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Dettaglio seduta n.41 del 27/03/86 - Legislatura n. IV - Sedute dal 12 maggio 1985 al 5 maggio 1990

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Argomento:


PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti

Comunicazioni della Giunta regionale sui gravi episodi di intossicazione da vini "piemontesi"


PRESIDENTE

La seduta e aperta.
In merito alle "Comunicazioni della Giunta regionale", l'Assessore Lombardi chiede di intervenire per riferire sui gravi episodi di intossicazione da vini "piemontesi". Ne ha facoltà.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Signori Consiglieri, lunedì 17.3.1986, verso sera, si hanno le prime notizie, diffuse in modo ancora dubbioso, su decessi avvenuti a Milano causati da intossicazione alimentare (forse vino).
Martedì 18.3.1986 su alcuni giornali appare la notizia che tre persone sono morte a causa di vino adulterato.
La catena delle morti cominciò il 2 marzo: fu trovato senza vita nella sua abitazione milanese Armando Bisogni, un invalido di 48 anni abitualmente dedito al bere.
Tre giorni dopo toccò la stessa sorte a Renzo Cappelletti, un pensionato di 58 anni, anche lui morto in casa. Il 6 e il 12 marzo furono ricoverate al Centro antiveleni di Niguarda altre tre persone: Valeria Zardini, Alvaro Antinori e Benito Casetto di 51 anni.
Sebbene in gravi condizioni i due uomini furono in grado di spiegare che i primi malesseri si erano manifestati dopo che avevano bevuto del vino.
Benito Casetto sarebbe morto di li a tre giorni, ma ormai la pista dell'inchiesta era segnata. Nelle case degli intossicati furono trovate le bottiglie del Barbera e del Cortese. I decessi di Armando Bisogni e Renzo Cappelletti, che fino a quel momento erano stati considerati casi inspiegabili, vennero collegati ad un probabile avvelenamento da alcool metilico presente nel vino.
Mercoledì 19.3.1986 si ha la certezza che il vino che ha ucciso tre persone ed intossicato altri consumatori proviene dal Piemonte. In particolare si accerta che il vino proviene dalla Ditta "Odore Vincenzo" di Incisa Scapaccino. Si conosce anche la causa dell'avvelenamento: presenza in dosi massicce (sino a 10 volte la percentuale consentita) di alcool metilico. Vincenzo Odore, titolare dell'azienda da cui proviene il vino esclude che nel suo vino possano trovarsi quantità di metilico. La Ditta Odore commercializza ingenti quantitativi di vino, acquistandolo da cantine sociali, produttori e da commercianti. Sui giornali si apprende che la Ditta Odore vende 18 mila bottiglioni alla settimana. Il prezzo di vendita del bottiglione nei supermercati della catena ESSELUNGA era di l.680 lire.
Si apprende inoltre che per disposizione dell'autorità giudiziaria il vino della Ditta Odore è stato sequestrato su tutto il territorio nazionale.
A più di un giornalista viene in mente di paragonare questo fatto alla drammatica situazione che si verificò in Spagna quando con folio di colza adulterato morirono 350 persone. Venerdì 21.3.1986 la Regione e le varie Associazioni dei produttori vitivinicoli, unitamente ai Consorzi di Tutela del vino piemontese in molte riunioni tenutesi in diverse località assicurano i consumatori che il vino piemontese non ha nulla da spartire con le micidiali misture poste in commercio sotto l'etichetta di "Barbera del Piemonte" e "Cortese del Piemonte".
Le iniziative assunte per sostenere i produttori vitivinicoli piemontesi si svolgono in molte città: da Asti a Canelli, a Nizza. Molti Comuni assumono l'iniziativa di dichiararsi parte civile in 'eventuali procedimenti contro i sofisticatori. Anche la Regione Piemonte, attraverso un comunicato stampa, oltre a condannare questi atti nefasti per la salute e per l'immagine del vino piemontese, esprime il proprio impegno di lotta contro questi crimini che vengono perpetrati contro i produttori vitivinicoli onesti (ricordiamo che in Piemonte sono ben 97.000 le aziende vitivinicole) dichiarando la propria intenzione di costituirsi parte civile nel procedimento penale che sicuramente seguirà alla fase istruttoria.
Sabato 22.3.1986 viene accertato dall'Organo inquirente che il vino mescolato all'alcool metilico è stato acquistato dalla Ditta Odore presso una Ditta di Narzole (CN). Si tratta della Ditta di Giovanni Ciravegna e Figlio. I titolari vengono arrestati ed accompagnati a Milano a disposizione dell'autorità giudiziaria. Intanto la lista dei deceduti purtroppo, si allunga. I morti sono saliti a sei unità.
Domenica 23.3.1986 ad Asti, presieduta dall'Assessore Lombardi, una riunione di tutte le componenti produttive ed istituzionali fa il punto della situazione, ribadisce la volontà di difendere il vino genuino.
Concordando che sia la Regione a coordinare le azioni conseguenti.
Lunedì 24.3.1986 a Milano è deceduta un'altra persona e le vittime complessive di questo dramma salgono a sette. Si moltiplicano le prese di posizione a favore del buon vino piemontese che deve essere più tutelato.
Anche a livello ministeriale si intensificano le iniziative per tutelare il vino italiano che già incomincia a subire i primi contraccolpi sul piano commerciale estero. Dalla Germania arrivano le notizie relative a richieste di particolari (e costosi) controlli sulle partite di vino provenienti dall'Italia. Si può dire che il vino italiano su alcuni mercati esteri è praticamente crollato. Da più parti si richiede una legislazione più severa per le sofisticazioni. Si apprende inoltre che il titolare dell'Azienda Ciravegna di Narzole già in passato ha subito ammende per sofisticazione e che il prossimo 3 aprile dovrà rispondere davanti al Magistrato per l'accusa di zuccheraggio. I ricoverati a Milano per accertamenti sono saliti a 17.
Anche dagli Stati Uniti si incominciano a registrare preoccupate reazioni per il "vino all'alcool metilico", che segue, nel tempo, il "vino al glicole-etilene".
Martedì 25.3.1986 si dà ormai per scontato che il vino proviene in parte dalle Puglie: si tratta forse di Manduria che viene usato come base per i tagli dei vini di bassa gradazione. Nel Golfo di Sete (Francia) le autorità portuali hanno sequestrato alcune navi cisterna provenienti dalle Puglie con un carico di vino che dovrà essere sottoposto ad analisi. Sui giornali appare inoltre la notizia che la CEE ha intenzione di promuovere una inchiesta relativa alla diffusione del vino italiano nel territorio della Comunità.
Mercoledì 26.3.1986 nuovi provvedimenti di sequestro cautelativo emanati dalla Autorità giudiziaria nei confronti di vino giudicato sospetto di due aziende di Romagnano Sesia e Borgomanero. Si tratta di vino Barbera e Dolcetto provenienti dalla Ditta G. Bianco di Castagnole Lanze (Asti).
Nella ditta Eugenio Zanetti di Borgomanero sono stati analizzati campioni di vino Dolcetto del Piemonte in cui è stata riscontrata la presenza di alcool metilico in misura di 1,25 ml per litro.
Il Ministro Pandolfi ha annunciato da Bruxelles, dove si trovava per la riunione relativa ai prezzi agricoli, che il Ministero ha allo studio una proposta per istituire un certificato di garanzia che accompagni i vini italiani in esportazione.
Risulta priva di fondamento la notizia relativa alla istituzione da parte comunitaria di una Commissione di inchiesta sul vino italiano, mentre sembra farsi strada l'ipotesi di chiedere particolari chiarimenti al Governo italiano sulle misure cautelative che intende adottare.
Da molti Comuni, Province, enti e istituzioni varie piemontesi sono giunte richieste di intervento, ordini del giorno con cui viene sottolineata l'urgenza di puntuali iniziative a sostegno del vino piemontese di qualità.
Di fronte ad eventi di tale incredibile gravità, è essenziale, prima di tutto, agire per circoscrivere ed eliminare le cause che li hanno determinati; ed in questo senso vanno valutati gli interventi sinora assunti di controlli sanitari, e l'invio rivolto ai consumatori a porre particolare attenzione alle caratteristiche del vino al momento dell'acquisto.
Tuttavia, non si possono non prendere in esame le conseguenze che i medesimi fatti, ed il loro impatto sull'opinione pubblica nazionale ed estera, hanno già avuto ed avranno sul settore vitivinicolo italiano e particolarmente su quello piemontese.
Le aziende del Piemonte, anche quelle di maggior prestigio, non riescono ad acquisire nuove commesse, e si vedono respingere o restituire il prodotto già prenotato o ritirato.
Il fenomeno investe ormai tutto il settore, colpendo sia le aziende che servono i punti vendita, sia le aziende dirette produttrici che hanno un contatto diretto con il consumatore. In questo quadro negativo, vi sono limitati segnali positivi determinati dall'indirizzo di molti imbottigliatori ad approvvigionarsi presso produttori e Cantine Sociali di sicuro affidamento.
La Germania, mercato tradizionalmente molto importante per i vini del Piemonte, ha di fatto bloccato le importazioni, richiedendo certificazioni per ogni partita di prodotto in entrata, impossibili da produrre in tempi brevi; nello stesso Paese sono in corso campagne di discredito dei vini piemontesi, che colpiscono non solamente i rossi ma anche i bianchi ed in particolare l'Asti spumante.
La Francia ha adottato le stesse misure e gli U.S.A. stanno orientandosi nella medesima direzione.
Il danno economico derivante da questa situazione è già oggi altissimo anche se non ancora quantificabile, ma diverrebbe incalcolabile qualora essa perdurasse nel tempo. L'intera economia di vaste aree del Piemonte subirebbe un colpo terribile.
E' certo pensabile, od auspicabile, che dopo il primo impatto la situazione migliori; ma il poter ritornare quantomeno a quella di partenza sarà conseguente ai risultati delle iniziative che saranno messe in atto per rassicurare l'opinione pubblica, colpendo implacabilmente i responsabili dei fatti accaduti; per garantire i consumatori sulla qualità e genuinità del vino piemontese, attraverso una giusta informazione e l'applicazione severa della normativa vigente in materia; per il recupero ed il miglioramento dell'immagine altissima che compete al prodotto di questa terra da vino che si chiama Piemonte.
Queste iniziative competono a tutto il settore vitivinicolo; alla Regione il compito di coordinarle e di supportarle con i necessari interventi, anche finanziari.
Già questa mattina sarà tenuta una conferenza stampa dagli Assessori all'agricoltura, alla sanità ed al commercio in cui, con l'ausilio di autorevoli esperti del settore, si darà ai giornalisti una prima valutazione tecnica dello svolgimento dei fatti.
Al di là dei particolari tecnici, peraltro ancora non resi ufficialmente pubblici, stante il giusto riserbo degli organi inquirenti si deve affermare che i fatti accaduti sono state azioni criminali commesse, volontariamente o per tragico errore, da individui irresponsabili; essi sono i colpevoli, essi vanno perseguiti. Il vino è stato il mezzo di tali atti criminali, vittima esso stesso e non killer.
Il tipo di sofisticazione, i suoi effetti hanno il carattere dell'eccezionalità, di un fenomeno non prevedibile. I controlli degli organi preposti sono tesi a ricercare sostanze aggiunte al vino che rientrino in una logica ed in una casistica; l'alcool metilico, come in precedenza il glicole etilenico, non facevano parte di queste sostanze in quanto non esistevano pressoché precedenti ed inoltre ai fini della sofisticazione la loro aggiunta era ritenuta non pagante.
Dalle indiscrezioni sulle indagini, iniziate, è bene ricordarlo,dai decessi causati dall'ingerimento di dosi mortali di alcool metilico, e quindi da omicidi, svolte dalla autorità di Pubblica Sicurezza, risulta che la mortale mistura spacciata per Barbera e Cortese del Piemonte, abbia un'origine non piemontese. Se ciò sarà definitivamente confermato, si potrà affermare con certezza, e con sollievo, che nulla quella mistura aveva a spartire con il vino prodotto dai viticoltori piemontesi.
E' però necessario prendere atto che, in ogni caso, aziende piemontesi sono state coinvolte nella commercializzazione del prodotto sofisticato per di più etichettandolo come vino del Piemonte. Si impone indubbiamente una riflessione sulla parte del sistema commerciale piemontese che ha consentito il verificarsi di simili fatti.
Tale riflessione è in corso, ed anche in questo caso le conseguenze da trarre coinvolgeranno tutto il settore, e la Regione svolgerà sino in fondo il proprio ruolo.
Ancora bisogna rilevare come fatti di sofisticazione così gravi accadano in Piemonte, una Regione che, per prima, si è dotata di una legge contro le frodi, che ha messo in condizione le Amministrazioni provinciali di costituire appositi Servizi per la repressione, che è in prima linea nella promozione dei vini di qualità. E' indubbiamente la conferma che ancora molto deve essere fatto e l'impegno in tal senso sarà totale.
Gli interventi immediati, di competenza regionale, sono stati messi in atto dall'Assessorato alla sanità e riguardano le disposizioni ai Laboratori provinciali di Sanità ed ai Servizi competenti delle UU.SS.SS.LL. del Piemonte, di effettuare prelievi e controlli sulla produzione piemontese; alle stesse UU.SS.SS.LL. di segnalare i casi di intossicazione con sintomatologia da avvelenamento da alcool metilico l'invito ai consumatori che accusassero cefalee o malori a rivolgersi ai servizi medici; ed infine la sollecitazione alle aziende ed ai privati cittadini a portare ai Laboratori provinciali campioni di vino, purch chiaramente identificabili, per le analisi che, causa l'emergenza, saranno gratuite.
Tutti i Servizi di repressioni frodi sono stati attivati e stanno operando sul territorio in modo sistematico anche se tardivamente; in collaborazione con i Servizi repressione frodi del Ministero Agricoltura e Foreste e con i Nuclei Antisofisticazioni dei Carabinieri, titolari dell'indagine. I laboratori stanno compiendo le analisi ed il quadro è sinora confortante: nei vini analizzati il contenuto in alcool metilico è stato riscontrato in dosi rientranti nei limiti fissati dalla legge.
Nulla di certo si può affermare per quanto riguarda il prodotto sequestrato presso le aziende incriminate, ma dai provvedimenti assunti dalle autorità competenti (arresti,ecc.) pare certo che detto prodotto contenga alcool metilico in dosi massicce. Lo svolgimento delle indagini è in continua evoluzione e sui risultati vi è ovviamente il segreto istruttorio; la Regione non può fornire notizie più esaurienti di quelle riscontrabili sulla stampa.
Per unificare tutte le iniziative da assumere, l'Assessorato agricoltura ha inoltre costituito un Comitato di lavoro formato dai rappresentanti di tutto il settore vitivinicolo (Province, Camera di Commercio, Unioni industriali, Organizzazioni industriali, Associazioni produttori, Consorzi di Tutela, centrali cooperative), che si riunirà già la prossima settimana, per varare i primi interventi.
Lo stesso Assessorato agricoltura si è fatto promotore di un incontro con il Ministro dell'Agricoltura e con i Presidenti delle Commissioni agricoltura della Camera e del Senato e con i parlamentari piemontesi, per sollecitare un intervento nazionale volto ad assicurare le necessarie risorse per le iniziative da assumere, ad attuare in tempi brevissimi la riforma della legislazione ed il rafforzamento degli organi di controllo.
Inoltre, poiché risulta evidente che le strutture regionali devono essere in grado di permettere il raggiungimento degli obiettivi di controllo, un apposito gruppo di lavoro, coordinato dall'Assessorato alla sanità, sta predisponendo un piano di adeguamento e di rafforzamento dei laboratori e servizi di indagine.
Sarà mia cura informare il Consiglio del concretizzarsi delle iniziative accennate e dell'evoluzione della situazione in merito alle implicanze dell'indagine in corso. Da quanto esposto si evidenzia la difficoltà di assumere in tempi brevi misure precise ed adeguate a far fronte a situazioni di emergenza così drammatica ed insolita.
In realtà dai vari incontri sono emerse tutta una serie di proposte e di iniziative che per essere veramente efficaci devono essere, se pure in tempi brevi, ulteriormente approfondite e confrontate per non assumerli sull'onda dell'emozione e dello sdegno.
Soprattutto prima di iniziare ad operare in termini di continuità con obiettivi a breve, lungo periodo,è indispensabile conoscere nei minimi particolari tutto ciò che emerge dall'azione dei controlli dei vari organi preposti, per non correre il rischio di essere sveltiti o di assumere iniziative non appropriate, anche se, come i colleghi hanno potuto capire tutto il mondo vitivinicolo piemontese sta lavorando per porre le basi, una volta per tutte, di una viticoltura piemontese che non debba più subire i danni incalcolabili di questi giorni.
Credo che le istituzioni, a tutti i livelli, non possano far altro che sentirsi obbligati ed impegnati ad affiancarlo e guidarlo in questa azione positiva, sia per la tutela della salute dei consumatori, sia degli operatori onesti che è bene ribadirlo sono la vera, ampiamente,maggioranza ed espressione della nostra viticoltura.
Il grande obiettivo rimane quello di presentare ai consumatori italiani ed esteri vino che portando il nome "Piemonte" sia il frutto della pigiatura delle uve dei soli vigneti piemontesi.



PRESIDENTE

Comunico che sull'argomento in discussione sono stati presentati due ordini del giorno: uno a firma dei Consiglieri Ferro, Dameri e Amerio e l'altro a firma dei Consiglieri Mignone, Fracchia, Paris, Tapparo e Marchini.
Si apre la discussione sulla comunicazione della Giunta.
La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Ringrazio l'Assessore Lombardi per la sua esposizione. Certamente la situazione è forse più allarmante di quello che si legge sui giornali specialmente sulle cronache locali di Alba ed Asti sembra di leggere un "bollettino di guerra": il Tanaro che è stato inquinato dal vino; un agricoltore sorpreso mentre svuotava una cisterna di barbera in un pioppeto. Possiamo dire che i titoli dei giornali sono un po' esagerati,ma siamo a questi livelli.
Questo episodio gravissimo deve essere affrontato in termini molto rigidi. Tutte le assicurazioni che ha dato l'Assessore Lombardi sono valide, così come sono valide le iniziative che gli Assessorati all'agricoltura e alla sanità hanno assunto, però occorre tenere presente anche altri fatti. Provengo da una zona dove vino se ne produce parecchio ciononostante tutti i giorni vedo autocisterne targate Lecce, Foggia cariche di vino che finiscono nelle nostre cantine. Anche se si tratta di vino autentico, di "vino di uva", viene ad inquinare la nostra produzione perché quei vini ad alta gradazione vengono usati per "tagliare" il nostro e poi vengono venduti come Barbera, Dolcetto e a volte come vini DOC, il che è ancora peggio.
Come si spiegano le sofisticazioni? Senz'altro non viene messo l'alcool metilico perché costa 4.000 lire al litro; però i torchi idraulici che vengono usati riescono a spremere al massimo, quindi è possibile che il fondo della spremitura contenga grandi quantità di alcool metilico. Non si capisce del resto come in un supermercato si possa vendere un "pintone" di Barbera a 1.680 lire. Ad Asti ieri la quotazione del Barbera era circa 750 lire al litro.
Un mese £a la CEE ha autorizzato la distillazione di centinaia e centinaia di ettolitri di Barbera. Forse era Barbera vero e genuino proveniente dall'Astigiano, mentre immettiamo in commercio un Barbera che magari, è tagliato con altri ingredienti.
L'iniziativa da prendere, ma che non rientra nelle facoltà della Regione, sarebbe quella di trovare il modo di bloccare il massiccio arrivo di vini dalle Puglie. Penso che la Regione possa realizzare un albo dei vini da tavola.
Il vino in circolazione oggi è in quantità doppia rispetto a quella prodotta dalla Regione.
L'Assessorato all'agricoltura potrebbe studiare le modalità per istituire falbo dei vini da tavola, che è quello più consumato e che inoltre ha un prezzo a cui possono accedere tutti. Su questa scia è facile che vengano penalizzati anche i nostri grandi vini: il Barolo, il Barbaresco e i vini DOC.
Intensifichiamo tutte le iniziative prese. L'ordine del giorno presentato dal sottoscritto e da altri colleghi richiama l'opportunità di costituire parte civile, come hanno già fatto alcune Province e alcuni Comuni; richiama in particolare una sollecitazione alla Guardia di Finanza perché controlli in particolare queste ditte e le loro movimentazioni.
I controlli della G.d.F. potrebbero stroncare il fenomeno degli "sciacalli" che rovinano la salute dei cittadini.
Una bottiglia di vino buono non può costare l.000 lire, ma 2.500/3.000 lire. In una eventuale campagna promozionale (la Regione ne ha già fatta una fanno scorso) sarebbe utile stabilire anche il prezzo minimo dei vini sotto del quale non si dovrebbe vendere.
Occorre muoversi con rapidità: se avete seguito le campagne televisive in questi giorni avrete notato che è in corso una grossa battaglia a favore di vini di altre Regioni. La Regione Veneto sta spingendo i suoi vini, come dire: il vino veneto è buono, il vino piemontese avvelena ed è sofisticato.
Bisognerebbe avviare un'azione promozionale a livello nazionale dicendo alla gente che nel Cuneese e nell'Astigiano gli 89.000 coltivatori diretti e vignaioli sono persone oneste, gente che lavora bene e cerca di produrre del buon vino. Del resto attestazioni ce ne sono: in questi giorni un vino Barbera d'Asti è stato premiato ad una mostra in Germania come il miglior vino italiano da tavola.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ferro.



FERRO Primo

Di fronte ai problemi della frode e della sofisticazione, vicende ricorrenti e ad opera di personaggi recidivi, non c'è nulla di peggio che limitarsi alla denuncia del fenomeno, magari veemente, senza accompagnarla da atti, fatti e comportamenti che siano coerenti e conseguenti alla denuncia o che rimangano al di sotto della denuncia.
Il fenomeno della sofisticazione e della frode è un fenomeno antico.
Addirittura ai primi del novecento, quando i vini erano semplicemente divisi in vini fini e vini comuni, i produttori si erano costituiti in sindacato per tutelare i propri vini contro la sofisticazione e la frode.
Certo, nel corso degli anni, soprattutto con lo sviluppo della chimica si sono sempre più affinate, ma il fenomeno è antico.
Oggi, però, si è superato il segno. Non si sa bene se siano soluzioni vinose o miscugli, arricchiti di alcool metilico, che addirittura è stato comprato di contrabbando: qualche distilleria che ha sbagliato la distillazione invece di fare alcool etilico, ha prodotto alcool etilico con un'alta percentuale di metilico. Vorrei porre l'accento su un fatto che già ricordava l'Assessore Lombardi, ma che secondo me va maggiormente sviluppato.
La Regione Piemonte nel 1980 si è data una legge e sappiamo quanti sforzi sono stati fatti per farla riconoscere dal Commissario di Governo.
Si è dovuto addirittura rispolverare un regolamento del 1926 per dare spazio nel controllo alle Province e ai Comuni.
Perché bisogna essere coerenti anche nel comportamento? Parliamoci chiaro. Da anni si sa che Narzole non è un paese comune come tanti altri e come Narzole, ci sono altri paesi che hanno questa nomea. Lo sa il Sindaco di Narzole e credo sappia perfettamente quanti sono i produttori che fanno certe cose; lo sa la Provincia di Cuneo che è titolata a controllare e ad operare contro le frodi e le sofisticazioni.
Perché il Sindaco di Narzole, insieme al Sindaco di Incisa fanno gli indignati per la campagna di stampa che è stata portata avanti? Secondo me non convincono nessuno. Sarebbero certamente più convincenti se, invece di suonare le corde della emotività e della rimostranza, dicessero quanti controlli, con le Province di Cuneo e di Asti, sono stati fatti da loro per applicare la legge n. 39.
A me sta bene che la Provincia di Cuneo decida di costituirsi parte civile. A questo punto, è il minimo che possa fare, ma doveva pensarci prima perché le competenze sui controlli gliele ha date la legge 39, legge voluta dalla Giunta di sinistra della Regione Piemonte.
Quindi, bisogna dire che, nel corso di questi anni, da parte delle Province e dei Comuni nessun segnale è venuto o almeno non si ha notizie che esistano segnali o che siano stati portati avanti segnali intesi a stroncare una specie di incidente non prevedibile, ma se non sono prevedibili sono possibili. La piaga della sofisticazione continua: in un primo tempo abbiamo avuto la storia del glico-etilene, oggi abbiamo la storia dell'alcool metilico, domani potremo avere la storia dei nitrati. Se si continua di questo passo incidenti di questa natura continueranno ad andare avanti. E' necessario rivedere la legislazione nazionale soprattutto per quanto riguarda le pene e le ammende, perché nella frode e nella sofisticazione non si può mettere tutto nello stesso sacco: una cosa è lo zuccheraggio, la glicerina se vogliamo, ben altra cosa sono i nitrati l'alcool sintetico, che è un derivato del petrolio, gli antifermentativi al glico-etilene. Da questo punto di vista bisogna rompere con certe situazioni relative al passato.
C'è la necessità di collaborare con i N.A.S., con la Repressione frodi.
Sarebbe però opportuno sapere dall'Assessore quali collaborazioni sono state imbastite in passato.
Una nostra interrogazione chiedeva all'Assessore, prima che scoppiassero faccende come quella di cui dobbiamo occuparci oggi, quali collaborazioni sono state portate avanti.
E' ora di smetterla col nasconderci dietro certi veli, bisogna prendere atto della verità per quello che è, se non si assume la verità per quello che è, diventa poi difficile assumere le misure necessarie per modificarla e se non facciamo così, non si difendono i viticoltori onesti.
Ho delle perplessità su certe cifre dette qui: il 95% dei viticoltori è onesto e il 5% è disonesto. Quando la piaga della sofisticazione va avanti e quando le regole dell'economia di mercato imperano, anche l'onesto è tentato ad operare e ad agire in modo disonesto.
Secondo me, bisogna superare delle petizioni di volontà troppo generiche ed essere più propositivi rispetto ai problemi reali.
Il Consigliere Fracchia sottolineava uno dei problemi su cui e' necessario il maggiore impegno per debellare la frode e la sofisticazione.
La legge n. 930, a suo tempo, era apprezzabile, ma oggi è superata, perch assegna dei controlli sui vini da tavola che sono insufficienti.
L'Italia ha puntato tutto sui "D.O.C." e sui controlli, in particolare sui vini a denominazione comune d'origine controllata, perché c'era la necessità di competere sul mercato internazionale. I vini tedeschi del Reno e della Mosella sono "D.O.C."; in Francia è vero che hanno i "V.Q.P.R.D." però hanno delle forme di declassamento attraverso i "vins du pays", che consentono di avere una minima parte di vini considerata come i nostri vini da tavola.
In quei Paesi c'è il controllo su tutte le superfici vitate, mentre in Italia non esiste il catasto vitivinicolo delle superfici vitate.
L'anagrafe vitivinicola del Piemonte risulta essere molto puntuale per quanto riguarda i "D.O.C.", ma per quanto riguarda i cosiddetti vini da tavola ha delle grosse carenze; anche se abbiamo addirittura delle indicazioni della Comunità Economica Europea, che risalgono al 1980, che chiedono che venga portata avanti l'anagrafe vitivinicola sul territorio nazionale.
Se è vero che i vini da tavola sono regolati da un decreto ministeriale del 21 dicembre 1977, che in realtà controlli ne pone assai pochi, i vini vengono lasciati nel mare aperto del mercato e della speculazione, e non solo i vini da tavola, ma gli stessi spumantelli, perché in Italia non abbiamo i vini tipici. Qui si concentra la grande speculazione, quella più pesante, quella di cui ci occupiamo oggi, ma anche quella diffusa e portata avanti da alcune fasce di piccoli produttori.
Di fronte ad una situazione di questo genere, di fronte al fatto che oggi la politica di Denominazione di Origine Controllata ha creato una situazione che diventa sempre più difficile da controllare, in Italia abbiamo 220 D.O.C. che controllano l'11/12% della produzione; gli altri sono vini da tavola. Per esempio, il Dolcetto delle Langhe Monregalesi mi risulta abbia tre conferenti. Non so fino a che punto si possa mantenere in piedi un D.O.C. di questo tipo quando i conferenti sono tre.
Il primo problema è quello di definire il catasto per colmare il divario tra il vino prodotto e quello consumato, se non si controlla il catasto diventa difficile riuscire a debellare la frode e la sofisticazione.
La seconda questione è quella delle analisi. Nell'ordine del giorno proposto dalla Giunta si dicono tante cose; c'è anche una stranezza. Si propone una "D.O.C. Piemonte". Non capisco cosa significhi. Me lo spiegherete.
Per quanto riguarda le analisi, va bene il Comitato tecnico, ma bisogna affinare le ricerche. E' indubbio che nel vino esistono 800 sostanze quindi diventa difficile rintracciare la frode e la sofisticazione.
Siamo arrivati al punto che, attraverso lo scintillatore atomico riusciamo a garantire che non ci sia il contrabbando delle annate, l'una per l'altra; siamo però estremamente carenti per quanto riguarda la vera frode e la vera sofisticazione.
Proprio perché riteniamo ancora insufficienti le cose dette dall'Assessore per quanto riguarda gli elementi di ordine propositivo riteniamo che oggi la battaglia debba essere portata avanti anche sul fronte legislativo, sia a livello nazionale che a livello regionale. Noi comunisti presenteremo entro pochi giorni una nostra proposta di legge di integrazione alla legge n. 39.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Tapparo.



TAPPARO Giancarlo

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, credo che quanto l'Assessore ha posto in evidenza dà un quadro estremamente preoccupante e grave. Mi permetterei di far rilevare ai colleghi che la vicenda mette a nudo un'area di pseudo - imprenditorialità mai sufficientemente attaccata, che tocca sia la produzione che la commercializzazione.
Questo tipo di area imprenditoriale non può essere salvata dal puro "lavorar duro"; questo tipo di area danneggia la vera imprenditorialità per certi versi la infetta spostando i termini della competitività stessa.
Molto spesso parliamo di innovazione e di modernizzazione ed è proprio quel tipo di area imprenditoriale che è la più ostile, la più tarda a poter recepire quelli che sono i contenuti di innovazione e di modernizzazione che non è solo tecnologia, è anche la consapevolezza di essere all'interno di un sistema economico con molte interconnessioni, che quindi un comportamento di un certo tipo può avere delle ricadute drammatiche tragiche o comunque produttrici di diseconomie esterne. Dalle vicende si dimostra ancora una volta di più che il profitto non può essere l'unico selezionatore di certe scelte, perché probabilmente questi pseudoimprenditori avevano alti profitti ma erano su di una strada che spostando i termini della competitività, inquinava tutto il modo di essere economicamente nella società.
E' anche un ulteriore segnale - e va detto con estrema chiarezza - che è finita l'epoca dell'imprenditorialità della gavetta, del puro duro lavoro. Non basta più per operare sui mercati internazionali e per tener conto di quelli che sono i vincoli per agire correttamente in una società.
E' giusto smascherare in questa occasione che tutto il brambilla non è bello, non è utile; dobbiamo anche avere il coraggio di affondare quel tipo di imprenditorialità pena, come dicevo, l'infettare l'insieme del sistema economico nel comparto agricolo e non solo (parlo ovviamente di pseudo imprenditorialità che è presente in tutti i comparti del sistema produttivo).
Cosa fare? L'Assessore ha accennato ad alcune iniziative.
Nell'emergenza una Commissione di indagine regionale è importante, per direi che occorre pensare ad interventi strutturali da un lato e al sostegno all'innovazione.
Mettiamo sempre più a disposizione a vera imprenditorialità strumenti per poter governare i propri processi produttivi.
Un sostegno al marketing, sia d'esportazione che nazionale, che tenda a coordinare l'iniziativa, a non lasciare che si possano propagare per impulsi particolaristici, che per reggere i livelli di competitività portano a presentare sul mercato un vino con certi prezzi incredibili.
Deve anche svilupparsi una tendenza tesa ad eliminare forme deteriori di campanilismo, lo abbiamo visto nel DOC, che certamente non aiutano anche da questo lato a lavorare correttamente. C'è la necessità di andare a una precisa anagrafe vitivinicola che permetta di avere una mappatura perfetta e una consapevolezza perfetta di quelli che possono essere gli "out-put" produttivi.
Un'azione di controllo che tenda ad intimidire questo tipo di imprenditorialità e la costituzione di parte civile da parte della Regione credo che sia un fatto necessario in ogni occasione come quella attuale.
Occorre un coordinamento di tutti i centri di intervento, dei centri competenti in questa materia; un adeguamento dell'impianto legislativo certamente a queste nuove realtà; un servizio repressione frodi e nuclei antisofisticazione che devono in questa fase essere attivati al massimo.
Una nota sui problemi dell'informazione.
Si accennava al livore col quale il Sindaco di Narzole accusava i mezzi di comunicazione di massa che bollavano questo fenomeno che si è diffuso.
Ovviamente non assecondo quel tipo di critica, però certamente occorre anche qui tenere conto che l'informazione non può trattare questi problemi con l'ottica magari del sensazionalismo e della morbosità della cronaca nera. Qui si tratta di un aspetto importante che non può essere trattato con titoli come "Il barbera che uccide".
In questa società dove tutti reclamano più mercato, occorre che tutti abbiano poi i costi di un mercato di riferimento. Se un'intera area geografica crolla sul piano economico, perché viene investita da un'accusa com'è nel caso del metanolo, qualcuno dovrà anche pagare; tra l'altro, ad esempio, in tale area si venderanno meno quotidiani, ci saranno dei riflessi di tutti i tipi.
Dobbiamo dire allora che anche sul piano dell'informazione noi non possiamo accomunare un aspetto marginale di imprenditorialità pirata a quella che è una tradizione, un'immagine, una storia e soprattutto una condizione di produzione, di creazione di valore aggiunto.
Su questi aspetti ritengo occorra essere particolarmente determinati duri soprattutto con quella pseudo - imprenditorialità recidiva nell'avvelenare una società. Pensate i costi di un'alimentazione di quel tipo: l'invecchiamento precoce, l'accrescimento delle malattie, tutta una serie di elementi che gravano sulla nostra società, alzando invece i profitti di alcune categorie che non hanno nulla da spartire con l'imprenditorialità.
Quindi estrema durezza, estrema decisione; occorreranno anni e anni per fare recuperare al Piemonte il danno di iniziativa di pochi pseudo imprenditori.
Occorre rimboccarsi le maniche, occorre pensare che una politica di marketing all'esportazione deve essere supportata da una grande iniziativa della Regione, occorre capire che non intervenendo alla radice, anche a livello di produttori, probabilmente noi non distruggiamo questo tipo di piaga che infetta la vera imprenditorialità e danneggia l'impianto economico della nostra Regione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Reburdo.



REBURDO Giuseppe

La situazione in cui ci troviamo presenta due aspetti di grande rilievo: 1) con questo ennesimo caso di sofisticazione, di inquinamento e di frode abbiamo la sensazione di una crisi profonda del sistema vitivinicolo piemontese e di un attacco al settore dell'economia.
2) Questo fatto ci evidenzia delle carenze gravissime e che nel settore non sono sufficientemente garantiti e rispettati quei produttori e quei commercianti che svolgono con serietà la loro funzione.
Una fetta notevole di produzione e di commercio onesta e seria che soffre di una fetta di produzione e di commercio, largamente minoritaria che incide fortemente sul settore. Colpisce il fatto che si intervenga sempre quando ci sono di mezzo dei morti. Gli interventi proposti, sia a livello locale che a livello nazionale, partono dal dato che i morti ci sono stati.
Come ha già detto anche il compagno Ferro va fatta una netta distinzione tra una politica di produzione e di consumo che tocca vini di qualità e una politica che tocca produzione e consumo di vini a carattere popolare che non hanno sufficiente regolamentazione e garanzia.
Noi stiamo ragionando sostanzialmente di questo, non tanto e non solo dei vini DOC anche se esiste il problema di un certo campanilismo, una certa faciloneria nella definizione, nell'individuazione di quelle aree così spezzettate di produzione di vini DOC. Il mio ragionamento lo vorrei portare sul consumo del vino da tavola, del vino da pasto che non è garantito e sufficientemente sostenuto in quanto consumo di carattere generale.
Manca il catasto vitivinicolo per quanto riguarda questa parte.
Vorrei però entrare nel merito di alcune questioni; non mi rivolgo tanto all'Assessore Lombardi, quanto alla situazione in generale che necessita di una svolta profonda nella politica agraria e non solo agraria.
Alcuni strumenti di cui disponiamo da un lato non sono stati sufficientemente attivati, dall'altro non sono stati controllati e valorizzati. In Piemonte esiste un certo numero di Cantine sociali e di associazioni di produttori che hanno una storia positiva e anche negativa sono strumenti a disposizione dei produttori seri e responsabili, rispetto ai quali ci sarebbe la possibilità di un intervento più forte per garantirli maggiormente anche nel senso di un raccordo con il consumatore.
La strada di un rapporto netto con le associazioni dei produttori e con le Cantine sociali deve essere attivata per una politica di autoresponsabilizzazione.
Il Piemonte ha l'esperienza dei Centri di Assistenza Tecnica, i cosiddetti CATA, che a livello di intuizione avevano un significato, ma come esperienza concreta non hanno saputo svolgere il ruolo e la funzione che avrebbero dovuto svolgere. I motivi sono tanti, la responsabilità di molti, però una assistenza tecnica, finanziata dalla Regione, in questi momenti deve essere attivata, anche perché è un tramite attraverso il quale passano esperienze tecniche che possono scendere immediatamente alla realtà di base.
E' però opportuno sottolineare che è mancata una politica di educazione dei consumatori, che favorisse l'incentivazione dell'associazionismo dei consumatori da un lato e sottolineasse l'esigenza di dare genuinità ai prodotti e prezzi minimi.
I Sindaci avrebbero potuto svolgere un ruolo più importante, più garantista di quello che hanno svolto, soprattutto nelle realtà commerciali.
I Sindaci avrebbero dovuto almeno evidenziare i sospetti o eventuali problemi molto tempo prima. Ancora una volta verifichiamo come le Amministrazioni provinciali abbiano fallito ulteriormente sul piano delle competenze e del ruolo che avrebbero potuto svolgere. Scusate se uso una parola un po' forte.
A questo punto devo fare una critica perché si delegano le Province senza suffragarle di sufficienti strumenti, preparazione e addestramento del personale, investimenti, ecc. Vorrei infine richiamare la questione della repressione frodi. I servizi non sono né sufficientemente organizzati né coordinati malgrado abbiano delle responsabilità dirette, non solo relativamente alla produzione del vino in questo momento più esposta di altre.
I giornali "Manifesto" e "Repubblica" hanno pubblicato che da due anni si conosceva la frode del metanolo, che alcune ditte e imprese erano state già denunciate.
Perché non c'è stato un controllo più esteso e più approfondito? Vorrei pregare l'Assessore Lombardi di dare una risposta anche tecnica se non qui anche in un'altra sede, circa fuso delle vinacce, in particolare sulla torchiatura della testa e della coda e sul commercio, in parte dei produttori, in parte dei trasformatori, attorno a queste cose.
Questo commercio, questa vinaccia, questi residui, che anche il Consigliere Fracchia ricordava, parrebbero essere la fonte principale del riciclo della situazione. Questo è vero? In quale misura incide sul mercato? Come si svilupperà? Quindi, l'ordine del giorno presentato dalla maggioranza è largamente insufficiente a garantire i produttori, i commercianti e i consumatori di vino.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Credo sia stato molto opportuno che il Consiglio regionale, ancorché in una giornata molto piena di lavori e di attività legislative importanti abbia avviato una discussione sul problema della sofisticazione, ai fatti anche mortali, che sono accaduti in questi giorni, poiché siamo nel pieno campo delle competenze regionali e non poteva non venire anche una risposta delle istituzioni attorno a questo problema e sulla speculazione che, come sempre in queste vicende, si innesca.
Vorrei richiamarmi, per sottolineare il clima a cui siamo arrivati (perché va anche detto), al fatto che il Consiglio regionale, come in altre occasioni, si è occupato dei problemi connessi alla vinificazione, alla tutela dei nostri prodotti e ai casi di sofisticazione. Qui, però, siamo in presenza non soltanto di un caso di sofisticazione scoperta perché sono state aggiunte alle produzioni vinicole delle sostanze illecite, siamo arrivati al fatto che queste cose hanno provocato delle morti. Credo sia uno dei primi casi in cui siamo giunti, a risultati mortali e negativi, da condannare e che certamente ci debbono preoccupare.
Ecco, a fianco a questo abbiamo visto montare anche una campagna di stampa indiscriminata che colpisce tutti nel mucchio, buoni e cattivi; in questo modo, tutto sommato, finisce per coprire i delinquenti che si muovono nel mercato e per danneggiare i produttori seri che, per fortuna sono molti e sono, in Piemonte, la stragrande maggioranza: anche su questa campagna di stampa non si può più non dire niente.
All'inizio, forse, era opportuno dire: "non facciamo molto chiasso perché andremmo ad alimentare una campagna di stampa ormai armata, lancia in resta, nel dare addosso alle produzioni vinicole del Piemonte", ma ancora stamattina, su un quotidiano noi leggiamo, seppur in forma ironica una vignetta che dice: "L'Italia fra due fuochi: da una parte il Barbera dall'altra la Libia".
Credo che su questo vi debba essere una forte nota di protesta da parte della Regione, poiché penso sia un modo distorcente di fare informazione su un quotidiano. Questo è anche un modo poco serio di affrontare le cose.
Ritengo che su questo la Regione debba fare, ufficialmente, una nota di protesta: non si possono, neppure a livello di vignetta, tollerare cose come quelle che stamattina abbiamo letto in un quotidiano, che si spaccia quale quotidiano laico, progressista, che non fa le battaglie di religione e via enumerando, tanto per dire le cose come stanno.
Noi, assieme ad altri colleghi, abbiamo presentato un ordine del giorno perché riteniamo importante che il Consiglio regionale, ufficialmente, si pronunci attorno alla vicenda; altri colleghi hanno presentato altri ordini del giorno: mi auguro che vi possano essere, e sicuramente vi sono, i margini perché questo accada, un pronunciamento unitario del Consiglio regionale sulla vicenda, poiché noi dobbiamo condannare i fatti che sono accaduti, emarginare gli sciacalli e i delinquenti che si muovono in questo settore; dobbiamo, però, anche difendere l'immagine delle produzioni piemontesi, che è una immagine buona rispetto ad un prodotto buono.
Allora è certo che, a partire dalla vicenda del glicole, vi sono Paesi stranieri che hanno interesse a screditare la nostra produzione, perch stanno facendo investimenti massicci e cercano di lanciare sul mercato internazionale i loro prodotti, e questo vale per la Germania, per l'Austria e per altre nazioni.
Ma è emerso anche un altro aspetto da questa vicenda; non siamo più in presenza di una sofisticazione come dire "artigianale", ma per usare un bisticcio di parole che credo renda bene le idee, siamo in presenza di una sofisticazione sempre più sofisticata anche dal punto di vista tecnologico della ricerca chimica, ecc.
Allora, a fronte di questo, dobbiamo avere una legislazione e una strumentazione pubblica, tecnica e scientifica adeguata per combattere questo tipo di sofisticazione più agguerrita e preparata, in modo da consentire l'isolamento di quelli che svolgono attività delittuose nei confronti dei consumatori, ma degli stessi produttori e degli onesti vinificatori.
Mi pare che la relazione fatta dall'Assessore può certo essere ulteriormente riempita di contenuti operativi, ma credo che in questa fase sia anche difficile porre in essere, nell'immediato, azioni concrete più di quelle che già oggi sono state attivate; credo siano importanti, per il momento, sia studi di rapide misure operative nel settore da parte della Commissione tecnica, sia una conferenza stampa. A questo punto, ritengo non sia più rinviabile un pronunciamento pubblico degli operatori, degli Enti pubblici a tutela del buon nome del vino piemontese.
Anche le iniziative nel campo sanitario dovrebbero, davvero, dare maggiori poteri, maggiori capacità di intervento alle UU.SS.SS.LL. e ai Laboratori di sanità pubblica, impropriamente richiamati, nel nostro ordine del giorno, come Laboratori di igiene-profilassi della Provincia, che invece sono ormai transitati nei ruoli sanitari: Laboratori di sanità pubblica che debbono essere potenziati e a cui deve essere dato un maggior ruolo tecnico di controllo e di analisi.
In questo, certo, vi sta anche un ragionamento che attiene al coordinamento delle iniziative che debbono essere assunte, un coordinamento, quindi, della Guardia di Finanza, dei nuclei dei NAS, i nuclei antisofisticazioni, delle UU.SS.SS.LL. e degli Enti locali che in questa vicenda possono svolgere un ruolo molto importante.
A fianco di questo però non si può non richiamare una sollecitazione forte a livello nazionale. Vengono portate avanti in modo deciso iniziative legislative che, sul piano della repressione frodi e delle sofisticazioni segnano un importante passo in avanti; oltre, ovviamente, alla revisione che a questo punto si impone, della legislazione per ciò che attiene alla disciplina delle D.O.C. e al catasto dei vigneti. Quello che veramente danneggia l'immagine del vino piemontese è che siano in circolazione in Piemonte e fuori dal Piemonte produzioni genericamente chiamate: "Barbera del Piemonte", "Dolcetto del Piemonte", "Cortese del Piemonte".
Occorre forse anche cominciare un ragionamento che porti a dire: "se è Barbera, se è Dolcetto, se è Cortese deve essere D.O.C.", il resto si chiami vino rosso o vino bianco, ma non del Piemonte. E' un elemento che noi richiamiamo nell'ordine del giorno, laddove c'è il nome "Piemonte" deve essere una produzione a denominazione di origine controllata.
E' giunto il momento di chiederci se non dobbiamo assumere con coraggio una iniziativa legislativa per far si che "Barbera del Piemonte", "Dolcetto del Piemonte" e "Cortese del Piemonte" siano tali soltanto se D.O.C., tutto il resto sia vino rosso, vino bianco da tavola, ma senza alcuna denominazione geografica che richiami le produzioni piemontesi.
Questo è un modo serio per tutelare le nostre produzioni, ma soprattutto per tutelare i consumatori, perché, l'abbiamo visto, alla fine sono quelli che pagano di persona per squallidi personaggi che in un quadro complessivo non ben definito riescono a sopravvivere lucrando.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fassio.



FASSIO Luigia

Prenderò solo pochi minuti perché si sono già fatte tante parole e presentati tanti documenti.
Innanzitutto ringrazio l'Assessore per la sua relazione e la presa di posizione. Vorrei fare alcune precisazioni.
Intanto è necessario istituire il catasto vinicolo, come è già stato sottolineato da altri colleghi.
La Provincia di Asti aveva proposto due anni fa una legge, studiata con tecnici e con un magistrato. I parlamentari piemontesi l' hanno avuta affinché a loro volta la presentassero al Ministro dell'Agricoltura. A tutt'oggi non ne sappiamo nulla. Prego perciò la Giunta, l'Assessore, chi ha più sensibilità in questo campo - non faccio nessuna accusa al Consiglio regionale, ma mi rivolgo al Parlamento dove questa sensibilità non c'è anche perché l'Italia sul tema del vino è divisa in due parti: c'è l'Italia settentrionale e l'Italia meridionale e le convenienze dell'Italia meridionale, forse, valgono di più di quelle dell'Italia settentrionale di riproporla con le dovute pressioni affinché venga discussa in Parlamento.
Vorrei inoltre ricordare che la Provincia di Asti ha istituito un nucleo di agenti controllori, i quali di giorno, ma soprattutto di notte controllano le aziende sospette di sofisticazioni.
Sono 12 operatori che lavorano molto seriamente, che hanno già denunciato in due anni 25 ditte. Dopo la denuncia, dopo il clamore dei giornali e dopo la comunicazione giudiziaria tutto si ferma e la ditta continua a lavorare. Mi è d'obbligo denunciare questo fatto. Perch succedono queste cose? Farei un appello alla Magistratura perché unisca le proprie forze con quella dei nostri agenti, con quella degli organi preposti al controllo perché oggi abbiamo già 8 morti.
Quante volte abbiamo denunciato queste cose e sono rimaste lettera morta? Dobbiamo intervenire perché la proposta di legge della Provincia di Asti, consegnata al Ministro Pandolfi due anni fa, venga discussa perch perlomeno si dia atto che la Provincia di Asti ha assunto questa iniziativa.
Si chieda inoltre perché 25 ditte di cui conosciamo nome e cognome denunciate da due anni proseguono la loro attività.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

Ha ora la parola il Presidente del Consiglio Viglione che parla in qualità di Consigliere.



VIGLIONE Aldo

Colleghi Consiglieri, un Presidente del Consiglio non dovrebbe mai intervenire perché dal suo posto non ha titolo e alcun diritto d'intervenire nel dibattito. Avendo però per oltre 15 anni combattuto le frodi e le sofisticazioni, distinguo le frodi dalle sofisticazioni, ma ambedue sono problemi gravissimi per quanto riguarda tutto il comparto alimentare, credo di avere titolo per esprimere qualche opinione.
Un tempo, nel 1976, promuovemmo ad Asti la marcia dei 10.000 che si era conclusa con l'impegno del Prefetto di Asti di riunire le forze dell'ordine, Polizia stradale, Finanza, Carabinieri, Nas, Maf e tutti quelli che hanno potere di vigilanza e di intervento nella materia alimentare, ma in quel momento specialmente in quella del vino. La riunione che si fece in quel di Asti dette alcuni risultati.
Furono gli anni in cui, sostituendoci ai poteri del Medico Provinciale che aveva competenze che poi passarono alla Regione con il trasferimento delle funzioni, chiudemmo stabilimenti e iniziammo una lotta durissima contro i sofisticatori.
Signori Consiglieri, vorrei mettervi in guardia su alcuni punti che sono qualificanti in questa materia. C'è il problema dello zuccheraggio.
Molte volte vi è tolleranza su questo. Si dice che in Germania e in Francia lo zucchero è ammesso. Intanto non è vero, perché in Francia e in Germania lo zucchero è ammesso per quelle annate e per quei vini che non raggiungono il grado per essere a denominazione controllata; inoltre lo zucchero è qualificato a parte, è superiore all'altro e viene dai tecnici degli Ispettorati dell'agricoltura fornito e immesso direttamente nella botte per non fare diventare uva da tavola quello che nell'annata cattiva può essere invece un buon "D.O.C." da mandare nel mondo.
Lo zucchero ha costituito sempre la base di una sofisticazione e non di un'immissione sul mercato di un vino nobile che non ha quel grado.
In secondo luogo, se il Parlamento non definisce che là dove si trova la sofisticazione si proceda alla confisca dell'immobile, della casa, dello stabilimento oltre a pene pesanti, vuol dire che, chiusi 100 stabilimenti questi vanno al capannone vicino e continuano come prima. Se non si scende sul mercato con atti amministrativi, se non si fanno chiudere gli esercizi se non si revocano le licenze (disgraziatamente il TAR dà sempre ragione ai sofisticatori, o sospende il provvedimento), dando la capacità alle Giunte regionali, agli Assessorati di procedere in via amministrativa a revocare la licenza, non riusciremo a risolvere nulla.
Un mese fa dalla Germania ci giunse un telegramma di allarme per il riscontro di un'altra sofisticazione, il glico-etilene. La segnalazione si riferiva ad una partita di vino non trascurabile presente sul mercato tedesco. La sofisticazione aveva raggiunto livelli elevati.
Se oggi non valutiamo seriamente questo problema, il Piemonte, ogni anno, disperderà l.000 miliardi.
Non è vero che c'è stato un recupero sui mercati, questo lo si dice perché ci aiuta a farci forza. I mercati oggi sono eccedenti al punto che anche il giornale "La Repubblica" nelle sue vignette si permette di paragonare "il nero della Libia e il nero del barbera".
Occorre che il Commissario di Governo o il Prefetto di Torino convochino in una riunione i Prefetti del Piemonte, i Comandanti della Polizia stradale, i Comandanti della Finanza, dei Carabinieri, dei Nas e dei Maf come avevamo fatto allora ad Asti. La Polizia stradale deve controllare le zone infette. Le conosciamo, non facciamo nomi perché ormai tutti le conoscono.
Scoperta la sofisticazione deve intervenire la Finanza per una verifica globale delle attività: perché da quella verifica possono nascere altre verifiche per complicità. Questo lo avevo già prospettato due anni addietro, ma la forza degli interessati era riuscita a fermare tutto quello che nella riunione ad Asti avevo progettato. Mi giunse una telefonata per dirmi che "non era opportuno", c'era il problema del nome del Piemonte, del tipo di vino che veniva compromesso.
Il parere che posso dare al bravissimo Assessore, che ringrazio per il suo impegno, è di fare la riunione e che da questa parta un controllo capillare da parte di tutti gli organismi che sono preposti. Purtroppo alla Regione non compete la vigilanza, ma compete alla Provincia, all'istituto di Asti e alla Finanza. Questi enti esercitino il loro potere, facciano un richiamo forte alle autorità che sono a ciò preposte, ai Nas specialmente ai Maf del Ministero dell'agricoltura perché questo fenomeno non abbia più a ripetersi.
Proporremo altre normative nelle sedi opportune. Forse già la prossima settimana saremo in grado di proporre una legge al Consiglio regionale da indirizzare alla Camera, Tunica abilitata a prendere iniziative del genere con la speranza che questi fatti non abbiano più a ripetersi e che dalla disgrazia terribile che ci ha colpito, come da tutte le disgrazie, nascano forze contrapposte che riescano a vincere sul male.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Ala.



ALA Nemesio

Cari Consiglieri, vorrei aggiungere solo poche parole, sia alla relazione dell'Assessore, sia ai numerosi interventi che mi hanno già preceduto che sotto molti aspetti avevano profondi tratti in comune. Da un lato, riconoscere l'esigenza di tutelare il buon nome dei produttori, di riuscire a distinguere tra produttore e produttore; dall'altro, la necessità di trovare un sistema che permetta di recuperare - questo probabilmente costerà moltissimo - un'immagine profondamente deteriorata della produzione vinicola piemontese.
Ciò che vorrei aggiungere, che mi pare manchi e non venga colto, perch il punto di vista di molti interventi che mi hanno preceduto è diverso, è una particolare attenzione verso i consumatori. Non c'è solo da tutelare il buon nome dei produttori, la produzione in quanto tale ed il valore economico, anche in termini occupazionali, che questa produzione ha, ma occorre anche tutelare la salute dei consumatori. Questo fatto, che anche negli articoli che vengono dedicati all'argomento è quasi sempre trascurato, è invece, secondo me, il più corretto punto di partenza se vogliamo superare il problema contingente. I consumatori italiani per le carenze, da un lato delle leggi, e dall'altro dei servizi e delle strutture pubbliche che dovrebbero controllare la qualità dei prodotti che tutti noi mangiamo e beviamo, sono praticamente indifesi di fronte ai pericoli legati alla tecnologia moderna del consumo e dell'alimentazione.
Faceva bene il Consigliere Tapparo a ricordare i problemi di innovazione tecnologica, però non dimentichiamoci che nel campo dell'alimentazione l'innovazione tecnologica ha anche voluto dire, di fatto, purtroppo, una maggiore capacità di sofisticazione, quindi un numero maggiore di insidie, di pericoli di natura chimica, dimostrabile nel caso del vino ed anche in altri casi, che tra l'altro sfuggono facilmente ai controlli. Le apparecchiature, le strutture di controllo antisofisticazione sono tecnologicamente arretrate rispetto alle innovazioni del nostro Paese.
Casale Monferrato ne è un esempio. Nella birra, nel vino, nel latte si addensano i risultati della catena alimentare legati ai fertilizzanti e ai pesticidi usati in agricoltura. Io vorrei che, al di là delle giuste recriminazioni sentite in precedenza in quest'aula, ci fosse un ripensamento complessivo al problema della salute e di quello che noi mangiamo e consumiamo ogni giorno.
D'accordo, che questo caso bisognava risolverlo prima, ma nello stesso tempo non bisogna perdere la dimensione complessiva: il formaggio, la carne (abbiamo già parlato dei problemi legati a certe forme di allevamento), i pericoli legati all'allevamento e i residui di fertilizzanti e pesticidi in altri prodotti agricoli. Cioè essere capaci di vedere che questo caso che ha colpito profondamente per i morti e per la sua gravità in termini sanitari, non è altro, sotto certi aspetti, che la punta di un "iceberg" di una trasformazione nel modo di concepire tutte le attività legate all'alimentazione. Ho letto dei dati preoccupanti che dimostrano come il numero dei controlli antisofisticazione negli ultimi anni sia in costante diminuzione.
Di fronte all'aumento dei rischi c'è stata una diminuzione dei livelli di guardia. Per quanto riguarda la Regione Piemonte una decisione positiva che voglio sottolineare è stata, ad esempio, quella di permettere ai privati di rivolgersi ai laboratori di igiene.
Bisognerebbe cercare di sviluppare queste iniziative, far si che i privati, in qualche maniera, abbiano la possibilità, così come possono accedere ad analisi che riguardano se stessi, anche di potersi rivolgere a strutture pubbliche con estrema facilità e sollecitudine per controllare la qualità di cibi che vengono consumati.
Il problema del prezzo del bottiglione e il controllo della qualità attraverso i prezzi non mi pare funzionale. Si può aumentare il prezzo del bottiglione di vino scadente e metterlo a 4.000 al litro, alcool metilico era e alcool metilico rimane.
Inviterei la Regione tutta, più che il solo Assessorato all'agricoltura, per rivedere complessivamente gli strumenti in suo possesso nel campo della tutela dei consumatori, dalle Commissioni agli altri elementi, per far si che i consumatori, i cittadini piemontesi come consumatori siano tutelati.
Il buon nome dei produttori potrà essere tutelato soltanto se verrà superata una determinata mentalità, che è oggi facile negare a parole ma che nel passato c'era, eccome! Cioè una mentalità che tendeva a coprire l'insieme dei produttori, c'erano le lamentele, però poi, al di là delle lamentele, finiva per esserci una sorta di sindacato, come diceva il Consigliere Ferro, ma un sindacato un po' particolare, un po' all'americana che finiva con il garantire corporativisticamente tutti quanti i produttori. Una politica che si è rivelata errata e pericolosa rispetto al futuro, ma che è una tipica costante di molti ambienti italiani in cui si sa che l'altro non rispetta le regole ma poi si finisce con il lasciar correre, per quieto vivere e anche perché si sa che intanto non succederà nulla, anche se si denunciassero i fatti. Questo lasciar correre è un po' una costante di tutte le problematiche che riguardano l'ambiente, la salute pubblica e l'inquinamento.
Se questa è l'occasione per, una stretta, come si è augurato il Presidente del Consiglio Viglione, per un più deciso controllo, se questo è finalmente l'occasione buona per dei controlli maggiori, più accurati e soprattutto..più numerosi, con un forte investimento di denaro pubblico affinché questi controlli siano fatti con un numero maggiore di personale e con tecnologie più sofisticate, allora pur nella tragedia, sarà possibile riuscire ad uscirne con qualche decisione politica positiva.
Potrà funzionare o non funzionare, non lo so. I primi passi della Regione mi sembrano incoraggianti, però si è anche visto che queste cose tre mesi dopo vengono abbandonate e dimenticate. Tutti dimenticano. Mi auguro non succeda.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.



AMERIO Mario

Sarò brevissimo proprio per non ripetere cose già dette, anche perch per il nostro Gruppo il Consigliere Ferro è stato già esauriente.
Sono mosso a intervenire da un rischio che avverto: che nella nostra discussione, assai partecipata, vi sia il pericolo di finire con l'assolverci tutti reciprocamente, con il prendere atto che si è trattato di uno sgradevole infortunio, che vi sono alcuni "criminali" che reiteratamente continuano, in un settore caratterizzato da una produzione sostanzialmente sana, quasi come corpi estranei, a produrre micidiali infortuni e che dovremmo operare affinché questo non si ripeta.
Avverto il rischio che concludiamo senza concludere.
Il mio intervento riprende alcuni temi già posti dal collega Ferro e pone alcune questioni alla Giunta e all'Assessore. Intendiamo farci carico fino in fondo del fatto che non si è trattato soltanto di un infortunio, ma di qualcosa di molto più grave che rischia di produrre alla viticoltura e all'economia di intere aree grandi della nostra Regione un danno di lunghissimo periodo, dal quale è lecito chiederci se e quando si risolleverà.
Non è solo un infortunio, Assessore. E' penetrata in questi anni in strati della nostra economia, della produzione e della commercializzazione del vino, la cultura della sofisticazione e della frode. E' penetrata in strati marginali ma è una cultura che produce ripetutamente, in modi più o meno gravi, episodi di questo genere ed è facilitata dalla debolezza, in taluni casi dall'assenza,dei necessari controlli e di un quadro legislativo nazionale inadeguato.
Temo che di infortuni di questo genere, se le cose le prendiamo così ne dovremo ancora discutere in più casi.
Se vogliamo davvero intervenire non bisogna avere la preoccupazione di tirare in ballo, con iniziative, denunce e azioni, le zone tipiche del vino. Il modo giusto per uscire da questa situazione è quello dei provvedimenti seri e rapidi che rilancino l'immagine di una produzione sana, che è maggioritaria, che può recuperare l'immagine del vino astigiano e piemontese.
Non riteniamo, Assessore, che la Regione debba intervenire in modo straordinario presso il Governo, in particolare presso i Ministeri dell'Agricoltura, della Sanità e degli Interni per chiedere che le venga affidato, per un periodo da definirsi, il compito di coordinare i servizi che operano nel campo delle sofisticazioni e delle frodi. Questo non si pu fare senza il confronto con il Governo, senza una disponibilità dichiarata.
C'è in Piemonte la volontà di dare un colpo profondo alla frode e alla sofisticazione? C'è la volontà di impedire che la cultura della sofisticazione e della frode, che per ora tocca solo strati marginali penetri più a fondo? E' necessario allora che il Governo consenta il coordinamento dei servizi di repressione e frode, dei servizi regionali istituiti con la legge 39, dei NAS, dei Carabinieri, dei tecnici delle UU.SS.SS.LL., della Polizia stradale, dei Vigili urbani, ecc.
La Giunta e il Consiglio ritengono di chiedere rapidamente questo confronto con i Ministri dell'Agricoltura, della Sanità e degli Interni? Dobbiamo chiedere che in via straordinaria sia consentita la sperimentazione di questo coordinamento e la definizione di progetti mirati e sistematici di controllo che utilizzino tutti gli strumenti utilizzabili sul territorio regionale.
E' inoltre necessario dire al Governo che per i disciplinari di cui alle leggi n. 216 e n. 930 è indispensabile accelerare i tempi e adeguare il quadro legislativo nazionale che, se rimane com'è attualmente, rende difficile e poco incisiva fazione regionale.
Il superamento dei cosiddetti "vini da tavola", l'apposizione di marchi e controlli non si possono fare a livello regionale con il quadro legislativo vigente. Si possono fare altre cose che in qualche modo tendono ad approssimarsi a questo obiettivo.
E' opportuno avviare intanto degli interventi di approssimazione a quello che potrebbe essere fatto modificando il quadro legislativo. Serve un disegno di legge, di iniziativa del Consiglio regionale (sull'istituzione dell'albo dei vini o altro), che consenta comunque di conoscere e di mettere in relazione il totale e la localizzazione delle produzioni, il totale e la localizzazione del vino venduto e gli operatori della produzione e della commercializzazione (con i mezzi moderni, in modo informatizzato, con l'aiuto eventualmente del C.S.I.) in modo da ottenere un quadro di riferimento completo che dia, per esempio, la differenza fra vino prodotto e vino commercializzato.
La terza proposta riguarda l'avvio di iniziative di educazione alimentare, per esempio, la pubblicizzazione nel territorio regionale dei prezzi minimi di produzione e di vendita.
E' una proposta che qualche effetto benefico, anche se non mi faccio troppe illusioni miracolistiche, potrebbe anche averlo. Ritengo però che un coordinamento degli interventi sia la prima azione che dobbiamo compiere per uscire da questi nodi andando oltre le condanne di quanto succede.
La deplorazione e l'unanimità che riscontriamo negli interventi sono estremamente positive, ma dobbiamo andare oltre individuando alcune iniziative concrete ed immediate da attuare con determinazione e rapidamente per avviare una campagna contro la frode e la sofisticazione prima che sia troppo tardi, prima che sia compromessa l'economia di una parte rilevante della nostra regione. Su questo misurando i consensi e i dissensi anche in Consiglio regionale.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CERCHIO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Marchini.



MARCHINI Sergio

Il dibattito si è avviato su una circostanza drammatica, che ha delle implicazioni economiche e che ha sviluppato anche alcune questioni stimolanti. Per esempio, mi pare giusto stabilire il prezzo di un litro di vino, al di sotto del quale c'è il dubbio che non sia più vino.
Se questo lo estendessimo alle autovetture, dovremmo mettere in dubbio che le Alfette sono automobili. Gli amici della sinistra dovrebbero ricordarsi questo argomento per altre questioni.
Il prezzo è in effetti indicatore di una verità e quando non è quello giusto probabilmente nasconde la verità. Questo vale per il vino e probabilmente vale anche per le automobili. Caro Guasso, nei dibattiti sulla FIAT, ricordiamoci che sotto un certo prezzo un'automobile non è un'automobile, è una fregatura, non per l'automobilista che l'acquista, ma per il contribuente che la paga due volte, come questo vino.
Da parte del nostro Gruppo è doveroso ringraziare l'Assessore per l'attività che ha svolto e per il tempismo con cui ha avviato il confronto con il Consiglio. Mi pare altrettanto doveroso e rigoroso riconoscere ai colleghi intervenuti, soprattutto a quelli che hanno specifica competenza ed esperienza in materia, di avere portato in quest'aula il complesso degli argomenti che la Giunta, destinataria di questo incontro, potrà sviluppare: maggiore attivazione nei confronti del Governo, maggiore attivazione dei poteri di controllo locale. Indubbiamente però andrà fatta qualche considerazione di ordine politico sulla programmazione del settore.
Ad esempio, questo insistere da parte del collega di parte comunista sul fatto che questo non è incidente, ma è qualcosa che viene da lontano (come il suo partito e che noi ci auguriamo non vada lontano, ma si fermi qui) sta ad indicare, per esempio, che era già presente nei 10 anni che sono trascorsi. Invece, abbiamo appreso dal Presidente Viglione che dopo il 1976, guarda caso la grande annata delle Giunte di sinistra, non è più successo niente.
Quindi anche il tono, che sembra non soltanto invitare l'Assessore, ma contestargli qualche cosa, probabilmente va misurato un tantino.
Il collega Mignone suggerisce che si arrivi alla denominazione totale ed assoluta di vini che usino una certa denominazione, che non sia quella di "Denominazione di Origine Controllata", ma comunque piemontese, perch lo si distingua dal vino da pasto.
Attenzione! Ho l'impressione che su questo bisognerà probabilmente essere molto attenti a non spingere la sofisticazione verso il basso; la sofisticazione va combattuta nella sua globalità, non spinta verso il basso, perché quanto più la si spinge verso il basso, tanto più è diffusa e tanto meno è controllabile.
E' abbastanza difficile sofisticare un Barolo, probabilmente è facile sofisticare la "picheta", soprattutto, sul piano della commercializzazione è più difficile commercializzare un Barolo che nasce come "Whisky che produce Antonio Lo Cascio a Palermo".
Quindi, un Barolo è difficile probabilmente commercializzarlo se è stato inventato il giorno prima. Quanto più scendiamo invece nella classe dei valori dei vini, questo problema diventa probabilmente superabile.
Mi rendo conto che è un elemento molto marginale, che interessa pochi ma mi convinco sempre di più, soprattutto ricordando una lezione che ci aveva dato non il Presidente Viglione, ma il padrone di casa Viglione, di un errore che forse si è fatto nella cultura del vino nel nostro Paese, in particolare nella nostra Regione, che ha creato qualche problema anche alla nostra agricoltura.
Sostanzialmente Viglione, che in quell'occasione faceva l'anfitrione si interrogava sul fatto se fosse stato così giusto dal punto di vista della cultura del vino all'interno della vita di ognuno di noi, di puntare fortemente alla rivalutazione dei grandi vini, che (io sono un astemio, ma un lettore attento) come tutti i grandi vini sono legati a fatti di alta cucina; quindi hanno spinto fuso del vino e la concezione del vino ad un alimento sofisticato, ma nel senso buono del termine, non nel senso cattivo.
Questo, cari amici, è avvenuto solo nel nostro Paese, solo in Italia.
Nessun francese si sogna al ristorante di ordinare il Pinot Grigio che non sa neanche che cosa sia, ma ordina il "vin du pays", che non arriva in una irriproducibile bottiglia anonima, con il tappo bucato o spillato non si sa da dove, arriva in una bottiglia di pari dignità come il vino di grande nome, sigillato, chiuso con la denominazione "vin du pays". Non c'è da vergognarsi a bere il vino del paese.
Inviterei l'Assessore a considerare se la sollecitazione del Consigliere Mignone tende sostanzialmente a ricondurre a maggiore controllo anche un'altra classe di vini (se questa terminologia può essere usata). A mio modo di vedere dev'essere un processo che deve comprendere tutti i vini, altrimenti si rischia probabilmente di produrre lo slittamento verso il basso del processo di sofisticazione e soprattutto di ritardare un processo maturo. Ho l'impressione che il mercato del Barolo e del Dolcetto sia saturo. Le nostre tavole sono sature probabilmente anche di Pinot grigio.
Il vino legato alla terra dove nasce, il "vin du pays", è un bene da rivalutare anche in termini di politica agricola; mi sembra che in vallate povere, e ce ne sono moltissime purtroppo nella nostra Regione, e nelle prime aree di pianura, esistono colture di vigneti che producono o producevano i vini migliori.
Il vino migliore, mi spiace dirlo agli intenditori, è quello "du pays" quello che è legato alla cultura, alla cucina e ai gusti di chi questi vini vive e beve. Il vino si deve anche vivere. E' difficile prendere il vino delle Cinque Terre e portarlo a Torino nell'alloggio principesco del mio amico Santoni e berlo. Sa subito di cherosene, quel vino, perché ha perso il sapore del mare che è la sua caratteristica.
Prego l'Assessore di voler considerare queste considerazioni da dilettante del problema, e lo invito a ripensare se, ottenuto un risultato sicuramente significativo nella tutela e nella valorizzazione del nome dei vini piemontesi da un livello in su, non sia il caso di avviare un processo di valorizzazione dei vini piemontesi da un certo livello in giù.
Ritengo che completando fazione politica cominciata molti anni fa, che ha una valenza certamente economica e anche culturale, si possano mettere in pista degli strumenti tipicamente regionali per l'avvio di un processo di prevenzione della sofisticazione che - rendiamocene conto - è una realtà come quella delinquenziale che è nata probabilmente con il figlio di Noè.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Lombardi per la replica.



LOMBARDI Emilio, Assessore all'agricoltura

Credo di dover ringraziare tutti i colleghi che sono intervenuti in questo dibattito; sono emerse tutta una serie di proposte e di suggerimenti che si affiancano a quelle già venute dalle organizzazioni degli operatori del settore vitivinicolo, siano essi operatori alla produzione, alla trasformazione o alla commercializzazione.
Sono venuti anche dei rilievi all'azione che la Regione Piemonte ha portato avanti in tutti questi, anni. In questo caso credo di dover cambiare i ruoli difendendo quello che in questa Regione è stato fatto perché effettivamente nel settore vitivinicolo la Regione Piemonte ha svolto tutta una serie di iniziative che devo ricordare ai colleghi: la legge 39 sulla sofisticazione e frodi che non è una legge voluta da una maggioranza, ma una legge voluta da tutto il Consiglio regionale, votata all'unanimità e il fatto che esiste in questa Regione un Comitato Vitivinicolo al quale partecipano le più valide professionalità e sono tante, importanti della nostra Regione. Significa che il problema della qualità del nostro vino è stato seguito nei limiti del possibile, tenendo conto delle competenze che ha la Regione, perché giustamente il Presidente del Consiglio rilevava che vi sono competenze diverse a livelli diversi, si parte dal Comune. Voglio ricordare che sempre in base alla legge 39 ci sono le Commissioni comunali, si è fatto richiamo ai Sindaci, ma dobbiamo sapere che ci sono delle Commissioni comunali che vedono presenti le organizzazioni professionali che hanno anche il compito di gestire questi problemi, così come abbiamo dato delega alle Amministrazioni provinciali per il controllo della produzione e della vinificazione.
Mi permetterei di dire che i rilievi mossi in specifico ad un'Amministrazione provinciale sono infondati, perché ci sono alcune realtà provinciali dove ci si è mossi in questa direzione, dove i nuclei ci sono esistono e funzionano. Ci sono altre realtà provinciali, collega Ferro dove questo servizio non è stato messo in piedi, allora non andiamo in un momento così difficile a creare o a cercare sfumature su un argomento che credo, vede invece il Consiglio regionale del Piemonte, nelle sue varie espressioni, largamente unitario per far funzionare meglio quello di cui già oggi siamo dotati e per trovare insieme formule nuove. Cercare insieme formule nuove significa dare vita a questo gruppo di lavoro; l'Assessorato e la Regione hanno cercato di coinvolgere tutti i soggetti interessati alla vicenda.
Dobbiamo evitare di pensare che da questo Consiglio noi possiamo prendere misure in una materia così complessa, così difficile e così scabrosa facendo affidamento solo sulle nostre risorse; invece ci sono le organizzazioni professionali, ci sono gli operatori economici, ci sono gli esperti che, se opportunamente coordinati, integrati con il livello istituzionale, possono darci dei contributi fondamentali a trovare queste strade nuove.
Certo la strada del catasto, della regolamentazione e della visione complessiva della produzione piemontese è un obiettivo che dobbiamo raggiungere proprio in una regione che attraverso l'alta immagine del suo prodotto che ha raggiunto a livello nazionale ed internazionale può essere oggetto di momenti di sfruttamento; non per niente il Piemonte commercializza e trasforma molto più vino di quella che è la produzione di uve della regione.
Ma perché? Domandiamoci perché succede questo fatto. Perché aggiungendo a vini non piemontesi l'etichetta Piemonte significa dare un valore diverso a quella produzione. Noi questo lo dobbiamo evitare; ha ragione il collega Mignone quando dice che deve portare il nome Piemonte solo il vino che deriva dalla pigiatura delle uve piemontesi, l'altro vino deve essere chiamato, etichettato vino rosso o vino bianco da tavola, perché non è vino piemontese. Ma per raggiungere questo obiettivo non basta la competenza regionale, non basta fazione che può svolgere la Regione, ma è necessario che a livello nazionale il Parlamento, il Governo si facciano promotori di una legislazione che permetta questa fondamentale distinzione.
In merito a tutte le sollecitazioni che sono venute ho detto nella mia introduzione che c'è la previsione di un incontro con il Ministro dell'Agricoltura, con i due Presidenti delle Commissioni Agricoltura Camera e Senato, con i parlamentari piemontesi per-ché venga proprio da questo fattaccio, da questa disgrazia, una spinta perché il Parlamento e il Governo creino le condizioni perché questa distinzione di fondo venga fatta.
Faccio mio il suggerimento del Presidente del Consiglio di cercare un collegamento fra le varie competenze. Il collega Amerio dice "facciamo un'esperienza!". E' un tentativo che possiamo fare, rendendoci conto per che andiamo a toccare competenze che non sono nostre e che quindi bisogna procedere con molta cautela, con molta prudenza anche perché non possiamo dare la sensazione di volerci staccare dal resto del Paese.
Il Piemonte è parte integrante di una nazione altamente, sia quantitativamente sia qualitativamente, vitivinicola, non possiamo dare la sensazione di non farci carico di problemi che toccano tutta la vitivinicoltura italiana, perché altrimenti potremmo anche rischiare di essere degli isolati e di non essere capiti.
Non sarei così convinto sulla negazione, perché non coincide con le valutazioni degli operatori, siano essi alla produzione, siano essi alla trasformazione, alla commercializzazione dell'opportunità dello zuccheraggio. E' una vicenda che è stata molto dibattuta nel nostro Paese e che, come diceva la collega Fassio, trova diviso il mondo produttivo nel settore vitivinicolo italiano, perché le esigenze della vitivinicoltura del nord sono completamente diverse da quelle della vitivinicoltura del Mezzogiorno d'Italia. La scelta fatta nel nostro Paese è stata fatta soprattutto per dare un contributo alla produzione vitivinicola del sud, ma nello stesso tempo questo significa creare condizioni di inferiorità della vitivinicoltura settentrionale nei confronti di quella francese o di quella di altri Paesi della CEE.
Non voglio dilungarmi, dichiaro la disponibilità a raccogliere tutti i suggerimenti, a portarli in Commissione ed eventualmente anche in Consiglio, quando questi siano stati confrontati in maniera approfondita con le parti sociali. Noi dobbiamo sapere, così come credo sappiamo, che in questa regione alta è la cultura della produzione vitivinicola, alte sono le capacità professionali, quindi esistono le condizioni perché da un momento di grave crisi vengano fuori delle iniziative e delle operazioni che permettano veramente di superare questo momento che non credo di esagerare se definisco tragico.
Credo che oggi ogni iniziativa possa essere viziata da momenti successivi che continuino ad evidenziarci delle situazioni fraudolente.
Allora, accertiamo i fatti: quello che si sta facendo a livello regionale da parte di tutti gli organismi di controllo, siano essi di competenza nazionale o di competenza regionale locale, è in questa direzione.
Accertiamo nei minimi particolari i fatti e quando, come si dice, avremo le bocce ferme, insieme cercheremo di risalire questa china che sarà dura, ma credo anche che questi fatti abbiano fatto toccare il fondo della situazione.
Finirei questo dibattito con una nota di ottimismo: siccome abbiamo toccato il fondo, peggio di così non può succedere; credo esistano le condizioni perché attraverso le proposte che ci vengono dal mondo degli operatori, attraverso il dibattito di questa mattina e all'azione che andremo a concordare nelle sedi opportune, il Piemonte possa dotarsi di tutti gli strumenti per difendere i produttori onesti, siano quelli che lavorano nelle vigne, siano quelli che lavorano negli stabilimenti richiamando ancora una volta al Consiglio l'importanza che gli ordini del giorno che sono stati presentati possano essere unificati, per cui sarebbe opportuno un :incontro fra i presentatori, per trovare una formula unitaria da portare in tutte le sedi, che sia veramente la voce, che mi sembra unanime, del Consiglio regionale.
Lasciamo da parte le sfumature, qualche accenno critico, cerchiamo di trovare la strada per dare, come Consiglio regionale e come Giunta realmente un sostegno alla produzione vitivinicola piemontese.



PRESIDENTE

Si ritiene così discussa l'interrogazione presentata sull'argomento dai Consiglieri Ferro, Acotto, Amerio e Dameri.
I proponenti dei due ordini del giorno possono valutare se è possibile arrivare ad un'elaborazione unitaria.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO


Argomento:

Sull'ordine dei lavori


PRESIDENTE

I colleghi erano già stati informati che oggi non c'è intervallo. I tempi di discussione sono molto stretti e abbiamo già due ore di ritardo sul programma di oggi.
La parola al Consigliere Brizio.



BRIZIO Gian Paolo

Sono perfettamente d'accordo che la seduta prosegua. Poiché ci sono emendamenti alla legge sul bilancio da esaminare vorremmo capire come possiamo svolgere i lavori.
Con la comunicazione sul vino siamo andati ben oltre i termini che ci eravamo prefissati nella conferenza dei Presidenti.
Chiedo la convocazione dei Capigruppo, proprio allo scopo di organizzare i lavori per oggi e delle adunanze successive.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Bontempi.



BONTEMPI Rinaldo

Consento sulla richiesta del collega Brizio.
A me preme sapere che cosa riusciremo a fare di qui a questa sera e nelle sedute di giovedì e venerdì prossimo.



PRESIDENTE

Sospendo la seduta e convoco i Capigruppo.



(La seduta, sospesa alle ore 12,30 riprende alle ore 12,45)


Argomento: Variazioni di bilancio

Esame progetto di legge n. 64: "Prima legge di variazione al bilancio per fanno finanziario 1986. Provvedimento generale di rifinanziamento di leggi regionali"


PRESIDENTE

La seduta riprende. Esaminiamo ora il progetto di legge n. 64: "Prima legge di variazione al bilancio per fanno finanziario 1986. Provvedimento generale di rifinanziamento di leggi regionali".
La parola al relatore, Consigliere Santoni.



SANTONI Fernando, relatore

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la prima legge di variazione al bilancio per fanno finanziario 1986, all'esame in questo Consiglio altro non è che la destinazione delle poche risorse disponibili, sulla base delle scelte politiche prioritarie da finanziare in questo esercizio, che scaturiscono dal quadro programmatico della nuova Giunta regionale reso pubblico quasi contestualmente.
Queste scelte si traducono in stanziamenti di fondi, in conseguenza del riparto dei due fondi globali, uno per le spese correnti e l'altro per le spese in conto capitale, di cui ai Capitoli 12500 e 12600 del bilancio tecnico, approvato prima della chiusura dell' esercizio 1985. La Giunta regionale ha dunque mantenuto fede al proprio impegno di presentare il provvedimento di riparto dei due fondi globali entro il mese di gennaio del 1986, ed in correlazione con la presentazione del documento relativo agli indirizzi programmatici. Questi due documenti presentati contestualmente interagiscono tra di loro, in quanto il documento del programma attribuisce alle scelte politiche finanziate il carattere di insieme di iniziative collegate tra di loro da una logica di programmazione, pur in assenza di un nuovo piano di sviluppo, mentre la variazione di bilancio consistente nella destinazione dei fondi accantonati per spese di natura corrente e per investimenti, contribuisce a dare un carattere di concretezza alle linee programmatiche tracciate nell'apposito documento.
L'intervallo di tempo trascorso tra l'adozione del bilancio tecnico e quella della prima legge di variazione al bilancio non ha certo concorso a portare una chiarificazione alla complessa situazione finanziaria della regione, caratterizzata dall'incertezza circa le assegnazioni dei fondi statali, conseguente alla ritardata approvazione della legge finanziaria, e al non avere sciolto il nodo della riforma della finanza regionale relativamente alla quale è anzi intervenuto un giudizio fortemente critico dei Presidenti delle Giunte regionali, i quali hanno espresso delusione e perplessità sul relativo disegno di legge.
La situazione finanziaria delle Regioni appare tutt'altro che caratterizzata da elementi di certezza; ma un ulteriore elemento verificatosi in questo periodo, è venuto ad aggiungersi ed a rendere più complessa la situazione finanziaria della Regione Piemonte: sono le osservazioni del Commissario di Governo alla legge regionale di approvazione del Bilancio di Previsione per fanno finanziario 1986 e relativi allegati.
Pur non opponendosi al suo normale corso, il Commissario di Governo fa una serie di osservazioni sul bilancio regionale, riguardanti, peraltro aspetti già noti della situazione finanziaria, ed in particolare: alcuni capitoli di bilancio reimpostati, relativi a spese finanziate con fondi statali a destinazione vincolata, che risultano finanziati con mutuo anziché con una quota del presunto avanzo finanziario applicato al Bilancio; l'avanzo finanziario presunto alla chiusura dell'esercizio 1985 applicato al bilancio dell'esercizio 1986, il cui ammontare è inferiore alla totalità dei fondi statali a destinazione vincolata, che sono stati reimpostati; una quota del medesimo risulta poi destinato alla copertura di spese non vincolate, come quelle relative al fondo globale di cui al Capitolo 12500.
Il Commissario di Governo avanza ulteriori osservazioni relative a singoli capitoli di entrata e di spesa, e termina il documento prospettando l'esigenza che, in sede di assestamento, la Regione riequilibri la situazione, in particolare relativamente all'accertamento della reale consistenza dell'avanzo finanziario.
E' evidente che una simile richiesta, derivante da una circolare governativa tendente ad eliminare dai bilanci regionali disavanzi sommersi purtroppo esistenti, non ha mancato di suscitare perplessità, sia in seno alla Giunta Regionale che alla I Commissione, in quanto questa manovra di riequilibrio comporta da un lato una diminuzione dell'ammontare dei mutui contratti, e dall'altro la copertura dell'eccedenza dei fondi statali reimpostati, rispetto all'ammontare dell'avanzo finanziario presunto, con risorse libere regionali, il che significa la completa paralisi dell'attività regionale.
Se si tiene conto, infatti, che le reimpostazioni superano l'avanzo finanziario presunto di ben 123 miliardi, aderire alle osservazioni del Commissario di Governo significa fissare in 180 miliardi circa, anziché a 300 miliardi, l'ammontare dei mutui a ripianamento del bilancio, e finanziare i 123 miliardi di maggiori reimpostazioni con risorse libere, il che significa utilizzare tutte le risorse accantonate nei fondi globali peraltro insufficienti. Si potrebbe procedere ad una revisione della chiusura del bilancio, dalla quale far scaturire l'effettivo disavanzo finanziario calcolato in 280 miliardi circa, pari cioè all'intera capacità di indebitamento della Regione, ma l'iscrizione del disavanzo in sede di assestamento non è possibile, trattandosi di una partita iscrivibile soltanto in sede di bilancio. Il problema non è di facile soluzione, specie se si vuole conservare un minimo di possibilità d'intervento della Regione: sarebbe una situazione estremamente grave, se le misure da adottare in sede di assestamento del bilancio dovessero gravare proprio sugli stanziamenti di spesa che si stanno esaminando; tuttavia, pur facendo affidamento su eventi che potranno incidere favorevolmente sulla situazione finanziaria della nostra Regione, vi è da ritenere che entro il limite massimo dell'assestamento concesso dal Commissario di Governo, sarà necessario riequilibrare la situazione di bilancio, riducendo in entrata l'ammontare dei proventi dei mutui a pareggio del bilancio e lo stato di previsione della spesa dell'importo sopraddetto.
Non si può infine sottacere di un elemento favorevole alla situazione della finanza regionale piemontese, verificatosi nell'intervallo di tempo considerato, cioè il riparto, da parte del C.I.P.E., dei fondi FIO dell'anno 1985, che porta alla Regione Piemonte risorse per 270.216 milioni, di cui 170.830 milioni per la difesa ed il risanamento delle acque; 24.386 milioni per gli acquedotti; 10 miliardi per i beni culturali ed in particolare per i restauri delle residenze e collegi sabaudi; 30 miliardi per il potenziamento della ferrovia Torino-Ceres, con conseguente maggior possibilità di collegamento con l'aeroporto di Caselle; 35 miliardi per la realizzazione del primo lotto funzionale del centro intermodale di Orbassano.
Si è già detto, in altra occasione, che i fondi FIO, nella situazione finanziaria attuale, costituiscono una delle principali possibilità di investimento, e che per il futuro la Regione dovrà sempre più fare ricorso a fonti di finanziamento esterne, tra le quali, oltre a questa, si possono ricordare i fondi CEE, i prestiti della BEI, e da non trascurare la partecipazione di capitali privati: condizione essenziale per l'afflusso di capitali privati dovrà essere naturalmente la redditività ed un comportamento, da parte dei pubblici poteri, che favorisca lo snellimento delle fasi burocratiche procedurali. Non ci si può nascondere, quindi, la soddisfazione per essere riusciti ad assicurarsi un 10% circa dei fondi messi a disposizione dallo Stato, per la realizzazione di progetti immediatamente operativi. E' pur vero che non tutte queste risorse confluiranno nelle casse della Regione, in quanto una parte sarà gestita dai Ministeri competenti, tuttavia complessivamente queste risorse non potranno non avere benefici effetti sull'economia piemontese, anche per i riflessi che la realizzazione di detti progetti avrà sul piano del sostegno dell'occupazione. In questo clima sono dunque maturate le scelte politiche da finanziare che trovano il loro punto di riferimento negli indirizzi politico-programmatici della Giunta regionale e che sono state portate dalla I Commissione al confronto con le forze economiche e sociali della Regione, nonché con le realtà locali dei più importanti Enti territoriali della Regione, cioè Province e Comuni con popolazione superiore ai 10.000 abitanti, e con le Associazioni regionali dei Comuni, delle Province e delle Comunità montane.
Questo confronto con la realtà economica, sociale e territoriale della Regione, ha attribuito un carattere di concretezza alle scelte politiche contenute nel documento, reso più evidente dal nesso che esiste tra queste scelte e gli stanziamenti di bilancio, in quanto definisce un quadro di compatibilità finanziaria, che solo può dare operatività alle medesime.
Non ci si può nascondere che i risultati delle consultazioni presso gli Enti locali, in termini di partecipazione, sono stati del tutto deludenti e pur tuttavia hanno evidenziato alcune necessità per le realtà locali.
Problemi concreti come il progetto di metanizzazione della zona, la sede universitaria, l'interporto di Rivalta Scrivia, la formazione professionale, ecc, sono stati posti con forza dai rappresentanti del Comune di Alessandria; la Provincia di Cuneo invece ha sottolineato l'importanza della realizzazione dell'area industriale attrezzata di Garessio, dell'intervento pubblico in alcuni bacini sciistici; della realizzazione di un centro intermodale polifunzionale; della stipulazione di convenzioni con l'ANAS e l'avvio dei lavori per la sistemazione della grande viabilità; del rifinanziamento del Consorzio Provinciale di rimboschimento; ed infine dell'avvio dell'attività dell'aeroporto di Cuneo Levaldigi.
Da parte delle categorie economiche è stato rilevato un maggior interessamento agli obiettivi che la Regione si è posta, e le osservazioni hanno posto in rilievo più quello che non è stato finanziato, che quanto previsto.
Da parte delle organizzazioni degli artigiani, ad esempio, si è sottolineato che con il bilancio 1986 la legge n. 17/85, che è considerato uno strumento primario per lo sviluppo e la qualificazione del comparto viene svuotata in alcune parti fondamentali e fortemente ridimensionata in altre, rispetto alle finalità e agli obiettivi che la legge stessa si pone.
A sostegno di questa affermazione vengono elencati i capitoli di bilancio, collegati ai vari aspetti della normativa, che non sono stati iscritti nemmeno per memoria; si tratta del mancato finanziamento dell'art.
4, lettera c), che prevede l'erogazione da parte della Regione delle spese per l'istruttoria dei progetti di investimento; dell'art. 4, lettera d) che prevede contributi annuali nelle spese di funzionamento del Centro regionale delle strutture associative dell'artigianato; dell'art. 17, che prevede un contributo nella misura del 5% annuo nel pagamento degli interessi sui prestiti biennali di esercizio, assistiti da fidejussione prestata da una cooperativa artigiana di garanzia; dell'art. 19, che prevede la concessione di contributi straordinari al Consorzio regionale Artigianfidi, per la gestione di fondi rischi speciali. Questi rilievi peraltro non privi di fondamento, soprattutto se collegati al ruolo importantissimo che l'artigianato può giocare a sostegno dell'occupazione ha indotto la I Commissione a proporre alla Giunta regionale di integrare con risorse per due miliardi circa, il finanziamento della legge regionale n. 17/85.
Le organizzazioni degli agricoltori hanno posto invece, come aspetto essenziale, la possibilità di finanziare l'attuazione regionale del Regolamento CEE n. 797 del 12 marzo 1985, che è considerato lo strumento più importante per riattivare il flusso dei finanziamenti a favore delle aziende singole e per contribuire al riequilibrio tra le agricolture delle zone svantaggiate e quelle di pianura. Atteso che non è ancora disponibile il regolamento di attuazione, vi è da ritenere che, data la scarsità delle risorse disponibili, il finanziamento del Regolamento CEE n. 797/85 non potrà essere attuato che utilizzando le risorse già stanziate nei capitoli di bilancio corrispondenti.
Le categorie industriali hanno anzitutto posto l'accento sull'unificazione della spesa per le localizzazioni industriali ed artigianali, unificazione che del resto nella realtà è già in atto, in quanto le aree attrezzate sono già aree miste per la grande e piccola industria e per l'artigianato: ritengono che questo collegamento con le iniziative per l'industria dovrebbe pure esistere per i 1.500 milioni di interventi, a favore dell'artigianato, volti al recupero di edifici industriali dismessi. Sul piano territoriale, hanno posto l'accento sullo stanziamento di 1 miliardo per la pianificazione territoriale, nonché per la predisposizione dei piani paesistici previsti dalla legge Galasso ritenendola una previsione di spesa necessaria ed urgente, in quanto eventuali ritardi possono determinare gravi penalizzazioni per tutte le attività economiche del Piemonte. Sulla formazione e cultura, pur riconoscendo che è l'area d'intervento che beneficia del più elevato incremento di stanziamento, ne sottolineano i problemi legati agli aspetti qualitativi del settore formazione, in relazione ai quali è urgente imboccare la strada del cambiamento. Relativamente alla tutela dell'ambiente pongono in evidenza la scarsità dei fondi destinati allo smaltimento dei rifiuti, di cui il relativo problema trova ostacoli non solo di natura finanziaria, ma anche nelle reiterate opposizioni degli Enti locali.
La Federazione tra le piccole e medie industrie API rileva una sproporzione tra i fondi destinati ad altri settori come, per esempio l'agricoltura, e quelli stanziati per le attività industriali in senso stretto, ciò che, a suo avviso, denota un certo disinteresse della Regione per le attività industriali stesse.
Relativamente al problema occupazione, ritiene che la politica seguita dalla Regione porti soltanto ad una dispersione di risorse, con il cercare da un lato di fare fronte ad una situazione immediata di emergenza della disoccupazione e contemporaneamente di porre in atto misure per il superamento effettivo della crisi. Infine, relativamente alla formazione professionale, sottolinea lo stato del mercato del lavoro piemontese caratterizzato da stridenti contrasti tra l'offerta disponibile e le qualificazioni richieste dal sistema delle imprese: in quest'ottica giudica favorevolmente lo stanziamento di 4,7 miliardi per contributi per l'acquisto e la manutenzione straordinaria di attrezzature per i corsi di formazione professionale.
L'Unione dell'edilizia del Piemonte e della Valle d'Aosta, affrontando i problemi dell'edilizia residenziale, sottolinea che, per il passato, la Regione ha sempre trascurato di riservare all'edilizia quote, anche modeste, delle proprie risorse, limitandosi ad utilizzare le risorse erogate dallo Stato con varie leggi settoriali. Considera pertanto con soddisfazione la necessità, indicata dalla Giunta regionale nei suoi indirizzi programmatici, di interventi regionali, in materia di edilizia agevolata e convenzionata, autonomi, od integrativi di quelli dello Stato considerati necessari ma non più sufficienti.
In materia di opere pubbliche, esprime perplessità relativamente alla complessità della legge regionale n. 18 del 1984, nei cui diversi livelli di programmazione, da essa introdotti, vede il determinarsi di vincoli posti ad un rapido avvio degli interventi: sottolinea positivamente la necessità, emersa a livello di indirizzo programmatico, di risolvere i problemi ed i dubbi posti dalla normativa.
Per quanto riguarda l'urbanistica, pone in rilievo l'ulteriore mole di problemi sorti, in ordine ad una congrua ed efficiente gestione del territorio, con l'entrata in vigore della normativa Galasso, che prevedendo il rilascio da parte della Regione di specifiche autorizzazioni per attività in zone di particolari caratteristiche ambientali, e l'individuazione di porzioni di territorio con vincolo di inedificabilità assoluto, a suo avviso, minaccia di creare notevoli ostacoli all'attività costruttiva ed ai settori ad essa connessi.
Ritengo si possa far osservare che su questa nuova normativa è necessaria una riflessione più approfondita da parte di tutte le componenti interessate e quindi anche da parte delle forze imprenditoriali, non soffermando l'attenzione soltanto su quegli ostacoli burocratici, che inevitabilmente si determinano con l'avvio della gestione di una nuova legge, che disciplina l'impatto dei nuovi interventi dell'uomo sull'ambiente. Questa legge indubbiamente presenta una valenza sociale ed economica non trascurabile, per cui, giudicata in quest'ottica, si potranno intravedere prospettive di sviluppo non solo di breve periodo, ma che si protrarranno negli anni duemila, in base ad ipotesi conformi al carattere della società contemporanea.
Un contributo non indifferente, sul piano delle osservazioni e propositivo, è venuto dalle consultazioni con gli Enti strumentali della Regione.
La Finpiemonte, ad esempio, in relazione alla sua attività nel settore degli insediamenti produttivi, dopo aver constatato che le localizzazioni miste sono le più frequenti, non solo su aree attrezzate di nuova realizzazione, ma anche in operazioni di riuso, prospetta la necessità di un unico sistema normativo agile e flessibile cui fare riferimento, sia sul piano della programmazione degli interventi, sia sul piano delle procedure amministrative e di finanziamento, e che consenta un più duttile uso delle agevolazioni, che potranno essere indirizzate a soddisfare le effettive esigenze via via emergenti. Rileva inoltre uno sfasamento nell'incontro tra offerta e domanda, che determina un appesantimento degli oneri finanziari per le società d'intervento, con pregiudizio della situazione economica delle medesime: la proposta è l'istituzione di un sistema di finanziamento pubblico a rotazione che, coprendo l'intero ammontare degli interventi, di urbanizzazione in via anticipata, consenta il rientro del finanziamento senza pregiudizio per lo stato di solidità economica delle società d'intervento. Per quanto riguarda la sua partecipazione alle società d'intervento per la realizzazione dei centri intermodali, auspica un più intenso e costante raccordo e coordinamento tra Regione e Finpiemonte, che sono entrambi presenti nelle stesse strutture societarie; si tratta cioè di definire e precisare i ruoli propri di ciascun ente, sia nella individuazione degli indirizzi di gestione della società, sia nella realizzazione dei programmi d'intervento.
La Promark, dopo aver rilevato che le risorse destinate alla promozione sono insufficienti rispetto alle aspettative provenienti da vari settori dell'economia piemontese, al fine di un maggior coordinamento tra fazione e la programmazione regionale da un lato, e fattività degli enti strumentali dall'altro, propone la creazione di una Consulta permanente nella quale siano rappresentati tutti gli enti ed organismi interessati, al fine di raccordare le iniziative e trovare utili occasioni di sinergia.
L'I.P.L.A. ha inteso sottolineare le implicazioni che alcune scelte della Giunta regionale, relative a politiche settoriali, rese operative dalle determinazioni in ordine ai fondi di spesa regionali non vincolati presentano rispetto alla ragione sociale ed all'attività dell'Istituto. In particolare fa riferimento a seguenti ambiti: la ribadita centralità dell'agricoltura, gli interventi di pianificazione territoriale, il settore dei Parchi e delle Riserve naturali, il patrimonio regionale, la tutela dell'ambiente, lo sviluppo culturale in senso lato.
Il C.S.I. è quello che presenta una situazione più complessa, in quanto il finanziamento, per i servizi da rendere alla Regione, che gli è stato attribuito è insufficiente, a suo avviso, a garantire il normale funzionamento del Consorzio. Il C.S.I. si rammarica poi che, per la scarsità di risorse, non si sia potuto nemmeno avviare la discussione su nuove iniziative di grande respiro, come i progetti: cartografia urbanistica, laboratorio delle immagini biomediche, poli di sviluppo per gli Enti locali, supporto alla ricerca. Esiste infine il problema delle persone che in questi anni hanno via via costituito lo staff tecnico, che rappresentano un notevole patrimonio di esperienza, e che la mancanza di progetti adeguati nei settori più innovativi potrebbe rischiare di disperdere.
Nessuno disconosce l'importanza di questi progetti, né tanto meno dell'attività generale del Consorzio, come, del resto, è riconosciuta una questione di assoluta importanza non lasciare disperdere il patrimonio di esperienze che in questi anni di attività si è andato costituendo.
Se un aspetto, oltre a quello finanziario, è da affrontare, è il ruolo che il C.S.I. deve assumere nei confronti di rinnovate esigenze della Regione, ed in vista del rinnovo del patto consortile, cui è auspicabile aderiscano tutti gli attuali partecipanti.
Sul piano tecnico-contabile la variazione di bilancio ammonta complessivamente a 173.713 milioni, somma notevolmente superiore a quella complessivamente accantonata nei due fondi globali, uno destinato alle spese di natura corrente e l'altro alle spese in conto capitale, di cui rispettivamente ai Cap. 12500 e 12600 del bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1986. Le risorse, accantonate nei due fondi globali per essere ripartite in base alle scelte prioritarie della Giunta ammontano infatti a 110.907 milioni, di cui una quota pari a 2.890 milioni pur avendo ricevuto una propria destinazione come spesa d'investimento, è stata mantenuta nell'apposito fondo globale, in quanto l'erogazione di dette risorse è subordinata all'approvazione di provvedimenti legislativi da parte della Regione.
La variazione di bilancio risulta pertanto finanziata con il concorso delle seguenti partite: 200 milioni di maggiori entrate; 400 milioni prelevati dal fondo di riserva per le spese obbligatorie; 110.907 milioni sono le risorse accantonate nei due fondi globali; 60.112 milioni circa sono recuperati da minori reimpostazioni di fondi statali a destinazione vincolata, relativi sia a spese di natura corrente che a spese d'investimento; 2.094 milioni sono costituiti da variazioni compensative determinate, cioè dalla diminuzione dello stanziamento di determinati capitoli di spesa cui corrisponde l'incremento complessivo, di pari ammontare, dello stanziamento di altri capitoli di spesa, nell'ambito della stessa area d'intervento.
Le minori reimpostazioni di fondi statali a destinazione vincolata riguardano per 25.500 milioni le spese di natura corrente e per 34.612 milioni circa le spese d'investimento. Potrebbe sembrare che, in questo modo, si sia migliorata la situazione finanziaria di bilancio messa in evidenza dalle osservazioni del Commissario di Governo al bilancio di previsione per l'esercizio 1986, di cui ha richiesto il riequilibrio con l'operazione di assestamento. Tuttavia soltanto in sede di conto consuntivo dell'esercizio 1985 sarà possibile stabilire se effettivamente queste partite si possono considerare minori reimpostazioni di fondi statali a destinazione vincolata, ovvero se per i capitoli interessati, o per altri capitoli di spesa finanziati con fondi statali a destinazione vincolata non saranno necessarie maggiori o minori reimpostazioni complessive, con conseguente variazione dell'avanzo finanziario definitivo.
Solo quindi con l'operazione di assestamento del bilancio di previsione per l'esercizio 1986, che recepisce i risultati del conto consuntivo dell'esercizio precedente, si potrà stabilire se effettivamente la situazione finanziaria di bilancio è migliorata o meno, ai fini del riequilibrio della medesima, imposto dal Commissario di Governo.
Per quanto riguarda le singole aree d'intervento, esse presentano incrementi o diminuzioni delle previsioni di spesa, al netto delle variazioni di segno opposto che si compensano, nelle misure che seguono: l'area di attività si incrementa di 6.322 milioni, di cui 6.007 milioni relativi a spese di natura corrente e 315 milioni relativi a spese in conto capitale; l'area d'intervento agricoltura si incrementa di 13 miliardi, di cui una quota pari a 3.500 milioni riguarda le spese correnti ed i rimanenti 9.500 milioni riguardano le spese d'investimento; l'area d'intervento relativa alle attività secondarie e terziarie presenta un incremento di 32.365 milioni circa, di cui 7.410 milioni vanno a favore delle spese correnti e 24.955 milioni ne aumentano la capacità d'investimento; l'area d'intervento riguardante la gestione e l'assetto del territorio aumenta la propria capacità d'intervento di 51.926 milioni circa, di cui una quota pari a 11.040 milioni da destinare alle spese correnti e 40.886 milioni circa da investire sul territorio; i servizi sanitari e sociali riducono la propria disponibilità di risorse di 24.195 milioni circa, di cui 18.800 milioni sarebbero state impiegate in spese correnti e 5.395 milioni circa in spese in conto capitale; infine gli interventi per la cultura si incrementano di 29 miliardi, di cui 17.900 milioni quelli destinati a spese di natura corrente e 11.100 milioni quelli destinati a spese in conto capitale.
L'esame del riparto delle risorse disponibili nei vari settori d'intervento è opportuno sia effettuato in correlazione con il documento di indirizzi politico-programmatici della Giunta regionale, al fine di rilevare la connessione esistente tra il finanziamento di determinate scelte politiche e le indicazioni prioritarie del programma.
La scelta di fondo che comunque è stata fatta è quella relativa al finanziamento di opere pubbliche e lavori pubblici, che riguardano quasi ogni area d'intervento e che complessivamente, almeno quelle che sono regolamentate dalla normativa della legge regionale 18/84, che sono la stragrande maggioranza, ammontano a 93.265 milioni circa, più 10 miliardi destinati alla manutenzione degli immobili di proprietà regionale; sono dunque complessivamente 103 miliardi circa, destinati alla realizzazione di opere pubbliche ai sensi della legge 18/84, somma superiore a quella accantonata per il finanziamento di spese d'investimento.
Il primo obiettivo che la Giunta si è posta è quello del sostegno e dello sviluppo dell'economia piemontese e a questo obiettivo concorrono quelle risorse che sono state destinate: allo sviluppo dell'agricoltura all'attuazione di una politica dell'industria e del lavoro in funzione dell'obiettivo principale di incrementare l'occupazione, allo sviluppo dell'artigianato, del commercio, del turismo, alla formazione professionale ed all'energia.
Per quanto riguarda l'agricoltura, l'incremento delle risorse ad essa destinate ammonta, come abbiamo visto, a 13 miliardi, la cui ripartizione tra i vari programmi d'intervento è in funzione del conseguimento dei seguenti obiettivi: incrementare il reddito delle imprese agricole, con particolare riguardo a quelle diretto-coltivatrici; consentire il riequilibrio economico e sociale della variegata realtà dell'agricoltura piemontese; valorizzare le produzioni regionali facendo perno sulla qualità e sulla tipicità. In correlazione a questi obiettivi, la variazione di bilancio destina al programma Zootecnia 3.850 milioni, di cui 3 miliardi con l'obiettivo di incrementare fattività delle cooperative agricole, loro consorzi ed associazioni di imprenditori agricoli, per l'acquisto l'ampliamento e l'ammodernamento di strutture per la produzione zootecnica e 750 milioni per contributi negli interessi attualizzati, su prestiti per l'acquisto di attrezzature, macchine, bestiame bovino da riproduzione e vitelli per l'ingrasso, come prima dotazione di stalle sociali.
A favore del programma per il potenziamento delle colture pregiate sono stati stanziati 2 miliardi, per contributi in capitale a favore delle cooperative agricole e loro consorzi per l'acquisto, la realizzazione l'ampliamento e l'ammodernamento di strutture ed attrezzature per la raccolta, la lavorazione, la trasformazione, la conservazione e la commercializzazione dei prodotti vegetali.
Il programma per la bonifica, l'irrigazione e le infrastrutture pu disporre di 750 milioni per la ricerca, la raccolta e la distribuzione di acque a scopo irriguo.
Il programma di riordino fondiario è stato finanziato con l.500 milioni, da erogare in contributi in capitale per il riordino agrario, per la costruzione, il ripristino ed il miglioramento di alpeggi, pascoli e prati pascoli, nonché per la realizzazione di strutture, infrastrutture ed attrezzature fisse e mobili.
Infine, per il programma di assistenza tecnica di sostegno e di sviluppo delle aziende e delle cooperati-ve agricole sono stati destinati 4.671 milioni; questo programma sarà destinato a finanziare un particolare aspetto dell'attività agricola, cioè quel complesso di attività finalizzate ad offrire al mondo agricolo tutti quei servizi necessari per la crescita professionale ed imprenditoriale, attività che comprendono: l'assistenza tecnica ed economica, la divulgazione agricola, la qualificazione ed aggiornamento professionale, l'informazione socio-economica, la ricerca e la sperimentazione.
Le scelte di finanziamento di iniziative negli altri settori di attività economica hanno come principale obiettivo di incrementare, od almeno di creare dei supporti all'occupazione specie giovanile, destinata a subire nei settori tradizionali delle flessioni ancora non marginali.
Nel settore dell'attività industriale gli interventi della Regione assumono due direttive principali: quella di facilitare la diffusione dell'innovazione anche nelle medie e piccole imprese e nelle imprese artigiane e quella dell'incentivazione industriale, compresa la creazione di infrastrutture di servizio alle imprese.
Nel quadro di questi obiettivi il programma di sviluppo industriale che complessivamente dispone di risorse per 4.710 milioni, destina: 510 milioni come contributo ai Comuni ed ai Consorzi di Enti locali nelle spese per le opere di urbanizzazione primaria, di aree destinate ad insediamenti industriali ed artigianali; 3.500 milioni per contributi a Consorzi di Enti locali, Comunità montane, Comuni, Società d'intervento, per la predisposizione o l'ampliamento di aree industriali attrezzate e per la realizzazione di infrastrutture finalizzate alla razionalizzazione di zone industriali già esistenti; 500 milioni per la concessione di contributi in capitale a società consortili di ricerca e di assistenza tecnica fra piccole e medie imprese operanti nel settore dell'industria, dei servizi e dell'artigianato; ed infine 200 milioni a disposizione della Finpiemonte per la partecipazione a consorzi e società consortili che costituiscono fondi di garanzia collettivi fidi.
Gli interventi relativi al programma lavoro, al quale complessivamente sono destinati 2.620 milioni, rispondono alla necessità di creare nuovi posti di lavoro, da un lato attuando interventi tendenzialmente sostitutivi di politiche di assistenza, volti ad alleggerire la situazione critica di fasce particolarmente deboli di disoccupati con l'offrire loro la possibilità di un reddito, svolgendo un'attività finalizzata alla realizzazione di opere di interesse pubblico; dall'altro lato con l'incentivazione della cooperazione; con azioni di sostegno alle piccole e medie imprese industriali, artigiane e di terziario avanzato; ed infine con iniziative a forte contenuto innovativo e capaci di produrre effetti positivi sul terreno della produzione e dell'occupazione. Nell'ottica di questo obiettivo, con la variazione di bilancio 500 milioni vanno ad aggiungersi ai 1.500, già stanziati nel bilancio di previsione, per contributi ai Comuni, loro Consorzi e Comunità montane per l'impiego di disoccupati in cantieri di lavoro.
A favore delle cooperative tra disoccupati sono destinati: 270 milioni come contributi nelle spese generali d'avviamento; 1.500 milioni per finanziamenti e contributi in conto capitale per l'attuazione di progetti di sviluppo; 100 milioni per la partecipazione alla costituzione di un fondo di garanzia, per favorire l'accesso al credito di esercizio alle cooperative stesse.
Alle spese relative all'Osservatorio regionale sul mercato del lavoro che ha lo scopo di consentire alla Regione di meglio conoscere la realtà occupazionale esistente sul territorio, sono destinati 100 milioni.
Per quanto riguarda l'artigianato, considerato essenziale lo sforzo innovativo richiesto al settore, l'iniziativa regionale punterà alla sua infrastrutturazione non solo dal punto di vista delle opere, ma anche della creazione di un patrimonio di risorse non materiali. A questo obiettivo, la variazione di bilancio destina 11.715 milioni, di cui i principali impieghi riguardano: per l.500 milioni, contributi in capitale per la realizzazione di progetti di investimento all'interno di aree attrezzate per insediamenti artigiani, o di aree che utilizzano immobili industriali da ristrutturare ai sensi dell'art. 4, lett. a), della L.R. 17/85; ulteriori 3 miliardi sono poi destinati alla costituzione di aree attrezzate per insediamenti artigiani.
Per conferimenti finanziari a favore dell'Artigiancassa, nella forma di contributi negli interessi sui mutui concessi agli artigiani, sono state destinate risorse per 5 miliardi, con l'obiettivo di ridurre ulteriormente il tasso d'interesse dei mutui e di incentivare l'utilizzo, da parte degli operatori del settore artigianato, di quelle risorse che sono messe loro a disposizione dell'Artigiancassa e che in passato rimanevano in parte inutilizzate per l'alto costo del denaro.
Sempre in tema di credito alle imprese artigiane, sono poi da segnalare i contributi alle cooperative artigiane di garanzia, sia per la formazione del patrimonio sociale (780 milioni) sia nelle spese d'esercizio (340 milioni). All'obiettivo di un ampliamento del mercato di vendite dei prodotti artigianali, la partecipazione degli operatori del settore artigianato alle manifestazioni fieristiche, alle mostre ed ai convegni di carattere artigianale, è incentivata con lo stanziamento di contributi per 310 milioni, mentre alle spese per interventi diretti di natura promozionale sono destinati 210 milioni. Infine, per la tenuta degli albi provinciali delle imprese artigiane e per fattività delle Commissioni provinciali e regionali per l'artigianato, la Regione si impegna per 350 milioni.
Relativamente al settore della distribuzione commerciale, stabilito che per favorire la rivitalizzazione del settore è necessario incentivare il processo di innovazione commerciale, gli interventi regionali sono diretti a stimolare le iniziative delle forze economiche che operano nel settore specie di quelle che attivano processi di innovazione e a dare anche spazio e sostegno all'associazionismo ed alla cooperazione. Questi obiettivi richiedono, pur nella limitatezza delle risorse finanziarie della Regione di valutare la possibilità di interventi creditizi - finanziari, per indirizzare lo sviluppo; di finanziare l'edilizia commerciale che pu costituire uno strumento di effettivo rinnovamento strutturale; infine di privilegiare gli interventi che introducono effettivi stimoli alla riconversione dell'apparato commerciale, da parti degli operatori. In questo quadro di obiettivi e di strumenti si inseriscono i 3.083 milioni circa, che la variazione di bilancio destina complessivamente al settore commercio, di cui gli stanziamenti più significativi riguardano: i finanziamenti e contributi in capitale agli Enti locali, per investimenti relativi allo sviluppo di strutture della rete distributiva del commercio in Piemonte, cui vengono destinati 2.300 milioni; i contributi costanti annui in capitale, della durata di cinque anni, per investimenti realizzabili da gruppi d'acquisto, associazioni, cooperative ed altri operatori commerciali, per i quali la Regione ha stanziato 783 milioni.
Al programma per la promozione commerciale fieristica la Regione nell'esercizio 1986, destina 2.150 milioni avendo riconosciuto che nell'ambito delle politiche di modernizzazione dell'apparato commerciale assumono primaria importanza le iniziative volte a sostenere le attività promozionali piemontesi.
Un altro settore di attività connessa al conseguimento dell'obiettivo del rilancio dell'economia piemontese è il turismo, al quale la variazione di bilancio in esame ha destinato 5.210 milioni. Essendosi la nuova Amministrazione regionale posta l'obiettivo di privilegiare il consolidamento e lo sviluppo dell'attività turistica nelle aree che offrono più spiccate potenzialità di attrazione, e dove migliori possono essere i risultati in termini di incremento del prodotto interno e dell'occupazione le sue iniziative sono dirette a sostenere il miglioramento qualitativo e quantitativo dell'offerta, sia strutturale che di servizi turistici. In quest'ottica, le risorse di cui sopra sono state principalmente impiegate in spese per lo svolgimento delle attività concernenti il turismo e per la propaganda turistica, a cui sono stati destinati l.700 milioni; i contributi agli Enti Provinciali per il Turismo, alle aziende autonome di cura, soggiorno e turismo e ad altri enti pubblici e di diritto pubblico per manifestazioni ed iniziative che riguardano il turismo, ammontano complessivamente a 3.160 milioni; i contributi costanti non superiori a 15 anni, in relazione a mutui per la realizzazione ed il miglioramento di strutture ricettive e di impianti complementari all'attività turistica ammontano complessivamente a 762 milioni circa, in quanto uno stanziamento di 712 milioni circa, relativo ad una annualità di spesa, è stato trasformato in uno stanziamento per contributi costanti; per il soccorso per il turismo alpino speleologico e per il miglioramento del relativo patrimonio, sono stanziati complessivamente 220 milioni.
Un'attività, infine, che può concorrere in misura notevole al rilancio dell'economia piemontese, specie per i riflessi che essa ha su altre attività a carattere industriale ed artigianale, è quella relativa all'edilizia residenziale pubblica, che finora ha goduto esclusivamente dei flussi finanziari provenienti dallo Stato attraverso il canale della legge 457/77, cui si sono affiancati canali straordinari, sempre statali, per far fronte agli interventi d'emergenza. La domanda complessiva di edilizia residenziale pubblica è ancora elevata, poiché gli alti costi delle abitazioni non consentono, alle molte famiglie a basso reddito, l'accesso al libero mercato delle nuove costruzioni; ecco perché la Regione intende privilegiare, per il futuro immediato, gli interventi diretti al recupero degli immobili degradati e quelli rivolti ad agevolare le categorie sociali a basso reddito, tenendo conto della presumibile espansione della domanda di edilizia sovvenzionata, per la realizzazione di alloggi da dare in locazione.
Per quanto riguarda l'edilizia agevolata e convenzionata, la Regione ritiene siano opportuni interventi autonomi, od integrativi di quelli statali, che consentano di promuovere, attraverso agevolazioni finanziarie il recupero del patrimonio edilizio esistente, nonché l'integrazione di ogni tipo di finanziamento: statale, comunitario, di enti pubblici e/o privati, destinati alla costruzione di nuovi edifici ed al recupero del patrimonio esistente.
Relativamente alla variazione in esame, sono stati stanziati per l'edilizia sovvenzionata: 1 miliardo per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici di edilizia residenziale pubblica, da realizzarsi da parte degli Istituti autonomi per le case popolari e dei Comuni; 400 milioni, che vanno ad aggiungersi ai 1.600 milioni già stanziati nel bilancio tecnico, per il fondo sociale, per la corresponsione di contributi per i servizi accessori all'abitazione, a favore degli assegnatari di alloggi di edilizia sovvenzionata.
Ulteriori stanziamenti di edilizia pubblica riguardano l'edilizia scolastica ed in particolare: 2.500 milioni per l'esecuzione di opere urgenti relative all'igiene ed alla sicurezza degli edifici; 200 milioni a favore di Enti locali, Istituti di beneficenza e loro consorzi, per opere di edilizia per la scuola materna non statale; 300 milioni per la costruzione e l'adattamento di palestre ed impianti ginnici sportivi scolastici.
Partecipe all'obiettivo del sostegno e dello sviluppo dell'economia piemontese deve essere anche la politica energetica, sia in relazione agli effetti sull'occupazione e sulla struttura dell'apparato industriale relativi alla costruzione di nuovi impianti, sia sul piano dell'incentivazione, nel rispetto dell'ambiente, delle forme di integrazione delle fonti di energia.
Sul piano della politica energetica, la Regione era impegnata nel programma di attuazione della legge N. 308/82, nel programma idroelettrico nel progetto sulla centrale nucleare e nei progetti settoriali sulla metanizzazione e sul teleriscaldamento. Il verificarsi di una manovra di riaccentramento di competenze e poteri, in materia di politica energetica presso gli organi dello Stato, con conseguente contrazione delle risorse finanziarie, comprese quelle vincolate, ed una emarginazione dell'intero sistema delle autonomie locali; l'esperienza accumulata nella prima fase di attuazione della 308, che incoraggia alla concessione della delega ad Enti locali territoriali, che possono gestire direttamente od indirettamente le procedure di incentivazione di interventi per il risparmio energetico e per il contenimento dei consumi nei settori fortemente energivori come l'industria, tutto ciò ha fatto si che l'intervento regionale sia limitato al settore della metanizzazione, relativamente al quale la variazione in esame prevede una spesa di 6.700 milioni per contributi agli oneri di realizzazione di nuovi metanodotti, realizzati nell'ambito della convenzione ENI-Regione Piemonte.
I processi di innovazione nelle imprese di produzione, da un lato, e l'alto tasso di disoccupazione giovanile, dall'altro, confermano il ruolo determinante del sistema formativo, ai fini del rilancio dell'economia piemontese.
La formazione professionale è una delle componenti del sistema formativo ed attualmente presenta limiti significativi che si possono così sintetizzare: carenza di raccordo tra domanda ed offerta; carenza di aggiornamento dei formatori e delle attrezzature dei Centri; carenza di integrazione tra Scuola-Università e Lavoro. Su questo piano è auspicabile un ripensamento dei rapporti Stato - Regioni - Imprese, affinché si realizzi una migliore cooperazione; questa cooperazione tra Pubblica Amministrazione ed Imprese deve estendersi anche al profilo delle risorse finanziarie da impiegare nella formazione professionale: un comune interesse per l'efficienza del sistema deve sostenere la cooperazione.
Relativamente all'esercizio 1986, la formazione professionale ha già trovato quasi totale finanziamento nel bilancio tecnico per un complesso di 117.104 milioni, cosa per cui la variazione di bilancio poco riguarda questo settore d'intervento. In ogni caso è interessante rilevare, ed è stato sottolineato come motivo di soddisfazione dalle categorie industriali, come la variazione di bilancio stanzia ancora 4.700 milioni per l'acquisto e la manutenzione straordinaria di attrezzature, per i corsi di formazione professionale.
Il secondo obiettivo di fondo che la Giunta regionale si è dato, è quello di un nuovo disegno territoriale regionale, tendente, da un lato, ad un riequilibrio territoriale delle varie realtà regionali in base alle loro specificità e, dall'altro, all'inserimento di Torino fra le altre metropoli italiane ed europee. In funzione di questi obiettivi sono indirizzate le scelte politiche prioritarie che trovano nella variazione di bilancio in esame la loro compatibilità finanziaria.
Anzitutto si pone il problema della riorganizzazione degli strumenti di pianificazione e di gestione urbanistica del territorio, in funzione della legge regionale di abolizione dei Comprensori, della legge sul condono edilizio e dell'esigenza di introdurre nella legislazione sull'uso del suolo gli elementi necessari per l'applicazione della Legge Galasso; ci comporta di prevedere con sollecitudine, da parte della Regione e/o delle Provincia, la predisposizione di strutture di consulenza e di supporto urbanistico progettuale. Sulla base di queste indicazioni, nella variazione in esame è stato destinato 1 miliardo al completamento del progetto per la predisposizione dei piani territoriali e per la predisposizione dei piani paesistici previsti dalla Legge Galasso.
Quest'ultima infatti ha introdotto l'equivalenza tra piano paesistico e piano urbanistico territoriale, ossia ha posto la tutela ambientale ad un livello paritario, anche sotto l'aspetto formale e procedurale, con la pianificazione urbanistico-territoriale.
Relativamente al progetto geologia, sono stati destinati 1.200 milioni alla predisposizione di attrezzature scientifiche.
Nel settore delle opere pubbliche la legge regionale 18/84 ha innovato i meccanismi dell'intervento regionale in questo settore, riconducendoli ad una logica di programmazione e semplificandone il variegato sistema di procedure prima seguito. Tale normativa ed il relativo regolamento di attuazione hanno posto alcuni problemi e dubbi interpretativi, che hanno notevoli ripercussioni, sul piano operativo e finanziario, in ordine al campo di applicabilità della legge 18, rispetto ad altre numerose leggi regionali che le norme transitorie e finali hanno abrogato. Si è così cercato di portare maggior chiarezza e certezza all'attuale normativa predisponendo un nuovo provvedimento legislativo, necessario per dare effettiva e concreta attuazione al sistema di programmazione e gestione degli interventi nel settore. Il provvedimento legislativo, purtroppo, è stato rinviato a nuovo esame del Consiglio regionale dal Commissario di Governo, con due rilievi: il primo riguarda i prelievi dal fondo globale per le opere pubbliche, che è previsto siano autorizzati con atto amministrativo anziché con provvedimento legislativo, in contrasto con l'art. 15 della legge 335/76, che è la legge statale sulla contabilità regionale; il secondo rilievo riguarda la mancata precisazione, nel provvedimento legislativo, che nonostante la concessione di contributi in annualità per tutta la durata dell'ammortamento, il tasso a carico dei beneficiari dei mutui non potrà comunque essere inferiore ai limiti stabiliti dalla normativa statale per il settore edilizio, in contrasto con l'art. 109 del D.P.R. 616/77 che riserva allo Stato la fissazione dei limiti minimi dei tassi d'interesse agevolati. Il Commissario di Governo pone ancora in rilievo, nella sua lettera di osservazioni, la carenza di disciplina esistente in materia di opere e lavori pubblici, conseguente all'abrogazione della pregressa legislazione da parte della legge 18/84 e alla mancata approvazione della legge di modifica.
E' un aspetto particolarmente rilevante della nostra legislazione che ritengo opportuno portare all'attenzione di questo Consiglio regionale, con l'invito a provvedere nel più breve tempo possibile, per non provocare ulteriori rinvii nell'utilizzo di tutte quelle risorse destinate alle opere e lavori pubblici, la cui disciplina è stata assorbita dalla normativa della legge regionale n. 18/84. La legge regionale n. 18/84 prevede la predisposizione di piani e programmi annuali e pluriennali di intervento ora, sul piano operativo, ciò richiede anzitutto la disponibilità di un sistema informativo sull'intero complesso delle attività dirette o connesse alla realizzazione di opere e lavori pubblici.
Si tratta cioè di avviare un complesso sistema informatico integrato in grado di fornire l'esatta conoscenza della consistenza e dello stato delle infrastrutture primarie e secondarie e i dati più significativi sulla gestione delle opere pubbliche realizzate sul territorio regionale. Come si è detto, la legge 18/84 riguarda opere e lavori pubblici che vengono realizzati, in ogni area d'intervento della Regione, e nella variazione in esame comprende finanziamenti per 103.265 milioni circa, di cui possiamo indicarne il riparto tra le varie aree d'intervento, mentre dei singoli stanziamenti se ne fa cenno man mano che si esaminano programmi e progetti è evidente che ai fini della conoscenza del finanziamento complessivo delle opere pubbliche devono essere considerate anche quelle opere pubbliche che non ricadono nell'ambito della legge regionale 18/84, ma trovano finanziamento in leggi settoriali dello Stato.
La legge regionale n. 18/84 riguarda le varie aree d'intervento nelle seguenti misure: area di attività 10 miliardi; agricoltura 1.500 milioni attività secondarie e terziarie 26.510 milioni; gestione ed assetto del territorio 60.050 milioni; servizi sanitari e sociali 755 milioni circa formazione e cultura 4.450 milioni.
Nell'ambito della politica di gestione ed assetto del territorio, ma soprattutto della salvaguardia dell'ambiente, gioca un ruolo importante la politica per i parchi e le riserve naturali. In Piemonte questa politica ha già conseguito risultati soddisfacenti, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Sul piano quantitativo sono stati costituiti trenta parchi e riserve naturali, ora la recente integrazione al piano regionale dei parchi prevede l'istituzione di altre 18 aree protette. Sul piano qualitativo si tende a rendere più efficiente la struttura di gestione del parco e a renderne più snello il funzionamento amministrativo; ciò che per è necessario realizzare sono interventi che consentano un utilizzo di queste aree, sia dal punto di vista scientifico, che didattico ed anche turistico. In quest'ottica sarà possibile calibrare le risorse da investire nella politica dei parchi in quanto, con sufficienti investimenti iniziali si ritiene che questa politica possa avere anche un ritorno finanziario.
La variazione di bilancio stanzia per i parchi 3.810 milioni che aggiunti ai 6.500 milioni già iscritti nel bilancio tecnico, portano lo stanziamento complessivo a 10.310 milioni, superiore del 35,7% allo stanziamento iniziale dell'esercizio 1985. Con questa disponibilità complessiva di risorse sono aumentate, oltre alle previsioni di spesa per il personale nel suo complesso per 1 miliardo, ed il contributo nelle spese di funzionamento dell'azienda regionale dei parchi suburbani, già stanziato nel bilancio tecnico per 800 milioni, anche la spesa per la tabellazione conservazione, valorizzazione, acquisizione ed affitto di aree incluse nel piano regionale dei parchi, che passa da 175 milioni nel 1985 a 300 milioni nel 1986, e si incrementano le assegnazioni regionali per le spese di gestione di tutti i parchi e riserve naturali.
Nel settore dei trasporti, le linee direttive sulle quali dovrà essere aggiornato il piano regionale dei trasporti dovranno riguardare: la realizzazione delle scelte effettuate a livello nazionale; la riqualificazione ed il potenziamento dei servizi; la razionalizzazione del sistema, superando gli squilibri presenti a livello regionale e recuperando margini di produttività; l'individuazione e l'introduzione di soluzioni concrete di integrazione delle infrastrutture e dei servizi per il trasporto; la ridefinizione delle priorità degli interventi infrastrutturali. Nell'ambito dell'aggiornamento del piano regionale delle infrastrutture e dei servizi per i trasporti, si può individuare una organizzazione regionale dei centri merci, basata sui tre seguenti livelli gerarchicamente ordinati: il primo livello comprende i centri intermodali maggiori che assumono rilevanza nazionale ed internazionale riguardano: l'interporto di Torino-Orbassano con la struttura complementare di Susa l'interporto di Novara-Boschetto e l'interporto di Rivalta Scrivia. Il secondo livello comprende i centri intermodali aventi un'area di influenza più limitata e dimensioni ridotte: saranno dislocati nel Cuneese, ad Asti Casale, Biella, Vercelli ed opereranno in termini di complementarietà con quelli del primo livello. Il terzo livello comprende i cosiddetti scali merci attrezzati ed integrati, sono al servizio di un'area limitata e sono in genere posti in una posizione prossima ad una stazione ferroviaria.
Sul progetto d'intervento per i centri intermodali, la variazione di bilancio prevede lo stanziamento di 1 miliardo, da erogare in contributi in capitale, per l'acquisizione di terreni, la progettazione, la realizzazione e collaudo delle opere di urbanizzazione relative a centri intermodali plurifunzionali e strutture funzionali ad essi collegate; per il centro intermodale di Orbassano è poi previsto lo stanziamento di 1 miliardo come prima annualità per il pagamento dei mutui occorrenti per le spese di urbanizzazione primaria.
Nel settore del trasporto collettivo su gomma, l'intervento della Regione è diretto ad accrescere la qualità del servizio di trasporto offerto e a realizzare un riequilibrio del rapporto costi-ricavi nei bilanci delle imprese di trasporto pubbliche e private; si tratta cioè di trasformare la spesa pubblica da sostegno agli operatori del settore, in strumento per un progressivo miglioramento tecnico e finanziario del sistema.
Relativamente al trasporto su gomma ed in particolare al progetto autobus, la variazione di bilancio stanzia 1 miliardo per l'acquisto di scuolabus. Mentre vengono recuperati per altri impieghi i 13 miliardi destinati alla realizzazione della metropolitana torinese, ulteriori investimenti, relativi al programma per i trasporti pubblici, riguardano il progetto Lago Maggiore con lo stanziamento di 1 miliardo per spese relative ad opere idrauliche, alle vie navigabili ed agli approdi turistici.
Per il progetto sgombero neve sono stati stanziati 250 milioni, da impiegare nell'acquisto di mezzi per lo sgombero della neve; mentre tra le altre spese, relative al programma per i trasporti, sono stati stanziati 2 miliardi per contributi in conto esercizio ad enti ed aziende di trasporto concessionarie di servizi sociali di linea, con limitati ricavi; 400 milioni vengono destinati alle spese per l'attuazione della delega alle Province in materia di trasporti; 300 milioni sono relativi alle spese per la, tenuta degli Albi provinciali degli autotrasportatori.
Nel settore della viabilità, l'intervento regionale non può non collegarsi con il piano decennale della viabilità statale nel quale intende intervenire finanziariamente, mediante convenzioni con l'ANAS per un importo complessivo di 170 miliardi, corrispondenti all'avvio delle spese più urgenti e necessarie. Relativamente alla viabilità, nella variazione di bilancio in esame, è previsto uno stanziamento per la costruzione, il completamento e la sistemazione di strade comunali, dell'ammontare di 3.700 milioni ed uno stanziamento di 10 miliardi per l'attuazione ed il completamento di programmi statali nel settore della viabilità che riveste rilevante interesse regionale, ai sensi della legge 531/82.
Per le opere di rifornimento di energia elettrica a capoluoghi frazioni e borgate, nonché per gli impianti di illuminazione pubblica sono stati stanziati 500 milioni.
Un settore che non può non influire sugli indirizzi della politica per la pianificazione e gestione del territorio è quello della salvaguardia dell'ambiente e delle risorse naturali, relativamente al quale l'intervento regionale si articola in una serie di iniziative volte, da un lato, alla conservazione delle risorse naturali indispensabili alla vita dell'uomo (suolo, acqua, aria) e, dall'altro, al mantenimento di un equilibrio ecologico, che le attività umane tendono ad alterare.
E' quindi necessario, anzitutto, porre in essere interventi volti a conoscere i fenomeni per prevenirli e dall'altra parte regolamentare con uniformità e favorire l'adeguamento alle norme generali di tutela dell'ambiente ed inoltre devono essere definiti i criteri per la valutazione dell'impatto ambientale dei grandi interventi che incidono sull'assetto del territorio e possono comportare profonde alterazioni degli equilibri naturali ed ambientali.
Un altro aspetto, di cui occorre tener presente, è che gli interventi in questo vasto settore comportano fuso di sofisticate strumentazioni tecniche e l'impiego delle più avanzate tecniche innovative: anche per questa via, quindi, la domanda pubblica può favorire la diffusione e lo sviluppo delle relative attività produttive. La variazione in esame si limita, per ora, a prendere in considerazione la fase dello studio, e prevede complessivamente stanziamenti per 900 milioni di cui: 150 milioni per studi, iniziative, documentazioni ed informazioni per una migliore protezione e fruizione dell'ambiente naturale, per l'asportazione di rifiuti e detriti dalle rive e dalle superfici fluviali e lacustri, per indennizzi ai proprietari dei fondi; 150 milioni per contributi ad enti pubblici ed associazioni per studi, iniziative in materia, documentazione ed informazione per una migliore protezione e fruizione dell'ambiente naturale; 600 milioni per interventi e contributi per l'in-dividuazione, lo studio ed il recupero di aree degradate e per contributi per la coltivazione di specie protette.
Tra i vari aspetti che riguardano la conservazione della natura rientrano quelli che riguardano direttamente ed immediatamente la salvaguardia della fauna e le conseguenti attività che tendono ad intaccarne l'integrità, vale a dire: la caccia e la pesca. Per quanto riguarda la caccia, si tratta di attuare una politica non più diretta al consumo indiscriminato, ma che attui una più razionale utilizzazione delle risorse faunistiche, vale a dire una politica articolata di tutela dell'ambiente, di salvaguardia delle produzioni agricole, di valorizzazione ed utilizzazione, anche a scopo venatorio, delle risorse faunistiche.
Relativamente alla pesca si deve tener conto delle notevoli modificazioni che il fenomeno della pesca sportiva ha espresso nel corso degli ultimi anni. Tra gli altri obiettivi è quindi necessario: offrire una forma di tempo libero aperta a tutti gli strati sociali; aumentare le disponibilità di specie ittiche da destinare al ripopolamento delle acque libere; far partecipare i pescatori alla gestione delle acque ed alla difesa delle medesime dall'inquinamento.
Relativamente all'esercizio 1986, la legge di variazione riduce di 2 miliardi le risorse a disposizione della Regione per spese relative a studi, ricerche ed iniziative regionali per la tutela della fauna e la disciplina della caccia, per trasferire parte delle risorse stesse, nella misura di l.750 milioni, per interventi in materia di tutela della fauna e disciplina della caccia, nonché per fattività di sorveglianza in materia venatoria a favore delle Province, che per tale attività ricevono complessivamente contributi regionali per 4.250 milioni. A favore della pesca sono stanziati nella variazione di bilancio 200 milioni di cui: 50 milioni per contributi ad enti e cooperative per l'incremento e la disciplina della pesca e 150 milioni per spese conseguenti all'esercizio delle funzioni in materia di pesca nelle acque interne.
Gli interventi regionali in materia di difesa del suolo, o più specificatamente di sistemazione idrogeologica e forestale, possono ricondursi all'obiettivo generale di ampliare l'area degli interventi di prevenzione nelle zone a più elevato rischio e di rafforzare, soprattutto sul piano tecnico ed organizzativo, la capacità di far fronte alle conseguenze derivanti da calamità naturali. Relativamente alla fase della prevenzione, la variazione di bilancio destina 12 miliardi al programma di sistemazione idrogeologica di cui: 8 miliardi alle spese di competenza regionale in materia di sistemazione di bacini montani, opere idraulico forestali ed opere idrauliche, e per indagini, studi e progettazioni; i rimanenti 4 miliardi da erogare in contributi per gli interventi di competenza regionale nello stesso settore.
Collegato alla fase dell'emergenza vi è lo sforzo che sta facendo la Giunta regionale per un significativo miglioramento della struttura della protezione civile, in termini di operatività e di raccordo con altri soggetti interni ed esterni alla Regione; l'obiettivo è di disporre di un nucleo-centro operativo in grado di rispondere concretamente e nei tempi giusti all'emergenza, operando in ognuna delle seguenti fasi: previsione prevenzione, intervento riparatore. Al pronto intervento la legge di variazione al bilancio destina 8 miliardi, di cui: per gli interventi urgenti a tutela dell'incolumità pubblica, nonché contributi od indennità per fabbricati danneggiati o distrutti da calamità naturali, 5.500 milioni e per le spese di pronto soccorso a tutela dell'incolumità pubblica, 2.500 milioni.
Si è detto che sono strettamente collegati con il problema della difesa dell'ambiente gli interventi diretti, da un lato, alla conservazione delle risorse naturali indispensabili alla vita umana (acqua, suolo e aria) e dall'altro, al mantenimento di un equilibrio ecologico continuamente minacciato dalle attività dell'uomo.
Per quanto riguarda le risorse idriche, l'obiettivo della Regione è quello di instaurare un processo permanente di pianificazione e programmazione finalizzato alla tutela, al risanamento ed all'uso delle risorse idriche. Su questo problema la variazione di bilancio modifica la destinazione di risorse che ha recuperato dallo stesso programma per la depurazione delle acque, infatti dai 12 miliardi e 500 milioni circa di risorse recuperate da due capitoli riguardanti rispettivamente: l'erogazione di fondi per la raccolta e la depurazione delle acque reflue (10,5 miliardi) e l'erogazione di fondi per la depurazione e canalizzazione consortile nel bacino Alba nord, nonché per la depurazione delle acque di scarico dei Comuni della Bassa Val Sesia (2 miliardi), vengono reimpiegate risorse per 10 miliardi per l'erogazione di contributi in capitale, a favore di Consorzi e di altri Enti locali, nella spesa per la costruzione di collettori e di impianti di depurazione degli scariche di acque reflue e 300 milioni per l'erogazione di contributi in annualità per gli stessi motivi.
Lo stesso dicasi per quanto riguarda il programma d'intervento sulle infrastrutture di acquedotti e fognature, relativamente al quale la variazione di bilancio recupera 9 miliardi dai fondi erogati per la realizzazione di acquedotti consortili per destinare 7 miliardi ai contributi in capitale a Comuni, loro Consorzi ed alle Comunità montane nella spesa per la costruzione, ricostruzione, ampliamento e potenziamento di acquedotti e fognature, compresi gli impianti di depurazione.
Per quanto riguarda il suolo, il problema dello smaltimento dei rifiuti solidi è uno dei più complessi, in continua evoluzione, determinato dalla costante trasformazione di tutte le attività umane ed innanzitutto delle attività produttive.
Rientrano tra altri obiettivi di più lungo termine della Giunta, quelli più immediati: dell'elaborazione, predisposizione ed aggiornamento di piani di organizzazione dei servizi di smaltimento; dell'individuazione delle zone più idonee in cui realizzare gli impianti di trattamento e/o stoccaggio provvisorio o definitivo dei rifiuti; dell'approvazione dei progetti e degli elaborati tecnici riguardanti gli impianti di smaltimento dei rifiuti urbani e di innocuizzazione e di smaltimento dei rifiuti speciali; dell'autorizzazione ad enti od imprese ad effettuare lo smaltimento dei rifiuti urbani e speciali, prodotti da terzi. Rispetto a questi obiettivi immediati ed essenziali, la legge di variazione destina allo smaltimento dei rifiuti solidi risorse per 4.400 milioni, di cui 4 miliardi da erogarsi in contributi in capitale a consorzi tra Enti locali nelle spese per l'allestimento di discariche controllate dei rifiuti solidi; 200 milioni per contributi ai consorzi tra Enti locali per l'acquisto di attrezzature per il trasporto dei rifiuti solidi; 200 milioni per contributi nelle spese di gestione dei consorzi tra Enti locali per il trasporto dei rifiuti solidi.
Relativamente al controllo dell'aria ed al progetto per la prevenzione ed il controllo dell'inquinamento atmosferico, il bilancio 1986 non prevede alcun stanziamento di fondi, ma soltanto una iscrizione per memoria.
Non ritengo opportuno dilungarmi a lungo per dimostrare la correlazione tra gli stanziamenti, estremamente limitati, della variazione di bilancio e gli obiettivi che la Giunta si è posta relativamente al settore della sanità e dell'assistenza, che nel quadro di questa variazione di bilancio appare più come un serbatoio da cui trarre risorse per 25.500 milioni. La variazione interessa tuttavia alcuni capitoli di spesa relativi ai servizi socio-sanitari di base ed in particolare quelli per la tutela materna infantile, ai quali destina 255 milioni circa per interventi diretti a carico della Regione, per i piani di costruzione, impianto ed arredamento degli asili nido e 250 milioni a favore degli istituti di padronato e di assistenza sociale. Anche l'assistenza sociale è interessata alla variazione di bilancio, sia pure in misura trascurabile, per uno stanziamento di 500 milioni relativo a contributi ad enti ed istituzioni di assistenza, sussidi assistenziali, ecc. Altri 500 milioni sono stanziati a favore di Comuni, loro Consorzi e Comunità montane per contributi nella spesa per la costruzione, la manutenzione, l'ampliamento di cimiteri, di mattatoi ed altri presidi sanitari.
Un altro obiettivo che la Giunta regionale si è posta è quello dello sviluppo culturale della Regione, al cui conseguimento sono orientate le principali direttrici della politica culturale della Regione. Sul piano economico è prevista una selezione degli interventi, al fine di privilegiare la spesa d'investimento culturale, sia in formazione che in strutture; in quest'ottica si ritiene indispensabile evitare la perdita irreversibile dei tanti e preziosi beni culturali, che sono localizzati nella nostra Regione, coinvolgendo però in questa azione l'impegno convergente della ricerca sia umanistica che scientifica. La variazione di bilancio in esame destina risorse per 24 miliardi circa alla cultura ed in particolare 1 miliardo è stanziato a favore del Museo di Scienze Naturali sia per spese per ricerche, studi, indagini, relative alla realizzazione del Museo, per il funzionamento del Comitato scientifico, nonché per il regolare svolgimento dell'attività espositiva, scientifica e didattica (327 milioni), sia per l'acquisto e la conservazione di attrezzature, collezioni e singoli oggetti per il Museo di Scienze Naturali (700 milioni).
Altre manifestazioni culturali vengono però finanziate: così al Teatro Stabile, agli Enti locali singoli od associati, agli enti ed alle associazioni culturali che operano con continuità nel campo teatrale vengono complessivamente erogati 2.200 milioni ed ulteriori 700 milioni sono destinati al recupero, restauro e manutenzione straordinaria di impianti ed attrezzature teatrali.
Per la realizzazione di un servizio di lettura, in sostituzione dei centri di lettura, sono stati stanziati 1.100 milioni, mentre alle spese per la promozione e la realizzazione di attività culturali, sia da parte della Regione che degli Enti locali, istituzioni ed associazioni culturali sono destinati 3.750 milioni; ulteriori 600 milioni vanno all'acquisto di beni o materiale culturale, o di strumenti ed attrezzature da destinarsi ad attività culturali.
Al problema della ristrutturazione di locali, nonché al restauro di beni bibliografici e storico - artistici di musei, biblioteche, archivi centri culturali e dello spettacolo ed al restauro e conservazione di beni e raccolte storico - artistiche di interesse locale sono destinati 800 milioni; mentre per interventi edilizi a favore di musei, biblioteche centri culturali e dello spettacolo, che vengono effettuati o tramite Enti locali, od istituzioni culturali, o tramite Finpiemonte, la variazione di bilancio prevede complessivamente spese per 1.950 milioni. Per la gestione e la manutenzione di biblioteche e musei non statali sono previsti 1.800 milioni.
I contributi, le spese per l'attività svolta ed i finanziamenti ed enti, istituti, fondazioni, associazioni culturali di rilevante interesse regionale, o la cui costituzione è stata promossa dall'Amministrazione regionale sono complessivamente finanziati per 2.650 milioni.
Al Teatro Regio, per la sua attività istituzionale e per il decentramento di iniziative musicali in località del Piemonte, sono attribuiti l.100 milioni.
Agli Istituti storici della Resistenza sono destinati 300 milioni ed infine 150 milioni sono impiegati per la tutela e la valorizzazione del patrimonio linguistico e 100 milioni vanno alla realizzazione e gestione del servizio di informazione video telematico. Relativamente agli altri interventi collegati con il settore cultura la variazione di bilancio prevede ulteriori 713 milioni, che vanno ad aggiungersi ai 750 milioni già stanziati in bilancio, per il fondo occorrente per il finanziamento dei progetti regionali e per gli interventi straordinari in materia di diritto allo studio, e sempre in materia di diritto allo studio, ma in campo universitario, sono stanziati 2.500 milioni per contributi agli Enti delegati allo svolgimento delle relative funzioni, 1 miliardo è destinato alle spese per la realizzazione, l'ampliamento, la ristrutturazione l'ammodernamento, nonché per l'arredamento di strutture idonee all'espletamento dei servizi per il diritto allo studio nell'ambito universitario ed infine 250 milioni sono stanziati per l'organizzazione dei seminari e convegni, per pubblicazioni ed attività di carattere culturale ricreative e turistiche, di supporto all'attuazione del diritto allo studio nell'ambito universitario.
Ancora da rilevare i contributi a Comuni ed Enti per corsi, attività e pubblicazioni riguardanti l'educazione permanente e degli adulti, per i quali sono stanziati l.700 milioni. Collegate alla cultura e ad altre attività come quella turistica, sono le attività relative al tempo libero ed allo sport, che sostituiscono il complesso delle attività ricreative.
Trattandosi di un settore in rapida espansione ed evoluzione, non può non trovare da parte della Regione un interesse ad intervenire per promuovere incentivare e disciplinare le iniziative. Questi interventi devono anzitutto estrinsecarsi in una politica territoriale, che individui sia su scala regionale che locale gli spazi idonei allo svolgimento di tale attività, nonché nella definizione delle modalità di realizzazione di strutture e di organizzazione di servizi ad esse funzionali. In quest'ottica si collocano gli interventi per lo sviluppo dello sport relativamente ai quali la Giunta regionale confermando di voler completare e sviluppare le iniziative già avviate, si pone come programma pluriennale d'intervento: l'aggiornamento del censimento sull'impiantistica sportiva l'analisi delle caratteristiche e delle linee di tendenza che il settore sportivo registra; l'individuazione delle aree carenti, sia sotto il profilo strutturale che relativaménte allo sviluppo ed alla promozione di attività motorie e sportive, ecc. In quest'ottica, la variazione di bilancio destina 5 miliardi al completamento ed al recupero di impianti sportivi sottoutilizzati o in disuso ed 1 miliardo per l'allestimento di aree per il tempo libero ed infine 400 milioni per contributi ad Enti ed alle Società, per la promozione e la diffusione dell'attività sportiva.
Abbiamo lasciato per ultimo l'esame dell'area di attività, non già per la minor importanza del settore, ma perché, insieme alle risorse, è quello che determina l'efficienza e l'efficacia di tutti gli interventi regionali il buon funzionamento dell'apparato burocratico è la condizione indispensabile perché gli interventi regionali in tutti i settori rispondano alle finalità di ordine sociale ed economico, per le quali sono state inizialmente avviate. Occorre naturalmente che fattività burocratica si svolga in un clima non caratterizzato da conflittualità, il che presuppone che siano attuati tutti i principi ed i presupposti che regolano questa particolare forma di rapporto di lavoro e che siano chiaramente normati i diritti e gli obblighi dell'operatore pubblico.
Per quanto riguarda l'area di attività la variazione di bilancio incrementa di 1.250 milioni la spesa per il personale, mentre 500 milioni vengono spostati dall'indennità di missione e rimborso spese alle spese per compenso per lavoro straordinario e per compensi incentivanti la produttività; la variazione inoltre stanzia 350 milioni per quanto riguarda l'organizzazione e la partecipazione a convegni, riunioni, mostre rassegne, celebrazioni ed altre manifestazioni; stanzia 1.500 milioni a favore dell'ESAP per la realizzazione degli interventi ed incrementa di 2.907 milioni la previsione di spesa per ricerche, studi ed indagini nelle materie di competenza della Regione, che viene così ad assumere la dimensione di 4.907 milioni; infine stanzia 315 milioni per l'acquisto da parte della Regione di nuove azioni della S.A.G.A.T. S.p.A.
Questa sostanzialmente è la variazione che viene apportata al bilancio nei capitoli che va a coprire, o di cui ne modifica lo stanziamento e nelle scelte politiche che finanzia. E' un documento tuttavia sulla cui attuazione, man mano che il tempo passa, grava un'ipoteca d'incertezza sempre maggiore, determinata dal preannunciarsi di eventi esterni che ne intaccano l'integrità e la sua portata politica. E' di questi giorni la decisione del Governo di ripartire soltanto i fondi destinati ad integrare il fondo regionale di sviluppo dell'esercizio 1985, mentre viene rinviato il riparto per l'esercizio 1986, relativamente al quale sono necessarie alcune variazioni da apportare al bilancio dello Stato. Il Ministero del Tesoro ha ribadito la necessità che in sede di assestamento siano attuate le osservazioni del Commissario di Governo, vale a dire che la differenza tra l'ammontare dell'avanzo finanziario e quello delle reimpostazioni non deve trovare copertura finanziaria nei proventi dei mutui, ma nelle risorse libere della Regione e poiché attualmente questa differenza ammonta a 123 miliardi, se non viene concessa la possibilità di rientro nell'arco di un certo numero di anni, quest'operazione significherebbe la paralisi dell'attività della Regione. Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto legge n. 47 riguardante: "Provvedimenti urgenti per la finanza locale" ha assunto carattere di attualità il problema della TASCO, cioè della tassa per i servizi comunali che colpisce anche tutti gli immobili di proprietà, o comunque utilizzati dalla Regione. Il problema della definizione della previsione di spesa, per tenerne conto almeno in sede di assestamento del bilancio, visto che entro ottobre si deve provvedere a versare i nove dodicesimi dell'importo, non è di facile soluzione, in quanto da un lato non sono note le tariffe applicate dai Comuni e dall'altro non si ha una conoscenza esatta della superficie complessiva dei locali soggetti a tassazione: approssimativamente pare che l'onere dovrebbe aggirarsi sui 6/7 miliardi. Un altro problema, che potrebbe ostacolare l'attuazione della variazione in esame, è quello relativo al debito della Regione verso l'INPS per gli oneri contributivi relativi agli apprendisti artigiani che, per accordo comune tra le Regioni, non sono mai stati versati. Il debito, secondo le richieste dell'INPS, ammonta a 51 miliardi e per il suo rimborso pare esistesse un accordo orale INPS-Regioni che ne consentiva il rimborso nell'arco di un triennio; in tal senso è stata predisposta la previsione di bilancio che vede accantonata nel fondo di riserva per le spese obbligatorie la somma di 17 miliardi, pari ad un terzo del debito della Regione verso l'INPS. Questo accordo, di natura essenzialmente verbale, non è stato tradotto in una normativa di legge, per cui si pone nuovamente il problema del versamento in un'unica soluzione del debito verso l'Istituto Previdenziale, vale a dire dei 51 miliardi relativamente ai quali la copertura finanziaria dei due terzi non previsti a bilancio verrebbe ad incidere sulle previsioni relative alla variazione che si sta per approvare.
Un ulteriore elemento di incidenza negativa è rappresentato dalla richiesta, da parte del Governo, dell'affitto dell'ala di Palazzo Reale utilizzata come sede di uffici regionali, calcolato nella misura di 380 milioni annui e dei relativi arretrati, senza alcun riconoscimento, a titolo compensativo, dei lavori di ristrutturazione che sono stati effettuati dalla Regione e che hanno sicuramente incrementato il valore dello stabile. E' auspicabile che questa vertenza venga risolta favorevolmente per entrambe le parti: Stato e Regione, giacché, se così non fosse, la Regione non potrebbe che rimproverarsi di aver operato con leggerezza, avendo attuato i lavori di ristrutturazione senza aver stipulato una preventiva convenzione con il Ministero competente.
Altri problemi di natura finanziaria trovano però origine in quella che è la gestione del patrimonio regionale e mi riferisco, in particolare, al problema dell'adeguamento degli immobili di proprietà della Regione alle misure di sicurezza previste dalla legge, per le quali lo stanziamento di 10 miliardi sul Cap. 1000 non rappresenta che la metà della somma necessaria.
Non meno grave è il problema del Cartografico, relativamente al quale vi è la richiesta dello Stato di lasciare liberi i locali, nei quali si trovano i macchinari del Centro Cartografico regionale, per essere destinati al B.I.T. Si tratta di stabilire che cosa fare di questi macchinari, quali recuperi si intende tentare di fare per rimetterli in pristino, se si ritiene che questa sia la strada da seguire; in ogni caso sarà però necessaria la disponibilità di ulteriori fondi.
Qualche considerazione merita ancora che sia fatta relativamente all'iter che la legge di variazione ha seguito in I Commissione ed in particolare relativamente alle osservazioni ed alle richieste di modifiche avanzate dalla minoranza. Queste variazioni riguardavano tre aspetti principali dell'attività regionale, vale a dire: l'occupazione, l'ambiente in una visione progettuale collegata all'attività del C.S.I., la cultura nelle sue articolazioni ed alcune richieste minori, come il completamento di Pra Catinat e l'incremento del finanziamento degli Istituti storici della Resistenza; veniva poi posta in tutta la sua gravità il problema dell'assistenza sociale, che ha visto ridursi i fondi a destinazione vincolata dello Stato del 30% e veniva avanzata una proposta di riduzione del capitolo delle consulenze, per destinare i maggiori fondi a qualche altro capitolo; un'ultima proposta riguardava la destinazione dei proventi della sopratassa di concessione regionale per l'esercizio della pesca, alla depurazione delle acque. Le risposte della Giunta regionale sono state date dal Presidente della Giunta regionale e dagli Assessori competenti nelle varie materie interessate. La Giunta regionale ha, anzitutto, parzialmente accolto la richiesta unanime della Commissione di finanziare, con lo stanziamento complessivo di 1.500 milioni, la legge regionale n. 17/85 riguardante il settore artigianato, per le sue implicazioni nel sostegno dell'occupazione.
Relativamente al Centro di calcolo, la Giunta regionale ha deciso di incrementare il contributo dell'anno scorso, per i servizi resi alla Regione, in percentuale pari al tasso programmato d'inflazione, vale a dire del 6% circa, portando lo stanziamento relativo da 8.700 milioni a 9.300 milioni: questa decisione è stata ritenuta dalla Giunta regionale rispettosa del rapporto esistente, di cui ne accresce la dimensione economica, nella stessa misura in cui il Governo ha incrementato le erogazioni annuali destinate alla Regione. La Giunta regionale è cosciente di non avere potuto soddisfare neanche le richieste minime, individuate dal C.S.I. in 11,5 miliardi, per soddisfare alle richieste degli Assessorati regionali e per evitare difficoltà operative al C.S.I. stesso, per cui ritiene indispensabile concordare con il C.S.I. gli eventuali progetti da rinviare all'anno prossimo, o comunque ai prossimi esercizi. Questo limitato incremento di risorse, apportato alla disponibilità del C.S.I., ha tuttavia una valenza di carattere politico, in quanto tende ad eliminare quel timore, che è subentrato nelle convinzioni degli organi dirigenti del C.S.I., che rientri nella volontà della Regione un abbassamento di tono dell'attività del C.S.I., nonché a dimostrare la convinzione, che tuttora sussiste nella Giunta regionale, che questa struttura di valenza non solo regionale, ma nazionale, possa continuare ad operare in un clima di tranquillità finanziaria che in questo momento dichiara di non possedere.
Per quanto riguarda la richiesta di incrementare lo stanziamento a favore dei cantieri di lavoro, la Giunta ha deciso di accedervi nella misura di 1 miliardo, ben sapendo che con questa maggior somma non si risolve il problema in tutta la sua portata, ma ritenendolo un atto manifesto di volontà politica, che consente di non restare del tutto esclusi dal problema. D'altra parte, tenendo presenti i problemi di natura operativa e strutturale che esistono, la Giunta regionale ritiene che la somma di 1 miliardo, da aggiungere a quelle già stanziate, sia realisticamente la misura ottimale, oltre la quale si andrebbe incontro ad una incapacità di gestione e di controllo dei cantieri di lavoro. In merito, la Giunta regionale ritiene che occorre attivare quelle poche e difficili opportunità, che la legge finanziaria per l'esercizio 1986 ha introdotto in materia di lavoro. Una di queste è quella offerta dall'art.
8, che rifacendosi ad altra normativa relativa alla possibilità di occupazione temporanea di cassintegrati in cantieri di lavoro, istituiti da Amministrazioni pubbliche per la realizzazione di opere di interesse pubblico, stabilisce che le Amministrazioni pubbliche interessate devono farsi carico della differenza tra la somma corrisposta dall'INPS a titolo di integrazione salariale ed il salario o stipendio che sarebbe stato percepito in costanza del rapporto di lavoro e, comunque, non superiore a quello dei lavoratori che nell'Amministrazione pubblica interessata svolgono pari mansioni. Con quest'ultimo limite, la differenza finanziaria a carico dell'Amministrazione pubblica non dovrebbe essere molto elevata ed è appunto in quest'ottica che l'Assessorato competente sta predisponendo un provvedimento legislativo per promuovere l'apertura di cantieri di lavoro di cui la Regione non ne assume la titolarità, ma eroga contributi a Comuni ed alle Amministrazioni provinciali, le quali utilizzano la normativa del citato art. 8, creando così un meccanismo per cui ogni livello di Ente territoriale concorre con la sua quota al finanziamento dei cantieri di lavoro. In questa direzione dovrebbe essere utilizzato il maggior stanziamento di 1 miliardo, di cui dovrebbero in particolare usufruirne quei lavoratori con età superiore ai 29 anni, che hanno perso il lavoro o peggio, sono cassintegrati stabili e quindi da considerare come potenziali disoccupati, ma che, essendo ancora considerati occupati, non usufruiscono delle agevolazioni previste da normative già operanti: questa fascia di lavoratori costituisce uno degli aspetti più gravi dell'ampio e complesso problema dei senza lavoro.
Circa la richiesta, avanzata dalla minoranza, di stanziare 3 o 4 miliardi per nuovi interventi nel settore dell'occupazione, la Giunta regionale ritiene che tali risorse possano essere recuperate nei fondi stanziati dall'art. 15 della legge finanziaria per fanno 1986, che riguarda progetti speciali nel settore dei beni culturali, che devono essere presentati entro il 31 maggio e che creano occupazione giovanile all'interno di questo settore. La questione si presenta alquanto difficile da avviare per discordanze nell'interpretazione della legge, in quanto non si riesce bene a capire chi deve realizzare queste iniziative, se l'Ente pubblico o il privato; in ogni caso si tratta di una occasione da non perdere: sono autorizzate spese per 300 miliardi nel 1986 e per 300 miliardi nel 1987, per cui, se anche il 50% è riservato al Mezzogiorno bisogna cercare di non perdere la possibilità di partecipare a questa ripartizione. Sia nel caso in cui le iniziative possano essere avviate dall'Ente pubblico, ovvero nel caso in cui l'iniziativa sia esclusivamente del privato, il ruolo della Regione deve essere trainante, o in quanto assume in proprio le iniziative, o in quanto si pone come coordinatore degli interventi.
Nel settore della formazione professionale, la richiesta della minoranza riguarda l'incremento del capitolo di bilancio relativo alla formazione dei formatori. Con questo capitolo finora sono stati finanziati non solo gli interventi per la formazione dei formatori, ma anche interventi di progettazione e di sperimentazione di nuovi sistemi che venivano studiati.
Con il nuovo esercizio, il finanziamento di questi interventi di progettazione e sperimentazione si cerca di farli rientrare nell'ambito dei contributi ordinari per la formazione professionale, per cui si dovrebbero recuperare 200 o 300 milioni a favore della formazione dei formatori.
Alla richiesta di maggiori fondi a sostegno dei contratti di formazione lavoro, la Giunta regionale ritiene che sia più un problema di gestione che di maggiori risorse, nel senso che occorre far rientrare i contrattai di formazione lavoro, che vengono realizzati, nell'ambito del sistema formativo regionale, sostenendoli all'interno del rapporto convenzionale vale a dire all'interno della somma stanziata per la formazione professionale, senza necessità di ulteriori risorse.
Circa la richiesta di un maggior stanziamento di risorse a favore delle strutture teatrali, magari a scapito dei contributi annuali che vengono erogati ai vari Enti impegnati in attività teatrali, la Giunta premette che la nuova politica seguita per il settore cultura, ed impostata in bilancio è quella di incrementare le spese di investimento del settore cultura ed in quest'ottica, nell'esercizio 1986, esse sono aumentate di 3.200 milioni circa, pari all'80% rispetto all'esercizio 1985, mentre le spese di natura corrente sono aumentate soltanto dell'8%. Anche il capitolo relativo alle strutture teatrali ha subito un incremento significativo, anche se modesto in valore assoluto, passando da 500 a 700 milioni. Quanto a ridurre i contributi agli Enti teatrali, la Giunta fa anzitutto rilevare che lo stanziamento di bilancio è inferiore alle richieste degli Enti: solo le realtà teatrali di Asti, Alessandria e Cuneo impegnano più del 60% dello stanziamento. Passare quindi, per quanto riguarda le strutture teatrali, da 700 milioni a 2 miliardi diventa una cosa quasi impossibile, in quanto significa la soppressione quasi totale dei contributi. Può essere una scelta politica della Regione, ma in tal caso deve essere adottato unanimemente dal Consiglio, il quale è poi tenuto ad un comportamento rigido ed uniforme di fronte alle pressanti richieste di contributi che perverranno dalle varie realtà teatrali esistenti in Piemonte.
Una delle osservazioni della minoranza riguarda il diritto allo studio relativamente al quale la Giunta regionale ha precisato che il relativo stanziamento è pari a quello dell'anno scorso, incrementato del tasso programmato d'inflazione. Lo scorso esercizio per evitare una dispersione di contributi sul territorio, non verificata con le realtà scolastiche n collegata a progetti omogenei, è stata realizzata soltanto una quota dello stanziamento, per cui si vorrebbe recuperare la quota non utilizzata a favore di questo esercizio. La Giunta regionale ritiene che la somma stanziata a bilancio dovrebbe garantire una corretta gestione del primo effettivo anno di operatività della legge sul diritto allo studio, in base a progetti correttamente intesi.
La Giunta regionale ha ancora fatto riferimento alla richiesta di ridurre lo stanziamento del capitolo sulle consulenze, per destinare i maggiori fondi a qualche altro programma. In merito, ha precisato che attraverso a questo capitolo si definiscono i rapporti della Regione con taluni Enti strumentali, che per la loro struttura giuridica non possono essere destinatari di finanziamenti regionali diretti e che vengono aiutati nella loro gestione attraverso finanziamenti dati loro come corrispettivo di studi, progetti, programmi che essi producono a favore della Regione: ne consegue che il 70-75% dello stanziamento del capitolo relativo alle consulenze è già destinato a questi Enti strumentali. Le rimanenti scarse risorse sono destinate in base alla volontà discrezionale della Giunta regionale, che peraltro si trova in un momento particolarmente fervido di progettazione, dovendo pervenire alla formulazione del nuovo piano regionale di sviluppo e che, pur essendo intenzionata ad utilizzare tutte le possibilità che la struttura interna può offrire, sicuramente avrà bisogno di contributi di qualche consulente esterno.
Sulla richiesta di stanziare maggiori risorse a favore di Pra Catinat la Giunta regionale ha accettato di incrementare di 200 milioni lo stanziamento relativo al completamento delle strutture del complesso, pone però in rilievo che il problema di Pra Catinat non è limitato all'utilizzo della struttura, ma rientra in un discorso più ampio che comprende il parco ed il forte di Fenestrelle e la cui realizzazione dovrebbe essere affidata alla disponibilità di fondi FIO a ciò destinati.
Relativamente alla richiesta di destinare i proventi della sopratassa di concessione regionale all'esercizio della pesca, per la depurazione delle acque, la Giunta regionale, dopo aver fatto rilevare che questi proventi rappresentano una partita di giro, in quanto vengono trasferiti alle Province fatta eccezione per la parte destinata alla ricerca, ritiene che la proposta può essere accolta, nel senso di dare alle Province, con il trasferimento delle risorse, un'indicazione circa l'utilizzo di parte delle medesime alla depurazione delle acque.
Relativamente all'inquinamento delle acque, la Giunta regionale mette ancora in rilievo che questo problema ha dei risvolti sommersi, in quanto quando succedono fatti gravi che richiedono interventi immediati, i Prefetti ritengono che la Regione deve farsi carico del finanziamento dell'intervento, necessario per riportare la situazione allo stato di normalità. Il Governo continua ad affermare che il problema è di competenza della protezione civile, ma a tutt'oggi il problema, nei confronti della Regione, non è stato risolto; le ditte che intervengono per risanare la situazione, lo fanno senza sapere ancora da chi saranno pagate.
Un'ultima modifica, apportata alla legge di variazione del bilancio dalla Giunta regionale, riguarda lo stanziamento di ulteriori 500 milioni per lo sgombro della neve e per il risarcimento dei danni provocati dalla neve, a fronte di una richiesta dell'Assessorato competente di 5 miliardi.
In merito a questo problema, la Giunta riferisce di aver richiesto al Governo il riconoscimento di stato di calamità grave, che come tale dovrebbe rientrare nelle competenze della protezione civile.
Un'ultima risposta la Giunta regionale ha voluto dare al rilievo della minoranza alla diminuzione del 30% del fondo statale destinato all'assistenza sociale, confermando quella diminuzione del fondo che passa dai 49 miliardi del 1985 ai 35/36 miliardi del 1986 e motivandolo con il fatto che negli esercizi passati la quota annua del fondo era sempre integrata da risorse relative ad anni precedenti, mentre a partire dal 1986 si rientra nella gestione ordinaria, che comporta appunto una quota di 35/36 miliardi. Con le risorse disponibili la Giunta ha compiuto uno sforzo, anche se inadeguato, sul finanziamento delle strutture, per le quali le risorse messe a disposizione sono più che triplicate, passando da 1 miliardo a 3,5 miliardi: è una prima risposta, purtroppo ancora insufficiente, ai problemi degli anziani, specie di quelli non autosufficienti. Relativamente alle partite gestite dalle UU.SS.SS.LL. il 1986, che è fanno in cui le funzioni socio-assistenziali dovrebbero passare in capo alle UU.SS.SS.LL., è considerato un anno di ricognizione e di verifica di come le UU.SS.SS.LL. spendono, o non riescono a spendere, e quindi non realizzano i servizi sul territorio, le risorse messe a loro disposizione per l'esercizio di dette funzioni; questa verifica deve iniziare proprio dall'esame degli avanzi finanziari, che i bilanci di molte UU.SS.SS.LL. presentano. Per questo la Giunta regionale ritiene ingiustificato l'allarmismo che si sta diffondendo tra le UU.SS.SS.LL., in quanto sommando questi avanzi finanziari alle risorse che la Regione ha a disposizione, anche per il 1986 si riesce a raggiungere la disponibilità finanziaria complessiva del 1985.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, a due mesi dalla presentazione del documento da parte della Giunta regionale si riesce a portare in aula la prima legge di variazione al bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1986, avendone sviscerato in Commissione tutti gli aspetti politici e tecnici ed avendo cercato nel frattempo di portare a soluzione i diversi problemi risolvibili, che via via si sono presentati, mentre si è rinviato la soluzione degli altri all'assestamento, ovvero a quando si renderanno di possibile soluzione.
Non ci si può nascondere che la situazione finanziaria della Regione ogni giorno tende ad aggravarsi per i riflessi negativi che le passate gestioni producono ancora sulla già precaria situazione attuale e per i nuovi vincoli che da parte governativa continuano ad accumularsi sulla finanza regionale, tanto da ridurre la Regione al mero ruolo di ente erogatore. Il progressivo irrigidimento del bilancio e la conseguente riduzione delle risorse libere a disposizione sono i problemi oggi centrali della finanza regionale in generale, problemi che per la Regione Piemonte sono aggravati dal recupero del disavanzo sommerso valutato sui 280 miliardi.
La consapevolezza della gravità della situazione, accompagnata da un'analisi obiettiva delle cause che l' hanno determinata, ritengo tuttavia sia il primo passo per ricercare costruttivamente dei rimedi.
La I Commissione, che ha attentamente valutato tutti questi aspetti, ha giudicato la variazione di bilancio in quest'ottica e ha ravvisato nel documento contabile un primo avvio sulla strada del risanamento della situazione finanziaria e, d'altra parte, una parziale risposta alle necessità più impellenti che la crisi occupazionale del Piemonte presenta.
Sulla base di questo giudizio complessivamente positivo, la I Commissione ha approvato la variazione di bilancio e lo indica all'approvazione da parte di questo Consiglio regionale.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Staglianò.



STAGLIANO' Gregorio Igor

La ringrazio, signor Presidente, spero di aver un po' più di fortuna del collega Santoni nel catturare l'attenzione dei colleghi vista fora in cui giocoforza siamo costretti ad intervenire.
Contrariamente a quanto ho avuto modo di dichiarare ieri per il voto di DP alla legge sul catasto dei rifiuti - inizialmente d'astensione tramutatosi, dopo i colpi di mano della maggioranza nel dibattito in aula in voto contrario - sulla legge di variazione del bilancio per il 1986 non sarebbe stato lecito neanche il dubbio da parte nostra.
Infatti, dopo le indicazioni di priorità indicate dal documento programmatico, erano chiari i rivoli che avrebbero percorso le risorse finanziarie della Regione Piemonte. Era già chiara in sostanza la filosofia e la ratio di questo provvedimento: rivoli ed affluenti sarebbero giunti nel grande fiume del finanziamento delle idee e dei progetti privati attraverso il denaro pubblico.
Oggi siamo, quindi, all'appuntamento solenne annunciato durante il dibattito sul bilancio tecnico (o provvisorio) del dicembre scorso. Le iscrizioni a suo tempo fatte per memoria sono diventate in gran parte determinazioni concrete e in buona misura - dal nostro punto di vista preoccupanti.
Vediamole schematicamente.
Tanto per cominciare a me pare ben giustificato il plauso per il cemento a gogò dei costruttori edili e degli imprenditori dell'asfalto manifestato alla maggioranza durante le consultazioni effettuate dalla I Commissione. Plauso condito - non c'era da dubitarne - dal disappunto di questi settori della società per i vincoli nell'uso del territorio: ci si è messo - hanno detto - anche l'on. Galasso a rompere le uova nel paniere degli speculatori del cemento.
Per i costruttori di strade (ed annessi) ci sono ben 75 miliardi dei 270 complessivi, se (come del resto gran parte dei colleghi che non hanno potuto seguire i lavori della I Commissione) non ho letto troppo di corsa la relazione del collega Santoni, destinati alle infrastrutture per trasporti, grandissima parte dei quali per favorire quello su gomma.
Nella relazione del collega Santoni si parla di recupero ad altri impieghi dei 13 miliardi destinati alla costruzione della metropolitana torinese. Quali saranno questi altri impieghi? Non si sa, non è detto. Si sa di certo che 2 miliardi andranno alle aziende di trasporto private concessionarie di servizi di linea e che daranno corpo ancor più vistosamente al business del taglio così poco "Signorile" alle ferrovie piemontesi, apportato dal Ministro dei Trasporti.
Sulla sanità ed assistenza, se il taglio del fondo statale per questi capitoli di spesa è stato pesantissimo, ben del 30% (siamo passati dai 49 miliardi dell'85 - come abbiamo sentito - ai 35 miliardi dell'86), il pentapartito piemontese, se possibile, fa anche peggio.
Al riguardo, ho letto una considerazione strabiliante nella relazione del Presidente della I Commissione, il quale, per la sua autorevolezza ritengo interpreti senz'altro l'indirizzo politico dell'intera maggioranza.
Ebbene (anzi, se fosse consentito dalla grammatica, direi "emmale"), la sanità e l'assistenza per questa variazione di bilancio sono considerate soltanto "un serbatoio - testualmente - da cui trarre risorse per 25 miliardi e mezzo". E così, ai servizi sociosanitari di base si destinano solo 225 miliardi, meno della metà dei contributi destinati ad enti e istituzioni di assistenza per lo più religiosi. Il risultato è che le giuste lagnanze dell'Assessore Olivieri sulle carenze della sanità pubblica denunciate un mese fa opportunamente in quest'aula, durante le lotte dei lavoratori precari, quelle lagnanze sono, oramai, acqua passata. "Il laboratorio e la clinica privata non si toccano; viva la corporazione medica in lotta": si potrebbe ritmare con questo slogan il rifiuto del pentapartito di contenere le convenzioni, come abbiamo chiesto più volte e come è stato riproposto anche dai colleghi comunisti nel corso dei lavori della I Commissione; purtroppo da parte loro dopo che i buoi sono ancora una volta già scappati via dalla stalla.
Sull'emergenza disoccupazione, di cui ci si sciacqua la bocca ad ogni piè sospinto, alla prova della verità si scopre che per cantieri di lavoro e cooperative si stanziano ben 2 miliardi e mezzo, a fronte ad esempio dei 3 miliardi per la distribuzione commerciale, e quasi quanto la promozione fieristica. Il regista Marco Ferreri non ha nulla da temere. L'Assessore Genovese difficilmente potrà contendergli il titolo de "La grande abbuffata".
Per la formazione professionale i fondi previsti già dal bilancio tecnico non sono irrilevanti. Alla luce della politica della Fiat-Auto la prospettiva concreta è che gran parte dei 117 miliardi siano assorbiti dai corsi richiesti da Corso Marconi per il rientro dei cassaintegrati. Sono finalizzati a questo i 4 miliardi e 700 milioni aggiunti con la variazione di bilancio per l'acquisto e la manutenzione straordinaria di attrezzature per i centri di formazione professionale? Non c'è alcun dubbio, invece, che nella variazione di bilancio a fare la parte del leone è l'agricoltura; per essere più precisi sono i coltivatori diretti ad aver fatto 13 (da intendersi come 13 miliardi).
Questa cifra cospicua è destinata in particolare - si dice nella relazione della maggioranza - "all'incremento dei redditi dei coltivatori diretti".
Solo 2 miliardi da dare, invece, alle cooperative agricole e ai loro consorzi.
Quanto alla valorizzazione delle produzioni regionali, per alimentarne qualità e tipicità, un impegno molto serio che auspico l'Assessore possa fare davvero (non lo dico con ironia), converrebbe cominciare con una buona inchiesta preliminare per evitare che cresca la stirpe del "cattivo Odore" (ogni riferimento al sofisticatore del vino è evidentemente voluto).
Per la salvaguardia dell'ambiente, se è interessante, nell'uso delle risorse pubbliche, proporsi di coinvolgere i pescatori alla gestione delle acque e alla difesa delle medesime dall'inquinamento (personalmente su questo non ho dubbi visto l'attaccamento che questa categoria sociale ha per questo nostro bene comune) è ben preoccupante, invece, il proposito cito testualmente - "di valorizzazione ed utilizzazione, anche a scopo venatorio, delle risorse faunistiche". Dove sono i lupi e i bisonti Assessori, da cui difendere le nostre case? Per il controllo dell'aria, la prevenzione e il controllo dell'inquinamento atmosferico per l'86 sappiamo che dobbiamo ricordarci questo vuol dire "scritto a memoria" - che ci sono le piogge acide. Questi progetti restano iscritti sulla carta per il futuro.
Anche per le fonti energetiche la maggioranza è appagata dall'assorbimento di quasi 10.000 miliardi dal "malaffare nucleare". Nella variazione di bilancio ci si limita alla metanizzazione, stanziando 6 miliardi e 700 milioni.
Il pentapartito si annuncia battagliero, invece, sul funzionamento dell'apparato burocratico. Il miliardo e 250 milioni per il personale, se ho capito bene, deve essere usato - si direbbe leggendo il testo - contro la conflittualità, attuando - cito testualmente - "i presupposti che regolano questa particolare forma di rapporto di lavoro" (sottolineo "particolare forma"). Il senso della frase è forse oscuro, ma è già chiaro il proposito di questa maggioranza di far rimanere lo Statuto dei lavoratori un sogno, per far diventare, invece, realtà la regolamentazione del diritto di sciopero nel pubblico impiego. Tra il dire e il fare c'è sempre di mezzo il mare, per tutti. Per la maggioranza c'è l'oceano, a proposito delle occasioni di lavoro per la schiera di disoccupati. I 500 milioni in più, destinati al lavoro straordinario, la dicono precisamente e lungamente: per i disoccupati il paradiso può attendere ancora.
Siamo comunque avvertiti. L'attuazione di questo bilancio - ci ha detto il collega Santoni - è disseminata di ostacoli, per la volontà centralistica del Governo di Roma che, in vero, ci pare indubbia. Non è detto in sostanza che il peggio può ancora avvenire per i più gravi problemi sociali riguardanti la condizione della parte più debole della nostra Regione. Non è detto, in sostanza, che con il bilancio consuntivo qualche altro pezzo non si perda per strada. Però i privilegi degli strati sociali più forti, mi pare che difficilmente saranno intaccati dalla volontà politica rappresentata da questa maggioranza. Però ci sono già le mani avanti del collega Santoni, il quale ci rende noto che nelle uscite per l'esercizio 1986 ci sono i 7 miliardi di TASCO nostra da pagare per i locali di proprietà regionale; peseranno anche i 51 miliardi di debiti per contributi relativi agli apprendisti artigiani nei confronti dell'INPS. Ed a me pare che pagare i debiti sia una cosa seria e doverosa: i contributi li evadono già i padroni, ci mancherebbe che ci si mettesse pure la Regione ad affondare l'INPS già abbondantemente incagliata.
Quanto ai 380 milioni di affitto per Pala del Palazzo Reale utilizzato dagli uffici regionali e che dovremo pagare al Governo centrale (il quale si rifiuta di compensare i lavori di ristrutturazione effettuata dalla Regione Piemonte), non sarebbe una brutta idea, colleghi e signor Presidente Beltrami, praticare una qualche forma di disobbedienza civile mettendo, ad esempio, un conto corrente a disposizione degli obiettori fiscali alle spese militari: sono certo che i pacifisti piemontesi sarebbero ben felici di devolvere le proprie tasse per finanziare il mantenimento di strutture sociali essenziali, come sono gli uffici della Regione Piemonte, piuttosto che pagare per i mercanti di morte. Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il nostro giudizio negativo sulla variazione di bilancio proposta è ben distante dall'essere ispirata da un atteggiamento fazioso e precostituito.
Nelle proposte avanzate ci sono punti apprezzabili come, ad esempio, la gestione dell'art. 8 della legge finanziaria per l'integrazione, da parte delle Amministrazioni pubbliche, della differenza tra la somma corrisposta dall'INPS ai cassaintegrati ed il salario contrattuale. Mi pare molto apprezzabile ed importante la volontà politica dell'Assessorato al lavoro di recepire questo risultato concreto ottenuto in sede di dibattito parlamentare dai deputati dell'opposizione di sinistra, in particolare quelli piemontesi.
Anche i propositi relativi all'edilizia residenziale pubblica, in particolare quelli volti al recupero di immobili degradati e all'agevolazione delle categorie a basso reddito, non possono non essere condivisi. Saranno solo dei buoni propositi? Tutto lascia pensarlo quando ci si ferma a dire che gli interventi in questa direzione sono, e cito testualmente, "opportuni", senza aggiungere quanto si spenderà per questo.
Per l'edilizia sovvenzionata c'è almeno un miliardo stanziato per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli uffici di edilizia residenziale pubblica IACP e Comuni, e non può non essere condiviso anche questo.
Anche l'accoglimento di alcune critiche fatte dalle Organizzazioni Artigiane ci pare apprezzabile ed è positiva l'integrazione di 2 miliardi previsti per il finanziamento della legge 17/85. Dico questo pur dovendo aggiungere le nostre forti preoccupazioni per il carattere che si intende far assumere all'artigianato, per trasformarlo, tendenzialmente, in un sostanziale decentramento produttivo per lavorazioni di serie, che sarebbe ben distante dalla tutela e dallo sviluppo delle caratteristiche di "arti e mestieri" che fattività artigianale deve continuare a mantenere.
Preoccupazioni, colleghi, per nulla infondate, visto il repentino collegamento operato dalla Federpiemonte tra artigianato e industria per il recupero degli edifici industriali dismessi, come è stato detto nelle consultazioni della I Commissione.
Quelli richiamati sono punti condivisibili, ma non possono tuttavia raddrizzare l'impianto politico del bilanciò che mantiene saldamente applicato il principio del finanziamento delle idee e dei progetti privati attraverso il denaro pubblico, per la sanità, come per i trasporti, per l'assistenza come per l'ambiente: gli esempi davvero non mancano suffragati, peraltro, da alcune riprove, come la scarsa attenzione dedicata solo "en passant" nell'uso degli enti strumentali. Confermando così le preoccupazioni da più parti manifestate, come ad esempio dai dirigenti del C.S.I., di cui si fa cenno opportunamente nella stessa relazione del collega Santoni, che si sta andando verso un loro tendenziale ridimensionamento a vantaggio delle consulenze e degli studi privati.
Signor Presidente e colleghi, dovendo trarre le conclusioni, la valutazione politica di DP sull'insieme delle proposte di variazione del bilancio per il 1986 è negativa. Anche perché, se non bastassero le critiche già formulate, non si intravvede nessuna volontà politica di aprire un confronto vero con il Governo centrale sui nodi della sanità e dell'assistenza, come del lavoro e dell'ambiente. La cosa non meraviglia più di tanto, trattandosi di una maggioranza politica omogenea a Torino come a Roma. E' difficile pensare che i partiti che a Roma tagliano i servizi sociali, a Torino poi si adoperino a cucire con convinzione i bisogni della gente più colpita dalla ristrutturazione produttiva e sociale guidata dal liberismo selvaggio del grande monopolio egemone nella nostra Regione.
Non che la cosa sia impossibile. Ma ci sarebbe bisogno, al riguardo, di quell'autonomia culturale, consentitemi, prima ancora che politica, della classe dirigente al governo in Piemonte, per affermare davvero quel decentramento di poteri e di risorse dallo Stato alle Regioni che non si intravede, e che anzi va arretrando in un neocentralismo a cui finiscono per piegarsi più o meno convintamente i flebili rammarici fatti con voce querula dal pentapartito piemontese, pronto ad inchinarsi ai "leader" nazionali dei rispettivi partiti, e che ha nella compagine governativa ben due "ministri-tagliatori": quello del Tesoro che è democristiano e quello del Bilancio che è socialdemocratico.
Su questi presupposti non c'è speranza che il Piemonte possa candidarsi a richiedere un adeguato trasferimento nella nostra Regione di una parte dei benefici derivanti dal calo del prezzo del greggio, al fine di alleviare le più drammatiche emergenze sociali, anche se noi lo auspichiamo. "Campa Piemonte che il greggio cresce": dovremo concludere così, anche l'opportunità congiunturale offerta alla nostra economia dalla divisione (e dai conflitti) internazionale del lavoro? Il dubbio ha già varcato, per quanto ci riguarda, il confine della certezza, a cui la mia parte politica tuttavia non si rassegnerà per riproporre costantemente le priorità sociali della nostra gente.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CERCHIO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Cernetti.



CERNETTI Elettra

L'impressione che traggo dalla lettura di questo bilancio è quella di un bilancio di transizione perché non pare correlato ad un piano di sviluppo, che ancora non c'è.
In effetti riassume il programma che è stato presentato quasi contestualmente, programma che era una "summa teologica" la cui realizzazione richiederebbe non 5 ma 50 anni. Un piano di sviluppo deve essere un documento mirato su obiettivi ben precisi che impongono scelte altrettanto precise. In questo bilancio queste scelte decise e precise non ci sono. Si parla di scarsità di fondi, certamente limitante, ma non deve costituire un alibi. Si dice giustamente che le grosse scelte non vengono più dalla Regione, ma attraverso i fondi nazionali come il FIO.
La Regione deve avere nel bilancio uno strumento che riflette e concretizza le sue scelte di governo.
Questo bilancio, detto non con spirito polemico, anzi, con spirito costruttivo, sembra invece un atto di ordinaria amministrazione. Le scelte che vi si possono intuire sono estremamente caute e i pochi fondi disponibili spesso sono dispersi, ad esempio, quelle per le quali tutte le forze politiche si sono battute in modo veemente come le deleghe alle Province e alle Comunità montane sulla legge Galasso, sull'urbanistica, sul commercio e l'artigianato, sull'agricoltura.
Queste risorse vengono disperse perché i fondi continuano a diminuire mentre ciò che si finanzia non diminuisce ma permane, in conclusione, si dà un po' a tutti gli enti e le associazioni che non hanno, in effetti, un ritorno né in termini di produttività né in termini sociali.
Sarà quanto mai utile il dibattito sugli enti strumentali, dei quali alcuni sono efficienti e di vero supporto al governo della Regione Piemonte, ma altri, proprio per la ristrettezza di fondi che hanno a disposizione, ritengo possano essere messi in discussione.
Fatte queste considerazioni di carattere generale, vorrei soffermarmi su due casi principali di inadeguatezza: l) lo stanziamento di 4 miliardi e 400 milioni per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani. E' uno dei principali problemi della nostra Regione ancor prima che venissero alla luce i fatti recenti. Se la Regione destina risorse così esigue a questo capitolo, il problema è ben lungi dall'essere affrontato con la dovuta incidenza 2) i fondi per l'assistenza. Permettetemi di dirlo, ma lingua batte dove dente duole. Capisco benissimo che l'assistenza si è spostata in altri settori, come la formazione professionale, che è in gran parte assistenziale, come la Cassa Integrazione che sta affondando l'INPS.
Accanto a queste misure, indispensabili anche come ammortizzatori sociali ce ne devono essere delle altre per le categorie più emarginate ed assolutamente impossibilitate a svolgere qualsiasi tipo di lavoro, gli anziani, che sono il 20% della popolazione, e gli handicappati. La riduzione del 30% dei fondi trasferiti che passa da 49 miliardi ai 36 miliardi attuali deve farci riflettere. Non sarebbe stato utile ed opportuno un incremento in questo settore sul fondo regionale? Penso ai dibattiti che in quest'aula ci sono stati sull'assistenza penso alle forze che si sono mosse, su questo tema; questa decurtazione del 30% aggrava ulteriormente una situazione già grave.
I 3 miliardi ottenuti sulle strutture non possono essere vantati come una grande conquista data l'esigenza della somma stanziata.
La Giunta dovrà autorizzare perché siano spesi i residui degli anni 1982, 1983, 1984 nelle Unità Socio-Sanitarie Locali.
Ma soprattutto bisognerà andare all'applicazione della programmazione del piano socio-sanitario regionale per integrare le rette per le strutture protette per anziani non autosufficienti che ormai si aggirano attorno al milione di lire mensili. C'è stata una protesta a Torino perché le rette sono state aumentate quindi, non potendo gravare troppo sulle tasche poco fornite degli anziani, bisognerà pagare una quota a parte della retta per quanto riguarda l'assistenza sanitaria attingendo dal fondo sanitario regionale; altrimenti non si sa e non si vede come se ne possa uscire.
Questi sono i rilievi principali che volevo fare. Mi rendo conto che se questo intervento fosse stato fatto dal mio Capogruppo, con il suo carattere che è un connubio fra accondiscendenza e ottimismo declamatorio avrebbe potuto essere di tutt'altro segno. Ogni intervento in parte riflette la personalità di chi lo svolge. Ho voluto esprimere delle perplessità, che non sono soltanto mie, ma sono del Gruppo. Non è un intervento polemico in senso strettamente negativo, ma un intervento che vuole spronare la Giunta verso scelte più drastiche, coraggiose che spesso possono interessare settori scontenti. Mi pare però che il governo abbia questo compito oneroso.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Biazzi.



BIAZZI Guido

Signor Presidente, sono diverse le cose che ci hanno colpito in questa variazione di bilancio, che la collega Cernetti ha definito un atto di ordinaria amministrazione, in un certo senso cogliendo una parte dei problemi che noi abbiamo individuato.
Ci ha colpito, innanzitutto, l'entità delle somme che vengono rimesse in circolazione rispetto al bilancio tecnico. Noi avevamo indicato circa 165 miliardi, ma ieri sera, ascoltando il TG3 Piemonte, ho invece appreso che sono oltre 172 i miliardi che il Consiglio regionale, votando la variazione di bilancio, avrebbe rimesso in circolazione.
Sono cifre ragguardevoli e mi viene subito una considerazione, poi entrerò nei dettagli tecnici: l'eredità lasciata non era così disastrosa se possiamo rimettere in circolazione oltre 170 miliardi.
Sappiamo quanto è difficile gestire la situazione finanziaria della Regione, le difficoltà sono quelle dell'anno scorso e dell'altr'anno, sono le difficoltà del 1981 in avanti e queste risorse saltano fuori al 31 dicembre 1985 e non credo siano spuntate dal cappello del prestigiatore o da una zecca clandestina.
Il collega Santoni ha detto, per esempio, che le UU.SS.SS.LL. dovrebbe ro stare tranquille perché c'è la possibilità di recuperi consistenti dalle gestioni passate che mettono il Piemonte in una condizione migliore rispetto a qualsiasi altra Regione italiana. Questa è un'eredita non negativa.
E' un dato di fatto che dovrebbe farci riflettere sull'effettiva situazione finanziaria della Regione. Sono soldi in più dopo un bilancio tecnico che aveva già coperto gran parte delle spese di sopravvivenza della Regione.
Un altro elemento che colpisce in questa variazione di bilancio è che sono fatte slittare al 1987 60 miliardi di spese.
E' una vecchia strada, tanto criticata, però nel 1985 i fondi slittati erano di 20/22 miliardi, questo è tre volte maggiore.
Colpisce tra l'altro un altro fatto e questa è una novità che dovrebbe preoccupare tutti: oltre 160 miliardi di fondi statali reimpostati, che sono coperti a bilancio da mutui a ripiano, il Commissario di Governo li ha contestati; per la prima volta è stato posto un vincolo alla copertura entro l'assestamento del bilancio. Il Commissario di Governo ora dice che non c'è più questa possibilità.
E' un problema che ci ritroveremo fra tre mesi, perché entro il 30 giugno dovremo approvare l'assestamento di bilancio, che doveva richiedere un esame molto approfondito da parte della Giunta e della maggioranza magari anche con un'iniziativa verso il Governo centrale per mettere sul tavolo i problemi generali non solo della Regione Piemonte, ma del sistema delle autonomie. Come può andare avanti un ente importante come la Regione Piemonte, se continuano ad esserci vincoli di questo tipo? A monte di questa variazione ci sono molti documenti, per esempio il programma della Giunta regionale. La collega Cernetti ci ricordava che è un documento che andrebbe bene per cinquant'anni e non per una legislatura quindi all'interno di questo bilancio non si potevano trarre nemmeno indicazioni per un bilancio per il 1986. Ci era stato detto che la Giunta e la maggioranza avrebbero disposto un bilancio tecnico, in attesa del programma della Giunta e che sarebbe stato il supporto ad un bilancio vero e reale. Oggi invece il vero bilancio regionale viene rinviato al nuovo piano di sviluppo.
Si sono ripetute le dichiarazioni alla stampa sulle scelte che la Giunta intendeva fare, ma ricordo che il Consiglio regionale ha approvato ordini del giorno e mozioni sull'occupazione, sulla FIAT, quindi non è che manchino indicazioni sulle sollecitazioni venute da parte nostra, ma anche per motu proprio del Presidente della Giunta e degli Assessori.
Da quei documenti emerge che occorre concentrare le risorse per favorire l'occupazione, con interventi di emergenza e di prospettiva nel campo dell'innovazione e del sostegno alla nuova imprenditoria.
Non vediamo in questo bilancio né un utilizzo razionale delle risorse né indicazioni per mettere in circolo le risorse esistenti attraverso gli enti strumentali. Nel bilancio della Finpiemonte ci sono oltre 30 miliardi che non si sa come utilizzarli.
Si parla spesso dell'innovazione, ma da questo bilancio emerge che non si vuole nemmeno utilizzare una struttura che ha la vocazione dell'innovazione, il Centro di calcolo. E' incomprensibile come non vengano utilizzati da parte dell'Assessorato alla sanità i circa 3 miliardi per automatizzare il sistema sanitario.
Il tema dell'ambiente. A parole è sempre messo al centro di ogni discussione, ma, per la depurazione e lo smaltimento dei rifiuti, non troviamo nel bilancio una rispondenza adeguata. Soprattutto, per usare una dizione cara al Presidente della Giunta, troviamo che l'uomo, soprattutto il disadattato, l'anziano, il carcerato, il portatore di handicap, il cassaintegrato, il disoccupato, dovrebbe essere al centro di tutto ed è invece abbastanza maltrattato. L'assistenza come funziona? L'uomo, che è sempre al centro di tante chiacchiere, quando si tratta di distribuire le risorse non vede grandi destinazioni anzi, le risorse per l'assistenza sono state tagliate di oltre 15 miliardi con il rischio della chiusura a tempi brevi di servizi fondamentali.
Mercoledì prossimo in I Commissione discuteremo gli emendamenti del Gruppo comunista e siamo convinti che il Consigliere Cernetti vorrà darci una mano perché possano passare, anche se non potranno risolvere completamente i problemi dell'assistenza. Noi proporremo un aumento, già in sede di variazione di bilancio, di almeno 4 miliardi e individueremo i punti che si dovrebbero tagliare.
Da quei documenti e da quelle prese di posizione emergeva anche la necessità di procedere al riordino, alla riqualificazione della spesa regionale e di adeguare quindi le scelte di bilancio.
Su questo siamo disposti ad aprire un confronto. La necessità di una revisione è imposta dal restringimento continuo, dal 1981 in avanti, delle risorse regionali a causa dei tagli che si sono effettuati e per i nuovi compiti che vengono continuamente delegati alle Regioni, per le nuove tasse.
Tra l'altro si dice che probabilmente la Tasco non andrà in porto nemmeno per il 1986; pare che il Governo lascerà cadere il decreto, quindi mancheranno quelle risorse che noi pensavamo di destinare all'assistenza.
Tutti questi problemi ci dicono che è necessario che le economie locali riprendano in mano il confronto con i poteri centrali senza assumere un atteggiamento contestatorio, ma neanche di acquiescenza alle decisioni dei poteri centrali indipendentemente da quelle che sono le maggioranze che possono esserci a livello nazionale o a livello locale, semmai recuperando l'unità che si è affermata nell'ultimo decennio nel nostro Paese che aveva portato a risultati positivi nel confronto coni poteri centrali.
In, questi anni si è trasformata anche la collocazione della finanza regionale rispetto alla finanza degli enti che operano sul territorio regionale, Comuni e Province.
L'incidenza della finanza regionale rispetto ai finanziamenti al sistema delle autonomie si è drasticamente ridotta.
I finanziamenti della Cassa Depositi e Prestiti, che vengono dalla capacità di indebitamento dei Comuni, devono essere presi in considerazione, come devono essere presi in considerazione gli altri elementi della riforma della finanza regionale, come la destinazione di una certa quota di finanziamenti per quanto riguarda i mutui dalla Cassa Depositi e Prestiti.
Sono tutti elementi che spingono alla revisione complessiva del bilancio regionale e dell'atteggiamento del governo e della Giunta.
Quest'anno dal FIO abbiamo finanziamenti per 170 miliardi per impianti di depurazione e per la costruzione di collettori.
Che lezione può venire alla Regione da questi nuovi flussi di finanziamenti? La Regione con le sue poche risorse non può rincorrere i 170 o i 180 miliardi che lo Stato mette a disposizione, ma li finalizza in ruoli effettivi di governo, per esempio, predisponendo dei progetti pilota per la depurazione delle acque che diano un contributo a risolvere questo problema, perché verifichiamo nella nostra realtà che ci sono depuratori che non funzionano o, quando va bene, funzionano molto male. Occorre recuperare un diverso ruolo da parte della Regione per quanto riguarda il governo delle risorse; questi elementi richiedono un approccio diverso al bilancio regionale ed al ruolo della Regione per renderla sempre di più organo di governo, di programmazione, di coordinamento e di indirizzo e sempre meno organo di gestione.
Si ripercorrono invece vecchie strade in una situazione profondamente mutata in questi anni, strade che noi avevamo già cominciato a revisionare criticamente prima del 12 maggio, perché ne avevamo individuato i limiti e la necessità di superarli.
E' un bilancio che si disperde in mille voci, i fondi sono dati un po' a tutti, anche a chi difficilmente potrà giustificarne l'utilizzo.
La svolta tanto conclamata con l'elezione della Giunta di pentapartito in effetti non c'è stata e lo troviamo all'interno del bilancio.
Si è detto che questa Giunta regionale contrapponendo un atteggiamento diverso da quello delle Giunte precedenti, ha voluto tagliare con la strada dei contributi in conto interessi per non impegnare il bilancio per esercizi successivi, per non irrigidirlo sempre di più. Ma non è cosa.
E' vero che nelle spese vengono indicati contributi in conto capitale ma come sono finanziati questi contributi? Da dove arrivano i fondi? I contributi in conto capitale sono finanziati con i mutui a ripiano della Regione. Ebbene, per rimborsare questi contributi in conto capitale la Regione sarà vincolata per 15 anni, pagando il rimborso in capitale ed interessi ed è evidente che per ogni milione che la Regione destina in contributi in conto capitale, per 15 anni, dovrà rimborsare 170.000 lire all'anno. Per cui i 100 miliardi per opere pubbliche, indicati in questo bilancio, costeranno per 15 anni 17 miliardi circa ogni anno, tale è la rata di ammortamento.
I contributi in conto capitale che dovevano esaurirsi in un solo esercizio, in effetti impegnano la Regione per 15 anni ai tassi del 16, 17 18%. C'è il pericolo addirittura di aggravare maggiormente certi irrigidimenti. Perché si sono fatte queste scelte? La Giunta nelle consultazioni del bilancio e negli incontri in Commissione non è mai stata collegiale, mentre è sempre più necessario che su questi problemi la Giunta svolga appieno la sua collegialità. Per impostare queste svolte ci vuole un vero governo, una vera maggioranza che si ritrovi sulle scelte di fondo.
Ieri abbiamo visto come la maggioranza è allo sbando su una legge importante come quella delle discariche.
Il programma che è stato approvato non è andato al di là delle semplici enunciazioni, non è frutto di un confronto serrato sui problemi.
Da queste considerazioni traggono origine i nostri emendamenti.
Vogliamo mettere in evidenza la contraddittorietà e le carenze delle scelte fatte dalla Giunta e dalla maggioranza e dare una prima risposta ad alcuni gravi problemi che vivono le nostre comunità.
Non abbiamo presentato modifiche all'interno del bilancio, questo non è compito nostro perché chi è al tavolo di comando ha gli strumenti in mano per procedere a queste revisioni. Abbiamo voluto porre l'accento su quattro questioni importanti: l'occupazione, l'ambiente e l'innovazione, la scuola e la cultura e l'assistenza.
Per quanto riguarda l'occupazione chiediamo che vengano destinati circa 10 miliardi, distinguendo tra interventi urgenti e interventi di prospettiva. C'è un documento, abbiamo presentato ieri alcuni emendamenti ne ripresenteremo oggi altri integrativi, in base alle notizie che abbiamo avuto.
Sugli emendamenti avremo il confronto in Commissione e in aula, quindi i nostri colleghi di Gruppo potranno intervenire e chiarire meglio la nostra posizione.



MIGNONE ANDREA



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Quaglia.



QUAGLIA Giovanni

Signor Presidente, colleghi Consiglieri, il d.d.l. in esame è stato predisposto e presentato dalla Giunta nel rispetto degli impegni temporali che la stessa aveva assunto in occasione del dibattito sul bilancio di previsione per il 1986 ed è strettamente correlato con le indicazioni programmatiche proposte dalla Giunta per la quarta legislatura che, come si ricorderà, individuano quali obiettivi di fondo per fattività della Regione il rilancio dell'economia piemontese, la costruzione di un nuovo disegno territoriale regionale, il superamento delle emergenze socio-ambientali, lo sviluppo culturale in senso lato.
Il Gruppo della DC dà atto alla Giunta ed all'Assessore competente, cui rivolgiamo anche un augurio di pronta guarigione, di essersi mossa con sollecitudine e coerenza pur fra tante difficoltà, per consentire all'Ente Regione di poter operare con tempestività e nel quadro di linee di intervento chiaramente delineate che troveranno nei prossimi mesi una definizione ancor più puntuale e con carattere di progettualità nella predisposizione del nuovo piano di sviluppo.
Il documento in esame, sul quale diamo un giudizio positivo e che è stato con compiutezza e chiarezza illustrato nella pregevole relazione del Presidente Santoni, si colloca in un contesto difficile per la finanza regionale e preoccupante per la stessa immagine dell'Ente Regione e della sua capacità di incidere in modo significativo nella realtà locale.
La caduta di tensione dell'Ente Regione che, a mio avviso, è più preoccupante ancora delle difficoltà della finanza regionale ha alla sua radice molte concorrenti cause, che vanno dalla mancata riforma organica delle autonomie locali all'affermarsi di un neocentralismo statale. Il Parlamento e il Governo infatti, tramite provvedimenti legislativi di vario genere, che creano un asse privilegiato con i Comuni, sembrano voler stringere il cerchio attorno alle Regioni. Basta pensare a questo riguardo come già ricordava prima il collega Biazzi, che i Comuni del Piemonte nel corrente anno potranno disporre di oltre 500 miliardi per investimenti messi a disposizione della Cassa Depositi e Prestiti, il che significa oltre quattro volte le risorse libere regionali.
Molto però dipende anche da noi; l'eccessiva burocratizzazione dell'Ente, la poca snellezza ed efficienza di gestione hanno allontanato la Regione dai cittadini e dagli amministratori locali.
La conferma di ciò ci è stata fornita amaramente dall'andamento delle consultazioni decentrate sul territorio, che hanno registrato una partecipazione che si può eufemisticamente definire irrilevante.
A fronte di una tale situazione occorre che il governo regionale operi come è indicato nel documento programmatico, avendo come obiettivi una maggiore efficienza dell'apparato e l'avvio di un serio processo di deleghe che riduca progressivamente il ruolo di mera gestione della Regione.
Parallelamente occorre che il Consiglio provveda ad una seria opera di revisione legislativa, con la predisposizione di testi unici e ad un uso attento e calibrato, per il futuro, dello strumento legislativo.
Certamente a questa caduta di tensione concorre in modo significativo la crisi della finanza regionale; la Giunta ne è ben consapevole, sta analizzando obiettivamente le cause ed è questo il primo passo per ricercare costruttivamente dei rimedi. Se allo Stato sono da imputare la progressiva riduzione delle assegnazioni alle Regioni e i ritardi nella loro erogazione, la mancata adozione del bilancio pluriennale, il ritardo nella approvazione della legge di riforma della finanza regionale alle Regioni, tra cui il Piemonte, spetta la responsabilità di aver seguito per molti anni politiche di bilancio che hanno portato ad un progressivo irrigidimento della spesa.
Per quanto ci riguarda un ulteriore elemento è venuto a confermare la già complessa situazione finanziaria: si tratta della richiesta del Commissario di Governo, cui altri hanno già accennato, di provvedere in sede di assestamento ad eliminare il disavanzo sommerso; il che significherebbe, tenuto conto che le reimpostazioni superano l'avanzo finanziario di 123 miliardi, dover finanziare con risorse libere questi miliardi e cioè utilizzare in tal senso tutti i fondi accantonati nei fondi globali.
Se così fosse e se non si riuscisse ad ottenere la possibilità di un rientro graduale nel tempo - e ritengo a questo proposito indispensabile una puntuale iniziativa della Giunta nei confronti del Governo centrale sarebbe la paralisi per la Regione e gli stanziamenti di spesa del disegno di legge in esame dovrebbero essere tutti finalizzati alla copertura dell'eccedenza dei fondi statali reimpostati rispetto all'ammontare dell'avanzo finanziario presunto.
L'attuale governo regionale del Piemonte sta tentando di avviare il risanamento delle sue finanze che non può che avvenire nella direzione di recuperare margini di libertà nella spesa attraverso la riqualificazione di quella corrente e la riduzione della spesa rigida, definire chiaramente la politica dei mutui, reperire risorse aggiuntive attraverso il ricorso sistematico alle fonti di finanziamento comunitario, allo sfruttamento di tutte le possibilità offerte dal FIO, anche attraverso la prevista creazione di una struttura interna all'Ente per la verifica dei relativi progetti, all'utilizzo dei prestiti della B.E.I., mettere a punto progetti intorno ai quali recuperare l'apporto di altri soggetti operanti nel territorio, Enti pubblici od organismi privati. Il disegno di legge in discussione va dunque valutato in questo quadro più generale e in particolare in rapporto al documento di indirizzi politico - programmatici presentato dalla Giunta.
Infatti alla puntuale elencazione degli obiettivi, ivi contenuta, si accompagna in questo provvedimento di rifinanziamento di leggi regionali un altrettanto trasparente indicazione degli stanziamenti che consente finalmente una lettura più agevole anche ai non addetti ai lavori ed una comprensione più facile delle scelte sottostanti alla definizione degli stanziamenti di entrata e di spesa.
Dall'esame del provvedimento, pur non sottacendo i limiti oggettivi, di cui esso risente per le motivazioni prima richiamate, la limitatezza delle risorse destinate agli investimenti per effetto soprattutto del mancato rifinanziamento di talune leggi statali e dell'emergere di talune spese sommerse a cui dover far fronte, e tenendo presente l'impossibilità pratica di ridurre i finanziamenti a pochi interventi, emerge la volontà della Giunta di privilegiare interventi significativi volti al conseguimento degli obiettivi di fondo dell'azione regionale.
Così, a rilancio dell'economia piemontese quale scelta e quale premessa per il sostegno dell'occupazio-ne, la Regione partecipa per il 1986, con questa variazione, con oltre 50 miliardi, di cui circa 40 per investimenti anche a seguito dell'accoglimento, da parte della Giunta, di alcune proposte avanzate anche da parte dell'opposizione in sede di Commissione in particolare con lo stanziamento di 1.500 milioni per il finanziamento della legge 17/85 riguardante il settore artigiano e con l'incremento di 1 miliardo del capitolo concernente i cantieri di lavoro e con interventi significativi in tutti i settori produttivi, con particolare riguardo all'agricoltura, all'industria, all'artigianato, al turismo, al commercio all'edilizia, all'energia e alla formazione professionale.
Alla costruzione di un nuovo disegno territoriale regionale, secondo obiettivo, tendente ad un equilibrio territoriale delle varie realtà in base alle loro specificità e all'inserimento di Torino fra le altre metropoli italiane ed europee, la Regione partecipa da un lato con i finanziamenti per la conclusione dei processi di programmazione socio economica e territoriale, portato avanti negli scorsi anni dai Comitati comprensoriali e dall'altro attraverso il rifinanziamento di leggi di settore per un importo di circa 80 miliardi.
Di particolare interesse mi sembrano gli stanziamenti previsti per il settore della viabilità e trasporti e gli interventi volti alla difesa della natura e del territorio che possono essere considerati, seppur per alcuni aspetti, come finalizzati al conseguimento anche del terzo obiettivo, e cioè il superamento delle emergenze socio-ambientali che peraltro, concerne il capitolo della sicurezza sociale in favore particolarmente, degli anziani.
A questo riguardo i 1.950 milioni previsti dal provvedimento si sommano ai 53 miliardi per la tutela materno - infantile, per l'assistenza sociale già inseriti nel bilancio di previsione e ai 3 miliardi di finanziamento della legge recentemente approvata dal Consiglio per interventi sui servizi tutelari e residenziali.
Infine al conseguimento del quarto obiettivo, quello dello sviluppo culturale in senso lato, il provvedimento in esame destina a risorse libere per oltre 30 miliardi.
A questo proposito mi preme segnalare sul piano economico che è prevista una selezione degli interventi al fine di privilegiare la spesa di investimento culturale, sia in formazione che in strutture; tale tendenza peraltro mi pare emerga chiaramente dal complesso del provvedimento di variazione.
Anche in tale settore alcune risposte, seppur parziali nell'entità degli stanziamenti, ma significative dal punto di vista politico, sono venute da parte della Giunta alle sollecitazioni emerse in Commissione.
Per quanto riguarda gli enti strumentali, a parte il sottodimensionamento degli stanziamenti rispetto alle esigenze prospettate dal C.S.I., riteniamo utile una attenta riflessione complessiva sui ruoli e sulle prospettive degli stessi che si potrà svolgere, come già da varie parti prospettato, nel corso di un apposito dibattito consiliare.
Mi preme ora soltanto sottolineare quanto è emerso in sede di consultazione e cioè l'esigenza avvertita da tutti i responsabili di un maggior coordinamento tra la Regione e i suoi enti e degli enti stessi tra di loro, al fine di rendere più produttiva la spesa e per evitare l'irrazionalità che a volte si manifesta di intervenire in alcuni settori contemporaneamente come Regione in forma diretta e come Regione tramite gli enti strumentali.
Signor Presidente, colleghi Consiglieri, la discussione avvenuta sino ad ora in quest'aula non si è limitata ai dati del provvedimento in esame ma ha cercato di porsi l'interrogativo, che anch'io mi sono posto, sul tipo di risposta che danno le Regioni e la Regione Piemonte, in particolare rispetto all'attuale situazione economico - sociale del Paese che, pur presentando elementi che consentono di guardare il futuro con una certa maggiore fiducia, si caratterizza ancora in termini di crisi occupazionale e di stagnazione nel settore degli investimenti.
La Regione cioè ha ancora uno spazio per esercitare la sua capacità di governo? E attraverso quali strumenti? Con quali risorse? Certo, se riconduciamo il ruolo della Regione a quello di un Ente che amministra e gestisce il proprio bilancio, viste le esigue disponibilità di cui dicevo prima, credo che dobbiamo rassegnarci a trasformare la Regione in un Ente di scarso rilievo e di scarso peso, cosa di cui non sono affatto convinto.
C'è stato un periodo, nella pur breve vita dell'Ente, nel corso del quale il ruolo politico della Regione era sostanzialmente quello di creare infrastrutture pubbliche a servizio dell'economia, perché l'economia era in grado di sviluppare autonomamente la sua forza e traeva dagli interventi dell'Ente pubblico elementi per ulteriormente accrescere la propria capacità di sviluppo.
In quel quadro di sviluppo economico, in cui si ponevano problemi di riequilibrio territoriale, il bilancio regionale era lo strumento che consentiva di dare alla collettività quei servizi di cui un'economia ricca e in sviluppo ha bisogno e la programmazione era il metodo che consentiva di non produrre eccessivi squilibri o distorsioni.
Ma quando l'andamento dell'economia cambia segno, il tipo di intervento che si chiede al soggetto pubblico diviene diverso nella qualità; dal momento in cui il compito della Regione non è più quello di creare supporti ad una economia che tira, non si può più pensare che la discussione del bilancio regionale o di un provvedimento di finanziamento delle leggi regionali possa essere sufficiente.
A quel punto la ristrettezza delle risorse balza nella sua enorme evidenza e mostra una drammatica insufficienza che non deriva solo dal diminuire delle risorse, ma dal collegamento dell'utilizzo di queste rispetto alle esigenze della collettività. Diventa quindi pressoch inevitabile che, a fianco di risorse destinate agli investimenti per contribuire ad un superamento effettivo della crisi, vengano previsti altri stanziamenti per alcuni miliardi che tentano di puntellare una situazione immediata di emergenza.
Cito a tale proposito i fondi riguardanti l'utilizzo temporaneo straordinario, di lavoratori disoccupati in cantieri di lavoro, nonché la costituzione di un fondo sociale a favore delle famiglie con redditi minimi.
La terza legislatura ha segnato il passaggio da un certo tipo di concezione dell'intervento pubblico, e in particolare dell'Ente Regione, ad una logica profondamente diversa, nel tentativo di rispondere in termini nuovi ad una situazione economica profondamente mutata.
In questa quarta legislatura, di fronte ad un processo di ripresa dell'economia industriale che, avviato nel corso dell'84, non consolidato nel corso dell'85, rimane tuttora fragile e incerto di fronte ad un processo di modernizzazione del sistema produttivo che è comunque andato avanti con un continuo cedimento però della base occupazionale.
E' compito di tutti far si che il cammino diventi meno incerto, più determinato e sicuro, anche perché l'economia regionale possa cogliere le opportunità che le vicende internazionali - sul versante dei tassi di cambio e su quello dei prezzi delle materie prime - sembrano assicurare in maniera forse irripetibile per il futuro.
Governare questi processi credo sia compito primario della Regione così come è necessario uscire dalla logica della gestione delle poche risorse disponibili per tentare di entrare in una logica di gestione del bilancio di una intera Regione.
Ciò richiede all'Ente Regione una forte capacità di relazione e di coordinamento, di porsi, come dice il documento programmatico della Giunta "in modo propulsivo nei confronti del sistema Piemonte", per vedere le interrelazioni esistenti all'interno dell'economia e riacquistare quel ruolo di governo e di programmazione che ormai non passa più attraverso la gestione delle nostre risorse, ma attraverso il governo delle risorse dell'azienda Piemonte.
Mi pare di cogliere, nel documento programmatico della Giunta e nel disegno di legge in discussione, indicazioni che ancora non esauriscono un campo che va esplorato con molta attenzione, ma che tracciano un percorso che, se non sarà seguito, porterà questo Consiglio a discutere di bilanci sempre più striminziti e soprattutto inadeguati a rispondere alle esigenze del Piemonte, a dibattere questioni marginali mentre all'esterno la società muta rapidamente e richiede ai politici e agli amministratori comportamenti attenti a tali cambiamenti. Questo credo sia il significato del documento programmatico della Giunta, questa credo sia la dimensione con cui si pu leggere il provvedimento di rifinanziamento delle leggi regionali, questa credo sia la strada da battere per evitare che la Regione Piemonte perda progressivamente il suo ruolo di governo e di propulsione all'interno del sistema Piemonte.



FRACCHIA MARIO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Amerio.



AMERIO Mario

Le nostre posizioni sulle variazioni di bilancio le ha già esposte il collega Biazzi. Mi limito quindi ad alcune considerazioni sulla parte che riguarda l'occupazione e il lavoro. L'emergenza lavoro, della quale in più occasioni si è parlato in Consiglio, non risulta chiaramente dalle variazioni di bilancio in termini di risorse né sul versante innovazione sviluppo né sul versante del sostegno alle fasce più deboli del mercato del lavoro.
Che cosa avremmo voluto vedere in queste variazioni di bilancio? Intanto avremmo voluto individuare alcune priorità che il nostro Gruppo nella discussione sul programma aveva già indicato, l'innovazione di una politica attiva per il lavoro, il sostegno alle fasce più deboli dell'offerta. Avremmo inoltre auspicato una interazione tra gli Assessorati al lavoro e all'industria, al commercio e all'artigianato, alla formazione professionale con stanziamenti adeguati e finalizzati a fare fronte a quella che continuiamo a chiamare l'emergenza, cioè l'occupazione nella nostra Regione.
Tutto questo non emerge nelle variazioni di bilancio presentate. Sui cantieri di lavoro, se non ricordo male, si era partiti con uno stanziamento di 600 milioni, noi avevamo proposto 3 miliardi. Siamo oggi attorno ai 2 miliardi e mezzo, non sono sufficienti, ma, almeno, uno stanziamento dignitoso. Sulla cooperazione temiamo che i fondi saranno difficilmente utilizzabili se non modificheremo la legge 28, soprattutto nella direzione della fornitura alla nuova cooperazione di servizi. Se fino a questo momento le centrali cooperative non hanno fornito effettivamente i servizi, c'è un oggettiva debolezza della cooperazione piemontese in questo settore. Il rischio è che ci siano dei residui passivi nell'utilizzo di questa legge, come è accaduto nell'ultimo anno perché il numero delle domande decresce e non si utilizzano i fondi perché non si è posti in condizioni di farlo. Noi chiediamo di rendere agibile la legge. C'è lo stanziamento sull'art. 8 della legge finanziaria. C'è un impegno sulla formazione professionale, ma occorre rendere efficaci questi fondi.
Manca quell'impegno di straordinario a coordinare e finalizzare la spesa, a individuare alcune priorità che riteniamo necessarie nel campo dell'occupazione e della disoccupazione del Piemonte.
Avevamo accennato ai settori dell'innovazione, delle politiche attive del sostegno alle fasce più deboli del mercato del lavoro. Sull'innovazione vi è innanzitutto la necessità di varare un disegno di legge per il suo sostegno e per la diffusione dell'innovazione soprattutto nella piccola e piccolissima impresa.
Sembra che si sia finalmente sulla dirittura d'arrivo, ma è necessario prevederne uno stanziamento in queste variazioni di bilancio, così come è necessario prevedere di investire in progettualità e sperimentazione della domanda pubblica, obiettivo sostenuto non solo dall'opposizione, ma anche dalla maggioranza, che quindi deve avere riscontro in proposte e investimenti adeguati.
Vi è poi il tema delle politiche attive del lavoro. Sulla formazione professionale avevamo avanzato delle proposte, che non sono esauribili con l'applicazione dell'art. 15 della legge finanziaria su ambiente e beni culturali.
Con l'emendamento che abbiamo predisposto proponiamo un intervento specifico sui contratti di formazione e lavoro, che ormai risultano essere la via privilegiata per l'avviamento al lavoro. E' un intervento che deve essere indirizzato a sostenere i giovani inferiori ai 29 anni, quelli meno dotati sul mercato del lavoro, iscritti da tempo al Collocamento o in Cassa Integrazione a zero ore. Il sostegno dell'assunzione, anche nominativa, di questi giovani inferiori ai 29 anni, ci pare un intervento di politica attiva opportuno, che potrebbe proseguire con un incentivo alle imprese che confermino a tempo indeterminato, allo scadere del contratto a termine, i contratti.
Parlando di politica attiva del lavoro avevamo previsto uno stanziamento minimo (200 - 250 milioni) per avviare, di concerto con i Comuni interessati, in primo luogo Torino, l'istituzione di servizi, di centri di informazione e di orientamento per giovani e disoccupati sulle occasioni di lavoro e sui percorsi formativi. Esistono già organizzazioni sociali che hanno aperto anche sul territorio torinese servizi di questo tipo, i sindacati CGIL. CISL. la GIOC e altre organizzazioni. Sono iniziative lodevoli, allora, perché non offrire a queste organizzazioni la sponda di un servizio regionale informatizzato? Avevamo inoltre chiesto 3 miliardi per i cantieri lavoro, ma ciò che leggiamo nella variazione di bilancio è piuttosto scarso che dobbiamo confermare il nostro giudizio critico anche su questa parte delle variazioni.
A questo punto, che cosa fare? Noi vogliamo riproporre tre punti che sono oggetto di altrettanti emendamenti, e indichiamo anche le strade per reperire le risorse da investire. Se saranno attuati, anche se non ci faranno modificare il giudizio complessivo, apriranno almeno uno spiraglio e conferiranno un qualche decoro ad un bilancio che resta tuttavia inadeguato.
Primo punto: politiche per l'occupazione giovanile e per giovani meno dotati sul mercato del lavoro. C'è l'art. 15 della legge finanziaria "Ambiente e beni culturali", ma la Giunta riferiva la difficoltà a capire come si interviene operativamente. Chi è il titolare dei progetti, Pente pubblico, i privati? Quand'anche fosse fatto il riparto delle risorse (metà delle quali saranno destinate al Mezzogiorno) come e quando si potranno attivare progetti per sperimentare questa norma prevista dalla legge finanziaria? Confermiamo la richiesta di un intervento sugli attuali contratti di formazione lavoro, secondo la norma dell'art. 3 della legge n. 863; si vedrà in quale forme attivarlo, con un finanziamento diretto alle imprese orientando il fondo sociale, o in altre forme. Certo è un intervento cospicuo che consente di incentivare, in aggiunta alla legge n. 863, quelle imprese che assumono nominativamente giovani con età inferiore ai 29 anni tra quelli iscritti da almeno due anni al Collocamento o tra i cassintegrati a zero ore. E' una norma che non tocca la legge n. 863 l'impresa può anche non giovarsene, ma offre un'incentivazione aggiuntiva all'impresa che voglia assumere in tutto o in parte una quota di questi giovani lavoratori.
Questa esperienza è davvero una misura di politica attiva, perché pu consentire di rivolgere un'attenzione particolare da parte delle imprese ai giovani che altrimenti sarebbero meno favoriti.
Le ricerche dell'Osservatorio sul mercato del lavoro dimostrano che le chance di un disoccupato, anche se giovane, diminuiscono in proporzione alla durata dell'iscrizione al Collocamento e che è ugualmente sfavorito il giovane cassintegrato a zero ore. Vi è prevenzione, insomma, nei loro confronti. Un intervento di questo tipo potrebbe accelerare lo svuotamento delle sacche di Cassa Integrazione a zero ore. Un'alta tranche di finanziamento sulla legge n. 863 e sui contratti di formazione lavoro potrebbe (ma non la prevediamo in questa variazione di bilancio) agevolare le imprese che confermano l'assunzione dei lavoratori e che trasformano, in qualsiasi momento, anche prima della scadenza, il contratto a termine in contratto a tempo indeterminato.
Questo emendamento ci pare importante. Vorremmo sapere se questi fondi possono essere reperiti all'interno dei fondi destinati alla formazione professionale. Ci pare possibile uno spostamento di risorse in questa direzione.
La seconda questione è quella relativa al trasferimento dell'innovazione alle piccole e piccolissime imprese e dei servizi reali.
Dovremmo discutere tra breve su un provvedimento di legge in proposito.
E' necessario prevedere un finanziamento e noi pensiamo che in larga parte si possa ottenere attraverso lo smobilizzo di fondi della Finpiemonte.
E' necessario rifinalizzare l'attività della Finanziaria, smobilizzando una parte dei suoi fondi (pensiamo 3 miliardi, 3 miliardi e mezzo) che assieme ad un altro stanziamento della Regione che noi proponiamo di mezzo miliardo, possono essere investiti nel finanziamento di iniziative per il trasferimento e la diffusione dell'innovazione.
Un finanziamento in questa direzione è significativo perch interloquisce con la Finanziaria regionale e ne ridinamizza fattività.
Sono in complesso 4 miliardi. Sarebbe infine interessante sperimentare a Torino, di concerto con il Comune, un servizio di informazioni per giovani e disoccupati. Servizi simili ne esistono ormai parecchi nel territorio torinese. Pensiamo che sarebbe un intervento utile e capace di creare una sponda pubblica, un servizio efficiente di coordinamento, a cura dei Comuni interessati, promosso, agevolato e finanziato parzialmente dalla Regione. I costi non sarebbero alti. Potrebbe essere anche questa un'esperienza positiva soprattutto per l'offerta di lavoro ai giovani.
Riteniamo che queste proposte potrebbero avviare delle esperienze positive.
Non modifichiamo il nostro giudizio sulle variazioni di bilancio avanziamo queste proposte che conferirebbero maggiore dignità all'impostazione che la Giunta ha inteso dare appunto alle variazioni di bilancio.



PRESIDENTE

Aveva chiesto la parola il Consigliere Benzi.



BENZI Germano

Su questo argomento non ritengo di dover parlare.



PRESIDENTE

Se non vi sono altri iscritti a parlare darei la parola al Presidente della Giunta Beltrami.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Ringrazio gli intervenuti per quanto hanno potuto dire nel bene e nel male in questo disegno di legge di prima variazione del bilancio.
Devo ringraziare, e questo lo faccio al di fuori del primo grazie, il collega Santoni per il modo completo, articolato con il quale ha voluto relazionare al Consiglio, evidentemente da un'angolazione che riflette un'adesione all'impostazione della maggioranza, questo è umano e naturale non potevo chiedere che parlasse contro, o neppure che non parlasse bene ma penso che l'abbia fatto in forma autonoma.
Per quanto riguarda il bilancio ho potuto vedere da questi interventi una serie di attenzioni, evidentemente per taluni anche dei vuoti che certamente ci sono. Devo dire che il vuoto più impegnativo è quello dell'Assessore Turbiglio che certamente avrebbe potuto compenetrare, assai di più di quanto stia tentando di fare io in questo momento, il bilancio questa nota di variazione e dare delle risposte più calzanti, anche se io devo registrare, così per sensazione, ma ne sono convinto, che non ci sarà più un secondo dibattito su questa nota di variazione.
Direi che una maggiore attenzione, con tutta probabilità, sarà rivolta in sede di presentazione degli emendamenti che la Giunta ha conosciuto per una prima parte, non sotto il profilo formale, nel dibattito che è intervenuto presso la Commissione.
Mi è stato detto da coloro i quali hanno vissuto esperienze di Commissione in questo settore, che la Giunta presentandosi non a ranghi completi, o a manipoli schierati, ha offerto, però, un interesse e un'attenzione a questo problema che non ritrova molti riferimenti.
Devo dire che quella parte di possibilità che allora, alla luce del conosciuto, noi riferivamo alla Commissione, l'abbiamo tradotta in questa nota che è stata rassegnata al Consiglio, gli emendamenti che sono conosciuti, quelli di stamani pare che non siano ancora definitivi e completi, ho motivo di pensare che in sede di presentazione e di formulazione degli stessi, forse, in parte anticipati dagli interventi che ci sono stati, potremo anche capire qualche cosa di più di quanto sia emerso oggi pomeriggio in un dibattito che, proprio per rinviare talune definizioni alla volta prossima, è stato certamente interessante, ma direi scarsamente partecipato, forse la meccanica del sistema non può che portare a questo tipo di risultato.
Ritengo che in quella sede avremo forse la possibilità di fare qualche approfondimento avvertendo che, in linea di massima, non ci chiudiamo a riccio sulle cose, ma tentiamo di capire le reali possibilità che non la Giunta, ma la Regione ha, nel suo complesso, per affrontare le non poche complesse, composte e, direi, non trascurabili difficoltà che esistono nella gestione.
Ho raccolto qualche appunto senza nessuna assistenza tecnica e ho delle risposte "parzialmente a caldo", riservando la puntualizzazione senza svolgere ulteriori interventi in quella sede.
Avverto e risottolineo che questa variazione è stata presentata il 20 gennaio di quest'anno, quindi pressoché in concomitanza con le seconde linee programmatiche del governo regionale. Abbiamo tentato anche di evitare, e lo abbiamo fatto, l'esercizio provvisorio, forse siamo stati Tunica Regione d'Italia che ha seguito questa strada, volendo manifestare la ferma volontà di non scaricare su altri talune assenze che appartengono allo Stato centrale nell'indeterminatezza delle indicazioni dovute alla non approvazione della legge finanziaria, ma soprattutto per dire che il bilancio c'era, evidentemente lasciando quel poco, non posso dire o quel molto che era disponibile ad una successiva indicazione e definizione, cosa che è stata regolarmente fatta. L'accenno che ho fatto senza voler spaziare su cose che sono impegnative e rinviate ad altri pronunciamenti legislativi da parte del Parlamento, l'assenza di dati certi ai quali poterci riferire nella programmazione regionale così com'era nel passato quando dal 1970 avevamo una finanziaria regionale che supportava le scelte della Regione evidentemente crea per il lungo tempo talune difficoltà.
Questo è un dato che è appartenuto anche alla conferenza dei Presidenti delle Regioni d'Italia, è stato manifestato in ogni sede presso il Governo centrale e presso il Parlamento affinché il futuro possa farci uscire dalle secche e dalle incertezze dell'indeterminatezza e consentire, non come accade in Francia, là dove i piani di sviluppo diventano contratti tra le Regioni e lo Stato, alle Regioni di poter programmare guardando un po' più in là dell'immediato temporale verso il futuro e con la certezza di poter reggere nelle scelte.
Devo dire che non può essere trascurato il rilievo fatto dal Governo sul progetto di bilancio, questo ci spiazza non poco, se noi dovessimo dare il passaggio che ci è richiesto dal Governo centrale, cosa che forse tecnicamente è impossibile in sede di assestamento al riequilibrio della situazione, evito di richiamare più approfonditamente la nota del Governo in particolare relativamente all'accertamento della reale consistenza dell'avanzo finanziario, noi ci porremmo nella condizione di dover utilizzare tutte le risorse accantonate nei fondi globali per altro insufficienti per dare queste risposte all'invito del Governo e ci troveremo in difficoltà tali da dover, non dico passare la mano come governo della Regione, ma certamente chiedere ciò che amministrativamente è definito "amministrazione controllata"; perché qui il discorso è che la moltiplicazione delle cose, in questo caso del danaro, se non possiamo arrivare a quanto accennava il Consigliere Biazzi, nel battere moneta in proprio, evidentemente non dà luogo a nessuno sbocco.
Il futuro delle Regioni, sotto quest'aspetto, non può essere ritenuto entusiasmante ed allora al di là del più impegnativo discorso sul bilancio quali passaggi e quali riferimenti ha una Regione per tentare di fare violenza su questo stato di cose? Guardarsi attorno, sollecitando le sinergie delle complesse componenti della società piemontese, pilotando e filtrando nelle iniziative, in ispecie quelle che intervengono nel settore sociale e culturale, affinare i nostri interventi, perfezionarli, evitare la dispersione, attingere ad altre fonti.
Quando parlo di attingere ad altri fondi, mi riferisco a quel denaro vivo, fresco, che trasferito dallo Stato centrale sul Piemonte, ad esempio consente quest'anno, per poste attribuite sull'anno 1985, di spendere nel Piemonte qualcosa come 270 miliardi pur con riferimenti ad interventi di carattere ministeriale e 170 miliardi alla nostra Regione; attingere ai contributi della CEE; attingere ai prestiti BEI; ai piani dello Stato nel settore dell'agricoltura o nello stesso piano della viabilità ed ancora dell'ANAS, ed ancora, certamente fatto più penetrante, l'utilizzare le potenzialità che sono proprie della Finpiemonte.
E' stato richiamato questo discorso poco fa; ecco, oggi particolarmente, sono distaccato da manifestazioni di carattere polemico rilevo semplicemente che si sono accumulati in diversi anni parecchi danari presso la Finpiemonte, dovremo tentare assieme di ricercare entro gli spazi legislativi che accompagnano quella costruzione di carattere finanziario e di studio, di poter capire quali sono le risorse che possono essere riversate sulla nostra Regione.
Ho accennato a qualcosa che attiene a difficoltà; mi sovveniva nei giorni scorsi un riferimento (forse infantile) certamente elementare: è un richiamo che porta per me il rifarsi a tempi suggestivi, ma mi si consenta di evadere un momentino dalla serietà del bilancio in sé e pensare ad una prima notte trascorsa sulle balze di una montagna nel 1944, quando dormivamo in cinque sotto una coperta, ero posto ad uno dei due estremi della coperta e so che quando tiravo la coperta verso di me, quello che era dall'altra parte restava scoperto e così accadeva per l'altro; non vorrei dire che questo sia un riferirsi emblematico al bilancio della Regione Piemonte, devo dire che certamente questa è la difficoltà obiettiva nella quale ci dibattiamo. Perché, quando, ad esempio, sul problema della neve che ha messo a terra non pochi Comuni del nostro Paese, ci siamo trovati oltre alle iniziative che abbiamo assunto nei confronti dello Stato centrale e che continueremo a portare avanti, a dialogare in termini di velocità con il competente Assessore perché non eravamo in grado di dare delle risposte, qualcuno ha anche un momentino ridicolizzato questa attenzione a tale fatto, ma è marginale in sé.
Ho parlato della neve perché direi che l'attenzione non ha risvolti o considerazioni o valutazioni di carattere politico-sociale.
Ma pensavo, ad esempio, allo sforzo sofferto del collega Genovese, nel voler richiedere l'impinguamento delle somme affidabili ai cantieri di lavoro e noi sapevamo che non potevamo muoverci con la stessa robustezza di risposte pari alla domanda dell'Assessore Genovese e abbiamo inventato cercato qualche cosa di più e lo abbiamo anche fatto. Così, non do magari delle risposte dirette ai colleghi che sono intervenuti, qualcuno con puntualizzazioni addirittura su uno o due o tre punti.
Ritengo che questi uno, due, tre punti come altri passaggi apparterranno alle proposte di emendamento perché, ripeto, non le conosco ancora e le potremo vedere nella giornata di mercoledì, ancor prima della riunione e approfondirle all'interno della Giunta, ma, ad esempio, su questo aspetto dell'art. 8 della legge finanziaria, la Giunta ha in animo di presentare un disegno di legge di prima applicazione delle norme rivolte ad integrare in chiave di differenza i contributi previsti per ricaricarli sui Comuni a favore dei cassaintegrati per sviluppare il discorso dei cantieri.
C'erano delle poste tanto tenui, erano messi in discussione i 200 milioni di Pra Catinat, ecc.; dico che su questo non abbiamo avuto difficoltà a dover tentare di sottoporci alla ricerca di queste somme modeste.
Un altro discorso che emergerà certamente nella proposta di emendamenti già annunziati investe, ad esempio, il Centro di calcolo: il "C.S.I.". Devo dire che su questo argomento dispongo di elementi conoscitivi anche non indifferenti e avverto anche che è un discorso che non può essere fatto nella sua interezza nella giornata di oggi.
Noi non possiamo dimenticare l'aspetto di prestigio, che non è solo di facciata, che è alle spalle entro questo tipo di presenza, abbiamo cercato proprio per un discorso che appartiene alla dignità e non in sede di arrangiamento, di non debordare dai precedenti, dal modo di costruire i bilanci così com'è intervenuto nel passato e davanti anche alla iniziale entusiastica richiesta dei colleghi di Giunta di promuovere una serie di progetti affidabili al "C.S.I.", abbiamo rilevato come questi progetti sono importanti ma se non hanno alle spalle la copertura di carattere economico non li possiamo certamente affrontare.
Esiste per la Giunta un problema di serietà: quello di dialogare con il "C.S.I.", perché in tempi decisamente brevi si abbia a definire quelli che non tanto sono progetti prioritari, ma in quanto già iniziati o comunque portati avanti in una serie di trattative, hanno l'esigenza di essere ulteriormente trasformati in atti concreti e altri che invece non lo possono.
Scegliendo la soluzione di prendere la somma stanziata nel 1985, direi di fatto la somma erogata dalla Regione nel 1985, crescendola di un 6 pari alla percentuale che lo Stato ricarica alla Regione sui suoi fondi in sede di stanziamenti iniziali per il bilancio, noi abbiamo ritenuto di dare una risposta che fosse seria riguardo al Centro calcoli.
Dovremmo per il futuro forse dibattere, magari in questo stesso Consiglio e non sarebbe cosa trascurabile o comunque in altra sede allargata a tutte le componenti che operano attorno al Centro di calcolo questo argomento importante.
(Noi non ci nascondiamo davanti.... Non penso così a domanda e risposta nel breve, direi, scusa, per puntualizzare che, secondo me, quello pu essere un primo discorso perché ritengo che il problema sia così complesso....) Ecco, nel senso che non vogliamo ignorare talune realtà che ci sono nel nostro Piemonte e, ad esempio, il discorso del Cartografico, che ha magari rapporti di parentela o che taluni vorrebbero che avesse rapporti di parentela nell'attuale dimensione o in dimensione ridotta verso il centro di calcolo.
E' un discorso che oggi trascuriamo, magari in questo bilancio, pur avvertendo che alle spalle c'è tutto un complesso, di storia, di problemi e di sofferenze alle quali bisogna pur dare una risposta, quando pensiamo addirittura che siamo sfrattati, non con atto formale, ma siamo stati invitati, in ogni modo, ad abbandonare quella sede.
Direi che, sotto questo aspetto, avremo la possibilità di approfondire il problema, soprattutto di capire il futuro di queste iniziative, senza partire da presupposti o da angolazioni tali che vedono in queste cose soluzioni o problemi meravigliosi, oppure le vedono totalmente negative ritengo che l'equilibrio debba essere manifestato anche in questa sede.
Ho obiettivamente delle difficoltà nel rispondere e non solo quelle di carattere conoscitivo del problema in sé al momento, ma anche le lego ad altre e ad altre ancora che sono rinvenibili o saranno rinvenibili nella definizione degli emendamenti come ci saranno presentati; talune dimensioni comportano un certo tipo di risposta; sotto questo aspetto non ho, direi le premesse o gli elementi sui quali supportare le risposte stesse.
Sono stati fatti degli interventi, taluni di demolizione dell'impostazione della Giunta, altri direi molto più sereni e normalmente la serenità è rinvenibile allorquando si fanno delle proposte; poi spetterà al Governo, non per atto di crudeltà, il dire magari un "no", laddove non ricorresse la possibilità di dare diverse risposte, ma è certo che altro è direi, l'atteggiamento e il taglio dato a taluni interventi in questa sede diverso da altri, per cui dovremo tentare di affrontare queste cose.
Certo, sarei decisamente entusiasta che della Tasco non si parlasse più; sarei ugualmente entusiasta se passasse almeno metà anno senza che lo Stato ritorni ad emettere un nuovo decreto per recuperare i problemi dell'INPS e dell'INAIL. il che ci escluderebbe qualche recupero all'interno del sistema ed altri ancora che potrebbero maturare; certo, che non siamo disponibili ad accogliere così, direi in termini semplicistici o infantili il discorso che ci viene fatto dal demanio pubblico attorno ai canoni di affitto che sono di una certa pesantezza.
Io che cerco di leggere tutta la posta e mi auguro che un giorno o l'altro - siccome son cose che corrono anche con relativa facilità nei rapporti tra le istituzioni e livelli di presenza pubblica nel Piemonte e altrove - non intervenga qualche richiamo un po' pesante, com'è già intervenuto per altri. Non penso che esistono elementi per poterlo fare, ma tutto è possibile a questo mondo. Certo, il collega Staglianò mi vorrà scusare, forse e Tunica risposta nominativa che do degli interventi che sono intervenuti, ma quel tipo di comunicazione giudiziaria che seguirebbe all'accoglimento delle sue proposte non mi sento di doverla ricercare soprattutto dopo i recenti pronunciamenti della Corte di Cassazione.



STAGLIANO' Gregorio Igor

Sarebbe molto meritorio che la ricercasse. I Cardinali sono in prima fila, la Chiesa è mobilitata su queste questioni.



BELTRAMI Vittorio Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Ma tu mi ritieni membro della Chiesa o del Consiglio regionale? Difendo la mia origine, il mio ruolo laico nella vita pubblica, magari avrò un taglio un po' cardinalizio, questo me lo hanno già detto altri e lo accetto anche. Mi fa anche piacere.
Auguriamoci che la Tasco non vada avanti, che possiamo contenere questo discorso dei 380 milioni di affitto. Noi non ignoriamo che sulla manica nuova di Palazzo Reale lo Stato chiede 3 miliardi di arretrati, dopo che la Regione Piemonte vi ha costruito sopra qualche cosa come 7,8 miliardi di aggiornamento.....



BONTEMPI Rinaldo Rinaldo

Non vorrei essere irriverente, ma la manica la farei allo Stato.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

....di aggiornamento e di recupero degli immobili.
Io ho qualche preoccupazione e lo dico solo sommessamente, riservandomi anche questo di farlo intervenire allorquando si parlerà più compiutamente dei problemi. Il discorso degli immobili è un discorso che va seguito. Su questo di Palazzo Reale siamo disponibili ad un incontro con lo Stato che abbia anche risvolti che escono dall'incontro, perché riteniamo, per continuità gestionale, di non dover demordere da talune impostazioni. Ma abbiamo problemi che attengono alla sicurezza.
In bilancio abbiamo posto 10 miliardi per questo tipo di intervento.
Sappiamo con certezza che i miliardi spendibili si aggirano attorno ai 20.
E' quindi un discorso che dovremo tentare di affrontare. La logica delle sicurezze e degli imprevisti - me lo consentano e poi chiudo - è una delle pagine meno sicure e meno certe della gestione del Piemonte, qualcuno lo ha accennato negli interventi.
Noi abbiamo un'interpretazione che è data ad esempio dalle espressioni periferiche del Governo per le quali su tutti i casi di inquinamento, e in questi ultimi tempi se ne sono verificati non pochi, la Regione deve in ogni modo intervenire facendo fronte agli impegni. In questi giorni abbiamo fatto forzature e violenza sul Ministero della Protezione Civile e già abbiamo fatto qualche passo per cui non dovremo ripercorrere il cammino di qualche tempo fa, quando, per un anonimo pirata che aveva inquinato il torrente Bona, la Regione si è dovuta sobbarcare, non certo per generosità ma per tempestività richiesta dall'intervento, una spesa attorno a più di 300 milioni e non sappiamo ancora se ci sarà possibilità di recupero.



PRESIDENTE

Alla Protezione Civile bisognerebbe ricordare Casale. Se non interviene la Protezione Civile succederà un disastro incalcolabile. So benissimo che il Presidente della Giunta ha ben presente la situazione drammatica di Casale Monferrato, Zamberletti avanzi.
In questo momento non posso richiamarmi agli Assessori perché il Presidente Beltrami li rappresenta tutti, ma se non interviene il Ministro Zamberletti noi da soli non ce la faremo.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Sono convinto che sarà risolto anche il problema di Casale, Presidente Viglione. Certo che ha risvolti tragici. In questo momento il collega Maccari - io non ero nella condizione fisica di poterci andare, per motivi anche intuibili ed altri che non dico - è in luogo e tra non molto anche l'Assessore Genovese prenderà i dovuti contatti.
Noi faremo tutte le pressioni dovute, direi che in linea di massima delle indicazioni le abbiamo avute. Non lo posso neppure dire forte; la Protezione Civile dice: "Spendete e poi vi restituiremo il danaro". Su Casale bisognerà trovare il modo di intervenire, perché li vivono 40.000 persone. Quantomeno i decreti di stanziamento di questi quattrini dovrebbero esserci, pur fidandosi dei partner governativi specie anche quando sono persone amiche come Zamberletti, noi vorremmo quantomeno avere anche questo tipo di certezze.



PRESIDENTE

In Puglia l'ha fatto! Si tratta di fare un "by-pass" di 50 chilometri e di prendere acqua non inquinata dove esiste.



BELTRAMI Vittorio, Presidente della Giunta regionale

Queste indicazioni che sono state irrobustite or ora anche dall'intervento del Presidente Viglione sono indicative di situazioni che noi rinveniamo ormai in continuità e verso le quali con le possibilità della Regione non saremo in grado certamente di dare delle risposte.
Sul patrimonio avremo ugualmente da stabilire una serie di impianti per cercare, in prosecuzione di un'azione di recupero che c'è stata nel più recente passato, di stabilire delle continuità per le quali in proiezione di tempo fatti, quali quelli che sono accaduti adesso sul piano per esempio della richiesta esuberante da parte del demanio pubblico, non abbiano a dover intervenire.
Ci sono altre poste che avanzano ogni giorno che non riusciamo a mettere entro le schede dei nostri programmi, delle nostre previsioni.
L'altro giorno, lo dicevo in Commissione, abbiamo ricevuto ad esempio un invito della Commissione della Comunità Europea di restituire 347 miliardi perché in attuazione della legge sull'alloggiamento e rialloggiamento dei dismessi dagli Istituti psichiatrici abbiamo costruito un numero di alloggi inferiore a quello che ci era stato affidato, per il quale ci erano stati destinati dei contributi.
Ricordo, non certo in chiave polemica, ma solo per memoria, che a questa voce se ne sommano altre che emergono da aspetti che evidentemente non sono prevedibili di volta in volta e che comportano.... Vorrei non andare oltre. Il fondo per il compenso incentivante il personale l'Assessore Carletto ha voluto che in ogni modo fosse rinvenuto.
Rilevo concludendo che dopo la variazione avremo certamente anche un assestamento di bilancio. La volontà della Giunta regionale non è quella di dare delle risposte arroganti alle proposte che possono intervenire dal Consiglio regionale; non ho proprio voluto seguire taluni interventi per dire che allora siete più ricchi di quel che avete detto e avete possibilità di spendere.
Se effettivamente questa ricchezza c'è dimostratecelo, perché sarebbe sciocco conservarla e non spenderla. Ecco, che esistono poste che hanno i risvolti dell'indeterminatezza, è vero. Questo della Tasco è indeterminatezza, questo del rapporto con il demanio è indeterminatezza quelle dell'INPS e dell'INAIL. nonostante le certezze dalle quali siamo partiti tempo fa, oggi sono delle indeterminatezze, perché lo Stato non si è ancora pronunciato sull'argomento.
Vorrei concludere sotto questo aspetto: c'è la disponibilità a esaminare nel meglio le impostazioni che ci verranno offerte nella giornata di mercoledì, la certezza che la nostra risposta e data con il taglio al quale mi sono riferito in questo momento e con anche l'intenzione di voler dimostrare che se diremo un "no", questo ha alle spalle una sua motivazione; ed ancora c'è l'intenzione di stabilire se ci saranno consentiti dei recuperi in sede di assestamento o di altre modifiche entro il bilancio che non ci sono consentiti in sede odierna.
Magari se il collega Alberton visto che i ruoli sono relativamente strani nella giornata di oggi nella quale io, al di là del ruolo di Presidente, ho tentato in parte di dare qualche risposta che ineriva ad atteggiamenti specifici sui quali altri avrebbero dato risposte più compiute, se volesse perfezionare il rapporto che so, che mi è stato anche sottolineato nel passato, circa talune richieste sull'utilizzazione dell'art. 15 della legge finanziaria, penso che farebbe cosa del tutto grata.
Per memoria, visto che state limando i vostri emendamenti - lo dico ai colleghi di opposizione e mi emerge da un altro punto che ho qui tra le carte - il riferirvi ad esempio a possibilità di recupero dal discorso consulenze è una fatica a mio avviso sprecata - lo dico con tutto il rispetto dovuto all'opposizione - perché quella delle consulenze, tranne un lieve margine conservato per casi che hanno dell'eccezionale, perché questa è l'intenzione, è largamente assorbita dalle attenzioni già programmate e per certi aspetti predefinite con gli enti strumentali, per cui il capitolo delle consulenze al quale vorreste rifarvi per qualche elemento di manovra nel recupero, ve lo anticipo già oggi non per un "fair play", perché mi pare sia giusto, è un capitolo sul quale difficilmente sarà possibile tentare di recuperare del danaro.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Alberton per una precisazione.



ALBERTON Ezio, Assessore all'istruzione

Posso garantire, per quello che mi riguarda personalmente ma anche a nome della Giunta, che l'emergenza occupazione è stata tenuta ben presente nelle scelte di bilancio che sono state compiute. Certo tutto è relativo e le poste in gioco possono avere dei valori assoluti anche insufficienti rispetto al bisogno, però non credo possa essere negato lo sforzo che è stato fatto di invertire rotte e indirizzi precedenti. Quando in un settore, quello della cultura, così incline alle spese di consumo, si sono quasi raddoppiate le spese di investimento, credo che a tutti i Consiglieri sia facile comprendere come queste operazioni non siano facili da gestire perché si tratta di cambiare anche una mentalità presente non solo all'interno della Regione, ma presente anche nei soggetti che alla Regione si riferiscono.
Accolgo ben volentieri quanto è stato evidenziato anche in sede di Commissione circa la disponibilità del Consiglio a favorire un'opera di contenimento delle spese correnti, ma non posso non rilevare come queste considerazioni di contenimento vengono fatte oggi, mentre ancora nel 1985 rispetto all'84 molti capitoli di spesa presentavano un incremento notevole.
Il problema specifico dell'art. 15 della legge finanziaria: è certo che noi confidiamo sulla possibilità che una quota significativa di quei finanziamenti ricada sul nostro territorio regionale, anche se ho messo in evidenza, già in un precedente intervento, limiti che io considero intrinseci al dispositivo legislativo avviato e che mi fa ancora una volta riflettere, e ripropongo la riflessione anche al Consiglio, sull'attenzione che bisogna porre rispetto a certi interventi cosiddetti straordinari e cioè quale attenzione è richiesta per non farsi prendere dall'ansia dell'emergenza. Quando si stanziano 600 miliardi in due anni per questo settore e li si confronta con gli stanziamenti ordinari del bilancio dello Stato ci si accorge che c'è una sproporzione notevolissima e io confermo la mia opinione: sarebbe molto meglio aumentare gli stanziamenti ordinari a favore dei progetti delle Sovrintendenze che potrebbero avviarseli e gestirseli secondo una programmazione anche di medio e lungo termine piuttosto che doversi trovare a gestire un pacchetto così rilevante con tutti i rischi dell'episodicità.
Le informazioni che siamo riusciti a raccogliere, Regione e gli organi periferici dell'Amministrazione statale insieme, sono che i progetti avranno titolarità a presentarli imprese o comunque soggetti di natura privatistica, e cioè "no" gli enti pubblici, "no" le Regioni, "no" le Sovrintendenze, "no" lo Stato, "no" i Comuni; lo sforzo diventa certamente superiore a questo punto perché si tratta di garantire, attraverso l'elaborazione e l'offerta di progetti, un terreno che le imprese accettino di fare proprio. Questo lo sforzo che stiamo conducendo in accordo con le Sovrintendenze; abbiamo cercato di individuare, di coordinare una serie di temi che si adattino alla tipologia dell'intervento previsto e che vengono proposti alla considerazione dei Ministeri da una parte e alle considerazioni delle imprese dall'altra intuendo che, molto probabilmente saranno presi in considerazione a livello nazionale progetti delle imprese largamente significativi e cioè progetti di un certo spessore per non andare a disperdere in mille rivoli questo intervento.
Non posso non sottolineare, in riferimento all'intervento del collega Amerio, che è difficile immaginarsi questo settore come quello che si adatti al sostegno delle fasce più deboli. La considerazione che già facevo in Commissione è che se facessimo la previsione (con tutto il grado di approssimazione che può avere) che pervenisse sul nostro territorio uno stanziamento di 15 miliardi, questo potrebbe significare un sostegno occupazionale pari a circa 300/400 persone, ma molto opportunamente nel testo della legge finanziaria è stato inserito il capitoletto che consente per fortuna, l'assunzione di personale anche superiore eventualmente ai 29 anni, purché abbia già precedenti esperienze di lavoro in rapporto con le Sovrintendenze; intendendo dire con questo che su un tema di questa natura non ci si può non rivolgere a personale anche con una certa rilevante qualificazione e quindi, probabilmente, di per se non nella situazione di maggiore debolezza nei confronti del mercato del lavoro; anche li considerassimo questi progetti, dal lato meno strutturale di intervento sui beni culturali, e anche solo dal lato della catalogazione, della preschedatura avremmo bisogno di un personale capace di comprendere questi temi, di adattarsi ai mezzi informatici e quindi con una certa qualificazione già robusta.
Questo sicuramente sarà fatto ed è in fase di attuazione da parte della Regione.
La testimonianza dell'impegno nei confronti del fenomeno occupazionale o del fenomeno lavoro crediamo di averlo dimostrato con quel grosso sforzo finanziario indirizzato alla formazione professionale; non dobbiamo dimenticare che dal 1985 al 1986 gli stanziamenti passano da 75 a 120 miliardi e non dobbiamo dimenticare che questi, nonostante tutto, lasciano scoperto nell'ipotesi di un andamento inerziale, 25 miliardi ancora di spese pregresse. Chiaro allora e perfettamente accoglibile la sollecitazione all'opera di riorganizzazione della formazione professionale, ma questa non si traduce in dati immediatamente contabili si traduce in una gestione molto attenta e seria della spesa; certamente l'attenzione da porsi al recupero di risorse esterne, l'ordine del giorno che sottopongo alla cortesia dell'analisi del Consiglio circa il rischio che il Fondo Sociale Europeo non consideri più prioritarie alcune Province del Piemonte, prende lo spunto da questa preoccupazione. Così come fatto che proporrò quanto prima al Consiglio, la revisione del regolamento di uso del Fondo Sociale Europeo, per garantire a questi fondi la maggiore e massima finalizzazione possibile in modo che ci sia un ritorno di questo investimento il più rapido, il più sicuro possibile.
Io ho forte perplessità invece rispetto alla richiesta fatta di intervenire in termini finanziari con ulteriori contributi, incentivi rispetto al fenomeno dei contratti di formazione lavoro. Francamente credo che questo, se ha da essere intrapreso, non può che essere intrapreso in una sorta di politica nazionale e non tanto in una sorta di politica regionale; non mi pare di cogliere una inadeguatezza dello strumento nel contratto di formazione lavoro nella insufficiente appetibilità di natura economica da parte delle imprese per questo strumento. Tutti assistiamo al contrasto sindacati - Confindustria che verte su tutto un altro fronte e cioè sul fronte: c'è la formazione o non c'è? Chi la controlla e chi non la controlla? Ma tutti riconoscono che in termini di incentivazione economica lo strumento è già sufficientemente supportato e circa il fatto che oggi per un'azienda sia più conveniente assorbire attraverso un contratto di formazione di lavoro che non attraverso l'assorbimento di cassintegrati questo è verissimo, ma credo sia difficile porre rimedio a questo problema attraverso un intervento regionale; un conto è dire di fare in modo che il sistema formativo raggiunga anche attraverso questo binario una maggiore finalizzazione, altro è chiedere che vengano investite ulteriori risorse finanziarie a sostegno di uno strumento che ripeto, di per sé, agevolazioni ne ha già sufficienti. Non aggiungerei altro; credo che, per quanto ci compete, il fenomeno e diciamo pure anche l'emergenza "occupazione" l'abbiamo tenuta ben presente, credo che dovremo andare a verificare ancora una volta, non tanto in termini finanziari quanto in termini operativi come realizzare interventi a sostegno effettivo delle fasce più deboli e penso alle fasce di quelle persone magari in età già avanzata o in età matura che, se non con strumenti protetti, non troveranno mai sicuramente sbocco occupazionale nel sistema delle imprese.
Sono anche convinto che dobbiamo stare attenti a non inventare strumenti appositi solo per sopravvivere o per affrontare l'emergenza ancora una volta al di là degli schieramenti politici, se pensiamo al provvedimento contenuto nella legge finanziaria dei 3.000 miliardi stanziati a favore delle cooperative da formarsi nel Mezzogiorno d'Italia io non posso non esprimere almeno le mie personali preoccupazioni rispetto a questo strumento perché, presi dall'ansia di porre rimedio a un problema credo che s'inventino degli strumenti che comportano stanziamenti rilevantissimi (pensiamo cosa vogliono dire 3.000 miliardi) indirizzandoli su binari sui cui risultati operativi si possono nutrire parecchi dubbi.
Dopodiché si fa carico a queste cooperative di interessarsi di tutto dell'informatica, dei servizi, ecc., ma credo sarebbe molto più produttivo impiantare un sistema coordinato e stabile di interventi permanenti nel tempo che abbiano nella rigorosità della gestione la garanzia di voler raggiungere sul serio questi obiettivi.



PRESIDENTE

Non essendoci altri interventi, si conclude qui il dibattito generale.
Gli emendamenti ritorneranno in Commissione mercoledì; giovedì e venerdì ritorneranno in Consiglio. Raccomando al Presidente della Commissione il cap. 520 che, per gli adempimenti a cui dobbiamo provvedere, si presenta molto scarno, quindi lo sottopongo alla sua attenzione perché valuti un aumento di fondi.


Argomento: Produzione e trasformazione dei prodotti

Ordine del giorno relativo ai danni arrecati alla vitivinicoltura piemontese da ricorrenti notizie di frodi e sofisticazioni vinicole


PRESIDENTE

E' stato presentato un ordine del giorno unitario firmato dai Consiglieri Mignone, Fracchia, Paris, Tapparo, Santoni, Ferro e Dameri relativo ai danni arrecati alla vitivinicoltura piemontese da ricorrenti notizie di frodi e sofisticazioni vinicole. Pongo in votazione tale ordine del giorno. Ve ne do lettura: "Il Consiglio regionale del Piemonte considerati i gravissimi danni arrecati alla vitivinicoltura piemontese da ricorrenti notizie di frodi e sofisticazioni vinicole di cui si rendono responsabili spesso alcuni operatori noti per la loro recidività considerata l'enormità dei danni provocati a seguito della scoperta di elevate dosi di alcool metilico in prodotti contrabbandati per vino piemontese preoccupato che, attraverso queste azioni criminali, viene meno la garanzia per i cittadini di acquistare e consumare vino genuino e tutelato anche sotto il profilo sanitario tenuto conto che tali situazioni vanificano l'impegno di una vitivinicoltura pregiata contrassegnata da decine di migliaia di aziende i cui sforzi e sacrifici sono stati rivolti alla valorizzazione di una produzione tipica e di elevata qualità preoccupato per le gravi ripercussioni che tali vicende provocano su un mercato nazionale contrassegnato da anni dalla contrazione dei consumi, e su quello internazionale la cui fragilità è determinata da un serrato conflitto di interessi esprime dolore e cordoglio per le vite umane colpite dagli atti criminali.
Richiama la necessità di una più energica ed urgente iniziativa legislativa nazionale rivolta a stroncare definitivamente la piaga della frode e della sofisticazione al fine di evitare che la vitivinicoltura italiana riceva nuovi, durissimi colpi.
Sottolinea l'esigenza che ogni azione tenga conto del ruolo che le Regioni sono venute assumendo e, in particolare, che, in quanto Enti di programmazione e pianificazione, esse rappresentano il più valido riferimento per una legislazione corretta che intenda avere alla base il controllo delle produzioni e della qualità.
Auspica l'intervento della Guardia di Finanza per un severo controllo sulle movimentazioni dei mosti e dei vini tra un'azienda e l'altra.
Impegna la Giunta regionale: l) ad intervenire presso il Governo perché siano assunte tutte le iniziative sul piano internazionale atte a rimuovere le misure che i recenti avvenimenti hanno provocato 2) ad intervenire perché siano assunte urgentemente sul piano legislativo ed operativo quelle determinazioni volte a rendere più drastica ed efficace fazione di prevenzione, controllo e repressione contro le frodi e le sofisticazioni specialmente in quei settori, quali gli spumantelli e i vini da tavola, dove si rende necessaria una normativa più efficace 3) a costituirsi parte civile in ogni azione giudiziaria derivata da fenomeni di frode e sofisticazione in cui siano coinvolte aziende che hanno leso l'immagine del vino piemontese 4) a definire con le Province e con le UU.SS.SS.LL., sulla base della legge n. 39 del 1980 e delle disposizioni sull'igiene ambientale, forme di coordinamento anche con i servizi dello Stato, in modo da rendere più tempestive ed efficaci le azioni di controllo 5) ad avviare tutte quelle iniziative per il controllo delle produzioni viticole e per l'individuazione di strumenti operativi volti a colmare il divario tra le quantità di uve prodotte e vino a denominazione geografica piemontese immesso sul mercato 6) a costituire un Comitato di esperti per il coordinamento del controllo delle caratteristiche chimiche qualitative dei vini commercializzati affiancandolo al Comitato vitivinicolo per una valutazione complessiva: a) sulle strutture di vinificazione, conservazione ed imbottigliamento b) sulla strategia delle denominazioni d'origine per evitare e superare deleteri campanilismi c) sulla strategia delle azioni promozionali 7) ad informare in modo ricorrente e puntuale la Commissione competente ed il Consiglio sulle iniziative poste in atto, sui loro risultati e sugli obiettivi che si intendono realizzare, fissando sin d'ora la data delle prime informazioni entro l'ottobre 1986".
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
L'ordine del giorno è approvato all'unanimità dei 33 Consiglieri presenti.


Argomento: Norme generali sui trasporti

Esame proposta di deliberazione n. 88: "Adozione del marchio e del colore per il settore Trasporti Regione Piemonte"


PRESIDENTE

Esaminiamo ora la proposta di deliberazione n. 88: "Adozione del marchio e del colore per il settore Trasporti Regione Piemonte", di cui al punto 6) all'o.d.g.
La parola all'Assessore Cerutti.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Signor Presidente, abbiamo sottoposto all'attenzione del Consiglio oggi e della Commissione prima la possibilità di fornire la Regione Piemonte di un marchio per contraddistinguere l'intera organizzazione del trasporto su gomma che riguarda trasporti urbani ed extraurbani del territorio piemontese.
Non è solo un atto formale, ma è sintesi di una organizzazione globale che prevede una serie di integrazioni dei trasporti su gomma e su rotaia e di navigazione aeroportuale; è una possibilità per il cittadino di meglio utilizzare il trasporto pubblico selezionandolo rispetto ad una serie di optional, non ultimo quello privato.
Abbiamo sottoposto alla Commissione tale proposta dopo un lungo studio che ha impegnato l'Assessorato e un ufficio appositamente incaricato di questo compito; sin dalla passata amministrazione si è studiata anche la possibilità di fornire un'informazione corretta all'utente del trasporto.
Sostanzialmente la delibera riguarda il marchio che dovrebbe contraddistinguere tutti i mezzi di trasporto pubblico finanziati con il contributo della Regione Piemonte. Vi sarà un orario regionale con tutte le indicazioni del trasporto su gomma, di quello ferroviario, di quello aeroportuale e di navigazione. Chi userà questo trasporto avrà dei punti di riferimento precisi come altrettante piccole stazioni ferroviarie, nel territorio urbano o extraurbano.
La Commissione, per essa il suo Presidente, aveva sollevato alcune perplessità sull'impatto ambientale che queste strutture potrebbero creare.
Devo dire che si tratta di semplici paline con l'indicazione della fermata e di piccole pensiline per la sosta.
Non è una grande innovazione. Stiamo con cautela percorrendo strade che altre Regioni hanno già percorso.
In sede di Commissione maggioranza e opposizione hanno espresso diverse interpretazioni sull'opportunità di questo impatto ambientale, colore struttura, ambientazione di queste particolari strutture.
Mi auguro che il Consiglio faccia propria l'indicazione che la Giunta ha fornito, cioè quella di poter individuare chiaramente tutta l'organizzazione dei trasporti, sia per quanto riguarda il marchio, sia per quanto riguarda i riferimenti territoriali in modo che chi utilizzerà questo trasporto pubblico non abbia incertezze e confusioni.



PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARCHIARO



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Intervengo ancora una volta per richiamare l'attenzione dei colleghi nei confronti di un atto di questa Giunta che considero errato per il modo in cui è formulato e per invitare il Consiglio regionale ad assumere una posizione esattamente contraria a quella che auspica il collega Cerutti.
Non faccio queste richieste per un puro atteggiamento di opposizione ma perché sento che il lavoro fatto svolgere dall'Assessorato è incompleto e fa correre dei rischi, anzi, provocherà dei problemi dal punto di vista del rapporto che le strutture unificate, di cui parlava il collega Cerutti stabiliranno con l'ambiente, con il territorio, con il paesaggio.
Proprio perché siamo da molto tempo in una faticosa ricerca, anche in una situazione contingente, di recuperare i vari guasti dal punto di vista ambientale che sono stati fatti nel nostro paesaggio, preme porre la questione a tutti i colleghi perché assumano una decisione, non di parte non di fiducia a questa maggioranza e a questa Giunta, ma perché assumano un atteggiamento che abbia un fondamento culturale.
La delibera ci propone di approvare il marchio "Piemonte Trasporti", da mettere su tutti i mezzi di trasporto. Che si tenda ad unificare questo marchio mi sembra positivo, quindi non è sull'intenzione che discuto, si può discutere sulla qualità del marchio. Dico subito che non voglio discutere il marchio, qualche altro collega in Commissione l' ha pur fatto ritengo possa essere piazzato su tutti i mezzi di trasporto, non implica il nostro avvenire perché più o meno con la stessa facilità con cui un marchio si applica ai mezzi di trasporto può poi essere tolto ed eliminato. Quello che voglio mettere in evidenza è l'assurdità di una delibera che chiama il Consiglio ad esprimersi sul marchio; nel dispositivo poi la delibera dà alla Giunta la delega di definire, invece, l'unificazione, la caratterizzazione e la scelta formale di tutto quant'altro si tende unificare sul sistema dei trasporti, cioè la ricerca di quelle tipologie unificate, delle attrezzature e delle infrastrutture che riguardano l'intero sistema dei trasporti, le stazioni, le paline e tutto ciò che pu essere richiesto dal sistema dei trasporti.
Già sembra incongruente che il marchio venga discusso e approvato in Consiglio regionale; mi chiedo se debba essere proprio così. L'incongruenza poi diventa grande quando i fatti più significativi, non la semplice scritta sulle attrezzature, ma le stazioni, le paline e tutte le attrezzature e le infrastrutture dei trasporti che devono, nel futuro nell'intenzione estendersi a tutto il territorio regionale, per questo invece il problema più significativo e rilevante si chiede una delega alla Giunta per poter procedere alla definizione.
Non sarei neppure contrario a dare una delega alla Giunta perché faccia questo lavoro, mi sembra incongruo persino non sostanzialmente rilevante e probante un'approvazione su questi temi da parte del Consiglio, ma la delega alla Giunta mi pare non si possa dare, perché, se questa delega fosse stata richiesta sulla base di un'impo-stazione del lavoro che ci fornisse qualche garanzia di buon risultato, allora poteva avere senso. Ma il lavoro che ci è stato presentato in Commissione, e che qui votate e approvate, almeno come base di partenza per esercitare questa delega, senza averla vista, è un lavoro che non ha assolutamente le caratteristiche per affrontare il problema dell'inserimento di queste tipologie nel nostro ambiente e nel nostro territorio.
Tra stazioni e paline alcuni Comuni, come Torino, ne avranno migliaia.
Se poi si fanno i conti di tutti i Comuni che sono serviti da un mezzo di trasporto pubblico ci si rende conto che si sta decidendo di unificare, di rendere tipologicamente unificati alcune migliaia di elementi che si inseriranno nell'ambiente del territorio. Nel lavoro che c'è stato presentato, il territorio non esiste. Non si fa alcun riferimento al fatto che il territorio ha caratteristiche molto diverse. Ci sono ambienti di montagna, ambienti di collina, ambienti con delle caratteristiche storiche culturali molto diverse; ci sono zone tutelate, zone a parco o zone tutelate sotto altri profili. Non ci si pone assolutamente il problema di capire come questi elementi si inseriranno nel paesaggio, mancano del tutto queste osservazioni. Si sta discutendo dei problemi ambientali sollevati dall'applicazione della legge Galasso. Una parte dei Consiglieri regionali tendono a difendere un'azione di tutela e contemporaneamente la Giunta regionale ci propone l'inserimento di migliaia di elementi tipologici nel territorio senza avere preso in considerazione il territorio.
Quando si inseriscono elementi di questo tipo non ci si deve soltanto porre il problema dell'inserimento nel paesaggio di questi elementi, ma ci si deve porre il problema del come un numero così elevato di questi elementi creino essi stessi paesaggio ed ambiente; quindi non è soltanto il singolo inserimento, ma è il problema complessivo del sistema dell'informazione visiva che si determina, che deve essere valutato come elemento di paesaggio.
L'assenza di questa problematica dovrebbe essere tale da sollecitare il Consiglio regionale a respingere questa delibera e a richiedere un approfondimento e un'impostazione diversa. Per distogliervi dai vostri discorsi, per richiamare l'attenzione perché abbiate ad esprimere un voto che sia cosciente e perché non facciate, come ho fatto anch'io tante volte di dare un voto senza sapere cosa stiamo votando, vi leggo alcune righe del documento, ma potrei su questo argomento dire molto e persino divertirmi.
L'amicizia con l'Assessore Cerutti mi induce a cercare di non divertirmi.
Intanto: "La scelta del colore" sta in modo molto preciso ad esemplificare l'assenza completa di attenzione da parte di chi ha fatto questo lavoro sui problemi dell'ambiente e del paesaggio. Si dice: "Il progetto di immagine coordinata del Servizio trasporti ha previsto, oltre al marchio e logotipo, la determinazione di un colore preferenziale. Sono state considerate due ipotesi: la prima individua un colore di grande impatto rispetto ad ambiente e utente, mirante ad evidenziare la componente novità, questo unitamente alla fornitura di nuovi servizi rende più facile l'aggregazione di elementi diversi tra loro all'interno di un unico sistema di trasporti regionali".
Il sistema ambientale che si determina però non viene preso in considerazione.
Un secondo colore invece suggerisce un approccio meno aggressivo, più neutro, affidando maggiore importanza al ruolo di presenza costante, più marcata, del colore in tutto il sistema. Su questa via si sono ipotizzati il bianco, il grigio, il blu.
Sulla prima invece il giallo e l'arancio.
"La scelta finale, valutando il progetto nel suo complesso, è indirizzata all'uso del colore giallo".
Non ne faccio una questione di preferenza, dico solo che nello stesso documento che ci è stato presentato il colore giallo è esattamente il colore che fa parte della prima ipotesi, quella di grande impatto rispetto ad ambiente e utente.
Una Regione come la nostra, che ha una sua tradizione, una sua impostazione culturale nel ricercare il rapporto con l'ambiente ma, quando si sceglie il colore di maggiore impatto per inserire migliaia di elementi tipologici sul nostro territorio in maniera differenziata, nel parco del Ticino, come ai margini della riserva naturale, come in un centro storico come davanti al palazzo di grande rilievo storico, dico che ci sono tutti gli elementi di giudizio per chiedere all'Assessore Cerutti di ritirare questa delibera e di riconsiderarla, tenendo conto delle cose che io sinteticamente ho detto.
Dico persino di ritirare la delibera per ricomporre all'interno della Giunta un lavoro collegiale.
Dei problemi che ho posto dovrà occuparsi l'Assessore Vetrino.
Certamente alcune centinaia di questi elementi tipologici cadranno in zone vincolate ai sensi della legge n. 1497 del 1939. Dovrà essere l'Assessore Vetrino a rilevare a posteriori che quegli inserimenti non sono compatibili, o sarà la Giunta nel promuovere questo programma che già collegialmente esprime linee capaci di far realizzare delle strutture che possono essere compatibili? Sono d'accordo sul principio dell'unificazione. Vi chiedo di sentire ancora questo concetto perché possiate votare in piena coscienza.
L'unificazione non deve essere l'unificazione al peggio. Se l'unificazione è al peggio, se è un valore riduttivo, degradante, come a me pare, sono per difendere le diversità. Allora dico che la stazione del pullman o la palina segnaletica nel parco del Ticino o dell'Orsiera Rocciavrè può benissimo essere diversa dalla palina segnaletica che in un'altra parte del territorio, può benissimo essere non in ferro verniciato di giallo, ma può essere di legno di tipo tradizionale; in qualche caso pu anche essere una segnalazione di tipo tradizionale: la scritta sul muro presso il vecchio edificio dell'insediamento montano.
L'unificazione, che pure ha un suo valore, che può essere ricercata in certe forme, se portate alle estreme conseguenze, finisce per essere un elemento che non ci fa fare alcun passo avanti, in un mondo dove l'unificazione, purtroppo, sta avvenendo sulla base delle "cose meno colte", dal punto di vista estetico e dal punto di vista formale. Credo che l'elemento di maggiore unificazione siano le stazioni dei carburanti quelle delle "sette sorelle".
Una regione come la nostra che deve anche saper valorizzare le proprie caratteristiche ambientali, le proprie presenze storiche, i propri insediamenti sulla base della loro tradizione, della loro qualità, questo mondo regionale che ha una sua diversificazione, dei suoi valori (le Langhe, le Comunità montane) deve essere unificata da tipologie di questo tipo? Da tipologie che nascono da un preciso intento, quello di creare il maggiore impatto con l'ambiente perché il sistema di comunicazioni che riguarda i trasporti diventi prevalente su tutto, come è detto nella relazione? Per tutte queste ragioni vi chiedo di fare, pur brevemente, mente locale, un richiamo culturale alla vostra sensibilità perché questa delibera venga ritirata e riconsiderata. Saremmo davvero felici se l'Assessore Cerutti ci riporterà una nuova delibera, diversamente impostata, che tenga conto dei rapporti che queste strutture avranno con l'ambiente e con il territorio.



PRESIDENZA DEL PRESIDENTE VIGLIONE



PRESIDENTE

La parola al Vicepresidente della Giunta regionale Vetrino.



VETRINO Bianca, Vicepresidente della Giunta regionale

Non so se il contenuto di questa delibera sia di competenza di un Consiglio regionale. Credo però che alcuni indirizzi fondamentali su questi temi un Consiglio regionale debba darli. Per esempio, da tempo avrebbe dovuto dare indirizzi su un regolamento edilizio, cosa che nel 1977 il Consiglio di allora si propose, ma che fino a questo momento non siamo stati in grado di dare nonostante la buona volontà che l'Assessore Astengo faceva come corollario alla sua legge dicendo che la stessa sarebbe stata perfetta quando a quella legge si sarebbe accompagnato il cosiddetto regolamento edilizio.
Quelle erano delle norme che in parte si potevano anche recuperare in un discorso di immagine della segnaletica in generale di una regione.
Credo anch'io che un provvedimento così sporadico lasci il tempo che trova, credo però che abbia soprattutto un'esigenza fondamentale di unificazione della segnaletica, molte volte siamo indotti a guardare i Paesi stranieri ed ammirarli per queste loro capacità di saper indicare bene, sotto il profilo della segnaletica, le loro strade, i loro monumenti.
Siamo degli ammiratori della Francia che a questo riguardo ha svolto un'azione che è arrivata a segnalare il più piccolo castello o la più piccola fermata.
Credo che quella dei trasporti, al di là dell'intenzione di unificazione, abbia anche un'ambizione di servizio, nel senso di rendere più accessibile, più visibile al passeggero e a chi deve, ogni giorno o saltuariamente, usare un servizio pubblico.
Purtroppo il marchio deve fare i conti con due esigenze: quella che richiamava il Consigliere Rivalta (e seguo totalmente la sua ambizione di vedere il Piemonte ben regolamentato anche sotto l'aspetto della segnaletica) in modo che le peculiarità architettoniche ambientali possano venire fuori anche attraverso un'insegna segnaletica e quella della razionalità di servizio. Forse diventa difficile arrivare all'armonia anche se possibile.
Quanto ai colori, il giallo e l'arancio sono i colori che a livello internazionale sono indicati come i colori del traffico e sono quelli che più si identificano e più attirano l'attenzione del passeggero, anche se evidentemente possono provocare un impatto negativo sull'ambiente.
Quindi, come vedete, ancora una volta ci scontriamo con queste due necessità che mi sembrano difficilmente compatibili.
L'azzurro ha la valenza di temperare un impatto eccessivo e di renderlo forse, attraverso il grigio, più delicato tale da smorzare quell'impatto che il Consigliere Rivalta faceva notare.
E' certo che le insegne che sorgeranno su tutti i territori che sono sottoposti alla legge n. 1497 dovranno sottostare a questa autorizzazione.
Devo dire però che nell'affrontare la gestione della legge n. 1497 trovo ogni giorno delle difficoltà insormontabili e incredibili. Da un lato c'è la rigorosità corretta e giusta dell'Assessorato che è tenuto per legge a svolgere delle istruttorie rigorose; dall'altro, però, noi ci scontriamo con un'altra serie di impatti che provengono da altri enti, che di queste autorizzazioni, purtroppo, non tengono assolutamente conto. Non ci sono i cartelli della strada, ci sono altri cartelli. Percorriamo una strada e vediamo quante violenze subisce il territorio non soltanto per la segnaletica stradale. Quindi, questo è un discorso che va assai oltre.
Ci sono problemi assai più urgenti di questo. Vorrei, per esempio, che la Regione verificasse come sono state costruite le case di edilizia agevolata e di edilizia convenzionata. Se volete una rassegna fotografica di queste cose vergognose che sul territorio piemontese sono state innalzate, ebbene, posso dire che le più grosse brutture le abbiamo fatte con i soldi pubblici.
Il discorso del Consigliere Rivalta ha una valenza che va oltre quanto affrontiamo attraverso questo provvedimento, peraltro, così limitato e così settoriale. Ci richiama però ad una coscienza ambientale, che è quella che in questi giorni, soprattutto a seguito della legge Galasso, stiamo cercando di riscoprire ancora di più. Penso che questo provvedimento vada governato dalla Giunta anche attraverso questa nuova sensibilità.
I colori probabilmente è impossibile cambiarli e se riusciamo a controllare la collocazione delle paline, tenendo conto degli ambienti nei quali vanno a collocarsi, credo che faremo un'opera, anche se molto piccola, meritoria per la difesa dell'ambiente.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Mignone.



MIGNONE Andrea

Molto brevemente, perché credo che l'argomento sia stato lungamente discusso, anche in sede di II Commissione regionale; a me pare quindi che il provvedimento (ancorché importante e meritevole di attenzione del Consiglio regionale) possa essere comunque licenziato in tempi sufficientemente rapidi.
Mi rendo conto che tutto ciò che attiene ad un intervento che comunque va ad avere un impatto sul territorio, dal fare le strisce sulle strade, a costruire un palazzo, è meritevole di valutazione dell'impatto ambientale però credo che anche qui non bisogna, come in tutte le cose, perdere il senso della misura. Capisco che poi il gioco delle parti consenta e ci siano possibilità di partire da un singolo elemento per poter poi introdurre elementi di carattere generale.
Prendo soltanto la parola per dire che mi pare come il provvedimento predisposto dalla Giunta abbia una sua logica, sia un intervento che ha un suo senso (ha anche la delega alla Giunta regionale, ed è uno degli elementi su cui si è fermato il collega Rivalta) abbia una sua finalità nella misura in cui noi abbiamo detto che occorre distinguere, tra attività legislativa e di indirizzo che compete al Consiglio regionale e attività meramente esecutiva che compete alla Giunta. Quindi credo che in questo senso la delibera sia pienamente condivisibile.
Non vi nascondo che abilmente il collega Rivalta nell'introdurre un ragionamento in ordine alla questione ambientale, ha anche solleticato le suggestioni di chi relativamente all'ambiente ha oggi un interesse più diretto. Sono del tutto d'accordo, anche se ritengo che in questo caso più che un intervento sul colore delle paline, forse sarebbe stato più interessante, in questi mesi, avere notizie certe dall'esecutivo di provvedimenti che attengono, ad esempio, all'attuazione del decreto Galasso: una risposta dell'esecutivo rispetto alla proposta di legge presentata dal Gruppo comunista sulla valutazione di impatto ambientale.
Credo che sforzi oratori sarebbero stati forse più utili in questa direzione che non nell'adeguarsi al dire che certamente anche la palina segnaletica comporta un problema di impatto ambientale. Mi si consenta dire che vi è un po' di sproporzione fra chi nella Giunta non interviene a parlare di bilancio pur avendone in qualche parte una responsabilità e poi magari dedica tanto tempo a discutere sul colore delle paline e sulle strisce che devono contornare gli autobus.
Dico anche che è giusto che debbano avere i colori delle paline, un colore tale da non impattare gravemente sull'ambiente: in questo quadro ci starebbero anche le insegne e anche le famose insegne dei partiti che a volte hanno dei colori che impattano sull'ambiente in modo fortemente negativo.
Non il verde dell'edera che va sempre bene (insomma questo è fuori dubbio) ma altri magari no. Vi potrei portare delle foto della Piazza della Bollente di Acqui dove si nota un simbolo che tutto sommato non è troppo ben ambientato con la piazzetta della Bollente. Si potrebbero introdurre molti elementi attorno a questa vicenda per segnalare il non intervento teso ad eliminare tale bruttura, proprio perché la Giunta che ha autorizzato questa insegna non vede presenze di questo tipo nell'esecutivo se no, la discussione sarebbe molto lunga. Ecco, per dire che forse non occorre fare di tutte le erbe un fascio e non approfittare di qualunque occasione tanto per introdurre degli elementi estemporanei in un dibattito.
Dico questo per ricondurre la discussione, per richiamare questa delibera alla sua naturale oggettiva importanza, senza che per questo sia stravolto il significato limitato per un marchio che viene impresso su una palina o su un autobus, o si voglia richiamare tutta la politica ambientale.
Credo che se si vuole fare davvero della politica ambientale ci sono molte occasioni legislative e amministrative assai importanti, credo che con questo si possa concludere e dare voto favorevole sulla deliberazione.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Fracchia.



FRACCHIA Mario

Signor Presidente, mi permetta solo una piccola considerazione su questo provvedimento.
Condivido in pieno il provvedimento presentato dall'Assessore Cerutti però vorrei ancora riconfermare i dubbi che ho avanzato in Commissione circa l'originalità del marchio e non saprei proprio se sia davvero frutto di un ampio studio: rimetto a voi l'ardua sentenza su questo marchio secondo me, servirebbe più a pubblicizzare Telecupole.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Nerviani.



NERVIANI Enrico

Rapidamente, dobbiamo intervenire anche se probabilmente l'argomento non meritava un interesse così spiccato; ma dopo i toni un po' apocalittici che ha fatto assumere alla problematica l'intervento del Consigliere Rivalta, anche la nostra forza politica, per il peso che ha, si sente in dovere di dire rapidamente due cose.
In primo luogo convengo con l'intervento del Vicepresidente Vetrino che ricordava il valore positivo che un'unificazione di questo tipo determina anche per l'estensione del servizio pubblico.
Osservo anch'io che, probabilmente, debbono essere sollevati dubbi sulla competenza del Consiglio, ad esaminare in questo modo un marchio che gli viene proposto; sono più fortunato, ho avuto modo di esaminarlo in Commissione e penso di potermi esprimere con qualche elemento di valutazione in più.
Ritengo che si poteva fare meglio, ma che poteva anche essere peggio che in sostanza la proposta è una delle mille che potevano essere avanzate e la riteniamo sufficientemente accettabile e quindi aderiamo anche al trasferimento delle competenze alla Giunta per il prosieguo della definizione della problematica in discussione.
Debbo anche ironizzare sullo scandaletto che avrebbe determinato questo colore giallo. Qualunque colore può essere letto in modo assolutamente peculiare ed eccezionale. Il giallo e l'azzurro sono fra le tante proposte possibili, non diverse dal rosso, non diverse dall'azzurro. Ritengo quindi di non dovere discutere molto su questo aspetto cromatico, per me del tutto irrilevante. Una raccomandazione, che viene tuttavia anche dall'amico Quaglia che era intervenuto in II Commissione, all'Assessore Cerutti mi permetto, anche a nome del Gruppo, di darla.
Ci saranno delle situazioni del tutto particolari nel nostro territorio, per cui varrà la spesa, laddove obiettivamente si provoca una situazione di violento contrasto con l'ambiente, di procedere prudentemente non palinando, non mettendo degli elementi estranei, oppure adeguando questi elementi all'ambiente in cui devono essere inseriti.
Con questa raccomandazione, che mi sembra fondata sul limite dell'argomento che stiamo trattando, e sul comune buon senso che non è un modo per eludere i problemi, credo che il Gruppo democristiano possa esprimere voto favorevole su questa deliberazione.



PRESIDENTE

La parola all'Assessore Cerutti per la replica.



CERUTTI Giuseppe, Assessore ai trasporti

Colleghi, vi devo ringraziare per gli interventi. Qualche collega mi ha detto che è stato più interessante il dibattito sul marchio dei trasporti che quello sul bilancio. Certo tutto questo non fa onore all'intero Consiglio, ma per quanto mi riguarda indubbiamente il problema ha sollevato delle giuste attenzioni.
Partirei proprio dal collega Rivalta che io stimo come tecnico e per il rigore morale, però dico che scomodare tutti i problemi dell'impatto ambientale per delle paline che segnalano in termini uniformi sul territorio le fermate degli autobus e per i posti di fermata o qualche pensilina per ospitare la gente mi sembra esagerato.
Vi devo dire che dal momento che ho discusso questa questione in Commissione, forse per deformazione professionale mi sono divertito in questi giorni ad esaminare la situazione attuale dei segnali. Colleghi, io vi sfido: girate per Torino, incominciate con Torino: l'ATM ha tutti i segnali con le paline gialle le più mostruose possibili con le pensiline più mostruose possibili messe nei punti più inammissibili, ma nessuno ha mai detto niente.
A fianco di queste paline ogni azienda di trasporto periferico pianta la sua palina e aggiunge il suo nome (la Cavourese, ecc., un'etichetta gialla, una verde, una azzurra, ecc.), ma nessuno dice niente. Si cerca di dire "va beh", abbiamo un trasporto pubblico che costa alla Regione Piemonte tramite fondo nazionale, ma sicuramente con risorse regionali: 308/309 miliardi, cerchiamo di dare al pubblico, all'esterno un'immagine di organizzazione di una struttura che è si esercitata dal pubblico da una parte, come nell'area urbana, dal privato sostanzialmente nell'esterno, ma soprattutto per chi si vuol raccapezzare un momentino, capire dove sono le fermate, dove si deve prendere l'autobus, a che ora può prendere quell'autobus, dove deve arrivare: di mettere, cioè, dei punti fermi.
Il giallo, proprio perché la Regione Piemonte ha fatto un suo studio non detto, non scoperto da me, ha riconosciuto nel giallo il colore tradizionale del Piemonte; non l' ho scoperto io. Si sono stampati molti libri, di monografie ed altro - è una cosa seria, ci mancherebbe - e visto che sono segnali di fermata posso dire ai colleghi che non ci sono molti colori da poter usare sulle strade, o c'è il giallo o c'è l'azzurro o c'è il bianco, ultima indicazione di tutta la serie di segnali stradali che l'ANAS o le Province usano.
Di fronte a questa serie di cose abbiamo cercato di uniformare - vi assicuro che noi vogliamo riconoscere almeno una serietà intellettuale allo studio, che non questa Giunta, ma la Giunta passata aveva dato a queste persone che hanno impiegato non un giorno, ma quasi un anno a formulare queste cose -. Mi sembra che bisogna riconoscere almeno una sua capacità intellettuale sia nella trasformazione del marchio - Trasporti Piemontesi si può scrivere in tutti i sensi, ma il T e il P, così come Trasporti Lombardia è una L e una T, le possiamo mettere di sghimbescio, in qualsiasi modo insomma, però, se non vado errato, abbiamo impiegato dieci anni e anche di più per studiare questo marchio -.
A fianco dei Trasporti Piemonte c'è questo simbolo del Piemonte che lo contraddistingue. Rispetto al passato non scriviamo più "Autobus finanziato con fondi della Regione Piemonte", ma cerchiamo di dare una dignità a tutte queste cose.
Colleghi, mi sembra che, non per difendere un atto non fatto da questa Giunta, ma un atto che questa Giunta ha assunto, che ha voluto presentare alla Commissione, debba essere approvato dal Consiglio. Poi c'è una delega.
Io ho troppo rispetto del Consiglio regionale, perché lo immagino impegnato in problemi molto più importanti e molto più concreti. Ma colleghi, quando si dice "deleghiamo la Giunta per la collocazione delle paline o delle pensiline", ci sono due cose fondamentali che non le inventiamo domani mattina, sono tutte quelle esistenti. Perciò le fermate le soste sono quelle che i Comuni hanno definito sul proprio territorio.
Il pensare che per ogni fermata o posa di palina si debba venire in Consiglio per l'approvazione mi sembra esagerato. E' indubbio che per ogni pensilina o palina occorre l'autorizzazione del Comune interessato, a differenza delle critiche rivolte, magari anche giustamente, nei confronti delle discariche. Sono i Comuni che danno l'autorizzazione per la posa. Si riconosce ai Comuni, comunque, una capacità e una serietà di valutazione di impatto ambientale di opportunità e di indicazione rispetto a questi problemi.
I trasporti significano anche funzionalità. Non è che una pensilina possa essere mascherata o occultata per evitarla o per inserirla in un ambiente. Purtroppo la pensilina è una cosa bruttissima che serve per indicare che in quel punto si ferma un autobus. Per fortuna non sono come i paracarri di una strada; sono poste normalmente alle fermate, a certe distanze, certamente con il rispetto dell'ambiente, soprattutto dei vincoli ambientali. Mi auguro che i Comuni lo sappiano fare. A Roma, città eterna è tutta vincolata sotto questi aspetti, ho voluto ricercare queste paline alle fermate del centro storico e - oserei dire - culturale italiano.
Ebbene, sono paline gialle con le indicazioni e con tanto di pubblicità. Non scandalizza nessuno. La gente sa che li può prendere l'autobus e può servirsi di un mezzo pubblico. Mi auguro che la stessa cosa avvenga in Piemonte, con la giusta considerazione delle valutazioni di carattere ambientale per non andare a fare oscenità, ma senza portare alle estreme valutazioni o considerazioni quello che è invece, a mio avviso, un sistema di strutture organizzato, messo al servizio della gente per meglio incentivare un trasporto pubblico che langue sotto ogni aspetto e soprattutto sotto l'aspetto economico.



PRESIDENTE

Passiamo alle dichiarazioni di voto su questo provvedimento.
La parola il Consigliere Rivalta.



RIVALTA Luigi

Non è vero che mai nessuno abbia detto nulla sulle insegne. L'Assessore Vetrino potrà essere testimone documentandosi in Assessorato come, da quando la Regione esercita questa competenza, si sia intervenuti sul problema delle insegne di vario tipo. Forse non è ancora visibile, ma in alcune vie di Torino la lenta trasformazione delle insegne incomincia a dare dei frutti.
Seconda precisazione. Se ci si chiede di esprimerci non ci si deve poi stupire che ci si esprima e che lo si faccia con tutta sincerità, magari anche un pochino ironicamente per non appesantire la seduta. Ma, se il discorso diventa serio io lo imposto davvero con tutta la serietà dovuta.
La mia dichiarazione di voto è per esprimere il mio voto contrario a questa deliberazione soprattutto per l'aspetto che riguarda la delega alla Giunta a procedere per la definizione delle tipologie delle stazioni e dei vari altri segnali che interessano il sistema di comunicazione e informazione dei trasporti.
Dico "no", non perché sia caduto nel nulla il mio appello alla sensibilità culturale, quindi non è un "no" di ritorsione perché non si dà risposta ad un mio appello, ma dico "no" come fotografo appassionato adesso forse non più operativo con frequenza, per il grande fastidio persino la grande rabbia che provo quando vedo fotografie di strutture urbane o di monumenti dove emerge non il valore dell'architettura, ma quelle piastre coloratissime che deformano qualsiasi percezione e ricostruzione dell'ambiente.
Questo sta avvenendo purtroppo anche per chi fotografa il paesaggio certo con meno frequenza che nella città. Spesso usando pellicole a colori c'è il rischio di trovare in evidenza non tanto le sfumature dei toni dell'ambiente, dei colori naturalistici, ma macchie di colore che sono date proprio da quei modelli che si stanno diffondendo in tutto il mondo e che stanno unificando al peggio la nostra percezione visiva delle cose.
Dico "no" perché non mi piace l'unificazione che tende a cancellare le diversità, i valori tradizionali dell'ambiente, delle strutture antropiche che sono state costruite nell'ambiente, che hanno una loro carica, una loro storia, una loro aura che secondo me andrebbe rispettata, quando si vuol parlare, per esempio, di politica culturale e di politica turistica.
Certe cose le vediamo dappertutto, altre si vedono soltanto in certi luoghi, ma perché hanno una lunga tradizione e carica storica alle spalle.
Sostanzialmente dico "no" perché l'impostazione è tutta mirata a una ragione trasportistica - nel documento è scritto così -. Non ho messo in discussione il giallo in questa sede, ho messo in discussione l'impostazione. Non si esprime nessuna sensibilità ai problemi del rapporto con l'ambiente, con il territorio, anzi, si magnifica il fatto che si è fatto - questo è il caso del colore - la scelta di maggiore impatto con l'ambiente e con il trasporto.
"No", inoltre, perché non ho riscontrato nessuna sensibilità nell'Assessore, evidentemente nella posizione che la Giunta assumerà e che assumerà la maggioranza, visto come si sono espressi i colleghi, perlomeno nel modificare la delibera dicendo: delega alla Giunta tenuto conto però di un'esigenza di revisione dell'impostazione riferita ai problemi che io qui vi ho esposto. Posso essere d'accordo con i colleghi sul fatto che non è un problema da porre in Consiglio, caso mai l'avremmo posto con interrogazioni, interpellanze, dopo che si fosse saputo di questa impostazione. Ma nel momento in cui mi viene posto il problema devo dire quello che penso, devo dire quello che la mia esperienza, la mia posizione culturale mi detta, lo dico con tutta franchezza, senza nessun astio e con tutta franchezza vi dico allora che il mio "no" alla delibera, e a come si sono svolte le cose, è un "no" molto netto: non ho fiducia in questa Giunta, in chi per l'Assessore Cerutti ha lavorato su questa questione anche se uno studio professionale qualificato (può darsi che non gli sia stato dato l'input necessario a svolgere un lavoro completo), comunque devo dire chiaramente che non ho fiducia, stante questo punto di partenza, per un'evoluzione del lavoro che risponda alle questioni che io ho posto.



PRESIDENTE

La parola al Consigliere Majorino.



MAJORINO Gaetano

La nostra astensione è su questo presupposto: l'intera questione del marchio inerente al settore dei trasporti avrebbe dovuto venire in aula con una proposta articolata della Giunta. Noi non ci sentiamo di delegare alla Giunta questioni che, sia pure riferite al marchio, sono di un certo rilievo, come la definizione degli standards tipologici e come le apposite direttive per fuso.
In quest'aula sono state presentate in passato e saranno presentate ancora in futuro proposte di delibera della Giunta di doveroso dettaglio in tante materie. Anche in questa materia sarebbe stato più fruttuoso avere dinnanzi agli occhi una delibera che ponesse in maniera articolata l'intera questione all'assemblea.
Questa è l'unica ragione della nostra astensione.



PRESIDENTE

Non ci sono più richieste di parola.
Pongo in votazione tale deliberazione il cui testo verrà trascritto integralmente nel processo verbale dell'adunanza in corso.
Chi è favorevole è pregato di alzare la mano.
La deliberazione è approvata con 25 voti favorevoli, 12 contrari e 2 astensioni.


Argomento: Bilanci preventivi - Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 73: "Integrazione alla L.R. 23/l/1986, n. 8 'Bilancio di previsione per l'anno finanziario 1986' per l'approvazione dei bilanci di previsione per l'anno finanziario 1986 dei seguenti Enti: Parco naturale ed area attrezzata del Sacro Monte di Crea; Riserva naturale della Garzaia di Valenza; Parco naturale dell'Alpe Veglia; Riserva naturale del Bosco e dei Laghi di Palanfrè; Parco naturale dei Laghi di Avigliana; Parco naturale delle Lame del Sesia; Parco naturale Orsiera - Rocciavrè; Parco naturale Val Troncea; Parco naturale Alta Valle Pesio"


PRESIDENTE

Passiamo all'esame del progetto di legge n. 73: "Integrazione alla L.R.
23/1/1986, n. 8 'Bilancio di previsione per fanno finanziario 1986' per l'approvazione dei bilanci di previsione per fanno finanziario 1986 dei seguenti Enti: Parco naturale ed area attrezzata del Sacro Monte di Crea Riserva naturale della Garzaia di Valenza; Parco naturale dell'Alpe Veglia Riserva naturale del Bosco e dei Laghi di Palanfrè; Parco naturale dei Laghi di Avigliana; Parco naturale delle Lame del Sesia; Parco naturale Orsiera - Rocciavrè; Parco naturale Val Troncea; Parco naturale Alta Valle Pesio".
Relatore è il Consigliere Quaglia che da per letta la relazione. Procediamo quindi alla votazione del relativo articolato.
Art. 1 "L'art. 38 della legge regionale 23/1/1986, n. 8, è integrato dai bilanci di previsione per fanno 1986 dei seguenti Enti: Parco naturale ed area attrezzata del Sacro Monte di Crea Riserva naturale della Garzaia di Valenza Parco naturale dell'Alpe Veglia Riserva naturale del Bosco e dei Laghi di Palanfrè Parco naturale dei Laghi di Avigliana Parco naturale delle Lame del Sesia Parco naturale Orsiera - Rocciavrè Parco naturale Val Troncea Parco naturale Alta Valle Pesio".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri L'art. 1 è approvato.
Art. 2 "La presente legge regionale è dichiarata urgente ai sensi dell'art. 45 dello Statuto ed entra in vigore nel giorno della sua pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte".
Si passi alla votazione.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 33 hanno risposto SI 33 Consiglieri L'art. 2 è approvato.
Pongo ora in votazione l'intero testo della legge.



(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 35 hanno risposto SI 35 Consiglieri L'intero testo della legge è approvato.


Argomento: Assestamento di bilancio - Parchi e riserve

Esame progetto di legge n. 74: "Integrazione alla L.R. 23/1/1986, n. 7, per l'approvazione degli assestamenti al bilancio di previsione per l'anno 1985 del Parco naturale Orsiera - Rocciavrè, del Parco naturale Val Troncea e del Parco naturale Alta Valle Pesio"


PRESIDENTE

Esaminiamo infine il progetto di legge n. 74: "Integrazione alla L.R.
23/1/1986, n. 7, per l'approvazione degli assestamenti al bilancio di previsione per l'anno 1985 del Parco naturale Orsiera - Rocciavrè, del Parco naturale Val Troncea e del Parco naturale Alta Valle Pesio".
Il relatore, Consigliere Quaglia, dà per letta anche questa relazione.
Passiamo pertanto alla votazione dell'articolo unico.
Articolo unico "L'art. 1 della legge regionale 23/l/1986, n. 7, è integrato dagli assestamenti al bilancio di previsione per fanno 1985 dei seguenti Enti: Parco naturale dell'Alta Valle Pesio Parco naturale Orsiera - Rocciavrè; - Parco naturale Val Troncea".
Si passi alla votazione.
(Si procede alla votazione per appello nominale)



PRESIDENTE

Comunico l'esito della votazione: presenti e votanti 36 hanno risposto SI 36 Consiglieri L'articolo unico è approvato.
Comunico, infine, che il Consiglio verrà convocato per i giorni 3 e 4 aprile 1986.


Argomento:

Interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno (annunzio)


PRESIDENTE

Le interrogazioni, interpellanze, mozioni e ordini del giorno pervenute all'Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale verranno allegate al processo verbale dell'adunanza in corso.
La seduta è tolta.



(La seduta ha termine alle ore 18.00)



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