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Dettaglio seduta n.50 del 12/06/86 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


VIGLIONE Aldo


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni i processi verbali delle adunanze consiliari del 6, 20 e 26 marzo 1986 si intendono approvati.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati - Tutela dagli inquinamenti idrici

Interpellanza del Consigliere Valeri inerente l'uso dei diserbanti nelle risaie


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interpellanza presentata dal Consigliere Valeri inerente l'uso dei diserbanti nelle risaie.
Risponde l'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Signor Presidente, signori Consiglieri, l'interpellanza del Consigliere Valeri verte sull'uso di diserbanti in agricoltura. L'Assessorato alla sanità negli anni scorsi nell'ambito del riparto del Fondo sanitario regionale di parte corrente quote a destinazione vincolata ha finanziato alcune UU.SS.SS.LL. significative (UU.SS.SS.LL. nn. 45 - 70 - 51 - 26 - 65 ecc.) per la realizzazione di un progetto mirato per la tutela della salute dei lavoratori nel settore agricolo.
All'interno di tali progetti, oltre all'avvio di indagini mirate alla conoscenza dei fattori di rischio per gli addetti nel settore ed alla loro successiva bonifica attraverso eliminazione e/o riduzione dei rischi individuati nonché alla verifica dello stato sanitario dei lavoratori, si attivava la fase di verifica dell'impatto ambientale legato in particolare all'utilizzo di prodotti e sostanze chimiche utilizzate nel settore agricolo come diserbanti.
Nel corso di realizzazione di tali programmi sono stati quindi analizzati i residui dei fitofarmaci utilizzati nei trattamenti presenti nelle acque ed in altre matrici delle zone interessate.
Dai primi risultati si è evidenziata la presenza in quantità preoccupante di alcuni diserbanti ed in particolare di: atrazina, simazina bentazone e molinate usati nel diserbo di mais e riso.
Visti questi primi dati, per il momento incompleti, l'Assessorato, al fine di evitare ulteriore accumulo di sostanze tossiche nelle acque anche in considerazione che in questo periodo vengono eseguiti trattamenti di riserbo, ha ritenuto di dover predisporre un'ordinanza per il divieto di effettuare trattamenti con i quattro prodotti citati nelle province di Novara, Vercelli ed Alessandria.
Questa ordinanza emanata dal Presidente della Giunta regionale in data 10/6/1986 non è però che la prima risposta al problema dell'uso dei diserbanti in agricoltura.
Non appena perverranno all'Assessorato i dati completi delle analisi eseguite si provvederà ad emanare ulteriori e precise disposizioni in ordine alle modalità di utilizzo di altre sostanze chimiche nel settore agricolo, sia per quanto attiene alla protezione sanitaria dei cittadini in merito a quei pozzi o quelle matrici in cui le analisi dimostreranno di essere inquinate da sostanze chimiche ed in particolare da diserbanti.
Tutto questo anche al fine di ottemperare alle disposizioni di legge ed in particolare al D.P.C.M. 8/2/1985 che stabilisce i limiti massimi consentiti di sostanze chimiche presenti nelle acque destinate all'alimentazione umana.
Non appena saranno decise altre misure e/o disposizioni in ordine a questo problema sarà mia premura informare i Consiglieri regionali.
Per quanto attiene al potenziamento strumentale e degli organici dei laboratori di Sanità Pubblica preposti all'attività di analisi, si specifica che l'Assessorato ha individuato una Commissione tecnica che deve provvedere in tempi brevi a fornire i criteri per il potenziamento delle strutture suddette.
Per quanto attiene ai punti 4, 5, 6 e 7 dell'interpellanza, considerata l'urgenza posta dallo stesso interpellante, non è stato possibile contattare gli altri Enti nonché l'Assessorato regionale all'ambiente.
Vorrei fare alcune considerazioni di ordine generale sulla materia. Si deve rilevare che è estremamente difficile operare in quanto la materia è legata all'uso di oltre 1.500 basi chimiche, per quanto attiene diserbanti e pesticidi, quindi è stato necessario avviare una serie di ricerche tendenti a poter trasferire sul piano della rilevazione di sostanze inquinanti di questo tipo momenti specifici estremamente importanti.
Diventa poi quasi impossibile riuscire a seguire passo per passo, base chimica per base chimica, tutti gli eventuali pesticidi o diserbanti che possono essere in commercio sia in modo palese sia in modo occulto.
Quindi è necessario mettere a punto, in collaborazione con l'Igiene e con la Facoltà di Agraria, sistemi specifici di rilevazione biologica.
Questo sarebbe indubbiamente un grosso passo perché permetterebbe un depistaggio, per esempio, a livello dei mercati generali rispetto alla frutta che, per un incongruo uso di queste sostanze, se usata in tempi distanti dalla raccolta può non presentare problemi, ma se usata a breve distanza dalla raccolta può presentare pericolo. E' anche estremamente importante attivare un osservatorio di tipo igienico preventivo che permetta di controllare diffusamente il movimento dell'inquinamento degli alimenti e delle acque. C'è anche un'incongruenza legislativa sulla materia.
. Un osservatorio di questo tipo permetterebbe di controllare massicciamente il movimento dell'inquinamento o di presumere che l'inquinamento possa arrivare a dei livelli non tollerabili, e coinvolgerebbe le UU.SS.SS.LL., i Sindaci e le autorità preposte all'emissione delle ordinanze in modo tempestivo; si avrebbe inoltre una mappa completa dei rischi.
Non è un problema semplice e facile da risolvere. Per quanto concerne la questione dell'adeguamento dei laboratori di Sanità Pubblica (Igiene e profilassi) in realtà siamo in un dilemma perché attendiamo che vi sia un seguito regolamentare al decreto che fu posto in essere dal Ministero della Sanità, dopo gli episodi del metanolo. E' ovvio che si rischia di prendere dei dispositivi che poi siano in contrasto con quanto verrà definito in sede ministeriale.
E' ovvio che se continuerà a passare il tempo in questa specie di inerzia, probabilmente causata dagli episodi di Chernobyl, dovremmo muoverci sulla base delle risultanze della nostra Commissione per attivare un diverso potenziamento sia dal punto di vista degli organici della strumentazione, sia dal punto di vista delle collocazioni ambientali.
Su queste cose stiamo già provvedendo e verificando con le UU.SS.SS.LL.
dove insistono territorialmente laboratori di Sanità pubblica, le possibilità o di rifacimento del vecchio piano in funzione e che viene seguito con attenzione e anche finanziato, oppure, ove sia possibile recuperare maggiori spazi per i laboratori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Cercherò di essere sintetico. Ringrazio l'Assessore per la sensibilità dimostrata nel cogliere l'urgenza dell'interpellanza, motivata dal rinvenimento nel vercellese di 27 pozzi agricoli inquinati da sostanze diserbanti.
Credo sia anche da apprezzare, come primo atto rivolto a significare il livello preoccupante a cui è giunta questa situazione, l'ordinanza che l'Assessore ha predisposto e firmata dal Presidente della Giunta, relativa al divieto dell'uso di quattro delle sostanze rinvenute nei pozzi inquina ti.
Su alcuni aspetti contenuti nell'interpellanza l'Assessore Olivieri informava che non essendo stato possibile compiere i necessari accertamenti e verifiche, anche con l'altro Assessorato interessato, quello alla tutela ambientale, non è nelle condizioni di dare risposta. Sotto questo profilo se l'Assessore è d'accordo, mi dichiaro disponibile ad avere risposta scritta nei prossimi giorni in ordine alle misure che si intendono prendere.
Sotto questo profilo, per rimarcare sia la rilevanza del problema sia l'urgenza, vorrei ricordare che questa indagine, che l'Assessore Olivieri ricordava e che ha preso il via da una ricerca finanziata regionalmente, ha posto sotto controllo 30 pozzi agricoli nel Vercellese, situati non in un'unica ma in diverse zone. Di questi 30 pozzi controllati sistematicamente per quattro volte nell'arco di un anno, ben 27 sono risultati altrettanto sistematicamente inquinati, al punto che uno dei tecnici, seppure in forma anonima, ha dichiarato ad un giornale locale che di questo passo per certe aziende non sarà più necessario acquistare diserbanti, poiché sarà sufficiente prelevarli dai pozzi che le falde acquifere sotterranee trasportano a loro.
Sui 30 pozzi indagati 27 sono risultati inquinati, il che vuol dire che se il campione è significativo il 90% dei pozzi agricoli del Vercellese sono inquinati, ed è una cosa impressionate. Quale sarà l'effetto che questo può avere sulle falde idriche anche più profonde? Nessuno è in grado di dirlo. Infatti nelle richieste che noi presentavamo vi era anche quella di un'indagine capillare sui pozzi da cui si preleva l'acqua potabile anche perché il dubbio è che non tutti i pozzi dei piccoli paesi abbiano una notevole profondità e quindi sfuggano agli attuali effetti di questo inquinamento.
Al di là di ciò emerge che, perdurando una situazione di questa natura in terreni già notoriamente molto permeabili, si va incontro a situazioni drammatiche. Al riguardo è molto più utile affrontare questi problemi in via preventiva, invece di trovarsi poi nelle condizioni in cui sono attualmente le strutture sanitarie e le popolazioni del Bergamasco o della vicina Lomellina.
Mentre rilevo come significativa l'ordinanza che l'Assessore richiamava e gli impegni che erano contenuti nella sua risposta, rimango in attesa di conoscere le decisioni che verranno assunte in ordine agli altri punti contenuti nell'interpellanza.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni - Informazione

Interrogazione dei Consiglieri Rivalta, Bontempi e Sestero inerente l'intervista rilasciata dall'Assessore Alberton al giornale "Avvenire"


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione presentata dai Consiglieri Rivalta Bontempi e Sestero inerente l'intervista rilasciata dall'Assessore Alberton al giornale "Avvenire".
Risponde l'Assessore Alberton.



ALBERTON Ezio, Assessore alla cultura

L'intervista cui i Consiglieri interroganti si riferiscono è stata da me rilasciata il 22/1/1986. Nell'intervista non ho espresso giudizi sui funzionari dell'Assessorato e in particolare non li ho espressi sulla loro professionalità.
La considerazione circa la presenza di "uomini di provata fede del PCI nei punti chiave dell'Assessorato" è dell'articolista, come gli interroganti riconoscono.
In una precedente analoga intervista agli inizi di settembre 1985 a "L'altro Piemonte", l'altro giornalista che faceva domande analoghe a conclusione commentava: "E' entrato in Assessorato con il ramoscello d'olivo in mano, ben disposto, indipendentemente dal colore politico, verso tutti i funzionari del suo Assessorato: non ha chiesto a nessuno di rinnegare la propria fede politica, ma di lavorare seriamente e si ripromette di verificare e giudicare a livello di scelte e di professionalità".
Se devo ritrovarmi in uno o nell'altro dei commenti degli articolisti mi riconosco più in questo commento, è questo l'atteggiamento di fondo con il quale mi sono mosso e continuo a muovermi.
Un problema ho sollevato e commentato nel corso di quella come di altre interviste ed è un problema che ripropongo in questa sede, con tutta la delicatezza e la cautela con la quale può essere esaminato: la necessità di tutelare il valore dell'imparzialità della pubblica amministrazione, sia nella sua componente eletta come nella sua componente funzionariale.
Qui ho sollevato, anche con i funzionari direttamente interessati l'interrogativo sull'opportunità di un atteggiamento quale quello esemplificato da una firma apposta da funzionari del Servizio Cultura ad un documento di propaganda elettorale del 7/5/1985, che si apriva con questa frase: "1975/1985 per dieci anni abbiamo lavorato con le Giunte di sinistra a costruire un nuovo clima culturale nella città" e si chiudeva con: "si tratta soprattutto , di lavorare perché ciò che di nuovo si è fatto si rafforzi e non venga vanificato: è importante che indietro non si torni.
Lavorare per il cambiamento è difficile. Una Giunta inadeguata sarebbe oggi una difficoltà in più".
Gli interroganti ventilano, con timore, l'ipotesi di una schedatura dei funzionari da parte della Giunta; questa non c'è, mentre io semmai ho espresso riserve per questa sorta di "autoschedatura" dei funzionari medesimi, anche per la rilevanza numerica e di responsabilità delle persone coinvolte (circa la metà del Servizio era schierato in questa maniera).
Se certamente il pubblico funzionario conserva inalterati tutti i suoi diritti di cittadino, e quindi anche quelli di militanza politica, non di meno non credo non ci sia chi non veda l'opportunità di un'attenta prudenza, non codificabile in leggi, nel conservare a sé, pubblico funzionario, un'immagine di totale imparzialità, e nei confronti degli amministratori e ancor più nei confronti degli amministrati.
A mio parere il pubblico amministratore deve temere sia la contrapposizione politica dei suoi collaboratori, sia il loro adeguamento politico, perché esso sempre può essere figlio non di autonoma e libera convergenza, ma di opportunismo. Gli amministrati, gli interlocutori della pubblica amministrazione non potranno non temere il rischio di un rapporto viziato nel caso di un pubblico funzionario politicamente, pubblicamente schierato.
Queste considerazioni ho espresso, con rispetto ma con fermezza, sia all'intervistatore, sia in dialogo con i funzionari.
Quanto all'ipotesi di creare "uffici confino" per i dipendenti non politicamente omogenei o non fedeli all'Assessore, non so se nel passato questa sia stata un'esperienza realizzata. Per quanto riguarda il mio comportamento ho solo da citare come mi sono rapportato con i componenti la Segreteria particolare del mio predecessore, comprensibilmente correlati a lui anche sul piano della fiducia politica: avendo essi manifestato interesse a operare nel settore "Cultura" dell'Assessorato, sono stati tutti inseriti in mansioni coerenti con le loro inclinazioni.
I reparti confino, per quanto li conosco dalla storia di altre realtà hanno altri connotati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Abbiamo prodotto questa interrogazione per sollevare un problema che abbiamo sentito troppo agitare politicamente in questi mesi da qualche Assessore e dal Capogruppo DC qui in aula. Far chiarezza sulle posizioni è cosa utile.
Voglio giudicare l'atteggiamento dell'Assessore Alberton su tre piani.
Intanto sul piano morale. Non ho nessuna difficoltà a credere ciò che lui ha detto.
Forse la politica dovrebbe anche aiutare a capire la gente; credo che sul piano morale le cose stiano esattamente come ha detto l'Assessore.
C'è però un altro piano che mi preoccupa molto. Le cose stanno anche qui come dice l'Assessore, quindi lo ringrazio per non aver assolutamente finto. E' il piano culturale. L'Assessore Alberton credo abbia detto esattamente quello che pensa. Ebbene, io rilevo la gravità di quanto ha detto, dal mio punto di vista. E' molto strano e appartiene davvero ad un'altra concezione del mondo.
Sono uno degli assertori convinti non solo nelle parole, ma anche nelle opere, di un'istituzione capace di essere forte, autonoma e neutra nell'esercizio delle sue funzioni, date le decisioni politiche e programmatiche preventive. E' nota la mia avversione viscerale verso i proconsoli, verso tutte le forme.attraverso cui la politica si esercita normalmente nel nostro Paese.
Non vedo però un rapporto tra questo problema presente a molti di noi se non a tutti, e un atto esplicito di manifestazione della militanza politica ed ideale da parte di chicchessia, compresi i funzionari.
Intanto non è da riconoscere positiva l'esplicitazione e la manifestazione aperta della militanza politica, come condizione di trasparenza e di leggibilità dell'operato? Perché ci sono anche altre forme di militanza politica, quelle occulte. Quelle si sono preoccupanti ai fini della trasparenza, della responsabilità e anche ai fini della neutralità della pubblica amministrazione.
Bisogna stare attenti: quando si pongono certe premesse, le conseguenze sono queste. Si preferiscono forse i galoppini anonimi e grigi che girano notoriamente attorno al Palazzo, si preferiscono quelli che rispetto ad una esplicitazione aperta della propria militanza politica sottopongono addirittura con questa esposizione a maggiore controllabilità il loro operato come funzionari? Sotto questo profilo, credo che il taglio culturale, l'impostazione, la preoccupazione che l'Assessore esprimeva non solo non è condivisibile; dato che ho una speranza illimitata nel mondo e nell'uomo, spero che l'Assessore si renda conto fino in fondo che questa è davvero una via sbagliata.
Il terzo piano è quello politico. Ho dato questo riconoscimento morale non ho difficoltà a ritenere che sia stato l'articolista, ma la cosa si ripete anche nel giornale "L'unione Monregalese". Infatti gli Assessori A1berton - e Sartoris davano la causa del difficile avvio del lavoro della Giunta alla forte politicizzazione e qualificazione a sinistra di gran parte del personale.
Voglio essere molto obiettivo. In tutti i cambiamenti della maggioranza, è stato così nel 1975 anche da parte nostra, c'è diffidenza e di conseguenza la tentazione di calare i problemi di comprensione della "macchina" nella precedente struttura creata normalmente da altre formazioni politiche.
Il punto non è sul fatto che ci sia questa impressione, in s umanamente comprensibile e politicamente non censurabile, ma che su questo si continui a legittimare, come alibi, i ritardi e le difficoltà.
Non sono quelle le cause, voi lo sapete bene, perché il riconoscimento delle qualità, indipendente dalla militanza politica, è necessario.
E' chiaro che sul piano politico questo atteggiamento deve cessare.
Altrimenti davvero quello che abbiamo messo come scherzo dei reparti confino, delle schedature, può diventare un elemento, se si ripete questo atteggiamento politico, in pratica operante.
Concludo con una battuta. Non si creda che vedendole dall'altra parte le cose ci vadano meglio. Allora! Non la schedatura per i reparti confino ma una sorta di accurata, astuta individuazione di alcune figure di chiara militanza politica, ad esempio, del nostro partito, che vengono premiate magari in relazione alle collocazioni personali, in modo da avere il Gruppo comunista soddisfatto.
Noi non siamo soddisfatti e protesteremo duramente se ci fossero i reparti confino, ma protesteremo anche se nel merito questo può solo servire a dimostrare che la nuova Giunta non fa discriminazioni; in realtà questo sarebbe un modo per fare discriminazioni rispetto alla neutralità rispetto alla corretta individuazione delle funzioni, rispetto al merito.
Ci sentiamo nella pelle e nell'animo i valori di una cultura del tutto laica, non integralista e ci sforziamo di migliorare dentro il nostro partito, la nostra militanza e la cultura dello Stato.
Noi crediamo di poter rivendicare tre cose: di aver dato moralmente atto all'Assessore che è così di invitarlo a ripensare, in termini culturali, la sua impostazione di chiedere a lui, alla Giunta e alla maggioranza di cessare di mettere in giro sul piano politico alibi che non hanno nulla a che fare con le vere cause delle difficoltà che questa Giunta purtroppo ha ancora.


Argomento: Interventi per calamita' naturali - Calamità naturali

Interrogazione del Consigliere Acotto inerente l'Alta Val Sesia - richiesta di grave calamità naturale ed interpellanza dei Consiglieri Biazzi, Avondo e Bontempi inerente i danni provocati dal maltempo in Piemonte


PRESIDENTE

Esaminiamo ora congiuntamente l'interrogazione del Consigliere Acotto inerente l'Alta Val Sesia - richiesta di grave calamità naturale e l'in terpellanza dei Consiglieri Biazzi, Avondo e Bontempi inerente i danni provocati dal maltempo in Piemonte.
Risponde ad entrambe l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore al pronto intervento

Signor Presidente, io direi di discuterle insieme anche perch l'interrogazione del collega Acotto è molto breve e stringata. Chiede sostanzialmente il riconoscimento di grave calamità naturale per l'Alta Val Sesia; mentre quella dei colleghi Biazzi, Avondo e Bontempi è più articolata: chiedono una serie di risposte sul problema di carattere generale del maltempo.
Le due interrogazioni hanno in comune almeno una breve premessa, ossia lo stato di calamità grave che, a mio avviso, ha colpito l'intero Piemonte e un po' tutte le zone in modo indiscriminato e pesante; è vero che la Val Sesia, l'Alta Val Sesia, l'Alto Novarese, qualche zona del Cuneese e della provincia di Torino sono quelle maggiormente colpite, ma sostanzialmente l'entità dei danni è sparsa su tutto il territorio. Danni che ammontano alla fine del mese di maggio - in quanto c'è stata un'ulteriore coda anche a maggio - attorno ai 70.348.000.000, più circa 12.000.000.000 di danni alle strutture di carattere provinciale.
Di questi 70.000.000.000 più della metà sono danni arrecati a strutture produttive commerciali, artigianali, industriali e a privati veri e propri cioè a case e ad abitazioni; gli altri sono tutti danni determinati per l'ingente quantità di neve: 7.800.000.000 di sgombero neve in più 6.700.000.000 per opere urgenti, 17.000.000.000 per opere di ripristino.
Cosa si è fatto per rispondere a questo stato di situazioni anche in funzione alle disponibilità finanziarie che avevamo previsto in bilancio? Abbiamo in primo luogo selezionato le spese dando priorità assoluta al ripristino degli acquedotti, delle fognature e dei fabbricati per evitare problemi di carattere igienico - sanitario e problemi di peggioramento di danni per fabbricati che si sono trovati senza tetto o con tetti crollati o con gravi danni alle strutture e in secondo luogo abbiamo classificato tutti i danni relativi invece a problemi viari provocati quasi interamente da smottamenti, da frane o da valanghe. Caso tipico in Val Sesia per viabilità che riguarda l'ANAS dove, nel tratto da Scopello ad Alagna, ben quattordici valanghe hanno invaso il sedime stradale. Perciò un censimento non ancora finanziato di queste strutture in attesa delle relative coperture finanziarie.
Abbiamo iniziato un dialogo con il Governo per cercare di ottenere il riconoscimento di calamità naturale per il Piemonte; abbiamo avuto con il Presidente una serie di incontri con i Ministri della Protezione Civile e dei Lavori Pubblici; è stato predisposto un decreto già approvato dal Senato ed ora in approvazione alla Camera per 80.000.000.000 dei quali 25.000.000.000 dovrebbero arrivare al Piemonte.
Ritengo sia un riconoscimento, a livello governativo, della grave situazione che ha colpito il Piemonte anche se 25.000.000.000 non saranno sufficienti per coprire le effettive entità dei danni causati, ma sicuramente è un contributo concreto al ripristino di queste condizioni.
Ora, a fianco di queste situazioni che hanno colpito problemi di carattere comunale e provinciale, esistono anche problemi di carattere statale, cioè di viabilità ANAS. Ne è tipica la strada della Val Sesia dove, addirittura, un ponte appena costruito è stato letteralmente spazzato.
L'ANAS attraverso questi 80.000.000.000, per la quota che spetterà o che il Ministro dei Lavori Pubblici riuscirà ad ottenere, provvederà a certi ripristini. In modo particolare per la Val Sesia ho avuto comunicazione da parte dell'ANAS che sono stati appaltati i lavori per la costruzione di una passerella provvisoria e sommergibile come quella che, a suo tempo, era stata fatta è che ha consentito la costruzione di questo ponte.
Si sta valutando, con gli Enti locali, la possibilità di ricostruire il ponte non in quella posizione, ma più a valle in modo da "bypassare" o da superare, dall'altra parte del Sesia, i pericoli della valanga che ha causato i nostri danni.
Esistono poi, per tutta un seria di problemi sia della Val Sesia, sia della Vallanzasca, progetti fermi in attesa dell'approvazione dello svincolo Galasso; mi auguro che situazioni di emergenza di questo genere consentano di accelerare o addirittura di "bypassare". La collega Vetrino non mi ascolta, ma glielo dirò poi in un orecchio, perché per situazioni come quelle determinate da problemi di completo isolamento che certe località hanno vissuto per due mesi - leggesi Macugnaga, leggesi Alagna non cambia niente, non si può che richiedere delle approvazioni di questi progetti che sono poi dei paravalanghe in modo da consentire a questi enti la realizzazione di tali lavori.
Poi c'è una serie di risposte puntuali che richiedono i colleghi Biazzi, Avondo e Bontempi. Gli interventi che la Giunta regionale ha predisposto li ho elencati. La stima dei danni prodotti da questi ve l' ho comunicata per cui il riconoscimento di calamità specifica del Piemonte non può essere ottenuto a livello romano. Però l'Assessorato intende presentarlo in Commissione la prossima settimana appena gli giungerà la comunicazione ufficiale dell'assegnazione dei 25.000.000.000 come contributo dello Stato. In caso contrario saremmo in grossa difficoltà nell'assicurare, attraverso la legge n. 38, una serie di interventi anche a favore di privati.
Voglio anche ricordare che, oltre alle questioni del maltempo, la provincia di Novara (almeno la zona dei laghi Maggiore e Orta) è stata ulteriormente colpita da una serie di danni alluvionali di grande portata.
La Giunta intende mantenere e istituire in quella zona il Servizio decentrato per la difesa del suolo, ma voglio ricordare ai colleghi che già la passata amministrazione aveva cambiato la denominazione del Servizio di pronto intervento del distaccamento di Domodossola chiamandolo Servizio decentrato delle opere pubbliche, così come è avvenuto per Biella. Perciò è già un atto riconosciuto e quindi operativo sul territorio.
Se ritiene la Giunta può far fronte ai danni, oltre alle opere pubbliche che hanno coinvolto le attività agricolo - forestali, istituendo comunque un coordinamento per arrivare ai finanziamenti FIO.
Il collega Biazzi, in modo particolare, sa, poiché ne ho accennato ieri in una riunione a Domodossola, dell'intendimento di presentare al FIO il progetto già elaborato per la zona dell'Ossola con l'integrazione dei danni di forestazione prodotti dalle valanghe.
Abbiamo fatto un rilievo aereo - fotogrammetrico su tutta la Val Sesia e su tutto l'Alto Novarese in modo da avere l'esatta cognizione e localizzazione delle valanghe che hanno interessato il territorio e dei danni che sono stati prodotti e che dovranno essere possibilmente ripristinati.
Non dappertutto ciò sarà possibile (almeno per quanto riguarda la forestazione) perché non solo sono stati sradicati gli alberi ma, in parecchie località, è stato letteralmente asportato tutto l'humus e pertanto diventerà difficile ricreare condizioni per la forestazione.
Infine, quali opere urgenti si intendono predisporre di fronte alla facile previsione che le zone colpite creano come strada primaria anche per i prossimi, speriamo lontani, eventi calamitosi? L'ufficio sta in questo senso predisponendo uno studio attento soprattutto per quei centri abitati, quale la frazione di Macugnaga;.per intervenire in alta quota con paravalanghe in acciaio disposte a pettine in modo da sostituire il più possibile con mezzi artificiali quelle difese naturali che il tempo ha spazzato via. Questo per correggere situazioni di pericolo che comunque (lo, rileviamo con soddisfazione) non hanno creato vittime sul territorio pur in condizioni di eccezionalità quali sono state le nevicate che hanno colpito queste due valli. Sono state spazzate delle baite che avevano segnate sulla porta date storiche: 1640, 1650.
Ciò sta ad indicare che non possiamo non porre tutti quei rimedi che le condizioni di emergenza impongono.
E' indubbio che operare in questo senso richiede ingenti somme a disposizione; con la legge 54 si inizierà a tamponare le situazioni di estrema emergenza che interessano il territorio e successivamente con fondi opportuni vedremo di andare a ripristinare condizioni di carattere generale. Speriamo anche, soprattutto per alcune zone, che il FIO: riconosca l'importanza sia della difesa del territorio, sia del ripristino forestale e ci consenta almeno di dedicare le risorse disponibili per altre zone che chiedono uguali e urgenti interventi di risanamento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Acotto.



ACOTTO Ezio

Sul prospetto degli interventi di - carattere generale, per quanto riguarda i ripristini definitivi, l'Assessore ha dato notizie che confermano quanto già avevamo appreso attraverso le informazioni pervenute a mezzo stampa su quella parte di fondi nazionali che dovrebbe venire al Piemonte quando il provvedimento passerà dal Senato alla Camera. Ma su questi aspetti di carattere generale dirà il collega Biazzi che si occupa di queste problematiche attraverso i lavori della II Commissione.
Io mi soffermerei soltanto su alcuni particolari che ho avuto occasione di sottoporre all'attenzione dell'Assessore attraverso un'interrogazione e attraverso una lettera che ho indirizzato all'Assessore in merito alla particolare situazione che sta ancora a cavallo tra l'emergenza e una soluzione soddisfacente e definitiva.
Essendo stato distrutto dalla valanga il nuovo viadotto dell'Isolello l'attuale traffico è dirottato sul vecchio ponte che, stando alle segnalazioni stradali, ha una portata massima di dieci tonnellate il che impedisce di fatto il transito dei mezzi più pesanti: camion, pullman, lo stesso mezzo della nettezza urbana.
E' una situazione particolarmente difficile sia per l'accesso turistico dei mezzi su gomma e per il transito dell'autolinea locale, sia per quanto riguarda le attività economiche che in quella regione sono legate alla cava di caolino che per trasportare il materiale utilizza camion particolarmente alti.
Questo passaggio è impedito per cui si pone il problema di chiusura temporanea di quelle attività, tanto è vero che sono stato sollecitato dal sindacato a richiedere la domanda di Cassa integrazione. L'Assessore dice e sotto questo aspetto la risposta è soddisfacente - che l'ANAS sta appaltando un guado per ovviare a questo inconveniente. L'Assessore forse potrà essere più preciso per quanto riguarda i tempi, perché si tratta di un intervento che si colloca in una fase che possiamo definire di relativa emergenza, quindi con le caratteristiche proprie del pronto intervento visto che la stagione turistica è ormai alle porte e gli altri problemi di accesso sono del tutto evidenti.
Volevo però soffermare l'attenzione dell'Assessore sulla situazione del vecchio ponte rimasto in esercizio. Nella lettera che ho indirizzato all'Assessore chiedevo una superperizia sull'agibilità del vecchio ponte facendomi portavoce delle interpretazioni più o meno superficiali che in loco fioriscono, ma anche del fatto che il Comune ha richiesto una perizia all'ing. arch. Bugatti di Torino sul ponte e questa perizia direbbe che il vecchio ponte è ancora agibile.
Le decisioni di due anni fa avevano un orientamento del tutto diverso di considerare il vecchio ponte inagibile e di li la necessità di costruire un viadotto nuovo. Ritengo che questa vicenda debba essere chiarita assumendo una decisione come quella che suggerivo di una superperizia sopra le parti, sopra l'ANAS che è direttamente interessata e che quindi difficilmente tornerà indietro rispetto alle decisioni assunte a suo tempo superperizia da parte di un organo esterno che sia in grado di fare chiarezza su questa vicenda confusa.
Volevo richiamare questo aspetto particolare, perché su questa vicenda quando l'Assessore sarà in grado di farlo, vorrei avere un'assicurazione precisa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Ringrazio anch'io l'Assessore della risposta.
Già da tale risposta emergono i dati significativi dei problemi che il collega Acotto e noi abbiamo sollevato.
Mi pare di poter dire che, per quanto riguarda l'emergenza, i problemi sono stati fronteggiati, o si stanno affrontando con sufficiente tempestività.
Voglio ricordare in questo caso l'utilità di aver avuto un centro operativo, servizio decentrato sul territorio, che ha permesso di conoscere nel giro di poche ore qual era la situazione. Ricordo anche che ci siamo incontrati il 2 maggio con il responsabile del Servizio geologico, che è venuto sul posto per verificare le possibili conseguenze a tempi brevi che poteva presentare la situazione di pericolo, in particolare per quanto riguarda Macugnaga.
I problemi sono soprattutto di prospettiva, come ricordava l'Assessore e sarà opportuno nella sede della II Commissione, la settimana prossima o quando la Giunta è disponibile, fare il punto su tutta la situazione della Val Sesia, della Valdossola e più in generale del Piemonte.
Sono significativi i 25 miliardi. Probabilmente non basteranno che in minima parte a fronteggiare i problemi che questi danni hanno creato e che richiedono interventi a lungo periodo. Da qui la necessità, come noi chiedevamo, di avere la dichiarazione di calamità naturale per l'intera Regione Piemonte, salvo poi la verifica, zona per zona, di opportuni interventi e di stime più puntuali dei danni.
Tempestivo, dicevo, l'intervento della Regione per quanto riguarda l'emergenza. Ci sono danni gravi, ma soprattutto sono le conseguenze a lungo periodo che sono da valutare. Noi indicavamo già nella nostra interpellanza come i danni provocati da una nevicata eccezionale, con un ritorno intorno ai trecento anni, come ricordava l'Assessore Cerutti, farà sentire i suoi effetti a lunga scadenza. Dall'anno prossimo, purtroppo possono verificarsi danni gravi anche con una caduta minore di neve, di un metro e mezzo e non degli otto, dieci metri di quest'anno, perché ormai interi versanti sono stati spazzati. Da qui la necessità di prevenire eventuali disastri.
Secondo noi, l'abbiamo verificato anche ieri nella riunione con gli amministratori e con gli enti a Domodossola, occorre portare avanti con forza il progetto di bacino, per quanto riguarda la Valdossola, ma anche per altre zone, proprio per dare una risposta di lungo respiro ai problemi che ormai si ripresentano a cicli molto ravvicinati. Dal 1978, l'ultima grande calamità, al 1986 sono state quattro o cinque le altre calamità che si sono succedute. Tutto nel giro di pochi anni.
Occorre quindi utilizzare gli strumenti che già la Regione ha predisposto per incominciare a dare risposte di prospettiva.
Noi indicavamo (e vedo che l'Assessore concorda) la necessità di predisporre in modo coordinato un progetto per il FIO, partendo dagli elaborati che già ci sono e che sono allo stato di cantierabilità per vari interventi. Questa diventa una priorità essenziale perché la Regione con le proprie risorse non potrà mai far fronte alle somme che si richiedono per dare a livello pluriennale una risposta ai problemi del territorio.
Dalla riunione di ieri a Domodossola sono usciti ulteriori elementi per potenziare la presenza della Regione sul territorio, per dare maggiore.respiro al nucleo, ormai abbastanza ridotto, creato dopo l'alluvione del 1978. E' aperto il problema di verificare l'incidenza degli interventi non solo in alta montagna, ma anche nel fondovalle per cui il potenziamento di una struttura sul territorio, con una pluralità di competenze, mi pare colga il ventaglio dei problemi che si pongono in una zona, per condizioni oggettive, ormai verificate nell'arco di decenni, che presenta il maggior rischio all'interno del nostro Piemonte.
Sono dati oggettivi che conosciamo. Le precipitazioni, per esempio, vi raggiungono le punte più alte: nono il doppio, il triplo di quello che si verifica nel resto della Regione. Dai dati oggettivi, ovviamente, occorre partire per predisporre gli strumenti atti a fronteggiare l'emergenza e per dare una risposta di prospettiva ai problemi delle vallate.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Mignone inerente l'insediamento di una nuova fabbrica di isolatori di vetro in Irpinia - Ripercussioni negative per lo stabilimento Borma di Acqui Terme


PRESIDENTE

L'Assessore Genovese risponde ora all'interrogazione presentata dal Consigliere Mignone inerente l'insediamento di una nuova fabbrica di isolatori in Irpinia - Ripercussioni negative per lo stabilimento Borma di Acqui Terme.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore al lavoro

L'interrogazione presentata dal collega Mignone giaceva da tempo senza risposta perché non era ancora chiara la situazione che ha colpito la ditta Borma. A seguito dell'accordo raggiunto nell'85 presso il Ministero dell'Industria occorre dire che la Borma di Acqui produce al momento solamente isolatori elettrici occupando 120 addetti interessati parzialmente dalla Cassa Integrazione Speciale.
Era stata prevista ad Acqui la rilocalizzazione dell'attuale stabilimento, come il collega Mignone ben sa, nella nuova area industriale con un investimento da parte dell'azienda di - circa 25 miliardi per il quale il Ministro dell'Industria si era impegnato a verificare con l'azienda tutte la possibili iniziative per l'utilizzazione degli strumenti di politica industriale esistenti.
A pochi mesi di distanza, nel maggio '85, il Ministro della Protezione Civile aveva però firmato i decreti per l'insediamento di 67 nuove iniziative industriali in Campania e in Basilicata; tra questi nuovi insediamenti è previsto uno stabilimento di oggetti in vetro speciale (isolatori, nella specificazione che è stata data) ubicato presso il Comune di Lioni, che accoglierebbe circa 100 dipendenti.
Nell'incontro del 16/4/1986 presso il Ministro dell'Industria, a cui erano presenti l'Amministratore delegato della Borma, nonché le organizzazioni sindacali nazionali e territoriali del Consiglio di fabbrica, si è appreso che il Ministero della Protezione Civile ha già stanziato 11 dei 38 miliardi previsti per l'installazione della nuova azienda a Lioni.
Questo ulteriore elemento di certezza per la nascita di un nuovo complesso industriale ha portato l'azienda Borma ad un profondo ripensamento sull'opportunità di un nuovo impianto ad Acqui, tenuto anche conto che purtroppo la verifica con i funzionari del Ministero dell'Industria in merito ad eventuali finanziamenti non ha dato frutto positivo.
Per quanto concerne lo stabilimento di Acqui l'azienda ha precisato che dalla data dell'accordo ad oggi sono stati effettuati circa 2 miliardi e mezzo di investimenti, ma che è difficile prevedere altri investimenti, sia a breve che a lungo termine, in quanto il mercato degli isolatori non presenta al momento possibilità di espansione e le due aziende italiane operanti nel settore utilizzano già oggi solo il 60% della propria capacità produttiva.
Secondo l'Associazione degli industriali del vetro un impianto aggiuntivo per gli isolatori nel Sud segnerebbe la fine di ogni attività vetraria ad Acqui e, più ancora, la stessa Associazione ha sottolineato come il pesante contributo finanziario richiesto dalla nuova iniziativa avrebbe solo come risultato un forte sperpero di denaro pubblico per l'illusoria creazione di 100 nuovi posti di lavoro e la certa distruzione di altrettanti o più posti di lavoro altrove, già da tempo esistenti e mantenuti in vita con notevoli investimenti e sforzi nel, settore produttivo, della ricerca e dello sviluppo tecnologico.
. In merito al problema del nuovo stabilimento, nella riunione ultima del 16/4/1986 il Ministero dell'Industria si è impegnato ad una convocazione dei presenti entro il mese di maggio per discutere, con i responsabili del Ministero della Protezione Civile, la possibilità di orientare la produzione della fabbrica di Lioni su prodotti diversi dagli isolatori. In tal senso condividiamo il recente ordine del giorno del Consiglio provinciale di Alessandria e le preoccupazioni espresse dal collega Mignone affinché si dia corso all'incontro, presso il Ministero dell'Industria, certamente utile per la ricerca di una corretta e proficua soluzione dell'attuale situazione. Quindi provvederemo nei prossimi giorni non essendo ancora intervenuta la convocazione che era prevista entro maggio, a sollecitarla nuovamente e non mancheremo di fare quanto è possibile per evitare la chiusura di quella che è forse l'ultima attività industriale di un certo rilievo in Acqui Terme, in un'area del Piemonte che da tempo è contrassegnata da fenomeni di emarginazione e di isolamento economico e che oggi si presenta come una delle aree critiche della nostra Regione.
Nel limite del possibile, con tutte le iniziative che potremo assumere cercheremo di salvaguardare questa attività che rimane importante per la popolazione locale e per quella di una vasta zona che gravita su Acqui Terme.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Ringrazio l'Assessore per la risposta che è una conferma dell'attenzione con la quale la Giunta regionale segue l'evoluzione di una situazione che ha confermato tutti i suoi aspetti di preoccupazione.
Metto in evidenza due problemi. Primo: siamo di fronte, anche in questo caso, all'ennesima "guerra tra poveri", perché in sostanza si tratta di questo; secondo: anche in tema di politica industriale, di localizzazione e di insediamenti produttivi, si evidenzia l'assenza di una qualunque linea generale di politica industriale.
Certo, tutto il Paese ha condiviso la scelta di un contributo particolare per risollevare le zone terremotate, ma qui siamo di fronte a un caso in cui l'andare ad insediare uno stabilimento in una zona terremotata, creando 100 posti di lavoro, vuol dire perder, ne altri 100 in un'altra zona del Paese. Credo che questo sia tutto fuorché una logica politica di programmazione industriale. Questo soprattutto perché va a ricadere negativamente in una zona, come giustamente ricordava l'Assessore che sta diventando una delle zone più critiche dal punto di vista occupazionale dell'intera Regione Piemonte.
Auspichiamo che questo incontro avvenga rapidamente, ma deve essere un incontro che deve vedere tutti i soggetti interessati attorno ad un tavolo non devono proseguire delle riunioni bilaterali, perché questo perpetua quello che in Italia viene chiamato il gioco delle "3 carte" (in cui siamo anche molto abili), nel senso che finiscono per non portare ad alcun risultato concreto. Bisogna mettere attorno ad un tavolo: Ministero dell'Industria, Regioni, organizzazioni sindacali, aziende e Ministero della Protezione Civile (il Ministro Zamberletti sta diventando il Ministro più famoso del Piemonte per le vicende degli ultimi mesi, direi che lo sta diventando in senso negativo anche per questa vicenda). Si va a prevedere la localizzazione di un'industria in un settore che è riconosciuto come un settore in cui già le industrie esistenti hanno dei problemi a collocare sul mercato i loro prodotti. Credo che questo debba anche far riflettere.
Da qualche parte si dice che l'ENEL avrebbe comunque assicurato, per quanto riguarda gli isolatori di alta tensione, la possibilità per lo stabilimento di Acqui di continuare la produzione. Benissimo, allora si chiami l'ENEL in questo incontro collettivo e la si impegni in questa direzione. Raccomando alla Giunta di seguire con particolare attenzione l'evoluzione di questa vicenda, chiedendo un incontro complessivo di tutte le parti interessate e che si arrivi ad un pronunciamento definitivo prima che prosegua l'ulteriore finanziamento all'azienda di Lioni.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Interrogazioni del Consigliere Reburdo e dei Consiglieri Bontempi e Rivalta inerenti lo IACP di Chivasso


PRESIDENTE

Esaminiamo congiuntamente le interrogazioni presentate dal Consigliere Reburdo e dai Consiglieri Bontempi e Rivalta inerenti lo IACP di Chivasso.
Risponde ad entrambe l'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'edilizia

Ritengo che rispetto ad un incontro che ancora due giorni fa abbiamo avuto in Regione con i rappresentanti del Comune di Chivasso e con i Capigruppo consiliari, sia sufficiente in questa sede fare riferimento all'esito dello stesso e di un successivo incontro con il Commissario straordinario dello IACP di Torino sia dà parte del Comune di Chivasso sia dell'Assessorato regionale all'edilizia.
A seguito dell'incontro che abbiamo avuto, in relazione all'esecuzione delle monitorie di sgombero in fase di esecuzione, si è ritenuta utile una sospensione anche in considerazione del fatto che la Regione ha disposto la riserva di alloggi a Chivasso ai sensi delle vigenti disposizioni, il che comporta una disponibilità per il Comune di otto alloggi, a fronte invece di una trentina di sgomberi che dovrebbero essere effettuati nei prossimi mesi e l'evidente imbarazzo per il Sindaco nel dover scegliere a quali famiglie riservare gli alloggi di riserva disposti dalla Regione e sempre facenti parte del patrimonio dello IACP.
Il Commissario, cioè, ha ritenuto opportuno richiedere la sospensione dell'esecuzione degli sfratti fino al 13 settembre prossimo. La prima preoccupazione urgente è stata quindi superata nel rispetto della legge regionale; il Sindaco, lo IACP e la Regione stessa potranno attivarsi avendo un po' più di tempo, per trovare una soluzione per famiglie che attendono una risposta da parte degli Enti pubblici. Non dobbiamo dimenticare, al di là delle responsabilità che non sta a noi appurare e che sovente nascono da particolari condizioni sociali, che si tratta comunque di famiglie che avevano occupato abusivamente questi alloggi e che non sono rientrate nella sanatoria prevista dalla L.R. n. 64/1984.
Più in specifico rispetto all'interrogazione del collega Reburdo, che pone un quesito un po' particolare per quanto riguarda la formazione delle graduatorie degli assegnatari, devo rispondere semplicemente poiché non posso fare diversamente: le graduatorie di assegnazione risultano essere state stilate regolarmente dalla competente Commissione assegnazione alloggi, presieduta da un Magistrato ed operante presso lo IACP della provincia di Torino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Già ero al corrente di una serie di incontri tra il Sindaco di Chivasso, le rappresentanze delle forze politiche, in particolare della Lista Verde e del Partito Comunista di Chivasso.
Mi pare che in qualche modo il problema possa essere risolto per rispondere a problemi molto gravi dal punto di vista umanitario.
Con il rinvio dello sfratto al 13 settembre si potrebbe da un lato dare una risposta con gli alloggi di riserva e dall'altro il Comune di Chivasso dovrebbe ricercare collocazioni alternative in alloggi sfitti. Il 13 settembre è però vicino. Sono sicuro che l'Assessore Genovese, per quanto gli è possibile, continuerà a fare la sua parte, ma anche il Comune e l'Istituto Case Popolari di Chivasso dovrebbero attivamente seguire il problema.
Per quanto riguarda la graduatoria, mi riservo di avere la risposta scritta da parte dell'Assessore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Ho partecipato insieme ai colleghi degli altri Gruppi alla riunione che si è tenuta martedì presso l'Amministrazione di Chivasso.
Già in quella seduta ho apprezzato l'atteggiamento dell'Assessore; un atteggiamento altrettanto responsabile e collaborativo è venuto da parte dei Gruppi. Va pur detto che la proposta su cui si è lavorato è venuta dal Consigliere Majorino, che ora non ha la parola perché non è interrogante.
Bisogna dargliene atto.
Prendiamo atto della soluzione temporanea e certo non ci illudiamo per il modo con cui si esce da questa vicenda. L'Amministrazione e i rappresentanti delle famiglie colpite da questo provvedimento chiedevano soprattutto di avere la possibilità di trovare una soluzione concreta, in sostanza una casa.
Sui problemi dell'abusivismo non mi pare sia il caso di intrattenerci perché si tratta di un terreno quanto mai impervio e difficile. Non abbiamo ritenuto di assumere neanche come impegno politico le modifiche della legge in questo caso, perché eravamo già in una situazione di esecuzione di sentenze.
Abbiamo preso atto della difficoltà di percorrere una strada del genere. Alla soluzione temporanea del rinvio si è giunti, di questo ringraziamo anche l'Assessore per il suo operato.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione del Consigliere Staglianò inerente la situazione di crisi della Riber di Beinasco


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Staglianò inerente la situazione di crisi della Riber di Beinasco. Risponde l'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore al lavoro

La Regione Piemonte, come noto, è intervenuta con attenzione nel tempo su tutti i punti di crisi del comparto degli elettrodomestici in Piemonte: dall'Indesit alla Zerowatt, dalla Zanussi di Chiusa S. Michele alla Riber contribuendo nei casi Zerowatt e Zanussi ad evitare licenziamenti ed assicurare comunque forme di continuità produttiva.
Circa l'Indesit la Regione ha seguito i vari travagli e le varie fasi della crisi, impiegando risorse proprie e risorse C.E.E. per contribuire a mantenere in vita questo gruppo, ovviamente nell'ambito delle proprie competenze che limitano la possibilità di intervento diretto alle esigenze di riconversione professionale e di formazione dei quadri. Numerose sono state inoltre le iniziative, ed in questo senso costanti sono i rapporti con le OO.SS., volte ad approfondire più in generale opportunità ed ipotesi di intervento sulla situazione socio - occupazionale del Pinerolese. Non ci diffondiamo su questo aspetto solo perché esula dallo stretto merito dell'interrogazione.
Circa la crisi generale del settore Eldom, si può dire che esso risente comunque del restringimento dei mercati, che ha prodotto effetti negativi in Piemonte come altrove. Bisogna pur dire che il riproporzionamento delle quote produttive tra i principali gruppi, avvenuta mediante una spietata concorrenza proprio nei mesi in cui l'Indesit era paralizzata, avrebbe potuto produrre conseguenze ben più gravi e devastanti; l'Indesit invece grazie ad un'azione di riconquista di mercato dinamicamente avviata, sia pur con dei problemi che rimangono aperti,dalla gestione straordinaria dispone oggi di una quota di mercato superiore al 75% di quella precedente all'ultima crisi (all'inizio del 1985).
Circa la Riber, oggetto specifico e principale dell'interrogazione precisiamo quanto segue: a) i rapporti commerciali non sono principalmente tra Riber ed Indesit ma tra Riber ed Indesit LT Inglese, società completamente autonoma, che non presenta problemi finanziari e che anzi attende ancora le forniture della Riber b) la Regione ha ripetutamente incontrato il C.d.F. ed è in costante rapporto con la curatela fallimentare, impegnata nella ricerca di acquirenti, ovvero di partner idonei ad assicurare una parziale continuità produttiva ed occupazionale alla Riber, dichiarata fallita al termine di una lunga crisi la cui principale ragione consiste in gravi errori tecnici e di conduzione dell'azienda (almeno a nostro avviso) c) le prime valutazioni della curatela , sono meno negative rispetto a molte altre situazioni e a quanto potevamo temere. L'azienda è stata giudicata impiantisticamente valida e si è rilevato attorno ad essa un certo interesse straniero, probabilmente facilitato dal fatto che la Riber produce al 70% per l'export. Ovviamente dal rilevare questo interesse ad individuare già oggi, con certezza o con fondata ragionevolezza, ipotetici acquirenti, corre ancora molta distanza d) comunque è da ritenersi un segnale interessante l'attenzione della curatela verso ipotesi e forme di continuità produttive anche nel breve periodo, non escluse forme, su cui si sta lavorando, di esercizio provvisorio e di affittanza industriale. Ipotesi che per ora rimangono tali in quanto esigono comunque, sotto il profilo tecnico, economico e procedurale, un attento esame preliminare di merito da parte della curatela e del tribunale a cui competono le eventuali relative autorizzazioni e) la Regione sta attentamente seguendo la pratica di CIGS ex 301, la cui domanda è già stata perfezionata presso l'URLMO e dall'Ufficio della massima occupazione e su cui la Regione ha già fornito parere e che pertanto dovrebbe essere già stata inoltrata, a cura dello URLMO stesso, al Ministero del Lavoro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ringrazio il Presidente per aver fatto svolgere, vista l'ora tarda questa interrogazione per l'urgenza che riveste; ringrazio anche l'Assessore per la tempestività con cui raccoglie le domande rivoltegli.
Già dalla risposta che l'Assessore Genovese forniva risulta chiaro come la crisi di questa fabbrica (che coinvolge 200 lavoratori) non sia attribuibile a difficoltà di mercato, quanto, invece, alla responsabilità dei dirigenti dell'azienda.
Mi auguro che l'Assessore faccia tutto ciò che è in suo potere per impedire che gli errori dei dirigenti aziendali vengano scaricati sulle maestranze. In questo senso, mi permetto di suggerire di prestare la massima attenzione agli interessi che si stanno coagulando intorno al passaggio di proprietà della fabbrica. Ci sarebbe una società interessata all'acquisto della Riber che porrebbe come condizione il licenziamento di tutte le maestranze e la riassunzione successiva solo per due terzi di esse. Questo disegno è assolutamente inaccettabile e penso che l'Assessore convenga con me anche per la caratteristica stessa delle maestranze che vi lavorano, altamente qualificate. Quindi ogni manovra speculativa deve vedere l'opposizione di tutte quante le istituzioni, oltre che naturalmente vedere attivamente impegnati in questo senso i lavoratori e le organizzazioni sindacali.
Mi permetto di aggiungere qualche altra breve considerazione. Prendo atto con piacere che c'è stato un intervento della Regione nei confronti del Ministero competente per quanto riguarda il pagamento degli arretrati della C.I.G. anche se, debbo aggiungere, su questo non ci sono state purtroppo, novità concrete da registrare, pur in presenza di un'interrogazione che il compagno Alasia, del Gruppo comunista alla Camera dei Deputati, ha presentato al Ministro De Michelis. Ma, evidentemente, la Riber è considerata una di quelle aziende che non fa notizia, per cui per l'on. De Michelis i lavoratori possono attendere zitti e buoni.
Per quanto riguarda le prospettive già immediatamente praticabili penso che l'Assessorato potrebbe far bene adoperandosi (anche per evitare le operazioni speculative che sono già avviate) per l'istituzione o di un Commissario o di un esercizio provvisorio, poiché il riavvio della produzione è importante per soddisfare le commesse giacenti e sbloccare la situazione di produzione zero, quale è registrabile oggi.
Al riguardo voglio sottolineare che, dopo la dichiarazione di fallimento, le commesse per questa azienda sono addirittura aumentate, non c'è stato un crollo di mercato né del marchio né del prodotto che esce dalla fabbrica di Beinasco. Occorre allora ottenere al più presto il supporto finanziario delle banche per garantire l'approvvigionamento delle materie prime necessarie al riavvio della produzione.
Superare la situazione di stallo in cui si trova oggi l'azienda è assolutamente decisivo. Il riavvio della produzione permetterebbe di attendere, senza ulteriori danni per le maestranze, la sorte del ricorso presentato dall'azienda contro la decisione del Pretore di negare l'accesso della legge Prodi, oppure di verificare la possibilità di ingresso di altri partner, come si è già detto.
Mi auguro che l'Assessorato al lavoro si muova con impegno in questa direzione, perché la condizione produttiva e professionale della Riber consente di fare un'operazione-non di mero salvataggio di un ramo secco quanto invece di ristabilire una situazione produttiva, e quindi occupazionale, apprezzabile, anche se malaticcia, per quanto riguarda la conduzione aziendale.
Per quanto riguarda l'intreccio con l'Indesit prendo atto che la Riber c'entri soprattutto con la sua gemellata, l'Indesit Internazionale. Occorre tenere in conto, al riguardo, che la Riber è creditrice nei confronti dell'Indesit. Ora, essendo l'Indesit in gestione commissariale, occorre che si presti particolare attenzione a queste connessioni, per impedire che ci sia un trascinamento negativo della situazione pesante che oggi vivono i lavoratori dell'Indesit, sugli stessi lavoratori Riber. Occorre avere una visione di insieme che consenta di salvare un patrimonio professionale e produttivo di grande significato per una provincia dissestata sul piano occupazionale, quale è quella di Torino.
La ringrazio ancora. Penso, infine, che informare l'assemblea, i Consiglieri, la IV Commissione, dell'andamento degli incontri che lei avrà con il Consiglio di fabbrica ed altri soggetti interessati alla soluzione della vicenda possa essere utile per contribuire, ciascuno nelle proprie competenze e capacità, a portare ad esito positivo la conclusione della vertenza in atto.



FRACCHIA Mario


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Interrogazione dei Consiglieri Amerio e Ferro inerente il gruppo industriale Cometto


PRESIDENTE

Esaminiamo infine l'interrogazione presentata dai Consiglieri Amerio e Ferro inerente il Gruppo industriale Cometto.
Risponde l'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore al lavoro

La Regione Piemonte sta seguendo la situazione del gruppo Cometto, la cui importanza per il Cuneese è dovuta non solo ai livelli occupazionali diretti, ma anche a un vasto indotto semiartigianale che riguarda circa l.500 lavoratori e una serie di rapporti finanziari e di implicanze verso l'area del risparmio che rischiano di determinare ulteriori negative conseguenze nell'area del Cuneese.
In questo senso sono già stati assunti rapporti con il Commissario giudiziale oltre che con la Federazione Lavoratori Metalmeccanici e il Consiglio di fabbrica, volti a comprendere i reali elementi della situazione.
Al momento lo stesso Commissario sta ancora approfondendo aspetti non secondari e tali da costringerlo ad una necessaria e corretta riservatezza soprattutto per quanto riguarda i rapporti tra le società del gruppo.
Nel merito degli specifici quesiti posti dagli interroganti, una risposta definitiva e certa potrà essere data solo dopo gli approfondimenti citati.
Ci pare, in base alle notizie di iniziative pervenuteci e di cui siamo a conoscenza, che certamente esiste un nesso tra l'atteggiamento del sistema del credito e le recenti evoluzioni della crisi del gruppo Cometto.
In ogni caso, la Regione è già impegnata sia ad approfondire gli elementi di conoscenza sia a collaborare nei limiti delle proprie competenze ad ogni iniziativa utile a concorrere alla salvaguardia dell'occupazione. Siamo in ogni caso ben coscienti di non poter essere oggi esaurienti nei confronti dei quesiti posti dai colleghi interroganti essendo per lo stesso Commissario la situazione ancora forzatamente generica e non ben precisata.
Abbiamo voluto dare egualmente una prima risposta in considerazione dell'importanza della Cometto. Assicuriamo gli interroganti e i Consiglieri che porteremo a loro conoscenza un quadro più preciso della situazione appena ci sarà possibile, onde permettere le necessarie valutazioni e iniziative inerenti le prospettive del gruppo Cometto.
La Regione comunque conta di incontrare nuovamente quanto prima il Commissario, che già in altre occasioni ha dimostrato la sua sensibilità e la sua disponibilità verso l'operato della Regione, congiuntamente alla direzione aziendale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Devo considerare la risposta dell'Assessore come interlocutoria. Si tratta di una crisi improvvisa di un'azienda che nel Cuneese da parte di talune forze politiche veniva magnificata come azienda modello. Una crisi di questo genere non può che richiamare la necessità di avere un quadro complessivo delle conoscenze, fermo e ben definito, cosa che per il momento non è possibile avere.
Auspico che nei rapporti con il commissario giudiziale vengano posti come elementi prioritari alcuni problemi. La prima questione che si pone è quella di considerare le tecnologie del gruppo, in particolare le tecnologie della Cometto S.p.A., la professionalità dei dipendenti, che mi risulta notevole, soprattutto per quanto riguarda la Cometto. Questi due elementi sono importanti per valutare se esiste nel mondo industriale un campo di interessi che consenta l'eventuale subentro all'attuale proprietà.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a)Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Carazzoni, Carletto, Croso, Fraire Sartoris e Turbiglio.


Argomento:

a)Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco delle leggi vistate dal Commissario di Governo sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nella seduta del 3 giugno 1986 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma, della L.R. 6/11/1978, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

e) Designazione nuovo Capogruppo nel Gruppo consiliare MSI-DN


PRESIDENTE

Comunico infine che a seguito delle dimissioni del Consigliere Nino Carazzoni da Capogruppo, datate 31 maggio 1986, il Gruppo MSI-DN ha nominato quale nuovo Capogruppo il Consigliere Gaetano Majorino.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Comunicazioni della Giunta regionale in merito alla situazione degli I.A.C.P.


PRESIDENTE

Il punto 4) all'o.d.g. prevede le comunicazioni della Giunta regionale in merito alla situazione degli I.A.C.P.
Ha facoltà di parlare l'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'edilizia residenziale

Signor Presidente e colleghi, la comunicazione che oggi sono chiamato a svolgere a nome della Giunta riguarda per gli aspetti generali i rapporti tra Regione ed Istituti Autonomi Case Popolari, ma in specifico la situazione dell'Istituto di Torino, sia per i provvedimenti assunti dalla Magistratura sia per la sollecitazione rappresentata dall'ordine del giorno del collega Ferrara e dal documento del Gruppo comunista.
Come è appena ovvio non entrerò nel merito né esprimerò valutazione alcuna sui provvedimenti assunti dalla Magistratura; mi auguro solo che si possa pervenire a fare piena luce sulle responsabilità e tutti coloro che hanno o avessero sbagliato possano essere individuati e chiamati a risponderne.
La Magistratura sta compiendo il proprio dovere. Noi dobbiamo fare il nostro sul piano politico - istituzionale, chiedendoci se per caso si siano omessi atti connessi all'esercizio .delle nostre funzioni e assicurando, in questa circostanza tristissima e difficile, la piena funzionalità dell'Istituto e la gestione di un patrimonio ingente con un'utenza di oltre 200.000 persone.
Ho già avuto modo di precisare alla Commissione consiliare competente e in un incontro recente di una delegazione della stessa con i Sindacati degli inquilini, che opereremo per favorire e consentire l'attuazione dei programmi già decisi e in corso di predisposizione e assicurare agli utenti servizi essenziali e gli interventi necessari per avviare a soluzione problemi aperti, peri quali non sono accettabili ulteriori rinvii.
Credo cioè di dover dire, come ho già fatto in Commissione, che non possiamo, a fronte di un'indagine giudiziaria, restare paralizzati di fronte a problemi che devono assolutamente essere affrontati e risolti perché riguardano non poche persone, ma 200.000 abitanti di questa città.
Credo di poter dire che in questi mesi si è operato assicurando continuità all'intervento regionale in materia di E.R.P. con una tempestiva approvazione dei programmi di investimento: nelle ultime settimane si è approvato il V Programma biennale dell'edilizia agevolata; la settimana scorsa è stato approvato l'assestamento generale dei primi quattro programmi biennali di edilizia sovvenzionata; la Giunta martedì scorso ha approvato la graduatoria provvisoria del "Buono casa" e martedì prossimo licenzierà la proposta al Consiglio del V Programma biennale di edilizia sovvenzionata, già preliminarmente sottoposta al vaglio della competente Commissione consiliare.
Abbiamo ora di fronte altre scadenze ingenti e problemi di funzionamento dell'Istituto di Torino che sono richiamati, dal documento del Gruppo PCI ed in relazione a questi confermo quanto già ho riferito in Commissione.
Innanzitutto, unitamente al Presidente della Giunta, al fine di assicurare la funzionalità dell'Istituto di Torino, si è operato per garantire, in un momento delicato e difficile, le necessarie collaborazioni sul piano tecnico, giuridico e amministrativo al Commissario Geometra Flavio Rosso che ha convenuto sull'opportunità di non lasciare il mandato affidatogli almeno sino al prossimo 15 luglio; nel contempo, con il collega Carletto, si stanno cercando le soluzioni possibili per ricoprire i posti di organico vacanti e per assicurare le necessarie collaborazioni tecniche e giuridiche al Servizio Regionale per l'Edilizia Sovvenzionata che è bene ricordare a tutti è composto da un architetto Capo Servizio, da due geometri, da tre dipendenti di sesta qualifica e da due dipendenti di quarta qualifica ed ha un peso di lavoro enorme che si sta ulteriormente accrescendo per la necessità di un rigoroso esame degli atti al fine di assicurare il pieno esercizio dei compiti di vigilanza e di controllo spettanti alla Regione.
Con l'imminente approvazione del V Programma biennale, poi all'Istituto di Torino saranno assegnati per i programmi organici di manutenzione straordinaria circa 42 miliardi che, aggiunti ai 38 già stanziati nel luglio 1985, consentiranno l'avvio di interventi organici per 80 miliardi a fronte di un piano generale di ammodernamento e valorizzazione del patrimonio che è stato predisposto e quantificato dall'Istituto in circa 126 miliardi; in questo contesto dovrà trovare soluzione, prima dell'inverno, l'annoso problema delle caldaiette che è da troppo tempo motivo di gravi tensioni e di ingiustizie e che può essere economicamente previsto come alternativa alla messa a regime degli impianti centralizzati, nelle situazioni più compromesse, per l'adeguamento alle nuove misure di sicurezza previste dalla legge n. 818.
Confermiamo ancora che entro il mese di giugno sarà presentata la proposta di modifica della L.R. 64/84 per l'assegnazione degli alloggi ed il Regolamento per il Fondo Sociale, mentre a settembre - completata l'anagrafe dell'utenza anche da parte dell'Istituto Autonomo di Torino potrà avviarsi la verifica e la revisione della L.R. n. 33/84 sui canoni sociali. Vi è poi la richiesta di approvazione di una legge regionale per una prima ristrutturazione degli I.A.C.P. del Piemonte e il Gruppo PCI ha in tal senso annunciato la ripresentazione del testo proposto nel gennaio 1985 dalla precedente Giunta.
Su quest'ultimo problema sino ad oggi la Giunta non ha espresso una propria iniziativa legislativa, non per inerzia o per incomprensione del problema, bensì perché se è da tempo che si attende la legge nazionale di riforma, ora si è in presenza di un testo unificato delle 13 proposte di legge avanzate in Parlamento e pareva prudente non procedere, forse intempestivamente, a definire nuovi controlli a livello regionale non necessariamente richiesti dal D.P.R. n. 616 e di difficile esercizio.
Sottoporrò comunque alla Giunta il problema nella prossima settimana affinché la stessa valuti se intenda affiancare con un proprio disegno di legge in materia le proposte di legge già avviate dai Consiglieri, ma tengo comunque a sottolineare, a titolo personale, che non mi sembra opportuno comunque collegare strettamente questo problema alla situazione che sembra emergere a seguito dei provvedimenti assunti dalla Magistratura, almeno per quanto attiene alla definizione normativa dell'esercizio dei controlli e della vigilanza della Regione sugli I-stituti; nodo, questo, che è stato sciolto dal D.P.R. n. 616 e che richiede l'approvazione di una normativa quadro di riforma da parte del Parlamento.
Ho cioè la stessa preoccupazione che mi pare abbia avuto in anni precedenti il collega Rivalta: quella di non andare a definire nell'incertezza della normativa di riferimento un sistema di controlli su enti autonomi non necessariamente dovuto ai sensi del D.P.R. n. 616 e di difficile esercizio.
Questa valutazione mi consente di affrontare alcune questioni generali che devono essere ben evidenziate per valutare il contenuto dell'ordine del giorno del collega Ferrara e più in generale la portata e i limiti dei compiti di vigilanza e di controllo della Regione sugli Istituti Autonomi.
Gli I.A.C.P., fino alla data di entrata in vigore del D.P.R. n.
.616/77, erano regolati dallo Stato, che ne stabiliva i fini, assegnava il patrimonio e ne precostituiva l'ordinamento giuridico.
A far data dal D.P.R. n. 616/77 tutte le funzioni statali relative agli I.A.C.P. sono state trasferite alle Regioni (comprese quelle di vigilanza e controllo già di spettanza dello State).
Dal 1979, in applicazione della normativa del D.P.R. n. 616 e di altre leggi vigenti in materia, scaturisce un complesso potenziale di attività di controllo e vigilanza facenti capo alla Regione, quali quelle discendenti dalle nomine di alcuni componenti i Consigli di amministrazione degli I.A.C.P., del Collegio sindacale, delle Commissioni per l'assegnazione alloggi, ecc.; tali attività, in assenza della legge di riforma richiederebbero peraltro la formalizzazione, non obbligatoriamente prevista dal D.P.R.
n. 616, di norme regionali volte ad omogeneizzare l'eterogenea materia anche in vista della definizione di specifiche, procedure operative.
In assenza di normativa regionale, com'é nella nostra Regione, per l'esercizio della vigilanza occorre tenere presente quanto segue: il profilo della vigilanza sull'attività degli I.A.C.P. non è mai stato affrontato in profondità dalla dottr1na e lo stesso Rochersenn, di cui sono noti gli studi sull'edilizia pubblica, rileva che gli I.A.C.P. in base al T.U. 1165 del 1938 (oggi in gran parte abrogato) sono si sottoposti alla vigilanza del Ministero Lavori Pubblici (ora delle Regioni), ma che salvo poche norme di relativa importanza la legge nulla precisa sull'argomento della vigilanza.
Ciò è una conseguenza delle scelte che lo Stato è andato ad assumere nel corso degli anni nei riguardi degli I.A.C.P.
Ne è prova il R.D. 25/5/1936 n. 1049 che contiene lo Statuto tipo degli I.A.C.P. (tuttora in buona parte vigente negli Istituti piemontesi) e che conferisce al Consiglio di amministrazione il potere di assumere proprie deliberazioni, senza prevedere alcun particolare controllo sulle stesse ecco, collega Ferrara, questo intendo chiarirlo - salvo l'obbligo di dare comunicazione al Ministero (ora alle Regioni) del bilancio preventivo e consuntivo, approvati, e la necessità di un'approvazione del Ministro nel solo caso di appalti qualora non sia seguita la procedura dell'asta pubblica o della licitazione privata.
Ne risulta una situazione di autonomia deliberativa che se può sembrare anomala per un' ente pubblico trova peraltro la sua logica giustificazione nella struttura societaria che gli I.A.C.P. avevano ed hanno mantenuto nel tempo.
In effetti un'attenta lettura delle norme contenute nello Statuto tipo dimostra come, sia per il procedimento di' costituzione dell'Istituto sia per la struttura organizzativa (Assemblea, Consiglio di amministrazione Collegio Sindaci) sia infine per l'esistenza di una finalità di lucro, gli I.A.C.P. più che enti pubblici in senso stretto possono essere assimilati ad enti di gestione o addirittura a società a partecipazione statale o di enti pubblici. Ora, da parte di qualcuno vengono assimilati ad enti strumentali della Regione. La cosa è però discussa: non c'è una giurisprudenza consolidata e la dottrina in materia è divisa.
Il potere di controllo e vigilanza sugli I.A.C.P. si ricava in sostanza, per la massima parte, dalla normativa di cui alla legge n.
865/71, dal D.P.R. n. 1036/72 e dalla legge n. 457/78 e parrebbe sostanziarsi essenzialmente in azioni di indirizzo e vigilanza sull'attuazione dei programmi e dei relativi strumenti operativi adottati dalla Regione, mentre in generale ai sensi dell'art. 2403 del C.C. compete al collegio dei Sindaci l'esercizio della sorveglianza e del controllo delle operazioni dell'Istituto e l'obbligo di "adempiere il loro dovere con diligenza" anche per evitare accadibile danno, che non si sarebbe prodotto se essi avessero vigilato in conformità degli obblighi della loro carica (art. 2407 del C.C. richiamato nella trasmissione del verbale dello stesso Collegio sindacale dell'Istituto di Torino del 5/5/1986).
Nell'esercizio dei poteri di controllo attribuitigli dalla legge n. 457 la nostra Regione, tramite un apposito regolamento disciplinare, verifica la congruità economica dei programmi di intervento finanziati con , il piano decennale.
I programmi di intervento, costituiti da progetti e da quadri economici, sono esaminati dal punto di vista tecnico - economico dalle Commissioni ex art. 63/865 istituite presso gli I.A.C.P.; tale esame è esercitato anche per interventi di recupero degli edifici di proprietà dei Comuni.
La Commissione verifica programmi ha operato, presieduta dal Presidente del Consorzio fra gli I.A.C.P., presso il Consorzio stesso sino al mese di dicembre 1983. Da quella data ha funzionato presso la Regione presieduta dall'Assessore competente.
L'attività della Commissione dal 1984 ha via via definito ulteriori modalità di verifica dei programmi d'intervento (con adeguamento del disciplinare in sede di approvazione dei singoli programmi biennali) rispetto a quanto stabilito dal regolamento regionale d'attuazione, sempre più puntuali tenendo in conto i seguenti elementi: caratteristiche dell'intervento e atti tecnici deliberazione di adozione dei programmi di intervento e delle successive eventuali modificazioni (perizie, varianti, imprevisti, ecc.) pareri delle Commissioni ex art. 63/865 che si esprimono anche in merito al rispetto dell'adeguamento al superamento delle barriere architettoniche pareri della Sovrintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici nei casi di interventi di recupero sul patrimonio pubblico esistente concessioni edilizie.
Quando la Commissione riscontra, sulla base degli atti trasmessi, che i massimali definiti dal Ministero dei LL.PP. (C.E.R.), ed assunti con decreto della Regione, risultano rispettati vengono approvati i Q.E.
L'approvazione del quadro economico consente alle imprese esecutrici le quote di stato avanzamento lavori.
La Regione, inoltre, esercita poteri autorizzativi nei confronti degli Istituti. Detti poteri discendono da norme stabilite dagli Istituti degli enti (per quanto riguarda l'affidamento di lavori a trattativa privata finanziati con fondi propri dell'ente), dalle leggi finanziarie dello Stato (per ciò che concerne le autorizzazioni all'assunzione di nuovo personale) dalle leggi di attuazione della politica della casa (leggi 865/71, 513/77 457/78, 25/80, 94/82, 118/85) e dai regolamenti regionali di attuazione del piano decennale per la casa (per ciò che concerne il superamento dei tempi stabiliti per l'inizio dei lavori, per l'affidamento mediante trattativa privata degli interventi finanziati dal citato piano decennale).
Con il trasferimento alle Regioni delle funzioni amministrative dello Stato risultano di competenza delle Regioni le autorizzazioni prima rilasciate dallo Stato, quali autorizzazione all'esercizio provvisorio di bilancio e come espressamente confermato dall'art. 29 della legge 513/77 l'autorizzazione alla cessione del patrimonio di proprietà degli I.A.C.P.
Infine, spetta alle Regioni definire, nell'ambito dei criteri emanati dallo Stato con deliberazione CIPE del 1981, le modalità di assegnazione e gestione del patrimonio I.A.C.P., e la nostra Regione ha provveduto con l'approvazione delle leggi 33 e 64, del 1984.
Alla luce di queste considerazioni non mi pare proprio, per quanto ho potuto accertare e seguire direttamente in questi mesi, che vi sia una sostanziale assenza o latitanza della Regione rispetto all'esercizio dei compiti che le sono assegnati. Per quanto riguarda il passato più recente occorre ricordare che la Regione, proprio dall'esercizio dei compiti di vigilanza, anche a seguito di osservazioni del Collegio sindacale, è pervenuta alla decisione di nominare un Commissario straordinario per la gestione dell'ente, sulla base di osservazioni che qui si riassumono: non vengono rispettati i tempi previsti dalla vigente normativa nella predisposizione dei bilanci dell'Istituto, evidenziando in particolare che l'ultimo conto consuntivo deliberato risale all'esercizio 1981 è necessario intraprendere le occorrenti iniziative intese ad avviare a soluzione il grave e persistente problema della morosità dell' inquilinato occorre pervenire, con ogni sollecitudine, ai dovuti adeguamenti dei canoni di locazione, previa revisione annuale ex art. 25 legge 513/77 delle quote b) e c) di cui all'art. 19 del D.P.R. 1035/72 non è possibile rilevare esattamente dalle scritture contabili dell'Istituto l'entità delle somme incassate per i predetti canoni di locazione (gestione rientri), né gli importi relativi ai finanziamenti inerenti al piano decennale ex legge n. 457/78 (gestione programmi di intervento) non avendo proceduto l'ente alla compilazione dei prospetti contabili dimostrativi allegati alla circolare ministeriale n. 25/1981 si sono verificate talune irregolarità nella determinazione delle procedure in materia di costruzione di manutenzione ordinaria e straordinaria occorre contenere nei limiti della più stretta indispensabilità il ricorso a collaborazione professionale esterna.
A sua volta il Prefetto di Torino con lettera del 4/4/1985 fa rilevare che: le carenze di funzionamento degli organi preposti e la grave situazione deficitaria dell'ente che amministra un patrimonio di circa 45.000 alloggi con oltre 200.000 inquilini fanno risultare di tutta evidenza l'assoluta necessità di urgenti provvedimenti che possano garantire la regolare prosecuzione dell'attività dell'ente stesso, che non può subire alcun vuoto di amministrazione senza creare disservizi che potrebbero costituire un serio e potenziale pericolo per l'ordine e la sicurezza pubblica. Segnalo pertanto che nelle more della scelta del nuovo Presidente e Vicepresidente dell'Istituto venga nominato un Commissario straordinario per la provvisoria gestione dell'ente.
Il Decreto di nomina ad opera del Presidente della Giunta regionale del Piemonte così prosegue: considerato che l'ente stesso non risulta più efficacemente governabile per la situazione esistente che la situazione predetta risulta ulteriormente aggravata dalla pesante condizione debitoria dell'ente che in tale situazione non si ritiene possano sussistere le condizioni minimali per una efficace azione amministrativa, in un momento di gravi tensioni con l'inquilinato nei cui confronti esistono numerosi ed importanti adempimenti da assumere di adottare pertanto i necessari provvedimenti amministrativi per garantire l'attività dell'ente provvedere con la massima sollecitudine all'attuazione dei programmi edilizi di competenza dell'Istituto attivare le politiche necessarie per il contenimento della situazione debitoria promuovere l'applicazione sollecita ed integrale della legge sui canoni di locazione provvedere al recupero della morosità e all'eliminazione degli abusivismi avviare una reale e corretta azione per l'alienazione di parte del patrimonio immobiliare procedere alla riorganizzazione degli uffici ai fini del conseguimento dei fini sopra indicati.
A seguito delle premesse sopra indicate, conclusesi con la nomina del Commissario regionale geom. FlavioRosso funzionario dell'Amministrazione regionale, si possono qui di seguito sintetizzare i seguenti punti di attività realizzati nel breve arco di un anno di gestione commissariale.
Mi limito a leggere testualmente una sintetica memoria che ho chiesto al Commissario straordinario, non potendo certo dare un'interpretazione personale dell'attività dell'Istituto Autonomo, che è ente autonomo e che comunque non sono in grado di poter conoscere non avendo la Regione poteri generali di controllo, quindi di conoscenza degli atti assunti nella propria autonomia dall'Istituto, in questo caso dalla gestione commissariale straordinaria.
In ordine alla situazione economica. L'indebitamento a breve termine con le banche in ordine al mandato ricevuto dal Commissario per la gestione corrente: tale situazione, che aveva raggiunto una punta massima nei primi mesi dell'85 di 14 miliardi circa, si è praticamente azzerata.
Il grosso indebitamento deriva dall'accensione dei mutui con gli Istituti di credito; non è possibile per questo tipo di indebitamento trovare per il momento soluzioni concrete senza l'approvazione di un apposito provvedimento legislativo organico nazionale per la stesura del quale lo I.A.C.P. di Torino e il Commissario regionale hanno prestato la massima collaborazione consultiva. Va da sé che le forze politiche devono collaborare affinché tale legge venga a concretizzarsi in tempi molto brevi.
Situazione generale dei fornitori. Le aspettative dei fornitori generali sono state ampiamente soddisfatte per la parte più immediata mentre i piani di pagamento sono stati approntati per il pregresso con il recupero degli anni '81/'82/'83/'84 e parte dell'85.
Fornitori di servizi, servizi tradizionali: acquedotto, azienda elettrica, ecc.; premesso che esiste un consistente indebitamento nei confronti di questi enti, si è cercato di far fronte con il saldo di ogni bolletta attuale man mano che questa veniva emessa e si è trovato un accomodamento in linea di massima per il pregresso mediante il pagamento a scaglioni.
Convenzione con il Comune di Torino. Dopo anni di incontri infruttuosi si è giunti alla firma del rinnovo della vecchia convenzione per la gestione degli stabili comunali che sono una fetta rilevante del patrimonio abitativo gestito dall'Istituto. Tutto ciò non fa che apportare chiarezza ed una minor tensione con gli abitanti delle case popolari, con il riconoscimento a favore dell'Istituto di circa 11 miliardi.
Morosità. Considerato che la morosità incideva pesantemente sui gettiti mensili dei canoni di locazione, nella misura media del 30% (con punte del 50% in alcuni quartieri anche a causa dell'applicazione del nuovo canone di locazione regionale che ha comportato un'applicazione più rigorosa della legge ma anche un accrescimento della morosità e questo lo abbiamo verificato anche attraverso la raccolta dei primi dati che si stanno mettendo a punto per poter procedere sia al completamento dell'anagrafe degli utenti sia alla revisione della legge 33) si sono attivate tutte le possibili misure per sensibilizzare l'inquilinato attraverso un migliore dialogo con il medesimo, tramite anche un apposito notiziario diretto a tutti gli inquilini e attivando nel contempo misure di ragionata repressione e dissuasione realizzatesi mediante diffide ed ingiunzioni legali.
I reali casi sociali sono stati tenuti in debito conto presso i competenti uffici; risulta da questa azione un abbassamento della morosità a livelli quasi fisiologici (il 10% circa medio negli ultimi mesi).
Delibere per manutenzione. Coinvolgimento dei Comitati degli inquilini nelle modalità operative per l'attuazione degli interventi di manutenzione ordinaria a carico degli utenti. Dall'1/2/1986 con apposita delibera n. 4 del 10/l/1986 - precisa il Commissario - ogni intervento manutentivo nei quartieri sarà valutato e concordato congiuntamente (o dovrebbe essere) con i rispettivi Comitati inquilini, in modo da aggiungere al beneficio dei lavori quello di rispondere in modo più specifico e trasparente alle attese dei quartieri.
Programma per una manutenzione coordinata con il censimento delle reali esigenze dei quartieri (manutenzione straordinaria).
Considerato che una parte del fenomeno della morosità viene attribuita dall'inquilinato e dalle sue organizzazioni anche a carenze manutentive nei vari quartieri, si è cercato di redigere apposite schede circa il bisogno manutentivo reale di ogni quartiere mediante un check-up sullo stato fisico del patrimonio immobiliare dell'Istituto. In quest'ottica l'Istituto ha già ottenuto dalla Regione lo storno di fondi originariamente destinati a nuove costruzioni tenendo presente che il piano generale di inter-vento che si renderà necessario si articola in più anni e con una spesa globale presumibile in circa 130 miliardi. Ho già prima precisato che con l'approvazione del V Programma biennale l'Istituto dovrebbe poter disporre con le decisioni assunte nel 1985, di 80 miliardi nel breve arco di un anno rispetto ad un'esigenza complessiva generale di manutenzione straordinaria organica che è valutata attorno ai 130 miliardi.
Riorganizzazione della struttura tecnica manutentiva. Si è provveduto a formare un nuovo gruppo di lavoro, ben inteso prima degli attuali fatti giudiziari, perché la conduzione dei nuovi compiti afferenti il settore manutentivo e il piano generale di intervento straordinario siano seguiti in modo più analitico rispetto alla routine del recente passato.
Fatti giudiziari di questi ultimi giorni e relative soluzioni di emergenza. Gli incresciosi episodi di questi ultimi giorni hanno recato non solo pregiudizio all'immagine dell'ente, ma squilibrato notevolmente il settore manutentivo. Ciò nonostante, con ordine di servizio n. 309 del 30/5/1986, si è provveduto a ristrutturare il servizio manutenzione secondo uno schema di emergenza che, pur mantenendo aperte al pubblico le sedi decentrate, viene a far capo ad un gruppo dirigente centralizzato che dovrebbe assicurare i normali interventi manutentivi.
Ho ritenuto opportuno riferire, colleghi Consiglieri, testualmente anche se in modo non del tutto comprensibile perché sto cercando di procedere rapidamente, forse anche un po' noiosamente, una nota di sintesi richiesta al Commissario; ma non potendo certo arrogarmi il compito di interpretare il suo operato, che per altro ritengo corretto e corrispondente al mandato ricevuto, riterrei opportuno che il Commissario stesso sia messo in condizione di riferire direttamente e compiutamente alla competente Commissione consiliare permanente.
Infine, un capitolo a parte nei rapporti tra Regione e Istituto Autonomo di Torino è rappresentato dalla trasmissione dei verbali del Collegio dei Sindaci alla Regione. Un capitolo complesso di non facile decifrazione, .poiché nello svolgimento dei propri compiti di controllo e di vigilanza il Collegio avanza osservazioni e richieste di chiarimenti su atti, valutazioni sull'organizzazione dell'ente, censure e valutazioni sulla professionalità dei dipendenti, rileva sovente inesattezze e irregolarità amministrative ritenute sanabili e richiama sulla necessità di adozioni di atti.
I verbali, inviati all'Assessorato, vengono attribuiti al Servizio regionale competente; il Servizio - attraverso un processo kafkiano - ne invia copia, con lettera di trasmissione, all'Assessore e al Presidente della Giunta; il Presidente ritrasmette il verbale all'Assessore che avendone quindi due copie ne prende una e si reca presso il Servizio per capire che cosa si deve fare. Infatti, la trasmissione dei verbali dal Collegio dei Sindaci alla Regione non è atto dovuto e solo il Collegio dell'Istituto di Torino lo effettua. Ma dal momento che ciò avviene occorre valutare se dagli stessi emergono fatti e circostanze comportanti l'esercizio delle funzioni di vigilanza e se siano o no (per i motivi suddetti) di competenza della Regione. Qui si può anche sbagliare, cari colleghi. C'e comunque un primo dato certo: il Collegio non ha mai rilevato ritengo - illeciti amministrativi, poiché altrimenti, nell'esercizio delle proprie funzioni, avrebbe dovuto denunciare il fatto alla Magistratura. Ma anche il Collegio potrebbe sbagliare e quindi, a fronte della conoscenza dei verbali, occorre verificare per non incorrere in omissioni nell'esercizio delle funzioni di vigilanza. Questo viene fatto ma assicuro i colleghi che non è semplice (credo sia a conoscenza di coloro che hanno ricoperto precedentemente l'incarico di Assessore in questo settore).
Nei casi in cui appare necessario la Regione non può che richiamare l'Istituto in ordine alle osservazioni del Collegio Sindacale, richiedendo ogni considerazione, atto tecnico e amministrativo utile a chiarire le predette osservazioni e a consentire di conseguenza gli eventuali interventi dovuti.
Per quanto riguarda una fase meno recente ritengo che con il decreto di nomina del Commissario straordinario si sia provveduto a quanto richiesto con richiami specifici in ordine alle segnalazioni del Collegio dei Sindaci, nel rispetto delle funzioni di vigilanza che sono assegnate in modo generale alla Regione.
Per quanto riguarda il funzionamento più recente dell'Assessorato ho seguito questa strada: in data 28/10/1985 sono stati richiesti chiarimenti all'Istituto in ordine ai verbali dal n. 156 dell'8/8/1985 al n. 169 dell'1/10/1985; in data 15/11/1985 per i verbali dal n. 170 al n. 176; in data 18/11/1985 per i verbali nn. 178 e 179; in data 10/4/1986 per i verbali dal n. 185 al n. 200 (verbali che riguardano la vecchia gestione dell'Istituto Autonomo Case Popolari); in data 5/5/1986 in ordine al verbale n. 208. In data 11/4/1986, di fronte ad una situazione permanente di incertezza per l'esame di un altro verbale è stato chiesto e si è svolto un incontro congiunto con il Collegio Sindacale, il Commissario, il Coordinatore .generale ed altri funzionari dello I.A.C.P.
In questi giorni infine (a fronte di una perdurante incertezza) abbiamo nuovamente richiesto allo I.A.C.P. di Torino di far conoscere tutte le iniziative o le controdeduzioni che sono state assunte o si intendono assumere in ordine ai suggerimenti, alle osservazioni e alle considerazioni contenute nei verbali del Collegio Sindacale.
Credo, quindi, di poter rassicurare il Consiglio regionale e in particolare il collega Ferrara: la Regione non è sostanzialmente assente ed esercita normalmente i poteri di controllo derivanti dall'art. 5 del D.P.R.
1036/1972, dall'art. 4 della legge 865 e dall'art. 3 della legge 457 oltreché le funzioni di vigilanza, già dello Stato, trasferite con il D.P.R. 616.
Per quanto attiene ad eventuali responsabilità omissive su specifici atti od errori, il Consiglio regionale può certamente disporre verifiche ed approfondimenti qualora lo ritenga opportuno o necessario. Mi sembra per ingiusto e imprudente parlare di "eventuali complicità imputabili alla Regione" e pregherei in ogni caso il collega Ferrara di voler valutare l'opportunità di usare un'altra espressione (cosa già fatta). L'indagine giudiziaria in corso riguarda lo I.A.C.P. di Torino e mi sembrerebbe sbagliato ingenerare la convinzione, in mancanza di ogni presupposto fondato, che vi siano responsabilità della Regione.
Assumendomi, a titolo personale, la responsabilità dell'affermazione ritengo di dover dire al Consiglio che escludo nel modo più netto ed assoluto l'esistenza di eventuali complicità o responsabilità dei Servizi regionali.
La stessa Commissione speciale di indagine proposta ha bisogno, a mio avviso, di essere precisata nei compiti e per gli obiettivi che ad essa si intenderebbero assegnare.
Indagine conoscitiva, infatti, su che cosa? Non certamente sull'attività dello I.A.C.P. di Torino, che è un ente autonomo, rispetto al quale la Regione non ha poteri generali di controllo come già è stato precisato.
Sull'operato dell'esecutivo regionale o dei servizi regionali? E' certamente possibile, ma questo potrebbe essere richiesto ogni giorno e per attività e materie di più stretta competenza regionale nell'ipotesi generalizzata e generalizzabile da parte di questa assemblea di un non perfettamente corretto, puntuale ed efficiente funzionamento amministrativo come norma della nostra istituzione.
Personalmente riterrei opportuno che, in una materia e in una situazione così difficile e complessa, il Consiglio, prima di procedere alla costituzione di una Commissione speciale (a cui non mi oppongo, perch sembrerebbe ci sia qualcosa da nascondere, cosa che non corrisponde alla realtà) senta, attraverso la competente Commissione consiliare, il Commissario straordinario e il Servizio regionale ai fini di una migliore conoscenza e di una precisa definizione dei compiti e degli obiettivi da assegnare alla Commissione.
Per quanto attiene, infine, alle proposte del Gruppo PCI di ridefinire i tempi, le modalità e le procedure che vengono indicate, ritengo che la Giunta su questo aspetto particolare debba esprimersi, successivamente ad un dibattito che ci sarà nel rispetto delle decisioni dei Gruppi, della conferenza dei Capigruppo e della Commissione Nomine della nostra Regione.



VIGLIONE Aldo



PRESIDENTE

Sulle comunicazioni della Giunta si apre il dibattito. Gli interventi come sapete, devono essere contenuti in quanto nella conferenza dei Capigruppo si era previsto di chiudere questa discussione entro le ore 13,30 per passare poi agli argomenti all'o.d.g.
La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho chiesto, in una conferenza dei Presidenti dei Gruppi, al Presidente della Giunta di farci una comunicazione in ordine alle vicende, che apprendiamo in questi giorni dai giornali, relative all'Istituto Autonomo Case Popolari. Ci sembrava una richiesta naturale dal momento che il D.P.R. 616 attribuisce poteri di controllo e di vigilanza alle Regioni stesse e se una legge attribuisce tali poteri devo ritenere che esistono e non sono finti, se così fossero non sarebbero poteri di controllo e di vigilanza.
Sulla base di questa considerazione, di fronte ad un ente che vedeva il 10 % del proprio personale coinvolto in una vicenda poco chiara, mi sembrava giusto e legittimo porre questo problema, peraltro non nuovo perché di Istituti Case Popolari se n'è già parlato in Consiglio regionale e in altre .sedi istituzionali. Nel 1984 c'è stata una lunga polemica su questo argomento, rimbalzata anche su "La Stampa", per lo strano rapporto che esisteva tra l'Acquedotto, l'Istituto Autonomo Case Popolari e il Comune. Il Direttore dell'Acquedotto sosteneva che non si poteva agire poiché nei confronti dello I.A.C.P. e dell'Acquedotto stesso si era inserita l'Amministrazione comunale di Torino la cui richiesta era appunto di non muoversi e di non agire. C'era in sostanza (non è un fatto di per s negativo) un'omogeneità ai vari livelli, Comune, Provincia, Regione I.A.C.P. e aziende municipalizzate. C'è quindi una valutazione di ordine politico che io credo si debba dare. Rispetto alla difesa delle Amministrazioni sull'operato dell'Istituto Autonomo Case Popolari è legittimo dire che i problemi di gestione che si ponevano nel 1984 - ma credo anche prima - sono gli stessi che si pongono ancora oggi nella stessa misura e nella stessa quantità. Mi riferisco ad un intervento del Partito Comunista che rilevava situazioni che non erano giudicate positive e questo rafforza quello che sto dicendo. Se questa era la convinzione del massimo Partito di opposizione a mio giudizio le Amministrazioni dovevano porre in essere provvedimenti per rimediare a questa situazione.
C'era una morosità altissima che non posso pensare fosse soltanto una scelta degli inquilini che non volevano pagare. Il mio giudizio, nel 1984 e ancora oggi, è che si trattasse di una scelta politica. Quando un ente di queste dimensioni con tale morosità si attrezza con un ufficio legale costituito un'unica persona è evidente che questa viene considerata un fatto fisiologico che non si vuole affrontare. Di fronte a morosità di questo genere un solo impiegato non era in grado di fare nulla. Sul mancato adeguamento dei canoni (non so se anche questo sia un elemento che possa lasciare intravedere alcune responsabilità) c'era una delibera del CIPE del 1981 che fissava nuovi criteri di adeguamento dei canoni e che dava mandato alla Regione perché entro sei mesi desse applicazione a quei criteri.
Questi adeguamenti canoni sono avvenuti soltanto nel 1984 e facendo un conto dei mancati affitti con gli adeguamenti previsti dalla delibera CIPE c'è stato un non incasso di 40 miliardi, cifra piuttosto considerevole.
Ho sentito l'Assessore Genovese dire che si sta facendo l'anagrafe.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'edilizia residenziale

Non la dobbiamo fare noi.



FERRARA Franco

Lo I.A.C.P. sta facendo l'anagrafe. Nel 1984 questa anagrafe era già fatta, perché l'Assessore Vindigni in Consiglio comunale ci annunciò che il 15% degli inquilini erano abusivi, cioè non avevano titolo per poter occupare quegli alloggi. Sento dire adesso che è ancora in corso l'adeguamento, non capisco come mai, ma ne prendo atto.
Devo dire che in quegli anni si apprendevano notizie su politiche finanziarie scellerate: da una parte non si combatteva la morosità, non si adeguavano i canoni e poi si chiedeva di stipulare dei mutui sui beni degli I.A.C.P. per affrontare le spese correnti.
Di fronte a tutte queste cose, un ente che ha facoltà e dovere di controllo e di sorveglianza qualche cosa dovrebbe dire. Non so che cosa però qualcosa deve dire.
Vengo ai ritardi nei bilanci. Siamo arrivati al consuntivo del 1982 e mi chiedo se sia concepibile che un ente, che perde tutti quei miliardi possa approvare i consuntivi con un ritardo di tre anni. Non lo dico io, lo dicono-i Sindaci e il Collegio sindacale citati più volte. Ho avuto l'occasione di vedere una relazione del Collegio sindacale sul consuntivo 1981, il quale faceva esattamente questa osservazione e cioè che il ritardo non consentiva di gestire un ente che produceva tutte quelle perdite.
Le delibere dell'Istituto Autonomo Case Popolari non sono pubbliche, n sono soggette a ratifica di qualcuno. In un primo tempo non venivano neppure inviate alla Regione.



BONTEMPI Rinaldo

Solo quelle dovute, le altre no.



FERRARA Franco

Bene, solo quelle dovute, devo dire che su alcune di queste delibere c'erano osservazioni dei Consiglieri di minoranza e critiche che sollevavano delle eccezioni, ma non mi risulta che rispetto a queste cose si sia fatto nulla. Ci sono delle difficoltà oggettive, le abbiamo verificate tutti; io per mia fortuna ho ricoperto la carica di Assessore solo per sei mesi e mi rendo conto dell'enorme difficoltà che si ha nel gestire le cose. I documenti sono tanti e non sempre è possibile verificarli tutti, però ritengo che rispetto ad un ente che dava queste preoccupazioni, che determinava questa polemica in ordine alla sua gestione, al di là dei casi di oggi, forse qualcosa di più si poteva fare.
Si potevano fare delle cose in più in due sensi. Da una parte era forse possibile e auspicabile sollecitare l'ente a impostare delle politiche diverse. L'adeguamento dei canoni è una responsabilità precisa della Regione, ma sull'abusivismo e sulle morosità potevano essere fatte delle pressioni, degli inviti, delle sollecitazioni all'ente perché si adeguasse.
Almeno sulle questioni formali qualcosa bisognava dire.
Parlavamo prima di bilancio: ho sempre quella relazione ed è l'unica che ho. I Sindaci non convocavano, come fanno tutti i Sindaci alla fine di una gestione, per l'approvazione del bilancio. E' un fatto piuttosto insolito, perché tutte le relazioni dei Sindaci si chiudono con la proposta del Collegio sindacale di approvare il bilancio. Alla fine di tutto ciò i Sindaci non dicono questo ed essendo persone che cercano di comportarsi nel modo più responsabile possibile chiudono in questo modo, leggo testualmente: "Ferme restando tutte le evidenziazioni innanzi esposte (era tutta una serie di critiche) si partecipa che nelle considerazioni su esposte sta il parere del Collegio sindacale in ordine al consuntivo..." di fatto, mi pare si possa dire che i Sindaci hanno dato su quel bilancio un parere negativo.



BONTEMPI Rinaldo

I Sindaci hanno compiti specifici, precisi, ma non politici.



FERRARA Franco

Infatti, hanno compiti specifici, le abbiamo dette queste cose. Nella relazione hanno detto espressamente che non si approva il bilancio, ma hanno detto: "Facciamo riferimento al nostro parere, così si capisce come la pensiamo".
Qualche cosa è cambiata invece, Genovese. Tu mi hai detto che i dati di questi ultimi mesi sono migliorati, mi pare di aver capito che si è assestata la situazione finanziaria a breve termine, che si sono trovate delle soluzioni per i pagamenti dei fornitori, che si sono adeguati i canoni. Tu mi hai detto prima che la difficoltà di aumentare i canoni comporta un aumento della morosità, mentre mi pare di aver capito che il Commissario affermasse l'opposto e cioè che è diminuita la morosità.
Forse, una più attenta gestione di questo ente può determinare da una parte l'adeguamento dei canoni e dall'altra la riduzione della litigiosità e della morosità.
In questi giorni stiamo vivendo una situazione molto difficile, ma l'abbiamo già vissuta altre volte e la vivremo, credo, ancora per l'assenza da parte dell'ente preposto all'esercizio di una funzione di controllo: la Magistratura va ad inserirsi ancora una volta là dove si sono lasciati degli spazi vuoti in ordine al controllo.
Sono convinto che le norme in genere sull'attività politico amministrativa siano difficili e molte volte comportino delle situazioni che non possono essere condivise. Qualche giorno fa l'abbiamo vissuto in questo Consiglio regionale, molti Consiglieri si sono trovati in situazioni spiacevoli. Il Presidente del Consiglio ci ha informati alla conferenza dei Capigruppo di un'altra situazione simile. Sono certamente situazioni che devono essere rimosse, sono difficoltà obiettive ad operare. Le iniziative della Magistratura vanno a colpire forse degli amministratori non completamente responsabili o non diligenti, molte volte però vanno anche a colpire delle situazioni di vuoto lasciato da parte degli enti preposti al controllo.
In questi giorni, apprendiamo dai giornali di una nuova inchiesta: il Gerbido. Da quattro o cinque anni si sente parlare di questa inchiesta, è chiacchierata, ma non mi risulta che nessuno abbia mai mosso qualcosa per verificare se le cose che si andavano dicendo fossero vere. Si inserisce la Magistratura creando forse delle situazioni ancora più sconvolgenti di quanto non siano.
Il discorso dello I.A.C.P. è oggettivamente difficile da gestire.
Quindi occorre affrontarlo.
Per questo motivo abbiamo presentato un ordine del giorno che ha due momenti. Innanzitutto voglio chiedere scusa all'assemblea per la parola "complicità" che evidentemente ha un significato che va oltre le intenzioni che volevano essere esplicitate dal Gruppo repubblicano. E' un errore prego la Presidenza di non considerarla scritta.
Due sono le cose che noi chiediamo. Da una parte mi pare giusto che la Regione (se ne ha titolo), cosa peraltro che ha già fatto il Comune di Torino, nell'eventualità che il procedimento penale vada avanti, si costituisca parte civile. Se i magistrati de-vono pagare i propri errori credo che tutti debbano farlo.
C'è poi la richiesta di una Commissione d'indagine che, dopo l'intervento dell'Assessore Genovese, mi pare ancora più opportuna. Non credo che il discorso del controllo possa essere risolto dicendo che non si sa come farlo e che quindi non ci sono particolari responsabilità. Questa indagine che noi richiediamo serve per capire se esistono momenti possibili di controllo e, se non esistono, per individuarli e per trovare gli strumenti, regionali o nazionali, dando al controllo un contenuto specifico. Non c'è una ricerca del colpevole, non vuole essere soltanto un motivo di scandalo.
Dopo l'intervento dell'Assessore Genovese c'è un elemento di più perch questa Commissione di indagine sia avviata. Il Partito Comunista ha presentato un suo progetto di legge sullo I.A.C.P. Il Partito Repubblicano presenterà la prossima settimana un suo p.d.l., iniziato prima di queste vicende. I tempi per approvare dei progetti di legge sono molto lunghi quindi andiamo avanti, ma soltanto la prossima settimana, nel momento in cui affronteremo globalmente questo problema, si potranno individuare degli strumenti di controllo che oggi non esistono e che sono difficili da individuare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

L'Istituto Autonomo Case Popolari ha 80 anni di vita. Nel 1975 aveva un deficit di 7 miliardi e oggi ha un deficit di 230 miliardi.
Su "La Stampa" del 3 giugno, in un articolo dedicato a questo Istituto si legge: "Perché 230 miliardi di deficit? Nel '75 il disavanzo era di 7 miliardi, ma con gli interessi e gli o- neri di mora il buco è salito con progressione geometrica fino a diventare una voragine, senza che gli amministratori abbiano potuto o voluto fare nulla".
Il giornalista si chiede: "Demagogia? Incapacità? Troppi legami con il sottobosco politico?" Il "sottobosco politico" potrebbe essere chiamato senza eufemismi "partitocrazia". Da quando sono in questo Consiglio ho sempre sentito dire dai colleghi di tutti i Gruppi politici che la presenza di rappresentanti nei vari Consigli di amministrazione era una garanzia per il controllo e per la salvaguardia della moralità dell'ente.
A me risulta invece che finora, malgrado queste presenze di controllo non sia mai stato scoperto un illecito grazie a queste persone che sono li appunto per nomina politica. Non mi risulta nemmeno che abbiano svolto quella famosa opera di controllo, perché noi veniamo a scoprire e veniamo qui a discutere di scandali o comunque di fatti giudiziari soltanto quando la Magistratura fa parlare i giornali e non mi risulta che da questo Consiglio regionale sia mai partita una segnalazione da quelle forze di controllo che dovrebbero garantire la pulizia di questi enti.
Lo scandalo dello I.A.C.P. viene ad aggiungersi ad altri scandali che vengono semplicemente cancellati dalla memoria collettiva.
Il problema di fondo non è di discutere oggi sulla percentuale degli amministratori dello I.A.C.P. che sono sotto inchiesta, ma di discutere sulla gestione delle aziende pubbliche e degli enti strumentali e sulle nomine.
Parlando con il Capogruppo Bontempi ho avanzato una proposta che per finora è stata vista con sospetto o - come poco realizzabile. Nei Paesi di civiltà giuridica anglosassone il potere spetta alla maggioranza che gli elettori hanno destinato a governare e l'opposizione svolge un altro ruolo.
Di fatto esiste una corresponsabilità nella gestione di questi enti che porta a situazioni come quella di cui oggi ci stiamo occupando.
Bontempi, in una lettera che ha inviato ai Capigruppo, dice che nel Sito, non essendoci più il Sindaco designato dal suo Partito, si è venuta a creare una situazione in cui "viene vanificata la funzione di controllo tipica delle presenze articolate all'interno dei Collegi sindacali".
Vorrei chiedere al collega Bontempi con molta franchezza se ritiene che la mancanza di una presenza di minoranza in un Collegio sindacale possa vanificare quella che lui chiama "la funzione di controllo tipica delle presenze articolate".
Se fosse come pensa il collega Bontempi saremmo tutti tranquilli perch la presenza automatica di forze di minoranza dell'opposizione all'interno dei Consigli dovrebbe garantire tutti noi, la cittadinanza e gli elettori della trasparenza di quanto avviene all'interno delle aziende. Cosa che in realtà viene smentita ogni volta da quanto succede.
Questa non vuole essere tanto una polemica verso il collega Bontempi e verso il Gruppo PCI, perché è una posizione che riguarda tutte le forze di opposizione. Anche DP e Lista Verde hanno accettato questa logica di ammucchiata, hanno ottenuto i loro nomi inseriti esattamente come tutti gli altri. Il PCI aveva anche stabilito quanti più o meno dovevano essere perché tutte le forze di minoranza fossero rappresentate; non mi sembra però che questa logica sia garantita dai risultati.
La Lista Verde Civica chiede - e lo formalizzerò in un progetto di legge - che le nomine negli organi e nelle aziende totalmente regionali siano di esclusiva prerogativa della Giunta, così come devono essere di esclusiva prerogativa della Giunta le nomine in aziende o società solo con partecipazione regionale e che quindi sono soggette al regime societario del Codice Civile.
Invece per le nomine negli organi di controllo (nei CO.RE.CO. e le nomine dei Revisori dei Conti) nelle UU.SS.SS.LL. e nelle aziende regionali chiede che né la Giunta né il Consiglio abbiano nulla a che vedere per non trovarci di fronte a situazioni estremamente imbarazzanti in cui il controllore viene nominato da chi dovrebbe essere controllato (questo riguarda appunto il CO.RE.CO., il Revisore dei Conti delle UU.SS.SS.LL. e le aziende regionali).
Mi ha colpito una frase che ha detto l'Assessore Genovese e vorrei che poi mi rispondesse, se non per iscritto almeno a voce. L'Assessore Genovese ha detto: "La Regione esercita normalmente i suoi poteri di controllo". Mi chiedo quale concetto abbia l'Assessore Genovese dell'avverbio "normalmente" o della parola "normalità". Io forse ne ho un concetto tutto particolare, ma non mi risulta che la Regione brilli in normalità per quanto riguarda i suoi poteri di controllo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, prendendo la parola a nome del Gruppo liberale sento disagio e qualche difficoltà ad affrontare questo dibattito sulla comunicazione della Giunta. La stessa comunicazione è stata introdotta e provocata da iniziative esterne da soggetti che sono presenti in questa sede e in qualche misura sono fuori di questa sede, quindi non si capisce bene se stiamo parlando degli I.A.C.P. o se stiamo parlando della questione morale.
Allora io devo dire ai "Torquemada" da strapazzo che le due questioni non sono la stessa cosa, così come la VII Commissione non è il Consiglio regionale, così come i Presidenti che escono dall'aula quando si deve votare non sono la stessa cosa della responsabilità politica.
Cari amici, i giornali sono pieni di segnali che indicano chiaramente come queste maggioranze e queste istituzioni, in particolare il Comune di Torino, siano sottoposte ad alcune tensioni.
Dobbiamo interrogarci sulla ragione di queste tensioni e capire se le cose che avvengono qui sono le ombre o sono le realtà. Ritengo che siano le ombre. Allora bisogna avere la responsabilità di fare muovere le realtà non le ombre.
Nel Comune di Torino si è avviata una verifica sulla questione morale ma mi risulta che si parli di tutto meno che della questione morale tant'è vero che il Partito Socialdemocratico anticipa che c'è un problema politico. Il problema politico vuol dire il recupero di alcuni Assessorati in alcune grandi città del Piemonte: questa è la realtà brutale.
Allora non mi sembra corretto per l'istituzione utilizzare gli aquiloni, che la gente 'può 'vedere e ai quali è abituata, per trasportare magari un pacchetto di sigarette, cioè i propri interessi di bottega.
La storia degli I.A.C.P. è una storia molto semplice. I politici qualche volta devono fare lo sforzo per ricordare le tappe emblematiche di queste vicende.
Sulle tappe emblematiche di queste vicende gli elettori hanno fatto già giustizia; le forze politiche che su questo avevano vinto, hanno perso e hanno pagato, sono andate all'opposizione. Su che cosa gli elettori hanno dato il giudizio politico? Ci si è dimenticati di ricordare cosa succedeva negli anni '72, '73, '74 e '75. La Stampa di Torino era piena tutti i giorni di servizi sull'occupazione delle case popolari da parte di personaggi strani, di abusivi rispetto ai quali i Vigili non potevano fare niente. Arrivate le Giunte rosse improvvisamente queste cose sono sparite e non sappiamo se fossero spariti gli abusivi o i Vigili o gli spazi sui giornali. E' certo che di quei fatti non si è più parlato.
Allora, collega Pezzana, mi sembra realistico e virile dire "normalmente" perché su queste questioni o c'è un processo di controllo complessivo del la società, della politica, delle istituzioni, della Magistratura, degli organismi interni altrimenti si va a perseguire qualcuno che fa la cresta sulla spesa, perché di questo si parla. Ma tra questo e le responsabilità politiche dei partiti un po' ci corre. Per questo dico che accusare l'aquilone per portare un pacchetto di sigarette al primo piano mi sembra sbagliato, rischioso, pericoloso e non accettabile.
Ebbene, la vicenda degli I.A.C.P. è tutta qui in termini politici, cari amici. Le forze di sinistra hanno giocato fortemente su queste situazioni di disagio e di malessere che sono anche nella forma urbanistico - edilizia con cui si sono realizzate alcune situazioni. Poche volte sono entrato in alcuni quartieri, ma che non ho mai visto tante canottiere sui terrazzi voglio dire canottiere con dentro della gente! La gente in canottiera sul balcone è indice di alcune cose. Quelle realtà sono state disegnate costruite, volute e pensate in modo così ghettizzante e premiante al contrario, che riportare quei contenitori alla normalità di un rapporto locatizio non è né facile né semplice. Non sono case nate come un oggetto da dare in locazione, sono state disegnate e sono nate con un altro obiettivo, non sono delle case, non sono dei quartieri, ma sono dei ghetti.
Non so chi li abbia voluti, chi li abbia subiti, accettati e contrattati.
Questa realtà, collega Ferrara, è difficile leggerla attraverso le relazioni dei Consiglieri dei Collegi sindacali, perché è una realtà più complessa. Allora mi si deve dire perché i Vigili sono spariti, perché gli abusivi sono spariti dalla pagina de "La Stampa".
Evidentemente "l'apprendista stregone", cioè la sinistra, ha gestito un processo e poi nel 1984 si è reso conto che gli era scappato di mano e ha cercato di rimetterlo a regime, a controllo attraverso l'unico strumento che poteva essere messo in pista, quello del commissariamento. In termini politici è la presa d'atto che i metodi ordinari non funzionano, sono superati. E' un problema di onestà, ma è anche un problema di sistema, di concezione del modo di governo del più grosso patrimonio edilizio che esiste in Piemonte e che difficilmente è affidabile ad alcuni personaggi che, alla sera dopo cena, non essendo iscritti al Rotary non sanno cosa fare. Probabilmente le questioni sono di natura più istituzionale che personalistica. La storia dello I.A.C.P. è questa. E' un problema politico di scontro tra forze sociali nei confronti di normative nazionali più o meno chiare, più o meno abborracciate. Su questo possiamo ragionare, per le competenze che abbiamo, possiamo ragionare su quelli che facevano la cresta sulla spesa. Ho l'impressione però che sia ancora presto. Probabilmente per adesso sono stati presi soltanto quelli che lucravano sulle tappezzerie e sulle vernici, magari c'è anche qualcosa di più, sappiamo bene che in questo "Paese", che è lo I.A.C.P., quello che rende di più non sono le tappezzerie, ma sono altre cose. Siccome le persone che si occupano di altre cose non compaiono è probabile che, se è così diffuso il malcostume a quei livelli dirigenziali, alcuni settori, oggettivamente più esposti difficilmente saranno esclusi da queste vicende; è probabile che questa vicenda non sia chiusa. In questa misura mi sembra non del tutto proponibile, almeno in tempi di tempistica, una Commissione di inchiesta.
Dobbiamo però dire che questo è un modo di eludere un problema: parliamo dello I.A.C.P. o parliamo della questione morale? Parliamo della questione morale o delle difficoltà esistenziali di alcuni di noi, di alcune forze politiche della maggioranza o dell'opposizione? Bisogna avere il coraggio di affrontare i problemi per quello che sono.
Allora, se è una questione morale, non appena vengono nominati gli amministratori nelle Amministrazioni che dipendono da noi, bisogna ragionare su cosa fa la Commissione Nomine (non venire alla Commissione Nomine).
Bisogna capire se è insufficiente, se è perfetta, se si deve modificare; bisogna capire se questa legge è responsabile del presente o del passato perché queste cose sono avvenute quando questa legge non c'era.
Perché si devono sospendere tutte le nomine negli enti di sottogoverno (sottolineo questo termine, mi piacerebbe capire cos'è questo sottogoverno)? In attesa di che cosa? Di una cartina tornasole, di una pillola o di un prodotto per la verità per cui dando la pastiglia a qualcuno si vede in trasparenza se è onesto o disonesto? Mi sembra difficile tutto questo. Le forze politiche dovrebbero riflettere prima di mettere in moto questi organismi in materie da "apprendista stregone" difficili da governare. A meno che, avviato questo processo, non importi a nessuno che l'acqua scenda giù per le scale, che travolga l'apprendista stregone evada per conto proprio, l'importante è che sull'acqua galleggi qualcosa.
Bisogna chiamare le cose con il loro nome. Non si vuole fare lo stadio a Torino? Si discute su alcune questioni di contenuto? Non piace il progetto sull'urbanistica di Dondona e di Lerro? Lo si dica. Questo non ha niente a che fare con la questione morale, cari colleghi, non si pu enfatizzare un problema di verifica politico - programmatica con i grandi valori che stanno dietro alla questione morale.
Presidente della Giunta e colleghi Consiglieri, la questione morale ha un valore assoluto, è un prevalore rispetto alla politica che non pu essere né eluso né strumentalizzato. Quindi ogni volta che usiamo questo argomento per perseguire dei risultati che non siano quelli di trovare i rimedi immediati e concreti, che partono da oggi, non tra qualche mese quando qualcun altro li avrà trovati, mi sembra un modo per avviare un processo allo scasso delle istituzioni.
La nostra forza politica, per l'obiettività che è dovuta sulla questione morale, non ha difficoltà ad esibire le proprie carte. Ma non la mette come merito.
In quest'aula non si è mai accusata una forza politica perché ci siamo sempre resi conto tutti di quanto fosse difficile raccordare i comportamenti delle persone e dei partiti, ma su .questo apriamo la questione fino in fondo. Il voler attribuire la responsabilità del mancato controllo regionale alla cresta sulla spesa di taluni funzionari ipotizza un tipo di nesso di causalità e una catena infame, come è scritto in qualche romanzo, che bisogna denunciare e portare nelle sedi competenti.
Caro Ferrara, consentimi di dirlo con brutalità: da una settimana siamo tutti sulla corda in attesa di sapere quali grandi sconvolgimenti verranno in quest'aula sulla questione morale. Questa mattina ci siamo sentiti chiedere perché il bilancio dello I.A.C.P. nell'anno tale non era in pareggio, ma era in passivo. Queste questioni con la questione morale non hanno nulla a che fare.
Io voglio sapere se si procede con le nomine; in caso contrario si deve dire che le nomine vengono sospese fin quando avvengono alcune cose ben precise. Non si possono tradurre i ladri in catene, perché questo attiene alla Magistratura, fin quando i livelli istituzionali che ci competono non avranno avviato meccanismi di controllo sulle nomine più rigorosi e più efficaci.
Vogliamo sapere se dobbiamo continuare il nostro lavoro nella Commissione consultiva per le Nomine; dobbiamo sapere, per esempio, se far uscire sul Bollettino della Regione un "editto" che dica che tutte le deliberazioni assunte in proposito sono sospese. Sono meccanismi di una qualche complessità, non si può giocare con queste cose.
Queste cose si governano o si cambiano, ma finché ci sono si governano nel modo più serio possibile, dedicandoci le nostre energie migliori. Se invece si ritiene di cambiare qualcosa lo si faccia.
E' però imbarazzante assistere alla corsa al moralismo e all'accusa ad altri da parte di tutti di non rispettare le regole del gioco sulla questione morale.
Ho troppo rispetto per il P.C.I. per non credere che il linguaggio usato con l'attacco di quel Partito alla Giunta sulla questione SITO non sia anche stata l'esigenza di una presa di posizione e quindi di ritorsione sulla questione morale in generale. Perché in una situazione di assoluta normalità, probabilmente, sarebbe stata chiesta giustificazione alla Giunta.
Allora, su questa questione la maggioranza non può accettare che ci sia un documento del P.C.I. che accusa la Giunta di eludere la legge (per questo ho detto che la questione morale non può essere oggetto né di momenti elusivi né di momenti di strumentalizzazione). Il succo del documento Comunista è che la Giunta elude sostanzialmente la legge, non collabora. Questo per me è inaccettabile.
La Giunta deve dare risposte specifiche, concrete, dopodiché in quest'aula dovrà emergere il senso politico del documento Comunista.
La Giunta elude il rigore della norma sulle nomine o no? Questo è un interrogativo politico rispetto al quale non si può essere latitanti. Né si può parlare dei bilanci dello I.A.C.P., perché nel momento in cui si accusa la Giunta di eludere la norma sulle nomine, di fatto sabotarla e di non concorrere per la moralizzazione .della vita pubblica della nostra Regione la questione diventa pregiudiziale, certamente più importante di alcune questioni di qualcuno che fa la cresta sulla spesa. In questo momento è messa in discussione dal P.C.I. la correttezza del comportamento della Giunta rispetto alla legge sulle nomine.
Così come ritengo di non lasciar passare sotto silenzio questa questione; ritengo anche che la maggioranza debba alla fine del dibattito uscire con una proposta politica che dica se le nomine si continua a farle o meno, e se si faranno a quali diverse condizioni, con maggiori cautele che qualche Gruppo riterrà di suggerire e di far accettare alla maggioranza presente in questo consesso. Se su questa questione non poniamo un termine di verifica, dopo di che la chiudiamo, la governiamo e non ne parliamo soltanto, lo scasso è davanti agli occhi di tutti.
In aula è completamente assente il Gruppo socialista, è presente soltanto il Presidente, penso per dovere d'ufficio, che tra l'altro mi pare svolga con qualche fastidio in alcune occasioni. E' arrivato l'Assessore Moretti poco prima che io cominciassi a pensare a questo, il Gruppo però è completamente assente. Mi sembra curioso che sia totalmente assente il Gruppo socialista che, piaccia o non piaccia, è l'imputato in questa questione. E' partita l'offensiva politica nei confronti di un Partito da parte di altre forze politiche a livello nazionale; c'è un problema di concorrenza per la Presidenza del Consiglio; sono tanti i problemi che si muovono, non possiamo ricondurli a qualcuno che faceva la cresta sulla vernice dei termosifoni! Questo non è né onesto né corretto.
Si è avviato un grosso dibattito a livello nazionale, c'è un dibattito a livello locale sulla verifica al Comune di Torino chiesta dal P.S.D.I. Ho l'impressione che su questa vicenda dobbiamo, a tempi stretti, porci degli obiettivi, ma non degli obiettivi legislativi. Non credo sia possibile fare una legge, scrivere delle norme più restrittive, più precise, più vincolanti, un documento in più, magari la dichiarazione di non avere malattie veneree! Non di questo si tratta. Si tratta semplicemente di chiedere alle forze politiche il rispetto assoluto in termini politici dello spirito delle leggi che ci siamo date, non in senso letterale, ma come diciamo noi giuristi rispetto in termini teologici, rispetto all'obiettivo della norma.
Sulla richiesta di una Commissione il nostro Gruppo è disponibile al confronto. Ci aspettiamo però alcuni comportamenti di chiarezza da parte del Partito che, in qualche misura, è sempre sul banco degli imputati (non messo da noi); ci sono delle dimissioni che devono arrivare. Benissimo, se arrivano alcune dimissioni, per esempio, non si ha più motivo di riproporre questo problema. Ci sono delle incompatibilità politiche, che ho denunciato (e poi sono stato tirato per i pochi capelli che ho), ma le incompatibilità giuridiche sono una cosa, le incompatibilità politiche sono un'altra cosa.
In un processo così delicato, complesso e difficile dobbiamo chiedere l'assunzione di responsabilità politiche, non giuridiche, quelle giuridiche lasciamole al T.A.R.; ai Partiti, ai Gruppi chiediamo le interpretazioni politiche delle norme. Quando alcune candidature sono così strette da passare solo attraverso la griglia giuridica ma si scontrano grossolanamente contro la griglia politica, qualche forza politica, per dare maggiore credibilità alla nostra legge, dovrebbe fare lo sforzo di utilizzare la griglia molto più difficile da superare, che è quella dell'opportunità politica, che non quella del vincolo giuridico.
Per ovvi motivi non mi addentro in questa questione che si fa delicata.
E' certo che il mio intervento non è stato né sulla questione morale n sullo I.A.C.P. Il dibattito non era sullo I.A.C.P., rispetto al quale mi riconosco completamente nella relazione dell'Assessore ed esprimo in questa sede apprezzamento per il lavoro fatto dal Commissario e ci auguriamo possa essere svolto con altrettanta autorevolezza dall'organismo che andremo ad eleggere. Se riusciremo ad avere un organismo di governo di pari autorevolezza rispetto a quello che ha dimostrato il Commissario probabilmente il nostro compito in "eligendum", cioè nello scegliere le persone preposte, sarebbe assolto.
Il mio intervento è stata un'occasione per esprimere qualche ragione di perplessità e di amarezza su come si sta imbarbarendo il gioco politico in questa Regione e, ci sembra di capire, anche al Comune di Torino, al di là di ragioni politiche che possono essere viste in trasparenza, rispetto a questo. Ci sono delle maggioranze solide con un programma e delle linee sulle quali non esistono discordanze di obiettivi.
Abbiamo probabilmente dei problemi esistenziali, quindi la politica come spettacolo, come protagonismo sta mettendo radici profonde qui, dove probabilmente sono più profonde che altrove.
Prendo atto che questa Regione è governata più da "gau-leiter" che dalle istituzioni; ma questo non si fa cercando di anticipare i "gau leiter" sui loro aquiloni, ma lo si fa lavorando nel concreto, finalmente lavorando sul programma, affinandolo, dibattendolo, facendo la politica delle istituzioni.
Se pensiamo di rincorrere qualcuno sulla questione nucleare, che ha certamente più spazio sui giornali di informazione nazionale che non sulla pagina locale, questo non è un modo per fare seriamente politica; così come rincorrere qualcuno sulla politica del rigore che ha maggiore immagine televisiva, probabilmente non è un modo per recuperare il ruolo regionale.
Lo diceva ieri in Commissione un collega comunista che ha la stima di tutti noi: la crisi della Regione non è una crisi di norme. Il D.P.R. 616, se avessimo la volontà politica di realizzarlo, ci mette nelle condizioni di chiedere al Governo e al Parlamento le giustificazioni rispetto ad alcuni comportamenti non conseguenti. Il problema della Regione sarebbe risolto la verità è però che i nostri Partiti non intendono difendere la Regione perché è scattato un meccanismo .per cui sembra molto più opportuno conservare ad alcuni livelli delle forze politiche il governo delle realtà locali.
Se questo è il nostro dramma esistenziale, se qualcuno di noi ha buttato via quindici anni della propria esistenza, come il sottoscritto, se qualcun altro ne ha buttati cinque o dieci, non cerchiamo di rimediare a questo non dibattendo le cose sulle funzioni, ma recuperando degli aquiloni che volano alto, impressionano la gente, fanno i titoli sui giornali; alla fine si guarda cosa hanno in fondo: un pacchetto di sigarette! Non ha nessuna difficoltà ad avviare una Commissione di inchiesta sugli I.A.C.P.; ricordo soltanto che una Commissione d'inchiesta, per esempio deve raccogliere del materiale e questo materiale in questo momento, per la parte che ci riguarda, è tutto sotto sequestro. Quando poi questo materiale ci venisse messo a disposizione, probabilmente, dovremmo affittare un palazzo per metterlo dentro; dopo di che alcuni di noi dovrebbero avere una norma di regolamento che li liberi da ogni impegno di altra Commissione di Consiglio per fare un'indagine approfondita sulla questione degli I.A.C.P.
perché non possiamo ridurre questa vicenda ai mancati controlli della Regione. Quando si dice che è mancato il controllo della Regione bisogna anche fare l'elenco dei controllandi, dei controllati, dei non controllati delle cose che non sono state controllate e delle cose che sono state controllate. Allora, l'esame di dieci anni di attività dello I.A.C.P. in tutte le questioni che lo riguardano significa impegnare metà del Consiglio per tutta la legislatura. Io sono disponibile anche a questo e spero che i colleghi apprezzeranno lo spirito di servizio che metto in questa istituzione.
Ragioniamo pure sulle determinazioni che andiamo ad assumere; devo per dire, a nome della mia forza politica e del mio Gruppo, che, noi ci aspettiamo alla fine di questo dibattito, non necessariamente nella data odierna, emergano degli elementi di certezza su come noi ci comportiamo rispetto ai momenti che l'istituzione ha davanti: mettere a regime il complesso sistema di governo con le nomine negli enti.
Vogliamo sapere se su questo c'è la disponibilità di tutto il Consiglio, se c'è la disponibilità soltanto di una parte della maggioranza.
Noi vogliamo che su questo sia fatta chiarezza perché intendiamo prendere una definitiva posizione politica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, le modulazioni diverse che ha assunto questo dibattito 'sono - credo - per il mio Gruppo, anche se non ne ho parlato con i miei compagni, per me certamente, motivo di grande suggestione.
Prima che vada fuori dall'aula, vorrei dire al collega Marchini che .nel suo intervento solo apparentemente ha parlato d'altro. Non solo da oggi gli riconosco la dote di essere persona non cinica, che cerca di porsi i problemi. Non è poi così scontato non essere cinici di fronte al fenomeno crescente di imbarbarimento della vita politica, come riflesso adeguato di un imbarbarimento della società.
Riprenderò solo in fine alcune cose che diceva il collega Marchini anche perché oggi dovremmo approvare delle norme migliorative e precisative della normativa sulle nomine, delle quali sono relatore oltre che predispositore, insieme ad alcuni colleghi.
Questo argomento è tornato in maniera distorta cogliendo per l'elemento di fondo che legittima una riflessione su questa esperienza. Non mi addentrerò nel merito ora, ma credo che, prima di arrivare a queste modifiche (mi risulta che ci siano delle altre proposte in arrivo, noi stessi abbiamo riflettuto su qualche portata estensiva delle norme), si debba arrivare ad un dibattito specifico. Noi ovviamente siamo già pronti oggi.
Voglio dire che, pur essendo attirato e suggestionato dalle proposte e dalle riflessioni che faceva il Consigliere Marchini, non voglio entrare nel merito della comunicazione dell'Assessore Genovese, ma chiedo che si faccia un dibattito preventivo. Dirò in quella sede le posizioni e le iniziative del nostro Gruppo, anche solo per fare quelle modifiche migliorative. Dobbiamo davvero riparlare di nomine e di questione morale ad un li- vello e con un taglio che ci deriva anche dall'analisi attenta dell'esperienza, con il proposito di fare un salto di qualità.
Per fare un salto di qualità credo che i ragionamenti saranno parecchi e il dibattito, mi auguro, sarà lungo vero e serio. Annuncio fin d'ora che questi argomenti li tratterò appena si presenta l'occasione; tra l'altro,.abbiamo la riunione dei Capigruppo alle ore 13 che tratterà di questa questione e li decideremo.
Allora, mi limito alla questione I.A.C.P., anche se qualche interrelazione con questa questione ci sarà e alcune nostre proposte sulle nomine nel documento richiamato dall'Assessore ci sono.
L'Assessore ha esposto la posizione della Giunta e su due punti si è riservato, sulla legge regionale e sull'accettazione o meno delle proposte che noi abbiamo avanzato per quanto riguarda la gestione dell'Istituto cioè il rinnovo del Consiglio di amministrazione. Mi pare corretto. In questa legislatura non mi è capitato molte volte di darne atto ad un Assessore di una maggioranza, che politicamente riteniamo debole, una Giunta che riteniamo non faccia il proprio dovere fino in fondo, quando però c'è l'occasione lo faccio volentieri.
In questo caso la relazione dell'Assessore Genovese è stata assolutamente fedele ai fatti, forse con un pizzico in più, non ho difficoltà a riconoscerlo: non sempre dire le cose come stanno vuol dire anche assumere un coraggio istituzionale (forse legato anche alle caratteristiche della persona) per cui la riflessione non è la riflessione sulla lotta contingente, l'un contro l'altro, ma è una riflessione sui problemi veri, sui nodi veri, sugli ostacoli veri. Credo vada riconosciuta all'Assessore precisione nell'indicazione degli intenti, sulla parte della funzionalità (che noi mettevamo al primo punto del nostro documento).
Questo è condivisibile.
Anche il ragionamento di fondo sui rapporti Regione e I.A.C.P. che è stato sollevato dall'ordine del giorno del Gruppo repubblicano, mi pare abbia trovato da parte dell'Assessore una risposta condivisibile, ma non perché è anche una risposta per conto delle Amministrazioni precedenti (su questo dirò qualche cosa di più politico), ma perché rappresenta esattamente come stanno le cose ed è un atto di governo, di coraggio personale e di coerenza istituzionale.
Perché voglio dire cose diverse? Premetto che faccio mie totalmente le considerazioni di tipo giuridico e amministrativo fatte dall'Assessore.
Voglio fare però una considerazione di tipo politico. Credo che dobbiamo dichiarare la responsabilità politica per non avercela fatta negli anni passati a governare quell'enorme problema.
Ha ragione Marchini quando dice che in qualche modo la sanzione di questa responsabilità politica ci è venuta dall'elettorato: noi nei quartieri I.A.C.P. abbiamo perso molti voti.
Qui forse ci vuole un altro ragionamento. E' tutto meritato questo? Quali sono state le componenti di questa perdita di voti? Sarà interessante rileggere le vicende dello I.A.C.P. degli anni 1975/1980, il coraggio dei nostri rappresentanti su questioni come quella del pagamento degli affitti come quella di governare un inquilinato che aveva grandi problemi, quella dei riscatti, perché c'è anche il rischio di non capire perché si sono persi i voti.
Credo che una componente rispetto alle premesse, alle volontà, alle intenzioni politiche, sia stata che il governo di questo settore, anche nelle responsabilità magari di qualcuno che è stato collocato li, abbia portato alla confusione amministrativa e a fatti che oggi, purtroppo, sono all'attenzione della Magistratura. Ma c'è stata anche un'altra componente che ha inciso. Ci siamo trovati negli anni 1978/1980 - e qualcuno lo ricorda, vedo Genovese assentire - molto soli a sostenere che l'azione di risanamento dello I.A.C.P. passava attraverso complessi atti difficili talvolta impopolari. Ricordo che nell'assemblea c'erano molti individui aggressivi, cercatori di voti di altri partiti che su una linea di questo genere, che possiamo chiamare di attenzione sociale ma in un tentativo di mettere rigore, venivano a toglierci il terreno di sotto i piedi. Questo va ricordato, l' ho messo come parentesi, ma non è centrale nel mio ragionamento.
Quindi le responsabilità politiche noi ce le assumiamo. Devo dire per che in quei quartieri, con quelle situazioni, con tutte le cause sociali l'immigrazione, la povera gente sempre intesa come serbatoio di voti e non come gente a cui pensare in funzione dei suoi interessi primari, come appunto l'abitazione, le diverse provenienze, tutte ragioni che sono racchiuse in quella che abbiamo chiamato situazione sociale difficile, non credo che un'azione di risanamento si possa fare se non con uno sforzo grande di molte forze. Nei quartieri, sono andato anche recentemente, sono due anni che ci vado e credo che questo sia per un comunista il primo versante: confrontarsi li invece di andare a parlare di politica nei salotti che contano. E' meglio andare li. La situazione per certi versi è migliorata, ma è sempre difficile. Alla Falchera e alle Vallette abbiamo visto figure di procacciatori di voti a questo o a quel partito che attraverso le promesse di risolvere situazioni incancrenite, si aggiravano indisturbati e solo come collettori di consenso e non invece di lavoro molto difficile da costruire per trovare una via d'uscita ai gravi problemi.
Il capitolo delle caldaiette è un capitolo che dovrà essere letto anche sul piano politico oltre che sul piano delle responsabilità amministrative perché li il gioco al più uno o al più due è stato fatto con disinvoltura sulla pelle della gente.
Oggi prendo atto dell'impegno dell'Assessore e voglio onorarlo, per risolvere questo problema che ha tali e tante storie pregresse è complessivamente difficile.
Dicevo quindi che la responsabilità gli elettori in qualche modo l' hanno sanzionata. Noi, con queste precisazioni, lo dobbiamo dichiarare, ma Signori, vogliamo anche dire che quando noi parliamo di responsabilità per noi o per gli altri dobbiamo anche tener conto dei passi che si sono fatti e di passi fatti su tutti i piani, anche su quello del ruolo della Regione ne sono avvenuti. Sono avvenuti, in una coincidenza e in una concomitanza che è tutta da apprezzare politicamente, che è reale, nel mentre si stavano avvertendo segni crescenti di disagio, di confusione amministrativa, di difficoltà di governo da parte del Consiglio di amministrazione, nona caso quando il 2 marzo 1983 si spezza, almeno per noi, un ragionamento, la convinzione a cui credevamo (forse perché si vive non per sbranarsi, ma per pensare a un mondo migliore) che soprattutto su temi così delicati la gente designata, gli istituti, i funzionari, gli apparati per un problema di questa gravità sociale (ho in mente la gente che abita nelle case popolari) fossero li per fare il loro dovere e per cercare di farlo nel modo migliore. Si è spezzata dopo il 2 marzo questa convinzione non solo qui.
Devo dire che proprio allora, pur nelle enormi lacune e le quasi impossibilità ad operare date dalla mancanza della legislazione di riforma nazionale, che oggi correttamente richiamava l'Assessore Genovese, qualche atto cominciamo a farlo. E' questo il punto. Vedi, Ferrara, bisogna anche conoscere le cose. In genere io parlo quando so le cose.
Le cose fatte sono magari piccole, forse si poteva fare di più. Non lo so.
Ricordo che Bruciamacchie, allora Assessore competente (ma a volte in mezzo a tante cose non sempre gli davo la retta dovuta), mi diceva: "Guarda che abbiamo il disciplinare, siamo preoccupati perché il deficit cresce c'è uno stato di ingovernabilità .dell'Istituto, non sentiamo segni significativi...". Anche qui, è un caso o non lo è che il Collegio dei Sindaci mandi la famosa relazione dopo il 2 marzo 1983? Il Collegio dei Sindaci non c'era anche prima? C'è una concomitanza spiegabile.
Noi quel disciplinare lo facciamo e comincia anche un'azione della Regione per tentare di capire come, nei limiti di una fattispecie di vigilanza, che ha individuato correttamente l'Assessore, si poteva operare.
Vorrei anche ricordare che d'accordo con il Presidente della Giunta e con i miei compagni, Assessori Rivalta e Bruciamacchie, che avevano come competenza la programmazione dell'edilizia e l'edilizia, fermammo una delibera. Questo andrebbe ricordato per capire cosa si è fatto e quello che si poteva fare. Era una delibera che prevedeva l'affidamento all'AGIP a trattativa privata del riscaldamento per nove anni (importo 70/75 miliardi), era una delibera proposta dall'Istituto e doveva essere approvata dalla Regione; fu invece bloccata e mi sembra che si fece l'appalto concorso. Questo fatto non è di piccolo significato, ripeto, era una trattativa privata per 70 miliardi, in base alle famose fondanti convenzioni che si facevano con il brindisi Khomeini e AGIP e poi c'erano gli atti attuativi.
Potrei ricordare altri episodi, ma non voglio fare l'aneddotica. Quello che è certo è che anche sulla base di crescenti preoccupazioni che a quel momento altri Gruppi manifestavano si è messo in moto un meccanismo, in cui però stiamo dentro con piena convinzione fino in fondo (tutti gli atti li ho rivisti con pazienza, cosa che di solito non faccio) in cui si chiedono le dimissioni e il rinnovo del Consiglio di amministrazione e qui fra atteggiamenti vari e incertezze si arriva poi a quell'atto di straordinaria vigilanza che è la nomina del Commissario.
Ricordo che votammo un ordine del giorno mi pare verso la fine di marzo che ci trovò tutti su questa posizione; però, dal dire al fare, gli ostacoli non furono pochi. Li sa il Presidente Viglione. C'erano gli ostacoli di chi aveva interesse che non si rinnovasse il Consiglio di amministrazione e che non si nominasse il Commissario, perché c'è anche il gioco delle .tre carte che è ben noto in Italia e in politica, per cui si votò un ordine del giorno, il Consiglio si sciolse, non ci fu più l'azione di controllo, tutto sommato, magari, se non ci fosse stata la voglia e la convinzione di doverlo fare, quindi l'assunzione di responsabilità, la Giunta precedente avrebbe dovuto sorbirsi (invece fece diversamente perch il decreto del Presidente Viglione nominò il Commissario) ancora il vecchio Consiglio di amministrazione, quel Consiglio in cui il Presidente aveva annunciato le dimissioni, ma non le aveva date, il nostro Vicepresidente le aveva annunciate e poi le dette un po' in ritardo, ma comunque le dette insomma una situazione di massimo caos in cui chissà, se fosse perdurata,fino a che punto si sarebbe andati.
Questa è la ricostruzione dei fatti, tra l'altro vissuta anche con tormento, perché chi ha davanti non i voti e la clientela, ma quella gente le sue difficoltà abitative, lo stato manutentivo delle case, i quartieri ghettizzati, sente drammaticamente, più che su altre questioni l'accendersi esplosivo nei cervelli e nelle teste della questione morale.
Lo straordinario compito che l'uomo dovrebbe aver sempre presente è quello di tradurre la politica in atti utili, in bene comune. E quale bene comune è più collocabile che non l'impegno per gente che si trova in molte difficoltà? I meccanismi sono stati profondamente diversi. Non è vero che c'è stata la consociazione che ha coperto tutto. Questi atti sono avvenuti. Ci si chiede: com'è possibile che il sistema che noi teorizziamo, una presenza in funzione di controllo nei Consigli di amministrazione, dia origine a questi scatti? Non ci siamo mai chiesti quante azioni sono state fermate li dentro? Non tutte, purtroppo, sono molte anche le altre, però questa funzione democratica ha avuto un significato ed un senso.
L'atto della nomina del Commissario non è stato facile e non è stato automatico. Non credere, Ferrara, che, una volta votato l'ordine del giorno, tranquillamente il Presidente Viglione abbia potuto fare il decreto. Non credo sia avvenuto così. Tanto è vero che è passato del tempo e poi, giustamente, la decisione della Giunta è venuta. Noi rivendichiamo in questo una parte forte per le responsabilità istituzionali e per la convinzione politica che avevamo.
Detto questo, chiudo il mio intervento dicendo che i problemi dello I.A.C.P. ci sono, sono grandi, sono drammatici; se un'istituzione non è più credibile (non è che fosse nota prima come un club scientifico) la sua fama diventa molto più spessa.
Noi riteniamo di dover fare delle proposte, tra l'altro, in assonanza parziale con quanto ha detto l'Assessore e con alcune proposte in più.
Su queste proposte voglio soffermarmi alcuni minuti.
Sulla funzionalità noi chiediamo cose precise. C'è un impegno dell'Assessore che ci soddisfa. Noi chiediamo anche l'approvazione immediata di una legge regionale. Capisco le riserve dell'Assessore peraltro vorrei ricordargli che forse furono le stesse riserve che nel passato ci indussero ad essere cauti nel normare una materia che era di normazione statale e che affidava a noi il campo non facilmente esplorabile della determinazione delle forme di auto - organizzazione. La proposta di legge ripresentata dal Consigliere Bruciamacchie, firmata da me, dal Consigliere Rivalta e da altri dice questo.
L'altro punto riguarda i rapporti tra Regione ed Enti locali. Noi riteniamo che, essendo venuto così drammaticamente in evidenza il problema questa legge vada fatta per due ragioni, la prima riguarda i controlli e la vigilanza. Ma ce n'è un'altra, Assessore Genovese, che mi sembra molto forte. Noi ci chiediamo: chissà se ci riusciamo? Ci sarà la volontà politica? Chissà se davvero c'è questa tensione per farlo? Però una cosa immediata dobbiamo farla, una carta la possiamo giocare, ed è quella che Picco nel suo intervento allora considerava non risolutiva (io non so se sia .risolutiva o meno), a me pare comunque cruciale e necessaria: il controllo partecipativo significa decentrare lo I.A.C.P. in unità locali di gestione, attribuire ruoli ai Comitati degli inquilini, garantire sedi ai Comitati, eleggerli democraticamente, fare in modo, in altre parole, che dallo scenario del galoppino che gira ad illudere e promettere e ad aprire i rubinetti a seconda che arroganza e volontà comanda rispetto alle scelte per le manutenzioni, ci sia una delibera quadro, come quella che ha fatto il Commissario, la gestione sia controllata e verificata dall'Istituto e dagli inquilini. E' una risorsa da spendere subito, Assessore Genovese. Io sostengo che questo va fatto immediatamente, insieme al decentramento che renda quel grande carrozzone più gestibile.
C'è anche un problema funzionale: un grande carrozzone non è facilmente gestibile, non lo è perché ha troppi alloggi in gestione, ma non lo è anche perché non riesce a rispondere in tempi reali e con procedure sufficientemente chiare e trasparenti alle esigenze della gente.
Quindi, noi siamo per l'approvazione della legge, abbiamo riproposto la vecchia legge sulla quale si può lavorare; anzi auspichiamo che la Giunta si collochi in questa maniera. E' un atto preliminare.
Sul rinnovo del Consiglio di amministrazione diciamo come stanno le cose.
Dobbiamo pur dire che l'atteggiamento dei partiti non è poi tanto conforme allo spirito della legge sulle nomine. Possiamo credere che sia tranquillante per noi rinnovare il Consiglio d'amministrazione in una situazione di normalità così tranquilla? Attenzione, non possiamo. Allora proponiamo che sia data alla Commissione la relazione del Commissario o come diceva l'Assessore, un rapporto informativo diretto con i dati della gestione commissariale, oggi peraltro già sunteggiati. Vorrei ricordare che noi avevamo avanzato questa richiesta il 3 marzo 1983 per tutti gli enti.
Questa è la base da cui partire per la definizione dei problemi e delle priorità nell'interesse dei cittadini, per ridare soprattutto all'inquilinato fiducia in un percorso in cui le istituzioni prendono le loro responsabilità e abbandonano gli inquilini nel marasma.
Fatto questo atto preliminare non ci possiamo facilmente liquidare 10 minuti prima di fare le nomine. Questo dibattito deve avere questi punti: relazione del Commissario individuazione degli obiettivi, dei problemi, delle priorità e delle urgenze in un documento.
Dopo questo vedremo la partita nomine. Ma come la vediamo? Diciamocelo chiaro fino in fondo: questa legge è nata in maniera assurda per quanto riguarda le responsabilità esponenziali dei membri. La Provincia, ad esempio, nomina là i suoi rappresentanti tra i quali il Presidente della Giunta è obbligato a scegliere il Presidente e il Vicepresidente, quindi le massime cariche di responsabilità, tra nominati altrove.
E' vero che si dice che, il collegamento può essere fatto dai partiti: questo va più o meno bene. Tuttavia - c'è un'altra grande distonia. Nella legge delle nomine abbiamo detto che la responsabilità della nomina del Presidente e del Vicepresidente viene assunta dalla Giunta, perché la Giunta deve anche fidarsi. Ho invece l'impressione che i partiti abbiano un'altra tecnica: scegliersi al loro interno e mettere l'Assessore di fronte - al fatto compiuto.
Chiedo all'Assessore e al Presidente se questa è una procedura che si può seguire in un caso delicato come quello dell'Istituto Autonomo Case Popolari.
Propongo allora una procedura che forse è un po' più lunga. Il Consigliere Picco allora chiedeva un Commissario per tre anni e forse aveva persino ragione. Tra l'altro, uno dei meriti del Commissario è che abbia accettato. Non so quali altre persone avrebbero accettato di svolgere un'operazione di commissariamento in quella situazione.
Abbiamo comunque il Commissario, giudicheremo su ciò che ci dice e sul suo operato; abbiamo dei giudizi formulati da altre forze che riteniamo positivi. Per quanto abbiamo potuto capire il Commissario alcuni problemi li ha affrontati in maniera giusta. Quindi non abbiamo il fuoco alla porta di casa, per cui possiamo fare una bella operazione: proponiamo rose di candidati che garantiscano capacità, ecc. Ma io dico un'altra cosa. Non si fa il Consigliere d'amministrazione dello I.A.C.P. stando seduti allo I.A.C.P., non lo si fa intendendo questo un Consiglio di amministrazione come gli altri, ma lo si fa anche con un raffronto ed un confronto reale con i problemi concreti dei singoli inquilini e delle loro organizzazioni.
Se non si fa in questo modo non si riesce a portare avanti niente.
In secondo luogo, occorre un vaglio delle candidature rigoroso attraverso i meccanismi previsti (l'audizione in questo caso è indispensabile).
Ma dico di più: dobbiamo avere il coraggio di sperimentare l'uscita dai tradizionali dosaggi degli equilibri tra i partiti. Voglio essere ancora più chiaro: il meccanismo delle nomine, 3 della Provincia, 3 della Regione (queste nomine le abbiamo già fatte, ma possiamo revocarle, abbiamo piena legittimità di operare come vogliamo, purché lo si voglia), sono 6 di nomina regionale e provinciale, tra cui 2 membri della Provincia devono essere scelti come Presidente e Vicepresidente.
I dosaggi e gli equilibri tradizionali tra i partiti finiscono con il portare abbastanza meccanicamente i partiti più grandi a essere presenti e gli altri a essere fuori. Se la spartizione non è preventiva, caro Pezzana ma è il frutto di un processo, vaglio delle candidature, quelle caratteristiche, capacità di esprimere davvero uomini con queste qualità la mia proposta è che si abbia il coraggio di impegnare nell'azione di risanamento tutte le forze democratiche in grado di esprimere candidature all'altezza della situazione.
Se questo vuol dire rinuncia a qualche posto, noi lanciamo l'invito agli altri partiti, DC e PSI segnatamente, perché ci sia questo impegno dentro, con uomini di quella qualità, sottoponibili a tutti i vagli e a tutti i controlli pubblici, attraverso questo impegno diretto.
L'unica condizione è fare presto, ma soprattutto bene. Permettetemi di dire prima bene e poi presto! Se queste proposte, che noi tradurremo in un ordine del giorno a conclusione di questo primo dibattito, venissero accolte, credo che daremmo un grande segnale agli inquilini e a noi stessi. Convengo con chi ripropone la questione morale. Sono d'accordo, meno male che l'avete riaccesa sembrava sopita, perché sulle cose concrete non vi ho visti molto attivi comunque, bene, molto bene. Sulla Commissione d'indagine noi chiaramente siamo d'accordo su tutto ciò che porta ad indagare; il nostro percorso è stato quello che è stato, le responsabilità politiche le abbiamo dette, gli atteggiamenti, i nostri comportamenti di governo, abbiamo per fortuna la forza di poterli sostenere con una storia alle spalle spessa, ma molto pulita.
Quindi va bene. Decida il Consiglio, noi ci stiamo. Certo che stiamo soprattutto allo scopo, all'utilità di qualsiasi operazione di verifica e di analisi.
Sulla finalizzazione. Sono contento che si è parlato di complicità però, almeno nell'estensore, mascherava un'intenzione che mi pare non giusta. La vera finalizzazione è capire i problemi, capire dove si deve intervenire legislativamente, amministrativamente, strutturalmente (perch lo stato del servizio di Genovese è stato descritto, era così anche prima con Rivalta e con Bruciamacchie).
Su questo terreno possiamo fare qualsiasi cosa: la Commissione d'indagine conoscitiva, possiamo far lavorare la II Commissione.
Come considerazioni generali mi esimo dal dire che forse è bene non fare sempre e in ogni caso le Commissioni d'indagine, perché davvero perdiamo il valore dell'istituto. E' un caso però su cui abbiamo l'intenzione di collaborare con tranquillità ad un lavoro di analisi. A noi va bene qualsiasi cosa, purché la finalizzazione sia molto chiara e il gioco fra noi sia molto aperto.
Se il dibattito sullo I.A.C.P. parte così, se oggi concludiamo un primo pezzo e se andiamo avanti, forse daremmo anche forza a chi si trova ad operare in queste condizioni difficili e forse, strada facendo, ognuno conoscendo le cose, recupererà un pezzo di quelle molte verità, che poi si riducono spesso ad una sola: amministrare per la gente o amministrare per altri interessi.
Per noi continua a valere la prima versione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

La ringrazio Presidente, anche se mi tocca intervenire (ma a qualcuno doveva pur toccare) dopo l'intervento così impegnativo del collega e compagno Bontempi. Su di esso penso che occorra riflettere e valutare con attenzione le proposte operative avanzate, per il futuro, in particolare per approfondire le radici della "questione morale", la quale non pu essere affrontata con due battute, magari per conquistarsi il titolo o.il sottotitolo del giornale di domattina.
Ho invece avuto l'impressione che il collega Pezzana abbia optato per questa seconda via accampando primogeniture ed esclusività nell'attenzione al problema, che sono un tantino fuori luogo, soprattutto quando fa l'elenco di tutti i Gruppi di opposizione ché non farebbero nulla al riguardo, tranne lui, naturalmente.
Sono allora costretto a ricordare che il Gruppo DP è in questo Consiglio da meno di un anno. Da quando ci siamo (non c'eravamo mai stati prima) partecipo alla Commissione Nomine. Questa partecipazione ritengo che sia uno dei doveri che un Consigliere regionale, che rappresenta un Gruppo di opposizione, ha da svolgere. In questi mesi, in quella sede ho potuto verificare che, per iniziativa dell'opposizione - e tu, caro Pezzana, non c'eri, perché hai scelto legittimamente di fare altro, magari dichiarazioni generiche che "La Stampa" ti ha amplificato prontamente - in Commissione Nomine si è bloccato un candidato per il CO.RE.CO. di Casale con a suo carico querele di sfruttamento della prostituzione e con pendenze penali di questa natura. Si sono bloccate, analogamente, altre candidature per il CO.RE.CO, di Verbania. Sono stati casi concreti in cui l'opposizione ha assunto una iniziativa di pulizia a partire da quelle che erano le conoscenze in proprio possesso, senza fare processi sommari, ma valutando quelli che sono gli atti a disposizione di chi vuole fare il proprio lavoro. E devo riconoscere che in alcune circostanze anche settori della maggioranza hanno accolto le nostre osservazioni critiche, producendo piccoli risultati positivi.
Mi riferisco, - collega Pezzana, a queste esperienze concrete in cui tu non c'eri. A proposito di sistema, poi (scusate ma sono obbligato a intrecciare i due livelli della questione morale e dello I.A.C.P.), io non ho la tua fiducia sconfinata nel sistema occidentale, perché anche in questo succedono gli scandali Watergate, con tutto quanto il resto. Ci significa che non esistono i toccasana, ma esiste un impegno faticoso per la distinzione dei ruoli e delle responsabilità. Posso dire queste cose ad alta voce non soltanto perché DP (che è una forza politica fondata soltanto nel 1978) ha mani pulitissime e non ha proprio nulla di che rimproverarsi al riguardo, ma perché siamo animati dalla convinzione che problemi complessi non sono risolvibili con qualche battuta ad effetto.
Ed a proposito di complessità, non posso non aggiungere che lo I.A.C.P.
oggi (lo è stato in tutti questi anni e non soltanto negli ultimi dieci caro Brizio) è diventato un nido di vipere per la moralità pubblica. In questo senso credo occorra ricollegare le vicende che qui discutiamo alla mancanza di valori che ha investito profondamente la classe politica del nostro Paese e della città di Torino. Al riguardo non possiamo che denunciare - l'intreccio malefico sempre più letale tra politica ed affari.
Dopo di ché il problema I.A.C.P. non può diventare pretesto per intorpidire ulteriormente le acque dal punto di vista politico. Il collega Marchini parlava di abbondanti uomini in canottiera che prendono il sole tutti i giorni sui balconi dei quartieri popolari, adombrando l'ipotesi che in questi luoghi allignino scansafatiche o forse peggio. Forse a Marchini non viene neanche il dubbio che in questi quartieri sia concentrato magari il gran numero dei disoccupati della nostra Provincia e della nostra Regione.
Di quartieri ad edilizia pubblica ho alcune esperienze personali, anche a proposito di occupazioni di case di dieci e undici anni fa in questa città avvenute ad esempio alla Falchera. Ho seguito con molta attenzione ciò che diceva il collega Bontempi, al riguardo: su questi argomenti occorrerebbe che tutti ragionassimo di più. Se ci sono state le occupazioni e le amplificazioni sui giornali non fu perché c'era qualche disegno machiavellico, ma perché si era in presenza del disegno manifestato dall'ultima ondata del mercato delle braccia che si è praticato in questa città e in questa Regione per venti o trent'anni, portando qui al Nord la gente del Sud, senza dargli né una casa né un ospedale, offrendogli solo baracche. Questa è la realtà sociale in cui si è innestato l'intreccio malefico tra politica ed affari. Ma noi abbiamo il corag-gio civile di collocarci su questa dimensione dei problemi, senza la preoccupazione prevalente di catturare la benevolenza dei giornalisti che seguono i nostri lavori.
Per quanto riguarda lo I.A.C.P., dicevo che siamo in presenza di un nido di vipere. Come non riflettere - penso che i dirigenti socialisti dovrebbero farlo, forse hanno cominciato a farlo - che su ventidue arrestati sedici siano socialisti. Ciò significa che l'intreccio tra politica ed affari va allignando nel partito del garofano forse più che altrove. Voglio resistere alla tentazione di concludere che la costituzione morale del PSI in questi anni si sia particolarmente debilitata. E penso allora, che sia necessario ricondurre il problema ai meccanismi con cui si seleziona la classe dirigente e con cui si costruisce il consenso nella società, meccanismi che riguardano tutto il sistema dei partiti.
Vengo, quindi, allo specifico della questione I.A.C.P., perché anche qui, Pezzana, tu sei stato abile a glissare la sostanza sociale e non soltanto morale del problema. Dicevo già che la crisi dello I.A.C.P. non può essere presa a pretesto per liquidare il patrimonio di edilizia pubblica da intendersi come strumento di promozione di un servizio sociale per la casa in affitto. A livello nazionale noi di DP abbiamo sollevato alcuni problemi di fondo. Ad esempio che fine fa la trattenuta Gescal? Nei quartieri I.A.C.P. ad andare ad abitarci finiscono per farlo tutti tranne quelli che hanno pagato di più le trattenute sulla propria busta paga per tutto l'arco della propria vita lavorativa. Ma per non buttare via il bambino insieme con l'acqua sporca, occorre davvero procedere all'istituzione di una Commissione d'inchiesta per verificare lo stato attuale, debitorio, gestionale e patrimoniale dello I.A.C.P. Al riguardo penso andrebbe praticata immediatamente l'audizione in Commissione del Commissario Rosso. Sia Bontempi che, se non ho capito male, lo stesso Assessore erano favorevoli a questa iniziativa, affinché il Commissario Rosso renda tutti quanti edotti sui meccanismi concreti, materiali attraverso cui certi processi si possono avviare. Questo ripensamento dal nostro punto di vista deve muoversi dal principio del rifiuto della svendita del patrimonio edilizio pubblico, anche sotto le mentite spoglie (e qui le cose si complicano anche a sinistra) del riscatto. Con il meccanismo del riscatto si sottrarrebbero questi alloggi al già esiguo mercato degli affitti.
Per il futuro vediamo con favore - e dovremmo impegnare 11 il grosso delle forze - il decentramento della gestione di alcuni servizi riscaldamento e manutenzione, innanzitutto - non più affidati centralmente ad un corpo di funzionari dello I.A.C.P. soggetti, come abbiamo visto nelle circostanze che qui consideriamo, alla tentazione della carne. Noi di DP pensiamo al riguardo che occorra rendere maggiormente protagonisti gli stessi inquilini con forme di autogestione decentrata.
Queste cose non sono facili da fare; il principio dell'autogestione, a cui noi (consentitemi questo brevissimo inciso) ci ispiriamo strategicamente come visione della società del domani, è molto difficile da praticare, soprattutto in situazioni sociali disastrate quali quelle di cui parliamo oggi; occorre, in - questo senso, assegnare centralmente allo I.A.C.P. la funzione di supporto tecnico e di ausilio per questa pratica.
Penso, altresì, che sarebbe utile istituire (ragionando e approfondendo le cose) una Commissione ad hoc, distinta dallo I.A.C.P., per raccogliere i reclami da parte degli inquilini su quanto non funziona. Una sorta, se mi si consente il paragone, di difensore civico dell'inquilino. Perch infatti, si sono aggrovigliate così tanto le cose? Gli inquilini che hanno provato in tutti questi anni a segnalare disfunzioni lo hanno dovuto fare agli autori delle disfunzioni stesse. Si potrebbe allora ragionare su un servizio che consenta di raccogliere queste segnalazioni, nel tentativo di far maturare una coscienza diversa nell'inquilinato, oltre che per ripulire a monte l'intreccio velenoso tra politica ed affari che denunciavo all'inizio dell'intervento.
A me pare occorra porsi un altro problema, Assessore, che non riguarda soltanto la fine dei soldi per le manutenzioni straordinarie (la Magistratura sta indagando per conto suo). Chi, come e quando si faranno le manutenzioni straordinarie non fatte? Il rischio è di far crollare su se stessi questi prefabbricati, costruiti da imprese che si sono arricchite contenendo le spese di costruzione, mettendo infissi e accessori di qualità più scadente di quella prevista sui contratti, su cui gli organi pubblici non hanno saputo svolgere nessun controllo. E' anche qui la loro gravissima responsabilità, che non può essere taciuta.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa per permettere le riunioni dell'Ufficio di Presidenza e dei Presidenti di Gruppo.



(La seduta, sospesa alle ore 13,35 riprende alle ore 15,05)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Proseguiamo la discussione in merito alla situazione degli I.A.C.P.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Minervini. Ne ha facoltà.



MINERVINI Marta

Devo confessare che la relazione dell'Assessore Genovese e gli interventi dei colleghi Ferrara e Marchini, ognuno per il loro verso, mi hanno maggiormente convinta dell'intervento che andrò a fare.
Prendo la parola per la prima volta sul problema dello I.A.C.P. e purtroppo, mi trovo costretta ad affrontare questo argomento non perché la Regione, su iniziativa del governo regionale, abbia deciso di avviare un dibattito sui problemi dell'Istituto che sono, come tutti sappiamo estremamente gravi e complessi, ma perché forze politiche - e mi riferisco soprattutto alla maggioranza - trascinate dalle cronache giornalistiche hanno sentito il dovere, ma forse sarebbe meglio dire patito l'obbligo, di rendere conto all'opinione pubblica piemontese e torinese delle vicende giudiziarie che hanno coinvolto l'Istituto.
La nostra forza politica, lo dichiariamo immediatamente, non condivide questo metodo e conseguentemente non può condividere il contenuto di un documento che da tale metodo trae origine.
Ci riferiamo specificatamente all'iniziativa assunta dal Gruppo repubblicano, la cui posizione politica è contraddittoriamente espressa nell'ordine del giorno che ha portato alla discussione di oggi.
La contraddizione - e tenteremo di dimostrarlo più avanti - trae origine da due elementi, uno di carattere politico generale, l'altro di carattere più specificatamente tecnico. Dal punto di vista politico ritengo che non si possa giostrare ai vari livelli del dibattito politico a seconda delle convenienze e delle opportunità, pontificando dall'alto di un preteso, ma ancora tutto da dimostrare, ruolo di moralizzatori della vita pubblica, di "vicedio" della politica, di detentori della verità e della certezza, trincerati dietro il verbo dell'emergenza continua e continuata che, se per il Partito Repubblicano rappresenta una "spadoliniana regola monacale" - permettetemelo - non per tutte le forze politiche deve necessariamente rappresentare la visione della vita.
Infatti, per noi è inaccettabile che una forza politica di maggioranza presenti un documento per denunciare le inadempienze del governo regionale .quale organismo deputato alla vigilanza e al controllo sugli atti amministrativi dello I.A.C.P., e che tale forza politica continui a far parte di questo governo.
Questo per il rispetto dei ruoli. Non ci pare si possa essere allo stesso tempo governo e opposizione. Non si possono denunciare responsabilità quando in queste responsabilità bene o male si è coinvolti.
Siamo noi, come.forza politica di opposizione, che denunciamo in quest'aula l'inaccettabile e oggi anche scandalosa gestione dello I.A.C.P.
e chiediamo al governo regionale di assolvere ai propri obblighi attraverso l'utilizzo di quegli strumenti legislativi di cui dispone fin da quando lo Stato ha trasferito alla Regione con il decreto n. 616 le funzioni di vigilanza e controllo relative allo I.A.C.P., anche se queste pare siano un po' vaghe, comunque ci sono, bisognerebbe approfondirle. Questo per ci che concerne l'aspetto politico della questione.
Veniamo ora più specificatamente alla parte tecnica che ho gia introdotto facendo cenno alle funzioni delegate dal D.P.R. 616.
Non è infatti condivisibile la tesi espressa nell'ordine del giorno repubblicano con la quale si afferma, e giustamente, che la Regione possiede i poteri di controllo, richiamando il già citato decreto 616, nel contempo si afferma che tali poteri non sono stati esercitati.
Collega Ferrara, chi doveva esercitare questi poteri almeno in questo ultimo anno? Dov'era il Partito Repubblicano, quando questi poteri avrebbe ro dovuto essere esercitati dal governo regionale? Perché, è bene ricordarlo a tutti noi del Consiglio, ad evitare che poi mi si venga a dire che questo ordine del giorno era riferito alla situazione pregressa, quella dell'altro ieri, non quella di oggi, è un anno ormai che il governo piemontese è nelle vostre mani. E' troppo comodo venirci ora a presentare un ordine del giorno che, dopo le affermazioni che ho già riportato conclude con una trovata veramente scontata, quale può essere, more solito la richiesta di una Commissione di indagine per accertare delle responsabilità.
Colleghi tutti, quante Commissioni e quanti Comitati di indagine sono stati appositamente istituiti in Italia da 40 anni a questa parte per procedere alle più svariate inchieste conoscitive e ai più diversi accertamenti di responsabilità? E con quali risultati? Di vedere gli scandali moltiplicarsi ed i responsabili, salvo rarissime eccezioni restare costantemente impuniti. Ci sembra poi che questa generica richiesta di una Commissione speciale rappresenti la classica chiusura della stalla dopo che i buoi sono fuggiti.
Perché (siamo sempre nell'aspetto tecnico della mia considerazione) se è vero come prima ho affermato che la Regione Piemonte possiede i poteri di vigilanza e di controllo sull'Istituto Autonomo Case Popolari (ex artt. 13 e 93 del D.P.R. 616), se è vero come è vero che la Regione non ha saputo o voluto esercitarli, se è vero come è sicuramente vero che tali poteri per loro stessa natura e per lo spirito con il quale è stato concepito il .decreto 616 hanno funzione preventiva al fine di evitare il verificarsi di abusi ed ingiustizie, nonché per esimere la Magistratura dall'intervenire in via giudiziaria repressiva, se tutto ciò è vero, e per noi è sicuramente vero, qualcuno ci deve spiegare, visto che la Magistratura è già intervenuta pesantemente, a cosa serve al punto in cui siamo la Commissione speciale.
Veniamo ora brevemente a trattare i problemi relativi all'Istituto Autonomo Case Popolari (l'argomento lo tratterà molto meglio di me il Presidente del Gruppo).
Il MSI indica nei seguenti punti le ragioni del dissesto. Primo: lottizzazione del sistema di gestione dell'Istituto secondo gli schemi usuali di questo regime, dove clientelismo e relazioni partitiche contribuiscono a determinare un livello in ingovernabilità in qualsiasi ente di carattere pubblico che disponga di autonomia decisionale e di poteri, specifici. Secondo: l'incapacità di programmazione e coordinamento degli interventi nel settore dell'edilizia pubblica e convenzionata che ha portato ad elevare l'Istituto Autonomo Case Popolari al ruolo insostenibile, date le strutture organizzative e la disponibilità di mezzi e strumenti, di ente ordinatore e risolutore di quasi tutti i mali afferenti il settore dell'edilizia popolare.
Terzo: i criteri assunti per la formazione delle graduatorie di assegnazione sono assolutamente inadeguati a garantire condizioni di equità e giustizia per tutti.
Quarto: ritardo inammissibile nell'emanazione di una legge di adeguamento dei canoni di affitto che consentisse una meno asfittica gestione finanziaria.
Se queste sono le cause, ci sembra evidente quali debbano essere le direttrici lungo le quali muoversi per seguire il risanamento dell'Istituto Autonomo Case Popolari.
Come forza politica indichiamo un primo imprescindibile punto di partenza: la volontà politica di addivenire all'alienazione di parte del patrimonio immobiliare dell'Istituto quale strumento di autofinanziamento per nuovi investimenti e per la costruzione di quelle case popolari di cui tutti abbiamo tanta necessità.



FRACCHIA Mario



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor. Presidente, colleghi Consiglieri, dopo l'introduzione della collega Minervini intervengo ai fini di completare il pensiero e la presa di posizione del nostro Gruppo sulle comunicazioni dell'Assessore rimanendo per quanto possibile strettamente nella tematica delle comunicazioni.
Al riguardo, ricordo quanto nella sua introduzione ha detto e ricordato a sua volta il collega Ferrara, cioè il DPR 616 dell'agosto 1977; nel trasferire le funzioni amministrative in materia di Istituti Autonomi Case Popolari alle Regioni, aveva nel contempo attribuito due autonomi, ma connessi, poteri legislativi alle Regioni: di stabilire soluzioni organizzative diverse degli I.A.C.P. e di attuare nei confronti degli I.A.C.P. controlli e vigilanza.
Questo, soggiungeva il decreto 616, nell'ambito e in conformità di principi che sarebbero stati stabiliti da una legge quadro, la quale non è venuta a tutt'oggi. Lo stesso legislatore del DPR 616 prevedeva che non sarebbe venuta se non a tempi molto lunghi, infatti diceva implicitamente che, in mancanza della legge quadro, questi poteri li avrebbero esercitati le Regioni dall'1 gennaio 1979. Allora è esatto quanto dice l'Assessore Genovese: che cosa sono questi poteri di controllo e di vigilanza? Io li ricerco nella legislazione preesistente, peraltro frammentaria.
Ma quando dico che è esatto non assolvo né la Giunta né il suo Assessorato.
Per quale ragione? Perché, meditando a fondo e responsabilmente sui testi legislativi, in particolare il decreto 616, che attribuiva i poteri di controllo e di vigilanza, era a nostro avviso un conferimento di poteri, di principio e di indirizzo che avrebbero dovuto, a loro volta, in mancanza della legge quadro, essere completati dalla Regione stessa, ossia dal Consiglio attraverso l'emanazione, su impulso della Giunta, di precise norme di legge regionali che avrebbero dovuto individuare contenuto e modalità dei controlli e della vigilanza.
Questo anche se sarebbe nel frattempo coesistito il potere di controllo dei Sindaci. Il decreto 616 è una normativa che, alla pari della normativa che prevede i Sindaci, consentiva di collocare i controlli e la vigilanza accanto al controllo più strettamente istituzionale e societario dei Sindaci. Allora, la vigilanza non doveva rimanere un'entità astratta, non doveva rimanere entità astratta il controllo, si doveva dare attuazione attraverso una legge regionale a questi principi, indipendentemente dalla legge quadro (lo stesso legislatore del D.P.R. 616 lo prevedeva). Allora va affermato che tutto questo non si è verificato sotto nessun profilo.
L'attuazione delle delibere CIPE del 1981, giunte con un ritardo di quattro anni, se è vero che avrebbero potuto colmare un aspetto del deficit degli Istituti Autonomi Case Popolari, così come pure l'approvazione delle modifiche dello Statuto degli I.A.C.P. a certi fini, non significavano peraltro toccare il tema della vigilanza e dei controlli.
Quindi c'è stato dall'1 gennaio 1979, data in cui le Regioni avrebbero potuto attuare, con le emanazioni di leggi i controlli e la vigilanza, un vuoto legislativo, ma dicendo un vuoto A legislativo si usa un eufemismo perché c'è stata un'inerzia politica e quindi una responsabilità politica sotto il profilo dell'inerzia da parte di tutte le Giunte che da quando avevano il potere di proporre al Consiglio il contenuto e le modalità di procedura della vigilanza e dei controlli non l' hanno fatto. Anche la Giunta pentapartitica nel suo documento del 30 luglio 1985 affrontava questa problematica e diceva che l'Istituto Autonomo Case Popolari dovrà essere radicalmente ristrutturato per recuperare la sua funzione di stazione appaltante e di operatore committente. L' espressione è talmente onnicomprensiva che manifestava la volontà di operare in questo senso anche attraverso i controlli e la vigilanza. Tutto questo da un anno a questa parte non si è verificato. Se ho ben compreso questa mattina l'Assessore, pur con la perplessità sul disegno di legge nazionale, pensa che non sarà vicino e intende proporre un disegno di legge sui controlli.
Allora "oportet scandale veniant" meno male che la Magistratura si è interessata del caso, almeno è servita a smuovere questo impulso e questa iniziativa legislativa in ordine ai controlli e alla vigilanza.
Concordo con quanto ha detto l'Assessore, aprendo una parentesi al riguardo, che non è che se ci fossero state le leggi (adesso vedremo quali potevano essere) sui controlli e sulla vigilanza, gli scandali di contenuto penale non si sarebbero verificati. Sono fatti anomali che si sono verificati nell'interno dell'Istituto, presumibilmente anche con i controlli non si sarebbe potuto ovviare a fatti di responsabilità penale.
Però il discorso non è questo.
Il discorso dei controlli era stato affrontato solo nel gennaio 1975 dall'allora Giunta di sinistra, con un ritardo di sei anni. Quella Giunta aveva presentato al Consiglio un disegno di legge che aveva appunto per titolo l'attuazione dell'art. 93 del decreto 616 che si intitolava "Prima ristrutturazione degli Istituti Autonomi Case Popolari della Regione Piemonte, controlli e vigilanza". C'era un articolo, a nostro avviso ampliamente condivisibile, ed era la norma intitolata "Controlli regionali sugli atti degli Istituti"; prevedeva, entro il 30 ottobre e il 31 marzo di ogni anno, che gli I.A.C.P. avrebbero dovuto trasmettere alla Giunta regionale il loro bilancio annuale di previsione e il conto consuntivo, che la Giunta avrebbe effettuato un controllo di legittimità e di merito e successivamente avrebbe trasmesso al Consiglio regionale il proprio motivato parere.
Quindi un controllo ci sarebbe veramente stato con il supporto di una norma che avrebbe dovuto esistere ed essere approvata, perché i bilanci preventivi e consuntivi di un ente sono proprio quelli che consentono.di sviscerare nell'interno dei comportamenti dell'ente quanto va compiendo.
Quindi il nostro giudizio, in base a quanto ho già detto e anticipate, è che al di là di quelle che sono state le responsabilità penali, al di là di quanto è stato occasionato dall'intervento della Magistratura, per prendere responsabile cognizione, anche da parte del Consiglio di questa complessa problematica, noi denunciamo un comportamento omissivo nel non aver innestato il meccanismo della vigilanza e del controllo da parte di tutte le Giunte che si sono succedute dal momento in cui avrebbe potuto essere posta in essere questa normativa di controllo, quindi dal 1979 ad oggi e mi si consenta, anche da parte di questa Giunta la quale si era fatta carico nel documento programmatico di esaminare la nuova struttura degli I.A.C.P., quindi in sostanza di esercitare anche la vigilanza e i controlli che sono necessariamente doverosi. Un'ultima considerazione per prendere posizione sull'ordine del giorno del Partito Repubblicano là dove si chiede l'istituzione di una Commissione di indagine. Al riguardo ho qualche perplessità che discende proprio da quanto detto. Siccome la Commissione di indagine dovrebbe poter accertare la sussistenza di eventuali responsabilità, anche solo a contenuto omissivo, imputabile alla Regione formalmente potrebbe essere ammissibile perché le Commissioni di indagine riguardano, in base allo Statuto, comportamenti in senso lato degli apparati regionali, però, di fronte a quanto detto in cui ho messo in evidenza che omissioni e controlli sono dovuti ad inerzia colposamente politica, ma a inerzia in conseguenza della mancanza dell'esistenza del supporto della legge regionale, sotto questo profilo non vedo cosa si possa imputare a comportamenti della Giunta, visto che quello che si può imputare è di non avere provveduto all'introduzione nell'ordinamento regionale di una legge ad hoc sui controlli e sulla vigilanza.



PRESIDENTE

Data l'importanza dell'argomento pregherei i Consiglieri di prestare il massimo dell'attenzione.
La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, vorrei esprimere a nome del Gruppo socialista l'apprezzamento per la comunicazione che è stata letta stamattina dall'Assessore Genovese di cui ho avuto modo di leggere i punti più importanti. La giudico completa, rispetto all'esigenza di dibattere questo problema, precisa e molto equilibrata e che ha consentito l'avvio della discussione, altrettanto approfondita, in ordine a tutta la questione dello I.A.C.P.
Vorrei cogliere alcuni aspetti della comunicazione e del dibattito che vi è stato per manifestare anche da parte del Gruppo socialista e mia personale la preoccupazione che è già stata manifestata qui per ciò che è accaduto in questi ultimi tempi nello I.A.C.P. Questa non può non essere vista come un'occasione per assumere, anche se non sarà così facile perch si tratta di un ente autonomo, iniziative dirette a lanciare un messaggio dà questa assemblea, che è la più alta della comunità piemontese e partendo dalla denuncia e dalla condanna di certi metodi, e un richiamo a rigorosi principi di trasparenza, di serietà, di comportamenti integerrimi da parte di tutti gli uffici e da parte di coloro che sono preposti a responsabilità di carattere pubblico. E' più che mai doveroso che si inverta una tendenza che è stata negativa. E' stata denunciata una parte, fino ad un certo punto nascosta di questa vita piemontese che è una parte negativa e che assolutamente ci deve trovare tutti attenti per fermare questa tendenza questa controspinta per indicare invece delle vie positive.
Non so se sia possibile rispetto ad un ente autonomo come lo I.A.C.P.
istituire una Commissione d'indagine, non si sa con quali poteri e con quali obiettivi. Ho l'impressione che non sia possibile anche perché si rischia di prendere di mira la gente che lavora anziché i Gruppi che dirigono.
Comunque, da parte nostra c'è piena disponibilità ad operare perché si portino alla luce tutte le responsabilità che ci possono essere state. Mi sembra che la nostra competenza sia di controllo e di vigilanza e ciò è stato fatto. Può succedere però che al di là degli impegni e del rigore con cui si opera ci siano, nel sottobosco, nell'ombra di certe situazioni coloro che sfruttano situazioni e comportamenti ispirati alla buona fede per trarre particolari profitti e interessi.
Siamo favorevoli alla necessità di realizzare una legge regionale di ristrutturazione dello I.A.C.P. E' più che mai necessario ridefinire il nuovo rapporto tra le responsabilità della Regione e di questo ente importante che credo si possa dire abbia assolto in larga misura ad una delle necessità che ha caratterizzato la nostra società, dal secondo dopoguerra ad oggi, la domanda di case,operando e cercando di dare delle risposte anche se del tutto insufficienti. La domanda di case è ancora viva e presente, c'è bisogno di realizzare nuovi obiettivi in questa direzione.
Occorre quindi approvare una legge che, mentre consente di indicare nel settore della casa un problema ancora da risolvere e ancora incompiuto, vi si accosti con idee e con strumenti che affermino il carattere democratico dell'ente, quindi il decentramento gestionale e la partecipazione. Si è parlato anche di autogestione, cioè di modalità che consentano agli assegnatari delle case di potersi considerare non soltanto degli inquilini di un ente, sovente molto burocratico e.lontano dai problemi che la gente avverte ogni giorno, ma anche responsabili della gestione.
D'altro canto abbiamo maturato in questi anni esperienze rispetto alla proprietà indivisa, anche se il carattere della indivisibilità può essere visto con qualche perplessità. Ma non ha molta importanza in questo momento.
Ci sono stati incontri di inquilini che hanno gestito i condomini allora c'è bisogno di realizzare, anche da questo punto di vista, un rapporto nuovo, democratico che al vertice dell'ente come nella gestione delle case popolari consenta di far fronte alle domande impellenti e alle esigenze degli inquilini, senza dover sottostare attraverso una burocrazia pesante a tutta una serie di uffici, di domande, di risposte che dilazionano nel tempo la soluzione dei problemi, che invece hanno bisogno di tempi stretti e immediati.
Sarebbe anche il caso di valutare l'opportunità di consentire all'assegnatario di acquisire dopo un periodo di tempo la casa in proprietà. Credo sia doveroso da parte di una società che vuole crescere e che pone al centro della propria crescita l'uomo e la persona, dare ad esso la possibilità di accedere alla casa che, tutto sommato, non è una grande pretesa, ma è un diritto che deve essere soddisfatto.
Quindi credo che possa essere anche la condizione per alimentare nuove iniziative di espansione e di sviluppo dell'attività della casa. Credo che tutte queste case debbono essere fatte. Non saranno certo le situazioni maturate all'ombra di uffici dai quali qualcuno ha potuto trarre profitto sfruttando la buona fede. Non sono certo le situazioni che si sono determinate nello I.A.C.P. di Torino nel quale poi è intervenuta anche la Magistratura a fermare un processo di democratizzazione, di impegno di nuovo rapporto tra Regione e I.A.C.P., di rilancio e di sviluppo in una situazione che interessa centinaia e migliaia di persone. Non sono certo gli arrestati di queste settimane che possono fermare questo sforzo e questo impegno. Né è lecito, come ho ascoltato da parte di qualcuno, fare delle speculazioni sugli arrestati, nei confronti dei quali ci sono delle interpretazioni che sento il dovere di rifiutare nettamente. Non sono andato a vedere quanti degli arrestati risultano iscritti ad altri partiti ho voluto verificare soltanto se ci sono tra gli arrestati dei socialisti non mi risulta, tranne uno, che forse è stato iscritto parecchio tempo fa e si è dimesso.
Colleghi, non vorrei che si prendesse questa occasione per costruire dei luoghi comuni e per dire che, ancora una volta, c'è qualcuno al "centro". Respingo questa ipotesi perché l' ho verificata. Non sono andato a vedere se ci sono gli altri, ho verificato quelli che stavano a cuore a me e ribadisco che non ci sono responsabilità, se non appunto di uno che si è già dimesso dal partito.
Vorrei invitare i Gruppi e le forze politiche ad assumere, come già si sta facendo attorno ai problemi delle nomine (che avverranno la prossima settimana), quel doveroso senso di responsabilità per non fare di tutte le erbe un fascio. Come si sta facendo ora.
Ho letto un comunicato approvato dal Comitato esecutivo del Partito Repubblicano in cui si manifesta viva preoccupazione per gli avvenimenti dei giorni scorsi; per la verità non so cosa sia accaduto, se non in riferimento ai problemi degli I.A.C.P. Si lancia così un grido di allarme e di dolore per "il rapporto che si sta guastando". Non vorrei, lo dico agli amici repubblicani, che ancora una volta si facesse di tutte le erbe un fascio. Ci possono essere momenti in cui capitano incidenti di percorso nessuno è autorizzato a dichiarare: "Io ne sono indenne". Non si pu nemmeno approfittare di fatti sporadici per collocare al centro di queste situazioni uomini e forze politiche, i quali operando possono anche trovarsi in situazioni di questo genere. Io andrei cauto.
Anche perché, se ciò non avvenisse, il PSI sarebbe indotto a chiedere (e non per nascondere qualche cosa) che si chiariscano questi fatti politici che danno l'impressione che.si compiano chissà quali malefatte quando invece, io credo, le forze politiche operano con grande impegno, al di là delle posizioni nelle quali si trovano in maggioranza o all'opposizione, e finalizzando gli obiettivi con il massimo senso di responsabilità e con il massimo impegno di trasparenza e di onestà.
Questo è l'impegno a cui si ispira e si è sempre ispirato il P.S.I. e il Gruppo socialista in questo Consiglio regionale. Credo sia doveroso ristabilire un minimo di equilibrio anche in questa situazione se vogliamo guardare avanti, non fermarci alle cose che pure abbiamo denunciato e condannato, operando per concorrere con l'Ente Regione alla soluzione dei problemi della comunità piemontese.
In questo senso la comunicazione dell'Assessore Genovese ha consentito l'avvio di un dibattito che ha chiarito la portata dei problemi nel settore delle case popolari e le modalità per dare alla gente le risposte che richiede e per realizzare nuovi obiettivi di sviluppo nel settore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, cercherò di stare nei termini previsti dal Regolamento, ritenendo che oggi il nostro intervento si debba tenere all'argomento iscritto all'o.d.g. e più in particolare al contenuto della comunicazione resa per conto della Giunta dall'Assessore Genovese.
Era una relazione che cercava di mettere in luce i nodi strutturali e finanziari dello I.A.C.P. della Provincia di Torino e soprattutto cercava di vedere se nello specifico, rispetto alla questione dell'azione intrapresa dalla Magistratura, questi fatti non fossero piuttosto un segnale, la spia di un malessere più generale che attraversa la struttura dello I.A.C.P. anche in riferimento alla mole dei problemi e delle ansie che su questa struttura si sono scaricati, cogliendola per molti versi impreparata, ivi compreso ovviamente anche un certo tipo di connessioni illegittime e illegali che molte volte si vengono a costituire tra la burocrazia e i gestori del servizio cui la burocrazia si rivolge per avere determinate prestazioni.
Certo, non occorre sfuggire al fatto che questo ha generato nel dibattito due tipi di considerazioni che sono diverse ma tra di loro comunque connesse. La prima attiene ad un richiamo, anche attraverso questa vicenda particolare, al problema più generale della questione morale ahimè!, più volte dibattuta in questo Consiglio regionale. Una parte del dibattito si è sviluppato invece attorno agli aspetti più particolari degli Istituti in generale, i problemi e le prospettive di soluzioni legislative amministrative e finanziarie che possono essere prospettate.
Sono temi fra loro collegati. Vi è anche un problema legato alla questione morale e ai modi in cui come Consiglio regionale noi dobbiamo rispondere a quella che si sta rivelando nuovamente purtroppo come un'altra emergenza nella nostra Regione. Risposte che noi dobbiamo dare come istituzioni, quindi in termini operativi, .legislativi e di comportamento e non con slogan di facciata che mirino soltanto a recuperare un po' di spazio all'esterno.
Il nostro lavoro è soprattutto quello di operare qui all'interno delle istituzioni in rapporto con la società per costruire un diverso modo di articolarsi di questo rapporto società civile e società politica, tenendo distinte le due cose ma senza per questo abdicare al nostro ruolo, alla nostra dignità come se tutto quello che vi è di marcio fosse qua dentro e tutto quello che vi è di sano fosse al di fuori.
Mi paiono queste delle dicotomie che, anche per quello spirito laico di cui sempre ci riempiamo la bocca, dovrebbe essere un principio regolativo se non altro di comportamento, a cui ci dovremmo attenere, tanto per dire che non occorre avere un atteggiamento fideistico rispetto a delle normative, che molte volte diventa anche un atteggiamento di comodo o di mero schiacciamento rispetto ad una norma legislativa.
Questo è un processo che deve crescere. Si può poi discutere se cresce troppo lentamente rispetto all'esigenza, se i risultati sono stati del tutto positivi.
Intanto si può dire, rispetto alla situazione precedente, con l'introduzione della normativa regionale, ancorché complessa e da rivedere secondo le linee che poi discuteremo, che comunque un qualche miglioramento lo abbia prodotto. Un minimo di autodisciplina si è provocata. Si tratta di vedere che grado di autodisciplina e di convincimento si è prodotto nei soggetti che devono dare applicazione a questa legge e su questo, certo anche noi registriamo che vi sono stati dei gradi diversi di maturazione di tale processo, di convincimento dei soggetti interessati, c'è chi l' ha presa in modo serio, chi in modo meno serio, chi dice che intanto si pu fare come prima, chi l' ha presa sotto gamba, chi l' ha irrisa e chi si è anche inserito in questo processo già con l'intenzione di dire che intanto questa è una cosa che comunque va cambiata, in cui non ci credo e che tutto sommato è una serie di "lacci e lacciuoli" rispetto a un procedere spedito che comunque è nelle aspettative della gente.
Credo invece che noi dobbiamo lavorare soprattutto su questo versante per creare un convincimento - quando Weber parlava della politica come vocazione, del Beruf - realizzando un Beruf rispetto a questa normativa perché in realtà è un processo non tanto giuridico quanto piuttosto metagiuridico, più che un problema di norme. E' certo comunque che noi rifiutiamo gli atteggiamenti da primi della classe o da slogan che non si traducono poi in realtà e in proposte operative concrete, perché dire che si è per la questione morale e per la trasparenza credo che su questa terra ormai non ci sia più nessuno che non dica così, bisogna vedere invece quanto è soltanto enunciazione di principio, quanto invece è secondo comportamento concreto sulle cose.
Credo che noi, per quel poco che possiamo dire e fare, per quel piccolo peso che abbiamo in questo Consiglio, dobbiamo dare atto che abbiamo cercato di operare e di lavorare essendo convinti della bontà di questa legge. Non so se tutti l' hanno fatto, noi crediamo che così sia stato, a parte questa vicenda su cui credo avremo più occasioni per addentrarci anche rispetto alle decisioni assunte nella conferenza dei Capigruppo e alle revisioni legislative che sono in corso e che noi auspichiamo essere rapidamente esaminate, perché credo che sia anche un problema di questione morale dare risposte rapide al problema di dare organi e responsabilità direzioni e vertici agli enti strumentali e anche agli I.A.C.P. perch credo che sia non morale dopo un anno non dare soluzione rispetto all'assetto degli enti strumentali e degli organismi che noi andiamo a eleggere compreso anche lo I.A.C.P. su cui credo che dobbiamo tutti fare uno sforzo perché rapidamente possa avere gli organi eletti e quindi possa essere nella pienezza delle sue funzioni, ivi compresa delle loro responsabilità.
Per quanto riguarda il fatto specifico non ho molte considerazioni da fare perché noi ci riconosciamo pienamente nella relazione che è stata fatta dall'Assessore Genovese, sia nei contenuti che nel metodo di approccio, perché credo che anche questo vada riconosciuto e faremmo davvero un torto all'impegno e all'intelligenza dell'Assessore se noi dicessimo che è stata soltanto una relazione che ha cercato di riassumere lo stato delle cose e di indicare i problemi.
Mi pare che così non sia stato , perché in realtà nella esposizione dell'Assessore vi è un atteggiamento problematico molto serio un'indicazione di problemi, ma anche di alcuni percorsi, magari non ancora scelti e non ancora perfettamente delineati, ma che vi sia comunque un aspetto propositivo che deve essere apprezzato e valorizzato; intanto dicendo che comunque la problematica degli I.A.C.P. si colloca in un quadro che non deve essere confuso, come purtroppo nel dibattito qualcuno ha fatto, assimilando gli I.A.C.P. agli enti strumentali regionali. Credo che questa sia un'ottica di partenza distorta che ci porta a conclusioni fuorvianti perché questo non è lo I.A.C.P.; non sono enti strumentali addirittura lo dice il nome: sono istituti autonomi e quindi hanno una loro autonomia che, in qualche modo, comunque va rispettata e per la verità loro stessi si premurano di farla rispettare, mentre ricordava assai bene l'Assessore, noi abbiamo delle competenze dateci dal DPR 616 anche qui in modo talora ambiguo, variamente interpretabile in materia di vigilanza e di controllo.
In realtà su questo si è poi innescata una serie complessa di normative, di leggi e di norme applicative e amministrative o di circolari che hanno rappresentato assai spesso un ginepraio che ha complicato ancorché semplificato, i comportamenti e i rapporti fra gli uni e gli altri. Credo che qui adesso siamo per dire che occorreva vigilare e controllare; magari se la Regione interveniva pesantemente tutti eravamo per protestare rispetto all'intrusione della Regione nella vita degli istituti. Dobbiamo sapere che siamo in un pendolo che va fra i due estremi dell'intrusione e della vigilanza pur nel rispetto dell'autonomia e quindi è chiaro che diventa difficile muoversi in questo ambito, ma è questo l'ambito nel quale noi ci dobbiamo muovere.
Certo non va nascosto che in questo dibattito ci sono dei problemi che purtroppo noi ci troviamo sulle spalle, ma la cui responsabilità e la cui origine va attribuita a livello statale perché su questo noi dobbiamo ancora registrare la mancanza di una riforma complessiva degli istituti e lo scioglimento di alcuni nodi, come ad esempio quello del patrimonio immobiliare di questi enti.
Avendo presente, faccio solo un flash e non entro nel merito, che noi purtroppo ragioniamo sempre in modo asettico, ma non dovrebbe essere sempre così, qui parliamo di contenitori e molte volte ci dimentichiamo delle persone che stanno dentro a questi contenitori e dei mille problemi che abbiamo.
Credo vada dato atto alla Regione che in questi anni complessivamente ha fatto un sforzo considerevole, intanto per cercare di rispondere a quel problema che è stato ricordato dell'emergenza abitativa, perché la Regione ha cercato di mettere in moto rapidamente tutti gli strumenti e credo sia una delle poche Regioni che, in modo sollecito, ha dato attuazione ai vari programmi biennali del piano decennale per cercare di rispondere, per quello che poteva, all'emergenza edilizia.
Credo che questo alla Regione debba essere riconosciuto, così come l'essersi mossa in modo abbastanza sollecito; certo si poteva fare di più vi sono delle cose che non andavano, però io credo vada riconosciuto lo sforzo per disciplinare, e la scelta del Commissario è stato un atto non facile e controverso ma ha rappresentato una svolta positiva in questa direzione.
Lo dico qui solo come inciso, come battuta; mi ricordo, perch condividevo una responsabilità di Giunta, quando il Presidente Viglione addirittura proponeva di nominare come Commissario un'alta Autorità militare, seppur in pensione, perché credeva che un generale potesse dare una svolta significativa a una certa direzione...



PRESIDENTE

Lo propongo ancora adesso, non è che sono cambiato.



MIGNONE Andrea

Peraltro l'Assessore Genovese, nella sua relazione, ha detto che alcune anomalie stanno pian piano rientrando, alcune correzioni sono state fatte rispetto all'indebitamento e all'insolvenza con i fornitori, rispetto alla questione della morosità e quindi io credo che di questo debba essere dato atto al Commissario e all'Assessore per l'impegno che hanno profuso al riguardo.
Mi avvio alla conclusione per dire che noi condividiamo a pieno la proposta che è stata fatta proprio perché vi sono dei problemi particolari specifici di normativa e finanziari che debbono essere approfonditi.
Sono pienamente d'accordo sulla possibilità di una audizione del Commissario presso la competente Commissione consiliare permanente in cui i Consiglieri abbiano la possibilità di verificare nei dettagli più di quanto non è stato possibile oggi nella relazione dell'Assessore (che lui stesso ha detto è stringata), nella misura in cui i tempi concessi al dibattito sono quelli che sono, anche per noi Consiglieri che siamo stati in parte distolti dal problema specifico, far rientrare in questa occasione il problema più generale della questione morale.
Non sono d'accordo rispetto all'ipotesi di una Commissione d'indagine soprattutto perché credo che sul piano giuridico questi incontri comportino delle difficoltà e possibilità di non percorribilità e poi anche per il richiamo un po' fideistico alla Commissione d'indagine di cui in questo Consiglio mi pare si abusi.
Credo nella Commissione d'indagine di cui riconosco l'importanza: è chiaro che non è possibile richiamarla ad ogni piè sospinto poiché si corre il rischio di vanificarne la portata.
No, quindi, alla Commissione d'indagine, si ad una audizione che consenta a tutti noi di approfondire nel merito le questioni specifiche dello I.A.C.P. della Provincia di Torino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente, colleghi, voglio iniziare con un particolare apprezzamento alla Giunta e all'Assessore Genovese che si è fatto carico della relazione, per l'equilibrio con cui è stata redatta ed illustrata per la puntualità e per l'impegno che vi ha profuso e anche per essere sfuggito a posizioni dialettiche e polemiche che avrebbero potuto non essere utili al proseguimento del dibattito.
Voglio anche esprimere il giudizio positivo del Gruppo D.C. sul complesso del dibattito che ne è seguito e che ci è parso attento approfondito e soprattutto mirato ai problemi dello I.A.C.P. anche se non sono mancati altri temi in ordine ai quali qualche precisazione si rende necessaria.
Occorre prendere - atto che lo I.A.C.P. di Torino è entrato in una grave crisi strutturale, soprattutto dopo il 1975. Occorre essere obiettivi: nel 1975 l'ente aveva 7 miliardi di deficit: da tale cifra si è giunti ad un deficit di oltre 200 miliardi. D'altra parte ho trovato estremamente corretto l'intervento del Consigliere Bontempi che non ha respinto le responsabilità politiche connesse a dieci anni di governo di questo Istituto, responsabilità d'altro canto evidenti.
Il Consigliere Marchini ha fatto cenno al sottofondo sociale: la svolta politica del 1975 ha alimentato molte aspettative alle quali è stato difficile rispondere; in certi quartieri popolari dello I.A.C.P., dove vi erano esigenze sociali di fondo, sono nate richieste e atteggiamenti che hanno portato l'Istituto su una china di inefficienza amministrativa pesante anche sotto il profilo operativo. Non abbiamo mai mancato di far presente questi problemi; voglio riprendere le affermazioni di Pezzana che fa parte del Consiglio solamente da un anno e non può quindi aver seguito tutta la precedente vita amministrativa della Regione. Abbiamo richiamato più volte l'attenzione su questa situazione: voglio ricordare il 19 marzo 1984 quando con un'interrogazione chiedevamo chiarimenti sulla disastrosa situazione finanziaria e gestionale dello I.A.C.P.; voglio ricordare anche il 4/1/1985 quando chiedevamo di valutare l'ipotesi del commissariamento o attraverso una Commissione d'indagine, la verifica sul sussistere delle condizioni per un ulteriore funzionamento dell'amministrazione dell'Istituto e, ancora, la lettera inviata negli stessi giorni dal direttivo del Gruppo democristiano al Presidente della Giunta per richiedere un intervento e una valutazione sulla "questione delle caldaiette", che è ancora oggi sul terreno, a cui ha fatto cenno d'altra parte l'Assessore nella relazione.
C'è stata, da parte nostra, una posizione molto chiara di indicazione del degrado della situazione dell'Istituto ed anche sulla necessità di interventi straordinari per cui debbo dire che le dimissioni del Consiglio d'amministrazione e la successiva nomina del Commissario corrispondono ad una richiesta di intervento che noi avevamo già avanzato attraverso ripetuti interventi del collega Picco che si occupava allora in modo particolare della questione.
L'ente è andato verso una "non gestione", con deficit crescente, con un inquilinato che in buona parte non pagava più i canoni, con l'impossibilità e l'incapacità di svolgere le opere manutentive adeguate e con una situazione, anche sotto il profilo amministrativo, complessa e difficile com'è stato rilevato, sia pure dopo il 2 marzo 1983 come ha detto Bontempi dai Sindaci dello I.A.C.P.
La gestione commissariale che ne è seguita è stata certamente un fatto positivo; ho già ricordato che noi eravamo d'accordo sul commissariamento e che l'avevamo richiesto ripetutamente come momento straordinario di intervento. Questo non significa, come dirò più avanti, che il commissariamento debba rimanere indefinitamente o troppo, perché è un provvedimento di carattere straordinario.
La gestione commissariale ha dato alcuni risultati che abbiamo valutato e sentito anche riprendere dalla relazione dell'Assessore sia per quanto riguarda la riorganizzazione degli uffici, sia per il pagamento dei canoni arretrati, sia per la ripresa delle attività manutentive; è quindi un discorso che ha portato verso una maggiore normalità o, comunque, ad un atteggiamento attento ai problemi reali dell'Istituto (chiederei un po' di,attenzione, per favore, un'attenzione analoga a quella da noi sempre prestata).
Per quel che riguarda il problema grosso del controllo e della vigilanza, la relazione dell'Assessore ci pare puntuale; i compiti di controllo e, di vigilanza sono dati della legge; la sua attuazione entra in limiti chiaramente espressi ed indicati. E' comunque un problema grosso che dovrà essere risolto con un provvedimento legislativo idoneo che chiarisca questi aspetti e porti anche alla ristrutturazione dell'Istituto.
Con riferimento alla questione dello I.A.C.P. qualcuno ha accennato ad una "questione morale", per gli episodi che si sono verificati ed al problema delle nomine.
Non vogliamo assolutamente entrare nel merito più del necessario, ma riteniamo utile anticipare la sostanza della nostra posizione: riteniamo con assoluta chiarezza e convinzione che la legge che ci si è dati sia più che sufficiente sotto il profilo della normativa a garantire che siano effettuate nomine con la serietà necessaria e con l'attenzione dovuta alle qualità professionali e morali dei candidati. Riteniamo la scelta degli amministratori degli enti pubblici una questione di responsabilità delle forze politiche; è una questione di capacità e di volontà di scegliere gli uomini. Soprattutto è una questione più comportamentale che di norme, per cui riteniamo sia sul terreno dei comportamenti e degli impegni fondamentali delle forze politiche che ci si deve muovere più che sul terreno di ulteriori aspetti legislativi.
Abbiamo anticipato questa nostra posizione nella conferenza dei Capigruppo, la ribadiremo nel dibattito che si sta preannunciando su questi problemi. Non c'è neanche, per parte nostra, una questione politica. Si è fatto cenno a tensioni che ci sarebbero tra le forze politiche nonché a collegamenti alla situazione nazionale riguardo la possibilità di alternanza nella Presidenza del Consiglio dei Ministri o, più semplicemente, a tentativi locali di portare la palma del primo della classe in tema di rigore morale.
Noi siamo, come forza politica, estranei a questa iniziativa, cerchiamo sempre in questo Consiglio di muoverci con assoluto equilibrio e di svolgere un ruolo atto a compattare le forze di maggioranza, utile a ritrovare soprattutto i punti che ci uniscono; talvolta, lo debbo dire anche rinunciando a legittime prese di posizione della nostra forza politica. Portiamo avanti questa linea perché non siamo affetti da protagonismo, ma sentiamo la responsabilità di sostenere questa maggioranza per compiere un servizio nei confronti dei cittadini.
Quindi, se c'è in qualcuno la volontà di utilizzare la questione I.A.C.P. quale elemento di divisione tra le forze di maggioranza si sappia che simili operazioni non ci trovano disponibili, ma ci vedono semmai attenti ad operare in un senso contrario, di assoluto equilibrio, su aspetti propositivi, su che cosa fare in questa fase difficile per l'Istituto Autonomo Case Popolari, su quale linea assumere a livello di Consiglio regionale.
Noi avevamo chiesto una Commissione di indagine il 4/1/1985, ma in un contesto completamente diverso. Chiedevamo allora la nomina di una Commissione di indagine atta ad accertare se, indipendentemente da responsabilità personali o collettive degli amministratori, sussistessero le condizioni per una sia pure limitata continuità del Consiglio di amministrazione in carica, cioè una Commissione che doveva indagare sulla necessità di far proseguire la vita al Consiglio o di procedere al commissariamento dell'ente.
La situazione di oggi è totalmente diversa. Una Commissione di indagine ci pare avrebbe scarsa valenza, considerati i limiti che sono stati indicati, e si tratta comunque di un'ipotesi che si potrà valutare soltanto, noi pensiamo, dopo l'audizione del Commissario Rosso in II Commissione.
Questa proposta che è stata fatta dall'Assessore Genovese, e che è stata ampiamente recepita sia dal collega Bontempi sia da altri colleghi pare estremamente corretta e può portare un contributo all'approfondimento della situazione dell'ente, senza dubbio positivo ed utile.
V'è poi il problema delle nomine. Ci troviamo di fronte ad un ente che ha una gestione commissariale e come ho già anticipato noi eravamo favorevoli al commissariamento.
Il collega Picco aveva a suo tempo parlato di un commissariamento a lungo periodo ove fosse necessario, ma soprattutto perché eravamo in una fase preelettorale, quindi si voleva far intendere che il commissariamento non aveva un significato penalizzante per le forze che dovevano poi in futuro gestire la Regione.
Noi riteniamo che la gestione commissariale non possa durare all'infinito e non è utile che duri troppo.
Credo che l'efficienza delle istituzioni si debba dimostrare sapendo far funzionare gli organi, sapendoli nominare a tempo e luogo, sapendo fare delle scelte puntuali. Siamo gia in ritardo sotto questo profilo e non possiamo continuare ad accumulare ritardi.
Vi sono da nominare i Consigli di amministrazione degli Istituti Autonomi Case Popolari delle varie Province e di Torino e queste nomine sono propedeutiche alle nomine del Consorzio regionale I.A.C.P., quindi io credo sia questione morale anche quella delle nomine, cioè costituisce questione morale l'incapacità, se c'è, di procedere al rinnovo puntuale degli organismi.
Quindi su questa parte noi non conveniamo con le proposte, pure interessanti, che il Gruppo comunista ha portato avanti e che hanno dato un contributo notevole al dibattito.
Noi riteniamo che si debba passare al più presto da gestione commissariale a gestione normale, qualunque sia la situazione dell'ente perché questa è prova di funzionamento delle istituzioni alla quale non possiamo mancare. La costituzione dell'organo amministrativo non significa il blocco dei provvedimenti legislativi che possono essere portati avanti nel senso della ristrutturazione degli I.A.C.P., della normazione dei controlli della vigilanza, quindi attraverso un discorso legislativo complesso che regoli.la materia. Questo disegno dovrà andare avanti successivamente, con la necessaria puntualità e con il necessario approfondimento, anche nel merito di talune proposte, quale quella della suddivisione dello I.A.C.P. di Torino in più Istituti, con un frazionamento che però ci lascia estremamente perplessi. Infatti sono da governare grossi problemi attraverso lo I.A.C.P.: innanzitutto quello dei riscatti che deve essere affrontato e che non va visto in termini negativi, come è stato fatto dal collega Staglianò, ma invece in termini positivi come possibilità di accesso alla proprietà da parte delle persone che ne hanno diritto ed anche come riciclo di risorse finanziarie che potrebbero essere utilizzate per una politica attiva nel settore dell'edilizia popolare.
C'è da affrontare il tema del patrimonio esistente che non può non essere affrontato in modo veramente organico se si vuole tenere conto che c'è un progetto di circa 120 miliardi di spesa di manutenzione straordinaria già finanziato per 80 miliardi (tenendo conto del secondo provvedimento in corso di predisposizione). V'è un grosso sforzo complessivo che deve essere portato avanti onde dare efficienza, ma anche organicità a questo intervento pubblico nell'edilizia.
V'è poi il problema della costruzione di nuove case di edilizia sovvenzionata, quindi un problema complesso che non può essere portato avanti se non con la presenza di un Istituto Autonomo governato attraverso organi regolarmente costituiti e non può essere portato avanti se non con il quadro legislativo vigente, almeno in questa fase, perché il riesame del quadro legislativo complessivo ci porterebbe nel tempo troppo avanti e ci porterebbe ad una situazione che non riteniamo possa essere utile al fine di raggiungere presto una normalizzazione complessiva dell'attività dell'Istituto e dell'intervento pubblico in proposito.
Non voglio aggiungere altro se non ribadire che il nostro Gruppo è disponibile a dare tutti i contributi possibili alla soluzione dei problemi, tutta l'attenzione alle proposte di tutti, ma ritiene anche che quello che è urgente più di ogni altra cosa è riprendere a governare l'Istituto con organismi regolarmente eletti e cercare di andare nel concreto ad una politica di saggia amministrazione e di ripristino della regolarità non ancora oggi raggiunte malgrado l'impegno indiscutibile e qualificato della gestione commissariale.



PRESIDENTE

Comunico ai Consiglieri che l'ordine del giorno verrà consegnato fra poco; si sta procedendo alla copiatura del testo.
Si è concluso il dibattito e diamo la parola all'Assessore Genovese.



GENOVESE Piero Arturo, Assessore all'edilizia residenziale

Presidente, colleghi Consiglieri la replica sarà breve perché sono stato sufficientemente lungo nella comunicazione di stamani.
A termine di questo dibattito la Giunta si riserva di prendere visione dall'ordine del giorno annunciato adesso dal Presidente e dell'ordine del giorno che era stato già presentato dal collega Ferrara e che dalle dichiarazioni rilasciate oggi, potrebbe avere degli emendamenti rispetto al testo originario.
Per quanto riguarda lo svolgimento del dibattito e le valutazioni che sono emerse, credo, a nome della Giunta, di potere esprimere un giudizio positivo anche per lo stimolo rappresentato da, alcuni interventi critici sia rispetto al comportamento della Regione sia in ordine ai poteri e ai compiti che le sono attribuiti dalla legge; nel complesso credo siano serviti a dare un contributo nella ricerca di soluzione per i problemi che sappiamo essere aperti e difficili da risolvere ma che in ogni caso vanno affrontati. Forse è giusta l'osservazione avanzata da alcuni colleghi secondo cui i dibattiti e l'approfondimento su alcuni problemi sembrano essere in alcuni momenti sollecitati dall'esterno, quasi che non ci fosse la capacità autonoma della Regione di affrontare gli approfondimenti necessari bensì di procedere solo sotto un condizionamento che dall'esterno ci proviene in alcuni momenti della vita della Regione e dei suoi rapporti con altre istituzioni o con la società.
Questo può anche essere esatto. Ma vorrei ricordare ai colleghi - l' ho fatto stamattina e non lo dico per difendere l'operato della Giunta o dell'Assessorato e dei suoi servizi - che nel settore dell'edilizia negli 8 mesi della vita della Giunta si sono affrontati una serie di problemi, si è cercato di dare continuità e tempestiva esecuzione ai programmi, si è cercato di affrontare un complesso di questioni non semplici, mentre siamo in vista anche della presentazione di altre leggi, di modifica della 64 e di applicazione della 33 con la stesura finale del regolamento del fondo sociale.
I1 problema che da più parti è stato sollevato è reale ed è quello di una disciplina organica da parte della Regione dell'esercizio dei compiti ad essa assegnati dal D.P.R. 616 con il trasferimento dallo Stato alle Regioni dei compiti di vigilanza. E' questo un problema delicato, ma vorrei precisare, aggiungendo alcune cose a quanto ho detto stamattina, che non ha trovato l'indifferenza o l'inerzia silenziosa della Giunta e della Regione.
Ci siamo posti questo problema ritenendo che, per la complessità di interpretazione e di coordinamento delle norme in materia e in assenza della legge quadro statale, fosse necessario un ulteriore approfondimento anche perché l'iniziativa del Parlamento ha portato all'unificazione di 13 proposte e disegni di legge in un unico testo e si dovrebbe pervenire all'approvazione della legge quadro. D'altronde, non è esatto dire che la Regione non ha svolto o non svolge i compiti di vigilanza e quelli particolari di controllo che la legislazione attuale le assegna e attribuisce; la Regione forse ha qualche incertezza dovuta alla frammentarietà della materia e all'assenza di una disciplina organica e delle relative procedure ma, lo ripeto, non è esatto dire che i compiti di vigilanza e di controllo non vengono esercitati. Questo lo dico e non lo richiamo più, poiché è dettagliatamente indicato nella relazione scritta che poi distribuirò ai Consiglieri: in ordine alle leggi fondamentali di riferimento, dalla 457 alla 865, alla 616 stessa e alle norme regolamentari che ci siamo dati, la Regione svolge i compiti che le sono assegnati cercando di farlo, credo, in modo puntuale e corretto.
Il problema posto, di dotarci di una legge regionale in materia solleva non semplici questioni e proprio per questo nel mese di novembre e dicembre con deliberazioni di Giunta, che credo siano note ai colleghi Consiglieri regionali, avevamo affidato una consulenza giuridica per la corretta interpretazione degli articoli 93 e 94 del D.P.R. 616 al prof.
Siniscalco.
Devo dire che non solo per noi ma anche per i consulenti a cui la Giunta ha ritenuto di fare riferimento si sono riproposte questioni non semplici di interpretazioni circa i limiti e la portata che una normativa regionale dovrebbe avere, stante la frammentarietà della materia e l'assenza di una legge quadro.
Faccio un esempio per tutti. In dottrina e anche secondo alcune sentenze parrebbe che nel momento in cui si proceda con legge regionale alla definizione, dei controlli in materia di bilanci, preventivi e consuntivi, gli istituti, riorganizzati con normativa regionale, sarebbero assimilabili ad enti strumentali della Regione e da quel momento scatterebbe non solo l'obbligo del controllo dei bilanci, ma anche della copertura dei disavanzi degli stessi. Credo che questo non sia un problema secondario e che non debba sfuggire all'attenzione dei colleghi. Ho fatto un esempio solo, che è quello più evidente, ma ve ne sono degli altri: se si andrà a questo confronto e all'approfondimento in materia in Commissione consiliare permanente, occorrerà tenerne conto per non procedere in modo improvvisato e dettato da paure dovute all'indagine della Magistra-tura.
Ciascuno fa il proprio dovere; la Magistratura fa il suo e noi dobbiamo fare il nostro, escludendo la tentazione di dare risposte improvvisate e intempestive a problemi che sono delicati e difficili e che non possono essere risolti con un colpo di bacchetta magica. Il problema è presente da tempo, ed era presente anche alla Giunta che proprio per questo ha richiesto una consulenza giuridica, che ad oggi non è ancora pervenuta alla formulazione di un parere compiuto in materia, tale da confortarci nelle scelte che devono essere compiute. Credo, a questo punto, che la riflessione politica principale debba essere orientata su punti precisi. In primo luogo ho già proposto e richiederei ancora che prima di decidere in ordine all'eventuale costituzione di un'apposita Commissione ex art. 19 dello Statuto della nostra Regione, e prima di definirne gli obiettivi, la portata e le finalità, sarebbe davvero opportuno un approfondimento all'interno della competente Commissione consiliare per consentire una più completa conoscenza dei problemi, attraverso le audizioni del Commissario dello I.A.C.P., del Collegio dei Sindaci dello I.A.C.P. e del servizio competente regionale. Anche il servizio regionale deve essere sentito perché se pensiamo di andare verso una revisione legislativa è opportuno che il Commissario e il Consiglio regionale conoscano con esattezza quali sono i compiti che vengono esercitati quotidianamente dal servizio regionale e quali sarebbero i compiti e quali le esigenze organizzative e operative che deriverebbero per i servizi della Regione con l'approvazione di una legge di prima riorganizzazione. La cosa più assurda che potremmo immaginare sarebbe che all'insegna della improvvisazione si vadano a definire dei controlli che non sono strettamente dovuti ai sensi del D.P.R.
616 e poi non ci dotassimo degli strumenti e delle professionalità che consentono l'esplicazione reale di questi nuovi controlli, visti in tutte le loro conseguenze giuridiche, tecniche, amministrative e finanziarie.
Quindi a me parrebbe saggio percorrere una strada intermedia, lasciando alla Commissione consiliare permanente il compito di riferire al Consiglio e di proporre o meno la costituzione di una Commissione ex art. 19 dello Statuto e in caso affermativo di definirne le finalità precise, per evitare che appaia come una Commissione d'inchiesta sull'operato del servizio regionale, in un momento in cui, lo ribadisco, l'attività della Magistratura si sta svolgendo nei confronti dello I.A.C.P. e non della Regione. Quindi, non mi sento di condividere un'opinione secondo cui la Regione, nel momento in cui non è sotto inchiesta da parte della Magistratura, decida di aprire una inchiesta interna per paura o per la ricerca di chissà quali connessioni.
Per quanto mi riguarda e per il periodo che conosco ribadisco assumendomene pubblicamente la responsabilità, che non ho ravvisato alcun motivo per ritenere che non ci sia correttezza e attenzione massima da parte degli uffici regionali nei confronti dei compiti che ci sono assegnati. Resta poi evidente in ogni caso che se ci fossero delle responsabilità per omissioni di atti e queste non potrebbero che risalire all'Assessore in particolare, alla Giunta e al Presidente, che firmano molti decreti in materia, poiché nessuno degli atti che implica o riguarda un rapporto con gli Istituti e con lo I.A.C.P. di Torino è stato proposto dagli uffici regionali in questi mesi, senza una discussione preventiva all'interno dell'Assessorato e in particolare con il sottoscritto che ha la responsabilità della delega in materia.
Vi è poi un nodo politico su cui mi è un po' difficile all'improvviso esprimere un'opinione precisa della Giunta, e riguarda il problema sollevato dal collega Bontempi in ordine alla nomina dei nuovi Consigli di amministrazione sia per quanto attiene le garanzie, eventualmente da ridefinire, sia per quanto riguarda i tempi, tenendo conto che viene posta l'esigenza di procedere celermente alla approvazione di una legge di prima ristrutturazione e di.procedere poi al rinnovo dei Consigli.
O c'è tra i Gruppi un accordo per rinviare il rinnovo dei Consigli di amministrazione ad avvenuta approvazione di una nuova normativa regionale con un rinvio abbastanza lungo, oppure credo che debbano essere date tutte quelle garanzie che sono state richiamate procedendo al rinnovo dei Consigli di amministrazione. Anche se decidessimo di avviarci sulla strada dell'approvazione di una legge così importante, ciò non potrebbe avvenire nel giro di pochi giorni e quindi il problema del rinnovo dei Consigli di amministrazione degli I.A.C.P. o se volete disgiuntamente, degli I.A.C.P.
piemontesi e di quello di Torino separatamente, si pone in termini politici. Credo che una risposta debba venire non solo dalla Giunta, ma anche dai Gruppi consiliari e dalla conferenza dei Capigruppo.
Mi permetto solo di ricordare che quando ci siamo trovati in questi giorni in una situazione difficile, non è stato semplice convincere il Commissario dello I.A.C.P. di Torino a rimanere, anche per motivi personali comprensibili e non legati alla vicenda dell'Istituto, sino al prossimo 15 luglio.
Non credo che sia facile, lo dico con tutta schiettezza, trovare un nuovo Commissario, qualora questa intenzione reiterata di lasciare, come già previsto, l'incarico fosse mantenuta da parte del geom. Rosso.
Debbo anche dire che, qualunque sia la soluzione alternativa, per nessuno è facile nella situazione dello I.A.C.P. di Torino riuscire ad impossessarsi della situazione e della materia nel giro di poco tempo.
Certamente un nuovo Consiglio di amministrazione avrebbe non poche difficoltà, ma sono dell'opinione che un nuovo Commissario straordinario salvo che noi non rintracciassimo una persona con specifica elevata professionalità e conoscenza della materia, avrebbe difficoltà enormemente più grandi nell'assolvimento dei compiti di amministrazione attiva che gli sarebbero affidati.
Quindi, non esprimo un giudizio e un'opinione definitiva della Giunta penso si possa utilizzare l'interruzione che necessariamente ci sarà e che alla ripresa, nel momento in cui si deciderà attorno agli ordini del giorno, che mirano a definire anche questo problema, ci sarà l'espressione definitiva dell'indirizzo e della volontà della Giunta.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, proporrei che i rappresentanti dei Gruppi si riuniscano per esaminare gli ordini del giorno del Gruppo comunista e del Gruppo repubblicano. L'Assessore ha fatto una comunicazione sullo I.A.C.P.
e dalla discussione di oggi sono venute alcune proposte che possono essere raccolte nell'ordine del giorno repubblicano.
Nel frattempo il Consiglio esamina i provvedimenti licenziati unanimemente dalle Commissioni.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Unita' locali dei servizi sociali ed assistenziali e dei servizi sanitari

Esame progetto di legge n. 107: "Definizione delle modalità di corresponsione dei compensi ai componenti le Commissioni di concorso nelle UU.SS.SS.LL."


PRESIDENTE

Passiamo al punto 5) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 107: "Definizione delle modalità di corresponsione dei compensi ai componenti le Commissioni di concorso nelle UU.SS.SS.LL.".
Se non vi sono richieste di parola, possiamo passare alla votazione dell'articolato.
Art. 1 "La presente legge, emanata ai sensi dell'art. 166 del D.M. Sanità 30/1/1982, disciplina la corresponsione dei compensi al Presidente, ai componenti e al Segretario delle Commissioni esaminatrici dei pubblici concorsi per titoli ed esami per l'assunzione di personale presso le UU.SS.SS.LL. della Regione Piemonte, indetti o comunque espletati in applicazione delle norme concorsuali di cui al D.M. Sanità 30/1/1982 e successive modificazioni, alla legge regionale 8/11/1983, n. 19 e agli artt. 6, 8 e 9 della legge 20/5/1985, n. 207".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 39 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "La misura del compenso da corrispondere ai componenti delle Commissioni esaminatrici dei concorsi pubblici per le assunzioni di personale presso le UU.SS.SS.LL., per ciascuna data, è la seguente: Allegato 1 al D.P.R. 20/12/1979, n. 761, così come risulta integrato dal D.M. Sanità 10/2/1984: a) Ruolo Sanitario: Tabelle A, B, C, D, E, F, G Ruolo Professionale: Tabelle A, B, C, D Ruolo Tecnico: Tabelle A, B, C; Ruolo Amministrativo: Tabella A - quadro 1 L. 90.000 b) Ruolo Sanitario: Tabella H; Ruolo Professionale: Tabella E; Ruolo Amministrativo: Tabella A - quadro 2 L. 60.000 c) Ruolo Sanitario: Tabella I - quadro 1; Tabelle L. M; Tabella N - quadro 1; prof. prof.: Educatore Professionale Ruolo Tecnico: Tabella D; Tabella E Ruolo Amministrativo: Tabella B L. 45.000 d) Ruolo Sanitario: Tabella I - quadro 2; Tabella N - quadro 2 Ruolo Tecnico: Tabelle F, G; prof. prof.: Ausiliario Socio - Sanitario Ruolo Amministrativo: Tabelle C, D; L. 30.000 Per ogni giornata di durata del concorso non possono essere liquidate più di una seduta.
In alternativa al compenso per seduta potrà essere liquidato, per ciascun concorso, secondo la suddivisione nei.quattro gruppi sopra riportata, il sottoindicato compenso forfetario: concorsi di cui al precedente punto a) L. 250.000 concorsi di cui al precedente punto b) L. 150.000 concorsi di cui al precedente punto c) L. 100.000 concorsi di cui al precedente punto d) L. 75.000.
A tutti i soggetti di cui all'art. 1 della presente legge competono altresì, se e in quanto dovuti, il rimborso delle spese di viaggio e il trattamento economico di trasferta, secondo le norme vigenti per gli impiegati civili dello Stato.
Le presenti indennità sono forfetarie della prestazione resa e quindi non si dà in ogni caso luogo al pagamento di eventuali ore di lavoro straordinario.
Ai membri delle Commissioni di concorso è data facoltà di fruire del servizio di mensa previsto dall'U.S.S.L. per i propri dipendenti, ai sensi dell'art. 31 del D.P.R. 25/6/1983, n. 348 e con le stesse modalità e costi".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 39 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "Il tempo occorrente per l'espletamento delle procedure concorsuali compreso quello occorrente per raggiungere dalla sede di servizio la sede del concorso, è da considerarsi a tutti gli effetti per i dipendenti regionali e del Servizio Sanitario Nazionale, come attività di servizio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 41 hanno risposto SI 39 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Pongo in votazione l'intero testo di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 34 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'intero testo di legge è approvato.


Argomento: Immigrazione - Emigrazione

Esame proposta di deliberazione n. 168: "Deliberazione Giunta regionale n. 34-4883 'Accordo fra l'Italia è la Svizzera relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri ed alla compensazione finanziaria a favore dei Comuni italiani di confine. Legge 26/7/1985, n. 386'".


PRESIDENTE

Il punto 6) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n.
168: "Deliberazione Giunta re-gionale n. 34-4883 'Accordo fra l'Italia e la Svizzera relativo all'imposizione dei lavoratori frontalieri ed alla compensazione finanziaria a favore dei Comuni italiani di confine. Legge 26/7/1975, n. 386'".
Il Consigliere Ferrara ha presentato il seguente emendamento per una correzione formale: nella parte dispositiva, alla lettera a), le parole ".., alla data del 31/12/1985" sono modificate come segue: ".., alla data del 31 dicembre dell'anno di riferimento".
Sempre nella parte dispositiva alla lettera b), le parole finali: ".., alla data del 31/12/1985" sono modificate come segue: ".., alla data del 31 dicembre dell'anno di riferimento".
Il Consiglio ne prende atto.
Pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 33 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Problemi del lavoro e della occupazione

Esame proposta di deliberazione n. 175: "Deliberazione Giunta regionale n. 44-5140 'L.R. 55/84. Impiego temporaneo e straordinario di lavoratori disoccupati in cantieri di lavoro di Enti locali'. Delibera per ulteriore riparto di L. l.500 milioni fra le Province per contributi a Comuni e Comunità montane"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 175, di cui al punto 7) all'o.d.g.: "Deliberazione Giunta regionale n. 44-5140 'L.R. 55/84. Impiego temporaneo e straordinario di lavoratori disoccupati in cantieri di lavoro di Enti locali'. Delibera per ulteriore riparto di L. 1.500 milioni fra le Province per contributi a Comuni e Comunità montane".
Pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 33 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Unita' locali dei servizi sociali ed assistenziali e dei servizi sanitari - Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Esame progetto di legge n. 90: "Istituzione del servizio ispettivo sanitario e finanziario sulla gestione delle UU.SS.SS.LL."


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. il progetto di legge n. 90: "Istituzione del servizio ispettivo sanitario e finanziario sulla gestione delle UU.SS.SS.LL.".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti. Non essendovi interventi passiamo alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 (Istituzione del Servizio ispettivo sanitario e finanziario) "Per le finalità di cui all'art. 13, primo comma della legge 26/4/1982 n.
181, è istituito il Servizio ispettivo sanitario e finanziario sulla gestione delle Unità Socio Sanitarie Locali.
Il Servizio viene istituito, ad integrazione dell'allegato 3 della legge regionale 17/12/1979, n. 73,, nel dipartimento Servizi sociali".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 33 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Funzioni del Servizio ispettivo) "Fermi restando gli obblighi di controllo e verifica che ineriscono agli Assessorati regionali competenti in base alle disposizioni vigenti, il Servizio ispettivo provvede a verificare: 1)che l'attività della Unità Socio Sanitaria Locale proceda in conformità delle norme di legge e regolamenti vigenti, in coerenza alle indicazioni del Piano socio - sanitario regionale 2) che le attività dei presidi e dei servizi delle Unità Socio Sanitarie Locali siano espletate secondo il concetto della efficienza ed efficacia 3) che il riordino dei servizi e la riconversione delle risorse nelle Unità Socio Sanitarie Locali avvenga nel rispetto della legge regionale di Piano socio sanitario 4) che l'attività economico - finanziaria sia rigorosamente rispondente alla normativa vigente e la tenuta delle scritture contabili avvenga in maniera regolare ed uniforme e che si provveda puntualmente alla resa dei conti da parte di chi ne ha l'obbligo 5) che le gestioni dei consegnatari sia di fondi sia di beni della Unità Socio Sanitaria Locale avvengano in conformità delle norme che regolano l'affidamento dei fondi e dei beni (secondo comma art. 5 deliberazione C.R.
28/7/1983, n. 440-6422) 6) che sia data uniforme applicazione alle norme che regolano il trattamento economico e giuridico del personale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 33 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Composizione del Servizio ispettivo) "L'organico del Servizio ispettivo viene stabilito con deliberazione della Giunta regionale.
In ogni caso il personale addetto alle attività ispettive deve rivestire una qualifica direttiva o dirigenziale. All'interno del Servizio deve essere garantita la competenza socio assistenziale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 33 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (Ambito di operatività del Servizio ispettivo) "Il Servizio ispettivo svolge i compiti previsti dal precedente art. 2 in forma autonoma, senza sovrapposizione, subordinazione o interazione con organi di controllo previsti dalla normativa vigente per le UU.SS.SS.LL.
Il servizio svolge la sua attività in maniera coordinata con i servizi regionali competenti per le specifiche materie".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 33 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 4 è approvato.
Art. 5 (Periodicità delle verifiche) "Le verifiche della gestione delle UU.SS.SS.LL., affidate al Servizio ispettivo di cui all'art. 1 del presente provvedimento, sono disposte ed effettuate periodicamente secondo un programma di attività di verifica nei vari settori, salvo casi di urgenza o per specifiche esigenze".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 33 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 5 è approvato.
Art. 6 (Oggetto delle verifiche) "Le verifiche affidate ed effettuate dal Servizio ispettivo possono riguardare l'intera attività dell'U.S.S.L. per un determinato periodo di tempo, ovvero, quando ciò sia ritenuto necessario, atti singoli".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 33 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Compiti dell'Unità Socio Sanitaria Locale in occasione delle verifiche) "L'U.S.S.L., tramite i propri servizi e gli uffici esterni peraltro collegati alla propria attività gestionale, in occasione delle verifiche di cui ai precedenti articoli collabora con il Servizio ispettivo, su richiesta del Servizio stesso esibisce atti e documenti necessari all'espletamento della verifica e fornisce ogni notizia ed informazione utile".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 33 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 7 è approvato.
Art. 8 (Verbali e relazioni) "L'ispezione va conclusa con due documenti: il verbale dell'ispezione compiuta e la relazione all'Assessore competente. Il verbale dell'ispezione evidenzia il lavoro svolto e le circostanze emerse in sede di verifica e le eventuali istruzioni provvisoriamente impartite dall'Ispettore.
Tale verbale deve essere firmato dall'Ispettore e può essere controfirmato dal Presidente del Comitato di Gestione e dai Coordinatori dell'U.S.S.L.
interessata, i quali hanno la facoltà di chiedere l'inserimento ih calce al verbale di osservazioni, annotazioni o integrazioni.
I funzionari del Servizio ispettivo sono tenuti a redigere, al termine di ciascuna verifica, una relazione scritta sulle operazioni compiute nel corso della verifica medesima.
Nella relazione dovranno essere particolarmente evidenziati le eventuali carenze riscontrate nella gestione, nonché i fatti che possono dar luogo a rilievi sia sotto il profilo della legittimità, sia dal.punto di vista del merito.
Ove non si tratti di verifiche su di un solo atto, la relazione dovrà anche contenere una valutazione complessiva sull'attività, per gli scopi di cui all'art. 95 della legge regionale 13/l/1981, n. 2.
Le relazioni dovranno essere tempestivamente inoltrate all'Assessore competente e, comunque, non oltre 30 giorni dal termine delle operazioni di verifica.
Qualora le verifiche siano effettuate da due o più funzionari congiuntamente, la relazione di cui ai precedenti commi sarà sottoscritta da tutti i funzionari che vi hanno partecipato. Qualora, nel corso della verifica, i funzionari accertino fatti ritenuti di particolare gravità ovvero riscontrino il maturare di un disavanzo della gestione di competenza dell'U.S.S.L., dovranno darne immediata comunicazione scritta all'Assessore competente.
La comunicazione, peraltro, non esonera dall'obbligo della relazione prevista dal presente articolo".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposti SI 33 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 8 è approvato.
Art. 9 (Utilizzo di personale regionale estraneo al Servizio ispettivo) "I1 personale del Servizio ispettivo di cui all'art. 1 può essere affiancato nel corso delle singole ispezioni dai responsabili dei servizi degli Assessorati alla sanità ed all'assistenza, secondo le indicazioni dell'Assessore competente.
In relazione allo stretto intreccio tra le funzioni sanitarie e socio assistenziali, entrambe in capo alle UU.SS.SS.LL. della Regione Piemonte il Servizio ispettivo deve essere in ogni caso integrato, quando l'oggetto dell'attività ispettiva afferisce ai progetti obiettivo ed alle azioni integrate, da un responsabile dell'Assessorato all'assistenza indicato dall'Assessore competente.
Quando le esigenze ispettive lo richiedono, sulla base delle competenze specifiche delle strutture regionali, possono essere utilizzati altresì responsabili di servizio della Regione Piemonte, su indicazione dell'Assessore competente, sentito l'Assessore da cui dipende il servizio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 33 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 9 è approvato.
Art. 10 (Utilizzo del personale del Servizio Sanitario Nazionale) "Nell'espletamento dei compiti ispettivi propri, il personale regionale pu essere altresì affiancato da personale del Servizio Sanitario Nazionale, a condizione che rivesta la qualifica apicale nel settore amministrativo o sanitario o socio assistenziale e che le verifiche non riguardino l'U.S.S.L. di appartenenza.
In tal caso, le ore impiegate dal dipendente del Servizio Sanitario Nazionale vengono considerate a tutti gli effetti rese in costanza di servizio e vengono rimborsate all'U.S.S.L. dalla Regione, cui spetta anche il rimborso relativo alle missioni effettuate.
A tal fine, la Giunta regionale stipula con le UU.SS.SS.LL. una apposita convenzione di durata triennale per l'eventuale utilizzo di tutto il personale apicale, in servizio nelle UU.SS.SS.LL. medesime.
L'individuazione del personale del Servizio Sanitario Nazionale per la singola ispezione viene disposto con decreto del Presidente della Giunta regionale, su proposta avanzata dall'Assessore regionale alla sanità, dopo aver sentito il Presidente dell'U.S.S.L. interessata e il dipendente da incaricarsi".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 33 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 10 è approvato.
Art. 11 (Norma transitoria) "L'unità organizzativa regionale istituita con deliberazione del Consiglio regionale 28/7/1983, n. 440-6422 e individuata con deliberazione della Giunta regionale 12/l/1984, n.
17/31247, rimarrà in funzione fino all'attuazione del Servizio ispettivo di cui all'art. 1 della presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 33 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 11 è approvato.
Pongo in votazione l'intero testo di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'intero testo di legge è approvato.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame progetto di legge n. 106: "Modifica alla L.R. 27/10/1982 n. 31 'Disciplina degli organi collegiali sanitari"'


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. il progetto di legge n. 106: "Modifica alla L.R. 27/10/1982 n. 31 'Disciplina degli organi collegiali sanitari"'.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti. Non essendovi interventi passiamo alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 "L'art. 11 della legge regionale 27/10/1982, n. 31 è così sostituito: 'Fermo restando il pagamento dei gettoni di presenza secondo quanto previsto dall'art. 1 della legge regionale 2/7/1976, n. 33 e successive modifiche ed integrazioni, a ciascun componente non dipendente regionale delle Commissioni sanitarie regionali di seconda istanza per gli invalidi civili, per i ciechi civili e per i sordomuti di cui agli artt. 1 - 2 e 3 della presente legge e costituite rispettivamente ai sensi dell'art. 9 della legge 30/3/1971, n. 118, dell'art. 10 della legge 27/5/1970, n. 382 e dell'art. 3 della legge 26/5/1970, n. 381, spetta la somma di L. 3.000 per ogni soggetto esaminato. Tale somma può essere periodicamente aggiornata dalla Giunta regionale.
I compensi di cui ai precedenti commi spettano anche ai dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale, purché la partecipazione alle sedute delle Commissioni avvenga al di fuori del normale orario di lavoro"'.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 34 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "Alle spese derivanti dal funzionamento degli organi collegiali di cui alla legge regionale 27/10/1982, n. 31 si provvede con le dotazioni finanziarie di cui al capitolo 10683 del bilancio 1986 e corrispondenti capitoli degli esercizi successivi.
Alla maggior spesa per il 1986, valutata in L. 90 milioni, derivante dall'attuazione della presente legge, si provvede con lo stanziamento, in termini di competenza e di cassa, di cui al cap. 10683 del bilancio 1986".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 34 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Pongo in votazione l'intero testo di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 32 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'intero testo di legge è approvato.


Argomento: Trattamento economico dei Consiglieri

Esame proposta di deliberazione n. 179: "Modificazioni alle 'Norme di attuazione sul trattamento di missione dei Consiglieri regionali"'


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. la proposta di deliberazione n. 179: "Modificazioni alle 'Norme di attuazione sul trattamento di missione dei Consiglieri regionali"'.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti. Prima di passare alla votazione propongo una correzione formale: sostituire alla parola "carburante" la parola "benzina super".
Il Consiglio ne prende atto.
Pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 31 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Esame proposta di deliberazione n. 180: "Modifica al Regolamento per l'autonomia funzionale e contabile del Consiglio regionale"


PRESIDENTE

Propongo l'iscrizione all'o.d.g. della proposta di deliberazione n. 180: "Modifica al Regolamento per l'autonomia funzionale e contabile del Consiglio regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 35 Consiglieri presenti. Pongo quindi in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
La deliberazione è approvata con 34 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Esame proposta di deliberazione n. 190: "Individuazione dell'Organo Tecnico - Consultivo di cui all'art. 17 del D.P.C.M. 10/2/1984"


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. la proposta di deliberazione n. 190: "Individuazione dell'Organo Tecnico - Consultivo di cui all'art. 17 del D.P.C.M. 10/2/1984".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti. Pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 33 voti favorevoli e 1 astensione.
Pongo in votazione l'immediata esecutività di tale deliberazione.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata con 33 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Variazioni di bilancio

Esame proposta di deliberazione n. 197: "Deliberazione Giunta regionale n. 168-5691: 'Terzo prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al capitolo n. 12900 dello stato di previsione della spesa del bilancio 1986, della somma di L. 6.219.176.332, per consentire pagamenti relativi alla gestione dei residui"'


PRESIDENTE

Propongo l'iscrizione all'o.d.g. della proposta di deliberazione n. 197: "Deliberazione Giunta regionale n. 168-5691: 'Terzo prelievo dal fondo di riserva di cassa di cui al capitolo n. 12900 dello stato di previsione della spesa del bilancio 1986, della somma di L. 6.219.176.332, per consentire pagamenti relativi alla gestione dei residui"'.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Biazzi per dichiarazione di voto. Ne ha facoltà.



BIAZZI Guido

Non riusciamo a capire come mai si integra adesso la gestione dei residui quando c'è stata una variazione di bilancio alla fine di marzo con la legge nota di variazione di bilancio su cui abbiamo discusso a fondo. A quel momento si doveva già conoscere in modo approfondito quello che avrebbe dovuto essere il rendiconto della Regione Piemonte al 31/12/1985.
Non riusciamo quindi a capire la ragione di questi ritardi e perché si vada oggi a integrare documenti che dovevano essere già perfezionati al momento dell'assunzione di una legge tanto importante quale era quella di variazione del bilancio 1986.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Il riferimento al ritardo connesso al rendiconto mi pare sia elemento costante nella produzione delle diverse Giunte che si sono alternate entro la nostra Regione. Qui può essere affidato e assicurato a livelli competenti che seguono il discorso a livello istituzionale. Non è un fatto nuovo, è una consuetudine della quale mi auguro si possa stabilire un superamento nel prossimo futuro.



PRESIDENTE

Pongo quindi in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 19 voti favorevoli e 15 astensioni.


Argomento: Edilizia scolastica

Esame progetto di legge n. 95: "Proposta di legge di iniziativa del Consiglio regionale del Piemonte al Parlamento nazionale: 'Norme per l'edilizia scolastica e costituzione di un fondo per il finanziamento di piani triennali'".


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. il progetto di legge n. 95: "Proposta di legge di iniziativa del Consiglio regionale del Piemonte al Parlamento nazionale: 'Norme per l'edilizia scolastica e costituzione di un fondo per il finanziamento di piani triennali"'.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 32 Consiglieri presenti. Non essendovi interventi, passiamo all'esame dell'articolato.
Art. 1 (Finalità della legge) "E' istituito un fondo per il finanziamento di piani triennali di edilizia scolastica finalizzati alla realizzazione di un sistema di strutture in grado di garantire una razionale distribuzione sul territorio degli spazi e degli impianti per l'attività della scuola.
Nell'ambito degli indirizzi stabiliti dall'art. 1 della legge 5/8/1975, n.
412, assumono carattere prioritario: 1) il completamento funzionale e strutturale degli edifici finanziati con i piani di intervento delle precedenti leggi, dopo una verifica del perdurare della loro utilità 2) la realizzazione delle opere necessarie per eliminare situazioni di doppi turni, di utilizzo di sedi improprie o di strutture a carattere precario nonché per sostituire edifici obsoleti 3) l'adeguamento degli edifici esistenti alle esigenze didattiche igieniche, e di sicurezza e di fruizione da parte dei disabili 4) la conversione, l'acquisizione, la costruzione di edifici per la scuola secondaria superiore assicurando la presenza di tale ordine di scuola in ogni distretto scolastico" Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Piani e programmi di intervento) "Per il conseguimento delle finalità di cui all'art. 1 le Regioni a Statuto ordinario e quelle a Statuto speciale e le Province autonome di Trento e Bolzano predispongono piani triennali cui danno attuazione con programmi annuali di spesa.
Tali programmi dovranno essere coerenti con il piano delle istituzioni predisposto dal Ministro della P.I. d'intesa con le Amministrazioni regionali.
Stabiliscono gli indirizzi generali della programmazione, gli obiettivi e le relative priorità ed i piani triennali individuano gli stanziamenti assegnati ai diversi ordini e gradi di scuola statale, alle scuole materne non statali gestite da Enti e da Istituzioni, le quote di accantonamento per maggiori oneri, per interventi urgenti, per opere di manutenzione straordinaria, e per l'adeguamento degli edifici esistenti alla normativa vigente in materia di igiene e sicurezza, nonché per la fruizione del servizio da parte dei soggetti portatori di handicap.
I programmi annuali assegnano i finanziamenti per i singoli interventi definendo per le nuove opere e per gli ampliamenti e i completamenti le dimensioni e le componenti funzionali. Le spese ammissibili al finanziamento includono, oltre alle voci indicate al secondo e terzo comma dell'art. 2 della legge 5/8/1975, n. 412 gli oneri per eventuali indagini geologiche.
Unitamente ad ogni programma annuale, le Regioni presentano al Ministro della P.I. una relazione sullo stato di attuazione del programma precedente in cui siano indicate le somme impegnate ed erogate e lo stato di avanzamento delle opere".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Modalità di assegnazione e di erogazione) "Il Ministro della Pubblica Istruzione, di concerto con il Ministro del Bilancio e della Programmazione Economica e dei Lavori Pubblici, sentita la Commissione interregionale, di cui all'art. 13 della legge 16 maggio 1978 n. 281, ripartisce fra le Regioni le somme disponibili per ogni esercizio del triennio.
In sede di prima applicazione della presente legge la ripartizione è disposta entro trenta giorni dalla sua entrata in vigore. Nei trienni successivi i finanziamenti sono assegnati alle singole Regioni entro trenta giorni dall'entrata in vigore della legge di approvazione del Bilancio dello Stato sulla base degli stanziamenti previsti nel bilancio pluriennale di cui all'art. 4 della legge 5/8/1978, n. 468.
L'attribuzione alle Regioni avviene per il primo triennio per il 35% sulla base della popolazione residente fino a 19 anni di età, desunta dall'ultimo censimento generale della popolazione; per il restante 65% sulla base delle carenze pregresse, tenendo conto in particolare dei doppi turni, delle precarietà d'uso e della vetustà degli edifici scolastici.
Per i trienni successivi la ripartizione del finanziamento verrà effettuata sulla base dei dati desunti.dal sistema informativo previsto dall'art. 5 della presente legge e del grado di attuazione dei programmi regionali.
Entro novanta giorni dalla notifica dell'assegnazione dei finanziamenti le Regioni approvano il piano triennale, sulla base delle esigenze accertate con il concorso degli Enti obbligati e degli organismi collegiali scolastici distrettuali e provinciali.
Il piano triennale e i programmi annuali approvati sono trasmessi al Ministero della Pubblica Istruzione, al Ministero del Bilancio e Programmazione Economica ed a quello dei Lavori Pubblici.
Il Ministero del Bilancio e Programmazione Economica per le Regioni a Statuto ordinario di concerto con il Ministro della Pubblica Istruzione ed il Ministro dei Lavori Pubblici per le Regioni a Statuto speciale provvedono, entro trenta giorni dal ricevimento dei programmi all'attribuzione delle quote annuali di finanziamento e dispongono l'apertura di credito a favore delle singole Regioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (Procedure per l'attuazione degli interventi) "Alla realizzazione delle opere provvedono gli Enti obbligati sulla base della legislazione vigente.
Alle Amministrazioni provinciali sono affidate tutte le funzioni amministrative attinenti alla costruzione, manutenzione di edifici scolastici per gli istituti di istruzione secondaria superiore ivi compresa l'istruzione professionale ed artistica.
Gli Enti e le Istituzioni titolari di scuole materne non statali, per ottenere i finanziamenti per opere di edilizia, devono assumersi l'onere per la copertura della spesa eccedente. La Regione potrà autorizzare un diverso uso dell'edificio su richiesta motivata dello stesso Ente od Istituto su conforme parere del competente provveditore agli studi.
Le procedure per l'approvazione dei progetti, l'affidamento e l'esecuzione delle opere, rimangono stabilite dalla normativa regionale vigente in materia.
Alla stessa normativa si fa riferimento per quanto concerne l'erogazione agli Enti obbligati delle rate d'acconto.
La legislazione regionale dovrà inoltre prevedere le modalità di intervento sostitutivo o di revoca del finanziamento assegnato, qualora l'Ente obbligato non abbia rispettato gli adempimenti stabiliti per l'attuazione dell'opera.
La legislazione regionale dovrà altresì aggiornare la composizione della Commissione già prevista dall'art. 10 della legge 5/8/1975, n. 412 per la valutazione della idoneità delle aree destinate alla realizzazione delle opere ferma restando comunque la presenza del provveditore agli studi competente o di un suo delegato".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri.
L'art. 4 è approvato.
Art. 5 (Anagrafe del patrimonio immobiliare del sistema scolastico nazionale) "Entro il biennio successivo all'entrata in vigore della presente legge il ministero della Pubblica Istruzione, avvalendosi ove possibile delle strutture regionali, provvederà alla istituzione di una base informativa per la elaborazione dei dati relativi al patrimonio immobiliare del sistema scolastico nazionale che consenta di pianificare le iniziative in materia di edilizia scolastica.
La base informativa dovrà essere realizzata con procedure che ne garantiscono la flessibilità per il tempestivo aggiornamento e gli eventuali sviluppi.
La metodologia della rilevazione sarà definitiva sentita una Commissione mista composta da funzionari del Ministero della Pubblica Istruzione e da rappresentanti delle Regioni. All'onere della rilevazione e della gestione si provvederà con fondi appositamente stanziati nei relativi capitoli di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri.
L'art. 5 è approvato.
Art. 6 (Sperimentazione e normativa tecnica) "Per il coordinamento e la diffusione delle sperimentazioni che possono essere sviluppate nell'ambito dei piani regionali di intervento e per la revisione ed aggiornamento delle norme tecniche, emanate con D.M.
18/12/1975, è istituita presso il Centro Studi dell'Edilizia Scolastica del Ministero della Pubblica Istruzione una Commissione mista in cui sono presenti esperti in rappresentanza delle Regioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri.
L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Norme finali) "Tutte le norme in materia in contrasto con la presente legge sono abrogate.
Le Regioni a Statuto speciale e le Province autonome di Trento e Bolzano esercitano nelle materie di cui alla presente legge le competenze ad esse spettanti ai sensi dei rispettivi Statuti e delle relative norme di attuazione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 27 Consiglieri si sono astenuti 5 Consiglieri.
L'art. 7 è approvato.
La parola al Consigliere Sestero per dichiarazione di voto.



SESTERO Maria Grazia

Vorrei cogliere l'occasione di questa proposta di legge, che nel merito non solleva particolari problemi, per porre un problema di carattere generale legato a questo particolare momento della Regione.
Approvammo, mesi addietro, un piano per le necessità regionali di edilizia scolastica secondo una procedura messa in moto da un impegno del Governo e del Ministro della Pubblica Istruzione che prevede un finanziamento complessivo di 4.000 miliardi attraverso un fondo della Cassa Depositi e Prestiti. L'impegno è stato preso dal Governo a seguito dell'iniziativa degli studenti che lamentavano lo stato preoccupante dell'edilizia scolastica in alcuni punti del Paese, dove vi sono condizioni di doppi turni o condizioni di non funzionalità perfetta. Questo impegno che era contenuto in un decreto legge è svanito nel nulla, perché quel decreto legge non è stato tradotto in legge, è stato fatto decadere e oggi è sparito e di questa partita non si è più sentito parlare.
Credo sia giusto presentare questa proposta di legge che si ispira a ripetere le modalità della legge 412, con alcune correzioni rispetto alle intenzioni del Ministro che voleva invece gestire centralmente tutta questa partita.
Non possiamo più far finta di niente e accettare che, sull'onda del movimento degli studenti dell'85, il Governo faccia il bel gesto di promettere 4.000 miliardi di finanziamenti e poi, in sordina, perché le piazze.non sono più piene, si rimangi l'impegno preso e lasci la situazione dell'edilizia scolastica nelle condizioni in cui è, anzi, con le restrizioni contenute nella legge finanziaria relativamente ai mutui agli Enti locali, per cui la situazione è peggiore per quanto riguarda questo problema (anche se gli studenti non sono più in piazza) che continua ad essere di assoluta urgenza.
Visto che la Regione si era impegnata all'interno del Consiglio con procedure di coinvolgimento degli altri Enti locali e in forma democratica ampia, chiedo che accanto alla proposta di legge che si trasmette al Parlamento ci sia anche un'iniziativa del Consiglio regionale del Piemonte di censura, di deplorazione e di condanna del comportamento inaccettabile che non tiene fede agli impegni presi davanti agli studenti mobilitati in piazza.
Nel caso in cui la Giunta non provveda, ci preoccuperemo di presentare un ordine del giorno che richiami il Ministro Falcucci e il Governo (se ci saranno ancora questo Governo e questo Ministro, visto che siamo in tempi di verifiche) agli impegni assunti, non solo di fronte agli studenti, ma anche di fronte alle autorità democratiche come è appunto la Regione che si è impegnata, ha lavorato e si è visto vanificato il suo lavoro.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Alberton.



ALBERTON Ezio, Assessore all'istruzione

Può darsi che il Ministro Falcucci stia svolgendo la funzione di parafulmine di tutte le ire che si agitano nel Paese. Nel caso in questione però probabilmente c'è qualcosa che non è conosciuto dal Consigliere Sestero.
Il decreto è decaduto due volte, è decaduto perché non convertito entro il 28 febbraio, è stato ripresentato, non è stato convertito entro il 30 aprile quindi è decaduto; in data 30 aprile è stato ripresentato il decreto. Quindi il decreto è giacente presso il Parlamento. Tant'è vero che, nell'ultimo decreto del 30 aprile, per fortuna ci sono già delle modifiche che hanno accolto, seppure parzialmente, ma con modifiche sostanziali, alcune delle obiezioni che avevamo sollevato come Regione e che erano e sono presenti nell'iniziativa legislativa che abbiamo assunto.
Cito, prima fra tutte, la modifica che riporta alle Regioni il ruolo di ente di programmazione, cioè nel decreto del 30 aprile non sono più i Sovrintendenti scolastici a elaborare i programmi, ma sono di nuovo le Regioni che hanno questo ruolo sentiti gli organi scolastici.
Sottolineo un'altra importante modifica: tra le tipologie di intervento finanziabili sono state inserite anche quelle dell'adeguamento alle norme di sicurezza; è un aspetto che creerà non pochi problemi, perché certamente il bisogno sotto questo aspetto è elevatissimo.
E' stata modificata, anche qui opportunamente, la parte che prevedeva la nascita di nuove sedi scolastiche per le scuole di secondo grado: l'articolo - mi dispiace non averlo sottomano - prima prevedeva che in ogni distretto scolastico fosse necessario garantire la presenza di ogni tipologia di scuola secondo le norme esistenti (avevamo evidenziato come questo rischiava di non tener conto dei progetti di riforma della scuola media superiore in atto). La dizione è stata modificata in modo da rendere più soggetto a programmazione questo intervento di quanto non fosse consentito da una norma che suonava estremamente burocratica. Per cui le Regioni hanno manifestato da un lato consenso per queste prime modifiche che hanno accolto alcune delle richieste che erano già state evidenziate mentre rimangono aperti alcuni problemi che continuiamo a sollevare anche nella nostra proposta di legge, quale la mancanza di un criterio per prevedere il monte di finanziamenti disponibili a ciascuna Regione: quindi manca, se vogliamo, il riferimento finanziario con il quale la Regione possa sviluppare un effettivo piano.
Credo che, stante così il decreto, continueremo a presentare più una lista di esigenze non sapendo dove fermare le richieste, perché non sappiamo se a noi viene il 5, il 10, il 7,5% del fondo nazionale, non essendoci alcuna parametrizzazione. Però tengo a sottolineare che il decreto è giacente in Parlamento: proprio alla luce del decreto legge del 30 aprile abbiamo riavviato con le Province le verifiche, invitandole da un lato a riaggiornare quanto avevano elaborato fino ad allora, ad aggiornare le loro previsioni in conseguenza del fatto che sono state previste le possibilità di aggiunta delle norme di sicurezza; stessa cosa abbiamo fatto nei confronti dei Comuni.
Dimenticavo di dire che altro aspetto non positivo del decreto, come è oggi giacente presso il Parlamento, è che non è stato inserito il problema di assegnare alle Province la responsabilità generale su tutti gli istituti superiori.
Coerentemente con la nostra proposta e per quanto avevamo evidenziato nei primi atti compiuti a seguito del primo decreto, noi abbiamo chiesto alle Province che si facciano comunque carico, in questa fase, di raccogliere tutte le esigenze anche da parte dei Comuni, che pure rimangono formalmente responsabili di alcune tipologie di scuole, in questa fase di costruzione del piano.
Questa è la situazione: sia le Province sia i Comuni stanno lavorando e dovremmo riuscire a raccogliere i loro dati entro il 15 di questo mese.
Siamo di nuovo nella fase di elaborare, aggiornare questa nostra proposta di piano auspicando che il Parlamento trasformi in legge questo decreto legge. Se non lo fa entro il 30 giugno, purtroppo decadrebbe: è una situazione che nessuno si augura, perché altrimenti continueremo a girare a vuoto e lasciare scoperto un bisogno reale del nostro Paese, ma ho creduto doveroso fare questa precisazione per riportare il dibattito sulla situazione esatta in cui si sta svolgendo sia presso il Parlamento sia all'interno della Regione.



PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Sestero. Prego il Consigliere Sestero di replicare brevemente.



SESTERO Maria Grazia

Avevo già detto prima che nel merito del contenuto della proposta di legge non ho rilievi da fare; credo si sia fatto nel coordinamento interregionale e con il coinvolgimento delle Province e degli Enti locali interessati un buon lavoro e, devo dire, in gran parte dovuto perché mi parrebbe strano che le Regioni non rivendicassero un ruolo di programmazione su questo terreno. C'è per altro un precedente che è la legge 412, quindi è giusto e si sono ottenuti dei risultati e di questo prendo atto.
Ho chiesto di intervenire ancora perché non ho colto nell'intervento dell'Assessore una risposta alla esi-genza che sottolineavo che era aggiuntiva. I ritardi si sono accumulati e non mi consola che dal 30 aprile ci sia un altro decreto depositato. I tempi sull'anno finanziario 1986 sono perduti e con la situazione di instabilità e di verifica in atto nel Governo non credo che si possa ragionevolmente pensare che entro il 30 giugno il decreto venga riconfermato. Proprio, perché nel merito delle cose c'è consonanza avvertiamo tutti la stessa esigenza; chiedevo di rafforzare questa nostra iniziativa con un ordine del giorno che richiami al Parlamento e al Governo l'urgenza del problema. E' una questione di quattrini per poter fare le opere edilizie. Mi pare di avere inteso che il Presidente del Consiglio abbia detto che qualora, per la prossima adunanza del Consiglio, fosse presentato un ordine del giorno della Giunta o del nostro Gruppo (e noi lo presenteremo) si iscriverà in modo che questa sollecitazione possa accompagnare la presentazione della proposta di legge.



PRESIDENTE

E' così discussa la proposta di legge al Parlamento.
Pongo quindi in votazione l'intero testo di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 29 Consiglieri si sono astenuti 4 Consiglieri.
L'intero testo di legge è approvato.


Argomento: Comitato regionale e sue sezioni

Esame progetto di legge n. 118: "Abrogazione all'articolo unico della L.R. 7/7/1982, n. 14"


PRESIDENTE

Il punto 10) all'o.d.g. reca: Esame progetto di legge n. 118 "Abrogazione dell'articolo unico della L.R. 7/7/1982, n. 14".
Tale progetto di legge è stato licenziato all'unanimità in Commissione.
Dopo la votazione di un ordine del giorno al riguardo in cui tutti invocavano il ritorno alle precedenti norme di legge, ora i Presidenti e i Vicepresidenti dei Comitati di controllo durano in carica venti mesi anziché cinque anni.
La parola al Consigliere Bontempi che è relatore del progetto di legge.



BONTEMPI Rinaldo, relatore

Approfitto della qualifica di relatore per fare presente al Presidente del Consiglio le conclusioni della riunione dei Capigruppo delle ore 14. Si è lungamente dibattuto sugli argomenti da portare in discussione dopo le richieste di sospensione delle nomine. Abbiamo deciso che tutti i provvedimenti di cui sono relatore (meno questo) e che riguardano le nomine saranno susseguenti al dibattito che si farà la prossima settimana.
Per quanto riguarda questo provvedimento ho ben poco da dire. Si ritorna alle norme precedenti. Noi registriamo che con ciò si attua un ordine del giorno e si risponde ad una richiesta preliminare che avevamo posto. Questa.legge può essere approvata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana per dichiarazione di voto.



PEZZANA Angelo

Volevo solo capire come mai è stato detto che su questa proposta di legge tutti i Gruppi si erano espressi in maniera unanime e favorevole.



PRESIDENTE

Devo dire che c'è stato un ordine del giorno, può darsi che qualcuno abbia votato contro. Non lo ricordo.



PEZZANA Angelo

Dato che voterò contro questa proposta di legge tenevo a dire che non tutti si sono espressi in maniera unanime e favorevole.
Prima di dire che tutti i Gruppi unanimemente hanno deciso per il si occorre verificare se è esatto.



PRESIDENTE

Passiamo quindi alla votazione dell'articolato.
Art. 1 "La legge regionale 7/7/1982 n. 14 è abrogata.
Di conseguenza il 'quinto comma dell'art. 7 della legge regionale 12/8/1978 n. 42 recita nuovamente: 'I Presidenti e i Vicepresidenti del Comitato e delle Sezioni durano in carica venti mesi, salvo il caso di scadenza dell'organo, e, di norma non sono rieleggibili durante la stessa legislatura regionale"'.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 34 hanno risposto SI 32 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione sul Bollettino. Ufficiale della Regione Piemonte, ai sensi dell'art. 45, sesto comma, dello Statuto regionale".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 32 hanno risposto SI 30 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
Pongo in votazione l'intero testo di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 30 hanno risposto SI 28 Consiglieri ha risposto NO 1 Consigliere si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo di legge è approvato.
La votazione è valida ai sensi del quarto comma dell'art. 50 del Regolamento consiliare in quanto i Consiglieri in congedo non vengono computati per fissare il numero legale.


Argomento: Nomine

Nomine


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, in merito al punto 13) all'o.d.g. "Nomine" comunico l'esito delle votazioni effettuate nella seduta del 5 giugno 1986 come risulta dall'esito dello scrutinio segreto che l'Ufficio di Presidenza ha testé effettuato: Commissione regionale per il lavoro a domicilio (L. 18/12/1973 n. 877 art. 6). Nomina di tre componenti (con rappresentanza della minoranza).
Proclamo eletti i signori Agnese Grosso, Secondino Gagliardi e Santina Fiore (quest'ultima in rappresentanza della minoranza).
Consulta regionale per l'Artigianato (art. 4, L.R. n. 17/85). Nomina di cinque Consiglieri regionali.
Proclamo eletti i signori Giuseppe Cerchio, Sergio Marchini, Mario Bruciamacchie, Germano Calligaro e Angelo Rossa.
Consulta regionale per l'Artigianato (art. 3, L.R. 17/85). Nomina di un rappresentante della Commissione regionale per l'Artigianato.
Proclamo eletto il signor Giuseppe Misia.
Consulta regionale per l'Artigianato (art. 3, L.R. 17/85). Nomina di un rappresentante effettivo e di uno supplente designati dall'UNCEM.
Proclamo eletti i signori Giuseppe Martinetti (membro effettivo) e Pierangelo Caglio (membro supplente).
Consulta regionale per l'Artigianato (art. 3, L.R. 17/85). Nomina di un rappresentante effettivo e di uno supplente designati dall'ANCI.
Proclamo eletti i signori Francesco Panzica (membro effettivo) e Marinella Rapetti (membro supplente).
Consulta regionale per l'Artigianato (art. 3, L.R. 17/85). Nomina di due rappresentanti effettivi e due rappresentanti supplenti del settore creditizio di cui uno effettivo e uno supplente, designati dall'Associazione Bancaria italiana e uno effettivo e 1 supplente della Federazione delle Casse Rurali ed Artigiane.
Proclamo eletti i signori Giancarlo Fasano, Sergio Brizio (membri effettivi) e Biagio Vismara ed Elio Caminetti (membri supplenti).
Consulta regionale per l'Artigianato (art. 3, L.R. 17/85). Nomina di un rappresentante effettivo e di uno supplente designati dal Comitato Tecnico della Cassa per il credito alle imprese artigiane.
Proclamo eletti i signori Giovanni Perlo (membro effettivo) e Michele Rubano (membro supplente).
Consulta regionale per l'Artigianato (art. 3, L.R. 17/85). Nomina di un rappresentante effettivo e di uno supplente designati dall'Istituto finanziario regionale - Finpiemonte.
Proclamo eletti i signori Giovanni Bertone (membro effettivo) e Andrea Giotti (membro supplente).
Consulta regionale per l'Artigianato (art. 3, L.R. 17/85). Nomina di un rappresentante effettivo e di uno supplente designati dal Consorzio regionale tra le cooperative artigiane di garanzia - Artigianfidi.
Proclamo eletti i signori Natale Monzeglio (membro effettivo) e Walter Piolatto (membro supplente).
Chiedo ora una breve sospensione per consentire ai Presidenti riuniti di concordare l'ordine del giorno sulla situazione degli I.A.C.P.



(La seduta, sospesa alle ore 17,40 riprende alle ore 18,05)


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame ordine del giorno relativo alla situazione degli I.A.C.P.


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Signori Consiglieri, il Consigliere Segretario Mignone dà lettura del documento formulato a seguito del dibattito svoltosi , sulla situazione degli I.A.C.P.



MIGNONE Andrea

Vi do lettura di tale documento firmato dai Consiglieri Brizio Bontempi, Mignone, Rossa, Ferrara, Majorino e Marchini: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto della comunicazione dell'Assessore Genovese sulla situazione dello I.A.C.P.
di Torino, ne approva analisi e conclusioni, ribadisce la necessità di misure anche straordinarie per ripristinare nell'immediato la piena funzionalità dell'Istituto, in particolare quelle tese a: realizzare gli interventi di manutenzione programmati dalla recente delibera del Commissario Rosso risolvere il problema caldaiette prima dell'inverno verificare l'applicazione della legge n. 33 sui canoni per individuare ed accelerare l'approvazione delle necessarie modifiche ristabilire condizioni di riequilibrio finanziario dell'ente approvare il Regolamento di funzionamento del Fondo sociale.
Il Consiglio regionale del Piemonte si impegna a far precedere il rinnovo del Consiglio di amministrazione dello I.A.C.P.
da una chiara definizione di indirizzi, priorità ed obiettivi da parte del Consiglio regionale. Tale definizione deve avvenire sulla base di un esame approfondito in Commissione della relazione del Commissario sull'anno di gestione commissariale, nonché dell'audizione del Collegio sindacale e del servizio regionale competente si impegna a procedere d'urgenza per approvare una legge regionale di prima ristrutturazione degli I.A.C.P. in Piemonte si impegna ad attuare rigorosamente lettera e spirito della legge n. 10 giungendo alle nomine di persone di provata onestà e competenza, che garantiscano capacità, impegno e disponibilità di tempo per affrontare a livello più alto possibile il difficile compito di amministrare esclusivamente nell'interesse pubblico e degli inquilini; provvedendo altresì al vaglio delle candidature con le audizioni dei candidati previste dalla legge regionale e dal Regolamento della Provincia il risultato di questo percorso deve portare ad un Consiglio di amministrazione non frutto di meri equilibri tra le forze politiche, ma espressione di piena rappresentatività ed impegno delle forze democratiche in grado di proporre candidature adeguate ai compiti".



PRESIDENTE

Comunico che l'ordine del giorno firmato dal Consigliere Ferrara verrà portato in votazione a seguito della discussione che si terrà in Consiglio.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Abbiamo deciso di varare questo ordine del giorno con due raccomandazioni che li non sono contenute.
La prima è che questo ordine del giorno venga immediatamente inviato dal Presidente del Consiglio alla Provincia è agli altri soggetti che designano i rappresentanti agli I.A.C.P. (come si sa, lo I.A.C.P. non è designato dalla Regione).
La seconda raccomandazione, il collega Marchini lo ha fatto presente, è che questo è un primo ordine del giorno urgente, votato a seguito del dibattito. Nella definizione che avverrà in Consiglio, previa quella fase prevista degli indirizzi e delle priorità, irrobustiremo anche la parte di analisi e di proposte politiche di modo che questo messaggio per il passaggio dalla fase di commissariamento al rinnovo da parte dell'ente sia più forte possibile rispetto ai gravi compiti dell'ente stesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana per dichiarazione di voto.



PEZZANA Angelo

Mi asterrò dalla votazione su questo ordine del giorno perché, al di là delle indicazioni minime, non mi sembra che contenga le modalità per risollevare un'azienda dopo un anno di commissariamento. Manca qualsiasi indicazione nuova rispetto ad un linguaggio già sentito in quest'aula per quanto riguarda le nomine, come "uomini di provata onestà", "capacità" ecc.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale ordine del giorno.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con 39 voti favorevoli ed 1 astensione.


Argomento:

Esame ordine del giorno relativo alla situazione degli I.A.C.P.

Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, ci sarebbe da votare l'ordine del giorno per i1 divieto di fumare; il Consigliere Pezzana ha chiesto però di rinviarlo alla prossima seduta.
Sulla proposta di deliberazione per l'istituzione di una Commissione di indagine sono stati presentati degli emendamenti da parte del Consigliere Ala: questi verranno distribuiti ai Consiglieri e la votazione viene rinviata alla prossima seduta.
Il Consiglio è convocato per il giorno 19 giugno 1986.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18,15)



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