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Dettaglio seduta n.46 del 22/04/86 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


CERCHIO GIUSEPPE


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazione del Consigliere Marchini inerente l'Ospedale di Mondovì


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione presentata dal Consigliere Marchini inerente l'Ospedale di Mondovì Risponde l'Assessore Olivieri.
OLIVIERI, Assessore alla sanità Signor Presidente, signori Consiglieri, il 26/12/1981 è avvenuto lo scoppio nei sottopiani dell'Ospedale di Mondovì, che ha provocato parziale sventramento dell'ala nord del fabbricato.
Con deliberazione n. 8 del 27/2/1982, integrata con successiva del 14/5/1982 n. 24, l'assemblea generale dell'U.S.S.L. n. 66 ha approvato il progetto generale di riordino che prevedeva interventi urgenti di ristrutturazione, ampliamento e ricostruzione della parte disastrata dell'intero complesso ospedaliero.
I1 Comitato di gestione dell'U.S.S.L. n. 66, con deliberazione n. 574 del 31/5/1983, ha quindi approvato il progetto esecutivo delle opere per l'importo complessivo di L. 5.528.500.000 e, con deliberazione n. 575 del 31/5/1983, il I lotto di L. 2.699.400.000.
E' tuttora in fase di definizione il D.P.G.R. di approvazione del progetto di II lotto, per l'importo di L. 3.754.126.000.
Nella seduta del 2/4/1986 il C.R.OO.PP. ha espresso parere favorevole sulla perizia suppletiva e di variante al I lotto, dell'importo di L.
789.766.000, e sul progetto di completamento lavori di riordino - I lotto dell'importo di L. 710.234.000.
Il presidio ospedaliero di Mondovì è uno dei sette ospedali considerati prioritari, come si evince dalla deliberazione di Giunta Regionale 22/2/1983 n. 23497, con la quale vennero anche fissati i criteri per i relativi finanziamenti. Tale deliberazione venne ripresa integralmente dal programma triennale di investimenti di cui al provvedimento dell'1/7/1983 n. 227-26580.
Complessivamente sono stati concessi finanziamenti per L.
4.800.000.000, il che ha consentito il recupero della parte disastrata e l'adeguamento dell'esistente a condizioni di agibilità funzionale del presidio.
L'ulteriore fabbisogno segnalato dalla U.S.S.L. di Mondovì ammonta a L.
3.754.126.000 per il II lotto e a L. 3.446.668.000 per il completamento dell'opera (III lotto), come segnalato dal Comitato di gestione dell'U.S.S.L. con deliberazione n. 835 del 9/7/1985.
Come illustrato nel corso di una riunione tenutasi a Mondovì il 31/8/1985, il completamento dell'opera (III lotto) è oggi sub-iudice in quanto è emersa l'opportunità e la necessità di giungere ad un ampliamento attraverso l'acquisizione dell'area viciniore (di proprietà della Intendenza di Finanza) per ricavarne i locali per i servizi di oculistica e di urologia che sono stati assegnati alle UU.SS.SS.LL. dal nuovo Piano Socio - Sanitario Regionale e di cui la stessa è sprovvista, nonché per ubicarvi i locali del magazzino che è ora allocato in locali di proprietà del Comune di Mondovì il quale, nella stessa sede dell'incontro svoltosi il 31 agosto, ha confermato l'urgenza di poter ritornare in possesso di tali spazi.
Per quanto attiene ai nuovi interventi, l'ipotesi di una nuova struttura, già avanzata in sede locale e rimbalzata sugli organi di stampa dovrà essere valutata alla luce sia dell'antefatto sia della circostanza per cui il costo della nuova struttura non si può ipotizzare inferiore ai 30 miliardi di lire, il che non consente di fare previsioni realistiche a breve termine.
Il problema è comune ad alcuni ospedali piemontesi. Dovremmo avere una croce al merito dalla Sovrintendenza delle Belle Arti perché opere di ripristino anche molto costose vengono eseguite in numerosi ospedali del Piemonte. La costruzione di un nuovo ospedale è un'opera complessa che non ci si può illudere possa durare solo due o tre anni. Anche nel caso in cui ci siano i finanziamenti e la buona volontà, è pur sempre limitata la capacità di spesa e di intervento anno per anno.
Nel frattempo gli ospedali vanno governati, devono dare garanzie al cittadino, devono essere adeguati alle norme di sicurezza, devono soprattutto garantire un'assistenza civile.
Quindi non credo che queste opere siano inutili o siano dispendiose.
C'è anche l'ipotesi di rilevamento di una struttura con altri usi, per la quale aspettiamo dai tecnici un parere se possa essere o meno utilizzabile questo potrebbe rappresentare un risparmio.
Credo comunque che sul nuovo bisogna andare e che il ricorrere all'utilizzo di strutture precedenti, anche se non di tipo museale, è rischioso perché non sempre queste strutture sono aderenti a quelli che sono i canoni moderni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Ringrazio l'Assessore per l'accuratezza della risposta. Il nostro Gruppo rimane nell'orientamento che questo problema specifico rientra, come giustamente ha detto l'Assessore, in una prassi consolidata, quella di continuare nelle antiche sedi, insediando, sedimentando spese, strutture e rapporti funzionali difficilmente resecabili con una soluzione chirurgica una tantum.
Questo attiene ad una cultura dell'ospedale e ad una cultura della concezione delle opere pubbliche in funzione di servizi che ha radici e responsabilità che vanno ben al di là delle nostre competenze.
Auspichiamo che l'Assessore voglia, con gli strumenti a disposizione verificare per il futuro quale delle due ipotesi, in tempi evidentemente misurati (non nei sei mesi), debba prevalere nella definizione della politica regionale.


Argomento:

Interrogazione del Consigliere Marchini inerente l'Ospedale di Mondovì

Argomento:

Risposta scritta ad interrogazioni


PRESIDENTE

Alle interrogazioni dei Consiglieri Quaglia e Nerviani inerente la bozza di regolamento igienico - edilizio comunale e dei Consiglieri Acotto e Bruciamacchie inerente l'Aeroporto di Cerrione verrà data risposta scritta.


Argomento: Norme generali sull'agricoltura - Produzione e trasformazione dei prodotti

Comunicazione del Presidente della Giunta regionale sul problema del vino


PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta Beltrami per una comunicazione sul problema del vino.
BELTRAMI, Presidente della Giunta regionale Signor Presidente, vorrei solo precisare che lo spirito, che mi è parso di cogliere nei colleghi del Consiglio regionale, che richiedevano un'eventuale comunicazione su tale argomento, fosse tale da far supporre che prima che inizi il dibattito sia necessaria una comunicazione per informare il Consiglio degli eventuali recenti elementi di novità, ciò per non rendere il successivo dibattito ripetitivo di quello già fatto in precedenza.
Sotto questo profilo l'Assessore Lombardi, interrogato ancora da me ieri, ha espresso l'esigenza di poter rinviare ad altra seduta questa comunicazione. Potrebbe così presentarsi in aula dopo aver raccolto elementi che interessano i colleghi che hanno richiesto la discussione.



PRESIDENTE

Ringrazio il Presidente della Giunta. D'altra parte l'Assessore all'agricoltura è qui presente, quindi può confermare questa comunicazione.
Ci sono alcuni problemi con le apparecchiature elettriche, pertanto sospenderei per alcuni minuti il Consiglio.



(La seduta, sospesa alle ore 10,10 riprende alle ore 10,30)


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

La seduta riprende. In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Guasso, Minervini, Petrini, Staglianò e Turbiglio.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame proposta di deliberazione n. 165 per l'approvazione del regolamento n. 2 "Norme tecniche per lo smaltimento in agricoltura dei fanghi residuati da processi di depurazione delle acque reflue"


PRESIDENTE

Passiamo ora al punto 6) all'o.d.g. che prevede l'esame della proposta di deliberazione n. 165 per l'approvazione del regolamento n. 2 "Norme tecniche per lo smaltimento in agricoltura dei fanghi residuati da processi di depurazione delle acque reflue".
Tale provvedimento è stato licenziato a maggioranza dalla VII Commissione. Relatore è il Consigliere Penasso che ha facoltà di intervenire.
PENASSO Poiché questa relazione è stata all'attenzione del Consiglio per diverse settimane, ritengo che la si possa dare per letta, se non vi sono però richieste particolari.



PRESIDENTE

E' aperta la discussione generale. Ha chiesto di parlare il Consigliere Fracchia. Ne ha facoltà.
FRACCHIA Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho esaminato questo regolamento e mi pare sia molto difficile applicarlo. Sarà ben fatto, ma ho visto che ci sono una serie di norme e di prescrizioni, di cui non so quale impresa agricola si avvarrà. Considerando già i primi punti e la serie di analisi che vengono richieste, i controlli dei terreni non sono così semplici, anche se un articolo di questo regolamento demanda per i controlli a quanto previsto dal D.P.R. 915.
Sarà molto difficile che gli enti competenti riescano a fare un controllo veramente serio sulla base di que-sto provvedimento, pur essendo molto valido, perché se i fanghi potranno essere utilizzati in agricoltura il loro costo non dovrebbe essere molto alto e dovrebbero anche avere, in base alle caratteristiche descritte, una certa qual fertilità superiore agli altri fertilizzanti ora impiegati.
Sono- intervenuto proprio per far notare la macchinosità di tutte queste norme, registri, descrizioni delle ca-ratteristiche,che alla fine penso verranno eluse e non si potrà veramente avere un controllo. Forse se fosse stato un po' più snello, questo regolamento sarebbe stato di più facile attuazione. Inoltre, esaminando una norma particolare, deve essere rilevato un contrasto con la legge nazionale sui trasporti n. 298 del 1974 che è poi stata integrata con un D.P.R. del 1983. Questa prevede che le bolle di trasporto abbiano un certo numero di copie con valore fiscale. Noi invece prevediamo a pag. 19 del regolamento: la bolla di trasporto deve essere redatta in tre esemplari, compilata, datata, firmata, ecc. Una copia della bolla di trasporto deve rimanere presso il produttore o il soggetto che ha stoccato il fango, una copia deve essere consegnata al destinatario e la terza copia al trasportatore.
Invece la legge peri trasportatori per conto terzi prevede tre copie: una copia al trasportatore, una deve essere inviata all'Ispettorato Provinciale della Motorizzazione e una copia va allegata al momento della fatturazione. Quindi mi pare evidente che questo punto non può rimanere immutato, stante il contrasto con quello che prescrive la legge dello Stato. Sarebbero altri ancora i punti da rivedere, quindi pur dichiarandomi favorevole in linea di massima, sarei lieto che questo regolamento fosse rivisto al fine di ottenere una più facile applicazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.
FERRO Stiamo discutendo un regolamento che è in attuazione da due anni sotto forma sperimentale, anche se formalmente non è riconosciuto. Esso è frutto del lavoro congiunto dell'Assessorato all'ambiente, dell'Università e dell'I.P.L.A., ma non ha avuto quel necessario collegamento che sarebbe stato indispensabile con i fautori dello spandimento, ossia con l'agricoltura.
Condivido le osservazioni fatte poc'anzi dal collega Fracchia soprattutto per quanto riguarda l'onerosità burocratica dei registri e credo sia da approfondire l'osservazione in merito al trasporto emersa durante le consultazioni. Purtroppo non esiste un'esperienza consolidata di spandimento in agricoltura, perché gli agricoltori sono diffidenti rispetto a questi nuovi prodotti. E' indubbio che senza un collegamento organico con i CATA è difficile.costruire o avere la possibilità di costruire una simile esperienza.
Inoltre, la sperimentazione in agricoltura non deve avere costi se non figurativi per l'impresa agricola, anche perché il fango è ancora un prodotto povero e senza un apporto reale di fertilizzanti è difficile anche una corretta concimazione. Ne deriva che il costo del fango destinato allo spandimento sta tutto nelle analisi che si dovranno fare.
Qui si è aperta una discussione fra i tecnici: costa di più portare il fango in discarica o costa di più lo spandimento? Non voglio entrare nel merito di questa discussione, anche perché è estremamente difficile entrarci. E' certo che sarebbero più utili allo spandimento i fanghi provenienti dai piccoli depuratori, perché è più facile capire le sostanze in entrata, quelle trattate, e anche perch questi depuratori sono più vicini alle zone di spandimento; purtroppo per il 70-80% dei piccoli depuratori in Piemonte sono fermi e quelli operanti dovrebbero accollarsi, se vogliono promuovere lo spandimento, i costi di analisi che per ogni analisi sono valutate attorno al mezzo milione di lire.
La responsabilità che si dà al produttore di fanghi sia per il trasporto sia per lo spandimento mi pare sia una delle motivazioni che non incentivano la trasformazione dei fanghi in prodotti di smaltimento. In sostanza questi motivi, la definizione restrittiva di norme, i controlli le possibilità di contenzioso che si possono aprire credo ostacolino insieme alla diffidenza degli agricoltori, una piena o diffusa messa a regime del regolamento.
Alcuni di questi ostacoli sono insuperabili nel senso che non siamo certo noi a chiedere e a sostenere una normativa meno restrittiva, anzi, è bene che la normativa stia così. Altri ostacoli potevano essere superati mi riferisco a quelli che riguardano di più la diffidenza degli imprenditori agricoli, se si fosse lavorato o se si volesse lavorare di più con i CATA e si procedesse a tempi rapidi alla guida dell'uso che dovrà essere fatto,in combinazione con fertilizzanti e concimi.
Questi elementi di contraddizione, alcuni anche oggettivi, consigliano una fase ancora più o meno lunga di sperimentazione, anche molto circoscritta, tenendo conto peraltro di un ultimo inconveniente. La produzione dei fanghi nei depuratori dovrà tenere conto che i tempi di distribuzione e di spandimento non sono lineari e possibili in ogni momento; sono cadenzati e dipendono dalle colture, dai periodi di trattamento del terreno che queste richiedono. La giustificazione dei costi di distribuzione e di controllo dipende molto da quanto se ne produce e da quanto se ne spande.
Io ho l'impressione che l'aver definito una normativa, tutta nell'ottica ambientale, quasi confidando su un suo impatto automatico e positivo sul mercato dei fruitori, abbia finito con il produrre alcune incongruenze, che qui occorre lavorare per rimuovere.
La rimozione non dipende solo dall'Assessorato all'ambiente; i problemi che abbiamo posto suscitano interrogativi e le risposte ci dovranno essere date dalla Giunta e dall'Assessore che nella Giunta M le competenze relative all'agricoltura.
Questa interrelazione tra ambiente e agricoltura, ma anche tra ambiente e sanità, si rende indispensabile se effettivamente si riuscisse ad andare a regime dopo una fase di sperimentazione; anche sulla base della carta della fertilità dei suoli e delle caratteristiche dei terreni per uso agricolo si dovrebbero definire in futuro le aree che si prestano meglio alla loro recettività con controlli, da parte delle Province e delle UU.SS.SS.LL. sulle aree stesse.
Ma questo vuol dire dotarsi di laboratori e di uffici che oggi non esistono o esistono assai parzialmente sul territorio piemontese; questo per quanto riguarda l'affidabilità per il futuro.
C'è poi un problema di affidabilità per il presente dei controlli da farsi oggi sugli spandimenti. Questi controlli sono affidati, lo dice l'articolato, ai soggetti indicati nell'art. 7 del D.P.R. 915, ossia alle Province che si avvalgono dei servizi di igiene ambientale, ma che, mi si consenta di dire, oggi non presentano una struttura e apparati proiettati a considerare le questioni che qui vengano assegnate, dal D.P.R. 915 o da leggi similari.
Mi risulta che ci sono alcuni di questi servizi che sono diretti da psicologi. Io non vedo che cosa c'entri uno psicologo con lo spandimento dei fanghi. Il più delle volte questi servizi sono privi di attrezzature.
Quindi, siamo di fronte a delle grosse incongruenze da questo punto di vista. C'è quindi un problema di raccordo maggiore tra questioni ambientali e questioni sanitarie perché normative come quelle che vengono opposte dal D.P.R. 915 e dalla legislazione derivata, aprono questo fronte che oggi impone, per quanto riguarda soprattutto le UU.SS.SS.LL., di porre mano a una migliore definizione dei servizi stessi, in quanto abbiamo sempre più bisogno di operatori all'interno dei servizi preparati di fronte ai problemi di igiene ambientale che anche un regolamento come questo pone.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Adduci.
ADDUCI Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ho qualche perplessità sulla questione dello smaltimento dei fanghi in agricoltura; il provvedimento potrebbe avere una sua logica se la composizione dei liquami delle fognature fosse quella di 50 anni fa, ma oggi purtroppo tale composizione è caotica.
I liquami hanno perso l'originaria caratteristica biologica e rassomigliano sempre di più agli scarichi di laboratori chimici, c'è di tutto: ci sono metalli pesanti, ci sono elementi radioattivi, ci sono sostanze tossiche di varia natura. Una considerazione di questo genere credo che inibisca fortemente una conveniente utilizzazione dei fanghi senza una preventiva depurazione.
Se ci fosse una selezione, in entrata degli scarichi fognari, potremmo pensare ad un'utile utilizzazione, in uscita, degli stessi, ma purtroppo all'origine c'è di tutto, c'è un inquinamento pesantissimo che si ripercuote inevitabilmente ed aggrava ancora di più l'intero processo agricolo che, in questo caso, va ad intaccare la catena alimentare già di per sé preoccupantemente piena di veleni che ogni giorno ingeriamo.
Ora, destinare all'agricoltura i reflui degli impianti di depurazione dei liquami di fogna, senza una preventiva discriminazione, significa incrementare ancora di più il carico di sostanze nocive sugli alimenti. Le piante sentono delle variazioni chimiche del flusso in entrata e possono come fanno, assorbire dal terreno molecole dannose, il che aggrava la situazione alimentare della nostra collettività.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore alla tutela ambientale Le osservazioni dei Consiglieri Fracchia e Ferro sulla difficoltà di applicazione del regolamento sono in parte dovute alla macchinosità, che il collega Fracchia ricordava, dei registri e alla necessità di mettere in piedi dei sistemi che possano essere controllati e che diano garanzie.
Quanto è successo in questi giorni in altri campi ci dice di essere più rigidi e di usare di meno l'elasticità che probabilmente farebbe funzionare maggiormente il sistema.
Indubbiamente anche in questo settore ci sono le difficoltà rilevate in altri settori sui sistemi di controllo, sulle difficoltà dei servizi di igiene ambientale ad avere personale specializzato e personale idoneo ai controlli. Lo ha riconosciuto anche il Pretore Amendola in questi giorni che, purtroppo, la legge n. 833 sul sistema del controllo ambientale è fallita. Probabilmente, essendo una riforma basata più sull'uomo ha dimenticato i problemi dell'ambiente.
Questo regolamento è frutto del lavoro di alcuni anni di attività sperimentale con l'Università, con l'Istituto di Chimica Agraria e con l'I.P.L.A. Se siamo d'accordo, potrebbe avere un anno di applicazione sperimentale e, dopo un anno, si potrebbero valutare le difficoltà sorte per apportare le modifiche al regolamento.
Quest'anno l'Assessorato alla tutela ambientale con l'Assessorato all'agricoltura metterà in piedi un sistema di lavoro e di controllo.
Alcuni settori dovranno essere collegati tra sanità, agricoltura e ambiente perché toccano problemi di "salute, problemi di territorio, questioni inerenti l'uso di anticrittogamici", per cui questo raccordo diventa indispensabile anche nell'applicazione di questo regolamento.
Ci sono mille difficoltà che si frappongono al funzionamento dei depuratori. Giustamente osservava il Consigliere Ferro, i più piccoli quelli che potrebbero dare la maggiore quantità di fanghi utilizzabili in agricoltura, sono per lo più fermi.
Ci sono delle esperienze positive in Piemonte. Il consorzio Valle Scrivia, che ha un costo per smaltimento dei fanghi attorno ai 750 milioni annui, indirizza i fanghi all'agricoltura e può indirizzarli perché ha una particolare tipologia di fango che ne permette l'uso in agricoltura non trattando metalli pesanti delle industrie pericolose per cui la valutazione economica è nettamente positiva. Credo che nell'anno di applicazione sperimentale possa essere valutata anche la convenienza economica rapportata alle diverse situazioni che esistono in Piemonte.



PRESIDENTE

Se non ci sono delle proposte di emendamento passerei all'approvazione articolo per articolo di tale regolamento.
Chi è favorevole all'art. 1 è pregato di alzare la mano.
E' approvato con il seguente esito: presenti e votanti 36 favorevoli 34 Consiglieri astenuti 2 Consiglieri.
Chi è favorevole all'art. 2 è pregato di alzare la mano.
E' approvato con il seguente esito: presenti e votanti 36 favorevoli 34 Consiglieri astenuti 2 Consiglieri.
Chi è favorevole all'art. 3 è pregato di alzare la mano.
E' approvato con il seguente esito: presenti e votanti 37 favorevoli 26 Consiglieri contrari 1 Consigliere astenuti 10 Consiglieri.
Chi è favorevole all'art. 4 è pregato di alzare la mano.
E' approvato con il seguente esito: presenti e.votanti 38 favorevoli 28 Consiglieri astenuti 10 Consiglieri.
Chi è favorevole all'art. 5 è pregato di alzare la mano.
E' approvato con il seguente esito: presenti e votanti 37 favorevoli 35 Consiglieri astenuti 2 Consiglieri.
Chi è favorevole all'art. 6 è pregato di alzare la mano.
E' approvato con il seguente esito: presenti e votanti 37 favorevoli 35 Consiglieri contrari 2 Consiglieri.
Chi è favorevole all'art. 7 è pregato di alzare la mano.
E' approvato con il seguente esito: presenti e votanti 37 favorevoli 37 Consiglieri.
Chi è favorevole all'art. 8 è pregato di alzare la mano.
E' approvato con il seguente esito: presenti e votanti 38 favorevoli 36 Consiglieri astenuti 2 Consiglieri.
Chi è favorevole all'art. 9 è pregato di alzare la mano.
E' approvato con il seguente esito: presenti e votanti 38 favorevoli 36 Consiglieri astenuti 2 Consiglieri.
Chi è favorevole all'art. 10 è pregato di alzare la mano.
E' approvato con il seguente esito: presenti e votanti 40 favorevoli 38 Consiglieri contrari 2 Consiglieri.
Chi è favorevole all'art. 11 è pregato di alzare la mano.
E' approvato con il seguente esito: presenti e votanti 40 favorevoli 38 Consiglieri contrari 2 Consiglieri.
Chi è favorevole all'art. 12 è pregato di alzare la mano.
E' approvato con il seguente esito: presenti e votanti 40 favorevoli 26 Consiglieri astenuti 14 Consiglieri.
Chi è favorevole all'art. 13 è pregato di alzare la mano.
E' approvato con il seguente esito: presenti e votanti 39 favorevoli 25 Consiglieri astenuti 14 Consiglieri.
Chi è favorevole all'art. 14 è pregato di alzare la mano.
E' approvato con il seguente esito: presenti e votanti 39 favorevoli 25 Consiglieri astenuti 14 Consiglieri.
Chi è favorevole all'art. 15 è pregato di alzare la mano.
E' approvato con il seguente esito: presenti e votanti 39 favorevoli 25 Consiglieri astenuti 14 Consiglieri.
Chi è favorevole all'art. 16 è pregato di alzare la mano.
E' approvato con il seguente esito: presenti e votanti 41 favorevoli 40 Consiglieri astenuti 1 Consigliere.
In merito all'art. 17 ha chiesto di parlare il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.
MARCHINI Su questo articolo mi astengo, perché ritengo che le preoccupazioni del collega Fracchia abbiano totale fondamento; oltretutto c'è il rischio che ci sia un'ipotesi di illegittimità della legge perché noi normiamo un documento fiscale, cosa che non è di nostra competenza.
Non si può immaginare una normazione della bolla d'accompagnamento se questa è quella fiscale. Se non è quella fiscale bisogna dire che è un'altra cosa per evitare che gli utilizzatori possano entrare in una situazione di contravvenzione data la non chiarezza della nostra normativa.
E' utile ed opportuno che il Consiglio faccia alcune riflessioni.



VIGLIONE ALDO



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore alla tutela ambientale Propongo che le parole: "una bolla di trasporto numerata e datata" vengano sostituite con le parole: "un documento diverso rispetto alla bolla con effetti fiscali, numerato e datato".
FERRO C'è l'Ufficio del Registro di mezzo. Non si può dare all'Ufficio del Registro quello che decide l'Assessore. O si toglie l'Ufficio del Registro o si introducono strumenti diversi di controllo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.
FRACCHIA Penso che un documento a parte come ha detto l'Assessore non osti contro la registrazione dell'Ufficio del Registro. Sarebbe come una bolletta dell'Utif che non ha nulla a che fare con la bolla di accompagnamento che hanno le merci.
E' un doppione perché ci vuole la bolla fiscale, più questo documento che serve per registrare sul Registro bollato. Però non dovrebbero esserci contrasti con un documento non fiscale che serve per la registrazione sul Registro ufficiale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.
FERRO Continuo ad essere perplesso. Le osservazioni del collega Fracchia potrebbero convincere se questa fosse una legge. Non si capisce su quale base l'Ufficio del Registro possa bollare un documento sulla base di un regolamento della Regione. Questo non ha forza di legge.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI La questione sollevata dal collega Fracchia con molta acutezza è di complessa soluzione però ha al centro il controllo regionale che viene fatto agli effetti ecologici e non agli effetti fiscali, per i quali quindi bisogna inventare uno strumento autonomo. Posto che la bolletta fiscale ci sarà comunque, quindi è inutile normarla in questa legge, riflettiamo se non abbia senso stralciare questa parte, riservarci di individuare un modello; che non abbia le implicazioni di ordine fiscale, nel senso di radicamento con i momenti fiscali, per avviare un documento che serva al controllo, sia esso regionale o provinciale o dell'U.S.S.L. Questo è uno sforzo che dobbiamo fare al di là della questione che ci è posta, ma che dovrà essere esteso ad una serie di questioni sulle quali riteniamo di dover introdurre un tipo di controllo di natura qualitativa, ambientale diverso da quello fiscale. Non possiamo utilizzare gli strumenti fiscali per i controlli che regionalmente intendiamo introdurre delegando magari le Province.
Questo problema marginale diventa però sostanziale. Se costituiamo il principio di valerci dei documenti fiscali come documenti di controllo regionale, ci avviamo in un vicolo cieco. Immaginiamo per esempio ché la documentazione di alcune ditte, per ragioni fiscali e per tempi anche lunghi, non sia accessibile da parte di nessuna autorità. Oltretutto rischieremmo di mettere i funzionari in grossi rischi nella misura in cui non essendo in grado di cogliere delle inesattezze di ordine fiscale concorrono in comportamenti contrari alla legge.
Mi sembra di essere stato molto sciatto ma abbastanza comprensibile.
Questo documento serve per un controllo di corrispondenza e di qualità sul trasportato rispetto al mittente e rispetto al destinatario. Probabilmente dovrebbe essere finalizzato ad una mappa, ad un catasto di queste situazioni, quindi bisogna pensare ad uno strumento diverso da quello normato dallo Stato dal punto di vista fiscale.
Chiedo alla Giunta di valutare questo problema, se sia il caso di decidere fin d'ora, riservandoci poi di introdurre le modalità su un documento ulteriore, oppure stralciare tutto il capo, per evitare un principio molto rischioso dal punto di vista dei rapporti istituzionali e molto delicati in ordine ai destinatari di questi documenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.
FERRO C'è un'altra questione che riguarda lo stesso articolo. Nell'ultima frase, a pag. 19, è scritto che i produttori dei fanghi vengono considerati direttamente responsabili delle modalità di trasporto e, a tale riguardo devono garantire rispetto ai criteri generali di cui all'art. 3.
In linea di principio noi siamo d'accordo su questa impostazione. C'è un problema però. Mi risulta che il D.P.R. 915 fa una distinzione netta per quanto riguarda le responsabilità tra produttori è smaltitori. Mi pare che qui si dia un'interpretazione che forza molto rispetto al D.P.R. 915.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bresso.
BRESSO Può darsi che lo abbia già chiesto il Consigliere Marchini, ma non ho capito molto bene com'era la sua domanda; la ripropongo dal mio punto di vista.
Tutta questa documentazione, che contiene una grossa quantità di informazioni e accompagna tutto il processo (dalla produzione dei fanghi al trattamento, allo smaltimento nel terreno, allo stoccaggio, ecc.), dove va a finire? Secondo me tutto questo ha un senso se poi siamo in grado, in ogni momento, di sapere dove sono i fanghi e dove vengono smaltiti. Avere quindi una procedura di controllo su tutto ciò, perché se non ha fini fiscali questa rilevazione ha fini conoscitivi. I fini conoscitivi non possono essere solo la produzione di armadi di carta, ma devono avere come scopo la produzione di un sistema informativo.
Volevo sapere qual è lo scopo, che non può essere fiscale perché c'è già la bolletta fiscale di accompagnamento, allora deve essere conoscitivo.
Se è conoscitivo, che finalizzazioni ha?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.
BIAZZI Desidero intervenire sulla parte della norma che dice: "i produttori sono direttamente responsabili delle modalità di trasporto". Siccome mi pare che gli eventuali responsabili siano diversi, si intende inserire una responsabilità solidale? Oppure ogni soggetto è responsabile per la parte che gli compete, e quale? Faccio questa domanda perché ai fini di una eventuale azione di responsabilità bisogna sapere a chi, in primo luogo occorre rivolgersi. Forse la norma dovrebbe essere più chiara per le conseguenze che ne discendono. Se responsabilità è solidale, evidentemente ci si può rivolgere, indifferentemente in prima istanza, a uno qualunque di questi soggetti; se non è solidale rimane una lacuna, cioè non si sa a chi rivolgersi con le incertezze di diritto che tutti possiamo intuire. Non entro nella sostanza della norma, su cui si è già ampiamente discusso.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore alla tutela ambientale Queste cose purtroppo non sono venute fuori in Commissione; essendo sfuggite all'elaborazione con difficoltà possono essere affrontate in modo estemporaneo in aula. Chiedo una sospensione per esaminare questi argomenti.



PRESIDENTE

La richiesta di sospensione per dieci minuti è accolta.
La VII Commissione è convocata.



(La seduta, sospesa alle ore 11,20 riprende alle ore 11,40)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola all'Assessore Maccari.
MACCARI, Assessore alla tutela ambientale I rappresentanti dei Gruppi politici sono d'accordo che si tratta di una bolla ecologica e non di una bolla fiscale. Ci sarà una circolare come era già stata fatta dall'Assessorato in applicazione della legge 31 del 1979 sullo smaltimento dei fanghi.
Il testo rimane così come è stato presentato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.
FERRO Noi voteremo contro questo articolo perché i chiarimenti che sono avvenuti in Commissione ci convincono poco. E' vero che si rimanda ad una circolare, ma è altrettanto vero che nel regolamento si parla sempre di bolla di trasporto. Forse sarebbe stato opportuno introdurre altre affermazioni. Ci convincono poi molto poco le osservazioni che sono state fatte attorno alle responsabilità del produttore, perché il produttore che per quanto riguarda la depurazione è un consorzio - nel regolamento viene considerato responsabile non solo del tipo del rifiuto ma anche dello spandimento.
Questo ci convince assai poco perché, qualora si avviasse una vertenza rispetto ad eventuali inconvenienti, la responsabilità primaria verrebbe addossata, in questo caso, al produttore, mentre la responsabilità dell'imprenditore agricolo passerebbe sott'ordine.



PRESIDENTE

Pongo in votazione per alzata di mano l'art. 17.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
E' approvato con il seguente esito: presenti e votanti 41 favorevoli 23 Consiglieri contrari 16 Consiglieri astenuti 2 Consiglieri.
Chi è favorevole all'art. 18 è pregato di alzare la mano.
E' approvato con il seguente esito: presenti e votanti 41 favorevoli 24 Consiglieri astenuti 17 Consiglieri.
Chi è favorevole all'art. 19 è pregato di alzare la mano.
E' approvato con il seguente esito: presenti e votanti 41 favorevoli 23 Consiglieri astenuti 18 Consiglieri.
Pongo ora in votazione l'intero testo della deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con il seguente esito: presenti e votanti 41 favorevoli 25 Consiglieri contrari 1 Consigliere astenuti 15 Consiglieri.


Argomento: Province

Proseguimento esame ordini del giorno per l'istituzione della nuova Provincia del Verbano - Cusio - Ossola


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame degli ordini del giorno per l'istituzione della nuova Provincia del Verbano - Cusio - Ossola. Nella scorsa seduta ci eravamo ripromessi di unificarli.
Ha chiesto di parlare il Consigliere Nerviani. Ne ha facoltà.
NERVIANI Signor Presidente, posso dire che è stata concordata una proposta di unificazione dei due ordini del giorno che però comporterà un dibattito sia pure limitato.



PRESIDENTE

Iniziamo allora il dibattito sugli ordini del giorno per l'istituzione della Provincia del Verbano - Cusio - Ossola: uno presentato dal Gruppo Comunista, l'altro dai Consiglieri Cernetti, Mignone e Nerviani.
Ha chiesto di intervenire il Consigliere Biazzi. Ne ha facoltà.
BIAZZI Signor Presidente, come ha già detto il Consigliere Nerviani, l'ordine del giorno è il frutto dell'unificazione delle due proposte presentate al Consiglio.
Non mi dilungo sulle ragioni che hanno portato alla presentazione dei due ordini del giorno, ne abbiamo già discusso ripetutamente in questo Consiglio, quindi penso che le motivazioni siano presenti a tutti i colleghi. Per cui non mi addentro nella discussione globale, dandola già per avvenuta.
Esprimo soltanto un rammarico: arriviamo alla votazione dell'ordine del giorno un mese dopo la sua presentazione, mentre potevamo arrivarci molto prima.
L'altra osservazione che voglio fare è che non essendo intervenuti tempestivamente e non avendo coordinato bene le iniziative con le altre cinque zone, si è rallentato l'iter della proposta di legge a livello nazionale di altri 2 mesi. Il primo incontro a Roma si è tenuto il 26 febbraio, siamo ormai al 26 di aprile senza che sia stato dato il via alla proposta di legge. Ora altre nubi si stanno addensando su scala nazionale.
Noi siamo evidentemente d'accordo con l'ordine del giorno presentato.
L'impegno che chiediamo alla Presidenza del Consiglio e alla Presidenza della Giunta è di portare avanti tutte le iniziative necessarie con i responsabili nazionali degli Enti locali e con i Capigruppo dei due rami del Parlamento, perché le proposte di legge possano trovare un iter sollecito per la loro approvazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.
NERVIANI Mi pare che dopo l'accordo raggiunto che ha consentito la fusione dei due ordini del giorno i motivi di modesta polemica sono anch'essi cancellati.
Penso si possa esprimere anche da parte del Gruppo democristiano una convinta adesione alla sollecitazione a muoversi perché anche il Verbano Cusio - Ossola sia seriamente considerato nella proposta di legge che prevede l'istituzione di nuove Province nel nostro Paese.
Sappiamo che il percorso è lungo e difficile. Occorrerà operare tutti assieme in modo tale da eliminare le difficoltà che ancora ci possono essere e che consistono in qualche resistenza presente all'interno della nostra realtà provinciale, quindi eliminare gli ostacoli perché il cammino sia il più piano possibile.



PRESIDENTE

Vedo che è tornato il Consigliere Carazzoni. Lo salutiamo per essere tornato fra di noi e gli auguriamo per il futuro di essere sempre con noi presente e di aver cacciato, attraverso esorcismi, come nell'antico Medio Evo, la sua malattia.
La parola al Consigliere Carazzoni.
CARAZZONI Grazie Presidente dell'augurio, francamente però mi sembra un po' esagerato. Vorrei davvero essere sempre presente in questo Consiglio regionale, al quale partecipo ormai dal lontano 1970; temo purtroppo che la mia assenza non sia finita, perché mi attende un altro periodo piuttosto duro, che cercheremo di affrontare con serenità e facendoci coraggio.
Volevo dire al riguardo, e dico questo in rappresentanza del Gruppo del M.S.I., che voterò a favore di questo ordine del giorno, soprattutto per motivi di logica coerenza, cioè per avere approvato a suo tempo la p.d.l.
regionale relativa all'istituzione della nuova Provincia del Verbano Cusio - Ossola.
Tuttavia, ora come allora, non mi sento di lasciare passare sotto silenzio alcune perplesse sottolineature, che per senso di responsabilità sono tenuto a dire.
Se infatti la mia adesione alla p.d.l. di Biella Provincia fu immediata, piena e totale, non lo fu altrettanto per la questione dell'Alto Novarese e lo dissi anche chiaramente, parlando in quest'aula il 27 luglio 1983, perché non mi convinceva compiutamente l'idea di attribuire l'autonomia provinciale ad una zona per la quale non si era riusciti ad indicare gli esatti ambiti territoriali e neppure a segnalare il futuro capoluogo, tant'è che nacque (i colleghi lo ricorderanno) come Provincia del Verbano - Cusio - Ossola.
Queste macroscopiche carenze mi .portarono a guardare con un certo scetticismo quella p.d.l., perché mi pareva che ben poche potessero essere le possibilità che fosse coronata da successo, soprattutto non mi pareva appropriato che per il Verbano - Cusio - Ossola e per gli interessi, le attese e le speranze di quella zona, si usassero le scarne motivazioni che allora vennero usate.
Da allora sono passati quasi 3 anni e dobbiamo dire che la situazione è ben poco mutata, se non per la questione del capoluogo che adesso si è finalmente indicato nella Città di Verbania, senza peraltro che, attorno a questa scelta, non nascessero contrasti o valutazioni in negativo, come ben si può constatare leggendo la stampa novarese di questi ultimi giorni.
Per contro, è avvenuto che, con l'appoggio dell'Associazione Nazionale Comuni d'Italia, come ricorda l'ordine del giorno, le città di Biella Rimini, Lecco, Lodi e Prato sono partite autonomamente, hanno presentato un'unica p.d.l. nella quale chiedono il riconoscimento provinciale, per cui mi sembra che adesso la votazione di questo ordine del giorno altro non sia che il tentativo di agganciarsi in extremis ad una situazione già largamente compromessa e a tutto danno di quelle che sono le esigenze dell'Alto Novarese.
Oggi, anche con questa ritardata approvazione che viene fatta del documento, si cerca soltanto di correre ai ripari per colpa dell'insipienza o della scarsa preveggenza delle forze politiche locali. Si è perduta quella che forse sarà l'ultima occasione per la Provincia del Verbano Cusio - Ossola o di Verbania.
Può darsi che questo non avvenga, che il tentativo di aggancio riesca e, in questo caso, nessuno ne sarebbe più lieto di noi. Abbiamo ritenuto di dire con coscienza, con decisione ed anche con senso di responsabilità, se me lo consentite, perché noi siamo proprio di Verbania, queste cose amare forse dette crudamente, ma che devono fin da adesso risultare ben chiare affinché l'Alto Novarese non sia ancora preso in giro e perché le popolazioni del Verbano- Cusio - Ossola non siano distratte e distorte dalla loro attenzione verso i reali e drammatici problemi della zona, con progetti piuttosto fumosi e di scarsa attendibilità.
Con questo spirito voterò l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Do lettura del documento unitario sostitutivo dei due ordini del giorno.
"Il Consiglio Regionale del Piemonte premesso che nell'incontro tenutosi a Roma il 26 febbraio 1986 presso la sede nazionale dell'ANCI, sotto la Presidenza del sen. Castelli dell'esecutivo dell'ANCI, tra i responsabili nazionali per gli Enti locali dei Partiti e Amministratori, Consiglieri regionali, Parlamentari delle sei aree interessate all'istituzione di nuove Province (Biella, Lecco, Lodi Rimini, Prato e Verbano - Cusio - Ossola) si è concordato di presentare sulla materia una proposta di legge unica rilevato che solamente cinque delle realtà sopra indicate sono state inserite nella bozza di proposta di legge presentata alla riunione del 26 febbraio 1986 dai cinque Sindaci di Biella, Lecco, Lodi, Rimini e Prato con esclusione della zona del Verbano - Cusio - Ossola ricordato che il Consiglio regionale del Piemonte ha approvato in data 27 luglio 1983 le relative proposte di legge regionale al Parlamento per l'istituzione delle nuove Province di Biella e del Verbano - Cusio Ossola riafferma l'impegno ad operare sollecitamente perché la volontà del Consiglio regionale del Piemonte sia accolta dal Parlamento e sia Biella, sia il Verbano - Cusio - Ossola vengano riconosciute come nuove Province piemontesi invita a tal fine la Presidenza del Consiglio regionale e la Presidenza della Giunta a prendere con urgenza contatti con i responsabili nazionali dei Partiti e con i Capigruppo parlamentari e ad assumere iniziative perché la proposta riguardante la nuova Provincia Verbano - Cusio - Ossola vada avanti contestualmente a quella di Biella Lecco, Lodi, Prato e Rimini, e ad intraprendere ogni iniziativa perch questa in-dicazione trovi rispondenza nelle decisioni del Parlamento nazionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.


Argomento:

Proseguimento esame ordini del giorno per l'istituzione della nuova Provincia del Verbano - Cusio - Ossola

Argomento:

Iscrizione argomenti all'o.d.g.


PRESIDENTE

Propongo ora di iscrivere all'o.d.g. i seguenti argomenti: proposta di deliberazione n. 129: "Modifica dell'art. 6 del Regolamento di applicazione della L.R. 23 marzo 1984, n. 19 - 'Norme di attuazione della legge 29 maggio 1982, n. 308. Interventi in materia di risparmio energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili di energia' approvato con deliberazione del Consiglio regionale n. 740-7796 del 19 luglio 1984".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata con 31 voti favorevoli e 2 astensioni.
Proposta di deliberazione n. 136: "Deliberazione Giunta regionale n. 4-4139 'Legge 1497/39 - D.P.R. 616/77 art. 82 - Legge 431/85 - Tutela delle zone di particolare interesse ambientale, disciplina del taglio dei boschi cedui e di altre operazioni selvicolturali in aree soggette al vincolo idrogeologico"'.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata con 33 voti favorevoli e 1 astensione.
Proposta di deliberazione n. 156: "Rendiconto del Consiglio regionale per l'esercizio finanziario 1985 e relativi allegati".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata con 35 voti favorevoli e 1 astensione. -Progetto di legge n. 78: "Integrazione all'art. 6 della L.R. 19 maggio 1982, n. 11".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'iscrizione è approvata con 34 voti favorevoli e 1 astensione.


Argomento: Nomine

Nomine - Indirizzi sulla STEF


PRESIDENTE

Nella Conferenza dei Capigruppo si era deciso di iniziare una discussione sugli indirizzi della STEF prima di procedere alle nomine.
La parola all'Assessore Cerutti.
CERUTTI, Assessore alla viabilità Brevemente espongo ai colleghi alcune mie valutazioni personali e alcune questioni invece di carattere generale che riguardano questa società con partecipazione di maggioranza regionale. Riguardo alla STEF la mia posizione è un po' critica per come opera, per l'attività che ha svolto per un suo futuro quanto mai incerto.
Questa società era nata con legge regionale e solo all'inizio di quest'anno abbiamo approvato l'aumento del capitale per metterla in condizioni di operare. Mi sembra che una capacità di alta progettazione che era l'obiettivo essenziale da dare a questa struttura e pertanto che la qualificava e l'annoverava fra le più grandi strutture di progettazione italiane è venuto un po' a mancare.
E' una S.p.A. e pertanto completamente autonoma nelle sue decisioni.
Non voglio fare nessuna critica agli amministratori che hanno guidato finora questa società, anche perché il Presidente era del mio partito, ma con lui ho detto chiaramente ciò che penso, così come ritenevo un dovere fornire da parte mia un'indicazione di questo genere.
Ho voluto però esaminare l'attività, seguirla seppur così parzialmente e con autonomia completa societaria, ma solo per vedere una serie di iniziative e di prodotti.
Noi, ci troviamo di fronte a una società composta da 17 persone di cui: 2 ingegneri, 1 architetto e 5 geometri; dall'altra parte 2 dottori, 2 ragionieri e 5 impiegate.
Mi sembra che, trattandosi di una società di progettazione, sia un pochino carente nelle strutture operative; finora ha lavorato per predisporre il progetto su incarico SITAF della superstrada o autostrada quello che sarà, del Frejus.
Si pensava e così abbiamo fatto noi, come primo anno di avvio, di assegnare degli studi di fattibilità sul territorio con fondi regionali e abbiamo versato, da parte nostra, circa 500 milioni per degli studi effettuati a Fossano e in altre parti.
Abbiamo da un lato avuto immediatamente una denuncia da parte del Collegio degli ingegneri e architetti i quali dicevano che la Regione non poteva dare un incarico di questo genere; non so quale sarà il risultato.
VETRINO, Vicepresidente della Giunta regionale Abbiamo vinto la causa.
CERUTTI, Assessore alla viabilità Dall'altra parte ha preso consistenza e avvio il piano decennale della grande viabilità; settore questo di assoluta specializzazione.
BONTEMPI Scusi, Presidente, io chiederei solo se fosse possibile svolgere questo dibattito alla presenza dei Capigruppo o comunque di Gruppi che occorre si esprimano. Se hanno già avuto modo di discutere in qualche fase di questa questione anche nelle sedi delle nomine - lo dico solo se sono presenti nel palazzo, se non ci sono è chiaro che bisogna andare avanti così - parrebbe dunque opportuno che le valutazioni dell'Assessore e le procedure, ivi indicate, venissero ascoltate altrimenti non può essere solo un dialogo tra noi e l'Assessore.
CERUTTI, Assessore alla viabilità Stavo dicendo che è partito, nel frattempo,' il grande quadro di programmazione sulla viabilità del Piemonte, viabilità contenuta nel pia no decennale dell'ANAS con gli stralci e la convenzione ANAS - Regione.
Per legge chi dà la progettazione può essere soltanto l'ANAS che grazie a una legge approvata da poco tempo, circa 5 mesi fa dal Governo potrebbe assegnare nei prossimi mesi, all'esterno della propria struttura progettazioni di lavori a livello di progetto di fattibilità o progetto di larga massima, non prevedendo, la legge, progetti definitivi.
Questa è l'unica possibilità che si apre, per questa società, nel futuro. Per poterla realizzare non sarà sufficiente soltanto la protezione che, da parte regionale, può essere data o fatta presente all'ANAS per assegnare delle progettazioni dei lavori alla struttura della STEF.
Sarà necessario che la STEF stessa sia in grado di fornire quel prodotto tale da assicurare questa commessa diretta da parte dell'ANAS cioè da parte della struttura centrale tecnica del Ministero dei Lavori Pubblici.
Io non vi so dire se questo sarà possibile nei prossimi anni; se cioè un cambio di dirigenza di questa S.p.A. potrà anche cambiare la mentalità di progettazione o il modo di essere della società stessa.
Ho visto, per esempio, che in passato parecchie commesse venivano subappaltate e pertanto date a studi privati esterni e quindi era una specie di partita di giro di incarichi. Ho visto che il collega Bajardi alla fine della passata legislatura, ha assegnato un incarico specifico inerente gli ospedali, pertanto alla funzione di sicurezza delle strutture ospedaliere; non so dirvi a che punto è il progetto e lo studio, ma sicuramente sarà in atto.
Ci sono situazioni di carattere economico estremamente delicate che portano, ogni tanto, a non pagare gli stipendi o per lo meno a farli slittare; non vorremmo trovarci a seguire direttamente questa società.
Non vorremmo trovarci a intervenire, nuovamente, per aumenti di capitale od altro facendo fronte a delle carenze che gravano sulla struttura stessa; non vi posso aggiungere altro perché non sarebbe neanche giusto e legittimo, torno a ripetere che è una S.p.A. che risponde direttamente in proprio con i suoi Amministratori alla Regione; questi vengono nominati dalla Regione e pertanto dovrebbero riferire una serie di dati o di elementi maggiormente conoscitivi.
E' indubbio che, rispetto a quanto si poteva immaginare in passato quando la società è stata fondata acquisendone una già in atto e rispetto alle possibilità operative future nel concreto, queste difficoltà esistono perché, cessando il progetto della Val di Susa e il suo collegamento con il traforo, le future commesse, di una portata e di una rilevanza di questa natura, devono essere ricercate in ambiti di tipo nazionale dove mi sembrano difficilmente, oggi come oggi, conseguibili per la situazione attuale.
Mi limito a questo; magari i colleghi intervenendo riusciranno anche a darmi maggiori elementi per ulteriori precisazioni, ma al momento del rinnovo di questa società, della sua dirigenza e del suo Consiglio, è importante che si sappia il quadro di tale situazione operativa in cui si trova questa società senza decretarne lo stato di morte perché non tocca alla Regione farlo, ma alla società nella sua autonomia, evidenziando, nel momento del rinnovo, le difficoltà che troverà nel prossimo futuro.



MARCHIARO MARIA LAURA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Io continuo a mantenere perplessità sul piano del metodo per l'assenza di alcuni Gruppi politici che forse non si sono resi conto della delicatezza della discussione di stamattina, una delicatezza che è emersa clamorosamente dalle dichiarazioni dell'Assessore. Mi chiedo se è serio andare al rinnovo del Consiglio di amministrazione della STEF in questo quadro di totale nebulosità di prospettive.
Permettetemi, signori della Giunta, di aprire una questione sulle dichiarazioni dell'Assessore, dichiarazioni che lo stesso ha detto di rendere a titolo personale. Siamo in un confronto su un Ente in cui c'è un governo, ci sono dei Gruppi; bisogna assumere delle determinazioni. Mi chiedo se sia possibile oggi procedere alla nomina della STEF.
Devo dirvi subito che le dichiarazioni che sono state rese dall'Assessore Cerutti, l'ultimo richiamo cioè che non tocca a noi dichiarare lo stato di morte, caso mai tocca alla società, fanno pensare implicitamente che (almeno dal suo punto di vista e gli rendiamo atto di una posizione che sta tirando fuori, forse in maniera non netta ma intelligibile) non abbia senso mantenere questa società per una serie di ragioni che sono state esposte.
Ma qui si pone a tutti noi un problema istituzionale. Abbiamo sempre dichiarato che gli enti strumentali e le operazioni per dar vita agli enti strumentali, incominciando dai consigli di amministrazione,dovessero essere basate su quel dibattito preventivo fatto per altri enti; può essere fatto anche in momenti successivi come - ad esempio per la nomina dei presidenti.
Però nel momento in cui andiamo a nominare i rappresentanti di una società senza sapere se la stessa abbia il compito di succhiare un po' di denaro pubblico senza avere nessuna prospettiva, si pone immediatamente in questo Consiglio un problema che investe tutte le forze politiche.
Basterebbe questa premessa per dire tutto. Noi ci riteniamo molto insoddisfatti delle dichiarazioni dell'Assessore. Intanto chiediamo che il dibattito vada avanti finché si chiarisca la posizione della Giunta.
Non è possibile, volendo governare un ente strumentale che ha il suo peso e il suo rilievo, valutare in questo dibattito un confronto su opinioni personali: deve esserci una posizione del governo regionale. In secondo luogo, deve essere sciolta.questa questione sul merito e sulla prospettiva. Non vogliamo che sia delineata fino in fondo l'identità dell'ente per gli anni futuri. Certo però che gli elementi di volontà politica e di prospettiva chiari e plausibili sono la base per poter procedere alla nomina.
Vorrei ricordare rapidissimamente la storia.
Nel 1981, quando la maggioranza di allora decise, che la vecchia società STEF, nata nel 1971 per la progettazione dell'asse stradale della Val di Susa, insieme alla SITAF, dovesse diventare una società a partecipazione prevalente regionale, ricordo le forti perplessità che erano presenti nel nostro Gruppo, segnatamente del compagno Rivalta e - anche mie. Ci rendevamo conto del rischio che correva questa struttura non molto forte, nata in una certa maniera e passata un po' come "legato" non proprio del tutto richiesto e forse non ben ponderato.
Uno dei punti chiave sul comportamento istituzionale di governo è che di fronte ad una decisione del genere noi ci credemmo e facemmo l'operazione di investire in quella società, o in quell'idea se vogliamo meglio dire, una potenzialità utile anche per la Regione.
Ricordo che in Commissione venimmo impediti di fare un'operazione di più largo raggio perché due nostri Consiglieri, non a caso rappresentanti del mondo delle professioni, ostacolarono fortemente un articolo della legge che prevedeva.che la progettazione della STEF, che noi pensavamo non venisse limitata esclusivamente a quell'asse stradale, fosse una progettazione più ampia, una struttura a servizio di quella intelligente azione di progettazione che oggi è sempre più necessaria per qualsiasi ente pubblico.
Il collega Rivalta ricorderà che in Commissione quell'articolo venne cambiato dietro pressione di due ex Consiglieri regionali, Picco e Bastianini.
Quel primo segnale lo cogliemmo come motivo di preoccupazione, perch già non eravamo così favorevoli al recepimento della STEF, ma nel momento in cui vedemmo una potenzialità, una possibilità, riterremmo che doveva avere uno spettro più ampio, certo nel rispetto degli Ordini professionali dei professionisti esterni, sapendo però che quello che manca agli enti pubblici è proprio la capacità di interlocuzione, attraverso sue strutture sue dotazioni capaci di interloquire e di dialogare con il mondo dei destinatari delle commesse di progettazione.
Proprio su questo terreno rischia mo ., di marcare , gravi elementi di debolezza di governo. Governo vuol dire sempre meno scrivere libri e sempre più cercare di definire con chiarezza obiettivi, contenuti degli obiettivi elementi costitutivi dei progetti e delle cose che si debbono fare ad un elevato carattere di tecnicità. Non a caso, la Regione può sfuggire dalle spire di una crisi quasi irreversibile se ha dotazioni in termini di uffici di piano o di uffici tecnici, o di strumenti totalmente suoi o in partecipazione con altri soggetti per determinare le condizioni obiettive reali, utili pubblicamente della committenza.
Quello fu un segnale, ma partimmo ugualmente e devo dire che a distanza di cinque anni il nostro giudizio è critico e non del tutto positivo per le potenzialità che non si sono realizzate in questi anni.
Sul lavoro che è stato compiuto dalla STEF dovremmo avere un confronto di merito.
I progetti fatti per conto della SITAF per il pacchetto autostradale o superstradale della Valle di Susa ammontano a circa 6 miliardi.
Gli elementi che abbiamo raccolto dai committenti stessi sono stati di affidabilità del lavoro, di positività, di rispetto dei tempi, questa è una questione di fondo per la progettazione.
In più ordini del giorno, in più sedute di Consiglio e di Commissione abbiamo chiesto, con la serietà di chi non vuole buttare via il denaro pubblico, che il piano grandi viabilità veda al suo interno una struttura importante e rilevante come la STEF. Arriveremo anche a deciderlo. Abbiamo chiesto la partecipazione della STEF per la progettazione del nodo di Torino, certo non in modo esclusivo, ma come un'occasione per far acquisire esperienza, rapporti, capacità ideative alla società, potenziandola se è il caso. Dirò anche qualcosa sulla struttura interna.
Ci fu risposto in Commissione che la STEF non-aveva l'idoneità. Non credo che abbia immediatamente l'idoneità per poter fare operazioni così complesse. Non potrà farle da sola, ma forse un pensiero sulla priorità di una struttura pubblica come questa, pagata con i soldi della Regione si dovrà fare, rispetto a tutto quello che il mercato offre, che magari oggi qualitativamente ed immediatamente, è migliore.
Dobbiamo mettere queste strutture in condizione di competere e di partecipare. Non è che manchi la capacità del soggetto, ma è la volontà di investire, di affidargli questa sfida.
Ho letto l'intervista del Presidente Cardinali sull'ultimo numero di "Notizie". Mi limito ad una valutazione d'assieme, non molto analitica. C'è una questione di fondo. Una società di progettazione regionale o degli Enti locali serve o no? Io dico si.
Lo diciamo a questa maggioranza di pentapartito che dice di ispirarsi ai criteri della concorrenza e della libertà di mercato: noi abbiamo bisogno di una struttura forte, capace di intervenire nel merito e di dare garanzie attraverso i progetti pilota, attraverso la ricerca, la verifica e il controllo delle cose che vengono fatte, attraverso studi di fattibilità.
Noi abbiamo bisogno di uno strumento del genere per garantire la libertà di concorrenza del mercato delle progettazioni, che oggi - non esiste.
Sappiamo che negli enti pubblici, purtroppo questa libertà è deviata da molti filtri, alcuni dei quali sono assolutamente inammissibili.
La STEF è questo oggi? Può darsi che non lo sia. Dobbiamo pur chiederci se non sia invece il caso di operare su questa società uno sforzo, intanto un investimento politico, e una revisione della struttura, prima di un investimento in termini di risorse. Lo stesso Cardinali non parla di incremento di risorse.
Posso concordare sull'analisi che ha fatto l'Assessore Cerutti sulla struttura che non pare adeguata a spiccare il volo. Ma, attenzione! C'è un'osservazione da fare. L'esperienza sulla sicurezza negli ospedali, che ha permesso a questa struttura che ha una sua forza data dall'essere pubblica e quindi di riferire le sua azioni agli interessi generali e non particolari, ha messo in moto (infatti viene valorizzata anche all'esterno) delle energie attraverso le collaborazioni esterne, attraverso i rapporti con l'Università e con il Politecnico.
Quindi, è importante ma non decisivo che la struttura sia molto completa e in grado da sola di fare tutte le operazioni che deve fare.
L'importante è che ci sia un nucleo dirigente ed intelligente in grado di misurarsi con l'esterno e di aprire i canali alla libertà di concorrenza nella progettazione, canali che a mio avviso non sono affatto aperti, ma sono deviati e impediti da molti altri filMi chiedo se non sia intanto il caso di pensare interventi e indirizzi per una revisione della struttura.per puntare ad un potenziamento tecnico, e magari ad una diminuzione amministrativa. Addirittura, è possibile, senza aumentare il numero degli addetti, accertando con cura come si può diminuire il peso amministrativo e degli ausiliari, aumentare invece le presenze tecniche e di qualità, correlarle con l'esterno, in modo da riuscire a far di questa società un elemento utile, profittevole, decisivo sotto molti aspetti anche rispetto a quello che decidiamo in Consiglio, dopo la deci-sione della Giunta.
Questi tipi di soluzione non solo non sono inutili, ma sono oggi essenziali. Lo vediamo anche nel vostro programma. Nei nuclei di valutazione che l'Assessore Vetrino propone c'è la necessità di tecnicizzare e progettare all'interno dell'Amministrazione; qualora poi come in questo caso, si tratti di affidarci ad un ente strumentale in grado di operare nel rispetto del mercato privato, ma addirittura per liberare il mercato privato da tanti ceppi e da tante indeterminatezze, ad esempio quelle della committenza, diventa una scommessa utile.
La Lombardia aveva una società del genere per realizzare i piani comprensoriali e l' ha trasformata in società di progettazione. Credo che per le Regioni questo sia un cammino di modernità. In questi ultimi anni è stato importante aver tenuto accesa qualche diversificazione come quella degli ospedali, è stato importante aver fatto lavorare la STEF sulle strade, ma, Assessore Cerutti, le informazioni che ho sono preoccupanti circa il nuovo atteggiamento sulla strada della Val di Susa.
Sostanzialmente la società, che ha vissuto di quella progettazione, per tutto quanto riguarda le decisioni operative sulla viabilità, le committenze, i progetti, la direzione lavori, per tutto il comparto che ha riferimento con la Regione, sta per essere tagliata fuori.
La legge n. 526, all'articolo 14 stabilisce finalmente che l'ANAS pu dare all'esterno la progettazione. Ma sotto a queste cose ci stanno grandi lotte di potere, che è il potere di togliere non solo la STEF, ma qualsiasi ente che possa avere carattere di indirizzo, di controllo e di verifica regionale.
E' questo un uso oculato delle risorse? Questo è rispondente ad una valutazione obiettiva del lavoro fatto? Il percorso è ormai conosciuto e noi pensiamo di poterlo leggere in maniera molto chiara. Lo dico agli amministratori sensibili, alla.loro dignità ed autonomia. Alla Cassa Depositi e Prestiti negli ultimi anni ha avuto accesso al credito quel Comune che aveva l'accortezza di mandare avanti la società o la ditta costruttrice che assicurava, attraverso suoi rapporti "romani", il finanziamento.
E' un elemento di malcostume molto grave. I Comuni lo dicono: "se vado da quella ditta i finanziamenti li ho". Il quadro della programmazione regionale e delle priorità, stabilito secondo gli interessi pubblici, ha invece meno peso.
Personalmente temo che lo schema autostradale, con una partita di interessi più concentrati e più consistenti, corre gli stessi rischi.
Non abbiamo allora una necessità di elevare la qualità nostra di interlocuzione? Capisco che processi di questo tipo non può cambiarli la Regione, stiamoci dentro però con autonomia e con capacità di governo.
Questo significa governare.
Non possiamo prescindere da una discussione di merito di questo tipo.
E' stata fatta una liquidazione sbrigativa, semplificatoria di questa esperienza che va anche oltre le cose reali e positive fatte.
Quante volte in politica buttiamo avanti, a volte anche per vendere fumo, 1e prospettive, le speranze, l'impegno. Qui, su questa società, è venuta solo una dichiarazione di impossibilità tecnica di dichiararne la morte pensando che lo facciano altri. Non so se questa è l'opinione della Giunta, del governo, della maggioranza e se, al di là dell'opinione, questo corrisponde agli interessi reali in gioco.
Dico poi che c'è la disponibilità del nostro Gruppo a rivedere radicalmente la struttura dell'ente, anche della società. Perché non ha molto senso una società composta da 8 amministratori indicati dalla Regione, più 3 o 4 della SITAF, un Presidente, due Vicepresidenti, un amministratore delegato e 17 dipendenti. L'operazione di snellimento anche del Consiglio di amministrazione e dell'assetto societario, magari andando a ripescare gli elementi di alleanza con un sistema di Enti locali che pu avvalersi di questa struttura, quindi con una partecipazione degli Enti locali, può essere una misura da affrontare insieme. Queste società nacquero dopo preventive riflessioni generali sui loro assetti, con il senso appunto di Consigli di amministrazione in cui era rilevante il numero delle cariche e le attribuzioni ai vari partiti.
Un ripensamento coraggioso su questi aspetti lo possiamo fare, puntando alla funzionalità della struttura e al suo assetto societario.
Peraltro tutto questo è in profondo contrasto con le necessità che abbiamo. Ho parlato di grosse questioni, che stanno al di sotto e permettetemi che lo dica. Di fronte ad una coraggiosa strada di tecnicizzazione e di tentativi di stare sul mercato e di dialogare con l'esterno sul mercato della progettazione abbiamo avuto una brutta spia caro Cerutti, perché è vero che oggi dovremmo eleggere il Consiglio di amministrazione se non viene sciolta la società, e la spia è stata che questo è stato l'ente in cui le presenze di tipo esclusivamente politico di personaggi di primo piano dei partiti, sono state addirittura prevalenti. Sono andati tutti li.
E' vero che i Gruppi si sono attivati (perché lo abbiamo fatto rilevare) sulla questione dell'incompatibilità e si scioglierà questo nodo.
L'altra brutta spia è il fatto che andiamo ad una situazione di non governabilità dell'ente chissà per quanto tempo. E spiego perché. Simuliamo che si nomini oggi il Consiglio di amministrazione, poi ci vuole l'approvazione del Commissario di Governo, la convalida, la decorrenza dei 30 giorni di scioglimento, di incompatibilità. Per alcuni queste dichiarazioni sono state tolte con le pinze, quindi non so come andrà a finire. Mi auguro che almeno la faccia la salviamo tutti, nel caso in cui non venga sciolta; credo che il voto del Consiglio e l'iniziativa di revoca siano inequivocabili; ma io dico di più: 30 giorni, poi il meccanismo delle sostituzioni, in realtà, se nominiamo oggi il Consiglio di amministrazione della STEF in queste condizioni di assoluta incertezza o peggio di assoluta negatività di prospettiva che ci viene data dall'Assessore, se nominiamo con questo tipo di rappresentanza, corriamo il rischio di.fare una finta.
Allora, dato che le finte è .bene non farle, è meglio usare le armi della democrazia e del dibattito per riuscire a dichiarare preventivamente quello che si vuole fare.
Non è escluso che ci sia una decisione da parte di qualcuno probabilmente nel merito non condivisibile, che è quella di dire "non ci serve".
Non facciamo finta di fare il Consiglio di amministrazione, ma dichiariamo che noi non siamo in grado (perché non ci crediamo, perché la maggioranza non ci crede, il Consiglio non ci crede) di dare la nostra partecipazione regionale. E' un'operazione molto più chiara. Nell'ambiguità e non a caso abbiamo ritenuto di sollevare questo problema - credo che si facciano solo dei danni e anche dei danni significativi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.
BRIZIO Devo dire che nel 1981 quando si portò avanti questa proposta se c'erano perplessità nella maggioranza di allora non è meno vero che vi furono perplessità anche nell'opposizione; non tutti erano convinti della validità di questa iniziativa e ricordo gli interventi di Picco e Bastianini, che non citerei soltanto nella funzione di due professionisti ma leggerei come preoccupazione, complessiva dell'efficienza di una società come questa.
Una società di progettazione deve essere capace di progettare, ma anche di stare sul mercato perché, evidentemente, si tratta di un settore nel quale occorre essere estremamente competitivi.
Credo che queste perplessità non le abbiamo avute in modo particolare e penso anche che il consultivo 81/85 non sia dei più brillanti. L'intervento di Bontempi, che io ho ascoltato con grande interesse, ha espresso prospettive buone, ha indicato anche qualche dato consuntivo efficace consegne entro i tempi ecc., ha anche accennato ad inefficienze complessive dell'ente e a delle difficoltà. Sappiamo anche che l'ente si è strutturato in modo da dare delle commesse a sua volta, quindi essere troppo spesso un elemento che passa la progettazione, più che elemento che la gestisce, e questo costituisce un nodo di fondo.
Se si tratta di una società in grado di gestire la progettazione, di compierla,può essere pubblica, noi non abbiamo certo in proposito nessuna difficoltà.
Il problema è di vedere come la STEF potrà operare in futuro e se ha effettivamente, un ruolo da assolvere.
Credo che un ripensamento sul funzionamento dell'ente debba essere da tutti esplicato. Questo non significa che non si debba procedere al rinnovo del Consiglio- di amministrazione, la STEF esiste, se è possibile rilanciarla, molto bene. Se questo rilancio non sarà possibile produttivamente, entro un termine ragionevole di tempo è chiaro che si trarranno successivamente le conseguenze e credo che se dovessimo marciare verso soluzioni che non fossero nella continuità della vita della STEF, il Consiglio regionale dovrebbe assumersi tutte le responsabilità.
Il Consiglio deve dunque essere rinnovato e si deve attentamente valutare la capacità di questa società di operare positivamente nel settore che gli è proprio.
Certo occorre stare sul mercato delle progettazioni con tempestività e con forza.
Mi rendo conto che il problema delle progettazioni è estremamente delicato: quello che ha detto il Consigliere Bontempi sulla Cassa Depositi e Prestiti è molto grave. Per quanto io so, non la considero una prassi corrente; debbo dire che in questi anni si è proprio visto l'opposto abbiamo sentito i Comuni dire che la Cassa Depositi e Prestiti dà i mutui in base ai "plafond" che sono stabiliti dalla legge, li dà tempestivamente le pratiche "camminano" da sole. Abbiamo accompagnato anche dei Sindaci a vedere la meccanizzazione della Cassa Depositi e Prestiti ed il suo funzionamento, per cui ritengo che c'è stato un passo avanti nel funzionamento di questo istituto.
Posso giudicare il funzionamento della Cassa Depositi e Prestiti nella sostanza corretto. Quando si parla di progettazione, di appalti e di affidamenti di lavori i problemi si fanno difficili: non possiamo neppure giudicare negativo il discorso dell'ANAS che può progettare all'esterno anche questo è un elemento di chiarezza per evitare commistioni che potevano nascere, di progettazioni interne nella sostanza, ma esterne di fatto e quindi notevolmente ambigue.
Non dobbiamo assumere decisioni frettolose né in un senso n nell'altro. La STEF è una società che esiste, costituita nel 1981; come è stato indicato dall'Assessore, è importante procedere al rinnovo del Consiglio di amministrazione èd è altresì importante che la Giunta dia degli indirizzi precisi a questa società che è per il 70% una società regionale.
Dati questi indirizzi si verificherà se effettivamente la società ha un ruolo importante da svolgere e se ha la capacità di svolgerlo. Se avrà questa capacità potrà andare avanti altrimenti dovremo tutti insieme assumere delle decisioni in proposito che potranno essere di segno diverso.
Per noi è importante conoscere quale sarà la posizione definitiva che la Giunta assumerà al termine di questo dibattito, ma la nostra opinione è che non si può lasciare l'attuale Consiglio di amministrazione a gestire senza indirizzi, una situazione che invece deve assolutamente essere in qualche modo rafforzata.
Noi siamo favorevoli al rinnovo del Consiglio di amministrazione e siamo attenti a quelle che saranno le indicazioni che la Giunta ci darà in proposito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Mi scuso con il collega Bontempi e con l'Assessore per non aver potuto ascoltare i loro interventi, ma ero impegnato, sempre in questo palazzo, su considerazioni che probabilmente sono anche utili alla questione della quale ci stiamo occupando.
Ho l'impressione che in ordine alla STEF, come rispetto ad altre realtà strumentali, la Regione debba fare un forte ripensamento; ragionare sugli strumenti senza ragionare sulla mano diventa abbastanza difficile. E' certo che la STEF risente di un'operazione che noi non avevamo condiviso all'origine: la STEF è nata in anni non lontanissimi, ha svolto una funzione all'interno di certi rapporti di forze, nella società piemontese era funzionale, certamente però non all'ente pubblico, nel gioco dei rapporti tra - i gruppi di pressione in Piemonte. Quando questa realtà si è modificata, la STEF improvvisamente è diventata una società regionale.
E' evidente che la volontà politica che c'era nel momento in cui è nata la STEF doveva essere rinnovata nel momento in cui è stata avocata dalla Regione. Ho l'impressione che si sia un po' tardato, tutti insieme, a capire il ruolo da assegnare alla STEF. Occorre capire quale ruolo e quali strumenti vuole la Regione in ordine ai problemi della progettazione in generale.
Siamo ai vecchi nodi istituzionali: noi continuiamo, a mio modo di vedere, ad essere percorsi da comportamenti e da velleità nevrotiche.
Spesso deleghiamo le Province a svolgere compiti sui quali abbiamo difficoltà e invece dovrebbe essere il contrario: dobbiamo dare alla Provincia un compito preciso all'interno di incarichi per i quali ci assumiamo la responsabilità.
In un quadro di riferimento di assunzione di responsabilità e non di fuga ci sta un'attività di delega agli Enti locali. L'attività di delega agli Enti locali è il momento terminale di un processo di ricomposizione del potere locale sul territorio. Non possiamo aprire, secondo me, troppo episodicamente, lo si è voluto suggerire da parte di qualcuno, per esempio sul Galasso e sui beni culturali e ambientali, questa diaspora sul territorio, dimenticandoci di una lezione che ci ha dato Astengo: manca, in questi territori, anche dal punto di vista paesaggistico e non solo funzionale, una lettura integrata del territorio e dei rapporti socio economici.
Questo problema storico che la nostra Regione ha c'è ancora tutto. Mi pare quindi che vada ripensata la ragione d'essere degli enti strumentali e della STEF in ispecie. Se la Regione ritiene di non dover essere un committente sul mercato della progettazione come tanti altri, che da liberale potrei anche auspicare, riconosce nella logica del mercato e della professionalità l'unico parametro rispetto al quale verificare il proprio comportamento e quello degli Enti locali. E' questo un tipo di scelta che porta allo scioglimento della STEF.
Il mantenimento però di una società che comunque ha la cultura della progettualità, più che della progettazione al proprio interno probabilmente deve essere recuperata e finalizzata all'interno di alcune scelte della Regione anche di ordine istituzionale; qualche volta l' ho detto provocatoriamente, mi resta difficile da capire .(sono un libero professionista, libero anche da impegni, purtroppo) il senso che hanno ancora alcune parcelle nel mondo moderno.
I privilegi sono l'immagine odiosa di una cosa giusta e originariamente, erano il corrispettivo ad una funzione. Quando tale funzione è venuta a mancare il corrispettivo è diventato odioso: all'origine il Marchese di Susa lavorava sicuramente più dell'Avvocato Marchini (che faceva il Giudice onorario), del Sindaco di Susa dell'Esattore delle imposte e del Comandante del presidio. Quindi originariamente, questo privilegio non esisteva, era un corrispettivo evidentemente quando questa classe sociale ha cominciato a venir meno ai suoi compiti, rispetto al giudizio anche politico è emerso soltanto il lato odioso del corrispettivo senza la prestazione.
E qui, cari amici, non siamo poi lontani da questo ragionamento. Quando leggiamo ad esempio le parcelle relative all' acquisto di una trave perché alcuni ponti si riducono ad essere una trave che si compra, ho l'impressione che ci sia qualche elemento che disturba.
Dico anche in questa sede che mi disturba, come valsusino, sapere che nessun professionista locale è coinvolto per esempio nelle operazioni di espropri nella Valle di Susa ed io queste questioni le raccomando all'Assessore competente.
Come professionista sono lieto, ma anche un po' scandalizzato che le parcelle siano, mi dicono, di L. 1.400.000 - 1.600.000 per ditta esproprianda.
Questo è quello che mi dicono, quindi, lo metto con beneficio di inventario, però alcuni professionisti locali si sono lamentati di non essere coinvolti in un lavoro che si fa sul territorio segusino e che è fortemente remunerativo.
Sono convinto che all'interno di questa parcella, come anche probabilmente in molte delle mie, c'è qualcosa di gratuito, di non più attuale, quindi a mio modo di vedere è anche contro le professioni, che le stesse abbiano un corrispettivo per qualcosa che non esiste più. Le professioni vivono nella misura in cui inventano gli spazi sui quali esercitarsi, non vivendo di rendita, rispetto ad una società che risolve già i suoi problemi in proprio, altrimenti rischiamo come la mia categoria cioè quella forense, che avendo ritenuto per anni, per alcune generazioni in particolare la mia, di vivere sugli incidenti d'auto, si è trovata poi senza clienti veri, quando gli incidenti d'auto le ditte hanno deciso di gestirseli in proprio.
Un discorso che va alla lontana per dire che la STEF a mio modo di vedere ha comunque, attraverso una travagliata vicenda, conservato attuali le potenzialità per essere lo strumento di una volontà che la Regione deve decidere se voler avere o no, di essere un soggetto di governo della progettazione in Piemonte, non un ulteriore ufficio tecnico, ma uno strumento di governo della progettazione, probabilmente anche della verifica e non soltanto della progettazione a monte.
Quando compiremo (mi auguro nel modo migliore) tutta la vicenda sull'ecologia, scopriremo che alla fine gli argomenti tecnici che dovranno essere riletti e riesaminati, sia in termini progettuali a preventivo che a consultivo cioè di controllo, le funzioni, quindi che la Regione può e deve svolgere,, sono probabilmente tali da creare qualche preoccupazione a qualche Assessore.
Sono dell'idea di dovere procedere agli adempimenti istituzionali perché intanto questa è una decisione di lungo periodo, poiché la raccomandazione alla Giunta, che io condivido e che faccio mia per la parte che mi compete, è di riflettere molto a 15 anni dalla sua nascita, che cosa vuole diventare la Regione rispetto a certe questioni.
A mio parere la Provincia di Torino si è sempre identificata in due cose: con una forte tendenza all'assistenzialismo di bassa cucina e con una forte capacità di progettazione. Faccio solamente un nome, quello dell' ing. Avasio, in positivo, che era il punto di - riferimento di tutte le Amministrazioni locali in ordine alle decisioni che dovevano prendere di ordine tecnico sul proprio territorio; poi esistevano altri personaggi, che evidentemente non indico, che erano rappresentazioni dell'altra faccia.
Ritengo che questo sia un nodo da sciogliere: se la Regione vuole essere, diventare, tornare ad essere - non lo so bene, poiché non ho la conoscenza storica di questa vicenda sufficiente - punto di riferimento rispetto alla progettazione in Piemonte, mi pare che la STEF debba essere rivalutata e rispetto a questo obiettivo finalizzata. Se la volontà politica della Giunta dovesse essere di natura diversa, vuol dire che assicurando l'opportuno periodo di prepensionamento e le dovute casse integrazioni agli amministratori, questa vicenda si possa tranquillamente sciogliere.
Le riflessioni che ho fatto in una saletta di questo palazzo sono molto attuali perché è la stessa vicenda di Consusa che introduco soprattutto per l'amico Bontempi e quando andremo a discutere sull'aumento di capitale dovremo decidere: 1) Consusa ha esaurito il suo compito di società di intervento benissimo, auguriamoci che i capitali vengano sottoscritti da altri, perch diventano società di gestione 2) ha conservato un suo ruolo di intervento, ma lo deve decidere la Giunta insieme al Consiglio, allora bisogna farsi carico degli oneri finanziari che ne derivano, ma prima dobbiamo avere una scelta strategica di fondo sulla quale misurarci.
La conclusione che riguarda il mio Gruppo è quindi quella di invitare la Giunta ad una forte riflessione in questo senso. Io ritengo che un Ente locale dell'importanza del nostro non possa a cuor leggero rinunciare a conservare l'utilizzazione di una professionalità acquisita e che va finalizzata agli obiettivi di cui sopra. Provvediamo quindi agli adempimenti istituzionali con la nomina del Consiglio di amministrazione.
Ci rendiamo conto che questo Consiglio di Amministrazione non è probabilmente ancora quello finalizzato alla scelta strategica, che peraltro la Giunta nel suo complesso mi pare debba ancora fare (perché al massimo l' ha annunciata, ma non l' ha ancora fatta) e su questo misuriamoci nei tempi che sicuramente i passaggi successivi del Consiglio ci consentiranno.



VIGLIONE ALDO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA Il Consigliere Bontempi oltre ad entrare nel merito della questione proprio sui contenuti del suo intervento, ha fatto una esplicita richiesta di rinviare la nomina della STEF.
Vorrei sapere se ci si muove in questa direzione e sé viene rinviata la nomina della STEF; se non è così, Presidente, mi iscrivo anch'io.



PRESIDENTE

Bisognerebbe sentire i Capigruppo. La parola al Consigliere Valeri.
VALERI A proposito dell'interruzione, volevo far presente al Consiglio che è stata preannunciata dal Vicepresidente del Consiglio la presentazione della relazione sugli enti strumentali. Trovo del tutto naturale, nel momento in cui il Consiglio affronta il rinnovo della propria rappresentanza in seno ad un ente strumentale, che si abbia un confronto sugli indirizzi ai quali questi nostri rappresentanti , dovrebbero uniformarsi.
Peraltro nella nostra regolamentazione e nella nostra prassi è previsto l'appuntamento della presentazione della relazione annuale sullo stato e sulle prospettive degli enti strumentali.
Alla luce delle valutazioni, non certamente peregrine, emerse anche ultimamente nell'intervento del Consigliere Marchini, oltre che del Consigliere Bontempi, desidero affacciare l'opportunità, che non è assolutamente strumentale, di accelerare la presentazione della relazione già preannunciata e subordinare alla discussione della medesima l'elezione dei nostri rappresentanti. Non credo vi siano emergenze ed urgenze tali da impedire questo momento di verifica che l'assemblea sta facendo emergere come necessario.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Sulla questione di metodo che ho posto ci possono essere varie soluzioni, ad esempio quella di rinviare ad un atto di impegno della Giunta, qualora decida di assumerlo, alla relazione. La questione però è (non a caso ho chiesto la presenza dei Capigruppo) di valutare (per questo invito il compagno Rivalta a mantenere la sua iscrizione) alla fine del dibattito, sulla base della replica della Giunta su quale terreno ci muoviamo.
E' chiaro che se il terreno è quello dell'introduzione, mi pare molto difficile poter procedere oggi alla votazione da parte del nostro Gruppo.
Se dal dibattito emergono delle questioni, che a nostro avviso sono assolutamente reali, allora le strade per arrivare ad un ulteriore momento di, precisazione possono essere individuate, ad esempio, nella proposta del Consigliere Valeri.
La questione è da sciogliere qui. Altrimenti mi chiedo perché ho dovuto prepararmi l'intervento e perché ne discutiamo. Possiamo non fare più i dibattiti preventivi e procedere tranquillamente alle nomine, quando poi ci converrà ne parleremo. No, non è così! Su questo Ente, dati gli elementi emersi dalla relazione, è opportuno che i Capigruppo o coloro che intervengono nella discussione diano le proprie valutazioni per trarne poi le conclusioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.
ROSSA Signor Presidente, colleghi, l'approccio a questo dibattito non è molto agevole da parte di chi rappresenta il Gruppo: partito con una nota di pessimismo introdotta dall'Assessore e proseguito con altri interventi non certamente carichi di entusiasmo, anzi, avevano parecchi accenti critici.
Non sarò io a portare delle iniezioni di entusiasmo su una questione che, tra l'altro, mi pare abbia una ricaduta più sulla vita torinese che non su quella regionale.
Tuttavia, questa società ha una prevalente presenza di capitale pubblico, ha delle possibilità e delle capacità anche se è una società che in questi anni non è che abbia assolto in proprio a quelle funzioni alle quali è stata deputata. Si è anche detto che è una società che ha operato dei trasferimenti di lavoro e di impegno.
Si ricorda allora che essa ha delle luci e delle ombre, sembra arrivata spossata a questa conclusione di legislatura e al suo rinnovo, mi sembra corretto e giusto che si facciano delle valutazioni.
La Giunta entra in questo dibattito con una visione piuttosto pessimistica. La posizione dell'opposizione è fortemente critica, tuttavia questa proposta l'abbiamo messa all'ordine del giorno, l'abbiamo combinata e concordata perché venisse rinnovato il Consiglio di amministrazione. Pur ascoltando entro certi ambiti le posizioni della Giunta, mi sembra di poter dire, come Gruppo e come Partito, che noi dovremmo rinnovare il Consiglio di amministrazione della STEF; l'abbiamo messo all'ordine del giorno avendo ben presenti i problemi rappresentati. Rinviare il dibattito significa che in qualche misura questa società ha finito il suo ruolo e la sua funzione.
Un rinvio potrebbe portare facilmente a dire "a questo punto la Regione si ritira, chiude questa esperienza". Mi sembra invece che abbia qualità e potenzialità affinché questa esperienza possa essere rilanciata. Noi socialisti siamo per rilanciarla, ma non perché sia una sorta di passa carte o preposta ad altre attività, ma perché assuma in proprio 1e responsabilità, perché la Regione abbia una società, un centro di riferimento regionale di questo tipo.
La STEF può diventare un centro di riferimento regionale, deve diventarlo. Dicevo che aveva ricadute torinesi. Dubito che ad Alessandria molta gente sia a conoscenza dell'attività della STEF. Allora, quando dico che la STEF va rilanciata, dico che essa deve occupare una dimensione di carattere regionale.
Come intende la Regione proporsi nei prossimi anni? Che cosa intende fare? Qual è il rapporto che intende stabilire con le Province, le quali sono attrezzate o si stanno attrezzando in collaborazione con i Comuni, con le Comunità montane, con i Consorzi? Sono convinto nel sostenere che la Regione deve svolgere un suo ruolo nell'equilibrio dei rapporti tra Enti locali, Province, Comuni, Consorzi e Comunità montane e deve essere un'entità presente a livello regionale.
Ebbene, auspico che ci sia una sede e un'occasione per affermare questi principi e quindi per collegare a questa visione gli enti strumentali e, in questo quadro, anche la STEF, società che può concorrere ad affrontare e risolvere molti problemi che riguardano la vita economica e sociale.
Quindi, vedo il superamento, vedo che "dalla camera di rianimazione" si dovrebbe uscire per andare verso una ripresa e auspico che lo si faccia subito. Qualche candidato entro trenta giorni dovrà sciogliere delle riserve. Ebbene questo deve avvenire, naturalmente senza compromettere quelli che sono gli impegni che, con la votazione del nuovo Consiglio di amministrazione, noi prendiamo fin da oggi.
Mi auguro che si possa andare avanti in questa direzione: un'alternativa, secondo il nostro punto di vista, equivale alla chiusura di un'esperienza. Siccome stiamo chiudendo diverse esperienze in questi tempi forse sarà bene, forse sarà male, non vorrei che si continuasse su questa strada e che, chiudendo un'esperienza dopo l'altra, si chiuda anche quel respiro, quello spazio che la Regione deve avere secondo quelle che sono le norme, ma anche la pratica che si è determinata in 15 anni positivi.
In conclusione, sono favorevole a che il problema della STEF venga portato a conclusione attraverso il rinnovo del suo Consiglio di amministrazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferrara.
FERRARA Signor Presidente, credo che il dibattito di oggi sul problema della STEF debba andare oltre i semplici confini della stessa ed è altamente positivo che il Consiglio e la Giunta facciano una riflessione sul ruolo sulla funzione e sull'utilità della partecipazione degli enti strumentali della Regione.
Il problema della STEF, nell'ambito complessivo delle partecipazioni degli enti strumentali della Regione, non è certamente quello più importante. Ve ne sono altre più significative che devono essere meglio valutate e approfondite per capire se ancora svolgono un ruolo positivo per la Regione, se devono essere potenziate o se devono essere annullate, nel caso in cui si rilevasse l'inutilità e l'inefficienza di questi enti.
Credo di dover chiedere alla Giunta un impegno preciso, perché per ogni ente strumentale vengano dati gli elementi concreti di valutazione, di giudizio e che questi elementi siano portati ad un serio dibattito in questo Consiglio regionale.
Mi pare che la proposta e la sollecitazione del PCI sia meritoria, cioè riesaminare il ruolo delle partecipazioni e mi pare che qualcosa si stia muovendo, che alcune schede stiano arrivando dalla Giunta. La prima è quella del CSI, che io non considero la più importante, non perché il CSI non sia importante, ma perché esso ha un ruolo ben definito, ognuno dà un giudizio, conoscendo la situazione, l'utilità e l'importanza del CSI.
Per quanto riguarda il mio partito abbiamo già dato alcune valutazioni forse l'approfondimento più importante sta proprio in quegli enti dove più è sfumata l'opportunità di tenerli in piedi. Ebbene, per la STEF l'Assessore ha messo in evidenza con onestà alcune sue perplessità, che evidentemente non sono solo sue, ma riflettono forse una necessità di approfondimento all'interno della Giunta e mi pare che la Giunta debba in tempi stretti dare delle proposte.
Il dato di fatto è che oggi - come sono stato correttamente informato la STEF non ha quasi nulla di nuovo da fare, quindi sta giungendo alla fine di un ciclo. E' necessario ed importante oggi per questo ente affrontare il problema e cercare di dare una soluzione, sapendo che l'aspetto delle progettazioni è molto importante, che ha diverse sfaccettature e un grande rilievo anche per il mondo esterno alla Regione. Se da un lato è utile che all'interno della Regione o dei suoi enti strumentali ci sia una capacità progettuale, occorre correlare questa capacita alle situazioni obiettive esistenti sul mercato, che non devono essere dimenticate..
Per venire alle votazioni che dobbiamo fare oggi, credo sia opportuno procedere comunque alle nomine, perché si tratta di S.p.A. che deve avere propri organi, muoversi e anche manifestare l'incapacità a produrre degli elaborati di qualche utilità per l'Ente Regione. Sono giuste anche le cose che ha detto Bontempi in ordine ai nomi che vengono proposti. La legge che è stata approvata nella scorsa legislatura determina un nuovo atteggiamento da parte di tutti.
Mettere e opzionare dei posti come forse una volta si faceva pensando che "tanto poi qualcosa cambierà" non dovrebbe essere più la norma e la prassi da seguire. Quando un nome viene proposto al voto del Consiglio, le riserve sull'incompatibilità dovrebbero già essere state eliminate a monte perché, se così non fosse, si creerebbe una obiettiva difficoltà a muoversi, a dare avvio serio a quella legge che non deve essere d'intralcio, ma deve anzi regolamentare in ordine alle capacità e alle competenze.
Mi auguro che tutti i nomi indicati abbiano seguito questo processo e che le persone proposte sappiano seriamente affrontare il problema della STEF.
Un problema serio è invece il discorso complessivo delle partecipazioni. Invito la Giunta a continuare in questa attività tendente a dare delle schede, delle valutazioni rispetto alle varie partecipazioni, in modo che non si proceda con atteggiamento dilatorio alle nomine, ma con la volontà di approfondire a tempi brevi queste problematiche.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA La discussione sulla STEF mostra la fondatezza di quella norma legislativa sulle nomine, promossa in Consiglio l'anno scorso, e sulle procedure che sono state introdotte. Penso pertanto che sia stato un errore anche se ci sono state ragioni di opportunità - che in queste ultime settima-, ne si sia proceduto alle nomine e, per questione di urgenza e di difficoltà organizzativa dei lavori del Consiglio, si sia rimandata la discussione sugli enti strumentali e sulle loro funzioni.
La presentazione che il collega Cerutti ci ha fatto è stata per molti aspetti insufficiente. Non mi riferisco soltanto al fatto che il suo tono e la sua interpretazione erano più di un'orazione funebre che non di una presentazione oggettiva della situazione di un ente strumentale per il quale stava procedendo alle nomine, ma al fatto che le informazioni che ci ha dato sono insufficienti, poco chiare. Si è fatto un discorso senza malizia, ma io credo che abbiamo persino indotto in errori alcuni colleghi che sono intervenuti i quali, non sapendo che cosa la STEF ha fatto, hanno espresso dei facili giudizi forse un po' sprovvedutamente. Penso ad alcune cose dette dal collega Rossa e ad alcuni giudizi espressi dal Consigliere Ferrara.
Ho seguito la STEF in questo suo faticoso cammino. Mi riconosco in tutto e per tutto nell'intervento del compagno Bontempi, Presidente del Gruppo a cui appartengo, e mi piace cogliere anche questa occasione per dargli il riconoscimento per la capacità che ha di seguire in maniera puntuale ed efficace qualsiasi problema.
Voglio solo aggiungere alcune osservazioni. Intanto si direbbe che la STEF non abbia svolto funzioni utili alla Regione e alla politica pubblica.
Io credo che non si possa dire una cosa di questo genere almeno sul piano tecnico e progettuale per quello che io conosco. Gli altri aspetti sono propri della vita di una società e li conosco probabilmente meno. La STEF ha risposto in termini qualitativamente buoni alle committenze che aveva ricevuto, quindi credo che bisogna partire di qui.
L'intervento dell'Assessore Cerutti è stato un intervento specifico di Assessore che segue i problemi della viabilità, avendo la STEF operato in questo settore; poi poteva anche esserci l'intervento dell'Assessore Vetrino, come Assessore agli enti strumentali, per gli aspetti più generali. L'intervento della Giunta, che ci presenta anche il problema della STEF, doveva partire dall'individuazione, dall'elencazione di che cosa la STEF ha fatto e da un giudizio basato sull'informazione oggettiva sulla quale tutti ci si poteva misurare.
Per quale ragione la committenza è stata limitata e la vita della STEF è stata faticosa? Dobbiamo anche spiegarci la ragione per cui la vita della STEF è stata limitata.
Nella vita asfittica della STEF c'è alle spalle il fatto che forse in Consiglio regionale eravamo in molti ad avere delle perplessità ad accettare il regalo che ci veniva proposto che era quello di prenderci quella struttura e quella società. Era una struttura realizzata all'interno della Provincia di Torino molto indietro nel tempo - e qui non aggiungo nulla a quello che ha detto il collega Marchini - una struttura limitata come consistenza, con qualche capacità professionale legata, probabilmente anche elevata, ad alcune persone per una politica però, come ha detto lui di bassa cucina. Quella società si è allora trasferita in appoggio alle politiche di promozione "forzata" della viabilità della Val di Susa e del Frejus; alla fine è stato chiesto alla Regione di assumersela in carico.
Avevamo delle perplessità in parecchi, ma la ragione per cui poi questo Consiglio, credo all'unanimità, tranne qualche sparuto voto di astensione o contrario, ha deciso di assumere la STEF era stata quella di uno strumento per una politica in cui la Regione, direttamente o indirettamente, doveva essere impegnata e coinvolta.
La Giunta regionale di allora presentò un disegno di legge per la costituzione- di questa società di ampia prospettiva. La STEF era individuata come strumento della Regione non per progettare tutto. D'altra parte come è possibile che una società possa progettare tutto quello che si fa nel campo delle infrastrutture viarie della Regione? Era stata individuata come strumento attraverso il quale la Regione poteva fare una politica di governo dell'intero processo programmazione, progettazione della direzione dei lavori delle infrastrutture, soprattutto viarie, senza assumersele in proprio e senza che la STEF dovesse concretamente compiere tutti questi atti, ma progettando alcune iniziative importanti, assumendo la direzione dei lavori, partecipando alla programmazione della viabilità creando quel cumulo di capacità amministrative, tecniche e politiche per governare anche quello che deve essere fatto attraverso le strutture ordinarie di partecipazione privata, professionale, imprenditoriale e realizzativa. Nel disegno di legge era anche indicato che la STEF potesse operare non soltanto nel settore della viabilità, ma nel più ampio settore di tutte le realizzazioni pubbliche, non solo come risposta alla committenza pubblica, ma nel caso di alcune strutture infrastrutturali o edilizie anche verso una committenza privata.
Io credo che un primo elemento di strozzatura si sia ingenerato quando in Consiglio regionale non si è trovata una posizione unanime, e nemmeno di maggioranza, per seguire questa via. Qui, collega Brizio, i Consiglieri Bastianini e Picco non sollevarono solo delle perplessità sull'assunzione della STEF, anzi, la loro partecipazione alla discussione la ricordo come una partecipazione specifica, puntuale orientata, forse spinti tutti da un accerchiamento delle forze politiche che si esprimevano in Provincia per limitarne e soffocarne il ruolo, ad impedirle di giocare in campo aperto come Società per Azioni. L'Assessore Cerutti ha detto che è una Società per Azioni e pertanto è del tutto autonoma nell'operare. Abbiamo per realizzato una Società per Azioni non del tutto libera di operare nel campo della progettazione come fanno le altre società o qualsiasi privato professionista. Gli abbiamo impedito di operare in altri settori pubblici.
Non si capisce perché una società di progettazione, che debba strutturarsi per raggiungere soglie ottimali di funzionamento, per cui il nucleo amministrativo possa essere commisurato ad un'ampiezza di apporti tecnici non debba progettare scuole e infrastrutture pubbliche e non debba soprattutto assumersi la direzione dei lavori nei vari campi. Glielo si è impedito, perfino mobilitando gli Ordini professionali.
Ricordo una riunione della I Commissione dove, proprio in appoggio vicendevole, Bastianini, Picco, i Presidenti e i Consigli degli Ordini professionali, sono venuti a chiedere con forza che la STEF venisse ridotta ad un puro strumento di progettazione di qualche intervento regionale, in sostanza della Valle di Susa.
C'è all'origine una ragione di difficoltà di vita della STEF. Io credo che la questione vada rimossa e vada ripreso quel discorso.
Non è una società del tutto autonoma, è una società che ha dato prova di qualificazione per la committenza che ha ricevuto almeno sul piano tecnico, ma l'abbiamo sostenuta poco. L'Assessore Cerutti ci ha fatto una presentazione insufficiente, strumentale ad una sua idea, ad un suo stato d'animo che è appunto quello di portare allo scioglimento questa società.
Cerutti, correggimi se sbaglio. Abbiamo preso l'impegno di fornire all'ANAS 65 miliardi per la realizzazione della viabilità piemontese. Una parte credo sia già stata versata, l'altra la verseremo.
Non è questo un terreno importante per rilanciare la STEF? Anzi, 1a convenzione con l'ANAS non avrebbe dovuto consentire di riprendere, proprio in questa direzione, una funzione importante da parte della STEF. La Regione è presente in un rapporto convenzionale con l'ANAS non soltanto su una linea di programmazione, non soltanto versando dei contributi, ma anche sul piano della progettazione, della direzione dei lavori e quindi sotto questo profilo, seguendo passo passo, per campione, per la parte che potrebbe competere alla STEF, tutto quanto avviene nel settore della viabilità.
Quant'è il cumulo della progettazione che avviene nella nostra Regione nel campo della viabilità? In questo senso un'informazione dell'Assessore Cerutti avrebbe dovuto esprimersi per aprire un dibattito. Chi fa questa progettazione? Nella prospettiva decennale lo percepiamo perché ci sono i soldi degli interventi stradali.
Chi lo fa? Questa mia curiosità la riporto in vari settori. L' ho già chiesto in Commissione e in questo Consiglio più volte. Credo che sia giusto avere la pubblicità degli apporti professionali di progettazione delle opere pubbliche oltre che di quelli imprenditoriali e realizzativi.
Vorrei sapere del cumulo degli interventi viari e infrastrutturali che si stanno realizzando e che si realizzeranno nella nostra Regione chi sono i progettisti e vorrei incominciare a confrontare il cumulo del lavoro che ha avuto la STEF con il cumulo del lavoro che ha avuto qualche ufficio professionale.
Vorrei incominciare a discutere in concreto, non in astratto sul ruolo che potrebbe e che dovrebbe avere la STEF. Mi chiedo, per esempio, come mai su alcune questioni la STEF non sia presente; abbiamo in discussione una delibera con un impegno di 3 miliardi per la progettazione del nodo di Torino, ma non mi pare che la STEF sia interessata. Mi si dice: "non è qualificata". Alcune persone qualificate però nella STEF ci sono. E' possibile alla STEF allargare le proprie capacità tecniche e non è scandaloso se, in qualche momento di punta, di fronte a certi lavori, si serve di strutture esterne. I progettisti delle strade operano loro stessi con due o tre dipendenti messi a libretto negli uffici o di volta in volta non si fanno appoggiare da altri professionisti, da altre strutture, da altre società? Questo atteggiamento quasi di scandalo che è emerso perch la STEF in qualche caso si è appoggiata su strutture per poter rispondere alla progettazione sia per la qualificazione specialistica di certi interventi, sia per capacità di lavoro quantitativo, non è il modo di comportarsi di un qualsiasi studio professionale quando ha una commessa e quando strutturalmente a regime non ha le capacità di livello inferiore? Non è scandalosa questa questione se avviene di fronte a fatti contingenti.
Allora mi chiedo perché la STEF anche in una prospettiva di qualificazione non è dentro a questo gruppo di progettazione che ci viene proposto per il nodo di Torino. Ci sono degli aspetti di viabilità in quel nodo, anzi si vogliono affrontare gli aspetti di viabilità. Perché allora non c'è la STEF? La stessa considerazione vale per SITO. Chi sono i progettisti di SITO? In questo lavoro che sarà di oltre 100 miliardi, con parcelle consistenti sia di progettazione sia di direzione tecnica, c'è uno spazio per una struttura e la Regione sarebbe più presente nello svolgere una funzione di controllo, di indirizzo e di informazione se una sua struttura fosse dentro con una sua piccola partecipazione alla progettazione per le sue capacità e le sue competenze.
Questo è un settore, come altri, in cui attorno all'intervento dell'operatore pubblico si formano facili cristalizzazioni, intrecci tra progettazione e realizzazione nel mondo imprenditoriale e politico, per cui si tramandano atteggiamenti e rapporti nel tempo, cristallizzandosi persino al punto da far permanere nel tempo atteggiamenti tecnici, procedure e rapporti amministrativi e politici, quando sarebbe bene che questi saltassero per la semplice ragione che nella società, nella cultura tecnica, nel modo di affrontare le cose si affacciano elementi nuovi.
Una STEF che sia dentro, non per essere un tassello di lottizzazioni e di cristallizzazioni di queste reti e intrecci di rapporti, ma per essere elemento stimolante, per cogliere il nuovo sotto tutti i profili, dagli spetti tecnici agli aspetti amministrativi e politici, secondo me avrebbe un ruolo importante per le capacità di governo che deve avere una Regione.
Per la STEF c'è uno spazio che finora non gli abbiamo dato, che gli pu essere dato nel settore della viabilità. Secondo me va ampliata la sua possibilità persino in altri settori. Bisogna però difenderla, dobbiamo scrollarci dalle spalle qualche crosta che ha partecipato a cristallizzare rapporti difficili con un ente, per esempio, come l'ANAS.
Se non mettiamo in discussione queste questioni per individuare delle prospettive, a me viene il dubbio che i giudizi troppo facilmente critici sulle capacità tecniche della STEF, sul risultato dei lavori che ha fatto abbiano sostanzialmente la funzione di farla morire e di lasciare che il vecchio modo di procedere (penso agli anni '60 nel settore della viabilità e delle autostrade), che con oscillazioni in alto e in basso si è mantenuto nel corso di tutti questi anni, possa continuare.
Se alla fine di questa riunione si rimanderà la nomina, chiederei all'Assessore Cerutti di darci, nella prossima riunione, un supplemento di informazione, portandoci i dati precisi sull'attività della STEF, sui progetti che ha fatto, sulle caratteristiche tecniche e le qualità di questi progetti, un'informazione sul volume complessivo della progettazione che nella Regione si è fatta e si farà nei prossimi anni e l'elenco dei progettisti a cui sono affidati tali progetti.
I Consiglieri regionali è bene che sappiano queste questioni. Non sono dei segreti perché se mi si rispondesse che sono questioni riservate davvero sarei inquieto.



CERCHIO GIUSEPPE



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti.
CERUTTI, Assessore alla viabilità Ringrazio i colleghi dei diversi interventi e chiedo scusa se non sono stato esauriente nel mio intervento iniziale; partendo dall'intervento del collega Bontempi le mie sensazioni erano a latere, pertanto valutazioni personali non riferite alla relazione di stamattina ma a dei "sentito dire" che qualche collega ha fatto su mie dichiarazioni esterne al dibattito di stamattina.
Il Consiglio di amministrazione della STEF è in prorogatio da oltre un anno. Ritengo per l'interesse stesso della società (e senza fare processi agli amministratori uscenti) che si debbano nominare nuovi amministratori e consentire il funzionamento di questa società.
Ho detto che è una Società per Azioni e tutto sommato è autonoma nelle decisioni seppur limitata come giustamente faceva rilevare il collega Rivalta. La Regione può fare un atto e mi impegno di presentarlo come disegno di legge della Giunta: togliere i limiti e le possibilità e il campo di progettazione che la STEF può avere.
Lo faccio volentieri per aprire questo ventaglio ad una capacità tecnica progettuale che a mio avviso la STEF non ha avuto, non solo per questi limiti, ma perché quando uno studio di progettazione si basa su 9 o 10 persone che sono degli amministrativi e 6 o 7 che sono dei tecnici mi sembra che il rapporto non quadri.
Inoltre - è una valutazione da tecnico rivolta al Consigliere Rivalta quando abbiamo aperto questo ampio scenario di possibilità di progettazione su tutto l'arco era chiaro che, il Consigliere Rivalta l' ha detto tra le righe, per lo studio sarebbe stato difficile interessarsi di tutto. Ma visto che il campo della viabilità, piaccia o non piaccia, torna ad essere sempre più ristretto non per colpa della Regione, perché diventa difficile imporre ad altri enti degli studi di progettazione, possiamo caldeggiarli sensibilizzare l'ente pubblico affinché si arrivi a queste concessioni, ma sono incarichi limitati a studi di fattibilità o di massima, non sono mai studi di progettazione definitiva. Richiedono conoscenze di territorio e queste mi sembra che la STEF le abbia e una credibilità di progettazione.
Dico ai colleghi Bontempi e Rivalta che non è che gli studi e le progettazioni fatte dalla STEF abbiano rispettato tempi tecnici di consegna e abbiano ottenuto il plauso, ma sono stati rifatti anche due o tre volte.
Sono in ritardo di parecchi mesi, c'è un po' di tutto in questo scenario ma non dico che tutto vada male.
RIVALTA Vediamo professionisti privati.
CERUTTI, Assessore alla viabilità Un Assessorato non può fare il processo all'esterno; facciamolo in Parlamento dove il Partito comunista giustamente può richiedere, perch questo è il suo compito, l'elenco dei progettisti, dei ritardi e di ciò che avviene nel loro settore. Non è che non si possa avere, se non c'è il danno diventa difficile fornire elementi di questo genere. Posso dire che gli incarichi che ha dato la Regione di questo ne risponde direttamente fornendo esattamente tutta una serie di dati. La STEF è già stata incaricata nel settore sanitario che ha già una deviazione rispetto allo Statuto. Poteva per esempio essere usata per fare qualche piano territoriale. Abbiamo usato tutti liberi professionisti esterni senza usare la STEF, perché eravamo convinti di non poterli usare per questo specifico campo.
Andiamo verso piani territoriali operativi: quello della Centrale dove c'è un settore di grande viabilità inserito dentro; ad esempio il Po.
Apriamolo questo scenario, diamo pure ad amministratori la possibilità di operare e di affacciarsi al mercato. Però il mercato è tremendo; è vero,pu essere soggetto a limitazioni di tipo politico, però studi professionali di alta e qualificata professionalità riescono a sfondare, perciò mi auguro che questo nuovo Consiglio, il nuovo Presidente, il nuovo amministratore, i nuovi Consiglieri abbiano davanti questo obiettivo: di affrontare un mercato come mercato libero e pertanto con la concorrenzialità che il mercato oggi come oggi offre e che possa recuperare, magari modificando la struttura nell'interno, maggiori qualificazioni e professionalità. Certo collega Rivalta, non mi scandalizzo del fatto che la STEF ricorra ad un geologo o a figure di questa natura per completare degli studi, però mi sembra strano che uno studio tecnico professionale come questo ricorra all'esterno per farsi fare i calcoli dei ponti. Questo mi sembra faccia parte della capacità di ingegneristica.
Torno a ripetere, alcuni sforzi e alcune professionalità andavano ricercate all'interno.
A nome della Giunta, per quanto mi riguarda, non so se la collega Vetrino poi vorrà completare, direi di togliere da questo immobilismo la STEF, di rinominare nuovi amministratori, affrontare questa nuova fase. Non sono per chiudere le società; le società si chiudono da sole quando si mangiano il capitale, quando non sono in grado di produrre e quando perdono il loro scopo.
Le capacità manageriali con ogni probabilità non si inventano, sono proprie delle persone che dirigono; noi ci auguriamo che questo nuovo Consiglio di amministrazione, in funzione anche della nuova legge che è stata approvata e che prevede amministratori capaci nei settori, possa avviare la nuova fase della STEF e ci impegniamo, proprio per quanto riguarda la scelta politica, a dargli questo maggior spazio.
Dopo di che, il mercato è quello che è; la capacità progettativa è quella che è; vorrà dire che avremo modo di ritornare sull'argomento se le cose non andranno bene o se avremo dei sintomi che una partecipazione nostra, in questa società, non ha più ragione di essere.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Vetrino.
VETRINO, Assessore ai piani territoriali Aggiungerei alle osservazioni fatte dal collega Cerutti e segnatamente in ordine alle sollecitazioni che venivano per un dibattito sugli enti strumentali che, per quanto sia sempre molto rispettosa, attenta e faccia tesoro del dibattito che avviene in questo Consiglio regionale, ho trovato questo momento del dibattito abbastanza estemporaneo e, se mi consentite senza metodo.
Di fronte alla richiesta che proveniva da un Gruppo l'altra volta avevo consentito che si potesse svolgere questo dibattito pur in presenza di un impegno della Giunta che andava ad una disamina completa degli enti strumentali. Devo dire che sono pronta da parecchio tempo a svolgere questo dibattito; ho già iniziato a inviare alla Commissione competente, che è l'VIII, gli atti che devono supportare un dibattito di questo gènere. E' necessario, credo, che tutti i Consiglieri regionali siano informati nella loro completezza della materia che abbiamo di fronte. Rispetto alla STEF è probabile che qualcuno non abbia avuto l'informazione necessaria, che si rende necessaria, perché non tutti hanno avuto la fortuna di vivere il momento della costituzione della società così come io l'avevo vissuta, al momento della predisposizione della legge. Tutti ricordiamo i momenti anche di alta tensione che nell'ambito della Commissione si realizzarono attraverso diverse forze e attraverso un dibattito che poi aveva portato anche ad un ridimensionamento di quello che doveva essere il campo di interesse della STEF stessa.
Ho cercato di riassumere in un prospetto quello che è il patrimonio della Regione a questo riguardo. E' un patrimonio che ogni anno interessa la Regione per alcune decine di miliardi e riguarda un'attività che è significativa. Devo dire che i problemi non ci sono solo nella STEF, ci sono in tante altre società come è giusto che ci siano; come diceva il collega Ferrara evidentemente è necessario arrivare a questo momento di verifica, di attenzione e anche di presa di conoscenza dei problemi da parte di tutti i Consiglieri e non soltanto di quelli che negli anni passati hanno espresso più 'sensibilità e più attenzione.
Quindi, dibattito preparato con metodo attraverso la Commissione competente. Io ho detto al Presidente della I Commissione di calendarizzare questi lavori e ho già inviato i documenti, ne invierò altri in modo che tutti possano essere informati.
La Regione Piemonte ha il 70% nella STEF,quindi non è una partecipazione insignificante; quello che determina la Regione Piemonte è in fondo la strada che si traccia per la vita della STEF.
Devo dire che negli anni passati di fronte ad un impegno legislativo di fatto, a questa società, non sono state date quelle occasioni di progettazione che la Regione, come prima persona, doveva dare. Per esempio non è mai stata fatta con la STEF una convenzione, perché la prima cosa da fare dopo la legge istitutiva era quella di definire, attraverso una convenzione, quelli che dovevano essere i rapporti e definire nel dettaglio il campo. Noi abbiamo avuto una causa per la STEF, per fortuna devo comunicarvi che l'abbiamo vinta, non sembrava impostata - tanto felicemente.
Quindi è stato affermato che la STEF può operare; nonostante l'Ordine degli Ingegneri e degli Architetti avesse ritenuto che.quello che produceva la STEF non era accettabile, noi abbiamo difeso la legge, abbiamo fatto constatare che quello che faceva la STEF si inseriva in un provvedimento legislativo voluto da questo Consiglio; evidentemente questo è valso quindi la STEF può operare.
Il futuro dipende dalla volontà della Regione. Siamo in un momento di progettualità, abbiamo introdotto recentemente lo strumento del Piano territoriale operativo; abbiamo due piani territoriali operativi significativi e importanti, altri ne stanno arrivando, probabilmente per iniziative di altre forze. Ci sono delle premesse per quello che occorre definire e che questa società sia veramente in grado di rispondere agli obiettivi, per i quali essa era nata e che la Regione la ponga in condizione di attuarli.
Negli anni passati noi abbiamo avuto anche il SITO e il FIO che molte volte hanno riguardato delle attività progettuali riferite alla viabilità abbiamo affidato l'incarico alla Finpiemonte la quale a sua volta ha affidato incarichi ad altri consulenti, però non si è rivolta alla STEF.
Bisogna, probabilmente, creare le condizioni perché questa società abbia una vita all'interno della Regione e all'interno degli organi di progettualità. Mi auguro che questo momento della verità sia un momento significativo. Mi sembra opportuna la domanda del Consigliere Rivalta di conoscere l'ambito generale della progettualità in Piemonte, che cos'è e come si svolge. Non so come arriveremo a definire questi dati in assoluto le banche dati sono sempre un fatto interessante e ci servirebbero anche nel momento in cui la Regione si avvia a fare delle scelte per il Piano regionale di sviluppo e a decidere le scelte di progettualità. L'altro giorno ho partecipato a un convegno dove si parlava di costituire in Italia la "banca della flora"; forse è più facile fare in Italia la "banca della flora" che fare in Piemonte la banca delle progettazioni delle opere pubbliche e private. Si possono fare le raccolte dati, noi le abbiamo fatte, il problema è di raccoglierle e di coordinarle.
Mi sembra significativa questa richiesta e può essere un dato importante anche questo. La richiesta di non votare il Consiglio di amministrazione è in fondo il modo peggiore per chiudere questo dibattito non soltanto perché la prorogatio dura da un anno, ma perché mi sembra il modo migliore per determinare le condizioni per un rilancio della società ponendo gli amministratori in grado di esprimersi con la titolarità giusta.



VIGLIONE ALDO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Difendo la richiesta del non passaggio alle votazioni per lo stato di nebulosità e di incertezza in cui ci troviamo. E, visto che la signora Vetrino ha richiamato le questioni di metodo, il problema da porsi è a chi toccava garantire un metodo su questa richiesta che è del mese di luglio.
Su questi argomenti sarebbe stato bene procedere ad un dibattito, che è richiesto da noi con pedanteria e alla presenza del Presidente della Giunta, che partecipa alla Conferenza dei Capigruppo, almeno da un mese e mezzo. Si poteva arrivare oggi con i dati (ma chi doveva garantirlo?), con gli elementi, con la scheda, con l'informazione per dare modo a chi non era presente nell'altra legislatura, di collocarsi su questo provvedimento.
Semmai faccio un'osservazione ancora più generale sul metodo. Mi chiedo se le questioni che poniamo vengano considerate scherzi o se vengono considerate questioni su cui occorre prepararsi. Detto questo mi pare che nelle repliche dell'Assessore Cerutti e del Vicepresidente c'è l'impegno a trattare tutti gli enti strumentali. Vorrei fare una raccomandazione: non sono disponibile ad andare ad una discussione generale su tutti gli enti strumentali; sono disponibile ad una trattazione mirata della teoria delle questioni politiche di tutti gli enti strumentali (un ente per seduta se possibile) perché altrimenti si finisce di fare molta propaganda e molto fumo, ma i problemi concreti sul tipo di personale, sull'assetto societario non vengono risolti.
L'impegno è stato assunto dalla Giunta. Noi non poniamo intralci ad una nomina che, per quanto riguarda la composizione societaria, potrebbe provocare qualche guasto, ma non li poniamo solo ad una condizione chiara: che il dibattito sia sugli indirizzi e sugli orientamenti della STEF. I problemi esistono .in tanti enti strumentali, ma della STEF noi dobbiamo decidere se quella società avrà un futuro o meno. Non ho steso un ordine del giorno, perché mi aspettavo lo facesse la maggioranza. Mi fido degli impegni che vengono assunti verbalmente dalla Giunta purché siano chiari e che si torni qui entro 30/40 giorni con il materiale che richiamava la signora Vetrino, previo esame in Commissione dei dati.
Chiedo anche che in questo quadro si delinei da parte della Giunta nell'ambito del Consiglio un'ipotesi di assetto societario che risponda a quell'esigenza che ho posto prima, e cioè che sia una società snella e di qualità. Credo che dovremmo fare una riflessione sulla costituzione societaria e soprattutto individuare un vertice societario di qualità tecnica che sia in grado di pilotare un'operazione di raccordo con la Regione.
Noi siamo d'accordo a passare alle nomine oggi alle condizioni sui nominativi lette l'altra volta, con l'impegno di tornare qui a discutere sulla STEF con il metodo di preparazione che suggeriva il Vicepresidente Vetrino, entro 30 o 40 giorni, con una particolare attenzione a ridurre se possibile l'assetto dei vertici societarie che la proposta del Presidente che credo potrebbe collocarsi in quei tempi, sia ovviamente adeguata al tipo di enti che secondo i contenuti si vuole definire.
Se la Giunta acconsente su queste richieste noi ritireremo la pregiudiziale e parteciperemo al voto, ritenendo che dal dibattito di oggi un piccolo segmento di impegni, seppure ancora inadeguato, si è messo in moto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Anche da parte del Gruppo liberale era stata considerata l'ipotesi di chiudere questo dibattito.impegnando la Giunta affinché in tempi certi anche se non calendarizzati, si avesse nell'ambito del più ampio dibattito sugli enti strumentali qualche individuazione più specifica di strategie e di prospettive in ordine alla STEF (probabilmente prima di questa sera anche in ordine al Consusa).
Ho omesso di predisporre questo ordine del giorno perché mi sembrava più corretto ascoltare le dichiarazioni della Giunta e capire se nelle stesse ci fosse la consapevolezza, come è cresciuta nel nostro Gruppo e in quello del Partito comunista, di questa esigenza. La Giunta consideri che questa questione ha una specificità nel problema generale delle partecipazioni regionali, quindi su questi argomenti si dovrà ritornare con elementi propositivi e non soltanto più di dibattito, come probabilmente avverrà per gli altri enti strumentali.
Se la Giunta confermerà questa impressione, rinuncerò a presentare l'ordine del giorno; altrimenti, anche per un debito di correttezza nei confronti del lavoro del Consiglio, ritengo di avere il dovere di presentare l'ordine del giorno.



PRESIDENTE

Non essendoci altri iscritti a parlare, si distribuiscano le schede per le seguenti nomine.
STEF - Consiglio di amministrazione (L.R. 29/7/1981, n. 37).
Nomina di 8 membri.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede.
Proclamo eletti i signori Bruno Alberton, Virgilio Bringhen, Bruno Rattazzi, Domenico Mercurio, Stefano Strobbia, Pier Luigi Amerio, Giuseppe Castoldi e Gaetano Raffone.
STEF - Collegio sindacale (L.R. 29/7/1981, n. 37).
Nomina di 1 membro.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede.
Proclamo eletta la signora Delia Guelfo.
IPLA - Consiglio di amministrazione (art. 8, L.R. 8/3/1979, n. 12).
Nomina di 8 membri.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede.
Proclamo eletti i signori Carlo Mina, Ezio Pepino, Francesco Barrera, Gian Luigi Boienti, Giuseppe Candellero, Guido Sasso, Giuseppe Ghiezzi e Paolo Terzolo.
IPLA - Collegio sindacale (art. 32 dello Statuto IPLA).
Nomina di 3 Sindaci effettivi e di 1 Sindaco supplente.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede.
Proclamo eletti Sindaci effettivi i signori Daniele Buffo, Paolo Mirabile Marco Casavecchia e Sindaco supplente il signor Sandro Mosele.


Argomento: Beni ambientali - tutela del paesaggio (poteri cautelari, vincoli - Protezione della natura (fauna, flora, minerali, vigilanza, ecc.)

Esame proposta di deliberazione n. 136: "Deliberazione Giunta regionale n. 4-4139 'Legge 1497/39 - D.P.R. 616/77, art. 82 - legge 431/85 - Tutela delle zone di particolare interesse ambientale, disciplina del taglio dei boschi cedui e di altre operazioni selvicolturali in aree soggette al vincolo idrogeologico"'


PRESIDENTE

Passiamo all'esame della proposta di deliberazione n. 136: "Deliberazione Giunta regionale n. 4-4139 'Legge 1497/39 - D.P.R. 616/77 art. 82 - legge 431/85 - Tutela delle zone di particolare interesse ambientale, disciplina del taglio dei boschi cedui e di altre operazioni selvicolturali in aree soggette al vincolo idrogeologico"'.
La parola all'Assessore Vetrino.
VETRINO, Assessore ai parchi Intanto devo ringraziare la Commissione che ha ritenuto di rivedere il testo nella struttura letterale. Oggi chi deve tagliare un bosco ceduo lo può fare unicamente riferendosi alle prescrizioni di massima e non deve più chiedere l'autorizzazione individuale che negli anni passati era costretto a richiedere.
Da due anni la Giunta regionale, con un provvedimento generale, aveva introdotto questa liberalizzazione. E' necessario che i proprietari si riferiscano alle prescrizioni di massima delle Province.
Attraverso questa deliberazione diciamo che, ove rispettino queste prescrizioni di massima, queste sono valide anche agli effetti della legge n. 431.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paris.
PARIS Io ero intervenuto più volte nei confronti della Vicepresidente Vetrino per questo problema e sono lieto che finalmente questa delibera sia stata assunta, delibera sulla quale certamente sono d'accordo. Mi rammarico soltanto che ci sia voluto così tanto tempo, perché chi ha una seppur minima pratica di campagna sa che i tagli dei boschi non si fanno in un periodo dell'anno in cui già urgono altri lavori, ma nel periodo invernale.
Questa delibera approvata dalla Commissione in data 16 aprile (e che noi approviamo oggi) doveva essere approvata almeno due o tre mesi fa perché, riferendoci alle prescrizioni di massima vigenti nelle singole Province piemontesi, in molti casi noi andiamo oltre ai termini contenuti in quelle stesse prescrizioni. Quindi è tremendamente tardiva.
Non so se questa delibera avrà valore per sempre o se verrà rifatta ogni anno; mi auguro di no. Effettivamente però diversa è la tutela di boschi di particolare pregio e la semplice operazione culturale che è quella di pulire le ripe. Una raccomandazione che va oltre questo particolare problema è che anche nella politica dei parchi ci deve essere un ripensamento. Non è logico che per abbattere un albero si debba fare una così complessa trafila ed arrivare addirittura al Presidente della Giunta.
Si facciano delle disposizioni più semplici; noi crediamo nel decentramento e chiediamo che queste autorizzazioni possano essere date a livello locale.
Altrimenti è davvero un complicare le cose facili. E' solo una raccomandazione a cuore aperto che spero venga recepita.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.
RIVALTA In Commissione abbiamo discusso ampiamente non per mettere in dubbio l'esigenza di un intervento di questo genere, ma per chiarire entro quali limiti questa delibera poteva operare. Si è poi convenuto che operasse in una duplice direzione: nel precisare il significato degli interventi culturali (Part. 1 della legge n. 431) e nell'introdurre delle norme, nel rispetto delle quali la legge n. 431 consente di non dover fare la procedura di autorizzazione.
In generale, e in particolare nelle zone sottoposte a vincolo idrogeologico, esistono su aree limitate rispetto all'intero manto forestale i piani di assestamento forestale. Si dovrebbe fare riferimento a questi per queste zone, caso mai valutandoli sotto il profilo ambientale introdotto dalla legge Galasso, per avere l'indicazione di intervento, la norma vigente di gestione di quel bosco e superare così il vincolo Galasso anche per operazioni più consistenti che non queste semplici operazioni culturali, in modo da liberalizzare su programmi di intervento forestale l'autorizzazione a chi deve operare.
Per la politica dei parchi questo è particolarmente vero. In vari parchi c'è il piano di assestamento forestale; è possibile far riferimento a questo piano e consentire interventi forestali più consistenti che sono indicati nel piano di assestamento forestale, per cui questa delibera potrebbe avere un seguito nel senso da me indicato.
Dovremmo probabilmente delegare gli enti gestori del parco a questa gestione, per cui quando sono richieste le autorizzazioni sia l'ente parco a concedere l'autorizzazione.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.


Argomento: Bilanci consuntivi (generale e del Consiglio Regionale)

Esame proposta di deliberazione n. 156: "Rendiconto del Consiglio regionale per l'esercizio finanziario 1985 e relativi allegati"


PRESIDENTE

Passiamo ora all'esame della proposta di deliberazione n. 156: "Rendiconto del Consiglio regionale per l'esercizio finanziario 1985 e relativi allegati". Relatore è il Consigliere Santoni che dà per letta la relazione.
Voglio solo registrare che vi è stato un saldo attivo di 1 miliardo e 500 milioni e che l'Ufficio di Presidenza ha rimborsato alla Giunta regionale con un assegno.
Pongo in votazione tale deliberazione, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata all'unanimità dei 38 Consiglieri presenti.


Argomento: Stato giuridico ed economico del personale dipendente

Esame progetto di legge n. 78: "Integrazione all'art. 6 della L.R. 19 maggio 1982, n. 11"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora il progetto di legge n. 78: "Integrazione all'art. 6 della L.R. 19 maggio 1982, n. 11".
Relatore è il Consigliere Quaglia che dà per letta la relazione.
Non essendovi interventi passiamo alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 "All'art. 6 della legge regionale 19 maggio 1982 n. 11 è aggiunto il seguente terzo comma: 'Al personale proveniente dagli Enti e Casse Mutue ai sensi delle leggi 17/8/1974 n. 386, 29/6/1977 n. 349 e 23/12/1978 n. 833, si applica, ai fini del trattamento di quiescenza e previdenza, la disciplina di cui agli artt.
74, 75 e 76 del D.P.R. 20 dicembre 1979 n. 7611".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri.
L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "L'opzione prevista dall'art. 75 del D.P.R. 20/12/1979 n. 761 deve essere esercitata entro tre mesi dall'entrata in vigore della presente legge di modifica".
Si passi alla votazione.



((Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 43 hanno risposto SI 43 Consiglieri.
L'art. 2 è approvato.
Pongo in votazione l'intero testo di legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 44 hanno risposto SI 44 Consiglieri.
L'intero testo di legge è approvato.


Argomento: Problemi energetici

Esame proposta di deliberazione n. 129: "Modifica dell'art. 6 del Regolamento di applicazione della L.R. 23 marzo 1984, n. 19 - 'Norme di attuazione della legge 29 maggio 1982, n. 308. Interventi in materia di risparmio energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili di energia' approvato con deliberazione del Consiglio regionale n. 740-7796 del 19 luglio 1984"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n.129: "Modifica dell'art.
6 del Regolamento di applicazione della L.R. 23 marzo 1984, n. 19 - 'Norme di attuazione della legge 29 maggio 1982, n. 308. Interventi in materia.di risparmio energetico e sviluppo delle fonti rinnovabili di energia' approvato con deliberazione del Consiglio regionale n. 740-7796 del 19 luglio 1984".
La parola al Consigliere Bresso.
BRESSO Noi concordiamo con l'obiettivo di questa riformulazione che è quello di ridurre il carico sia per i destinatari dei contributi sia per la Regione stessa del sistema dei controlli e quindi anche del loro costo: sotto certe dimensioni del contributo sostituire al collaudo la dichiarazione effettuata da un tecnico per contributi sopra i 15 milioni e un'autodichiarazione del titolare del contributo quando esso sia inferiore ai 15 milioni.
Ci resta qualche dubbio, lo avevamo anche espresso in Commissione sulle cifre che sono state scelte; forse per la richiesta di una pura dichiarazione di regolare esecuzione il massimale di 15 milioni è un po' alto,soprattutto in alcuni casi. Può essere accettato quando si tratta di tecnologie molto collaudate (un finanziamento per mettere doppi vetri o un pannello solare probabilmente non richiede una particolare verifica) potrebbero esserci casi, però, di impianti anche a costo relativamente basso, ma nuovi, quindi con caratteristiche tecnologiche ancora poco conosciute per cui potrebbe valere la pena di riservarsi la possibilità del controllo.
Sarebbe stato meglio, a nostro avviso, consentire una riserva per cui oltre al collaudo a campione, che resta fissato sotto i 200 milioni di contributo, consentire anche una certa duttilità agli uffici regionali per decidere quando e in quali casi fare una verifica, non solo a campione, ma puntuale, su un certo tipo di progetto.
Se la formulazione resta questa ci asterremo, comprendendo le ragioni che ispirano il provvedimento, ma considerando che si potevano esprimere in maniera più duttile, quindi anche con maggiori garanzie per la correttezza e l'efficienza della spesa effettuata.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale deliberazione, con le specificazioni che sono state fatte dal Consigliere Bresso, il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 20 voti favorevoli e 16 astensioni.


Argomento: Delega di funzioni regionali agli enti locali - Artigianato

Esame progetto di legge n. 27: "Delega agli Enti locali in materia di artigianato" e questione procedurale


PRESIDENTE

Esaminiamo il progetto di legge n. 27: "Delega agli Enti locali in materia di artigianato" di cui al punto 8) all'o.d.g.
La parola al Presidente della IV Commissione, Consigliere Ferrara.
FERRARA La Commissione, che si è riunita venerdì scorso, ha esaminato la proposta e ha preso atto che è stato presentato dalla Giunta un disegno di legge analogo per cui si sarebbe dell'avviso di rinviare in Commissione la proposta di legge presentata dal Partito comunista perché possano essere esaminate congiuntamente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI La funzione della relazione del Presidente della IV Commissione è quella di dare il senso dei fatti procedurali e istituzionali che sono avvenuti. Quindi spetta al Presidente della Commissione dare l'informazione su questa vicenda.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della IV Commissione, Consigliere Ferrara.
FERRARA Il progetto di legge del Partito comunista è stato presentato parecchio tempo fa ed è rimasto fermo in Commissione. L'Assessore Sartoris, prima di Natale, stava elaborando un progetto di legge analogo e aveva chiesto di sospendere l'esame della proposta del Gruppo P.C.I. in Commissione.
Devo dire che il P.C.I. in Commissione ha chiesto che venisse discussala sua proposta di legge indicando alcune urgenze che obiettivamente possono esistere in vista di scadenze che sono previste da questa legge e la Commissione a maggioranza aveva ritenuto comunque di non procedere, proprio in attesa che la Giunta, che si era impegnata a farlo in tempi molto stretti, presentasse un progetto di legge e si potesse quindi procedere ad un esame congiunto.
Il P.C.I. ha chiamato in aula questa proposta di legge del suo partito che oggi appunto è all'esame.
Non so, per mia ignoranza, se la relazione deve essere più ampia rispetto alle cose fatte, ma.direi che si è fatto molto poco; questi sono i dati essenziali di quanto è avvenuto in Commissione e nell'ultima riunione si è già scadenzato per il prossimo 9 maggio - cioè la prima Commissione che facciamo - l'esame del disegno di legge della Giunta e c'è stato l'auspicio da parte dei partiti non proponenti di poter esaminare i due progetti di legge congiuntamente e in modo sollecito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.
BRIZIO Noi comprendiamo la posizione del Gruppo comunista e cioè il richiamo in aula della proposta di legge trascorsi 60 giorni, ma poiché c'è oggi la proposta di legge della Giunta abbiamo assunto in Commissione la posizione cui ha fatto cenno il collega Ferrara, nel senso di procedere all'esame congiunto della proposta della Giunta e di quella del Gruppo comunista.
Chiaramente se si dovesse andare avanti nella discussione dell'artico lato dovremmo preparare la proposta di un ordine del giorno del non passaggio agli articoli. Ma vorremmo evitare questo, perché riteniamo che il confronto fra le varie proposte sia utile e ritengo che questa sia la posizione della Giunta. Gradiremmo, comunque, conoscere cosa pensano l'Assessore competente e la Giunta in merito, per trarre le valutazione finali.
Al momento non presentiamo un ordine del giorno di non passaggio agli articoli perché riteniamo si possa consentire a tutti i Gruppi il rinvio in Commissione per l'esame congiunto con la proposta della Giunta.
Se andrà avanti la richiesta di passaggio agli articoli ci riserviamo di presentare questo ordine del giorno ma riteniamo che in effetti non ci siano le condizioni per procedere nel merito: non sarebbe utile perch porterebbe ad un confronto non produttivo, porterebbe al rinvio del progetto di legge e al mancato esame di concerto con quello della Giunta che riteniamo utile e profittevole.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Sartoris.
SARTORIS, Assessore all'artigianato Credo che questa vicenda sia stata ampiamente trattata, anche se forse impropriamente, in occasione della discussione sulle allocazioni di spesa per il bilancio di previsione 1986. Vorrei anche dire che nella mia risposta, forse più per il tono che per la sostanza, ero stato interpretato in modo non conforme a quella che era la volontà insita nella risposta stessa. Desideravo, in allora come oggi, riaffermare che rispetto a questo provvedimento, e in generale al comportamento che non solo la Giunta regionale ma l'intero Consiglio deve assumere in ordine al problema dell'artigianato, per l'immediato, cioè per quest'anno 1986 e in particolare quello successivo 1987, si presuppongono degli approfondimenti che responsabilmente debbono condurre la Regione a un'applicazione della legge quadro nazionale che da una parte non si discosti fortemente dallo spirito contenuto nella stessa legge e dall'altra consenta una tempestività di azione che certamente il disegno di legge presentato dal Gruppo comunista in qualche modo ha contribuito a ricordare e sottolineare.
Noi abbiamo più volte espresso in Commissione (il Presidente probabilmente per brevità ha voluto ricordare le tappe fondamentali) gli intendimenti che la Giunta voleva e vuole seguire in questa vicenda.
Sono tentato dal fare una comunicazione che conterrebbe gli indirizzi intorno ai quali intendiamo muoverci, anche in risposta ad una interpellanza che il Gruppo comunista aveva presentato sin dai primi mesi successivi alla promulgazione della legge. Tra l' altro quella interpellanza, oltre a domandare quelli che erano i comportamenti che la Giunta intendeva assumere nel successivo, domandava anche che cosa si voleva fare rispetto a problemi che da tempo erano sul tappeto.
Dicevo, siamo in presenza di provvedimenti che richiedono una grande attenzione, ricordo ancora che mentre l'ultima volta che abbiamo trattato questo problema nessuna Giunta regionale in Italia aveva presentato disegni di legge applicativi della legge quadro, oggi le Giunte regionali che lo hanno fatto sono tre: la Regione Veneto, la Regione Piemonte e la Regione Calabria.
Devo esprimere a nome della Giunta la preoccupazione che le problematiche applicative della legge quadro suscitano e che sono state continuamente seguite sia a livello tecnico sia a livello politico. Noi volevamo conseguire da un lato una esauriente analisi di una normativa che per molti versi risulta di difficile interpretazione, irrisolta tuttora dall'altro era nostra intenzione condurre opportuni confronti con le organizzazioni di categoria per una impostazione corretta delle azioni legislative che sono da promuovere per applicare la 443. Già avevo detto che era stato, immediatamente dopo la promulgazione della 443, composto un gruppo misto di funzionari dell'Assessorato e di rappresentanti delle organizzazioni artigiane che ha analizzato l'intera legge e ha predisposto un documento di primi orientamenti. In rapporto stretto con i Vicepresidenti della Consulta regionale dell'artigianato sono stati inoltre valutati modalità e tempi delle verifiche devono essere compiute.
La Consulta stessa con una intensità di azione, che credo non abbia precedenti, si è convocata per tre volte su questo problema. Ultime due sono quelle del 5 marzo e dell'11 aprile. Sono quelle nelle quali si è entrati nel merito e in profondità sulla questione. Quella dell'11 aprile è stata convocata esclusivamente per l'esame della bozza di articolato che era stata predisposta per l'attuazione della legge. Sui tempi di queste verifiche è stato obiettato qualcosa, si sono lamentati dei ritardi. Noi desideriamo pregare di tenere presente che l'Assessorato ha inteso, come d'altra parte è nella tradizione del passato, garantire ampi margini a tutte le componenti del settore artigiano che hanno chiesto espressamente di poter svolgere a fondo consultazioni, verifiche e approfondimenti in merito alle proposte avanzate.
Abbiamo ritenuto doveroso ed utile assecondare un sereno e meditato esame dei problemi, perché non può sfuggire a nessuno l'importanza della legge quadro e della relativa disciplina regionale di attuazione che sono dei modelli di riferimento su cui saranno fondati nei prossimi anni una rinnovata politica di questo settore.
Credo che da queste poche note si rilevi, sicura e manifesta, la volontà di dare applicazione alla legge nazionale sull'artigianato. Noi abbiamo adesso cercato di concretare in questo disegno di legge, approvato dalla Giunta regionale giovedì scorso, questa volontà e questa determinazione. Abbiamo delle riserve, lo vogliamo dire con molta onestà.
Il disegno di legge predisposto, proprio perché riteniamo che non si siano potute completare le analisi e le valutazioni che a nostro avviso merita questo provvedimento, come fase propedeutica, riteniamo che in Commissione sarà suscettibile di parecchie modificazioni e di valutazioni molto più puntuali. A questa applicazione della legge quadro sono legati altri provvedimenti legislativi che saranno richiesti nell'immediato futuro. C'è il problema della revisione degli albi che alcuni hanno affermato essere condizione prima per poter successivamente far si che le Commissioni provinciali dell'artigianato possano darsi gli organi attraverso la forma elettiva prevista dall'art. 10 della legge. Sappiamo che questa revisione allungherebbe i tempi di insediamento delle nuove Commissioni, obiettivo quest'ultimo che noi consideriamo prioritario nel quadro del sistema amministrativo delineato dalla legge quadro. Vogliamo anche dire, questo è un particolare del quale pregheremmo il Consiglio di prendere atto, che la Consulta nell'ultima sua riunione si è espressa rispetto alla necessità di procedere ad una revisione degli albi, non secondo la forma che sarebbe auspicabile, nel senso di approfondimento contenutistico delle imprese artigiane, ma secondo la forma di un decreto del Presidente della Repubblica 1202 già in vigore, che prevede l'accertamento dell'esistenza e della consistenza delle imprese artigiane, in sostanza determina la legittimazione a partecipare alla consultazione elettorale.
Credo che in una prospettiva di più lungo periodo non è da sottovalutare - ci siamo posti, il problema - il coinvolgimento dei Comuni delle Camere di Commercio e del Consorzio per il sistema informativo piemontese al fine di realizzare sforzi adeguati di conoscenza della struttura dell'artigianato e della sua evoluzione nel tempo. C'è il problema della delega di funzioni agli Enti locali che è stato sollevato in modo particolare dal disegno di legge del Gruppo comunista; su quel disegno di legge non vogliamo avviare delle considerazioni di merito, ma riteniamo che sia un po' superato dalla stessa legge quadro e che quindi vada riverificato. Ovviamente questo è un nostro convincimento. Rimane il principio che in effetti la necessità delle deleghe agli Enti locali emerge ed è dettata dallo stesso provvedimento nazionale 443.
Riteniamo che di fondamentale importanza diventi non tanto la divisione delle competenze all'interno del settore, quanto invece la funzionalità dell'intero sistema, che deve complessivamente garantire gli obiettivi della legge quadro. A seguito delle disposizioni regionali di attuazione della legge quadro potranno essere valutate, con maggiore precisione, le caratteristiche organizzative da attribuire agli interventi regionali nella materia.
Una piena e coerente attuazione dei principi contenuti nella legge quadro costituisce una condizione basilare per più incisive politiche di tutela e di sviluppo del settore artigiano, che devono essere concretizzate attraverso un'attenta verifica della strumentalizzazione normativa e amministrativa in atto. Riteniamo che andranno attivati tutti gli strumenti che la legge quadro prevede, al fine di promuovere l'artigianato e le sue produzioni. In questo ambito deve avere un peso notevole l'intervento relativo all'istruzione artigiana e alla formazione professionale. Nel nostro disegno di legge avevamo anche cercato di introdurre subito la disciplina che riguarda questo aspetto. Oggi l'abbiamo stralciata perché ci siamo resi conto che la complessità induce ad approfondimenti che non devono venire, sicuramente, solo dal governo regionale, ma devono essere compiuti con l'impegno di tutti, dall'intera assemblea e dagli organismi in cui si articola.
Nel campo delle iniziative, per esempio tese a sviluppare l'esportazione dei prodotti artigiani, si è provveduto a riavviare attivamente i rapporti con il competente Ministero per la firma dell'apposita convenzione che credo il mio predecessore conosca e conosca anche le difficoltà per la firma della stessa.
Sarei tentato di diffondermi ulteriormente su questi problemi, ma comprendo perfettamente che questa non è la sede. Avremo la possibilità di farlo nel momento in cui a tempi brevi discuteremo dell'interpellanza dello stesso Gruppo comunista che toccava tutti questi problemi. Credo tuttavia che sia necessario dare atto alla Giunta di essersi mossa con la massima possibile tempestività considerando la complessità interpretativa della legge 443.
Quando rispondevo in occasione della discussione sul bilancio avevo rilevato che: o si è convinti che l'applicazione della legge quadro è un fatto che, coinvolgendo le attività artigiane, un mondo, un settore, che è quello dell'artigianato, per i prossimi anni necessita di un approfondimento esteso a tutte le forze politiche di questo Consiglio sulla base, ovviamente, di documentazioni che vengano prodotte dal Governo regionale, oppure si vuole correre a provvedimenti legislativi che potrebbero anche rilevarsi disarticolati fra di loro, atteso che la legge quadro riguarda il complessivo intervento rispetto al settore dell'artigianato.
A questo punto devo mettere in guardia rispetto a questo atteggiamento l' ho fatto allora e lo faccio ancora in questo momento. Come alcuni hanno detto, ritengo che sia utile il ritorno in Commissione del disegno di legge presentato dal Gruppo comunista perché discutendolo insieme a quello della Giunta si possa pervenire ad una legge che sia il più vicino possibile ai principi e al dettato della legge 443.
Ho partecipato a molte riunioni in questa fase e vorrei dire che in una di queste è stato fatto osservare, da alcuni studiosi del settore, che quanto più si esamina 12 problema in profondità dell'artigianato, tanto più ci si rende conto che l'attuazione della legge quadro non è un singolo atto, è una politica.
Per costruire una politica in questo settore credo che la Giunta abbia operato alacremente e tempestivamente nei mesi che ci separano dalla promulgazione della legge quadro stessa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Con crescente sorpresa ho lasciato che l'Assessore proseguisse nella sua esposizione, mentre ci sarebbero stati mille motivi per intervenire.
In realtà abbiamo avuto un intervento di merito e una esposizione su una legge che non è ancora alla nostra attenzione.
Il regolamento è molto chiaro: dopo il dibattito generale si incomincia l'analisi dei singoli articoli e si vota. In più abbiamo avuto, non in questa sede, una difesa o comunque una valorizzazione della politica avviata dalla Giunta. A questo punto mi chiedo che senso abbia adesso e come si possa da parte del nostro Gruppo accedere ad una richiesta (parrebbe ragionevole e sensata) o comunque ad una intesa che ha segnato il fatto, che noi abbiamo richiamato in aula per ragioni di approfondimento e di confronto, di ritornare in Commissione.
Questa collocazione dell'Assessore lascia totalmente scoperta la nostra possibilità di intervenire per confutare alcune o tutte le sue affermazioni in merito alla nostra legge, sapendo che l'unico momento per poterla discutere è quello dell'aula e non quello della Commissione.
Mi richiamo ad una irritualità della procedura che è iniziata in modo.
allegro e disinvolto senza dati ed elementi fondati. L'iter in Commissione è sfociato in un intervento che purtroppo ripropone, sotto un tono diverso, le stesse identiche questioni che in quella sede potevano appartenere solamente ad un confronto politico e come tale sindacabile sotto il profilo politico. Ma qui si sta mettendo in forse che cosa dobbiamo fare; in altri termini non c'è stato chiesto, di fronte alla necessità di iniziare l'esame di un progetto legislativo, di passare in Commissione, ma ci è stato esposto un altro progetto di legge. Allora, se vogliamo valutarlo, lo facciamo qui. Io davvero, signor Presidente del Consiglio, a questo punto non posso che richiamarmi alla tutela ed all'autorità che lei può far valere in questa sede affinché si usino delle procedure conformi al Regolamento. Le chiedo, quindi, come può il nostro Gruppo, adesso, accedere alla richiesta di tornare in Commissione! Il dibattito non può che essere fatto sul disegno di legge all'o.d.g.
rinviando poi ad altro momento l'esame del successivo disegno di legge.
Credo che questo incidente sia la spia di una grande ed enorme difficoltà di collocazione e di senso di opportunità politica sulla vicenda dell'artigianato.
Caro Viglione, noi abbiamo la sensazione, e questo non è il primo atto che neanche richiamando facoltà e poteri, dati ai Consiglieri ed ai Gruppi dal Regolamento, serva a chiarire gli atti che si devono compiere e le rispettive responsabilità. Non può essere colta l'occasione di un "fallo laterale", in cui è incorsa la Giunta per valorizzare un provvedimento che non abbiamo visto cogliendo addirittura l'occasione per esprimersi nel merito, in un dibattito che ci si chiede di non fare.
Rimando alla conferenza dei Capigruppo e mi chiedo se questo ha senso.
Credo che questo episodio ci abbia ampiamente illuminati su come d'ora in avanti obiettivamente cambieremo il nostro registro: saremo cioè meno consenzienti e comprensivi. Altrimenti, ripeto, attraverso l'uso delle forme scorrette si arriva a conculcare i diritti elementari dell'opposizione, che li ha solo qui.
A questo punto, chiedo una sospensione della seduta per convocare il mio Gruppo e per decidere le determinazioni da assumere.
Il Capogruppo della D.C. ci ha fatto una richiesta che, nei termini con cui è stata resa, sotto il profilo dell'opportunità e del confronto, poteva essere accolta con una nostra dichiarazione. Dalla collocazione dell'Assessore però ci troviamo nella condizione di dover definire una linea. Quindi chiedo di sospendere per cinque minuti e di riunire il mio Gruppo per stabilire se dobbiamo passare all'esame della legge e degli articoli, arrivando anche all'atto finale della votazione. E' chiaro che un dibattito ha bisogno dell'esame di merito, della discussione generale e dell'esame degli articoli in sede propria e non trascinati in questa maniera da un intervento dell'Assessore quanto meno improvvido.



PRESIDENTE

Le forze politiche presenti hanno fatto un richiamo di carattere procedurale rispetto alla collocazione del provvedimento.
Il rappresentante della Giunta ha allargato il suo discorso entrando nel merito della questione, cosa che i Gruppi politici non hanno fatto.
Quindi, la situazione è ancora quella che è stata prospettata dai Capogruppo, della D.C. e del Gruppo liberale.
Quindi non teniamo conto di un rapporto di merito con la Giunta teniamo invece conto del rapporto di carattere procedurale che si è instaurato con il Consiglio e andiamo avanti su questo punto.
Siamo alla caratteristica procedurale, se qualcuno poi ha voluto intervenire, non è ancora un interlocutore, perché il carattere procedurale è rimesso per ora ai Capigruppo.
Ha ora facoltà di intervenire il Consigliere Marchini.
MARCHINI Mi associo alla richiesta diretta al Gruppo comunista di riconsiderare l'opportunità di rinviare in Commissione il provvedimento. La mia motivazione però è diversa. Non vorrei che i colleghi della maggioranza equivocassero la mia posizione - non mi sono ancora consultato con il collega - che attiene non al dibattito odierno, ma a quanto è avvenuto in Commissione e le cui conseguenze sono precipitate oggi.
E' una vecchia questione che ci siamo posti più volte.
La Commissione ha una funzione istruttoria, preparatoria del lavoro d'aula, per cui mi sembra curioso e anomalo (è comunque una circostanza sulla quale occorre riflettere) il fatto che si voti in Commissione se procedere o no all'istruttoria di una legge presente in Commissione, che è in "articulo mortis", cioè rischia di cadere sotto la dècadenza prevista dallo Statuto e dal Regolamento.
Questo fatto ha spostato il dibattito non più all'interno del confronto legislativo, cioè sulla legge, ma lo ha spostato sul confronto politico quindi è normale che l'Assessore in Commissione, a fronte di una maggioranza che ha ritenuto di non dover procedere all'esame della proposta comunista perché è in linea di arrivo la proposta della Giunta, sia fisiologicamente intervenuto in un dibattito politico, cioè illustrando una posizione rispetto ad un'altra, uscendo dal dibattito legislativo, cioè dall'esame di questa legge.
Ma se vizio c'è stato è stato nella procedura di Commissione, la quale è uscita dal binario del metodo legislativo e si è posta un problema politico.
La prassi di lasciare i disegni di legge dei Gruppi in attesa su un binario morto, perché c'è comunque un binario preferenziale per le proposte della Giunta, è una prassi consolidata, ma è una prassi sulla quale mi sembra rischioso addentrarsi fino ad arrivare ad una decisione con votazioni in Commissione, perché così facendo si rischia di vanificare completamente la funzione legislativa dei Gruppi, siano essi di maggioranza siano di opposizione.
Ho richiamato questo non tanto per segnare la mia non adesione alla procedura seguita, ma per giustificare e quindi esprimere le ragioni di comprensione sulla dichiarazione dell'Assessore che si è trovato all'interno di una vicenda che non era più legislativa, ma politica, cioè la messa a confronto fra due posizioni politiche, fra due leggi. Quindi è naturale che l'Assessore abbia ritenuto di dover illustrare quella proposta di legge in attesa della quale la Commissione aveva ritenuto di non dover procedere all'esame di quella presentata dal P.C.I.
Mi pare quindi che il modo migliore per uscire da questi incidenti è di azzerare la situazione, ritornare in Commissione ed esaminare il dibattito comparato delle due proposte di legge. La mia è una proposta di natura funzionale per azzerare due momenti curiosi e anomali del processo legislativo al quale stiamo assistendo.
La disattenzione sugli aspetti formali della vita di un'assemblea parlamentare fa poi sfociare le conseguenze nelle sedi diverse del confronto politico.
L'Assessore non poteva non spiegare oggi le ragioni per cui il suo lavoro è arrivato in termini tardivi rispetto ad un'altra proposta; quindi illustrando i motivi per cui la sua proposta è arrivata soltanto oggi, ha dovuto illustrare anche le ragioni di merito che c'erano rispetto ai termini. Ha ragione il Consigliere Bontempi, probabilmente il dibattito politico non è.esattamente collocabile nella seduta odierna; questo è la conseguenza di comportamenti anomali che abbiamo tenuto in questa vicenda.
Per cui chiedo alla cortesia del Gruppo comunista di accedere al suggerimento di ritornare in Commissione, anche con lo spirito di recuperare in Commissione il contributo del Gruppo comunista rispetto a questa tematica, in un esame a confronto con la proposta della Giunta. Ci sembra questo un modo proficuo per uscire da questa vicenda, che altrimenti diventa delicata se la si vuole considerare come precedente.



PRESIDENTE

Nella fase preliminare si è discusso soltanto della procedura su cui dovevano esprimersi le forze politiche del Consiglio; quindi solo a questa andava fatto riferimento. Tutto il resto era introduzione anomala rispetto alla procedura.
Chiede ancora la parola il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.
BONTEMPI Non vorrei creare un incidente più grosso, soprattutto non vorrei provocare delle nuove reazioni fuori tono da parte dell'Assessore. Se, dopo la relazione del Consigliere Ferrara e dopo la richiesta del Consigliere Brizio, noi abbiamo acceduto a che l'Assessore prendesse la parola è perch ci attendevamo che la Giunta si collocasse esclusivamente sul punto in questione, sulla modalità. Certo, poteva spiegare le ragioni per cui la Giunta è arrivata oggi, ma è andato oltre, questo è il punto, richiamando elementi di merito su cui la libera dialettica parlamentare non può essere strozzata da questi tipi di iniziative.
Siamo nelle condizioni, per esempio, di non poter esporre le ragioni per cui vogliamo dare le deleghe.
Potrei accettare l'elegante dribbling del Presidente Viglione, che dice: "consideriamo che l'Assessore non abbia parlato", però non mi piace giocare sulla pelle di nessuno per considerazioni ovvie. E' un altro segno preoccupante di un atteggiamento che, non stando attento alle forme, in realtà corre il rischio di non stare attento ai rapporti, alle questioni della titolarità e dei diritti delle cose che si esercitano.
Chiedo formalmente una sospensione di pochi minuti per consultare il mio Gruppo.



PRESIDENTE

D'accordo, sospendo la seduta.



(La seduta, sospesa alle ore 15,45 riprende alle ore 15,50)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
La parola al Consigliere Bontempi.
BONTEMPI Vorrei informare il Consiglio e i colleghi che la breve riunione del Gruppo ci ha permesso di addivenire ad assumere una risposta positiva alle richieste che ci sono pervenute dai due Gruppi della maggioranza che sono intervenuti.
Mi sia permesso però di cogliere l'occasione per precisare una questione che non vorrei venisse confinata in quello che può sembrare un incidente politico e procedurale. Sono sempre troppo incline a ritenere che ci sia un versante delle cose molto vicino alla realtà e alla logica.
Sono disposto ad ammettere che l'incidente sia derivato dal modo sbagliato di intendere da parte dell'Assessore la collocazione rispetto a quello che era iscritto all'ordine del giorno. C'è però da fare una lettura complessiva dei fatti e cioè, una volta per un motivo, una volta per un altro, attraverso un atteggiamento da muro di gomma, approfittando anche della situazione di assoluto vuoto pneumatico che stiamo vivendo, i rapporti della Giunta nei confronti dell'azione del nostro Gruppo non siano più accettabili.
In altri termini mi è anche difficile giustificare a lungo un atteggiamento che non sia quello di una rigorosa autotutela dei nostri diritti parlamentari, di assemblea, che.sono garantiti dalle forme allo scopo precipuo di fare in modo che il dibattito sia libero e garantito anche nelle sue esplicazioni esterne per l'opposizione.
Caro Presidente Beltrami, sono obbligato a chiamarti in causa, questi incidenti si devono avvertire da parte di chi governa e che ha la responsabilità della maggioranza, non vanno ignorati, né sottovalutati.
Oggi si doveva chiedere da parte della maggioranza e da parte della Giunta un atto politico ad un Gruppo, che ne aveva il diritto, e cioè di soprassedere alla discussione per arrivare ad un confronto. Nei rapporti ci sta anche il rispetto delle reciproche dignità per cui si può ritenere che siamo qui non solo per fare delle parole, ma per svolgere una funzione, un ruolo. Questo è essenziale.
Concludendo, noi accediamo all'invito al confronto. Tra l'altro le questioni che riguardano gli artigiani, l'indubbia complessità dei loro problemi non prevalgono agli atteggiamenti, pur del tutto legittimi, che scaturiscono in quest'aula.
Quindi il confronto che volevamo, sia pure con ritardo, lo vogliamo avviare, non vogliamo intralciare queste possibilità di confronto, ma riteniamo che si debba registrare che questo ulteriore atto è negativo nei nostri rapporti. Può esserci una duplice versione: di non capire del tutto e di ritenere che così è, oppure di capirlo, ma di ritenere che una maggioranza così forte nei numeri e un'opposizione così debole possono avere solo rapporti di questo tipo, per cui si sta non divisi da un muro di vetro, ma addirittura da un atteggiamento di disprezzo, salvo le convenienze che devono essere salvate, perché se non vengono salvate si arriva facilmente ad atti di guerra personali che sarebbe bene evitare.
O si avvertono queste cose, ma se non si avvertono non c'è che da pensare a forme tipiche di autotutela dei diritti di chi non ritiene che le condizioni, politiche e d'intenzione permettano appunto la piena tutela.



PRESIDENTE

Mi pare di poter dire che la vicenda si concluda con il ritorno in Commissione della proposta di legge. Avremo sempre più spesso dei richiami in aula di provvedimenti legislativi visto il numero dei provvedimenti che sono all'esame delle Commissioni, quindi dobbiamo essere capaci di governarli.
Dobbiamo fissare le date di convocazione della conferenza dei Capigruppo e del Consiglio regionale.


Argomento: Centri intermodali

Esame proposta di deliberazione n. 132: "Deliberazione Giunta regionale n. 4-3807 'L.R. 11/80 - Incremento di contributi per la realizzazione dell'autoporto di Susa"'


PRESIDENTE

Chiede la parola il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.
MARCHINI Le ricordo che è giacente la delibera relativa all'autoporto di Susa.



PRESIDENTE

Ha ragione. Volevo dire che tolto il Consusa non abbiamo altri argomenti da iscrivere all'o.d.g. Sul Consusa chiede la parola il Consigliere Marchini. Ne ha facoltà.
MARCHINI Signor Presidente intendo riferirmi a quanto lei ha detto. In II Commissione avevamo sollevato l'esigenza di accompagnare questo atto deliberativo con un atto di espressione di volontà politica del Consiglio di natura programmatica. A seguito anche di alcune apprezzabili attenzioni poste alla delibera da parte del collega Ferrara sono emerse alcune considerazioni per cui ho ritenuto non opportuna una presentazione tempestiva dell'ordine del giorno. Lo spiego soprattutto per i colleghi che facevano riferimento a questa nostra iniziativa.
La delibera che noi andiamo ad approvare è attuativa della legge n. 11 che preleva l'intervento a fondo perduto nelle opere di infrastrutturazione dell'autoporto. Non si può innescare un discorso di impegno politico della Regione, della Giunta, del Consiglio e della Commissione in ordine ad iniziative che sono ormai compiute e maturate. Semmai da questo noi dobbiamo trarre alcune riflessioni e assumere alcune iniziative.
Chiudiamo con questo provvedimento l'intervento conseguente alla legge n. 11 del 1980, cioè gli interventi della Regione a sostegno delle società di intervento. Sarei grato a qualche collega interessato a questi problemi di fare attenzione perché il mio intervento non si limiterà a considerazioni di ordine formalistico.
Abbiamo tutti consapevolezza che la vicenda della società Consusa non si chiude con questo e che la Regione è di fronte a un bivio di grande delicatezza sulla quale la Giunta nella sua funzione di governo ha l'esigenza di prendere posizione. Insisto nel dire che le risorse che oggi stanziamo sono risorse a favore di una società di intervento. L'aumento di capitale richiesto dal collegio sindacale per la ricapitalizzazione della società Consusa attiene alla chiusura della vicenda così come l'abbiamo sui nostri tavoli; mentre l'autoporto è avviato e, da quanto ci dicono gli amministratori di cui non abbiamo motivo di dubitare, c'è da pensare che anche soltanto l'avviamento, a quattro mesi dalla sua partenza, molto difficile per ragioni burocratiche, debba tranquillizzarci sull'equilibrio finanziario di questa iniziativa.
Il problema che la Giunta si deve porre è di portare in Consiglio, non oggi ma prima di decidere il suo atteggiamento nell'assemblea di Consusa che dovrà prevedere l'aumento di capitale, un problema di scelta strategica e cioè se Consusa ha esaurito la sua funzione di società di intervento (che avvia dei processi) e quindi se può esaurirsi come società di gestione dell'autoporto con le conseguenti decisioni che ne derivano dal punto di vista dell'impegno finanziario nella società. Ma, attenzione! Colleghi Consiglieri e colleghi Assessori, soprattutto sul rifinanziamento di leggi finalizzate a rendere possibile gli interventi, se non addirittura sulla predisposizione di leggi che rendano possibili gli interventi.
Mi rendo conto che per chi non ha seguito questa vicenda dall'inizio il linguaggio è di difficile comprensione, ma uso questo linguaggio perch dobbiamo tenere ben presente le differenze sostanziali fra le due fattispecie e la delicatezza che la Giunta deve avere.
In altri termini: l'autoporto è ultimato, è in grado di vivere da solo con le proprie gambe, noi con il provvedimento odierno paghiamo i nostri debiti- "ex-lege" (nel senso che la legge ci impegnava a farci carico del le opere di urbanizzazione) e oggi facciamo questo; dopo di ché la società per raggiungere l'equilibrio finanziario deve ricapitalizzarsi. A questo punto si tratta di capire se l'aumento di capitale lo sottoscrive interamente la Regione, o in parte massiccia la Regione, oppure la Regione si sottrae all'aumento di capitale, quindi provvederanno altri soggetti.
La Giunta dovrà pronunciarsi, quindi chiedere al Consiglio la sua valutazione, se considera che Consusa debba avere una funzione di intervento in Valle di Susa oppure se deve essere la società di gestione dell'autoporto. Se deve essere società di gestione dell'autoporto è evidente che Consusa ha esaurito la ragione per la quale era nata (società di intervento) quindi non sarò io a scandalizzarmi del fatto che la Regione non sottoscriva o sottoscriva in parti minoritarie l'aumento di capitale perché non è nelle finalità né della Regione né della Finpiemonte gestire strutture come queste che possono considerarsi più infrastrutture che strutture.
Se però andiamo a leggere la legge n. 11, il dibattito che c'è stato all'origine, vediamo che Consusa era stata concepita come una società di intervento che doveva attivare nel territorio una serie di processi di terziarizzazione e di insediamento di medie e piccole imprese, il cui processo non si è ancora avviato perché l'apertura dell'autoporto è soltanto il momento iniziale rispetto a questo processo.
Quindi la Giunta dovrà riflettere se riterrà opportuno impegnarsi in termini strategici su una politica d'intervento in Valle di Susa, in presenza di un'occasione irripetibile, la realizzazione di un'autostrada o se riterrà di doversi defilare rispetto a questo tipo di ipotesi.
Non presento l'o.d.g., che pure qualche collega ha, perché nel mio documento ci sono anche delle indicazioni di contenuto, di merito, delle ipotesi che da valsusino posso suggerire alla Giunta; mi sembra per opportuno che non vengano formalizzate perché le decisioni della Giunta non devono essere, a mio modo di vedere, in relazione alla opportunità di intervenire, per esempio, su San Didero o meno. Non è questo il punto. Non si aumenta il capitale di Consusa; non si rifinanzia la legge n. 11, per risolvere il problema di San Didero. Si deve ricapitalizzare Consusa quindi mantenere il suo governo e rifinanziare la legge n. 11, se si decide di entrare massicciamente nel processo di avvio della trasformazione della Valle di Susa.
A valle di questa decisione - il mio contributo sarà disponibile se gradito e utile - si valuterà nel concreto che cosa fare. Questa scelta strategica, collega Paris, la Giunta la deve fare; e la fa non oggi in cui rispettiamo l'impegno assunto nel 1981, ma la farà nel momento in cui deciderà se sottoscrivere o no l'aumento di capitale e in che misura sottoscriverlo.
A questo punto, avendo chiarito e compreso, grazie all'intervento del collega Ferrara, il senso della delibera odierna, mi pare che questo dibattito debba essere rinviato al momento in cui la Giunta dirà se intende o non intende sottoscrivere l'aumento di capitale e in che misura intende sottoscriverlo. Dalla misura della sottoscrizione ci verrà detto esplicitamente se si riqualificherà Consusa come società di intervento o se si riterrà che abbia esaurito la funzione di intervento e gli si riconoscerà soltanto più una funzione di gestione, alla quale la Regione non sarà più interessata.
Ritengo che sarebbe folle abbandonare un complesso processo di interventi nella Valle di Susa legato alla grande viabilità dopo che è stata realizzata la condizione di terziarizzazione della Valle. L'autoporto di per sé è una struttura fiscale di controllo non di terziarizzazione.
Quindi abbiamo realizzato soltanto una condizione mentre il programma e il progetto sono da pensare e da realizzare. Su questo la Giunta deve valutare se intende impegnarsi o meno.
Quindi, non presento l'o.d.g. e aspetto che la Giunta rifletta su questa mia considerazione. Penso però che dovrebbe uscire una posizione di assoluta chiarezza, non soltanto dal punto di vista finanziario, ma anche politico.
Se riteniamo di dover ricapitalizzare Consusa dobbiamo dare un messaggio politico chiaro agli altri soci che sono con noi in Consusa dicendo loro: "Intendiamo caricare Consusa di una funzione di intervento nella Valle di Susa, in particolare nella bassa Valle, sugli obiettivi e sulle opzioni che deriveranno a seguito di uno studio che andremo a fare".
Così come deve essere molto chiaro il messaggio che dovrete dare al Consiglio quando riterrete invece di non dover perseguire questo obiettivo strategico e di considerare chiuso l'impegno della Regione in Valle di Susa con la realizzazione dell'autoporto.
Le occasioni della vicenda ci mettono nelle condizioni di poter ragionare tempestivamente e serenamente.
Chiudiamo oggi il nostro impegno ex-lege 1981; fra quindici giorni ci ritroveremo qui per decidere una cosa sola, cioè se la Giunta ritenga di perseguire questo obiettivo strategico di intervento in Valle di Susa raccolto questo tipo di valutazione da parte della Giunta positiva o negativa e i Gruppi si atteggeranno in termini di valutazione e soprattutto in termini di collaborazione.
Solo dopo che la Giunta avrà preso una decisione di tipo strategico avrà senso assegnare all'attenzione della Giunta le modestissime considerazioni che voi trovate nel documento che informalmente ho trasmesso a qualche collega.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Paris.
PARIS Condivido come valsusino in grande parte l'intervento del collega Marchini, sono abitante della Val Susa, lui è residente in Susa. Sono favorevole alla creazione di queste strutture attorno all'autoporto, la famosa terziarizzazione, non vorrei però che fossero proprio le strutture che dovrebbero crescere attorno all'autoporto ad "uccidere" il centro storico di Susa. L'area attorno all'autoporto dovrebbe armonizzare con Susa, altrimenti i turisti si fermano ai grandi magazzini, dove possono fare incetta di Pernod e non entrano più in Susa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Chiedo scusa ai colleghi, se chiedo di nuovo la parola, ma questo è il primo intervento concreto (gli altri sono stati interventi cartacei).
Questo intervento invece, se sarà bello o brutto si vedrà, è qualcosa su cui finalmente si dice: "Non è solo pensato, programmato, individuato ipotizzato, è stato fatto, e li".
Il collega Paris ha esposto una preoccupazione che è fondata, ma che non è puntuale perché le aree attorno all'autoporto non sono finalizzate alle infrastrutture commerciali (queste sono dall'altra parte della Dora sono estranee e completamente fuori dalla progettazione Consusa attinente all'autoporto indotto). Il Comune potrebbe anche richiedere l'intervento regionale sulla ipotesi commerciale. Mi preme informare i colleghi che l'impegno di Consusa è limitato ad oggi all'aspetto autoportuale. Le aree attorno all'autoporto sono in funzione artigianale, non sono in funzione commerciale. Esiste l'ipotesi che le realizzazioni sull'autostrada siano concorrenziali rispetto al centro storico, ma non riguardano le strutture afferenti all'autoporto, riguardano ad un'ipotesi di insediamento di strutture commerciali poste sull'altra parte della Dora, quindi vicinissime in termini fisici, ma lontanissime in termini funzionali perché sono separate da barriere in cemento armato che sono quelle che voi potete immaginare in una valle così stretta. Li ci saranno due svincoli a quattro vie, ci sarà un secondo ponte oltre a quello dell'autostrada per il visto entrata e per il visto uscita; ci sono due strade statali e una ferrovia.
Quindi siamo in una situazione così congestionata che la vicinanza delle due strutture non deve trarre in inganno.
Questo problema esiste, non è problema che riguarda l'intervento di Consusa, ma riguarda le ipotesi sulle quali sta lavorando il Comune di Susa.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti.
CERUTTI, Assessore alla viabilità Brevemente, per esprimere al Consiglio alcune considerazioni riprendendo l'intervento del Consigliere Marchini. Oggi noi saldiamo un conto del passato, un conto a consuntivo dove poniamo la parola fine su una certa serie di investimenti che la Regione ha fatto e ha realizzato e che sono entrati, completamente operativi, da qualche mese a questa parte.
Si dovrà poi esaminare il ritorno finanziario, non di tutto, ma di una parte di questi oneri che la legge stessa prevede anche se i tempi saranno necessariamente lunghi e saranno ovviamente in funzione dell'avvenire e il divenire di alcune condizioni fondamentali, quali l'autostrada ó un ulteriore incentivo del traffico.
Però colgo l'occasione che il collega Marchini ha già introdotto l'argomento, seppur non in questa seduta, per sottolineare alcuni aspetti.
Quando si è passati da un cambio di consorzio a una società, in quel momento ritengo che il Consiglio regionale e la Giunta abbiano posto a questa loro azione un'indicazione precisa.
Noi come Regione non abbiamo mai gestito nessuna struttura. Non è un nostro compito, cerchiamo di relegarlo a qualsiasi forma di gestione abbiamo fatto questo nella convinzione che l'autoporto era .un piccolo anello di un grosso disegno che si doveva poi realizzare nel suo completo sia per la Val di Susa sia per il collegamento che, con Sito, ha la struttura di Consusa; cioè l'autoporto di Susa è un progetto che indubbiamente richiede realtà e fantasia per dare una risposta globale a tutta la Valle. L'aver fatto una superstrada, un'autostrada, significa aver creato delle condizioni che sono condizioni minimali. L'aver raddoppiato la linea ferroviaria Torino - Modane, l'aver creato altra serie di investimenti da parte dello Stato significa aver contribuito a delle condizioni.
Dovendo affrontare il discorso del turismo cosa avverrà in Valle a partire da Bardonecchia fino al Sestriere come fascia di grande struttura e di rilancio del turismo? Dato che un autoporto non vive solo - penso che il collega Marchini l'abbia voluto sottolineare quando nel '92 non ci sarà più il visto d'entrata ci si dovrà chiedere se si fermeranno ancoragli autotreni o se tireranno dritto per altre mete - si dovranno creare perciò delle condizioni perché questa necessità di fermarsi nell'Autoporto o nella sua struttura indotta continui, si sviluppi e trovi una sua realtà non disgiunta dal discorso di Orbassano.
Nel contesto della Valle esistono altre realtà.
Penso che il tutto possa rientrare in uno studio. Stamattina, per esempio, parlavamo della STEF; se la Regione sceglierà la strada, come io ritengo, di arrivare a sottoscrivere il capitale, non necessariamente integralmente da parte regionale, è sufficiente che la Regione continui quella sua indicazione: noi nominiamo la maggioranza degli amministratori e sarà opportuno che questi amministratori rendano conto sia delle indicazioni date dalla Regione, sia del loro operato. Altrimenti si rischia di mettere sotto processo l'operato della Giunta per qualsiasi cosa che invece è strettamente legata alle amministrazioni autonome che andiamo ad eleggere.
Ritengo che quello sia il momento per puntualizzare non solo la sottoscrizione del capitale che penso si possa discutere preventivamente ma unirla ad una serie di indicazioni programmatiche per dare delle certezze. A Consusa non solo il misero compito di controllare quanti autotreni entrano e quante sono le operazioni doganali; penso sia troppo un livello ingegneristico, ragionieristico per nominare un Presidente, un Vicepresidente, un amministratore delegato e un direttore. Penso che tutto questo vada concentrato e allargato a quel discorso molto più ampio che è stato sottolineato.
Posso confermare ai colleghi che questa volontà esiste. E' nello spirito della proposta non solo di sanatoria a consuntivo degli interventi operati della Regione, ma sicuramente sarà presente, parlo anche a nome della collega Vetrino, quando dovendo affrontare il discorso della sottoscrizione di capitale come Regione, ci porremo i problemi e gli obiettivi che sono stati evidenziati in questa aula.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale deliberazione il cui testo è a mani dei Consiglieri e verrà trascritto nel processo verbale.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 28 voti favorevoli e 2 astensioni (la votazione è valida perché, ai sensi dell'art. 50 del Regolamento interno del Consiglio, non vengono computati i Consiglieri in congedo per fissare il numero legale).


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati - Tutela dell'ambiente - Inquinamenti: argomenti non sopra specificati

Ordine del giorno in merito alle competenze della Corte dei Conti in materia di tutela ambientale


PRESIDENTE

E' stato presentato un ordine del giorno in merito alle competenze della Corte dei Conti in materia di tutela ambientale, firmato dai Consiglieri Marchini, Bontempi, Pezzana, Ala e Carazzoni.
La parola al Consigliere Pezzana per l'illustrazione dell'ordine del giorno.
PEZZANA Mi rendo conto di parlare in un momento in cui i colleghi Consiglieri hanno premura di andar via, però mi sembra che quest'ordine del giorno sottoscritto da cinque Capigruppo, abbia un interesse locale oltre che nazionale, anche se chiede al Consiglio regionale di esprimersi su un fatto che riguarda la Commissione Affari Costituzionali del Senato.
Visto che si parla di ambiente sarebbe opportuna la presenza dell'Assessore Maccari anche perché il Gruppo P.S.I., attraverso il Capogruppo, non ha ritenuto di firmare quest'ordine del giorno, per cui debbo dedurne che anche secondo l'Assessore è giusto che alla Corte dei Conti venga sottratta la facoltà di controllo degli Enti locali e delle UU.SS.SS.LL. per quanto riguarda la difesa dell'ambiente; anche perché la Commissione Affari Costituzionali del Senato ha deciso di togliere le competenze che la Corte dei Conti aveva in merito ai comportamenti degli Enti locali e di persegui- re quei funzionari che avessero messo in atto degli illeciti, quindi, dando avvio a procedure di carattere finanziario.
La Corte dei Conti è intervenuta su questioni che hanno avuto un grande impatto in tutta Italia e sui giornali sono citati quelle più note. Non so fino a che punto il Consiglio regionale potrà intervenire, ma visto che il Piemonte in questi mesi è stato tristemente, ma anche giustamente, sulle pagine di tutti i giornali come Regione dove l'illecito ambientale finalmente trovava il modo di esprimersi, mi chiedo quale sensibilità quale coscienza possa avere un Consiglio regionale di fronte alla caduta di una tutela così importante come quella che fino ad oggi ha avuto la Corte dei Conti.
Questo è il significato dell'ordine del giorno e mi auguro sia stato letto attentamente dai Capigruppo. Esso non ha avuto la firma da parte dei Capigruppo repubblicano, democristiano e socialdemocratico, penso per un malaugurato senso di solidarietà con quanto avviene nel Governo centrale.
Ritengo che quando si parla di atti nazionali che possono avere un'attenzione, un riguardo molto vicino a quanto capita nella nostra Regione, certe solidarietà è molto più corretto e più giusto esprimerle anche attraverso un ordine del giorno che esprime dissenso riguardo a quanto viene stabilito da una Commissione di una delle due Camere.
Per questo spero che questo ordine del giorno, motivato anche da altri interventi, possa avere una votazione che non esprima la latitanza di certe firme e possa essere un messaggio utile da far arrivare alla Camera che il 28 aprile dovrà votare la legge. Se non lo si discute oggi, con il giorno 28 aprile decade perché la risposta definitiva alla Camera verrà data in quella data.
Mi auguro che tutti i Consiglieri abbiano letto sui giornali la protesta a livello nazionale da parte di tutte le leghe ambientaliste che hanno.espresso alla Corte dei Conti la loro solidarietà di fronte ad una caduta molto grave di potere di intervento.
Avremo tutti gli Enti locali completamente autonomi rispetto a quello che potranno mettere in atto, quindi non potremo lamentarci dopo degli illeciti che verranno commessi nell'ambiente.
Per questo chiedo se l'Assessore Maccari ritiene opportuno esprimersi in base a questa decisione che è stata presa da una Commissione del Senato Commissione che ha visto tutti i voti favorevoli tranne due significativamente il Presidente della Commissione, l'on. Bonifacio democristiano e ovviamente il Ministro Zanone che si è visto stravolgere una legge di tutela ambientale da - un voto sorprendente.
Questo argomento mi sembra estremamente significativo perché ci riporta drammaticamente a riparlare dell'ambiente della nostra Regione. Pertanto chiedo che ci sia una espressione da parte della Giunta e da parte dei colleghi degli altri partiti.



PRESIDENTE

C'e un problema procedurale: i Capigruppo devono determinare se l'ordine del giorno testé illustrato debba essere messo in votazione questa sera o debba essere rinviato. Vorrei sentire i Capigruppo in merito a questo.
PEZZANA Debbo dire che non può esserci rinvio perché il 28 aprile l'ordine del giorno scade.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.
BRIZIO Bisogna approfondire le ragioni che hanno portato il Senato a votare in questo modo. Noi non possiamo collocarci al mattino secondo le notizie di stampa su tutti gli eventi senza conoscere gli atti parlamentari, senza conoscere quelle che sono le indicazioni e gli atti del Senato.
Probabilmente lo stesso Governo riemenderà il testo del Senato.
PEZZANA Non ti senti sufficientemente autonomo di esprimere le tue opinioni.
BRIZIO Mi sento autonomissimo nell'esprimere le mie opinioni, non mi sento di esprimere l'opinione su un ordine del giorno presentato stamattina senza un approfondimento, Pezzana. Non si parla di controlli, si parla di controlli della Corte dei Conti. Tu hai detto: i Comuni faranno quello che vorranno i Comuni sono soggetti a tutti gli altri controlli. Il controllo della Corte dei Conti è un controllo specifico riguardante il problema finanziario, è un tema complesso che deve essere attentamente visto.
Quindi prima di collocarmi gradirei conoscere gli atti parlamentari della Camera e gli atti del Senato. Non sono abituato a collocarmi - così sulle notizie di stampa.
Il documento è interessante, mi riservo di vederlo, non ho nessuna difficoltà a votarlo quando ci troveremo e non ritengo che questa sera debba essere messo all'ordine del giorno se non in forma modificata perch i Comuni sono altra cosa che le UU.SS.SS.LL.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.
MARCHINI Non posso che convenire con il collega Pezzana sull'urgenza dell'approvazione; mi rendo peraltro conto che esiste un problema meno urgente: quello di una proposta di legge, presentata non sappiamo bene da chi, mirante alla sottrazione delle competenze della Corte dei Conti rispetto all'esame contabile sui Comuni e sulle UU.SS.SS.LL.
Lasciando questo in premessa, sono per chiedere ai colleghi presentatori se non sarebbe possibile, salvo riprendere il problema in altra occasione e con maggiore conoscenza, se fosse possibile stralciare la parte che riguarda gli Enti locali, non perché autonomamente noi non riteniamo di esprimerci, ma per togliere il problema al Gruppo D.C. di accedere all'ordine del giorno.
Tra l'altro, non tutte le premesse trovano un'esplicazione nei momenti deliberativi; viene lasciata senza commento, quindi senza valutazione l'ipotesi di riforma della Presidenza del Consiglio, la cui decretazione d'urgenza viene sottratta alla valutazione della Corte dei Conti.
Mi pare, quindi, che non sarebbe assolutamente fuori luogo ipotizzare un ordine del giorno che, pur individuando la tematica più complessa che è all'ordine del giorno all'esame del Parlamento, si limiti ad individuare la nostra valutazione in Consiglio regionale sul problema immediato e contingente, cioè la, competenza della Corte dei Conti in materia ecologica.
Se è questo il problema che ha il Gruppo D.C., potrebbe essere risolto.
Devo dire alla D.C. che il Governo ha predisposto un emendamento, che presenterà il 28 aprile, per ripristinare il vecchio testo, quello modificato dalla Commissione del Senato. Quindi penso di poter assicurare per informazione avuta dal Ministero, che non esiste il problema all'interno della maggioranza.
Suggerisco ai presentatori-di modificare l'ordine del giorno; sono disposto a rifirmarlo subito dopo per la parte che riguarda gli Enti locali. L'Ufficio di Presidenza lo metterà in discussione quando saranno maturate le condizioni per quanto riguarda gli Enti locali. Dico questo per dare la possibilità di votare in data odierna perché, passato l'emendamento del Governo alla Camera dei Deputati, la nostra iniziativa non avrà nessun valore istituzionale.



PRESIDENTE

Il Consigliere Marchini propone di modificare l'ordine del giorno nel modo seguente: "Invita il Parlamento a confermare le competenze in materia di tutela ambientale della Corte dei Conti così come stabilite nel testo approvato dalla Camera dei Deputati".
La parola al Consigliere Pezzana.
PEZZANA A questo punto io parlo solo per me, perché le firme raccolte erano sull'altro documento. Quindi il voto del Consiglio avrà solo alcune firme perché non possiamo impegnarci su chi non è presente in questo momento.
Quello che era scritto era importante, però ritengo ugualmente importante che il Consiglio regionale esprima la sua preoccupazione di fronte a un voto di una Commissione del Senato e in questi termini posso accettare che questo documento venga inviato immediatamente proprio perch arrivi ad esprimere l'opinione del Consiglio regionale, anche se ritengo differentemente da Brizio (non credo che lui dovrebbe preoccuparsi di eventuali responsabilità a carico né di Comuni, né di UU.SS.SS.LL.) che queste cose dovrebbero essere non solo ribadite, ma risottolineate.
Tuttavia accetto questo taglio perché mi interessa che il Consiglio regionale del Piemonte esprima questa gravissima decisione presa dalla maggioranza della Commissione del Senato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Dameri.
DAMERI Anche a me sembra accettabile questa soluzione perché la discussione in merito richiede una istruttoria e una conoscenza di materiale molto più approfondita. Il senso mi sembra sia quello di far arrivare un nostro messaggio di preoccupazione rispetto al venir meno di controlli da parte di una Regione che vive una fase così drammatica.
Abbiamo assistito in queste settimane a presenze e a incursioni varie di Ministri nella nostra Regione che spesso hanno teso a spodestare le am ministrazioni locali di una serie di competenze. Non sempre il rispetto delle autonomie locali, anche nelle fasi di emergenza, si è incontrato con l'efficacia della presenza dell'iniziativa delle forze centrali dello Stato.
Anche per queste ragioni il segno, da parte nostra, di una preoccupazione per il venir meno di un controllo è importante. Siamo d'accordo e sottoscriviamo il documento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.
BRIZIO Con questa modifica siamo disposti a firmare il documento.



PRESIDENTE

Pongo in votazione tale ordine del giorno così modificato e sottoscritto da tutti i Gruppi, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte informato che la Commissione Affari Costituzionali del Senato della Repubblica ha approvato a larga maggioranza una variante alla legge istitutiva del Ministero all'Ecologia con la quale si sottrae alla Corte dei Conti il potere giurisdizionale sui danni ambientali e quindi la facoltà di perseguire i responsabili e richiedere il risarcimento dei danni rilevato che contemporaneamente a quanto sopra riportato è iniziata in Parlamento la discussione del disegno di legge di riforma della Presidenza del Consiglio che sopprime il controllo della Corte dei Conti sui decreti legge e sui decreti delegati, e che è stata altresì presentata una proposta di legge mirante alla sottrazione dalle competenze della Corte dell'esame dei bilanci consolidati dei Comuni e delle UU.SS.SS.LL.
considerato che la funzione della Corte dei Conti è volta a tutelare gli interessi generali di tutti i cittadini e che per quanto riguarda le compe tenze in materia di tutela ambientale l' ipotesi di sottrarre alla Corte il potere di perseguire i responsabili pubblici in caso di reati contro l'ambiente è particolarmente grave invita il Parlamento a confermare le competenze in materia di tutela ambientale della Corte dei Conti così come stabilite nel testo approvato dalla Camera dei Deputati invia il presente ordine del giorno si Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, ai Presidenti dei Gruppi parlamentari della Camera e del Senato, al Presidente del Consiglio, al Presidente della Corte Costituzionale, al Presidente della Corte dei Conti e a tutti gli organi di informazione dispone infine la pubblicazione del presente ordine del giorno su 'Notizie della Regione Piemonte".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 31 Consiglieri presenti.
Il Consiglio regionale è convocato per l'8 maggio prossimo.


Argomento:

Ordine del giorno in merito alle competenze della Corte dei Conti in materia di tutela ambientale

Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 16,45)



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