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Dettaglio seduta n.47 del 08/05/86 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La seduta è aperta.
Signori Consiglieri, vorrei ricordare ai presenti che il Regolamento vieta l'introduzione di cartelli, bottiglie o altri oggetti all'interno del Consiglio regionale.
Al Consigliere Staglianò nella conferenza dei Capigruppo abbiamo chiesto di volere seguire questa nostra tradizione alla quale non siamo mai venuti meno, anche se il fatto di portare delle bottiglie di latte pu essere significativo.
Il Consigliere Staglianò ha aderito a questa richiesta, chiedendo per di poter fare una dichiarazione in proposito, rispetto cioè all'invito della Presidenza di portare via le bottiglie di latte disposte sul suo banco, come tutti avrete sicuramente visto.
La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

La ringrazio signor Presidente per l'opportunità che mi offre di spiegare ai colleghi e agli organi di informazione il senso del gesto compiuto questa mattina dal sottoscritto a nome del mio Gruppo.
Sul tavolo ci sono 30 bottiglie di latte radioattivo che la gente di tutta Europa .è stata costretta a bere o non ha potuto ricorrere a questo alimento basilare.
Sono 30 bottiglie. E' la metà esatta dei componenti del Consiglio regionale del Piemonte; 30 è il limite su cui si prendono le decisioni in questa assemblea. Il numero non è casuale perché siamo fiduciosi che il dibattito, che si avvia questa mattina sull'argomento, possa cambiare i numeri con cui le decisioni sono state prese un anno fa sulla testa della gente, dando il via all'installazione di una centrale da 2.000 megawatt a Trino Vercellese con una maggioranza quasi plebiscitaria.
Acconsento alla richiesta del Presidente di togliere dal mio banco le 30 bottiglie di latte. Esse resteranno comunque qui nel Palazzo e saranno regalate ai Consiglieri regionali che, alla fine della nostra discussione resteranno irriducibili nuclearisti nonostante i disastri determinati da una politica energetica scellerata.



PRESIDENTE

Passiamo pertanto al punto 4) dell'o.d.g. che reca: "Comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione e sulle conseguenze determinatesi dopo l'incidente di Chernobyl".
La parola al Presidente della Giunta, Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la Giunta regionale ha ritenuto doveroso, attraverso una sua comunicazione, proporre al Consiglio una serie di elementi tramite i quali rifarsi di un quadro di assieme che investe gli interventi, gli indirizzi, le preoccupazioni, sottolinea il modo di muoversi all'interno di un avvenimento che ha destato sgomento turbamento nelle nostre popolazioni, a seguito del disastro nucleare di Chernobyl dove, almeno pare dalla frammentarietà delle notizie, uno dei quattro reattori di quella centrale sia sfuggito per cause sconosciute ai meccanismi di controllo provocando la temutissima fusione del nocciolo con l'incidente più grave che possa verificarsi all'interno di una centrale nucleare.
Turbamento e sgomento non sono dovuti al silenzio raggelante dell'unica fonte che poteva responsabilmente offrire lumi e neppure per l'acuirsi della pur forte emotività in atto dopo i noti provvedimenti cautelativi assunti dal nostro Governo, ma anche al senso di impotenza, di nullità, di incapacità che l'uomo, creatura microcosmo, si trovava a sperimentare incapace, impossibilitato ad affrontare l'evento.
Un incidente che ha sprigionato l'energia che può essere espressa da una bomba di 58 megatoni, per un impianto il cui rischio di disastro nucleare era stato individuato dal Ministro ucraino dell'energia in una volta o unità ogni 10 mila anni di vita.
La relazione della Giunta è articolata su tre interventi per fasce di competenza - delega degli Assessori, colleghi Olivieri, Maccari e Lombardi sanità, ambiente e agricoltura, i settori particolarmente investiti dal problema e per un tipo di presenza e di responsabilità che ha impegnato a fondo i colleghi, ne do pubblicamente loro atto, per un'emergenza mai prima d'ora vissuta dalla nostra Regione.
Una Regione sul cui territorio è da tempo in atto, pur con dimensioni di relativa tenuità, una sperimentazione del nucleare e che attraverso una scelta definita coraggiosa, per altri aspetti sofferta, ha accettato nella scorsa legislatura un nuovo insediamento di centrale nucleare comportante una serie di confronti, di approfondimenti di non comune acutezza, con sottolineature di razionalità, dando vita ad una aggregazione di forze politiche coinvolgenti presenze e ruoli, il cui arco di presenza toccava tanto il governo, quanto l'opposizione.
Appena avuta la notizia di quanto era accaduto in U.R.S.S., la Giunta regionale ha immediatamente richiesto un preliminare incontro sulle problematiche connesse alla nuova centrale elettronucleare di Trino Vercellese, al Presidente del Consiglio, al Ministro dell'Industria ed all'ENEA, segnalando e rendendosi interprete della preoccupazione della comunità piemontese e richiedendo razionali affidamenti per tranquillizzare la popolazione, cercando di non lasciarsi cogliere dall'eccesso di emotività, anche quando diviene aspetto tanto naturale, così come sarebbe stato spontaneo e naturale lasciarsi cogliere da una umana psicosi della paura, impedendoci però di valutare freddamente il problema, mentre sono proprio questi i momenti nei quali chi ha responsabilità di governo ad ogni livello deve essere lucido e razionale.
Senso di responsabilità, onesta preoccupazione per quanto è accaduto suggeriscono di approfondire in ogni modo il problema nella sua complessità.
Su questa strada ci si è mossi e intendiamo muoverci, convenendo con quanto ha scritto qualche giorno fa Tullio Regge, uno scienziato che non può essere usato decisamente a senso unico, e che diceva testualmente: "Non penso che questo sia il momento più adatto per condurre una battaglia sulle centrali nucleari italiane; mancano dati esaurienti sulla dinamica dell'incidente sovietico e sulla reale entità dei danni; non sarebbe corretto usare voci allarmistiche per discutere la nostra politica nucleare cui si addice invece un dialogo pacato e responsabile".
I colleghi che certamente interverranno offriranno argomenti e spazi utili ad ogni approfondimento per una seria riflessione e la Giunta regionale è disposta ed è aperta a rac-coglierli per trasferire tensioni e stati d'animo a Roma, laddove potremo parlare con giustezza di titolo essendo noi come Regione tanto vicini ad una centrale nucleare.
Né ci sentiamo di spingerci entro l'area di conflittualità o del confronto, rilevando ad esempio che il sistema di controllo in uso a Chernobyl e nelle altre venti centrali nucleari dell'Unione Sovietica non dotate di contenitori esterni, diviene più fragile e più pericoloso rispetto a quello espresso dalle tecnologie dei reattori dei Paesi occidentali, cosa che si dice avrebbe, quale dispositivo di sicurezza consentito che nel caso dell'incidente di Three Miles Island del 1979 presumibilmente analogo a quello che si è verificato a Chernobyl, l'impatto radioattivo esterno fosse di entità trascurabile.
Né ancora mi sentirei di ricollegarmi ad altre valutazioni quali quelle che si riferiscono alla radioattività in essere allorquando venivano compiuti gli esperimenti dell'armamento nucleare, né ancora che il potenziale nucleare mondiale oggi in atto pone l'umanità in una condizione di paurosa fragilità e neppure ancora mi sentirei di richiamare il nostro essere, così tanto vicino alle centrali elettronucleari francesi, oppure di richiamare il potenziale pericolo espresso dall'esplosiva minaccia rappresentata dalle molte aziende chimiche che premono sui nostri abitati.
Infatti, avvenimenti come quello che stiamo trattando non possono non comportare un approfondimento complessivo sulla politica energetica, anche alla luce dei tempi di realizzazione e dell'intervenuta evoluzione tecnico scientifica che giorno su giorno ridisegna questo settore di innovazione e di avanguardia con il rivolgersi ad altre soluzioni, ovvero alle soluzioni tradizionali spesso ugualmente contrastate.
Un approfondimento dal quale poter ripensare qual è stato il ruolo della Regione Piemonte visto nel quadro della legislazione nazionale e quello che noi vorremmo fosse ora e nel futuro, non certo rivolti ad una semplice rivalutazione delle funzioni, quanto alla definizione di una presenza che non può passivamente essere contenuta nella semplice designazione del sito o dell'area dell'insediamento, divenendo invece filtro, modulo di un rapporto tra un coordinamento centrale e l'espressione parlamentare, se vogliamo locale, di un territorio.
Devo constatare con una venatura di amarezza che questo snaturare il ruolo dell'Ente Regione l'abbiamo registrato anche di recente, fosse solo per l'assenza di un costante raccordo tra centro e periferia che non poteva trovare semplicisticamente una giustificazione nella cosiddetta emergenza.
Nei giorno scorsi la Giunta regionale e i singoli Assessori non hanno mai dismesso il costante raccordo con la gente, con la comunità incontrandosi con le organizzazioni di categorie e con i cittadini cercando, per quanto fosse possibile, di non accrescere la tensione, pur rendendoci conto delle difficoltà di carattere esistenziale che avevano investito molte persone, molti di noi. Abbiamo avuto occasione costruttiva ed utile di incontrarci con i giovani dirigenti della F.G.C.I. nazionale, i quali peraltro avevano mai condiviso la scelta del nucleare, contrariamente alla linea ufficiale di quel partito.
Abbiamo fatto anche qualche riflessione sull'atteggiamento di qualche parte politica che nel passato aveva svolto un ruolo primario e determinante nelle scelte del nucleare intervenute nella nostra Regione.
Continuo a sottolineare, e ne sono profondamente convinto, che lo sposare certe scelte non può, né deve divenire, olocausto o causare frammentazione o lacerazione interna ad un corpo politico, così come sono convinto che questo è forse il momento meno idoneo per parlare di squisitezza di scelte.
Diviene però atto di responsabilità, anche nella sofferenza, cercare di recuperare con lucidità, con rigore, con freddezza, spazi del razionale a supporto di una scelta, soprattutto per capire se nel momento nel quale è stata compiuta, quando già era accaduto l'incidente - che ho richiamato in America e altri incidenti pare fossero intervenuti nell'Est, ci si è in allora lasciati cogliere da vaghezza di suggestioni innovative, oppure se la scelta veramente fosse stata maturata, consumata entro l'area del razionale, entro l'area della convinzione.
In soccorso delle nostre preoccupazioni è intervenuto anche il Ministro dell'Ambiente Valerio Zanone il quale ha richiamato che l'incidente alla centrale nucleare di Chernobyl induce a riflettere ulteriormente sui problemi del ricorso all'energia nucleare come previsto dal Piano Energetico Nazionale. Sottolinea ancora che i dispositivi già previsti dal Piano per la tutela dell'ambiente meritano di essere ulteriormente considerati per quanto attiene lo smaltimento delle scorie radioattive all'esame della normativa italiana sulla sicurezza nazionale nucleare e dei piani di emergenza, tanto più complessi in un Paese ad alta densità di popolazione qual è il nostro, alla definitiva risoluzione dell'aspetto istituzionale dei controlli e al problema del diritto al libero accesso all'informazione sui dati ambientali che concernono la sicurezza dell'ecosistema e della popolazione.
Ritengo che l'informazione, in circostanze come le attuali, assuma il ruolo straordinario di espressione di solidarietà e fraternità tra la gente e tra i popoli, convinto come sono che le società più progredite non sono tanto quelle che assistono il cittadino dalla culla alla tomba, quanto quelle che, temendo l'imprevisto, rivendicano nel loro interno ampi spazi di solidarietà e li offrono ai popoli.
Mi auguro che le autorità sovietiche finiscano per pubblicare tutti i dati relativi all'incidente, quando questo sia stato analizzato in dettaglio. La fuga di radioattività ha, di fatto, superato i confini dell'U.R.S.S., ha interessato i popoli scandinavi ed è scesa fino a noi.
Nel nostro Paese in certe zone è stata superata dieci volte la radioattività normale; in Polonia addirittura cinquecento volte.
Inoltre, la dinamica dell'incidente può insegnarci moltissimo in fatto di prevenzione e mi auguro anche che questo tragico evento renda normale una prassi di scambio di informazione sull'energia nucleare impiegata per scopi di .pace, sulla dinamica degli incidenti e sui metodi da impiegare per alleviarne gli effetti sulla popolazione civile.
Tragedie dello spazio o disastri nucleari possono avvenire e sono avvenuti tanto ad Est quanto ad Ovest; diversa è la raccolta dell'informazione che abbiamo avuto nelle diverse circostanze, anche nel caso della più recente deflagrazione dello Shuttle, laddove quasi crudelmente con carattere inquisitorio quel popolo, quella nazione, i cittadini hanno voluto far luce sull'avvenimento ed ancora tempo addietro al noto incidente in Pennsylvania, di questa che è stata deflagrazione di carattere nucleare pur contenuta, che ha acceso un dibattito che è durato dei mesi e che ha dato luogo addirittura alla promozione di un film impietoso "Sindrome cinese" che non solo ha ricostruito dal vivo la meccanica dell'incidente, ma ha lasciato intuire ciò che sarebbe potuto avvenire se esso non fosse stato contenuto in extremis.
Penso con tanta tristezza, neppure con rabbia, alla mentalità che si è manifestata nel comportamento delle autorità sovietiche che di fronte al disastro di Chernobyl dapprima, dopo un lungo silenzio non più sostenibile di fronte alle notizie occidentali, hanno parlato dei disastri nucleari altrui quasi a consolarsi del proprio, proseguendo una stolta propaganda ideologica anche in una così drammatica circostanza.
Sono ancora d'avviso che sarebbe stato più utile sviluppare questa discussione tra qualche giorno, ma le scadenze rituali del Consiglio non potevano che portare a queste conclusioni e a questo passaggio.
Noi abbiamo richiesto - lo ripeto - al Governo centrale un colloquio.
Non più tardi di stamani il Sottosegretario alla Presidenza, essendo appena rientrato ieri sera il Presidente del Consiglio da Tokyo, ha assicurato che questo colloquio interverrà in una prima fase, per motivi anche di carattere temporale, con il Ministro dell'Industria sotto la direzione, la copertura complessiva della Presidenza del Consiglio, nei prossimi giorni.
Questo incontro dovrebbe portare a qualche delucidazione, a qualche approfondimento. Avremmo chiesto - lo illustrerà poi in prosieguo il collega Maccari - una conferenza europea, non per chiedere qualche cosa di più di quanto abbiano chiesto gli altri, ma per la dimensione vera dell'incidente che investe un'area, un territorio al cui confine esistono entro altri territori nazionali delle centrali nucleari con le potenzialità note.
Abbiamo chiesto ogni più utile approfondimento sulle salvaguardie generali, sulle sicurezze. Penso che un dibattito come l'odierno debba poter fare forza anche sulle personali convinzioni, scoprire disponibilità di atteggiamenti, fugando le solite riserve, approfondendo dubbi, mai abbandonando il riferirsi alle certezze, non banalizzando i problemi certamente rifuggendo da contrapposizioni artificiose tendenti a cogliere il successo più immediato, rivolte a momenti tattici di utilità piuttosto che a quelli strategici di fondo.
Diviene quindi sforzo di ricerca di affidamento e di tranquillità rinvenibili nella proposta della Giunta, nell'acquisizione del dibattito di questo Consiglio, ricercando in un raccordo che abbiamo chiesto quindi al Governo e all'ENEA nella stessa proposta della Conferenza ad altissimo livello, che l'Assessore Maccari richiamerà più compiutamente, negli approfondimenti con elevati livelli scientifici, possibilmente diversi da quelli che oggi sono preposti alla gestione del settore.
Così che quando si parla di approfondimenti del nucleare non si enuncino solo questioni di principio, ma andando a fondo nelle cose si debba poter prendere atto che l'attuale tensione nel Paese e in Piemonte in particolare trova riscontro in una scelta, difficile ma rigorosa, che la nostra Regione ha fatto quando altrove regnava l'incertezza l'indeterminazione. Quando il Governo manifesta la volontà di proseguire con ogni dovuta cautela lungo la strada del nucleare deve scattare l'impegno della coerenza non solo per il Piemonte ma per tutte le Regioni d'Italia coinvolte e interessate al problema.
Il ruolo e la funzione della Regione, pur nel rispetto del dettato legislativo, non possono certo ritenersi esauriti con la sofferta individuazione del sito, ma attraverso un'attenta rilettura della convenzione Regione - ENEL. avvalendoci della delega di quasi 5 milioni di cittadini, del mai sufficientemente richiamato ruolo di rappresentanza della popolazione, abbiamo titolo di forzare la richiesta di approfondimento, di individuazione delle sicurezze, ipotizzando il blocco del nullaosta autorizzativo alla costruzione dell'impianto, nel caso che la somma dei dubbi si appalesasse superiore alle certezze, che non ci venissero dati sufficienti affidamenti su articolati e continui controlli ovvero che non venisse definita costruendola con noi, con gli Enti locali una congrua, complessa e pur dinamica rete di prevenzione per difendere la salute dei cittadini e una corretta rete di informazione.
Questa è la strada lungo la quale la Giunta regionale intende muoversi.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Signor Presidente, signori Consiglieri, dico subito che non avrei mai voluto trovarmi a relazionare su questa materia, ma è un mio compito quindi cerco di eseguirlo nel miglior modo possibile.
Devo purtroppo ammettere, con un certo disappunto, che le prime notizie "ufficiali" sono pervenute all'Assessorato alla sanità tramite gli organi di informazione. Comunque, non appena ricevute queste notizie giornalistiche, si è istituito presso l'Assessorato un gruppo di funzionari per l'emergenza con il compito di coordinare ogni informazione, raccolta di dati, invio dei campioni ai laboratori che svolgono le indagini, nonché di raccordarsi con gli esperti del settore nucleare operanti in Piemonte immediatamente consultati e convocati presso l'Assessorato regionale.
Durante l'incontro sono stati individuati e valutati gli strumenti tecnici e pratici per una corretta analisi del fenomeno, nonché i riferimenti operativi immediati. Si è immediatamente disposto per una serie di prelievi di prodotti altamente significativi, quali possono essere considerati l'aria, l'acqua, il latte e i vegetali.
E' da rilevare che la necessità di poter effettuare prontamente analisi e controlli sulla radioattività dell'ambiente e degli alimenti non ha colto del tutto di sorpresa l'Amministrazione regionale che ha potuto utilizzare a questo scopo le strutture che erano state approntate presso l'Istituto di Fisica Superiore dell'Università di Torino, diretto dal prof. Bonazzola che ringrazio qui in modo specifico per la dedizione con cui ha svolto, al di là di ogni limite, come d'altra parte tutti gli altri operatori, questo compito estremamente delicato e difficile.
Tale laboratorio dispone di strumenti che erano stati finanziati da precedenti ricerche regionali finalizzate e quindi hanno potuto essere immediatamente messi all'opera.
Già nella giornata del 2 maggio si poteva conoscere l'esito delle prime indagini eseguite, riportate nelle tabelline consegnate ai colleghi.
Dall'analisi dei dati si è purtroppo rilevato che la situazione ambientale poteva presentare alcuni margini di rischio sulla scorta dei dati forniti dai tecnici e si poteva prevedere, dopo la punta iniziale, una netta ricaduta, come di fatto è accaduto per una certa parte del materiale esaminato.
Appariva evidente che si doveva procedere ad un'attenta valutazione sia dal punto di vista dei rischi sia dell'efficacia degli eventuali provvedimenti da adottare, nonché delle eventuali conseguenze nel settore agroalimentare. Non appena noto il testo della discussa ordinanza ministeriale, su cui io concordo pienamente, nella giornata di sabato 4 maggio, di concerto con il collega Lombardi, Assessore all'agricoltura, si provvedeva a convocare una riunione con tutte le categorie interessate: produttori agricoli, associazioni allevatori, rappresentanti dell'industria lattiero - casearia, ecc. Toccava al sottoscritto e al collega Lombardi spiegare a dette forze economiche la priorità del fattore sanitario che riveste interesse collettivo rispetto ai fattori relativi alle produzioni agricole.
Emergeva in tale riunione il profondo senso di responsabilità del mondo agricolo che non contestava i provvedimenti, pur essendo giustamente e doverosamente preoccupati delle gravi conseguenti penalizzazioni economiche.
Domenica 5 maggio continuava presso l'Assessorato alla sanità la raccolta, la trasmissione e la valutazione dei dati. Nella mattinata della domenica ci preoccupavamo con l'Istituto di epidemiologia e dei tumori di Torino di fare una breve riunione anche per concertare, per lo meno abbozzare per il futuro, un piano di lavoro nel senso che indubbiamente, a parte i primi dosaggi sui radionuclidi a rapido decadimento, conviene senza dubbio instaurare una serie di ricerche molto approfondite che possano mettere in evidenza quelle che potrebbero essere le conseguenze, per lo meno le localizzazioni di radionuclidi betaemittenti con lungo periodo di emivita, soprattutto per quanto attiene altri comparti che non siano quelli più squisitamente legati allo iodio radioattivo, in particolare sistema scheletrico e sistema muscolare. Quindi in una prospezione in modo che questa pur triste esperienza abbia un significato estremamente approfondito dal punto di vista della ricerca, onde poi poter valutare tutti i dati in termini di prevenzione effettiva e reale.
Analoghi incontri sono stati fatti a Saluggia nel pomeriggio della domenica e così via. L'analisi dei dati permetteva di rilevare che mentre nell'aria si verificava un notevole abbassamento dei valori di contaminazione, si registrava, di contro, un sensibile aumento della radioattività del suolo e principalmente nei prodotti erbacei, con il prevedibile conseguente incremento della radioattività nel latte prodotto da bovine alimentate prevalentemente con foraggio fresco, nonché sui vegetali a foglia larga e nelle acque piovane.
Questo ultimo fenomeno ci ha preoccupati notevolmente soprattutto in relazione al rifornimento all'acquedotto di Torino che si alimenta in parte con una rete di circa 200 pozzi e in parte con le acque del Po.
Immediatamente abbiamo preso provvedimenti bloccando alcune bocche di apporto da parte delle acque del Po e maggiorando notevolmente i filtri con carbone attivo e con antifloculanti, riuscendo ad ottenere un abbattimento della radioattività, dall'acqua in origine a quella che usciva dai filtri del 92%, quindi con un risultato eccezionalmente brillante.
Attraverso queste misure il tasso di radioattività delle acque dell'acquedotto è calato rapidissimamente, creando quindi, tutto sommato una situazione di assoluta tranquillità: questo è bene ribadirlo in modo che la popolazione si tranquillizzi.
A questo proposito, vorrei ricordare un intervento che feci undici anni fa, in Consiglio comunale a Torino, in cui inesperto Consigliere, dovendo relazionare sul bilancio dell'acquedotto, espressi molte riserve circa la sua alimentazione attraverso le acque del Po, ritenendo e ritenendolo tuttora che, nella fattispecie, l'invaso di Viù, senza dubbio, avrebbe dato maggiori garanzie alla cittadinanza. Anche in questo caso, seppur possiamo considerare che le precipitazioni di questi giorni avrebbero potuto contaminare, indubbiamente avremmo potuto avere una diluizione maggiore rispetto alla presumibile profondità di tale invaso ed evidentemente anche minore impluvio che viene a far centro sul bacino stesso: è questo un argomento che meriterà di essere approfondito e riportato in sede di dibattito.
Questo è uno degli elementi su cui intendevo insistere poich indubbiamente, la situazione dell'acquedotto di Torino è stata quella più preoccupante; altri acquedotti hanno dimostrato modestissimi tassi di radioattività, qualcuno addirittura assolutamente neppure dosabile.
Il fenomeno più preoccupante e che deve essere, secondo me, di estremo insegnamento per il futuro, nasce dal fatto che la mancanza di un'esperienza, di un'esplosione, di un'eruzione di tipo vulcanologico quale è stata quella di Chernobyl, modifica profondamente le conoscenze "standard" che si avevano su fenomeni di questo tipo. Mentre i fenomeni degli anni '60, '61, '62, che erano legati ad esplosioni nucleari a vario livello di altezza nell'atmosfera, provocavano una polluzione per gran parte attinente i livelli stratosferici e quindi una ricaduta lenta estremamente diffusa e diluita sulla terra, nel suo complesso, in questo caso abbiamo avuto invece una ricaduta in estensione più contenuta, ma estremamente più acuta, legata soprattutto, in modo molto più netto all'andamento dei venti e delle correnti di bassa quota e alla situazione orografica dei vari territori, quindi con disarmonie e disomogeneità notevolissime anche in un ambiente relativamente modesto, come estensione territoriale, quale può essere il nostro Piemonte, ma con situazioni orografiche estremamente diversificate.
Questo significa che in realtà, mentre in passato contrariamente ad una serie di contaminazioni chimiche, squisitamente localizzate e che quindi possono essere, non dico previste, ma controllate con una serie di indagini parcellari localizzate, si riteneva che per la polluzione nucleare indagini localizzate in alcuni centri potessero essere sufficienti a garantire lo stato di contaminazione di un territorio in generale. Questo episodio ci insegna invece che, anche in queste situazioni, si possono avere casi estremamente diversificati e quindi, in futuro, occorrerà provvedere a far si che la rete di rilevamento sia molto più capillare e molto più distribuita sul territorio di quanto si ipotizzasse in passato.
Credo, peraltro, vada preso in considerazione un altro elemento estremamente importante: accanto alla polluzione e alla contaminazione esterna esiste, come avrete visto, una grossa contaminazione interna legata all'introduzione di acqua, cibo, bevande quali esse siano, e quindi la necessità, anche in termini preventivi, di avere a disposizione riserve alimentari che permettano di superare la fase del primo impatto, per lo meno del decadimento dell'emivita di quelli che sono i principali radionuclidi che emergono in questa situazione, soprattutto come pericolosità, in particolare lo iodio 131, e pensare quindi ad un sistema tipo quello svizzero che, d'altra parte, viene in questa nazione praticato da oltre duecento anni, per cui, a livello di magazzino dei dettaglianti esiste sempre una scorta in rotazione (questo è molto importante) come dovrebbe d'altro canto esistere, secondo me, una scorta in rotazione di foraggi secchi e di mangimi in modo da poter veramente prevenire al massimo grado la contaminazione interna da parte dei cittadini.
La situazione attuale è in netto miglioramento per quasi tutti i parametri. Si mantiene ancora (e ho qui i dati pervenuti adesso dal Ministero) una forte aliquota di inquinamento nei vegetali che corrisponde anche ai nostri dati. Praticamente dai giorni 5, 6 e 7 maggio abbiamo tutto sommato, valori sovrapponibili che determineranno ancora per qualche giorno un'analoga e secondaria carica di radioattività a livello del latte fondamentalmente per quelle zone in cui, purtroppo, mancando quelle famose scorte, il bestiame deve essere alimentato con foraggio fresco. E' per questo che io ieri ho fatto questa raccomandazione, che spero sia uscita sulla stampa (non ho avuto il tempo di verificare), al di là del mantenimento dell'ordinanza (non potrei, comunque, io dismetterla) ma rafforzando ancora questo concetto: si consiglia comunque all'adulto, che non si rifornisca da Centrali del latte, ove è possibile fare una rilevazione sistematica dei tassi di radioattività e dove esiste, tutto sommato, un pool di latte provenienti da alimentazioni commiste, con un abbattimento, quindi, dei valori di radioattività, ma che si rifornisca invece con latte che arriva direttamente da allevamenti non controllati e non controllabili, di alimentarsi con moderazione con il latte medesimo.
Sul piano della pericolosità complessiva di questo evento, se dovessimo tradurlo con una estrema e forse, per il momento, un po' superficiale esemplificazione (ma sono poi gli esempi che servono) - ne avevo parlato ieri in Commissione, e anche con i Presidenti delle UU.SS.SS.LL. che avevo riunito nella giornata di venerdì - siamo sull'ordine di grandezza dei valori di una lastra radiografica del torace. Se noi consideriamo che in Piemonte si praticano circa 3.500.000 esami radiografici, ma ciò implica il fatto che vi siano numerosissime lastre in più (la lastra radiografica è quella che dà il minor assorbimento rispetto ad altri esami), si pu calcolare un equivalente di 7/8 milioni di lastre radiografiche, per cui si può notare che praticamente si arriverebbe ad avere circa un 50% in più o poco più di lastre praticate alla cittadinanza piemontese. Questo solo per dare un esempio che sia facilmente comprensibile. Se dovessimo riferirci nella totalità, ai casi presunti di morte per tumori potremmo calcolare un valore tra lo 0,05 e lo 0,5 di tumori alla tiroide in un anno per milione di abitanti. Non sono in grado ora di dare una definizione più certa, ma siamo senz'altro in questo ambito.
Questa è la situazione molto scheletrica. Sono a disposizione le tabelle di tutti i dati analitici. Speriamo di non aver più la necessità di usare gli insegnamenti che questo triste incidente ci ha dato prepariamoci, comunque cerchiamo di essere attrezzati in qualsiasi momento a far si che i danni per la popolazione, qualora ciò dovesse avvenire siano i minori possibili.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Indubbiamente l'incidente di Chernobyl obbliga tutti i Paesi a riflettere profondamente sulla conduzione degli impianti elettronucleari sui controlli di sicurezza sugli impianti e sul raggio delle fasce tradizionali.
Dopo Chernobyl una cosa è chiara: non si può proseguire sulla strada di prima come se nulla fosse successo; i criteri di sicurezza, i raggi tradizionali di 5, 10, 20 chilometri sono completamente saltati.
Si pone l'esigenza, in termini non più procrastinabili, di una autorità internazionale di ispezione e di controllo con un potere reale di ordinare il fermo degli impianti. Purtroppo, l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica non ha questo potere, non solo, ma ad essa non aderiscono neppure tutti i Paesi interessati o non tutti danno le informazioni, tant'è vero che non è ancora stata data da Mosca, fino ad oggi, l'autorizzazione ad una verifica di quanto è successo a Chernobyl (i tecnici dell'Agenzia Internazionale sono a Mosca e aspettano di avere l'autorizzazione).
L'atteggiamento dell'Unione Sovietica, che è di sconcertante irresponsabilità nel continuo ed ostinato diniego d'informazione non solo nei confronti della sua popolazione ma nei confronti degli altri Paesi e della comunità scientifica internazionale, pone drammatici problemi di incertezza per il futuro e ci fa quindi richiedere con forza la necessità di un organismo internazionale di alto valore scientifico che controlli gli impianti e i singoli enti o organismi nazionali preposti ai controlli della sicurezza degli impianti nei singoli Paesi. In tutti i Paesi, compreso il nostro, chi controlla si può adagiare; mentre invece, come afferma anche Regge sull'ultimo numero dell' "Espresso", non bisogna mai abbassare la guardia.
Chiediamo quindi, come Giunta regionale, al Governo di compiere il massimo sforzo per promuovere e favorire iniziative a livello internazionale tese alla creazione di un Ente internazionale di controllo che potrebbe favorire anche l'adozione di standards e normative di sicurezza nucleare omogenei in tutti i Paesi.
Pertanto si ritiene che il Governo debba esigere con forza il rilascio da parte delle autorità sovietiche delle informazioni sull'incidente informazioni che diventano necessarie e indispensabili a consentire agli organismi tecnici competenti un'istruttoria che verifichi garanzie di sicurezza degli impianti nucleari italiani.
Abbiamo chiesto, come ha ricordato il Presidente della Giunta Beltrami un incontro con la Presidenza del Consiglio, con il Ministro dell'Industria e con l'ENEA per esaminare alla luce dei fatti di Chernobyl i sistemi e le garanzie di sicurezza.
La Giunta regionale chiede al Governo che venga insediata una nuova Commissione consultiva per la sicurezza nucleare simile a quella istituita nel 1979, dopo l'incidente di Three Miles Island, e che di tale Commissione Interministeriale siano chiamati a far parte anche rappresentanti tecnici delle tre Regioni che ospitano impianti elettronucleari.
Ricordo che nella Commissione allora c'erano Amaldi, Nebbia, quale fisico mi pare ci fosse anche Mussa Ivaldi e che dalla Commissione e dalla Conferenza di Venezia era stato fatto un esame attento di cosa era successo a Three Miles Island, come erano in relazione all'incidente americano gli impianti italiani; era uscita una verifica degli impianti italiani alla luce di quanto era accaduto ed una verifica delle procedure di gestione degli impianti, compresa l'analisi degli errori umani e della possibile cattiva organizzazione umana del lavoro e ricordo che l'attuale progetto unificato, per quanto riguarda sicurezza e progettazione, è proprio nato dalla Conferenza di Venezia.
La Giunta regionale, reputando anche indispensabile una corretta informazione alle popolazioni che ospitano sul loro territorio tali centrali, ma abbiamo visto che il discorso coinvolge ormai un territorio vastissimo, ritiene che le conclusioni dei lavori della Commissione debbano essere sottoposti a pubblico dibattito nel corso di una Conferenza sulla sicurezza nucleare analoga alla Conferenza di Venezia del 1980 e si dichiara già fin d'ora disposta ad ospitarla a Torino.
In tal senso il Presidente Beltrami si pronuncerà nell'incontro con i Presidenti delle Regioni riuniti sull'argomento nucleare.
Mi rendo conto che non è pensabile che Francia, Germania, Stati Uniti e Unione Sovietica non si preoccupino della sicurezza, ma gli elementi di novità nel settore sicurezza verranno indubbiamente da un livello scientifico e tecnologico internazionale; non abbiamo la presunzione che il Piemonte sia l'unico a preoccuparsi, ma abbiamo la convinzione che il Piemonte può partecipare molto attivamente all'avvio di un processo di approfondimento.
Abbiamo oggi di fronte, come Regione Piemonte, un unico grande problema che può essere sviluppato su due linee di lavoro: una relativa all'immediato, che parte da ieri, circa le sicurezze in relazione alla centrale E. Fermi, a Saluggia, a Boscomarengo, alla Superphoenix, alle centrali nucleari svizzere e francesi che ci circondano; la seconda linea è relativa al nuovo insediamento previsto a Trino.
A tal fine, oltre alla Commissione scientifica e oltre alla Conferenza nazionale sulla sicurezza, la Giunta regionale si attiverà al fine di garantire il massimo interscambio di notizie tra le Regioni di frontiera delle Alpi occidentali proponendo alle Regioni dell'arco alpino un convegno, possibilmente sotto il patrocinio dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, sulle procedure e le norme di sicurezza adottate in Italia, Francia e Svizzera.
Probabilmente noi siamo in una fascia di emergenza o forse considerata tale dal piano Superphoenix; quindi la validità dell'iniziativa di questo convegno deriva dalla semplice osservazione della cartina dell'Europa osservando la collocazione delle centrali nucleari emerge un Piemonte circondato da una serie di centrali oltralpe in Francia e in Germania.
Ricordo che il Superphoenix era stato visitato nel 1982 da una delegazione del Consiglio regionale piemontese e ricordo che già in un dibattito del luglio 1979, in Consiglio regionale si era parlato dei problemi della sicurezza in Piemonte in relazione al Superphoenix, poi non ne era seguito molto o quasi nulla.
L'ipotesi su cui camminiamo di conferenza superfrontaliera sulla sicurezza nucleare potrebbe essere il primo passo per giungere a una conferenza europea sulla sicurezza degli impianti elettronucleari che dovrebbe prevedere, a livello europeo, un'autorità di controllo che, a nostro avviso, dovrebbe essere sottoposta a sua volta al controllo del Parlamento europeo come più alta espressione di garanzia e di controllo democratico delle popolazioni dell'Europa.
A tale forma di controllo tecnico e scientifico dovrebbero essere ricondotti anche gli impianti della Svizzera e dell'Austria che pur non facendo parte della CEE sono situate territorialmente al centro della Comunità e quindi dovrebbero essere sottoposti a un controllo di tale autorità, controllo che dovrebbe anche verificare gli impianti elettronucleari francesi che sono dichiarati militari perché producono plutonio e quindi fuori dai possibili controlli dell'Euratom.
La Regione Piemonte ha dato puntuali applicazioni a quanto previsto dal Piano Energetico Nazionale ed è pertanto nelle condizioni di poter rivendicare a pieno titolo, da parte degli organismi governativi l'adozione di provvedimenti previsti dal piano stesso e dal suo successivo aggiornamento.
In particolare si richiede che sia finalmente applicata la legge n. 85 del 1982 con l'istituzione dell'Ente Grandi Rischi. Sempre in materia di protezione dell'ambiente si chiede una sollecita definizione della normativa nazionale che recepisca le direttive comunitarie in materia di controllo di rischi industriali e di valutazione di impatto ambientale: la direttiva Seveso. Abbiamo dato origine, come motivazione, alla formulazione della direttiva; sarebbe ora di recepirla.
Nello spirito delle direttive comunitarie citate è necessaria, ce lo detta anche il caso di Chernobyl, una verifica del funzionamento dei sistemi di sicurezza e controllo ambientale che sono stati chiamati in occasione di Chernobyl ad operare a fronte di un evento di origine esterna all'intero territorio nazionale interessato, cosa che finora non era mai stata prevista.
E' necessaria una verifica al fine di razionalizzare le procedure e garantire certezze, unità di comportamenti e decisioni. Da parte sua l'Amministrazione regionale ritiene di dover concorrere a tale sforzo di razionalizzazione e di garanzia della popolazione avviando la definizione di procedure interne per casi di emergenza ambientale nonché la stesura di quanto di propria competenza nei piani di protezione civile.
L'altro aspetto, relativo al dettato del Piano Energetico Nazionale di cui la Regione Piemonte chiede sollecita attuazione, è quello relativo alla localizzazione di depositi per i rifiuti radioattivi, ivi incluso l'avvio dei programmi volti alla riduzione dei volumi delle scorie stesse.
L'aggiornamento è stato pubblicato il 5 aprile sulla Gazzetta Ufficiale e lo si sta esaminando per assumere le iniziative conseguenti.
Per quanto riguarda gli impianti nucleari esistenti in Piemonte si rileva che il piano di emergenza della centrale nucleare E. Fermi non è mai stato sottoposto a verifica operativa e a tal fine si chiede che vengano effettuate opportune esercitazioni che ne accertino l'efficacia. Una società civile deve abituarsi alle esercitazioni da pericoli; è una forma di cultura che deve indubbiamente crescere e probabilmente, anche nelle prime esercitazioni, ci possono essere difficoltà o impreparazioni e d'altronde le esercitazioni, come gli allenamenti, servono proprio per questo: per essere preparati e per andare a correggere le distorsioni che possono avvenire nelle esercitazioni.
E' necessaria l'informazione adatta a tutta la popolazione anche per evitare allarmismi fuori luogo o comunque per avere una popolazione preparata. Ad esempio sulla guida telefonica di San Francisco, che è nota come città sottoposta a pericolo di terremoti, ci sono sette o otto pagine nelle quali sono riportate le istruzioni di comportamento in caso di terremoto; è una città che vive tranquilla, felice e serena e dove esiste ormai questa cultura diffusa della preparazione del cittadino in caso di emergenza.
Con l'occasione, sempre in relazione al problema della centrale nucleare E. Fermi, dovranno essere esaminate le dotazioni delle UU.SS.SS.LL. competenti e dovrà essere valutata l'opportunità di costituire un presidio multizonale sul tipo di quello di Piacenza, cui affluiscano i dati di monitoraggio ambientale rilevati dall'ENEL onde poter disporre di un sistema cosiddetto a doppia chiave.
Concludendo, il percorso di lavoro che si pone la Giunta si svolge su due direttrici con un unico obiettivo di garanzia e sicurezza: la prima direttrice è relativa alla situazione esistente di oggi; la seconda su una riflessione, un approfondimento della sicurezza della nuova centrale prevista a Trino prima del nullaosta alla costruzione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Signor Presidente, l'ordinanza del Ministro Degan, arrivata alle Prefetture nella notte tra il 2 e il 3 u.s., ha toccato la possibilità di commercializzazione di due produzioni fondamentali: la produzione lattiero casearia, in quanto in essa veniva previsto che, pur non essendo vietata la vendita, fosse vietata la somministrazione di latte fresco e di prodotti freschi ai bambini di età inferiore ai dieci anni e alle donne in stato di gravidanza.
Non era quindi per il latte vietata la vendita e non era nemmeno vietato il consumo per i cittadini che non si trovavano in queste condizioni; purtroppo l'ordinanza ha determinato un panico in tutti i consumatori di latte per cui già nella giornata del 3 maggio vi è stato un crollo completo del consumo di latte fresco, così come vi è stato un crollo completo del consumo dei formaggi freschi e dei latticini.
La stessa ordinanza prevedeva il divieto di vendita delle verdure a foglia larga; in un primo momento questa dizione ha creato incertezza nel mondo della produzione e della commercializzazione; successivamente, con una precisazione, venivano individuate quali erano le verdure che dovevano intendersi quali non possibili di commercializzazione.
Tutto questo ha determinato una situazione di crollo della vendita di latte e l'impossibilità di commercializzazione della produzione orticola.
Il Piemonte in questi giorni produce 33 mila quintali di latte; oltre il 50% di questa produzione viene trasformata in latte fresco o in formaggi molli e latticini. Si comprende quindi che dal crollo delle vendite per mancato consumo è andata in crisi o stava andando in crisi l'industria di trasformazione con conseguenti gravi ripercussioni sulla produzione, perch le industrie trasformatrici che avevano come loro linea produttiva questo tipo di produzione non erano più in grado di ritirare il latte dalle aziende agricole.
Allora, per quel che riguarda il latte - come ha già riferito il collega Olivieri - sabato sera alle ore 18.00 vi è stato un incontro con le rappresentanze dei produttori e del mondo industriale.
In quella sede si sono evidenziate tutte le necessità e i pericoli derivanti al momento economico dopo che i produttori avevano compreso accettato e fatta propria comunque l'esigenza di far prevalere gli interessi della salute pubblica.
Si invitavano in quella sede, da parte dell'Assessorato all'agricoltura e con notevole precisazione da parte dell'Assessore alla sanità, gli industriali a continuare a ritirare il latte, tant'è vero che salvo due aziende che per un giorno o al massimo due non hanno ritirato il latte dalle stalle: ad oggi possiamo dire che tutto il latte prodotto nelle aziende agricole piemontesi è stato ritirato.
Le informazioni che venivano dal livello centrale sono state per la verità molto scarse e a carattere verbale, per cui vi è stato effettivamente, ed è da sottolineare, un notevole distacco fra il momento di decisione del livello centrale e il momento di gestione del livello periferico, in questo caso della Regione (noi non abbiamo avuto in questi giorni nessuna informazione scritta da parte degli organi centrali di Governo), ciò nonostante attraverso una presenza continua, sia nella giornata di sabato sia in quella di domenica, per tutte quelle aziende che avendo una linea di produzione che non poteva essere convertita indirizzata alla produzione di latte fresco e di latticini, si sono trovate delle strade attraverso le quali convogliare la produzione del latte ritirato da queste aziende verso altre aziende che nel frattempo avevano dichiarato la loro disponibilità e la loro capacità di trasformare il latte fresco in latte a lunga conservazione, in latte in polvere o in formaggi avendo, da parte del livello centrale, informazioni, sempre verbali, che anche per il latte sarebbe stato attivato il ritiro da parte dell'AIMA.
Ad oggi, quindi, possiamo dire che tutto il latte è stato ritirato, che là dove è stato possibile è stato lavorato dalle aziende della nostra Regione; quando questo non è stato possibile è stato indirizzato verso stabilimenti di altre Regioni che sono in grado di trasformare il latte fresco in latte a lunga conservazione o in formaggi.
Naturalmente non vanno sottovalutate le conseguenze di questa iniziativa perché è chiaro che le aziende che avevano una certa impostazione produttiva, dovendo trasferire quasi completamente, perché non vi è più consumo di quel tipo di produzione, il loro latte ad altre industrie attrezzate per le lavorazioni consentite, è chiaro che si pongono dei problemi occupazionali in questi giorni in tali aziende, perché non essendoci più il latte, non essendoci più la lavorazione, il lavoro dipendente di queste industrie adesso non può essere garantito.
Attendiamo, e credo che oggi attraverso una riunione del CIPAA sia possibile, di avere informazioni, per quel che riguarda il problema latte più precise in merito allo stoccaggio AIMA sia per quel che riguarda la decorrenza sia per quanto riguarda i prodotti che potranno essere ritirati dall'AIMA e sia soprattutto i prezzi di intervento che non possono essere quelli tradizionali dell'AIMA, ma che devono essere prezzi che fanno riferimento al mercato prima dello scoppio della centrale nucleare di Chernobyl e soprattutto è necessario che venga portata avanti una precisazione anche sui costi di questa operazione, perché il trasferimento del latte, la modificazione delle linee di lavorazione comportano naturalmente dei costi e noi auspichiamo e chiediamo che il livello centrale se ne faccia carico, perché se è giusto che la produzione agricola debba pagare un prezzo alle esigenze della salute pubblica della collettività non è giusto che questo prezzo, questo costo ricada solo su una categoria economica produttiva, che è quella agricola, ma direi anche sulle categorie che affrontano il problema della commercializzazione della stessa produzione.
Per quel che riguarda la verdura dopo i primi momenti di incertezza possiamo dire al Consiglio che da questa mattina sono funzionanti nella nostra Regione otto centri di stoccaggio e di raccolta in base alle direttive del Ministero. Funziona il ritiro AIMA con due centri in provincia di Cuneo, due in provincia di Alessandria, due in provincia di Torino e uno in provincia di Vercelli.
Quindi da questa mattina i produttori sanno che possono portare la produzione non più commercializzabile in questi centri che sono già all'opera.
Rimangono certamente alcuni problemi che sono quelli del prezzo, anche se si fa riferimento ai prezzi IRVAM del 30 aprile, cioè prima che avvenissero i noti fatti e quindi ci sono le condizioni perché venga in larga parte attutito il danno subito dalla produzione orticola che è di un milione di quintali nella nostra Regione e che ha un valore di produzione annua che supera abbondantemente i 50 miliardi.
Queste sono le cose che noi oggi siamo in grado di dire al Consiglio regionale augurandoci e spingendo sul livello nazionale perché a tempi brevi vengano precisate anche le forme di intervento per il settore latte.
In questo momento il valore della produzione di latte nella nostra Regione è di 2 miliardi al giorno, il 50% di questo valore rischia in questi giorni di non sapere come verrà collocato, perché non ci sono ancora notizie certe sul tipo di intervento AIMA.
Certo, se il ritiro AIMA ci sarà e terrà conto e del valore della materia prima e dei costi di trasformazione, l'agricoltura e il mondo produttivo collegato con l'agricoltura, quindi anche la commercializzazione e le aziende di trasformazione potranno vedere attutito il loro danno.
Credo sia necessario inserire negli ordini del giorno presentati dalle varie forze politiche, dai vari Gruppi presenti in questo Consiglio, un aspetto che determini e affronti il problema dei danni al settore agricolo per richiamare ulteriormente il Governo a questa esigenza tenendo conto che se è vero che è necessario essere estremamente prudenti, così come evidenzia l'ordinanza del Ministro Degan, è altrettanto necessario che attraverso tale ordinanza vengano presi i provvedimenti che facciano fronte ai problemi economici che scaturiscono da un'ordinanza di questo tipo.
Per ora questi atti collegati non sono ancora completi; è necessario che parta forte la richiesta da parte dal Consiglio regionale del Piemonte al livello centrale perché all'ordinanza Degan vengano collegati tutti gli atti degli altri Ministeri competenti, perché nessun cittadino debba pagare più di altri questo stato di emergenza.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, da oggi tutto non è più come prima.
Infatti 300 centrali nucleari nel mondo, in sette anni, hanno dato luogo a due incidenti rilevanti. Harrysburg non è un ricordo molto lontano in tale incidente sono state evacuate 114.000 persone e ne sono state messe in allarme 650.000. Dell'incidente di Chernobyl, più grave, non abbiamo la conoscenza precisa degli effetti e della dimensione dell'evacuazione e di allarme sulle popolazioni che stanno provocando.
La costruzione di una grande centrale a meno di 50 chilomentri da un'area fortemente abitata come l'area metropolitana torinese indubbiamente pone in questa situazione dubbi e problematiche nuove. Ricordo che Kiev è a circa 130 km, da Chernobyl.
Dobbiamo anche tenere conto che ci troviamo davanti ad uno scenario nel bacino del Mediterraneo occidentale, pieno di tensioni. Insomma, i missili arrivati su Lampedusa non sono un fatto che possiamo rimuovere tranquillamente.
Credo che oggi per tutti debba cambiare la filosofia di approccio all'utilizzo possibile dell'energia nucleare.
Emerge con chiarezza la drammaticità di una dimensione del problema che varca i confini nazionali, che assume anche dimensioni sovracontinentali.
E' evidente ormai la necessità di reti di informazione e di controllo in tempo reale che permettono di dare informazioni in tempo reale e di conoscere le caratteristiche dell'incidente altrettanto in tempi rapidi per poter "allarmare" in modo adeguato il sistema sociale ed economico.
L'assurdo ritardo di informazioni delle autorità sovietiche sui caratteri dell'incidente di Chernobyl è un fatto di estrema gravità, che non ha permesso quell'operatività rapida soprattutto nei Paesi scandinavi nelle prime ore e nei primi giorni dopo tale incidente.
Questo fatto dimostra la necessità di pensare ad una rete sofisticata di monitoraggio a livello nazionale e anche, se non si riesce in tempi rapidi a livello nazionale, pensare a livello piemontese a questa costruzione.
Mi fa piacere che la Giunta parli del COTRAO, della Comunità di lavoro delle Regioni dell'arco alpino occidentale, che raggruppa oltre le Regioni della Valle d'Aosta, del Piemonte e della Liguria, le Regioni francesi dell'arco alpino occidentale e i Cantoni Svizzeri di lingua francese. Mi permetto di dire che il COTRAO è rimasto un po' troppo in ombra e "sotto utilizzato" ieri ed oggi. E' un peccato che il COTRAO venga solo richiamato in causa dinnanzi ad un'emergenza nucleare.
Riteniamo come Gruppo socialista che il Governo debba, sul piano energetico nazionale, arrivare ad una definizione nuova, sia per il sistema nucleare esistente sia per il sistema in fase di costruzione e di progettazione.
Riteniamo che con tutta probabilità il tema qui trattato porterà ad una ridefinizione dell'utilizzo del nucleare per il nostro sviluppo, una ridefinizione che si riferirà ad una diversa determinazione delle condizioni di sicurezza accettabili. Mi £a piacere che la Giunta, lo condividiamo come Gruppo, abbia parlato di Commissioni per la sicurezza, di iniziative, di autorità di controllo sovranazionale che sappia coinvolgere certamente la CEE e anche oltre.
Siamo consapevoli delle difficoltà di una definizione degli standards di sicurezza. E' un problema di ordine tecnico e non solo. Il lavoro che da decenni la lobby scientifica industriale e militare del nucleare ha fatto è un lavoro legittimo, ma non ha contribuito a permettere una definizione oggettiva di quelli che possono essere gli standards di sicurezza accettabili per una collettività, condizione che deve essere vicino a valori assoluti. Ovviamente è impossibile l'assolutezza in qualsiasi tipo di tecnologia, ma si può arrivare a valori socialmente accettabili.
La Regione Piemonte che cosa può fare in questo contesto? E' un'emergenza nucleare che comporta alcune decisioni chiare. Non possiamo fare solo i notai di un processo in corso che ha sconvolto il nostro continente. La nostra collettività è toccata da un'emergenza e sarebbe sbagliato relegare il tutto sull'emotività. La nostra comunità è smarrita da informazioni spesso "non lineari" - mi si perdoni l'eufemismo - al punto tale che nei giorni scorsi un Prefetto accennava che i picchi di radioattività non sono stati comunicati in una certa fase per non allarmare la popolazione.
Ritengo che abbiamo tutti il diritto alla piena informazione, siamo abbastanza maturi per pretendere di conoscere che cosa avviene nella nostra realtà.
E' risaputo che dobbiamo misurarci con una carenza notevole di produzione di energia elettrica, questo è un dato di fatto. Non possiamo in questo momento rimuovere un problema connesso profondamente alle caratteristiche e alla natura del nostro sviluppo. E' un tema da affrontare contestualmente alle preoccupazioni per la sicurezza del nucleare, non possiamo avere la fase A della sicurezza e la fase B dell'energia. Oggi tuttavia, la situazione impone una rapida riprecisazione delle condizioni di sicurezza in questa realtà. Stiamo per costruire una centrale a meno di 50 chilometri da una forte concentrazione urbana come l'area metropolitana torinese con 2 milioni di abitanti. Ci deve essere da parte del Governo, in tempi rapidi, l'assunzione dell'impegno per una definizione nuova delle sicurezze, altrimenti la Regione, in assenza di questa precisa volontà che si manifesti "da subito", dovrà procedere con mezzi propri, pur sapendo della difficoltà di definire quelli che sono gli standards accettabili di sicurezza. In attesa di una definizione di questo tipo, che non può andare al di là dei sei mesi, oltre ad assunzioni di decisioni più generali sull'utilizzo del nucleare e sulla revisione eventuale del piano energetico nazionale, noi riteniamo, come Gruppo PSI, che occorra una sospensione dei lavori della centrale di PO 1 (Zeri - Cavour).
Comprendiamo perfettamente la difficoltà che solleva questa eventuale decisione. Sappiamo che in alcuni ordini del giorno presentati c'è una posizione che parla di rinviare questa sospensione ad un appuntamento importante che è quello del NOC, cioè della concessione del nullaosta per la costruzione della centrale, che il Ministero dell'Industria deve ancora dare all'ENEL e si presume che verrà concesso a fine anno se l'iter della procedura resta quello che era stato programmato. Noi riteniamo che ci sia il rischio, nell'attesa di quell'evento importante, perché è il momento ufficiale in cui si dà il via alla costruzione all'impianto nucleare, di avere una decisione ormai irreversibile perché diventa difficile poi trovare soluzioni diverse a quanto sino ad un certo momento si è realizzato anche se esistono problemi di energia in Piemonte; le infrastrutture in preparazione potrebbero anche servire per un uso alternativo. Noi sappiamo che questo è un nodo delicato. Non vogliamo giocare allo "scasso" di nulla ma da un lato con i problemi reali dell'emergenza nucleare che ha investito la nostra collettività e dall'altro con il ruolo che deve avere il Consiglio regionale diciamo che questo è un tema aperto sul quale vogliamo misurarci, approfondire. Noi siamo aperti a trovare una soluzione che dia un segno tangibile e serio alla nostra collettività. Oggi non c'è solo un impedimento a consumare latte e verdura, non c'è un puro ruolo notarile da svolgere. Va anche detto che la collettività piemontese deve poter verificare da vicino questo tipo di processo delle decisioni sugli standards di sicurezza.
Occorrono dunque non solo segni tangibili, ma una capacità di coinvolgimento reale della nostra collettività con un livello di informazioni nuove e adeguate e anche su una possibilità di espressione della nostra collettività. Non credo, colleghi Consiglieri, che la cosa si possa risolvere attorno ad un referendum del "si" e del "no" al nucleare.
Sono perplesso che la possibilità di espressione e di informazione possa essere, in qualche modo, snaturata dall'azione di interessi scientifici industriali, militari e politici che ruotano attorno al nucleare e che possono aver influenzato la nostra valutazione e la nostra cultura per un giudizio obiettivo e autonomo. Sappiamo anche che attorno al nucleare, per la natura di questa tecnologia, la "governabilità" è quella del centralismo, dello statalismo e del "lobbismo" - caratteristiche che troviamo proprio in Paesi come l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti - dove evidentemente questi processi vengono a snaturare quella che è la possibilità di una adeguata informazione che è poi una possibilità reale di espressione della nostra collettività.
Sappiamo, lo diciamo come socialisti, che il decentramento e la valorizzazione di quelle che sono le espressioni della nostra realtà locale sono un fatto estremamente importante, non solo di democrazia ma anche di razionalizzazione economica.
Abbiamo denunciato più volte in questa Assemblea che la centralizzazione della politica industriale soddisfa certi interessi, non soddisfa la collettività piemontese ed il suo sistema economico di piccola dimensione, che ha delle specificità particolari che vanno tutelate e che non possono essere salvaguardate in modo centralistico. Sappiamo, e lo dicono anche molti colleghi di altri partiti, che sulla pesantezza della gestione di alcune strutture estremamente complesse la centralizzazione manifesta dei limiti. Anche il sistema delle imprese ha notato l'ingovernabilità delle grandi imprese; dieci anni fa la stessa Fiat ha proceduto a trasformarsi in una "holding", in particolare perché non riusciva più a governare un sistema così complesso.
Noi sosteniamo che il nucleare è proprio uno di questi sistemi complessi che occorre disarticolare correttamente per renderlo più governabile. Piegarlo maggiormente a quelli che sono gli interessi reali della collettività. Volevo accennare all'esempio della siderurgia, dove una trasformazione rilevante verso le mini acciaierie ha dato una svolta nella competitività e capacità di restare sul mercato.
In questa emergenza nucleare che oggi tocca l'Europa, il nostro Paese e la nostra Regione dobbiamo verificare se il discorso della partecipazione è una pura affermazione manipolativa, oppure un'espressione reale.
Ritengo che serenamente, ma fermamente, non prendendo in giro una collettività che è stata allarmata, nemmeno in modo molto lineare, perch non si riesce ancora a capire perfettamente cosa stia succedendo, la Magistratura ieri, a Roma, ha chiesto i dati su questa emergenza per poter fare delle "valutazioni", occorra assumere una decisione che dia un segno tangibile che qualcosa è cambiato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Non mi sono scritto l'intervento di questa mattina perché sono venuto con la disponibilità di ascoltare le evoluzioni registrabili nel nostro dibattito. Chiederò, pertanto, un po' di tolleranza alla Presidenza se non sarò linearissimo come di solito mi sforzo di essere.
Agli epigoni stanchi del metodo razionale, tanto stanchi da abbandonarsi alla parodia delle prediche inutili di einaudiana memoria ogni riferimento al Capogruppo liberale, Marchini, non è puramente casuale anzi è voluto - vorrei ricordare che Isacco Newton non ha avuto bisogno di ricevere quintali di mele sulla testa fino a diventare scemo per cercare conferme alla legge di gravità. Ha tratto profitto dall'osservazione della realtà e delle esperienze concrete.
Il collega Marchini, e tutti coloro che come lui insistono nel chiudere gli occhi di fronte alla realtà, quanti altri reattori nucleari ritengono che dovranno scoppiare prima di capire che non hanno alcun diritto a togliere ai propri figli il bene dell'acqua, della terra e dell'aria di cui hanno bisogno per vivere? Dobbiamo ragionare sui fatti, su fatti tanto duri a morire. L'incidente di Three Miles Island e lo scoppio di Chernobyl ci dicono, per chi vuole capirlo, che quello che era stato ritenuto impossibile fino ad oggi è avvenuto; che si è resa concreta l'ipotesi immaginaria espressa qualche anno fa nel film "Sindrome cinese". La fusione del nocciolo c'è stata e rispetto ad essa non vale né la prima né la seconda né la terza camicia protettiva del reattore, dietro a cui si vuole celare l'ingovernabilità di una tecnologia che l'uomo non domina.
A proposito del diritto di sapere dei cittadini e delle gravissime responsabilità che il Governo sovietico ricopre per la cortina di silenzio con cui ha avvolto l'incidente di Chernobyl, penso che non basti il tono contrito adoperato dal Presidente Beltrami. Certo è sconsiderato e scellerato il modo come hanno agito Gorbaciov e i suoi governanti, ma, cari colleghi, non potete nascondervi che c'è silenzio anche qui da noi sui disastri che investono la nostra collettività.
Vorrei ricordare che quando si verificò la nube tossica a Seveso né il Governo né le autorità regionali né il governo nazionale brillarono per tempestività e capacità di rapportarsi alle domande e all'inquietudine della gente. Voglio ricordare a tutti che, dopo qualche tempo di faticosa ricerca, lavoro e contro informazioni, fu un Consigliere regionale, il compagno Mario Capanna, allora membro dell'assemblea lombarda a cominciare a parlare di diossina e dintorni su cui poi abbiamo potuto ragionare tutti quanti, politici e comunità scientifica.
Sulle responsabilità sovietiche non abbiamo bisogno di indignarci ancora avendole denunciate per primi. Vorrei, invece, soffermarmi sulla manipolazione dei dati a cui siamo soggetti quotidianamente e sulla discrepanza tra dati ufficiali e dati reali.
Ancora stamani l'Assessore Olivieri si è sforzato di fornire un quadro completo di quanto avviene. Un quadro che però non soltanto è incompleto ma è illustrato con un taglio "politico" per nulla rassicurante alla luce dei fatti che adesso richiamerò. Capisco le preoccupazioni a non creare allarmismi. Ma, caro Olivieri, o la smettete di trattare la nostra gente come bambini inconsapevoli a cui si nega la verità perché non saprebbe capirla oppure e inutile prendersela con quelli, in questo caso i sovietici, che sono solo un po' peggio di voi.
Voglio riferirmi ad alcuni dati che mi pare siano fra i pochi (non soltanto nella nostra Regione, ma in Italia) rilevati non da chi dovrebbe essere oggetto di severi controlli (l'ENEA). I dati sono quelli dell'U.S.S.L. n. 40 di Ivrea che sono stati anche oggetto di una assemblea popolare organizzata dal mio partito lunedì scorso nella città eporediese alla presenza di molta gente e alla quale la stampa ha dedicato il silenzio: far sapere queste cose non è così facile come non fumarsi una sigaretta (il riferimento alla iniziative di Pezzana non è casuale), a cui si dedicano i titoli.
I dati, allora: il responsabile dell'U.S.S.L. 40 afferma che gli ortaggi a foglia prelevati il giorno 3/5/1986 a Moncalieri e il 4/5/1986 ad Ivrea vanno da 20 a 200 nanocurie di iodio 131. Voi sapete che la soglia di sicurezza indicata dalle autorità sanitarie è quella di 150 nanocurie. Per quanto riguarda il foraggio fresco, prelevato per tre giorni consecutivi una volta al giorno sempre in tre zone differenti del territorio dell'U.S.S.L. 40, la radioattività va da 130 a 280 nanocurie di iodio 131 per quanto riguarda l'acqua piovana la radioattività registrata varia da 40 a 190 nanocurie; salto gli altri per brevità.
A conclusione dell'esposizione dei dati il responsabile dell'U.S.S.L.
n. 40 riconferma l'obbligo di rispettare l'ordinanza del Ministro della Sanità del 2/5/1986, servendo così anche i polemisti dell'ultima ora critici sulla severità (che una volta tanto viene praticata per la sicurezza della salute di noi tutti) del Ministro Degan.
Detto ciò intendo anche denunciare, signor Presidente, le pressioni che sarebbero state esercitate nei confronti del Presidente dell'U.S.S.L. 40 dalla Prefettura di Torino affinché non venissero divulgati i dati richiamati.
Penso che ci sia da ragionare a fondo sul cloroformio delle coscienze profuso a piene mani. Si dice che lo iodio 131 si dimezza in 8 giorni; si tace, però, che il cesio 137 ha un tempo di dimezzamento di 20 anni. Come la mettiamo con le conseguenze che si determineranno sulla salute di noi tutti nei prossimi anni? Queste reticenze e censure ci devono far riflettere sul dramma (sottolineo il termine) che vive la nostra collettività circa le carenze informative. Non si offendano i colleghi giornalisti, ma la "Stampravda" di Torino non si distingue in molto dai dispacci e dalle veline di Mikhajl Gorbaciov. Ad esempio, sono rimasto assolutamente sorpreso a non leggere su "La Stampa" del mattino (quella a più larga diffusione) la notizia che era stata pubblicata su "Stampa sera" del pomeriggio circa le dichiarazioni dell'Assessore Olivieri (che è anche professore di medicina), il quale forniva considerazioni e dati sconvolgenti che penso abbiano sconvolto chiunque abbia potuto leggerli. Secondo il collega Olivieri, da qui ad un anno moriranno tutti gli abitanti di Chernobyl compresi nel raggio di 15 km dalla centrale. Allora, come la mettiamo con la "Stampravda" di Torino? Non la voglio fare lunga. Potrei chiudere qui dicendo: "Ve l'avevamo detto". Sono anni che predichiamo nel deserto insieme alle altre forze antinucleari che costituiscono il sale della cultura politica del nostro Paese e della politica internazionale. Potrei fermarmi qui e dire: "Fate i conti con la vostra coscienza". Invece vado avanti per illustrare alcuni passi che a noi sembrano oggi possibili per non registrare solo i disastri ma trarre le lezioni opportune per cambiare le cose.
I colleghi hanno davanti l'ordine del giorno che il mio Gruppo ha presentato; conoscono le otto proposte avanzate. Le richiamo per favorirne la discussione, rispetto alla quale già registro un dato politicamente rilevante che (se ho capito bene) era contenuto nelle parole del collega Tapparo a nome del Gruppo socialista: anche i socialisti chiedono, dunque la sospensione dei lavori della centrale di Leri - Cavour. Penso che questo sia un dato di grande rilievo politico da assumere per andare avanti.
Le otto proposte che noi abbiamo avanzato, quindi: per prima cosa si tratta di adoperarsi in tutte le sedi opportune per ottenere la sospensione immediata dei lavori della centrale di Leri - Cavour, cominciando da un riesame dell'intesa stipulata tra ENEL e Regione.
In secondo luogo si tratta di compiere i passi necessari per una profonda revisione del Piano Energetico Nazionale per andare davvero verso le energie alternative. Anche i ciechi, a questo punto, possono vedere la volontà del Governo al riguardo: ripete solo parole vuote ed assume solo impegni cartacei. Quando dico anche i ciechi, mi riferisco ai compagni comunisti i quali cinque mesi fa, nella discussione parlamentare per la revisione del Piano Energetico Nazionale, si illusero di poter avere contropartite su questo versante in cambio dell'assenso da loro dato alla costruzione di cinque nuove centrali nucleari: vuote promesse mai mantenute.
Ed allora noi insistiamo affinché si sviluppi la geotermia, l'energia solare, l'eolica, l'idroelettrica, tutte energie pulite e rinnovabili che possono consentire di rispondere al fabbisogno energetico della nostra comunità, come il Comitato per il controllo popolare sulle scelte energetiche del Piemonte, con la presentazione di un Piano energetico alternativo un anno e mezzo fa in questo stesso palazzo, ha già potuto documentare.
In terzo luogo proponiamo di procedere al rinnovo immediato delle convenzioni tra Regione Piemonte ed Atenei allo scopo di fronteggiare le problematiche connesse ai nuovi sviluppi della situazione, in particolare dopo l'emergenza socio - ambientale messa in luce dal disastro di Chernobyl.
In quarto luogo proponiamo l'istruzione dei lavori preliminari per una Conferenza regionale sulla sicurezza degli impianti nucleari in Piemonte collegati in vario modo al ciclo di produzione dell'energia atomica.
Infatti, nella nostra Regione non c'è soltanto quello in costruzione: c'è la vecchia centrale di Trino, la Enrico "Ferma" come l' hanno ribattezzata i sindacati dopo che ha dovuto essere bloccata per cinque anni (dal 1979 al 1984) in seguito all'incidente di Three Miles Island, per riadeguare quelle misure di sicurezza che ogni volta scopriamo essere insufficienti; c'è l'impianto di ritrattamento Eurex di Saluggia; c'è lo stabilimento di Boscomarengo per la preparazione del combustibile nucleare, ecc. Una Conferenza regionale sulla sicurezza degli impianti nucleari aperta agli esperti di associazioni, con un carattere anche internazionale.
Per quinta cosa proponiamo di pubblicizzare i piani di emergenza esterni previsti per la centrale "E. Fermi" con particolare riferimento alle competenze regionali locali.
Al sesto punto proponiamo di intraprendere tutti gli opportuni contatti (questo è un punto che a me pare qualificante ed ho inteso qualche cenno nella stessa direzione nell'intervento del Presidente Beltrami) con i Paesi confinanti con la Regione Piemonte, in particolare con la Francia. Si tratta di procedere ad un esame coordinato delle misure di sicurezza di pronto intervento da attuare in caso di incidente delle centrali attualmente in attività. Rispetto a questo consentitemi una parentesi. Non vale il discorso che si è sentito ripetere in questi giorni: siccome comunque saremmo investiti dalle nubi radioattive, visto che in Francia ci sono decine di centrali atomiche, tanto varrebbe costruircene una a 40 km da Torino. Sono, queste, miserie politiche e culturali rispetto alle quali non guasterebbe un tantino di pudore in più.
Al settimo punto vi è contenuta una proposta avanzata anche da altri Gruppi e dal collega Ala in particolare: si propone di non resistere in giudizio, come Regione Piemonte, presso il Tribunale Amministrativo Regionale nei confronti dei Comuni e delle associazioni ambientaliste che hanno impugnato la delibera del 4 gennaio 1985 con la quale fu indicato il sito puntuale per la costruzione della centrale di Leri - Cavour.
Infine, si propone di indire quella "benedetta" consultazione popolare sull'installazione di un nuovo impianto nucleare in mezzo alla gente che dovrebbe subire le nostre, anzi le vostre scelte.
Queste sono le proposte già contenute nell'ordine del giorno di DP. Ne segnalo un'altra in coda relativa ai dati di radioattività del latte.
Invito l'Assessore Olivieri ad andare a controllare la radioattività del latte delle cascine. In queste bottigliette, signor Presidente, che stamani ho portato in quest'aula, la radioattività è superiore alla soglia di rischio. Si vada a controllare qual è la realtà che sfugge ai controlli sin qui attuati esclusivamente nel latte delle centrali.
Sugli atteggiamenti politici. Per il Partito Socialista ho già detto.
Aggiungo solo che questa volta gli atteggiamenti furbeschi, cari compagni socialisti, non saranno possibili, anche a costo di fare infuriare il collega Marchini.
Penso ci sia anche un dato di grande rilievo politico da sottolineare.
Ed è quello assunto dal Comitato regionale del PCI che ha chiesto la sospensione dei lavori di Trino Vercellese. Si tratta di un salto qualitativo rispetto al disagio antinucleare registrato nei congressi sindacali e del PCI stesso che va oltre la battaglia coraggiosa che singoli militanti e dirigenti di questo partito hanno condotto sin qui nella nostra Regione.
Il PCI ha assunto una posizione interessante. Penso vadano valutati con attenzione gli stessi ripensamenti che qui e là nelle file della stessa DC sono registrabili. Non è giusto far passare sotto silenzio, in questa nostra assemblea, quanto è avvenuto nel Consiglio comunale di Torino. Li c'è stato un rovesciamento di maggioranza su un punto qualificante e "vivaddio", si è rinunciato per una volta alla disciplina di maggioranza per ragionare con la propria testa. Solo qualche volta, Brizio. La tua interruzione mi conferma che tu invece rinunci volentieri a ragionare con la tua testa.
Penso che questi presupposti, colleghi, sono oggi favorevoli per uno sviluppo del nostro dibattito anche su un altro nodo che non viene sottolineato abbastanza in questi giorni dagli osservatori, come invece andrebbe fatto.
Mi riferisco al nesso inscindibile tra "nucleare civile" e "nucleare militare". Tutti quanti siamo rimasti sorpresi, colleghi, per la goffaggine di Mickajl Gorbaciov nel fronteggiare il disastro di Chernobyl. Il segretario del PCUS aveva dato prova in questi mesi di abilità diplomatica di tempestività ed anche di freschezza, che al Cremlino non è proprio di casa essendo le finestre di quel palazzo ben serrate da tempo. Ho cercato di spiegarmi questo comportamento contraddittorio e ne ho trovato qualche traccia sul giornale della Confindustria. "Il Sole 24 ore" che, allarmato registrava a Wall Street e a Londra la caduta delle azioni in Borsa di tutte le industrie collegate al nucleare. Il quotidiano faceva notare un piccolo particolare che può contribuire a spiegare la goffaggine di Mickajl Gorbaciov. Si tratta del fatto che nell'impianto di Chernobyl non si produceva soltanto l'energia elettrica, ma si produceva (come lo si produce in quasi tutti - o tutti - gli impianti nucleari disseminati sul pianeta) il plutonio per la costruzione di bombe atomiche. La spiegazione assolutamente plausibile è quindi che l'impianto di Chernobyl, protetto dal "segreto militare", è stato oggetto di consultazioni interne all'establishment politico - militare. Da qui il ritardo nel lanciare gli allarmi e l'accentuazione dei danni arrecati alle popolazioni investite dalla nube radioattiva. Non ché se lo avessero saputo prima le cose sarebbero cambiate. A Caorso la gente può dormire sonni tranquilli. Se dovesse scoppiare la centrale nucleare che hanno alle porte di casa forse morirebbero informati, che non è una grande consolazione. Ad essere più precisi, se si verificasse un incidente come quello di Chernobyl ad essere coinvolta non sarebbe solo Caorso, ma Piacenza, Mantova, Milano. Ed è inutile che su questo continuiate a mettervi le fette di salame, anzi di uranio, sugli occhi.
Le conclusioni sono molto semplici. Questa energia e questa tecnologia sono ingovernabili dall'uomo e incompatibili con l'ecosistema. Ma sono incompatibili anche con un modello di società autogestita, decentrata democratica (mi pare di aver colto qualche cenno in tal senso nelle parole del compagno Tapparo); essa è invece intrinsecamente connessa con l'autoritarismo: per far posto agli impianti nucleari bisogna isolare chilometri e chilometri di territorio, e noi dovremmo isolare il Piemonte intero visto che non abbiamo il deserto del Nevada o il deserto dell'Ucraina; dovremmo isolare centri popolosi, 40, 100 mila, 1 milione di persone, questa è la verità dei fatti.
Come si vede, in questione c'è la democrazia e il modello di sviluppo della società.
Finisco, preannunciando che con i colleghi Ala, Reburdo, Adduci e Bresso presenteremo, alla fine del dibattito, una mozione politica in cui al primo punto si dice molto semplicemente di sospendere i lavori della centrale di Trino. Questa mozione, Bontempi, ha il senso di rimarcare la volontà di questo gruppo di Consiglieri di continuare a svolgere una funzione dinamica dentro i rispettivi schieramenti, dentro le proprie forze politiche, per allargare il fronte. E' questo che ci anima ed è questo il senso della marcia che si svolgerà da Casale Monferrato, divenuta la capitale dell'inquinamento in Piemonte in queste ultime settimane, fino a Trino Vercellese, domenica prossima, a cui non sarebbe male se una delegazione di questo Consiglio prendesse parte, magari dopo aver registrato la volontà politica, che noi auspichiamo, di dire "stop" alla costruzione della centrale di Trino e dar corso a tutte quelle verifiche che, se le farete con coscienza e con scienza, non potranno che indurvi a dire: "Smettiamola, chiudiamo gli impianti atomici" (in Austria, collega Marchini, a proposito di prevenzione, non hanno mai messo in funzione una centrale già finita perché evidentemente le cose si possono cambiare). Non so se debbo regalare questa bottiglia di latte radioattivo all'Assessore Maccari, perché non è ancora chiaro se Maccari, interpretando l'orientamento della Giunta, è favorevole o meno a mantenere il cantiere aperto a Leri - Cavour.
Concludo scusandomi con i colleghi se ho preso qualche minuto in più.
Si racconta che a Hiroshima, la città del primo olocausto nucleare, un uomo che nel disastro- aveva perduto tutto fra le macerie avesse trovato un libro di scuola. Quest'uomo fa questo libro a pezzi e ne disperde i frammenti, perché quel libro aveva insegnato a qualcuno a pensare e poi a distruggere. Invito tutti i colleghi ad adoperarci per evitare di dover indurre la nostra gente a dover distruggere altri libri per evitare che altre distruzioni vengano seminate sulla nostra terra.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Rivalta. Ne ha facoltà.



RIVALTA Luigi

Penso che la disamina che entrerà nella storia del Consiglio di questa mattina, se è volta a ragionare su ciò che è successo a Chernobyl, non possa che essere positiva. Chiederò quindi scusa ai colleghi se pur cercando di essere breve non potrò esimermi tuttavia di esprimere appieno il mio pensiero.
Il mio pensiero parte dalla consapevolezza che Chernobyl impone di rimeditare sulle scelte energetiche e sull'utilizzo della fonte nucleare.
Sottolineo la parola "impone" perché non mi è parso che questo atteggiamento abbia ispirato la Giunta nella sua comunicazione.
Certo, il problema si pone a livello internazionale, come la Giunta ci ha prospettato, ma ciò non può essere l'unica questione significativa da affrontare e non elimina le responsabilità nazionali e neppure quelle regionali, tanto meno in una Regione dove esiste una centrale nucleare in funzione da molti anni e per una Regione che ha deciso a larghissima maggioranza l'insediamento di una nuova centrale nucleare di 2.000 megawatt di potenza.
La riflessione è imposta - mi sia consentito di dire ai colleghi dall'emozione che emerge dal fondo dell'animo per la tragedia, per i drammi, per le ansie che nelle popolazioni si sono ingenerate con l'incidente di Chernobyl e per le sue conseguenze: quelle vicine alla centrale, di cui certo sappiamo molto poco a causa del silenzio preoccupante del Governo sovietico, e quelle lontane, di cui tuttavia anche per esse siamo costretti a parlare in assenza di un'informazione certa e corretta.
Io sono fra quelli che non ritengono affatto che l'emozione debba essere considerata una condizione riduttiva ed impeditiva rispetto all'esigenza di riflettere. Ho l'impressione che molti colleghi ritengano l'emozione come un motivo per non riflettere. Un'emozione che nasce in ciascuno di noi e che diviene stato d'animo dell'intera collettività è una ragione di più per riflettere. L'emozione che si sprigiona di fronte alla gioia o al dolore, al bello o all'orrido, alla solidarietà o all'indifferenza è una fondamentale essenza della natura umana. Senza di essa la stessa ragione cesserebbe di essere una forza per l'uomo e per l'umanità. Si correrebbe il rischio, come per altro nella storia e in vari casi è avvenuto, che, senza le reazioni dettate dall'emotività, la ragione si ritorca sulle prospettive stesse dell'umanità, diventi un maleficio.
Non nascondo quindi che è con l'animo pieno di emozione che intervengo.
Anzi, di questa emozione voglio farmi forza per controllare con il maggior rigore possibile i miei ragionamenti e per cercare così di dare un contributo alla definizione della posizione che questo Consiglio regionale oggi, nei confronti delle questioni che si pongono a partire da Chernobyl dovrà assumere.
Io credo che la ragione di questa giornata di Consiglio sia si quella di essere informati sulla ricaduta nella nostra Regione dell'incidente nucleare e su cosa conseguentemente intende fare la Giunta regionale, ma soprattutto di sapere quale insegnamenti intenda la Giunta trarre e quale posizione intenda proporre al Consiglio. Non l'abbiamo capito: null'altro che la proposta di un convegno di carattere internazionale.
Per parte mia ritengo che l'obiettivo di questa seduta del Consiglio sia infatti quello di definire la nuova posizione sui problemi dell'utilizzo dell'energia nucleare, qui in Piemonte, a partire dalle considerazioni che il dramma di Chernobyl induce.
Interloquisco quindi traducendo l'emozione derivante dall'incidente di Chernobyl in esigenza di ragionamento, ribadendo con ciò che non l'emozione falsa il ragionamento, semmai la volontà di non accogliere le sollecitazioni a ragionare che dall'emozione provengono, atteggiamento questo da molte parti manifestato in questi giorni, direi anche in questo Consiglio, ove qualche nervosismo è emerso.
L'esigenza di ragionare può essere falsata proprio dalla volontà di non ascoltare l'emozione; non altrimenti può intendersi l'affrettata risposta che le questioni della sicurezza delle centrali nucleari sono nel nostro Paese inesistenti e che l'evento di Chernobyl non può e non deve intaccare le nostre politiche.
Considero davvero razionalmente ragionevole l'atteggiamento, per esempio, che ha assunto l'Olanda, la quale ha sospeso ogni programma nucleare. Gli atteggiamenti invece che, dopo l'incidente di Chernobyl vogliono evitare di porre in discussione e di sottoporre a verifica la sicurezza delle nostre centrali si configurano come un'ottusa sicumera, una presuntuosa e arrogante manifestazione di superiorità che proprio sui problemi della tecnologia e del suo controllo non trova alcun riscontro nei fatti.
Certo, la questione della sicurezza è internazionale, come diceva il Presidente Beltrami e come diceva l'Assessore Maccari, ma non è consentito a nessuno rifugiarsi dietro a questo alibi. La Giunta regionale stamattina ha tentato di rifugiarsi dietro questo alibi. I problemi internazionali dell'informazione e del controllo vanno certamente affrontati non senza aver però preso posizione sulle questioni che ci riguardano da vicino soltanto in questo modo, con questa esplicata esperienza ed espressione di responsabilità, possiamo credibilmente presentarci al confronto a livello nazionale e a livello internazionale.
Chernobyl ripropone il problema della sicurezza delle centrali nucleari e questo ci riguarda proprio da vicino poiché il 4 gennaio dell'anno scorso abbiamo deciso per la centrale di Trino. Lo abbiamo fatto essendoci convinti, lo sottolineo, che ci fossero garanzie di sicurezza e di affidabilità della centrale nucleare; se così non fosse stato credo che non avremmo deciso per il "si" o comunque una decisione positiva per la localizzazione della centrale nucleare a Trino non sarebbe avvenuta a larga maggioranza come è invece avvenuta; certamente non avrebbe avuto il voto del PCI.
Abbiamo deciso perché eravamo convinti, forse ci eravamo lasciati convincere, che la sicurezza della centrale nucleare fosse garantita. Su che cosa si fondava il nostro convincimento di sicurezza? Voglio richiamarlo all'interno di questo Consiglio che ha preso quella deliberazione; poiché proprio di qui nasce la ragione di riflettere e di rimeditare.
Quel convincimento di sicurezza derivava dal metodo di lavoro che avevamo adottato; un metodo esemplare che aveva visto costruire un processo di decisione sulla base di un'elaborazione tecnico - scientifica. Non succede spesso, non è successo spesso nel nostro Paese, che i processi di decisione politici si siano fondati e intrecciati con gli apporti tecnici scientifici.
Avevamo per questo imposto all'ENEL e all'ENEA comportamenti nei rapporti con la Regione di tipo nuovo: avevamo imposto approfondimenti di elaborazioni e informazioni del tutto nuove. Avevamo chiamato gli Atenei torinesi a fornire il loro contributo per un esame tecnico e scientifico su quelle elaborazioni e informazioni. Ci eravamo convinti poi in ragione dei contenuti delle conclusioni di quei lavori.
Ebbene, come era posto e come era risolto il problema della sicurezza nelle conclusioni di quei lavori? Gli incidenti severi - con questo termine si intende la fusione del nocciolo - sono stati valutati a bassissima probabilità: questa è la dizione scientifica che è stata usata. Dagli scienziati, in termini di calcolo probabilistico, all'incidente severo è stata attribuita una probabilità ogni 100.000 anni vita del reattore.
Questo calcolo è stato divulgato, oppure da noi assunto e tradotto come sinonimo di una pratica impossibilità che potesse avvenire la fusione del nocciolo.
Questa pratica impossibilità, per chi ha seguito la discussione in questo decennio sui problemi della centrale nucleare, ce la siamo sentiti ripetere sin dall'inizio, prima e dopo il convegno sulla sicurezza che convocato dall'allora Ministro dell'Industria, on. Bisaglia, si svolse a Venezia all'inizio del 1980.
Se non avessimo avuto questo convincimento di pratica impossibilità dell'incidente severo (e questo è il modo con cui quel calcolo probabilistico è stato vulgato dai tecnici e dagli scienziati, il modo con cui noi l'abbiamo tradotto) credo davvero che neppure a più ristretta maggioranza, in questo Consiglio, sarebbe passato il "si" per la centrale nucleare di Trino. Se non avessimo avuto quel convincimento non avremmo accettato i criteri posti da parte dell'ENEA alla base dell'elaborazione per la ricerca localizzativa del sito dove costruire la centrale nucleare.
Sono criteri che non tengono conto dell'incidente severo.
La scarsissima probabilità di evento dell'incidente severo sul piano dell'elaborazione teorica si traduce in un rischio residuo accettabile e su questa base i criteri di localizzazione non ne tengono quindi conto; noi però non avremmo accettato quei criteri di localizzazione se non si fosse determinata in noi la convinzione di impossibilità dell'incidente.
L'incidente severo, la fusione del nocciolo, se si verifica e se ha effetti esterni (e non è detto che sempre li abbia) sulla base di questa esperienza concreta e drammatica di Chernobyl deve far prevedere, a partire da Trino di evacuare Torino, Milano e Genova, magari inseguendo la impazzita girandola dei venti: un giorno da Torino verso Genova e dopo Torino e Genova verso Milano. No, credo proprio che non avremmo accettato di localizzare l'impianto a Trino.
Ho parlato di effetti all'esterno come di una possibile e non automatica conseguenza. Ad Harrysburg la conseguenza esterna è stata largamente meno pesante di quella avuta a Chernobyl: una diversa tecnologia ed alcuni accorgimenti costruttivi hanno contenuto gli effetti esterni probabilmente la stessa azione manuale attuata per il raffreddamento e per la gestione di questi casi di emergenza ha avuto più efficacia.
Resta però il fatto che quell'incidente, la fusione del nocciolo, che era considerato nella vulgata come praticamente impossibile è avvenuto due volte nel giro di dieci anni, con due impianti di tipo diverso; a Chernobyl con un impianto molto diverso da quelli che si intende costruire in Italia ma ad Harrysburg con un impianto dello stesso tipo: uranio e raffreddamento ad acqua.
Ad Harrysburg è infatti avvenuta una fusione del nocciolo: non ne siamo stati allora informati, ma successivamente mentre una Commissione d'indagine stava lavorando si ebbero notizie indirette attraverso gli amici scienziati che avevano collegamenti con la Comunità scientifica americana.
Proprio in questi ultimi tempi è stato confermato che anche ad Harrysburg si è trattato di una fusione del nocciolo. Non solo: pare che le conclusioni della Commissione d'indagine dicano addirittura che la fusione del nocciolo è avvenuta in maniera pressoché completa e non soltanto avviata come si riteneva; questa questione, semmai, farebbe rilevare l'importanza di certe norme costruttive della centrale di Harrysburg e dei sistemi di ridondanza per il controllo e per il contenimento degli effetti.
Quello che è certo è che il nostro convincimento è saltato: l'evento severo, la fusione del nocciolo, dato a bassissima probabilità di evento ritenuto, ripeto, praticamente impossibile, invece è in concreto avvenuto sia pure su centrali di tipo diverso, due volte in questi dieci anni.
Questo è il motivo che impone a questo Consiglio di rimeditare e riconsiderare il problema della sicurezza della centrale prima ancora di chiamare in causa altre istituzioni di livello superiore; lo impone a questo Consiglio intanto perché esso su un convincimento oggi incrinato dagli eventi ha deciso per la centrale.
Se non fossimo stati convinti e avessimo ugualmente, per assurdo votato per il "si", avremo almeno imposto che le misure di emergenza fossero definite a partire dalla considerazione della possibilità del verificarsi dell'incidente severo, con gli effetti più gravi che questo pu determinare: se in sede di costruzione e di progetto, persino in sede di decisione per la scelta localizzativa, e ancor più in sede di decisione di politica energetica si possono accettare soglie di rischio residuo, ciò non è possibile per l'emergenza.
L'accettazione di una soglia di rischi residui molto elevati, ma molto remoti a maggior ragione impone allora che l'emergenza, comunque, sia predisposta tecnicamente e culturalmente per l'incidente più severo e per gli effetti più gravi che questo può determinare.
Ecco quindi che la ragione e non solo l'emozione (ma ribadisco che già questa sarebbe da tenere in gran considerazione) chiede che si rifletta.
Questa riflessione ci pone molte questioni: pone il problema del rapporto tra politica e scienza che io certo non ricuso; anzi considero esemplare il lavoro fatto su questo problema del nucleare tra assemblea politica e comunità scientifica. Il rapporto tra politica e scienza pone a noi l'esigenza di richiedere alla comunità scientifica di riconsiderare le valutazioni probabilistiche, ma pone a noi il problema di come interpretare i risultati scientifici che ci vengono forniti. Si evidenzia l'esigenza di far chiarezza sul problema di chi deve fare le scelte: lo scienziato o il politico? In quale modo, in sostanza, lo scienziato non supplisce al ruolo del politico e questi, in ultima analisi, adempie al proprio ruolo di decisore.
Quel calcolo probabilistico non è forse oggi da rivedere? Credo che questo problema nasca agli stessi scienziati e ai tecnici che hanno partecipato alla sua elaborazione e alla sua convalida.
Eventi praticamente impossibili si sono verificati due volte negli ultimi dieci anni: quella metodologia di calcolo probabilistico è ancora valida? La teoria dell' "albero dei guasti" che considera i ratei di probabilità di guasto di ogni segmento del sistema nucleare, nel suo insieme, forse è corretta: quello che probabilmente va rivisto e non lo dico io, che imparo dagli scienziati, è il modo con cui vengono definiti i ratei di guasto su ogni singolo segmento che deve essere preso in considerazione.
Per alcuni dei segmenti che compongono l'impianto vi sono esperienze statistiche addirittura secolari poiché riguardano componenti di carattere meccanico e idraulico; per altri non ci sono esperienze alle spalle che possano costituire una base statistica, per cui il rateo di guasto è molto spesso basato su poche misurazioni, su esperienze ripetute su campioni o su previsioni probabilistiche dedotte per analogia da altri sistemi.
Penso sia giusto che la comunità scientifica riconsideri questa valutazione previsionale e probabilistica, la aggiorni rispetto al "rapporto Rasmunsen" che è vecchio di almeno dieci anni e rispetto alle modifiche cautelative che saranno state apportate dopo le considerazioni di Lewis che, appunto, metteva in evidenza l'incertezza delle ponderazioni probabilistiche che concorrevano a comporre il dato finale di probabilità di incidenti. Occorre riverificare le correzioni agli impianti che sono state apportate su richiesta dallo stesso ENEA al fine di ricercare condizioni maggiore sicurezza.
E' giusto che questa sollecitazione venga da noi trasmessa, sulla base del rapporto tra politica e scienza che abbiamo instaurato, agli Atenei torinesi e all'ENEA, nonché all'intera comunità scientifica. Il problema vero è quello nostro, dell'istituzione politica. Nel rapporto tra politica e scienza infatti quale deve essere il comportamento del politico? Lo scienziato ci fornisce un dato; nella fattispecie ci ha fornito quello probabilistico: una probabilità del verificarsi dell'incidente severo ogni centomila anni vita della centrale. Potrebbe domani fornircene uno con probabilità ancora inferiore di possibilità di evento severo.
A questo punto il politico cosa deve fare? Cosa ci insegna l'esperienza condotta e che ci ha portato alla decisione assunta il 4 gennaio 1985? I dati che ci può fornire lo scienziato non consentono di trarre la conclusione (ed è qui, forse, l'errore commes-so) che l'evento severo è praticamente impossibile: sotto questo profilo dobbiamo pretendere che nessuno scienziato avalli - per comodo, per rendercelo più accessibile e magari, per renderci più facile la decisione - una traduzione di questo tipo.
Dietro a quella bassissima probabilità indicata dobbiamo cogliere un altro segnale, quello del livello di rischio residuo che permane e valutare se è accettabile. Anche se la probabilità è bassissima dobbiamo considerarla per quello che significa: un rischio possibile. Occorre allora dire "si" o "no" alla centrale nucleare in ragione della disponibilità o meno di accettare con quel possibile rischio, seppur remoto, anche le conseguenze, e non già sulla base di posizioni ideologiche contro o no ad una tecnologia e contro o no allo sviluppo che quelle tecnologie possono determinare.
Io sono fra quelli che ritengono che l'umanità non possa eludere il confronto con le tecnologie avanzate; il loro uso deve avvenire però solo quando abbiamo piena conoscenza, sicuri di poterle controllare in condizione di sicurezza. Si tratta di accettare o meno una tecnologia avanzata come quella nucleare valutando se quel rischio residuo, che è insito nel dato probabilistico di bassissima possibilità di evento dell'incidente, è dal politico accettabile.
L'accettabilità del rischio spetta proprio al politico e non allo scienziato e nemmeno al tecnologo. Mi pare che questa esperienza ci stia ponendo con crudezza tale questione. E' una questione non soltanto del Consiglio regionale: essa investe il Parlamento, la politica in Italia, le istituzioni a tutti i livelli.
Dobbiamo sapere che quando lo scienziato giunge ad una valutazione probabilistica di incidente dell'uno per 100.000 anni vita della centrale consegue un risultato del tutto accettabile dal punto di vista teorico.
Sotto il profilo accademico è davvero un dato che gli dà in ogni senso piena garanzia; è del tutto giustificato dal punto di vista scientifico se accetta un livello di rischio che ha questo dato probabilistico. Da parte sua il tecnologo che è chiamato a realizzare sa, per sua professionale natura, che non c'è tecnologia che non gli faccia correre dei rischi: non farebbe l'imprenditore, non farebbe tecnologia se si preoccupasse di non correre rischi e questo vale sia per le industrie private che pubbliche.
Se poi l'evento remoto si verifica lo scienziato tutt'al più è indotto a riconsiderare il calcolo: ed in effetti è quello che in sostanza io ora gli sollecito. Il tecnologo, sapendo che corre rischi, se può si assicura.
Dico se può, poiché nel caso del nucleare - ce lo diceva Regge da tempo e Pirani stamattina, nel suo articolo su "La Repubblica", lo sottolinea nessuna assicurazione stipula contratti, per cui persino il tecnologo, in questa particolare situazione, comincia ad avere dei problemi. Ma il politico come si comporta nella sua funzione di governo? Come arriva alla decisione dopo aver sentito lo scienziato e prevedendo di utilizzare il tecnologo? Il politico è il Consiglio regionale, il Parlamento: queste istituzioni devono interpretare il dato dello scienziato, devono concretamente decidere. Ciò significa porsi di fronte il rischio residuo le sue possibili conseguenze e dichiarare se sono accettabili. Ora io mi chiedo, e chiedo al Consiglio, se quel rischio che ora si palesa come possibile che abbiamo celato dietro alla bassissima probabilità dell'evento severo nel momento della decisione è per noi accettabile. Mi chiedo se oggi siamo ancora nella stessa situazione di ragionamento del gennaio 1985; di ragionamento, non di emozione, perché altrimenti le conclusioni sarebbero per questa via immediate.
La risposta che mi do è che non siamo nelle condizioni di ragionamento del gennaio 1985: oggi siamo avvertiti che il rischio residuo che sta dietro a quella bassissima probabilità non è accettabile.
Dico apertamente che per una tecnologia come quella nucleare, a causa delle conseguenze che determina, o arriviamo a darci garanzia di affidabilità assoluta (l'incidente severo non può avvenire o comunque non ha conseguenze all'esterno) o altrimenti non è accettabile. Non sono disposto ad accettare rischi e conseguenze del tipo di quelli che constatiamo a partire da Chernobyl. Non mi toglie il problema la bassissima probabilità di evento, ne posso più considerarlo non possibile.
Non vale qui comparare il rischio nucleare con altri rischi che sono finiti nel tempo e nello spazio: la diga che salta, gli aeroplani che cadono, i treni che si scontrano; né con altri i cui effetti non sono finiti nel tempo e neppure nello spazio (si pensi alle piogge acide all'inquinamento nelle nostre città, agli inquinanti agricoli e così via).
Non possono questi costituire degli alibi. Semmai dobbiamo partire dalla rimeditazione che l'incidente di Chernobyl, con tutte le sue conseguenze prima di tutto umane, ci pone per condurre una battaglia contro quegli altri rischi: per ridurli ed eliminarli. Non è ammissibile farli diventare un alibi per accettare i rischi dell'energia nucleare.
Davvero c'è materia di ragionamento per rimeditare sulla scienza, sulle tecnologie, ma in primo luogo sul modo con cui si prendono le decisioni politiche. E' un ragionamento che deve fare questo Consiglio che ha deciso il 4 gennaio 1985 per la centrale; questa assemblea che in buona parte, in una percentuale molto elevata, è composta dalle stesse persone che erano qui presenti il 4 gennaio 1985.
Di qui l'esigenza di chiedere la sospensione di ogni lavoro di costruzione della centrale di Trino per consentire di meditare, di riflettere. Dal nostro Consiglio regionale può partire responsabilmente questa indicazione. Spero che poi a livello nazionale si ponga questa stessa esigenza di riconsiderare la politica energetica e che sulla forza di decisioni prese a livello regionale e nazionale si abbia la capacità di imporre a livello internazionale tale questione.
Quindi sono d'accordo con il collega Tapparo o con chi altri ha già formulato questa stessa richiesta. Nel nostro ordine del giorno presentato subito, il giorno dopo l'incidente di Chernobyl, questa richiesta è stata posta con nettezza. Noi chiediamo al Consiglio regionale di esprimersi per la sospensione di ogni operazione tendente alla realizzazione della centrale di Trino. Non è questo un "no" al nucleare, ma non nascondiamo che il ragionamento che la situazione emotiva ha sollecitato ci induce ad essere molto cauti, se non chiediamo di dire "no" alle centrali nucleari persino siamo cauti in questa direzione - certo cauti siamo nella direzione opposta: i lavori non vadano avanti, non si creino situazioni irreversibili fino a che non si sia fatta una seria e meditata riconsiderazione delle politiche energetiche possibili nel nostro Paese, mettendo in alternative le politiche energetiche con il nucleare e quelle senza nucleare e considerando meglio tutti gli effetti che se ne possono derivare, buoni o cattivi che essi siano.
Si riconsiderino i problemi dei costi, computando quelli che potrebbero derivare dal dover riconsiderare nuove condizioni di sicurezza e quelli derivanti dai problemi dell'emergenza; costi questi ultimi vanno tutti computati e che in parte devono essere affrontati preventivamente nel predisporre le condizioni di esercizio dell'emergenza. In questo modo si riconsideri se davvero, anche sotto il profilo economico, la strada del nucleare è quella che si deve percorrere.
In questa occasione si faccia chiarezza, prima di andare avanti, anche sulla questione delle scorie radioattive: quelle di breve durata e minore intensità e soprattutto quelle di più lunga durata e di grande intensità.
Per la localizzazione delle scorie di più lunga durata e di grande intensità avremmo bisogno di trovare i siti al di fuori del nostro Paese.
E' ammissibile che si continui ad andare avanti nella costruzione delle centrali senza cercare la soluzione al problema delle scorie, una soluzione che deve essere intanto garantita sul piano tecnico e scientifico, ma che deve essere poi sancita sul piano dei rapporti internazionali? Altrimenti se non si troveranno soluzioni certe oggi potremmo rischiare, nel caso che andasse avanti la realizzazione delle centrali nucleari, di non poterle poi utilizzare perché non si sa dove porne le scorie radioattive o di dover percorrere la strada dell'abusivismo di Stato oppure quella del contrabbando.
Ecco, la sospensione è necessaria per poter meditare sulla sicurezza degli impianti, sulle scelte localizzative delle centrali che dal grado di sicurezza dipendono, sui problemi delle scorie, sull'emergenza, sui costi.
Troviamo concordanza di orientamenti nell'intervento del collega Tappano che, con il Gruppo socialista, rappresenta una componente importante della maggioranza; vorremmo poter sperare che su questa questione, che assume rilievo etico oltre che politico, la maggioranza avesse il coraggio, come lo abbiamo avuto noi, nel presentare il nostro ordine del giorno, facendo anche autocritica se necessario, di assumere l'atteggiamento che i fatti e la ragione impone.
Se così fosse e la sospensione si avesse ne potrebbero derivare nel nostro Paese le condizioni più favorevoli per considerare in modo definitivo se si deve ancora andare per la strada delle centrali nucleari oppure no; ciò consentirebbe di evitare di perdere ulteriore tempo. Si determinerebbe un salto qualitativo per orientare e governare lo sviluppo economico. E se questo dibattito si sviluppasse a livello internazionale con il fine della sicurezza e della difesa ambientale si potrebbe affrontare, su basi nuove, il problema dello sviluppo dell'intero mondo non solo finalizzato al mantenimento dello sviluppo della fascia del Nord in cui vive 1 miliardo e mezzo di popolazione, ma anche volto a considerare le esigenze di quella fascia del Sud dove vive il 70% della popolazione mondiale, la quale usufruisce soltanto del 16% dello sfruttamento energetico che avviene nel mondo.
Un salto qualitativo per il governo, in termini di pace e di giustizia dello sviluppo dell'intero mondo. Non è oggi che si debba dire se il futuro dovrà essere senza energia elettrica dà nucleare a fissione o con il nucleare; creiamo, a partire da oggi, le condizioni per riconsiderare a fondo tutta la tematica che la sicurezza impone; ciò ci indurrà ad affrontare i problemi dello sviluppo nazionale e di quello mondiale con contenuti nuovi; ecco io credo davvero che in questo modo faremo un grande salto qualitativo, culturale e politico.
Per quanto concerne il nostro Paese un discorso di questo genere non richiede molto tempo; richiede certo qualche mese, ma non degli anni. Se si impegnano bene questi mesi il salto di qualità nelle capacità di governo sarà: davvero grande.
Concludo dicendo che il problema della responsabilità delle scelte che i politici devono compiere utilizzando le informazioni e le conclusioni degli scienziati e dei tecnici pone un'altra questione non di poco conto che a me induce ad autocritica.
Ho sempre pensato che l'assemblea elettiva potesse essere con la sua funzione rappresentativa il luogo delegato per fare scelte di questa portata. Ho anzi ritenuto che il referendum su una questione come il nucleare, come su altre questioni pur meno rischiose di quella del nucleare, ma comunque di difficile accettazione da parte della comunità non potesse essere lo strumento congruente ed equilibrato per operare la scelta; ho ritenuto pertanto che le assemblee elettive dovessero esercitare il loro ruolo di istituzione rappresentativa, delegata a decidere.
Su una questione come il nucleare penso ora che si debba ricorrere al referendum. Gli effetti che può il nucleare può determinare e che abbiamo dovuto misurare anche qui in Piemonte come ricaduta di un incidente severo accaduto a 2.000 km di distanza pone il problema di quali possono essere gli effetti in loco degli incidenti non severi, quelli cioè che sono chiamati incidenti credibili.
Mi chiedo se quegli incidenti credibili produrrebbero nelle vicinanze della centrale effetti più piccoli o più grandi di quelli che abbiamo avuto come ricaduta di un incidente severo accaduto a 2.000 Km di distanza. Temo che avremo effetti più gravi di quelli che abbiamo misurato in questi giorni in Piemonte ed in Italia.
Allora, pur facendo riferimento ai soli incidenti credibili, e pertanto escludendo per ipotesi che possano avvenire incidenti severi, per la natura degli effetti, per la durata temporale oltre che per la potenzialità di diffusione spaziale, credo che un'istituzione elettiva non possa ritenersi in questi casi in grado di esprimere la volontà popolare sulla base della sola funzione rappresentativa. Sono palesemente rilevabili le divergenze che esistono su una questione come il nucleare, non solo tra maggioranze ed opposizioni, ma all'interno dei singoli partiti: credo davvero che nessun partito possa considerarsi sicuro del rapporto di rappresentatività con i propri eletti, figuriamoci poi se si vuol dare alla funzione di Consiglieri o di Parlamentari una funzione rappresentativa più larga che non quella stretta di partito.
Per questo nel nostro ordine del giorno chiediamo che si indichi un referendum consultivo. Tutto ciò detto, chiedo infine che si dia risposta oggi al nostro ordine del giorno.
Sono stato attento a tutte le considerazioni generali che sono state fatte e sarò attento a quelle che si faranno ancora nel corso del dibattito, ma chiedo che il Consiglio regionale concluda rispondendo alle questioni specifiche che abbiamo posto nel nostro ordine del giorno.
L'ordine del giorno e le argomentazioni da me fatte modificano, rispetto al passato, il nostro atteggiamento.
Il nucleare, per le possibili conseguenze che provocano anche solo gli incidenti credibili, che non saranno certo eliminabili del tutto (alcuni di questi possono dipendere da errore umano che in una tecnologia complessa come questa non è mai eliminabile) deve essere accettato e deciso dalla popolazione sulla base di un confronto ampio ed oggettivo, il più possibile fondato scientificamente; non certo una guerra di religione, ma un confronto popolare fondato sulla ragione e sul buon senso. In questo senso il nostro ordine del giorno si esprime.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Benzi.



BENZI Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la discussione di questa mattina su un problema molto importante ci vede un po' divisi come al solito: quelli che vogliono il nucleare e quelli che non lo vogliono.
Vorrei fare alcune considerazioni su quello che è successo sia all'estero sia in Italia.
La prima cosa che si può dire è che i disastri atomici non hanno confini, sono internazionali, e la popolazione, che non ha nessuna colpa subisce gravissime conseguenze.
La seconda è che l'informazione a tutti i livelli è stata molto carente, imprecisa. In Italia per i primi due giorni siamo stati tenuti all'oscuro di quello che capitava. Poi, improvvisamente, abbiamo avuto due Ministri che non erano d'accordo sul modo di agire per affrontare l'emergenza. Terza ed ultima cosa il rapporto fra la salute, fra la pelle della gente e queste centrali atomiche.
Vale di più un kwh prodotto da una centrale atomica o vale di più la salute delle persone? Sono cose che andrebbero valutate.
In Piemonte abbiamo avuto un fatto singolare (a parte la questione se le carote vanno mangiate o no); alcuni Sindaci hanno adottato misure più severe di quelle adottate in scala nazionale. O gli abitanti di Ivrea sono più delicati di noi oppure, viene da chiederci, se esiste un'autorità che dia degli ordini precisi a tutti quanti. Non vorrei, per il fatto che non abito ad Ivrea, andare all'altro mondo più rapidamente.
Vorrei poi sapere perché i Ministri Zamberletti e Degan non sono d'accordo su certi provvedimenti. Sulle misure adottate dal Ministro Degan sono d'accordo: era meglio esagerare con le cautele che lasciare che la gente stesse male. Però è bene che il Governo le cose le faccia di comune accordo.
Un'altra questione riguarda la centrale di Latina. Vorrei sapere se il Governo ha predisposto un piano di evacuazione per la città di Roma. Perch se capitasse una disgrazia nucleare a questa centrale Roma andrebbe evacuata. Ma trasferire oltre 3 milioni di persone fuori dal raggio immediato della centrale non è cosa molto facile. Vorrei sapere se, oltre Latina, anche per altre zone dove sono in funzione centrali esiste un piano di evacuazione immediata. Abbiamo criticato i russi che per giorni non hanno detto nulla, è vero. Penso che anche loro hanno perso la testa come la potremmo perdere noi, nel senso che non hanno saputo più da che parte voltarsi, però adesso, piano piano, vengono fuori delle cose che fanno meditare. Perciò dobbiamo essere sicuri che il nostro Governo sta pensando come tutelare al meglio i cittadini più esposti.
In Piemonte c'è la centrale di Trino Vercellese. Saranno almeno 10 anni che ne parliamo, ma non siamo ancora sicuri di cosa potrebbe capitare. I piani per la centrale di Trino ormai sono vecchi, risalgono a sette, otto anni fa. Prima che sia finita occorrono altri 10 anni. Pertanto il giorno che questa centrale entrerà in funzione significherà che, rispetto alle più moderne tecnologie del settore, sarà già superata di 18 anni.
In Germania Federale hanno fatto diversi studi. Stanno progettando o hanno già in costruzione centrali modulari, cioè impianti di potenza ridotta, ma sicuri. Questo porta alcune considerazioni. Intanto si possono costruire in aziende specializzate e non andare sul posto perdendo molto tempo.
Secondo, pare che in un anno si sia in grado di costruire una centrale nucleare, ciò vuol dire che, invece di impegnare migliaia di miliardi, in interessi passivi, in dodici mesi si può avere una centrale funzionante anche se di dimensioni ridotte.
Questo sistema è stato adottato anche in America dove ci sono già 740 di questi impianti. Inoltre 80 grandi centrali sono state chiuse.
Ciò dimostra che la piccola utenza dà più sicurezza, non solo, ma se per caso, una di queste centrali piccole avesse un guasto e provocasse un disastro questo sarebbe di dimensioni assai minori di quello ipotizzabile a Trino. Qui infatti se la centrale andasse per aria Casale, Torino, Milano sarebbero in pericolo gravissimo. Perciò io direi di non abbandonare la questione dell'energia nucleare, vorrebbe dire fare un passo indietro. Non si può non ricorrere al nucleare, ma occorrono maggiori garanzie di sicurezza che le attuali centrali non offrono. Allora dobbiamo ricorrere ad una tecnologia diversa di quella che abbiamo davanti a noi che è superiore di 10 anni, ovvero fare più centrali a carattere modulare che danno più sicurezza ed essere tranquilli che se, per disgrazia, capitasse qualche cosa non è certamente un danno irreparabile.
La sospensione non per non fare la centrale, ma per rimeditare su un problema gravissimo. Abbiamo avuto un avvertimento con i fatti di Chernobyl, se non approfittiamo di questo veramente corriamo dei rischi.
E' vero che siamo attorniati da centrali in Jugoslavia e in Francia.
Purtroppo non possiamo fare niente, però se si potesse costituire una convenzione internazionale la gente, noi stessi, vivremmo più tranquilli.
In Francia non sono stati presi provvedimenti per tutelare la salute dei francesi. Io mi domando se il nostro era un allarme fuori posto o se i francesi sono più duri di noi, perché guardando tutti gli Stati noi abbiamo fatto alcune cose, la Germania molto meno, la Germania dell'Est non ha fatto nulla. Ma è questo trattamento diverso, questa ipotesi diversa questo modo di trattare il medesimo fenomeno, che ha gli stessi rischi, che non riesco a capire. Si è parlato di conferenze, io sono d'accordo: le conferenze servono sempre a qualche cosa, ma sarebbe molto più opportuno trattare lo smantellamento di tutte queste centrali che sono pericolose per fare un altro tipo di nucleare, quello sicuro, quello che non può creare queste calamità spaventose e che fra l'altro costerebbero di meno. Perch voglio vedere il costo della centrale di Trino: oggi valutato in circa 10.000 miliardi, ma prima che sia finita arriveremo a 15.000, ormai queste dati sono noti e allora la famosa economicità non c'è più. A questo punto insomma è da rivedere tutto il nostro concetto di economia perché è rapportato anche alla salute del cittadino. Penso sia più importante la salute del cittadino del risparmiare centesimi sulla corrente elettrica.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Di questo argomento abbiamo dibattuto già altre volte, in particolare nella passata legislatura, per cui basterebbe riprendere i temi e i problemi che allora avevamo posto sul piano delle probabilità che si sono poi verificate e dimostrate purtroppo realistiche.
I prodromi di questa situazione c'erano tutti nella casistica degli incidenti che hanno caratterizzato l'esperienza dell'energia nucleare impiegata in campo civile. E' una casistica che giornali specializzati e scarsamente la stampa divulgativa quotidiana avevano invece considerato per il valore anche scientifico e di probabilità che essi determinavano.
Oggi siamo di fronte ad un dato che dimostra come su circa 300 impianti nucleari esistenti nel mondo, almeno due, quello di Three Miles Island e quello di Chernobyl, hanno avuto incidenti non previsti, non dominabili.
Il premio Nobel Rubbia ha affermato, dopo il vergognoso atteggiamento dei sovietici dal punto di vista delle informazioni, che, al di là di questa considerazione etica, la realtà era che di fronte ad un incidente di tale gravità soltanto un miracolo aveva non determinato le gravissime conseguenze sull'impianto di Three Miles Island, mentre il miracolo non si era verificato a Chernobyl. Di fatto il discorso della sicurezza si è dimostrato sostanzialmente inapplicabile e, per molti aspetti irrealizzabile. Questo primo livello di riflessione immediatamente ne richiama un secondo, cioè la drammaticità del fenomeno della radioattività di questi giorni di fronte al quale c'è impotenza, smarrimento e la presa di coscienza dell'impossibilità di dominare un fenomeno imponderabile che colpisce a fondo e ci fa riflettere sul modo con il quale colpisce.
Ho cercato, come molti altri, di tenere aggiornate le previsioni forniteci dagli esperti e dai tecnici su questa questione: mi hanno colpito in particolare due dati riferiti alle conseguenze provocate dalle radiazioni sulla salute di noi tutti. Uno riguarda le dichiarazioni di alcuni premi Nobel americani per la fisica, per la chimica, ecc., in merito a cifre che dovrebbero far meditare: questo disastro, così come si è determinato, sicuramente provocherà nei prossimi anni 100 mila nascite di bambini lesionati, 250 mila casi di cancro, 350 mila casi di sterilità tra le donne. Sempre su questo piano mi ha colpito in modo specifico la dichiarazione del Presidente della Lega Nazionale contro i tumori, prof.
Leonardo Santi, il quale ha chiesto all'ENEA e alle autorità ministeriali i dati relativi alle radiazioni della nube radioattiva per poter studiare e valutare i possibili e futuri sviluppi cancerogeni. Sempre il prof. Santi ha affermato che è necessario verificare la quantità dei vari isotopi contenuti nelle radiazioni in rapporto al numero dei giorni a cui le popolazioni sono state esposte. Cesio e stronzio non disperdono la loro attività dopo una quindicina di giorni come avviene per lo iodio. Per questi fenomeni serve un monitoraggio esteso per verificare dati di cui non si hanno conoscenze appropriate.
Ecco perché il fenomeno di questi giorni è imponderabile e non può non farci meditare da un lato sulla inadeguatezza dei sistemi di intervento dall'altro sull'inefficacia di questi interventi.
L'imponderabilità del fenomeno di rischio di queste centrali, che in questi giorni abbiamo verificato sulla nostra pelle con conseguenze non definibili né con certezza neppure con previsione sufficientemente realistica, è tale da farci dire oggettivamente - al di là delle divisioni che vi possono essere tra nuclearisti e antinuclearisti - che l'esigenza di un momento di riflessione su questa problematica diventa indispensabile dal punto di vista umanitario. Bisogna pensare alla gente prima che al profitto, prima che agli interessi economici, prima che ad una cosiddetta "scienza". Infatti eminenti specialisti dimostrano che si tratta di una tecnologia vecchia, non sicura, come dichiarano anche gli americani, quindi una tecnologia largamente inapplicata negli stessi Stati Uniti d'America che dal 1978/79 hanno deciso di non dare più concretizzazione al loro piano di investimento. Siamo di fronte, anche nel nostro Paese, ad un'applicazione di una tecnologia che fa più i conti con il passato che con il futuro e che comunque garantisce un'estrema insicurezza.
Credo sia importante il documento presentato dal Gruppo socialista nel quale si afferma l'inaffidabilità di enti come l'ENEA e l'ENEL in quanto hanno dimostrato, in questi giorni, purtroppo con chiarezza, di non poter garantire quella lealtà necessaria a funzionari e a tecnici di Stato tale da mettere la classe politica nella condizione di compiere delle scelte sufficientemente ponderate.
Credo sia anche questo un elemento di riflessione che abbiamo potuto verificare nella misura in cui abbiamo sentito questi "boiardi" di Stato attraverso la radio o la televisione, non solo non rispondere a sollecitazioni e ad interrogativi, ma a comportarsi - come abbiamo visto nella trasmissione "Speciale TG1" di lunedì - soltanto con l'insulto di fronte alla incapacità di rispondere ad osservazioni che venivano fatte.
Credo sia molto importante ricorrere a quella parte di scienza che probabilmente nel nostro Paese è largamente maggioritaria, non direttamente compromessa da interessi di carattere economico che non garantiscono quella correttezza di informazione basilare per compiere delle scelte politiche coerenti. Assistere agli interventi di Corbellini e di altri tecnici dell'ENEA è stato veramente una presa d'atto che ci fa comprendere che il sistema statalistico, concepito come sistema di potere, di fatto non garantisce assolutamente di più di quello che garantirebbe un sistema privato d'intervento nell'economia, tant'è vero che il problema si pone nell'Unione Sovietica e negli Stati Uniti d'America.
Tutto ciò pone l'esigenza di sviluppare una richiesta di moratoria che diventa a questo punto indispensabile. In questo senso voglio ancora aggiungere che ho letto con un certo interesse il tentativo del Gruppo democristiano di cercare di interloquire su un problema che è andato al di là di ogni valutazione fatta in passato. Mi pare, però, che questo tentativo di interloquire con maggiore attenzione anche ad osservazioni che erano venute nella passata legislatura da alcuni Consiglieri dello stesso Gruppo democristiano sia ancora largamente insufficiente per rispondere, ad esempio, ai coltivatori diretti di Vercelli che chiedono una moratoria e comunque la revoca dell'attuale, già pur piccola esperienza della centrale funzionante E. Fermi. Non risponde sufficientemente al problema delle conseguenze sia sulla salute della gente sia sui settori produttivi fondamentali come quello agricolo, che oggi sopportano le conseguenze di una tecnologia indominabile, che se verrà applicata in modo ancora più intensivo, anche nel nostro Paese, non solo renderà precari, ma inagibili interi settori economici fondamentali, come appunto quello agricolo.
Addirittura nell'ambito della CEE vi è stata la proposta di apporre il divieto di importazione dei prodotti italiani negli stessi Paesi comunitari e questo è un problema che comunque si pone. Così come si pone il problema della salute dei cittadini; io devo ringraziare la Magistratura italiana perché pare sia l'unica istituzione, l'unico potere "libero", a rendersi conto che sono stati forniti dei dati falsi e tendenziosi.
Abbiamo assistito ad un incredibile balletto di Ministri e in questo senso ho ritenuto responsabile "il comportamento" del Ministro Degan di fronte alla incoscienza di un Ministro come Zamberletti, che non garantisce neanche un minimo servizio di Protezione Civile in situazione di bassa emergenza, che fa di tutto per frustrare qualunque tentativo di presa di coscienza di questi problemi.
Anche a livello regionale credo che qualche autocritica, sia il Presidente, che alcuni Assessori, l' hanno fatta nei confronti del Governo centrale.
Il fatto che i giornali abbiano cercato di minimizzare, salvo negli ultimi giorni di dover prendere atto (anche di fronte ad alcune affermazioni del Ministro Degan che ha giustificato certi provvedimenti largamente insufficienti) del fatto che le rilevazioni erano ben diverse da quelle che il Ministro Zamberletti ed altri stavano illustrandoci per televisione o sui giornali, ha sicuramente reso necessario che la Magistratura intervenisse per requisire i dati scritti e finalmente farci vedere quello che hanno cercato in questi giorni l'ENEA, in modo particolare, ma anche la stessa Protezione Civile di non farci avere. Ci ha creato un dramma psicologico nelle famiglie, ma non in quelle di chi è in grado, in qualche modo, di cercare di aver qualche elemento di conoscenza in più rispetto agli altri, nella stragrande maggioranza delle famiglie popolari di fronte alla situazione di divieti. La gente si è rivolta ai farmacisti, i quali ancora lunedì non avevano ancora ricevuto disposizioni circa le informazioni da dare alla gente. Non hanno ricevuto nessun tipo di informazione né dal Servizio Sanitario né dalla Protezione Civile e sono obbligati a dare risposte senza un quadro di interventi e di indicazioni.
Ora mi domando se si possano lasciare i cittadini così allo scoperto senza poter rispondere alla drammatica domanda di una donna incinta che chiede dove poter procurare il latte che non trova più al supermercato. Non si tratta di criminalizzare coloro che hanno fatto accaparramento, che pur vanno condannati, ma che nessuna struttura sia in grado di garantire ad una donna incinta, o ad un bambino al di sotto di 10 anni, un tipo di latte che abbia "minore pericolo" di altri. Anche per quel che riguarda le verdure è mancata un'adeguata informazione.
Ho telefonato, ad esempio, alla Facoltà di Agraria di Torino per capire se avevano delle informazioni precise e mi è stato risposto che sono problemi ben lungi dall'essere affrontati anche a livello universitario che si tratta si sperare in Dio (in parte mi può andar bene essendo credente, ma non mi soddisfa completamente, perché prima di poter sperare in Dio devo dare il massimo di me stesso).
Sono problemi che purtroppo continuano a non trovare risposte.
Anziché le dichiarazioni incomprensibili fatte da alcuni Ministri della Repubblica sarebbero stati necessari, maggior chiarezza ed un uso più appropriato dei mezzi di informazione. I produttori agricoli chiedono se si può portare il bestiame al pascolo, se si può tagliare l'erba e portarla a casa e che cosa determinerà questo.
L'indicazione l'abbiamo avuta dalla Parmalat. I telegiornali, i giornali radio hanno intervistato l'Amministratore delegato della Parmalat il quale ci ha spiegato come il latte supererà la fase critica. Ora, che io debba ricevere le informazioni dalla Parmalat e non debba invece avere informazioni adeguate e sufficientemente precise e puntuali da chi è preposto a questo dal punto di vista tecnico scientifico e anche politico vuol dire che siamo in una tale situazione di sbando da non essere in grado di sopportare un impatto di questo tipo.
Di fronte ad un'inconsistenza delle più elementari norme di orientamento per i cittadini il Ministro Altissimo invece di controllare i prezzi ha lasciato che andassero allo sbando e che ne pagassero le spese i produttori e i consumatori e, per certi aspetti, anche i commercianti; ha soltanto sempre predicato che comunque avremmo proseguito nel nostro impegno di investimento in questo settore. Credo che ci siano omissioni di atti di ufficio da parte del Ministro dell'Industria. Evidentemente le preoccupazioni sono gravissime. Come fanno gli amici liberali a pensare di fare seriamente una battaglia per rafforzare il Ministero dell'Ecologia quando hanno un Ministero che di fronte al dramma di questi giorni non fa che ribadire che "comunque tireremo avanti"? Mi pare che sia una contraddizione molto pesante, molto preoccupante.
Voglio richiamare ancora due problemi: il primo è quello di Latina, a pochi chilometri da Roma, dove la centrale nucleare ha le stesse caratteristiche di quella di Chernobyl. Attorno a quella centrale nucleare esiste un poligono militare. Ebbene, il Ministro dell'Industria ha tranquillamente affermato che non c'è alcun problema: poligono militare e centrale nucleare possono benissimo convivere.
Di fronte ai fatti di questi giorni una tale affermazione da parte di un Ministro della Repubblica fa pensare, dal punto di vista morale prima ancora che dal punto di vista politico.
A qualche centinaio di chilometri da qui esiste la centrale elettronucleare di Caorso. Ebbene, a 3 km e mezzo da questa centrale, a San Damiano Piacentino, sta per terminare la costruzione di un aeroporto militare che ospiterà gli aerei "Tornado", che sono velivoli di attacco, il cui costo unitario è di 63 miliardi; quell'aeroporto determinerà problemi di sicurezza dal punto di vista degli addestramenti normali; questo aereo come è capitato a Rimini, può avere delle difficoltà tecnologiche e cadere comunque può determinare un problema anche soltanto l'uso e l'addestramento quotidiano di tale apparecchio.
Non solo, ma essendo l'aereo "Tornado" a doppia caratteristica, in grado cioè di trasportare armamenti atomici e armamenti convenzionali, in caso di guerra, anche di tipo convenzionale, sicuramente l'aeroporto di San Damiano Piacentino sarà interessato. La moratoria è necessaria per una verifica territoriale. I russi stanno organizzando delle evacuazioni a 100 km dalla centrale e a 30 km di distanza hanno spostato intere aziende agricole, considerando quella terra ormai un deserto.
La centrale di Trino è esattamente a qualche decina di chilometri da Torino: il problema della sicurezza e dell'evacuazione si pone anche per la città di Torino in una situazione veramente drammatica. Questi sono problemi che prima ce li raccontavamo tra di noi e qualcuno ci ha detto che erano affrontati solo dal punto di vista ideologico. Accetto questa osservazione, però affermo anche che di fronte a una situazione di questo tipo occorrerà un anno di verifica e quindi di blocco della situazione perché gli effetti potrebbero essere ancora più drammatici di quanto non si pensi.
Su questo punto il Consiglio regionale dovrebbe trovare finalmente una posizione unitaria, non per tranquillizzare, ma per dare un segnale alla comunità piemontese in particolare, che il Paese di fronte a certe situazioni imponderabili sa fare le sue riflessioni che sono essenziali e fondamentali, al di là di quello che si può pensare sulla scelta del nucleare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paris.



PARIS Mario

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il mio intervento è a carattere personale e si riferisce in modo specifico alle dichiarazioni dell'Assessore Lombardi, perché sui problemi generali interverrà chi ha titolo a parlare a nome del Gruppo al quale appartengo. Quindi il mio intervento sarà breve e volutamente settoriale. D'altra parte ogni prodotto ha il sapore della terra nella quale è cresciuto.
Io sono nato e cresciuto in campagna, lavoro da oltre 30 anni in un'organizzazione professionale agricola e sono (con alcuni altri colleghi!) un analfabeta per ciò che riguarda l'energia atomica, i picocurie e i nanocurie, però credo di conoscere per contatto quotidiano per contatto umano, i problemi della gente che lavora la terra, della gente che da tale lavoro trae il necessario per vivere (o per sopravvivere quando parliamo della montagna e della collina depressa).
Quindi il mio intervento, ripeto settoriale, perché non sarebbe onesto da parte mia parlare di problemi sanitari o scientifici sui quali non sono sufficientemente preparato, riguarda le conseguenze che questa contaminazione radioattiva regalataci involontariamente dall'Unione Sovietica ha prodotto, sta procurando e procurerà ancora per tempi non brevi ai produttori agricoli.
La gente che vive e che lavora in campagna, i contadini, il cui reddito lo dicono chiaramente le statistiche nazionali, confermate anche dalle organizzazioni sindacali di altri settori - è mediamente pari alla metà del reddito conseguito da coloro che sono occupati in altri settori produttivi da troppo tempo è bastonata e non può sopportare in silenzio questa nuova grave bastonatura.
L'agricoltura, e mi riferisco all'agricoltura piemontese, non è materialmente in grado di pagare da sola - e qui sottolineo quello che ha detto molto bene l'Assessore Lombardi - il prezzo derivante dall'incidente di Chernobyl. Cerchiamo di vedere le cose con serena obiettività. A causa della criminale azione dei fabbricanti del vino al metanolo è crollato il mercato del vino all'interno e all'estero. Tutti i Paesi della CEE e gli USA, nonostante i certificati, non ritirano più il nostro vino buono e genuino: questa è la bastonatura più recente. Ancora la CEE dà ai produttori agricoli italiani altre grosse bastonature con l'imposizione delle quote per il latte e la tassa sui cereali, impedendo all'agricoltura italiana di aumentare la produzione anche di quei prodotti che - per eccedenze a livello europeo - noi italiani siamo costretti ad importare per far fronte ai fabbisogni alimentari dei nostri concittadini.
Altre bastonature poi l'agricoltura ne ha subite e continua a subirne continuamente in questi anni: per la 167 in non pochi casi attuata sui terreni più fertili, per strade la cui utilità è molte volte piuttosto dubbia, per i relativi espropri pagati tardi e male, per i cinghiali che nei parchi si moltiplicano con progressione geometrica e che provocano danni gravissimi alle colture, che vengono indennizzati tardi ed in modo molto approssimativo o non pagati per niente.
Adesso, ultima beffa, l'incidente di Chernobyl, con il conseguente crollo del mercato degli ortaggi e del latte. L'Assessore Lombardi, che ringrazio per la sua attività di sempre, per lo spirito di iniziativa dimostrato anche in questa circostanza, ha illustrato bene i provvedimenti presi con l'apertura dei punti di ritiro e di stoccaggio AIMA per gli ortaggi e con gli accordi con le industrie casearie di altre Regioni per quanto riguarda il latte.
Ma penso che al di là di tali provvedimenti che dovranno essere finanziati a livello nazionale - tutti noi conosciamo i tempi lunghi ed il funzionamento asmatico della pubblica burocrazia - occorra far fronte a questo stato di emergenza anche da parte nostra con provvedimenti di emergenza. Chiedo in sostanza un intervento straordinario della Regione Piemonte da attuare a tempi brevi, con rapidi contatti con le associazioni dei produttori e con tutte le organizzazioni sindacali agricole operanti in Piemonte.
I contadini, i lavoratori autonomi dell'agricoltura - non dimentichiamolo! - non hanno né l'indennità di disoccupazione né la cassa integrazione e neppure l'indennità in caso di malattia, ma sono cittadini come gli altri; non debbono continuare ad essere cittadini di serie B.
Ritengo che la Regione abbia il dovere di aiutarli in questo momento particolare con interventi straordinari. C'è in proposito un telegramma inviato stamani dalla Coldiretti il cui contenuto certamente è condiviso dalle altre organizzazioni sindacali agricole. Chiedo semplicemente che questa richiesta venga sollecitamente, responsabilmente presa in considerazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Croso.



CROSO Nereo

Signor Presidente, signori Consiglieri, credo sia mio dovere intervenire, sia come rappresentante regionale di un ambito umano e territoriale che già ospita insediamenti direttamente o indirettamente collegati alle tecnologie nucleari (mi riferisco all'ENEA di Saluggia, alla SORIN, alla centrale "E. Fermi" di Trino), e che vede in corso i lavori di allestimento di un impianto di 2.000 megawatt e sia come Presidente della VII Commissione di questo Consiglio regionale, che è istituzionalmente investita di queste tematiche.
Nutro parecchie perplessità nell'intervenire, perplessità legate soprattutto alle dimensioni del problema ed al senso, quasi di frustrazione, che si prova tutte le volte che si ha la sensazione di avere di fronte questioni più grandi di noi. Se da una parte è allora opportuno e doveroso contribuire alla completezza di un dibattito che deve tentare quanto più possibile di sganciarsi dalle condizioni di emotività che comunque ci sono per attenersi più ai fatti ed ai problemi concreti, e peraltro credo affrontati con la razionalità e il senso di responsabilità adeguati al ruolo che ciascuno si vede attribuito, è altrettanto vero che lo spirito che oggi può rivelarsi più utile e soprattutto più costruttivo è quello dell'umiltà.
Umiltà nella fase di analisi dei problemi e degli effetti ad essi collegati, ma anche umiltà nella ricerca e nella proposizione di soluzioni o di scenari risolutivi, il che comporta l'accostarsi a questi temi senza più eccessive certezze e al di fuori da schemi preconfezionati.
Così come non lo era prima, neanche ora sarebbe corretto porre le questioni nei termini semplicistici di condividere o meno una opzione nucleare nell'ambito del Piano Energetico Nazionale.
Avuto, mente che nessuna attività umana può essere svolta con coscienza di rischio pari a zero, il ricorso all'energia nucleare per scopi pacifici va certamente perseverato, comunque in funzione del più dosato equilibrio tra ragioni energetiche, sociali, politiche, ambientali, economiche e territoriali.
Quello di cui moltissimi in questo frangente si sono resi conto è che non è più adeguata la metodologia di approccio alla questione sin qui seguita; se prima di questi avvenimenti qualcuno di noi poteva ancora, in qualche modo, vantare delle certezze, oggi questo non è più possibile.
Il dato più certo che emerge dall'incidente nucleare sovietico è proprio quello di essere comunque costretti a ragionare senza più certezze: le statistiche, i calcoli probabilistici sulle possibilità di incidente e sui relativi effetti, il concetto di limitazione spaziale degli ambiti eventualmente interessati e così via dicendo, tutta quella infinita cascata di teorie più o meno convincenti, oggi sono spazzate via dalla presa d'atto di una complessità dei problemi e di una dimensione degli effetti che denota un cambiamento di scala, a dir poco impressionante.
Non esiste in realtà, allo stato attuale delle cose, la certezza di poter governare l'uso dell'energia nucleare; per questo motivo sarebbe certamente un errore pensare di soffermare l'attenzione sugli effetti di questo incidente, o di altri possibili, concentrando gli sforzi sulle soluzioni che comunque esistono per minimizzare in futuro le conseguenze.
Certo, anche rispetto alla gestione degli effetti riscontriamo errori inadeguatezze, impreparazione. La rilevazione dei dati, l'informazione l'efficacia dei sistemi di protezione civile, gli scollamenti tra organi istituzionali, l'assenza di un Ente Grandi Rischi e via discorrendo, tutti aspetti perfezionabili e migliorabili di un problema che però non è il "vero" problema.
Così come non sarebbe corretto puntare l'attenzione sulle cause contingenti, sull'errore, sull'inadeguatezza tecnologica, sulle filiere più o meno sicure, sui sistemi di sicurezza, eccetera. Neanche questo è il "vero" problema. Rispetto a questi aspetti e questi approfondimenti credo che occorra e sia doveroso, quanto indispensabile, effettuarli. Il problema "vero" è il modo con cui ci accostiamo a questi argomenti e alle scelte di fondo che stanno alla base, che comportano l'esigenza di trovare nuovi modelli di analisi, di critica sulla base dei quali possiamo responsabilmente pensare di operare, negli anni futuri, le scelte che ci competono. Quale possa e quale debba essere questo nuovo modello, questa diversa sensibilità di approccio al tema, non credo possa essere già individuato; si dovrà, innanzitutto, lavorare per capire come lavorare così come in questi giorni abbiamo capito che non tutto era stato capito.
Credo che questa sia la parte più difficile ed, al tempo stesso, più significativa dell'impegno che in ambito del Consiglio, della VII Commissione, spero vorremo portare avanti, creando quelle sinergie che nascono da un lavoro sviluppato con il concorso di tutte le forze politiche presenti in questo Consiglio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

Non passa settimana, ormai, che in questo Consiglio regionale non si debba parlare di qualcosa che può diventare emergenza o che emergenza lo è già.
Oggi tocca al nucleare, a qualcosa, quindi, che ci tocca tutti da vicino, e ancora una volta seguendo lo spettacolo confusionario generatosi nel nostro Paese a seguito del disastro nucleare di Chernobyl l'informazione e la disinformazione, le deduzioni e le controdeduzioni, mi viene in mente il solito film, di qualche anno fa, di cui ho già parlato in occasione del dibattito sullo stadio, "Sussurri e grida".
Molte, forse troppe, cose si sussurrano da parte di chi dovrebbe informare il Paese di quanto lo tocca da vicino, mentre, magari, ci si diverte tra Ministri a litigare gridando e dividendosi sulle misure adottate dai Ministeri competenti: si litiga e ci si divide perfino nel valutare le effettive dimensioni e le conseguenze poste, nel nostro Paese dal rogo nucleare di Chernobyl.
Per il MSI-DN la tragedia nucleare di Chernobyl costituisce un doppio atto di accusa verso l'Unione Sovietica: primo, perché quello di Chernobyl è, o meglio era, per quanto si sa, un impianto privo delle più moderne e appropriate misure di controllo, prevenzione e di reazione alle ipotesi di rischio connesse all'impianto stesso; secondo, perché la cortina di silenzio, che all'inizio è stata totale, tesa dall'Unione Sovietica sui fatti che non riguardavano solamente le popolazioni russe, ma anche quelle di tanti altri Paesi europei, oserei dire del mondo intero, non depone certo a favore della presunta nuova immagine del regime di Gorbaciov che lungi dall'essere quella aperta e liberale che anche qualcuno in Italia voleva dare ad intendere, è esattamente la stessa di ieri e di sempre.
E' inconcepibile il non aver dato tempestivamente informazioni al mondo nascondendo una terribile realtà che andava immediatamente conosciuta anche e soprattutto per predisporre in tempo le indispensabili difese.
Noi denunciamo il folle comportamento dell'Unione Sovietica e diciamo che esso non ha precedenti e va denunciato anche in vista dei rapporti futuri, delle relazioni internazionali. Riteniamo che sarebbe giusto, da parte dell'Italia, sia in termini giuridici che morali chiedere all'Unione Sovietica il risarcimento dei gravissimi danni che il nostro Paese ha già subito e che non sono certamente finiti qui.
Dicendo questo pensiamo al danno enorme, non ancora quantificabile nella sua completezza, che ha subito la nostra agricoltura che, non dobbiamo dimenticarlo, anche e specialmente nel nostro Piemonte, non vive in un periodo di "vacche grasse", mentre la gente è in preda al panico e vive nella continua incertezza e nella più totale improvvisazione.
Chi rifonderà ai nostri agricoltori i miliardi che perdono in questo momento? Chi rifonderà ai venditori di frutta e verdura, sia all'ingrosso che al minuto, e all'industria del latte e alle latterie, l'enorme danno che da tutto questo deriva? Non mi soffermerò sulla posizione del MSI favorevole all'installazione delle centrali nucleari in Italia perché lo farà, con più precisione, il collega Majorino, posizione che oggi, naturalmente, non è cambiata.
Continuiamo a dire "si" alle centrali nucleari, perché anche se il collega Staglianò indubbiamente non è d'accordo, noi siamo circondati da centrali nucleari, in Francia, in Svizzera, in Germania e così via e se uno scoppio in Unione Sovietica che è a 2.000 km da qui ha creato tutto questo in Italia, cosa succederebbe se ciò capitasse nei Paesi che distano da noi poche centinaia di chilometri? Dovremmo fare allora un discorso molto, ma molto più complesso, che ci porterebbe fuori strada e che oltretutto non ci compete e dire centrali nucleari "niente" in qualsiasi parte del mondo.
In Italia si è discusso quasi otto anni sulle centrali e sul piano energetico nazionale; in Piemonte 4 o 5 anni per decidere la localizzazione del sito puntuale: ora ricominciamo tutto daccapo? Tutto questo non mi sembra proprio credibile e quindi ribadisco la posizione a favore delle centrali in Italia della mia forza politica naturalmente, ma questo l'abbiamo chiesto da sempre, con tutte le maggiori misure di sicurezza. Chiudo dando atto alla Regione Piemonte che, in tutti i campi, si è mossa con tempestività per cercare, se non di risolvere, ma questo mi pare impossibile, almeno di venire incontro alle necessità più immediate onde non aggiungere caos al caos. Ancora tanto resta da fare e noi auspichiamo che tutto il necessario sia fatto.
Quanto appena detto dimostra e vuole dimostrare anche la serietà della nostra opposizione che non ha assolutamente nessun complesso nel riconoscere le iniziative valide da qualunque parte esse vengano.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Presidente e colleghi Consiglieri, vedendo la situazione con realismo va rimarcato che l'unico dato certo di questa gravissima vicenda è costituito dal disastro della centrale elettronucleare di Chernobyl.
La disinformazione che tuttora persiste da parte dell'Unione Sovietica circa l'entità e le precise causali di questo grave incidente non ci consente di avere notizia, con la dovuta certezza, circa le cause dell'incidente: fatto colposo o errori dell'uomo? Caratteristiche tecnologiche obsolete e superate dell'impianto o suoi difetti? Si è infatti proceduto a livello di ipotesi, sia allorquando i Ministri Degan e Zamberletti hanno emanato i loro provvedimenti, sui quali non è il caso di ritornare, poiché sono noti e sono già stati sufficientemente e unanimemente commentati, e sia durante la tavola rotonda che si è tenuta a Milano a cura del quotidiano "La Repubblica" laddove gli esperti, esperti qualificati, sono partiti dalle ipotesi o dalle scarse notizie di cui si era in possesso e sul presupposto di tutto ciò sono rimasti nelle rispettive posizioni dei personaggi come Colombo e Ippolito da una parte e Mattioli dall'altra i quali hanno pur seriamente motivato, alla luce dell'incidente di Chernobyl, il loro permanere rispettivo nelle posizioni di nucleari e di antinucleari.
In questo sfondo che meritava di essere sottolineato si colloca la presa di posizione politica del nostro Gruppo che è sostanziata e precisata nel nostro ordine del giorno che affonda anch'esso le sue radici nel realismo, in quanto a fronte e di fronte alle scarse notizie che sono pervenute e di cui siamo in possesso non ci pare né seria né responsabile né motivabile, in questo momento, una sospensione del programma di installazione delle centrali elettronucleari.
Così dicendo, con le precisazioni che verranno, noi ci collochiamo facendolo nostro, in un passo e in un inciso di una rilevante risoluzione che dopo ampio dibattito è stata votata nei giorni scorsi a Berlino in sede di Stati generali laddove si è anche, nell'ambito della sezione che trattava del territorio di ecologia, trattato del fatto, verificatosi poche ore prima, di Chernobyl.
In questa risoluzione, dibattuta e approvata a maggioranza si è affermato - e noi riteniamo di poter fare nostra questa parte della risoluzione - che "qualunque siano le opinioni individuali sull'utilizzazione dell'energia nucleare nell'attuale situazione - cioè in una situazione, aggiungiamo noi, in cui, per rimanere a Paesi vicini, ci sono Paesi quali Francia, Svizzera e Germania che sono centri dotati di numerose centrali elettronucleari - è necessario garantire che tutte le misure di sicurezza vengano prese per prevenire ogni tipo di pericolo al quale la popolazione è esposta", cioè l'obiettivo si sposta necessariamente ed in via esclusiva sulla sicurezza.
Nel nostro ordine del giorno ricordiamo che siamo ancora all'inizio della quarta fase della procedura di installazione della centrale, perch siamo ancora nella fase in cui, dopo avere scelto, come sappiamo, il sito in quel di Trino, nell'area Po 1, deve ancora essere presentato e lo sarà secondo le previsioni ragionevoli, il progetto dell'ENEL di centrale.
Questo progetto deve, in base alle normative che disciplinano la materia, contenere prima e davanti a ogni cosa tutti gli elementi in cui si sostanzia il profilo della sicurezza nucleare e della protezione sanitaria.
Questo progetto, che verrà presumibilmente presentato verso la fine di quest'anno, verrà, in base alle procedure attualmente previste, trasmesso all'ENEA per quello che è poi il nullaosta, nullaosta che è stato richiamato a fini diversi e con considerazioni diverse in alcuni ordini del giorno, e prima del nullaosta si devono verificare consultazioni con certe amministrazioni dello Stato da parte dello stesso ENEA.
In questa situazione istituzionale relativa alla collocazione e alla installazione della centrale in quel di Trino il nostro ordine del giorno pur richiedendo di mantenere sotto il profilo procedimentale la situazione tende a dare, il che è ampiamente consentito dal meccanismo di questa problematica, un ruolo anche alla Regione, cioè una volta che l'ENEL avrà presentato al Governo e quindi all'ENEA il suo progetto di impianto con particolare riguardo, come prevedono le normative, alla sicurezza degli impianti e alla protezione sanitaria, noi chiediamo che si impegni il Governo ad affiancare un Comitato scientifico all'uopo designato dalla Regione Piemonte, cioè è quel tale Comitato misto Università - Politecnico cui si fa richiamo in uno degli ordini del giorno, in particolare, se non vado errato, in quello del PSI che però viene richiesto previa, in sostanza, una sospensione dell'intero meccanismo.
Noi riteniamo che fermo restando l'itinerario della già disposta centrale elettronucleare in quel di Trino, il progetto che l'ENEL si appresterà a presentare a fine anno debba essere esaminato non solo dall'Ente di Stato ENEA, ma anche da questo Comitato scientifico: Politecnico, Università, esperti della Regione.
Prima del nullaosta in ordine al quale in altri ordini del giorno si chiede una sostanziale sospensiva, l'itinerario normativo prevede una consultazione da parte del Ministro dell'Industria con altri Ministri. Noi qui, sempre preoccupati e responsabilmente preoccupati che la situazione della sicurezza non sia solo una parola vuota, cioè nell'ambito della quale si dica "si, noi vogliamo che si prosegua nella politica della centrale elettronucleare con la dovuta sicurezza", questa è una parola che ha bisogno di essere riempita di concretezza, chiediamo che questa consultazione che precede, nell'itinerario normativo, il nullaosta e che segue a quella istruttoria tecnica in ordine alla quale noi chiediamo l'affiancamento all'ENEA di un Comitato misto, Università e Politecnico sia estesa anche alla Regione Piemonte il che non è vietato dalla legge anche se la legge prevede solamente certi Enti di Stato.
L'ultimo punto del nostro ordine del giorno è completivo, è un corollario dei due che ho appena illustrato e riguarda la ripresa di una normativa che è contenuta nel Decreto delegato n. 185 del 1964 che presiedeva questa materia laddove nel dettaglio ci sono normative che riguardano la protezione sanitaria dei lavoratori che dovranno svolgere la loro opera per l'installazione della centrale, la protezione sanitaria della popolazione (questi sono i titoli del Decreto delegato) e lo stato di emergenza nucleare: anche questo sarebbe bene che non rimanesse, e l'intento del nostro ordine del giorno è di non farlo rimanere, uno sfoggio legislativo, qualche cosa di teorico, ma che assuma una vera e reale concretezza.
Da tutto quanto ho detto la nostra posizione è la seguente: "si" a proseguire nella costruzione delle centrali nucleari a una condizione ben precisa, alle condizioni di sicurezza che ho illustrato, cioè attraverso un coinvolgimento in prima persona anche della Regione Piemonte.
A lato di questa prospettazione della nostra ipotesi di lavoro possono essere corollario, riempitivo e supporto anche altre iniziative che si leggono in altri ordini del giorno, quali una Conferenza proprio a Torino su queste problematiche o le iniziative accennate dall'Assessore Maccari in ordine ad una collaborazione fra gli Stati europei per fissare standards di sicurezza comuni e per approfondire questa problematica.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Signor Presidente e colleghi, ho ascoltato con molto interesse le comunicazioni che ha fatto la Giunta questa mattina, comunicazioni che credo di poter giudicare serie e responsabili, che ci hanno dato un quadro preciso della situazione che si è determinata nella nostra Regione; mi pare non siano state condizionate dall'emotività del momento, ma abbiano mostrato una razionalità che traeva origine proprio dalla grave crisi che oggi noi stiamo attraversando.
Le comunicazioni che la Giunta ci ha fatto questa mattina hanno portato comunque un elemento e un momento di chiarezza in questa situazione, un momento di chiarezza necessario, perché la prima riflessione che nasce dalle vicende che abbiamo vissuto in questi giorni e in queste settimane attiene proprio al modo in cui l'Italia le ha affrontate.
Anche questa volta il nostro Paese, di fronte a una tragedia, ha rischiato di trasformare in farsa la situazione. Abbiamo avuto la battaglia dei comunicati, delle competenze, mentre si davano indicazioni sulla base di certe analisi e di certi risultati; sulla base di questi risultati altri Ministri davano indicazioni assolutamente contrastanti; il Ministro Scalfaro ha detto che se il silenzio è colpevole la cattiva informazione e le misure contraddittorie sono imperdonabili: noi condividiamo questa affermazione, nel momento in cui l'emergenza scatta occorre grande responsabilità per affrontare i problemi.
Qualcuno questa mattina ha giudicato positivamente le misure prese dal Governo; credo che quelle misure, valide o non valide, avrebbero comunque dovuto essere caratterizzate da una unicità, da una omogeneità, solo così forse avrebbero potuto meglio essere accolte e recepite dall'opinione pubblica.
Una seconda riflessione nasce da questa vicenda circa due diversi atteggiamenti nell'affrontare la cosa pubblica: una concezione, diciamo così, "occidentale" che mette tutto in piazza; seguiamo le metastasi del Presidente Reagan; l'incidente di Harrysburg ripreso e trasmesso in diretta dalla televisione; dall'altra parte l'atteggiamento sovietico, che avvolge nel mistero anche le tragedie che incidono gravemente non soltanto sugli abitanti dell'Unione Sovietica, ma dell'intera umanità.
L'uomo nuovo Gorbaciov (qualcuno lo ha già detto) si è comportato come i vecchi leader di quel Paese. Il silenzio di stato, la prassi della disinformazione hanno avuto la prevalenza sulla necessità di attenuare i danni umani, gravissimi dentro l'Unione Sovietica, ma certamente enormi anche fuori.
Ma anche un'altra considerazione: sei anni fa l'incidente di Harrysburg diede modo di coniugare antinuclearismo con antiamericanismo; allora ci furono marce contro gli Stati Uniti, espressione di questa società basata sul nucleare, eppure l'incidente di Harrysburg non determinò nell'immediato nessun morto e limitati furono i danni sull'ambiente.
Oggi non abbiamo assistito ad alcuna marcia contro nessuno; a parte la posizione dei radicali in qualche modo coerente, devo dire, non c'è stato nulla; l'unica reazione è stata contro le centrali nucleari italiane quasi che il problema fosse italiano soltanto, quasi fosse soltanto quello di Trino e non fosse un discorso ben più ampio.
Una terza riflessione riguarda invece, ed è l'argomento più importante il futuro del nucleare.
Il PRI ritiene che non si debba mettere nuovamente in discussione la scelta fatta, scelta sofferta, scelta travagliata. La collega Vetrino quando era intervenuta su questa scelta aveva detto: scelta fatta non tanto per convinzione ma per necessità. Tutti quanti ci facciamo carico delle gravi responsabilità che ci assumiamo e certamente non avremmo mai pensato negli anni passati che ad un certo punto della nostra vita avremmo dovuto prendere responsabilità così pesanti e così gravi. Ma le abbiamo fatte non prevenuti; queste scelte le facciamo seppur in modo travagliato, ma assolutamente in modo libero.
Noi abbiamo giudicato che è necessario puntare su scelte energetiche alternative al petrolio e alternative al carbone che è fortemente inquinante.
Nel piano energetico nazionale la scelta nucleare è stata minimale abbastanza tardiva, dopo molte riflessioni e molti dibattiti, comunque minimale rispetto alla scelta nucleare che è stata fatta in altri Paesi ed ha una valenza strategica: infatti non è soltanto un problema di una fonte piuttosto che un'altra di energia, ma è anche affrancare il nostro Paese in prospettiva, da certi condizionamenti che possono giungere e che sono già giunti, che, se oggi non sono particolarmente forti a causa di una congiuntura favorevole, certamente potranno nel futuro nuovamente determinare grandi tensioni.
In questo senso la scelta nucleare deve essere intesa come scelta strategica del nostro Paese e proprio perché è stata una scelta strategica si è cercata e si è ottenuta una larga convergenza.
Tra i vari danni - già stati citati da tutti in quest'aula - che l'incidente di questi giorni ha determinato noi vogliamo indicarne un altro di natura politica: la rottura di quella sostanziale convergenza che aveva visto responsabilmente le forze politiche affrontare questo problema e dare una soluzione concreta al problema stesso.
Non siamo irresponsabili e ci rendiamo conto che Chernobyl non pu lasciare tutto com'era; a nostro giudizio questa scelta fatta responsabilmente deve essere supportata da uno sforzo nella direzione di una maggiore sicurezza; la tecnica del resto non può essere piegata ad esigenze di regime ma deve essere un dato assoluto, valido per tutti.
Il Piemonte è direttamente coinvolto e noi che lo rappresentiamo dobbiamo farci carico di questo. Mentre confermiamo questo impegno dobbiamo aprire un contenzioso con il Governo, un confronto con il Governo perché i margini, la soglia di rischio vengano ulteriormente abbassati.
Occorre chiedere una prudenza aggiunta rispetto alle vicende di questi ultimi giorni e anche porre i problemi dell'emergenza, come diceva il collega Rivalta nel suo intervento, problemi che non erano stati posti. E' un problema che deve essere affrontato adesso non in modo marginale ma concreto; occorre predisporre fin d'ora le emergenze da adottare in casi di questo genere. Ma non possiamo dimenticare che Chernobyl è successo anche perché il margine di rischio era molto alto.
Per questo motivo riteniamo che questo incidente non possa determinare l'arresto delle scelte già fatte. Arresto che peraltro trovo in qualche modo strano perché noi chiediamo di fermare la costruzione di una centrale che forse proporrà inquinamento tra 10 anni, mentre se questa scelta fosse vera dovremmo più ragionevolmente chiedere la sospensione immediata della centrale che qui in Piemonte oggi sta producendo energia.
Mi chiedo se ha senso, se è responsabile nell'emotività rinnegare le scelte responsabilmente fatte, o non è più giusto trarre da questo drammatico incidente l'occasione per rendere ancora più sicura la scelta nucleare, sapendo che non si tratta solo di Trino e che quand'anche noialtri riuscissimo ad arrestare la costruzione della centrale di Trino tutti i rischi, tutti i problemi resterebbero presenti così come ci sono oggi.
Ancora una riflessione circa l'ampiezza e la dimensione del problema che non è solo italiano, ma è un problema planetario.
Le carte che abbiamo visto in questi giorni pubblicate sui giornali ci hanno fatto vedere come il Piemonte sia accerchiato da centrali nucleari.
Non è una fuga, come ha detto il collega Staglianò, dai problemi dire che c'è qualcosa anche in Francia, è una realtà oggettiva e noi dobbiamo evidentemente valutare i problemi che ci riguardano direttamente ma non facendo astrazione da quella che è una realtà nella quale siamo calati.
La centrale che c'è in Savoia è a soli 150 km in linea d'aria da Torino, ha uranio arricchito di tipo sperimentale, uranio che non esaurisce la sua radioattività nel giro di una settimana, 15 giorni come abbiamo sentito in , questi giorni, ma in anni, secoli, millenni. Ebbene, la presenza di questa e di altre centrali ci fa dire che comunque il problema della sicurezza non è solo nostro. Noi possiamo incominciare a muoverci dal nostro problema per affrontare il problema più generale. Questo mi pare dovrebbe essere l'insegnamento di Chernobyl, che se ha avuto tanti aspetti negativi, ha però qualche elemento positivo.
Sono favorevole a quanto ha detto l'Assessore Maccari in ordine ad una conferenza, al coinvolgimento di qualche organismo internazionale, magari di quelli che sono già presenti anche oggi, ma dando vigore e forza a questi enti perché si possa vigilare sulla sicurezza nucleare. Vigilare non per fermare lo sviluppo, ma per indirizzarlo nella giusta direzione.
Gli studi sulla sicurezza non possono evidentemente essere affrontati dalla Regione Piemonte, sarebbe velleitario; soltanto un coinvolgimento complessivo a livello internazionale può darci soglie minime di garanzia.
Un'ultima considerazione. Ho accennato al danno politico dell'incidente e cioè il fatto che questo incidente è l'alibi, lo strumento, l'occasione per far venir meno quella che a nostro giudizio era un'importante solidarietà su questo punto. Peccato, ritenevo che su argomenti così delicati è importanti trovare un più ampio consenso fosse un fatto essenziale.
Mi chiedo che senso ha oggi rispetto ad un anno fa quando si è fatta questa scelta, quali sono i motivi che sono venuti meno e che hanno determinato questo cambiamento così consistente di valutazione.
E' venuta meno la certezza, ci diceva stamattina il collega Rivalta in un intervento che per molte parti condivido. Una forza che solo un anno fa votava per la centrale non può a nostro giudizio marciare contro la centrale senza contraddirsi. A me pare che il fatto successo a Chernobyl sia stato stravolto, trascende i comportamenti che noi oggi andiamo a ricercare. Credo occorra ancora una partecipazione ed un controllo più ampio non soltanto sulle scelte amministrative o di gestione di questo problema che sono minime rispetto al problema più complessivo, ma occorra veramente andare a ricercare per fare quelle cose che il collega Rivalta in parte ha detto.
Rivalta sottolineava che non occorre molto; occorrono alcuni mesi per verificare gli elementi di sicurezza che oggi noi abbiamo. Ma se questo è vero e non vuole essere una scelta contraria al nucleare, mi chiedo se è coerente chiedere l'arresto dei lavori. Noi sappiamo benissimo che se oggi dovessero arrestarsi i lavori di costruzione della centrale sarebbe non una sospensione, ma probabilmente un arresto definitivo. Mi chiedo se qualcuno crede seriamente che qualora tra sette mesi, un anno fossero individuati nuovi elementi che garantissero di più la sicurezza, questo Consiglio regionale sarebbe ancora in condizione di invertire nuovamente la scelta e di dare di nuovo avvio alla costruzione della centrale. Io non lo credo. La scelta di arresto che si farebbe adesso sarebbe irreversibile. In sei mesi non si compromette nulla, la costruzione della centrale è un processo molto lungo che comporta tutta una serie di infrastrutture; se si verificherà l'assoluta insicurezza o l'emergere di nuovi elementi di effettiva sicurezza avremo forse sciupato un po' di tempo e di denaro; se invece questi elementi non emergessero credo che comunque non saremo più in condizione di ritornare sulla scelta fatta.
Ritengo che il Piemonte, che è il più esposto in questo momento e in questa situazione ha dimostrato di saper fare una scelta difficile, possa muoversi credibilmente mantenendo questa scelta, perché analisi e ulteriori approfondimenti vengano presi in considerazione e adottati dal Governo proprio per la credibilità di un comportamento responsabile e coerente. Noi non crediamo che il Piemonte o l'Italia, pur volendolo, potrebbero determinare o avrebbero titolo per determinare ulteriori garanzie sulle centrali che stanno attorno all'Italia e in tutto il resto del mondo perch saremmo usciti da questo complessivo discorso dell'energia nucleare.
Invito i colleghi a concordare un ordine del giorno che, pur mettendo in risalto tutti i motivi seri, reali di preoccupazione, non pongano una riga sul fatto del nucleare, non cancellino definitivamente, come sarebbe definitivamente cancellata la scelta nucleare con l'arresto, ma si impegnino tutti insieme con la forza che giunge da una convergenza di questo Consiglio regionale perché prima che sia resa irreversibile questa scelta sia possibile individuare, avere maggiori certezze di sicurezza.
Questa a noi pare una scelta responsabile che il Consiglio regionale dovrebbe fare.
Se i lavori saranno arrestati dicevo, si tratterebbe una scelta irreversibile e a nostro giudizio, a parte i problemi di cui parlavo, cioè l'impossibilità comunque di determinare dei nuovi atteggiamenti, dei nuovi comportamenti delle autorità internazionali, certamente nell'immediato sarebbe una scelta contraddittoria rispetto a quella che un anno fa tutti avevamo fatto di ammodernamento del Piemonte, scelta che aveva caratterizzato la presenza di questo Consiglio regionale e che era sottoposta ad una competizione elettorale.



MIGNONE Andrea



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.



ADDUCI Donato

Signor Presidente e colleghi, rinuncio a svolgere gran parte del mio intervento perché non ritengo di dover ancora esporre le mie convinzioni contro il nucleare. Tali convinzioni, peraltro da me già espresse in questo Consiglio, alla luce dei fatti di Chernobyl si sono dimostrate, ed è amaro doverlo constatare, ben misera cosa. La realtà del dio atomo appare oggi tragicamente nuda, nuda ma non muta. Mi auguro soltanto che a parlare attraverso la catastrofe di Chernobyl non sia stato l'essere in quanto tale, come forse potrebbe pensare Heidegger se fosse vivo.
Mi limito a farvi conoscere, signor Presidente, signor Assessore Maccari e colleghi Consiglieri, il testo predisposto dalla Prefettura in collaborazione con il CNEN, ora ENEA, da distribuire alla popolazione di Caorso nel caso di un lieve incidente.
Il testo inizia con un appello: "State calmi, non è accaduto nulla di grave, la centrale nucleare ha emesso una piccola quantità di prodotti che possono essere dannosi soltanto se respirati a lungo, è possibile che particelle radioattive dannose si siano depositate sui vostri vestiti e sulle vostre mani, è necessario seguire le istruzioni dei vigili del fuoco della polizia e dei militari che sono stati addestrati per metterle in atto, seguite le istruzioni per essere condotti al posto di controllo medico, prima del controllo non mangiate, non fumate, se è possibile non bevete" (si dimenticano di dire non respirate).
Oggi il nucleare è un impaccio, un ostacolo alla costruzione di un programma di governo e della trasformazione sociale. Questo dottor Jekyll che vuole assicurarci un futuro al di là del petrolio è in realtà un mister Hyde che uccide e minaccia con bombe, nubi e scorie radioattive. La questione del nucleare, come appare in parte anche oggi da questo dibattito, è una scelta che sembra logica ma è all'interno di un sistema alogico. Le sfide del nuovo e della modernità ci impongono un arricchimento della nozione di democrazia, dovremmo imparare a pensare, a scegliere e a decidere oltre le angustie dei nostri piccoli tempi e delle nostre convenienze immediate, misurandoci su tempi lunghi, dello sviluppo storico e biologico, sapendo se vogliamo o meno consegnare un pianeta vivibile possibilmente bello alle generazioni future.
Analfabeti del nucleare - ed è apparso chiarissimo ormai - non paghi di quanto è accaduto, ci accingiamo, imperterriti, a lanciare altre sfide quella della sicurezza delle centrali, Trino compresa, e del controllo sociale della tecnologia. Intanto non riusciamo neanche a controllare la situazione di emergenza che si è creata e che già coinvolge soggetti indifesi di ogni età ai quali non siamo in grado di dare alcuna sicurezza.
Il 27 dicembre scorso il Partito Comunista, il mio partito, ha presentato un ordine del giorno, approvato quasi all'unanimità da questo Consiglio. In tale ordine del giorno si sollevavano problemi molto precisi in merito alla centrale di Trino. Sono trascorsi quasi 5 mesi e nessuna risposta è stata qui fornita. Intanto, signor Presidente, nello stesso arco temporale il Challenger, sofisticatissimo gioiello della moderna tecnologia statunitense, è esploso in volo causando 7 morti. Bombe americane sono esplose in Libia. I missili libici hanno colpito l'Italia. Il gelo nucleare è sceso su Chernobyl e l'allarme atomico è scattato in Europa. Perch dunque l'apocalisse nucleare non dovrebbe accadere se da almeno due generazioni stiamo lavorando per prepararla? Concludo. Nell'aula consiliare della città di Torino campeggia a caratteri cubitali, augurale ed ammonitrice, questa scritta "in hoc consilio habitat sapentia"; non sempre ciò corrisponde al vero, sarebbe bello però se si dimostrasse almeno questa volta giusta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, desidero esprimere l'apprezzamento del Gruppo socialista per l'impegno che è stato dimostrato stamattina a nome della Giunta, dal Presidente, dagli Assessori Maccari, Olivieri e Lombardi, che denota una coerenza di volontà, dal momento in cui questo Consiglio regionale, o meglio l'altro Consiglio regionale, ha preso la decisione di andare a realizzare la centrale di Trino Vercellese. Un impegno che è stato seguito anche con partecipazione dello stesso Consiglio che recentemente ha avuto modo di realizzare un dibattito attorno a questi problemi indicando eventuali interventi da compiere per poter seguire nel migliore dei modi la costruzione della centrale.
Credo abbiano fatto bene ad aprire con questi interventi il dibattito nel quale, a nome del nostro Gruppo, sono intervenuti prima Tapparo e poi Croso per illustrare un ordine del giorno di cui intendo ribadire la validità. Quello che è accaduto in queste settimane - è già stato detto da tutti e mi pare che da questo punto di vista non ci sia assolutamente nessun dissenso - è una tragedia le cui conseguenze nessuno finora ha potuto calcolare. Se fino a prima di Chernobyl, la stessa questione di Harrysburg - che pure ha preoccupato, ma per il fatto che ad un certo momento non ha avuto questa conseguenza estrema del rilascio della nube radioattiva - il dibattito atteneva più ai problemi che in fondo hanno diviso la gente, gli scienziati ed avevano un significato anche ideologico tra quelli che erano contro, immaginando una prospettiva, uno sviluppo senza il nucleare, quelli che magari erano a favore con grande pienezza di convinzione e altri sostenevano che in fondo le società moderne dovessero trarre parte della loro energia anche dal nucleare. Se fino a quel momento il dibattito era più legato a questi aspetti, pur non sottovalutando nessuno i rischi che il nucleare presentava, perché in ogni caso venivano conosciuti per altre conseguenze come quelle delle bombe di Nagasaki e Hiroshima e dalle successive esplosioni che ci sono state nel mondo ad opera delle due grandi potenze, oggi dopo Chernobyl la situazione è radicalmente cambiata.
Ricordo, nel corso del dibattito che accompagnò poi la conclusione a cui si arrivò il 4 gennaio dello scorso anno, uno slogan che agitammo molto tempo fa quando le grandi potenze facevano gli esperimenti termonucleari: "Siamo contro gli esperimenti termonucleari, siamo contro gli ordigni siamo per l'uso pacifico dell'atomo". Dicevamo così 25 anni fa; lo dicevo anch'io, lo dicevano molti, ero contro gli esperimenti per una serie di ragioni: sono cioè arsenali di guerra e soprattutto perché erano esperimenti che usavano il nucleare finalizzato per ordigni di guerra; ero per scelte pacifiche.
Ho già avuto modo di dire, e voglio ricordarlo qui ai colleghi, che recentemente in questo dibattito anche questo slogan per l'uso del nucleare in termini pacifici non era del tutto acquisito; allora comunque lasciava delle incertezze. C'erano tuttavia delle incertezze come in tutte le cose di progresso, naturalmente proporzionate alle conseguenze. Il nucleare nella sua incertezza può produrre parecchie conseguenze. Voglio dire che questa convinzione di tanto tempo fa che l'uso del nucleare a fini pacifici il mondo in fondo l' ha assunta e questo uso ha prodotto degli effetti positivi. Tuttavia l'impressione che avevamo ancora recentemente e poi con gli ultimi avvenimenti, con la tragedia accaduta a Chernobyl, è che il nucleare non sia fino in fondo gestibile con tutte le incertezze necessarie che presenta. A me sembra che il dire che la centrale di Chernobyl - pur condannando il sistema e i metodi seguiti dall'Unione Sovietica nel dare informazioni o nel non darle -.era meno protetta di altre sia davvero una interpretazione schieramentistica e non mi sembra del tutto corretta. Io non credo, sapendo che i rischi del nucleare sono quelli, che ci sia poi chi dice: "Va bene, le costruiamo così e non preoccupiamoci tanto". Magari ci sono altre forme sulle quali premere: così è impedire le preoccupazioni.
Mi pare che in cima al pensiero di ogni uomo ci sia la volontà di:garantire chiunque, qualunque sia il colore politico del proprio schieramento.
Bisogna che ci sia la piena consapevolezza che non si tratta di un problema del quale bisogna assumere posizioni pregiudizialmente contrarie come non ha assunto questo Paese e come non ha assunto il mio partito nei confronti del nucleare - il quale ha proposto una piattaforma diversificata nella ricerca delle fonti energetiche - però non c'è dubbio che si tratta di prendere atto che c'è qualcosa da vedere, non si possono soltanto esprimere degli auspici, li esprimono tutti quanti, qui vale il discorso di poc'anzi, non penso che ci sia qualcuno in Italia e nel mondo che possa dire: "Lasciamo stare, bisogna andare avanti. Esiste il problema della sicurezza". Penso che tutti quanti guardiamo il problema della sicurezza come uno dei problemi di fondo. Quindi credo che questo dibattito ponga e debba porre l'accento sulla questione della sicurezza; ciò nonostante dobbiamo prendere atto che qualcosa è mutato e cambiato, c'è qualcosa che ha fatto cambiare il modo di pensare di ciascuno 'di noi nel giro di 10/15 giorni. Nemmeno chi sostiene: "L'avevamo previsto, l'avevamo detto" ha ragione, perché non si poteva immaginare che per il mondo si aggirasse una nube come uno spettro di morte o che minaccia la gente di morte. Non l'avremmo immaginato, nessuno lo poteva immaginare. Si poteva immaginare che alcune conseguenze ci sarebbero state, ma non si poteva pensare che queste conseguenze venissero veramente a mettere in discussione le garanzie planetarie. Ecco il problema nuovo che è emerso, di fronte al quale penso e sono d'accordo con la proposta della Conferenza internazionale, impegno europeo - che il nostro Governo dovrà farsi carico, e non l' ho ancora avvertito, di un impegno a carattere internazionale, non so se sarà l'Agenzia Internazionale dell'Atomo o se debba essere l'O.N.U., come momento che assume su di sé in un modo parallelo al trattato di non proliferazione delle bombe atomiche perché penso che ciò che è accaduto a Chernobyl debba insegnare ai governanti, in primo luogo all'Unione Sovietica che ha continuato a mantenere una metodologia di non informazione, che non è più possibile da una parte proseguire nella costruzione e nella gestione di centrali nucleari a scopi pacifici o all'uso nucleare. Questo è già entrato a far parte della disputa internazionale, per le armi, senza dare luogo ad un capitolato, ad un protocollo d'intesa fra le Nazioni, nel quale appunto ci sia il rispetto di una serie d'impegni, compreso quello di comunicare immediatamente un eventuale incidente come quello che è accaduto a Chernobyl.
Penso infatti che se fosse stata immediatamente comunicata l'esplosione di Chernobyl, la fusione del nocciolo, se non si fosse atteso il rilevamento all'estero, se si fosse data immediata informazione probabilmente avremmo preso consapevolezza che alcune cose potevano essere fatte e avremmo potuto mettere al riparo delle cose e avremmo potuto prendere provvedimenti tempestivi e non avremmo magari dovuto prendere provvedimenti anche di fronte a situazioni che erano oscillanti.
Non condivido la tesi di chi facilmente critica le posizioni di questo Ministro, rispetto alle posizioni dell'altro Ministro, poiché mi sembra che comunque l'impegno sia stato finalizzato a garantire e a prevenire; semmai critico le questioni che si sono dovute assumere sotto uno stato di necessità e di impellenza.
Le conseguenze di questo incidente sono addirittura di carattere planetario; qualcuno potrebbe dirmi che sembrerebbe una forzatura la preoccupazione che ci può essere nei confronti della centrale di Trino perché appena al di là delle Alpi, ci sono delle centrali nucleari. E' vero, c'è questo problema penso però che bisogna pure compiere qualcosa perché si prenda coscienza.
C'è qualcuno che ha il dono dell'immediata presa di coscienza ed è volto apprezzabile, secondo me c'è un processo che ci consente di prendere coscienza e questo processo che arriverà a dare forza al Governo di questo Paese perché si apra un discorso di questo genere, è quello di farci cari,o anche a livello locale dei problemi.
Mi sorprende, però, fino ad un certo punto, che in Francia non ci si preoccupi, come qualcuno ha detto, come ci si sta preoccupando in Italia.
Mi ha sempre fatto piacere, al di là delle valutazioni politiche, che il nostro Paese, da un punto di vista di sensibilità democratica, non sia secondo ad altri, nel bene e nel male.
Penso che per esempio questa Re;ione, che è ai confini con la Francia possa farsi carico e dare qualche segnale che vuol dire prendere alcune decisioni.
Quando abbiamo prospettato nell'ordine del giorno accertamenti prima di procedere alla costruzione, che in poche parole vuol dire quanto il compagno Tapparo ha detto con "la sospensione", non abbiamo inteso in qualche modo fare entrare dalla finestra quello che è stato acquisito dalla porta centrale, non abbiamo inteso introdurre surrettiziamente un modo per dire che così non si fa più la centrale di Trino.
Invito i colleghi della maggioranza a vedere questa posizione non come una posizione che in qualche misura vuole mettersi in rotta di collisione so benissimo che in politica ci sono le maggioranze e le opposizioni vorrei quasi dire che se fosse possibile auspicare - sono stato più volte criticato per l'auspicio unitario che rivolgevo all'opposizione - ma dico adesso auspicare, lo dico con estrema serenità al di fuori delle cose emotive, una soluzione che ci veda tutti quanti impegnati e uniti attorno ad un atto come quello della sospensione dei lavori di 6 mesi. Cioè un gesto che ci consenta di poter dire alla gente e al Governo, ed anche ai Governi a noi vicini, che noi ci facciamo carico di questi problemi, siamo sensibili, ma non perché in qualche misura intendiamo introdurre surrettiziamente la manovra per liquidare la centrale di Trino. Non mi pare nemmeno che una posizione che dica di sospendere questa attività riconoscendo l'impegno e la coerenza che questa Giunta e gli Assessori preposti (ai quali io rinnovo la gratitudine del Gruppo socialista) hanno fatto dal 4 gennaio 1985 in avanti, non ci impedisce, cari colleghi, e mi rivolgo soprattutto a quelli della maggioranza, un gesto, una scelta che dica: "Questa Regione responsabilmente chiede al Governo, fermando per 6 mesi i lavori, di avviare tutte quelle procedure che ci consentano di dare quelle certezze che per una ragione o per l'altra non avevamo".
L'intervento del compagno e collega Rivalta lo ha confermato. Egli era profondamente convinto, sicuramente lo era più di me nella validità della costruzione, ed oggi dice: "Abbiamo assunto dei dati".
Mentre avrei avuto qualche dubbio su una posizione di grande manovra fatta a largo raggio alcuni mesi fa rispetto al problema, mi pare di averli anche espressi questi dubbi oggi, rilevo la coerenza e la chiarezza di una volontà politica, che dice: "Se li avessimo avuti allora o se avessimo potuto capire meglio, probabilmente l'assunzione nei termini in cui l'abbiamo fatto l'avremmo forse valutata meglio". Mi pare di aver capito questo, e allora dico: "Cosa c'è di male?" La cosa peggiore è sostenere la posizione di chi non sbaglia mai, ma si può anche sbagliare di fronte a fatti di questo tipo.
Allora chiedere, come noi abbiamo detto nella nostra proposta, la sospensione: che prima di procedere si veda, si solleciti il Governo, è un dare alla stessa Regione un ruolo importante significativo, è dare una risposta positiva a tanta gente, che è li che si domanda cosa accadrà, cosa farà la Regione, ci sono telegrammi che avrete ricevuto anche voi, come ho ricevuto io, di Associazioni agricole, la cui appartenenza alle aree politiche sono tra di loro diverse, ci sono posizioni di Consigli comunali ci sono domande dei singoli cittadini che si pongono e che pongono a questa Regione; ma perché mai noi dovremo avere così tanta paura di dire che finora noi abbiamo operato coerentemente di fronte a ciò che è accaduto? Non vedo tutte le preoccupazioni che sono state da qualcuno ricordate.
Nessun danno politico mi parrebbe di poter dire a chi ha rilevato che ci potrebbero essere dei danni politici, anzi tanto più questo problema siamo in grado di slegarlo dai problemi della gestione quotidiana del potere tanto più avremo veramente assunto un ruolo di leadership nella Regione, ma anche nel nostro Paese.
Quindi, sospendere, per noi socialisti non vuol dire cancellare le decisioni, ma vuol dire soltanto vedere le forze e i referenti che contano dove occorre ulteriormente intervenire. Questo ci trova tutti quanti d'accordo. C'è questa osservazione: "Ma se sospendiamo cosa succede?" Ma non succede niente! Io vorrei che mi si dimostri che cosa succede se sospendiamo. Ma quante volte sono state sospese delle cose in questo Paese e sono comunque poi andate avanti, sono proseguite. Non accampiamo delle questioni più grandi di quello che è accaduto.
Se collega Benzi, uomo molto attento ai problemi complessivi dello sviluppo, con grande semplicità ha detto: "Non succede niente". Io lo condivido.
In conclusione, cari colleghi, credo che davvero ci sia molto da rimeditare. Ci consente di rimeditare l'assunzione di una posizione che con grande serenità, senza animosità, fuori da aspetti emotivi e da affanni dica da domani "la Regione Piemonte ha chiesto, mi rivolgo anche ai collegi Maccari, Olivieri, Lombardi e al Presidente, cui esprimo tutta la gratitudine per l'impegno assunto, ciò non impedisce che da domani si possa dire "signori, signori del Governo, Presidente del Consiglio (che è la massima espressione del partito socialista, al quale mi onoro di appartenere) noi abbiamo preso questa decisione, siamo pronti a discutere vogliamo dare il nostro contributo perché vogliamo che le cose che si costruiscono in questo Paese, siano cose fatte con tutte le sicurezze necessarie che debbono essere date alla nostra gente".
Il lavoro, che a causa del sospendere l'attività sarà perso in questi giorni, sarà recuperato attraverso il rilancio di una struttura piena di garanzie - mi auguro che le abbia tutte - per consentire la sicurezza della gente, la salute e il proseguimento dello sviluppo economico e sociale di questo Paese, che grazie a un grosso sforzo fatto a Tokyo dal Presidente del Consiglio è riuscito a farsi accreditare veramente come il settimo paese o il quinto paese appartenente alle nazioni più industrializzate del mondo.
Queste sono le cose che come Gruppo socialista desideravo manifestare credo che non ci sia nemmeno bisogno di tanto coraggio per esprimere queste posizioni, che mi pare sono coerenti e finalizzate a un grosso impegno democratico e sociale del Partito socialista e di questa Regione Piemonte.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Bresso. Ne ha facoltà.



BRESSO Mercedes

Il collega e compagno Rivalta all'inizio del suo intervento ha sottolineato il ruolo dell'emozione nel portarci oggi a discutere in maniera diversa, nuova, del problema nucleare e credo che l'intervento svolto ora dal compagno Rossa sia molto significativo ed emblematico del ruolo che questo tipo di emozione può suscitare nel portare la gente a riflettere su di un problema.
Vorrei riprendere questo argomento, perché la tendenza, quando si usa la parola emozione, è al sorriso. Volevo ricordare un fondamentale,contributo epistemologico portato su questo problema venuto da un Premio Nobel per l'economia quindi, da un collega ben migliore di me Herbert Simon, che è il teorico del concetto della razionalità limitata.
Egli contesta la razionalità tipica dell'economia - qui vedo alcuni che hanno studiato economia - cioè la razionalità olimpica, che è quella di avere sempre presente nel momento delle scelte lo spettro di tutti i problemi, l'insieme del sistema di preferenze, l'insieme del sistema di vincoli e quindi di avere un'informazione assoluta, completa, trasparente.
Egli contesta proprio il fatto che sia possibile all'uomo avere questo tipo di razionalità.
Simon dice che in realtà la razionalità umana è limitata, che non riesce a prendere in considerazione che un numero limitato di parametri con un'informazione incompleta, imperfetta, non trasparente e in cui giocano un ruolo fondamentale l'intuizione e l'emozione.
Qual è il ruolo che gioca l'emozione? L'emozione gioca il ruolo di portare sul tappeto - "sull'agenda", dice Simon - degli uomini i problemi fondamentali. Quindi è l'emozione che fa emergere i problemi centrali quelli di cui poi gli uomini si occupano.
L'intuizione gioca un altro ruolo: quello di consentire a chi ha esperienza e scienza, quindi a chi ha studiato e ricercato, di andare a ripercorrere rapidamente l'insieme delle proprie conoscenze, l'insieme delle proprie esperienze e trovare, individuare, attraverso appunto l'intuizione, le soluzioni al problema. Naturalmente trattando poi queste informazioni che ha così tirato fuori, attraverso l'emozione e l'intuizione, in maniera razionale.
Credo sia proprio questo che noi qui dobbiamo fare: accettare la sollecitazione dell'emozione, accettare il fatto che dobbiamo rapidamente ripercorrere tutto quello che abbiamo saputo, imparato, studiato e dobbiamo fare emergere delle soluzioni che abbiano certo il crisma di quella razionalità, limitata, ma capace di occuparsi in quel momento di quel problema, accettando anche i limiti delle conoscenze di cui disponiamo.
Nessuno di noi, proprio perché nessuno di noi aveva quella razionalità olimpica, può dire qui oggi: "Lo avevamo detto". Qualcuno di noi potrebbe eventualmente dire: "Lo avevamo in qualche modo intuito". In realtà non eravamo in grado di prevedere, perché la scienza non era in grado di prevederle, le dimensioni, la portata, il tipo dell'incidente avvenuto in questi giorni in Unione Sovietica.
Io sono andata a ripercorre la letteratura sull'argomento di cui dispongo ancora in abbondanza, avendo fatto parte del famoso Comitato tecnico - scientifico, e gli studi, le analisi presentate a suo tempo per la localizzazione della centrale nucleare a Trino sono chiarissime: non solo gli incidenti severi vengono sostanzialmente dati per non possibili nella realtà, tanto è vero che il dimensionamento di tutti i programmi di emergenza è fatto solo su altri tipi di incidenti, ma anche la descrizione che viene data dei possibili effetti degli incidenti severi è lontana mille miglia - in senso proprio e figurato - dal considerare un'estensione così enorme nel tempo e nello spazio come quella di fronte a cui ci siamo trovati.
Proprio per questo dobbiamo fare scienza di questa esperienza e imparare due cose: in primo luogo, una cosa banale che non sapevamo, che l'incidente catastrofico è possibile, non rientra nel novero delle cose teoriche, ma ,è possibile e quindi non essendo più un'ipotesi teorica va considerata in maniera completamente nuova; in secondo luogo, che è completamente diverso da come era stato descritto, non solo a livello dell'area di insediamento, dove indubbiamente l'incidente è grave e severo ma forse non il più grave e severo che poteva avvenire almeno nella sua modalità, perché c'è stata comunque una notte di tempo per evacuare la popolazione.
La chiusura di un'area con un raggio di 30 km (che significa per strada molto di più, per cui le distanze che calcoliamo noi sono in realtà superiori come area di riferimento) intorno alla centrale di Chernobyl ci pone il problema che nell'area ristretta tutti i piani di emergenza, le ipotesi di controllo degli sviluppi demografici, sono previste per un raggio di 10 km intorno all'area.
Questo significa che a 15 km si può sviluppare qualunque cosa, poi siamo di fronte a una situazione in cui viene evacuata completamente un'area di 30 Km. Allora l'estensione dei controlli, anche di quelli sugli sviluppi economici e demografici dell'area, deve essere allargata, su questo non c'è alcun dubbio. Ma poi - è stato detto da molti colleghi tutto va rivisto anche a livello delle ricadute di più lunga distanza perché anche qui nessuno aveva, su nessun testo, né ufficiale n scientifico, previsto che potessero esistere ricadute così consistenti a 2.000 km di distanza. Tornerò poi sul "consistenti", perché a me la teoria della lastra radiografica a testa non convince, il problema del rapporto fra medie e punte, in questo caso popolazioni e rischio, mi pare da porre in maniera ben diversa.
Mi sono posta in questi giorni il problema delle conseguenze economiche, sociali e organizzative che avrebbe un incidente collocato nell'ambito della Pianura Padana. Allora, quando si lavorava al rapporto del Comitato tecnico - scientifico avevo posto il problema specifico di un incidente all'interno della Pianura Padana, cioè non solo nell'area più fertile del Paese, ma in un'area che ha caratteristiche fondamentali centrali per il Paese, attraverso cui passa tutto il flusso di collegamento con l'Europa.
In una situazione analoga a quella avvenuta a Chernobyl noi saremmo stati (probabilmente il problema non si sarebbe posto perché Torino sarebbe stata ben lontana dall'avere bisogno di mettersi in comunicazione con chiunque) tagliati fuori completamente dal sistema di comunicazioni: il raggio di 30 km comprende le principali autostrade e linee ferroviarie del Paese. Cosa sarebbe successo? Vuol dire che tutto il sistema di comunicazione sarebbe saltato? E con esso i soccorsi, le possibilità di evacuazione delle popolazioni? Tutte queste questioni comportano la necessità di riconsiderare completamente, non solo il problema della sicurezza, ma il problema dell'organizzazione dei servizi di emergenza in condizioni di incidenti a vario tipo di gravità.
Poi ci sono le dichiarazioni - qui non le ho sentite sollevare se non forse dal collega Staglianò - dell'Assessore Olivieri, il quale ci ha detto che si ritiene che a Chernobyl nel raggio di 5 km tutti coloro che si trovavano nell'area moriranno entro un anno. E' appena ovvio che se tutti muoiono nel raggio di 5 km, a 6 km la probabilità di morte diventerà il 98%, scendendo man mano. Siccome noi in linea d'aria nel raggio di 10/15 km abbiamo decine di migliaia di persone che abitano nell'area, questo significa dire alle popolazioni locali che il rischio che corrono non è quello di essere evacuati (così come gli abbiamo detto sostenendo che in realtà l'evacuazione non sarebbe mai avvenuta perché non era possibile che la cosa avvenisse), ma dobbiamo dire che il rischio che corrono è quello di morte e di non potere tornare non loro, ma i loro figli, che saranno probabilmente anch'essi morti, mai più nelle loro case.
Insomma, mi pare che il problema vada veramente e totalmente riconsiderato, anche perché al di là delle conseguenze che appaiono sempre più potenzialmente terrificanti nell'area ristretta, c'è poi il problema di cosa succederebbe a tutto il sistema produttivo agricolo e industriale italiano se nel raggio di 40/50 km si creasse uno sconquasso di questo genere.
Noi non siamo più di fronte a un calcolo possibile di costi/benefici accettabile, ma siamo nell'ipotesi che il verificarsi di un incidente severo porterebbe conseguenze assolutamente inaccettabili e insostenibili per il Paese. Questo cambia radicalmente il modello, lo schema di ragionamento che noi dobbiamo assumere in questo caso.
Ho letto un articolo, scritto dal responsabile dell'ambiente del Partito Socialista, il quale contestando il fatto della sicurezza maggiore o comunque mettendo in dubbio il fatto della sicurezza maggiore delle centrali italiane, dice, a mio avviso giustamente: "Tutte le centrali sono sicure prima dell'incidente". E' certamente vero che le centrali più moderne riducono e possono ridurre fortemente il rischio di incidente, ma è altrettanto vero che non è assolutamente pensabile che questo venga portato a zero; soprattutto l'esperienza di tutti gli incidenti avvenuti nelle centrali nucleari, compreso quello di Harrysburg e questo di Chernobyl dimostra che la ragione vera dell'incidente va sempre poi ricercata nell'errore umano, piuttosto che nel cedimento della tenuta meccanica della centrale stessa.
Questo significa che la possibilità di riduzione dell'errore umano ha forti limiti e che più aumenta il numero delle centrali installate, e quindi la relativa confidenza e tranquillità nei confronti di una tecnologia, più il rischio dell'errore umano aumenta probabilmente in maniera più che proporzionale al ridursi del rischio derivante da cedimento di tipo tecnico dell'impianto.
A mio avviso, il rischio vero è che i rischi per il futuro, ovvero la probabilità d'incidente per il futuro, aumenti in conseguenza di un combinato di diminuzione di rischio tecnico e di aumento di rischio umano proprio per la maggiore confidenza che, a poco a poco, si assume nei confronti dell'oggetto che sembra non creare troppi problemi.
Speriamo di non dover mai avere la prova sulla maggiore efficienza dei nostri sistemi di sicurezza, di emergenza, di intervento per la tutela della nostra popolazione rispetto a quelli sovietici che, certo, non hanno dato buona prova: io ho sempre dei dubbi sul fatto che i nostri sistemi l'avrebbero data poiché l'incredibile caos in cui siamo piombati, per avere ricevuto la nuvola radioattiva a livelli del tutto accettabili di radioattività tali da non creare il problema dell'emergenza, non dimostra certo che saremmo stati pronti ed efficienti se l'incidente fosse avvenuto nell'attuale centrale di Trino Vercellese, così come non lo sono stati neppure gli svedesi.
La cosa che più mi ha colpito è stato lo sconforto degli svedesi nel rendersi conto che se l'incidente fosse avvenuto nella loro centrale, come hanno temuto ad un certo momento, di fatto sarebbe saltato tutto il sistema di emergenza: non se ne sarebbero resi conto in tempo.
Le riconsiderazioni devono investire tutta una serie di problemi penso, tra l'altro, che molti dei colleghi, come anche l'Assessore Genovese, che avevano già dei dubbi, se non ricordo male, lo scorso anno dovrebbero ripensare attentamente alle decisioni che sono state prese senza nessuna polemica, ma proprio perché credo che nessuno di noi voglia lasciare in eredità alle giovani generazioni livelli inaccettabili di rischio di questo genere. Anche il collega Villa, che è collocato nel "raggio della morte", qualche dubbio lo dovrebbe avere.
Vorrei tornare un attimo sui problemi piemontesi: certamente c'è, ed è addirittura interesse della Magistratura, nell'arco dei prossimi giorni, il problema di capire meglio il gioco, il balletto delle dosi, delle cifre delle rilevazioni, della disponibilità di strutture efficienti di rilevamento, ecc., ma vorrei anche che non ci si adagiasse tranquillamente sul fatto che nel complesso sulla media della popolazione piemontese gli effetti diretti, immediati per la salute sono stati relativamente contenuti dal fatto che la radioattività nell'aria, quella che comunque tutti avremmo dovuto respirare, ha raggiunto livelli meno preoccupanti di quanto abbia raggiunto la radioattività nei vegetali e nel latte che, in qualche modo siamo riusciti a controllare.
Penso però si sia sottovalutato il problema delle popolazioni a rischio: se vi ricordate, nei documenti relativi alla centrale, si rilevava sempre non tanto la media assunta dalla popolazione nel suo complesso, ma la media assunta, come dosi, dalle popolazioni a rischio, definite secondo determinate metodologie. Come definiamo le popolazioni a rischio in questo caso? Secondo me sono innanzitutto coloro che per mestiere (nei giorni in cui non ha fatto che piovere acqua che puliva, come hanno detto tutti i giornali ripetutamente, la radioattività) erano obbligati a stare fuori come per esempio i vigili. Abbiamo fatto dei controlli sui vigili urbani che stavano fuori tutto il giorno a prendere l'acqua radioattiva? No, mi risulta. Abbiamo fatto, o almeno ipotizzato di fare, dei controlli sulle popolazioni che certamente hanno continuato ad usare il latte fresco dei propri allevamenti, verdura fresca del proprio orto che, probabilmente, non si sono neanche accorte, stando spesso in piccoli villaggi, che c'era il divieto di utilizzarla, o hanno detto: "Tanto questa è del mio orto e quindi è buona"? I bambini di queste zone che certamente sono andati in giro, sotto l'acqua, nell'erba alta, sguazzando nelle pozzanghere a alta radioattività bevendo latte della propria mucca, o magari della propria capra che, pare concentri sette volte di più di quanto concentra il latte di vacca.
Su queste popolazioni, non sto a fare altri esempi, sarebbe compito dell'Assessore alla sanità rifletterci un po'; si è, mi pare, pensato di fare degli esami in futuro, ma forse occorreva verificare subito se la situazione non era ben diversa e più grave di quella che riguarda la media della popolazione piemontese.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Stanno facendo questi esami da due giorni alle Molinette.



BRESSO Mercedes

Sono questi i dati che ci interessano, perché le medie sono poco significative. E' chiaro che chi è stato "tappato" in casa (magari prendendosi la radioattività del cemento se ha muri di cemento) seguendo tutte le norme e le precauzioni probabilmente non ha avuto effetti molto gravi.
Altra cosa: abbiamo visto oggi sul giornale le cautele con cui, in Germania, vengono trattati i prodotti che sono stati avviati all'ammasso.
Mi sembra che le misure relative al controllo di dove vanno a finire i prodotti stoccati, sia prodotti vegetali che il latte, siano un po' carenti. Siamo sicuri di essere in grado, davvero, di sapere dove sono andati a finire tutti i vegetali buttati in discariche a caso e dove è finito, non mescolato eventualmente ad altro, il latte che è stato ritirato? E' vero che le concentrazioni di radioisotopi a più lunga vita non siano altissime, però sarebbe preferibile poter fare i controlli alla fine una volta che tutto il latte è stato ritirato e tutto il processo è terminato. Mi pare che in queste cose un po' di cautela non sarebbe disutile.
Credo anche si debba riflettere sulle proposte che sono venute non solo da parte nostra, ma anche dai colleghi socialisti, di consentirci una pausa di riflessione. Sono anch'io convinta, come diceva il Consigliere Ferrara che probabilmente oggi una sospensione dell'attività della vecchia centrale di Trino e quella del processo appena iniziato, di costruzione di quella nuova, possa essere in qualche modo un preludio alla sospensione o ad un lungo rinvio del programma nucleare in Italia. Sono anche personalmente convinta che sarebbe positivo, ma mi pare certo che, almeno noi, di fronte alla popolazione piemontese, con uno sconvolgimento così completo del quadro scientifico e pratico di riferimento, non possiamo esimerci dal fermarci un attimo e dal chiedere al Governo di fermarsi un attimo, di riverificare tutto e soprattutto riverificare anche la convenienza economica di fare centrali nucleari che ormai è completamente saltata.
Pensate che qualche Regione porterà ancora avanti il processo localizzativo dicendo "si" alle centrali nucleari in Lombardia o in Puglia per esempio? Pensate che la prosecuzione del piano energetico sia davvero ancora fattibile? Vogliamo assumerci la responsabilità di essere gli unici a mandare avanti un processo di questo tipo, senza aver almeno verificato come finiranno questi processi localizzativi che stanno andando avanti e che saranno sicuramente bloccati? Se ha un senso (non per noi, ma per chi crede ancora nella vaga utilità del nucleare) anche tecnico economico mandare avanti questa sola centrale, quando tutte le altre probabilmente verranno fermate? Credo possiamo porci queste domande. Io ho provato a rifare i calcoli che distribuiranno a Trino (se qualcuno di voi verrà a Trino a fare la manifestazione) relativi al nucleare: tutti sanno che ormai ai convegni l'ENEA dà per certo e scontato che il costo è 8-9 mila miliardi; sappiamo anche che, dopo l'incidente di Harrysburg, i costi per l'aumento delle regolazioni ambientali sono lievitati a un punto tale da far saltare il programma nucleare negli Stati Uniti.
Anche tenendoci modestissimamente su un'ipotesi di incremento dei costi derivante dalle nuove regolazioni internazionali (visto che vogliamo internazionalmente collocarci) significherebbe, con un incremento del 20 circa, superare largamente i 10 mila miliardi.
Se poi sono reali le cifre di primo consuntivo, che arrivano da Montalto di Castro, la situazione svetta verso cifre astronomiche e improponibili sul piano economico, direi persino sul piano tecnico, perch viene da pensare che non siamo neppure in grado di costruire queste centrali.
Una pausa di riflessione, quindi, ha davvero un senso tecnico economico e soprattutto riguarda la nostra responsabilità nei confronti della popolazione piemontese che potrebbe considerarci avventati e poco interessati a quello che accadrebbe in Piemonte in caso di incidente se pervicacemente continuassimo ad insistere sul "non è successo niente" andando avanti con il programma senza neanche una pausa di riflessione.
Un'ultima cosa: in questi giorni si è dibattuto, sui giornali dappertutto, nei bar, nei caffè, nelle famiglie (e se il collega Marchini interverrà, ce ne parlerà certo ancora) sulla necessità presunta di accettare le sfide scientifiche e tecnologiche.
Occorre ricordare che la prima regola di uno scienziato è quella di imparare dall'esperienza a rivedere le proprie convinzioni teoriche: lo stanno facendo già molti scienziati, non cadiamo nell'errore di pensare che questo ripensamento non avverrà; la seconda regola imperativa è quella di individuare strade che aprono prospettive e quelle che invece si rivelano essere dei "cul de sac" dai quali non si esce; terza regola, che non tutti magari perseguono, ma che dovrebbe essere la prima e la più rilevante per qualunque ricercatore, è quella di non sviluppare solo conoscenze tecnologie, know how, funzionali ad un dato prodotto, a produrre un dato bene, o funzionali a produrre in questo caso dell'energia, ma anche e soprattutto sviluppare una profonda conoscenza finalizzata alla regolazione degli effetti che quelle tecnologie e quei prodotti hanno sull'uomo e sull'ambiente.
Questa è la carenza fondamentale della nostra società: la conoscenza il sapere, la scienza, la tecnologia, non possono essere finalizzate a se stesse, ma devono anche saper condurre a rifiutare le opzioni che si sono rivelate pericolose e senza prospettive.
Penso che il più grave errore che i politici fanno nei confronti della scienza sia non rendersi conto che questo la scienza fa continuamente rifiutare quello che si è rivelato inutile e pericoloso e cercare altre strade.
Occorre iniziare ad ammettere e a dirci che il nucleare si è rivelato una scelta di questo tipo, senza prospettive, e affrontare il problema di come agire senza il nucleare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti.



CERNETTI Elettra

Vorrei accentrare il mio intervento su un punto essenziale: oggi molti scienziati attribuiscono l'insorgenza di tumori a quella che è chiamata la radioattività di fondo. La recente ricerca epidemiologica, compiuta negli Stati Uniti, terminata proprio in questi giorni, aumenta ancora quèsti rischi perché registra un aumento dei casi di cancro e di leucemia attorno alla centrale di Three Miles Island in misura direttamente proporzionale alla distanza dalla stessa.
Tutto ciò è esemplificativo di quelli che sono i rischi abituali del nucleare, ai quali vanno ancora aggiunti i rischi "straordinari". Nel giro di qualche anno, infatti, abbiamo avuto ben due gravi incidenti. Se pensiamo che sono installati circa 300 reattori, questi incidenti potranno ancora verificarsi, perché la verità è che anche laddove vengano prese tutte le misure di sicurezza, quelle logicamente in potere dell'uomo e non potrebbe essere diverso, in effetti sfuggono al controllo. E sempre una serie di cause imprevedibili, come recita il comunicato dell'Unione sovietica, può causare il disastro. Queste sono opere dell'uomo e un noto slogan arabo recita che solo Allah è perfetto.
Per non parlare poi delle centrali nucleari a scopi militari, nelle quali vengono rifiutati i controlli, vedi Francia ed Inghilterra. A me pare che dire oggi: "Esigiamo informazione, sicurezza e controlli" significhi in effetti continuare come prima, perché quando si attenuerà l'allarme, si attenueranno anche questi propositi che del resto, come ho già detto, non danno sicurezza e a me pare che qui sia in dubbio addirittura la scelta stessa sul nucleare.
Conseguenze nefaste sono dilatabili nello spazio e nel tempo e il fatto che i duemila o i ventimila morti ancora non siamo certo in grado di quantificare con precisione - non siano presenti oggi sul territorio, ma praticamente avverranno nel prossimo anno, nei prossimi due o nei prossimi vent'anni, non attenua certo la gravità della situazione, anzi, la rende più angosciante.
Io votai "obtorto collo", lo dico con estrema chiarezza, il "si" alla centrale nucleare di Trino, non è una giustificazione a posteriori.
Qualcuno, in quest'aula, ha detto: "Non dobbiamo contraddirci"; ma perch non dobbiamo contraddirci alla luce di quanto è successo? E si chiama ancora un contraddirci? Io ricordo gli slogan su tutti i muri "Nessuno torna indietro", anche perché sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico.
E vorrei raccontarvi un aspetto familiare che in questi giorni mi ha colpito; qualcuno magari dirà questo è a livello viscerale, a livello emotivo, come diceva molto bene la collega Bresso, ma non me ne importa proprio niente, si dirà che le donne sono viscerali, ma io trovo che viscerale è bello, ha radici dirette nella natura.
Io ho a casa una bimba alla quale devo dire: "Non pestare la terra, non toccare l'erba"; che la mattina mi chiede il latte e devo dirle: "Non puoi mangiarlo" e mi sono chiesta se questo è l'avvenire che noi prepariamo alle nuove generazioni, ai nostri figli, ai nostri nipoti, ai nipoti dei nostri nipoti.
Stiamo preparando forse un avvenire da Hiroshima? Di fronte a questo le contraddizioni sono ben poca cosa e ci sono poi contraddizioni che più appropriatamente dovrebbero essere chiamate superamenti.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Poiché vi sono ancora molti interventi nel dibattito generale ed occorre redigere l'ordine del giorno ed inoltre procedere ad un adempimento formale urgente per quanto riguarda le nomine, è necessario programmare i lavori.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Per conto nostro occorre andare avanti fino a quando è sufficiente chiudendo però il dibattito con una decisione: questo è il punto. Vorrei fosse chiaro quanto sto per dire, cioè che un dibattito, in questi momenti di urgenza, se non addirittura di emergenza, non può che chiudersi con una decisione; se non è così lo si dica, perché noi non intendiamo arrivare a un certo punto in cui il dibattito, per qualche motivo, non si pu chiudere; se non è così, ripeto, lo si dica e noi assumeremo delle determinazioni conseguenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Io voglio ricordare che stamani avevo chiesto una inversione dell'ordine del giorno perché prevedevo che saremmo andati, con questo dibattito, molto alle lunghe ed avevo quindi chiesto che si facessero le votazioni delle delibere e delle leggi già approvate in Commissione all'unanimità.
La proposta è sempre valida perché noi siamo animati dalle migliori intenzioni, ma per concludere con una decisione occorre che si manifestino le necessarie convergenze per cui non è da escludere che evidentemente delle fasi di verifica e di sospensione siano necessarie. Perciò io propongo ancora adesso - tenuto conto che la settimana prossima v'è una sospensione richiesta dal Congresso Liberale - che la parte deliberativa non sia abbandonata e sia inserita correttamente nello sviluppo della giornata senza con ciò portare ritardi.
Per il resto noi abbiamo la volontà di giungere a una determinazione le decisioni si assumeranno peraltro quando ci sarà la convergenza, e non si tratta certo di volontà o meno.


Argomento: Sanita': argomenti non sopra specificati - Tutela dagli inquinamenti atmosferici ed acustici

Comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione e sulle conseguenze determinatesi dopo l'incidente di Chernobyl (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo il dibattito.
La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, dopo i numerosi interventi sul tema del nucleare, sulla sicurezza, sull'economicità di questa scelta questo intervento non può che servire soltanto per alcune brevi puntualizzazioni, rinviando per il resto a discorsi già fatti in precedenza in quest'aula e ad altri fatti oggi in precedenza da altri Consiglieri.
In questi giorni soprattutto mi sono chiesto una cosa: quale atteggiamento, una forza come la nostra, potrebbe a questo punto assumere di fronte ad un'aula come questa, di fronte ai Consiglieri e alle forze politiche che oltre un anno fa hanno deliberato la localizzazione di un centrale elettronucleare da 2.000 megawatt in Piemonte? E più in generale quale deve essere il nostro atteggiamento rispetto al mondo esterno rispetto al sistema di informazione radiotelevisiva, alle forze politiche e ai grandi gruppi sociali organizzati che sono stati così profondamente colpiti da questo avvenimento? Questa credo sia l'unica cosa da esaminare qui, in parte per rispondere ad alcune obiezioni sull'atteggiamento dei Verdi che sono state avanzate in quest'aula, in parte per spiegare quali siano le sensazioni mie e di molti antinuclearisti che sono stati, come altri, profondamente colpiti dalla portata dell'avvenimento. Un conto era avere intuito la dimensione, la portata e i rischi connessi con l'uso pacifico (oltreché militare) dell'energia nucleare, un altro conto è comunque vedere queste potenzialità distruttive trasformarsi in realtà, effettivamente verificarsi, giungere da 2.000 chilometri di distanza e interessare anche il nostro paese.
Di fronte a tutto questo, sostenere: "Lo avevamo detto, non avevate capito niente" è un atteggiamento profondamente sbagliato e ingiusto e non è assolutamente il caso di rivendicare il ruolo di Cassandre, di profeti.
Aver avuto ragione su un avvenimento di questo genere è una cosa profondamente dolorosa, così come sono da seguire con partecipazione, con consenso e solidarietà i mutamenti e i diversi atteggiamenti che stanno maturando all'interno di altri Gruppi, di altre persone e di altre forze politiche che negli anni passati - partendo da convinzioni diverse dalle nostre, ragionando su come sia possibile dirigere una società complessa come la nostra; con i suoi problemi energetici e di sviluppo, di innovazione e di occupazione - erano giunti a conclusioni diverse dalle nostre. Per questo ho molto apprezzato interventi quali quelli dei colleghi Tapparo, Rivalta, Rossa e Cernetti e di altri ancora, in cui, sia pure con accenti diversi, si riconosceva come gli avvenimenti ai quali stiamo assistendo richiedano un segno, un salto di qualità e un ripensamento profondo. Questo fa parte della nostra natura, solo questo vuol dire essere uomini che cercano di vivere nel loro rapporto con la natura, imparando dalle cose che succedono e cercando di impedire che gli avvenimenti debbano ripetersi venticinque volte prima che si capisca.
Tutti questi ultimi anni sono stati tra l'altro costellati di segni della crisi della tecnologia, di una certa mentalità scientifica, che aveva diffuso e propagato un'enorme quantità di fiducia nel progresso e nelle garanzie tecnologiche. Su questo aspetto particolare vengono a cadere le distinzioni fra l'est e l'ovest richiamate ad esempio dal collega Ferrara.
La crisi di un certo modello di sviluppo tecnologico e scientifico accomuna, negli insuccessi, sia l'est che l'ovest, sia nel caso delle centrali nucleari, sia nel caso dei lanci missilistici. Tre lanci caduti nel giro di due mesi, per gli Stati Uniti, non sono un avvenimento casuale ma devono anche quelli essere interpretati come un segno che qualcosa non funziona nel modo con il quale noi abbiamo gestito, almeno negli ultimi tempi, il nostro rapporto con la tecnologia. Qualcosa non funziona e così pure non funziona il nostro rapporto con le grandi centrali elettronucleari. Gli ultimi avvenimenti hanno portato sui giornali quotidiani, ad esempio su "La Stampa", i grandi dibattiti su temi che forse in ambienti più ristretti erano già circolati e che sotto certi aspetti erano già noti. Il fatto che gli incidenti nucleari siano stati moltissimi chiaramente di minore entità però tali da far si da riconoscere che questa tecnologia continuamente produce incidenti, produce rilasci di radioattività e produce apprezzabili conseguenze a livello della popolazione.
I dati epidemiologici in conseguenza dell'incidente di Three Miles Island, ormai abbastanza noti per quanto riguarda la mortalità infantile e per quanto riguarda gli aumenti dei casi di cancro e di leucemia, ne sono un segno per cui stupisce continuare a leggere sui giornali che quell'incidente nucleare non aveva provocato vittime, mentre invece a Chernobyl ce ne sono state due, duecento o duemila. Questo, sia nel caso americano sia nel caso sovietico, è un modo arretrato, non all'altezza della situazione tecnologica conseguente all'uso dell'energia nucleare, di vedere le cose. I morti e le conseguenze sulla salute umana diventano quasi invisibili: a livello singolo non si può quasi ricostruire l'eziologia del singolo caso. Abbiamo soltanto una rilevanza statistica, il fatto che le statistiche rivelano un incremento nell'incedere di determinate malattie in conseguenza di determinati rilasci di radioattività.
L'articolo dei medici giapponesi in merito all'epidemiologia di Harrysburg l' ho consegnato ai Capigruppo; quello che chiederei loro è quello che sempre abbiamo chiesto e cioè che determinati dati scientifici non vengano immediatamente accantonati, quanto vengano seriamente sottoposti ad un controllo, ad un'indagine scientifica, esaminando serenamente i diversi dati esistenti. E' necessario un superamento delle rispettive posizioni e pregiudizi per riaffrontare tutto il problema energetico. Per questo serve una moratoria per affrontare insieme quello che potrebbe assumere l'aspetto di un cambiamento epocale nella nostra società tecnologica. Non per un rifiuto della tecnologia, per il ritorno al passato, ma per un momento di riflessione che deve coinvolgere non solo il mondo occidentale, ma almeno il mondo dei bianchi, il mondo che ha impostato sulla fisica meccanicistica, tra il '600 e il '700, una serie di sicurezze ed una visione del mondo che ormai mostra chiaramente delle incrinature. Solo se si coglie la solidarietà nucleare che esiste oggi tra l'est e l'ovest e si smette di discutere del fatto se una centrale nucleare è più sicura o meno dell'altra, ci si attrezza a capire quanto sta accadendo. Ho letto con estremo interesse l'articolo di De Donato sull' "Avanti": la realtà è forte, la realtà fa riflettere, fa vedere che la nostra concezione della sicurezza è tale che noi abbiamo considerato sicuri per principio, quasi fideisticamente, questi grandi impianti, al di là di quali fossero effettivamente le garanzie di sicurezza. Anche se queste verranno migliorate ciò non toglierà che noi non dobbiamo confondere un incidente che risiede intrinsecamente nella tecnologia e misure di sicurezza. La fusione del nocciolo è un avvenimento. L'avere due, tre quattro, dieci livelli di contenimento dell'incidente è un'altra cosa. Bene ha spiegato il collega Rivalta che quando si parlava della probabilità di incidente serio si parlava del principio di fusione del nocciolo, ma non si affermava che due, tre, quattro livelli di protezione rendessero più o meno probabilisticamente possibile l'incidente. Le probabilità dell'incidente erano uguali ed erano di fatto considerate così esigue da essere escluse sia all'est che all'ovest..



MARCHINI Sergio

Le probabilità non sono mai escluse.



ALA Nemesio

Questo va detto alla popolazione: esistono i rischi e le probabilità di incidente severo, così remote da essere considerate escluse, non si risolvono con livelli maggiori di sicurezza. E nel confronto, tra centrali nucleari occidentali e centrali nucleari orientali, per quanto attiene alle misure di sicurezza, ritroviamo alcuni aspetti in comune tra i due regimi e alcuni aspetti diversi.
Vediamo quelli in comune: il potere che la comunità scientifica detiene nei Paesi tecnologicamente avanzati. E' stata per prima questa comunità ad imporre, sia in Russia, negli Stati Uniti e negli altri Paesi occidentali normative di sicurezza sempre più rigorose anche perché il monopolio, la riservatezza e la segretezza della conoscenza sia all'est che all'ovest è una cosa seria. Il segreto vige da una parte e dall'altra e le comunità scientifiche ristrette sono quelle che più di ogni altra hanno accesso ai dati e conoscono quello che avviene in campo nucleare.
Ebbene, per prime sono state loro con un processo lungo, lento di successiva scoperta a rendere sempre più severe le norme di sicurezza.
Ad un secondo livello è stata la gente, l'opinione pubblica a premere per maggiori garanzie di sicurezza. E su questo terreno sono stati, scusate se lo ripeto e se ne vanto i meriti per quanto mi riguarda, i movimenti antinucleari. Sono state quelle forze sociali contrarie al nucleare che hanno imposto e voluto, insieme e contro alla comunità scientifica, che vi fossero severe misure di sicurezza. Il fatto che nelle democrazie occidentali le misure di sicurezza siano maggiori risiede in questo e non nella bontà dei governi e delle agenzie nucleari. Norme di sicurezza che non sono però oggi uguali in tutti i Paesi occidentali, anzi variano sensibilmente, basti accennare al fatto che le misure di sicurezza di Caorso sono state criticate dalle agenzie nucleari americane perché non considerate all'altezza di quelle americane proprio per quanto riguarda il contenimento del reattore. Resta però il fatto che è stata la gente, chi ha sempre diffidato di questa tecnologia, a garantire a se stessi e ai propri figli un minimo di sicurezza ed a richiedere maggiori controlli. Ai movimenti antinucleari va il merito di avere impedito altri incidenti severi.
Quindi, se le centrali nucleari occidentali hanno maggiori misure di sicurezza questo è anche il risultato dei movimenti antinucleari, dei movimenti di tutela dei consumatori, è il risultato di movimenti legati alle chiese cattoliche e protestanti, soprattutto degli Stati Uniti.
Questi aspetti rendono diverse non le tecnologie in quanto tali, quanto piuttosto le norme di sicurezza oggi presenti all'est e all'ovest. Nello stesso tempo però i vincoli di segretezza e le difficoltà di capire circondano ugualmente la tecnologia nucleare occidentale e anche il nostro Paese. Credo che nessuno possa affermare che la nostra società italiana è una società trasparente, per quanto riguarda questo tipo di informazione.
Mai abbiamo visto pubblicati e diffusi gli incidenti delle centrali nucleari, per quanto di piccola dimensione, di Caorso, di Trino Vercellese di Latina o del Garigliano. E neppure in questi giorni abbiamo visto correttamente e diffusamente illustrato quello che ci pioveva addosso quello che trovavamo nei nostri cibi, quello che trovavamo nella nostra aria. Il black-out sui dati è stato certamente tragico in URSS, ma è stato sotto certi aspetti anche più grottesco nel nostro Paese e in altri Paesi occidentali, tali da farci credere che un incidente di questo tipo - se si fosse verificato in un Paese occidentale - non avrebbe avuto trattazione migliore ed una gestione più corretta e democratica di quanto invece sia accaduto nell'Unione Sovietica. Solo l'altro giorno un giornale inglese, 1 '"Observer", dava notizia di un incidente abbastanza serio in una centrale inglese avvenuto il 31 marzo. Ed inoltre: quali altre notizie abbiamo avuto dell'incidente di Gore nell'Oklahoma? Dopo il primo giorno, in cui se n'è detta qualcosina, la cosa è totalmente scomparsa dall'attenzione dei media.
Più volte abbiamo infatti richiamato l'attenzione sulla difficoltà di coniugare l'energia nucleare e la democrazia. Ed ora, senza vantarci del nostro passato o della nostra preveggenza, pensiamo che si debba rifiutare profondamente l'emozione, che deve essere solo una componente del nostro atteggiamento rispetto a questi avvenimenti. Deve esserci una profonda dose di tristezza per le migliaia di persone (il richiamo fatto dall'Assessore Olivieri l'altro giorno è quanto mai importante) che subiranno duramente le conseguenze di questo incidente. Pensate soprattutto agli strati deboli che queste conseguenze subiranno di più, come i bambini, le donne in gravidanza. Devono essere per noi sempre presenti. Nessuno riesce da solo a padroneggiare quanto sta succedendo e troppo poco è stato messo in luce come il nucleare veda nuovamente prevalere una serie di atteggiamenti che sono tipicamente maschili nella nostra società, mentre nuovamente gli strati più colpiti siano sempre i soliti strati, e certe sensibilità e certi modi di vedere il mondo che appartengono soprattutto all'universo femminile, all'altra metà del cielo.
Adesso, quello che ci tocca è ripensare profondamente al nostro futuro personale e dei nostri figli, mentre dovremmo cercare di fare il possibile per limitare il diffondersi di quella che Primo Levi ha definito la peste del duemila, cioè le conseguenze delle ricadute radioattive.
E' chiaro allora che, oltre alla necessità di bloccare le nuove centrali, devono esserci seri ripensamenti su quelle che già esistono.
Viene inoltre alla luce il vanificarsi dell'identità nazionale, della sovranità nazionale di fronte ad avvenimenti di questo genere. Sempre di più appare evidente che siamo su un pianeta che è un'astronave, in cui decisioni adottate a migliaia di chilometri di distanza riguardano tutti quanti noi, al di là dei modelli politici nei quali crediamo e al di là delle fedi religiose e delle razze alle quali apparteniamo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo innanzitutto vada richiamato quello che è il tema centrale del dibattito avviato stamani in Consiglio regionale, vale a dire quali sono le conseguenze del terribile incidente accaduto verso la fine di aprile nella centrale nucleare di Chernobyl; queste hanno avuto effetti gravi in tutta Europa (secondo l'andamento imprevedibile della nube radioattiva) non soltanto per l'economia, che sarebbe tutto sommato l'aspetto meno grave, ma anche sulla salute dei cittadini. Questo doveva essere il filo conduttore degli interventi: dico questo, perché nel prosieguo del dibattito, con l'assommarsi degli interventi, mi sono trovato a dover constatare che in realtà si affrontava l'argomento come se l'incidente nucleare fosse avvenuto alla centrale di Trino, e noi dovessimo discutere le conseguenze che c'erano state sul nostro territorio. Abbiamo anche sentito dire con un po' di cinismo partigiano: "Avete visto che noi avevamo ragione a sostenere certe tesi, quindi imparate da noi, state più attenti nell'assumere certe decisioni". Debbo dire, terzo elemento affiorato in qualche intervento, che c'è anche un po' di strumentalizzazione, un po' di lavoro politico, non voglio usare il termine strumentale ma che certamente un po' vi potrebbe assomigliare, nel prefigurare certi tipi di comportamento.
Credo che molto responsabilmente dobbiamo valutare la gravità dell'incidente che è avvenuto: esso certo non consente atteggiamenti neutrali, né superficiali di fronte ad una catastrofe che ha valicato i confini nazionali e che ha colpito popolazioni inermi. Esso ci fa ripensare all'attuale validità di tutti i parametri di sicurezza su cui sempre noi abbiamo ragionato nelle nostre scelte. Certo vi è anche un elemento di forte emozione: io credo che essere degli operatori politici non voglia dire essere persone che hanno sempre come comportamento la ragione, che non sono attraversati da sentimenti. Credo che di fronte ad avvenimenti così drammatici anche un sentimento di forte emozione sia un sentimento ammissibile in un'aula come la nostra. Con questo non voglio dire che non c'è attenzione, preoccupazione e sconforto soltanto negli antinucleari rispetto agli avvenimenti che sono accaduti; è un sentimento che abbiamo tutti. Quando le prime notizie vaghe sono apparse sui video dell'ANSA tutti noi siamo stati "antinuclearisti", presi da una forte emozione e da un momento di sconforto, come succede nei momenti in cui abbiamo dei dubbi in presenza di accadimenti che addirittura trascendono la nostra capacità di percezione dei fatti così come storicamente si è venuta determinando temporalmente; trascendono proprio la nostra percezione così come si è venuta determinando nella storia del genere umano. Tuttavia, dico che anche in questa situazione dobbiamo valutare i fatti con raziocinio, cercando per quanto è possibile in vicende come queste - di prescindere da giudizi di valore acritici e da posizioni preconcette.
Ritengo che ciò non giovi a nessuno e non ci consenta di giungere a determinazioni concrete rispetto a provvedimenti che dobbiamo assumere fidabili e corretti. Il grave incidente accaduto nella centrale di Chernobyl ci deve portare a tante considerazioni ma soprattutto a tre rispetto a quella che è stata l'evoluzione degli atti e dei comportamenti sovietici, europei ed italiani dopo l'incidente.
Il primo è certamente quello relativo alla centrale, e credo che non sia stato approfondito sufficientemente nel dibattito di oggi: è un tema di grande respiro ed è quello del rapporto e le compatibilità che vi possono essere tra energia nucleare e democrazia. Certamente l'energia nucleare e la sua adozione per fini pacifici sono profondamente legate al livello di informazioni che una comunità è in grado di assicurare ai propri cittadini e alla comunità internazionale. Questo è un problema che si è posto nel momento in cui noi abbiamo registrato certi comportamenti nell'immediato dopo incidente. Che compatibilità vi può essere tra energia nucleare e regimi a società chiusa? Anzi, oggi questo dobbiamo anche chiederci: è il primo problema, il primo elemento di riflessione che noi dobbiamo porre alla nostra attenzione perché certamente non sarà mai condannato a sufficienza il comportamento tenuto dalle massime autorità sovietiche in questa vicenda. Il valore dell'informazione rapida è un valore fondamentale in accadimenti di questo tipo, soprattutto di informazioni anche agli altri Paesi, specie a quelli confinanti. Dobbiamo anche avere un'informazione tempestiva e completa di quanto è accaduto, quindi anche dei dati tecnici rispetto a quello che veniva rilasciato. Se questo fosse accaduto, la comunità internazionale avrebbe potuto prendere delle misure più tempestive, più adeguate e più mirate conoscendo gli elementi che venivano rilasciati nell'atmosfera. Quindi, avremmo potuto ridurre i pericoli a cui è stata soggetta la comunità se vi fosse stata un'informazione tempestiva e chiara rispetto al fatto che era accaduto un incidente e che tipo di radiazioni erano state rilasciate nell'atmosfera.
E' un punto che deve essere approfondito anche in dibattiti come questo, perché l'informazione e la collaborazione internazionale sono un dato imprescindibile rispetto all'utilizzo da parte della civiltà moderna dell'energia nucleare a fini pacifici. Certo, se non vi fosse collaborazione e scambio di informazioni davvero sarebbe difficile sostenere l'opportunità di insediamenti di centrali nucleari, anche perch lo scambio di informazioni all'interno della comunità scientifica internazionale avrebbe consentito lo sviluppo di un dibattito e l'approfondimento di tematiche e suggerimenti operativi che avrebbero forse evitato qualche guaio. Avrebbero consentito l'approntamento di misure più mirate e specifiche, ma soprattutto la diffusione dell'informazione è importante per cercare di acquisire dei dati e degli elementi con i quali andare ad approntare misure di sicurezza più puntuali e migliori.
Si è fatto molto riferimento all'incidente di Three Miles Island: certo ancora oggi, per carità, non tutto è stato detto e qualche informazione è mancata al riguardo. Di certo vi è stato che la comunità scientifica internazionale ha avuto a disposizione una massa enorme di dati in base ai quali ha potuto elaborare dei parametri e delle ulteriori soglie - più basse - di sicurezza; dati in base ai quali ha acquisito un'esperienza, ha approntato delle misure di sicurezza molto più mirate e molto più forti. La carenza di informazioni è grave anche da questo punto di vista.
Certo, il secondo insegnamento è quello che occorre mettere in piedi cercare di organizzare un governo internazionale dell'energia. Credo che questo sia l'altro grande obiettivo che deve essere posto con forza nella comunità internazionale, anche e soprattutto dal nostro Governo. Occorre attivare un'autorità internazionale in grado di coordinare, di informare e di definire criteri omogenei di sicurezza e anche di controllare la loro adozione e la loro applicazione là dove vi sono delle centrali elettronucleari. Ho letto questa mattina che la Francia non è molto disponibile su questa strada. Ebbene, è una posizione sbagliata, di retroguardia, non è giu-sta. Noi davvero crediamo che anche questo incidente ci debba rafforzare nella convinzione di dar vita ad una autorità internazionale che si faccia carico delle cose che qui ho richiamato e che sia in grado come comunità scientifica internazionale di dare dei dati scientifici che siano veramente tali.
Credo che dobbiamo avere l'umiltà di riconoscere che sui dati scientifici non vi è certezza; non vi è certo da parte dei nuclearisti, ma non vi è neppure da parte degli antinuclearisti. La scienza, e anche le scienze esatte come la fisica, sono da questo punto di vista delle scienze inferme, delle scienze che stanno sulle palafitte e che quindi hanno anche loro delle incertezze. Questo vale per uno e per l'altro schieramento.
Il terzo elemento che emerge ed ha anche delle implicazioni operative rispetto al nostro comportamento è il tema della sicurezza. L'incidente che è accaduto a Chernobyl ci deve convincere che dobbiamo riverificare tutti i parametri relativi alla sicurezza, ivi compresi quelli che ci hanno portati al convincimento del nostro assenso rispetto alla centrale elettronucleare di Trino, sapendo che siamo in presenza di un incidente che non è circoscritto, per esempio, la caduta di un aereo, l'affondamento di una nave, cioè che hanno conseguenze immediate e irripetibili. Siamo stati in presenza di un incidente che può avere delle conseguenze non visibili, non tangibili nell'immediato ma che si ripercuoteranno nel futuro. Noi dobbiamo essere tutelati nel modo più assoluto possibile rispetto allo sviluppo del grado di conoscenza scientifica che noi siamo stati in grado di raggiungere. Certo su questo noi crediamo che faccia bene il Consiglio regionale a porre con forza il problema della riverifica di tutti i parametri relativi alla sicurezza. Non soltanto alla sicurezza esterna, ma anche rispetto alla sicurezza intrinseca, quindi vuol dire anche riverificare il discorso relativo al tipo di reattore. Infatti, occorre riverificare i parametri della sicurezza esterna, ma occorre anche riverificare i parametri intrinsecamente presenti. Questo è un elemento fondamentale. Si è detto: la sicurezza c'è, ma gli incidenti succedono.
Suggerisco all'assemblea un altro tipo di ragionamento. Abbiamo fatto tanti riferimenti, con dei dati; dico francamente che il nanocurie non so che cosa sia e non mi voglio avventurare in questo tipo di ragionamento da molti vissuto come apprendisti stregoni: ce ne sono già troppi in giro.
Voglio anche dire un'altra cosa, nessuno ha fatto un esercizio di dati, ad esempio nel dire: ma se a Chernobyl vi fossero state quelle misure di sicurezza che sono previste nell'Europa occidentale, nelle centrali più aggiornate, più moderne dal punto di vista scientifico, che cosa sarebbe successo? Che tipo di conseguenza avremmo avuto? A me pare che questo tipo di ragionamento poteva essere fatto e invece non è stato fatto.
Per concludere: dov'è che noi abbiamo cercato di incentrare la nostra attenzione nell'ordine del giorno che abbiamo predisposto? Su due elementi in particolare: il primo che occorre riverificare tutto l'aspetto relativo alla sicurezza. Noi diciamo: prima che sia rilasciato, da parte dell'autorità centrale, il nullaosta alla costruzione vi sia la verifica ulteriore attraverso la comunità scientifica internazionale del problema attinente alla sicurezza in tutti i suoi aspetti interni ed esterni rispetto alla centrale.
A noi pare questa la posizione che il Consiglio regionale deve percorrere, poiché dico molto francamente che non riesco a capire il significato di una proposta relativa ad una sospensione dei lavori che oggi si fanno e che attengono tutti alle infrastrutture civili e che non sono ancora entrate nel merito della costruzione della vera e propria centrale.
Chiedo che vi sia maggior chiarezza e che non vi siano delle ambiguità su tali comportamenti.
Perché se davvero oggi sospendessimo i lavori, che peraltro riguardano soltanto infrastrutture civili, e fra 6 mesi ci si dicesse: "Ma va bene abbiamo verificato la sicurezza, si può andare avanti", crediamo davvero che poi si andrebbe avanti? Non nascondiamoci dietro i termini.
Diciamo davvero che si deve uscire dall'ambiguità; credo che una posizione più corretta sia quella del dire...



RIVALTA Luigi

Se non sono sicure, si va avanti lo stesso.



MIGNONE Andrea

No, non si va avanti, perché se si è verificato che non sono sicure il nullaosta per la costruzione non viene concesso e non si va avanti.
Perché a questo punto se le conseguenze dell'incidente, che ciascuno di noi trae, sono di un certo tipo, allora si dica: fermiamo le centrali in funzione, tutto ciò che nel PEN è previsto e che si sta avviando rispetto alle centrali nucleari. Non siamo noi che dobbiamo fare questa scelta, è una scelta precisa che deve essere decisa dal Governo, dal Parlamento nazionale, ma soprattutto dalla comunità internazionale.
Non mi sto a soffermare sul fatto che in Svizzera e in Francia ci sono delle centrali nucleari, anche se questo è un elemento di riflessione che deve essere tenuto presente.
Capisco di più una posizione che dice, rispetto a queste cose: si fermi davvero tutto ciò che di nucleare c'è o è in previsione; sarei piuttosto per questa posizione.
Nel nostro ordine del giorno chiediamo due cose: che prima del nullaosta alla costruzione della centrale vera e propria vi sia una verifica seria, profonda e completa con la comunità scientifica internazionale rispetto al problema della sicurezza. Cogliamo peraltro l'occasione per richiamare la Giunta ad un comportamento molto più puntuale, mirato, rapido e scrupoloso nella verifica dell'attuazione completa in tutte le sue parti della convenzione ENEL - Regione. Perch questa della convenzione aggiuntiva ENEL - Regione era stata una delle condizioni in base alle quali hanno avuto il nostro assenso. Noi chiediamo che non si abbassi la guardia da questo punto di vista nel dire: "Abbiamo avviato le cose e va bene, vadano avanti", no; vi sia un'attenzione puntuale, ora dopo ora, scrupolosa e completa del fatto che l'ENEL rispetti in tutte le sue parti la convenzione con la Regione; vi sia il rapido approntamento del Piano territoriale operativo che non veda però esclusi i grandi aggregati urbani che sono nelle vicinanze dell'area Po l.
Queste sono in sintesi le indicazioni che noi abbiamo contenuto nel nostro ordine del giorno e a queste ci atterremo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Genovese.



GENOVESE Piero Arturo

Signor Presidente, colleghi, non ho chiesto la parola perché abbia argomenti particolari da aggiungere, né sul piano della valutazione del tragico incidente avvenuto a Chernobyl né per quanto riguarda valutazioni di natura tecnica, a quanto già è stato esposto nei vari interventi che oggi si sono succeduti.
Ho chiesto la parola perché ritengo doveroso dire la mia posizione essendo uno dei tre Consiglieri regionali rimasti in quest'aula che al momento della scelta della Regione in, ordine all'eventuale localizzazione di una centrale elettronucleare nella nostra Regione aveva espresso voto contrario.
Aveva espresso voto contrario, e lo ricordo in sommaria sintesi, non in ordine alla localizzazione proposta e che venne poi definita, ma per motivazioni di carattere più generale che riguardavano la politica energetica del nostro Paese, considerazioni di carattere economico valutazioni concernenti l'introduzione di questo tipo di tecnologia elettronucleare negli anni '90 nel nostro Paese e preoccupazioni in ordine alla sicurezza delle persone e alla tutela dell'ambiente in cui viviamo.
Avevo assunto cioè una posizione contraria, chiaramente motivata e avevo detto allora che lo facevo in coscienza, nel rispetto di mie personali convinzioni e non senza difficoltà perché in difformità rispetto alle decisioni assunte dal mio Partito e dal mio Gruppo, verso cui in ogni caso esistono motivi di lealtà politica e venendo meno anche a quella ricerca di corresponsabilità istituzionale che 'è cosa più larga dell'appartenenza ad una maggioranza o ad una opposizione e che è pur sempre da ricercare, quando è possibile, in momenti di scelta di particolare significato e rilevanza per la vita della comunità.
Quindi non ponevo ad altri problemi di coscienza; non volevo cioè giudicare gli altri, ma mi ero limitato (lo ripeto anche oggi) ad esprimere una mia personale convinzione maturata dalle considerazioni e dagli approfondimenti che personalmente attorno al problema ero riuscito a fare e a definire.
A me sembra che oggi siamo di fronte ad una situazione in cui ci sono alcune cose che devono essere dette con chiarezza, almeno dal mio punto di vista.
A me pare che siamo di fronte a problemi di scelta politica generale e a problemi di scelta di politica energetica che non sono di responsabilità esclusiva o preminente della Regione e che sarebbe pertanto un errore (a mio modo di vedere) caricare la Regione della responsabilità di scelte che non attengono alla decisione regionale; certamente, abbiamo il dovere di partecipare ad un approfondimento e ad una riflessione comune, ma credo che sbaglieremmo se dovessimo metterci nella condizione di dover essere noi tra qualche mese a decidere, sia pure sulla base di indicazioni tecniche più approfondite che pur sono necessarie.
Gli avvenimenti di questi giorni, che al limite erano ipotizzabili dimostrano che qualora si verifichino in qualunque parte del mondo incidenti di tipo catastrofico, difficilmente le misure di sicurezza possono essere assicurate e date secondo quanto richiesto.
A meno che non si abbia la presunzione di pensare e di dire che una Regione, un Governo, un Paese, sono in grado di "governare l'Apocalisse" cosa che secondo me appartiene ad una tentazione che bisogna rifuggire poiché di fronte ad una catastrofe è difficile invocare la tempestività delle garanzie e degli interventi pubblici.
Il problema è grande e credo possa essere ricondotto solo alla responsabilità preminente del Governo e del Parlamento nazionale.
Nel senso non solo della ridefinizione e dell'approfondimento delle scelte di politica energetica, ma anche delle scelte politiche complessive un Paese da solo non può certamente proporsi il problema di attuare controlli e di avere capacità di controllo di una situazione che vede la presenza nel mondo di più di 300 centrali elettronucleari e che quindi richiede una definizione ed accordi a livello internazionale, avviando subito controlli reali su ciò che già esiste e funziona nel mondo.
Perché non penso, e qualcuno l' ha già detto, che noi possiamo oggi qui ragionare su una eventuale centrale di Trino e dimenticarci per esempio del Superphoenix nell'Alta Savoia, un reattore di tipo autofertilizzante, di tipo veloce, già in funzione, che presenta pericoli ben più grandi rispetto a quelli di altre tecnologie nucleari sino ad ora prevalentemente impiegate (questo solo per fare un esempio).
Detto questo e avendo queste convinzioni, poiché non si può cambiare opinione nel giro di pochi anni, di poco più di un anno, ancor più in presenza di avvenimenti come quello di Chernobyl, non posso nella sostanza e a titolo personale che confermare la mia posizione contraria rispetto all'utilizzo di questa tecnologia nel nostro Paese; anche per le cose che il Consigliere Benzi stamattina richiamava e che avevo detto un anno e mezzo fa in quest'aula, cioè in presenza di una situazione in cui lo stesso ricorso al nucleare oggi si prefigura come possibile attraverso tecnologie diverse,. , più flessibili e più controllabili, di tipo modulare, già sperimentate negli Stati Uniti e nella Germania e di cui si ha testimonianza attraverso gli studi e le relazioni che il MIT da più di due anni ha presentato.
Quindi resto sostanzialmente contrario. Sulla posizione che ho assunto come ripetevo, un anno e mezzo fa. Mi limito a dire che, in questa situazione, rispetto a ciò che oggi siamo chiamati a dire e ad esprimere mi trovo in presenza di posizioni che dal mio punto di vista sono insufficienti rispetto al problema, poiché nei documenti che sono stati presentati si chiede una sospensione, una fase di approfondimento ulteriore, di verifica delle condizioni di garanzia.
Confermando la mia posizione e riservandomi di dare una valutazione dei documenti finali, credo che oggi prevarrà, sul piano delle decisioni un'esigenza di lealtà verso il mio Gruppo, perché non vedo grandi differenze rispetto alle mie convinzioni di fondo nei diversi documenti che sono stati presentati.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a quest'ora e dopo tanti interventi molto discutibili in gran parte, ma certamente tutti appassionati e sofferti, non dico gli interventi scritti, ma anche solo le scalette vanno riposte nel fascicolo e quindi mi si consentirà un intervento breve, ma necessariamente scoordinato, proprio per cercare mentre ci si avvia alla conclusione, di capire e di puntualizzare alcune questioni non solo della parte che io rappresento, ma sostanzialmente anche di parti diverse che sono emerse in Consiglio.
In primo luogo mi sembra necessario che vada resa una testimonianza al collega Staglianò (che non è presente) per dirgli che se prima di fare il Consigliere regionale avesse letto gli atti del Consiglio regionale saprebbe che in questa sede non c'è mai stato un dibattito sul nucleare. La decisione della Regione Piemonte non è stata a favore del nucleare, è stata in ordine ad un adempimento processuale che ha dovuto assumere, che ha ritenuto di assumere, conseguente a una scelta nucleare che è del Governo nazionale.
Quindi etichettare qualcuno, come il sottoscritto, di "epigono stanco" (lo "stanco" posso anche accettarlo, a quest'ora e alla mia età, ma probabilmente anche l'anno scorso la stanchezza dell'ora e dell'età non era molto diversa, 1"epigono" no). Su queste questioni ritengo di dovere utilizzare l'intelligenza e soprattutto l'intelligenza del dubbio.
Ricordiamoci che qui nessuno mai si è pronunciato a favore o contro il nucleare.
Ci sono state alcune cose molto belle in questo dibattito, per esempio una testimonianza di coerenza intellettuale del collega Reburdo che mi ha dato atto che l'opposizione della sua parte personale e di un altro Consigliere non era sul nucleare, ma di tipo ideologico - politico. Io riconosco che secondo qualche accezione politica un insediamento nucleare per quello che comporta in termini di vincolo al territorio e alla relazione sia un fatto che può determinare nel sistema delle relazioni politiche un salto di qualità che qualcuno può considerare negativo, che pone, nei confronti non solo della centrale nucleare, ma dei grandi insediamenti che prefigurano dietro grossi collegamenti di potere, un tipo di società diversa da quella che si auspica.
Quindi l'opposizione al nucleare che c'è stata qui era di tipo ideologico, non legata al nucleare, ma alla società che c'è intorno al nucleare. E' una cosa un po' diversa e di questo Reburdo ce ne ha dato atto. E che, tutto sommato, le cose stiano ancora così, che l'opposizione al nucleare sia soprattutto un fatto ideologico, legato alla società, non allo strumento, è quello che vediamo sulle nostre strade.
Chissà come mai quando le cose avvengono negli USA non ci si preoccupa tanto della nostra sicurezza e di chiedere cosa facciamo noi, ma di che cosa fanno loro e li si incolpa dei misfatti più inqualificabili. Mentre quando qualcosa succede in URSS nessuno qui ha detto che cosa dovrebbe fare l'Unione Sovietica, diciamo tutti cosa dovremmo fare noi. Ciò significa che il vizio ideologico c'è ancora. L'energia nucleare viene ancora vista come l'espressione di punta di una società industriale che vede ricollocata sul piano planetario la lotta di classe. Stamattina entrando qui non ho visto "Gorbaciov assassino"; se questo fosse successo negli Stati Uniti, si sarebbe visto! Vuol dire quindi che dietro la questione nucleare un minimo di pregiudizio ideologico esiste.
Allora facciamo la storia di questa vicenda, non stiamo ancora ragionando sul presente. Io non ho detto che i comunisti avrebbero scritto "Reagan assassino". Dico che qualcuno vede ancora il mondo e la società attraverso gli occhiali distorti dell'ideologia. Mi auguro che il PCI non sia tra questi, anzi certamente non lo è.
Ma che comunque sul problema nucleare sia rimasta una componente di natura ideologica nell'affrontarlo, questo è certo. Ho voluto semplicemente ricordare queste cose, se mi consentite nella responsabilità istituzionale che avevo nella passata legislatura, per dire che in questa sede si è lavorato a fondo per verificare se ci fossero in Piemonte le condizioni per realizzare qui una decisione che nella sua matrice originaria "si o no al nucleare" non competeva a questa Regione.
Questo anche per assolvere da certi peccati di incoerenza alcune forze politiche che in questa sede oggi si pronunciano sul nucleare, ma che l'anno scorso non si sono pronunciate sul nucleare, ma sulla suscettibilità di alcune aree di accettare sul loro territorio una certa struttura prefigurata, programmata e garantita in un certo modo. Sono due problemi completamente diversi. L'insediamento nucleare in Piemonte non è stato "nucleare si - nucleare no", è stato un problema di politica territoriale.
Quindi, Staglianò, in questo Consiglio il problema "nucleare si nucleare no" non si è mai posto. Quelli che hanno votato "si" alla localizzazione a Trino in due occasioni diverse non hanno votato in termini "nucleare si - nucleare no", ma l' hanno votato in termini di argomenti di politica territoriale. Sarà giusto, sarà sbagliato? Noi non potevamo, e a mio modo di vedere non dovevamo, fare niente di diverso.
Però devo dire che con quella procedura qualcosa avevamo pure ottenuto e c'eravamo preoccupati, caro Staglianò, di ottenere cose che non sono previste dalla legge e a me sembra che forse è questa la strada che dovremo continuare a percorrere.
Volevo fare chiarezza, perché si ha l'impressione che quelli che hanno votato "si" a Trino fossero tutti nuclearisti. Non è vero! Non so quanti fossero nuclearisti, non so quanti fossero antinuclearisti. Però a loro non è mai stato chiesto se erano nuclearisti o no. E' stato chiesto se secondo loro certe aree in ordine a certi parametri potessero sopportare un certo tipo di insediamento, ma non perché era nucleare, perché aveva sul territorio alcune ricadute, questo è il problema che il Partito Comunista iniziando da un certo schieramento finendo al Partito Liberale dall'altra si è posto. Quindi i tristi epigoni teniamoceli per un'altra occasione.
Su cosa stiamo discutendo noi in questa sede? Di molte cose, bisogna non lasciar crescere qualche luogo comune, perché certamente qualcosa è cambiato da prima di Chernobyl. Ma che cosa è cambiato? E' cambiata la nostra attenzione al problema. E' stata la nostra preoccupazione, una maggiore mobilitazione. Ma i dati del problema sono cambiati? I dati del problema non sono cambiati. Il problema Chernobyl era il problema Chernobyl con le sue caratteristiche, che l'anno scorso erano alcune, che oggi sono altre, che hanno profonde differenze rispetto al problema della nostra centrale di Trino.
Se noi cogliamo questa occasione per ragionare su Trino mi va tutto bene, ma rifiuto sul piano intellettuale, così come rifiutava alcune cose Rivalta stamattina, che si dica che quel fatto è in una qualche misura rapportabile ai dati sui quali abbiamo ragionato noi. Sono questioni completamente diverse. I problemi sono un po' diversi e ancora più gravi.
Si tratta di capire in definitiva che cos'è la sicurezza. Rivalta ha fatto un intervento come al solito molto coraggioso, da uomo della ragione certamente non del pregiudizio. Si è dimostrato in una qualche misura più disponibile ad affrontare il rischio nucleare di quanto probabilmente non è qualcun altro, non dico in che banco, non dico se il sottoscritto o il collega Santoni.
Aumentando il grado di probabilità devono aumentare i livelli di sicurezza; questo ha detto Rivalta. Allora, quello che bisognerà accertare ma che a mio modo di vedere è sicuramente certo, perché altrimenti siamo finiti tutti quanti nelle mani di una serie di apprendisti stregoni (questo è il dubbio che dobbiamo avere), è se l'ipotesi, ridotta anche a 1 su 100 mila, aveva determinato delle misure di sicurezza di tipo tecnico e le aveva attuate, perché a me sembra che si debba rifiutare il ragionamento che le misure di sicurezza variano in ragione, della probabilità, ma variano in ragione del tipo di rischio oggettivo che si affronta, non la probabilità.
Sono quindi convinto, perché sono abituato ad essere disponibile aperto e ad avere fiducia negli altri, che dietro la progettazione della centrale di Trino non può non esserci la tecnologia di sicurezza che prevede l'ipotesi di fusione del nocciolo come probabile, sia pure un livello di probabilità molto basso che non può evidentemente non imporre le stesse condizioni di sicurezza tecnica che richiederebbe un grado di probabilità maggiore. Questo mi pare un tipo di ragionamento sul quale ho qualche difficoltà ad avere dei dubbi. Ho qualche difficoltà ad avere dei dubbi che si sia programmata una centrale dicendo "Sicuramente una centrale ogni centomila scoppia" (non è il termine esatto, comunque va a rischio grave).
Che tecnologia adottiamo in termini di sicurezza? Una tecnologia relativa all'evento o relativa alla probabilità dell'evento? Sicuramente relativa all'evento.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Allora perché avete abbassato da 16 a 2 km il raggio di evacuazione previsto per il reattore PWR. quello che è fuso a Harrysburg e che ENEL e Ansaldo vogliono costruire a Trino Vercellese.



MARCHINI Sergio

Io ti dico che le condizioni di sicurezza a fronte di diverse acquisizioni possono essere aumentate, diversificate, cambiate. La storia dell'uomo è la storia della riflessione, è la storia dei dubbi e delle modifiche.
Richiamavo soltanto l'attenzione sul fatto che se la fusione del nocciolo è stata prevista anche a livello di una possibilità su centomila è evidente che a livello tecnico, non a livello di misure cautelative esterne, perché di questo si parla, certamente non possono non essere state previste. Da uomo del XX secolo rifiuto questo, e quando mi dimostrerete che non è così, allora metteremo sotto processo non la Regione Piemonte non lo Stato italiano, ma tutta l'umanità. Consentimi, collega Bresso, tu sei una donna di scienza, ti ho richiamato un ragionamento che ha fatto un esponente del tuo Gruppo. La probabilità vuol dire che un fatto avviene si con un certo grado di probabilità, ma sicuramente.
Questo vuol dire che quando è stata progettata la centrale di Trino e quelle della sua generazione si è tenuto presente che il nocciolo poteva fondere, quindi le strutture di sicurezza tecnologica, intendo dire l'impianto, sono certamente state progettate in funzione di questa ipotesi sia pure ridotta a una probabilità di una su centomila. Perché non sarebbero state diverse se la probabilità fosse stata di una su centocinquantamila, o di una su cinquanta, perché si tratta di garantire che l'incidente non determina delle conseguenze non accettabili; questo è un ragionamento sul quale non insisto, ma che dovrà essere tenuto presente nelle nostre determinazioni.
Invece di fare il processo all'Unione Sovietica che ha in azione alcune decine di centrali di questo tipo, prive di elementi di sicurezza rispetto all'evento probabile, si dice che il problema c'è su Trino dove le tecnologie di sicurezza rispetto all'evento sono state previste. Mi sembra che non dobbiamo accettare questo salto come acquisito. L'occasione pone a tutti degli elementi di riflessione su tutto, per esempio su quello che diceva Staglianò.
Mi ha fatto anche impressione sul piano anche epidermico sentire dire che in effetti alla luce delle cose che sono avvenute il piano d'emergenza di Trino non può non coinvolgere Torino. Questo è certo; è una riflessione che faceva Ala che non può non colpirti. Probabilmente, nelle considerazioni che facevamo sin dall'anno scorso, questo fatto non ci era così presente.
Perché mi disturba che questo dibattito sia caricato di valenza politica? Perché ci impedisce di confrontarci l'un l'altro, in termini, se mi consentite, culturali ed acquisire l'un l'altro, ognuno, qualcosa da questa discussione.
Poiché si sono inserite, evidentemente, delle questioni politiche curiose, questo non è così facile e me ne dispiace, perché la vita politica è fatta soprattutto della possibilità che dà, a chi la svolge, di arricchirsi e arricchire contemporaneamente utilizzando l'elemento di dibattito.
E' cambiato qualcosa, ma non è cambiato il progetto di Trino: è cambiata la nostra attenzione al problema. Ci avviamo quindi ad un processo lungo che investe le coscienze per certe ragioni, investe la cultura, i politici, ma che non è certamente una riflessione che produrrà risultati a brevissimo termine. Questo è certo.
A me sembra che questa vicenda, così come non ha provocato nelle strade cartelli con la scritta "Gorbaciov boia", non può, secondo me, provocare cartelli con "Trino cimitero". Nella gestione di questo problema occorre trovare la capacità di fare prevalere la ragione e quindi di uscire con pronunciamenti che stiano all'interno della ragionevolezza.
Il problema, è evidente, non è solo piemontese o nazionale, ma è internazionale, rispetto al quale abbiamo presentato un ordine del giorno in cui riteniamo sia pensabile che noi si possa concorrere all'avvio di un processo che avrà la sua ricaduta nella nostra Regione sicuramente prima che la centrale di Trino entri in esercizio. La centrale di Trino, nella migliore delle ipotesi, entrerà in esercizio fra nove anni. Caro Consigliere Benzi, quanto tempo è passato da quando dai banchi della maggioranza ti impegnavi a favore della centrale nucleare; prima che siano passati nove anni questo processo a livello internazionale che guarda caso vede coinvolto un Paese come la Francia che ha all'interno strutture capaci di produrre il 60% dell'energia elettrica porrà il problema della sicurezza non solo alla Francia, ma anche agli Stati Uniti, al Canada, alla Germania.
Prima di nove anni questo dibattito avrà accertato, senza ombra di dubbio se le centrali di quelle generazioni sono sicure o no.
Iniziamo quindi a dire che è assolutamente indifferente per la sicurezza dei nostri cittadini che la centrale di Trino vada avanti o no.
La decisione finale sulla centrale di Trino dal dibattito culturale internazionale, cara collega Bresso, ricadrà su questa Regione, su questo tipo di centrale, prima che essa entri in esercizio: questo mi pare un problema ovvio.
Oggi, quindi, non stiamo discutendo sulla sicurezza dei nostri cittadini che verranno, semmai, messi a rischio fra nove anni, ma stiamo discutendo se un progetto di costruzione di una struttura debba andare avanti oppure no.
Come ha già detto qualche collega, se ci preoccupiamo veramente della sicurezza dei nostri concittadini, le cose che dobbiamo proporre sono molto diverse. Significa disattivare la centrale "E. Fermi" subito, bloccare Caorso definitivamente, tagliare i fili della luce.
La luce che ci illumina è per larga parte nucleare, arriva dal valico del Gran San Bernardo e da quello del Moncenisio: è energia nucleare che arriva dalla Francia, dal Superphoenix che, per chi non lo sappia, è al 33 di proprietà dei contribuenti italiani. Quando si parla di Superphoenix è bene che si sappia che non si parla di una cosa che fanno i francesi, ma i tedeschi, francesi e italiani insieme.
Se veramente vogliamo avviare un dibattito e soprattutto un'iniziativa di base, come la chiamerebbe probabilmente Staglianò, deve essere diretta nei confronti di tutte quelle strutture ad alto rischio quali sono le centrali nucleari nel mondo. Allora, facciamo prima la battaglia per chiudere le centrali pericolose e da essa scaturirà, come conseguenza necessaria e logica, la non attivazione della centrale di Trino.
Sembra un po' strano tornare a ragionare di "buoi e di carri", ma ho l'impressione che qui anziché parlare del bue si ragioni del carro, per cui diventa abbastanza specioso e strumentale il ragionamento che alcuni colleghi sono andati a fare.
Non ho altre considerazioni da fare: ho solamente voluto chiarire come a nostro modo di vedere, la proposta di sospensione dei lavori sul terreno (non sul territorio) di cantiere della centrale di Trino nulla abbia a che fare con la sicurezza dei cittadini europei e del mondo, assolutamente nulla.
Se tutti insieme avremo la forza di avviare un confronto culturale a livello mondiale dal quale emergerà che la scelta nucleare è una scelta che il genere umano non si può permettere (non i cittadini di Trino, Torino o Moncalieri) troveremo la forza di chiudere tutte le centrali: quelle degli Stati Uniti, degli Stati europei, della Russia che naturalmente sarà la prima a chiuderle, sicuramente, visto che ha del petrolio. Se così sarà rinunceremo tutti all'opzione nucleare e l'umanità avrà una generazione difficile per superare alcune situazioni di strozzatura nella quale, dal punto di vista economico, tecnico e scientifico si sarà trovata. Apriamo pure questo tipo di dibattito: se lo facciamo, mi riservo di decidere da che parte stare, ma quando mi si viene a dire che il dibattito che avviamo è quello sul fermare le colate di cemento armato a Trino Vercellese, non credo ci sia una battaglia per la sicurezza, ma per qualcos'altro.
La storia di questa Regione e di questo Paese ci diranno che tipo di battaglia si vuole fare davvero e non mi riferisco soltanto al PCI.
Abbiamo quindi presentato un ordine del giorno che innanzitutto parte da un dato che, guarda caso, si disconosce generalmente e che non si vuole sia conosciuto, cioè che la centrale di Trino Vercellese deve ancora avere per il suo avviamento tecnologico, l'autorizzazione finale. Questo significa che è bene che i cittadini piemontesi sappiano che prima di decidere di non fare alcune cose, occorre ancora decidere di farle.
Mi pare strano, caro Rossa, che si dica che non si vuole fare una cosa che, a livello definitivo, non si è ancora deciso se si farà o meno.
Chiamerei quindi i colleghi di tutte le forze politiche a ragionare bene su cosa vogliamo ci sia prima di decidere se rilasciare il nullaosta per la costruzione della centrale.
Questo è l'appuntamento che possiamo dare al Governo; un appuntamento razionale: si tratta di trovare degli spazi di contrattazione, di verifica con il Governo nazionale che subordini il rilascio del documento finale per la costruzione della centrale (e non per l'attivazione, in cui si avvia il momento di pericolosità) ad alcune condizioni di sicurezza sulle quali possiamo ragionare.
Strano, direbbero gli avvocati, avendo un elemento processualmente così chiaro: c'è un documento da fare, è di competenza del Governo a cui la Regione chiede di riflettere molto prima di emetterlo e di non emetterlo se non si verificano talune condizioni di certezze scientifiche in ordine alla sicurezza, ma, se anziché accertare questo elemento processualmente così chiaro (salvo poi scontrarsi su cosa chiedere al Governo), si rifiuta il metodo, che è razionale, è perché si vuole rifiutare il confronto.
Scrivere che si vuole la sospensione dei lavori significa defilarsi: è facile scrivere: "Fermiamo la centrale"; questo tranquillizza la gente, le nostre coscienze, ma non ci mette nelle condizioni d'impegnarci seriamente a capire se i presupposti per il rilascio dell'ultimo certificato sono sufficienti o no. Questo richiede, evidentemente, un lavoro di responsabilità politica e culturale diversa da quella molto facile (consentimi, caro Rossa), molto praticabile, di dire: "Sospendiamo i lavori, poi qualcosa succederà". Questo è un ragionamento da capomastro, a mio modo di vedere, non da chi ha la responsabilità di governo, di progettualità di una società.



VALERI Gilberto

Ma credi che i capomastri impegnati li, in questo momento, sperino nella sospensione o nella prosecuzione?



MARCHINI Sergio

Penso nella prosecuzione.
Cari colleghi, mi sembra che il fatto che alcune forze politiche abbiano individuato nel rilascio, da parte del Governo, del nullaosta alla costruzione, un momento importante in ordine alla decisione definitiva su Trino (non quella assunta da noi, che era di natura territoriale), voglia rappresentare un appuntamento che ci mette nelle condizioni di governare di nuovo questa vicenda. Quindi, io e il collega Santoni, abbiamo presentato un ordine del giorno che al proprio interno reintroduce (e sarei lieto se alcuni colleghi volessero leggerselo) quella che è stata la preoccupazione portante nella II e III legislatura: fare assumere un ruolo alla Regione.
Nel nostro ordine del giorno ipotizziamo in primo luogo che si avvii, a livello internazionale, perché la sede non può essere che quella, il dibattito sulla sicurezza delle centrali nucleari di qualunque generazione non soltanto di quella che è ospitata a Trino. Non sono assolutamente convinto per esempio che quelle modulari, cui faceva riferimento l'Assessore Genovese, abbiano tutte quelle certezze, sulle quali avevano assicurato anche noi, rispetto anche a quella di Chernobyl, che si diceva fosse sicura.
Avviamo questo processo internazionale, sollecitiamo che il Governo che è l'unico soggetto che lo possa fare, l'avvii. Controlliamo bene e chiediamo allo Stato di accettare il controllo della Regione sul fatto che vengano adottate tutte le determinazioni che, a livello internazionale maturano nel corso dei prossimi nove anni, inclusa (lo aggiungo nell'ordine del giorno non c'è) la sospensione e l'annullamento del progetto, nella misura in cui questi provvedimenti siano il risultato di un'indagine conoscitiva a livello internazionale di carattere scientifico.
Noi chiediamo quindi al Governo di confrontare con la Regione Piemonte l'avere o meno adottato questo tipo di cautele e di interventi che dal dibattito internazionale dovessero maturare.
Nel nostro ordine del giorno c'è poi un elemento che in una qualche misura è diverso, se non originale, che chiede, come altri Gruppi, anche al Presidente del Consiglio che venga indetta dal Governo nazionale una conferenza internazionale sull'uso dell'energia nucleare, e che questa venga fatta a Torino, poiché Torino, evidentemente, è la sede della Regione in cui, in Italia, prima che in altri luoghi, si dovranno assumere delle decisioni: il rilascio del nullaosta alla costruzione oppure un provvedimento di sospensiva o di rinuncia al progetto.
A noi sembra con il nostro documento di avere posto alle forze politiche che si avvicinano al problema senza pregiudizi e strumentalizzazioni un terreno di confronto e soprattutto prendiamo atto che altri ordini del giorno sono un terreno di confronto suscettibile di approfondimento al quale ci dichiariamo disponibili e ci auguriamo che questa giornata di dibattito si chiuda con un documento che dia una risposta di presenza puntuale dell'istituzione rispetto ai problemi della gente e che rappresenti anche un'ulteriore testimonianza che questa istituzione sa essere tale e non solo cassa di risonanza, che sa, quindi farsi carico; questo non significa dare ragione: limitarsi a dare ragione a qualcuno significa non farsi carico di niente. Farsi carico vuol dire cogliere quello che ci viene proposto nella sua problematicità, quindi si governa il problema e si assumono le responsabilità. Dare ragione vuol dire defilarsi dal problema, lasciando che altri facciano quello che noi non facciamo. Non siamo in questa posizione e intendiamo utilizzare lo spazio di questa giornata, dopo che saranno conclusi gli interventi, per uno sforzo nel quale metteremo tutta la nostra disponibilità di intelligenza e di quella che ci è rimasta, esaurita la fatica, alla quale faceva riferimento il collega Staglianò, per concorrere ad un documento che faccia onore alla tradizione di questa Regione, perché su questo la nostra Regione ha ormai una tradizione, per qualcuno discutibile, ma che certamente è unica nella storia del nostro Paese.



(Il Consigliere Staglianò si avvicina al Consigliere Marchini offrendogli una bottiglia contenente del latte contaminato)



PRESIDENTE

Non ammetto queste manifestazioni in aula consiliare, pertanto invito il Consigliere Staglianò a ritirare le sue bottigliette.
Ha chiesto la parola il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.



MARCHINI Sergio

Attribuisco la responsabilità dell'atto dell'amico e collega Staglian non al collega e amico Staglianò, ma a chi ha determinato in questo Consiglio le condizioni di disagio politico che lo rendono non solo possibile, ma anche necessario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, siamo alla fine di un dibattito lungo, defatigante che ha avuto anche momenti di tensione e che comunque affronta un tema molto importante quale quello centrale per lo sviluppo economico della società contemporanea e della sicurezza.
L'incidente di Chernobyl ha originato in questi giorni una fase di profonda emozione: mi ricollego anch'io all'intervento del collega Rivalta ripreso poi dalla collega Bresso.
Io credo che l'emozione sia un fatto importante; penso che non ci siano da respingere momenti di emotività che sono sostanzialmente momenti di umanità profonda e che l'emozione possa essere un motivo per riflettere però credo che l'emozione non possa essere un motivo sulla cui onda giungere a decisioni affrettate.
In proposito si è espresso, in questi giorni, uno scienziato come Regge che è stato tra quelli più problematici rispetto all'ultima fase di sviluppo dei lavori per la centrale di Trino e che ha richiamato a non decidere sotto l'influsso dell'emotività che può portarci a concludere di non poter governare la materia. Sarebbe molto grave se traessimo da questa situazione un motivo di rinuncia proprio per quell'impegno scientifico di crescita teso a dominare anche la materia per quanto possibile riconducendola a elemento di progresso della nostra società.
Noi quindi più che emozionati siamo profondamente preoccupati e siamo interpreti della preoccupazione che pesa sulla popolazione, una preoccupazione da insicurezza. Vi è invece la necessità di avere delle certezze, delle valutazioni serie e scientificamente valide, e questo soprattutto nella situazione presente e in merito non tanto alla costruzione futura, come è già stato accennato della centrale di Trino, ma in ordine alla situazione presente, quella di fatto.
Abbiamo trecento centrali funzionanti, una grande parte in Europa: un numero veramente rilevante vicino ai nostri confini in pieno funzionamento talché se dovessimo trarre il giudizio di non poter controllare la materia e la convinzione di una insicurezza generalizzata dovremmo, come è già stato più volte affermato, spegnere le centrali e spegnere la luce perché è risibile pensare di produrre energia sufficiente in una situazione di ampio sviluppo con le centrali idroelettriche.
Si è verificato uno di quegli incidenti severi, per citare ancora il collega Rivalta, gravissimi al massimo livello che erano previsti con probabilità minima, quasi esclusi, ed è il secondo che si verifica, creando con la fusione del nocciolo dei grossi problemi. Dobbiamo peraltro anche dire che a quanto si conosce, le condizioni di sicurezza dell'impianto di Chernobyl non erano adeguate, che il reattore non aveva i rivestimenti protettivi richiesti, che era prodotto con una tecnologia sostanzialmente superata. Tutto questo è comunque possibile perché dalla Russia abbiamo poche notizie, mentre dall'America molte di più. La polemica di "Gorbaciov boia" non mi interessa affatto, ma non possiamo non dare un giudizio profondamente negativo sull'atteggiamento dell'Unione Sovietica su questa vicenda ed è un giudizio negativo che conferma che v'è un confine tra il sistema democratico e il sistema che non ha le garanzie democratiche.
C'è un confine comportamentale, un confine di azione, non c'è un nucleare buono o un nucleare cattivo, ma c'è un atteggiamento comportamentale per cui la mancanza di efficienti controlli democratici, di partecipazione e di informazione può contribuire ad abbassare quel livello di guardia che è quello che ci interessa. Questo aspetto mi pare molto importante e credo debba essere valutato, anche ai fini di un giudizio complessivo, sul funzionamento del sistema delle centrali nucleari oggi che ci interessa principalmente per dare sicurezza ai cittadini o per togliere una preoccupazione enorme. Per questa ragione nel nostro ordine del giorno abbiamo posto come primo elemento quello della necessità di un organismo di controllo internazionale sul nucleare, sul sistema di produzione elettronucleare perché questo è il vero problema di oggi: è vero che ci sono altri Paesi, come la Francia, che non lo vogliono, ma è un tema che va affrontato a fondo, è la grossa iniziativa politica di carattere internazionale che appare necessaria.
Un controllo della sicurezza urge perché non ci sono frontiere, come è stato osservato molto bene, perché gli incidenti, che potrebbero capitare al di là della frontiera francese, porterebbero certamente danni enormi in Piemonte come li potrebbero portare anche quelli della Germania occidentale; è necessario e prioritario garantire un controllo sul funzionamento degli impianti elettronucleari esistenti.
V'è un secondo problema, che noi abbiamo posto nel nostro ordine del giorno, ed è quello di un rinvio alla responsabilità del Governo (che deve decidere in proposito per competenza) per una verifica o una ridefinizione del Piano Energetico Nazionale per un riesame del tema della produzione energetica in Italia. Nel nostro Paese tale verifica deve essere condotta dal Governo avendo presente che siamo in una situazione particolare: da un lato abbiamo una caduta del costo, conseguente al calo dei prezzi petroliferi e del dollaro, che in un certo modo rilancia la competitività della produzione termoelettrica, ma dall'altro lato abbiamo molto grave una sottoproduzione italiana rispetto al consumo di energia elettrica. Lo sviluppo economico, la ripresa in atto, chiamano maggiori consumi di energia elettrica e di fronte a questi noi siamo tributari verso l'estero e in una misura enorme. Abbiamo bisogno di energia elettrica, quindi abbiamo necessità di produrla, di garantirci una produzione propria anche perch sappiamo che continuare ad importare energia significa essere deboli sotto il profilo economico, non in grado di garantire quella competitività al nostro sistema produttivo che è la sola garanzia di un progresso economico ed anche civile.
Questo problema deve essere posto di fronte al Governo che ha il compito (e noi lo richiamiamo con la nostra proposta nell'ordine del giorno) di rivedere il Piano Energetico Nazionale e di darci indicazioni precise.
Con il nostro documento postuliamo anche la predisposizione a livello regionale di un impianto e di un servizio di monitoraggio completo, in modo che si abbiano dei dati certi. Ci siamo trovati, purtroppo in questa fase di fronte a dati contraddittori per quello che riguarda la radioattività nel latte come nei prodotti agricoli, dati estremamente diversificati, fra quelli dati a livello locale e quelli forniti, sempre per rilevazioni locali, ad altri livelli.
Pensiamo che avere delle certezze di misura, poter disporre di una sicu rezza di rilevazione, sia molto importante e richieda iniziative che sono in qualche misura nelle nostre mani e per le quali dobbiamo muoverci con il massimo impegno.
Per quello che riguarda il discorso complessivo noi non possiamo che esprimere dei giudizi sostanzialmente positivi sull'intervento del Governo nazionale e circa la posizione della Giunta regionale.
Si è fatta molta polemica sulle posizioni assunte, a livello nazionale su presunti o veri disaccordi, ma di fronte alla mancanza di certezze scientifiche, alla carenza di informazioni possono anche nascere delle valutazioni diverse anche a livello di chi ha delle responsabilità.
Peraltro abbiamo sentito anche un giornalista, certamente non sospetto di essere codino o fiancheggiatore come Biagi, condurre a "Spot" un'intervista con cinque esperti sanitari che hanno confermato la sostanziale validità dei provvedimenti assunti dal Ministro della Sanità e quindi la validità dei provvedimenti adottati dal Governo e che sono poi quelli che contano in quanto impegnano in qualche modo, in questa fase, il Governo, i cittadini e anche le autorità periferiche. E' possibile che il Ministro Zamberletti abbia dato a titolo personale delle valutazioni diverse, ma quello che conta è la decisione del Governo assunta dal Ministro Degan e fino ad oggi non revocata. Non ci riesce di scorgere alcuna figuraccia in ordine alla quale si debba fare riflessioni. C'è invece da prendere atto che in un momento difficile il Governo è stato presente, che le dichiarazioni della Giunta regionale sono largamente condivisibili: sono dichiarazioni di responsabilità estremamente serie che si fanno carico a fondo del problema. Sulla nuova centrale di Trino, il dibattito si è portato forzatamente, perché abbiamo in Piemonte questo tema attuale, anche se si tratta in gran parte come è già stato detto di un problema che avrà degli effetti nel tempo, che non ha certamente oggi delle implicazioni o conseguenze immediate come invece lo ha il complesso delle centrali funzionanti.
Dopo l'incidente di Chernobyl occorre certamente riflettere e valutare le nuove esperienze che nascono da questo tragico fatto; occorre utilizzare il tempo che abbiamo davanti in modo molto positivo. Per questo noi facciamo riferimento soprattutto ad una scadenza che è precisa, prevista nella procedura di attuazione della centrale di Trino, "il nullaosta per la sua costruzione". Questo nullaosta deve essere rilasciato dal Governo: è il via effettivo alla costruzione della centrale e riteniamo che è in attesa di quel momento ed è a quel momento che deve essere rinviata la decisione eventuale per una non costruzione della centrale. Perché non possiamo oggi portare avanti un'ipotesi, che giudicheremmo frettolosa e semplicistica, di moratoria sugli impianti, di sospensione, immediata dei lavori della centrale di Trino, che sono per lo più lavori di movimento di terra. Certi interventi (mi riferisco all'intervento del collega Tapparo) potrebbero ancora essere portati avanti e probabilmente potrebbero essere utilizzati per soluzioni alternative.
Noi non riteniamo che ci siano le ragioni, sotto la spinta di questa emotività di fondo, per provvedere ad un cambiamento di linea immediato, ad una sospensione secca dei lavori in corso che avrebbe un'influenza esterna non positiva e che potrebbe essere non compresa.
Riteniamo invece che dobbiamo impegnarci con fermezza perché ci sia un approfondimento adeguato prima della concessione del nullaosta per la costruzione. In questo senso si muove il nostro ordine del giorno, ispirato certo alle nostre convinzioni, ma che è nato anche come elemento di possibile incontro tra le forze che governano la Regione Piemonte e che con questo spirito abbiamo predisposto cercando di cogliere tutte le possibili impostazioni che sono presenti nell'ambito della maggioranza.
Siamo disponibili all'esame ed al confronto del nostro ordine del giorno con le altre forze politiche nell'ambito delle forze di maggioranza in primo luogo e con le altre forze se è possibile, purché si comprenda che non devono contare tanto i nominalismi e quindi la possibilità di indicare una generica sospensione che non avrebbe significato, ma è molto importante garantire nella sostanza che questi mesi che sono di fronte a noi possano essere utili per aumentare la sicurezza, per portare avanti delle valutazioni essenziali e fondamentali per il miglioramento della struttura che potrebbe essere costruita e che abbiamo nella passata legislatura accettato venisse costruita nel sito Po 1 di trino.
Con questo spirito siamo disponibili alla ricerca di convergenze più ampie avendo presente che il nostro ordine del giorno, già partito con questo spirito, possa essere un momento di incontro tra le forze che compongono questa assemblea.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta Beltrami, per la replica.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Non ripeterò certamente quanto ho ampiamente illustrato stamattina nell'introduzione delle relazioni dei tre colleghi e dell'Assessore.
Il dibattito è stato ampio, diffuso, corretto, ha toccato largamente i molti aspetti di questo tema. Ho avvertito non tanto la disponibilità a denunciare quanto a sottolineare che l'Uomo, con "U" maiuscola, ancora una volta si sia visto sfuggire di mano, nella corsa verso l'innovazione, il prodotto delle sue conquiste; ha subito l'imprevisto, avverte lo smarrimento, il senso dell'impotenza, lo sgomento per la sua incapacità a fronteggiare un evento che gli spazi del razionale oggi riproposti come razionalità olimpica non avevano contemplato o solo scarsamente previsto.
Ringrazio gli intervenuti, mentre colgo la sottolineatura del Consigliere Mignone rivolta a stabilire un raccordo, non solo di mediazione tra energia nucleare e democrazia, attraverso la proposta di un Governo internazionale dell'energia.
Introducendo il rapporto comunicazione della Giunta mi sono sforzato di non accentuare questo aspetto anche se il silenzio, quel silenzio che da più parti è stato richiamato, è stato veramente raggelante, una cortina di silenzio impenetrabile, un segreto che impressiona. Non una riga di conseguenze nella stampa, né un avvertimento alla televisione, nessuno ha potuto sapere nulla, neppure coloro che avevano parenti o familiari nelle zone colpite.
Gli Stati confinanti non sono stati preavvertiti del pericolo che incombeva sui loro territori. L'opinione pubblica interna a sua volta è stata tenuta all'oscuro di tutto.
Vorrei che si tenesse presente che nell'avviare il dibattito non ho neppure introdotto valutazioni sul passato più recente, sul come sia nata questa scelta del nucleare, scelta che taluni hanno definito coraggiosa che altri hanno minimizzato, altri ancora hanno chiamato sofferta con la partecipazione di un ventaglio di forze politiche coinvolgenti senza confini delle diverse aree di questo Parlamentino.
Lo dissi in sede di costituzione di questa Giunta e sono tuttora convinto che sui grandi temi di fondo che interessano il Piemonte devono potersi ritrovare in molti, così che, magari convenendo su quanto è stato qui affermato (talvolta torna difficile stabilire un vero canale, rapporto di vera confluenza tra l'elettore e chi lo rappresenta, mi pare sia stato il collega Rivalta adirlo stamani), si possano trovare degli spazi entro i quali riconoscersi, individuare le grosse linee di fondo lungo le quali marciare e camminare. Da qui ancora la convinzione che su un ordine del giorno che dovrà essere espresso dal nostro Parlamentino dovrebbero ritrovarsi ampie convergenze per dare robustezza propositiva non solo qui non solo per i motivi di immagine, ma per ritrovare forza contrattuale nei confronti del Governo, del Parlamento della Repubblica, degli interlocutori ENEA, ENEL e quanti altri. Dovremmo manifestare un modo di pensare del Piemonte, le ansie, le attese, addirittura le paure ed il bisogno di tranquillità delle nostre popolazioni.
Diremo al Governo che se il piano energetico proseguisse nel Paese questo dovrebbe avvenire con la partecipazione, il contributo e il coinvolgimento di tutte le Regioni interessate e che il Piemonte non deve restare una "mosca bianca", mi si perdoni, votato all'olocausto. Questo diremo al Governo chiedendo ancora ulteriormente di considerare i dispositivi già previsti dal piano per la tutela dell'ambiente, allo smaltimento delle scorie radioattive, accertandone i sistemi di trattamento di localizzazione finale per ricevere garanzie assolute, anche sulla base delle nuove considerazioni suscitate dall'incidente, della normativa italiana sulla sicurezza nucleare e dei piani di emergenza tanto più complessi in un paese ad alta densità di popolazione qual è il nostro, alla definitiva risoluzione dell'aspetto istituzionale dei controlli da affidare, lo risottolineo ancora, ad un organismo tecnico indipendente dagli enti che hanno il compito istituzionale di promuovere l'uso di energia nucleare ed ancora risottolineo il diritto al libero accesso all'informazione sui dati ambientali.
Ritorno a sottolineare quanto ho detto stamani che l'informazione in questi casi è solidarietà tra la gente e motivo di solidarietà dei popoli.
Dovremo quindi potere capire e speriamo che dall'URSS ci siano forniti i dati di questa vicenda per cogliere complessivamente la dimensione così che non più a caldo (mentre noi dibattevamo sotto certa tensione, che qualcuno ha voluto chiamare anche emotività, nella vicina Francia dov'era ugualmente incombente lo stato di pericolo "Le Figaro" e "Le Monde" non hanno avuto alcuna sottolineatura e alcun richiamo nei confronti della popolazione su quanto interveniva nel Paese; guai se ci venisse per questa affermazione addebitata crudeltà mentale quando ci sforziamo ancora di rincorrere la lucidità, il razionale, magari con freddezza, certamente con senso di responsabilità), ma nel rigore delle motivazioni, il richiesto confronto con il Governo consenta ad ogni livello di trarre ogni più utile conclusione nell'interesse e nella tutela della popolazione. Questo incidente che ha sfiorato la tragedia, e forse c'è stata tragedia, ancora non lo sappiamo nella sua completezza, potrà pur nel gramo avere un risvolto meno negativo, direi costruttivo: sollecitare il Paese, la comunità a riscoprire gli anticorpi, a creare le difese, la ricerca delle occasioni di rilevamento, la rete di monitoraggio è stata richiesta poco fa, può essere una delle componenti da rivedere insieme con le forze di questo Consiglio, uno schema che certamente non è in grado di dare compiuta risposta alle molte evenienze, ai molti imprevisti di protezione civile attraverso quel nostro provvedimento legislativo che è in itinere, che non sarà in grado di dare delle risposte, ma certamente sarà in grado di offrire spazi di credibilità di una presenza, essere richiamo, indirizzo al quale rifarsi nei momenti di punta per la nostra comunità. Insisteremo ancora per la conferenza europea sull'elettronucleare. Chiediamo il livello europeo non certamente per fare qualcosa di più di quanti altri hanno chiesto per il livello nazionale, quanto per il fatto che viviamo in un'area decisamente europea registrando alle porte il bussare dei molti fatti legati alla esistenza di centrali elettronucleari ai confini del nostro territorio.
Nel caso che la somma dei dubbi si appalesasse superiore alle certezze e che non ci venissero dati sufficienti affidamenti su articolati e continui controlli, ovvero che non venisse definito, costruendola con noi con gli Enti locali, una congrua, complessa e pur dinamica rete di prevenzione per difendere la salute dei cittadini non disgiunta dalla corretta rete di informazione, la Giunta della Regione Piemonte interviene nell'ordine di idee, riconferma la proposta di stamani di rivolgere al Governo centrale la richiesta di bloccare il nullaosta autorizzativo, il cosiddetto NOC che dovrebbe essere l'atto deliberativo, introducendo e definendo immediatamente il processo di costruzione della centrale elettronucleare.



PRESIDENTE

Con la replica del Presidente della Giunta ha termine il dibattito.
Dobbiamo ora esaminare gli ordini del giorno che sono stati presentati.
Vorrei ancora ricordare che le comunicazioni della Giunta hanno assorbito l'interpellanza urgente del Consigliere Pezzana su questo argomento.
Passo pertanto ad elencare gli ordini del giorno in modo cronologico: 30 aprile: ordine del giorno urgente presentato dal Consigliere Ala integrato successivamente e ordine del giorno presentato dal Gruppo comunista 5 maggio: ordine del giorno del Con-sigliere Staglianò e ordine del giorno del Gruppo socialista 7 maggio: ordine del giorno del Gruppo socialdemocratico 8 maggio: ordine del giorno del Gruppo MSI-DN.
In data odierna, è stato presentato un ordine del giorno dal Gruppo democristiano, al quale è stato proposto un emendamento da parte dello stesso Gruppo.
Ancora in data odierna sono stati presentati un ordine del giorno dal Gruppo liberale ed uno dal Gruppo repubblicano.
Questi documenti sono stati trasmessi a tutti. Se voi, signori Consiglieri, consentite, siccome in questo momento dobbiamo ricevere l'Alto Commissario della CEE per il problema della concorrenza e dei rapporti con il Parlamento Europeo e per dare inoltre la possibilità ai vari Gruppi di consultarsi al fine di concordare un testo comune, propongo di sospendere la seduta per 15 minuti.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, vorrei capire come si muoverà il lavoro di questo Consiglio dopo questa sospensione ed anche a che cosa serve questa sospensione, oltre che ad un adempimento istituzionale che mi sembra di capire riguardi la Presidenza.
Voglio dirlo subito perché, l' ho già esplicitato prima con molta chiarezza, mi sembra intanto di dover ribadire e richiedere con molta forza che si esca da questo dibattito avendo assunto, come Regione, una determinazione. Noi non siamo d'accordo a che ci siano rinvii di sorta di pronunciamento, tra l'altro passerebbero 15 giorni e sarebbe davvero un sottrarsi alle nostre responsabilità gravissime, in questo caso incomprensibili a cui il Gruppo comunista in nessuna maniera si presterebbe.
In secondo luogo devo dire che gli sforzi per trovare intese sono stati da noi favoriti, ma le condizioni sono quelle che scaturiscono dal dibattito. A me sembra allora che i vari ordini del giorno abbiano in comune molte cose. Il vero punto, su cui peraltro la stessa comunità attende un pronunciamento del Consiglio regionale, perché questo avrebbe valore, è sulla richiesta di sospensione dei lavori che è contenuta negli ordini del giorno presentati dal nostro Partito, da DP, dai Verdi e anche con molta chiarezza, nell'ordine del giorno del PSI oppure invece una soluzione di lasciare andare avanti i lavori e di verificare le condizioni di sicurezza fino al nullaosta.
Mi pare di non avere nessun'arma per impedire ad una maggioranza di tentare di ragionare su queste cose, ma è chiaro che bisogna partire da questi elementi. Quindi, la dimensione dell'interruzione e il come si svolgeranno i lavori devono essere molto chiari.
Acconsento alla richiesta di sospensione di 15 minuti. Chiedo anche però, che dopo si arrivi a mettere in votazione, secondo l'ordine di presentazione, gli ordini del giorno.
Non capiremmo una cosa diversa, perché è difficile poter pensare ad una maggioranza, che non è riuscita a mettersi d'accordo prima - salvo che siano intervenuti estranei fenomeni - che si metta d'accordo dopo su dei punti che sono notevolmente divergenti e sono anzi i due punti veri che hanno riguardato l'oggetto del nostro dibattito.
Acconsento dunque con queste precisazioni e in questi binari alla sospensione per 15 minuti.



PRESIDENTE

La richiesta di sospensione la ritengo anche opportuna da un punto di vista fisiologico, perché siamo qui dalle 9 di stamani. La seduta riprenderà con l'esame degli ordini del giorno che ho elencato in ordine cronologico che tali saranno, ma potranno anche essere la risultanza di accordi che potranno maturare. Non sono contrario che si ricerchi una soluzione.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 17,15 riprende alle ore 18,30)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Vi è un'ulteriore richiesta di sospensione della seduta presentata dal Presidente del Gruppo socialista per una riunione dello stesso Gruppo.
Poiché però i Consiglieri socialisti sono presenti in aula, la seduta prosegue.
Chiede la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Il Regolamento impone di passare al voto degli ordini del giorno secondo l'ordine cronologico di presentazione. C'è un ordine del giorno presentato prima del nostro dalla Lista Verde.



PRESIDENTE

La Lista Verde ha rinunciato a che si discuta per primo il suo documento.



BONTEMPI Rinaldo

Il Regolamento stabilisce che se gli ordini del giorno non sono ritirati si pongono in votazione secondo l'ordine di presentazione.
Dato che le risultanze emerse dal dibattito e le espressioni a supporto degli ordini del giorno sono state molto chiare, vorremmo chiedere a questi due Gruppi se, rispetto ai contenuti dell'ordine del giorno della Lista Verde e di quello susseguente al nostro di DP sui quali concordiamo largamente, sono disponibili a concentrare la loro attenzione sul punto essenziale che è comune a tutti e tre i documenti e con una serie di motivazioni anche storiche il nostro ordine del giorno rappresenta adeguatamente.
In altri termini, intendiamo votare il nostro documento; siamo d'accordo peraltro anche sui punti contenuti negli altri due ordini del giorno e chiediamo ai presentatori - per dare anche maggiore incisività e forza ad una richiesta, che noi riteniamo possa essere accolta non solo da questi Gruppi, ma anche da altri, viste le espressioni che sono state date in aula, della sospensione dei lavori alla centrale di Trino - se non ritengono di dover convergere sul nostro ordine del giorno.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ritengo che il dibattito abbia sufficientemente messo in luce che le vie possibili oggi, ai nostri lavori, per concludere una giornata molto faticosa, sono sostanzialmente due. Quella di sospendere i lavori della centrale di Trino per pensare a come eventualmente riprenderli, con tutte le garanzie sottolineate da tutti gli interventi oppure procedere come se nulla fosse, chiedendo soltanto un approfondimento accademico sulle garanzie necessarie e possibili.
Essendo 'solo queste le strade a nostra disposizione, penso sia importante che questo Consiglio si prenda la pausa di riflessione, fermando tutte le bocce, ragionando con calma e facendo tutti gli approfondimenti necessari.
Con questo spirito, e attribuendo questo significato politico alla vostra scelta, il mio Gruppo è disponibile a convergere nel voto del documento comunista, per sottolineare ancora una volta la questione principale che ho poc'anzi richiamato. Sarebbe, a questo punto, rituale la ripetizione di votazioni su documenti che chiedono cose simili, seppure con angolature e specificazioni ovviamente differenti.
Annuncio di ritirare il mio documento e di votare a favore del documento comunista.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Alcuni dei punti presentati nel mio ordine del giorno portano la data del 7 maggio, altri portano la data del 30 aprile. In gran parte, i punti presenti nell'ordine del giorno fanno parte di una sensazione diffusa in moltissimi ordini del giorno presentati. Due punti invece sono specifici ma non avendone trattato nel mio intervento - soprattutto in merito al rapporto tra Regione e TAR ed alla proposta di nomina di una Commissione di indagine sulla questione del nucleare in Piemonte - e ritenendo ora attribuire priorità alla decisione se sospendere o meno i lavori annuncio che questi due punti specifici, per ora accantonati, saranno oggetto di due proposte di deliberazione che avanzerò in seguito alla Regione.
La richiesta di sospensione dei lavori non è circoscrivibile ad un unico ordine del giorno; lo trovo presente in quattro ordini del giorno ivi compreso quello non citato finora del Partito socialista. Non chiedo alle altre forze politiche di necessariamente convergere sull'ordine del giorno della Lista Verde, quanto piuttosto di mettere in votazione comunque sia formulata, questa proposta di sospensione dei lavori. Per quanto una forza risolutamente antinucleare debba considerare un obiettivo minimale la sospensione dei lavori ritengo però che sia prova di maturità da parte del Movimento antinucleare, considerare e prendere atto del mutamento significativo verificatosi in quest'aula e della necessità d'una uscita graduale dall'errore nucleare.
Pur non considerandoli certamente sufficienti, dal nostro punto di vista, essendo la richiesta della sospensione presente nell'ordine del giorno comunista e in quello socialista, ritiro il mio ordine del giorno e convergerò su entrambi. E, se si voterà su punti specifici, voterò a favore di quei punti richiamati negli ordini del giorno anche di altri Partiti di maggioranza, che richiamano temi quali la richiesta di maggiori informazioni sui piani d'emergenza, la condanna dell'Unione Sovietica per quanto attiene la tempestività e la completezza dell'informazione in merito all'incidente. Manca un punto, in tutti gli ordini del giorno, molto significativo: le conseguenze di questo incidente sui bambini.
La tristezza nei confronti dei bambini e delle vittime presenti e future di questa tragedia vorrei che fosse ben presente negli atteggiamenti e nei comportamenti che andrà ad assumere la Regione.



PRESIDENTE

Per questioni di carattere procedurale, la parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Come ho avuto occasione di dire nella parte finale della presentazione del nostro ordine del giorno, il documento presentato e siglato dai Consiglieri del Gruppo democristiano era già stato predisposto su carta del Consiglio regionale, perché costituiva un tentativo di sintesi fra posizioni diverse. Anche in relazione agli incontri avuti in precedenza modifichiamo il penultimo capoverso in questo senso laddove leggesi "preso atto" si sostituisce con "approva la relazione e le proposte della Giunta e preso atto dell'ampio dibattito in proposito intervenuto chiede".
Ricordo inoltre che l'emendamento da noi presentato al primo comma deve costituire parte integrante del documento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, il Gruppo socialista mantiene l'ordine del giorno presentato e invita l'assemblea a votare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Ho qualche riserva su questa procedura strana e anche sui tempi con cui i vari oratori hanno modo di parlare. Devo dire che si era aperta la questione su una priorità comunista sulla quale si è chiesto ad alcuni Gruppi di pronunciarsi, adesso invece si deve decidere che cosa fare degli ordini del giorno, una procedura un po' curiosa, ma che rispettiamo.
Il nostro Gruppo ritira il proprio ordine del giorno; si riconosce in quello predisposto dalla D.C.. L'emendamento proposto dalla D.C. è anche conseguenza del lavoro politico che abbiamo fatto insieme; ci sembra un documento equilibrato, non elusivo dei problemi, tale da meritare l'attenzione del Consiglio.
Noi abbiamo insistito perché venisse interpolato l'emendamento test letto dal Capogruppo democristiano, perché in tale questione bisogna sia chiaro, rispetto alla storia di questa Regione, l'atteggiamento che le forze politiche formalmente hanno deciso di assumere nei confronti della Giunta.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.



FERRARA Franco

Il Partito repubblicano, sentito l'ordine del giorno della D.C. così come emendato dal suo Capogruppo, si riconosce in questo ordine del giorno che prende atto delle dichiarazioni della Giunta e approva la comunicazione e le proposte formulate dalla stessa.
Nell'intervento fatto prima avevo indicato quali erano le ragioni di questo nostro accordo con le posizioni della Giunta e quindi alla luce di questo voteremo a favore dell'ordine del giorno della D.C. e ritiriamo il nostro.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Anche il nostro Gruppo ritira il proprio ordine del giorno per convergere su quello illustrato dal collega Brizio, così come è stato emendato, poiché sia dal nostro intervento che dal dibattito complessivo ci riconosciamo nelle posizioni espresse dalla Giunta e nelle proposte che i vari Assessori hanno sottoposto all'esame del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Il nostro Gruppo, visto l'esito del dibattito, pur mantenendo le posizioni espresse nel corso dello stesso, ritiene di ritirare il proprio ordine del giorno.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, rimangono pertanto da votare tre ordini del giorno: quello del PCI , del PSI e della D.C. (modificato).
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Ho già detto che votiamo il nostro ordine del giorno. Abbiamo raccolto positive adesioni al nostro invito da parte di altri due Gruppi che ringraziamo anche per le motivazioni che hanno dato.
Non ci esprimiamo quindi più sul nostro ordine del giorno, ma sui successivi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Il Gruppo socialista si astiene dal votare gli altri due ordini del giorno.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno presentato dal Gruppo comunista il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte valutate le notizie relative all'incidente nucleare avvenuto a Chernobyl nella zona di Kiev nell'Unione Sovietica considerato che esso si palesa non solo come l'incidente più grave fra quelli verificatisi in centrali di produzione di energia elettrica di cui si è a conoscenza, ma che si tratterebbe, come fra l'altro ha ipotizzato il Premio Nobel prof. Carlo Rubbia, di un 'processo di autodistruzione di un reattore di alta potenza', cioè di un evento ritenuto - per tipo ed entità a bassissima probabilità, praticamente impossibile considerato che tale evento se da un lato, nel caso di Chernobyl riguarderebbe un reattore di caratteristiche diverse da quelli in esercizio e proposti in Italia, d'altro lato esso ripeterebbe un analogo evento sia pur parzialmente verificatosi pochi anni fa a Three Mile Island, in U.S.A.
in un reattore del tipo di quelli italiani sottolinea l'urgenza e la necessità di una profonda riflessione sull'insieme delle considerazioni poste alla base dei convincimenti riguardanti le garanzie di affidabilità degli impianti nucleari considerato che gli effetti del disastroso evento si sono propagati a distanza di decine e centinaia di chilometri con conseguenze e rischi gravi per le popolazioni insediate e hanno alterato le condizioni ambientali naturali di territori disposti a migliaia di chilometri, appartenenti anche ad altre nazioni e che pertanto, tale evento ripropone, in dimensioni enormemente maggiori di quanto fino ad ora considerato il problema della emergenza e della entità delle popolazioni che in tale situazione possono venirsi a trovare coinvolte, rispetto a cui i piani di emergenza fino ad ora considerati appaiono del tutto inadeguati tenuto inoltre conto che ad oggi non è stato ancora definito alcun progetto certo di dislocazione delle scorie radioattive prodotte dalle centrali nucleari, né per quelle di minor intensità e durata né per quelle di grande intensità e durata, e che per queste ultime risulterebbe necessario trovare soluzioni attraverso accordi internazionali per depositi in territori di altri Paesi tenuto infine presente che per dare soluzioni certe ed efficaci ai problemi sopra indicati si potrebbero determinare, rispetto ai costi già ora considerati, costi aggiuntivi diretti ed indiretti sia per la costruzione e gestione delle centrali nucleari sia per garantire sufficienti condizioni di sicurezza alle popolazioni ed efficienti condizioni di emergenza in casi di incidenti chiede al Governo nazionale alla luce di eventi disastrosi del tipo di quello verificatosi a Chernobyl di: ridefinire il quadro delle garanzie di sicurezza su cui deve fondarsi l'insediamento e l'esercizio di centrali nucleari nel nostro Paese, con particolare riguardo per quel che attiene agli incidenti severi per i quali i rapporti di localizzazione non forniscono informazioni prefigurare e considerare l'intera gamma delle situazioni e delle condizioni di emergenza a cui può essere necessario far fronte individuare con certezza le modalità e le località ove riporre le scorie radioattive, stabilendo, ove necessario, precisi, preventivi e duraturi accordi internazionali riconsiderare di fronte a valutazioni di costo complete ed aggiornate, il quadro di convenienza del ricorso al nucleare rispetto ad altre fonti di produzione di energia chiede inoltre al Governo che: sulla base di tale riesame sia indetta una Conferenza Nazionale sull'Energia che prenda in considerazione in particolare i problemi della sicurezza, dell'impatto ambientale sia in condizioni eccezionali che in condizioni di ordinario esercizio dell'emergenza, delle scorie, dei costi e dei rapporti internazionali necessari per il governo e la sicurezza degli impianti i risultati di tale riesame siano divulgati in forme accessibili a tutti i cittadini ove si confermassero condizioni di possibile e opportuno ricorso alla fonte nucleare, si indica un referendum consultivo, esteso a tutti i cittadini italiani, ponendo in alternativa i vantaggi e le conseguenze di una politica energetica facente ricorso al nucleare e i vantaggi e le conseguenze di una politica energetica senza ricorso al nucleare chiede infine al Governo di: sospendere nel frattempo ogni attività volta alla realizzazione della centrale nucleare di Trino Vercellese, verificare le condizioni di esercizio e gli standards di sicurezza degli impianti nucleari in esercizio, a partire da quello di Trino Vercellese, ridefinendo i piani di emergenza e, ove risultasse necessario, sospendendone l'attività impegna la Giunta regionale ad operare fin da ora in questo senso adottando il conseguente atteggiamento politico e amministrativo per quanto concerne gli atti e le azioni da essa dipendenti".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 20 favorevoli, 30 contrari e 6 astensioni.
Passiamo all'ordine del giorno presentato dal Gruppo socialista.
Per dichiarazione di voto chiede la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Dopo la reiezione del nostro ordine del giorno, riteniamo in via subordinata di poter convergere sull'ordine del giorno socialista, sia per la sua stesura, sia soprattutto per le motivazioni molto chiare che gli esponenti del Gruppo socialista hanno posto in quest'aula intendendo la frase "prima di procedere alla costruzione" come una richiesta esplicita di sospensione di 6 mesi dei lavori.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Anche D.P. sarà favorevole al documento presentato dal Gruppo socialista per ragioni analoghe a quelle testé illustrate dal collega Bontempi, poiché ci pare che si collochi sulla strada della pausa di riflessione indispensabile per analizzare la situazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Ho già detto precedentemente che, pur con alcune sfumature diverse tutti e due gli ordini del giorno avrebbero avuto il mio voto favorevole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

La ragione per la quale è stato ritirato il nostro ordine del giorno consiste in questa considerazione: nel primo punto del nostro ordine del giorno, tosi come d'altro canto avevo illustrato stamattina, avevamo richiesto un approfondimento della situazione nel senso che un Comitato scientifico all'uopo designato dalla Regione Piemonte - stava scritto - e nel corso della discussione avevo precisato: composto da scienziati dell'Università e del Politecnico, effettuasse un'approfondita indagine affiancando l'Ente di Stato ENEA.
Visto che in seguito al dibattito il nostro ordine del giorno non aveva possibilità di utile collocazione e rilevato che il punto centrale del nostro primo punto dell'ordine del giorno consisteva nella richiesta di questo fiduciario della Regione, cioè scienziati dell'Università e del Politecnico che approfondissero la situazione, e rilevato che una lettura dell'ordine del giorno del Gruppo socialista richiede, in buona sostanza un Comitato scientifico costituito da tecnici e studiosi del Politecnico sia pure senza gli enti di Stato e nonostante la mancanza degli stessi, noi riteniamo che l'approfondimento, che chiedevamo nel primo comma del nostro ordine del giorno e che viene richiesto dall'ordine del giorno socialista sia condivisibile di fronte alla non possibilità di successo del nostro per cui lo voteremo.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno presentato dal Gruppo socialista il cui testo recita: "I drammatici fatti relativi all'incidente della centrale nucleare di Chernobyl (aggravati dai ritardi di informazione da parte delle autorità sovietiche), le cui conseguenze non potranno essere valutate a breve medio termine nella loro interezza e profondità, pone in forme nuove il problema della sicurezza delle centrali nucleari in Italia, sia per quelle esistenti, sia per quelle in fase di costruzione e di progettazione.
Pur consapevoli che il problema della sicurezza si pone anche per altre fonti energetiche, in particolare per quelle idrauliche (il maggiore controllo sull'affidabilità delle dighe costituisce un problema ancora aperto: le vittime di disastri connessi ad impianti idroelettrici rappresentano un segnale d'allarme ormai da lunga data), quella relativa al nucleare deve essere posta in forme prioritarie e nuove, per i caratteri e gli effetti che assume un incidente in un impianto nucleare. Tra l'altro va considerato l'aspetto più generale della sicurezza per il nucleare visti i riflessi su scala continentale, come mostra l'incidente di Chernobyl, con la necessità di costituire, almeno a livello europeo, una rete di rilevazione in tempo reale del funzionamento delle centrali nucleari, come elemento di supporto alla predisposizione degli interventi di protezione civile.
In questo contesto, che deve vedere una precisa posizione del Governo in merito alla prosecuzione o alla revisione del Piano Energetico Nazionale la Regione Piemonte, nel cui territorio è prevista la costruzione della centrale di Trino Vercellese (Po 1), chiede, prima di procedere a tale costruzione, un nuovo e particolare accertamento sulla sicurezza dell'impianto, fatta da un Comitato scientifico costituito da tecnici e studiosi del Politecnico di Torino e/o di altri organismi (anche internazionali) ad esclusione dell'ENEL. dell'ENEA, o di altro organismo direttamente coinvolto nel piano di costruzione delle centrali nucleari nel nostro Paese.
I risultati di tale Commissione, che devono essere espressi entro sei mesi dal suo insediamento, verranno resi noti nelle forme più ampie e con un adeguato coinvolgimento della collettività piemontese".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 28 voti favorevoli e 28 contrari. Pongo infine in votazione l'ordine del giorno del Gruppo democristiano, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte interprete della diffusa preoccupazione che il gravissimo incidente avvenuto nella centrale elettronucleare di Chernobyl ha prodotto tra la popolazione della nostra regione e del disagio grave causato dalle conseguenti limitazioni di carattere alimentare adottate a livello nazionale, che hanno tra l'altro determinato gravi danni alla produzione lattiero - casearia e alla produzione orticola per le quali si devono prevedere in tempi brevi provvidenze eccezionali esprime nei confronti del Governo sovietico una energica protesta per la inammissibile carenza di informazioni che non ha permesso e non permette tuttora di conoscere con sufficiente precisione la dinamica dei fatti avvenuti e non consente quindi di agire in condizioni di certezza scientifica per la difesa della salute pubblica; consapevole del fatto che le conseguenze del drammatico incidente non potranno essere valutate a breve e medio termine nella loro interezza e profondità e che il problema della sicurezza si pone anche per altre fonti energetiche, in particolare per quelle idrauliche, in ordine alle quali il maggiore controllo sull'affidabilità delle dighe costituisce ancora una questione aperta valutato ancora che il tema della sicurezza della popolazione e della tutela dell'ambiente deve essere posto in forme prioritarie per il nucleare a causa dei caratteri, e degli effetti che può assumere un incidente in un impianto di questo tipo chiede che, sulla base delle esperienze di questi giorni, vengano immediatamente verificate e opportunamente organizzate le strutture operative di controllo - rilevamento delle condizioni ambientali, di informazione e di prevenzione, a partire dal territorio regionale piemontese evidenzia la necessità della costituzione, a livello sovranazionale o almeno europeo, di un organismo di con-trollo degli impianti e di una rete di rilevazioni in tempo reale del loro funzionamento, anche come elemento di supporto alla predisposizione degli interventi di protezione civile ritiene necessaria una precisa posizione del Governo in merito all'attuazione del Piano Energetico Nazionale volto alla diversificazione energetica nel nostro Paese e considerata l'esistenza in Piemonte di una centrale nucleare funzionante e la prevista realizzazione di una nuova centrale nel sito Po l approva la relazione e le proposte della Giunta regionale e preso atto dell'ampio dibattito in proposito intervenuto chiede al Governo, prima della concessione del previsto nulla osta per la costruzione della nuova centrale di Trino Vercellese, un'analisi delle problematiche emerse dall'incidente di Chernobyl in relazione alla sicurezza degli impianti esistenti e previsti da affidare a tecnici e studiosi non direttamente coinvolti nel piano di costruzione della centrale nucleare attraverso la costituzione di un'apposita Commissione e provvedendo inoltre ad indire in Torino una conferenza internazionale sulla sicurezza degli impianti elettronucleari".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è respinto con 28 voti favorevoli, 22 contrari e 6 astensioni.


Argomento:

Comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione e sulle conseguenze determinatesi dopo l'incidente di Chernobyl (seguito)

Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, secondo gli impegni assunti, dobbiamo ora procedere con l'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Credo però, signor Presidente, che prima di procedere nell'o.d.g.
occorra registrare un fatto assolutamente inedito. Su un fatto così importante, per le spaccature della maggioranza, non siamo stati in grado oggi di procedere ad una decisione. Io credo che di fronte a questo fatto sia per quello che riguarda, sia per come è avvenuto, sia da parte della Giunta l'occasione di trarre le dovute conseguenze politiche.
Siamo arrivati ad una spaccatura che ha bloccato di fatto la capacità della Regione di intervenire su un problema così grave. Per quindici giorni non ci riuniremo più. Lascio alla Giunta di trarre le deduzioni politiche.



PRESIDENTE

Dobbiamo proseguire l'o.d.g., ci siamo impegnati a fare questo e quindi dobbiamo proseguire. Se ci aiutate, possiamo esaurire l'o.d.g. assai rapidamente.
Passiamo ad esaminare il punto 5): "Esame progetto di legge n. 87".



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, lei pensa davvero, in buona fede, che si possano continuare i lavori dopo un fatto del genere? Le sconfitte parlamentari si registrano, segnano un fatto.



(Voci dal centro)



BONTEMPI Rinaldo

Non vogliono neanche farci parlare. Si registra o no un fatto del genere? Abbiamo perso due ore per arrivare a un nulla di fatto.



PRESIDENTE

Noi abbiamo il dovere di proseguire i lavori. Ci siamo impegnati prima.
E' evidente che le forze politiche potranno poi fare la registrazione dell'accaduto'. Lei sa che al Parlamento si verificano sovente dei fatti relativamente ai problemi della maggioranza.



BONTEMPI Rinaldo

E' vero, ma dopo questi problemi se ne prende atto, si risponde.
Come intende questa maggioranza il fatto che per 15 giorni sulle centrali nucleari non provvederemo? Presenti un altro ordine del giorno, si riunisca, non si può andare avanti come se nulla fosse avvenuto.



PRESIDENTE

Il problema è che noi abbiamo un o.d.g. e non possiamo forzare oltre l'o.d.g. Avete acconsentito prima a questo o.d.g. e quindi dobbiamo procedere.



BONTEMPI Rinaldo

Mi scusi, signor Presidente, lei sa che non abbiamo nulla con lei, per le - chiedo se in coscienza si può stare di fronte al fatto che non si è deciso, e i motivi sono politici; quale risposta ci dà la Giunta? Cosa si intende fare? Come si intende operare? E' questo il punto: non si pu continuare come se nulla fosse avvenuto.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Presidente della Giunta. Ne ha facoltà.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

La Giunta non può che prendere atto dell'andamento della seduta odierna. Prende altresì atto che davanti a strategici problemi di fondo si è preferito, da più parti, accettando i voti da qualsiasi parte essi provenissero, creare, non tanto disturbi alla formazione della Giunta quanto ritrovare l'occasione non per risolvere il problema di fondo, ma per riscoprire un cedimento della Giunta stessa.
La Giunta però tirerà delle conclusioni verificando, al suo interno e soprattutto all'interno delle forze che formano il pentapartito, gli atteggiamenti odierni perché evidentemente abbiamo titolo e dovere nei confronti della popolazione del Piemonte di approfondire questo discorso soprattutto verificando se e quanto, su aspetti che appartengono alla strategia di una Regione e sulla quale nel passato c'era stata larga convergenza anche di quelle forze che oggi hanno stabilito un diverso atteggiamento, fosse opportuno che all'interno del pentapartito insorgessero gli atteggiamenti che abbiamo registrato oggi.
Noi non possiamo decisamente ignorare quanto è accaduto e devo dire che la Giunta al suo interno promuoverà, presso le forze che la sostengono, che l' hanno sostenuta, che di fatto non si sono ribellate pur diversificandosi nell'atteggiamento odierno - lo dico a tutte lettere per onestà verso questo consesso - spiacevolmente, le proprie conclusioni attraverso un approfondimento che ha solo titolo di verifica. Questo attiene tutti i livelli del governo e della gestione parlamentare.
Io non penso che si possa parlare di sconfitte, ma se si deve sottolineare che le sconfitte si registrano, io devo dire che le istituzioni sopravvivono.
Oggi per me non è stata sconfitta la Giunta, ma il buon senso.



(Applausi ironici e vociare chiassoso da sinistra)



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Erano inaccettabili i voti dei missini, li avete colti con molto entusiasmo.



(Voci in aula)



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa, per fatto personale.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, sono profondamente amareggiato dalle dichiarazioni fatte poc'anzi dal Presidente della Giunta regionale del Piemonte...



(Applausi da sinistra)



ROSSA Angelo

..allorché ha detto di "trarre delle conclusioni che la Giunta valuterà di trarre".
Credo, signor Presidente, che a questo punto sarebbe opportuno sospendere la seduta, poiché ritengo siano le forze politiche a dover valutare, sulla scorta di quanto è stato espresso e dell'interpretazione che è stata data qui dentro, il quadro politico della situazione. Non è mai stata intenzione del PSI conferire dei significati politici che sconvolgessero l'impegno leale che il PSI ha assunto e mantenuto. Mi pare però che l'interpretazione che lei, signor Presidente sta dando, è un'interpretazione che il Gruppo socialista non può condividere soprattutto allorché dice che è stato sconfitto il buon senso: credo sia una dichiarazione molto avventata che io non mi sarei aspettato da lei.
Mi pare che la democrazia, così come noi la intendiamo, abbia voluto manifestarsi in modo tale che non ha consentito, se vogliamo essere obiettivi, il prevalere di nessuna delle posizioni, dicendosi, tutti quanti, "ricominciate daccapo a discutere": semmai, questo è il dato rilevabile.
Aggiungo, signor Presidente, che non è così d'effetto dire che abbiamo raccattato voti. Non usiamo il problema del raccatto a seconda delle convenienze.
Le posizioni sono chiare: tra le posizioni che abbiamo assunto come Gruppo socialista e le posizioni nei confronti di chi, lei dice, avremmo raccattato i voti. Del resto, quante volte ci si è incontrati, quante volte si sono realizzate convergenze, quante volte ci sono state divergenze: non li abbiamo sollecitati questi voti. Consentitemi dunque di manifestare la profonda amarezza del Gruppo socialista che non si attendeva una dichiarazione dal Presidente, che ha sempre ritenuto essere appartenente ad una Giunta che, lealmente, il Gruppo socialista ha sempre sostenuto e intende sostenere nella misura in cui ci saranno ancora le condizioni.
Se qualcuno riterrà che le condizioni non ci sono più, ne prenderemo atto e valuteremo il quadro politico nuovo.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Majorino per fatto personale. Ne ha facoltà.



MAJORINO Gaetano

Al di là della facoltà che ci sarebbe di parlare dopo le dichiarazioni del Presidente della Giunta, devo parlare per fatto personale mio e della collega Minervini, anzi dell'intero Gruppo.
Alla fine del suo intervento, infatti, il Presidente Beltrami, con nostro sommo stupore ha esclamato che erano stati raccattati persino i voti dei missini. Intanto, i nostri voti non vengono raccattati, semmai vengono dati, espressi; in secondo luogo, devo far rilevare che noi, fin dall'inizio di questa legislatura, abbiamo sostenuto, dichiarato che ci saremmo collocati all'opposizione di questa formazione politica pentapartitica, e che ciò nonostante, ogni qualvolta avessimo ritenuto di poter condividere un qualsiasi provvedimento di legge o amministrativo o mozione o ordine del giorno l'avremmo fatto.
Oggi qui abbiamo ritenuto di poter condividere un ulteriore accertamento sulla sicurezza dell'impianto: stamattina, io ho il difetto di ripetermi, credo di aver detto sino alla noia che la nostra preoccupazione era sulla sicurezza degli impianti, sulla scorta del D.P.R. che lo prevede abbiamo ritenuto, visto che il nostro ordine del giorno non aveva probabilità di essere preso in considerazione come confluenza di voti, di votare quello del P.S.I. dove si chiedeva un nuovo e particolare accertamento dell'impianto. Senza che nessuno ce lo chiedesse abbiamo fatto questo responsabilmente in coerenza con quel principio di cui ho parlato prima.
Per quanto riguarda i voti "raccattati", devo ancora rilevare che, dopo il voto sull'ordine del giorno della D.C., il Consigliere Brizio rivolgendosi nei nostri confronti ha detto, in sostanza, che non era passato perché non erano confluiti i nostri voti. Non ci sono stati richiesti, ma alla fine la sua esclamazione era in quel senso.



PRESIDENTE

A questo punto, richiamo a voi l'impegno assunto stamani. Vi invito pertanto a proseguire i lavori di cui all'o.d.g.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, ammiro la sua volontà di far funzionare le istituzioni, ma queste non funzionano non solo quando non si votano le leggi, ma quando si producono dei fatti politici che non fanno più ritrovare l'identità delle posizioni delle forze politiche.
A seguito di una replica del Presidente, che anche noi consideriamo francamente inaccettabile, è venuta con molta precisione una richiesta oltreché una violenta lamentela di un Gruppo che fa parte della maggioranza non per "fatto personale" ma per fatti politici, di sospensione a cui noi ci associamo. Crediamo con questo di fare opera utile, anche per le forze di maggioranza: ci vengano a dire se si compattano di nuovo o se non sono in grado di farlo che cosa intendono fare per il futuro di questa legislatura.
Quanto è successo segna un fatto che non può essere ignorato.
Le dico di più, signor Presidente: pur ammirando la sua volontà di portare avanti i lavori, credo non ci siano le condizioni politiche di procedibilità per andare avanti nell'o.d.g. Il nostro Gruppo, in ogni caso non intende assistere imbelle ed impotente a questo "gioco" con i Consiglieri.
Il Consiglio, nella sua autonomia, ha prodotto dei fatti che sono stati dati dalle dichiarazioni di un Presidente di Giunta e di un Capogruppo di maggioranza, da un voto ancora prima. Penso sia saggezza trarne subito le conclusioni. I modi certamente vanno lasciati a quello che il Presidénte Beltrami definiva "verifica e riflessione" fra di voi; qui oggi credo non ci siano le condizioni per andare avanti nel voto. Noi, comunque, non staremo in aula.



PRESIDENTE

Il Presidente della Giunta non ha detto che avrebbe tratto delle conclusioni "stasera", ma che, dal significato del voto, avrebbe "poi" tratto delle conclusioni, né ha chiesto l'interruzione dei lavori.



(Voci da sinistra)



PRESIDENTE

A questo punto chiedo chi è disponibile e chi non lo è a proseguire i lavori. Alzi la mano chi è disponibile.
La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Noi siamo disponibili a proseguire i lavori.



PRESIDENTE

La maggioranza ha deciso che si prosegua nell'o.d.g. stabilito.
Vi prego di credere che ho il solo scopo di portare a termine questo o.d.g.; non c'è nessun altro motivo, se non quello di compiere un dovere che voi mi avete assegnato.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Vorrei fare una dichiarazione visto che è stato chiesto l'impegno degli altri Gruppi.
Era stata fatta una richiesta di sospensione da parte del Gruppo socialista, che è stata ritirata di fronte a dichiarazioni non so di che tipo: a me 'sembra comunque che non prendere atto di questo fatto e non sospendere oggi sia un grave errore.
Ho comunque dichiarato che il nostro Gruppo, che non ricorre mai a questi mezzi, oggi non parteciperà più alla seduta del Consiglio regionale sull'o.d.g. ordinario, poiché ritiene che non ci sia una situazione di chiarezza sufficiente per poter stare nei ruoli reciproci che dobbiamo avere.
Credo che ognuno di voi in coscienza sappia che quello che dico è assolutamente vero.



(Il Gruppo P.C.I. abbandona l'aula)


Argomento: Industria (anche piccola e media) - Consorzi industriali

Esame progetto di legge n. 87: "Modifiche alla L.R. 9/3/1984, n. 17 Interventi per l'attuazione in Piemonte della legge 21/5/1981, n. 240 recante provvidenze, a favore dei consorzi e delle società consortili miste"


PRESIDENTE

Passiamo pertanto all'esame del progetto di legge n. 87: "Modifiche alla L.R. 9/3/1984, n. 17 - Interventi per l'attuazione in Piemonte della legge 21/5/1981, n. 240 recante provvidenze a favore dei consorzi e delle società consortili miste" di cui al punto 5) all'o.d.g.
La parola al relatore, Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la legge n. 240 del 1980 relativa ai consorzi, ahimè poco utilizzata dalle imprese piemontesi mentre lo è notevolmente dalle imprese dell'Emilia, della Toscana e di altre Regioni, prospetta alle Regioni un'area di,intervento estremamente interessante nel processo di modernizzazione del sistema economico: la costituzione delle società consortili miste per l'innovazione tecnologica e organizzativa per gli interventi nelle aree attrezzate e questo è stato un nostro ampliamento per il riuso degli stabilimenti industriali non più utilizzati.
Questo spazio, che veniva offerto dalla legge nazionale sui consorzi n.
240 del 1980 è stato normato nel 1984 da questo Consiglio regionale con la legge n. 17; nella sua fase di applicazione si sono manifestati limiti di operatività, in particolare rispetto ad alcuni aspetti procedurali per quanto riguarda la concessione dei contributi in conto capitale (l'art. 4 si riferisce a questo aspetto). Per quest'ultimo aspetto le tipologie delle imprese del settore dell'innovazione tecnologica in Piemonte, dove c'è scarsissima presenza dell'integrazione pubblico - privato, rende ridotto il numero dei casi di utilizzo di accesso a questo tipo di normativa da parte di società consortili miste.
La propensione a utilizzare questa legge è anche resa molto bassa non solo dalla scarsa esistenza di società consortili miste con la natura pubblico - privato, ma anche perché la legge pone un tetto (posto dalla legge nazionale) a trecento milioni come contributo che, francamente, per una operatività nel settore dell'innovazione tecnologica è estremamente basso. A questo proposito la IV Commissione ha inviato una lettera al Governo per ribadire che un aggiornamento, almeno.in termini reali, a questo valore andava fatto.
Pregherei, visto che si è chiesto il proseguimento della seduta, che ci sia attenzione; mi dispiace, ma credo che il tema sia molto importante ed è anche legato ai problemi di innovazione per i controlli tecnologici della centrale nucleare.
Per quanto concerne le difficoltà nella procedura, parrebbe che queste si determinino da condizioni particolari, che derivano dal fatto che ogni anno bisogna ridefinire le priorità, cioè la Commissione e poi il Consiglio devono ridefinire se le priorità vanno al finanziamento all'innovazione oppure alle aree, attrezzate, oppure ai riusi di immobili industriali e che deve esserci un termine di sessanta giorni, come tempo utile, per la presentazione delle domande dal momento in cui il Consiglio regionale viene ad approvare la delibera annuale relativa alle priorità che dicevo.
Va inoltre evidenziato che in caso di ritardo nella definizione delle priorità si erano create delle situazioni di indeterminatezza che collegate anche ai tempi ristretti di presentazione delle domande concorrevano a disincentivare ulteriormente l'imprenditore all'uso di questa normativa regionale.
Quanto detto rende necessaria la modifica di alcune parti del testo agli artt. 5 e 6 - se qualche collega ha sottomano la legge - così come viene poi espresso nell'allegato. Come si può constatare non sono modifiche che snaturano quello che è l'impianto di base della legge nella sua formulazione originale, che era quella di approfittare di uno spazio che veniva aperto dalla legislazione nazionale, ma si tratta di regolare il funzionamento della legge in forme nuove, che siano rispondenti soprattutto a quella volontà di stimolare i soggetti ad utilizzarla.
La determinazione di due scadenze annuali per la presentazione delle domande dovrebbe fluidificare questo tipo di processo. E ancora, si è ritenuto necessario, per i caratteri che assumono le imprese del settore dell'innovazione, di considerare anche l'intervento della legge in termini di contributo per gli investimenti e per gli impegni finanziari sostenuti dalle imprese, che sono avvenuti sei mesi prima della presentazione della domanda. Questo fatto si è riscontrato molto spesso, cioè di ritrovare degli investimenti in corso, ma comunque nel limite di pochi mesi dal momento della iniziativa per formulare la domanda da parte delle società consortili miste. Per questo ci sembrava opportuno dare la possibilità anche di comprendere questi investimenti che erano all'interno di programmi particolarmente finalizzati e coerenti con lo spirito della legge.
Il controllo del Consiglio regionale sulla gestione dei fondi è garantito dall'obbligo della Giunta di-presentare, ogni anno, al Consiglio una relazione sullo stato di attuazione della legge. L'urgenza nell'approvazione: è giusto approvare questa modifica alla L.R. 17/84 anche facendo un sacrificio rispetto a una lunga seduta che c'è stata. Questo si rende necessario per permettere alle società consortili miste, che ne avessero l'intenzione, di presentare le domande di contributo già a partire dall'anno in corso.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi passiamo alla votazione dell'articolato.
Art. 1 "L'art. 5 della L.R. 9/3/1984, n. 17, viene modificato come segue: il primo comma viene sostituito dal seguente: 'Per ottenere i contributi di cui all'art. 4 le società consortili aventi i requisiti previsti dalla legge 21/5/1981, n. 240 e dalla presente legge regionale devono presentare domanda al Presidente della Giunta regionale entro il 31 gennaio o entro il 31 luglio dell'anno in cui richiedono il contributo'.
Il terzo comma viene sostituito dal seguente: 'Potranno essere ammesse a contributo le spese sostenute dalle società consortili miste nei sei mesi antecedenti alla, data di presentazione delle domande purché riferibili a opere od attività previste nel programma di investimenti per cui si richiede l'ammissione al contributo'.
Dopo il quinto comma viene aggiunto un sesto comma come segue: 'La Giunta regionale presenta al Consiglio regionale entro il 31 gennaio di ogni anno una relazione sullo stato di attuazione della presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "L'art. 6 della L.R. 9/3/1984, n. 17, viene modificato come segue: il primo comma viene sostituito dal seguente: 'Il Consiglio regionale su proposta della Giunta approva i criteri prioritari per le partecipazioni di cui agli artt. 2, secondo comma, e 3 primo comma, e per la concessione dei contributi di cui all'art. 4 individuando in particolare, con riferimento agli indirizzi programmatici della Regione, i settori, le attività e le aree territoriali da agevolare le eventuali modifiche dei criteri prioritari e della percentuale di riparto dei fondi di cui ai successivi commi secondo e terzo del presente articolo saranno proposte dalla Giunta regionale all'approvazione del Consiglio regionale contestualmente alla presentazione della relazione annuale di cui al precedente art. 5'".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "La presente legge regionale è dichiarata urgente ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 45 dello Statuto".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'art. 3 è approvato.
Pongo in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 37 hanno risposto SI 35 Consiglieri si sono astenuti 2 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento:

Esame progetto di legge n. 87: "Modifiche alla L.R. 9/3/1984, n. 17 Interventi per l'attuazione in Piemonte della legge 21/5/1981, n. 240 recante provvidenze, a favore dei consorzi e delle società consortili miste"

Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. i seguenti argomenti: progetto di legge n. 103: "Modifica all'art. 2 della L.R. 28/8/1978, n.
58, in ordine alla composizione della Consulta regionale per i beni e le attività culturali" proposta di deliberazione n. 171: "Individuazione ai sensi dell'art. 4 della L.R. 10/85 di associazioni, enti ed istituti titolari di potere di designazione" proposta di deliberazione n. 153: "Deliberazione della Giunta regionale n. 53-4481 'Programma di localizzazione degli interventi di edilizia residenziale pubblica agevolata. Legge n. 457/1978, v progetto biennale 1986/1987. Individuazione degli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente, degli ambiti territoriali ed emissione dei bandi di concorso per l'individuazione degli operatori per le nuove costruzioni" proposta di deliberazione n. 152: "Regolamento regionale di accesso del Fondo Sociale Europeo e al Fondo di Rotazione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.


Argomento: Edilizia scolastica

Esame progetto di legge n. 95: "Proposta di legge di iniziativa del Consiglio regionale del Piemonte al Parlamento nazionale: 'Norme per l'edilizia scolastica e costituzione di un fondo per il finanziamento di piani triennali'".


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 6) all'o.d.g. che prevede l'esame del progetto di legge n. 95: "Proposta di legge di iniziativa del Consiglio regionale del Piemonte al Parlamento nazionale: 'Norme per l'edilizia scolastica e costituzione di un fondo per il finanziamento di piani triennali"'.
Relatore è il Consigliere Quaglia che dà per letta la sua relazione.
Non essendovi interventi, passiamo alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 (Finalità della legge) "E' istituito un fondo per il finanziamento di piani triennali di edilizia scolastica finalizzati alla realizzazione di un sistema di strutture in grado di garantire una razionale distribuzione sul territorio degli spazi e degli impianti per l'attività della scuola.
Nell'ambito degli indirizzi stabiliti dall'art. 1 della legge 5/8/1975, n.
412, assumono carattere prioritario: l) il completamento funzionale e strutturale degli edifici finanziati con i piani di intervento delle precedenti leggi, dopo una verifica del perdurare della loro utilità 2) la realizzazione delle opere necessarie per eliminare situazioni di doppi turni, di utilizzo di sedi improprie o di strutture a carattere precario nonché per sostituire edifici obsoleti 3) l'adeguamento degli edifici esistenti alle esigenze didattiche igieniche e di sicurezza e di fruizione da parte dei disabili 4) la convèrsione, l'acquisizione, la costruzione di edifici per la scuola secondaria superiore assicurando la presenza di tale ordine di scuola in ogni distretto scolastico".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 (Piani e programmi di intervento) "Per il conseguimento delle finalità di cui all'art. 1 le Regioni a Statuto ordinario e quelle a Statuto speciale e le Province autonome di Trento e Bolzano predispongono piani triennali cui danno attuazione con programmi annuali di spesa.
Tali programmi dovranno essere coerenti con il piano delle istituzioni predisposto dal Ministro della Pubblica Istruzione d'intesa con le Amministrazioni regionali.
Stabiliscono gli indirizzi generali della programmazione, gli obiettivi e le relative priorità ed i piani triennali individuano gli stanziamenti assegnati ai diversi ordini e gradi di scuola statale, alle scuole materne non statali gestite da enti e da istituzioni, le quote di accantonamento per maggiori oneri, per interventi urgenti, per opere di manutenzione straordinaria e per l'adeguamento degli edifici esistenti alla normativa vigente in materia di igiene e sicurezza, nonché per la fruizione del servizio da parte dei soggetti portatori di handicap.
I programmi annuali assegnano i finanziamenti per i singoli interventi definendo per le nuove opere e per gli ampliamenti e i completamenti le dimensioni e le componenti funzionali.
Le spese ammissibili al finanziamento includono, oltre alle voci indicate al secondo e terzo comma dell'art. 2 della legge 5/8/1975, n. 412, gli oneri per eventuali indagini geologiche.
Unitamente ad ogni programma annuale le Regioni presentano al Ministro della Pubblica Istruzione una relazione sullo stato di attuazione del programma precedente in cui siano indicate le somme impegnate ed erogate e lo stato di avanzamento delle opere".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Modalità di assegnazione e di erogazione) "Il Ministro della Pubblica Istruzione, di concerto con il Ministro del Bilancio e della Programmazione Economica e dei Lavori Pubblici, sentita la Commissione interregionale, di cui all'art. 13 della legge 16 maggio 1978 n. 281, ripartisce fra le Regioni le somme disponibili per ogni esercizio del triennio.
In sede di prima applicazione della presente legge la ripartizione è disposta entro trenta giorni dalla sua entrata in vigore. Nei trienni successivi i finanziamenti sono assegnati alle singole Regioni entro 30 giorni dall'entrata in vigore della legge di - approvazione del Bilancio dello Stato sulla base degli stanziamenti previsti nel bilancio pluriennale di cui all'art. 4 della legge 5 agosto 1978, n. 468.
L'attribuzione alle Regioni avviene per il primo triennio per il 35 sulla base della popolazione residente fino a 19 anni di età, desunta dall'ultimo censimento generale della popolazione; per il restante 65 sulla base delle carenze pregresse, tenendo conto in particolare dei doppi turni, delle precarietà d'uso e della vetustà degli edifici scolastici.
Per i trienni successivi la ripartizione del finanziamento verrà effettuata sulla base dei dati desunti dal sistema informativo previsto dall'art. 5 della presente legge e del grado di attuazione dei programmi regionali.
Entro 90 giorni dalla notifica dell'assegnazione dei finanziamenti le Regioni approvano il piano triennale, sulla base delle esigenze accertate con il concorso degli Enti obbligati e degli organismi collegiali scolastici distrettuali e provinciali.
Il piano triennale e i programmi annuali approvati sono trasmessi al Ministero della Pubblica Istruzione, al Ministero del Bilancio e Programmazione Economica ed a quello dei Lavori Pubblici.
Il Ministero del Bilancio e Programmazione Economica per le Regioni a Statuto ordinario di concerto con il Ministro della Pubblica Istruzione ed il Ministro dei Lavori Pubblici per le Regioni a Statuto speciale provvedono, entro trenta giorni dal ricevimento dei programmi all'attribuzione delle quote annuali di finanziamento a favore delle singole Regioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (Procedure per l'attuazione degli interventi) "Alla realizzazione delle opere provvedono gli Enti obbligati sulla base della legislazione vigente.
Alle Amministrazioni provinciali sono affidate tutte le funzioni amministrative attinenti alla costruzione, manutenzione di edifici scolastici per gli istituti di istruzione secondaria superiore ivi compresa l'istruzione professionale ed artistica.
Gli Enti e le Istituzioni titolari di scuole materne non statali, per ottenere i finanziamenti per opere di edilizia, devono assumersi l'onere per la copertura della spesa eccedente. La Regione potrà autorizzare un diverso uso dell'edificio su richiesta motivata dello stesso Ente od Istituto su conforme parere del competente provveditore agli studi.
Le procedure per l'approvazione dei progetti, l'affidamento e l'esecuzione delle opere, rimangono stabilite dalla normativa regionale vigente in materia.
Alla stessa normativa si fa riferimento per quanto concerne l'erogazione agli Enti obbligati delle rate d'acconto.
La legislazione regionale dovrà inoltre prevedere le modalità di intervento sostitutivo o di revoca del finanziamento assegnato, qualora l'Ente obbligato non abbia rispettato gli adempimenti stabiliti per l'attuazione dell'opera.
La legislazione regionale dovrà altresì aggiornare la composizione della Commissione già prevista dall'art. 10 della legge 5 agosto 1975, n. 412 per la valutazione della idoneità delle aree destinate alla realizzazione delle opere ferma restando comunque la presenza del provveditore agli studi competente o di un suo delegato".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 4 è approvato.
Art. 5 (Anagrafe del patrimonio immobiliare del sistema scolastico nazionale) "Entro il biennio successivo all'entrata in vigore della presente legge il Ministero della Pubblica Istruzione, avvalendosi ove possibile delle strutture regionali, provvederà alla istituzione di una base informativa per la elaborazione dei dati relativi al patrimonio immobiliare.del sistema scolastico nazionale che consenta di pianificare le iniziative in materia di edilizia scolastica.
La base informativa dovrà essere realizzata con procedure che ne garantiscono la flessibilità per il tempestivo aggiornamento e gli eventuali sviluppi.
La metodologia della rilevazione sarà definitiva sentita una Commissione mista composta da funzionari del Ministero della Pubblica Istruzione e da rappresentanti delle Regioni. All'onere della rilevazione e della gestione si provvederà con fondi appositamente stanziati nei relativi capitoli di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 5 è approvato.
Art. 6 (Sperimentazione e normativa tecnica) "Per il coordinamento e la diffusione delle sperimentazioni che possono essere sviluppate nell'ambito dei piani regionali di intervento e per la revisione ed aggiornamento delle norme tecniche, emanate con D.M.
18/12/1975, è istituita presso il Centro Studi dell'Edilizia Scolastica del Ministero della Pubblica Istruzione una Commissione mista in cui sono presenti esperti in rappresentanza delle Regioni".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 6 è approvato.
L'art. 7 (Norma finanziaria e controllo - successivo - della Corte dei Conti) è solo una norma in bianco e spetterà al Parlamento determinare la norma finanziaria, quindi si iscrive solo per titolo.
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 7 è approvato.
Art. 8 (Norme finali) "Tutte le norme in materia in contrasto con la presente legge sono abrogate.
Le Regioni a Statuto speciale e le Province autonome di Trento e Bolzano esercitano nelle materie di cui alla presente legge le competenze ad esse spettanti ai sensi dei rispettivi Statuti e delle relative norme di attuazione".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 8 è approvato.
Pongo in votazione l'intero testo della legge.



((Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 34 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Esame progetto di legge n. 81: "Rettifica ed integrazione della L.R. 16 agosto 1984, n. 40"


PRESIDENTE

Il punto 7) all'o.d.g. prevede l'esame del progetto di legge n. 81: "Rettifica ed integrazione della L.R. 16 agosto 1984, n. 40" .
Relatore è il Consigliere Quaglia che dà per letta la sua relazione.
Non essendovi interventi passiamo alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 "I seguenti errori materiali riscontrati nella L.R. 16.8.84 n. 40 sono rettificati come segue: al secondo comma, lett. c), dell'art. 23 l'espressione 'dalla L.R.
27.5.80 n. 64' è sostituita con 'dal D.P.R. 31.3.71 n. 276' all'ultimo comma dell'art. 27 l'espressione 'art. 2, primo comma' è sostituita con 'art. 11, primo comma' l'ultimo comma dell'art. 48 è così sostituito: 'La L.R. 20.8.76, n. 43, è abrogata' il terzo comma dell'art. 50 è soppresso al quinto comma dell'art. 51 l'espressione 'art. 49' è sostituita con 'art. 48' il sesto comma dell'art. 51 è soppresso al settimo comma dell'art. 51 l'espressione 'articoli' è sostituita con 'oneri'.
All'ultimo comma dell'art. 20 della L.R. 16.8.84 n. 40 l'abrogazione del diciottesimo comma dell'art. 12 della L.R. 17.12.79 n. 74 è da intendersi come abrogazione del seguente periodo: 'La norma di cui al comma precedente non si applica quando le funzioni connesse ai posti messi a concorso comportano, ai sensi delle leggi in vigore sull'ordinamento delle professioni, il possesso di uno specifico titolo di studio o di una specifica abilitazione professionale'.
Considerata la natura di errore materiale dei sopraelencati casi, è da ritenersi nullo qualsiasi effetto verificatosi conseguentemente nel periodo antecedente la validità della presente legge".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "Dopo l'art. 29 della L.R. 16.8.84, n. 40 è aggiunto il seguente articolo 29 bis: 'Articolo 29 bis' Comando dei Segretari- particolari e degli autisti destinati ai Presidenti della Giunta, del Consiglio regionale e degli Assessori.
I Segretari Particolari dei Presidenti della Giunta, del Consiglio regionale e degli Assessori possono essere scelti anche tra il personale di ruolo degli Enti destinatari degli accordi relativi ai dipendenti delle Regioni e degli Enti locali e, in deroga a quanto disposto dal quinto comma dell'art. 29, comandati presso l'Amministrazione regionale anche se inquadrati in una qualifica funzionale inferiore all'VIII e per l'intera durata del mandato dei Presidenti della Giunta, del Consiglio regionale e degli Assessori.
Gli autisti destinati alla guida dei veicoli assegnati ai Presidenti della Giunta, del Consiglio regionale e degli Assessori possono essere scelti anche tra il personale di ruolo degli Enti destinatari degli accordi relativi ai dipendenti delle Regioni e degli Enti locali e, in deroga al quinto comma dell'art. 29, comandati presso l'Amministrazione regionale anche se inquadrati in qualifica funzionale inferiore all'VIII e per l'intera durata del mandato dei Presidenti della Giunta, del Consiglio regionale e degli Assessori".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 2 è approvato.
Art. 3 "L'art. 46, terzo comma della L.R. 16.8.1984, n. 40 è sostituito dal seguente: A detti concorsi possono inoltre partecipare i dipendenti inquadrati nella qualifica immediatamente inferiore al posto messo a concorso in possesso del titolo di studio richiesto per il posto medesimo.
Allo stesso articolo è aggiunto il seguente ultimo comma: Al fine dell'applicazione della norma di cui al precedente primo comma, i titoli di Studio richiesti, unitamente con le anzianità eventualmente previste, sono quelli stabiliti per il livello' di appartenenza dalla L.R.
17.12.1979, n. 74, agli articoli dal 3 al 9 e all'art. 12".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 3 è approvato.
Art. 4 "L'art. 21, primo comma, della L.R. 16.8.1984, n. 40 è sostituito dal seguente: Alla prima qualifica funzionale dirigenziale si accede mediante concorso pubblico per titoli ed esami scritti ed orali; il 25% dei posti è riservato ai dipendenti inquadrati nell'VIII qualifica in possesso del diploma di laurea e con tre anni di anzianità nella qualifica, ovvero, per specifici profili professionali, in possesso del diploma di istruzione secondaria di II grado con tre anni di anzianità nell'VIII qualifica".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'art. 4 è approvato.
Pongo in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 35 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Centri intermodali

Esame proposta di deliberazione n. 143: "Deliberazione Giunta regionale n. 165-4423 'Approvazione progetto di intervento per la realizzazione dell'Interporto Torino - Orbassano ai sensi della L.R. n. 11/80'".


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 143: "Deliberazione Giunta regionale n. 165-4423 'Approvazione progetto di intervento per la realizzazione dell'Interporto Torino - Orbassano ai sensi della L.R. n.
11/80'"., di cui al punto 9) all'o.d.g.
Ha chiesto la parola il Consigliere Ala. Ne ha facoltà.



ALA Nemesio

Vorrei motivare il mio voto contrario e chiedere, se il Regolamento lo consente, di poter presentare un ordine del giorno in merito a tale deliberazione la prossima settimana. Annuncio che terrà conto della vicinanza dell'Interporto al complesso ospedaliero San Luigi e impegna la Giunta a presentare un'integrazione progettuale in grado di ridurre l'inquinamento di natura fonica legata all'emissione di rumore da parte dei motori.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Le osservazioni fatte dal collega Ala sono già state fatte proprie dalla Giunta che ha richiesto alla società SITO di provvedere ad una specie di sbarramento con piante in modo da isolare il più possibile la struttura ospedaliera dalla struttura di carattere operativo, come quella dell'Interporto.



PRESIDENTE

Con la risposta dell'Assessore Cerutti si è esaurita la discussione.
Pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 32 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli

Esame proposta di deliberazione n. 87:


PRESIDENTE

"Deliberazione Giunta regionale n. 11-3261 'Approvazione della proposta di Progetto Territoriale Operativo - Tutela e valorizzazione delle risorse ambientali del Po'".



PRESIDENTE

Il punto 10) all'o.d.g. prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 87: "Deliberazione Giunta regionale n. 11-3261 'Approvazione della proposta di Progetto Territoriale Operativo - Tutela e valorizzazione delle risorse ambientali del Po'".
Pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 32 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Esame ordine del giorno presentato dai Consiglieri, Marchini, Santoni e Turbiglio sulla necessità di approvazione della legge per l'ambiente


PRESIDENTE

Passiamo al punto 12) all'o.d.g. che reca: "Esame ordine del giorno presentato dai Consiglieri Marchini, Santoni e Turbiglio sulla necessità di approvazione della legge per l'ambiente".
Non essendovi interventi, pongo in votazione tale ordine del giorno il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerato che nel nostro Paese si rendono sempre più urgenti organici provvedimenti di tutela ambientale tendenti ad aggiornare, migliorare ed applicare integralmente la legislazione in materia di inquinamento dell'acqua dell'aria, per la creazione di aree protette e per la partecipazione dei cittadini alle decisioni in materia ambientale; considerato che per assicurare una adeguata politica ambientale del governo centrale occorre un unico organismo di coordinamento, iniziativa e regolamentazione della materia tenuto conto che è urgente pervenire al rapido recepimento della direttiva comunitaria in materia di valutazione di impatto ambientale affinché gli Enti locali e le Regioni abbiano un chiaro quadro di riferimento normativo per procedere all'applicazione della procedura di valutazione preventiva dei possibili danni derivanti all'ambiente dalla realizzazione di piani e progetti pubblici e privati considerato che per la gestione dei problemi ambientali oltre ad una normativa di carattere nazionale certa ed un unico punto di riferimento istituzionale occorrono adeguati, finanziamenti per gli interventi di risanamento e tutela e che grazie all'intervento del Ministro per l'Ecologia sono stati attivati finanziamenti per il risanamento delle acque e, con la legge finanziaria 1986, anche per lo smaltimento dei rifiuti tenuto conto che da più di due anni è all'approvazione del Parlamento il disegno di legge istitutivo del Ministero dell'Ambiente, sull'esempio degli altri paesi europei, il quale: provvede ad accorpare le competenze attualmente disperse in molti ministeri, assicurando agli enti territoriali un chiaro referente nell'Amministrazione centrale detta le prime norme per il recepimento della direttiva comunitaria relativa alla procedure di valutazione dell'impatto ambientale assicura alle associazioni naturalistiche l'accesso alle informazioni.che riguardano lo stato dell'ambiente instaura procedure di intervento finanziario e legislativo per le aree ad elevato rischio ecologico chiede che sia approvata senza ulteriori ritardi la legge per l'ambiente (Atto Senato n. 1457), in modo che il 1986 possa segnare il decollo della politica ambientale in Italia." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.


Argomento: Università

Esame ordine del giorno presentato dai Consiglieri Villa, Rossa, Bontempi e Mignone sul decentramento universitario


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. il documento presentato dai Consiglieri Villa, Rossa, Bontempi e Mignone sul decentramento universitario.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 34 Consiglieri presenti.
Pongo in votazione tale ordine del giorno, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto dell'ordine del giorno concordato e presentato dalle Amministrazioni provinciali e comunali di Alessandria, Novara e Vercelli nella riunione del 7/5/1986 fra l'Assessore alla cultura, la VI Commissione del Consiglio regionale e gli Enti locali citati, sul problema dell'istituzione di un nuovo Ateneo in Piemonte ai sensi della deliberazione del Consiglio regionale del 6/12/1984 esprime su di esso il proprio assenso ed accoglie l'invito a: 1) 'riproporsi come momento istituzionale di espressione politica' al fine di pervenire all'attuazione dell'Università del Piemonte orientale e come 'insostituibile autorità di collegamento e coordinamento' nel 'sensibilizzare alla specifica problematica piemontese il Ministro della Pubblica Istruzione, il Governo e il Parlamento italiano' 2) sollecitare immediatamente dal Ministro della Pubblica Istruzione Senatore Franca Falcucci 'un incontro chiarificatore con il Comitato promotore del Piemonte orientale ai fini di ottenere impegni e garanzie su modi e tempi di attuazione legislativa del decentramento universitario' con la presenza della Giunta e della VI Commissione del Consiglio regionale." Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato con 32 voti favorevoli e 2 astensioni.


Argomento: Consulte, commissioni, comitati ed altri organi collegiali - Attivita' di promozione

Esame progetto di legge n. 103: "Modifica dell'art. 2 della L.R. 28 agosto 1978, n. 58 in ordine alla composizione della Consulta regionale per i beni e le attività culturali"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il progetto di legge n. 103: "Modifica dell'art. 2 della L.R. 28 agosto 1978, n. 58 in ordine alla composizione della Consulta regionale per i beni e le attività culturali".
Relatore è il Consigliere Cerchio che dà per letta la sua relazione.
Non essendovi interventi passiamo alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 "Sino ad approvazione di apposita normativa i rappresentanti designati da ciascun Comitato di comprensorio nella Consulta regionale per i beni e le attività culturali, di cui all'art. 2 della legge regionale 28 agosto 1978 n. 58, sono nominati direttamente dal Consiglio regionale. Pertanto il citato art. 2 è modificato nel modo seguente: il quarto capoverso del secondo comma è sostituito dai seguenti: 21 membri designati dal Consiglio regionale con voto limitato a due terzi 3 membri in rappresentanza delle Associazioni del tempo libero l'ottavo capoverso del secondo comma è soppresso." Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "La presente legge è dichiarata urgente ed entra in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte ai sensi dell'art. 45, sesto comma, dello Statuto." Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Pongo in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri.
L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Consorzi industriali

Esame proposta di deliberazione n. 137: "Deliberazione Giunta regionale n. 46-4220 'Criteri di priorità per l'attuazione degli interventi previsti dalla L.R. 9/3/1984 n. 17 - Interventi per l'attuazione in Piemonte della L. 21/5/1981 n. 240, recante provvidenze a favore dei consorzi e delle società consortili tra piccole e medie imprese nonché delle società consortili miste"'


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 137: "Deliberazione Giunta regionale n. 46-4220 'Criteri di priorità per l'attuazione degli interventi previsti dalla L.R. 9/3/1984 n. 17 - Interventi per l'attuazione in Piemonte della L. 21/5/1981 n. 240, recante provvidenze a favore dei consorzi e delle società consortili tra piccole e medie imprese nonch delle società consortili miste"', di cui al punto 11) all'o.d.g.
Pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 31 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Nomine

Esame proposta di deliberazione n. 171: "Individuazione ai sensi dell'art. 4 della L.R. 10/85 di Associazioni, Enti ed Istituti titolari di potere di designazione"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 171: "Individuazione ai sensi dell'art. 4 della L.R. 10/85 di Associazioni, Enti ed Istituti titolari di potere di designazione".
Pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 31 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Edilizia pubblica (convenzionata, sovvenzionata, agevolata)

Esame proposta di deliberazione n. 153: "Deliberazione della Giunta regionale n. 53-4481 'Programma di localizzazione degli interventi di edilizia residenziale pubblica agevolata. Legge n. 457/78, V Progetto Biennale, 1986/1987. Individuazione degli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente, degli ambiti territoriali ed emissione dei bandi di concorso per l'individuazione degli operatori per le nuove costruzioni"'


PRESIDENTE

Propongo di iscrivere all'o.d.g. la proposta di deliberazione n. 153: "Deliberazione della Giunta regionale n. 53-4481 'Programma di localizzazione degli interventi di edilizia residenziale pubblica agevolata. Legge n. 457/78, V Progetto Biennale, 1986/1987. Individuazione degli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente, degli ambiti territoriali ed emissione dei bandi di concorso per l'individuazione degli operatori per le nuove costruzioni"'.
Chi è favorevole è pregato.di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata con 31 voti favorevoli e 1 astensione.
Pongo pertanto in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 31 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Formazione professionale

Esame proposta di deliberazione n. 152: "Regolamento regionale di accesso al Fondo Sociale Europeo ed al Fondo di Rotazione"


PRESIDENTE

Propongo ancora di iscrivere all'o.d.g. la proposta di deliberazione n.
152: "Regolamento regionale di accesso al Fondo Sociale Europeo ed al Fondo di Rotazione".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti. Pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Pongo inoltre in votazione l'immediata esecutività di tale deliberazione, ai sensi dell'art. 49 della legge 10/2/1953 n. 62.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvata all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.


Argomento: Nomine

Nomine


PRESIDENTE

In merito al punto 13) all'o.d.g.: "Nomine" si distribuiscano le schede per la seguente nomina.
Comitato Urbanistico Regionale (Art. 76 L.R. 6/12/1984, n. 61). Nomina di 1 esperto designato dalla Sezione Regionale dell'Unione Nazionale Province Italiane (U.R.P.P.).
E' stato svolto lo scrutinio delle schede.
Proclamo eletto il signor Guglielmo Tovo.
Terminano così i lavori della seduta odierna.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 20)



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