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Dettaglio seduta n.45 del 17/04/86 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


VIGLIONE Aldo


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al punto l) all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", non essendovi osservazioni, il processo verbale dell'adunanza consiliare del 13 marzo 1986 si intende approvato.


Argomento: Parchi e riserve

Interrogazione dei Consiglieri Devecchi e Mignone inerente la situazione del parco Capanne di Marcarolo


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" esaminiamo l'interrogazione presentata dai Consiglieri Devecchi e Mignone inerente la situazione del parco Capanne di Marcarolo.
Risponde l'Assessore Vetrino.



VETRINO Bianca, Assessore ai parchi

Con l'interrogazione inerente i problemi del parco naturale delle Capanne di Marcarolo i Consiglieri Devecchi e Mignone chiedono di conoscere quali iniziative la Giunta regionale intenda assumere per avviare a soluzione i problemi relativi alla salvaguardia del parco ed al suo regolare funzionamento.
La situazione venutasi a determinare nell'area del parco delle Capanne di Marcarolo, certamente a conoscenza degli interroganti, è quella di una mancanza assoluta di gestione del parco determinata dall'assenza degli organismi gestionali previsti dalla legge istitutiva: di fatto, oltre alle norme vincolistiche presenti sul territorio e le previsioni contenute nel piano dell'area adottato alla fine del 1984 dalla Giunta regionale (costituenti esclusivamente un momento di gestione passiva dell'area), non si sono mai attivati quegli strumenti e quegli interventi che avrebbero dovuto costituire la gestione attiva, e perciò positiva del parco. Tutto ciò ha significato la mancanza di stanziamenti regionali per cinque anni, e dunque un'occasione perduta per poter contribuire al miglioramento delle condizioni di vita delle popolazioni locali, e la non occupazione di 20 persone, tante quante previste dalle vigenti normative relative al personale da impiegare nel parco.
Prendendo atto della situazione sopra descritta la Giunta regionale ha attivato una serie di incontri con le Amministrazioni locali, con particolare riferimento alla Comunità montana, per verificare le condizioni di rimozione degli ostacoli che fino ad oggi hanno impedito di rendere attivo il parco; da tali incontri è emersa la necessità di effettuare alcune verifiche che consentano di portare a tempi brevi all'insediamento del Consiglio di amministrazione del parco: queste verifiche consistono essenzialmente nella revisione del piano dell'area, attualmente in salvaguardia ed in corso di istruttoria per essere portato all'esame del Consiglio regionale, revisione peraltro possibile sulla base di elementi oggettivi che consentano di correggere le eventuali previsioni non corrette contenute nel piano adottato, e nel riesame dei confini del parco. Si ritiene che, di fronte ad uno strumento di piano adeguato alle reali esigenze di tutela e sviluppo controllato, il problema dei confini possa divenire un problema non secondario, ma certamente di portata limitata.
In questi giorni si stanno svolgendo i necessari incontri tecnici per definire gli aspetti ed i contenuti normativi del piano dell'area: a seguito di questi incontri sarà possibile verificare con le Amministrazioni locali la volontà di procedere all'insediamento del consiglio direttivo che, si ribadisce, si ritiene essere il vero strumento di gestione attiva del parco.
Pertanto la Giunta regionale si sta muovendo nella direzione di un'auspicata rapida conclusione delle vicende che hanno caratterizzato la storia del parco naturale delle Capanne di Marcarolo, conclusione che dovrebbe concretizzarsi nella costituzione degli organi di gestione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Devecchi.



DEVECCHI Armando

Ringrazio l'Assessore per la risposta che ritengo esauriente. Vorrei sottolineare l'impegno già assunto la volta precedente e ribadito oggi, di effettuare una visita e un incontro con le forze politiche e con quanti si interessano del problema, in loco, proprio per arrivare a definire in tempi brevissimi il problema del parco delle Capanne di Marcarolo, problema che si trascina da troppo tempo.
Ricordo per inciso che vi sono delle proprietà regionali che fanno parte del territorio del parco e che attualmente sono abbandonate a s stesse, il che provoca una perdita economica tutt'altro che trascurabile.
Così l'immagine della Regione non ne guadagna né esce migliorata. Ecco perché tra gli altri motivi ritengo sia urgente arrivare ad una definizione dei problemi concernenti il funzionamento del parco stesso. Più presto si deciderà, meglio sarà per tutti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Mi associo al collega Devecchi nell'esprimere soddisfazione per la risposta, che vuol dire un rinnovato impegno per portare a soluzione quello che, come giustamente veniva ricordato dalla collega Vetrino, si trascina ormai da anni con in realtà un risultato complessivamente negativo sia per le popolazioni locali che anche per la Regione. Uno strumento di tutela che poteva avere un coinvolgimento delle popolazioni e degli aspetti positivi sia per quanto riguarda la politica ambientale che per l'occupazione, di fatto invece si è concretizzato soltanto nei suoi aspetti negativi.
E' una situazione che si trascina da cinque anni; eredità pesante ricaduta sull'Assessore Vetrino. Speriamo davvero attraverso un nuovo incontro si possano definitivamente sciogliere quei nodi che erano rimasti in sospeso rispetto alla gestione e probabilmente anche alla definizione precisa dei confini del parco per poter mettere in moto in positivo le potenzialità di un parco, ivi compreso anche le cose che ricordava il collega Devecchi, nel senso che in quell'area abbiamo delle proprietà di terreni, di boschi, ma anche di fabbricati che se non vi è un intervento rapido della Regione certamente si arriverà ad un deterioramento complessivo sia dei boschi - poiché vi sono dei tagli da effettuare - che dei fabbricati.
Fra l'altro questa situazione incerta degli ultimi anni ha anche impedito un controllo molto più efficace nelle aree inserite nel parco.
Tutti ricordano le vicende legate all'oleodotto. Certamente un'autorità di gestione in loco ha anche un potere contrattuale diverso con le realtà locali.
Ringrazio ancora l'Assessore e auspichiamo davvero che si possa rapidamente mandare a pieno regime anche il parco delle Capanne di Marcarolo.


Argomento: Difesa idrogeologica

Interrogazione del Consigliere Ala inerente il censimento delle dighe e dei bacini esistenti nella Regione


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione del Consigliere Ala inerente il censimento delle dighe e dei bacini esistenti nella Regione.
Risponde l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore all'assetto idrogeologico

In esito all'interrogazione formulata al Presidente del Consiglio regionale dal Consigliere Ala in data 12 marzo 1986 si rappresenta quanto segue.
Il Ministro per il Coordinamento per la Protezione Civile ha richiesto in data 8/8/1985 a tutte le Regioni il censimento di tutte le dighe ed invasi in esercizio o in allestimento sui rispettivi territori nonché tutti i dati geometrici, fisici, tipologici, costruttivi, geologici, topografici ambientali, idraulici e idrologici, relativi a ogni singola opera.
I dati richiesti avrebbero dovuto essere trasmessi entro il 31 ottobre 1985.
Per evadere la richiesta è stato costituito un gruppo di lavoro interassessorile, formato da funzionari degli Assessorati interessati e precisamente: Ambiente, Agricoltura, Programmazione, Viabilità e Trasporti.
La preliminare operazione di censimento, tempestivamente avviata presso i suddetti Assessorati, nonché presso i servizi decentrati per le OO.PP. e Difesa del Suolo, presso il Corpo Forestale dello Stato, presso il Provveditorato regionale alle OO.PP. per il Piemonte e la Valle d'Aosta e presso tutti i Sindaci del Piemonte ha consentito, con verifiche crociate in corso, di individuare in circa 700 gli sbarramenti ed invasi esistenti sul territorio piemontese.
Di tali sbarramenti, n. 59 risultano per le loro caratteristiche soggetti per intero alle verifiche e controlli del Ministero dei LL.PP.
sono stati chiesti direttamente al Provveditorato regionale alle OO.PP. di Torino i dati relativi, mentre per i restanti n. 641, essendo gli stessi stati considerati non soggetti al Regolamento approvato con D.P.R.
1.11.1959, n. 1363, i dati relativi vengono chiesti alle singole ditte proprietarie degli sbarramenti stessi.
Le prime risultanze dell'operazione di censimento sono state trasmesse al Ministro Zamberletti in data 2/12/1985.
Non appena perverranno i dati di dettaglio richiesti al Provveditorato regionale alle OO.PP. per il Piemonte e alle singole ditte proprietarie degli sbarramenti, si potrà corrispondere compiutamente, previe le opportune verifiche e controlli, alla richiesta del Ministro Zamberletti.
E' necessario peraltro informare l'interrogante ed il Consiglio regionale che nel corso di riunioni tenutesi di recente presso il Ministero per il Coordinamento della Protezione Civile, alla presenza del Ministro e di tutti i rappresentanti delle Regioni, si è preso atto della oggettiva difficoltà di reperire ed elaborare il notevole numero di dati richiesti per ogni singolo sbarramento, nonché dell'altrettanto ragguardevole numero di sbarramenti esistenti (circa 17.000 su tutto il territorio nazionale).
Nel corso delle riunioni suddette, da parte ministeriale, è stata avanzata l'ipotesi di formulare criteri univoci per limitare l'indagine agli sbarramenti che, per oggettive peculiari caratteristiche, interessino ai fini della Protezione Civile.
Per quanto sopra, la definitiva verifica e controllo dei dati richiesti verrà elaborata non appena il Ministero per il Coordinamento della Protezione Civile fornirà le ulteriori precisazioni metodologiche.
Si ritiene parimenti opportuno informare che è in corso di predisposizione da parte del Governo un provvedimento legislativo che riveda le norme di cui al Regolamento approvato con il D.P.R. 1/11/1959 n.
1363 tenendo presenti gli attuali riferimenti istituzionali anche alla luce del D.P.R. 24/7/1977 n. 616.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Ringrazio l'Assessore per la risposta. La cosa che più mi preme segnalare è che questo censimento era stato enormemente pubblicizzato e reclamizzato sui giornali e pareva la risposta immediata che il Paese; le Regioni, il Ministero per la Protezione Civile dovessero dare di fronte ad una tremenda sciagura quale quella della Val di Fiemme. Poi, invece secondo la normale abitudine delle Amministrazioni italiane - passata la grande agitazione, il grande sgomento, le preoccupazioni, il dolore, le promesse non vengono mantenute, gli impegni assunti si dimenticano facilmente e soprattutto se ne dimentica purtroppo facilmente anche la popolazione, gli elettori e i cittadini.
Sembrava si fosse individuata una situazione di oggettivo pericolo nel nostro Paese: i piccoli bacini, i piccoli invasi; uno aveva creato una tragedia: tutti dicono che occorre intervenire e controllare. Poi il vuoto più nulla.
L'Assessore, ora, mi dice che qualcosa, invece, è stato fatto, sia pure con ritardo e qualcosa ancora si cerca di fare: mi auguro che le cose vadano avanti; è però estremamente importante ricordare ai cittadini piemontesi che le Amministrazioni pubbliche prendono impegni, propongono di fare in fretta, di intervenire, poi, però, le promesse non vengono mantenute o, nel migliore dei casi, i tempi diventano burocratici lentissimi. Sino alla successiva tragedia, frana, alluvione, quando tutti di nuovo diremo che si faranno altri censimenti, altri interventi, diremo che occorre fare in fretta.
In relazione alla discussione che oggi avremo sui nuovi previsti censimenti delle discariche e sulle dichiarazioni del Ministro Zamberletti il quale, dopo aver detto che faceva questo censimento in tre mesi, adesso in un mese crede possibile il censimento delle discariche tossiche nocive mi pareva fosse necessario ricordare alla Giunta e se possibile all'opinione pubblica che ci sono già promesse inevase nel campo della sicurezza, degli interventi volti alla prevenzione dei grandi incidenti.


Argomento: Problemi energetici

Interrogazione del Consigliere Ala inerente la produzione di energia idroelettrica in Valsesia


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione del Consigliere Ala inerente la produzione di energia idroelettrica in Valsesia. Risponde l'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore all'energia

Il progetto ENEL prevede di utilizzare una "grande derivazione d'acqua" per cui la relativa istruttoria tecnica è di competenza dello Stato: funzione riservata a norma degli artt. 90 e 91 del D.P.R. n. 616/77.
In particolare l'approvazione definitiva spetta al Ministero dei Lavori Pubblici di concerto con il Ministero delle Finanze, previo parere tecnico del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.
L'istruttoria tecnica è tuttora in corso di svolgimento a cura del Provveditorato regionale alle opere pubbliche.
La Regione, ferma restando la propria competenza al rilascio delle autorizzazioni per l'esecuzione delle opere ubicate all'interno delle aree soggette a vincolo idrogeologico e/o al vincolo paesaggistico, sarà chiamata ad esprimere al riguardo un parere consultivo a norma del già citato art. 91 del D.P.R. n. 616/77.
Per quanto concerne l'attendibilità dei dati del progetto si fa presente che la valutazione delle disponibilità idriche naturali e delle portate di massima piena è stata effettuata dall'ENEL sulla base dei dati delle precipitazioni e delle portate rilevati e pubblicati dal Servizio Idrografico Italiano nel periodo 1925-1965. I dati disponibili coprono perlomeno un periodo di 25 anni e pertanto risultano più che sufficienti ad effettuare delle valutazioni attendibili. I metodi di calcolo impiegati sono quelli tradizionali riportati da tutti i testi classici di Idrologia.
I valori esposti risultano coerenti con quelli di precedenti studi idrologici del bacino del fiume Sesia.
Occorrerà ancora verificare se la quantità dei prelievi idrici richiesti dall'ENEL. e per contro la quantità dei rilasci ipotizzati a valle delle prese, siano o meno compatibili con le esigenze di salvaguardia ecologica ambientale dei corsi d'acqua interessati.
Al riguardo con nota in data 9/12/1985 è stato richiesto all'ENEL che anche per il settore idroelettrico fornisca relazioni integrative e veri di valutazione ambientale sulla base delle indicazioni della Direttiva CEE.
In particolare, a fronte del dibattito scaturito in sede locale, si precisa che il progetto idroelettrico dell'Alta Valle Sesia potrebbe costituire l'occasione per definire e sperimentare una procedura di valutazione globale ed integrata degli aspetti idrologici, idrogeologici ecologico - ambientali, economici, occupazionali e di uso plurimo delle acque di competenza della Regione.
La costruzione dei due impianti richiederà circa sette anni e comporterà un investimento globale di 380 miliardi di lire a costi 31/12/1984. Tale investimento favorirà sicuramente la creazione di nuovi posti di lavoro nella Valle.
Sulla base di dati forniti dall'ENEL. per la realizzazione di grandi impianti idroelettrici si può infatti stimare, in larga massima, che ad ogni miliardo ,, di lire corrispondono in media, a prezzi 31/12/1984, circa 1.500 giornate lavorative. Per la costruzione degli impianti in argomento si può quindi stimare che occorreranno circa 600.000 giornate lavorative con una presenza media annua di circa 420 unità. Le qualifiche e le percentuali di presenza del personale sono orientativamente le seguenti: operaio elettromeccanico specializzato 10 operaio edile specializzato 50 operaio qualificato 30 operaio edile comune 10 Sempre in linea di larga massima si può prevedere l'emissione dei seguenti appalti e ordinazioni principali: n. 3 appalti per la realizzazione delle opere civili n. 1 appalto per i montaggi elettromeccanici ordinazione per la fornitura e posa della condotta forzata e valvola a farfalla ordinazione per fornitura e posa di paratoie e griglie ordinazione per fornitura e posa del carroponte in Centrale ordinazione per fornitura e posa del macchinario idraulico (turbina e valvola rotativa) ordinazioni per forniture e posa del macchinario elettrico (alternatore, trasformatore, interruttori, etc.).
Per poter partecipare alle gare d'appalto le imprese debbono essere iscritte all'Albo Nazionale dei Costruttori (A.N.C.), per classi d'importo superiori alla previsione del preventivo dell'ENEL. per almeno una delle categorie di lavoro oggetto dell'appalto stesso.
Per quanto concerne il terzo punto dell'interrogazione occorre precisare che entrambi gli impianti della Val Sesia sono di generazione e pertanto, non essendo previsto alcun gruppo di pompaggio, non possono servire da sfogo per la potenza in esubero della centrale di Trino.
I serbatoi degli stessi impianti non possono neanche essere utilizzati per fornire acqua alla centrale di Trino essendo serbatoi di modesta capacità e gestiti con regolazione giornaliera.
In ogni caso il sistema idrico naturale non consentirebbe tale integrazione: il fiume Sesia confluisce nel fiume Po nei pressi di Casale e quindi ben a valle del sito di Trino.
Per ulteriori approfondimenti circa le ipotesi di integrazione delle disponibilità idriche a Trino mediante rilasci da serbatoi ENEL a monte del sito si rimanda alla lettura del rapporto finale degli Atenei e del rapporto ENEL.
La differenza di circa trenta giorni fra la data "4 giugno 1985" degli studi geologici (studio geologico generale e studio geologico tecnico) e quella "maggio 1985" riportata nel progetto di massima delle opere è da attribuirsi ai diversi tempi di ultimazione della stampa dei testi e delle carte geologiche. L'arco di tempo impiegato per l'effettuazione degli studi è stato di 24 mesi circa; è infatti impensabile che studi di tale rilevanza, che richiedono ripetute verifiche sul terreno, possano essere condotti separatamente ed ultimati in soli trenta giorni.
In risposta all'ultimo punto dell'interrogazione si fa presente che l'autorizzazione provvisoria all'inizio dei lavori è sempre stata richiesta dall'ENEL per tutti i propri progetti e non costituisce eccezione per quella in argomento. Questa prassi, prevista e regolamentata dalla normativa vigente, è giustificata dal lungo tempo che normalmente intercorre (non meno di 12 mesi) dalla conclusione dell'istruttoria pubblica locale (condotta dal Provveditorato regionale alle OO.PP.) alla emissione del decreto interministeriale di concessione della derivazione delle acque.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Ringrazio l'Assessore per la comunicazione che è stata completa e ha dato risposta a tutti i quesiti rimasti inevasi dalla risposta precedente della Vicepresidente Vetrino, per la parte di competenza dell'Assessorato alla pianificazione.
Rifletterò e leggerò con attenzione la risposta scritta, vista la complessità della materia. Non desidero e non credo sia utile ripetere considerazioni che avevo già fatto in precedenza. Mi limito a ringraziare l'Assessore in quanto la posizione mia e del mio Gruppo, in merito all'argomento, è nota.


Argomento: Programmazione e organizzazione sanitaria e ospedaliera

Interrogazioni presentate dai Consiglieri Sestero, Marchiaro, Dameri Bresso e dal Consigliere Cernetti inerenti il reparto di ostetricia e ginecologia dell'Ospedale Maggiore di Novara


PRESIDENTE

L'Assessore Olivieri risponde congiuntamente alle interrogazioni dei Consiglieri Sestero, Marchiaro, Dameri, Bresso e del Consigliere Cernetti inerenti il reparto di ostetricia e ginecologia dell'Ospedale Maggiore di Novara



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, al fine di poter valutare correttamente quanto avvenuto presso l'Ospedale di Novara il 13/11/1985, in relazione all'episodio di cui sono stati protagonisti i coniugi Ariino, si è provveduto ad assumere le necessarie informazioni dall'U.S.S.L. n. 51.
Dalla documentazione prodotta dall'U.S.S.L. si può dedurre che i fatti avvenuti sono frutto di uno spiacevole equivoco dovuto alla non conoscenza da parte del personale in servizio, della vigente normativa regionale in materia di assistenza familiare (o di fiducia) prima, durante e dopo il parto (art. 2, L.R. 18/80).
L'U.S.S.L. 51 di Novara nell'illustrare l'episodio ha altresì sottolineato come l'ignoranza della legge non ne giustifichi le violazioni ed ha altresì precisato che proprio la notte del 13 novembre u.s. la sala parto e la sala travaglio furono occupate solo dalla signora Ariino e pertanto non sussistevano assolutamente condizioni particolari per impedire la presenza del marito.
E' comunque da sottolineare che in seguito a tale increscioso fatto la direzione sanitaria dell'Ospedale ha provveduto a redigere una normativa interna al fine di dare massima attuazione possibile alla L.R. 18/80, pur nei limiti imposti dall'attuale sistemazione della divisione di ostetricia e ginecologia dell'Ospedale di Novara. Si deve infatti tenere presente che al momento fattività complessiva del suddetto presidio ospedaliero si articola in più edifici e che molti inconvenienti funzionali e organizzativi potranno essere agevolmente superati allorché il servizio ospedaliero sarà svolto in un'unica sede, così come previsto dalla L.R.
7/82.
Circa lo stato di attuazione della L.R. 18/80 nella Regione si pu affermare che mentre non sussistono problemi per quanto riguarda l'assistenza familiare al bambino ricoverato, alcuni problemi si manifestano ancora per quanto concerne l'assistenza alla partoriente.
E' tuttavia opportuno sottolineare che spesso tali problemi sono dovuti principalmente a carenze strutturali e organizzative che, come dimostra la situazione di cui si è trattato sopra, a volte non consentono di adottare compiutamente indirizzi operativi volti all'umanizzazione dell'assistenza ospedaliera.
Vorrei fare una riflessione. Quello dell'assistenza al parto è un problema di crescita culturale che indubbiamente nel tempo troverà attuazione complessiva e recepimento da parte degli operatori. Tradizioni antiche portano a un certo distacco da questo tipo di intervento che, tutto sommato, finiscono per "ovattare" una serie di situazioni. Indubbiamente non c'è il recepimento psicologico complessivo di questo indirizzo legislativo.
Purtroppo di uomini si tratta - parlo degli operatori nella materia e, come tali hanno reattività diverse basate, appunto, sul sub-strato di tradizioni e di cultura.
Riuscire a ricreare un rapporto familiare nell'ambito di un momento fisiologico della vita della donna e della famiglia è essenzialmente un fatto di costume, di sensibilità a cui tutti dobbiamo cercare di porre mano perché diventi costume della gente e quindi costume di tutti gli operatori e di tutta l'organizzazione.
A questo problema le soluzioni non possono venire in tempi strettissimi anche se la legge è del 1980, perché sono momenti che gli editti non possono sancire e far eseguire poiché si tratta di questioni estremamente delicate.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti.



CERNETTI Elettra

Devo fare un'osservazione che, in verità, mi spiace fare intanto perch sono della maggioranza e poi perché l'Assessore Olivieri è un compagno di partito e pure un amico.
Assessore Olivieri, mi si risponde ad un'interrogazione urgente presentata cinque mesi fa. Se aspettava ancora un po' poteva andare bene al neonato quando diventerà padre e magari rischierà anche lui di essere arrestato in sala parto! Non potevo esimermi dal fare questa osservazione e raccomandare risposta più sollecita a fronte di simili fatti che hanno suscitato, come lei saprà, vivissime proteste apparse su tutti i giornali soprattutto da parte delle donne e delle associazioni femminili. Certo, si tratta di cultura e non si può invocare l'insufficienza delle strutture perché ritengo che qualsiasi sala parto possa ospitare il padre che voglia assistere alla nascita del figlio, ma si tratta il più delle volte anche di arroganza dei primari che si ritengono padroni assoluti a scapito non solo della legge, il che è gravissimo, ma anche degli aspetti umani.
Mi auguro che queste note arrivino a chi di dovere e non come giustificazione della non sufficienza della struttura, perché la legge è chiara, si può dare assistenza sin d'ora alla nascita del figlio, ma come necessità di quella cultura di cui lei parlava che è ancora carente.
Secondo il mio parere il padre deve assistere alla nascita del proprio figlio. Negli ospedali invece e soprattutto nei reparti di ostetricia nei confronti della donna si dice: "Hai goduto? Adesso soffri!". Una buona educazione sanitaria dovrebbe insegnare che la maternità e la contraccezione sono responsabilità che non possono essere caricate esclusivamente sulle spalle della donna ma quantomeno devono interessare tutta la società, in particolare il partner diretto interessato.
E' una questione di organizzazione ma soprattutto di civiltà.
Ringrazio della risposta esauriente, anche per quel tocco di umanità che lei, Assessore, sa dare alle sue risposte che non sono mai fredde e burocratiche. Raccomando però per l'avvenire una sollecitazione maggiore.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

La nostra lentezza dipende purtroppo dalla lentezza degli altri nel rispondere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Sestero.



SESTERO Maria Grazia

Sarò rapidissima perché alcune considerazioni di carattere culturale sono state sviluppate dal Consigliere Cernetti. Devo dire che è inaccettabile la giustificazione della non conoscenza della legge da parte degli operatori che si, accoppia all'atteggiamento arrogante e prevaricatore. Non solo è stato impedito al padre di essere presente, ma è stato fatto allontanare da agenti di polizia. Sono d'accordo anch'io che non basta trovare un alibi in fatto di costume, di arretratezza, di concezione. Una legge serve a spostare in avanti i comportamenti, le logiche e anche ad eliminare gli abusi.
Chiedo all'Assessore se oltre ad aver trasmesso il testo della legge a questi operatori, analoga raccomandazione abbia fatto in tutti gli altri servizi, perché l'alibi della non conoscenza della legge è inaccettabile.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Raccolgo l'invito e ci faremo partecipi in tal senso.


Argomento: Viabilità

Interrogazione del Consigliere Nerviani inerente la strada in Val Formazza


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione del Consigliere Nerviani inerente la strada in Val Formazza.
Risponde l'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore alla viabilità

Il collega Nerviani nella sua interrogazione interroga sostanzialmente la Giunta e l'Assessore su tre problemi inerenti la Val Formazza: se è vero quanto pubblicato da "La Stampa" che rimarrà chiusa per cinque anni quali interventi la Regione ha realizzato per favorire il superamento delle attuali difficoltà che danneggiano gravemente l'economia a che punto sono le pratiche per la statizzazione.
Per la statizzazione la Regione aveva assunto il provvedimento già l'anno scorso; l'aveva inviato al Ministero, il quale aveva adottato il decreto di statizzazione. Ci si è poi accorti che la Provincia nella sua documentazione era arrivata fino alle cascate; mancava il pezzo terminale condizione e requisito indispensabile per la statizzazione.
E' stato richiesto alla Provincia e alla Regione un nuovo parere. La Regione lo ha dato in data 18/3/1986 e mi risulta che in questi giorni il Ministro predisporrà il decreto per il tratto mancante fra la cascata ed il confine svizzero.
Ho letto anch'io sui giornali che per risolvere i problemi della frana e del tratto di collegamento occorreranno cinque anni.
Il Provveditore alle opere pubbliche sta studiando unitamente all'Anas la soluzione ottimale, la più economica, la più fattibile, tenendo conto che la Val Formazza è una zona ricadente non solo nel Decreto Galasso ma nei Decreti Galassini, dove l'attività è praticamente zero.
Le soluzioni che si presume possano essere adottate possono essere un paravalanghe, con l'abolizione dei tornanti o il passaggio sull'altro versante che eliminerebbe completamente il problema delle frane.
E' certo che la realizzazione di queste opere richiederà molto tempo.
La Regione ha assegnato 300 milioni alla Provincia, al momento dell'accaduto. La Provincia non ha ancora speso quei fondi perché il cantiere è sotto sequestro da parte della Procura della Repubblica di Verbania. Noi siamo dell'avviso che, come in passato, un'attenta pulizia di tutto il versante con il franamento delle parti in bilico che si possono staccare, si possa consentire, seppur con le dovute prudenze, un passaggio lungo la strada. Quella strada è provinciale, quindi il permesso di transito compete all'Amministrazione provinciale. Si dovrà valutare con la Provincia se dopo gli interventi di pulizia e di stabilizzazione del versante, sentiti i pareri dei geologi e dei tecnici, si potrà consentire il transito per salire alla cascata.
Il Comune ha riunito circa un mese fa la Provincia, la Regione e i Comuni interessati. Noi abbiamo avuto conoscenza solo all'ultimo momento di questa riunione e ci è stato impossibile presenziare. Quando avremo indicazioni più precise e più puntuali da parte del Provveditorato alle OO.PP. ci faremo carico di un ulteriore riunione con i tecnici della Regione e della Provincia, al fine di formulare un programma di interventi di possibilità operative che diano certezza alla gente di Val Formazza.
E' importante - e in questo abbiamo interessato le Amministrazioni locali - provvedere attraverso la Procura della Repubblica di Verbania allo svincolo dell'area, condizione fondamentale per avviare qualsiasi tipo di intervento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Due parole per dire semplicemente che mi ritengo soddisfatto della risposta dell'Assessore Cerutti in ogni sua parte.


Argomento: Agricoltura: argomenti non sopra specificati

Interrogazione del Consigliere Nerviani inerente il vino sofisticato notizie Rai


PRESIDENTE

Esaminiamo l'interrogazione del Consigliere Nerviani inerente il vino sofisticato - notizie Rai.
La parola al Presidente della Giunta Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Come richiesto dal Consigliere interrogante, mi sono fatto premura di chiedere al capo redattore della sede RAI di Torino notizie in merito ad un titolo palesemente errato inserito nel TG2 del 22/3/1986 delle ore 19,45.
Sulla base della risposta pervenutami posso affermare che quella trasmissione, nella parte riguardante la vicenda del metanolo, si apriva con un titolo che trattava di un'azienda novarese anziché di un'azienda astigiana, con ciò lasciando intravedere colpe di produttori novaresi nella stessa vicenda.
Nel corso dello stesso Telegiornale Terrore veniva corretto nel momento del riepilogo dei titoli, indipendentemente dal fatto che il testo del servizio, come del resto riconosce lo stesso interpellante, non contenesse l'inesattezza del sommario. Purtroppo, collega Nerviani, lo sviluppo della drammatica questione del metanolo è andato ben oltre l'infortunio della RAI, che pure ha toccato i produttori novaresi non coinvolti nello scandalo dei vini e il discapito dei vini piemontesi pesa purtroppo pesantemente a livello generalizzato sull'intera nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Mi rendo conto che la richiesta era persino al limite della banalità però deve essere inquadrata nel momento in cui fu fatta, cioè allorquando i connotati della vicenda non erano perfettamente definiti. Sembrava che si potesse ridurre l'ambito del problema ad una zona particolare del Piemonte.
La Provincia, che qui rappresento, non era soltanto di striscio interessata a questa problematica. Non mi sembrava giusto che un'inesatta informazione in qualche modo la coinvolgesse. La ragione stava qui. Ringrazio il Presidente per la cortese risposta.


Argomento:

Risposta scritta ad interrogazione


PRESIDENTE

All'interrogazione del Consigliere Cerchio inerente l'Azienda Cabind (Zanussi) di Chiusa San Michele verrà data risposta scritta dall'Assessore Genovese.


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

In merito al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente del Consiglio regionale", comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri: Calligaro, Carazzoni, Guasso, Lombardi, Petrini, Reburdo e Turbiglio.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento:

b) Presentazione progetti di legge

Argomento:

c) Deliberazioni adottate dalla Giunta regionale


PRESIDENTE

Le deliberazioni adottate dalla Giunta regionale nelle sedute del 3 e 10 aprile 1986 - in attuazione dell'art. 7, secondo comma della L.R.
6/11/78, n. 65 - in materia di consulenze ed incarichi, sono depositate e a disposizione presso il Servizio Aula.


Argomento: Problemi generali - Problemi istituzionali - Rapporti con lo Stato:argomenti non sopra specificati

Ordine del giorno relativo ai bombardamenti di Tripoli e Bengasi ed al grave episodio di Lampedusa


PRESIDENTE

Signori Consiglieri, il mattino in cui avvennero i fatti in Libia abbiamo convocato il Comitato per la difesa dei valori della Resistenza, il Sindaco di Torino e i Capigruppo.
Il documento che è scaturito è stato presentato al Consiglio provinciale e al Comune di Torino.
Il Consiglio comunale di Torino lo ha approvato nella serata stessa con le integrazioni riguardanti i fatti di Lampedusa.
Il documento è stato quindi rimesso per conoscenza ai Capigruppo.
Se nessuno chiede di parlare pongo in votazione tale documento: "I bombardamenti di Tripoli e Bengasi, ordinati questa notte dal Governo degli Stati Uniti, ignorando la posizione contraria dei Governi della CEE hanno provocato decine di vittime ed hanno ulteriormente aggravato la situazione nel Mediterraneo.
Questi drammatici sviluppi militari costituiscono per il mondo, l'Europa Parca mediterranea, il nostro Paese, pericoli nuovi a cui tutte le forze di pace devono saper rispondere con fermezza.
Il grave episodio di Lampedusa, che tende a coinvolgere il nostro Paese in un conflitto che tutte le forze politiche hanno respinto, non pu modificare le linee di fondo e la collocazione italiana di piena coesione con gli altri Paesi della CEE, nella ricerca di soluzioni politiche della crisi.
Netta è la nostra condanna per le azioni terroristiche libiche e per la politica di destabilizzazione e di ritorsione che le autorità libiche da tempo conducono. Ma ribadiamo anche che la rappresaglia militare da parte di una grande potenza come gli Stati Uniti, il cui ruolo per le sorti della distensione e della pace mondiale è decisivo, è un'iniziativa che, lungi dal debellare il terrorismo, rischia di provocare ulteriori reazioni e deve quindi essere fermamente respinta.
In momenti come questo, di gravissima minaccia della pace, non basta l'auspicio che prevalga la ragione e la moderazione. Occorre adoperarsi perché vengano a cessare rappresaglie e ritorsioni e sia riportata la normalità nella regione mediterranea.
La collettività torinese e piemontese, nel ribadire la sua ferma volontà di pace, chiede al Governo italiano, di cui condivide le posizioni assunte, di adoperarsi, nel solco delle posizioni già espresse dalla CEE, in una tempestiva attività negoziale che consenta la cessazione immediata e definitiva di ogni azione militare nel Mediterraneo.
Chiede altresì al Governo di adoperarsi per una iniziativa politica che riproponga l'urgenza di dar soluzione ai motivi di tensione presenti nel Mediterraneo".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità.


Argomento: Calamità naturali

Comunicazioni della Giunta regionale sulla situazione di emergenza per gli abitanti di Carema in seguito ad una frana provocata dalle piogge


PRESIDENTE

In merito alle "Comunicazioni della Giunta regionale", ha la parola l'Assessore Cerutti che riferisce sulla situazione di emergenza per gli abitanti di Carema in seguito ad una frana provocata dalle piogge.
La comunicazione comprende anche la risposta all'interrogazione presentata dal Gruppo comunista.



CERUTTI Giuseppe, Assessore al pronto intervento

Il giorno 8/4/1986 alle ore 16,45 si è verificata una frana dalle pendici sovrastanti l'abitato di Carema; detta frana del tipo di crollo ha comportato il distacco di una porzione della parete rocciosa in sinistra Dora con rotolamento di massi anche di notevoli dimensioni lungo il versante da una quota di circa m l.000 fino a circa 350 m dell'abitato.
Il materiale distaccatosi dalla parete è stato in parte convogliato a valle secondo due vie preferenziali.: in quella a sud sud-ovest il materiale di non grandi dimensioni ha divelto un bosco ceduo esistente andando ad arrestarsi nei primi vigneti a ridosso della scarpata basale nella zona di minor pendenza; in quella a nord nord-ovest dove le caratteristiche del versante presentano formazioni rocciose in forte acclività, i massi di notevole pezzatura sono rimbalzati a valle secondo direzioni diverse dovute alle deviazioni derivanti dagli ostacoli trovati sul loro percorso ed in particolare un masso stimato oltre i 150 mc di volume dopo aver divelto alla base un traliccio dell'alta tensione è precipitato sulle abitazioni sottostanti finendo, per puro caso fortuito in un vigneto a circa 15-20 m da una casa di civile abitazione senza provocare ulteriori danni a persone o cose.
Immediatamente avvertiti dal Comune sono intervenuti i Vigili del Fuoco che hanno consigliato lo sgombero delle case più vicine alla zona di caduta del masso in questione.
Il giorno successivo è stata fatta una ricognizione presenti i funzionari dei Servizi Tecnici Regionali interessati, della Protezione Civile (Prefettura) con la presenza del Vicecomandante dei Vigili del Fuoco di Torino ing. Nicolella coadiuvati dal gruppo elicotteri dei Carabinieri di Volpiano.
I voli di ricognizione nella zona di distacco della frana stante il tempo perturbato e la nebbia incombente non hanno consentito al personale di calarsi sul luogo; ciò nonostante dai rilevanti visivi fatti, dal mezzo ci si è già potuti rendere conto delle dimensioni del fenomeno e delle masse litoidi disarticolate in precarie condizioni di equilibrio.
Sulla base di tali informazioni nella riunione tenutasi nel tardo pomeriggio del 9/4/1986 è stata definita da tutti i tecnici presenti una linea presunta di sicurezza ed il Sindaco di Carema su tale indicazione ha emesso ordinanza di sgombero per tutta la fascia medio - alta dell'abitato interessata da possibili ulteriori distacchi che ha comportato l'abbandono delle abitazioni da parte di 258 residenti che verranno alloggiati a brevissimo tempo in prefabbricati forniti dalla Protezione Civile.
Il 10/4/1986 personale del Servizio Geologico regionale unitamente ad una guida si è calata dalla sommità della parete nella zona in frana.
La situazione evidenziata è apparsa ancora più preoccupante di quanto lasciava presagire la visione a distanza. Il materiale mobilizzato ancora in sito risulta valutabile in circa 35/40.000 mc con la presenza di alcuni massi di grandi dimensioni (da 500 a 1.500 mc) in posizione assolutamente precaria. Questa zona di accumulo presenta una pendenza superiore ai 35/40 gradi e i massi sono in equilibrio instabile su masse di materiale detritico fino, facilmente dilavabile da piogge insistenti e prolungate.
Tutta la zona è percorsa in periodi di piovosità da acque di ruscellamento superficiale che a tratti penetrano nel materiale a forte permeabilità per poi riaffiorare a valle su strati rocciosi più consistenti.
Fatta questa prima valutazione in sito, per l'esame di primi provvedimenti da adottarsi, è stata indetta una riunione tecnica il mattino del 11/4/1986 con la partecipazione dei responsabili dei Servizi tecnici OO.PP. e Difesa Suolo di Torino, del Servizio tecnico a Tutela Pubblica Incolumità e del Servizio Geologico regionale alla presenza del Sindaco di Carema.
Premessa l'impossibilità di definire interventi organici prima di avere un attento e dettagliato esame del fenomeno franoso, è stato deciso di articolare l'intervento urgente in quattro punti: l) ispezione della parete in dettaglio e descrizione qualitativa e quantitativa del materiale distaccato lungo il pendio 2) disgaggio delle porzioni di roccia instabile sul coronamento della frana onde permettere il successivo lavoro nella zona sottostante di accumulo 3) brillamento di massi di grossa dimensione individuati nello studio di cui al punto l, con l'adozione di eventuali particolari accorgimenti onde evitare danni ai fabbricati sottostanti, per ridurre la pericolosità degli ammassi rocciosi più instabili 4) installazione di strumentazione di controllo sulle porzioni di parete fratturate per successive valutazioni e verifiche nel tempo.
Sulla base di questa prima valutazione è stata quantificata una prima spesa presunta di L. 150.000.000 assegnati in gestione al Comune di Carema e comunicati con fonogramma n. 71/ST/86 nella stessa giornata dell'11/4/1986.
Su richiesta del Comune stesso, per la direzione dei lavori sono stati incaricati il Servizio OO.PP. e Difesa Suolo di Torino nella persona dell'ing. Turinetti Tommaso ed il Servizio Geologico regionale nella persona del dott. Lazzari Andrea.
La frana in questione ha pure provocato danni alla zona di captazione delle prese dell'acquedotto del Comune.
Per il ripristino delle prese e del regolare apporto idrico è necessario provvedere alla ricostituzione di quanto danneggiato.
A tale scopo è stato determinato un contributo ai sensi della legge regionale 29/6/1978 n.38 a favore del Comune di Carema per L. 25.000.000.
Tale determinazione è stata comunicata al Comune con fonogramma in data 15/4/1986.
Dopo l'esecuzione della prima serie di interventi di somma urgenza previsti sarà possibile fare delle valutazioni più precise sull'entità del fenomeno e quantizzare tecnicamente le opere di carattere definitivo.
La Comunità montana Dora Baltea Canavesana nello scorso bimestre gennaio e febbraio ha inviato formale richiesta all'Assessorato Servizio Difesa Suolo intesa ad ottenere un contributo ai sensi della L.R. 54/75 per attivare nell'anno in corso indagini e studi su alcuni movimenti franosi nell'ambito del proprio territorio; tra questi è inclusa anche la frana di Carema.
Pertanto sulla base di quanto sarà evidenziato dagli studi la Comunità montana potrà concordare con la Regione le priorità da inserire nei programmi annuali previsti dalla L.R. 54/75.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Ringrazio l'Assessore per l'informazione data.
Nella nostra interrogazione chiedevamo di essere informati e di conoscere il tipo di intervento che la Regione aveva effettuato ed esprimevamo preoccupazione per la non grande tempestività di intervento politico che, in questi casi, anche se non è sostitutivo di quello tecnico quanto meno può essere di guida ai tecnici e di fiducia rispetto alle amministrazioni.
Con il collega Rivalta siamo stati sul luogo e ci siamo incontrati con gli amministratori della Comunità montana. Ci hanno riferito che nel pomeriggio anche il Presidente della Giunta era presente.
Mi pare che siano stati definiti gli interventi, gli stanziamenti e le persone che debbono occuparsene. Vorrei solo ricordare alcune questioni.
Intanto la frana, per fortuna da un lato, ma con qualche preoccupazione dall'altro, avrebbe provocato un pericolo maggiore se non ci fosse stato quel traliccio. Il rimbalzo di' quell'enorme masso, avendo tranciato un traliccio, è stato deviato su un pianoro dove c'erano delle vigne e non sulla casa di abitazione, diversamente avrebbe provocato un disastro ben maggiore non solo ai dodici abitanti di quella casa, ma probabilmente a tutta la parte alta del paese: una volta tanto la fortuna, la buona sorte ha assistito quelle persone e di questo dovremmo essere molto contenti, non vorrei però che per il fatto che non ci siano stati dei morti si sottovalutasse l'entità di quella frana, che è molto consistente e che purtroppo, viste le condizioni della roccia e del terreno, non è escluso che sia l'unica; infatti su un altro versante della valle c'è lo stesso tipo di roccia e vi sono state altre cadute.
Quindi è un problema di emergenza. E' importante assistere il Comune anche per quanto riguarda i rapporti con la Protezione Civile e la Prefettura nell'approntamento delle misure necessarie per accogliere i 258 sfollati che - temo - non saranno sfollati solo per un mese.
Questa misura, in un primo tempo, aveva trovato l'insensibilità della Prefettura.
In questo senso invito caldamente il Presidente della Giunta e l'Assessore ad essere presenti in modo continuativo in questa fase, che pu essere molto utile sia sotto il profilo psicologico sia sotto il profilo delle decisioni da assumere insieme con altri organi che stanno intervenendo.
Seconda considerazione: un fatto è l'emergenza un altro fatto è probabilmente un lavoro di più lungo periodo, costoso e difficile, ma opportuno, intanto perché ci troviamo in una zona che ha peculiarità e rarità ambientali ed architettoniche: la costruzione a terrazze dei vigneti e i pilastri che hanno una storia e rappresentano l'unicità di quell'ambiente, alla cui preservazione dobbiamo tendere, con la cognizione però che quei terrazzi e quei vigneti sono posti sotto quelle rocce e quindi sono in pericolo.
Probabilmente occorre un ragionamento e un intervento a lungo raggio su tutta la zona. L'Assessore Cerutti conosce certamente la situazione dei "balmetti" di Borgofranco per la loro peculiarità e così questi terrazzamenti sono da mettere in conto fra le molte cose su cui è opportuno intervenire, non facendoci deviare dalla perifericità della zona che è confinante con Pont Saint Martin (molti credono che Carema sia già Valle d'Aosta, invece è Piemonte). E' una località con pochi abitanti ma con tradizioni e attività economiche (produzione del vino) di grande rilievo.
La terza questione l'abbiamo portata ieri in Commissione - il Vicepresidente della Giunta Vetrino ne ha preso nota - e riguarda il tipo di intervento della Regione nei confronti del Comune di Carema che è disastrato, malgrado tutti gli interventi d'emergenza, in ogni caso è in pericolo l'insediamento abitativo di certe case che richiede una revisione massiccia, quindi con conseguenze grosse sulla popolazione e sul suo tessuto. E' una misura questa che non ha niente a che vedere con la frana.
Il Vicepresidente, signora Vetrino, era d'accordo su questo.
Inviterei la Giunta e l'Assessore a tenere conto di questi aspetti. Il Comune di Carema, che è sottoposto al vincolo dei decreti Galasso, dovrebbe avere la possibilità di rispondere ai problemi ambientali nella variante al piano regolatore e, qualora questa venga approvata, eliminare questo problema che invece molti Comuni avranno ancora, perché non sono in questa fase temporale di attuazione dei decreti Galasso.
Pregherei inoltre la Giunta di volere tenere informati il Consiglio e la Commissione dello stato d'emergenza e degli interventi.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici

Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale sulla situazione dei Comuni di Casale Monferrato e di Carbonara Scrivia (proseguimento discussione e determinazione relativa alla mozione presentata dal Gruppo PCI)


PRESIDENTE

In merito al punto 4) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente della Giunta regionale sulla situazione dei Comuni di Casale Monferrato e di Carbonara Scrivia", proseguiamo la discussione sulla comunicazione che il Presidente della Giunta regionale ha svolto nella adunanza dell'8 aprile sull'inquinamento di Casale Monferrato.
Comunico che, oltre alla mozione presentata dal Gruppo comunista, è stata presentata una seconda mozione dai Gruppi di maggioranza e che alla mozione comunista sono stati presentati alcuni emendamenti dai Gruppi consiliari Lista Verde e DP.
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore alla tutela ambientale

Non faccio più la cronistoria degli avvenimenti di Casale e di Carbonara; li do per acquisiti sia perché sono state fatte precedenti illustrazioni sia perché il fatto è stato riportato sui giornali.
Quindi, mi limito ad aggiornare la situazione.
Lunedì 14 aprile sono stati ultimati i lavori, che erano iniziati il lunedì precedente, di collegamento della rete idrica di Casale Monferrato con l'Acquedotto del Consorzio del Monferrato per una quantità di acqua di 50 litri al secondo.
La tubatura di adduzione, lunga 10 Km., costruita nel giro di una settimana, passa lungo la strada di Pontestura ed arriva al serbatoio di S.
Anna di Casale, portando 50 litri al secondo.
In queste ore sono in corso le operazioni di lavaggio della condotta e di installazione di alcune apparecchiature tecniche di controllo. L'acqua non potabile sarà impiegata per il lavaggio delle tubature.
Entro domani dovrebbe entrare nelle tubature dell'acquedotto l'acqua con piena potabilità.
Verso il mese di giugno l'acquedotto si potrebbe trovare in difficoltà a consegnare i 50 litri al secondo a Casale, per cui sono già in corso studi per potenziare sia le opere di captazione sia le opere di adduzione dell'Acquedotto del Monferrato, in modo tale da consentire, a regime, una consegna all'Acquedotto di Casale di 100 litri al secondo.
Sono stati contemporaneamente attivati due pozzi che oggi mettono in rete 120 litri al secondo, quindi, oggi l'Acquedotto del Monferrato eroga 170 litri al secondo di fronte ai 250 litri al secondo che erogavano i 7 pozzi inquinati.
Sono inoltre sotto controllo altri 3 pozzi; si dovrebbe pertanto arrivare presumibilmente a 200/230 litri di acqua per Casale Monferrato.
Sulla situazione di Carbonara Scrivia sono continuate le riunioni del gruppo tecnico scientifico previsto dal Ministro Zamberletti, presso la Prefettura di Casale Monferrato.
Si sta esaminando il progetto di disinquinamento proposto dalla Ecodeco è questo sul sito di Pontecurone, perché al momento non esiste in Piemonte una discarica dove depositare il materiale che si toglie da Casale Monferrato e da Carbonara Scrivia.
Il progetto della Ecodeco è stato esaminato ieri mattina presso la Prefettura di Alessandria, con la presenza dei tecnici della Commissione Grandi Rischi; pare che non ci siano difficoltà tecniche all'obiezione emersa anche qui in Consiglio sul pericolo alluvionale. Il prof. Civita ha assicurato che le acque esistenti sono acque di ruscellamento, quindi non incidono; pericoli alluvionali, sempre secondo il prof. Civita, pare non ce ne siano, comunque, sarebbe facilmente attuabile un'opera di protezione.
Il materiale che si toglie da Carbonara Scrivia dovrebbe essere provvisoriamente stoccato a Casei Gerola, analizzato, avviato alla termodistruzione e il materiale residuo portato nella discarica di Pontecurone, che si dovrebbe avviare con una ordinanza del Ministro Zamberletti.
La Regione si è costituita parte civile sia sul caso di Casale Monferrato sia sul caso di Carbonara Scrivia, dando l'incarico ad un avvocato di Casale Monferrato. Ha inoltre costituito una unità flessibile di intervento, coordinata dall'avv. Mittone, con la partecipazione di tecnici degli Assessorati alla sanità, alle infrastrutture acquedottistiche, all'ecologia (per quanto riguarda i rifiuti solidi) contemporaneamente l'Assessorato alla sanità ha costituito una Commissione tecnico - consultiva - clinico - tossicologica, con la presenza di tecnici dell'Istituto Superiore della Sanità, dell'Assessorato regionale, delle UU.SS.SS.LL. competenti, per esaminare le possibili conseguenze sulla salute delle persone.
Ricordo anche le due ordinanze che sono state fatte dal Ministro Zamberletti, in particolare l'ultima relativa alle misure straordinarie e urgenti per lo smaltimento dei rifiuti tossici e nocivi, dove sono previste delle scadenze per le Prefetture, avvalendosi degli uffici comunali e degli organi di pubblica sicurezza nel censimento degli impianti di smaltimento di innocuizzazione e delle discariche di rifiuti tossici e nocivi e nel censimento delle discariche abusive. L'ordinanza del Ministro Zamberletti ha previsto che tutte le imprese che effettuano raccolta o trasporto di rifiuti tossici e nocivi devono notificarsi presso la Prefettura competente per territorio; la Prefettura rilascia un contrassegno particolare da apporre sul mezzo di trasporto, oltre alle etichettature che sono già previste dal D.P.R. 915, questo al fine di permettere l'intervento delle autorità di Polizia Stradale e Carabinieri.
E' allo studio dell'Assessorato alla sanità la realizzazione di un laboratorio di analisi mobile che non servirà in questo caso, in quanto è già stata concordata una presenza potenziata presso l'Ospedale di Casale Monferrato, ma che potrebbe servire in casi del genere, visto che la situazione è destinata a portare alla scoperta di altre discariche clandestine e altri inquinamenti.
Intanto la Giunta ha avviato i contatti con la Finpiemonte e la Federpiemonte per avviare la possibilità o di creazione di una società mista pubblico - privata che intervenga con le società di gestione specializzate nel movimento rifiuti tossici o un accordo con le aziende di raccolta rifiuti più grandi o con le aziende di depurazione delle acque come potrebbe essere il Consorzio Po - Sangone, per la creazione di impianti di stoccaggio.
Questa linea si presenta in termini urgenti in quanto molto spesso gli impianti di stoccaggio privati possono costituire dei canali di inquinamento, per cui là tendenza alla creazione in Piemonte di 6 o 7 impianti di stoccaggio e non lasciando più stoccaggi privati autotrasportatori o cose del genere, potrebbe essere una misura che potrebbe dare frutti positivi.
Domani abbiamo un nuovo incontro con la Finpiemonte e la Federpiemonte per esaminare il problema. Intanto si stanno avviando anche lo studio del polo di progettazione, previsto in un ordine del giorno votato dal Consiglio e contatti con gli atenei per l'esame delle acque sotterranee.
Per l'attuazione delle discariche, in particolare per l'attuazione degli impianti delle piattaforme di stoccaggio, si tenderebbe a utilizzare i fondi FIO, che quest'anno sono previsti in 240 miliardi, anche in base a un'indicazione emersa da un incontro fra i Ministri Zamberletti e Zanone per cui i fondi FIO previsti di 240 miliardi potrebbero essere usati in parte anche per le situazioni di emergenza che si vengono a creare nel Paese.
La Giunta ha anche all'esame alcune proposte sul piano nazionale, che illustro in termini schematici, e precisamente la necessità, di prevedere dei sistemi di controllo più rigidi che, ad avviso della Giunta, dovrebbero essere fatti anche da forze di Polizia. Esistono i Carabinieri dei NAS, ma potrebbe benissimo esistere o un corpo specializzato o un compito particolare dell'Arma dei Carabinieri o della Polizia Stradale o della Finanza per controllare il trasporto dei rifiuti tossici. Le autobotti viaggiano con la documentazione del tutto regolamentare, ma, quando viaggiano per pochi o per tanti chilometri, possono disperdere del materiale; può succedere che delle autobotti, che viaggiano da Torino all'impianto di smaltimento di Mestre, attraversando la pianura padana hanno mille occasioni per disperdere il liquame contenuto e arrivare magari con dell'acqua pulita a Mestre o forse neanche arrivare a Mestre ma tornare indietro.
Quindi è necessario che i rifiuti e i carichi nocivi possano avere dei controlli da parte di organi di Polizia o di Finanza e viaggino piombati in modo che sia garantito che quello che parte da uno stabilimento venga a destinazione.
La vicenda del metanolo può essere d'insegnamento. Finché il metanolo era sottoposto al controllo dell'UTIF queste cose non sono avvenute liberalizzando il metanolo, non dico che sia stata la molla unica che ha determinato quei fatti, ma indubbiamente è stato più facile per chi voleva fare il bandito approfittare della liberalizzazione per produrre vino inquinato. Questo mi è stato confermato anche da una comunicazione che ho ricevuto in questo momento in merito al Rio Bona. Ricorderete che nell'autunno scorso avevamo avuto un inquinamento nel Rio Bona di Vercelli era intervenuta la Regione che si era costituita parte civile e oggi sono state denunciate cinque persone per quell'inquinamento. Si tratterebbe di materiale di una ditta che ha sede a Genova, con stabilimento a Serravalle Scrivia, la quale usava due autotrasportatori di Piacenza che hanno disperso il materiale in provincia di Vercelli. L'avvenimento del Rio Bona credo ci possa convincere della necessità di controlli rigidi.
Probabilmente, se quel camion avesse avuto il bollino di sigillo alla partenza da Serravalle con la responsabilità della Finanza che doveva togliere il sigillo allo stabilimento di riciclaggio, non si sarebbe avuto l'inquinamento del Rio Bona.
La seconda richiesta della Giunta al livello nazionale è un inasprimento delle pene. Si rimane sconcertati di fronte a pene minime per reati così gravi. I reati ecologici devono essere puniti con pene molto più severe. Si richiede di indirizzarsi alle grandi industrie a conduzione pubblica, ENI e IRI, perché possano prevedere un intervento dell'industria pubblica nel sistema dello smaltimento, nel sistema dell'innocuizzazione e nel sistema del riciclaggio dei rifiuti industriali.
Inoltre proponiamo un ripensamento sullo spezzettamento delle competenze oggi esistente. E' uno spezzettamento che, nei momenti in cui si avverano i fatti, può vedere non tanto uno scarico di responsabilità, ma dei chiarimenti delle competenze che indubbiamente non servono a risolvere il problema, sono la dimostrazione della difficoltà di operare quando c'è l'interesse di troppi sullo stesso argomento, spesso senza un coordinamento se non di tipo formale e burocratico fatto attraverso le lettere. La vicenda della Ecosystem di Carbonara è una testimonianza. E' necessario operare un riaccorpamento di competenze per cui non ci siano la Regione con la potestà di autorizzazione, la Provincia con la potestà di controllo l'U.S.S.L. con potestà di controllo per quanto di sua specifica competenza responsabilità e competenze dei Comuni, sia per quanto riguarda le loro competenze quali membri delle UU.SS.SS.LL. sia per quanto riguarda le loro competenze di tipo urbanistico.
Può succedere che in questi spezzettamenti e divisioni qualche ente non riesca ad assumere pienamente le proprie competenze e quindi le scarichi su un altro. Distribuirò ai Gruppi, una documentazione sugli avvenimenti visto che troppo facilmente anche in questa assemblea si scarica sulla Regione la colpa di non aver assunto dei provvedimenti su questioni che la Regione in base alla documentazione e alle indicazioni che aveva non poteva assumere.
Con le Province avvieremo il censimento delle discariche clandestine anche per verificare il lavoro da fare in base al Decreto Zamberletti con le Prefetture; ripenseremo la situazione dei controlli e andremo a fare delle proposte.
Non si può facilmente scaricare le competenze sulla Provincia. La Provincia di Alessandria ha aumentato del 50% gli organici di controllo.
Purtroppo però, non per cattiva volontà, la Provincia di Alessandria potrà assumere solo tre ispettori ecologi, dopo aver bandito un concorso per otto.
Il terzo elemento di accordo con le Province riguarda l'avvio verso la realizzazione della nuova legge, sulla quale sono state dette delle cose imprecise e ingiuste come la libertà di discarica. Questo semmai lo valuteremo nel tempo.
Sono pervenute alla Regione, dall'entrata in vigore del D.P.R. 915 circa 2.600 domande per le diverse fasi di smaltimento (si tenga presente che più del 60% delle domande sono relative al trasporto e ad attività di rottamazione), delle quali l.380 in provincia di Torino, 150 nella provincia di Asti, 310 in quella di Alessandria, 210 in quella di Cuneo 140 a Vercelli, 230 a Novara e 180 sono richieste di autorizzazione esterne per svolgere fattività in Piemonte.
Entro una settimana o dieci giorni dovremmo dare ai Consiglieri e ai Gruppi una catalogazione delle imprese divise per settori.
In Piemonte le discariche sono circa 110 per rifiuti inerti e 50 per rifiuti speciali, queste ultime quasi tutte al servizio di singole aziende non esistono discariche per conto terzi (a parte Torrazza); esistono 45 discariche autorizzate per rifiuti urbani, di queste 20 sono comunali, 8 sono consortili e 17 sono di ditte private.
Credo sia bene ricordare alcuni dati. Nel 1975, undici anni fa, la Regione aveva approvato una legge per i rifiuti urbani e un piano, il quale prevedeva 28 discariche. Di queste ne sono state realizzate 8, poco più del 25%: il ripensamento che dobbiamo fare è questo. Se in undici anni riusciamo a realizzare 8 discariche, per completare il piano del 1975 abbiamo bisogno ancora di ventisette anni! Nel 2013 avremo attuato il piano previsto trent'otto anni prima! Quindi, dobbiamo ripensare ai modi di agire, alle leggi che approveremo, ai comportamenti dell'Assessorato e della Giunta. Non è sufficiente avere un piano. Il piano deve essere considerato un piano processo che si costruisce e si fa man mano che si attua.
Dobbiamo fare un ripensamento anche sulle discariche dei rifiuti industriali. Nel 1979 la Regione aveva avviato uno studio molto preciso e nel 1983 aveva approvato un piano che dopo aver esaminato centinaia di siti, ne determinava 14.
Oggi, 1986, non riusciamo a far decollare una discarica di rifiuti industriali! Le discariche bisogna farle, quindi abbiamo bisogno di un' autorità che sia il più distante possibile dal consenso, per poter assumere le decisioni. Non mi pare giusto lasciare che le decisioni siano del Comune o dell'ente più vicino al consenso.
La Giunta è stata invitata ad attivare i piani e chi ha vissuto all'interno della Giunta regionale sa che le difficoltà che ci sono state in precedenza ci sono anche oggi.
Non è cattiva volontà. Dobbiamo passare alla fase attuativa trovando gli strumenti adatti. Non sono sufficienti i piani che giacciono nelle biblioteche dei Comuni piemontesi né i 300-400 studiosi o interessati all'argomento se poi non si riesce a far decollare le discariche; quindi dobbiamo ripensare alle modalità di formazione dei piani e agli strumenti per metterle in attuazione. Così come dobbiamo ripensare alle modalità interne di organizzazione della Regione. Potrà sembrare strano, soprattutto a me che sono qui da sei mesi; la legge regionale fissa le strutture in termini rigidi (a mio avviso e ad avviso della Giunta è un errore fissare il contenuto dei singoli servizi per legge, tanto è vero che nella modifica che andiamo a proporre lo vediamo in termini diversi), ma ancora oggi non esiste un servizio all'interno della Regione Piemonte che abbia la responsabilità specifica del settore "rifiuti industriali"; questo evidentemente perché la legge sulle strutture è stata fatta prima del D.P.R. 915; queste cose stabilite per legge dovrebbero comportare una serie di altre leggi modificative dei singoli servizi, man mano che se ne presenta la necessità.
Oggi il servizio "scarichi industriali", rimasto tale e quale era prima del D.P.R. 915, si è assunto, sul piano volontario, se mi passate il termine, la competenza anche dei rifiuti.
Il sistema democratico - come sottolineava il Ministro Zamberletti ad Alessandria - non si salva scaricando le competenze, in quanto la gente giudica sempre lo Stato nell'insieme, non distingue gli enti competenti anche perché spesso è difficile distinguerli, anche per gli addetti ai lavori.
La credibilità democratica si salva anche intervenendo con una visione globale e con chiarezza di intervento e di competenza. L'Assessorato in sette mesi ha portato una legge in Consiglio che è stata approvata; porterà nel giro di venti giorni un disegno di legge sull'inquinamento atmosferico inoltre, ha portato all'esame del Consiglio atti deliberativi importanti quello relativo alla determinazione delle garanzie finanziarie per i soggetti che effettuano operazioni di smaltimento, quello sulle prescrizioni in materia di smaltimento dei rifiuti ospedalieri e delle case di cura. E' stata approvata dalla Giunta, quindi è in arrivo in Commissione e poi in Consiglio, una deliberazione relativa alle disposizioni attuative del D.P.R. 915 con i criteri e le modalità per l'adeguamento delle disposizioni contenute nella deliberazione del CIPI per il controllo dell'attività delle attrezzature degli impianti esistenti, comprese le discariche per il controllo dei rifiuti tossici e nocivi.
Oggi abbiamo all'esame una deliberazione relativa all'uso dei fanghi in agricoltura. L'attività dell'Assessorato di questi mesi mi pare sufficientemente consistente. Tutto sommato vuol dire aver prodotto al Consiglio un atto ogni venti giorni.



MARCHIARO M. Laura



PRESIDENTE

E' aperta la discussione su tale comunicazione.
La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Ritorniamo giustamente su questa vicenda e la prima constatazione che voglio fare è la seguente: a questa maggioranza bisogna tirare fuori gli impegni con le pinze; voglio solo ricordare, al riguardo, l'indecorosa coda del precedente Consiglio, nel quale era pure iscritta la mozione che finalmente oggi cominciamo a discutere. Bisogna tirarvi fuori le cose con le unghie e con i denti, ma noi non ci lasciamo minimamente stancare.
Vorremmo, però, che sugli impegni ci si intenda davvero. Non so quanto tempo il Presidente ha stabilito per lo svolgimento degli interventi presumo che siamo sull'ordine dei 5 minuti, per cui non la faccio lunga (dieci minuti? Me ne hanno già mangiati 4 o 5 minuti, ma non importa).
La prima considerazione che voglio svolgere è interrogativa; perché il Piemonte è una pattumiera? E perché nel Piemonte la pattumiera delle pattumiere è la provincia di Alessandria? Quel che balza agli occhi è il ritardo colpevole, da un punto di vista politico, della legislazione regionale.
Registriamo un afflusso in Piemonte dal triangolo industriale di tutti gli scarti delle produzioni perché il territorio della Regione da questo punto di vista è meno protetto.
La Lombardia, costretta anch'essa a legiferare dopo la tragedia di Seveso, ha messo una serie di vincoli ai produttori di inquinamento, i quali hanno avuto buon modo di percorrere, in alternativa, le strade del Piemonte.
Perché la provincia di Alessandria è la pattumiera delle pattumiere? Stranamente dal piano dei siti, approvato alla fine dell'83, restava fuori il comprensorio di Casale. Stranamente, pur sapendo, guardando solo la carta geografica, che era una delle zone a più alto rischio.
Si sono accumulati colpevoli ritardi che dalla mia parte politica non vengono denunciati a cuor leggero, perché il Piemonte è stato governato negli anni passati da una maggioranza di sinistra che, sulla carta, avrebbe dovuto essere più attenta di quanto lo è stata ai problemi di tutela ambientale. E le denunce le facciamo con lo spirito di lavorare per superare i ritardi ed impedire, questo lo sottolineo, che ci si nasconda dietro al dito come, qui e là nel comportamento della maggioranza, in queste settimane si è ampiamente tentato.
In futuro occorre perseguire il reato ecologico con molta fermezza. Su questo siamo, quantomeno sul titolo, tutti d'accordo; dopodiché vedremo quanto faranno tutte le nostre rappresentanze nel Parlamento nazionale.
C'è da accelerare il processo di collocazione degli impianti di smaltimento. I dati che l'Assessore forniva al riguardo (solo 8 impianti autorizzati su 28 richiesti dal '76 ad oggi) sono preoccupanti. Ma Assessore Maccari (e qui veniamo all'oggi e all'immediato domani), perch queste diffidenze di cui ha parlato e questi ritardi? A me pare che pesi come un macigno l'esperienza negativa che è ma- turata in tutti gli anni trascorsi. Esperienze negative che non si superano con il decisionismo e che, nel definire la legge sul catasto dei rifiuti, voi avete voluto percorrere su punti qualificanti. La diffidenza della popolazione locale giustamente allarmata di trovarsi sotto le proprie finestre fosse puzzolenti, si può superare semplicemente con la persuasione; il che vuol dire dar fondo alle capacità tecniche che oggi ci sono per intervenire su una materia certamente difficile, su questo davvero non vale la demagogia ma che, come insegnano altri Paesi europei, si può affrontare con ben altra serietà, con maggiore fondatezza scientifica, contrariamente a quanto sin qui si è fatto e contrariamente a quanto sin qui si intravede.
Non si interviene con il decisionismo, imponendo alle Comunità locali le decisioni dall'alto, ma invece costruendo dal basso le soluzioni possibili.
Per il futuro, certo, c'è il problema delle risorse, per le Amministrazioni provinciali in particolare. Ma se la legge finanziaria stronca l'autonomia degli Enti locali, la responsabilità è dei partiti che governano ininterrottamente questo Paese da quasi 40 anni. Su questo non ci si può nascondere dietro al dito; certo è drammatico il dato che lei Assessore, cita: da due tecnici si passa a tre per un'intera provincia. Ma la responsabilità sarà pure di qualcuno. E noi certamente non accettiamo che qui si dica una cosa e che a Roma si faccia l'opposto.
Certo, le Amministrazioni provinciali devono essere attrezzate, ma anche qui non vale nascondersi dietro al dito, compagno e collega Rossa perché nella provincia di Alessandria cominciano a venire fuori, tassello dopo tassello, le responsabilità nette di omissioni di controllo su competenze precise. Su questo ci torneremo ogni volta che sarà necessario.
Torniamo però a Casale. Le questioni operative e le questioni politiche. Per quanto riguarda le.questioni operative ho già avuto modo di rivolgere ai rappresentanti della Giunta, che hanno ricevuto i Capigruppo la settimana scorsa in piazza Castello, alcuni interrogativi. Dove vanno a finire le sostanze tossiche che vengono ritrovate qui e là? Dove vanno a finire le sostanze-che venivano scaricate abusivamente là dove oggi la mobilitazione dei cittadini ha fatto venire a galla le porcherie? Su questo penso che occorrano delle risposte più precise, Assessore, di quelle che lei ha dato. Perché c'è il progetto "Ecodeco", ma è molto in aria, non è dettagliato, il Consiglio non è in grado di giudicare.
Sempre sulle questioni operative, sono davvero in grado le strutture ad esempio delle UU.SS. LL. in gran parte obsolete, stando ad alcune denunce che il sottoscritto ha registrato nei giorni scorsi da parte di alcuni Presidenti di U.S.S.L. - a procedere nelle indagini? E' stato chiesto, ad esempio, alla U.S.S.L. di Asti di contribuire all'analisi delle acque inquinate nella provincia di Alessandria. Ma a giudizio del Presidente dell'U.S.S.L. astigiana, loro non sono in grado con le attrezzature a disposizione, a contribuire a queste analisi.
Anche qui, non ci si può nascondere ancora dietro al solito dito occorre fare delle scelte concrete.
Sulle questioni politiche. La prima riguarda l'istituzione della Commissione d'inchiesta (o d'indagine).
Ho visto l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza e trovo scritto "Commissione d'indagine". Per richiamarci un po' alla memoria la differenza - essenziale tra Commissione d'inchiesta e Commissione d'indagine - leggo l'art. 19 del nostro Statuto, che recita: "Il Consiglio, con le modalità di cui all'articolo precedente istituisce: a) Commissione speciale incaricata di esperire indagini conoscitive (saremmo nel caso proposto) ed in generale di riferire al Consiglio argomenti ritenuti di particolare interesse ai fini dell'attività della Regione b) (e siamo al punto controverso) Commissioni di inchiesta alle quali i titolari degli uffici della Regione di enti e di aziende da essi dipendenti hanno l'obbligo di fornire tutti i dati e le informazioni necessarie senza vincolo di segreto d'ufficio".
si propone la Commissione di indagine si limita l'accesso alle informazioni oppure no? Sul finire dell'ordine del giorno presentato dalla maggioranza c'è scritto: "Si impegna la Giunta regionale a fornire tutte le informazioni dei dati necessari all'espletamento dei compiti assegnati acquisendoli presso i titolari degli uffici regionali, gli enti di aziende dipendenti dalla Regione senza vincolo di segreto d'ufficio".
La cosa è inquietante. O siamo di fronte alla paura delle parole (la parola inchiesta, per la gente comunque significa delle cose; indagine, pu significarne altre meno impegnative), oppure siamo di fronte a qualcosa di più grave? A proposito delle parole voglio sgomberare il campo, collega Marchini visto che ripetutamente sei tornato su questa vicenda - da equivoci che si sono voluti attribuire alla posizione del mio Gruppo in merito.
Quando noi parliamo di Commissione di inchiesta non intendiamo minimamente costruire una Commissione inquisitoria nei confronti di chicchessia; quello che noi vogliamo sia accertato è l'attuazione rigorosa delle procedure previste da norme che la Regione aveva già deliberato facendo in tal modo il nostro dovere politico - istituzionale di verifica.
Le indagini giudiziarie, le eventuali colpevolezze le accerterà la Magistratura, alla quale, come è noto, il mio Partito si è rivolto per denunciare le omissioni di atti d'ufficio che a nostro giudizio sono riscontrabili in tutta la vicenda Ecosystem.
Omissioni di atti d'ufficio o peggio. Giudicherà il Magistrato al riguardo. Ma noi siamo in una sede politico - istituzionale, e quello che a noi di DP interessa è che oggi da questo Consiglio esca la decisione di accertare dal punto di vista politico - amministrativo sull'attuazione di procedure precise come sono andate le cose, per poter lavorare meglio in futuro e colmare eventuali carenze legislative. E' questa la questione.
Collega Marchini, sono d'accordo con te quando dici che vicende di questa gravità non si combattono con i Carabinieri. Certo, non c'è dubbio che non si combattono con le forze dell'ordine. Ma noi dobbiamo avere il coraggio, quando abbiamo elementi per dire che si sbaglia, di indicare dove si è sbagliato, applicando la regola che chi sbaglia paga.
L'inquinamento del territorio non si combatte con i Carabinieri, ma con procedure precise, con norme più rigorose. E la libertà di azione che avete lasciato nella legge sul catasto dei rifiuti per le aziende private (non è il termine che ci spaventa, è quello che significa in termini di capacità di controllo pubblico che è allarmante) non ci pare essere la via più giusta. Per noi la via maestra è quella del controllo dal basso, e ribadisco che è stata molto grave la sordità della maggioranza nel rifiutare gli emendamenti all'art. 3 della legge che il mio Gruppo e i compagni Verdi avevamo presentato per dare libero accesso al catasto dei rifiuti alle associazioni e a tutti i cittadini, proprio per suscitare la partecipazione e non praticare il decisionismo.
Signor Presidente e Assessori. Illustro rapidamente i due emendamenti che ho presentato alla mozione del Gruppo comunista. Per il futuro occorre che alle parole seguano i fatti e noi indichiamo la necessità e l'urgenza di costruire una mappa delle acque sotterranee, per sapere cosa scorre sotto i nostri piedi e poter procedere alla definizione di un piano dei siti a ragion veduta non soltanto degli esperti ma di ogni cittadino.
Perché la gente sappia...
... No, non è la gente che ce lo dice, ce lo dicono gli esperti collega. Noi abbiamo sollecitato, anche nell'incontro con la Giunta a cui tu eri presente, un rapporto intenso con le strutture universitarie.
Finalizziamo il rapporto con le strutture universitarie a queste cose concrete che hanno bisogno di grande scienza per essere fatte seriamente e che non possono essere improvvisate.
Marchini, non nascondiamoci dietro al dito. La mappa delle acque sotterranee va fatta da chi queste cose può farle con cognizione di causa.
Ma il punto su cui il dissenso nostro con voi è netto, è che secondo voi queste notizie devono continuare ad essere date solo agli addetti ai lavori, mentre per noi devono essere date a tutti i cittadini interessati.
Il primo emendamento riguarda quindi l'impegno di realizzare la mappa delle acque sotterranee.
Il secondo emendamento riguarda l'impegno della Giunta a richiedere a tutte le Regioni limitrofe (da cui risultano provenire in grandi quantità rifiuti industriali di ogni tipo) un'azione concertata volta ad eseguire il controllo all'origine, di quantità e qualità dei rifiuti, nonché sulle modalità di controllo del trasporto dei prodotti inquinati. Si tratta di un tentativo di creare un reticolo.democratico di mobilitazione delle istituzioni.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Pezzana.



PEZZANA Angelo

L'Assessore Maccari nella sua esposizione ha detto una frase per me molto significativa: "la Regione in base alle informazioni che aveva...".
Questa frase può denotare o una scarsa attenzione alle repliche che dai Consiglieri vengono fatte agli Assessori quando gli Assessori rispondono alle interrogazioni e alle interpellanze o una pochissima attenzione ai resoconti stenografici. Se l'Assessore avesse fatto attenzione a quanto in questi otto mesi, almeno da parte mia, gli veniva detto e alle informazioni che gli venivano fornite, si sarebbe reso conto che tutte queste informazioni, che ha dichiarato di non avere avuto, se avesse guardato i resoconti stenografici, forse di queste informazioni ne avrebbe avute eccome! Gli pongo alcune domande anche questa mattina nella speranza che poi anche se se le dimentica vada a rileggersele nei resoconti stenografici affinché non possa fra altri otto mesi dire che le informazioni allo stato attuale non cerano.
Alcune domande su Carbonara Scrivia.
Sulla questione della nomina dell'Ecosystem, quale ditta autorizzata il Sindaco di Carbonara, signor Gualdi, ha dichiarato che ci sono state delle pressioni dall'alto. Questo l' ha fatto in una lettere autografa inviata al Movimento Verde tortonese. Queste pressioni dall'alto da chi possono essere arrivate? Dalla Provincia? Dal Sindaco? Non è una prassi nuova questa. Il Presidente del Consiglio regionale, Viglione, ha fatto delle dichiarazioni (e io ho presentato anche un'interrogazione urgentissima, alla quale verrà data risposta penso fra sei mesi - scusate se inserisco un altro argomento) sulla situazione del vino astigiano dicendo che tutti erano al corrente di tutto, bastava leggere i giornali si era creata una situazione di tipo "mafioso". Queste sono affermazioni fatte da un'autorità: il Presidente del nostro Consiglio regionale le ha fatte al "Corriere della Sera" e a "Città". Chiedevo in quell'interrogazione urgentissima che ci spiegasse come mai queste cose che secondo lui le sapevano tutti perché bastava leggere i giornali, non fossero state oggetto di un'inchiesta da parte della Regione stessa, visto che è stato per moltissimi anni anche Presidente di una Giunta regionale.
Queste affermazioni sembrano tanto apocalittiche ma poi al concreto possono essere spiegate parlando un pochino di più e soprattutto parlando chiaro, mi chiedo come mai il Sindaco si permette di dichiarare che ha avuto delle pressioni, senza dire poi da chi le ha avute e perché ha dato l'incarico alla ditta Ecosystem. Questa è una domanda.
Un'altra riguarda il Ministro Zamberletti che ha parlato di 20 miliardi per la bonifica della zona inquinata. Ma solo della prima zona individuata.
E per le altre da dove verranno i soldi per le bonifiche? Un altro problema riguarda le UU.SS.SS.LL., anche se in questo regime di prorogatio nel quale viviamo sappiamo benissimo che ogni volta la competenza è sempre di qualcun altro. Le UU.SS.SS.LL. non hanno ancora reso pubbliche le analisi fatte sulle sostanze contenute nei bidoni. Quanto aspetta l'Assessorato competente a richiedere queste analisi? Altra domanda, che apparentemente può sembrare di competenza del Consiglio comunale, ma che in realtà riguarda anche la Regione. Martedì sera, durante il Consiglio comunale di Tortona, alle ore due di notte l'Assessore all'ecologia, Gaviglio, ha affermato, un po' sotto voce, che c'è già un pozzo inquinato. Questa è un'informazione che io do all'Assessore affinché parlando con il collega Assessore Gaviglio gli chieda se è vero e che cosa si aspetta ad effettuare i controlli necessari.
Altra domanda. I Vigili urbani del Comune di Tortona - tutte cose molto concrete, qui non c'è né ideologia né fatti teorici - hanno effettuato tre controlli lungo le sponde dello Scrivia. La risposta è che non è stato trovato nulla. I controlli sono stati effettuati il 19 e il 22 novembre e il 17 dicembre dello scorso anno. Questa è una domanda che pone qualche risposta inquietante perché se quelli che effettuano i controlli non trovano nulla e dopo pochi mesi scoppia un disastro ecologico dovremmo chiederci se i controlli, così strutturati, sono una cosa seria, altrimenti possiamo sorriderne qui tra noi.
Altra domanda. Nel sottosuolo Ecolibarna c'è un cimitero enorme di sostanze nocive che non si riesce a sistemare diversamente. Ci fu un esposto in data 4 settembre 1985 e il 10 settembre 1985 l' U.S.S.L. fece i prelievi per le analisi. I risultati - mi risulta - non siano ancora stati dati. Anche questa situazione dovrebbe preoccupare l'Assessorato perché se dopo sei - sette mesi non si hanno ancora i risultati delle analisi significa che anche le UU.SS.SS.LL come i Vigili del Comune di Tortona non funzionano o magari non vengono fatti funzionare per qualche motivazione che lascio all'immaginazione dei colleghi.
Questa mattina è stata fatta un'affermazione secondo cui le informazioni che abbiamo noi non corrisponderebbero a realtà. E' stato detto che la Regione ha deciso di usare per lo smaltimento la cava di Ponte Curone acquistata dalla Ecodelcon. Il prof. Veniale, che non ho il piacere di conoscere personalmente, è un esperto che lavora con la Prefettura di Alessandria; in una riunione con il Prefetto ha fatto una dichiarazione che contraddice quanto abbiamo sentito questa mattina. Ha detto che la cava non è agibile, in quanto ha soltanto un metro e mezzo di argilla di fondo profondità, mentre, secondo legge, dovrebbe essere di 3 metri; in più afferma che il terreno, contrariamente a quanto affermato dall'Assessore questa mattina, è facilmente alluvionabile. Allora, o hanno ragione gli esperti sentiti dall'Assessorato della Regione oppure hanno ragione altri esperti. Si vorrebbe capire se le affermazioni vengono provate da qualche documento oppure si rimane nel vago perché sono due affermazioni totalmente contrastanti l'una dall'altra.
L'altra domanda che rivolgo all'Assessore riguarda il secondo ritrovamento dei bidoni che è avvenuto in località San Guglielmo su terreno di proprietà della Società Edilvie, ma, a differenza di quanto è avvenuto a Casale, qui i proprietari del terreno non sono stati denunciati e quindi non sono incriminati. Come mai? Uno dei responsabili della società Edilvie, geom. Pareglio, ha ottenuto anche autorizzazioni per lo smaltimento dei rifiuti tossici e i fratelli Giacobone, usciti sui giornali appunto per la loro compartecipazione nell'illecito, hanno lavorato e lavorano con l'Edilvie. Come mai questa società è rimasta fuori dalle informazioni dell'Assessorato? Sulla società Edilvie cosa sa la Regione, quali informazioni ha, quali informazioni ritiene di dover ottenere? Dal punto di vista legislativo sarebbe anche interessante capire quali sono le responsabilità precise dei funzionari delle UU.SS.SS.LL., delle Province e dei Comuni addetti ai controlli, perché se questi non spettano alla Regione dal punto di vista legislativo noi dovremmo invece preoccu parci delle competenze di questi funzionari.
Un consiglio all'Assessorato è che la Regione semmai si attivi anche dal punto di vista legislativo per capire se ci sono realmente delle responsabilità e in quale modo coordinarle legislativamente.
Ultima domanda. Leggo su "La Stampa" del 9 aprile: "La mappa delle discariche sarà pronta in 30 giorni perché richiesta dal Ministro Zamberletti".
Indubbiamente le capacità e le potenzialità di un Ministro sono maggiori di quelle di un Assessore, ma io mi chiedo come in 30 giorni il Ministro Zamberletti possa avere richiesto la mappa delle discariche quando da anni questa mappa né la Regione, né le Province non sono riuscite a fornirla, se non altro, ai Consiglieri perché potessero svolgere meglio il loro lavoro. Adesso questa richiesta viene fatta dal Ministro Zamberletti e improvvisamente in 30 giorni questa mappa, attesa da anni dai Consiglieri regionali e provinciali, viene fatta.
Mi auguro che queste domande non siano nuovamente lasciate al vento e alla disattenzione, ma che l'Assessore Maccari le mediti, le valuti per rispondere, altrimenti questi interventi che lei Assessore continua a fare quando capitano i disastri ecologici non sono che una summa di notizie che non danno nessuna garanzia, perché poggiano soltanto su delle speranze sulle quali lei invece poggia la sua posizione di Assessore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Valeri.



VALERI Gilberto

Desidero sottoporre all'attenzione del Consiglio alcune considerazioni che si allacciano alla eccezionalità della situazione venutasi a creare nel Casalese, nel Tortonese e in altre aree dell'Alessandrino.
E' già stato accennato da alcuni interventi che mi hanno preceduto che sicuramente queste non sono le uniche aree a rischio presenti in Piemonte potremmo affermare che tutto il Piemonte è di fatto una zona a rischio anche se ai fini delle proposte contenute nell'ordine del giorno che è all'esame del Consiglio sarebbe sicuramente dispersivo pensare di allargare l'indagine all'universo mondo. Ciò non di meno tra le aree particolarmente a rischio vorrei indicarne una, il Vercellese sud-occidentale, chiedendo al Consiglio se non si ritenga di allargare anche ad essa le iniziative di indagine che si intendono assumere.
Abbiamo ascoltato nell'intervento dell'Assessore Maccari che in queste ultime ore pare siano stati individuati i responsabili dell'inquinamento del torrente Bona, verificatosi nei mesi scorsi. Peraltro non ho sentito o mi è sfuggito, se l'Assessore ha fornito anche il nome della ditta alla quale il trasportatore arrestato lavorava, prestava i suoi servigi.



MACCARI Eugenio, Assessore alla tutela ambientale

Non lo so.



VALERI Gilberto

Bene. Sapendo però da quale area geografica provenivano i rifiuti scaricati nella Bona non è escluso che ci si ritrovi di fronte ad una nuova malefatta della Ecolibarna.
A questo dato dei mesi scorsi vorrei aggiungere, ne hanno dato notizia i, giornali, che a Trino l'altro ieri sono stati chiusi 4 pozzi privati, e ieri ne è stato chiuso un quinto perché in essi sono state trovate tracce consistenti di fenoli, la cui provenienza non è stata ancora individuata.
La U.S.S.L. di Alessandria, che ha svolto le analisi, ha avanzato due ipotesi: che si tratti di una discarica abusiva non ancora individuata oppure di un nuovo episodio di scarico in una roggia vicina di una qualche cisterna contenente queste sostanze.
Mi pare che il problema dei pozzi privati inquinati, pozzi agricoli in modo particolare, non riguardi per altro solo il Vercellese e che in altre aree del Piemonte si sia andati in queste ore ad individuare pozzi inquinati.
Questi ulteriori episodi suggeriscono una considerazione di carattere generale che sottopongo al Consiglio e alla Giunta, in ordine alla conoscenza dello stato dei corpi idrici sotterranei. La legge Merli prevedeva iniziative apposite in tal senso, ma non mi risulta che si sia a tutt'oggi conseguita una conoscenza specifica in materia. D'altronde il problema, alla luce del degrado della situazione in atto, diventa estremamente urgente. Nel caso specifico dei 5 pozzi di Trino non vi sono garanzie che non esistano, a monte ed a valle, altri pozzi inquinati che si approvvigionano allo stesso corpo idrico sotterraneo.
Chiudo questa considerazione, di carattere generale, domandando quali iniziative si intendono assumere in questa direzione.
Un terzo dato, che vorrei citare, riguarda la situazione di Saluggia.
Un anno fa è stata individuata a Saluggia una discarica abusiva, non si sa ancora a tutt'oggi che cosa sia contenuto nei 350 bidoni e 20 bidoncini alcuni dei quali rotti e arrugginiti che tuttora sono giacenti all'aperto nell'area sequestrata. Domani vi sarà il processo alla Pretura di Santhià ai responsabili di questa discarica abusiva, ma il corpo del reato continua ad essere giacente nell'area ed a produrre, probabilmente, i suoi effetti inquinanti, tanto più preoccupanti, se si considera che ad un chilometro a valle di tale discarica (sulla quale io ed il collega Avondo abbiamo presentato un'interrogazione a cui non è ancora stata data risposta malgrado l'urgenza che ci pare sia connessa all'argomento) sono situati i pozzi da cui preleva l'acqua l'acquedotto del Monferrato. E' evidente che la non conoscenza dell'impatto inquinante avuto da quella discarica è tanto più preoccupante in quanto non sappiamo quali effetti esso può avere avuto e può tuttora avere sull'acquedotto del Monferrato, dal quale peraltro ci si prefigge e si sta già realizzando un collegamento volto ad alleggerire i problemi dell'emergenza casalese.
Aggiungo che il problema della conoscenza degli eventuali inquinamenti è tanto più urgente e preoccupante in un'area come quella di Saluggia, a forte concentrazione nucleare, rispetto alla quale, credo, non si posseggono sufficienti elementi di conoscenza, allo stesso modo che non vi sono per il resto.
A me pare che questi dati debbano indurre a valutare se fra le aree particolarmente interessate alle misure di emergenza ora in discussione non debba essere incluso anche il Vercellese sud-occidentale, essendo altresì impensabile che un confine provinciale possa astrattamente segnare la demarcazione dell'area soggetta a grave rischio d'inquinamento.
Quindi, vorrei sottoporre al Consiglio l'opportunità di allargare i compiti della Commissione d'indagine che ci si appresta a varare.
Avviandomi a concludere, vorrei fare brevi considerazioni su alcuni altri possibili interventi. Mi ha colpito il dato, fornito dall'Assessore delle 2.600 autorizzazioni per il trasporto e lo smaltimento rilasciate nella nostra regione. Un dato che mi pare impressionante.



MACCARI Eugenio, Assessore alla tutela ambientale

Compresi i demolitori e i rottamai.



VALERI Gilberto

Un dato che sta a significare una estrema polverizzazione e quindi la presenza di tecnologie rudimentali incontrollate ed incontrollabili. Sotto questo profilo si impone una riflessione sul fatto che la legge n. 915, se mal gestita, può indurre addirittura alla formazione di sistemi mafiosi. La legge n. 915 fa infatti distinzione tra produttore e smaltitore di rifiuti nel senso che, quando il prodotto inquinante viene consegnato allo smaltitore, a quel punto cessa la responsabilità del produttore e tale responsabilità è fatta carico unicamente allo smaltitore e a chi ha preso in carico queste sostanze.
In assenza di un sistema adeguato di controlli è evidente che possono proliferare le intese criminose volte a disfarsi abusivamente dei rifiuti presi in consegna. Gli episodi dei quali stiamo trattando ne sono una conferma.
Il sistema delle autorizzazioni previsto dalla legge n. 915 avrebbe dovuto creare uno sbarramento rispetto ai rischi dello sviluppo spontaneo di un mercato incontrollato dei rifiuti industriali; avrebbe dovuto selezionare, verificare caratteristiche e qualità del servizio proposto e attivabile da parte dello smaltitore.
Mi pare di poter considerare che la diffusione di autorizzazioni non abbia considerato a sufficienza questi criteri e abbia di fatto vanificato quelli che erano i presupposti della legge n. 915, criteri che, certamente se fossero stati più rigorosi non ci avrebbero portato a queste 2.600 autorizzazioni.
La proposta che avanzo e che presento all'esame del Consiglio e della Giunta è che tra le misure urgenti venga posto il riesame delle 2.600 autorizzazioni rilasciate.
Faccio presente che riguardo a questo problema il Gruppo comunista aveva chiesto, già una quindicina di giorni fa, di conoscere l'elenco di tutte le imprese operanti, suddiviso per settore, con le rispettive sedi di impianto, nome del titolare e ragione giuridica dell'impresa; finora per non ci è stata data risposta.
Probabilmente, possono anche essersi riscontrate difficoltà di carattere tecnico - operativo, tuttavia vi è da domandarsi se questo stillicidio di problemi e di dibattiti non debba presupporre un impegno del tutto straordinario, anche delle strutture regionali, per dare risposta alle esigenze che si ritengono, non solo dalla nostra parte indispensabili.
Un'ultima considerazione per rilevare che tra le misure da considerare debbano esservene anche di rivolte a investire il cosiddetto mercato, la sua organizzazione e qualificazione, nonché fuso a questo titolo del credito agevolato e dei contributi della Regione.
Sicuramente su parte di queste di 2.600 imprese può dubitarsi sulle caratteristiche richieste per poter assolvere adeguatamente allo smaltimento. Tra queste ve ne sono che sicuramente hanno attinto al credito agevolato e hanno ottenuto, magari, anche contributi dalla Regione.
Mi pare ovvio che alla luce della situazione in cui stiamo operando occorre introdurre, tra i criteri di esame delle domande per accedere ai contributi alle imprese artigiane e per l'accesso al credito agevolato anche forme di certificazione o di verifica dei requisiti richiesti per essere autorizzati ad operare nel settore dello smaltimento dei rifiuti.
Lo stesso vale per le politiche che si vogliono attivare per quanto riguarda l'incentivazione dell'innovazione. Al riguardo abbiamo ricevuto stamattina il d.d.l. approvato dalla Giunta sulla promozione della diffusione dell'innovazione tecnologica.
Il nostro Gruppo presenterà stamattina una proposta di legge sulla stessa materia. Si può già in proposito constatare che nel d.d.l. della Giunta non è presente quanto noi invece proponiamo e cioè che tra le priorità per accedere ai contributi siano posti gli interventi per introdurre tecnologie avanzate nel campo dello smaltimento dei rifiuti industriali.
Sono alcune delle misure con le quali integrare le molte altre qui discusse, volte a porre riparo alle situazioni che ha originato questo dibattito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, non mi addentrer nell'argomento trattato già dall'Assessore e dagli altri colleghi, ma vorrei porre all'attenzione del Consiglio un problema che forse ha la stessa portata se non maggiore, il problema cioè del fiume Bormida e di tutto quello che avviene in Valle Bormida a partire dal primo paese che si trova in provincia di Cuneo - Saliceto - fino ad Acqui.
La situazione del Bormida non è una novità; sono ben 40, addirittura 50 anni che gli abitanti di quella vallata sono in causa continua con la Montecatini. La prima causa intentata all'allora Montecatini, che non si chiamava ancora Montedison, dopo 35 anni venne chiusa con l'assoluzione della Montecatini e i denuncianti si dovettero anche pagare le gravose spese dei processi che arrivarono fino in Cassazione.
La situazione purtroppo non è migliorata, anzi la Montedison di Cengio (ex ACNA) produce dei prodotti di altissimo valore, ma molto pericolosi e tossici. La vallata è disturbata da due tipi di inquinamento: inquinamento idrico del fiume Bormida e inquinamento atmosferico che è tanto pericoloso quanto l'inquinamento idrico.
Se qualcuno ha già assaggiato le verdure o ha già bevuto i vini della Valle Bormida avrà addirittura sentito il sapore di fenolo, cui forse gli abitanti del luogo si sono ormai assuefatti.
La situazione è molto brutta, solo due mesi fa una fuga di gas da un reparto di lavorazione - qui non se n'è neanche parlato - ha inquinato Paria e ha portato una nuvola nauseabonda nei Comuni limitrofi che è durata due giorni e ha interessato anche una parte del territorio della provincia di Savona.
La Montedison si è impegnata a fare un depuratore anche in base alla legge Merli; non è ancora pronto, però dalle ultime notizie su ciò non si ha la garanzia che l'acqua che ne viene fuori sia completamente incolore anzi pare che resti di colore giallognolo. Adesso il fiume Bormida non si può definire fiume, è una cloaca.
Io pregherei, se fosse possibile, che la Commissione competente per materia, compisse un sopralluogo, potrei fare da guida perché conosco bene quei posti.
Giustamente dobbiamo parlare di Casale, di Carbonara, ma queste popolazioni che hanno la sfortuna di essere le più lontane da Torino non vanno trascurate. Hanno già una realtà economica molto brutta perché la Montedison non assume più, anzi licenzia, quindi il reddito che proveniva dall'industria sta diminuendo; l'agricoltura è poco ricca anche in conseguenza dell'inquinamento.
Pertanto vorrei sollecitare i colleghi e l'Assessorato ad intervenire per non trovarci poi, come su Casale e Carbonara, a piangere sul latte versato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, prendo posizione a nome del Gruppo sulle principali questioni che riguardano il futuro e il passato di questa vicenda. Per quanto riguarda il futuro, anche sul piano dell'immediato e sul piano operativo, prendiamo atto della deliberazione di Giunta che verrà sottoposta all'attenzione del Consiglio e all'approvazione nel corso di questa seduta con la quale si è istituita l'unità flessibile per fronteggiare l'emergenza degli inquinamenti.
Ci siamo già espressi in Commissione circa il contenuto estremamente generico di questa deliberazione alla quale peraltro esprimiamo assenso perché, anche se ha un contenuto generico e non contiene quegli specifici obiettivi diretti all'unità flessibile, come sarebbe stato opportuno tuttavia sia pure con un considerevole ritardo (circa un mese) viene posta in opera.
Noi avremmo preferito che ci fossero dei contenuti diretti a questa unità flessibile, innanzitutto perché lo prevede la legge istitutiva; in secondo luogo, perché nel preambolo della deliberazione istitutiva si parla di unità flessibile che deve perseguire specifici obiettivi. L'Assessore Carletto ha risposto a questa obiezione dicendo: "Provvederemo e suppliremo con istruzioni dirette all'unità flessibile".
D'accordo. Sono convinto che si supplirà in questa maniera, però una cosa è certa, e cioè se gli obiettivi specifici fossero stati contenuti nella deliberazione, avrebbero potuto essere oggetto di attenzione, di discussione, di osservazioni da parte del Consiglio.
Ho accennato alla tardività di questa deliberazione, anche se dalla tardività presumibilmente non potranno verificarsi conseguenze pregiudizievoli, ma l' ho fatto anche per sottolineare che ci si muove nell'ambito dei ritardi. Penso che vada ricordato che il D.P.R. 915, del settembre 1982, recepisce con un ritardo di 7 anni le direttive del Consiglio della Comunità Europea e la nostra legge specifica di settore in materia è di un mese fa e si colloca a sua volta con un ritardo di 4 anni.
Non sono questi i ritardi che sono determinanti per quanto si è verificato e per quanto, a tempi non brevi, si potrà fare, ma era necessario sottolineare il cronico ritardo che pare investa a tutti i livelli le istituzioni deliberanti.
Un accenno a quanto ha detto l'Assessore circa la totale inadeguatezza delle sanzioni e l'auspicio che il Parlamento vi provveda dato che effettivamente nel D.P.R. 915/82, al quale la legge regionale rinvia puramente e semplicemente, sono contenute delle sanzioni veramente irrisorie a livello di contravvenzione con previsione di ammenda e arresto (sappiamo tutti come i tempi lunghi renderanno praticamente del tutto irrilevante questo tipo di sanzioni).
Concordo che non è con la presenza del braccio della giustizia penale che si possono risolvere questi problemi, però penso che nella gamma degli strumenti preventivi anche la sanzione abbia il suo peso. Nelle sanzioni non è solo lo Stato che può provvedere, non possiamo limitarci ad auspicare che il Parlamento provveda con pene severe sia per i tempi lunghi di applicazione delle cosiddette pene severe, sia perché la Regione autonomamente ha un suo potere sanzionatorio nell'ambito delle sanzioni amministrative, che sono già state utilizzate molto opportunamente in sede di legge urbanistica. Infatti la legge 56 contiene, per i più rilevanti comportamenti illeciti violatori della legge urbanistica, sanzioni di un certo peso sia per quanto riguarda l'obbligo di chi abbia commesso gli illeciti- nel nostro caso sono le discariche abusive - di porre riparo all'illecito commesso, ma anche sanzioni che in certi congrui casi toccano il miliardo.
Un sistema sanzionatorio severo può non essere risolutivo di per se stesso, perché non è con la sanzione penale o amministrativa, come in questo caso, che si risolvono questi complessi e delicati problemi che incidono sulla salute pubblica; penso invece che possa funzionare da deterrente un sistema sanzionatorio, che nella legge che è stata approvata circa un mese fa manca del tutto, perché si rimanda a quelle irrisorie sanzioni a livello di ammenda e di arresto contenute nel D.P.R. 915/82.
Sollecitiamo la Giunta a operare, così come già hanno operato altre Regioni, a istituire per quanto riguarda in particolare la materia delle discariche, materia disciplinata dalla legge che è stata approvata circa un mese fa, un completo sistema sanzionatorio di un certo peso e, se del caso ci sarà un'iniziativa del nostro Gruppo per completare la legge approvata un mese fa con le opportune sanzioni amministrative a immagine e somiglianza di quelle che sono contenute nella legge urbanistica.
L'ultimo rilievo politico sul quale mi soffermo riguarda in particolare quella parte della mozione dove si prevede l'istituzione della Commissione d'inchiesta.
Sul finire della scorsa seduta avevo già in sintesi espresso parere pienamente favorevole a una Commissione d'inchiesta, conché sia effettivamente quella Commissione d'inchiesta prevista nello Statuto e che possa agire con certi poteri su tutti gli uffici regionali che, d'altro canto, si colloca sulla stessa linea di quell'altra Commissione d'inchiesta istituita nel corso della scorsa legislatura che riguardava l'Istituto Cartografico, nella quale, all'unanimità in questo Consiglio, si ebbe a prevedere che la Commissione d'inchiesta accertasse fatti e modalità relativi ai rapporti fra le istituzioni regionali e i vari soggetti pubblici e privati.
Quindi penso che questo compito da demandarsi all'istituenda Commissione d'inchiesta possa essere ripreso con la stessa espressione per questa Commissione d'inchiesta, oltre che per gli altri compiti che sono indicati nel dettaglio nell'ordine del giorno che è stato presentato dalla maggioranza, che può andare bene, conché sia completato in questi termini.
C'è poi da aggiungere - in questo senso è lacunoso l'ordine del giorno della maggioranza - un punto che era stato proposto dal nostro Gruppo allorquando si istituì quell'altra Commissione d'indagine conoscitiva che riguardava la situazione della riforma psichiatrica in Piemonte. In allora venne anche richiesto e si ottenne un incarico alla Commissione d'indagine "di effettuare un accertamento in ordine alle verifiche e ai controlli posti in essere dalla Giunta in base alla legislazione vigente".
Anche questo passo ritengo che possa e debba essere contenuto fra i quesiti all'istituenda Commissione d'inchiesta, in modo che il passato da Casale e retro possa essere accertato e le risultanze possano presumibilmente e auspicabilmente servire di esperienza, al di là di quanto potrà venire accertato, per la gestione futura di questa delicata materia.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Ringrazio la gentile Presidente per avermi dato la parola; cari Consiglieri, ritengo di non dover intervenire a lungo su di un argomento sul quale ci siamo già espressi e di cui torneremo a parlare chissà quante volte ancora. La situazione è così preoccupante nella nostra Regione (per non dire catastrofica) da far si che questo pensiero e questo argomento difficilmente ci abbandonerà per tutta questa legislatura e, forse, anche per la successiva. Soprattutto c'è l'impressione che più qui se ne parla più le cose si annacquano, si allungano, diventano sempre più nebulose: forse occorre contenersi nelle parole e agire concretamente.
Per ciò che riguarda le due mozioni presentate, direi che occorra principalmente chiarire da quale parte le forze politiche, la maggioranza e soprattutto la Giunta ritengono sia opportuno schierarsi, sia su queste sia su altre eventuali mozioni o comunque su questo argomento.
La distinzione è molto precisa: da una parte ci sono gli inquinati dall'altra gli inquinatori; gli inquinatori sono pochi, gli inquinati sono tanti. I primi, però, godono di protezioni, di aiuti, sia dal punto di vista legale (le leggi stanno, grosso modo, dalla loro parte) sia per quanto concerne potenti mezzi di comunicazione che forgiano l'opinione pubblica con gli annosi argomenti della precedenza della produzione, dei suoi diritti, della legittimità del profitto e delle esigenze di ridurre i costi. I "poveri diavoli", abitanti della zona, sono sempre gli ultimi.
La Commissione che questa Regione vuole istituire si pone come uno strumento a difesa degli inquinati o cercherà burocraticamente di tirar fuori un po' di dati e di chiudere, in maniera più o meno asettica, una relazione che si limiterà a dire quante sono le discariche, chi le ha autorizzate e quando, per morire, poi, tutto quanto, genericamente piano piano? E' chiaro che il mio Gruppo è favorevole solo ad una Commissione che dalle stesse parole, dal modo con cui è scritta, dagli ambiti precisi di ricerca che si propone di studiare, d'indagare dimostri chiaramente di porsi programmaticamente dalla parte del popolo inquinato.
Questa è Tunica cosa che rende interessante una Commissione che quindi non si deve preoccupare soltanto o soprattutto di individuare eventuali responsabilità altrui (queste sono competenze della Magistratura) piuttosto che le nostre, ma che si pone il problema di far capire al popolo piemontese, ai cittadini tutti ed anche alle forze politiche che o si cambia lo stile, l'atteggiamento culturale, oppure da Casale passiamo a Tortona, da Tortona ad altri Comuni del Piemonte (per non parlare delle altre Regioni) e così all'infinito. E non riusciremo più ad uscire da questi rifiuti.
Al di là di chiamare la Commissione "d'indagare" o "d'inchiesta" quello che ci deve essere è un atteggiamento culturale esplicito, dalla parte degli inquinati.
La differenza sostanziale c'è, al di là delle parole, ed è ancora questa: da quale parte ci si vuole schierare? Si pensa di compiere un atto meramente burocratico, che si limiti a raccogliere dei dati o si pensa di agire anche con passione, desiderio di cambiare questa nostra Regione? Penso, ad esempio, ad atteggiamenti quali quello del Consigliere Fracchia che, sia pure in un intervento limitato al fiume Bormida, ha colto, per un elemento significativo: le condizioni in cui è costretta a vivere la gente, il fatto che i bambini crescono in questi posti, che la gente mangia queste cose e vive attorno a questi fiumi puzzolenti. Questa storia va avanti da cinquant'anni: ci sono stati i processi, le Commissioni d'inchiesta, i Comitati scientifici che possono dire tutto quello che c'è dentro quell'acqua che però rimane sempre la stessa.
La Commissione che faremo dovrà girare per il Piemonte; non dico che dovrà bere l'acqua del Bormida (anche se magari se lo meriterebbe) ma almeno, dovrà recarsi sul posto, annusare i pozzi di Santa Maria del Tempio e provare a stare mezz'ora a Carbonara Scrivia (cercando di non mettersi dalla parte dove tira il vento perché così è duro resistere, ma dall'altra parte).
Un' altra cosa chiara, richiamata già dal Consigliere Staglianò, sulla quale, lo so, la maggioranza "non ci sente" è che i cittadini piemontesi devono essere messi a conoscenza di tutto: programmaticamente questo Consiglio deve decidere che i piemontesi sappiano quali rifiuti hanno attorno, quale acqua bevono, quale aria respirano. Il compito essenziale di questa Regione è divulgare questi dati, che devono uscire dalla cerchia degli esperti. E soprattutto per quanto riguarda i rifiuti l'atteggiamento nei confronti del mondo industriale deve essere, "una buona volta", chiaro.
Non deve più esistere il segreto industriale per quanto riguarda i rifiuti e non si deve fare come il Ministro Zamberletti che censisce trasporti e discariche senza preoccuparsi di censire la produzione del rifiuto: o si fanno gli scambi incrociati oppure non serve a nulla.
Occorre poi censire anche i rifiuti speciali. Certo i rifiuti tossici e nocivi devono viaggiare piombati (questo è il minimo) ma anche in merito agli speciali, a livello legislativo, occorre ritornare per definire chiaramente la distinzione fra rifiuti industriali speciali e tossici e nocivi.
E' probabile che Zamberletti, finito il tutto, scopra che in Piemonte non esiste discarica per rifiuti tossici e nocivi, per cui il censimento è presto fatto: burocraticamente il problema è risolto, nella pratica è risolto come Carbonara Scrivia, l'Ecolibarna (con i suoi depositi sotterranei), l'ex vetreria di Cassini, insegnano: ogni giorno aggiungeremo un "caso".
Quello che questa Regione deve dimostrare è un cambiamento di atteggiamento ed un grande coraggio. Lo dico non per interessi della mia forza politica, ma in generale. Il popolo piemontese, quello inquinato, sta cercando di capire se questa Regione è effettivamente all'altezza dei problemi in cui si trova o no: lo sarà solo con il coraggio, con una Commissione seria e rigorosa che non si pone obiettivi macroscopici, ma nel caso specifico, obiettivi circoscritti.
Concordo con l'intervento del Consigliere Majorino sul fatto che i quesiti della Commissione debbano essere precisi; su questo punto io ho aggiunto due emendamenti, così come altri Consiglieri. Questa Commissione deve essere rigorosa, deve andare sul posto, deve dimostrare al popolo piemontese che la Regione c'è, e non in senso burocratico; al di là di questo la Commissione diventerà nient'altro che un qualcosa di inutile, un paravento per dimostrare che occorre dare una risposta, ma si tratta di una risposta "che si deve dare" e non perché si sia acquisita la consapevolezza dell'urgenza del problema.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario

Ruberò solo pochi minuti semplicemente per far rilevare che il primo caso di inquinamento da cui sono partite le interpellanze, le interrogazioni e la mozione che stiamo discutendo oggi risale al 17 febbraio.
Sono trascorsi ormai molti giorni e, finalmente, in Consiglio regionale discutiamo in modo organico queste problematiche, dopo però che ad una prima discarica con alcune migliaia di fusti interrati se ne sono aggiunte altre quattro nel Comune di Tortona, dopo che Casale ha visto i suoi acquedotti completamente inquinati e che da un mese circa è privo di acqua per gli usi civili. Siamo di fronte ad una sottovalutazione del problema perlomeno in tutta la fase iniziale. Continuiamo a fare questo rilievo partendo proprio dalla sottovalutazione iniziale di questi fatti. Noi abbiamo definito il livello regionale latitante, incapace cioè di quell'opera di coordinamento con i livelli statuali inferiori che dovrebbero rispondere ad una situazione di emergenza. Si è determinato un fatto che ha radici purtroppo lontane nel tempo, che merita di essere affrontato come fatto straordinario, ma che richiede una mobilitazione di apparati, di competenze interne ed esterne alla Regione, una capacità di intervento sul territorio e di coordinamento tra i soggetti istituzionali e non un lavoro. Tutto questo non c'è stato.
Dobbiamo aver presente che la situazione di Casale è diversa da quella del piccolo Comune di Carbonara Scrivia: Casale (47.000 abitanti) ha una struttura tecnica in grado di far fronte ad alcune situazioni mentre il Comune di Carbonara Scrivia (1.000 abitanti) non ha alcuna struttura in grado di intervenire di fronte ad un fatto drammatico come la scoperta della discarica che costituisce pericolo per tutti i paesi e le città a valle e per un bacino di utenza che si aggira attorno ai 70 mila abitanti.
Se l'Assessore non vuole tener conto delle nostre osservazioni critiche e dei nostri rilievi dovrebbe non tener conto nemmeno delle osservazioni che provengono dal Presidente dell'Amministrazione provinciale (anche li c'è una maggioranza di pentapartito) che nella seduta di lunedì pomeriggio ha citato la Regione come livello di governo latitante e incapace in questa vicenda.
Allora ci vuole un chiarimento tra i livelli di governo. Finché la critica la muove il Gruppo comunista dite: "Va bene, siete all'opposizione prima non le facevate queste osservazioni". Ma qui siamo in presenza di un'Amministrazione provinciale con maggioranza pentapartitica che muove alla Regione gli stessi nostri rilievi critici.
L'intervento della Regione non è stato tempestivo nemmeno a livello della richiesta di situazione di emergenza. Noi avevamo chiesto la revoca delle autorizzazioni alle imprese di autotrasporto; queste revoche sono avvenute, se non ricordo male l'.8 aprile, e di questo naturalmente ci rallegriamo ma, anche qui, siamo notevolmente in ritardo.
Chi ha consigliato al Comune di Carbonara l'Ecosystem come società in grado di fare l'opera di bonifica se poi è risultata la società che inquinava gli acquedotti di Casale? E' interessante - e lo farà la Commissione - capire chi ha agito in questo senso dando consigli tecnici e indicazioni operative che hanno invece prodotto un fenomeno di inquinamento più esteso rispetto a quello che si era verificato.
Formuliamo un'altra obiezione. Sappiamo che la Regione Piemonte ha cominciato a legiferare nel 1975, ha legiferato ancora nel 1979, ha approvato all'unanimità il piano dei siti nel 1983 (poi magari qualcuno va a dire in giro che questa cosa non si ha da fare, ma che per coerenza politica e individuale bisognerebbe mantenere altrimenti si perde davvero la credibilità). Questo è un discorso che riguarda chi ha anche governato in precedenza, quindi chiedendo una Commissione di inchiesta ci rendiamo perfettamente conto che esaminiamo una fetta del nostro operato in quanto partito di maggioranza fino a tutto il 1985. Quel piano dei siti con quelle indicazioni dimostra la volontà di intervenire in modo serio e programmatico. E' un piano che va gestito in termini di presenza della Regione sul territorio coinvolgendo i Comuni, le Province, gli enti interessati, i privati, in modo da garantire politicamente e tecnicamente perché tutti i siti possano rispondere alle domande che vengono poste.
La discarica è idonea oppure no? L'area è sondabile? La falda che profondità ha? Esiste lo stato impermeabile? Ci deve essere una fase di gestione del piano con i Comuni e con il sistema delle autonomie diversamente si rischia di avere un piano che trova posto solo nelle varie biblioteche, ma che non produce niente se non una rivolta oppure una reazione molto dura da parte delle forze politiche che magari sono la maggioranza a livello di governo regionale e che lasciano il Comune solo nell'impatto con questo tipo di realtà.
Il governo della Regione deve significare capacità di individuare il problema, di programmare, di stabilire degli obiettivi e di realizzare un programma con gli altri soggetti interessati. In concreto si lascia in questa fase il Comune di Ponte Curone solo. Il Comune ha avuto il coraggio di affrontare pubblicamente in un'assemblea dei cittadini queste problematiche, ha deciso di darsi una Commissione di tecnici ad alto livello per verificare l'idoneità del sito individuato.
Io credo siano opportuni la presenza e il peso politico della Regione eventualmente affiancata dall'Università e dal Politecnico. Il Comune la scelta l' ha fatta dimostrando coraggio; io chiedo che analoga coerenza vi sia a livello dell'Amministrazione regionale. Se non si fa questo scatta inevitabilmente quel provvedimento che sta predisponendo il Ministro Zamberletti, il potere sostitutivo: il Comune non può decidere, non pu decidere la Regione, allora decide un soggetto nazionale, in questo caso il Ministro che ne ha i poteri.
Questo sarebbe grave perché questo potere deve scattare solo qualora non vi è la disponibilità da parte del livello statuale più vicino, in questo caso il Comune. Quando però vi è la dimostrazione di voler andare avanti il potere sostitutivo non deve scattare.
C'è il rischio che si affermi ancora una volta l'idea di uno Stato fondato sul potere dei Comuni abbastanza democratico e partecipato e su due livelli istituzionali la Provincia e la Regione che non sono in grado di esercitare nessuna funzione di coordinamento e di governo. L'unica l'alternativa ad uno Stato, che non è più lo Stato delle autonomie, è quella di un Comune, di un Prefetto e un Ministro che decreta.
Non possiamo accettare questo tipo di Stato, dobbiamo recuperare alla Provincia e alla Regione il loro ruolo di fronte a problemi di questa natura. La Commissione d'inchiesta che proponiamo è lo strumento che risponde a queste esigenze finalizzato all'accertamento della verità e a schierarsi dalla parte del popolo inquinato, quindi in difesa della gente e delle istituzioni per combattere coloro che si presentano come elementi inquinatori.
I Consiglieri regionali apprendono le notizie di deliberazioni, di atti dai giornali, quindi viene sminuito il loro ruolo. Abbiamo anche bisogno di un'informazione diretta e rapida sugli atti compiuti dalla Giunta, sulle deliberazioni di revoca, ecc., altrimenti anche questa fetta, se volete minima, di possibilità di governo della Regione rischia di essere vanificata.



VIGLIONE Aldo



PRESIDENTE

Chiede di intervenire il Consigliere Brizio. Ne ha facoltà.



BRIZIO Gian Paolo

Potremmo sospendere la seduta per esaminare con l'Assessore alla tutela ambientale la possibilità di convenire su un documento comune.



PRESIDENTE

Intanto occorre stabilire, anche per l'avvenire, se sono ammissibili gli emendamenti alle mozioni. L'emendamento è previsto per i disegni di legge e per le deliberazioni, ma poiché non è previsto né per le mozioni né per gli ordini del giorno, vanno dialogate, all'interno del Gruppo proponente, le eventuali modifiche. Un'assemblea non dovrebbe poter votare un emendamento stravolgente il contenuto di una mozione. E' chiaro che se il Gruppo proponente accetta che sia modificata una mozione da parte di altri Gruppi si tratta di un accordo quindi non ci sono problemi. Alle 14 vi sarà una riunione dei Capigruppo con l'Assessore per concordare un documento unitario in ordine alla mozione presentata dal Gruppo comunista.
La seduta è sospesa.



(La seduta, sospesa alle ore 13,10 riprende alle ore 15,10)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Riprendiamo la discussione sulle comunicazioni della Giunta regionale in merito alla situazione dei Comuni di Casale Monferrato e di Carbonara Scrivia.
La parola al Consigliere Devecchi.



DEVECCHI Armando

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, ritengo che se c'è un momento in cui la Giunta regionale e, in modo particolare l'Assessore all'ecologia non debbano essere invidiati sia quello attuale, sia per le responsabilità collegiali ed individuali che debbono assumere in materia ecologica, sia per la complessità e gravita dei problemi che devono affrontare. La Giunta e l'Assessore all'ecologia si trovano oggi, a mio avviso, a dover affrontare e dover contribuire a risolvere (per quanto di loro competenza) una situazione di emergenza che in gran parte (come ebbi già occasione di affermare) è frutto di atti, di disattenzioni e forse di omissioni che risalgono in gran parte al tempo andato. Ad essa si aggiungono le difficoltà odierne.
Premesso ciò e senza ombra di polemica, dirò che ho particolarmente apprezzato stamattina la relazione dell'Assessore Maccari, la terza in ordine di tempo, dopo che aveva già fornito le risposte alle interpellanze ed interrogazioni in materia ecologica. L' ho apprezzata non solo per il contenuto, ma per il tono pacato e sereno invece di obiettività e di serietà. I problemi che ci stanno di fronte sono andati via via chiarendosi e approfondendosi anche con il contributo e le indicazioni che l'Assessore a nome suo e della Giunta, ha fornito al Consiglio. Abbiamo appreso le intenzioni, gli atti odierni e futuri ed i suggerimenti che interessano non solo la nostra attività e quella della Giunta, ma altre istituzioni, anche in sede nazionale, e lo stesso Governo. Ritengo ci si trovi di fronte ad idee abbastanza chiare e ad impegni sufficientemente realistici di cui vi è indubbiamente necessità: la gente, l'opinione pubblica (non sono certo io a scoprirlo) reclama, giustamente, decisioni coraggiose, magari impopolari ma serie e meditate. I problemi di Casale, di Carbonara Scrivia e dell'Alessandrino che ci siamo trovati di fronte sono frutto di momenti particolari e di situazioni forse irripetibili: vorrei tra l'altro ricordare che una parte delle responsabilità dell'esistenza delle discariche nella zona del Tortonese probabilmente può essere addebitata alla crisi economica che si è riversata in quella zona negli ultimi anni.
In modo particolare vorrei citare la crisi annosa in cui versano gli autotrasportatori. Si sono registrate situazioni anche drammatiche le quali forse hanno indotto alcuni con leggerezza ad intravedere nel trasporto ed in stivamento di materiali inquinanti la possibilità di un qualche facile guadagno. Con ciò non voglio assolvere alcuno.
Non sto qui a rifare discorsi già fatti altre volte: già alcuni colleghi che mi hanno preceduto hanno ricordato le responsabilità circa le scelte dell'Ecosystem e dell'Ecolibarna: è vero, sono due aziende dell'Alessandrino che noi avevamo già indicato come responsabili di gravi attentati alla salute pubblica.
La polemica che interessa coloro che hanno fatto quella scelta è soprattutto in loco, abbastanza violenta e giustamente. Non è possibile ignorare ad Alessandria chi sono e che cosa rappresentano le due ditte sopraccitate. E' vero, Carbonara Scrivia non è Casale; il Sindaco di Carbonara forse ha meno mezzi economici per poter informarsi, tuttavia penso sia dotato di sufficiente cultura e preparazione per dover scegliere responsabilmente a chi affidare certi compiti, non soltanto all'interno della Provincia di Alessandria: comunque, è stato un atto quanto meno leggero, quello di aver scelto la Ecosystem, da non passare sotto silenzio.
E' necessario ora intervenire per il futuro: stamani abbiamo approvato in I Commissione la costituzione di una struttura flessibile che.dovrebbe seguire il problema nei prossimi novanta giorni.
Ho appreso da una dichiarazione dell'Assessore Maccari che è stata costituita anche una Commissione tecnico - consultiva in materia sanitaria: gradirei conoscere (mi spiace sia assente l'Assessore competente) anche per estendere la conoscenza ai colleghi della Commissione Sanità, la costituzione, i compiti, i limiti e nello stesso tempo i nomi dei componenti la Commissione stessa. Ma noi Consiglieri regionali forse non abbiamo diritto di essere sempre informati su quanto decidono gli Assessori. Lo dico con amarezza.
Per quanto concerne il piano dei siti per lo smaltimento dei rifiuti vorrei porre una domanda e se necessario fare anche un po' di autocritica.
Io stesso ho approvato il piano, ma ritengo debba essere riveduto con maggiore attenzione. Infatti constato che molte delle discariche da costruirsi dovrebbero essere collocate proprio in zone agricole particolarmente fertili e questo non giova all'agricoltura: sarà un caso ma è così! Mi è stato detto, da parte di alcuni tecnici, che sono state prese in esame soprattutto le vecchie cave di prestito di argilla. Verità vuole si dica che alcune localizzazioni non possono non trovare controindicazioni perlomeno molte perplessità, il che giustifica qualche contraria presa di posizione da parte della popolazione.
Mi limito, quindi, a raccomandare, ancora una volta, di approfondire le conoscenze relative al Piano dei siti; c'è stato detto dal prof. Veniali per quanto riguarda Pontecurone, che si tratta di una zona non idonea in quanto è soggetta ad esondazioni; mentre il prof. Civita afferma che non vi sono controindicazioni. Io non sono in grado di poter fornire certezze.
Vorrei invece come cittadino qualunque essere certo che le scelte sono le più oculate, quelle che offrono le maggiori garanzie, quelle che non danneggiano le località prescelte! Quelle che sono le perplessità "in loco" sono in gran parte comprensibili poiché, a mio avviso, uno degli aspetti che riguarda le discariche attuali e future non è stato, per ora, sufficientemente pubblicizzato e fatto conoscere: è il problema dei controlli. Penso sia uno dei punti più importanti.
Sono convinto, caro Bruciamacchie, che potremo coinvolgere il più possibile le Amministrazioni locali e le popolazioni, quanto più saremo in grado di offrire agli uni e alle altre, la garanzia che i controlli ci saranno realmente e che quindi i pericoli saranno tempestivamente segnalati, individuati, meglio evitati.
Non vado ad indicare quali siano i mezzi da porre in atto; ritengo che il problema dei controlli sia fondamentale e da questi non possono essere escluse le popolazioni locali, le associazioni interessate e gli Enti locali.
Abbiamo sentito, del resto, in quel di Pontecurone, durante il Consiglio comunale aperto, tenuto tempo fa, quali sono le preoccupazioni della popolazione. Per quanto mi riguarda, sono disponibile (e ritengo di poter parlare anche a nome della mia parte politica) ad assumere tutte le responsabilità necessarie. Penso si potranno affrontare anche in contraddittorio coloro che sono acriticamente contrari a determinati depositi e a determinate soluzioni. Ciò lo farò solo se avrò la certezza che il luogo scelto è idoneo e che i controlli che verranno messi in atto saranno più efficaci.
Vorrei suggerire poi alla Giunta e all'Assessore di mettere in atto un programma di educazione ecologica. E' stato detto, giustamente, che il problema ecologico, quello delle discariche, dei rifiuti solidi, liquidi urbani o meno è "il problema" di oggi e domani. Logicamente non lo si risolve, a mio avviso, se non c'è un'educazione ecologica particolare.
Ritengo la Regione possa assumere delle responsabilità e delle iniziative in proposito per cercare di far conoscere sempre più il problema per sdrammatizzarlo, per chiarirlo e per presentarlo nei suoi giusti termini! La Commissione di indagine che andremo a formare vorrei contribuisse indirettamente a colpire i responsabili. La Magistratura ha individuato già alcuni di essi, ma l'opinione pubblica del Tortonese e dell'Alessandrino è convinta che non tutti i responsabili sono stati individuati, e che quindi dietro le quinte vi sia ben altro! Sono convinto che se la Commissione d'indagine contribuirà ad approfondire il problema potrà anche individuare certe responsabilità di questo disastro ecologico tanto grave.
Non dovrà certo sostituirsi ai poteri che spettano ad altri organi, ma conoscendo contribuirà a far luce in un campo ancora tanto ovattato di penombre.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Signor Presidente, colleghi, il nostro Gruppo farà un intervento molto breve anche perché abbiamo già avuto modo di discutere, nelle riunioni precedenti, in generale su questo problema.
Noi cercheremo, per quanto possibile e per quanto siamo coscienti di trovarci di fronte ad un argomento complesso e dalle mille sfaccettature di attenerci a quello che era un po' l'obiettivo delle comunicazioni della Giunta, a cui si dovrebbe pervenire in questa seduta del Consiglio regionale.
Vale a dire: quali provvedimenti concreti assumere rispetto ai casi clamorosi, gravissimi e preoccupanti che abbiamo avuto nell'ultimo mese nella nostra Regione, pur certo non sottacendo tutta la problematica più generale e complessiva che, parlando di un caso particolare, viene ad essere considerata e toccata.
Non nascondendoci nel fatto che qualche interrogativo ci viene dal dover amaramente constatare che una parte del Piemonte e una Provincia in particolare sembra davvero essere diventato un luogo privilegiato in cui si vanno a svolgere attività illecite e fortemente dannose all'ambiente, ma soprattutto della salute dei cittadini.
Su questo si è ragionato, sono state anche portate molte argomentazioni, fra cui quella, certamente non secondaria, di essere al centro di aree fortemente industrializzate e che quindi hanno problemi più urgenti di smaltimento dei loro rifiuti, così come anche il discorso di una facilità di accesso, con una rete autostradale abbastanza articolata e ben distribuita.
Quello che suona amaro per le popolazioni di quelle zone e di quelle valli è che oltre ad avere pagato in termini di tributo di popolazione negli anni '50, che veniva drenata da queste aree per servire allo sviluppo della grande industria, oggi, ancorché non avere un ritorno economico di indotto benefico, ne ha invece addirittura le conseguenze negative, in termini di rifiuti, di intossicazioni, di inquinamento dell'ambiente in generale.
Credo questo sia un elemento che dobbiamo tutti avere presente quando facciamo dei ragionamenti complessivi attorno alle politiche regionali che tendono ad esempio ad un discorso di riequilibrio territoriale, di opportunità di occupazione e di sviluppo anche per le nostre aree periferiche.
Un altro aspetto generale che è emerso in queste vicende particolari gravissime, attiene al fatto.che in questi 10 anni è andata assommandosi sedimentandosi, una complessa legislazione che dobbiamo tutti riconoscere (e anche noi per la nostra parte di colpa che possiamo avere come Regione assieme allo Stato e agli altri Enti); una legislazione frastagliata frammentata, non coordinata. Perché, l'insegnamento amaro che.ci viene da queste cose, è che non vi è chiarezza di competenze, non si sa bene chi deve controllare o decidere; infatti il frutto amaro di questa esperienza sul piano istituzionale, è questo: abbiamo avuto legislazioni parallele regionali, statali, ente per ente, istituzione per istituzione, fra settori di competenza, sanità, ecologia, trasporti, fra di loro non coordinati creando una rete scombussolata di competenze che alla fine ha fatto si che nelle maglie di queste cose, i furbi, comunque, avessero libertà di azione e di manovra. Ivi compresa anche la riforma sanitaria.
Credo che qui sia si un utile esercizio andare ad individuare la responsabilità ed è una cosa legittima che va fatta, ma ritengo che noi dobbiamo attenerci soprattutto al livello della responsabilità politica non dobbiamo essere un tribunale inquisitore, vi sono altri che egregiamente fanno questa parte; però certo è che tutti assieme dobbiamo riconoscere che qualche cosa complessivamente in questi 10 anni non ha funzionato.
Non è tanto il dire se siamo o non siamo d'accordo a seconda della nostra collocazione all'interno di questa o quella maggioranza: è un problema di istituzioni e dobbiamo dire tutti assieme che qualcosa non ha funzionato a tutti i livelli.
Credo non sia neanche onesto, dal punto di vista istituzionale corretto, quello che è in un ente ed incolpa un altro ente: questo è un discorso che qui è già stato ripreso ed abbiamo sentito in questi giorni in sede autorevole come quella del Consiglio provinciale di Alessandria, dove si tende a dire: ma, se colpa c'è, la colpa era di quello che c'era prima di noi e se non è di questi è della Regione.
Mi pare un modo un po' semplicistico e anche fuorviante di affrontare i problemi: intanto perché non si propongono delle soluzioni, e poi è un perpetuare quel discorso dello scarica-barile che abbiamo visto dove ci ha portato, con il risultato che gli inquinatori bellamente girano, fanno disfano ed i risultati sono quelli che abbiamo sotto gli occhi tutti noi.
Credo che questo sia il modo per introdurre un meccanismo barbaro soltanto nell'andare a cercare delle colpe: queste vanno individuate cercando di avere anche un ruolo propositivo nelle cose, cercando di capire dove stanno i problemi, i nodi, anche di ordine amministrativo organizzativo, strutturale e su questi andare a ragionare.
Il Piemonte non ha oggi molte cose, sugli organi di stampa, di cui potersi vantare, però se facciamo un ragionamento onesto e complessivo, in un quadro storico di più ampio respiro, attorno a quello che è stato il nostro ruolo, voglio dire che ad esempio nel settore della depurazione delle acque il Piemonte credo abbia giocato un ruolo importante, svolto una funzione, abbia prestato degli strumenti finanziari e organizzativi, abbia organizzato delle infrastrutture nel campo della depurazione; sforzo di portata tale che non è, credo, riconoscibile ad altre Regioni.
Non abbiamo molti motivi, su questi argomenti concreti di Carbonara Scrivia e di Casale Monferrato, per essere allegri; però bisogna, comunque avere il senso di quella che è stata la dinamicità delle attività delle istituzioni negli anni, ad esempio - mi ripeto - nel campo della depurazione.
Il Piemonte credo sia una Regione che, per gli interventi effettuati, a partire dalla gestione della legge n. 650, ma ancora prima con le leggi regionali, con le priorità indicate nei programmi del F.I.O., in questi 10 anni, abbia svolto un'importante attività nel campo della depurazione risultando, ripeto, a livello nazionale, fra le prime Regioni per quanto ri guarda questo tipo di politica.
Questo non vuol dire sottacere altri tipi di carenze, nasconderle e non evidenziarle, ma credo che anche su questo un minimo di chiarezza deve essere fatta.
Il collega Fracchia giustamente poneva la questione del Bormida che è un altro grandissimo problema nazionale e se si fa un discorso generale sugli inquinamenti non può essere trascurato; però ricordiamo che anche su questo, come Regione, abbiamo fatto una sforzo finanziario di non poco conto, garantendo la garanzia fidejussoria rispetto a quelle grandi depurazioni delle acque dell'A.C.N.A. che si potevano effettuare; poi si è cominciato a dire che questo progetto non andava bene perché sottraeva acqua. Allora da un lato non vuoi l'acqua perché è sporca, se la togli per depurarla dicono che perdiamo l'acqua e non bisogna perderla. Il risultato è che il depuratore non si fa e che l'acqua del Bormida continua ad essere come prima.
Noi dobbiamo con nettezza avere un rapporto con questa azienda. A questo punto sono anche per dire che al limite si percorra la strada di proporre la chiusura di questa azienda. Se vogliamo arrivare a questo punto, benissimo, sono disponibile a dire che si può percorrere questa strada e si chiuda l'A.C.N.A. di Cengio, se non vi sono altre soluzioni, ma siamo arrivati ad un punto che non si può più tollerare un fiume ridotto a quello che è.
Uno dei problemi è ad esempio quello dei Laboratori di sanità pubblica.
Certo, l'esperienza di questo mese ci ha dimostrato che la riforma sanitaria e magari anche alcune disposizioni del nostro piano sanitario regionale, non voglio mica sottacerlo, hanno fatto si che quello che era un disegno teorico molto bello e interessante ci ha condotto alla fine ad avere un'organizzazione, una struttura non adeguata a rispondere ai problemi emergenti che si sono verificati.
L'altro è quello del piano dei siti. Certo, va fatto, ma anche qui credo che bisogna eliminare certe ambiguità. Tutti vogliono il piano dei siti purché la discarica sia nell'orto del vicino. Bisogna che noi come Consiglio regionale ci assumiamo delle responsabilità, perché è inutile che ci lamentiamo che gli altri enti ci scavalcano, ma se noi non siamo capaci a decidere diciamo che è anche giusto che sia così.
Ancora stamattina lo abbiamo verificato. Quando l'Assessore regionale nella sua comunicazione dice che nel piano dei siti c'è una discarica che forse va bene, subito alcuni colleghi hanno detto no, lì no. Quel no gridato credo sia emblematico di una situazione: è venuto dal cuore, ma rende l'idea di come stanno le cose. Tutti evidenziano la necessità del piano dei siti di individuare le discariche, purché appunto siano nell'orto del vicino. Un qualche livello di responsabilità dobbiamo pur assumercelo altrimenti è inutile che piangiamo per il fatto che gli altri ci scavalcano.
Nel dire che molte volte lo Stato fa certe cose e a noi pare che ci scaval-chi, beh ce lo meritiamo anche, sia detto con molta chiarezza.
Anche perché, è ovvio, se si lascia un vuoto qualcuno lo riempie, è inevitabile.
Tuttavia occorre dire che anch'io ad esempio non sono molto d'accordo su certi atteggiamenti ultimamente assunti, perché con l'emergenza si fanno passare altre cose che emergenza non sono e in sostanza questo si chiama una riappropriazione di competenze che non hanno. Diciamolo, molto francamente: che in questa emergenza ci stia anche il censimento - in un mese - del piano dei siti, mi sembra una cosa veramente esagerata.
Assomiglia molto alla legge per le norme antincendio: per 30 anni non si fa niente e poi in sei mesi bisogna adeguare tutte le strutture pubbliche alle norme antincendio.
Credo non sia un modo neanche molto corretto per impostare le cose.
Concludo sul terreno operativo. Intanto questa unità flessibile che è stata decisa dalla Giunta mi sembra un fatto molto importante, perché è certo che noi come Regione non dobbiamo perdere il nostro ruolo di punto di riferimento delle comunità locali. Purtroppo in questo mese per una serie di circostanze, certo non tutte imputabili alla nostra volontà, si è verificato il fatto che noi siamo stati "by passati", non siamo cioè stati il punto di riferimento dei cittadini delle comunità locali investite, come ad esempio accadde nell'alluvione del 1977 che fu un fenomeno altrettanto grave e di estensione più ampia: però allora la Regione seppe diventare il riferimento certo dei cittadini delle comunità locali.
Cerchiamo allora di recuperare questo ruolo, questa nostra potenzialità. Va bene l'unità flessibile, va bene la Commissione d'indagine con tutti quei compiti che sono stati delineati. Mi sembra questa una risposta ragionevole e adeguata, senza voler diventare il tribunale che fa l'inquisizione sulle responsabilità penali, ma più che altro perché possa svolgere un ruolo propositivo di individuazione dei punti, dove si sono sviluppate le carenze che hanno portato a questa situazione.
Sul Consiglio regionale aperto a Casale, un argomento contenuto nella mozione del Gruppo comunista: se poi si decide di farlo va anche bene, per personalmente ho qualche perplessità. Dall'esperienza che ho fatto di un Consiglio regionale in un'altra località nella scorsa legislatura non ci credo molto; inoltre ho timore che nell'urgenza, nella pressione dell'emotività locale si finisca per fare dei discorsi molto "da amplificatore", "da altoparlante" e un po' meno da ruolo istituzionale e da livello propositivo.
Un ultimo suggerimento che credo sia meritevole di approfondimento: nel caso di Casale, dove vi sono state delle attività economiche fortemente penalizzate occorre verificare se non si può trovare un qualche meccanismo che preveda qualche forma di indennizzo per tali attività economiche penalizzate per il fatto che l'acqua non era comunque utilizzabile per l'espletamento delle attività stesse. Rivalendosi l'Ente locale o la Regione per lo sforzo finanziario con il risarcimento dei danni che ci verrà quando i colpevoli saranno condannati e costretti a pagare per i danni che hanno provocato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Ricordo ai colleghi che questo dibattito lo abbiamo già fatto, quindi non ho niente da aggiungere a quanto, a nome del Gruppo, ho detto nell'intervento di carattere generale. Colgo l'occasione della parola che mi viene concessa per richiamare alcuni colleghi su alcune inesattezze improprietà ed espressioni anche rischiose dal punto di vista politico, in particolare da parte del collega Staglianò, che ha la dote felice di farsi ascoltare, ma di non ascoltare.
L'amico Staglianò è la dimostrazione di che cosa non dev' essere un uomo politico. Non lo vedo presente e mi spiace perché vuol dire togliere al mio intervento qualche ragion d'essere perché avrei dimostrato che alcuni comportamenti, incluso fuso della strada giudiziaria, per un politico significa non avere in testa in termini concettuali il senso della separazione dei poteri. Ognuno di noi deve svolgere nella società la funzione che ha scelto svolgendo il proprio ruolo, non quello di un altro.
I giudici emettono le sentenze, noi facciamo le leggi, assumiamo le deliberazioni, per cui il ricorso alla via giudiziaria da parte di una forza politica è la dimostrazione che non si tratta di una forza politica ma di un gruppo di opinione a metà strada fra un club e un partito.
Questo rimarrà agli atti perché il nostro giudizio deve rimanere. Caro collega Staglianò, tu hai avuto la sfortuna di parlare per primo, quindi di averci trovati tutti molto attenti. Abbiamo seguito il tuo intervento più di quanto non siano stati seguiti gli interventi successivi. Il tuo intervento rivela come tu abbia della politica un senso molto anomalo e quindi torni sempre a ritorcere contro le istituzioni le argomentazioni senza mai cercare di cogliere nell'avversario quello che c'è di costruttivo e di oggettivo.
Una prova di questo modo d'essere a metà fra un club e un partito politico è il ricorso alla via giudiziaria per fare politica. Sarebbe come se i giudici facessero ricorso alla via politica per fare giustizia. Ognuno è libero di usare gli strumenti che crede, però avrei qualche difficoltà a sottoscrivere qualche documento che non debba essere oggetto delle sedi nelle quali opero, cioè le assemblee elettive.
Questo è probabilmente un modo concettuale di avere nella testa il senso della separazione dei poteri e delle funzioni, che va ben al di là delle divisioni degli illuministi del '700. Questo è un tuo modo originale di affrontare la politica, direi anche pericoloso per le informazioni distorte che escono all'esterno. Non mi riferisco ai giornalisti, ma a chi ascolta le tue argomentazioni nelle scorribande (così vengono definite alcune forme di partecipazione popolare).
Il collega Staglianò è ritornato su un elemento della nostra legge (e su questo mi sento particolarmente interessato): ossia il non aver accettato l'emendamento sull'accesso alle informazioni ha significato da parte di questa maggioranza e della Giunta il rifiuto dell'informazione. E' esattamente il contrario! Con la formulazione che è uscita da quest'aula si è deciso che la Regione è soggetto di informazione, che si fa quindi carico di dare essa stessa l'informazione.
Non di essere oggetto di informazione. Allora quando rispetto all'informazione un'istituzione accetta la sfida e si fa promotrice della funzione di informazione e non soltanto apre le sue porte (non si sa bene poi a chi!) mi pare che il salto qualitativo sia significativo e tale da meritare da un avversario politico qualche attenzione, magari la non accettazione, ma non lo stravolgimento.
Dichiarando che la Regione si fa soggetto attivo di informazione non abbiamo rifiutato di dare informazione, possiamo forse aver scelto una strada diversa da quella che il collega Staglianò vuole perseguire.
Certamente ci siamo fatti carico dell'informazione all'opinione pubblica alle istituzioni e ai soggetti interessati.
Così come quando abbiamo introdotto il concetto che le concessioni delle discariche possono essere date anche ai privati non abbiamo voluto ridurre il livello di controllo, anzi abbiamo voluto aumentarlo. Fino a prova contraria il sistema del controllo prevede il controllore e il controllato.
Ho l'impressione che, quando andrà a regime la nostra legge, sarà più efficace l'azione di controllo da parte del Comune titolare della discarica, che non quella del Comune in cui esso è insieme titolare e concessionario di se stesso della discarica, perché il controllore e il controllato si individueranno nello stesso soggetto. A questo punto dovrà pensarci la Provincia, caro collega Staglianò.
Mi riferisco a quello che tu hai dichiarato stamattina. Hai detto che questo significava ridurre i controlli, significa invece esattamente il contrario: una discarica concessa a un privato fa carico funzionalmente al Comune nella funzione di controllo propria ed esclusiva. L'appalto è una parola che non piace. Spero di non dover mai fare l'amministratore di un ente perché non ho mai capito che differenza c'è-tra offerta a busta chiusa, candela e i vari marchingegni che devono decidere tra diverse proposte la migliore.
Il sistema ideale che Staglianò vede è quello che il Comune sia titolare della discarica che poi dà in appalto a qualcuno che la gestisca.
Questo passaggio che comunque fa nascere un rapporto di natura economica tra il Comune e chi gestisce la discarica è una cosa che a me non piace molto. Preferisco che il privato gestisca la sua azienda all'interno della discarica, sia soggetto ai controlli del Comune, della Provincia, della Regione. Quindi tutto si può dire sul meccanismo che la maggioranza e la Giunta hanno suggerito, ma non si può dire che fa diminuire i controlli anzi, li fa aumentare (sempre che i controlli si vogliano fare). Il meccanismo moltiplica i controlli, non li riduce.
Sono altrettanto gratuiti i riferimenti generici agli altri Paesi.
Vorrei sapere in che cosa si differenziano negli altri Paesi le discariche da quelle della nostra povera Italia, negletta e maledetta. Io viaggio poco, però tutte le volte che passo al di là del Monginevro e scendo verso la Francia vengo ammorbato dai miasmi che salgono da discariche che in Italia sono già superate, cioè quelle a combustione.
Caro Stagliano, visto che tu sai tutto e sai che la Regione Lombardia è molto più avanti di noi, sarebbe stato molto semplice copiare quelle leggi molto più avanzate e molto più rigorose delle nostre, mettere la firma Staglianò, rappresentante di Democrazia Proletaria, presentarle al Presidente del Consiglio che le trasmetteva alla Commissione così oggi questa Regione, grazie al tuo apporto, avrebbe le stessi leggi che ha là Lombardia.
Non sono così sicuro che la storia di Seveso serva per queste vicende.
Caro collega, apprezzo l'attenzione che hai per questi problemi e devo dire che ho qualche difficoltà a capire come fai a documentarti così a fondo essendo solo.
Come ho già detto, ritengo che la posizione del Gruppo sia stata sufficientemente illustrata nel dibattito di carattere generale, quindi mi sono limitato a richiamare alcune questioni riguardo al nostro lavoro di legislatori che mi sembrano non solo ingenerose, ma anche politicamente scorrette.
Collega Bruciamacchie, diamo pure ai Comuni tutto il sostegno che vogliamo, ma quando non si vedono centinaia di bidoni depositati non diamo niente a quei Comuni, anzi togliamo qualcosa!



BRUCIAMACCHIE Mario

I Comuni sono stati lasciati soli.



MARCHINI Sergio

Lasciati soli su che cosa? Perché il piano dei siti non è decollato? Non è decollato perché c'è alla base del conflitto un fatto culturale. Lo abbiamo già detto l'altra volta.
La cultura ecologica di parte che riapre il problema della centrale nucleare con un referendum, anziché concorrere con tutta la sua possibilità di denuncia e di attenzione a che la centrale venga fatta nel modo migliore è la dimostrazione di una sottocultura politica.
Non si può dire no alla centrale che comporta, come coerenza politica no alla discarica, perché la migliore discarica del mondo, la più garantita è comunque un fatto anomalo rispetto al territorio nella quale viene insediata.
Le forze politiche, soprattutto quelle più attente ai problemi del territorio, debbono mobilitarsi in termini propositivi di forte verifica di forte capacità critica, ma in termini collaborativi. Se non sono partiti i siti per gli scarichi industriali, cari colleghi, la responsabilità sarà di alcuni delinquenti (che la Magistratura sicuramente riuscirà ad accertare e a perseguire), di alcuni politici più o meno occhiuti, ma sostanzialmente sarà anche di un processo sottoculturale che qualche forza politica e qualche Gruppo qui presente ha portato avanti in modo tale che le condizioni per una corretta gestione di questo problema non si sono verificate.
Possiamo nascondere le teste sotto la sabbia di qualunque deserto possiamo fare gli struzzi se vogliamo, ma le questioni sono in questi termini. I Gruppi Verdi, nell'esperienza istituzionale, con molta modestia incominciano a maturare le difficoltà della gestione nel concreto rispetto ai comizi di piazza.
Ho qualche difficoltà ad immaginare il nostro rappresentante di D.P.
che venga a dire: "quel sito è sicuro. Cari cittadini, andate li la domenica a passeggiare con i bambini". Questo non avverrà mai.
A proposito di sostegni, signor Presidente, sono a chiederle di voler introdurre, nel prossimo o.d.g. della Conferenza dei Presidente dei Gruppi la nostra proposta di o.d.g. per la costituzione del Ministero dell'Ambiente. Per esempio, se non si vuole fare il Ministero dell'Ambiente e quello della Protezione Civile è perché c'è qualche ragione politica di fondo da affrontare. Questa è una delle cose che il nostro Consiglio regionale potrebbe fare e mi auguro che faccia quanto prima.
E' aperto un dibattito tra la maggioranza e l'opposizione in ordine al tipo di Commissione che individueremo alla fine dei nostri lavori nonché al tipo di incarico specifico che avrà la Commissione.
Noi abbiamo sottoscritto un documento, lo difendiamo e lo votiamo.
Provocatoriamente ho esacerbato il mio rapporto con il collega Staglian proprio perché bisogna partire da lontano per cercare di arrivare il più vicino possibile.
Ritengo che pur mantenendo le nostre distanze di comportamento e di posizione, sui fatti operativi diretti all'esterno, come è la Commissione di indagine o di inchiesta, bisogna raggiungere il massimo di unitarietà possibile.
Ritengo che il documento predisposto dalla maggioranza sia una piattaforma da perseguire fino in fondo.
Dichiaro a nome del mio Gruppo la disponibilità a verificare con l'opposizione, in termini accettabili e governabili, un ragionamento che ci possa condurre all'approvazione di un documento di impegno nei confronti dell'Ufficio di Presidenza, che dovrà predisporre la delibera, documento che non esaurisce la sua funzione con l'approvazione in quest'aula, ma che diventa la scaletta di lavoro per i consiglieri quindi anche per il collega Stagliano.
Un lavoro compiuto deve vederci almeno nel momento di partenza se non completamente d'accordo, almeno non troppo lontani, perché un lavoro in Commissione su un documento che ci trova troppo divisi, anziché portarci al raggiungimento di un obiettivo che ci viene demandato, probabilmente ci porta a difendere la diversa impostazione del lavoro.
Quindi auspico che ci sia disponibilità da parte dei Gruppi dell'opposizione ad avvicinarsi alle posizioni che la maggioranza ha individuato.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti.



CERNETTI Elettra

Non interverrò nel merito della delibera perché ritengo sia compito del Capogruppo, ma intervengo perché sono stata tirata per i capelli da una frase dell'Assessore, quando riferendosi alla Codemonte ha detto "speriamo che si avvii". Vorrei ricordare non tanto all'Assessore, che non era presente nella legislazione passata e quindi certe cose non le conosce, che io presentai una interrogazione all'Assessore dell'epoca, Calsolaro, e siccome a quella interrogazione non mi venne risposto con quella tempestività che io mi sarei aspettata, mi dichiarai insoddisfatta della risposta dell'Assessore stesso.
Dopodiché, come un fulmine a ciel sereno, alla vigilia della campagna elettorale, momento quanto mai inopportuno, arrivò l'autorizzazione alla Codemonte. Lascio immaginare, Assessore, le conseguenze di quell'autorizzazione arrivata alla vigilia della campagna elettorale.
La richiesta della Codemonte riguarda i rifiuti urbani (non si capisce allora l'inceneritore a Novara che tra l'altro vede consociati tutti i Comuni vicini) ed industriali, trattabili e non trattabili e come bacino di utenza prevede non solo l'Italia, perché è precisato: "riferiti a livello nazionale e anche all'estero" quindi al limite tutta l'Europa.
Se è vero che Alessandria è diventata la pattumiera del Piemonte, ma anche della Lombardia e della Liguria, la Codemonte diventerebbe la mega pattumiera non solo dell'Italia, ma dell'intera Europa.
Ricordo che la Codemonte sorge a duecento metri circa dall'abitato della frazione di Cavagliano, al centro di quattro grossi agglomerati urbani, il Comune di Novara (oltre 100 mila abitanti), i Comuni di Bellinzago, di Cameri e di Caltignaga. Sotto la discarica, a livello superficiale, passa il cavo Cid che fra l'altro irriga le risaie dei dintorni.
Si dice che il proprietario del buco (chissà perché i siti si vanno sempre a individuare dove ci sono già i buchi) è chiamato "vitello doro" forse la popolazione ha poca cultura, ma sarebbe stato più esatto chiamarlo Re Mida! - perché una volta toccò un vitello e questo divenne d'oro! Questo signore, dopo aver sfruttato fino all'ultima risorsa per fare i mattoni adesso cerca di utilizzare bene il buco e anche le strutture attorno.
La Codemonte ha alle spalle gruppi ed associazioni potenti, una specie di "longa manus" e si sa che la "longa manus" proprio perché "longa" arriva lontano.
Conoscendo chi ha la Codemonte alle spalle, le popolazioni e gli enti locali hanno sempre temuto che potesse averla vinta. Infatti, sta avendola vinta. La verità è che gli enti locali hanno perso la battaglia prima a livello di Giunta regionale con l'autorizzazione di cui parlavo e recentemente l' hanno persa anche al T.A.R.
Ora ricorreranno al Consiglio di Stato e questo perché? Forse perch gli Enti locali interessati che sono espressione di tutta la popolazione hanno ancora fiducia nelle istituzioni o forse anche perché la speranza è l'ultima a morire.
Lei capisce, signor Assessore, perché non ho potuto passare sotto silenzio la sua frase "speriamo che si avvii".



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Voglio esprimere l'adesione e il sostegno del Gruppo socialista all'ordine del giorno che è stato presentato e che abbiamo firmato.
E' un ordine del giorno che accoglie la sostanza della discussione avutasi nella seduta precedente e dà una risposta compiuta alle domande che ciascuno di noi si è posto.
Siamo altresì d'accordo sulle proposte che sono state espresse dall'Assessore Maccari, allorché, partendo dalle riflessioni sulla situazione che abbiamo tutti sotto gli occhi, sottolineava la necessità di rivedere, adeguare, aggiornare, definire meglio una serie di interventi che non sono stati messi in essere per una situazione di confusione tra quanto le varie leggi stabilivano. Tant'è vero che, mentre le assemblee locali, la Regione elaboravano proposte e piani di rilancio e di sviluppo, nelle pieghe di questo grande sforzo si occultavano migliaia di bidoni di sostanze tossiche e velenose inquinando il territorio.
La provincia di Alessandria è stata individuata - lo dico con estrema amarezza e grande rammarico - come zona più facilmente esposta, forse perché la sua collocazione geografica e strategica offre questa possibilità.
Mi sembra però di dover dire che l'impegno è sempre stato coerente trasparente da parte della Provincia e dei Comuni.
Non sono tempi questi in cui ci si lascia prendere dalla tentazione di polemiche, di schieramento di carattere politico, semmai sono i tempi di vedere quali sono le cose che è necessario fare per ridare fiducia, per rilanciare un messaggio di impegno e di puntualità, per recuperare una situazione che abbiamo visto essere in ritardo dal punto di vista degli strumenti legislativi e dal punto di vista culturale. La nostra buona fede la nostra onestà non ci ha mai consentito di immaginare che ci potessero essere (o per lo meno lo abbiamo immaginato soltanto vagamente) gruppi criminosi dediti a queste attività.
Non è questo il tempo, lo dico per le forze politiche, lo dico per le espressioni istituzionali che qui o altrove, magari cercando di sottrarsi ad un dibattito anche serrato, cercano di scaricare responsabilità su altri. Non mi pare che questa possa essere la via più agevole.
Semmai c'è bisogno di un grosso sforzo, di un grosso impegno. Penso che la Regione lo possa fare stabilendo un rapporto con gli Enti locali, in particolare con la Provincia di Alessandria, la quale alcuni impegni ha già assunto come segno concreto di presenza.
Andiamo a vedere quali sono stati i problemi che hanno allentato le maglie o abbassato la guardia. Ci sono dei grossi problemi, essi riguardano le conseguenze della riforma sanitaria, il ruolo dei Laboratori di analisi provinciali, le strutture dei controlli. I controlli non possono essere fatti da poche persone, occorrono uffici, organici, cose più incisive.
Se partiamo da questa valutazione possiamo recuperare la situazione possiamo realizzare parecchia strada che non abbiamo percorso nonostante là volontà del passato e attuale, di percorrerla non facendo calare dall'alto le cose, ma discutendo con la gente, coinvolgendo gli Enti locali realizzando pianificazione e programmazione che è struttura portante purtroppo non realizzata in questo campo.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, questa linea che ha già ispirato il nostro intervento nella seduta scorsa, risponde alle esigenze di un nuovo impegno, di una nuova chiamata di partecipazione allo sforzo che la Regione deve compiere. C'è la proposta di realizzare una Commissione di indagine. E' giusto che si conoscano le cose. Sarebbe un errore per sostituirla con un altro tipo di Commissione che si presenterebbe con un carattere diverso, con un aspetto inquisitorio per andare ad individuare responsabilità che hanno senz'altro risvolti di carattere politico. Ormai si discute negli Enti locali. Ci sono stati interventi che muovono da posizioni di schieramento, che attribuiscono responsabilità ad altri, che chiedono dimissioni, manifesti, cose di questo génere.
Parto dalla considerazione invece che ciò che è stato fatto è stato fatto con grande impegno e grande serietà. Forse non è stato raggiunto il livello che ci si poteva aspettare.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Non è stato fatto seriamente.



ROSSA Angelo

Vedremo anche questo. La vostra decisione di presentare una denuncia alla Magistratura mi sembra sbagliata. Dobbiamo rivendicare alle forze politiche il proprio ruolo, quello di andare a vedere quali sono le situazioni, le insufficienze, le leggi che non hanno funzionato, compresi i mezzi finanziari, il blocco degli organici per far fronte alle nuove esigenze dell'ambiente. Nei confronti dell'inquinamento la mano pubblica finora si è trovata sprovvista di strumenti, di mezzi, di capacità necessarie per far fronte a queste attività criminose.
Questo è il compito che ci aspetta. I contenuti dell'ordine del giorno corrispondono a queste esigenze. Mi auguro che ci sia la possibilità di trovare un largo consenso, perché in questo momento occorre fare un grande sforzo per recuperare un ritardo che va recuperato da parte delle forze politiche, in primo luogo da parte della Regione che ha il dovere di ridare fiducia alla gente. Mi auguro che nel giro di qualche giorno la cittadinanza .casalese possa riaprire nuovamente i rubinetti dell'acqua e possa dissetarsi alla fonte dell'acquedotto.
Con questo sforzo, collaborando con gli Enti locali, possiamo offrire alla gente nuove occasioni di fiducia e le possibilità di poter operare una grossa svolta per ristabilire insieme le condizioni per un rilancio e per lo sviluppo economico e la salvaguardia dell'ambiente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Siamo chiamati a discutere due punti: l'uno riguarda la comunicazione che ha fatto l'Assessore Maccari personalmente e a nome della Giunta l'altro riguarda la mozione presentata dal Gruppo comunista.
L'informazione data dall'Assessore Maccari è deludente, come ritengo deludente la posizione di alcuni rappresentanti della maggioranza. Anche l'intervento del Consigliere Rossa è deludente. Egli si è richiamato all'esperienza provinciale - è stato Presidente della Provincia di Alessandria negli anni scorsi - allora, rifacendomi al suo richiamo devo dirgli che avrei capito un suo intervento nel merito dei comportamenti di quella Provincia invece di un intervento richiamante la mozione degli affetti. Quindi la Giunta e alcuni componenti della maggioranza si presentano a questo appuntamento informativo sui problemi di emergenza in modo assai deludente.
E' vero che finalmente abbiamo avuto un'informazione all'inizio del Consiglio, mentre ci sono stati Consigli in queste settimane che non hanno avuto nessuna informazione sull'emergenza.
Devo però contraddire le informazioni che ci ha dato l'Assessore Maccari tendenti a mostrare una Giunta regionale efficiente, presente in una situazione di tranquillità.
Quello che io ho rilevato a Casale Monferrato, e altri colleghi hanno parlato-di altre zone di quell'area di emergenza, è invece l'assenza, la lentezza, il disimpegno della Giunta regionale. Non a caso una serie di problemi che dovevano essere affrontati dalla Regione sono sicuro che sarebbero stati affrontati dalle passate Giunte, sono stati invece oggetto di interventi da parte del Ministro della Protezione Civile e alcuni soltanto perché la Regione non si è mossa.
Il Ministro della Protezione Civile si è mosso su problemi di competenza e di responsabilità della Regione investendo il Prefetto. Non sto ad analizzare quello che è avvenuto a Casale, l' ho già fatto altre volte. Mi richiamo semplicemente al fatto che persino la visita di Zamberletti nelle zone dell'emergenza dalla Valle Scrivia a Casale è apparsa più una visita pastorale che una visita del Ministro della Protezione Civile che vuole davvero governare un'emergenza. L'area del Municipio di Casale era circondata, era impraticabile l'accesso, io ero al fondo della scala.
A Casale e in altre parti ha parlato il Ministro della Protezione Civile esprimendo il suo messaggio pastorale. Il Presidente della Giunta e l'Assessore regionale non hanno parlato. Sono sicuro che se era presente il Presidente Viglione, il primo a prendere la parola di fronte al Ministro della Protezione Civile sarebbe stato lui e avrebbe detto che cosa la Regione Piemonte aveva già fatto e avrebbe posto al Ministro stesso dei precisi quesiti e dei precisi impegni difendendo la competenza della Regione.
Questo non è avvenuto. Basti vedere i decreti che il Ministro Zamberletti ha emesso che sono in parte le questioni che avevamo posto con la nostra mozione. Se la Regione si fosse mossa tempestivamente sulla base della nostra mozione, non chiedo neppure per iniziativa della Giunta, non ci saremmo trovati probabilmente con un Ministro della Protezione Civile che investe il Prefetto di ogni azione e che chiede al Prefetto questioni che doveva porre alla Regione.
Che cosa succederà quando il Ministro della Protezione Civile lascerà il suo impegno verso il Piemonte? Fra 30 giorni quando il censimento sulle discariche abusive sarà finito, che cosa succederà? Non era compito della Regione di andarle a censire nei tempi necessari? Persino il contrassegno degli autotrasportatori per controllare il trasporto è compito che spetta alla Regione. Le autorizzazioni le ha rilasciate la Regione. Abbiamo capito da questa emergenza che attraverso l'autotrasporto ci sono dei varchi attraverso i quali passano le operazioni abusive e delinquenziali nel campo dell'inquinamento e noi abbiamo aspettato che anche su questo intervenisse il Ministro della Protezione Civile.
Detto questo vengo alla comunicazione dell'Assessore Maccari. E' importante che sia stata nominata la Commissione clinica tossicologica; ma almeno per.quanto riguarda l'Assessorato alla sanità, che è stato ancor più assente dell'Assessorato all'ecologia, si è mosso dopo 15 giorni. La Commissione è fatta da persone capaci, ma sarebbe stato importante, subito da parte dell'Assessorato alla Sanità un indirizzo perché nell'ospedale di Casale qualsiasi analisi del sangue, fatta per qualsiasi ragione, fosse stata finalizzata a cogliere le possibili presenze di veleni. Se la Commissione tossicologica ha il compito di esaminare gli eventuali effetti dell'avvelenamento bisognava farlo subito: questo era un compito di direzione che l'Assessorato doveva compiere. Quindi approvo questa Commissione tossicologica, ma dico che è venuta tardi e nell'assenza di un indirizzo dell'Assessorato alla sanità che doveva svilupparsi immediatamente, in presenza dei veleni, in modo che le analisi del sangue all'ospedale Santo Spirito di Casale avrebbero potuto dare delle risultanze di certezza su che cosa era avvenuto o stava avvenendo.
Avevamo chiesto nella nostra interrogazione una struttura operativa.
E' una Commissione che viene individuata con una delibera della Giunta regionale, ma questa delibera non dice quali compiti deve affrontare la Commissione. Dopo due mesi dai fatti di Casale e dopo 20 giorni dai fatti di Carbonara l'emergenza è ancora incerta. Non si chiede a questa Commissione (spero lo faccia adesso la Giunta dopo la riunione di questa mattina) di ricercare ulteriori rischi derivanti da discariche, depositi abusivi, autorizzati o no, di definire i rischi e i pericoli di propagazione dell'inquinamento per via idrica a partire dalle sorgenti inquinanti. Ieri abbiamo avuto notizia che un primo pozzo, tra Casale e Frassineto, è stato chiuso dal Sindaco sulla base delle analisi. I veleni marceranno verso Valenza. E' un problema di emergenza da valutare per vedere se si possono mettere in atto interventi che possano fermarlo, anche se forse sarà difficile. Bisogna intanto valutare la situazione acquedottistica dei Comuni della zona, perché se l'emergenza continua e avrà altre esplosioni inquinanti si sappia fin d'ora qual è la situazione e non si brancoli per 15 giorni per vedere se allacciarsi all'acquedotto del Monferrato oppure no, per vedere se si deve utilizzare il pozzo che è nei giardini pubblici o quello che era dell'ex Eternit.
Ci sono delle questioni che rivelano la difficoltà della Giunta a saper dirigere un intervento di emergenza. Quindi, ben venga la Commissione operativa, ma è definito in maniera generica al punto che, dopo tutte queste settimane, non ha le idee chiare su come deve muoversi e operare.
Ben venga anche il laboratorio mobile, che noi abbiamo chiesto.
Si riapre il discorso del sistema del servizio di igiene pubblica e dei laboratori che devono essere messi a disposizione.
Riprendo rapidamente la ragione del nostro dissidio sull'emendamento che è passato l'altra settimana che prevede per l'U.S.S.L. di Torino un unico servizio di igiene pubblica. Credo sia importante la costruzione di un sistema che, a livelli diversi, faccia operare centri di igiene pubblica e laboratori a contatto con le realtà, non solo per il caso dell'emergenza ma per la gestione del territorio e dell'ambiente.
La Commissione chiamata ad operare deve essere confortata dall'apporto scientifico e culturale degli Atenei. C'è li una competenza, una conoscenza e una capacità di definizione metodologica per definire il lavoro. Va chiamato in causa subito. I tecnici della Regione sono bravi, ma operano in campi settoriali, non sono predisposti a creare conoscenze di base. Quindi credo sia utile e importante avere il contributo degli Atenei.
L'Assessore ha richiamato la Finpiemonte per la formazione di una società mista che deve operare a Casale per il movimento dei rifiuti tossici, o altri Enti, come il Consorzio Po - Sangone per l'impianto di stoccaggio. Credo che sia giusto, l'abbiamo già richiamato nelle discussioni passate. Sottolineo l'assenza di riferimenti con l'IPLA, che ha una sezione che riguarda il trattamento delle materie organiche. Credo che li ci sia una ragione importante di appoggio e una ragione di qualificazione di uno strumento della Regione facendolo intervenire.
Si è poi parlato dell'utilizzo dei fondi FIO per l'emergenza smaltimento rifiuti. Credo sia indispensabile il ricorso ai fondi FIO; mi preoccupa soltanto il fatto che in questo Paese deformiamo continuamente la ragione degli strumenti: il FIO era stato creato per altre ragioni, non per l'emergenza. L'emergenza dovrebbe essere il capitolo della Protezione Civile, ma, in questa situazione, non siamo certo noi ad aprire una questione del genere: si intervenga con il fondo FIO per l'emergenza smaltimento rifiuti, ma io dico anche per gli acquedotti. Non lo dico soltanto perché con il collega Viglione abbiamo sostenuto per due anni la questione degli acquedotti anche attraverso il FIO. Sappiamo che sotto certi profili aveva una risposta dal punto di vista occupazionale, minore di altri interventi. Oggi si.vede tutta l'importanza delle scelte fatte in direzione dell'acquedotto del Monferrato che oggi è chiamato a dare 50 litri al secondo a Casale, non avendone per se stesso. Credo che a giugno l'acquedotto sarà senza acqua; tutti gli anni quell'acquedotto non fornisce l'acqua ai 100.000 abitanti delle colline del Monferrato.
Il ricorso all'acquedotto del Monferrato, oggi e in futuro, non pu essere visto come una garanzia assoluta o come un'invenzione di persone che hanno grande fantasia e intuizione: bisognerà garantire i 100 litri al secondo che si vogliono a Casale Monferrato, ma garantire quegli altri litri al secondo che i paesi del Monferrato non hanno mai avuto.
Quindi il problema degli acquedotti continua ad essere un problema preminente che va affrontato insieme con quello dello smaltimento dei rifiuti.
A Carbonara Scrivia viene chiamata l'Ecodeco per il disinquinamento; mi sembra un'operazione giusta e corretta stante la serietà di quella ditta e di chi la dirige. Ma qui si mostrano altre lentezze e incapacità della Regione. Sono stati ventilati costi elevatissimi per l'operazione di depurazione. Proprio il giorno in cui Zamberletti era a Casale ho sentito parlare di 20 miliardi per i primi interventi a Carbonara, in un'altra discarica, da parte dell'Ecodeco.
Questo ci fa pensare che un'operazione di bonifica nelle zone avvelenate dalle discariche abusive e criminali sarà un'operazione dell'ordine di un centinaio di miliardi.
Dobbiamo garantirci che le operazioni vengano fatte da ditte serie, che non sia questa l'occasione per "dare l'assalto alla diligenza", come tante volte è avvenuto nel caso di interventi conseguenti a calamità naturali dobbiamo avere chiarezza sulle cose che si fanno e sui costi che si sopporteranno. E' anche l'occasione, nella serietà dell'analisi della spesa e delle scelte da fare per non sprecare, perché la Regione si inserisca essa stessa e non demandi tutto all'Ecodeco. Se si vuole far partire l'imprenditoria seria ad operare, se si vuole richiamare la Finpiemonte ad essere soggetto operatore sui problemi del disinquinamento e dello smaltimento dei rifiuti, questa è l'occasione. Non si può pensare di spendere per la bonifica forse centinaia di miliardi senza contemporaneamente inserire, in cooperazione, strutture nuove, l'im prenditoria seria piemontese, le società miste con la Finpiemonte, se queste si possono davvero realizzare, per creare in questa situazione di emergenza capacità autonome e un'esperienza propria delle strutture regionali.
Un accenno alle questioni riguardanti il comportamento della Regione in questi due anni. L'Assessore Maccari è stato richiamato da posizioni polemicamente diverse dai Consiglieri che sono intervenuti.
Cogliendo la gravità di quello che è successo, in questi anni, devo dire che la Regione non è stata assente sul problema dei rifiuti. Sono anche interessato alla Commissione d'inchiesta, senza limiti di approfondimento, per andare a capire se davvero questa mia sensazione è una sensazione fondata o meno e, se non è fondata, perché e dove non è fondata.
Per la questione dei rifiuti urbani, ove la competenza era di carattere comunale, la Regione Piemonte non si trova in una situazione drammatica.
Certo c'è molto da fare, ma per i rifiuti urbani non si è nella situazione di prima; c'è un'organizzazione che ha incominciato ad andare avanti, con assunzioni anche di responsabilità di controllo da parte dei Comuni, che ha mutato la situazione precedente, che ha messo in moto un processo.
L'art. 3 del D.P.R. n. 915 dice chiaramente: "Allo smaltimento dei rifiuti speciali, anche tossici e nocivi, sono tenuti a provvedere a proprie spese i produttori dei rifiuti stessi, direttamente o attraverso imprese od enti autorizzati dalla Regione".
Di fronte alla gravità di questa questione non eludendo le responsabilità di nessuno dobbiamo ragionare anche attorno all'applicazione dell'art. 3, perché in tutta questa vicenda sembra che i produttori di veleni siano estranei, siano a priori-assolti, mentre l'art. 3 del D.P.R.
n. 915 li chiama chiaramente in causa; caso mai c'è da andare a vedere fino a che punto sono davvero sollevati da responsabilità da quella dizione che dice "in proprio o attraverso strutture specializzate allo smaltimento".
Anche sotto questo profilo è necessario approfondire le cose per capire davvero dove stanno i nodi da sciogliere.
Ha ragione il Consigliere Marchini quando dice che tra produzione e smaltimento, probabilmente, ci sono dei nodi delicati da intaccare e questo lo si può fare con una Commissione d'inchiesta per vedere, sul piano legislativo e sul piano dei comportamenti, che cosa dobbiamo fare.
Piano dei siti. Il D.P.R. n. 915 è del dicembre 1982; nel dicembre 1983 è stato approvato il piano dei siti con delle norme tecniche. Credo che il quadro dei comportamenti regionali non sia così fallimentare. Proprio questo allora ci dice che dobbiamo avere una Commissione d'inchiesta per capire se, in quel quadro che si presenta non fallimentare, ci sono state delle sfasature e per vedere se attorno al quadro prodotto dalla Regione ci sono state delle sfasature altrove.
Chiedo l'impegno alla Giunta e all'Assessore competente perché, entro l'anno, si completi il primo piano fatto e gli si dia compiutezza.
E' persino necessario che la Regione sia presente quando il Ministro Zamberletti sceglie Pontecurone come luogo per collocare i bidoni tratti dalle discariche abusive; dobbiamo essere i soggetti gestori della scelta dei siti subito, persino nell'emergenza, per completare il piano entro l'anno.
Perché il piano non ha avuto attuazione? Faccio qui una critica avendo vissuto all'interno della Giunta. Non ha avuto attuazione per una serie di motivi, intanto perché non erano superate le divisioni assessorili. Vorrei che questa Giunta riuscisse a fare meglio di quanto abbiamo fatto noi.
E' un piano di smaltimento che non ha tenuto conto all'interno degli Assessorati di tutte le conoscenze e dei parametri che erano a disposizione per la scelta dei siti; è un piano che si è mostrato debole proprio perch aveva una visione settoriale, perché è stato elaborato da una ditta che ha escluso nella sua elaborazione gli apparati interni della Regione; sotto questo profilo quel piano non ha tutti gli elementi di opportunità tecnica e di opportunità politica che poteva avere, poiché non è stato confrontato nella fase di elaborazione direttamente con i Comuni. Dico questo per cogliere gli elementi di limite di un'esperienza e perché nei prossimi mesi non si ripercorrano quei limiti.
L'Assessore Maccari ha anche citato una legge approvata 15 giorni fa.
Non voglio riaprire il dibattito, ma mi pare poco responsabile che, dopo i fatti che stiamo discutendo, si consideri ancora quella legge come una legge positiva con tutte quelle smagliature proprio nella direzione del controllo e della gestione di questi episodi.
Vengo alla nostra mozione. Prima di essere arricchita dalle proposte che ci provengono dai Consiglieri Ala e Staglianò, poneva 5 punti. La mozione alternativa della Giunta e della maggioranza di questi 5 punti ne richiama, deformandolo e riducendolo, uno solo, quello della Commissione d'inchiesta che viene ricondotta a Commissione d'indagine. Non è la stessa cosa. Lo Statuto regionale, che è legge, prevede fra le Commissioni speciali due alternative: la Commissione d'indagine e la Commissione d'inchiesta; l'elemento discriminante di maggiore rilevanza fra queste due Commissioni è dato dalla liberalizzazione del segreto d'ufficio di tutti i funzionari nei confronti del-la Commissione d'inchiesta.
Siamo in una situazione gravissima di emergenza, abbiamo bisogno, come qualcuno ha detto, di ricostituire una credibilità nei confronti dei Comuni e della popolazione. Ebbene, ci vuole una decisione politicamente forte capace di non lasciare alcuna remora e alcun dubbio perché la Commissione d'inchiesta, senza vincoli di segreto d'ufficio, possa esaminare tutti i passi delle procedure che negli ultimi due o tre anni si sono compiuti perché la Regione possa presentarsi, anche autocriticamente se necessario o comunque mostrare là dove è possibile la giustezza del suo comportamento senza che ci siano veli e dubbi. Di qui la ragione della Commissione d'inchiesta.
La Commissione d'inchiesta direttamente con i vari uffici della Regione deve poter indagare sui meccanismi procedurali che si sono compiuti. La Commissione d'indagine ha un significato diverso dalla Commissione d'inchiesta dal punto di vista dei comportamenti.
L'art. 12 dello Statuto stabilisce che il Consigliere regionale ha diritto di conoscere tutto quanto gli è necessario ai fini del proprio mandato, ma, il suo mandato non è al netto del segreto d'ufficio; quindi non necessariamente l'art. 12 ci consente di andare a vedere tutti i documenti. Ho il dubbio - che, così com'è stata fatta la legge, il Consigliere debba rispettare, nell'esercizio dei suoi diritti previsti dall'art. 12, il, segreto d'ufficio. Questa è una ragione per togliere ogni reticenza.
Non ho capito quali paure possa avere il Consigliere Rossa da una Commissione d'inchiesta che non è una Commissione paragiurisdizionale da parte nostra. Non sono d'accordo con il Consigliere Devecchi che ha chiesto addirittura una Commissione, chiamandola d'indagine, che sia di supporto e di stimolo alla Magistratura. Io non sono per questo.
Sono per una Commissione d'inchiesta che nel merito delle procedure dei contenuti e degli atti compiuti da questa Regione, dai Comuni e dagli altri enti collegati alla Regione, possa vedere tutto quello che è successo senza nessuna limitazione di contenuto e di tempo.
Nella comunicazione della Giunta e della maggioranza non c'è una risposta circa il problema importantissimo, non esaurito dal decreto del Ministro Zamberletti, quello di verificare tutte le autorizzazioni, dove molte delle quali sono state date con un disciplinare di comportamento da rispettare. Vogliamo che sia fatta una verifica sull'applicazione di quei disciplinari. E, ove dalle verifiche risultassero o reticenze o non risposte, si utilizzi la sospensione. Che cosa aspettiamo? Possiamo lasciare andare avanti eventuali altri imprenditori disonesti? Non abbiamo forse bisogno di una prima verifica intanto per fare una setacciata se davvero si deve intervenire con urgenza in qualche situazione? Nella comunicazione non c'è nessun riferimento circa la richiesta di mobilitazione degli enti comunali, della popolazione in generale per denunciare ogni eventuale sospetto circa l'esistenza di sorgenti di inquinamento, di discariche abusive. Anche questo è un impegno che deve venir fuori di qui questa sera; non deve essere un impegno passato bocca a bocca nella comunità regionale, ma assunto formalmente dal Consiglio regionale. Se il Consiglio regionale non lo volesse assumere almeno sia dato mandato alla Giunta.
Si dice no a una seduta del Consiglio regionale a Casale Monferrato.
Credo questo un grave errore perché nei tempi dovuti è giusto avere un confronto con le comunità locali. Finisco qui per dire, in sostanza, che è deludente la risposta data ai problemi posti dalla nostra mozione. Erano cinque questioni, ma oggi sono di più, perché abbiamo accolto le proposte di Staglianò e di Ala. La Giunta, limitandosi a rispondere ad una sola assume un atteggiamento riduttivo che non può non apparire alla comunità e soprattutto alla comunità direttamente interessata come un atteggiamento poco responsabile e tendente a nascondere chissà che cosa.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Cercherò di essere breve perché ci eravamo ripromessi di toccare questo argomento nella conferenza dei Capigruppo e di concluderlo in un paio di ore e invece sta occupando tutta la giornata. Mi rendo ben conto che si tratta di argomento di grande importanza e che quindi non sia opportuno n logico limitare il dibattito, ma ritengo anche che una ripetizione continua di cose già dette e che non aggiungono nulla non possa essere utile ai fini di determinazioni importanti e di assunzioni di posizioni nette e precise.
Per quello che riguarda principalmente il merito, il nostro Gruppo si è collocato puntualmente sia nel dibattito generale con l'intervento mio e quello dei colleghi Genovese e Devecchi, sia ancora oggi con altro intervento del collega Devecchi.
Non c'è stata certamente una posizione di chiusura al dibattito ed al confronto. Abbiamo accettato la proposta di una Giunta tematica alla fine della scorsa seduta con la presenza dei Capigruppo. Questa riunione di Giunta si è tenuta, si è andati nel merito dei problemi, era apparsa allora una convergenza assai più sostanziale sul terreno operativo, di quella che invece non vediamo emergere oggi nei giudizi e nelle valutazioni.
Non c'è stata, a nostro avviso, inerzia della Giunta. L'impegno straordinario sulle strutture è venuto avanti con la proposta di deliberazione dell'unità flessibile; altri interventi sono stati attuati con tempestività, vi è soprattutto un impegno ad affrontare i problemi che non può essere sottovalutato.
D'altra parte abbiamo udito critiche estremamente contraddittorie: da un lato il Consigliere Staglianò ha tacciato questa Giunta e questa maggioranza di decisionismo, dall'altro abbiamo sentito invece il collega Rivalta in un lungo intervento dire che non si fa nulla e che la Giunta precedente di fronte a questa situazione avrebbe fatto chissà che cosa quando in verità appare a tutti che è mancato anche nel passato, direi soprattutto nel passato, un ruolo di governo di questi problemi. Siamo in una situazione difficile, senza discariche in numero adeguato e senza una legge che è stata approvata solo ora.
Noi diamo delle valutazioni politiche e poiché da parte dell'opposizione si assumono atteggiamenti di un'arroganza culturale (perché l'intervento di Rivalta è stato di questo tipo a mio giudizio) dobbiamo rilevare che si tratta di un discorso completamente opposto a quello che si è tenuto nella conferenza dei Capigruppo. Desidero riaffermare che un ruolo di governo in ordine a questi problemi è mancato che i problemi ci sono e devono essere in qualche modo risolti e ho rilevato che ci sono delle critiche contraddittorie da parte dell'opposizione, perché da un lato si parla di eccessivo decisionismo dall'altro lato si parla di inoperatività. Noi non siamo per un decisionismo in senso deteriore, stiamo parlando di Casale e di rifiuti, il decisionismo sulla legge dei rifiuti a nostro avviso tale non è, ma è stata semmai la necessità di poter arrivare a delle decisioni operative e di non cadere nuovamente sul terreno di una programmazione non realizzata e non realizzabile, ma di andare nel Concreto, perché sono necessari provvedimenti concreti, di governo, di gestione ancor più che grandi discorsi che poi si scontrano contro la realtà dei fatti. Circa il problema della Commissione d'indagine l'impegno c'è stato e lo riteniamo importante purché questo impegno continui.
Noi avevamo chiesto una riunione dei Capigruppo tenutasi su nostra iniziativa pensando, prima degli interventi del pomeriggio, che ci fosse in fondo un punto di incontro fra la mozione comunista e il documento della maggioranza.
Non pensavamo ad una distanza così forte e nella riunione, non mi era parso vedere grossa differenza di valutazione: anzi, mi è parso che il nodo centrale fosse quello della Commissione d'indagine o della Commissione d'inchiesta.
Invece dall'intervento di Rivalta abbiamo sentito che la nostra mozione non accoglie nulla, che solo un punto è accolto e ancora parzialmente e che quindi c'è una totale non corrispondenza della mozione della maggioranza rispetto alla mozione comunista, anche quando addirittura la mozione della maggioranza riprende testualmente alcuni capitoli ed alcune frasi della mozione comunista.
Si vuole creare una distanza sostanziale ed è chiaro che questa posizione fa emergere grosse difficoltà a raggiungere una comunanza di valutazione finale. Se così è allora il problema della Commissione d'indagine o della Commissione d'inchiesta diventa una questione marginale e non più sostanziale.
Comunque anche su questo tema voglio dire con tutta tranquillità che il Gruppo della DC non ha alcun problema: non ha certamente nulla da nascondere. Siamo stati al di fuori del governo nella passata legislatura siamo al governo da pochi mesi e non abbiamo specifiche responsabilità nei settori, ma ci sentiamo certamente impegnati nella maggioranza ad una responsabilità e ad un'azione collegiale dalla quale assolutamente non intendiamo rifuggire.
Non abbiamo alcun timore di una Commissione d'inchiesta, ma riteniamo nello specifico che sia più utile una Commissione d'indagine, che essa sia più adatta alla fattispecie, che sia più idonea, anche perché abbiamo le esperienze del passato.
Nella III legislatura abbiamo formato due Commissioni speciali. Una prima Commissione speciale riguardava il problema degli ospedali psichiatrici e traeva origine dalla vicenda specifica dell'U.S.S.L. di Collegno. Tutti insieme abbiamo allora poi convenuto di istituire non una Commissione d'inchiesta ma una Commissione d'indagine, perché la differenza fra l'una e l'altra non sta, come dice Rivalta, soltanto nella segretezza dei documenti, ma sta negli obiettivi.
La Commissione d'indagine si prefigge di approfondire un problema, ha una valenza generale che può poi comportare aggiustamenti legislativi interventi successivi. Per questa ragione, con questo profilo, era stata scelta la Commissione d'indagine per gli ospedali psichiatrici.
Se rileggiamo bene l'art. 19 si vede che così è. L'altra Commissione speciale attuale nella III legislatura fu la Commissione speciale che riguardava il problema del Cartografico. Si fece una Commissione d'inchiesta perché era un argomento ristretto la gestione di quella vicenda specifica. La Commissione d'inchiesta si è poi chiusa alla fine della legislatura senza completare i propri lavori con un documento interlocutorio.
Ma si scelse una Commissione d'inchiesta perché lo richiedeva l' argomento, per i suoi margini ristretti, perché relativo ad una vicenda e non a un grande problema che riguarda la realtà economica, sociale e ambientale di una Regione. Per questo tipo di problema è più utile la Commissione d'indagine, oggettivamente, ed è per questo che noi l'abbiamo sostenuta e, perché non ci fossero remore, abbiamo peraltro fatto si che nel documento da noi sottoscritto i problemi della segretezza dei documenti venissero superati non con il riferimento all'art. 12 dello Statuto, ma con un impegno della Giunta. Non si tratta di una concessione, ma di impegno del Consiglio a far si che le informazioni vengano date e i risultati pubblicizzati. L'obiettivo è la possibilità di avere tutti i documenti mantenendo però la natura di Commissione d'indagine e di valenza più ampia per lo strumento richiesto.
Noi non abbiamo problemi se alla fine si ritiene di dar corso ad una Commissione d'inchiesta. Non ci spaventiamo dei nomi, ma non vorremmo che altri in realtà (e allora il problema si capovolge) facessero questioni di nomenclature, perché ci interessa la sostanza. Abbiamo ritenuto che così si dovesse operare; siamo comunque disponibili, se la Giunta e gli altri Gruppi di maggioranza hanno opinioni diverse in proposito, ad una nuova valutazione.
Finora c'è stato un concorde giudizio delle forze di maggioranza in questo senso. Devo dire che non ci spaventa neanche (siamo tranquilli come forza politica e come uomini del nostro Gruppo) un'azione che riteniamo non corretta sul piano politico, come quella del ricorso alla Magistratura.
Riteniamo che la denuncia alla Magistratura sia un approccio sbagliato, una via errata su questi banchi.
Qui dobbiamo amministrare, fare politica, legiferare. Denunciare i fatti politici e non scendere su altri terreni che competono ad altri organi dello Stato. Abbiamo condotto 10 anni di opposizione e abbiamo molto spesso denunciato in quest'aula fatti amministrativi che ritenevamo non utili e non corretti, ma, ripeto, lo abbiamo fatto in quest'aula.
Se poi di propria iniziativa la Magistratura ha provveduto a interventi susseguenti o conseguenti essa non ha mai riguardato un nostro ricorso diretto, perché non lo riteniamo utile, né ci pare trattarsi di una via politicamente valida per un'assemblea legislativa e per un organo amministrativo.
Ho voluto dire queste cose perché non si possono non trarre alla fine di questo dibattito anche delle valutazioni politiche. Il tentativo di scaricare sulla maggioranza di oggi tutto un problema che ha delle complessità storiche ben diverse è un tentativo che noi respingiamo con molta forza, così come respingiamo il tentativo di scaricare sulla Giunta inerzie che non ci sono state.
Il tentativo particolare di porre l'intervento del Ministro Zamberletti come un intervento che ha sovrastato la Regione e l' ha posta in condizione di inferiorità è un altro tentativo in ordine al quale noi ci poniamo in modo estremamente critico, perché riteniamo che la Regione ha fatto la sua parte e che il Governo ha fatto bene ad intervenire di fronte ad una vicenda complessa e difficile che ha delle origini e delle ragioni molto lontane che dovrebbero spingere tutti a valutazioni di attenzione e di prudenza.
Chiudo così queste mie osservazioni lasciando ovviamente le conclusioni finali alla Giunta e all'Assessore, ma dicendo con fermezza che noi sentiamo che la Giunta e la maggioranza hanno anche in questa vicenda operato con impegno e con impegno continueranno ad operare.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Maccari per la replica.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Ho seguito attentamente tutto il dibattito che ha avuto delle fasi alterne: dalle riconferme di posizioni illustrate dai Gruppi forse non sono state sufficientemente esaminate o contraddette le posizioni che la Giunta ha illustrato sul da farsi nel futuro più prossimo e nell'arco del tempo medio.
Gli interventi sono stati per lo più pacati; l'intervento del Consigliere Rivalta ha teso un po' di più l'ambiente. L'unico riconoscimento che mi ha dato il Consigliere Rivalta - e sarebbe stato difficile non darmelo - è nell'essere stato sufficientemente obiettivo nei confronti delle passate gestioni della Giunta regionale.
Pesantemente tirato per i capelli, mi diventa difficile non rispondere con qualche battuta polemica alle sue affermazioni; mi è difficile accettare l'affermazione che le Giunte passate avrebbero assunto delle iniziative in questi momenti che la Giunta attuale invece non ha assunto: anzi, è stata lenta, inefficiente e assente. So quali erano le difficoltà degli anni passati per la Regione, per le Province, per i Comuni. Però di fronte alle affermazioni così facili del Consigliere Rivalta se le Giunte passate avessero voluto fare qualcosa spazio ne avevano; probabilmente se avessero fatto qualche discarica in più oggi avremmo qualche problema in meno. Questo è fuor di dubbio. Questo lo dico soprattutto quando queste cose vengono dette da chi ha avuto grandissime competenze territoriali e ambientali.



(Interruzioni)



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

E' un problema di educazione democratica dell'assemblea. Quando si difende il territorio e l'ambiente le attenzioni vanno equamente distribuite fra la difesa degli uccelli in qualche parco e la difesa degli uomini contro l'inquinamento sul territorio.
E' bene ricordare che se questa Giunta arrivasse dopo undici anni ad avere solo altre otto discariche in più per i rifiuti urbani e nessuna discarica per i rifiuti industriali sarebbe giudicata dall'opposizione in termini estremamente negativi.
Non credo sia positivo andare a ricercare le colpe o rivolgersi alla Magistratura per un facile giustizionalismo (non vorrei dire di tipo proletario perché potrebbe essere un'offesa al settore).
Ogni qualvolta che ho parlato di competenze non l' ho mai fatto per accusare lacune, carenze, non sufficiente impegno. Questi dieci anni sono stati difficili per tutti, infatti non mi sono mai espresso in termini negativi contro le passate amministrazioni. Ho presieduto la Provincia di Torino per cinque anni e posso dire che è la più avanzata del Piemonte e del Paese nel settore della lotta agli inquinamenti; tuttavia potrebbe domani trovarsi con qualche discarica clandestina, senza che per questo possano essere accusati i suoi servizi di controllo di non essere stati sufficientemente attenti, come potrebbe venir fuori, per esempio, per la discarica di Settimo Vittone. Mi parrebbe ingiusto se si agisse in questo modo.
Non mi pare il caso andare a ricercare le responsabilità: è bene invece esaminare dove si sono verificate le lacune della macchina pubblica. Forse da questo possiamo imparare una lezione per il futuro.
Non basta fare i piani, anche perché nei vari piani che si possono fare all'interno della Regione, per difficoltà di coordinamento, succede che si prevede un sito per una discarica dove, dopo tre mesi, si fa un parco (Romagnano Sesia).



RIVALTA Luigi

Guardi che si tratta dell'inverso: si fa la discarica dove era previsto un parco.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Può anche darsi. Non era un'accusa a lei. Mi riferivo allo scoordinamento dei piani.



RIVALTA Luigi

Auguro all'Assessore alla pianificazione territoriale di poter fare davvero l'Assessore alla pianificazione territoriale.



MACCARI Eugenio, Assessore all'ambiente

Credo sia l'augurio da fare anche all'Assessore all'ecologia perch possa svolgere le sue funzioni.
La Regione dà l'autorizzazione ai servizi industriali a Orbassano fanno un impianto che costa qualche miliardo, poi, con l'altro piano si fa il Centro Intermodale, quindi oggi siamo in condizione di dover spostare l'unico impianto di smaltimento che esiste in Piemonte.
Ci sono problemi di raccordo, naturalmente, tralasciando situazioni gravi che ci vengono di blocco da altre normative.
Il Comune di Casale è d'accordo di fare una discarica. Mi dicono che è anche d'accordo il Movimento ecologista. Non possiamo farla perché è in zona Galasso. Ne abbiamo parlato anche con il Ministro Zamberletti e con il Sindaco di Casale per vedere se è possibile sbloccare la situazione.
I marchingegni che bloccano la realizzazione concreta di discariche e di impianti di smaltimento sono molti. Ci si deve mettere anche con decisione: governare significa anche avere il coraggio di assumere delle decisioni. Se il termine decisionismo significa capacità di decidere, lo accolgo volentieri e ringrazio Staglianò, ma generalmente gli "ismi" sono dei termini dispregiativi; qualche "ismo" come decisionismo, efficientismo viene da forme di sottocultura politica e qualche volta perseguono l'inefficienza con metodi scientifici.
La legge approvata è stata accusata di non dare possibilità d'informazione. Non è vero. Sarà la Regione soggetto d'informazione. Che sia una scelta giusta ci è stato confermato negli incontri con gli amministratori locali, i quali ci hanno confermato quale giusta la scelta dell'abolizione della concessione edilizia.
Il problema dei rifiuti ha trovato maggiore difficoltà in Piemonte perché siamo una fra le Regioni più industrializzate e questo è dimostrato dal fatto che l'Assessorato ha elaborato più progetti e ha avuto il maggiore finanziamento (171 miliardi su 1.000 a disposizione per tutto il Paese).
Non si tratta di cattiva volontà di conduzione, ma di reali difficoltà che hanno impedito e impediscono ancora oggi il decollo della politica delle discariche.
E' necessario un atteggiamento diverso di fronte ai problemi che faccia patrimonio di quello che è successo in questo periodo, che sappia trarne le conseguenze e gli insegnamenti, che sappia anche impostare l'operatività concreta dei prossimi anni.
Questa mattina ho illustrato le proposte della Giunta nei confronti delle Province, le proposte all'interno della Regione, le proposte sul piano nazionale e le proposte di organizzazione interna del personale.
Il personale oggi lavora male, mancano le unità organiche operative mancano i coordinatori, ecc. Non può essere colpevolizzato chi, da soli sei mesi, è chiamato a dirigere. Ci sono delle difficoltà che si cercherà di superare.
Chi fa oggi il tombarolo, come fa la Giunta attuale, andando a scoprire i depositi di bidoni sepolti nei dieci, quindici, vent'anni precedenti, non deve essere scambiato per l'inquinatore. La Giunta in sette mesi ha avuto la capacità di produrre sull'argomento un documento ogni venti giorni, sono regolamenti, delibere e leggi, compresa quella sull'inquinamento atmosferico.
Ripeto, un sistema non si salva scaricando le competenze, ricercando le colpe, ma affrontando il problema e attuando le soluzioni necessarie. Su questo ci misureremo e chiederemo di essere giudicati.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, sono stati presentati due documenti: la mozione del Gruppo comunista, che ha dato luogo a questo dibattito, e la mozione presentata dai Gruppi di maggioranza. Dovremmo procedere, secondo Regolamento, al voto; prima, però, occorre interpellare i proponenti sull'intenzione di procedere al voto senza variazioni o con reciproche integrazioni. Sarebbe importante poter oggi definire il programma.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Voglio sottolineare che per noi non si pone un problema di integrazioni al documento della maggioranza; ormai si pone il problema contrario: noi ritroviamo nel documento della maggioranza meno di quanto è previsto nella nostra mozione, oltre che una strada diversa sulla questione della Commissione.
Come abbiamo già preannunciato confermeremo con molta nettezza che, nel documento che voteremo, dovranno esserci i punti che mancano e che il Consigliere Rivalta ha ricordato. Non si è più parlato del Consiglio regionale a Casale, ma insistiamo anche su questo. Noi siamo per il mantenimento della Commissione di inchiesta e non per il suo annacquamento con una Commissione di indagine.
Devo rispondere alla sollecitazione del Presidente rimandando il quesito a chi ha proposto la seconda mozione, che ha qualcosa di meno e invece contiene la Commissione di indagine che noi non accettiamo. Anche perché in sede di conferenza di Capigruppo si era parlato di una Commissione di inchiesta da parte del Capogruppo liberale; intenderemmo capire se è stata verificata, se è stata esaminata e su quali conclusioni si è attestato il pentapartito.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Nella replica a nome del Gruppo della DC avevo rilevato che non v'era soltanto il problema della Commissione di indagine e della Commissione di inchiesta e le stesse dichiarazioni del collega Bontempi fanno emergere che il distacco tra i due documenti è più profondo.
Nel pentapartito si è valutato an-che il problema di ritornare a modificare il testo originale proposto dal collega Marchini e di accettare la forma della Commissione di inchiesta, ma limitare nella sostanza le aperture che il documento conteneva. Poteva essere la via ad un generale consenso che per ora non rileviamo sul documento. Per cui confermiamo il documento pentapartito nella sua integrità.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il Gruppo liberale darà voto favorevole al documento che ho avuto l'onore di sottoscrivere, anche per conto del collega Santoni.
L'apertura che avevo suggerito non era in termini politici, ma in termini dialogici.
Nella riunione dei Capigruppo mi era sembrato di dover richiamare l'attenzione dei colleghi dell'opposizione, ma anche della maggioranza sull'articolato che abbiamo predisposto che, dopo una riflessione più attenta, individua alcuni rischi - mi rivolgo ai colleghi dell'Ufficio di Presidenza - nella formulazione delle ipotesi di deliberazione istitutiva della Commissione, posto che il documento che viene approvato, anche con il nostro voto, dal Consigliere regionale è estremamente vincolante, è estremamente impegnativo e, per alcuni elementi, istituisce una vera e propria funzione di inchiesta.
Quando si viene a dire che dovremo verificare lo stato dei controlli attuati, i loro limiti, le loro insufficienze, se questa non è un'inchiesta che viene demandata ad una Commissione di indagine, mi dovrete spiegare cos'è e soprattutto me lo dovrà spiegare il collega Rossa. Non capisco che poteri avrà una Commissione di indagine regionale che va ad individuare il valore dei controlli che competono alla Provincia.
Penso che abbiamo perso un'occasione per fare, gli uni e gli altri, uno sforzo di razionalità, di modestia e di comprensione delle reciproche esigenze.
In questa situazione il nostro Gruppo vota il documento predisposto dalla maggioranza e si impegna a dare un contributo nella sede conseguente cioè nella Commissione di indagine.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il Consigliere Bontempi. Ne ha facoltà.



BONTEMPI Rinaldo

Utilizzerò i cinque minuti che il Regolamento mi riserva. Noi insistiamo su tutte le parti del nostro documento ed esprimiamo preoccupazione e sconcerto, perché quello che dice il Consigliere Marchini in parte è vero.
Si è appeso a dei contenuti che nella nostra mozione avevamo prefigurato, che sono propri della Commissione di inchiesta, uno strumento come la Commissione di indagine che ha minor potere e minor possibilità di fare questa azione politicamente netta ed evidente; di questo abbiamo bisogno nei confronti della comunità. Continuiamo a considerare poco comprensibile questo atteggiamento della maggioranza o, meglio, molto comprensibile. E mi spiego.
Oggi c'è stata una reazione da parte dell'Assessore e del Consigliere Brizio all'intervento del collega Rivalta. E' difficile non tenere conto del dialogo che è durato tre sedute. Vorrei che si ricordasse l'intervento reso a nome del nostro Gruppo dal collega Rivalta nel Consiglio in cui il nostro Gruppo si collocò con grande equilibrio e senso della realtà rispetto alle responsabilità, rispetto al fatto che si trattava di un processo che coinvolgeva tutti alla decisione presa, perché in un processo del genere non potevamo prendere gli ultimi chiamati alle responsabilità e addi-tarli al ludibrio pubblico. Mi spiace che non sia più presente l'Assessore Maccari. Mi chiedo se servono ancora i dibattiti, se serve ancora il Consiglio visto che qui il dialogo è fra sordi. Infatti dopo questa apertura, dopo le richieste precise, abbiamo un Consiglio bucato, è mancata la sensibilità di capire che occorreva definire una posizione sulla mozione.
Abbiamo chiesto e ottenuto una riunione tra Giunta e Capigruppo, fatto anomalo e straordinario per verificare quali possibilità ci fossero per intervenire tenendo conto che abbiamo rapporti diversi di maggioranza e di opposizione, ma che il problema è comune a tutti. Nel momento in cui viene proposta una mozione alcuni punti essenziali vengono trascurati soprattutto con l'atteggiamento che sta sotto a tutta la discussione. Cari signori, ve la siete presa con il nostro Gruppo e con l'intervento del collega Rivalta. Ho visto le vostre facce di disgusto nel sentire l'intervento giustificativo, inutile, del Consigliere Rossa. Questo non conta? Questo non fa parte di una dialettica che ci dà lo spegnimento di ogni speranza rispetto al fatto che il dialogo e il confronto sia possibile? Perché il punto vero, Brizio, è che noi siamo scontenti preoccupati, sconcertati di come vi state comportando. Nei momenti in cui offriamo un terreno sui contenuti troviamo il vuoto, troviamo difficoltà anche se molti argomenti che portiamo sono argomenti reali. Per esempio, il rapporto tra Stato e Regione è un rapporto che non può scendere più sotto di quello che si è manifestato nel caso di Casale.
La durezza della nostra posizione è ben diversa dall'arroganza, caso mai è arroganza vera in chi sa che possiamo parlare qui, non dire molto fuori, per le condizioni ben note. Noi siamo malcontenti e non potremo far altro che alzare il tiro, senza perdere di vista gli interessi generali e i contenuti dei problemi, rispetto a certi atteggiamenti. Sono contrario ai corvi che si buttano propagandisticamente addosso all'Assessore Maccari o al Presidente Beltrami per responsabilità che non hanno, ma sono molto preoccupato di un atteggiamento che non ha nessuno scatto, nessun momento di consapevolezza delle cose che dicono i comunisti o altri Gruppi hanno molto senso. Siamo convinti che i contenuti della nostra mozione siano buoni. Siamo convinti che il documento controproposto dalla maggioranza sia insufficiente e inadeguato. Siamo soprattutto preoccupati e in parte ormai convinti che quello che seguirà sarà ancora peggio. Non si tratta di avere la bacchetta magica per risolvere problemi che anche noi stessi non siamo stati capaci di risolvere, ma si tratta di avere un atteggiamento di volontà. Vorrei che fosse fatta piazza pulita del gioco delle responsabilità perché la Commissione di inchiesta è un atto forte che esprime una volontà, una voglia di stare dalla parte del popolo che viene inquinato ed è molto più importante del gioco al massacro che si sta sviluppando in provincia di Alessandria: la Provincia di Alessandria dice che la colpa è della Regione, altri diranno che è colpa della Provincia, è un gioco misero rispetto alla portata dei problemi. E' misero anche avere un atteggiamento che non coglie nella peculiarità la validità del lavoro fatto nel passato, i limiti che esso ha avuto. Su questo bisogna intervenire con un supplemento ancora di elemento soggettivo di volontà, di determinazione, di capacità. Ci sono anche dei problemi di capacità.
Chiudiamo la nostra dichiarazione di voto ricordando che questa assemblea ha anche un senso nel dare le informazioni.
Stamattina sono state poste delle questioni precise e puntuali. Mi attendevo e mi attendo ancora, sempre con meno speranza, che a queste questioni le informazioni vengano date.
Se non si ha questa volontà e questa chiarezza di idee è molto difficile accusare noi di qualcosa che non abbiamo neanche nella testa. E' arroganza culturale.
Il malcontento, l'insoddisfazione e la preoccupazione noi le esprimiamo e aumentiamo il livello di durezza della nostra opposizione.
Il ragionamento spesso è stato usato, ma quasi in tutti i casi il risultato è stato quello che ha detto adesso Brizio: ci riconosciamo nel nostro documento, va bene così; quello che avete detto voi e che avete fatto voi, quello su cui avete lavorato a noi non importa niente.
Queste sono le conclusioni. E' questo il giudizio politico pesante.
Credo che ci siano tutti gli elementi di fatto che lo confermano, caro Maccari.



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, dobbiamo passare al voto. L'art. 89 del Regolamento, ultimo comma, stabilisce che uno dei proponenti la mozione ha il diritto di replica.
La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, l'art. 62 del Regolamento al primo comma recita che "la dichiarazione di voto di ogni Gruppo è espressa dal suo Presidente o da un componente del Gruppo a ciò designato". Mi consenta perché la cosa è importante e non soltanto per la consuetudine...



PRESIDENTE

Ma la dichiarazione di voto su che cos'è?



STAGLIANO' Gregorio Igor

Sulla mozione. Nel Regolamento c'è scritto che la dichiarazione di voto non è ammessa (ed è Tunica limitazione) per le deliberazioni che devono essere adottate senza discussioni.



PRESIDENTE

L'art. 62 si riferisce al processo legislativo.
L'art. 89 stabilisce anche, qualora si tratti di due o più mozioni sullo stesso argomento, che la discussione generale è unica come è stato fatto stamattina.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, perché nella precedente seduta abbiamo discusso una mozione su cui sono intervenuti per dichiarazione di voto tutti i Gruppi? Lei sta violando un mio diritto, Presidente!



PRESIDENTE

L'art. 89 si riferisce alle mozioni e prevede che uno solo dei proponenti può intervenire. Pertanto su questo non posso dare la parola.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Io protesto per una prevaricazione che mi tocca subire; chiedo che venga verificata la procedura praticata ancora la settimana scorsa in quest'aula in occasione del dibattito su una mozione presentata dalla IV Commissione su cui c'è stata discussione e dichiarazione di voto di tutti i Gruppi che hanno ritenuto di farlo!



PRESIDENTE

Mi dispiace che la sua interpretazione sia questa.
La parola al Consigliere Marchini per una precisazione.



MARCHINI Sergio

Presidente, non vorrei che l'attenzione che lei mi ha riservato finisse per essere un incidente di percorso che la investa. Per cortesia o per errore mi è stata concessa la parola per dichiarazione di voto, come secondo in ordine ai firmatari della mozione; quindi prego la Presidenza di verificare nei confronti dell'opposizione come questa eccezione alla norma debba trovare un corrispettivo dall'altra parte.



PRESIDENTE

Il problema non è questo. Il Regolamento stabilisce che sulla mozione non ci possono essere più dichiarazioni di voto. Parla poi di replica che secondo l'art. 89, avviene dopo la chiusura della discussione.
La chiusura della discussione è stata dichiarata con la parola data all'Assessore. Io non posso andare oltre a quello che stabilisce il Regolamento; se poi avrò sbagliato nell'interpretare pagherò quello che devo pagare.
A volte si commettono alcuni errori di interpretazione che non possono costituire un precedente.
Chiudiamo il discorso sulle repliche e passiamo alla votazione della mozione presentata dal Gruppo comunista, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale, a fronte: dei gravi e inammissibili fatti venuti alla luce in queste ultime settimane riguardanti una diffusa e protratta pratica di smaltimento e occultamento di rifiuti industriali in discariche abusive delle gravissime conseguenze ecologiche che si sono venute a determinare e dei difficili problemi di risanamento ambientale che si evidenziano considerato che l'area particolarmente colpita da tali criminose iniziative è quella della Provincia di Alessandria, ove: a Casale Monferrato la discarica abusiva attivata ha provocato l'inquinamento dell'acquedotto cittadino, mettendo a repentaglio la salute dei circa 40.000 abitanti di quella città, ora sottoposti a gravi disagi per l'inagibilità dell'acquedotto e minaccia l'approvvigionamento idrico di altri Comuni vicini, quale Frassineto Po nella Valle Scrivia, in località Cadano di Carbonara, nel Comune di Tortona, in varie discariche abusive, anche utilizzando cave dismesse, sono stati abbandonati migliaia di fusti contenenti sostanze nocive, creando rischi gravi di inquinamento delle falde idriche e del vicino torrente Scrivia tenuto conto che: nelle stesse zone, già in passato, si sono evidenziati problemi di difficile gestione e controllo delle attività di smaltimento rifiuti in genere, di quelli industriali in particolare - a questo proposito si vedano le vicende riguardanti la discarica di Pomaro e le discusse e contestate attività della ditta Ecolibarna di Serravalle Scrivia la Provincia di Alessandria, territorialmente baricentrica alle grandi aree industriali di Milano, Genova e Torino, appare particolarmente vulnerabile all'iniziativa criminosa di smaltimento dei rifiuti svolta abusivamente da una struttura organizzata di operatori non occasionali e pertanto altre situazioni di abusivismo non ancora rilevate possono essere presenti tenuto conto altresì che: nella Provincia di Alessandria devono essere realizzate, attraverso le procedure di legge, aree di smaltimento rifiuti promosse dagli enti pubblici e che queste sono discusse e contestate dalle popolazioni locali giustamente preoccupate, allo stato della situazione, di salvaguardare il territorio, l'ambiente e le risorse naturali delle località in cui vivono le prospettive di ripresa economica di queste zone, che più di altre hanno subito gli effetti della recessione economica, non possono essere ulteriormente compromesse dal dissesto ambientale ed ecologico in atto il secondo Piano Regionale di Sviluppo ed il Piano dei Comprensori di Alessandria e Casale individuano nel corretto uso delle risorse primarie locali una condizione basilare per la ripresa economica delle zone considerate e ciò anche ai fini di creare una situazione ambientale capace di far loro assumere, senza stravolgimenti e degrado, un ruolo sul piano produttivo industriale e terziario in funzione delle esigenze di funzionamento e integrazione delle tre aree metropolitane di Genova, Milano e Torino le aste fluviali del Po e dello Scrivia e le zone contigue, che sotto il profilo ambientale sono di particolare ed irripetibile valore, presentano altresì difficili e già intaccati equilibri idrogeologici rispetto ai quali è necessario operare con grande cautela e oculatezza con interventi di sistemazione e recupero ambientale ciò premesso, il Consiglio regionale del Piemonte, al fine di ricercare i dati di conoscenza riguardante la gravissima situazione generatasi attraverso e per conseguenza della pratica abusiva dello smaltimento rifiuti, conoscenza divenuta indispensabile al Consiglio regionale per svolgere la sua funzione legislativa e per verificare sulla base della negativa esperienza riscontrata l'eventuale esigenza di aggiornare le normative procedurali e di controllo vigenti in materia, per svolgere la sua funzione di indirizzo nel formulare le politiche di intervento che si rendono ora necessarie, per verificare e aggiornare le politiche di programmazione e di piano riguardanti le zone interessate ritiene necessario, ai semi dell'art. 19 dello Statuto della Regione, la istituzione di una Commissione d'inchiesta, alla quale i titolari degli uffici della Regione, di enti ed aziende da essa dipendenti forniscano tutti i dati e le informazioni necessarie senza vincolo di segreto di ufficio; in virtù di tali poteri ispettivi tale Commissione, in collaborazione con gli Enti locali interessati, con le istituzioni dello Stato operanti in materia e che intervengano in questa specifica situazione, dovrà produrre la mappa delle discariche esistenti, l'elenco dei soggetti che hanno operato, le modalità attraverso a cui si è reso possibile l'esercizio abusivo di smaltimento, le modalità di comportamento dei soggetti autorizzati, lo stato dei controlli attuati, i loro limiti ed inefficienze, le eventuali nuove modalità che risultasse opportuno introdurre.
Il Consiglio regionale pertanto impegna la Presidenza del Consiglio a prendere le necessarie iniziative ed a predisporre fatto deliberativo di costituzione della Commissione d'inchiesta.
Il Consiglio regionale impegna la Giunta regionale a richiedere a tutti i soggetti autorizzati allo svolgimento dell'attività di smaltimento rifiuti tutti i dati utili per conoscere i concreti comportamenti tenuti e fattività svolta: quantità di rifiuti smaltiti industrie e luoghi di provenienza; modalità di, trasporto e percorsi seguiti; modalità di registrazione e controllo; tecniche e tecnologie di smaltimento; luogo di smaltimento a provvedere alla sospensione cautelativa delle autorizzazioni se entro 15 giorni dalla richiesta, che deve essere effettuata immediatamente, non giungeranno alla Giunta regionale le informazioni richieste.
Il Consiglio regionale inoltre impegna la Giunta regionale - a promuovere nei tempi stabiliti agli adempimenti previsti dal D.P.R. 915 a verificare se a tutti i Comuni sede di un impianto di smaltimento autorizzato sia stata consegnata la relazione prevista dall'ultimo comma dell'art. 3 del D.P.R. 915.
Infine il Consiglio regionale, per favorire ed accelerare il lavoro della costituenda Commissione d'inchiesta, impegna la Presidenza del Consiglio a promuovere immediatamente la ricerca di informazioni utili alla scoperta di eventuali altre discariche abusive, a questo fine invitando i Sindaci, le Amministrazioni provinciali e comunali, le autorità di Polizia ed i cittadini a far pervenire segnalazioni di fatti e interventi sul territorio che, alla luce di quanto già emerso, possano far ipotizzare si sia in presenza di discariche abusive anche temporanee e saltuariamente utilizzate.
Il Consiglio regionale al fine: di definire gli interventi urgenti da mettere in atto per affrontare l'emergenza ambientale creatasi di discutere i problemi inerenti i compiti degli enti pubblici in materia di smaltimento e trattamento dei rifiuti e individuare le modalità da porre in atto affinché i fatti rilevati non abbiano a ripetersi auspica che la Presidenza del Consiglio convochi al più presto un Consiglio regionale straordinario scelga quale sede il Comune di Casale Monferrato venga posto al primo punto dell'ordine del giorno della seduta di Consiglio il tema dei 'Provvedimenti da assumere con urgenza per migliorare la situazione di emergenza e i programmi atti a ridare stabile e garantita funzionalità all'acquedotto della città' ".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La mozione è respinta con 19 voti favorevoli, 27 contrari, 1 astenuto (n. 2 Consiglieri non partecipano alla votazione).
Passiamo ora alla replica sulla mozione presentata dai Consiglieri Marchini, Rossa, Brizio, Ferrara e Mignone.
La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Non abbiamo repliche da fare. Il dibattito ha chiarito la posizione della maggioranza. Riteniamo di passare direttamente al voto.



PRESIDENTE

Pongo pertanto in votazione la mozione presentata dalla maggioranza, il cui testo recita: "Il Consiglio regionale, a fronte: - dei gravi fatti venuti alla luce in queste ultime settimane riguardanti una diffusa pratica di smaltimento e occultamento di rifiuti industriali in discariche abusive delle rilevantissime conseguenze ecologiche che si sono venute a determinare e dei difficili problemi di risanamento ambientale che si evidenziano considerato che l'area particolarmente colpita da tali criminose iniziative è quella della Provincia di Alessandria, ove: a Casale Monferrato la discarica abusiva attivata ha provocato l'inquinamento dell'acquedotto cittadino, mettendo a repentaglio la salute dei circa 40.000 abitanti di quella città, sottoposti a gravi disagi per l'inagibilità dell'acquedotto nella Valle Scrivia, in varie discariche abusive anche utilizzanti cave dismesse, sono stati abbandonati migliaia di fusti contenenti sostanze nocive, creando rischi gravi di inquinamento delle falde idriche e del vicino torrente Scrivia tenuto conto che: la Provincia di Alessandria, territorialmente baricentrica alle grandi aree industriali di Milano, Genova e Torino, appare particolarmente vulnerabile ad iniziative criminose di smaltimento dei rifiuti svolte da strutture particolarmente organizzate e pertanto altre situazioni di abusivismo non ancora rilevate possono essere presenti considerato altresì che a livello nazionale: appare sempre più pesante la situazione relativa allo smaltimento rifiuti, avendo verificato uno studio Cispel - Anci che devono comunque trovare giusta collocazione nel nostro Paese almeno i due terzi dei rifiuti urbani e oltre i quattro quinti dei rifiuti nocivi e tossici esiste una indubbia difficoltà di Enti locali e operatori privati nel disporre di congrue e concrete opportunità tecnico - ambientali per la definizione dei servizi di smaltimento nell'ambito del potere pubblico gli Enti locali e le strutture sanitarie deputati al controllo, incontrano gravi ostacoli per carenza di strumentazioni e personale qualificato tenuto conto che a livello regionale: - fin dal 1975 apposita legge promuoveva l'allestimento di discariche controllate e la realizzazione di impianti di trattamento per rifiuti solidi urbani, industriali assimilabili e di fanghi provenienti dalla depurazione delle acque con deliberazione del Consiglio regionale in data 11/12/75 veniva approvato il piano orientativo per lo smaltimento dei rifiuti solidi sul territorio piemontese, definendo 28 aree di intervento con leggi regionali 31/1979 e 4/1981 venivano dettate: nel primo caso precise norme per lo smaltimento dei liquami e dei fanghi residuati da processi di lavorazione; nel secondo caso norme per la realizzazione degli impianti di depurazione degli scarichi degli insediamenti produttivi in attuazione delle leggi nazionali 319/76 e 650/79 che la citata legge 31/79 prevedeva la definizione entro il termine di circa un anno del cosiddetto piano dei siti, in effetti approvato dal Consiglio regionale il 22/12/1983 che tale piano individuava siti ubicati in 8 comprensori, lasciandone scoperti altri e tra l'altro quello di Casale considerato altresì: che dei 28 impianti di smaltimento previsti con il piano del '76 ad oggi ne risultano attivati poco più di un quarto che il piano dei siti non ha in pratica trovato alcuna applicazione concreta, per cause diverse ivi comprese le controversie e opposizioni di natura locale che non esiste un censimento di tutte le discariche operanti sul territorio, ciò che costituirebbe invece elemento di base per ogni intervento di controllo e di risanamento tenuto conto altresì che più in particolare: anche nella Provincia di Alessandria devono essere realizzate, attraverso le procedure di legge, aree di smaltimento rifiuti promosse dagli enti pubblici e che anche queste sono discusse e contestate dalle popolazioni locali giustamente preoccupate allo stato della situazione di salvaguardare il territorio, l'ambiente e le risorse naturali delle località in cui vivono le prospettive di ripresa economica di queste zone, che più di altre hanno subito gli effetti della recessione economica, non possono essere ulteriormente compromesse dal dissesto ambientale ed ecologico accumulatosi nel corso degli anni il secondo Piano Regionale di Sviluppo ed il Piano dei Comprensori di Alessandria e Casale individuano nel corretto uso delle risorse primarie locali una condizione basilare per la ripresa economica delle zone considerate e ciò anche ai fini di creare una situazione ambientale capace di far loro assumere, senza stravolgimenti e degrado, un ruolo sul piano produttivo industriale e terziario in funzione delle esigenze di funzionamento e integrazione delle tre aree metropolitane di Genova, Milano e Torino le aste fluviali del Po, dello Scrivia, del Bormida e le zone contigue che sotto il profilo ambientale sono di particolare ed irripetibile valore presentano altresì difficili e già intaccati equilibri idrogeologici rispetto ai quali è necessario operare con grande cautela e oculatezza con interventi di sistemazione e recupero ambientale ciò premesso il Consiglio regionale del Piemonte al fine di ricercare i dati di conoscenza riguardante la gravissima situazione generatasi attraverso e per conseguenza della pratica abusiva dello smaltimento rifiuti, conoscenza divenuta indispensabile al Consiglio regionale per svolgere la sua funzione legislativa e per verificare, sulla base della negativa esperienza riscontrata, l'eventuale esigenza di aggiornare le normative procedurali e di controllo vigenti in materia, per svolgere la sua funzione di indirizzo nel formulare le politiche di intervento che si rendono ora necessarie, per verificare e aggiornare le politiche di programmazione e di piano riguardanti le zone interessate ritiene necessario ai sensi dell'art. 19 dello Statuto della Regione, la istituzione di una Commissione di indagine che in collaborazione con gli Enti locali interessati, con le istituzioni dello Stato operanti in materia e che intervengano in questa specifica situazione, dovrà verificare lo stato di attuazione delle normative e dei piani regionali indicando i motivi dei ritardi e suggerendo rimedi per la loro eliminazione, produrre la mappa delle discariche esistenti, l'elenco dei soggetti che hanno operato, le modalità attraverso a cui si è reso possibile l'esercizio abusivo dell'attività di smaltimento, le modalità di comportamento dei soggetti autorizzati, lo stato dei controlli attuati, i loro limiti ed insufficienze, le eventuali nuove modalità che risultasse opportuno introdurre.
Il Consiglio regionale pertanto impegna la Presidenza del Consiglio a prendere le necessarie iniziative ed a predisporre fatto deliberativo di costituzione della Commissione di indagine.
Il Consiglio regionale impegna la Giunta regionale a) a fornire - a richiesta della Commissione stessa - tutte le informazioni ed i dati necessari all'espletamento dei compiti assegnati, acquisendoli presso i titolari degli uffici regionali, gli enti ed aziende dipendenti dalla Regione, senza vincolo di segreti d'ufficio b) ad acquisire e/o fornire la mappa delle discariche esistenti e l'elenco dei soggetti che vi hanno operato." Pongo in votazione per alzata di mano tale mozione.
La mozione è approvata con 28 voti favorevoli, 18 contrari, 1 astenuto (n.
1 Consigliere non partecipa alla votazione).
In seguito a tale comunicazione, si intendono discusse l'interrogazione dei Consiglieri Bontempi, Bruciamacchie, Dameri, Rivalta e l'interrogazione del Consigliere Mignone sullo stesso argomento.
Sospendo la seduta per alcuni minuti e convoco l'Ufficio di Presidenza.



(La seduta, sospesa alle ore 17,45 riprende alle ore 17,50)


Argomento: Nomine

Nomine


PRESIDENTE

La seduta riprende.
In merito al punto 10) all'o.d.g.: "Nomine" do la parola al Vicepresidente del Consiglio Cerchio che presiede la Commissione consultiva per le Nomine.



CERCHIO Giuseppe

Signor Presidente e colleghi Consiglieri, ormai come è tradizione da alcune sedute del Consiglio regionale vengono presentate alla votazione del Consiglio stesso le nomine relative all'Istituto Zooprofilattico, alla STEF e all'IPLA, secondo quanto è stato calendarizzato con la deliberazione del C.R. n. 57 del 20 dicembre 1985 in attuazione dell'apposita legge sulle nomine n. 10 del 18/2/1985.
Poiché per alcune nomine sono state presentate più candidature dall'Ufficio di Presidenza sono state predisposte delle liste di votazione su cui si effettueranno le operazioni di voto.
Corre anche l'obbligo al Presidente della Commissione consultiva per le Nomine, come concordato nell'ultima seduta della stessa, dare comunicazione della pervenuta lettera di alcuni candidati negli enti che sono oggetto di nomina che, essendo segretari politici di partiti, hanno fatto pervenire prima della seduta del Consiglio regionale la disponibilità ad optare per uno dei due incarichi secondo quanto stabilito nell'o.d.g. approvato nei mesi precedenti.
C'era l'impegno non solo di realizzare quanto ho detto, ma di formalizzarlo nella seduta del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Chiedo, signor Presidente, secondo precise richieste fatte in sede di conferenza dei Capigruppo, che si proceda alla discussione sulle nomine relative alla STEF.
Poiché permangono grandi incertezze da parte della Giunta sul mantenimento e sulla funzione di questo ente è opportuno aprire oggi il dibattito. In caso contrario noi dichiariamo che non procederemo al voto e lasceremo l'aula.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Al momento io ho ricevuto solo la scheda dell'Istituto Zooprofilattico e devo dire che nella conferenza dei Capigruppo c'è stata questa richiesta del Gruppo comunista. E' vero che il Gruppo comunista ha richiesto in generale di dibattere con le nomine anche gli indirizzi delle società di enti relativi, però si era poi convenuto successivamente che sarebbero slittate tutte con le indicazioni delle Presidenze.
Nell'ultima riunione dei Capigruppo, il Gruppo Comunista aveva chiesto che per la STEF, facendo riferimento a una dichiarazione dell'Assessore Cerutti che in Commissione aveva formulato dubbi sul futuro della società si discutessero gli indirizzi della Giunta in proposito. Di ciò il rappresentante della Giunta ha preso conoscenza nella riunione dei Capigruppo e quindi noi siamo in attesa di conoscere dalla Giunta se ci sarà questa comunicazione la prossima seduta: in tal caso votiamo soltanto per l'Istituto Zooprofilattico e l'IPLA. Non abbiamo difficoltà a votare per la STEF nella prossima seduta, previa comunicazione della Giunta in proposito.
Tutto dipende dalla posizione che la Giunta intende assumere in proposito.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta, signora Vetrino.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Nel momento in cui si avviarono le nomine si era ravvisata la necessità da parte delle forze politiche, con la piena disponibilità della Giunta, di definire in una riunione o in più riunioni gli indirizzi che, secondo le leggi istitutive degli enti strumentali, il Consiglio regionale è tenuto a dare ogni anno o a scadenze prestabilite agli enti e alle società che dipendono o sono collegate con la Regione Piemonte.
In quella occasione, soprattutto per ragioni di tempo, perché eravamo in chiusura di seduta, si era ravvisata la possibilità di rimandare questo dibattito e, da parte del Capogruppo comunista Bontempi, veniva indicato come momento più opportuno e ideale per questo dibattito al momento in cui la Giunta avesse individuato le presidenze e gli amministratori delegati.
Questo era l'accordo generale su tutti gli enti. Ci stiamo ora attivando per la definizione dei Consigli di amministrazione.
Non so quale altro impegno sia stato preso rispetto alla STEF. Ritengo che questa richiesta sia stata fatta perché rispetto alla società STEF è opportuna una verifica. Non ne sono al corrente. Io non sono assolutamente in grado di sostenere questo dibattito poiché non conosco il problema.
Forse l'Assessore aveva detto di voler approfondire la situazione della STEF prima di avviare la definizione degli organi della società.
Ribadisco la volontà della Giunta di voler fare questo dibattito. In questo senso ho già preso contatti con il Presidente della VIII Commissione per sollecitare intanto l'invio da parte dell'Assessorato dei documenti preparatori di' questo dibattito; secondariamente per definire i metodi e calendarizzare la discussione in Consiglio. Potremmo tenere temporaneamente sospesa la nomina della STEF e avviare tutte le altre.
Questa mi sembra una soluzione possibile e accettabile, suppongo, da parte di tutti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone



MIGNONE Andrea

La richiesta del Capogruppo comunista è legittima, perch effettivamente nella riunione della Commissione Nomine era venuto fuori il problema della STEF all'interno di un discorso generale che hanno sempre fatto tutti di discutere le varie nomine.
Il Partito Comunista, fin dalla prima volta, disse che sugli enti strumentali avrebbe voluto far precedere ogni nomina da un dibattito sul destino di questi enti.
Sulle prime nomine che facemmo ci accordammo sul procedere alla nomina rinviando la discussione sugli enti strumentali ad un dibattito appropriato, anche avendo acquisito una serie di elementi.
Per quanto riguarda la STEF, si decise nella Commissione Nomine, prima di procedere alla votazione dei rappresentanti regionali della STEF, che ci sarebbe stato un dibattito con la Giunta, la quale avrebbe espresso la propria opinione in ordine al destino di questo ente e al tipo.di attività che questo avrebbe dovuto svolgere.
Mi pare che oggi non vi siano le condizioni; però le votazioni dobbiamo avviarle, poiché la scadenza è in questo Consiglio e alcune delle nomine calendarizzate dobbiamo porle in votazione.
Credo che una soluzione potrebbe essere: votare oggi gli enti sui quali non vi sono discussioni specifiche, tipo l'Istituto Zooprofilattico e l'IPLA e martedì prossimo proseguire la votazione, andando all'elezione dei membri della STEF, preceduta, questa elezione, da un dibattito a seguito di una relazione della Giunta, in cui si esprime la propria posizione rispetto questo ente strumentale.



PRESIDENTE

Poiché spesso la fretta è cattiva consigliera è opportuno andare con i piedi di piombo per quanto riguarda le nomine.
Ricordo che in sede di Commissione di controllo sono state fatte alcune osservazioni sulle nomine.
Propongo allora di passare alla nomina dell'Istituto Zooprofilattico di rinviare a martedì prossimo le nomine della STEF e degli altri enti salvaguardando la richiesta dei Presidenti dei Gruppi che sollecitavano una discussione per quanto riguarda l'indirizzo della STEF.
La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Si potrebbe fare anche l'IPLA questa sera e rinviare le nomine della STEF a martedì.



PRESIDENTE

D'accordo, passiamo alla votazione dell'Istituto Zooprofilattico e dell'IPLA.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Per quanto riguarda l'Istituto Zooprofilattico non è stato possibile discutere in altra sede, quindi credo che Tunica sia questa per fare alcune valutazioni politiche, non tanto sull'idoneità che compete alla Commissione consultiva sulle Nomine perché sono cose che abbiamo già alle spalle quanto sulla votazione e su come si collocherà il nostro Gruppo.
Voglio ricordare che abbiamo intanto il problema del Consiglio di amministrazione. Il voto è limitato a quattro membri proposti dalla maggioranza e a tre membri dalle opposizioni.
E' comprensibile la richiesta di passare al rapporto cinque a due, che supererebbe il voto limitato, ma va vista- in un quadro generale. Noi abbiamo legato la disponibilità a perdere un diritto sancito dalla legge a un'intese per altri enti diversamente normati.
Riteniamo che i termini di questa intesa siano possibili anche per la ragione che abbiamo proposto un candidato, Guerrino Dander, d'intesa con il Gruppo socialista. Però, a questo punto, non ci sembra più sostenibile.
Diamo quindi l'indicazione di voto limitata a due nominativi, Blesio e Zanoni, proposti dal nostro Gruppo.
La questione però è legata anche al Comitato scientifico, per il quale c'è la proposta della Giunta di nominare un funzionario che, a nostro avviso, è stimabile e duttile per un esame funzionale tra Giunta e Istituto Zooprofilattico. Una questione del genere si dovrebbe proporre per il Consiglio di amministrazione, noi però non siamo titolati a proporre dei funzionari che sono incompatibili: l'unico soggetto titolato è la Giunta che può farlo in base al legame funzionale.
Quindi vogliamo capire quale scelta si compie per il Comitato scientifico, non avendo avuto al riguardo una risposta.
Riteniamo che la proposta della Giunta sia positiva; volentieri facciamo allora convergere i nostri voti, non vorremmo però essere solo noi a votarlo. Forse basteremmo noi e la Giunta, che l'ha proposto, per realizzare la positiva presenza di un funzionario all'interno del Comitato scientifico, per i legami tra l'Ente e l'Istituto Zooprofilattico che ha più soggetti azionisti.
Per quanto riguarda infine il Sindaco vorremmo avere dei chiarimenti dalla maggioranza. Quando le decisioni non si prendono resta sempre molto difficile, anche sul piano delle possibili intese prima di arrivare ad un atto di votazione come questo, vedere se ci sono gli elementi per questa intesa dopo aver acclarato tutte le compatibilità.
Vorremmo avere un'indicazione precisa sul Presidente e sul supplente da parte della maggioranza. Il nostro candidato ha i requisiti per poter fare il Presidente, quindi non riteniamo che possa essere facilmente declassato a supplente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Le dichiarazioni del collega Bontempi sono condivisibili per quello che attiene il problema del Consiglio di amministrazione. In altra sede noi avevamo chiesto come maggioranza i cinque posti e c'era stata data questa disponibilità da parte del Gruppo comunista, che apprezziamo, non connettendola però al problema del Comitato scientifico, quanto invece al problema della STEF.
Nelle riunioni in sede ufficiale c'è stata avanzata la richiesta di un Consigliere o di un Sindaco alla STEF, la maggioranza ha risposto positivamente, nel senso della rinuncia alla nomina del Sindaco della STEF che non verrebbe nominato dalla maggioranza, ma dal Gruppo comunista, nella persona di Guelfa. Non si è parlato mai fino a stamani del problema dell'indicazione dell'esperto, per il quale c'era soltanto un'indicazione concordata nell'ambito del pentapartito ed una segnalazione della DC sul nome di Buri.
Tant'è vero che, come vedrete, a compensazione delle forze di maggioranza - lo dico a comprensione di tutti - il Sindaco viene attribuito ad altro Gruppo, cioè a quello socialista. Si tratta cioè di un discorso di compensazione, per cui questa indicazione di Valpreda devo dire che c'era sfuggita. Si, c'è un democristiano, ma noi voteremo Miglietta e non Buffo che sarà votato per un altro incarico.
L'accordo è che il Sindaco è socialista e che il rappresentante nel Comitato tecnico - scientifico è espresso dalla DC. La Giunta ha il proprio funzionario, il dipendente regionale. Non vediamo perché ci debba essere nel Comitato scientifico un'altra indicazione da parte della Giunta che per la verità in Commissione Nomine a noi era del tutto sfuggito e fino ad oggi avevamo visto con tranquillità l'indicazione di Buri. Si tratta di questione definita e torno a dire che l'accordo non riguardava il problema del Comitato tecnico - scientifico, ma il Sindaco della STEF.



PRESIDENTE

Si distribuiscano le schede per le seguenti nomine.
Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta Consiglio di amministrazione (art. 2 L.R. 15/6/1979, n. 29). Nomina di sette rappresentanti.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Sergio Valzania, Onorato Petrini, Antonino Romeo, Paolo Cargnino, Aurelio Blesio Walter Zanoni e Attilio Bosticco. Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta - Collegio Sindacale (art. 2 L.R.
15/6/1979, n. 29). Nomina di un Presidente e di un membro supplente.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletti i signori Gianfranco Miglietta (Presidente) e Daniele Buffo (membro supplente).
Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta Comitato Tecnico Scientifico (L.R. 15/6/1979, n. 29). Nomina di un esperto.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Mario Buri.
Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta Comitato di controllo (L.R. 15/6/1979, n. 29). Nomina di un dipendente regionale.
E' stato svolto lo scrutinio delle schede. Proclamo eletto il signor Vito Viviano.


Argomento: Centri intermodali

Esame proposta di deliberazione 132: "Deliberazione Giunta Regionale n. 4-3807 'L.R. 11/80 - Incremento di contributi per la realizzazione dell'autoporto di Susa"' (rinvio)


PRESIDENTE

In merito al punto 5) all'o.d.g.: Esame proposta di deliberazione n.
132: "Deliberazione Giunta regionale n. 4-3807 'L.R. 11/80 - Incremento di contributi per la realizzazione dell'autoporto di Susa" ha chiesto di parlare il Consigliere Ferrara. Ne ha facoltà.



FERRARA Franco

Poiché aspetto dall'Assessore alcuni chiarimenti, ho chiesto di spostare la votazione di questa deliberazione a martedì prossimo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Questi provvedimenti verranno contenuti in un ordine del giorno come aveva detto il Consigliere Marchini?



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

L'incontro previsto con il Capogruppo repubblicano sarebbe bene fosse esteso anche ad altri Capigruppo perché le richieste di chiarimento che vengono da parte repubblicana sono soprattutto di ordine finanziario e societario.
Le considerazioni che io ritengo si devono fare all'atto di questa delibera sono di natura programmatoria. Valuti l'Assessore se ritiene in inizio di seduta di dedicare a chi vuole seguire queste questioni qualche minuto per verificare l'opportunità di un ordine del giorno oppure di una dichiarazione.



PRESIDENTE

C'è una richiesta del Consigliere Marchini per un incontro allargato ad altri Capigruppo. Il documento è rinviato.


Argomento: Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Esame proposta di regolamento n. 2: "Norme tecniche per lo smaltimento in agricoltura dei fanghi residuati da processi di depurazione delle acque reflue" (rinvio)


PRESIDENTE

Anche il regolamento relativo a: "Norme tecniche per lo smaltimento in agricoltura dei fanghi residuati da processi di depurazione delle acque reflue", di cui al punto 6) all'o.d.g., si ritiene di rinviarlo a martedì prossimo per avere la possibilità di discuterlo più approfonditamente.
Alcune modifiche sono state preannunciate dall'Assessore.


Argomento: Comunita' montane

Esame progetto di legge n. 54: "Modifiche alla L.R. 11/8/1973, n. 17, sulle delimitazioni delle zone omogenee. Costituzione e funzionamento delle Comunità montane" e votazione ordine del giorno per il non passaggio all'esame dell'articolato


PRESIDENTE

In merito al punto 8) all'o.d.g.: Esame progetto di legge n. 54: "Modifiche alla L.R. 11/8/1973, n. 17, sulle delimitazioni delle zone omogenee. Costituzione e funzionamento delle Comunità montane" è stato presentato dalla VIII Commissione un ordine del giorno per il non passaggio alla votazione degli articoli. Relatrice è il Consigliere Fassio che oggi però è assente. Possiamo dare per letta la relazione, visto che è agli atti?



BONTEMPI Rinaldo

Signor Presidente, la relazione è tutto in questo caso, perché si respinge?



PRESIDENTE

Questo p.d.l. comporta una discussione all'interno del Consiglio?



BONTEMPI Rinaldo

Se non è lunga, vorremmo sentire la relazione.



BRIZIO Gian Paolo

Se qualche rappresentante della VIII Commissione è presente pu leggerla.



PRESIDENTE

Vi leggo le conclusioni: "Per i motivi sopra esposti appare in sostanza evidente come nei confronti della proposta di legge n. 54, presentata dai Comuni di Valmala, Sampeyre, Pontechianale, Bellino e Canosio non possa certamente essere espresso parere favorevole e si debba anzi proporre al Consiglio di deliberare il non passaggio all'esame degli articoli, ai sensi dell'art. 77 del Regolamento interno".
Passiamo alla votazione dell'ordine del giorno per il non passaggio all'esame degli articoli.
"Il Consiglio regionale del Piemonte, - in sede di esame della proposta di legge presentata dai Comuni di Valmala, Sampeyre, Pontechianale, Bellino e Canosio e concernente 'Modifiche alla legge regionale 11/8/1973, n. 1 sulle delimitazioni delle zone omogenee. Costituzione e funzionamento delle Comunità montane' sentito il parere espresso dalla VIII Commissione consiliare permanente con la relazione, che si allega al presente ordine del giorno delibera il non, passaggio agli articoli della proposta di legge n. 54, ai sensi dell'art. 77 del Regolamento interno del Consiglio regionale".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 36 Consiglieri presenti.


Argomento: Province

Proseguimento esame ordini del giorno per l'istituzione della nuova Provincia del Verbano - Cusio - Ossola (rinvio)


PRESIDENTE

Passiamo al punto 7) dell'o.d.g.: "Proseguimento esame ordini del giorno per l'istituzione della nuova Provincia del Verbano - Cusio Ossola." La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

A me spiace intervenire su questo argomento. Vorrei non entrare nel merito perché mi sembra di notare l'assenza del collega Biazzi, il quale ha presentato per primo l'ordine del giorno, verso il quale, per ragioni di correttezza, dovrei avere un atteggiamento di ascolto preventivo o comunque di possibilità di confronto.
Ho cercato di parlare al Consigliere Biazzi, senza riuscire ad approfondire le cose, nell'intervallo di mezzogiorno, del nostro ordine del giorno che tiene conto delle indicazioni dell'ordine del giorno del Gruppo comunista, ma toglie tutti gli elementi che hanno determinato nei giorni scorsi qualche motivo di polemica e di contrasto.
Ritengo che il nostro ordine del giorno sia più succinto e forse anche laconico, ma che eviti i contrasti fra di noi e si presenti alla contrattazione su questo argomento in modo più unitario di quanto non consenta l'ordine del giorno Biazzi. Sono disposto a farlo sottoscrivere dai colleghi comunisti, a ritoccarlo se qualcuno ritiene di farlo, ma ritengo di mantenerlo perché ci sembra assolutamente neutro e più utile per la finalità cha assieme ci proponiamo.
Non entrerei nel merito dell'ordine del giorno Biazzi per esprimere i dissensi che dovrei esprimere proprio per l'assenza del collega in questo momento.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Mi rendo conto che non è un ordine del giorno come altri e sarebbe paradossale che su questo uscissimo divisi, cioè che fosse votato dalla maggioranza e che si astenesse l'opposizione. Non vorrei dare un dispiacere al Presidente Viglione. Capisco il ragionamento del Consigliere Nerviani ma credo che non ci siano oggi le condizioni per votarlo anche se le distanze non sono enormi.
Ho chiesto al Consigliere Biazzi di compiere degli accertamenti ulteriori in modo che almeno sui fatti ci si possa mettere d'accordo.
Chiederei di rinviare il voto alla prossima seduta.



PRESIDENTE

Spiego il significato del voto.
Un ordine del giorno di carattere unitario ha un carattere rafforzativo. Non ho difficoltà a rinviare a martedì prossimo la votazione di un documento unitario, ovviamente sarebbe opportuno liquidarlo.


Argomento: Delega di funzioni regionali agli enti locali - Artigianato

Esame progetto di legge n. 27: "Delega agli Enti locali in materia di artigianato" (rinvio)


PRESIDENTE

La Giunta ha trasmesso un disegno di legge per l'artigianato (evidentemente il richiamo è stato utile per il confronto delle posizioni) quindi anche l'esame del progetto di legge n. 27 è rinviato alla prossima settimana.
Il Consiglio è convocato per martedì 22 aprile p.v.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19)



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