Sei qui: Home > Leggi e banche dati > Resoconti consiliari > Archivio



Dettaglio seduta n.42 del 03/04/86 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

Scarica PDF completo

Argomento:


MARCHIARO MARIA LAURA


Argomento:

Approvazione verbali precedenti sedute


PRESIDENTE

La seduta è aperta.
In merito al 1) punto all'o.d.g.: "Approvazione verbali precedenti sedute", comunico che è stato distribuito ai Consiglieri il verbale dell'adunanza consiliare del 13 marzo 1986, se non vi sono osservazioni s'intende approvato.


Argomento: Assistenza sanitaria (prevenzione - cura - riabilitazione)

Interrogazione del Consigliere Nerviani inerente l'assistenza medica a Macugnaga


PRESIDENTE

In merito al punto 2) all'o.d.g.: "Interrogazioni ed interpellanze" discutiamo l'interrogazione del Consigliere Nerviani inerente l'assistenza medica a Macugnaga. Risponde l'Assessore Olivieri.



OLIVIERI Aldo, Assessore alla sanità

Il Sindaco del Comune il 21.2 u.s. aveva sollevato alcuni problemi in merito all'assistenza sanitaria di base nel proprio Comune.
In particolare veniva sottolineata la mancata presenza di un medico generico convenzionato residente nel Comune che potesse garantire continuità di assistenza diversamente da quanto ormai avviene da molti mesi con incarichi 'di supplenza assegnati di volta in volta a medici diversi.
Da parte del Sindaco era stata rilevata anche l'opportunità che il servizio di guardia medica notturna e festiva trovasse una propria sede nel Comune di Macugnaga.
Nel merito dei problemi sollevati, tempestivo è stato l'intervento dell'Assessorato regionale alla sanità e dell'U.S.S.L. di Domodossola.
Per quanto concerne la medicina generale l'U.S.S.L. ha provveduto a contattare i medici inseriti nella graduatoria locale e nel rispetto assoluto della normativa vigente, ciò ha permesso di inserire, in qualità di medico generico convenzionato con il Comune di Macugnaga, con decorrenza l.4. 86 il dott. Giovanni Ferrara.
Per quanto riguarda invece il servizio di guardia medica è opportuno fornire alcuni dati: durante le ore notturne e le giornate prefestive e festive operano sul territorio dell'U.S.S.L. n. 56 di Domodossola n. 7 medici distribuiti in sei sedi, corrispondenti ai distretti il distretto ove incide il Comune di Macugnaga (712 abitanti) ha complessivamente 3.317 abitanti.
I dati relativi alle visite richieste al servizio di guardia medica negli ultimi mesi sono stati: dicembre 1985 chiamate totali del distretto 31, di cui a Macugnaga 9 gennaio 1986 chiamate totali del distretto 32, di cui a Macugnaga 10 febbraio 1986 chiamate totali del distretto 13, di cui a Macugnaga 4.
Gli elementi sopra riportati fanno escludere la possibilità di una ulteriore incentivazione del servizio di guardia medica nel distretto n. 6 Valle Airasca in cui è compreso il Comune di Macugnaga e che ha la sua sede nel Comune di Vanzone, presso la quale vengono soddisfatte le normali richieste di igiene pubblica e medicina legale.
In ogni caso l'U.S.S.L. è stata invitata a tenere sotto controllo la situazione dell'assistenza sanitaria nel Comune di Macugnaga al fine di garantire una risposta tempestiva e confacente alle necessità della popolazione, anche in riferimento a quello che è l'afflusso turistico della zona.
Complessivamente il servizio attualmente ha trovato una sua collocazione nella maglia generale dei servizi sia di medicina di base, sia per quanto riguarda la guardia medica. Purtroppo questo problema è legato alle convenzioni nazionali, quindi il servizio di guardia presenta luci ed ombre, d'altra parte viene garantito anche al Comune di Macugnaga quando vi sia richiesta reale. In realtà i numeri sono relativamente modesti, abbiamo visto che c'è un afflusso maggiore nel mese di gennaio, con 10 presenze che evidentemente ha coinciso con la maggior intensità turistica. Il servizio esiste, funziona e non credo che possiamo fare diversamente perché innescheremmo un fenomeno spaventoso di incentivazione delle guardie mediche in tutte le località ove vi sia afflusso turistico con dei risvolti economici non sopportabili.
Quindi, credo che più di tanto umanamente non si possa fare.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Mi dichiaro sufficientemente soddisfatto della risposta dell'Assessore per la puntualità e l'ampiezza della stessa. Ritengo anche confortanti alcune assicurazioni che sono state date, tuttavia il problema della guardia medica è un problema che deve essere affrontato in un quadro più ampio, ma in termini più particolari nelle zone di montagna e in quelle ad alta frequenza turistica come è la Valle Anzasca e specificamente la zona di Macugnaga.
Ritengo tuttavia sulla base dell'informazione oggi data dall'Assessore di fare con le amministrazioni locali ulteriori riflessioni e se mi sarà consentito di portare queste riflessioni all'attenzione dell'Assessorato e specificamente dell'Assessore.


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

Ci sono due interrogazioni che sono state inviate dalla Giunta e che riguardano l'Assessore Maccari che non è presente. Nella Conferenza dei Capigruppo abbiamo concordato in questi termini i lavori della giornata di oggi e di domani: la giornata di oggi si apre con una comunicazione dell'Assessore Maccari sull'inquinamento dell'acquedotto di Casale Monferrato.
Su questa comunicazione sono previsti gli interventi dei Gruppi nei termini consentiti dal Regolamento. Successivamente si passerà all'esame e alla votazione del p.d.l. n. 64 di variazione al bilancio.
Per la giornata di domani si conclude l'esame del p.d.l. n. 79 relativo alle modifiche delle UU.SS.SS.LL. e quindi si passerà alle Nomine.
Sospendo brevemente la seduta.



(La seduta sospesa alle ore 10.00 riprende alle ore 10.15)



PRESIDENTE

La seduta riprende.
Vi comunico che l'Assessore Maccari è disponibile a fare la comunicazione sull'acquedotto di Casale nel primo pomeriggio della seduta odierna, quindi si tratta di verificare se si ritiene di avviare l'esame del bilancio tenendo conto di questa difficoltà.
Devo però fare presente che nella conferenza dei Capigruppo è stata sottolineata l'urgenza e l'opportunità di questa comunicazione in apertura di seduta proprio per la sua rilevanza. Ha chiesto la parola il Consigliere Staglianò. Ne ha facoltà.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, vorrei, per cortesia, conoscere le ragioni per le quali l'Assessore Maccari è assente in un momento così importante per la comunità piemontese, essendo noto già da ieri che c'erano state sollecitazioni ripetute in questa direzione, ed essendoci stato un impegno da parte della Giunta a comunicare in apertura di seduta su quest'argomento.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta Vetrino.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

L'Assessore Maccari è assente da questo Consiglio, però in questo momento è in Assessorato dove, con i funzionari competenti su questa materia, sta raccogliendo gli appunti per poter fare una comunicazione al Consiglio che, data la delicatezza, richiede qualche momento di maggior approfondimento.
Egli è anche disposto a venire subito, ma non presenterà un documento scritto, presenterà un documento che è la sintesi della riunione di ieri e delle posizioni della Giunta rispetto a questo problema.
Diversamente se vogliamo fare un discorso più approfondito, credo che a questo punto sia anche meglio, considerando la delicatezza dell'argomento egli chiedeva di fare questa comunicazione in un tempo successivo e proponeva le ore 14.00 per evitare al Consiglio di aver un iter di lavoro arraffazzonato, come sarebbe quello di cominciare adesso ad esaminare il bilancio e poi interrompere tra un'ora quando egli sarebbe disponibile.
Se viceversa vogliamo richiedere all'Assessore Maccari di venire prontamente, noi lo possiamo fare perché egli si è dimostrato disponibile anche a questa eventualità.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente, prendo atto della impreparazione della Giunta a relazionare su questo argomento e terremo conto nel dibattito di oggi pomeriggio della considerazione in cui è tenuta questa assemblea da parte dell'Assessore competente.



VIGLIONE ALDO


Argomento:

Comunicazioni del Presidente del Consiglio

Argomento:

a) Congedi


PRESIDENTE

Passiamo al punto 3) all'o.d.g.: "Comunicazioni del Presidente".
Comunico che hanno chiesto congedo i Consiglieri Bosio, Carazzoni, Petrini Turbiglio.


Argomento:

a) Congedi

Argomento:

b) Presentazione progetti di legge


PRESIDENTE

L'elenco dei progetti di legge presentati sarà riportato nel processo verbale dell'adunanza in corso.


Argomento: Variazioni di bilancio

Esame p.d.l. n. 64: "Prima legge di variazione al bilancio per fanno finanziario '86. Provvedimento generale di rifinanziamento di leggi regionali" (seguito)


PRESIDENTE

Proseguiamo l'esame del p.d.l. n. 64, di cui al punto 4) all'o.d.g.
La discussione generale su questo p.d.l. è stata svolta nella seduta scorsa.
La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Il Presidente della Commissione non ha potuto fare una relazione probabilmente per i tempi stretti e soprattutto perché molte risposte sono rimaste in sospeso in quanto la Giunta si riservava di valutare ulteriormente, alcune nostre proposte.
Il mio intervento poteva essere fatto nella discussione sull'art. 3, ma è importante avere un quadro delle risposte che la Giunta ha rinviato all'aula, perché riguardano problemi molto importanti. Mi riferisco in particolare alla proposta di utilizzare i fondi per investimenti, in particolare per quanto riguarda il CSI, una scelta possibile e sulla quale mi è parso ci fosse molta attenzione da parte della Giunta.
Il miliardo da destinare al progetto Pilota. Anche su questo ci è sembrato ci fosse molta attenzione da parte della Giunta. Sono tutti fondi che possono essere presi dalla parte investimenti, dove c'è ampio margine di manovra.
C'è tutta la partita dell'artigianato, sulla quale l'Assessore stava ieri, verificando la possibilità di inserire le proposte di modifica. C'è tutto il capitolo dell'assistenza.
Da qui la necessità di avere un quadro all'inizio della discussione perché in base alle risposte possono essere ritirati alcuni nostri emendamenti.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Quando si dice che la Commissione si riunisce e si riferisce anche verbalmente, c'è un' adempimento preciso, ex regolamento.
Noi abbiamo fatto questa proposta perché i tempi sono stati stretti effettivamente il Presidente tutte le conclusioni non può trarle, perché su alcune poste ieri si è detto no, su alcune si, su alcune altre la Giunta non ha preso posizioni.
Noi crediamo che sarebbe preferibile adesso un'esposizione di insieme di sintesi da parte della Giunta sulle varie proposte, che sostituirebbe quindi la relazione prevista della Commissione, piuttosto che emendamento per emendamento.
Riterremo questo, se la Giunta è in grado di farlo, il modo migliore per facilitare il lavoro, perché dopo esporremo e voteremo sugli emendamenti.



PRESIDENTE

La parola al Presidente Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Avremmo per la verità preferito un tipo di marcia diverso, perché sulle singole voci avremmo potuto dare anche delle giustificazioni più ampie in ordine alle scelte che potevano essere maturate dalla seduta di ieri a quella di stamani. Ad esempio sul settore dell'artigianato che accorpava una serie di emendamenti è emerso l'orientamento, che avevo accennato ieri mattina nella seduta della Commissione, di rinviare il tutto all'assestamento, do già un tipo di risposta, allorquando avremo maggiore certezza in ordine a quell'acquisizione dell'entrata del fondo comune che attraverso il meccanismo della licenziata legge finanziaria, avrebbe individuato in circa 6 miliardi e mezzo un'entrata di allora per ora, non ora per allora, nel senso che non abbiamo ancora la sicurezza definitiva che questo possa essere intervenuto.
Dalla seduta della Commissione di ieri, al di là degli aspetti proceduralmente maturati o meno, mi pare sia emersa una disponibilità da parte della Giunta su talune voci.



PRESIDENTE

Passiamo ora alla votazione dell'articolato.
Art. 1 "Nello stato di previsione dell'entrata del bilancio per fanno '86, sono introdotte le variazioni di cui alla tab. A), allegata alla presente legge.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 46 hanno risposto si 29 Consiglieri hanno risposto no 16 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "Nello stato di previsione della spesa del bilancio per fanno '86, sono introdotte le variazioni di cui alla tab. B), allegata alla presente legge.
Il Presidente della Giunta regionale è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio".
La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Chiedo un chiarimento.
Noi abbiamo presentato diversi emendamenti che modificano le tabelle.
Non so come possa inserirsi la votazione su questo articolo senza tener conto degli emendamenti che abbiamo alle tabelle A e B.



PRESIDENTE

Se vengono variate le somme di conseguenza si modificheranno anche le tabelle in deroga a quanto stabilito dall'art. 2.
Si passi alla votazione per appello nominale.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 49 hanno risposto si 30 Consiglieri hanno risposto no 19 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Art. 3 (Organizzazione e partecipazione a convegni) "La spesa per la realizzazione degli interventi di cui agli artt. 1, lett.
a), e 2 della L.R. 14/1/77, n. 6, modificata ed integrata dalla L.R.
11/8/78, n. 49, è determinata per fanno finanziario '86, in 150 milioni, ed è iscritta al cap. n. 520.
La spesa per la realizzazione degli interventi di cui agli artt. 1, lett.
b) e 3 della L.R. 14/l/77, n. 6, modificata ed integrata dalla L.R.
11/8/78, n. 49, è determinata per fanno finanziario '86, in 200 milioni, ed è iscritta al cap. n. 760.
La spesa per la concessione dei contributi di cui agli artt. 1, lett. c), e 4 della L.R. 14/1/77, n. 6, modificata ed integrata dalla L.R. 11/8/78, n.
49, è determinata per fanno finanziario '86, in 150 milioni, ed è già iscritta al cap. n. 780".
Viene presentato il seguente emendamento dai Consiglieri Bontempi, Biazzi Avondo, Rivalta, Bresso Calligaro, Bruciamacchie, Dameri e Guasso: "Art. 3 bis - Predisposizione e completamento programmi e procedure per l'elaborazione dati.
La spesa per la predisposizione ed il completamento di programmi e procedure per l'elaborazione di dati da parte del CSI al servizio dell'amministrazione regionale è determinata per fanno finanziario '86 in 11.000 milioni ed è iscritta al cap. n. 2170".
La parola al Consigliere Bresso.



BRESSO Mercedes

Questo emendamento l'abbiamo presentato in due versioni. Anche all'art.
35 abbiamo proposto la stessa cosa, cioè l'aumento dei fondi al C.S.I. come fondo di dotazione, per cui farò un'illustrazione in questo caso che varrà anche per l'altra versione, anche se è formalmente diversa perché è un fondo di dotazione.
In sostanza l'argomento che sosteniamo, mi pare chiaro. I programmi già concordati fra la Regione e il C.S.I. per l'86, in realtà ammontano a un po' più di 11 miliardi. Riteniamo che sia molto grave l'avere, sia pure per ovvie ragioni di bilancio (ma questo fa parte delle scelte fatte dalla Giunta) ridotto gli stanziamenti, per quanto riguarda l'elaborazione dati e la ricerca in campo informatico, proprio in un momento in cui ci siamo resi conto, come hanno dimostrato tutte le ultime vicende, compresa quella di Casale di cui discuteremo più tardi, quanto sia importante la conoscenza di tutti i dati relativi a quello che succede nella Regione e a quello che succede sul suo territorio.
Noi crediamo che, al contrario, piuttosto che ridotti i fondi destinati alle ricerche del C.S.I. in questa sede o nelle prossime variazioni andranno al contrario aumentati, perché la quantità di cose che dovremo chiedergli nel corso dell'anno sarà pro-babilmente maggiore ancora di quella prevista in questi primi programmi concordati.
Chiediamo che o in questa versio-ne, cioè aumentando i fondi per i programmi al C.S.I., oppure attraverso la formula dell'aumento del fondo di dotazione, per consentire di far andare queste spese in investimento comunque in una di queste due formule, sia conservato questo patrimonio di competenza, di ricerca, di capacità, di intervento e di conoscenza del territorio che il C.S.I. rappresenta.



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta Vetrino.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

La Giunta ha esaminato con molta attenzione l'emendamento che ora la collega Bresso ha illustrato.
Non vorrei ripetere le cose che ho già detto nel corso delle due riunioni della Commissione consiliare, in cui si è andati abbastanza in profondità rispetto a questo tema, però vorrei dire altre cose.
Noi condividiamo nello spirito, in assoluto, le motivazioni che sono alla base di questo emendamento e di quello all'art. 34 che renderebbe compatibile questo aumento: di spesa, tra l'altro con una trasposizione nel settore del capitale, che risponde ad un'esigenza che è anche una scelta della Giunta di deviare per quanto possibile buona parte delle spese nel ramo del capitale.
Noi non abbiamo però la possibilità di soddisfare questo spirito con la consistenza finanziaria che è stata richiesta dai colleghi del Partito comunista, lire 11 miliardi; viceversa daremo un incremento, come previsto dalla variazione di bilancio, che si aggirerà, rispetto alla prima previsione del cosiddetto bilancio tecnico, attorno a 500 miliardi.
Ho detto, e lo ripeto perché è importante, che questa non può essere una cifra rigida; necessariamente in sede di assestamento di bilancio dovremo correggerla perché non daremo "tout court" 11 miliardi al CSI. E' la risultante di una serie di cifre che corrisponde a circa 30 progetti che i vari Assessorati hanno richiesto al C.S.I. e che arriverebbero a formare la cifra originaria dei 14 miliardi e che, a seguito di incontri a carattere tecnico, sulla base di un'esigenza di carattere politico espressa dalla Giunta, il C.S.I. avrebbe ridotto a 11 miliardi e mezzo, la cifra che il C.S.I. reputava compatibile con le sue esigenze organizzative di servizio.
Ho detto che non è una cifra rigida, perché in sede di assestamento necessariamente in qualche modo dovremo integrarla. Alcuni programmi non sono ancora definiti, alcuni sono in atto e vanno avanti perché hanno i finanziamenti nell'anno successivo. Questi programmi, probabilmente, li finanzieremo per il 60-70%, nella delibera di incarico che approveremo a seguito dell'approvazione del bilancio; successivamente la integreremo con l'assestamento di bilancio.
Credo che questi 8 miliardi e mez-zo (che poi, per altri servizi relativi ad altri Assessorati, arriveranno a 9 miliardi e 300 milioni) in sede di assestamento verranno impinguati.
Il Consigliere Biazzi chiedeva notizie sull'attività sanitaria.
Quest'anno questa attività non è prevista perché e finito il servizio del CSI per conto dell'Assessorato alla sanità, il programma si è esaurito e non è più stato finanziato, in sostanza non ci sono altri progetti nel campo della sanità.
Mi rendo conto che il C.S.I. ha l'esigenza di coprire la differenza che fanno scorso aveva determinato nel suo bilancio una cifra consistente, come peraltro ancora quest'anno, attraverso altri progetti. Ma noi non abbiamo a disposizione la cifra per adempiere a questa richiesta. C'è però la disponibilità ad esaminarla in sede di assestamento di bilancio.
Non dimentichiamo che il consorzio sta per avviarsi al suo decimo anno al compimento del patto consortile, quindi in questi mesi, dovremo definirne il rinnovo.
La discussione sul C.S.I. e segnatamente le sollecitazioni che sono venute dal Partito comunista attraverso gli emendamenti presentati hanno anche il valore di un approfondimento ulteriore del ruolo che il C.S.I. ha svolto in questi 10 anni.
Il Presidente Santoni ha detto nella sua relazione che ci troviamo di fronte ad una struttura di valenza nazionale, ma io credo che vada oltre ad una valenza nazionale.
La Giunta è consapevole di questo e cercherà, attraverso questo approfondimento, di fare in modo che questa struttura possa continuare a dare i frutti che ha dato nel passato e possa anche aggiornare la sua attività alla luce di esigenze nuove, di esperienze nuove, di istanze della comunità, come diceva il Consigliere Bresso.
Devo dire con molta franchezza che quando nei prossimi giorni ci metteremo attorno ad un tavolo per definire alcuni tagli a questi progetti per quanto riguarda l'Assessorato alla pianificazione territoriale sorgeranno delle difficoltà in ordine all'esigenza di interrompere dei progetti che sono in corso.
Alcuni progetti nuovi probabilmente, anche senza difficoltà, potranno essere rinviati all'anno prossimo.
Con la verifica, l'approfondimento, il dibattito attorno al nuovo Consorzio avremo modo di valutare il futuro del centro di calcolo.
Informo il Consiglio che in occasione dell'assemblea che si è tenuta circa 15 giorni fa, sono sorte delle remore o comunque delle perplessità da parte del Politecnico rispetto alla possibilità di continuare la sua collaborazione con il CSI.
Questo è molto grave e va verificato. Giunta e Consiglio certamente vorranno schierarsi per far si che la collaborazione non cessi, perché tra i motivi fondamentali di questa collaborazione c'era la definizione di questi servizi, e la creazione all'interno della Regione di una struttura con una valenza culturale profonda; questa valenza però ci è data proprio grazie agli apporti e alla collaborazione con gli atenei torinesi.
Il C.S.I. dovrebbe avere maggiori certezze e non dovere ogni anno aspettare che la Giunta regionale decida quali i progetti e i programmi da finanziare.
Questo emendamento, al di là del fatto che non lo possiamo accogliere nella sua interezza, ha il valore di aver incominciato in questo Consiglio l'analisi e la verifica di questa struttura importante a cui va la nostra attenzione e a cui andrà l'attenzione di tutto il Consiglio anche nei mesi a venire.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi per dichiarazione di voto.



BONTEMPI Rinaldo

Il nostro voto è ovviamente a favore dell'emendamento, ma ne voglio esplicitamente sottolineare la motivazione anche rispetto alla risposta della Giunta. Sono convinto che da parte del Vicepresidente Vetrino ci sia realtà di buona fede nelle intenzioni che ha espresso. Però siamo ormai a 8 mesi dalla costituzione della Giunta e non è soddisfacente trovarci di fronte ad una non definizione della politica sul C.S.I. e della politica informatica in genere.
Intanto considero grave che non si precisi perché e come sia di fatto esaurito uno dei progetti fondamentali, quello della sanità. Questa carenza motiva ampiamente il giudizio negativo sulla posizione della Giunta. Posso capire la difficoltà di abbracciare tanti progetti nuovi.
Si sarebbe però potuto avere il coraggio di definire il progetto enti locali, che mi pare assolutamente essenziale per un'azione di rilancio del C.S.I. e per il suo salto di qualità di cui parliamo spesso, anche se in maniera piuttosto vaga e confusa, progetto che dovrebbe dare il senso di una trasformazione del C.S.I. da mero soggetto di gestione a soggetto di progettazione.
Quindi, la caducazione di questo vecchio ma importante progetto strategico degli enti locali la ritroviamo di fatto nel non accoglimento dell'emendamento; non viene usata la possibilità di manovrare il bilancio per finanziare consistentemente il C.S.I.: questo motiva il giudizio negativo, che poi si ricollega all'aspetto politico.
E' vero che il grande appuntamento è nel rinnovo del patto consortile però vorrei ricordare che un appuntamento c'è già domani, quando eleggeremo la nostra rappresentanza nel consiglio di amministrazione del C.S.I. .
Com'è noto, noi abbiamo chiesto un dibattito su tutti gli enti che vanno rinnovati nel quale, dibattito, ci auguriamo che la Giunta intervenga in maniera circostanziata e precisa sugli indirizzi che già oggi stabiliamo.
Si è depotenziata la vera qualità, l'unicum di questa struttura, che ha valore nazionale e io credo anche sovranazionale, che più che di macchine un insieme di fattori umani, una equipe che ha prodotto in questi anni una esperienza che ci è invidiata da molte parti, al di là delle polemiche politiche su cui tutti abbiamo i titoli per potere nel merito rivendicare un indirizzo, l'originalità della creazione e anche confrontare con l'opinione di altri.
Non si può lasciar passare impunemente il segnale di questa difficoltà di finanziamento su un vecchio progetto e su un nuovo progetto: è esiziale anche ai fini della credibilità di quello che la Regione intende fare rispetto ai suoi partner. Il fatto che questa osservazione venga dal Politecnico (dall'Università avrebbe potuto avere un'altra intonazione) è un chiaro segno di preoccupazione su quello che avverrà al C.S.I. per effetto del cambiamento della maggioranza.
Domani, ma a mio avviso lo era oggi, sarà la prima occasione per scoprire le carte. Ho sentito versioni aberranti sulla funzione del C.S.I.
spero che la Giunta trovi una sua unità nel definire già domani alcuni indirizzi fondamentali su cui lavorare. Se questi indirizzi ci sono e questa coerenza c'è, a me pare che l'emendamento, può essere anche recuperato in una chiave di assestamento. Oggi però di fronte a questa indeterminazione di posizione, a queste molte voci che non si coagulano in un'azione di governo univoca, comprensibile e chiara, registriamo un fatto preoccupante, ossia lo spegnimento di un vecchio importante progetto e la non accensione di un progetto che ritengo essere assolutamente strategico.
Un progetto su cui si poteva, e spero si possa ancora, ma non so i tempi quanto ci giochino contro, giocare uno degli aspetti fondamentali della ricostituzione del patto consortile.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò per dichiarazione di voto.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Dichiaro che voterò a favore di questo emendamento presentato dal Gruppo comunista, perché anche a me, come è stato detto prima, pare che la cifra di 11 miliardi sia quella minima indispensabile per consentire che questi progetti possano andare avanti e per impedire che quei servizi indispensabili all'attività legislativa e di governo della nostra regione finiscano nelle mani di consulenti privati, per i quali la conclusione magari sarà che si spenderanno lo stesso i soldi, o forse qualche cosa di più, facendo morire una delle iniziative più interessanti che in questa regione sono state costruite negli anni passati.
Con questa preoccupazione mi permetto di segnalare come l'insensibilità immotivata - mi consenta Signora Vetrino - a non accogliere questo emendamento, a nostro giudizio, è un segnale politicamente molto grave.



PRESIDENTE

Pongo in votazione l'emendamento testé discusso per alzata di mano.
E' respinto con 16 voti favorevoli, 27 contrari e 2 astensioni.
I Presidenti del Consiglio e della Giunta regionale presentano il seguente emendamento: "La spesa autorizzata dal primo comma dell'art. 3 ed iscritta al cap. n.
520 è determinata in lire 400 milioni".
Chi è favorevole a tale emendamento è pregato di alzare la mano.
E' approvato.
Si passi alla votazione dell'art. 3 così emendato.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 49 hanno risposto si 31 Consiglieri hanno risposto no 17 Consiglieri si è astenuto 1 Consigliere L'art. 3 è approvato.
Art. 4 (Le enoteche regionali, le botteghe del vino o cantine comunali, i musei etnografico enologici, le strade del vino) "Ai fini dell'attuazione della L.R. 12/5/80, n. 37 e successive modificazioni ed integrazioni, sono autorizzate, per l'anno finanziario '86, le seguenti spese: 450 milioni per i contributi alle enoteche regionali, alle botteghe del vino, alle cantine consorziali ed ai musei etnografico enologici, iscritti al cap. n. 3755 100 milioni per le spese per la segnaletica per le strade del vino iscritti al cap. n. 3757".
I Consiglieri Bontempi, Biazzi, Avondo, Rivalta, Bresso, Bruciamacchie Dameri e Guasso presentano i seguenti emendamenti: "Art. 4 bis - Funzionamento delle Commissioni e delle strutture tecniche dei Piani agricoli di zona.
La spesa relativa al punto b) dell'art. 17 della L. 12 del 24/4/74 è determinata per fanno '86 in 1.000 milioni ed è iscritta al cap. n. 1355".
"Art. 4 ter Il cap. 3795 dello stato di previsione della spesa del bilancio di previsione '86 (L.R. del 23/1/86, n. 8) è ridotto da 5.500 milioni a 4.500 milioni.
La somma reperita è destinata al cap. n. 1355, comprensivo del punto b) dell'art. 17 della L. 24/4/74, n. 12".
La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Questo emendamento nasce dalla convinzione, non solo del Gruppo comunista, ma della stessa Giunta, che l'ESAP ha quest'anno una dotazione di bilancio insufficiente a sostenere le strutture operanti sul territorio per i piani agricoli zonali.
E' chiaro che se non assumessimo un provvedimento di questo tipo quello che si porrebbe in discussione non è tanto il posto di lavoro di qualche decina di operatori, (il problema se vogliamo può anche essere questo) ma il ruolo che hanno assunto i piani agricoli zonali e lo stesso ESAP, nel corso di questi anni per la programmazione agricola.
Riteniamo, quindi, che questo emendamento, per le sue finalità, sia decisamente qualificante.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Credo che l'emendamento sia superato, perché mentre si chiede l'iscrizione di un miliardo al capitolo 1355, nella variazione è stato iscritto un miliardo e mezzo, quindi c'è, addirittura, una cifra superiore a quella richiesta dall'emendamento. In sostanza poi, i due emendamenti gli artt. 4 bis e 4 ter, sono collegati e, se dovessimo accettare questa impostazione, significherebbe, per quel che riguarda l'assistenza tecnica (tale è il capitolo 3795), non avere più le risorse per pagare gli stipendi ai tecnici dei CATA e ai tecnici delle Comunità montane.
Esiste certamente l'osservazione sollevata dal collega Ferro in merito ai, problemi del funzionamento dell'ESAP soprattutto riferiti ai piani agricoli zonali, credo, però, che il collega e il Consiglio sappiano che vi è un dibattito in corso nel mondo agricolo piemontese e nello stesso ESAP in merito alla continuazione dell'attività di programmazione agricolo zonale; vi sono delle proposte che tendono ad allargare le zone di programmazione, ad affidare all'Ente provinciale la programmazione agricolo, in questo caso non sarebbe più zo-nale, ma provinciale. Ci siamo dotati, attraverso le risorse destinate a questo fine, negli anni trascorsi, dei piani di sintesi e quindi oggi vi è un momento di riflessione complessiva in merito al problema della programmazione agricolo zonale che potrà trovare soluzioni definitive sia per quel che riguarda l'aspetto di impostazione, sia per quel che riguarda le risorse finanziarie necessarie nel momento in cui, ad amministrazione ESAP rinnovata, a dibattito e nel mondo agricolo e all'interno dell'ente definito, venga fuori la nuova linea di impostazione e di programmazione agricolo.
Pertanto, tenuto conto dei problemi di carattere finanziario, ma anche di impostazione generale, riteniamo di non poter accogliere entrambi gli emendamenti, art. 4 bis e art. 4 ter, pur accettando le sollecitazioni che vengono dal Gruppo comunista a un'ulteriore riflessione approfondimento che potrà eventualmente essere fatta alla conclusione del dibattito del prossimo assestamento di bilancio.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Ovviamente non ritiriamo l'emendamento, specialmente dopo le risposte date dall'Assessore. Sulle cifre non si può giocare, non si può dire * che questo emendamento è superato dal fatto che esistono 1.500 milioni a variazione di bilancio e poi nello stesso tempo riconoscere che, comunque non sono sufficienti. Sapevamo che cerano 1.500 milioni, sapevamo che non erano sufficienti; proprio per questa ragione abbiamo presentato l'emendamento.
Si fanno poi delle affermazioni che suscitano un certo stupore, perch si dice che oggi si sono raggiunti, i documenti di sintesi per quanto riguarda i piani agricoli zonali. Su questo ci si è attestati, bisognerà vedere in futuro che cosa si farà.
Esiste però, fino a prova contraria, la legge n. 20, che stabilisce che i piani agricoli zonali debbono funzionare per la definizione di piani stralcio, per quanto riguarda i documenti di sintesi e, soprattutto, per quanto riguarda gli stessi aggiornamenti.
I ruoli dei piani agricoli zonali, stante fattuale situazione, non sono compromessi; certo, esiste un dibattito per quanto riguarda il ruolo dell'ESAP e il ruolo della programmazione in agricoltura. Ci sono dei riferimenti al ruolo delle Province, ma c'è anche un problema di strutture tecniche. C'è la questione, per esempio, del coordinamento delle Province per quanto riguarda le strutture da individuare, credo, negli uffici di piano che hanno un carattere tecnico e che coinvolgono anche il personale che, sino a prova contraria, è quello che oggi noi poniamo in discussione.
Dopo la decisione che la Giunta assume oggi, mi domando quali saranno le ripercussioni politiche sul ruolo dell'ESAP, ma anche sul ruolo di coloro che hanno operato all'interno delle strutture dei piani agricoli zonali.



PRESIDENTE

La parola al Presidente della Giunta regionale Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

L'emendamento dovrebbe essere formulato in altro modo perché mentre l'emendamento individua per fanno 1986 1.000 miliardi da iscrivere al capitolo 1355, noi ne abbiamo già individuati l.500.



PRESIDENTE

Ha chiesto la parola il Consigliere Biazzi. Ne ha facoltà.



BIAZZI Guido

Lo spirito dell'emendamento è certamente quello che ha detto Lei Presidente. In Commissione ne abbiamo anche chiarito il senso. Possono esserci dei dubbi sotto l'aspetto tecnico. Qui, però, si fa un riferimento preciso: i 1000 miliardi sono destinati all'applicazione del punto b), art.
17, della L. n. 12/74.
Ma non mi dilungo sul problema tecnico.
Come abbiamo detto ieri in Commissione, eravamo disposti a ritirare entrambi gli emendamenti se ci fosse stato da parte della Giunta un impegno preciso espresso in qualsiasi forma a garantire il funzionamento delle strutture di cui ha già ampiamente riferito il collega Ferro. Pur avendo presente i limiti tecnici del destinare una parte dei fondi dell'area 1 all'area di attività, volevamo però sollecitare un impegno preciso della Giunta, che non c'è stato. Per questo manteniamo i due emendamenti.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

I colleghi devono sapere che l'amministrazione ESAP, nella situazione in cui si trova, ha praticamente già risolto il problema, non più rinnovando le convenzioni con i tecnici che si curavano della programmazione agricolo zonale.
Scaduta il 31 marzo, la convenzione non è stata più rinnovata, per questioni anche di rapporti di lavoro; il problema, quindi, è già stato risolto autonomamente dall'amministrazione dell'ESAP, della cui decisione noi prendiamo atto.
Se in questa sede si richiede un impegno alla Giunta per continuare ad operare a livello regionale, perché la programmazione agricolo zonale, dopo dieci anni, arrivi a qualcosa di concreto e di operativo, questo impegno credo la Giunta lo possa garantire al Consiglio, ma tenendo conto di tutto quanto è avvenuto.
E mi dispiace che il collega Ferro abbia fatto riferimento alla legge n. 20, perché essa è stata modificata, dando valore di piano alle sintesi di piano. Sono cose che sono state-volute all'unanimità sia in Commissione sia in aula. Stando ai fatti e alla realtà odierna, tenuto conto che l'amministrazione ESAP ha già risolto il problema della convenzione con i tecnici non più rinnovandola e quindi lasciando in sospeso il problema nel prossimo futuro, certo, noi garantiamo l'impegno a proseguire un'attività di programmazione nel settore agricolo a livello regionale, ma visti i risultati di dieci anni di programmazione (e allora bisognerebbe che facessimo i conti di quanto sono costati i documenti di sintesi secondo le procedure volute dalla legge n. 20) le formule e le impostazioni saranno nuove.
C'è un largo dibattito nel mondo agricolo, c'è un momento di riflessione, per cui le nuove iniziative non potranno non tenere conto di quelle che sono le indicazioni in base all'esperienza non del tutto positiva del passato, che verranno dal mondo agricolo stesso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro. Ne ha facoltà.



FERRO Primo

Considerazioni politiche non voglio farne, perché mi rendo conto che è un dialogo tra sordi, quindi. è inutile continuare ad insistere su questioni che non vengono recepite.
Il chiarimento che mi permetto di fare è rispetto alla decisione assunta dall'ESAP per la sospensione dei consulenti. Si dà l'impressione lo dico per i colleghi che non sono a conoscenza di queste vicende, che l'ESAP abbia già risolto il problema. La realtà non è così.
L'ESAP ogni anno è costretta a sospendere per due mesi i consulenti perché esiste una legge regionale - la n. 65 - che impone che le consulenze non possono avere una durata superiore a 6 mesi e per evitare quindi dei rapporti di lavoro continuativi che farebbero - ovviamente per coloro che beneficiano della consulenza - avanzare diritti che diventerebbero difficili da gestire, si provvede ogni anno ad effettuare operazioni di questo tipo. Quindi, la decisione assunta dell'ESAP rientra nell'ordinaria e ricorrente amministrazione dell'ente stesso.



PRESIDENTE

Non essendovi altri interventi pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento 4 bis.
E' respinto con 16 voti favorevoli, 27 contrari e 3 astensioni. Pongo in votazione per alzata di mano l'emendamento 4 ter.
E' respinto con 17 voti favorevoli, 28 contrari e 3 astensioni.
Si passi alla votazione dell'art.4.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 50 hanno risposto si 30 Consiglieri hanno risposto no 20 Consiglieri L'art. 4 è approvato.
Art. 5



(Interventi a favore dei Comuni e dei Consorzi di Enti locali per la costituzione di aree industriali attrezzate)



PRESIDENTE

"La spesa per la concessione dei contributi di cui all'art. 1 della L.R.
9/4/75, n. 21, integrata dalla L.R. 11/8/78, n. 50, è determinata, per fanno finanziario '86 in 510 milioni ed è iscritta al cap. n. 5010.
La spesa per la concessione dei contributi di cui alla L.R. 25/2/80, n. 9 modificata dalla L.R. 22/5/80, n. 58, è determinata, per fanno finanziario '86, in 3.500 milioni ed è iscritta al cap. n. 5025".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 50 hanno risposto si 30 Consiglieri hanno risposto no 20 Consiglieri L'art. 5 è approvato.
Art. 6 (Interventi per l'attuazione della L. 21/5/81, n: 240) "Ai fini dell'applicazione della L.R. 9/3/84, n. 17, sono autorizzati per fanno finanziario '86 le seguenti spese: 200 milioni per i contributi di cui agli artt. 2, secondo comma e 3 iscritti al cap. n. 5032 1.000 milioni per il fondo di cui all'art. 4, iscritti al cap. n. 5036".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 50 hanno risposto si 30 Consiglieri hanno risposto no 20 Consiglieri L'art. 6 è approvato.
Art. 7 (Osservatorio regionale sul mercato del lavoro) "La spesa per l'attuazione della L. R. 6/1/83, n. 1, è determinata, per l'anno finanziario '86, in 100 milioni, ed è iscritta al cap. n. 5045".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 50 hanno risposto si 30 Consiglieri hanno risposto no 20 Consiglieri L'art. 7 è approvato.
Art. 8 (Interventi regionali in materia di migrazioni) "La spesa per l'attuazione degli interventi di cui alla L. R. 6/7/78, n.
42, è determinata, per fanno finanziario '86, in 100 milioni, ed è iscritta al cap. n. 5080".
I Consiglieri Bontempi, Biazzi, Avondo, Rivalta,Bresso, Calligaro Bruciamacchie, Dameri e Guasso hanno presentato i seguenti emendamenti: "Art. 8 bis - Cantieri di lavoro.
La spesa relativa all'assegnazione i somme alle Province per la concessione di contributi ai Comuni e i loro Consorzi ed alle Comunità montane per l'impiego temporaneo e straordinario di lavoratori disoccupati in cantieri di lavoro (L. R. 17/10/84, n. 5) è determinata per l'esercizio finanziario '86 in 3.000 milioni ed è iscritta al cap. n. 5098".
"Art. 8 bis Le spese per l'istruttoria dei progetti di investimenti (art. 4, let. c) della L.R. 4/3/85, n. 17) è deter-minata per fanno finanziario '86 in lire 50 milioni ed è iscritta al cap. 5105". ' "Art. 8 ter La spesa per il contributo annuale nelle spese di finanziamento del Centro Regionale delle Strutture Associative dell'Artigianato (art. 4 let. d) della L.R. 4/3/85, n. 17) è determinata per fanno '86 in lire 50 milioni ed è iscritta al cap. n. 5113".
"Art. 8 quater La spesa per i conferimenti finanziari alla Cassa per il Credito delle imprese artigiane per la concessione di contributi in conto interesse su finanziamenti bancari e in conto canoni per operazioni di locazione finanziaria (art. 9 della L.R. 4/3/85, n. 17) è determinata per fanno finanziario '86 in lire 4 miliardi e 500 milioni ed è iscritta al cap. n.
5115".
"Art. 8 quinquies La spesa per i contributi nel pagamento degli interessi per presti biennali garantiti dalle Cooperative Artigiane di Garanzia (art. 17, della L.R.
4/3/85, n. 17) è determinata per fanno '86 in lire 2 miliardi ed è iscritta al cap. n. 5130".
"Art. 8 sexies La spesa per i contributi straordinari al Consorzio Regionale Artigianfidi per la gestione dei fondi rischi speciali (art. 19, della L.R. 4/3/85, n.
17) è determinata in lire 100 milioni ed è iscritta al cap. n. 5133".
"Art. 8 septies La spesa derivante dagli stanziamenti a favore dell'Istituto Finanziario Finpiemonte S.p.A. (art. 21 della L.R. 4/3/85, n. 17) è determinata per fanno finanziario '86 in 300 milioni ed è iscritta al cap. n. 5135".
"Art. 8 octies La spesa per studi e ricerche per la programmazione e lo sviluppo del settore artigiano (art, n. 63 del D.P.R. 24/7/77, n. 616) è determinata per l'anno '86 in 50 milioni ed è iscritta al cap. n. 5296".
La parola al Consigliere Bruciamacchie che li illustra.



BRUCIAMACCHIE Mario

Ieri non ho potuto partecipare alla riunione della Commissione perch ero a Roma per la vicenda di Casale, quindi non conosco quanto l'Assessore o i rappresentanti della Giunta hanno espresso sugli emendamenti da noi presentati.
Rileviamo però che ci troviamo di fronte per la prima volta all'attuazione della legge regionale approvata nel marzo del 1985. E' una legge che innova profondamente la legislazione in materia artigiana in riferimento ai sostegni di ordine economico per le attività di questa azienda, e al campo della promozione e della innovazione tecnologica.
Ci aspettavamo che, giunti ormai ad un anno dalla legge stessa e passato il momento in cui il bilancio ap-provato nel dicembre riportava solo per memoria questi capitoli, non mettendo nemmeno una lira sui capitoli che riguardano i finanziamenti alla legge regionale n. 17 del 1985, le novità introdotte con la legge n. 17 venissero colte da parte dell'esecutivo e vi fossero conseguentemente indicazioni di risorse da collocare in questo o in quell'altro capitolo che d'altra parte era già richiamato nel bilancio 1985, come dimostrazione concreta di volontà di andare ad attuare questa normativa.
Consideriamo molto preoccupante che vi siano state scelte in termini di indicazioni delle risorse nei vari capitoli di bilancio riferite alla legge n. 17 che colgono solamente una parte, certo non secondaria, ma che meriterebbe un approfondimento per verificare se si sta compiendo un atto che ha un fondamento in un processo reale che sta avvenendo nella nostra Regione, in riferimento al comparto artigiano, oppure se ha semplicemente la pretesa di fare un po' di propaganda, qualche titolo sul giornale e null'altro.
Vorrei richiamare l'attenzione del Consiglio su questi emendamenti in modo molto sintetico e dire che, per esempio, l'art. 4 alla lettera c) è molto importante, perché il titolo di questa parte della legge dice: "promozione degli investimenti attraverso operazioni di credito a medio termine di locazione finanziaria" e dice che: "la Regione procede ad istruttorie per questi progetti e a tal fine pu concedere contributi in conto interessi sui finanziamenti bancari assunti per iniziative di investimento concernenti (ecco le cose che si vanno a fare) impianto, ampliamento e ammodernamento di laboratori, nonché di acquisto di macchinari e attrezzature".
Ci troviamo non solo nella prima stesura del bilancio del dicembre, ma anche nella seconda e nella terza variazione senza l'indicazione di una cifra, rimane un capitolo per memoria. Crediamo che questo sia un atteggiamento politico, una scelta profondamente sbagliata, nel senso che si vuole (il bilancio è un atto politico, non è un'operazione contabile) andare ad ignorare uno dei primi punti dell'art. 9 con il significato che ha. Proponiamo non di fare cose demagogiche o di mettere cifre che poi possono non essere utilizzate, tornando ad essere residui, ma pensiamo sia giusto andare ad indicare una cifra che dimostri la volontà di operare in questo senso.
Ecco perché noi proponiamo la cifra solo 'di 50 milioni, ma come segnale molto concreto e come possibilità vera di attivare interventi di questa natura.
E' sempre l'art. 4 alla successiva lettera d) che ripropone lo stesso problema, infatti il titolo reca: "Le spese del contributo annuale del funzionamento del centro regionale delle strutture associative".
Chi partecipò in questo Consiglio alla discussione di questo articolato nel marzo 1980 si ricorderà che in merito alla necessità di avere un centro c unico regionale delle strutture associative vi furono delle posizioni differenziate, ma in ultimo si convenne che era importante andare a prevedere non un proliferare di centri e di strutture che mal riuscivano a coordinare risorse, sforzi, impegno e quindi imponevano alla Regione di dover intervenire su una pluralità di soggetti, ma indicammo all'associazionismo artigiano la necessità di creare una struttura, un centro regionale delle riforme associative, capace quindi di meglio rispondere alle esigenze complessive.
Anche qui senza fare nessuna demagogia, noi pensiamo che sia utile andare ad indicare una cifra. Mi si può obiettare che a tutt'oggi noi non abbiamo indicazioni corpose che si voglia operare in questa direzione.
Noi crediamo invece che occorra marcare una precisa volontà politica da parte della maggioranza, la quale in forza, non di una volontà politica astratta, di un preciso dettato di legge dice chiaramente, (stanziando su questo capitolo una cifra, in questo caso noi pensiamo ancora 50 milioni) alle Associazioni di categoria di iniziare ad operare perché anche in questa direzione vi è la disponibilità e il sostegno da parte della Regione stessa.
Anche il discorso sull'emendamento relativo finanziamenti che si concedono all'Artigiancassa si inserisce in questo filone. In passato queste erano risorse gestite direttamente dalla Regione che interveniva in aggiunta ai mutui Artigiancassa.
Con la legge n. 17 invece queste risorse vengono conferite all'Artigiancassa.
C'era bisogno di un aumento e infatti lo spirito della legge n. 17 era questo: andare a creare anche strumenti nuovi di intervento che impegnassero la Regione ad un maggiore stanziamento di risorse in direzione dell'artigianato. Quindi è nello spirito della legge che ci sia uno sforzo in questa direzione, ma indicare a bilancio 5 miliardi, come nella fase della variazione, a noi pare un'indicazione che ha e può avere una validità solo se si ha un quadro certo - ed è possibile averlo poiché sono trascorsi già tre mesi -,ci sia cioè un'indicazione molto precisa circa la capacità di assorbimento del settore artigiano in questa direzione, altrimenti ci troveremmo nella condizione di aver fatto un gesto, che magari può sembrare eclatante, correndo il rischio però di trovarsi alla fine dell'anno con risorse che non vengono adeguatamente utilizzate. Infatti le risorse dell'Artigiancassa ammontano a 100 miliardi circa nella nostra Regione questo indubbiamente è un fatto positivo che continua da qualche anno, ma è anche vero che abbiamo una richiesta di intervento come mutuo medio che non supera i 35 milioni.
Nel momento in cui interviene la Regione solo quando si oltrepassano come richiesto i 120 milioni, appare evidente che se il livello medio della richiesta di mutuo si attesta sui 35 milioni è pensabile che ben poche sono le richieste che possono esser soddisfatte, nel senso che difficilmente riusciranno ad assorbire queste risorse i nostri 5 miliardi.
La cifra di 5 miliardi (noi proponiamo una riduzione di 500 milioni) potrebbe andare bene solo se risulta all'Assessorato con certezza che questa cifra.viene assorbita, altrimenti diventa un'operazione completamente sbagliata proprio perché finiremmo per destinare risorse che non vengono utilizzate.
Per il pagamento invece degli interessi alle Cooperative artigiane, di garanzia, addirittura siamo nell'assurdo che nella seconda fase di variazione del bilancio era stato iscritto solo per memoria.
Oggi per memoria non c'è più; in fase di consultazione, le osservazioni fatte dalle categorie, e da noi stessi in Commissione, hanno permesso di coprire, nella seconda variazione almeno con 1 miliardo e 500 milioni questo capitolo. Esiste una richiesta in una prima fase da parte delle Cooperative artigiane di garanzia, avendo presente che sono 34 e che assommano circa 19.000 utenti associati nella Regione Piemonte, quindi uno sforzo associativo particolarmente significativo. Noi chiedevamo alla Giunta se la cifra di 1 miliardo e 500 milioni è sufficiente o meno a coprire il fabbisogno per le operazioni che condurranno nel 1986. Io ricordo che fu avanzata una proposta precisa circa due miliardi. Si comprende quindi il nostro emendamento che riduceva di 500 milioni l'altro capitolo per inserirli in questo e quindi operiamo sempre all'interno di un tetto massimo stabilito. Anche su questo bisogna avere garanzie sufficienti perché altrimenti si potrebbe correre il rischio che 34 Cooperative artigiane di garanzia non hanno la possibilità di operare.
Un altro problema per noi preoccupante è quello che riguarda le spese per contributi straordinari al consorzio regionale e all'Artigianfidi per la gestione del fondo rischi speciali. Si tratta di interventi particolari di grande significato, quindi una riassicurazione che non può essere data da nessun altro ente se non da questo consorzio regionale Artigianfidi.
Anche qui troviamo solamente un richiamo per memoria; è una volontà ulteriore di non voler fare decollare questo possibile intervento. Noi chiediamo qui di inserire almeno la cifra di 100 milioni perché sono tutti questi atti particolari che poi determinano un atteggiamento rispetto alla legge stessa molto negativo, quello di vanificarne la sua efficienza quindi non renderla minimamente operativa.
Vorrei richiamare l'attenzione sull'art. 21 della L.R. che è il fondo per i servizi alle imprese. Questo Consiglio regionale è stato impegnato in passato con dibattiti e con decisioni importanti per quanto riguarda le iniziative in direzione dell'innovazione dell'imprese. Io ricordo che l'Assessore Tapparo su questo prese delle iniziative, il Consiglio poi le portò a termine, altre sono in corso di perfezionamento; ricordo anche, per chi lo avesse dimenticato, che nella legge 17 c'e' il titolo quarto che assume in sé tutta questa problematica; l'art. 21 infatti dice che la Regione promuove lo sviluppo di queste attività di servizi reali all'impresa, alle innovazioni, ecc., attività che vanno considerate parte importante per una politica di sostegno vero e oggi attuale per la piccola e media industria, in questo caso per l'artigianato in particolare.
Qui noi troviamo uno stanziamento di 100 milioni, a me risulta, e credo che risulti anche all'Assessore, che sono presenti progetti di ricerca, di studi, che possono essere immediatamente finanziabili, la cui spesa ammonta a 300 milioni.
Mi chiedo perché una parte della normativa della legge n. 17 così importante, così attuale, così decisiva ai fini dello sviluppo del settore artigiano non venga presa in considerazione se non con 100 milioni, quando abbiamo già dei progetti depositati che basta sollecitare e quindi far decollare in modo concreto.
Tecnicamente è giusto l'emendamento perché tutti hanno questa caratteristica, per chi li legge attentamente si vede che proponiamo di elevare questa cifra da 200 a 300 milioni. L'ultimo emendamento si riferisce alle spese per studi e ricerche. Questo capitolo è ancora una volta vuoto per l'artigianato. So che c'è il fondo comune, però su questo noi dobbiamo fare una piccola riflessione. Il settore artigiano è uno dei settori più sconosciuti per gli operatori pubblici in genere, per le stesse Camere di Commercio e per le stesse associazioni di categoria; abbiamo bisogno di indagini molto precise che ci permettano di sapere esattamente come questo settore si è trasformato nel corso delle crisi di questi anni perché sono avvenute delle profonde trasformazioni. Quindi non solo la scheda tradizionale che noi conosciamo. Su questo avremmo avuto bisogno di indicazioni molto precise, perché non c'è soltanto l'artigianato tipico di servizio, anche se e necessario sapere dov'è collocato e che caratteristiche ha, in quanto è opportuno una normativa appropriata di sostegno.
C'è bisogno di vedere, io non trovo traccia di questo, come l'artigianato di servizio (nella Regione Piemonte stimato attorno al 60%) inserito nelle città e nei centri storici trova la risposta attraverso un'indagine e una politica molto seria che la Regione deve essere in grado di portare avanti in collaborazione stretta con i Comuni e con le Province.
Su questo noi notiamo che non c'è volontà alcuna di andare avanti, i dati sono questi, poi mi si dirà più avanti "si vedrà", il dato di oggi è che abbiamo un bilancio approvato, una prima variazione, una seconda variazione e su questo capitolo noi non troviamo una lira che indichi volontà e possibilità di attuare una strumentazione in proposito.
Non comprendo perché non si sia fatto cenno da nessuna parte, né nelle relazioni, né a livello di articolato di bilancio, ad un altro problema che è estremamente importante, cioè di possibili entrate di risorse da parte della Regione, o di gestione di queste risorse con le Camere di Commercio per fattività promozionale per l'artigianato.
Il Consiglio ricorda sicuramente che approvammo una legge che poi ebbe un'obiezione da parte del Commissario di Governo su questo punto e che non fummo più in grado di approvare per la scadenza del Consiglio stesso. Ma la scelta venne fatta nella passata legislatura, cioè volemmo dimostrare, ed era possibile, secondo me è ancora possibile, che le risorse che gli artigiani ogni anno pagano come diritto annuale (la Finanziaria è tornata su questo elevando la cifra) per l'iscrizione alla Camera di Commercio, che adesso varia dalle 46/47.000, ma giunge anche alle 60.000 per ogni impresa e per la Regione Piemonte una stima prudenziale dice, avendo presente che abbiamo una base di 132 mila aziende artigiane, che si superano i 6 miliardi e mezzo di risorse di artigiani pagati e destinati, in base al decreto ministeriale, ad attività di promozione artigiana in Italia e all'estero, abbiamo questa massa di risorse che noi unitamente siamo in grado di governare o di orientare magari in accordo con altri.
Questo è un elemento molto negativo, perché bisognava, almeno a questo livello, indicare a bilancio, dichiararlo concretamente che si voleva andare a governare queste risorse che sono del settore e che in base al D.P.R. n. 616 dovrebbero rientrare completamente nella competenza regionale. A questo si aggiunge che le spese per la tenuta degli albi e le iniziative degli albi stessi comportano, spese per personale, affitto locali, ecc.., e sono previsti, se non ricordo male, 350 milioni, ma nulla è previsto in entrata. C'era la possibilità, come per i diritti annuali, di prevedere in entrata delle risorse significative, perché anche qui una stima molto di massima per fanno 1986, per quelli che sono i diritti di segreteria, incamerati dalle Camere di Commercio, parlo di 500/600 milioni e c'è chi dice anche sino a 700 milioni.
Altre Regioni, con un terzo in meno di artigiani iscritti rispetto alla Regione Piemonte, incassano 2 miliardi circa, quindi la nostra è una stima molto prudenziale.
Quindi, era possibile prevedere un'entrata in questo senso, se vi era la volontà di andare a definire la sede delle Commissioni provinciali per l'artigianato assumendone tutte le responsabilità. E' bene ricordare che abbiamo una legge, la n. 14 del 1980, che recita cose molto precise in proposito e una volta previste le entrate, si ipotizzano le spese per tutte le iniziative di funzionamento delle stesse Commissioni provinciali dell'artigianato, non solo quindi per quanto riguarda il personale, che anche alla luce della nuova legge quadro nazionale sappiamo essere elemento portante per tutta una politica positiva e propositiva nel settore stesso.
Quindi, due grosse carenze. Noi non abbiamo presentato emendamenti, ma lo vogliamo ricordare, perché l'emendamento in quanto tale avrebbe avuto ben poco significato, se non c'è volontà da parte della Giunta. C'è la volontà da parte della Giunta di andare a definire la sede delle Commissioni provinciali dell'artigianato? Se è così, allora, è possibile far scattare in entrata risorse consistenti, per quanto riguarda i diritti di segreteria. C'è la volontà di porre alle Camere di Commercio il problema di come utilizzare questi 6 miliardi e mezzo ai fini promozionali per l'artigianato? Se è cosa, è chiaro che allora bisogna mettere a bilancio anche questa entrata e quindi avere una massa, si, di risorse molto più precise e finalizzabili più alta rispetto a quelle che oggi abbiamo, senza con questo gravare ulteriormente sulle risorse regionali.
Non c'è nessuna valutazione politica perché c'è chi governa e chi ha la responsabilità di sollecitare, in questo caso, il governo affinché operi nel migliore modo possibile e stimolandolo secondo quelli che sono i nostri orientamenti, ma mi rendo conto che se l'Assessore avesse presentato il d.d.l. attuativo della legge quadro nazionale, quella dell'agosto del 1985 alcuni di questi nodi probabilmente sarebbero stati sciolti.
A oggi invece siamo senza questo d.d.l. ed è una cosa grave questa (ed uso questo termine) perché sono trascorsi oramai 8 mesi da quando la normativa nazionale è stata approvata l'8 agosto 1985.
Il Gruppo comunista ha presentato in Commissione il 6 novembre 1985 l'articolato, sia in riferimento alle deleghe alle Amministrazioni provinciali, sia a tutta la parte del rinnovo delle Commissioni provinciali per l'artigianato che sono scadute da anni e delegate e prorogate nelle loro funzioni solamente fino al settembre prossimo.
Ci era stato promesso in Commissione che il d.d.l. sarebbe giunto entro Natale, i compagni e i colleghi della IV Commissione me ne sono testimoni.
Ci è stato detto entro gennaio, ora sono trascorsi febbraio e marzo e abbiamo chiesto che questo nostro d.d.l. cominciasse ad essere discusso, ma non si è discusso perché la maggioranza si è opposta, quindi ci ha messi in minoranza, useremo gli altri strumenti previsti dal regolamento. La situazione attuale è che non possiamo riunire la IV Commissione, perché non abbiamo nessun provvedimento di legge o di altro genere da esaminare.
Questo credo che sia davvero cattivo governo di una materia così importante come l'artigianato, che trova riscontri obiettivi all'interno dell'articolato del bilancio '86.



PRESIDENTE

Ha chiesto di parlare il Consigliere Amerio. Ne ha facoltà.



AMERIO Mario

Aggiungo alle cose che ha detto il Consigliere Bruciamacchie l'unico elemento positivo su questo gruppo di emendamenti riguardo all'atteggiamento della maggioranza relativamente ai cantieri di lavoro.
Noi avevamo chiesto il raddoppio della cifra inizialmente prevista sui cantieri di lavoro: da 1 miliardo e mezzo a 3 miliardi, in previsione di un necessario e opportuno potenziamento nell'utilizzo di questo strumento e anche in considerazione del fatto che avevamo elevato con un recente provvedimento qui in aula, la partecipazione finanziaria della Regione dal 33 al 50%.
Abbiamo verificato e preso atto ancora ieri in Commissione, che con la seconda nota di variazione al bilancio, la cifra di 3 miliardi da noi indicata è stata intieramente raggiunta. Pertanto dichiariamo di ritirare l'emendamento 8 bis.



PRESIDENTE

L'emendamento 8 bis sui cantieri di lavoro è ritirato.
La parola all'Assessore Sartoris.



SARTORIS Riccardo, Assessore all'artigianato.

Devo in premessa rammaricarmi che si sia voluta cogliere l'occasione del bilancio, per introdurre le tematiche così complesse riguardanti il settore dell'artigianato.
Pensavo che, intelligentemente, l'opposizione cogliesse lo sforzo di questa Giunta, che ha destinato risorse ingentissime, rispetto al passato al settore dell'artigianato.
Pensavo che questo riconoscimento almeno preliminarmente avvenisse: credo che un primo confronto, soprattutto quando si vuole indicare una politica rispetto ad un settore, nel concreto debba essere fatto rispetto alle risorse che si destinano al settore stesso, dopo di che occorrerà verificare se la destinazione di queste risorse è opportuna, razionale e se viene incontro alle esigenze che il settore, nella sua complessività indica.
Devo quindi iniziare questa mia risposta al collega Bruciamacchie rivendicando questo sforzo, che la Giunta regionale ha fatto in modo preciso, con la destinazione di risorse che sono rilevanti rispetto al passato, ad un settore che è importantissimo e che la Giunta regionale in atto dimostra di valutare con la massima attenzione. Vorrei far precedere le risposte ai singoli emendamenti, con due o tre brevissime considerazioni generali: su come noi abbiamo ripartito o imputato queste risorse.
Abbiamo tenuto conto della necessità dell'avvio della legge n. 17 del 4/3/85 che è stata ricordata, nelle parti ove è possibile avviare l'applicazione di questa legge, dove, realisticamente, nel corso del 1986 occorrono risorse per dare applicazione a questa legge.
Se, come ha dichiarato il Consigliere Bruciamacchie, gli emendamenti non sono animati da demagogia (a questo credo) invito a valutare questo comportamento: se sia più giusto iscrivere in bilancio delle somme di incoraggiamento, di attenzione, rispetto all'applicazione di alcuni articoli di questa legge n. 17 che, per il 1986, realisticamente non possono trovare applicazione (questo il Consigliere Bruciamacchie lo sa) o se sia più giusto destinare le risorse complessive che la Giunta ha ritenuto di attribuire al settore artigiano, a quegli articoli, a quei capitoli della legge n. 17, che obiettivamente nel 1986, è ancora in fase transitoria. Noi riconosciamo un valore non solo di dignità, ma di promozione, di tutela, di sviluppo al settore artigiano, della legge n. 17.
Nel momento in cui ci predisponiamo a redigere un documento contabile importante come il bilancio, è necessario valutare se queste risorse sono spendibili o meno in.applicazione delle leggi di fronte alle quali ci troviamo.
Il nostro atteggiamento, che rivendichiamo per serietà e realismo, è stato quello di un'attenta valutazione delle cose realizzabili nel 1986.
Abbiamo considerato anche l'importanza che questo anno (al quale si riferisce il bilancio di previsione) riveste per un ulteriore tentativo di promuovere lo sviluppo del settore, anche in applicazione di quella importante legge che è stata ricordata: la legge quadro.
A questo proposito vorrei rispondere subito, dicendo che al momento della promulgazione della legge nazionale nell'agosto 1985, l'Assessorato si è messo subito al lavoro per formare un d.d.l., al quale si è pervenuti dopo approfondimenti e confronti anche in campo nazionale: (come è già stato dichiarato in Commissione) il d.d.l. è pronto dagli inizi di febbraio del 1986.
Il 5 marzo 1986 la consulta regionale dell'artigianato, cioè l'organismo al quale non solo per prassi, ma , per doveroso riferimento, la Giunta si è sempre richiamata, (non solo questa Giunta ma anche quelle che l' hanno preceduta) ha proceduto ad un primo esame della proposta del d.d.l. pervenuta dall'Assessorato regionale all'artigianato.
Devo con soddisfazione dire, tanto per sottolineare subito questo aspetto rispetto al ritardo ricordato, che la Regione Piemonte in ordine all'appli-cazione della legge quadro, per quanto attiene ad una precisa formulazione di d.d.l. è stata la prima in Italia e presentare alla consulta regionale un d.d.l. sulla materia.
La consulta regionale è riconvocata l'11 aprile 1986, perché le associazioni di categoria presenti nella stessa, hanno richiesto di poter beneficiare di un tempo idoneo per valutare nel loro seno le proposte che sono contenute nel d.d.l.
La Giunta correttamente, attraverso il sottoscritto, Presidente della consulta, ha accolto questa richiesta e quindi l'11 aprile 1986 sarà definitivamente discusso in consulta regionale il d.d.l. applicativo della legge quadro.
Quest'ultimo è diverso dal p.d.l. comunista, semplicemente ripetitivo di una legge presentata e poi bocciata o comunque ritornata dal Commissario di Governo, (che ricordava il Consigliere Bruciamacchie) che riprende il discorso delle deleghe, ma sicuramente non si diffonde sui temi applicativi della legge quadro.
Questo è un giudizio che do a livello personale, ma, credo a ragion veduta, perché mi sono dedicato anche all'esame di questo d.d.l. presentato dal Gruppo comunista.
Vorrei fare queste dichiarazioni, perché se si vuole approfittare del bilancio per dibattere questo, lo faremo.



REBURDO Giuseppe

Non è intelligente affrontarlo nel bilancio questo.



SARTORIS Riccardo, Assessore all'artigianato.

Ma infatti io non l' ho affrontato nel bilancio, l' ha affrontato qualcun altro.
Io ho dichiarato che l'impegno l' ho rispettato perché i primi di febbraio ho presentato il d.d.l. in Consulta ed è malafede non considerare la Consulta il primo riferimento.
Vorrei fare ancora delle considerazioni generali per passare poi all'illustrazione del perché gli emendamenti non possono essere accolti.
L'ultima considerazione di carattere generale che riguarda gli emendamenti nella loro sostanza è che per quanto attiene al settore, si tratta di imputazioni a bilancio la cui predeterminazione non ha riferimenti quantitativi che siano esattamente individuabili sulla scorta del passato, ma questa predeterminazione, siccome le provvidenze sono destinate ad interventi che in numero e in dimensione in quanto a richieste non sono predeterminabili, è chiaro che può avvenire solamente, come d'altra parte mi pare sia stato riconosciuto dal Consigliere Bruciamacchie sulla scorta degli elementi che per parte ci pervengono dall'Artigiancassa e parte sono in possesso dell'Assessorato, rispetto all'esperienza dell'immediato passato. Detto questo passerei alla risposta rispetto ai singoli emendamenti.
Intanto il primo 8 bis credo porti per la formulazione che ho in possesso un errore di riferimento all'art. 4 lettera c), perché mi pare che le spese per l'istruttoria dei progetti di investimenti siano regolate dall'art. 5, ottavo comma che recita: "Per l'i-struttoria dei progetti di investimento presentati, la Giunta regionale si avvale degli Enti locali interessati e può fare ricorso alla collaborazione della FINPIEMONTE stipulando con quest'ultima apposita convenzione".
Io lo leggo in questi termini: relativamente alle spese per l'istruttoria dei progetti di investimenti devo dire, sempre in riferimento alle premesse di carattere generale, che per fanno '86 non appare ipotizzabile la necessità di ricorso alla Finpiemonte per la collaborazione nell'istruire i progetti presentati da consorzi o da società consortili.
In questa affermazione mi sostiene il fatto che al termine del mese di marzo, e i primi di aprile, di questi progetti di investimento non ne sono ancora pervenuti e comunque una prima valutazione che è quella da farsi nel 1986 è in grado di farla autonomamente l'Assessorato perché si tratta di una valutazione che certamente non va a verificare il rapporto costi benefici e quindi non appare questa necessità di ricorrere a delle valutazioni complessive quali quelle che sono materia di attività della Finpiemonte.
Per quanto riguarda l'emendamento "articolo 8 ter", che riguarda la spesa per il contributo annuale nelle spese di finanziamento del Centro Regionale delle Strutture Associative dell'Artigianato, anche qui mi pare che il riferimento possa essere in qualche modo rettificato, perché il Centro Regionale delle Strutture Associative dell'Artigianato è regolato dall'art.8, il quale prevede specificatamente che nel momento in cui questo Centro Regionale funzioni, i contributi sono accordati in misura non superiore al 50%, e comunque per non più di 75 milioni di lire all'anno perché in bilancio non è contenuta l'indicazione di una cifra che si riferisca a questo articolo.
Già il Consigliere Bruciamacchie accennava al fatto che questo Centro Regionale delle Strutture Associative ha difficoltà a realizzarsi nel corso del 1986. Devo dire che vi è la proposta di un'associazione degli artigiani per formare questo Centro Regionale delle Strutture Associative dell'Artigianato, ma questo Centro Regionale - questa è una dichiarazione se vogliamo politica della Giunta - nascerà, se nascerà in modo unitario tra tutte le associazioni degli artigiani.
Anche se queste associazioni si facessero parte attiva nel creare questo Centro Regionale delle Strutture Associative dell'Artigianato i tempi non saranno certamente brevi e andranno sicuramente oltre il confine temporale del 1986.
L'emendamento "articolo 8 quater", attiene alle attribuzioni finanziarie di risorse rispetto all'Artigiancassa, in quel rapporto collaborativo che la legge 17 all'art. 9 ha instaurato a decorrere dal 1985.
Noi abbiamo proceduto a questo stanziamento valutando l'entità stimata delle domande complessivamente 1985/1986 che sulla scorta degli elementi in possesso dell'Assessorato potrebbero assommare intorno alle 1200 operazioni agevolate dalla Regione. Sono delle supposizioni obiettivamente molto azzardate, ma comunque lo sono in difetto, perché l'Artigiancassa da informazioni che sono pervenute proprio in questi giorni a:richieste di chiarimenti da parte dell'Assessorato ha dichiarato che per fortuna queste risorse potranno essere utilizzate solo dal mese di aprile a seguito della vicenda relativa alla firma della convenzione, perché le domande che stanno pervenendo e sono pervenute portano a presumere che queste 1200 saranno nel corso del 1986 superate.
Questo è un dato dell'Artigiancassa del quale assumo la responsabilità nel senso che dichiaro di aver ricevuto l'informazione non in via formale o ufficiale, ma attraverso dei colloqui verbali con gli organismi responsabili di quell'Istituto.
Teniamo conto che nella gestione precedente le domande non hanno mai superato il migliaio all'anno.
L'emendamento articolo 8 quinquies riguarda la spesa per i contributi nel pagamento degli interessi per prestiti biennali garantiti dalle cooperative artigiane di garanzie. Questo è un finanziamento, una spesa, se vogliamo un po' tormentata, perché la Giunta aveva ritenuto nella complessiva impostazione del bilancio di non assumere degli impegni che costituissero esborsi pluriennali, cioè degli impegni in conto interessi.
Successivamente attraverso un approfondimento è stato interpretato che essendo questo impegno attualizzato e quindi potendosi assumere questo impegno nel corso del 1986, si è proceduto allo stanziamento di 1 miliardo 500 milioni, che a noi appare sufficiente secondo stima basata sulla tendenza storica precedente incrementata e concordata con le associazioni di categoria che in successivi incontri si sono dichiarate d'accordo sull'ammontare dell'investimento sulla base appunto dell'esperienza incrementata.
Il flusso delle domande in ordine a questo tipo di intervento non si. è ancora stabilizzato, poiché si è avuto il periodo di firma delle convenzioni che ovviamente ha per un momento bloccato fattività in questa direzione. Addirittura c'è la preoccupazione in questo tipo di intervento che possano venire a mancare le richieste.
Circa l'emendamento "articolo 8 sexies", per i contributi straordinari al Consorzio Regionale Artigianfidi, l'Assessorato non è in possesso di progetti dell'Artigianfidi al mese di aprile, cioè al momento in cui ci troviamo, anche perché questi progetti devono essere dettagliati, lo prescrive la legge, lo prescrive oltretutto anche il buon senso.
Noi siamo pronti a questo stanziamento in assestamento qualora all'Assessorato pervenissero dei progetti da parte di questo Istituto.
Circa l'emendamento "articolo 8 septies", relativo alla Finpiemonte S.p.A., il Consigliere Bruciamacchie dice che l'Assessorato è in possesso di progetti che potrebbero dar luogo alla spesa di 300 milioni, per cui si chiede nell'emendamento l'aumento da 100 a 300 milioni.
Io ho verificato questo personalmente e mi sono fatto consegnare questi progetti. Si tratta di bozze di progetto, cioè ci sono delle indicazioni su che cosa si vuole fare, ma il progetto non è assolutamente questo che la Regione è disposta a finanziare. Quindi i 100 milioni, in questa direzione rispondono proprio all'esigenza indicata da Bruciamacchie di incoraggiare la formazione di questi progetti. Ma se volete un mio parere sono convinto che al 31 dicembre 1986 - lo dico forse anche in forma di provocazione difficilmente saremo in possesso di un progetto che possa realisticamente essere finanziato. In ogni caso anche qui vi è questa dichiarazione: se prima dell'assestamento di bilancio vi fosse la possibilità di constatare che esistono progetti validi ci siamo orientati a compiere le opportune rettifiche per consentirne il finanziamento.
Emendamento "articolo 8 octies": spesa per studi e ricerche per la programmazione e lo sviluppo del settore artigiano. Qui mi sia consentito di fare un'osservazione che forse può non essere gradita, ma la devo fare.
Siamo d'accordo che il settore artigiano ha bisogno di studi, di ricerche per la programmazione, ha bisogno di una base per la determinazione e la sollecitazione a questo sviluppo, ma in questa Regione rispetto a questo settore credo possa essere dato un giudizio. Noi siamo sempre stati più legati alla gestione che alla programmazione rispetto al settore dell'artigianato, questa è l'osservazione che chiunque pu concludere nell'esaminare il comportamento rispetto alla politica dell'artigianato.
Certo, bisognerebbe costruire degli scenari, delle alternative rispetto ad una conduzione del settore. La Giunta ha ritenuto per quest'anno di usare gli strumenti che ha; mi, riferisco alla legge 17 del 1985 ricordando che questi studi e ricerche devono essere programmate almeno un anno per un altro. Noi per il 1985 non avevamo programmi, per il 1986 non abbiamo dei programmi rispetto a questa costruzione di scenari, di alternative che evidentemente presuppongono un approfondimento della conoscenza di base dalla quale partire per costruirli.
Siamo, quindi, perfettamente d'accordo sulla dichiarazione della necessità di questi studi e di queste ricerche, ma realisticamente riteniamo che nel 1986 la Regione non sarà chiamata ad impegno finanziario per far fronte ad azioni o ad operazioni rivolte in questa direzione.
Devo dichiarare in conclusione che la Giunta non può accogliere alcuno degli emendamenti che erano stati precedentemente illustrati, riferiti a questo settore.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario

Vorrei ricordare che quando ci apprestiamo a presentare emendamenti al bilancio o ad altri provvedimenti in genere stiamo molto attenti, pu sfuggire, evidentemente a tutti, un riferimento, ma io sono qui per dire signor Assessore, che gli emendamenti da noi presentati si rifanno ad articoli di legge e a lettere, in questo caso del singolo articolo n. 4 molto precisi.
Non ci sono errori di sorta, non c'è disattenzione, perché se lei guarda l'articolo n. 4 della legge che titola "Programma di potenziamento e sviluppo aziendale e programmazione dell'associazionismo", la lettera c) dice: "Contributi nelle spese straordinarie di gestione derivanti da convenzioni stipulate con enti, soggetti vari, istituzioni, organizzazioni pubbliche, scientifiche, ecc." Il nostro emendamento quindi è molto preciso, non fa richiamo ad altre parti. Questo vale anche per l'altro emendamento, quando lei dice che dovrebbe invece riferirsi all'art. 8, ciò è inesatto, perché esso si riferisce semplicemente alla fase operativa di un contributo che viene erogato in una certa forma e non al disposto sempre dall'art. 4, lettera d), dove si dice "contributo annuale alle spese di funzionamento del centro regionale".
Voglio fare una considerazione: ci troviamo in presenza si di una gestione del comparto artigiano che è priva di ogni idea di programmazione ma anche in presenza di atti che vengono compiuti a livello di bilancio in termini di finanziamento di questo o di quell'altro capitolo che ignorano le parti più innovative degli strumenti legislativi che questo Consiglio regionale si è dato.
Si vuole tornare ad essere un momento di pura erogazione di contributi finanziari o di altro genere che vanno direttamente possibilmente non al momento associativo, ma al singolo artigiano.
Questo vuol dire tornare indietro di molti anni, periodi che, fra l'altro, la nostra Regione ha, fortunatamente, poco conosciuto. Credo che nessuno voglia dimenticare che questo Consiglio regionale ha approvato in anni non recenti, la legge n. 47, la legge n. 64 sulle aree artigianali attrezzate, avversata, che vede quest'anno una diminuzione di impegno di spesa consistente rispetto al passato, poiché non si è fatta una adeguata azione verso le amministrazioni comunali per dar vita a questi strumenti.
Allora è chiaro che le domande ristagnano o non ci sono; c'è un problema di gestione degli strumenti legislativi che noi andiamo a fare perché se questi non ci sono e si aspetta che qualcuno intervenga, credo sia sinonimo di un cattivo governare, in questo modo non assolviamo la nostra funzione di ente che certo legifera, programma, coordina anche gli interventi, e questo elemento di coordinamento non emerge minimamente dalle cifre di bilancio che abbiamo sotto gli occhi.
Signor Assessore, lei ha risposto no su tutto. E' evidente che il no su tutto è naturale da parte nostra. Lei ha anche detto che se l'opposizione fosse stata intelligente, avrebbe anche considerato quelle che sono le risorse complessive stanziate per il settore artigiano.
Noi facciamo su questo un paio di obiezioni: intanto in cifra globale le differenze non sono significative, gli strumenti si, perché queste cifre si ritrovano in diminuzione per quanto riguarda le aree artigiane attrezzate. C'è un aumento che è il frutto di una precisa volontà, che è il derivato della applicazione della legge n. 17, in modo, secondo noi sbagliato e parziale che nasconde un'altra cosa, cioè il non applicare, il non rendere operative le parti più innovative delle leggi, quelle di cui ha più bisogno il settore artigiano.
Questa è la scelta che avete fatto, senza voler con questo entrare in valutazioni con frasi che non appartengono né al mio dire quotidiano, né a quello del Gruppo comunista. Abbiamo fatto anche qualche considerazione che va oltre le scelte di bilancio, perché questo è nient'altro che uno strumento che si rifà a precisi strumenti legislativi ed esprime una volontà politica che, nelle scelte che avete fatto, noi non ritroviamo come neppure riferimento a quelle parti di leggi di particolare valore.
L'Assessore, ha queste responsabilità da non molto tempo. Certo, ognuno di noi quando fa queste cose ha bisogno di rodaggio, di conoscere la materia.
Intanto, mantengo per intero le valutazioni fatte riguardo tutti gli emendamenti, poiché anche i progetti della Finpiemonte ci sono ed è bene renderli operativi in tempi molto rapidi; vorrei, però, fosse chiaro che sono trascorsi mesi per quanto riguarda la normativa più in generale, a proposito di programmazione e coordinamento, e impegni assunti non mantenuti: sono stati presi degli impegni dai Capigruppo, perlomeno quelli presenti in IV Commissione, scadenze di lavoro operativo che la Commissione si era data, sono state fatte promesse anche dal responsabile dell'Assessorato competente, che non sono state mantenute.
Mi si dice che siamo ancora in sede di consulta, che ha un ruolo molto preciso, ma bisogna anche avere il coraggio, in questa sede, di fare quelle scelte politiche che spettano solo a chi ha il potere di dirigere, e non farsi condizionare o essere invischiati in una logica che è semplicemente o solamente, o prevalentemente, se vuole, Assessore, di parte, di questa o quell'altra associazione che non è in grado di sciogliere un nodo al suo interno. Abbiamo bisogno di operare, sono passati otto mesi, le scadenze sono molto vicine: abbiamo chiesto che si vada alle elezioni delle Commissioni provinciali per l'artigianato che vanno a scadere, vorrei sapere quando queste cose saranno possibili.
Il giudizio sulla legge presentata dal Gruppo comunista credo potremo darlo insieme, quando lei Assessore, arriverà in Commissione a presentare il suo, che, per adesso, ha un ritardo "solamente" di otto mesi e mezzo.



PRESIDENTE

Passiamo alla votazione per alzata di mano degli emendamenti. L'emendamento 8 bis è respinto con 16 voti favorevoli, 29 contrari e 1 astensione.
L'emendamento 8 ter è respinto con 14 voti favorevoli, 29 contrari e 3 astensioni.
L'emendamento 8 quater è respinto con 16 voti favorevoli, 30 contrari e 1 astensione.
L'emendamento 8 quinquies è respinto con 16 voti favorevoli, 30 contrari e 1 astensione.
L'emendamento 8 sexies è respinto con 14 voti favorevoli, 30 contrari e 3 astensioni.
L'emendamento 8 septies è respinto con 16 voti favorevoli, 30 contrari e 1 astensione.
L'emendamento 8 octies è respinto con 14 voti favorevoli, 30 contrari e 3 astensioni.
Si passi alla votazione dell'art.8.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 49 hanno risposto si 31 Consiglieri hanno risposto no 18 Consiglieri L'art. 8 è approvato.



(La seduta, sospesa alle ore 12,40 riprende alle 14,40)


Argomento: Tutela dagli inquinamenti idrici - Tutela dagli inquinamenti del suolo - smaltimento rifiuti

Comunicazioni della Giunta regionale sull'inquinamento dell'acquedotto di Casale Monferrato, causato degli scarichi della ditta Ecosystem e su ulteriori notizie riguardanti il ritrovamento di fusti e bidoni contenenti sostanze nocive a Carbonara; e risposta ad interrogazioni ed interpellanze


PRESIDENTE

La seduta riprende.
Stamani era stato deciso che l'Assessore Maccari avrebbe proceduto nel primo pomeriggio ad effettuare la comunicazione relativa alla situazione dell'acquedotto di Casale e al ritrovamento di fusti a Carbonara. Con tale comunicazione si intendono discusse le interrogazioni presentate dal Consigliere Staglianò e dai Consiglieri Bruciamacchie, Dameri e Rivalta, la interpellanza del Consigliere Ala e del Consigliere Staglianò e del Consigliere Pezzana.
La parola all'Assessore Maccari.



MACCARI Eugenio, Assessore, all'ambiente

La comunicazione si riferisce ai problemi di Carbonara, di Tortona, di Casale e risponde alle interrogazioni presentate in questi giorni.
Non faccio la cronistoria delle vicende di Carbonara e Casale le ricordo a grandi linee.
Nel Comune di Carbonara in prossimità del torrente Scrivia è stata rinvenuta una discarica abusiva di rifiuti industriali di provenienza difficilmente identificabile. I fusti ammonterebbero a circa 2.000 unità e il terreno interessato dal deposito sembrerebbe risultare del demanio dello Stato.
La vicinanza del torrente Scrivia ha imposto la necessità di interessare il Magistrato del Po, che è competente per le opere idrauliche sul Po. Il Magistrato è intervenuto creando una trincea per raccogliere il liquame che si era sparso da alcuni bidoni rotti.
Il Comune di Carbonara aveva dato incarico alla ditta Ecosystem di iniziare l'opera di recupero dei fusti sotterrati ed evidentemente oggi la situazione appare radicalmente mutata alla luce degli eventi di Casale.
L'opera di recupero è stata sospesa prima degli avvenimenti di Casale in quanto il prelievo dei contenitori rischiava di provocare una rottura dei contenitori stessi e pertanto un peggioramento della situazione.
A tutt'oggi, l'ammontare della spesa si presume sia sui 200 milioni ed è ipotizzabile una spesa complessiva per bonificare l'intera area e per smaltire in modo corretto i rifiuti e le terre dagli stessi impregnate, che sono di notevolissima entità.
L'ordine di sospendere i lavori è stato emanato dal Prefetto di Alessandria.
L'area interessata all'interramento è di circa tre mila metri quadrati i fusti finora recuperati, che corrispondono ad un lavoro su un area di 400 metri quadrati circa, sono circa mille e sono stati collocati provvisoriamente in prossimità del punto di prelievo sopra teli impermeabili, che altresì li ricoprono.
Sono state aspirate anche 20 tonnellate di liquame dalla trincea costruita parallelamente alla sponda dello Scrivia allo scopo di richiamare e raccogliere la maggior quantità di acqua di falda e di impedirne l'arrivo nel torrente.
Si sono tenute alcune riunioni presso la Prefettura di Alessandria; è stato interessato il Ministro della Protezione Civile che ha incaricato esperti della Commissione Grandi Rischi del Ministero e dell'Istituto Superiore della Sanità di fare un sopralluogo e di riferire in merito.
Presso la Prefettura di Alessandria, su indicazione del Ministro Zamberletti, operano due Comitati: un comitato scientifico con gli incaricati della Commissione Grandi Rischi e dell'Istituto Superiore della Sanità, più tecnici incaricati dagli enti locali, e un comitato di coordinamento di funzionari degli enti locali, della Provincia e della Regione.
Nel corso di queste riunioni sono emersi altri problemi e purtroppo non saranno gli ultimi. Nel Comune di Tortona, sempre in prossimità dello Scrivia, si è ritrovato un altro cimitero clandestino di rifiuti. Una prima area avrebbe un'estensione di 3.500 metri quadrati, una seconda area risulterebbe più piccola.
Per adesso nella zona di Tortona non è stato effettuato nessun movimento o scavo in corrispondenza di queste aree. Sempre nell'alessandrino pare esistano altre discariche lungo lo Scrivia, una è indicata nella zona S. Guglielmo, presumibilmente nel Comune di Tortona un'altra, di cui parlavano i giornali, stamani, fra Cassano Spinola e Castellar Ponzano.
Nei limiti imposti dalle strutture a disposizione del laboratorio di sanità pubblica di Alessandria sono state effettuate analisi dei rifiuti contenuti nei fusti e viene controllata la situazione generale connessa alla loro presenza. Le analisi suddette rivelano la presenza di numerosissimi composti organici. Sono in corso di approfondimento, anche con la collaborazione dell'Istituto Superiore della Sanità, esami sulla loro tossicità.
Per un'iniziativa che era allo studio dell'Assessorato e della Presidenza, prima che scoppiasse il caso di Carbonara, fin dal mese di gennaio era stata convocata dal Presidente della Giunta regionale una riunione il 24 marzo presso la sede della Giunta regionale alla quale erano stati invitati il Ministro Zamberletti, gli on. Zanone, Scalfaro, i Prefetti e i Presidenti delle Province piemontesi, l'Ispettore regionale dei Vigili del Fuoco, i comandanti regionali dei Vigili del Fuoco, il Comando regione militare Nord-ovest, il Comando del Genio civile per esaminare i problemi connessi agli interventi urgenti di sgombero dei depositi di rifiuti inquinanti e di bonifica conseguenti ad eventi accidentali e dolosi.
La Regione era già intervenuta tempo fa per un problema di sgombero a Carema.
Oggi abbiamo in provincia di Torino una situazione di pericolo analoga a quella di Carbonara Scrivia, nel Comune di Settimo Vittone relativamente ad un deposito della ditta Scacca. Noi eravamo intervenuti nell'autunno in provincia di Vercelli in un'azione di bonifica della Roggia Bona per un altro inquinamento clandestino. Ritenemmo pertanto opportuno convocare quella riunione per stabilire le competenze dei vari enti.
Ricordo che nel caso dell'intervento alla Gidom di Carema la Regione aveva usato i fondi delle calamità naturali come pronto intervento.
La riunione del 24 marzo è stata annullata perché lo stesso giorno essendo scoppiato il problema di Carbonara, il Ministro Zamberletti convocava Regione, Provincia, Prefetto di Alessandria e il comune interessato a Roma. Questa riunione comunque l'abbiamo solo spostata. Oggi abbiamo elementi nuovi costituiti dall'intervento del Ministero della Protezione Civile. Sui fatti di Carbonara nella riunione del 24 marzo a Roma, si è stabilito un programma operativo di intervento che dovrebbe valere per Carbonara e Tortona e probabilmente sarà il modello di intervento per altri depositi che si andranno ad individuare in Piemonte.
Il Ministro Zamberletti ha assicurato con telex la Regione invitandola ad anticipare i fondi per lo sgombero a Carbonara, fondi che verranno reintegrati dal Ministero della Protezione Civile, attraverso l'emanazione di una ordinanza.
In quella riunione il Ministro aveva incaricato il Prefetto di Alessandria dei compiti di coordinamento dei lavori della Commissione scientifica, della Commissione nazionale Grandi Rischi, dell'Istituto superiore della Sanità e del comitato degli enti locali.
Era stata convocata una riunione per il 2 aprile ad Alessandria, che è stata però rinviata perché quel giorno eravamo convocati a Roma sul problema di Casale.
A Casale, da quanto emerge anche dalle notizie diffuse dagli organi di stampa, si tratta dello scarico nel sottosuolo di rifiuti industriali di varia natura operato attraverso una tubazione forata che penetra in una falda molto superficiale.
Pare che l'inizio delle operazioni di scarico sia avvenuto nel mese di dicembre scorso. In merito alle responsabilità dei fatti di cui trattasi sono in corso attualmente le indagini da parte della Procura. Si ritiene opportuno attendere l'esito prima di formulare ipotesi al riguardo.
La natura delle sostanze inquinanti e la loro provenienza non si possono attualmente stabilire essendo ancora coperte dal segreto istruttorio. Si provvederà a richiedere le informazioni al laboratorio di Sanità pubblica e alla Provincia di Alessandria, tenendo conto che la situazione è di emergenza acuta, che alcuni dati sono ancora in fase di approfondimento e che, per il momento, è prematuro richiederli al laboratorio di Sanità che fra l'altro sta operando in condizioni problematiche. Non appena li avremo ne daremo comunicazione.
La natura dei rifiuti presenti nell'acquedotto casalese è da presumersi estremamente varia. L'accertamento di alcune sostanze, come fenoli e aniline, al di sopra dei limiti dell'accettabilità, ha determinato un giudizio del tutto negativo sulla qualità dell'acqua e ne ha impedito pertanto, l'utilizzo potabile.
Per quanto attiene i costi di intervento, che sono stati esaminati ieri nell'incontro di Roma, si fa riferimento, almeno in questa prima fase iniziale, a quanto è emerso e concordato nel corso della riunione e cioè che gli interventi più urgenti da attuare sono a carico del Ministero della Protezione Civile, per un ammontare di 5 o 6 miliardi e consistono nello scavare tre pozzi di acqua non inquinata, allacciarsi all'Acquedotto del Monferrato, con una tubazione provvisoria; prevedono un secondo intervento che è relativo alla bonifica, che dovrebbe essere fatta in due momenti seguenti, in un primo momento, asportando il materiale inquinante e impedirne l'ulteriore deflusso a valle e prevedendo il monitoraggio delle acque emunte dalla falda al fine di valutarne le caratteristiche nel loro mutare nel tempo.
Tre sono i nuovi pozzi che dovrebbero essere scavati. E' già stato ordinato anche l'allacciamento all'Acquedotto del Monferrato in località Verrua Savoia.
Il coordinamento di tale operazione verrà affidato al Prefetto di Alessandria il quale si avvarrà anche in questo caso di un comitato operativo, composto da Regione, Provincia e Comune, e da un comitato tecnico scientifico composto dalla sezione chimica e idrogeologica della Commissione Grandi Rischi e dell'Istituto Superiore della sanità.
Si ritiene che siano stati ricalcati, nel caso di Casale, i criteri di intervento adottati per affrontare il problema di Carbonara e di Tortona, e potrebbero essere le modalità con le quali viene affrontato il problema di Settimo Vittorie, o meglio questo è l'indirizzo della Giunta regionale anche se abbiamo trovato una diversità di interpretazione di norme e di interessamento del Ministero della Protezione Civile fra la Prefettura di Torino e la Prefettura di Alessandria.
Dovranno essere definite le modalità ottimali di intervento di bonifica per la seconda fase che potrebbero consistere nell'isolamento dell'area maggiormente inquinata e nell'asportazione del terreno impregnato per una profondità di 30 metri e per un raggio di 40 metri.
Per il momento è allo studio la costruzione di una barriera con pali conficcati nel terreno che funga da diga e che impedisca l'eventuale avanzamento della falda inquinata che è considerata dai tecnici di circa 3/4 metri al giorno.
Questo sbarramento dovrebbe penetrare nel terreno fin allo strato marnoso presente a circa 30 metri di profondità dal piano di campagna.
Già nella riunione precedente che si era tenuta per Carbonara con il Ministro Zamberletti si era ritenuto opportuno, e la Giunta è perfettamente d'accordo, di usare il "gruppo Seveso" della Regione Lombardia che ha acquisito un'alta professionalità e costituisce un punto di riferimento nel Paese per gli interventi più delicati e più difficili.
Avrete letto sui giornali di questa mattina che il fondo stanziato dal Ministero dovrebbe essere attorno ai 5/6 miliardi, ci riserviamo di dare maggiori e più precise informazioni sul programma operativo e sul ruolo che ciascun ente o organismo ricoprirà nello svolgimento dell'azione di bonifica e di ristabilimento della potabilità delle acque di Casale, nonch sulla destinazione dei fondi. Questo lo avremmo anche noi più chiaro dal testo dell'ordinanza del Ministro Zamberletti che è in via di stampa.
I tempi di intervento sono essenzialmente in funzione delle decisioni che saranno assunte dai responsabili della realizzazione del programma operativo e che, in base à quanto esposto, possono essere identificate nella Prefettura di Alessandria e nei due comitati che collaboreranno con il Prefetto.
Anche in relazione alla complessità delle competenze in questa materia alle difficoltà di individuare i soggetti che devono garantire il proprio intervento finanziario, in occasione di eventi quali quelli verificatisi ultimamente nella nostra Regione, si ritiene che ogni passo debba essere compiuto al fine di garantire che le spese ingenti, che gli interventi che si stanno già operando impongono, siano sostenute dai responsabili di questi episodi.
In tal senso la Regione si costituirà parte civile nei confronti dei suddetti responsabili, sia in ordine agli episodi di Casale che in ordine a quelli di Carbonara Scrivia e Tortona, nonché per altri che sono tuttora in fase di discussione o che potranno verificarsi malauguratamente in futuro.
In ordine alle iniziative che si chiedono di avviare per individuare i siti in corrispondenza dei quali realizzare discariche o impianti per il trattamento dei rifiuti, installati o gestiti in modo corretto, si rileva che la Regione ha da tempo predisposto un Piano di siti, la cui attuazione sta purtroppo incontrando notevoli difficoltà in quanto l'insediamento di queste strutture solleva fortissime proteste da parte delle comunità locali maggiormente interessate.
E" una situazione che rischia di diventare un circolo vizioso in quanto la mancata realizzazione degli impianti può costituire un alibi per gli smaltimenti abusivi, i quali, al loro verificarsi, aumentano la preoccupazione dei cittadini nei confronti di ogni tipo di smaltimento dei rifiuti.
E' indubbio che in relazione a questo problema particolare significato devono assumere le attività di controllo che gli enti competenti devono svolgere.
Noi riteniamo che si debba instaurare una metodologia nuova nei sistemi di controllo sia dello smaltimento dei rifiuti sia delle emissioni nell'atmosfera sia degli scarichi liquidi, basata su una verifica continua e puntuale dello svolgersi delle suddette attività, attraverso personale adeguatamente preparato e sufficiente agli scopi e ad un coordinamento a tutti i livelli delle strutture a ciò preposte, Regione, Provincia UU.SS.SS.LL. e Comuni.
Spesso dal frazionamento delle competenze deriva un andirivieni di lettere e di richieste di chiarimenti, però difficilmente ne viene una collaborazione operativa sul campo.
Oltre tutto va potenziato il sistema di controllo con delle modalità tipo "polizia" o con uri sistema di controllo tipo quello dell'UTIF con carichi che viaggiano piombati o ci sia comunque una responsabilità, alla partenza e all'arrivo, di controllo del materiale, perché non è ammissibile che il materiale si perda per strada come spesso è successo e come spesso purtroppo accade ancora. Controlli che evitino anche che i disinquinatori diventino degli inquinatori come è successo a Casale. Le modalità di controlli rigidi e pesanti devono essere studiati per quanto è competenza dal Parlamento.
Nell'ambito delle proprie competenze ed in particolare in merito a quelle previste dal D.P.R. n. 915/1982, la Regione ha cercato di muoversi costantemente nel rispetto rigoroso delle leggi. In particolare, per quanto attiene la situazione relativa alla ditta Ecosystem, occorre premettere innanzitutto che in ordine al rilascio delle autorizzazioni di cui al D.P.R. n. 915/1982 ed in particolare a quelle inerenti i trattamenti di termodistruzione, l'applicazione del D.P.R. n. 915 esclude con estrema chiarezza quella di altre norme, in particolare la legge n. 615 in materia di inquinamento atmosferico (vedi art:, n. 2 del D.P.R.). E' sempre stato pertanto estremamente difficoltoso stabilire una linea di demarcazione fra il contenuto prescrittivo delle autorizzazioni rilasciate in base al D.P.R.
n. 915 e quello che deve derivare da provvedimenti che devono essere assunti in base ad altre leggi di carattere ambientale. Non trattasi pertanto di scarico di responsabilità lo sforzo da sempre compiuto da questa Amministrazione per definire con chiarezza i compiti che in base alle leggi vigenti devono spettare a ciascun ente, in quanto si ritiene che fattuale sovrapposizione di competenza o la mancata assunzione da parte degli entri a ciò preposti dei provvedimenti loro spettanti sia una delle cause principali dell'attuale confusione dei ruoli e della ricerca talvolta da attribuire ad altri enti per responsabilità proprie. In particolare per quanto attiene il caso della Ecosystem la Regione Piemonte si è limitata ad autorizzare il proseguimento di un'attività che all'entrata in vigore del D.P.R. n. 915 era già in atto, anzi per quanto attiene gli impianti di termodistruzione presenti nello stabilimento di Pontestura è stato oggetto di autorizzazione regionale sempre e solo il forno statico, mentre un secondo impianto il forno rotante, installato successivamente all'entrata in vigore del D.P.R. n. 915 non è mai stato oggetto di un provvedimento autorizzativo da parte della Regione, a testimonianza, questo orientamento, della cautela operata in sede di istruttoria delle domande di autorizzazione. C'è da osservare altresì che la Regione in ordine ai più specifici problemi di controllo di inquinamento atmosferico, non rientranti nell'applicazione del D.P.R. n. 915, ha cercato più volte di coinvolgere il Comune di Pontestura, al quale principalmente spettano le competenze in questa materia e a seguito di tale iniziativa si è giunti ad una richiesta di parere che il Comune stesso ha formulato al Comitato regionale contro l'inquinamento atmosferico, pur non essendo il Comune di Pontestura in zona di controllo. E' da notare che l'inserimento in zona di controllo deve essere richiesto dai Comuni al CRIAP in base alla legge n. 615 ed in tal caso la richiesta di parere in merito all'idoneità ed all'efficienza degli impianti di trattamento di emissioni in atmosfera e la conseguente ordinanza del Comune che fa proprio il parere del CRIAP costituiscono obbligo di legge. In merito all'assunzione di provvedimenti di sospensione e di revoca delle autorizzazioni rilasciate l'orientamento assunto da questa Amministrazione è stato quello di subordinare i suddetti provvedimenti ad una specifica richiesta da parte della Provincia in qualità di ente di controllo; tale evenienza si è verificata, ad esempio in ordine al provvedimento di revoca dell'autorizzazione assunto a suo tempo nei confronti della ditta Ecolibarna. Finora, sulla base dei risultati dei controlli effettuati e come risulta dagli atti giacenti presso i nostri uffici, la Provincia non ha ritenuto di produrre una richiesta in tal senso. E' da notare altresì che attraverso una lettera esposto inviata da alcuni cittadini al Difensore Civico, questo Assessorato si è fatto promotore di una serie di riunioni con la Provincia di Alessandria, il Comune di Pontestura e le UU.SS.SS.LL. n. 76 e 70 per definire in modo puntuale obblighi e compiti di ciascun ente. Nel corso dell'ultima delle due riunioni, stante la legittimità delle autorizzazioni regionali rilasciate, evidenziata anche nella successiva comunicazione del Difensore Civico, sia il Comune di Pontestura che la Provincia di Alessandria si sono impegnati a procedere per quanto di loro competenza e nello specifico per una particolare accuratezza di controlli da parte della Provincia e per i dovuti interventi sia in campo urbanistico che di tutela della salute pubblica da parte del Comune di Pontestura.
Per quanto riguarda il caso particolare della Ecosystem, il Consigliere Staglianò ha ricordato una serie di documenti nella sua interrogazione e penso che li abbia ricordati anche questa mattina nella conferenza stampa.
Il 28 febbraio 1985 l'U.S.S.L. n. 76 scriveva all'Amministrazione provinciale di Alessandria ed all'Assessorato regionale per l'ambiente evidenziando alcuni problemi connessi all'attività svolta dalla ditta Ecosystem in Comune di Pontestura.
La Regione Piemonte con nota n. 21192 del 4/3/1985 scriveva al Sindaco di Pontestura, all'U.S.S.L. n. 76 e per conoscenza all'Amministrazione provinciale di Alessandria di essere in attesa da parte dell'ente di controllo di ragguagli circa la situazione della ditta in oggetto e gli eventuali provvedimenti da adottare ai sensi del D.P.R. n. 915 nonché di copia dei provvedimenti assunti dall'Amministrazione comunale di Pontestura ai sensi della vigente legge urbanistica.
Il 12 marzo 1985 la Regione scriveva alla ditta Ecosystem e per conoscenza alla Provincia di Alessandria una nota con cui si precisava che la ditta in questione non poteva ritenersi autorizzata ad utilizzare il forno rotante e venivano chieste al riguardo notizie integrative. E' da notare che la presente richiesta di integrazione si inserisce in un sistema più complesso di completamento dell'istruttoria che nei casi come quello in discussione ha visto la Regione più volte impegnata nell'approfondire la conoscenza della situazione connessa ai soggetti presentatori di istanze per svolgere attività di smaltimento rifiuti. Le suddette richieste si sono riferite anche ad informazioni di carattere amministrativo sulle suddette imprese, nonché certificazioni bancarie che testimoniassero la solidità dell'azienda, in assenza di normative più precise relative alla richiesta di garanzie finanziarie connesse allo svolgimento di attività di smaltimento di rifiuti, attualmente in vigore nella nostra Regione.
Con D.G.R. n. 65-42704 del 27/3/1985 la Regione Piemonte ha autorizzato, sempre in via provvisoria ai sensi dell'art. 31 del D.P.R. n.
915, la ditta Ecosystem al trattamento di rifiuti mediante incenerimento.
Nell'autorizzazione si specificava in particolare che i rifiuti oggetto della stessa erano le morchie derivanti dalla pulizia di serbatoi contenenti idrocarburi e le acque contenenti solventi costituiti da toluolo, xilolo, alcool metilici ed etilici. Si stabiliva inoltre che l'incenerimento dei reflui doveva avvenire in un forno statico con esclusione pertanto di quello rotante. Nell'autorizzazione infine erano contenute una serie di prescrizioni che avrebbero dovuto garantire la corretta gestione dell'impianto; si badi in particolare ai criteri dell'allegato D), facente parte dell'autorizzazione, che sono relativi a: "Criteri e procedure di ammissione dei rifiuti non assimilabili agli urbani e di provenienza diversa da un impianto di trattamento".
Mi spiace essere noioso con questi dati, però essendo precise le indicazioni nell'interrogazione del Consigliere Staglianò, mi sento in dovere di essere altrettanto preciso.
Il Comune di Pontestura con nota n. 2286 del 24/7/1985 evidenzia alcuni problemi di carattere sanitario esistenti in frazione Castagnone ove è ubicato l'impianto della ditta E-cosystem.
A seguito di due comunicazioni del Comune di Pontestura inviate la prima (Prot. n. 830 del 18/3/1985) alla Provincia di Alessandria e per conoscenza all'Assessorato regionale e la seconda (n. 872 del 21/3/1985) ai due Assessorati regionali all'ambiente e alla sanità (protocollata in arrivo presso il mio Assessorato con il n. 3735 il 27/3/1985) la Regione rispondeva con due comunicazioni, n. 21763 del 4/4/1985 e n. 23390 del 25/7/1985, nelle quali si faceva chiarezza in merito alla differenziazione delle competenze regionali da quelle da attribuirsi ad altri enti. In particolare nella prima si affermava che la mancanza di regolare certificato di agibilità dell'impianto di incenerimento e di nullaosta da parte dell'autorità sanitaria locale investono il Comune di dirette responsabilità di sua stretta competenza che non possono esaurirsi in richieste rivolte alla Regione di "soprassedere al rinnovo dell'autorizzazione provvisoria", ma che impongono la predisposizione degli atti formali di competenza del Comune. Inoltre la carenza di controlli non può essere portata a giustificazione da parte della Regione, cui è preposto il rilascio delle autorizzazioni, di mancate autorizzazioni, ma investe le capacità e le possibilità di corretto funzionamento dell'ente di controllo e dei Servizi di igiene pubblica ed è da questo che deriva la necessità di potenziarli.
Nella comunicazione del 25/7/1985 venivano inoltre evidenziati alcuni altri concetti degni di considerazione; in particolare si faceva notare che l'autorizzazione regionale in base al D.P.R. n. 915/82 si configura come provvedimento necessario ma non sufficiente affinché un'attività come quella descritta possa attivarsi e o continuare il suo esercizio. Si sottolineava in particolare il richiamo operato dallo stesso Comune di Pontestura al T.U. delle leggi sanitarie ed all'elenco delle industrie insalubri di I classe l'insediamento in questione dovrebbe essere classificato dal Comune di Pontestura come industria insalubre di I classe e l'art. n. 216 del T.U. della legge sanitaria impone inoltre precisi obblighi all'autorità comunale in ordine alla verifica delle condizioni igienico - sanitarie, al rispetto delle quali deve essere subordinato l'inizio di una tale attività. Il Sindaco infatti qualora lo ritenga necessario, nell'interesse della salute pubblica può vietare l'attivazione di un impianto classificabile tra le industrie insalubri di I classe o subordinarla ad adeguate cautele. Tale provvedimento può essere assunti altresì, ove se ne manifesti la necessità, in fase di esercizio delle suddette industrie.
Nella comunicazione soprarichiamata si afferma che la Regione avrebbe soprasseduto all'assunzione di provvedimenti autorizzativi connessi al forno rotante nell'attesa di chiarimenti in merito alle decisioni che il Comune di Pontestura avrebbe assunto soprattutto in relazione alle competenze comunali in ordine all'applicazione della Legge n. 615/1966 in materia di inquinamento atmosferico. Occorre richiamare a questo punto un aspetto determinante di questa materia: non occorre infatti confondere l'autorizzazione regionale in base al D.P.R. n. 915 che per quanto attiene gli impianti di termodistruzione deve presupporre la verifica ed il rispetto delle condizioni di incenerimento imposte dalle disposizioni statali di attuazione del D.P.R. n. 915, applicabili in caso di impianti esistenti solo oltre la scadenza fissata dal D.P.R. all'art, n. 33 (31/12/1986) dagli altri provvedimenti che Enti diversi dalla Regione devono assumere ad esempio in materia di inquinamento atmosferico la quale non rientra, lo afferma esplicitamente L'art. n. 2 del D.P.R. n. 915 nell'ambito della normativa che fa capo al D.P.R. stesso. Diventa in alcuni casi fin troppo semplice attribuire alle autorizzazioni regionali tutte le conseguenze che possono derivare dal contenuto dell'autorizzazione stessa anche per le materie che non sono di nostra competenza, per cui non abbiamo nessun potere di mettere il naso; non si deve dimenticare, lo si ribadisce ancora una volta che l'autorizzazione regionale è un provvedimento necessario ma non sufficiente ed occorre valutare con estrema attenzione le responsabilità connesse ad una situazione caratterizzata dalla presenza di un provvedimento autorizzativo regionale (che in base all'art, n. 31 del D.P.R. n. 915 doveva essere rilasciato subordinatamente all'osservanza delle prescrizioni contenute nel decreto stesso in quanto immediatamente applicabili) e contemporaneamente dall'assenza di altri atti o provvedimenti pur prescritti dalle disposizioni vigenti (ALL. 6).
La Regione con nota n. 23465 dell'1/8/1985 scriveva alla ditta ECOSYSTEM e per conoscenza alla Provincia di Alessandria precisando che per il momento l'inceneritore rotante non avrebbe potuto essere autorizzato (ALL. 7). Con nota n. 23838 del 6/9/1985 venivano forniti ulteriori specificazioni in merito al contenuto prescrittivo dell'autorizzazione regionale.
A seguito di un esposto di alcuni cittadini di Pontestura del 12/10/1985 la Regione Piemonte richiedeva alla Provincia di Alessandria ed al Sindaco di Pontestura di svolgere azione di vigilanza e di controllo anche attraverso determinazioni analitiche al fine di chiarire la situazione di cui all'esposto.
La Provincia di Alessandria il 21 febbraio 1986 rinviava l'attivazione di un nuovo bruciatore ad un provvedimento autorizzativo da parte della Regione. A seguito degli incontri avvenuti con il Comune di Ponte Stura, la Provincia di Alessandria, le UU.SS.SS.LL. 70 e 76 e il Difensore Civico in merito all'impianto ECOSYSTEM si rinviava i suddetti Enti dall'assunzione dei provvedimenti di competenza di ciascuno degli stessi, pregando altresì di tenere informata l'Amministrazione regionale per permetterne un corretto procedere in ordine all'attività istruttoria eventualmente autorizzativa.
Considerato che come già formulato nelle cose dette prima la Regione Piemonte si è sempre resa disponibile ad assumere provvedimenti di sospensione o di revoca delle proprie autorizzazioni in presenza di una richiesta formulata da parte dell'Ente preposto al controllo dello smaltimento dei rifiuti, quanto sopra illustrato dovrebbe evidenziare che nel corso dell'iter istruttorio della pratica ECOSYSTEM non si evidenziano mai situazioni tali da indurre la Regione ad assumere i provvedimenti citati.
Credo che gli avvenimenti di Casale, di Tortona, della ECOSYSTEM debbano servirci di lezione e dobbiamo trarne alcune conseguenze. Dobbiamo non solo in Consiglio regionale, ma sul piano generale quindi coinvolgendo anche il Parlamento andare a una legislazione dello smaltimento e del trasporto dei rifiuti che sia più chiara nelle competenze e possibilmente eviti il frazionamento delle competenze fra Enti diversi, ché frazionare eccessivamente le competenze vuol dire non riuscire a coordinare e non riuscire ad attuare una reale difesa del territorio.
Nel ripensamento della legislazione bisogna modificare le norme penali ché diceva giustamente il Sindaco di Casale con molta amarezza che si va in galera se uno è colto nell'atto di rubare due mele e su un caso come Casale, non essendoci scappato il morto, c'è il rischio di vedere questi personaggi in libertà o si deve ricorrere a una legge del 1938 per poterli arrestare, quindi nella legislazione una nuova normativa rispetto alle penali, una nuova normativa rispetto ai controlli.
Essendo oggi il problema dei rifiuti tossici e nocivi un dramma della società industriale e viaggiando questi rifiuti per tutta l'Italia o abbiamo dei sistemi di controllo rigidi di tipo di polizia con controlli tipo quelli che sono dell'UTIF per le produzioni alcoliche o farli viaggiare piombati, altrimenti i rifiuti che partono dal Piemonte e vanno a Mestre o partono dal Veneto per andare a essere smaltiti in Toscana hanno troppe migliaia di chilometri in mezzo per potersi disperdere e andare a formare dei cimiteri clandestini.
La Regione Piemonte, la Giunta - questo lo abbiamo colto, anche , da un'indicazione che è emersa ieri nell'incontro con Zamberletti - è intenzionata in accordo con le Province, con i Comuni, ma direi con i cittadini a eseguire un censimento delle discariche clandestine e dei cimiteri di rifiuti che esistono.
Probabilmente qualcuno che ha sentito, che ha visto, che ha saputo di tutti i cimiteri che esistono in Piemonte dei rifiuti, qualcuno magari se è sollecitato può anche partecipare a queste indagini. E' con molta amarezza che si sottolinea che oggi si trovano cimiteri di 3/4.000 barili nascosti e sotterrati senza che nessuno abbia mai visto o abbia saputo nulla.
Nel tempo breve e utilizzando anche lo stanziamento dei fondi FIO previsti in 240 miliardi per lo smaltimento dei rifiuti, andremo a un incontro con le Aziende pubbliche maggiori in Piemonte di raccolta rifiuti o di depurazione delle acque, potrebbe essere il caso del Po-Sangone, per vedere se insieme sui fondi FIO possiamo formulare delle piattaforme di stoccaggio che a controllo di Aziende pubbliche darebbero indubbiamente una garanzia maggiore.
La tendenza dovrebbe essere quella di evitare per quanto possibile gli stoccaggi intermedi che sono spesso fatti da Aziende di trasporto, di cui probabilmente qualcuno è anche ai margini della legge, ma dovremmo avere gli strumenti per controllare che, a mio avviso, potrebbero essere anche strumenti regionali di controllo, qualora la Regione abbia questa competenza e qualora abbia la possibilità di mettere in piedi un sistema di controllo che va fatto in termini estremamente rigidi.
Oggi del Piano di Siti che era stato approvato dal Consiglio regionale e che aveva previsto, dopo aver esaminato credo alcune centinaia di siti in Piemonte, 14 siti, nessuno è riuscito a decollare e non credo che questo sia colpa di una Giunta di un colore o di un altro colore, perché credo che su questo settore la buona .volontà di procedere ci sia per tutti, ma sono i meccanismi che hanno impedito fino ad oggi che di questi 14 siti ne potesse decollare uno solo. Due sono in iter di progettazione - quello di Collegno e quello di Bellinzago -, quello del Monte è stato fermato, adesso ha vinto la causa al TAR. però sono questi gli intoppi che bloccano il decollo, favoriscono i cimiteri clandestini e diventano anche un alibi per fare i cimiteri clandestini.
Terrò informato il Consiglio dell'evoluzione dei casi di Casale, di Carbonara, di Tortona a cui si aggiungerà quello di Settimo Vittone e del lavoro che svolgerà sia il Comitato Scientifico, sia il Comitato di Coordinamento fra gli Enti locali presso la Prefettura di Alessandria.



PRESIDENTE

Sulla comunicazione dell'Assessore Maccari, è aperto il dibattito.
Ha chiesto la parola il Consigliere Pezzana. Ne ha facoltà.



PEZZANA Angelo

Se l'Assessore Maccari si aspettava un applauso dopo questa sua fatica che io ritengo solo fisica, sicuramente non lo avrà dalla mia parte.
L'insensibilità dell'Assessore Maccari, il quale è particolarmente preso di mira da me non per motivi personali, ma per la qualifica che ricopre, ha sempre brillato nelle interrogazioni rivoltegli da me in tutti questi mesi da un lato per i ritardi, dall'altro per le assenze e per un inspiegabile ottimismo che ha sempre rivestito le sue risposte.
Nell'elenco delle interrogazioni presentate e non discusse c'è una mia interrogazione del 10 ottobre 1985 che riguarda l'acqua potabile gravemente inquinata a Borgosesia.
Quella notizia, riportata dai giornali, appunto il 10 ottobre 1985 non ha mai formato oggetto di attenzione da parte dell'Assessore Maccari, non a caso, quella mia interrogazione è rimasta inevasa.
In allora interrogavo il Presidente della Giunta e l'Assessore competente per conoscere quali iniziative urgenti la Giunta ha adottato per salvaguardare la salute degli abitanti di Borgosesia.
Se mettiamo il nome di Casale al posto di quello di Borgosesia e riscontriamo che il disastro ecologico non è più solo l'inquinamento, ma è quello che è successo a Casale, capiamo subito che è veramente ipocrita e senza senso che un Assessore parli oggi di piani di previsione, perché i piani di previsione si fanno prima che le cose avvengano.
L'Assessore Maccari non può dire, come ha sempre detto rispondendo alle mie interrogazioni, che le cose finché non si sanno non si possono prevedere, perché le informazioni, se non altro da queste interrogazioni gli sono sempre arrivate.
Nella medesima interrogazione di ottobre, quindi 6 mesi fa, chiedevo anche di conoscere quali azioni si vogliono intraprendere per verificare le cause dell'inquinamento e l'esistenza di responsabilità di privati o enti pubblici che hanno portato, anche indirettamente, alla situazione di grave pericolo.
Se questi erano i toni usati nella mia interrogazione per un inquinamento limitato come è stato quello di Borgosesia, mi chiedo come mai l'Assessore a questa interrogazione non abbia mai risposto. Il resoconto che ci ha testé fatto l'Assessore Maccari. è la neanche tanto diligente cronaca riassunta dai quotidiani di questa mattina.
Questa non mi sembra una risposta esauriente. Tra l'altro ieri Radio Radicale ha trasmesso per intero il colloquio avuto dagli amministratori piemontesi con i Ministri Zamberletti, Zanone e Romita. Ma non si capisce bene perché.
Nella mia interrogazione di due settimane fa ricordavo che il Ministro Romita ha mandato un telegramma, che ho anche letto alla Federazione del PSDI nella città di Tortona, dove annunciava l'avvenuto stanziamento da parte del CIPI di 2 miliardi e mezzo alla ROL di Viguzzolo, azienda altamente inquinante, molte volte denunciata e compresa nell'elenco delle a ziende ad altissimo rischio. Romita mandava il telegramma 2 mesi prima che l'Assessore Maccari gli mandasse il beneplacito con l'autorizzazione della Regione.
Che senso ha, Assessore Maccari, parlare di cautela nel momento in cui si rilasciano queste autorizzazioni? Quale cautela? Io parlerei di totale assenza, totale inesistenza della Regione, se il CIPI può dare 2 miliardi e mezzo di finanziamento a un'azienda che inquina, e lo si sa da anni.
Parleremo purtroppo fra qualche mese della ROL di Viguzzolo e l'Assessore Maccari, se sarà sempre lui in quell'Assessorato - gli faccio molti auguri ci dirà che "dai giornali abbiamo appreso che", "non sapevamo", "faremo i controlli".
Nella sua risposta alla interrogazione sulla ROL di Viguzzolo, leggo dalla fotocopia: "per quanto concerne la categoria scarichi industriali non si hanno elementi puntuali per una risposta dettagliata ed esauriente".
Assessore, con quale coscienza professionale lei viene a dirci che si faranno i controlli, quando proprio sui controlli lei dice "sicuramente i Comuni e le UU.SS.SS.LL., cui competono le funzioni di controllo posseggono elementi conoscitivi più dettagliati e circostanziati"? Allora, dica apertamente e onestamente che lei non sta a fare niente in quella carica, non dico a livello personale perché non ritengo che lei abbia goduto di fronte al disastro ambientale di Casale o al ritrovamento dei fusti a Carbonara. La funzione di una Regione però qual è? Dobbiamo chiedercelo noi qui, non devono chiederselo solo i cittadini. I Pretori Guariniello e Amendola hanno dichiarato ieri e questa mattina che le leggi ci sono ma non vengono applicate.
Perché non vengono applicate? Lei adesso parla di controlli Quando abbiamo parlato in tutti questi mesi di controlli, lei mi diceva: "non ci sono le persone che possono fare i controlli, perché bisogna prepararle, poi devono avere degli stipendi adeguati perché vengano a lavorare nell'ente pubblico". Di quali controlli lei sta parlando quando dice che verranno messi in atto? In realtà lei dovrebbe dichiarare il totale fallimento della politica ambientale di questa Regione (non facciamo paragoni con altre perch sicuramente c'è sempre qualcuno che sta peggio). Anche nel d.d.l. sulla variazione di bilancio di cui si parlava stamattina, ad esempio, non c'è una lira stanziata per la prevenzione dell'inquinamento atmosferico.
L'inquinamento atmosferico sarà uno dei prossimi disastri e noi ci chiederemo se per caso toccava alle UU.SS.SS.LL., oppure si Comuni, oppure alle Province o alla Regione.
La frase più letta sui giornali era: "si chiudono le stalle quando i buoi sono scappati", questa però è una frase non appropriata per quanto la Regione non sta facendo. Non staranno facendo neppure i Comuni, neanche le UU.SS.SS.LL. e lo leggiamo dalle cronache giudiziarie sui giornali. Il Sindaco Coppo di Casale, che lei ha tanto elogiato, se non sbaglio ha questa responsabilità, perché tocca ai Comuni, tocca al Sindaco, che non può permettersi di capire il mattino in cui l'acqua è verde che la città dove vive e che amministra "è andata a ramengo".
Sono andato a rileggermi la risposta che mi ha dato, è sorprendente riletta oggi in base alle parole che lei ha pronunciato qui e in base anche agli avvenimenti. Lei dice: "per quanto riguarda l'attuazione e l'aggiornamento del piano regionale per la qualità delle acque, approvato nell'81, molti problemi dovranno essere affrontati nel prossimo futuro" e aggiunge: "è indubbio tuttavia che nel prossimo futuro sarà necessario dare corpo a quanto il piano, già in modo molto dettagliato, prevede per la gestione e l'organizzazione dei servizi che dovranno essere preposti a tenere sotto controllo la qualità dei nostri corsi d'acqua". Queste sono le risposte "sincere" da parte sua. E' tutto rimandato al futuro.
Queste frasi io con i colleghi Ala e Staglianò le ripetiamo da 11 mesi.
Tutte le volte che si parla di ambiente, ci sentiamo soltanto dire che i progetti ci saranno quando ci saranno gli strumenti adeguati e tutto viene rimandato; per quanto riguarda invece l'attualità è tutto abbastanza soddisfacente, è tutto sotto controllo.
Lei mi diceva che il 50% delle grandi aziende sono in ordine, il restante 50% negli anni prossimi si adeguerà.. Cosa aspettiamo? Aspettiamo forse che gli affluenti arrivino al Po colmi? Addirittura, dopo la vicenda del vino di Narzole (forse non centra niente in questo momento con Casale e Carbonara) si sono lette sui giornali dichiarazioni di piccoli imprenditori che svuotavano tutti i loro impianti colmi di vini mortali, non soltanto nei pioppeti, ma anche nelle acque dei fiumi.
Tutto questo non deve preoccupare la Regione che deve pensare e prevedere? Non sono argomenti di fantascienza questi. Lei è capace soltanto a venire qui a farci il riassunto della cronaca, a dire che la Protezione Civile stanzierà 6 miliardi. Ma per quali disastri? L'onorevole Zamberletti parlava di calamità naturale. Ma quale calamità naturale? Qui, non si è scatenato un tornado, un terremoto, a parte il fatto che anche i terremoti se ci fosse più attenzione in qualche misura potrebbero essere previsti. Chiamiamolo terremoto questo, non disastro naturale, questa è incuria e non assunzione di responsabilità da parte degli amministratori locali, Sindaci, Comuni, Province, Regione e io quindi, mi rivolgo a lei in quanto rappresenta la Regione.
Lei parlava di inquinamenti clandestini. L'Ecosystem sembra che lei l'abbia scoperta oggi, ma dai documenti che lei ha letto ora, in risposta forse all'interrogazione del collega . Staglianò, salta fuori che l'Ecosytem era ben conosciuta. L'abbiamo citata in tantissime interrogazioni; si è sempre detto che sono compiti della magistratura, ma la magistratura interviene quando il dolo è già avvenuto e c'è una denuncia magari contro anonimi. Quante volte io ho chiesto a lei se non intendeva costituirsi parte civile, e lei mi ha sempre risposto: "ma contro chi? Contro anonimi"? E' un gesto simbolico e vedo che adesso ha deciso di farlo, quindi di questo, se non altro, le do atto. Costituirsi parte civile ha un significato simbolico molto importante anche se non c'è l'oggetto fisico contro cui dichiararsi parte civile.
Per esempio, sul famoso elenco delle aziende a grande rischio, che cosa ha fatto la Regione per prevenire futuri disastri? La Regione ha fatto qualcosa: ha dato l'assenso al CIPI perché desse 2 miliardi e mezzo alla Rol di Viguzzolo, con telegramma anticipato di Romita.
Questo, secondo la Regione, evidentemente è un rilascio molto cautelativo di autorizzazione. Mi chiedo cosa serva questo in una prospettiva di tutela dell'ambiente.
Qualcuno ha detto che in Italia si vive in un regime di "prorogatio".
Lei stesso ha ammesso che la legge sui siti sta incontrando grossissime difficoltà.
Allora bisogna dire che la legge non funziona. E' una legge malfatta.
Molti ve l' hanno detto, è una legge che avrà delle grossissime difficoltà ad essere applicata e, quando sarà applicata forse non si riuscirà ad ottenere quello che si propone di ottenere. Le leggi le deve fare la Regione. Allora, questa è una manchevolezza, è una colpa, è un disagio che lei deve sentire, perché altrimenti andremmo avanti con gli interventi dei vari Ministri, con portafoglio o meno, che di fronte alle leggi Galasso e Merli non sapranno fare altro che prorogare, rimandare e addirittura a cambiare le leggi secondo la Regione, come è avvenuto per il condono edilizio.
Lei ha pronunciato una frase sulla quale vorrei richiamarla alle sue responsabilità e cioè: "va potenziato il sistema di controllo".
Le chiedo: da parte di chi? Da parte sua o da parte di altri enti? Se ci sono responsabilità della Regione, lei non può dire che va potenziato il sistema di controllo, ma deve dirci se spetta a lei e in che modo intende attuarlo.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Signor Presidente io parlerò esclusivamente della Ecosytem, che potrebbe essere esattamente quella holding dell'inquinamento di cui ha parlato il Sindaco di Casale Coppo. Quella Ecosytem che, alla luce dei crimini inauditi che ha commesso, stando alle risultanze dei primi atti alla Magistratura, potrebbe essere ribattezzata "Biecosystem".
Mi sono premurato, dopo numerosi giorni di lavoro insieme ai miei compagni del Gruppo, di far sapere all'o-pinione pubblica, sperando che la voce arrivasse il più lontano possibile, che la Regione sapeva che - sono atti ufficiali - la Ecosytem, anzi la "Bie-cosystem," era inaffidabile a trattare residui industriali. Citerò i documenti. Il 21 marzo ho ritenuto di doverglielo ricordare, Assessore, dopo che un gruppo di mamme di Castagnone di Pontestura, che è qui presente a seguire i nostri lavori, mi aveva inviato un esposto (con relativa documentazione) presentato nell'ottobre scorso alla Procura di Casale. Io sono contento che, quanto meno, lei è stato obbligato a rileggersi il carteggio intercorso tra il suo predecessore Calsolaro e gli organi locali.
Vengo ai fatti, perché lei è stato molto abile, Assessore Maccari, a omettere, nella lunga lettura di carte, i giudizi di merito dei passaggi chiave che adesso ricorderò a tutta quanta l'assemblea. Tanto per cominciare, l'U.S.S.L. 76, su incarico della pretura di Casale, avvia il 23 novembre del 1984 una inchiesta sulle attività della Ecosystem. I risultati di questa indagine determinano una presa di posizione del Comune di Pontestura rivolta alla Provincia, ufficio inquinamento ed ecologia, di Alessandria. Sono molto contento che nella discussione di oggi sia presente l'ex Presidente della Provincia di Alessandria, 1.l collega Rossa, il quale poi interverrà e sono molto interessato a sentire quello che ha da dire al riguardo. 7:n questo primo documento del Comune di Pontestura, per non tediarvi con lunghissime citazioni, si denunciava - testuale - "la non efficacia dei controlli effettuati attualmente presso la società Ecosystem". In seguito a questa conclusione; la Provincia°di Alessandria si dichiara - testualmente - "incompetente ad accertare le attività della Ecosystem e dei suoi sistemi di controllo, non essendo la medesima amministrazione Provinciale in possesso delle strutture tecniche necessarie ad esprimere un documentato e tecnicamente valido giudizio". Il Comune di Pontestura, stando così le cose, chiede il 21 marzo 1985 (prima della delibera, Assessore, con la quale si prorogava ancora di un anno fattività della Ecosystem) esattamente le seguenti cose: "Questa amministrazione pertanto, dopo aver citato fattività in pieno centro abitato della Ecosystem classificata come insalubre di prima classe ecc., ritiene che sussistano più che fondati motivi per richiedere formalmente a codesta Regione di soprassedere al rinnovo dell'autorizzazione provvisoria". Non si possono irridere queste richieste formali, Assessore come lei ha fatto citando tre parole del documento presentato da un Comune. Lei dice che la Regione è stata sempre disponibile a chiudere gli impianti; ad intervenire.
Ma cera una richiesta formale, che non avete accolto, pur rappresentando fattività di incenerimento un rischio troppo grave per la salute della popolazione e per l'ambiente. Scrive ancora il Sindaco di Pontestura che: "non può esimersi dal dovere di richiamare, ancora una volta, l'attenzione sul fatto assai grave accaduto nei decorsi mesi riferibile ai 4 fusti oggetto di ordinanza del Sindaco di Arese inceneriti nell'impianto di Castagnone senza conoscere il contenuto. Se il sistema di controllo non ha funzionato per i 4 fusti evidentemente non avrebbe potuto funzionare né per 40 né per 400. Ciò dimostra che i sistemi e i meccanismi di controllo sono carenti,, e comunque non idonei a tutelare e garantire la sicurezza della gente, la salvaguardia dell'ambiente".
Il Sindaco continua, saltando un pezzo: "allo stato attuale dei fatti appare doveroso bloccare ogni attività dell'impianto in attesa che venga verificata dall'autorità sanitaria locale se esistono i presupposti e le garanzie per consentire l'esercizio dell'impianto di incenerimento in centro abitato e in caso affermativo dettare le prescrizioni di carattere igienico".
Lei, Assessore Maccari, difende l'operato della Giunta dicendo che la Regione si limitava ad autorizzare soltanto fattività di un forno. Ma allora, se non siamo bambini che vogliono prendersi in giro, perché la Regione non ha pensato di mettere i sigilli al forno che non era autorizzato? Ci vuol poco a capire che, essendo in condizione di operare quelle attività non autorizzate venissero fatte lo stesso? C'è stato, poi, il carteggio con il Difensore Civico, che lei ha citato, con i risultati che sappiamo, innescando il classico "scarica barile" che è assolutamente inaccettabile. Non si può dire, Assessore, come lei ha detto, che ci saremmo esposti, come Regione, alla contestazione di altri Enti. Ma come? Qui si dice che i controlli non possono essere fatti si dice che la ditta è inaffidabile, ci sono carte dell'U.S.S.L. '76 e la Regione non sente il dovere, morale prima che politico, di sospendere le attività inquinanti? Ora, dopo averlo a lungo discusso con i miei compagni del Gruppo e del Partito, manifesto qui, in assemblea, l'intenzione di rivolgere alla Magistratura un esposto sull'intera vicenda, che a noi sembra essere all'origine dell'inquinamento dell'acquedotto di Casale.
Il 18 di ottobre dell'85 i cittadini di Castagnole di Pontestura si erano già rivolti alla Procura, denunciando che tutti i giorni, alla stessa ora, intorno alle ore 17, per l'esattezza tra le 17 e le 18, all'ora del the, anziché quella piacevole bevanda loro si sorbivano i fumi in uscita dagli inceneritori. Probabilmente, si trattava di fumi provenienti dalla bruciatura dei liquidi; non essendo l'inceneritore in grado di abbattere i fumi, ne fuoriuscivano sostanze tali da determinare vomiti, nausee irritazioni ed irritazioni alle mucose. Tutte cose documentate anche da prese di posizione pubbliche del Primario dell'ospedale di Casale Monferrato, dott. Guaschino.
Allora, cosa può essere avvenuto? Che la Ecosystem, per tamponare le denunce avanzate dalla popolazione locale all'autorità giudiziaria, abbia pensato di sospendere la bruciatura dei liquidi nell'inceneritore e di trasferirsi 30 Km, più in là, sulla direttrice per Milano, dove i camion per arrivare al "buco", non dovevano passare nemmeno dal centro abitato di Castagnole, un paese nel quale i cittadini erano già allarmati. Ha pensa di prendere la scorciatoia, facendo un buco abusivo.
Mi auguro che questi fatti così ricostruiti i lettori de "La Stampa" possano leggerli domani, anche se vedo il banco della tribuna stampa vacante..: So che il dott. Garbarino ha preso molti appunti stamani alla conferenza stampa. Spero che queste cose i lettori della "Stampa" possano saperle, perché è l'unico giornale nazionale - fino ad oggi - che di queste notizie non ha dato nemmeno una riga.
L'Eco.system - mi consenta, Presidente, ma la cosa è troppo importante per interromperla a questo punto - chi è? Anzi, cosa cela la "Biecosystem".
L'immagine pubblicitaria di questa azienda, vi prego di ascoltare con attenzione perché la vicenda è molto istruttiva, è un'immagine di pulizia dietro a cui ha operato l' holding dell'inquinamento, stando a quanto incomincia ad emergere.
In un articolo sul giornale "Il Monferrato" alla fine dello scorso arino, guarda caso in seguito all'esposto dei cittadini di Castagnone di Pontestura, si legge: occhiello: "Il panorama delle aziende della zona" titolo: "Guarnero per i rifiuti è diventato un esempio"; nel testo: "del suo sistema di smaltimento rifiuti si parlerà in un congresso che si terrà nel prossimo agosto a Tokio. Nessuno è , profeta in Patria, dicevano i latini, e il detto vale ancora per i loro pronipoti. Vale a Pontestura dove un imprenditore che tenta di risolvere la questione dei rifiuti incontra una serie inverosimile di ostacoli, incomprensioni, impacci che vanno dal sapore di faida paesana fino all'intervento del Difensore Civico regionale". Vi evito Poleografia sui personaggi, Franco Guarnero e figli, i quali, essendo tanto importanti, a "Publitalia" (la curatrice della loro immagine pubblica) hanno pensato bene di dare un suggerimento: ribattezzare Castagnole di Pontestura in "Guarnero-city"; in America, dicono alla "Publitalia" si sarebbe fatto appunto così.
L'articolo del "Monferrato" prosegue dicendo che i sistemi adottati dalla Ecosystem, sono assolutamente all'avanguardia. Sono finiti alla VII conferenza internazionale sul tessile di Tokio, e, si domanda il giornale: "chissà se Teco degli applausi di Tokio giungerà fino al Monferrato? Se così fosse incomincerebbe a cambiare idea chi sostiene che lo smaltimento controllato dei rifiuti va bene perché sia fatto in casa d'altri".
Potrei andare avanti, ma si è fatto tardi. Concludo. Fino a quando Assessore, colleghi della maggioranza e dell'opposizione, bisognerà assistere a questo balletto degli inganni? La Regione non ha fatto quello che doveva fare, assumendosi una grave responsabilità. Stiamo verificando se ci sono gli estremi per procedere anche ad una denuncia per omissione di atti d'ufficio.
La Regione non ha fatto, dunque, mentre poteva fare.
La Regione deve ancora fare innanzitutto (e vengo all'oggetto della mia interrogazione), una mappa delle acque sotterranee. Sono mesi e mesi che continuiamo a battere su questo tasto, per dare la possibilità alle comunità locali e a chi opera sul territorio di conoscere cosa scorre sotto i nostri piedi.
Poc'anzi qui, Assessore, lei ha sollecitato la partecipazione dei cittadini. Ma come? Due sedute fa abbiamo discusso della legge sul catasto dei rifiuti e la maggioranza si è opposta agli emendamenti presentati dal mio Gruppo, dal Gruppo comunista, dai Verdi, per consentire l'accesso a tutti i cittadini e alle associazioni ai dati del catasto. No. Non accettiamo questo doppio gioco.
Il nostro indirizzo è quello della prevenzione dei disastri ecologici,.
Ma quando ci sono i danni, chi paga? La Regione si costituirà parte civile.
Va bene. Ma si arriverà, Presidente Viglione, come lei giustamente suggeriva la volta scorsa a proposito del reato di sofisticazione del vino alla confisca dei beni della famiglia Guarnero, oppure dobbiamo sotterrare insieme ai rifiuti, anche le loro gravi responsabilità e farci carico come comunità dei 15/20/30, forse 100 miliardi, (come si dice in questi giorni) che bisognerà spendere per riparare ai danni? In terzo luogo, cosa molto importante che le signore di Pontestura che hanno voluto assistere dalla tribuna a questo nostro dibattito hanno tenuto molto a sottolinearlo nella conferenza stampa di stamattina già citata, si farà, come ho chiesto nell'interrogazione, l'indagine rapida nel bosco di Roleto di Pontestura? Dove, secondo le dichiarazioni fatte alla stampa dal responsabile della Ecosystem, ci sarebbe una cava con un fondo naturalmente impermeabile (non si sa bene com'è che costui arrivi a dire che è impermeabile) che, a suo giudizio potrebbe contenere 400.000 metri cubi di rifiuti provenienti da tutta la zona ovest del comprensorio casalese. Il sospetto della gente del luogo è che il riempimento dei 400.000 metri cubi sia già incominciato. Quindi, si intende procedere rapidamente nell'indagine, oppure si attenderanno altri avvelenamenti? Per quanto riguarda l'introduzione del reato ecologico, ed è Tunica cosa che posso condividere di quanto lei ha detto, Assessore, il nostro Gruppo Parlamentare alla Camera è già al lavoro. Penso che anche altri Gruppi si muoveranno, dovranno muoversi, nella medesima direzione, perch non è possibile operare con gli strumenti legislativi che si hanno a disposizione oggi.
La Regione Piemonte dovrebbe farsi parte attiva, a nostro avviso, di una richiesta alle altre Regioni limitrofe, per controllare all'origine il traffico dei rifiuti, perché quello che è avvenuto, è potuto avvenire anche perché la regione Lombardia, memore di Seveso ha praticato una legislazione restrittiva per lo smaltimento dei rifiuti. E le aziende lombarde vengono a scaricare in casa nostra, così fanno anche quelle liguri. Occorre avanzare una richiesta alle altre Regioni perché si intervenga di concerto per un controllo all'origine dei rifiuti per segnalarne i movimenti, per attivizzare il controllo.
Da parte del mio Gruppo c'è il pieno appoggio alla proposta avanzata dai colleghi comunisti di istituire una Commissione di inchiesta su quanto è avvenuto nell'alessandrino, e di svolgere un Consiglio regionale aperto a Casale. Quest'ultimo sarebbe un atto di grande sensibilità democratica nei confronti dei disagi patiti dai cittadini casalesi.
Alla luce di tutto questo, ringrazio tutti i colleghi per l'attenzione con cui hanno voluto ascoltare quanto ho detto, Assessore Maccari, non posso dichiararmi soddisfatto delle sue risposte. Ma questo è ancora addirittura consueto rispetto alle sue risposte evasive. Il problema è che l'insoddisfazione per il suo comportamento è molto diffusa nelle gente, a cui noi dovremo rispondere con atti concreti che su questa vicenda macchiandosi di gravi responsabilità politiche, e vedremo se anche penali la Regione Piemonte non ha fatto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Devecchi.



DEVECCHI Armando

Ringrazio l'Assessore per l'ampia esposizione che ci ha prodotto. E' vero che i giornali hanno riportato già molte di quelle notizie che l'Assessore ci ha ripetuto oggi, ma ritengo che abbia fatto bene a rifare la cronistoria degli avvenimenti, soprattutto, cercando di essere obiettivo, come è stato senza lasciarsi trascinare dal sentimento.
Mi corre però l'obbligo di ricordare, anche se l'Assessore probabilmente non può ricordarlo perché non faceva parte di questa assemblea, che alcune prese di posizione, alcuni atteggiamenti assunti dagli organi competenti durante la scorsa legislatura erano stati la conseguenza di interventi, di interpellanze ed interrogazioni operate anche dal nostro Gruppo. Ricordo che con il collega Genovese, ora Assessore abbiamo più volte richiamato l'attenzione dei responsabili della Giunta regionale su quello che stava avvenendo in provincia di Alessandria, non solo a Pontestura, ma a Pomaro, a Sezzadio ed anche in altre zone. Proprio in allora, purtroppo, avemmo l'occasione di ribadire, di ripetere amaramente che la provincia di Alessandria stava diventando la pattumiera della Regione Piemonte forse la raccoglitrice di discariche incontrollate di una parte del nord Italia. Purtroppo i fatti ci hanno dato ragione, non voglio avventurarmi nel cercare di individuare precise responsabilità di chi allora governava la Regione, se responsabilità ci sono state, constato oggi che la situazione nella mia provincia, nella provincia di Alessandria è andata deteriorandosi in maniera molto grave, forse occorreva questo per aprire gli occhi.
E' di oggi la notizia, l'Assessore non poteva ancora saperla, che i Comuni di Castelspina e di Sezzadio sono costretti a subire l'inquinamento dell'acquedotto, le prime analisi non hanno ancora rivelato di quale natura sia questo inquinamento però ricordo all'Assessore, alla Giunta e ai colleghi che proprio in Comune di Senzadio c'è una discarica gestita dal Comune stesso, in cui venivano scaricati rifiuti in gran parte provenienti dalla zona della Liguria. La discarica è già stata oggetto di interrogazioni e di interventi vari da parte di amministratori soprattutto di minoranza. E' un altro anello che viene ad aggiungersi *alla catena degli inquinamenti cosa come quello paventato che riguarda il probabile ritrovamento di altri bidoni nella zona tra Cassano Spinola e Castellar Ponzano. Per chi è della zona questo ritrovamento se sarà, come temo purtroppo riconfermato dà la misura del pericolo che reca con sé. Infatti proprio nella zona di Castellar Ponzano ha origine, e li, pescano le pompe che riforniscono, gli acquedotti di Tortona e di alcuni comuni del tortonese.
L'intervento della Regione, in questi ultimi tempi è stato tempestivo ecco perché mi sento in coscienza di dover ringraziare l'Assessore e la Giunta per quanto stanno facendo in questo momento, per riparare in parte i danni ecologici della zona di Tortona.
E' di queste ore la notizia che in Parlamento la Commissione competente sta per approvare un emendamento sulla legge della Protezione Civile che stanzia 30 miliardi, in aggiunta a quelli già previsti, per il territorio della Regione Piemonte. Sono soldi che andranno spesi a Casale, Tortona Carbonara Scrivia, Sezzadio e Settimo Vittone. Vuol dire che il governo nazionale non è assente.
Viviamo però ripeto, in una situazione purtroppo che non ci lascia per nulla tranquilli. E' un primato quello che abbiamo in provincia di Alessandria che non abbiamo per nulla rivendicato, che desidereremmo fosse al più presto evidenziato in tutta la sua gravità e soprattutto in tutte le sue responsabilità.
Quando ho presentato ai primi di marzo l'interrogazione che riguardava il primo ritrovamento dei bidoni nella zona di Carbonara Scrivia, chiedevo all'Assessore di farsi parte diligente per cercare di individuare, in termini anche abbastanza brevi, i responsabili delle discariche degli inquinamenti.
E' vero, l'Assessore ci ha detto che pare che i territori, su cui determinati bidoni sono stati collocati, siano di proprietà demaniale; io ho i miei dubbi, penso purtroppo, che gran parte di quei territori siano invece di proprietà private e quindi le responsabilità debbono e possono anche essere perseguite dal punto di vista individuale. Mi auguro che chi di competenza, provvederà! Mi sembra proprio singolare, tra l'altro, che proprio il Comune (è vero che è un comunello piccolo) di Carbonara Scrivia sia andato a cercare per disinquinare il proprio territorio la ditta Ecosystem, di cui abbiamo sentito magnificare le virtù e le proprietà e che per noi alessandrini (vero, Piero Genovese?) non è una novità anzi era già abbastanza nota tant'è vero che avevamo direttamente e indirettamente segnalato in tempi lontani nella scorsa legislatura, quelli che potevano essere i pericoli che quella ditta procurava. Io non voglio sottrarre altro tempo, vorrei soprattutto ricordare che, a mio avviso, è quanto mai necessario che la provincia di Alessandria possa disporre veramente di una mappa degli inquinamenti - ahimè è una triste mappa - che venga fatta una indagine abbastanza estesa e completa perché tutte quelle che sono le fonti di possibili pericoli abbiano ad essere individuate. Voglio anche aggiungere che fa benissimo la Regione a costituirsi parte civile, come ha anche chiesto il collega Staglianò. Nel territorio della nostra regione e soprattutto in provincia di Alessandria, sia le ditte lombarde che emiliane che liguri hanno trovato possibilità di scaricare i propri rifiuti solidi e liquidi. Quando avremmo definito il piano dei siti si incominci a dare quantomeno la priorità allo stoccaggio dei rifiuti che saranno prodotti in casa nostra. Non si tratta di essere autarchici a .tutti i costi, si tratta quanto meno di garantirci per quel poco che possiamo perché, ripeto, è un primato che come alessandrino e come piemontese io ritengo che noi non meritiamo e che dobbiamo rifiutare, quello di appartenere ad una zona pattumiera.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

Vorrei fare questo intervento per riflettere su una situazione che già nella passata Amministrazione era venuta in evidenza facendo fare al sottoscritto ed all'ex collega Montefalches una serie di interventi, di interrogazioni, di interpellanze su una materia come quella dei rifiuti che è stata sostanzialmente trascurata nella gestione del territorio nella nostra regione. Io credo che l'analisi critica della situazione non possa esimerci dal partire da una considerazione che mi pare di un certo rilievo nel senso che abbiamo dovuto aspettare che ci fossero dei morti, delle emergenze straordinarie per cogliere quanto gruppo, organizzazioni, forze da tempo stavano denunciando nelle istituzioni e nella società, molte volte accolti con il sorriso sulle labbra, con indifferenza da troppi che operano con responsabilità anche all'interno delle istituzioni.
Io ricordo dibattiti, anche qui in questo Consiglio abbastanza vivaci su questa materia, ricordo anche in questa legislatura i tentativi di proporre dei miglioramenti rispetto ad interventi oppure a proposte legislative che sono stati in larga parte non accolti, considerati con indifferenza e oggi ci troviamo di fronte alla emergenza Piemonte. Fa un po' strano, se mi permettete mi voglio proprio differenziare da quelli che oggi piangono anche in questo Consiglio sulla situazione, del fatto che non si può piangere sulle discariche abusive quando nel nostro Piemonte con superficialità si è andati ad accettare l'insediamento della centrale elettronucleare a Trino vercellese. Non si può dimenticare che attraverso quella operazione passano sconquassi del territorio così profondi e così gravi da, probabilmente solo eguagliare quello che è già lo sconquasso presente sul territorio.
Allora mi sorge una domanda, se questo viene fatto solo in termini tattici o se a partire da questa situazione c'è un ripensamento serio sul dare giusta valenza culturale e anche economica alla necessità di considerare il territorio, la natura, l'ambiente "bene" primario perlomeno stare al discorso della economicità e della produttività che qui viene molte volte enfatizzato; sono due elementi non facilmente riportabili in termini di scala diversi che debbono essere consigliati.
Credo che neanche siamo di fronte ad una carenza di legge, ci sono delle leggi, per certi aspetti severissime c'è, per esempio, questo decreto dell'82 che disciplina rigidamente lo smaltimento dei rifiuti, ma nonostante queste leggi abbiamo le situazioni di questi giorni: vino al metanolo, acqua al fenolo, le discariche abusive, ecc, allora la prima domanda che voglio porre all'Assessore, dal quale non abbiamo avuto nessun tipo di risposta è se siamo di fronte a casi isolati o alla manifestazione dello stesso male che è stato diagnosticato da chi, come ho già detto, non ha aspettato a strapparsi i capelli quando ci sono scappati i morti.
La fotografia della situazione del territorio è quindi indispensabile e mi pare che la mappa conoscitiva, che in qualche modo diventa essenziale non sia stata fatta e neanche l'ultimo provvedimento discusso in questo Consiglio garantisce di questo.
Ci sono altre considerazioni che mi fanno porre altre domande, in questi anni abbiamo assistito alla distruzione della rete dei controlli che con molta fatica era stata messa in piedi e che sostanzialmente è stata travolta dal fallimento della riforma sanitaria. Ieri ho visitato, avendo dei colleghi che lavoravano proprio nel laboratorio di igiene e profilassi di via San Domenico; io invito i Consiglieri regionali ad andare a vedere in quali condizioni, in questo momento, quei lavoratori stanno lavorando e facendo le analisi su centinaia e centinaia di campioni di vino, lavorando il sabato, la domenica e il lunedì dandoci un esempio che forse non ci meritavamo, detto proprio tranquillamente con grande espressione, stando alla condizione nella quale li abbiamo obbligati a lavorare. E allora mi pongo una domanda su questo, per quel che riguarda gli scarichi industriali di acque, le province del Piemonte quante analisi hanno compiuto? Quanti controlli hanno effettuato? Vogliamo avere un'indagine statistica dettagliata su come si è operato in questo senso, come sono intervenute le UU.SS.SS.LL., come sono intervenute o come non sono intervenute, che ruolo hanno giocato i sindaci rispetto a questa situazione; sarebbe interessante capire dalle segnalazioni di tutto questo, dall'operatività di tutto questo come si è lavorato sul territorio.
Un'altra domanda che mi voglio porre, riguarda il problema degli alimenti. E' vero, come credo sia emerso dall'indagine di cui tutti siamo a conoscenza, che sono in netta diminuzione anche nella nostra regione i controlli sugli alimenti! I laboratori provinciali di igiene e profilassi in quale situazione si trovano oggi anche se sono trasformati in laboratori multizonali? Quanti sono gli ispettori attivati dalle UU.SS.SS.LL. per la campionatura? Sono domande che debbono essere fatte e che secondo me meritano delle risposte.
La domanda che vi voglio poi porre, che ha già posto anche il collega Staglianò, e a cui l'Assessore non ha dato una risposta opportuna e precisa è sul problema della Ecosystem.
Chi ha fatto gli accertamenti su questa ditta? In base a quale criterio si è concessa l'abilitazione all'esercizio? Come si è andato a controllare l'operatività di questa ditta? Sono domande che rimangono inevase. Certo di domande inevase ne abbiamo proprio tante anche a livello nazionale pensiamo soltanto, mi ha colpito questo dato che in materia di Sanità in Italia, in quest'Italia democratica e avanzata, quinto Paese industriale del mondo siamo in ritardo nell'applicare ben 148 direttive della CEE.
Abbiamo disatteso sino ad oggi 148 di queste direttive; ad esempio: sono scaduti i termini della direttiva 467 dell'83 in cui si impone per le sostanze cancerogene la dicitura "può provocare il cancro". La stessa situazione avviene nel campo dei cosmetici dove esiste dal 76 una direttiva, e sappiamo qual'è il largo consumo dei cosmetici, per quella del '78 sui pesticidi, per quella sull'amianto. Voglio porre un interrogativo all'Assessore, visto che è anche Assessore all'Energia e che non ha mai dato una risposta; è vero o non è vero che l'ENEL nell'utilizzo di quei milioni di metri cubi essere di che per adesso ha dimostrato di essere 6 milioni, ma che sicuramente saranno molto di più, perché i dati dell'Enel non sono mai affidabili e fino a questo momento si sono sempre dimostrati fallaci, che si prevede anche di utilizzare nonostante le smentite, residui di cavi d'amianto? Sono, domande queste che voglio porre perché mi pare che da questa confusione di competenze, di interventi sul territorio, come Regione abbiamo delle responsabilità assai gravi e oggi i cittadini non vogliono delle parole, ma vogliono dei fatti e i fatti sono appunto della certezza delle indicazioni, della responsabilizzazione a partire dalle Amministrazioni comunali che evidentemente sono un elemento determinante e che non possono sicuramente essere coinvolte, andando a imporre loro, come si è fatto nell'ultimo provvedimento alle Amministrazioni comunali, di prendersi per decisione verticistica gli insediamenti dei siti, senza che esso sia il frutto di una autoresponsabilizzazione che è fondamentale per garantire un'autentica difesa del territorio.
Credo che le dichiarazioni di questi giorni del Ministro Pandolfi e del Ministro Degan siano significative dello sfascio politico, legislativo gestionale e amministrativo in cui questo Paese in tanti anni di mala amministrazione è stato gettato.
E' veramente preoccupante che il Ministro della Sanità e il Ministro dell'Agricoltura abbiano fatto le dichiarazioni che abbiamo potuto leggere sui giornali di questi giorni. Ancora più grave è il fatto che oggi l'intervento dell'Assessore sia stato largamente insoddisfacente nell'affrontare con il dovuto approfondimento e serietà questi problemi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Mi pare che l'esposizione dell'Assessore sia stata ampia ed esauriente però lascia ancora parecchie ombre che non sono facili da capire.
Comunque, non vorrei addentrarmi nei particolari dei fatti citati: Tortona, Carbonara Scrivia, ecc.
Farei però alcune considerazioni di carattere generale che inquadrano questo problema. Mi pare che la legge obblighi le aziende industriali a denunciare entro la fine di febbraio la natura e la quantità dei rifiuti prodotti.
Queste denunce devono essere inviate ai Comuni, alle Province e alla Regione, di modo che si possa avere presente una situazione panoramica di questo settore.
Certamente questi dati forniti dalle aziende qualcuno avrebbe dovuto controllarli e gli Enti preposti forse hanno fatto i dovuti controlli e questa è la situazione che si è verificata. Le aziende industriali si sono poi rivolte a queste pseudo - aziende tipo la ECOSYSTEM.
Ho avuto anche la fortuna di conoscerla, ma di non prenderla in considerazione; difatti si era offerta per lo smaltimento dei rifiuti di Alba, ma all'ultimo minuto ci siamo resi conto che c'era qualcosa che non quadrava malgrado avesse fornito una serie di credenziali che facevano supporre il contrario. Fortunatamente non siamo caduti dentro quella rete.
Tutte le aziende o gran parte si affidano a queste pseudo o anche autorizzate perché si richiede un certificato di autorizzazione per il ritiro dei rifiuti, quindi le aziende si affidano a queste di smaltimento che provvedono al prelievo di questi rifiuti.
Qua parte il primo anello che l'Assessore ha citato: per legge i rifiuti, a parte gli oli esausti che hanno un regime particolare da poco tempo che prevede un registro di carico e scarico, si trasportano senza bolla di accompagnamento. E' questo uno dei punti chiave, focale che permette un via vai continuo dalla Liguria al Piemonte, dalla Lombardia al Piemonte. Un primo passo da fare sarebbe l'obbligo della bolla di accompagnamento e la specificazione della natura dei rifiuti, trovando anche in questo caso lo stesso sistema che si è trovato per gli oli esausti.
Alcune aziende dotate di impianti particolari, debbono tenere un registro di carico e scarico per questi movimenti, cosa che non è prevista per l'altro settore.
Vorrei fare una proposta - potrebbe sembrare un po' ingenua, ma mi pare che in questo momento in cui la situazione potrebbe variare di momento in momento e magari domani mattina scopriremo un'altra bella discarica con fusti o similari in qualche altra azienda - di facile e veloce attuazione: e cioè un controllo immediato su questi dati forniti dalle aziende industriali che saranno inviati proprio in questi giorni (il 28 febbraio è scaduto il termine d'invio ai Comuni, alle Province e alla Regione dei dati riguardanti la natura e la quantità dei loro rifiuti) non tanto sulla qualità e la quantità ché è più facile, ma su chi si appoggiano per lo smaltimento, questo è il punto chiave.
Se noi riuscissimo in breve tempo ad avere questo, si potrebbe già fermare questo fenomeno.
Non dimentichiamo che la legge sui siti avrà il suo iter e non sarà breve proprio per le opposizioni delle popolazioni locali.
Quindi, mi pare che, se noi intensifichiamo subito questo controllo (che può essere fatto velocemente avendo i dati in mano e conoscendo le aziende che ritirano questi rifiuti) e verifichiamo se veramente vengono portati nei siti indicati nel momento in cui accettano la responsabilità del ritiro, capiremmo un primo passo per andare avanti su questa linea sennò, passata questa buriana, continueremo tutti i giorni a trovare qualche discarica abusiva.
Non dimentichiamo che le aziende che producono rifiuti in qualche modo devono pur smaltirli: si potrà anche arrivare a farne chiudere qualcuna di particolare nocività; quelle però che non sono nocive, possono produrre rifiuti nocivi e non, o comunque non assimilabili agli urbani ed hanno dei problemi di smaltimento.
Quindi, questo è un fatto molto importante che si potrebbe evidenziare subito, proprio per non trovarci ancora di fronte a questi fenomeni.
Vorrei ancora richiamare il problema delle acque - visto che è già stato citato - si tratta di un dibattito che scoppierà a giorni: non dimentichiamo il problema del Bormida! La Montedison avrebbe dovuto completare il suo impianto entro il SO marzo e l'impianto non è - ancora pronto, la legge Merli ha avuto una proroga di due mesi, comunque la Valle Bormida è in subbuglio, temo che nelle prossime riunioni sarà uno dei problemi da affrontare perché è pari a quello di Carbonara Scrivia e Tortona.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Minervini.



MINERVINI Marta

Dirò pochissime parole, perché è stato detto tutto da coloro che mi hanno preceduta, anche perché conoscono il problema molto più a fondo di quanto non lo conosca io.
E' doveroso da parte nostra sottolineare che la relazione dell'Assessore ci è sembrata solo una mera elencazione dei fatti che non ha aggiunto assolutamente niente a quanto noi già conoscevamo dai giornali anzi, forse, dovrei dire che dai giornali abbiamo saputo qualche cosa di più.
Comunque una cosa è certa: i disastri che si sono verificati nelle località inquinate non si sarebbero forse verificati, se da parte della Regione, perché ovviamente ci sono anche i Comuni e le Province, ma anche da parte della Regione, fossero stati attuati più attentamente quei controlli che le leggi e le competenze consentono, anzi impongono alla Regione.
In ultimo, dobbiamo dolorosamente sottolineare che ancora una volta a pagare sono i cittadini.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bruciamacchie.



BRUCIAMACCHIE Mario

Credo che il Consiglio regionale abbia bisogno di avere dei dati, oltre a quelli che ci ha fornito l'Assessore, che siano il più precisi possibile che contribuiscano a cancellare una serie di informazioni o quanto meno a dire che alcune di queste non sono veritiere.
Mi riferisco in modo specifico ai fatti di Carbonara Scrivia. Si continua a dire che la quantità di lamiere contorte estratte e non di sostanze recuperate si attesta attorno a l.000, quando organi di stampa e altre fonti pubbliche a livello della provincia di Alessandria parlano di cifre molto più elevate.
Bisogna che si arrivi ad un dato per capire intanto il tipo di intervento e verificare anche su questa base il tipo di danno prodotto da questo intervento.
Voglio ribadire qui che il piano di recupero che si è attuato non mi trova, e non ci può trovare assolutamente d'accordo, perché dal momento in cui si è individuato il sito, nel quale erano state sotterrate diverse centinaia, migliaia di fusti contenenti sostanze tossiche e nocive, nel momento in cui si è fatto questo ritrovamento, si è andato avanti in modo forsennato, nelle escavazioni, con un recupero di liquidi misti ad acqua (quelli che citava l'Assessore) con la rottura di tutti i contenitori nei quali le sostanze erano contenute.
Credo che questo sia un atto che rasenta l'irresponsabilità perché se il danno non si era ancora prodotto, oggi sicuramente li è aumentata di molto la possibilità di inquinamento di un'area molto vasta.
Infatti, se sono vere le cifre che si dicono, cioè 3.000 bidoni già recuperati e accatastati che, ripeto, consistono in 3.000 pezzi di lamiera contorta e i liquami sono già in falda, evidentemente c'è una responsabilità grave e indubbia di chi ha interrato, ma ci sono anche atti fatti dalla pubblica Amministrazione che vanno attentamente vagliati, per evitare che si facciano danni ancora più grandi.
Bene hanno fatto le altre Amministrazioni comunali, in modo particolare Tortona, una volta individuato il luogo dove erano sotterrati questi contenitori, a circoscriverlo ed ad apprestare dei piani di recupero che permettessero davvero di limitare il più possibile il danno, altrimenti scattano logiche completamente diverse, si rischia di non poter risalire alle vere fonti e non si riesce mescolando tutto ad individuare quali erano le società che producevano quel tipo di residuo ed allora il tutto si complica, si annega e si annacqua.
Non vorrei che tutto fosse ben chiaro a chi ha operato fin dall'inizio e dico questo perché oggi scopriamo che quella società specializzata che ha fatto quel tipo di intervento è quella Ecosystem consigliata dal Comune di Carbonara Scrivia.
Anche qui bisognerà fare chiarezza perché non si può pensare di scaricare su un piccolo Comune di un migliaio di abitanti che si è trovato d'improvviso di fronte ad un problema come quello di una discarica abusiva con migliaia di fusti interrati e la necessità di procedere ai primi interventi, le responsabilità che non sono di questo Comune.
Questo Comune si è rivolto ai livelli istituzionali superiori, ha interessato il Consiglio provinciale, ha avuto consigli e indicazioni. Io vorrei sapere davvero chi ha dato questi consigli e queste indicazioni al Comune di Carbonara, il quale poi si ha fatto l'atto di incarico formale a questa società.
Ma vorrei anche sapere chi non è intervenuto per dire a questa società di interrompere quel tipo di recupero che produceva quel danno. Noi abbiamo sollevato - io ho sollevato - nei primi giorni questo problema chiedendo che non si intervenisse, ma si è continuato e coloro che hanno sentito queste osservazioni erano le massime autorità amministrative e politiche a livello provinciale, costoro quindi dovrebbero darci dei lumi onde capire il perché si è agito in questa direzione.
Credo che qui dobbiamo intenderci, perché altrimenti ripetiamo dati che in genere conosciamo, magari con maggiore ricchezza dai giornali o da altre fonti di informazione, e non abbiamo soprattutto quelle valutazioni di ordine politico e quelle indicazioni operative che sono necessarie.
Non è vero, almeno a me risulta, che delle sostanze che sono state rilevate sia in Casale, sia nel Comune di Carbonara Scrivia, se ne conoscono solo alcune. Sono trascorse oramai giorni e giorni, per Carbonara Scrivia siamo a livello di mesi, e il Laboratorio Provinciale d'Igiene e Profilassi ha analizzato e già un mese fa diceva che le sostanze individuate erano oltre 50.
Credo che su questo bisogna che ci si intenda, perché io non sono assolutamente soddisfatto nel dover apprendere - e questo, come Consigliere regionale, non mi piace - da altri, dai giornali o da qualcun altro, quelle che erano e che sono le sostanze che sono state analizzate, individuate in queste discariche abusive.
Abbiamo bisogno, e questo è possibile, perché tutti i dati elaborati dal Laboratorio Provinciale sono pubblici, d'avere un'informazione più precisa dall'assessorato. Dobbiamo avere questi dati così come dobbiamo avere quelli relativi alla Rol.
Nella risposta alla mia interrogazione mi fu detto che di un'indagine effettuata su campioni prelevati 3 mesi fa, non erano disponibili i dati da parte di questo Ufficio Provinciale d'Igiene e profilassi. Allora qui qualcosa non funziona, mi domando se queste cose sono volute, non si vogliono dare, oppure si cerca di nascondere qualche cosa per non allarmare non so chi.
Siamo in presenza di fatti di estrema gravità. A questo punto mi pongo il problema - mi rendo conto che è una cosa di una certa delicatezza - di che livello di attendibilità ha il lavoro svolto da questo Istituto a livello provinciale.
Signori Consiglieri, qui mi riallaccio a una storia molto recente che è quella della discarica di Pomaro, quella di Sezzadio, quella continuamente verificatasi lungo il corso dello Scrivia, analisi fatte in altre località dove tutto era tranquillo, tutto a posto, l'acqua era perfettamente potabile, bastava berne un sorso come il responsabile di quel servizio continua a dire e ha fatto ancora per Casale. Dice "io l' ho bevuta, non consiglio di berla, ma io ne ho bevuto ancora un goccettino".
Io credo che davvero non possiamo lasciare le analisi e quindi l'accertamento delle sostanze contenute sia nel Comune di Carbonara sia nel Comune di Casale solamente a questo Istituto. Avvaliamoci anche di altri Istituti specializzati, con esami incrociati che ci diano la certezza di ciò che davvero contiene questa risorsa importante come l'acqua che poi va a finire nelle case e viene usata quotidianamente.
L'Ecosystem che viene pescata o individuata come possibile responsabile per l'inquinamento di Casale Monferrato è la stessa che opera come bonificatrice nell'area di Carbonara Scrivia. Mi chiedo intanto se a quest'impresa è stato immediatamente revocato il mandato per l'opera che sta svolgendo in Carbonara Scrivia. Non so se il Comune o il Prefetto, che è il coordinatore, abbiano agito in questa direzione, mi auguro di si. Ma anche alla luce di quanto diceva - in parte fatti noti, in parte non conosciuti da me - il collega Staglianò, chiedo se si è proceduto ad effettuare nei confronti di questa società Patto di revoca, perché si deve sollecitare l'Amministrazione provinciale a chiedere la revoca per quanto riguarda le autorizzazioni da noi ricevute. Credo che un'azione in questo senso va naturalmente fatta.
Bisogna agire, si parla della provincia di Alessandria, quindi ogni localismo di questa o quell'altra zona sarebbe naturalmente assurdo, ma vorrei far presente a tutti che proprio sul corso dello Scrivia abbiamo investito quei 35 miliardi per la depurazione delle acque di superficie, in parte anche industriali, che è un investimento di grande significato in un'opera tesa al recupero di questo corso d'acqua che andrebbe completamente vanificato.
C'è bisogno davvero di un'indagine molto attenta e precisa - poi specificheremo meglio la nostra richiesta in una mozione che illustreremo perché altrimenti davvero ogni intervento pubblico finisce per avere un effetto in termini di ambiente completamente nullo.
Vorrei far presente anche che chi ha avuto tempo e voglia di esaminare ciò che è accaduto in quest'area e quindi si è preso la briga di andare a vedere quanti sono stati i fatti inquinanti che hanno provocato la chiusura dei pozzi o l'inquinamento dello stesso Scrivia o di altri affluenti, credo che sarebbe illuminante, perché emerge che per ogni mese nel 1978/79, ecc.
c'è un fatto di natura più diversa che produce un inquinamento con la chiusura di 1, 2, 5, 14 acquedotti lungo Passe di questo torrente.
Se è proprio così, chiedo che rapporto abbiamo in termini di autorizzazione con la stessa Ecolibarna, la quale da quando ha iniziato a chiedere le autorizzazioni è stata una di quelle società che ha creato problemi enormi al Comune dove ha sede l'inse-diamento, che ha prodotto fatti inquinanti altrettanto gravi, che vede i suoi dirigenti oggi inquisiti e che sembra essere parte in causa della discarica che li è stata individuata. Qui c'è bisogno davvero di una grande opera informativa e di bonifica più generale.
Un'ultima considerazione. Ieri insieme all'Assessore e al collega Rossa, ho partecipato all'incontro di Roma con l'Amministrazione comunale la Provincia, con il Ministro Zamberletti e gli altri Ministri. Mi sembra al di là delle risorse che si è riusciti a portare a casa e quindi almeno da questo punto di vista le garanzie ci sono, di poter rilevare un elemento di ordine politico molto preciso, cioè che in tutta questa opera, che ormai risale a qualche mese fa, dove abbiamo avuto i fatti di Carbonara e di Casale, noi abbiamo due livelli di governo che credo giochino un ruolo molto marginale, si brilla in molti casi per la non presenza.
Sono qui per dire che abbiamo avuto una mobilitazione e un impegno molto significativo da parte dei Comuni, un'attivazione dell'autorità prefettizia e ministeriale - e su questo non ho dubbi - due livelli di governo: l'Amministrazione provinciale e la Regione che hanno marcato secondo me delle grosse latitanze. Mi spiego, perché mi piace, se si pu su queste questioni essere preciso. Di fronte a fatti di questa portata non si è percepito immediatamente la gravità dei fatti stessi e si è pensato che tutto potesse essere circoscritto a livello di una piccola realtà che al massimo poteva avere l'onore di essere oggetto di un'interrogazione o di un'interpellanza e quindi solo del Comune e basta.
Il dato è che per una prima fase abbastanza lunga è stato il Comune di Carbonara con il Prefetto a coordinare questo tipo di intervento e che siano stati costituiti dei comitati a livello provinciale diretti sempre dall'autorità prefettizia, dove noi siamo membri come uno dei tanti, certo insieme all'Amministrazione provinciale, senza che giochiamo questo ruolo di governo effettivo su queste problematiche, materie che sono di nostra competenza, dimostra che in effetti noi ci siamo un po' defilati rispetto a queste problematiche e abbiamo lasciato questi altri livelli ad affrontarle quasi da soli.
Questo è avvenuto purtroppo anche per Casale, perché anche li in una prima fase abbiamo avuto un atteggiamento di questo tipo. Chiedo che su queste questioni vi sia da parte della Regione quell'azione di governo vero che significa intanto rivedere tutte le autorizzazione per quanto riguarda gli autotrasportatori, bisogna che si conoscano e chiedo se questi signor Giacoboni società Mari, che è poi uno dei soggetti individuati, ha gia subito da parte nostra qualche atto concreto, non, mi risulta, può darsi che l'Assessore lo abbia compiuto. Penso che sia necessario quindi revocare tutte queste concessioni date, esaminarle nel concreto e stabilire davvero un'opera che sia di controllo effettivo, senza il quale non è pensabile che vi sia una possibilità di non più incorrere in fatti di questa natura.
Ricordo ancora che a monte dell'acquedotto di Casale, dei pozzi, c'è un'altra discarica, quella che autorizzò il Sindaco Oddone con modo temporaneo, che ha ancora per intiero li tutti i sui depositi. C'è bisogno che anche li si faccia quest'opera di scandaglio e di verifica onde evitare di incorrere in ulteriori drammatiche situazioni come quella attuale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che questa situazione grave per il Piemonte, che cade contestualmente a quella tragica per il settore vitivinicolo, dimostra ancora una volta l'inadeguatezza di un sistema che credo abbia la volontà di difendere l'ambiente ed affrontare le esigenze dell'apparato industriale. Non è un problema solo di normativa che in larga parte c'è, anche se dobbiamo dire che la "legge Merli" per tre volte ha visto uno slittamento a causa di spinte da interessi particolari soprattutto da quel mondo di pseudoimprenditorialità che non pensa che i problemi dell'ambiente siano da considerarsi come elementi costituenti il sistema produttivo.
Questo tema tocca problemi della nostra cultura e della nostra capacità e volontà organizzativa di intervento.
Le situazioni certamente sono complesse, (la nostra è una società sempre più complessa) lo vediamo in molti campi. Ad esempio in materia di politica attiva del lavoro, l'idea di agenzia nasce proprio dalla necessità di poter coordinare molti strumenti, diversamente articolati, che gravitano su diversi organismi che devono trovare una sede centralizzata di gestione.
Anche in materia di tutela dell'ambiente pare necessario uno sforzo teso ad avere un organismo che sappia unificare una serie di interventi.
Parliamo molto spesso di attenzione allo sviluppo del Piemonte, ci dedichiamo con grande attenzione ai problemi del trasporto, dei servizi reali per l'innovazione ecc.: il trattamento dei rifiuti industriali è una delle economie esterne fondamentali per la produttività di un sistema industriale, e la limitatezza degli interventi in questo campo favorisce ovviamente, lo spontaneismo, per usare un eufemismo.
Vorrei soffermare il mio breve intervento su questi aspetti. Il rischio odierno, sull'onda di una situazione di emergenza, è quello che venga bollato il ruolo pubblico, dello Stato, degli Enti locali, come inadeguato e, dall'altro lato si dia, a quella che può essere una generica attività di disinquinamento, la parte principale e centrale d'intervento.
In questi giorni alcuni commentatori della stampa, tendono a sollecitare una ricetta apparentemente oggettiva: di fronte all'inadeguatezza del "pubblico", si lascia che la scienza e le tecnologie facciano la loro parte in modo spontaneo.
Va detto con estrema chiarezza che questo non è un problema di solo e puro disinquinamento, ma, anche, di antinquinamento, cioè di prevenzione: ci sono due culture diverse a confronto, quella di lasciare lavorare qualsiasi porcheria, con qualsiasi tecnologia di processo, tanto a disinquinare ci pensa qualcun altro. Un'altra tendenza, un'altra filosofia pensa che più a monte, si possono già fare, preventivamente, degli interventi.
Molte aziende di media e grande dimensione lamentano che alcuni pseudoimprenditori utilizzano, nel sistema produttivo, componenti altamente tossici per i lavoratori e, non solo. Prodotti che anche nel trattamento di disinquinamento successivo sono difficili da trattare. Ma tali pseudoimprenditori non subiscono controlli, e quindi, snaturano anche il rapporto di competitività.
Nell'industria chimica e in quella della, gomma questo aspetto pare essere assai diffuso: il proliferare di molte attività in questi campi dell'economia sommersa sono un segno di particolare generazione. Così come nel settore del vino, anche in quello industriale abbiamo questi elementi preoccupanti.
Oggi esiste la possibilità, nella scienza e nella tecnologia d'intervenire nella tecnologia di processo, per ridurre, già a monte alcuni effetti di inquinamento, che sono poi di difficile trattamento.
E' un problema di cultura più generale. Ormai produciamo una quantità procapite di rifiuti di dimensioni tali, che deve porre, a questa società anche il problema di una seria considerazione del processo di consumo (vedi ad esempio gli imballaggi).
L'impatto di nuove tecnologie e riflessi nell'ambiente, è un elemento che deve essere valutato dalle imprese in modo nuovo e diverso.
Ma è anche necessaria una forma di sostegno pubblico a quei tipi di tecnologie di processo e di investimenti più rispettosi dei problemi ambientali. Dunque un sostegno all'innovazione tecnologica dovrebbe anche mirare ad un sostegno alla trasformazione di quelle tecnologie di processo altamente inquinanti.
E' possibile: dobbiamo selezionare gli interventi e gli investimenti in questo senso; battere con questo sostegno, molto mirato, quella che è ormai una "lobby" per certi versi, che ormai si annida ovunque e che tende a salvaguardare gli interessi di pseudo aziende rivolte al trattamento dei rifiuti industriali.
Non dobbiamo fermarci all'Ecosystem, dobbiamo vedere a chi appartenevano quei materiali, e quei prodotti, dobbiamo andare un po' più in là, capirne l'origine: ci insegnerebbe molto per provvedere, poi, agli interventi successivi.
Il drammatico sarebbe dare la caccia a coloro che hanno imboscato i fusti ed esaurire il tutto li. Occorre capire di chi erano queste sostanze e riuscire, in qualche modo, a determinare meglio i processi che li hanno originati. Farei una proposta alla Giunta: un progetto che veda il "pubblico" con una precisa volontà di governare questo problema che è fondamentale.
Oggi constatiamo una situazione seria: ci sono alcune aziende responsabili che, non riuscendo a far trattare i propri rifiuti industriali in Piemonte, li portano a distanze enormi per vederli trattati: è chiaro che in tale modo degrada il livello di competitività di tali aziende piemontesi. Una regione che voglia misurarsi con questi problemi e non propagandisticamente, dire solo che è sensibile a processi innovativi deve, sul problema del trattamento dei rifiuti industriali, avere la volontà di governarli.
Occorre pensare ad un progetto della Regione, con una società consortile mista, che racchiuda Finpiemonte, privati seri e realmente interessati a questo processo, che realizzi alcuni grandi centri per il trattamento dei rifiuti industriali e utilizzi le tecnologie più sofisticate. Va notato che nel trattamento dei rifiuti industriali, c'è anche un'occasione di lavoro, di recupero di valore aggiunto, di reddito poiché da questi trattamenti si possono ricavare delle risorse, delle materie prime che servono ancora al processo produttivo.
L'Assessore, nella sua puntuale carrellata della vicenda, ha indicato l'eventuale utilizzo dei fondi del F.I.O., che io credo non vadano usati come il sale, un po' ovunque, ma anzi, proprio negli anni che ci stanno dinnanzi, tali fondi devono collocarsi con una selezione degli obiettivi la più rigorosa e la più meditata e severa possibile.
Attorno a questo grande progetto, che si potrebbe fare in modo misto tra pubblico e privato, il pubblico non rinuncia alla sua iniziativa ed al suo ruolo.Se questa iniziativa avrà gambe, elimineremo le tentazioni di coloro che imboscano i fusti o i liquami da lavorazioni industriali, non danneggeremo la competitività e le possibilità di sviluppo del nostro sistema produttivo e, probabilmente, avremo, anche un'opportunità di un settore nuovo.
Come nel campo energetico il risparmio è diventato, in fondo, un settore produttivo particolare, anche il trattamento dei rifiuti componente essenziale per permettere al nostro sistema produttivo di svilupparsi, potrebbe essere un'occasione di avere un nuovo settore produttivo particolare.
Concludo risottolineando che, più a monte, nella tecnologia di processo si può fare qualcosa e gli interventi di politica industriale e per l'artigianato dovrebbero guardare anche a questo tipo di priorità, aiutare maggiormente dove la tecnologia degli investimenti è tendenzialmente meno inquinante che in altri processi.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Benzi.



BENZI Germano

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, vorrei esprimere innanzitutto, la mia stima per l'Assessore, perché assistendo al linciaggio di cui è stato fatto segno, mi sono domandato, nei vari interventi se coloro i quali intervenivano, al suo posto, avrebbero fatto meglio.
E' molto facile sparare su un bersaglio fermo. A parte queste considerazioni, non vado a dire cose già dette, vorrei approfondire un'altra questione: cosa fanno da domani, già da oggi, coloro che hanno da scaricare tutte queste immondizie, tutti questi veleni? Diceva il collega Tapparo, nel suo ottimo intervento, "costituiamo una grande società che faccia questo, quell'altro ...", ma in quanto tempo? Aggiungo io.
I rifiuti, noi, li scarichiamo tutti i giorni. In questo momento (mentre io sto intrattenendovi qui), certamente, 20, 30 camion in Piemonte stanno buttando immondizie in luoghi non idonei. Il vero problema è quello immediato: come deve operare la Regione, cosa facciamo in sostanza con la gente che scarica; ecco quello che io domando alla Giunta. Chiedo inoltre se è stato effettuato un censimento di tutte quante le caverne, grotte scavi a cielo aperto, forni inceneritori dove questi e come sono fatti: senza un'immediata predisposizione che in un termine di otto, dieci giorni possa fare qualcosa, fra tre, sei mesi avremo le solite interrogazioni di gente che, veramente, si batte per queste questioni (e fa bene) ma saremo nella stessa, attuale condizione.
A parte, quindi tutte le considerazioni che si possono fare, chiedo "come" la Regione abbia intenzione di muoversi, di operare da oggi, da domani, perché queste tragedie ecologiche non capitino più.
La questione di questa gente che fa i soldi con i veleni, badate, non ha facile soluzione: due anni e mezzo fa, ci fu un problema analogo a Serravalle Scrivia, tanto per cambiare: alcuni cittadini vennero da me: avevano presentato una denuncia alla Procura. Per questo furono minacciati perché avevano fatto cose che recavano danno all'industria di Ecolibarna ne parlava prima l'amico alessandrino Bruciamacchie. Io intervenni sull'Assessore regionale, pregandolo di non dare più la licenza, tra l'altro scaduta, ma il T.A.R. diede torto alla Regione. La licenza fu rinnovata.
Scrissi allora, al Prefetto e al Questore di Alessandria, pregandoli di intervenire sull'acqua che, li, era quasi inquinata. Nonostante tutto questo, vi assicuro, il tutto andò avanti tranquillamente: ciò dimostra come tutti i poteri costituiti dalla Regione hanno fatto molto poco nel settore. Non dico che l'Assessore debba andare in questi posti con i Carabinieri, ma l'impegno vero è vedere cosa noi facciamo da oggi, da domani, per eliminare la possibilità di questi inquinamenti, dove portare questi rifiuti industriali.
Iniziamo, intanto, a fermare i camion, verifichiamo che abbiano l'indicazione di cosa trasportano, in caso contrario, sequestriamo i camion stessi.
Anch'io produco fanghi inquinanti: ma i camion partono dalla mia ditta con tanto di ricevuta che attesta cosa essi contengono.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Sarò breve, tenuto conto di quanto è già stato detto da alcuni Consiglieri che mi hanno preceduto. Sembrerà un caso, ma l'andamento generale della discussione, oggi che parliamo di gravi e concreti fatti di inquinamento, è notevolmente diverso dall'andamento del recente dibattito in merito alle norme sull'attuazione del D.P.R. 915.
Pare di essere in un altro contesto. Alcuni punti e richieste, che allora vennero rifiutati dalla maggioranza, ora sembrano essere, invece fatti propri da tutti, e diventare così generici e indistinti perdendo la loro valenza di contestazione.
Ero a Casale giovedì scorso e non so se dovevo essere stupito io o il Sindaco Coppo di Casale, ma mi sembrava che il Sindaco Coppo chiedesse delle cose che - qui in Regione - erano state richieste dal mio Gruppo e da altri Gruppi di opposizione e che erano state rifiutate.
Primo: di non essere lasciati soli dalla Regione. Secondo: di sapere che cosa circola sui camion.
Queste alcune richieste dell'amministrazione di Casale. Sono paradossalmente le stesse richieste che in quest'aula regionale sono state respinte con il voto compatto della maggioranza.
Nell'intervento dell'Assessore si trova, inoltre, una sorta di plauso e di elogio e di incoraggiamento alla compartecipazione dei cittadini, al loro interessamento e coinvolgimento. Quegli stessi cittadini che invece in molti altri casi, quando si parla di interrogazioni ed interpellanze o di piano dei siti diventano un insieme petulante di persone, capaci soltanto di frapporre ostacoli e avanzare obiezioni e pretese. Pretese che hanno ben ragione di avanzare, visto che i controlli non esistono, cosicch tutti i cittadini, anche di fronte a qualcosa che funziona, sono legittimati - e dopo queste vicende lo saranno ancor di più e mi auguro si attivi ancor di più - a protestare per qualsiasi discarica anche quelle che vanno bene, anche quelle che sono in regola, anche quelle che sono perfette.
Perché? Perché non c'è nessuna garanzia sulla perfezione e la correttezza dello smaltimento di nessuna discarica, perché quello che emerge è la quasi totale mancanza dei controlli o la loro inaffidabilità.
Il Sindaco Coppo, per esempio, lunedì sera alla trasmissione televisiva "Di tasca nostra" ha detto che si è accorto che l'acqua era inquinata questa vicenda credo abbia ormai fatto il giro dell'Italia - mentre al mattino si lavava la faccia. Se il sistema, lo diceva il Pretore Amendola nella stessa sede e il giorno dopo sui giornali, per accorgersi dell'inquinamento dell'acqua sono le abitudini igieniche del Sindaco, come strumento di controllo è un po' poco, che si sarebbe rivelato inutile se il Sindaco avesse ad esempio abitato, per chi è pratico di Casale, in cima alla salita Sant'Anna che è sempre territorio di Casale ma riceve l'acqua dall'acquedotto di Monferrato. Cosa sarebbe successo? Non se ne sarebbero accorti? Il livello dei controlli sulla potabilità dell'acqua è questo? Tra l'altro, parlando di acquedotto del Monferrato vorrei ricordare che: primo, le vicenda di cui stiamo parlando sia che si tratti di Casale o di Carbonara Scrivia, non.sono altro che delle piccole gocce, dei piccoli spiragli su quella che sta diventando la situazione dell'Italia settentrionale. Terreni permeabili e falde ac-quifere sulle quali non esiste nessun controllo e delle quali non esiste nessun censimento, ma che stanno progressivamente venendo infiltrate e contaminate da composti chimici. I dati sul milanese sono allarmanti, i dati che possiede la provincia di Torino, credo unica provincia in Piemonte a possederli sul serio, confermano che si è costretti a chiudere oggi un pozzo di qua domani un pozzo di là, e se ne scava uno più profondo di là ancora.
Serietà vorrebbe che, prima o poi, in questa sede venissero prodotti studi precisi e attendibili, dati completi su quanti pozzi siano stati chiusi negli ultimi anni, vengono chiusi adesso o dovranno essere presumibilmente chiusi in un prossimo futuro.
Nella provincia di Milano non ci si era accorti che c'era trielina nella falda sotterranea, per un motivo molto semplice: la trielina non viene controllata nelle indagini sulla potabilità dell'acqua. E' lo stesso caso del vino, non si controlla il metanolo. Bisogna invece andarli a cercare i composti chimici - tossici nelle sostanze alimentari, perch altrimenti non li si troverà mai. Questo è ciò che è successo a Casale, per cui ha dovuto essere l'evidenza immediata e non già indagini chimiche precedenti degli uffici preposti a rilevare la gravità della situazione.
Sempre rimanendo al problema dell'inquinamento dell'acqua; nessuno ne ha parlato, ma credo tutti conoscano benissimo la situazione del Bormida degli scarichi di materiale radioattivo degli ospedali nel Cervo, dei possibili e già indicati inquinamenti dei pozzi di Saluggia, dove pesca tra l'altro l'acquedotto del Monferrato. A Casale, ora c'è tutto questo problema perché il fenolo si sente, ma quando la rivista "Acqua e aria" ha pubblicato i dati, nel dicembre scorso, relativi alla presenza di cesio radioattivo nel canale Lanza, cosa ha fatto il Sindaco? Niente, il canale Lanza forse non è acqua pubblica? Forse non va nell'acquedotto? Però li c'è cesio e allora quello non importa? Le amministrazioni locali si agitano anche molto, ma soltanto in determinati casi: quando il fatto diventa problema di ordine pubblico e richiede una gestione immediata, urgente e necessaria.
Questo, sotto certi aspetti, riabilita agli occhi dei cittadini della mancata quotidiana, anche se poco visibile, opera di prevenzione e controllo. Questo non c'è.
La situazione che emerge adesso è risultato, da un lato, della distruzione delle attività di controllo delle UU.SS.SS.LL.; dall'altro però, è anche il risultato di un'attività non controllata di smaltimento dei rifiuti che. è durata anni. E' anche troppo semplice - a mio avviso esaminare e limitare tutto alla casualità o alla criminalità del caso perché questo non è che uno dei casi diventato subito evidente, soltanto perché condotto in modo maldestro. Ma dietro vi sta una continua e quotidiana opera di erosione del nostro patrimonio, non solo dell'acqua, ma anche dell'aria e del territorio, attraverso una azione quotidiana di smaltimento.
I tempi naturali sono abbastanza lunghi, ma passati 5/10 anni, tutte queste cose verranno fuori con sempre maggior evidenza e le situazioni di inquinamento non saranno così precise, ma diffuse.
Per esempio, ecco un'altra domanda che nessuno si pone: in questo momento, dove viene smaltito quel materiale che per 3 mesi circa è stato smaltito a Santa Maria del Tempio a Casale? Quel materiale dov'è smaltito in questo momento? La nostra cultura industriale fa si che si autorizzano sempre lavorazioni industriali senza che queste abbiano insieme un piano di smaltimento dei rifiuti prodotti da queste aziende. Questo è un altro buco nero. Il problema dello smaltimento comincia dopo la lavorazione, mai che ci si ponga il problema di come si possa lavorare diversamente per produrre, magari, un altro tipo di rifiuti, rifiuti più smaltibili.
I 10 minuti a disposizione sono sempre pochissimi e praticamente sono già scaduti. Un'ultima cosa: nonostante le affermazioni del Consigliere Benzi, che sostiene sia facile colpire il bersaglio dell'Assessore, bisogna comunque riconoscere che assolutamente in questa Giunta non vi è una cultura tale - secondo me - da rendersi conto della gravità per i prossimi 5 anni del problema dei rifiuti nella Regione Piemonte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rossa.



ROSSA Angelo

Signor Presidente, voglio fare anch'io qualche considerazione, amara per la verità, in questo dibattito che mette in luce un aspetto del quale non possiamo non essere tutti quanti preoccupati. Credo sia giusto e doveroso ringraziare l'Assessore Maccari per l'introduzione che egli ha fatto, anche se ha avuto, come taluni hanno detto, un aspetto cronologico ma doveva avere questo aspetto. Forse in altra occasione, non ci mancherà l'occasione perché questi momenti cronologici mettano a fuoco posizioni che è giusto che vengano evidenziate quando ci sono discussioni nelle quali si cerca di fare emergere delle responsabilità; credo che sia giusto, infatti ha fatto molto bene l'Assessore Maccari a introdurre questo argomento dichiarando anche il suo impegno, perché a nome della Regione si segua attivamente e concretamente lo svolgimento delle cose che si stanno realizzando in queste ore, per confermare la presenza della Regione, che mi sembra sia stata tempestiva, attenta e sensibile. Sono abbastanza sorpreso delle dichiarazioni che ha fatto il collega Bruciamacchie, quando dice che la Regione e la Provincia non sarebbero state sufficientemente presenti tempestive, di fronte ad una situazione drammatica, nella quale ci troviamo come Piemonte; non vorrei che tentati da una polemica spicciola di carattere particolare di schieramento perdessimo di vista la drammaticità nella quale si trova questa Regione. Qualcuno ha detto: quest'immagine del Piemonte si è appannata sotto diversi punti di vista e non vorrei che noi che abbiamo perso pesantemente l'immagine che in fondo abbiamo sempre cercato di realizzare, ci fermassimo a fare delle battute polemiche in cui a seconda delle posizioni, uno, se è appartenente allo schieramento di pentapartito lo attacchiamo, perché è chiaro che non si è comportato bene non è stato puntuale, non è stato tempestivo o viceversa. Questo non è tempo di polemica.



BRUCIAMACCHIE Mario

Parlavo di Casale e del Sindaco democristiano.



ROSSA Angelo

Anche questa battuta, l'aver rilevato il fatto che il Sindaco di Casale con grande onestà ha detto :"l' ho avvertito io" senza fronzoli, come un qualcosa, come è stato rilevato dal Pretore Amendola, a cui sarebbe affidata la sicurezza di questo nostro paese, mi sembra abbia esagerato la situazione.
Non è tempo, e lo dico con estrema serenità, non per sfuggire alle responsabilità ai confronti di carattere politico e anche a questioni di carattere cronologico, Assessore. Lei ha fatto molto bene a portarle qui verrà l'occasione, sicuramente perché il dibattito si svilupperà, che altri attori entreranno in scena , quegli attori che non sono presenti. Quando si dice la Provincia di Alessandria non è sufficientemente presente, cosa si vuol dire con questo. Credo di poter dire, ieri e oggi, giacché l'Assessore della provincia di Alessandria non è cambiato rispetto a ieri, che egli si è mantenuto ed ha confermato l'impegno che ha sempre dato in questo settore.
Infatti io non rinnego il fatto di essere stato Presidente, dico che sicuramente, quando tendo a dire "attenzione, non è tempo di fare delle polemiche spicciole di bassa lega" dico anche che sicuramente siamo di fronte a una situazione completamente nuova della quale non abbiamo mai fino a ieri, avuto la esatta percezione, altrimenti non saremmo in questa situazione, altrimenti non sconteremmo questi ritardi, altrimenti non saremmo qui a denunciare le difficoltà, i laboratori che non funzionano, le cose che sono state smantellate, le incongruenze che si sono denunciate.
Avevamo certo la percezione, io dico le cose come stanno - e stanno in questi termini - avevamo la percezione però ci siamo venuti a trovare di fronte a fatti di una tale gravità che ci inducono veramente a darci una strategia completamente nuova, a recuperare quel tempo nel quale non abbiamo impiegato le cose che dovevamo tutti assieme poter impiegare, io mi rammarico e denuncio, le, denuncio e mi assumo la parte che mi spetta di responsabilità rispetto a quello che avremmo dovuto fare, ma dovremmo farlo tutti insieme, non possiamo sottostare così al palleggio di responsabilità perché ieri si governava con una Giunta di sinistra, qui dentro, ed ora si governa con una Giunta di pentapartito. Il problema non è nato ieri sicuramente, è un problema che ci è magari sfuggito dalle mani, che non è stato valutato pienamente nella sua interezza e allora, ecco, io vorrei dire - non per sfuggire alle responsabilità che personalmente come Gruppo socialista noi ci prendiamo.
Vorrei dire che dobbiamo lavorare e operare in un modo che rilanci le cose che questo Piemonte intende fare, e lo faccia questo Consiglio regionale, per dare una risposta alla gente che è li che si domanda davvero, come è stato chiesto a Casale, "non lasciateci soli" ed io credo che abbiamo dato già delle risposte quando la Regione, quando la provincia di Alessandria, quando tutti i Deputati e i Senatori eletti nella provincia e nella circoscrizione, ieri erano tutti presenti.
Allora mi sembra una forzatura dire che manchiamo di sensibilità, dire che qualcuno ha consigliato le cose da fare, richiamare responsabilità di altri uomini che hanno avuto responsabilità; certo che siamo in una situazione che va ripresa e io credo che questo dibattito - cerco di concludere rapidamente perché il tempo mi sta sfuggendo - vada ripreso.
Vanno recuperati tutti gli elementi che nascono dalla situazione drammatica alla quale ci troviamo di fronte e quindi cercare rapidamente di realizzare un rapporto più stretto tra la Regione, gli Enti locali, i consorzi, la gente e le cose che ci sono da fare. Sono d'accordo con il collega Bruciamacchie che dice: a un certo punto, emerge il ruolo importante per le capacità personali, del Prefetto di Alessandria, che si è dimostrato così bravo che a un certo punto hanno ritenuto di trasferirlo a Reggio Calabria, in un'altra zona, proprio perché ci sono degli impegni e questo mi dispiace perché emerge questo ruolo.



BRUCIAMACCHIE Mario

C'e' un ruolo che le istituzioni devono giocare, queste cose non si dicono ...



ROSSA Angelo

Non ho finito. Quando tu metti in evidenza il ruolo che egli ha assunto, al di là del fatto che è un uomo capace di operare nella realtà voglio dire che sicuramente si denota un rapporto molto diluito tra i momenti locali e la Regione, sicuramente. Ma questo è un problema che ho avuto già modo di sollevare, quando discuteremo di che cosa saremo noi nei prossimi vent'anni, di che cosa vorrà essere questa regione; si dovranno affrontare anche questi problemi, perché altrimenti non vale che lamentiamo la caduta della Regione, nella misura in cui la Regione poi non è vista sul territorio come il momento attivo che collabora con le altre forze politiche e istituzionali. Questo voglio dire. Voglio dire che quando si mettono in moto i comitati tecnici, scientifici e politici e di essi si legge dai giornali, non ci siamo, voglio dire che bisogna che andiamo a vedere, non perché dobbiamo sostituire ...



BONTEMPI Rinaldo

Bisogna vedere se il collegamento lo fai con i telegrammi o lo fai con gli strumenti di controllo.



ROSSA Angelo

Sentite, io voglio dire che c'è sicuramente un problema di rapporti che oggi viene in qualche modo garantito dall'impegno dell'Assessore dall'impegno dei suoi tecnici; c'è sicuramente qualcosa che deve coinvolgere anche il ruolo e la funzione dei Consiglieri regionali, la loro presenza nel territorio, le cose che facciano visibilmente dire alla gente che quella è la Regione, la quale non può essere tirata in ballo di sorpresa, come è capitato a me.
Bene, ho finito nel dire che mi dichiaro d'accordo con tutte le cose che abbiamo detto sulle carenze, il controllo dalla fonte su tutte le cose l'abbiamo detto troppo a cuor leggero che l'ecologia era una nuova industria, io credo che di fronte a queste cose drammatiche si debbano ricavare gli impegni in direzione non soltanto per realizzare la salvaguardia dell'ambiente, anche di una prospettiva di questo tipo.
Concludo dicendo, come è stato detto dal Collega Staglianò: facciamo una Commissione d'inchiesta oppure andiamo a fare un Consiglio regionale? A me sembra che diamo un carattere così eclatante per quanto riguarda il Consiglio regionale a Casale, nei confronti del quale mandiamo il nostro messaggio di solidarietà e il nostro impegno, lo riconfermiamo a Casale Carbonara e tutto il resto. Sia per quanto riguarda l'istituzione di una Commissione d'inchiesta per indagare contro chi, su chi? Avviamo pure le vie legali, costituiamoci parte civile contro le responsabilità, perché è chiaro che questa gente ha danneggiato le strutture pubbliche, la collettività ed è giusto che paghino, al di là del fatto che per un certo periodo di tempo fossero apparse anche persone al di sopra di ogni sospetto, ma questo non conta niente, hanno delle responsabilità e queste responsabilità devono essere loro imputate interamente perché hanno attentato in modo criminoso alla sicurezza della gente. Fortunatamente non c'è quello che ha già prodotto il vino, ma il fatto è che questo Piemonte ha bisogno di darsi una grossa svolta e da questo dibattito deve partire un messaggio rigoroso, duro, deciso ad andare avanti inseguendo chi ha le responsabilità e realizzando quei rapporti di collaborazione che sono necessari per attuare questa svolta e offrire alla gente, che attende una risposta con fiducia, delle prospettive che debbono venire da questo impegno, da questo dibattito del Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere sig.ra Bresso.



BRESSO Mercedes

Io ho ascoltato con molto interesse l'intervento del Consigliere Tapparo che considero una dichiarazione di voto a favore dell'emendamento che noi abbiamo presentato al bilancio che si discuterà fra poco, proprio sulla costruzione, sull'istituzione di un polo di progettazione che, cito dalla nostra illustrazione, associa il massimo livello il know how esistente materia di disinquinamento e prevenzione svia proveniente dal sistema della impresa, che dal terziario superiore e dal sistema pubblico.
Il progetto che abbiamo varie volte illustrato in Commissione e che illustreremo fra poco ha proprio lo scopo di cambiare la qualità dell'intervento in questo settore. Di ribadire, inoltre ancora una volta che malgrado le accanite discussioni che sono state fatte le volte scorse a proposito della legge sui rifiuti, la nostra impressione è che il puro intervento privato, spesso viene vantato come la soluzione ideale per queste cose, si rivela del tutto fallimentare e che quindi alla fine o si interviene a posteriori, risanando in maniera scorretta le cose che sono state distrutte dai privati, oppure si interviene con interventi anche di tipo pubblico ed esemplari del come si dovrebbero fare queste cose.
Quindi, forse, questo dibattito servirà anche a modificare l'atteggiamento della maggioranza sul nostro progetto che crediamo sia fondamentale se si vuole avviare non a soluzione, perché purtroppo ci vorrà molto tempo, ma se si vuole avviare a corretta impostazione questo problema dei rifiuti.
Io ho fatto alcuni calcoli sulla base dei costi che sono abbastanza noti che le imprese sostengono per, si fa per dire, smaltire i propri rifiuti e sulle dimensioni, anche queste stimate ma abbastanza note del flusso di rifiuti industriali nella regione: siamo di fronte ad un giro di affari che veleggia intorno ai 2000 miliardi con un range che si colloca grosso modo fra i 1000 e i 3000 (più probabilmente intorno ai 2000). Qui siamo di fronte ad un fenomeno molto grosso e molto rilevante intorno a cui ovviamente gira un'enorme speculazione privata e coinvolge, probabilmente anche una serie di problemi di corruzione pubblica, quindi bisognerà andare ancora molto a fondo su questo tema, adesso ci tornerò. Volevo prima per ricordare una cosa che peraltro ho detto nel mio intervento che ho fatto in questo Consiglio, che è del 7 luglio dell'anno scorso. Alcune delle cose che qui continuamente si chiedono appassionatamente, in particolare che cosa noi autorizziamo a trasportare, smaltire e stoccare nelle discariche alcune di queste informazioni sono scritte nelle schede che stanno all'Assessorato all'ambiente e che si può, ancora prima che sia attuato il catasto e che quindi siano messe in opera le cose che diceva Fracchia e che abbiamo approvato la volta scorsa, a- vere già alcune informazioni molto interessanti; allora io ribadisco quello che abbiamo chiesto quasi un anno fa, cioè che da quelle schede vengano tirate fuori il più in fretta possibile, cioè nell'arco di pochi giorni, le informazioni relative al che cosa viene trasportato, cioè che cosa noi autorizziamo a trasportare stoccare e trattare, perché nelle schede ci sono le quantità che queste imprese stimano di trasportare, trattare e stoccare. Almeno questo lo vogliamo sapere visto che l'abbiamo scritto noi nelle schede che stanno nei nostri uffici, questa è la prima cosa che va saputa. Seconda cosa: la volta scorsa, anzi tre volte fa nel dibattito generale sulla legge sui rifiuti intervenendo avevo fatto notare che mancava in questa legge una cosa centrale: cioè mancavano i fondi, l'organizzazione e le strutture che si occupano dei controlli. Mancano i controlli, intesi nel senso di strumenti personale e soldi; l'avevo detto, questa legge funzionerà poco e male perché mancano le cose fondamentali che sono: la strumentazione dei controlli e non solo stabilire chi controlla. Certo sappiamo chi controlla l' ha già stabilito il D.P.R. 915 quello che dovevamo dire non chi controllava, ma con che mezzi, con che personale e con che soldi.
Queste sono cose che abbiamo mancato di fare la volta scorsa e che ci ricadranno sulla testa: faremo un'al.tra legge immagino e la faremo in qualche altro modo.
C'è poi un altro aspetto, che for-se non ho capito o non ho sentito dire dall'Assessore, e che concerne i controlli. Organizziamoli e attiviamo un sistema, che competa alle Province e alle UU.SS.SS.LL. in modo razionale, eventualmente utilizzando mezzi personali e strumenti straordinari, ma cerchiamo di organizzarlo sul serio non facendo ogni tanto riunioni da qualche parte in provincia, ma cercando di mettere in piedi una struttura (sia pure modesta, ma dotata dei mezzi necessari) di coordinamento permanente di tutti coloro che sono deputati ai controlli.
Cerchiamo anche di individuare che cosa si possa fare dai dati che abbiamo sulle discariche che abbiamo autorizzato, e dalle stime che esistono su che cosa viene prodotto e circola in Piemonte.
Cominciamo a capire che cosa manca, che dati in qualche modo siamo in grado di reperire e quindi individuare cosa dobbiamo sapere.
Si può fare: non sempre c'è bisogno di aspettare un'altra legge o fare un piano di emergenza. Si tratta di studiare dei piani di normale funzionamento del sistema dei controlli in questo campo.
Un'ultima considerazione: ho letto cose aberranti dichiarate dal Ministro Zanone ed anche da vari altri responsabili regionali, provinciali e locali, riguardanti l'esistenza di 240 miliardi che ci permetta di avere i fondi, necessari per poter intervenire. Mi rendo conto che in situazione di emergenza bisognerà tirare fuori del denaro pubblico per alcune attività di estrema urgenza.
Però sia ben chiaro, esiste una norma generale che riguarda il problema dell'inquinamento, stabilita dalla CEE, a cui noi aderiamo, che è il famoso principio: "chi inquina paga". Non è vero che chi produce rifiuti e li da a queste industrie fantasma, estremamente scorrette (la cui poca correttezza è nota a tutti, anche all'Unione Industriali) possa essere reperito. Si tratta di andare a ripercorrere le responsabilità dei produttori di questi rifiuti.
Credo che occorra un'iniziativa politica: esistono anche le leggi e la possibilità di perseguire i produttori, ma esiste soprattutto la possibilità politica di chiamare i grossi produttori e i rappresentanti dei piccoli produttori di rifiuti pericolosi tossici e nocivi in questa Regione per cominciare a chiarirsi le idee sulle due strade possibili che sono andare avanti perseguendo chiunque, indagando come tanti "Sherlock Holmes" su chi ha prodotto questi rifiuti, facili da individuare quanto i prodotti.Dovremo perseguire i produttori e le origini dei rifiuti costituendoci parte civile, non solo contro l'Ecosystem, ma anche contro i produttori dei rifiuti.
Oppure chiarire politicamente che qualcuno deve mettere soldi privati e non pubblici, per andare a risanare il territorio piemontese. Il DPR n.
915 pone ai privati le responsabilità dello stoccaggio e del trattamento corretto dei rifiuti: sono questi operatori che devono rispondere del loro operato, collettivamente o individualmente, in termini penali.
Quindi, non dovrebbero uscire soldi dal sistema pubblico, ma dai responsabili deputati a trattare correttamente i propri rifiuti.
Questo secondo me è molto importante perché il principio "chi inquina paga" è fondamentale. Se si vuole che gli industriali controllino a chi consegnano i loro rifiuti occorre che sappiano che rischiano di pagare due volte: la prima volta da 200.000 a 800.000 lire a tonnellata per consegnarli à qualcuno che li butterà in un buco per poi finire in falda e la seconda volta per andare a ripianare i danni provocati da quei rifiuti così malamente stoccati.
E' tutt'altro che impossibile, occorre volontà politica, quello che veramente dubito è che questa volontà ci sia.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Genovese che interviene come Consigliere.



GENOVESE Piero Arturo

Signor Presidente e colleghi, ho chiesto la parola a nome del gruppo della D.C. ed anche a titolo personale essendo residente in una zona che sembra particolarmente colpita ormai da questi fenomeni criminosi di attentato all'ambiente e alla salute della gente, perché credo non si possa in questo momento non esprimere, sia pure sinteticamente, alcune preoccupazioni e cercare anche di avanzare qualche proposta rispetto ai problemi che abbiamo di fronte.
Penso innanzitutto di dover.dire che prendo la parola con tristezza perché è naturale ricollegarsi ad una denuncia di situazioni, di fatti, di avvenimenti che da anni vanno avanti e che in qualche misura, con i limiti che ciascuno di noi ha, anche nelle precedenti legislature, abbiamo cercato di portare insieme ad altri colleghi all'attenzione del Consiglio regionale.
Verifico oggi con tristezza che le preoccupazioni di allora sono diventate una triste realtà che dobbiamo affrontare.
In secondo luogo, mi pare che il dibattito dovrebbe arrivare a delle indicazioni positive: non sarebbe corretto se da questo dibattito, da questo confronto, si dovesse uscire solo cercando di imputare responsabilità che sono riferibili a persone o a schieramenti politici del momento.
Mi sono sempre sentito responsabile di queste vicende quando ero all'opposizione, me ne sento responsabile maggiormente oggi, però credo che questo sia uno dei problemi che complessivamente riguarda le istituzioni quindi la risposta e il ruolo che le istituzioni devono svolgere, per cercare di superare anche i momenti di differenziazione e di valutazione discordante che ci possono essere, per arrivare ad individuare delle indicazioni.
Condivido le argomentazioni del collega Tapparo su un versante del problema: ricordo che all'inizio della precedente legislatura l'allora Assessore all'ambiente Salerno, ci presentò delle proposte di politica ambientale. Ricordo anche che allora all'avvio della legislatura si guardava con impegno a soluzioni complessive del problema che puntavano sulla ambiziosa ricerca di soluzioni del tipo di quelle attuate in Paesi nordici e cioè la creazione di isole tecnologiche per lo smaltimento dei rifiuti industriali, attraverso una previsione di organizzazione e di intervento finanziario centrato sulla Regione, che a me e ad altri colleghi apparve subito sin d'allora irreale, perché presupponeva una capacità di controllo, di intervento di capacità organizzativa, finanziaria, di conoscenze tecniche scientifiche da parte della Regione che io no credo possano essere messe tranquillamente in campo come se fosse un dato scontato, cioè una soluzione ambiziosa ma chiusa. La ricerca di soluzioni all'interno delle nostre strutture non è a mio modo di vedere perseguibile e rischia di essere una forma di evasione.
Dobbiamo ricercare delle risposte possibili a questi problemi. Dobbiamo dotarci di strutture, di mezzi di intervento e di collaborazioni esterne che sono indispensabili. Si richiede qui, come in altri casi, una mobilitazione non solo di tipo partecipativo, ma anche di tipo professionale, culturale, una mobilitazione di energie e di risorse finanziarie, perché la struttura pubblica, non è in grado di dare una risposta positiva.
Il riferimento che il Consigliere Tapparo faceva alle esigenze della produzione in continua evoluzione è un problema centrale che dobbiamo tenere presente e da cui dobbiamo partire per cercare delle soluzioni.
La volontà che deve scaturire è quella di renderci conto che alcune cose sono una drammatica realtà e che quindi è necessario iniziare a muoversi in forme diverse da quelle che abbiamo pensato nel passato o di cui abbiamo discusso anche in questi giorni.
Ci sono due cose che credo vadano dette a distanza di tempo rispetto ai fenomeni che si vanno manifestando: la prima è che certamente i controlli così come oggi sono fatti, non sono in grado di dare una risposta complessivamente soddisfacente, anzi per nulla soddisfacente, c'è una debolezza delle strutture di controllo di cui dobbiamo prendere atto.
La manovra dell'istituto dell'autorizzazione ugualmente non è sufficiente, perché probabilmente se guardiamo quello che sta avvenendo in provincia di Alessandria, i fatti criminosi più gravi sono avvenuti proprio in concomitanza con una limitazione o con una sospensione di autorizzazione.
Purtroppo dobbiamo anche prendere atto di questo: l'autorizzazione di per sé, il diniego o l'accoglimento delle richieste, per quanto imperfetto possa essere, non risolve di per sé il problema, perché certamente gli smaltimenti abusivi avvenuti in provincia di Alessandria sono collegati anche al tentativo che avevamo fatto di impedire il proseguimento di autorizzazioni per cicli e attività di smaltimento che non davano garanzie.
Non dico questo a giustificazione ma perché bisogna guardare a questo fatto, che è reale.
In provincia di Alessandria il dato che emerge e che dobbiamo prendere in considerazione nella sua gravità e serietà, è che ormai opera da tempo una organizzazione criminosa, attorno allo smaltimento dei rifiuti realizzando dei grossi interessi. Credo che le cose vadano viste nella loro dimensione reale, senza scandalizzarsi.
Devo aggiungere che queste cose le abbiamo sovente sollevate in Consiglio regionale, altri colleghi per altre zone del Piemonte, però in particolare lo abbiamo fatto per la provincia di Alessandria. Ricordo che con i colleghi Devecchi, Ariotti, Montefalchesi e altri, abbiamo cercato di evidenziare la preoccupazione per quello che stava avvenendo.
Eravamo infatti di fronte ad avvenimenti contraddittori e sconvolgenti in più di un caso abbiamo ricevuto risposte da parte della struttura tecnica e dell'autorità sanitaria che mi permetto di definire, non so se è un reato, mi auguro di no, non convincenti, rispetto alla situazione conosciuta da noi e dai cittadini.
Sta di fatto che tutti i controlli che nel tempo si sono verificati in provincia di Alessandria davano per lo più risultati che parevano tranquillizzanti rispetto alla situazione esistente, la realtà che invece si presentava e si presenta è diversa, e quindi deve essere vista per sollecitarci su un altro fronte a dotarci di strutture, di momenti di capacità e di controllo che devono essere adeguate tecnicamente e scientificamente a fenomeni che dobbiamo cercare di conoscere e controllare. Sono anch'io convinto che occorra stabilire, com'è stato detto, delle procedure normali di intervento e di controllo, ma bisogna anche prendere atto che è venuta a galla una emergenza che richiede comunque, qualche verifica di carattere eccezionale soprattutto sotto il profilo sanitario.
Credo che dobbiamo pensare ad un politica adeguata nel settore.
Rispetto a certe situazioni, non nascondiamocelo, la, debolezza degli Enti locali, la mancanza di strumentazione scientifica, di competenze professionali adeguate, a volte l'insensibilità o la non conoscenza dei problemi, non consentono al sistema complessivo del governo locale di rendersi conto e di operare per effettuare quegli accertamenti e avere quindi quella conoscenza che è necessaria e che dobbiamo promuovere, a fronte di questi fenomeni che gravemente hanno colpito la nostra Regione in particolare la provincia di Alessandria.
Non credo si possano avanzare oggi, almeno io non sono in grado, delle proposte precise, però gli obiettivi ad avviso mio e del mio Gruppo, che ci dobbiamo porre sembrano: innanzitutto, una riflessione comune, perch questo è un problema complessivo dell'istituzione e della nostra gente ormai, per capire quali sono gli strumenti che devono essere attivati per dare una risposta all'esigenza di smaltimento dei rifiuti solidi urbani dei rifiuti tossici e industriali, che è una realtà. Noi dobbiamo dare o promuovere una risposta che non siamo in grado di dare da soli, ma certo quello che diceva il collega Benzi prima è vero, non possiamo aspettare che la soluzione venga nella mancanza di interventi che siano adeguati alla gravità del problema che dobbiamo affrontare.
Credo che su questo versante ci possa essere anche una collaborazione positiva delle forze produttive nella Regione, perché mi rifiuto di credere che ci sia una volontà criminosa che si estende a tutto il tessuto regionale. Penso che la maggior parte degli operatori attendano una possibilità concreta di concorrere a delle soluzioni positive rispetto a problemi che esistono e che le aziende e le imprese devono quotidianamente affrontare. Credo che questo sia il primo indirizzo che dobbiamo cercare di darci.
Il secondo obiettivo credo sia davvero di emergenza ed è quello di una verifica, perché le aree più compromesse ormai le conosciamo, sono quelle dello Scrivia, del Po, se vogliamo andare più indietro, sono quelle del Bormida, non possiamo dimenticare gli inquinamenti antichi, di cui si discute da 30, 40 anni nella nostra Provincia. Dobbiamo andare a fare in via eccezionale degli accertamenti di tipo igienico sanitario, perché il problema ormai si è posto in termini di drammaticità e le popolazioni e gli Enti locali non sono in grado oggi di dare una risposta a questo problema.
Infine, vorrei ricordare che molte delle autorizzazioni che sono state concesse, revocate, sospese o riconcesse in Provincia di Alessandria dovrebbero essere riprese in considerazione, perché noi non siamo convinti che la situazione, laddove alcune autorizzazioni sono state ripristinate sia migliore rispetto al passato.
Un'ultima avvertenza. Probabilmente come sta succedendo per il vino e per altri fenomeni (fenomeni che non sono naturali), noi assisteremo oggi a un esplodere di queste situazioni e le popolazioni si attendono delle risposte rassicuranti, perché oggi si è rotto un cerchio e presumibilmente c'è da pensare, come il collega Devecchi e altri prima ricordavano, che altre situazioni emergano, quindi si presenterà una situazione in cui credo che dobbiamo avere la capacità non di mettere a dura prova solo l'operato della Giunta o di un Assessore - non lo dico perché faccio parte della Giunta, lo avrei detto comunque anche se fossi all'opposizione.
Il problema è quello di capire che dobbiamo muoverci complessivamente perché non si diffonda una situazione in cui il ruolo delle istituzioni pubbliche, della Regione venga ad essere visto come un ruolo di impotenza o di inerzia o di incapacità a intervenire. Io capisco - ed è giusto, perch l' ho fatto nel passato - che ci sia la sollecitazione puntuale e la denuncia dei fenomeni che si manifestano, ma credo anche che questo debba essere orientato a ricercare insieme delle soluzioni. Se la Giunta e la maggioranza, non dimostreranno l'apertura alla considerazione della gravità dei problemi, alla ricerca delle soluzioni, allora certamente questo invito non avrebbe e non avrà senso, ma ritengo, per lo meno all'interno di un confronto che credo stiamo svolgendo , con serietà attorno a problemi gravi, si debba almeno pensare in partenza che di fronte a questi problemi ci sia una volontà comune di ricercare delle risposte.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Presidente, colleghi, farò un intervento contenuto per cercare di stare all'oggetto della comunicazione, vale a dire un'informazione, un resoconto rispetto allo stato attuale della situazione in ordine ai due fatti più recenti, più clamorosi, accaduti in provincia di Alessandria e le ultime iniziative che sono state introdotte, anche perché credo che non sia qui il caso e il momento di atteggiarci noi ad un tribunale che fa dei processi rispetto a processi anche penali già avviati, né forse vi è lo spazio e il tempo attraverso questa comunicazione di introdurre un dibattito più in generale attorno al problema dell'inquinamento, dei controlli che occorre fare, delle misure che occorre predisporre.
Proprio stamani noi abbiamo come Gruppo presentato la richiesta di dedicare una seduta del Consiglio regionale specifica su questo argomento ritenendo di dovere in questo Consiglio aprire un confronto attorno a delle proposte operative, quindi non tanto su un fatto grave ma che ci trascina più sul piano dell'emozione che delle proposte. Pertanto noi riteniamo che si debba dedicare a questo tema una seduta consiliare specifica ragionando attorno a delle proposte concrete, a delle misure operative che, partendo da questi fatti, ci consentano di attivare una serie di misure, di proposte di ridare alla Regione un ruolo propulsivo di protagonista di questa vicenda per poter dare, come veniva richiesto dai colleghi, una certezza alla cittadinanza che vi è la volontà, l'impegno e la misura di un intervento efficace in questa materia.
Non è qui il caso di atteggiarci a mera condanna o a sconforto per le vicende che sono accadute, che pur ci colpiscono; ma questo non basta perché bisogna passare alla fase propositiva, non è questa la sede per dei processi perché da una parte vi è la magistratura che si sta muovendo e credo che le istituzioni non debbano aspettare l'intervento da parte della magistratura per assumere iniziative, né deve.essere un processo a questo o a quell'Assessore, collocandosi questa vicenda all'interno di un iter che è molto in là nel tempo e che quindi ci vede tutti, in misura certamente diversa, coinvolti in queste vicende.
Mi pare che, se vogliamo metterla in positivo, emerga dalla comunicazione dell'Assessore anche una serie di avvertenze e di punti nodali attorno ai quali si dovrà snodare fattività della Regione.
Il primo è certamente quello dell'esigenza del fare il punto attorno alle competenze e quindi anche la necessità di un coordinamento degli Enti che su questa materia hanno comunque a vario titolo e secondo una legislazione che si è stratificata nel tempo, secondo me anche in modo talora disorganico, cercare di partire di qui per delineare un coordinamento più stretto, più puntuale che vuol dire anche un maggior chiarimento rispetto alle competenze, perché poi lo vediamo in questa vicenda, lo vediamo anche nella vicenda del vino, che alla fine tutti dicono "ma, non era mia competenza", "ma, aspettavo che quell'altro ente facesse il primo passo per potermi poi muovere" in un gioco di palleggio delle responsabilità che alla fine il cittadino non capisce, perché dice "ma, quando uno è a conoscenza di un fatto non deve neanche guardare alle strette competenze giuridiche, amministrative, ma deve comunque intervenire".
Il secondo riguarda il dubbio se oggi la normativa che noi abbiamo è sufficiente o carente rispetto ai controlli e all'aspetto della repressione. Certo, credo che forse qualcosa di più si debba fare ad esempio anche l'ipotesi dell'introduzione nel codice penale del reato ecologico. Però mi permetto di dire che forse già oggi abbiamo sufficienti strumenti di intervento.
Probabilmente anche qui si tratta più che altro di trovare le modalità organizzative, operative per far funzionare le leggi che noi già oggi abbiamo. Questo chiama tutto il sistema complessivo dei controlli che certamente deve essere regolato. Sul versante dei controlli vi è da richiamare anche un altro aspetto che riguarda i controlli delle UU.SS.SS.LL. e lo stato in cui oggi si trovano i laboratori di Sanità pubblica, gli ex Laboratori Provinciali d'Igiene e Profilassi.
Certo, su questo dobbiamo anche fare tutti assieme una riflessione se con la legge di riforma sanitaria e con le leggi regionali dei Piani Sanitari forse non abbiamo in questa fase di transizione oggettivamente provocato un indebolimento nel funzionamento di queste strutture, una carenza di certezza rispetto agli organi che dovevano svolgere questi controlli sanitari. Credo che questo sia un interrogativo che noi tutti assieme ci dobbiamo porre.
Un altro punto su cui mi permetto di richiamare l'attenzione del Consiglio, e della Giunta in particolare, è che non si può soltanto procedere attraverso delle disamine di ordine burocratico. Credo che di fronte a fatti di questa gravità occorra una forte azione e presenza di carattere politico che non si limita a un rispetto di quelle che sono le procedure, ad una mera elencazione di leggi e di adempimenti legislativi perché se non diamo invece un forte segnale di volontà di impegno politico strategico propositivo della Regione, davvero arriviamo al palleggio delle competenze, e allora davvero diventa giustificabile il dire "ma noi in fondo non avevamo competenze", "ma noi aspettavamo che il Comune ci dicesse qualche cosa", "ma forse la Provincia non ci ha detto", "negli anni passati avrebbe potuto direi qualche cosa e allora noi saremmo intervenuti".
Credo che da questo punto di vista non è sufficiente, forse non è neanche tanto corretto dire "ma il Comune di Pontestura poteva direi e non ci ha detto, avrebbe potuto direi di più, poteva muoversi rispetto allo strumento urbanistico", "ma la Provincia tutto sommato negli anni passati non ci ha dato indicazioni molto precise rispetto a cose che potevamo fare".
Forse in questa direzione qualcosa di più si potrebbe dire e si potrebbe fare rispetto a una cosa che giustamente osservava anche l'Assessore Genovese, del fatto cioè che siamo di fronte in alcune realtà a quelle che sono state da lui definite delle organizzazioni criminose.
Rispetto a queste realtà occorre veramente fare un salto di qualità e quindi avere chiaro che noi dobbiamo renderei conto che dobbiamo recuperare dei ritardi di ordine culturale e politico. Questo non è un problema di schieramento, perché in questo c'è anche un richiamo alle precedenti Giunte cui peraltro anche noi partecipavamo, che forse non hanno con puntualità e con continuità martellato da vicino.
Credo che occorra su questa materia non tanto fare questioni di schieramento, perché intraprenderemmo una strada sbagliata. Dove bisogna fare delle autocritiche non vi sia nessuna difficoltà a farle e sia anzi onesto e corretto farle.
Occorre recuperare tutti assieme dei ritardi di ordine politico e culturale.
Concludo con due osservazioni. Anch'io ritengo che a questo punto non si possa dire che gli Enti pubblici debbano farsi carico dei controlli, del predisporre gli strumenti e lasciare che i privati si risolvano i loro problemi.
Credo sia opportuno, necessario, indispensabile cercare di avere un confronto serio, serrato con i privati e con le industrie per chiamarle a concorrere, insieme all'Ente pubblico, a delle soluzioni.
Concludendo, mi chiedo il motivo di tali gravi fatti in provincia di Alessandria: forse perché è comoda nei confronti di altre regioni rispetto ai servizi autostradali, forse perché in questa provincia non è stata attuata una rete di controlli per i quali non si è proceduto in modo adeguato, come si sarebbe dovuto; forse, ancora, perché nell'alessandrino come ricordava l'Assessore Genovese, si è creata un'organizzazione criminosa: non so a quale di queste domande si possa dare risposta.
Mi limito a dire che non è corretto che la periferia del Piemonte, che negli anni '50, è stata drenata di giovani risorse umane per andare a fare grandi le industrie delle città che non ha avuto in questi anni un riscontro economico consistente, si trovi, oggi, a subire la beffa del ricevere le scorie di questa civiltà industriale. Di questo, ci si deve far carico tutti, attraverso impegni che travalichino, anche, gli schieramenti.
Noi chiediamo un confronto, in Consiglio regionale di carattere propositivo e di indicazioni precise rispetto alle autorizzazioni e ai controlli che oggi vengono attuati: il "caso Ecosystem" non può non sollevare una serie di problemi, (anche se mi è stato ricordato che il padre di Guarnero combatteva contro l'inquinamento acustico prodotto dall'autodromo di Morano Po, a testimonianza della sensibilità, già in anni passati - se si può dire così - ai temi ambientali).
Quello che non capisco è come sia stato possibile affidare a questa ditta già "in odor di santità" (non so se dal Comune o dalla Provincia) il risanamento e l'intervento su Carbonara Scrivia, avendo ben presente tutti come è stato attuato (rompendo i bidoni), creando quindi inquinamento laddove era, per lo meno, esso era soltanto potenziale.
Credo che questi fatti debbano farci ragionare, per un esame serio e approfondito, su quel che è lo stato attuale del regime autorizzativo (inteso dal punto di vista legislativo amministrativo) perché queste cose non possono non portarci ad amare riflessioni.



MARCHIARO MARIA LAURA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Mi colloco nell'ambito delle riflessioni che faceva il collega Genovese, e colgo il suo invito finale a ragionare per vedere di uscire da questa situazione, che è davvero drammatica sapendo che, questa è la mia convinzione, da questa situazione possiamo uscire solo se tutti apportiamo il nostro contributo.
Non sono quindi qui oggi per criticare e polemizzare con la Giunta altri l' hanno fatto, molte delle critiche sono da me condivise, ma non le riprendo. Criticherò, eventualmente, la Giunta più avanti, dopo le sue risposte, quando, fra qualche giorno, ci dirà come intende muoversi e con quale spirito si rapporta ai discorsi che provengono dall'opposizione.
Vorrei, rapidamente, esporre alcuni ragionamenti: il primo concerne la riconsiderazione che io voglio qui rifare sul nodo attinente il rapporto tra Ente pubblico e ente privato, problema, mi pare, fondamentale per la nostra istituzione, per qualsiasi istituzione pubblica.
Sono convinto che la grande parte degli imprenditori, di ogni settore da quello del vino o, in particolare, di quello industriale, sono imprenditori seri, ma è certo che non tutti lo sono. Il compito fondamentale allora di un Ente pubblico è quello di sapere che deve, in prima persona, svolgere il ruolo di difensore degli interessi collettivi rispetto all'operatore privato, impedendo all'operatore disonesto di prevaricare e mettere in difficoltà quello onesto, anzi, creando le condizioni perché l'operatore onesto possa davvero, senza competizioni di mercato a lui negative, operare nella maniera più giusta.
Sotto questo profilo, ritorno a ribadire l'esigenza, in questo momento più che mai drammatico, che la Regione si disponga a completare quegli strumenti indispensabili, in quanto le conferiscono intelligenza, capacità d'intervento tecnico e scientifico, che si sono avviati proprio per poter governare il territorio e l'ambiente.
Richiamo, quindi, l'importanza che si completi la politica informatica concernente i problemi territoriali e di ambiente avviata dal C.S.I.
portata a una fase avanzata, e l'esigenza che, all'interno di questa politica d'informatizzazione dei dati territoriali, si includano quelli ambientali, cosa che non è avvenuta nel passato. Hanno, in questo senso giocato negativamente le chiusure assessorili; faccio questo richiamo per dare un contributo, una spinta, anche ai nuovi Assessori, che, certamente saranno soggiogati dalle chiusure assessorili, qualche volta dagli atteggiamenti degli Assessori, ma spesso dagli atteggiamenti degli uffici il mio è un richiamo a rompere queste chiusure assessorili e fare in modo che i dati ambientali stiano in un Assessorato, che è quello dell'ecologia e dell'ambiente, rientrino e confluiscano nella costituzione della banca dei dati territoriali.
Solo in quella sede è possibile avere la giusta connessione per governare il territorio e verificare quello che accade.
Ribadisco l'esigenza che al C.S.I. vengano dati i fondi necessari per portare avanti le ricerche che sono avviate e che devono essere compiute perché realizzi la strumentazione necessaria per far diventare il sistema informatico regionale, quello pubblico (e non può essere uno privato a svolgere questo ruolo), un centro che dia informazione e che ne garantisca la trasparenza e l'accessibilità a tutti.
Richiamo l'esigenza che si presti attenzione all'I.P.L.A., per l'istituto in se stesso, in generale, ma, soprattutto, per le sue capacità di lavoro nel campo del riciclaggio delle sostanze organiche acquisite non soltanto da quando è alla Regione, ma da una lunga tradizione che l'I.P.L.A, ha in questo settore; si completi la sua capacità d'intervento nello smaltimento del riciclaggio dei rifiuti, anche al di là delle sostanze organiche, perché diventi davvero lo strumento tecnico "intelligente" della Regione, per poter confrontarsi su queste problematiche.
Occorre entrare nel merito, non far rimbalzare i problemi di competenza sul piano burocratico, come apprendiamo dalla lettura dell'Assessore Maccari di alcune lettere, cioè di una Regione che dice che le competenze non sono sue, ma stanno al Comune. C'è però una ragione di merito e di sostanza che attribuisce, al di là dei fatti giuridici, competenze.alla Regione ad intervenire, quando sono in gioco questioni come l'ambiente, la condizione di vita di popolazioni, addirittura, l'approvvigionamento di una risorsa primaria come l'acqua.
Qui non ci sono riduzioni burocratiche possibili, occorre che la Regione abbia le capacità tecniche di entrare nel merito delle questioni e di interloquire su questo piano, con autorità, con i Comuni, per sostenerli nelle politiche giuste, se le fanno; e per impedir loro quelle sbagliate o, nel caso queste vengano attuate, sostituirsi a loro.
E' necessario un rapporto con 1'Università e il Politecnico: credo che si sia troppo disdegnato, in questi mesi, l'apporto degli Atenei. Certo l'Università continua ad essere una struttura in crisi nel nostro Paese, ma non è denigrandola, disdegnando il contributo che da essa può venire soprattutto da quei ricercatori più positivi, che diamo un giusto aiuto all'Università per poter uscire da questa situazione. Ritorna basilare l'esigenza che gli Enti pubblici, e la Regione in primo luogo, proprio per la dimensione della sua operatività e delle sue competenze, diventino interlocutori di fondo con l'Università perché la sua ricerca, nella misura in cui deve essere applicata, sia applicata sui fatti concreti e reali perché l'Università, con il suo apporto tecnico e scientifico, con l'intelligenza che può esprimere diventi una parte della funzione di governo e dei processi di decisione. Se fazione dell'Università va qualificata, dobbiamo operare affinché questo avvenga: un rapporto con l'Università e il Politecnico è quindi fondamentale.
Solo in questo modo, credo, sul problema del rapporto pubblico privato potremo davvero essere aperti nei confronti dell'imprenditoria privata aiutando i tanti imprenditori seri, perché in un confronto così fondato nel merito, gli imprenditori non seri non hanno spazio, fuggono, non si avvicinano neppure ad un Ente regionale che così si comporta.
In questo ambito, allora si, assume fondamentale importanza una Finpiemonte, ente strumentale reale per intervenire con società miste o anche in proprio ad operare anche nel delicato settore della depurazione, e fare, sotto questo profilo, quella sperimentazione che può contribuire a rendere la Regione più forte sul piano degli strumenti informatici applicativi, di ricerca, più forte, quindi, quale interlocutore dell'imprenditore privato, anche sulla base della sua esperienza: qui sta la natura "vera" di un rapporto con l'operatore privato, una Regione "forte", per essere aperta nei suoi confronti.
Il mio timore è che non ci si stia muovendo in questa direzione e che non si abbia, fino in fondo, coscienza del peso di questa questione.
Seconda considerazione: credo sia ineluttabile dichiarare, come hanno fatto altri colleghi e lo dichiaro anch'io, che siamo di fronte ad una necessaria constatazione di fatto che l'Ente pubblico, anche nella parte che si è espressa con le migliori intenzioni, non ha saputo prepararsi per controllare, gestire, dirigere furto grande (che conoscevamo da tempo tutto sommato) che il problema ambientale e quello dello smaltimento dei rifiuti avrebbe imposto alla Regione.
L'ondata è arrivata, non soltanto oggi, ma da tempo, e proprio perch dobbiamo completare la nostra capacità di governo, si sono infiltrati gli operatori disonesti, che si sono buttati su quell'area di interessi e di guadagni che ha stimato e delineato la collega Bresso.
Se così stanno le cose, lo hanno detto altri colleghi, dobbiamo sapere che le procedure, i meccanismi 'che abbiamo delineato, messo in atto, sulla base o, anche, andando al di là della legge nazionale, non hanno dato i frutti che pensavamo e speravamo, non hanno difeso l'interesse pubblico non hanno consentito agli Enti pubblici di difendere l'interesse collettivo, l'interesse degli operatori onesti; si sono, invece, infiltrati imprenditori disonesti che poi vengono chiamati, chissà come, a fare operazioni, addirittura, di recupero delle discariche abusive.
E' necessario che gli operatori pubblici sappiano comportarsi molto rigorosamente: le fotografie, le vicinanze, persino le prese a braccetto di certi Ministri, Assessori, uomini politici con operatori pubblici sconosciuti e improvvisati non giovano certo a fare chiarezza fra gli operatori.
Che occorra diffidenza nei confronti di questi operatori lo dimostra il fatto che alcuni di questi sono ritornati a galla, sul problema dello smaltimento dei rifiuti, dopo che li abbiamo già dovuto combattere e contrastare, i colleghi più anziani se lo ricorderanno nella I legislatura sul problema dei petroli.
Il collega Benzi ricorderà la battaglia che io ho fatto contro Mametro contro i petrolieri di Casale; se non hanno il milione di tonnellate di raffinazione è dovuto a quella battaglia che era giusta anche per altre ragioni (quelle che hanno portato Mametro e altri suoi accoliti in carcere) che ancora non si conoscevano.
Che gli operatori disonesti ci siano e che operino con grande spregiudicatezza mi sembra lo stiano dimostrando i fatti; ci sono società improvvisate che nascono per poter sfruttare l'occasione, che si inseriscono proprio perché la Regione, l'Ente pubblico, non è ancora sufficientemente forte per contrastare, è abbacinato da quattro parole, da una visita ad un qualsiasi impianto che venga promosso da questi operatori.
Sono operatori che intervengono in settori tecnologici delicati: qui ritorna il problema degli strumenti che noi dobbiamo darci, che devono essere, soprattutto in questa fase, di carattere pubblico.
Ho saputo, lo dico con beneficio di verifica, che l'ultima area di discarica abusiva di Tortona, sarebbe di proprietà di un'impresa dell'alessandrino l' "Edilvie", se ho ben compreso il nome, che confluisce in imprese più grandi, che operano a livello regionale, che hanno partecipazioni in società di vario tipo nella nostra regione. Vorrei dire che, poi, le connessioni, in buona o malafede riportano a galla un tessuto d'imprenditorialità che non può essere quello col quale una Regione, un Ente pubblico si confronta. Ho il timore che proprio quel tessuto, alcuni suoi nodi, siano un grande soggetto, oggi, per vari aspetti, nella nostra Regione in vari settori.
Dobbiamo avere un discorso chiaro nei confronti anche degli imprenditori onesti, che sono tanti, perché quando questi ultimi fanno una campagna, addirittura, di natura ideologica, contro l'intervento dell'operatore pubblico, contro i controlli, contro i vincoli, come degli impedimenti al loro operare, devono sapere che in questa situazione, non riguarda solo questo settore, questa campagna non fa che favorire gli operatori disonesti. In questo senso accoglievo lo spirito del collega Genovese, perché senza l'impegno di tutti non ne usciremo fuori, credo che ci muoveremo su una china che ci porterà a caratterizzare il Piemonte per una forma di degrado, di corruzione non diversa da quella che storicamente grava sulle spalle di altre regioni italiane. Anche i Sindaci non hanno fatto appieno, non sempre, la loro parte, perché sembra incredibile che delle discariche ove sono stati occultati migliaia di botti, di bidoni, non siano stati visti da nessuno. Si, è vero, vanno di notte, scaricano nei momenti evidentemente di minore presenza sulle strade, ma mi sembra impossibile che nessuno abbia visto e Sindaci non abbiano avvertito che stavano avvenendo delle cose grandi.
Ho timore di una connivenza passiva nei confronti di imprenditori che vanno per la maggiore, che hanno un'immagine eclatante, di imprenditori che sono potenti a livello locale, quindi anche sotto questo profilo dobbiamo dire e constato, non faccio accuse, che Sindaci, amministratori pubblici non hanno fatto il loro dovere di osservare, vigilare, denunciare anche i soli sospetti, quando i sospetti hanno qualche fondamento.
I laboratori non sono stati puntuali e tempestivi o non sono stati chiamati con puntualità e tempestività.
Cittadini hanno protestato, è stato detto qui ieri che sono arrivate numerose lettere, ma nei Comuni, nelle Province, nella Regione stessa, ai vari organismi a cui sono arrivate forse è stata data poca attenzione a queste proteste, credo che sia necessario dar loro ascolto, non solo, ma sollecitare la loro partecipazione su problemi di importanza vitale primaria come sono quelli dell'ambiente, degli alimenti per cogliere l'altro aspetto di cui in questi giorni parliamo, sollecitarli in modo che vengano all'Ente pubblico a denunciare i loro problemi, i loro sospetti quando si vedono attorno movimenti, interventi ed azioni che non sono spiegabili, che non rientrano nella logica trasparente delle cose autorizzate.
Anche i partiti, credo, devono mutare, da questa situazione, proprio se si vuol uscire dal fondo che si sta toccando, i partiti devono scrollare dal loro interno questa sorta di complesso verso l'imprenditoria privata assunta acriticamente, un grande rispetto dell'imprenditoria privata, ma non assunta acriticamente e nessuna commistione, ma un rapporto chiaro esplicito sia con l'imprenditoria privata, ma voglio aggiungere anche con quella a carattere pubblico, un rapporto di trasparenza basato sulla forza della conoscenza, dell'intelligenza che l'Ente pubblico deve avere. Credo che ci sia una ragione di fondo che tocca, al di là delle istituzioni ciascuno di noi, uomo politico nei vari partiti: andare a vedere quante delle connivenze involontarie i partiti stabiliscono con un tessuto che certo non è tutto disonesto, ma che poi alla fine si esprime con grande drammaticità e, magari anche con grande capacità di penetrazione attraverso le aree di disonestà.
Di fronte a questi fatti è necessario un grande momento di ripensamento e per alcuni degli aspetti, non certo per quello che riguarda la vita dei partiti, ciascuno se lo farà, per gli aspetti che riguardano invece la vita delle istituzioni, il comportamento delle istituzioni, la loro capacità di rispondere alle esigenze collettive, credo sia giusto, noi lo facciamo con la mozione che abbiamo presentato, che si istituisca una Commissione di inchiesta. Il Consigliere Rossa ha detto: "per indagare che cosa? C'è la magistratura". Io dico al collega Rossa che c'è L'art. 19 dello Statuto che non abbiamo fatto gratuitamente, non abbiamo inteso farlo emblematicamente ma invano. L'art. 19 dello Statuto dice che il Consiglio regionale pu nominare delle Commissioni di inchiesta. Per fare che cosa? Si dice li, per andare a vedere come sono avvenuti certi fatti, come certe procedure si svolgono, perché avvengono certe conseguenze. Una commissione di inchiesta che abbia, come dice testualmente L'art. 19 "la possibilità di avere dai titolari degli uffici della Regione, di ogni ente ed azienda ad essa dipendente, tutti i dati e le informazioni necessarie senza vincolo di segreto di ufficio". E' necessario che una commissione di inchiesta incominci a raccogliere tutto il materiale, ne parliamo persin confusamente, capita ad altri colleghi, come capita a me, di confondere le situazioni, i momenti, i nomi delle varie società, credo quindi sia importante che una commissione di inchiesta operi sistematizzando tutto il materiale presente negli uffici, riguardo, non solo a questi mesi, ma anche agli anni passati, per fare piena chiarezza di che cosa è avvenuto, ma non solo, per capire con chiarezza, con piena coscienza, con rigore scientifico di osservazione, quali sono i nodi che hanno impedito ad un ente pubblico che pur voleva controllare, quali sono i nodi oggettivi o anche soggettivi se ci sono responsabilità soggettive, che hanno impedito a questo ente pubblico di svolgere la funzione che si era proposta.
Sotto questo profilo riterrei davvero strano, mi lascerebbe una profonda amarezza questa volta, persino un'incomprensione, se ci fosse un rifiuto, in un caso drammatico come questo, in una situazione difficile come questa, della maggioranza alla costituzione di una commissione di inchiesta. Ne abbiamo costituita una nella prima legislatura che riguardava le operazioni di Bardonecchia, ci è servita per capire molte cose, non ci siamo affatto sostituiti alla Magistratura o agli organi di polizia abbiamo trovato, anzi, collaborazione nella Magistratura e negli organi di polizia e ci è servito per capire qualcosa di più che stava avvenendo in Piemonte, qual era il tessuto degli operatori, le sue caratteristiche che mettevano in difficoltà la vita degli enti pubblici. Mi sembra che questo sia un caso anche più importante e più grave di quello di Bardonecchia, per cui la nostra richiesta di nomina di una Commissione di inchiesta è una richiesta, che vi viene posta con grande coscienza della situazione, con grande responsabilità, ma che è anche, me lo consenta Presidente Beltrami un test dei rapporti che si possono stabilire all'interno di questo Consiglio regionale.
Chiediamo ancora nella Commissione, alla Giunta regionale di richiedere a tutti i soggetti autorizzati, quelli che si conoscono, che operano nel campo dello smaltimento dei rifiuti, di dare informazioni relative alla quantità, la provenienza dei rifiuti, il modo con cui vengono trasportati ove vengono smaltiti, le tecnologie di smaltimento e che questa richiesta venga fatta con risposte immediate entro 15 giorni e venga sospesa l'autorizzazione, se non vengono fornite le risposte, alla continuazione all'attività di queste aziende di smaltimento rifiuti.
Il problema è troppo serio perché si stia ad aspettare, vogliamo avere documentazione per poter analizzare le caratteristiche di chi opera. Se si opera seriamente possono essere date in fretta, se non vengono date venga intanto sospesa cautelativamente l'attività di questi soggetti.
Nella mozione chiediamo ancora che si faccia un Consiglio regionale straordinario a Casale Monferrato. E' la situazione più drammatica dal punto sociale; abbiamo bisogno, lo hanno detto molti degli intervenuti, di ricostruire un clima di fiducia nei rapporti fra gli Enti pubblici, non per andare ad accusare, ma per andare nella maniera più oggettiva a rilevare dove ciascuno di noi, ai vari livelli, ha trovato difficoltà a fare quello che voleva fare, ad essere quello che avrebbe dovuto essere. Io credo che il clima di fiducia con i Comuni, ancorché rimpallarci le responsabilità come da qualche lettera appariva, persino da qualche intervento è emerso si crei discutendo con i Comuni e oggi il Comune nella sede del quale bisogna discutere questi problemi, ricostruire un rapporto di fiducia è quello di Casale Monferrato.
Ci sono problemi urgenti da affrontare per rispondere ai problemi dell'acquedotto, ci sono problemi più generali per definire i rapporti, le competenze, la solidità della struttura istituzionale degli Enti pubblici per affrontare una situazione di questo genere.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Signor Presidente, signori Consiglieri, ho l'impressione che debba essere ringraziata la Presidenza per l'elasticità con cui ha condotto questo dibattito, consentendo ad alcuni colleghi che sono intervenuti uno spazio maggiore di quello regolamentare. Mi pare, veramente, che siamo di fronte ad una vicenda che intervento dopo intervento si arricchisce, se mi consentite, dal momento della drammaticità passa al momento dello stimolo e della scommessa.
Qualche annotazione preliminare. In primo luogo, ho apprezzato molto la relazione dell'Assessore, anche perché si è chiusa con una serie di elementi di dibattito che sono stati introdotti non sufficientemente coltivati, ne io li coltiverò sufficientemente, non me voglia l'Assessore perché richiedono una qualche riflessione, ma il fatto che in tempi così stretti la Giunta e l'Assessore Maccari in particolare abbia non soltanto collazionato il materiale, fatto i sopralluoghi e gli incontri al livello istituzionale opportuno, ma abbia anche trovato lo spazio politico di riflessione, di fantasia, per incominciare ad individuare alcune linee di comportamento, mi pare una annotazione di carattere positivo che va sottolineata.
Questo dibattito mi è sembrato interessante anche nel suo svolgimento temo che anch'io non rimarrò nei 10 minuti e prego fin d'ora la Presidenza di volermi scusare e soprattutto ai colleghi di fare ammenda dell'uso che faccio improprio della loro pazienza, ma ho veramente l'impressione, e le mie tre legislature forse mi danno titolo per testimoniarlo, che stiamo vivendo un momento magico delle nostre istituzioni e non bisogna lasciarlo cadere.
Gli interventi che si sono succeduti hanno evidenziato ancora una volta la spaccatura che esiste tra gli uomini, tra quelli che ragionano sul pregiudizio e quelli che ragionano sulla ragione. Questa è una linea che passa in termini orizzontali attraverso tutti i partiti, attraverso tutte le forme di società. Questo tipo di alleanza ci ha dato la possibilità di vedere alleati gli uomini del pregiudizio e quelli della ragione su battaglie significative di due legislature almeno una, quella sul terrorismo, l'emergenza dell'ordine pubblico, l'altra, quella sulla centrale, l'emergenza energetica che per largo verso non era meno significativa di questa. Ho l'impressione che - oggi - viviamo con questo inizio di dibattito il momento iniziale di quella che potrebbe essere l'emergenza ambientale, direi l'emergenza della qualità della vita.
Non sarei alieno dall'accettare tutte quante le proposte che sono venute di non sfuggire a nessuna occasione di approfondimento di questo appuntamento che la storia pone alla nostra Regione.
Gli incidenti molte volte si trasformano in fatti positivi, nella misura in cui ci danno l'occasione come forza di governo, quindi all'opposizione anche, di mettere alla frusta questa nostra Regione, che abbiamo messo di fronte ad altri fatti drammatici, il terrorismo e la centrale, per farla diventare, anche qui consentitemi, Regione pilota sul piano nazionale e la regione, a prescindere dalla sua collocazione geografica, protagonista rispetto a taluni processi. Mi rendo conto che gli uomini del pregiudizio rifiutano questo ragionamento, perché sanno benissimo, perché sono intelligenti come gli uomini della ragione, che perderanno nel confronto, caro Staglianò, vedo il tuo sorriso, certo tu preferisci rifugiarti nell'accusa più o meno circostanziata, che sui problemi e sulle prospettive. Ti dico fuori dai denti che preferisco di gran lunga l'intervento di Rivalta al tuo, perché quello di Rivalta è di un uomo impegnato sui problemi, il tuo, invece, consentimi, di qualcuno che strumentalizza sulla lettura più o meno puntuale, più o meno letterale dei documenti. Questa non è attività da parlamentare, ma da demagogo.
Caro Staglianò, ho introdotto questa questione in termini molto provocatori, perché intendo trarne alcune conseguenze e anche per giustificare, rispetto ad alcuni colleghi di maggioranza, il perché per la parte che mi riguarda e mi dichiaro disponibile fin d'ora, a prescindere evidentemente dalla verifica che dovrà essere fatta nei dettagli, sia al Consiglio aperto, sia alla giornata di studi, sia alla Commissione d'inchiesta. Si tratta di capire su che documenti andiamo a ragionare. Lo faccio proprio perché questi mi sembrano gli strumenti utili, necessari e indispensabili; per vincere su questo la battaglia contro il pregiudizio.
Perché cosa scontiamo noi oggi? Collega Bresso, non è di questa sede estrapolare la frase di Zanone: "Ci sono 240 miliardi, li usiamo". Tu sai bene, Bresso, che Zanone ha caratterizzato il suo intervento dicendo "inquinare costa", questo vuol dire che alla fine di una manovra ricca di molti ostacoli, il costo del prodotto finale dovrà avere al proprio interno o la riduzione dei costi in termini di metodo di produzione oppure il costo del disinquinamento. Questa è la filosofia di Zanone.
Il fatto stesso che non vada avanti il Ministero dell'ecologia è molto significativo.(Non voglio dire che il fatto che il nostro Ordine del giorno per sollecitare la costituzione del Ministero dell'ecologia presentato qui non sia ancora venuto in aula, sia significativo.
Ma cosa c'è dietro tutto questo, cari amici, che io accuso di pregiudizio? Ho l'impressione che voi siate strumentalizzati, perché scontiamo delle prudenze politiche. Il Piano dei siti non è andato avanti perché non abbiamo avuto sui siti la stessa capacità di mobilitazione dalla ragione contro il pregiudizio che abbiamo avuto sulla centrale nucleare, questa è la ragione vera. Questo è un ritardo politico, ma il ritardo culturale dov'è cari amici del pregiudizio? Siete poi così convinti che quando fate la battaglia contro la centrale nucleare e volete ridurre l'ecologia a un problema di uso dei funghi da parte dei cittadini o da parte degli agricoltori di fare veramente politica dell'ambiente e non politica della conservazione contro l'ambiente? In questa mia esperienza abbastanza lunga, ricordo che uno dei rapporti più simpatici che sono nati con il Partito comunista, è nato proprio sulla prima edizione della legge 32. Questa legge presentata da una Giunta di sinistra è tornata in aula su richiesta del rappresentante liberale unico che era allora il sottoscritto, perché aveva annusato che dietro l'annotazione ecologica, c'era di fatto la difesa di qualche piccolo interesse e una visione brutta dei rapporti tra città e campagna, spero che il collega Bontempi ricorderà questo episodio. Cari amici, sempre del pregiudizio, siete convinti che la vostra battaglia antinucleare per esempio non sia stata a monte, in qualche manifesto, in qualche pubblicazione, in qualche cortometraggio, in qualche intervista, in qualche scienziato? Perché non sono in malafede solamente gli scienziati, a favore delle centrali nucleari, qualcuno è anche contro. Siete poi sicuri che dietro la battaglia contro la centrale nucleare non ci fosse proprio quell'imprenditoria che vuole ritardare la maturazione dei livelli di controllo sui sistemi di produzione? Una società che capisce che si può fare in condizione di assoluta sicurezza nel rispetto di talune norme una cosa così drammatica come la è una centrale nucleare, non accetterà più di avere scarichi inquinanti fumi, processi. Una società che ha imparato a governare e a capire gli strumenti di governo, di un processo così complesso, come la centrale nucleare, non accetterà più dei sistemi paleo industriali nei sistemi produttivi è nei sistemi di controllo.
Siete poi così sicuri che nella battaglia contro la centrale nucleare voi non siate stati strumentalizzati dagli interessi economici e imprenditoriali che non vogliono la modernizzazione? Come siete sicuri di non essere stati strumentalizzati dai petrolieri? Vi lascio da laico, da Cartesio in poi, il dubbio.
Come Regione abbiamo veramente un'occasione di giocare una grossa scommessa sulla quale ci troveremo insieme sul piano della ragione tutti quanti, lasciando cadere per il momento questa provocazione, che non va oltre un certo limite.
Siamo convinti che non sia il caso, qui in Piemonte, di sperimentare fino in fondo in effetti di quanti pregiudizi siamo prigionieri, che ci impediscono di svolgere il nostro ruolo.
Perché quando distinguiamo gli uomini della ragione da quelli del pregiudizio, vediamo che gli uomini del pregiudizio hanno continuato ad accusare questa Giunta di un uso non opportuno degli strumenti di controllo.
Non si è suggerito e non si è neppure chiesto, perché non si vuole, che la Regione assuma un ruolo per avviare un processo, governarlo e controllarlo, un processo che c'è, perché è nella storia dell'uomo al quale non possiamo sfuggire, caro Staglianò. E' un po' come l'approccio poliziesco al problema della droga, non si può vincere la droga con i carabinieri, e allora, se mi consenti: non si può vincere l'emergenza ecologica con i carabinieri. Si punisce con i carabinieri, non si vince, ma nella misura in cui non crei le condizioni per cui, come diceva giustamente il Consigliere Rivalta, questo processo venga incanalato nella correttezza e nella trasparenza, sia tecnico scientifica e anche politica e di sottogoverno, se noi non creiamo queste condizioni politiche generali all'interno delle quali si possono muovere una classe politica e una classe imprenditoriale.corrette e ci affidiamo ai carabinieri e ai controlli e agli uffici di analisi al fondo, non risolviamo assolutamente niente. Lo diceva la collega Bresso, la spinta economica che c'è a monte di 3.000 miliardi travolge qualunque barriera fatta di carabinieri e di laureati in agraria che stanno a valle, il problema è a monte.
Concluderei questo mio intervento nel dire che la Giunta vada assolta dei tanti peccati che qualcuno gli ha voluto ascrivere. Ragioniamo un momento prima di dire se siamo favorevoli o contrari alla Commissione di inchiesta, oppure favorevoli al Consiglio pubblico o meno. Cerchiamo di cogliere questo elemento per capire che forse questa legislatura nasce nel segno di un'altra emergenza che è quella, non la chiamerei consentitemi non dell'inquinamento, ma della qualità della vita, perché ad esempio la questione del vino attiene la qualità della vita.
Ho l'impressione che da questa sfida che la storia della società e dell'uomo ci ha messo sui tavoli, dobbiamo cercare di uscire alla grande come abbiamo fatto sulla centrale nucleare, il che significa fare una scommessa. Qualcuno che ci credeva come me ha puntato sulla centrale nucleare per fare di questa regione una regione in per la prima volta l'Università e il Politecnico sono stati gli unici soggetti a parlare per le istituzioni. E' stata la prima regione in cui un grande tipo di intervento sul territorio ha avuto a monte un'analisi di impatto ambientale: in questo siamo riusciti a collocare la nostra regione e la Regione senza aggettivi geografici all'avanguardia rispetto allo Stato rispetto ai Comuni, alle Province e rispetto í laboratori d'analisi.
Caro collega Maccari ho l'impressione che un Assessorato che tu ritenevi che fosse soltanto un fatto di cartacce più o meno noiose e di contrasti più o meno significativi con questo o quel Comune possa diventare veramente una scommessa che merita le capacità e i numeri che tu hai.
Quella cioè di avere bene a monte quello che diceva il Consigliere Rivalta, ma è la conclusione che io non condivido in pieno, noi dobbiamo mettere la Regione e in genere il pubblico nella possibilità di creare le condizioni di assoluta sicurezza, di essere nelle condizioni di fare gli assoluti controlli e di riconoscere quindi che, in questi spazi di assoluta sicurezza, garanzia e controlli, la qualità della vita, nel suo complesso coinvolge aspetti e risorse tali che certamente non potranno non determinare la nascita di un'imprenditoria ad hoc.
Questa imprenditoria, lo diceva giustamente Rivalta, sarà tanto più qualificata, affidabile, sicura e tanto più redditizia, nella misura in cui l'Ente pubblico avrà realizzato delle condizioni più rigorose e di maggiore chiarezza.
Ho l'impressione che così come sulla centrale noi abbiamo mobilitato le risorse migliori della nostra Regione, non mi riferisco ovviamente soltanto ai Consiglieri, ho l'impressione che anche su questa emergenza ambientale si possa giocare una grossa scommessa. Quindi non chiuderei il nostro dibattito immaginando che ci siano stati i ritardi di questo o di quel comunello, che ci siano state connivenze di questo o quel comunello, perch è vero se ci mettessimo a scavare probabilmente scopriremmo che le connivenze vanno dalle Alpi alle Piramidi, ma non risolverebbe niente.
Ho l'impressione che questo problema debba essere gestito al di fuori dei bilanci e al di fuori delle competenze, perché quando noi abbiamo pensato di affidare all'Università e non a un consulente privato o alle mie memorie di liceale il problema della centrale nucleare, non siamo andati a vedere in bilancio quanto aveva stanziato la Giunta sulla centrale nucleare, abbiamo trovato il miliardo, perché ci siamo convinti di un ragionamento, io sono stato tra i propugnatori.
L'emergenza della qualità della vita, non soltanto ecologica in termini ambientali di territorio, ma nel suo complesso deve fare un salto di qualità nella nostra Regione, di fare giustizia a tutti quei pregiudizi e a quella cultura ecologica, semi consentite, di comodo e strumentale che è andata avanti.
Io non posso a questo punto non vergognarmi un po' di fronte a fatti di questa natura che avvenivano già nella passata legislatura, di avere passato almeno 35 sedute di Commissione a discutere quante stelle alpine può raccogliere un alpinista.
Il salto dei problemi che ha di fronte la società moderna in termini di qualità della vita è enorme e noi dobbiamo metterci nelle condizioni di gestire questo salto, di essere consapevoli e gestirlo, come diceva giustamente il Consigliere Rivalta, attrezzandoci con il meglio dell'intelligenza e delle competenze tecniche che possiamo reperire a livello regionale, nazionale ed internazionale e su questo fare la nostra parte di classe politica senza pregiudizi nei confronti dei privati, del pubblico, nei confronti degli amministratori e della classe.
Cioè di avviare su questa vicenda, primi in Italia, un processo che forse lascerebbe il segno di questa nostra legislatura, che come abbiamo visto dalla discussione dei bilanci che proseguiremo domani, nella riduzione delle competenze e delle risorse lascia veramente poco spazio all'istituzione.
I parlamenti sono fatti rivoluzionari, non sono fatti istituzionali.
I parlamenti si conquistano i loro poteri con la loro fantasia e con la capacità di anticipare i tempi e le soluzioni.
Ho l'impressione che sulla qualità della vita, sull'emergenza della qualità della vita che qui in Piemonte è avvenuta, noi giocheremo non soltanto il nostro ruolo di legislatura, ma il nostro ruolo dell'istituzione.
Su questo quindi prego soprattutto il collega Rivalta e i colleghi degli altri Gruppi politici, di considerare la mia totale disponibilità evidentemente del Gruppo, a considerare tutte le ipotesi di lavoro che per devono avere a monte questo elemento comune di immaginare e di ragionare senza pregiudizi, non in termini punitivi, ma in termini di comprensione e di costruzione.



VIGLIONE ALDO



PRESIDENTE

Signori Consiglieri, il dibattito sulla comunicazione dell'Assessore Maccari è concluso A seguito dello stesso, è stata presentata una mozione che però non può essere discussa questa sera, domani i Capigruppo stabiliranno tempi e modi per arrivare alla conclusione di questa vicenda.
E' stata distribuita a tutti i Consiglieri che quindi hanno il tempo e la possibilità di meditarla.
La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Io sono d'accordo che si debba comunque esaminare da parte di tutti i Gruppi. Questa mozione contiene peraltro delle proposte la cui urgenza è evidente, pertanto io mi rimetterei a quello che lei ha detto, cioè di una valutazione in sede di Capigruppo domani mattina sulle sedute utili che avremo, o domani o anche eventualmente nella prossima settimana, per poter direi tempizzare il voto delle decisioni che noi proponiamo o altre che vengono suggerite.



PRESIDENTE

Vorrei comunicare al Consiglio che si ipotizzava di riunire l'assemblea anche martedì prossimo per non perdere intanto una settimana e avere la disponibilità del Gruppo comunista che inizia il proprio congresso mercoledì, per consentire di procedere all'esame e al voto dei provvedimenti che abbiamo di fronte.
Vorrei ringraziare quanti sono intervenuti, l'Assessore e la Giunta per la puntualità con la quale ha risposto.
Comunico inoltre che domani alle ore 9,00 è convocata la Commissione nomine la quale deve ancora procedere ad alcuni adempimenti. Nel contempo i Capigruppo possono determinare l'ordine dei lavori che inizierà naturalmente con il proseguimento dell'esame del bilancio.
La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

La mozione dovrebbe essere distribuita a tutti, noi non l'abbiamo avuta. Per il problema di domattina se si comincia dal bilancio e por ci si aggiorna per verificare con i Capigruppo il prosieguo noi siamo d'accordo.


Argomento: Trasporti su ferro

Ordine del giorno sulle ferrovie


PRESIDENTE

Pongo in votazione l'ordine del giorno sulle ferrovie il cui testo recita: "Il Consiglio regionale del Piemonte preso atto che è in corso la 'Fase preliminare allo studio valutazione tecnico economica su linee ferroviarie piemontesi di scarso traffico' quale impegno previsto dal protocollo di intesa tra il Ministero dei trasporti e l'Assessore alla viabilità e trasporti in merito al piano di riclassificazione funzionale della rete F.S.; considerando che già si è conclusa la prima fase di studio; con l'impegno espresso altresì dalle Amministrazioni provinciali, comunali, Comunità montane, dalle OO.SS. dai comitati di difesa delle linee, a testimonianza dell'importante ruolo sociale ed economico svolto dalle linee stesse, sul territorio regionale e che si avvia la fase conclusiva degli studi ritenuto sia necessario approfondire le tematiche sopra enunciate in tempi congrui all'importanza delle stesse; ricordando quanto già espresso dal Consiglio regionale sulla questione dei cosiddetti 'rami secchi' con l'Or dine del giorno approvato nella seduta consiliare del 14.11.1985 chiede al Ministro, dei trasporti il mantenimento in esercizio, fino a conclusione dello studio in corso, delle linee oggetto dello studio stesso al fine di ottenere risultati il più possibile completi sui quali avviare il confronto con il Ministero e con l'ente F.S., rinviando il tutto alla seconda fase e, alla luce di quanto sopra esposto, la sospensione dei decreti di chiusura delle linee: Asti Chivasso, Ceva Ormea, Pinerolo Torre Pellice, Susa Bussoleno, Trofarello Chieri e Varallo Sesia Vignale e il ripristino del servizio sulla linea Airasca Saluzzo invita l'Assessorato regionale ai trasporti a proseguire il, lavoro intrapreso per portarlo ad una celere conclusione".
Chi è favorevole a tale Ordine del giorno pregato di alzare la mano.
E' approvato all'unanimità dei 46 Consiglieri presenti.
Il Consigliere Pezzana non ha partecipato alla votazione.
I lavori del Consiglio proseguiranno domani alle ore 9,30.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 19.00)



< torna indietro