincia futura, credo che avremo fatto un buono e positivo lavoro.
Quindi largo consenso, direi autentica soddisfazione legislativa, per questo provvedimento, al di là delle ombre che esso contiene, soprattutto per le luci che mi sembrano ampiamente diffuse in tutti gli articoli della legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, il Presidente del Consiglio mi ha invitato a non intervenire prima, per cui riassumo brevemente le mie osservazioni.
Desidero esprimere l'apprezzamento del Gruppo socialista per il risultato che stiamo raggiungendo con l'approvazione di questa legge.
E' una legge importante come era importante quella votata sul riordino dei Comprensori.
C'è stato il periodo aureo della poesia nel quale si istituirono i comprensori che diedero importanti contributi alla Regione. Fu un momento nel quale si pensava addirittura di sovvertire l'ordinamento istituzionale previsto dalla Costituzione per quanto riguarda le Province. Occorreva quindi ridefinire questi organismi.
Questa ridefinizione, nei tempi che sono cambiati, vuole stabilire appunto un rapporto nuovo con le Province attraverso una diversa collaborazione con le autonomie locali. Quindi rapporto nuovo con le Province, con i Comuni attraverso l'assemblea dei sindaci; individuazione di aree programma più realistiche, più concrete rispetto ai comprensori i quali sovente hanno diviso le Province perché mancavano di realismo.
Questa legge tende a realizzare il decentramento regionale attraverso le deleghe. Quindi da parte del Gruppo socialista c'è piena soddisfazione per questo nuovo rapporto che si va definendo.
Ringrazio il collega Nerviani di aver raccolto la proposta di inserire in questo nuovo rapporto il ruolo dei Consiglieri regionali. Vivo in una provincia che appartiene al "resto del Piemonte" rispetto alla metropoli rispetto a Torino, dove la Regione ha un'altra connotazione, è un centro politico in più rispetto al Comune e alla Provincia. In questa Provincia c'è il 50% del peso che la Regione esprime. I problemi sono di identificazione nel rapporto di attività politica con la Regione, con la Provincia e con il Comune. Se vogliamo che la Regione riprenda il suo cammino come era all'inizio dell'istituzione regionale, dobbiamo individuare delle forme che consentano a tutti gli enti di essere presenti non solo all'esecutivo regionale. La Giunta non sempre può essere presente anzi ha sempre maggiori difficoltà ad essere presente. Allora, la gente dà alle persone fisiche la connotazione regionale.
E' necessario che la Regione sappia individuare gli anelli che le consentano di poter essere forza viva e vitale con piena credibilità perch potrebbe determinarsi ciò che poco fa diceva il collega Nerviani, un ruolo non preciso e indefinito che si riverserebbe sugli stessi Consiglieri regionali.
Questi nuovi poteri debbono aver piena autonomia e a volte anche indipendenza; vogliamo che la Regione sia sempre più decentrata e sempre meno monocentrica. Mi auguro che nelle nuove norme queste esigenze vengano raccolte.
Per le disponibilità che sono state manifestate da tutte le parti politiche in Commissione, mi dichiaro soddisfatto ed esprimo il voto favorevole del Gruppo PSI.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, avevo anticipato nel dibattito generale una dichiarazione di voto che sarebbe stata caratterizzata da alcuni elementi di novità rispetto al contenuto del precedente intervento.
La mia dichiarazione di voto in effetti è la conferma del voto favorevole che darà il Gruppo liberale. Soprattutto è d'obbligo registrare da parte di un esponente della maggioranza come questa giornata sia non priva di significato politico.
Con questa legge la maggioranza, la Giunta, ma anche l'opposizione colgono un risultato che deve essere sottolineato negli aspetti politici di governo della realtà. Nella stessa tornata di Consiglio abbiamo approvato leggi di non minore importanza, per esempio, la legge sul personale; è stato approvato il piano di intervento in edilizia, è stata approvata la legge sulla protezione civile: questo ha un significato politico che non deve sfuggire e che deve, attraverso la mia dichiarazione di voto, rimanere agli atti nella storia di questa Regione.
La maggioranza dopo un anno dal suo insediamento a pieno titolo dimostra quindi capacità di dare risposte alle domande più presenti sul territorio e nella società, nelle istituzioni, capacità di rispettare gli appuntamenti, capacità di avviare un rapporto, specialmente con l'opposizione, un dialogo che ha consentito, su questi appuntamenti fondamentali, di pervenire a risultati qualche volta unitari, qualche volta non unitari nel voto finale, ma certamente unitari nell'impegno proposto.
Ci sembra quindi di avere garantito una risposta alla società e anche al dialogo politico.
Non enfatizziamo questi risultati né come un risultato considerato finale, né come un risultato esclusivo della maggioranza e della Giunta.
Ci sembra invece un'indicazione di impegno alla Giunta, alla maggioranza e a tutto il Consiglio di voltare pagina.
Questa data che chiude il nostro impegno e che ci lascia in vacanza per qualche settimana chiude gli appuntamenti istituzionali e apre la fase degli impegni politici e programmatici che sono il fondamentale impegno della Giunta.
Abbiamo risolto alcuni impegni forti con le istituzioni, probabilmente si apre per questa maggioranza e per questa Giunta l'esigenza di sapersi confrontare con i fenomeni della società che, nella misura in cui sono poco vivaci e poco presenti, sono ancora più inquietanti.
I dati del Censis hanno messo in evidenza che la Regione Piemonte continua a perdere peso, che la qualità della vita dei nostri cittadini misurati ahimè con il metro capitalistico del reddito, continua a scendere mentre constatiamo che alcune strutture imprenditoriali crescono in termini di reddito e di produttività. Sono segnali inquietanti anche sul piano internazionale. I segnali del petrolio non collimano completamente con quanto avviene negli Stati Uniti.
La maggioranza, ma ritengo il Consiglio complessivamente sia pure con posizioni diverse, riafferma la disponibilità rispetto agli appuntamenti che la Giunta dovrà affrontare quest'autunno. Immaginiamo un lavoro proficuo e, per quanto possibile, partecipato da parte di tutte le forze politiche nei modi che la Giunta vorrà indicare in ordine al Piano di sviluppo. Ci sono grandi appuntamenti sul piano del territorio. Questa maggioranza è composita sul piano delle forze politiche ed è composita anche sul piano delle esperienze personali. Abbiamo scontato alcuni ritardi che derivano dal rodaggio delle esperienze personali e delle differenze politiche, anche di provenienza, rispetto alle collocazioni. Ci sembra che quest'anno di lavoro non solo abbia perseguito i risultati che abbiamo prima indicato, ma soprattutto abbia creato i presupposti per un lavoro proficuo nell'interesse della collettività.
L'opposizione ha avuto nei confronti della maggioranza e della Giunta un comportamento fortemente corretto, fortemente disponibile e fortemente intelligente. Questo responsabilizza ancora di più la maggioranza e la Giunta. Ci auguriamo che, come maggioranza, sapremo essere all'altezza della fiducia che l'opposizione ci ha confermato, sia pure in termini critici e qualche volta anche vivaci, nei confronti delle istituzioni e nei confronti della società.



PRESIDENTE

Prima di votare l'intero testo della legge pongo in votazione l'allegato.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 24 voti favorevoli e 14 astensioni.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto si 41 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Attrezzature sanitarie (presidi di diagnosi e cura delle USSL)

Esame proposta di deliberazione n. 246: "Programma di investimenti in opere edilizie ed attrezzature sanitarie per l'anno 1986 - Assegnazione alle UU.SS.SS.LL. della Regione di quota del Fondo Sanitario Nazionale 1986 in conto capitale per Lire 108.428.000.000, delle somme ex art. 69 della legge 23/12/1978, n. 833 per Lire 30.152.194.000 e di Lire 11.600.000.000 relative ad autofinanziamenti dell'U.S.S.L. 1/23" (seguito)


PRESIDENTE

Propongo ora di iscrivere all'o.d.g. la proposta di deliberazione n.
246: "Programma di investimenti in opere edilizie ed attrezzature sanitarie per l'anno 1986 - Assegnazione alle UU.SS.SS.LL. della Regione di quota del Fondo Sanitario Nazionale 1986 in conto capitale per Lire 108.428.000.000 delle somme ex art. 69 della legge 23/12/1978, n. 833 per Lire 30.152.194.000 e di Lire 11.600.000.000 relative ad autofinanziamenti dell'U.S.S.L. 1/23".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Acotto. Ne ha facoltà.



ACOTTO Ezio

Penso che l'Assessore dovrebbe dare delle spiegazioni al Consiglio in ordine a questo atto che è dell'ordine di 140 miliardi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Signor Presidente, signori Consiglieri, le condizioni di ipoglicemia sono le migliori per far passare le deliberazioni! Non dobbiamo impressionarci per la cifra. Alla corporazione della sanità, intendo Assessorato regionale e UU.SS.SS.LL., nella realtà dei fatti è vietato il piacere dell'effimero e l'effetto moltiplicatore dei mutui; quindi le nostre cifre sono sempre piuttosto secche.
Il Piemonte è una Regione fondamentalmente seria e corretta. Vedete infatti che rispetto ai 105 miliardi del Fondo Sanitario Nazionale vi è un incremento di 38 miliardi legato ai proventi dei ticket, cosa che non capita in altre Regioni dove il ticket è qualcosa di misterioso.
Per quanto concerne la divisione di questa cifra fra le singole UU.SS.SS.LL. e per quanto concerne la componente edilizia e le attrezzature, credo si sia nella realtà seguito con estremo rigore ed estrema aderenza il piano sanitario regionale. Anche qui non abbiamo avuto molte possibilità, non dico di effimero, ma possibilità d'iniziativa, in quanto il parco degli investimenti è già segnato nel tempo per lo meno fino alla fine del 1987 e anche del 1988.
Il programma 1985/87 è stato seguito con correttezza e con puntualità.
Si è insistito di più sul finanziamento dei Laboratori di sanità pubblica che senza dubbio attingono in questo momento forse la maggior rilevanza specifica per quanto attiene la materia igienica preventiva che è uno degli assunti della riforma sanitaria.
Per quanto attiene il restante ambito dei finanziamenti per le attrezzature in particolare, ci siamo attenuti alle prescrizioni dei programmi di intervento delle singole UU.SS.SS.LL., anche questi ovviamente correlati con il piano sanitario regionale per quanto attiene divisioni e servizi. Le altre linee seguite sono il completamento della rete dei poliambulatori di tipo A e di tipo B e il progetto poliambulatori.
In realtà abbiamo trovato delle ipoteche, non dico criticabili, ma su cui si sarebbe dovuto discutere, legate alla presenza in numero esuberante di poliambulatori in città medio-piccole dove esiste già un ospedale. Su questo avrei delle perplessità perché è difficile ipotizzare una vera commistione e un'integrazione Università - territorio se perdiamo queste occasioni e lasciamo incrostazioni di medicina erogata di tipo ex mutualistico con scarsa integrazione con la medicina ospedaliera. Questo è per me l'unico motivo di rammarico su questa delibera. D'altra parte il passo era segnato in questi termini e non si poteva fare diversamente.
Abbiamo anche risposto agli assunti rispetto agli ospedali prioritari.
Anche in questo campo ho qualche rammarico perché di cattedrali nel deserto ne esistono. D'altra parte sono opere incominciate e dobbiamo pur finirle.
Non le cito per non creare momenti di perplessità nelle varie Province piemontesi. Sappiamo che dietro ognuna di queste iniziative c'è una storia e ci sono delle aspettative. Indubbiamente dobbiamo seguire questa strada terminandola e sperando di non imboccarne altre analoghe per il futuro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

L'illustrazione appena svolta dall'Assessore, forse perché è stata necessariamente circoscritta nel tempo, non ha offerto grandi ed ulteriori elementi di valutazione su questa materia particolarmente ampia. Il volume degli investimenti previsti è consistente.
Pare evidente che la maggioranza stia ancora premendo in una direzione che forza rispetto alle possibilità che ha l'opposizione di entrare nel merito di questi argomenti. La forzatura è evidente soprattutto se ci riferiamo ai tempi che la Commissione ha avuto a disposizione per esaminare tutta la materia.
Quattordici giorni per compenetrare i termini di questa deliberazione sono senz'altro molto pochi, direi che sono tempi proibitivi per quanto riguarda una forza politica che voglia esercitare un'azione responsabile di contributo critico o di controllo; sono tempi molto ristretti, anche se abbiamo avuto la possibilità di seguire la fase preparatoria di questa deliberazione, in quanto l'Assessore, correttamente, ci ha invitati alle consultazioni con le UU.SS.SS.LL. del Piemonte riunite attraverso i quadranti.
Debbo dire che ho registrato una convinzione inferiore legata probabilmente ad una caduta di tensione, non soltanto a livello di UU.SS.SS.LL. che :sono nella fase del trapasso tra gli organismi scaduti e quelli da rinnovare, ma anche nell'azione di governo della Regione.
La deliberazione nel merito adotta e attua i criteri previsti nel piano socio-sanitario regionale in vigore.
C'è la novità che abbiamo rimarcato in precedenza, relativa all'INRCA e che trae origine anche dalla convenzione che è stata poc'anzi approvata e su cui noi abbiamo manifestato una posizione negativa motivandola proprio con il fatto che non era materialmente possibile entrare nel merito di simili contenuti.
Quindi i tempi proibitivi per l'esame di questa materia e la mancata possibilità di approfondimento, hanno suscitato perplessità e il nostro atteggiamento negativo su questa deliberazione. Pertanto ci asterremo dal voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Condivido le osservazioni svolte dal compagno Acotto. In effetti la deliberazione è stata in Commissione per l'esame un tempo così breve che non ha consentito una verifica approfondita.
Vorrei aggiungere alcune osservazioni sulle priorità che sono dichiarate nel testo della deliberazione. Per investimenti edilizi nell'USSL 1/23 sono previsti 10 miliardi e all'interno di questa cifra sono destinati 2 miliardi all'INRCA la cui convenzione abbiamo appena votato.
Questa destinazione ci lascia perplessi.
Poi ci sono 2 miliardi per l'Ospedale Mauriziano e su 10 miliardi solo 6 sono destinati ai vari presidi ospedalieri di cui si fa un elenco puntinato. A me risulta però che le priorità nell'USSL 1/23 sono la Nuova Astanteria Martini, che ha definito un progetto attorno ai 25 miliardi, e l'Ospedale Maria Vittoria che nella citazione non viene neanche ricordato.
Vorrei avere dall'Assessore una spiegazione nel merito di queste scelte.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Rispondo intanto sui tempi. Le ipotesi sono due: o allunghiamo i tempi in Commissione eliminando la consultazione, dove tutti sono invitati a entrare nel merito della discussione e nell'analisi dei problemi, oppure andiamo avanti così. A parte che gli storiografi di questo Consiglio mi hanno documentato che i tempi di giacenza in Commissione erano di uno o due giorni; quindi c'è già un miglioramento abbastanza netto.
Per quanto attiene all'USSL di Torino in realtà ci saranno altri 11 miliardi di autofinanziamento che passeranno attraverso la manutenzione ordinaria e che saranno riversati in conto capitale; nella sostanza il finanziamento sarà di circa 22 miliardi, quindi una possibilità di investimento notevole, tenendo conto che su ogni presidio occorre valutare la capacità di spesa annuale che quando si parla di ristrutturazione non può mai superare determinati limiti. L'USSL di Torino dovrebbe spiegarmi perché ha ancora 6 miliardi fermi.
Ci sono molti conti aperti con l'USSL di Torino, non vi è alcun dubbio speriamo che si chiudano definitivamente con il decentramento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione la deliberazione il cui testo, a mani dei Consiglieri verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è.pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 24 voti favorevoli e 15 astensioni.
Pongo inoltre in votazione l'immediata esecutività di tale deliberazione ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953, n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'immediata esecutività è approvata all'unanimità dei 39 Consiglieri presenti.


Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo l'iscrizione all'o.d.g. dei seguenti argomenti: Esame proposta di deliberazione n. 196: "Approvazione dei criteri per l'individuazione delle attività socio-assistenziali a rilievo sanitario i cui oneri gravano sul Fondo Sanitario Nazionale e definizione degli indirizzi operativi alle Unità Socio-Sanitarie Locali" Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Modifica alla legge regionale 27/10/1982, n. 31 'Disciplina degli organi collegiali sanitari'" Esame proposta di deliberazione n. 154: "D.P.R. n. 915/82. Attuazione art. 6, lett. f), e art. 33. Smaltimento rifiuti speciali (nn. l, 2 e 5 quarto comma, art. 2) e tossici e nocivi. Prime disposizioni regionali attuative".
In merito alla proposta di deliberazione n. 154 chiede di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Noi abbiamo chiesto da mesi che la Giunta, invece di venire a scaldare la sedia, ci desse la programmazione dei lavori del Consiglio. Questo non è mai avvenuto.



MACCARI Eugenio, Assessore alla tutela dell'ambiente

Ma questa deliberazione era già iscritta all'o.d.g.



BONTEMPI Rinaldo

Sono già le 20,30; questo non mi pare un modo serio di approvare i provvedimenti. Abbiamo approvato un programma di investimenti per la sanità per un importo di 140 miliardi senza un dibattito, gli altri Gruppi non sono intervenuti.
Devo dire che questa deliberazione sullo smaltimento dei rifiuti speciali francamente non la conosco.
Come è possibile una materia del genere farla passare come se fosse un adempimento formale? Così si svuota completamente il ruolo del Consiglio.
Se siamo arrivati a questo punto non è per responsabilità nostra. Noi non abbiamo mai posto obiezioni a questa deliberazione; ci siamo però accordati su altre priorità.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla tutela dell'ambiente

La scadenza del 31/12/1986 per l'adeguamento degli impianti è una data stabilita dal D.P.R. 915. Purtroppo i 18 mesi dalle prime norme ministeriali hanno coinciso con la deliberazione regionale. I tempi sono già stretti adesso, se approveremo questa deliberazione nel mese di settembre praticamente i tempi diventano inesistenti per gli adeguamenti in quanto si deve prevedere il progetto, l'approvazione e la realizzazione.
Questa è la situazione.



FERRO Primo

L'adeguamento fa riferimento al D.P.R. 915.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Per quelli che vogliono adeguarsi il riferimento è la legge statale con le norme di attuazione conseguenti. Questa delibera prevede le disposizioni attuative.



BONTEMPI Rinaldo

Il nostro Gruppo non è disponibile a discutere su questo per una ragione di principio.



PRESIDENTE

Il Gruppo comunista ha giustamente fatto le sue osservazioni. Non ci sono le condizioni per esaminare questo punto. Questo argomento sarà discusso come primo punto nella prossima seduta.
Pongo in votazione l'iscrizione all'o.d.g. degli altri argomenti.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.


Argomento: Spesa socio - assistenziale - Fondi sanitari

Esame proposta di deliberazione n. 196: "Approvazione dei criteri per l'individuazione delle attività socio-assistenziali a rilievo sanitario i cui oneri gravano sul Fondo Sanitario Nazionale e definizione degli indirizzi operativi alle Unità Socio-Sanitarie Locali"


PRESIDENTE

Esaminiamo pertanto la proposta di deliberazione n. 196: "Approvazione dei criteri per l'individuazione delle attività socio-assistenziali a rilievo sanitario i cui oneri gravano sul Fondo Sanitario Nazionale e definizione degli indirizzi operativi alle Unità Socio-Sanitarie Locali".
La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Questa deliberazione deriva dal decreto dell'8 agosto che noi abbiamo giudicato negativamente perché non poco scompiglio e non poca difficoltà ha creato nella gestione delle UU.SS.SS.LL. per la separazione della spesa sanitaria da quella assistenziale. E' un atto dovuto che ha i vincoli contenuti nel decreto dell'8 agosto, di questo siamo consapevoli, ciò non di meno vogliamo esprimere alcune valutazioni su una serie di punti. La rigidità del decreto, nonostante questo tentativo di chiarire e di distinguere, continuerà a creare problemi nella gestione amministrativa concreta delle UU.SS.SS.LL. Ci sono dei passi che non definiscono con chiarezza la composizione della spesa, anche perché le forme con cui vengono erogati i servizi sono diverse.
Uno in particolare è il motivo che determina la nostra posizione critica. Per i servizi per gli anziani non autosufficienti viene confermata una posizione che noi giudichiamo negativamente in quanto l'anziano non autosufficiente viene paragonato ad una persona sana, quindi la spesa di questi servizi viene addebitata sulla parte assistenziale, è una spesa che presuppone la contribuzione totale dell'utenza tranne alcuni casi particolari.
Il piano sanitario nazionale è ancora latitante, però visto lo stato dei servizi, viste le forme possibili, dobbiamo fare un ragionamento che preveda una pluralità di forme di intervento. Oggi il carico finanziario è tutto sulle spalle degli utenti.
Esprimiamo parere negativo su questa delibera perché sancisce ancora una volta questa situazione non più tollerabile. Riteniamo che sia opportuna una discussione approfondita per rivedere questo tipo di scelta.
L'ultima stesura del piano nazionale che conosciamo apre possibilità diverse di sviluppo per quanto riguarda i servizi previsti nella legge 20 (servizi con connotazione sanitaria per gli anziani non autosufficienti).
insomma vorremmo trovare le vie per garantire un servizio.
Per questo motivo esprimiamo parere negativo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo, a mani dei Consiglieri, verrà trascritto nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 24 voti favorevoli, 13 contrari e 1 astensione.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame legge rinviata dal Governo relativa a: "Modifica alla legge regionale 27/10/1982, n. 31 'Disciplina degli organi collegiali sanitari"'


PRESIDENTE

Esaminiamo infine la legge rinviata dal Governo relativa a: "Modifica alla legge regionale 27/10/1982, n. 31 'Disciplina degli organi collegiali sanitari"', licenziata all'unanimità dalla V Commissione.
Non essendovi interventi possiamo passare alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 "L'art. 11 della legge regionale 27/10/1982, n. 31 è così sostituito: 'Fermo restando il pagamento dei gettoni di presenza secondo quanto previsto dall'art. 1 della legge regionale 2/7/1976, n. 33 e successive modifiche ed integrazioni, a ciascun componente non dipendente regionale delle Commissioni sanitarie regionali di seconda istanza per gli invalidi civili, per i ciechi civili e per i sordomuti di cui agli artt. 1, 2 e 3 della presente legge e costituite rispettivamente ai sensi dell'art. 9 della legge 30/3/1971, n. 118, dell'art. 10 della legge 27/5/1970, n. 382 e dell'art. 3 della legge 26/5/1970, n. 381, spetta la somma di L. 3.000 per ogni soggetto esaminato I compensi di cui al precedente comma spettano anche ai dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale, purché la partecipazione alle sedute delle Commissioni avvenga al di fuori del normale orario di lavoro"'.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 38 hanno risposto si 37 Consiglieri ha risposto no 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "Alle spese derivanti dal funzionamento degli organi collegiali di cui alla legge regionale 27/10/1982, n. 31, si provvede con le dotazioni finanziarie di cui al cap. 10683 del bilancio 1986 e corrispondenti capitoli degli esercizi successivi.
Alla maggiore spesa per il 1986, valutata in L. 90 milioni, derivante dall'attuazione della presente legge, si provvede con lo stanziamento, in termini di competenza e di cassa, di cui al cap. 10683 del bilancio 1986".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 38 hanno risposto si 37 Consiglieri ha risposto no 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 38 hanno risposto si 37 Consiglieri ha risposto no 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.
Nell'augurare a tutti buone ferie, comunico che il Consiglio verrà convocato a domicilio.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,25)



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