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Dettaglio seduta n.57 del 30/07/86 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Signori Consiglieri, la Conferenza dei Capigruppo ha stabilito che oggi e , domani non saranno discusse interpellanze ed interrogazioni poich l'o.d.g. prevede già una nutrita serie di questioni.
Passiamo al punto 2) dell'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri: Bosio Carazzoni, Croso, Dameri, Ratti, Staglian


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto alla legge regionale del 3/7/86 "Modifica dell'art. 12 della L.R. 12/8/76, n. 42 'Norme per il funzionamento dell'organo regionale di controllo' ".


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Gli elenchi delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 22/7/86 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma della L.R.
6/11/78, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, sono depositate e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Comunicazioni della Giunta regionale sui problemi connessi all'ipotesi di creare una discarica di rifiuti tossici e nocivi in località Valcurone nel Comune di Pontecurone


PRESIDENTE

Passiamo alla comunicazione della Giunta regionale, di cui al punto 5) dell'o.d.g., sui problemi connessi all'ipotesi di creare una discarica di rifiuti tossici e nocivi in località Valcurone nel Comune di Pontecurone.
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Credo sia opportuno dare un aggiornamento al 30 luglio della situazione di Pontecurone. Non inizierei dal momento in cui è sorto il caso, non rifarei quindi tutta la storia che già conosciamo e che abbiamo avuto occasione di portare in sede di dibattito. Mi limiterò agli aggiornamenti della situazione dal 9 luglio ad oggi.
In tale data il Ministro Zamberletti aveva convocato a Roma i Sindaci interessati, l'Amministrazione provinciale, l'Amministrazione regionale e i parlamentari della circoscrizione di Alessandria.
Alla riunione del 9 luglio, tenuta negli uffici del Ministero della Protezione civile, i Sindaci di Castelnuovo Scrivia, Pontecurone Alzano,Molino dei Torti, Guazzora, Isola Sant'Antonio e Casei Gerola avevano ribadito la loro opposizione, mentre era stata riconfermata la posizione favorevole dei Sindaci di Carbonara Scrivia e Tortona.
Di fronte a questa situazione il Ministro Zamberletti, già in possesso del parere positivo della Commissione Grandi Rischi, reputava opportuno rinviare ogni decisione al Comitato Interministeriale presso il Ministero dell'ecologia, Comitato prevista dall'art. 5 della legge n. 915.
Tale Comitato cessa oggi le sue funzioni perché oggi entra in vigore la legge istitutiva sul Ministero dell'ambiente. Questo Comitato interministeriale si era riunito in data 14 luglio e dopo aver esaminato il progetto emetteva la deliberazione, che mi pare opportuno leggervi per esteso, per conoscere in modo approfondito il contenuto e per sottolineare la risposta alla domanda che Zamberletti aveva posto al Comitato stesso. Il 9 luglio, il Ministro Zamberletti si era preoccupato di avere alle spalle una decisione del Comitato presso il Ministero dell'ecologia che lo autorizzasse ad usare in questo caso lo strumento dell'ordinanza. Il testo della delibera dice: "Il Comitato, riunito il giorno 14 luglio al fine di esaminare la grave situazione ambientale connessa ai giacimenti incontrollati di fusti contenenti rifiuti altamente tossici nei Comuni di Tortona e Carbonara Scrivia in provincia di Alessandria, preso atto del progetto di bonifica delle aree inquinate individuate lungo la zona golenale del torrente Scrivia, elaborato dalla Società Ecodeco, su incarico del Prefetto di Alessandria; considerato il parere favorevole espresso dai tecnici della Commissione Grandi Rischi, su richiesta del Prefetto di Alessandria circa la validità del progetto di discarica di II categoria tipo c) da realizzare in località Valcurone, Comune di Pontecurone considerato che il suddetto sito è compreso tra quelli individuati dal piano dei siti della Regione Piemonte come idonei alla realizzazione di discariche controllate di rifiuti speciali, anche tossici e nocivi, risulta altresì essere il più vicino ai predetti giacimenti incontrollati; ritenuto che data la gravità e l'urgenza della situazione in atto, che configura uno stato di emergenza per l'intera asta del fiume Po, a valle della confluenza con il torrente Scrivia, debba farsi ricorso in via eccezionale ai poteri straordinari conferiti dalla legge 23/12/1982 n. 938 al Ministro per il coordinamento della Protezione Civile, invita il Ministro per il coordinamento della Protezione Civile a fronteggiare l'emergenza disponendo con propria ordinanza: 1) l'immediato avvio dell'intervento di bonifica delle aree oggetto di giacimenti incontrollati di rifiuti altamente tossici nel Comune di Tortona e di Carbonara Scrivia in provincia di Alessandria, consistente nel trasferimento ad impianti di smaltimento e/o stoccaggio provvisorio autorizzati, dei rifiuti solidi e liquidi destinati alla termodistruzione o alla depurazione biologica, nonché nell'asportazione del terreno contaminato da collocare in discarica controllata di II categoria di tipo c) 2) invita il Ministero all'occupazione e all'utilizzazione immediata del sito di Pontecurone, di cui in premessa, al fine di realizzare detta discarica controllata, nella quale collocare il terreno contaminato risultato dalle operazioni di bonifica.
Invita altresì la Regione Piemonte, avvalendosi dei poteri conferitegli dagli artt. 6 e 12 del DPR n. 915, a rendere al più presto disponibili i restanti siti individuati dal piano regionale al fine di assicurare la rapida realizzazione di impianti idonei allo smaltimento dei rifiuti speciali e/o tossici e nocivi".
La decisione del 14 luglio aveva suggerito al Ministro Zamberletti di convocare, per il 21 luglio a Roma, une seconda riunione con gli stessi interlocutori presenti alla riunione del 9 luglio, cioè i Sindaci interessati, l'Amministrazione provinciale, l'Amministrazione regionale e sembrava che questa riunione dovesse essere il suggello operativo della questione. Sennonché questa riunione veniva improvvisamente annullata dallo stesso Ministro Zamberletti senza una motivazione precisa. Mi è dato supporre dagli avvenimenti successivi che la motivazione possa essere stata l'avvio della società prevista da un'ordinanza del Ministro Zamberletti, di cui parlerò adesso.
Il Ministro Zamberletti aveva previsto in un'ordinanza del 28 aprile che è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale di maggio, la creazione di una società per realizzare gli interventi di emergenza sui territori inquinati da rifiuti tossici e nocivi.
Riconoscendo che in quella ordinanza era necessario ricorrere ad una struttura tecnicamente organizzata, nell'ambito della pubblica amministrazione e ritenendo che l'interlocutore per la creazione di questa società potesse essere l'IRI, il Ministro individuava l'IRI come polo di collaborazione per la costituzione di un'apposita società alla quale potesse essere affidata l'elaborazione dei dati, che (come loro ricorderanno) sono dei dati richiesti dalla prima ordinanza del Ministro Zamberletti sulla situazione delle discariche abusive nel Paese e potesse come secondo elemento, elaborare e attuare i progetti sul piano esecutivo per quanto era relativo agli interventi di emergenza.
A tale fine questa società, nelle cose indicate dall'ordinanza, aveva questi compiti: 1) la verifica delle caratteristiche delle discariche censite 2) la determinazione del grado di rischio delle singole discariche anche allo scopo di graduare una modalità di interventi 3) la verifica delle aree destinate allo stoccaggio provvisorio e definitivo delle sostanze tossiche e nocive, che venivano recuperate dalle discariche clandestine, al fine di accertarne l'idoneità ambientale e geologica e la sicurezza per la salute pubblica 4) aveva ed ha il compito della verifica degli impianti di trattamento intesi come operazione di trasformazione, rigenerazione, recupero e innocuizzazione dei rifiuti tossici e nocivi al fine di provocare la rimozione di quelli assolutamente non idonei ovvero anche l'adeguamento secondo le tecnologie più avanzate 5) i compiti della società sono gli interventi di emergenza, per ricondurre nei limiti di sicurezza le situazioni straordinarie di pericolo che si possono essere verificate in conseguenza degli inquinamenti 6) la società ha il compito di assumere le iniziative ritenute opportune per la bonifica di territori interessati da fenomeni di inquinamento.
Questi sono compiti della società che è stata fondata ed istituita in questi giorni e che si chiama "Castaglia Società Italiana per l'ambiente" di cui non ho ancora elementi precisi. Mi pare - lo dò con beneficio di inventario - che le società del gruppo IRI, che fanno parte di questa composizione sociale, dovrebbero essere: la Italimpianti, la Italeco, la Finmeccanica e credo un paio di altre, di cui non ho ancora gli elementi in quanto ne ho avuto solo un'informazione telefonica parziale.
Nella seduta del 9 luglio - probabilmente chi era presente lo ricorda dietro una mia richiesta sui compiti della società era stata.data una risposta dal Prefetto Pastorelli, che aveva affermato che la società si sarebbe costituita, ma non a tempi ravvicinati; viceversa questa società si è costituita alcuni giorni fa ed ha incominciato ad operare e credo che il primo punto di operatività sia proprio a Carbonara. Infatti, venerdì scorso, i tecnici della Società Castaglia sono giunti nell'Alessandrino e hanno incominciato a operare nel rilevamento e nella verifica della situazione di Tortona, di Carbonara Scrivia e anche di Pontecurone.
Questi tecnici stanno verificando lo stato dei luoghi; le caratteristiche delle discariche, del grado di rischio e di inquinamento dei sistemi di rimozione e di bonifica degli interventi di emergenza per ricondurre, in base all'ordinanza del Ministro Zamberletti, alle condizioni di sicurezza le situazioni straordinarie di pericolo verificatesi.
La società ha l'incarico di fare queste verifiche e di comunicare al dipartimento della Protezione Civile inoltre gli elementi di valutazione sull'idoneità geologica e geomorfologica della discarica di Pontecurone e ogni utile elemento sull'individuazione di siti alternativi nella zona.
Questo è l'elemento nuovo che scaturisce da questa problematica; cioè la considerazione, in fase di studio in questo momento, di andare a ricercare le possibili soluzioni alternative se esistono nell'ambito della zona.
Questa mattina è stato convocato a Roma dagli uffici del Ministero dell'ecologia, un incontro tra i Sindaci interessati e la Commissione tecnica nominata dal Comune di Pontecurone con una serie di esperti del Ministero dell'ecologia, riunione tecnica, non politica, per valutare sia i progetti sia le possibilità alternative su Pontecurone.
Per quanto riguarda il problema del Piano dei siti la Giunta si sta muovendo, in questo momento su un tentativo di rendere operative nell'ambito regionale tre o quattro discariche, anche per un criterio di giustizia nei confronti sia dell'Alessandrino sia degli abitanti di Pontecurone e dei Comuni limitrofi, qualora dovesse decollare quella discarica, affinché non diventi la pattumiera del Piemonte o l'unica possibilità in Piemonte dove scaricare i rifiuti tossici e nocivi. Ci stiamo muovendo su queste linee e in modo particolare cerchiamo di recuperare il discorso su Codemonte, su Bellinzago. A tale fine abbiamo già avuto un incontro con i Sindaci interessati. Non c'è chiusura a priori, ma c'è una possibilità di instaurare una forma di collaborazione attraverso la formazione di una società mista alla quale potrebbero partecipare gli stessi Comuni interessati. In linea di massima potrebbe essere questa la strada da seguire, non particolarmente sostenuta da qualcuno. A me pare che le Amministrazioni locali potrebbero essere disponibili ad entrare nella gestione dell'azienda, del giacimento controllato, per avere anche un controllo maggiore da cui può derivare una sicurezza maggiore per la salute pubblica. Secondo punto: dovrebbe decollare, a tempi non molto lunghi, il giacimento di Collegno, previsto anche dal Piano. Terzo punto: dovremmo, in provincia di Cuneo, riuscire ad attuare un giacimento controllato con lo spostamento di un sito nell'ambito del Comune di Fossano. C'è questa apertura, non dico ancora una disponibilità totale, ma c'è questa possibilità di lavoro e a tal fine abbiamo già avuto incontri con la Provincia di Cuneo, l'Unione Industriale di Cuneo, la Camera di Commercio e la Finpiemonte, perché riteniamo che sia giusto prevedere la presenza pubblica .della Finpiemonte anche nel sito di Fossano, così come è stata prevista per Pontecurone, Codemonte e Bellinzago. Inoltre si: sta lavorando sulla possibile indicazione di nuovi siti che ci possano permettere un aggiornamento del Piano in termini elastici, man mano che si trovano dei siti validi per costruire una programmazione, se così vogliamo chiamarla non rigida ma elastica che ci dia la possibilità di arrivare, in breve tempo, a disporre per lo meno di una discarica per ogni provincia del Piemonte. Il contatto con le Amministrazioni provinciali su questo c'è, una disponibilità di massima c'è ed è indubbiamente uno degli elementi positivi che ci possono portare in questi anni all'avvio della soluzione del problema.
Aggiungo di aver ricevuto questa mattina un telegramma inviatomi dal Prefetto di Alessandria che dice testualmente: "La società italiana per l'ambiente Castaglia ha iniziato, su incarico del Ministro Coordinamento Protezione Civile rilievi ed accertamenti su predette discariche abusive al fine di riferire al Ministero medesimo su situazioni di discariche in questione rischi, inquinamenti acquedotti nonché fattibilità operazione di bonifica con utilizzazione del sito di Pontecurone o individuazione siti alternativi in zona". A tal fine, questo è un altro elemento nuovo con l'incertezza che crea , la novità, si è tenuta ieri mattina presso il Giudice istruttore di Tortona una riunione che ha dato inizio all'istruttoria formale. La riunione si è tenuta fra i tecnici della ditta Castaglia e il collegio peritale, nominato dall'autorità giudiziaria, che è stato incaricato dalla stessa per accertamenti di rito. Durante la riunione sono state prese intese al fine di coordinare opportunamente i lavori.
Non è chiaro se il coordinamento dei lavori fra la Commissione della società Castaglia e i periti del tribunale sia relativo anche all'identificazione e alla valutazione del sito di Pontecurone.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CERCHIO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana, il quale aveva presentato tempo fa un'interrogazione.



PEZZANA Angelo

Vorrei precisare che non era un'interrogazione, ma un'interpellanza trasformata poi in un ordine del giorno e mi sembra che la comunicazione dell'Assessore Maccari oggi intervenga proprio in riferimento a quell'ordine del giorno. L'ordine del giorno recitava: "Il sito di Pontecurone non possiede quelle caratteristiche idrogeologiche minime necessarie affinché un'eventuale discarica di sostanze tossiche vi possa trovare sede senza rischi per la salute della popolazione e l'ambiente, e avere costi di realizzazione e mantenimento contenuti". Altro punto dell'ordine del giorno dice: "Le discariche devono essere ubicate, in base alla legge, ad una distanza di sicurezza di almeno 2.000 metri dai centri abitati esistenti e da quelli previsti dagli strumenti urbanistici vigenti". Se noi guardiamo il Piano dei siti che era stato approvato nel 1983, 10 su 14 siti individuati sono fuori legge perché non ottemperano a questa distanza di 2 chilometri. Quindi questo Piano dei siti deve essere sottoposto ad una revisione e mi chiedo se la Regione, fra le sue competenze, non debba anche attuare questa revisione. Il telegramma letto alla fine della comunicazione dall'Assessore Maccari è del tutto ininfluente perché non aggiunge niente di nuovo, come non aggiungono niente di nuovo le informazioni che l'Assessore Maccari ci ha dato sulla società Castaglia, sulla quale, peraltro, l'Assessore Maccari non ha ancora ricevuto elementi per valutare l'effettiva importanza sul territorio. Anche le informazioni positive con le quali l'Assessore cercava di rincuorarci riguardano ancora una volta tutti i progetti di là a venire: si cercheranno nel Cuneese siti alternativi, si cercherà di fare questo in accordo con determinate associazioni, tutto è proiettato nel futuro. Quello che ci interessa oggi, invece, è di capire quello che avviene nel presente in riferimento al passato. Ma su questo l'Assessore Maccari non ha dato nessuna risposta, sulle preoccupazioni giuste e sacrosante degli abitanti di Pontecurone, che si vedono minacciati da un provvedimento che, oltre a essere dissennato, è anche illegale. A meno che l'Amministrazione regionale non ritenga, con un'innovazione del tutto opinabile, che basti passare la mano a qualche ministero per essere sollevati da ogni responsabilità.
Parliamo allora della ditta Ecodeco. Questa ditta è misteriosa perch l'informazione che viene data non solo ai Consiglieri, ma a tutti i cittadini, è quanto mai vaga; riusciamo ad ottenere informazioni molto più sovente dai giornali che non dall'Assessore competente.
Il Piano dei siti è del dicembre 1983, l'Ecodeco compra il sito 56B quello in discussione, nel gennaio 1985 Sarà una coincidenza? Come mai l'Ecodeco acquista terreni che poi verranno pianificati come segue? L'Ecodeco per questo terreno prevede una capacità doppia di quella necessaria per la raccolta dei rifiuti. Come mai? Questa domanda è rimasta senza risposta, a parte l'ovvia deduzione che l'avrebbe utilizzata per un'attività commerciale privata.
Intanto ci si chiede se con i soldi dei contribuenti è logico che una ditta privata acquisti un terreno doppio rispetto le necessità del sito per un'attività privata. Comunque questo ,può interessare la Magistratura per verificare se questo contratto ha una rispondenza nel reale.
Leggendo i giornali di qualche giorno fa cominciamo a capire qualcosa di più dell'Ecodeco. Se l'Assessore Maccari non sa ancora nulla della Società Castaglia, evidentemente non sapeva neanche tanto sull'Ecodeco perché vediamo come nella Provincia di Pavia ci sia un intreccio di Presidenze e Vicepresidenze tra le società che devono occuparsi dello smaltimento dei rifiuti, dai quali,guarda caso, vengono fuori dei fertilizzanti composti con gli stessi rifiuti chimici nocivi che queste società traggono, acquistando terreni doppi del necessario per farne poi discariche con l'autorizzazione e i soldi dei contribuenti.
Tutto questo, se non interessa l'Assessorato competente, dovrà interessare prima o poi la Magistratura. Qualcuno dovrà intervenire non solo per la difesa dei cittadini, ma anche per capire fino a che punto questi giochi di cointeressenze tra potere pubblico e attività private possano arrivare. Basta che un dipendente della Provincia di Pavia se ne vada, scriva al TAR e racconti quello che è successo perché le cose vengano fuori.
Ci si chiede allora se per caso bisogna aspettare che l'Assessorato all'ecologia della Regione Piemonte si svuoti, come è avvenuto a Pavia, e che un certo rag. Rodolfo Ponsinibio si dimetta per impiegarsi (finalmente dice lui) in un'azienda privata, che gli permetterà di lavorare seriamente e rivelare quello che avveniva nell'Assessorato.
Che cos'è l'Ecodeco? E' una società, in base alla.relazione del Consiglio di Azienda, che ha partecipazioni - quindi controlla - in tutte le società che interessano lo smaltimento dei rifiuti. Elenco le società nelle quali l'Ecodeco ha una partecipazione di effettivo predominio, tutti nomi che vengono fuori in questa inchiesta sull'Ecodeco: Fertilvita: partecipazione di L. 1.200 milioni Ecopiemonte (che peraltro ha sede a Torino): L. 650.000.000 Ecolombardia 18 (già citata e venuta fuori in questa inchiesta): L. 2 miliardi e 182 milioni Ecogel: L. 4.000.000 Ecolombardia: L. 5.000.000 Ecoitalia: L. 5.000.000 Amecoengineering: L. 23.000.000 Ecolombardia 21: L. 5.000.000.
A volte si fanno delle società nominali con capitali bassissimi, non importa avere i miliardi per dare importanza ai traffici che sovente avvengono dietro. Anzi, sono proprio le società con capitale quasi a zero che vengono costruite e sciolte in un batter d'occhio; secondo me sono molto più preoccupanti gli interventi di L. 4.000.000 che non quello di L.
2 miliardi.
Questa è una relazione fatta dal Consiglio di azienda dell'Ecodeco.
Ho detto del sito dove l'Ecodeco avrà una capacità doppia di quella stabilita. Si parla anche di L. 80 miliardi per tutto questo. Vorrei capire a vantaggio di chi pagherà la Regione per l'intera operazione prospettata dall'Ecodeco per lo smaltimento dei rifiuti a Pontecurone. Questo sito ripeto, ha una capienza doppia e permetterà alla ditta Ecodeco di fare quello che ha fatto a Pavia: produrre fertilizzanti con i rifiuti chimici nocivi, per il cui smaltimento è stata pagata con il denaro del contribuente.
Mi sembra un giallo da risolvere in quattro righe.
Qualche tempo fa era apparsa la notizia sui giornali, anche su "L'Unità", del coinvolgimento della società Ecopiemonte in un caso di inquinamento. L'Ecopiemonte è un'altra società legata all'Ecodeco. Con quale leggerezza l'Assessorato all'ecologia della Regione Piemonte si rivolge a ditte che non solo sono chiacchierate, ma sono coinvolte pesantemente in situazioni su cui, per lo meno, la Magistratura sta indagando? Voglio ritornare al discorso che facevo all'inizio sul Piano dei siti del 1983 che va assolutamente rivisto perché illegale e poi denota lacune sulle reali capacità di intervento dal punto di vista legale della Regione Piemonte. Se tutto viene demandato ai Ministeri, ci si chiede se questa è una tattica scarica-barile, oppure la reale esautorazione del potere della Regione.
Mi chiedo se è vero, anche perché le informazioni sono del tutto inesistenti, che venti giorni fa si è svolta una riunione fra l'Assessorato e l'Ecodeco per stabilire una compartecipazione piemontese al progetto. Mi chiedo se è avvenuta, se questa partecipazione è stata stabilita e in che termini.
Mi chiedo anche come mai l'Assessorato all'ecologia della Regione Piemonte non abbia dato il rilievo dovuto al parere della Commissione tecnica del Comune di Pontecurone e il giusto peso alle popolazioni interessate. Questo lo dico con totale tranquillità di coscienza: non è un'affermazione demagogica. Quando si erano votati gli emendamenti che vincolavano la scelta definitiva del sito, indipendentemente dal parere del Sindaco, io avevo votato d'accordo con questo svincolo, perché non si sarebbe trovato nessun sindaco che avrebbe detto ai propri concittadini "scelgo volentieri il nostro Comune per discarica". Io avevo votato contro questa limitazione al parere del sindaco, pertanto non posso essere accusato di demagogia. Il parere delle popolazioni delle località in cui illegalmente viene stabilita una discarica deve essere del tutto ignorato così come ha fatto finora l'Assessorato della Regione Piemonte? Queste sono alcune considerazioni che mi sento di porre all'Assessore Maccari, dal quale, però, da un anno non ho mai ricevuto una risposta soddisfacente neanche in senso autoritario, del tipo: "noi stabiliamo questo, decidiamo di fare così, non ci importa nulla di quella che è la legge, scarichiamo sul Ministro, non ci importa nulla di quello che avverrà, i disastri li affronteremo quando avverranno". Sarebbe almeno una posizione chiara e netta.
Le risposte che ho avuto dall'Assessore Maccari erano positive soltanto quando rimandavano al futuro. Per quanto riguarda l'esistente c'è una totale disinformazione da parte dell'Assessorato all'ecologia, che mi auguro segua l'esempio di quello di Pavia e chiuda, perché la sua azione per quanto riguarda "la pattumiera Piemonte" è soltanto di danno invece che di aiuto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario

Credo che nel riferire dell'incontro che si è svolto a Roma il 9 luglio a cui ho partecipato, perché invitato insieme ad altri Consiglieri regionali, occorra precisione altrimenti si rischia di creare confusione.
Se da una parte è vero che i Comuni di Pontecurone e della Bassa Valle Scrivia, quei 7/8 Comuni che insieme hanno votato un ordine del giorno con il quale chiedono di non istituire nella Cava Valcurone la discarica, hanno espresso un giudizio negativo che abbiamo avuto occasione di portare qui ed anche a conoscenza dello stesso Ministro Zamberletti, è anche vero che non vi è stato un pronunciamento favorevole da parte dei Comuni di Tortona e di Carbonara, tendente a dire: "la discarica individuata a Pontecurone è in un sito che va bene". Questo non l' ha detto nessuno: non lo hanno detto il Sindaco di Tortona né quello di Carbonara Scrivia, non è stato detto in nessun'altra dichiarazione pubblica che io ed altri abbiamo potuto sentire.
A quella riunione del 9 luglio a Roma invece, la posizione era quella di sollecitare, da parte di questi due Comuni, un intervento capace di rimuovere le cause che hanno determinato quel fenomeno grave di discariche abusive, con pericolo permanente per tutta la valle.
Credo non sarebbe utile per nessuno giocare su ipotesi di contrapposizione tra questa o quella realtà comunale; così facendo, si corre il rischio di avvalorare la tesi che "non si può fare nulla perch comunque nessuno vuole i rifiuti dell'altro".
Direi che non siamo in questa condizione: siamo in presenza invece di giudizi non pregiudizialmente negativi, ma di Commissioni d'indagine fatte dai Comuni, di risultati che hanno dato esito negativo. Sulla base di tutto questo le Amministrazioni si sono pronunciate. Quindi non esiste nessuna posizione pregiudiziale in termini aprioristici.
Vi sono altri Comuni che chiedono, dal momento in cui c'è stato il decreto del Ministero che ha ritenuto che quell'area presentasse le caratteristiche per essere considerata tale da richiedere l'intervento della Protezione civile, che a distanza di mesi si proceda concretamente in questa direzione.
Non voglio ripercorrere le cose del passato; conosciamo bene come abbiamo individuato il Piano dei siti. Io mi sento però di rifare dei rilievi, Assessore. Fra l'altro questi rilievi ci sono stati riproposti anche a Roma, nella stessa riunione con i Ministri Zamberletti, Romita, ecc .. Cioè, noi in questo periodo; dal 1983 ad oggi da quando abbiamo approvato questo piano come Consiglio regionale, non abbiamo svolto quell'opera che era necessario svolgere per dare credibilità e forza al Piano regionale dei siti, sempre che avesse tale credibilità. Le 12 aree sono state individuate sulla base di studi di massima, di indagini fatte non in modo approfondito, anche se nel Piano dei siti si dice "abbisognavano di quegli approfondimenti necessari onde riverificare se esistevano le condizioni per instaurare in quel luogo le discariche di varie categorie".
Responsabilità di chi ha governato fino al 1985, responsabilità di chi ha governato fino adesso; quel tipo di analisi di approfondimento, per verificarne le idoneità, non è stato fatto.
L'unico livello di governo che si è mosso in questa direzione è il Comune di Pontecurone. Ma un altro rilievo, di ordine politico, intendo far presente: è utopico pensare che il problema delle discariche dei rifiuti e la conseguente attuazione del primo piano, possa avvenire prescindendo dal rapporto stretto con il sistema delle autonomie, con i Comuni, la Provincia e con le popolazioni interessate. Se davvero si pensa di governare così credo si commetta un errore gravissimo: considerate le tante reazioni che suscita un argomento di questa natura, anche legittime, di preoccupazione profonda, non sarà possibile addivenire a nessun intervento di questa natura - sappiamo quanto sia urgente - se. non si passa attraverso un rapporto di coinvolgimento dei Comuni e delle forze politico - sociali a livello locale e verificare con queste, attraverso un dibattito serio, le soluzioni ottimali da apportare a questo problema.
In questi anni non è avvenuto; nelle aree individuate di Pontecurone zona fertilissima insieme a Castelnuovo, ecc ... - non c'è stata la presenza dell'Assessore, solo di qualche suo funzionario e di Consiglieri regionali; non c'è stato assolutamente quel rapporto tra momento esecutivo che esprimeva volontà e disponeva di mezzi, di tecnici e le forze interessate in quanto soggetti sui quali veniva a scaricarsi la tensione di un problema di questa natura.
Sono argomenti seri che poniamo perché sono fatti e volontà politiche perfettamente coerenti ad un atto successivo che è stato poi compiuto ovvero il non approfondire gli studi per quanto riguarda le 14 aree interessate, il non andare ad un rapporto stretto con le Comunità locali ha significato che lei, Assessore, - l' ho appreso dal Ministro Zamberletti quanto riferiva cosa chiedeva la Regione Piemonte - in presenza di questa situazione chiede di rinunciare di fatto a quelle che sono le sue prerogative e i suoi poteri e invoca un potere sostitutivo del Ministro che attraverso sue ordinanze doveva fare ciò che noi non eravamo in grado di fare.
Questo è un elemento estremamente grave; in una situazione come questa con leggi nazionali, normative anche internazionali, con il DPR n. 915 e successive norme anche in virtù di quelle che ci siamo date, che una Regione abdichi al suo diritto e dovere di intervenire e governare questi processi e chieda ad un'autorità superiore di svolgere compiti e atti che invece dovevano competere - e mi pare che lo stesso Ministro Zamberletti lo ritenesse - alla Regione, anche in casi di emergenza? non è ammissibile.
Non è casuale che ci venga ricordato, al termine della lettera di pronunciamento del Comitato interministeriale, dallo stesso Ministro Zanone.
Chiedo che quella lettera, che è stata inviata al Ministro della Protezione Civile venga messa a conoscenza dei Consiglieri per vedere cosa si chiede. Ricordo anche che il Ministro Zamberletti chiede alla Regione Piemonte, in modo molto chiaro e ripetuto, che se vuole fare questo atto di rinuncia nello svolgimento dei suoi compiti, non lo faccia in virtù di una lettera di un Assessore, atto pur significativo ed importante, ma lo faccia tramite un atto deliberativo di Giunta che chiede al Ministro di intervenire.
Non so se la Giunta ha compiuto un atto di questa natura, se ha deliberato cioè di rinunciare ad esercitare le sue competenze, il suo ruolo e di delegare tutto al Ministro. Mi auguro vivamente di no, perché sarebbe estremamente grave.se una Giunta regionale deliberasse un atto di questa natura.
Il discorso sull'autonomia andrebbe rifatto, anche se non è mia intenzione perché ci porterebbe lontano. Però qui non si può giustificare questo tipo di atteggiamento; non accetto, Assessore, questo tipo di giustificazione: non essendo la legge n. 18 ancora fornita di quel comitato, non era possibile emanare alcun provvedimento.
E' possibile in virtù del DPR 915 fare tutti gli atti necessari in caso di emergenza e farli anche come Giunta regionale.
Noi siamo veramente preoccupati per come si è sviluppata la vicenda e per il punto a cui siamo arrivati. Lei questa mattina, ci ha informati di una situazione che è, grosso modo; quella del mese di febbraio, cioè di quando questo fatto esplose. Passiamo attraverso una serie di dichiarazioni, di fatti, di dibattiti che all'ultimo producono solamente una cosa, cioè che allo stato attuale non c'è un piano d'intervento per rimuovere quelle sostanze interrate in bidoni a Carbonara e a Tortona, non c'è un piano dettagliato, se non quegli atti irresponsabili fatti nella fase iniziale che hanno procurato la rottura di migliaia di questi contenitori, provocando la dispersione in falda di queste sostanze.
Naturalmente anche questi fatti sono imputabili a quelle che erano le società interessate: l'Ecosystem e la sua consociata di Novara.
A distanza di mesi emerge una cosa molto semplice, proprio dal telegramma che lei ha letto adesso: cominciano a sorgere dubbi sulla validità di questa discarica individuata in Val Curone, comune di Pontecurone, perché mi sembra di capire che è questo il primo atto che hanno ritenuto di compiere e di scrivere, quindi la prima cosa da mettere in discussione.
Anche gli stessi esperti inviati in questi giorni a verificare la cosa hanno constatato che i primi studi, anzi i primi progetti, che erano progetti di quella società che aveva acquistato la discarica e che aveva costruito li un progetto, sono messi in discussione, dopo aver sostenuto per mesi invece che quella era la cosa ottimale, la migliore; ci troviamo oggi a ripartire da zero o quasi, perché andiamo a verificare o costoro andranno a verificare se quel sito ha le caratteristiche per essere adibito a discarica di tipo B oppure no, e a verificare se nell'area circostante nel tortonese, in provincia di Alessandria,, esistono altri siti che siano più idonei a questo.
Sono passati cinque mesi, che hanno significato perdita di tempo perché noi avevamo chiesto di fare questo lavoro alla fine del mese di marzo.
Era possibile per la Regione non fermarsi a difendere un sito, fra l'altro non indagato, ma verificare se esistevano altre aree che potevano essere attrezzate con meno rischi naturalmente per le popolazioni e con costi economici sopportabili all'interno dell'area alessandrina.
Questo è molto grave perché abbiamo perso solamente dei mesi. Non so cosa diranno i tecnici ai Sindaci e ai tecnici comunali che vanno all'incontro con il Ministro. Certo è che si rimette tutto in discussione bisogna allora dire che ad oggi abbiamo compiuto degli atti di governo che vengono smentiti, per lo meno in parte in modo consistente, dalle notizie che ci giungono. Ci invitano da una parte in quel comunicato ad esaminare altre aree in riferimento al Piano dei siti, quindi non solo Pontecurone, ma c'è una riflessione completa per queste cose.
Credo di poter terminare rapidamente su questo; lo avevamo chiesto con due interpellanze, non so se vanno considerate come assorbite da questa comunicazione di Giunta, certo è che il problema di conoscere il piano di recupero di queste aree si impone con urgenza. Sono due cose distinte: da una parte esiste un'emergenza Carbonara e Tortona in quanto tale, perché li sono interrate queste sostanze e vanno rimosse rapidamente con un piano adeguato, che non sappiamo com'è. Una cosa diversa è un'autorizzazione per una discarica che può contenere queste sostanze, ciò però non è strettamente legabile alla vicenda di Tortona in quanto tale. E' un procedimento, un iter non strettamente legato e se si vuole legare si fa una forzatura tendente comunque ad ottenere un risultato per dire: "ci è servita Tortona o Carbonara per sbloccare la situazione".
Vedremo quali saranno i risultati che i tecnici di questa società apporteranno e sentiremo anche domani i risultati della riunione romana. Un dato è molto chiaro: io credo che debba partire, alla luce di questi eventi, di questi fatti, una lettera che corregga la lettera precedente al Ministro. Con la stessa occorre dirgli che non si chiede assolutamente il suo intervento e che non emetta nessuna ordinanza in riferimento a Pontecurone perché c'è bisogno di rivedere le cose che sono state dette. Le vogliamo rivedere anche in base a quelli che sono gli studi in corso, in rapporto con i tecnici naturalmente che il Ministro ha mandato e con il lavoro che potrà svolgere questa società costituita.
Questa è una delle condizioni primarie insieme all'altra che abbiamo chiesto con forza e cioè di conoscere i piani di intervento, di discutere il Piano dei siti e di vedere se davvero questo piano attuale mantiene la sua validità, altrimenti rimangono solo buoni propositi, Assessore, quelli che lei, nella parte terminale del suo intervento diceva: "non vogliamo che sia solo Pontecurone".
E' una richiesta avanzata fortemente dai Comuni, perché la preoccupazione di fondo è quella di diventare l'unico centro dove tutto venga scaricato. Cerchiamo di individuare quali sono gli altri siti che presentano caratteristiche di idoneità. E questo lo si può fare solo se si avvia un procedimento, che è quello dello studio, dell'analisi puntuale, e se soprattutto si va ad un rapporto con le popolazioni che qui assolutamente non c'è stato.
Noi daremo, alla ripresa dei lavori a settembre, un contributo perch vogliamo affrontare davvero tutto il sistema regionale per lo smaltimento dei rifiuti, in rapporto alla società, al costo vita, alle modalità di smaltimento ecc ... Cosa che è stata molto carente fino ad oggi.
Nel mese di settembre saremo su questi terreni ancora impegnati con una nostra mozione e un preciso articolato col quale vogliamo dare un contributo per affrontare problematiche come queste.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa



ROSSA Angelo

Signor Presidente e colleghi, ho constatato che qualcosa si sta muovendo perché c'è un telegramma inviato al Presidente della Giunta nel quale si comunica che c'è questa iniziativa in corso: Però voglio esprimere l'amarezza personale perché a quattro mesi di distanza dalla scoperta di questi giacimenti abusivi, sia di Tortona sia di Carbonara, e dopo una serie di incontri sia a livello regionale, provinciale che Ministeriale non si sono fatti molti passi avanti.
Mi pare di rilevare che siamo solo all'inizio di un'ulteriore indagine per andare a verificare da una parte la gravità della situazione, fermi restando appunto i fusti e i bidoni di sostanze tossiche nella zona di Tortona e di Carbonara, quindi rilevando ancora una volta l'emergenza e l'urgenza di andare a bonificare questa zona; dall'altra di andare a verificare ulteriormente se la cava di Valcurone sia idonea o no. Bisogna rilevare che - lo rilevo con amarezza - una società come la nostra, che dovrebbe essere in possesso di una tecnologia in grado di risolvere rapidamente questi problemi, quelli appunto che si sono presentati in questi mesi, non sia riuscita a compiere nessun passo in avanti. Io esprimo la preoccupazione, che è stata già espressa dalla gente della zona preoccupazione di carattere locale se vogliamo, ma in realtà penso di poter dire anche di carattere generale. Di fronte a questi problemi per adesso non abbiamo ancora dato una risposta adeguata; non l'abbiamo ancora data a livello nazionale e non la diamo a livello regionale e locale. Non è soltanto un problema che riguarda l'impatto ambientale, dal quale sono partite le prese di posizione degli abitanti del posto, degli agricoltori della zona, delle forze sociali e politiche. E' una preoccupazione che ha coinvolto tutta la provincia, ché si è manifestata attraverso una presa di posizione della stessa Provincia, la quale ha detto che la cava Valcurone non è idonea. Questa affermazione è stata rafforzata anche da una Commissione tecnica del Comune di Pontecurone. Vorrei quasi prescindere dalla Commissione tecnica, non per mancanza di fiducia nei confronti dei tecnici, ma perché vorrei rifarmi a quelle che sono le valutazioni della gente che , vive in quelle zone, delle persone che con la saggezza, con la conoscenza, con la memoria storica sono in grado di dire che l'individuazione del sito in quella zona non è idonea. Non è idonea per una serie di ragioni che prescindono anche dagli aspetti di carattere tecnico.
Ed è qui che si è determinata questa posizione che ha unito tutte le forze politiche e sociali in un iter processuale sofferto perché ci si rende conto della necessità, da una parte di realizzare le produzioni che ci mantengono ai livelli avanzati in cui si è affermata la nostra industria e dall'altra di dover dare una risposta al problema delle sostanze tossiche e nocive. Mentre desidero ribadire la mia opposizione all'individuazione del sito della cava Valcurone, intendo dichiarare anche che non si può pensare di dire no alla cava Valcurone e riversare pesi e oneri ad altri, magari fuori della provincia di Alessandria. Quando si dice no ad un posto occorre assumersi pienamente le proprie responsabilità. Almeno questo è il discorso che voglio fare come Consigliere regionale di quella zona. Ci si deve far carico all'interno della Provincia, insieme con le altre province nella Regione, di individuare le zone, i siti ed eventualmente gli impianti affinché queste sostanze vengano smaltite. Nessuno deve pensare che un no in quella zona in qualche misura deve poi ricadere da altre parti. Non sarebbe una posizione seria e non è comunque la mia posizione. E' stato il tentativo che abbiamo cercato di fare allorché ci siamo incontrati al Ministero della Protezione Civile, quando si è affidata la responsabilità alla Commissione interministeriale tecnica, che fa capo al Ministro dell'ecologia, di andare a realizzare l'accertamento. E' un accertamento che potrebbe comunque, nel rispetto della serietà delle persone impegnate portare a dire che la cava Valcurone è idonea. Io ho comunque ribadito che dobbiamo farci carico come Regione, come Provincia di Alessandria, di individuare delle zone, ragionando sulle cose che dobbiamo fare assumendoci le proprie responsabilità, senza delegare ad altri la soluzione di questi problemi.
E' stata una proposta che non è andata avanti; certo occorre andare ad una profonda revisione dell'area che è stata individuata e che oggi viene utilizzata sulla base di uno stato di emergenza, commettendo l'errore di unificare l'emergenza con delle soluzioni che sono state individuate senza quel necessario approfondimento che meritava la discussione sulla cava di Pontecurone.
Resta il problema che bisogna andare a realizzare la bonifica, siamo perfettamente d'accordo, nella zona di Tortona e di Carbonara; però bisogna prescindere dalla "soluzione bonifica cava di Pontecurone", semmai bisognerà individuare le forme che consentono di dare una risposta allo stato di emergenza tirando fuori i bidoni, cercando di individuare impianti di trattamento per lo smaltimento di quelle sostanze liquide, cercando di stoccare i fanghi che sono giacenti in una zona che sappiamo del tutto temporanea e così avviare un processo di normalizzazione e l'individuazione delle zone nelle quali sistemare i fanghi che restano. Occorre soprattutto collegare e sistemare gli impianti di trattamento che possono smaltire quelle sostanze.
Mi pare che questa debba essere la risposta da dare. Invito l'Assessore Maccari ad assumere questo impegno, che dovrebbe risolversi nel giro di questi giorni, di queste settimane; un impegno a vedere insieme come concretamente si possono fare dei passi in avanti al di là delle indagini pur necessarie verso la soluzione. Oserei dire che, nel momento in cui intenda esprimere una precisa posizione, contraria a qualsiasi documento non, definitivo e non chiaro sul problema del "no" alla discarica di Pontecurone, e quindi favorevole a un documento che dichiari non idonea quella discarica, vorrei se fosse possibile, poter risolvere il problema non già con l'assunzione di un documento, ma con la individuazione di forme concrete, che consentirebbero altresì alla Regione, alla Provincia e al Governo, di poter fare dei passi avanti.
Non è possibile continuare a mantenere la posizione attuale, di fronte alla preoccupazione sempre più viva e forte delle popolazioni, alle quali credo di poter esprimere la solidarietà che abbiamo già manifestato e le preoccupazioni che ho cercato di portare qui.
Mi auguro davvero che questo problema possa risolversi positivamente.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Ala.
Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Cari colleghi, ho poco da aggiungere agli interventi che mi hanno preceduto, soprattutto quelli dei colleghi Pezzana e Bruciamacchie che, pur non affrontando dal medesimo punto di vista il problema, hanno per entrambi sottolineato l'estrema complicazione che riveste in questo momento la situazione piemontese per quanto riguarda lo smaltimento dei rifiuti.
Continuano a essere fatte improvvisazioni nel governo di una materia così delicata, a partire dalla realizzazione del Piano dei siti fino alla sua trasformazione da progetti di massima a studi precisi e specifici per ogni singolo sito individuato. Si è inadeguati anche solo a comprendere prima ancora che a governare, che sarebbe il passo successivo, come l'intreccio degli interessi privati - su questo Pezzana ha detto cose assai istruttive sia tale da richiedere altre forme culturali e organizzative e altri strumenti, compresi quelli di carattere giudiziario. Solo così potremo sperare di gestire nell'interesse della salute della popolazione piemontese questo problema.
Richiamando quanto detto dal collega Bruciamacchie, non posso che ricordare che il silenzio e la latitanza del Governo regionale è ormai totale, quasi come se questa materia non fosse delegata alle nostre competenze.
Ricordo ancora le lotte e le battaglie sulle norme per l'attuazione delle competenze a carattere regionale, previste dal DPR. 915. Visto il tutto retrospettivamente, si può ben dire che si stava parlando a vuoto considerando il modo in cui ora la Regione asseconda un processo che finirà forse con l'avere gravi conseguenze su tutto il territorio nazionale.
Ormai, la materia smaltimento rifiuti tossici e nocivi di origine industriale tende ad essere considerata come un problema di ordine pubblico, una materia da militarizzare, da risolvere con i mezzi dell'emergenza, nella totale assenza di consenso delle popolazioni e delle amministrazioni locali e con la latitanza, o il benevolo quanto tacito consenso, della struttura regionale e degli Assessorati competenti.
Noi tra poco avvieremo una Commissione d'indagine sullo smaltimento dei rifiuti in particolare tossici e nocivi di origine industriale nella nostra Regione, ma è chiaro che da quando questo progetto aveva preso corpo ad adesso, la situazione è profondamente mutata anche per quanto riguarda gli assetti giuridici normativi vigenti nella nostra Regione.
Quello che invece non è mutato è il sito dove si trovano i rifiuti. Si parla di emergenza, però nello stesso tempo - questo va detto - sono mesi e mesi che i rifiuti stanno e rimangono esattamente nello stesso posto in cui vennero trovati e non si è attuato - e pare che continui a non attuarsi nessun serio intervento per risolvere questa situazione.
Non si tratta neppure di non volere le discariche da nessuna parte e quindi di accondiscendere ogni volta alle esigenze specifiche delle singole località che possano non volere una discarica. In questo caso, siamo di fronte ad un problema ben più complesso, siamo di fronte a studi rigorosi e a motivazioni che richiedono tutta l'attenzione in merito.
Sempre nella legge regionale abbiamo parlato di studi e di valutazione di impatto ambientale. Invece, quello che si vede sono semplici e singole ordinanze che assumono sempre più una caratterizzazione militare. Se questo è il futuro della nostra Regione, tenendo conto che siamo soltanto agli inizi - nei prossimi anni vi saranno ancora chissà quanti altri casi - mi pare allora che questo nuovo modello di governo dello smaltimento dei rifiuti tossici e nocivi che si va predisponendo dovrebbe almeno essere messo per iscritto e chiarito alle popolazioni piemontesi, affinché queste sappiano che dalla Regione non possono più attendersi nulla.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Intervenendo su queste comunicazioni dell'Assessore devo ricordare anche alla luce di quanto è stato sinora detto, che la questione della discarica di Pontecurone era già esplosa in tutta la sua vistosità e drammaticità sin dal dicembre 1985, sette mesi fa, quando notizie di stampa mettevano in evidenza questa situazione.
Appare quanto meno abnorme sotto un certo profilo che il Comitato interministeriale, previsto dal DPR 915, sulla cui attività ha riferito l'Assessore, provveda con deliberazione del 14 luglio, in base a una eccezionale urgenza, a invitare il Ministro a prendere il provvedimento preciso e puntuale, relativo all'installazione di questa discarica.
Sotto un certo profilo appare strano e singolare, per usare un eufemismo, che si parli di eccezionale urgenza, dopo che il problema esisteva già nel dicembre 1985, e nello stesso tempo di vedere che di fronte all'inerzia della Regione si tenda a esercitare un potere sostitutivo. Perché inerzia? Perché se è vero, com'è vero, che il problema esisteva già nel dicembre 1985; se è vero, com'è vero, che c'era allora un'urgenza divenuta poi eccezionale nel corrente mese di luglio, è anche vero che questa urgenza è diventata eccezionale perché una delle norme del DPR 915, ricordata anche dall'Assessore, cioè l'art. 12 prevedeva "la facoltà per il Presidente della Giunta regionale di fronte ad eccezionali ed urgenti necessità di tutela della salute pubblica e dell'ambiente, di provvedere a speciali forme di smaltimento", cioè di studiare a quali forme di smaltimento si sarebbe potuto provvedere.
Questo potere di provvedere in via d'urgenza con il provvedimento contingibile, cui adesso vuole arrivare la delibera interministeriale avrebbe ben potuto essere valutato dalla Giunta regionale.
Di fronte alle notizie che ci ha fornito l'Assessore, in ordine a quanto si sta ora facendo da parte dei tecnici per vedere di trovare una soluzione alternativa, e quindi di non attuare la soluzione di Pontecurone penso che di questa facoltà del provvedimento contingibile ed urgente ovvero di una rivendica delle proprie competenze non esercitate, la Regione, al punto in cui siamo - sia pure in extremis - possa attivarsi in modo da impedire il provvedimento che il Comitato interministeriale ha suggerito al Ministro.
In quale maniera? Innanzitutto sospendendo in via d'urgenza l'attuazione della delibera dei siti in quella parte che riguarda Pontecurone, avvalendosi con il provvedimento d'urgenza della facoltà di autotutela e di revoca, quanto meno per quanto riguarda Pontecurone. E poi intervenire immediatamente, imponendo con un intervento urgente, fondato su quella norma che ha ricordato l'Assessore - art. 12 DPR n. 915 - "della facoltà di provvedimenti contingibili urgenti", di battere nel tempo il provvedimento ministeriale, sospendere l'intera situazione e attivizzarsi per provvedere a sciogliere il nodo di questa discarica, indubbiamente necessaria ma non a Pontecurone. Ciò secondo quanto è stato esposto, tenute presenti le notevoli perplessità che ci sono al riguardo.
Ora, se il problema era urgente nel dicembre 1985, siamo arrivati al mese di luglio (sette mesi dopo) in cui si parla di eccezionale urgenza, di potere sostitutivo del Ministro, penso che una possibilità di rivendica dei propri poteri in sostituzione di quelli del Ministro, possa ancora essere recuperata, in questo momento, dalla Giunta e dal Governo regionale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Benzi.



BENZI Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, onestamente non è che avessi molta voglia di parlare di discariche, dopo che se n'è già parlato a lungo.
Purtroppo ne parliamo soltanto e non facciamo nulla. Il fatto che intervengano i Ministri su situazioni a carattere locale, significa esautorare la Regione, che piano piano, diventa meno di una sottoprefettura.
Non ritengo che la Regione sia stata creata perché i Ministri possano intralciare il nostro lavoro, però non è stata nemmeno creata affinché i fatti ci costringano a riconoscere che non siamo in grado di fare le cose come si deve.
La questione di Pontecurone, che mi dà la possibilità di intervenire è secondaria. Sicuramente non trasporterei 2.000 bidoni a Pontecurone ammettendo che la discarica si faccia li: soltanto il trasporto costerebbe molto denaro. Sono le aziende a dover pagare, visto che hanno fatto uso improprio di quel territorio, non so se siano stati cercati i colpevoli. A mio avviso, il modo migliore è quello di dare fuoco a tutto, in una zona circoscritta, trovando così soluzione a questo annoso problema. Ma se ci limitiamo a prendere atto del telegramma ministeriale, non adempiamo a quelli che sono i compiti della Regione.
Vorrei dare un altro suggerimento: esistono ditte già impiantate nel nord Italia, ad esempio in Lombardia, che accettano questi residui occupandosi poi del loro smaltimento. Sono aziende impiantate da oltre 10/12 anni che, forse, potrebbero risolvere il problema molto più rapidamente di quanto si possa pensare. Questo è il mio consiglio.
Quello che mi preoccupa è cosa sta capitando dal dicembre 1985 ad ora perché i rifiuti delle aziende siano in qualche modo collocati. Non c'è soluzione; è chiaro che nessun paese vuole essere la pattumiera di altri specie quando nel paese non esistono industrie. Forse è meglio che ogni Comune pensi a soluzioni proprie. Vi è un dato che non viene mai rilevato ovvero i costi di trasporto.
L'Assessore diceva prima che si vorrebbe fare un raccoglitore per ogni provincia. Va bene; non è pensabile però che un'azienda lontana possa fare 200 km, tra andata e ritorno per scaricare, magari, un solo bidone. E' più credibile, a questo punto, che l'azienda scarichi i suoi rifiuti nel fiume Dora nottetempo Non ritengo che l'ipotesi di una discarica per provincia sia funzionale. Occorre pensare a dove sono dislocate le maggiori produzioni industriali, diversamente il problema non sarà risolto, o, comunque risolto solo parzialmente.
Ritengo sia un nostro dovere agire in modo intelligente, ma se facciamo leggi che non vengono applicate, se operiamo in modo diverso dalle necessità dei Comuni, faremo solo un buco nell'acqua.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Devecchi.



DEVECCHI Armando

Delle vicende connesse alla discarica di Pontecurone si è discusso più volte in questo Consiglio regionale. Del resto l'argomento è esplosivo coinvolge responsabilità diverse, si presta ad interpretazioni le più disparate e necessita di approfondimenti e di esami seri. Io stesso sono già intervenuto sull'argomento.
Oggi mi limiterò ad alcune brevi considerazioni. Ritengo che tutta la vicenda complessa ed articolata coinvolgente interessi di varia natura sia stata gestita attraverso una serie di errori che non giustifico affatto, ma che in gran parte sono comprensibili.
Penso, ad esempio, al modo con cui si è intervenuti nel territorio di Carbonara Scrivia per cercare di portare alla luce i bidoni contenenti sostanze molto tossiche e pericolose. Il meno che si possa dire è che sono già state compiute ingenuità ed atti dilettanteschi pericolosi. Si è aggiunto danno grande laddove un'azione delittuosa aveva compiuto un disastro ecologico.
Le difficoltà, le incertezze che si sono susseguite sono dovute anche al fatto che spesso nella vicenda - a mio avviso - gli stati d'animo hanno prevalso sulla razionalità. Mi riferisco al fatto che più volte privati ed associazioni hanno assunto posizioni pro o contro la discarica indipendentemente dalla conoscenza esatta di quelli che sono i problemi che essa comporta. Ci si è lasciati guidare dalla superficialità.
E' vero che ci troviamo di fronte ad un grave problema che pu diventare drammatico, per la prima volta in Piemonte perché di natura diversa da quelli affrontati sino ad ora, ma questo non giustifica tutti gli errori commessi. V'è stata leggerezza specie negli anni passati e ora ne scontiamo le conseguenze.
Non possono essere sottaciute le responsabilità che indiscutibilmente ci sono state e che non sono ancora state perseguite e sufficientemente evidenziate.
Ora si avverte l'esigenza di pervenire in tempi brevi a delle decisioni, a trovare delle soluzioni definitive al problema dello stoccaggio e dello smaltimento dei bidoni scoperti, anche in provincia di Alessandria.
Vi sono stati incontri in sede romana, vi sono state decisioni ed è stata costituita, come ci ha ricordato stamattina l'Assessore, la società Castaglia, che dovrebbe por mano al problema e passare alla fase operativa.
Ritengo che gli atti che questa società in accordo con le autorità locali con la Magistratura, con le Commissioni tecniche scientifiche che sono state istituite andrà ad attuare saranno senza dubbio rivolti alla soluzione meno traumatica possibile perché essa appare dotata di tutte le caratteristiche atte a ben operare. Se poi debbo esprimere, e qui in questa sede mi sembra doveroso, il mio parere, sono convinto che la discarica in quel di Pontecurone, non s' ha da fare. Non perché Pontecurone sia un sito migliore o peggiore degli altri, ma proprio perché ad esso mancano i requisiti indispensabili perché ivi si possa trasferire il terreno già fortemente intriso di sostanze tossiche. Perché se ho ben afferrato e compreso, il progetto che più o meno vagamente è stato sostenuto e proposto da persone ad enti vari della Provincia di Alessandria, da qualche tecnico o presunto tale, da società private più o meno interessate,consisterebbe nell'asportare i bidoni dissotterrati, e purtroppo in parte sventrati stivati a Casalgerola ed altrove. Contemporaneamente si dovrebbe asportare tutta la massa di terreno intrisa di sostanze tossiche nei comuni di Carbonara Scrivia e di Tortona, per trasferirla con una operazione immane e costosissima nel sito individuato a Pontecurone. Il quale sito necessita di altrettanto costose e gravose operazioni di preparazione, quali l'impermeabilizzazione preventiva e successiva.
Perché tutti sono concordi che così com'è il sito di Pontecurone non può diventare una discarica, anche se accoglie già ceneri provenienti dalla Liguria! Ora pare occorra portare sul punto uno strato di argilla di circa un metro, poi occorra costruire delle piattaforme di cemento, infine occorra ricoprire il tutto, perché si intenderebbe costituire una specie di isola staccata dal resto del territorio che è un territorio orticolo e molto fertile. Ma perché allora, mi domando, quel terreno, una volta estratti portati e stoccati altrove i bidoni contenenti veleno, che è situato nella zona di Carbonara e di Tortona non viene bonificato in loco e non viene reso innocuo e non pericoloso per le popolazioni, compiendo l'operazione nel luogo stesso dove attualmente i bidoni sono ancora situati? Perch l'opera di bonifica non viene attuata dove il reato è stato perpetrato senza voler coinvolgere altre località? Mi sembra questa l'operazione più logica, forse la meno costosa e meno soggetta a speculazioni! Aggiungo ancora, perché qui si è parlato appunto di responsabilità, che non va trascurato il fatto che l'Ecodeco - come ho scoperto stamattina dalle parole del Consigliere Pezzana - sarebbe cointeressata ad una serie di attività abbastanza consistenti in materia di disinquinamento; purtroppo pare che anch'essa sia nell'occhio del ciclone cioè nelle mire della Magistratura Pavese, se sono vere le notizie di stampa locale apparse nelle ultime ore. L'Ecodeco si è insediata nel Comune di Pontecurone con l'acquisto di quella determinata cava per trarne un profitto; fin qui tutto è normale. Io però sono convinto che una certa responsabilità o un certo merito per l'acquisto della cava di Valcurone va ascritta a quegli amministratori che hanno permesso che in quella stessa cava si stoccassero e non da oggi, ma da tempo, ceneri provenienti da Savona e da altri stabilimenti industriali liguri, senza che il fatto sollevasse particolari preoccupazioni da parte dell'amministrazione stessa.
Ricordo che contro tali stoccaggi di rifiuti industriali che nel Comune di Pontecurone hanno trovato collocazione da alcuni anni si è levata più volte la voce della minoranza in Consiglio comunale, proprio per ricordare alla maggioranza di sinistra che quella non era la pattumiera della provincia di Alessandria e che altri siti potevano e possono essere trovati e sistemati a discarica. Sono convinto, specie dopo quanto ho potuto appurare in questi giorni, che non solo a Pontecurone o a Carbonara Scrivia o a Tortona, ma in decine di altri posti della provincia di Alessandria possono essere trovate soluzioni idonee a risolvere il problema dello smaltimento dei rifiuti tossici.
Se è stato scelto Pontecurone e solo Pontecurone è perché sono state date assicurazioni e garanzie all'Ecodeco o ad altre società. Non certo dalla Democrazia Cristiana, che purtroppo a Pontecurone è ed è sempre stata all'opposizione! Ripeto, rimango convinto che in quella zona la discarica non si debba realizzare perché non la ritengo idonea. Se la Commissione nominata dai Ministeri competenti, con la presenza della Magistratura e con quanto appureranno i tecnici della Regione deciderà positivamente e offrirà le garanzie che a me sembrano mancare, ripeto, lo accetteremo perché sono e siamo convinti che il problema dello smaltimento dei rifiuti tossici non possa attendere altro tempo. Occorre che responsabilmente ognuno, senza pregiudizi, faccia la sua parte: lo Stato, la Regione, la Provincia, i Comuni e le varie associazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, è una materia certamente delicata sulla quale, in termini diretti o indiretti, non è la prima volta che quest'aula viene interessata.
Esprimo apprezzamento per la relazione della Giunta, mi rendo conto che è una materia che comporta anche comportamenti istituzionali che non sono esattamente quelli che in una "città di Dio" delle istituzioni probabilmente avremmo; certamente qualche regionalista convinto o pentito prende atto che di fatto.questa materia sta diventando materia che riguarda lo Stato.
C'è il problema delle preoccupazioni delle popolazioni interessate. Noi siamo sensibili a tutto questo, abbiamo l'impressione che l'Assessore questa situazione l'abbia riassunta in modo organico e costruttivo, non abbiamo molto da aggiungere alle considerazioni di chi è più testimone della realtà di quanto non siano fisicamente i componenti del nostro Gruppo, le facciamo nostre e ringraziamo per l'apporto che hanno dato alla discussione.
Non siamo tanto d'accordo ad accettare anche qui enunciazioni pregiudiziali: i no e i sì si dicano sulla base degli atti. Siccome su questa vicenda ci sono degli atti ufficiali, assunti da questa Regione, che dicono alcune cose e che vengono messe in discussione da fatti avvenuti successivamente, non sono per il no e nemmeno per il si.
La procedura che il governo ha deciso di adottare mi sembra fortemente rigorosa, certamente non si interverrà a Pontecurone se non si saranno verificate tutte le condizioni di assoluta sicurezza. Siamo in presenza di un'attività che il Consigliere Ala considera felice, quella del coinvolgimento - ha detto esattamente questo - della Magistratura nella gestione.
Questo mi sembra un passaggio, caro Ala, un po' rischioso; a questo punto possiamo anche immaginare di rinunciare alla separazione dei poteri e di tornare ad una dittatura assembleare, in cui il Procuratore della Repubblica,il Ministro, il Sindaco e il titolare dell'impresa decidono tutti insieme. Questa è una dittatura assembleare, anzi un sistema assoluto, chiedo scusa. Non una dittatura, è un sistema assoluto perch mancherebbero i controlli, quindi l'intervento della Magistratura nella gestione mi sembra un'immagine approssimativa ed abborracciata.
Noi riteniamo che la nostra istituzione su questo si deve muovere con grande prudenza e attenzione agli aspetti consequenziali. Non avremmo altro da dire se non fare una proposta di ordine procedurale: siamo in fase di comunicazioni della Giunta e quindi queste si potrebbero esaurire con la chiusura degli interventi dei colleghi.
Il nostro Gruppo anticipa che non ha nessuna obiezione a che questa discussione possa estendersi anche agli ordini del giorno presentati su questo documento, qualora i presentatori lo richiedano e prendano atto che l'accettazione di questa procedura significherebbe la possibilità di presentare altri ordini del giorno; chiediamo solo che, qualora il Consiglio richieda di procedere su questa strada, cioè la messa in discussione dell'ordine del giorno presentato e la presentazione degli altri ordini del giorno, questa parte della discussione venga trasferita nel calendario dei nostri lavori sempre evidentemente all'interno della sessione di oggi e di domani. Un comportamento diverso metterebbe qualche Gruppo politico nella difficoltà di atteggiarsi sui documenti e soprattutto di elaborazione di documenti propri o di maggioranza o di Gruppi riuniti o singoli. Assegno quindi alla Presidenza questa preoccupazione; nessuna obiezione da parte nostra alla discussione di qualunque ordine del giorno qualora venga richiesta la discussione, si chiede semplicemente che il tutto venga avviato, discusso e votato in un'ora, che non sia quella antipomeridiana.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Per quel che riguarda l'eventuale richiesta di passare agli ordini del giorno noi ci associamo alla proposta del collega Marchini perché vogliamo approfondire il testo, trarre alcune valutazioni ed essere in grado in una riunione, se è il caso, di cercare una soluzione unitaria. Se si dovesse andare subito alla votazione ci troveremmo nella posizione di non poter concorrere con il nostro apporto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

Credo di aderire pienamente alla richiesta fatta dal collega Marchini.
Rassicurato in questa mia adesione dagli interventi che ho sentito fino ad oggi, quelli del collega Rossa e Devecchi, che mi sembrano, proprio rileggendomi ancora una volta questo ordine del giorno sostanzialmente aderenti a quanto noi chiedevamo, siamo disponibilissimi a definire un ordine del giorno comune che potrà variare nelle parole ma non nella sostanza e quindi di arrivare entro oggi, e questo lo chiederei anche al collega Marchini, che mi sembra d'accordo,ad una definizione sull'ordine del giorno e sulle votazioni conseguenti.



PRESIDENTE

Possiamo chiudere la discussione qui. Per quanto riguarda l'ordine del giorno i colleghi sanno per prassi che, quando è presentato da una parte dei Consiglieri e dei Gruppi, è previsto un momento extra aula di esame per valutare la possibilità di arrivare ad un documento comune e unitario.
Pertanto le proposte dei Consiglieri Marchini, Brizio e Pezzana sono accolte; entro la giornata vedremo di votare questo ordine del giorno con l'eventuale apporto di tutti i Gruppi.


Argomento: Comuni

Comunicazioni della Giunta regionale sull'attuazione della legge 431/85 alla luce delle relative sentenze della Corte Costituzionale e del TAR Piemonte


PRESIDENTE

Passiamo al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni della Giunta regionale sull'attuazione della legge n. 431/85 alla luce delle relative sentenze della Corte Costituzionale e del TAR Piemonte".
La situazione era rimasta aperta, nel senso che c'è una comunicazione scritta della Giunta e alcuni Gruppi si sono riservati interventi in aula questa mattina. Pertanto io chiedo se c'è in questo momento, interesse a brevi interventi sulla comunicazione della Giunta oppure se si ritiene di passare ad un altro punto.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Nella conferenza dei Capigruppo, a nome del mio Gruppo, avevo lasciato questa riserva sull'opportunità di una discussione. Riconfermo il fatto che una discussione nel merito sarebbe molto utile anche oggi, vistò che abbiamo una relazione della Giunta e si tratta di un problema molto grande per tutto il Piemonte. Inoltre sono stati sollecitati alcuni provvedimenti legislativi che dovrebbero avere priorità.
Quindi noi potremmo anche aderire a questa richiesta, a questa intesa tra i Gruppi di non discuterne, però si sappia che uno dei primi impegni di settembre deve essere proprio la discussione di questa relazione, perché ci sono punti di rilievo e comunque c'è un procedere delle cose concrete soprattutto per gli Enti locali, che dipende dall'orientamento della Giunta e quindi anche dalle opinioni che in questa veste possono essere date dal Consiglio. L'unica raccomandazione che io vorrei fare è che prima di emanare la circolare da inviare ai Comuni si sentisse la Commissione e tutto sommato si avesse modo di fare questo dibattito. Io non conosco i tempi a cui è tenuta la Giunta, ma parrebbe questa un'esigenza essenziale.
Se questa è una soluzione che ci permette di essere presenti, di dire cosa pensiamo in tempi non inutili, e la Giunta ritiene che questa procedura possa essere condivisa noi saremmo d'accordo anche di non fare il dibattito.



PRESIDENTE

C'è una proposta di rinviare la discussione su queste tema alla prima seduta del Consiglio di settembre.
La parola al Vicepresidente Vetrino.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Ringrazio per questo brevissimo spazio che viene rilasciato a questo momento, che come ricordava il collega Bontempi, avrebbe potuto essere viceversa un momento impegnativo ed importante del Consiglio. Tra l'altro avrebbe anche soddisfatto un impegno che io mi ero assunta con la II Commissione, su richiesta del Consigliere Biazzi, di informare il Consiglio e la Commissione sull'iter procedurale che avevamo introdotto e questo ancora prima dell'emissione della sentenza della Corte Costituzionale e del TAR che hanno evidentemente introdotto delle novità sostanziali in questa materia. Questo mi avrebbe anche consentito di rispondere ad una diffusa interpellanza del Consigliere Ala rispetto alla quale rimane comunque sempre un impegno per settembre; tra l'altro questo avrebbe anche potuto rappresentare un momento di informazione a "La Stampa". Devo dire che un articolo comparso il 25 luglio ha poco correttamente impostato il problema nei suoi termini reali, sia per quanto riguarda la valutazione di carattere giuridico, in quanto sono state date delle informazioni sbagliate, sia per quanto riguarda l'impostazione che ha dato la Regione. In questo senso io ho scritto una lettera al Direttore della Stampa che ho fotocopiato e che in giornata farò pervenire a tutti i Consiglieri perché si rendano conto della necessità che "La Stampa" quando interviene su argomenti così importanti, si riferisca eventualmente anche ad organi che sono poi quelli che hanno determinato le decisioni, quindi la Giunta, il Consiglio e la Commissione consiliare. Per quanto riguarda la circolare ai Comuni, proprio a seguito di questo articolo sulla Stampa, abbiamo avuto una serie di richieste telefoniche da parte dei Sindaci che vogliono avere certezza perché non tutti i Sindaci hanno ricorso, quindi non tutti hanno avuto il conforto di un parere legale dell'avvocato che ha preparato il ricorso.
Quindi ci troviamo a dover rispondere ai Sindaci. Questa mattina ho anche fatto pervenire una bozza di lettera ai Sindaci accompagnata da una bozza di lettera della Sovrintendenza. Mi sembra che questo sia il minimo di risposta che noi possiamo dare in questo momento alle amministrazioni locali. Permane comunque sempre l'impegno di avviare a settembre un discorso approfondito in una apposita seduta di Consiglio perch l'argomento è importante. L'annullamento dei "galassini" è stato una novità, ma nulla cambia rispetto alla politica di tutela del territorio che la Regione a seguito della 431 ha voluto riaffermare nelle sue linee direttrici e programmatiche.
Ho sempre detto che i "galassini" sarebbero stati considerati da noi come dei suggerimenti. Continuiamo a considerarli tali, uniti a tutti quei suggerimenti e a quelle valutazioni che anche altri Comuni e associazioni ci vorranno fare e che ci sono utili nel momento in cui noi stiamo per avviare il processo di dare valenza paesistica ai piani territoriali e comprensoriali.
Siamo un po' più sereni, non abbiamo una scadenza così impegnativa; i Sindaci sono stati liberati, come ho scritto nella relazione, da questo vincolo di immodificabilità assoluta, tuttavia permane la volontà di adeguarci agli obiettivi fondamentali della legge 431 in una situazione più tranquilla e più certa rispetto ai vincoli.
Sono d'accordo che questo è un argomento da affrontare immediatamente l'abbiamo rimandato anche troppo. Purtroppo i lavori del Consiglio sono stati pesanti ed impegnativi. Ritengo con questa relazione di aver innescato alcuni momenti di riflessione che per la loro complessità richiedono la valutazione complessiva di tutto il Consiglio.
Io sono disponibile a ritornare sull'argomento. Se vogliamo trovare in questi due giorni un momento per la valutazione in Commissione, io sono disponibile ad inviarla.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Nell'intervento del collega Bontempi si distingueva tra la circolare cui faceva riferimento la relazione del Vicepresidente della Giunta regionale Vetrino, che pensavamo un documento più articolato che agganciandosi alla deliberazione che abbiamo approvato nel maggio scorso desse anche delle indicazioni più puntuali su quanto è stato fatto e indicazioni sul lavoro che potrebbero fare i Comuni. La lettera circolare che è stata predisposta dalla Giunta è un'informazione opportuna sulla situazione che si è determinata a seguito delle due sentenze della Corte Costituzionale e del TAR. Ma noi ci riferivamo al discorso più completo che riguarda una circolare esplicativa di tutta la materia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Vorrei fare una domanda sulla comunicazione, chiedendo scusa per non averla sentita dall'inizio. La domanda è questa: ho visto adesso la lettera del Ministero dei Beni culturali, con la quale il Sovrintendente comunica che nelle aree dei "galassini" per le opere pubbliche è necessario richiedere l'autorizzazione al Ministero dei Beni culturali. Mi sembra di capire che invece tutto quanto viene fatto dai privati possa essere fatto liberamente, essendo stati dichiarati non efficaci i galassini. E' così? Qui c'è una lettera in cui il Ministero dei Beni culturali dice che "nel caso di intento di realizzare opere pubbliche è doveroso ottemperare particolari obblighi". E' in sostanza la richiesta di un'autorizzazione. Ma questo vale solo per le opere pubbliche, mentre i privati possono operare senza alcuna autorizzazione.
Rimandiamo pure la discussione, ma mi sembra che nelle ultime parole dette dall'Assessore ci fosse un atteggiamento più ottimistico, cioè non cambia nulla nonostante il TAR abbia disconosciuto validità ai galassini e la politica di questa Regione continua come prima.
Mi fa piacere che continui con lo spirito di prima, ma non è possibile pensare che non è cambiato nulla. La decadenza dei galassini ha colto da un lato una situazione che si era resa difficile e assurda in certi casi, e quindi sotto questo profilo ha liberato da un vincolo che poteva essere eccessivo o addirittura ingiustificato; dall'altro lato però ha tolto dei vincoli in aree in cui era giusto che permanessero. Era stato giusto metterli, era giusto che permanessero.
Se tutto sommato ci sentiamo liberati dagli elementi di sovrabbondanza che i galassini in qualche caso avevano introdotto in particolare situazione, sono invece molto preoccupato - credo lo sia in realtà anche l'Assessore nonostante abbia uno spirito ottimistico - del fatto che in molte altre aree, dove i galassini erano stati introdotti con ragione invece,si possa operare. Non le richiamo adesso, l'Assessore lo sa, sono molto delicate, ci sono i bulldozer in attesa di partire.
Ci attende il mese di agosto, in cui l'operatività pubblica si rallenta o entra in stasi; l'operatività privata invece no. In questi casi il rischio è immanente, anzi, presumo che in due o tre posti dove era tutto pronto per operare, magari proprio in questi giorni si mettano in atto operazioni di edificazione e di sbancamento.
Io sollecito tutte le azioni che la Regione può mettere in atto per impedire che ciò avvenga in una serie di aree e perché la stessa introduca dei decreti di vincolo. Gli uffici che funzionano nel mese di agosto, li preparino per potere a settembre affrontarli immediatamente e decretare dei vincoli in quelle aree per le quali i galassini era bene che rimanessero.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Nella riunione dei Capigruppo si è deciso di non procedere alla Commissione regionale per la realizzazione della pari opportunità fra uomo e donna, ma di rinviarla a settembre perché ci sia tempo e spazio per la discussione.
Procediamo con alcuni argomenti che hanno carattere di priorità.
Propongo di proseguire i nostri lavori fino alle ore 13,30 e poi ci sarà la pausa.
Sull'ordine dei lavori ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Sono d'accordo con le sue proposte.
D'altra parte sono dell'idea che al Presidente del Consiglio venga affidata una sapiente gestione degli orari dell'aula.
Voglio far presente che in ordine alla legge dell'organizzazione degli uffici il nostro Gruppo ha predisposto, ma non ha ancora presentato, una serie di emendamenti.
Proporrei di passare subito all'esame della legge sulla Protezione civile per poter esaminare l'articolato sul quale vorremmo presenta re degli emendamenti.


Argomento: Protezione civile

Esame progetti di legge nn. 76 e 88: "Disciplina degli interventi regionali in materia di Protezione civile"


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, passiamo quindi all'esame de progetti, di legge nn. 76 e 88: "Disciplina degli interventi regionali in materia di Protezione civile".
Relatori sono i Consiglieri Marchini e Bruciamacchie. La relazione del Consigliere Marchini è data per letta.
La parola al relatore Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario, relatore

Periodicamente si riaccende il dibattito e si risveglia l'attenzione sulla tematica della Protezione civile. La molla che fa scattare tale interesse è rappresentata sistematicamente da eventi drammatici.
Si apprende di una tragedia che ha colpito questa o quella parte del Paese, di distruzioni di città, paesi, di vaste aree del nostro territorio di attività produttive cancellate, di ambienti naturali distrutti, di numerose vittime innocenti.
Da qui riprende ogni volta il dibattito, si ha un sussulto della coscienza individuale e collettiva, si leva una nuova grande spinta alla solidarietà umana e materiale, si cerca in qualche modo di alleviare le sofferenze di chi è colpito e ridare fiato a realtà economiche compromesse.
Si ricercano anche le cause dell'èvento, le responsabilità individuali e collettive, si misura il tempo trascorso dall'ultimo evento, dagli ultimi lutti.
E con crescente tristezza si contano in lunga fila le tragedie, i drammi, i costi economici che il Paese ha dovuto sopportare e si constata che la distanza fra questi fatti è breve: pochi anni, a volte mesi o giorni.
Poco o nulla è stato fatto per prevenire, per prevedere ciò che è prevedibile e prevenibile.
E qui si ripete il rito: si risvegliano le coscienze, si ricercano le responsabilità, si stanziano ulteriori risorse per ripristinare, si constata che siamo rimasti fermi o quasi e che ciò che poteva essere fatto e non lo è stato, si afferma ancora che è necessario fare.
Terremoti, alluvioni, frane, valanghe, eventi naturali in gran parte prevedibili, in percentuale altissima prevenibili.
La scienza e la tecnica, create dall'uomo, oggi permettono questo, se a questo fine sono impiegate. Ma ciò non avviene o quasi poiché le conoscenze scientifiche a questo fine non vengono incoraggiate; le branche della ricerca tra loro non comunicano, il potere politico è assente per visioni di piccolo cabotaggio quotidiano; la disarticolazione è grande, grande è il ritardo culturale politico di chi governa.
Ma altre calamità si abbattono sul nostro territorio: le calamità indotte. Indotte dall'attività dell'uomo, dal suo agire senza il rispetto della natura, delle sue leggi e delle sue risorse.
Ecco allora il rischio chimico, che produce fiumi inquinati o morti con gli acquedotti chiusi perché l'acqua di falda è trasformata in veleno con le discariche abusive, veri e propri cimiteri che richiedono altre vittime naturali, animali e umane.
Ecco il rischio nucleare con la sua non visibile potenza distruttiva o mortale; con il suo colpire a distanze immense, il suo vagare oltre le frontiere, le divisioni di Stato e di nazione, di razza, ideologia o fede religiosa.
E ancora, il rischio del fuoco, con immense distese boschive incenerite, con ambienti ora distrutti, che la natura aveva costruito lungo il corso della sua storia, e che difficilmente riavremo.
Anche questa è opera nostra: assieme al progresso, alla grande crescita dell'umanità sul piano culturale, scientifico, tecnologico, che ha significato un uso delle risorse sempre più intenso, che ha prodotto risultati grandiosi e altri può e deve garantirne per l'umanità, abbiamo prodotto anche questi guasti profondi, giungendo ad un punto limite, oltre il quale è possibile andare solo se ripensiamo al nostro rapporto con l'ambiente, la natura e l'uso delle sue risorse. Ripensare, ridefinire le linee dello sviluppo non è oggi un lusso che non possiamo permetterci, ma una necessità oggettiva per andare oltre a questo sviluppo, per dare certezza al domani dell'umanità.
Sono tre le idee forza su cui insiste con particolare rigore l'Organizzazione Mondiale della Sanità: 1) oggi siamo in grado di prevedere scientificamente la maggior parte delle catastrofi 2) la maggior parte delle catastrofi oggi può essere evitata 3) le misure preventive sono economicamente meno costose se rapportate al costo della ricostruzione.
Se è oggi possibile prevedere la maggior parte delle catastrofi occorre allora attivare tutte le conoscenze e le energie nell'opera di studio del nostro territorio.
Il 'nostro è il Paese a più alto rischio vulcanico, sismico, geologico d'Europa. Quindici milioni di italiani vivono in vecchi centri minacciati dai terremoti, solo tra il '52 e l'81 i terremoti sono stati 4.443 in Campania, Abruzzo, Sicilia, Umbria, Emilia e Toscana.
Le alluvioni si susseguono con un ritmo bi-trimestrale.
Le frane sono 3-4 mila all'anno. Negli ultimi anni i Comuni interessati ai dissesti sono passati, dal 37 al 57%.
In Italia in media, c'è un morto per frana ogni dieci giorni. I disastri causati da eruzioni, terremoti o collasso idrogeologico sono enormemente aggravati dall'incuria, dall'assenza di una seria politica di prevenzione e dal saccheggio del territorio.
Ormai una grande parte del territorio è asfaltato, cementificato incapace di assorbire le piogge; a ciò va aggiunto l'abbandono della montagna e della collina, il venir meno di quelle opere semplici, primarie ma tanto importanti per la regimazione delle acque, della tenuta dei fondi boschivi o coltivi.
Gran parte quindi delle cosiddette calamità naturali si possono considerare calamità naturali indotte artificialmente.
Se la maggior parte delle catastrofi oggi può essere evitata, occorre che lo Stato, attraverso tutte le sue articolazioni, si doti di conoscenze approfondite, di leggi, di piani preventivi di intervento e di opere da realizzare prima che l'evento eccezionale si verifichi, onde evitare che il fatto calamitoso se si verifica abbia conseguenze devastanti.
Per far ciò è necessario avere dei piani di protezione civile articolati territorialmente per Comuni, Province e Regioni; dei Piani di intervento preventivo per bacini fisici e geologici omogenei. La nostra Regione è esposta al pericolo primario delle alluvioni, delle frane, del dissesto geologico, degli incendi boschivi e dell'inquinamento delle acque ed atmosferico. Solo 41 sono i Comuni classificati sismici.
A ciò va aggiunto il rischio nucleare, fino a poco tempo fa ritenuto marginale, e oggi, invece, dopo l'incidente di Chernobyl, da considerare come rischio preminente anche in Piemonte. E se le misure preventive sono meno costose delle opere di ricostruzione occorre allora trovare le risorse finanziarie adeguate per gli interventi.
Solo le frane e le alluvioni costano oltre 3.000 miliardi all'anno in Italia.
Lo Stato, per intervenire in Campania e in Basilicata, dopo il terremoto del 1980, aveva già dovuto spendere, a fine 1983, ben 3.800 di lire.
Altre risorse nel frattempo sono state assorbite, nonostante la lentezza degli interventi di ricostruzione del tessuto civile produttivo.
Quante risorse, come Regione Piemonte abbiamo impegnato in questi quindici anni di vita, in opere di ripristino e di ricostruzione? A quanto ammonta la cifra globale se si assommano le risorse spese dai Comuni e dalle Province? Sarebbe necessario avere questi dati oltre ai dati sulla qualità delle opere fatte.
Anche da noi, seppure gli interventi fatti nel Biellese, nell'Ossolano nel Pinerolese e nell'Alessandrino siano stati rapidi ed efficaci mobilitando tutto il sistema delle Autonomie e anche energie private, si sconta un procedere che non si radica su piani e opere preventive di grande respiro.
Di più abbiamo fatto, io credo, in modo anche abbastanza positivo nella strumentazione tecnica e nella organizzazione. Non sappiamo ancora quanto costerà ridare ai cittadini di Casale Monferrato l'acqua potabile o a quanto ammonterà l'opera di bonifica delle discariche abusive di Carbonara Scriva e di Tortona. Di certo una quantità grande di risorse pubbliche, che difficilmente potranno essere recuperate facendo pagare i criminali inquinatori.
Anche da noi, dunque, si dimostra fondata la tesi che costa meno fare opera di prevenzione che ripristinare quanto l'evento calamitoso ha distrutto.
Ma al centro di tutto, di ogni atto della Protezione civile, non pu che esserci l'uomo, la sua salvaguardia, il suo patrimonio di conoscenze di valori, di sentimenti.
E' questa enorme ricchezza che va protetta, messa al riparo il più possibile dalla violenza degli eventi naturali e dall'imprevidenza degli atti irresponsabili di altri uomini, che per ignoranza o per denaro espongono tante persone a pericoli enormi.
Lo Stato deve garantire al cittadino sicurezza, serenità, certezza di interventi rapidi di fronte alle varie forme di calamità.
I soccorsi d'emergenza, richiesti dal verificarsi delle catastrofi devono avere un carattere di tempestività ed esigono un coordinamento ed un'ampiezza di mezzi complessivi e copiosi.
Bisogna disporre di trasporti rapidi, assicurare una assistenza sanitaria rapida ed efficace, garantire un ricovero a chi lo ha perduto e una razionale distribuzione di viveri di prima necessità, di mezzi,di materiali.
Spesso purtroppo accade che nelle prime ore, dopo la catastrofe nelle zone colpite regni il caos.
Se questo in parte è inevitabile, l'esperienza però ci ha dimostrato che in quelle realtà regionali o locali dove vi è un'efficiente struttura organizzativa e dove un'azione di prevenzione e di educazione è stata fatta sono gli stessi cittadini colpiti che per primi organizzano i soccorsi più urgenti e assicurano la continuità di un minimo di vita organizzata.
E' con questa coscienza che proponemmo al Consiglio, ed esso approv all'unanimità nel 1985, la legge sull'organizzazione del volontariato nella Protezione Civile. Volontariato qualificato, organizzato in squadre iscritte ad un albo comunale con un quadro provinciale e una mappa regionale in grado di coprire capillarmente tutto il territorio della nostra Regione. La miopia di chi ci governa respinse il provvedimento legislativo.
Lo abbiamo riproposto, la II Commissione lo sta discutendo. Il disegno di legge sull'istituzione del servizio nazionale per la Protezione civile unificato,all'esame della Camera, tratta ampiamente questo problema negli stessi termini da noi trattati nella proposta di legge ricordata.
Constatiamo con amarezza che alla Regione Piemonte si sono fatti perdere alcuni anni nell'organizzazione di questo servizio; che molte forze, molte disponibilità incontrate nelle scuole, nelle città, nei paesi di montagna non sono state colte, valorizzate e organizzate. E ciò è grave perché su questo tema non si può attendere.
Ci auguriamo che in questo Consiglio vi sia, come ieri, la volontà necessaria per deliberare una nuova legge sul volontariato nella Protezione civile, altrimenti dovremmo constatare che da propulsori ci si è trasformati in trainati.
Anche il provvedimento legislativo oggi in esame, se non accompagnato dall'altro, rimane monco.
L'idea che noi abbiamo della Protezione civile si basa dunque su una grande capacità di previsione, un'efficace azione preventiva, una pronta organizzata e qualificata risposta all'emergenza e alle opere di ripristino e al rilancio economico e sociale.
Per fare questo è però necessario che lo Stato, attraverso tutte le sue articolazioni, operi con intelligente lungimiranza, rivedendo il tipo di sviluppo economico fino ad oggi realizzato, dotandosi di strumenti adeguati e di un forte coordinamento sia a livello centrale che periferico.
Non si tratta tanto di creare competenze e strutture nuove, quanto di organizzare, riconvertire, riqualificare e coordinare quelle esistenti che fanno capo.allo Stato, alle Regioni e agli Enti locali. La non piena responsabilità e coinvolgimento delle Regioni e degli Enti locali in tema di Protezione di civile esprime un'errata posizione che considera il sistema delle autonomie qualcosa di estraneo o altro dallo Stato. Al contrario, occorre riconoscere e affidare a Regioni, Province e Comuni un ruolo incisivo, operativo e di centralità, quali momenti dell'articolazione democratica e decentrata dello Stato.
Non più giustificati appaiono i ritardi nell'approvazione di una nuova legge nazionale sulla Protezione civile. La vecchia legge n. 996 del 1970 e il suo regolamento attuativo del 1981 riguardano solo la gestione dell'emergenza, intervengono cioè dopo che il fatto calamitoso si è verificato.
Abbiamo già detto di come occorre avere concezione e strumenti .nuovi in materia di Protezione civile.
Il disegno di legge unificato giacente sempre dal febbraio di quest'anno in Parlamento è un buon testo, anche se come forza politica ci siamo astenuti su quell'articolato.
Parta dalla nostra Regione un invito pressante al Governo e al Parlamento nazionale affinché esso diventi legge in tempi rapidissimi.
C'è poi da gestire questa legge che ci apprestiamo a votare.
E' una fase decisiva: se vogliamo che essa incida e produca quegli effetti da noi auspicati, è necessario andare ad un rapporto con i Comuni le Province e le Comunità montane per verificare insieme come elaborare i Piani comunali e provinciali, di area omogenea e il piano annuale e poliennale regionale di Protezione civile.
E' necessario stabilire un rapporto molto stretto con gli Enti strumentali dello Stato, con le Prefetture, i vigili del fuoco, l'esercito il Commissario regionale di governo e tutti gli altri corpi dello Stato o associazioni operanti a livello regionale.
Solo così il nostro intervento legislativo può far crescere ulteriormente quella cultura di governo di cui oggi si avverte fortemente il bisogno, ridare forza e fiducia alle istituzioni, rispondere in positivo all'esigenza di sicurezza delle popolazioni ovunque insediate, e avere l'autorità morale, prima che politica, di chiedere ai cittadini di impegnarsi in una grande opera collettiva, che è fatta di conoscenza, di educazione, di organizzazione, di disponibilità, di solidarietà umana e civile di cui il nostro tempo ha fortemente bisogno.
L'unificazione del disegno di legge della Giunta con quello presentato dal Gruppo comunista rappresenta un fatto positivo in quanto sembra esistere, al di là delle maggioranze temporali, una comune volontà di affrontare queste problematiche, ieri come oggi, con atti di governo, con forte impronta istituzionale.
Il testo dell'articolato oggi in esame, facendo assumere alla Regione come compito primario la protezione delle popolazioni di fronte ai vari rischi di ordine naturale e indotti e disciplinando un intervento programmato con piani annuali e poliennali elaborati con l'ausilio di comitati tecnici consultivi, fortemente qualificati e con una gestione operativa rappresentata dall'istituzione del servizio di Protezione civile con compiti di direzione e di coordinamento, rappresenta un buon approdo da verificare e sperimentare nella realtà regionale, aperto alle innovazioni che l'esperienza e la nuova legge nazionale potranno apportare.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Ringrazio la competente Commissione e quanti, a livello di funzionari hanno voluto cooperare perché questa legge scendesse in aula e soprattutto scendesse in questo modo, attraverso un associarsi di tutti i Gruppi politici.
Devo inoltre dire grazie all'intero Consiglio perché questa legge dovrebbe passare all'unanimità. Intendendo chiudere devo ringraziare il relatore per i riferimenti alla centralità del soggetto della persona umana davanti a questi problemi. Mi pare che non sia cosa da poco per un uomo chiamato a vivere su un territorio decisamente fragile (2/3 costituito da montagna). Con questa legge senza strafare e senza sconfinare verso altri poteri dello Stato, senza tentare alcuna appropriazione da parte nostra noi come Regione potremmo eliminare un aspetto concorrenziale nei confronti dello Stato. Le recenti esperienze di Casale Monferrato hanno lasciato qualche zona d'ombra sui due tipi di intervento e direi che la potremmo superare con relativa facilità.
Daremo corpo e sostanza alla nostra presenza nel comitato che è costituito dalle leggi dello Stato, le quali stabiliscono che il Presidente del la Regione presiede il Comitato re giurale della Protezione Civile.
Daremo corpo e sostanza a questa iniziativa quindi, rinnovando il grazie anticipato al nostro Parlamentino,formulo anche l' augurio che dal livello superiore pervenga il giusto riconoscimento e il visto affinché questa legge possa diventare operante entro breve tempo.



PRESIDENTE

Si proceda alla votazione dell'articolato.
Art. 1 (Finalità della legge) "La presente legge disciplina le attività mediante le quali la Regione Piemonte concorre - nell'ambito delle funzioni trasferite o delegate dai DPR n. 8 del 15/l/72 e n. 616 del 24/7/77 nonché dei disposti della legge 8/12/70 n. 996 e del DPR n. 66 del 6/2/81 alla protezione delle popolazioni, dei territori, delle attività produttive e dei beni dalle conseguenze di pubblica calamità.
La Regione Piemonte, nell'attuazione della presente legge, assume quali funzioni e responsabilità eminentemente pubbliche: la difesa del suolo, la tutela dell'ambiente, la tutela della salute" Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 35 hanno risposto si 34 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Rischi principali) "Le principali cause naturali e non naturali di rischio contro le quali la Regione concorre a norma e per competenza di legge ad esercitare le tutele previste dall'art. 1 sono le seguenti: 1) eventi sismici e fenomeni endogeni; 2) catastrofi idrogeologiche, frane valanghe, compresi i rischi derivanti da invasi idrici 3) inquinamenti del suolo, delle falde acquifere e dei corsi d'acqua inclusi quelli dovuti ad incidenti nel processo produttivo e nel trasporto deposito e dispersione di materiali e a scarichi tossici 4) incendi boschivi e incendi di grandi dimensioni 5) disastri aerei, ferroviari ed automobilistici 6) radiazioni nucleari 7) ogni altra causa di calamità che possa intervenire sul territorio regionale".
Il Consigliere Marchini presenta il seguente emendamento: al n. 4) sono soppresse le parole "incendi boschivi e".
La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

E' una segnalazione che ci viene da un esperto del settore.
Sembra di dover ritenere che debbano essere oggetto della Protezione civile tutti gli incendi di grandi dimensioni, mentre gli incendi di non grande dimensione boschiva non si capisce perché debbano essere oggetto della Protezione civile.
Sarà il corpo preposto a questo tipo di interventi che individuerà quando avrà raggiunto le dimensioni o le caratteristiche tali da qualificarlo come incendio di grandi dimensioni e tale quindi da legittimare l'intervento del sistema di Protezione civile. Altrimenti rischiamo che ogni roccia che si incendia per un lapillo del treno, diventa oggetto di un intervento della Protezione civile.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento del Consigliere Marchini.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 34 voti favorevoli e 1 astensione.
Pongo in votazione l'art. 2 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto si 32 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Attività di Protezione civile) "In relazione ai rischi di cui all'art. 2, la Regione pone in atto le iniziative necessarie a svolgere le proprie attribuzioni e competenze in merito alla previsione ed alla prevenzione degli eventi, al soccorso in caso di calamità, all'avvio della ripresa delle normali condizioni di vita.
La previsione consiste nelle attività dirette allo studio ed alla determinazione delle cause dei fenomeni calamitosi, alla identificazione dei rischi ed alla individuazione delle zone del territorio soggette ai rischi stessi.
La prevenzione consiste nelle attività volte ad evitare, ove possibile, gli eventi calamitosi o a ridurre al minimo la possibilità che si verifichino danni conseguenti agli eventi calamitosi sulla base delle conoscenze acquisite per effetto delle attività di previsione.
Il soccorso consiste nell'attuazione degli interventi diretti ad assicurare alla popolazioni colpite dagli eventi, di cui al precedente art. 2, ogni forma di assistenza fino al loro reinsediamento.
L'avvio della ripresa consiste nell'attuazione delle iniziative necessarie per agevolare gli organi istituzionali nell'opera di ricostruzione delle strutture urbane, del tessuto socio - economico e di ripristino dell'ambiente, dell'equilibri biologico ed idrogeologico e delle normali condizioni di vita".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto si 32 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (Collaborazione e partecipazione) "Per il perseguimento delle finalità di cui al precedente art. 1 la Regione instaura un costante rapporto collaborativo e partecipativo con gli organi competenti dello Stato e con gli Enti locali e gli enti ed organismi, anche su base volontaria, operanti nell'ambito regionale in materia di Protezione civile.
In particolare la Regione nell'ambito della propria competenza: 1) partecipa all'organizzazione nazionale della Protezione civile, in armonia con le indicazioni degli organi statali competenti, provvedendo: a) alla rilevazione, raccolta, memorizzazione ed elaborazione dei dati interessanti il territorio regionale ai fini della previsione degli eventi calamitosi b) alla individuazione ed organizzazione permanente sul territorio regionale dei mezzi e delle strutture operative, ai fini della prevenzione degli eventi calamitosi e della riduzione degli effetti dagli eventi stessi determinati c) alla messa a disposizione dei mezzi e delle strutture per gli interventi di soccorso e di assistenza alle popolazioni colpite secondo la previsione di cui all'art. 7 della Legge n. 996 del 8/12/70.
2) Esercita nei confronti degli Enti locali una funzione d'impulso indirizzo e coordinamento sia in sede di formazione sia in sede di attuazione del Piano di Protezione civile, stimolando ed organizzando il loro autonomo concorso ed apporto ai fini di una efficace ed unitaria attività di Protezione civile nell'ambito regionale, delegando all'uopo compiti d'interesse locali.
3) Favorisce le associazioni e gli organismi di volontariato quali espressioni d'impegno di solidarietà sociale, valorizzando la loro partecipazione alle iniziative di Protezione civile." Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto si 32 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 4 è approvato.
Art. 5 (Piano Poliennale Regionale per la Protezione civile) "La Regione Piemonte persegue le proprie finalità in materia di protezione civile, attraverso l'adozione e l'attuazione di un apposito piano poliennale.
Il piano indica gli interventi da realizzare e le relative priorità, le strutture ovvero gli Enti cui è demandata la realizzazione degli interventi, i tempi d realizzazione e le risorse occorrenti.
In particolare il piano regionale poliennale di Protezione civile deve indicare, relativamente alle attività per la previsione e la prevenzione: la predisposizione di studi e ricerche sui fenomeni produttivi di eventi calamitosi e sulle relative cause il potenziamento, l'adeguamento e l'integrazione dei sistemi di rilevazione, raccolta, memorizzazione, elaborazione, trasmissione e diffusione dei dati tecnico - scientifici relativi alle ipotesi di rischio di cui all'art. 2; in proposito dovrà essere definito e messo in atto il raccordo con la banca dati esistente presso il CSI, definendo procedure idonee a garantire la disponibilità e l'uso delle informazioni necessarie l'individuazione delle zone della Regione con riferimento al grado di vulnerabilità rispetto alle ipotesi di rischio di cui al precedente art. 2 e la conseguente redazione di un mappa dei rischi del territorio regionale la realizzazione di attività informative, in favore delle popolazioni interessate alle diverse ipotesi di rischio, sui comportamenti da tenere per prevenire gli eventi calamitosi e ridurre gli effetti dannosi la realizzazione di iniziative educativo - promozionali, da concordare con l'Assessorato all'istruzione e con le autorità scolastiche, per la creazione fra i giovani di una predisposizione favorevole all'azione preventiva e all' intervento nelle calamità l'individuazione delle reti di collegamento e di accesso ai centri abitati ai fini degli interventi di soccorso ed assistenza la rilevazione dei mezzi disponibili in tutte le strutture sanitarie pubbliche e private, con particolare riguardo ai servizi di rianimazione nonché delle possibilità di aumento di capienza e di attività, secondo il Piano sanitario regionale il sostegno alle associazioni di volontariato, ed ai gruppi comunali di volontariato aventi finalità interessanti il settore della Protezione civile.
Inoltre, per l'aspetto organizzativo degli interventi, devono essere previsti: la costituzione di un sistema di centri operativi dislocati sul territorio regionale per tempestivi interventi di soccorso e di assistenza in caso di emergenza la predisposizione di procedure e metodi per gli interventi contingibili ed urgenti a salvaguardia della salute pubblica e dei beni nonché per il ripristino delle normali condizioni di vita nelle popolazioni colpite l'attivazione di una sala situazioni per la raccolta dei dati e informazioni, nonché della sala operativa per l'emergenza; la sala dovrà essere presidiata nell'arco delle 24 ore per garantire il tempestivo raccordo con gli organismi centrali e locali della Protezione civile la predisposizione di misure operative per l'utilizzazione delle norme contenute nell'allegato 22 alla L.R. 10/3/82 n. 7 'Piano socio sanitario', a salvaguardia della salute pubblica durante le emergenze il censimento degli Enti, delle associazioni, delle imprese e delle persone tecnicamente idonee nonché le linee direttrici per gli accordi convenzionati, in vista dell'utilizzo di persone, strutture, strumenti e animali ai fini di Protezione civile".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto si 32 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 5 è approvato.
Art. 6 (Modalità di predisposizione e durata del Piano) "La Giunta regionale, entro nove mesi dall'approvazione della presente legge, presenta al Consiglio regionale, per l'approvazione, il primo Piano poliennale di Protezione civile.
Ad ogni nuova legislatura, entro nove mesi dal suo inizio, la Giunta presenta il nuovo Piano di Protezione civile al Consiglio regionale per la necessaria approvazione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto si 32 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Piani annuali di attuazione) "La Giunta regionale, sulla base del Piano regionale poliennale di Protezione civile adotta entro tre mesi dalla sua approvazione, il Piano annuale di Protezione civile che può contenere elementi di aggiornamento del Piano poliennale; i successivi piani annuali dovranno essere predisposti entro il 30 settembre dell'anno precedente a quello a cui si riferiscono. Il Piano prevede in particolare l'attivazione delle strutture regionali per l'attuazione graduale dei programmi di prevenzione e di approntamento delle iniziative che rientrano nella gestione ordinaria di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto si 32 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 7 è approvato.
Art. 8 (Comitati Tecnici Consultivi) "La Giunta regionale al fine dell'attuazione della presente legge e per la stesura dei piani poliennali ed annuali, istituisce e si avvale del supporto tecnico scientifico di Comitati Tecnici Consultivi. Essi hanno specifica competenza nei confronti dei rischi previsti dall'art. 2 della presente legge.
Sono istituiti i Comitati Tecnici Consultivi per i seguenti ambiti: 1) eventi naturali (di cui ai punti 1 e 2) 2) inquinamenti (di cui al punto 3) 3) incendi e catastrofi (di cui ai punti 4 e 5) 4) radiazioni nucleari (di cui al punto 6) 5) previsione e coordinamento organizzativo dell'emergenza (per la messa in atto della sala situazione ed operativa).
Per ogni Comitato la Giunta regionale richiede all'Università ed al Politecnico di Torino indicazioni di tre esperti.
Potranno far parte con loro rappresentanti dei Comitati secondo la specifica competenza Enti quali: l'Istituto per la protezione del bacino padano, i compartimenti ANAS e dell'Ente Ferroviario, il Comando Militare territoriale, l'Ispettorato regionale dei Vigili del Fuoco, l'Ispettorato regionale del Corpo Forestale dello Stato, il Comitato regionale della CRI e il Soccorso alpino del CAI la direzione del CSI e ad altri consimili, nonché gli Assessorati regionali, secondo la specifica competenza.
In rapporto a particolari problematiche all'ordine del giorno possono essere invitati alla seduta altri esperti.
I Comitati sono presieduti dal Presidente della Giunta regionale o da un suo delegato.
Nello svolgimento dei propri compiti i Comitati possono costituire nel proprio seno gruppi di lavoro delegati a proposte o consulenze particolari".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto si 32 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art.8 è approvato.
Art. 9 (Compensi) "Ai componenti esterni dei Comitati consultivi viene corrisposto il gettone di presenza ed il rimborso delle spese di trasferta previste dalla Legge regionale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto si 32 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 9 è approvato.
Art. 10 (Istituzione del Servizio regionale per la Protezione civile) "Nell'ambito dei servizi della Presidenza della Giunta è istituito il servizio regionale per la Protezione civile, con i seguenti compiti: a) attività relativa alla predisposizione ed all'aggiornamento del Piano poliennale ed annuale che verranno proposti dalla Giunta al Consiglio regionale per l'adozione b) coordinamento delle strutture amministrative e tecniche della Regione Piemonte che svolgono compiti di istituto inerenti la Protezione civile c) collaborazione con gli organismi centrali e periferici della Protezione civile per assicurare, nelle fasi di previsione e prevenzione, il raccordo armonico dei criteri operativi e, durante lo stacco di calamità, la disponibilità necessaria all'opera di soccorso d) organizzazione ed impiego del parco regionale dei mezzi e strumenti per la Protezione civile e coordinamento per l'uso dei parchi analoghi appartenenti ad Enti locali o convenzionati e) direzione della Sala situazione e della Sala operativa in vista dell'organizzazione dei soccorsi di competenza regionale f) segreteria dei Comitati Consultivi Regionali e di eventuali altri organismi collegiali.
La Giunta regionale assume, entro 30 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, la deliberazione attuativa del servizio, determinando l'organico del servizio, i compiti ordinari e specifici dello stesso, le strutture interessate ed i poteri di coordinamento affidati al servizio".
Si passi alla votazione.



((Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto si 32 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 10 è approvato.
Art. 11 (Norme finanziarie) "Per l'attuazione dei piani di cui alla presente legge verrà fatto fronte con: finanziamenti trasferiti a questi fini dallo Stato finanziamenti regionali di cui ai capitoli di spesa del bilancio regionale attinenti per specificità alle previsioni dei piani di competenza regionale.
Per la realizzazione delle iniziative previste dall'art. 5 della presente legge è autorizzata, per il quinquennio 1986 - 1990, la spesa complessiva di lire 5 miliardi.
Agli oneri derivanti dall'applicazione del precedente comma, valutati per l'anno 1986 in lire 100 milioni, si provvede mediante riduzione di pari importo in termini di competenza e di cassa del capitolo n. 12.800 del bilancio di previsione per l'anno finanziario 1986 e mediante l'istituzione nello stato di previsione nella spesa di apposito capitolo con la seguente denominazione: 'Spese per le attività di prevenzione, previsione e soccorso, in attuazione del Piano poliennale di Protezione civile' e con la dotazione di lire 100 milioni in termini di competenza e di cassa.
La spesa per gli anni successivi verrà quantificata con la legge di bilancio.
Per la concessione dei contributi di cui all'art. 5 della presente legge è autorizzata, per l'anno 1986, la spesa di lire 50 milioni.
Agli oneri derivanti dall'applicazione del precedente comma, si provvede mediante riduzione di pari importo in termini di competenza e di cassa del capitolo n. 12.800 del bilancio di previsione per l'anno finanziario 1986 e mediante l'istituzione nello stato di previsione della spesa di apposito capitolo con la seguente denominazione: 'Contributi alle associazione ed ai gruppi comunali di volontariato per attività di prevenzione, - previsione e soccorso nella Protezione civile' e con la dotazione di lire 50 milioni in termini di competenza e di cassa.
La spesa per gli anni successivi verrà quantificata con la legge di bilancio.
La spesa di lire 5 miliardi di cui al secondo comma del presente articolo potrà essere ridotta in base a specifiche assegnazioni statali utilizzabili per le stesse finalità.
Alle spese relative ai compensi e rimborsi spese degli esperti esterni componenti i Comitati consultivi, nell'importo presunto di lire 10 milioni si provvede attingendo al capitolo 1900 del bilancio 1986.
Alle spese per l'acquisto di beni strumentali relativi agli studi dei Comitati consultivi, si provvede attingendo al capitolo 2190 del bilancio di previsione 1986 nell'importo presunto di lire 100 milioni.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto si 32 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
'art. 11 è approvato.
La parola al Consigliere Guasso, per dichiarazioni di voto.



GUASSO Nazzareno

Signor Presidente, la nostra compartecipazione alla stesura delle due proposte che presentano un testo unitario, è già di per se stessa il segno della nostra totale e completa disponibilità ad un voto positivo per questa legge. D'altra parte - lo ricordava già il collega Bruciamacchie - noi abbiamo compartecipato fino in fondo sia con la presentazione di un nostro disegno di legge, sia poi nel lavoro di unificazione in un unico testo per far decollare la legge che stiamo per votare.
Voglio aggiungere tre brevi considerazioni che rafforzano questa nostra scelta di voto positivo. La prima è questa: non solo questa legge è importante ma è anche coraggiosa perché, in assenza di una normativa nazionale, la Regione Piemonte si pone l'obiettivo di mettere un primo mattone in un campo di grande importanza e purtroppo di attualità.
In secondo luogo questa legge è importante e coraggiosa perché potevamo fare come hanno fatto tante altre Regioni: aspettare che il Parlamento nazionale legiferasse e poi adeguarsi alla normativa nazionale che, dal testo unificato, che abbiamo esaminato in II Commissione e che è già stato approvato dalla competente Commissione della Camera, dà dei poteri di intervento e coinvolge in prima persona le Regioni. A noi è parso giusto sia sulla scorta delle proposte della Giunta, sia sulla scorta della nostra proposta di legge che la Regione anticipasse un'iniziativa che è urgente (e che sarebbe utile che il Parlamento approvasse con urgenza), che intanto fossimo noi i promotori di una nostra legge regionale su questa materia.
Proprio per questo la Regione Piemonte si apre a nuovi e decisivi campi di intervento che, come ricordava il Presidente, sono per l'oggi e il domani della nostra collettività.
La legge punta alla prevenzione e all'intervento proprio per garantire l'oggi e il domani in un campo che purtroppo, viste le condizioni del nostro Paese, segna ogni giorno dei drammi. Vorremmo essere capaci di governare, di prevenire e di intervenire per salvaguardare il futuro della nostra collettività.
Infine mi pare utile il richiamo che faceva il relatore Bruciamacchie al fatto che, anche se è un campo più particolare e forse più complesso ed articolato, c'è un impegno - e come Gruppo comunista lo rinnoviamo affinché a settembre, a lato di questa legge che ci auguriamo venga approvata velocemente perché sia subito attiva, ci sia un altro atto necessario e cioè la regolamentazione per legge del volontariato sulla Protezione civile, che è poi uno dei bracci operativi, uno degli strumenti in più che aggiungiamo a questo campo di intervento di vitale importanza.
Ripeto, il nostro è stato un contributo convinto e di piena partecipazione ai lavori della Commissione nella stesura del testo unificato che ha il voto positivo del Gruppo comunista.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Devo dichiarare il voto positivo del Gruppo democristiano su questo provvedimento che se inizialmente comporta un non definito, ma non rilevante intervento finanziario della Regione,è tuttavia un provvedimento di consistente civiltà. E' significativo che su di esso hanno trovato l'accordo tutte le forze politiche e che in Commissione l'approfondimento è stato tra i più seri che abbiamo avuto occasione di verificare nel corso dell'attività legislativa di questi anni.
Ritengo che il provvedimento abbia un valore educativo preliminarmente.
Guasso ha giustamente fatto riferimento al senso preventivo che si è voluto dare alla nostra iniziativa. Io confermo questo senso e questo indirizzo probabilmente è in questo settore in cui più larghi sono gli spazi di iniziativa e di movimento offerti alla Regione.
Debbo dissentire parzialmente rispetto ad alcuni toni che sono aleggiati in ordine alle iniziative governative e ministeriali.
Obiettivamente occorre riconoscere al Ministero della Protezione civile e all'iniziativa del Governo valori di positività in questi ultimi anni progressi, almeno sotto il profilo organizzativo, ce ne sono stati, e consistenti. Ritengo che adesso occorra passare a livelli superiori nel settore legislativo specifico in questa materia.
Vorrei anche ricordare, come è già stato fatto, che l'iniziativa della Regione Piemonte è di un certo coraggio o comunque anticipatrice. Quello che desidereremmo come Gruppo democristiano è che dalla legge dello Stato venissero definiti compiti molto chiari per la Regione. Anche in questo settore si manifestano le lacune e le difficoltà della legislazione nazionale e, soprattutto, qualche volta il tentativo di espropriare le Regioni dalle loro competenze.
Quando si tratta di difesa del territorio penso che il diritto alla competenza diretta e preminente delle Regioni non possa essere contestato da alcuni.
E' quindi una legge che ha una grande positività, che è sottoscritta e sostenuta, presumo, dall'unanimità o dalla grande confluenza di consensi una legge che penso possa fare onore a questa assemblea legislativa.
Dopo queste parole mi pare scontato il voto favorevole del Gruppo democristiano.



PRESIDENTE

Pongo in votazione per appello nominale l'intero testo di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 38 hanno risposto si 37 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Organizzazione degli uffici - Regolamento del personale

Esame progetto di legge n. 111: "Norme sull'organizzazione degli uffici della Regione-Piemonte"


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, passiamo ora all'esame del progetto di legge n.
111: "Norme sull'organizzazione degli uffici della Regione Piemonte".
Relatore è il Consigliere Santoni che ha facoltà di parola.



SANTONI Fernando, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la I Commissione ha concluso nella seduta di martedì 29 luglio u.s. l'esame del d.d.l.: "Norme sull'organizzazione degli uffici della Regione Piemonte" rassegnandolo al Consiglio regionale perché lo approvi nei tempi più rapidi possibili, così come auspicato da tutte le forze politiche presenti in Commissione.
Il d.d.l. in questione merita la massima attenzione da parte di tutto il Consiglio per l'incidenza che viene ad avere per l'immediato futuro dell'organizzazione regionale; ed è, altresì, un d.d.l. atteso da molto tempo dai dipendenti regionali che, tramite tale atto potranno trovare certezza di collocamento e risposta alle questioni ancora aperte per un'incompleta, ad oggi, applicazione contrattuale.
Come la Commissione ha avuto modo di verificare, anche sulla base dei documenti della stessa e di quelli tempestivamente trasmessi dalla Giunta regionale, il provvedimento ora all'esame del Consiglio ha usato come utile base di partenza il d.d.l. 493 presentato dalla precedente amministrazione.
Su tale documento la I Commissione aveva svolto un notevole lavoro istruttorio, riscontrando anche significativi momenti di convergenza.
Tra l'altro, su quel testo si era anche registrato l'accordo di massima di alcune organizzazioni sindacali. E' parso dunque utile all'amministrazione, anche al fine di recuperare parte del tempo trascorso ormai due anni della L.R. n. 40/84 di recepimento del contratto proporre un testo che tenesse conto del lavoro già svolto.
In data 23/5/86 il d.d.l. di riorganizzazione degli uffici veniva assegnato alla I Commissione che riceveva anche il documento contenente il protocollo d'intesa tra amministrazione e CGIL. CISL e UIL.
Il protocollo d'intesa acquista un rilievo notevole poiché individua tutti i passaggi che l'amministrazione si è impegnata a compiere nel prossimo anno per dare compiutezza a quanto disposto dal d.d.l. di riorganizzazione. D'altra parte lo stesso d.d.l. sarebbe in sé non completamente esaustivo se non fosse stato disposto tale documento d'intesa.
E' significativo sottolineare in proposito che sul d.d.l. e sui successivi atti da compiere si sia ricomposta l'unità sindacale consentendo di avere un momento significativo ed autorevole di confronto.
Del positivo ruolo svolto dalle organizzazioni sindacali si è potuta rendere direttamente conto la I Commissione nel corso delle consultazioni avute con il sindacato.
Consapevole dell'importanza del d.d.l. per le implicanze sulla macchina regionale, la Commissione ha lavorato intensamente sul testo presentato dalla Giunta regionale apportando il suo positivo contributo alla definitiva formulazione del testo che, d'intesa con la Giunta regionale presenta ulteriori passi avanti rispetto al testo rassegnato alla Commissione.
Occorre a questo punto sottolineare il positivo apporto dato da tutte le forze politiche nell'esame del testo e degli allegati; va dato atto a tutti i Commissari di aver lavorato senza porre preconcetti sul testo sottolineando in particolare l'apporto costruttivo offerto dalla minoranza presente in Commissione, e va dato atto all'Assessore al personale di essere stato disponibile ad accogliere tutti gli inserimenti migliorativi e compatibili con la filosofia del d.d.l. stesso.
Prima di passare all'illustrazione dei punti salienti dell'articolato va ancora ricordato un dato statistico che dimostra l'impegno con il quale la Commissione ha affrontato le questioni poste dal d.d.l.: dall'11 giugno u.s. al 29 luglio la Commissione si è riunita 12 volte incontrando per due volte i rappresentanti delle OO.SS. aziendali.
Il d.d.l. si pone due obiettivi sostanziali: avviare un processo di razionalizzazione delle strutture introdurre elementi di flessibilità che consentano alla Regione di adeguarsi tempestivamente alle esigenze di una comunità in continua evoluzione.
Razionalizzazione e flessibilità sono obiettivi perseguiti, da una parte, attraverso la riduzione delle strutture rigide prima parcellizzate in ben 195 servizi, mentre ben più contenuto è il numero dei settori proposti; dall'altra introducendo il principio della delegificazione per l'istituzione dei servizi (struttura dirigenziale di I livello) per cui è necessaria la deliberazione del Consiglio regionale e per la istituzione delle unità operative organiche, per le quali è richiesta la deliberazione della Giunta regionale, sentita la Commissione consiliare competente.
Dunque, soltanto per la modificazione, soppressione, istituzione di settori è richiesto l'intervento legislativo.
In sintesi anche mutuando dalla relazione di accompagnamento al d.d.l.
disposta dalla Giunta regionale si sottolinea che il testo: definisce il ruolo della dirigenza delineandone in modo puntuale compiti e responsabilità individua nel "settore", struttura stabile di massimo rilievo, il riferimento organizzativo di pianificazione e programmazione, legislazione e controllo per una determinata materia o funzione dell'Ente prevede l'istituzione di strutture flessibili per specifici progetti interdisciplinari e quindi un modello nuovo di funzionamento per progetti che consente di utilizzare in modo efficace risorse integrate per l'attività di programmazione intersettoriale affida all'istituto del coordinamento, previsto quale funzione temporanea le cui competenze sono collegate ai singoli piani di sviluppo funzioni innanzitutto di raccordo ed armonizzazione delle linee programmatiche interessanti un'area predispone un modello di struttura già orientata alla delega, con previsione di livelli organizzativi le cui funzioni sono, nell'ottica del disegno proposto, già riordinate per consentire dopo l'istituzione dei nuovi servizi l'eventuale trasferimento di competenze agli enti delegati.
I servizi infatti nel modello proposto sono caratterizzati da compiti di gestione attuativa di programmi e/o di attività operative.
Introduce un nuovo modello organizzativo articolato su: strutture stabili di una nuova concezione sia dal punto di vista organizzativo che per le responsabilità dei dirigenti preposti funzionamento di staff professionali, con compiti di studio, ricerca elaborazione e progettazione.
Le novità del modello organizzativo basato sulle strutture stabili "settore" e "servizio" consistono in principal modo nel diverso ruolo funzionale loro affidato.
L'obiettivo proposto è di ricondurre ad unità le funzioni oggi scorporate in più servizi ridando ai responsabili dei settori la giusta autonomia e responsabilità, in questo senso va compresa l'opportunità di conferire dignità di settore alle strutture periferiche dell'Agricoltura (che concentrano tutte le funzioni in materia attualmente scorporate in più servizi o uffici).
La Commissione ha peraltro esaminato con grande attenzione le declaratorie dei settori individuandone 65 al termine di un costruttivo dibattito.
Rispetto al d.d.l. proposto dalla Giunta regionale la Commissione ha scelto di rinviare l'istituzione della figura, di "Segretario generale della Regione" in attesa di meglio definire la previsione statutaria relativa alla "Segreteria generale della Regione".
La Commissione ha operato inoltre altre due scelte rispetto all'originale d.d.l., istituendo l'Ufficio di Gabinetto del Presidente del Consiglio e prevedendo che i Segretari del Comitato Regionale di controllo e delle Sezioni decentrate, fino alla completa attuazione delle deleghe delle funzioni amministrative della Regione ed al riordino delle funzioni di controllo, siano scelti tra funzionari rivestenti la II qualifica dirigenziale.
Il d.d.l. istituisce inoltre, transitoriamente, fino al riordino ed alla delega delle funzioni in materia di opere pubbliche e difesa del suolo, la figura dell'esperto territoriale di staff del "settore opere pubbliche" a difesa dell'assetto idrogeologico che per la complessità delle funzioni per garantire l'omogeneità degli interventi è scelto fra i funzionari di II qualifica dirigenziale.
La Commissione ha dibattuto la questione degli organici confermando la scelta, già operata dall'amministrazione, di mantenere nel breve periodo il numero complessivo di personale già previsto dalla vigente normativa. Tale scelta è stata operata al . fine di dare corpo a due significativi punti del protocollo d'intesa quali i concorsi speciali e i concorsi pubblici per l'accesso alla I qualifica dirigenziale.
D'altra parte, l'ipotesi siglata, inserita nel quadro del confronto avvenuto in merito al d.d.l., contribuisce a dare contenuti certi al completamento dell'attuazione del contratto di lavoro recepito con la L.R.
40/84, articolandosi in diversi punti: concorsi speciali, accesso alla V qualifica funzionale ed alla I qualifica dirigenziale, regolamento dei concorsi, indennità alla VIII qualifica funzionale, personale della Formazione Professionale.
Un'importante esigenza a cui risponde il testo di legge è quella di collocare il disegno di ristrutturazione nel quadro complessivo dell'attuazione di tutti gli istituti contrattuali già previsti dalla legge regionale 16 agosto 1984 n. 40.
Infatti l'ipotesi di ristrutturazione è importante per gli aspetti di organizzazione degli apparati, ma lo è anche in riferimento ai problemi di politica del personale e quindi alla possibilità di innescare procedimenti di valorizzazione delle professionalità, sia con l'istituzione dei profili professionali, da individuare finalmente in relazione alle nuove strutture per tutte le qualifiche regionali, sia con l'individuazione della dotazione organica della nuova V qualifica funzionale, sia per l'attuazione della norma contrattuale sulla nuova dirigenza che non può considerarsi esaustiva per il funzionamento delle strutture.
Per quanto riguarda l'attuazione della V qualifica si è prevista una procedura snella di inquadramento mediante concorso interno per titoli e/o prove attitudinali e per profili professionali.
Per quanto riguarda la dirigenza, infine, sono state previste procedure snelle di selezione e valutazione delle professionalità dei dirigenti.
Particolare rilievo assume il fatto che le procedure concorsuali interne per la copertura dei posti di II qualifica dirigenziale si svolgeranno sulla base di profili professionali accorpati, con criteri di omogeneità e tenuto conto dei requisiti professionali necessari a ricoprire posti su cui tali profili insistono.
Si è ritenuto infine che l'esperienza di lavoro e delle capacità dell'attuale dirigenza siano valutabili in gran parte attraverso i titoli come sono stati individuati all'art. 28 del d.d.l., ed attraverso un colloquio che dovrà dimostrare l'attitudine del dipendente a svolgere le funzioni proprie della II qualifica dirigenziale. I titoli valutati si riferiscono in modo equilibrato a titoli di anzianità, titoli di studio e culturali ed a titoli di valutazioni delle responsabilità affidate; il colloquio teorico - pratico si riferisce alla valutazione delle conoscenze e delle capacita tecnico - professionali acquisite, sulla base del curriculum professionale presentato dal candidato.
Le commissioni esaminatrici per ciascun concorso interno risultano essere composte da cinque componenti: il Presidente della Giunta regionale o Assessore delegato, da un Assessore, da un Consigliere regionale designato dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio e da due esperti.
Occorre aggiungere che la Commissione, nel corso dei suoi lavori; ha ipotizzato metodologie diverse di selezione per la dirigenza.
Le tesi avanzate in relazione alla necessità di collegare la specifica preparazione tecnica alle attitudini manageriali sono certamente stimolanti e meritano di essere approfondite in occasione delle selezioni dall'esterno, o per il passaggio dalle qualifiche direttive a quelle dirigenziali, per una valutazione della dirigenza.
Il meccanismo proposto avrebbe dovuto consentire ad un ente esterno di fornire elementi di valutazione di attitudine a rivestire il ruolo per cui si concorre.
Ma la struttura dell'art. 29, la constatazione che in questo caso si tratta di selezionare una dirigenza già operante nell'ente, hanno indotto la Commissione a non modificare le procedure di selezione, come prima descritte, anche al fine di evitare possibili rischi di legittimità.
Il d.d.l. che viene rassegnato al voto dell'aula non è certo risolutivo di tutti i problemi di funzionamento della Regione ma rappresenta un primo passo verso una completa riorganizzazione dell'ente. Infatti tale progetto necessariamente non si può esaurire con l'attuazione delle strutture ivi previste, ma presuppone ulteriori fasi, l'individuazione di nuovi servizi ed eventualmente delle unità operative organiche, la modifica e la distribuzione all'interno delle strutture della dotazione organica e così via.
Il d.d.l. si propone, per quanto è relativo a questi ultimi aspetti, a rivedere entro un anno la dotazione organica della Regione sulla base della sperimentazione della nuova organizzazione.
Sempre entro il limite di un anno l'amministrazione valuterà l'opportunità di rivedere l'assetto dei "settori" ed eventualmente proporne al Consiglio regionale la modifica.
Per quanto riguarda, infine, la parte organizzativa del disegno di legge prevista negli allegati, si fa presente che la nuova struttura dell'ente è articolata su un numero contenuto di settori, 65, di cui 5 sono previsti per le funzioni istituzionali del Consiglio regionale, 54 per le funzioni della Giunta a livello centrale e 6 a livello decentrato.
All'organizzazione dell'ente viene attribuito così un assetto più snello e dinamico di quello attuale, accorpando secondo il criterio dell'omogeneità funzionale o in mancanza, secondo il criterio della stretta correlazione, competenze attualmente frammentate e distribuite fra i 195 servizi previsti dalla legge regionale n. 73 del 17 dicembre 1979.
Vengono, pertanto, valorizzate le responsabilità organizzative necessarie a dirigere le strutture dell'ente e vengono, di conseguenza, più correttamente dimensionate le responsabilità dirigenziali di staff che sono previste per le funzioni di studio, ricerca ed elaborazione.
Infatti su 126 posti di II qualifica dirigenziale, 65 sono per responsabili dei settori e 61 per dirigenti di staff nell'ambito dei settori.
I dirigenti di staff vengono individuati prevalentemente a supporto di settori dedicati a funzioni trasversali all'ente.
Le 54 strutture centrali della Giunta si articolano, poi, in settori cosiddetti "istituzionali e funzionali".
Signor Presidente, signori Consiglieri, la I Commissione, pur se il voto espresso non è stato unanime, ha convenuto sul fatto che l'amministrazione ha operato comunque un significativo sforzo per modificare l'assetto della Regione e che il raggiungimento dell'obiettivo proposto non sarà né facile né indolore.
Non bisogna dimenticare come in , questi anni si sia realizzata una naturale stratificazione nell'organizzazione e nel funzionamento degli uffici di cui non si può non tenere conto, e che questo d.d.l. rappresenta il primo e più fondamentale passo, per una riorganizzazione dell'ente per far si che la Regione torni ad essere protagonista nella capacità di indirizzo, in raccordo con le autonomie locali, nella società degli anni '90; ed è in questo spirito che se ne raccomanda l'approvazione al Consiglio regionale.



PRESIDENTE

Sulla relazione del Consigliere Santoni è aperta la discussione.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pezzana. Ne ha facoltà.



PEZZANA Angelo

Sarebbe ingenuo negare che fra il personale della Regione Piemonte ci sia del malcontento e insoddisfazione generale per come è organizzata la Regione. Credo che questo si possa evincere molto chiaramente dal documento che è stato approvato all'assemblea del personale regionale contro il progetto della Giunta, ma anche contenente un'aperta critica all'atteggiamento dei sindacati confederali. Questo malcontento direi che lo si può desumere parlando con tutti i funzionari e i dipendenti e questa non è una novità per chiunque si occupi dell'organizzazione della Regione.
Nel disegno di legge n. 111, secondo me, non vi sono degli elementi nuovi che possano giustificare quello che il collega Santoni chiamava il "primo passo", perché se il primo passo è stato fatto devo dire che è stato molto piccolo, del tutto irrilevante,che non renderà giustizia a chi invece ne avrebbe bisogno e non cambierà sostanzialmente le cose. Per esempio, non vi è nulla sui punti dolenti che sono i concorsi intermedi e speciali e che sono gli unici che prevedono qualche possibilità di carriera per i dipendenti stessi, altrimenti vengono assunti ad un certo livello e li rimangono.
Altri punti, che sono rilevanti dal mio punto di vista, sono quelli che dovrebbero garantire una possibilità di carriera interna legata a specifici profili professionali, cosa che invece non ho visto in questo disegno di legge. Bisdgna rivedere gli automatismi degli stipendi, con particolare riferimento alla questione dell'indennità per le ottave qualifiche, che è stata a suo tempo bocciata dal CO.RE.CO. e oggi discussa al TAR; rifare anche il calcolo dell'anzianità pregressa che, essendo la legge interpretabile in maniera diversa, è stata calcolata in maniera palesemente diversa nelle altre Regioni, tant'è che assistiamo a degli episodi - che dovrebbero far riflettere questa Regione quando legifera - di Regioni in cui gli stipendi, a parità di mansioni, sono addirittura il doppio di quelli applicati nella Regione Piemonte.
Incentivare i dipendenti con stipendi adeguati alle mansioni svolte significa incentivare l'attività stessa dei dipendenti. Alcuni di essi anche se ai livelli più alti della gerarchia e con esperienza, capacità e conoscenze di gran lunga più degne di molti altri funzionari, paritari nel settore privato, e anche - lasciatemi dire - molto più alte di quella dei Consiglieri stessi, percepiscono stipendi che si aggirano, per le ottave qualifiche, fra le 900 mila e 1 milione e per i dirigenti tra il milione e il milione e 200 mila. Queste devono essere cifre che dovrebbero far riflettere, soprattutto noi Consiglieri regionali che prepariamo i disegni di legge, per capire a quali livelli di frustrazione possono arrivare a volte i dipendenti estremamente preparati e qualificati, ma rimasti a livelli, di appannaggio mensile alle cifre che ho appena dichiarato. Non faccio interventi più specifici su tutta la dinamica del progetto di legge (intanto perché non ne sono competente al punto da sostituirmi al Consigliere Santoni), ma ho voluto fare questi rilievi che possono sembrare superficiali (e in effetti la mia lettura è stata volutamente superficiale) che invece sono essenziali perché a volte le cose che possono apparire piccole e marginali in realtà poi investono tutta una struttura di lavoro che procura un malcontento notevole presso buona parte dei dipendenti della Regione, e non soltanto a livelli minimi di mansione, ma a livello di massime gerarchie. La frustrazione fra questi dipendenti è notevole ed io l' ho potuto verificare personalmente in questo anno di lavoro qui in Regione e dico con dispiacere che questo disegno di legge n. 111 non mi sembra ponga rimedio a questa situazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Quaglia.



QUAGLIA Giovanni

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il disegno di legge che ci apprestiamo a votare è un atto da lungo tempo atteso dal personale ed è necessario per avviare a realizzazione un assetto dell'ente, più razionale e più rispondente alle esigenze di una realtà sociale in movimento. Il presidente Santoni ha già sintetizzato nella sua relazione i punti più significativi del disegno di legge in argomento; da parte mia si tratterà di aggiungere poche annotazioni che evidenzino le motivazioni che inducono il Gruppo della democrazia cristiana a dare il proprio assenso al testo in discussione. E' pur vero che si sarebbero potute ipotizzare strutture diverse rispetto a quelle proposte, ma è altrettanto vero che la ristrutturazione di un ente come la Regione deve tenere conto della storia dell'ente stesso e delle condizioni che hanno portato alla situazione attuale.
Le riforme, anche quelle organizzative, vanno innestate nel corpo sociale (in questo caso la struttura regionale) secondo un processo che consenta da un lato l'adesione dell'apparato e dall'altro non costringa a scelte traumatiche, ma permetta comunque di sperimentare l'innovazione evitando tentazioni illuministiche il cui risultato pratico sarebbe ben peggiore dei mali che si vorrebbero rimuovere. Il Gruppo della democrazia cristiana è ben consapevole di questa necessità ed in questo senso ritiene di potere aderire in modo convinto al disegno organizzativo proposto dalla Giunta e discusso in Commissione in modo approfondito. Siamo consapevoli della necessità che il testo diventi presto legge della Regione, sia per quanto esso rappresenta in termini di riorganizzazione dell'ente, sia per portare a termine un adempimento contrattuale da tempo scaduto, quando ormai si è avviata la trattativa per il nuovo contratto. Il disegno di legge in discussione presenta una sua continuità, con ipotesi già formulate nel corso della passata legislatura e il Gruppo della democrazia cristiana non intende disconoscere tale continuità. Riteniamo però che dal testo di oggi si debba partire per dare definizione compiuta alla riorganizzazione strutturale che dovrà essere portata a termine nel corso di questa legislatura. Già nel gennaio 1985 la democrazia cristiana avvertiva, in un suo documento inviato alla Giunta di allora, che si rendeva improcrastinabile dare concrete risposte alle legittime aspettative di molta parte del personale in termini di applicazione contrattuale e nel contempo avviare il riordino dell'ente. Non voglio rinvangare polemiche rispetto al concitato finale di legislatura proprio in ordine agli argomenti oggi in discussione. Voglio solo ricordare la delusione di gran parte dei lavoratori per l'inesorabile ritardo che si andava a registrare e le perplessità espresse da una significativa componente sindacale in ordine alle ipotesi formulate riguardo all'attuazione dei concorsi speciali.
Bene ha fatto l'Assessore al personale a riprendere le ipotesi allora formulate per sostanziarle in un nuovo e più articolato disegno di legge.
Credo che in questa sede si debba dare atto all'Assessore da parte nostra e quindi ringraziarle, per il proficuo lavoro svolto e per la personale disponibilità a mantenere un confronto aperto con la Commissione ai cui lavori hanno collaborato in posizione dialettica, ma costruttiva, le forze di opposizione presenti nella stessa e cioè il Partito comunista.
Il Gruppo della democrazia cristiana riconosce tra l'altro, e ne sottolinea l'apporto positivo, il contributo serio e puntuale offerto dalle OO.SS. nella predisposizione del testo. Come rappresentanti di un partito popolare riconosciamo fondamentale il contributo delle forze sociali nell'affrontare questioni di questa natura, che riguardano il complesso dei lavoratori dell'ente e il loro rapporto con la società piemontese. Diamo quindi un giudizio positivo sul fatto che sul complesso del d.d.l. e sugli atti ad esso connessi si sia giunti ad un'intesa unitaria tra le OO.SS. e l'amministrazione.
Siamo convinti della necessità che si instauri un costruttivo clima di relazioni sindacali, non essendo interessati, come democristiani, allo scavalcamento degli interessi tradizionalmente rappresentati da CGIL CISL. e UIL.
Altri potranno sostenere che il d.d.l. proposto non rappresenta l'optimum in fatto di riorganizzazione. Probabilmente è vero, ma è certo che nessuno può immaginare che in questa materia possa essere una specie di grande decisore a fissare contenuti che non tengano in alcun conto il sistema, anche di relazioni umane, che si va a definire.
E' bene ricordare che la DC aveva espresso voto negativo in ordine alla prima legge di principi di organizzazione: la legge regionale n. 6 del 1979, ed alla legge di definizione dei servizi: la legge regionale n. 73 del 1979, ritenendo la prima, pur con alcuni indubbi contenuti positivi non sufficientemente in grado di garantire l'articolazione della struttura e la seconda estremamente parcellizzata e quindi svuotata di reale contenuto di responsabilità da parte dei funzionari, oltre che poco idonea a consentire l'efficienza dell'Ente.
I fatti hanno dimostrato quanto giuste fossero le obiezioni di allora ma proprio perché forti di questa esperienza rifiutiamo le tentazioni opposte che vorrebbero imporre disegni considerati risolutivi, ma nei quali il fattore umano, che è poi la vera risorsa della Regione, non troverebbe la giusta collocazione.
La DC pertanto preferisce ritenere questo d.d.l. un primo passo necessario e obbligato, per prospettare a medio termine una più complessa riforma della struttura dell'Ente. Riorganizzazione che dovrà fondarsi finalmente su un più delineato ruolo dell'Ente e sulla convinta adesione degli operatori, siano essi dirigenti o collaboratori a tutti i livelli.
Proprio su questo punto mi siano consentite ancora alcune riflessioni.
Il Gruppo della DC riconosce che tra il personale sono presenti figure professionali qualificate e fortemente motivate nel loro lavoro. In particolare, proprio in ordine alla selezione dei funzionari di livello apicale, il Gruppo democristiano non è convinto dell'opportunità di applicazione di un metodo che, affidandosi a momenti esterni all'Ente stesso, di cui peraltro non vanno negati né il fascino né la possibilità di ulteriori approfondimenti, comporterebbe di fatto per l'amministrazione una sostanziale abdicazione alle proprie funzioni e responsabilità nel valutare il valore e la professionalità degli attuali dirigenti.
Certe procedure possono al limite valere per gli accessi dall'esterno o per il passaggio da una carriera all'altra. Inoltre, consapevole del significato che ha una burocrazia autorevole, la DC unitamente ad altri Gruppi consiliari ha sostenuto la tesi che i segretari dei CO.RE.CO. siano scelti tra funzionari del massimo livello, ancorché operanti in un unico settore, anche al fine di conseguire una necessaria unitarietà di indirizzi di coordinamento.
Infine debbo ancora ricordare i contenuti del protocollo di intesa che di fatto costituiscono parte integrante, di questo d.d.l. e le cui concretizzazioni ci confortano nella bontà delle scelte che il documento prospetta. Si tratta del lavoro svolto sui profili professionali per consentire di bandire concorsi speciali, nonché della delibera che finalmente affronta i problemi connessi all'indennità per i funzionari inquadrati all'VIII qualifica.
In conclusione ritengo di dover sottolineare un ulteriore aspetto positivo. Si tratta del contributo, puntuale e mai formale, dato da tutte le forze politiche presenti in Commissione, comprese quelle di opposizione delle cui ragioni in più occasioni ci siamo fatti carico sia in ordine ai settori sia in ordine alla ridefinizione dello stesso articolato.
A queste stesse forze chiediamo non già di rinunciare al loro ruolo ma di contribuire, in un corretto rapporto dialettico, a fornire le risposte positive che la Regione e i suoi operatori si attendono da questo Consiglio.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Ferrara. Ne ha facoltà.



FERRARA Franco

Questo d.d.l. è importante ed è figlio di un altro d.d.l. della passata legislatura, che non è giunto in porto. Si tratta di un avvio del processo di riorganizzazione della struttura della Regione e una conclusione di una applicazione contrattuale che ormai è praticamente scaduta e sarà sostituita quanto prima da altro accordo.
Non vorrei entrare nel merito dei singoli articoli poiché mi pare che su un d.d.l. di questa portata sia più necessario dar alcune valutazioni di carattere generale.
Si tratta di un primo passo verso una diversa e maggiore gerarchizzazione della struttura organizzativa della Regione che passa dai 195 servizi prima esistenti ad un numero minore di settori.
Vi è però un vizio all'origine, perché la struttura organizzativa anziché essere modellata in relazione alle esigenze è in realtà costruita su dei parametri fissati a livello nazionale, con una equazione del tipo: 13 settori comportano 27 aree di coordinamento e ogni area di coordinamento presuppone sei dirigenti di II qualifica.
C'è una struttura predeterminata a prescindere dalla necessità effettiva della Regione. Credo però che la scelta della Regione di applicare al massimo i numeri indicativi a livello nazionale (126 per le II dirigenze) sia giusta. Questo anche perché è necessario dare delle gratificazioni di carattere economico a quei pubblici dipendenti della Regione che hanno giustamente e correttamente (Pezzana l'aveva già indicato) dei motivi di lamentazione rispetto al trattamento economico.
Questo vuol dire però che tutti quanti debbano essere, di colpo, posti in una posizione omogenea, in qualche modo appiattita e uguale per tutti.
Crediamo che una struttura piramidale abbia un senso se la piramide esiste e noi riteniamo debba esistere in una struttura amministrativa seria. Abbiamo qualche riserva sul fatto che una piramide tronca, come quella fatta adesso, e con una base superiore di 126 dirigenti, sia una struttura ottimale, se limitata a questo.
Riteniamo che il processo di gerarchizzazione, di individuazione delle responsabilità, debba essere fatto in altro modo. I 65 settori sono e possono essere una scelta corretta se non costituiscono la fine del processo di organizzazione della Regione. Riteniamo siano troppi i settori se individuati in questo modo ovvero come vertice massimo; non pensiamo che il vertice effettivo operativo, capace di assumere responsabilità, possa essere costituito da 65 dirigenti di settore.
La mia opinione è che questo d.d.l. - non è una critica che muovo solo a questo ma è forse una filosofia complessiva degli Enti locali - è portatore di una grossa pecca e cioè che a monte sta una scelta che pone la classe politica non al di fuori o al di sopra della struttura organizzativa, ma di fatto all'interno, con funzioni gestionali che non sono e non dovrebbero essere dell'organismo politico.
Noi pensiamo che l'organismo politico abbia la funzione di programmazione, di elaborazione di strategie politiche, d'individuazione degli obiettivi, debba effettuare dei controlli; ma poi l'attuazione di questi obiettivi debba essere demandata alla burocrazia.
La previsione di 21 settori di coordinamento fatta in modo precario poiché non sono definite - e noi presenteremo un emendamento al fine di individuare e definire l'organizzazione in queste aree di coordinamento svuotano in parte anche la possibilità di individuare vertici effettivi.
Non sono un fatto stabile, anzi sono quanto mai precarie.
Dicevo che la filosofia che ha ispirato questo d.d.l., come in genere ha ispirato l'insieme e la totalità dell'organizzazione degli Enti locali è in parte corresponsabile di quelle vicende che hanno, caratterizzato la vita politica piemontese e torinese in questi ultimi anni.
Quando si fa un serio sistema organizzativo nuovo si deve tener conto di questa diversificazione dei ruoli tra classe politica e struttura burocratica amministrativa. Andare ad individuare, quali sono le competenze degli uni e degli altri, quali le autonomie, in quali posizioni si collocano. In questo senso devo dire che il PRI sta studiando un progetto di legge per andare ad individuare questa separazione di responsabilità tra classe politica e struttura burocratica.
La conseguenza di queste nostre valutazioni è un emendamento che abbiamo presentato e che prevede la creazione e l'individuazione di un organo nuovo, non previsto, ovvero una segreteria generale della Regione.
Un organismo - vertice effettivo, ristretto, capace di essere l'interfaccia reale, il referente degli organi politici e lo sia con autorevolezza, con grande autonomia e sia in grado di dare continuità alla struttura burocratica, al di là delle vicende politiche della Regione stessa, che sia capace proprio per questa maggiore assunzione di responsabilità, a dare maggiore efficienza alla struttura burocratica della Regione e che segni una diversità di ruoli tra le due funzioni politica e organizzativa.
Questo è il primo tipo di valutazione che il PRI vuol fare non su singoli articoli del d.d.l. ma sulla filosofia che ispira lo stesso d.d.l.
Non credo che la responsabilizzazione dei funzionari sia sostituire i politici "cattivi" con funzionari "buoni". Non sposo ipotesi di questo genere; so però che ponendo queste due funzioni diverse, in posizione autonoma e autorevole per entrambe, si possono creare quelle condizioni che oggi, a nostro giudizio, sono necessarie.
Alla luce di tutto questo ha scarso valore il numero dei settori; il problema è un altro, come quello delle declaratorie. Possono sembrare fatti amministrativi consequenziali, ma marginali rispetto ad una valutazione generale.
Per questo motivo non illustrerei più i due emendamenti che presenter mi pare siano già presentati da questo mio intervento: creazione di una segreteria generale e l'invito al Consiglio regionale ad approvare, con Regolamento proposto dalla stessa Giunta, un organigramma di quella che dovrà essere l'organizzazione della Regione.
Vi è un secondo aspetto alla luce di questi problemi che ci preme precisare. Forse,tutto quanto andiamo dicendo o che ho detto sinora, ha un valore marginale se presto non si dà vita ad un'altra riforma della Regione tendente a dare agli Assessorati una definizione per legge, del numero delle competenze e delle deleghe. Soltanto quando si avrà una struttura politica stabile a monte, si potrà parlare di una organizzazione a valle coerente. Anche su questo punto il PRI ha allo studio un p.d.l. tendente a raggiungere questo obiettivo.
Esiste un secondo motivo di perplessità del PRI in ordine a questo d.d.l. e si riferisce alle procedure di concorso - se di concorso si tratta per la copertura dei posti di II qualifica dirigenziale. Oggi sono previsti titoli di servizio, di studio, svolgimento di funzioni presso l'amministrazione ed un colloquio. Credo che due siano i criteri che devono essere seguiti per l'avanzamento dei dipendenti della Regione o di qualunque altra struttura. Un primo criterio è quello della conoscenza dei dipendenti da parte di chi deve decidere. Conoscenza avvenuta in anni di collaborazione, di esperienza comune nell'attività amministrativa: questa è una prima scelta. Vi è un altro tipo di scelta, quello per concorso vero reale.
Devo dire che vi era una terza possibilità prevista dalla legge n. 40 quella del corso-concorso che figgi non può essere attuata perché ci rendiamo conto di essere in presenza di un'ipotesi a tempi lunghi e i ritardi dell'amministrazione non possono essere poi scaricati sui dipendenti, i quali da anni aspettano questi provvedimenti legislativi.
Sono due soltanto, a nostro giudizio, le ipotesi e crediamo siano valide entrambe.
Si tratta di sceglierne una e credo che avrei aderito sia all'una che all'altra;, la prima era un'assunzione di responsabilità specifica da parte della Giunta e la seconda, invece, un concorso.
L'unico criterio che a nostro avviso pare possa non essere totalmente condivisibile è quello di scegliere il secondo con criteri affini o analoghi al primo.
Questo è l'unico criterio che a nostro giudizio non può essere scelto e allora se si sceglie la via del concorso, perché la prima via negli enti pubblici pare essere non legittima, noi crediamo che la scelta del concorso debba essere fatta fino in fondo. Debba essere un concorso vero, e un concorso vero, a nostro giudizio deve essere correlato al livello delle mansioni alle quali si ambisce.
Più è alto ed importante il livello di responsabilità che si va ad assumere con un concorso, più rigoroso deve essere il concorso stesso.
Ci rendiamo conto di tutte le perplessità che possono giungere rispetto a questa scelta; situazioni di imbarazzo per andare ad esaminare funzionari della Regione che hanno già dato ampiamente prova di capacità, di competenza e di serietà. Ma se ciò è vero, non per questo si può dare adito alle insinuazioni di chi ritiene si tratti di procedura poco corretta.
Se sono circa 250 i partecipanti al concorso 126 saranno i promossi, di cui 13 possono anche essere presi dall'esterno, le ragioni che potrebbero essere giustificate nei confronti di qualcuno non possono essere portate in modo generalizzato rispetto a tutti.
Per questo motivo la scelta deve essere fatta per tutti rigorosa. Se si parla di imbarazzo, probabilmente esiste anche l'imbarazzo contrario nel colloquio e nella valutazione singola dell'amministrazione, cioè fare delle scelte in negativo rispetto a qualche candidato.
Ritengo che la Regione avrebbe fatto bene, e proporrò qualcosa perch in questa direzione si vada,a scegliere la via del concorso reale per interrompere quelle mormorazioni che continuano a farsi, molte volte ingiuste, molte volte frutto soltanto di frustrazioni o incapacità personali, ma che non trovano poi motivo di esistere per questi comportamenti.
Avevamo chiesto che la prova fosse fatta da un ente esterno, non privato, perché ci sembrava più giusto che ci fossero delle strutture pubbliche.
A Torino esiste un'autorevole e qualificata struttura pubblica: l'Università di Torino con la scuola di amministrazione aziendale che fa anche dei corsi di formazione per il settore pubblico. Avevamo chiesto che fosse questo ente, o anche un altro, poco importa, a dare una valutazione sulle capacità e sulle professionalità.
E questo non è delegare a terzi le proprie funzioni, non è una rinuncia a svolgere e ad assumersi delle responsabilità; è comunque creare, a nostro giudizio, un ente esterno che deve dare una valutazione sul piano esclusivo della professionalità e che, nella sua graduazione, impegna se stesso, la propria capacità di analisi e la propria credibilità rispetto a questi impegni.
Non si sostituisce questa situazione aumentando di un esperto la Commissione, perché sono due cose diverse. A nostro giudizio si tratta di problemi separati l'uno dall'altro, concettualmente diversi. La proposta di darlo ad un ente esterno che, in modo autonomo, debba dare una valutazione questa valutazione ha un peso ed un significato.
Diversa e la presenza di un esperto soltanto in una Commissione più ampia dove in fondo il giudizio personale viene ad annacquarsi con un giudizio complessivo della Commissione, dove di fatto non si va veramente ad individuare una funzione di responsabilità da parte dell'esaminatore.
Abbiamo presentato un emendamento a questo proposito, che in qualche modo è una forma già di compromesso, e che sottoponiamo alla Giunta nella speranza che questa voglia coglierne gli aspetti positivi. Non quindi un concorso, non quindi un esame in conto terzi, ma l'inserimento di un titolo nuovo, che si costituisce nel punteggio ottenuto mediante esami che i candidati possono dare in una scuola che dovrà essere individuata dall'amministrazione stessa.
In questo modo non c'è una delega a un ente esterno, c'è soltanto la valutazione di un risultato, di un titolo quindi alla pari di altri titoli che i vari candidati possono aver acquisito.
A noi pare che questa possa essere una soluzione favorevole, un criterio che certamente garantisce la Regione nella sua scelta autonoma senza delegare niente a nessuno, ma che certamente dà un peso importante ad una professionalità effettiva, rilevata ed accertata da enti esterni.
Questi, dicevo, sono i due elementi di perplessità che moderano in qualche misura il giudizio positivo che noi diamo a questa legge.
Stamattina il collega Guasso, parlando di altre leggi, diceva è una legge buona e coraggiosa; noi diciamo che è una legge buona, non coraggiosa, non ha saputo forse cogliere qualcosa di nuovo che nessun'altra ha mai fatto, ma che una volta poteva essere fatto.
Credo sarebbe stato qualificante per questa Giunta e per questa maggioranza se la Regione avesse fatto per prima una scelta importante.
Dicevo che comunque il giudizio del PRI è un giudizio positivo e favorevole. Abbiamo presentato degli emendamenti e chiediamo che vengano esaminate dalla Giunta; se essa riterrà di non accoglierli, il PRI li ritirerà e non li metterà in votazione. Quindi lascia al giudizio della Giunta la validità di questi emendamenti.
Dicevo che è la legge buona, poiché tende ad uno sforzo di razionalizzazione della struttura organizzativa della Regione, è uno sforzo che questa Giunta ha voluto fare. Noi ci associamo a quanto ha detto il collega della DC nel ringraziamento all'attività dell'Assessore e ai funzionari dell'Assessorato per il lavoro e la disponibilità in questo lungo e serio esame della legge.
E' questo un disegno di legge che, come tutti diciamo, tratta dell'avvio soltanto della riorganizzazione.
Speriamo che quello che non ha potuto essere fatto, in termini di coraggio in questo avvio di organizzazione possa vedere la luce e possa essere attuato in un prossimo futuro.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta sospesa alle ore 13,35 riprende alle ore 15,00)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, questa nostra discussione riprende dopo una pausa che è durata a lungo. Sono trascorsi sedici mesi da quella famosa notte, allo scadere del mandato, e consente la ripresa di un confronto dopo che il Gruppo della DC, come ricordano i colleghi che facevano allora parte dell'assemblea regionale, aveva impedito che si concludesse in modo positivo l'iter del disegno di legge che la Giunta aveva allora presentato. Durante questi sedici mesi ci sono stati: la campagna elettorale, l'elezione del nuovo Consiglio regionale e della nuova Giunta, un anno di vita della nuova Giunta. In questo periodo ci sono stati, sul problema del personale e sul problema del d.d.l. che oggi discutiamo, una serie di momenti, non tutti istituzionali, ma che comunque hanno fatto conoscere, non solo al personale regionale, ma anche all'esterno l'esigenza di andare a chiudere quell'iter allora avviato. Mi riferisco alle informazioni dell'Assessore Carletto alla Commissione, che sono state date ripetutamente nel corso di questi ultimi mesi, alla sua famosa intervista a "Stampa Sera" del gennaio 1986, alle interrogazioni e interpellanze che il Gruppo comunista ha presentato su questi temi e su questi argomenti (la prima dell'ottobre 1985 e altre più recenti) e infine alla presentazione e l'approvazione (alla fine di maggio) del disegno di legge da parte della Giunta.
Dico subito che è un disegno di legge che non ci soddisfa perch almeno questa è la nostra convinzione, non contiene nessuna delle novità che pure erano necessarie ed auspicabili. Non risponde ai problemi di funzionalità e di ammodernamento della macchina regionale, non delinea alcun disegno preciso, puntuale di cosa deve essere la Regione, non delinea in sostanza alcun elemento innovativo vero. E' un disegno di legge che parte e si fonda sull'esistente, tenta qualche aggiustamento, va alla verticalizzazione della struttura con elementi di forte irrazionalità e anche qualche elemento di squilibrio, lascia aperte in qualche caso ne apre di nuovi, molti elementi di confusione, di disomogeneità nell'individuazione delle responsabilità con cui la Regione deve essere strutturata. In sostanza passiamo dall'attuale struttura dei servizi e di uffici, che di fatto non sono mai stati creati, a una struttura di settore con una serie di sottomultipli.
Elenco qui le cose che emergono dalla lettura dei ddl Andiamo a una struttura di settori, di servizi, di unità operative organiche, di unità operative flessibili, di posizione di staff, a due livelli nella II dirigenza e nella VIII qualifica a un momento di coordinamento dei settori.
Dal punto di vista della struttura, questa organizzazione non è un elemento di semplificazione, perché è una struttura che tende alla verticalizzazione, ma poi ha tutti questi sottomultipli.
Si passa dagli attuali 159 servizi a 70 settori, che sono diventati 65 dopo il confronto in Commissione, a 129 dirigenti di II qualifica, a futuri, quanti non si sa, servizi, a future, quante non si sa, unità operative organiche.
Certo non ci è sfuggito e non ci sfugge un elemento di elementare giustizia che riguarda i dipendenti regionali, in attesa di vedere applicato in Regione Piemonte un contratto scaduto nel dicembre 1985. Noi ne siamo consapevoli, e questo elemento è stato alla base del nostro atteggiamento e della nostra collaborazione per una discussione approfondita, ma rapida del ddl in Commissione.
Questo però non spiega tutto per noi. L'esigenza di dare una risposta positiva ai problemi del personale, non deve impedire al Consiglio di discutere e di riflettere sui temi di fondo che riguardano la macchina regionale.
Stabilito che la Giunta ha impiegato dieci mesi per presentare un ddl che si fonda sul precedente e per molti aspetti lo peggiora, abbiamo operato in Commissione, lo diciamo con molta tranquillità, con lo spirito di chi voleva, con impegno e responsabilità, tentare di impedire che si arrivasse in aula con proposte anche più vincolanti di quelle che ancora ci sono nel ddl.
Abbiamo contribuito in modo significativo ad un miglioramento del testo e dei suoi allegati. Ci siamo battuti, e li riproporremo in aula, per una serie di emendamenti che consideriamo fondamentali per impedire, al di là delle parole, una sorta di ingessatura futura della macchina regionale.
Nel lavoro di Commissione abbiamo verificato una sostanziale adesione da parte di altri Gruppi della maggioranza alle nostre osservazioni e proposte, anche se alla fine, come vedremo, su modifiche sostanziali la maggioranza si è compattata nel respingerle.
Quello in esame è un ddl di basso profilo, caratterizzato da una logica politico - culturale che non ha niente di nuovo e che, crediamo, mortifica le potenzialità di esperienza e di professionalità che pure in questa Regione vi sono. Non esiste nel ddl un disegno anche alternativo al nostro di cosa deve essere la Regione. Questo ddl di riorganizzazione della macchina regionale poteva e a nostro avviso doveva essere l'occasione per prefigurare quel rinnovamento di cui la Regione e tutto il sistema delle autonomie ha bisogno per risollevarsi dalla crisi di efficienza e credibilità provocata dall'offensiva centralizzatrice dei governi nazionali.
Un rinnovamento le cui linee fondamentali del resto erano indicate con chiarezza nel II Piano regionale di sviluppo, attraverso una lucida analisi dei rapporti e dei ruoli Stato e Regione e enti locali e conseguentemente con le indicazioni degli adeguamenti da apportare alle strutture regionali per realizzare i due obiettivi fondamentali del rinnovamento stesso.
I due obiettivi sono: una Regione sempre meno ente-gestore e sempre più ordinamento, ovvero una Regione in grado di essere effettivamente soggetto di coordinamento, indirizzo, programmazione. Il secondo elemento contenuto nel Piano regionale di sviluppo era un ampio processo di decentramento attraverso un sistema di delega agli Enti locali.
Di tutto questo nel ddl al nostro esame non abbiamo trovato traccia.
Non coglie nemmeno il positivo e il nuovo che pure in questi anni si è determinato nella politica regionale, anche nel suo apparato, nelle sue funzioni e nelle funzioni nuove che sono venute alla Regione.
Due esempi sono emblematici. Uno è l'esperienza notevole che la politica regionale e l'esistenza della Regione ha potuto determinare sui problemi e sulle tematiche del territorio, l'altro riguarda la politica dell'ambiente a cui siamo sollecitati in questi ultimi tempi.
C'era e c'è quindi bisogno di un ddl che abbia ben altri contenuti rispetto a quelli presenti in questo. Forse è necessario richiamare al Consiglio regionale alcune questioni di fondo che il ddl non affronta. Il primo problema che non affronta riguarda gli organici della Regione. Manca all'interno del ddl una proposta. Si lavora in modo acritico sulla vecchia pianta organica, sulle unità di personale individuate nel 1979, non si tiene conto del fatto che il tempo trascorso ha dimostrato una sovradimensione del personale in pianta organica in Regione di circa 700/800 unità.
Le qualifiche funzionali, allora individuate, rimangono sostanzialmente immutate, salvo quelle che il contratto di lavorò nazionale modifica e istituisce ex novo. Non si prende atto, non si interviene per proporre modifiche agli elementi di rigidità complessiva che certe qualifiche determinano nel complesso dinamismo professionale all'interno dell'Ente.
Non ci si misura in sostanza nel tentare 'di introdurre correttivi agli errori più macroscopici, ad esempio quelli della VI qualifica, pari a più di l/3 dell'intero personale della Regione che è collocato in questa qualifica che per l'Ente, così come noi lo intendiamo, è chiaramente spropositata rispetto alle competenze che l'Ente Regione avrebbe da svolgere.
Non si fanno i conti con gli elementi di novità che pure sono intervenuti, anche all'interno dell'ente, con l'introduzione di nuove tecnologie e quindi di un nuovo modo di operare anche e soprattutto da parte delle qualifiche esecutive.
E' un ddl che lavora su numeri che non hanno senso né aderenza alla realtà. La pianta organica del 1979 prevedeva 3.500 dipendenti, ed è la stessa che viene riproposta. In servizio ad oggi i dipendenti sono 2.824.
Non compie nessuna analisi, non propone nulla su un dato di conoscenza molto significativo che riguarda le potenzialità che il personale regionale presenta, almeno sul terreno della scolarità. Del personale in servizio ad oggi 596 dipendenti sono laureati cioè il 21,10%, 1.278 hanno il diploma cioè il 45,25%, 901 hanno il diploma di scuola media cioè il 31,90% e 49 la licenza elementare.
Debole, a questo proposito, ci pare l'argomentazione usata dall'Assessore e dagli uffici per sostenere che non vi sono possibilità, in questa fase, di ridisegnare una nuova e più corretta pianta organica. Forse bastava partire dai dati, dalla loro oggettività, per proporre qualche cosa di nuovo e di positivo.
Noi avanziamo una proposta, un primo segnale. Ci siamo serviti, anche qui, di un lavoro fatto dagli analisti per conto della Giunta regionale precedente nel 1984. Un altro aspetto sostanziale della nostra non condivisione del decreto legge riguarda i settori. Forse nel confronto in Commissione, non ci siamo fatti capire bene.
Il problema che noi poniamo non è quello dei numeri, 70 o 65, il problema che noi poniamo è un altro, La Giunta non è in grado oggi di definire e avanzare una proposta sugli organici dicendo "mancano gli strumenti di conoscenza e di valutazione del ruolo del personale regionale", che rinuncia ad avanzare proposte nuove rispetto all'esistente e sostiene che la scelta di 65 settori e la definizione dei compiti dei relativi dirigenti risponde alle necessità della Regione. Questa argomentazione non ci convince.
La nostra opposizione deriva da questa analisi compiuta dalla Giunta: che senso ha, in assenza di dati certi e di un disegno strategico per il ruolo della Regione, che la Giunta si proponga e dica nel ddl di verificare entro un anno e decidere che comunque 65 sono i settori e questi il Consiglio deve oggi votare.
E' chiaro per noi ed è un invito a riflettere agli altri Consiglieri che questa scelta non è priva di conseguenze sia per l'oggi che per il domani. Tra un anno certo potremo ridiscutere, ma saremo fortemente condizionati dalle scelte che avremo compiuto oggi che peseranno come un macigno, domani.
C'è stato detto che altre regioni hanno individuato un numero superiore di settori, alcuni persino rapportati ai responsabili di II livello individuati: la Lombardia con 156 unità di II livello,dirigenziale ha costituito 150 settori e solo 6 posizioni di staff. La questione non ci interessa non abbiamo gli elementi di valutazione per entrare nel merito di scelte compiute da altre regioni. Può darsi che quella della Lombardia sia la strada giusta, ma può anche essere sbagliata; quello di cui siamo convinti sulla base dell'argomentazione che ho tentato sin qui di svolgere, è che in Regione Piemonte questa scelta oggi non è possibile, ci mancano i dati di conoscenza e di valutazione indispensabili per assumere in modo responsabile una decisione.
La cosa di cui siamo convinti è che 65 settori sono troppi disomogenei, hanno grandi sperequazione, per alcuni abbiamo faticato a comprenderne le motivazioni e la loro utilità. Anche in questo campo avanziamo prime proposte di riduzione, con l'unico obiettivo che rimane per noi: pregiudicare il meno possibile la futura riorganizzazione vera della Regione Piemonte.
Altro elemento di fondo della nostra critica riguarda la proposta contenuta nel ddl per la selezione della dirigenza. Per le ragioni sopra esposte non concordiamo con la proposta contenuta nel ddl che alla selezione della qualifica dirigenziale si acceda mediante concorso per titoli e colloquio. Siamo convinti della necessità che alla selezione per la dirigenza si arrivi attraverso meccanismi che siano in grado di esprimere per il personale regionale in particolare per coloro che hanno svolto ruoli di direzione che devono essere tenuti in considerazione valutazioni oggettive, ma ci siano anche valutazioni più complessive sulla idoneità a svolgere il ruolo dirigenziale che andiamo a istituire.
Avanziamo anche in questo campo una proposta che tende a introdurre accanto agli elementi di valutazione oggettiva - anzianità di servizio mansione svolta, titoli anche elementi di valutazione esterna più complessiva che vada oltre, contribuendo a fornire alla Commissione giudicatrice altri elementi di giudizio e valutazione. Proponiamo anche modifiche riguardanti la composizione della Commissione giudicatrice e il peso da dare al punteggio tra i titoli di servizio e di anzianità rispetto ai titoli di studio.
Un altro rilievo critico riguarda la proposta contenuta di accorpamento dei posti per l'accesso alla II qualifica dirigenziale ai fini della selezione. Forse in questo allegato, più che altrove, emergono in modo chiaro i limiti, le contraddizioni - consentitemi - il pasticcio di questo ddl. Manca qui un disegno univoco; i primi quattro accorpamenti sono ritagliati in maniera orizzontale o trasversale rispetto alle varie strutture, il quinto accorpamento è invece omogeneo e specifico per la sanità ed il socio - sanitario. Si propone un primo accorpamento per la selezione degli esperti giuridico - amministrativi, ma per alcuni settori questi vengono proposti nel secondo accorpamento e nell'ultimo.
Nel secondo accorpamento la selezione proposta è anomala: si mettono insieme, e non lo comprendiamo, esperti di bilancio con esperti in relazioni esterne, in protezione civile o l'esperto di sistemi informativi.
Anche per questo allegato facciamo una proposta di modifica che tende a rendere più omogeneo l'accorpamento per la selezione.
Un ultimo rilievo al ddl riguarda le soluzione che si è data agli uffici periferici: agricoltura, CO.RE.CO. ex geni civili. Per quelli dell'agricoltura si propone siano definiti e strutturati in settori decentrati; per i segretari del CO.RE.CO. si prevede che siano nominati tra il personale inquadrato nella II qualifica dirigenziale; per gli ex geni civili viene istituita la figura professionale dell'esperto del settore opere pubbliche, a difesa dell'assetto idrogeologico. Tre momenti decentrati, problematiche e professionalità diverse, ma anche qui mancanza di un disegno, contraddizioni, sperequazioni; in agricoltura si decentra si istituiscono sei settori decentrati, ma a livello centrale si istituiscono settori che hanno le stesse competenze. Proponiamo che in agricoltura i servizi periferici siano considerati tali e non settori. Non ci nascondiamo ci sia il problema del riconoscimento della professionalità e dell'esperienza che i direttori provinciali degli ex ispettorati hanno acquisito. Proponiamo che questa professionalità, questa esperienza sia riconosciuta, ma con una collocazione al II livello dirigenziale in posizione di staff o di esperto.
Proponiamo quindi la soppressione dei sei settori decentrati.
Concordiamo sulla soluzione data per gli ex geni civili; non condividiamo invece la soluzione che si va profilando per i segretari del CO.RE.CO.
Avanziamo in questo caso una proposta che, a nostro avviso, consente di non sperequare, a parità di funzioni e responsabilità, tra il personale dipendente regionale. La proposta va in direzione della costituzione di un settore di coordinamento centrale e di due posizioni di staff collocati presso il CO.RE.CO. che si occupano degli atti delle province delle UU.SS.SS.LL. a Torino e degli atti dei Comuni della provincia di Torino.
Tutti gli altri a questo punto, per quanto ci riguarda, sono considerati servizi.
Ci pare questa una soluzione più equa e meno penalizzante per gli altri servizi della Regione. Penalizzazione che è già presente all'interno del ddl; per fare posto a 15 segretari dei CO.RE.CO. e prevedere la loro collocazione al II livello dirigenziale, si modificano le dotazioni previste nel primo ddl, presentato dalla Giunta, quello che la Commissione ha esaminato, penalizzando in particolare i ruoli tecnici, professionali quei ruoli che dovrebbero essere prioritari in Regione: la programmazione lo studio, il supporto tecnico, per privilegiare ancora una volta i compiti di controllo e di gestione.
Con questo intervento ci siamo sforzati, colleghi, di contribuire a mettere in luce al Consiglio regionale gli aspetti che consideriamo più negativi. Avanziamo proposte, emendamenti che se accolti non potranno certo rappresentare la modifica sostanziale del ddl stesso e la sua filosofia, ma sarebbe comunque un segno di volontà con cui questo Consiglio regionale afferma di non pregiudicare troppo il futuro che, ci auguriamo, sia il più prossimo possibile per avviare davvero una ristrutturazione della Regione che abbia come obiettivo di fondo, maggiore efficienza per un recupero forte del ruolo di governo della Regione e una struttura orientata in sincronismo con il nuovo che dalla società piemontese emerge con forza.
L'assessore Carletto ha affermato in quella famosa intervista a "Stampa Sera" che in questi anni ci si è appiattiti sulla gestione del quotidiano senza fantasia e senza la capacità di adeguare la struttura regionale alle esigenze di una società in velocissima trasformazione.
Abbiamo cercato di dimostrare come questo ddl in esame non contenga purtroppo ancora niente di nuovo.
Il titolo di quell'intervista era un po' ottimista: "minirivoluzione in Regione con tre mila dipendenti riciclati".Di rivoluzionario nel ddl c'è ben poco o quasi nulla. L'invito che rivolgiamo al Consiglio regionale è di operare perché si impedisca di pregiudicare per il futuro, di operare non per la rivoluzione, ma per un vero ammodernamento della macchina regionale e credo sia l'auspicio che il Consiglio regionale deve fare ed è in questo momento la cosa che i cittadini piemontesi chiedono.



PRESIDENTE

Ringrazio il Consigliere Avondo per il lavoro di approfondimento che ha fatto grazie alla sua costante presenza in Commissione.
E' una relazione chiara, pulita e comprensibile.
La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, come prestabilito la collega Cernetti farà la dichiarazione di voto, ma avrei preferito che facesse l'intervento perch ha seguito direttamente i lavori della Commissione.
Tuttavia credo che il dibattito e l'illustrazione che sono stati fatti ci consentano di poter intervenire su un piano più generale per esprimere una valutazione intorno alla proposta di ddl che stiamo discutendo, che è stato approntato dall'Assessore Carletto, sul quale si è soffermata con impegno in Commissione e che contiene "Norme sull'organizzazione degli uffici della Regione Piemonte".
A me sembra, per aver avuto modo di ascoltare informazioni e sentire giudizi e valutazioni, di poter dare un giudizio positivo sulla proposta che viene avanzata con questo ddl che, partendo dalla base, come è stato sottolineato dalla stessa Commissione, approvata nella Giunta precedente alla quale i colleghi del PSI hanno dato un importante contributo, ha approfondito e valutato le questioni alla luce della situazione di oggi.
Mi sembra che questo ddl colga, nel suo insieme l'ansia di rinnovamento per dare alla macchina regionale quello slancio e quella spinta necessari ad affrontare i nuovi problemi che si presenteranno negli anni '90 - verso i quali stiamo andando.
Mi pare che per avere ridefinito, nell'individuazione dei settori i ruoli e i compiti che rappresentano i passi importanti di una volontà che vuole andarsi a realizzare concretamente, si possa dire che è stato apportato un contributo che da delle certezze, riordinando una materia complessivamente già avviata e che ha bisogno ogni tanto di essere verificata.
Tutto questo mi pare significativo perché è un contributo allo sviluppo di una linea che dà continuità ad un impegno significativo già assunto nel passato. Quello che conta in questo momento è che insieme all'approvazione del ddl si assumano tutti gli impegni necessari affinché venga attuato in tutte le sue parti.
Sarebbe una carenza grave se noi assumessimo una nuova responsabilità con questa proposta che andiamo ad approvare e poi non la facessimo seguire dai necessari adeguamenti in modo da eliminare il dubbio di voler favorire all'interno della macchina regionale alcune fasce trascurandone altre.
Credo si possa assumere questo momento per andare a sviluppare concretamente tutte le iniziative, che comprendono la valorizzazione del ruolo di ciascun dipendente della Regione insieme al contributo importante che la Regione ha bisogno di ricevere se vuole assolvere i suoi compiti nei tempi richiesti: cioè essere ente di legislazione, di programmazione ad un livello sempre più alto e sempre più preciso.
Mi sembra che il giudizio stesso che è stato dato dalle organizzazioni sindacali intorno a questa proposta, sia un giudizio positivo e questo ci è di conforto. Insieme potremo ancora affrontare i molti problemi che resteranno ancora aperti e che in ogni caso dovranno essere ulteriormente discussi; mi auguro che su ogni questione si possa realizzare questo proficuo scambio di idee e di interventi.
Ci è di conforto l'adesione, la partecipazione delle organizzazioni sindacali e dell'insieme degli stessi lavoratori i quali certamente avranno delle obiezioni, rilevazioni, osservazioni da fare.
D'altro canto non c'è nulla di perfetto, ma se avremo modo di sviluppare un discorso proficuo di lavoro comune, credo si possa andare a risolvere i problemi della collocazione, della realizzazione di ciascuno nell'ambito della macchina regionale.
Quello che conta è far si che le proposte che andiamo ad assumere non siano definitive, non siano intese come dei Vangeli o delle Bibbie, ma siano degli elementi dai quali partire per sviluppare ulteriormente il lavoro.
Credo che questo sia il modo per ricevere dalla gente che lavora per la Regione, ciascuno nella propria autonomia, quel contributo significativo e importante che ci consente, tutti insieme, di far compiere alla Regione Piemonte dei passi in avanti.
Sono stati sollevati problemi di emolumenti, di stipendi e di livelli che naturalmente non sono tra i migliori e io sono pienamente d'accordo.
Se la Regione non può fare molto rispetto ai contratti nazionali vorrei tuttavia fare all'Assessore una raccomandazione: che nell'incontrarsi a livello nazionale con gli altri suoi colleghi si faccia carico dei problemi di trattamento economico dei dipendenti.
Credo che la pubblica amministrazione che tanto ha dato, che può dare molto, ha certamente bisogno di quelle revisioni dirette a valorizzare il personale, che deve essere giustamente composto nei livelli di responsabilità, dal personale dirigenziale a quello direttivo ed esecutivo deve esserci un'organizzazione che consenta a ciascuno di poter dare il meglio di se stesso e ricevere quelle giuste gratificazioni che debbono essere riconosciute al personale che lavora per la pubblica amministrazione.
Per concludere direi che noi abbiamo le forze per affrontare e risolvere i problemi che si pongono, che possono essere di miglioramento di passaggi di qualifica; non mi sembrerebbe opportuno affidare i giudizi a delle Commissioni o a Enti esterni; dobbiamo assumerci noi, in quanto ne abbiamo le possibilità, le responsabilità sulla base delle conoscenze, del lavoro e del contributo che ciascuno ha dato attraverso gli anni, e anche con il concorso delle forze sindacali che senz'altro ci possono aiutare in questa direzione.
Allo stesso tempo auspicherei che negli stessi trattamenti, nei rapporti tra le fasce dirigenziali ed esecutive, si individuasse un criterio valido per tutti, che non sia quello del pressappochismo, ma che non sia nemmeno un criterio che stabilisca due trattamenti differenti. Un criterio che ci consenta di individuare le forme che ci aiutano a risolvere i problemi delle varie categorie dei vari livelli. Se noi faremo questo daremo un contributo, e faremo un passo in avanti per lo sviluppo di una linea alla quale ha lavorato una classe dirigente dalla costituzione della Regione ad oggi e che ci consenta di vedere gli aspetti positivi che finalmente vanno a risolvere un problema rimasto per parecchio tempo insoluto e dal quale dobbiamo partire per realizzare un ulteriore sviluppo dell'attività della Regione. In questo senso noi, come Gruppo socialista esprimiamo il voto favorevole alla proposta del disegno di legge presentata dall'Assessore Carletto.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore al personale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il disegno di legge n. 111: "Norme sull'organizzazione degli uffici della Regione" è un disegno di legge che la Giunta regionale ha rassegnato al Consiglio; anch'io concordando con il collega Ferrara, lo definisco un buon disegno di legge.
Forse non è tanto coraggioso perché il nostro allenatore ci ha detto di chiudere almeno zero a zero, cioè di non perdere la partita.
Però a noi pare che in questa fase della vita della Regione ad essere troppo coraggiosi si corre il rischio di perdere la partita. Vale a dire non si forniscono soluzioni ai problemi che abbiamo 'di fronte da tempo e rispetto ai quali abbiamo il dovere di rispondere. E' per questo che noi arriviamo in ritardo su un provvedimento di questo tipo e i colleghi sanno che altre Regioni come l'Emilia Romagna, la Lombardia, la Liguria, la Toscana, l'Umbria e il Veneto hanno legiferato nel 1984 e noi oggi su questi due problemi non possiamo più procrastinare.
Essi sono: la riorganizzazione della Regione che definirei "prima fase", in quanto questo non è sicuramente una fase di riorganizzazione complessiva di tutti i problemi che noi abbiamo di fronte; la seconda questione che va affrontata è attuare appieno la legge 40 di recepimento del contratto.
La nuova Giunta ha lavorato dall'autunno dello scorso anno su questo disegno di legge, rassegnato al Consiglio il 23 maggio,unitamente, e questo mi pare un aspetto importante, al protocollo di intesa sottoscritto tra le organizzazioni sindacali e l'amministrazione regionale. Credo di dover ringraziare i colleghi che sono intervenuti su questo argomento nel dibattito, anche quelli che hanno criticato il provvedimento così come viene proposto. Mi è parso di cogliere nell'intervento di Avondo degli aspetti di critica negativa ma anche delle annotazioni positive rispetto a quanto la Giunta ha proposto alla Commissione.
Sono due le linee che ci hanno guidato nel nostro lavoro: la prima è fare tesoro, non nascondiamo questo aspetto che a noi pare importante, del lavoro fatto sul disegno di legge 493 che la passata amministrazione, della quale era Presidente Viglione, e la sua Giunta proposero al Consiglio.
Noi abbiamo tenuto presente il lavoro compiuto attorno a quel disegno di legge perché ci pareva un fatto importante.La seconda linea maestra che noi abbiamo seguito, o abbiamo tentato di seguire, è fare crescere il consenso intorno alla proposta attraverso la metodologia del confronto. Il primo obiettivo ci pare raggiunto, se è vero come è vero che la filosofia di questo disegno di legge, negli obiettivi che intende conseguire, negli strumenti che sono ipotizzati, ricalca in parte quella proposta con delle modifiche che non potevano non essere introdotte e che a nostro modo di vedere tengono in considerazione il dibattito avvenuto in Commissione nella passata legislatura intorno a quel disegno di legge.
Il secondo obiettivo, quello del consenso intorno alla nostra proposta ci pare anch'esso raggiunto. Era una cosa alla quale la Giunta teneva molto, nei limiti che sempre esistono in materie come queste, nel senso che la Giunta non ha voluto imporre nulla; si è tentato di costruire insieme questo provvedimento. Insieme ai componenti della Giunta, e voglio ringraziare il Presidente Beltrami, i miei colleghi Assessori, i miei funzionari,abbiamo svolto in questi mesi un lavoro molto approfondito e molto serio per far nascere questa proposta non tanto e non solo da una proposta dell'Assessore al personale e dei suoi funzionari, ma a far nascere questa proposta intorno ad una collegialità di lavoro e di responsabilità che a me pare un fatto molto significativo.
Debbo ringraziare il Presidente della Giunta Viglione e l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale perché anch'essi hanno fornito un contributo importante e significativo, talché la Giunta lo ha recepito così come ci è stato proposto. Questa collegialità nella preparazione del provvedimento mi pare un fatto nuovo. Noi avevamo detto che alcune volte questa Regione ha degli Assessorati un po' "Ministero".
Noi abbiamo cercato, non sempre riuscendoci, di innovare, di non lavorare in corpi separati, ma di fare in Giunta un lavoro collegiale per ottenere un prodotto che fosse condiviso dal complesso degli Assessori.
Debbo ringraziare anche le 00.SS. Ritengo che il loro ruolo, in questi mesi che ci hanno visti impegnati in questo confronto, sia cresciuto. Le OO.SS. ricorderanno che nel primo incontro del mese di settembre, dopo che fu nominata questa Giunta, ebbi occasione di dire loro che l'amministrazione regionale aveva tutto l'interesse a che le OO.SS. fossero autorevoli e il più rappresentative possibile dei lavoratori della Regione.
Noi riteniamo che dialogare con delle OO.SS. deboli, indebolisca il rapporto e il prodotto che ne deriva. Questi due aspetti che sono stati oggetto di valutazione comune, la rappresentatività generale dei lavoratori e le assunzioni di responsabilità da parte delle OO.SS., nel momento in cui il confronto con la Regione si fa determinante su.alcuni problemi, in questi mesi si sono espressi appieno e il risultato è l'accordo raggiunto.
Esso infatti è il risultato di un lavoro estremamente serio.
Questo va a merito loro e del clima che si è instaurato nei rapporti fra l'amministrazione e le organizzazioni sindacali.
E' mio dovere ringraziare i funzionari del mio Assessorato, che mi hanno affiancato in questo lavoro non facile, non solo quelli che sono apparsi nei lavori di Commissione, ma anche tutti quei funzionari che hanno collaborato con me e con la Giunta per arrivare a questa proposta che sta facendo passi avanti oggi in aula.
E' importante questo modo di lavorare. Il protocollo d'intesa, che è parte significativa in un processo di riorganizzazione dell'ente, sui temi del personale, individua le modalità e i passaggi che l'amministrazione dovrà realizzare per dare completa attuazione contrattuale in questa prima fase riorganizzativa.
Collega Rossa, certamente l'amministrazione regionale è impegnata a dare attuazione a tutti gli istituti previsti e non previsti dalla legge quali, ad esempio, la conclusione del contratto che stiamo finalmente realizzando , quando siamo già alle porte del nuovo contratto. Questo è un impegno, non solo perché è stato sottoscritto con le OO.SS., ma perché noi tenteremo nei prossimi mesi e abbiamo la presunzione di ritenere che sia possibile, di realizzare rapidamente tutto quanto è previsto nella legge e nell'accordo sindacale.
Quindi, Pezzana, non è vero che questo d.d.l. come è stato detto qualche mese fa, è un provvedimento che riguarda esclusivamente la dirigenza. Riguarda si la dirigenza, ma anche il complesso dei dipendenti regionali, dalla III alla X qualifica, ed è in grado di realizzare nell'Ente finalmente una certa mobilità verticale e consentire un certo percorso di carriera ai dipendenti come del resto tu stesso richiedevi. Nei prossimi mesi, saranno interessati a questo processo di mobilità circa 800 dipendenti. Da più di 6 anni non si realizza in questa Regione una mobilità verticale; questa potrà realizzarsi per tutti i lavoratori di tutte le qualifiche professionali della nostra Regione.
Ricordo quanto è compreso non solo nella legge, ma anche nell'accordo con le OO.SS.; abbiamo definito i concorsi speciali, con il numero dei posti da mettere a concorso e i profili professionali. Abbiamo definito l'accesso alla V qualifica funzionale, abbiamo definito e sottoscritto l'accordo per l'accesso alla I qualifica dirigenziale, ci siamo impegnati a realizzare nel giro di un anno il regolamento dei concorsi, che è uno strumento fondamentale per poter operare positivamente all'interno della Regione.
Il mio amico e collega Avondo non l' ha ricordato, forse per dimenticanza (so che lui e il suo Gruppo ci tenevano molto) abbiamo finalmente risolto il problema della formazione professionale del personale, definendo un ruolo a parte e risolvendo una questione annosa sulla quale c'è stata nel passato polemica anche dura.
Abbiamo rassegnato alla Commissione un d.d.l. che ha questi obiettivi e che individua questi strumenti. Credo di non dovere dire nulla sul lavoro svolto dalla Commissione. Ringrazio in modo particolare il Presidente della Commissione, Santoni, cui mi lega l'antica amicizia rosminiana, per il suo lavoro e per il grande equilibrio con il quale ha guidato i lavori in queste settimane. Questo equilibrio ci ha consentito di superare anse curve e a volte crepacci che in taluni momenti si sono presentati nel nostro lavoro.
Voglio e debbo ringraziare tutte le forze politiche che hanno lavorato in Commissione, sia di maggioranza che di opposizione. E' stato un lavoro approfondito, molto serio e proficuo che ha agevolato anche il lavoro di chi, come me, si è trovato a distanza di pochi mesi a lavorare in Commissione dall'altra parte del tavolo rispetto al ruolo che ho svolto nella passata legislatura per conto del mio Gruppo. Anche sotto questo profilo desidero ringraziare i commissari.
Mi sento di poter dire che il lavoro svolto in Commissione ha migliorato il d.d.l. che la Giunta ha presentato. Voglio citare un aspetto fra i molti che sono emersi, lo ha citato credo il collega Quaglia, l'aver scelto per i segretari dei CO.RE.CO. una collocazione di II qualifica dirigenziale. Mi pare un fatto significativo e importante che la Giunta condivide.
Il lavoro svolto dai Gruppi consente di rassegnare all'aula un d.d.l.
che potrà raggiungere pienamente gli obiettivi che ci eravamo prefissi, che sintetizzerei in questi aspetti: un processo di riorganizzazione delle strutture che a mio modo di vedere sarà positivo per la Regione l'applicazione di un contratto che ormai è scaduto da tempo, e che andava approvato forse qualche anno fa, ma credo ci sia ancora tempo per farlo oggi, anche se siamo ormai alla vigilia del nuovo contratto; l'introduzione di elementi di flessibilità, quelli che Avondo ha chiamato multipli e sottomultipli e che io qualifico come elementi di flessibilità delle strutture, che potranno consentire un migliore e più tempestivo adeguamento della Regione ai mutamenti in atto nella società e quindi una capacità della Regione di dare risposte più puntuali ai problemi che la comunità ogni giorno ci pone.
Sono questi gli obiettivi che ci siamo posti in questo d.d.l. di riorganizzazione. Credo che questa sia comunque una prima fase riorganizzativa; non è esaustiva di tutti i problemi, tanto che noi abbiamo in Commissione più volte parlato di una seconda fase che immaginiamo possa essere realizzata l'anno prossimo, dopo che sarà entrato in vigore il nuovo contratto, che mi auguro possa essere sottoscritto entro la fine dell'anno.
Sicuramente la Regione Piemonte con tutte le altre Regioni parteciperà al confronto sul nuovo contratto che a settembre si realizzerà tra le OO.SS. e il Governo.
Le OO.SS. hanno già presentato la nuova piattaforma che è all'attenzione delle Regioni. Dopo che sarà entrato in vigore il nuovo contratto noi immaginiamo che possa essere affrontata la seconda fase riorganizzativa, nella quale - Avondo - rivedremo il problema della dotazione organica che oggi non siamo nella condizione di affrontare.
Credo che oggi la Regione non abbia gli strumenti di analisi organizzativa che ritengo possano essere gli unici significativi da porre alla base di un serio e completo ragionamento di riorganizzazione. Questo comprende anche la questione dell'organico che non deve essere interpretato solo come un problema di dotazione organica complessiva, collega Avondo bensì riferito alle singole qualifiche.
Credo che oggi la Regione non abbia gli strumenti per poter fare un'analisi seria di questo tipo. Non nascondo che i fatti siano questi, non credo sia vergognoso. D'altronde, ne siamo e ne eravamo tutti coscienti.
Guardando avanti credo che l'impegno sia quello di creare le condizioni affinché questi strumenti siano messi a disposizione del legislatore regionale affinché possa portare avanti un lavoro serio e coerente non un lavoro demagogico. Se noi dovessimo oggi fare confronti con altre Regioni l' ho detto in Commissione e qui ho portato alcuni elementi di valutazione i nostri 3.520 posti previsti dalla dotazione organica, non potrebbero e non dovrebbero scandalizzare nessuno.
La Regione Emilia-Romagna ha 4.820 posti in dotazione organica, la Lombardia ne ha 5.166, la Toscana 5.390, il Veneto 3.573; come dotazione organica siamo assolutamente in media coerente con le altre Regioni.
Nella seconda fase riorganizzativa affronteremo pertanto il problema delle dotazioni organiche, della verifica sulla proposta organizzativa che oggi formuliamo di 65 settori. Potremmo disquisire per ore, giorni, mesi: non abbiamo la controprova; fra un anno sicuramente su questa proposta organizzativa il Consiglio regionale potrà confrontarsi ed anche aumentare e ridurre, riaccorpare o disaggregare dei settori rispetto a quelli che oggi la Giunta e la Commissione rassegnano all'aula.
Credo che questo sia l'obiettivo cui dobbiamo tendere e sono convinto che fra un anno ci saranno le condizioni per poter apportare questo secondo elemento che potrà adeguare meglio e sempre di più la Regione alle esigenze del nostro territorio.
E' stato un lavoro complesso che ha determinato a volte spinte diverse e in varie direzioni, per altro più che legittime; spinte delle quali si sono fatti interpreti i vari Gruppi e, in qualche momento, singoli Consiglieri. L'essere' riusciti tutti insieme, nonostante l'enorme coacervo di problemi, Governo e Parlamento, maggioranza e opposizione, a guidare un processo in modo coerente e costruttivo, l'essere riusciti a lavorare tutti questi mesi in raccordo coi lavoratori attraverso l'apporto delle Organizzazioni sindacali, dimostra che tutti insieme conveniamo che da questo provvedimento e dalla sua realizzazione dipenderà, anche se solo in parte, il futuro della nostra Regione.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione dell'articolato.



CAPO I

Organizzazione della Regione Art. 1 (Le strutture organizzative regionali) "Le strutture organizzative fondamentali della Regione sono costituite dai settori, che di norma si articolano in Servizi e/o Unità operative organiche".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto si 39 Consiglieri ha risposto no 1 Consigliere si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (I settori) "I settori costituiscono le unità organizzative complesse preposte ad attività funzionali ed operative corrispondenti ad un ampia sfera di competenze o di obiettivi e rappresentano le strutture organizzative di 2 grado dell'Ente.
I settori sono strumento operativo attraverso il quale gli organi della Regione svolgono le funzioni normative, di programmazione, di progettazione, di ricerca, di amministrazione, di impulso, di coordinamento e di controllo.
I settori provvedono altresì alle attività di gestione interna di carattere generale.
Nell'ambito dei settori possono essere previsti staff di studio, di attività professionale, di ricerca, di elaborazione, di progettazione costituiti da personale inquadrato anche in diverse qualifiche funzionali.
La presente legge determina gli ambiti di competenza dei settori nel rispetto dei seguenti criteri: omogeneità e rilevanza delle materie e/o funzioni attribuite specificità dei compiti assegnati organicità e complessità dell'azione amministrativa affidata e della struttura organizzativa rispondenza alle esigenze funzionali ed operative poste dall'interesse pubblico perseguito.
All'istituzione, modificazione e soppressione dei settori, nonché alla modificazione degli ambiti delle competenze dei medesimi si provvede con legge regionale nel rispetto dei criteri di cui al precedente quinto comma.
In relazione a nuove disposizioni di leggi statali o regionali ed a diverse esigenze organizzative e funzionali, le leggi regionali dovranno apportare le necessarie modifiche relative ai settori ed alle loro attribuzioni indicandone espressamente l'eventuale istituzione, modificazione e soppressione, nonché le modalità attuative che a tal fine si rendono necessarie".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 44 hanno risposto si 41 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (I servizi) "I servizi sono l'articolazione di base dei settori e rappresentano le strutture organizzative di 1 grado dell'Ente preposte alla realizzazione di procedimenti, interventi ed obiettivi definiti ed omogenei rientranti nella sfera di attività dei settori.
I servizi sono istituiti per l'espletamento di funzioni di natura permanente che esigano per il loro svolgimento autonomia, specializzazione e adeguate professionalità. Essi rispondono ad esigenze di funzionalità e razionalità dell'azione amministrativa.
I Servizi svolgono le funzioni attuative dei programmi in dipendenza degli indirizzi dei settori ai quali sono sottordinati.
Alla istituzione, modificazione e soppressione dei servizi regionali si provvede con deliberazione del Consiglio regionale su proposta della Giunta secondo le modalità previste dalla presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 44 hanno risposto si 41 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (Le unità operative organiche) "Le unità operative organiche sono strutture organizzative elementari che possono essere istituite nell'ambito dei settori e dei servizi, per attività di carattere omogeneo aventi continuità gestionale e/o autonomia funzionale, quando ciò risulti necessario per l'espletamento dei compiti o di atti che, per le comuni caratteristiche e per il carico di lavoro richiedano una struttura organizzativa snella ed omogenea.
Le unità operative organiche si distinguono in Uffici, aventi carattere di stabilità, ed in unità flessibili, istituite, per specifiche necessità nell'ambito dei settori o dei servizi.
Alla istituzione, modificazione e soppressione delle unità operative organiche si provvede con deliberazione della Giunta regionale, sentita la Commissione consiliare competente; per le unità operative organiche del Consiglio regionale la deliberazione è adottata in conformità alla proposta dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio stesso.
Per le unità flessibili la deliberazione istitutiva deve indicarne i compiti, in relazione agli obiettivi, e la durata".
All'art. 4 è stato presentato, dai colleghi Avondo, Ferro, Biazzi e Bontempi, un emendamento: il secondo comma dell'art. 4 è così sostituito: "Le unità operative organiche si articolano in uffici, aventi carattere di stabilità, ed in unità flessibili, istituite per specifici progetti nell'ambito dei settori o dei servizi".



CARLETTO Mario, Assessore al personale

La Giunta accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione per alzata di mano tale emendamento.
E' approvato con 40 voti favorevoli e 2 astensioni.
Si passi alla votazione dell'art. 4 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 44 hanno risposto si 41 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Art. 5 (Istituzione e competenze dei settori) "Sono istituiti i settori indicati con i rispettivi ambiti di competenza nell'allegato 1) alla presente legge per farne parte integrante".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto si 29 Consiglieri hanno risposto no 13 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Art. 6 (Dipendenza funzionale dei settori e dei servizi) "I settori del Consiglio regionale dipendono funzionalmente dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale.
I settori della Presidenza e della Giunta regionale dipendono funzionalmente rispettivamente dal Presidente e dalla Giunta e, a norma dell'art. 21 della L.R. 20/2/79 n. 6, dagli Assessori in relazione alla ripartizione dei compiti e delle attribuzioni effettuata ai sensi dell'art.
36 dello Statuto.
I servizi del Comitato regionale di controllo e delle sue sezioni decentrate dipendono funzionalmente dai rispettivi ordini fermo restando la loro appartenenza al settore di cui costituiscono articolazione interna e da cui dipendono gerarchicamente ai sensi di quanto previsto al successivo art. 7".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 47 hanno risposto si 43 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Dipendenza gerarchica dei servizi e delle unità operative organiche) "I servizi dipendono gerarchicamente dal settore di cui costituiscono articolazioni interne.
Le unità operative organiche dipendono gerarchicamente dal servizio quando ne costituiscono articolazioni interne o dal settore quando non dipendono da alcun servizio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 47 hanno risposto si 43 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
Art. 8 (Segreterie dei Gruppi consiliari) "Le strutture definite 'Segreterie dei Gruppi consiliari', di cui i Gruppi si avvalgono per funzioni di supporto tecnico - amministrativo ai sensi della vigente normativa regionale, non sono inserite nell'ambito di alcun settore".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 47 hanno risposto si 43 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri.
L'art. 8 è approvato.
Art. 9 (Ufficio di Gabinetto del Presidente del Consiglio regionale, segreterie particolari) "L'Ufficio di Gabinetto del Presidente del Consiglio regionale non è inserito nell'ambito di alcun settore.
L'art. 29 della L.R. 20/2/79 n. 6 è abrogato e sostituito dal seguente: 'All'Ufficio di Gabinetto del Presidente del Consiglio sovrintende un Capo di Gabinetto, funzionario del ruolo regionale di qualifica non inferiore all'VIII.
A tale Ufficio sono inoltre assegnati 3 dipendenti di cui 2 sono addetti di segreteria particolare del Presidente del Consiglio.
Il conferimento degli incarichi di Capo di Gabinetto e di addetti di segreteria particolare è disposto con deliberazione dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio'.
Le segreterie particolari previste dall'art. 30 della L.R. 20/2/79 n. 6 si configurano quali strutture non inserite nell'ambito di un settore.
La segreteria particolare del Presidente della Giunta regionale, prevista dall'art. 30, primo comma della L.R. 20/2/79 n. 6 non può superare le 5 unità. A tale segreteria, fermo restando il numero massimo di 5 unità, sono assegnati 2 addetti di segreteria particolare nominati secondo le norme di cui all'art.14 della L.R. 17/12/79 n. 74.
Le segreterie di cui ai commi precedenti dipendono direttamente dall'organo politico di cui all'art. 11 della L.R. 12/8/74 n. 22 e successive modificazioni e sono costituite nell'ambito delle disposizioni di cui all'art. 30 della citata L.R. 20/2/79 e all'art. 11 della L.R. 12/8/74, n.
22 e successive modificazioni.
La nomina degli addetti di segreteria particolare, previsti dal presente articolo, è disciplinata secondo quanto previsto dall'art 14 della L.R.
17/12/79 n. 74" Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 47 hanno risposto si 43 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri.
L'art. 9 è approvato.
Art. 10 (Servizio del Difensore civico) "Il servizio del Difensore civico istituito con L.R. 9/12/81, n. 50 con le relative attribuzioni si configura quale servizio non inserito nell'ambito di un settore".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 47 hanno risposto si 43 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri.
L'art. 10 è approvato.
Art. 11 (Dotazione organica e assegnazione del personale) "Alla determinazione della dotazione organica complessiva e per qualifiche del personale regionale si provvede con legge regionale.
Alla articolazione in profili professionali delle qualifiche funzionali ed alla articolazione degli organici nei settori, nonché alla assegnazione del personale ai profili ed alle dotazioni organiche si provvede con deliberazione della Giunta regionale, tenuto conto dei contenuti delle declaratorie relative alle qualifiche funzionale regionali.
Per l'attuazione della presente legge sono apportate le seguente modifiche alla dotazione organica del personale di cui all'art. 7 della L.R. 19/5/82 n. 11 e successive modificazioni a) viene istituita la dotazione organica della II qualifica dirigenziale in n. 126 unità; conseguentemente viene ridotta a 224 unità la dotazione organica della I qualifica dirigenziale b) viene istituita la dotazione organica della V qualifica in 250 unità; c) viene aumentata di 90 unità la dotazione organica della VII qualifica funzionale d) viene aumentata di n. 17 unità la dotazione organica della VI qualifica funzionale e) viene aumentata di n. 25 unità la dotazione organica della III qualifica funzionale.
Conseguentemente viene ridotta a n. 382 unità la dotazione organica della IV qualifica funzionale.
Pertanto le dotazioni organiche delle qualifiche funzionali e delle qualifiche dirigenziali sono le seguenti: II qualifica 20 III qualifica 150 IV qualifica 382 V qualifica 250 VI qualifica 1165 VII qualifica 730 VIII qualifica 473 I qual.dir. 224 II qual.dir. 126 Nell'ambito della dotazione organica complessiva di cui al quinto comma del presente articolo è istituito un ruolo a parta suddiviso per qualifica funzionale del personale docente ed amministrativa dei Centri di Formazione Professionale dipendente dalla Regione, avente la seguente dotazione organica: III qualifica 5 IV qualifica 23 V qualifica 20 VI qualifica 33 VII qualifica 191 VIII qualifica 18 Entro un anno dall'entrata in vigore della presente legge, nell'ambito delle procedure di ristrutturazione previste dalla stessa, la Giunta regionale proporrà la verifica della dotazione organica complessiva dell'Ente".
I Consiglieri Avondo, Bontempi, Biazzi e Ferro presentano il seguente emendamento: I commi 3, 4, 5, 6 sono sostituiti come segue: "Per l'attuazione della presente legge sono apportate le seguenti modifiche alla dotazione organica del personale di cui all'art. 7 della L.R. 19/5/82 n. 11 e successive modificazioni: a) viene istituita la dotazione organica della II qualifica dirigenziale in n. 126 unità; conseguentemente viene ridotta a 204 unità la dotazione organica della I qualifica dirigenziale b) viene istituita la dotazione organica della V qualifica in n. 200 unità c) viene diminuita di n. 90 unità la dotazione organica della VII qualifica funzionale d) viene ridotta a n. 700 unità la dotazione organica della VI qualifica funzionale e) viene aumentata di n. 25 unità la dotazione organica della III qualifica funzionale.
Conseguentemente viene ridotta a n. 380 unità la dotazione organica della IV qualifica.
Pertanto le dotazioni organiche delle qualifiche funzionali e delle qualifiche dirigenziali sono le seguenti: II qualifica 20 III qualifica 150 IV qualifica 380 V qualifica 200 VI qualifica 700 VII qualifica 550 VIII qualifica 360 I qual.dir. 204 II qual.dir. 126 Il personale in servizio alla data di approvazione della presente legge eventualmente eccedente la dotazione organica delle singole qualifiche funzionali viene collocato in posizione soprannumeraria.
E' istituita la dotazione organica per qualifica funzionale del personale docente ed amministrativo dei Centri di Formazione Professionale dipendente dalla Regione".
La parola al Consigliere Avondo per l'illustrazione.



AVONDO Giampiero

Questo è uno degli emendamenti portanti delle osservazioni che abbiamo svolto rispetto al disegno di legge, nel senso che è un emendamento sostitutivo del testo predisposto dalla Giunta e ridefinisce le unità organiche della Regione. Come ho già detto questo emendamento è proposto sulla base di una valutazione che a suo tempo aveva prodotto un lavoro e una proposta da parte degli uffici della Regione; e nell'elaborarlo e nel proporlo ci siamo fatti carico dei problemi che l'Assessore Carletto ha voluto richiamare nella sua replica, cioè che non vi sarebbero strumenti di conoscenza per fare oggi un discorso sugli organici. Vogliamo in sostanza lanciare un segnale e quello che noi proponiamo: può consentirci di lavorare su alcune qualifiche in modo diverso nel predisporci per il futuro con un discorso più generale e razionale.
Rispetto alle osservazioni fatte dall'Assessore Carletto mi corre l'obbligo di sottolineare un aspetto circa i 700 dipendenti in più individuati come organico dal 1979 ad oggi; nel momento in cui dovessimo considerare che l'esigenza organica della Regione dovesse avere le dimensioni dell'organico previsto, 3520 unità, credo che la Regione dovrebbe porsi il problema di individuare qualche altro palazzo per consentire a questi lavoratori di poter svolgere la loro funzione, oltre che individuare quali potrebbero essere le attività che dovrebbero essere chiamati a svolgere.
Quindi in sostanza noi proponiamo questo emendamento con lo spirito che ho richiamato, cioè di prendere atto del fatto che la Regione Piemonte ha potuto funzionare in questi anni con un organico di molto inferiore rispetto alla Pianta organica individuata. Crediamo che questo risolva alcuni problemi riguardanti le qualifiche. Diversamente rischiamo anche di irrigidire la possibilità di una dinamica professionale all'interno della Regione. In questo stesso emendamento abbiamo proposto la definizione della dotazione organica per qualifica funzionale del personale docente e amministrativo dei Centri di Formazione Professionale dipendenti dalla Regione. Con questo emendamento facciamo un passo avanti rispetto a quello che era già contenuto nel disegno di legge; invece di individuare queste unità di personale all'interno della pianta organica complessiva della Regione, visto che abbiamo definito qual è l'esigenza di personale da destinare all'attività di formazione professionale, proponiamo sia definitivamente collocato con una dotazione organica a se stante. L'ultima parte dell'emendamento all'art. 11 ha questa caratteristica.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore al personale

Credo di aver già risposto su questo tema nel mio intervento. Non è possibile fare oggi un ragionamento sulla dotazione organica complessiva e di ogni qualifica perché non abbiamo gli strumenti per fare una valutazione precisa circa le esigenze dell'Ente. Quindi è assolutamente, se mi consente il collega Avondo, demagogico scrivere 2690, potremmo scrivere 2300, 2800 3200. C'è un altro elemento che va considerato; se noi accogliessimo questo emendamento si vanificherebbe tutto il discorso dei concorsi speciali, che invece è alla base del nostro ragionamento al fine di consentire quella mobilità verticale nelle varie qualifiche e consentire uno sviluppo di carriera ai dipendenti regionali in quanto riducendo le dotazioni organiche di 830 unità in posti chiave: 465 posti in meno alla VI, 180 posti in meno alla VII qualifica, 113 posti in meno alla VIII qualifica, non si espletano più i concorsi speciali.
Poiché non credo che questa sia la volontà del legislatore regionale sicuramente non è la volontà della Giunta, mi sembrerebbe strano anche sotto questo profilo accogliere questo emendamento che, ripeto, ci impedisce di attuare l'istituto dei concorsi speciali che mi pare, tra l'altro, anche il Partito comunista concordi che debba essere attuato.
Quindi anche sotto il profilo squisitamente tecnico, oltre che politico l'emendamento non può assolutamente essere accolto.
Sul problema della formazione professionale noi abbiamo concordato con l'ipotesi individuata con le organizzazioni sindacali; essa ci pare coerente. Per il futuro si dovrà eventualmente valutare se saranno necessarie modifiche.
La Giunta non accoglie l'emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo per la dichiarazione di voto.



AVONDO Giampiero

I dati che noi abbiamo posto alla base dell'emendamento non sono frutto di fantasia né di demagogia, sono il frutto di un lavoro fatto per la Regione Piemonte da suoi funzionari nel 1984; questo per chiarezza. Per quanto riguarda gli elementi che metteva in luce l'Assessore Carletto va detto che non considero un elemento pregnante il fatto che si blocchi tutto: noi intendiamo intervenire sulla VI qualifica, la quale ha oggi 989 dipendenti in servizio su 1.165 in pianta organica. Tenuto conto, dello sbocco possibile tra la IV e V qualifica di nuova istituzione e di scivolamento dalla VI alla VII, questo discorso fa pagare dei prezzi rispetto ad una eventuale evoluzione meccanica di carriera, però è anche vero che con questo tipo di decisione che andiamo ad assumere la VI qualifica noi la manteniamo come un imbuto rispetto al quale tra un anno perché prima o poi i conti bisognerà farli con la determinazione della nuova pianta organica, questa qualifica sarà sproporzionata rispetto alle competenze che la Regione ha.
Per questa ragione noi voteremo a favore del nostro emendamento e contro l'articolo se rimarrà così.



PRESIDENTE

Pongo in votazione per alzata di mano tale emendamento.
E' respinto con 12 voti favorevoli, 30 contrari e 1 astensione.
Si passi alla votazione dell'art. 11 nel testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto si 31 Consiglieri hanno risposto no 14 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 11 è approvato.
Art. 12 (Funzioni dirigenziali del responsabile di settore) "Ad ogni settore è preposto un dirigente individuato tra quelli appartenenti alla II qualifica dirigenziale.
Il responsabile di settore è nominato con deliberazione della Giunta regionale; per i responsabili dei settori del Consiglio regionale la deliberazione è adottata in conformità alla proposta dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio.
La funzione di responsabile di settore consiste nella direzione coordinamento e organizzazione delle attribuzioni di competenza del settore affidato, nonché del personale e delle risorse strumentali ad esso assegnate.
Il responsabile di settore assicura che le predette attività siano coordinate con quelle dei settori preposti a campi di attività funzionalmente affini o interrelati in modo da garantire che l'azione complessiva dell'Ente si esplichi su base interdisciplinare ed in forma integrata.
Il responsabile di settore, ferme restando le attribuzioni e le responsabilità dei responsabili di servizio e quella dei singoli addetti secondo le disposizioni vigenti in merito, provvede alla direzione delle attività complessive facenti capo al settore mediante istruzioni e disposizioni di carattere , generale, coordinandone le attività esterne provvede alla verifica dei risultati delle attribuzioni assegnate al settore; provvede alla traduzione degli obiettivi stabiliti dai competenti organi politico - istituzionali in direttive programmatiche; predispone e coordina, in coerenza con i programmi della Giunta o dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale per i settori ad esso assegnati, i programmi di lavoro con la collaborazione dei responsabili di servizio e dello staff professionale di cui al precedente art. 2.
Nel rispetto della normativa vigente il responsabile di settore amministra gli stanziamenti di bilancio corrispondenti alle funzioni proprie del settore di cui ha la disponibilità; firma le proposte di assunzione di impegno di spesa e di liquidazione della stessa, relative ad atti a contenuto vincolato o attuative di provvedimenti già esecutivi; firma i contratti e le convenzioni qualora tale adempimento gli sia attribuito nelle deliberazioni che autorizzano la relativa stipula; emana gli atti a rilevanza esterna attribuitigli da leggi regionali o delegati dà organi regionali; emana disposizioni ed istruzioni per l'applicazione di leggi e regolamenti.
Nei confronti del responsabile di settore trovano applicazione le norme relative alla responsabilità dei pubblici funzionari previste al titolo II capo VII, del R.D. 18/11/23, n. 2440.
Il responsabile di settore è preposto all'organizzazione, al funzionamento generale del settore, all'impiego del personale e delle risorse strumentali, ed a tal fine adotta i provvedimenti necessari, in collaborazione con i responsabili di servizio.
Il responsabile di settore nell'ambito delle competenze del settore costituisce i gruppi di lavoro e propone l'istituzione di progetti di cui al successivo art. 22, sentiti i responsabili di servizio eventualmente interessati.
Il responsabile di settore viene sentito dalla Giunta regionale nel caso di istituzione, modifica o soppressione di servizi, egli può proporre altresì, l'istituzione, modificazione e soppressione delle Unità operative organiche, in collaborazione con il responsabile di servizio, nel caso di Unità operative organiche che siano articolazioni di un servizio.
Il responsabile di settore, oltre che degli atti e provvedimenti direttamente a lui imputabili e delle direttive impartite, risponde funzionalmente dell'azione complessiva del settore, del conseguimento dei risultati e della loro tempestività direttamente all'Amministratore cui è assegnato il settore.
La Giunta regionale, con propria deliberazione, individua per ciascun settore il dirigente di II qualifica dirigenziale, assegnato al settore stesso, incaricato a svolgere le funzioni vicarie del responsabile di settore nei casi di sua assenza o impedimento, per periodi di durata inferiori ad un anno.
Qualora al settore non siano assegnati dirigenti di II qualifica dirigenziale, la Giunta regionale, con propria delibera individua innanzitutto in considerazione della capacità di svolgere tale ruolo, il funzionario, normalmente quello di qualifica più elevata o, a parità di qualifica, quello avente la più elevata anzianità nella stessa, incaricato di esercitare le funzioni vicarie del responsabile di settore, per non più di 90 giorni continuativi, nei casi di sua assenza o impedimento.
L'esercizio di funzioni vicarie non comporta titolo all'attribuzione di mansioni superiori.
La Giunta regionale, con propria delibera, può assegnare ai responsabili di settore incarichi a scavalco per periodi di durata inferiore ad un anno.
Le sostituzioni dei responsabili di settore possono essere effettuate esclusivamente fra dirigenti di II qualifica dirigenziale fatto salvo quanto previsto dal precedente 13 comma".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto si 31 Consiglieri hanno risposto no 2 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri: L'art. 12 è approvato.
Art. 13 (Funzioni dirigenziali del responsabile di servizio) "Ad ogni servizio è preposto un dirigente individuato tra quelli appartenenti alla I qualifica dirigenziale.
Il responsabile di servizio è nominato con deliberazione della Giunta regionale; per i responsabili dei servizi del Consiglio regionale la deliberazione è adottata in conformità alla proposta dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio.
Il responsabile di servizio dirige e organizza le specifiche attività che ad esso fanno capo provvedendo alla programmazione del lavoro, alla emanazione delle necessarie direttive generali e specifiche, alla verifica delle varie attività e della loro tempestività, nell'ambito e nell'osservanza degli indirizzi del responsabile di settore.
Il responsabile di servizio disciplina, per l'attuazione dei programmi affidati nell'ambito delle competenze del servizio, il funzionamento e l'organizzazione interna del servizio stesso, provvedendo alla gestione ordinaria delle risorse strumentali e del personale assegnato nell'osservanza degli indirizzi forniti dal responsabile di settore.
Il responsabile di servizio disciplina, per l'attuazione dei programmi affidati nell'ambito delle competenze del servizio, il funzionamento e l'organizzazione interna del servizio stesso, provvedendo alla gestione ordinaria delle risorse strumentali e del personale assegnato nell'osservanza degli indirizzi forniti dal responsabile di settore.
Il responsabile di, servizio nell'ambito delle specifiche competenze collabora con il responsabile di settore all'attività generale dello stesso e allo studio dei problemi di organizzazione, della razionalizzazione e semplificazione delle procedure, delle nuove tecniche e metodologie di lavoro, formulando proposte e adottando disposizioni nell'ambito del servizio di competenza.
Il responsabile di servizio risponde al responsabile di settore preposto dell'attività del servizio e dei risultati.
La Giunta regionale, con propria deliberazione, individua per ciascun servizio, innanzitutto in considerazione delle capacità ad esercitare tale ruolo, il funzionario, normalmente quello di qualifica più elevata o, a parità di qualifica, quello avente la più elevata anzianità nella stessa incaricato di svolgere le funzioni vicarie del responsabile di servizio per non più di 90 giorni continuativi, nei casi di sua assenza o impedimento.
L'esercizio di funzioni vicarie non comporta titolo all'attribuzione di mansioni superiori.
La Giunta regionale, con propria deliberazione, può provvisoriamente affidare a dirigenti di I qualifica dirigenziale, assegnati quali responsabili di altro servizio o in posizione di staff, al settore di cui il servizio è articolazione, l'incarico, anche a scavalco, di sostituire il responsabile di servizio assente per un periodo non superiore ad anni 1.
Le sostituzioni dei responsabili di servizio possono essere effettuate esclusivamente fra dirigenti di I qualifica dirigenziale, fatto salvo quanto previsto dal precedente settimo comma.
L'art. 24 della L.R. 20/2/79 n. 6 è abrogato".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto si 31 Consiglieri hanno risposto no 2 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 13 è approvato.
Art. 14 (Responsabile di unità operative organiche) "Ad ogni unità operativa organica è preposto un funzionario individuato tra quelli che appartengono alla VIII qualifica funzionale.
Il responsabile di unità operativa organica imposta il programma di lavoro dell'unità operativa, in coerenza con i piani di lavoro del servizio di cui questa è articolazione, o del settore, qualora non dipenda da alcun servizio ovvero, entro gli specifici ambiti di azione definiti con la deliberazione di cui all'ultimo comma del precedente art. 4, coordina le funzioni di studio, ricerca, elaborazione e progettazione o professionali svolte all'interno dell'unità flessibile, verificandone i risultati.
Il responsabile di unità operativa organica indirizza, l'attività degli addetti e collabora nello studio dei problemi di organizzazione e della razionalizzazione delle procedure formulando proposte o adottando disposizioni nell'ambito dell'unità operativa di competenza.
Il responsabile di unità operativa organica, oltre che essere direttamente responsabile dell'attività e dei provvedimenti di sua specifica competenza risponde al responsabile di servizio o al responsabile di settore, a seconda della collocazione nella struttura, dell'attività dell'unità operativa organica e della tempestività, dei risultati.
Il responsabile di unità operativa organica è nominato con deliberazione della Giunta regionale; per le unità operative organiche del Consiglio regionale la deliberazione è adottata in conformità alla proposta dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio." Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto si 31 Consiglieri hanno risposto no 2 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 14 è approvato.
Art. 15 (Organizzazione collegiale del lavoro) "L'organizzazione del lavoro, ferma restando la responsabilità individuale di ciascun dipendente per le funzioni attribuitegli e per i suoi apporti, è informata al principio della collegialità che si realizza in base a criteri di efficienza e produttività, secondo le funzioni da svolgere e gli obiettivi da perseguire.
Su iniziativa del dirigente coordinatore, i responsabili dei settori ricompresi in un'area di coordinamento periodicamente si riuniscono al fine di un esame congiunto dei problemi dell'area stessa per un'organica attuazione delle direttive degli organi politici.
Il responsabile di settore promuove, ai sensi del precedente art. 12 verifiche collegiali nell'ambito delle attribuzioni proprie del settore cui è preposto, favorendo ampia informazione e partecipazione nella valutazione delle soluzioni organizzative e dei loro risultati, attraverso periodiche consultazioni dei responsabili di strutture in cui è articolato il settore.
A tal fine il responsabile di servizio ed il responsabile di unità operativa organica sono tenuti a collaborare rispettivamente con il responsabile di settore o con il responsabile della struttura di cui l'unità operativa organica è articolazione per la soluzione di problemi generali coinvolgenti il settore cui sono assegnati.
I responsabili di servizio e le posizioni di staff dirigenziali e professionali, di cui al successivo art. 20, sono tenuti a collaborare nell'ambito delle proprie specifiche competenze.
I responsabili di strutture in conferenze periodiche, consultano il personale assegnato alla struttura stessa sull'organizzazione del lavoro ed i suoi risultati".
Il Consigliere Ferrara presenta il seguente emendamento: dopo il 6 comma aggiungere i seguenti: "E' istituita la Segreteria generale della Regione con la funzione di coordinamento dell'attività e della burocrazia regionale.
Alla Segreteria generale fanno riferimento la Giunta ed i singoli Assessori per l'indicazione e la definizione degli obiettivi da raggiungere ed i vari dirigenti coordinatori per la realizzazione degli stessi.
La Segreteria generale della Regione è costituita da un segretario generale scelto sulla base di un concorso pubblico nazionale, che assume anche la funzione di responsabile della Segreteria, e da quattro funzionari di II livello dirigenziale scelti dalla Giunta".
La parola al Consigliere Ferrara per l'illustrazione.



FERRARA Franco

Signor Presidente, sarò breve perché l' ho già illustrato nel mio intervento di questa mattina. L'emendamento ribadisce la necessità per una struttura che prevede 126 dirigenti, di un organismo capace di concentrare e coordinare l'attività.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore al personale

Nel mio intervento non ho risposto ad alcune questioni, per esempio questa sollevata dal collega Ferrara, perché sapevo che avrei avuto l'occasione dell'emendamento. Collega Ferrara, di questo argomento abbiamo discusso in Commissione. La Giunta non può accogliere questo emendamento per una serie di motivi. E' stata fatta la scelta di non istituire in questo momento la Segreteria generale della Regione, scelta ripresa anche nell'articolato e nella declaratoria delle funzioni del Segretario della Giunta, laddove si precisa che la Regione darà poi attuazione all'art. 81 dello Statuto. Ritengo pertanto che anche questo emendamento, così come è formulato, necessiti di un raccordo migliore con i contenuti statutari.
Devo dire della difficoltà in questa fase di prevedere la figura del Segretario generale, con procedura di concorso pubblico con la riserva nel 10% dei posti, così come il collega Ferrara ci propone.
Il problema della piramide tronca credo sia una questione che la Regione possa affrontare attraverso il discorso del coordinamento. Ovvero in Regione non è prevista la figura né dell'amministratore delegato né del direttore generale poiché il suo tipo di organizzazione discende da contratti nazionali da accordi e anche dal modo organizzativo che intende darsi.
La Giunta regionale ha la possibilità di utilizzare l'istituto del coordinatore, che nel caso della nostra Regione è possibile prevedere nel numero massimo di 21 posti, pur non avendo limiti verso il basso, vale a dire, i coordinatori possono essere anche pochi se l'Ente e il suo governo lo riterranno.
Ciò consentirà di costruire questa piramide forse tronca, ma che sicuramente risponde, sotto il profilo organizzativo, in modo serio e coerente.
Purtroppo - il collega Ferrara lo sa - la Giunta non è nella condizione di poter accogliere questo suo emendamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Ho chiesto di poter intervenire su questo emendamento perché mi pare non si possa liquidare questa questione in maniera sbrigativa; riconosco il merito del Gruppo repubblicano di aver la riproposta in aula. Se la liquidassimo in maniera semplicistica sarebbe fingere di non avere i problemi che abbiamo, così pure se ci accontentassimo della risposta che ha dato l'Assessore.
Sono convinto che un Ente come la Regione abbia bisogno di una Segreteria generale o meglio di un Ufficio di segreteria.
Sull'emendamento del PRI vedo scritto uno stravolgimento dei compiti possibili di tale segreteria. E' detto: "alla Segreteria generale fanno riferimento la Giunta e gli Assessori per l'indicazione e la definizione degli obiettivi da raggiungere". Questo è un compito squisitamente politico. E' compito della Giunta. E' compito del Consiglio. Quale potrebbe essere l'utilizzo e la funzione di un ufficio del segretario regionale? Nell'emendamento del Gruppo repubblicano non si parla di un Segretario unico, si parla anche di altri funzionari: si pone già il problema di una collegialità.
In un'organizzazione a struttura dichiaratamente flessibile, poco gerarchizzata e definita, un elemento di verifica, vaglio e filtro per quelli che sono i momenti unificanti in cui occorre esprimere in maniera unitaria l'azione regionale, potrebbe essere utile. Dovrebbe però essere pensato non come una segreteria della Giunta, ma della Regione; in questo senso vi è il problema dell'armonizzazione e quindi della presenza nell'Ufficio di segreteria del momento Consiglio e del momento Giunta.
Porto ad esempio le nomine, momento in cui tutti abbiamo registrato drammaticamente attimi in cui era necessario un coordinamento, non comunicazione delle informazioni tra quanto accadeva in Consiglio e le decisioni della Giunta. Questo è uno dei casi tipici in Cui vi è comunque una Regione unitaria che, attraverso due organi opera, decide, si esprime ma che andrebbero coordinati. Ancora oggi sulle nomine abbiamo una presenza maggiore degli Assessori alle riunioni e questo è positivo, ma non abbiamo ancora quello che noi riteniamo essere fondamentale, cioè il raccordo per unitarietà temporale e di merito delle decisioni. Come voi sapete, tutto ciò ha già prodotto parecchi inconvenienti che non intendo richiamare. In questo senso devo dire, chiarito che l'emendamento così come è scritto non è accettabile, che la risposta un pochino imbarazzata, nonché marginale data dall'Assessore non ci soddisfa. Non abbiamo proposto un emendamento mi pare che la posizione fosse già consolidata, peraltro ci rendiamo conto che istituire un Ufficio di segreteria significherebbe davvero avere vagliato tra tutte le forze politiche una precisa volontà di intendere.
Vedo il rischio da tutti palesato, anche negli anni passati, di una specie di super direttore che non può essere accettato. Penso che questo discorso vada ripreso.
Credo che proporremo - avremo altri appuntamenti - alla disponibilità dell'Assessore, che riconosciamo esserci sempre stata in questo iter, anche se le posizioni sono diverse, di offrirci l'occasione di incontri a livello di I Commissione per studiare questo problema che a me pare non sia liquidabile in modo semplicistico. In ogni caso vi è un'organizzazione che manca di qualche tassello in momenti essenziali. Non deve essere debordante, non un'espropriazione di altre, ma deve essere uno dei punti chiave dell'attestazione delle responsabilità dell'istituzione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, avevo già annunciato quale esito avrebbero avuto gli emendamenti in conseguenza della posizione della Giunta. Sono convinto che l'emendamento proposto ponesse concretamente un problema importante. La lettura reale di questo emendamento è quella che ha voluto dare anche Bontempi; quando si fa un emendamento sapendo che comunque non verrà accolto si scrive in fretta, non curando troppo la forma, ma lo spirito è stato esattamente interpretato.
L'Assessore Carletto sostiene di non poterlo accogliere, sapendo che ve n'è un altro all'art. 18 che prevede qualcosa di altrettanto significativo prendendo atto delle dichiarazione che l'Assessore ha fatto, ovvero che le aree di coordinamento sono al massimo 21, ma potrebbero essere anche molte di meno, che i coordinatori dovrebbero avere quel ruolo di "uno qui uno là", confermo quanto annunciato e ritiro l'emendamento.



PRESIDENTE

Si passi alla votazione dell'art. 15 nel testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto si 29 Consiglieri si sono astenuti 16 Consiglieri.
L'art. 15 è approvato.
Art. 16 (Programmi di attività) "Il responsabile di settore, periodicamente e comunque almeno una volta all'anno, predispone il programma di attività del settore cui è preposto in coerenza con il piano regionale di sviluppo, in conformità ai programmi ed agli obiettivi stabiliti dall'organo politico da cui dipende ai sensi del precedente art. 6, 1 e 2 comma.
Il programma di attività è redatto con la collaborazione dei responsabili dei servizi, in cui è articolato il settore, e delle posizioni di ricerca eventualmente assegnate al settore stesso.
Il responsabile di settore, al fine di garantire la più ampia partecipazione, deve consultare il personale assegnato al settore in merito al programma di lavoro.
Il programma di lavoro di cui al presente articolo, viene approvato con deliberazione della Giunta regionale, su proposta del Presidente o dell'Assessore competente in materia per i settori rispettivamente della Presidenza e della Giunta regionale, ovvero con deliberazione dell'Ufficio di Presidenza per i settori del Consiglio regionale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto si 40 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri.
L'art. 16 è approvato.
Art. 17 (Responsabilità dei dipendenti regionali) "I dipendenti regionali nel loro rapporto con la Regione, quale è definito dall'art. 6 della legge regionale 20 febbraio 1979, n. 6, in relazione alle qualifiche regionali di appartenenza, sono direttamente responsabili del risultato del lavoro effettuato, dell'attività, anche di controllo e professionale, direttamente svolta, del rispetto delle prescrizioni eventualmente ricevute e delle norme, procedute e prassi definite, nonch delle omissioni nello svolgimento delle loro specifiche attribuzioni.
A tal fine ogni atto, anche preparatorio, deve recare l'indicazione del suo estensore.
L'art. 26 della legge regionale 20 febbraio 1979, n. 6 è abrogato".
La parola al Consigliere Guasso per dichiarazioni di voto.



GUASSO Nazzareno

Noi ci asteniamo su questo articolo. E' un'astensione con dubbio perch se fossimo in un'azienda privata, e fossimo di fronte a dei dipendenti privati, questa norma molto chiara sul dovere e responsabilità anche specifiche e personali, si aggiungerebbe fatte salve le norme stabilite dalla legge 300, meglio detta come legge sullo statuto dei diritti dei lavoratori.
Qui, di fronte ai lavoratori del pubblico impiego, in cui non vale la legge 300, sento che manca qualcosa. Mentre indichiamo chiaramente i doveri, non richiamiamo se non come fatto indiretto i diritti. Io capisco che la cosa sia difficile e complessa: se scrivessimo un contratto di lavoro per il privato, scriveremmo "fatte salve le norme stabilite dalla legge 300".
E qui non so se si può dire: "fatte salve le norme sancite per i lavoratori del pubblico impiego nella legge del 1984 che recepiva il contratto di lavoro e che apparentemente recepiva i contenuti generali dello statuto dei diritti dei lavoratori".
La nostra astensione è travagliata: non siamo contrari ai doveri, ma vogliamo che sia garantito che certi diritti vengano mantenuti comunque.
E' una questione di principio che riteniamo importante.



PRESIDENTE

Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto si 30 Consiglieri si sono astenuti 13 Consiglieri.
L'art. 17 è approvato.
Art. 18 (Funzione di coordinamento) "La funzione di coordinamento assicura il raccordo di più settori al fine di ricomposizione unitaria dell'azione amministrativa, per il perseguimento di finalità generali ed interessi primari, in coerenza con i programmi e gli indirizzi adottati dagli organi dell'Ente, in primo luogo con il Piano Regionale di Sviluppo.
Il coordinamento costituisce una funzione temporanea le cui competenze sono collegate ai singoli Piani Regionali di Sviluppo o finalizzate al raggiungimento di strategie organizzative o di intervento settoriale a proiezione pluriennale.
L'individuazione delle funzioni di coordinamento avviene: per progetti strategici o a carattere intersettoriale individuati dal Piano di Sviluppo Regionale per materie o per funzioni o al fine di raccordare più settori.
La Giunta regionale individua, sulla base dei criteri di cui ai commi precedenti e, fermi restando i limiti di cui all'art. 19, legge regionale n. 40 del 16 agosto 1984, le diverse aree di coordinamento.
Per i settori del Consiglio regionale, le aree di coordinamento sono individuate, sulla base dei criteri di cui ai commi precedenti dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio stesso, che le propone alla Giunta regionale.
Nel caso in cui siano istituiti, in relazione ad esigenze funzionali coordinamenti che si riferiscono a più settori assegnati a competenze assessorili diverse, la Giunta regionale, con il provvedimento istitutivo individua l'Amministratore cui è affidato il compito di indirizzo e controllo.
In ogni caso, possono sussistere settori non rientranti in alcun coordinamento.
Per ognuno dei coordinamenti individuati ai sensi del presente articolo, la Giunta regionale, in conformità alla proposta dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale per i coordinamenti riguardanti il Consiglio stesso, nomina, per l'espletamento di tali funzioni un dirigente coordinatore scegliendolo, a norma dell'art. 19 della legge regionale 16 agosto 1984, n. 40, tra i dirigenti inquadrati nella II qualifica dirigenziale, i quali continuano ad esercitare contemporaneamente le funzioni della propria qualifica.
L'incarico di coordinatore per progetti strategici o a carattere intersettoriale può essere affidato, con le modalità di cui al comma precedente, ad un dirigente di II qualifica dirigenziale responsabile di posizione di ricerca.
A supporto dell'attività di coordinamento la Giunta regionale delibera l'assegnazione di personale che opera, direttamente alle dipendenze del coordinatore, per le funzioni di segreteria.
Il personale di cui al comma precedente è individuato nell'ambito delle dotazioni organiche dei settori facenti capo al coordinamento.
Il dirigente coordinatore deve, entro tre mesi dalla nomina, presentare all'Assessore preposto all'area un programma di coordinamento attuativo delle funzioni che gli sono attribuite. Periodicamente ed in ogni caso almeno una volta all'anno, il dirigente coordinatore è tenuto a presentare per iscritto una relazione in merito all'attuazione complessiva del programma presentato indicando eventualmente l'impossibilità del raggiungimento degli obiettivi prefissati evidenziandone le cause e proponendone i correttivi del caso.
Al fine di una puntuale verifica del programma di coordinamento e per assicurare il miglior flusso informativo, il dirigente coordinatore convoca mensilmente una riunione di tutti i responsabili di settore dell' area di coordinamento".
Vengono presentati i seguenti emendamenti: 1) dal Consigliere Ferrara: dopo l'ultimo comma aggiungere il seguente comma: "Il Consiglio regionale su proposta della Giunta, da presentarsi entro il 31/12/1986, definirà con regolamento le aree di coordinamento corredato da un organigramma funzionale della struttura dirigenziale regionale".
La parola al Consigliere Ferrara per l'illustrazione.



FERRARA Franco

Con questo emendamento noi cerchiamo di dare una struttura organizzativa alla Regione un pochino più definita.
Oggi ci pare che sia tutto abbastanza indefinito, ci sono dei numeri dei ruoli di dirigenti, ma non c'è una struttura organica definita con regolamento, quindi tale da avere una valenza che dura nel tempo e che resta ferma. Mi pare che questo sia comunque un primo passo per dare della struttura regionale un qualcosa di organico; fare questo era l'intendimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Dichiariamo che voteremo l'emendamento e sulla falsariga dell'intervento che ha fatto il collega Avondo sarà l'occasione per rivedere effettivamente alla luce dell'esperienza 1a struttura regionale.
Poniamo una domanda.
Noi abbiamo dei dubbi per quanto riguarda la definizione a mezzo di un regolamento. Ci sembra una procedura che forse può diventare macchinosa. Mi riferisco all'emendamento iniziale del Gruppo repubblicano: "se il Consiglio regionale - dice - su proposta della Giunta da presentarsi entro il 31.12.1986 definirà con regolamento le aree di coordinamento".
Dice "definirà" e forse è meglio lasciare libera la scelta dello strumento attraverso il quale si può arrivare alla definizione di queste aree. Anche perché abbiamo alle spalle diverse esperienze di regolamenti che hanno allungato troppo tempi della loro definizione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore al personale

La Giunta accoglie l' emendamento del Partito repubblicano. Ritiene che lo strumento del regolamento sia corretto e coerente; se poi sono previsti i regolamenti e i regolamenti non si mettono in atto, questo attiene alla responsabilità politica di chi non attua quanto è previsto. Noi abbiamo l'intenzione di attuare questo regolamento perché ci pare uno strumento per definire il livello apicale della Regione in modo coerente. Pertanto nel momento stesso in cui noi accogliamo l'emendamento, ci impegniamo nei termini previsti di realizzare il regolamento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione per alzata di mano tale emendamento.
E' approvato con 38 voti favorevoli e 2 astensioni.
2) Dalla Giunta regionale: dopo l'ultimo comma così come aggiunto a seguito dell'emendamento del Gruppo repubblicano aggiungere l'ulteriore seguente ultimo comma: "Fino all'attuazione di tale regolamento le aree di coordinamento sono individuate, comunque, sulla base dei precedenti commi 4 e 5 del presente articolo".



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto per l'illustrazione.



CARLETTO Mario, Assessore al personale

Illustro brevemente l'emendamento della Giunta: abbiamo proposto un emendamento all'emendamento che consente, fino all'attuazione del regolamento, che le aree di coordinamento siano individuate sulla base dei commi quarto e quinto dell'articolo precedente. Quindi accogliamo l'emendamento del Capogruppo repubblicano e raccomandiamo l'approvazione dell'ulteriore emendamento presentato dalla Giunta.



PRESIDENTE

Pongo in votazione per alzata di mano tale emendamento.
E' approvato con 39 voti favorevoli e 2 astensioni.
Si passi alla votazione dell'art. 18 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto si 43 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 18 è approvato.
Art. 19 (Revoca delle funzioni di coordinatore e di responsabile di struttura) "Qualora i risultati dell'azione dei coordinatori o dei responsabili di struttura, relativi all'attuazione complessiva delle attribuzioni conferite, non siano corrispondenti alle attribuzioni stesse ed agli obiettivi fissati nonché in caso di inattività degli stessi, le funzioni attribuite possono essere revocate con provvedimento motivato della Giunta regionale, ai sensi dell'art. 17, 3 comma, della legge regionale 16 agosto 1984 n. 40, secondo criteri e modalità previsti da apposita regolamentazione che dovrà essere deliberata alla Giunta regionale entro 90 giorni dall'entrata in vigore della presente legge e che dovrà prevedere adeguate procedure a garanzia del dipendente in merito alla possibilità di presentare le proprie osservazioni.
La proposta di revoca, debitamente motivata, viene avanzata dall'Assessore competente, o dall'Ufficio di Presidenza per quanto riguarda il personale assegnato al Consiglio regionale.
La proposta di cui al precedente 2 comma deve essere preceduta, pena l'inammissibilità della stessa, dalle contestazioni dei motivi che la determinano assegnando all'interessato un congruo termine per presentare le proprie osservazioni in merito.
In caso di proposta di revoca inerente responsabili di servizio o di unità operative organiche è richiesto il parere del responsabile di settore.
I dirigenti coordinatori cui sia stato revocato l'incarico di coordinamento continuano ad esercitare le funzioni specifiche già loro attribuite di responsabile di settore o di posizione di ricerca di II qualifica dirigenziale.
Nel caso di revoca di funzioni di responsabile di settore o di servizio, la Giunta regionale assegnerà all'interessato, nell'ambito del profilo professionale da questo posseduto, un altro degli specifici incarichi di responsabile di struttura o di posizione di ricerca, previsti dalla presente legge per il personale dirigenziale.
La revoca delle funzioni di coordinatore o di responsabile di struttura è disposta d'ufficio per soppressione dell'area di coordinamento o della struttura chi è assegnato il responsabile con deliberazioni della Giunta regionale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto si 43 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 19 è approvato.
Art. 20 (Posizioni di staff dirigenziali e professionali) "Nell'ambito degli staff di cui al precedente art. 2, sono previste posizioni di ricerca dirigenziali e professionali con compiti di studio ricerca, elaborazione, progettazione e attività professionali volte a fornire al settore in cui sono inserite le attività di pianificazione programmazione, controllo, legislazione e professionali proprie del ruolo corrispondente alla qualifica rivestita.
Tali funzioni, che allorquando siano svolte da personale con qualifica dirigenziale sono denominate 'posizioni di ricerca', sono caratterizzate da un elevato contenuto specialistico.
Le posizioni di ricerca di II qualifica dirigenziale sono prevalentemente dedicate, nell'ambito delle funzioni specifiche affidate al settore, a compiti inerenti funzioni di studio e ricerca di rilevante strategia o generali per l'attività del settore o a compiti inerenti prestazioni professionali interdisciplinari, anche collegate a specifici progetti nell'ambito delle direttive del responsabile del settore di appartenenza.
Le posizioni di ricerca di I qualifica dirigenziale sono prevalentemente dedicate a compiti inerenti funzioni di studio e ricerca nell'ambito delle attività del settore o dei progetti specifici interni al settore stesso nell'ambito delle direttive del responsabile di settore. Tali compiti sono caratterizzati da prestazioni specialistiche e professionali.
Le posizioni di staff di VIII qualifica funzionale sono dedicate a compiti di studio, ricerca o rilevazione tecnica o amministrativa concernenti questioni di natura giuridica, economica, scientifica e tecnica nell'ambito delle competenze dei singoli settori o dei singoli servizi.
Gli incarichi di responsabile di posizioni di ricerca vengono affidati con deliberazione della Giunta regionale e, per il personale del Consiglio regionale, in conformità alla proposta dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto si 43 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 20 è approvato.
Art. 21 (Incarichi di responsabili di struttura e di posizioni di ricerca di II qualifica dirigenziale) "I commi 7 e 8 dell'art. 21 della legge regionale 16 agosto 1984 n. 40 sono sostituiti dai seguenti: 'La Giunta regionale, a seguito di concorsi pubblici o di quelli interni provvede con proprie deliberazioni, sulla base delle graduatorie all'inquadramento nei posti della II qualifica dirigenziale ed alla assegnazione ai corrispondenti posti di struttura dei vincitori cui vengono affidati i relativi incarichi per un periodo di tempo determinato, anche in attuazione del principio di mobilità di cui all'art. 17 della presente legge.
Entro 60 giorni dalla scadenza delle assegnazioni ogni qualvolta questa si verifichi, la Giunta regionale delibera le nuove assegnazioni confermando o modificando gli incarichi affidati e determinandone la durata che non pu comunque essere superiore a 5 anni' ".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto si 43 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 21 è approvato.
Art. 22 (Strutture flessibili per l'attuazione di progetti) "Per realizzare particolari obiettivi connessi ad esigenze straordinarie di interventi, per l'attività di programmazione e controllo, la Giunta regionale, su proposta dell'Assessore al Personale ed Organizzazione, pu istituire con provvedimenti indicanti il termine finale speciali unità organizzative complesse, per specifici progetti interdisciplinari.
L'identificazione delle strutture di progetto viene effettuata per concentrare su problemi da risolvere e/o attività da svolgere professionalità qualificate e tra loro integrate e per il conseguente ottimale utilizzo delle risorse.
A tali unità organizzative flessibili aventi carattere temporaneo, vengono assegnati, con il provvedimento di Giunta istitutivo, i dipendenti dei settori competenti per materia e le necessarie risorse; con il medesimo provvedimento vengono altresì disciplinati i rapporti tra i settori .competenti per materia o funzione, interessanti dall'oggetto del progetto e l'unità flessibile, nonché le norme di funzionamento, di verifica e di attuazione finale del progetto stesso.
Per progetti di rilevante complessità, per esigenze organizzative derivanti dall'espletamento delle attività dei settori con specifiche competenze specialistiche e professionali non strutturati in servizi, possono essere istituite con le medesime procedure di cui al comma precedente, unità organizzative flessibili interne ai settori stessi, sentito il parere del responsabile del settore e dei responsabili di servizio eventualmente interessati.
Di norma, la responsabilità di una unità flessibile è affidata ad un responsabile di settore ovvero ad un dirigente di II qualifica dirigenziale in posizione di staff".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto si 43 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 22 è approvato.
Art. 23 (Provvedimenti inerenti le strutture) "Nella materia relativa alle strutture organizzative la Regione adotta i necessari provvedimenti legislativi ed amministrativi previsti dalla presente legge, previa contrattazione con le Organizzazioni Sindacali in ordine a quegli aspetti dell'organizzazione del lavoro per i quali la vigente legislazione le prevede in attuazione degli artt, 3 e 14 della legge 29 marzo 1983 n. 93 e delle leggi regionali di recepimento degli accordi sindacali nazionali.
Per gli altri aspetti non compresi nella disciplina di cui al comma precedente, la Giunta promuove i necessari confronti con le Organizzazioni Sindacali al fine di fornire una puntuale e completa informazione e di conseguire la più ampia partecipazione ai sensi dell'art. 4 della legge regionale 16 agosto 1984, n. 40.
Le deliberazioni relative alle competenze che la presente legge assegna alla Giunta sono adottate, per quanto concerne le strutture organizzative ed il personale del Consiglio, dalla Giunta stessa in conformità alla proposta dell'Ufficio di Presidenza del Consiglio.
I provvedimenti che la Regione adotta ai sensi dei precedenti commi sono assunti su proposta dell'Assessore al Personale ed all'Organizzazione che ne cura lo stato di attuazione al fine di garantire il miglior funzionamento dell'apparato regionale".
I Consiglieri Avondo, Bontempi, Biazzi e Ferro presentano il seguente emendamento: al 4 comma, dopo le parole "dell'Assessore al Personale ed all'Organizzazione" sopprimere da "che ne cura..." fino a "dell'apparato regionale".
Pongo in votazione per alzata di mano tale emendamento.
E' approvato con 37 voti favorevoli e 2 astensioni.
Si passi alla votazione dell'art. 23 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto si 42 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 23 è approvato.
Capo II Norme transitorie e finali Titolo I Norme di primo funzionamento delle strutture organizzative Art. 24 (Norme di primo funzionamento dei settori) "Per la prima attuazione della presente legge i settori individuati al precedente art. 5 si articolano nei servizi regionali di cui alla L.R.
17/12/79 n. 73 e successive modifiche ed integrazioni anche operate da leggi di settore, secondo le aggregazioni funzionali indicate nell'allegato n. 2 della presente legge per farne parte integrante.
Entro 6 mesi dall'entrata in vigore della presente legge, la Giunta regionale, a norma del precedente art. 3, propone al Consiglio regionale la nuova articolazione dei settori in servizi.
In conseguenza di quanto previsto dal precedente comma, i servizi di cui alla L.R. 17/12/79 n. 73 e successive modifiche ed integrazioni anche operate da leggi di settore sono soppressi all'atto dell'istituzione dei nuovi servizi.
Nella prima fase di attuazione della presente legge, ed entro un anno dall'entrata in vigore della stessa, la Giunta regionale può, altresì proporre al Consiglio regionale, a norma del precedente art. 2 l'istituzione, modifica o soppressione di settori regionali".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto si 29 Consiglieri hanno risposto no 15 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'art. 24 è approvato.
Art. 25 (Norme di primo funzionamento dei servizi) "I servizi già previsti da leggi regionali alla data di entrata in vigore della presente legge continuano a svolgere le attribuzioni indicate dalle rispettive leggi istitutive fino all'attuazione dei provvedimenti di cui al successivo art. 28.
A seguito della nomina dei responsabili di settore fino all'applicazione dei provvedimenti di cui al 3 comma del precedente articolo 24, i servizi svolgono le attribuzioni previste dalle leggi istitutive secondo le aggregazioni funzionali dei servizi nei settori individuate nell'allegato 2 della presente legge e secondo le direttive dei responsabili di settore".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto si 29 Consiglieri hanno risposto no 15 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 25 è approvato.
Art. 26 (Funzioni di esperto territoriale del settore opere pubbliche a difesa assetto idrogeologico) "Fino al riordino ed alla delega delle funzioni, in materia di opere pubbliche e difesa del suolo, viene istituita la figura professionale dell'esperto territoriale del Settore Opere Pubbliche a difesa assetto idrogeologico, per assicurarne l'omogeneità e l'unitarietà delle direttive e degli interventi, a tal fine devono altresì assicurare le funzioni di cui al precedente articolo 13 presso i Servizi decentrati delle Opere Pubbliche e difesa del suolo.
Gli esperti territoriali di cui ai commi precedenti sono individuati tra i dirigenti di II qualifica dirigenziale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 47 hanno risposto si 45 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 26 è approvato.
Art. 27 (Funzione di segretario del Comitato Regionale di Controllo e delle sue Sezioni decentrate) "Fino alla completa attuazione delle deleghe delle funzioni amministrative della Regione ed al riordino delle funzioni di controllo, i Segretari del Comitato Regionale di Controllo e delle sue Sezioni decentrate sono nominati tra il personale inquadrato nella II qualifica funzionale dirigenziale assegnati al settore 'Segreteria dalla Giunta regionale' per assicurarne l'omogeneità e l'unitarietà delle direttive e degli interventi.
Tali funzionari devono altresì svolgere le funzioni di cui al precedente art. 13 presso i servizi del Comitato di Controllo e delle sue Sezioni decentrate.
A seguito delle procedure previste dall'art. 28 della presente legge il Presidente della Giunta regionale nominerà i segretari scelti tra il personale di cui al primo comma del presente articolo".
La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

All'art. 27 non abbiamo presentato emendamenti sia per problemi di tempo sia perché su questo emendamento si era già discusso ampiamente in Commissione. Alcune posizioni si sono anche modificate durante il confronto in Commissione.
La proposta originale non prevedeva nessun X livello. Si è esaminata la proposta di 15 settori; si è poi convenuto che un settore sarebbe stato l'ipotesi più congrua, scartando tutte le altre sottoipotesi. Si è introdotta una variante di rilievo che noi non condividiamo: prevedere un solo settore con 15 X livello per le mansioni di segretario di CO.RE.CO.
Noi riconosciamo che i segretari di CO.RE.CO. svolgono indubbiamente delle mansioni di notevole rilievo per la nostra comunità regionale riteniamo però che il X livello per tutti sia una sperequazione rispetto a molti altri operatori.
Le nostre considerazioni si basano sulla declaratoria della legge istitutiva dei CO.RE.CO. per quanto riguarda le mansioni dei segretari dei CO.RE.CO. La legge del 1976 dice: "Il segretario è responsabile dell'organizzazione e del funzionamento dei servizi e dell'esecuzione delle disposizioni impartite dal collegio e dal suo presidente e in caso di assenza o di impedimento è sostituito da un altro funzionario nominato dal Presidente della Giunta regionale". La legge specifica: "Il segretario assiste alle adunanze del collegio, provvede all'invio degli avvisi di convocazione, redige e sottoscrive i verbali delle adunanze, riceve gli atti degli Enti locali dandone contestuale ricevuta anche a mezzo di timbri e data, apposti da lui o da un suo delegato su copia dell'atto presentato sottoscrive , le deliberazioni del collegio e rilascia gli atti certificativi inerenti all'attività dell'organo di controllo".
A noi sembra che in base all'art. 13 queste mansioni possano essere esercitate dai,capiservizio. Infatti se noi pensiamo alle mansioni che ho appena letto e le confrontiamo con le mansioni del responsabile del servizio notiamo che "il responsabile del servizio dirige e organizza le specifiche attività che ad esso fanno capo, provvedendo alla programmazione del lavoro, all'emanazione delle necessarie direttive generali e specifiche, alla verifica delle varie attività e della loro tempestività nell'ambito e nell'osservanza degli indirizzi del responsabile di settore.
Il responsabile di servizio disciplina, per l'attuazione dei programmi affidati nell'ambito delle competenze del servizio, il funzionamento e l'organizzazione - interna del servizio stesso provvedendo alla gestione ordinaria delle risorse strumentali e del personale assegnato, in osservanza degli indirizzi forniti dal responsabile del settore".
Ci sembra appunto che questa declaratoria comprenda già le mansioni previste dalla legge per i segretari del CO.RE.CO. Non sottovalutiamo le eccezioni sollevate da altri colleghi in Commissione, cioè che i segretari dei CO.RE.CO. debbano essere in posizione tale da trovarsi il più possibile autonomi rispetto al collegio di cui sono referenti, anche se non le condividiamo fino in fondo. Riteniamo però che il IX livello sia già un livello congruo.
Di fatto ora dobbiamo coprire una sperequazione, dovuta al fatto di dover reperire 15 nuovi X livello rispetto alle proposte originarie della Giunta. Per far posto a questi nuovi 15 X livello si devono togliere oltre 10 operatori tecnici, mortificando diverse professionalità. Ci troviamo così delle scoperture in altri settori molto importanti dell'attività regionale e si va di fatto contro l'impostazione da tutti sbandierata per la riorganizzazione dell'attività della Regione. Ecco perché chiediamo ancora una volta di riportare al IX livello le qualifiche dei segretari del CO.RE.CO. e di conseguenza ripristinare le professionalità che sono state cassate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Noi riteniamo che l'attribuzione della dirigenza ai segretari del CO.RE.CO. corrisponda ad un'esigenza reale di giusto riconoscimento di funzioni che riteniamo importanti sotto il profilo della gestione della pubblica amministrazione. I CO.RE.CO. hanno un compito di controllo estremamente importante sugli atti amministrativi degli Enti locali e quindi lo svolgimento delle istruttorie e i compiti specifici di questi funzionari hanno un livello che deve essere riconosciuto.
Riteniamo pertanto che la posizione della Giunta e la sua proposta siano corrette.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore al personale

Su questo articolo non vi sono emendamenti; il Partito comunista ha riproposto questa osservazione sui CO.RE.CO. Il problema dei segretari del CO.RE.CO. è stato ampiamente affrontato in Commissione. E' stato oggetto di una lunga valutazione da parte di tutte le forze politiche, talché qualche forza politica ed io stesso - il Presidente della Commissione può darne atto - avevamo ritenuto che anche il Gruppo comunista fosse d'accordo sull'ipotesi alla quale si è acceduto. Dopo un lungo confronto sui problemi di verifiche e dopo aver anche valutato soluzioni diverse da quella contenuta nel testo, siamo giunti a questa ultima soluzione che a me pare coerente anche se diversa dà quelle proposte dalla Giunta. La Giunta la ritiene anzi migliorativa rispetto alla sua iniziale perché obiettivamente occorre ammettere che i segretari del CO.RE.CO. svolgono un ruolo molto delicato e complesso per i rapporti con il Comitato di controllo ma soprattutto per i rapporti con gli Enti locali, i Comuni. E' giusto pertanto che questi funzionari siano di livello apicale affinché possano autorevolmente interloquire in modo coerente non solo col Comitato, ma anche con i Comuni dei quali debbono verificare gli atti.
Sotto questo profilo la Giunta ha accolto la proposta della Commissione e il testo arrivato in aula è coerente con questo. Non possiamo che riconfermare questa nostra linea non potendo accettare la richiesta del Gruppo comunista.



PRESIDENTE

Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto si 28 Consiglieri hanno risposto no 13 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 27 è approvato.
Titolo II Norme per la prima copertura dei posti Art. 28 (Norme per la prima copertura dei posti di II qualifica dirigenziale Determinazione dei posti e articolazione dei concorsi) "Nella fase di prima attuazione della presente legge i posti di II qualifica funzionale dirigenziale come risultano individuati per ogni settore regionale, nell'allegato 3 alla presente legge per farne parte integrante, vengono ricoperti mediante concorso per titoli e colloquio ai sensi del successivo art. 29 nell'ambito del 90I dei posti previsti in organico per la II qualifica dirigenziale.
Le posizioni di II qualifica dirigenziale sono indicate in riferimento a specifiche professionalità richieste per ogni settore.
I posti vengono accorpati ai fini dei concorsi, con criteri di omogeneità e tenuto conto dei requisiti professionali necessari per ricoprire i posti stessi, secondo quanto indicato nell'allegato 4 alla presente legge per farne parte integrante.
La Giunta regionale, entro 15 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, delibera i contenuti e i requisiti dei profili professionali della II qualifica dirigenziale di cui all'allegato 3 della presente legge.
A seguito dei concorsi di cui al successivo articolo, la Giunta regionale d'intesa con l'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale per il personale da assegnare ad esso, entro 60 giorni dalla nomina dei vincitori affiderà agli stessi gli incarichi di direzione di ciascun settore ovvero specifici incarichi di responsabilità di studio e ricerca ed elaborazione previsti per i diversi settori.
Gli incarichi suddetti sono assegnati per un periodo di tempo determinato comunque non superiore a 5 anni secondo quanto previsto dall'art. 21, e sue modificazioni, della L.R. 16/8/84, n. 40.
La Giunta regionale, entro 60 giorni dalla scadenza del termine indicato al precedente comma, delibera la conferma del provvedimento di assegnazione o la sua modifica.
L'assegnazione dei dirigenti agli incarichi di responsabile di struttura organizzativa e di responsabile di posizioni di ricerca, studio ed elaborazione, e la eventuale sua modificazione viene comunicata agli interessati prima dell'adozione del relativo provvedimento da parte della Giunta regionale".
I Consiglieri Avondo, Bontempi e Biazzi presentano il seguente emendamento: al 1 comma, dopo le parole "per titoli" aggiungere, "prova attitudinale".
La parola al Consigliere Bontempi per l'illustrazione.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, se mettiamo ai voti questo emendamento solo sull'introduzione, senza illustrare cosa intendiamo per "prova attitudinale", l'emendamento non è comprensibile, anzi, c'è il rischio che il Consiglio si pronunci senza avere compreso la sostanza della proposta.
Proporrei, se si è d'accordo, d'illustrare immediatamente l'emendamento sostitutivo del punto d) (all'art. 29). E' chiaro che la collocazione dei Gruppi e dei Consiglieri discende dalla collocazione sulla sostanza.



PRESIDENTE

Dobbiamo però prima procedere alla votazione dell'emendamento.
Pongo in votazione per alzata di mano tale emendamento.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 26 contrari e 3 astensioni.
Si passi alla votazione dell'art. 28 nel testo originario.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto si 27 Consiglieri hanno risposto no 14 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 28 è approvato.
Art. 29 (Norme per la prima copertura dei posti di II qualifica dirigenziale Modalità di accesso ai concorsi per titoli e colloquio) "Ai concorsi di cui al primo comma del precedente art. 28, sono ammessi a partecipare i dipendenti che per effetto della norma di prima applicazione di cui all'art. 43 della legge regionale 16 agosto 1984 n. 40 sono stati inquadrati nella I qualifica dirigenziale.
I concorsi per titoli e colloquio avvengono con le modalità stabilite dai successivi commi.
I candidati ai concorsi devono presentare, nel termine di 30 giorni dalla data di pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte della deliberazione che approva i concorsi sulla base dei contenuti della delibera di cui al 4 comma del precedente art. 28, apposita domanda di partecipazione ai concorsi per la II qualifica dirigenziale, per professionalità, di cui all'allegato 4 mediante plico raccomandato con avviso di ricevimento indirizzato all'Assessore al Personale - Servizio Assunzione ed Inquadramento.
Nella domanda devono essere specificati i concorsi ai quali i candidati chiedono di partecipare. Ciascun candidato può chiedere di partecipare a non più di 2 concorsi.
I titoli valutabili ai fini dei concorsi devono essere posseduti alla data di entrata in vigore della presente legge e debitamente documentati dai candidati all'atto della domanda.
La domanda deve essere corredata da un curriculum professionale compilato dall'interessato su apposito modulo, approvato con la deliberazione di cui al precedente 3 comma e distribuito dall'Amministrazione regionale, nel quale il candidato illustra l'attività svolta presso l'Ente di provenienza e presso gli Uffici regionali fino alla data di cui al comma precedente.
La sottoscrizione in calce alla domanda ed al curriculum deve essere autenticata a norma di legge.
La Commissione giudicatrice, per ciascun concorso, è composta da: Presidente della Giunta regionale o Assessore suo delegato con funzioni di Presidente n. 1 Assessore componente della Giunta regionale n. 1 Consigliere regionale designato dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale n. 2 esperti designati dalla Giunta regionale.
Le funzioni di segretario sono svolte da un dipendente scelto dalla Giunta regionale tra i funzionali addetti ai servizi del personale.
Per la formulazione delle graduatorie dei concorsi la Commissione valuterà come segue i titoli con riferimento alla data di entrata in vigore della presente legge e farà luogo al colloquio attribuendo i relativi punteggi.
A) Titoli di servizio - (fino ad un max di 30 punti) Servizio di ruolo prestato in Regione in I qualifica dirigenziale e nell'VIII livello funzionale o nelle qualifiche corrispondenti di cui alla L.R. 22/74 - punti 2 per anno Servizio di ruolo in qualifiche dirigenziali presso Enti pubblici - punti 1,5 per anno Servizio di ruolo e fuori ruolo in carriera o posizione direttiva presso la Regione o altri Enti pubblici - punti 1 per anno B) Titoli di studio e culturali - (fino ad un max di 10 punti) Laurea attinente le competenze dei settori e dei profili professionali del posto messo a concorso - punti 6 - Seconda laurea - punti 2 Pubblicazioni, corsi post - universitari con superamento di prova finale titoli vari attinenti le materie di competenza regionale - fino ad un max di 3 punti C) Svolgimento di funzioni presso l'Amministrazione regionale - (fino ad un max di 20 punti) Svolgimento in atto o pregresso della funzione di responsabile di servizio regionale, o di funzione ritenuta, con atto deliberativo, ascrivibile alla medesima, attinente le competenze dei settori e dei profili professionali dei posti messi a concorso - punti 4 per anno D) Colloquio - (fino ad un max di 54 punti) Il colloquio, teorico - pratico, avverrà sulla base del curriculum professionale presentato dal candidato e dovrà dimostrare la sua attitudine a svolgere le funzioni proprie della II qualifica dirigenziale nonché le conoscenze e capacità tecnico - professionali acquisite.
I titoli di servizio di cui al precedente comma punto A) sono valutabili fino ad un massimo di 15 anni.
Non sono valutate le frazioni di mese inferiore a 16 giorni.
Sono valutabili esclusivamente i servizi validi agli effetti giuridici.
Per il personale comandato, per il primo funzionamento della Regione l'anzianità ai fini della valutazione dei servizi di cui al precedente punto A) viene considerata con effetto, ai sensi del 2 comma dell'art. 73 della L.R. 12/8/74 n. 22, dalla data di inizio del servizio presso la Regione dei dipendenti interessati.
Per i titoli di cui al punto C) sono valutabili esclusivamente le funzioni svolte attribuite con atti formali in attuazione della L.R. 17/12/79 n. 73 e successive modifiche ed integrazioni o da specifiche leggi di settore e attinenti le funzioni dei settori.
L'attinenza dell'esperienza e del profilo professionale maturati viene valutata da ciascuna Commissione giudicatrice in riferimento all'appartenenza delle attribuzioni del servizio presso cui il dipendente ha operato in relazione alle funzioni attribuite ai settori.
Nel caso in cui al candidato sia stata irrogata una sanzione disciplinare pari o superiore alla censura, il punteggio di cui alla lettera C) relativa all'anno a cui il provvedimento disciplinare si riferisce non viene attribuito.
Saranno considerati idonei i candidati che avranno riportato nel colloquio un punteggio pari o superiore a 28.
La Giunta regionale ha facoltà di coprire tutti i posti disponibili per i concorsi, determinando, nel caso in cui uno stesso candidato si sia collocato utilmente in più di una graduatoria, la sola graduatoria nella quale considerare la posizione dell'interessato, in base alle esigenze funzionali dell'Ente.
La Giunta regionale con propria deliberazione provvede, sulla base delle graduatorie come sopra determinate, all'approvazione delle medesime per ciascun concorso, all'inquadramento nei posti della II qualifica dirigenziale ed all'assegnazione ai corrispondenti posi di struttura.
Acquisiscono il diritto all'inquadramento alla II qualifica dirigenziale tutti i dipendenti utilmente inseriti nelle graduatorie nel limite dei posti disponibili per ciascuna di esse".
I Consiglieri Avondo, Bontempi e Biazzi presentano i seguenti emendamenti: 1) nel titolo dopo le parole "per titoli" aggiungere ", prova attitudinale".
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Con le parole "prova attitudinale" viene già illustrata la sostanza dell'emendamento al punto D).



PRESIDENTE

Pongo in votazione per alzata di mano tale emendamento.
E' respinto con 15 voti favorevoli, 29 contrari e 3 astensioni.
2) Al 2 comma dopo le parole "per titoli" aggiungere ", prova attitudinale".
Pongo in votazione per alzata di mano tale emendamento.
E' respinto con 14 voti favorevoli, 29 contrari e 3 astensioni.
3) Tutto il punto D) viene sostituito da: "D) Prova attitudinaria e colloquio.
1) Selezione n. 1 per dirigenti responsabili, di settore di cui all'allegato 4 della presente legge: prova tecnico - attitudinale fino ad un max di 30 punti. La Commissione si avvarrà di una valutazione tecnico - attitudinale che sarà, fornita da esperti della scuola di amministrazione aziendale di Torino o di altro ente qualificato e che verterà sulla valutazione di un programma di lavoro predisposto dal candidato relativo a una competenza regionale complessa che contenga gli elementi di organizzazione del lavoro, la razionalizzazione e' semplificazione delle procedure, l'introduzione delle tecnologie necessarie ad assicurare i risultati ricercati, di formulazione di proposte e di adozione di disposizioni volte ad assicurare l'osservanza di criteri di regolarità gestionale, speditezza amministrativa ed economicità di gestione con riferimento al rapporto costo - benefici.
Colloqui fino a un max di 30 punti. Il colloquio, teorico - pratico avverrà sulla base del curriculum professionale presentato dal candidato e dovrà dimostrare la sua attitudine a svolgere le funzioni proprie della II qualifica dirigenziale nonché le conoscenze e capacità tecnico professionali acquisite.
2) Selezione dal n. 2 al n.... per dirigenti nelle posizioni di "staff" e ricerca di cui all'allegato 4 della presente legge.
Prova tecnico - attitudinale fino a un max di 50 punti. I candidati devono sostenere una prova consistente nella stesura di un elaborato progettuale - concernente la materia di ogni concorso, nel quale il candidato dovrà dimostrare conoscenze e capacità tecnico - professionali nonché di applicazione del diritto amministrativo allo specifico settore di attività.
Successivamente i candidati dovranno sostenere una prova orale consistente nella discussione con la Commissione giudicatrice del concorso dell'elaborato progettuale predisposto.
Colloquio fino a un max di 10 punti. Il colloquio, tecnico - pratico avverrà sulla base del curriculum professionale presentato dal candidato e dovrà dimostrare la sua attitudine a svolgere le funzioni proprie della II qualifica dirigenziale nonché le conoscenze e capacità tecnico professionali acquisite".
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Attribuiamo molto rilievo a questa proposta di emendamento essendo uno dei punti su cui già nella precedente, legge si era sviluppata una lunga discussione.
Credo che la valenza di questa proposta o comunque il ragionamento attorno al modo di selezionare i candidati per il II livello di dirigenza sia uno dei punti rivelatori espressi nell'intervento di stamattina dal collega Avondo, della nostra capacità non tanto di fare rivoluzioni, ma di operare in senso riformatore autentico su meccanismi che sono largamente insoddisfacenti, come tutti sappiamo.
Vogliamo richiamare l'attenzione delle forze politiche perché ci si deve rendere conto che da come ci si colloca su questo punto derivano alcune conseguenze di ordine generale, di giudizio politico e, più nel concreto, deriva anche la possibilità di capire il tipo di selezione che tendiamo darci per la dirigenza.
Faccio una premessa.
Sono perfettamente consapevole, ne parlammo già addirittura 16 mesi fa della perplessità che rispetto alla prova attitudinaria (un esame, poi diremo come si discosta a nostro avviso da un esame scolastico tradizionale) alcuni dirigenti "veri" che hanno già assunto responsabilità di dirigenza hanno sollevato sulla necessità di sottostare ad un esame dopo anni di prove, di sperimentazione reale.
Sono perplessità fondatissime.
Ai dirigenti con cui ho parlato ho sempre risposto mantenendo la nostra posizione, tant'è vero che l'abbiamo riproposta nell'emendamento, perché se questo ragionamento è valido per pochi casi indiscutibili e facilmente riconoscibili, che potrebbero avere il consenso di tutti perché sono basati sulla realtà, la selezione su 240/250 dipendenti per arrivare a 113 e addirittura, per i settori, a 65, non può essere affrontata tranquillamente se non inneschiamo delle prove in grado di garantirci uno zoccolo sufficiente di attitudine a dirigere. Questo non può essere dato solo dai titoli di servizio e dai titoli di studio, né può essere dato dal colloquio, che pure non va ignorato nelle sue potenzialità positive.
Allora, la prova attitudinaria è l'unica speranza, l'unica possibilità di determinare una selezione.
Come la 'immaginiamo questa prova attitudinale? L'abbiamo chiamata tecnico-attitudinale per i dirigenti di settore e non a caso abbiamo richiamato la possibilità di valerci di esperti forniti dalla Scuola di amministrazione aziendale di Torino o da altro ente qualificato e parificabile; la prova verte sulla valutazione di un programma di lavoro predisposto dal candidato che dimostra la capacità di determinare elementi essenziali di organizzazione del lavoro, di razionalizzazione e semplificazione delle procedure e via dicendo.
In realtà noi dovremmo avere 65 dirigenti di settore che siano competenti ed esperti, ma siano soprattutto capaci di organizzare quei complessi fattori umani e strumentali che determinano la reale capacità di direzione.
Sappiamo che questo è un quid che può essere trovato in alcuni e in altri no.
Non voglio con questo fare differenze di merito. Conosco persone capaci a misurarsi con l'astrazione, che hanno capacità di speculazione scientifica e intellettiva, ma molto in difficoltà nell'organizzare fattori complessi, ad esempio, nel dare ordini e direttive.
Mi compiaccio per il lavoro della Commissione dove il compagno Avondo ha avuto una parte notevole, come del resto tutti.
La prova attitudinale porta alla differenziazione tra esperti, staff e dirigenti di settore.
Il pensare di selezionare in modo molto indeterminato porta dei rischi di discrezionalità perché sappiamo che qui non c'è il profitto come elemento regolatore, per fortuna, ma comunque qualche elemento negativo esiste.
Il profitto, la resa nostra non è quantificabile; in un organismo politico i criteri regolatori sono altri, anche nell'ipotesi più nobile. E questo non ci garantisce sul piano di quella riforma, di quella serietà di cui parlava stamattina Avondo.
D'altra parte si impone una considerazione.
Nella proposta della Giunta la seconda selezione è basata sui titoli e sul colloquio, abbiamo però una disparità clamorosa per quanto riguarda l'accesso alla IX qualifica che invece è selezionata sulla base degli esami.
Se dovessimo, avere una marcata e più rigorosa determinazione della selezione, dovremmo averla sulla X qualifica. Perché questo? Perché chi dirigerà i settori, per il discorso che stiamo portando avanti tutti sulla distinzione tra politici e tecnici e sulla necessità di non affidare la direzione degli uffici ai politici, avrà rilevantissime responsabilità.
Auspico addirittura che si arrivi a responsabilità di tipo esterno, con le opportune riforme, anche perché la distinzione garantisce tutti garantisce i funzionari nella loro autonomia e professionalità; il loro parere sia comunque preso in esame, anche se divergente da quello politico.
Permettetemi però di dire che garantisce anche il politico rispetto ad un'assunzione indeterminata di responsabilità per atti in cui il politico cioè l'amministratore, non deve fare altro e non può far altro che apporre delle firme.
Allora, avendo riguardo a questa funzione così cruciale e essenziale perché l'ente si riformi ed abbia più efficienza, occorre introdurre questa prova.
Quindi caldamente raccomando alla maggioranza e all'Assessore, abbiamo sentito delle voci anche molto conformi dai banchi della maggioranza, di approvare questo emendamento.
Non sono sicuro che questo renda il PCI molto popolare nei confronti di chi ritiene che dopo tanto tempo sia giusto arrivare rapidamente al II livello dirigenziale.
Così come è concepita, la prova non è una perdita di tempo, ma è una prova a cui si attribuiscono 30 punti, che va contemperata con altri titoli e che potrebbe garantire quelle caratteristiche che noi vogliamo dare ai vertici della nostra Amministrazione.
Se non passa questo emendamento, non solo traiamo un giudizio negativo sull'articolo, ma perdiamo un'occasione che ci è data dagli articoli 28 e 29, occasione che non potremo poi cogliere tanto facilmente, perché questa dirigenza, per fortuna, sarà quella che stabilizzeremo per anni.
L'età dei candidati è varia, molti sono giovani e proprio per questo l'operazione va fatta con grande attenzione nell'interesse di tutti, dei meritevoli e dei capaci ed è un interesse dell'ente, altrimenti continuiamo con una sorta di schizofrenia pericolosa.
Queste tecniche non sono peraltro nuove, non sono un parto di una perversa fantasia dell'Assessore, sono anzi abbastanza usuali anche in altre Regioni.
Alla base di tutto c'è un pochino di sfiducia: la pubblica amministrazione resti così, i miglioramenti vengano per caso. Ci sia magari gente che lavora 12-15 ore al giorno ed altra che può stare tranquillamente imboscata in qualche interstizio; la produttività finale non si misuri mai il privato è sempre meglio.
Io sono convinto che non è così, neanche sull'ultima affermazione, ma dobbiamo fare di tutto perché questo non avvenga.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Noi abbiamo valutato il problema che è stato ampiamente discusso in Commissione e con molta attenzione sia alle indicazioni contenute nell'intervento comunista sia a quelle che stanno alla base dell'emendamento del collega Ferrara.
Debbo dire che ci siamo collocati in una posizione negativa e non perché non vogliamo il nuovo, non assolutamente perché si debba rimanere fermi su sistemi che possono essere superati, ma perché nel merito uscire all'esterno per valutare una dirigenza interna a livello di promozioni non è, ci pare, cosa né logica né possibile.
Nella lunga esperienza che ho avuto (l' ho anche detto in Commissione) come dirigente industriale ho fatto molto uso di società di revisione esterne per selezionare personale e per operazioni di questo genere.
E' una linea che ha aspetti positivi e limiti importanti, ma solo nella scelta esterna di personale.
Ricorrere ad un ente esterno per una valutazione di personale interno per quello che riguarda promozioni è indicativo di incapacità di conoscere la propria dirigenza, di valutarla e quindi di non essere in grado di dirigere.
La mia proposta ci pare quindi una via affascinante sotto il profilo del ricorso all'esame del privato, sotto un profilo esterno, ma che nella sostanza non ha, a nostro avviso, nessuna valenza, non è assolutamente utile, anche sotto la forma di mera valutazione come titolo.
Ci pare, più che altro, un elemento dispersivo tale da allungare i tempi e non tale da fornire garanzie di scelte migliori o più puntuali mentre segna anche un'indicazione di incapacità della pubblica amministrazione di operare al suo interno e quindi di un'incapacità del Consiglio regionale nelle sue espressioni, compresa la Giunta, l'esecutivo di fare delle scelte in base ai titoli e all'esperienza regionale.
Un'ipotesi affascinante, dunque, ma né utile né percorribile.
Certo è giusto e necessario misurare nella pubblica amministrazione la produttività, l'impegno, la capacità dei singoli, ci sono e ci possono essere altre vie, che non siano il ricorso a valutazioni esterne estremamente opinabili, anche perché non mi pare ci siano gli enti titolati a condurre delle prove serie in proposito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, questo è uno dei punti più delicati di questa legge oggetto di una approfondita discussione in Commissione sulla quale il Partito repubblicano ha presentato un emendamento che nell'intenzione e nelle finalità si muove certamente in direzione analoga a quella del Partito comunista, cioè la prospettiva di dare a questo concorso una qualità diversa rispetto alle norme sempre seguite fino ad oggi, non soltanto dalla Regione Piemonte, ma credo in genere da tutte le pubbliche amministrazioni.
Questa mattina nel mio intervento avevo già fatto alcune considerazioni nel senso di proporre un metodo innovativo nei concorsi regionali.
Quando Brizio dice che scegliere questa via significa affermare di essere incapaci a fare una scelta all'interno, una scelta da parte della Giunta, dice qualcosa che è contraddittorio rispetto allo stesso colloquio rispetto al concorso.
Stamattina dicevo che se si trattasse di fare una scelta io sarei d'accordo, allora è una scelta, qui si tratta di fare una valutazione e quindi è giusto che questa possa essere fatta da istituti o enti.
Avevo parlato della Scuola di amministrazione aziendale, specializzata in questo,, e vedo che l'emendamento del Partito comunista riprende questo ente che non è più privato ma pubblico.
La differenza tra l'emendamento presentato dal Partito repubblicano e quello comunista, a parte la maggior completezza di quest'ultimo, è che l'emendamento da noi presentato pone questa prova tra i titoli e cioè prevede un titolo in più. Il punteggio che i candidati hanno ottenuto presso un ente esterno - prova che uno potrebbe anche non sostenere - è un di più da sommare ad altri titoli, non invece un esame o prova attitudinale necessaria, che potrebbe anche essere illegittima in quanto di fatto verrebbe a svuotare la Commissione della sua capacità, del suo potere di decidere in ordine a questo.
Quindi credo che l'emendamento del Partito comunista, che nello spirito condivido completamente, possa in qualche modo costituire vizio di legittimità, proprio per questa delega che si dà nella scelta. Per questo motivo noi abbiamo scelto di presentare questo esame come titolo e non come esame in senso stretto.
Come ho detto prima non credo di dover esprimere un voto contrario ad un atteggiamento della Giunta, quindi ripeto che il Partito repubblicano qualora la Giunta non ritenesse di accettare questo emendamento,lo ritirerà; sarebbe però un grosso elemento di grande qualificazione del concorso che stiamo facendo, un precedente importante che darebbe alla Regione Piemonte quel ruolo diverso e coraggioso di cui parlavo questa mattina.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti.



CERNETTI Elettra

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a me pare evidente qualcosa che qui non è stato detto. Mi trovo nella posizione, in genere difficile per me, per cui concordo in parte con il collega Brizio quando dice che nessuno come chi è all'interno è in grado di valutare il lavoro dei funzionarie in parte con l'emendamento proposto dal PCI. Anche a me infatti pare necessaria una garanzia di oggettività, che spesso, quando la valutazione avviene all'interno, non c'è perché entrano in gioco altri fattori. Fattori che possono essere condizionanti, ad esempio, la tessera di un partito, invece che di un altro. Queste cose dobbiamo dircele per capire il perché di questa valutazione esterna che si richiede. Penso che anche il Partito comunista che l' ha proposta, sia praticamente del parere che nessuno meglio di chi è all'interno sa valutare, sa giudicare, sa scegliere. Proprio per coloro che sono all'interno diventa, per estremamente difficile una valutazione oggettiva per mille fattori, uno dei quali, certo il non meno consistente, è quello di cui ho parlato. La valutazione diventa di conseguenza non oggettiva, ma spesso con caratteri di soggettività, per non dir peggio.
Quindi mi pare che sia questo il profondo senso dell'emendamento che è stato proposto che proprio per questo ha una sua validità indiscussa. Se noi fossimo in grado di garantire che la valutazione che avviene dall'interno è oggettiva e portata su elementi oggettivi, noi avremmo risolto brillantemente il caso, però è difficile sostenerlo. Ritengo che la considerazione che ho fatto ad alta voce fosse alla base di tutti gli interventi anche se inespressa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho l'impressione che bisogna essere attenti a non confondere imparzialità con oggettività. Ho l'impressione che l'istituzione sia in grado di garantire l'oggettività sul piano tecnico ed ha il dovere dell'imparzialità sul piano politico. Nei confronti dell'esterno, invece, noi rischiamo di rivolgerci ad una "pseudo oggettività", nella misura in cui è l'esterno che individua l'elemento oggettivo di selezione, che non è detto oggettivamente selezioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

C'è un'osservazione molto valida e stimolante fatta da un Capogruppo della maggioranza, cioè di costituire con l'accoglimento di questi emendamenti un precedente importante e qualificante per la stessa amministrazione regionale.
Ci sono altre indicazioni. Non ultime quelle della collega Cernetti.
Queste osservazioni indubbiamente hanno colto una parte delle motivazioni che, ci hanno spinto a presentare questo emendamento: introdurre maggiori elementi di garanzia e di oggettività nella scelta dei dirigenti.
Intervengo anche perché gli argomenti contrari non mi hanno convinto.
Si dice, ed è vero, che le selezioni, compiute all'esterno della struttura sono opinabili. E' fuori dubbio; qualsiasi selezione compiuta all'esterno è opinabile. Questo l' ha sostenuto il collega Brizio e in mattinata il collega Quaglia. E' meglio utilizzare una struttura o una forma all'interno della Regione perché si conoscono meglio i propri dirigenti.
A me sembra che su questa strada il rischio sia di scivolare senza volerlo nel sofisma. A giudicare, a fare le scelte chi sono? Secondo la proposta originaria sono il Presidente della Giunta regionale, uno o due Consiglieri regionali e due esperti scelti all'esterno della struttura regionale. Non credo che un Consigliere regionale, forse anche un Presidente della Giunta, possa conoscere i. 200 e più dirigenti da selezionare. Ecco perché parlo di sofisma in merito all'argomentazione contraria. Nemmeno la proposta che facciamo noi, ripresa anche dal collega Mignone, per una composizione della Commissione formata dal Presidente della Giunta, due Consiglieri regionali e due esperti può dare una risposta a questo problema.
Allora le motivazioni del collega Ferrara, quelle illustrate ampiamente dal collega Bontempi, dovrebbero far riflettere. Tra le due scelte entrambi opinabili, quella che permette una selezione con maggiori garanzie di competenza ed obiettività è quella sottintesa nelle argomentazioni del collega Ferrara, tradotte nel nostro emendamento in modo più ampio e puntuale.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore al personale

Signor Presidente, credo che abbia ragione il Consigliere Bontempi quando dice che i problemi sono di duplice natura. Noi stiamo ragionando su un problema che attiene e all'art. 28 e all'art. 29.
Il primo problema riguarda le modalità di accesso alla II qualifica dirigenziale, poi c'è un blocco di emendamenti che attiene all'art. 29 e che riguarda il tipo di Commissione, i punteggi e una serie di altri punti.
Tento di dare una risposta e sull'art. 28 e sull'art. 29, per quanto riguarda il primo comparto, le modalità di accesso alla II qualifica dirigenziale, su cui ci sono emendamenti del Gruppo comunista e l'emendamento del Gruppo repubblicano che peraltro conoscevamo.
Noi abbiamo ragionato lungamente non solo in questa legislatura, ma anche nella passata, sulle modalità di selezione dell'attuale IX qualifica per accedere alla X qualifica, sugli strumenti, sui meccanismi e sulle occasioni migliori, più opportune, più razionali e più coerenti, che consentissero una trasparenza tale da evitare quello che qualcuno in modo velato ha richiamato nel suo intervento pressioni politiche, pressioni dei partiti, amicizie, simpatie politiche e non.
Il ragionamento su questa questione è stato ampio e approfondito e rispetto al quale la Giunta si è sempre giustamente collocata avendo presente un aspetto che non può non essere elemento di giudizio prioritario, cioè la - scelta di un meccanismo che abbia la legittimità più completa, non perché non si voglia essere coraggiosi, ma perché non si vogliono perdere ulteriori mesi in proposte sperimentali (nessun'altra Regione ha scelto questa metodologia per l'accesso alla II qualifica dirigenziale) e affinché nella legge non vengano introdotti dei sistemi che debbono andare alla verifica del Governo e che farebbero correre dei rischi notevoli. Questa valutazione discende sia dal parere espresso dal nostro servizio legislativo alla Commissione sia da una verifica con il Governo avvenuta in questi giorni.
Noi riteniamo che si debbano scegliere meccanismi di accesso alla II dirigenza che siano coerenti con quanto previsto dallo Stato per quanto riguarda le modalità concorsuali di accesso a qualifiche superiori, perch non riteniamo opportuno correre rischi di illegittimità.
Questo primo ragionamento ci pare discriminante rispetto alle due ipotesi di emendamento che sono state proposte.
Per quanto riguarda l'emendamento del PRI a noi pare, collega Ferrara non legittimo che il punteggio per certi titoli possa essere determinato da criteri stabiliti non dalla Commissione giudicatrice, bensì da un ente esterno che predetermini e vincoli l'attribuzione del punteggio stesso.
A noi pare che questa proposta, sicuramente coraggiosa ed interessante apra spazi per il futuro alla Regione Piemonte per un desiderio di novità nel selezionare i dipendenti pubblici, ma debba essere valutata ed eventualmente proposta in tempi successivi; proposta oggi crea grosse preoccupazioni che potrebbero frenare ulteriormente il percorso del d.d.l.
che invece ci auguriamo diventi legge il più rapidamente possibile e consenta dal prossimo mese di settembre di mettere in atto una serie di procedure concorsuali che, nel giro di 6/8 mesi, dovrebbero mettere a regime una situazione prima che entri in vigore il nuovo contratto, pena il rischio che i dipendenti regionali piemontesi si vedano scavalcato il contratto.
Questa preoccupazione ha guidato il lavoro della Commissione e animato il dibattito interno e devo riproporla in risposta agli emendamenti proposti dal PCI. Riteniamo opportuno che il tipo di Commissione e il tipo di selezione proposte siano coerenti al fine di valutare appieno la professionalità dei dipendenti regionali. Intanto la Commissione è stata alleggerita rispetto alla proposta iniziale di una presenza della componente politica che era più marcata e che ora è ridotta a tre unità abbiamo rafforzato la presenza degli esperti che sono raddoppiati passando da 1 a 2. Mi pare che la Commissione così come è formulata, al di là della presenza di un Assessore in meno o uno in più che attiene alla seconda parte del ragionamento, abbia caratteristiche di professionalità e di legittima presenza politica. Credo che la classe politica piemontese non voglia spogliarsi dei suoi diritti-doveri che credo sappia esercitare in modo serio e coerente. Se noi ci collochiamo nei confronti della dirigenza regionale come una classe politica non in grado di valutare queste professionalità, quando dovremo proporre alla dirigenza soluzioni di problemi, dare linee organizzative e soprattutto dare delle linee politiche entro cui far calare i provvedimenti, potremmo sentirci dire "se non siete capaci di esaminarci non sarete in grado di essere punto di riferimento e guida". Quindi non credo che la classe politica piemontese voglia spogliarsi di questo diritto-dovere. E' questione di equilibrio all'interno della Commissione tra la componente politica e quella tecnica.
Devo anche dire che la selezione che viene proposta per titoli e per colloquio è coerente rispetto all'opportunità che avrà la Commissione di valutare la professionalità dei dirigenti di IX qualifica che legittimamente aspirano alla X qualifica, perché il colloquio teorico pratico avverrà sulla base del curriculum professionale presentato dal candidato, sul quale la Commissione sicuramente potrà fare le sue valutazioni; il candidato dovrà anche dimostrare la sua attitudine a svolgere le funzioni proprie della II qualifica dirigenziale, nonché le conoscenze e capacità tecnico - professionali acquisite.
Rifiuto quindi il concetto che questo colloquio, questa prova selettiva, così com'è proposta sia una questione di acqua fresca, per cui tutto sommato si riescono a definire i "simpatici", gli "antipatici", i "belli o i brutti" e così via. Non è così perché la Commissione ha gli strumenti, le professionalità ed anche le modalità per selezionare seriamente chi potrà accedere alla X qualifica, senza introdurre prove selettive di, tipo scolastico.
L'ipotesi di una selezione di tipo scolastico è stata introdotta nel dibattito sia nella passata legislatura che in questa, mi sembrava utile quindi, che da parte della Giunta vi fosse un ragionamento più complessivo rispetto agli specifici emendamenti che sono stati proposti.
Con il metodo previsto nell'emendamento del Gruppo comunista la selezione per il passaggio alla qualifica dirigenziale di X livello da quella posseduta dal personale attualmente in servizio avverrebbe valutando esclusivamente uno dei due tipi di attitudini o a ruoli dirigenziali di responsabili organizzativi o di responsabili di studi e di ricerca. Il Gruppo comunista divide nelle prove i futuri responsabili di settore dagli esperti.
La scelta della Giunta è stata di tipo diverso nel senso che noi scegliamo la II qualifica dirigenziale e successivamente la Giunta sceglierà i funzionari di X qualifica che saranno responsabili di settore e quelli che avranno la funzione di esperti. La scelta della Giunta è stata precisa e più attinente ai contenuti contrattuali. La selezione prevista dal d.d.l. si propone di valutare l'attuale dirigenza complessivamente, sia sotto il profilo delle conoscenze specialistiche professionali di base, per il ruolo di studio e di ricerca, sia sotto quello della capacità a dirigere per il ruolo di responsabile di settore.
Si è ritenuto in questa prima fase di attuazione della II qualifica dirigenziale di ricercare le persone più meritevoli sotto entrambi i profili e non dividendo le due selezioni.
Tra l'altro questa è una novità che il Gruppo comunista propone che mi pare che in Commissione non sia mai emersa. Le novità sono sicuramente positive e interessanti, su di esse vale la pena ragionare.
Tale scelta è collegata alla volontà della Giunta di operare l'assegnazione del personale nei vari posti previsti dalla struttura secondo criteri strettamente correlati alla professionalità e alle capacità maturate.
Riteniamo di dover selezionare la IX qualifica per accedere alla X, non sulla base della divisione di due aree concorsuali, quella di responsabili di settore e quella degli esperti, ma all'interno di un'unica area.
Nella proposta del Gruppo comunista mi pare ci siano dei dubbi di legittimità nell'aver previsto diverse modalità concorsuali per l'una e per l'altra delle due selezioni, sia per quanto riguarda il tipo di prove selettive, sia per quanto riguarda l'articolazione dei punteggi. Anche dal punto di vista della legittimità, gli emendamenti del Gruppo comunista mi pare abbiano gli stessi limiti che ci è parso cogliere nell'emendamento del Gruppo del PRI.
Si ricorda infine che trattasi della procedura di passaggio a qualifica superiore per la quale deve essere garantita la pari condizione di tutti i candidati, che accedono alla selezione per la II qualifica dirigenziale quindi, per ragioni di merito, ma soprattutto per le preoccupazioni che abbiamo rispetto alla legittimità di questi due emendamenti, la Giunta non è in grado di accettare né l'emendamento del Gruppo comunista n l'emendamento del Gruppo repubblicano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

La mia sarà solo una dichiarazione di voto perché il Partito repubblicano ritira l'emendamento presentato all'art. 29.
Devo dire che il mio Gruppo ha fatto uno sforzo per superare le obiezioni di legittimità che potevano esserci e credo che, così come è formulato, siano superate.
Si tratta di un titolo, infatti, che si fonda su una prova sostenuta all'esterno.
Obiezioni che invece nell'emendamento del Gruppo comunista paiono sussistere sia per quanto riguarda lo svuotamento del potere della Commissione sia per ciò che concerne la differenziazione riguardo ai candidati.
L'emendamento comunista va anche oltre l'impostazione che la Giunta ha dato rispetto alle scelte circa i capisettore e circa le decime qualifiche di non capisettore.
Il Gruppo repubblicano tiene conto delle valutazioni fatte dalla Giunta e tiene anche conto del fatto che comunque lo spirito dell'emendamento comunista è simile a quello che ci ha indotti ad una analoga proposta ritenendo che comunque in questa direzione occorra muoversi, e le dichiarazioni dell'Assessore Carletto lasciano sperare che in futuro possano essere individuate soluzioni di questo genere. Sull'emendamento comunista il PRI si asterrà.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

La mia dichiarazione contiene due valutazioni, la prima di sincero rammarico per l'atteggiamento tenuto dalla Giunta, la seconda di stupore per l'atteggiamento del PRI che pure con noi in Commissione si era convinto su questa significativa introduzione di novità.
Riconosco all'Assessore Carletto una certa abilità nella risposta data perché ha parlato d'altro rispetto ad alcune argomentazioni che avevo proposto. Dico subito che è un'occasione perduta; noi siamo un po' tutti con i nervi sensibili sulla, questione dell'imparzialità, come diceva la collega Cernetti. Credo sia legittimo avere i nevi sensibili per alcuni esempi dati dalla classe politica. Non voglio rendere troppo vaga oppure troppo demagogica la proposizione di fondo per cui dirò che l'imparzialità sta dentro a tendenziali garanzie e che molto dipende come sempre dallo spirito e dal modo in cui si tende ad interpretare questo ruolo. Quindi starei attento a stabilire meccanici rapporti tra strumenti garantisti ed imparzialità tout court.
E' un fenomeno complesso e, se vogliamo fare esempi di cui spesso parliamo, riguarda la questione morale: le misure istituzionali per la trasparenza sono tendenziali garanzie, ma in fondo, se lo vuoi, le aggiri.
Quindi non la prendo solo sotto questo punto di vista perché mi sembra parziale, in realtà il nodo è molto più strutturale e attiene al modo in cui la pubblica amministrazione, quindi anche questa Regione, ha negli anni stratificata e determinato il suo modo di organizzarsi.
Perché ritengo che certe affermazioni fatte dall'Assessore Carletto non rispondano alle problematiche? Lui dice che i politici sono più in grado di scegliere perché hanno i funzionari sotto gli occhi tutti i giorni. Occorre ben differenziare tra chi si ha sotto gli occhi e chi invece neanche si conosce. Faccio un'affermazione molto precisa, per quanto mi riguarda, ma credo che questo valga forse per tutti gli altri. Tranne gli Assessori che da tempo sono alle prese con la gestione, credo che i politici non siano in grado in quanto tali di selezionare le professionalità in grado di ricoprire ruoli di responsabilità. Discuto che lo siano sul piano della competenza. Ho fatto parte di una Commissione d'esame con il Presidente Viglione nel 1980 ed è stato per me di grande insegnamento. L'intuizione e la capacità di sintesi del politico non vanno assolutamente sottovalutate credo però che ci siano stati dei limiti nell'approccio scientifico culturale e nella selezione, limiti che erano perfino evidenti ai candidati, lo dico chiaramente. Credo che questo valga per tutti.
Ma c'è un'altra considerazione di fondo: per riuscire a selezionare sulla base di un colloquio, si dovrebbe presupporre un iter che nella pubblica amministrazione però non c'è mai stato.
Che cos'è il curriculum? Non è quello richiesto per le nomine. Se l'organizzazione richiedesse delle assunzioni precise di responsabilità da parte dei funzionari e dei politici, le cose sarebbero diverse, ma non è mai stato così e dovremmo discuterne. Manca la capacità di assunzione di responsabilità, la capacità di dire "questo va o questo non va", con un giudizio sempre motivato che può essere controvertibile. Questo è l'unico processo che può portare per approssimazioni successive a definire correttamente le capacità e le attitudini per un lavoro impegnativo e difficile.
Ho detto prima che possono esserci menti eccelse ma non in grado di dirigere e menti meno eccelse sul piano speculativo e dell'astrazione scientifica o dell'astrazione progettuale, ma in grado di dirigere.
E' un quid che deriva da due fatti: la idoneità di chi giudica, che contesto in linea di massima, e il metodo di valutazione. Sul piano del curriculum mancano i giudizi, perché non li abbiamo forse mai richiesti dei capiservizio e le controdeduzioni dell'Assessore. Purtroppo mi rendo conto che questa è una responsabilità che va un po' contro alla natura psicologica, se mi permettete questa espressione un po' ardita, della Regione. Nella migliore delle circostanze - e qui Viglione, che è un grande empirico a cui però riconosco grandi meriti perché prende le decisioni, mi potrebbe insegnare - si va per approssimazione e per intuizione. Non dico che queste cose non valgono, ma non possono essere le sole valide.
In Commissione sostenni la prova, anche senza un punteggio, che doveva servire ai Commissari come elemento di verifica e di interlocuzione.
L'istituto esterno giudica e lo ritengo più competente di me su questo e gioco con coraggio la carta di confrontarmi con altre conoscenze e altri approcci; non gli dò punteggio, ma controdeduco, su quella base e non a prescindere da quella base.
Abbiamo dei casi di funzionari che reggono con l'anima e con i denti che perfino sono senza speranza in chi li governa (spero che il dibattito di oggi e la passione che qualcuno ha messo li rianimi un po', perché in fondo devono stare li, salvo che vogliano andare altrove) e abbiamo casi di funzionari che accumulano fotte sistematiche ogni volta che mettono mano a qualche pratica. Avremo un curriculum formale, ma non avremo un curriculum sostanziale; le fotte saranno perdonate e dimenticate, tutti arriveranno in modo assolutamente pari ad un colloquio vago fatto da gente che non è in grado di selezionare. Se questo è il punto di approdo dell'organizzazione dico che è sbagliato.
Bisogna introdurre dei correttivi che obblighino a motivare perché ci si vuole discostare dalla prova. E' un fatto di qualità e di trasparenza.
In questo modo tutto resta davvero come prima, Assessore Carletto. Capisco le sue difficoltà, che sono le difficoltà di qualsiasi Giunta, questo lo abbiamo sostenuto politicamente anche prima, ci siamo però presi qualche calcio da gente che ci guardava con simpatia dicendo che gli utopisti e i visionari non governano. Io sostengo che governare oggi è cambiare. La speranza nel nuovo e nel futuro sta intanto nella necessità di motivare quei quattro gatti che continuano ad impegnarsi, ma che non vedendo frutti accettabili rinunciano collettivamente. Alla fine rischieremo di perderli perché ci lasceranno e così non si creeranno le condizioni per una crescita complessiva dell'ente.



PRESIDENTE

Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento n. 3).
E' respinto con 14 voti favorevoli, 26 contrari e 2 astensioni.
4) Sostituire l'8 comma con: "La Commissione giudicatrice per ciascun concorso è composta dal Presidente della Giunta regionale o Assessore suo delegato con funzioni di Presidente da 2 Consiglieri regionali di cui 1 di maggioranza e 1 di minoranza designati dall'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale e da 2 esperti nelle materie oggetto del concorso designati dalla Giunta regionale".
Il comma 11 è così modificato: "punto A) invece di 'max 30' sostituire con 'max 25' invece di 'punti 2' sostituire con 'punti l,5' invece di 'punti 1,5' sostituire con 'punti 1' invece di 'punti l' sostituire con 'punti 0,75' punto B) invece di 'max 10' sostituire con 'max 15' invece di 'punti 6' sostituire con 'punti 10' ".
La parola all'Assessore Carletto.



CARLETTO Mario, Assessore al personale

Sono stati presentati una serie di emendamenti sul medesimo argomento con proposte analoghe e dalla maggioranza e dall'opposizione, altri invece, si diversificano. Chiedo al Presidente del Consiglio di mettere in votazione l'emendamento sostitutivo all'art. 29 a firma di Consiglieri della maggioranza mediante il quale probabilmente si risolvono una serie di problemi sollevati in altri emendamenti dal Partito comunista.
Essi attengono a tre questioni. La prima riguarda la Commissione giudicatrice, l'emendamento modifica la proposta del testo arrivato in aula che prevedeva come Presidente della Commissione il Presidente della Giunta o Assessore suo delegato, poi un altro Assessore e un Consigliere regionale. L'emendamento elimina la presenza in Commissione di un Assessore, quindi rimane il Presidente della Giunta o Assessore suo delegato a presiedere la Commissione, e anziché 1, 2 Consiglieri regionali di cui uno di minoranza.
La seconda modifica al testo arrivato in aula riguarda i punteggi. I titoli di servizio scendono da 30 a 28, i titoli culturali e di studio passano da 10 a 12 così modificati: laurea attinente le competenze dei settori e dei profili professionali del posto messo a concorso da 6 a 8 punti; pubblicazioni, corsi post-universitari, ecc, fino a un massimo di 4 anziché 3, per un totale di 12 anziché 10.
Terza modifica: il colloquio che nella proposta iniziale era valutato fino a un massimo di 54 punti passa a un massimo di 60 punti.
I titoli di servizio di cui al precedente comma, punto A), primo capoverso dopo il punto D) del colloquio, sono valutabili fino a un massimo di 14 anni.
C'è poi un'altra modifica al quart'ultimo capoverso: saranno considerati idonei i candidati che avranno riportato nel colloquio un punteggio pari o superiore a 31 punti, la metà più 1 dei punti riservati al colloquio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Accogliamo l'emendamento della maggioranza per quanto riguarda la composizione della Commissione giudicatrice; apprezziamo lo sforzo della maggioranza in ordine alle modificazioni per quanto riguardai punteggi.
Avendo però presentato un emendamento che si discosta, chiediamo di votare il nostro emendamento e ci asterremo per questa parte sugli emendamenti proposti dalla maggioranza.



PRESIDENTE

Pongo in votazione per alzata di mano tale emendamento.
E' respinto con 13 voti favorevoli, 27 contrari e 2 astensioni.
5) 11 comma, punto D), invece di "max 54" sostituire con "max 60" 19 comma, invece di "28" sostituire con "30".
Tale emendamento viene ritirato dai proponenti.
6) Dai Consiglieri Santoni, Quaglia, Mignone e Cernetti: l'art. 29 è sostituito dal seguente: "Art. 29 - Norme per la prima copertura dei posti di II qualifica dirigenziale. Modalità di accesso ai concorsi per titoli e colloquio.
Ai concorsi di cui al primo comma del precedente art. 28, sono ammessi a partecipare i dipendenti che per effetto della norma di prima applicazione di cui all'art. 43 della L.R. 16/8/84 n. 40 sono stati inquadrati nella I qualifica dirigenziale. I concorsi per titoli e colloquio avvengono con le modalità stabilite dai successivi commi.
I candidati ai concorsi devono presentare, nel termine di 30 giorni dalla data di pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte della deliberazione che approva i concorsi sulla base dei contributi della delibera di cui al quarto comma del precedente art. 28 apposita domanda di partecipazione ai concorsi per la II qualifica dirigenziale, per professionalità, di cui all'allegato 4 mediante plico raccomandato con avviso di ricevimento indirizzato all'Assessore al personale - servizio assunzione ed inquadramento.
Nella domanda devono essere specificati i concorsi ai quali i candidati chiedono di partecipare. Ciascun candidato può chiedere di partecipare a non più di 2 concorsi.
I titoli valutabili ai fini dei concorsi devono essere posseduti alla data di entrata in vigore della presente legge e debitamente documentati dai candidati all'atto della domanda.
La domanda deve essere corredata da un curriculum professionale compilato dall'interessato su apposito modulo, approvato con la deliberazione di cui al precedente terzo comma e distribuito dall'Amministrazione regionale, nel quale il candidato illustra l'attività svolta presso l'Ente di provenienza e presso gli Uffici regionali fino alla data di cui al comma precedente.
La sottoscrizione in calce alla domanda ed al curriculum deve essere autenticata a norma di legge.
La Commissione giudicatrice, per ciascun concorso, è composta da: Presidente della Giunta regionale o Assessore suo delegato con funzioni di Presidente n. 2 Consiglieri regionali di cui 1 della minoranza n. 2 esperti designati dalla Giunta regionale.
Le funzioni di Segretario sono svolte da 1 dipendente scelto dalla Giunta regionale tra i funzionari addetti ai servizi del personale.
Per la formulazione delle graduatorie dei concorsi la Commissione valuterà come segue i titoli con riferimento alla data di entrata in vigore della presente legge e farà luogo al colloquio attribuendo i relativi punteggi.
A) Titoli di servizio - (fino ad un max di 28 punti) Servizio di ruolo prestato in Regione in I qualifica dirigenziale o nell'VIII livello funzionale o nelle qualifiche corrispondenti di cui alla L.R. 22/74 - punti 2 per anno Servizio di ruolo in qualifiche dirigenziali presso Enti pubblici - punti 1,5 per anno Servizio di ruolo e fuori ruolo in carriera o posizione direttiva presso la Regione o altri Enti pubblici - punti 1 per anno B) Titoli di studio e culturali - (fino ad un max di 12 punti) Laurea attinente le competenze dei settori e dei profili professionali del posto messo a concorso - punti 8 - Seconda laurea - punti 2 Pubblicazioni, corsi post - universitari con superamento di prova finale titoli vari attinenti le materie di competenza regionale - fino ad un max di 4 punti C) Svolgimento di funzioni presso l'Amministrazione regionale - (fino ad un max di 20 punti) Svolgimento in atto o pregresso della funzione di responsabile di servizio regionale, o di funzione ritenuta, con atto deliberativo, ascrivibile alla medesima, attinente le competenze dei settori e dei profili professionali dei posti messi a concorso - punti 4 per anno D) Colloquio - (fino ad un max di 60 punti) Il colloquio, teorico - pratico, avverrà sulla base del curriculum professionale presentato dal candidato e dovrà dimostrare la sua attitudine a svolgere le funzioni proprie della II qualifica dirigenziale nonché le conoscenze e capacità tecnico - professionali acquisite.
I titoli di servizio di cui al precedente comma punto A) sono valutabili fino ad un massimo di 14 anni.
Non sono valutate le frazioni di mese inferiore a 16 giorni.
Sono valutabili esclusivamente i servizi validi agli effetti giuridici.
Per il personale comandato, per il primo funzionamento della Regione l'anzianità ai fini della valutazione dei servizi di cui al precedente punto A) viene considerata con effetto, ai sensi del 2 comma dell'art. 73 della L.R. 12/8/74 n. 22, dalla data di inizio del servizio presso la Regione dei dipendenti interessati.
Per i titoli di cui al punto C) sono valutabili esclusivamente le funzioni svolte attribuite con atti formali in attuazione della L.R. 17/12/79 n. 73 e successive modifiche ed integrazioni o da 'specifiche leggi di settore e attinenti le funzioni dei settori.
L'attinenza dell'esperienza e del profilo professionale maturati viene valutata da ciascuna Commissione giudicatrice in riferimento all'appartenenza delle attribuzioni del servizio presso cui il dipendente ha operato in relazione alle funzioni attribuite ai settori.
Nel caso in cui al candidato sia stata irrogata una sanzione disciplinare pari o superiore alla censura, il punteggio di cui alla lettera C) relativa all'anno a cui il provvedimento disciplinare si riferisce non viene attribuito.
Saranno considerati idonei i candidati che avranno riportato nel colloquio un punteggio pari o superiore a 31.
La Giunta regionale ha facoltà di coprire tutti i posti disponibili per i concorsi, determinando, nel caso in cui uno stesso candidato si sia collocato utilmente in più di una graduatoria, la sola graduatoria nella quale considerare la posizione dell'interessato, in base alle esigenze funzionali dell'Ente.
La Giunta regionale con propria deliberazione provvede, sulla base delle graduatorie come sopra determinate, all'approvazione delle medesime per ciascun concorso, all'inquadramento nei posti della II qualifica dirigenziale ed all'assegnazione ai corrispondenti posi di struttura.
Acquisiscono il diritto all'inquadramento alla II qualifica dirigenziale tutti i dipendenti utilmente inseriti nelle graduatorie nel limite dei posti disponibili per ciascuna di esse".
Il Consigliere Mignone presenta il seguente emendamento all'emendamento n.
6): all'ottavo comma aggiungere: "designati dall'Ufficio di Presidenza", dopo le parole "di cui 1 di minoranza".
Pongo in votazione per alzata di mano tale emendamento.
E' approvato all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento n. 6) per parti separate.
I commi 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, sono approvati con 30 voti favorevoli e 13 astensioni.
Il comma 8 è approvato all'unanimità dei 42 Consiglieri presenti.
I restanti commi sono approvati con 30 voti favorevoli e 15 astensioni.
Si passi alla votazione dell'art. 29 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto si 30 Consiglieri hanno risposto no 14 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 29 è approvato.
Art. 30 (Norme per la prima copertura dei posti della V qualifica funzionale) "Alla copertura dei posti della V qualifica funzionale di cui al precedente art. 11 si provvede con deliberazione della Giunta regionale mediante concorso interno, per titoli e/o prove attitudinali, per profili professionali.
Gli effetti giuridici ed economici decorrono dalla data di inquadramento nella qualifica".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto si 30 Consiglieri hanno risposto no 14 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 30 è approvato.
Art. 31 (Concorsi speciali) "In attuazione delle procedure di ristrutturazione previste dalla presente legge, i concorsi speciali di cui all'art. 46 della L.R. 16/8/84 n. 40 saranno indetti per titoli ed esami che consisteranno, a seconda delle qualifiche funzionali, in prove progettuali e orali, ovvero in prove orali e/o pratiche attitudinali, sulla base di specifici profili professionali entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.
Ciascun candidato può inoltrare domanda di partecipazione a non più di 2 dei concorsi di cui al precedente comma.
Il secondo comma dell'art. 46 della L.R. 16/8/84 n. 40 è abrogato".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto si 30 Consiglieri ha risposto no 1 Consigliere si sono astenuti 14 Consiglieri.
L'art. 31 è approvato.
Art. 32 (Abrogazione di norme) "Sono abrogate tutte le norme di organizzazione anche previste da leggi regionali speciali di settore, in contrasto o incompatibili con la presente legge nonché l'art. 44 della L.R. 16/8/84 n. 40" Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto si 30 Consiglieri ha risposto no 1 Consigliere si sono astenuti 14 Consiglieri.
L'art. 32 è approvato.
Art. 33 (Norme finanziarie) "All'onere derivante dall'applicazione della presente legge valutato in L.
548.970.462 si fa fronte con le somme iscritte ai capp. 200 e 220 del bilancio di previsione per l'anno finanziario 1986, che presentano la necessaria capienza".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 45 hanno risposto si 30 Consiglieri ha risposto no 1 Consigliere si sono astenuti 14 Consiglieri.
L'art. 33 è approvato.
Procediamo all'esame degli allegati.
La parola al Consigliere Avondo.



AVONDO Giampiero

Abbiamo lavorato fino a questo punto credo con impegno, serietà e con intensità; il problema che mi ponevo e che mi pongo a nome del Gruppo comunista è se a questo punto, alle ore 19, passiamo a discutere l'altro capitolo degli emendamenti che riguardano gli allegati. Dal momento che questo richiederà comunque un'omogeneità di discorsi, pongo la questione: è esauribile questa questione nel corso della serata o non varrebbe la pena di rinviare a domani la discussione conclusiva degli allegati, in particolare per quanto riguarda i settori? Ripeto, è puramente una questione di ordine metodologico che non ha nessun altro risvolto, anche perché davvero a questo punto la capacità di stare sul problema con la lucidità che ci vuole incomincia a mancare.
La richiesta che facciamo è quindi se è possibile rinviare a domani mattina la ripresa dell'esame degli articolati che sono conseguenti al discorso fino ad ora fatto.



PRESIDENTE

Non ho alcuna difficoltà ad accettare la vostra proposta di rinviare a domani, tenete però presente che, in questo caso, si farà solo questo.



BONTEMPI Rinaldo

Abbiamo assunto degli impegni chiari sulla base delle priorità proposte dalla maggioranza che abbiamo ritenuto condivisibili. Oltre a queste priorità qualche altro provvedimento "pacifico" può passare. Tutti abbiamo convenuto che non potessero essere introdotti degli argomenti nuovi e complessi al di l à di quelle priorità.
Riteniamo opportuno rinviare la discussione a domani mattina anche per poter valutare con più tranquillità.
Gli strumenti di cui dispongono i Consiglieri non sono come quelli di cui giustamente dispone la Giunta, un apparato poderoso costituito da gente che conosce bene i termini del problema.
Trascinare la riunione fino alle 21 non mi sembra il caso. Siamo stati tranquilli, niente di riottoso, però mi sembra poco ragionevole protrarre una discussione perché siamo un poi stanchi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Vorrei far presente che comprendo la richiesta del Gruppo comunista, ma occorre pure tener conto che ci eravamo prefissati dei termini di lavoro diversi.



BONTEMPI Rinaldo

Li aveva fissati il Presidente Viglione facendo gli interessi del Consiglio, non io.



BRIZIO Gian Paolo

Lasciatemi esprimere! Sto facendo una proposta. Voglio dire che il Presidente aveva fissato dei termini più lunghi che non avevamo, per la verità, contestato. La maggioranza ha fissato delle priorità che sono: il personale, la legge sull'autonomia, il rendiconto, ma ha anche chiesto la possibilità di esaminare eventualmente altri provvedimenti urgenti.
V'è anche il piano di formazione professionale e vi sono altri provvedimenti che possono e devono essere discussi. Se siamo stanchi sospendiamo un momento la legge sul personale, passiamo alcuni provvedimenti sui quali vi è concordanza e cominciamo quindi ad evadere una parte (lavorando magari non fino alle 21, ma soltanto fino alle 20) di provvedimenti. In questo modo si dimostra da parte di tutti la volontà di procedere.
Vi sono provvedimenti sui quali c'è il consenso, non v'è la necessità di dar corso a lunghe discussioni.



PRESIDENTE

Mi pare di cogliere l'impegno ad ultimare ed esaurire questo argomento domani mattina.


Argomento: Comunita' montane

Esame p.d.l. n. 132: "Comunità montane. Integrazione delle norme in materia di garanzia fidejussoria di cui alla L.R. n. 50/79, art. 3"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 14) all'o.d.g.: Esame p.d.l. n. 132.
Relatore è il Consigliere Quaglia che dà per letta la relazione.
Si proceda alla votazione dell'articolo unico Articolo unico "L'art. 3 della L.R. 28/8/79 n. 50 è sostituito dal seguente: 'La Giunta regionale è autorizzata a concedere la garanzia fidejussoria della Regione, nell'interesse delle Comunità montane per la stipulazione di mutui da contrarsi con Istituti di credito a ciò preposti operanti nel territorio regionale destinati all'esecuzione di opere e interventi per le finalità previste dall'art. 2 - lett. a) - e dall'art. 9 della legge n.
1102/71.
La fidejussione è accordata qualora la Comunità montana non possa dare altre garanzie, oppure quando dette garanzie siano ritenute insufficienti dall'istituto mutuante.
La garanzia fidejussoria sarà prestata per tutta la durata dei mutui compreso il periodo di preammortamento con decorrenza dalla data di stipulazione dei relativi contratti e comprenderà gli interessi, le spese le imposte e gli altri accessori richiesti dall'istituto mutuante.
La fidejussione è solidale ed indivisibile con le Comunità montane mutuatarie a norma del secondo comma dell'art. 1944 del C.C., ai fini della preventiva escussione del debitore principale, con rinuncia al beneficio del termine di cui al successivo articolo 1957 dello stesso C.C.
In relazione alla garanzia di cui al primo comma e per i mutui concessi dalla Cassa depositi e prestiti, la Regione, nel caso di mancato pagamento da parte della Comunità montana alla scadenza stabilita e dietro semplice notifica della inadempienza, senza obbligo di preventiva escussione del debitore da parte dell'ente mutuante, provvederà a eseguire il pagamento delle rate scadute, aumentate degli interessi nella misura stabilita dall'art. 4 della legge 11/4/38 n. 498, rimanendo sostituita all'Ente mutuante stesso in tutte le ragioni di diritto, nei confronti dell'ente mutuatario.
L'atto di concessione di ogni singola fidejussione a favore delle Comunità montane nei confronti dell'istituto di credito mutuante è formalizzato con l'emissione di apposito decreto del Presidente della Giunta regionale nel quale sono contenute le condizioni e le modalità in vigore presso l'istituto di credito stesso, preventivamente concordate ed approvate con deliberazione della Giunta regionale.
Alla copertura degli eventuali oneri derivanti dalle fidejussioni semplici e sussidiarie rilasciate dalla Regione ai sensi dei commi precedenti si provvederà, ove occorra, per gli esercizi 1986 e successivi, con l'assegnazione ad apposito capitolo, da costituire nello stato di previsione della spesa del bilancio regionale, con la denominazione Oneri per prestazioni di garanzie fidejussorie alle Comunità montane' ".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto si 41 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'articolo unico è approvato.



MIGNONE Andrea


Argomento: Lavoro - Movimenti migratori: argomenti non sopra specificati - Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione n. 244: "Programma dei corsi di formazione professionale normali e speciali per invalidi civili. Anno formativo 1986/87"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 244.
La parola all'Assessore Alberton per l'illustrazione.



ALBERTON Ezio, Assessore alla formazione professionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri spero che questo punto, pur costretto nel finale di seduta, riesca ad essere ugualmente dibattuto con l'attenzione che merita. La Giunta si è impegnata, ed ha fatto ogni sforzo per cercare di portare in approvazione il Piano prima delle ferie estive in modo da dare certezza operativa alle strutture formative e a tutti coloro che usufruiscono di questo sistema, per non incorrere nei dati, non certamente positivi, in cui si incorreva negli anni in cui il Piano veniva approvato dopo che sostanzialmente i corsi erano già iniziati.
Voglio sottolineare il rilevante impegno finanziario di cui la Regione si fa carico nel settore della formazione professionale.
Nel 1986 la Regione impegna circa 100 miliardi, al netto delle spese per il personale e per gli immobili dei centri di formazione professionale a gestione diretta e al netto di eventuali finanziamenti del fondo sociale europeo sulle attività proprie del regime convenzionato o di gestione diretta. Con questa cifra noi iniziamo a recuperare, per circa un terzo, le passività pregresse che sono valorizzabili su circa 30 miliardi. I vincoli finanziari impongono un blocco sull'ampliamento delle attività: siamo impegnati a cercare di riqualificare le attività in essere, sapendo che dobbiamo far convivere un processo molto difficile perché a fronte di attività nuove che oggi ci sono richieste noi non possiamo permetterci di avviarle se non contemporaneamente spegnendo attività passate. Non ci pu aiutare altro strumento se non quello di una verifica centro per centro territorio per territorio, dei risultati della formazione professionale. Ho già detto in altre occasioni come lo strumento a nostra disposizione oggi è ancora insufficiente. Il risultato a cui è pervenuta l'indagine avviata nel 1984, che ci presenta una fotografia che sarebbe interessante discutere molto approfonditamente e lungamente, laddove ci dice anche che esiste una media regionale degli occupati nell'anno 1984 attorno al 50-60%, ci rivela però che all'interno di questa media ci sono punte di assorbimento anche dell'80% e punte invece molto basse anche sotto il 10%, quindi un dato medio regionale per una politica operativa specifica di ogni singolo punto di formazione non è sufficiente.
Noi abbiamo operato per mantenere il numero delle ore di formazione costante sui livelli del 1984 e 1985 cercando di introdurre quante più possibili modificazioni significative all'interno di questo monte ore costante. Il settore è certamente più in movimento di quanto non appaia dal dato "numero ore costante" sono almeno il 10% le ore di corsi che cambiano connotati passando da un settore all'altro e da un livello ad un altro.
Siamo stati particolarmente legati ad un'attenzione al primo inserimento nel lavoro privilegiandolo rispetto agli interventi, sugli occupati, in relazione ai limiti finanziari che abbiamo.
La Regione si trova di fronte a questa alternativa. Mi ricollego a tanti discorsi fatti sul primo livello o comunque rivolti a quella fascia più giovane della popolazione che si affaccia sul mondo del lavoro. E' un problema di ridurre le attività a sostegno di questa fascia di utenti del mercato del lavoro o è un problema di riqualificare gli interventi verso questi soggetti? E' un problema di considerare questo intervento come un aspetto del sistema educativo complessivo oppure dobbiamo gestirlo con l'ottica di considerarlo sempre un servizio di serie B, quasi destinato a un settore di emarginati? Credo ovviamente molto di più a quella impostazione che cerca di non sottrarre risorse a questo tipo di intervento, fino a quando non ci saranno soggetti che si sostituiscono alla Regione, per coprire questo fabbisogno, e fare in modo invece che esso si riqualifichi, sapendo che dobbiamo fare i conti con un sistema e quindi con un settore che ha delle inerzie significative, non parlando di singole iniziative, ma di strutture e di personale che per riqualificare le attività devono cambiare.
Ho già detto in Commissione quali sono i dati che caratterizzano la nostra Regione: 7.000 giovani, dato medio che si riferisce a questi ultimi anni, non proseguono alcun corso formativo dopo la scuola dell'obbligo e non c'è indicatore che non ci dica come questa fascia, con queste caratteristiche, sia quella più soggetta a rischi.
Se queste cose sono vere non credo che sia corretto parlare di interventi a fini quasi di assistenza sociale. E' un dato che ha rilevanti riflessi sul conto della produttività, dell'efficienza del nostro sistema.
E' un problema che avrebbe anche dei costi sociali oltre che economici e sarebbe in contrasto ridurre l'attenzione su questo settore, mentre tutte le forze politiche pongono l'attenzione sull'obiettivo di innalzare il livello formativo dei giovani portandolo a un anno o due dopo la scuola dell'obbligo attuale.
Quando l'IRES ha presentato pochi giorni fa il quadro della prospettiva per gli anni '90 della nostra Regione, ha messo in evidenza come a seguito del naturale baby-boom degli anni passati, ci sarà una fascia di diciassettenni e diciottenni che si affaccerà sul mondo del lavoro molto più grande. Pensare che questa generazione sia priva di strumenti formativi, anche se siamo consapevoli dei limiti del nostro sistema e che non solo il nostro sistema dà strumenti di formazione, mi sembra un dato in contrasto con le analisi che facciamo.
Affermare queste cose, risottolineare l'attenzione verso le fasce giovanili non vuol dire perdere attenzione né rispetto all'efficacia degli interventi né rispetto ai costi di gestione di questi interventi. La Regione cerca di sostenere questo processo di riconversione dell'attività anche con investimenti sui processi di aggiornamento e di formazione dei formatori.
Abbiamo cercato di inserire nuovi sistemi e si registrano forti incrementi nei settori delle nuove tecnologie, abbiamo cercato di stare più attenti a quelle aree che hanno problemi più rilevanti e mi riferisco alle Province di Torino e di Novara. Abbiamo bisogno di rideterminare un nuovo piano pluriennale che non potrà non riprendere molti punti che sono stati inseriti nel piano precedente per cercare progressivamente di attualizzarli. Su alcuni punti cardine c'è una convergenza significativa tra le diverse forze politiche.
Certamente la Regione oggi è carente nel suo sistema complessivo di momenti di progettazione e di programmazione sia a livello regionale che a livello territorialmente decentrato. Dobbiamo fare in modo che quella positiva pluralità di enti che opera sul sistema della formazione professionale non si trasformi in anarchia.
Abbiamo il problema di creare strutture istituzionali di gestione che raccordino meglio tra di loro i diversi soggetti interessati al processo formativo. Per questo ho già dichiarato in altre sedi il privilegio che intenderei dare alle strutture consortili che vedano gli utenti e gli erogatori, soprattutto con una presenza maggioritaria del sistema pubblico presenti contemporaneamente anche nella gestione oltre che nella programmazione.
Abbiamo la necessità di introdurre strumenti di controllo sull'efficacia degli interventi formativi molto più analitici di quelli che abbiamo oggi a disposizione, di recuperare risorse finanziarie aggiuntive rispetto a quelle del sistema pubblico; questo da parte degli utenti nelle varie accezioni, siano essi rappresentativi del sistema produttivo, siano singoli.
Non potremo permetterci di continuare ad erogare un servizio formativo completamente gratuito come è attualmente. Sono rare le occasioni in cui possiamo confrontarci su questo tema, che tante volte suscita attenzione solo per il dato della rilevanza finanziaria, ma non credo che sia sufficientemente analizzato in tutte le sue componenti da parte del Consiglio.
Ci sarebbe molto da dire sulla revisione necessaria delle strutture dei centri di formazione professionale, la cui organizzazione interna a livello di figure professionali, di ruoli, di attività è ancora troppo appiattita sulla semplice erogazione o produzione della formazione, mentre manca a monte il livello della progettazione e a valle l'offerte sul territorio dei servizi formativi immaginati e realizzati.
Posso prendere l'impegno a nome della Giunta regionale e per quanto mi compete, di pervenire entro tempi brevi ad una attualizzazione del piano pluriennale. Ho cercato di riassumere sinteticamente i punti di riferimento principali ai quali abbiamo cercato di attenerci, sperando che la comunità regionale, oltre al Consiglio, apprezzino lo sforzo che la Giunta fa nel garantire il livello di finanziamento. Vuol dire cercare di considerare la formazione un investimento e non solo un'azione di sostegno sociale. Se ci muoveremo con questo spirito, credo che ritroveremo tutti insieme la capacità di introdurre quegli elementi di innovazione che rendano coerenti questi interventi con le analisi sul sistema economico - sociale che in altre occasioni facciamo e che ci trovano spesso consenzienti.



PRESIDENTE

Sulla relazione della Giunta è aperto il dibattito. Ha chiesto la parola il Consigliere Sestero. Ne ha facoltà.



SESTERO Maria Grazia

Nell'illustrare il programma annuale l'Assessore Alberton ha fatto riferimento a una serie di questioni, alcune di queste peraltro contenute nel piano pluriennale. Per alcune di queste l'Assessore si riferiva a problemi veri, esistenti. Ma se rapportiamo le cose dette alla situazione concreta della deliberazione e del piano corsi di quest'anno, non possiamo non riscontrare come, pur essendo questa serie di questioni all'attenzione dell'Assessore e della maggioranza da quando si è insediata questa amministrazione, è ormai il secondo piano annuale che siamo chiamati ad approvare in cui non ritroviamo nessuna soluzione ed indicazione significativa di come s'intendano affrontare i problemi posti.
E' costante la premura di richiamare il piano pluriennale - in una nota che accompagna il piano questo viene fatto - dicendo che si vuole proseguire sulle linee e gli indirizzi previsti dal piano stesso.
Rispetto a questa dichiarazione non troviamo coerenza nel programma annuale. Consideriamo giusto che una nuova amministrazione modifichi un piano pluriennale, credo sia nella logica delle cose, è scontato; in realtà invece si fa un costante richiamo al piano pluriennale per smentirlo poi nei fatti.
Il piano pluriennale, a fronte di una serie di questioni che attraversano la formazione professionale e a fronte dei costi che gravano sul bilancio regionale, prevedeva una serie d'impegni che tendevano alla massima qualificazione con scelte che privilegiassero gli interventi più incisivi in rapporto all'occupazione e al mercato del lavoro, quindi in gran parte interventi di secondo livello, proponeva alcune soluzioni come i poli e i consorzi per i centri pubblici, anche con interventi sulla formazione dei formatori, in sostanza prevedeva un insieme di operazioni che dovevano garantire - e nelle tabelle che accompagnavano il piano questo era evidenziato dalle cifre - un rientro e contemporaneamente una qualificazione di spesa. Questa operazione significa tagliare su alcuni aspetti della F.P. che difficilmente sono produttivi e probabilmente non lo potranno essere mai.
Queste erano le linee del piano pluriennale. Nel programma 1986/87 ci troviamo di fronte a delle cifre sintetiche: le 930.000 ore rappresentano un aumento rispetto al piano dell'anno scorso di 20.000 ore (sono inserite 12.000 ore del Formont) comunque l'aumento secco è di 8.000 ore sulla cifra del monte ore dell'anno scorso che già non rispettava la riduzione prevista nel piano.
Quindi il programma annuale disattende l'impegno di riduzione della spesa per impedirne una dilatazione incontrollabile. Forse valeva la pena che venissero discussi i dati risultanti da una ricerca conclusasi alcuni mesi fa sul sistema di F.P. della Regione Piemonte. La difficoltà di essere produttivi in questo comparto nel senso di avere capacità di garantire occupazione era molto alta. Quella ricerca, stranamente, non ha avuto alcuna diffusione, i membri della Commissione sono gli unici che ne hanno avuto copia; non è stata resa pubblica quando invece sarebbe stata un punto di riferimento utile per ragionare sulla riforma del sistema di F.P.
La lievitazione della spesa da alcuni calcoli che abbiamo tentato di fare ci lascia perplessi e ci chiediamo come la Regione riuscirà a farvi fronte. L'anno scorso vi era un pregresso; 50 miliardi sulla spesa di 70 miliardi dell'anno scorso slittavano sul 1986; quindi dovrebbero esserci 50 miliardi alla conclusione dei corsi degli anni 1985/86. A questa spesa dell'anno precedente che in gran parte è slittata sul bilancio finanziario di quest'anno si aggiunge una cifra di 75 miliardi, che di nuovo non ha un contenimento equilibrato all'interno del bilancio del 1986. Noi abbiamo l'impressione che, nel momento in cui non si razionalizza la spesa, si continui a far slittare un debito progressivamente un anno sull'altro e diventa un giro incontrollabile. Questi, ovviamente, sono problemi della maggioranza che valuterà come far fronte a questo problema. Noi riteniamo per le responsabilità che ci assumiamo, che la scelta di un rientro dei costi della F.P. andrebbe mantenuta.
Se dobbiamo poi ragionare sulle scelte operate all'interno dei vari settori della F.P. abbiamo altre perplessità. La spesa più rilevante riguarda 684.000 ore e si colloca sulla I qualifica, quella che l'Assessore chiamava intervento necessario come completamento della scuola dell'obbligo. Su questa questione vorrei ritornare perché il I livello è quello che meno di ogni altro garantisce passaggio all'occupazione. Intanto perché sono presenti altri strumenti per garantire l'occupazione, i contratti di formazione lavoro, a cui non arrivano i ragazzi di sedici anni usciti dai due anni di F.P. Del resto vi è la possibilità di assunzione nominativa da parte delle industrie e sappiamo tutti l'uso che fa l'industria dei contratti di formazione lavoro (puro alleggerimento dei costi della forza lavoro). Questa spesa così alta è puramente assistenziale.
Si dice poi nella spiegazione della scelta fatta che tutto il resto della tipologia si colloca sul II livello che quindi è quella che garantisce l'efficacia maggiore degli interventi. Abbiamo alcune perplessità nel leggere in questo modo la tipologia, per esempio, la specializzazione post-qualifica, per cui sono previste 64.000 ore, che non sono poche, e il terzo anno dopo la I qualifica, cioè sarebbe stato opportuno far rientrare uno sviluppo nell'intervento formativo sul I livello.
Quindi non ci pare così evidente questo privilegio che si dice sarebbe dato all'intervento di II livello.
Sull'opportunità che la Regione si faccia carico dell'intervento di prima formazione in uscita dalla scuola dell'obbligo, siamo molto perplessi. Non si può dire semplicemente che "lo Stato non risolve il problema, che la scuola non è riformata, che l'elevamento dell'obbligo non c'è, per cui la Regione dà ospitalità ai ragazzini di questa fascia d'età affinché non stiano sulle strade". Intanto qualche sollecitazione da parte di un ente come la Regione ci dovrebbe essere circa l'elevamento dell'obbligo perché finalmente il Parlamento approvi una legge di questo genere. Noi non abbiamo mai registrato da parte, di questa maggioranza un'attenzione al riguardo. L'elevamento dell'obbligo rappresenterebbe la soluzione di un problema che così ampiamente grava sulle finanze regionali.
Ho però un'altra preoccupazione. Il primo livello si mangia ben 684 mila ore e la parte più ampia è svolta dai privati convenzionati. Nessuno può ignorare che c'è anche un'ipotesi di cui è portatrice la DC di elevamento dell'obbligo che vuole riconoscere una funzione pubblica di formazione nell'adempimento dell'obbligo ai centri privati in Piemonte e altrove.
Il mantenimento di questa dimensione di assolvimento dell'obbligo da parte della Regione Piemonte ci pare funzionale a quel disegno, pertanto non c'entrando con la formazione professionale, noi siamo assolutamente contrari ad un'operazione che gioca su questi due fronti per questo obiettivo.
Alcune considerazioni sul secondo livello. Nella circolare mandata ai centri in cui si dettavano le indicazioni, e le norme per i corsi era compresa una indicazione che riguardava i corsi progetto di alta qualificazione per diplomati e laureati. In questa nota, con qualche coraggio, si ipotizzava la possibilità di svolgere dei corsi che fossero svincolati da alcune rigidità della convenzione attuale e che avessero invece le caratteristiche necessarie per fare formazione realmente a questo livello.
Questa indicazione è stata totalmente disattesa, quindi l'operazione che poteva essere più significativa sul secondo livello non è stata condotta a termine. I corsi non saranno più corsi progetto, rientreranno nelle norme della convenzione, quindi abbiamo alcuni dubbi che anche sul secondo livello si voglia operare per adeguarlo e trasformarlo alle necessità.
Anche i corsi di formazione lavoro per i 2.000 giovani, progetto proposto all'Unione Industriale, sono finiti tutti in mano ai centri di formazione dell'Unione Industriale, dell'AMM e di altri e non hanno toccato quasi per niente i centri pubblici.
L'impressione è che sul secondo livello si faccia un'operazione che non qualifica la funzione pubblica di formazione professionale, che finisce per delegarla ai privati e quindi, complessivamente, il sistema regionale si trova impoverito.
Non ci pare di poter attendere ancora per vedere i risultati delle intenzioni, perché dopo un anno credo alcuni risultati si sarebbero potuti vedere. Non sono andati avanti, ad esempio,.altri progetti che l'Assessore condivide, cioè i consorzi sui nostri centri; non c'è un piano organico di riqualificazione per i formatori, non riscontriamo nessun elemento che ci faccia intendere che c'è la volontà di riqualificare, di selezionare, di orientare e di svolgere un ruolo attivo nei confronti della formazione professionale per farne uno strumento di politica attiva del lavoro.
Per questi motivi il nostro voto non può essere positivo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Spero che ai colleghi non sia sfuggito che nel foglio dove è indicato l'ordine del giorno di queste due sedute di Consiglio, una cifra campeggia abbastanza chiara: 75 miliardi. Una spesa significativa nell'area delle risorse libere che penso debba meritare proprio per la rilevanza un dibattito attento, aperto con i tempi necessari.
Mi dispiace che questo argomento sia messo in coda come qualcosa da sopportare, perché poi bisogna proseguire sugli argomenti di più grossa portata.
Credo che la formazione professionale sia una delle competenze più rilevanti delle Regioni con la quale un ente può o non può qualificare il suo intervento nel campo della politica attiva del lavoro e della politica industriale.
Credo che anche relegando certe materie un po' nell'angolo si faccia indirettamente politica. A qualcuno a cui il ruolo della Regione in materia di formazione professionale sta a cuore solo come puro trasferimento di risorse può andar bene, per il gruppo del PSI questa ottica, evidentemente non viene considerata valida. Per questa ragione nel mio intervento cercherò di sottolineare perché la formazione professionale deve considerarsi una delle leve fondamentali con le quali la Regione pu operare in una materia importante come è quella della politica attiva per il lavoro.
Non sarà sfuggito alla gran parte dei colleghi che si sono verificati in questi ultimi anni fenomeni nuovi. Di alcuni abbiamo avuto notizia da rilevazioni e indagini campionarie oppure da indagini su interi universi di segmenti di giovani che studiano.
Un altro elemento di forte novità è l'ingresso di una nuova normativa nelle materie di lavoro, in questa nuova normativa i contratti di formazione lavoro mostrano un peso sempre più rilevante.
Domani mattina la Commissione regionale per l'impiego del Piemonte si riunisce ed approverà una notevole quantità di contratti di formazione lavoro. Già alcune associazioni di imprese sono al lavoro per presentare altri progetti quadro e altre ipotesi che abbracciano e legano i contratti di formazione lavoro con l'utilizzo del Fondo sociale europeo.
Si tratta di elementi che in quest'ultimo anno hanno dimostrato un peso enorme, mentre le indagini hanno portato in evidenza un elemento allarmante che non può non chiamare a una grande meditazione, a una grande ricerca di soluzioni adeguate gli amministratori che seguono questi aspetti della formazione professionale: vale a dire che il tasso di attività dei giovani qualificati di primo livello sta calando fortemente, cioè la propensione delle imprese ad assumere un qualificato o un non qualificato che abbia la licenza media tende ad avvicinarsi in modo estremamente preoccupante.
Perché questo? Evidentemente le interpretazioni sono diverse. Alcuni sostengono che il patrimonio di conoscenze che i ragazzi.acquisiscono in due anni di corsi professionali non è sufficiente a rendere appetibile per le imprese un'assunzione. Anzi, ne traggono uno svantaggio, infatti nei contratti di formazione lavoro un giovane qualificato ha la fiscalizzazione degli oneri sociali per un numero di mesi di parecchio inferiore all'assunzione, per esempio, di un giovane che abbia solo la licenza media.
Queste sono anche distorsioni che avvengono in un non perfetto coordinamento della strumentazione che regola il mercato del lavoro.
Questa situazione ci deve chiamare, quindi, a una considerazione particolare: le esigenze che emergono da questi fatti e da altri sono, io credo, qualificabili in questo modo: non si può più considerare la formazione professionale come uno spezzone del sistema scolastico, ma uno strumento che serve a orientare le politiche del lavoro e che interagisce anche nelle politiche industriali, per esempio, nel campo della diffusione dell'innovazione tecnologica.
Pare che sia nelle aree di II e di III livello che si possa oggi giocare una partita importante; ovviamente per le risorse che abbiamo a disposizione (quindi io parlo in termini di risorse limitate, se fossero illimitate probabilmente si potrebbe lavorare in modo diverso).
In questo senso noi dobbiamo decidere se le scelte di politica della formazione professionale servono per "oggettivizzarla" nei confronti del mercato (cioè se il mercato si muove in un certo modo noi lo assecondiamo) oppure se con la formazione professionale vogliamo raccordarci a un qualcosa che decidiamo, per esempio, intervenendo in modo prioritario in aree toccate da deindustrializzazione, oppure in segmenti del mercato del lavoro particolari o in fattori dell'economia che tagliano trasversalmente il territorio e i settori, ma che esigono certi interventi particolari.
Il Gruppo socialista ha espresso da sempre che la formazione professionale non è semplicemente una risposta a uno stimolo ma è un qualcosa che si lega ad una politica. Per esempio noi ci troviamo dinnanzi ad un fenomeno curioso che è la distribuzione dei centri di formazione professionale nel territorio. Distribuzione ereditata da un processo di sviluppo della formazione professionale avvenuta negli anni '50 e '60. Come nascevano i centri professionali negli anni '50 e '60? Nascevano da una "imprenditorialità" che poteva derivare da vari soggetti sociali, portatori di un'idea, di una capacità organizzativa, nasceva cioè con spontaneità. Ad Alessandria conosco il caso di una serie di sovrapposizioni che si sono verificate appunto perché nate attraverso stimoli spontanei che noi abbiamo poi ereditato. Dovremmo inevitabilmente andare a compiere delle razionalizzazioni sotto questo aspetto. Ma queste razionalizzazioni non possono essere fatte semplicemente con un indicatore di dati demografici scolastici e del mercato del lavoro; questa mi sembra una scelta che risponde ad una oggettivazione del mercato più che un collegamento a politiche che noi vogliamo praticare. Ad esempio nella specializzazione settoriale c'è un'area fondamentale che è quella dell'innovazione sulla quale noi abbiamo da tempo indicato delle priorità. Con la formazione professionale possiamo compiere qualche cosa di significativo nell'area dell'innovazione tecnologica se ovviamente abbiamo questa volontà e privilegiamo questo tipo di indirizzo.
Si erano fatte alcune iniziative, ricordo il laboratorio sull'intelligenza artificiale (LIA), anche se è solo parallelo al sistema della formazione professionale. Forse i Consiglieri non lo sanno, ma l'Aeritalia ha firmato un accordo col LIA che prevede una commessa di 2 miliardi a favore di questo laboratorio che è nato due anni fa e che rappresenta un'area di punta del settore dell'informatica; il LIA è un segno che l'intervento pubblico di innescare un processo è stato colto dal sistema industriale. Così pure per il CADCAM (Politecnico, CSI e Regione) ricordo qui all'Assessore che si tratta di un'iniziativa che in qualche modo deve raccordarsi anche a quella che il Comune di Torino ha avviato con il CSEA. Non possiamo disperdere delle esperienze che permettono di riqualificare i nostri formatori, di avere un dialogo permanente con il Politecnico e di poter, probabilmente, in aree di tecnologia di punta, fare delle esperienze che ci possono essere utili.
Sulla formazione professionale ci sono anche sul problema dell'energia con la centrale di Leri-Cavour che, come riferiscono i colleghi, va avanti a grande velocità, aspetti di grande rilievo. Ricordo che c'è una questione tuttora aperta relativa a chi aspettavano gli oneri di formazione per quanto riguarda i lavoratori che l'interagiscono" nella costruzione della centrale. Questo è un tema grosso. Si poteva pensare a questa opportunità anche per costruire nell'ambito del discorso dell'innovazione un sistema formativo che potesse caratterizzarsi nel settore energetico. Io avevo pensato al CFP "Pastore", ma era stato difficile lavorare su una ipotesi di creare tra Vercelli e Torino una realtà nel settore dell'energia che potesse concorrere, in termini di formazione e di innovazione, per far emergere un indotto adeguato nel settore. Non possiamo nasconderci dietro ad un dito: l'Assessore l' ha detto con grande sincerità riconoscendo che rappresenta un nodo, vale a dire che anche all'interno della maggioranza ci sono alcune sfaccettature diverse rispetto al problema del primo livello.
Primo livello che non credo sia un qualche cosa che ci è capitato per sfortuna, ma è un processo storico connesso allo sviluppo del nostro sistema di formazione professionale. Tuttavia su questo aspetto non dobbiamo fare i conti rapidamente perché altrimenti il mercato con i tassi di attività dei qualificati che si riducono ci renderà questo settore sempre più costoso in termini di efficienza; nel senso che il costo di ogni soggetto formato è elevatissimo perché la finalizzazione è molto scarsa.
Io credo, e questo lo ha detto l'Assessore, che il primo livello vada riqualificato. Userei il termine che usano gli economisti, va minimizzato nel senso che vanno apportate quelle limature laddove è possibile, senza pregiudicare quella che è una funzione sociale (cioè surroghiamo la funzione che dovrebbero svolgere altri). Non dico di chiudere tale livello formativo e quindi creare delle difficoltà sociali reali, ma sapere che questa è una funzione transitoria e laddove questa funzione può essere in qualche modo minimizzata occorre farlo con coraggio, evitando di restare impastoiati in quelle viscosità che ci sono e che conosciamo abbastanza bene.
C'è poi il ruolo del II e III livello. In questo senso potremmo trovarci d'accordo, ma anche dividerci, se riteniamo che il II e il III livello vedano il pubblico in una funzione semplicemente di trasferimento di risorse sulle basi di indicazioni generali e poi il privato gestisce il tutto. Nell'ipotesi delle società consortili miste il rischio che il controllo pubblico sia puramente fittizio è reale. Evidentemente ci sono degli aspetti che giocano contro al momento pubblico nelle aree alte dell'innovazione tecnologica, ma proprio le società consortili miste permetterebbero di uscire fuori dal vincolo (con il quale oggi dobbiamo fare i conti) che sono le retribuzioni insufficienti per la docenza che opera nei campi delle tecnologie avanzate. Citerei due casi emblematici del ruolo del pubblico che sono i progetti speciali e ho già accennato al caso Leri-Cavour. In questo caso il momento pubblico può giocare una bella partita se non risponde solo alla ricaduta di quelli che sono i fabbisogni formativi che si determinano nell'andamento dell'eventuale costruzione della centrale. Non deve essere solo una tale risposta a manifestarsi, ma l'occasione per costruire un pezzo di sistema formativo che può servire anche a quegli indotti che operano nel settore dell'energia (non solo nucleare) e che potrebbero trarne un'occasione importante. In questo, senso il nostro centro di formazione professionale di Vercelli potrebbe essere sede per le prove di resistenza dei materiali perché è in parte già attrezzato e potrebbe essere attrezzata ancora meglio. Non si capisce perché l'ENEL debba costruire un centro di prova dei materiali, per esempio, sul cemento armato, sulla resistenza degli acciai, quando noi abbiamo nel nostro centro di formazione professionale di Vercelli una struttura che dà questa opportunità.
L'altro aspetto è quello del rientro dei cassintegrati FIAT. Qui ci troviamo di fronte ad un grosso nodo. Sono progetti speciali che attingono dalla quota di Fondo sociale europeo a nostra disposizione. Ma dobbiamo essere convinti che dinnanzi ad altri progetti speciali che si svilupperanno ci deve essere sempre un concorso preciso e specifico da parte del soggetto che interagisce; l'ENEL in un certo caso, la FIAT in un altro.
Dico ancora sul ruolo del pubblico un altro caso: i contratti di formazione al lavoro. Dobbiamo attrezzarci perché il caso dei 2.000 dell'Unione Industriale è un fatto negativo; il sistema pubblico non è stato in grado di rispondere significativamente alla richiesta quantitativa e qualitativa dell'Unione Industriale. Tra l'altro, il piano corsi era già stato programmato e l'anno precedente era in corso.
E' così successo che alla fine di questi 2.000 giovani che dovevano fare la formazione professionale prevalentemente nel nostro sistema formativo (perché questo ci serve in termini di risorse utili e di esperienze) non so quante centinaia di giovani fruiranno del nostro sistema, sarà veramente una percentuale ridotta.
Ho citato alcuni casi solo per dare il senso della portata dei problemi con cui il Consiglio e l'Assessore devono misurarsi.
Ci si deve misurare anche col problema delle deleghe e con un'anomalia territoriale che non è una tragedia, ma esiste. E' il caso di una città come Torino che pesa quanto o di più di certe Province, dove il problema delle deleghe dovrà essere visto in forme e modi particolari. Parrebbe poco funzionale che sia la Provincia di Torino a gestire la formazione professionale della città di Torino così come si è configurata oggi col suo sistema formativo.
Dinnanzi a questi elementi l'Assessore parla giustamente di andare a costruire il prossimo piano pluriennale e io sottolineo che questa costruzione va fatta dicendo per quale politica, per quale strategia, per quale politica attiva del lavoro, per quale politica industriale.
Allora dovremo lavorare e parecchio. Non potremo più esaurire questo discorso quando tratteremo il nuovo piano pluriennale, magari alla fine di un Consiglio che ha trattato a lungo di altri argomenti pur interessanti e poi dinnanzi a un tema corposo, di strategia, finanziariamente non irrilevante, lo si passa rapidamente.
Ormai il piano pluriennale, con quegli indicatori che avevo detto, il tasso di attività dei qualificati che si riduce, i contratti di formazione lavoro che interagiscono con la F.P., ha la necessità di un governo nuovo di conoscenze nuove, di un sistema esperto per ottimizzare le scelte. Forse dovremo affidare al nostro laboratorio di intelligenza artificiale e di CADCAM, mettendo insieme le risorse necessarie, la preparazione di un sistema esperto per ottimizzare le scelte perché ormai le variabili sono tali e tante che è difficile fare scelte corrette. Naturalmente ci sono gli indirizzi politici, ma ci sono anche priorità che dobbiamo definire chiaramente.
Dobbiamo sapere ad esempio come si collocano i ragazzi che sono usciti dai centri di formazione professionale dopo il biennio di quest'anno.
Dovremmo essere capaci di saperlo non nel giro di 4 anni, come abbiamo fatto nella ricerca, perché è stata un'indagine faticosa sull'universo.
Dovremmo avere uno strumento apposito e le tecnologie ce li mettono ormai a disposizione; sicuramente poi questi soldi li riguadagniamo, anche se spendessimo una cifra enorme per un sistema esperto, sono convinto che nel giro di 2 o 3 anni li recuperiamo ampiamente nel non commettere certi errori.
Concludo sul finanziamento della formazione professionale.
Io sono molto contento che l'Assessore Alberton abbia avuto parecchi finanziamenti; questo mi riempie di soddisfazione. Vorrei solo ricordare ai colleghi, per curiosità, ragionando in termini fisici come facevano in URSS nei piani quinquennali quando non ragionavano in rubli ma in tonnellate di acciaio (poiché il rublo o la lira nel nostro caso poteva avere una fluttuazione) che nel 1984/85 nel primo piano annuale che ho trattato avevo compiuto una riduzione a preventivo di 35.000 ore, che sono poi state oltre 40.000 a consuntivo, con un risparmio di 3 miliardi. Ovviamente avevo un deficit di parecchie decine di miliardi. Nell'anno successivo si è ancora ridotto il piano di quasi 10.000 ore e adesso vedo che c'è un piccolo aumento, quindi una stabilizzazione. Ovviamente mi fa piacere, io sono stato più sfortunato e ho dovuto tagliare abbondantemente. In termini fisici ho impiegato meno risorse. Un giornalista ha parlato di un famoso buco, non si capisce di quale buco parlava. Sarebbe bene a volte ragionare in termini fisici.
Sono molto contento che ci siano queste risorse. Dico solo che se per ragioni varie ci fosse necessità di tosare questa cifra che oggi viene assegnata, incorriamo in un problema reale che sollevo in questo momento a futura memoria. I primi anni partono tutti adesso e ovviamente non li potremo fermare a metà "esercizio", invece le iniziative più qualificate che sono nelle aree del II e del III livello, se per caso ci fosse l'esigenza di ridurre le risorse a disposizione, sarebbero quelle che ne subirebbero maggiore danno.
In rappresentanza del Gruppo socialista do il mio parere favorevole all'esposizione e alla proposta che fa l'Assessore, dovremo però rivedere il nostro giudizio qualora più avanti venissero intaccate queste ipotesi di assegnazione di risorse, perché verrebbero ad alterare la filosofia del piano e a colpire il II e il III livello.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.



AMERIO Mario

Naturalmente non riprendo tutte le questioni già sollevate dalla collega e compagna Sestero intorno al giudizio generale che diamo del piano corsi. Voglio approfondire alcune questioni che mi paiono meritevoli.
Intanto non vorrei che venisse nella nostra discussione una divaricazione che sarebbe assai artificiosa, ne ho sentito il rischio nell'esposizione dell'Assessore, fra presunti modernisti sul versante della formazione professionale e una Giunta che si preoccupa dell'esigenza di surrogare la scuola e lo Stato, di non abbandonare a se stessi ragazzi che non hanno potuto completare la scuola dell'obbligo e che debbono essere accolti. Come se questa non fosse una preoccupazione anche e soprattutto di un Gruppo come il nostro. Questa divisione non esiste. Nessuno di noi e tanto meno il nostro Gruppo sostiene che bisogna tagliare la formazione di I livello Assessore, questo non è nella nostra impostazione.
Noi abbiamo condiviso a suo tempo l'orientamento del piano pluriennale che si proponeva, nell'ottica di una riforma della secondaria superiore dell'elevamento dell'obbligo che pareva ormai vicino, un processo di graduale contenimento perché la riforma della secondaria superiore e l'elevazione dell'obbligo avrebbero consentito di eliminare quella surroga.
Nel momento in cui la riforma si allontana nel tempo, e convengo con Maria Grazia Sestero che questo è un terreno che la Regione non dovrebbe ignorare e che dovrebbe risollevare, nessuno può pensare che quell'area vasta di giovani che necessitano del completamento dell'obbligo possa essere abbandonata a se stessa dalla Regione. Il problema non sta qui, ma da un'altra parte. Sta nel fatto che se noi non vogliamo rinunciare ad un'azione di qualificazione della F.P. dobbiamo compiere delle altre scelte che tendano, anche sulla formazione di I livello, a distinguere il necessario (anche come dovere sociale della Regione), in assenza della riforma della scuola, da ciò che è superfluo che potrebbe e dovrebbe essere ridotto.
Vi è una parte della formazione di I livello che può andare in alternanza con i contratti di formazione, con esperienze - pilota sull'artigianato; vi è un'altra parte che viene svolta proprio in funzione delle carenze del sistema scolastico e ce n'è una terza relativa ai corsi post-qualifica - i cosiddetti "terzi anni" - che reputiamo assolutamente inutile. Era previsto dal piano pluriennale che tale fase dovesse essere progressivamente eliminata. Successivamente era stato dato uno "stop" a quell'orientamento per il decadimento della legge n. 79 sui contratti di formazione; francamente non comprendiamo perché ci si ritrovi con 64.000 ore da espletare in corsi post-qualifica.
Forse perché riteniamo che l'introduzione di un terzo anno possa dare qualche chance in più ai giovani da spendere sul mercato del lavoro? No non è così e lo dimostra l'esperienza di ogni giorno che basta verificare sui contratti di formazione, ma lo dimostra ampiamente la ricerca dell'Assessorato e l'osservatorio sul "follow up" nella F.P.; ricerca che è stata poco valorizzata da questa Giunta.
La realtà è che fino a 17/18 anni nessuno è più assunto con i contratti di formazione nell'artigianato; c'è un periodo, dalla fine della scuola a quell'età, verificando i risultati concreti dei contratti di formazione approvati in Piemonte e in Italia, che è terra di nessuno.
Quando poi si assume a 17/18 anni con questi strumenti, la presenza o meno della qualificazione del terzo anno è del tutto ininfluente ai fini dell'assunzione. Sostengo che ai giovani non viene dato nulla di più con il terzo anno; quella che risulta è un'altra operazione: offriamo una sorta di pre-lavoro assistito, è un'assistenza in assenza di occasioni di lavoro ancora per un anno.
Si tratta di discutere se questa operazione ininfluente ai fini delle politiche attive del lavoro, che comunque assorbe il 7,5% del totale delle 900.000 ore, debba ancora essere portata avanti o se quelle risorse debbano essere invece utilizzate in altre direzioni. Insisto nel dire che tali attività non servono né ai fini della politica del lavoro né ai fini del ricevere i giovani che non hanno completato l'obbligo - compito insostituibile almeno per ora, Si comprende allora che si va ad una saturazione del sistema di formazione professionale. Ricordava il Consigliere Tapparo poc'anzi che questa saturazione ha pesato con l'esperienza dei primi 2.000 contratti di formazione quest'anno ma, voglio sottolineare, il problema rischia di pesare nuovamente con i prossimi 2.000 contratti.
Immagino che la Federpiemonte si appresti a presentare un altro progetto per il resto della Regione, visto che il primo era su Torino e sull'industria, per altri 2.000 giovani che dovrebbe iniziare con l'inizio dell'anno prossimo.
Allora mi chiedo, compiendo queste scelte, non si farà la stessa fine? Probabilmente si. Non potremo realizzare nessuna interazione, nessuna sinergia, i corsi saranno svolti presso le imprese, ci sarà forse di nuovo la FIAT che ci salverà assumendo il doppio delle ore che le competerebbero mettendo a disposizione essa stessa strumenti e spazi per realizzare i corsi che non possono essere realizzati dai centri di F.P.
Queste sono le scelte che contestiamo, non il fatto che vi è un'area di primo livello che risponde a politiche assistenziali e non a politiche del lavoro. Siamo perfettamente coscienti di questo e nessuno propone di effettuare tagli che non siano in relazione all'avvio della riforma della scuola.
Per quanto concerne il secondo livello è scritto ed è stato detto che si è andati ad un incremento di queste più qualificate esperienze. Credo francamente che siano poca cosa: 31.000 ore (il 3%) che sono in larga parte un trascinamento di interventi e investimenti pregressi. Non vi è risposta invece alle proposte degli enti di secondo livello su qualificazione e flessibilità. Non si invochino le difficoltà insorte con le organizzazioni sindacali a questo proposito, con le quali si deve aprire un confronto serio. Esse sono e devono essere portatrici di interessi generali e non corporativi. Quindi di fronte ai documenti degli enti per guadagnare flessibilità ed efficienza nella formazione di secondo livello nei consorzi, le obiezioni che in sede sindacale sono state avanzate potevano e possono essere affrontate seriamente in un confronto costruttivo che tenda a dare risposte anche alle esigenze avanzate dagli enti. E' bloccata, non si realizza l'assegnazione dei fondi progetto in budget per i consorzi. Ci pare che sul secondo livello, sulla formazione più pregiata, non si facciano passi avanti.
Il rischio che veniva denunciato dal Consigliere Tapparo e da altri che nei fatti si vada ad un'assegnazione tacita alle imprese della gestione di questa parte più qualificante della F.P. è qualcosa di più di un rischio.
Infine, mancano ipotesi di riassetto essenziali per affrontare il problema dell'ammodernamento e della riqualificazione della F.P. a partire dall'assegnazione delle deleghe.
Queste ci paiono essere le questioni di fondo alle quali il piano annuale, che non è il piano pluriennale, ma che fornisce cifre e indicazioni concrete, linee di spesa, non dà le risposte che avrebbe potuto e dovuto dare. Se non c'è una correzione, il rischio è che si vada ad un gonfiamento insostenibile ed inutile almeno in parte, lo ripeto, della spesa e si vada a mettere delle zeppe gonfiando i centri di attività che potrebbero essere riqualificate e ridotte in attività di II e III livello che, nonostante i limiti e le carenze del quadro nazionale di riferimento potrebbero essere attivate.
Queste sono le ragioni del nostro voto contrario, e sono anche le ragioni per le quali pensiamo di fare qualcosa di più che votare contro.
Sono cose che avremmo voluto dire all'Assessore se fosse intervenuto al recente convegno su questo tema. Le diciamo adesso, visto che di piano pluriennale si parla. Ma non riusciamo a comprendere se, quando, come e lungo quali linee vedrà la luce.
Dopo le,ferie pensiamo di assumere noi un'iniziativa, vedremo se con lo strumento della mozione o con altro per portare in Consiglio il dibattito e per venire ad una stretta sulle scelte di prospettiva strategiche della F.P. in Piemonte.
Magari non ci sarà il sistema esperto per valutare le scelte da fare ci sarà però un momento, non relegato in mezz'ora alla fine di seduta serio di discussione intorno alle iniziative che questa Giunta porta avanti nel campo della F.P. che assorbe sempre maggiori risorse. La Lombardia ha ridotto del 10% il piano annuale, noi lo aumentiamo senza ottenere i risultati che si potrebbero attendere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente ho l'impressione che lei non abbia avuto la mano felice nell'estrarre dal cappello questo argomento.
Al di là dell'entità della spesa, mi sembra giusto sottolineare il rammarico che un argomento di questo genere venga costretto, non tanto in quest'ora, ma nella congiuntura dei lavori di questo Consiglio; pressati da argomenti non più importanti, ma politicamente più stimolanti nella misura in cui sembra che ci sia più terreno per esercitare la nostra voglia di capire, di confrontarci e di sperimentare. Quindi, in un frangente così interessante della vita dei nostri lavori, qual è la conclusione della sessione estiva, probabilmente non è stata data, certamente non dal nostro Gruppo, l'attenzione dovuta a questa questione.
Ho ascoltato con molta attenzione la relazione dell'Assessore, ma devo dire che ho ascoltato con maggior attenzione i dissensi dell'opposizione e alcuni messaggi molto forti e qualificati che sono venuti dal collega socialista.
Ci sono state quindi non soltanto delle considerazioni sul documento che andiamo ad esaminare, ma delle valutazioni più ampie sulla problematica della formazione professionale. Quindi a nome del Gruppo ritengo di dover richiamare le nostre linee politiche e rassegnarle all'attenzione del Consiglio soprattutto per affidarle alla riflessione dell'Assessore dicendo che non mancheranno nella legislatura le occasioni in cui il nostro Gruppo valuterà in che misura queste nostre considerazioni hanno avuto oltre all'attenzione cortese che certamente ci viene riservata l'attuazione consequenziale.
Ho avuto la fortuna di seguire sul processo.della formazione professionale alcune esperienze fortemente caratteristiche dei colleghi Assessori prof. Fiorini e Giancarlo Tapparo. Devo dire che ho sempre avuto molta difficoltà a seguire nel contenuto il loro disegno; devo però dire che ho condiviso entrambi i disegni.
Il collega Fiorini puntava a una riformulazione istituzionale del sistema della formazione professionale e mi sembra di aver colto, mi scuso con il collega Tapparo con il quale in quei tempi eravamo in posizioni diverse in questa sede, nella politica del collega Tapparo un forte sforzo per la modernizzazione non tanto dell'oggetto, quanto delle funzioni della formazione professionale come elemento di politica strategica; ritenendo cioè che ad alcuni nodi che la società ci prospettava negli anni in cui egli aveva responsabilità di governo si potesse rispondere anche spostando la nostra attenzione dal contingente alla prospettiva.
Mi rendo conto che il tempo sul quale stiamo ragionando, il presente non ha più questo fascino.
Ho l'impressione che pochi di noi si illudano ancora che l'attività di anticipazione del pubblico e della politica rispetto alla capacità della società ci sia ancora, e quindi, con qualche realismo, dobbiamo accettare che è difficile tenere i tempi con la società, anziché anticiparli.
Esprimo però la mia preoccupazione, ma soprattutto la mia volontà politica, che almeno questo risultato venga conseguito. Ho troppo rispetto dei colleghi che sono intervenuti prima di me per non cogliere che sostanzialmente non molto è stato fatto negli anni passati. Perché questa è una vicenda, è stato detto giustamente da qualcuno, che in qualche misura si consolida e si storicizza ogni giorno, quindi è difficile attribuire la responsabilità del presente a quello che non era neanche responsabilità del passato prossimo e forse neanche di quello remoto, perché trae le sue ragioni in consolidamento di sistemi e in situazioni sociali e legislative tipo la riforma della scuola nel suo complesso.
Noi annunciamo alcuni obiettivi che l'Assessore vorrà considerare non agli effetti di questo voto, che sarà favorevole, ma rispetto alla gestione e probabilmente per la predisposizione degli strumenti di più ampio respiro che certamente verranno proposti in seguito.
Noi siamo per la deistituzionalizzazione della F.P., non pensiamo che il sistema dei centri, ereditato dal passato, comunque reinventato e ripensato, possa sfuggire sostanzialmente alla logica provinciale e un po' dell'effimero che veniva denunciata dal collega Tapparo, se non in qualche eccezione che evidentemente non è quella sulla quale ragionare. Quindi c'è il rischio, in un momento di poco spazio all'inventiva e all'anticipazione rispetto alla società che si muove molto velocemente, di un ritorno di istituzionalizzazione, legato a un problema delicato che è il ritardo della riforma scolastica, tenendo conto dei problemi dell'occupazione; tutto ci prefigura uno scenario troppo lontano dalle aspettative del Gruppo liberale.
Certo non si può ignorare che il I livello risponde surrettiziamente a problemi che dovrebbero essere risolti ad un altro livello della società probabilmente dallo Stato, e con un settore che non dovrebbe avere il compito di riempire il tempo libero dei disoccupati di 14 anni.
Tuttavia diciamo anche che questa funzione non può raccogliere e congelare risorse oltre un certo limite; non tanto per le risorse che congela, ma per i fenomeni che tende a consolidare e per i processi che impedisce.
I fenomeni che tende a consolidare sono per l'appunto il consolidarsi di una domanda e delle strutture istituzionalizzate che tendono a rispondere a questa domanda, soprattutto il crescere o il permanere (non sono in grado di decidere qual è il temine più giusto) di un esercito di fruitori, destinatari e addetti a questo sistema che noi riteniamo non sia produttivo e sia anomalo rispetto alle funzioni della Regione.
Quindi, Assessore, nella programmazione del suo Assessorato, voglia considerare questa nostra attenzione preoccupata a che molte risorse della formazione professionale non siano investite sul versante che noi riteniamo decisivo nel nostro lavoro politico, quello della modernizzazione del sistema, ma nel consolidamento di una situazione che avrà 42 giustificazioni e 42 alibi, ma che sostanzialmente con la modernizzazione e la mobilità poco hanno a che fare.
Si sono sentite critiche anche sul problema dei progetti speciali. Su questo e sul ragionamento molto serio che è stato fatto, a me è sembrato di dover trarre una conclusione amara, ma qualche volta l'amaro si lega al beneficio e può essere accettato.
E' venuto meno il tempo delle speranze e delle emergenze quando eravamo convinti che il politico e la programmazione potessero modificare gli obiettivi e la stessa struttura della società piemontese.
Questo tipo di speranza non si è realizzato oppure si è realizzato l'oggetto di questa speranza, attraverso dei soggetti che non siamo stati noi; per cui non mi scandalizzo nel modo più assoluto se il sistema imprenditoriale consolidato dalla nostra Regione è in grado di formare con il concorso finanziario, evidentemente del pubblico, il personale necessario alla sua attività.
A parte gli aspetti meramente gestionali, mi pare di capire anche di natura finanziaria, questo argomento non mi scandalizza più di tanto. Anche se devo dire che, visto che noi non siamo per il sistema industriale consolidato, ma siamo per il sistema industriale modernizzato, quindi in divenire e non in essere, ci sembra che questo aspetto debba pure porre qualche riflessione al politico. Voglio dire cioè che la mancata immissione sul piano del lavoro - e per lavoro non s'intende solo il primo impiego, ma disponibilità dell'intelligenza lavoro rispetto all'imprenditoria - non possa essere un limite alla scommessa dell'imprenditoria. Mi sembra difficile immaginare un atteggiarsi dell'imprenditoria piemontese su versanti nuovi, fortemente moderni e trascinatori, come diceva il collega Tapparo, senza un'adeguata disponibilità di addetti qualificati. In questo momento possiamo con qualche soddisfazione prendere atto che il sistema dell'impresa della nostra Regione si è assestato in modo che se non è soddisfacente certamente ha meno rischio di quanto ne avesse qualche anno fa; e tende a consolidarsi e a modernizzarsi all'interno di un processo che oserei dire non è influenzato dal processo di modernizzazione della società espresso dal politico. Certamente rifiutiamo il fatto che una non sufficiente capacità del pubblico di fornire intelligenze umane che siano di stimolo alla capacità imprenditoriale, probabilmente sia un modificare verso il basso l'habitat e l'humus all'interno dei quali l'imprenditoria deve trovare la sua prospezione.
Mi sembra difficile immaginare un'imprenditoria che investe e si colloca in una dimensione diversa da quella consolidata se non in presenza di alti servizi all'impresa, che sono anche la formazione personale fortemente qualificata. Questo versante deve avere una forte attenzione anche se non mi sembrano riproponibili in questa sede oltre un certo limite le doglianze perché l'imprenditoria piemontese, attraverso le sue organizzazioni, ritiene di utilizzare risorse e strumenti istituzionali per rispondere alla propria esigenza. Che poi questa esigenza non si configuri solo con il momento formativo, ma anche con il momento aziendale, queste sono responsabilità della legge nazionale sulle quali possiamo disputare fin che vogliamo, ma che sostanzialmente non modificano il quadro all'interno del quale ragioniamo.
Mi avvio alta conclusione facendo mie le preoccupazioni già espresse da qualcuno in ordine alle deleghe. Il rischio che la formazione professionale possa avere ulteriori difficoltà a procedere verso la modernizzazione pu derivare dal sistema delle deleghe che andiamo ad avviare. Sono portato a pensare, e questa è un'impressione che vale quanto può valere, che il sistema delle deleghe in un primo impatto sul territorio sarebbe più utilizzato dal sistema che tende ad istituzionalizzare un certo tipo di formazione professionale che non rispetto ad una progettualità nuova.
Se è difficile per la Regione avviare una progettualità nuova nel campo della formazione professionale, non penso che questo possano farlo le Province, salvo per gli aspetti specifici come l'agricoltura nel cuneese e la ricerca in alcune aree. Se la capacità di resistenza del sistema politico nel suo complesso, non attribuisco questo né alla Giunta né ad una singola forza politica, è limitata a richieste che finiscono per essere di settore, se non corporative, supportate peraltro da esigenze comprensibili di natura sociale, con il sistema delle deleghe c'è il rischio che questa capacità di difesa tenda a scemare ulteriormente. Quindi stiamo attenti anche su come procederemo su questo versante. Qui si è parlato di buchi e allora vorrei ricordare che se è vero che non c'era il buco nel bilancio io ho poi scoperto che anche a Leri-Cavour non c'era nessun buco. Un buco normalmente viene considerato una depressione rispetto ad una superficie e se è grande la superficie, perché di buco si possa parlare, evidentemente bisogna che la depressione della superficie sia di un certo rilievo. Anche su questo mi permetto di richiamare i colleghi su un ragionamento che attiene alla centrale e alla formazione professionale, ma anche al nostro modo d'essere istituzioni.
Io ho avvertito nella mia visita a Leri-Cavour la forte caduta di credibilità della Regione come ente di governo della scelta nucleare a prescindere dal fatto che questa scelta debba essere mantenuta o no.
Ritengo che il ragionamento di Tapparo, che condivido pienamente, e l'esperienza che abbiamo fatto sul territorio ci devono servire a ragionare non in termini fisiologici, ma anomali ed essere quindi presbiti e miopi al tempo stesso; cioè a guardare all'immediato per essere attenti ai problemi sulla decisione nucleare come a qualunque altra vicenda in qualche misura straordinaria e per certi versi traumatica che avviene nella vita politica della nostra collettività e, al tempo stesso, non perdere di vista l'obiettivo lontano che guardiamo con l'occhio presbite troppo disturbato da quello che vede l'occhio miope.
I formatori per la centrale nucleare non devono essere creati oggi. Se la tensione di programmazione culturale che la Regione aveva e che io ritengo debba continuare ad avere sul problema della centrale viene ridotta in conseguenza di un dibattito sulla scelta nucleare, peraltro giustificato e opportuno, rischiamo che gli obiettivi che con tanto entusiasmo ci eravamo posti, diventino difficilmente recuperabili. Se noi demonizziamo oltre una certa misura il processo nucleare ho qualche difficoltà a capire un investimento forte in termini di risorse e di intelligenze e anche, se mi consentite, di scommessa politica su questo progetto.
Quindi anche questa esperienza ci porta a trarre una conclusione che vale per tutta la formazione professionale. Ci rendiamo conto che l'Assessore, pur dotato di risorse significative, si muove in un momento particolarmente difficile perché mancano le certezze, le speranze e anche gli obiettivi; ma ci auguriamo che l'appannamento di questi, per alcune coincidenze della vita della nostra Regione e del nostro Paese, non lo portino per troppo tempo a guardare troppo vicino, perché altrimenti rischiamo; quando si riapriranno prospettive più significative per lo sviluppo della nostra società, di essere troppo appesantiti. Questo rispetto alle prospezioni future e a investimenti che sono in risorse, ma purtroppo non si riducono solo a quelle; dietro alle risorse investite si stabiliscono interessi e aspettative che tendono a radicarsi immediatamente e molto fortemente e che condizionano quindi la nostra capacità del governo di innovazione e di trasformazione del sistema, di modernizzazione dello stesso per un tempo che va al di là del tempo di governo dell'atto che è sui nostri tavoli.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Villa.



VILLA Antonino

Sono tra quelli che hanno chiesto al Presidente di inserire all'ordine del giorno questo argomento. Veramente avrei pensato che avremmo concluso con l'osservazione immediata del piano così come era stato presentato. Ci non è avvenuto. In fondo penso che sia stato anche giovevole pur avendo un po' abusato della pazienza fisica dei Consiglieri.
Si sono espressi dei giudizi meditati sugli argomenti e sono stati dati degli indirizzi che evidentemente risorgeranno al momento opportuno; e questo sarà quando si parlerà del piano pluriennale. Io credo che questa sera abbiamo stabilito le premesse per la discussione che sarà ampliata e approfondita quando si farà il piano pluriennale, perché sull'onda del primo piano pluriennale, che noi non avevamo votato, alcune indicazioni sono state accennate in maniera problematica dall'Assessore. Certamente avranno uno sviluppo.
Quando Tapparo parla dell'importanza della formazione professionale non soltanto nei termini economici dei 75 miliardi di lire, ma in termini strutturali per quello che può essere la formazione della nuova società nuova perché passa attraverso il lavoro dei giovani, ritengo voglia puntualizzare questo. La discussione di questa sera avrà ancora l'appendice del Fondo sociale europeo e dei corsi agricoli.
Credo che si debba ringraziare l'Assessorato per la rapidità con la quale ha presentato il piano. Ho chiesto che si discutesse questo argomento perché è la prima volta che si approvano dei corsi prima che incomincino.
Negli anni 1982 e 1983 approvammo i corsi tre mesi dopo che erano iniziati. Credo che questa tempestiva produzione di deliberazioni necessarie ai fini di un tranquillo inizio dei corsi di formazione professionale sia un vantaggio. Tutti l' hanno già affermato, la formazione professionale, la società, i giovani sono in evoluzione, un'evoluzione che non ha salti (non li fa neanche la natura), ma ha una gradualità nei passaggi che può essere colta nei corsi come ci sono stati presentati quest'anno.
C'è il discorso dei livelli, dell'indagine, ma già l'Assessore con molto tatto ha accennato che l'indagine toccava il 50-60% di immessi al lavoro. Sarebbe corretto e necessario disaggregare quei dati, perché ci sono dei centri che non danno neanche la possibilità di arrivare al 20% di immessi al lavoro. Purtroppo sono centri molto vicini alla nostra gestione.
Non è un problema molto semplice, occorre approfondirlo proprio perché i riferimenti circa la capacità di immettere nel mondo del lavoro i giovani ci potrebbero dare anche delle risposte a cui probabilmente pensiamo relativamente, delle risposte cioè che attuano queste possibilità di immettere dei giovani anche soltanto con la qualifica. E' indubbio che la riforma della scuola superiore di cui si parla ormai da decenni ha e avrà un suo ruolo. Il suggerimento che ci è venuto di inserirci nelle richieste e di entrare nella discussione per questa riforma è più che utile, mi chiedo se non era utile anche negli anni passati. Per esempio la possibilità di passaggi dalla scuola al lavoro, quindi dalla scuola alla formazione professionale è un problema che è stato posto e sul quale bisogna pensare.
La critica al I e al II livello può essere abbastanza centrata in alcuni così, ma non sempre: occorre osservare quali sono questi casi e arrivare a delle conclusioni chiare e precise. E' stato accennato da Tapparo, in una visione molto ampia e di sostanza, quello che potrebbe essere lo sviluppo della formazione professionale. Non so se l'Assessore vorrà aggiungere qualcosa, ma mettiamolo come base della discussione che faremo, proprio perché ci porterà a fissare un periodo multiplo.
Chiudo il mio intervento annunciando il voto favorevole del Gruppo democristiano al piano dei corsi di formazione professionale, chiedendo che questi discorsi siano di fondamento all'esposizione e alla discussione del piano pluriennale sulla formazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Alberton per la replica.



ALBERTON Ezio, Assessore alla formazione professionale

E' difficile essere esaurienti nella replica di fronte alla vastità del tutto legittima e corretta degli interventi che ci sono stati. Procedo per titoli più che per sviluppo di un ragionamento completo.
Vedo la formazione professionale inserita in un contesto di sistema formativo che a regime si ponga come cuscinetto necessario di passaggio tra un qualsiasi livello d'uscita da un percorso scolastico rispetto all'ingresso nel mondo del lavoro. Che si esca dalla scuola di I livello di II, di diploma o di laurea, credo che sarà sempre inevitabile immaginarsi un intervento professionalizzante più specifico di cui dovranno farsi carico le Regioni.
Fino a quando non c'è questo sistema, credo che la Regione farebbe male se rinunciasse a un ruolo di supplenza. Non lo nascondo. Mi pare che tra le espressioni usate dal Consigliere Amerio e quelle usate dal Consigliere Sestero ci sia una sostanziale differenza. Questi sostegni non sono finalizzati a prefigurare un ruolo del sistema privato della formazione professionale di chissà quale tipo. E' un problema con cui il Parlamento nazionale dovrà fare i conti nel momento in cui discuterà della riforma della scuola media superiore. Siccome non c'è Paese europeo che non veda degli indirizzi diversificati dopo 7/8 anni di scuola, sarà difficile credo - per il nostro Paese pensare di avere indirizzi unificati fino a 16 anni; e noi, quindi, siamo favorevoli ad introdurre la F.P. come uno dei percorsi di assolvimento dell'obbligo scolastico. Questo indipendentemente da chi svolga la F.P., ma anche per rispondere a esigenze educative del sistema formativo e dei giovani in questione. Insisto su questo aspetto della F.P. rivolta al primo inserimento nel mondo del lavoro.
Stiamo attenti: credo che se i contratti di formazione lavoro hanno avuto un significativo sviluppo è stato anche perché hanno potuto indirizzarsi come assunzioni su giovani già qualificati e passati attraverso i sistemi di formazione. Ci sarà forse un uso improprio dei contratti poiché si aggiunge un contratto di formazione su un giovane già formato; ma se si dovesse andare ad analizzare le richieste del sistema delle imprese rispetto a quei corsi che alle volte definiamo di post qualifica, a volte di 3°anno, sarà in relazione al fatto che i 2 anni di percorso formativo, rivolgendosi ad una popolazione - utente normalmente più in difficoltà rispetto all'apprendimento, si rivelano magari di per s stretti, ci si accorge che il sistema delle imprese questo intervento di specializzazione lo richiede spesso.
Ritengo che un'indagine come quella della Fondazione Agnelli sia insospettabile da questo punto di vista, non credo sia fatta ai fini di tutela dell'assistenza o dei centri di formazione non pubblici, eppure mettono in evidenza questi dati. Non credo neppure che chi esce dalla scuola dell'obbligo senza nessun altro percorso formativo o chi ne esce non qualificato si presenti di fronte al sistema delle imprese con le stesse probabilità di chi ha avuto un momento di qualificazione. Diverso è dire che il sistema delle imprese è in grado di trattare allo stesso modo l'uno e l'altro, ma questi sono artifizi di tutt'altro genere.
Che ci sia disattenzione rispetto al II livello non riesco a registrarlo: ho fatto riportare i dati non solo di confronto tra quest'anno e quello precedente, ma anche con l'anno 1984/85 poiché, se consentite quando questa Giunta è stata eletta il piano annuale 85/86 era già stato elaborato dagli uffici. Noi ci siamo insediati ad agosto ed abbiamo approvato a metà settembre, e margini d'intervento non ce n'erano.
Ho quindi fatto confronti con l'anno precedente rispetto al quale c'è un incremento del 130% nelle ore di II livello. Non riesco quindi a capire come si possa essere accusati di disattenzione.
Quando - e la collega Sestero né è al corrente poiché ne abbiamo discusso in Commissione - ho parlato di riferimento al piano pluriennale, è stato perché gli sforzi di attenersi a percorsi formativi con le fasce di qualifica così come sono stati progressivamente definiti sta andando avanti e se dovessi fare il conto di quanto è stato scritto nel piano pluriennale e non si è poi realizzato nell'anno seguente potrei fare un lungo elenco.
Aggiungo ancora qualche brevissima considerazione anche se i temi sono più significativi di quanto non sia compreso nelle mie risposte. Non siamo in presenza di un'incontrollabile e incontrollata dilatazione della spesa: se è vero che in questi ultimi anni il volume di attività è sostanzialmente costante, e lo è quest'anno rispetto al 1984/85 al netto del Formont come ricordava correttamente la collega Sestero, l'incremento dei costi è dovuto all'incremento inflazionistico; nei dati di bilancio così come vengono letti negli esercizi precedenti non si fa lo sforzo di confrontare quello che era il reale impegno che man mano la Regione assumeva sulle attività che andava ad approvare rispetto alle cifre che magari indicava a bilancio.
E' vero che siamo in presenza oggi di 30 miliardi di passività rispetto agli anni passati, ma non si può dire che non stiamo controllando il fenomeno. Altra cosa è dire - ma non l' ho sentito dire neanche dal collega Amerio - di annullare interventi formativi: mi sono solo sentito richiamare correttamente allo sforzo di garantire efficacia a questi interventi. Sotto il profilo del numero delle ore che coinvolgono il II livello, quando la collega Sestero sostiene che si è partiti per trattare in maniera differenziata, più corrispondente al fabbisogno di questo tipo di corsi e poi invece lo si è fatto rientrare nel consolidato, è semplicemente perch è mancato il tempo di attivare una convenzione nuova per questi enti, ma sono ben consapevole che queste diverse attività non possono essere trattate tutte alla stessa maniera e con le stesse retribuzioni. Non è possibile pagare il progettista di formazione di II livello allo stesso modo del formatore delle attività di I livello.
Vi è tutta la volontà di coinvolgere il sistema formativo pubblico o convenzionato anche sui contratti di formazione lavoro; dei 2.000 dell'anno in corso il sistema regionale convenzionato ne coinvolge circa 700; il 50 di quei 2.000 sono sul II livello che oggi nel sistema regionale rappresenta il 10% delle attività, ma questo non è imputabile a questa Giunta o alla Giunta immediatamente precedente, poiché un centro di II livello non s'inventa. E' stato attribuito ai centri del sistema regionale un terzo delle attività complessive essendo il 50% però di II livello non scaricabili; avevamo 1.000 persone da formare nella Provincia di Torino mentre il nostro sistema complessivo di II livello ne gestisce 2.000 in tutta la Regione. Ho cercato quest'anno di mettere in contatto, fin dal momento dell'elaborazione del nuovo progetto, la Federazione degli industriali con i centri di formazione professionale, affinch concordassero fra loro i percorsi formativi che erano in discussione. Non possiamo però dimenticarci che esistono anche queste sfasature temporali che rendono difficilissima l'incarnazione di questo concetto. Un progetto per il Fondo sociale europeo si presenta a maggio e, probabilmente, si attiva a marzo-aprile dell'anno dopo in dipendenza delle decisioni che prenderà il Fondo sociale europeo stesso in quelle date; non c'è centro di F.P. che si tenga un buco per 8 mesi in attesa di un'attività che forse gli verrà, ma senza certezza. Credo che questo lo capisca qualsiasi persona che eventualmente dovesse farsi carico della gestione di tali attività.
Sul CADCAM cui faceva riferimento il Consigliere Tapparo sono molto impegnato a tentare di realizzare l'interconnessione tra centri similari esistenti nella città di Torino, vedi quello del Politecnico o quello del C.S.E.A., proprio per superare la biforcazione che si è realizzata nel passato quando queste attività sono partite senza che i due centri si parlassero tra loro.
Concludo ringraziando il collega Marchini per le osservazioni che ha fatto rispetto al problema della centrale nucleare: è difficilissimo impegnare, non tanto risorse, ma intelligenze ed attenzione, dovendo far convivere la necessità di programmare comunque dei piani di formazione, con un clima che rende sempre più incerto l'atto decisionale, non volendo caricare sulla Regione gli oneri finanziari che si rivelerebbero aggiuntivi.
Abbiamo pensato di realizzare le attività di F.P. per la centrale nucleare sul Fondo sociale europeo, coinvolgendo comunque i centri di formazione pubblici della Provincia di Vercelli e della Regione Piemonte, a Saluggia e Vercelli, che dovrebbero ricevere queste attività formative certo in una situazione di potenziale schizofrenia: ho detto alla Provincia di Vercelli che da un lato ci chiede di sospendere i lavori e dall'altro sollecita ad elaborare e presentare il piano corsi per la F.P. sul nucleare. Credo che dovremo fare di necessità virtù e convivere con questa potenziale schizofrenia, almeno per un po' di tempo, perché vogliamo comunque insediare il sistema formativo su queste significative attività.
Mi auguro ci siano altre occasioni in cui riprendere il discorso.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero per dichiarazione di voto.



SESTERO Maria Grazia

Credo che non possiamo ritenerci soddisfatti della risposta dell'Assessore perché ha eluso moltissime questioni, anche di merito, poste da noi, dal Consigliere Tapparo e, direi, dallo stesso Marchini.
Però è chiara una cosa, e la risposta dell'Assessore è stata in questo senso utile; cioè che il I livello ha più dell'80% delle ore affidate ai privati convenzionati ed è considerato dall'Assessore un intervento, come a noi pareva di intuire, di supplenza nel completamento dell'obbligo e quindi sostanzialmente assistenziale. Noi non vogliamo questo.
Riteniamo che anche sul I livello, lo diceva il Consigliere Amerio con cui non ho divergenze, si possano fare interventi di riqualificazione. La dichiarazione così esplicita dell'Assessore che una parte consistente della spesa per la formazione professionale della Regione Piemonte è concepita in una logica di pura assistenza, ma ancor più perché l'Assessore ha detto: "essendo io d'accordo su un'ipotesi di scuola obbligatoria, quindi generalizzata, gestita anche da privati, indipendentemente da chi li gestisce", ci fa capire che la Regione Piemonte, questa Giunta, questa maggioranza, stanno facendo l'operazione di tenere a bagnomaria dei centri che non sono produttivi sul piano della formazione professionale e come snodo per l'occupazione, perché ci sarà il momento in cui il Parlamento passerà una legge che li riconoscerà perché svolgono una funzione pubblica all'interno del sistema formativo italiano.
Mi chiedo se questa assistenza ai centri e non agli studenti - scelta esplicitamente dichiarata - abbia qualcosa a che fare con la formazione professionale e sia una scelta che tutte le componenti della maggioranza condividono; vorrei tornare a discutere come proponeva il collega Villa per capire meglio se la Regione Piemonte si presta a questo tipo di operazioni mentre altre Regioni, amministrate dalle stesse forze che qui sono in maggioranza, assegnano ben altro ruolo alla formazione professionale e si preoccupano di riqualificarla, di ricondurre le spese a termini accettabili e non usano una funzione pubblica di questo genere per operazioni di parte per un progetto politico che si tratta di verificare.
Sul II livello tutte le difficoltà che l'Assessore avanza, i problemi la complessità delle questioni ci vedono concordi; è materia assolutamente difficile, questa come altre.
Se l'anno scorso era difficile per la nuova amministrazione governare questa materia e fare delle scelte, quest'anno ci pare non accettabile la dichiarazione dell'Assessore che dice che i corsi progetto che aveva in qualche modo proposto al pubblico, ai destinatari della formazione non si riescono a fare e che gli interventi sul contratto di formazione lavoro, i progetti più qualificati non si riescono a fare nei centri pubblici. Se la materia è così difficile, al punto che l'Assessore Alberton non è in grado di governarla, io comincio ad essere preoccupata.
La Regione da un lato fa una operazione di conservazione dell'esistente, dall'altro, a un anno di distanza, dice che la materia non è governabile. Allora il giudizio che abbiamo dato su questo piano è che si tiene assieme una domanda che cresce, che lievita, che sarà sempre più pressante perché risponde ad interessi particolaristici di pezzi della società e si lasciano fare tutti i giochi che sono quelli che servono alle imprese per la riqualificazione della produzione. Ma badate, poco male se le imprese fanno formazione, il fatto è che la fanno con i miliardi pubblici, questo è il vero problema.
Perché i 2.000 assunti con il contratto di formazione lavoro non se li è pagati la FIAT, non se li è pagati l'API, li abbiamo spesi noi a fior di miliardi. Se questo è il ruolo che la maggioranza su questo terreno svolge siamo sempre più convinti, sentite le dichiarazioni dell'Assessore Alberton, di essere nettamente contrari al piano e di fare il possibile perché questa situazione cambi.
A questo punto pongo un altro problema. Noi abbiamo sentito l'intervento del collega Tapparo e i problemi che ha sollevato a cui l'Assessore non ha dato risposta. Ci è parso un intervento molto critico abbiamo condiviso per altri versi anche parte dell'intervento del collega Marchini. Al di là di come poi la maggioranza ricompatta i suoi voti, quali parti della maggioranza sono d'accordo cori questo programma annuale di formazione professionale? Noi abbiamo l'impressione che, al di là della difesa d'ufficio del Consigliere Villa, possa sorgere qualche perplessità qualche dubbio, magari anche solo per una spesa che non viene determinata.
Qui approviamo i 75 miliardi del costo del piano e stranamente non sappiamo quanto va sul bilancio 1986 e quanto andrà sul bilancio 1987.
Noi abbiamo l'impressione che molti miliardi andranno sull'87, perch nel bilancio '86 non c'è più molto. Questo slittamento, questo trascinamento della spesa da un anno all'altro senza spiegazione, pone alcuni problemi ad altri membri della maggioranza.
Il nostro voto è contrario e ci auguriamo ché non si chiuda qui questa discussione, perché i problemi aperti dagli interventi in aula esigono un momento di riflessione ulteriore alla ripresa autunnale.



PRESIDENTE

Pongo in votazione per alzata di mano la deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.
La delibera è approvata con 26 voti favorevoli, 12 contrari e 2 astensioni.
Pongo in votazione per alzata di mano l'immediata esecutorietà.
E' approvata all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
La seduta è tolta.



(La seduta termina alle ore 21,15)



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