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Dettaglio seduta n.5 del 17/09/85 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Approvazione verbale precedente seduta


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 1) all'o.d.g. "Approvazione verbale precedente seduta", non essendovi osservazioni, il processo verbale dell'adunanza consiliare del 1 agosto 1985, s'intende approvato.


Argomento: Calamità naturali

Interrogazione del Consigliere Cerchio inerente il nubifragio del 24 agosto 1985 abbattutosi sulla collina Chierese


PRESIDENTE

Passiamo al punto 2) all'o.d.g.: Interrogazioni ed interpellanze.
Si discute l'interrogazione del Consigliere Cerchio inerente il nubifragio del 24/8/85 abbattutosi sulla collina Chierese.
La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

In data 24/8/85, su una fascia della collina Chierese si è abbattuto un violento nubifragio. Le segnalazioni dei Comuni il cui territorio è stato interessato dall'evento atmosferico risultano essere: Baldissero Torinese Pavarolo, Montaldo Torinese e Chieri.
Come di consueto sono stati prontamente disposti, Comune per Comune gli accertamenti d'ufficio, eseguiti dal servizio decentrato dell'agricoltura di Torino, accertamenti portati a termine già in data 4 settembre e dai quali è risultato che effettivamente il Comprensorio di cui all'interrogazione consiliare è stato colpito dall'avversità, ricevendone danni, che per qualità e quantità, possono giustificare l'applicazione delle provvidenze previste dalla L. n. 590/81, sempre che, rapportati all'ordinamento colturale delle singole aziende in esso ricadenti risultino costituire la perdita di almeno il 35% della produzione lorda vendibile aziendale (al netto di quella zootecnica).
A seguito dei detti sopralluoghi, il servizio è in grado di stendere la prevista relazione tecnica (a condizione che nel frattempo non pervengano segnalazioni da altri Comuni per lo stesso evento e sotto la stessa data la qual cosa determinerebbe un ritardo nel completamento della relazione stessa, che deve essere "unica per evento").
Sulla base della citata relazione, la Giunta potrà svolgere l'attività di propria competenza e più precisamente assumere la deliberazione di delimitazione del territorio colpito.
Nel momento in cui la delibera verrà assunta scatteranno le possibilità previste dalla normativa vigente: più precisamente gli agricoltori avranno la facoltà di presentare domanda, per il tramite dei Comuni di rispettiva appartenenza. Le domande di prestito quinquennale agevolato in applicazione dell'art. 1, lett. b) e c) della L. n. 590/81, dovranno essere corredate dal parere delle rispettive commissioni comunali dell'agricoltura (di cui alla L.R. n. 33/80). Queste domande infine verranno esaminate ed istruite da parte del Servizio decentrato dell'agricoltura di Torino.
Per quanto riguarda i danni provocati da eventi calamitosi alle coltivazioni e alle aziende agricole vige in questa Regione una prassi ormai consolidata che pone 1a Giunta e per essa l'Assessorato nelle condizioni di far fronte a tali situazioni secondo i dettati della legge.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante, Consigliere Cerchio.



CERCHIO Giuseppe

Ringrazio l'Assessore all'agricoltura Lombardi, per la risposta puntuale, precisa e tempestiva all'interrogazione in ordine al nubifragio che il 24 agosto ha colpito una fascia significativa della collina del Chierese, compresa casa mia. Ma poiché non sono coltivatore diretto non potrò evidentemente beneficiare di queste provvidenze.
Chiedo cortesemente all'Assessore di farmi avere copia della risposta in modo da trasmetterla tempestivamente in sede locale.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione del Consigliere Ferro inerente i rifiuti industriali Ferodo di Mondovì


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione del Consigliere Ferro inerente i rifiuti industriali Ferodo di Mondovì.
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, sulla base di un esposto di Italia Nostra nel quale si denunciava appunto lo scarico abusivo di sacchi contenenti residui amiantiferi inquinanti nel greto del torrente Pesio l'Assessorato inviò alla Provincia di Cuneo una richiesta di informazioni.
La Provincia di Cuneo ci inviò una prima comunicazione il 31/7/85 dalla quale si evinceva come le autorità locali si fossero mosse in relazione al problema di cui trattasi: l'USSL n. 58 si è mossa e il Sindaco di Magliano Alpi fece una ordinanza di sgombero del materiale dall'area dove era stato depositato, emanata nei confronti della ditta Ferodo produttrice dei rifiuti e della ditta SAEG sul cui terreno erano stati depositati i rifiuti in questione. Si è mossa anche l'USSL n. 66 di Mondovì da cui si evince che il giorno 20/7/85 si è concluso il ripristino ambientale dell'area interessata dallo scarico.
In particolare si ritiene opportuno precisare, in relazione all'evento di cui trattasi, la tempestività con la quale sono state effettuate le necessarie indagini da parte dell'USSL n. 66 di Mondovì e n. 58 di Cuneo.
La Provincia di Cuneo il 20 agosto '85 ci trasmetteva il referto dell'analisi effettuata, su un campione dei rifiuti di cui trattasi, dal Laboratorio di sanità pubblica di Grugliasco, dotato di maggiori attrezzature rispetto a quello di Cuneo: dal suddetto referto emerge la natura di "rifiuti tossici e nocivi" dei materiali di cui trattasi.
La provincia di Cuneo ha provveduto ad informare della situazione e del suo evolversi le Preture territorialmente competenti.
In merito al punto b) dell'interrogazione, lo stato attuale di attuazione del Piano dei siti, ex legge regionale n. 31/79, è la seguente: autorizzazione rilasciata alla ditta Codemonte per il sito di Bellinzago (NO) autorizzazione rilasciata alla soc. Barricalla per il sito di Collegno (TO) fase avanzata di istruttoria della domanda presentata dalla ditta CETAC BRUGO per il sito di Romagnano Sesia (NO).
Le autorizzazioni di cui sopra, sono state rilasciate ai sensi dell'art. 31 del D.P.R. 915/82 per installare e gestire gli scarichi per rifiuti non assimilabili agli urbani (speciali, tossici, nocivi).
Due siti del Piano e precisamente quelli di Orbassano, sono occupati da tempo dagli impianti della ditta Servizi Industriali.
Sono pervenute altresì istanze relative all'occupazione di alcuni altri siti del piano, le quali tuttavia non possono, a nostro avviso, essere considerate vere e proprie domande di autorizzazione: trattasi in particolare: - domanda presentata dal Consorzio 0vadese Valle Scrivia relativa al sito di Pontecurone il quale, in realtà, da informazioni pervenute agli uffici dell'Assessorato, risulta essere stato acquistato dalla ECODECO di Milano domande presentate dalla ECOTEC e dalla ECOMOVIL relative rispettivamente al sito di Fossano e da quello di Mondovì; le suddette istanze rinviano comunque alla costituzione di nuove società per l'installazione e la gestione di discariche e/o piattaforme per lo smaltimento dei rifiuti industriali e quindi si ritiene debbano essere considerati documenti interlocutori.
Quanto detto evidenzia i motivi principali che hanno motivato l'attuale parziale attuazione del piano.
E' evidente infatti che la previsione di grossi impegni finanziari, la necessità di strutture societarie adeguate, la produzione di elaboratori progettuali completi ai fini dell'istruttoria regionale, l'impatto spesso estremamente difficile a livello locale delle proposte di cui sopra costituiscono elementi che hanno indotto, da un lato, la produzione di poche domande di autorizzazione oggettivamente valide in termini operativi e dall'altro ha provocato tempi d'istruttoria o di produzione della documentazione necessaria non brevi.
La situazione sopra esposta e la concomitante presenza di domande di autorizzazione inviate alla Regione per la realizzazione di discariche per i rifiuti non assimilabili agli urbani previste come attività in conto terzi da parte di soggetti privati e relative a siti non compresi nel piano, ha indotto l'Assessorato ha predisporre la deliberazione approvata dal Consiglio regionale il 26/3/85 n. 905-4001 la quale sancisce la possibilità e le modalità per eventuali integrazioni al piano dei siti.
E' da considerare infine per maggior chiarezza che orientamento di questo Assessorato è quello di destinare i siti del piano e/o quelli risultanti da sue possibili integrazioni a proposte inerenti discariche che operino come servizi in conto terzi ed i cui gestori pertanto non siano semplicemente i produttori dei rifiuti da collocare nella discarica.
Alla luce infine delle disposizioni statali di prima applicazione del DPR 915 e come emerge dalla lettura del DCR citata si è inteso limitare l'ubicazione delle discariche di seconda categoria, tipo C (per rifiuti speciali e tossici nocivi) a 6 siti del Piano, distribuiti uniformemente sul territorio piemontese mentre per i restanti siti del Piano, o quelli oggetto di successive integrazioni dello stesso, a discariche di seconda categoria tipo B (per rifiuti speciali e debolmente tossici e nocivi).
Pare in questo modo che la Regione Piemonte abbia compiuto un notevole passo sulla strada di una progressiva razionalizzazione dei processi e dei flussi di smaltimento dei rifiuti non assimilabili agli urbani.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, riferendomi alla prima parte della risposta mi pare che la Regione non abbia fatto altro che atti dovuti in quanto i controlli competono alla USSL e alla Provincia. Sappiano che è interessata la Magistratura e quindi non posso che prendere atto della risposta.
In ordine alla seconda parte della risposta sono opportune alcune osservazioni.
Il Piano dei siti a suo tempo licenziato dalla Regione prevedeva 13 o 14 discariche. Ad esso ne sono state aggiunte 6 con le deliberazione assunta dal Consiglio regionale nella passata legislatura, per un totale di 20.
Sono state rilasciate, in base all'art. 31 del DPR 915, solo tre autorizzazioni, il che vuol dire che le altre 17 discariche individuate dalla Regione, per il momento, sono solo dei punti indicati sulla carta rispetto ai quali sono da avviare tutte le procedure necessarie. Mi pare che il vecchio Piano dei siti era meramente orientativo e che si pongano una serie di problemi su cui vale la pena di discutere, non in questa sede ovviamente e tanto meno nel corso di una replica.
Per eliminare tossici e nocivi industriali occorrono grosse strutture e grandi risorse. Quando sento dire che è necessario orientare lo sviluppo delle discariche verso coloro che agiscono in conto terzi e non in quanto produttori, mi pare che si introducono temi che richiedono delle decisioni.
E' indubbio che siamo di fronte a notevoli ritardi. Le tre autorizzazioni rilasciate su venti discariche individuate, che ricordavo prima, credo che mi risparmino ogni commento.
Le informazioni date dall'Assessore nella parte conclusiva in ordine agli orientamenti dell'Assessorato nei confronti di questi problemi e tenendo anche conto la legge sul catasto (che è stata rinviata dal Commissario di Governo) che contiene il nuovo Piano dei siti, fanno parte di una materia che dovrebbe essere affrontata nella competente Commissione dove le forze politiche avranno la possibilità di confrontarsi.
Rilevo però che le Commissioni al momento non sono ancora nominate e non si può che usare lo strumento dell'interrogazione o dell'interpellanza che però non permette di introdurre elementi propositivi.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazioni dei Consiglieri Mignone e Sestero inerenti i casi AIDS segnalati in Piemonte


PRESIDENTE

Esaminiamo congiuntamente le interrogazioni presentate dai Consiglieri Mignone e Sestero inerenti i casi AIDS segnalati in Piemonte.
La parola all'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Come è noto, a partire dall'inizio degli anni '80 è andata delineandosi negli U.S.A, una nuova malattia, l'AIDS, caratterizzata da una grave affezione del sistema immunitario che determina l'insorgenza di infezioni virali, batteriche, micotiche, protozoarie nonché di neoplasie cerebrali della pelle, del sistema linfoghiandolare.
Il primo riscontro obiettivo di AIDS risale al giugno 1981 (Los Angeles), anno in cui viene tracciata una definizione formale della sindrome.
Le segnalazioni di AIDS crescono ad un ritmo crescente e nel 1982 vengono osservati i primi casi in Europa Occidentale.
I casi accertati e segnalati sino ad oggi sono circa 13 mila negli U.S.A, e 800 in Europa Occidentale di cui 74 in Italia e 3 in Piemonte (due a Torino e uno a Novara).
Fino ad ora tale malattia ha colpito esclusivamente soggetti appartenenti ad alcune categorie definite a rischio.
In definitiva si può dire che il tipo di trasmissione è analogo a quello dell'epatite virale o di altre forme virali. E' riconosciuta soprattutto per quanto riguarda l'AIDS, la necessità di cariche virali molto pesanti, eventualmente replicate, il che rende ragione perché poi vi siano peculiari caratteristiche rispetto al tipo di popolazione a rischio.
I più recenti studi hanno appurato, pur con un certo margine di incertezza, che l'AIDS è causato da un virus che attacca : linfociti T (cellule di difesa del sangue) distruggendoli o alterandone la funzionalità, denominato HTLV-III (Human T Linphotropic Virus).
Negli anni 1983/84 alcune ditte hanno messo a punto, e in seguito commercializzato, un test, ancora poco sperimentato e di non sicura affidabilità, con cui è possibile evidenziare, attraverso esami di laboratorio, la presenza di anticorpi anti HTLV-III contro questo virus in soggetti sani, ovvero senza segni clinici di malattia.
Il significato clinico della presenza di questi anticorpi HTLV-III non è chiaro: portatore sano del virus, malattia latente, segno di aver superato la malattia, risposta al virus senza malattia? La loro presenza non significa quindi che il soggetto sieropositivo debba sviluppare l' AIDS, e i lunghi tempi di incubazione della malattia non hanno ancora permesso statistiche attendibili.
Gli esami di laboratorio, perlopiù radioimmunologici, vengono effettuati in Piemonte presso i quadranti, i laboratori dell'AVIS, quelli della Banca del Sangue e presso l'Ospedale Amedeo di Savoia, per cui vi è una copertura diffusa ed efficiente sul piano dell'accertamento dell'attacco da parte virus, del contatto diciamo meglio, perché come abbiamo visto non si può ancora definire se in realtà attacco del virus indichi inizio di malattia, sfatando quindi anche il fatto che ovunque vi sia attacco del virus, vi sia poi malattia.
Bisogna pertanto sgombrare il campo da tutta una serie di emozionalità che in realtà hanno aggravato esageratamente il problema e che rischiano di fare di questa malattia un tabù, la nuova peste degli Anni 2000, mentre esistono altre forme, come ad esempio l'epatite B, o l'epatite non A non B o ancora l'epatite Delta, che sono assolutamente più gravi con un maggior grado di infeziosità e con complicanze mortali molto maggiori.
La siero-positività del soggetto deve in ogni caso essere considerata in via precauzionale, una controindicazione alla donazione del sangue e deve consigliare l'applicazione di adeguate misure preventive per evitare l'eventuale contagio, in attesa di avere la possibilità di un più preciso apprezzamento della contagiosità dei soggetti HTLV-III positivi. A tal fine la Regione con deliberazione G.R. 25 - 45605 del 23/7/85 ha impegnato i propri servizi Immunotrasfusionali ad iniziare uno screening di controllo sui donatori di sangue per avere dei dati concreti sull'entità del fenomeno. I servizi medesimi eseguono inoltre tali esami a quanti desiderano sottoporvisi, con naturale precedenza per i soggetti appartenenti alle categorie considerate a rischio (omosessuali tossicodipendenti, emofilici ecc., come da Bollettino epidemiologico nazionale, agosto 1985).Nella citata deliberazione sono anche state date indicazioni sul comportamento da tenersi in caso di positività. Inoltre, si è provveduto alla trasmissione a tu t te le UU.SS.SS.LL. delle circolari Mini steriali inerenti le misure di profilassi e sorveglianza e le modalità di segnalazione dei casi di malattia accertata.
E' stata anche finanziata una apposita ricerca condotta dall'Istituto Malattie Infettive dell'Università di Torino (Prof. Gioannini), in collaborazione con la Cattedra di Clinica Medica A (Prof. Gavosto), la Cattedra di Ematologia (Dr. Tamponi), la Banca del Sangue, l'Avis, il Laboratorio Analisi Ospedale Martini, finalizzata alla diagnosi prevenzione ed osservazione clinica dell'AIDS. In considerazione della novità del fenomeno, delle ancora limitate conoscenze scientifiche e della scarsa consistenza dello stesso, l'osservazione dei casi positivi al test viene garantita da un numero limitato di servizi a livello di quadrante.
Risulta però che a tutt'oggi oltre 10.000 piemontesi, fra donatori di sangue e soggetti a rischio, sono già stati esaminati con risultati che senza creare allarmismi, andranno verificati ed analizzati accuratamente.
Dalle prime indicazioni pervenute si può dire che la positività nei donatori di sangue è in percentuale praticamente nulla (nell'ordine dello 0,2%), mentre si è constatata una notevole positività nei tossicodipendenti (20I circa).
Gli interventi del Ministero della Sanità hanno mostrato all'inizio una certa nebulosità, soprattutto quando si è considerata l'opportunità di effettuare una conferma di laboratorio su ogni prelievo fatto ai donatori.
Questo comporterebbe un'altissima spesa e, allo stato attuale delle cose non credo che migliorerebbe la situazione, perché con una media di 3-4 prelievi all'anno, all'inizio dell'indagine, e in seguito un prelievo annuale si ha la più ampia sicurezza, stante il bassissimo numero dei soggetti che tende poi ad escludere, durante il corso delle analisi, i tossicodipendenti eventualmente donatori, caso che è assolutamente sporadico in Italia.
Questo fenomeno è molto spiccato negli Stati Uniti dove la donazione avviene anche a pagamento.
Per quanto concerne gli interventi da attuare nei settori specifici di attività indicati dall'interrogante, nell'ambito del materno-infantile sono state impartite, in relazione al rischi di qualsiasi contagio e di eventuali complicanze, precise disposizioni a livello regionale per la tutela del nascitura e/o del bambino figlio di madre a rischio ed eventuale portatrice di infezioni.
Si tratta comunque di un virus che è sensibile al calore e che quindi crea meno possibilità di infeziosità rispetto a quello dell'epatite.
Le equipe per la prevenzione, cura e riabilitazione degli stati di tossicodipendenza, nell'ambito delle normali visite mediche di accettazione e di controllo periodico, ricercano segni clinici che facciano sospettare la presenza di una sindrome di immunodeficienza acquisita.
L'orientamento attuale, suscettibile di modifica in rapporto alla evoluzione delle conoscenze sul problema, è di sottoporre prioritariamente alla ricerca degli anticorpi anti HTLV-III i soggetti sospetti.
Allo stato attuale delle conoscenze non si ritiene, infatti, di dare indicazioni sulla esecuzione di uno screening indiscriminato su tutta la popolazione dei tossicodipendenti che afferisce ai servizi.
Il problema aperto è come utilizzare il dato di laboratorio, che non dà certezza sull'eventuale evoluzione della malattia e sulla possibilità di contagiosità del soggetto sieropositivo.
In questa fase l'intervento realizzato dai servizi è finalizzato ad una educazione sanitaria, al fine della prevenzione di infezioni per contagio.
A tal proposito è nostro intendimento allestire un numero monografico della rivista della Regione Piemonte "Educazione alla Salute" dedicato alla forma morbosa in oggetto che dia una corretta informazione sull'epidemiologia, infeziosità e profilassi.
L'informazione dovrà essere estremamente corretta sul piano scientifico e semplice e lineare per divenire reale conoscenza per la popolazione.
La maggior diffusione dovrà coinvolgere le categorie a rischio, gli operatori sanitari e gli insegnanti che rappresentano o che comunque dovrebbero rappresentare sempre il più grosso veicolo di informazione nel sociale.
Oltreciò le problematiche inerenti alla diffusione dell'AIDS saranno dibattute nell'ambito della conferenza sui problemi medici nel tossicodipendente, prevista nel corso di aggiornamento e di formazione degli operatori del settore tossicodipendenze, che si terrà a livello di quadrante nel prossimo mese di ottobre.



PRESIDENTE

La parola all'interrogante Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Ringrazio l'Assessore per la risposta immediata e puntuale per le notizie scientifiche e per quelle relative alle iniziative politiche avviate dalla Giunta forniteci questa mattina. L'interrogazione aveva lo scopo di definire il quadro preciso della diffusione di questa malattia nella nostra Regione e di fare chiarezza rispetto a un problema che ha assunto nell'opinone pubblica grande rilevanza, magari senza avere un riscontro scientifico oggettivo.
L'Assessore Olivieri è avvertito del pericolo di creare nell'opinione pubblica una sorta di timore del tutto infondata rispetto alla realtà del fenomeno.
L'interrogazione voleva sostanzialmente mettere a disposizione dell'opinione pubblica una serie di dati e di elementi certi proprio per evitare una sorta di caccia all'untore: si dice che è la nuova peste e allora si va a cercare l'untore che spargerebbe questa peste nella nostra società.
L'esigenza di fornire notizie precise sui casi clinicamente accertati (e non soltanto notizie che derivano da ipotesi o da impressioni) è già un elemento importante, avendo presente che tutto il battage che si è fatto attorno a questa malattia, certamente grave e che va tenuta sotto rigoroso controllo, si inserisce in, una serie di notizie recenti, non voglio dire da controriforma, ma che certamente portano a demonizzare anche una certa libertà che in questi anni era venuta avanti, basti pensare alle proposte di Matè e altre cose che sostanzialmente tendono a creare delle nuove forme di emarginazione per soggetti ritenuti diversi (l'omosessuale, il tossicomane, il fenomeno della prostituzione, ecc.).
L'esigenza di informare è fondamentale. Quindi approviamo le proposte dell'Assessore di informare gli operatori e anche i soggetti potenzialmente più a rischio. Crediamo che sia opportuno avviare una educazione sanitaria capillare in un'ottica preventiva, che vuol dire anche scambio di informazioni.
Ad esempio, chi opera all'interno dei reparti per malattie infettive potrebbe informare i medici di base. Molte volte in queste situazioni si agisce a compartimenti stagni. Sicuramente occorre lavorare in modo deciso nel campo della educazione sanitaria e dell'informazione a scopo preventivo, quindi, da questo punto di vista, buone sono le iniziative che la Giunta ha assunto e che assumerà.
In questi giorni si è molto discusso in ordine ad una schedatura. Credo che la posizione assunta dalle Regioni e dal Ministero della Sanità sia condivisibile.
La scienza procede anche attraverso il metodo statistico che non pu che comportare la rilevazione dei casi accertati e codificati, quindi nei casi conclamati si può anche avere una sorta di schedatura la quale, per non va portata agli estremi secondo alcune proposte che tempo fa erano state avanzate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, anch'io ringrazio l'Assessore per la risposta. Questo problema, sia per il modo in cui viene affrontato sia per il clamore che ha suscitato attraverso la stampa, esige un'attenzione costante. Come Consigliere regionale desidero essere informata sulle iniziative che l'esecutivo intende assumere e sulle garanzie che il Sistema sanitario può dare a chi si trovi, non per scelta personale, in situazioni di rischio come coloro che sono soggetti a trasfusioni di sangue.
Credo sia importante intervenire su quanto gli organi di informazione hanno costruito attorno a questo problema producendo a una identificazione su alcuni strati della popolazione, che con un termine infelice vengono definiti "categorie a rischio", creando situazioni di panico e, ciò che è più preoccupante, tentativi di emarginazione di persone già emarginate per altri motivi.
L'informazione deve andare in due direzioni, da un lato deve essere precisa e puntuale sulle forme e sui rischi di contagio, in altri Paesi spesso per iniziativa di gruppi o di associazioni, sono state assunte iniziative senza arrivare a .forme di schedatura qualora anche il terrore e il timore portasse da parte di qualcuno a chiedere una procedura di questo genere. Ma di questo non si parla né nell'intervento di Mignone né in quello dell'Assessore.
Da un altro lato occorre avviare forme di educazione ai cittadini.
Alcuni prestigiosi studiosi americani sono del parere che non è così facile, come talvolta si è fatto credere, la trasmissione del virus e il contagio avviene solo attraverso alcune vie particolari. Quindi si tranquillizzino i cittadini per evitare anche che il colpito dalla malattia, ad esempio, diventi il primo oggetto dell'emarginazione. E' di questi giorni l'episodio che si è verificato a New York dove un'intera popolazione, compresi i genitori, si sono rifiutati di mandare i figli in una scuola frequentata da un bambino ammalato. Non sono da sottovalutare questi comportamenti che fanno pesare su chi già si trova in quella infelice condizione la crudeltà dell'isolamento e dell'emarginazione.
Quindi l'informazione sia assolutamente precisa.
L'Assessore ci dice che sta preparando una monografia informativa chiedo pertanto che il Consiglio abbia la possibilità di verificarne il testo in sede di Commissione.



PRESIDENTE

Non è possibile. Il Regolamento del Consiglio regionale lo vieta. E' possibile invece trasmettere ai due interroganti il testo scritto della risposta all'interrogazione.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione del Consigliere Mignone inerente il DL 312 del 27/6/85


PRESIDENTE

L'Assessore Vetrino risponde all'interrogazione del Consigliere Mignone inerente il DL 312 del 27/12/85



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Ringrazio intanto il Consigliere Mignone.
Siamo di fronte ad un argomento molto importante e in un certo senso la risposta all'interrogazione mi consente di avviare un dibattito che spero sarà molto intenso e ampio nella sede del Consiglio, ma anche nella sede della Commissione competente.
Chiedo scusa se andrò leggermente oltre il tempo concesso anche se la risposta è sintetica. Mi sembrava impossibile rispondere all'interrogazione se non inquadrando il problema che è vasto.
L'estate ci ha portato tanto caldo, ma ci ha anche portato questa legge che è molto impegnativa per quanto riguarda l'attuazione.
La L. n. 431/85 di conversione del DL n. 312/85 modifica ed integra l'art. 82 del DPR n. 616 col quale sono state delegate alle Regioni le competenze in materia di tutela dei beni ambientali e di gestione della L.
n. 1497/39 "sulla tutela delle bellezze naturali e panoramiche".
Con tale legge è stato imposto il vincolo di tutela paesistica su ampie parti del territorio definite dall'appartenenza a determinate categorie (già in massima parte elencate nel Decreto 21.9.84 del Ministero per i Beni Culturali, detto Decreto Galasso) delle quali si riconosce e si afferma il "particolare interesse ambientale".
Nel contempo la legge disciplina, fra l'altro, le procedure da seguire per ottenere le autorizzazioni previste dall'art. 7 della L. n. 1479/39 abbreviando a 60 giorni il termine entro il quale deve essere rilasciata o negata l'autorizzazione stessa e riservando al Ministro per i Beni Culturali la facoltà di annullare eventuali autorizzazioni regionali.
La legge inoltre impone adempimenti diversi alle Regioni fra i quali: entro 90 giorni la redazione degli elenchi dei corsi di acqua pubblica che possono essere esclusi dal vincolo paesaggistico entro 120 giorni l'individuazione delle aree in cui si vieta ogni opera edilizia o modificazione dell'assetto dei luoghi fino all'adozione dei piani paesistici entro il 31/12/86 la redazione dei piani paesistici, o di piani urbanistico-territoriali con specifica considerazione dei valori estetici ed ambientali, per i territori assoggettati a tutela con la legge stessa.
Una corretta applicazione dello spirito e della lettera della legge richiede, in primo luogo, un'attenta valutazione tecnica e giuridica dei contenuti della stessa nei confronti dell'apparato legislativo già vigente in Piemonte in quanto essa incide su diversi settori di competenza regionale: urbanistica e assetto del territorio - boschi e foreste opere pubbliche e difesa del suolo - cave e torbiere, discariche parchi e riserve - usi civici tutela delle acque, etc.
Ciò permetterà di individuare opportuni e necessari provvedimenti tendenti ad unificare i momenti di valutazione degli interventi ed a semplificare le procedure autorizzative richieste dalla legge.
Il servizio piani paesistici organizzato all'interno dell'Assessorato alla programmazione e pianificazione, che ha la competenza nella materia in questione è oggi formato da 13 funzionari (1 di 10 livello, 2 di 9 livello 1 di 8 livello, 2 di 7 livello, 5 di 6 livello, 2 di 4 livello) ed occupa cinque uffici nella sede della Manica Nuova di Palazzo Reale. Le condizioni di lavoro del servizio sono già oggi proibitive e, pur avendo finora svolto in modo ammirevole i compiti ad esso affidati, non si può pensare che con le risorse a disposizione esso riesca a far fronte all'impegno che la nuova legge richiede.
La necessità di esaminare in frequenti sopralluoghi su tutto il territorio regionale gli interventi proposti, la necessità di motivare ogni provvedimento con attente descrizioni dei luoghi e valutazioni oggettive di contenuto culturalmente qualificato, rendono delicato e difficile l'esame della maggior parte delle pratiche, edilizie e non, da sottoporre al definitivo parere della Giunta regionale.
Pare inoltre necessario sottolineare che anche la legge sul condono edilizio (le cui scadenze si avvicinano nel tempo) prevede una procedura speciale per gli abusi realizzati nelle zone soggette a tutela ed esige la formulazione di pareri che, in tempi brevissimi, dovranno essere dati dagli stessi uffici regionali.
Per fornire un'idea quantitativa del lavoro svolto negli ultimi mesi dal servizio competente si può dire che: da gennaio a settembre '85 sono state protocollate circa 5500 istanze e lettere in arrivo fra gennaio e marzo sono stati redatti 500 Decreti del Presidente della Giunta da marzo a settembre sono state sottoposte alla Giunta regionale 1200 pratiche e spedite 1700 lettere per richieste di integrazioni di atti delucidazioni, modifiche a progetti, etc. ...
Sono attualmente in corso di esame 800 pratiche; ivi comprese quelle restituite alla Soprintendenza senza alcun parere e relative ai 60 giorni di vigenza del DL n. 312.
A questo panorama devono essere aggiunti i circa 100 piani di recupero ed interventi in centri storici da sottoporre all'esame della Commissione formata ai sensi dell'art. 91bis della LR n. 56/77 modificata dalle leggi 61 e 62 del 6/12/84.
Tra i primi provvedimenti che l'Assessorato ha sottoposto al Presidente della Giunta vi è quello dell'istituzione con decreto di tale Commissione.
Si prevede che la stessa sarà convocata entro il mese di settembre e quindi potrà iniziare i suoi lavori. La Commissione citata, inoltre, ha il compito di fornire consulenza alla Giunta ed al Consiglio in materia di tutela dei beni ambientali e potrà quindi essere valida sede di esame e proposta dei provvedimenti che potranno essere predisposti in attuazione della L. n.
431.
Per quanto riguarda la ristrutturazione del Servizio Piani Paesistici si ritiene che il personale debba essere integrato sia a livello di istruttori, sia a livello di segreteria, archivio e dattilografia con almeno 5 funzionari per ciascuna di queste categorie e che debbano al più presto essere reperiti spazi adeguati per accogliere i funzionari, oltre agli archivi delle migliaia di pratiche edilizie.
Sarà inoltre indispensabile promuovere incarichi di ricerche e indagini, possibilmente nel quadro delle convenzioni con il Politecnico e l'Università di Torino, per procedere alla redazione dei piani paesistici previsti dalla legge.
In conclusione si tiene a sottolineare che i rappresentanti della Regione Piemonte sono estremamente attivi negli incontri e convegni promossi sull'argomento dal "Comitato Interregionale per i beni ambientali" e tengono continui e costruttivi rapporti sia con il Ministero per i Beni Culturali, sia con le Soprintendenze regionali, al fine di gestire nel migliore dei modi la delicata materia delegata dallo Stato.
Il Comitato interregionale si è già riunito. Siamo in attesa di una circolare del Ministero che dovrebbe chiarire ulteriormente alcune disposizioni elencate.
La Regione dovrebbe sempre essere la protagonista nel coordinamento interregionale. E' stato così negli anni passati, e occorrerà continuare con questo metodo. Soltanto attraverso il coordinamento interregionale è possibile pervenire a definizioni omogenee che realizzino gli obiettivi della legge.
E' materia delicata e importante. L'ambiente è di tutti non di una maggioranza, di un governo o di una giunta e credo che a questo riguardo sia possibile sviluppare la capacità politica non soltanto della maggioranza ma dell'intero Consiglio e che tutte le forze politiche possano su questo tema essere propositive per la salvaguardia dell'ambiente naturale (e certamente del Piemonte).
Abbiamo davanti a noi un anno circa. Spero che le forze politiche prendano a cuore il problema e siano propositrici nei confronti della Giunta che evidentemente, avrà una sua posizione e porterà nei termini previsti dalle leggi, i provvedimenti sui quali sviluppare un intenso dibattito all'interno dell'assemblea consiliare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone



MIGNONE Andrea

Ringrazio l'Assessore Vetrino per la rapidità con cui ha risposto all'interrogazione a conferma dell'attenzione che la Giunta regionale pone a questo problema. Noi abbiamo voluto richiamare l'attenzione della Giunta e dei Consiglieri regionali su questi problemi non tanto per quanto riguarda l'applicazione della legge, ma per la problematica che sta dietro al provvedimento.
Il Piemonte vi ha da sempre dedicato grande attenzione e credo debba continuare in questa direzione anche se il tema della tutela ambientale non si può risolvere soltanto con un po' di burocrazia in più (purtroppo oggi siamo ancora a questa situazione). La risposta infatti conferma le difficoltà che la Regione nel dare delle risposte ai cittadini che hanno diritto di averle nei tempi previsti.
Si tratta sostanzialmente di conciliare la duplice esigenza, da un lato di rigore nell'esame delle domande e di rispetto assoluto della legge dall'altro lato di certezza nel dare risposte ai cittadini che rivolgono una istanza alla pubblica amministrazione. All'incertezza ha contribuito le diverse disposizioni dei vari decreti che nel loro succedersi hanno creato zone d'ombra nelle competenze, talché molte volte le pratiche sono rimaste in sofferenza. Credo che si debba concordare con l'esigenza rappresentata dall'Assessore di fare uno sforzo organizzativo, ma anche legislativo, per gli adempimenti successivi, perché la Regione sia attrezzata al fine di dare risposte precise e rapide ai cittadini nell'esigenza di conciliare le domande che vengono da diversi settori della società.
Sono del parere, se è possibile, di percorrere la strada del decentramento nell'istruttoria delle istanze. E' una mia osservazione confesso di non conoscere completamente i termini della questione - per vista l'enorme mole delle domande, come è stato riferito dall'Assessore sarebbe opportuno decentrare le istruttorie per avere più rapide conclusioni utilizzando, ad esempio, gli uffici del Genio Civile e, perch no, gli uffici dei Comprensori; questi ultimi, tra l'altro, avrebbero del lavoro da svolgere per il restante periodo della loro attività.
Ripeto, è una mia osservazione che faccio non avendo studiato preventivamente il problema. Credo però che soltanto mantenendo quelle strutture sarà difficile dare risposte in tempi accettabili alle 5000 domande giacenti che richiedono esami approfonditi.
Per questo avanzo la proposta di una istruttoria a livelli decentrati visto che i Comprensori e i Geni Civili hanno competenze tecniche sul territorio. Non mi dilungo tanto più che dalla risposta scritta posso acquisire ulteriori elementi. Occorre che il Consiglio si metta rapidamente in movimento attraverso le Commissioni permanenti, per definire gli aspetti legislativi che vengono dal decreto, non è soltanto un compito della Giunta, ma è anche compito del Consiglio regionale.


Argomento: Trasporti e comunicazioni: argomenti non sopra specificati

Interrogazione dei Consiglieri Guasso e Biazzi relativa ad un incontro con i colleghi dell'Alta Savoia


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione dei Consiglieri Guasso e Biazzi relativa ad un incontro con i colleghi dell'Alta Savoia.
La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Si tratta di una iniziativa che è partita dalla Presidenza del Consiglio; evidentemente i giornali l'hanno riportata in termini diversi.
Mi auguro che questo incontro sia preceduto almeno da una comunicazione sui temi specifici che verranno trattati perché sia possibile predisporre alcuni elementi in una relazione. Posso anche condividere la richiesta che i colleghi hanno fatto di discuterne preventivamente nella Commissione competente che, mi auguro, oggi verrà nominata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Guasso per la replica.



GUASSO Nazzareno

Ringrazio l'Assessore per la risposta. La nostra interrogazione era nata da una notizia giornalistica che "La Stampa" del 4 o 5/9 che riferiva di incontri in tema di trasporti e di comunicazioni con i colleghi dell'Alta Savoia. In seguito, siamo stati informati che si trattava di una iniziativa a livello istituzionale, che coinvolgeva quindi il Consiglio, e che non era pertanto un'iniziativa settoriale. Noi siamo d'accordo che questo incontro avvenga con la partecipazione del Consiglio regionale in accordo, naturalmente, con la Giunta; quindi si prepari il programma di tale incontro. Noi vi parteciperemo con interesse portando il nostro modesto contributo.



PRESIDENTE

Informo il Consigliere Guasso che saranno i Capigruppo o i Consiglieri da loro designati a definire un programma per organizzare l'incontro in modo che tutte le forze politiche potranno parteciparvi.
Il rapporto con l'Alta Savoia non sarà limitato soltanto ai problemi dei trasporti, ma sarà esteso anche a quelli del turismo e della cultura.
L'incarico di predisporre un programma è stato affidato dall'Ufficio di Presidenza al Vicepresidente del Consiglio, Giuseppe Cerchio.
Vorrei fare una breve osservazione per quel che riguarda le modifiche al Regolamento del Consiglio regionale. Infatti occorre riconsiderare la parte relativa alle interrogazioni e alle interpellanze relativamente all'assenza del Consigliere interrogante, fatto che comporta il decadere dell'interrogazione o dell'interpellanza, mentre per l'assenza dell'Assessore il Regolamento non prevede nulla. La Corte Costituzionale se fosse chiamata a pronunciarsi, direbbe che c'è disparità di trattamento.
Occorre quindi individuare una sorta di sanzione, a carico dell'Assessore in caso di sua assenza o quanto meno stabilire che, in caso di assenza giustificata del Consigliere, le interrogazioni o le interpellanze non decadono.
Un altro punto da riconsiderare è quello relativo alla rigidità sul diritto di parola che è prevista per il Consigliere, ma non per la Giunta.


Argomento:

Interrogazione dei Consiglieri Guasso e Biazzi relativa ad un incontro con i colleghi dell'Alta Savoia

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che sono in congedo i Consiglieri Penasso Petrini.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

b) Commissione consultiva per le nomine


PRESIDENTE

Comunico la sostituzione dei componenti nella Commissione consultiva per le nomine. I Consiglieri Rossa, Ferrara, Staglianò sostituiscono rispettivamente i Consiglieri Moretti, Vetrino e Tridente.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

c) Giunta delle Elezioni


PRESIDENTE

Invito ai Consiglieri che non avessero ancora provveduto a comunicare al Presidente della Giunta delle Elezioni, Germano Benzi, se ritengono di trovarsi in alcuna delle ipotesi di ineleggibilità o di incompatibilità stabilita dalla normativa vigente.


Argomento:

c) Giunta delle Elezioni

Argomento:

d) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale e dall'Ufficio di Presidenza


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 27 agosto, 3 e 10 settembre 1985, e dall'Ufficio di Presidenza nella seduta del 12 settembre 1985 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma della legge regionale 6 novembre 1978, n. 65 - sono depositate e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

e) Dimissioni del Consigliere Germano Benzi dal PSDI


PRESIDENTE

Comunico che il Consigliere Benzi mi ha fatto pervenire una lettera di questo tenore: "Signor Presidente, le comunico che in data 30 luglio 1985 ho rassegnato le dimissioni dal PSDI e che pertanto non faccio più parte del Gruppo stesso presso il Consiglio regionale. Ho costituito allo stesso tempo un gruppo autonomo denominato: Socialismo Democratico Autonomo.
Non facendo parte del pentapartito mi riservo piena autonomia di giudizio sulle vicende regionali".
Secondo quanto stabilisce l'art. 3 del Regolamento del Consiglio , il Consigliere Benzi viene assegnato al Gruppo misto, per cui non è possibile altra denominazione.
Su questo argomento ha chiesto di parlare il Consigliere Carazzoni.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, abbiamo preso atto della avvenuta costituzione del Gruppo Misto e della uscita del Consigliere Benzi dalle file del PSDI.
La decisione è una scelta che noi non vogliamo giudicare sul piano strettamente personale: il collega - che ha alle spalle una lunga milizia socialdemocratica e che, nella passata legislatura, ha ricoperto incarichi di prestigio per conto del PSDI - avrà certo ben ponderato le sue decisioni che, ripetiamo, noi non intendiamo qui esaminare dal punto di vista etico o comportamentale. Tuttavia ci sembra che questo fatto implichi delle considerazioni di carattere politico che sarebbe fuori luogo sottacere o trascurare in questa circostanza.
Prima considerazione: dobbiamo rilevare che noi avevamo sempre sostenuto, e lo avevamo sostenuto anche contro le indignate reazioni di tanti colleghi, che la maggioranza governativa in Piemonte aveva origine da un atto di imperio dei cosiddetti proconsoli romani del pentapartito che di fatto, - avevano esautorato ogni possibilità autonoma, decisionale dalle forze politiche locali.
Ora, uscendo dal partito, Benzi - che certamente ha vissuto fino in fondo questa vicenda vedendone tutti gli aspetti dietro le quinte conferma a posteriori e testualmente dichiara, come ha fatto in un'intervista di qualche giorno fa, che "le trattative a Roma hanno esautorato completamente le forze politiche locali".
Seconda considerazione: avevamo sempre denunciato che la maggioranza governativa qui formatasi era un "accordo di potere" faticosamente raggiunto con la spartizione selvaggia di tutti i posti e le poltrone disponibili (forse il collega Marchini preferisce: "di tutti gli incarichi a disposizione") proprio a seguito di furibonde lotte che non soltanto avevano coinvolto i cinque partiti, ma addirittura erano passati attraverso le correnti e i gruppi interni ad essi. Ora uscendo dal Partito, Benzi alza un velo, almeno per quanto riguarda il PSDI, sulle polemiche tra Novara Alessandria, Torino, sui dissidi e sulle lotte di potere tra gruppi "romitiani", gruppi "nicolazziani" e altri.
Terza e ultima considerazione: noi avevamo da sempre sostenuto, e ancora oggi lo ripetiamo, che la maggioranza governativa pentapartita - per il modo stesso in cui era venuta a crearsi - appariva debole, divisa precaria, insomma inadeguata ad affrontare e a risolvere i drammatici problemi del Piemonte. Parlando nella seduta del 1 agosto scorso, avevamo tra l'altro, osservato: "già sarà arduo compattare insieme, per una azione costruttiva ed incisiva, forze che (come i democristiani, i liberali, i repubblicani) sino ad ieri sedevano all'opposizione; e forze che (come i socialisti ed i socialdemocratici) provengono da anni di discussa collaborazione con i comunisti. Che avverrà allora domani, quando rivendicazioni, riserve, malumori anche personali, oggi temporaneamente sopiti, torneranno a riaffiorare"? Questo avevamo detto il 1 agosto scorso. E adesso possiamo aggiungere a commento conclusivo di questo pentapartito che, appena nato, incomincia a perdere pezzi lungo la strada, che l'"episodio Benzi" sta a dimostrare che questo domani è già cominciato.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Il giorno in cui avemmo la notizia della uscita del Consigliere Germano Benzi dal Partito e dal Gruppo socialdemocratico, assumemmo una posizione che oggi sono in difficoltà a ripetere perché, non so se per caso, le argomentazioni del collega Carazzoni testé fatte aderiscono in certi punti in maniera letterale, a quello che fu il nostro giudizio.
Occorre fare un brevissimo ragionamento su questo fatto. E' uno dei temi su cui abbiamo fin dall'inizio individuato i cosiddetti vizi di origine di questa maggioranza. E' difficile oggi liquidare - come ho sentito fare da alcuni rappresentanti della maggioranza - con sufficienza e anche con un po' di cinismo, il fatto singolo Benzi, i problemi di eventuale insoddisfazione personale, quando la ragione di fondo del rapporto è stata soprattutto tenuta sul piano di una aggressiva e continua ragione di spartizione, ma potremmo dire di potere. E' difficile prendersela contro chi è stato insoddisfatto e trattato non bene a suo giudizio, e non entro nel merito di quel giudizio.
La seconda ragione sta nel fatto che, come ripeteva Carazzoni, questo è uno dei temi su cui non siamo mai stati smentiti dai fatti. C'è stato qualche tentativo, un pochino goffo, di smentirlo a parole, d'altra parte il disagio dei protagonisti piemontesi della vicenda pentapartito e della formazione della Giunta è tale che può aver provocato anche queste conseguenze. In realtà la espropriazione, la esautorazione dell'autonomia decisionale e di quella giusta dialettica che fa ricca la nostra democrazia è avvenuta. Non solo è avvenuta, ma continua ad avvenire. L'episodio dell'altro giorno relativo alle Commissioni è un episodio ancora più clamoroso perché non si tratta tanto dell'assetto dell'esecutivo, mi sembra comunque sbagliato parlare di proconsoli o di emissari di rappresentanti romani, ma si tratta di un assetto dell'assemblea, delle ragioni del suo lavoro, delle sue responsabilità e dell'azione dei Consiglieri eletti. Ho accolto con molto piacere le dichiarazioni del Presidente della Giunta sulla trasparenza. Io ci credo, però le responsabilità corrispondono ai livelli che devono assumere le decisioni e che devono operare.
La terza ed ultima ragione è sul piano politico. E' vero che il pentapartito in Regione ha numeri consistenti, da 36 siamo a 35 perché si è perso un pezzo prima ancora di cominciare ad operare, comunque, è sempre una maggioranza consistente.
Vorrei però segnalare modestamente una mia impressione personale. Io starei attento ai processi di rottura o di allontanamento, numericamente non rilevanti e non incidenti che si generano; sono per dare molta più importanza alle ragioni strutturali e di fondo di un'alleanza e quindi all'opportunità di considerare marginali i numeri piuttosto che al fatto di potere liquidare gli avvenimenti con la tranquillità di chi ha i numeri di sicurezza. Le maggioranze sono anche un fatto numerico, ma hanno soprattutto nei tempi, valenze diverse: la valenza significa tenere assieme su idee, su programmi, su obiettivi le molte componenti politiche e non è invece il liquidare in maniera sbrigativa un episodio a mio avviso destinato ad avere uno strascico e un peso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Ho sentito affermare che non si vogliono dare giudizi su questo episodio: al contrario noi intendiamo darne e pur avendo grande stima e considerazione della persona del Consigliere Benzi non possiamo che esprimere un giudizio negativo su una posizione che raccoglie voti sotto una bandiera e poi li porta su altre linee, su atteggiamenti individuali.
Non si tratta di liquidare un episodio, come dice Bontempi, ma si tratta di comprenderne le ragioni profonde e a nessuno sfugge che le insoddisfazioni personali sono certamente alla base di una scelta che noi non condividiamo.
Non si tratta di un episodio insignificante, ma neppure di un fatto portatore di gravi conseguenze: si scende da 36 a 35 nella maggioranza però questa maggioranza era già di 35 quando è nata, perché quando si è trattato di votarla il sostegno del Consigliere Benzi era mancato. La maggioranza c'è, è solida, non è questo episodio che la indebolisce. La alleanza del pentapartito si basa su un forte accordo politico, un accordo di svolta amministrativa e gestionale nella nostra Regione per cui non pu essere indebolito da una fuga che certamente non ha il peso che le si vuole attribuire.
Il pentapartito può aver avuto qualche difficoltà di avvio perch un'alleanza tra 5 partiti è certamente più complessa di un'alleanza tra 2 o 3 forze, ma non ci sono problemi che ad oggi facciano intendere che queste difficoltà non siano superabili e non si possa giungere ad una sintesi operativa particolarmente efficace, superando anche quegli altri problemi connessi alla costituzione delle Commissioni che sono in questi giorni emersi.
Chi si illude che questo episodio possa indebolire la forza del pentapartito e della soluzione politica di svolta che è stata realizzata sarà presto deluso, perché non ci sono ragioni per cui si debba pensare ad una debolezza della formula o dell'alleanza che ha formato il nuovo governo in Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, a nome del Gruppo socialista desidero anch'io cogliere l'occasione da lei offerta nella comunicazione riguardo al problema delle dimissioni dal PSDI del Consigliere Benzi, per esprimere 1a nostra attenzione, la nostra sensibilità e la nostra comprensione per il travaglio nel quale è stato interessato e coinvolto il PSDI, che consideriamo un partito di area socialista, col quale ci sentiamo vicini in una visione ideale, da una parte, e ci sentiamo impegnati nel comune impegno nella responsabilità della maggioranza; e dall'altra, non possiamo non comprendere anche il travaglio personale del collega Germano Benzi che conosciamo da parecchio tempo, uomo da sempre impegnato nel PSDI e impegnato nella vita politica.
Noi auspichiamo che al di là di questo travaglio e anche di queste rotture, il collega Benzi (al quale esprimiamo la comprensione di questa situazione difficile in cui obiettivamente si trova, anche se sono scelte che vengono compiute liberamente), sulla base delle sue dichiarazioni in ordine ai problemi del disegno politico nel quale è impegnata la maggioranza di pentapartito, egli, di volta in volta, come ha detto, si regolerà seguendo quell'indirizzo ideale nel quale è sempre stato impegnato e per il quale ribadisce il proprio impegno per realizzare gli obiettivi che sono comunque alla base dell'intesa di pentapartito.
Queste cose le diciamo, perché siamo uomini impegnati nella vita politica e nella vita dei partiti, ai quali può succedere di trovarsi in situazioni di questo genere. Ma in una società che si è andata sempre più laicizzando, il partito si va affermando a sua volta sempre di più come una libera associazione di uomini; in questo quadro bisogna vedere il rapporto tra il partito e gli uomini, cercando di non comprimere il ruolo della persona né naturalmente svilire il ruolo e la funzione del partito come forza di proposta ideale.
Per il resto non ci sembra che si possa partire da un fatto di questo genere, che pure ha la sua importanza, per enfatizzare dei problemi che esistono in tutte le maggioranze, perché dove esistono intese tra le persone, esistono anche problemi e difficoltà.
Io sono convinto che l'attuale maggioranza non soltanto corrisponde alla domanda di rinnovamento emersa dall'elettorato piemontese, ma è in grado, come le dichiarazioni del Presidente Beltrami hanno colto, insieme al documento programmatico, che pure è ama glie larghe, ma comunque di indirizzo generale, la maggioranza, ripeto, è in grado di rappresentare un punto di riferimento solido e di fiducia per tutta la nostra popolazione piemontese e soprattutto per le forze vive e avanzate della nostra società.
Quindi, per concludere, signor Presidente,mi sembra di poter dire che il problema è assunto da questa onorevole assemblea come un problema di fronte al quale è giusto manifestare il rispetto che esso richiede e la comprensione anche per le persone che ne sono coinvolte.
Riteniamo che non ne risulteranno scalfiti la funzione e l'impegno politico generale della maggioranza, ma, anzi, ci auguriamo che, al di là delle scelte di autonomia affermatesi, questa maggioranza sia in grado di raccogliere il più largo consenso possibile.
L'augurio che come socialisti facciamo è che l'area socialista, al di là delle forze politiche e degli uomini, comunque, trovi sempre più larghi consensi perché ha bisogno di porsi come momento importante e determinante per quelle svolte generali che debbono essere determinate nel Piemonte e nel Paese.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo liberale svolge due brevissime considerazioni: la prima è, mi consenta, sul piano personale nei confronti del Collega Benzi. Dico subito che è ragione di amarezza per chi fa politica, mettendoci quanto di meglio esprime sul piano dell'intelligenza e della capacità, nell'apprendere che un collega (non al tramonto della sua esistenza politica, ma certamente non all'inizio) si trova a vivere un'esperienza umana non gratificante e su questo non possiamo non esprimere i sensi della nostra amarezza; amarezza che non è solidarietà nei confronti del collega Benzi al quale ci spiace dover richiamare il valore della rappresentanza popolare che va prima al Partito e poi al candidato. In questo senso facciamo nostro il richiamo che è stato fatto da altri, rendendoci però conto di quanto sia retorico questo richiamo perché viene sempre fatto, ma da nessuno mai accolto e quindi non ci scandalizzeremo più di tanto se Benzi non lo accoglierà.
La seconda considerazione è di preoccupazione politica. Ho troppa stima per Benzi per pensare che la sua decisione sia stata determinata soltanto da qualche frustrazione personale in ordine alle ambizioni. Chi fa politica pone alla base del suo essere l'ambizione. L'ambizione è la molla che muove i politici. L'ambizione non è vanità: è una cosa ben più diversa e ben più seria. Temo - e qui è la preoccupazione nostra che è di ordine politico che il collega Benzi non abbia più colto all'interno del suo Partito quella tensione politica e ideale che vi aveva trovato quando in questo Partito aveva deciso di militare.
Siamo fortemente preoccupati che cada la tensione politica all'interno di un Gruppo politico come quello Socialdemocratico. Non siamo tra quelli che credono l'ingegneria politica la semplificazione delle cose. Le forze politiche (soprattutto quelle minori) sono la testimonianza della tipicità del caso italiano nella storia della democrazia. Il Partito liberale, il Partito repubblicano e il Partito socialdemocratico non sono degli incidenti della storia o degli accidenti dell'orchestra politica italiana ma sono invece la loro specificità che stanno ad indicare che la nostra società si evolve per tempi lunghi e per approssimazioni successive che non si possono recidere, per esempio, con legislazioni maggioritarie, ma devono consentire a queste componenti della società di svolgere il loro ruolo che potrà in tempi congrui passare attraverso un momento di sintesi con altri Gruppi politici, ma conché questi Gruppi arrivano agli appuntamenti di sintesi padroni dei loro valori e non dopo aver rinunciato ai valori di cui sono portatori. Il fatto che il Partito socialdemocratico non abbia più ragion d'essere mi sembra sostanzialmente risibile. La questione socialdemocratica - attenzione: non la questione socialista- è la questione politica sul tappeto. In questo momento gli appuntamenti e le scelte che decideranno il nostro modo di vivere la democrazia in questo Paese, sono la questione socialdemocratica, cioè su come un grande partito di sinistra si atteggerà (non sulla questione socialista) sulla questione socialdemocratica, perché tra l'essere socialisti e l'essere socialdemocratici c'è un preciso distinguo: l'interpretazione moderna del socialismo che si confronta con altre accezioni politiche. Quindi a mio modo di vedere, la questione socialdemocratica è ancora una questione centrale nel panorama culturale della nostra politica. In questo senso io auspico che il Partito socialdemocratico recuperi la capacità di proposta e l'entusiasmo politico per svolgere questa funzione, per essere protagonista della questione socialdemocratica che è una questione aperta, non superata e non trasferita al Partito socialista.
La questione socialdemocratica deve essere il patrimonio di occasione di impegno di una forza politica che su questo si specifichi. Diamo la nostra solidarietà al Partito socialdemocratico, augurandoci che questo episodio lo porti a modificare quegli atteggiamenti, se ci sono stati - io non li conosco - che possono aver fatto cadere la tensione politica all'interno dei propri militanti perché noi siamo consapevoli che i portatori di valori antichi come siamo noi (liberali da una parte repubblicani dall'altra, socialdemocratici dall'altra ancora), hanno la precisa funzione di garantire che le grandi vicende della politica non sfuggono ad alcune verifiche strette, ad alcune Forche Caudine che sono la verifica della questione storica liberaldemocratica e la verifica della questione più attuale, socialdemocratica. Sono verifiche che si pongono attraverso le quali il Paese non può sfuggire così semplicisticamente.
L'abbandono di alcuni valori liberali e liberaldemocratici da parte della nostra società, lo paghiamo in termini di diritti civili proprio perché la questione liberaldemocratica è stata disattesa e probabilmente anche il dibattito sullo stato sociale sta a farci riflettere su come la questione socialdemocratica abbia ancora una legittimazione, una valenza e uno spazio.
Noi abbiamo apprezzato molto che da parte di tutte le forze politiche pure in una vicenda delicata e complessa come quella della composizione delle Commissioni, non si sia riaperta in alcun modo la legittimazione del Partito socialdemocratico in ordine alle Commissioni stesse, perché si è mantenuta una tradizione che onora questa Regione di riconoscere ai Partiti portatori del suffragio popolare la valenza elettorale e non quella conseguente a delle vicende che deve interessare gli uomini e non deve investire i partiti.
Noi continuiamo a considerare il Partito socialdemocratico un Partito portatore della rappresentanza, che l'aveva portato a tre Consiglieri. Che poi un amico, un collega, Benzi, ritenga di dover svolgere in quest'aula un ruolo politico più legato alle esperienze personali e ai contributi che saprà dare anche in quella sede, anziché riconoscersi nella posizione socialdemocratica, non deve cambiare il ruolo, e quindi anche l'impegno e le responsabilità che al Partito socialdemocratico derivano in una rappresentanza che è quella originale, cioè dei tre Consiglieri.
Questa è una indicazione che diamo sulla quale il nostro Partito si rapporterà sulle decisioni successive che attengono non soltanto alle vicende delle Commissioni, ma a tutte le altre decisioni.
La democrazia significa un mandato elettorale che viene misurato il giorno delle elezioni e che deve essere rispettato dai Partiti e i Partiti devono consentire ai Partiti di rispettare.
Il Partito socialdemocratico conserva l'onere e l'onore di rappresentare il corpo elettorale che lo aveva caricato di tre Consiglieri e non può essere defraudato dalla sua rappresentanza in quest'aula da comportamenti di natura personale.
Questo è l'impegno che assumiamo e ci auguriamo che le altre forze politiche vorranno condividere e il nostro Partito socialdemocratico vorrà apprezzare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il Gruppo repubblicano ha ascoltato le comunicazioni del Presidente con le quali il Consiglio regionale veniva informato che un Consigliere del Partito socialdemocratico riteneva, per sua scelta personale, di lasciare il Gruppo socialdemocratico e costituirsi in Gruppo autonomo.
Non è necessario fare in questa sede delle lunghe disquisizioni di carattere sociologico, come forse qualcuno ha tentato, di filosofia politica. Mi pare che sia un discorso molto più modesto: la scelta personale di un Consigliere di abbandonare il Gruppo e il Partito nel quale è stato eletto. Occorre rispettare le scelte del Consigliere Benzi, anche se le motivazioni addotte mi possono lasciare un po' perplesso. Invocare il discorso che la ragione è che le trattative si sono svolte a Roma e che di fatto si sono esautorati gli organi locali del Partito, mi pare una scelta logora e un pochino strumentale.
Non si tratta di una operazione che denota la vocazione al potere del pentapartito, come qualcuno ha cercato di dire. Riteniamo invece sia un fatto che politicamente non incida minimamente su quella che è la consistenza della maggioranza. Non è, a differenza di quanto avvenne dieci anni fa, una fuga da partiti verso altri partiti per creare maggioranze che l'elettorato non aveva dato, ma si tratta di una scelta che non incide minimamente su quella che è la maggioranza che l'elettorato ha voluto attribuire. Non crediamo che il pentapartito da questa vicenda ne possa uscire sminuito. Il pentapartito avrà la sua forza nelle cose che saprà fare e non nelle scelte politiche o personali, che potranno caratterizzare i comportamenti di qualche singolo Consigliere.
Riteniamo che da questa vicenda nulla debba mutare: il pentapartito rimane quella maggioranza in grado di affrontare la grave crisi che il Piemonte sta attraversando; a questa maggioranza noi crediamo debba essere accordata la stessa fiducia che aveva prima, indipendentemente dal numero uno più, uno meno dei suoi membri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cerutti.



CERUTTI Giuseppe

Farò due brevi considerazioni su questo problema. La prima è per sottolineare che ancora una volta il costume della politica italiana è quello di utilizzare decisioni di carattere personale per dare dimensioni caratteristiche e problematiche che esulano dagli atteggiamenti di tipo personale, come il problema Benzi,oggi come oggi, rappresenta. Noi l'abbiamo voluto considerare come tale. La sua decisione ci ha profondamente sorpresi, amareggiati e stupiti perché non riteniamo che a tuttora esistano quelle condizioni dichiarate e lamentate pubblicamente che sono alla base del suo gesto.
Abbiamo preferito considerare questo suo atto un atto personale e come tale, al di là di aver rivendicato come Partito la nostra giusta rappresentanza in questa sede consiliare, non abbiamo voluto attivare nessun tipo di polemica rispettando in modo particolare la persona. Non è che Benzi abbia levato il velo, collega Carazzoni. Noi abbiamo preferito calarlo questo velo per evitare che questioni molto meno nobili apparissero poi nella loro vera identità, al di là degli atteggiamenti e giustificazioni che nella sostanza poi non esistono.
La seconda è una considerazione di tipo politico. Ringraziamo il collega Marchini per la sottolineatura che ha voluto dare. Il PSDI è,e vuole essere, una grande realtà nel Paese, lo vuole essere anche nella Regione Piemonte con i suoi 3 Consiglieri, o perlomeno con i voti che hanno espresso 3 Consiglieri, perché oggi come oggi questi fanno parte del patrimonio politico del Partito alla Regione Piemonte.
Perciò ribadiamo che la posizione del PSDI è nella sua entità quella espressa dall'elettorato.
Ribadiamo la ferma convinzione e volontà politica dei Consiglieri socialdemocratici di continuare questa battaglia nell'ambito della maggioranza. Abbiamo sentito nelle espressioni del collega Benzi che lui rimane socialdemocratico, può darsi che alla ragione iniziale ci fossero motivazioni che coinvolgevano l'intera politica nazionale del Partito stiamo operando per riconquistare un'immagine e una capacità operativa che forse abbiamo perso. Ci sono momenti di crisi e di difficoltà politica in tutti i Partiti, noi la stiamo verificando, la stiamo vivendo e stiamo operando per superarla. E speriamo che il collega Benzi, avendo dichiarato di restare socialdemocratico, possa in seguito ritornare nella casa che l'ha ospitato per tanti anni e che penso abbia dato anche alla sua persona consistenza e considerazione anche per il suo operare.
Voglio assicurare nella sostanza i colleghi della minoranza che questa maggioranza non si sfalda perché c'è stata, questa decisione di carattere personale da parte di un collega. Vorrà dire che i due socialdemocratici si faranno carico dei 3 Consiglieri e quella tensione morale che ci ha guidato e che ci ha portato alle nostre scelte per costituire questa maggioranza cercheremo nei limiti delle nostre capacità di renderla concreta nel termine e nell'attività operativa che la Giunta e il Consiglio saranno chiamati a svolgere nei prossimi anni.


Argomento: Commemorazioni

f) Commemorazione delle vittime della Val Formazza


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, il 29 agosto sulla Strada Provinciale del Passo di San Giacomo, che porta alla cascata del Toce, circa 2000 metri cubi di detriti e rocce si sono staccati dal Monte Castello. La frana ha investito due auto di turisti e un camion di una ditta che svolgeva lavori di consolidamento. Tre purtroppo sono stati i morti: Silvano Baroni di 37 anni di Varese, la moglie Laura Antonetti e il loro figlio Mattia di 2; setti i feriti di cui due gravi.
Ci associamo al cordoglio delle famiglie e ci auguriamo che le strade delle valli ossolane, che già videro recentemente in due occasioni alluvioni di portata tremenda che richiesero interventi per anni interi per un importo di oltre 400 miliardi, possano essere consolidate definitivamente in modo da evitare tragedie come questa.


Argomento: Giunta, organizzazione e funzioni - Interventi per calamita' naturali

Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale inerenti le deleghe agli Assessori e la situazione in Val Formazza


PRESIDENTE

Passiamo ora alle Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale che ha facoltà di parlare.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo dare corso ad un adempimento di rito, poiché questa è la prima seduta che interviene dopo l'elezione del nuovo governo regionale. Di fatto devo comunicare al Consiglio regionale lo schema del decreto, peraltro già consegnato in tempo utile, nella stessa giornata nella quale veniva sottoscritto, riguardante le funzioni e le competenze svolte a norma di legge e di Statuto dalla Giunta regionale, in sostanza le deleghe agli Assessori.
Presidente Beltrami Vittorio (D.C.) Funzioni istituzionali; coordinamento generale delle attività regionali e dipartimentali; affari generali; servizi generali; rapporti con la C.E.E.; legale, contenzioso, legislativo; protezione civile; presidenza C.R.O.P.
Vicepresidente Vetrino Bianca (P.R.I.) Programmazione economica; bilancio pluriennale; pianificazione territoriale; parchi; coordinamento progetti FIO; coordinamento enti strumentali e partecipazioni regionali.
Carletto Mario (D.C.) Personale e organizzazione; assistenza.
Turbiglio Antonio (P.L.I.) Bilancio annuale; finanze; tributi; patrimonio e demanio; economato ragioneria centrale e decentrate; enti locali; C.R.O.P./Sezione II.
Genovese Piero (D.C.) Industria; lavoro e occupazione; immigrazione; edilizia residenziale.
Lombardi Emilio (D.C.) Agricoltura e foreste.
Cerutti Giuseppe (P.S.D.I.) Trasporti; viabilità; porti e navigazione interna; pronto intervento assetto idrogeologico; legge regionale n. 18/84; espropri; C.R.O.P./SEZIONE I.
Maccari Eugenio (P.S.I.) Tutela dell'ambiente; energia; uso e risanamento delle acque; scarichi industriali; smaltimento rifiuti solidi; inquinamento atmosferico acquedotti e fognature; acque minerali e termali; urbanistica.
Sartoris Riccardo (D.C.) Artigianato; commercio; cave e torbiere; fiere e mercati; polizia urbana e rurale.
Alberton Ezio (D.C.) Istruzione; cultura; formazione professionale; beni culturali spettacoli; assistenza ed edilizia scolastica.
Olivieri Aldo (P.S.I.) Sanità.
Moretti Michele (P.S.I.) Turismo; sport; tempo libero; industria alberghiera; pesca e caccia.
Questo è lo schema del decreto. Sono, per quanto è possibile, a loro disposizione per ogni più utile informazione circa la costruzione di questo governo regionale.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, devo dire francamente che l'intervento del Presidente della Giunta mi ha sorpreso. Avevo chiesto, a nome del Gruppo PCI, una comunicazione che non fosse la semplice lettura del decreto, che tra l'altro già conoscevamo, ma la descrizione delle ragioni per cui si è addivenuti a questa composizione di Giunta. Mi sarei aspettato questo perché sotto l'attribuzione delle deleghe ci sta una serie di motivazioni, alcune della formazione della coalizione, altre importanti che riguardano la funzionalità o meglio le idee che una certa coalizione ritiene di applicare.
Comunque prendo atto che questa illustrazione è stata fatta e cerco magari sbagliando, di fare un mio ragionamento. Non mi interessa tanto fare osservazioni critiche sul modo in cui sono state operate le ripartizioni.
In presenza di uno Statuto che ogni volta che si forma un esecutivo dà alla mera negoziazione politica la possibilità di accorpare o di disaggregare gli Assessorati, è difficile fare un discorso critico. Vedo peraltro un sostanziale ricalco delle ripartizioni fatte nel 1983, quando in verità la situazione era un po' necessitata (un Assessore in meno), quindi una situazione obbligata. Dalle intenzioni politiche di questa maggioranza si dovrebbe parlare di una situazione a regime. Comunque, non mi pare il caso di accentuare particolarmente questo aspetto, ricordo però che era giacente una proposta di modifica dello Statuto, ormai caducata con la fine della legislatura, ma che rappresenteremo, nella quale proponevamo di modificare quell'articolo dello Statuto con una definizione per legge delle competenze degli Assessorati. Questo sta assumendo carattere di grande urgenza perch ogni cambio di Giunta, non solo questa, provoca delle conseguenze molto negative sull'assetto della struttura: servizi che si spostano, traslochi la stessa funzionalità dei servizi ne possono risentire.
Qualche stranezza io l'ho notata e la faccio rilevare perché in seguito si abbia la forza di pensare più a queste cose che non alla mera attribuzione partitica. Per esempio, la suddivisione in tre del Comitato Regionale Opere Pubbliche, che assurge per la prima volta a oggetto di delega, ha della stranezza non tanto perché viene suddiviso, ma vedo una strana attribuzione di una sezione II ad un Assessorato che non mi pare che in materia di interventi strutturali abbia competenze. Non riesco a darmi ragione della attribuzione all'Assessore Turbiglio o della sezione II. Mi pare una forzatura della presenza dell'Assessore più che una risposta ad un'esigenza. Anche altri accorpamenti hanno i loro limiti, ma li farei rientrare nel discorso generale. Quello che invece trova una più netta espressione critica da parte del nostro Gruppo si riallaccia a quello che dicevo all'inizio e cioè non ci è stata offerta la possibilità di un ragionamento sulla formazione degli Assessorati e sulla ripartizione delle deleghe. Lo dico soprattutto in relazione al fatto che nel 1983 noi facemmo un tentativo (che peraltro nella pratica ha fatto pochi passi in avanti ma non è questo motivo per demordere) di organizzare e strutturare in maniera seria la collegialità.
Il fatto che nel 1983 avessimo pensato ad un'area orizzontale generale attorno alla Presidenza della Giunta con tre dipartimenti per organizzare un vero e proprio gabinetto in analogia parziale a quanto avviene nel Governo (ma l'esperienza governative è inficiata dal fatto che nel gabinetto ci sono più presenze meramente politiche espressione dei Partiti) che qualche efficacia mi pare stia dando qualora questa, presenza coincida con certi Assessorati (o con certi Ministeri) a capo di dipartimenti. Il ragionamento della collegialità che ho sentito riaffermare come intenzione da parte del Presidente ci trova d'accordo.
La previsione nostra del 1983, in verità, ha fatto pochi passi in avanti nel concreto, ma ci sembrerebbe un segnale concreto nella direzione della collegialità perché le ragioni strutturali sono forti. E' difficile pensare che la collegialità si esprima sempre su tutto, proprio per la grande quantità di deliberazioni (mi pare ne avessimo contate più di 12.000 all'anno). La struttura, quindi la Giunta, attraverso meccanismi che pongono sul piano delle regole e della formalizzazione (quelli che abbiamo chiamati Dipartimenti, ma potrebbero essere aree: dipartimento economico dipartimento territoriale, dipartimento dei servizi) deve dare funzioni di coordinamento all'Assessorato di maggiore orizzontalità, con uno sforzo serio nella direzione della collegialità, e rispondendo tra l'altro a una richiesta che da tempo è sollecitata dalle comunità e dai funzionari. Il fatto che noi questo l'abbiamo scritto e abbiamo stentato poi a realizzarlo, non mi autorizza a lanciare alla nuova maggioranza l'accusa di non volerlo fare. Devo però dire che non averci pensato e non avere valutato le ragioni per cui non si è ritenuto questo esperimento né in alternativa se ne è previsto un altro, mi conferma in una preoccupazione.
In realtà questi problemi sono di fondo. Chi governa se ne accorge.
Sono quei problemi per impedire che la Giunta sia una sommatoria di singoli, più o meno intonati, ma invece sia un reale lavoro interdisciplinare, soprattutto sui progetti rilevanti. Tutto questo per non può essere affidato alla buona volontà anche perché, se il buon giorno si vede dal mattino, proprio perché la maggioranza è a cinque, ha molte più difficoltà di quella a tre. Io poi dico che i cinque quando si mettono insieme in una certa maniera rendono più difficili le cose.
A mio avviso - ed è un consiglio che mi permetto di dare mentre rilevo criticamente l'inesistenza di questo anche a livello di disposizione credo che sarebbe di qualche utilità per la Giunta creare la struttura cabinet o gabinetto interno ad un esecutivo più ampio con gli Assessorati orizzontali. E' una soluzione difficile da praticare, ma certo da non abbandonare. Mi sembra, per la verità, che di tutto questo non ci sia stata traccia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Farò due osservazioni: la prima è che la maggioranza si è prefissa una collegialità dell'esecutivo e noi non abbiamo dubbi che nella gestione laddove si misura l'effettiva capacità di lavoro della Giunta, questa collegialità ci sarà.
La seconda riguarda il problema di definire in modo strutturale e definitivo la composizione degli Assessorati. Riteniamo interessante la proposta. Debbo ricordare che anche la nostra proposta di modifica statutaria conteneva analoghi elementi e che essa è anteriore a quella presentata dal PCI. Non voglio con ciò richiamare una primogenitura, ma voglio ricordare che questo tema ci è caro e quindi lo porteremo avanti perché ci rendiamo conto che gli Assessorati devono essere connessi alla struttura regionale e che una definizione degli Assessorati sottratta alla trattativa e alla composizione di ogni singola maggioranza può essere un elemento di serietà e di funzionalità.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta Beltrami per una breve replica in merito a questa prima comunicazione, dopodiché procederà ad una seconda comunicazione.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Le deleghe solitamente vengono da sempre ricercate e proposte alla luce di articolate determinazioni che riguardano il quadro politico, le stesse dimensioni delle presenze, ricercando spazi compatibili di omogeneità e di razionalità. Ringrazio i Consiglieri Bontempi e Brizio per la schiettezza dei loro interventi e li voglio raccogliere in chiave costruttiva, perch qui non si demolisce niente. Non è che il governo regionale sia nelle panne per queste valutazioni, le difficoltà vere esistono.
Le riflessioni di Bontempi addirittura proponevano problemi e poi mi davano già articolate risposte alla luce anche delle esperienze che erano maturate nelle passate legislature. E' stato così nella prima legislatura che era ancora sfumata nei ruoli e nelle attribuzioni; è stato così nelle due successive con marcature di indicazione legate anche ad atteggiamenti aspetti, momenti che sono già stati prima d'ora ricordati. Nel dover dare un giudizio o una motivazione all'attuale assetto della Giunta quindi non possiamo parlare come se dovessimo partire dall'anno zero. Per certi aspetti sarebbe interessante se potessimo partire dall'anno zero e fare delle proposte che non tengono conto del quadro d'insieme di riferimenti e di articolazioni che da sempre hanno regolamentato questo rapporto.
E' anche da non sottovalutare, mi pare che sia stato detto a tutte lettere, il fatto che la presenza più complessa di un numero di parti politiche che si individuano nel pentapartito e la esigenza di non traumatizzare le strutture regionali comporta decisamente qualche riflessione.
Bontempi ha parlato addirittura di stranezze e quindi non ha neppure imperversato su talune chiamandole discrasie o distonie del sistema. In effetti non è che la quadratura ci sia proprio totalmente, questo lo dico in chiave totalmente autocritica del presente, non vado a fare confronti con il passato, registro però che nel passato esistevano in chiave, magari peggiorativa o migliorativa, talvolta le stesse cose.
Do atto che ci sono alcune non sintonie ovvero distacchi o fusioni perseguibili dalla critica. La verità è che qualche cosa è esplosa oggi a valle, ma a monte erano precostituite le condizioni perché si arrivasse a questo risultato.
Quando l'altro giorno dopo la frana di Formazza, ed è il tema della seconda comunicazione che farò, io cercavo di capire come funzionava il sistema - non sono mai stato uomo di governo della Regione, pur avendo vissuto ricchezza di esperienze con tanti colleghi che sono ancora oggi qui in aula - esaminando gli Assessorati e gli uffici che intervenivano attorno a questo problema che esigeva delle risposte immediate le quali ci sono anche state, mi sono trovato a fare ad alta voce con collaboratori delle riflessioni non indifferenti su una certa dispersione che forse è impossibile evitare totalmente, ma che comporta decisamente la esigenza di un ridimensionamento o di qualche condizionamento; quanto meno esistono dei problemi. Ci sono vari sistemi e varie strade per superare questi aspetti: uno potrebbe essere quello della predeterminazione nella costruzione dei governi, l'ha ricordato Bontempi; esiste una proposta del PCI di modifica dello Statuto, esiste pari proposta della DC, se ne esistessero delle altre chiedo scusa non le conosco. Può invocarsi un approfondimento che tocchi anche l'investimento della professionalità, lo dico così per inciso, è forse il caso del secondo CROP affidato a Turbiglio.
Si può ridiscutere la impostazione partimentale. Ma la strada principale che deve e può condurre ad un risultato è quella della collegialità che è stato sottolineato nel discorso di presentazione del governo regionale che è una collegialità - lo sottolineo ancora - che non intesa come atto formale, ma come fusione dignitosa delle risorse, delle energie, delle intuizioni ed anche dei cervelli.
Non è certamente facile quando il traffico da disciplinare è intenso perché molti sono i partner o quanti partecipano al sistema oppure per le situazioni che sono state segnalate prima sono state in termini impossibili consolidate. C'è un tentativo di riproporre le stesse cose e io rilevo che la costruzione di questo governo, a parte l'allontanamento di talune deleghe affidate alla Presidenza, rispetta quasi totalmente le precedenti elezioni. Deve però ricostituirsi questo clima della collegialità. E' un aspetto e un momento che io intenderei perseguire in ogni modo. Non so se sarà possibile, lo dico con la schiettezza dovuta al Consiglio regionale ci sono difficoltà di carattere tecnico, di conduzione umana, della messa assieme dei cervelli, delle intenzioni, dei beni.
I primi cristiani quando si trovavano mettevano assieme i beni e se li ridistribuivano, scusate il riferimento che non vuol essere parrocchiale non è sempre facile sollecitare la messa assieme dei beni e delle disponibilità, soprattutto quando talvolta vien meno il filtro tra le istanze della base e della comunità e i centri decisionali. Collegialità vuol dire lavoro di gruppo interassessorile,vuol dire procedure uniformi ed omogenee per la soluzione di problematiche affini, definire il coordinamento tra i servizi e le aree.
Per quanto mi è stato possibile ho dato disposizione e nel poco tempo da che sono entrato nel palazzo per la realizzazione di uno studio sul tema della collegialità proprio per ottenere il funzionamento in sintonia di tutti gli Assessorati. Ripeto che non sarà cosa facile, ma rimettendomi al Consiglio regionale io devo chiedere la loro solidarietà nelle piccole e nelle grandi cose, nell'intuizione che i Consiglieri singoli possono anche avere, che i Gruppi e le parti politiche possono offrire entro questa dimensione di un nuovo rapporto da costituire all'interno della vita della Giunta, la quale Giunta deve operare non tanto - l'ha ricordato molto bene Bontempi - in un rapporto di freddezza o di tutta formalità negli incontri nei quali si fa passare con velocità rapida le delibere, ma nella preparazione delle stesse attraverso un rapporto che veda la messa in assieme dei diversi Assessori del patrimonio di esperienza, delle capacità e per non dire anche delle dotazioni che loro sono affidate dall'istituzione. Talché la richiesta di solidarietà è un atto che non vuol dire solo adesione benevola a talune osservazioni che sono state fatte qui stamani, ma vuol dire la ricerca assieme all'altro tema che dovrebbe divenire un riferimento sicuro per questa nuova gestione del governo regionale, quello della trasparenza, di spazi entro i quali incontrarsi tra uomini di buona volontà.
Passo ora alla comunicazione relativa alla sciagura avvenuta in Val Formazza.
Il giorno 29/8/85, poco prima delle 10 antimeridiane, si è staccata dalle falde del monte Castello, in Comune di Formazza (NO), a quota 2100 m s.l.m. circa, una frana di crollo di circa 2000 mq di roccia in posto che ha mobilizzato il materiale detritico presente nel sottostante canalone.
Il materiale franato (del volume complessivo di circa 5000 mq) ha investito la sottostante strada provinciale della Val Formazza, tra le località Sottofrua e cascate del Toce, provocando la morte di tre persone e il ferimento di altre sette. Non posso che associarmi a quanto ha poco fa detto il Presidente Viglione, rivolgendo un pensiero di attenzione e di solidarietà commossa, con tanta tristezza, verso le vittime e i feriti, dei quali uno particolarmente grave (una giovane alla quale sono stati amputati entrambi gli arti inferiori).
L'Amministrazione regionale è intervenuta prontamente con l'invio di tecnici del Servizio Geologico regionale e del Servizio Opere Pubbliche e difesa del suolo di Novara per gli accertamenti del caso nonché con la presenza sul luogo del Presidente della Giunta regionale e dell'Assessore regionale alla viabilità e trasporti.
Compiuti i primi accertamenti tecnici nel pomeriggio è stata tenuta una riunione presso il Municipio di Formazza per stabilire un coordinamento tra gli interventi con la partecipazione del Prefetto, delle Forze Armate degli organi di Polizia, del Presidente e Assessori dell'Amministrazione provinciale La ditta Eurock di Mezzolombardo (TN) ha condotto una prima ispezione dell'area atta ad accertare eventuali pericoli di distacchi e a verificare la sicurezza degli edifici ivi presenti.
Sulla scorta delle prime indicazioni emergenti dalle indagini di cui sopra, il Presidente della Giunta regionale provvedeva, con fonogramma trasmesso il giorno 30/8/85 inviato al Sindaco di Formazza, al Prefetto di Novara, al Presidente dell'Amministrazione provinciale di Novara, ad invitare gli enti di cui sopra alla emissione dei provvedimenti per lo sgombero degli edifici ubicati in detta località ed adibiti a colonie estive.
Il giorno 2 settembre è stata tenuta una riunione presso l'Amministrazione provinciale di Novara al fine di esaminare le risultanze delle prime indagini nonché adottare i necessari provvedimenti specie in ordine alla evacuazione delle persone e degli automezzi rimasti isolati a monte della frana.
In tale riunione, presenti l'Assessore regionale alla viabilità e trasporti, Cerutti, il Prefetto di Novara, il Presidente e Assessori dell'Amministrazione provinciale di Novara, è stato deciso di ripristinare a cura degli uffici forestali della Regione, un sentiero, ubicato in località sicura, che ha permesso il transito dei pedoni e del molto bestiame isolati dalla frana.
Si è altresì deciso di provvedere a mezzo elicottero, al trasporto a valle dei circa 100 autoveicoli rimasti a monte.
Tale operazione è avvenuta nei giorni successivi con il contributo finanziario del Ministero degli Interni messo a disposizione del Prefetto di Novara.
Sempre in tale sede si sono esaminati gli interventi aventi carattere di somma urgenza finalizzati al disgaggio e alla pulizia di punti rocciosi instabili.
A tal fine con DGR n. 34/128 del 3/9/85 è stato assegnato un contributo di L.193.545.000 all'Amministrazione provinciale di Novara.
La strada è tuttora chiusa. La procura della Repubblica di Verbania ha richiesto documentazione alla Regione Piemonte.
Quanto esposto costituisce una prima doverosa informazione al Consiglio regionale.
E' stato convenuto nella sede della Conferenza dei Capigruppo che in successiva riunione del Consiglio regionale, preceduta dal conferimento ai singoli Gruppi di congruo materiale di illustrazione dei fatti, si procederà ad un approfondimento di questo discorso e si aprirà il più giusto dibattito, cosicché la Giunta possa fornire ogni più utile notizia ed elemento atto a valutare quanto è accaduto.



PRESIDENTE

Sulla comunicazione della Giunta è aperta la discussione.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Carazzoni, ne ha facoltà.



CARAZZONI Nino

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, interveniamo solo per dire che, in sede di riunione di Presidenti dei Gruppi, noi avevamo sostenuto la tesi che si dovesse fare luogo al dibattito sulle eventuali responsabilità conseguenti all'evento franoso in Valle Formazza già sin da questa seduta.
Abbiamo convenuto poi, tutti insieme, di rinviare il dibattito stesso ad altra seduta.
Ci atterremo fedelmente agli impegni presi e non entreremo, per ora nel merito di una vicenda che presenta - a nostro avviso - numerosi punti oscuri. Una cosa dobbiamo comunque dirla. E' trascorso un mese, e oltre, da quando il luttuoso evento si è verificato e la Giunta non è ancora in grado lo ha dichiarato ora il Presidente Beltrami - di fornire una sufficiente documentazione al Consiglio. Bene, noi prendiamo atto di questo, mantenendo tutte le nostre riserve e critiche sul ritardo con cui al Consiglio regionale viene data una informazione esauriente su un problema che ha già formato oggetto di ampio e approfondito dibattito in altre sedi come in quella della Provincia di Novara.
Dibattito nel corso del quale sono state formulate - e noi non sappiamo se siano esatte o meno - precise accuse nei confronti della Regione Piemonte. Ecco, perché a nostro avviso, era preferibile chiarire al più presto questa situazione ed affrontare già nella seduta odierna il dibattito sulla frana di Val Formazza.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Nerviani, ne ha facoltà.



NERVIANI Enrico

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, prima di tutto ringrazio il Presidente Beltrami per le informazioni che ritengo sufficientemente esaurienti questa prima necessità d'informazione al Consiglio.
Non entro - come ha invece fatto il Consigliere Carazzoni - nella problematica specifica. Sento tuttavia il dovere di proporre, perch risulti a nota del prossimo dibattito, qualche riflessione che si distacca dal tema specifico e che attiene in particolare a tutta la zona della Formazza. Specialmente voglio ricordare che il Veglia in questi giorni ha visto chiusa, proprio per l'intervento regionale, la strada, finora percorribile con mezzi fuoristrada, a causa del pericolo che è stato registrato dal servizio geologico della Regione. Voglio aggiungere che il problema cruciale del momento non è soltanto quello della strada della Val Formazza, ma anche quello della strada che porterà al Devero, che praticamente è la continuazione della strada della Formazza, ed è quella rappresentato dalla situazione geologica complessiva della zona quale ci viene prospettata dai fatti di questi giorni.
Devono essere dunque date alcune garanzie, perfezionate alcune riflessioni per non trovarci, domani, nelle condizioni in cui ci siamo trovati in questi giorni. Non faccio grande scandalo per quello che è successo. Ritengo che in questi casi si vadano a cercare responsabilità superiori a quelle che effettivamente gli Amministratori regionali provinciali e locali hanno. Tuttavia sono del parere che vada fatta un'azione preventiva e una riflessione ulteriore su questi argomenti.
Voglio concludere anche riprendendo la sollecitazione che è pervenuta agli uffici regionali da parte delle associazioni dei coltivatori (in particolare la Coltivatori Diretti) che si sono preoccupate di raccomandare l'apertura delle strade che conducono agli alpeggi per la prossima primavera perché altrimenti le conseguenze per l'economia della zona sarebbero particolarmente gravi.



PRESIDENTE

Ha facoltà di parlare il Consigliere Cernetti



CERNETTI Elettra

Ringrazio il Presidente della Giunta dell'informazione, devo però fare alcune rimostranze. Le ho già fatte quando ero in maggioranza, nella Giunta di segno diverso e le faccio anche ora. Mi meraviglio che il Consigliere Nerviani, che aveva fatto rimostranze simili all'Assessore Tapparo, quando era Assessore, lamentando che non era stato avvisato di una riunione alla Montefibre, non le abbia fatte in questa occasione. Il fatto è di eccezionale importanza e gravità; addirittura interverrà direttamente il Governo centrale.
Nello Statuto quando si parla di "Regione" s'intende Consiglio regionale del Piemonte. Di fronte a fatti così gravi e che non vengano interessati i Consiglieri della zona, e quando per Regione s'intende solo l'Assessorato, Presidente Beltrami, non ci va bene, non solo non va bene ai Consiglieri della zona, ma non va bene nemmeno alla Regione come istituzione. Abbiamo appena finito di parlare di collegialità della Giunta ma a me pare altrettanto.importante la collaborazione e il raccordo tra Giunta e Consiglio, ma questa collaborazione - e mi spiace dirlo - non si è verificata.
Le mie rimostranze si concludono con una richiesta ben precisa e cioè che per ogni e qualsiasi evenienza, soprattutto di una certa gravità, come è appunto quella della Val Formazza, che conta anche dei morti, vengano interessati i Consiglieri della zona.
Venendo al merito della comunicazione ritengo che sia opportuno un dibattito consiliare. Ancora una volta si sta giocando al gioco del palleggio: le responsabilità sono regionali o sono provinciali? Il Consiglio regionale - che è uno degli organi decisionali - deve essere informato attraverso un dibattito al suo interno e non attraverso notizie di giornali.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Colleghi Consiglieri, in sede di riunione dei Capigruppo, anche il mio Gruppo si era associato ad una richiesta di dibattito immediato nel merito di quanto avvenuto.
Ci è stata promessa una successiva comunicazione più approfondita.
Anche noi, non possiamo che rammaricarci per il ritardo con cui giunge una comunicazione di questo genere, in merito a quello che è probabilmente il fatto più rilevante accaduto dopo la nomina di questa Giunta. Ci pare quindi, un pessimo inizio, su uno dei temi che la nuova Amministrazione aveva definito tra i più rilevanti.
Per di più, sono rimasto francamente sconcertato dal tono freddamente burocratico delle due comunicazioni, sia di quella del Presidente del Consiglio che di quella del Presidente della Giunta. Lo stile era quello di una sorta di referto da dare agli atti della burocrazia con termini come "ubicazioni", "rilevato che", ecc. Non vi ho trovato quella passione, quel calore che un avvenimento di questo genere avrebbe, a mio parere, meritato.
Ci auguriamo che, successivamente, il tono delle future comunicazioni sia diverso, e su questo punto possiamo fare nostre le richieste del Consigliere Carazzoni e del Consigliere Cernetti.
E' difficile, invece, condividere gran parte di quanto è stato detto dal Consigliere Nerviani: il problema non riguarda soltanto la Val Formazza, ed questo il punto dolente della situazione. Il problema è l'Italia, cioè il dissesto idrogeologico totale del nostro Paese.
La riunione del 1 agosto si è aperta con la commemorazione della strage nel Trentino, ora questa riunione si apre con un'altra commemorazione e con un'altra disgrazia e con altri morti. In tutti e due i casi sono segnalate e sono evidenti, a nostro parere - tanto che vi sono indagini giudiziarie e comunicazioni in merito - responsabilità precise delle Amministrazioni.
Non si tratta di fare lo scaricabarile tra un'Amministrazione e un'altra. Queste sciagure avvengono in diverse regioni d'Italia, in diverse zone, con ogni tipo di Amministrazione. E' una mancanza di sensibilità che coinvolge la cultura e l'Amministrazione del nostro Paese, salvo poche e sporadiche eccezioni. Nello specifico caso della val Formazza, si è dimenticato, a mio parere, di ricordare, e questo era un punto preliminare ed è stato riportato da tutti i giornali che ci troviamo di fronte ad una sciagura annunciata, una sciagura prevista da perizie geologiche, da esposti, da un'altra frana verificatasi tre anni prima, praticamente nello stesso punto. Mi auguro di non dover più parlare, in futuro, di altre sciagure, di altre frane. Parlare di fatalità (e qui riprendo una dichiarazione, che mi auguro sia stata riportata in maniera inesatta e incompleta dal Presidente della Giunta su un giornale del 30 agosto) ovvero delle piogge dei giorni scorsi, dal brusco salto di temperatura, al gelo e alla forza di gravità, è come minimo divagatorio.
Non di fatalità si tratta. Sono processi naturali che avvengono nell'ambiente e sul territorio, non possono essere imputati al fatto che l'acqua ha il vizio di ghiacciare in alta montagna o al fatto che il ghiaccio spacca le pietre e quindi i sassi precipitano. Tutto questo fa parte delle cose che gli uomini devono sapere, almeno gli uomini assennati.
E gli amministratori competenti dovrebbero prevedere e prevenire per difendere così la collettività.
Desidero anche sottolineare che tra le competenze e le responsabilità richiamate in questi giorni dai giornali, vi sono anche quelle di un grande ente di Stato con il quale la Regione Piemonte ha in corso una complessa trattativa che riguarda da vicino la sicurezza delle popolazioni. Questo ente è l'ENEL. più volte chiamato in causa in merito ai bacini idroelettrici della Valle del Toce.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Biazzi. Ne ha facoltà.



BIAZZI Guido

Ringrazio il Presidente per questa comunicazione.
Prendo atto che un approfondimento della situazione verrà fatto in una seduta successiva; prendo anche atto che purtroppo a quasi un mese dalla sciagura non abbiamo ancora una documentazione sufficiente, anche per verificare le voci di eventuali responsabilità che possono coinvolgere i vari enti.
Siamo in presenza di una zona interessata da troppi disastri; questo sottolinea la fragilità idrogeologica dell'insieme delle vallate ossolane: nello specifico, nell'82, proprio nella stessa zona era caduta una frana che suonò da campanello d'allarme.
Purtroppo dobbiamo prendere atto che il progetto di intervento predisposto dalla Provincia si è mostrato del tutto insufficiente. Forse occorreva una maggiore attenzione e una maggiore oculatezza nel predisporre quegli interventi, anche se sappiamo tutti che vi sono problemi che si trascinano da decenni, da come e dove è stata progettata la strada che corre sul versante più precario.
Occorre ora intervenire con estrema urgenza per garantire innanzitutto la sicurezza e la transitabilità della strada; il problema coinvolge l'utilizzo degli alpeggi per la prossima primavera ed estate.
Sappiamo che si richiedono interventi molto consistenti: leggiamo su "La Stampa" di oggi che si parla di dieci miliardi. La Provincia non ha certamente questa disponibilità, per poter affrontare radicalmente il problema.
Conosciamo peraltro le difficoltà della Regione ad intervenire in questa situazione di fronte a cifre così consistenti. D'altra parte ci sono altre vallate dissestate nella zona ed in Piemonte: la Valle Strona, la Valle Antrona, per esempio, e decine di altre vallate per le quali la Regione non può fare certamente intervenire con propri mezzi.
Dai giornali di stamani abbiamo appreso che è stata avanzata una proposta nell'incontro di ieri a Novara, al quale noi non siamo stati invitati come Consiglieri della Provincia (in questo mi associo alle rimostranze fatte dalla collega Cernetti), proposta del Ministro Nicolazzi nella quale si prefigura una possibile soluzione, che ovviamente noi caldeggiamo perché dà uno spiraglio, permetterebbe di affrontare in modo radicale il problema della sistemazione della strada.
Sembra che sia appoggiata da altri due Ministri e questa settimana si dovrebbe prendere una decisione. I tempi sono molto stretti, verificheremo se andrà in porto. Rimane il problema di interventi comunque urgenti che garantiscano alla sicurezza, l'accesso agli alloggi.
Colgo l'occasione per segnalare altre situazioni che a mio modo di vedere meritano l'interessamento e l'attenzione della Regione. Sulla strada di collegamento con la Val Formazza, alle famose "casse", dove la strada sembra in condizioni precarie. Questa situazione di presunto pericolo potrebbe derivare, dall'utilizzo che di questa strada viene fatto dai mezzi pesanti di trasporto di materiale di risulta e di estrazione delle cave.
Chiedo alla Giunta di intervenire, di fare le indagini opportune per non trovarci di fronte a un altro disastro che comporterebbe tra l'altro l'isolamento completo dell'intera Formazza.
Mi permetto anche di richiamare l'attenzione della Regione, alla luce di questa amara esperienza, sulla situazione della strada del Devero costruita con contributi consistenti della Regione, che non è ancora aperta in modo ufficiale al traffico, che però il pubblico utilizza e sulla quale potrebbero verificarsi altri disastri luttuosi.
Chiudo richiamando ancora la situazione precaria di tutte le vallate ossolane e chiedendo alla Giunta di continuare nella sua azione.
La Regione, ha dato un contributo decisivo alla ricostruzione dell'Ossola, ha continuato e intensificato l'azione di prevenzione e di sistemazione idrogeologica delle vallate, sono stati fatti investimenti di centinaia di miliardi, ci sono dei progetti che configurano, nei fatti, una sorta di bacino modello per interventi di difesa del suolo. Ci sono quindi i presupposti per accedere prioritariamente o alla legge che deve essere approvata per la difesa del suolo, oppure al FIO. Si deve portare avanti quindi, un'azione coordinata ed incisiva per dare risposte consistenti ai problemi della sistemazione idrogeologica delle vallate ossolane.



PRESIDENTE

La discussione è conclusa. Il Presidente della Giunta chiede la parola per una brevissima replica.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Non entro assolutamente nel merito della discussione perché voglio essere fedele all'impegno che ho assunto all'interno della Conferenza dei Capigruppo, anche se la tentazione a dare delle risposte diviene veramente forte e fa prepotenza su chi sta parlando. Non ho detto, e quindi non entro nel merito, con tono freddamente burocratico le cose che ho riferito al Consiglio. Mi si consenta di dire che, magari, potrebbe essere anche un tono abituale, abituale per gente che viene dalla montagna. E il Piemonte ha almeno 2/3 della superficie interessata da territori montani. E la gente della montagna, di solito, è abituata - e lo ha dimostrato in ogni tempo a sopportare anche le cose più tragiche con dignità nel silenzio - magari con apparente esternata freddezza: Questo vorrei che fosse stato il diverso modo di interpretare la relazione che io ho rivolto al Consiglio regionale.
Non intervengo nel merito: avremo però l'occasione di parlarne la prossima volta. Sono state fatte delle sollecitazioni (interventi, opere da farsi da parte della Provincia): avrei elementi per rispondere, ma non lo faccio.
Devo dire per correttezza, e perché questo è un modo di sentire mio nei confronti del Consiglio regionale, che la richiesta del Consigliere Cernetti è fondata, nel senso che investe un rapporto tra il Governo, il Consiglio e i singoli Consiglieri regionali. Non è fondata per il caso presente, perché la Regione è uscita di fatto all'esterno un paio di volte: la prima nell'immediato stato di pericolo intervenuto e nel fatto tragico e lì ci si è raccolti come si è potuto per andare in luogo. Chi vi parla vive a pochi km dall'Ossola e l'Assessore Cerutti è partito immediatamente da Torino, mentre precedentemente erano partiti da Torino con elicotteri dei Carabinieri i geologi e il personale regionale per un intervento immediato. Esiste questo problema della presenza che io vorrei invocare ogni qualvolta la Regione esce all'esterno con una manifestazione a un intervento del governo regionale. Non è stato questo fatto specifico del primo giorno del disastro, né lo è stato la seduta di ieri che mi pare sia quella alla quale si riferiva la collega Cernetti riguardante un incontro richiesto dall'Amministrazione provinciale con l'Assessore che è intervenuto assieme al Ministro. Devo correttamente dire che l'Assessore ha invitato chi parla ad intervenire a questa riunione, ma per impegni che avevo a Torino ciò non mi è stato possibile. Ho indetto, per quanto mi posso ricordare, sinora una sola riunione avente carattere pubblico nella quale sono stati ricercati ripetutamente i Consiglieri della Provincia di Novara perché la riunione aveva luogo nel territorio novarese, Alagna, a Orta sul problema dell'acquedotto e non avendoli reperiti con immediatezza abbiamo trovato il modo di ricercarli, tramite telefono o altre strade che ci erano consentite, nonostante ciò non abbiamo raggiunto ugualmente tutti.
Mi impegno e impegno i colleghi, per la verità scarsamente presenti e di questo mi dolgo in questa seduta, a far sì che tutte le uscite del governo regionale nell'ufficialità dell'espressione, e non nel rapporto squisitamente tecnico, siano confortate da comunicazione data ai gruppi politici e ai Consiglieri della zona che insistono nell'area interessata dalla riunione.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Consiglio, organizzazione e funzioni

Adempimenti di cui agli artt. 18 dello Statuto e 21 del Regolamento


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 3) all'o.d.g.: "Adempimenti di cui agli artt. 18 dello Statuto e 21 del Regolamento".
Al riguardo è stata presentata una proposta di deliberazione, della quale do lettura, nei cui confronti è stato formulato un emendamento che andremo in seguito ad esaminare. La proposta di deliberazione recita: "I sottoscritti Consiglieri regionali, considerato che in base all'esperienza fin qui maturata e per esigenze di maggior funzionalità delle Commissioni stesse appare opportuno fissare in 8 il numero delle Commissioni permanenti del Consiglio procedendo ad una redistribuzione delle competenze a modifica di quanto stabilito dal citato art. 21 del Regolamento, propongono il seguente testo di delibera: Il Consiglio regionale delibera a parziale modifica dell'art. 21 del Regolamento interno del Consiglio regionale sono costituite 8 Commissioni permanenti del Consiglio le quali hanno rispettivamente competenza nelle seguenti materie: COMMISSIONI I - Programmazione, Bilancio, Finanze, Patrimonio, Personale II - Pianificazione territoriale (aspetti territoriali dei piani settoriali), Urbanistica, Infrastrutture (OO.PP.), Edilizia residenziale e scolastica, Viabilità, Trasporti e comunicazioni III - Agricoltura e Foreste, Uso e disciplina delle acque in agricoltura Promozione e mercati agricoli alimentari, Cooperazione in agricoltura IV - Artigianato, Commercio, Cave e torbiere, Acque minerali e termali Fiere e mercati, Problemi del lavoro e dell'occupazione, Industria V - Sicurezza sociale, Sanità, Assistenza VI - Cultura, Istruzione, Formazione professionale, Musei e biblioteche Assistenza scolastica, Sport e tempo libero, Turismo, Caccia e pesca VII - Tutela dell'ambiente, Problemi energetici, Uso delle acque Sistemazione idrogeologica e forestale, Inquinamento, Parchi naturali VIII - Affari istituzionali, Enti locali, Controlli, Partecipazioni regionali.
Distinti saluti Brizio, Ferrara, Marchini, Mignone, Rossa" L'Emendamento formulato è a firma dei Consiglieri Ala, Pezzana e Staglian e recita: "I sottoscritti Consiglieri regionali, presa visione della proposta di deliberazione, a parziale modifica, propongono che la materia 'Caccia e pesca' venga trasferita dalle competenze della VI alle competenze della VII.
Le Commissioni risultano pertanto avere le seguenti competenze: 1a VI Commissione: cultura, istruzione, formazione professionale, musei, biblioteche assistenza scolastica, sport, tempo libero e turismo la VII Commissione: tutela dell'ambiente, problemi energetici, uso delle acque, sistemazione idrogeologica, inquinamento, parchi naturali, caccia e pesca." Su questa proposta di deliberazione è aperta la discussione.
L'emendamento verrà illustrato dai proponenti, quindi esaminato dal Consiglio, e posto in votazione al termine della discussione sulla proposta di deliberazione.
La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

La proposta di aumentare il numero delle Commissioni da 7 a 8 che è già stata discussa e presentata nella conferenza dei Capigruppo è una proposta organica che abbiamo portato avanti soprattutto con l'obiettivo di rendere più efficace il lavoro del Consiglio regionale per quel che riguarda il complesso delle competenze della precedente I Commissione, che nella III Legislatura si è trovata molto spesso nell'impossibilità di svolgere i propri compiti e sovente in difficoltà.
Si è quindi ritenuto di ridurre le competenze della I Commissione a quelle relative alle materie statutarie e al personale e trasferire in una nuova VIII Commissione le competenze inerenti gli affari istituzionali, gli Enti locali, i controlli e le partecipazioni, con ciò ritornando alle 8 Commissioni che erano in vigore nella I Legislatura.
Infatti nella I Legislatura vi erano, come si ricorda 8 Commissioni poi si è scesi a 5 nella II, si è risaliti a 7 nella III e si ritornerà ad 8 nella IV Legislatura.
Altri mutamenti di materie non ne abbiamo previsti, se non marginali.
Si è pensato cioè di trasferire le competenze dei parchi dalla II Commissione alla VII e si è pensato di riportare l'industria dalla I Commissione alla IV come era in precedenza e quindi di attuare una serie di piccoli aggiustamenti che sono anche connessi alle modifiche delle competenze assessorili.
Ci rendiamo ben conto che il tema di una definizione delle Commissioni in modo organico e coordinato con quelle degli Assessorati, in connessione anche alla definizione delle strutture regionali, è un tema aperto.
Dovrà essere affrontato tutto il complesso del funzionamento della struttura regionale.
Ci riserviamo nel futuro di dare un contributo ad una soluzione definitiva che potrebbe essere concretata già per il rinnovo delle Commissioni a metà della legislatura. Al momento attuale non abbiamo ritenuto di accettare altre modifiche oltre quelle apportate in occasione della riunione dei Capigruppo, e così la precisazione degli aspetti territoriali dei piani settoriali nella II Commissione come specificazione della pianificazione territoriale e l'assegnazione del personale alla I Commissione che in un primo tempo avevamo indicato all'VIII.
Già in sede di conferenza di Capigruppo era stata avanzata l'ipotesi di un trasferimento della materia 'caccia e pesca' dalla VI alla VII Commissione e noi ci eravamo espressi nel senso che la proposta può avere delle ragioni, ma la definitiva assegnazione della caccia e pesca ad altre Commissioni che può essere la VII ma anche la III, comunque dovrà essere vista nel quadro di definizione complessiva delle strutture.
Ribadiamo quindi, (anticipando in questo modo il giudizio sull'emendamento, e riservandoci poi di intervenire specificatamente sul tema, se sarà necessario) la nostra non disponibilità oggi ad un trasferimento della voce 'caccia e pesca' dalla VI alla VII Commissione anche perché comporterebbe uno sfasamento ulteriore rispetto alle competenze assessorili e creerebbe dei problemi che al momento riteniamo non debbano essere aperti.
Quindi pur apprezzando quest'indicazione, non ci sentiamo oggi di accoglierla, mentre ne abbiamo accolte altre, e riteniamo comunque che nel suo complesso la proposta della maggioranza sia senza dubbio valida ed accettabile.
Certo qualcuno dirà che l'aumento delle Commissioni da 7 a 8 è anche di natura funzionale alla rappresentatività dei Gruppi di maggioranza. Noi riteniamo di dover confermare che primario è lo scopo del funzionamento delle Commissioni anche se l'aspetto di una maggior rappresentatività dei Gruppi è stato considerato; d'altra parte anche l'aumento dalle 5 alle 7 Commissioni del 1980 aveva delle ragioni di funzionalità e connesse ragioni di equilibri all'interno della maggioranza di allora.
Sono fatti che in qualche modo si ripetono e non rappresentano nulla di nuovo in quest'aula.
Noi ci auguriamo anche che si possa giungere al più presto all'insediamento delle Commissioni; e questa delibera è propedeutica a tale insediamento. Voglio ricordare ancora cosa è avvenuto nella prima seduta post-feriale del 12 settembre 1980: si è modificato l'art. 21 del Regolamento e solo successivamente in data 18 si sono insediate le Commissioni. Si ripete quindi oggi questa prassi.
Una proposta è stata formulata, degli aggiustamenti paiono necessari per riserve che sono maturate all'interno di una forza della maggioranza noi ci auguriamo che si giunga al più presto ad una conclusione in proposito in modo che le Commissioni che oggi definiamo in 8 possano entrare tempestivamente in funzione.



PRESIDENTE

A questo punto possiamo sospendere i lavori del Consiglio e riprenderli alle ore 15, oppure proseguire la discussione fino al termine. Ricordo per che si devono esaminare ancora tre punti all'o.d.g.
Io non ho difficoltà alcuna a proseguire i lavori fino ad esaurimento degli argomenti oppure a sospenderli. Invito i Capigruppo a darmi delle indicazioni in merito.



BRIZIO Gian Paolo

Riteniamo sia utile sospendere i lavori.



ROSSA Angelo

Se c'è accordo, penso che con un piccolo sforzo si possa continuare.



CARAZZONI Nino

Il parere nostro è di andare avanti.



BONTEMPI Rinaldo

Per esperienza, riteniamo che la sospensione della seduta consenta di lavorare meglio.



PRESIDENTE

La seduta è sospesa, i lavori riprenderanno alle ore 15.



(La seduta ha termine alle ore 12,50)



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