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Dettaglio seduta n.48 del 22/05/86 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Interrogazioni del Consigliere Ala, del Consigliere Rossa, del Consigliere Fracchia, del Consigliere Mignone inerenti l'inquinamento del fiume Bormida


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g. "Interrogazioni e Interpellanze" esaminiamo le interrogazioni inerenti l'inquinamento del fiume Bormida.
L'Assessore Maccari risponde congiuntamente a tutte.
MACCARI, Assessore alla tutela dell'Ambiente Con riferimento ai punti sollevati dalla interrogazione del Consigliere Ala e del Consigliere Rossa segnalo quanto segue: lo stabilimento dell'Acna di Cengio insiste sul territorio ligure e pertanto i compiti di controllo sul rispetto della normativa antinquinamento spetta agli organi di controllo liguri.
La Regione Piemonte ha ripetutamente sollevato il problema sia nei confronti della Regione Liguria sia nei confronti dell'U.S.S.L. competente per territorio.
Nonostante le pressioni e la disponibilità a collaborazioni che esulano dai compiti della nostra Regione (si pensi a es. alla garanzia fidejussoria che si sarebbe voluto concedere all'Acna su un importo di oltre 14 miliardi!), purtroppo non è stata dimostrata altrettanta attenzione dalle autorità liguri competenti per territorio.
Tuttavia, le pressioni fatte in questi anni sul problema oggetto dell'interrogazione, portano i primi grossi risultati.
In data 14 maggio u.s. venne comunicato all'Assessorato la prossima attivazione dell'impianto realizzato dall'Acna di Cengio per il trattamento di tutti gli scarichi prodotti in stabilimento.
In data 29 maggio p.v. è prevista la presentazione dell'impianto alla stampa e agli amministratori pubblici liguri e piemontesi.
Sulla qualità dei reflui trattati dall'impianto è stato assicurato il raggiungimento dei limiti della tab. A allegata alla legge 319/1976.
I controlli che l'U.S.S.L. competente per territorio farà, potranno verificare quanto è stato riferito in Assessorato.
Per quanto concerne il punto 6) dell'interrogazione sono stati rivolti appelli alla Regione Liguria e alle UU.SS.SS.LL., l'ultimo dei quali risale all'11 marzo del 1986. Occorre infatti sottolineare che lo stabilimento Acna si trova in territorio ligure e che agli enti di tale Regione spetta assumere i provvedimenti del caso e effettuare i controlli previsti dalla normativa vigente.
In relazione ai quesiti posti dal Consigliere Fracchia, rispondo che in base a ricerche di archivio effettuate presso questo Assessorato non sussistono dati che testimonino in merito a conferimenti di fanghi dello stabilimento Acna di Cengio alla ECOSYSTEM; è stato comunque chiesto un approfondimento in merito agli Assessorati all'Ecologia delle Province di Alessandria e Savona, quali organi di controllo ai sensi del D.P.R.
915/1982 per quanto attiene l'inquinamento idrico della Valle Bormida, la Regione Piemonte se ne è fatta carico modificando il proprio primo piano regionale di risanamento delle acque, allegato alla L.R. n. 23/1975.
Infatti con legge regionale 10/5/1979, n. 22, detto piano di risanamento è stato integrato con l'introduzione di una ventitreesima area di intervento, detta appunto "Valle Bormida", riguardante una superficie territoriale di oltre 560 kmq., con 23 Comuni che contano una popolazione equivalente di oltre 129.000 unità.
Rispetto alle previsioni del piano, a tutt'oggi, si è intervenuto con oltre 6 miliardi di investimento a favore dei Comuni di Acqui Terme, Ovada Castellazzo, Cortemilia, Gavi, Consorzio di Predosa ed altri. Le opere sono in buona fase di realizzazione e, nonostante le difficoltà, si spera di arrivare quanto prima all'attivazione dei primi impianti.
Ciò nonostante questi interventi a valle, in territorio piemontese rischierebbero di essere assolutamente inutili se in territorio ligure non si procedesse a realizzare analoghi interventi di risoluzione dei problemi a monte.
La Regione Piemonte, pur di arrivare alla risoluzione dei problemi di inquinamento sul proprio territorio, ha legiferato inoltre per la concessione di una garanzia fidejussoria sull'importo di oltre 14 miliardi necessari all'Acna di Cengio per il collegamento dei propri scarichi all'impianto consortile di Savona, ma risulta agli atti che nel frattempo la società Acna ha rinunciato a tale collegamento, assicurando di risolvere i problemi di inquinamento idrico.
Infatti in data 16 maggio u.s. sono giunti in Assessorato i dirigenti responsabili dell'Acna di Cengio comunicando la prossima attivazione dell'impianto di trattamento degli scarichi idrici derivanti dai cicli di produzione. In data 29 maggio p.v. verrà presentato alla stampa ed agli amministratori liguri e piemontesi il complesso delle opere realizzate per il conseguimento degli obiettivi di risanamento delle acque.
Per quanto attiene lo svolgimento di prelievi idrici ed atmosferici nel territorio attraversato dal Bormida, si precisa che dal 1978 i laboratori provinciali di igiene e profilassi, passati poi alle UU.SS.SS.LL. dopo la legge di riforma sanitaria, collaborano con questo Assessorato per l'esecuzione del censimento dei corpi idrici come previsto dalla legge n.
319/1976.
Nell'ambito di questa collaborazione si sono svolti finora due censimenti dei corpi idrici superficiali (fiumi, torrenti e canali), il primo nel periodo 1978/79, i cui risultati sono stati pubblicati da parte di questo Assessorato; il secondo nel periodo 1983/85 i cui risultati sono in corso di elaborazione ai fini di una prossima divulgazione.
Nel primo censimento si possono trovare notizie inerenti il torrente Bormida nei suoi tratti montani di Millesimo e di Cengio e per quanto riguarda il tratto di pianura si potranno consultare le pagine n.143 e 144 del volume I per quel che riguarda l'effetto del Bormida sul Tanaro; le pagine 214-231 per quanto riguarda il corso d'acqua e per punto di prelievo, (il significato delle sigle dei parametri è alle pagine 4 e 5 del volume I); le pagine 373 e 374 del volume II per le tabelle del superamento delle soglie di rischio.
Queste ultime tabelle indicano, sul numero totale di analisi effettuate in ogni punto di prelievo, quante volte si sono raggiunti valori di concentrazione di inquinanti pericolosi per la vita acquatica. Per il successivo censimento si allegano le schede dei dati così come sono state trasmesse dai laboratori di sanità pubblica.
Agli atti dell'Assessorato risulta che l'U.S.S.L. n. 58 di Cuneo, sia su richiesta del Comune di Saliceto sia di propria iniziativa, ha effettuato indagini sull'inquinamento atmosferico in Valle Bormida negli anni 1982/83/84 (di cui si allegano i risultati) e intende effettuare nuovi accertamenti non appena si libereranno gli strumenti analitici del laboratorio di sanità pubblica, attualmente impegnati nella ricerca del metanolo nei vini.
Occorre comunque infine sottolineare che, essendo lo stabilimento Acna C.O. di Cengio (SV) in territorio ligure, è la Regione Liguria che deve adottare provvedimenti nei confronti della citata società e per questo sono stati rivolti, anche in forma pressante, ripetuti appelli alla Regione Liguria e alle UU.SS.SS.LL. competenti, l'ultimo dei quali risale all'11 marzo 1986.
Con l'allegata nota prot, n.21249 dell'11.3.1986 si chiedeva infatti di "conoscere i provvedimenti adottati o in corso di adozione nei confronti della società Acna, al fine di arginare la situazione di inquinamento idrico ed atmosferico denunciata dai Sindaci della zona Piemontese limitrofa".
Ad oggi non sono pervenute risposte di sorta.
Si potrebbe, forse, per smuovere le autorità regionali della Liguria votare un ordine del giorno in Consiglio regionale di sollecitazione delle autorità competenti ad intervenire, ciascuno, nell'ambito delle proprie competenze.
In relazione ai quesiti formulati nell'interrogazione presentata dal Consigliere Mignone faccio presente che: per quanto attiene le iniziative avviate per porre fine al problema evidenziato dall'interrogante soprattutto, in relazione agli scarichi dell'Acna di Cengio ed alle indicazioni specifiche che eventualmente sarebbero state date alle UU.SS.SS.LL. interessate dal corso del Bormida per un controllo costante delle acque e dalle risultanze delle analisi effettuate, non ho osservazioni da fare al riguardo se non che l'Acna avrebbe annullato qualsiasi rapporto convenzionale con il consorzio di depurazione acque del Savonese ed intenderebbe risolvere a livello aziendale i propri problemi di scarichi per quanto attiene invece la presenza di bidoni contenenti residui di lavorazione dell'Acna nel capannone sito nel Comune di Cassine e dal ruolo della ditta ECOSYSTEM si sono chieste informazioni al riguardo alla Provincia di Alessandria, all'U.S.S.L. n. 75 ed al Sindaco del Comune di Cassine. L'U.S.S.L. n. 75 rispondeva con fonogramma del 29/4/1986 che allega in copia per opportuna conoscenza. Il fonogramma dice testualmente che le sostanze riscontrate nel capannone sito nel Comune di Cassine sono risultate in kg. 18.225 di miscela d'arancio rosso mobildato, Kg. 491 di fosfato di zinco entrambi prodotti dalla Montefues di Spinetta Marengo e una quantità di 100 tonnellate di sodio solfito prodotto dall'Acna di Cengio.
Il responsabile di detto capannone è stato individuato nella persona del geom. Franzoni titolare della ditta Cave di Visone.
I dati anagrafici del suddetto Franzoni sono, da accertamenti effettuati da parte di questa unità sanitaria ed è risultato che le sostanze contenute nel suddetto capannone non sono da considerarsi prodotti di scarto, bensì nel caso del sodio solfito prodotto primo, tuttora in produzione presso l'Acna di Cengio. Per quanto riguarda il fosfato di zinco, e miscela arancio e mobildato anch'essi sono da considerarsi prodotti primi in quanto derivanti dalla linea pigmenti soppressa dalla ditta produttrice circa due anni fa, acquistati dal Franzoni con fattura n.
70 del 28.6.1985 con l'applicazione del 18% di I.V.A. Questo è quanto abbiamo avuto dall'U.S.S.L. competente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
ALA La storia del fiume Bormida è nota a tutti, questa non è che una piccola integrazione. Se si scorrono le sentenze, i processi, i verbali e i controlli si può dire che l'Acna è la padrona della valle del Bormida e tale continuerà a restare per parecchi anni.
Quella che vedremo il 29 marzo è l'ultima promessa di bonifica e di miglioramento della situazione. Per quanto ne so, di li uscirà un'acqua che giungerà fino ad Acqui di un bel colore giallo paglierino, il colore delle buste sui nostri tavoli. Questo è un impianto di depurazione? Certo saranno eliminate certe sostanze, ma non si risolveranno, se non in minima parte, i problemi dell'inquinamento.
Nonostante il telegramma letto dall'Assessore, per quanto riguarda gli scarichi solidi dell'Acna, rimane il fatto che noi non abbiamo nessuna dichiarazione o dell'Acna o della Provincia o dell'U.S.S.L. competente per territorio che ci dice: l'Acna produce tante tonnellate al mese all'anno,di rifiuti, o di fanghi o di quello che è, con queste caratteristiche e li scarica in questi posti.
Dire che a Cassine non c'erano rifiuti dell'Acna, ma prodotti regolarmente fatturati dell'Acna, non risolve il problema di sapere dove vanno a finire i rifiuti prodotti da questa azienda.
Bisogna poi tenere conto che la dichiarazione alla quale fanno riferimento i colleghi è una dichiarazione pubblicata sui giornali che parlava di un incontro, svoltosi il 15 dicembre se non erro, tra i dirigenti dell'Acna e gli amministratori locali della Val Bormida. In quell'occasione è stato, se non sbaglio, l'ing. Giudici a dire: "Noi i fanghi li diamo all'ECOSYSTEM". Quindi l'esistenza di un legame tra Acna e ECOSYSTEM è stato riportato da giornali locali e si trova nelle dichiarazioni rese da alcuni dirigenti dell'Acna (in questo momento non saprei assolutamente dire quale sia il loro livello nello staff dirigenziale). Si tratta quindi di elementi che potremmo definire assodati.
Questi precedenti rimangono fino a che non ci sia una dichiarazione che dica esattamente dove vengono o venivano scaricati questi rifiuti.
Soprattutto il 29 maggio dovremmo chiedere dove i fanghi di depurazione del nuovo impianto dell'Acna verranno scaricati. Perché avere l'impianto di depurazione va bene, anche se è tutto da controllare quanto funzionerà, ma questo può significare semplicemente che l'insieme dello scarico inquinante viene diversificato nei suoi canali di diffusione.
Quindi direi che la risposta dell'Assessore è molto limitata, molto interlocutoria, dimostra chiaramente che tutta la vicenda rimane ancora in mano all'Acna da una parte e alla Liguria dall'altra ed a noi rimane soltanto il fiume e la valle inquinata; a me pare che le cose stiano proprio così.
Posso, da parte mia, fare omaggio, se non è già stato ricevuto dagli altri Consiglieri, di un dossier sull'inquinamento del fiume Bormida preparato dagli amministratori locali e dalle associazioni ecologiche e dell'articolo pubblicato a cura di Walter Giuliano, Presidente dell'Associazione Pro Natura, sulla rivista "Scienza Esperienza": è una storia di sconfitte delle popolazioni locali e di prevaricazione dell'azienda. Credo che la vicenda durerà a lungo e non si vedono molti segni di cambiamento. Un depuratore non è un cambiamento.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Signor Presidente, ho ascoltato con interesse ed attenzione le risposte che sono state date dall'Assessore Maccari su questo problema e sulla disponibilità di arrivare anche ad un ordine del giorno del Consiglio regionale. Ciò mi trova pienamente d'accordo.
Non è un caso che sul problema del Bormida siano state presentate contemporaneamente quattro interrogazioni: due provenienti dalla provincia di Alessandria, una da quella di Cuneo e una presentata dal collega Ala.
E' un problema veramente annoso e storico; le vicende dell'Acna, le lotte che durano ormai quasi da un secolo delle popolazioni rivierasche del Bormida, l'inquinamento del Bormida che va accentuandosi sempre più.
Voglio dire che ci sono tutti questi aspetti, ai quali non possiamo di certo porre mente una volta ogni tanto, con una interrogazione, per mandare assolta, in qualche modo, la nostra coscienza.
Credo che questo problema si possa inserire nella discussione sul piano di sviluppo regionale o addirittura possa essere li ridefinito, secondo una linea che la Regione ha già seguito ed è quella di operare per il disinquinamento; intanto per stabilire un rapporto con la Regione Liguria per schierarci a fianco delle popolazioni e degli enti locali e per fare inserire questo problema dell'inquinamento del Bormida nella politica di disinquinamento in generale, quindi in un rilancio di politica ecologica che salvaguardi l'ambiente e soprattutto i corsi d'acqua.
Bisogna stabilire quali sono le strade da percorrere e quali gli strumenti da mettere in atto; c'è bisogno cioè, di qualcosa che realizzi un rapporto più stretto di lavoro tra la Regione, gli enti locali e le popolazioni. Mi sembra che ciò possa valere per il problema Bormida ed anche per tutti gli altri problemi.
L'impressione che ho è che la Regione da questo punto di vista sia piuttosto lontana; ci si riunisce, ci si incontra, si fanno affermazioni e proponimenti, però poi si stenta a dare concretezza alle cose. E' necessario che ci si ponga il problema del ruolo che la Regione intende svolgere, anche in questo quadro, e lo si affronti come va affrontato, per i vantaggi che esso porta.
Il disinquinamento del Bormida significherebbe finalmente la liberazione di migliaia di ettari di terreno appartenenti alle due sponde rivierasche, da quelli che sono i rischi e le compromissioni significherebbe il rilancio di tutta una vastissima area, ricca di produzioni pregiate; significherebbe la possibilità di restituire il Bormida agli appassionati, ridare acqua pulita, in poche parole significherebbe lavoro.
Credo che ai tempi nostri porre mente al problema dell'ecologia significhi associare la salvaguardia dell'ambiente al rilancio di un'attività occupazionale, che passa attraverso nuove strutture e nuove potenzialità di lavoro.
Abbiamo parecchie cose da fare in questo campo; occorre affrontarle non mancano le proposte. Nel piano comprensoriale di Alessandria c'era il problema del Bormida in primo piano; si tratterà di riprendere questo problema e cercare di risolverlo.
Si tratta di stabilire chi se ne occuperà, cioè a chi dare la delega e scadenzare gli impegni. Credo che siano questi i problemi che vanno affrontati. Scelta questa strada, bisogna delegare le competenze, far si che vengano accompagnate da impegni di disponibilità, anche finanziaria, e stabilire dei calendari di lavoro.
Credo che in questo modo la Regione possa qualificarsi, secondo scadenze e impegni.
L'esempio l'abbiamo: a suo tempo venne costituito il consorzio per la bonifica del torrente Scrivia, ad oggi sta raggiungendo dei risultati ottimi. Al di là degli attentati che ci sono stati e che sono intervenuti nei confronti dei quali dovremo porvi rimedio il più presto possibile, il consorzio per la bonifica dello Scrivia si può indicare come esempio di collegamento, di coinvolgimento degli enti locali, di risanamento dell'ambiente, di disinquinamento delle acque. Questo consorzio abbraccia un'area notevole dell'Alessandrino; l'Assessore Maccari ha avuto occasione assieme ai Ministri Zanone e Romita e ad altre autorità, di visitare e di apprezzare l'ope-ra di detto consorzio.
A questo punto credo di poter dire che si possa affrontare e risolvere tale questione, indicandone gli strumenti per operare; e parlo non solo come Consigliere regionale appartenente alla Regione Piemonte, ma anche come rappresentante della popolazione alessandrina che mi ha delegato a rappresentarla.
C'è stata recentemente ad Acqui una riunione di tutti gli enti locali si è registrata la disponibilità da parte loro di far si che vengano superate le difficoltà e le incomprensioni, per poter arrivare ad uno strumento capace di poter rappresentare, anche giuridicamente, il momento operativo e l'intervento tecnico e finanziario.
E' un tentativo che è già stato fatto, e al quale ho anche partecipato nel passato, senza risultati; mi auguro ugualmente che possa essere ripreso. Cerchiamo di far si che questa iniziativa, che incontra l'attesa della gente, in generale dei produttori, possa finalmente vedere la Regione Piemonte impegnata con gli enti locali in un rapporto di collaborazione con la Regione Liguria per mettere in condizione l'Acna di Cengio da una parte che aveva qualche ragione magari nel passato, accampando qualche migliaia di lavoratori, perché si superino tutti gli ostacoli che ci sono e si avvii una politica di rilancio e di risanamento del Bormida.
Concludo ricordando che questo non può essere un problema sul quale in qualche misura ogni tanto torniamo, perché sono già trascorsi molti anni (non dico da quando è nata la Regione poiché ne sono trascorsi solo 16) e mi auguro che la Regione diventi la leva per la svolta decisiva che dev'essere fatta nella direzione del risanamento e del disinquinamento del Bormida.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Fracchia. Ne ha facoltà.
FRACCHIA Signor Presidente, signori Consiglieri, ringrazio l'Assessore per le risposte che ha dato.
Sono lieto che questi fusti non siano finiti in provincia di Alessandria, come affermavano alcune fonti di stampa locale.
Sul 3 punto speriamo che veramente il 29 o il 30 maggio sia il giorno di attivazione perché l'azienda Acna è già in ritardo di un anno.
Vorrei fare una piccola cronistoria della Valle Bormida, che forse non tutti conoscono, la faccio volentieri perché sono nato in quella Valle nella parte inquinata solo atmosfericamente e non in quella in cui è inquinata anche l'acqua.
Vorrei proprio suscitare l'attenzione dei colleghi su questa storia che comincia esattamente nel 1909; è da ben 77 anni che le popolazioni valligiane di questo lembo estremo del Piemonte combattono con questa fabbrica che ha procurato lavoro, ma anche tanti danni. La fabbrica viene fondata nel 1882. Nel 1909 il pretore di Mondovì dichiarava già non potabili alcuni pozzi nei paesi vicini, Camerana, Saliceto e così via.
Nel 1938 un gruppo consistente di agricoltori citava l'Acna in tribunale per danni vari all'acqua. Nel 1944 nell'Alessandrino venivano chiusi alcuni pozzi. Nel 1956 in seguito a dimostrazioni nella Valle Bormida contro l'inquinamento dell'Acna venivano arrestati diversi valligiani. Nel 1960 - la convenzione dell'Acna con lo Stato era del 1937 e durava fino al 1960 - il Ministero dei lavori pubblici rinnova il permesso per l'utilizzo di parte delle acque del fiume all'azienda Acna per 70 anni le Province di Cuneo, Asti, Alessandria cercano di impugnare questo permesso, ma inutilmente. Si rivolgono quindi al Tribunale delle acque, il quale nel 1961 respinge il ricorso delle amministrazioni piemontesi. Nel 1962, a distanza di 24 anni dal processo, i contadini della Valle Bormida perdono la causa contro la Montecatini e devono anche pagare le spese di giudizio di un processo durato 24 anni. Nel 1964 avvengono altre dimostrazioni con arresti e viene costituita una Commissione interministeriale, per i problemi del Bormida, di cui poi darò alcune notizie.
Nel 1970 viene chiuso l'acquedotto di Strevi per inquinamento e il Sindaco di Acqui sporge denuncia contro ignoti per avvelenamento delle acque. Nel 1974 si inizia un'azione penale contro i dirigenti dell'Acna di Cengio e delle altre fabbriche del Bormida e di Spinio, perché nell'altro Bormida di cui noi parliamo meno, convergono gli stabilimenti della Ferrania, della Cuki-Italia, della Montecatini di Branio, della Salem di Spinio e della Montedison di Spinetta Marengo. Una bella miscellanea di fabbriche che non riescono a disinquinare i prodotti.
Nel 1975 il tribunale di Acqui nomina dei periti ufficiali per il controllo sulle acque. La vicenda continua fino al 1984 quando la Regione Piemonte, come ha detto l'Assessore, fa una fidejussione di 13 miliardi per la costruzione del depuratore che da Cengio doveva immettersi a Savona poi, in seguito a proteste delle associazioni naturalistiche, il progetto venne accantonato. A quel punto l'azienda Acna si ritira dal Consorzio per la costruzione di questo depuratore gigante che doveva portare gli scarichi a mare. Nel 1985 avrebbe dovuto entrare in funzione il depuratore, come da tabella "A" della legge Merli, che entrerà in funzione fra pochi giorni.
Vorrei far notare che la concessione all'Acna è regolata da un apposito disciplinare che è molto importante e forse basterebbe farlo osservare.
L'art. 4 di questo disciplinare cita: "La restituzione dell'acqua Verrà nel torrente Bormida subito a valle dello stabilimento di Cengio". Art. 5 "La ditta concessionaria avrà l'obbligo di risarcire i danni riconosciuti ai terzi, in dipendenza della concessione e di uniformarsi a tutte le verifiche che saranno disposte dall'autorità provinciale di Cuneo". E' quindi compito della Regione Piemonte e non della Regione Liguria per quello che avviene a valle di Cengio. ".., nonché a tutte le disposizioni che saranno emanate di concerto dai prefetti di Cuneo e Savona e, in caso di dissenso, dal Ministero dell'interno, se trattasi di danni alla pubblica igiene o rispettivamente dal Ministero dell'agricoltura, se trattasi di interessi rurali e industriali della Regione".
Mi pare che questo articolo sia molto importante e abbia ancora valore perché la concessione del prelievo delle acque dura fino al 2015, quindi ancora per 30 anni circa. Vorrei poi portare a conoscenza dei colleghi alcuni dati, tratti da relazioni redatte in questo periodo che i periti hanno consegnato ai vari tribunali che le avevano disposte.
L'inquinamento delle acque del Bormida di Millesimo e per tutto il corso a valle dell'Acna, del Bormida di Spinio, a valle degli scarichi industriali di Cairo per un certo tratto è tale da pregiudicare la possibilità di destinazione delle relative acque agli usi correnti quali potabilizzazione, balneazione, agricoltura e piscicoltura.
Volevo quasi fare come il collega Staglianò, portare due bottiglie di vino o un cestino di fagioli, ma non l' ho ritenuto opportuno, tuttavia se qualcuno viene a Cengio ha la possibilità di assaggiare quei prodotti, di bere quell' "ottimo" vino che ha solo un difetto: sa di fenolo, l'odore classico che si può sentire in valle Bormida.
OLIVIERI, Assessore alla sanità Ma ciò non proviene dall'inquinamento del fiume Bormida, quanto dall'inquinamento atmosferico, che è un altro elemento estremamente importante.
FRACCHIA Mi pare di aver dato un quadro abbastanza generale e non drammatico, ma vorrei fare ancora due precisazioni.
Da un'indagine svolta dall'U.S.S.L. di Acqui - ci addentriamo qui nel campo del collega Olivieri - i tumori allo stomaco in quella zona hanno un tasso del 67 contro uno medio regionale del 47, per le femmine 42 contro un tasso regionale di 32; tumore all'intestino il tasso riguardante la zona del Bormida 21 contro un tasso regionale di 16, per le femmine 14 contro un tasso regionale di 11,7. Vorrei ancora far presente l'inquinamento atmosferico - ho dei dati delle UU.SS.SS.LL. di Cuneo che sono altissimi: ammoniaca 252 a monte di Cengio, 934 a Saliceto; cromo 3,l prima di Cengio 10,6 a Saliceto; rame 1 prima di Cengio, 5,9 a Saliceto fino a Vesime dove ne resta ancora una quantità.
Volevo proprio sottoporre all'attenzione dei colleghi questo problema che non va dimenticato. Ci stiamo giustamente occupando del nucleare, per i pericoli che comporta, però non dimentichiamo che questa gente da cent'anni vive in tali condizioni.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Mignone. Ne ha facoltà.
MIGNONE La mia interrogazione era più limitata rispetto a quelle dei colleghi che chiedevano risposte in ordine al problema generale dell'inquinamento dei due rami del Bormida a seguito dell'immissione nell'acqua dei residui della lavorazione dell'Acna di Cengio. Non starò quindi a fare la storia ormai secolare dell'inquinamento delle valli del Bormida. E' certo che oggi dobbiamo chiedere con forza che venga finalmente adottato un provvedimento tecnico di soluzione al problema.
Noi ritenevamo che la soluzione prospettata lo scorso anno (che prevedeva appunto la garanzia fidejussoria anche da parte della Regione Piemonte perché vi fosse un collegamento tra lo stabilimento di Cengia e il maxidepuratore di Savona) potesse essere un avvio concreto verso il ritorno del Bormida alla normalità.
Purtroppo abbiamo sentito che questa soluzione non viene più praticata realizzandosi così - fra l'altro - una convergenza di opinioni contro questo intervento a Savona da un lato dei gruppi ecologisti che l' hanno sempre osteggiato, e dall'altro dell'azienda dell'Acna di Cengio, che adesso si è ritirata. A noi sembrava una soluzione interessante. Il risultato, secondo me, è che continueremo ad avere il Bormida inquinato.
Credo addirittura che debba essere messa in dubbio la possibilità reale concreta che si possa ancora disinquinare questo fiume, perché a questo punto mi chiedo davvero se abbiamo passato tutti i limiti di un possibile ritorno.
Vedremo la prossima settimana quali accorgimenti tecnici verranno presentati, però se le soluzioni prospettate non garantiscono una soluzione a tempi brevi, occorrerà prendere posizioni molto più drastiche anche da parte degli enti locali sino ad arrivare a chiedere la chiusura di questo stabilimento.
Si è sempre ragionato tenendo conto della difesa dell'occupazione dello stabilimento, ma a questo punto bisogna comparare costi e benefici fra l'occupazione che offre lo stabilimento e la non occupazione nelle due valli del Bormida a seguito dell'inquinamento. Anche gli enti locali non devono abbassare la guardia.
Ultimamente purtroppo abbiamo registrato che sull'ultimo esposto di protesta delle amministrazioni locali sono mancate le firme di Sindaci di Comuni importanti come Bistagno, Acqui ed Alessandria. Un atteggiamento che non riusciamo a comprendere e che comunque vogliamo denunciare in quest'aula.
La mia interrogazione era - nello specifico - rivolta ad avere notizie della vicenda di numerosi bidoni collocati in un capannone presso il Comune di Cassine. Prendo atto delle notizie fornite dall'Assessore Maccari ancorché lui stesso dica di essere in attesa di una risposta rispetto ad altre informazioni, ed ha quindi potuto riferire basandosi solo sulla documentazione agli atti della Regione e sulle informazione fornitegli dalle UU.SS.SS.LL..
Rimane comunque il problema generale di questi bidoni contenenti residui che girano, e che vengono collocati in capannoni liberi, ma vorrei capire se siamo sempre in presenza di capannoni idonei all'uopo, collocati in zone sicure e che diano le massime garanzie di non inquinamento.
Anche in questo caso si tratta di uno spicchio di quel problema più generale. Raccomando ancora all'Assessore di seguire come sempre con attenzione questi problemi e se vi sono ulteriori informazioni di comunicarle perché vi è molta attesa da parte delle popolazioni locali, che vorrebbero delle certezze rispetto a questa situazione particolare del capannone di Cassine.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti

Interpellanza dei Consiglieri Ferro, Amerio e Dameri inerente la questione moscato


PRESIDENTE

Passiamo all'interpellanza presentata dai Consiglieri Ferro, Amerio e Dameri inerente la "questione moscato". Risponde l'Assessore Lombardi.
LOMBARDI, Assessore all'agricoltura L'accordo tra le parti stipulato presso l'Assessorato all'agricoltura l'8 gennaio 1986, prevedeva tra l'altro il blocco tecnico degli impianti di moscato atti a riprodurre vino a D.O.C. "Moscato d'Asti", per la durata di tre anni.
Infatti, la circolare dell'Assessorato dell'agricoltura emanata e quindi la motivazione dell'interpellanza cade anche per i tempi della risposta emanata il 2 maggio 1986 che recita: "A tal fine si dispone che, a partire dalla campagna vitivinicola 1986-87, le autorizzazioni al reimpianto di un vigneto con vitigno "moscato bianco" per la produzione di uve atte all'ottenimento del vino D.O.C. "Moscato d'Asti" siano concesse solamente a distanza di anni tre dall'avvenuta estirpazione, notificata ed accertata del precedente vigneto. Qualora il richiedente intendesse usufruire del diritto al reimpianto su altro terreno, nell'ambito della propria azienda, dovrà essere verificato che detto terreno, oltre a possedere i requisiti di idoneità all'iscrizione all'albo, non sia stato investito da vigneti nei tre anni precedenti. (Notifica di estirpazione anagrafe vitivinicola, denuncia di produzione). In sostanza si precisa che i reimpianti autorizzati da effettuarsi nella primavera 1986, cioè con richiesta di autorizzazione presentata entro il giugno 1985, sono comunque eseguibili, in quanto il blocco triennale riguarda i reimpianti da effettuarsi a partire dalla campagna viticola 1986-87, e quindi dal 1 settembre 1986, cioè con richiesta di autorizzazione presentata entro il 30 giugno 1986.
Tale provvedimento è parte di un complesso di iniziative tese al contenimento della produzione della vendemmia 1986, ed il ritardo nell'emanazione della circolare è anche dovuto al fatto che questo provvedimento si deve inserire in un quadro di provvedimenti di carattere generale, altrimenti senza alcun risultato positivo e siccome altre misure non erano ancora state concordate, come previsto dall'accordo tra le parti era impossibile mandare avanti un provvedimento slegato dagli altri previsti dall'accordo.
Tra le altre previsioni dell'accordo vi è l'abbassamento della resa massima per ettaro delle uve "moscato bianco" atte all'ottenimento del vino D.O.C. Moscato d'Asti. Il limite di detta resa deve essere determinato come peraltro stabilito dal disciplinare di produzione in corso di modifica in seguito alla richiesta della Regione Piemonte con decreto del Presidente della Giunta regionale, prima della vendemmia, previo concorde parere delle categorie interessate.
Tuttavia, nella riunione della Commissione di gestione dell'accordo del 9 aprile 1986 fu concordemente deciso dalle parti che la produzione di uva "moscato bianco" che sarà accettata nella vendemmia 1986, dovrà essere almeno del 5% inferiore al limite di 110 quintali previsto dal disciplinare e di rimandare al momento in cui saranno meglio definibili l'andamento produttivo e la situazione di mercato, la definitiva determinazione.
Si è provveduto ad informare tutti i produttori della decisione attraverso la stampa e alla consegna ai 52 Comuni della zona del moscato di un manifesto esplicativo. Sono inoltre stati informati dell'intervento in merito al blocco dei reimpianti e della decisione relativa alla resa per ettaro tutti gli enti, le organizzazioni professionali e le associazioni produttori interessati.
Si è a conoscenza della situazione di difficoltà in cui si verrebbero a trovare i vivaisti a causa del blocco dei reimpianti: tale disagio pare però una conseguenza inevitabile degli interventi volti alla salvaguardia del mercato del moscato d'Asti.
Allo stesso modo e senza alternative saranno penalizzati i produttori sia dal provvedimento di blocco dei reimpianti sia dalla diminuzione della resa massima per ettaro.
E' un momento di grave crisi che si è ulteriormente accentuata con gli ultimi fatti avvenuti, e purtroppo questa situazione determina gravi danni a tutti gli operatori, ai produttori, ai vivaisti, alla stessa parte della trasformazione perché è un momento particolarmente difficile per la produzione di tutto il vino e del moscato d'Asti in particolare.
Pur non essendo stato toccato dalle "vicende del metanolo", "l'Asti spumante", essendo un vino che è largamente esportato, è fra quelli che pagano di più questo momento di grave difficoltà di tutto il settore vitivinicolo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.
FERRO Ringrazio l'Assessore anche per la schiettezza con cui ha ammesso il ritardo da parte dell'Assessorato nella emanazione della circolare: un ritardo di due mesi rispetto all'accordo di massima definito l'8 gennaio 1986.
L'Assessore sostiene che questo ritardo è stato voluto perché si trattava di completare l'accordo dell'8 gennaio, anche per quanto riguarda al-tri aspetti che in quel momento non erano stati definiti sufficientemente, poiché vi era un orientamento dei produttori rivolto a ridurre le rese massime di produzione, anche se diventava difficile in quel momento quantificare le rese.
Se questo può essere accettato come motivazione, mi pare allora ce ne siano altre da ricondurre alla valenza che può avere una circolare sul blocco tecnico dei reimpianti, cioè sul supporto legislativo che un atteggiamento di questa natura può avere e quindi della sua validità rispetto a eventuali ricorsi fatti da produttori che pongano il problema del reimpianto.
A me pare, comunque, che il ritardo che si è registrato non concorra a produrre chiarezza nella gestione di un accordo stranamente difficile da gestire: sappiamo come l'accordo dell'8 gennaio sia stato "stiracchiato".
Rispetto a questo accordo forti sono state le tentazioni, da parte industriale, di ritirarsi per non firmarlo o perlomeno di recedere rispetto alle firme che a suo tempo erano state poste.
Per quanto riguarda i produttori sappiamo che c'è stata una serie di critiche, particolarmente rivolte a certe zone da alcuni sindaci, per il tipo di accordo che è stato firmato. E' quindi un accordo che proprio per queste motivazioni presentava e presenta tuttora una difficile gestione giustamente in questo Consiglio è stato ricordato che la vicenda "metanolo" non concorre certamente a produrre prospettive rosee per il futuro.
Proprio perché è un accordo di difficile gestione questo implica atti tempestivi da parte del Governo regionale.
Nella nostra interrogazione abbiamo posto il problema dei vivaisti, non tanto e non solo perché siamo preoccupati per quello che questi ultimi possono fare nella messa a dimora di barbatelle nel momento in cui avviene il blocco dei reimpianti che crea problemi di natura economica, ma prevalentemente per il fatto che, alla data in cui avevamo presentato l'interrogazione, non avendo la Regione emanato la circolare sul blocco tecnico dei reimpianti, il rischio era che da parte industriale (proprio perché non venivano rispettate una serie di cose definite) si trovassero motivazioni per recedere dall'accordo a suo tempo stipulato.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Interrogazione del Consigliere Ala inerente la discarica di rifiuti solidi urbani ed industriali in località Torcello (Casale Monferrato)


PRESIDENTE

Passiamo all'interrogazione del Consigliere Ala inerente la discarica di rifiuti solidi urbani ed industriali in località Torcello (Casale Mon.ferrato). La parola all'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore all'ambiente Nel Maggio dello scorso anno l'Assessorato veniva interpellato dal Comune di Casale, per conto del consorzio casalese raccolta rifiuti urbani al fine di effettuare un sopralluogo per visionare un'area che il Comune aveva individuato per la localizzazione della nuova discarica consortile in località Torcello.
Gli uffici, unitamente al tecnico del Comune di Casale ed a un geologo incaricato dal Comune, effettuavano la visita.
L'area indicata presentava consistenti opere di movimento terra che ne avevano modificato radicalmente i profili originali.
Il tecnico comunale riferiva che si trattava di un'opera di bonifica agraria realizzata da privati, proprietari dei terreni.
Il rio era stato integralmente intubato e questo lo si deduceva dall'opera di presa esistente al margine della bonifica, al confine con il sovrastante bosco, mentre nelle altre zone il tubo era stato ricoperto da abbondanti riporti di terra.
Sempre nel corso del sopralluogo si riscontravano, ai margini delle operazioni di scasso e sbancamento, alcuni segni di cedimento del terreno che il geologo, esperto della zona, individuava come superficiali ed imputabili alle opere di sbancamento effettuate.
Nel corso del sopralluogo il tecnico comunale indicava anche un rudere di torrione esistente sul margine destro dell'avvallamento e ci riferiva che lo stesso era sottoposto a vincolo della legge 1497/39.
Gli uffici, considerate le profonde trasformazioni che l'area aveva subito, non riscontravano particolari controindicazioni all'insediamento della discarica, fatti salvi tutti gli accertamenti necessari sia di carattere geologico che idrologico che il consorzio avrebbe dovuto effettuare prima di predisporre il progetto.
A tutt'oggi nulla è stato prodotto, né studi né progetto.
Per quanto riguarda le discariche consortili si precisa che l'approvazione dei progetti è sempre avvenuta tramite la Commissione tecnica regionale costituita ai sensi della legge regionale n. 46/75 e che in quella sede venivano vagliati tutti gli aspetti connessi.
Successivamente il Comune durante un colloquio avanzava l'ipotesi di riservare parte dell'area per destinarla alla società "per lo smaltimento dei rifiuti industriali".
Tutto quanto non è però confortato da atti formali.
Infine si fa notare che il vincolo della legge 431/1985 è stato imposto sull'area dopo tali sopralluoghi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
ALA Ringrazio l'Assessore per la tempestività. Molte altre mie interrogazioni giacciono inevase, mentre questa è recentissima. Come già nel caso della Val Sesia, sottolineo che l'interrogazione era stata rivolta a due diversi Assessorati proprio perché ricadeva nella competenza di entrambi e che un breve colloquio con l'Assessore alla pianificazione territoriale, in merito a questo, vi è stato. Non so interpretare questo sollecito e immediato interesse in merito alla discarica di Torcello, non so se questo vuole significare un qualcosa di positivo o di negativo, cioè se si vuole fare questa discarica o no.
Desidero ricordare che il vincolo della legge n. 431 è tuttora operante sull'area. Nonostante vi siano state delle opere di bonifica agraria, il vincolo esiste lo stesso e non è che l'avere in parte distrutto quel territorio implichi che il vincolo è meno operante, se mai bisognerebbe sapere da chi, come e in quale forma sono state autorizzate e permesse queste opere di bonifica agraria.
Rimane poi - l'Assessore me lo ha confermato - il fatto che non esiste nessuna relazione di carattere geologico sull'area e che per ora questi "studi approfonditi" non ci sono e che una dichiarazione a voce in base alla quale si sostiene: "il dissesto è superficiale" dovrebbe essere confortata da qualche studio più approfondito.
I vincoli sono stati ugualmente confermati sia quello della legge n.
431 del "Galassino", sia il vincolo della sovrintendenza, per cui la vicenda è tuttora, per quanto mi riguarda, aperta.
Il comune di Casale ha scelto un'area per piazzare una discarica che mi pare non.potesse trovare di meglio per quanto riguarda la presenza di vincoli. Poi vi sono le strade e i problemi di carattere geologico e immediatamente a valle del sito prescelto, dei nuclei abitati.
Il mio consiglio al Comune di Casale, che ha già avuto tanti problemi con lo smaltimento dei rifiuti, è quello di andare a scegliere, e secondo me esistono, delle aree più idonee di queste senza andare ulteriormente a compromettere un'area che è già stata compromessa da interventi di carattere , agricolo che poi si sono rivelati fallimentari. Adesso c'è una specie di desiderio, da parte di coloro che avevano investito su quest'area disboscandola e risistemandola per sviluppare delle attività di carattere agricolo poi fallite, di cercare di "sbolognare" - per usare un termine un po' rapido - quest'area al Comune, a sua volta alla ricerca disperata di un'area per farci una discarica. Non mi pare la soluzione migliore.


Argomento: Artigianato

Interrogazione dei Consiglieri Marchini e Santoni inerente le aziende artigiane della lavorazione del legno


PRESIDENTE

Passiamo ora all'interrogazione dei Consiglieri Marchini e Santoni inerente le aziende artigiane della lavorazione del legno.
Risponde l'Assessore Sartoris.
SARTORIS, Assessore all'artigianato L'interrogazione dei Consiglieri regionali Marchini e Santoni fa seguito a numerosi esposti pervenuti all'Assessorato da parte di Comunità montane (Alta Val Tanaro - Mongia - Cevetta, Valle Varaita) e Comuni (Brossasco, Sampeyre, Costigliole Saluzzo) della regione, nei cui territori sono particolarmente presenti imprese artigiane della lavorazione del legno.
A tutti gli esposti pervenuti è stata data risposta, fornendo elementi utili a chiarire le possibilità concrete di interventi di sostegno per le imprese chiamate ad adeguare i propri stabilimenti e laboratori alla normativa antincendi.
Allo stato attuale la principale possibilità di intervento passa attraverso il meccanismo dei finanziamenti bancari a medio termine assistiti dal contributo in conto interessi a carico dello Stato per i primi 120 milioni di fido, e della Regione per l'eccedenza nel limite di ulteriori 60 milioni di lire. Per tale via è possibile quindi attivare finanziamenti agevolati fino ad un importo massimo di 180 milioni di lire la cui destinazione, comprendendo sia l'acquisto di attrezzature che l'ammodernamento di laboratori in genere, può rispondere efficacemente ai fabbisogni finanziari indotti dalle misure di prevenzione incendi.
La durata dei finanziamenti può variare da tre a cinque anni nel caso di acquisto di attrezzature, fino ad un massimo di dieci anni per gli immobili. Il tasso di interesse a carico dei mutuatari è fissato nel 7,5% e nel 9,4% annuo, a seconda che la localizzazione degli investimenti cada in zone insufficientemente sviluppate oppure nelle rimanenti zone del territorio piemontese.
Per meglio finalizzare gli interventi alle più immediate necessità dell'artigianato, la Giunta regionale, in data 19 dicembre 1985 ha comunicato di voler adottare uno specifico provvedimento di indirizzo dei fondi. Con tale provvedimento è stato attribuito opportuno rilievo oltre che priorità di finanziamento, a tutti gli investimenti aziendali concernenti sia laboratori che macchinari, richiesti da comprovate esigenze di adeguamento alle norme dettate in materia di prevenzione incendi.
Tale indicazione di priorità, unita alla riduzione dei tassi agevolati alle misure prima ricordate e alla disponibilità di fondi assicurata per tutto il corrente anno, consente di riscontrare alcuni primi concreti impegni atti a sostenere le esigenze del settore.
L'indirizzo operativo assunto nella gestione delle agevolazioni creditizie può essere senz'altro mantenuto nel tempo ed eventualmente intensificato con più mirate azioni informative tra la categoria e con altri accorgimenti che possono essere suggeriti.
Per quanto concerne invece misure più direttamente finalizzate al problema sollevato dagli interroganti si ritiene che ben difficilmente potranno essere predisposte soluzioni specifiche, almeno nel breve periodo.
Ciò essenzialmente per i termini stessi della normativa statale decisamente ravvicinati, e per la vasta articolazione delle attività soggette a rischio che rischierebbe una preliminare individuazione di tutte le imprese artigiane interessate.
L'Amministrazione regionale rimane tuttavia impegnata con tutti i suoi mezzi per cercare di attutire l'onere dei programmi di adeguamento aziendale previsti a carico delle imprese e per promuovere sul piano legislativo e amministrativo, senza alcun pregiudizio alle necessità delle prevenzioni incendi, una giusta considerazione delle particolari dimensioni d'azienda di molte imprese artigiane.
A livello regionale non mancherà infine una accorta valutazione della reale efficacia dei meccanismi di intervento già predisposti, tra cui principalmente quelli della legge regionale n. 17/85. Quest'ultima legge può già offrire infatti una più concreta risposta nell'ambito dei servizi reali alle imprese ad esempio, ai problemi che scaturiscono dalle normative antincendio. In questo senso eventuali programmi di assistenza tecnica potrebbero già trovare sicuro accoglimento da parte della Giunta regionale conformemente a quanto dispone la procedura di legge a tale riguardo e in aggiunta a quanto risulta già impostato dalle associazioni di categoria in termini di consulenza.
Qualora invece i meccanismi di intervento previsti risultassero macchinosi o comunque di difficile attivazione, resterebbe pur sempre impregiudicata la possibilità di opportune revisioni legislative che fin d'ora siamo pronti a promuovere e sostenere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI La risposta alla nostra interrogazione rivela l'attenzione con cui la Giunta segue il problema, quindi il Gruppo si dichiara soddisfatto della risposta e confida che gli interventi, che la Giunta ha avviato e che intende avviare, possano sovvenire a problemi così delicati.
Colgo l'occasione per dire che l'attenzione, in questo momento di emergenza, probabilmente va estesa non soltanto al comparto del quale ci siamo occupati, ma sarà il caso che la Giunta ritorni a ragionare sul problema dei locali di spettacolo. Mi risulta che un'intera valle, come la nostra, sia sostanzialmente scoperta di punti di incontro culturali chiamati anche cinema, ma che certamente sono funzionali anche ad altre cose.
E' probabile che questa vicenda diventi meno inquietante perché i fatti incominciano a diventare lontani, però lascia le sue conseguenze, che qualche volta diventano gravi, sul terreno.
Confermo peraltro il giudizio positivo e il ringraziamento nei confronti dell'Assessore.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Fracchia inerente la presenza di sostanze cortisoniche in carni macellate


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione del Consigliere Fracchia, inerente la presenza di sostanze cortisoniche in carni macellate.
Risponde l'Assessore Olivieri.
OLIVIERI, Assessore alla sanità Signor Presidente, signori Consiglieri, i dati riportati dal Consigliere regionale nella interrogazione n. 319 del 22.04.1986, su comunicazione verbale del Dr. Emanuel (Direttore della sezione dell'Istituto Zooprofilattico di Cuneo), si riferiscono ad esami eseguiti su carni di animali macellati di urgenza ed inviati alla bassa macelleria..
Trattasi cioè di carni ottenute da animali curati con esito negativo per forme morbose di varia natura e quindi avviati alla macellazione di urgenza o di necessità senza sufficienti garanzie sul rispetto dei tempi di sospensione tra l'ultima somministrazione dei farmaci e la macellazione.
La ricerca di sostanze inibenti (antibiotici e sulfamidici, non cortisonici!), in questi soggetti, ha lo scopo di mettere in evidenza eventuali residui indesiderati la cui presenza, anche se minima, comporta il sequestro e la distruzione (o avvio alla alimentazione animale) della derrata.
In caso di esito negativo della ricerca, le carni degli animali in esame vengono comunque inviate al consumo alimentare condizionato (spacci di bassa macelleria, esempio carne bollita e così via).
La ricerca delle sostanze inibenti si effettua altresì sistematicamente sulle carni avicunicole (2-3% dei soggetti macellati). Questa prescrizione è motivata dalle tecniche di allevamento intensivo che comportano l'impiego prolungato di mangimi medicati sia per la profilassi di alcune malattie sia per sfruttarne gli effetti auxinici.
In tali soggetti, tuttavia, non si riscontrano positività elevate poiché la sospensione dei trattamenti viene osservata, oltre che per ragioni sanitarie, anche per motivi di ordine economico.
Il numero degli esami eseguiti dalla sezione dell'I.Z.S. di Cuneo nel corso del 1985 è di 3051 (non 4500) e si riferisce ad esami effettuati su carni di bassa macelleria, polli e conigli, con una percentuale di positività del 15-20% riferita prevalentemente alle carni degli animali macellati d'urgenza.
La situazione su descritta non riguarda soltanto la provincia di Cuneo ma tutto il Piemonte. La ricerca delle sostanze inibenti sugli animali presumibilmente trattati con farmaci a scopo terapeutico fornisce ovviamente percentuali di positività elevate ma non preoccupanti per la salute del consumatore in quanto si procede alla distruzione delle derrate in cui vengono individuati residui di sostanze inibenti.
Il ricorso agli accertamenti di laboratorio costituisce un supplemento di indagine che può confermare o smentire i sospetti del veterinario ispettore delle carni il quale, in presenza di animali sani alla visita ante mortem, non ricorre alla ricerca sistematica di sostanze inibenti confortato anche dal fatto che i campioni inviati nel corso di monitoraggi sistematici, prelevati ad animali non sospetti, forniscono costantemente esito negativo.
In merito al potenziamento delle strutture dell'Istituto Zooprofilattico di Torino e delle sezioni periferiche, si precisa che nel mese di aprile è stata disposta la copertura dei posti liberi e vacanti e si ritiene che con tale provvedimento sia stato risolto, almeno per il momento, pur nell'ambito dei vincoli sulle assunzione vigenti per il pubblico impiego, il problema della carenza di organico lamentata nel corso dell'85.
L'Assessorato regionale sta dedicando la dovuta attenzione all'attività dell'Istituto Zooprofilattico, struttura di fondamentale importanza per il funzionamento del servizio sanitario nazionale, verificando i livelli di erogazione dei servizi e la coerenza dell'impostazione generale dei programmi con le esigenze dell'utenza e gli obiettivi prioritari del piano socio sanitario regionale.
Vorrei fare alcune considerazioni al di là di quelle che sono le risposte date su elementi più tecnici. Il problema dello Zooprofilattico il Consigliere Acotto lo conosce bene, è legato ad una vecchia situazione creatasi nel 1983, al di fuori del comparto del servizio sanitario nazionale, in una forma di parallelismo per certi versi non cogente, e questo è uno dei difetti di quello che potrebbe verificarsi se domani ritornassimo agli istituti di sanità pubblica alle Province, ossia è un rapporto sempre di convivenza, di coordinamento e di collaborazione, ma in cui ciascuno risponde per la sua parte. Ovvio che questo crea qualche inconveniente e soprattutto qualche lamentela rispetto a prestazioni erogate nei confronti di richieste avanzate da varie Unità Sanitarie Locali per quanto concerne l'accertamento della situazione, ad esempio, degli estrogeni e cortisonici negli animali, quindi implica un più stretto collegamento con l'Istituto stesso.
Io devo incontrarmi proprio il 30 p.v. con il Consiglio di amministrazione, perché mi sta molto a cuore riuscire a concertare un programma, come avete letto sui giornali, che riguarda un'interattività fra Regione, Facoltà di Veterinaria, Zooprofilattico e Cardiochirurgia piemontese per mettere a punto un sistema che permetta un approfondimento nei campi delle tecniche cardiochirurgiche sperimentali su animali in rapporto al programma del Ministero alla Sanità attraverso il CNR per quanto attiene al cuore artificiale. Come vedete c'è un programma di integrazione complesso che dovrebbe servire a motivare maggiormente anche questa istituzione su problemi che sono comuni. Ricordavo l'altro giorno ai veterinari che dovrebbero dimenticarsi di essere veterinari quando lavorano per il servizio sanitario nazionale ed essere più medici che veterinari in quanto il loro compito è quello di difendere la salute pubblica fondamentalmente. Quindi un discorso molto articolato.
C'è anche il problema della protrazione della nomina del Consiglio di amministrazione dell'Istituto Zooprofilattico; la Regione Liguria non ha ancora nominato i suoi rappresentanti, mi sono anzi premurato di fare pressione perché questo avvenga in breve termine e mi hanno risposto che in 15 giorni l'atto dovrebbe essere completato e poi ci sarà l'approvazione di quello che è l'organo regionale di controllo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.
FRACCHIA Ringrazio l'Assessore Olivieri per la sua risposta esauriente e ampia però vorrei ancora una volta porre l'accento sul problema degli estrogeni che è continuamente di attualità. Bisogna intensificare, il più possibile controlli e altri interventi secondo le varie competenze dell'Assessorato all'agricoltura e dell'Assessorato alla sanità.
A proposito dei farmaci, mi pare che l'uso eccessivo di antibiotici impiegati tranquillamente e addirittura acquistati anche senza ricetta del veterinario, non siano utili usati nel momento in cui l'animale non ha qualche malattia. Non conosco i mezzi che l'Istituto Zooprofilattico ha a disposizione per accertare l'uso scorretto, ma l'eccessivo utilizzo di antibiotici diventa dannoso e può avere conseguenze sull'uomo; è dunque necessario che siano potenziate le attività di campionamento statistico.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione del Consigliere Rossa inerente la riserva naturale della Garzaia di Valenza


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione del Consigliere Rossa, inerente la riserva naturale della Garzaia di Valenza. Risponde l'Assessore Vetrino.
VETRINO, Assessore ai parchi Con l'interrogazione annunciata il Consigliere Rossa richiede di conoscere quali iniziative la Regione intenda assumere per attuare completamente le finalità di tutela della riserva naturale della Garzaia di Valenza anche in termini di investimento. Nel rilevare positivamente il fatto che lo stesso Consigliere Rossa riconosce lo sforzo economico effettuato in passato ed ancora oggi dalla Regione per consentire la salvaguardia di questo particolare ambiente naturale, debbo anche sottolineare che la Giunta regionale intende continuare anche per il futuro a garantire quelle risorse che si renderanno necessarie per conseguire le finalità della legge istitutiva. In tal senso nel bilancio regionale sono stati previsti gli stanziamenti che consentono l'esproprio di quei terreni che il piano naturalistico della riserva approvato dal Consiglio regionale destinano a zone di tutela integrale. Infatti, come il Consigliere Rossa fa presente, è condizionante per la gestione della riserva poter disporre dei terreni sopraccitati, si assicura pertanto che le procedure di esproprio già in corso saranno portate a compimento entro i termini tecnici più rapidi possibili.
Ritengo ancora necessario precisare che per quanto concerne l'operatività dell'ente di gestione della riserva naturale ed i rapporti tra questo ente e la Regione si può esprimere soltanto un giudizio positivo. Questi rapporti collaborativi hanno consentito di ristrutturare la Cascina di proprietà regionale all'interno della riserva e di creare così un centro di interesse e di rilevanza sia scientifica che didattica le cui premesse gestionali da parte dell'ente sono molto promettenti. E' sufficiente pensare alla prossima apertura del museo della riserva, che verrà tra l'altro inaugurato il 31 di maggio, ai laboratori che sono stati predisposti e che potranno essere realizzati a fini scientifici, alle potenzialità didattiche di questa struttura.
Non mi dilungo sulle iniziative assunte dall'ente, quali la predisposizione di capanne di avvistamento, i lavori di manutenzione delle zone umide, i rilevamenti che sono giornalmente effettuati dai guardaparco sulla fauna e in particolare sull'avifauna. Si tratta di interventi gestionali che da soli qualificano e giustificano l'istituzione della riserva.
Si può pertanto affermare che già oggi nonostante resti molto da fare l'istituzione della riserva naturale della Garzaia di Valenza sia stato un investimento al quale non dovranno mancare nei limiti delle risorse di bilancio gli stanziamenti necessari.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CERCHIO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Signor Presidente non ho altro da aggiungere. Voglio esprimere il ringraziamento per quanto ha dichiarato l'Assessore Vetrino che ha la responsabilità dei parchi e fare l'augurio, dichiarandomi d'accordo con gli impegni che sono stati assolti e quelli che verranno, che si possa portare a termine tutta l'opera che ancora viene richiesta, affinché questo parco possa veramente rappresentare uno dei punti di riferimento importanti sia per l'aspetto ambientale sia per la qualità e le specie di volatili. Sono cose che destano molta attenzione ed interesse e possono rappresentare un polmone verde per un'area molto importante che non riguarda solo la Provincia, ma anche la Regione.
Quindi è un augurio di proseguire affinché sia la flora sia la fauna possano rappresentare in questa nuova ridefinizione un rilancio della politica ambientale che dovremmo allargare a tutta la Regione.


Argomento:

Interrogazione del Consigliere Rossa inerente la riserva naturale della Garzaia di Valenza

Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente" comunico che sono in congedo i Consiglieri Bresso, Carazzoni, Guasso Turbiglio.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

L'elenco delle leggi cui il Commissario del Governo ha apposto il visto sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

c) Apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo


PRESIDENTE

Il Commissario del Governo non ha posto il visto: alla legge regionale dell'8 aprile 1986: "Modifiche alle leggi regionali 21/1/80, n. 3 e successive modificazioni e 11/2/85 n. 9".


Argomento:

d) Mancata apposizione visto Commissario del Governo

Argomento:

e) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale e dall'Ufficio di Presidenza


PRESIDENTE

L'elenco delle deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 15, 22 e 29 aprile, 6 e 13 maggio 1986 e dall'Ufficio di Presidenza in data 23 aprile 1986 - in attuazione dell'art. 7, 2 comma della L.R. 6/11/78, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, è depositato e a disposizione presso il servizio aula


Argomento: Trattamento economico dei Consiglieri

f) Stato patrimoniale e tributario dei Consiglieri regionali


PRESIDENTE

Ricordo che la legge regionale 5 settembre 1983 n. 16 concernente le norme per la pubblicità dello stato patrimoniale e tributario dei Consiglieri regionali prevede che entro il 30 giugno i Consiglieri regionali debbano depositare presso l'Ufficio di Presidenza copia della propria dichiarazione dei redditi, di quella del coniuge non separato e dei figli conviventi. Pertanto prego i Consiglieri che, nel compilare la dichiarazione dei redditi, abbiano cura di predisporre anche la copia che dovrà essere presentata all'Ufficio di Presidenza unitamente ai moduli che verranno trasmessi per le dichiarazioni concernenti la situazione patrimoniale.


Argomento: Caccia

g) Tassa di concessione regionale per le aziende faunistico venatorie e le riserve di caccia


PRESIDENTE

Il tribunale di Torino, sezione VI Civile, con ordinanze in data 4 marzo 1986 e 1 aprile 1986 ha dichiarato non manifestamente infondata.la questione di legittimità costituzionale dell'art. 57 della legge della Regione Piemonte 17 ottobre 1979 n. 60 e del n. 14 della tariffa allegata alla legge della Regione Piemonte 6 marzo 1980 n. 13 per contrasto con l'art. 119, 1 comma della Costituzione, in relazione al disposto dell'art.
3 della legge 16 maggio 1970 n. 281 e della legge 23 novembre 1979 n. 594 nella parte in cui fissano l'ammontare della tassa di concessione regionale per le aziende faunistico venatorie e le riserve di caccia nella misura di L. 8.000 per ettaro, eccedente i limiti stabiliti dalla normativa statale.


Argomento:

g) Tassa di concessione regionale per le aziende faunistico venatorie e le riserve di caccia

Argomento:

Sollecitazioni di risposte ad interrogazioni ed interpellanze


PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.
REBURDO Signor Presidente, vorrei sapere cortesemente tre cose. La prima: mesi fa presentai un'interrogazione riguardante la Società Sestriere. Tempo fa l'Assessore Maccari era già disponibile a dare una risposta; chiederei con il Consigliere Ala, se è possibile avere una risposta scritta perché la cosa sta degradando.
La seconda: ho presentato un'interrogazione urgentissima al Presidente della Giunta e un'altra urgente che riguarda le questioni di Chernobyl. Con la prima interrogazione richiedevo i dati e i tabulati, con la seconda ponevo la questione del funzionamento di un centro Aima'.
Volevo solo sapere se alle interrogazioni e interpellanze in materia vengono date delle risposte nella comunicazione del Presidente, altrimenti io solleciterei almeno la risposta scritta, come avevo appunto chiesto nell'interrogazione, con una certa celerità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.
ADDUCI Faccio presente che abbiamo presentato a ottobre un'interrogazione sulla discarica della Bassa di Stura in via Reiss Romoli, ma non abbiamo più avuto notizia di nulla.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.
VALERI Avevo già avuto modo di ricordare, alcune settimane fa al Presidente della Giunta e adesso vorrei ricordarlo all'Ufficio di Presidenza, che sono giacenti, oltre alla interrogazione che questa mattina è stata rinviata essendo materia riguardante il nucleare, a dopo l'esito del dibattito in VII Commissione, altre quattro interrogazioni, più altre due presentate la settimana scorsa, datate 23 gennaio, 21 febbraio, 8 aprile e 17 aprile alle quali non è stata data ancora nessuna risposta. Dato che esse erano abbastanza urgenti, in particolare quelle riguardanti il problema di discariche e l'ultima riguardante una delibera di Giunta sulla nomina del nuovo responsabile del servizio decentrato di agricoltura di Vercelli, che è stata impugnata dal Commissario di Governo, l a mia sollecitazione è che nella prossima seduta queste interrogazioni trovino una risposta da parte della Giunta.



PRESIDENTE

Ringrazio i colleghi per le sollecitazioni presentate; mi pare di cogliere la disponibilità manifestata dall'Assessore Moretti per inviare la risposta scritta tempestivamente sulla questione Sestriere sollevata dal collega Reburdo, In ordine alla interrogazione urgente, sempre del collega Reburdo, sulla vicenda di Chernobyl, la comunicazione successiva della Giunta affronterà il problema; se nell'ambito di questa comunicazione esiste soddisfazione e informazione adeguata alle richieste la consideriamo superata, altrimenti sarà la Presidenza stessa della Giunta ad attivarsi in questo senso.
Sull'osservazione del collega Valeri ci occupiamo della richiesta di sollecitare la Giunta a dare corso alle risposte a quelle interrogazioni Giunta che peraltro settimanalmente, anche in questa occasione, ha dichiarato la sua disponibilità ad una lunga serie di interrogazioni; le riprenderemo nella prossima seduta del Consiglio regionale.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Comunicazioni della Giunta regionale in ordine alle conclusioni del dibattito avvenuto dopo l'incidente di Chernobyl


PRESIDENTE

Passiamo al 4) punto dell'o.d.g.: "Comunicazioni della Giunta regionale in ordine alle conclusioni del dibattito avvenuto dopo l'incidente di Chernobyl".
La parola al Presidente della Giunta Beltrami.
BELTRAMI, Presidente della Giunta Nella conferenza dei Capigruppo di lunedì 19 c.m. è stato convenuto che la Giunta facesse una sua comunicazione al Consiglio regionale a modi chiusura dell'intervenuto dibattito del dopo Chernobyl, anche alla luce delle conclusioni alle quali sarebbe dovuto pervenire il Consiglio nella seduta scorsa e alle dichiarazioni da me rese in aula circa l'opportunità di un approfondimento - verifica su come si era conclusa la predetta precedente seduta.
Ho espresso in quella sede la convinzione che attorno ad un pronunciamento del nostro Parlamentino si sarebbero dovute trovare ampie convergenze per dare robustezza propositiva alla definizione e alle proposte, non solo per motivi di immagine, ma per ritrovare forza contrattuale nei confronti del Governo, del Parlamento, degli interlocutori Enea, Enel e di quanti altri ai quali avremmo dovuto poter manifestare un modo di pensare del Piemonte, le ansie e le attese, le paure della popolazione, le nostre paure, il bisogno di tranquillità.
Sostenni ancora l'esigenza di dire al Governo che qualsiasi cosa possa avvenire, qualsiasi determinazione che lo stesso Governo andasse ad assumere, questa doveva essere filtrata attraverso la partecipazione, il contributo, il coinvolgimento di tutte le Regioni, della nostra Regione anche perché questo Piemonte non restasse davvero "mosca bianca" votata all'olocausto per avere coraggiosamente stabilito una scelta, quando altre Regioni non hanno avuto il coraggio di farlo, soprattutto non venisse mortificato il contenuto di un ampio dibattito, che io mi sono andato a rileggere in questi giorni, intervenuto nell'81, nell'82, nel 1985 (ho riletto le dichiarazioni allora rese dalle diverse componenti politiche della Regione), non venissero trascurate le motivazioni che sono state di supporto a quella scelta, in pari modo ho rivisto l'ampio riferirsi a questa materia contenuto nel secondo Piano regionale di Sviluppo.
Ritorno a dire oggi, con la concisione che l'impostazione di questo intervento richiede, che ci eravamo accostati al più recente dibattito cercando di capire, di penetrare a fondo, per quanto le poche notizie che avevamo lo consentivano, il problema, soprattutto pensando - dico tra parentesi ora, avendo sperato - che il dibattito non divenisse conflittuale o di spaccatura, ma attorno ad un comune modo di sentire, di vivere i problemi delle nostre popolazioni, si ricostruisse quell'ampio ventaglio di presenze che era stato registrato in allora sulla scelta, fuori, magari dagli usuali schemi delle aree politiche, addirittura convenendo che al suo interno potessero maturare ogni tipo di animazione, non ultima quella di consentire il libero gioco, il libero movimento dei singoli, investiti da problemi umani, da stati di emotività e, quel che più conta, ed è più serio, da profondi motivi di carattere esistenziale - senza dare luogo a contrasti di sorta - addirittura senza trarre affrettate conclusioni circa il venir meno di un supporto della Giunta da parte dei suoi normali sostenitori.
Non esemplifico,ma non era la prima volta che attorno a taluni temi nel Consiglio regionale intervenivano non tanto spaccature, quanto l'assunzione di diverse posizioni pur all'interno di una ritualmente allineata componente.
La Giunta non aveva un suo documento, pur avendo manifestato in chiave non equivoca un suo preciso atteggiamento. Né intendo rifarmi per trovare una giustificazione al risultato della votazione (quindi nel dare una risposta al problema verifica) alle non poche volte nelle quali anche recentemente il Parlamento (è auspicabile che sia un esempio da non seguire) ha registrato il verificarsi di pronunciamenti diversi da quelli di una linea maggioritaria, con un conseguente processo di riaggiornamento di compenetrazione dei temi trattati, di riflessioni attorno all'opportunità di modificare i precedenti atteggiamenti.
Nella sostanza, e vorrei chiudere questo aspetto, siamo stati rispettosi dell'intimo modo di sentire su questo problema solo una forzatura, il significato che taluno ha voluto conferire al voto, ha costretto a richiedere personali sacrifici.
Devo con correttezza dare atto che è sopraggiunto in aiuto a questa impostazione il collega Rossa, Presidente del Gruppo socialista, il quale ha testualmente affermato: "Il nostro voto non va interpretato come un tentativo di ribaltamento del quadro politico attuale; era l'impressione del momento della coscienza che ha superato la ragione di stato". E aggiunge ancora: "Comunque i problemi interni del P.S.I. non sono tali da creare traumi né al Governo né ai nostri due Assessori".
Sopraggiungevano poi altre tranquillanti dichiarazioni rese autorevolmente dal Presidente del Consiglio.
Devo dire - e non appaia contraddittorio rispetto a quanto sinora ho affermato - che, in particolare, queste dichiarazioni hanno non solo riportato la giusta tranquillità ma hanno consentito alla popolazione del Piemonte di esaminare nella giusta luce quanto era accaduto.
Dico che alla fine ci siamo intesi tra galantuomini.
Sarebbe stato certamente assai interessante aver potuto fare questo dibattito la prossima settimana allorquando fossimo stati il più compiutamente aggiornati circa gli atteggiamenti del Governo da un lato, e soprattutto del Parlamento che ha attivato un dibattito e addirittura da dove oggi scatta la Commissione conoscitiva parlamentare nel settore dell'industria.
I tempi di lavoro del Consiglio però non hanno consentito diversamente di percorrere questa strada e quindi con estrema secchezza espongo quanto mi è stato chiesto alla conferenza dei Capigruppo.
Mi si consenta solo un problema squisitamente umano, lo dico a tutte lettere, "morale" o di coscienza, lo dico qui a questo nostro Consiglio espressione viva del popolo piemontese, che il governo del Piemonte non è certamente su posizioni arretrate, antistoriche o antiscientifiche, oppure agisce con crudeltà mentale disdegnando il modo di sentire della popolazione che è nel Piemonte.
Ci si sforza di rincorrere con lucidità razionale, magari con freddezza, certamente ricercando indirizzi con senso di responsabilità soprattutto pensando che correttamente non possiamo ignorare quanto è accaduto a Chernobyl, sta accadendo nel mondo, accade nel Paese, è accaduto all'interno di questo Consiglio regionale, avendone registrato le motivazioni nel più recente dibattito.
Questo sforzo (almeno a me è parso) ha sottratto carattere di faziosità nell'intervento che ho svolto nel primo dibattito, rifuggendo da qualsiasi speculazione, appena accennando al raggelante e crudele silenzio dell'URSS.
Era pur facile in quella circostanza, magari sotto la spinta emotiva rivolgere ben altri e più penetranti addebiti, ma quasi per scrupolo immediatamente ho ricordato l'indecoroso silenzio stampa che era intervenuto nella confinante Francia.
Questo scrupolo, questo modo di muoversi, consente di registrare, non dico una sconfitta, ma la non immediata ottenuta formale affermazione di una tesi quindi un conseguente atteggiamento, la responsabile assunzione di una linea che tenesse conto di quanto è avvenuto, affinando atteggiamenti e proposte, rendendoci sensibili, non certo per calcolo, al proposto perfezionamento di una presenza nella società quindi non disattendendo suggerimenti, proposte ed indicazioni. La tensione che è nella società italiana ed in quella piemontese negli stessi enti locali sul territorio interessato, e siamo stati raggiunti da non pochi ordini del giorno e prese di posizioni dei Consigli e degli enti locali, non può non essere registrata, non può essere disattesa, anzi vanno ricercate ulteriori precisazioni, sollecitazioni rivolte ad approfondire la ricerca sulle sicurezze, sul sistema di salvaguardia della vita delle persone, un'attenta ed acuta analisi attraverso la quale - guardando più in là dell'immediato del contingente - si riscoprono più ampi margini di sicurezza, spazi di tranquillità, di salvaguardia della popolazione che, è evidente, è nel suo assieme turbata, condizionata dall'esplosione di Chernobyl, ma anche perché non dirlo, dai provvedimenti assunti a salvaguardia delle persone per le conseguenze derivanti dall'esplosione stessa.
Ed allora, in breve: la Regione Piemonte si è immediatamente attivata, subito dopo l'incidente, con le iniziative che nel dibattito scorso sono state segnalate dai colleghi Maccari e Olivieri.
Abbiamo richiesto un urgente preliminare incontro con la Presidenza del Consiglio. Prima ancora ci siamo ritrovati con i Presidenti delle Regioni d'Italia per un incontro con i Ministri interessati alle misure di salvaguardia riguardanti l'incidente. Abbiamo successivamente ricercato attraverso la Presidenza del Consiglio, altri incontri ed in particolare con il Ministero dell'Industria.
Vorrei dire a tutte lettere che l'incontro con la Presidenza del Consiglio, nella persona del Sottosegretario Amato, oltretutto sensibile (per ovvii motivi) ai problemi del Piemonte, ha consentito di approfondire affinare l'attenzione del problema sia per quanto attiene la presenza e le responsabilità del governo regionale, sia per quello del governo centrale.
E' stata riconfermata l'esigenza di un approfondimento sulla tecnologia nucleare e sulla sicurezza necessaria, indispensabile al proseguimento della costruzione, proponendo la costituzione di una Commissione nazionale di alto livello scientifico e la convocazione di una conferenza europea sulla sicurezza degli impianti, anche in considerazione della vicinanza delle centrali francesi e svizzere in confine con il Piemonte e delle stesse dimensioni che spazialmente assumono questi incidenti (e quanto è accaduto a Chernobyl è chiaramente indicatore di questi riferimenti). Non è poi fuori luogo ricordare che l'Italia si rivolge al nucleare per il 3 contro il 65% della confinante Francia e che oltre 50 centrali elettronucleari (Franco-Svizzere) incombono sul nostro territorio, facendo impallidire le ipotizzabili conseguenze di un semplice incidente nostrano da qui la richiesta di una convocazione di una conferenza sovranazionale.
La convocazione poi di una Conferenza di dimensioni sovranazionali è ovvio che non impedirà il concomitante muoversi dell'invocata Commissione nazionale di alto livello scientifico e addirittura la possibilità di calare sul territorio una serie di accorgimenti, di attenzioni in un rapporto che non trascuri le realtà del nostro territorio da quelle culturali e scientifiche (parlo del livello universitario) a quello di altri Istituti di ricerca, a quello di un rapporto direi più ravvicinato con le aree di tecnologia avanzata del nostro territorio, delle aree entro le quali l'innovazione ha da tempo stabilito un suo originale percorso parlo ad esempio del centro di Saluggia e, perché no, dell'altro centro che pur essendo in sponda lombarda e con valenza internazionale (quello di Ispra) ha nel suo interno delle potenzialità di ricerca e di presenza operativa ragguardevole, fosse solo questo termine riferito per secondo centro alle oltre mille persone che operano entro le sue mura.
Non impedirà ancora di dare vita nell'area destinata a sito di Centrale ad un centro di ricerche, di studio, di ulteriore penetrazione nel problema rivolto a raggiungere condizioni di sicurezza e di salvaguardia delle popolazioni in un contatto più ravvicinato, in un rapporto di maggior avvicinamento con la realtà territoriale di Trino vercellese e dei paesi che lo circondano. Centro permanente per tutta la durata della costituzione dell'impianto. Dal momento che il nucleare o l'elettronucleare, almeno nelle intenzioni è rivolto - quello pacifico - a dare una risposta ai problemi energetici per le industrie, per le attività di produzione, la Giunta regionale ha chiesto al Governo che la sede del prossimo incontro quello più ravvicinato, quindi nel limite massimo di un anno dal precedente incontro che si è svolto a Tokyo, tra i paesi più industrializzati, possa avvenire nel Piemonte.
Al di là degli aspetti di facciata quindi di immagine, ve n'è certamente uno, direi, più pregnante che è facilmente intuibile ed è quello legato, non per semplice ambizione, al ruolo che la comunità piemontese svolge nel processo industriale ed imprenditoriale del Paese e soprattutto vuol costituire un immediato, più ravvicinato messaggio ai maggiori attori di quest'era del progresso di mai dismettere la dovuta attenzione che deve essere rivolta all'uomo, alla sua fragilità, alla sua vulnerabilità e alla impotenza nella quale viene a trovarsi, incapace o impossibilitato a dare una risposta ai problemi tanto tragici che lo investono.
Certamente sarebbe fatto non trascurabile se alla voce del governo regionale sulle nostre istanze si aggiungesse quella autorevole di questo nostro parlamentino.
Alla Presidenza del Consiglio è stato rivolto trovando ampia apertura ampia adesione, convenendo lo stesso Sottosegretario sulle nostre considerazioni, l'invito a considerare l'accesso a soluzioni alternative a quelle in atto nel campo della produzione elettronucleare ed in particolare al recupero piemontese del progetto Ignitor.
Dirò che lo stesso Presidente del Consiglio era aggiornato su questo argomento e che nella giornata di lunedì 19, quindi di lunedì ultimo scorso il premio Nobel, prof. Rubbia, ha richiesto al Presidente del Consiglio con sua lettera e con l'autorevolezza che lo accompagna di farsi carico di una iniziativa che, superato o superando nel breve tempo il processo di fissione nucleare, rivolga là soluzione del problema energetico all'altro progetto che investe la fusione, quindi offrendo maggior carico, maggior peso alla iniziativa del Piemonte.
Ieri stesso prima della riunione del Consiglio di Gabinetto, causa la quale è stato rinviato l'incontro con il Ministro dell'industria, ed è ancora pendente la riunione stessa, siamo nuovamente intervenuti sul governo per intensificare e ravvivare le proposte del Piemonte.
Ai primi di ottobre in un incontro presso l'API (Associazione delle Piccole Industrie) abbiamo parlato con il prof. Coppi e successivamente lo abbiamo incontrato in Regione ed ancora dopo siamo intervenuti con il Ministro della Ricerca scientifica, affinché questo grande cervello italiano e piemontese non finisse come altri oltre oceano.
Di recente in data 15 maggio lo stesso prof. Bruno Coppi del M.I.T.
Cambridge ha inviato al dott. Lemoine dell'A.P.I. :di Torino un ulteriore messaggio attorno a questo problema e mi permetto di ricordarvelo brevissimamente.
Il recente incidente di Chernobyl ha drammaticamente acuito la necessità di una riflessione sulle conseguenze che potrebbe avere un largo impiego di reattori a fissione basati su tecnologie ed idee relativamente superate. Per evitare questo inquietante futuro occorre pertanto: a) nel breve termine, utilizzare le tecnologie più recenti per sfruttare le fonti di energia attualmente disponibili, minimizzando il danno ecologico e la probabilità di incidenti catastrofici b) nel lungo termine, sviluppare nuove fonti di energia. Il dimostrare l'accessibilità, anche in forma puramente scientifica, a queste nuove fonti di energia, avrà un effetto moderatore sul prezzo del petrolio ed avvicinerà i tempi in cui questa risorsa, che è finita, non sarà più usata prevalentemente come combustibile.
La fusione nucleare è una nuova fonte di energia che presenta caratteristiche molto promettenti, a cominciare da quell'ampia disponibilità del combustibile. Inoltre, per un reattore a fusione non vi è l'equivalente di un incidente critico (Chernobyl) e, praticamente, non si ha produzione di scorie radioattive.
Lo sviluppo della fusione nucleare richiede l'avanzamento di conoscenze di fisica di base e di tecnologie che interessano anche molti altri campi in primo luogo le ricerche spaziali: è quindi un settore dove possono essere fatti saggi investimenti.
La linea di ricerca sulla fusione rappresentata dall'esperimento Alcator, realizzato al M.I.T. con larga partecipazione internazionale, e dal progetto Ignitor, sviluppato, con notevoli difficoltà, in Italia, è rimasta dal 1974 (anno in cui furono ottenuti i primi risultati record) quella più promettente in termini di avanzamento scientifico, tempi e costi.
Inoltre, vi sono precise indicazioni teoriche, la cui validità è stata ben verificata, dal fatto che questi esperimenti possono arrivare a di mostrare la fattibilità dell'utilizzo di reazioni avanzate, dette anche "pulite" - una delle maggiori difficoltà nello sviluppo di un reattore a fusione basato sulle reazioni di fusione "ordinarie" - quelle che richiedono l'ottenimento delle più modeste condizioni fisiche per essere innescate - è infatti dovuta alla produzione di neutroni veloci che causano l'attivazione dei materiali del reattore: le reazioni "pulite" minimizzano questa produzione.
Con un processo accelerato di decisioni ed utilizzando un sito (qual è Saluggia, qual è Ispra) già dotato delle strutture necessarie ad ospitare l'esperimento, è possibile nell'arco di due anni, costruire la macchina Ignitor ed ottenere le prime indicazioni sulla fattibilità scientifica di un reattore a fusione.
Entro quattro anni, poi, dovrebbe essere possibile studiare le condizioni di accensione dei combustibili avanzati.
Non è invece possibile, è sempre la comunicazione del prof. Coppi a Torino del giorno 15, fare previsioni sul tempo necessario per arrivare a realizzare un reattore a fusione "economico".
E' però ragionevole pensare che lo sviluppo di tecnologie e materiali conseguito anche in altri campi, come quello dei reattori a fissione e quello delle imprese spaziali, permetterà di ridurre notevolmente questo tempo rispetto alle previsioni che ne possiamo fare ora.
Recentemente è stato affermato il contrario e da altre fonti autorevoli, ma forse scientificamente meno preparate, sono stati individuati tempi assai più lunghi nel completamento di questo progetto.
Questa differente valutazione, un certo tipo di affermazioni mi portano a riflettere, non dico a dubitare, su talune assicurate certezze, su atteggiamenti sentenziatori senza possibilità di appello appartenute al più recente passato.
Mi si consenta che questa presa di posizione sull'energia pulita provocata con la cattura di parti di idrogeno contenute nell'acqua ci colloca originalmente sul nucleare, non certo passivamente.
Dopo aver registrato che forse qualcosa va rivisto, soprattutto ci deve essere detto se è vero che il proposto salto di qualità appartiene a una visione aperta, aggiornata del problema.
La Giunta regionale conviene con quanti chiedono una rigorosa attuazione del controllo e delle garanzie previste dalla convenzione al fine di ottenere il conseguimento delle garanzie massime prima ancora che si arrivi al nullaosta per la costruzione affinché si proceda in modo da non pregiudicare la decisione definitiva, relativa alla costruzione dell'impianto ed in sintonia con quanto proposto nel precedente dibattito: non conferimento del NOC nel caso che la somma dei dubbi sia superiore a quella delle certezze, in quanto i lavori di avvio non potranno costituire a parte la loro modestia, un precedente vincolante per la costruzione della nuova centrale.
Viene quindi invitato il Governo a graduare l'ulteriore esecuzione dei lavori di cantiere in relazione alla verifica delle condizioni di massima sicurezza della centrale di Trino. La Giunta è ulteriormente d'accordo sulla specifica verifica di sicurezza per l'attuale impianto E. Fermi di Trino, nonché la pubblicizzazione e l'aggiornamento dei piani di sicurezza relativi.
Allorquando parliamo di informazione, di proposte di sicurezza, anche un'indagine per cercare di capire quanto valore possono avere talune dichiarazioni, pur autorevolmente conferite da uomini che occupano livelli non lievi nel governo della cosa pubblica, oppure nella gestione delle cose dipendenti dal governo della cosa pubblica, circa un ulteriore elemento di paura creato nella zona del vercellese o nella bassa pianura del vercellese, allorquando è stato detto che un modo tranquillo per rifuggire dalle radiazioni nucleari non può essere rappresentato al di fuori del rifugiarsi nei seminterrati o nelle cantine, aspetti di edilizia non facilmente riscontrabili all'interno di quelle comunità.
Si tratta solo di verificare se sono dichiarazioni rese a caldo per statue risposte appartenenti all'emotività oppure se sono state ponderate e approfondite.
La Giunta si ritiene ancora impegnata per un confronto che individui funzioni e competenze della Regione in materia di sicurezza, addivenendo se è il caso, ad una modifica ed integrazione della convenzione e perch sulla base dell'esperienza di questi giorni vengano immediatamente verificate e opportunamente organizzate le strutture operative di controllo, di rilevamento delle condizioni ambientali, di informazione e di prevenzione a partire dal territorio regionale piemontese.
In una parola, costruire con gli enti locali e con la gente una congrua, complessa e pur dinamica rete di rilevamento, di monitoraggio e di prevenzione per difendere la salute dei cittadini e una corretta rete di informazione.
Si può dunque dire che la Giunta regionale ha modificato il suo atteggiamento e in quale modo possa averlo fatto. E' arretrata rispetto alle precedenti posizioni, ovvero è avanzata per un gradualismo rivolto a compensazioni di equilibrio politico. La Giunta regionale ha tentato di rivolgersi al perfezionamento degli atteggiamenti, cercando di capire di più il problema, i singoli drammi, di registrare quanto si muove nella società, quella costituita dalla gente comune e quella espressa da chi studia e promuove il progresso scientifico tecnologico.
Il discorso quindi non è chiuso oggi qui, non lo è negli enti locali nel Governo e nel Parlamento, nei laboratori scientifici e delle sperimentazioni, pensando che ognuno di noi, che ognuno di loro vive un personale tormento, è angosciato nel ricercare il giusto e il meglio rispetto a questo problema.
Vorrei auspicare che attorno alle linee esposte e che so espresse da un ordine del giorno presentato dai cinque Gruppi di maggioranza del Consiglio regionale possano ritrovarsi larga parte delle forze politiche di questo parlamentino, così che esca irrobustita la capacità propositiva e contrattuale del nostro Piemonte.



PRESIDENTE

Ringrazio il Presidente della Giunta per la sua comunicazione.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.
BONTEMPI Ho chiesto subito la parola, signor Presidente del Consiglio, perché il nostro Gruppo .(nonostante i tentativi che sono stati operati ancora nella precedente riunione di fingere che non fosse avvenuto nulla) aveva con molta nettezza indicato nel non voto del Consiglio, nella impossibilità per il Consiglio di procedere, 15 giorni fa, ad una decisione in merito alle conseguenze da trarre,per quanto ci compete, dall'incidente di Chernobyl e aveva esposto una posizione molto netta, chiedendo alla Giunta in primo luogo e alla maggioranza in secondo luogo, di trarre le conclusioni politiche e di merito rispetto a quel fatto. Oggi abbiamo avuto, così come si era convenuto nella conferenza dei Capigruppo, l'intervento in apertura del Presidente.
Sono intervenuto subito per dichiarare da parte del nostro Gruppo la sorpresa che di fronte al ripetersi di fatti analoghi non dovrebbe forse più essere tale, ma continuiamo ad essere sorpresi e a non capire come mai e per quali vie si possa giustificare una dichiarazione conclusiva, a nome della maggioranza, quando da parte del Presidente sono state avanzate varie proposte, ma sull'unico punto di fondo che era stato l'oggetto del merito della discussione e della ragione per cui non erano passati gli ordini del giorno, chiarezza non ne abbiamo assolutamente avuta.
In altri termini, il Presidente si è limitato a leggere il testo di un ordine del giorno che aveva fatto circolare informalmente, da cui si continua a non capire il significato di un termine che è quanto mai ambiguo, rispetto alla questione che tutta la Comunità piemontese e nazionale ormai si sta ponendo, cioè se dopo Chernobyl non sia il caso come noi sosteniamo, di richiedere la sospensione, o se preferite, di subordinare la continuazione dei lavori all'accertamento delle condizioni di sicurezza; oppure andare avanti ugualmente.
Sappiamo che è un dibattito animato anche a livello nazionale, ma il fatto vero è che qui la Giunta regionale, pur dopo quello che è successo limitandosi a leggere, a non spiegare, a non illustrare il significato di una formula che, voi lo sapete bene, è ambigua, si è sottratta all'unica conclusione di merito rilevante, pur con tutto il rispetto per le altre proposte che ci attendevamo oggi.
Aver risolto forse anche con molta fede, tanta speranza (che sono due delle virtù teologali) la questione complessa dell'energia pulita e dell'Ignitor senza aver risolto almeno politicamente il problema di Trino nelle mutate condizioni date dalle ripercussioni dell'incidente di Chernobyl, credo che sia un modo per aggirare il confronto.
Le altre proposte, la Conferenza sovranazionale, Tokyo 2 a Torino, sono accettabili, ma quello che si attende la Comunità piemontese, che comunque ci attendiamo noi, è una pronuncia non equivoca sul punto discriminante, se cioè la pausa di riflessione sia intesa come una cosa seria oppure no.
Allora, caro Beltrami, traggo delle conseguenze politiche che non possono che essere la constatazione da parte del nostro Gruppo, ma io credo anche di questo Consiglio, che sotto il profilo politico, quello che non è stato un incidente di percorso, ma un fatto di grande rilevanza su un atto importante di Governo, non si è risolto. Diversamente si aspetta da parte della Giunta il cosiddetto libero dibattito, in Consiglio, per vedere su quale attestazione, magari confusa ed ambigua, si possa formalmente ricompattare una maggioranza che anche legittimamente, su questo problema ha al suo interno anime diverse.
Lo abbiamo riscontrato durante la scorsa seduta, credo che sia giusto che su un problema del genere ognuno si esprima secondo libertà, salvo poi concludere che sul piano politico la vicenda dell'altro giorno non mi sembra superata, soprattutto perché anche gli avvenimenti nuovi hanno trovato così poca sensibilità e sintonia da parte del Governo regionale, in modo da deporre sulla bontà della mia interpretazione che è quella di un tentativo di ricompattamento su una formula volutamente ambigua, quindi tale da non fare chiarezza e da non dire che cosa succede, perch nell'assieme, lo capisco sotto il profilo della ragion di Stato (o di Regione) e non di quello della coscienza, è poco utile per una posizione netta della Comunità regionale. Si è ignorato un fatto nuovo: la decisione del Governo di ieri, del Consiglio di Gabinetto, di promuovere la Conferenza nazionale sull'energia.
Ma che significato ha questa promozione se non di stabilire a quella data quei lavori che dovranno chiedere una partecipazione ampia. Anzi, noi la chiediamo. Proprio su questo punto, nel , documento che abbiamo presentato potremmo raccogliere degli spunti presenti nei vari ordini del giorno e nelle stesse dichiarazioni del Presidente.
Che senso ha fare una Conferenza nazionale sull'energia per la riverifica sostanziale del Piano energetico nazionale se la pausa di riflessione non scatta immediatamente? Mi pare una conseguenza ovvia! Credo, non volendo guardare troppo al di là del naso perché si possono anche sbagliare le previsioni, che questo è nei fatti quello che avverrà. Ma allora, se è questo che avverrà, vuole essere questa Giunta e questa maggioranza l'ultima ruota del carro? Vogliamo essere costretti noi, questo Consiglio, dai fatti ad addivenire a quella conclusione che noi possiamo anticipare, rendendoci interpreti delle aspettative di gran parte della comunità e comunque interpretando correttamente la decisione governativa.
La decisione governativa traguarda a quella conferenza le decisioni risparmio qui le implicazioni che può avere una sola centrale rispetto a un piano che ne prevede altre, risparmio molte altre considerazioni che altri miei colleghi faranno entrando più nel merito - ma voglio qui segnalare una questione che è nostro compito come Gruppo dell'opposizione, ma credo che sia in parte anche compito di chi in questo Consiglio ci sta secondo criteri di rappresentanza vera, oltre che di coscienza personale nell'individuare nella risposta del Presidente una mezza risposta, che non ha sciolto il problema di merito, che si è limitata a leggere un distico non comprensibile sulle conseguenze reali. Anche sul piano politico è difficile al di là di uno spolverino formale ritenere che le questioni che erano presenti l'8 maggio nella discussione anche all'interno della maggioranza si siano risolte.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' La ringrazio, signor Presidente. Comincio subito col dire che, per fortuna, se ne sono andati gli innocenti (i ragazzi di una scolaresca) che hanno assistito alla parte iniziale di questa nostra discussione.
Non si è capito, infatti, dalle parole del Presidente Beltrami, se nelle intese fra galantuomini che avrebbero ricostruito l'unità della maggioranza, siano previste anche le intese per la destinazione degli appalti.
Ho l'impressione che questo sia uno degli argomenti che più sta pesando in questa nostra vicenda; al riguardo darei un suggerimento di ispirazione keynesiana (pur non essendo, Keynes, il mio padre spirituale di dottrina economica): seguendo le orme.del Presidente Roosvelt, il Presidente Beltrami potrebbe far scavare buche ai disoccupati di Crescentino facendole poi riempire dai disoccupati di Trino, se c'è davvero bisogno di far lavorare alcune imprese costruttrici, se questo bisogno è vitale e insopprimibile per alcuni partiti della maggioranza.
In questi giorni, nelle ultime due sedute, abbiamo visto aggirarsi nei nostri corridoi business men, portatori di borse e capi correnti allarmati.
Tanta è la fregola di concludere affari che non si aspetta nemmeno la conferenza nazionale sull'energia.
ALBERTON, Assessore all'istruzione Puoi essere più esplicito? STAGLIANO' Quando si dice che i lavori, per quanto modesti, devono andare avanti e si tace su alcuni particolari elementari, che il Governo, ad esempio, ha previsto una conferenza nazionale sull'energia che non si sa come andrà a finire ...
BRIZIO E' prevista anche qui.
STAGLIANO' Bene, allora aspettiamo che si faccia questa conferenza sull'energia! Io sono esplicito, Alberton, nel dire che se non ci sono potenti interessi economici in campo che premono fino al punto di imporre addirittura una violazione del buon senso (si, Presidente Beltrami, del buon senso), non capisco perché bisogna continuare, come ho già detto la volta scorsa, a sbancare le colline moreniche per costruire lo "zoccolo" su cui dovrebbe poggiare l'impianto nucleare di Trino, o a costruire altre strade e distruggere ancora un altro po' di risaie. Non capisco come questo possa essere considerato buon senso, di fronte ad una decisione del Governo e del Parlamento che si apprestano a dire: "Andiamo ad una conferenza sull'energia e valutiamo se andare avanti o fermarci qui". Io penso che il Piemonte, su questi presupposti, Presidente Beltrami (anche se non è in aula penso che ascolti lo stesso) più che una mosca bianca, finisca per diventare, se passa questa logica, "un mercante con orecchie da commerciante", ed è utile ragionare con attenzione anche su come vengono gestiti, ancora in questi giorni, i dati sulla radioattività nella nostra Regione.
In questo campo, esaurito l'impatto immediato della nube radioattiva di Chernobyl, è in atto un inquinamento ancora più insidioso e pericoloso: quello da "cloroformio delle coscienze". Per quanto concerne le verdure, si dice che si possono mangiare nuovamente, mentre la CEE, ieri (é scritto sui giornali di oggi) consiglia di non mangiarle perché sono ancora radioattive. Del latte e dei formaggi freschi si dice che si possono nuovamente consumare: io ho inviato ad un laboratorio di analisi i latticini freschi per misurarne i livelli di radioattività presenti e ho scoperto che siamo ancora al di sopra dei 150 nanocurie.
Questo, Assessore Alberton, è essere "mercanti con orecchie da commercianti". E penso che non si possa essere teneri di fronte a dati tanto evidenti.
Anche rispetto ai filtri radioattivi di questo nostro palazzo, mi è stato detto dal collega Fracchia che essi sono stati sostituiti ben prima di quando è stato richiesto. Non vorrei, collega Fracchia, che a farne le spese fosse questa volta il nostro bravo geometra Minnicelli, perch sarebbe interessante sapere con quali misure di prevenzione sono stati fatti questi lavori, visto che le direttive dell'Assessore Olivieri (se non ho letto male i giornali) sono partite dopo che il sottoscritto ha dovuto sollevare il problema al riguardo.
No, non ci siamo per niente. Vi suggeriamo di fare in fretta: era questo, Presidente Beltrami, il senso dell'applauso che, con il collega Adduci, le ho tributato; vi suggeriamo di fare in fretta prima che la valanga di firme in calce ai tre referendum la cui raccolta è cominciata anche qui davanti stamattina, sommerga le norme della legge 8 che degradano questa assemblea a passacarte, visto che le decisioni spettano al C.I.P.E. (ci si lamenta sempre dello svuotamento di poteri subito dalla Regione, magari gonfiando il petto di retorica sul nostro Parlamento regionale, tranne poi svicolare quando si assumono iniziative concrete) prima che i cittadini cancellino le norme che erogano a piene mani il "denaro - museruola" alle comunità locali, e quelle che, con il 30% di capitale italiano, fanno più grande la "grandeur" francese attraverso il Superphoenix, il reattore super veloce destinato a produrre il plutonio necessario alla force de frap francese. Se il progetto Ignitor non è andato avanti, se i progetti di fusione nucleare non hanno mai proceduto è perch nessun circolo militare di questo nostro pianeta ha interesse ad incentivare la ricerca su un'energia che non produce effetti distruttivi.
Verrà presto il tempo per rendervi conto che siete solo una maggioranza dai piedi di argilla, che non avete il consenso della nostra gente. Ci batteremo, insieme a tutte le forze antinucleariste (la F.G.C.I., le Liste verdi, il Partito radicale, le Organizzazioni ambientaliste con cui abbiamo proposto questi referendum) ci batteremo per fermarvi prima che possiate continuare a nuocere.
Ho visto visi distesi stamattina nei business men che si aggirano nei nostri corridoi. Spero vivamente che i compagni socialisti non ingoino il rospo messogli in bocca dai nuclearisti d'assalto come il partito del Senatore Spadolini, il quale è rimasto quasi l'unico a propagandare la favola secondo cui sarebbe la scienza a cambiare la politica: l'aspirante Ministro della guerra non ha dubbi: questo ha affermato perentoriamente concludendo a Lecce la festa dell'edera, la quale essendo notoriamente una verdura a foglia larga, dopo Chernobyl è vivamente preoccupata di uscire anch'essa dal mercato.
Se, dopo quanto è accaduto nella precedente seduta, questo rospo venisse oggi ingoiato da quei compagni socialisti che hanno aperto una seria riflessione in questa assemblea e nella nostra Regione, saremmo di fronte, per loro, ad una vittoria di Pirro che lascerà il campo alla "politica degli affari" sulla pelle nostra e dei nostri figli.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CERCHIO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.
REBURDO Vorrei parlare di una questione che vuol essere innanzitutto una denuncia ai cosiddetti "mezzi di informazione" torinesi e piemontesi.
Parlo di una questione sulla quale si sta facendo velo: sabato 24 maggio, a Piacenza, e precisamente a San Damiano Piacentino, ci.sarà una manifestazione per bloccare la costruzione di un aeroporto nel quale si sta programmando l'inserimento degli aerei nucleari "Tornado". Si tratta di un aeroporto a dodici chilometri di distanza dalla centrale nucleare di Caorso; la manifestazione ha già visto la partecipazione di preti, di frati ...



(voci in aula)



PRESIDENTE

REBURDO



PRESIDENTE

Lo dica lei, che è un novello intellettuale, Consigliere Marchini. Io sono un cattolico e basta: ognuno fa le sue scelte politiche in coscienza senza dover dire se è di sinistra o di destra.
Il giorno di Pasqua dodici sacerdoti e suore sono entrati in questo aeroporto e hanno celebrato una messa al termine della quale la polizia è intervenuta per fermare e individuare quanti erano entrati nell'aeroporto.
Tra queste persone vi era padre Melandri, direttore di "Missione oggi".
A, sostegno della succitata questione è stata pubblicata una lettera su "Pax Christi", non più preceduta da un Vescovo un po' particolare come Mons. Bettazzi, ma dal Vescovo di Matera, Mons. Bello, che guarda caso, sta ripetendo le stesse cose fatte da Mons. Bettazzi in questi anni attraverso "Pax Christi".
Ho voluto sottolineare questo aspetto e voglio anche ribadire che la centrale di Latina è collocata in un poligono militare che continua a funzionare; ricordo anche che il Superphoenix, che è stato accusato di essere probabilmente il reattore più pericoloso che abbiamo alle porte di casa, vede la presenza italiana con circa un terzo delle azioni Enel.
Ora io mi chiedo se questa classe politica, i Presidenti dell'Enel e dell'Enea, la lobby nucleare e chi gli sta insieme, negli interessi cosiddetti "scientifici economici", possono avere la credibilità sufficiente per affrontare seriamente il problema che ci ha posto il gravissimo incidente di Chernobyl. Problema al quale ci aveva già richiamati 40 anni fa Albert Einstein, dichiarando semplicemente che "la liberazione dell'energia atomica ha mutato ogni cosa a tal punto che il nostro consueto modo di pensare è diventato obsoleto ; ci troviamo di fronte al rischio di dover affrontare una catastrofe inimmaginabile nei tempi andati; per sopravvivere l'umanità dovrà adottare un modo sostanzialmente nuovo di pensare".
Se questa sollecitazione non è stata accolta negli anni andati dovrebbe almeno essere accolta con sufficiente meditazione ora. Sto facendo anch'io la mia omelia, parafrasando un po' il Presidente della Giunta chiedendomi in quale modo nel mondo e nella cosiddetta Europa democratica si sta affrontando un problema di così grande portata, che ci ha sollecitato appunto l'incidente di Chernobyl. E' una domanda indispensabile che dobbiamo farci, tanto più che oggi ci troviamo di fronte al fatto che i giornali, compresa "La Stampa" di Torino, e la televisione, sono obbligati in qualche modo a dare voce a questo problema, sia pure uno contro cinque come è successo ieri sera, in un dibattito "democratico" organizzato da Canale 5; ossia cinque nuclearisti contro un antinuclearista.
Questi sono esattamente i modi con i quali i mezzi di informazione esprimono, in maniera alternativa, il loro modo di essere una società democratica per confrontarsi poi con l'Unione Sovietica di un certo tipo.
Questa è la realtà e quindi c'è da domandarsi se il livello di democrazia, in questa Italia, sia così adeguato da rispondere in modo onesto ai problemi che abbiamo di fronte.
In questi giorni stiamo finalmente verificando quanto aveva già scritto un "giornaletto" che si chiama "Il Manifesto", due giorni dopo il disastro di Chernobyl. Aveva riportato una dichiarazione delle associazioni dei premi Nobel americani per la fisica che avevano già descritto, in maniera abbastanza realistica, le conseguenze di un aumento della radioattività con la descrizione di fenomeni di aborto, di nascite non normali, di fenomeni di sterilità, di aumento dei cancri ecc. Proprio in questi giorni infatti sia pure a malincuore, qualche giornale l' ha fatto saltar fuori.
Tanto è vero che io, signor Presidente, ho chiesto i tabulati dell'Enea sui dati della radioattività, e possibilmente anche quelli precedenti, per capire che cosa è stato fatto e anche per sapere cosa si farà in seguito su questo.
Io ho presentato un'interpellanza, dopo aver visitato, per pura combinazione, un centro Aima. Altro argomento sul quale i giornali hanno fatto velo; devo dire però che qualche mezzo di informazione privato ha dato la notizia di come funziona, o come ha funzionato, un centro Aima gestito da una cooperativa a Carmagnola, sul problema del ritiro della frutta e della verdura. Ho descritto in una interpellanza, spero che mi venga data una risposta, il modo superficiale con il quale, nel pieno della polemica, venivano raccolte le varie verdure portate dai produttori; senza che venisse fatto nessun controllo, questa verdura veniva maciullata e i lavoratori che erano obbligati a fare questo lavoro non indossavano alcun mezzo di protezione. Il prodotto maciullato veniva trasportato, con notevoli perdite di liquido per la strada, nella discarica dell'AMRR di Torino in Via Germagnano e soltanto li venivano fatte delle piccole prove su questo materiale per stabilire se fosse radioattivo o meno. Questo è un modo sconclusionato di operare che non tiene conto dell'esigenza, almeno in tempi di emergenza, che questi problemi vengano affrontati dal punto di vista tecnico e scientifico, con la serietà dovuta.
Non so se i Consiglieri sanno che i controlli sulla radioattività del latte non venivano fatti alla produzione, ma dopo che il latte, portato nelle latterie, veniva messo nei contenitori per la distribuzione e soltanto in quel momento venivano fatte le campionature.
Questa, per quanto mi riguarda è una realtà; sarei ben contento di essere smentito anche sull'altra, quella di Carmagnola, e su come venivano effettuati i controlli. Comunque aspetto sempre i tabulati che l'Enea ha prodotto onde poter controllare, non solo personalmente, come vengono fatte queste rilevazioni e che tipo di indicazioni vengono date si produttori.
Dicevo proprio stamattina che sui giornali emerge ancora, come denuncia, il fatto che l'Enel è obbligato, in qualche modo, a tirar fuori dei dati sulla radioattività; ora vorrei che mi si rispondesse - e non c'è qui l'Assessore Olivieri - sul fatto accaduto soltanto venerdì pomeriggio in Corso Massimo D'Azeglio. Pare sia stato fatto un rilevamento di radioattività, da parte di un medico, dal quale risultava che la radioattività era ben più elevata di quella che normalmente viene definita e denunciata; pare che questi dati vengano fuori con inquietante periodicità.
Ho voluto, citando dei dati e sperando di essere confutato su questo cercare di tornare sul pianeta dal quale il Presidente Beltrami ci aveva strappato (egli ci ha portato nel futuro, nel 2000/2040 ammesso che avremo la fortuna di sopravvivere). Vorrei sottolineare l'incapacità della scienza, del potere politico e della struttura burocratica dei Paesi occidentali (non c'era bisogno di Chernobyl per denunciare quello che capitava in Unione Sovietica) ad affrontare questi problemi; e faccio riferimento ad una realtà di avanguardia.
Questo richiede un adeguamento urgente; continuare a procedere sulla strada intrapresa senza adeguare le strutture scientifiche, di sicurezza di protezione civile e - se mi permettete - anche le strutture agrarie e ambientali a rispondere a questi problemi, mi pare che sia un atto non sufficientemente pesato dal punto di vista della coscienza politica e anche etica.
Credo che su un problema come quello nucleare la disciplina di partito o di Gruppo, o l'ideologia, sia inaccettabile. Ci sono temi che investono il destino dell'uomo, la coscienza della gente, che investono drammaticamente le prospettive di sopravvivenza dell'umanità. Mi chiedo se questi temi possano essere ricondotti a momenti di disciplina ideologico culturale di partito. Questi problemi debbono dominare la politica. Io penso che la politica in qualche momento debba andare al di là di questo e ci saranno momenti attraverso i quali il richiamo alla coscienza dovrà essere un richiamo preminente.
Ecco perché c'è da augurarsi che su queste cose la disciplina di Gruppo non incida. Spererei proprio che nel Gruppo democristiano questo non avvenga. Io mi sono impressionato moltissimo per il modo compatto in cui il Gruppo democristiano ha confluito su questo. Penso invece che ci siano dei momenti in cui una scelta individuale è ben più importante della scelta di un Gruppo o di una scelta politica.
Ecco perché quando marciavamo domenica scorsa da Casale Monferrato a Trino eravamo sicuramente decine di migliaia di sognatori; in quel momento mi è sopravvenuta una strofa di un canto popolare brasiliano con la quale mi trovo in perfetta sintonia. Questa strofa dice: "Quando uno sogna da solo è soltanto un sogno, quando si sogna insieme è la realtà che comincia". Probabilmente questa è la speranza che noi abbiamo per cambiare le cose.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Signor Presidente, io volevo esprimere l'apprezzamento del Gruppo socialista per le linee illustrate all'apertura di questo dibattito dal Presidente, il quale, insieme ad una serie di valutazioni, ha ribadito alcuni punti che sono entrati a far parte del documento di intesa dei cinque e che sono contenuti nel documento approvato dal Comitato esecutivo regionale del Partito socialista. Questo mi consente di poter esprimere tale apprezzamento perché sono punti nei quali, in poche parole, si dice che dovranno essere graduati tutti quegli interventi, anche relativi all'attività di cantiere, che non compromettano la scelta definitiva.
Ogni cosa che possa, in qualche modo, compromettere le scelte definitive relative all'accertamento autentico e reale del rischio, non deve essere fatta. Riferendomi a ciò che diceva il collega Bontempi quando asseriva "subordinare la continuazione dell'accertamento alle condizioni" mi pare appunto che non bisognerebbe compiere atti che compromettano le scelte definitive, qualora si accertasse che non si è raggiunta nessuna possibilità di garantire la continuità della costruzione.
Non dovranno compiersi in ogni modo quei lavori che rendono irreversibile la costruzione della centrale. Questa è la posizione che noi assumiamo e che noi leggiamo nel documento che abbiamo steso.
Cari colleghi non è stato un lavoro facile, tutt'altro; è stato uno sforzo ulteriore al quale abbiamo tutti partecipato e per il quale riconosciamo alle componenti politiche della maggioranza di avere rivalutato, così facendo, seppure con sofferenza, la situazione per trovare un'intesa. Intesa che è stata trovata in 15 giorni. Potrei dire che ci è venuto incontro il congresso del Partito liberale dandoci una mano altrimenti forse non sarebbe stato così semplice; c'è voluto del tempo.
Voglio ricordare che abbiamo lavorato sotto le luci dei riflettori della televisione, sotto l'osservazione della stampa, quindi sarebbe infantile se qui cercassimo di dare altre interpretazioni. Questa è l'interpretazione che noi leggiamo in questo documento. Sono passate due settimane da quella giornata, che peraltro è stata molto intensa; c'è stato un dibattito e ci sono state conclusioni serrate che hanno visto una divisione nel Gruppo socialista, divisione della quale non eravamo molto preoccupati, ma che avevamo a cuore di superare e ci siamo riusciti in seguito alle posizioni che sono state acquisite all'unanimità dal comitato esecutivo regionale socialista. Tali posizioni si ritrovano nel documento che abbiamo presentato. Divisioni che hanno investito la stessa maggioranza. Ringrazio il Presidente di aver ripreso le dichiarazioni che avevo rilasciato alla stampa il giorno dopo, nelle quali dichiaravo che bisogna tener presente da una parte la coscienza e dall'altra la ragion di stato, per dire che ci sono dei problemi che vanno più in là. Certo non mi nascondevo che c'erano anche dei problemi, c'erano dei contrasti nella maggioranza, c'era alle spalle una giornata che si è conclusa con dei contrasti all'interno della maggioranza, tra la Giunta e alcuni della maggioranza, tra la Giunta e l'opposizione. Una giornata molto dura. E giustamente ciascuno ha dato la sua interpretazione, l' ha data l'opposizione, ribadita anche stamani dal Consigliere Bontempi sulla fragilità dell'insieme della maggioranza (direi al collega Bontempi che non si può dare un giudizio politico conclusivo seppur legato ad un fatto importante), lo desidero ribadire l'impegno del Gruppo socialista nell'intesa del governo regionale che si è formato un anno fa. Ci sono state perfino delle interpretazioni maliziose all'interno della stessa maggioranza che non voglio nemmeno riprendere. Però già da quella sera appariva evidente un aspetto, che era quello prevalente, quello cioè di non avere obiettivi surrettizi rispetto a quelli che erano i problemi reali. Noi abbiamo lavorato e abbiamo voluto sviluppare insieme con altri colleghi della maggioranza questo confronto che ci ha consentito di realizzare questa unità senza venir meno, né far venir meno nessuno a quelle che sono le posizioni, le coerenze, ma riflettendo e ragionando per compiere un passo in avanti. Noi crediamo di avere operato bene e difendiamo quell'operato e per questo abbiamo lavorato, per far si che insieme, al di là della giornata intensa che ci ha visti caratterizzati su posizioni contrapposte, si potesse raggiungere quello che in fondo si sta cercando di raggiungere nel mondo intero.
Quindi crediamo di non avere messo in pericolo né il destino della Patria né quello della Regione.
I termini del contrasto vertevano su una questione sottile, simbolica addirittura superata dalle decisioni che ha preso il Consiglio comunale di Trino; voglio dire che siamo di fronte ad un problema del quale avevamo coscienza già 15 giorni fa e su cui poteva esserci l'opportunità, come noi credevamo, di dare un segnale quando dicevamo "sei mesi", quando dicevamo "sospensione". Non è un discorso sullo scibile, è la storicizzazione di una situazione. Nel nostro documento è scritto che si procede avendo in mente che non può essere fatto nulla che possa compromettere. Da 15 giorni a questa parte si ripensa al PEN, si parla di nuovi controlli, c'è la necessità di verificare le tecnologie, c'è la necessità di vedere la Protezione Civile (che non c'è stata); voglio dire che si è innescato un processo che sta procedendo verso quella che è l'acquisizione di una consapevolezza rispetto al nucleare. In 15 giorni sono state date interpretazioni, illazioni, ma ci sono state anche dichiarazioni; ha parlato persino Gorbaciov, ci sono state delle prese di posizioni precise si è scoperto che Chernobyl non era un reattore qualsiasi, si è detto che era un reattore di grossa portata tecnologica, si è passati dall'errore umano all'incidente nel reattore. Tutte queste cose non possono che allarmare. Queste cose hanno smentito anche coloro (parlo anche degli scienziati) che con tutto il rispetto avrebbero messo la mano sul fuoco.
Chernobyl ha smentito tutti coloro che ci hanno creduto, mettendoci di fronte al fatto che nella tecnologia è giusto avere fiducia, ma non si possono compiere degli atti di fede, anche perché capita di essere facilmente smentiti. Si tiene conto che siamo circondati dalle centrali, ed è una cosa che bisogna che si veda, si tiene conto dei silenzi non solo dovuti a Chernobyl, ma anche di quelli nei nostri vicini di casa e quindi si ragiona in una visione molto realistica: il controllo sulla Fermi, la verifica se essa e in grado di continuare a funzionare, Latina, eccetera.
Questi sono i problemi che ci stanno accomunando tutti quanti.
Sono convinto a questo punto, non per comodità, non per una decisione formale (che è già stata presa da Trino) a fermare o a far procedere i lavori, che questa Regione deve assumere un atteggiamento capace di collocarci fra coloro che si fanno carico delle conseguenze derivanti dalla costruzione della centrale. Per noi socialisti è necessario, iniziando da ora che non vengano compiuti atti che possono compromettere la decisione finale subor-dinata all'accertamento di tutte le condizioni.
Questa è la nostra posizione che desidero ribadire qui. C'e un problema di stato e di coscienza, però è chiaro che quando si fa parte di una maggioranza, e non si ha come obiettivo surrettizio di buttare all'aria la maggioranza perché non è nostro costume, quando decidessimo di togliere il nostro leale impegno, lo dichiareremmo e allora nascerebbe il problema di trovare un'intesa. Abbiamo impiegato 15 giorni e non è stato facile, ci sono stati contrasti, lacerazioni interne, però siamo tutti qui; è chiaro che dovevamo in qualche misura farcene carico.
Abbiamo trovato questa intesa che è entrata a far parte del documento.
So bene che chiunque può esercitarsi nella pratica del sofista e considerare anche gli aspetti di contraddizione, bisogna avere questo dato di realismo, però mi sembra che il documento consenta a questa assemblea di cogliere tutti gli aspetti che sono emersi dall'8 maggio in avanti, per poter diventare parte attiva e viva anche nei confronti di quelle che sono le scelte politiche generali.
Il sociologo Francesco Alberoni ha scritto un articolo molto interessante sul "Corriere della Sera" togliendo tutte le illusioni, se ce ne fossero ancora, sul come potersi salvare dalla guerra nucleare. Egli ha scritto: "Non ci si salva dalla guerra nucleare", smentendo le previsioni del "The day after", che ci lasciavano la possibilità di salvarci. Ha per detto una cosa: "se non ci si può salvare dalla guerra nucleare, ci si pu difendere dall'uso pacifico dell'atomo nucleare"; giacché in qualche misura questa umanità è destinata a convivere per parecchio tempo con il nucleare.
E' bene che nel momento in cui si fa una scelta essa sia accompagnata da tutte le condizioni necessarie a difendere la gente. E' come fare una macchina senza i freni.
E' necessario che questi aspetti vadano di pari passo. L'uomo non pu difendersi dal nucleare di guerra, ma può e deve essere difeso dall'uso pacifico del nucleare. Chernobyl e tanti altri fatti accaduti prima hanno dimostrato che c'è ancora molto da fare. Abbiamo preso coscienza di questo fatto e chiediamo che vengano prese le decisioni necessarie. Penso che questa sia la posizione che ci consente di poterci ritrovare nel documento illustrato dal Presidente.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.
PEZZANA Signor Presidente, colleghi Consiglieri dopo l'intervento del collega Rossa è difficile rimanere seri ma farò uno sforzo anche perché i contributi del collega Rossa sono molto vitali e sono un deterrente alla retorica che inevitabilmente si manifesta in discussioni politiche; forse è un pregio e non un difetto.
L'unione europea che decolla con tanta difficoltà a livello politico economico e culturale si è realizzata invece allargando i confini dei Paesi, che già ne facevano parte, anche all'Unione Sovietica; e questo per merito del nucleare. Il nucleare ha dato una spinta al processo dell'unificazione europea includendovi l'Unione Sovietica, dalla quale, per fortuna, noi siamo lontani, non soltanto ideologicamente, politicamente, ma anche geograficamente. Tutto questo però non ha più alcun senso perch questa unione europea si è realizzata grazie ad un'esplosione nucleare che ha coinvolto tutti. Ho letto gli ordini del giorno presentati all'ultimo Consiglio, del quale non facevo parte perché ero all'estero per un congresso, e ho notato che, soprattutto gli ordini del giorno della maggioranza, esprimevano questo concetto: "si pongono in forme nuove i problemi della sicurezza delle centrali nucleari in Italia". E' inconcepibile che una maggioranza si chieda solo oggi come deve essere affrontato il problema della sicurezza delle centrali nucleari, dando così adito alla gente di pensare in che mani siano mai finiti, se quelli che governano soltanto dopo un'esplosione nucleare si chiedono quali sono i problemi della sicurezza.
Aveva ragione il collega Staglianò questa mattina quando parlava dei "business men", dei porta borse, solo che commette un errore di tipo ideologico perché tende a riversare su questa Giunta delle colpe che in realtà essa deve dividere con quella precedente. Se noi consideriamo quello che è avvenuto dopo l'esplosione di Chernobyl non possiamo fare a meno di ricordarci che la Giunta precedente è quella che ha reso possibile il pericolo immediato di Trino, ed era una Giunta di sinistra, non come quella attuale che di sinistra non lo é. Ma negli errori sembra che questi confini tra destra e sinistra tendano ad annullarsi, come dimostrano fatti recentissimi, tipo l'articolo di questa mattina su "La Stampa" nel quale si parla dei "semafori intelligenti"; credo che a questo punto le borse noi siano importanti per il colore che hanno, ma per il contenuto che portano.
STAGLIANO' Se tu fossi stato presente l'altra volta avresti sentito.
PEZZANA Proprio su quella mia assenza, che mi è stata benignamente rimproverata in quanto sembrava che mancasse solo un voto per far si che un documento "coraggiosissimo", - proposto dal PSI andasse in porto, mi permetto di dire che forse c'era un altro voto vagante che, nel caso io fossi stato presente, forse poteva rientrare in aula. Detto questo, è stato sufficiente che trascorressero due settimane per rientrare e la cosa è finita li.
Il Presidente Beltrami ha detto nella sua relazione che "viveva un personale angoscioso tormento". Devo dire che quest'aula non lo riflette perché tra le sghignazzate e i commenti che ci scambiamo tranquillamente credo che nemmeno il Presidente Beltrami, tranne quando parla, esprima un personale angoscioso tormento. Meno che mai lo vivo io, anche perché questo tipo di cultura non fa parte del mio bagaglio, è semmai il bagaglio culturale di quei vari Don Ottaviano Pizzamiglio che si augurano che i fedeli siano angosciati, tormentati e sofferenti per poi trovare una giustificazione per benedirne il cadavere, cosa che non ha fatto in quanto l'ultimo recente defunto non aveva vissuto con angoscia e sofferenza la sua vita.
Io non vivo angosciosi tormenti, né personali né impersonali. Vivo invece uno stato di lucidità e mi chiedo come è possibile che questa Giunta possa ancora, non solo questa ma anche la precedente, tentare di richiedere conferenze e riunioni addirittura su delle banalità, che potrebbero interessare invece a livello importante l'Assessore Moretti, di fare un Tokyo 2 a Torino su problemi nucleari. Tokio 2 a Torino potrà essere utile per far tornare dei turisti negli alberghi vuoti e ricreare un po' di interesse su questa Regione dimenticata; in questo caso l'avvertimento va all'Assessore al turismo, ma non a quest'aula per portare qui un "summit" di quel genere dove sicuramente si parlerà di sicurezza nucleare, ma non sono certo questi i termini corretti, secondo me, nei quali affrontare il problema.
Questo problema non è mai stato affrontato dall'Assessore Maccari, egli ha sempre risposto dicendo che tutto era sotto controllo, che tutto andava bene. Chernobyl non è in Piemonte, ma abbiamo ugualmente potuto constatare che se la costruzione della centrale di Trino inizierà, non ci ritroveremo più a parlare del disastro di Trino, perché saremmo o spazzati via o comunque in fase di esami, saremmo tutti in clinica a vedere se i vari stronzii o altri elementi portatori di brutti mali, di cui non si nomina mai il nome esatto, saranno già entrati nel nostro organismo fino al punto di essere già programmati come decessi futuri.
L'Assessore Maccari ha dimostrato totale indifferenza e disinteresse vorrei dire anche nessuna attenzione, riguardo alla partecipazione che le forze ambientaliste gli hanno dato in questo Consiglio; sicuramente non agli attacchi personali, ma ai suggerimenti e ai contributi a livello di lavoro. Tutto questo non ha rappresentato nulla e ci troviamo di fronte ad un Consiglio regionale che sul problema nucleare non sa far altro che dire,, come dicono anche le politiche dei grandi partiti, che siamo in ritardo. Il ritardo politico di questo Consiglio è quello di chiedersi: cerchiamo le forme nuove per la sicurezza delle centrali. Questo oltre ad essere un ritardo "criminale" da parte delle forze che reggono questa Regione non porta assolutamente a nulla, perché il problema reale del nucleare è di come fermarlo, altrimenti dovremo abituarci a leggere notizie come quelle apparse sul "Corriere della Sera" dove si dice che in seguito ad una fuga di materiale radioattivo avvenuta in Francia (si dice che la cosa non è grave) cinque operai siano stati soltanto "irrorati" di materiale radioattivo, quindi non, sono deceduti. Mi chiedo se l'ipocrisia di questa società- che è capace soltanto di creare comitati per la lotta contro il cancro, con celebrazioni più o meno mondane, sponsorizzate da tutte le istituzioni, anche locali - non sappia che il cancro può essere causato anche dai concimi chimici, dalle irrorazioni, tutte cose che non verranno sicuramente fermate da queste pause di riflessione che la Giunta e le forze politiche si prendono. Quando non si sa più cosa dire interviene la pausa di riflessione. Non credo come Brecht ai monumenti, anzi li abbatterei tutti, ma se uno dovesse essere fatto in questi giorni, dovrebbe essere fatto alla pausa di riflessione; quando non si sa più cosa dire la si invoca proprio per coprire la mancanza di idee propositive. Devo dire che invece la gente sa come reagire. Rivendico anche questa piccola soddisfazione personale, perché quando si parlava di referendum abrogativo del nucleare, anche dalla sinistra, anche da parte delle forze ambientaliste, c'è stata questa grossa opposizione fino al punto tale che il Partito radicale e la Lista verde civica si sono trovati isolati e soli nel proporre un referendum abrogativo. Il DP aveva proposto un referendum consultivo cosa che propone anche ora il Partito comunista.
STAGLIANO' Il primo referendum è stato presentato il 3 di marzo.
PEZZANA Noi l'abbiamo presentato nel 1979 il primo; quindi abbiamo delle nobiltà storiche che mi fa piacere ricordare e mi fa piacere dire che la federazione giovani comunisti, DP, tutte le forze ambientaliste e anche noi radicali siamo uniti in una forma di manifestazione politica che non richiede pause di riflessione perché sul nucleare o si è d'accordo o non lo si é. E' questa l'ambiguità che caratterizza oggi, come ha caratterizzato la Giunta precedente, per cui non si sa bene che pesci pigliare in parte per le colpe di prima e in parte per le inesperienze e l'incapacità della Giunta attuale. Questo referendum è l'unica forma non ambigua, chiara che farà dire alla gente se vuole il nucleare o se non lo vuole.
Questa mi sembra una risposta politica che esclude le pause di riflessione, i tormenti, le angosce e le sofferenze. Chiedo che venga fermata immediatamente, dico anche che l'ordine del giorno presentato dal Partito comunista mi trova consenziente, anche se su questo progetto io invito la Giunta, anzi lo aggiungerei come emendamento per ora verbalmente poi lo metterò per iscritto, affinché i Consiglieri sul progetto Ignitor vengano informati perché finora di informazione su questo progetto ce n'è stata molto poca. Tutte le forze che sono realmente interessate, non solo a parole e non demagogicamente, così come la classe politica è abituata ad esprimersi, hanno in mano uno strumento reale, il referendum, il quale impedirà che il nucleare in Italia vada avanti. Questo non esclude il pericolo di essere sommersi dalla Francia, che ha il Superphoenix che pu spazzarci via almeno fino alla Toscana. Tutto questo richiede una presa di posizione da parte del governo regionale, posizione che il Presidente Beltrami non assume nel suo intervento che forse Ernesto Rossi avrebbe chiamato "aria fritta" perché non ci ha assolutamente detto nulla all'infuori di un richiamo alla riflessione, ripetendo il suo angoscioso tormento, nonché personale. Nulla è stato detto su quello che intende fare questa Giunta, rispetto al problema del nucleare. La risposta che noi invece indichiamo è quella del referendum e invitiamo i Consiglieri regionali del Piemonte (che non è un Parlamentino come lo ha chiamato il Presidente Beltrami, è un Parlamento regionale con tutta la sua dignità e la sua forza politica) i quali credono che il nucleare sia una minaccia non solo per le popolazioni fuori dall'Italia, ma il prossimo Chernobyl potrà spazzare via anche noi, ad andare a firmare, perché l'unica occasione per escludere la riflessione è la firma del referendum.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.
VALERI E' evidente a tutti i colleghi il notevole salto logico tra le accuse che al termine della scorsa seduta del Consiglio regionale vennero scagliate dal Presidente della Giunta a una parte della maggioranza accusata di avere rinunciato a fare uso del buon senso, e la raffigurazione di quella spaccatura, che abbiamo ascoltato questa mattina, in termini quasi insignificanti di temporanea e limitata incomprensione ormai superata. In realtà mi pare che se si riflette attentamente sulle dichiarazioni svolte dal Presidente Beltrami questa mattina e sull'ordine del giorno formulato dalla maggioranza, sia difficile non rilevare che dietro alle ragioni tattiche e alle minimizzazioni permangono le divisioni anche profonde.
Tra chi, come noi, ritiene che, l'aver dovuto prendere atto che anche l'uso pacifico del nucleare può comportare esiti catastrofici, per cui la probabilistica di rischio sulla quale tale uso si fondava è da intendersi superata, comporta la necessità di subordinare ogni qualsiasi ragionamento di natura economica e di mercato, a quelle che sono le primordiali e fondamentali esigenze della vita e della salvaguardia della stessa, e tra chi, invece, pur non negando nessuna delle riflessioni preoccupanti e gravi che la catastrofe di Chernobyl ci ha proposto esclude però, di fatto, la opportunità e anche solo la possibilità di una riconsiderazione delle scelte energetiche precedentemente compiute.
Per quanto la riconsiderazione di quelle scelte possa risultare gravosa e difficoltosa.
La volta scorsa oltre al Presidente della Giunta, che affermò che quel voto era la negazione del buon senso, da altri banchi della maggioranza fu fatta una sorta di contrapposizione tra emotivi e sprovveduti da una parte e raziocinanti dall'altra.
Aprendo, cioè, una ben curiosa polemica, circa la fondatezza culturale e scientifica delle preoccupazioni antinucleari, che in questi giorni ha trovato spazio anche su quotidiani e riviste.
In realtà la vera posizione ascientifica è quella di coloro che rifiutano di prendere atto che le paure prima giudicate, irrazionali, oggi appaiono invece un dato del tutto razionale.
Non può essere negato che gli schemi probabilistici del passato risultano rozzi, comunque inadeguati e da rivedere. Quale scientificità possa, esserci nella negazione, invece, della necessità che, di fronte ai fatti nuovi, debba esserci un momento di riflessione e di riconsiderazione dei problemi relativi all'uso del nucleare per la produzione di elettricità mi pare impossibile da individuare.
E' sorprendente che il Presidente dell'Enel, mentre in America sono in crescendo le dichiarazioni di forte preoccupazione di scienziati che nel constatare che la tecnologia di Chernobyl non è molto lontana da quella americana, rilevano con sbigottimento che quell'evento catastrofico potrebbe anche succedere a casa loro, non manifesti dubbi nel dichiarare che le centrali del nostro Paese non hanno nulla a che spartire con quelle sovietiche, per cui i rischi da noi non esisterebbero e si pu tranquillamente procedere.
Quale scientificità e quale razionalità vi sia in posizioni di tale natura, non riesco effettivamente ad intravederlo.
Da parte di questo Gruppo non è stato dichiarato un rifiuto a priori quindi una negazione delle posizioni precedentemente espresse, circa la possibilità di un uso pacifico del nucleare, ma l'incidente di Chernobyl impone di prendere atto del venir meno di molte delle conclusioni di sicurezza prima date per risolte e, quindi, della necessità di una riconsiderazione di scelte non più motivatamente garantite. Ed è una conclusione perfettamente logica e scientificamente fondata. Su questa base chiediamo di fermare i lavori della centrale, anche perché è inutile continuare a spendere soldi, se riteniamo che tra le probabilità e le opzioni possibili vada inclusa anche quella di un ripensamento delle scelte energetiche prima effettuate. Fermarsi, in attesa dell'esito della Conferenza nazionale, è l'unico modo serio di non sprecare soldi e di dimostrare che si è coerenti con le affermazioni di preoccupazione e con gli interrogativi qui espressi.
Del resto badate, e qui mi rivolgo soprattutto ai banchi della maggioranza, questa è la conclusione a cui sono arrivati il Consiglio comunale di Trino, il Consiglio provinciale di Vercelli, il Consiglio comunale di Vercelli all'unanimità, il Consiglio comunale di Bianzè ed altri Consigli comunali del vercellese, con il voto favorevole anche dei rappresentanti dei partiti che compongono la maggioranza in Regione inclusi i democristiani, assieme ai socialisti, ai liberali e ai repubblicani. E sarebbe cieco e strumentale chi volesse classificare quelle prese di posizione, come il frutto di una emotività locale, da parte di chi si troverebbe domani a vivere a contatto con la centrale.
In effetti il voto espresso da quelle assemblee elettive costituisce un forte richiamo anche a questa assemblea legislativa a comportarsi con coerenza e quindi a far seguire alle dichiarazioni, agli impegni, alle cose da fare, alle preoccupazioni espresse, l'unica conclusione che veramente conta in questo momento: quella di fermarsi e a bocce ferme riflettere anche con la disponibilità a rivedere quanto era stato deciso.
La divisione tra le due principali posizioni emerse dal dibattito ho l'impressione che non sia superata e risolta dall'ordine del giorno proposto dalla maggioranza, perché in esso, al di là di alcune amenità (consentitemi di chiamarle così) del genere dell'impegno della Giunta ad una rigorosa attuazione dei controlli delle garanzie previste dalla convenzione; ma chi può credere a questo rigoroso impegno a fronte delle macroscopiche inadempienze della Giunta e dell'Assessorato competente nella gestione della convenzione con l'Enel. Al di là di queste amenità nell'ordine del giorno si usano termini che quanto meno dovrebbero essere chiariti, soprattutto dove si invita il Governo a graduare l'ulteriore esecuzione dei lavori di cantiere.
Ho ascoltato attentamente il Consigliere Rossa e non sono riuscito ad afferrare compiutamente quale sia il pensiero del Gruppo socialista a questo riguardo, ma il solo fatto che egli si sia impegnato in una sorta di interpretazione veritiera di questo vocabolo conferma che occorre fare maggiore chiarezza.
Che cosa si intende dire con l'invito al Governo a graduare la prosecuzione dei lavori? Che si chiedono delle limitazioni? Quali? Penso che sarebbe opportuno che questi elementi di equivoco e di incertezza vengano chiariti e, soprattutto, mi auguro che anche da altri banchi della maggioranza venga un qualche chiarimento attorno a questo salto logico, a questa contraddizione che nell'ordine del giorno che ci è stato sottoposto emerge nuovamente tra le dichiarazioni verbali inerenti le conseguenze da trarre dall'evento catastrofico di Chernobyl e gli atti concreti che ci si appresta a fare.
Credo che per la maggioranza vi sia anche un problema di coerenza, ci non vale soltanto per i colleghi che come me abitano nelle zone le cui assemblee elettive hanno espresso con pronunciamenti ampiamente unitari i voti che prima ho richiamato.
Chiuderei con l'invito, che faccio alla Giunta oltre che alla maggioranza, di ricordarsi di quello che molte volte abbiamo lamentato essere il distacco tra questa assemblea elettiva e gli amministrati, tra la Regione e gli enti locali. Se si insisterà nell'ordine del giorno proposto dalla maggioranza questo distacco certamente non è destinato ad allentarsi ma semmai ad accrescersi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Signor Presidente e colleghi Consiglieri, merita innanzitutto fare una considerazione di carattere generale, prima di esaminare e prendere posizione sulle comunicazioni del Presidente e sugli ordini del giorno.
Su questa grave problematica delle centrali nucleari dopo Chernobyl c'è indubbiamente stata una perfetta sintonia fra comportamento politico del pentapartito a livello di governo nazionale e pentapartito a livello di governo regionale.
Sintonia nel senso della discordia, in quanto a livello nazionale abbiamo avuto le contrapposte dichiarazioni del Ministro dell'industria che ai primi di maggio, qualche giorno prima del dibattito avvenuto in questo Consiglio, diceva senza mezzi termini: "Si al nucleare, ma ci vuole sicurezza"; mentre nello stesso momento il Vicesegretario Martelli del P.S.I. diceva: "Bisogna arrivare ad una sospensione dell'intera operazione nucleare quale prevista nel PENI".
Dicevo sintonia perché la situazione nazionale si è puntualmente riflessa l'8 maggio in quest'aula, nelle forme che sappiamo.
Fatta questa considerazione, che è una constatazione peraltro di tutta evidenza, ho colto fra le altre affermazioni del Presidente della Giunta Beltrami quella secondo la quale non esisterebbe una contraddizione fra la volontà politica che hanno manifestato in quest'aula l'8 maggio i Consiglieri dissidenti del Gruppo socialista, volontà di sostenere la Giunta pentapartitica, e nello stesso tempo quella di esprimersi liberamente sulla problematica delle centrali nucleari.
Non ci sarebbe contraddizione fra ragion di Stato e libera manifestazione di pensiero politico su questo argomento, anche perché sono incidenti di percorso che talvolta si verificano anche in sede nazionale e dai quali non si dovrebbero poter trarre le conseguenze, che peraltro sarebbe stato politicamente logico attendersi.
Ma, su un problema così grave, dire che non esiste contraddizione fra la volontà di continuare a voler sostenere la Giunta pentapartitica e l'esigenza di esprimersi liberamente, mi pare sia un discorso che non quadri, da dottor Sottile.
Questo peraltro è il discorso che poi porta a voler sostenere il contenuto dell'ordine del giorno della maggioranza, che, va subito detto, è un espediente concertato al fine di dimostrare che all'8 maggio non è successo niente, che la Giunta è unita più che mai. Allora sono state dosate le parole, i termini, con qualche passo di difficile comprensione probabilmente con le consuete riserve mentali in ordine alle future interpretazioni che verranno date.
E' questa la ragione fondamentale e principale per la quale al di là di alcuni passi condivisibili (la condanna all'Unione Sovietica da parte di tutti, in tutte le sedi, nella Conferenza europea, nella Conferenza nazionale) l'intelaiatura e la ragione vera e reale dell'ordine del giorno è quella di dimostrare che nulla è accaduto, che la Giunta pentapartitica è unita come prima e più di prima. Unita nella discordia, su questo noi siamo perfettamente d'accordo e riteniamo che questo ordine del giorno sia un espediente.
A questo punto va rilevato che quello che si attendevano oggi le popolazioni piemontesi era una precisa - presa di posizione non tanto sulla questione nucleare in generale, quanto su ciò che dovrà accadere nei prossimi giorni nel concreto alla centrale di Trino Vercellese.
Ricordo il comportamento, la presa di posizione politica responsabile che noi abbiamo tenuto il 4 gennaio 1985 in quest'aula, allorquando si trattava di scegliere il sito puntuale fra i due siti P01 e P02.
In allora il nostro Gruppo ha fatto delle riserve, motivate sulla scorta di una documentazione che ci era stata esibita in ordine alla idoneità di Trino Vercellese, principalmente per la questione idrica e per i conseguenti danni che avrebbero potuto subire le colture risicole del Vercellese. Siccome definimmo perverso il meccanismo della normativa in vigore, che non consentiva un'alternativa al Consiglio regionale, il quale era ridotto al ruolo di notaio che doveva solo avallare la scelta a sua volta avallata dall'assenso delle popolazioni locali, noi ci esprimemmo per una non partecipazione al voto in chiave:polemica, perché la nostra scelta sarebbe stata indirizzata sull'area P02, nel quadro generale della stragrande maggioranza delle forze politiche presenti in questo Consiglio che si pronunciarono il 4 gennaio 1985 sul si alla opzione nucleare.
Non avendo condiviso la scelta di Trino per noi sarebbe facile oggi dire che non si deve proseguire nell'intera operazione, sempre riferita al Piemonte, mantenendo quella visione realistica di cui ho parlato. Ma riteniamo che al punto in cui siamo la sospensione dei lavori cantieristici sia un falso scopo. Nel nostro ordine del giorno, facciamo rilevare che la prioritaria questione relativa alla sicurezza dell'impianto è una questione ancora tutta da giocare in virtù delle procedure vigenti. E' vero che è stata fatta la scelta di Trino, è vero che le operazioni cantieristiche sono in corso, ma è anche vero che fino a questo momento l'Enel non ha ancora presentato, né elaborato a quanto ci consta,né comunque reso pubblico, il progetto di massima dell'impianto e della relativa rete di trasporto ad alta tensione, corredato dalla relativa documentazione tecnica così come si esprime la delibera del CIPE.
Appena questo progetto sarà depositato, reso pubblico e studiato (problema non imminente perché si dice che tutto ciò avverrà a fine anno) dovrà diventare oggetto di attento esame da parte dell'ente di Stato ENEA a nostro avviso questa sarà la parte più, delicata e rilevante dell'intera operazione dell'installazione della centrale.
A questo punto si inserisce sotto il profilo propositivo il nostro ordine del giorno, laddove noi chiediamo che con una variante, con una forzatura peraltro abbondantemente consentita dopo i fatti di Chernobyl questo esame (del progetto di centrale da installarsi in Trino che formulerà l'ENEL) vada non solo esaminato tecnicamente dall'Enea, ma vada questa è un'argomentazione che noi riteniamo di rilievo - esaminato anche da un comitato scientifico che la Regione Piemonte dovrà designare. Questo comitato non dovrà essere un mero organo che esiste solo sulla carta ma dovrà divenire parte responsabile dell'esame tecnico del progetto di massima della centrale, come soggetto abilitato a esprimere il proprio consultivo punto di vista in merito alla sicurezza nucleare, alla protezione sanitaria (che sono i due punti messi in evidenza dalla delibera del CIPE) con riferimento al progetto e al rifornimento idrico e alle colture di riso dell'area P01. Si recupera quello che era rimasto un neo al momento in cui venne scelto Trino Vercellese.
Quindi ritengo a nome del Gruppo del MSI che non si debbano sospendere i lavori cantieristici che non pregiudicano il futuro esito del nullaosta si, nullaosta no; ma ritengo che la questione assai delicata della sicurezza sia ancora tutta da giocare responsabilmente in quella sede opportuna di approfondimento che scatterà immediatamente dopo che l'Enel avrà depositato, e non è cosa di poco conto, il suo progetto di centrale.
A quel punto sarà la Regione a dover giocare, nella maniera che abbiamo ritenuto di additare responsabilmente, il suo ruolo. Se non ci saranno in concreto garanzie di sicurezza al 100%, saremo noi i primi a dire che non si deve proseguire in questa operazione che in tale ipotesi diventerebbe severa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.
ADDUCI Ho 10 minuti di tempo a disposizione, ne userò soltanto due otre, al massimo.
Inizio tacendo per 30 secondi, invitandovi a pensare alle vittime anche future di Chernobyl e degli altri incidenti nucleari passati e futuri.
(trenta secondi di silenzio) Prendo atto del fatto che il pentapartito sembra già essersi assuefatto persino alla radioattività e, fiducioso e redento dalla nuova tecnologia della fusione, non intende neanche introdurre una - pausa nel programma di fissione.
Poco importa se Barry Commoner, il direttore del Centro di biologia dei sistemi naturali dell'Università di New York, afferma: "In U.R.S.S. pensa a tutto lo Stato, negli U.S.A. tocca all'industria privata controllare il nucleare.
Ebbene, due sistemi così diversi, così all'incirca sullo stesso livello hanno subito un grave incidente a testa. La spiegazione è semplice: il sistema nucleare è pericoloso in sé". Barry Commoner aggiunge: "Due incidenti così pericolosi in un lasso di tempo così ristretto sono il segnale più limpido che il nucleare è troppo pericoloso perché il mondo contemporaneo continui ad usarlo".
Dallo stato civile della città di Torino apprendiamo che sono nati oggi questi bambini: Lucrezia, Valentino, Irene, Ivan, Emanuele, Marco, Silvia Oriana, Simone, Marco, Andrea, Lidia, Silvia, Angela, Matteo, Walter, Marco e Giulio. Questi bambini non potevano essere qui ad assistere all'entusiastica folgorazione del Presidente, novello Paolo di Tarso lungo la via di Trino, convertitosi al rinascente mito della certezza scientifica; quei bambini non potevano essere qui, dicevo, e noi abbiamo applaudito per loro.
Lo abbiamo fatto anche nella speranza che i referendum abrogativi, in favore dei quali si è iniziata oggi la raccolta delle firme, ed il referendum consuntivo che indirà, lo spero, il mio Partito, riescano, al di là del disvelarsi delle angosce e dei tormenti personali, a consentire loro, anche a questi bimbi, di vivere in un mondo più pulito, se volete anche più bello, una vita degna di essere vissuta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.
NERVIANI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, mi pare che il dibattito languisca e che si sia costretti a ripetere molte cose che sono già state dette in quest'aula.
Cercherò di fare delle osservazioni molto sintetiche con minor competenza di altri, ma con accenti che vogliono essere assolutamente sinceri. La prima osservazione è questa: rispetto al dibattito culturale nel senso proprio del termine, che si è svolto l'anno scorso, a mio avviso non sono intervenuti quest'anno elementi rilevantemente nuovi; mi pare che questo non sia un fatto di secondaria importanza. E' vero, ora abbiamo l'incidente nucleare di Chernobyl, ma avevamo l'anno scorso ugualmente segnalato l'incidente nucleare di Three Miles Island, che rappresentava per intero tutti i pericoli che si sono riprodotti pari pari con l'incidente nucleare di Chernobyl.
D'altra parte, gli antinucleari avevano molto evidenziato pericoli paralleli, determinati dall'abbandono e dall'accumulo delle scorie, i pericoli possibili, realisticamente immaginabili, della scorretta manipolazione e della fragilità che è propria dell'uomo, sempre, anche in presenza di impianti di così elevata tecnologia.
A mio avviso, non c'è nulla di nuovo nel dibattito e su questo varrebbe la pena di riflettere anche da parte di coloro che l'anno scorso accanitamente, come ha detto Brizio la volta scorsa, hanno fatto la scelta nucleare in totale buona fede e convintamente, che ha portato alle procedure che sono state iniziate anche a Trino Vercellese.
Quello che è cambiato, a mio avviso, ed è importante rilevarlo, è la conoscenza più diffusa dei problemi connessi al nucleare, è il livello di emozione, che non è un elemento negativo nella pubblica opinione relativamente a questo fatto importante della nostra vita quotidiana.
La risposta qual è stata? Da parte dei più competenti, seri ed impegnati, compreso il P.C.I. e lo dico in termini assolutamente positivi vi è stata non già la repulsione, non c'è stato. 'il rifiuto del nucleare ma un'invocazione all'accentuazione dei controlli e dei livelli di sicurezza. Da parte di coloro che il problema non avevano avvicinato in termini competenti e profondi c'è stata una diffusa paura e conseguentemente un rifiuto pregiudiziale del nucleare.
Vi è poi, a margine del rilevabile in questa assemblea, il "no" al nucleare in casa, come giustamente ci si può attendere da parte di coloro che vivono nella zona del vercellese, che si sentono più di altri toccati dalle vicende che sono accadute in Unione Sovietica.
Il dibattito mi pare vada ricondotto a queste principali considerazioni, annotando anche a margine, che sono stati riproposti, qui dei problemi non di secondaria importanza che, ad onor del vero, come disse Marchini la volta scorsa, gli antinucleari di primo grido avevano già segnalato con vigore in quest'aula e che si possono ritenere i più fermamente coerenti rispetto al passato.
I problemi sono quelli che abbiamo davanti, che si ripropongono fortemente a tutti noi: sono quelli etici che ci fanno chiedere fino a che punto si può arrivare nella manipolazione della materia; i problemi sono quelli nostri, esistenziali, quotidiani, che ci fanno chiedere fino a che punto si può portare il margine di rischio per l'umanità e sono poi, e questo è particolarmente rilevante, i problemi culturali di sviluppo: scegliere in sostanza, in definitiva, da parte di forze che hanno o che possono avere responsabilità di governo, che tipo di sviluppo vogliamo dare alla nostra società.
Su questi ultimi problemi, quelli attinenti lo sviluppo, a mio avviso non si è ancora svolto fra di noi il dibattito che doveva esserci non tanto in questa sede, ma nella nostra Comunità nazionale. La riflessione è stata appena iniziata, le proposte, le prospettive, i progetti di come sarà il nostro mondo senza energia elettrica, senza energia alternativa immediatamente disponibile, non sono stati seriamente valutati dall'opinione pubblica e ci troviamo di fronte ad una assunzione di coscienza da parte delle assemblee elettive sufficientemente approfondita ma ad una disinformazione e a un non approfondimento da parte dell'opinione pubblica sul quale dobbiamo fare le opportune riflessioni.
Ho detto altrove e ripeto qui che quando noi invochiamo il referendum su materie di questo genere non possiamo non collegarlo, ammesso che a questo si arrivi, ad un dibattito profondo delle conseguenze che discendono da scelte diverse da quelle che, attualmente, sembrano imporsi e che inducono all'accettazione inevitabile del nucleare.
Si sono poi inseriti nel dibattito che c'è stato, diciamolo con molta franchezza, degli elementi di turbativa politica non già nell'ambito della maggioranza, ma anche, comprensibilmente, nell'ambito dell'opposizione che ha scelto questo argomento per infrangere la consistenza del governo della Regione Piemonte. Noi crediamo di poterlo rilevare con estrema facilità; mi vorrà perdonare il collega Majorino il quale nell'ordine del giorno presentato in questa circostanza si rivela sostanzialmente contraddittorio rispetto alla posizione assunta dallo stesso M.S.I., in questa sede, al tempo della votazione, allorquando il Gruppo del M.S.I. si è appiattito in termini acritici sulla proposta di immediata chiusura di ogni attività e per la preparazione della centrale nucleare di Trino.
Non stava scritto, e neanche nel documento di oggi sta scritto che si invoca la chiusura, mentre la votazione che si fece allora e sul quale il M.S.I. si appiatti, era proprio indirizzato unicamente alla chiusura immediata essendo questo il nodo centrale del dibattito di allora. Quindi se contraddizione c'è, è ancora più rilevante nel Gruppo del M.S.I. che mette e dà senso politico alla scelta che fu fatta allora.
Non mi scandalizzo di questo, è il gioco della politica e queste cose sono abbastanza naturali ed inevitabili.
Occorre però ricordarle e quanto più possibile bisogna collocarle opportunamente per non inficiare troppo il dibattito culturale, il dibattito sulle scelte con degli elementi di natura contingente che devono essere portati soltanto fino a livelli di tollerabilità.
Caro Majorino, su quest'ultima considerazione, non avrei fatto questo cenno se non fosse stato fatto da parte tua inizialmente riferimento a presunte contraddizioni di posizione da parte del P.S.I.
Voglio soltanto fare un'annotazione, prima di arrivare a quella conclusiva, al collega Reburdo che non vedo in aula (é sempre molto accalorato nei suoi interventi, al momento opportuno però, come interlocutore non c'è); voglio soltanto ricordargli rispetto la sua invocazione ai preti, alle suore che partecipano a queste manifestazioni che osservazioni di questo genere sono assolutamente fuori posto. Ritengo che i sacerdoti, i frati, i metalmeccanici, le nobildonne e chiunque si voglia mettere nell'elenco abbia o gli stessi diritti nel momento in cui si svolge un dibattito politico e quindi se l'aeroporto di Piacenza è occupato da sacerdoti piuttosto che da metalmeccanici o viceversa, il fatto non ha alcuna rilevanza politica e non mi scuote né mi turba minimamente la coscienza.
Quella del nucleare è una scelta politica che discende da scelte più profonde, complessive di ciascuno di noi, ma certamente non va a interferire con l'ambito religioso che in questa sede dobbiamo lasciare sempre a margine e rispettare correttamente.
Abbiamo sempre rifiutato queste confusioni in ogni momento; ho già detto nel dibattito sull'assistenza che la nostra laicità la dimostriamo in altre condizioni.
Non vogliamo strumentalizzare né in un senso né in un altro valori che attengono propriamente alla sfera del religioso. Concludendo, l'ordine del giorno che presentiamo quest'oggi vuole essere di sintesi, d'intesa fra i partiti di maggioranza. E' vero che è sfumato in molti punti, è vero che alcuni, al nostro interno, avrebbero preferito accentuazioni verso la chiusura, altri verso la progressione dei lavori. Abbiamo scelto una soluzione intermedia che consenta il progredire attento e scrupoloso, con tutti i controlli dei lavori in quella situazione, raccomandando al Governo di sviluppare la riflessione, raccomandando all'opinione pubblica di completare il dibattito per arrivare al momento opportuno con elementi consistenti per definire le scelte definitive.
Si può dire che è una scelta ipocrita, contraddittoria: è una scelta di Governo ragionata della quale non ci vergogniamo e della quale invece ringraziamo tutti i Gruppi della maggioranza che hanno voluto faticosamente arrivare ad una mediazione, ad una soluzione positiva del problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.
FERRARA Signor Presidente e colleghi, il Gruppo repubblicano voterà a favore dell'ordine del giorno presentato, aggiungendo poche parole ai tanti discorsi già fatti nel corso del dibattito.
Non avrei voluto intervenire con delle repliche ad alcune affermazioni fatte e non lo faccio se non per pochissimi cenni: uno a Staglianò che purtroppo non c'è, quando parlava dell'edera quale verdura a foglia larga.
Ebbene, noi diciamo che la verdura a foglia larga è quella che resta perch non si può mangiare.
Un'altra breve annotazione soltanto a proposito delle cose che vengono fuori adesso: tutti quanti ci accorgiamo di certe situazioni. Il P.R.I.
partito che ognuno può giudicare nuclearista o antinuclearista (ma credo che sarebbe bene togliere l'etichetta e guardare i documenti), ha promosso un dibattito non soltanto al suo interno, ma anche con l'apporto dei maggiori scienziati in materia per poter dare una valutazione concreta.
Quattro anni fa, non quattro giorni fa, dopo che la centrale di Chernobyl è scoppiata, aveva chiesto di trasformare l'Euratom in organismo capace di effettuare i controlli necessari a garantire la sicurezza delle centrali forse era sbagliato.
Oggi ci rendiamo conto che è sbagliato perché non è più soltanto un discorso di solo Europa o di solo Mercato comune, probabilmente Chernobyl ci ha dimostrato che i confini sono più ampi; comunque c'era già stata una preoccupazione seria in questo senso.
Un'ultima annotazione, sempre riferita a quello che ha detto il collega Staglianò, in ordine agli affaristi. Su questi problemi, che sono così delicati, è sempre bene essere molto franchi e aperti; è scorretto fare un'affermazione di questo genere e lasciarla nel vago - e le vicende politiche di questi ultimi anni ce lo hanno dimostrato - non ci sono i partiti buoni e i partiti cattivi, che c'è una situazione obiettivamente difficile che accomuna rappresentanti di tutti i partiti di cui fan parte persone "per bene" e rappresentanti che fanno invece affari.
Se questo è vero, coloro che si considerano persone che operano senza fare affari, possono francamente trovare delle intese parlando apertamente se qualcuno ha qualcosa da dire sugli affaristi che ruotano intorno a questa centrale nucleare tutti quanti abbiamo il dovere, al di là della maggioranza o minoranza, di individuarli e segnalarli perché.credo che in tutti i partiti ci sia il grande interesse che questa centrale, che è certamente un'operazione economica eccezionale, sia fatta nel modo più corretto possibile. Se quindi esistono veramente delle persone disposte a quello, forse è bene non fare polemica, ma trovare i modi per condizionare in qualche modo, queste scelte.
Tornando a quanto dicevo, l'ordine del giorno costituisce, a giudizio del Partito repubblicano, un momento unitario della maggioranza su argomenti così importanti e delicati; certamente su argomenti così importanti e delicati sarebbe stato meglio che non ci fossero state delle divisioni. Dobbiamo infatti evidenziare che un'ambiguità istituzionale equivale tout court ad un vuoto di governo, ad una situazione di instabilità che è motivo di insicurezza delle istituzioni e che più di ogni altra cosa viene colta dalla gente creando così confusione e incertezza.
Il Partito repubblicano apprezza la nuova posizione assunta dal Partito socialista, anche se ritiene che questo sforzo forse avrebbe potuto essere affrontato prima, evitando di far cadere sul Consiglio una situazione di estrema difficoltà politica.
L'ordine del giorno presentato dalla maggioranza apprezza la posizione di estrema responsabilità assunta dalla Giunta la scorsa seduta. Di questo ordine del giorno, che può dare e dà adito a diverse letture, vogliamo dare una nostra lettura: non sospensione dei lavori, che a nostro giudizio non significano sospensione, ma interruzione definitiva, ma un rinvio delle scelte a quelle che saranno le verifiche circa i sistemi e i metodi di sicurezza che dovranno essere dal Governo accertati prima della concessione del nullaosta alla costruzione.
Noi crediamo che questa sia una posizione oggettivamente seria, non da nuclearista ad oltranza, una posizione di chi, essendo al Governo, procede secondo delibere assunte facendosi carico di verificare, prima che siano irrimediabili le operazioni di costruzione e prima che questo avvenga, le condizioni di assoluta certezza.
Questo ordine del giorno con l'atteggiamento che tutti i partiti hanno assunto, fa prevalere sugli interessi di partito il senso di responsabilità del governo.
Noi crediamo che la Giunta, forte di questo consenso della maggioranza che conferma gli impegni assunti non da una Giunta o da una maggioranza, ma dalla Regione Piemonte per costruire la centrale, potrà aprire un serio confronto secondo l'impegno assunto nella scorsa seduta con il Governo perché tutte le misure di massima sicurezza vengano adottate nel corso dei lavori.
Per queste valutazioni e con queste interpretazioni, il Partito repubblicano voterà a favore dell'ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO Il mio Capogruppo ha già espresso quelle che sono state le difficoltà in merito alla ricerca di una ipotesi che permettesse ai partiti dell'alleanza di pentapartito di ritrovarsi su posizioni che, il collega Ferrara diceva adesso giustamente, danno adito a diverse letture - lui ne dava una: non sospensione dei lavori, ma un rinvio delle scelte. Io cercherò di motivare quelle che sono state le ragioni che hanno portato il Gruppo consiliare socialista alla posizione che viene espressa nel documento. Voglio però ribadire, ancora una volta, ad abundantiam che Chernobyl e Harrysbourg pongono l'esigenza di una nuova concezione dell'uso delle attuali tecnologie del nucleare.
Gli scienziati hanno fatto i calcoli: 300 centrali nucleari per 10.000 anni di funzionamento, siamo nelle previsioni, cioè nella probabilità degli incidenti: questo è stato un responso emerso da una parte del mondo scientifico.
Io credo che sia abbastanza difficile poter convivere con un certo tipo di logica sulla quale purtroppo avevamo basato alcune certezze in passato.
La questione di fondo, ineludibile, è la sicurezza, come elemento che sovrasta vincoli economici, tecnologici e strategici. E' una decisione politica, cioè spetta al momento politico, stabilire il grado di accettabilità del rischio e direi che occorre evitare delle visioni planetarie, per assumere decisioni; occorre anche stare attenti che una cosa è l'impatto diretto di radiazione e un'altra cosa è il "fall out": abbiamo la corona delle centrali attorno al Piemonte ma ne abbiamo una, a trenta chilometri, in costruzione, doppia di quel reattore che è stato costruito a Chernobyl.
Non sono accettabili, tra l'altro, diversi gradi di responsabilità nelle diverse assemblee elettive del Piemonte. Non possiamo pensare che più "periferia" corrisponda a più ostilità e che il referente, li, sia una collettività più diretta, più pregnante delle scelte e più "centro" voglia dire più adesione al mondo scientifico e a quello industriale.
Dobbiamo, io credo, cercare di evitare questa scissione di interpretazione dei bisogni di sicurezza, che rischia di delegittimare le assemblee elettive. Noi, in questa assemblea elettiva, dobbiamo fare uno sforzo di sintesi degli elementi che ci sono noti. Qui, in questa assemblea, la collettività piemontese ha il diritto di trovare una sintesi tra i bisogni di sicurezza e quelli di sviluppo economico.
Occorre arrivare ad un nuovo accertamento delle sicurezze dell'attuale stato dell'arte delle tecnologie; il Ministro Altissimo dice: "Oggi sarebbe irresponsabile andare avanti senza una nuova analisi dei possibili rischi si acquisiranno tutti gli elementi tecnici e scientifici e se saranno fornite le adeguate garanzie, si procederà". Mi sembra giusto, quindi avere la consapevolezza che la centralità, in questo momento, è la sicurezza.
Ovviamente è difficile avere degli standard su queste sicurezze che siano accettabili e che non siano ambigui o influenzati, ma dobbiamo evitare attese di soluzioni di carattere "planetario", dobbiamo lavorare in tempi rapidi, se non è possibile a livello nazionale, anche a livello regionale per arrivare a nuove determinazioni sulle condizioni di sicurezza.
La specificità della nostra situazione è tale che noi impattiamo in un'area densamente popolata con un impianto che oggi, dopo le esperienze di Harrysbourg e di Chernobyl, ci pone , dei problemi nuovi.
Ieri noi avevamo scelto un'area a bassa densità di popolazione guardando, forse troppo limitatamente, il fatto dell'impatto a breve della centrale. E' così che siamo andati a scegliere l'area a più bassa densità demografica della nostra regione (ovviamente non è stata solo tale indicazione a fare privilegiare P01 su P02). Chernobyl ci mostra che il raggio di azione di un malaugurato incidente di una centrale di doppia potenza di quella di Chernobyl, ci impone di dover evacuare tutta Torino e avere delle conseguenze su circa 400.000 persone. Quindi dobbiamo, dinnanzi a questo scenario, dove la sicurezza diventa centrale, rendere credibile e responsabile l'impegno nella ricerca delle garanzie di sicurezza. E' per questa coerenza che non si può rendere irreversibile la decisione sull'attuale centrale con una data tecnologia e una data struttura e dimensione. Discutibile è poi l'impegno di rilevanti risorse che, se al limite poi si individua questa tecnologia non sicura, sarebbero definitivamente pregiudicate.
E' per questa ragione che nel documento espresso dall'esecutivo regionale del Partito socialista e in quella parte fatto proprio dai cinque partiti, si parla di graduare, non si parla di proseguire. Avremo potuto usare il termine "si prosegue con i lavori", invece si parla di graduarli il che, ovviamente, è un concetto diverso. Dunque graduare e non pregiudicare le decisioni definitive e non riferirsi a un Noc sul quale noi vogliamo capire come si ponga con coerenza la fusione e l'inizio dei lavori a Terni della base di appoggio del nocciolo. Siamo ancora alla ricerca di come sia stato possibile l'avvio di tale lavoro, perché ci pare che vada fuori da quelli che sono stati i percorsi ipotizzati dall'Enel e che si dovevano rispettare. A Terni si è iniziata una lavorazione, pensando che il Noc fosse un timbro irrilevante di una procedura già scontata e allora se è così le partecipazioni statali e l'Italsider dovranno dare una spiegazione.
Se è così, vorrà dire che l'Enel e l'Enea non hanno attuato o non hanno controllato l'attuazione corretta della procedura.
Qualcuno ha sbagliato e su questo aspetto deve rispondere, perché se non si utilizzerà quel tipo di tecnologia e di impianto è un pezzo del costo di decine di miliardi che viene non utilizzato. Dunque non una finzione al peggio, non un impegno non producente al meglio per proseguire nella sostanza come se nulla fosse successo; qui è successo qualcosa e allora la collettività sa che dinnanzi agli elementi di sicurezza occorre graduare qualcosa, non occorre proseguire. Dunque non si parla di prosecuzione nel documento e questo mi pare che sia rilevabile con estrema chiarezza, tale da poter tenere lontani certi interessi attorno agli appalti. Ho l'impressione che qualcuno a tali interessi ricorda la logica dei famosi buchi poi riempiti dalle politiche keynesiane. Ho l'impressione sarebbe quasi soddisfatto di fare lo sbancamento e di riportare l'inerte a prescindere dalle prospettive di realizzazione della centrale.
Noi dobbiamo evitare questi rischi e sostenere che il vincolo della verifica della sicurezza è reale e per renderlo tale non possiamo compiere iniziative che in qualche modo pregiudicano tale possibilità. Questo significa che l'esito della verifica viene a condizionare realmente l'attuazione o meno della centrale, altrimenti non è una verifica.
Questa impostazione, per essere resa credibile di fronte all'opinione pubblica, necessita che non si compiano quei lavori che rendono irreversibile la costruzione della centrale, anche sottoforma di grande compromissione di risorse, che nel caso di non costruzione della centrale e di scelta di altre tecnologie, risultando insoddisfacenti ad esempio le garanzie di sicurezza, non potrebbero più essere recuperate. Un dispaccio di agenzia di pochi minuti fa riporta la posizione espressa dal socialista De Donato, responsabile nella direzione del Partito per i problemi dell'ambiente, dove fra i vari passi - come la chiusura della centrale di Latina - dice che è necessario sospendere le scelte nucleari del Piano energetico nazionale.
Noi ci rendiamo conto che questa è un'affermazione; forte, che introduce degli elementi di riflessione e certamente non può, a maggior ragione, far si che il Partito socialista consideri il documento che viene qui presentato come una tranquilla prosecuzione dei lavori.
Non si tratta però di prosecuzione ma si tratta di una graduazione che dovrà stabilire quali sono i lavori, che possono andare avanti e quelli che si devono arrestare in quanto pregiudicano il valore della scelta successiva.
Concludo con due considerazioni. Primo: l'informazione democrazia. Il diritto all'informazione nella nostra società. Credo che in una democrazia economica il diritto all'informazione significa conoscere i grandi processi di trasformazione in corso. Il primato dell'impresa, che viene rivendicato da alcuni settori più oltranzisti del mondo imprenditoriale, inteso come separazione della società economica da quella civile, stenta ad avere una legittimazione. Ebbene anche sulla sicurezza che è un diritto massimo di una collettività dobbiamo cercare di dare l'informazione massima oltre far si che la gente creda alla correttezza delle scelte che si fanno.
Concludo, Signor Presidente del Consiglio e Presidente della Giunta dicendo che il Gruppo socialista non ha raccattato voti e non soffoca il buon senso, ma è convinto di contribuire ad interpretare il sentire della società e fa uno sforzo, difficile e complesso, per coniugare la sicurezza con le esigenze di sviluppo e degli interessi complessivi della società.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Signor Presidente, colleghi Consiglieri questo dibattito, certamente meno acceso di quello precedente, finisce per rilevare, come qualcosa che si è sedimentato, meglio i problemi e fa comprendere di più gli atteggiamenti e ci consente di fare un lavoro politico nel senso più complesso del termine e più proficuo di quanto non sia avvenuto nella seduta precedente.
Il nostro Gruppo apprezza e si riconosce nella relazione della Giunta ha sottoscritto il documento, ritiene di cattivo gusto il recuperare alcune asprezze verbali del passato dibattito; asprezze verbali le abbiamo avute tutti e volerle recuperare forse ha un significato sul quale bisognerà riflettere e ragionare. Ma ragioniamo sulle cose sulle quali dobbiamo pronunciarci; sul nostro ordine del giorno e sulla relazione della Giunta.
In primo luogo vorrei dire che non è consentito e dev'essere respinta questa interpretazione dei nostri comportamenti come se dietro ci fosse un diverso grado di sensibilità a questi problemi. Non cito preti e sacerdoti senza magari conoscere la differenza dei termini. Ritengo però di non avere alcun debito sul piano della sensibilità e dell'attenzione ai problemi della gente, ai valori di una civiltà che su questo può anche consumarsi rispetto ad esponenti di altre forze in questa sede. E' fuorviante dire che questi sono problemi di coscienza, non è vero perché sono per tutti problemi di coscienza e sono altrettanto difficili da superare qualunque sia il tipo di comportamento politico che tale problema ci porta a determinare. Quindi sono comportamenti politici e sono, in qualche misura se mi consentite, assolutamente ipocriti i riferimenti a dire che questi problemi passano verticalmente attraverso i partiti. Passano. Però dopo i partiti si devono pronunciare in termini politici; i rappresentanti nelle istituzioni si devono rappresentare in termini politici e non in termini sentimentali, perché il sentimento è uno degli elementi sul quale l'operatore politico si deve rapportare per le proprie decisioni, ma non può portare in questa sede dei valori meramente sentimentali. Può farlo soltanto se li dichiara come valori politici.
In questo senso io ho sempre apprezzato in questa sede e ritenuto sul piano ideologico, di fare di un valore di natura culturale di una battaglia politica contro il nucleare per ragioni culturali o politiche un fatto politico, questo lo riconosco. Ma chi tiene sui problemi del nucleare un comportamento non politico dicendo che si pronuncia secondo coscienza, non è vero; la coscienza ce l'abbiamo tutti, sui problemi che ci pone la coscienza ci atteggiamo più o meno prudentemente, sbagliando o essendo nel giusto utilizzando la nostra capacità di riflessione, di sintesi di decisione politica. Quindi nessuna primogenitura noi riconosciamo sul piano della sensibilità e dell'attenzione ai problemi della gente; a nessuna forza politica, a nessun collega. Abbiamo modi diversi di gestire questa nostra preoccupazione, e non accettiamo le offensive considerazioni che sono emerse dal collega Staglianò in ordine al fatto che qui alcune forze politiche, alcune persone fisiche, sarebbero soggetti ai business della centrale nucleare.
Perché non ho mai detto che l'antinuclearismo, che poi viene chiamato viscerale, per esempio, potrebbe essere la conseguenza del business dei petrolieri. Però esiste un dato storico. Prima della crisi petrolifera nessuna rivista, nessun giornale, nessun prete, nessun esponente politico nessun sacerdote ha mai preso posizione contro l'uso pacifico dell'energia nucleare. Fino al 1973 non esiste in tutta la letteratura mondiale, neanche in "Grand Hotel", alcune questioni in ordine alla sicurezza e all'uso pacifico dell'energia nucleare. La questione della sicurezza è nata nel .1973; ciò nonostante non dico che gli antinuclearisti siano i destinatari delle borse che hanno i portaborse in questa e in altra sede. La politica non è crogiolarsi nelle cose, è uscire dalle cose. Perché crogiolarci nelle cose lo possiamo fare nelle sedi in cui la società ci ha portati a vivere ma far politica è soprattutto uno sforzo di lievitazione rispetto a queste situazioni. Il crogiolarsi non è fare politica è fare demagogia, ma questo è tipico di alcuni personaggi di alcune forze politiche.
Un'ultima questione che riguarda il progetto Ignitor, anche per allontanare dal sottoscritto e dal suo Gruppo questa "adfectio" nucleare che gli si vuole attribuire. Noi non siamo tra gli scopritori di Ignitor certamente siamo tra quelli che nella passata legislatura hanno fatto almeno quanto altri per la realizzazione di Ignitor e l'accelerazione di questo processo e il suo recepimento nella nostra Regione.
Devo anche dire che se il Presidente della Giunta, oltre a leggere i dibattiti, avesse letto tutte le nostre interrogazioni e tutti i nostri documenti su Ignitor, avrebbe per esempio evitato qualche piccolo errore di percorso che, a nostro modo di vedere, nella sua relazione di stamattina ha fatto indicando nomi e date. Se, quindi, ci siamo preoccupati per tempo che il progetto Coppi venisse realizzato al più presto è perché evidentemente ci rendiamo conto dei limiti del tutto transitori dell'energia nucleare e dell'esigenza di passare all'energia pulita, ma i cui tempi di realizzazione sono tali da non potere essere un contro problema rispetto al problema che abbiamo davanti. Realizzando il progetto Ignitor non è che si realizzi l'energia pulita, semplicemente si realizza un esperimento; i tempi di esperimento del progetto Ignitor (del primo) "per avviare la macchina", così, mi pare che si esprimesse il professore Coppi in questa sede, ci vogliono anni 15. Per il primo esperimento di macchina, non di processo.
Mi rivolgo al Partito comunista (mi rendo conto che le maggioranze creano problemi a tutti, li creano a noi, ma li creano anche al Partito comunista): nel non lontano novembre 1984 io chiedevo che mi si dicesse perché non era andato avanti il DDL della Giunta 224 "Partecipazione della Regione Piemonte alla costituzione S.p.A. Ignitor". Per il collega Staglianò e altri, che non se lo ricordano, non eravamo al momento culturale del problema, era stata proposta la costituzione di una società a partecipazione regionale che doveva avviare operativamente il progetto Ignitor in Piemonte. Tutto questo è stato abbandonato dalla Giunta di sinistra, nonostante le sollecitazioni ferme che venivano da parte del nostro Gruppo, qui ci sono i documenti per coloro che li volessero leggere.
Ho fatto un richiamo al collega Bontempi che amichevolmente avrà apprezzato, che le difficoltà nella maggioranza le hanno tutti; so bene da dove sono venute queste difficoltà, un giorno o l'altro faremo il processo del mancato decollo della società Ignitor, come di tante altre cose pensate e non realizzate nella III legislatura del Consiglio regionale. Quindi anche sulla vicenda Ignitor non mi pare che si possano vantare primogeniture, siamo tutti attenti ai processi della società civile, ognuno di noi cerca di interpretare e governare questi processi, nell'ambito di una propria scelta di collocazione e in quella che è una continua storia di confronti e di scontri che c'è fra di noi, così la società civile riesce a superare gli scontri, cioè a far si che i confronti non diventino scontri proprio grazie alla mediazione della politica.
Ma veniamo al documento. Il documento in primo luogo ha un significato politico che il Presidente della Giunta ha fatto bene a sottolineare; c'è sul documento la firma dei responsabili delle cinque forze del pentapartito, c'è il convenire della Giunta, quindi tale documento è la piattaforma sulla quale la maggioranza si ritrova. Non sono per dire che la volta scorsa c'erano dei problemi di coscienza, c'erano dei problemi politici. All'interno di una forza politica c'era una concezione politicamente diversa di come si doveva gestire il problema. Si è superata questa divaricazione all'interno, non dico del partito, ma delle forze di maggioranza e si è giunti ad un documento. Di questo documento ognuno di noi tende a dare una lettura che è condizionata dal pregiudizio ideologico con cui guarda a queste cose. Io cerco di non soffrire di ideologismi e di spiegare perché a mio modo di vedere in questo documento la cosa più importante è racchiusa nelle ultime quattro righe; non sto a dire da che parte politica vengano, certamente il nostro partito non ha deliberato delle cose da mandare a nessuno, ha usato la sua testa quando si è trovato a ragionare con gli altri.
In questo documento c'è un contributo originale liberale, ma è stato dato insieme agli altri colleghi delle forze politiche in una riunione di lavoro; non c'è stato un comportamento di altra natura, non c'è stato il partito, ci sono stati alcuni di noi che hanno ritenuto di dare un certo contributo. La sottolineatura forse è bene che per la storia di questa vicenda venga fatta. Perché noi abbiamo cercato di fare uno sforzo individuando (mi rivolgo anche agli amici del PCI) l'esigenza di riprendere la vecchia filosofia con cui abbiamo operato nella materia nucleare? Perch in questa vicenda bisogna evitare di essere un lion più o meno elegante e più o meno ascoltato. Fin quando noi ci limitiamo ad enunciare, chiedere e suggerire, non operiamo e non ci carichiamo di responsabilità, non concluderemo nulla. Ricaricarsi di responsabilità non vuol dire scrivere delle cose su degli ordini del giorno che poi qualcun'altro dovrà interpretare, mi sembra che una funzione di responsabilità sia quella di assumere, per quanto è possibile in questa materia e anche in materia di sicurezza - cosa sulla quale non ci siamo mai avviati - una funzione di governo.
Chiediamo quindi, con il nostro documento, che la Giunta avvii un confronto che è diretto, evidentemente, alle forze politiche, allo Stato all'Enea e all'Enel, se è il caso, alla Comunità internazionale,per far si che la Regione sia protagonista e presente rispetto a questo processo. Il che, collega Tapparo, se mi consenti potrebbe essere la risposta all'interrogativo che tu ti ponevi: "Quale sarà l'autorità a decidere se le condizioni di sicurezza ci sono e vengono applicate?" Questo è un contributo in questo senso, se poi i risultati sono quelli che noi ci auguriamo ne saremo lieti, se così non sarà ci dispiacerà di non aver pensato sufficientemente.
La verità è che, purtroppo, questo dibattito avverrà a livello siderale, visto che planetario non basta più. La decisione se le 300 centrali nucleari, e molte di queste simili a quelle che stiamo costruendo debbano continuare a funzionare o no, è un interrogativo al quale la Comunità internazionale scientifica deve rispondere in termini stretti.
Mi sembra strano che non compaia sui giornali il grande dibattito sulla centrale di Caorso che per quanto ne so io è in funzione. Si tratta di capire qual è il rischio che corrono alcuni nostri concittadini.
I cittadini che vivono intorno a quella centrale corrono certamente molti più rischi che non quelli di Trino che fra otto o nove anni vedranno avviato il reattore.
Insistevo nel dire questo in quanto non sono d'accordo con il collega Tapparo nel ritenere che a livello nazionale sia possibile addivenire a delle verifiche di sicurezza di livello solo nazionale. Questa è una tecnologia che fa parte della cultura dei cittadini del mondo, non fa parte della cultura dei cittadini di Torino. I torinesi sono più esposti, quindi sono più attenti ai problemi di sicurezza in termini di preoccupazione, ma in termini di capacità di governo è un problema che attiene alla Comunità internazionale.
Che cosa possiamo fare noi? Prima di tutto attivarci istituzionalmente avviando una contrattazione con lo Stato, con l'Enea e con l'Enel per cui si possa immaginare che lo Stato, rispetto a queste domande che noi poniamo non prosegua in termini elusivi. Il collega Tapparo ci dice: "Graduiamo i lavori della centrale". Sono d'accordo, moduliamoli con la verifica delle condizioni di sicurezza e solo qualora esse ci siano procediamo, ma stiamo molto attenti al momento del non ritorno.
Vorrei che la Regione si mettesse nelle condizioni, attraverso questa nostra proposta finale, di avere un gruppo di lavoro o un tabellone (mi pare che si faccia così negli uffici tecnici) in cui la successione dei lavori sul campo e non solo, il che mi pare importante, possa avere una griglia di lettura sulle verifiche in termini di sicurezza che contestualmente dovranno avvenire. Quindi capire se, su questo ciò, il livello di insicurezza è maturato e verificato; dopo di ché misurare il comportamento del Governo nazionale. Se noi non ci mettiamo nella condizione di essere presenti nel momento in cui si devono conoscere le condizioni di sicurezza necessarie e se queste vengono adottate o meno, mi chiedo in cosa si differenzia la nostra assemblea da quella del Rotari di Torino centro che pure è composto da persone di gran lunga superiori alla media di noi.
Questo mi pare lo sforzo che noi dobbiamo fare. Superata questa vicenda, che era anche di natura politica, nel senso di scontro tra maggioranza e minoranza che è una cosa fisiologica, si avvia in una qualche misura nel momento del governo di questo documento. Ho l'impressione che la diversa lettura che viene data da alcuni di noi, probabilmente sarà superata dagli strumenti di lettura che noi andremo ad inventare rispetto a questo documento e saranno questi che ci daranno la possibilità di capire.
In questo documento sostanzialmente si chiede che nulla venga fatto mantenendo un margine di dubbio sulle cose che si stanno facendo e soprattutto che nulla si debba fare se non ci sono le condizioni sicure che il risultato finale non si ottenga.
Devo dire che la preoccupazione soprattutto dei colleghi socialisti, è non tanto sulla sicurezza ma sul piano della correttezza politica e nel rispetto della costituzione che richiede agli operatori pubblici un minimo di capacità nel gestire la cosa pubblica. In effetti al di là dei problemi di sicurezza, che a mio avviso non ci sono in termini concettuali - perch fra 9 anni quando entrerà in funzione questa centrale vorrà dire che le condizioni di sicurezza saranno state verificate fino in fondo a livello internazionale, se queste condizioni non si saranno verificate, a livello internazionale saranno state fermate centinaia di centrali e Trino non verrà avviata, quindi il problema di sicurezza non c'è - c'è l'altro problema di non avviarci ad una operazione cattedrale nel deserto e all'uso distorto delle risorse. Questo è un problema di politica complessiva, non si può risolvere nei termini della sicurezza, proprio perché noi abbiamo assunto una responsabilità di politica complessiva e non solo del territorio; il venir meno dell'ipotesi della centrale nucleare in Piemonte era pure al fondamento dei programmi elettorali di tutte le forze politiche qui presenti, esclusi quelli dell'estrema sinistra ed evidentemente qualche riflessione non solo di sicurezza, ma anche di politica economica del territorio certamente la impone.
Ritengo che questo documento possa rimanere un significativo punto di convergenza che lascia la libertà ad ognuno di dare delle interpretazioni non diverse da quelle che consente la logica, ma di auspicare una gestione di questo documento rispetto ad un obiettivo più o meno mirato rispetto ad un altro.
Mi sono permesso di suggerire, insieme al collega Santoni, che questo ordine del giorno si concludesse con una presa di responsabilità istituzionale della Regione, affidando quindi alla Giunta la responsabilità di immaginare, di inventare e di costruire insieme ai gruppi consiliari allo Stato, all'Enea e all'Enel un processo di governo e di presenza della Regione Piemonte che innovi, anche nella fase della sicurezza come è avvenuto nella fase dell'individuazione del sito, il rapporto Stato autonomie locali. Così facendo ci sembra di assumere veramente le nostre responsabilità. Le nostre responsabilità non sono nel dire allo Stato: "Tu farai solo se ci sarà"; noi diciamo: "Tu Stato farai solo se ci saranno e noi controlleremo che ci siano".
Questo mi pare l'elemento che mancava ad un certo ragionamento; queste cose lo Stato le farà solo se si potranno fare e solo se noi avremo controllato che si possono fare. Ovviamente i voti sono scontati, non so se ci saranno dichiarazioni di voto di altri colleghi, noi voteremo il documento così come è stato sottoscritto dai colleghi della maggioranza.
Sottolineiamo alla Giunta l'esigenza che la parte conclusiva del documento quella sulla quale ci siamo dilungati di più, trovi una sua attuazione in termini fortemente stretti perché è sull'attuazione di questo impegno che noi suggeriamo alla Giunta di avviare una funzione o un ruolo della Regione in materia di sicurezza rispetto alla centrale e probabilmente riusciremo,al di là delle diverse valutazioni del problema, a trovare apporti anche non dalle forze di maggioranza. Mi auguro che non verrà rifiutato dalle forze di opposizione responsabili e consapevoli, che sono nel loro modo di essere forze di governo, il contributo che è necessario garantire alla nostra istituzione un ruolo e alla collettività la certezza che l'istituzione si muove a livello di istituzione e non a livello di assemblea più o meno informata, più o meno responsabile e più o meno politicizzata.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
ALA Gentile Presidente e colleghi, siamo giunti al nostro probabile ventiduesimo dibattito sul nucleare. Del resto, vi avevamo avvertiti che per 5 anni questo argomento non vi avrebbe abbandonati.
Nel tentativo di leggere questo squallido, scusate l'espressione documento, che l'ordine del giorno del pentapartito, mi sono rammaricato di una sola cosa: di non aver votato l'ordine del giorno presentato dal Gruppo della DC nella seduta scorsa. Perché questo documento presentato oggi dal pentapartito non è una mediazione tra quello socialista firmato da Rossa Croso e Tapparo e quello presentato dalle altre forze politiche. E' ben peggio, perché almeno nell'altro si parlava di nullaosta alla costruzione e si dichiarava: "Non verrà dato il nullaosta se...". In questo nuovo ordine del giorno il nullaosta alla costruzione è sparito, diventa un puro passaggio burocratico, non è il salto tra un precantiere e un cantiere. In effetti, l'espressione "lavori di precantiere" nell'ordine del giorno non esiste più, si parla già di lavori di cantiere e si invita il Governo a "graduare l'ulteriore esecuzione dei lavori di cantiere".
Che cosa vuol dire? Che comunque i lavori di cantiere inizieranno. Con chi abbiamo a che fare? Con persone che sanno distinguere la normativa tra lavori di precantiere e lavori di cantiere per quanto riguarda la costruzione di centrali elettronucleari o no? Oppure sappiamo benissimo che i lavori di cantiere stanno dopo il nullaosta alla costruzione.
L'ordine del giorno presentato nella seduta precedente dal quadripartito più due rappresentanti del P.S.I. diceva: "Continuare i lavori di precantiere, però prima del nullaosta alla costruzione verifichiamo se sono garantite le norme di sicurezza".
In questo ordine del giorno presentato dal pentapartito invece tutto questo non è più detto. Il nullaosta alla costruzione è già superato. Per questo mi rammarico di non aver votato l'ordine del giorno presentato dal quadripartito più i due rappresentanti del P.S.I. nella seduta precedente perché era decisamente migliore di questo. Era più netto, più chiaro, più preciso. Questa è una cosa che passa sopra ad ogni sensibilità e sentimento dei piemontesi, pare che l'unico contentino dato alla Coldiretti, che aveva chiesto la sospensione dei lavori, siano le provvidenze eccezionali per la produzione lattiero - casearia e per la produzione orticola. I cancri alla tiroide non c'entrano, importano sono le verdure e le insalate.
Il Consigliere Marchini ha detto che non si fa coscienza ma si fa politica, scopriremo che il cancro alla tiroide è una malattia politica. Il problema dei bambini, delle gravidanze, degli aborti e delle discussioni che si stanno sviluppando, non tanto e non solo in Italia quanto nelle zone vicine a Chernobyl, sono del tutto irrilevanti rispetto alla nostra alta "Realpolitik", al nostro senso dello Stato.
Vorrei chiedere al collega Rossa, al collega Marchini ed altri se non hanno letto sui giornali del contratto stipulato tra Enel ed Ansaldo. Sono 1400 miliardi.
Inoltre bisognerebbe chiedere al Presidente della Giunta Beltrami e all'Assessore Maccari se è già stato stipulato il contratto tra Enel ed Italsider per la fusione del vessel. Quante altre decine e centinaia di miliardi sono? Cosa c'è ancora da graduare e limitare? I contratti sono già stati stipulati. Certo che le politiche keynesiane possono riempire e vuotare le buche. Ma qui sono già stati messi in moto migliaia di miliardi.
Inviterei anche Rossa ad andare a Leri Cavour per rendersi conto di che cosa è già in corso. Per vedere quanti minuti devono aspettare per attraversare la strada provinciale le persone senza rischiare di essere investite dai camion che non rispettano minimamente i limiti di velocità che scorrazzano sulle strade del vercellese. Questo in regime di precantiere, in situazioni di limitato e moderato afflusso di inerti.
L'ordine del giorno, per esempio, prevede che il Consiglio regionale e l'Assessore competente, tra le cose da limitare e 'da graduare, possano graduare l'afflusso di inerti al sito del cantiere? Questa è una cosa di squisita competenza regionale, ma non viene detto questo. Proviamo a limitare tre camion al giorno di inerti, potrebbe essere una seria limitazione dei lavori. Però questo, che è concreto, non, viene assolutamente detto.
Poi si parla, per esempio nelle ultime righe, grosso contributo liberale al documento di funzioni e competenze della Regione in materia di sicurezza.
Quando la Regione ha deciso il sito, la localizzazione e quindi ha scelto la centrale nucleare, sapeva quali erano le norme di sicurezza esistenti in Italia? Sapeva quanto si distanziano da quelle americane e sapeva che i piani di emergenza esterna, come poi è stato pubblicato da tutti i giornali e qualcuno l' ha scoperto solo adesso prevedono l'evacuazione nel raggio di due soli chilometri contro i sedici degli altri Paesi? Prevedono delle normative fatte apposta per permettere che nella pianura Padana sia possibile collocare una centrale nucleare, che con le normative di sicurezza americane, non ci starebbe, data la densità della popolazione. Lo sapevano? Chissà.
Adesso lo sapranno? Quali elementi, quali corsi di aggiornamento stanno seguendo e da quali persone si stanno facendo aiutare i miei colleghi Consiglieri per valutare questi dati? Se non altro, nell'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Tapparo, Rossa e Croso, si parlava di persone esterne dall'Enel e dall'Enea. Quello era un altro punto qualificante. Si prendeva atto della pessima (mi limito a definirla pessima) figura fatta dall'Enel e dall'Enea di fronte all'emergenza della radioattività di questi giorni, dal ridicolo in cui sono caduti. Ma, adesso vanno di nuovo bene.
Ora Colombo, Ippolito, Enel ed Enea, sono di nuovo tutti affidabili garantiti e sicuri. Verranno Colombo ed Ippolito con i nuclearisti di tutti i partiti a dirci che le misure di sicurezza vanno bene e noi, che non vogliamo altro che sentirci rassicurare su questo, ne prenderemo atto.
E' questo l'enorme risultato della pausa di riflessione? Il Ministro Zamberletti non sa a chi rivolgersi se non a Ippolito? Noi continuiamo a vedere Corbellini, Colombo, Naschi e tutti quanti. E non si parla neppure più, in questo ordine del giorno,della separazione della Disp dall'Enea e quindi dall'Enel, anche questa sovrapposizione va di nuovo bene. Ecco che cosa sono questi due fogli di carta, servono per dire ai piemontesi che tutto va bene.
Con i colleghi Staglianò e Reburdo, mi sono permesso di presentarvi l'ordine del giorno del pentapartito di Vercelli. Al confronto quello è un ordine del giorno quasi sottoscrivibile, perché se non altro chiede la sospensione dei lavori della centrale, è rivoluzionario, nel senso che l'Amministrazione provinciale di Vercelli, dai missini ai verdi, ha votato all'unanimità. Meglio quello, nel senso che almeno quello è un ordine del giorno che dice qualcosa e prende qualche impegno riconoscibile e impegna in qualche modo quel livello di governo..
Qua invece, ripeto, non c'è assolutamente nulla, l'impatto più grave di Chernobyl è l'aver dovuto mandare al macero un po' d'insalata.
Gli articoli comparsi sui quotidiani di ieri, che riportano i dati dell'Enea, parlano di 32 casi prevedibili di cancro in Italia, la maggioranza al nord, poiché noi siamo stati i più colpiti,di cancro alla tiroide. Va bene, questo è irrilevante, queste persone si possono ben sacrificare alla "Realpolitik" del nostro livello di governo: 32 casi.
Il fatto che sempre ieri, la Repubblica, per esempio, citasse dati di fonte americana, secondo i quali la centrale di Chernobyl non risulta poi essere quel rottame che si dice, come abbiamo voluto crogiolarci e far finta di credere, non importa. Abbiamo dovuto fare una specie di "training autogeno" per convincerci che Chernobyl è un rottame, ce lo siamo detto e ripetuto all'infinito, ed alla fine gli americani dicono che Chernobyl anzi, ha qualche garanzia di sicurezza in più delle nostre centrali, e adesso? Comunque questo non interessa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.
MIGNONE Signor Presidente e colleghi Consiglieri, cercherò di stare nei limiti anche perché molte delle considerazioni e delle opinioni del nostro Gruppo in merito agli atteggiamenti da assumere come Regione rispetto alle riflessioni che in tutti ha indotto la vicenda di Chernobyl, già le avevamo svolte nel corso della precedente seduta e alle posizioni allora espresse rimandiamo per gli aspetti più di carattere generale.
Il nostro Gruppo quindi sostanzialmente riconferma un atteggiamento di prudenza, così come lo avevamo articolato nella precedente seduta, pur riconoscendo nell'utilizzo dell'energia nucleare una necessità della nostra società, di cui magari più "mal gré" che "bon gré" ci dobbiamo servire anche come fase e momento contingente in attesa che vengano sviluppate certo occorre un impegno più energico di quanto fino ad oggi non si sia fatto per lo sviluppo sia di energie alternative sia di politica di risparmio energetico, di procedimenti tecnologicamente più sicuri come quelli relativi al progetto della fusione o a nuovi tipi di centrale, come quelli che vengono chiamati intrinsecamente sicuri.
Rispetto al dibattito della precedente seduta, non è che vi siano persone o Gruppi più sensibili.rispetto ad altri sulla questione della sicurezza, credo che su questo vi deve essere un elemento di carattere, nel senso che tutti i Gruppi, nella misura in cui sono gruppi di persone, di forze politiche responsabili rispetto alla dinamica sociale e culturale degli accadimenti, sono fortemente sensibili e noi certamente lo siamo alle tematiche relative alla sicurezza dei cittadini. Non abbiamo peraltro aspettato Chernobyl per esserlo, lo eravamo anche prima, poiché proprio nel momento in cui ,ci atteggiavamo rispetto alla scelta della Regione sulla individuazione del sito, anche noi avevamo sempre posto in grande evidenza il problema della sicurezza e di tutte le garanzie che dovevano essere fornite dai tecnici, nel limite dell'umano e scientificamente accertabile dovevano essere comunque garantite.
Quindi questa posizione è da noi confermata e ribadita, anche se certo gli avvenimenti accaduti ci fanno porre con urgenza e gravità il problema di un riesame approfondito, ai più alti livelli tecnici e scientifici, del grado di sicurezza degli impianti esistenti. Credo che *questa sia un'esigenza imprescindibile e noi certamente qui la chiediamo.
In questa situazione, è anche opportuno che si vadano a riconsiderare alcuni elementi del Piano energetico nazionale, ad esempio i livelli previsti come crescenti dei consumi.
Su questo occorre dire che i livelli di consumo non sono cresciuti ad un tasso esponenziale così come previsti dal PEN, ma di certo non sono diminuiti. Questa e una serie di altre ragioni; le energie alternative non hanno ancora dato i risultati auspicati, anche se noi chiediamo che vengano rafforzate e investite maggiori risorse per l'avvio di progetti di energie alternative. La gente ancorché protesti, non vuole ridurre i livelli attuali di consumo di energia. Tutte queste e altre numerose considerazioni fanno considerare in linea generale gli obiettivi del PEN e le scelte in esso fatte, comunque come degli obiettivi e delle scelte, in linea di massima ancora ad oggi, condivisibili.
Tenendo presente altresì che si è introdotta oggi questa dinamica diversa del prezzo del greggio, però dobbiamo tenere presente che non sappiamo fino a quando questo può durare, un greggio che ha un prezzo di 12 dollari al barile. Bisogna cominciare anche a dire che probabilmente nel Mare del Nord si cominceranno a fare meno investimenti e ad estrarre meno greggio in quell'area, aumentando di nuovo la dipendenza dai Paesi Arabi e quindi mettendoli nuovamente in condizione di spuntare dei prezzi che nascono da condizioni di monopolio e non di mercato.
Quindi, credo che pur ammettendolo come elemento di necessità e di contingenza, questa scelta non possa nel momento attuale essere smentita.
Anche se occorre, proprio per l'esperienza che abbiamo fatto, porre alcuni affinamenti e sono quelli che noi chiedevamo nell'ordine del giorno che nella precedente seduta avevamo posto. Intanto di una dimensione internazionale del problema, sia dal punto di vista del controllo sia della conoscenza e della necessità di un organismo internazionale, che fissi nuovamente degli standards di sicurezza, che tengano conto delle esperienze e delle conoscenze che matureranno, anche da un incidente come quello che è capitato; così anche il discorso della Conferenza europea.
Così come debbono essere anche migliorate tutte le direttive e le indicazioni, per ciò che attiene l'informazione alla popolazione.
Informazione sia in termini per ciò che attiene alla sicurezza e per ciò che attiene ai piani di emergenza, proprio per una necessità di sviluppare una cultura sulle questioni nucleari e che sia anche un problema di educazione sanitaria poiché abbiamo visto gli inconvenienti che si sono verificati per una mancanza di questo tipo di cultura.
Ed è proprio per queste ragioni che noi chiedevamo prima del rilascio del nullaosta definitivo per la costruzione della centrale che si andassero a riverificare tutti gli aspetti che attengono alla sicurezza, ivi compresi quelli relativi alla tecnologia che viene impiegata con quel tipo particolare di reattore.
Mi pare che la soluzione prospettata nell'ordine del giorno presentato stamani tutto sommato rappresenti una soluzione che può essere una sintesi di tutte le preoccupazioni espresse la volta scorsa dalle varie forze politiche del Consiglio regionale.
Quindi credo che da questo punto di vista occorra (non è una frase messa a futura memoria, ma certamente rispetto alla questione della convenzione Enel - Regione) un'attenzione maggiore, più puntuale, più continua affinché vi sia il rispetto integrale della convenzione Enel Regione.
E se questi fatti suggeriscono una rimeditazione, una rinegoziazione della convenzione Enel - Regione rispetto ad aspetti nuovi, ebbene credo che si debba anche intraprendere questa strada, consapevoli che sul tema della sicurezza vi è un'attenzione forte da parte di tutti, che non vi sono primogeniture, che non vi è dietro la posizione espressa in questo documento il business del nucleare, anche perché su questa strada si potrebbe argomentare parecchio: può essere il business del nucleare come dell'antinucleare. Sarebbe questa una strada che non ci porterebbe a grandi risultati concreti.
Certo, esiste il problema degli standards di sicurezza rispetto ai livelli di radioattività che va affrontato a livello europeo. Il Governo si è fatto carico di questo; sulla vicenda degli ortaggi dei quali qualche Paese della CEE non autorizza l'importazione, non nascondiamoci che dietro ci sono purtroppo delle politiche protezionistiche che favoriscono in questo modo la vendita dei prodotti locali.
Certamente tutto ciò va garantito, ma si deve anche aver presente le realtà inerente le varie questioni.
Il Gruppo socialdemocratico si riconosce in linea di massima nel documento della maggioranza che presenta una forte attenzione sui problemi della sicurezza e del controllo riguardanti la costruenda centrale, se vi saranno le condizioni che noi chiediamo di verificare, e quella esistente e altrettanta attenzione su controlli e informazioni riguardanti stabilimenti ed insediamenti già esistenti sul territorio regionale, dalla fabbricazione nucleare di Boscomarengo alla Sorin -Bio medica agli impianti dell'Enea e dell'Eurex. Anche su questo dobbiamo aprire una trattativa con gli enti statali.
Ritengo importante anche un altro riferimento, che è quello di utilizzare questa contingenza per cercare di realizzare a Trino o a Saluggia un istituto che si specializzi nel campo della ricerca sulla sicurezza ed in particolare l'Enea di Saluggia dovrebbe assumere un ruolo preponderante, non soltanto quello di sviluppo e ricerca dell'energia nucleare ma anche quello della protezione delle persone e dell'ambiente anche nel settore dei rischi convenzionali. E' questa una struttura che pu davvero diventare un elemento importante e qualificante per le scelte energetiche della Regione e non soltanto di essa.
Con queste indicazioni noi ci riconosciamo nell'ordine del giorno che abbiamo sottoscritto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA Il dibattito di oggi, salvo per l'intervento di Pezzana, ha eluso quella che a me pare la questione centrale riguardante il nucleare e che io avevo posto con la massima evidenza nel mio intervento durante la scorsa seduta di Consiglio, ed è quella di individuare chi deve decidere. Già la volta scorsa non abbiamo affrontato questa questione nel modo dovuto e al momento giusto.
Sta diventando difficile capire chi è il decisore della politica energetica, perché a livello parlamentare, che pure è un luogo dove si sono prese e si prendono decisioni, oramai gli atteggiamenti di cautela e di dichiarata sospensione sono assai diffusi. Ho davanti la notizia Ansa, con la quale si dà comunicazione che l'on. Di Donato, responsabile di uno dei settori di lavoro - settore ambiente - del PSI, ha chiesto la sospensione di ogni attività di realizzazione delle centrali nucleari.
Le organizzazioni sindacali che pur sono dei soggetti importanti nella vita del nostro Paese e che in qualche tempo passato avevano anche sostenuto l'esigenza di realizzare le centrali nucleari, si stanno, pur con posizioni differenziate, via via pronunciando almeno per una grande cautela e per la sospensione della realizzazione delle centrali nucleari.
Le associazioni naturalistiche e ambientalistiche sono sempre state contrarie; le associazioni degli agricoltori, almeno nei luoghi dove sono stati individuati i siti, si sono dichiarate contrarie, allora diventa davvero difficile capire qual è il consesso di partecipanti a un processo di decisione.
Sembra emergere davvero che sia rimasto come unico elemento propulsore a favore di una decisione continuista per il nucleare il consesso degli imprenditori, pubblici o privati che siano.
I meccanismi, le logiche imprenditoriali che mettono in moto programmi stanno avendo una forza sollecitante perché su questa questione del nucleare non ci siano neppure le cautele che vengono richieste e il periodo di meditazione che si rende necessario.
Sulla questione del chi deve decidere, dovremmo confrontarci tutti, e chiedo a tutte le forze politiche di farlo, sull'esigenza maturata oggi io ho fatto autocritica 15 giorni fa sulle mie posizioni - che a decidere siano davvero le popolazioni, che sono quelle che possono subire effetti gravi, del tutto nuovi rispetto a quelli che abbiamo visto nel passato per la stessa natura della radioattività, per la temporalità con cui questi effetti persistono e per la dimensione spaziale.
Chi deve decidere è davvero il punto di confronto che ci dobbiamo porre e io dico che deve decidere la popolazione. La questione centrale sta diventando, recupero in questo modo una carenza delle nostre posizioni del passato, quella del referendum. A partire dalle posizioni assunte dal mio partito a livello regionale stiamo sostenendo a livello nazionale l'esigenza di un referendum consultivo.
Rispetto al referendum consultivo, il problema della sicurezza, che pure è un dato di fondo della questione nucleare, finisce con essere soltanto un corollario, stante il fatto che la sicurezza è affrontabile come tendenza di sempre maggiore sicurezza, ma non e risolvibile in assoluto; l'abbiamo sentito ripetere anche in questi giorni dagli stessi operatori, dagli stessi tecnologi che stanno realizzando gli impianti nucleari.
Ho seguito ieri sera un dibattito su "Canale 5", che viene forse persino ridicolizzato da un articolo apparso oggi su "La Repubblica", che mi ha lasciato un'impressione penosa, perché a lato di dichiarazioni sulla sicurezza e sulla grande capacità tecnologica del nostro Paese veniva sempre fuori che non si può escludere che l'incidente possa verificarsi. E' raro, è remoto, ma può verificarsi.
Siccome il problema della sicurezza è un problema di tendenza alla sicurezza, non è risolvibile in assoluto, rimane sempre un rischio residuo la questione centrale diventa chi decide sull'accettazione di questo rischio residuo. Questa è la questione centrale! L'ordine del giorno presentato dalla maggioranza non dice nulla su questo problema e nessuno degli intervenuti ha evidenziato questa questione, salvo appunto il collega Pezzana e gli amici ambientalisti del Consiglio, Staglianò e Ala; non l' hanno fatto oggi ma è nelle loro posizioni. Chernobyl ci ha evidenziato, non come simulazione cinematografica fantascientifica, ma ci ha evidenziato nella realtà quali possono essere gli effetti di incidenti nucleari e ce li ha evidenziati come ricaduta lontana di un incidente severo, quindi come incidenti possibili nelle nostre centrali.
Sotto questo profilo ribadisco le questioni che ho posto l'altra volta: il problema centrale diventa di chi decide. Noi sosteniamo, lo abbiamo inserito nel nostro ordine del giorno, che su questa questione ci fosse stato un reale confronto in questa occasione, il problema dei referendum consultivi.
Aggiungo che il mio partito, che esprime una componente storica della nostra popolazione che ha fatto molti sacrifici nel suo percorso, molti gliene hanno fatti fare, non è motivato da uno spirito di sacrificio che disconosca i problemi della salute, della vita degli individui e della comunità. Noi non ci rifugiamo nel destino, non ci rifugiamo nella bontà divina o nel trascendente; qui si pongono questioni decisive che stanno ben al di là dei problemi economici, dei problemi tecnologici, come quelli della salute, della vita degli individui e della comunità rispetto ai quali noi non siamo disposti a transigere. Non siamo cinici al punto di ridurre a puri numeri, come viene fatto nei dibattiti in questi giorni, la drammatica realtà delle morti e malattie attribuibili alle radiazioni, anche se queste vengono computate in un numero relativamente.basso rispetto a morti per altre cause.
D'altre parte aggiungo che confrontare il problema del nucleare con i rischi per il fumo è davvero un eludere il problema che il nucleare ci pone. Può darsi che il fumo comporti alcune decine di migliaia di morti all'anno, ma io cerco di difendermi dal fumare e ciascuno ha qualche possibilità di difesa dal fumo, non fumando per esempio e chiedendo quando si fanno riunioni che altri che stanno nella stessa stanza non fumino; non mi sembra che sia possibile, ragionevole.
Anche il dibattito di ieri sera su "Canale 5" mi lasciava davvero impressionato che persone di grande capacità scientifica, dimostrata nel loro settore di lavoro e di elaborazione che hanno compiuto, stabilissero un confronto tra i problemi della radioattività e i problemi generati dalla viabilità, dagli incidenti automobilistici.
Io ho la patente dal 1949 e anche qui credo di essermi difeso, ho certamente avuto grande fortuna che spero continui ad assistermi anche nel futuro. Ci sono degli atteggiamenti personali possibili rispetto a questi rischi. Non sono invece possibili atteggiamenti di difesa personale nei confronti dei rischi della radioattività.
Non è neppure possibile dire come abbiamo di nuovo qui sentito richiamare dal Presidente della Giunta (in questo senso anch'io considero davvero non solo inefficace ma inconsistente la comunicazione fatta dal Presidente della Giunta) che attorno a noi abbiamo molte centrali nucleari e che abbiamo il Superphoenix in Francia. Voglio aggiungere che il Superphoenix vede per un terzo la partecipazione italiana. Non è, possibile richiamare oggi, quale fatto negativo, la presenza del Superphoenix in Francia; il Governo nazionale è stato compartecipe all'iniziativa, non si è assolutamente preoccupato né dei problemi che poneva la localizzazione tanto meno di quelli inerenti la sicurezza.
Mi pare sia uno sfuggire al problema l'andare a richiamare la presenza di altre centrali nucleari al di là delle Alpi. Credo che il confronto che si sta portando avanti da tempo sia un confronto che vede il tentativo di elusione da parte di questa maggioranza che non affronta i nodi reali seri.
Il problema è diventato di carattere civile ed etico a cui non si può e non si deve sfuggire rifugiandosi dietro ad altre questioni, richiamandosi a dimensioni più grandi, di carattere internazionale (come continua a fare la Giunta). C'è un problema di responsabilità individuale, per cui occorre rispondere a questi problemi individualmente; le stesse posizioni politiche, che in questi casi non possono essere assunte sulla base di ragioni di stato (trattandosi di problemi civili ed etici) devono essere le stesse dei vari partiti e l'espressione collettiva, aggregata, di quelle di carattere individuale.
In Piemonte (richiamo all'attenzione la maggioranza, che pur sta governando) le posizioni individuali sono largamente, oggi più che nel passato, orientate dai problemi civili ed etici e non dall'ingordigia di voler consumare e per questo essere disposti a correre qualsiasi rischio per produrre energia.
Le posizioni collettive di organismi, enti quali le organizzazioni sindacali, gli Enti locali interessati, si sono espressi per assumere atteggiamenti per la sospensione della realizzazione della centrale di Trino; diventa davvero sorprendente che, rispetto alla natura del problema e ai pronunciamenti che si sono espressi a livello di enti, di componenti collettive della nostra Comunità, la maggioranza si dimostri del tutto sorda.
Rispetto a questa questione non ho paura a dire che il mio partito noi, stiamo attraversando un guado; siamo partiti da posizioni che erano a favore del nucleare, stiamo attraversando, un fiume e siamo nel guado alla ricerca di una posizione che ci faccia recuperare il limite della nostra passata elaborazione. Sotto questo profilo le dichiarazioni dell'on.
Orsini, democristiano, sottosegretario all'industria, ieri sera, con molta arroganza ha detto che il P.C.I. è nel guado mentre la D.C. no, è sicura e va avanti. Mi paiono assolutamente non credibili e accettabili dal buon senso comune.
Siamo dell'opinione che ci sia questa sospensione affinché si possano riprendere in considerazione i vari problemi nonché aggiornare le linee del Piano Energetico Nazionale, si possa dar vita ad un nuovo corso nucleare mi riferisco al problema della fusione e a quello di Ignitor. Collega Marchini, non è colpa della Giunta di sinistra se Ignitor si è fermato, se tu pensi così è perché sei scarsamente informato. La legge che voleva istituire la società Ignitor , sai benissimo che si è arenata in quest'aula di fronte alla sollevazione unanime dell'incompetenza della Regione; era stato affermato da tutti che quella legge sarebbe stata bocciata dal Governo, che occorreva cercare un'altra strada che è stata ricercata collega Marchini, sulla base della responsabilità d'iniziativa degli scienziati che avevano portato in questa Regione, attraverso Giovanni Ferrero, il problema di Ignitor; tali scienziati hanno costituito (quali singoli individui) un loro comitato promotore per Ignitor, a cui la Regione ha poi aderito insieme alla Provincia attraverso atti di carattere amministrativo e non legislativo. Tale legge, quindi, non si è fermata a causa della passata Giunta, ma a causa della situazione nazionale legislativa e forse dei timori che qui sono stati espressi rispetto i limiti delle competenze regionali.
Ho presentato una mozione sulla questione dell'Ignitor che richiama alcune date: il progetto Ignitor è stato presentato ai Ministri della programmazione bilancio e della ricerca, scientifica, al Presidente dell'Enea Colombo, e credo davvero che in quella sede si sia fatto troppo poco per mandare avanti il progetto. Ho ragionevoli motivi di pensare che la Comunità scientifica internazionale, rotta in concorrenze, in particolare quella romana, abbia impedito all'Enea di pronunciarsi a favore dell'Ignitor; credo che il Governo, i Ministri a cui abbiamo parlato di Ignitor, e che pur qualche tentativo hanno fatto verso l'Enea perch assumesse questo progetto, siano stati invischiati da interessi delle Comunità scientifiche e di carattere tecnologico. Non è nella Giunta passata che occorre ricercare responsabilità, caso mai, dovreste tutti riconoscere che all'inizio del 1981, quella Giunta assunse il progetto Ignitor quale fondamentale, per cui lavorare magari per decenni, per poter arrivare a verificare se era possibile avere una fonte energetica sicura.
Metto in dubbio, caso mai, il comportamento del Governo e dell'Enea e chiedo e spero che da qui parta un'iniziativa efficace, che in questi mesi non c'è stata da parte dell'attuale Giunta, affinché, se sono, come io credo, vere le cose che Rubbia ha detto a "Repubblica", si diano i finanziamenti a Coppi e a Rubbia stesso, per far decollare questo progetto.
Sono d'accordo con Rubbia quando afferma che quando si è costretti dall'esigenza e necessità la ricerca procede con più efficacia e celerità.
Lui riportava esempi di momenti significativi in cui la ricerca si è mossa velocemente presa da esigenze del momento. Si potrebbe fare persino l'esempio del primo utilizzo bellico del nucleare, presi da quella che era ritenuta l'esigenza di contrastare lo sviluppo nucleare dei tedeschi.
Se Rubbia parla dei primi anni del 2000 come di un traguardo possibile per la fusione, cosa sono 15 o 20 anni rispetto a problemi di queste dimensioni, quando la stessa costruzione di una centrale nucleare a fissione ne richiede 10 o 12? Ritengo che queste siano ragioni da verificare fino in fondo con la Comunità scientifica; Rubbia è sicuramente uno studioso cui dare fiducia, avendo ricevuto, non a caso, un Premio Nobel ed essendo, oltre che un grande scienziato,anche un grande organizzatore.
Credo che il nostro Paese abbia (e le aveva Torino, stante il fatto che vi era un gruppo di fisici teorici che avevano lavorato in America che sostenevano già il progetto fusione di Coppi) ragioni valide per sospendere l'attività di realizzazione della centrale di Trino e di rilanciarsi su una prospettiva di lavoro che ha, e ci viene detto da Rubbia, una sua concretezza e possibilità. Cosa sono, collega Brizio, vent'anni rispetto al rischio di creare 100 casi di cancro in più? Io non credo molto ai calcoli statistici, ma se ci fosse anche solo il rischio di creare 100 casi di cancro in più all'anno io sono per rinunciare e ritardare quella strada.
Non voglio entrare in casi emotivi che ci coinvolgono spesso da vicino, ma quante persone stanno morendo di questa malattia? Neanche 100 casi in più sono accettabili; io vorrei che si operasse per avere tutti gli anni 100 casi di cancro in meno.
Cosa sono, allora, 20 anni per mettersi all'avanguardia, per lanciarsi alla ricerca di soluzioni in questa tecnologia che solo in questo caso diventa avanzata, che ci può mettere, come afferma Rubbia, all'avanguardia a livello mondiale.
I Giapponesi, oggi tanto considerati all'insegna della moderna tecnologia, non hanno operato in questo senso; Non sono partiti da una situazione tecnologica arretrata per buttarsi su tecnologie di avanguardia? Hanno saltato anche delle fasi. Mi pare davvero che la prospettiva del nucleare debba verificare queste possibilità che la fusione ci dà e se sono fondate le indicazioni che ci dava Rubbia in quell'intervista a "Repubblica", che certo vanno verificate nel giusto contesto, mi pare sia quella la strada da seguire. Ecco allora una ragione di più per chiedere che a Trino non si facciano neppure i lavori di sterro; perché farli se abbiamo bisogno (anche per questi motivi oltre a quelli enunciati l'altra volta) di pensare, meditare, di prendere qualche mese per capire se non ci si debba buttare su di un'altra strada? La strada della fusione può metterci davvero all'avanguardia di una tecnologia certamente non meno complessa, molto delicata, forse più di quella della fissione, ma non con pari rischi; Rubbia affermava che pu essere addirittura di tipo aneutronico, e quindi non avere questo problema.
Quella, davvero, è una tecnologia che può creare condizioni di avanzamento della nostra struttura produttiva e del nostro sviluppo economico.
Occorre che questa Giunta, se vuole assumere una posizione chiara e non soltanto far parole, chieda in modo deciso di sospendere l'attività di Trino, di non lasciar fare neppure le opere di sterro, di considerare gli interi problemi, ad esempio chi deve decidere, di chiedere con noi il referendum consultivo, di valutare le questioni della sicurezza. Se il referendum consultivo dicesse che dobbiamo far procedere i lavori o viceversa, se ci sono condizioni di sicurezza sufficiente comunque si faccia il referendum consultivo e si chieda all'Enel di non procedere agli appalti perché la sensazione che abbiamo è che da dopo Chernobyl, l'Enel non abbia avuto ripensamenti ma che stia operando con più celerità per arrivare alla conclusione dei contratti per farci trovare di fronte a situazioni compromesse, concluse, più onerose per lo Stato italiano nel caso dovesse avere qualche ripensamento. Anche questo comportamento, se così fosse, non sarebbe accettabile.
Abbiamo saputo ieri che il Governo, nella sua riunione,ha deciso di indire una conferenza nazionale: ha quindi colto le preoccupazioni che venivano dalla popolazione italiana. Capisco che il Governo non decida automaticamente la sospensione dei lavori di Trino, occorre avere una visione nazionale, ma nel momento in cui questo sceglie di andare ad una conferenza nazionale per ridiscutere, riverificare la politica energetica del nostro Paese, dopo Chernobyl, credo che nessuno possa mettere in dubbio la verifica sull'andare avanti col nucleare. Se il Governo, nella sua visione nazionale, non chiede di fermare i lavori, credo sia più che motivato, anzi, dovuto, per una Regione qual è il Piemonte il chiedere che i lavori della centrale di Trino vengano fermati. E' giusto che si dia anche sotto questo profilo, il segno che non si vogliono fare più i giochi delle tre carte, che si vuole davvero pensare più seriamente e più fondatamente sul futuro energetico del nostro Paese e quindi avremmo voluto sentir dire queste cose dal Presidente Beltrami, non avremmo voluto sentir ripetere fughe sui problemi internazionali, sulla conferenza internazionale che neanche il Governo chiede. Il Governo nazionale si sta muovendo con più serietà di questa Giunta, non chiede una conferenza internazionale, ha deciso di fare, per la responsabilità che ha il suo livello, una conferenza nazionale. Quindi volevamo sentire queste cose dalla maggioranza ,e dal suo Presidente e non fuggire e rifugiarsi ad altri livelli per eludere le proprie responsabilità. Quindi sospendere i lavori di Trino, noi continuiamo a dire e ribadiamo, in un altro ordine del giorno lo abbiamo posto in evidenza, procedere a larga consultazione, nell'attesa del referendum consultivo nazionale che io voglio sperare sia sempre più richiesto da larghi strati della popolazione - e lo è già - ma sia anche sempre più condiviso da forze politiche, e non posizioni ambigue come quella dell'ordine del giorno che la maggioranza ci ha presentato e che consente al collega Rossa di dire, nel suo intervento, di interpretare quell'ordine del giorno in un certo modo, che tende a recuperare la posizione,assunta quindici giorni fa,riferita alla sospensione dei lavori della centrale nucleare di Trino e che consente ad altri di dire l'esatto opposto.
La dimostrazione dell'ambiguità del vostro ordine del giorno è data dall'aver sentito i vostri interventi, ciascuno dei quali, partendo dall'ordine del giorno, ha tratto conclusioni diametralmente opposte nell'intenzione, nella tendenza. Ma è un modo di governare questo? Di fronte a problemi così seri e drammatici, che devono promuovere anche il recupero dei limiti con cui abbiamo proceduto nel passato, questa maggioranza non sa che presentarci un ordine del giorno, così largamente ambiguo da contenere dentro posizioni così diverse. Questo non è un modo di governare, è un modo che non legittima la funzione di governo di questa Giunta, che non legittima le funzioni di rappresentatività dei Consiglieri regionali perché nessuno può fingere di non aver sentito quello che ha detto il collega di maggioranza che è diverso dall'interpretazione che aveva dato all'ordine del giorno.
Siamo di fronte ad una maggioranza che non sa prendere posizioni, che rimanda a Roma le decisioni o addirittura le rilancia a livello internazionale e caso mai si rifugia, come qualcuno ha fatto - mi pare il collega Rossa - nelle posizioni già assunte dal Comune di Trino che caso mai diventerebbe il salvatore delle nostre coscienze.
Le nostre coscienze e la nostra dimensione politica ce la giochiamo in quest'aula, in questo Consiglio regionale, ponendoci di fronte non problemi tecnici, non problemi di cavilli giuridici, ma il problema etico e civile che è posto nel fatto se noi accettiamo o no che una tecnologia di questo genere, che sappiamo oggi con crudezza, può avere delle falle, possa, nella nostra Regione, nella nostra comunità, provocare dei rischi gravi come quelli che abbiamo imparato drammaticamente a conoscere proprio in questi giorni.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.
BRIZIO Signor Presidente e colleghi, questo dibattito ci ha riportato (forse era fatale, forse doveva essere previsto) a ridiscutere temi che erano già stati ampiamente trattati nella seduta dell'8 maggio. Non era questo il nostro obiettivo né questa era la decisione assunta dai Capigruppo che avevano richiesto una posizione della Giunta, ma impegnandosi, nella sostanza, a evitare una ripetizione del dibattito e a collocarsi esclusivamente sui temi che questa comunicazione e i relativi ordini del giorno avrebbero suscitato.
RIVALTA C'è l'uso di rimandare tutto ad ottobre ...
BRIZIO Credo che per rimandare a ottobre chi non apprende non è forse necessario usare il doppio del tempo degli altri, abusare del tempo ...
RIVALTA Io sono qui dalle 9.00 e non ho mai posto il problema di tempo perch sono uno che non ha mai tolto la parola a nessuno.
BRIZIO Anch'io caro Rivalta sono qui dalle 9.00 e mi fa piacere che tu non abbia mai tolto la parola a nessuno; io ho fatto un rilievo politico generale che non doveva suscitare il tuo nervosismo.
RIVALTA Lo capisco io



PRESIDENTE

Consigliere Rivalta non ha la parola.
BRIZIO Voglio dire che anche noi non siamo cinici né rassegnati, che i problemi dell'ambiente soprattutto quelli dell'uomo sono per noi in prima fila, che quindi anche cento casi di cancro o dieci ci preoccupano moltissimo al limite uno solo e neanche in questo ci sentiamo secondi ad alcuno.
Riteniamo che l'opzione fondamentale sia quella della sicurezza, lo abbiamo detto, ripetuto e scritto,per cui pensiamo che la sicurezza deve essere la questione da portare avanti prima delle altre, ci rifiutiamo di credere di non poter controllare questa materia. Non si può scegliere l'arretratezza o pensare - perché anche questa è arretratezza - di saltare completamente delle fasi tecnologiche, di puntare solo sul futuro e quindi sull'energia pulita perché lo stesso Rubbia, che è stato qui citato, ha affermato: "No all'emotività, l'obiettivo è l'energia pulita", ma anche questa fase, che noi viviamola dobbiamo comunque vivere e non possiamo saltarla, non si può saltare nessuna fase storica,non si può neanche saltare impunemente delle fasi tecnologiche.
Quindi noi siamo per la sicurezza ...
STAGLIANO' Ma se in America li stanno togliendo quei reattori! BRIZIO Ma collega Staglianò sei arrivato facendo i tuoi grandi urli in quest'aula e continui con queste tue interruzioni, lascia parlare con pacatezza e lascia ragionare.
Io dico che è difficile saltare impunemente delle fasi tecnologiche e che noi siamo, innanzitutto, per la sicurezza, ma anche per delle scelte responsabili.
Siamo per una fase di riflessione, per l'utilizzo delle energie alternative, anche per una revisione del Piano Energetico Nazionale. Sono stati citati interventi di stamani alla Camera, cito anche quello del nostro on. Viscardi che, riguardo alle fonti energetiche, ha detto che noi non abbiamo mai sostenuto che la ricerca di fonti alternative dovesse essere abbandonata e che soluzioni, pure affascinanti (e tocco di nuovo i temi di saltare delle fasi) ancora non riescono a fornire la quantità di energia necessaria per il livello di civiltà del nostro Paese.
Sempre nell'intervento di stamani l'on. Viscardi, riguardo il Piano Energetico Nazionale, ha detto: "E' sempre possibile riconsiderare le scelte fatte quando questa riconsiderazione sia frutto di riflessione attenta e abbia il fine di migliorare gli obiettivi che sono alla base delle scelte politiche, cioè gli obiettivi di progresso che per noi sono fondamentali".
Ritengo che verso l'energia pulita nucleare il discorso dell'Ignitor debba essere utilmente ripreso, ha fatto bene il Presidente della Giunta a toccare questo tema ed a impegnarsi a portarlo avanti con energia, a riprenderlo al livello in cui era stato lasciato e forse anche oltre.
Dell'Ignitor abbiamo parlato nell'83; imputare come fa il collega Rivalta a questa Giunta di aver ignorato per un anno l'argomento quando era stato precedentemente abbandonato appare pretestuoso.
RIVALTA Sei passato qui senza neanche capire come procede.
BRIZIO L' ho capito, sono passato qui e ho capito anche altre cose, caro Rivalta, sei tu che continui ad essere purtroppo quello che sei, uri grande arrogante; dai dell'arrogante agli altri, ma tu sei un grande arrogante non il collega on. Orsini.
Per quello che riguarda il tema di Ignitor, ha fatto molto bene la Giunta a riprenderlo e ad impegnarsi di portarlo avanti con quel particolare impegno ...
RIVALTA Quell'impegno particolare? Ma dove? BRIZIO Quell'impegno che c'è nelle dichiarazioni, i contatti di cui ha parlato il Presidente Beltrami quest'oggi.
RIVALTA Mi sento di poterti interrompere pèr il tono che usi con me, se tu fossi corretto non ti interromperei.
BRIZIO Ma siccome sei tu, caro Rivalta, che tutte le volte mi citi nei tuoi interventi anche quando io assolutamente non tocco l'argomento.
RIVALTA Signor Presidente, dica al collega Brizio di mantenere un atteggiamento corretto.



PRESIDENTE

Ho già detto al collega Brizio di proseguire, però non interrompete chi sta parlando.
RIVALTA Non interrompo più.
BRIZIO Speriamo.
Per quello che riguarda il documento che noi abbiamo predisposto con le altre forze politiche di maggioranza ha innanzitutto un significato politico importante, cioè di far ritrovare le forze della maggioranza concordi su un documento, con una collocazione convergente. Nello svolgimento del dibattito dell'8 maggio le forze di maggioranza si erano trovate in una posizione articolata perché il tema è complesso e perch nessuno è depositario, in argomenti come questi, di certezze assolute.
Ci siamo successivamente incontrati a livello di maggioranza e siamo riusciti a portare avanti una posizione complessiva che ci trova, nella sostanza, convergenti e che ricostituisce un quadro di maggioranza ben preciso. Dunque la maggioranza non ha i piedi di "argilla" a cui faceva riferimento il collega Staglianò ...
ADDUCI Non ha i piedi.
BRIZIO Le interruzioni servono a poco, caro Adduci, io non leggo i nomi dei nati oggi con la pretesa di rappresentarli, cerco di farmi carico di interessi più generali. Ma guarda la tua storia che è molto più complessa.



PRESIDENTE

Consigliere Adduci parla chi ha la parola.
ADDUCI Mi ha provocato, signor Presidente.
BRIZIO Non ho provocato alcuno e dico con tutta serenità che il documento che abbiamo predisposto è certo un documento che ha un suo iter sofferto, che ha delle sue complessità e che può anche avere qualche lettura diversa. Noi diamo una lettura di sintesi che è quella sulla quale abbiamo operato dando il nostro contributo alla redazione di questo documento che c'è nella lettera, nella forma (basta seguire quelle che sono le parti riprese totalmente dal testo che avevamo predisposto l'altra volta) ma anche nella sostanza. Noi non siamo né per una prosecuzione indiscriminata, che sarebbe irresponsabile, ma neanche per un arresto semplificatorio ed affrettato di tutto che non si vede chiedere in tutte le sedi. Tra i documenti di stamani, abbiamo la mozione comunista presentata alla Camera nel suo testo integrale, firmata da Zangheri e da due piemontesi come Minucci e Sanlorenzo, che non pone il problema della sospensione dei lavori in corso.
Bisogna allora fare delle letture complete, se questa sospensione è così importante, così fondamentale, se ne deve parlare,perché la conferenza non significa sospensione. Come ho già detto non ci poniamo né nella posizione di prosecuzione indiscriminata,né di un arresto semplicistico e leggo testualmente l'ordine del giorno: "Siamo per un procedere in modo da non pregiudicare la decisione definitiva relativa alla costruzione dell'impianto di Trino" cioè un procedere con cautela, un procedere condizionato e questa mi pare l'interpretazione più sintetica e più originale di quello che è il documento che noi presentiamo oggi.
Questa è l'interpretazione che noi diamo; su questo testo la maggioranza ha trovato una fase di unita politica che giudichiamo importante poiché la Giunta, il governo regionale,possano operare in ordine a questo tema difficile con il supporto di un'unità compatta in grado di dare il necessario sostegno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.
NERVIANI Non intervengo nel merito ma voglio elevare una protesta vibrata nei confronti di numerosi Consiglieri che hanno sistematicamente interrotto l'intervento del collega Capogruppo Brizio.
Ritengo che non sia dimostrazione né di civiltà né di democrazia né di rispetto. Il Gruppo consiliare della D.C. è sempre stato caratterizzato dal massimo atteggiamento di rispetto nei confronti di tutti coloro che sono intervenuti e pretendiamo per il nostro Capogruppo e per tutti coloro che intervengono in questo Consiglio lo stesso rispetto.



PRESIDENTE

Collega Consigliere, purtroppo devo dire che non c'è davvero da parte della Presidenza una visione di buoni da una parte e cattivi dall'altra, se volete usare una metafora di tipo scolastico. Sulla lavagna dei cattivi ci possiamo mettere tutti.
Quindi non mi sembra il caso di fare adesso rilievi che si possono immediatamente, nel giro di pochi minuti, ribaltare.
Colleghi abbiamo finito la discussione, non ci sono richieste di replica.
Sono stati presentati degli ordini del giorno in questa sequenza: il primo, presentato dai Consiglieri Reburdo, Ala, Staglianò; poi quello della maggioranza; c'è quindi un ordine del giorno presentato dai Consiglieri Majorino e Minervini; infine un ordine del giorno firmato dai Consiglieri Bontempi, Rivalta, Ala, Reburdo e Staglianò. Infine c'è una questione pregiudiziale posta dai Consiglieri Bontempi, Valeri e Dameri sull'ordine del giorno presentato dai Gruppi di maggioranza.
Sulla base dell'art. 61 del Regolamento la questione pregiudiziale deve essere dalla Presidenza accolta in quanto nel corso del dibattito, appunto è sopravvenuto un nuovo elemento: l'ordine del giorno.
La pregiudiziale è stata posta su dei punti espressi nell'ordine del giorno. Pertanto, dato che si vota nell'ordine di presentazione, prima di votare l'ordine del giorno presentato dai Consiglieri di maggioranza devo considerare la pregiudiziale posta che ora vi leggo: "I sottoscritti Consiglieri regionali ai sensi dell'articolo 61 del Regolamento del Consiglio regionale intendono proporre la seguente questione pregiudiziale al voto dell'ordine del giorno proposto dai cinque Gruppi di maggioranza.
Laddove l'ordine del giorno invita il Governo a graduare l'ulteriore esecuzione dei lavori di cantiere lascia indefiniti quali di detti lavori la Giunta ritiene possano proseguire e quali no.
Per non pregiudicare l'efficacia della richiesta, anch'essa contenuta nell'ordine del giorno, che non si creino precedenti vincolanti ad una verifica reale delle condizioni di massima sicurezza della centrale di Trino.
Pertanto, i sottoscritti chiedono che pregiudizionalmente al voto del Consiglio la Giunta, al fine della esatta determinazione del significato del voto medesimo, definisca specificamente i lavori che si ritiene debbano essere graduati, qual è lo scaglionamento richiesto, quali lavori, quindi debbano essere permessi, quali rallentati, quali sospesi".
Su questa pregiudiziale che chiede alla Giunta una chiarificazione rispetto ad un passaggio dell'ordine del giorno evidentemente c'è una procedura.
La Presidenza lo ammette.
Non è una correzione,è una pregiudiziale.
Colleghi, il dibattito si è fatto sulle comunicazioni della Giunta. Nel corso del quale sono stati presentati degli ordini del giorno che sono a tutti gli elementi nuovi. Questo è ciò che la lettera del Regolamento dice ed è quello che la Presidenza ha il dovere di rispettare.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Bontempi sulla questione pregiudiziale.
BONTEMPI Ho chiesto la parola perché credo che sulle questioni pregiudiziali il nostro Regolamento preveda un intervento a favore ed uno contro se non vado errato. Mi iscrivo, perché il motivo di presentazione di questa pregiudiziale mi pare molto chiaro. Noi abbiamo sostenuto nel dibattito, e molti altri l' hanno sostenuto, che uno dei requisiti essenziali per la credibilità del lavoro nostro e la decisione che scaturisce dal secondo dibattito sulla questione nucleare sia la chiarezza di quello che succede.
Abbiamo nel nostro intervento ravvisato, e non solo noi, la dimostrazione che è stata data dalle simmetriche a volte opposte interpretazioni autentiche che sono state fornite dai Gruppi della maggioranza. Ricordo per tutti la schietta ma netta e diversa interpretazione data dal Gruppo P.R.I. rispetto a quella data dal Gruppo del PSI, ma al di là di questi che possono essere artifizi che vanno politicamente a mio avviso segnalati e 'su cui si può appuntare una critica politica, c'è un problema istituzionale; di qui nasce la ratio della questione pregiudiziale.
Il problema istituzionale è che noi usciamo, se si vota questo ordine del giorno, senza avere chiarito prima il significato del termine graduazione, con l'assoluta incertezza su quello che succederà concretamente nei fatti.
Credo che per chi ha voluto intraprendere una strada, che a noi sembra politicamente sbagliata, comunque meno forte, in ogni caso generica dell'usare anziché il termine sospensione o prima di procedere ai lavori il termine graduazione competa anche l'onere di far sapere, intanto a noi per saperci collocare nel voto, e più in generale alla comunità piemontese quali siano i lavori che si intendono graduare.
Sul piano istituzionale il nostro Gruppo, che pure sostiene una netta posizione sulla sospensione, diverso atteggiamento avrebbe qualora l'interpretazione fosse, come ci è parso emergere dagli interventi di alcuni esponenti della maggioranza, di fatto non prosecuzione dei lavori e subordinazione della prosecuzione dei lavori alle garanzie di sicurezza, se è questo, ci sarà una collocazione determinata del nostro Gruppo, se è diverso è chiaro che la nostra collocazione sarà quella che vi lascio immaginare, nettamente contraria.
In questo senso sostengo sul piano squisitamente istituzionale non solo l'ammissibilità ma l'indispensabilità di deliberazione di questa questione preliminare. Altrimenti si potrebbe configurare uno scenario che sarebbe di nuovo un brutto precedente, quello di una formulazione che su una materia così delicata e su cui sono così fortemente accesi i riflettori dell'opinione pubblica, si esca di qui non avendo di fatto deciso niente questo è il punto.
Quindi, ripropongo al Presidente della Giunta Beltrami la questione che gli ho posto prima: non essendo uscito nel merito, credo che neanche politicamente, al di là di una parvenza che forzatamente ci vuol far credere, come se avessimo gli occhi foderati di pelle di salame, non si pu ricomporre nulla se non si sciolgono questi punti.
Chiediamo, quindi, che su questa questione pregiudiziale, almeno nei limiti in cui chi ha scritto questa frase è in grado di dare risposta, ci dia una precisazione, sulla base della quale noi ci collocheremo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO Sulla questione pregiudiziale rilevo che il nodo principale del dibattito, o almeno il nodo che divide i tre ordini del giorno compreso il nostro, è la sospensione o la prosecuzione dei lavori. Non c'è dubbio che la parola graduare è una parola che al di là della pregiudiziale dovrebbe quantomeno essere spiegata. Quindi, la richiesta di una spiegazione confido che venga accolta, perché o per graduare si intende sospendere o si intende proseguire; capisco che sono interpretazioni antiletterali, però allora mi si deve dire in che cosa consiste la parola graduare. Questo per una ragione di chiarezza e ripeto, al di là del valere, il ragionamento che è stato fatto da chi ha presentato la pregiudiziale ha valore come effettiva pregiudiziale e non ammissibilità al voto dell'ordine del giorno.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
ALA Apprezzo l'iniziativa procedurale del Partito comunista, cui peraltro riconosco la capacità di servirsi di strumenti più persuasivi per convincere la maggioranza a dare un qualche senso a frasi che non si capisce bene cosa vogliano dire. Le impressioni che vengono raccolte in questo documento, che ho solo sentito leggere dal Vicepresidente Marchiaro e non ho sotto mano, sono quanto mai pertinenti se riandiamo all'andamento del dibattito che si è avuto oggi in quest'aula. Tra l'altro, mi pare riecheggi quanto anch'io avevo espresso nel mio intervento. Lavori di cantiere, per esempio, che cosa vuol dire in quel documento, visto che dal punto di vista giuridico procedurale c'è una distinzione netta tra lavori di precantiere e lavori di cantiere, nel caso della costruzione delle centrali elettronucleari, secondo la nostra legislazione? Occorre inoltre tener conto che i lavori di cantiere non sono ancora iniziati. Che cosa vuol dire graduare dei lavori che non sono ancora iniziati? Se si fa confusione tra precantiere e cantiere, come già avevo fatto notare prima tanto vale chiarire esattamente di che tipo di lavoro si tratta. Se si tratta di lavoro di cantiere significa già dare per scontato il nullaosta alla costruzione. L'invito è anche a riprendere quel riferimento esplicito che era stato fatto al nullaosta alla costruzione, presente nel documento precedente presentato dal quadripartito più due Consiglieri. Quindi non posso che associarmi nel voto alla richiesta pregiudiziale avanzata dai colleghi Bontempi ed altri.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Presidente e colleghi Consiglieri sono perplesso sul fatto che si dibatta su questo argomento, il giudizio non è certamente sul Presidente ma è complessivo sull'assemblea. Una questione pregiudiziale è una cosa che deve essere decisa prima che se ne decida un'altra. Voi dovete porre una questione che ritenete pregiudiziale rispetto ad un'altra, per esempio potete porre un emendamento che in qualche misura ritenete pregiudiziale rispetto all'approvazione di un altro documento, non richiedere che si avvii un dibattito e un chiarimento da parte degli estensori del documento rispetto ad un documento di cui gli estensori si assumono la responsabilità politica e linguistica; a questo punto si va al voto, si esprime un giudizio su quel documento, nella dichiarazione di voto si possono esprimere i giudizi più pesanti che si ritiene. Noi esprimeremo dei giudizi evidentemente di altra natura, ma non capisco dove ci sia la pregiudizialità. Ci sono due aggettivi che noi usiamo davanti ai giudici: preliminare e pregiudiziale. Preliminare è prima di una certa cosa, di un limite che è posto da una qualche norma; pregiudiziale è quando deve essere deciso prima. Non riesco a capire qual è la questione che noi dobbiamo decidere prima di mettere in votazione l'ordine del giorno. Forse per qualche collega è poco chiaro, poco comprensibile, è evasivo, è un brutto documento, potete non votarlo, oppure nel vostro intervento potete chiedere che nell'illustrazione definitiva del documento, nelle dichiarazioni di voto venga chiarito da qualcuno. Se ritenete di avviare un dibattito politico lo posso anche capire, perché qualcuno chiarisca l'interpretazione, ma è un problema di merito non pregiudiziale. Se graduare vuol dire fermare, o vuol dire procedere a certe condizioni è un" problema di merito, non è un problema pregiudiziale.
BONTEMPI Vorremmo però che ci venisse data questa spiegazione.
MARCHINI Ho detto che sono perplesso, non mi scandalizzo perché i giochi della politica non li abbiamo inventati noi, li abbiamo ereditati. E' chiaro che si vuole, da parte dell'opposizione, giungere attraverso un termine, che è indubbiamente per qualche misura poco trasparente, di nuovo ad una divisione nella maggioranza, questo l' hanno capito anche i bambini! Vi ho anche detto che sul piano metodologico, non mi scandalizzo se nella dichiarazione di voto di un Gruppo si sfida un partito qui presente, per esempio quello repubblicano, a riconoscersi nel termine di "sospensiva qualora non"; oppure sfidare il Partito socialista nel riconoscersi a proseguire con talune cautele, lo posso capire. Mi sembra un precedente sul quale dobbiamo riflettere; il fatto che si consideri una, richiesta di chiarimento, nel merito, che è diventata una questione di natura pregiudiziale. Se così andiamo avanti io sull'ordine del giorno del Partito comunista ho 42 questioni sulle quali chiedere dei chiarimenti, li chieder nella mia dichiarazione di voto. Con questo mio intervento richiamo noi stessi ad usare le armi che comunque ci sono, il dibattito non è concluso ci sono le dichiarazioni di voto, noi abbiamo il diritto di fare così collega Bontempi, tu poi esprimi il tuo giudizio, io subisco il giudizio politico tuo, della pubblica opinione e dei rappresentanti che qui sono certamente autorevoli; accetto, ma non puoi obbligarmi. Il termine graduare personalmente non so cosa significhi, ma voglio dire di portare avanti questa questione come una questione di natura pregiudiziale, vorrei per chiedere ai colleghi comunisti, appena terminato il ventaglio degli interventi, di ritirare la questione in termini di pregiudizialità per non mettere in imbarazzo il Consiglio nel suo complesso rispetto a questo precedente. Riterrei corretto, anche perché il Vicepresidente della cui buona fede nessuno dubita, non sia responsabile di un precedente che poi faccia storia; ho l'impressione che il Partito che ha proposto questa questione alla fine, quando tutti avranno detto cosa significa graduare ritiri la questione pregiudiziale per un problema di metodo e di governo dell'assemblea.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.
TAPPARO Ritengo che questo Consiglio debba, in questa giornata, fare uno sforzo per riuscire ad essere il più produttivo possibile, trovando una soluzione valida, fuori da formalismi e proceduralismi che non sono utili a nessuno.
E' difficile riuscire a collocare la pregiudiziale in discussione all'interno di un contesto che mi sia chiaro. Certamente è chiaro che il nodo che è stato sollevato, quello della graduazione, è reale, e l'abbiamo assai discusso. Abbiamo visto che è un problema al quale noi come Gruppo socialista facente parte di questa maggioranza, cerca di dare una soluzione corretta. Ritengo che, visto come si sta configurando la cosa e visto che nel documento di maggioranza non si parla di prosecuzione dei lavori, il problema di graduazione potrebbe essere superato da una dichiarazione di assunzione di impegno da parte della Giunta per dare attuazione a questa graduazione in tempi certi, nella formulazione tecnica. Basterebbe a questo punto prendere la guida tecnica 10 dell'Enea, dove c'è la distinzione tra lavori di precantiere e c'è tutta una graduazione particolare e poi, come secondo aspetto, seguire la gestione e il rispetto della graduazione determinata. Dunque come maggioranza si esprime - una posizione, pur difficile, pur sofferta e pur complessa ma che ha un sua dignità e coerenza. Là dove ci sono zone grigie la Giunta assume l'impegno, in tempi certi, di poter andare a quelle definizioni che non lasciano le cose indeterminate. Siccome l'accordo tra i cinque non prevede la prosecuzione dei lavori, ma la graduazione, dobbiamo trovare una soluzione. La soluzione che noi, come Gruppo socialista,proponiamo è quella di un'assunzione di responsabilità per questa parte di gestione dà parte della Giunta, con l'ausilio di una strumentazione normativa, una normativa interna Enea, ma che è stata fatta propria dalla progettazione, dove si distingue una serie di aspetti del processo di sviluppo, del programma di costruzione di una centrale nucleare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.
BRIZIO Negli interventi che mi hanno preceduto, in particolare quello di Marchini, è stato posto il problema serio della proponibilità o meno di questa pregiudiziale sulla quale dobbiamo esprimerci. Intervenendo nel merito del problema avevo previsto di trattare i tema dei possibili emendamenti tesi riproporre il problema nell'ambito della maggioranza, ma di fronte ad assicurazioni nel senso che nessun emendamento sarebbe stato proposto non ho toccato questa parte nel mio intervento. Rilevo che anzich la via dell'emendamento è stata scelta quella della pregiudiziale ma la sostanza non cambia, anche se un chiarimento verbale ulteriore da parte della Giunta non appare giustificato considerato che, tra l'altro, la stessa non è titolare e del documento che è stato firmato e presentato dalle forze politiche. A mio avviso questa pregiudiziale non la e ritengo presentabile, proprio per questa incongruenza intrinseca, e ritengo che il documento deve rimanere nella sua originalità anche perché questo è l'impegno che le forze politiche hanno a assunto. Un ulteriore chiarimento in questa sede non mi pare sia possibile dopo ore e ore di dibattito,n necessario. Penso che i chiarimenti, soprattutto la graduazione successiva potrà avvenire in futuro nella sostanza, secondo le linee indicate dal collega Tapparo. Il problema del proseguimento dei lavori non si supera oggi e la Giunta ci terrà informati in modo che la gradualità, in funzione della sicurezza (perché il documento parla di gradualità in relazione alla sicurezza), sia osservata. Il documento è chiaro, lo abbiamo approvato tutti, riteniamo che si debba passare ai voti nel merito e che la pregiudiziale debba essere respinta perché non porta a un elemento di chiarezza, porta un elemento di ulteriore confusione e non contribuisce ad una posizione netta e precisa che il documento già ha individuato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.
FERRARA Signor Presidente, la pregiudiziale posta dal Partito comunista mi pare abbastanza chiara nelle sue finalità e mi pare che le valutazioni fatte dal collega Marchini l'abbiano in qualche modo individuata. E' certamente legittimo all'opposizione, di fronte ad una situazione oggettiva che si era determinata trovare argomenti di difficoltà all'interno della maggioranza.
Però mi pare che la proposta sia insostenibile anche perché non sarei personalmente, disposto a votare nessuna proposta di individuazione dei lavori da fare, non conoscendo il problema non sarei assolutamente in grado di individuare queste cose. Mi pare che il problema politico posto è che la Regione si faccia carico dei problemi di sicurezza, e quindi nei confronti del Governo dovrà far valere questa preoccupazione del Consiglio regionale.
In questo senso deve essere letto il nostro ordine del giorno e al di là delle valutazioni esplicite che sono state fatte credo possa leggersi anche.una sostanziale omogeneità, da parte dei cinque partiti, che hanno con questo ordine del giorno dichiarato che non vengano sospesi i lavori tenendo conto delle ragioni di garantire l'assoluta sicurezza e la non irreversibilità dei lavori che vengono fatti. In questo senso il Partito repubblicano non può aderire alla pregiudiziale del Partito comunista.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' Grazie Presidente. A me pare che la pregiudiziale presentata dal P.C.I.
sia pertinente. Non sono un sofista con grandi nozioni giuridiche, e non so spaccare il capello in quattro su questi argomenti. Ma, leggendo quanto è stato presentato, mi pare ci sia una contraddizione evidente, laddove s'invita i1 Governo a graduare l'ulteriore esecuzione dei lavori, senza però creare precedenti per una verifica reale delle condizioni di massima sicurezza della centrale di Trino. Dove sta la contraddizione? Cerco di spiegarmi con un esempio, a proposito dei lavori di cantiere. Lo zoccolo su cui poggiare l'impianto per allontanare il nucleo (quello che può anche fondere come ci ha ammonito Chernobyl) dalla falda acquifera sotterranea va definito, oppure no, sulla base di criteri di sicurezza nuovi, che cercherete di inventarvi, poiché (sarò anche un prevenuto come direbbe il collega Marchini) non si intravede, per quel che ne sa la scienza al riguardo, la possibilità di evitare il cosiddetto "incidente severo" impossibile, cioè la fusione del nocciolo, quindi lo sprofondamento del reattore in fiamme nella terra, con tutte le terribili conseguenze del caso.
MARCHINI ...Canale 5! STAGLIANO' Marchini mi interrompe e se la prende con "Canale 5" che l'altra sera ha trasmesso il film "Sindrome cinese", che tratta, nella finzione scenica di un "incidente severo" in una centrale nucleare americana. Evidentemente per lui abbiamo fatto un'alleanza segreta con Berlusconi, per convincere qualche milione di persone che abbiamo ragione noi antinucleari ...
Per riprendere l'esempio, mi pare non si possa negare che costruire lo zoccolo in un, modo piuttosto che in un 'altro, con un certo materiale piuttosto che con una determinata altezza, sia poi pregiudizievole per il futuro. Come ci ricordava stamani il collega Ala è già partito l'appalto con l'Ansaldo per costruire alcune parti del reattore nucleare, che magari potrebbero risultare superate alla luce dei criteri di sicurezza che definirà questa benedetta Conferenza nazionale, internazionale interplanetaria, in programma per il prossimo autunno.
Non mi dilungo più. Anche se non so spaccare giuridicamente il capello più che in due, mi pare che i corni della contraddizione siano molto chiari ed evidenti. La pregiudiziale comunista è, a mio avviso, assolutamente pertinente per il procedere dei lavori.



PRESIDENTE

Voglio esprimere una mia opinione, poiché non vi sia un ulteriore dubbio nei confronti del regolamento, in quanto la Commissione sta già esaminando il problema.
Il regolamento all'art. 61 dice che: "Il Presidente ha tuttavia facoltà di ammetterle anche nel corso della discussione qualora la presentazione sia giustificata da nuovi elementi emersi dopo l'inizio del dibattito".
Ad onore del vero, sono da tutelare il dialogo ed il confronto fra le parti. Il documento presentato dal pentapartito, non è sorto durante il corso della discussione, ma era un documento conosciuto fin dall'inizio ed era stato distribuito, quindi ci sarebbe già un motivo per dire che la questione sotto questo aspetto ha dei dubbi per essere ammessa. Vi è per un'altra questione che, a mio giudizio, la Commissione competente potrà chiarire: la questione pregiudiziale non può essere oggetto di un interpello soggettivo verso il presentatore del documento, cioè nessuno è tenuto a rispondere ad una domanda di un altro né tanto meno il regolamento può prevedere l'interpello come questione pregiudiziale: o è una questione oggettiva (vi è già un'altra legge in proposito) ed allora è una questione pregiudiziale da non fare, vi è già un articolo ad esempio che definisce in un' altra legge un argomento ed allora è una questione pregiudiziale.
L'interpello rispetto a documenti presentati è un patrimonio che nessun Parlamento ha mai adottato, poiché non diventerebbe più un dialogo, ma diventerebbe una sorta di interpello sotto la questione pregiudiziale. La questione in questo momento, senza pregiudicare, come la Commissione regolamento fa, cercherà di dare una definizione a questo come anche ad altro. La questione preliminare è stata ammessa e quindi bisognerà votarla.
Vorrei spiegare il significato di questo. Nel corso di questa discussione sarebbero dovuti emergere elementi nuovi (conoscendo già la frase "fin dall'inizio della discussione"). A me parrebbe (non sono sicuro perché conosciamo le interpretazioni dei tribunali e delle corti, quali esse siano; sbagliano corti intere, la Cassazione stessa ha ripreso più volte decisioni che aveva maturato in un certo senso; le stesse sezioni unite hanno deciso in un senso invece che in un altro, quindi mi guardo bene dall'essere un assoluto interprete del regolamento) che la questione sia stata ammessa e quindi è da votare, non c'è alcun dubbio.
Quindi la discussione è fatta, per cui dobbiamo andare al voto sulla questione preliminare. La questione preliminare può essere solo definita con il voto.
Ho spiegato con chiarezza il mio pensiero, ma posso anche sbagliare. La Commissione regolamento dovrà affrontare questo punto, cioè che cosa s'intende per questione preliminare o questione pregiudiziale lasciata all'interpretazione del Presidente.
Passiamo al voto per alzata di mano della pregiudiziale presentata dal Gruppo P.C.I.
E' respinta con 20 voti favorevoli, 29 contrari, 3 astensioni: 1 Consigliere non partecipa alla votazione.
Passiamo alla votazione degli ordini del giorno in ordine di presentazione.
Gli ordini del giorno sono stati riuniti nel dibattito appena svolto.
Si può procedere con le dichiarazioni di voto.
I Capigruppo avevano deciso che la comunicazione della Giunta con conseguente dibattito avrebbe assorbito anche il documento presentato. Se si ritiene di illustrare l'ordine del giorno è possibile.
STAGLIANO' La questione non è assolutamente in questi termini perché l'ordine del giorno firmato con i colleghi Reburdo ed Ala questa mattina non ha potuto essere oggetto di valutazione da parte della Conferenza dei Capigruppo.
Il dibattito si è svolto oggi sulla comunicazione del Presidente della Giunta in merito alla quale tre Consiglieri hanno presentato un ordine del giorno e quindi intenderemmo illustrarlo.



PRESIDENTE

Ricordo che la Conferenza dei Capigruppo ha ritenuto di conglobare l'illustrazione dei documenti nella discussione generale. Siccome sarà anche questo motivo di ulteriore precisazione, non voglio assolutamente andare a limitare questa decisione e a creare dei precedenti. Sono stati presentati due ordini del giorno, uno firmato Reburdo, Ala, Staglian l'altro del PCI recante anch'esso le firme di Reburdo, Ala e Staglianò.
Chi intende illustrarlo? La parola al Consigliere Reburdo.
REBURDO Con i colleghi Ala e Staglianò ho voluto riprendere in considerazione la conclusione di un dibattito interessante e importante che ha investito l'amministrazione provinciale di Vercelli, al termine del quale è stato formulato e approvato all'unanimità un ordine del giorno che raccoglieva gli elementi di giudizio, ma anche di perplessità, espressioni di una realtà locale molto importante che si vede protagonista di un insediamento di una centrale che determinerebbe problemi di non secondaria portata.
Ci pare che - qui concordo con il collega Tapparo - il riferimento alle realtà locali o decentrate non può essere un mero riferimento a esperienze situazioni, istituzioni dal punto di vista politico meno rilevante di istituzioni ritenute di livello superiore. Anzi, le istituzioni locali più immedesimate nella realtà con la quale devono quotidianamente fare i conti e anche sulla base del fatto che il livello dell'amministrazione provinciale investe già responsabilità di forze politiche, di partiti di rilevanza nazionale, fa si che quel documento conclusivo che ha visto l'espressione unanime, assuma un rilievo politico rilevantissimo tale da essere riproposto nell'Ente Regione come risposta concreta a problemi che da quella realtà provengono.
Noi abbiamo colto questo forte elemento politico partecipativo altamente qualificato e fortemente espressivo di quelle forze politiche per riproporre in sede regionale queste valutazioni e queste indicazioni.
L'ordine del giorno ricalca parola per parola, salvo qualche puntualizzazione nella parte iniziale non di sostanza ma di aggiustamento linguistico e interpretativo più ampio, in particolare là dove mette in evidenza i problemi che si determinano a seguito dell'incidente di Chernobyl e là dove si fanno delle richieste specifiche, ricalca nella sostanza quel tipo di documento.
E' chiaro, come si è già detto nel dibattito che il problema pone con forza aspetti e situazioni che prima erano considerati da parte di molte forze politiche che hanno approvato questo documento meno dirimenti, meno importanti nell'immediato.
Oggi questi problemi si pongono in tutta la loro virulenza e tale da interrogare le stesse forze politiche a rivedere valutazioni e concetti che parevano definitivamente consolidati. Ecco perché abbiamo voluto mettere al centro dei problemi posti dall'incidente di Chernobyl non i prodotti lattiero - caseari e neanche l'insalata, quanto la questione dei riflessi che esso ha sull'uomo, sulle sue possibilità di sopravvivenza, di vita dignitosa, la possibilità di ricondurre la tecnologia e la scienza a servizio dell'uomo, come elemento vero evidenziato dall'incidente di Chernobyl.
Ecco perché abbiamo rilevato un grande afflato politico ed umano in quel documento, che voglio qui enfatizzare perché è un aspetto pregiudiziale. Non sono stati messi in discussione interessi di carattere economico, ma il problema dell'uomo, della sua dignità e della sua sopravvivenza. Il documento del Consiglio provinciale ha colto con forza questo elemento.
In questo senso abbiamo accentuato l'esigenza che la tecnica e la ricerca siano al servizio non solo del progresso, ma di tutti gli uomini per realizzare quei concetti di giustizia internazionale che sono messi a repentaglio. Abbiamo anche ripreso con una certa forza i problemi che questa questione di Chernobyl pone, l'esigenza di sottolineare il funzionamento di un organismo internazionale formato da tecnici altamente qualificati e indipendenti, in grado di avere l'autorità necessaria per procedere all'approfondita verifica degli impianti elettronucleari esistenti.
Abbiamo colto l'esigenza importante della necessità di costituire uno strumento a livello europeo, una rete di rilevazioni che in tempo reale sia in grado di verificare il funzionamento degli impianti nucleari e di sottoporli con urgenza alle necessarie verifiche e quindi dare una risposta alle sollecitazioni di protezione civile diversamente non innescabili.
Il terzo problema giustamente posto da quel documento è una richiesta al Governo e al Parlamento di procedere alla revisione del Piano Energetico Nazionale, in particolare là dove si riferisce alla costruzione di nuove centrali nucleari.
Infine la necessità come problema evidente di un nuovo e particolare accertamento sulle condizioni di sicurezza della progettata centrale di Leri. Per dare gambe a questa evidenziazione di problemi sarebbe opportuno chiedere che prima di procedere alla costruzione della centrale di Leri si costituisca un comitato scientifico, composto da tecnici e studiosi degli atenei di Torino e di altri organismi anche internazionali che in un confronto reale con l'Enel e con l'Enea proceda ad una seria verifica delle condizioni di agibilità, di sicurezza, di fattibilità di un impianto in quelle condizioni e tutto questo avvenga previa una sospensione dei lavori che garantisca questa possibilità.
Il tempo determinato nella richiesta di sospensione per le verifiche opportune è di 6 mesi. Ma in questo documento del Consiglio provinciale di Vercelli si sottolinea anche l'esigenza che vengano finalmente resi noti i piani di emergenza della centrale E. Fermi. Noi lo abbiamo chiesto tante volte in Consiglio regionale e ci è sempre stato risposto che i piani esistono, basta andarli a vedere, ma non bisogna renderli pubblici perch sono piani di sicurezza anche di carattere militare, per cui è bene che pochi lo sappiano. Spetta solo a qualcuno indicare quando scatta e come deve procedere un piano di sicurezza.
Mi pare che nelle interrogazioni da noi presentate, questo problema sia stato posto. Infine noi chiediamo che gli enti locali che hanno provveduto a dare permessi attraverso atti amministrativi perché l'Enel possa operare come iniziativa di precantiere, vengano revocati per 6 mesi in attesa che vengano svolte queste verifiche sul piano della sicurezza.
Il nostro è sostanzialmente la ripresa di un documento di un'istituzione sufficientemente politicizzato tale da costituire un inderogabile punto di riferimento là dove si debba assumere una decisione anche come Consiglio regionale. Questo è il motivo per cui abbiamo ritenuto di riproporlo, perché è il frutto di una convergenza che, pur partendo da posizioni nettamente diverse tra i vari Gruppi che hanno approvato questo ordine del giorno,si è fatto appello ad interessi superiori e reali che sono di procedere ad una verifica attraverso una sospensione dei lavori.
Noi abbiamo voluto illustrare il documento in tutta la sua validità proprio per richiamare ancora una volta con forza e per aiutare a concretizzare alcune osservazioni che il compagno e collega Tapparo evidenziava là dove il documento della maggioranza parla di gradualità.
Il nostro è un documento che sicuramente, se venisse approvato aiuterebbe a dare un'indicazione concreta sull'interpretazione della parola gradualità.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Reburdo, Ala e Staglianò il cui testo recita: "I drammatici fatti relativi all'incidente della centrale elettro nucleare di Chernobyl, aggravati da inammissibili reticenze e ritardi di informazioni da parte delle autorità sovietiche, pongono in forme nuove il problema della sicurezza delle centrali nucleari, sia per quelle esistenti sia per quelle in fase di progettazione e costruzione.
L'incolumità e la salute dell'uomo, la tutela dell'ambiente, sono prioritarie rispetto ad ogni scelta economica; la tecnica deve essere posta al servizio dell'uomo, senza metterne a repentaglio l'esistenza stessa.
Questo non significa rifiuto della civiltà tecnologica o la negazione dello sviluppo, ma anzi operare per renderli funzionali al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione di tutto il mondo.
Emergono almeno quattro problemi: 1) l'esigenza di un organismo internazionale, formato da tecnici altamente qualificati ed indipendenti con l'autorità per poter procedere ad una approfondita verifica degli impianti elettronucleari esistenti 2) la necessità di costituire, almeno a livello europeo, una rete di rilevazione in tempo reale del funzionamento degli impianti nucleari, come elemento di supporto alla predisposizione degli interventi di protezione civile 3) una posizione del Governo e del Parlamento in merito alla prosecuzione o alla revisione del Piano Energetico Nazionale, in riferimento alla costruzione di nuove centrali nucleari 4) un nuovo e particolare accertamento sulle condizioni di sicurezza della progettata centrale di Leri.
Alla luce di queste considerazioni, il Consiglio regionale del Piemonte chiede che prima di procedere nei lavori di costruzione della centrale di Leri, si costituisca un comitato scientifico composto da tecnici e studiosi degli Atenei di Torino e/o altri organismi anche internazionali, che, in confronto con tecnici Enel ed Enea, proceda ad una verifica delle condizioni di fattibilità e sicurezza dell'impianto progettato nel territorio della PO 1, previa una opportuna ed immediata sospensione dei lavori in corso di precantiere.
I risultati di tale comitato, che dovranno essere espressi entro sei mesi dal suo insediamento, verranno resi noti nelle forme più ampie e con adeguato coinvolgimento della collettività piemontese.
Il Consiglio regionale chiede altresì agli organi competenti di rendere pubblico il piano di emergenza della centrale 'E. Fermi' di Trino, ed invita tutti gli enti locali interessati dall'insediamento di Trino vercellese, a bloccare con atti amministrativi, ogni autorizzazione data dell'Enel".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' respinto con 17 voti favorevoli, 30 contrari, 1 astensione: 1 Consigliere non partecipa alla votazione.
Passiamo all'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Brizio, Ferrara Marchini, Rossa e Mignone.
Chi intende illustrare l'ordine del giorno del pentapartito? La parola al Presidente della Giunta, Beltrami.
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Non sono intervenuto precedentemente in sede di pregiudiziale, non mi richiamo a questo particolare aspetto della discussione perché è stato superato da una votazione. Ritenevo, in quella sede, e per certi aspetti lo ritengo tuttora, che la Giunta non possa restare totalmente assente da talune sollecitazioni specialmente quando queste pervengono dalle forze che si riconoscono nell'area di pentapartito e quindi operano a sostegno della Giunta stessa.
Preciso che l'ordine del giorno è stato presentato dalle forze di pentapartito, alle stesse appartiene, ed al loro interno ha trovato una sua verifica,, direi, piuttosto sofferta (qualcuno stamani l' ha illustrata in aula) e talune sollecitazioni.
La Giunta evidentemente poteva o doveva semmai prendere la parola solo nel caso in cui l'ordine del giorno fosse stato approvato. Nel momento della pregiudiziale ho ritenuto superfluo un intervento di precisazione.
Questo ordine del giorno si auspica possa trovare il consenso di larga parte dell'assemblea; stamani avevo invocato che questo consenso fosse il più largo possibile, proprio per consentire una ricchezza e autorevolezza di proposte nei confronti dell'Enea, degli enti addetti a questo settore l'Enel, e soprattutto nei confronti del Governo centrale.
Non ho possibilità di profetizzare, ma, innegabilmente, presumo che il risultato non otterrà questa larga attenzione. Se una precisazione va colta questa attiene al momento della cosiddetta gradualità; è pacifico che quest'ultima non può che essere espressione di una intervenuta mediazione che tenga conto all'interno della stessa area del pentapartito di un diverso, animato e pulito modo di sentire, di essere attorno a questo problema.
Cosa può fare un Governo di Regione o un Governo inteso a qualsiasi livello prima che l'ordine del giorno possa essere approvato? Se l'ordine del giorno sarà approvato è pacifico che diventando quest'ultimo manifestazione maggioritaria del Consiglio regionale impegna la Giunta (come risulta all'interno dello stesso ordine del giorno) a seguire promuovere, attuare, rendere operativo l'ordine del giorno stesso.
Quindi, per quanto attiene a questa cosiddetta gradualità, la Giunta regionale non potrà che essere tenuta a renderla operante perfezionandola attraverso un ancorarsi e un riferirsi a protocolli, a programmi di lavoro è evidente che non si potrà rifuggire dallo stesso canovaccio di lavoro proposto dall'Enea che stabilisce talune fasce d'intervento di precantieri cantieri, infrastrutture, aspetti e momenti di gradualità che io non conosco e in quella sede è evidente che la Giunta regionale, avendo colto dalle proposte del Consiglio regionale una particolare preoccupazione in ordine alle sicurezze legate a questo succedersi dell'ordine del lavoro alla rilevanza che i lavori stessi possono avere e quindi lavori che hanno carattere di reversibilità e altri che questo carattere non hanno, sarà impegnata a che questa gradualità possa essere decisamente rispettata e nel contempo, attraverso le verifiche che insorgeranno dalla conferenza nazionale o dalla Commissione scientifica o dallo stesso atteggiamento che può essere assunto dalla Camera dei Deputati che ha in atto un'approfondita, vivace e talvolta originale discussione, evidentemente la Giunta sarà tenuta a verificare il rispetto di questo processo di gradualità.
Avuto riguardo a questa scala di passaggi che attengono al precantiere alla parte infrastrutturale, a quelle opere che sollecitano momenti e riconoscimento di carattere di reversibilità e quindi a quelle opere, che questo carattere non hanno, mi pare che sotto questo aspetto sia fisicamente impossibile dire oggi alla Giunta che interviene per un lavoro di scavo, di ricolma o di livellamento delle aree. E' pacifico che questo tipo di lavoro appartiene ad un progetto dall'Enel, che verificheremo cosicché nel prosieguo dei lavori si tenga conto in modo particolare di quei momenti entro i quali si può capire che da quel tipo di lavoro nasce un elemento pregiudiziale agli orientamenti che possono essere quelli emersi dal dibattito entro il Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' Signor Presidente, voterò contro questo ordine del giorno. Il perch era già chiaro da questa mattina. Ma c'è qualche ragione in più che stamattina non ho detto per evidenti motivi, come risulterà dalle poche cose che seguiranno.
Mi pronuncio perché sono animato sinceramente dalla convinzione che il confronto schietto, anche duro,che in questa assemblea sviluppiamo possa permettere a ciascuno di noi di portare a casa, quantomeno, qualche piccola riflessione per se stesso. E davvero non riesco a sfuggire all'impressione che gran parte dei Consiglieri della maggioranza abbiano spiccate attitudini, nel loro comportamento concreto (nessuno, vi prego, se la prenda sul piano personale), a vestire i panni del "peones".
Il dibattito che è in corso alla Camera dei Deputati in queste ore dimostra come anche in questa circostanza la rivendicata autonomia, la dignità politica e culturale di questa assemblea, e quindi di noi stessi, è una petizione di cui ci si sciacqua la bocca inutilmente. In questa circostanza, così come nel dibattito per "l'ora di religione", nel quale alcuni Partiti laici furono scavalcati dai propri leader nazionali, come pure nel dibattito parlamentare seguito al bombardamento israeliano su Tunisi nelle implicazioni circa il rapporto da stabilire con l'O.L.P. (su cui i rappresentanti liberali in quest'aula furono scavalcati a distanza di poche ore dalle dichiarazioni del Sottosegretario agli Interni, On. Costa) in più di una circostanza, dicevo, non possiamo che registrare come i rappresentanti di questa assemblea appaiono fuori dal mondo, oltre che dal gioco.
Cari colleghi, sono convinto che molti di voi non ci stanno bene in questi panni, viceversa non riuscirei a spiegarmi il senso del lavoro che qui si svolge, che pure è faticoso. Vi state facendo scavalcare da tutti anche dalle istituzioni locali: l'abbiamo visto poc'anzi a proposito del documento approvato dalla Provincia di Vercelli dagli stessi partiti che qui si chiudono a riccio; scavalcati dai pronunciamenti unanimi dei Comuni di Bianzè, di Trino, di Crescentino: da un gruppo di cittadini di Castell'Apertole; dal Consorzio dei Comuni dell'area PO1. Che ci state a fare? Siete qui solo per alzare la mano? Questa mattina, ad esempio veniva ricordato l'intervento del responsabile nazionale del P.S.I. Di Donato il quale ha scritto cose che qui manco passano per l'anticamera del cervello, altro che arzigogoli del collega Rossa! Di Donato afferma che è necessario separare le competenze tra l'Enea e la Disp afferma che bisogna sospendere le scelte nucleari previste dal Piano Energetico Nazionale. In sostanza, cari colleghi, ho l'impressione che piuttosto che interpretare le grandi questioni, al di là delle parole gli irriducibili nuclearisti sembrano essersi abbandonati soltanto alla lettura dei quotidiani sportivi i quali ci hanno informato che la "Dinamo" di Kiev a 4 giorni dall'esplosione del reattore nucleare di Chernobyl ha vinto, a Madrid, la Coppa delle Coppe. Stando alla logica del ragionamento di Brizio di stamattina, si direbbe che la radioattività fa bene, se la squadra di Kiev vince dopo aver assorbito un bel po' di radionuclidi. E visto che siamo in argomento politico sportivo apro una piccola parentesi che può servire come memoria per ciascuno di noi. Gli atleti della "Dinamo" di Kiev, paiono perseguitati da un destino di distruzione e di morte, che marcia a fianco alle loro vittorie. 45 anni fa a Kiev, durante l'occupazione tedesca avvenne un episodio di sport, guerra e morte, ripreso come trama da alcuni film: "Tre tempi all'inferno", del regista ungherese Zoltan Fabbri; "Fuga per la vittoria", dal maestro americano John Huston. Le cronache raccontano che occupanti nazisti obbligarono i giocatori della "Dinamo" a giocare contro una rappresentativa del Terzo Reich, nel quadro dei festeggiamenti per il compleanno di Adolf Hitler: vinsero i sovietici, ma alla fine i vincitori furono tutti giustiziati.
Respingo con orrore l'idea che anche stavolta i calciatori di Kiev possano essere giustiziati dai feticci di un progresso che disprezza la vita e le sue regole.
Colleghi Consiglieri, io penso che il documento presentato dalla maggioranza sia completamente fuori dalla dimensione dei problemi che abbiamo discusso per due sedute consecutive con grande impegno ed animosità, come si può non fare in queste circostanze.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
ALA Gentile Presidente e cari Consiglieri una breve dichiarazione di voto "ad abundantiam" contro l'ordine del giorno del pentapartito, unita al rammarico di non aver votato, ripeto, quello di quindici giorni fa.
Volevo soprattutto dare alcune brevi risposte al collega Staglianò a distanza. Il problema che sta emergendo è lo svuotamento delle assemblee democratiche, una volta compiuti degli interventi che mettono in moto dimensioni di investimenti e dimensioni strategiche di così ampia portata da far si che poi siano inarrestabili da quelle persone e da quelle assemblee che le hanno messe in movimento. L'Enel si è ormai stabilmente installato nella nostra Regione e intende stabilirsi ancora di più, con una dozzina o una quindicina di dighe, per esempio, con l'elettrodotto che dal Superphoenix porta l'energia elettrica in Italia e che, per passare,ha dovuto devastare interi chilometri del Piemonte.
Ora, le decisioni sono prese in quella sede, un'altra sede ce l' hanno fatta vedere al TG3, spero che i piemontesi abbiano visto il sorriso sforzato del pentapartito e dei dirigenti dei partiti piemontesi, i loro sorrisi di circostanza per far vedere tutta la loro unità e unitarietà.
Però, ai piemontesi non è stato detto su quale documento hanno raggiunto l'unitarietà. Vi è da una parte il gruppo dirigente dell'Enel, deciso a non mollare la preda, e dall'altra parte la riunione che ci ha fatto vedere il TG3. Stanno qui i due punti, uno svuotato e l'altro pieno, secondo me, di contenuti. Ciò che mette insieme queste due cose, questi due punti è la fede che, per quanto riguarda la Democrazia cristiana, può avere una sua logica ed alcune garanzie, nel senso che la fede nel nucleare è connaturata ad un certo spirito e costituisce una credenza in una divinità forse più moderna. Per quanto riguarda, invece, la fede dei partiti laici, questa è forse nella garanzia della scienza e della tecnologia del progresso.
Una volta, si riteneva che la vera conquista laica del pensiero, che si emancipava dalla chiesa, fosse il dubbio. Invece oggi qui scopriamo che il pensiero laico non ha più niente a che vedere con il dubbio (almeno per quanto riguarda il pensiero laico che si esprime nei partiti laici). C'è la sicurezza totale, sicurezza nella fede tecnologica in quanto tale, non nelle sole centrali nucleari. Poi, forse, hanno anche quella, però allora sia detto con chiarezza che i piemontesi dovrebbero decidere, se non altro perché non tutti hanno questa granitica certezza.
E' chiaro che, a questo punto, ci sarebbe un'unica cosa risolutiva cioè fare delle elezioni politiche regionali serie su questo tema. Sarebbe l'unica proposta sensata che può essere fatta, dare ai piemontesi il diritto di decidere costringendo ogni Consigliere ed ogni partito a presentarsi di fronte agli elettori, magari dicendo: "La centrale ve la facciamo e votateci su questo". Vorrei proprio vedere i rappresentanti della Coldiretti andare a dire agli agricoltori: "Noi vogliamo la centrale nucleare, andiamo avanti e votateci su questo" e così via. Così almeno gli elettori piemontesi hanno qualche possibilità di contare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Signor Presidente ho preparato un breve intervento dichiarazione di voto per stare nei termini, ma voglio premettere una considerazione, credo per diritto acquisito in quest'assemblea, per il ruolo che ho svolto in tanti anni e che continuo a svolgere e anche per quel residuo,che non so in quanti permanga, di attaccamento ad una istituzione che, tutto sommato, non merita la fine che sta facendo.
Non lo dico con polemica aperta nei confronti di un modo complessivo di stare insieme che mi sembra non stiamo più trovando a livello adeguato.
Oggi, in altri termini, sulla questione nucleare - sono del tutto d'accordo che le più varie suggestioni, anche le implicazioni di ordine politico siano forti, non me ne scandalizzo affatto - forse avremo potuto fare insieme un'operazione di tempo minore e maggiormente aderente alle questioni.
C'era alle nostre spalle un dibattito in cui noi crediamo di essere stati in parte interpreti, anche nelle rappresentanze politiche. Quindici giorni fa si voleva davvero sapere se questa Regione e questa istituzione sarebbero o meno approdate ad una decisione e devo dire che il nostro no all'ordine del giorno è soprattutto un no di protesta e di forte critica politica ad un documento scritto che, a nostro avviso, non rappresenta una decisione.
Posso capire - avendo avuto una esperienza di Capogruppo di maggioranza e la difficoltà che le coalizioni di governo sempre attraversano - anche i percorsi seguiti per trovane le unità, magari fittizie, ma era necessario qui, più che in altri casi, sacrificare i tentativi di fittizia unità ad un vera decisione.
La decisione non c'è stata e riconferma che proprio il punto cruciale di questo ordine del giorno non rivela una ritrovata unità della maggioranza, ma rivela invece la debolezza e la disomogeneità politica di una coalizione che, su questo punto, non riesce ad assumere una decisione.
Non so se noi abbiamo fatto bene o male a proporre la pregiudiziale certo è, signor Presidente per il rispetto e la vecchia milizia che abbiamo avuto insieme, che è sindacabile se questa iniziativa fosse statutariamente ammissibile; credo che non sia però francamente sindacabile l'operato della Presidenza nel momento in cui una decisione è stata assunta, caso mai le questioni vanno poste in altra sede e non possono mai apparire con sfiducia a chi viene chiamato, per il suo compito, a presiedere un'assemblea nei momenti anche caldi e spesso incerti che gli eventi, proposti dall'iniziativa di Gruppi e parlamentari, danno.
Può darsi che noi avevamo perfino - non sono neanche sicuro se fosse del tutto in regola - posto un problema reale e a voi non può sfuggire che a ciò, salvo quella coda sulla base del suggerimento del collega Tapparo data dal Presidente Beltrami, siete sfuggiti; noi usciamo di qui con una sola certezza: l'assemblea regionale è più indietro del Consiglio provinciale di Vercelli, del Comune di Vercelli, dei piccoli Comuni e più indietro, persino del Parlamento nazionale.
Noi che pur abbiamo, con la nostra decisione, dato il via alla centrale di Trino, su questa abbiamo balbettato, espresso parole e messo giù della carta, non abbiamo deciso. Per questo il nostro no è un no fermo, un no preoccupato, un no che non vogliamo neanche usare politicamente più di tanto. Le debolezze di questa maggioranza ci sono note da tanto tempo e il nostro dovere è di indicarle e di stigmatizzarle; su questo punto ritengo che l'operazione delle tre carte sia stato uno sbaglio.
Era francamente preferibile cogliere gli elementi possibili all'interno degli accordi raggiunti, almeno su quello chiudere il fuoco dell'ordine del giorno non su un termine che siamo stati costretti, con la pregiudiziale, a riproporre in termini di chiarezza che non ci sono stati offerti.
Chiudo con un'ulteriore considerazione: la questione nucleare è davvero una questione di grandissimo peso, è tale per come si è rivelata negli ultimi tempi, da legittimare il diritto sacrosanto al ripensamento e al rivedere le proprie posizioni.
Credo che nella coscienza di molti queste cose siano presenti, lo diceva il collega Mignone. Sono anche dell'avviso che su questo dobbiamo cercare di coniugare l'azione dell'assemblea e il nostro muoverci rapportato alla gravità del problema e anche a questi grandi interrogativi.
Il modo stesso di condurre i nostri dibattiti - questa è una riflessione che estendo a tutti, noi compresi, non vogliamo fare i primi della classe - deve essere adeguato in ogni momento a quello che si deve decidere.
Oggi, forse avendo riproposto tanti e tali argomenti, si sono dati, in qualche modo, degli alibi ad una maggioranza che già di per sé molto coraggio non ha, che dovrebbe essere soddisfatta di riproporre un documento che gli stessi estensori sanno essere di interpretazione ambigua e polivalente, che io sfido a voler sostenere nei fatti attraverso qualcosa che ci faccia capire quello che succederà a Trino. L' hanno detto altri che rischia di essere il "nulla" della decisione regionale e il "molto" della decisione di quegli enti che si dice di volere controllare e contrastare e che invece, di fronte a questa debolezza di governo che si è riversata sul Consiglio, produrrà nel concreto la mano libera e piena.
Mi auguro che quello che ha detto il Presidente Beltrami trovi attuazione. Noi avanziamo una richiesta, che il collega Valeri ha già preparato, di convocazione della VII Commissione per arrivare a questo confronto dopo la votazione dell'ordine del giorno.
Da un anno circa richiamiamo l'attenzione della Giunta e le sue esigenze su questa materia, prima che accadesse l'incidente di Chernobyl non è avvenuto niente, siamo stati costretti a chiedere la verifica dell'ordine del giorno votato insieme. Allora, ripropongo, adesso, in sede di votazione insieme al mio no, l'invito (che ripeto credo di avere acquisito come diritto per essere stato tanto tempo in quest'aula in maniera abbastanza lineare) a fare quei salti di qualità che la situazione impone e che non mi sembra abbiamo compiuto per effetto della volontà della maggioranza con un ordine del giorno che credo lasci tutti insoddisfatti noi chiaramente, al punto di dire no e di denunciare questo fatto, ma credo anche tanti membri cella maggioranza, che nella fase ascendente, quella delle decisioni, forse avevano lavorato persino più seriamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Signor Presidente, desidero esprimere il voto favorevole del Gruppo socialista al documento ché è stato presentato stamani, o meglio ribadire questa posizione, al termine del dibattito che ci ha visti impegnati tutto il giorno. Dibattito che è stato vivace, che ha riproposto le posizioni dei Gruppi e che è stato articolato anche all'interno della maggioranza, al quale abbiamo cercato di dare le motivazioni che sono state portate dai colleghi che sono intervenuti, il collega Tapparo ed io. Sono le motivazioni che abbiamo sottolineato stamattina e sono nella parte centrale del documento e del quale abbiamo dato - e ribadiamo - la interpretazione precisa che è stata letta, oltre che espressa da me, dal collega Tapparo.
La graduazione è relativa al fatto che si debba subordinare all'accertamento chiaro e netto delle condizioni di massima sicurezza. Vi sono state queste differenti interpretazioni rispetto alle quali è intervenuto il Presidente della Giunta, che desidero ringraziare per aver precisato (rispetto alla richiesta di chiarimenti del Gruppo comunista forse andava fatto prima) che cosa si intende da parte nostra per graduazione rispetto ai lavori. Graduazione rispetto ai lavori vuol dire anche se le decisioni sono prese in altra sede, che la Giunta seguirà passo passo secondo la direttiva tecnica numero dieci dell'Enea, che fa le distinzioni tra le condizioni di precantiere e di cantiere, lo svolgersi di questi lavori. Noi votiamo a favore sulla base di questa posizione ulteriore che ci ha dato quel tanto di certezza relativa al controllo diretto su quello che avverrà.
RIVALTA L'istituto tecnico che interloquisce con l'Enea per garantire tutto questo qual è? ROSSA E' scritto nel documento all'ultimo punto. Noi rivendichiamo alla Regione un ruolo di compartecipe e di protagonista, non so in quale misura ma è chiaro che la Regione deve essere compresente in tutte le sedi in cui si prenderanno le decisioni di carattere tecnico insieme al comitato che deve sovrintendere e dire à quelli che fanno politica, in questa sede o in altra sede, quali sono le cose che potrebbero rendere irreversibili le scelte e quali no.
Credo che questa sia una posizione fortemente responsabile e ci consente di poter verificare lo svolgimento dei lavori: controllare praticamente l'andamento dei lavori; essere in grado anche di tornare qui qualora i lavori a giudizio tecnico e politico, venissero a compromettere delle scelte che devono essere ancora verificate, che sono le condizioni di massima sicurezza e riguardano anche gli aspetti ambientali.
Ho già detto stamattina che c'è stato questo contrasto; 15 giorni hanno consentito di poter valutare con quel tanto di distacco i problemi, ma non abbiamo inteso sfuggire a quelli che sono i veri problemi che toccano noi e che toccano la Comunità europea. Comunque non vogliamo nemmeno lanciarli negli spazi siderali, ma vogliamo seguirli nei termini giusti in cui devono essere seguiti da un ente qual è la Regione Piemonte, direttamente impegnata in questa questione.
Non è facile, cari colleghi, svolgere un ruolo - forse si collega al fatto che la Regione non ha ancora definitivamente individuato il suo ruolo, ha solo 15 anni di vita - che tra l'altro è previsto dalla Costituzione e che mi auguro attraverso le esperienze e le verifiche si vada a realizzare. Ci vuole anche quel tanto di prudenza necessaria per consentirci di capire e interpretare le situazioni in movimento, sia negli enti locali, sia in Parlamento. Credo che questa sia una posizione aperta che nella gradualità, intesa come il Gruppo socialista l' ha intesa e ribadisce, consente di poter capire ciò che deve fare questo Paese, ciò che emerge dal profondo della società, dagli enti locali, dalle Comunità e dalla gente e ciò che deve fare questo Parlamento e questo Governo. Ciò che questo Paese deve fare per non compiere scelte alternative tra di loro ma per realizzare quelle che sono le prospettive di un ulteriore sviluppo nella garanzia della certezza dei cittadini e di tutti. Noi siamo qui per dire che bisogna andare avanti con quella visione con cui siamo andati avanti finora, senza sacrificare, una volta si diceva e lo disse Prampolini: "Né un soldo né un uomo", voglio dire che dobbiamo andare avanti, uso questa frase "prampoliniana", senza sacrificare né un soldo da buttare né men che meno il rischio di una persona.
STAGLIANO' Quindi si fa la centrale.
ROSSA Bisogna avere una visione complessiva, non è così semplice, perché è più facile compiere scelte radicali, è più difficile tenere insieme il quadro generale. Penso che questa posizione ci consenta - arriviamo a questa conclusione e lasciatela dire da noi socialisti che prima di tutti gli altri abbiamo verificato direttamente la difficoltà per ciò che è stato detto, per gli impegni, come il Presidente dice, tra persone che si danno reciprocamente atto dell'onestà intellettuale come delle persone che sono qua dentro - di poter muovere i nostri passi commisurando il nostro procedere in rapporto a quelle che sono le questioni che abbiamo discusso e che debbono metterci al sicuro da ogni rischio. D'altro canto io credo che abbiamo sempre tempo di ritornare qui, anche fra tre giorni, per discutere le questioni.
Dopo il congresso della DC, come dice Brizio, possiamo sempre ritornare qui e verificare se le parole dette trovano un riscontro nella realtà o se davvero le posizioni che prendiamo oggi vanno per conto loro rispetto alla realtà. Non avremo difficoltà a realizzare le posizioni che sono state sostenute da noi prima e dalle quali ci sentiamo lontani.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.
PEZZANA Lasciando stare Carlo Marx, sentendo le motivazioni del Consigliere Rossa per cui aderiva all'ordine del giorno della maggioranza, mi chiedevo secondo una vecchia battuta, se avrei mai comprato dal mio collega un'auto usata.
Volevo motivare la mia non partecipazione alla votazione degli ordini del giorno presentati sull'argomento, con una annotazione che penso possa riguardare - sia l'ordine del giorno della maggioranza sia quello del Partito comunista.
In entrambi ho trovato una grande ambiguità. In quello del pentapartito nel non volere o nel non potere dire chiaramente che si vogliono le centrali; quindi ambiguità nel senso che ci sono dei padroni, qualcuno ha parlato dell'Enel, di chi dirige, ma secondo me non è tanto l'Enel o qualche gestione lontana a questa sede, quanto proprio il non capire, il non voler fare delle scelte precise e rimanere con un linguaggio, che malgrado gli sforzi del collega Marchini, rimane un linguaggio ambiguo che nasconde un'insicurezza come è venuto fuori molto chiaramente dagli interventi dei Consiglieri che hanno sostenuto l'ordine del giorno della maggioranza. Un ordine del giorno verso il quale, seguendo quella che è la mia politica, avrei dovuto votare contro. Ritengo che sia molto più giusto non partecipare al voto, anche perché da quello del Partito comunista confesso mi sarei aspettato un cambiamento di rotta, soprattutto dopo l'intervento del Consigliere Rivalta, dove la posizione comunista era stata specificata in maniera molto più netta, molto più chiara, anche se soltanto verbalmente, di quanto non sia portatore l'ordine del giorno del Partito comunista. Un ordine del giorno nel quale posso riconoscermi in parte, ma nel quale manca il coraggio che invece ho trovato nelle parole del collega Rivalta.
Il coraggio di dire: "Abbiamo sbagliato" o "Abbiamo fatto delle valutazioni che oggi non sono più quelle di una volta. Dobbiamo chiaramente dire no e imboccare un'altra strada". Tutto questo nell'ordine del giorno del Partito comunista non si rivela, perché è ancora interlocutorio, ed è su questo che riscontro un'ambiguità di posizione, perché mentre in qualche capoverso fa delle affermazioni, in altri queste affermazioni le contraddice. Quindi non me la sento di votare né contro né a favore n astenermi e ritengo che una posizione chiara su quello che oggi il nucleare deve essere, si debba assumere e stabilire da che parte stare. Per questo non partecipo alla votazione, per i motivi che mi auguro la collega Sestero abbia capito, perché la ritengo una persona intelligente e non ottusa.
Ritengo che quanto sto spiegando sia sufficiente per dire alla maggioranza che dovrebbe avere almeno il coraggio delle proprie azioni e dire si o no senza nascondersi dietro enigmi lessicali più o meno graduali. E dire all'opposizione più forte che se veramente si intende dare battaglia su un problema, com'è quello nucleare, allora le consultazioni o le ambiguità o le timidezze, anche se parziali, non sono più di attualità. Questo per chiarire la mia non partecipazione al voto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti.
CERNETTI Sarò molto breve e sintetica. Vorrei dire che la chiarezza è una componente essenziale del mio carattere e se sono qui e non me la sono squagliata più o meno diplomaticamente, come altri hanno fatto, è proprio in nome di questa chiarezza.
Avevo creduto, votando il documento dell'esecutivo del PSI, che questa chiarezza ci fosse, pur con un linguaggio sfumato frutto inevitabile del compromesso. Ma il documento ha poi subito modifiche rispetto a quello originale; anche se io do atto alla maggioranza di aver modificato, pure per venire incontro, almeno in parte al documento socialista, certi suoi atteggiamenti, anche se do atto alla Giunta di aver fatto un certo sforzo per dare impegno alla gradualità. In quest'aula però mi sono convinta di questa non sufficiente chiarezza del documento proprio per le diverse letture che ne sono state date. Ho trascritto alcune frasi dei colleghi Tapparo e Ferrara e mi riesce difficile conciliarle; non rientra tutto questo in una chiarezza per me irrinunciabile. Sono come ero per la revisione del PEN e per la sospensione immediata delle centrali nucleari in primo luogo quella di Trino, fino a quando Commissioni e conferenze nazionali e internazionali, qualsiasi organismo si voglia attivare, non abbiano dato la massima garanzia di sicurezza e di controllo.
Dopo Chernobyl abbiamo dimostrato: primo,che non siamo in grado di prevedere con qualche attendibilità né la qualità né la gravità degli incidenti; secondo, non siamo in grado di affrontarli e che possiamo sperare solo che i venti non soffino dalla nostra parte, cioè non c'è sicurezza né a priori né a posteriori, né per prevenire gli incidenti n per affrontarli quando si sono verificati; terzo,l'informazione strumentale è al potere, sia in Russia che in Francia; quarto,non siamo in grado di prevedere le conseguenze.
Certo, diceva Rossa, è sofferta la votazione del Gruppo, però è sempre più facile soffrire accodandosi alla maggioranza che soffrire andandole contro. Mi conforta il fatto che il mio atteggiamento non contraddice la linea del mio partito a livello nazionale (vedi l'intervento di Di Donato arrivatoci per telex solo qualche ora fa, al dibattito che sta avvenendo alla Camera sulla sicurezza riguardo alla forza nucleare). Ma io milito anche in questo partito perché consente di esprimere liberamente le proprie opinioni. D'altra parte non vengo a turbare, con questo mio voto, nemmeno gli equilibri di maggioranza. Pertanto di fronte a responsabilità che attengono all'avvenire dell'umanità, che attengono veramente a quella qualità della vita di cui tutti ci riempiamo la bocca (sempre proclamata ma sempre disattesa nei momenti cruciali ed essenziali) per quell'infinitesima parte che mi compete, veramente non posso prendere simili gravi responsabilità nei confronti delle generazioni future, in confronto a queste cose così enormi. Certe preoccupazioni, anche oggi espresse qui, mi sembrano così piccole, così meschine, magari importanti, "hic et nunc", qui ed ora, ma assolutamente irrilevanti solo a distanza ma nemmeno di qualche anno, solo di qualche mese. Per le ragioni brevemente espresse mi asterr dal votare l'ordine del giorno della maggioranza.



PRESIDENTE

Passiamo ora al voto del documento presentato dai rappresentanti del pentapartito: Brizio, Ferrara, Mignone, Rossa e Marchini.
Il testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte interprete della grande preoccupazione che il gravissimo incidente avvenuto nella centrale elettronucleare di Chernobyl ha prodotto tra la popolazione della nostra regione e del disagio grave causato dalle conseguenti limitazioni di carattere alimentare adottate a livello nazionale che hanno tra l'altro, determinato gravi danni alla produzione lattiero - casearia e alla produzione orticola, per le quali si devono prevedere in tempi brevi provvidenze eccezionali esprime nei confronti del Governo sovietico un energica protesta per l'inammissibile carenza di informazioni che non ha permesso di conoscere con sufficiente precisione la dinamica dei fatti avvenuti e non ha consentito di agire in condizioni di certezza scientifica per la difesa della salute pubblica consapevole del fatto che le conseguenze del drammatico incidente non potranno essere valutate a breve e medio termine nella loro interezza e profondità e che il tema della sicurezza della popolazione e della tutela dell'ambiente deve essere posto in forme assolutamente prioritarie per gli impianti nucleari a causa degli effetti che ne possono derivare chiede che, sulla base delle esperienze di questi giorni vengano immediatamente verificate e opportunamente organizzate le strutture operative di controllo - rilevamento delle condizioni ambientali, di informazione e di prevenzione, a partire dal territorio regionale piemontese evidenzia la necessità della costituzione, a livello sovranazionale o almeno europeo, di un organismo di controllo degli impianti e di una rete di rilevazioni in tempo reale del loro funzionamento, anche come elemento di supporto alla predisposizione degli interventi di protezione civile ritiene necessaria una precisa posizione del Governo in merito all'attuazione del Piano Energetico Nazionale volto alla diversificazione energetica nel nostro Paese e considerata l'esistenza in Piemonte di una centrale nucleare funzionante e la prevista realizzazione di una nuova centrale nel sito PO 1 approva la relazione e la proposta della Giunta regionale e preso atto dell'ampio dibattito in proposito intervenuto impegna la Regione Piemonte ad una rigorosa attuazione dei controlli e delle garanzie previste dalla Convenzione, al fine di ottenere il conseguimento delle garanzie massime prima ancora che si arrivi al nullaosta per la costruzione e affinché si proceda in modo da non pregiudicare la decisione definitiva relativa alla costruzione dell'impianto considerato che i lavori di avvio non potranno costituire, a parte la loro modestia, un precedente vincolante per la costruzione della nuova centrale invita il Governo a graduare l'ulteriore esecuzione dei lavori di cantiere in relazione alla verifica delle condizioni di massima sicurezza della centrale di Trino chiede una specifica verifica di sicurezza per l'attuale impianto 'E.
Fermi' di Trino, nonché la pubblicizzazione e l'aggiornamento dei piani di sicurezza relativi chiede inoltre che l'Enel destini una parte dell'investimento per la centrale alla costruzione, in Trino o in altra località del Piemonte, di un centro scientifico per la ricerca nucleare e la sicurezza, in modo che lo sviluppo tecnico diventi il vero supporto della centrale propone che si operi per indire in Torino una conferenza internazionale sulla sicurezza degli impianti elettronucleari impegna la Giunta ad un confronto che individui funzioni e competenze della Regione in materia di sicurezza, addivenendo, se del caso ad una modifica ed integrazione della convenzione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 31 voti favorevoli, 20 contrari, 2 astensioni: 1 non partecipa alla votazione.
Passiamo ora all'esame dell'ordine del giorno presentato dai Consiglieri Majorino e Minervini.
La parola al Consigliere Majorino.
MAJORINO L'ordine del giorno è già stato sufficientemente illustrato nel corso del mio intervento di questa mattina. Come emerge dal contenuto dell'ordine del giorno si tende a far si, nella prosecuzione del programma di costruzione della centrale nucleare di Trino, che la Regione Piemonte possa essere protagonista nel governo della prosecuzione e possa, attraverso un comitato scientifico di propria fiducia, governare l'intera operazione segnatamente nella futura fase che si verificherà fra diversi mesi, in sede di esame del progetto della centrale.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che - allo stato attuale della procedura diretta alla installazione della centrale elettronucleare nell'area P01 del territorio piemontese - l'Enel non ha ancora né elaborato né reso pubblico il 'progetto di massima dell'impianto e della relativa rete di trasporto ad alta tensione corredato dalla relativa adeguata documentazione tecnica': così come impone la normativa vigente considerato che - dopo che l'Enel avrà presentato il suddetto progetto di massima - il progetto stesso dovrà essere sottoposto (sempre in forza della normativa vigente e prima che il Ministro per l'industria possa dare l'eventuale nullaosta alla costruzione della centrale) ad un approfondito esame tecnico dell'Enea: e ciò con particolare riguardo alla sicurezza nucleare e alla protezione sanitaria; ritenuto che gli adempimenti summenzionati costituiscono una idonea garanzia in ordine al possibile avverarsi delle prioritarie e non rinunciabili condizioni di fattibilità dell'impianto: a condizione però che anche la Regione Piemonte - tramite un proprio fiduciario Comitato scientifico - sia parte- responsabile nell'esame tecnico del progetto di massima della centrale e sia soggetto abilitato ad esprimere il proprio consultivo punto di vista in merito, sia con riferimento alla sicurezza nucleare e alla protezione sanitaria sia con riferimento a tutte le gravi problematiche concernenti il rifornimento idrico e le colture di riso dell'area P01 impegna e invita il Governo ad operare in modo che si verifichi in maniera precisa e puntuale l'adempimento di tutte le procedure sovra menzionate: con particolare riguardo alla irrinunciabile partecipazione attiva della Regione Piemonte nei momenti che precederanno la decisione in ordine al nullaosta per la costruzione della centrale di Trino".
Chi intende approvarlo è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 2 voti favorevoli, 40 contrari: 1 Consigliere non partecipa alla votazione.
Passiamo ora all'ultimo ordine del giorno presentato dai Consiglieri Bontempi, Rivalta, Ala, Reburdo e Staglianò.
Il testo recita: "Il Consiglio regionale, considerato il dibattito svoltosi dopo l'incidente alla centrale di Chernobyl nella seduta del Consiglio regionale dell'8 maggio scorso sui temi inerenti l'utilizzo della fonte nucleare ai fini della produzione di energia elettrica considerato che il Governo nazionale nella seduta di ieri, 21 maggio accogliendo le sollecitazioni che da larga parte della popolazione sono provenute per la riconsiderazione del programma elettronucleare, con particolare riferimento ai problemi della .sicurezza, ha assunto l'impegno di indire entro breve tempo una conferenza nazionale sull'energia nella quale si traggano valutazioni circa l'utilizzo della fonte nucleare chiede al Governo nazionale di svolgere al più presto la conferenza, tuttavia garantendo un'adeguata preparazione alla quale partecipino la comunità scientifica al più alto livello, le autonomie locali, le associazioni ambientaliste, le forze sociali e sindacali, con l'obiettivo di: riconsiderare se esistono condizioni oggettive e certe di sicurezza che possano consentire il ricorso alle centrali nucleari nel nostro Paese, con particolare riguardo per quel che attiene agli incidenti severi per i quali i rapporti di localizzazione non forniscono informazioni prefigurare e considerare cosa comporterebbero i provvedimenti di emergenza, compresi i più gravi, a cui potrebbe essere necessario far fronte, nel caso si continuassero a costruire centrali nucleari individuare con certezza le modalità e le località ove riporre le scorie radioattive stabilendo, ove necessario, precisi, preventivi e duraturi accordi internazionali riconsiderare, di fronte a valutazioni di costo complete ed aggiornate, se esistono convenienze del ricorso al nucleare rispetto ad altre fonti di produzione di energia chiede altresì al Governo nazionale di sospendere, nel frattempo, ogni attività volta alla realizzazione della centrale nucleare di Trino Vercellese, impegna la Giunta regionale ad assumere ogni iniziativa e comportamento, per quanto concerne gli atti e le azioni da essa dipendenti e ad essa possibili, al fine di imporre: la sospensione dei lavori preparatori per la realizzazione del cantiere di costruzione della nuova centrale di Trino la verifica delle condizioni di esercizio e gli standards di sicurezza della vecchia centrale di Trino in esercizio, pubblicizzandone e ridefinendone i piani di emergenza, e, ove necessario, sospendendone l'attività, chiede inoltre alla Giunta regionale di dar vita ad un comitato scientifico composto da tecnici e studiosi degli Atenei Torinesi, nonché di altri istituti scientifici anche internazionali, che, in confronto con Enel e Enea, riverifichi le condizioni di sicurezza, di affidabilità, di localizzazione e delle misure di emergenza dell'impianto progettato nel territorio della PO 1 di dare la più ampia diffusione nella collettività piemontese ai risultati del lavoro di tale comitato, al fine di condurre in Piemonte un ampio di battito e consultazione riguardante l'uso della fonte nucleare".
Chi intende approvare l'ordine del giorno è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 17 voti favorevoli, 30 contrari: 1 Consigliere non partecipa alla votazione.


Argomento: Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 101: "Nomina dei rappresentanti di competenza del Consiglio regionale in seno ai Consigli direttivi dei parchi e delle riserve naturali regionali"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 5) dell'o.d.g.: Esame p.d.l. n. 101 "Nomina dei rappresentanti di competenza del Consiglio regionale in seno ai Consigli direttivi dei parchi e delle riserve naturali regionali" Relatore è il Consigliere Valeri che dà per letta la relazione;passiamo quindi alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 "Sino all'approvazione della legge di riorganizzazione delle competenze già attribuite ai comitati comprensoriali ed alla conseguente revisione delle norme vigenti in materia, il Consiglio regionale provvede a nominare direttamente i rappresentanti di - propria competenza in seno agli organismi direttivi e tecnico - scientifici dei parchi e delle riserve naturali e speciali del Piemonte.
Sono conseguentemente abrogate le parole 'sentito il parere del comitato comprensoriale di ... ' alle seguenti norme regionali: L.R. 20/3/78 n. 14 - art. 5 - comma 1, lett. c) L.R. 23/8/78 n. 55 - art. 5 - comma 1, lett. b) L.R. 28/12/78 n. 84 - art. 5 - comma 1, lett. c) L.R. 28/8/79 n. 51 - art. 6 - comma 1, lett. b) L.R. 3/12/79 n. 66 - art. 5 - comma 1, lett. c) L.R. 28/1/80 n. 5 - art. 5 - comma 1, lett. b) L.R. 28/4/80 n. 32 - art. 5 - comma 1, lett. b) L.R. 16/5/80 n. 45 - art. 5 - comma 1, lett. c) L.R. 16/5/80 n. 46 - art. 5 - comma 1, lett. c) L.R. 30/5/80 n. 66 - art. 5 - comma 1, lett. c) L.R. 28/3/85 n. 27 - art. 4 - comma 2, lett. c) e le parole 'su proposta del comitato comprensoriale di ... ' alla L.R.
25/3/85 n. 24 - art. 5 comma 1, lett. d)." Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico il risultato della votazione: presenti 46 votanti 45 hanno risposto si 44 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non partecipa alla votazione 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte, ai sensi dell'art. 45, sesto comma, dello Statuto".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti 46 votanti 45 hanno risposto si 44 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non partecipa alla votazione 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
Si proceda alla votazione sull'intero testo di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti 41 votanti 40 hanno risposto si 39 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere non partecipa alla votazione 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Norme generali sui trasporti

Esame p.d.l. n. 82: "Anticipazione regionale per la realizzazione di progetti di trasporto integrato nell'area metropolitana torinese"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 6) dell'o.d.g.: Esame progetto di legge n. 82: "Anticipazione regionale per la realizzazione di progetti di trasporto integrato nell'area metropolitana torinese".
La parola al relatore Consigliere Fracchia.
FRACCHIA, relatore Con D.G.R. 69-30369 del 9/12/1983, la Giunta regionale ha approvato lo schema di convenzione tra l'Azienda Autonoma delle Ferrovie dello Stato, la Regione Piemonte, il Comune di Torino e la S.p.A. S.A.T.T.I., per regolare i rapporti derivanti dalla esecu-zione dei lavori per il potenziamento del nodo ferroviario di Torino, successivamente integrato da alcune modifiche apportate con D.G.R. 34-37000 del 6/9/1984.
La convenzione suddetta è stata stipulata in data 10/12/1984 contrassegnata dal n. 113/1984 di repertorio, e registrata presso t'Ufficio del Registro Atti Pubblici di Torino in data 20/12/1984.
Sulla base di quanto stabilito dall'art. 2 della convenzione medesima che prevede la possibilità, in sede di predisposizione dei progetti definitivi ed esecutivi, di apportare modifiche agli elaborati del progetto generale, con D.G.R. n. 121-1329 del 12/11/1985 è stato approvato lo schema di prima Appendice alla Convenzione n. 113/1984.
Tale appendice è stata stipulata in data 4/2/1986.
La definizione di una prima appendice conseguenza della manifestazione di volontà del Comune di Torino di procedere alla integrazione dei progetti approvati con quelli degli impianti di interscambio tra i vari sistemi di trasporto pubblici e privati, nelle stazioni di Torino Stura, Torino Dora e di Torino Porta Susa.
Nell'intendimento di spostare gli impianti della stazione di Torino Porta Susa verso C.so Vittorio Emanuele in considerazione della nuova collocazione degli Uffici Giudiziari, dell'intenzione di realizzare una penetrazione urbana soprastante la sede ferroviaria di via Breglio e stazione Torino Dora.
Analogamente anche la Regione Piemonte e la S.A.T.T.I. hanno manifestato l'intendimento di procedere ad una modifica dei progetti approvati con la riprogettazione, nel quadro del potenziamento delle Ferrovie in concessione, degli impianti della Ferrovia Torino - Ceres ed anche della tratta urbana.
Preso atto che queste modifiche consentono di rispettare le caratteristiche progettuali ferroviarie di base, il comitato di coordinamento ha ritenuto quindi ammissibile la stipula della prima appendice.
L'art. 2 di detta prima appendice stabilisce che il progetto generale di massima facente parte della convenzione, nonché il relativo progetto definitivo approvato, saranno integrati con- le variazioni e gli adottamenti derivanti: a) dalla riprogettazione complessiva del nodo di interscambio di Torino Stura, comprendente l'autostrada Torino - Milano e i raccordi alla penetrazione urbana, la linea 4 di metropolitana, i parcheggi di interscambio, i servizi complessivi, l'attestamento delle linee extraurbane su gomma e dei connessi adattamenti degli impianti ferroviari b) dalla riprogettazione complessiva del nodo di interscambio di Torino Dora, comprendente l'inserimento della linea Torino - Ceres sul quadruplicamento, il suo potenziamento nella tratta urbana, l'inserimento della penetrazione urbana sull'esistente anello stradale sopra la ferrovia i collegamenti con la rete urbana di trasporto pubblico, i parcheggi di interscambio dei connessi adattamenti degli impianti ferroviari c) dalla riprogettazione integrata del nodo di interscambio di Torino Porta Susa, comprendente lo spostamento degli impianti della Stazione ferroviaria verso C.so Vittorio per servire il previsto nuovo Palazzo di Giustizia, i collegamenti con la rete di trasporto pubblico, i parcheggi e i servizi complessivi d) dall'eliminazione della fermata di Zappata e) dalla progettazione integrata di una struttura stradale sovrastante la sede ferroviaria nel tratto: dal cavalcavia di via Breglio alla stazione di Torino Dora f) dalla progettazione della copertura della trincea ferroviaria prevista nella convenzione generale da utilizzarsi per sistemazioni stradali relative a infrastrutture.
L'art. 3 stabilisce che le riprogettazioni definitive previste ai punti a), b), c) ed e), vengano affidate a cura della Regione Piemonte, sulla base di indirizzi tecnici e funzionali definiti dal comitato di coordinamento.
La spesa di tale progettazione sarà imputata in base al disposto del decimo comma dell'art. 8 della legge n. 887 del 22/12/1984, al fondo destinato al finanziamento di accordi stipulati fra l'Ente FF.SS. e gli enti locali aventi per oggetto interventi finalizzati alla realizzazione di progetto di trasporto integrato nell'area metropolitana.
La progettazione definitiva di tutte le opere interferenti con gli impianti ferroviari, dovrà essere ultimata ed approvata dai competenti organi, entro 6 mesi dalla data di stipulazione della prima appendice.
Quindi entro il 4 agosto p.v., dopodiché l'Ente FF.SS. darà corso alla progettazione esecutiva delle opere ferroviarie, sulla base del" primo progetto definitivo già approvato e imporrà quindi un conseguente adattamento delle riprogettazioni.
Per regolare l'affidamento della progettazione complessiva integrata dei nodi di interscambio sopra citati, è stata stipulata in data 17 aprile 1986 una nuova convenzione tra l'Ente FF.SS. e la Regione Piemonte contrassegnata dal n. 207/86. Lo schema di tale convenzione era stato approvato con D.G.R. n. 54/3250 in data 7/2/1986 con il visto della Commissione di controllo sugli atti della Regione in data 19/2/1986 con protocollo n. 84086.
L'art. 4 di tale convenzione n. 207/86, stabilisce che l'Ente FF.SS.
corrisponderà alla Regione un contributo finanziario fisso ed invariabile per ciascuno dei progetti, rivolto a realizzare un sistema di trasporto integrato nell'area metropolitana torinese, così indicati: a) per l'insieme, della progettazione di massima e definitiva del nodo di interscambio di Torino Stura L. 500.000.000 b) per l'insieme della progettazione di massima e definitiva del nodo di interscambio di Torino Dora L. 1 miliardo c) per l'insieme delle progettazioni di massima e definitiva del nodo di interscambio di Torino Porta Susa L. 1 miliardo e 500 milioni d) per la progettazione integrata e di massima definitiva ed esecutiva della struttura stradale, diramatesi dallo svincolo di c.so Grosseto e che dovrà sovrastare la sede ferroviaria della linea Torino - Milano nel tratto dal cavalcavia di via Breglio alla stazione di Torino, L. 500.000.000.
I pagamenti secondo l'articolazione prevista nel medesimo articolo saranno autorizzati con verbali congiunti, attestanti l'avvenuta condizione prevista e dietro presentazione di fattura, da parte della Regione Piemonte. A fianco della conferma dei tempi previsti dalla prima appendice 6 mesi dalla stipula, la durata della prestazione ha come termine ultimo 270 giorni consecutivi dalla stipula della convenzione 207/86 per l'opere non interferenti con gli impianti ferroviari.
Resta inteso che la Regione Piemonte non assume impegni che comportino spese oltre l'ammontare di quelle riconosciute dall'Ente FF.SS. e che l'Ente stesso si dichiara disponibile a rimborsare a titoli di contributi.
Con il presente Disegno di legge si intende istituire due capitoli di bilancio, di entrata e di spesa per far fronte a partite di giro, agli impegni conseguenti all'affidamento degli incarichi di progettazione sopra descritti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.
PEZZANA Signor Presidente e colleghi Consiglieri, anche se l'attenzione in questo momento è molto calata e quindi la discussione assumerà un tono molto minore rispetto a prima, devo dire che questa proposta di legge è molto importante e mi auguro (so benissimo che verrà approvata ed è un eufemismo quello che sto per dire) che non verrà approvata.
Come le guerre sono questioni troppo serie per farle fare a dei Generali, dovremo dire, per analogia, che le leggi sono cose troppo importanti per farle fare da certi legislatori o da certi Assessorati.
Le motivazioni per cui noi ci opponiamo a questa anticipazione sono di due ordini: uno formale ed uno sostanziale. Questa anticipazione è stata assunta senza nessuna certezza, né sui tempi né sulle scelte, che il trasferimento poi avvenga realmente, nella realtà.
La situazione economica della Regione, così come tante volte abbiamo avuto occasione di sentire sia dal Presidente che dai vari Assessorati, non è tra le più floride; quindi si tratta di stornare 3 miliardi e mezzo dalle pochissime energie economiche della Regione.
Questo prelievo è stato operato dal capitolo di spese n. 12800 il fondo per le spese obbligatorie, perché era l'unica via possibile. Ma se i fondi non arrivassero? Quali garanzie ci sono a parte la convenzione? Su questo devo anche far notare che questa redazione l'abbiamo potuta vedere solo in bozza e non in definitiva, quindi è una protesta per la poca informazione che, come Gruppo consiliare, noi abbiamo dovuto ricevere in base a questo progetto di legge.
I rilievi sostanziali sono invece quelli che già ho avuto occasione di dire in altri interventi, cioè la nostra opposizione netta e decisa al quadruplicamento in asse.
Lo spostamento di Porta Susa da dov'è, fino a c.so Vittorio, mi sembra una cosa folle, poiché non risolve assolutamente nulla, anche perch avvicinare la stazione alle carceri e alla nuova cittadella giudiziaria non avrà nessuno scopo di facilitare il traffico cittadino.
Infatti, la distanza di mezzo chilometro verrà a costare miliardi e miliardi senza risolvere nessun problema per il raggiungimento di questo luogo nuovo. L'obiettivo reale è quello di liberare la zona di Porta Susa per creare posteggi e uffici. Il centro cittadino ha bisogno di posteggi ma non sicuramente in un luogo come quello, perché il traffico cittadino finché il terziario non verrà allontanato, soffocherà. Se i parcheggi sono indispensabili e attualmente inesistenti nel centro cittadino, sicuramente non devono, per essere costruiti, sopportare costi di realizzazione come quelli di un progetto assurdo, quale lo spostamento di Porta Susa da dov'è attualmente fino a c.so Vittorio.
A questa nostra opposizione ferma al quadruplicamento in asse, si aggiunge anche quella di questa autostrada cittadina, di cui qui si è poco parlato e io sono convinto che la maggior parte dei Consiglieri (forse perché non sono informati) non sanno che se si approva questa legge, si darà il via alla costruzione di questa superstrada che dall'autostrada arriverà fino dove oggi c'è Porta Susa, rovinando completamente non soltanto la circolazione, ma anche l'estetica della città. Per questo dicevo prima che forse le leggi bisognerebbe farle fare a dei poeti e non a dei legislatori, verrebbero sicuramente meglio.
Si darà il via quindi a questa superstrada che entrerà nella città; la distruggerà, perché ne darà un'immagine stravolta, avremo l'autostrada che passerà attaccata alle finestre delle abitazioni della gente e il risultato tecnico concreto sarà che questa superstrada convoglierà nel centro cittadino una marea enorme di traffico congestionandolo ancora di più.
Questa politica penalizza ancora una volta il trasporto pubblico favorendo il trasporto privato in un modo incosciente e criminale, perch non favorirà sicuramente l'industria, ma creerà tensioni di circolazione che aggraveranno ancora di più quelle che già esistono.
Quindi motivi economici, ambientali, urbanistici ed estetici. Se questo progetto di legge passerà, mi riservo di presentare un ordine del giorno che inviti la Giunta a produrre una serie di analisi particolareggiate in sede di riprogettazione, in modo da evitare delle scelte al buio e avere la possibilità di valutare tutte le possibili conseguenze.
Invito i colleghi Consiglieri a valutarlo, anche se dopo, la lettura puntuale,ma necessariamente ripetitiva del Consigliere Fracchia e forse un po' noiosa, indipendentemente da lui e dal suo tono di voce (perché leggere un p.d.l. è comunque sempre una cosa noiosa e rischia di non attirare l'attenzione) attentamente, , perché questo p.d.l. rischia di aggravare e non di risolvere i problemi della circolazione nel centro della città.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.
ALA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il collega Pezzana ha espresso in maniera esauriente e sottoscrivibile quali possano essere le motivazioni di buon senso - di quel buon senso di cui va tanto di moda parlare qui nell'aula, e che mancherebbe ad alcuni - per cui non posso far altro che sottoscrivere le motivazioni da lui indicate.
Faccio anche notare che, sotto la forma di un finanziamento alle Ferrovie dello Stato, si finanzia in realtà un'autostrada urbana, rispetto alla quale non so quale titolo abbiano le Ferrovie dello Stato ad occuparsene; si spostano delle stazioni di 400, 500 metri, con costi altissimi e non ottenendo altro se non un effetto di spostamento delle 'cose. E' di nuovo la politica keynesiana! Poi la sposteremo di altri 500m più in là e dopo tre o quattro spostamenti la faremo arrivare in largo Orbassano. Questo sarà l'unico risultato.
La città di Torino ha una pianta interna e un suo decoro, per quanto già ampiamente compromesso da selvagge edificazioni. Però ce l'ha ancora non è una città ormai priva di senso come altre metropoli in Europa e nel Nordamerica.
La si vuole distruggere? Va bene! In Commissione si è detto che questa cosa si può solo definire "barbarie".
E che la Regione, che ha pochi soldi, debba anche finanziare questi nebulosi progetti mi pare una vera schifezza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA Devo constatare l'assoluta indifferenza con cui questo Consiglio regionale sta prendendo in esame il dispositivo di legge che è in discussione. Certamente lascia perplessi rispetto al contenuto che sta alla base di questa legge di finanziamento della progettazione di opere di grande rilevanza urbanistica e territoriale nel concentrico di Torino.
Le opere previste per cui si finanzia il progetto, non sono state valutate in nessuna elaborazione di carattere urbanistico e territoriale non sono contenute in nessun piano e hanno invece una grande incidenza sull'organizzazione urbanistica e territoriale di Torino e dell'area metropolitana.
Questa situazione in cui noi ci troviamo, chiamati a discutere una legge per finanziare progetti esecutivi di questa portata, ci lascia davvero molto perplessi. Annuncio quindi subito che il nostro voto sarà contrario. La nostra posizione e la nostra iniziativa non si fermerà a questo voto contrario, metteremo in atto tutte le azioni politiche che un partito può avere a sua disposizione perché non ci si fermi a questa breve discussione nel Consiglio regionale e perché questa questione non sia solo esaminata nel chiuso di alcune assemblee elettive, ammesso che sia stata esaminata dalle assemblee elettive, comunque per la Regione è la prima volta.
Per il Comune di Torino, che pure è parte in causa e competente, mi risulta che esiste semplicemente una deliberazione del Consiglio comunale del 14 marzo 1985 che con una spesa di L. 50.000.000, approva uno studio e progettazione di massima per un asse stradale Nord-Sud dall'autostrada Torino Milano a largo Orbassano. Esiste solo questo, ho cercato di documentarmi e se non sono stato indotto in errore dalle risposte che ho avuto, non ne esistono altre.
In questa delibera non si trova motivazione alcuna che abbia rilievo urbanistico serio per una progettazione di questo tipo. Si dice che questa progettazione sarà effettuata, dagli uffici comunali e considerata la complessità della materia e le implicazioni territoriali - è l'unico cenno urbanistico! - trasportistiche, viabili e tecniche che tale progettazione comporta, si dice qui che: "si ritiene opportuno che la stessa sia svolta dagli uffici comunali in collaborazione con un ente esterno, di comprovata esperienza nel settore, ai fini di una verifica circa l'impatto ambientale e la fattibilità economica della progettazione".
Alcune cose che chiedeva il collega Pezzana adesso dovrebbero persino già essere state fatte! Sono costretto ad andare a ricostruire i fatti perché cercherò di dimostrare la non chiarezza su questa vicenda. La prima sorpresa che ho trovato in questa delibera è che ai fini di tale collaborazione, che dovrebbe valutare l'impatto ambientale per esempio viene individuata la Società Autostrade Torino Milano S.p.A. non solo per l'alta specializzazione tecnica nel settore della grande viabilità, ma anche per l'interesse pieno, dichiarato dalla stessa, alla predisposizione di un tale progetto e la piena disponibilità alla collaborazione.
Questo è quanto è stato portato in Consiglio comunale, per quanto mi risulta, con questa sorpresa: per la valutazione d'impatto ambientale di questa sopravia, non ritenendo sufficientemente preparati gli Uffici comunali, si incarica la S.p.A. Autostrade Torino Milano. Mi sembra davvero che l'autostrada Torino Milano non abbia mai dato dimostrazione palese per poter essere considerata un'organizzazione specializzata in queste valutazioni di impatto ambientale.
Questa scelta non ha motivazioni urbanistico territoriale e pur tuttavia una scelta di questo genere dovrebbe partire proprio da motivazioni urbanistico territoriali e dovrebbe essere approvata all'interno dei piani regolatori di Torino, dei piani territoriali ed essere sottoposta proprio per la rilevanza che essa avrà sulla città e sull'area metropolitana, anche attraverso gli strumenti di pianificazione a un largo dibattito, a una larga possibilità di intervento di ogni organismo interessato ai problemi della città e di ogni cittadino.
Una questione di questo genere deve costituire un'indicazione intanto di piano regolatore e qualsiasi privato cittadino deve poter fare le proprie osservazioni; invece il Comune di Torino parte con un progetto di massima, che tra l'altro non viene neppure pubblicizzato, non se ne sente parlare da lungo tempo, non si pone il problema della compatibilità urbanistica e territoriale e ci ritroviamo oggi come appendice, a più di un anno di distanza, questa legge della Giunta regionale piemontese.
Il nostro no è motivato da questa non chiarezza che sta alle spalle di questa decisione e da una ragione di merito, perché la consideriamo una concezione sbagliata. Già il collega Pezzana ha accennato a questi discorsi e, in questo senso, condivido le sue affermazioni. E' una scelta che non fa concentrare il punto di arrivo della mobilità, che cioè riconcentra sulla vecchia città processi di terziarizzazione, che non porterà nessun contributo a risolvere i problemi di traffico, semmai li aggraverà.
Semplificando, i tecnici del trasporto usano dire che i veicoli si comportano come le molecole d'acqua e quando una molecola d'acqua trova un'apertura per passare più facilmente rispetto alla direttrice in cui si muoveva, si butta in questa nuova direzione.
La costruzione di questa supervia lungo la ferrovia porterà più facilmente, dal sistema autostradale esterno all'area circostante Torino, i veicoli in alcuni punti di grande congestione della città. Porterà più facilmente alla Stazione Dora, non capendo bene che cosa potrà succedere alla Stazione Dora di questo afflusso più accelerato, perché l'intersezione che esiste a largo Dora ...
Ho dei limiti di tempo anche su questo? Allora, posso anche smettere subito di parlare, però considero davvero senza anima e senza mente questo Consiglio perché, se su questioni come questa abbiamo anche limiti di tempo, dopo non averne mai sentito parlare per mesi e mesi, se è così, io smetto anche subito ma mi prendo la borsa e me ne vado via per protesta sul merito della questione e perché non se ne può parlare. Se non se ne pu parlare a sufficienza sospendiamo la seduta.



PRESIDENTE

Consigliere Rivalta, lei può continuare a parlare e la stiamo ascoltando. C'è anche un margine di discrezionalità da parte della Presidenza, però i tempi fissati per gli interventi vanno anche al di là del merito, sono condizioni metodologiche.
RIVALTA Io allora protesto, dopo 15 anni di vita in questo Consiglio regionale io protesto e me ne vado. Metto a verbale che me ne vado perché non ho potuto esprimere il mio pensiero e perché nel merito considero assolutamente non chiara la decisione che si sta per prendere.



PRESIDENTE

Ma nessuno l' ha richiamata al tempo, il suono che lei ha sentito è dovuto a un meccanismo automatico, per cui se lei smette se la prende semplicemente con l'orologio elettronico. Se ne può discutere, sempre tenendo conto però del tempo, dei problemi di gestione dell'assemblea.
RIVALTA Il collega Brizio sono già diverse volte che cerca di impedirmi di parlare. In qualche misura mostro fastidio quando parlo, ma sono pagato per parlare.



PRESIDENTE

Consigliere Rivalta, lei può proseguire, penso che il suo intervento non sarà molto lungo.
RIVALTA Anzi, sarà ancora lungo, lo premetto.



PRESIDENTE

Allora è imbarazzante! RIVALTA Sarà imbarazzante quanto volete, ma se volete chiudervi le orecchie oltre gli occhi su questioni di questa natura, ditemelo chiaro, vado a parlare in Piazza Carlo Felice, davanti a Porta Nuova, dove nessuno neanche i Vigili, mi vengono a spostare dai via- li del giardino. I barboni almeno mi ascoltano e magari sono quelli che approvano la sopravia perché è un ponte in più sotto il quale potersi ricoverare.
La legge di cui oggi stiamo parlando fa riferimento ad un progetto che dovrebbe terminare - per ora, credo, perché sarebbe davvero irragionevole alla Stazione Dora. Nell'irrazionalità del tutto ci sarebbe anche l'irrazionalità che si ferma alla Stazione Dora; non capisco proprio quale alleggerimento potrebbe avere il traffico cittadino nell'arrivare alla Stazione Dora. Voi sapete benissimo qual è la condizione di scavalco sulla direttrice corso Novara e quali sono le strade che si dipartono dalla Stazione Dora: via Stradella, corso P. Oddone, corso Novara, che sono appunto un imbuto di vie più strette.
Se poi il progetto, come io credo subdolamente oggi nascosto, è quello di arrivare, come nella prima delibera della Giunta comunale di Torino, a Largo Orbassano, pongo lo stesso problema: che beneficio alla viabilità di Torino ci sarà di un'accessibilità veloce a Porta Susa, in C.so Vittorio Emanuele II ed in L.go Orbassano, tutti nodi già fortemente congestionati.
Ritengo che l'unico effetto che si avrà, sarà quello che già si ha in alcune sopravie di varie città; ad esempio a Genova, ma anche in città non italiane, code interminabili sulle sopraelevate, data la difficoltà di accesso sul tessuto ordinario urbano. Nella misura in cui questa mobilità veicolare scenderà nel tessuto urbano si scontrerà, al di là del primo accesso, con un reticolo che non è assolutamente adatto per recepire movimenti quali quelli apportati da una sopravia.
Via Alfieri continuerà ad essere via Alfieri, come tante altre vie di Torino, a meno che non si voglia (e di qui la nuova barbaria) far saltare vie come via Alfieri o corsi quali c.so Vittorio Emanuele o c.so Re Umberto, che già tristemente sono degradati dalla funzione veicolare che si è attribuita loro.
I viali di Torino sono considerati, a livello mondiale, fra le cose più singolari de-lla città e vi consiglio di andare a ricercare un articolo di Zeri, venuto a Torino per un dibattito sull'antiquariato, mi pare nel 1982 che, qualche giorno dopo la sua visita, sulla terza pagina de "La Stampa" aveva pubblicato un articolo sul valore dei viali di Torino, già stigmatizzandone le deturpazioni a cui erano stati sottoposti per l'intenso traffico. Questa concezione trasportistica che presumo parta dagli interessi della Società Torino Milano mi lascia davvero costernato.
Ci sono poi delle "perle" nei documenti che ho potuto consultare in questi giorni: per esempio, ed è stato detto puntualmente dal collega Fracchia nella sua ricostruzione, che in questo progetto è considerato anche il trasferimento della Stazione di Porta Susa rispetto al quale penso si possano dare molte motivazioni (in questo non sono completamente d'accordo col collega Pezzana) ma certamente la motivazione che non poteva essere addotta è quella di servire il Palazzo di Giustizia. Questa è una questione di un'inconsistenza assoluta. A voi risulta che il Tribunale di Torino abbia un richiamo di percorrenza ferroviaria così elevata da porre una connessione tra Palazzo di Giustizia e stazione ferroviaria? Non credo il numero limitato di persone che lo congestiona è portato col cellulare la gran parte di persone che vive nel Palazzo di Giustizia è data dagli avvocati che hanno le sedi dei lori uffici nelle zone circostanti; le persone che, poveracce, sono sottoposte a giudizio, o più fastidiosamente ancora, sono magari chiamate a testimoniare in processi delicati, non possono certamente far pensare che si debba trasportare una stazione per servire il Palazzo di Giustizia. E' vero c'è anche il Tribunale Civile, ma quante funzioni a Torino potrebbero essere perlomeno alla pari del Palazzo di Giustizia dal punto di vista della richiesta di collegamento? Un esempio: le "Molinette" che rappresenta davvero l'ospedale al quale, per determinate prestazioni, si rivolge tutta la regione.
Dico questo per far notare l'irrazionalità con cui ci si sta muovendo nonché l'inverecondia con cui vengono giustificate certe soluzioni quali quella del trasferimento della stazione di Porta Susa. Il che non ci lascia per nulla tranquilli rispetto le fondamenta di questa delibera comunale e del successivo suo sviluppo.
Voglio poi aggiungere che occorrerebbe rivedere una serie di decisioni.
Mi richiamo nuovamente al Palazzo di Giustizia: è idoneo il luogo ove è situato o non era necessario, come aveva deciso la Provincia di Torino (non c'è la collega Sestero che mi pare fosse l'Assessore competente) sistemarvi una Scuola Media Superiore, che manca in quella zona? Forse la sistemazione di una Scuola Media Superiore nella caserma "Pugnani" potrebbe persino consentire con facilità di rispondere ai problemi di tutela di conservazione che sono stati posti dalla Sovrintendenza. Il Palazzo di Giustizia potrebbe avere forse maggiore possibilità di sistemazione nella sede dell'ex Venchi Unica, anche qui non abbattendo il vecchio edificio che è in cemento armato, a manica larga, largamente flessibile nella sistemazione. La stazione di Porta Susa potrebbe quindi trovare posto in uno spostamento verso c.so Vittorio, in una ricostruzione che la renda funzionale, che la renda la grande stazione di transito di Torino. Ma se il Palazzo di Giustizia si costruirà li, i problemi che si porranno saranno in conflitto con le esigenze di una stazione portata in c.so Vittorio probabilmente salterà ogni metro quadrato di verde che in quella zona, in questi anni, è stato cercato.
Si tenga presente che il Politecnico di Torino ha grande bisogno di espansione che dovrà trovare proprio in quella zona, poiché non si pu perlomeno 'qui da noi, trasferire il Politecnico: occorrerebbe prima costruirne uno nuovo, con tutti i laboratori, alcuni anche molto costosi e delicati per poi abbattere quello attuale, nonché trasferire le funzioni dall'attuale sede a quella nuova. Non credo al trasferimento del Politecnico, dovrà essere ampliato, e.sarà in quell'area. Emerge l'improvvisazione, l'occasionalità con cui ci si muove in una grande area metropolitana quale quella torinese. Non si intravedono quindi decisioni che facciano qualificare Torino a grande metropoli internazionale, ma si intravede un Comune che decide occasionalmente, quasi a livello dello spostamento di un mobile di casa e non sulla base di grandi infrastrutture.
Non si conosce chi è il soggetto che promuove questo programma, io non sono riuscito a capirlo: dalle dichiarazioni dell'Assessore Cerutti in Commissione abbiamo saputo che chi si preoccupa di questo programma sono le Ferrovie dello Stato, che vogliono vedere chiaro sin da adesso cosa potrebbe accader loro, dovendo progettare il quadruplicamento, se in futuro di dovesse realizzare una sopravia sui binari ferroviari.
Sono, anche in questo caso, molto perplesso; non ho conoscenza di altri casi in cui le Ferrovie dello Stato, o meglio, le Amministrazioni dello Stato, si siano preoccupate di problemi che non fossero quelli propri dell'Ente. Non considero negativa questa apertura verso problemi di altri ma certo mi lascia molto perplesso. Ho invece l'impressione che le Ferrovie dello Stato siano state sollecitate a farsi carico di questo problema e che tale sollecitazione sia stata accettata perché le Ferrovie hanno il problema di promuovere il quadruplicamento. Sono d'accordo col collega Pezzana anche in questo: abbiamo subito una decisione non mutabile da parte delle Ferrovie dello Stato e abbiamo accolto il quadruplicamento in asse dieci anni fa quando c'era l'occasione di portare la ferrovia fuori Torino come si attua nei grandi nuovi impianti cittadini normalmente.
Le Ferrovie hanno ora l'interesse ad attuare il quadruplicamento e sono quindi sensibili al fatto che esistano elementi che lo impediscano, quale ad esempio che la firma di una convenzione da parte del Comune di Torino e della Regione ritardi i propri programmi di realizzazione aziendale e quindi possono essere stati sollecitati ad accettare di occuparsi anche della sopravia.
Ho anche qualche dubbio sulla legittimità che le Ferrovie si carichino di questo problema e che spendano soldi sulla progettazione: certo, si troverà una legge o una disposizione che gli dia questa possibilità comunque, resto molto perplesso.
Dicevo prima che non ci è chiaro il ruolo dell'autostrada Torino Milano che compare nella prima delibera del Comune di Torino come l'organismo che viene chiamato in quanto esperto anche d'impatto ambientale. Credo, e vorrei avere elementi che mi dessero altre possibilità d'interpretazione ché l'autostrada Torino Milano abbia giocato un non piccolo ruolo in queste scelte; se così è stato l'atteggiamento del Comune di Torino è stato del tutto passivo, così come quello della Regione Piemonte. Perché il Comune di Torino non discute queste cose all'interno della sua politica urbanistica e nemmeno la Regione Piemonte ne discute all'interno di decisioni di carattere territoriale, l'unica cosa che si discute è questa legge di finanziamento. Io vorrei sapere, ripropongo la domanda, qual è stato il ruolo della società autostradale Torino Milano? E qual è il vero interesse dell'autostrada Torino Milano? E' quello di aumentare le percorrenze sulla sua autostrada perché c'è un tratto in più di penetrazione di Torino? 0 è invece quello di avere in concessione la realizzazione di queste opere facendo riferimento - come viene peraltro per questo aspetto detto dalle deliberazioni - alle possibilità consentite dall'art. 5 della legge n. 531 del 1982? Questa legge dice che "società concessionarie possono, con un apporto non inferiore al 35% della previsione di spesa, avere i contributi sul resto dell'importo della costruzione" e possono avere in concessione il mandato per realizzare queste cose.
Allora qui si delinea già un interesse che può essere del tutto legittimo per la società autostradale Torino Milano, non solo di aumentare la funzionalità di arrivo a Torino della propria autostrada, ma persino di diventare concessionaria delle opere da realizzare sborsando un contributo pari al 35% per ottenere l'altro 65%.
Non vi infliggo altre questioni, ma sento anche di dover porre un ultimo problema che vorrei venisse chiarito in Consiglio regionale. Da chi è costituita la società autostradale Torino Milano? In questo ragionamento che tende ad eliminare qualche cortina di nebbia che, su un problema così importante, avrebbe dovuto essere affrontata con grande trasparenza e dibattito pubblico, si è invece creata in questi mesi.
Ecco: vorrei, anche per diradare questa cortina di nebbia, sapere da chi e da quali soggetti è impersonata la società autostradale Torino Milano per riuscire a capire la logica, la motivazione e la meccanica di una decisione e per capire uno spaccato di come può darsi che si faccia politica, di come si prendono le decisioni politiche e amministrative nel nostro Paese e in questa nostra città.
Ora io vorrei sapere - credo che debba saperlo la Regione quando decide di partecipare attraverso convenzioni, prefinanziamenti di progettazione ed operazioni di questo genere - chi sono gli operatori della società autostradale.
Pongo una domanda e vorrei una risposta. E' vero che quando la Fiat ha ceduto la società autostradale Torino Milano questa è stata presa da un gruppo che ha avuto, per lo meno nel passato, una grande rilevanza sul piano politico nella vita della nostra città e della nostra Regione? Se è vero chi sono queste persone? E' vero che in questa società partecipano gruppi imprenditoriali, edilizi e stradali? Se è vero chi sono? Questa questione mi sembra sia giusto conoscerla per sapere davvero quali sono i soggetti motori di certe decisioni e di certi processi che, in maniera alquanto inusitata rispetto alle esigenze che erano di prima valutazione urbanistica e territoriale e di decisioni in questo senso possono aver messo in moto questa macchina che ci porta oggi alla legge di prefinanziamento della progettazione.
Non sollevo qui alcuna questione di legittimità da parte della società autostradale Torino Milano, su chicchessiano i soci di questa, se ci sono anche degli impresari dentro e se può essere legittimo per questi impresari promuovere iniziative perché la società, di cui fanno parte, abbia la concessione dell'attuazione e la realizzazione di queste opere (lo considero del tutto legittimo); mi sembra però altrettanto legittimo che queste ultime domande abbiano anche delle risposte per tutti i Consiglieri comunali o regionali che devono partecipare a una qualche decisione in merito, visto che la documentazione non mi sembra chiara.
Abbiamo avuto in Commissione alcune delibere della Giunta regionale che approvano questi progetti - noi in Consiglio regionale portiamo solo una legge di carattere finanziario - la chiarezza non su questa questione nemmeno nel chiedere che ci sia un chiarimento non semplicistico oggi, ma un chiarimento istruttorio da farsi nei modi dovuti le cui risultanze siano state portate a conoscenza dell'intero Consiglio regionale, per sua tranquillità; ma siccome la chiarezza non c'è, anche per questa ragione oltre che per ragioni di merito che ho detto, noi voteremo contro questa legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.
NERVIANI Io sono stato iscritto d'ufficio e prendo la parola perché ritengo comunque di intervenire. Penso preliminarmente che sarà difficile, nel futuro, conciliare le esigenze dei Consiglieri di dire tutto con il tempo che tutti pretenderemmo di avere.
Il collega Rivalta è una persona molto acuta che amo ascoltare moltissimo, ma il tempo che consuma è forse sovrabbondante; di questo non mi lagno, quando si dicono cose interessanti anche l'orologio finisce per essere dimenticato e mi pare che questa sera sia proprio uno di questi casi.
Debbo tuttavia dire che su questa materia vorrò sentire anch'io la parola definitiva della Giunta anche perché sono propenso a credere a quanto mi viene detto e sostenuto senza inficiare la relazione con presunzione di fatti oscuri, di società men che pulite e di rapporti su cui si possono sollevare dei sospetti.
L'Assessore Cerutti è uomo d'onore e io credo alle cose che ci dice e le cose che ci ha detto in Commissione sono queste: le FF.SS. devono avviare dei lavori per il potenziamento del nodo ferroviario di Torino esse sono a conoscenza di ipotesi di realizzazione di assi viari diversi dagli attuali che potrebbero interferire nel progetto di potenziamento dei lavori delle FF.SS. stesse.
E queste si preoccupano che i lavori che intendono iniziare non siano in qualche modo ostacolati, disturbati e sovrapposti con elementi di altri interventi che finirebbero per ritardarne l'iniziativa rendendoli meno efficaci.
Vi è una convenzione mediante la quale è possibile, questo è bene ricordarlo perché non è apparso finora, che la Regione anticipi alle FF.SS.
delle somme che queste (il Consigliere Fracchia che è il relatore sa) debbono restituire alla Regione Piemonte nei tempi stabiliti e nei modi opportuni; quindi la valutazione mi pare che debba essere questa: noi consentiamo ad anticipare una somma perché le FF.SS. svolgano degli studi atti ad evitare, in prospettiva, delle situazioni di difficoltà nella prosecuzione dei lavori a cui sono interessate le ferrovie e anche il territorio della città di Torino e quello piemontese.
Il collega Rivalta ha sollevato il problema sulla legittimità che forse doveva essere sollevata al momento della stipula della convenzione; mi sembra che questa legittimità ci sia, anch'io non sono un giurista, ma con le premesse che sono state dette e con le convenzioni firmate mi sembra che la legittimità ci sia e quindi, con tutte le riserve che posso avere nel merito della vicenda viaria del comune di Torino, sono qui ad esprimere se acconsentire a che la Regione conceda questi anticipi oppure no. Ripeto confidando nelle valutazioni dell'esecutivo dei tecnici preposti a queste cose, non mi sento personalmente e come Gruppo, di oppormi e di stabilire un diniego, il che non significa, in via assoluta e in via di principio che la città di Torino, che la società autostrade, che l'ente "M" realizzino l'opera di cui si è a lungo parlato in questa sede. Quindi il punto sta proprio li: se questa anticipazione è opportuna in presenza di una non certezza di realizzazione di queste opere.
L' ho detto in Commissione e lo ribadisco qui, mi pare che l'obiettivo sia stato un pochino spostato, con tutto l'apprezzamento che io do alle considerazioni fatte dai colleghi Pezzana e Rivalta. Certo c'è un margine di rischio nelle affermazioni che faccio io in prospettiva, ce n'è uno anche da parte delle ferrovie che spendono per cose che probabilmente o possibilmente non servono, ma è un rischio che, complessivamente dovendo cominciare i lavori di potenziamento fra tre o quattro mesi, penso possa e debba essere, da questo Consiglio regionale, corso.
Questa è la sostanza della nostra posizione e questo è il senso del voto favorevole che ci accingiamo a dare al provvedimento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.
STAGLIANO' La ringrazio signor Presidente. Dirò pochissime cose. La prima per annunciare il voto negativo del mio Gruppo, motivandolo con un argomento che sembrerà noioso giunti a questo punto, ma che non rinuncerò a richiamarlo tutte le volte che mi apparirà necessario: mi riferisco alla rinuncia ad una funzione di indirizzo e di programmazione vera da parte di questa Regione su uno dei pochi terreni in cui la Costituzione ci assegna il potere di farlo. Su questi argomenti non vale la scusa che a Roma ci portano via il terreno da sotto i piedi. Piuttosto, penso che ritorni la questione culturale che percorre questa assemblea: la capacità, cioè, di affrontare nodi spessi con la dovuta ampiezza di discussione e di approfondimento.
Nel merito della proposta di legge, non aggiungo molto a quanto ha detto il collega Rivalta. Da come ho potuto seguire la discussione - non vi nascondo che ho cercato di farmi un'idea seguendo con attenzione le parole dei colleghi - a me pare l'esemplificazione di ciò che va sotto il nome di: "programmazione per progetti". Con questa formula è stata intesa la programmazione, cosiddetta moderna, del pentapartito rampante, in cui le idee (e gli interessi) sono privati, mentre l'ente pubblico, in questo caso la Regione, fa da ufficiale pagatore.
La realtà e che questo progetto non è collocato - non ho potuto seguire i lavori della II Commissione, ma mi è parso di capire che neanche li ci sia stato il dovuto approfondimento; neanche nel Consiglio comunale né in quello provinciale mi risulta che questioni di questa natura siano state mai affrontate con la dovuta ampiezza e approfondimento - questo progetto dicevo, non è collocato in nessun disegno di riassetto urbanistico, se non in quello di rilancio della rendita urbana, ricentralizzando la metropoli torinese, ed incardinando tutto sul centro della città, dopo gli sforzi incompiuti di decentralizzarla per tentare di dare dignità alle periferie spostando ad esempio il Tribunale verso aree da riqualificare. Furono tentativi compiuti negli anni passati dalle amministrazioni di sinistra, in particolare nei loro primi 5 anni di governo degli enti locali metropolitani.
Lavorare per progetti è come salire - di fatto - su un albero di ciliegio: un grappolo tira l'altro: Porta Susa chiama Lingotto, il Palazzo di Giustizia chiama lo Stadio, senza alcun disegno d'insieme che sia rispettoso dell'impatto ambientale e sociale delle opere in progetto mirando soltanto ad affollare la "city" di giorno, per farne un deserto di notte. I pendolari, vita natural durante, sta- ranno nel deserto della periferia. Amen.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.
BIAZZI Sulla legge è intervenuto in modo compiuto il compagno Rivalta. Come atto in se è un atto di un certo peso, ma, come era giusto mettere in evidenza in questo Consiglio, sottende altre scelte o non scelte di grande rilievo per Torino.
Siamo di fronte ad una anticipazione di cassa da parte della Regione a favore di enti esterni, nel caso le Ferrovie Statali, per garantire l'avvio di progetti ritenuti di rilevanza per la Regione. Al di là del merito, su cui evidentemente ci sono opinioni diverse, si assumono gli oneri conseguenti ad anticipazioni.
Il compagno Guasso aveva già detto in Commissione che sulla procedura in sé non abbiamo eccezioni di principio, cioè qualora si tratta di progetti ritenuti validi, che permettono lo smobilizzo di investimenti consistenti non abbiamo pregiudiziali a che la Regione segua anche queste vie, pur non dando per scontato il problema della legittimità di questa legge. Semmai c'è da chiedersi come mai facciamo un'anticipazione alle Ferrovie statali, che dovrebbero essere diventate un ente di gestione di particolare efficienza e funzionalità. In realtà ancora oggi ci troviamo a supplire alle carenze di questo ente di Stato.
Intervengo soprattutto per richiamare una considerazione che avevamo già fatto in prima Commissione quando incontrammo il Presidente e i responsabili del CSI. Il prof. Castellani e i suoi collaboratori sollevarono con molta responsabilità il problema dell'assoluta mancanza di disponibilità di cassa da parte del CSI - che rischia di mettere in discussione il pagamento degli stipendi da giugno in avanti e che comporta degli interessi passivi per questo ente strumentale della Regione incertezza nella gestione stessa. In precedenza con un bilancio definitivo o provvisorio veniva garantito questo flusso di cassa almeno a mezzo dei dodicesimi sulle indicazioni di bilancio, il che aveva garantito il normale e tranquillo funzionamento di questo ente delicato, come tutti sappiamo, e prezioso per l'attività regionale. Orbene, nel 1986 il CSI non ha avuto praticamente risorse dalla Regione, probabilmente per errori del bilancio tecnico, ma certamente per una "disattenzione" dell'organo di governo della Giunta regionale. Noi allora abbiamo detto, un paio di mesi fa, che si procedesse ad una anticipazione di cassa e ci domandavamo come mai questa procedura non fosse stata seguita per tempo in modo da impedire una situazione di grande incertezza per questo ente importante. Questa legge ci conferma che l'indicazione che allora davamo era percorribile e ci domandiamo come mai non sia stata seguita per tempo e per salvaguardare la corretta gestione di questo ente. Se non è ancora stato fatto chiediamo che sia fatto immediatamente un atto analogo per poter garantire la sopravvivenza del CSI nelle sue funzioni fondamentali. Perché sarebbe inaccettabile che si provveda con anticipazione a favore di soggetti del tutto esterni alla Regione e non abbiamo obbiezione di principio nel merito della procedura seguita, e non si sia già provveduto e non si provveda a favore del nostro ente strumentale, il CSI, che rischia una progressiva decadenza con la conseguenza già denunciata che tecnici validi sono spinti ad abbandonare il centro di calcolo proprio per la situazione di incertezza che si è creata in questi mesi e che è determinata anche dalla mancanza di risorse fresche.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti.
CERUTTI, Assessore ai trasporti Colleghi, ho seguito attentamente il dibattito e ritengo sia doveroso rispondere su tre problemi fondamentali. Il primo è quello economico. Parlo a quei colleghi che molto più di me sanno cosa significhi bilancio regionale; sanno cosa significhi copertura finanziaria formale per assumere delle deliberazioni da parte della Giunta. Questi sono progetti mirati che hanno ottenuto il finanziamento dello Stato per 3 miliardi e mezzo (dal Ministero dei trasporti). Quando questa disponibilità è arrivata noi avevamo già predisposto il bilancio e voi sapete che si devono istituirei capitoli in entrata ed in uscita per poter assumere deliberazioni di incarico di progettazione per conto (visto che la convenzione ci delega ad assumere queste funzioni) da parte delle Ferrovie dello Stato. Per una determinazione stabilita con legge, le Regioni,viste le confusioni degli anni scorsi, possono istituire questi capitoli soltanto con la consegna materiale dei soldi da parte delle Ferrovie, cioè da parte del Ministero.
Dall'altra parte avevamo dei termini imposti dalle Ferrovie dello Stato per non bloccare i lavori che sono già oggetto non solo di appalto, ma già appaltati e pertanto di realizzazione nei 270 giorni, che hanno costretto la Regione, hanno costretto il sottoscritto, a operare in quella direzione a provvedere, attraverso una legge che di finanza ha solo l'istituzione, di un capitolo in entrata ed in uscita che ha come scopo, almeno di carattere formale, quello di consentire l'anticipazione. Cosa che non avverrà materialmente, perché nella assegnazione degli incarichi poi passerà il tempo necessario per avere i soldi a nostra disposizione: cosa che è già stata deliberata sia dall'azienda sia dal ministero competente. Perciò vi prego di credermi: sotto l'aspetto finanziario di questa legge il problema è di assoluta semplicità.
Si è poi utilizzato il progetto di legge per rivedere alcune situazioni, e io sono ben lieto di farlo soprattutto nei confronti del collega Rivalta. So che è stato uno dei suoi temi trattati nel congresso di partito e so che in quella sede la sua tesi non ha avuto ampi consensi.



(Interruzione del Consigliere Rivalta)



PRESIDENTE

CERUTTI, Assessore ai trasporti



PRESIDENTE

So che sono andati in votazione; siccome avete votato per tesi e per problemi so che su questo problema non c'è stata l'unanimità nel tuo partito perché almeno alcune riserve ci sono state.



PRESIDENTE

RIVALTA



PRESIDENTE

E' un'informazione che mi piacerebbe avere.



PRESIDENTE

CERUTTI, Assessore ai trasporti



PRESIDENTE

Questo solo per confermare che evidentemente nel collega Rivalta sono maturati, rispetto a qualche anno fa, dei grossi problemi di coscienza; io pensavo fossero sulla centrale nucleare, ma se ho ben capito nell'intervento del collega Rivalta è rimesso in discussione addirittura il quadruplicamento in asse delle ferrovie. E' grave per un partito come quello comunista, che era determinante in una maggioranza che ha chiuso la sua attività soltanto qualche mese fa, dire che ha subito una scelta di così rile-vante importanza con un'amministrazione di sinistra anche dall'altra parte. Dobbiamo essere chiari con noi stessi.



PRESIDENTE

RIVALTA



PRESIDENTE

Sto dicendo che la soluzione urbanistica non è nel quadruplicamento. Se poi le ragioni amministrative delle FF.SS., hanno fatto accettare questo intervento ...



PRESIDENTE

Collega Rivalta, la parola è all'Assessore Cerutti.
CERUTTI, Assessore ai trasporti Io non ti interrogo, voglio solo evidenziare. Ti ho ascoltato in silenzio per circa mezz'ora; hai trattato in quest'aula problemi del Comune di Torino, problemi di tutto lo scibile umano che non riguardano questo Consiglio, ma io ti volevo dire che ti dovresti spostare dall'altra parte.



(Interruzioni reiterate del Consigliere Rivalta)



PRESIDENTE

Consigliere Rivalta non ha la parola, non ammetto che questo sia un fatto personale. Per favore, Assessore Cerutti, prosegua.
CERUTTI, Assessore ai trasporti Voglio solo discutere serenamente in quest'aula.
Siccome si è partiti da un concetto di tipo finanziario per trattare una serie di problemi, l'Assessore regionale che fortunatamente o sfortunatamente circa un anno fa, due anni fa, tre anni fa, ha elaborato tutta una serie di confronti, di raffronti, situazioni ecc.., non si sente in coscienza di smentire quello che fino ad un anno fa ha sempre mantenuto consentitemi questo. E siccome non è stato sereno ...



(Commenti a sinistra)



PRESIDENTE

Non interrompiamo continuamente, fra l'altro poi dobbiamo votare e abbiamo anche degli altri provvedimenti.
CERUTTI, Assessore ai trasporti Voglio solo ricordare che i problemi tipo piano decennale o quadruplicamento in asse sono stati oggetto di largo dibattito in Giunta in Commissione, in questo Consiglio; il caso vuole proprio il progetto sul quadruplicamento in asse abbia ottenuto il voto unanime dell'intero Consiglio regionale. E' vero: allora non c'era il collega Pezzana, non c'era il collega Staglianò, non c'era il collega Ala. Che si venga a dire oggi che questo è uno schifo di progetto, che è uno schifo di comportamento (non tu Ala, tu sei corretto), mi sembra non siano termini appropriati a questa seduta, a questo consesso.
I problemi di questa città con il quadruplicamento in asse: incominciamo a parlare della ferrovia visto che è messo in discussione il quadruplicamento come atto fondamentale, poi parleremo del resto.
Le Ferrovie dello Stato: devo rispondere al collega Pezzana; non hai parlato solo tu, Rivalta. Pezzana vorrà pure delle risposte al suo intervento, perché ha detto: primo formale, nessuna certezza finanziaria secondo sostanziale è in opposizione al quadruplicamento in asse allo spostamento delle stazioni. E' vero Pezzana? E la superstrada? Allora consentimi prima di togliere questa prima parte che in Commissione, prima di tutto, anche i colleghi comunisti mi hanno detto che erano perfettamente d'accordo. Cioè i problemi riferiti alla progettazione di Porta Susa, Porta Dora e Porta Stura non creavano problemi all'intero consesso della Commissione.
Colleghi, il quarto punto è il problema riferito alle Ferrovie dello Stato che, avendo preso atto, perché trasmesso dal Comune di Torino, di un certo studio di massima di tracciato generale, hanno ritenuto opportuno per non trovarsi a sospendere i lavori o a modificare i lavori, di dare un incarico per ristudiare questo particolare, arrivando a delimitare drasticamente a Dora il problema; perché da Dora in su i lavori sono deliberati definitivamente e le Ferrovie non intendono rivedere questa situazione, altrimenti succede come per la metropolitana: non partiamo mai.
Qualcuno ha detto: "Sono al di fuori di una programmazione urbanistica di una pianificazione". Io ritengo che sono problemi che vanno visti a fondo in sede comunale prima di portarli in un aula regionale dove diventa difficile poter pensare ad altre questioni. Però sono andato a ricercare qualche programmazione regionale (visto che abbiamo dato molto peso alla bozza preliminare, allo schema di piano comprensoriale) per vedere se veramente questa novità era inventata dalla Torino Milano (qualcuno ha detto da privati) o se invece era un problema sentito a livello comprensoriale ribadito poi in una delibera che l'allora Assessore Rivalta ha portato all'approvazione di questo Consiglio. Sono andato a vedere qualche atto perché mi sembrava tutta inventata questa cosa e allora ho scoperto negli atti programmatori del comprensorio che il problema esiste addirittura si dice: "In modo particolare emerge per le sue potenzialità di alternativa in termini di viabilità urbana alla penetrazione diretta sul centro storico di Torino, corso Giulio Cesare a direttrice di penetrazione lungo la via ferroviaria". Questo problema è inserito in un documento ufficiale fatto dal comprensorio. Ma noi rispondiamo a questo: assumiamo una deliberazione come Consiglio regionale e diciamo, a firma di Rivalta che agli estremi nord e sud è possibile riconoscere altrettanti nodi importanti di confluenza del sistema ferroviario e autostradale sulla città.
L'intreccio ferrovia autostrada, innesto sulla città,assegna a questi nodi il ruolo di punti di ingresso principale all'area metropolitana; come tali vanno adeguatamente progettati e meglio connessi con la rete di innovazione del tessuto urbano più compatto. In questo contesto si riscontra come tali caratteristiche siano evidenziabili anche sull'asse di fuoruscita ad ovest della autostrada Milano Torino. Sé queste cose le abbiamo dette, se nel comprensorio si evidenzia questo problema, se noi come atto di programmazione del Consiglio diciamo che esiste il problema come possiamo criticare le Ferrovie dello Stato che vogliono farsi uno studio (per dire: voglio vedere cosa succede in casa mia, cioè sulle ferrovie). Qui non si parla di progettare l'autostrada Torino Milano che non c'entra proprio niente, qui si tratta solo del fatto che le ferrovie vogliono un progetto per capire, se il Comune di Torino intende arrivare con questa strada di penetrazione fino a Dora, quali sono le interconnessioni o i problemi che si creano anche lungo l'asse ferroviario.
Non penso che questo sia un compito che spetti alle Ferrovie dello Stato nel progettarsi o nel studiarsi questo problema. Potremo dire che sta sprecando i soldi, potremo dire noi non siamo d'accordo su questo, d'altra parte ogni collega ha le sue convinzioni ed è giusto le mantenga.
Ci sono anche.dei problemi legati alla stazione di Porta Susa. Il collega Rivalta ha riparlato sull'opportunità di fare il fabbricato del Palazzo di Giustizia in quella posizione o in altre; fortunatamente è già stato appaltato. Io mi auguro che questa sia stata una scelta giusta fatta dall'amministrazione, collega Rivalta. Se è sbagliata pazienza. Ma noi abbiamo quest'impressione, parlo da provinciale in questo caso: Torino ha perso nel passato molti autobus per aggiornare la propria città od altro solo perché ogni momento si rimette a ridiscutere sempre le stesse cose.
Non siamo riusciti a fare un metro di metropolitana; le altre città stanno già affrontando il terzo lotto, il quarto lotto. Non penso che in quelle città si sia generato lo scempio generale di tutta la struttura. Questi sono problemi che ci devono far riflettere.
RIVALTA La metropolitana in corso Regina Margherita sta facendo riflettere. E speriamo che faccia riflettere molto.
CERUTTI, Assessore ai trasporti Infatti viaggiamo in superficie, perché era un periodo che tutto era in superficie oppure tutto di sotto. Insomma sono frutto di decisioni che i Consigli hanno assunto, non possiamo inventare delle cose per dire: è tutto sbagliato. Dobbiamo renderci conto che viviamo un processo che a mio avviso va giudicato, va capito, va articolato nel modo più opportuno.
Voglio concludere perché già sollevato in Commissione e ripetuto in questa sede con un interrogativo che il collega Rivalta ha riportato anche in questa sede: "Vorrei sapere da chi è composto il Consiglio della Torino Milano". Scusami: non me ne importa nulla, non lo so, non mi interessa. Io con la Torino Milano non ho niente a che fare, non conosco n l'amministratore né il Presidente né i soci. So che è una S.p.A., so che ciascuno di noi può aver sottoscritto delle azioni può averle in tasca, ma comunque, sono problemi che non interessano questa assemblea. Posso assicurare il collega Rivalta che l'incarico che daremo per questo studio proprio per evitare di creare dei problemi, non sarà assegnato alla Torino Milano. Ci guarderemo bene. Su una cosa ha ragione il collega Rivalta: che uno studio fatto da una società interessata non è un studio sereno, e su questo convengo con il collega. Ma questa è la delibera del Comune di Torino, non la nostra. La nostra ha tutto un altro senso. Perciò chiedo scusa se in questa sede non sono in grado di rispondere. Mi impegnerò ad andare a vedere se ci sono degli impresari ecc.., ma per informazione personale. Dico però soltanto che se ci sono imprenditori che fanno parte della società ovviamente cercano, spero, onestamente di fare il loro mestiere. Non devo insegnarglielo io, non devo dare io delle autorizzazioni per farlo. La Torino Milano avrà degli obiettivi; il collega Rivalta ha parlato della 431 della lettera dell'arte titolo 5, della possibilità di fare una convenzione: per fare una convenzione ci devono essere più parti.
Il problema andrà, siccome si tratta di finanziamenti, direttamente al Consiglio comunale di Torino. Occorre la disponibilità della società e la disponibilità finanziaria da parte dello Stato, cioè dell'ANAS.
In questo momento torno a ripetere per queste opere e per questi lavori non c'è una lira, non ci sono atti. Siamo soltanto, e lo ribadisco fino alla noia, ad un atto che interessa le Ferrovie per quanto riguarda la propria struttura ferroviaria.
Per questo ringrazio i colleghi dei Gruppi che hanno dichiarato la loro disponibilità nel voler approvare questa legge, che è una legge che ci consente solo di attivare dei fondi che ci vengono da parte di altri organismi. Forse abbiamo meritato questa delega che ci pone in un'ottica a cavallo fra interessi territoriali stretti, come quelli del Comune, e interessi particolari come quelli delle Ferrovie. Forse ce la meritiamo anche perché ciò, che, come lavoro, abbiamo prodotto negli anni scorsi è sicuramente stato un atto di valutazione positiva da parte di chi ci ha interpellato in questo momento.
RIVALTA Chiedo la parola



PRESIDENTE

Non è più possibile replicare. Collega Rivalta non chieda quello che non è assolutamente possibile concedere, siamo in votazione. Dopo che abbiamo votato gli unici due articoli, prima del voto finale, lei può fare la dichiarazione di voto.
Passiamo quindi alla votazione dell'articolato.
Art. 1 "La Regione Piemonte è autorizzata ad anticipare, in attuazione del decimo comma dell'art. 8 della legge 22/12/84, n. 887 e per conto delle FF.SS., la spesa massima di lire 3.500 milioni, I.V.A. esclusa, da destinare alla realizzazione di progetti di trasporto integrato nell'area metropolitana torinese secondo quanto già contenuto nelle convenzioni stipulate tra la Regione Piemonte, il Comune di Torino, l'Ente delle Ferrovie dello Stato e la Società Azionaria Trasporti Torinesi (S.A.T.T.I.
S.p.A.)".
Si proceda alla votazione



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto si 25 Consiglieri hanno risposto no 17 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "Per l'attuazione della presente legge è autorizzata la spesa di lire 4.130 milioni.
Agli oneri di cui al precedente comma si provvede mediante riduzione di pari importo, in termini di competenza e di cassa, del cap. 12800 del .bilancio 1986.
Nello stato di previsione della spesa verrà istituito apposito capitolo con la seguente denominazione: 'Spese per la realizzazione di progetti di trasporto integrato nell'area metropolitana di Torino in connessione con gli interventi ferroviari'.
Il rimborso verrà introitato dalla Regione Piemonte sul cap. 2400 dello stato di previsione dell'entrata del bilancio 1986.
Il presidente della Giunta è autorizzato ad apportare, con proprio decreto le occorrenti variazioni di bilancio".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 42 hanno risposto si 25 Consiglieri hanno risposto no 17 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Prima del voto finale i Gruppi possono avvalersi delle dichiarazioni di voto.
La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA Qual è il tempo a disposizione per la dichiarazione di voto?



PRESIDENTE

Cinque minuti.
RIVALTA Già dall'intervento precedente è chiaro a tutti che la nostra posizione è di voto contrario a questa legge. L'intervento dell'Assessore Cerutti non mi ha convinto e non ha spostato la nostra posizione nei confronti di questa legge per le ragioni di merito che rimangono tutte, quelle che io ho detto prima, né alcune delle osservazioni che in replica l'Assessore Cerutti ha fatto modificano la nostra posizione.
La questione della penetrazione alternativa o complementare a corso Giulio Cesare non è posta come prolungamento dell'autostrada, è posta come possibile costruzione di un asse viario, che in parte già esiste su un lato della ferrovia, ma che richiede un'opera di ristrutturazione di quella zona di Torino. Per esempio, li ci sono alcuni depositi industriali, alcune aziende di trasporto, ed è chiaro che in una ristrutturazione di quella parte di Torino (che è necessaria in quella zona) si potranno costruire delle vie complementari, se non in alternativa, per la penetrazione da est e all'interno di Torino.
Ma è un disegno di ricostruzione e completamento della viabilità interna di Torino e non può essere inteso come prolungamento dell'autostrada, tanto meno come prolungamento dell'autostrada fino a largo Orbassano e forse l'attraversamento verso Moncalieri.
Né mi ha davvero posto dei problemi l'altro tuo richiamo, che nel piano territoriale di Torino riguarda i punti d'intersezione tra la ferrovia e le autostrade. Ma questi punti d'intersezione sono alle porte di Torino verso Moncalieri, verso Settimo e sono a Collegno.
E' certo che quei punti d'intersezione tra autostrada, ivi compresa la tangenziale e le ferrovie, sono punti di grande rilievo, sotto il profilo delle accessibilità possibili e in quanto tali vanno quindi trattati costruendo all'intersezione di questi punti, non intersezione geometrica funzionale, delle strutture di rilievo metropolitano e regionale ed intanto delle infrastrutture di interscambio, ad esempio i parcheggi, per cui arrivando li possa scendere dall'automobile e servirsi del mezzo di trasporto ferroviario, soprattutto se diventerà di carattere intercomunale attraverso le linee in concessione.
Per cui mi sembra che proprio nessuna delle osservazioni dell'Assessore mi abbiano scalfito nei convincimenti di merito negativi verso la proposta progettuale.
Voglio dire che mi sembra davvero inammissibile che un'Amministrazione pubblica e un amministratore pubblico non si ponga il problema di qual è concretamente la natura e quali sono le caratteristiche degli operatori che sono chiamati a realizzare progetti di così larga portata. L'avessimo sempre fatto di richiamarci alla natura dei soggetti attuatori, forse non avremmo commesso certi errori nel passato. Quindi sotto questo profilo mi sembra che non sia una cortesia quella che l'Assessore Cerutti può farci di darci delle informazioni sulla natura della Società Autostrada Torino Milano, ma faccia parte di una giusta e necessaria informazione di cui l'Amministrazione pubblica si dota, dovendo in qualche misura operare anche indirettamente con questo operatore.
Ribadisco quindi la domanda di conoscere i soggetti operatori che sono coinvolti nelle politiche regionali, non si tratta solo della Società Autostrada, non è una persecuzione verso la Società Autostrada Torino Milano, ma è un problema di carattere generale che credo vada affrontato per tutti i soggetti operatori che operano.
Per esempio, forse in certe società che hanno operato nello smaltimento, avessimo saputo meglio chi erano, probabilmente avremmo avvertito alcuni rischi e alcuni pericoli; mi sembra sia una giusta accortezza dell'Amministrazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.
PEZZANA C'è un punto su cui sono d'accordo con l'Assessore Cerutti e cioè che le responsabilità non sono soltanto di questa Giunta, ma sono anche un'eredità della precedente.
Detto questo, però, perseverare è diabolico. Da un certo pulpito (che sicuramente laico non si può definire) è venuta una frase che è diventata famosa: "Se sbaglio correggetemi", l'Assessore invece dice: "Sé sbaglio pazienza", mi sembra un ragionamento molto meno laico.
Quando l'Assessore, questa Giunta e il Pentapartito nella loro politica, regionale e comunale, si accorgono che tutto quello che fanno non fa altro che suscitare l'ira e la protesta dei cittadini, dovrebbero chiedersi se non c'è qualcosa di sbagliato. La metropolitana che dalle Vallette va fino alla collina ha suscitato uno scempio urbanistico e le proteste di tutti per l'inutilità ed una spesa folle. Voi continuate a farla, perché, se sbagliate, sapete dire solo pazienza! Abbiate però il coraggio di non perseverare negli errori di un progetto che vi è arrivato come eredità, abbiate il coraggio di buttarlo a mare e di non farlo più.
Voi invece vi ostinate a realizzare queste opere e andrete avanti. Lo so benissimo che ci sono 50 tram, si ma si possono rivendere; prima diceva l'Assessore che abbiamo perso l'autobus, ma qui non abbiamo solo perso l'autobus, abbiamo perso anche i tramvai. Però il fatto che questa cosa si continui a realizzare, caro Santoni, lascia adito a molte domande, perch se uno ha fatto un errore, ha sprecato un miliardo ed ha 50 tram inutilizzabili, non deve per questo spenderne 5.000 per realizzare il progetto poiché tanto l' ha già iniziato; dimostra intelligenza se prende questi 50 tram e magari li ricicla in qualche città dell'America centrale dove le strade sono così grandi che permettono delle curve tali per cui i tram non devono venire modificati, non lo so, magari mentre voi andate a fare un viaggio per capire come stanno gli emigranti in Argentina, parlate con il Sindaco di Buenos Aires o in Brasile o in qualche altra città, per vedere se li magari servono questi tram, sarebbe un buon utilizzo.
Perseverare è effettivamente diabolico, ma all'Assessore Cerutti questo non importa, poiché se sbaglia di- ce pazienza. Secondo me questo è veramente un atteggiamento mentale e politico che va riprovato anche se non serve a niente, perché sappiamo benissimo com'è andata la votazione e come si ripeterà; sono discorsi inutili questi, che ci facciamo perché rimangano a verbale, tanto non cambierà nulla da questa volontà veramente bieca della Giunta, per la quale si rovina una città intera, si fa uno scempio urbanistico. Ma chi se ne frega, le FFSS, vogliono fare questo perché hanno questa urgenza e noi anticipiamo i soldi, non protestiamo, non chiediamo di rivedere un piano, intanto il piano è già li e noi dobbiamo realizzarlo.
Ma questa è una Giunta che oltre a sbagliare non ha nemmeno l'ambizione di avere qualche atteggiamento nuovo, personale, rispetto alla gestione precedente. In un anno non avete fatto altro che realizzare certi errori compiuti dalle Amministrazioni precedenti. E' una Giunta che pecca; andate a parlare con la gente, con quelli che sono stati colpiti dalle prime innovazioni della nuova Giunta, tutti quelli che abitano dalle Vallette alla collina e lungo c.so Regina Margherita, sentite che opinioni hanno del progetto e della Giunta.
Sono tutte cose che non servono a niente, poiché persone intelligenti e sensibili cambierebbero città, non casa, se vicino gli realizzassero questa superstrada! Valgono le regole di partito, le regole più stupide, più bieche, per cui si immagina che questa coalizione debba sempre tremare crollare, cadere, se qualcuno dovesse mai avere il coraggio di dire:. "E' sbagliato quello che stiamo facendo, ripensiamoci un momento", no, tutti insieme con i paraocchi, pur di difendere questo pentapartito.
Forse, come prima (dico forse, perché io non c'ero in quest'aula nelle precedenti Amministrazioni) si doveva dire: "Si è fatto così, guai a cambiare". In parte do atto al Consigliere Rivalta, se non altro ci vuole anche un bel coraggio a dire dopo: "Abbiamo dovuto anche sottostare a dei ricatti, delle imposizioni e delle realtà", ma io mi chiedo perché l'avete fatto, chi ve lo ha imposto? Il governo l'avevate voi, come adesso ce l' hanno loro e se una cosa è sbagliata, credete che cada il pentapartito se non fate la superstrada o se non finanziate un progetto delle FFSS.? Siete voi a decidere se cadete insieme o no. Credo che siano molto più pericolosi i trabocchetti, i tranelli e le sparatorie contro qualcuno che sta in Giunta, da parte di quelli che non sono del vostro stesso Gruppo; quelle sono le cose dannose, sia come immagine che come moralità politica. Sui progetti abbiate il coraggio di ridiscuterli e di buttarli a mare se bisogna farlo, non avere la volontà di realizzarli.
Questo non è soltanto quello che penso io, ma è quello che pensa la gente, quando viene colpita dalle cose che voi realizzate.
Forse voi non viaggiate più in macchina, non guidate, non prendete i tram, avete l'autista; provate a girare per le strade e parlare con la gente, sentite cosa dice di quello che state facendo.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CERCHIO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.
NERVIANI Credo di essere abitualmente molto breve, sarò brevissimo. Il dibattito che si è sviluppato, mi ha confortato nella convinzione che aveva animato il precedente intervento.
E' stato chiaramente indicato che esistono documenti di comprensorio della Regione stessa e soprattutto più recenti del Comune, tali da motivare la prudenza esplorativa delle FF.SS., quindi si legittima l'attivazione della convenzione vigente.
Il mio voto come quello del Gruppo democristiano è favorevole. Vorrei in appendice fare una considerazione, non è polemica è soltanto una proposta di metodo: non sono d'accordo, non lo sarò mai, a che la Regione sviluppi preventivamente indagini circa la composizione di società che collaborano a qualunque titolo con la Regione. Perché le indagini presuppongono la conseguente necessità di giudizio, che non è compito della Regione in questi casi esprimere; se vi sono degli elementi in negativo a conoscenza dell'opinione pubblica e della Magistratura, ebbene questi elementi devono essere posti perché l'esecutivo li valuti, ma soltanto in questa condizione, altrimenti siamo soltanto nell'ambito della presunzione della colpa e della presunzione della non pulizia e questo metodo del valutare in presunzione non l' ho mai accettato in tutta la vita e non lo accetto neppure qui.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Farei alcune considerazioni di metodo. In primo luogo ritengo di dovermi fare carico presso l'Ufficio di Presidenza e nelle sedi opportune perché venga rivisto il regolamento. Bisogna ridare alla Presidenza la flessibilità negli interventi; immaginate voi, se una requisitoria come quella che ha ritenuto di fare il collega Rivalta, fosse stata costretta nei tempi, evidentemente avrebbe lasciato delle incertezze su tutta una serie di interrogativi e di preoccupazioni che sono state espresse (è bene che siano state espresse) rispetto ai quali la Giunta ha potuto esprimersi rispetto alle quali i Consiglieri hanno potuto fare le loro valutazioni.
Ho l'impressione che bisognerà reintrodurre qualche elemento, che non sia del tutto occasionale, derivato alla simpatia o ai titoli che hanno alcuni colleghi, ma alle capacità di cogliere il senso delle cose che vanno avanti in Consiglio.
Questo, a mio modo di vedere, va recuperato altrimenti corriamo il rischio che chiudendo alcune discussioni si dia l'impressione di voler chiudere qualcosa che non è l'espressione di giudizio di un Gruppo politico, ma delle realtà che ci sono dietro.
Indubbiamente le perplessità che sono emerse anche in Commissione e che sono state chiuse bene dal collega Nerviani, erano di capire se a monte dell'atto legislativo, impropriamente deliberativo, cioè di gestione concreta, ci fosse un minimo di maturazione urbanistica di volontà del Consiglio comunale di Torino.
Era emerso abbastanza un sostanziale scollamento tra il livello di determinazione sul piano urbanistico e il livello di determinazione che poi ci si assumerebbe sul piano tecnico operativo. Questo aveva fatto sorgere qualche fatica a capire che nella misura in cui (come ha già detto il collega Nerviani) da parte dell'Assessore e già in Commissione è emerso che esiste un sufficiente grado di compatibilità fra i due percorsi che si stanno avviando, quello di tipo urbanistico regionale e quello tecnico di fattibilità, mi pare che questo tipo di riserva possa cadere. Mi pare anche che debba essere giustificata l'espressione dell'Assessore: "Se abbiamo sbagliato pazienza!"; ma attenzione, si riferiva a un risultato, perch quando abbiamo appaltato il Palazzo di Giustizia, vuol dire che il Palazzo di Giustizia in termini politici e decisionali è fatto, ed è solo più un problema di muratori.
Mi rendo ben conto che l'Assessore Cerutti non intendeva dire che nelle questioni che gli competono non sia disposto a riflettere, a ripensare. Ma appaltato il Palazzo di Giustizia, mi sembra giusto dire "se abbiamo sbagliato, pazienza"! Ovviamente il nostro voto sarà favorevole.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione per appello nominale sull'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto si 26 Consiglieri hanno risposto no 17 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento:

Esame p.d.l. n. 82: "Anticipazione regionale per la realizzazione di progetti di trasporto integrato nell'area metropolitana torinese"

Argomento:

Iscrizione di provvedimenti all'ordine del giorno


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. i seguenti provvedimenti: legge rinviata dal Governo: "Modificazioni alla L.R. 21/3/84, n. 18 in materia di opere e lavori pubblici".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.
proposta di deliberazione n. 155: "Indirizzi riguardanti la pianificazione territoriale con riferimento agli aspetti paesistici ambientali".
Chi approva è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 43 Consiglieri presenti.


Argomento: Opere pubbliche

Esame legge rinviata dal Governo: "Modificazioni alla L.R. 21/3/84 n. 18 in materia di opere e lavori pubblici"


PRESIDENTE

Non vi sono interventi, passiamo quindi alla votazione dell'articolato.
Art. 1 L'articolo 34 della L.R. 21/3/1984, n. 18 è abrogato e sostituito dal seguente: Art. 34 (disposizione finanziarie) "Con decorrenza dal 1/l/87 agli oneri derivanti dall'applicazione della presente legge si provvede mediante l'istituzione di apposito capitolo tra gli oneri non ripartibili avente la seguente denominazione: 'Fondo regionale per il finanziamento di opere e lavori pubblici e di interesse pubblico', il cui stanziamento viene fissato con la legge di bilancio utilizzando le risorse regionali libere da vincoli' di destinazione.
In deroga al disposto dell'art. 42 della L.R. 29/12/1981, n. 55 sono autorizzate variazioni con atto amministrativo per il prelievo di somme dal predetto fondo da iscrivere nei capitoli specifici dell'area di attività e delle singole aree d'intervento.
L'elenco dei capitoli incrementabili mediante prelievo dal fondo di cui al primo comma del presente articolo è allegato al bilancio regionale".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto si 39 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
Art. 3 (Modificazione dell'art. 12 della L.R. 18/84) "Il disposto di cui alla lettera b) del primo comma dell'art. 12 della L.R.
18/84 è sostituito come appresso: b) contributi in annualità fino alla misura e alla durata occorrenti al totale ammortamento del mutuo, fatti salvi, per il settore edilizio, i limiti posti dalla normativa statale".
Si proceda alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto si 39 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 3 è approvato.
Si proceda alla votazione sull'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 40 hanno risposto si 37 Consiglieri si sono astenuti 3 Consiglieri.
L'intero testo di legge è approvato.


Argomento: Nomine

Deliberazione consiliare n. 71-C.R. 3239 del 6/3/86 relativa alla designazione di due terne di esperti per la Commissione di Controllo sugli atti della Regione. Revoca e provvedimenti conseguenti


PRESIDENTE

Passiamo al punto 10) dell'o.d.g.: "Deliberazione consiliare relativa alla designazione di due terne di esperti per la Commissione di Controllo sugli atti della Regione. Revoca e provvedimenti conseguenti".
Pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'immediata esecutività di tale deliberazione.
E' approvata all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Nomine

Deliberazione consiliare n. 72-C.R. 3240 del 6/3/86 relativa alla nomina di tre membri effettivi e due membri supplenti nel Comitato di Controllo sulle Province. Revoca e provvedimenti conseguenti


PRESIDENTE

Passiamo al punto 11) dell'o.d.g.: "Deliberazione consiliare relativa alla nomina di tre membri effettivi e due membri supplenti nel Comitato di Controllo sulle Province. Revoca e provvedimenti conseguenti".
Pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione l'immediata esecutività di tale deliberazione.
E' approvata all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Nomine

Nomine


PRESIDENTE

Passiamo al punto 12) dell'o.d.g.: "Nomine".
Si distribuiscano le schede per le seguenti nomine.
Azienda Regionale dei Parchi suburbani - Consiglio d'amministrazione (L.R.
31/8/82, n. 28). Nomina del Presidente e di 10 membri di cui 4 espressi dalla minoranza E' stato svolto lo scrutinio delle schede proclamo eletti i signori Carli Annibale (Presidente), Ambrogio Pietro, Barazza Antonio, Porta Carlo, Ronga Luigi, Tuberga Biagio, Ciaiolo Renzo, Casanova Oscar, Ferrero Riccardo Currà Domenico, Chiariglione Aldo.
S.A.G.A.T. - Consiglio d'Amministrazione (art. 3 L.R. 4/7/77, n. 36).
Nomina di un membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Firpo Ellenio.
Comitato Regionale per le Opere Pubbliche - Sezione opere edili (art. 27 L.R. 21/3/84, n. 18). Nomina di un rappresentante designato dall'U.R.P.P.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Prigioni Ettore.
Comitato Regionale per le Opere Pubbliche - Sezione infrastrutture (art. 27 L.R. 21/3/84, n. 18). Nomina d un rappresentante designato dall'U.R.P.P.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Nosengo Franco.
Comitato di Studio coordinamento indagini statistiche in agricoltura (D.P.R. 30/12/65, n. 1708). Nomina d 2 esperti uno effettivo e uno supplente.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto i signori Perosino Mario (membro effettivo), Michelotti Daniele (membro supplente).


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Esame proposta di deliberazione n. 155: "Indirizzi riguardanti la pianificazione territoriale con riferimento agli aspetti paesistici ambientali"


PRESIDENTE

Esaminiamo la deliberazione n. 155, sulla pianificazione del territorio.
La parola all'Assessore Vetrino.
VETRINO, Assessore alla pianificazione territoriale Vorrei fare una breve dichiarazione rispetto questa delibera: l'importanza dell'argomento che abbiamo di fronte, e nella considerazione dell'approfondimento e dell'elaborazione che questo argomento ha avuto nella competente Commissione consiliare attraverso un numero nutrito di riunioni e di confronto tra le forze politiche, meriterebbe certamente che nell'aula si riportasse l'atmosfera, l'approfondimento e la stessa decisione della Commissione, e che, quindi, ogni Gruppo avesse la possibilità di riportare la discussione su questa tematica nell'aula consiliare.
Il tempo non lo consente; vorrei però precisare che, trattandosi di una delibera di indirizzi, essa obbligherà necessariamente l'Amministrazione e lo stesso Consiglio ad una serie di adempimenti successivi di vario genere innanzitutto il programma operativo della Giunta rispetto questo tema, per cui credo ci saranno sicuramente le condizioni, nonché le necessità obiettive, su alcuni aspetti, di pronunciamenti del Consiglio. Vorrei impegnarmi a fare, nel più breve tempo possibile, questo programma operativo nonché a creare le condizioni affinché nel Consiglio ci sia la possibilità di recuperare il tempo che in questo momento non possiamo dedicare a questa delibera data l'ora tarda.
Questa richiesta, peraltro, era già contenuta in una domanda che faceva ieri il Consigliere Biazzi sul seguito che sarebbe stato dato a questa delibera; devo dire che la richiesta della fine di giugno è compatibile con il programma della Giunta e nel più breve tempo possibile cercherò di recuperare questo tempo e di dare all'assemblea l'opportunità di un confronto su questo tema che, come abbiamo visto in Commissione, è importante, significativo e atteso non soltanto dal Consiglio ma da tutta la Comunità regionale.



PRESIDENTE

Pongo in votazione per alzata di mano la deliberazione il cui testo è già a mano dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
E' approvata all'unanimità dei 40 Consiglieri presenti.


Argomento: Università - Diritto allo studio - Assistenza scolastica

Esame proposta di deliberazione n. 173: "Diritto allo studio nell'ambito universitario. Definizione per l'A.A. 1986/1987 dell'ammontare dell'assegno di studio, della borsa di studio e di altri servizi a prezzi differenziati delle fasce di reddito, nonché dei requisiti di merito richiesti"


PRESIDENTE

Passiamo al punto 8) dell'o.d.g.: "Esame proposta di deliberazione n.
173".
La parola all'Assessore Alberton.
ALBERTON, Assessore all'istruzione Credo, e mi auguro che siano molti di questa opinione, nell'importanza di questo tema ma capisco che l'ora non è la più felice per sviluppare un dibattito. Mi limito ad illustrare con estrema sintesi le caratteristiche più significative di questa delibera e le modifiche rispetto a quelle in vigore negli anni precedenti.
Dopo consultazioni con le Commissioni Diritto allo studio si è provveduto alle modifiche che via via illustrerò. Parto dall'innalzamento dei livelli minimi di reddito richiesti per godere dell'assegno o della borsa di studio; che si è rivelato indispensabile poiché tali limiti, fermi ormai da alcuni anni, impedivano tali provvidenze a studenti provenienti da famiglie monoreddito di larga parte del settore pubblico e delle fasce operaie del settore privato. L'articolazione degli interventi (assegno di studio e borsa di studio), in modo da non creare eccessive differenziazioni nelle provvidenze in presenza di limitate variazioni nelle condizioni di reddito o di merito; una maggiore considerazione dei carichi familiari riconoscendo a questi un peso superiore di quanto veniva riconosciuto in passato, facendo tesoro di tutte le esperienze e gli studi elaborati anche a livello nazionale dalla Commissione sulla povertà pilotata dal Ministero del Lavoro e conosciuta come "Commissione Gorieri".
L'eliminazione del prezzo politico dei servizi per le fasce di reddito elevate; considerando quanto questi servizi pesano sul costo complessivo del diritto allo studio, si è ritenuto improponibile fornirli a costi ridotti anche a coloro che bisogni economici non ne presentano.
Una maggiore attenzione alle famiglie monoreddito rispetto a quelle plurireddito, in relazione al fatto che la modalità della considerazione dei redditi familiari nella distinzione tra redditi da lavoro dipendente e autonomo, se applicata con le regole consuete, in uso sino all'anno scorso rischiavano di aprire profonde sperequazioni all'interno delle famiglie a seconda del numero di redditi, a parità di reddito complessivo, di cui esse potevano godere.
Infine, una maggiore libertà per gli studenti nell'utilizzo delle provvidenze in denaro: questo finalizzato al fatto di poter sottoporre a più immediato controllo la capacità delle strutture pubbliche di fornire i servizi, soprattutto quelli relativi alle mense, a costi che siano competitivi con quelli recuperati in altre strutture. Siamo preoccupati dei costi molto elevati a cui questi servizi vengono forniti.
Non sono scelte ideologiche, sono scelte portate avanti nell'ottica di raggiungere livelli di efficienza maggiore che garantiscano che non siano sottratte risorse ma anzi che siano incrementate verso queste destinazioni.
Certamente con queste modifiche non si esaurisce il complesso processo di analisi del fenomeno del diritto allo studio, ma crediamo siano già abbastanza significative e le proponiamo all'attenzione del Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.
SESTERO Esprimiamo un voto contrario a questa deliberazione per due ordini di motivi. Uno è che si introduce una modifica significativa all'interno delle norme per le Borse di studio che è già applicata nel bando del Comune di Torino, che è il non vincolo di traduzione in servizi pubblici di parte della borsa di studio, per l'utilizzo di mense e posti letto per coloro che usufruiscono della borsa di studio stessa.
Dato che questa scelta, contenuta nella deliberazione, si salda con plurime dichiarazioni dell'Assessore regionale e comunale, sulla necessità di procedere, in toni diversi, a una revisione profonda che affermi un altro principio, ovvero quello dell'uso della moneta per un uso privato e quindi di progressivo smantellamento del servizio pubblico, riteniamo che questa apertura di ragionamento, della cui necessità vengono peraltro chiari segni dalle attuali Giunte, sia un elemento preoccupante che non condividiamo.
Il secondo elemento, che si salda in qualche misura al precedente, è che non siamo stati messi in condizione, su una questione di svolta di questo genere (su cui peraltro non abbiamo rigidità ideologiche, ovvero "pubblico a tutti i costi", "il privato è brutto") come Consiglio, o almeno come Commissione,di ragionare, verificare e sviluppare un minimo di confronto su dati, situazioni, orientamenti e verifiche, ignorando anche quanto si dice nell'art. 8 della legge regionale, ovvero che gli enti delegati devono presentare pareri sui programmi. Noi ci siamo trovati di fronte ad una deliberazione che introduceva un elemento di rilevanza non secondaria, senza che sia stato a noi rifornito nessun elemento sullo stato di fatto, sulla situazione e sul senso di queste direzioni, su cui poterci confrontare. Visto che c'è un qualche impegno a non prolungare troppo l'intervento io limiterei qui le motivazioni del nostro voto contrario chiederei invece - visto che siamo costretti ad affrontare un argomento di peso così rilevante che interessa una così grande parte della popolazione su una scelta di questo significato - alla Giunta e al Consiglio di impegnarsi perché nel prossimo Consiglio si possa aprire un dibattito su questa questione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bergoglio.
BERGOGLIO Non mi pare di non dover esprimere un voto su questa delibera anche perché il nostro voto sarà favorevole per le ragioni un po' opposte a quelle dichiarate dalla collega Sestero. Noi riteniamo che sia positiva l'innovazione che l'Assessore ha illustrato, ossia di adeguamento delle provvidenze a favore del diritto allo studio a quelle che sono le esigenze che nel corso di questi anni sono state manifestate dalla componente che poi usufruisce di questi servizi. E' pertanto in collaborazione e seguendo le indicazioni degli studenti, che si è cercato di apportare a queste delibere, che negli anni scorsi si sono avute qui in Regione, quei miglioramenti di sostanza, richiesti un po' da tutte le componenti studentesche.
Questo credo sia opportuno sottolinearlo perché il vincolo in servizi di una parte delle borse di studio creava delle obiettive difficoltà a quegli studenti che, per esempio, vivono in famiglia e che quindi potrebbero utilizzare meglio quella parte di borsa di studio. Il vincolarla comunque ai servizi pubblici non garantisce comunque il miglioramento del servizio stesso; probabilmente è soltanto un vincolo fine a se stesso.
Anche l'esigenza di sperimentare forme nuove di servizio, se va nella direzione di tentare di ridurre i costi a parità di servizi, penso che sia una corretta maniera di esplorare il problema.
Concordo invece con la collega Sestero sul fatto che un argomento di questo tipo e le implicazioni che ha e il tipo comunque di problemi che comporta meriterebbero e meritano una maggiore attenzione in un'ora più opportuna da parte di questo Consiglio. Credo che sia una questione da sottoporre e approfondire, non so se sarà possibile nel prossimo Consiglio ma spero a tempi molto brevi.
Anch'io concorderei con la collega in questa richiesta, anche perch tutta una serie di altre questioni, che ancora possono essere aperte potrebbero trovare un momento di approfondimento in questa sede.
Io vorrei soltanto ricordare che c'è stato anche un problema legato ai lavoratori autonomi che io avevo già sollevato negli anni precedenti e che per coerenza ritengo opportuno riproporre all'attenzione in quest'aula.
Qui sono stati adottati dei criteri di ricalcolo dei redditi che, come lo stesso Assessore ha dichiarato in Commissione, sono del tutto informali.
Si cerchi in qualche modo di arrivare a commisurare le provvidenze, gli assegni di studio e le altre forme a favore degli studenti con quelli che possono essere dei parametri indicativi del reddito familiare il più equilibrati e il meno scorretti possibile, dal punto di vista fiscale.
Il criterio adottato francamente è privo di qualsiasi fondamento teorico o di qualsiasi riferimento oggettivo, d'altra parte diventa estremamente difficile il farlo.
Io sottolineo l'esigenza di dare queste provvidenze a chi ha realmente una situazione di reddito di bisogno, quindi di non favorire delle forme di utilizzo non corretto; però non possono andare nel medesimo tempo contro intere categorie di persone che vengono date per evasori "tout court" tenendo conto che ci ha anche già pensato il Ministro delle finanze a cercare di adottare dei correttivi.
Con questa raccomandazione di affrontare ancora il problema, il Gruppo democristiano; evidentemente, dà parere favorevole a questa delibera, anzi ne sottolinea la svolta, per noi importante, che va nella direzione delle osservazioni fatte in anni precedenti.



PRESIDENTE

Grazie collega Bergoglio, mi pare di non cogliere più alcun segno, c'è soltanto quell'impegno a dibattere il problema.
SESTERO Al prossimo Consiglio?



PRESIDENTE

No al prossimo c'è la Savoia.
SESTERO Non vorrei che succedesse come l'altra volta ed andare così all'infinito.



PRESIDENTE

Pongo in votazione per alzata di mano la deliberazione il cui testo è già a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
E' approvata con 24 voti favorevoli, 10 contrari e 2 astensioni Pongo in votazione per alzata di mano l'immediata esecutività.
E' approvata all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.
Comunico che il Consiglio verrà convocato a domicilio.


Argomento:

Esame proposta di deliberazione n. 173: "Diritto allo studio nell'ambito universitario. Definizione per l'A.A. 1986/1987 dell'ammontare dell'assegno di studio, della borsa di studio e di altri servizi a prezzi differenziati delle fasce di reddito, nonché dei requisiti di merito richiesti"

Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20,00)



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