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Dettaglio seduta n.53 del 03/07/86 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Università - Urbanistica (piani territoriali, piani di recupero, centri storici

Interrogazione dei Consiglieri Sestero, Bontempi, Marchiaro, Rivalta e Adduci inerente la Facoltà di Geologia


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione presentata dai Consiglieri Sestero, Bontempi Marchiaro, Rivalta e Adduci inerente la Facoltà di Geologia.
Risponde l'Assessore Alberton.
ALBERTON, Assessore ai beni culturali Rispondo a questa interrogazione congiuntamente all'Assessore Turbiglio che, quale responsabile del patrimonio, è direttamente interessato alla questione. La risposta era stata preparata a mio nome perché l'Assessore purtroppo era ancora impedito.
Con l'interrogazione in oggetto si chiede di conoscere quali impegni siano stati assunti o si intendano assumere, da parte della Regione, per consentire al Dipartimento di Scienze della Terra di svolgere la propria attività in idonee strutture senza sollevare contrapposizioni tra l'Università di Torino e il Museo Regionale di Scienze Naturali.
Al riguardo si premette che le difficoltà in cui si è venuto a trovare il Dipartimento di Scienze della Terra per lo svolgimento della sua attività didattica sono state determinate dalla dichiarazione, da parte dei VV.FF. del giugno 1984, della parziale inagibilità, per motivi di sicurezza, dei locali occupati sia in Palazzo Carignano sia nella ex sede dell'Ospedale San Giovanni.
La precedente Giunta regionale, sensibile alla risoluzione dei problemi dell'istruzione universitaria, fece ristrutturare sollecitamente alcuni locali presso l'Istituto Galileo Ferraris che, utilizzati dal Dipartimento di Scienze della Terra, impedirono che l'attività didattica venisse interrotta e si impegnò a mettere a disposizione dell'Università di Torino locali ristrutturati, per una superficie di circa 4.500 mq, da assumere in locazione dall'Istituto Galileo Ferraris in cambio dei locali occupati dall'Università di Torino a Palazzo Carignano e all'ex Ospedale San Giovanni.
Tali impegni non sono stati disattesi dall'attuale Giunta, la quale anzi, consapevole che il buon funzionamento delle strutture universitarie sia fonte essenziale dello sviluppo della Regione, intende promuovere la più fattiva collaborazione con l'Università di Torino, convinta che la risoluzione dei problemi di comune interesse contribuisca al progresso della comunità piemontese.
La Giunta regionale ha inteso soltanto dare rigorosa veste giuridica agli impegni, a suo tempo assunti con l'Università di Torino, in modo che il rapporto tra gli enti interessati risultasse trasparente sia sotto il profilo della legittimità giuridica, sia sotto il profilo della congruità economica.
A tal fine è stata stipulata,, il 9 giugno scorso, una convenzione nella quale è previsto che la Regione metterà gradualmente a disposizione dell'Università di Torino, entro il 31 dicembre 1990, i locali presso l'Istituto Galileo Ferraris in C.so Massimo d'Azeglio n. 42 per una superficie di circa 4.500 mq.da ristrutturare a cura e spese della Regione per lo svolgimento delle attività didattiche del Dipartimento di Scienze della Terra, e che l'Università di Torino lascerà gradualmente, entro il 31 dicembre 1991, tutti i locali occupati in Palazzo Carignano, che verranno adibiti a sede di uffici e servizi regionali, e tutti i locali occupati nell'immobile dell'ex Ospedale San Giovanni per consentire alla Regione la realizzazione è l'insediamento del Museo Regionale di Scienze Naturali.
Inoltre, proprio in attuazione degli impegni assunti con la predetta convenzione, la Giunta regionale, con deliberazione assunta in data 17 giugno scorso mese, ha approvato il progetto di ristrutturazione di una prima parte dei locali già affittati dall'Istituto Galileo Ferraris ed ha autorizzato l'esperimento di una gara pubblica per l'affidamento dei lavori, per l'importo di circa L. 1.900.000.000, che inizieranno nel prossimo mese di settembre.
Altri lavori seguiranno nel rispetto dei termini degli accordi stipulati che permetteranno un più celere raggiungimento dell'obiettivo di dare idonea ed adeguata sede al Dipartimento di Scienze della Terra e al Museo Regionale di Scienze Naturali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA Sono soddisfatto per l'impegno della Giunta a continuare la linea che tende a risolvere la questione del Dipartimento di Scienze della Terra almeno in parte e in modo certamente non definitivo, e la questione dell'agibilità al fine della ristrutturazione di Palazzo Carignano e del completamento dell'intervento per il Museo di Scienze Naturali all'ex sede dell'Ospedale San Giovanni.
Sono invece preoccupato per le date. Solo entro il 1990 saranno completati i lavori per rendere disponibili i 4.500 mq,di superficie per il Dipartimento di Scienze della Terra; sia pur gradualmente questa operazione si concluderà solo alla fine del 1990, quindi in sostanza fra 4 anni e mezzo. Sono preoccupato perché, conseguentemente, la liberazione dei locali di Palazzo Carignano e dell'ex San Giovanni avverrà nel 1991, cioè fra 5 anni.
Purtroppo si evidenzia ancora una volta come l'operatività pubblica sia costretta a delle lentezze, a dei rallentamenti che nessun operatore privato accetterebbe; qualsiasi operazione esso volesse compiere, dal punto di vista imprenditoriale, non potrebbe accettare tempi di questa natura.
Per queste ragioni il Presidente della Giunta di allora Viglione (tra l'altro l'Assessore Alberton conosce bene le questioni, essendo stato Presidente del Galileo Ferraris) aveva scelto una linea che forzasse i tempi e rendesse giù celeri possibile le soluzioni.
Sono quindi soddisfatto perché l'impegno sulla linea operativa costruita va avanti e non soddisfatto per i tempi. E' questo un altro esempio di come l'operatività pubblica resta, in ragione dei tempi, troppo spesso sconfitta.
Questo in un momento particolarmente grave per l'Università quando stanno esplodendo in maniera macroscopica non nuovi ma vecchi e decennali problemi. Mentre l'Università versa in questa situazione, non si promuovono finanziamenti per sollevare la situazione edilizia delle strutture universitarie nel nostro Paese, in particolare in Piemonte. Rammento che è dal 1976, quando era Ministro della Pubblica Istruzione Malfatti, che non ci sono finanziamenti per l'edilizia universitaria; vennero allora stanziati 17 miliardi per l'Università e 4 miliardi per il Politecnico. Da quella data, sono stati presi provvedimenti ordinari, non ci sono stati interventi straordinari.
Tutto questo avviene - faccio un esempio - nel momento in cui su altre opere pubbliche si fanno grandi spese. Ricito quelle destinate alla viabilità, alla sopravvia su Torino che, ribadisco, è davvero inutile, se non addirittura dannosa a qualsiasi politica urbanistica territoriale seria dell'area torinese. La Regione sta spendendo soldi per la progettazione di questa infrastruttura che per chilometri costerà molto di più di quanto potranno essere i finanziamenti che spero arriveranno per gli interventi straordinari per l'Università di Torino.
Una sopravvia costa 40/50 miliardi al chilometro. Non so se arriveranno 40/50 miliardi per l'Università di Torino. Nel nostro Paese si continua a penalizzare una struttura importante come l'Università, si spendono soldi per la viabilità, in qualche caso dove non ce n'è bisogno, in qualche altro dove ce n'è, in qualche altro ancora addirittura per politiche sbagliate.


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Interpellanza dei Consiglieri Acotto, Ferro, Rivalta e Bresso ed interrogazioni dei Consiglieri Ala, Staglianò e dei Consiglieri Majorino e Minervini inerenti la costruzione della diga sul torrente Ingagna


PRESIDENTE

Esaminiamo ora congiuntamente l'interpellanza dei Consiglieri Acotto Ferro, Rivalta e Bresso e le interrogazioni dei Consiglieri Ala, Staglian e dei Consiglieri Majorino e Minervini inerenti la costruzione della diga sul torrente Ingagna.
A tutte e tre risponde l'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore alla tutela dell'ambiente Essendo una risposta lunga, articolata e con molti dati,chiederei agli interroganti se sono d'accordo ad avere la risposta scritta, altrimenti posso leggerla qui in aula.



PRESIDENTE

Poiché l'Assessore ha una risposta scritta proponeva di consegnarvela.
Voi successivamente deciderete se debba ritornare in aula o meno.
ACOTTO Valuteremo con attenzione la risposta scritta dell'Assessore. Sono un po' sorpreso dal fatto che sia solo l'Assessore Maccari a rispondere su questa materia che investe anche l'Assessorato all'agricoltura.
MACCARI, Assessore alla tutela dell'ambiente La risposta tiene conto anche delle altre indicazioni degli Assessorati competenti.
ACOTTO Valuteremo la risposta con riserva.



PRESIDENTE

Allora depenniamo le interrogazioni; se sarete insoddisfatti le ripresenterete per la discussione. Per ora le riteniamo esaurite con la risposta scritta.


Argomento:

Interpellanza dei Consiglieri Acotto, Ferro, Rivalta e Bresso ed interrogazioni dei Consiglieri Ala, Staglianò e dei Consiglieri Majorino e Minervini inerenti la costruzione della diga sul torrente Ingagna

Argomento:

Risposta scritta ad interrogazioni


PRESIDENTE

Lo stesso Assessore Maccari comunica che darà risposta scritta all'interrogazione dei Consiglieri Bresso, Adduci, Ala, Reburdo, Staglian e Rivalta inerente l'insediamento nucleare.
Inoltre l'Assessore Lombardi darà risposta scritta all'interrogazione presentata dal Consigliere Rossa inerente la raccolta dei tartufi.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione dei Consiglieri Ferro e Acotto inerente il Parco di Pollenzo


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione presentata dai Consiglieri Ferro e Acotto inerente il Parco di Pollenzo.
Risponde l'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore alla tutela dell'ambiente La frazione di Pollenzo ricade nel territorio comunale di Bra, Comune attualmente dotato di Piano Regolatore Generale ante L.R. 56; con delibera del Consiglio regionale n. 133 del 22 marzo 1985,il Comune stesso ha adottato in via preliminare una variante generale al Piano Regolatore Generale Non essendo previsto dalla legge regionale n. 56/77 e successive modificazioni l'inoltro ai competenti uffici regionali dei Piani Regolatori Generali adottati in via preliminare; non risulta attualmente possibile procedere alla verifica di quanto affermato nell'interrogazione.
Sono in questi giorni all'esame le controdeduzioni dei privati e la redazione del Piano Regolatore Generale definitivo è prevista per l'autunno 1986.
Si fa presente comunque che, dopo l'inoltro alla Regione, previsto per fine anno, dello strumento urbanistico generale adottato in via definitiva dal Comune o di eventuali piani esecutivi, sarà cura di questo Assessorato valutare, in opportuna sede, le scelte urbanistiche comunali con particolare riguardo agli argomenti oggetto dell'interrogazione.
Per quanto riguarda il riesame, fondato sui necessari approfondimenti dell' habitat e delle condizioni ambientali del Parco, la Giunta si dichiara disponibile a esaminare la questione in Commissione a tempi brevi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.
FERRO Io mi aspettavo l'unica risposta possibile, cioè che la Giunta avesse fatto degli accertamenti; il tempo per farli c'era sono trascorsi 8 mesi dal momento in cui ho presentato l'interrogazione - e che da tali accertamenti effettivamente risultasse quello che sottolineavo nell'interrogazione e che comunque era subentrato un fatto esterno che era il vincolo della legge Galasso. Invece non ricevo una risposta di questo tipo, che era la risposta politicamente più corretta. Mi sento dire che non è possibile procedere alla verifica perché per il momento su questo terreno non esistono delle competenze specifiche da parte della Giunta.
Lascio le valutazioni rispetto a quanto è stato detto anche allo stesso Assessore; credo che non si possa essere assolutamente soddisfatti di una risposta di questo tipo.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazioni dei Consiglieri Ferrara, Fracchia e dei Consiglieri Bontempi, Calligaro inerenti l'area ex Montefibre di Ivrea


PRESIDENTE

Il Vicepresidente della Giunta regionale, signora Vetrino, risponde congiuntamente alle interrogazioni dei Consiglieri Ferrara, Fracchia e dei Consiglieri Bontempi, Calligaro inerenti l'area ex Montefibre di Ivrea.
VETRINO, Vicepresidente della Giunta regionale Rispondo io a questa interrogazione, per quanto la stessa ponesse una serie di problemi che coinvolgevano direttamente competenze di altri Assessori, in particolare l'Assessore Genovese, con il quale ho concordato questa risposta, essendo gli aspetti riferiti alla pianificazione territoriale ed alla programmazione prevalenti nella richiesta degli interroganti.
Devo fare una breve premessa e chiedo scusa al Presidente se supererò i termini di tempo consentiti per la risposta, ma sto rispondendo a due interrogazioni.
La Società Italiana Nylon (ex Montefibre) è attualmente in liquidazione. Dopo una certa mobilità verso la Farmitalia, la Olivetti e altre unità produttive del Piemonte, oggi si è in presenza di un personale composto da circa 430 addetti rispetto agli 800 del 1983.
In data 17 aprile 1986 l'Azienda ha attivato le procedure per il licenziamento del personale rimasto.
In seguito ad alcuni incontri presso il Ministero dell'Industria, a cui erano presenti, oltre alla Regione Piemonte, il Comune di Ivrea e le OO.SS.
di categoria, nazionali e territoriali, l'Azienda ha sospeso gli effetti dei licenziamenti collettivi garantendo di provvedere alla richiesta della CIGS sino al novembre 1986; richiesta di proroga a cui il CIPI ha dato parere favorevole e che, essendo l'ultima richiesta che la proprietà intende effettuare, pone con sempre maggiore urgenza la necessità di trovare uno sbocco concreto.
Al riguardo, nei citati incontri, si è affrontata l'individuazione di un programma di attivazione industriale dell'area dismessa, discutendo anche sulle possibili rioccupazioni dei lavoratori attualmente in CIGS.
E' evidente che la vicenda Montefibre si configura come punto di crisi e di trasformazione, sul quale appare decisiva la capacità e la volontà delle pubbliche istituzioni di assumere un ruolo programmatore degli interventi e delle azioni che si renderanno necessarie al fine di riportare questa zona verso più solide prospettive di sviluppo.
In questo senso appare necessario ripercorrere le tappe di questa vicenda, unico modo per inquadrare correttamente la posizione della Regione e i prossimi interventi che potrebbero scaturire.
Nel 1984 il Consiglio comunale della Città di Ivrea approvava una delibera programmatica proposta dalla Giunta comunale. Questa delibera partendo da una complessiva analisi socio - economica e territoriale dell'Eporediese e i principali fenomeni di trasformazione dell'apparato produttivo in relazione alle esigenze della città, individuava alcune direttrici di intervento e poli a priorità di sviluppo.
La maglia costituita da questa analisi individuava le linee indicanti modalità, criteri generali e siti di interesse pubblico per la realizzazione del Piano Regolatore Generale. In questo contesto, la delibera programmatica assegnava particolare attenzione all'area denominata "Parco Urbano della Dora", area comprensiva dello stabilimento SIN S.p.A.
con una superficie di 260.000 mq occupata da circa 660.000 mc di fabbricati industriali attualmente abbandonati.
La zona, sulla sponda destra della Dora, comprende inoltre tipologie a verde, delle scuole, un deposito di autobus. Area che la delibera programmatica decideva di destinare "ad attività produttive avanzate, ad attività di terziario superiore e ad iniziative di formazione professionale e scolastica".
La delibera programmatica era in pratica l'indicazione di base per i progettisti del PRG, con la puntuale previsione, per l'area descritta, di un piano particolareggiato. Successivamente il Comune ha affidato ad un professionista la progettazione del piano particolareggiato.
Al riguardo, l'ultimo atto deliberativo ufficiale del Comune di Ivrea che abbiamo potuto registrare, risale alla primavera dell'85, al termine della scorsa legislatura. In quella data viene infatti assunto il PRG preliminare contenente le prime indicazioni di massima per il cosiddetto "Parco Tecnologico della Dora".
Un PRG preliminare che, dalle dichiarazioni delle autorità comunali dell'epoca, costituiva un passo graduale, la "verifica delle coerenze" tra quanto indicato nella delibera programmatica e i successivi dettagli del piano particolareggiato che ho richiamato.
Per quanto riguarda il PRG oggi sappiamo che non è ancora giunto al CUR. in quanto si trova in fase di controdeduzioni alle osservazioni del progetto preliminare. Il progetto contenuto nel piano particolareggiato è stato presentato ai Capigruppo del Consiglio comunale di Ivrea ormai due mesi fa.
Il Sindaco di Ivrea il 29/4/86 chiedeva un incontro con la Regione nella persona del Vicepresidente, incontro nel quale ci è stato consegnato il citato progetto e richiesto di attivarci per chiarire il contesto di sviluppo del progetto e verificarne la fattibilità nell'ambito della programmazione regionale.
Su queste richieste, che approfondirò nel prosieguo dell'intervento abbiamo confermato ai rappresentanti eporediesi la nostra piena disponibilità, sollecitando tuttavia un chiarimento istituzionale indispensabile da parte della Città di Ivrea, senza il quale si accrescerebbero l'incertezza e le tensioni della comunità locale, degli operatori, dei lavoratori interessati a ipotesi di sviluppo, aspetti per altro richiamati dagli interroganti.
E' infatti necessario precisare che formalmente il progetto, ora in nostro possesso, non è stato adottato dalla Giunta comunale, né portato all'approvazione del Consiglio comunale di Ivrea.
Per rendere l'idea della situazione che sto descrivendo, è come se la Giunta regionale avesse elaborato il programma per la legislatura presentandolo pubblicamente ai Capigruppo consiliari, senza averlo prima approvato né inviato al vaglio del Consiglio regionale.
Devo dire che questa situazione ci crea un certo imbarazzo nonch perplessità.
E' infatti tradizione di questo Consiglio regionale mantenere ed accrescere un rapporto con gli Enti locali che sia integralmente rispettoso della autonomia comunale, senza separatismi, ma anche senza sovrapposizione dei ruoli.
Noi abbiamo registrato la dichiarazione di volontà e l'intenzione politica del Sindaco al fine di concretizzare questo progetto.
Esperienza vuole però che proprio interventi di queste dimensioni e complessità necessitino di un quadro di certezze sia istituzionali che progettuali. Una strada e un metodo di lavoro che deve essere rigoroso nei rapporti: lo stiamo verificando quotidianamente con lo stesso progetto di insediamento nucleare a Trino.
Per queste ragioni abbiamo sollecitato il Comune di Ivrea a coprire al più presto questo vuoto istituzionale per serrare immediatamente le fila del confronto e dell'analisi, per procedere concretamente su questa strada.
Credo che i problemi, richiamati dagli interroganti, relativi all'acquisizione dell'area, vadano inquadrati in questa direzione. Una riaffermazione dell'interesse pubblico dichiarato nella delibera programmatica dell'84 costituisce titolo di merito per sgombrare il campo da fenomeni palesi o occulti di speculazione che in simili vicende normalmente si generano. Un valore di area che, appena saremo nella condizione di poter condurre un sereno esame del progetto, valuteremo secondo parametri reali, tenendo conto ad esempio degli ingenti investimenti realizzati in questi anni in infrastrutturazioni pubbliche intorno all'area Montefibre. In merito alla proprietà dell'area in oggetto si è a conoscenza di un accordo di cessione della medesima alla Immobiliare Bioglio s.r.l. con sede a Milano. In tale società il capitale, a detta del legale rappresentante, è interamente italiano con una maggioranza eporediese. Tra pochi giorni, su nostra richiesta, dovremmo conoscere dettagliatamente i profili e i componenti la suddetta società. Circa la possibilità di acquisizione degli immobili e dell'area da parte della P.A.
il Comune di Ivrea ha precisato, come ho sottolineato precedentemente, che oltre ai problemi connessi agli oneri di acquisizione, ad oggi non dispone di uno strumento urbanistico approvato, che consenta l'attivazione della procedura di esproprio, ma solo di uno strumento generale - un progetto preliminare di piano - di salvaguardia.
E' opinione della Giunta che ogni giorno perso nella definizione di queste posizioni preliminari costituisca un'ipoteca negativa rispetto ad un disegno di sviluppo di cui, seppure in maniera contraddittoria, la Città di Ivrea si vuole dotare.
Perché, vorrei ricordare, anche la Regione ha i suoi tempi, percorre le sue strade: stiamo elaborando il Piano Regionale di Sviluppo, aggregando ed esaminando progetti. Stiamo attentamente esaminando le linee di assetto territoriale non dimenticando le connessioni pianificatorie con le indicazioni della legge Galasso.
Un'attività certo complessa, difficile perché tanti sono i problemi della Regione e, specificatamente, dell'Ente Regione, ma pur sempre un'attività con scadenze sempre più ravvicinate nel tempo.
Richiedendo al Comune di Ivrea tempestività e chiarezza nelle decisioni, richiesta rivolta anche alla Società interessata all'area per quanto riguarda le proprie posizioni, crediamo di aver innescato il primo meccanismo per ritrovare un punto di unità sul quale procedere. A questo riguardo, mi auguro che nella prossima riunione tra le parti affiori questa chiarezza.
Personalmente ho proceduto ad un primo superficiale esame di questo progetto che, ho notato, è dotato innanzitutto di una forza e marca progettuale che compenetra la globalità dei problemi della città.
E' raro trovare nella nostra Regione considerazioni così approfondite e incisive sul proprio futuro, come quelle espresse sin dalla delibera programmatica.
In questo senso, quando riceveremo un chiaro e franco "nullaosta" dal Comune di Ivrea, potremo valutare con una certa rapidità gli aspetti complessi di impatto di questo progetto, nell'ambito dell'attività e dei criteri che stiamo seguendo nell'elaborazione del Piano Regionale di Sviluppo, nella prospettiva di un intervento attivo della Regione che potrebbe concretizzarsi attraverso la Finpiemonte, quindi con i mezzi finanziari e gli strumenti urbanistici adeguati.
Perché, devo anche aggiungere, questo progetto si pone non come un progetto o idea in itinere, per cui - a seconda della moda del momento abbiamo tutto il Piemonte che si propone come centro intermodale o come centro fieristico commerciale.
In questo caso abbiamo invece una dignità progettuale che nasce da un'analisi attenta volta a rafforzare le vocazioni storiche di questa area.
Ciò concretamente significa, senza entrare nel merito del progetto, perch non ho al momento gli elementi per farlo, poter verificare dal principio le compatibilità e connessioni di questo progetto nel contesto del Piano Regionale di Sviluppo.
Queste sono le nostre intenzioni, palesate alle parti nei recenti incontri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Calligaro.
CALLIGARO Ringrazio il Vicepresidente per la risposta.
La notizia certa è che una società immobiliare, la Bioglio, ha acquistato l'area della Società Italiana Nylon e noi, avanzando nel mese di maggio l'interrogazione, consideravamo fosse necessario prendere in esame alcuni problemi: lo stato di liquidazione della Società Italiana Nylon l'intenzione del liquidatore di alienare l'area - cosa che è avvenuta la volontà politica del Comune di Ivrea di garantire un carattere produttivo all'area, destinandola a grande industria oppure a polo tecnologico o ad attività di terziario avanzato.
Tra l'altro il Comune si è mosso in questa direzione pur non disponendo di uno strumento urbanistico congruo.
Ora però ci troviamo di fronte a un fatto nuovo: una società immobiliare ha acquistato l'area e si è persa un'occasione; Regione e Comune di Ivrea, Finpiemonte insieme al Consorzio sulle aree industriali avrebbero potuto assicurare l'intervento pubblico e acquisire l'area per destinarla alla realizzazione di un progetto che ha dignità tecnologica e scientifica.
Più volte la Regione è stata sollecitata. Ora ci troviamo di fronte a una situazione evidentemente molto difficile che può essere - appunto fortemente compromessa dal fatto che un privato ha messo le mani sull'area.
La vicenda è ancora più complessa ed è per molti versi drammatica. Alla sola Società Italiana Nylon - nel solo stabilimento di Ivrea - si sono persi due mila posti di lavoro in questi anni; agli ultimi 427 lavoratori ai quali è stata prorogata la Cassa Integrazione fino a novembre di quest'anno, l'impresa non riconosce ai fini della quiescenza l'ulteriore periodo semestrale di CIGS.
Siamo quindi a un virtuale licenziamento di 427 lavoratori che godranno, da maggio a novembre di quest'anno, dell'ultimo periodo di Cassa Integrazione.
E' l'ultimo atto che conclude la politica di smantellamento del polo industriale delle fibre in Piemonte: Vercelli, Pallanza e Ivrea.
Anche per questo avremmo voluto maggiore determinazione da parte della Giunta regionale: perché ci troviamo di fronte a una Società del gruppo Montefibre (a sua volta del gruppo Montedison), a un complesso economico finanziario tra i più grandi del nostro Paese, che ha portato avanti impunemente una politica di arroganza e ha realizzato le sue politiche industriali con le risorse pubbliche (salvo poi non rispettare gli orientamenti programmatori pubblici), che ha smantellato interi impianti e interi poli produttivi, com'è il caso delle fibre in Piemonte.
C'è una sudditanza nei confronti di questo gruppo, di questo potentato economico - finanziario, e anche per questo motivo non ci soddisfa la risposta che è stata data.
Certo, la Regione si è mossa correttamente, il Comune di Ivrea non ha uno strumento urbanistico adeguato, ma questo poteva essere sollecitato e insieme al Comune poteva e doveva esserci un intervento programmatorio che destinasse l'area a parco tecnologico fluviale; noi vorremmo che questo progetto fosse inserito nei programmi FIO perché, tra l'altro, prevede un ponte diga e l'uso plurimo delle acque (per irrigazione e produzione di energia elettrica).
Sarebbe un intervento, per la Città di Ivrea, di rilevante portata non solo urbanistica, ma anche produttiva, tecnologica, e di sfruttamento ottimale delle stesse risorse idriche.
Chiediamo inoltre alla Giunta di attivare corsi di formazione professionale mirati alla mobilità della forza lavoro eccedente, poiché i 427 lavoratori a novembre dovranno essere considerati, a tutti gli effetti privi di un posto di lavoro.
Comprendiamo che ci si riferisce a un tipo di manodopera del tutto particolare, però verifichiamo se è possibile attivare corsi di formazione allo scopo di favorire la mobilità, considerato che nell'area vi è una impresa dinamica come la Olivetti; in questo caso forse la mobilità potrebbe non essere una vuota declamazione, ma un obiettivo concreto capace di recare beneficio, sia pure parziale; ai 427 lavoratori della Società Italiana Nylon.
Un'ultima considerazione: è urgente che ci si muova in modo coordinato Giunta regionale, Comune di Ivrea e Finpiemonte - in quanto ci troviamo a stabilire rapporti con un privato riottoso (che non si è presentato all'incontro al Ministero del Lavoro e ha mandato un semplice osservatore) e noi temiamo che ogni destinazione produttiva, tecnologica e di terziario avanzato possa essere compromessa.
Sollecitiamo quindi la Giunta e anche il Comune di Ivrea a muoversi in modo coordinato e ad attivare misure concrete di programmazione in modo tale da salvaguardare un'area di grande importanza e destinarla a fini produttivi; nell'Eporediese, in presenza di una spiccata vocazione, dove si manifestano elementi dinamici, nell'industria e nei servizi e dove è realistico proporsi, come si è fatto precedentemente per il P.I.P., un esemplare intervento pubblico di programmazione nel campo delle tecnologie di punta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.
FERRARA Signor Presidente e colleghi, credo che si presentino ogni tanto delle occasioni importanti che determinano sviluppo e crescita del sistema cogliere quelle occasioni credo che sia compito fondamentale degli amministratori pubblici per dare concretezza alle loro dichiarazioni e alle loro affermazioni.
Mi pare che quanto sta avvenendo, relativamente all'area ex Montefibre di Ivrea, possa essere una di queste occasioni.
Se ne parla molto e da molto tempo; la stessa interrogazione del PCI cita Tecnocity, dicendo che è un'area che ha una vocazione tecnologica e che deve essere utilizzata in questo senso. E' una realtà; siamo tutti convinti di questo e sosteniamo che esiste non un parco scientifico che comprende, dal più al meno, tutte le città del Piemonte per accontentare tutti, ma esiste naturalmente una situazione di parco scientifico, di asse scientifico Torino - Ivrea che non può essere lasciato cadere.
E' una realtà importante, che vede collegarsi due sistemi di tecnologia avanzata, quello vicino a Torino collegato alla robotica, al sistema più applicato rispetto al sistema industriale e l'area di Ivrea che ha una vocazione di tecnologia avanzata nel sistema informatico. Noi crediamo che non si debba perdere questa occasione. Il Comune di Ivrea ha fatto delle scelte; delle scelte coerenti rispetto a questa ipotesi.
Il Vicepresidente Vetrino ci ha ricordato le tappe della vicenda.
Nel gennaio 1984 una delibera programmatica della Giunta comunale individuava l'area ex Montefibre come area a terziario avanzato per lo sviluppo non soltanto di Ivrea ma di un'area più ampia; e, coerentemente sempre nell'84 affidò l'incarico per un progetto.
Nella primavera 1985, prima delle elezioni amministrative, la Giunta e il Consiglio comunale di Ivrea hanno assunto il piano regolatore preliminare della città (l'Assessore all'urbanistica era repubblicano). Da questo momento però vorrei sapere che cosa è successo. Certamente si sono dette delle parole contraddittorie, si diceva che bisognava espropriare l'area ed acquisirla.
RIVALTA Andato via l'Assessore repubblicano è rimasto il vuoto.
FERRARA E' rimasto il vuoto, ma è la verità. Al di là della polemica, dopo l'85 vorrei sapere cosa concretamente...
RIVALTA Lo dici tutte le volte.
FERRARA No, non possiamo dirlo perché siamo stati così poco tempo Assessori nelle amministrazioni passate che non possiamo, in vero, dire: "Mancati noi, manca tutto"; al massimo adesso che ci siamo puoi dire: "Ci siete voi e non fate niente", ma non puoi certo rimproverarci che in passato non abbiamo...
RIVALTA Quando non ti vedo mi sento insipido.
FERRARA Mi dispiace, cercherò di essere più presente.
Al di là di queste polemiche, il Comune di Ivrea, dopo il giugno 1985 che cosa in concreto ha fatto, al di là delle parole? Trovo anche curiosa la richiesta avanzata dal Comune di Ivrea alla Giunta, senza un progetto preciso, di interessarsi e di fare qualche cosa per quest'area, quasi che la competenza originaria principale non fosse proprio del Comune.
RIVALTA Il Comune di Torino con quattro righe vi ha impegnato a fare un progetto...
FERRARA Non divaghiamo su queste cose perché è un altro problema.
RIVALTA Voglio solo dire che come metodo, sono d'accordo con il Vicepresidente Vetrino quando dice: "Voglio che Ivrea approvi un piano regolatore", ma non è avvenuto così per il Comune di Torino, sono bastate quattro righe per farvi impegnare 500 milioni per un progetto di sopravvia.
FERRARA Rivalta, parleremo poi della sopravvia, adesso stiamo parlando del progetto di Ivrea che, a mio giudizio, è rimasto completamente fermo, non ha avuto nessuna attività, nessuna forza propulsiva da parte del Comune di Ivrea dalla metà dell'85 in avanti.
Credo che sia contraddittoria la posizione del Partito Comunista, che qui giustamente pone il problema dello sviluppo di quest'area, di assunzioni di iniziative rispetto a quest'area. Ma vorrei sapere se la maggioranza, di cui ha tanta parte il Partito Comunista ad Ivrea decisamente si muove in questa prospettiva o non esistano forse difficoltà all'interno della maggioranza comunale che determinano di fatto l'impossibilità di procedere rispetto a queste prospettive.
C'è anche una seconda interrogazione firmata dal rappresentante del Partito Socialista Tapparo e dai colleghi Staglianò e Ala dove si parla della difesa dell'occupazione. Anche il collega Calligaro ha fatto lunghe disquisizioni poc'anzi, soffermandosi sul problema dell'occupazione.
Noi crediamo sia un problema importante e serio da affrontare, per siamo anche convinti che la difesa del posto di lavoro non è la difesa di ogni singolo posto di lavoro, ma è piuttosto rendere possibile una crescita complessiva del sistema che determina l'occupazione e la garanzia dell'occupazione.
Abbiamo la sensazione che questo progetto di Ivrea, di parco tecnologico avanzato, con tutto quello che comporta, con gli enormi investimenti che determinerebbe se fosse avviato, incentiverebbe pure una crescita complessiva dell'occupazione ben superiore al problema reale, vero e importante dei 427 dipendenti della Montefibre. Il progetto vero non pu essere elaborato dalla Giunta regionale, Calligaro, deve essere il Comune di Ivrea a definire bene che cosa vuol fare prima di poter chiedere alla Giunta di impegnarsi. La Giunta si impegna su dei progetti, non su delle parole, fino adesso progetti precisi non ce ne sono stati.
C'è il progetto che ha una sua dignità presentato dalla precedente Giunta comunale che però non è stato fatto proprio dalla nuova Giunta in modo concreto e ufficiale. Finora non c'è stata questa presa di posizione.
Chiediamo al Comune di Ivrea di dare avvio a questo progetto; certamente a quel punto si potrà porre il problema di collaborazione con la Regione e io credo che un progetto di questo genere possa e debba essere previsto nel Piano di Sviluppo del Piemonte; possa e debba essere finanziato con i fondi FIO perché si tratta veramente di una scelta strategica di ampio respiro.
Però non credo sia possibile avviare tutte queste iniziative se non c'è una presa di posizione chiara da parte della maggioranza del Comune di Ivrea.
C'è il problema dell'acquisizione dell'area che mi pare ormai superato perché un privato avrebbe acquisito l'area.
Non sarei preoccupato più di tanto, anzi se un privato ha acquisito l'area è un elemento di stimolo. Certamente la Regione, attraverso gli organismi che riterrà più opportuni - la Regione stessa, la Finpiemonte - è auspicabile partecipi a questa iniziativa che essendo un'iniziativa di ampio respiro non può vedere il settore pubblico emarginato ed escluso. Si prendano seri contatti con questi imprenditori che hanno acquisito l'area perché finalmente il Comune di Ivrea possa...
CALLIGARO Sembra un trasferimento occulto.
FERRARA Forse tu hai delle notizie più precise, io so che un privato ha comperato l'area.
Il fatto che un privato abbia comperato l'area non mi pare sia negativo in sé, anzi può essere a nostro giudizio un elemento di stimolo. Riteniamo che il Comune di Ivrea non debba più perdersi in disquisizioni e in non decisioni, ma sappia decidere e con una decisione seria sappia affrontare insieme alla Regione, i privati che stanno operando in questo settore perché finalmente, credo con un anno di ritardo, questo progetto possa avere una sua fattibilità concreta.


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Interrogazione del Consigliere Ala inerente la gara di trial interregionale avvenuta a Piossasco il 27 aprile 1986, il cui percorso include zone di elevato interesse ambientale


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione presentata dal Consigliere Ala inerente la gara di trial interregionale avvenuta a Piossasco il 27 aprile 1986, il cui percorso include zone di elevato interesse ambientale. Risponde l'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore alla tutela dell'ambiente Per avere ulteriori informazioni per la risposta ci siamo rivolti al Comune di Piossasco e questi sono i chiarimenti forniti.
La gara di trial è stata autorizzata in buona parte sul percorso individuato dalla Comunità montana Val Sangone con la deliberazione n. 304 del 1984; in parte si è svolta su strada aperta al traffico (fuori dal Comune di Piossasco) e per circa 300 metri su strada sterrata non facente parte del percorso individuato con la citata deliberazione n. 304. Il Comune di Piossasco, che per questo tratto ha chiesto autorizzazione- alla Comunità montana, giustifica la richiesta con il fatto che il tratto in argomento serviva da collegamento con gli altri due tratti: il percorso, in questo modo, era un circuito chiuso, con partenza e arrivo allo stesso punto: questo per evitare due passaggi (andata e ritorno) e limitare la durata della competizione ed il relativo disturbo.
Tenuto presente quanto sopra, non si può rilevare come il Comune nella fattispecie, e pur nell'intento di limitare i disagi, si sia comportato in maniera non appropriata in quanto l'individuazione del percorso è per legge di sua competenza: la Comunità montana, come dice l'art. 11 della L.R. n.
32/1982, deve essere solo "sentita" e non può, in base a una delega (che nel caso specifico, non può essere concessa) individuare percorsi turistici o sportivi.
Si ribadisce pertanto l'obbligo ai Comuni che intendono ospitare manifestazioni del genere di provvedere, ai sensi della L.R. n. 32/1982 all'individuazione del percorso su cui fare svolgere la gara.
Al riguardo l'Amministrazione regionale, in base alle proprie competenze, intende richiamare, con lettera circolate ai Comuni del Piemonte, il divieto di compiere con mezzi motorizzati percorsi fuoristrada, come previsto dall'art. 11 della citata L.R. n. 32/1982,e far presente la possibilità, prevista nello stesso articolo, dello svolgimento di manifestazioni sportive solo sui percorsi appositamente individuati a questo scopo. Quanto sopra nell'intento di evitare che diventino frequenti episodi come quello segnalato. E' peraltro da aggiungere che non sono giunte agli uffici regionali analoghe segnalazioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
ALA Presidente, gentile Assessore devo - e credo sia la prima volta ritenermi soddisfatto della risposta dell'Assessore in quanto vi trovo riconosciuto ed accolto quanto avevano già sostenuto alcuni movimenti ambientalisti della zona di Piossasco: la procedura adottata per autorizzare il percorso e la gara non era regolare, cioè non era quella prevista dalla legge.
Nello stesso tempo, apprezzo l'intenzione di inviare una lettera circolare per sottolineare l'esistenza di questo problema, nel tentativo anche di impedire l'eventualità che si ripetano casi di questo genere.


Argomento: Problemi energetici - Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Valeri e Acotto inerente la sicurezza sanitaria dell'impianto elettronucleare previsto nell'area Po 1


PRESIDENTE

Esaminiamo infine l'interrogazione presentata dai Consiglieri Valeri e Acotto inerente la sicurezza sanitaria dell'impianto elettronucleare previsto nell'area Po l.
Risponde l'Assessore Olivieri.
OLIVIERI, Assessore alla sanità Rispondo all'interrogazione che era stata posta dal Consigliere Valeri e da altri sulla materia concernente un'iniziativa che avevamo preso, in tempi non sospetti, proprio per arrivare a determinare un piano di emergenza e verificare esattamente la situazione riguardante l'area Po 1 ed eventualmente anche quella della E. Fermi. E' stata attivata una Commissione di esperti, tuttora in funzione, che ha lo scopo di verificare questa situazione, soprattutto alla luce degli eventi di Chernobyl, che evidentemente implicano una profonda differenziazione rispetto agli schemi precedenti, per esempio i limiti di sicurezza nei primi 3 chilometri.
Evidentemente c'è tutta una materia nuova da analizzare in modo estremamente accurato e preciso per dare e valutare norme di garanzia e di sicurezza sul piano della salute della popolazione. Questa era stata la nostra preoccupazione prima ancora del disastro di Chernobyl e procediamo su questa linea in modo da predisporre, anche in accordo con la Protezione civile e con le Prefetture, quelle norme di garanzia che in un caso malaugurato, sperando che non si verifichi mai, possano determinare la massima sicurezza per la gente.
Questa. è la sostanza, vedremo poi i lavori della Commissione. I criteri sono quelli di scegliere degli esperti che diano la garanzia della conoscenza dei problemi, che possano intervenire in modo proficuo e non soltanto in modo formale sui lavori. Quindi la composizione è la più varia: esperti in radionuclidi, in protezione specifica, in medicina del lavoro tutti quelli che possono dare insomma un apporto reale al problema. Non vi sono infatti esperti in economia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.
VALERI Noi avevamo posto tre domande: la prima riguardava la prassi amministrativa seguita sulla quale l'Assessore Olivieri ha elegantemente glissato. Chiedevamo in particolare come fosse stato possibile, sulla base di un ordine di servizio interno, nominare un gruppo di lavoro con componenti esterne all'apparato regionale. Credo che Olivieri ci avrebbe dovuto rispondere che, prendendo atto della svista, od errore, o leggerezza, penso della struttura tecnica, si sia provveduto a predisporre l' ho vista nel materiale che c'è stato consegnato - l'apposita delibera sostitutiva dell'atto improprio precedentemente assunto.
OLIVIERI, Assessore alla sanità Ma se qui non sburocratizziamo qualche cosa saremo sempre fermi! VALERI Mi scusi, Assessore, sburocratizzare non significa assumere degli atti amministrativamente non consentiti, perché tra lo scrivere un servizio interno e lo scrivere una delibera di Giunta, così come porsi è fatto, non credo che i tempi siano divaricati così, tanto da far presumere inutili lungaggini.
OLIVIERI, Assessore alla sanità Quando c'è stato l'incidente a Chernobyl non ho fatto nessuna delibera l' ho fatta dopo, altrimenti ti muovi, perdi 10/15 giorni una volta, un mese un'altra. La sanità ha aspetti particolari ed è praticamente coperta da questa cappa di piombo procedurale mostruosa.
VALERI Io non credo che l'eventuale ritardo nel predisporre gli atti amministrativi possa essere imputato alla prassi amministrativa medesima quando in questo caso tutto si risolve nel mutare l'atto di servizio interno in delibera di Giunta.
Ma, al di là di questo, abbiamo interrogato l'Assessore anche per conoscere il merito delle scelte compiute. Perché, ad esempio, non siamo riusciti a spiegarci i criteri seguiti e gli indirizzi di lavoro forniti al gruppo di lavoro e del tutto assenti dall'ordine di servizio n. 8. Invero nella successiva delibera ciò è reso più evidente (si vede che a qualcosa serve la prassi amministrativa) e serve ad illuminare i Consiglieri e immagino, le stesse strutture interne a cui ci si rivolge circa i compiti a cui sono chiamate. Però, avendo più chiarezza sugli obiettivi, rimane da spiegare come mai, trattandosi in primo luogo di compiti di programmazione e di progettazione di interventi complessi del servizio programmazione sanitario, nessuno sia stato chiamato a far parte del gruppo. Inoltre, se non vado errato, in questo gruppo di lavoro, non c'è il responsabile del servizio epidemiologico della Regione, quando tra le principali cose da fare c'è, in questi casi, l'individuazione del cosiddetto "punto zero" ossia lo stato epidemiologico dell'area della centrale, sul quale verificare le eventuali variazioni che si verificassero nel tempo.
Non sono presenti neppure le UU.SS.SS.LL. interessate con le quali peraltro, si dice poi nella delibera, ci si dovrà raccordare. E' presente invece un funzionario dell'ENEA.
Capisco che bisogna raccordarsi, su questi temi, ad una serie di strutture esterne alla Regione (Protezione Civile, Vigili del Fuoco, ecc.) e che altrettanto occorre individuare forme e livelli di interlocuzione. Ma non vedo proprio come la Regione, anche dopo le affermazioni fatte in questa sede per quanto concerne i dubbi circa la completa autonomia dell'ENEA, debba di fatto "appaltare" a questo organismo o a suoi rappresentanti funzioni che sono sue proprie Queste considerazioni non tendono minimamente a sottovalutare l'importanza e l'urgenza di darci gli strumenti operativi necessari al governo dei problemi sanitari connessi alla centrale. Peraltro ci sono state sollecitazioni in tal senso da parte di tutte le UU.SS.SS.LL.
interessate, rivolte alla Regione nei mesi scorsi.
Aggiungo che comunque l'indagine epidemiologica e l'individuazione del "punto zero" va al di là della prosecuzione o meno (e noi siamo e restiamo per questa seconda ipotesi) dei lavori della centrale. E' un lavoro che è opportuno che prosegua, è tra quelli che non dobbiamo considerare tra i sospendibili. Dopodiché, però, ci siano consentite le osservazioni che abbiamo ancora avanzato e che ci portano a dichiararci insoddisfatti della riposta ricevuta.


Argomento:

Interrogazione dei Consiglieri Valeri e Acotto inerente la sicurezza sanitaria dell'impianto elettronucleare previsto nell'area Po 1

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Carazzoni, Fassio Ottaviano e Pezzana.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

E' stato presentato il seguente progetto di legge: n. 129: "Interventi regionali in materia di movimenti migratori" presentato dai Consiglieri Cerchio, Vetrino, Guasso, Calligaro, Mignone Nerviani, Marchini e Tapparo il 26 giugno 1986 ed assegnato alle Commissioni !V referente e I consultiva in data 26 giugno 1986.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo ha apposto il visto: alla legge regionale del 22 maggio 1986: "Anticipazione regionale per la realizzazione di progetti di trasporto integrato nell'area metropolitana torinese" alla legge regionale del 22 maggio 1986: "Nomina dei rappresentanti di competenza del Consiglio regionale in seno agli organismi direttivi e tecnico - scientifici dei parchi e delle riserve naturali e speciali regionali".


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo non ha apposto il visto: alla legge regionale del 22 maggio 1986: "Modificazioni alla L.R. 21 marzo 1984, n. 18 'L.R. in materia di opere e lavori pubblici"'.


Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

e) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 17 giugno 1986 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma, della L.R. 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Sistema informativo regionale

Dibattito CSI sulla relazione della Giunta regionale


PRESIDENTE

Il punto 4) all'o.d.g. reca: "Dibattito CSI sulla relazione della Giunta Regionale".
La parola al Vicepresidente della Giunta regionale, Vetrino.
VETRINO, Vicepresidente della Giunta regionale Signor Presidente e colleghi, credo di non dover affliggere il Consiglio con la lettura puntuale della relazione che è stata inviata molti giorni fa.
Quindi credo che i Consiglieri abbiano avuto il tempo per esaminarla per soppesarla, valutarla ed essere in grado di dare un contributo al dibattito che abbiamo in corso attorno al CSI.
Credo di dover fare, estraendole dalla relazione, alcune considerazioni di carattere più generale. Questa relazione è soltanto una parte di un'ampia documentazione che ho fornito al Consiglio, perché esso fosse in grado di valutare compiutamente questo argomento in tutti i suoi aspetti.
Devo anche dire che, al di là della documentazione fornita in questi giorni, fin dall'ottobre del 1985 fornii ad ogni Consigliere regionale una documentazione aggiornata sulla situazione del CSI, con tutti i documenti che potevano essere utili per una informazione di carattere generale, ma anche dettagliata.
Perché mi sembrava giusto che, nel momento in cui nel 1986 si sarebbe affrontato il problema della scadenza del consorzio e della necessità di provvedere in tempo congruo al suo rinnovo, ci fosse da parte del Consiglio una presa di responsabilità e di coscienza di carattere generale rispetto a questa struttura.
Questo argomento rientrava nel più ampio argomento degli enti strumentali, rispetto ai quali, come loro sanno, è in corso un dibattito.
L'Assessorato ha fornito alla Commissione competente una relazione, anche questa abbastanza voluminosa e impegnativa, sul ruolo degli enti strumentali. Diciamo che questo dibattito ha anche l'ambizione di collocarsi in questo confronto, al quale il Consiglio è chiamato e sarà chiamato ancora nei prossimi mesi, per un confronto molto schietto e molto ampio, preciso e dettagliato sul ruolo dei nostri enti, sulla loro configurazione, sulla loro attività e sulle loro realizzazioni. Al di là di tutte le documentazioni che pure sono interessanti, funzionali e fondamentali per la nostra attività .di valutazione e di legislazione sarebbe anche interessante che i Consiglieri regionali, molti certamente l'avranno già fatto, in qualche modo prevedessero una visita a questo centro di informatica. Tutti abbiamo ormai dimestichezza con gli strumenti informatici (chi ha dei figli si trova una casa costellata di aggeggi stranissimi in tutte le stanze), ma devo dire che un grande calcolatore come è quello che abbiamo installato alcuni anni fa, un Digital Wax 780, un Digital Wax 750, un IBM 8150, che serve per il centro unificato di prenotazione, una stampante laser Simex 4500, forse non si possono vedere ogni momento.
Sarebbe questa un'occasione per vedere come una struttura - a questo proposito potrebbe parlare meglio di me il Presidente Viglione - un grande edificio realizzato da Crescentino Caselli alla fine dell'800, che costituisce per l'eccezionalità delle sue dimensioni la realizzazione più imponente dell'architettura ottocentesca di Torino, si sia rivelato nella sua utilizzazione, se non ottimale, certamente buono, per l'inserimento di nuove e modernissime funzioni agevolmente articolabili negli spazi esistenti, senza peraltro ledere il significato documentario dell'impianto originario. Questo è stato permesso dal carattere modulare della struttura e per la rigorosa concatenazione degli spazi verticali e orizzontali che hanno trovato una ottima sistemazione attraverso le strutture del nostro CSI.
Questa ristrutturazione è costata pesantemente anche se congruamente.
Si sono spesi per la sua realizzazione 5 miliardi, 4 dei quali sono stati messi a disposizione dalla Regione. Questa struttura è di proprietà del Comune di Torino. La ristrutturazione non è ancora finita, c'è un ultimo piano mansardato che potrebbe essere anche questo ristrutturato e utilizzato magari per spazi per elaboratori o per altre sedi. Recentemente era stato previsto come utilizzo per il centro per l'editoria elettronica che è un progetto che intende applicare le tecnologie informatiche all'archiviazione, alla composizione, stampa e diffusione di informazioni specializzate.
Questo progetto, il Consiglio ne era stato informato l'anno scorso venne presentato per il finanziamento FIO e costa 19 miliardi. La Regione aveva espresso una delle sue priorità, non venne finanziato anche se da parte del Nucleo di valutazione di investimenti venne valutato con favore per la qualità del progetto, ma, come loro sanno, il FIO dell'anno scorso si indirizzò soprattutto verso le emergenze ambientali e perciò questo progetto venne accantonato. Ritengo che il Centro di calcolo lo ripresenterà per il 1986.
Informo brevemente sullo stato del patrimonio immobiliare di questa struttura. Oggi il contratto di affitto che per anni - fino al 30 giugno 1986 - è intervenuto tra la Regione Piemonte e il Comune di Torino,è direttamente intrattenuto tra il Comune di Torino e il CSI, perché si ritenne più conveniente o per lo meno più corretto che questo rapporto venisse stabilito direttamente tra i due enti in occasione del rinnovo del contratto.
Dopo questa premessa di carattere patrimoniale e entrando nella sfera di valutazione più politica delle argomentazioni che abbiamo in discussione, che sono state comprese quasi tutte nella relazione che ho presentato, vorrei innanzitutto, come premessa di carattere generale sgombrare il campo da una specie di atmosfera non corretta che si è venuta a creare attorno ai problemi del Centro di calcolo.
L'atmosfera non è quella che "Città" riportò in un suo articolo peraltro molto importante. E' interessante ed ammirevole che un giornalista si sia posto questo problema e l'abbia analizzato con la competenza e la responsabilità che egli ha ritenuto di dedicare. Non è questa l'atmosfera nella quale, per lo meno da parte della Giunta e credo anche da parte del Consiglio, si stia affrontando il CSI. Non c'è nessun conto alla rovescia per il CSI! La Regione non ne sta affatto decidendo le sorti! Il CSI è una struttura che esiste e credo che non bisogna essere n Leonardo da Vinci né Suzze, il padre dell'informatica, né conoscere il calcolo algoritmico, per renderci conto che ci troviamo di fronte ad una realtà tecnico - scientifica ormai consolidata, con un grande e complesso sistema di risorse di hardware, e di un altrettanto e più importante patrimonio di esperienza e di progetti, perché l'hardware è soggetto ad un'obsolescenza rapida. Questo patrimonio è un fatto significativo che ha via via consentito la costruzione di parti non ancora definitive, non ancora generalizzate, ma molto significative di un sistema informativo a base regionale.
E' disponibile un capitale umano numericamente e professionalmente assai ragguardevole: è una struttura che conta 260 unità, che costa 7 miliardi all'anno, su 28 miliardi di capitale. E' una cifra non indifferente alla quale occorre guardare con la dovuta attenzione.
Siccome si chiedevano anche dei raffronti con le altre Regioni posso dire che, sotto il profilo della dimensione, è possibile un raffronto soltanto con la Lombardia Informatica S.p.A. Questa società regionale avviata a funzionamento soltanto di recente, ha conseguito delle realizzazioni parziali, pur avendo investito molto pesantemente nel suo bilancio rispetto a questo campo.
Credo che nell'84 avessero nel bilancio 25 miliardi di investimenti e nell'85 circa 50 miliardi.
Sotto il profilo istituzionale il modello più simile a quello utilizzato in Piemonte è quello dell'Umbria, il cosiddetto CRUED, che è un consorzio tra Regione ed Enti locali. Ci sono poi le Regioni Friuli Venezia Giulia, Toscana, Emilia Romagna e, in misura inferiore, Sardegna e Basilicata, che dispongono di strutture in grado di sviluppare attività significative nel settore.
Non risulta che in altre Regioni ci siano strutture di questo tipo, ma che la mancanza di un sistema informativo regionale provoca in queste Regioni degli inconvenienti notevoli.
Occorre anche dire che in questo decennio sono cambiate molte cose: in primo luogo gli stessi scenari della tecnologia informatica. Se 10 anni fa aveva un senso porre un grosso accento sull' hardware del consorzio, che è un centro di calcolo polifunzionale al quale attingere risorse, oggi dobbiamo molto velocemente richiamare altre prospettive tecnologiche che sono le reti di calcolatori, l'accesso ai supercomputer, le banche dati, e dei tentativi in questa direzione ne stiamo già facendo. Parlo evidentemente per le cose che conosco di più, che attengono al mio Assessorato, ma credo che ormai tutti gli Assessori potrebbero raccontare e specificare iniziative che nel campo dell'informatica hanno predisposto.
Non c'è più un Assessorato che non abbia coinvolta e condizionata la sua attività da queste esigenze. Per esempio, nel campo della pianificazione territoriale, il consorzio ha lavorato a costruirsi esperienze e competenze di trattamento automatico dei dati cartografici; abbiamo - e si sa perch in questi quattro anni di approvazione del bilancio questa posta è sempre stata compresa - il cosiddetto S.I.T., Sistema Informativo Territoriale che, appunto, è entrato nel suo quarto anno di vita e, sulla base cartografica costituita dalle curve di livello in scala l:100.000, si possono oggi collegare informazioni di tipo geografico: fiumi coltivazioni, reti di comunicazione, aree edificate e informazioni derivanti da stime, capacità di uso dei suoli, insolazione, dati socio economici.
La scala utilizzata per la realizzazione della cartografia 1:100.000comporta però limiti per tutti gli usi che non attengono alla pianificazione territoriale. Dico questo a ragion veduta, essendomi scontrata con questo limite nel momento in cui, dovendo affrontare la predisposizione dei piani paesistici, abbiamo di fatto la necessità di essere supportati da una cartografia più sofisticata e precisa.
Genova, per esempio - ne sono venuta a conoscenza per aver partecipato ad un Convegno - ha da tempo una cartografia 1:5.000, 1:10.000 per tutti i Comuni; noi saremmo già soddisfatti se potessimo, a breve, disporre di cartografia con scale di 1:25.000. Naturalmente questo tipo di richiesta non riguarda solo l'Assessorato alla pianificazione territoriale, ma anche tutti quegli Assessorati che segnatamente potrebbero fare uso urbanistico di questa scala.
Le risultanze di queste argomentazioni che abbiamo affrontato come Giunta in occasione degli incontri avuti con il Politecnico e l'Università sono state evidenti; si ha la necessità di fare non un ripensamento,ma una riflessione nel momento in cui si va a rinnovare il consorzio su quelle che devono essere le condizioni di tale rinnovamento.
Non si tratta di essere pro o contro il Centro di calcolo; oggi e nell'anno che abbiamo davanti occorre ridefinire e rilanciare quelle intuizioni di.fondo che dieci anni fa furono introdotte dallo Statuto che le ha recepite ottimamente. E' una fase che - se mi si consente - il Presidente Viglione chiama "dello sviluppo e del potenziamento", ma nella "direzione giusta", cioè per definire quelle che devono essere le condizioni migliori per inquadrare questo potenziamento e questo sviluppo.
Con i Rettori abbiamo anche verificato quanto nello Statuto sia ancora attuale: credo che gli Statuti hanno sempre il pregio di prevedere sostanzialmente, tutto. Ma al di là dello Statuto c'è un'altra legge della Regione denominata "Definizione dei rapporti tra Regione e Consorzio per il trattamento automatico dell'informazione", legge n. 3 del 1978, nata dalla necessità della Regione di ridefinire meglio le finalità alla luce di esigenze nuove probabilmente già intervenute nel 1978.
L'art. 2 di questa legge propone correttamente una serie di finalità che si inquadrano ancora con le nuove esigenze di potenziamento e direzione delle quali abbiamo parlato.
C'è anche un'altra osservazione che sovente viene mossa parlando in generale nella società, tra politici e l'Università.
Abbiamo una struttura per sua natura strumentale e quindi deputata alla tutela di interessi che devono continuare a permanere in capo agli enti consorziali. Se è così diventa difficile - questo è quanto a volte viene richiesto - il meccanico confronto tra costi del CSI e quelli delle società di software che notoriamente si limitano a mettere a disposizione della clientela personale specializzato, senza oneri conseguenti, alla soluzione di problemi a rilevanza regionale. Qualcuno chiede anche quali sono i costi CSI; questi conti sono confrontabili con quelli della società esterna.
Vi era anche un'interrogazione del PCI che chiedeva in specifico se fosse possibile mettere a confronto questi dati.
Credo sia difficile affrontare questo argomento: certo, nel definire i costi dei progetti il CSI fa riferimento ai prezzi del mercato piemontese che vanno dalle 200 / 500 / 600.000 lire giornaliere a seconda della professionalità richiesta. Devo dire che questi costi al giorno sono peraltro inferiori a quelli di altre società alle quali partecipiamo; vi sono società che fatturano tranquillamente 800.000 lire al giorno. Questo dipende dalla diversa connotazione giuridica che ha questo centro rispetto a queste società, alcune delle quali hanno configurazione di società per azioni; teniamo conto che i dipendenti del CSI sono inquadrati nella categoria del commercio. La differenza la si intravede in questa diversità.
Nelle nostre S.p.A. ci sono collaboratori che guadagnano 70/80/90 milioni all'anno. Evidentemente quando una società mette a disposizione queste persone deve tenere conto del loro costo, cosa che non avviene nel CSI.
I costi, dunque, sono quelli che ho indicato e credo possano essere considerati competitivi rispetto a quelli dei servizi di software che si possono trovare nella società.
Analoga considerazione potrebbe essere sviluppata per quanto concerne l'utilizzo delle risorse di calcolo, le cui tariffe sono inferiori a quelle di mercato. Il software sviluppato dal CSI Piemonte per una vendita diretta sul mercato degli enti pubblici ha prezzi paragonabili - come ho scritto nella relazione - a quelli di prodotti analoghi sviluppati da società private, pur essendo limitato della ristretta dimensione del mercato regionale.
Questo discorso richiama un'altra osservazione: il nostro centro dovrebbe avere una connotazione più marcatamente aziendale che probabilmente gli consentirebbe di configurarsi in modo più idoneo alle esigenze finanziarie dell'Istituto. Questo però significherebbe doversi anche ristrutturare in modo diverso; ad esempio, dovrebbe definirsi quale struttura commerciale, aspetto che adesso non ha.
Personalmente (ma questa è una giornata nella quale ognuno dovrebbe esprimersi al riguardo, il momento del decennale è un momento significativo) ritengo che questo non sarebbe molto coerente con la presenza degli Atenei perché il problema della loro maggior rilevanza avvertito in questo incontro, non è tanto di sviluppare ulteriormente l'automazione amministrativa, cosa peraltro fatta in questi anni al loro interno (lo stesso Politecnico in ogni dipartimento ha una serie di occasioni informatiche anche consistenti con collegamenti in rete, ecc.) ma quello di assicurare uno standard efficiente di diffusione della ricerca e della didattica.
Questo è lo scopo fondamentale per cui il consorzio nacque e si sviluppò dieci anni fa. Non era per costituire una società di servizi anche se poi correttamente una parte della sua attività è andata in questa direzione, ma non vi è dubbio che il motivo fondamentale che spinse la Regione in quegli anni era quello di dare un contributo alla ricerca e alla didattica.
Il tema della connotazione del consorzio riporta ancora una volta ai rapporti con gli Atenei; e uno dei problemi che noi certamente dovremo affrontare speditamente in questi giorni, anche se ci troviamo di fronte ad un Governo che in questo momento non esiste, è quello di capire come si possa accedere alle risorse del Ministero della Pubblica Istruzione per il calcolo scientifico. Credo sia noto che il Ministero ha, in questi anni disatteso le richieste del consorzio per un riconoscimento di questo come ente pubblico; è anche possibile, credo in questo senso, poter fare una critica al consorzio e probabilmente anche alla Regione, alle Università e al Politecnico per il fatto che non hanno sufficientemente sollecitato il Ministero in questa direzione.
E' anche vero che quei pochi incontri che si sono potuti avere hanno registrato una indifferenza, da parte del Ministero, nell'avviare la procedura di riconoscimento dell'ente pubblico.
E' evidente che il Ministero ha più interessi e privilegia i suoi enti che sono il Cileca, il Cilea, il Ciloa ecc., che sono quelli - appunto - ai quali non hanno aderito finora i nostri Atenei. Dunque, in questo momento il discorso è delicato, perché far parte di questi consorzi ministeriali vuol dire ottenere dei finanziamenti da parte del Ministero, cosa che finora è stata impedita sia al consorzio, perché non aveva questa connotazione pubblica, che all'Università che comunque non ha avuto proprio per il fatto che probabilmente era coinvolta nel discorso con il CSI, la possibilità di avere dei grossi finanziamenti.
Credo che il motivo non di perplessità, ma di ripensamento che stanno facendo gli Atenei in questo momento, rispetto alle loro possibilità di entrare ancora a far parte del CSI, si sbloccherà nel momento in cui ci saranno delle serie garanzie in merito all'accessibilità delle risorse ministeriali.
In questo senso credo che la Regione in prima persona, il Consiglio di amministrazione del Centro di Calcolo e le Università, dovrebbero intraprendere un'azione forte e vigorosa per far presente al Ministero che cos'è il CSI in Piemonte. Credo che il consorzio abbia tutte le carte in regola per ottenere dei finanziamenti a livello ministeriale.
Un altro aspetto che la relazione tocca e sulla quale vorrei soffermarmi, in quanto questa ci riguarda da vicino, è l'attività del CSI nei confronti della Regione. Devo ricordare quello che il Consiglio di amministrazione del CSI, nella persona del suo Presidente e del Direttore hanno chiesto da sempre in questi anni e ognuno di noi ha presente i numerosi contatti che avemmo con questa struttura e con i suoi dirigenti in occasione della presentazione dei bilanci e anche per altre occasioni.
E' un intervento pianificato di sviluppo per punti organici del sistema informativo regionale. L'organizzazione del consorzio ha infatti dovuto via via subire delle fasi di ristrutturazione e adeguarsi, di volta in volta, a quelle che erano le esigenze, perché non c'era, e forse non era nemmeno possibile che ci fosse, un quadro complessivo di rapporti convenzionali e definiti.
Per la verità, dal 1982, questa situazione si è notevolmente alleggerita ed è notevolmente migliorata, tenendo anche conto che il 55-60 dell'attività del consorzio è praticamente dedicata a ricoprire le esigenze della Regione. A questo punto si avverti la necessità di definire quello che poteva essere un progetto, almeno annuale, di intervento e di supporto del CSI ai lavori dei vari Assessorati; è stata.introdotta quindi una delibera quadro che quest'anno, come molti hanno rilevato, è arrivata con notevole ritardo rispetto al passato, per il comprensibile motivo che la Regione ha imposto, al momento della predisposizione del suo bilancio un'attenzione più approfondita su tutti i problemi ed anche sui servizi che venivano assegnati al CSI; questo è il motivo.del ritardo.
Tra l'altro le preoccupazioni, che sono state di tutti, sulla possibilità che la Regione potesse, alla fine, soddisfare le richieste di finanziamento che il CSI faceva, nel senso di assicurare progetti che finanziassero un importo definito, sono state in un certo senso risolte. La richiesta iniziale di 14 miliardi del CSI, che è la metà del suo bilancio se non sarà completamente soddisfatta certamente lo sarà in misura consistente. Nel momento di affidamento dell'incarico di delibera generale avevamo escluso le iniziative e le necessità informatiche dell'Assessorato alla sanità.
Il collega Olivieri ha in un secondo momento perfezionato e ricercato all'interno del proprio bilancio, queste possibilità, quindi diciamo che ormai la cifra dei 14 miliardi se non raggiungibile nella sua totalità è abbastanza vicina ad essere raggiunta. Questo mi viene anche confermato dall'Assessore al bilancio.
Un altro aspetto che è toccato nella relazione e che è comunque un problema da affrontare, soprattutto nel momento in cui si definirà il rinnovo del consorzio, è quello che riguarda il patrimonio, sia di strumentazione che immobiliare. Sul patrimonio immobiliare vorrei dire che in un quadro di permute traenti, se per fortuna avessimo la possibilità di ottenere questo finanziamento di 19 miliardi del FIO e consentire, quindi oltre all'avvio di questo centro per l'editoria, anche la possibilità di ristrutturare le opere edilizie comprese nel progetto, si dovrebbe fare un discorso serio con il Comune di Torino perché nell'ambito delle permute ci ritorni una struttura che è vero è di sua proprietà, ma che abbiamo contribuito ampiamente a rendere funzionale e gestibile, con un investimento di un certo numero di miliardi, quelli spesi per la sua ristrutturazione.
Al di là del patrimonio immobiliare, per quanto riguarda la strumentazione gli acquisti realizzati dal CSI per attrezzature ed apparecchiature, al 31/12/1985, ammontano a circa 7 miliardi.
Per quanto concerne i contratti di leasing in, corso il relativo insieme ha condotto ad acquisizione di circa 3 miliardi e mezzo; sono dislocate, presso il consorzio, numerose attrezzature acquistate direttamente dalla Regione.
Tra queste strutture è compreso quel calcolatore Olivetti che è costato 2 miliardi e mezzo, mentre nel complesso il valore delle attrezzature acquistate dalla Regione, non vorrei sbagliarmi, mi pare sia valutabile attorno ai 4 miliardi. In definitiva possiamo dire che i diversi acquisti fatti ammontano a 20 miliardi.
Dobbiamo però rilevare, l' ho già detto all'inizio, che una significativa porzione di questi investimenti è soggetta a rapida obsolescenza, quindi deve essere valutata molto meno di quanto non si ricavi dai prezzi di acquisto.
Credo che sul tema del patrimonio si debba fare chiarezza perché esiste una situazione confusa, nel senso che non c'è in questo momento un unico proprietario, il proprietario in parte è il CSI, in parte è la Regione ogni volta che c'è la necessità di fare delle manutenzioni o stipulare un'assicurazione sulle strutture, che magari non sono ancora della Regione si presentano dei problemi e si hanno difficoltà a volte a predisporre le delibere. Quindi credo che chiarezza su questo tema vada fatta. Credo che nel momento in cui si dovesse procedere al rinnovo del consorzio si potrebbe definire che il patrimonio esistente debba essere dato formalmente al CSI che diventa quindi responsabile della sua manutenzione e della sua conservazione.
Ho detto che i problemi finanziari sono superati. In un certo senso debbo però dire che si apre per il CSI, indipendentemente da quella che sarà la sua struttura, un momento particolarmente interessante per quanto riguarda il suo rapporto con la Regione, nel momento in cui questa Regione va a "confezionare" il suo Piano regionale di sviluppo. Noi stiamo in questi giorni censendo i progetti di rilevanza regionale e devo dire che un numero consistente di questi progetti trova la sua realizzazione attraverso lo strumento informatico, parliamo di banche dati, ad esempio quelle ambientali, che sarebbero da prevedere in numero elevato. Ogni tanto penso a tutto quello che non siamo ancora riusciti a definire e a catalogare su quello che sorge sul nostro territorio; certe volte penso a quello che non sappiamo di cosa c'è sotto il nostro territorio e che porta a quelle drammaticità che abbiamo vissuto ad esempio attraverso gli inquinamenti di Casale.
Sono stata recentemente a visitare il Parco delle Capanne di Marcarolo e ho visto un movimento di terra che non era propriamente naturale, allora ho chiesto delucidazioni al Sindaco, il quale mi ha risposto che in quella zona passa un oleodotto o un gasdotto. Non sapevo che il passaggio di gasdotto od oleodotto potesse determinare un movimento così irregolare del terreno e questo mi ha anche insegnato che noi in fondo non abbiamo una conoscenza reale di tutte quelle strutture che sorgono sotto il nostro territorio. Certo le hanno i Comuni, perché tutti i Comuni che hanno dovuto autorizzare quelle opere hanno all'interno del loro archivio la definizione dei progetti, ma momenti di sintesi rispetto a questo tema non ce ne sono quindi penso che il futuro delle banche dati sia infinito. Un futuro interessante può essere dunque riservato ad una struttura come il Centro di calcolo anche quando essa voglia semplicemente porsi al servizio dell'ente pubblico e devo dire al servizio degli enti pubblici.
Un altro argomento del quale io ho trattato velocemente, ma sul quale bisognerebbe intrattenersi e ci intratterremo nel momento in cui valuteremo il Piano regionale di sviluppo, è quello che riguarda il piano di informatizzazione degli Enti locali e correlativamente il decentramento dell'attività consortile.
Mi impegno in sede di replica a recuperare qualche argomento che mi è sfuggito, che avevo peraltro trattato nella relazione. Nella relazione del Consiglio di amministrazione viene richiesta una maggiore attenzione da parte dell'Amministrazione e una maggiore disponibilità dell'ambiente accademico scientifico ai problemi di questa struttura. Se noi riconfermiamo la sua natura di ente nato dalla cooperazione per la ricerca con il governo locale, e io credo che su questo dobbiamo discutere l'attenzione delle Amministrazioni locali non può essere che scontata, così come non può essere che scontata la disponibilità del mondo accademico.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CERCHIO



PRESIDENTE

La parola al Presidente del Consiglio, Viglione, che interviene in veste di Consigliere.
VIGLIONE Chiedo scusa per essere sceso dal banco della Presidenza ed essere venuto qui tra voi, ma non potevo non intervenire in una vicenda che ho seguito personalmente con molti di voi che erano qui nel Consiglio regionale e nella Giunta, che ho avuto l'onore di presiedere per tanti anni.
Apprezzo la relazione del Vicepresidente Vetrino che ha posto una serie di problematiche tese allo sviluppo e al potenziamento del Centro di calcolo.
La relazione mi conforta nella giustezza della scelta che noi facemmo allora.
In quale situazione si trovava l'informatica nella nostra città, città della tecnologia, città produttiva, città della robotica? Il sistema informatico dell'Università era racchiuso in uno scantinato di una casa e ogni volta che si attivava, attraverso un calcolatore IBM gli inquilini dei piani di sopra si permettevano di lanciare secchi d'acqua o verdura perché faceva rumore. Era una situazione talmente umiliante che si è dovuto spostarlo. Ma non erano solo questi episodi che producevano difficoltà.
Essendo stato installato un calcolatore di grande potenza che costava centinaia di milioni all'anno di affitto, risultando l'Università inadempiente per oltre 2 miliardi circa di arretrati e non potendo più la stessa sostenere quell'onere, evidentemente occorreva dare vita ad un nuovo corso.
Il nuovo corso si è avviato attraverso la costituzione del consorzio con l'Università e il Politecnico e ciò è avvenuto in modo degno restaurando il monumento del Caselli, l'ex opera di carità che i nobili avevano costituito per dare un aiuto all'anziano.
Credo di aver contribuito a risolvere rapidamente il problema, perch in 11 mesi si è realizzato il progetto Athena, chiamato così in sede nazionale dove da circa venti anni non si riusciva a realizzare.
Ci fu poi l'attacco terroristico, venne incendiato il Centro di calcolo con danni per 500 milioni.
Volevo mettere in risalto questo per dire che vi fu una prima proficua collaborazione con l'Università e il Politecnico.
In questa città della tecnologia e della robotica, tutti hanno parlato sempre dell'Università, tutti hanno esaltato il ruolo che l'Università deve avere, tutti hanno detto che la Regione Piemonte e la Città di Torino non possono vivere e svilupparsi senza un'adeguata Università, però mai nessuno ha fatto niente per l'Università.
Abbiamo interpellato tutti i Ministri, ma sul Centro di calcolo il Ministro on. Falcucci non comprese esattamente il problema che gli si poneva, cioè quello dello sviluppo di una cultura, credette invece che si trattava soltanto di un collegamento di macchine e disse che avendo a Casalecchio di Reno un centro, tanto valeva che con il filo e il telefono ci collegassimo, a quello per dare o avere dati. Io risposi che non era possibile e da quel momento il Ministro negò qualsiasi aiuto per lo sviluppo.del Centro di calcolo.
Ho introdotto questo discorso perché l'Università e il Politecnico ebbero da noi un grande aiuto. Come ha detto bene il Vicepresidente Vetrino, che ringrazio ancora per il suo intervento a favore dello sviluppo e del potenziamento del Centro di calcolo, la Regione pagò la ristrutturazione, pagò l'affitto e le macchine. Intervenne anche la FIAT allora era amministratore il dott. Umberto Agnelli - che ci donò quasi il primo calcolatore che costava già allora oltre 2 miliardi. Noi pagammo solo le ultime rate. L'ing. Carlo De Benedetti fece uno sconto di un miliardo sul valore effettivo ed il centro venne a costare, invece dei 3 o 4 miliardi che erano il suo costo iniziale, solo 2 miliardi e 4Q0 milioni intervenne con questa grande facilitazione ed i tecnici crebbero nel Centro di calcolo tanto da renderlo veramente un impianto di cultura e di servizio adeguato alla realtà odierna tra le alte tecnologie, la robotica e le scienze avanzate. Nel sottolineare questo voglio anche rimarcare che la Regione Piemonte, nel suo complesso, secondo un filo conduttore sempre presente, ha dato un aiuto all'Università e al Politecnico di grande valore, come nessuno nella storia d'Italia aveva mai dato.
Vogliamo ricordare il Museo delle Scienze che è soprattutto diretto a raccogliere le collezioni dell'Università e,successivamente alla ristrutturazione complessiva dell'edificio, a mettere insieme parti dell'Università, perché il Museo lo può far vivere la Regione, ma, senza il supporto scientifico dell'Università, non può essere quello che noi vogliamo, cioè un Museo di livello mondiale secondo il progetto che si vuole realizzare e che anche la Giunta attuale persegue con forza e con tenacia.
Vogliamo ricordare le Sacramentine per il collegio universitario che abbiamo ristrutturato nella sua interezza; vogliamo ricordare l'Opera universitaria che abbiamo, sia pure con grande sacrifico e magari con contraddizioni, sempre seguito; vogliamo ricordare Villa Gualino che servirà per lo sviluppo della scienza e della cultura e che interessa anche l'Università. Una serie di complessi e di valori che se rapportati all'ultima definizione, costeranno non meno di 70 miliardi. Sfido chiunque a dichiarare che sia mai stata assegnata all'Università una cifra come questa, a partire dall'Unità d'Italia. Lo stesso Ministero per le ristrutturazioni non ha mai assegnato una cifra così alta. Credo che su questo aspetto abbiamo fatto tutto il nostro dovere e abbiamo pagato e pagheremo anche perché ogni slancio di questo genere non è del tutto capito e non so neanche se 1'Università stessa abbia compreso appieno questo disegno, oppure se ritenga che abbiamo una sorta d'obbligo di sostituirci al Ministra della Pubblica Istruzione per l'Università in Torino.
Siamo anche andati nei nostri collegi a dire che si doveva costruire prima l'Università di Torino, che nelle sue strutture edilizie non esiste ancora, perché ogni giorno sorge un problema. Siamo andati a Savigliano e a Mondovì che era sede della Facoltà di Giurisprudenza ai tempi di Vittorio Amedeo II. Uno storico inglese ha scritto un bellissimo libro su questo argomento (sono sempre gli inglesi e gli americani che scrivono la nostra storia) su Mondovì che era con la sua Facoltà di Giurisprudenza illustre in tutto il mondo. Abbiamo detto che non era possibile costruire un'altra Università perché quella di Torino mancava del tutto e quindi era necessario quanto meno porre le condizioni perché ci fosse quella di Torino e successivamente sviluppare i vari poli dei quali ci eravamo ripromessi di occuparci. Abbiamo fatto questo con sacrificio proprio perché l'Università comprendesse che il nostro obiettivo era di costruire prima di tutto questa Università che nel settore edilizio non esiste (quella che c'è è uno strazio). Abbiamo affrontato questo problema con il Ministro della Pubblica Istruzione, ma non sempre siamo stati compresi. Quelli che studiano più a fondo di noi il Vangelo ci insegnano che non sempre dalle buone azioni pu scaturire un giusto riconoscimento. Molotov ha aspettato fino a 96 anni e feri l' hanno riscoperto nella sua dacia e gli hanno anche fatto l'intervista riportata sulla Tass. Dobbiamo aspettare anche noi che 1'Università e il Politecnico riconoscano la nostra opera.
C'è un ultimo fatto però che devo far rilevare al Vicepresidente.
Quando si costituì il Cartografico ci fu una polemica ed io ero della ferma opinione che dovesse essere assegnato al CSI. Bisogna ormai trarre il Cartografico dal luogo dove si trova, pur difeso e ricoperto, eliminare le macchine che sono state danneggiate dal calore e dare al CSI il compito della cartografia. D'altronde il CSI non ha dormito in quanto a formazione cartografica, quindi un passo in quella direzione l' ha già fatto. Quindi mi pare che si possa ragionevolmente pensare in questo momento al recupero del Cartografico, magari non più con sette sviluppatori, ce ne sono tre: che funzionano perfettamente, magari non più con macchine forse sovradimensionate rispetto al problema che si vuole affrontare, problema che può rimanere nei limiti di un servizio che si vuole rendere alla nostra Regione e che si può agevolmente collocare all'interno del CSI.
Il CSI rappresenta un momento di cultura, di scienza, di studio e di ricerca molto importante anche se molte volte (non a livello scientifico) non sono stato d'accordo su alcune scelte perché, unendosi, Università e Politecnico hanno prevalenza e fanno premio sulla Regione.
Probabilmente ho sbagliato anch'io su questo, probabilmente lo scontro che è avvenuto con la prevalenza dell'Università e del Politecnico, che per le strutture e i macchinari non avevano sborsato nulla, non doveva essere così marcato, ma doveva essere un accordo di carattere generale.
Come indicato dalla relazione della Vicepresidente Vetrino, che apprezzo, possiamo andare verso un futuro migliore per il Centro di calcolo, al quale possiamo dare anche il compito del Cartografico che dispone di una decina di macchine ancora all'avanguardia in quanto in questo campo la scienza grossi progressi dal momento che le abbiamo collocate non ne ha fatti, sono del tutto attuali e moderne, quindi possono risolvere uno dei problemi spinosi che siamo tenuti ad affrontare.
Con un vivo ringraziamento per l'opera che il Vicepresidente e la Giunta hanno svolto nella continuità dell'opera che le vecchie Giunte hanno perseguito, personalmente esprimo voto favorevole. Il mio Gruppo si esprimerà con l'intervento del Capogruppo o di chi interverrà in questo dibattito. Rilevo che sostanzialmente vi è identità di vedute ed una correlazione fra l'antico e il nuovo, quindi non dobbiamo aspettare come Molotov fino a 96 anni per essere riabilitati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.
FERRARA Signor Presidente, forse ci aspettavamo che un altro Consigliere cominciasse a dibattere la relazione della Giunta.
Credo di dover subito affermare che questo dibattito, richiesto dal P.C.I. e concordato tra i vari Gruppi, sia estremamente positivo e utile pone un problema importante all'esame del Consiglio regionale, che forse non ha mai svolto in precedenza su questo ente come su altri un dibattito complessivo, generale, nel quale si cercano di individuare le prospettive che si vogliono dare.
Direi che la relazione fatta dal Vicepresidente della Giunta merita vivo apprezzamento per alcune considerazioni. Su questo ente si è fatta molta polemica, si è chiacchierato molto, si diceva che c'erano delle posizioni cristallizzate e pregiudiziali, che si usava la polemica su questo ente per motivi strumentali.
A me pare che nella relazione che la Giunta ci ha fatto non ci sia nulla di strumentale, non ci siano quelle cose pensate e non dette, fatte circolare in modo non ufficiale, ma ci siano delle considerazioni su quello che è stato l'ente, sull'attività che ha svolto e sulle prospettive che l'ente stesso si vuole dare.
Quindi, anche nel merito della relazione, credo occorra dare un giudizio positivo.
La relazione mette in evidenza aspetti positivi e negativi. C'è una prima osservazione, tra quelle di carattere positivo; una delle voci che correva con insistenza era che avevamo di fronte un ente fuori mercato determinante aggravi di costi per la Regione.
A me pare che la relazione chiarisca questa situazione: si tratta di un ente che operava nel mercato e che non ha aggravato la situazione economica della Regione, anche se occorre tener presente alcune considerazioni a questo riguardo. I costi del CSI probabilmente non tengono conto di finanziamenti impropri fatti dalla Regione o da altri enti pubblici, come appunto l'uso di beni strumentali, di elaboratori (dal costo di diversi miliardi); il Presidente Viglione ci ha fatto inoltre presente che occorre considerare anche le agevolazioni ottenute che hanno favorito una situazione migliore nella determinazione dei costi che in qualche modo la Regione dovrebbe considerare nelle sue valutazioni.
Globalmente mi pare si possa dire che questa prima affermazione, che veniva fatta regolarmente circolare, non risponde al vero.
Un altro aspetto positivo che ha messo in evidenza la relazione è che il CSI ha determinato un momento di allargamento dell'informatica negli enti pubblici, un momento di educazione degli enti pubblici all'informatica.
Questo è un fatto positivo; crediamo che gli enti pubblici minori non hanno una loro potenzialità, anche se oggi si vive molto con i mini computer, ecc.; certamente occorre un qualcosa di grande, di più organico e articolato che dia degli input. Quindi anche questo ruolo il CSI in qualche modo, anche se poi dirò non completamente, lo ha svolto.
Un ruolo di informatizzazione complessiva dell'Ente Regione, degli enti pubblici che possiamo considerare un fatto positivo.
Un'altra affermazione ha fatto la Vicepresidente ed è sull'impegno della Regione rispetto a questo ente.
Anche su questo punto si era aperta una polemica recentemente, dicendo che l'Ente Regione si ritirava, riduceva il suo impegno rispetto al CSI non consentiva più al CSI stesso quel supporto finanziario con le elaborazioni richieste, tale da consentirne il mantenimento ed anche lo sviluppo. Questo non è vero, l'abbiamo accertato; c'è stata un'ufficializzazione anche dell'Assessore al bilancio, che , l'impegno della Regione rimane fermo, anzi, può darsi che ci sia un impegno accresciuto ancora rispetto al passato e quindi le paure che ci erano state manifestate, in una consultazione che abbiamo avuto con i rappresentanti del CSI, in ordine ad un possibile esodo, peraltro non ancora avvenuto, ma soltanto paventato, non esistono, al di là di quello che è un esito fisiologico, un turn over normale, che nel settore è molto alto e non vedo per quale motivo non dovrebbe anche cogliere il CSI.
Quindi ci sono alcune considerazioni fatte dalla Giunta di carattere positivo rispetto a questo ente che noi apprezziamo dal momento che non ci siamo posti in una posizione di polemica pregiudiziale o conflittuale rispetto a questo ente, a tutti i livelli, e credo che il Partito Repubblicano (mi dispiace Rivalta sé lo cito di , nuovo, consentimelo) anche in altri enti abbia a volte dissociato il suo voto rispetto a quello delle maggioranze e abbia votato a favore del CSI, quando riteneva che i servizi offerti dallo stesso fossero utili e opportuni per l'Ente locale.
Devo dire che tutte queste valutazioni positive che abbiamo fatto e questo giudizio positivo che la Giunta ha dato non ci toglie alcune perplessità.
L'Ente Regione negli anni passati ha creato diversi enti strumentali, e tutti avevano ed hanno una prospettiva importante e significativa, tutti quanti possono e dovrebbero svolgere un ruolo nell'attività regionale: Finpiemonte, Promark, Sito ed anche CSI. L'unica critica che rivolgiamo rispetto a questo problema, è che una volta creati (questi enti) per rispondere a delle effettive esigenze, la Regione non ha saputo dare a questi enti una strategia complessiva, una prospettiva di più lungo periodo; cito Finpiemonte che certamente svolge un ruolo oggi in qualche modo poco chiaro; la Promark, al di là delle polemiche di questi giorni che non ha mai svolto quella attività di promozione del Piemonte, che pur dovrebbe e potrebbe fare; il Sito, che per molti anni è rimasto una sigla una società, un Consiglio di amministrazione e basta.
Credo che il CSI abbia subito questo incidente come tutti gli altri enti strumentali. Non ha avuto dalla Regione delle prospettive più certe sulle quali muoversi.
Ritengo che la Regione non abbia saputo dare quelle prospettive precise di informatizzazione complessiva della Regione e degli Enti locali. Di solito non è stata la Regione a proporre i progetti al CSI, ma l'inverso.
Questo per una mancanza obiettiva di cultura informatica. Credo sia un fatto abbastanza naturale. Il ruolo del CSI forse doveva essere proprio quello di creare questa cultura all'interno degli Enti locali e della Regione;purtroppo questo non c'è stato. La Regione ha quindi in qualche modo subito le richieste del CSI senza sapersi dare una prospettiva di informatizzazione complessiva.
Il CSI non ha neanche svolto un ruolo di formazione, che pure forse avrebbe dovuto avere, del personale degli Enti locali e della Regione.
Soltanto avendo un personale con una cultura informatica omogenea è possibile sfruttare appieno le, grandi potenzialità e risorse che questo Ente può certamente offrire.
Noi crediamo che occorra procedere in futuro a una standardizzazione non di tutte le procedure, che evidentemente sono diverse, ma dei linguaggi, in modo che siano compatibili fra di loro e siano possibili quelle operazioni statistiche e non, di politica complessiva degli enti pubblici che possono rendere omogenei ed assimilabili dati di piccoli enti con quelli di grandi enti.
Credo che un bilancio consolidato della Regione con gli Enti locali potrebbe essere uno strumento di politica e di programmazione valido se il CSI fosse in grado di offrire questi strumenti.
La Vicepresidente ha posto anche il problema del patrimonio. C'è una situazione certamente non poco chiara, perché è chiarissima, ma di confusione, che deve essere risolta. Ma questa soluzione, dei problemi del patrimonio del CSI deve essere affrontata nel momento in cui saranno definiti, quali siano le prospettive complessive del CSI, i rapporti essenzialmente con il mondo accademico, che noi riteniamo fondamentale per l'esistenza stessa dell'ente.
Una delle polemiche che si fa sul CSI, alle quali io non aderisco, è il problema del personale. Non credo che si debbano fare problemi di schedature politiche. Guai se giungessimo a questo! Noi riteniamo che le opinioni politiche del personale debbano essere di assoluta indifferenza rispetto agli enti, agli amministratori e alla Regione stessa.
Qualcuno dice, per essere più precisi, che il 95% dei dipendenti sono comunisti. Noi riteniamo che questo non sia un elemento particolarmente preoccupante. Nella mia esperienza di Assessore ho avuto a che fare con un Assessorato in cui c'era una consistente percentuale di attivisti dichiarati del PCI con i quali ho avuto un rapporto di collaborazione eccezionale, di lealtà reciproca assoluta, con i quali ancora oggi mantengo rapporti di stima. Quindi certamente questo problema non si pone.
Il problema fondamentale è di lealismo rispetto a questi enti. Le opinioni politiche non contano. Tutti i dipendenti però devono sapere che i referenti sono esclusivamente l'Ente stesso, la Regione e nessun altro.
Vorrei venire ad alcune osservazioni sulle prospettive che si dovrebbero dare al CSI. Si è parlato di potenziamento. Non si tratta di un potenziamento quantitativo; non riteniamo che il problema del potenziamento del CSI sia portare i 14 miliardi di lire a 15 o 16. Non di questo si tratta. Se fosse soltanto un problema di aumentare il volume di affari del CSI a nostro giudizio non si tratterebbe di potenziamento, ma sarebbe un ampliamento del fatturato politicamente poco chiaro.
A nostro giudizio il potenziamento del CSI deve essere attuato attraverso una diversa qualità del ruolo del CSI per gli altri Enti strumentali e per la Regione. Il suo ruolo deve essere più decisivo e più importante.
A questo proposito riteniamo che si debba chiarire in fretta e tempestivamente il problema dell'Università e del Politecnico. La collaborazione è essenziale, deve esserci disponibilità da una parte e dall'altra. Occorre chiarire se l'Università ha ancora la disponibilità a collaborare seriamente oppure, per motivi anche comprensibili, ha delle ragioni per ritenere esaurito o in via di esaurimento questo rapporto di collaborazione a scegliere delle soluzioni diverse.
L'Università ed in particolar modo il Politecnico ha tenuto in piedi un suo centro e mi pare che abbia intenzione di potenziarlo. Credo che la Regione Piemonte debba chiarire i ruoli e i rapporti che si devono instaurare con questi enti e vedere se c'è ancora questa disponibilità.
Chiariti i rapporti con gli altri consorziati più importanti e significativi - Università e Politecnico - noi crediamo che sia possibile dare al CSI un nuovo ruolo trainante rispetto alla modernizzazione complessiva della Regione.
L'informatizzazione completa della Regione è certamente uno degli obiettivi che ci si era dati, quindi mi pare che occorra procedere verso questa direzione, avvicinare la Regione e gli Enti locali al CSI rimuovendo quelle situazioni, giustificate o ingiustificate, che oggettivamente esistono, di diffidenza, di non disponibilità alla totale collaborazione.
Ruolo essenziale del nuovo Consiglio di amministrazione che andrà ad insediarsi è creare le condizioni perché i rapporti tra il CSI e i consorziati vadano verso un effettivo miglioramento, una effettiva disponibilità al confronto e alla collaborazione.
Si deve dare anche un maggiore ruolo al Comitato scientifico. Dicevamo prima che il ruolo del CSI non può essere soltanto quello di elaborazione di produzione di documenti per gli enti, ma che deve avere un ruolo trainante, che si ha se si creano condizioni di avanzamenti tecnologici rispetto a quanto si fa. Quindi, il ruolo che il Comitato scientifico deve avere deve essere più importante, di grosso stimolo rispetto all'attività del CSI stesso.
Non vorrei andare oltre i tempi che ci siamo fissati. C'è un elemento che ho avuto modo di verificare, affrontando una dimensione del mondo imprenditoriale, che è una pratica normalmente seguita dalle grandi imprese. Mi hanno spiegato che è una prassi di effettivo arricchimento per questi centri anche le altre grandi imprese, hanno centri grossi, capaci e professionalmente validi al pari del CSI. Occorre, a loro giudizio, e io ne convengo, avvalersi di una società di revisione dei sistemi perché esamini gli attuali sistemi, li confronti con il mondo esterno, con le nuove tecnologie, le nuove prospettive del settore, poiché riteniamo - questo non deve suonare come un giudizio negativo rispetto alla professionalità e alle competenze del CSI - che occorrano dei confronti effettivi con altre situazioni analoghe, ma non identiche, che possono effettivamente dare quei contributi di miglioramento qualitativo, di cui tutti parlano e che deve essere perseguito.
Il problema della soluzione societaria (consorzio o no, società civilistica, ecc.) credo possa essere affrontato soltanto in un secondo tempo, quando potranno essere meglio definite le prospettive di disponibilità alla collaborazione con il mondo accademico. Chiarito questo problema sarà possibile individuare la soluzione più opportuna di assetto societario o consortile che si vuol dare al CSI.
Un ultimo problema è quello del nuovo Consiglio di amministrazione che è stato ormai nominato e che dovrà insediarsi ed esprimere le cariche dell'Ente. Credo che un Ente quale il CSI, oggettivamente difficile da gestire per la sua peculiarità e per la difficoltà dei rapporti da intrattenere con dimensioni aziendali ormai rilevanti, debba essere affrontato da persone che abbiano capacità imprenditoriali e manageriali effettive, da persone che abbiano cultura politica, capace di tenere rapporti con i consorziati, con la Regione e con gli Enti locali minori.
Crediamo che questi requisiti, queste caratteristiche debbano essere richieste a chi dovrà affrontare la soluzione di questi problemi.
Riteniamo che forse questa capacità manageriale di confronto con gli Enti locali, con il mondo esterno sia stata carente negli anni passati.
Se vogliamo veramente iniziare un'attività di sviluppo con questa prospettiva occorre affrontare anche questo problema.
Le strumentalizzazioni che potrebbero forse essere fatte credo debbano essere ricusate in quanto non vorrei nascondessero la volontà di creare nuovamente una struttura di Consiglio di amministrazione professionalmente non all'altezza di affrontare il problema.
Responsabilità delle forze politiche della Regione è fare in modo che chi dirige questi Enti abbia effettive capacità di affrontarli managerialmente; nel nostro caso di portare allo sviluppo complessivo il CSI. Sviluppo complessivo di cui ha parlato la Giunta e il Presidente del Consiglio e che certamente vede consenziente il PRI.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ritengo, a nome del Gruppo socialista, che la relazione del Vicepresidente Vetrino sia positiva e precisa, poiché tende a dare un ruolo pieno ed alto al CSI.
L'idea del consorzio per il sistema informativo risale alla metà degli anni '70; anch'io ho un po' di memoria storica e, anche se non ricordo le "verdure tirate all'informatica", certamente ricordo il dibattito che nel mondo politico dell'informatica si era sviluppato in quegli anni. Era quello, il periodo di una cultura tecnologico - centralistica, come imposto dall' hardware presente; c'era sostanzialmente un'egemonia dei tecnici nel dare indicazioni di indirizzo; vi era un basso grado di consapevolezza degli amministratori a cogliere le potenzialità che potevano derivare dal trattamento automatico delle informazioni.
Ricordo un Convegno del PSI a Torino quando, nell'inverno 1975/76, si era parlato di questa idea, sottolineando anche i rischi che si potesse costituire un grande sistema di servizio, un "service" come dicono nel campo informatico, più che uno strumento di ricerca e di proposta, che la dimensione, che ne poteva scaturire, potesse condizionare la flessibilità necessaria per adeguarsi in seguito. Inoltre doveva essere uno strumento che guardava alla domanda pubblica, che poteva esprimersi in un settore importante di terziario avanzato e anche della politica industriale,soprattutto della Provincia di Torino, dove è concentrata la metà della produzione di hardware nazionale.
Era un periodo nel quale le tentazioni di volere un sistema informativo globale non era null'altro che il peccato che proveniva anche dalla cultura delle imprese dove si tentava un'informatizzazione globale, adottando un sistema centrale.
Falli, purtroppo, in quasi tutte le esperienze fatte.
Si è dimostrato subito che il CSI rispondeva ai bisogni di calcolo della Regione, che erano a livello latente, ma già abbastanza forti. Ed inoltre che il CSI era un supporto necessario per la cultura o la necessità di crescita della cultura informatica negli Enti locali e nell'Amministrazione pubblica, dove emergeva sempre più la carenza rispetto alla velocità di marcia della struttura privata, di applicazione dell'informatica.
Era importante, in quella fase, avere uno strumento che omogeneizzasse l'informatica, che si andava diffondendo in modo disordinato, sulla spinta dei venditori di computer, all'interno degli Enti locali. Era un'occasione di costituzione di un rapporto su basi nuove con l'Università.
Che cosa abbiamo all'inizio degli anni '80 di questa esperienza? Il CSI si presenta quale struttura di buon livello; ricordo visite fatte da Entità pubbliche di altri Paesi europei e non solo, che hanno dato un giudizio estremamente positivo a questa nostra esperienza. La dimensione sia dell' hardware che della qualità degli operatori è di grande rilievo anche se con problemi di inerzia che ne derivano. Si è visto che la struttura era un po' sbilanciata verso le attività di "service", ma che si è impegnata, e all'inizio degli anni '80 lo dimostrava, in un'opera notevole di formazione (certamente con alcuni limiti, probabilmente anche con la struttura della Regione) e di omogeneizzazione di quelle che potevano essere le procedure per avere la possibilità di valutazione dei dati che emergevano nelle diverse realtà dell'Ente Regione.
Mi pare che lo stimolo e la cultura che il CSI ha saputo diffondere tra gli amministratori pubblici e che non era la macchina che poteva risolvere i problemi, ma la preparazione degli uomini (che doveva essere prioritaria alle macchine).
Era un principio che ora pare ovvio, ma alla metà degli anni '70 non lo era.
Molti Comuni avevano in cantina, all'inizio degli anni '70, macchinari che si pensava potessero risolvere ogni problema semplicemente premendo qualche bottone. Così non fu e ci furono fallimenti clamorosi.
Il CSI, in sostanza, rappresentava la capacità di stimolare questo tipo di cultura. Ciò, naturalmente, con alcuni limiti nel rapporto tra l'operatività che questo Ente aveva e gli indirizzi generali all'interno della Regione. Le politiche sul ruolo informatico stentavano a dispiegarsi pienamente non per carenze culturali o di volontà politica, ma proprio per la difficoltà della materia.
Alcuni anni addietro ci fu un "passaggio" interessante per il CSI e l'informatica in Regione. La turbolenza del mercato informatico e, mi si consenta un eufemismo, la turbolenza della situazione politica torinese fecero accentuare attenzioni particolari attorno alla rilevante dimensione dell' hardware e dei servizi gestiti dal,CSI.
Fu quello un momento di affermazioni strane che correvano sul dominio della tecnostruttura, sulla volontà dei politici, sul controllo del PCI su questo tipo di struttura. In ogni sede a mio parere restò troppo basso il dibattito sulla strategia, sulle proposte che si facevano per dare gambe a questo tipo di organismo, senza che fosse la tecnostruttura presente a poterne individuare gli indirizzi.
Questa situazione lasciò alte polemiche e probabilmente rallentò la velocità di marcia dell'impegno della Regione e degli Enti locali e più in generale del momento pubblico a livello sub-statale in questo campo.
Ora imbocchiamo il secondo ciclo, dopo la fine del patto consortile, e troviamo uno scenario cambiato, come già la collega Vetrino delineava puntigliosamente. E' cambiato nelle tecnologie rispetto a quelle che erano le tecnologie e la cultura prevalente a metà degli anni '70 con la quale nacque il CSI; è cambiata, in qualche modo, la domanda e la consapevolezza dell'operatore pubblico a livello sub-statale.
Credo che in questo contesto resta valida l'attuale forma consortile.
Direi alla collega Vetrino che è difficile pensare a una proposta di soluzione mista con un mercato che manifesterebbe troppe tensioni attorno a un operatore, come il CSI, importante nel settore dell'informatica.
Sarebbe difficile trovare un giusto equilibrio in una soluzione consortile mista, quindi ritengo opportuno che sia bene procedere con la forma consortile attuale. Ovviamente con gli aggiustamenti di razionalizzazione necessari. Diventa dunque essenziale e necessaria una forte funzione di indirizzo della Regione che abbia il carattere della permanenza, che sia correlata ad una volontà di tutti coloro che, in qualche modo, determinano i bisogni di informatica all'interno della Regione, quindi Assessorato per Assessorato e organismo per organismo, per cui una forte funzione di indirizzo della Regione che sia accolta e recepita da tutti e sulla quale tutti si muovano con correttezza.
Ovviamente c'è poi bisogno di risorse adeguate. Lo slogan potrebbe essere: "Meno service e più progetti di largo respiro": la formula è facile però occorre acquisirla con un processo graduale che non danneggi quello che è l'impianto e la presenza di professionalità attuale all'interno del CSI.
Occorre privilegiare programmi di largo respiro su basi pluriennali con ruolo attivo della Regione e se c'è il ruolo attivo della Regione non sarà la tecnostruttura del CSI che farà le proposte e determinerà gli orientamenti.
Saremo noi che sui problemi dell'ambiente e della pianificazione del territorio ad esempio sapremo indicare quelli che sono gli indirizzi.
Voglio dire che vi è da parte nostra la consapevolezza che questo tipo di struttura può essere un ausilio fondamentale al processo di decisione e di governo della Regione; allora se c'è questo tipo di atteggiamento sapendo che per noi il CSI è una "gamba" importante del nostro sistema per poter operare, ecco che la nostra volontà e la capacità di tutti di muoverci in modo omogeneo e uniforme si accentua.
Tutto questo avrà dei riflessi certamente nella struttura attuale del CSI in termini di hardware e di software, perché il consorzio era nato in una situazione diversa e oggi, con questa prospettiva, avrà necessità di un profondo aggiustamento.
Esprimo, rispetto al collega Ferrara, una piena fiducia nelle capacità tecniche e direzionali che ci sono all'interno del CSI. Per poter fare una verifica di funzionalità tecnica del CSI mi sembrerebbe paradossale che si inserisse una società di consulenza. Non si capisce bene cosa possa dire tale società: se l'hardware è compatibile con il disegno o meno, ma quale disegno? Se abbiamo dubbi sulle capacità professionali dei dirigenti del CSI lo si dica chiaramente e si cambino le persone. Ma se non è così evidentemente credo che in questo senso possa essere pienamente valida l'operatività di ristrutturazione di hardware e di software che si può dare la struttura interna, a fronte di un disegno che deve, nella sua elaborazione, vedere il contributo determinante della Regione.
Credo che il CSI debba in futuro mantenere ancora più alta l'attività di formazione e di coordinamento: di formazione con l'accrescimento della conoscenza dei problemi di informatizzazione degli Enti locali.
Il coordinamento è importante proprio nel momento in cui l'informatica entra nei piccoli Comuni. Non credo però che sia necessaria - qualcuno indica con il fatto che il CSI ha solo consorziato un numero abbastanza basso di Enti locali - la crescita quantitativa dei partecipanti al consorzio (come fosse un elemento che può giocare validamente su questo problema de], coordinamento e della omogeneizzazione dell'informatizzazione dell'area dei piccoli e dei medi Comuni).
Intendo, per il CSI, tra l'altro, un sistema che non sia dirigistico che possa ovviamente offrire al gioco del mercato tutti gli spazi possibili, ma questo mercato dovrà muoversi all'interno di alcuni indirizzi di fondo che permettano all'operatore pubblico di avere dati omogenei, per le conoscenze di governo e di avere, sostanzialmente, una minimizzazione degli sprechi che si possono verificare con doppioni di procedure tra Comuni vicini con gli stessi problemi.
Diciamo che la Regione deve legittimare questo ruolo che il CSI deve svolgere rispetto ai piccoli e medi Comuni. Non è il management del CSI che dovrà andare disperatamente a legittimarsi con il piccolo Comune per fargli accettare quello che è l'indirizzo e l'impostazione.
Dovrà essere, in qualche modo, anche la Regione a dare questo apporto.
Resta il nodo di fondo del rapporto con Università e Politecnico. Intanto dobbiamo dire con estrema chiarezza che la Regione deve operare sulla base di progetti rilevanti nel rapporto con il CSI e per ottimizzare il rapporto con l'Università e il Politecnico. Mi riferisco, ad esempio, al campo dell'innovazione. C'è già un'esperienza del CAD-CAM (CSI, Politecnico e Regione) oppure il LIA (Laboratorio intelligenza artificiale). Sono due esperienze interessanti nelle quali si potrebbero realizzare forme di aggregazione del privato che possono coesistere come ramificazioni del consorzio centrale (solo in questo modo vedo fattibile l'insediamento di privati).
Noi sappiamo che l'Università e il Politecnico hanno manifestato interesse e volontà anche di impegnare risorse attorno all'alta progettualità, ai progetti sull'ambiente, sulla pianificazione territoriale, progetti di base rilevante comunque.
Credo che per questa strada si possa fare del CSI il polo del sistema universitario per Torino e il Piemonte (anche per la seconda Università) e così si può controbattere l'operazione del Ministero dell'Istruzione che eroga 15 miliardi a Bologna per il Cineca, 4 miliardi e mezzo a Milano per il Cilea e 300 milioni all'Università e al Politecnico di Torino per l'informatica.
Dinnanzi a questi dati non possiamo restare in silenzio. Temo che l'idea del Ministero sia quella di far polarizzare le esigenze informatiche dell'Università piemontese attorno a Milano.
Comprendiamo ormai chiaramente che nel sistema aereo, nel sistema delle partecipazioni statali e nel sistema universitario (per citare alcuni esempi) siamo un po' un'area marginale.
Evidentemente noi sappiamo che questo dell'Università è un altro degli elementi che ulteriormente marginalizzano la nostra Regione. Dobbiamo senz'altro batterci affinché il Ministero riconosca i pieni titoli del CSI di poter essere un centro che svolga, per il sistema universitario di Torino, delle funzioni adeguate.
In conclusione occorre fare scaturire un piano strategico per il CSI.
In tale contesto è prioritario anche il discorso sulla Presidenza. Se c'è l'impianto e la progettualità di cui dicevo ed alla quale il Consiglio di amministrazione e il Presidente dovranno attenersi ovviamente con gli spazi di autonomia necessari per poter operare proficuamente.
Non credo che occorra avere la cultura manageriale misurata con certe esperienze specifiche di informatica per poter presiedere questo tipo di organismo. Se ci sarà un impianto progettuale chiaro credo che, ovviamente con conoscenze in informatica non marginali e con rapporti politici e capacità- organizzative significative, qualsiasi persona è in grado di ricoprire l'incarico. Così come tutti i rappresentanti che abbiamo votato nel Consiglio di amministrazione del CSI sono degni, anche quelli indicati certamente dal Politecnico e dall'Università, che potranno potenzialmente assolvere a tale compito.
Allora il piano strategico deve essere capace di fare giustizia di atteggiamenti e tentazioni disfattiste, tipo "il CSI va chiuso, non serve a niente", che serpeggiano in alcuni ambiente delusi di certe loro attenzioni particolari al CSI, che non sono andate a buon fine negli anni passati.
Noi dobbiamo dire con estrema chiarezza che l'impianto strategico, che dobbiamo elaborare e dare al CSI, deve fare giustizia piena di queste tentazioni che non hanno nulla a che vedere con le esigenze di crescita e di capacità di governo della Regione e delle esigenze del sistema economico e universitario che possono trovare nel CSI un supporto importante per svilupparsi.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.
BRIZIO Anche noi consideriamo molto positiva la relazione del Vicepresidente Vetrino sia per quanto prospetta nella sua sintesi finale sia per la distribuzione di tutti i documenti relativi al CSI che abbiamo riesaminato con grande interesse.
Bene ha fatto il Presidente Viglione a ricordare l'impegno delle Giunte da lui presiedute nel decennio che va dal 1977 ad oggi. Ma è forse utile ricordare che il problema della costituzione di un Centro Informatico regionale era stato ampiamente discusso nel corso della prima legislatura.
L'iniziativa risale al 1973 e nel 1974 si costituì l'intercommissione che approfondì il problema per giungere poi alla legge che ha dato il via all'istituzione è che è del 10 aprile 1975, e quindi concludeva il lavoro della prima legislatura. Ho voluto ricordare ciò per porre in evidenza che il lavoro di predisposizione del CSI parte da lontano e che il consuntivo di questi dieci anni che dobbiamo fare è importante anche perché c'è stato a monte un lento lavoro di preparazione e di avvio in questo settore.
La scelta dell'intervento regionale nell'informatica è stata una scelta positiva, l'esperienza è un'esperienza importante che certamente ha la sua valenza e il suo significato, ma intorno ad essa dobbiamo saper cogliere le luci e le ombre che ci sono state, le incertezze, le perdite di tempo che pure hanno caratterizzato il periodo del suo avviamento.
Si è parlato qui della caratterizzazione dell'ente, della struttura; io non volevo entrare in questo argomento, ma è stato ripreso in più di un intervento e poiché io ne avevo fatto oggetto di una pacata discussione in Commissione con il Presidente Castellani, non voglio sfuggirlo in quanto è argomento di cui bisogna tener conto.
La tecnostruttura è senza dubbio a nostro giudizio valida e preparata anche sotto il profilo dell'esperienza fatta; un patrimonio che deve essere salvaguardato.
Dobbiamo però dire che la monocaratterizzazione è sentita all'esterno come un vincolo. E' un elemento che ha un peso che bisogna superare, perch è stato, un vincolo nella lentezza dell'approccio con gli Enti locali (questo l' ho discusso con il Direttore del CSI, che apprezzo molto) e di immagine che noi riteniamo debba essere salvaguardata. Credo che non è ininfluente circa il superamento del vincolo di immagine che può essere soltanto psicologico, che certamente non ha altro carattere. Che cosa succederà? Se non si vuole affossare il CSI, ma potenziarlo in modo d'allargare la fascia di partecipazione a questo consorzio, occorre aver presente questo problema e valutare bene una forma diversa che non sia la forma consortile.
C'è stata in questi anni certamente non solo capacità nel "service", ma anche capacità progettuale, quando utilizzata. Ricordo che in Commissione furono chiesti più volte maggiori indirizzi della Regione specialmente all'inizio della terza legislatura e che maggiori indirizzi furono dati nella fase successiva; ci fu una disponibilità da parte della Regione questo è un dato di fatto che noi abbiamo piacere di constatare - e quindi una maggiore capacità progettuale che pone tuttavia anche problemi finanziari perchè si allarga la partecipazione del bilancio regionale al budget del CSI, una partecipazione che è molto importante e che evidenzia il nodo della forma consortile.
La Regione sostiene l'onere maggiore, ha i servizi maggiori, ma sostiene un onere più che proporzionale al complesso dei costi. Non è pensabile che l'ente che sostiene gli oneri maggiori abbia in un'assemblea consortile una posizione di minoranza, tra l'altro anche grande, perché con le rappresentanze di tutti gli enti consortili con le validissime rappresentanze degli Atenei la rappresentanza dell'ente, che ha la maggioranza sostanziale nel consorzio, è minoritaria. Questo non regge in nessun patto consortile, in nessuna società e qualunque forma si voglia mantenere deve essere corretta questa anomalia, anche per l'equilibrio stesso delle possibilità di movimento.
Si pone anche il problema dei costi.
Il Vicepresidente ha detto che gli addebiti avvengono sulla base di costi che sono competitivi, però occorre vedere anche l'altra componente: il costo unitario sarà competitivo, però il numero delle ore addebitate lo è altrettanto? E' pari a quello che si potrebbe avere in un'organizzazione diversa? Io non credo, perché se è vero che il CSI ha dato ad altri consorziati, Università, Politecnico, forse qualche Comune, dei grossi servizi e ha sostenuto delle grandi spese non tutte rimborsate, qualcuno le ha pagate, è evidente, se c'è un onere più che proporzionale al rimborso in un servizio è chiaro che qualcuno ha pagato la differenza. E' probabilmente la Regione che contribuisce in modo maggiore.
Esiste quindi questo problema e debbo dire che il grande confronto dei costi può avvenire solo sul mercato, non può avvenire altrove, ma laddove è il conto economico, il bilancio che dà il risultato effettivo della economicità di una gestione può pur esserci, ma oggi non siamo in grado malgrado tutto, di misurare nel modo certo e preciso una situazione economica e patrimoniale netta e chiara.
Dalla relazione infatti emerge una situazione patrimoniale con un complesso di interventi di enti consorziati diversi, squilibrato, che non tiene conto della struttura del consorzio. Abbiamo lo stabile di proprietà del Comune di Torino, però le opere di sistemazione le ha fatte la Regione Piemonte: abbiamo delle macchine che sono in parte bene patrimoniale del consorzio, ce ne sono altre che sono della Regione Piemonte: in definitiva c'è una situazione del patrimonio del consorzio che va in qualche modo chiarita in vista del rinnovo del patto societario.
E' stato affrontato anche il tema del Cartografico trattando del potenziamento della struttura del CSI. Credo che il problema Cartografico CSI, come poi correttamente è apparso, è stato in gran parte tutto interno alla gestione delle Giunte di sinistra, ma deve pur essere chiarito. La scelta del Cartografico è stata probabilmente una scelta non puntuale certamente un complesso di circostanze ha fatto si che l'investimento fino ad oggi non abbia reso.
Credo che la nuova Giunta dovrà assumersi le responsabilità relative proporci una scelta per l'utilizzazione di quello che rimane del Cartografico per uscirne in un modo o nell'altro, ma soprattutto utilizzando al massimo quelli che sono gli investimenti fatti, senza pregiudicare con questo quelle che sono le prospettive future. Se il tema urbanistico deve essere inserito nel CSI, parliamone. Il problema deve allora essere attentamente valutato e noi siamo disponibili a dare tutto il nostro apporto in proposito, perché è tema che deve essere, a questo punto affrontato.
Quale formula per il rilancio? Credo non sia indifferente e ho già detto che la formula consortile può essere valida, ma ha i suoi limiti.
Comunque se si deve rimanere al consorzio ci vuole un nuovo patto consortile in cui le rappresentanze siano proporzionate ai pesi specifici e alle quote del patrimonio consortile con un assetto completamente diverso perché quello vigente non regge. Proprio non si può portare avanti un discorso di società con la ricerca di nuovi partner? Io credo che questo problema dobbiamo porcelo. Potrebbe anche essere un modo di modificare l'immagine, di trasformarlo in qualche misura anche all'esterno in modo da superare il vincolo cui ho fatto cenno. La ricerca di nuovi partner pu essere utile, può servire a immettere nuove risorse, ad allargare il campo di azione, può condurre ad entrare anche sul mercato, quindi a misurarsi con quella che è la realtà del momento sul terreno economico e su quello della produttività, in una parola sulla gestione.
Questa ipotesi deve essere valutata, sia che l'Università e il Politecnico siano ancora disponibili, come noi ci auguriamo, ad un'ulteriore collaborazione, sia che la loro partecipazione debba diminuire: il problema si pone in ogni caso. La partecipazione dell'Università e del Politecnico è stata fondamentale nell'avvio della struttura, lo è tuttora, è estremamente importante la loro presenza, per questo non deve far pensare che la guida del consorzio o della società debba essere comunque affidata a degli enti che sono nella sostanza minoritari. Il problema della guida esiste. Credo che oggi, in questa fase di rilancio, la Regione, proprio per partecipare appieno, non possa rinunciare a porre questo problema che è importante e che è un problema sotto il profilo gestionale ed amministrativo, essenziale ed anche di correttezza complessiva. La questione della guida amministrativa deve essere affrontata, certo è connessa, ma non in ogni caso successiva alle indicazioni della strada che si vuole percorrere. Questa strada potrà anche essere valutata appieno, nella misura in cui si parteciperà più direttamente alla fase gestionale, ci sarà una più diretta presenza nella fase operativa con l'esercizio della funzione amministrativa da parte della Regione. Noi siamo per un utilizzo del grande sforzo compiuto in questi anni, per non buttarlo a mare. Riteniamo che si debba scegliere una direzione, portarla avanti e cercare di allargare la collaborazione per far si che il CSI possa essere anche nel futuro, soprattutto nella fase innovativa verso la quale andiamo, all'altezza, capace di rispondere a quelle che sono le esigenze informative della Regione, per dare un contributo più ampio in questo settore importante allo sviluppo del Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, i liberali danno a questo problema e a questo dibattito un'importanza grande, al di là degli aspetti propositivi che ci sono nella relazione della collega Vetrino. I liberali ritengono, non solo quelli del Gruppo consiliare regionale, ma i liberali a livello mondiale, che l'informatica sia stata sostanzialmente una grande rivoluzione liberale. L'aver messo in atto, con l'informatica, strumenti di mobilità sociale - economica e soprattutto conoscitiva, è probabilmente una delle ragioni del recupero dei valori della concorrenza. Siamo sicuri che sia la filosofia ad aver inventato i telai a Liverpool, oppure non saranno forse stati i telai di Liverpool ad aver creato la filosofia? Ho l'impressione che l'informatica, come scienza, abbia obbligato i politici gli operatori economici e pubblici a muoversi in modo diverso dal passato con minor condizionamenti, con minor riserve mentali e, se consentite, con minor ignoranza e minor supponenza. Quindi, con minor ignoranza e minor supponenza si diventa più liberisti in economia e più liberali nel costume.
L'informatica quindi ha contribuito e contribuisce in modo fondamentale al rilancio di un sistema caratterizzato non solo da maggiore mobilità, ma anche da maggiore democrazia perchè, da Confucio in poi, chi conosce e chi sa comanda. La messa a disposizione degli enti politici, anche di livello inferiore, della società nei suo complesso e nelle sue articolazioni, del massimo di informazioni aggiornate e accorpate, rende possibili decisioni e partecipazioni, che sono in definitiva la democrazia. Siamo quindi di fronte ad un processo di grande significato politico e culturale, rispetto al quale c'è la continuità e la novità nella continuità. Quindi mettiamo in rilievo alcune esigenze di novità che sono state accennate, ma non colte anzi, in qualche misura, in termini propositivi, colte nel senso inverso rispetto al quale vanno le novità.
Il CSI è nato tredici anni fa, quindi qualche cosa di nuovo ci sarà pure. Ma, anche qui, probabilmente, non sono i politici a decidere che ci deve essere qualche cosa di nuovo, sono le macchine, è la scienza, che ci dicono che c'è qualcosa di nuovo e come va applicato in modo diverso.
La rivoluzione del sistema informatico, il passaggio cioè alle strutture diffuse sul territorio, ridotte nella dimensione e nel costo evidentemente fanno cambiare la ragion d'essere del CSI. Mi pare che su questo non si sia sufficientemente ragionato, anche perché le parti dialoganti, maggioranza ed opposizione, hanno l'alibi di rimproverare alla Regione di non aver saputo individuare un programma, darsi dei progetti sui quali far lavorare il CSI. Io sono contrario che sia il contrario. Prover a spiegarlo.
In primo luogo noi rileviamo il limite oggettivo storico dell'impostazione che ha dato il CSI ai rapporti con gli Enti locali ritenendo, forse condizionato dalle strutture disponibili al tempo, di imporre e di farsi, pilota di un sistema informatico centralizzato, molto pesante, rigido, che non è riuscito a decollare. Perciò gli Enti locali in larga misura non hanno aderito a questo tipo di impostazione e se non hanno aderito in passato, quando il costo era più alto e la rigidità tecnologica era maggiore, c'è da ritenere che questo processo non migliorerà, ma peggiorerà (e per noi migliorerà) nel futuro, quando avremo apparecchiature di minor costo, più facili da usare e più facilmente distribuibili sul territorio.
Per cui nei confronti degli Enti locali dall'attività di "service" si deve passare ad un'attività di verifica, di raccordo e di recupero dell'obiettivo di ottenere il massimo di standard di servizio. Se questo vogliamo fare negli Enti locali è probabile che vogliamo che si faccia nei confronti della società, della Regione e del sistema universitario.
Veniamo alla Regione. Certamente c'era tra gli obiettivi del CSI quello di armonizzarsi con l'attività della Regione istituzione per arrivare ad un sistema informatico regionale integrato.
Questo non è avvenuto. Si dice che la Regione non ha avuto la capacità culturale di fare questo salto.
Ma se il CSI non deve essere più soltanto e soprattutto un prestatore di servizi, ma uno stimolatore di capacità, probabilmente deve essere nelle condizioni di inventare, a disposizione dei poveri operatori della politica, degli scenari all'interno dei quali collocare le nostre scelte.
Ho l'impressione che ci debba essere un rapporto di doppio scambio e non si possa mascherare l'insufficiente progettualità del CSI, scaricandola su un'esigenza che dovrebbe avere la classe politica di inventare i propri scenari e le proprie filosofie. Per questo ho fatto l'esempio provocatorio dei telai di Liverpool.
Ho l'impressione che verremmo largamente condizionati nel nostro modo d'essere dall'innovazione tecnologica soprattutto sul piano informatico che sarà molto più veloce di quanto sia la capacità della classe politica di anticiparla. Probabilmente il sistema informatico anticiperà la classe politica e anche la società produttiva nel suo complesso.
Quindi, il CSI, deputato a gestire questa innovazione, deve farci da consulente e non può rimproverare alla Regione di non avere fatto questo salto culturale, quello cioè di proporre uno scenario all'interno del quale collocare questa rivoluzione; probabilmente è mancato un rapporto di ritorno, oltre a quello insufficiente di andata del quale ci facciamo pur carico.
Questo è un passaggio che va affrontato, così come va affrontato quello della ricaduta sul piano del sistema produttivo dell'attività del CSI sulla quale ci si è mossi probabilmente con molto velleitarismo. Si è certo reso un servizio utile, necessario e probabilmente indispensabile in un periodo storico e tecnologico che è da considerarsi superato. Il sistema privato nel suo complesso è in grado di dotarsi di banche dati, di strumenti sufficienti, ma questo non significa il superamento della necessità del CSI.
Ma di quale CSI? Di quello che fa i tabulati per le assenze dei Consiglieri? Certamente no. Del CSI che deve rispondere alla domanda che ha fatto il Consigliere Ferrara (e mi sembra giusta la contestazione del Consigliere Tapparo) e cioè del CSI che non ha bisogno di un ente esterno di un gruppo di lavoro che verifichi l'idoneità dei programmi l'adeguamento delle strutture, perché il CSI deve essere in condizioni di farlo rispetto agli altri. Bisogna che ci intendiamo su questo. Se dubitiamo che il CSI sia in grado di svolgere questo ruolo, che valore ha l'esistenza stessa dell'ente? E' vero che il CSI è in grado di rendere i servizi a costi competitivi e può continuare a farlo. Non mi scandalizzo del fatto che il CSI continui a svolgere un'attività di "service" superata rispetto al suo obiettivo istituzionale, conché non si metta in dubbio che sia in grado di svolgere la funzione istituzionale per la quale è stato creato. Ma se così non fosse andrebbe rifondato, Presidente Viglione, questa è la novità nella continuità.
Siamo convinti che il CSI debba essere la mano attraverso la quale l'ente pubblico promuove, valorizza e cerca di far maturare il massimo dei risultati del sistema informatico della nostra Regione.
L'elemento di novità non è nella volontà politica di una maggioranza rispetto all'opposizione o di una opposizione diventata maggioranza, ma è un'esigenza della società.
Ho qualche difficoltà a pensare che sia possibile pervenire a questo risultato se i segnali politici non sono forti. Perché qualunque struttura nel momento in cui nasce viene immediatamente attaccata dal bacillo della conservazione, soprattutto se è una struttura burocratica e questo bacillo come una metastasi, tende a propagarsi all'intera struttura.
Una struttura di 250 persone comincia ad avere una dimensione ed un peso che la fa essere più obesa che agile, quindi per conservarla agile nonostante sia così cresciuta, ci vuole la capacità politica di stimolarne gli obiettivi.
Mi rendo conto che non è facile, perché l'espressione politica nella società non può andare molto al di là delle indicazioni di alcuni obiettivi di strategie di carattere generale, mandando alla capacità del Comitato scientifico l'onere di tradurre il tutto in una proposizione da suggerire alle istituzioni.
Certamente avrei qualche difficoltà in futuro a dover dire che il sistema informatico regionale non è partito per colpa della Regione, perch la stessa non ha saputo progettare e promuovere.
Dico con grande franchezza che se il CSI ha la funzione di verificare il sistema informatico rispetto alla società, ha anche il dovere di verificare la società rispetto al sistema informatico, quindi di denunciare di conseguenza le carenze della società civile, di quella politica a istituzionale rispetto al sistema informatico.
Questo processo di informatizzazione diffusa, la più moderna possibile la più finalizzata possibile, è forse il senso politico dell'esistenza stessa del CSI nel 1986. A lato, evidentemente, continuano le attività consolidate, nella misura in cui sono competitive, utili ed opportune. Ma il senso politico dell'essere del CSI a nostro modo di vedere è questo, e vale nei confronti degli Enti locali, della Regione, della società produttiva e nei confronti dell'Università, rispetto ai quali la funzione del CSI non è soltanto la messa a disposizione di strutture informatiche ma è il coinvolgimento dell'Università e del Politecnico in una progettualità di livello superiore.
Il divario che diventa sempre più profondo rispetto ad altre realtà non è un divario sulle tecniche e sulle apparecchiature che sono sul mercato a disposizione degli uni e degli altri, ma è tra la capacità progettuale che viene dall'intelligenza diffusa nella società rispetto ai problemi dell'informatica. Ho l'impressione che i milanesi non abbiano gli sconti nell'acquisto dei sistemi informatici. Se ne fanno un uso più avanzato, più sofisticato, più diffuso e più produttivo, evidentemente vuol dire che quella società culturalmente si sa muovere su questi strumenti con un'altra capacità.
Ma questa capacità deve nascere da un livello di promozione culturale e tecnologica che è il CSI. Ho difficoltà ad immaginare come questo compito possa essere attribuito alla Regione. Cosa può fare? Un seminario, un corso, un dibattito e poi tutto finisce lì.
Se noi investiamo e abbiamo investito molto e intendiamo continuare a investire in questo istituto, dobbiamo aspettarci da questa istituzione la capacità di innovare fortemente l'approccio della società piemontese nel suo complesso ai processi dell'informatica.
Questi elementi di tipo propositivo, espressi anche in termini critici nulla tolgono all'apprezzamento che intendiamo esprimere alla relazione della Vicepresidente. Non dubitiamo peraltro che nella sede istituzionale questo nostro contributo al dibattito possa trovare qualche linea di concretizzazione.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 12,50 riprende alle ore 15,15)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Proseguiamo il dibattito sul CSI.
La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA Premetto ai colleghi che questa mattina sarei stato indotto a non intervenire perché mi sono riconosciuto nella relazione dell'Assessore Vetrino e pertanto avevo pensato di fare una semplice e sintetica dichiarazione di adesione. C'era forse in me un imbarazzo a intervenire sulla questione del CSI, una di quelle forme di soggezione che prendono quando si deve parlare di cose troppo conosciute e di cui troppo a lungo si è discusso. Ma (non solo per le sollecitazioni dei miei compagni) sono indotto a dire qualche parola di più per il fatto che in alcune parti degli interventi, succeduti alla relazione dell'Asséssore Vetrino, ho ritrovato delle incertezze che riducono il tipo di adesione e di pronunciamento positivo che pure in quegli interventi ci sono stati verso il CSI.
Ritengo positiva la relazione dell'Assessore per come è impostata, ne condivido i contenuti sostanziali, li condivide il Gruppo comunista, la ritengo obiettiva nelle valutazioni e nel giudizio dato sul CSI, senza i quali non sarebbe possibile parlare del suo futuro. Su queste valutazioni e su questo giudizio mi pare di poter . dover apportare qualche ulteriore elemento e contributo anche per rendere più forte la posizione espressa dall'Assessore Vetrino. Ritengo che il CSI sia in buone mani, avendo sentito questa relazione, ma ritengo anche che sia giusto contribuire a far si che queste mani siano forti e che tutto il corpo della Giunta segua davvero quello che queste mani intendono fare.
La relazione dell'Assessore Vetrino costituisce un'ulteriore verifica (in questo senso credo non di parte) della giustezza delle scelte fatte a suo tempo, più di 10 anni fa, per la creazione di una struttura pubblica che evitasse - allora era uno dei presupposti - il rischio di essere presi dalle logiche di mercato, dalle offerte di strumentazione informatica che i vari operatori stavano facendo.
E' proprio per questa scelta pubblica fatta allora che l'informatica nella Regione Piemonte non si è tradotta in un esteso e mero commercio di apparecchiature.
L'altro aspetto è che l'informatica in Regione non si è limitata ad essere un mero strumento burocratico sconnesso e occasionale di esecuzione di procedura amministrativa, è diventata invece uno strumento per affrontare politiche nuove, che a un istituto recente come la Regione competevano e competono, pena la sua sopravvivenza. Stiamo vivendo in altra sede, nella discussione sulle riforme istituzionali, l'essenza della sopravvivenza della Regione rispetto ad altre istituzioni.
Queste politiche nuove sono state, sono e dovranno essere quelle della programmazione e della pianificazione e richiedono quindi conoscenza per elaborare in modo politicamente autonomo le scelte alternative per il futuro.
Per le ragioni che l' hanno motivata, la scelta dell'informatica in Piemonte si presenta oggi come una base per sviluppare politiche innovative. Non lo dico per fare un'enunciazione, lo colgo dai fatti, dagli anni passati, ma anche da questo anno di gestione politica nuova della Regione. Non voglio fare un uso strumentale di dichiarazioni che ho sentito spesso, e che credo obiettive, sincere e coraggiose, dal Presidente della Giunta regionale, dal Vicepresidente e da altri Assessori. Affermazioni che ho sentito continuamente in questo anno nella nostra Regione e fuori da essa.
Quante politiche innovative affrontate o ancora da affrontare o da portare a termine oggi hanno potenzialità di approccio proprio per il fatto che il sistema informativo regionale ha operato bene in questi anni? Ce lo siamo sentiti dire nel momento in cui si è discusso dei problemi ambientali provocati dagli inquinamenti delle falde idriche (con un appunto polemico sottolineo che questo è un settore dove il CSI è stato poco chiamato a lavorare). E' un settore rispetto al quale l'istituzione non ha marciato con la determinazione e con gli obiettivi giusti, ma ci ricorda come il CSI può essere uno strumento che ci permette, partendo da una base di conoscenze, di arricchirle per consentirci in futuro di gestire questo problema.
Riferimenti al sistema informativo di cui disponiamo sono stati fatti quando si è parlato della Legge Galasso e della possibilità di poter procedere a superare anche i vincoli della legge stessa, accedendo ad una politica di pianificazione territoriale urbanistica, avvalendoci delle informazioni territoriali di cui siamo dotati. Ma discorsi analoghi si possono fare in vari settori, ad esempio, quello del lavoro e dell'occupazione e, più in generale, su una serie di conoscenze sociali ed economiche che sono state raccolte e vanno ampliate, ma che sono alla base di qualsiasi elaborazione di programma e di piano.
In tutto questo credo si debba riconoscere la validità della scelta di natura pubblica e la validità del lavoro che il CSI ha fatto a partire dal 1977-78, quando cioè ha iniziato ad entrare in funzione. Il giudizio sintetico ci arriva dalle altre Regioni, poiché non c'è incontro, contatto e lo dico per esperienza maturata sino ad un anno fa, ma anche per successivi rapporti non più formali in rappresentanza della Regione con esponenti di altre Regioni - dove non riconoscano nella potenzialità, nella strutturazione e nelle capacità già acquisite dal CSI piemontese, un modello avanzato per tutti.
In sintesi devo dire che là dove si è proceduto utilizzando il sistema informativo quale strumento di lavoro, le nostre politiche appaiono più innovative e avanzate. Sfilo là dove, sovente per ragioni d'incomprensione e qualche volta di tentativo di separatezza dall'insieme dei problemi regionali, e qualcuno ha voluto affermare addirittura forme di clientela rispetto al mercato, non ci si è serviti del CSI nell'aspettativa di dotarsi di alcuni strumenti, di collegarsi ad alcune fonti di mercato, la Regione Piemonte segna elementi di limiti nel suo lavoro.
Quanto ho richiamato sinteticamente, qualcuno potrà ritenerlo anche enfatico, ma credo con una base oggettiva reale, ampliando i giudizi che stavano nella relazione dell'Assessore Vetrino, tutto ciò è avvenuto in un contesto che è quello del rapporto con gli Atenei: Politecnico e Università.
Anche questo fatto credo non possa essere considerato marginale, anzi lo ritengo fondamentale proprio per il tipo di qualificazione e risultato dell'esperienza del CSI. La presenza degli Atenei ha garantito che il CSI operasse in modo scientificamente fondato per costruirsi una strada progressiva di qualificazione. Aggiungo che persino sul piano della questione morale la presenza degli Atenei è stata un elemento portante.
La storia lo dimostra: la presenza degli Atenei ha dato forza a tutti nel sostenere una linea che poteva essere facilmente inquinata, come i fatti hanno dimostrato.
Per altri versi credo - e non voglio fare il difensore degli Atenei che gli stessi Atenei possano riconoscere di aver avuto essi stessi un apporto dalla presenza del CSI e dall'appartenenza al Consorzio. Non credo che la situazione in cui è tenuta l'Università italiana, e in particolare quella piemontese e di Torino, avrebbe consentito agli Atenei torinesi di poter usufruire di una capacità di calcolo come quella di cui dispone il CSI e di apporti tecnico - scientifici come quelli che hanno potuto dar loro le strutture e il personale del CSI.
Questo giudizio positivo non può non trasferirsi alla forma consortile Regione - Atenei, al Consiglio di amministrazione cui partecipavano i rappresentanti dei vari soggetti formanti il Consorzio, al Collegio dei Sindaci. Giudizio positivo che non può non andare al Presidente del Consiglio di amministrazione, che per quasi dieci anni ha retto con chiarezza e linearità lo stesso Consiglio d'amministrazione secondo orientamenti coerenti di alta qualificazione del Centro, non cedendo mai ad una facile acquisizione di consensi politici da parte della Regione, delle forze che compongono questo Consiglio, ma discutendo in maniera dialettica anche dura, le scelte riguardanti il CSI e imponendoci di mantenerle su quell'indirizzo di alta qualificazione che ci si era dati sin dall'inizio.
In questo senso non sono d'accordo con chi ha detto che il CSI ha fornito pochi contributi alla Regione Piemonte per portare avanti la politica informatica.
Credo si debba dire, partendo dal comportamento ad esempio del Presidente del Consiglio di amministrazione del CSI, che contributi ne sono venuti molti. Indicazioni, indirizzi, sollecitazioni ne sono venuti di continuo. Caso mai, se si sono avute carenze in questo dialogo, che pure è stato positivo, è nel momento politico che non ha saputo cogliere le sollecitazioni pervenute e che in qualche caso è stato di ostacolo ad alcune sollecitazioni e a lavori che erano in corso.
Credo si porrà qualche problema alla Commissione Nomine di questo Consiglio, nel momento in cui dovrà scegliere il Presidente. Certo devono esserci motivazioni diverse, di carattere soggettivo per non reindicare Castellani quale Presidente del Consorzio. La storia di questi dieci anni e le valutazioni positive che sono state fatte dalla relazione iniziale e dagli altri interventi e da quello che io ho potuto aggiungere, non dovrebbero far altro che portarci alla riconferma di Castellani alla Presidenza del Consorzio.
Se la Regione si è messa su questa strada, e la legge che abbiamo approvato sul finire della passata legislatura lo dimostra (non sempre la sua applicazione, perché anche in questi giorni dobbiamo segnare elementi di carenza), se la Regione vuole rispettare le finalità di quella legge, è difficile dire che Castellani non debba essere il Presidente del Consorzio anche per gli anni futuri. Anzi, dovremo essere indotti a scegliere ancora lui. Sento anche il dovere, pubblicamente in questa assemblea, di esprimere il compiacimento a Castellani per il lavoro che ha fatto, credo gli sia dovuto - spero proprio che non sia una dichiarazione che segni un saluto a Castellani - un riferimento alla positività del lavoro che ha saputo guidare. A7, tempo stesso credo sia giusto da parte mia che ho seguito per molti anni il lavoro del Consorzio esprimere questo stesso compiacimento al personale del CSI e a chi lo dirige. Per rispondere ad alcune battute che sono state fatte questa mattina, voglio sottolineare con tutta franchezza che la positività della direzione amministrativa e tecnica del lavoro svolto dal personale è dipeso dalla politica che si è fatta per il personale, improntata alla selezione e alla qualificazione su basi strettamente professionali.
Non credo possa essere assolutamente sollevato alcun dubbio su questa questione e vorrei davvero che i Consiglieri, che vogliono seriamente fare il loro lavoro, smettessero di dire cose che non hanno alcun senso perch la politica del personale del CSI è stata fatta unicamente sulla base della professionalità e dell'alta qualificazione delle persone.
Vorrei proprio, caro Ferrara, che le persone così professionalmente qualificate per il 95% si iscrivessero al PCI. Sono queste voci che ci hanno fatto pensare a schedature, che noi non abbiamo mai fatto. Sarebbe davvero una mia grande soddisfazione se dovessi scoprire che al CSI, ma anche in altre situazioni della nostra Regione e del nostro Paese, il 95 delle persone ad alte qualificazioni si iscrivesse al PCI.
Voglio aggiungere che tutte le questioni, che adesso ho richiamato hanno contribuito a fare del CSI un modello esemplare di struttura pubblica funzionale, in cui sono compatibili ruoli propri di un ente che dipende da assemblee pubbliche e produttività di lavoro sul piano scientifico e anche sul piano della qualità.
Questa mattina, collega Ferrara, anche tu hai voluto portare un contributo all'eliminazione della diatriba, che è durata anni, sulla questione dei posti del CSI e lo hai fatto positivamente.
Abbiamo presentato un'interrogazione non perché mettessimo in dubbio la validità dei costi del CSI, ma per andarli a valutare, proprio in vista di una seconda fase del CSI, comparandoli con quelli delle altre strutture private e pubbliche.
Voglio sottolineare, su tale questione, che l'Italia è un Paese in cui il denaro pubblico è normalmente utilizzato per contributi diretti alle strutture operative in termini finanziari (avviene nell'agricoltura nell'industria, nel turismo e in ogni settore; la Regione è proprio un ente erogatore di contributi ai vari soggetti operatori). Ebbene, in un Paese in cui di gran lunga maggiore è la distribuzione di contributi finanziari diretti rispetto alla creazione di condizioni strutturali che permettano ad ogni singolo operatore di migliorare la sua imprenditorialità e la sua capacità di stare sul mercato, il CSI rappresenta invece un fatto del tutto innovativo: la Regione ha dato vita ad una politica informatica per creare una condizione strutturale di cui possano fruire operatori pubblici, come gli Enti locali, e operatori privati.
Una politica strutturale di un terziario avanzato fatta non distribuendo soldi a singoli operatori per avere in cambio qualche spezzone di operazione informatica, ma creando davvero delle condizioni strutturali per il miglioramento dell'attività informatica degli operatori pubblici e privati, quindi l'operazione del CSI si ripresenta con effetti di ricaduta che sono, anche qui, già stati richiamati dalla relazione dell'Assessore Vetrino, sulla struttura pubblica della nostra Regione e anche sulla struttura privata.
Considero del tutto positiva (come richiamava l'Assessore Vetrino) l'azione di decentramento del sistema informativo che è stata avviata anche se il lavoro da compiere è ancora molto. Si è soltanto all'inizio bisognerà andare avanti, costruire una costellazione di centri nella nostra Regione perché il sistema informativo decentrato possa davvero coprire l'intero territorio regionale. Anche qui si è andati avanti, qualcuno ha detto con lentezza e con ritardi, non lo disconosco, forse in 7 anni si poteva fare di più. Tuttavia voglio qui introdurre un elemento che va valutato e giudicato: si è andati avanti con lentezza perché? Intanto perché si è sperimentato che nel costruire un sistema informativo decentrato a livello regionale sarebbe stato pericoloso pensare ad un modello immediatamente da estendere su tutto il territorio regionale. Mi sembra che sia stato giusto sperimentare cercando di avere le adesioni degli Enti locali senza imposizioni.
Un'adesione che diventa poi elemento potenzialmente capace di fare sviluppare il sistema, adesione che poi era necessaria perché il CSI e.la Regione, per quanto si è mossa con il CSI, hanno dovuto vincere molte resistenze politiche che, in qualche misura, si sono espresse con una pretestuosa difesa di autonomia e quindi con il tentativo di non rientrare in un sistema informatico regionale. In qualche caso erano molto più volgarmente basati sul desiderio di essere clientela aperta alle offerte di mercato.
Spero davvero, lo auguro all'Assessore Vetrino e alla Giunta, di poter marciare più in fretta di quanto non abbiamo fatto negli anni passati utilizzando le sperimentazioni fatte, le esperienze condotte per l'allargamento del sistema informatico nella nostra Regione in una forma decentrata, secondo un sistema che veda il CSI sempre meno struttura di calcolo, intesa in senso tradizionale, sempre meno chiamato a fornire servizi gestionali o di basso livello, ma sempre più struttura di coordinamento, di indirizzo, di servizio all'organizzazione di un sistema decentrato.
I vari centri che si costruiranno (adesso abbiamo pochi esempi da portare) potranno essere davvero i centri funzionali aperti agli Enti locali per rispondere alle esigenze di programmazione e di pianificazione e ai problemi di gestione. Rispetto all'Università e alla scuola, il problema del rapporto con l'informatica del CSI e della Regione non può essere limitato, anche se ciò è fondamentale, agli Atenei, ma deve aprirsi a tutti i sistemi scolastici: scuole medie e superiori. Quindi centri decentrati che siano in grado di essere di riferimento e di colloquiare con il sistema scolastico, aperti ai privati e al sistema economico e sociale con programmi volti all'utilizzo di apporti tecnologici sempre più avanzati con attività sia di servizio sia di gestione. Perché ciò avvenga, e in questo senso sottolineo positivamente un'altra affermazione contenuta nella relazione dell'Assessore Vetrino, è necessario che al CSI si faccia compiere appieno, e io spero di più di quanto siamo stati capaci di fare noi, il ruolo che gli è affidato dalla legge regionale. Per la legge regionale il CSI deve essere lo strumento attraverso cui la Regione progetta gli interventi nel settore, compito che deve essergli fatto svolgere sulla base della positività dell'esperienza condotta. Cosa diversa è la realizzazione, l'attuazione e la.gestione che non devono restare a gravare sul CSI, ma certo la progettazione di questo sistema, di questa organizzazione sistemica decentrata dell'informatica regionale deve appartenere al CSI. Credo che il CSI possa svolgere questo compito e senza necessità di verifiche che vengano dal di fuori.
Gli strumenti cambiano davvero in dieci anni: è cambiata la strumentazione, le apparecchiature si sono fatte più flessibili, molto più decentrabili, ma il ruolo affidato all'inizio al CSI, di essere la struttura della Regione che progetta, che coordina, che orienta in forma sistemica il decentramento dell'informatica nella nostra Regione, rimane anzi a maggior ragione quanto più si possono fare elastici, flessibili gli interventi tecnici per realizzare il sistema tecnico decentrato, tanto più forte deve essere la capacità della sua direzione, della sua omogeneizzazione.
Condividiamo la sottolineatura che, con molta forza, fa l'Assessore Vetrino nella sua relazione di voler procedere alla programmazione della domanda dell'informatica della Regione, alla programmazione dell'attività e alla distribuzione delle risorse in termini annuali e pluriennali.
Il CSI ha avuto momenti difficili di operatività e di sopravvivenza dovuti proprio alla mancanza e alla difficoltà della programmazione e promozione della domanda informatica all'interno della Regione.
Senza nessuna gelosia alla collega Vetrino auguro di poter svolgere un compito più efficace e qualitativamente migliore rispetto a quello che abbiamo fatto noi, che ho fatto io. Ritengo il coordinamento della domanda informatica da parte della Regione non soltanto un elemento necessario ad una vita funzionale ed efficace del CSI, ma un elemento che caratterizzerà nella misura in cui verrà attuato, la qualità della politica di programmazione regionale, anche quella di gestione. Senza una programmazione dell'attività informatica non si svolgerà una politica di programmazione all'interno di questa Regione.
Per ultimo, voglio rafforzare una questione che ritengo fondamentale: il rapporto con gli Atenei, questo perché sono convinto che qualche elemento di sfiducia si possa cogliere dalla relazione dell'Assessore Vetrino come in molti altri interventi, anche se li la questione è stata posta più formalmente che sostanzialmente.
A me pare che il rapporto con l'Università e con il Politecnico debba essere mantenuto per garantire che la Regione sempre più faccia passi avanti nell'affermazione della politica di programmazione e di pianificazione. Una Regione non può non avere un sistema informativo di grande capacità, di grande livello scientifico e proprio per questo è indispensabile .un rapporto con l'Università e con il Politecnico di tipo strumentale: con l'Università e il Politecnico che aiutino a qualificare sempre più il CSI della Regione verso la politica di programmazione e perché diventi quello il nodo attraverso il quale si chiamino l'Università e il Politecnico a svolgere attività di ricerca e di didattica. Di ricerca per elaborare le forme, i metodi della programmazione e della pianificazione, aggiornandoli. Di didattica per formare i quadri nuovi che dovranno entrare nell'amministrazione pubblica per attuare la politica di programmazione e pianificazione. La carenza di formazione non può essere risolta da un corso di formazione professionale, richiede qualcosa di più globale, di più intrinseco ai processi di formazione complessiva della nostra società. La carenza di preparazione è uno degli elementi non marginali che creano difficoltà all'affermazione di una politica di programmazione e di pianificazione.
Allora se così è, a me sembra che debbano essere, con forza, con efficacia e con immediatezza, prese tutte le iniziative verso il Ministero della Pubblica Istruzione affinché Università e Politecnico continuino a far parte di una struttura unitaria, io dico consortile (intanto poi potremo vedere se ci sono altre forme possibili) affinché il Ministero della Pubblica Istruzione nei suoi vari interessi, non credo sempre di tipo culturale, non abbia ad agire continuamente con vari mezzi perché gli Atenei di Torino siano indotti ad inserirsi nei consorzi interuniversitari.
Questo porterebbe il problema di rapporto Università e Politecnico con il sistema informatico fuori dal Piemonte e fuori dal Comune di Torino, ci sarebbe un problema per chi vuole continuare a svolgere un'azione affinch il Piemonte abbia un ruolo in certi settori del terziario e del quaternario.
Bisogna prendere tutte le iniziative politiche, anche quelle non condivisibili in linea di principio, ad esempio i rapporti interni di partito, che comunemente chiamiamo clientele partitiche.
La Giunta ha la stessa formazione politica del Governo nazionale e credo che debba far valere questa omogeneità e non mi scandalizzerò se la farà valere perché il Ministero della Pubblica Istruzione prenda decisioni orientate a consentire agli Atenei torinesi di essere inseriti nei Consorzi con la Regione, formalizzandoli: cosa che non ha mai voluto fare.
Non mi scandalizzerò perché l'obiettivo è giusto e quindi ritengo che qualsiasi mezzo può e deve essere utilizzato in questo senso.
Io non ci sono riuscito. Dopo un primo atto di adesione, dopo l'autorizzazione pervenuta dal Ministero della Pubblica Istruzione, perch in questa struttura potessero partecipare l'Università e il Politecnico di Torino, non abbiamo più avuto atti successivi che ci facessero fare qualche passo avanti. Quel primo atto è dovuto (il Ministro allora era l'on.
Malfatti) al Sottosegretario, l'On. Delrio, democristiano, che era stato Presidente della Giunta regionale sarda nella prima legislatura, alla sua capacità di comprendere le ragioni di una Regione, come il Piemonte, nella sua intenzione di costituire un Consorzio con gli Atenei. Poi si sono succeduti altri Ministri, mi pare sempre democristiani, che non siamo mai riusciti a portare al confronto con il CSI Piemonte; non è riuscito Viglione, non ci sono riuscito io a far prendere in considerazione l'esperienza che si stava conducendo nella Regione Piemonte; peraltro non siamo riusciti a far ottenere all'Università e al Politecnico qualche contributo maggiore per partecipare alla spesa di questo Consorzio. Mi auguro, e lo dico riduttivamente rispetto al mio modo di pensare, che l'omogeneità tra la Giunta regionale piemontese e quella del Governo nazionale consenta di fare qualche passo avanti per risolvere questi problemi.
Voglio ancora fare una sottolineatura sulla questione dei contributi che devono essere aumentati: non è serio per un Ministero della Pubblica Istruzione spendere cifre così irrisorie come quelle che sono state citate questa mattina per il sistema informatico di cui si servono le Università e il Politecnico di Torino. Se alla Regione Piemonte interessa lo sviluppo informatico è giusto che si muova per avere maggiori contributi dal Ministero della Pubblica Istruzione. Non può però essere consentito che questo problema, e la misura in cui viene risolto, finisca per definire i rapporti tra Regione, Università e Politecnico. Quando abbiamo scelto di operare con questi Istituti sapevamo che il Ministero ci avrebbe lasciati praticamente soli (come ha fatto per l'edilizia, lo ha fatto per il sistema informativo). La Regione Piemonte sapeva, credo debba continuare a sapere oggi, che la capacità maggiore di lavoro dell'Università, del Politecnico di Torino e del Piemonte avrebbe avuto una ricaduta qualitativa sulla vita pubblica regionale, nella capacità di innovare le politiche di programmazione e di pianificazione complessive e settoriali nella formazione dei quadri. Tale ricaduta sul sistema pubblico giustifica di per sé che la spesa regionale non vada "a bilanci da farmacista" con il Ministero della Pubblica Istruzione. Certo è giusto chiedere che ci siano maggiori contributi, ma io voglio avvertire che non potrà essere il modo in cui questa questione verrà risolta una delle ragioni per cui si deve mettere in difficoltà il rapporto fra Regione Piemonte, Università e Politecnico.
Non intervengo su altre questioni che rispetto a queste sono marginali.
Sottolineo che proprio la presenza degli Atenei può dare un grande contributo per un progetto di informatica decentrata in presenza di nuove tecnologie, per sperimentare nuovi settori di applicazioni rivolte ai privati, ad esempio il Cad-Cam, o l'editoria automatizzata, ma tralascio queste questioni che richiamano l'importanza di un rapporto con l'Università e il Politecnico per un contributo scientifico di carattere biunivoco dal CSI all'Università, al Politecnico e viceversa con ricadute importanti di interesse per la Regione sul sistema economico, sociale e pubblico.
Concludendo dico che fra le alternative poste nella relazione dell'Assessore Vetrino per le prospettive di soluzione istituzionale del CSI (non ne rinnego nessuna) possiamo discuterle tutte, ma per fare questo credo sia necessario non mettere in discussione tutto. La mia posizione e quella del mio Gruppo è che intanto si rinnovi e si operi per rinnovare il consorzio tra Università, Politecnico e Regione e si rilanci il consorzio.
Nel rilanciare il consorzio, preferenzialmente sono per una Presidenza dell'Università e del Politecnico, perché non vorrei che questa questione anche se strumentale e marginale, mettesse in discussione o rendesse più difficile il rinnovo di questo consorzio tra Università; Politecnico e Regione Piemonte. E' un impegno che potremmo anche accettare di prendere tenendo fede a quella che è stata l'impostazione iniziale (verbalmente ci si era accordati per una Presidenza che avesse chiaramente l'impostazione e la matrice scientifica che può provenire dall'Università e dal Politecnico), non essendo venute meno le motivazioni che anzi nella fase nuova dovranno essere accentuate, alla caratterizzazione scientifica del CSI, come elemento centrale di un sistema decentrato di informatica. Sono quindi perché si mantenga, per lasciare in vita il consorzio, la Presidenza all'Università e al Politecnico. Su questa base si potrà procedere ad una nuova fase su dei programmi che potranno essere presentati dal nuovo Consiglio di amministrazione e dal suo Presidente, dall'Università e Politecnico e dalla Regione. Oggi non abbiamo ancora un programma di lavoro per gli anni futuri, siamo in presenza di giudizi sul passato e di indicazioni di interventi di operatività immediata del CSI. Con il consorzio ricostituito, con una Presidenza scientificamente qualificata anche formalmente dichiarata, si potrà procedere alla formulazione di programmi per i prossimi 5 o 10 anni. L'ampiezza temporale di questi programmi deve essere densa e sulla base dei programmi si potrà mettere in discussione, in una situazione riconsolidata e rilanciata, anche la forma istituzionale e la Presidenza. L'importante è che ciò avvenga a consorzio rilanciato, con la nuova fase avviata e sulla base di programmi de.finiti e particolareggiati. Credo che sia questa la maniera giusta di ragionare, di mettere in discussione la Presidenza, non sulla base di una contrapposizione soggettiva dei vari enti, ma sulla base delle questioni che si intenderanno affrontare, sui programmi che quindi saranno approvati.



PRESIDENTE

La parola alla Vicepresidente della Giunta Vetrino per la replica.
VETRINO, Vicepresidente della Giunta regionale Credo di dover innanzitutto, a nome del Presidente e della Giunta ringraziare i colleghi che con tanto impegno e competenza hanno voluto intervenire, questa mattina e oggi pomeriggio, dando rilevanza a questo dibattito realizzando quella che è certamente una delle funzioni fondamentali del Consiglio, la funzione cioè di indirizzo rispetto a settori significativi dell'attività regionale. In questo senso, sono molto grata per tutti i contributi, le valutazioni, i suggerimenti, che sono intervenuti e che penso formeranno oggetto di attenta considerazione da parte della Giunta, che si accinge alla verifica di questo momento importante che è il rinnovo del consorzio e ciò nei rapporti che avrà con gli Atenei e con gli altri enti consorziati e naturalmente ancora in collegamento con il Consiglio.
Bene hanno fatto questa mattina i colleghi Brizio e Viglione a riferirsi alle vicende istitutive di questa struttura, della quale abbiamo parlato con tanto impegno.
Dico questo non per orgoglio di parte, anche se questo è giusto (perch occorre dare a Cesare quel che è di Cesare). Se si è partecipato e si è contribuito a determinare qualcosa di significativo, come quello di cui stiamo parlando, mi sembra sia un orgoglio più che giustificato.
Questa mattina il Consigliere Ferrara, con un orgoglio tutto repubblicano, metteva in evidenza le capacità di un Assessore repubblicano all'urbanistica, forse è l'unico Assessore repubblicano all'urbanistica che abbiamo in Piemonte, facendo arrabbiare il Consigliere Rivalta.
Non per nulla avevo, nella documentazione fornita al Consiglio predisposto una scheda che si chiamava: "vicende istitutive". Questo, non tanto per dare a Cesare quel che è di Cesare, ma soprattutto perché credo che negli atti che portarono poi alla definizione del consorzio ci fossero tutti gli elementi dei quali ancora oggi noi parliamo per suffragare quella scelta, quell'intuizione di fondo che è stata del 1973 e che è venuta realizzandosi in questi anni attraverso i risultati dei quali abbiamo parlato.
E' stata una scelta sofferta, perché fin da quel momento si decise la costituzione di una Commissione tra la Regione e le Università, Commissione che lavorò a fondo per diversi anni e che alla fine portò ad indicare alla Regione la necessità di arrivare a costituire questo centro che allora si chiamava per il trattamento automatico dell'informazione.
Mi sembra che queste considerazioni non vadano disattese e che l'impegno che le Amministrazioni hanno posto in questi anni per far giocare al Piemonte un ruolo di avanguardia vada ripetuto perché, nel confronto con le altre Regioni, noi siamo sicuramente vincenti, non fosse altro perch prima di altri abbiamo affrontato questo problema. Aver ricordato queste vicende è stato importante, come altrettanto importante è stato l'aver riconosciuto i meriti.
Le considerazioni delle vicende istitutive e la verifica degli atti che ho fatto, dei dibattiti e dei discorsi, che in aula e nella Commissione si erano andati sviluppando e concretizzando, portavano a questa naturale fisionomia del consorzio, come ente pubblico formato da soggetti pubblici con quelle finalità di ricerca e di didattica.
Ed è per questo motivo che la Giunta nelle sue riproposizioni, per quanto riguarda l'istituto consortile, deve proporre questa soluzione anche se credo si possa considerare (il Consigliere Rivalta lo diceva per ultimo) di essere aperti, come emergeva anche dal dibattito di questa mattina, a tutte le soluzioni e le valutazioni. La prima soluzione certamente da esplorare è quella di una riproposizione "tout court" del consorzio, così com'è venuto formandosi in questi anni, anche perché questo consorzio ormai conta tra i suoi soci non soltanto la Regione Piemonte l'Università, il Politecnico e il Comune di Torino, ma una serie di altri enti e di altri Comuni, alcuni dei quali anche importanti, che dunque già rappresentano un consorzio abbastanza significativo e importante.
Si può anche parlare di aumentare il numero dei soci di questo tipo, ma non vi è dubbio che la prima esplorazione per il rinnovo sarà quella della riproposizione della struttura consortile.
Se così è, certamente ci sono prioritariamente da valutare due esigenze che anche nel dibattito di questa mattina sono emerse.
La prima è certamente la formalizzazione con decreto ministeriale del riconoscimento del consorzio, come peraltro è previsto dal testo unico delle leggi sull'istruzione superiore e in questo senso la sollecitazione che viene fatta dal Consigliere Rivalta sarà colta. Ho detto, questa mattina, che occorre un'azione forte, vigorosa, tempestiva non solo della Giunta, che veda l'Università e gli altri enti farsi sollecitatori del Ministero della Pubblica Istruzione per il riconoscimento di quanto ci è dovuto.
Non vi è poi dubbio che un'altra premessa indispensabile è la costituzione di un patrimonio consortile idoneo a consentire al consorzio una autonoma politica di investimenti.
Questo discorso l'abbiamo già affrontato nel momento in cui discutemmo del bilancio e credo, in particolare, nel momento in cui votammo la variazione di bilancio. Con il Consigliere Bresso, che proponeva una serie di emendamenti, in relazione appunto al CSI, avemmo occasione di verificare e concordare insieme che non era pensabile che una struttura di questo tipo potesse andare avanti annualmente sulla base di indicazioni che venivano o non potevano venire da un esecutivo di governo, sulla base di scelte che avevano il senso dell'improvvisazione del momento. Viceversa occorreva avere dei momenti più significativi di programmazione e di pianificazione e che soltanto di fronte a questo progetto fosse consentito al consorzio di poter parlare di una politica di investimenti.
In questo senso credo che il rinnovo del consorzio sia un momento utile per definire questi aspetti, che ritengo importanti per l'attività futura del consorzio.
Eventuali diverse prospettive possono essere esaminate, il Consigliere Brizio questa mattina lo accennava. La Regione, pur ritenendo prioritaria questa del rinnovo del patto consortile, dovrà prospettare una diversa soluzione istituzionale, probabilmente in termini societari.
E' una soluzione che potrebbe rispondere a logiche sostanzialmente diverse ed in questo senso concordo abbastanza con il Consigliere Tapparo quando parlava del suo disaccordo rispetto ad una soluzione di questo tipo perché è una soluzione praticabile nella misura in cui si trovano dei partner adeguati e che siano disponibili a riconoscere gli investimenti che gli altri enti hanno fatto fino a questo momento.
E' evidente che in questa ipotesi l'insieme degli investimenti regionali potrebbe essere recuperato in termini di conferimento al capitale sociale.
Dipende dal tipo di partner che potremmo trovare; ci sono dei partner privati che oggi, trascendendo il concetto del tutto privatistico della loro azione, attribuiscono anche una funzione sociale alla loro azione e sono disponibili a discorsi che potrebbero configurarsi in un'attività come questa.
Oggi sono di moda le sponsorizzazioni, forse ci sono dei modi più seri di dare un contributo alla cosa pubblica, attraverso delle associazioni che potrebbero avere il senso di partecipare ad una iniziativa che vuole dare un contributo alla ricerca, alla didattica, alle aziende in ultima analisi e quindi alla società nella quale si deve operare.
Questi sono aspetti che andranno verificati e che, unitamente a quella necessità di strategia dell'ente (un'altra delle richieste emerse dal Consiglio), dovranno essere oggetto di particolare approfondimento da parte degli enti consorziati. Tutti abbiamo parlato della necessità di un aggiornamento e di una direzione nuova, verso soluzioni informatiche più moderne e più avanzate; abbiamo parlato dei collegamenti diretti dell'accesso ai supercomputer e delle banche dati. Devo dire che per quanto siamo forse in ritardo rispetto a quel sistema a scala regionale, che viene invocato e che deve essere in ultima analisi l'obiettivo della nostra legge istitutiva, ci sono già dei segnali di realizzazione di questa via nuova.
Non parlo tanto del Cad-Cam, non ne ho parlato stamattina perché ritenevo fosse nota (tra l'altro non me ne occupo direttamente, l' ha seguito l'Assessore Alberton). Lui più di me potrebbe dire che cosa lo Stato sta facendo e se le previsioni, che erano molto affascinanti e molto impegnative, si stiano realizzando.
Ma ci sono per esempio altri progetti nei quali si tenta di introdurre mi riferisco al discorso che faceva Tapparo - l'applicazione delle tecniche di intelligenza artificiale, ad esempio nel progetto di monitoraggio ambientale relativo alla valutazione del rischio istantaneo di caduta delle valanghe, che segue direttamente il mio Assessorato nell'automazione dell'ufficio, nella pianificazione economico - finanziaria aziendale, nell'accesso alle banche dati per la costruzione di un sistema intelligente di consultazione.
Devo dire che, quando circa un mese fa ricevemmo in questa sala il Consiglio Generale della Savoia, ricevuto dal Presidente del Consiglio e dal Presidente della Giunta, e nella conversazione fatta con i colleghi della Savoia dicevo queste cose, riscuotevo tutta l'ammirazione del Consiglio Generale della Savoia.
Certo, questi sono dei primi tentativi che hanno certamente un carattere profondamente sperimentale, ma non v'è dubbio che rappresentano dei modi di collegamento e di coordinamento con il Dipartimento di informatica dell'Università e con quello di automatica e di informatica del Politecnico.
Sono queste cose che ci danno la convinzione che la questione consortile non possa avere altra soluzione che questa. Anche se poi la soluzione sarà quella ritenuta più opportuna, quando si saranno verificate tutte le possibilità e tutte le opportunità.
Si è parlato molto sulla discriminante che ci dovrebbe essere tra l'istituto inteso come ente di ricerca e produttore di ricerca e ente produttore di service (come li chiamava Tapparo). Credo che anche su questo bisognerà fare un approfondimento perché non penso esista una spaccatura ed una incompatibilità assoluta rispetto a questi due modi di gestione di un centro di calcolo.
Certamente i servizi servono alla Regione, d'altra parte il motivo per cui nacque questo ente era la ricerca, la didattica, ma anche quello di poter rispondere ad una grossa domanda di servizi da parte della Regione in prima persona e da parte degli enti consorziati.
Sono convinta che alcuni dei servizi meno qualificati, sotto il profilo dell'interesse scientifico o tecnico, potrebbero trovare rispondenza sul mercato delle software house, probabilmente anche a prezzi inferiori facendo bene i conti. Credo però che anche su questo bisognerà approfondire, perché suppongo che se ne perderebbe quell'apporto, che è importante venga derivato dalla gestione, alla costruzione di un sistema informativo globale, non meramente giustapposto alle procedure gestionali.
Sosteniamo che la formazione professionale si fa in fabbrica, se vale questo concetto dovrebbe anche valere il concetto inverso.
Penso che soltanto una struttura di grande dimensione, che abbia questa connotazione di carattere pubblico, sia in grado di affrontare gli investimenti, non soltanto tecnologici, ma anche prevalentemente per la preparazione e l'aggiornamento dei tecnici, che lo sviluppo rapidissimo dell'informatica impone.
Sabato scorso si è tenuto un convegno nel quale il Ministro Romita parlando di formazione professionale, ha dichiarato che non occorre formare molti informatici, quanto piuttosto creare le condizioni perché si sviluppi l'utenza dell'informatica. Se è vero questo, il progetto di una informatizzazione decentrata e per quanto possibile generalizzata della pubblica amministrazione del Piemonte e degli Enti locali del Piemonte, mi sembra un obiettivo condivisibile e da perseguire.
Vorrei cogliere la critica del Consigliere Rivalta che questo è un programma nel quale si parla del passato e poco del futuro. Credo che fosse necessario questo momento e che comunque sia il Piano di sviluppo regionale a dettare le condizioni per intravedere le occasioni di sviluppo e di potenziamento delle necessità di informatizzazione della nostra Regione.
In questo senso credo che i progetti di attività ordinaria della Regione, dei bilanci pluriennali che avremo di fronte, ma anche e soprattutto quelli di una valenza strategica regionale, non potranno che essere pesantemente influenzati da questa necessità, perché non è più pensabile, nell'era che stiamo vivendo, di fare dei programmi senza quelle basi di conoscenza che sono ormai ritenute indispensabili e che, purtroppo non sempre hanno ancora la considerazione che dovrebbero.
Dico questo perché la legge Galasso ha messo in evidenza da un lato la scommessa incredibile di porre le amministrazioni di fronte alla necessità di programmare il loro territorio, tenendo conto di tutti gli aspetti, ma nello stesso tempo anche quanto l'acquisizione di dati precisi per la conoscenza del territorio sia ancora molto indietro nel nostro Paese. Parlo poco della nostra Regione, parlo di più di quelle Regioni che in questo momento stanno spendendo 7 miliardi di lire - ad esempio la Regione Lombardia - per arrivare alla conoscenza. Poi ci sarà la fase della progettazione che costerà altrettanto e forse di più, per giungere ad un bilancio che nei tre o quattro anni dovrebbe sopportare un costo, per adeguarsi alla legge Galasso, di circa 20 miliardi. Noi abbiamo qualche milione per poter incaricare i nostri professionisti, che ci daranno la possibilità di dare valenza paesaggistica ai piani comprensoriali, che abbiamo pronti.
Ho divagato, ma vorrei ancora fare tre considerazioni. La prima attiene al Comitato scientifico. Da parte di Ferrara è venuta una sollecitazione a dare un maggior peso al valore del Comitato scientifico. Nell'ultima assemblea, alla quale in rappresentanza della Regione ho partecipato, c'era stato da parte del Presidente del Consiglio d'amministrazione una proposta di modifica all'articolo inerente il Comitato scientifico, che tendeva ad attribuirgli maggiori possibilità di proposta.
Ritengo che questo articolo debba essere esaminato e credo verrà fatto.
In quell'assemblea il succitato articolo non è passato per la posizione del Rettore dell'Università che, non avendo avuto la possibilità di esaminare l'emendamento nell'ambito del suo Collegio, non riteneva di potere esprimere parere favorevole. Era peraltro l'ultima assemblea e si ritenne di accantonare momentaneamente questo aspetto. Ritengo però sia un argomento sul quale soffermarsi perché dare più ruolo, attenzione e possibilità al Comitato scientifico significa perseguire quegli obiettivi fondamentali che sono alla base del nostro Statuto.
Vi è poi la questione inerente il Cartografico, su cui è intervenuto il Presidente Viglione stamattina, intervento del quale sono personalmente grata: è raro che un Presidente di Consiglio si alzi dal proprio posto per assumere il ruolo di Consigliere regionale.
La legge istitutiva del Cartografico, legge n. 25 dell'81 - che si è fermata alla fase immediatamente successiva all'acquisto di macchinari importanti e costosi che non so se siano ancora utilizzabili visto il tempo passato - si era preoccupata di stabilire collegamenti con il sistema informativo del CSI; ricordo il dibattito che attorno a questo raccordo si era venuto determinando nel 1981. Il consorzio, proprio su iniziativa del Comitato scientifico, ha sollecitato la Giunta regionale ad utilizzare le potenzialità del laboratorio installato al Palazzo del Lavoro. Nel 1983, su richiesta del Presidente Viglione, il CSI ha condotto uno studio per il recupero di ciò che sembrerebbe ancora utilizzabile dopo l'incendio che ne ha devastato la struttura.
Questo sarebbe importante perché le vicende degli ultimi anni hanno impedito l'avvio di progetti di informatizzazione in campo urbanistico.
In questo Assessorato abbiamo organizzato un servizio Cartografico, che pur ha ottenuto qualche risultato. Il CSI, proprio perché il Cartografico era in costituzione all'interno dell'Assessorato, non ha potuto andare molto oltre su questa tematica poiché vi erano altri che se ne occupavano.
Mi risulta che vi siano state altre esperienze interessanti in questo campo in collaborazione con il Politecnico nella città di Rivoli.
E' un argomento tutto da affrontare sul quale si potrà dibattere nel momento in cui ci avvieremo a ridefinire la strategia e i campi di intervento del CSI.
C'è un altro problema che ho lasciato per ultimo che, proprio come amministratore regionale, mi interessa e mi angoscia maggiormente. C'è una frase nella relazione al bilancio del 1986 del Consiglio di amministrazione (peraltro con l'imprimatur del Comitato scientifico) estremamente lapidaria rispetto alla quale noi pubblici amministratori dobbiamo essere attenti: "certamente i problemi che abbiamo non sono tanto legati alla capacità del consorzio di sviluppare progetti avanzati, ma alla capacità delle strutture regionali di gestire i servizi che ne derivano".
Non so quale commento possa avere questa frase; siamo chiamati tutti in causa. Vengono in luce immediatamente quelle necessità di formazione e di preparazione del nostro personale. Non è pensabile che di fronte a una struttura che ha al suo interno personale così qualificato, non ci sia da parte della Regione Piemonte la stessa rispondenza e che il CSI non abbia consentito al personale regionale di fare contestualmente una crescita culturale, che sarebbe necessaria nella classe dirigenziale, dei funzionari e della classe politica.
Terminando ribadisco la mia gratitudine per i contributi apportati anche se i problemi in evidenza hanno aggiunto altre ansie alle tante che abbiamo e che soprattutto in questi mesi di avvio delle attività di programmazione e pianificazione in particolare fanno riferimento alla Vicepresidenza.
Il consorzio - è stato detto - ha tredici anni; ad un ragazzino di tredici anni si chiede in genere cosa pensa che farà "da grande". Abbiamo parlato del CSI come struttura necessaria per una maggiore qualificazione che rientra in strategie aggiornate e necessità di coordinamento all'interno della comunità regionale.
il Consigliere Marchini ha definito questo ragazzino un po' obeso: ci sono terapie anche per l'obesità. Ritengo che oggi la struttura abbia appieno risposto alla domanda pubblica che le è stata sottoposta. Credo di dover ringraziare personalmente il Consiglio di amministrazione, i cui nuovi componenti sono stati già nominati, in particolare la presidenza, la dirigenza. Se l'atmosfera che ci accompagnerà nei prossimi giorni nella definizione degli incarichi sarà quella realizzata stamani da questo Consiglio non ci saranno problemi e credo che saranno i superiori interessi regionali a prevalere e non gli interessi di partito.



PRESIDENTE

La discussione è conclusa.


Argomento: Nomine

Nomine


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 9) all'o.d.g. che reca: "Nomine".
La parola al Vicepresidente del Consiglio Cerchio che riferisce in ordine ai lavori della Commissione consultiva per le nomine.
CERCHIO Vengono oggi proposte alla votazione del Consiglio alcune delle nomine calendarizzate per il 21 e il 28 maggio con deliberazione del Consiglio regionale n. 114 del 20 marzo 1986 e in particolare quelle relative a: Comitato regionale di coordinamento dei trasporti e della viabilità Consiglio di amministrazione della S.A.C.E.
Commissione consultiva per l'agricoltura e foreste (di cui all'art. 8 della legge regionale 12/10/1978, n. 63) Commissione tecnico - consultiva per il credito al commercio (di cui all'art. 13 della L.R. 4/6/1975, n. 47) Museo ferroviario piemontese Comitato consultivo del Centro Gianni Oberto F.O.R.M.O.N.T.
Il Consiglio, secondo quanto previsto dall'art. 4 della L.R. 18/2/1985 n. 10, aveva altresì provveduto con la deliberazione n. 115 in data 20/3/1986 ad individuare per tali nomine le associazioni, gli enti e gli istituti titolari del potere di designazione.
In merito la Commissione consultiva per le nomine ha preso in esame le proposte pervenute alla Presidenza del Consiglio nei termini di legge da parte dei Gruppi consiliari insieme alle designazioni pervenute da associazioni, enti esterni e da singoli cittadini e trasmesse dall'Ufficio di Presidenza che ha espresso il parere previsto dal primo comma dell'art.
8 della L.R. n. 10/1985.
In particolare la Commissione nelle sedute del 3 giugno e dell'1 luglio ha espresso parere favorevole alle candidature che vengono oggi proposte con le seguenti precisazioni: per il Comitato regionale di coordinamento dei trasporti e della viabilità la Commissione evidenzia i requisiti ricavati dai curricula presentati in base ai quali risulta la qualifica di esperto e in particolare: Iannelli, esperto in tecnica di trasporti; Pier Augusto Donna Bianco, architetto che lavora nel campo dei trasporti; Pier Luigi Calizzano, Vicedirettore Azienda Trasporti della Provincia di Torino Sergio Nicola (autocandidato), ingegnere, Vicepresidente del Centro pilota della Provincia di Torino; Mario Aubert (candidato presentato dall'Unione Sindacati Autonomi Nazionali): la maggioranza della Commissione, dando un'interpretazione ampia della qualifica di "esperto", ha ritenuto di identificarla nelle sue passate esperienze professionali e lavorative.
Per la S.A.C.E. tutti i nominativi sono stati ritenuti idonei come cultura ed esperienza professionale. La Commissione evidenzia però che le candidature proposte dall'Unione Sindacati Autonomi non presentano in relazione agli incarichi da ricoprire caratteristiche qualitative di livello significativamente differente e più elevato rispetto alle candidature presentate dai Gruppi.
Per la Commissione tecnico - consultiva per il credito al commercio la Commissione in relazione alla necessita di procedere alla designazione di un esperto in rappresentanza delle Organizzazioni Sindacali dei commercianti ambulanti ha individuato nel rappresentante designato dall'A.N.V.A. la persona da designare trattandosi dell'organizzazione che ha maggior consistenza numerica sul territorio regionale.
Per il Comitato consultivo del Centro Gianni Oberto la Commissione non ha ritenuto idonee tre delle quattro candidature presentate dall'Unione Sindacati Autonomi in relazione alle specifiche caratteristiche dell'incarico da ricoprire.
Per il F.O.R.M.O.N.T. è stato invece espresso parere favorevole per tutte le candidature presentate in quanto trattasi della designazione di rappresentanti in un'assemblea senza la richiesta di specifici requisiti di esperienza.
Poiché per alcune delle nomine in questione sono state presentate più candidature sono state predisposte dall'Ufficio di Presidenza liste di votazione su cui si effettueranno le operazioni di voto.
Con la citata deliberazione del 20/3/1986 n. 114 erano state calendarizzate per il 21 e il 28 maggio altre nomine che devono ancora essere sottoposte al voto del Consiglio: si tratta del Comitato consultivo regionale per la pesca, della Commissione regionale della pesca e del Consorzio I.A.C.P. Per tali organismi non sono ancora pervenute, nonostante ripetuti solleciti effettuati da questa Commissione Nomine, tutte le designazioni da parte degli enti ed organismi esterni titolari del potere di designazione.
Riprende quindi in questa sede una nutrita serie di votazioni che il Presidente del Consiglio provvederà ad attivare.



PRESIDENTE

Si distribuiscano pertanto le schede per le seguenti nomine.
Comitato regionale di coordinamento dei trasporti e della viabilità (art.
17, L.R. 21/l/1986, n. 1). Nomina di tre esperti di tecnica ed economia dei trasporti.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Francesco Iannelli, Pier Augusto Donna Bianco e Pier Luigi Calizzano.
Consiglio di amministrazione S.A.C.E. (art. 20 Statuto relativo 22/4/1980, n. 22). Nomina di due rappresentanti.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Natale Picco e Oscar Osella.
Commissione consultiva per l'agricoltura e foreste (art. 8, L.R.
12/10/1978, n. 63). Nomina di un rappresentante effettivo e di un rappresentante supplente per ognuna delle organizzazioni cooperativistiche maggiormente riconosciute.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti membri effettivi i signori Giovenale Gerbaudo (Confcooperative - Unione Regionale Piemontese della Cooperazione,), Giancarlo Sironi (A.R.C.A. - Lega Nazionale Cooperative e Mutue), Enrico Charbonnier (A.G.C.I. - Associazione Generale Cooperative Italiane del Piemonte), Giovanni Garavello (U.N.C.I. - Unione Nazionale Cooperative del Piemonte) e membri supplenti i signori Giancarlo Berta (Confcooperative - Unione Regionale Piemontese della Cooperazione) Pier Mario Bazzaco (A.R.C.A. - Lega Nazionale Cooperative e Mutue) Piepaolo Bertaglia (A.G.C.I. - Associazione Generale Cooperative Italiane del Piemonte) e Giuseppe Rossi (U.N.C.I. - Unione Nazionale Cooperative del Piemonte).
Commissione consultiva per l'agricoltura e foreste (art. 8, L.R.
12/10/1978, n. 63). Nomina di un rappresentante effettivo e di un rappresentante supplente per ognuna delle organizzazioni professionali maggiormente rappresentative.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti membri effettivi i signori Carlo Gottero (Coldiretti - Federazione Regionale Coltivatori Diretti), Attilio Mario Borroni (Confcoltivatori - Confederazione Regionale del Piemonte), Luigi Martino (Confagricoltura - Federazione Regionale degli Agricoltori del Piemonte) e membri supplenti i signori Mario Tovo (Coldiretti - Federazione Regionale Coltivatori Diretti), Peppino Cancelliere (Confcoltivatori - Confederazione Regionale del Piemonte) e Filippo Bianchi (Confagricoltura - Federazione Regionale degli Agricoltori del Piemonte).
Commissione consultiva per l'agricoltura e foreste (art. 8, L.R.
12/10/1978, n. 63). Nomina di un funzionario dell'Assessorato all'agricoltura e foreste.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Vito Viviano.
Commissione tecnico - consultiva per il credito al commercio (art. 13 L.R. 4/6/1975, n. 47). Nomina di quattro funzionari dell'Amministrazione regionale in attività ai servizi nei settori del commercio, dell'assetto territoriale, dei lavori pubblici e dell'agricoltura.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Patrizia Vernoni (Assessorato al commercio), Giancarlo Cellino (Assessorato all'urbanistica), Piero Telesca (Assessorato ai trasporti) e Oliviero Berola (Assessorato all'agricoltura).
Commissione tecnico - consultiva per il credito al commercio (art. 13 L.R. 4/6/1975, n. 47). Nomina di tre esperti designati dalle organizzazioni sindacali dei commercianti a dettaglio e a posto fisso.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Mario Cicogna (Unione Regionale del Commercio e del Turismo), Vittorio Aghemo (Confesercenti) e Giorgio Gatti (ASCOM).
Commissione tecnico - consultiva per il credito al commercio (art. 13 L.R. 4/6/1975, n. 47). Nomina di un esperto designato dalle organizzazioni sindacali dei commercianti ambulanti.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Concetto Cortese.
Commissione tecnico - consultiva per il credito al commercio (art. 13 L.R. 4/6/1975, n. 47). Nomina di tre esperti designati dai Consorzi economici fra dettaglianti maggiormente rappresentativi.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Piero Boccalatte (C.R.A.I.), Roberto Porrati (C.O.N.A.D.) e Walter Borgini (S.I.G.M.A.).
Commissione tecnico - consultiva per il credito al commercio (art. 13 L.R.4/6/1975, n. 47). Nomina di tre esperti designati dalle Associazioni cooperativistiche legalmente riconosciute e rappresentative delle tre Centrali Nazionali.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Giusepe Cassetta (Unione Regionale Piemontese della Cooperazione), Antonio Ponte (Lega Nazionale Cooperative e Mutue) e Francesco Manuguerra (Associazione Generale Cooperative Italiane - A.G.C.I.).
Commissione tecnico - consultiva per il credito al commercio (art. 13 L.R. 4/6/1975, n. 47). Nomina di tre esperti designati dall'A.N.C.I.
sezione regionale.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Luigi Bertolino, Marcello Vindigni e Gianpaolo Aceto.
Commissione tecnico - consultiva per il credito al commercio (art. 13 L.R. 4/6/1975, n. 47). Nomina di tre esperti in distribuzione urbanistica e problemi del traffico.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Carlo Savorè, Mara Costa e Sergio Guglielmero.
Museo Ferroviario Piemontese (L.R. 26/7/1978, n. 45, art. 12 e dalla modifica dello Statuto relativo). Consiglio direttivo. Nomina del Presidente e di cinque componenti.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Guido Rossi (Presidente), Vincenzo Caresio, Paolo Mento, Giovanni Maria Lupo Giancarlo Gianti e Ornella Toselli (componenti).
Museo. Ferroviario Piemontese (L.R. 26/7/1978, n. 45, art. 14 della modifica dello Statuto relativo) - Collegio dei Revisori dei Conti. Nomina di un Revisore dei Conti.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Gian Maria Gagna.
Comitato consultivo del Centro Gianni Oberto (L.R. 22/4/1980, n. 24).
Nomina di quattro componenti.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Giorgio Oberto Tarena, Anna Maria Ariotti, Angelo Marchisio ed Ezio Ercole.
F.O.R.M.O.N.T. (art. 5 Statuto relativo) - Consiglio di amministrazione.
Nomina di due rappresentanti.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Rosa Corradin e Gualtiero Reinero.
F.O.R.M.O.N.T. (art. 4 Statuto relativo) - Assemblea. Nomina di tre rappresentanti.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Gabriella Olmo, Tullio Benedetti e Mauro Costa.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Comunicazioni della Giunta regionale in ordine ai rapporti con gli I.A.C.P. ed alla gestione degli stessi e votazione relativo ordine del giorno


PRESIDENTE

Passiamo al punto 5) dell'o.d.g. che reca: "Comunicazioni della Giunta regionale in ordine ai rapporti con gli I.A.C.P. ed alla gestione degli stessi".
In merito è stato presentato un ordine del giorno firmato dall'Assessore Genovese.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.
BRIZIO Penserei di discuterlo e quindi approvarlo prima dell'audizione per la nomina dei Consigli di amministrazione degli I.A.C.P., affinché sia di indirizzo. Tutto deve essere completato entro il 15.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese.
GENOVESE, Assessore all'edilizia residenziale Signor Presidente e colleghi, sarò brevissimo perché la lettura e la diffusione di questa bozza di ordine del giorno ai Capigruppo mi esime da particolari illustrazioni.
Essendo stato richiesto alla Giunta di formulare, attraverso una comunicazione, degli indirizzi secondo quanto era stato convenuto con l'approvazione dell'ordine del giorno del 12 giugno scorso, stante l'urgenza di procedere alle audizioni dei candidati per la nomina nei Consigli di amministrazione degli I.A.C.P. in genere e dello I.A.C.P. di Torino in particolare, ho ritenuto per la brevità dei tempi, a nome della Giunta, di predisporre in termini di ordine del giorno la comunicazione richiesta. Per chi, nei diversi Gruppi, ha seguito la materia credo sia chiaro cosa l'ordine del giorno significhi al di là della complessità dei problemi; sostanzialmente, sulla base del dibattito avvenuto e delle valutazioni scaturite in seno alla II Commissione consiliare, che ha già avuto modo di sentire sia il Commissario straordinario di Torino e sia il Collegio dei Sindaci dello I.A.C.P. di Torino, formuliamo delle indicazioni programmatiche possibili, non dimenticando che gli Istituti Autonomi Case Popolari sono sempre enti autonomi. La Regione ha competenze soprattutto di natura programmatoria nei confronti dello I.A.C.P. ed ha compiti di vigilanza per quanto riguarda l'attività degli stessi.
Quindi, nell'ordine del giorno proposto sono contenute delle indicazioni generali e la richiesta ai nuovi Consigli di Amministrazione di attivarsi rispetto alle scelte di programmazione regionale, al fine di garantire una sollecita e corretta attuazione delle leggi e delle disposizioni regionali in materia di edilizia sovvenzionata.
Mentre per lo I.A.C.P. di Torino c'è una indicazione aggiuntiva di priorità, che tiene conto della gestione commissariale, dei compiti che con la deliberazione della Giunta regionale erano stati alla stessa affidati e di quanto la gestione commissariale ha fatto per realizzare il proprio mandato.
Ne conseguono alcune indicazioni particolari per Torino che tengono conto di questa situazione e soprattutto della peculiarità dell'Ente e della sua importanza rispetto agli altri Istituti Autonomi Case Popolari.
Mi auguro che non si sia andati oltre le indicazioni che la Regione pu dare nel rispetto dell'autonomia degli enti e dei compiti che non appartengono alla Regione. Ritengo che se esiste l'urgenza per cui è stato richiesto alla Giunta di votare oggi, sulla base di una comunicazione, un ordine del giorno,.fatti salvi gli eventuali approfondimenti e chiarimenti si possa procedere alla votazione per consentire alla Commissione Nomine di indire le audizioni e al Consiglio di procedere alle nomine, che sono urgenti soprattutto per Torino. Ricordo che il Commissario ha accolto l'invito a rimanere fino al 15 luglio, ma che dopo tale data lascerà l'incarico che a suo tempo gli è stato affidato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Devo ringraziare il Presidente Viglione per avere espresso la preoccupazione generale, da noi condivisa, della necessità di rimarcare l'importanza di questo documento di indirizzi e di tradurre le parole nei fatti.
Le ragioni di urgenza che esponeva l'Assessore ci sono. Dal 15 c.m. il Commissario non ci sarà più. Noi abbiamo un ordine del giorno precedente che ci impegna a fare un documento di indirizzi in base al quale procedere alle audizioni del Presidente e del Vicepresidente, perché possano insediarsi entro il 15 luglio. Oggi è il 3 luglio ed è chiaro che se il documento venisse votato la prossima seduta si andrebbe probabilmente oltre questi limiti.
Nel merito devo dire - ho letto il documento anche se un po' velocemente - che vi sono tutti i punti essenziali che erano contenuti in due documenti precedenti, la relazione di Genovese svolta nell'altro dibattito e i pezzi significativi della relazione Rosso di cui all'audizione in Commissione qualche giorno fa. C'è la disponibilità all'approfondimento, ai chiarimenti degli indirizzi. Mi pare quindi di ritrovare nella relazione i contenuti essenziali. Devo dire che l'Assessore non ne ha dimenticato nessuno di quelli significativi.
Comunque credo che ci sia la possibilità di svolgere un dibattito ulteriore anche dopo le audizioni in relazione al lavoro della II Commissione che ha avuto l'incontro con il Collegio sindacale, con il commissario e deve ancora incontrare il Servizio e l'Assessore competente.
Ci sarà poi un terzo dibattito sulle proposte di legge: una del nostro Gruppo, una della Giunta, una del Gruppo repubblicano. Noi siamo interessati a questo dibattito anche perché abbiamo tratto delle conclusioni interessanti dalle audizioni dei Sindaci, del Commissario.
Sentiremo poi il Servizio.
Ci attendono quindi almeno due appuntamenti. Forse già oggi siamo in condizione, proprio perché i contenuti sono condivisibili, di votare questo documento di indirizzi che ci permetterebbe di arrivare in tempo per il 15 luglio, il che mi pare sia una giusta preoccupazione, visto che questi indirizzi non dimenticano niente.
Vedo con piacere che, ad esempio, con molta correttezza l'Assessore fa un discorso generale su tutti gli I.A.C.P. C'è poi quello specifico per Torino. Dovremo affrontare un discorso generale su canoni ed assegnazioni perché anche i Presidenti degli altri I.A.C.P, devono essere nominati per riuscire anche nelle altre realtà meno drammatiche di quella di Torino.
Sono comunque sempre punti delicati.
Ecco perché noi accettiamo di votare subito questo documento, come ha chiesto l'Assessore. Ci ritroviamo nei suoi contenuti essenziali, chiediamo però alla Giunta e alle altre forze politiche di impegnarsi su altri due momenti di verifica alla fine del lavoro della II Commissione e per la discussione dei progetti di legge.



PRESIDENTE

E' stato chiarito appieno il significato del documento. Tutti ne hanno compreso la portata fondamentale. Già da tempo, d'altra parte, abbiamo concordato obiettivi che possono essere colti da tutte le forze politiche.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Majorino. Ne ha facoltà.
MAJORINO Ho chiesto la parola per dire che gli indirizzi indicati dettagliatamente nell'ordine del giorno proposto sono condivisibili anche dalla nostra parte politica, però si impongono due osservazioni. Va rimarcato che laddove si dice: "si ritiene necessario procedere nel quadro della riorganizzazione delle strutture all'istituzione di un apposito ufficio regionale per lo svolgimento delle funzioni di vigilanza che spettano alla Regione", si viene a dare supporto all'assunto che avevamo esposto nel corso della seduta del 12 giugno, laddove avevamo rilevato e sostenuto che già il D.P.R. 616 trasferiva ai governi regionali un potere di vigilanza e di controllo, sia pure non esplicitato nei suoi dettagli.
Avevamo rimarcato che questo potere di vigilanza, che non aveva bisogno di leggi attuative per essere portato avanti, avrebbe dovuto incominciare a decorrere dall'1 gennaio 1979. Avevamo rilevato la mancanza dell'esercizio di questi poteri di vigilanza.
Questo punto di vista viene a trovare una conferma proprio in quell'inciso dell'ordine del giorno laddove si dice "va istituito un ufficio per attuare questa vigilanza" che non ha ancora delle leggi regionali di supporto, ma che evidentemente sta a significare che avrebbe dovuto essere attuata già con il D.P.R. 616.
La seconda considerazione. Pur votando da parte nostra l'ordine del giorno per il fatto che questi indirizzi non possono non essere condivisi devo rilevare una carenza finale della non proposizione di quella Commissione di indagine pur richiesta in un ordine del giorno proposto dal Partito Repubblicano che poi era scomparsa nel testo definitivo riveduto e corretto che era stato votato.
BRIZIO Il nodo non è ancora sciolto.
MAJORINO La mia preoccupazione è che qui non vedo nulla al riguardo e quanto meno una riserva; mi era sfuggita questa intesa di massima sia pure non formalizzata. Penso che se ci fosse stato un inciso che avesse confortato questa riserva di decidere, forse sarebbe stato meglio. Prendo atto del chiarimento, torneremo sull'argomento, tanto più che, magari anticipando i tempi, il nostro Gruppo ha presentato una proposta di deliberazione che giace in attesa di essere esaminata dall'VIII Commissione e che passerà all'esame dopo le audizioni, in cui si riprende l'argomento dell'ordine del giorno repubblicano, con il quale abbiamo formalizzato la proposta di una Commissione di indagine, sulla quale insisteremo dopo le audizioni.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese.
GENOVESE, Assessore all'edilizia residenziale Intervengo ancora molto brevemente, signor Presidente e colleghi, solo perché ritengo che l'intervento del collega Majorino richieda da parte della Giunta almeno due precisazioni.
La prima. Come avevo già avuto modo di dire nella replica, durante il dibattito del 12 giugno scorso, è chiaro alla Giunta attuale come lo era alla precedente, che con il D.P.R. 616 i poteri di vigilanza sono stati trasferiti alla Regione. Il problema è di capire se davvero abbiamo svolto le funzioni di vigilanza che ci sono state assegnate dal D.P.R. 616 in carenza di una normativa regionale che meglio le precisasse fissandone le relative procedure.
Penso e ritengo di poter dire che l'azione di vigilanza sia stata svolta dalla Regione, e tale pare essere anche il parere del consulente esterno cui abbiamo affidato l'esame delle pratiche di questi ultimi anni riguardanti i rapporti tra lo I.A.C.P. di Torino e la Regione stessa.
Deve essere precisato che aver proposto in un ordine del giorno, che traduce in questa forma per comodità d'esame, una comunicazione della Giunta, la necessità di una legge regionale disciplinante anche l'esercizio della vigilanza e di una apposita struttura regionale per l'esercizio di questi compiti, non significa affatto che i poteri di vigilanza non siano stati svolti.
La seconda osservazione riguarda la Commissione d'indagine; ho fatto riferimento, a nome della Giunta, all'ordine del giorno votato dal Consiglio il 12/6/1986 che aveva sospeso ogni determinazione in attesa dell'esito dei lavori della II Commissione consiliare permanente (come ha ricordato il Consigliere Bontempi). La stessa II Commissione dovrà riferire al Consiglio per valutare se è necessaria e utile la Commissione d'indagine o se non sia preferibile una Commissione che decida in ordine alle revisioni normative. Se si dovesse arrivare alla conclusione che ciò che occorre è una normativa regionale diversa, dubito che la Commissione d'indagine sia lo strumento idoneo a questo fine.
Rimane impregiudicata la valutazione e la proposta della II Commissione consiliare e credo che sulla base di questa il Consigliere Ferrara che l'aveva proposta e gli altri Consiglieri decideranno se riproporre o meno la costituzione di una Commissione d'indagine.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale ordine del giorno. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte r i c h i a m a t o il proprio ordine del giorno del 12 giugno 1986 riguardante la funzionalità dello I.A.C.P. di Torino, il rinnovo dei Consigli di amministrazione degli I.A.C.P. del Piemonte e il proprio impegno ad assumere indirizzi e definire priorità ed obiettivi che possano meglio individuare i rapporti tra Regione ed Istituti nel rispetto dell'autonomia degli stessi e dei compiti di sorveglianza e di controllo dei Collegi dei Sindaci dato atto che la II Commissione consiliare ha provveduto all'audizione del Commissario straordinario e del Collegio sindacale dello I.A.C.P. di Torino, mentre in questa fase non ha sentito l'Assessore competente ritenendo esauriente la comunicazione presentata all'assemblea regionale ribadito l'impegno a procedere all'approvazione di una legge regionale di prima ristrutturazione degli I.A.C.P. in Piemonte e di definizione dell'esercizio dell'azione di vigilanza preso atto dell'imminente presentazione da parte della Giunta di un d.d.l. di modifica della L.R. 64/84 e del Regolamento di attuazione del Fondo sociale e dell'impegno a verificare a breve termine l'applicazione della legge 33/84 sui canoni sociali e a procedere allo snellimento delle procedure con la revisione del disciplinare per l'attuazione dei programmi di edilizia sovvenzionata constatata l'urgenza di promuovere le idonee iniziative per addivenire ad una sollecita approvazione della legge statale di riforma degli I.A.C.P. e della legge di copertura dei deficit pregressi ritenuto necessario procedere, nel quadro della riorganizzazione delle strutture all'istituzione di un apposito ufficio regionale per lo svolgimento dell'azione di vigilanza che spetta alla Regione preso atto che si deve procedere a tempi brevi al rinnovo dei Consigli di amministrazione degli I.A.C.P.
f o r m u l a i seguenti indirizzi, accompagnati da indicazioni prioritarie di obiettivi da sottoporre ai candidati nel corso .delle previste audizioni che saranno indette dalla Commissione Nomine: l) garantire nello svolgimento dell'attività degli Istituti il corretto assolvimento delle peculiari funzioni sociali ad essi assegnati 2) realizzare sollecitamente i programmi di intervento in corso di realizzazione e in corso di finanziamento, assicurando standards abitativi e qualità del prodotto edilizio accettabili e corrispondenti all'esigenza di una migliore qualità della vita 3) programmare per il futuro proposte equilibrate di riparto finanziario tra interventi di manutenzione straordinaria, di recupero e di nuova costruzione correlati all'esigenza di rendere 'abitabile' ed adeguato il patrimonio esistente, ai reali fabbisogni abitativi presenti sul territorio ed alla situazione urbanistica dei singoli Comuni sede di intervento garantendo altresì, con l'utilizzo programmato di fondi statali per la manutenzione straordinaria, una riduzione nel tempo della manutenzione ordinaria e con ciò conseguenti minori oneri sui bilanci I.A.C.P. ed una coerente utilizzazione delle quote c) dei canoni per manutenzione ordinaria 4) applicare la legge regionale per il superamento delle barriere architettoniche,, utilizzando le possibilità già attualmente consentite dai massimali di costo vigenti, attraverso l'articolazione delle quote 5) completare e aggiornare costantemente le anagrafi dell'utenza ai fini di consentire: la corretta applicazione dei canoni sociali la conoscenza dello stato del patrimonio per una migliore definizione dei programmi organici di manutenzione straordinaria l'aggiornamento, previsto dalla L.R. 33/84, dei criteri di applicazione del canone sociale la ripartizione corretta dell'istituendo Fondo Sociale l'attuazione razionale della mobilità dell'inquilinato la costante e completa informazione sui fenomeni di morosità, per tutelare quella incolpevole, oltreché sui fenomeni di abusivismo che vanno perseguiti e tendenzialmente annullati 6) perseguire il vandalismo e attivare i processi di informatizzazione idonei a consentire, in particolare con l'utilizzo incrociato delle anagrafi dell'utenza e delle anagrafi comunali, la conoscenza delle forme di uso improprio del patrimonio di E.R.P. (sub-affitto, vendite occulte ecc.) 7) favorire, attraverso l'alienazione di parte del patrimonio ai sensi delle vigenti disposizioni di legge, l'accesso alla proprietà destinando le risorse realizzate prioritariamente per realizzare interventi di nuova edificazione, di recupero e di manutenzione straordinaria 8) avviare la predisposizione del nuovo sistema di compilazione del bilancio (economico e finanziario) sulla scorta delle prime indicazioni ministeriali che peraltro richiedono puntuali definizioni a partire dal 1987 9) verificare, sulla base della situazione in atto e degli indirizzi formulati ai precedenti punti, la struttura organizzativa dell'Ente e formulare precise proposte di riorganizzazione, anche per consentire una puntuale valutazione delle ricorrenti richieste di modifica o di ampliamento degli organici.
. Il Consiglio regionale, infine, per quanto attiene allo I.A.C.P. di Torino, tenendo conto della situazione particolare e dell'importanza del tutto peculiare dell'Ente oltreché dei compiti specifici assegnati al Commissario straordinario con la deliberazione di nomina della Giunta regionale e della gestione avviata dal Commissario stesso f o r m u l a i seguenti indirizzi prioritari e aggiuntivi: a) confermare le tre direttrici di fondo su cui ha operato la gestione commissariale e precisamente: al) normalizzazione dei rapporti con l'inquilinato (miglioramento qualità della vita nei quartieri; perseguimento delle morosità colpevoli e massima tutela di quelle incolpevoli; azione determinata per colpire i vandalismi e prevenire ulteriori, eventuali fenomeni di abusivismo) a2) esecuzione organica degli interventi di manutenzione programmati e già finanziati nella misura di 70 miliardi da parte della Regione, da concordarsi in sede di definizione esecutiva con gli assegnatari nella precisa individuazione delle rispettive incombenze a3) risanamento economico per garantire l'ordinaria attività dell'Ente (precisando che la gestione commissariale ha già realizzato il totale rientro delle esposizioni finanziarie a breve - 14 miliardi - verso istituti finanziari; al notevole ridimensionamento dell'esposizione debitoria verso terzi assicurando la capacità di far fronte non solo alle esigenze correnti ma anche di transare tutta la situazione pregressa; ad un miglioramento della situazione economica, che già può consentire l'avvio di azioni per il pagamento di parte dei deficit pregressi conseguenti a rate scadute di mutui fondiari) b) formalizzare gli atti decisionali, come norma, attraverso deliberazioni del Consiglio di amministrazione, dando continuità alla decisione commissariale di renderle pubbliche e di portarle a conoscenza degli utenti attraverso il notiziario periodico 'Edilizia e partecipazione' c) portare a soluzione il problema del completamento degli impianti singoli di riscaldamento (caldaiette), per cui il Consiglio regionale ha stanziato 5 miliardi sul quinto progetto biennale, prima dell'autunno 1986 e predisporre immediatamente il programma di riscaldamento per la stagione 1986-1987, onde evitare le consuete richieste alla Regione di autorizzazione alle trattative private d) approvare sollecitamente i bilanci consuntivi per il 1983 e 1984 valutando l'opportunità di sottoporli a revisione esterna, come già è avvenuto per , il bilancio 1982 e) procedere alla riorganizzazione degli uffici e delle procedure per assicurare una corretta ed adeguata gestione del patrimonio f) assicurare il completamento dell'esame e delle eventuali conseguenti determinazioni sulle osservazioni avanzate dal Collegio sindacale g) procedere, sulla scorta delle iniziative già avviate, ad incentivare le azioni tendenti a realizzare le autogestioni nei quartieri secondo le disposizioni di legge vigenti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 33 voti favorevoli ed 1 astensione.


Argomento: Partecipazioni azionarie regionali

Esame progetto di legge n. 86: "Modifiche ed integrazioni della L.R. 18 marzo 1982, n. 8, recante la partecipazione della Regione Piemonte alla SITO S.p.A."


PRESIDENTE

Il punto 6) all'o.d.g. prevede l'esame del progetto di legge n. 86: "Modifiche ed integrazioni della L.R. 18 marzo 1982, n. 8, recante la partecipazione della Regione Piemonte alla SITO S.p.A.".
Diamo per letta la relazione in quanto il relatore, Consigliere Fassio è in congedo.
La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Volevo chiarire al Presidente che a nostro avviso non si tratta di un passaggio obbligato in quanto se così fosse ci obbligherebbe a votare a favore. Noi non voteremo a favore; riteniamo di dover esporre con chiarezza le motivazioni, dopo aver avuto la possibilità anche in VIII Commissione di sentire il Presidente e il Vicepresidente del SITO.
La motivazione addotta inizialmente della possibilità di accedere ai mutui, pur non avendo in proprietà i terreni, quindi, con il solo diritto di superficie, non era una motivazione, a detta del Vicepresidente del SITO (rappresentante dei privati) e da una verifica degli uffici, essenziale. Il motivo è.che in questo rapporto che continua ad essere piuttosto difficile nella partnership privati - pubblici, i privati accettano di insediarsi nell'autoporto (per il quale stiamo spendendo con il FIO 200/250 miliardi circa) ma continuano a sottoporre la loro partecipazione alla condizione di avere almeno il 50% dei terreni in proprietà. Lo hanno motivato con chiarezza dicendo che questa è la logica del mercato, quindi avere la proprietà significa avere la possibilità di vendere e di movimentare la situazione.
Ci rendiamo conto che la posizione dei privati per quanto riguarda il SITO è 'piuttosto determinata; peraltro non riteniamo sia possibile fondare rapporti tra pubblico e privato, in questo come in altri campi, sempre e solo sull'accoglimento delle richieste, talvolta oltre il giusto, che i privati fanno.
Vorrei ricordare che, per quanto riguarda il SITO, se l'opera di urbanizzazione e di costruzione della struttura sarà finita, i 400 miliardi che i privati dicono di dover investire saranno investiti su un'occasione creata dal pubblico che resterà in loro proprietà, in loro uso e sarà per svolgere appieno il loro mestiere, che è lo scopo principale di questa legge.
Non mi sento su questa legge di accusare particolarmente la Giunta; mi rendo conto che il rapporto con i privati è difficile. Credo però che se la Giunta avesse avuto più determinazione si sarebbe potuto, magari attraverso una lunga defatigante trattativa, mantenere il diritto di superficie.
Questo non è avvenuto.
Non mi sento, ripeto, di addossare particolari colpe alla Vicepresidente Vetrino o all'Assessore Cerutti avendo assistito a questa audizione, ma noi riteniamo di non potere votare questo provvedimento.
Continuiamo a ritenere che sarebbe stato preferibile e sarebbe stato possibile mantenere l'intelaiatura originaria della legge, che era quella del diritto di superficie, magari anche con patti, convenzioni tali da garantire la piena esplicazione dell'attività ai privati.
Mi pare che il loro atteggiamento sia crescentemente non accettabile.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta regionale Vetrino.
VETRINO, Vicepresidente della Giunta regionale Credo che le osservazioni fatte dal Consigliere Bontempi, che peraltro lui stesso ed altri rappresentanti del PCI avevano chiaramente esposto nella Commissione competente, meritino attenzione perché evidentemente gli scrupoli e le perplessità che ha avuto il Consigliere Bontempi le ha avute anche la Giunta nel momento in cui presentò all'attenzione del Consiglio questo disegno di legge.
Ora, come il Consigliere Bontempi ha fatto intravedere, quando si fa un accordo, bisogna tenere conto evidentemente degli interessi, nel caso specifico di tutti, della parte pubblica e di quella privata.
All'Amministrazione regionale competeva di salvaguardare i principi della legge. Abbiamo cercato di salvaguardarli interponendo nell'articolato, addirittura rafforzandolo proprio in quelle parti che potevano sembrare deboli e potevano forse consentire dubbi, ma probabilmente non l'avrebbero nemmeno consentito. Una lettura precisa dell'articolato, anche nella prima stesura, non lasciava dubbi.
Tuttavia ci siamo resi conto che fosse necessario rafforzare questa precisazione perché non ci fossero dubbi. I privati dicono: "Noi abbiamo piacere di avere i terreni per poterli vendere e per poterci fare ..." (non so che cosa a questo punto). E' chiaro però, ove si verifichino queste vendite, che quei terreni verranno utilizzati alla condizione di garantire attraverso idonee clausole contrattuali, la destinazione di uso per le funzioni interportuali.
Mi sembra che questo sia veramente il massimo di garanzia che noi potessimo richiedere e che abbiamo collocato in questo disegno di legge.
Voglio dire poi che, al di là delle leggi, ci saranno anche le decisioni e i controlli che l'amministrazione pubblica continuerà a fare in questa struttura che, come diceva il collega Bontempi, è destinata ad accogliere un capitale considerevole anche di parte pubblica e, quindi rispetto alla quale evidentemente noi dobbiamo sentire responsabilità perché l'utilizzazione di questo capitale pubblico vada nella direzione giusta.
Penso che con questa ulteriore precisazione anche il PCI, che peraltro era stato portatore e presentatore dei disegni di legge nella precedente legislatura, su questo argomento potrebbe votare a favore tenendo soprattutto conto di questi emendamenti che sono stati discussi, proposti e approvati dalla VIII Commissione soltanto a maggioranza dei Consiglieri presenti.
Mi permetto quindi di sollecitare anche il voto dell'intera assemblea su questo argomento. Il Centro Intermodale di Orbassano è una di quelle iniziative che in passato ha trovato sovente il voto convinto dell'intera assemblea. Io sono stata relatrice di disegni di legge, presentati da una maggioranza nella quale non ero compresa e quindi ritengo che tale fair play dovrebbe essere considerato anche in questo momento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi per dichiarazione di voto.
BONTEMPI Per correttezza rispetto a quello che ha detto il Vicepresidente, noi vogliamo motivare perché confermiamo il nostro voto negativo.
L'ho già detto prima, lo dico ancora più chiaramente.
Il Presidente Viglione ricorderà quello che avvenne nei mesi non fausti del 1982 sulla vicenda SITO. A causa di una iperpresenza lottizzatrice delle forze politiche ai privati si cedette, senza grandi contropartite, un peso nella società molto forte, ed è chiaro che questa responsabilità non è della nuova maggioranza. Non mi pare di dover gettare la croce né sulla collega Vetrino né sul collega Cerutti né sul Presidente. Questo atto a mio avviso però è sbagliato.
Era possibile fare diversamente e credo che dal 1984 in poi, quando della gestione di questa partita se ne occupò la Giunta sorta dopo il 1983 qualche correzione anche significativa è stata fatta; forse a questo si richiamava la collega Vetrino quando diceva che ci sono stati anche dei voti favorevoli.
Mi ricordo che l'Assessore Rivalta venne un giorno alla conferenza dei Capigruppo insieme al collega Cerutti a raccontare, in modo analitico, come si erano un po' riprese le fila di questa impresa. Ora siamo a una fase ulteriore, più positiva, la fase del finanziamento, la fase del decollo e probabilmente della realizzazione di questa struttura.
A me sembra sia utile in questa fase marcare da parte vostra l'importanza della legge, da parte nostra il dissenso al fatto che altri atti si colleghino tra loro per determinare una posizione dei privati incuranti delle prerogative dei diritti pubblici, eterna questione. Lo dico con molta tranquillità, per cui noi continuiamo a mantenere il nostro voto negativo, anche se non vogliamo collocarci come dei marziani sulle cose.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi, passiamo all'esame dell'articolo unico.
Articolo unico "Il secondo ed il terzo comma dell'art. 5 della legge regionale 18 marzo 1982, n. 8, vengono sostituiti dai seguenti tre commi: 'La Giunta regionale ove non si utilizzi la procedura di conferimento nel capitale sociale - è autorizzata a cedere alla SITO S.p.A. - a titolo oneroso - il diritto di superficie sulle aree - acquisite in esecuzione della legge regionale di cui al primo comma - su cui è previsto che insistano le opere pubbliche necessarie alla struttura intermodale di Orbassano, da realizzare con totale finanziamento pubblico: tale cessione sarà disciplinata attraverso idonee convenzioni, che accederanno a provvedimenti di concessione, autorizzati dalla Giunta regionale.
La Giunta regionale è altresì autorizzata a cedere in proprietà alla SITO S.p.A. le altre aree, comprese nel progetto di cui all'art. 13 della legge regionale 6 marzo 1980, n. 11 e nei progetti stralcio di cui all'art. 1 della legge regionale 21 marzo 1985, n. 26 e comunque non destinate alla realizzazione di opere pubbliche, in misura non superiore al 50% del totale delle aree dell'intero interporto: la cessione avverrà a titolo oneroso ed il corrispettivo a carico della SITO S.p.A. - che dovrà impegnarsi all'atto dell'acquisizione, a garantirne una destinazione d'uso coerente con le funzioni dell'interporto - sarà ragguagliato al valore effettivo dei terreni, quale risulterà in dipendenza degli interventi realizzati dalla Regione.
A sua volta la SITO S.p.A. potrà cedere a terzi i diritti acquisiti, ai sensi del comma precedente, nel rispetto degli impegni assunti al momento dell'acquisizione ed in conformità agli stessi e solo a condizione di garantirne - attraverso idonee clausole contrattuali - la destinazione d'uso coerente con le funzioni interportuali' ".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 22 Consiglieri hanno risposto NO 12 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'articolo unico è approvato


Argomento: Comitato regionale e sue sezioni

Esame progetto di legge n. 112: "Modifica dell'art. 12 della L.R. 2/8/1976 n. 42 'Norme per il funzionamento dell'organo regionale di controllo"'


PRESIDENTE

Il punto 7) all'o.d.g. prevede l'esame del progetto di legge n. 112: "Modifica dell'art. 12 della L.R. 12/8/1976, n. 42 'Norme per il funzionamento dell'organo regionale di controllo"'.
Il relatore, Consigliere Valeri, dà per letta la sua relazione.
Passiamo alla votazione dell'articolo unico.
Articolo unico "Dopo il secondo comma dell'art. 12 della L.R. 12/8/1976, n. 42 'Norme per il funzionamento dell'organo regionale di controllo' è inserito il seguente comma: 'Il Difensore Civico della Regione Piemonte nell'esplicazione delle funzioni previste dell'art. 2 della L.R. 9/12/1981, n. 50 e della L.R.
24/4/1985, n. 47, può inoltrare formale richiesta di essere udito dai consessi regionali di controllo, al fine di illustrare ai predetti consessi i motivi che possono far configurare vizi di legittimità o di merito riguardanti gli atti soggetti a controllo. I consessi, cui perviene la richiesta di audizione da parte del Difensore Civico regionale, devono fissare l'audizione medesima per una data anteriore a quella in cui divengono esecutivi gli atti deliberativi per i quali essa è stata richiesta"'.
Si passi alla votazione.



((Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri.
L'articolo unico è approvato.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 58: "Modificazione alla L.R. 28/12/1978, n. 84 'Istituzione del Parco naturale Alta Valle Pesio' "votazione del relativo ordine del giorno


PRESIDENTE

Il punto 8) all'o.d.g. prevede l'esame del progetto di legge n. 58: "Modificazione alla L.R. 28/12/1978, n. 84 'Istituzione del Parco naturale Alta Valle Pesio "'.
Il relatore, Consigliere Ferro, dà per letta la sua relazione.
Passiamo alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 "La planimetria in scala 1:25.000 allegata alla legge regionale 28/12/1978 n. 84, è sostituita dalla planimetria in scala l:25.000 allegata alla presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "Il primo comma dell'art. 2 della legge regionale 28/12/1978, n. 84, è così sostituito: 'I confini del Parco naturale dell'Alta Valle Pesio incidente sui Comuni di Chiusa Pesio e Briga Alta sono individuati nell'allegata planimetria in scala 1:25.000, facente parte integrante della presente legge"'.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "1) Il primo comma dell'art. 5 della legge regionale 28/12/1978, n. 84, è così integrato: dopo la lettera c) aggiungere: 'd) un rappresentante del Comune di riga Alta' 'e) un rappresentante del Consiglio della Comunità montana Alta Val Tanaro Mongia e Cevetta' 2) il terzo comma dell'art. 5 della legge regionale 28/12/1978, n. 84, è così modificato: 'Lo Statuto deve prevedere: a) il Consiglio direttivo b) la Giunta esecutiva c) il Presidente 3) dopo il terzo comma dell'art. 5 della legge regionale 28/12/1978, n. 84 così come modificato al precedente punto 2), è aggiunto il seguente comma: 'Il funzionamento del Consiglio direttivo e della Giunta esecutiva, la composizione di questa, i rispettivi poteri e i rapporti tra i due organi sono - stabiliti dallo Statuto' 4) il sesto comma dell'art. 5 della legge regionale 28/12/1978, n. 84, è così modificato: dopo le parole 'del Consiglio direttivo' aggiungere le parole 'e della Giunta esecutiva' 5) all'ultimo comma dell'art. 5 della legge regionale 28/12/1978, n. 84 sono aggiunte, in fondo, le parole: !e della Comunità montana Alta Val Tanaro, Mongia e Cevetta"'.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Art. 4 "Il Consiglio direttivo riadotta, entro 90 giorni dall'entrata in vigore della presente legge, lo Statuto del Parco modificato secondo le direttive contenute nella presente legge. Per l'approvazione dello Statuto si applica la previsione di cui al secondo comma dell'art. 5 della legge regionale 28/12/1978, n. 84".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Art. 5 "Il Piano dell'Area del Parco naturale dell'Alta Valle Pesio, previsto all'art. 11 della legge regionale 28/12/1978, n. 84, ed approvato con deliberazione del Consiglio regionale n. 893 - CR - 3989, del 25/3/1985, è steso, entro un anno dall'entrata in vigore della presente legge, ai territori di cui all'allegata cartografia non ricompresi nel Piano dell'Area.
Per l'approvazione dell'integrazione del Piano dell'Area di cui al comma precedente si applicano le procedure di cui all'art. 11 della legge regionale 28/12/1978, n. 84, avendo cura di consultare gli enti territorialmente interessati".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 34 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Pongo in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.
In merito a tale progetto di legge è stato presentato un ordine del giorno firmato dai Consiglieri Ala, Reburdo, Ferro, Croso e Quaglia.
Pongo in votazione tale ordine del giorno. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte tenuto conto che, nel corso delle consultazioni con gli Enti locali, le Comunità montane e la Provincia di Cuneo, in merito al disegno di legge regionale n..58, relativo all'ampliamento dei confini del Parco naturale Alta Valle Pesio, per quanto riguarda la Valle Ellero sono emersi atteggiamenti favorevoli alla costituzione di un nuovo Parco regionale che comprenda l'Alta Valle Ellero (da gestirsi in modo coordinato con l'amministrazione del Parco Alta Valle Pesio), come in particolare indicato dal Comprensorio di Mondovì e che comprenda le aree in particolare indicate da varie associazioni naturalistiche e segnatamente dal CAI di Cuneo tenuto conto che il massiccio della Mirauda, nel Comune di Chiusa Pesio rappresenta un'area meritevole di tutela per la quale porre allo studio un ulteriore ampliamento dei confini del Parco Alta Valle Pesio impegna la Giunta regionale a dar corso, entro sei mesi, alla costituzione del Parco dell'Ellero e da approfondire la possibilità di addivenire all'ampliamento, nella direzione sopra indicata, del Parco Alta Valle Pesio".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Comunico infine che il Consiglio è convocato per giovedì10 luglio 1986 e la riunione dei Capigruppo per lunedì 7 luglio 1986.


Argomento:

Esame progetto di legge n. 58: "Modificazione alla L.R. 28/12/1978, n. 84 'Istituzione del Parco naturale Alta Valle Pesio' "votazione del relativo ordine del giorno

Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 17,50)



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